Possedere, accumulare, condividere Renza Guglielmetti Possedere Cercate il bene e non il male, se volete vivere, e solo così il Signore, Dio degli eserciti, sarà con voi, come voi dite. Odiate il male e amate il bene e ristabilite nei tribunali il diritto; forse il Signore, Dio degli eserciti, avrà pietà del resto di Giuseppe (Amos 5,14-15). Per la Bibbia i beni sono espressione della benedizione divina. Tutto ciò che esiste sta sotto la benedizione di Dio: bene-dire è volere il bene dell’uomo. Il popolo di Israele, quale destinatario della terra promessa, deve comprendere che essa è un dono di Dio da possedere nella giustizia (non con violenza e prepotenza) e nella fedeltà al donatore. Ma poiché, sempre per la Bibbia, l’uomo è a sua volta chiamato a imitare la bontà divina facendosi benedizione per l’altro uomo, nasce la responsabilità di una equa distribuzione delle ricchezze e di un giusto uso dei beni. In sintesi, la ricchezza è benedizione se è usata per il bisogno dell’altro, mentre si tra- Editoriale pag. 1 Possedere, accumulare, condividere le ragioni della fede oggi Cristo vince pag. 4 flash dai centri pag. 7 • • • • • Ero ateo Solitudine Piccoli flash e... battute al volo Gazebo «Grafie dell’anima» in Liguria comunicazione & dintorni Sei quello che ricordi pag. 14 diciamolo con l’arte pag. 16 Sino alla fine religioni culti magìa Lo yoga in occidente pag. 19 sforma in maledizione se «è sottratta all’ordine della giustizia», chiusa nei confini egoistici dell’io 1. Per questo spesso i profeti dell’Antico Testamento tuonano contro i ricchi a difesa dei poveri. Nella loro ricchezza vi vedono la causa delle ingiustizie verso i poveri e i deboli perché la fedeltà all’alleanza con Dio chiede il rispetto del diritto e l’esercizio della giustizia. Non è un bene a Lui gradito quanto è offerto da una classe dirigente che sfrutta gli umili per la propria opulenza. è un dovere, direbbe san Paolo: «chi non vuole lavorare, neppure mangi» 2! L’insegnamento di Gesù consiste nel puntualizzare l’uso del denaro e dei beni in genere. Un uso giusto, libero da una eccessiva preoccupazione per il domani, a servizio del bene proprio e di tutti, tenendo presente che ciò che sta a cuore al discepolo di Cristo è innanzitutto Dio e la venuta del suo Regno. Accumulare Condividere Non accumulate tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano… Perché dov’è il tuo tesoro, là è anche il tuo cuore (Matteo 6,19.21). «Tutti coloro che diventavano credenti… tenevano ogni cosa in comune». «Tutto tra loro era comune… nessuno era bisognoso» (Atti degli apostoli 4,32.34). Che cosa pensa Gesù del denaro, della ricchezza? Come ci si deve comportare nei confronti dei beni del mondo? Il denaro non è né un bene né un male in se stesso, è uno strumento dal cui potere seduttore però ci si deve guardare perché esso si trasforma facilmente in un idolo cui sacrificare se stessi e gli altri. Occorre scegliere: quale divinità vogliamo servire? Dio o il denaro (Mammona)? Gesù ci mette in guardia mostrando quanto sia pericoloso e ingannevole riporre in esso la propria fiducia. Spesso gli uomini credono illusoriamente di trovare, accumulando ricchezze, libertà e sicurezza mentre in realtà si riducono a vivere di inquietudini e di affanni. Una vera e propria schiavitù! Tanto più che – aggiunge Gesù – questi beni sono perlopiù frutto di ingiustizia e di azioni disoneste. Non è certamente un male vivere del frutto del proprio lavoro, anzi, Già nel gruppo dei discepoli c’era una cassa comune destinata sia ai bisogni della comunità che ai poveri. Il modo di gestire i beni narrato da Luca negli Atti degli Apostoli indica la messa in pratica dell’insegnamento di Gesù da parte della prima comunità cristiana. Non ci si può privare dei beni e dell’uso del denaro e, pertanto, non è possibile non consumare, pena il tracollo della società intera. Tuttavia il pensiero di Gesù al riguardo è chiaro: i beni restano un “bene” quando ci si impegna perché siano giustamente distribuiti e destinati a tutti. Una voce, la sua, che se ascoltata potrebbe trasformare il mondo e i destini di molti, credenti e non credenti. Cfr. C. Di Sante, La ricchezza come «benedizione» nell’esperienza di Israele, in «Credereoggi» 4/1999, pp. 23-34. 2 2Ts 3,10. 1 Padre Giuseppe Maria Borgia (Torino 1913 - Verzuolo 1990): un uomo poliedrico, geniale, dai tratti forti, trascinatore, vigoroso nel corpo e nello spirito, austero e inventore di paradossi, frasi brucianti, slogan. Vivono in lui due passioni: amare Cristo in una tensione continua verso la santità; portare Cristo al mondo, in particolare a coloro che sono lontani dalla fede. Figura originale e profetica di Cappuccino, ha intuito già nel primo dopoguerra il clima di progressivo affievolimento della fede nei Paesi di antica cristianità. Nel 1974 ha fondato l’Associazione Informazioni su Cristo con l’obiettivo di risvegliare i valori spirituali, suscitare interrogativi su Dio, su Cristo, sul destino umano mediante la creazione e diffusione gratuita di messaggi pubblicitari (manifesti e brevi pubblicazioni). le ragioni della fede oggi le ragioni della fede oggi le ragioni della fede oggi FLASH DAI CENTRI Torino Lidia Belliardo Ero ateo Un afoso pomeriggio di giugno. Nella sede di Torino si presenta un signore di mezza età. «Buongiorno. Si può sapere che cosa è questo locale?» Spiego brevemente la realtà e la missione dell’Associazione. «Allora io voglio iscrivermi tra i vostri Soci perché voglio anch’io parlare di Dio». «Interessante. Ha qualche bella esperienza da raccontare?» «Sì. Io ero ateo, un ateo accanito e ho fatto tanto male. Non ammettevo assolutamente che qualcuno credesse in Dio. Ho bisticciato con la mia famiglia e con tanta gente. Poi un giorno ho avuto un incidente spaventoso. Sono stato parecchi giorni tra la vita e la morte. Forse sono morto, non so. Ma ho capito quanto era stata triste e malvagia la mia vita. Poi Dio mi ha fatto rinascere. Perché sono rinato, sa? Mi sono sentito avvolto dalla sua Presenza e dal suo Amore. Ho sofferto tanto, è stata una cosa molto lunga per riprendermi. Ma ero felice, non odiavo più nessuno e sentivo che Dio era con me. E lo sento ancora adesso. È possibile?» «Certamente. La Bibbia ci dice per bocca di San Paolo che “In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). Noi siamo immersi in Lui come nell’atmosfera, FLASH DAI CENTRI nell’aria che ci fa vivere. Il guaio è che sovente siamo così superficiali che non ci pensiamo…» «È vero. Ora però sono contento. Non mi sento più solo. È brutta, sa, la solitudine! Gli atei sono molto soli e sono tanto infelici. Per questo vorrei fare qualcosa per loro». Gli offro il nostro materiale. Lo accoglie con gioia dicendo: «Penso che mi servirà…» Solitudine La vedo fermarsi a lungo di fronte all’espositore dei messaggi. Sfoglia qualche libretto… pare abbia l’imbarazzo della scelta. Allora mi avvicino e…: «Signora, prenda pure tutto quello che le interessa. Questo materiale è tutto omaggio». Sorride, ringrazia, poi inizia a parlare. È qui di passaggio. Viene da una grande città dove sperimenta una grande solitudine. Accalcati sulla metropolitana o sul bus, stipati sull’ascensore dello stesso caseggiato… non ci si conosce, non ci si parla. Ognuno si sente SOLO. È la vita nelle città moderne non più a misura di uomo. La signora si meraviglia di poter fare due chiacchiere con me che vede per la prima volta. Ha il cuo re pieno. Dice: «Se il Signore non mi avesse dato il dono della Fede non so cosa avrei fatto… È bello che ci siano queste organizzazioni dove uno può trovare una persona con la quale parlare come se fosse un’amica. Spesso non riusciamo a comunicare perché o non ci fidiamo degli altri o riteniamo che i nostri problemi siano solo nostri. E invece sono problemi di tutti. Difficoltà finanziarie, rapporti difficili in famiglia, angoscia di fronte al futuro… Io tremo per mio figlio: ora è ancora piccolo, ma in quale mondo lo faccio crescere? …» Il discorso continua a lungo. Andandosene, si volta diverse volte indietro per sorridere e salutare con la mano. Piccoli flash sulla nuova sede Essendo il nuovo locale su una strada con maggior passaggio, molta più gente è stimolata ad entrare sia per sapere di che cosa si tratta, sia per scambiare due parole, o per esprimere i propri dispiaceri. È invitante la porta spalancata, quasi a voler dire: entra pure, qui sei di casa… FLASH DAI CENTRI Capita spesso di sentirci domandare se siamo davvero cattolici come è scritto sul manifesto oppure di altre denominazioni. Anche questa domanda ci dà l’input per parlare di Gesù Figlio di Dio. Gesù storico è facilmente accettato, Gesù Dio un po’ di meno. L’espositore collocato fuori della porta con i vari messaggi e la scritta OMAGGIO ben visibile è un ottimo strumento. Infatti la gente passa, si ferma, legge e si serve a ragion veduta. È interessante constatare come sono diversi gli interessi degli individui. Parecchi sono meravigliati dalla gratuità delle pubblicazioni, entrano per chiedere se davvero possono servirsi. Un sacerdote, venuto a prendere dei manifesti per la sua parrocchia, ha detto: «Grazie per quello che fate. È importante questa forma di evangelizzazione. Forse non è tanto capita, ma è un lavoro prezioso. Io vi voglio bene, vi ho sempre voluto bene perché capisco l’impegno che c’è dietro questi cartelloni. Il Signore vi benedica…». Battute colte a volo vicino all’espositore – Signora, ma lei ci crede davvero? – Se non credessi non sarei qui a fare gratuitamente questo lavoro. – Beh, in Gesù Cristo ci credo anch’io. Ma nella Chiesa no! – Non ci sarebbe la Chiesa se non l’avesse fondata Gesù Cristo. L’«ombrellone» a bologna Il caldo estivo, soprattutto se intenso, si avverte maggiormente nelle grandi città. Ma la vista di un ombrellone può dare una gradevole sensazione di frescura a beneficio non solo del corpo, ma anche dello spirito se alla sua ombra c’è DIO. È l’effetto che speriamo abbiano sortito i cento manifesti esposti a Bologna dal 10 al 25 luglio. Filomena Cannavacciuolo FLASH DAI CENTRI Cuneo Mirella Lovisolo La Provvidenza ha donato un nuovo collaboratore alla piccola sede di Cuneo. Un giovane, studente e artista. Era in ricerca tra le varie religiosità, con tanti scoraggianti dubbi sulla validità del cristianesimo cattolico. Dopo essersi soffermato davanti alla vetrina di C.so Giolitti ha voluto entrare per proporre alcune domande. Gli incontri si sono ripetuti con dialoghi su argomento biblico e teologico sino alle conclusioni da lui ritenute valide ed esaustive. Dagli incontri di studio è nata una gioiosa amicizia e la convinzione personale sulla validità dell’annuncio di Informa Cristo e l’emergere del desiderio di collaborare con l’Associazione. Egli si è reso disponibile all’aiuto in cose sempre più impegnative, sino a quella attualmente conclusa: la realizzazione, con l’aiuto di altri amici, di dieci nuovi cavalletti Gazebo a Cuneo - Gli amici della Sede 10 FLASH DAI CENTRI espositivi per la mostra Grafie dell’anima esposta a Sanremo. Ringraziamo il Signore del dono prezioso di questo nuovo amico che si aggiunge al numero degli amici che da anni aiutano l’Associazione. A lui auguriamo perseveranza e la gioia grande che il Signore dona a coloro che lo amano aiutando il prossimo gratuitamente. Gazebo Con la partecipazione del gruppo degli Amici della sede di Cuneo, Massimiliano, Laura e Piero, è stato realizzata una nuova uscita del Gazebo a Cuneo il 27 giugno u.s. sul tema proposto dall’ultimo manifesto… vacanziero: «Non siamo matti, Dio è sempre con noi» diffuso a luglio in 100 copie per le strade di Cuneo. Senza dimenticare il penultimo annuncio: “La vita è sempre più dura, riscopriamo Cristo” già diffuso per la città. Questo sitting ci ha fatto toccare il polso della attuale sensibilità sociale e la delusione della gente, negativamente suggestionata da fatti di cronaca esaltati dai media. Nei diversi approcci personali è emersa anche l’incidenza negativa e l’inganno della pratica dello spi- ritismo e della magia. Ci sono state espressioni di grande sofferenza per le quali abbiamo promesso un costante ricordo nella preghiera. Queste attività fanno sentire la validità di informare per spiegare e chiarire dubbi, distorsioni, confusioni, evidenziando la bellezza del cristianesimo delle origini e della Chiesa che, pur attraverso la povera precaria umanità di cui è costituita, da 2000 anni ci trasmette il messaggio di speranza di Gesù nella sua continua presenza, Dono d’amore agli uomini. «Grafie dell’anima» in Liguria Con l’indispensabile aiuto dei nostri splendidi Amici di InformaCristo la mostra Grafie dell’anima, dopo la bella esperienza conclusasi a Busca a maggio, è approdata nuovamente in Liguria, a Sanremo, su invito del Vescovo della Diocesi di Ventimiglia-Sanremo S. Ecc. Mons. Alberto Maria Careggio. Viene presentata e inaugurata nella sala del teatro della concattedrale e parrocchiale di San Siro, il cuore suggestivo dell’antica Sanremo, venerdì 16 luglio. La mostra è stata preceduta da cinque giorni di dif11 FLASH DAI CENTRI fusione del materiale pubblicitario nei negozi di Sanremo, Ventimiglia, Bordighera, Vallecrosia. Ancora una volta sperimentiamo come pur tra difficoltà e incognite, il Signore sembra gradire questa fatica apostolica e, ascoltando la preghiera di molti, di volta in volta interviene con la sua Provvidenza a risolvere i guai. Questa volta, oltre all’aiuto di Cino, Piero e Tonino per il trasporto e l’allestimento e di Lauretta in sede, c’è stata Magda che, grazie alla disponibilità delle sue colleghe di ditta, ha potuto seguire tutta l’attività con la diffusione del materiale e con la sua ben nota solerzia e “ansia per il Regno”. Anche a Sanremo abbiamo proiettato i magnifici video sulle origini cristiane della Liguria realizzati nel 2008 dall’Amica Linda Alabiso. Prossimamente le considerazioni generali sulle conclusioni della mostra. Per ora una preghiera. «Grafie dell’anima» a San Remo - Inaugurazione 12 FLASH DAI CENTRI Genova Laura Rossi Sabato 29 maggio in Campetto, una piazzetta molto frequentata tra i carruggi del centro storico di Genova, InformaCristo ha collocato un gazebo per annunciare Cristo e incontrare la gente. All’inizio dell’anno l’Associazione fu contattata dal parroco della basilica S. Maria delle Vigne, mons. Marco Doldi, per dare un po’ di visibilità al Vangelo nel Centro Storico di Genova: “dove ci sono iniziative di tutti i generi e poche a carattere cristiano. Penso che la vostra spiritualità e la vostra testimonianza sia molto bella” scrisse invitandoci a fare un gazebo in quell’area. Lo incontrai varie volte per stabilire tempi, luogo e aiuti di volontari capaci anche di rispondere alle domande che la gente può fare. Per questa prima volta c’era il nostro Amico Tonino e Simona, una ragazza catechista, oltre che a Mirella ed io. Quel mattino, per iniziare la ‘missione’ siamo stati invitati a celebrare l’ufficiatura insieme ai canonici, poi la Messa e poi la partenza. Di persone ne sono passate centinaia, a tutti abbiamo dato qualcosa, detto una frase, fatto un sorriso. Di solito hanno accettato di prendere il dépliant che offrivamo, anche se qualcuno l’ha rifiutato dichiarandosi ateo. Mirella ha potuto anche approfondire argomenti con parecchie persone. Come primo impatto sulle strade di Genova, ci pare che l’iniziativa sia stata positiva anche se solo Dio sa cosa è capitato nel cuore di coloro che, nel passeggiare, si sono incontrati con quell’originale modo di parlare di Gesù Cristo. Siamo d’accordo che, a Dio piacendo, ripeteremo l’esperienza altre volte. Gazebo a Genova 13 COMUNICAZIONE & DINTORNI Sei quello che ricordi La comunicazione nel tempo Angela Silvestri La memoria è stato il motivo conduttore del Salone internazionale del Libro di Torino 2010. Estremamente significativo è il logo scelto dagli organizzatori: un albero con le radici all’in su. A livello semiotico, il messaggio che si può cogliere è una denuncia del capovolgimento che sta avvenendo nella nostra cultura e nella nostra società, ai vari livelli. E insieme una proposta: quella di ridare alle radici l’importanza che hanno, di riportarle alla luce, manifestata dalla loro collocazione nella «parte alta» (la zona più importante e significativa di ogni testo). Che cosa è per noi, oggi, la memoria? Come la pensiamo, come la utilizziamo? La scelta del tema – ci informa il sito web dedicato 14 all’evento – nasce dalla constatazione di un paradosso: proprio nel momento in cui, grazie alle nuove tecnologie, possiamo disporre di sterminate banche dati, tali da sfidare la nostra stessa immaginazione e capacità di gestione, ci accorgiamo che il nostro rapporto con il passato si è fatto distratto, intermittente, quasi infastidito. Il mondo sembra oggi appiattirsi su un presente superficiale e nevrotico, incapace di fare i conti con la propria storia, persino di interessarsene. La memoria finisce per diventare una generica nostalgia. Eppure la capacità di codificare e trasmettere la memoria, cioè le esperienze acquisite, si è rivelato un fattore decisivo nell’evoluzione delle società umane, che si sono potute sviluppare proprio nel momento in cui hanno cominciato a consegnare alle nuove generazioni la testimonianza delle proprie esperienze. COMUNICAZIONE & DINTORNI Nell’ebraismo e nel cristianesimo la memoria acquista un significato e un’intensità particolari a livello di trasmissione verbale, cultuale e liturgica. La comunicazione religiosa non può farne a meno. La memoria biblica non è un’evocazione pallida, non è la commemorazione della festa nazionale, ma è la memoria viva, operante, il memoriale celebrativo ed efficace, osserva mons. Gianfranco Ravasi, che nel contesto della manifestazione torinese ha tenuto la lectio magistralis «Fate questo in memoria di me». Fino a Gutenberg sapere a memoria era sinonimo di sapere tout court, ma con la rivoluzione della stampa le tecniche classiche di memorizzazione perdono importanza. Nell’Ottocento si afferma l’uso politico della memoria che mira a consolidare l’identità collettiva: per questo crea feste ed eroi nazionali. Nasce «l’invenzione della tradizione». La memoria assume un ruolo centrale in psicoanalisi e nella biologia, attraverso le mappature del Dna; con Proust si afferma come il motore primo della narrazione. La memoria, dunque. La memoria degli eventi che hanno intessuto la nostra vita, delle persone che abbiamo incontrato e che in qualche modo hanno contribuito a forgiare noi stessi, fa sì che oggi ancora rivivano in qualche modo in noi. E ciò vale non solo per le persone, ma per ogni gruppo sociale: decidere di tagliare le proprie radici e di farne a meno, oppure manipolarle nell’adattarle all’oggi, espone al rischio di cancellare una parte importante di noi stessi, di arrivare forse a non sapere neppure più chi siamo. Torna a riproporsi più forte che mai la questione del delicato rapporto fra tradizione e innovazione: «che cosa conservare e cosa buttare?» si chiede ancora l’articolista che ha presentato sul Web il tema del Salone 2010. Forse l’equilibrio si raggiungerà quando il rinnovamento, irrinunciabile, manterrà in qualche modo un collegamento con quelle radici che svettano sopraterra, senza reciderle. Tenere viva la memoria è tessere quei fili che uniscono proficuamente il nuovo all’antico, l’innovazione alla tradizione, rinvigorendo la linfa della storia attuale dell’umanità, dei popoli, delle comunità, di ogni persona. 15 DICIAMOLO CON L’ARTE Sino alla fine Mirella Lovisolo A volte alcune persone, magari agnostiche ma attente al fenomeno cristiano, pongono domande di questo tipo: com’è possibile che il cristianesimo attraverso duemila anni di una storia così controversa sia potuto giungere sino a noi e vivere ancora rigogliosamente nonostante gli errori interni e le persecuzioni esterne? Non è sufficiente invocare qualche potere elargito o l’influsso di potenti esterni per giustificare una continuità che emerge dalla stessa base, dal popolo credente (e lo dimostrano i cristiani dei paesi oggi perseguitati), continuità che testimonia una realtà sottovalutata o sconosciuta a molti. Forse dalla festa del Corpus Domini può venire la risposta più significativa alla domanda posta. La festa del «Corpo del Signore», cioè dell’Eucaristia, ispirata da S. Giuliana di Liegi, venne istituita per tutta la cristianità da Urbano IV l’11 agosto 1264 in seguito al miracolo di Bolsena. La festività riporta immediatamente all’Istituzione eucaristica, alla Cena in cui Gesù e gli Apostoli celebra16 rono la pasqua ebraica del 14 di Nisan, probabilmente dell’anno 30. In quella cena avvenne un fatto unico, Gesù prese il pane lo spezzò e disse: «Prendete e mangiate… questo è il mio corpo… Prese il calice del vino e disse: Prendete e bevetene questo è il mio sangue dato per voi… fate questo in memoria di me» (Lc 22,19). In nessun banchetto pasquale, nessun profeta prima d’allora aveva mai fatto una simile affermazione. Da venti secoli queste parole si ripetono ogni domenica, ogni giorno; una «memoria» che è ripresentazione, riattualizzazione della morte e risurrezione di Cristo, il segno di un amore per l’umanità senza precedenti. Le poche righe della narrazione evangelica della Cena hanno ispirato, per il loro contenuto, un’infinità di rappresentazioni iconografiche e opere d’arte: le Fractio Panis delle catacombe di Priscilla e Callisto della fine sec. II e sec. III sono le prime raffigurazioni eucaristiche denominate con il termine più appropriato per designare la celebrazione delle prime comunità, «spezzare il DICIAMOLO CON L’ARTE pane». Poi le suggestive raffigurazioni medioevali e quelle rinascimentali: dalla Cena di Leonardo e quella di Veronese sino alla contemporanea, cosmica Ultima Cena di Salvator Dalì (1955, National Gallery of Art, Washington), forse l’interpretazione pasquale più efficace e significativa. Tra le antiche rappresentazioni, molte sono state influenzate dalle usanze liturgiche latine che si sono imposte a partire dal Medioevo: infatti, su numerose tele si vede Gesù che tiene in mano una grande ostia bianca e un calice, oppure la scena è caratterizzata da gesti che sono propri di successive celebrazioni alle quali i pittori hanno attinto nella raffigurazione, sino ad oscurare talvolta l’esatta comprensione dei racconti evangelici. Nel nostro territorio molto nota è la Cena che Giovanni Botoneri di Cherasco, pittore dalla cultura assai popolare, dipinse nel 1514 a Castelmagno (CN). L’opera fa parte di un ciclo di affreschi che si trova nell’ampliamento cinquecentesco della cappella Allemandi a pianta rettangolare con volta a botte che comprende raffigurazioni di alcuni santi, tra cui i più noti martiri Tebei, particolarmente venerati tra il popolo. Il ciclo con il racconto della Passione e Morte di Cristo è una pagina catechetica visualizzata di immediata comprensione per il popolo. Le scene si articolano in 19 riquadri. La grande scena dell’Ultima Cena, nella volta a botte, è un riquadro molto allungato, occupato dalla mensa apparecchiata di Ultima cena di Giovanni Botoneri - Castelmagno (CN) 17 DICIAMOLO CON L’ARTE vasellame e cibi, intorno cui stanno seduti secondo l’uso occidentale i dodici Apostoli mentre Cristo, dal volto dolcissimo, occupa, secondo la tradizione iconografica, il centro della tavola e porge a Giuda il pane intinto. Giovanni, l’Apostolo che chiese: «Signore chi è (che ti tradisce)?», appare reclino verso la tavola piuttosto che adagiato sul petto del Signore (Gv 13,23); il gesto narrato, infatti, in modo molto naturale in quella Cena, con commensali distesi su divani posti attorno ad una tavola semicircolare (secondo un’usanza grecoromana che appare nella Cena di S. Apollinare Nuovo a Ravenna), sarebbe meno facile stando seduti. Nella cena di Castelmagno l’intento catechetico è evidente anche dal fatto che ogni personaggio è caratterizzato dal nome scritto sulla tovaglia. Curiosamente, vicino a Cristo, è collocata la figura di San Paolo che, ovviamente, non fu presente alla Cena, ma che il pittore inserisce, forse perché Paolo (1Cor 11-23,29) per primo, nel 55, riporta quell’evento fondante e le stesse parole dell’Istituzione Eucaristica giunte sino a noi. 18 Singolare nel dipinto è poi la figura di Giuda, anch’egli aureolato; è collocato in una posizione isolata nell’altro lato della tavola che, in corrispondenza a Giovanni, rompe la rigida simmetria del riquadro. Posto frontalmente, mostra in evidenza la grande borsa dei denari che ne caratterizza la dimensione storica di «traditore di Cristo» per denaro. All’estrema destra appare sulla porta una donna con un bambino, un tocco popolaresco che attualizza la scena allargandone la partecipazione a tutta l’umanità. L’analisi delle opere d’arte sul tema eucaristico ci mostra che, pur in forme diverse, l’azione affidata da Cristo ai suoi discepoli viene ricordata e ripresentata da venti secoli sugli altari della Chiesa come sulla mensa della prima Comunità, la Chiesa del primo secolo. Come ci è narrata da Paolo e dai Padri del II, III secolo, è rimasta sostanzialmente invariata nel contenuto, testimoniando una continuità ininterrotta del cristianesimo «cattolico» (universale) che è il realizzarsi della promessa di Cristo: «Sarò con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo» (Mt 28,20). religioni culti magìa Lo yoga in occidente Laura Rossi Unione dell’anima col principio supremo, ginnastica o tecnica new age? Dagli anni ’70 il turismo in continua crescita ha prodotto intensi scambi culturali tra oriente e occidente. Valori e miti sociali occidentali hanno invaso popoli e culture di civiltà millenaria. Nello stesso tempo la profonda crisi di valori di cui soffre l’occidente secolarizzato ha condotto migliaia di persone a rivolgersi all’oriente per cercare risposte che la cultura occidentale, e soprattutto un cristianesimo che non coinvolge più la vita, non possono dare. La grande ignoranza religiosa cristiana di massa non riesce a scorgere nella sua fede le risposte relative al senso ultimo dell’esistenza, al valore della sofferenza e della morte, al bisogno di spiritualità. È accaduto che ci si è rivolti all’oriente in un tentativo di risolvere questo bisogno attingendo dal grande bagaglio delle tradizioni dell’India, Tibet, Cina e Giappone. Nelle nostre città non è affatto raro trovarsi di fronte a luoghi ove si praticano tecniche meditative o ginnastiche terapeutiche orientali. Ovviamente, non tutto quanto è pubblicizzato sotto questo nome è autentico. Accanto a tradizioni orientali millenarie (come il buddhismo, l’induismo, lo shintoismo, ecc.) siamo stati invasi da decine di «circoli culturali» pseudo-orientali, che offrono miscugli spirituali e culturali ispirati ad un sincretismo selvaggio: Meditazione Trascendentale, la scuola di Osho-Rajneesh, il teosofismo di Krishnamurti, che sono screditati in primo luogo proprio nell’oriente classico originale. Riguardo allo yoga, attorno all’oggetto di questo insegnamento c’è una generale confusione. Per esempio, chi lo sa che non si può capire e praticare lo yoga estrapolandolo dal contesto religioso indiano più antico? Patanjali, il primo estensore degli Yoga-sutra, II secolo d.C., attinse da una tradizione che era senz’altro più antica, e dopo di lui, la trasmissione di questa disciplina psico-fisico-religiosa, avvenne in modo quanto mai diversificato. Quasi ovunque in occidente lo yoga che si insegna non ha più l’ampiezza metafisica e spirituale datagli da Patanjali. Bisogna sapere che l’induismo, al cui interno si inserisce la via spi19 religioni culti magìa rituale yoga, non è una religione universale, cioè aperta a tutti, come il Cristianesimo, l’Islam ed il Buddhismo, ma è a base etnica cioè non può dirsi induista chi non è indù e si è tali solo se figli di padre indù. Un europeo non può diventare induista così come non può diventare inca, perché quella particolare esperienza religiosa è tutt’uno con il popolo Hindu ed è trasmissibile solo in modo generazionale. In effetti, lo yoga da noi non viene proposto come «Via religiosa». Nei Centri di Yoga prevale la proposta psico-fisica, il ritrovamento dell’equilibrio emotivo, il ricupero della salute del corpo conseguita con metodi naturali. Ma non sempre accade questo e spesso ci si lascia condurre in quel calderone sincretistico che è il cosiddetto New Age. Accade spesso che l’insegnante yoga si atteggi a Maestro, a Guru, per creare attorno a sé emozioni da discepolato. In questo caso accanto alle tecniche dello yoga fisico, si diffondono recitazioni di mantra (parole sacre) a cui viene attribuita una esplicita valenza di salvezza. Si usano termini religiosi qua- li «Illuminazione», «insegnamento», «maestro», che con una pratica psico-fisica hanno sempre e comunque poco a che fare. Inizia allora a crearsi quel clima di esclusivismo tipico di ogni esperienza settaria: chi vi partecipa è portato a coltivare l’illusione di far parte di una élite. Può anche darsi – e dipende dal «maestro» – che lo yoga entri nelle pratiche delle psicoterapie selvagge, delle meditazioni fai-da-te, veicolando concetti e pratiche sincretiste, reincarnazioniste, salutistiche, pacifiste, vegetariane, mescolate a spiritismo teosofia e occultismo classiche dell’ideologia del new age. Lì allora, ognuno cade nella trappola della propria fattuale «divinità», atto che pericolosamente porta a ritenersi «come Dio». Mantra induista aum FOGLIO DI COLLEGAMENTO - Semestrale di informazione dell’Associazione Informazioni su Cristo 10122 Torino Largo Marconi 3 Tel. 011 540681 - Fax 011 540681 16124 Genova Piazza Bandiera 27r Tel. 010 2465085 - Fax 010 2465085 12100 Cuneo Corso Giolitti 21 Tel. 333 3901053 Internet: www.informacristo.org E-mail: [email protected] Direttore Responsabile Renza Guglielmetti - Registrazione Tribunale di Saluzzo n. 124 del 4-4-1991 ccp 31717101 20