Possedere, accumulare,
condividere
Renza Guglielmetti
Possedere
Cercate il bene e non il male, se volete
vivere, e solo così il Signore, Dio degli
eserciti, sarà con voi, come voi dite. Odiate
il male e amate il bene e ristabilite nei tribunali il diritto; forse il Signore, Dio degli
eserciti, avrà pietà del resto di Giuseppe
(Amos 5,14-15).
Per la Bibbia i beni sono espressione
della benedizione divina. Tutto ciò che
esiste sta sotto la benedizione di Dio:
bene-dire è volere il bene dell’uomo.
Il popolo di Israele, quale destinatario
della terra promessa, deve comprendere
che essa è un dono di Dio da possedere
nella giustizia (non con violenza e prepotenza) e nella fedeltà al donatore.
Ma poiché, sempre per la Bibbia, l’uomo è a sua volta chiamato a imitare la
bontà divina facendosi benedizione per
l’altro uomo, nasce la responsabilità di
una equa distribuzione delle ricchezze
e di un giusto uso dei beni. In sintesi,
la ricchezza è benedizione se è usata
per il bisogno dell’altro, mentre si tra-
Editoriale
pag. 1
Possedere, accumulare, condividere
le ragioni della fede oggi
Cristo vince
pag. 4
flash dai centri
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Ero ateo
Solitudine
Piccoli flash e... battute al volo
Gazebo
«Grafie dell’anima» in Liguria
comunicazione & dintorni
Sei quello che ricordi pag. 14
diciamolo con l’arte
pag. 16
Sino alla fine
religioni culti magìa
Lo yoga in occidente
pag. 19
sforma in maledizione se «è sottratta
all’ordine della giustizia», chiusa nei
confini egoistici dell’io 1.
Per questo spesso i profeti dell’Antico
Testamento tuonano contro i ricchi a
difesa dei poveri. Nella loro ricchezza vi vedono la causa delle ingiustizie verso i poveri e i deboli perché la
fedeltà all’alleanza con Dio chiede il
rispetto del diritto e l’esercizio della
giustizia. Non è un bene a Lui gradito
quanto è offerto da una classe dirigente che sfrutta gli umili per la propria
opulenza.
è un dovere, direbbe san Paolo: «chi non vuole lavorare, neppure mangi» 2! L’insegnamento di Gesù consiste
nel puntualizzare l’uso del denaro e dei
beni in genere. Un uso giusto, libero
da una eccessiva preoccupazione per il
domani, a servizio del bene proprio e di
tutti, tenendo presente che ciò che sta a
cuore al discepolo di Cristo è innanzitutto Dio e la venuta del suo Regno. Accumulare
Condividere
Non accumulate tesori sulla terra, dove
tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano… Perché dov’è il
tuo tesoro, là è anche il tuo cuore (Matteo
6,19.21).
«Tutti coloro che diventavano credenti…
tenevano ogni cosa in comune». «Tutto tra
loro era comune… nessuno era bisognoso»
(Atti degli apostoli 4,32.34).
Che cosa pensa Gesù del denaro, della
ricchezza? Come ci si deve comportare
nei confronti dei beni del mondo? Il
denaro non è né un bene né un male
in se stesso, è uno strumento dal cui
potere seduttore però ci si deve guardare perché esso si trasforma facilmente
in un idolo cui sacrificare se stessi e
gli altri. Occorre scegliere: quale divinità vogliamo servire? Dio o il denaro
(Mammona)?
Gesù ci mette in guardia mostrando
quanto sia pericoloso e ingannevole
riporre in esso la propria fiducia. Spesso gli uomini credono illusoriamente di
trovare, accumulando ricchezze, libertà
e sicurezza mentre in realtà si riducono
a vivere di inquietudini e di affanni.
Una vera e propria schiavitù! Tanto
più che – aggiunge Gesù – questi beni
sono perlopiù frutto di ingiustizia e di
azioni disoneste.
Non è certamente un male vivere
del frutto del proprio lavoro, anzi,
Già nel gruppo dei discepoli c’era una
cassa comune destinata sia ai bisogni
della comunità che ai poveri.
Il modo di gestire i beni narrato da
Luca negli Atti degli Apostoli indica
la messa in pratica dell’insegnamento
di Gesù da parte della prima comunità
cristiana.
Non ci si può privare dei beni e dell’uso del denaro e, pertanto, non è possibile non consumare, pena il tracollo
della società intera. Tuttavia il pensiero
di Gesù al riguardo è chiaro: i beni restano un “bene” quando ci si impegna
perché siano giustamente distribuiti
e destinati a tutti. Una voce, la sua,
che se ascoltata potrebbe trasformare
il mondo e i destini di molti, credenti
e non credenti.
Cfr. C. Di Sante, La ricchezza come «benedizione» nell’esperienza di Israele, in
«Credereoggi» 4/1999, pp. 23-34.
2
2Ts 3,10.
1
Padre Giuseppe Maria Borgia
(Torino 1913 - Verzuolo 1990):
un uomo poliedrico, geniale,
dai tratti forti, trascinatore, vigoroso nel corpo e nello spirito, austero e inventore di paradossi, frasi brucianti, slogan.
Vivono in lui due passioni:
amare Cristo in una tensione continua verso la santità;
portare Cristo al mondo, in
particolare a coloro che sono
lontani dalla fede.
Figura originale e profetica
di Cappuccino, ha intuito già
nel primo dopoguerra il clima
di progressivo affievolimento
della fede nei Paesi di antica
cristianità.
Nel 1974 ha fondato l’Associazione Informazioni su Cristo con l’obiettivo di risvegliare i valori spirituali, suscitare
interrogativi su Dio, su Cristo,
sul destino umano mediante la
creazione e diffusione gratuita
di messaggi pubblicitari (manifesti e brevi pubblicazioni).
le ragioni della fede oggi
le ragioni della fede oggi
le ragioni della fede oggi
FLASH DAI CENTRI
Torino
Lidia Belliardo
Ero ateo
Un afoso pomeriggio di giugno.
Nella sede di Torino si presenta un
signore di mezza età.
«Buongiorno. Si può sapere che
cosa è questo locale?»
Spiego brevemente la realtà e la
missione dell’Associazione.
«Allora io voglio iscrivermi tra
i vostri Soci perché voglio anch’io parlare di Dio».
«Interessante. Ha qualche bella
esperienza da raccontare?»
«Sì. Io ero ateo, un ateo accanito e ho fatto tanto male. Non
ammettevo assolutamente che
qualcuno credesse in Dio. Ho
bisticciato con la mia famiglia
e con tanta gente. Poi un giorno ho avuto un incidente spaventoso. Sono stato parecchi
giorni tra la vita e la morte.
Forse sono morto, non so. Ma
ho capito quanto era stata triste
e malvagia la mia vita. Poi Dio
mi ha fatto rinascere. Perché
sono rinato, sa? Mi sono sentito
avvolto dalla sua Presenza e dal
suo Amore. Ho sofferto tanto, è
stata una cosa molto lunga per
riprendermi. Ma ero felice, non
odiavo più nessuno e sentivo che
Dio era con me. E lo sento ancora
adesso. È possibile?»
«Certamente. La Bibbia ci dice per
bocca di San Paolo che “In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). Noi siamo immersi in Lui come nell’atmosfera,
FLASH DAI CENTRI
nell’aria che ci fa vivere. Il guaio è
che sovente siamo così superficiali
che non ci pensiamo…»
«È vero. Ora però sono contento.
Non mi sento più solo. È brutta, sa,
la solitudine! Gli atei sono molto
soli e sono tanto infelici. Per questo
vorrei fare qualcosa per loro».
Gli offro il nostro materiale. Lo accoglie con gioia dicendo: «Penso
che mi servirà…»
Solitudine
La vedo fermarsi a lungo di fronte
all’espositore dei messaggi. Sfoglia
qualche libretto… pare abbia l’imbarazzo della scelta. Allora mi avvicino e…: «Signora, prenda pure
tutto quello che le interessa. Questo
materiale è tutto omaggio». Sorride, ringrazia, poi inizia a parlare.
È qui di passaggio. Viene da una
grande città dove sperimenta una
grande solitudine. Accalcati sulla metropolitana o sul bus, stipati
sull’ascensore dello stesso caseggiato… non ci si conosce, non ci si
parla. Ognuno si sente SOLO. È la
vita nelle città moderne non più a
misura di uomo.
La signora si meraviglia di poter
fare due chiacchiere con me che
vede per la prima volta. Ha il cuo
re pieno. Dice: «Se il Signore non
mi avesse dato il dono della Fede
non so cosa avrei fatto… È bello
che ci siano queste organizzazioni
dove uno può trovare una persona
con la quale parlare come se fosse
un’amica. Spesso non riusciamo a
comunicare perché o non ci fidiamo
degli altri o riteniamo che i nostri
problemi siano solo nostri. E invece
sono problemi di tutti. Difficoltà finanziarie, rapporti difficili in famiglia, angoscia di fronte al futuro…
Io tremo per mio figlio: ora è ancora
piccolo, ma in quale mondo lo faccio crescere? …»
Il discorso continua a lungo. Andandosene, si volta diverse volte
indietro per sorridere e salutare con
la mano.
Piccoli flash sulla nuova sede
Essendo il nuovo locale su una
strada con maggior passaggio, molta più gente è stimolata ad entrare
sia per sapere di che cosa si tratta,
sia per scambiare due parole, o per
esprimere i propri dispiaceri. È invitante la porta spalancata, quasi
a voler dire: entra pure, qui sei di
casa…
FLASH DAI CENTRI
Capita spesso di sentirci domandare se siamo davvero cattolici come
è scritto sul manifesto oppure di
altre denominazioni. Anche questa
domanda ci dà l’input per parlare di
Gesù Figlio di Dio. Gesù storico è
facilmente accettato, Gesù Dio un
po’ di meno.
L’espositore collocato fuori della
porta con i vari messaggi e la scritta OMAGGIO ben visibile è un
ottimo strumento. Infatti la gente
passa, si ferma, legge e si serve a
ragion veduta. È interessante constatare come sono diversi gli interessi degli individui. Parecchi sono
meravigliati dalla gratuità delle
pubblicazioni, entrano per chiedere
se davvero possono servirsi.
Un sacerdote, venuto a prendere dei
manifesti per la sua parrocchia, ha
detto: «Grazie per quello che fate. È
importante questa forma di evangelizzazione. Forse non è tanto capita,
ma è un lavoro prezioso. Io vi voglio bene, vi ho sempre voluto bene
perché capisco l’impegno che c’è
dietro questi cartelloni. Il Signore
vi benedica…».
Battute colte a volo vicino
all’espositore
– Signora, ma lei ci crede davvero?
– Se non credessi non sarei qui a
fare gratuitamente questo lavoro.
– Beh, in Gesù Cristo ci credo anch’io. Ma nella Chiesa no!
– Non ci sarebbe la Chiesa se non
l’avesse fondata Gesù Cristo.
L’«ombrellone»
a bologna
Il caldo estivo, soprattutto se intenso, si avverte
maggiormente nelle grandi
città.
Ma la vista di un ombrellone può dare una gradevole
sensazione di frescura a beneficio non solo del corpo,
ma anche dello spirito se
alla sua ombra c’è DIO.
È l’effetto che speriamo abbiano sortito i cento manifesti esposti a Bologna dal
10 al 25 luglio.
Filomena Cannavacciuolo
FLASH DAI CENTRI
Cuneo
Mirella Lovisolo
La Provvidenza ha donato un nuovo collaboratore alla piccola sede
di Cuneo. Un giovane, studente e
artista. Era in ricerca tra le varie
religiosità, con tanti scoraggianti
dubbi sulla validità del cristianesimo cattolico. Dopo essersi soffermato davanti alla vetrina di C.so
Giolitti ha voluto entrare per proporre alcune domande. Gli incontri si sono ripetuti con dialoghi su
argomento biblico e teologico sino
alle conclusioni da lui ritenute valide ed esaustive. Dagli incontri di
studio è nata una gioiosa amicizia
e la convinzione personale sulla
validità dell’annuncio di Informa
Cristo e l’emergere del desiderio
di collaborare con l’Associazione.
Egli si è reso disponibile all’aiuto
in cose sempre più impegnative,
sino a quella attualmente conclusa: la realizzazione, con l’aiuto di
altri amici, di dieci nuovi cavalletti
Gazebo a Cuneo - Gli amici della Sede
10
FLASH DAI CENTRI
espositivi per la mostra Grafie dell’anima esposta a Sanremo. Ringraziamo il Signore del dono prezioso di questo nuovo amico che
si aggiunge al numero degli amici
che da anni aiutano l’Associazione. A lui auguriamo perseveranza e
la gioia grande che il Signore dona
a coloro che lo amano aiutando il
prossimo gratuitamente.
Gazebo
Con la partecipazione del gruppo
degli Amici della sede di Cuneo,
Massimiliano, Laura e Piero, è stato realizzata una nuova uscita del
Gazebo a Cuneo il 27 giugno u.s.
sul tema proposto dall’ultimo manifesto… vacanziero: «Non siamo
matti, Dio è sempre con noi» diffuso a luglio in 100 copie per le
strade di Cuneo. Senza dimenticare
il penultimo annuncio: “La vita è
sempre più dura, riscopriamo Cristo” già diffuso per la città.
Questo sitting ci ha fatto toccare
il polso della attuale sensibilità
sociale e la delusione della gente,
negativamente suggestionata da
fatti di cronaca esaltati dai media.
Nei diversi approcci personali è
emersa anche l’incidenza negativa
e l’inganno della pratica dello spi-
ritismo e della magia. Ci sono state espressioni di grande sofferenza
per le quali abbiamo promesso un
costante ricordo nella preghiera.
Queste attività fanno sentire la validità di informare per spiegare e
chiarire dubbi, distorsioni, confusioni, evidenziando la bellezza del
cristianesimo delle origini e della
Chiesa che, pur attraverso la povera precaria umanità di cui è costituita, da 2000 anni ci trasmette
il messaggio di speranza di Gesù
nella sua continua presenza, Dono
d’amore agli uomini.
«Grafie dell’anima»
in Liguria
Con l’indispensabile aiuto dei nostri splendidi Amici di InformaCristo la mostra Grafie dell’anima,
dopo la bella esperienza conclusasi a Busca a maggio, è approdata
nuovamente in Liguria, a Sanremo,
su invito del Vescovo della Diocesi di Ventimiglia-Sanremo S. Ecc.
Mons. Alberto Maria Careggio.
Viene presentata e inaugurata nella
sala del teatro della concattedrale e
parrocchiale di San Siro, il cuore suggestivo dell’antica Sanremo,
venerdì 16 luglio. La mostra è stata
preceduta da cinque giorni di dif11
FLASH DAI CENTRI
fusione del materiale pubblicitario
nei negozi di Sanremo, Ventimiglia, Bordighera, Vallecrosia.
Ancora una volta sperimentiamo
come pur tra difficoltà e incognite, il Signore sembra gradire questa fatica apostolica e, ascoltando
la preghiera di molti, di volta in
volta interviene con la sua Provvidenza a risolvere i guai. Questa
volta, oltre all’aiuto di Cino, Piero
e Tonino per il trasporto e l’allestimento e di Lauretta in sede, c’è
stata Magda che, grazie alla disponibilità delle sue colleghe di ditta,
ha potuto seguire tutta l’attività con
la diffusione del materiale e con la
sua ben nota solerzia e “ansia per
il Regno”. Anche a Sanremo abbiamo proiettato i magnifici video
sulle origini cristiane della Liguria realizzati nel 2008 dall’Amica
Linda Alabiso. Prossimamente le
considerazioni generali sulle conclusioni della mostra. Per ora una
preghiera. «Grafie dell’anima» a San Remo - Inaugurazione
12
FLASH DAI CENTRI
Genova
Laura Rossi
Sabato 29 maggio in Campetto, una
piazzetta molto frequentata tra i carruggi del centro storico di Genova,
InformaCristo ha collocato un gazebo per annunciare Cristo e incontrare
la gente.
All’inizio dell’anno l’Associazione fu
contattata dal parroco della basilica
S. Maria delle Vigne, mons. Marco
Doldi, per dare un po’ di visibilità al
Vangelo nel Centro Storico di Genova: “dove ci sono iniziative di tutti i
generi e poche a carattere cristiano.
Penso che la vostra spiritualità e la
vostra testimonianza sia molto bella”
scrisse invitandoci a fare un gazebo
in quell’area. Lo incontrai varie volte
per stabilire tempi, luogo e aiuti di
volontari capaci anche di rispondere
alle domande che la gente può fare.
Per questa prima volta c’era il nostro
Amico Tonino e Simona, una ragazza catechista, oltre che a Mirella ed
io. Quel mattino, per iniziare la ‘missione’ siamo stati invitati a celebrare
l’ufficiatura insieme ai canonici, poi
la Messa e poi la partenza.
Di persone ne sono passate centinaia,
a tutti abbiamo dato qualcosa, detto
una frase, fatto un sorriso. Di solito
hanno accettato di prendere il dépliant
che offrivamo, anche se qualcuno l’ha
rifiutato dichiarandosi ateo. Mirella ha
potuto anche approfondire argomenti
con parecchie persone.
Come primo impatto sulle strade di
Genova, ci pare che l’iniziativa sia
stata positiva anche se solo Dio sa
cosa è capitato nel cuore di
coloro che, nel
passeggiare, si
sono incontrati
con quell’originale modo
di parlare di
Gesù Cristo.
Siamo d’accordo che, a
Dio piacendo,
ripeteremo
l’esperienza
altre volte. Gazebo a Genova
13
COMUNICAZIONE & DINTORNI
Sei quello che ricordi
La comunicazione nel tempo
Angela Silvestri
La memoria è stato il motivo conduttore del Salone internazionale
del Libro di Torino 2010.
Estremamente significativo è il
logo scelto dagli organizzatori: un
albero con le radici all’in su.
A livello semiotico, il messaggio
che si può cogliere è una denuncia
del capovolgimento che sta avvenendo nella nostra cultura e nella
nostra società, ai vari livelli.
E insieme una proposta: quella di
ridare alle radici l’importanza che
hanno, di riportarle alla luce, manifestata dalla loro collocazione nella
«parte alta» (la zona più importante
e significativa di ogni testo).
Che cosa è per noi, oggi, la memoria? Come la pensiamo, come
la utilizziamo? La scelta del tema
– ci informa il sito web dedicato
14
all’evento – nasce dalla constatazione di un paradosso: proprio nel
momento in cui, grazie alle nuove tecnologie, possiamo disporre
di sterminate banche dati, tali da
sfidare la nostra stessa immaginazione e capacità di gestione, ci
accorgiamo che il nostro rapporto
con il passato si è fatto distratto,
intermittente, quasi infastidito. Il
mondo sembra oggi appiattirsi su
un presente superficiale e nevrotico, incapace di fare i conti con la
propria storia, persino di interessarsene. La memoria finisce per diventare una generica nostalgia.
Eppure la capacità di
codificare e trasmettere la memoria, cioè le
esperienze acquisite,
si è rivelato un fattore
decisivo nell’evoluzione delle società umane, che si sono potute
sviluppare proprio nel
momento in cui hanno cominciato
a consegnare alle nuove generazioni la testimonianza delle proprie
esperienze.
COMUNICAZIONE & DINTORNI
Nell’ebraismo e nel cristianesimo
la memoria acquista un significato
e un’intensità particolari a livello di
trasmissione verbale, cultuale e liturgica. La comunicazione religiosa non può farne a meno. La memoria biblica non è un’evocazione
pallida, non è la commemorazione
della festa nazionale, ma è la memoria viva, operante, il memoriale celebrativo ed efficace, osserva
mons. Gianfranco Ravasi, che nel
contesto della manifestazione torinese ha tenuto la lectio magistralis
«Fate questo in memoria di me».
Fino a Gutenberg sapere a memoria era sinonimo di sapere tout
court, ma con la rivoluzione della
stampa le tecniche classiche di memorizzazione perdono importanza.
Nell’Ottocento si afferma l’uso
politico della memoria che mira a
consolidare l’identità collettiva: per
questo crea feste ed eroi nazionali.
Nasce «l’invenzione della tradizione». La memoria assume un ruolo
centrale in psicoanalisi e nella biologia, attraverso le mappature del
Dna; con Proust si afferma come il
motore primo della narrazione.
La memoria, dunque. La memoria degli eventi che hanno intessuto
la nostra vita, delle persone che abbiamo incontrato e che in qualche
modo hanno contribuito a forgiare
noi stessi, fa sì che oggi ancora rivivano in qualche modo in noi. E
ciò vale non solo per le persone, ma
per ogni gruppo sociale: decidere di
tagliare le proprie radici e di farne a
meno, oppure manipolarle nell’adattarle all’oggi, espone al rischio di
cancellare una parte importante di
noi stessi, di arrivare forse a non
sapere neppure più chi siamo.
Torna a riproporsi più forte che mai
la questione del delicato rapporto fra tradizione e innovazione:
«che cosa conservare e cosa buttare?» si chiede ancora l’articolista
che ha presentato sul Web il tema
del Salone 2010. Forse l’equilibrio
si raggiungerà quando il rinnovamento, irrinunciabile, manterrà in
qualche modo un collegamento con
quelle radici che svettano sopraterra, senza reciderle.
Tenere viva la memoria è tessere
quei fili che uniscono proficuamente il nuovo all’antico, l’innovazione
alla tradizione, rinvigorendo la linfa della storia attuale dell’umanità,
dei popoli, delle comunità, di ogni
persona.
15
DICIAMOLO CON L’ARTE
Sino alla fine
Mirella Lovisolo
A volte alcune persone, magari
agnostiche ma attente al fenomeno
cristiano, pongono domande di questo tipo: com’è possibile che il cristianesimo attraverso duemila anni
di una storia così controversa sia
potuto giungere sino a noi e vivere
ancora rigogliosamente nonostante
gli errori interni e le persecuzioni
esterne?
Non è sufficiente invocare qualche
potere elargito o l’influsso di potenti
esterni per giustificare una continuità che emerge dalla stessa base, dal
popolo credente (e lo dimostrano i
cristiani dei paesi oggi perseguitati),
continuità che testimonia una realtà
sottovalutata o sconosciuta a molti.
Forse dalla festa del Corpus Domini
può venire la risposta più significativa alla domanda posta. La festa
del «Corpo del Signore», cioè dell’Eucaristia, ispirata da S. Giuliana
di Liegi, venne istituita per tutta la
cristianità da Urbano IV l’11 agosto 1264 in seguito al miracolo di
Bolsena.
La festività riporta immediatamente
all’Istituzione eucaristica, alla Cena
in cui Gesù e gli Apostoli celebra16
rono la pasqua ebraica del 14 di
Nisan, probabilmente dell’anno 30.
In quella cena avvenne un fatto unico, Gesù prese il pane lo spezzò e
disse: «Prendete e mangiate… questo è il mio corpo… Prese il calice
del vino e disse: Prendete e bevetene questo è il mio sangue dato
per voi… fate questo in memoria
di me» (Lc 22,19).
In nessun banchetto pasquale, nessun profeta prima d’allora aveva
mai fatto una simile affermazione.
Da venti secoli queste parole si ripetono ogni domenica, ogni giorno; una
«memoria» che è ripresentazione,
riattualizzazione della morte e risurrezione di Cristo, il segno di un amore per l’umanità senza precedenti.
Le poche righe della narrazione
evangelica della Cena hanno ispirato, per il loro contenuto, un’infinità
di rappresentazioni iconografiche e
opere d’arte: le Fractio Panis delle
catacombe di Priscilla e Callisto
della fine sec. II e sec. III sono le
prime raffigurazioni eucaristiche denominate con il termine più appropriato per designare la celebrazione
delle prime comunità, «spezzare il
DICIAMOLO CON L’ARTE
pane». Poi le suggestive raffigurazioni medioevali e quelle rinascimentali: dalla Cena di Leonardo
e quella di Veronese sino alla contemporanea, cosmica Ultima Cena
di Salvator Dalì (1955, National
Gallery of Art, Washington), forse
l’interpretazione pasquale più efficace e significativa.
Tra le antiche rappresentazioni,
molte sono state influenzate dalle
usanze liturgiche latine che si sono
imposte a partire dal Medioevo: infatti, su numerose tele si vede Gesù
che tiene in mano una grande ostia
bianca e un calice, oppure la scena
è caratterizzata da gesti che sono
propri di successive celebrazioni
alle quali i pittori hanno attinto nella raffigurazione, sino ad oscurare
talvolta l’esatta comprensione dei
racconti evangelici.
Nel nostro territorio molto nota è
la Cena che Giovanni Botoneri
di Cherasco, pittore dalla cultura
assai popolare, dipinse nel 1514 a
Castelmagno (CN).
L’opera fa parte di un ciclo di affreschi che si trova nell’ampliamento cinquecentesco della cappella
Allemandi a pianta rettangolare
con volta a botte che comprende
raffigurazioni di alcuni santi, tra
cui i più noti martiri Tebei, particolarmente venerati tra il popolo. Il ciclo con il racconto della
Passione e Morte di Cristo è una
pagina catechetica visualizzata di
immediata comprensione per il popolo. Le scene si articolano in 19
riquadri. La grande scena dell’Ultima Cena, nella volta a botte, è
un riquadro molto allungato, occupato dalla mensa apparecchiata di
Ultima cena di Giovanni Botoneri - Castelmagno (CN)
17
DICIAMOLO CON L’ARTE
vasellame e cibi, intorno cui stanno
seduti secondo l’uso occidentale i
dodici Apostoli mentre Cristo, dal
volto dolcissimo, occupa, secondo
la tradizione iconografica, il centro della tavola e porge a Giuda il
pane intinto. Giovanni, l’Apostolo
che chiese: «Signore chi è (che ti
tradisce)?», appare reclino verso la
tavola piuttosto che adagiato sul
petto del Signore (Gv 13,23); il gesto narrato, infatti, in modo molto
naturale in quella Cena, con commensali distesi su divani posti attorno ad una tavola semicircolare (secondo un’usanza grecoromana che
appare nella Cena di S. Apollinare
Nuovo a Ravenna), sarebbe meno
facile stando seduti.
Nella cena di Castelmagno l’intento catechetico è evidente anche
dal fatto che ogni personaggio è
caratterizzato dal nome scritto sulla tovaglia. Curiosamente, vicino a
Cristo, è collocata la figura di San
Paolo che, ovviamente, non fu presente alla Cena, ma che il pittore
inserisce, forse perché Paolo (1Cor
11-23,29) per primo, nel 55, riporta quell’evento fondante e le stesse
parole dell’Istituzione Eucaristica
giunte sino a noi.
18
Singolare nel dipinto è poi la figura di Giuda, anch’egli aureolato; è
collocato in una posizione isolata
nell’altro lato della tavola che, in
corrispondenza a Giovanni, rompe
la rigida simmetria del riquadro.
Posto frontalmente, mostra in evidenza la grande borsa dei denari
che ne caratterizza la dimensione
storica di «traditore di Cristo» per
denaro. All’estrema destra appare sulla porta una donna con un
bambino, un tocco popolaresco che
attualizza la scena allargandone la
partecipazione a tutta l’umanità. L’analisi delle opere d’arte sul
tema eucaristico ci mostra che, pur
in forme diverse, l’azione affidata
da Cristo ai suoi discepoli viene
ricordata e ripresentata da venti secoli sugli altari della Chiesa come
sulla mensa della prima Comunità,
la Chiesa del primo secolo. Come
ci è narrata da Paolo e dai Padri
del II, III secolo, è rimasta sostanzialmente invariata nel contenuto,
testimoniando una continuità ininterrotta del cristianesimo «cattolico» (universale) che è il realizzarsi
della promessa di Cristo: «Sarò con
voi tutti i giorni sino alla fine del
mondo» (Mt 28,20).
religioni culti magìa
Lo yoga in occidente
Laura Rossi
Unione dell’anima col principio
supremo, ginnastica o tecnica new
age?
Dagli anni ’70 il turismo in continua
crescita ha prodotto intensi scambi culturali tra oriente e occidente.
Valori e miti sociali occidentali hanno invaso popoli e culture di civiltà millenaria. Nello stesso tempo la
profonda crisi di valori di cui soffre
l’occidente secolarizzato ha condotto migliaia di persone a rivolgersi
all’oriente per cercare risposte che
la cultura occidentale, e soprattutto
un cristianesimo che non coinvolge
più la vita, non possono dare. La
grande ignoranza religiosa cristiana
di massa non riesce a scorgere nella
sua fede le risposte relative al senso
ultimo dell’esistenza, al valore della
sofferenza e della morte, al bisogno
di spiritualità. È accaduto che ci si è
rivolti all’oriente in un tentativo di
risolvere questo bisogno attingendo
dal grande bagaglio delle tradizioni
dell’India, Tibet, Cina e Giappone.
Nelle nostre città non è affatto raro
trovarsi di fronte a luoghi ove si praticano tecniche meditative o ginnastiche
terapeutiche orientali. Ovviamente,
non tutto quanto è pubblicizzato sotto
questo nome è autentico. Accanto a
tradizioni orientali millenarie (come
il buddhismo, l’induismo, lo shintoismo, ecc.) siamo stati invasi da decine
di «circoli culturali» pseudo-orientali,
che offrono miscugli spirituali e culturali ispirati ad un sincretismo selvaggio: Meditazione Trascendentale,
la scuola di Osho-Rajneesh, il teosofismo di Krishnamurti, che sono
screditati in primo luogo proprio
nell’oriente classico originale.
Riguardo allo yoga, attorno all’oggetto di questo insegnamento c’è
una generale confusione. Per esempio, chi lo sa che non si può capire
e praticare lo yoga estrapolandolo dal
contesto religioso indiano più antico?
Patanjali, il primo estensore degli
Yoga-sutra, II secolo d.C., attinse da
una tradizione che era senz’altro più
antica, e dopo di lui, la trasmissione
di questa disciplina psico-fisico-religiosa, avvenne in modo quanto mai
diversificato. Quasi ovunque in occidente lo yoga che si insegna non ha
più l’ampiezza metafisica e spirituale
datagli da Patanjali.
Bisogna sapere che l’induismo, al
cui interno si inserisce la via spi19
religioni culti magìa
rituale yoga, non è una religione universale, cioè aperta a tutti,
come il Cristianesimo, l’Islam ed il
Buddhismo, ma è a base etnica cioè
non può dirsi induista chi non è indù
e si è tali solo se figli di padre indù.
Un europeo non può diventare induista così come non può diventare
inca, perché quella particolare esperienza religiosa è tutt’uno con il popolo Hindu ed è trasmissibile solo in
modo generazionale.
In effetti, lo yoga da noi non viene
proposto come «Via religiosa». Nei
Centri di Yoga prevale la proposta psico-fisica, il ritrovamento dell’equilibrio emotivo, il ricupero della
salute del corpo conseguita con metodi naturali. Ma non sempre accade
questo e spesso ci si lascia condurre
in quel calderone sincretistico che è
il cosiddetto New Age. Accade spesso che l’insegnante yoga si atteggi a
Maestro, a Guru, per creare attorno a
sé emozioni da discepolato. In questo caso accanto alle tecniche dello
yoga fisico, si diffondono recitazioni
di mantra (parole sacre) a cui viene
attribuita una esplicita valenza di salvezza. Si usano termini religiosi qua-
li «Illuminazione», «insegnamento»,
«maestro», che con una pratica psico-fisica hanno sempre e comunque
poco a che fare. Inizia allora a crearsi
quel clima di esclusivismo tipico di
ogni esperienza settaria: chi vi partecipa è portato a coltivare l’illusione
di far parte di una élite.
Può anche darsi – e dipende dal
«maestro» – che lo yoga entri nelle
pratiche delle psicoterapie selvagge,
delle meditazioni fai-da-te, veicolando concetti e pratiche sincretiste,
reincarnazioniste, salutistiche, pacifiste, vegetariane, mescolate a spiritismo teosofia e occultismo classiche
dell’ideologia del new age. Lì allora,
ognuno cade nella trappola della propria fattuale «divinità», atto che pericolosamente porta a ritenersi «come
Dio».
Mantra induista aum
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Foglio di Collegamento - Settembre 2010