http://www.pensemaravee.it
[email protected]
ottobre 2010
77
Periodico
bimestrale
di cultura,
informazione
e dibattito
Direttore responsabile Federico Rossi_ _Redazione: Martina Andenna, Lodovico Copetti, Paolo Isola, Irma Londero, Piera Londero,
Anna Piazza, Luisa Patat, Lucia Solinas, Gianni Tonetto_ _A questo numero hanno collaborato: Lorenzo Londero, Maria Copetti, Sergio Gollino, Alida Londero, Giuseppe Marini, Mauro Pascoli, Sandro Cargnelutti, Roberto Urbani e tanti altri amici_ _Aut.Tribunale di
Udine 10/92 del 6/4/1992_ _Stampato su carta riciclata presso: Rosso Grafica e Stampa via Osoppo 135 - Gemona del Friuli_
_Proprietà: Associazione culturale Pense e Maravee, via Sottocastello 81 - 33013 Gemona del Friuli - UD_ _Consegnato in Tipografia il 21/10/2010_ _Tiratura: 5.500 copie_ _Distribuzione gratuita_
PENSE EMARAVE E
Anno 19 - n. 3
sommario
Inserto:
I misteri del Duomo
“La cjoche dal pan”
L’aghe a Glemone
Le badanti e noi
Il Coro Gruppo Alpini
Gemona e la banda
Il Sfuei:
Sostegni solidali
La danza dell’acqua
2
CULTURA
“La cjoche dal pan”
Quali aspirazioni hanno i giovani oggi, quali aspirazioni siamo in grado di sostenere?
ono gli interrogativi a
cui ha tentato di rispondere quest’anno il Laboratorio Internazionale della
Comunicazione (LAB),
offrendo opportunità di
dibattito e approfondimento
anche ai gemonesi che
hanno seguito le molte proposte.
Interrogativi e risposte che
non possono esaurirsi in
un’estate, ma che accompagnano costantemente chi si
sente partecipe di una
comunità
S
manuela De Marchi,
nell’intervento
che
riportiamo nel prossimo
articolo, sottolinea l’importanza, prima di dare il via a
soluzioni parziali, di condividere un’analisi e di
approfondire la conoscenza
di un universo, quello giovanile, di cui spesso ci
sfuggono elementi determinanti. Sarebbe necessario
chiedersi, ad esempio, quali
sono le aspirazioni e le
aspettative dei ragazzi,
immersi in un contesto culturale globale composto da
una varietà di culture; in cui
le trasformazioni in atto a
livello socio- politico e
generazionale sono molteplici. Immersi in un contesto di vita in cui sono sem-
E
pre più profondi i cambiamenti culturali dovuti alla
proliferazione e alla continua evoluzione delle conoscenze; condizionato dalla
circolazione di nuove
acquisizione tecnologiche,
da linguaggi e logiche multimediali, che determinano
comportamenti e modellano il pensiero.
a c’è anche un altro
aspetto, che vorremmo evidenziare, ben tracciato da Giampaolo Gri,
antropologo e studioso di
lingua e cultura friulana, in
un suo recente intervento
“La cjoche dal pan” (che
pubblichiamo integralmente sul sito di P&M), che
propone una riflessione sull’identità e sul rapporto tra
tradizione e modernità in
Friuli.
“La triste cjoche dal pan”
rappresenta, oggi, il consumismo, la forza divoratrice
di cultura e culture, con la
sua straordinaria capacità di
ridurre tutto a sola “merce”.
Quando è diventato anche
in Friuli fenomeno collettivo, quando si è fatta norma
e non eccezione?
Quando la tradizione si è
trasformata diventando essa
stessa oggetto di consumo,
retorica di radici, pretesto
M
La danza
dell’acqua
“L’acqua scorre, è irrefrenabile,
fluisce donandosi a chiunque
incontri. Come se fosse consapevole di essere indispensabile alla
vita”
È così che i giovani writers riuniti a
Gemona lo scorso agosto, hanno celebrato l’acqua. Il nostro bene più grande che rischia di essere mercificato e
contrabbandato contro la nostra
volontà. È attraverso la forza di quest’immagine e degli altri lavori realiz-
di chiusura ed esclusione?
“La cjoche dal pan” è questione da poveri smemorati,
che hanno dimenticato chi
erano, da dove escono,
quali sono i doveri di solidarietà”.
E allora quali sono gli elementi della nostra tradizione da recuperare per riuscire a creare un legame tra il
passato ed il futuro, e da
consegnare alle nuove
generazioni?
e risposte di senso che
dà il prof. Gri sono
essenzialmente due. “Due
sentieri creativi per restituire alle cose, alle relazioni un nuovo sovrappiù di
significato, una rinnovata
qualificazione sul piano dei
simboli e dei valori che si
contrappongano alla triste
cjoche dal pan: il primo è
quello del contatto e della
contaminazione: è il Friuli
di domani, quello che cresce nelle periferie di Udine,
dentro le classi delle primarie con il 30- 40% di alunni
stranieri; il secondo ancora
più interessante, è quello
della riscoperta e della reinterpretazione delle pratiche
tradizionali dell’autolimitazione scelta, della sospensione, dell’essenzialità”.
L
zati a Gemona in prossimità della stazione ferroviaria che i nostri giovani si
ribellano. Voci che con il silenzio delle
immagini gridano più di mille altre
parole.
Grazie all’Ass. Bravi Ragazzi, nata nel
2005 a Gemona , l’evento di ‘Elementi sotterranei’ viene riproposto ogni
anno con grande interesse non solo dei
giovani, ma di tutta la comunità. L’associazione riunisce i giovani con la
passione del writing, ovvero l’arte
basata sull’espressione della propria
creatività tramite interventi sul tessuto
urbano. Questa street art viene compiuta sui muri e spazi pubblici urbani,
e ha l’intento di lasciare un segno, una
lteriori
indicazioni
significative provengono dal LAB: l’obiettivo irrinunciabile della costruzione del senso di legalità e lo
sviluppo di un’etica della
responsabilità collettiva da
cui i giovani possano
apprendere il concreto prendersi cura di sè e dell’ambiente.
Un secondo obiettivo è la
rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono il pieno
sviluppo della persona,
che ne limitano la crescita,
dalle barriere architettoniche alla precarietà del lavoro, alla politica che non
parla del futuro....
U
onsideriamo questi due
contributi utili spunti di
riflessione, ma, per ricercare risposte significative ai
quesiti iniziali, riteniamo
necessario darsi uno spazio
e un tempo, per ragionare
insieme su quali siano effettivamente le emergenze
educative del nostro territorio. Le soluzioni possibili, i
percorsi e le azioni da proporre sono tanti; sta a chi,
con ruoli e funzioni diverse,
è al servizio della comunità,
intraprenderli e renderli
efficaci.
Non solo. Sta anche ad
ognuno di noi.
C
manifestazione del pensiero dell’artista che spesso ha a che fare con temi
sociali e culturali attuali, non è vandalismo e non ha a che fare con il degrado cittadino, è un’arte affascinante che
si muove silenziosa che tutti noi
dovremmo imparare ad apprezzare.
In copertina: particolare dell'opera
realizzata dalla crew spagnola OGT
durante l'evento Elementi Sotterranei
2010 - La Danza della Pioggia, organizzato da Ass. Bravi Ragazzi e Ass.
Un Blanc E Un Neri.
Foto e info dell'evento su www.elementisotterranei.net
autore: Belin - foto: Francesco Patat
3
CULTURA
A vele spiegate verso il LAB 2011
Conclusa la 48° edizione del Laboratorio Internazionale della Comunicazione
i è concluso il corso di
lingua e cultura italiana
che si svolge, ormai da anni
nel periodo estivo a Gemona: quattro settimane di vita
in comune di allievi provenienti da 27 paesi del
mondo. Quest’anno erano
94, affiancati da tanti ospiti
esponenti della cultura italiana e straniera.
Ripercorriamo l’esperienza
con le parole di Emanuela
De Marchi, direttore del
corso.
Attraverso il Lab 2010 “Unitedcolors.it giovani meticci
connessi” abbiamo intrecciato riflessioni, pensieri,
immagini. Insomma abbiamo intrecciato esperienze,
visioni che portano con sé
una differente pratica di vita.
Una differente visione.
Abbiamo parlato di quali
aspirazioni hanno i giovani e
di quali aspirazioni siamo in
grado di sostenere per il
prossimo futuro.
Sembra proprio che si faccia avanti un mondo meticcio e sempre più connesso,
dove la rete sta cambiando
il nostro modo di pensare e
di vivere. Il web è una
invenzione tra le più alte
raggiunte dalla mente umana
e le sue dimensioni sono
sovraumane. Forse è ancora
presto per affermare che
Internet ha cambiato il
nostro modo di pensare: gli
effetti sono già visibili, ma i
cambiamenti profondi si
manifesteranno solo quando
nuove forme culturali regoleranno quello che può fare
la tecnologia.
Il cittadino del mondo, all’inizio dell’Ottocento, era in
grado di relazionarsi solo
localmente, badando a duetrecento persone. Oggi è
interconnesso (computer,
internet, cellulari) world
wide con un quinto dell’umanità. Tutti siamo interdipendenti, tutti disarmati
e tutti vulnerabili. E compressi in un mondo-mini:
S
sempre più complicato. In
questo quadro si avverte
qualche volta il bisogno di
sospendere il continuum del
tempo e dello spazio e si
compone il desiderio di uno
spazio per ragionare, di un
respiro più ampio, più sicuro.
Il LAB è stato anche questo...
Riproponiamo in sintesi
quelli che secondo noi sono
stati i momenti più significativi proposti dal LAB e aperti al pubblico, di questa edizione. Altre notizie sul sito
del LAB: www.labonline.it
La malapianta e le
radici da
estirpare.
Incontro con il
giudice Nicola Gratteri.
E’ magistrato in prima linea
contro la ‘ndrangheta, la criminalità organizzata calabrese suddivisa in nuclei familiari malavitosi: per questa
ragione vive sotto scorta dal
1989. Grazie all’esperienza
maturata nella sua attività è
la persona più cosciente
delle distorsioni del sistema
investigativo, penale, penitenziario che permettono di
prosperare al fenomeno
mafioso nelle sue diverse
articolazioni regional- territoriali.
“Fratelli di sangue” e
“Malapianta” i suoi libri
dedicati all’analisi e alla
comprensione del fenomeno
malavitoso calabro, di cui il
magistrato
conosce
approfonditamente la mentalità, l’organizzazione e le
modalità operative.
Caterpillar: informazione
2.0 con
ironia
Con Massimo
Cirri.
L’apertura di un nuovo tratto
di autostrada raccontata da
un casellante. La riforma
dell’università nelle parole
di una giovane dottoranda.
La situazione dell’Afghanistan spiegata da un infermiere volontario a Kabul. La
temperatura delle acque del
Pacifico misurata in diretta
da un navigatore solitario.
Tutte cose che succedono
quotidianamente a Caterpillar. Dalle 18.00 alle 19.30,
sulle frequenze della radio
nazionale. Le voci di Massimo Cirri e Filippo Solibello
si alternano a quelle di
comuni cittadini che intervengono sui più disparati
argomenti. Il tono della trasmissione può cambiare a
seconda dei temi trattati, il
fine ultimo rimane lo stesso:
fare informazione libera e
partecipata. Con garbo e ironia, ma anche con coraggio e
sensibilità. Senza mai perdere il ritmo, ingrediente fondamentale di una trasmissione agile e traboccante di
creatività.
Al LAB
non ci sono
coccodrilli.
Con Enaiatollah Akbari e
Fabio Geda.
Enaiatollah Akbari ha ventun anni, i capelli scuri e un
sorriso sornione negli occhi.
Ha una straordinaria storia
da raccontare, una storia a
lieto fine. Quella di un bambino di dieci anni - ma il
tempo e gli anni in questa
storia non sono poi molto
importanti - che per salvarsi
dal reclutamento forzato da
parte dei signori della guerra
afghani, viene portato in
Pakistan dalla madre e lì
abbandonato. Per i successivi cinque anni Enaiat
vagherà tra Pakistan, Iran,
Turchia, Grecia e, infine, Italia cercando di sopravvivere.
Fabio Geda è lo scrittore
torinese che ha dato forma
letteraria all’avventura di
Enaiat.
“Nel mare ci sono i coccodrilli”, è il best-seller che
racconta un’odissea moderna, vista attraverso gli occhi
di un bambino: da un paese
all’altro, da una popolazione
all’altra, da un individuo
all’altro.
“Io non mi sono mai arreso,
dice Enaiat, perché avevo
vergogna di farlo: «Tirati
su!, sei in
buona salute, guarda i tuoi
amici che sono mutilati...
A tu per tu.
Incontro con
Oscar Pistorius e Beatrice Vio.
Bebe è un bel
tipo. Proprio un bel tipo.
Come Oz. Due belle persone. Dentro e fuori. Oz si
chiama in realtà Oscar. Gli
hanno amputato le gambe
quando aveva appena imparato a camminare. E allora
lui si è messo a correre, con
in testa il sogno di partecipare alle Olimpiadi. Neppure
ventiquattrenne ha già praticato un’ampia varietà di
discipline sportive: il rugby,
il motociclismo, la pallanuoto e naturalmente l’atletica.
Non gli piaceva la scuola,
ma adorava muoversi; niente
poteva ostacolare la sua passione e il suo entusiasmo per
la vita, o la sua lotta con la
disabilità, della quale parla
sempre con particolare umorismo.
Lei è la giovanissima schermitrice, Beatrice “Bebe”
Vio: in un indimenticabile
20 novembre la meningite le
ha cambiato la vita. Quello
che Oscar ammira di “Bebe”
è la grinta e il suo atteggiamento positivo e fiducioso,
che si rispecchia in tutto
quello che fa. Proprio grazie
alla sua sensibilità e maturità
straordinaria, “Bebe”è già
pronta per una brillante carriera.
4
ACQUA
Acqua pubblica a rischio
Un milione e quattrocentomila firme raccolte per il
referendum ma è a rischio l’eventuale esito positivo
lezioni politiche anticiE
pate e scadenze ravvicinate del Decreto Ronchi
potrebbero vanificare un
eventuale esito positivo del
referendum contro la privatizzazione dell’acqua.
Il 23 luglio scorso sono state
consegnate alla Corte di Cassazione a Roma 1.400.000
firme (autenticate e certificate) raccolte in tutta l’Italia
per chiedere il referendum a
favore della gestione pubblica dell’acqua e per l’abrogazione delle norme che hanno
introdotto in Italia la privatizzazione di questo bene comune. In Friuli Venezia Giulia le
firme raccolte sono state
34.000, delle quali oltre
20.000 solo in provincia di
Udine e oltre 1.000 a Gemona. Un risultato senza precedenti nella storia recente
della Repubblica italiana e un
chiaro segnale che la mercificazione di un bene come
l’acqua è un fatto inaccettabile per tanti cittadini che
intendono dire la loro attraverso un referendum.
Attualmente le firme sono al
vaglio della Corte di Cassazione che ne convaliderà il
numero minimo necessario
(500.000) ed entro la fine
dell’anno la Corte Costituzionale si pronuncerà in
merito all’ammissibilità dei
quesiti. Se tutto andrà bene
dunque il referendum sarebbe indetto e il Ministero dell’Interno dovrebbe incaricarsi di organizzarlo tra l’aprile
e il giugno del 2011, a meno
che... non si svolgano in quel
periodo le elezioni politiche
anticipate! A quanto pare
questa eventualità sembra
piuttosto probabile e in quel
caso il referendum slitterebbe al 2012, ovvero posteriormente alle scadenze più
importanti previste dal
Decreto Ronchi e quindi
dopo che la legge sulla privatizzazione avrà concretizzato
i suoi effetti.
Entro il dicembre 2011 infat-
ti, se non intervenissero nel
frattempo cambiamenti, il
CAFC o il futuro gestore
unico in via di costituzione
“Friulacqua”, dovrà far
entrare nella compagine
societaria una società privata
con almeno il 40% delle
azioni. Il restante 60% sarebbe suddiviso in molte decine
e forse più di 100 Comuni, il
privato in questo modo
avrebbe una netta preponderanza nelle scelte strategiche
della società.
Sarebbe così una presa in
giro chiamare milioni di italiani ad esprimersi contro la
privatizzazione dell’acqua
dopo averla già attuata,
tenendo presente che i contratti stipulati con i privati
prima del referendum non
potrebbero essere rimessi in
discussione per tutta la loro
durata, che mediamente è di
20-30 anni. Sarebbe un colpo
di mano e uno stravolgimento di quelle che sono le normali regole democratiche e
di civile convivenza: attendere l’esito della consultazione popolare prima di fare
scelte così definitive.
Per questo motivo la richiesta rivolta al Parlamento da
parte del Comitato promotore del referendum ma anche
da diverse Istituzioni, numerosi Comuni e altri Enti locali è quella di approvare una
moratoria alle scadenze previste dal Decreto Ronchi
spostandole di almeno un
anno in avanti, per avere la
certezza di poter svolgere il
referendum. Questa richiesta
è stata avanzata anche al Sindaco di Gemona il 18 ottobre
scorso durante l’atto di consegna delle 750 firme raccolte in calce alla petizione che
chiede al Sindaco e al Consiglio comunale di esprimersi
chiaramente a favore della
gestione pubblica dell’acqua
e di non consegnare il nostro
acquedotto ai privati.
Alla delegazione che ha consegnato le firme, il Sindaco
ha espresso preoccupazione
per gli effetti che il Decreto
Ronchi avrà sulla gestione
dell’acqua e sul ruolo troppo
forte assegnato ai privati.
Egli ha assicurato il suo
impegno affinché il Consiglio comunale possa esprimere in tempi brevi una
richiesta di moratoria (spostamento delle scadenze previste dal Decreto) da inviare
al Governo al fine di poter
effettuare scelte più condivise in merito alla gestione dell’acqua e per dare il tempo
alla popolazione di esprimersi attraverso il referendum.
La delegazione ha chiesto al
Sindaco, infine, di realizzare
anche a Gemona, sulla base
dell’esperienza di altri
Comuni, una “Casa dell’acqua” dove l’acqua dell’acquedotto refrigerata e filtrata
viene erogata gratuitamente,
solo quella frizzante viene
erogata al costo di 5 cent. al
litro determinando per le
famiglie un netto risparmio
in confronto all’acquisto di
acqua minerale e producendo
un minor impatto ambientale.
Marco Iob
Comitato promotore referendum “L’acqua non si vende”
ACQUE MINERALI
Pubblicità o disinformazione?
La Confindustria e Mineracqua hanno comprato, spendendo molti soldi, pagine di giornali nazionali per denigrare sostanzialmente
la qualità dell’acqua del rubinetto. Certo,
consigliati dai loro uffici legali, si sono tenuti lontani da evidenti falsità, ma il loro modo
di presentare la cosa è comunque fazioso e
inaccettabile. Anzi è addirittura scandaloso
che si induca il pubblico a diffidare della
“sua” controllatissima acqua, dell’acqua
delle “sue” sorgenti, per promuovere l’interesse di coloro che in tutta Italia si impossessano praticamente gratis dell’acqua, che è di
tutti, per venderla in bottiglia.
Si fa intendere che l’acqua del rubinetto per
diventare potabile debba essere disinfettata
con il cloro. Non è vero. Il cloro ha tutt’altra
funzione. Si fa intendere che l’acqua del rubinetto può essere erogata anche senza rispettare i parametri di legge: non è vero! Invece la
più nota acqua in bottiglia italiana ha più del
doppio dei solfati consentiti ed è comunque in
commercio. Si lascia intendere che l’acqua
del rubinetto sia qualcosa di diverso dall’acqua minerale: è la stessa acqua. Tutte le acque
sono minerali, e la loro mineralità si misura
dal residuo fisso. La nostra acqua per esempio ha un r.f. di 311. E’ oligominerale. Ce ne
sono in bottiglia di più povere (loro dicono di
se stesse “più leggere”) e di più pesanti (loro
dicono di se stesse “più ricche”), perché il
nome alle cose purtroppo lo dà chi ha più
denaro per poterlo imporre. La nostra acqua
ha un contenuto di sodio che è meno della
metà di quell’acqua in bottiglia che un’ossessionante pubblicità promuove come “iposodica”. [...] Gli acquedotti spendono i loro soldi
per assicurare e migliorare il servizio; Confindustria e Mineracqua invece li spendono
per espandere e consolidare la già poco virtuosa tendenza degli italiani, primi in Europa
e tra i primissimi al mondo, a consumare
acqua in bottiglia (magari di plastica) quando
in realtà non ne avrebbero alcuna necessità.
Una tendenza creata ad arte da una strabordante e continua pubblicità, seconda per
volume d’affari solo a quella degli automobili. Alla quale purtroppo noi non abbiamo i
mezzi per controbattere adeguatamente.
Alessio Alessandrini
Presidente di Acque del Basso Livenza spa
Servizi idrici integrati interregionali
5
ACQUA
L'aghe a Glemone
Un bene prezioso, spesso sprecato, anche perché non ne conosciamo la storia
uando sono “nati” i
rubinetti?
Risposta semplice per le persone anziane. Per i più giovani e le persone di mezza
età non tanto, in quanto nella
loro esperienza hanno sempre visto l’acqua scendere
dal rubinetto di casa per
bere, lavarsi, cucinare …
Ma è sempre stato così?
Per scoprirlo facciamo un
percorso a ritroso nel tempo
che ci porta fino agli albori
del secolo scorso e oltre, per
cogliere le trasformazioni
che sono intervenute nell’uso e nella disponibilità di
acqua potabile. Mi accompagna questa volta nel racconto
Provino, operaio del Comune di Gemona ora in pensione, conosciuto da molti per
la sua competenza e dedizione al lavoro.
Dotiamoci, prima di tutto, di
un Vocabolario minimo.
Chiameremo acqua di montagna, l’acqua che scende
per gravità dalle sorgenti
(Glemine, Cjampon e Poçolons ); acqua di pozzo, quella che sale dalla falda, con
l’ausilio delle pompe, funzionanti a energia elettrica o
“muscolare” (una volta). Per
Q
acquedotto infine intendiamo quell’insieme di opere
che trasportano, accumulano
(serbatoi) e distribuiscono
l’acqua dalle opere di presa
alle abitazioni, alle fontane e
lavatoi pubblici (un tempo).
GLI ANNI 2000
Nel 2004 l’ing. Foramitti,
per conto del Comune,
aggiorna il piano generale
dell’acquedotto. La disponibilità d’acqua è stimata in
circa 80 litri al secondo (di
seguito l/s) che viene prelevata dal pozzo di Vegli (60
l/s), da quello di Godo (20
l/s) e dalla sorgente del Glemine; viene fatta inoltre una
previsione per un ulteriore
prelievo di circa 30 l/s da
recuperare in parte mediante
l’attivazione della nuova
sorgente del Glemine (10
l/s), il resto dalla falda.
Nel 2006 cambia il gestore
dell’acquedotto: il Comune
si affida al Consorzio
Acquedotto Friuli Centrale.
L’ingegner Battiston, direttore generale del CAFC, da
me intervistato, conferma i
prelievi dell’ing. Foramitti e
informa che la sorgente del
Glemine è utilizzata solo sal-
tuariamente con una portata
media di 2 l/s. E’ stata calcolata in 187 litri la dotazione idrica giornaliera di ogni
gemonese nel 2009. Attualmente il CAFC sta lavorando per inserire alcune valvole “intelligenti” di limitazione della pressione nelle ore
notturne, in modo da effettuare il controllo delle perdite e migliorare il bilanciamento delle due principali
opere di presa: Vegliato e
Godo.
GLI ANNI ‘80 e ‘90
Sono gli anni della ricostruzione di parti dell’acquedotto: 15 lotti per sostituire e
integrare tubi e serbatoi, per
ripristinare opere di presa.
Poçolons è stata ripristinata e poi chiusa (a metà degli
anni ‘90) in quanto considerata eccessivamente vulnerabile
all’inquinamento
organico. L’ing. Dino Mantovani nel piano redatto nel
1998, proponeva di recuperare ulteriori 25 l/s dalle sorgenti di Poçolons, Glemine
e Crist e 35 l/s dalla falda.
Durante la ricostruzione “i
tubi” hanno rincorso la previsione di un significativo
aumento
di
popolazione,
che non si è
verificato,
e
l’incredibile
espansione
urbana
che,
invece, c’è stata
e pesa e peserà
sulle tasche dei
cittadini (costo
dell’acqua potabile e depurazione , ma
anche costi di
illuminazione,
trasporti, reti
tecnologiche,
raccolta
dei
rifiuti …; per
non parlare del
1935, il lavatoio di via Baldo. I due tubi portano l'acqua di entrambe le consumo eccesopere di presa (Fontanat e Clapon dal Riul). Dietro il bambino (un
sivo di suolo).
Dolo) si intravede l'attuale via Ambruset
IL TERREMOTO E I PRIMISSIMI INTERVENTI
Il terremoto ha messo fuori
uso buona parte dell’acquedotto: tubature, serbatoi
(castello e Glemine) e opere
di
presa
(Poçolons,
Godo…). Provino mi racconta: “La mattina del 7
maggio, con alcuni colleghi,
effettuiamo una ricognizione
all’impianto: Rivoli Bianchi,
Sant’Agnese,
Scugjelârs,
Castello,… I primi urgenti
interventi sono stati finalizzati al ripristino dei pozzi di
Vegli e Godo, della presa del
Glemine e all’erogazione
dell’acqua nelle tendopoli.
Abbiamo poi messo in pressione le tubazioni, strada
dopo strada, Centro storico
escluso, riparando e sostituendo condotte ove necessario. Un lavoro, quest’ultimo,
durato mesi”.
PRIMI ANNI ’70: I PERCORSI DELL’ACQUA
Le fonti di approvvigionamento di Gemona prima del
sisma erano le sorgenti di
Poçolons (5), Rio dei Pioppi
(Fonatanat), Parsore il Crist
(Clapon dal riul), Glemine,
Maniaglia (2 sorgenti) e i
pozzi di Vegli e Godo. I serbatoi di accumulo erano 7
con una capacità di invaso di
mc 1.430. Provino disegna su
una grande mappa lo sviluppo delle tubazioni negli anni
‘60 e ‘70 che io riporto schematicamente nell’elenco sottostante con questo ordine:
opera di presa
serbatoio/i (di seguito S.) e Borgata di destinazione dell’acqua:
Pozzo di Godo
serbatoio
(S.) del castello
S. di
Santa Maria la Bella
S.
di Maniaglia
Maniaglia
(dopo la eliminazioni delle
prese a gravità agli inizi degli
anni ‘70);
Pozzo di Godo
S. del
castello
Centro storico;
Pozzo di Vegli
S. del
campo sportivo
S. di
Scugjelârs
S. del Castello (Stalis, Centro stori-
6
ACQUA
co, Maniaglia);
Pozzo di Vegli
borgate
della piana a ovest della ferrovia (dopo il 1968);
Sorgente del Glemine
S.
del Glemine
Godo, Piovega; nei periodi di minor
consumo le acque si spingevano fino a Taboga e risalivano a Campagnola quasi
fino al semaforo;
Sorgenti di Poçolons
S.
di Scugellars
S. del
Castello (parte di Stalis, Centro storico);
Sorgenti di Poçolons
S.
di via Chiamparis
Ospedaletto (fino al 1968); dopo il
1968 Poçolons
forniva
acqua fino al Tiroasegno,
Vegli serviva Ospedaletto;
Sorgenti dei Pioppi (Fontanat) e Parsore il Crist (Clapon dal riul) > S. di Uaran >
Stalis (fino al 1972).
GLI ANNI ‘60
Fino al 1968 le tubazioni dell’acquedotto coprivano il territorio a Est della ferrovia,
compresa la frazione di
Ospedaletto. A Ovest della
ferrovia l’acqua veniva prelevata dai pozzi che spesso
si trovavano al centro delle
vecchie corti contadine.
Anche a Gemona Centro e
Stalis c’erano i pozzi, ma
raccoglievano acqua piovana; inoltre non sempre l’acqua arrivava nelle case: i tubi
rifornivano fontane e lavatoi
pubblici. Sentiamo a questo
proposito la testimonianza di
Pierina (Dolo) che abitava in
via Baldo alla fine degli anni
‘50: “Andavo a prendere
l’acqua coi cjaldîrs nel lavatoio, all’incrocio di Via
Baldo e, quando non c’era
acqua, salivo alla fontana
in via Scugjelârs in località
Cuel dai cjans. I cjaldîrs
venivano appesi sopra il
seglâr (acquaio) che serviva
anche per lavarsi frugalmente al mattino. Si faceva il
bagno di sabato, scaldando
acqua e lavandosi nella
tinozza (pòdine). Di lunedì
lavavo i panni e li risciacquavo nel lavatoio, anche
d’inverno e con la neve. Se
chiudo gli occhi vedo, ancora oggi, la fila delle donne
che con il loro carico di
panni, si recavano al
lavadôr. Anche gli animali si
abbeveravano nel lavatoio e
vi si lavavano i bambini d’estate. Quando nel 1964
abbiamo avuto l’acqua in
casa mi sembrava di essere
la persona più ricca e fortunata del mondo”.
Ma cosa è successo nel
1964? Nel 1964 l’ing. Mantovani dichiarava, in una
relazione al Comune, la
necessità di reperire nuove
portate per ulteriori 30 l/s a
fronte di una portata di 20 l/s
continui. Nel calcolo del fabbisogno aveva considerato la
popolazione (quasi 13.000
abitanti), il bestiame (2.400
capi di taglie diverse), l’amministrazione militare, le
industrie a ponente della ferrovia, l’ospedale, i maggiori
consumi stagionali per gli
abitanti e il turismo. Venne
individuata, dopo studi e
indagini l’area a ponente di
via Vegliato e via Drendesima per la realizzazione dei
pozzi.
Nel 1968 è entrato in funzione il pozzo di Vegli che ha
integrato le portate delle sorgenti e del pozzo di Godo.
Era stato fortemente voluto
anche dai militari che dovevano rifornire d’acqua la
nuova caserma Goi Pantanali, inaugurata proprio in quell’anno.
rio Emanuele;
2. Il lavatoio pubblico del
Glemine con la sorgente
“Madonute” sulla strada del
Glemine;
3. La sorgente del Turco
sulla strada di Udine, che
alimenta la fontana omonima;
4. La sorgente Silans sulla
strada del Glemine, che alimenta la fontana omonima;
5. La derivazione delle acque
del Rio Pozzolons, che alimenta l’acquedotto omonimo;
6. Le derivazioni d’acqua del
bacino del Vegliato, alle
falde del Monte Ambruset
che alimentano gli acquedotti di Stalis;
7. Le derivazioni d’acqua
delle prese di “Masareit” e
“Pravuan” che alimentano
l’acquedotto di Maniaglia;
8. La derivazione d’acqua
del Tagliamento ove il Comune, nei pressi di Ospedaletto
deriva circa 1 mc d’acqua
(Roggia dei Mulini mediante
apposita chiavica con portellone e saracinesca).
Segue l’elenco delle fontane
pubbliche (13), fontanelle e
delle pompe (2).
PRIMI ANNI DEL ‘900
Viene costruito l’acquedotto
di Poçolons che entra in funzione nel 1905. Alla fine
dell’800 furono presentati i
primi progetti da parte di
Girolamo D’Aronco (1890) e
poi dell’ing. Grablovitz
(1899). Restarono l’opera
più importante per Gemona
fino al 1950. L’acquedotto
era alimentato da cinque sorgenti che convogliavano
l’acqua in una unica vasca di
raccolta. Le opere di presa
sono state ristrutturate nel
1922 e dopo il terremoto;
l’ultima in ordine di tempo,
quella denominata “Miniera”, fu ristrutturata nel 1995.
L’acquedotto fu chiuso nel
1996.
Nel prossimo numero continueremo l’indagine, ricostruendo le storia dell’acquedotto nell’800.
Sandro Cargnelutti
Si invitano coloro che
hanno informazioni, foto e
racconti antecedenti il terremoto sull’argomento, ma
anche rettifiche da fare su
quanto pubblicato, di trasmettere una mail alla redazione di Pense e Maravee o
a prendere contatti direttamente con Sandro Cargnelutti (tel. 0432 418222).
GLI ANNI ‘40
Nel 1948 si deve ricordare
l’entrata in funzione del
pozzo di Godo che ha integrato le sorgenti di Poçolons
, Pioppi (Fontanat) , Parsore
il Crist (Clapon dal riul),
Glemine
e Maniaglia,
aumentando la portata fino a
20 l/s continui.
GLI ANNI ‘30
Il Comune fa il censimento
delle sorgenti e delle fontane pubbliche (1935). Riporto alcuni stralci che si riferiscono alle opere di presa.
LE OPERE DI PRESA
1. La derivazione delle acque
dalla sorgente del Monte
Glemine, che è stata l’unica
fonte della città di Gemona,
fin dai tempi antichi, ritraeva
l’acqua potabile con deflusso
nella fontana di Piazza Vitto-
1940 Il poç e la fontana in Piovega nella celebre fotografia
del National Geographic Magazine.
7
ASSOCIAZIONI
I contributi del Comune
Alle associazioni ed enti per il 2010
Associazione o Ente
ACAT Gemonese
ASD Gemona Basket
ASD Gemona Basket
ASD Gemona Basket
ASD Ginnastica Gemonese
ASD Ginnastica Gemonese
ASD Pedale Gemonese
ASD Polis.Dopol.Fer.Gr.Bocce
ASD Punto Sport
ASD Scienze motorie
ASD Tennis club
ASD Volley Ball Gemna
ASDCR D'Aronco
Ass. cult. Tertium Millenium
Ass. Ecomuseo delle Acque
Ass. Naz. Alpini, sez. Gemona
Ass. Naz. Marinai d'Ital.
Ass. Naz. Marinai d'Ital.
Ass. Solidarietà Insieme
Ass. Spettacolo Cultura FVG
Ass.cult.sport.Forgiarini Danza
Ass.Storico cult. Ostermann
Autoclub naz. forze polizia
AVULSS
Black Dugs Rugby
Bravi ragazzi e UBEUN
Casa per l'Europa
CCR Campolessi
Centro aiuto alla vita
Centro It.sicurezza autodifesa
Centro It.sicurezza autodifesa
Circolo fil.Numismatico
Comitato Borgate Centro st.
Comitato Borgate Centro st.
Comitato Borgate Centro st.
Convento Sant'Antonio
Coord.ass.combattentistiche
Croce Rossa Italiana
Direzione Didattica Gem.
Direzione Didattica Gem.
Gruppo corale Glemonensis
Gruppo Fotografico Gem.
ISIS D'Aronco
Lab.Int.Comunicazione
LAT
Liceo Sc. Magrini
Musicologi
Parrocchia Santo Spirito
Pro Loco Pro Glemona
Pro Loco Pro Glemona
Riserva di caccia Gemona
Rotary International Gemona
Scuola Santa Maria d. Angeli
Università Terza Età
Volontari per Gemona
descrizione finalità
Att. associativa
Att. scuole obbligo
Uso palestra Marchetti att.giov.
Org. torneo 25° fondazione
Collaborazione scolastica
Org. saggio fine anno
Bicin Gemona 2010
Org. e part. gare reg.e naz.
Scuola InForma
Convegno “Exercise physiology…"
Att. scuole elementari
Corsi pallavoloscuole elementari
Att. sociale nelle scuole
Mostra Omaggio al compasso d'oro
Decennale Ecomuseo
Part.festegg.Colonia Caroja
Vigilanza scolastica
Vigilanza scolastica
Manif. Angeli sono bambini
Introduzione all'opera
Realiz. Vicin di cjase
Concorso narrativa
Org. rally Ronde Alto Friuli
Animaz. e accomp.persone in difficioltà
Promoz. gioco rugby
Elementi Sotterranei 2010
Festival Musica e cultura
Org.40° Torneo calcio borgate
Proiezione film “Bella”
Org. 1° Trofeo Kick-Boxing
Stage di polizia locale
Mostra Nu.Fil.Hobby
Mercatino delle pulci
Org. Aspettando la Befana
Org. festa senza frontiere
Guida Santuario con DVD
Org.iniziative festiv.nazionali
Adeg.imp.riscaldamento
Progetto di storia locale
Progetto Comenius
Gemell. con Laakirchen
Org. Gemonaimmagina
GREAT Experience (Core module)
LAB 2010
Org.Mercato Contadino Itinerante
Gara matematica ist. super.
Lezione concerto
Man.attrez. Parco Stroili
Mostra terremoto; convegno P.Crepet; Maggio in
Opera; Eventirete; Festa Amicizia con Bled e
Velden; Estate Gemonese; Tempus est Joc.; I
nostri amici animali; Gem.formaggio e…; Natale
Acq.chioschi CastelAnimato
Costruzione sede
Ospitalità deleg. israeliana
Progetto presepio 2010
Spese generali
Cura fontana e verde Centro stor.
Totale
€
delib.
500
1.000
5.000
5.000
1.000
2.000
4.000
500
5.000
6.000
1.000
1.000
1.000
7.000
3.000
9.000
500
500
1.000
12.000
2.000
2.200
4.000
1.000
1.000
1.200
2.500
2.300
1.000
8.500
3.500
1.500
6.000
2.000
2.000
5.000
1.000
5.000
1.000
1.900
1.300
15.000
3.000
30.000
2.000
1.000
800
3.500
127
127
127
127
127
127
127
127
127
178
178
127
178
127
178
33
127
178
127
127
178
127
127
127
127
178
127
127
127
127
127
178
127
127
127
127
178
127
127
127
127
127
127
146
178
127
127
127
105.000
105
12.000
10.000
1.000
1.000
5.000
1.000
178
127
127
127
127
127
312.200
I contributi sono stati concessi con le seguenti delibere: n. 33 del 18.2.2010, n. 105 del
17.5.2010, n. 127 del 17.6.2010, n. 146 del 8.7.2010, n. 178 del 16.9.2010
Il laip
Sabato 7 agosto alla presenza di moltissimi abitanti
della borgata di Stalis è stato
inaugurato il restauro del
laip, l'abbeveratoio in pietra
della fine dell'800 dove sino
a poco prima del terremoto
venivano ad abbeverarsi gli
animali.
Il L'aser, associazione della
borgata, si è presa in carico
la manutenzione dell'opera
nell'ambito del progetto
comunale "adotta un'area
verde".
Per l'occasione un abitante
della borgata Ezio Pitteri ha
raccolto in versi le impressioni e i ricordi giovanili di
una signora del luogo.
Ce plasê, ce nuvitât
viodi il laip dut restaurât
il pinsîr mi va indaûr,
sint un bot tal mieç dal cûr.
Mi riviôt cuant ch'i eri frute
insieme ai fruts di Gleseute
ducj sentâts in chei murets
giujâ, ridi e fâ mateçs.
Cetant bevi in chê fontanute
aghe frescje e limpidute
cuant che in cjase no rivave
cui seglots jù nus mandave.
E chel Crist che nus cjalave
sot di lui che si giujave
dut content di chê ligrie
mai bessôl ma in companie.
L'ere chì che si cjatavin
là che i gjovins e cjacaravin
dal doman che ju spetave
e ce che il cûr ur domandave.
Zoventût passade in frete
cence nuie in te sachete
ma amicizie e ligrie
no mancjave ae companie.
Za tant timp al è passât
ma i ricuarts i ai conservât
e pensant a cuant chi eri frute
mi ven ju ’ne lagrimute.
Ezio
Gemona, 7 agosto 2010
TERRITORIO
8
Urbanistica e territorio
La gestione del territorio nel Gemonese - Seconda parte
l tema del territorio e della
sua gestione viene affrontato in questo articolo da
un’altra angolatura rispetto a
quella del numero precedente: l’importanza dei luoghi,
del loro valore, del patrimonio identitario che portano
con sé.
La constatazione del carattere espansivo dello sviluppo
edilizio avvenuto nel Comune di Gemona, descritto nel
precedente articolo, sollecitava alcune domande e
soprattutto due dubbi: 1) se
esistesse un disegno alla
base del modello di sviluppo
del territorio gemonese e 2)
se vi fosse la consapevolezza
di un “limite”, dell’esistenza
di un rapporto quantitativo
tra contenitore (territorio) e
contenuto (edificazione).
Se i dubbi fossero invece
certezze, dovremmo trarre la
conclusione che le scelte
dello sviluppo urbanistico di
Gemona siano state sostanzialmente
“indifferenti”
rispetto al territorio su cui
via via si andavano attuando.
In altre parole, se nelle varie
scelte localizzative sono stati
certamente considerati il
rischio sismico ed idrogeologico, come pure i vari fattori
di appetibilità economica, si
direbbe che le stesse scelte
non abbiano tenuto nel debito conto né il carattere dei
luoghi, né il loro valore “col-
I
lettivo” ed identitario.
Entrando
Una
più
nel
merito della questione
questione, di “valori”
le note che
seguono hanno soprattutto
due obiettivi:
- sostenere che Gemona
deve ancora fare completamente i conti con il “ri –
conoscimento” delle caratteristiche e dei valori del proprio territorio;
- sostenere che da questa
operazione si possono ricavare le basi per una buona
gestione del territorio, come
pure per la formazione di
buoni strumenti urbanistici.
Dal “dov’era com’era” dell’immediato dopo - terremoto, Gemona (soprattutto
quella esterna al Centro storico) si è ritrovata con un territorio fortemente modificato in tempi molto più rapidi
rispetto ad altri Comuni, in
particolare quelli non interessati dagli eventi sismici.
Ciò ha rappresentato una
frattura nel rapporto della
popolazione con il proprio
territorio, che richiede il suo
tempo per essere riassorbita.
E’ necessario uno sforzo
sempre maggiore per richiamare alla memoria il disegno
ed il senso dei luoghi nei
quali si sviluppavano rela-
zioni ed attività, e dai quali
si ricavavano senso di appartenenza ed identità.
Ma questo bagaglio di conoscenze e di esperienze, che
permane tuttora in ognuno
come “valore soggettivo”, si
è invece nel tempo indebolito, se non disperso, come
“valore collettivo”.
C’è stato insomma un passaggio traumatico dalla consapevolezza comune del
significato e del valore di un
territorio, alla necessità di
prendere le misure ad un
ambiente che si era profondamente e rapidamente
mutato, in cui elaborare una
nuova scala di valori.
Che significato si può oggi
attribuire alla “braide”
(posto che sia ancora riconoscibile), un tempo così densa
di significati e di “micro –
toponimi”?
I nuclei a corte o le borgate,
sono un modello superato o
richiamano tutt’oggi ad un
valore?
Queste ed altre domande non
vogliono risvegliare particolari nostalgie: il “dov’era e
com’era”, al di là del significato simbolico, era in partenza impossibile oltre che probabilmente sbagliato.
Pongono però una questione:
quei modelli, quei valori, da
cosa sono stati sostituiti?
In altre parole, c’è la capacità
oggi di interpretare, di riela-
borare il significato ed il
valore identitario dei “nuovi
luoghi” prodotti negli ultimi
trent’anni, che vada oltre al
puro valore attribuito dal singolo (la mia casa, come l’ho
sempre desiderata, sul mio
pezzo di terra)? L’impressione è che questo percorso, né
facile, né breve, non sia
ancora stato completato.
Ed è proprio in questa delicata fase di transizione, tra
superamento del passato e
difficoltà di reinterpretare il
presente, che è più impegnativo riconoscere i “valori” di
un territorio, che diventa a
quel punto “più indifferente” alle trasformazioni.
Per riagguantare un’idea di
futuro è quindi necessario
fare seriamente i conti sia
con il passato, recuperandone con intelligenza la memoria, sia, senza pregiudizi, con
il presente: va riacquistata
insomma una capacità di
valutazione collettiva del
territorio e dei suoi valori.
Questa operazione, di carattere prevalentemente culturale, ha anche forti implicazioni col reale: oltre a saldare la frattura d’identità causata dalla cesura del terremoto, permette di dotarsi di
uno strumento efficace per
decidere il futuro di un territorio, riducendone il grado di
“indifferenza”.
E, posto in questi termini,
non può non essere anche un
passaggio indispensabile per
costruire uno strumento
urbanistico che possa veramente servire alla valorizzazione ed allo sviluppo di una
realtà come quella di Gemona: è difficile fare scelte su
di un territorio senza conoscerne a fondo le caratteristiche e condividerne i valori.
Questo processo
Che
di piena riapprofare?
priazione collettiva della identità dei luoghi, può
<< Gemona negli anni ‘60
9
SVILUPPO SOSTENIBILE
Agenda 21 a Gemona
E' necessario cambiare strada
necessario cambiare
strada migliorando
gli standard di vita per tutti,
proteggendo e gestendo
meglio l’ambiente per un
futuro più sano e più sereno
per l’intera umanità. E’ questo in sintesi l’obiettivo
ambizioso che si propone il
processo di Agenda 21.
http://www.a21italy.it
Il termine Agenda 21 fa la sua
comparsa durante lo svolgimento della Conferenza delle
Nazioni Unite per l’ambiente
e lo sviluppo tenutasi a Rio
de Janeiro nel 1992. In questa
occasione è stato approvato il
documento Agenda 21, una
sorta di catalogo di politiche e
azioni che ogni paese si è
impegnato a mettere in atto
nel corso del XXI secolo, ai
fini di uno sviluppo economico, sociale e ambientale sostenibile. L’impegno delle città
europee per uno sviluppo
durevole e sostenibile è stato,
in seguito, sancito dai partecipanti alla Conferenza europea sulle città sostenibili
tenutasi ad Aalborg nel mag-
gio 1994 attraverso la firma
della Carta di Aalborg con
la quale le città e le regioni
europee si impegnano ad
attuare l’Agenda 21 a livello
locale e ad elaborare piani
d’azione a lungo termine per
uno sviluppo durevole e
sostenibile delle città europee.
La Carta di Aalborg prevede
che le città europee firmatarie
si impegnino a promuovere,
nelle rispettive collettività, il
consenso sull’Agenda 21 e si
impegnino ad adottare piani
di azione di medio periodo
orientati alla sostenibilità, i
piani di azione locale.
Anche il nostro Comune, in
partnership coi comuni di
Buja, Artegna e Venzone ha
intrapreso, per la prima
volta, un percorso di Agenda
21 Locale, con un progetto
denominato: Cambia colore
all’impronta della tua comunità, approvato nel 2009.
Il progetto ha trovato positivo finanziamento regionale
ed ha preso definitivamente
avvio con l’approvazione
degli impegni della Carta di
essere accelerato e reso più
efficace se vengono messe in
atto delle azioni che lo
accompagnino e favoriscano.
Una di quelle possibili è la
progettazione di un percorso,
guidato da figure competenti
e con la regia del Comune,
che ricostruisca un quadro
della conoscenza morfologica (ambientale, paesaggistica, insediativa) e storico culturale del territorio e che ne
riproponga peculiarità e
valori.
Ciò va attuato non solo attraverso un lavoro sistematico e
scientificamente fondato, ma
anche coinvolgendo la popolazione per il contributo di
esperienza e di conoscenza
che può offrire, permettendo
così che gli svariati “valori
soggettivi” possano trovare
sintesi in valori che diventano “collettivi”.
L’utilità di questo percorso
diventa tangibile, ad esem-
pio, nel momento in cui permette di documentare e
sostenere con più forza le
scelte che lo strumento urbanistico comunale si trova a
fare, ottenendo peraltro più
facilmente la condivisione
della popolazione.
Per rendere più concreto e
visibile il risultato, tutta questa azione potrebbe concludersi con un documento tecnico – politico, una sorta di
“Patto” (lo si può chiamare
anche in altri modi) fatto con
i cittadini (e da questi condiviso) sui valori del territorio
ritenuti da tutti non negoziabili e che quindi sono da
mantenere o comunque da
tutelare.
Questo diventa un punto
fermo, una base stabile da
cui partire per affrontare le
nuove scelte e le prospettive
di sviluppo.
E’
Mauro Pascoli
Aalborg nel Consiglio comunale del 30 Settembre scorso.
Il programma vuole avviare
un percorso condiviso di definizione degli obiettivi e delle
azioni che consentano al territorio del “Gemonese” di
affrontare in un’ottica di
sostenibilità le criticità
ambientali e sociali associate
allo sviluppo economico e
demografico. I filoni di lavoro individuati sono i seguenti:
1. Inquinamento acustico
ed elettromagnetico;
2. Valutazione e monitoraggio dei consumi energetici
del Comune in collaborazione con l’Agenzia Per l’Energia del FVG;
3. Valutazione delle forniture comunali e introduzione nelle stesse di criteri di
sostenibilità ambientale –
Promozione delle etichette
ecologiche ed energetiche.
Si tratta ora, mediante
Forum, ovvero Gruppi di
lavoro cui sono chiamati a
partecipare tutti i portatori
d’interesse, le associazioni, i
cittadini, gli amministratori
locali, di analizzare lo stato
attuale, di formulare proposte concrete e di giungere
a definire insieme il Piano
d’Azione Locale. Il Piano
d’Azione raccoglie le linee
guida dell’azione ambientale
nel breve, medio e lungo
periodo, rappresentando allo
stesso tempo la traduzione
della visione locale condivisa emersa all’interno del
Forum; esso rappresenta il
momento centrale dell’intero
processo.
E’ questo un nuovo modo di
progettare,
partendo
dal basso,
Ogni città funziona così:
… sta lì, nello spazio compreso tra progetto e sentimento e vive e si forma e si
sforma anche grazie all'uso
che ciascuno di noi ne fa …
Italo Calvino
"Le città invisibili”
coinvolgendo e ascoltando le
proposte di quanti nutrono
sensibilità per queste tematiche e di quanti sono chiamati a governarle localmente
(Comuni). E’ un’opportunità
che Gemona non deve farsi
scappare. Per questa ragione
è necessaria una consistente
opera di informazione e sensibilizzazione, affinché i cittadini conoscano quest’opportunità e portino ciascuno
il proprio contributo al
miglioramento della qualità
della vita e dell’ambiente
della comunità.
Gli ambiti di lavoro di questo
progetto sono limitati e non
sono certamente i più rilevanti sotto il piano della
sostenibilità ambientale e
dello sviluppo della nostra
comunità, ma possono costituire un primo passo, una
palestra per così dire, dove
sperimentare una nuova
modalità di governo locale
nel quale i cittadini sono i
primi protagonisti, superando in buona sostanza il presupposto della “delega in
bianco” affidata agli amministratori pubblici. E’ evidente che anche per la pianificazione territoriale, la mobilità,
lo sviluppo economico locale, dopo l’approvazione in
Consiglio comunale degli
impegni di Aalborg, si dovrà
seguire una strada analoga.
Agenda 21 è solamente uno
strumento di lavoro, un
metodo, ma da solo, come
ogni strumento, non produce
nulla. Se non c’è una forte
volontà politica di dare
gambe a questo processo
c’è il concreto rischio di
vanificare risorse pubbliche e di produrre montagne di carta, sprecando
così un’occasione di crescita per la nostra comunità.
Sandro Venturini
TRASPORTI
10
Nasce il patto dei pendolari italiani
Sempre più difficile la situazione nel settore dei trasporti
perché esistono le soluzioni
al problema del finanziamento del trasporto pubblico
locale ed è compito di chi ci
governa applicarle in maniera da permettere il riequilibrio finanziario del sistema.
I tagli comporteranno per
tutte le Regioni minori
introiti per circa il 20-30%,
con il risultato che le risorse
destinate al trasporto pubblico diminuiranno e si dovranno rinegoziare i contratti in
essere adeguandoli alla
disponibilità
finanziaria
degli Enti: ovvero tagliando
le corse fino al 30%, rispetto
a quelle attuali ed aumentando le tariffe del servizio sino
al 50%.
E’ stato concordato che l’unità dei Pendolari italiani
rappresenta, in questo
momento, lo snodo essenziale per contrastare i tagli
preannunciati. Quest’unità di
intenti trova la sua espressione nel Patto dei pendolari
Italiani.
Dal punto di vista operativo
si è stabilito innanzitutto di
realizzare una RETE di relazioni e di scambio delle
informazioni,
dotandosi di
un sito web
unico
tra
comitati
e
associazioni:
uno strumento indispensabile
per
sottolineare
la forte unità
di intenti e
per sensibilizzare l’attenzione del
mondo politico riguardo
al tema della
mobilità
sostenibile
attraverso
l’utilizzo del
mezzo pubblico. È stato
quindi attivato il sito web
La sede di Ferrovie dello Stato spa a Roma
l 22 settembre scorso a
Roma si sono riuniti i rappresentanti dei Pendolari dei
vari Comitati Regionali per
discutere della difficile situazione dei trasporti pubblici
di tutti i tipi (ferroviario,
autobus, tranviario e metropolitana). La manovra economica che ha predisposto
dei tagli considerevoli ai
finanziamenti regionali (4
miliardi di € per il 2011 - 4,5
miliardi di € nel 2012) e la
bocciatura del progetto di
acquisto di circa 1.000 treni
per i pendolari rappresentano una vera e propria “mazzata” per il trasporto pubblico locale.
All’incontro erano rappresentante quasi tutte le Regioni: Lombardia, Emilia
Romagna, Friuli Venezia
Giulia (con i due delegati del
Comitato Pendolari Alto
Friuli Andrea Palese e Lodovico Copetti), oltre ad alcune
associazioni nazionali degli
ambientalisti e dei consumatori.
I pendolari hanno deciso
all’unanimità di dire NO ai
tagli alle risorse ed ai servizi
I
www.patto.ilpendolare.com
e un indirizzo mail dedicato
[email protected]
Il Patto dei pendolari Italiani
non sostituisce i comitati e le
associazioni dei pendolari né
ha alcuna paternità politica o ideologica: è una libera
aggregazione di cittadini che
chiedono un servizio di trasporto pubblico migliore,
capace di garantire il fondamentale diritto alla mobilità.
Si è inoltre deciso di lanciare
una campagna nazionale per
sensibilizzare
l’opinione
pubblica, le Istituzioni competenti e il mondo politico in
generale sul tema del trasporto pubblico. E’ stata
individuata una Piattaforma
formata da proposte operative, semplici e immediatamente praticabili. I capisaldi
di tale Piattaforma sono:
1) Il riconoscimento da parte
del mondo politico della
centralità del T.P.L. (Trasporto Pubblico Locale)
quale strumento insostituibile della mobilità dei cittadini;
2) Miglioramento dell’efficienza della gestione delle
aziende di trasporto pubblico
mediante l’applicazione dei
principi di trasparenza,
responsabilità e concorrenza,
come stabilito dalla normativa U.E;
3) Revisione delle normative
in materia di T.P.L., in particolare per la gestione ferroviaria e stradale. Si tratta per
lo più di aggiornare norme
che appesantiscono e generano dei “costi” per il sistema.
4) Venga assicurata alle
Regioni maggiore autonomia finanziaria, con la possibilità di introdurre specifiche
politiche di riequilibrio
modale a favore del trasporto pubblico e mediante l’introduzione di determinate e
mirate politiche di pricing
sull’utilizzo del mezzo privato. Per garantire il riequilibrio finanziario dei servizi
sarebbe auspicabile:
- La revisione del sistema
delle accise sui carburanti,
dando alle Regioni maggiore
autonomia finanziaria in
materia. Si calcola ad esempio per la Regione Lombardia che con un aumento di
circa 4 centesimi di euro verrebbero generati ben 400
milioni di € di nuovi introiti;
- L’introduzione di specifiche tasse di scopo, in particolare per quanto riguarda la
circolazione urbana (es. ecopass) e il transito autostradale: si calcola che con un prelievo di 20 centesimi per
ogni transito nelle autostrade
lombarde si avrebbe circa 1
milione di euro l’anno di
risorse utili da destinare al
trasporto pubblico regionale.
5) Garantire una corretta
gestione degli investimenti
nel settore dei trasporti pubblici, sulla base dell’elaborazione di specifici piani di
mobilità sostenibile che
rispecchino le reali necessità
dell’Utenza. Prevedere un
sistema trasparente relativo
alla verifica delle decisioni
(accountability).
6) Garantire la massima trasparenza contabile dei gestori: a tal fine si chiede che si
rendano pubblici e facilmente accessibili i bilanci di
R.F.I. e Trenitalia.
7) Riconoscere sotto il profilo istituzionale il ruolo dei
Pendolari grazie alla costituzione di specifici organismi
consultivi (es. Osservatorio
dei Pendolari, Consulta del
T.P.L., Forum ecc.), garantendo la partecipazione dei
rappresentanti dell’Utenza
Pendolare ai processi decisionali, con particolar riferimento alla valutazione dei
servizi resi ed il miglioramento dell’offerta dei servizi
stessi, come stabilito dall’art. 2 comma 461 della
legge 24.12.2007 n. 244.
Comitato Pendolari
Alto Friuli
11
COSE PUBBLICHE
Lorenzo
la
talpa
di Lorenzo Londero “flec”
1
Dovere di
ogni eletto:
partecipare al
Consiglio
Nelle elezioni comunali
2009 la coalizione di centrodestra era formata da tre
liste: PDL Berlusconi per
Londero, Lega Nord e
Gemona avanti; candidato
Sindaco era l’Assessore
uscente Gianpaolo Londero.
Essa, sconfitta dalla coalizione guidata da Paolo
Urbani (eletto Sindaco), conquistò n. 5 Consiglieri, compreso il candidato Sindaco
G.P. Londero. Questi è risultato assente in diverse sedute
del Consiglio comunale.
Ci permettiamo di ricordargli che lo Statuto comunale
di Gemona, fra l’altro, recita:
“I Consiglieri comunali
hanno il dovere di intervenire alle riunioni del Consiglio e delle commissioni
delle quali eventualmente
facciano parte” (articolo 10,
comma 4).
Consigliere G.P. Londero:
se non può partecipare si
dimetta e, con la presenza
del legittimo subentrante,
consenta al Consiglio comunale di operare con la completa rappresentanza dei cittadini.
2
Raccolta
differenziata
2009:
Gemona al 39%,
Osoppo all'81%
Il Messaggero Veneto del
24.09.2010 ha pubblicato i
dati percentuali della raccolta differenziata dei rifiuti
raggiunti da ciascuno dei
136 Comuni della Provincia
di Udine nell’anno 2009.
Fra i Comuni più virtuosi (e
a noi vicini) vanno segnalati
Majano, al terzo posto, con
l’83,36% e Osoppo, al nono
posto,
con
l’81,35%;
Gemona si trova all’82mo
posto con il 39,31%, ben al
di sotto della media provinciale del 52,12%.
Per raggiungere l’obiettivo
europeo del 65% entro il
2012
l’Amministrazione
comunale di Gemona deve
far partire quanto prima
una nuova e più efficace
organizzazione della raccolta
differenziata dei rifiuti e promuovere una capillare campagna di informazione/sensibilizzazione dei cittadini.
3
Deposito
inerti e Palasport: ritardi da
recuperare
- Deposito inerti: dal Messaggero
Veneto
del
29.11.2009
riprendiamo
l’annuncio del Sindaco P.
Urbani: via libera al deposito
degli inerti nel centro di raccolta rifiuti di via San
Daniele. Dopo ripetute sollecitazioni e una non breve
attesa i Gemonesi possono,
dunque, servirsi del centro
anche per smaltire scarti di
lavorazioni edili come mattonelle, miscugli e scorie di
cemento.
A fine settembre 2010 detto
servizio non è stato attivato.
- Palazzetto dello sport:
nella Relazione previsionale
e programmatica 2010-2012
allegata al Bilancio di previsione 2010 del Comune di
Gemona si afferma, fra l’altro, che “nel corso del 2010
sarà avviato l’iter progettuale per la realizzazione del
palazzetto dello sport” che,
per il 1° lotto, prevede una
spesa di 1.650.000 euro.
Anche noi, e con piacere,
informeremo i cittadini del
citato (ed auspicato) avvio
entro il prossimo 31.12.
4
Lago da
salvaguardare:
anche Gemona
si attivi!
Nel numero 76 di Pense e
Maravee il già Sindaco di
Cavazzo Carnico Franceschino Barazzutti aveva
illustrato il progetto di
potenziamento della centrale
idroelettrica di Somplago
proposto dalla società proprietaria Edipower.
La realizzazione di questo
progetto trasformerà il lago,
secondo Barazzutti, “in bacino di scarico-accumulo con
ulteriore abbassamento della
temperatura, aumento della
variazione del livello e dell’apporto di fango. Sarà la
fine del lago”.
I Comitati per la difesa e lo
sviluppo del lago hanno
organizzato per domenica 10
ottobre una “Passeggiata sul
lago” per ribadire, fra l’altro,
che quello di Cavazzo o dei
Tre Comuni “è un lago da
difendere e da proteggere
perché, anche se ormai ferito, è ancora vivo e non può
essere considerato come uno
sterile serbatoio da usare a
piacimento per produrre
energia funzionale ad interessi altrui, che ne segnerebbe la morte”.
Il lago è una risorsa ambientale che appartiene a tutti:
anche l’Amministrazione
comunale di Gemona contribuisca a salvarlo!
5
Crisi di
governo? Spetta
a Napolitano
intervenire
Numerosi parlamentari del
centrodestra (Popolo della
Libertà e Lega Nord) sostengono spesso che, se la maggioranza che sostiene il governo Berlusconi va in crisi,
l’unica via d’uscita è il ricorso ad elezioni anticipate.
Va ricordato, invece, che la
nostra è una Repubblica parlamentare in cui i governi
possono operare solo se
hanno il sostegno della maggioranza dei membri del
Parlamento (Camera dei
Deputati e Senato). Se una
maggioranza governativa
entra in crisi non è automatico il ricorso alle urne, ma
spetta al Presidente della
Repubblica ve-rificare se
esiste in Parlamento un’altra
maggioranza in grado di
votare la fiducia a un nuovo
governo.
La Costituzione italiana,
anche a questo proposito, è
molto chiara: in caso di crisi
di governo “Il Presidente
della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche
una sola di esse” (articolo
88, comma 1).
La Costituzione va rispettata
da tutti, a partire dal Presidente del Consiglio e dai
Ministri, che ad essa hanno
giurato fedeltà all’atto della
loro nomina.
12
SANITA’
Facciamo i conti alla sanità
Una riflessione sull'andamento del servizio sanitario in Friuli Venezia Giulia
a sanità è uno dei settori
nei quali tutte le Regioni
italiane investono quote consistenti dei propri bilanci. La
situazione regionale italiana
è molto disomogenea. I saldi
contabili del 2009 acquisiti
nel mese di aprile dal Ministero dell’Economia parlano
chiaro: nel 2009 tredici
Regioni hanno cumulato 3,4
miliardi di deficit sanitario.
Col Sud e il Lazio al top (3,2
miliardi, dei quali 1,3 solo
nel Lazio) e con Veneto,
Puglia e Basilicata già impegnate a tappare il buco. Ma
anche con 8 Regioni, tra le
quali il Friuli Venezia Giulia,
che escono promosse dall’esame di Tremonti: i bilanci
delle loro Asl e degli ospedali sono formalmente in attivo
per 152,5 milioni.
Risultati che tra passivi e
attivi finali danno una
somma di bilancio complessivo per le 21 Regioni di
3,256 miliardi di rosso.
L
Diamo ora uno sguardo alla
nostra Regione. Nel Friuli
Venezia Giulia le case di
cura private hanno uno spazio molto ridotto all’interno
del sistema sanitario. Negli
ultimi anni per il regime privato convenzionato si sono
spesi circa 38,6 euro per abitante contro una media
nazionale di 154,5 euro. Di
conseguenza il costo dei ser-
vizi offerti al pubblico è tra i
più alti (quarto posto dopo
Bolzano, Valle d’Aosta e
Liguria). Ogni abitante della
nostra Regione spende circa
1.115 euro all’anno rispetto
ai 936 euro pro capite della
media nazionale.
Le aziende sanitarie della
nostra Regione in attivo
sono la n.1 Triestina (272
mila euro), la n.5 Bassa Friulana (74 mila euro), la n.6
Friuli Occidentale (97 mila
euro), la n. 4 Medio Friuli ( 1
milione e 369 mila euro) e la
n. 3 Alto Friuli (a cui fa riferimento Gemona con ben
631 mila euro di utile). In
passivo sono l’Ass. n. 2
Isontina (per 882 mila euro)
l’Azienda ospedaliero universitaria di Udine ( 302.000
euro) e quella ospedaliera di
Pordenone (-1,9 milioni)1.
Il dato del bilancio consolidato al 15 settembre, invece,
parla di utili complessivi per
circa 6 milioni di euro2.
Alcuni fattori hanno inciso
in modo particolare sui
conti degli ospedali e degli
ambulatori della Regione, in
particolare: la crescita a
tassi superiori al previsto
del consumo dei farmaci, il
costo della farmaceutica
convenzionata inferiore al
previsto così come quello
del personale, ben al di sotto
della quota preventivata dai
bilanci.
Aziende sanitarie
Risultato di
bilancio
Az. Sanitaria n. 1 "Triestina"
+ 272.000
Az. Sanitaria n. 2 "Isontina"
- 882.000
Az. Sanitaria n. 3 "Alto Friuli"
+ 631.000
Az. Sanitaria n. 4 "Medio Friuli"
+ 1.369.000
Az. Ospedaliera "S. Maria della Misericordia" (Udine)
- 302.000
Az. Sanitaria n. 5 "Bassa Friulana"
+ 74.000
Az. Sanitaria n. 6 "Friuli Occidentale"
+ 97.000
Az. Ospedaliera "S. Maria degli Angeli"
(Pordenone)
- 1.900.000
Il 16 luglio anche la Corte
dei Conti ha promosso l’amministrazione guidata da
Renzo Tondo sulla gestione
della crisi e dell’emergenza,
bocciandone però la riorganizzazione
dell’apparato
regionale e in particolare il
comparto della sanità. Il passaggio più duro nel giudizio
della Corte riguarda il ruolo
della Regione che «avrebbe
sostanzialmente trascurato la
missione fondamentale assegnatale dallo Statuto». Il
riferimento puntuale è al
contestato piano sanitario.
Ciò che vuole indagare la
Corte dei Conti è in realtà la
tendenza diffusa della
Regione di privilegiare la
gestione diretta di attività e
servizi a scapito delle funzioni di coordinamento. La
magistratura contabile ha
sospeso il giudizio in attesa
dell’esercizio 2010, ma parla
già di rischi di «sovrapposizioni» e di «accentramento
burocratico».
Una delle strategie per tenere sotto controllo le spese
sanitarie in una Regione virtuosa non può essere solamente quella dei tagli e del
centralismo dirigistico ma
comporta anche un maggiore
sostegno a progetti di innovazione tecnologica come ad
esempio il Tri-Ict. Si tratta di
un programma attivato in via
del tutto sperimentale dalla
nostra Regione e dalla vicina
Carinzia per ricercare ed
individuare soluzioni che
facciano ridurre i costi del
sistema socio-sanitario attraverso l’informatizzazione
dei processi delle strutture
ospedaliere e di quelle socioassistenziali.
Al Gervasutta di Udine è già
stata resa operativa l’assistenza sanitaria sperimentale
on-line di tipo triangolare (il
paziente, lo specialista del
Gervasutta e il medico di
famiglia) per le persone con
mielo-lesioni dovute a
malattie o a gravi incidenti
stradali. Oltre ad evitare spostamenti impegnativi e
costosi, il sistema sanitario
registra quotidianamente
tutte le informazioni, anche
le meno rilevanti, che il
paziente segnala, creando
automaticamente una banca
dati personalizzata.
Per scoprire quali sono le
problematiche del sistema
socio-sanitario, nell’ambito
del progetto Interreg ItaliaAustria Tri Ict del quale
Friuli Innovazione è capofila
assieme alle Università di
Trieste, di Klagenfurt, di
Udine, al BIC Friuli Venezia
Giulia e al Lakeside Lab di
Klagenfurt, è stata avviata
una serie di interviste e di
incontri presso le strutture
socio sanitarie delle due
Regioni. La Prof.ssa Francesca Visintin 3 curatrice dello
studio spiega che: «C’è una
forte richiesta di informatizzazione delle strutture e, al
contempo, sta emergendo
una certa difficoltà di comunicazione tra i due mondi,
quello sanitario e quello
informatico.» «Il primo
investimento- sostiene la
Visentin - deve essere quello
della creazione di relazioni e
di competenze trasversali».
La collaborazione per la
ricerca di soluzioni congiunte, le interrelazioni con le
Regioni confinanti e la cooperazione transfrontaliera
rappresentano molto spesso
delle soluzioni convenienti:
soluzioni comuni a problemi
comuni riducono i costi e
migliorano la qualità dei servizi offerti.
Lodovico Copetti
1) Fonte Agenzia Regionale
della Sanità.
2) Dati della Delibera approvata dalla Giunta Regionale
su proposta dell’assessore alla
Salute, settembre 2010.
3) F. Visintin, Relazione sul
progetto Tri-Ict, Interreg IV,
2010.
ASSISTENZA
13
Le badanti e noi
Sono nelle nostre case, ma le conosciamo?
a carenza di strutture di
welfare per la gestione
degli anziani e dei disabili ci
impone di ricorrere talvolta
alle badanti. Sono prevalentemente donne provenienti
dai Paesi dell'Est Europa.
Quasi sempre le cerchiamo
per assistere anziani affetti
da demenze, da malattie terminali, spesso costretti a
letto. Di solito, è un nostro
parente stretto; spesso si
tratta dei nostri genitori
invecchiati. Le dinamiche
affettive in questi casi non
sono sempre lineari: i rapporti con i genitori sono talvolta complicati da una vita
di rancori stratificati. Poiché
questi rapporti di lavoro si
inseriscono nelle nostre
affettività più intime, le
aspettative di chi assume la
badante, sono molte. Per
loro invece, è un lavoro, che
terminerà con la morte della
persona assistita.
Ovviamente ognuna di loro
ha un diverso modo di porsi.
Se riescono ad inserirsi
diventano parte della famiglia, come lo diventavano le
ragazze friulane che andavano a servizio nelle famiglie
agiate della capitale o in
Svizzera.
Quando mia madre si è
aggravata, tramite il passaparola ho contattato una
badante. E' così che ho
conosciuto Lidiya. Ucraina,
in Italia da parecchi anni,
parlava discretamente l'italiano. Abbiamo trascorso un
anno insieme, l'ultimo anno
della vita di mia madre.
Lidiya aveva circa sessant'anni e una vita di battaglie alle spalle. Per me quello era un periodo molto duro
e lei, con la sua forza di
carattere e la sua allegria,
trovava sempre le soluzioni
giuste. Mi raccontava, nel
tempo libero, di una vita
fatta di una feroce mancanza
di affetti. Abbandonata dal
padre piccolissima, dopo la
morte della madre, in un
L
orfanotrofio, era cresciuta
nella durezza dell'istituto,
ricevendo di tanto in tanto
solo la visita della nonna
paterna, dalla quale si trasferì dopo aver compiuto
diciotto anni. Laureatasi in
ingegneria meccanica, trovò
lavoro in una fabbrica siderurgica. Sposatasi, per poter
star vicino alle due figlie, si
laureò in matematica e
divenne insegnante. La
morte del marito la costrinse
a cercare un lavoro più
remunerativo: finì a far la
cuoca, nella parte opposta
della Russia, ai confini con
la Cina. Era un lavoro molto
duro, donna sola, in mezzo a
molti uomini. La svalutazione conseguente al 1989
ridusse i soldi risparmiati in
una vita di sacrifici in pochi
inutili spiccioli. La necessità
di pagare le cure mediche
alla figlia minore la costrinse ad affrontare un nuovo
viaggio, verso l'Italia, trovando subito lavoro come
badante. E così, di anziano
in anziano, era sopravvissu-
ta. Nei periodi di non lavoro,
queste donne si pagano un
letto
in
appartamenti
sovraffollati e bivaccano nei
giardinetti delle città. Così
aveva fatto anche lei, sempre con l'ansia di garantirsi
un lavoro per assicurarsi il
permesso di soggiorno.
Nel periodo trascorso insieme si è creato tra di noi un
forte legame affettivo. L' ho
quindi aiutata a cercare un
nuovo lavoro ed ho potuto
verificare quanto difficile
sia cercare un’occupazione
così.
Entrando nella casa devi
farti un'idea delle condizioni
della persona che dovrai
accudire,
capire
cosa
vogliono i parenti, e provare
a farti un'idea di come ti
tratteranno. Purtroppo, dopo
un paio di anni, si è ammalata anche lei; neppure la
diagnosi di una brutta patologia oncologica è riuscita
ad abbatterla. Con forza e
con un immensa voglia di
vivere ha affrontato gli
interventi, la chemioterapia.
Ma dopo alcuni mesi la
malattia l'ha di nuovo aggredita. Sentendo che ormai
non c'era più nulla da fare,
ha voluto ritornare al proprio Paese ed ha affrontato
per l'ultima volta il viaggio
con il pulmino delle badanti.
Poche settimane dopo, a
fine luglio, è morta. Ma per
me, che ho avuto la fortuna
di conoscerla, è stata più di
una amica, di una parente.
Quando cammino per strada, adesso, so riconoscere le
badanti che passeggiano, le
vedo sedute nei giardinetti,
riconosco i furgoni che le
trasportano e che portano
anche i pacchi che vengono
spediti ai parenti. E' terribile
sapere che la percentuale di
suicidi dei figli delle badanti, che vengono lasciati nei
paesi di origine, è aumentata. Queste donne danno il
loro affetto ai nostri anziani
e piangono la lontananza dei
loro ragazzi.
Emanuela Bizi
Divisi sull’ospedale
Maggioranza e opposizione: due diversi O.d.G.
successo, ed è molto grave, che il
Consiglio comunale cittadino non
abbia trovato l’unanimità su un documento d’intenti a sostegno dell’Ospedale San
Michele.
Lo scorso 1° Luglio in Consiglio comunale si esaminavano due ordini del giorno a
difesa dell’ospedale San Michele e di
contrasto alla politica sanitaria dell’attuale maggioranza regionale. Il primo era
stato presentato dai gruppi consiliari di
centrosinistra, l’altro dalla maggioranza
Urbani.
Ambedue i documenti rappresentavano un
forte richiamo a difesa del nosocomio
gemonese. Quello del centrosinistra puntava inoltre il dito contro il blocco delle
assunzioni, imposto dalla Regione, che di
fatto può portare al ridimensionamento
dell’offerta dei servizi ai cittadini.
Questioni di questa natura dovrebbero
trovare il Consiglio comunale unito. Pote-
E’
va esserlo anche questa volta, se ci fosse
stata la volontà della maggioranza Urbani
di addivenire ad un documento di sintesi
comune, come richiesto dalle opposizioni,
in particolare quella di centrosinistra, ma
come anche proposto dall’Assessore alle
politiche sanitarie e sociali, dott. Salvatorelli, da sempre in prima linea in questa
battaglia. Ed invece no. Il Sindaco, smentendo anche il suo stesso Assessore, che
usciva dall’aula, tirava dritto, e la maggioranza non accettava di sedersi a un
tavolo e fare sintesi, ma bocciava il documento presentato dall’opposizione e
approvava da sola il proprio.
Ben altro atteggiamento hanno altri
Comuni, come ad esempio San Daniele,
che, su temi di così importante rilevanza
per l’intera città, serrano i ranghi e si
muovono compatti.
A chi giova tutto questo?
Non certo a Gemona ed al suo Ospedale!
14
ASSISTENZA
I.S.E.E.
Un sistema più equo al servizio dei cittadini
A cosa serve?
Sempre più frequentemente
l’accesso del cittadino e del
suo nucleo familiare a
molte fra le prestazioni
sociali agevolate è vincolato alla presentazione dell’Attestazione
I.S.E.E.
(Indicatore della Situazione
Economica Equivalente),
una dichiarazione il cui
valore finale include o
esclude la possibilità di
ottenere
l’agevolazione
stessa, graduandone, nel
caso di inclusione, l’entità
del beneficio economico
e/o la priorità all’accesso.
Cos’è?
A grandi linee, quindi, si
può intendere l’I.S.E.E.
come il sistema attraverso
il quale si “misura” la capacità economica del nucleo
familiare (valore I.S.E.) e
di ogni singolo componente
(valore I.S.E.E.). I relativi
valori sono determinati in
base ad una serie di elementi autocertificati su uno
specifico modulo (Dichiarazione sostitutiva unica),
quali: il reddito del nucleo
familiare, il patrimonio
posseduto (case, terreni,
azioni, titoli, depositi bancari, ecc.), la composizione
della famiglia ed eventuali
situazioni di difficoltà o
disagio (disabilità superiore
al 66%, figli in minore età,
ecc.).
Che scopo persegue?
Senza entrare nei particolari della modalità di calcolo
e di compilazione del
modello, piuttosto complicata per i non addetti ai
lavori, si vuole sottolineare
in queste brevi considerazioni il significato di questo
nuovo sistema di valutazione della capacità economica di un nucleo familiare:
uno degli aspetti più innovativi, infatti, è l’inserimento degli elementi patrimoniali, ovvero la dichiarazione dell’eventuale possesso, da parte di ogni singolo componente, di depositi in denaro in qualsiasi
forma. Questa parte dell’autocertificazione a volte
viene accettata con disagio
dagli interessati che faticano a comprenderne significato e motivazioni, considerando che il possesso di
tali beni rientri in una sfera
assolutamente personale e
privatistica.
Allo stesso tempo nella
valutazione della capacità
economica si tiene conto
dell’esistenza di condizioni
di disagio in cui può trovarsi la famiglia. Queste considerazioni mirano al superamento del precedente criterio di valutazione basato
sul solo reddito, garantendo
pertanto un miglior risultato in termini di equità
sociale.
Il presupposto su cui si
basa questa modalità di
valutazione della potenzialità economica di un nucleo
riconosce e promuove i
principi di solidarietà e sussidiarietà fondanti la struttura familiare, all’interno
della quale ogni membro
collabora e contribuisce
secondo le proprie possibilità, anche economiche, alla
crescita e al mantenimento
della famiglia stessa.
Pertanto, anche se le agevolazioni ottenute possono
riguardare uno solo dei
membri (ad es. le agevolazioni per le tasse universitarie a favore di un giovane) l’indicatore su cui fare
riferimento rappresenta la
capacità economica dell’intero nucleo, in cui può essere presente anche il nonno
anziano, uno zio, una sorella lavoratrice ...
La seccatura della elaborazione della dichiarazione
sostitutiva unica è compensata dalla possibilità, per
tutti i componenti il nucleo
familiare, di poter accedere, per tutto l’anno di validità
dell’Attestazione
I.S.E.E., ad eventuali servizi e/o agevolazioni in
modalità semplificata.
Quali sono le prestazioni
sociali agevolate?
L’elenco delle prestazioni
sociali agevolate, o l’accesso agevolato ai servizi di
pubblica utilità a cui si può
presentare richiesta tramite
ISEE, è sempre più vario e
riguarda la maggior parte
delle offerte a contenuto
sociale e scolastico. Alcuni
esempi:
- Interventi a sostegno della
genitorialità (assegni di
maternità ed al nucleo nonché iniziative legate alla
Carta Famiglia).
- Asili nido ed altri servizi
educativi per l’infanzia,
mense scolastiche, prestazioni scolastiche varie,
borse di studio, libri di
testo, tasse universitarie,
ecc.
- Agevolazioni per servizi
di pubblica utilità (telefono, luce, gas, acqua).
- Prestazioni economiche
assistenziali (fondo per
l’autonomia
possibile,
fondo di Solidarietà regionale, riduzione delle rette
delle case di riposo ecc.).
- Acquisto della prima casa.
Quali sono le agenzie a cui
rivolgersi?
I cittadini per ottenere l’At-
testazione I.S.E.E. e le relative informazioni al riguardo possono rivolgersi ad
uno dei Centri Autorizzati
presenti nel territorio (le
sedi I.N.P.S., i Comuni, i
C.A.A.F. presso i Sindacati
di categoria, i Patronati…).
Per ulteriori approfondimenti in merito è possibile
consultare
il
sito
www.inps.it/servizi/ISEE
Qual è la documentazione
necessaria?
Fra la documentazione
necessaria è utile sottolineare che, oltre ai dati più
generali riguardanti i singoli componenti e quelli già
utilizzati per la dichiarazione dei redditi, è necessario
essere in possesso di tutta
la documentazione riguardante il patrimonio immobiliare (ad es. rendite catastali, redditi domenicali,
contratti di mutuo, ecc.) e
quella riguardante il patrimonio mobiliare (ad es.
dati relativi ai depositi e
conti correnti postali o bancari, così come dati relativi
al possesso di titoli di stato,
obbligazioni, buoni fruttiferi, partecipazioni azionarie, assicurazioni sulla vita,
ecc.). E’ bene ricordare che
tutti i dati reddituali e patrimoniali da dichiarare sono
già stati sottoposti a tassazione e sono soggetti al
segreto d’ufficio.
Bisogna rammentare, infine, che la dichiarazione
I.S.E.E., avente valore di
autocertificazione da parte
del dichiarante, può subire
controlli da parte degli
organi incaricati; pertanto
un’errata o parziale dichiarazione relativa al reddito o
al patrimonio in possesso
può far incorrere l’interessato in sanzioni di carattere
amministrativo e, nei casi
più gravi, anche di natura
penale.
Serenella D’Agaro
MEMORIA&ATTUALITA’
15
Resistenza e Costituzione
“La Resistenza non sia solo memoria ma esercizio del presente”
Associazione Nazionale dei Partigiani ha
aperto negli ultimi anni le
porte a numerosi giovani, a
chi la Resistenza non l'ha
vissuta. Perchè questa scelta? A distanza di più di sessant'anni dalla fine della
guerra si è deciso di consegnare il testimone alle nuove
generazioni per far rivivere
non solamente gesta e testimonianze ma soprattutto per
ricordare la lotta per la
democrazia e la libertà. Per
ricordare come i valori per i
quali molti giovani di 65
anni fa hanno sacrificato la
propria vita siano sempre
attuali e costituiscano la base
per una società veramente
libera e democratica.
Per queste ragioni l'associazione Nazionale dei Partigiani, con la collaborazione di
Concita de Gregorio e di
Dacia Maraini, ha lanciato
una campagna per le nuove
adesioni:
"Mi
iscrivo
all'ANPI perché la Resistenza non sia solo memoria del passato ma esercizio
del presente".
Cosa possiamo fare per trasmettere i valori e la memoria della lotta per la libertà e
la democrazia ai giovani?
Come riuscire ad andare
"controcorrente" rispetto ad
una società che vuole dimenticare o addirittura cancellare una parte molto importante della storia del nostro
paese?
Anche nel nostro paese ci
sono state molte nuove adesioni alla campagna lanciata
tra le quali spiccano in parti-
L'
colare quelle di alcuni giovani.
Sabato 4 settembre presso la
sala della Comunità Montana si è svolta l'assemblea
degli iscritti delle tre sezioni
di Gemona, Venzone ed
Artegna. In quella sede si è
deciso di dare vita ad una
sezione inter-comunale tra
Gemona e la vicina Venzone,
mentre Artegna, per ora, ha
preferito non aderire.
Di grande respiro è stata la
relazione morale di Lorenzo
Londero. I passaggi più
significativi hanno riguardato il ruolo della Resistenza
come "fucina nella quale si
temprarono i valori e i principi contenuti in quel documento di altissima civiltà
che è la Costituzione" e
quello dell'ANPI. Si è fatto
riferimento, in particolare,
all'esperienza della Repubblica partigiana della Carnia
del 1944 ed ai decreti che
sancivano l'introduzione del
voto delle donne , la gratuità
dell'amministrazione della
giustizia, l'adozione di un
criterio di progressività in
materia tributaria e l'abolizione della pena di morte.
Sono state ricordate inoltre
due figure eccezionali tra i
partigiani di Gemona: don
Alberto Pancheri, padre
stimmatino e direttore del
Collegio - che con il nome di
battaglia di Ettore si diede
molto da fare, raccogliendo e
organizzando numerosi giovani al movimento partigiano già un mese dopo l'8 settembre 1943 - e la medaglia
d'oro al valor militare Pieri-
CARTOLIBRERIA COCCINELLA
Cartolibreria Coccinella sas
di Marina Lepore & C.
Via Dante Alighieri 213
Gemona del Friuli
tel/fax 0432.981305
[email protected]
no Celetto (nome di battaglia Mazzini), caduto eroicamente in un azione di rastrellamento sul finire del mese
di settembre del 1944.
All'assemblea sono intervenuti anche alcuni amministratori locali: il Sindaco di
Artegna, che ha sottolineato
l'attualità della Resistenza e
dei valori contenuti nella
Costituzione, e il Consigliere comunale Andrea Palese,
che nel suo intervento ha
rimarcato la presenza, peraltro dopo anni di assenza, del
gonfalone del nostro Comune alla cerimonia del 25
aprile a Udine (città che ha
ottenuto la medaglia d'oro
per la Resistenza a nome di
tutto il Friuli) e l'importanza
di coinvolgere le scuole e i
giovani perché il filo della
memoria non si interrompa.
Da sottolineare anche l'intervento di Livio Jacob, presidente della Cineteca del
Friuli, che ha ricordato come
presso la Cineteca si trovino
dei preziosi materiali da
mettere a disposizione per le
scuole. Scuole che anche per
la signora Grazia Levi devono esser coinvolte per far sì
che i giovani non dimentichino. La signora Levi ha
inoltre ricordato lo straordinario ruolo svolto durante la
Resistenza dal Primario dell'ospedale di Udine dott.
Antonio Celotti, un illustre
gemonese spentosi un anno
fa.
L'assemblea ha quindi eletto
i delegati che il 28 novembre
andranno a comporre il Congresso Provinciale a Udine.
Tra questi all'unanimità sono
stati eletti due giovani. Un
segnale controcorrente che
dimostra come anche nel
nostro paese si voglia "cedere il testimone" e trasmettere
ai giovani quei valori sempre
attuali di libertà e democrazia per i quali tanti altri giovani hanno lottato e dato la
vita più di sessant'anni fa.
Piero Calamandrei in un
discorso agli studenti di
Milano diceva: "Se voi volete andare in pellegrinaggio
nel luogo dove è nata la
nostra Costituzione, andate
nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri
dove furono imprigionati,
nei campi dove furono
impiccati. Dovunque è
morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità,
andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la
nostra Costituzione."
Lodovico Copetti
LE RICHIESTE DEL COMITATO
Elettrosmog
Il Comitato spontaneo contro l'elettrosmog di Gemona sta continuando a lavorare per la realizzazione di
quanto richiesto ai punti 1 e
4 della mozione simbolica
votata nell'assemblea pubblica svoltasi nel giugno del
2008.
Più precisamente:
Punto 1: Effettuazione di un
monitoraggio delle emissioni elettromagnetiche ad alta
e bassa frequenza relativo al
suolo comunale, con priorità
ai siti sensibili e alle zone
residenziali.
Punto 2: Istituzione di percorsi educativi scolastici atti
alla conoscenza e all'uso
consapevole delle nuove tecnologie.
Di questo si è parlato nell'ultimo incontro, avvenuto a
settembre, tra il sindaco
Urbani, l'assessore Patat e i
rappresentanti del Comitato.
16
CORO E …
Il Coro Gruppo Alpini Gemona
E non solo! Da quasi un anno anche Gemona ha di nuovo la sua Banda!
l Coro Gruppo Alpini
Gemona si è costituito nel
1999, fermamente voluto dal
Capogruppo A.N.A. di
Gemona,
Renato
Foschiatti, e da Giacomo
Min Lepore, diventato poi il
primo Presidente e rimasto
in carica fino al 2006.
Importante motore all’avvio
di questa nuova avventura è
stato il M.° Fulvio Zanin,
che ha diretto il coro fino al
2005.
L’esordio avviene il 20 aprile 2002 in un Glemonensis
gremito di pubblico; l’emozione è viva, ma i sinceri e
calorosi applausi leniscono
ogni tensione. Da lì è partito
un lungo elenco di concerti
soprattutto in Friuli nell’ambito di rassegne corali, locali
raduni di alpini, ma anche
alle adunate nazionali del
corpo militare dalla piuma
sul cappello (Aosta, Trieste,
Parma, Cuneo, Bassano del
Grappa, Latina, Bergamo
…), senza contare tutte le
partecipazioni a messe
patronali, sagre, eventi
gemonesi. E’ sempre molto
sentita la presenza del coro
alle messe di suffragio agli
alpini, giunti al loro congedo
dalla vita.
Nel calendario degli appuntamenti sono ormai fisse le
I
seguenti date: l’ultima
domenica di luglio in Sella
Somdogna per ricordare gli
alpini caduti in guerra; ogni
2 agosto, dopo la letale caduta, il 2 febbraio 2005, sul
Cjampon del corista Giovanni Galli, presso Sella
Foredôr per celebrare la
messa in memoria delle vittime della montagna; il 4
novembre con esibizioni nei
diversi Comuni della locale
Sezione A.N.A.; la terza
domenica di settembre per la
messa sul Cuarnan presso
la chiesetta del Redentore
(inaugurata il 22 settembre
1902).
Gli Alpini hanno cantato in
Lussemburgo davanti ad
una platea di emigranti friulani, tra cui anche qualche
gemonese, entusiasta di stare
per un attimo a contatto con
le proprie radici.
Apro ora una parentesi personale, ma assolutamente
attinente alla storia del coro.
Nel novembre del 2007 mi è
capitato di andare in Lussemburgo, aggregandomi al
coro Le voci della montagna
di Paluzza: cinque giorni che
mi hanno permesso di incontrare tanti connazionali, ma
soprattutto di rendere omaggio alle vittime di Marcinelle in Belgio. Non c’è stato
Il coro degli Alpini
nulla di puramente turistico,
solo e soltanto un prendere
coscienza del rapporto che
ancora lega gli italiani alle
loro origini e una totale, ma
piacevolissima full immersion di canti alpini. Per caso
mi è capitato alcuni anni fa
di intrecciare una corrispondenza con una lussemburghese, sposata con un certo
Loris Forgiarini. Nel 2005 la
giovane coppia è venuta a
Gemona con i genitori di
Loris: mamma Duilia carnica e papà Luca gemonese,
dei Paschin del Borc di Saufit. Non potevo perdere l’occasione di incontrarli in Lussemburgo. Da Luca e Duilia
ho trovato una vera esposizione di foto, di volti, di luoghi e ricordi di Gemona e in
particolare risalto era esposto anche il manifesto, incorniciato, del concerto tenuto
dal Coro A.N.A. di Gemona.
Nel 2007 i coristi sono stati
ospiti anche della comunità
friulana di Borgo Hemada a
Terracina (Latina), altra
terra che ha richiesto forza e
sudore friulani per le bonifiche della pianura pontina: un
invito che ha dato loro l’opportunità di presentare alcuni brani del ricco repertorio a
Roma, nella centralissima
Piazza Navona.
Altra significativa esperienza, a diretto contatto con le
nuove generazioni di friulani nel mondo, è stata quella
dello scorso mese di marzo
in Argentina e Uruguay,
toccando le località dove il
Friuli è stato maggiormente
protagonista nella fase di
colonizzazione dalla fine
dell’Ottocento. Guidato da
Claudio Sandruvi, già Sindaco di Gemona e Consigliere Provinciale, e dall’Assessore Loris Cargnelutti, il coro si è esibito in
buona parte delle località
inserite nell’itinerario (Buenos Aires, Castelmonte,
Mendoza, Cordoba, Montevideo), ma il culmine si è
avuto con la partecipazione
alla 31^ Festa dell’Uva di
Colonia Caroya. Hanno
potuto visitare Casa Copetti
ed essere accolti dai vari enti
friulani; sono stati ricevuti
anche dal Sindaco di Colonia Caroya, Rodolfo Visentin, e hanno potuto scoprire
molte storie personali. Ho,
ad esempio, tra le mani il
libretto Gringos de la Colonia scritto da Marta Copetti
de Lauret nel 2009 (un grazie speciale a Silvano Contessi per questo prezioso
dono), che raccoglie alcune
testimonianze di persone
anziane, già figlie dell’Argentina, per non perdere ciò
che ancora rimane del modo
di vivere e delle tradizioni di
una ormai fievole friulanità.
I canti alpini come anche le
villotte suscitano sempre
una forte commozione, che
gli emigranti sentono con
maggior intensità: la nostalgia di un mitizzato Friuli
prende il cuore, i ricordi di
tempi lontani riemergono.
In Slovenja, precisamente a
Bled, nel giugno del 2006, in
collaborazione con l’Uffico
I.A.T. di Gemona, gli Alpini
hanno proposto una breve
performance nel contesto di
un’iniziativa che parte dai
gemellaggi tra Velden,
... BANDA
17
Bled e Gemona e che riunisce queste comunità in quelli che sono gli aspetti culturali, folkloristici ed enogastronomici nel segno dell’amicizia.
Il 3 aprile del 2009 la compagine corale ha allietato la
celebrazione per la Festa
della Patria del Friuli, presso Palazzo Botòn.
Dal 2005 il Coro A.N.A.
organizza una rassegna di
cori alpini, friulani e non
solo, intitolata Lait a rôsis,
nella meravigliosa cornice
del duomo. Essa richiama
sempre un numeroso pubblico, ma particolarmente partecipate sono state le edizioni del 2006 - legata emotivamente al grosso aiuto morale, materiale e di presenza
umana, apportato dagli alpini, in congedo o in servizio
di leva, nella fase di emergenza del terremoto e nella
ricostruzione di Gemona - e
del 2008, nel 90° Anniversario della fine della Prima
Guerra Mondiale.
Il repertorio spazia dai canti
alpini alle villotte friulane,
dai canti popolari in genere
a quelli liturgici, spesso usufruendo di nuove armonizzazioni apportate dal M.°
Zanin. Gli autori vanno dai
più noti Zardini, Zorutti,
Macchi, Vriz, Garzoni,
Pigarelli, fino al gemonese
Paolino Urbani, autore della
villotta Villotte contadine,
musicata da Mario Macchi.
Il Coro ha all’attivo la pubblicazione del cd Lait a rôsis
del 2007 ed è in fase di preparazione una seconda raccolta.
Attualmente il gruppo consta di 33 cantori (alpini in
congedo e amici degli alpini), è diretto dal M.° Alberto Antonelli ed il Presidente
è Valentino Collini. Il M.°
Fulvio Zanin è Maestro
Onorario del sodalizio.
Si riunisce per le prove ogni
giovedì sera presso la sede
dell’A.N.A.
in
via
Scugjelârs. Per eventuali
contatti i recapiti sono: 349
8741517 (M.° Antonelli)
oppure 347 7500640 (Presidente).
a l’A.N.A di Gemona
vanta anche la rinascita
della banda, che ha esordito
il 5 dicembre 2009 al Glemonensis. Dico rinascita
perché a Gemona sono state
attive in passato almeno due
bande: la Banda della
Società Operaia e la Banda
(del Dopolavoro) della Pro
Glemona.
La Banda Alpina Gemona
è formata da 26 componenti
di ogni età (dai 12 ai 70
anni), maschi e femmine. È
sorta sempre per la determinazione di Renato Foschiatti e grazie alla preziosa collaborazione con la Banda L.
Mattiussi di Artegna.
Ha un repertorio misto che
va dalle marce religiose alle
suonate alpine, dalla musica
pop inglese e made in USA a
quella classica, fino a quella
leggera italiana. Dopo l’emozionante debutto, la
banda è intervenuta in occasione di vari eventi gemonesi del 2010: alla Lucciolata
della Sagra di S. Valentino in
Godo, il 2 giugno per la
Festa della Repubblica, in
agosto per il decennale del
gemellaggio Gemona –
Laakirchen (A), al quale ha
partecipato anche il coro. In
vista ci sono gli appuntamenti con la Festa del Formaggio e il concerto annuale
del 7 dicembre al cinema–
teatro Sociale.
M
La banda degli Alpini
Alcuni componenti svolgono
attività di sensibilizzazione
alla musica nelle scuole,
anche tra i più piccoli delle
materne, con particolare soddisfazione per l’interesse
riscontrato. È sorta una
scuola di musica con bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 e i 19 anni. La stanno frequentando con entusiasmo ben 25 giovani gemonesi: il futuro della banda!
Nel logo sono sovrapposti i
simboli di Gemona, il
duomo e lo stemma giallorosso della città, ma sopra
tutto è evidenziata una chia-
ve di sol.
Essa è diretta dal M.° Herbert Fasiolo, mentre Loris
Sbaizero ne è il Presidente
(per contatti chiamare al cell.
346 0222768). Il Presidente
fa appello a chiunque desideri entrare nella banda di
mettersi in contatto telefonicamente o di recarsi alle
prove del lunedì sera presso
la sede dell’A.N.A. in via
Scugjelârs.
Coro e banda: un impegno di
molti nel nome della musica
che unisce.
Maria Copetti
UN’OCCASIONE PERDUTA
Gemona città del...
Paolo C. scrive:
11 settembre 2010
Se negli ultimi 10/15 anni
voi Gemonesi aveste avuto
amministratori di spessore, il
vostro paese sarebbe potuto
diventare una sorta di "capitale morale" del terremoto in
Italia. Avreste potuto realizzare un moderno museo, con
laboratori didattici e metodologie interattive, in collaborazione con l'Università,
la Protezione civile e molte
altre istituzioni. Il castello
poteva (potrà?) diventare lo
spazio idoneo per accogliere
tutto questo. Sarebbe stato
non solo un modo per mante-
nere viva la memoria positiva della vostra ricostruzione,
ma anche un volano turistico. Esperienze di questo tipo
ne esistono ben poche in Italia. E invece a Gemona state
investendo incomprensibilmente su altro. La Città dello
sport si può realizzare da
qualsiasi altra parte, da
Palermo ad Aosta. Ma la
vostra storia e l'esperienza
del sisma e del dopo-terremoto è unica ed irripetibile.
E' proprio un peccato. E la
conferma è tra le righe dell'articolo di Stella e Rizzo.
Da www.contegemona.it
18
SPORTELLO ENERGIA
La forza del gruppo di acquisto solare
Si può aderire fino alla fine di novembre
ono trascorsi già quattro
mesi dall’apertura al
pubblico dello Sportello
Energia, istituito grazie alla
collaborazione tra Legambiente, Achab Group e i
Comuni di Gemona del Friuli, Artegna, Bordano, Trasaghis e Venzone. Un servizio
in grado di elargire preziosi
consigli, al fine di ridurre i
consumi energetici domestici, ed offrire informazioni
nel campo delle fonti rinnovabili.
Sono già 40 le famiglie che
hanno aderito al Gruppo di
Acquisto Solare, promosso e
coordinato dallo stesso sportello, il quale consentirà ai
singoli aderenti, grazie ai
vantaggi offerti dall’acquisto
collettivo, di ottenere pannelli termici e fotovoltaici di
qualità a prezzi molto vantaggiosi.
S
Principio strutturante del
G.A.S. è il concetto di
“democrazia partecipata”;
il messaggio che lancia è
infatti chiaro: i veri catalizzatori del cambiamento
verso la sostenibilità energetica possono essere soltanto i
cittadini, che, se sostenuti
dalle amministrazioni più
lungimiranti, possono promuovere e sviluppare una
efficiente cultura energetica.
I gruppi di acquisto solare,
nati negli ultimi due anni in
Veneto e in Friuli Venezia
Giulia, hanno ormai superato 1 MW di solare fotovoltaico e più di 500 mq di solare
termico installati, vale a dire
-25.000 tonnellate di CO2
nei prossimi 20 anni.
Ma quali sono stati i passi
che il G.A.S. del gemonese
ha dovuto affrontare?
Dopo l’invio di un capitolato
tecnico alle aziende del Triveneto ed alle Associazioni
di Categoria, e dopo un’attenta e scrupolosa valutazione dei preventivi pervenuti,
il G.A.S. ha democraticamente scelto il partner tecnico che installerà gli impianti:
si tratta dell’azienda FINSOLAR Srl di Piove di Sacco
(Pd). Il prezzo ottenuto è
molto vantaggioso: dai
3.550 ai 3.700 € a KWp per
il fotovoltaico in silicio policristallino e 1.000 € a mq per
il solare termico (iva esclusa); inoltre, se le adesioni
aumenteranno, il prezzo
calerà secondo scaglioni
definiti con la ditta.
Si tratta di impianti “chiavi
in mano” con pannelli e
materiali di buona qualità.
Nel prezzo vengono inoltre
inclusi i costi di progettazione, sicurezza, collaudo,
Il clima dell’estate 2010
40
manutenzione
decennale
ordinaria e straordinaria e
tutte le pratiche burocratiche
per l’installazione e per l’accesso allo sgravio fiscale del
55% e al conto energia.
C’è tempo fino alla fine di
novembre per aderire al
G.A.S., a prescindere dal
Comune di residenza; e per
farlo ci si deve rivolgere allo
Sportello Energia aperto settimanalmente presso le sedi
dei cinque Comuni aderenti
al progetto (Per informazioni
o adesioni è possibile scrivere via mail all’indirizzo di
posta
elettronica
sportello.energia.gemones e @ e n e rg i a c o m u n e . o rg
oppure visitare il sit
www.energiacomune.org.).
La coordinatrice dello sportello
arch. Alessandra Lepore
Per altri dati e statistiche
meteorologiche su Gemona:
www.pensemaravee.it
Temperature minime e massime
Media climatica temperature '77-'06
Piogge giornaliere
T. C°
35
P. 180,0
mm
160,0
140,0
30
120,0
25
100,0
20
80,0
60,0
15
40,0
10
20,0
5
0,0
1
4
7
10 13 16 19 22 25 28
1
4
7
10 13 16 19 22 25 28 31
Giugno 2010
Luglio 2010
ex libris
La libertà è uno
stato di grazia
e si è liberi solo mentre
si lotta per conquistarla.
Luis Sepulveda
L'ombra di quel
che eravamo
Fioreria
Emidia Manzano
Via Roma, 252
tel. 0432 970692
33013 Gemona del Friuli
e-mail: [email protected]
3
6
9
12 15 18 21 24 27 30
Agosto 2010
Associazioni aderenti al Coordinamento
A.C.A.T. - Associazione dei Clubs degli Alcolisti in Trattamento | A.T.Sa.M. - Associazione Tutela Salute Mentale | AUSER Alto Friuli - Associazione per l'autogestione dei servizi e la solidarietà | A.V.U.L.S.S. - Associazione per il Volontariato nelle Unità Locali dei Servizi SocioSanitari | Amnesty International - Gruppo Italia 143 | Associazione "Gruppo Special" | Associazione "Un blanc e un neri" | Associazione "Bravi Ragazzi" | Associazione Buteghe dal mont - Glemone | Associazione Casa per l'Europa - Gemona | Associazione Culturale e
Compagnia Teatrale DRÈTELEDRÔS | Associazione Culturale Friûl Adventures - Fiore (Osoppo) | Associazione Culturale Pense e Maravee
| Associazione Musicologi | Associazione Pro Loco Pro Glemona | Associazione storico-archeologico-culturale "Valentino Ostermann" |
CAI (Club Alpino Italiano) - Sezione di Gemona del Friuli, Sottosezioni di Buia ed Osoppo, Commissione di Alpinismo Giovanile | C.A.V. Centro Aiuto alla Vita | C.I.D.I. - Centro territoriale d'Iniziativa Democratica degli Insegnanti della Carnia e del Gemonese | Circolo Legambiente della pedemontana gemonese | Centro Giovanile Parrocchiale Glemonensis | Comitato per la Costituzione | Comitato per la Solidarietà di Osoppo | Ecomuseo delle Acque del Gemonese | Gruppo Caritas della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona | Gruppo
"Coccolastorie" | Gruppo Missionario della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona | Gruppo Scout AGESCI Gemona 1
PAGINA DEL COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI CULTURALI E DI VOLONTARIATO SOCIALE DI GEMONA
Sostegni solidali
Intervista a Duilio Londero, referente della Caritas
foraniale di Gemona
Vogliamo dare loro la nostra ospitalità e accoglienza e offrire
momenti di svago per rendere più
ricco il tempo libero. D’intesa con
il parroco Gastone Candusso, ogni
domenica pomeriggio i nostri
volontari apriranno il centro di via
Salcons per accogliere chi vorrà
esserci. Se tutto va bene, l’iniziativa partirà tra uno o due mesi. E
speriamo anche che si aggiunga
qualche nuovo volontario.
A distanza di un anno dall’ultima
intervista, siamo tornati da Duilio Londero, referente della
Caritas foraniale di Gemona.
Cosa bolle nella pentola
della Caritas per il prossimo
futuro?
Abbiamo intenzione di garantire
ogni settimana un momento di
aggregazione e socializzazione per
le badanti che si prendono cura
dei nostri anziani. Al giorno d’oggi
non c’è famiglia che non si faccia
aiutare da queste persone che
però vivono una grande solitudine
lontane dalle loro famiglie.
L’anno scorso avete realizzato il progetto «Brutti ma
buoni». In collaborazione
con la Coop Nordest, la Caritas si occupa di distribuire
cibi in scadenza a persone e
famiglie con difficoltà economiche. Come sta andando l’iniziativa?
A distanza di un anno possiamo
dire che gli esiti sono senz’altro
positivi. Più che distribuire direttamente prodotti alimentari alle
persone bisognose, sosteniamo
l’azione di altri enti. Ad esempio
abbiamo collaborato con la Parrocchia di Bordano e con le sue
iniziative di solidarietà.
Altri i fronti su cui siete
impegnati?
La tradizionale raccolta degli
stracci. Anche quest’anno è andata bene. Il ricavato di 28 mila euro
verrà utilizzato per il progetto «Su
misura per noi» che prevede l’apertura di due laboratori, uno di
sartoria e l’altro di tappezzeria,
pensati per offrire lavoro a persone in situazione di disagio sociale.
Analogo discorso per la raccolta
del ferro che ha dato vita a due
laboratori.
La Caritas si dà da fare
anche con il Microcredito. Si
tratta di uno strumento di
sviluppo economico che consente alle persone povere di
accedere ai servizi finanziari. Come operate?
Il tentativo è quello di costituire
un argine, per quanto possibile,
alle situazioni a rischio di povertà.
Cerchiamo di fornire supporto
economico alle famiglie che devono affrontare spese come quelle
per la riparazione della macchina
o per i libri scolastici. Ci attiviamo
in situazioni che abbiano determinati parametri di reddito e garanzie di restituzione, ma prima
ancora dell’aiuto economico, forniamo alle persone che ci contattano il nostro ascolto. Operiamo
in stretta sinergia con la Parrocchia di Gemona, i servizi sociali e
in rete con la Caritas Diocesana.
Che problematiche hanno le
persone che si rivolgono a
voi?
Problemi di famiglia, salute, abitazione, lavoro, dipendenze. Le
problematiche sono le più varie,
così come le richieste: accoglienza, alloggio, sussidi, finanziamenti, lavoro. Si tratta di persone che
vivono sul nostro territorio. Non
solo di Gemona, ma anche dei
paesi limitrofi.
Per chi volesse, com’è possibile contattarvi?
Un referente della Caritas è presente ogni martedì dalle 17.00 alle
19.00 presso la Canonica di
Gemona.
Martina Venturini
Associazione
culturale
PENSEE MARAVEE
Rifiuti, a che
punto siamo?
del Friuli Venezia Giulia - onlus
Appuntamento annuale di informazione, approfondimento e dibattito
sul tema della corretta gestione dei rifiuti e sui nuovi stili di vita
VENERDI’ 26 NOVEMBRE 2010
ore 20.30, Sala della Comunità Montana - Gemona del F. - Via C. Caneva, 25
Programma:
Saluti
A che punto siamo? Interviste a Luigino Patat, Assessore all’Ambiente del Comune di Gemona e ad altri
amministratori locali che hanno già avviato la raccolta differenziata “spinta”
Quanto basta: appunti sulle quantità e qualità. Elia Beacco, Centro culturale “L. Tavazza”
La sfida delle nuove economie e dell’Europa per ridurre lo spreco e aggiornare stili di vita.
Comunicazioni di esperienze: - Realtà commerciali: come recuperare alimenti in scadenza
- Il riutilizzo dei beni: sfida all’economia usa e getta
- Come ridurre gli imballaggi
- Riparare e non buttare: come e dove
- Il compostaggio domestico
Dibattito e conclusioni
Viodût
:
il messaggero
is
ri
fe
in
il sindic
cui pastôrs e
lis pioris
ex libris
Interessial
a
cualchidun?
Ringraziamo tutti coloro che continuano
a sostenere la nostra autonomia
con un contributo.
Compilate un bollettino di c.c. postale n.
16895336
Qualsiasi importo va bene!
Gli serviva credere che c'era un capomastro
e che il mondo era il suo manufatto?...
Un padrone di tutto se c'era non avrebbe permesso il
guasto della sua roba, non l'avrebbe lasciata alla
malora in mano alla specie degli uomini. …
Era impossibile un padrone di tutto,
però quell'impossibile teneva compagnia.
Gli piaceva dire di fronte al cielo che calava in terra
per la sera, un grazie al capomastro.
Erri De Luca
Il peso della farfalla
Scarica

La cjoche dal pan