http://www.pensemaravee.it [email protected] ottobre 2010 77 Periodico bimestrale di cultura, informazione e dibattito Direttore responsabile Federico Rossi_ _Redazione: Martina Andenna, Lodovico Copetti, Paolo Isola, Irma Londero, Piera Londero, Anna Piazza, Luisa Patat, Lucia Solinas, Gianni Tonetto_ _A questo numero hanno collaborato: Lorenzo Londero, Maria Copetti, Sergio Gollino, Alida Londero, Giuseppe Marini, Mauro Pascoli, Sandro Cargnelutti, Roberto Urbani e tanti altri amici_ _Aut.Tribunale di Udine 10/92 del 6/4/1992_ _Stampato su carta riciclata presso: Rosso Grafica e Stampa via Osoppo 135 - Gemona del Friuli_ _Proprietà: Associazione culturale Pense e Maravee, via Sottocastello 81 - 33013 Gemona del Friuli - UD_ _Consegnato in Tipografia il 21/10/2010_ _Tiratura: 5.500 copie_ _Distribuzione gratuita_ PENSE EMARAVE E Anno 19 - n. 3 sommario Inserto: I misteri del Duomo “La cjoche dal pan” L’aghe a Glemone Le badanti e noi Il Coro Gruppo Alpini Gemona e la banda Il Sfuei: Sostegni solidali La danza dell’acqua 2 CULTURA “La cjoche dal pan” Quali aspirazioni hanno i giovani oggi, quali aspirazioni siamo in grado di sostenere? ono gli interrogativi a cui ha tentato di rispondere quest’anno il Laboratorio Internazionale della Comunicazione (LAB), offrendo opportunità di dibattito e approfondimento anche ai gemonesi che hanno seguito le molte proposte. Interrogativi e risposte che non possono esaurirsi in un’estate, ma che accompagnano costantemente chi si sente partecipe di una comunità S manuela De Marchi, nell’intervento che riportiamo nel prossimo articolo, sottolinea l’importanza, prima di dare il via a soluzioni parziali, di condividere un’analisi e di approfondire la conoscenza di un universo, quello giovanile, di cui spesso ci sfuggono elementi determinanti. Sarebbe necessario chiedersi, ad esempio, quali sono le aspirazioni e le aspettative dei ragazzi, immersi in un contesto culturale globale composto da una varietà di culture; in cui le trasformazioni in atto a livello socio- politico e generazionale sono molteplici. Immersi in un contesto di vita in cui sono sem- E pre più profondi i cambiamenti culturali dovuti alla proliferazione e alla continua evoluzione delle conoscenze; condizionato dalla circolazione di nuove acquisizione tecnologiche, da linguaggi e logiche multimediali, che determinano comportamenti e modellano il pensiero. a c’è anche un altro aspetto, che vorremmo evidenziare, ben tracciato da Giampaolo Gri, antropologo e studioso di lingua e cultura friulana, in un suo recente intervento “La cjoche dal pan” (che pubblichiamo integralmente sul sito di P&M), che propone una riflessione sull’identità e sul rapporto tra tradizione e modernità in Friuli. “La triste cjoche dal pan” rappresenta, oggi, il consumismo, la forza divoratrice di cultura e culture, con la sua straordinaria capacità di ridurre tutto a sola “merce”. Quando è diventato anche in Friuli fenomeno collettivo, quando si è fatta norma e non eccezione? Quando la tradizione si è trasformata diventando essa stessa oggetto di consumo, retorica di radici, pretesto M La danza dell’acqua “L’acqua scorre, è irrefrenabile, fluisce donandosi a chiunque incontri. Come se fosse consapevole di essere indispensabile alla vita” È così che i giovani writers riuniti a Gemona lo scorso agosto, hanno celebrato l’acqua. Il nostro bene più grande che rischia di essere mercificato e contrabbandato contro la nostra volontà. È attraverso la forza di quest’immagine e degli altri lavori realiz- di chiusura ed esclusione? “La cjoche dal pan” è questione da poveri smemorati, che hanno dimenticato chi erano, da dove escono, quali sono i doveri di solidarietà”. E allora quali sono gli elementi della nostra tradizione da recuperare per riuscire a creare un legame tra il passato ed il futuro, e da consegnare alle nuove generazioni? e risposte di senso che dà il prof. Gri sono essenzialmente due. “Due sentieri creativi per restituire alle cose, alle relazioni un nuovo sovrappiù di significato, una rinnovata qualificazione sul piano dei simboli e dei valori che si contrappongano alla triste cjoche dal pan: il primo è quello del contatto e della contaminazione: è il Friuli di domani, quello che cresce nelle periferie di Udine, dentro le classi delle primarie con il 30- 40% di alunni stranieri; il secondo ancora più interessante, è quello della riscoperta e della reinterpretazione delle pratiche tradizionali dell’autolimitazione scelta, della sospensione, dell’essenzialità”. L zati a Gemona in prossimità della stazione ferroviaria che i nostri giovani si ribellano. Voci che con il silenzio delle immagini gridano più di mille altre parole. Grazie all’Ass. Bravi Ragazzi, nata nel 2005 a Gemona , l’evento di ‘Elementi sotterranei’ viene riproposto ogni anno con grande interesse non solo dei giovani, ma di tutta la comunità. L’associazione riunisce i giovani con la passione del writing, ovvero l’arte basata sull’espressione della propria creatività tramite interventi sul tessuto urbano. Questa street art viene compiuta sui muri e spazi pubblici urbani, e ha l’intento di lasciare un segno, una lteriori indicazioni significative provengono dal LAB: l’obiettivo irrinunciabile della costruzione del senso di legalità e lo sviluppo di un’etica della responsabilità collettiva da cui i giovani possano apprendere il concreto prendersi cura di sè e dell’ambiente. Un secondo obiettivo è la rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona, che ne limitano la crescita, dalle barriere architettoniche alla precarietà del lavoro, alla politica che non parla del futuro.... U onsideriamo questi due contributi utili spunti di riflessione, ma, per ricercare risposte significative ai quesiti iniziali, riteniamo necessario darsi uno spazio e un tempo, per ragionare insieme su quali siano effettivamente le emergenze educative del nostro territorio. Le soluzioni possibili, i percorsi e le azioni da proporre sono tanti; sta a chi, con ruoli e funzioni diverse, è al servizio della comunità, intraprenderli e renderli efficaci. Non solo. Sta anche ad ognuno di noi. C manifestazione del pensiero dell’artista che spesso ha a che fare con temi sociali e culturali attuali, non è vandalismo e non ha a che fare con il degrado cittadino, è un’arte affascinante che si muove silenziosa che tutti noi dovremmo imparare ad apprezzare. In copertina: particolare dell'opera realizzata dalla crew spagnola OGT durante l'evento Elementi Sotterranei 2010 - La Danza della Pioggia, organizzato da Ass. Bravi Ragazzi e Ass. Un Blanc E Un Neri. Foto e info dell'evento su www.elementisotterranei.net autore: Belin - foto: Francesco Patat 3 CULTURA A vele spiegate verso il LAB 2011 Conclusa la 48° edizione del Laboratorio Internazionale della Comunicazione i è concluso il corso di lingua e cultura italiana che si svolge, ormai da anni nel periodo estivo a Gemona: quattro settimane di vita in comune di allievi provenienti da 27 paesi del mondo. Quest’anno erano 94, affiancati da tanti ospiti esponenti della cultura italiana e straniera. Ripercorriamo l’esperienza con le parole di Emanuela De Marchi, direttore del corso. Attraverso il Lab 2010 “Unitedcolors.it giovani meticci connessi” abbiamo intrecciato riflessioni, pensieri, immagini. Insomma abbiamo intrecciato esperienze, visioni che portano con sé una differente pratica di vita. Una differente visione. Abbiamo parlato di quali aspirazioni hanno i giovani e di quali aspirazioni siamo in grado di sostenere per il prossimo futuro. Sembra proprio che si faccia avanti un mondo meticcio e sempre più connesso, dove la rete sta cambiando il nostro modo di pensare e di vivere. Il web è una invenzione tra le più alte raggiunte dalla mente umana e le sue dimensioni sono sovraumane. Forse è ancora presto per affermare che Internet ha cambiato il nostro modo di pensare: gli effetti sono già visibili, ma i cambiamenti profondi si manifesteranno solo quando nuove forme culturali regoleranno quello che può fare la tecnologia. Il cittadino del mondo, all’inizio dell’Ottocento, era in grado di relazionarsi solo localmente, badando a duetrecento persone. Oggi è interconnesso (computer, internet, cellulari) world wide con un quinto dell’umanità. Tutti siamo interdipendenti, tutti disarmati e tutti vulnerabili. E compressi in un mondo-mini: S sempre più complicato. In questo quadro si avverte qualche volta il bisogno di sospendere il continuum del tempo e dello spazio e si compone il desiderio di uno spazio per ragionare, di un respiro più ampio, più sicuro. Il LAB è stato anche questo... Riproponiamo in sintesi quelli che secondo noi sono stati i momenti più significativi proposti dal LAB e aperti al pubblico, di questa edizione. Altre notizie sul sito del LAB: www.labonline.it La malapianta e le radici da estirpare. Incontro con il giudice Nicola Gratteri. E’ magistrato in prima linea contro la ‘ndrangheta, la criminalità organizzata calabrese suddivisa in nuclei familiari malavitosi: per questa ragione vive sotto scorta dal 1989. Grazie all’esperienza maturata nella sua attività è la persona più cosciente delle distorsioni del sistema investigativo, penale, penitenziario che permettono di prosperare al fenomeno mafioso nelle sue diverse articolazioni regional- territoriali. “Fratelli di sangue” e “Malapianta” i suoi libri dedicati all’analisi e alla comprensione del fenomeno malavitoso calabro, di cui il magistrato conosce approfonditamente la mentalità, l’organizzazione e le modalità operative. Caterpillar: informazione 2.0 con ironia Con Massimo Cirri. L’apertura di un nuovo tratto di autostrada raccontata da un casellante. La riforma dell’università nelle parole di una giovane dottoranda. La situazione dell’Afghanistan spiegata da un infermiere volontario a Kabul. La temperatura delle acque del Pacifico misurata in diretta da un navigatore solitario. Tutte cose che succedono quotidianamente a Caterpillar. Dalle 18.00 alle 19.30, sulle frequenze della radio nazionale. Le voci di Massimo Cirri e Filippo Solibello si alternano a quelle di comuni cittadini che intervengono sui più disparati argomenti. Il tono della trasmissione può cambiare a seconda dei temi trattati, il fine ultimo rimane lo stesso: fare informazione libera e partecipata. Con garbo e ironia, ma anche con coraggio e sensibilità. Senza mai perdere il ritmo, ingrediente fondamentale di una trasmissione agile e traboccante di creatività. Al LAB non ci sono coccodrilli. Con Enaiatollah Akbari e Fabio Geda. Enaiatollah Akbari ha ventun anni, i capelli scuri e un sorriso sornione negli occhi. Ha una straordinaria storia da raccontare, una storia a lieto fine. Quella di un bambino di dieci anni - ma il tempo e gli anni in questa storia non sono poi molto importanti - che per salvarsi dal reclutamento forzato da parte dei signori della guerra afghani, viene portato in Pakistan dalla madre e lì abbandonato. Per i successivi cinque anni Enaiat vagherà tra Pakistan, Iran, Turchia, Grecia e, infine, Italia cercando di sopravvivere. Fabio Geda è lo scrittore torinese che ha dato forma letteraria all’avventura di Enaiat. “Nel mare ci sono i coccodrilli”, è il best-seller che racconta un’odissea moderna, vista attraverso gli occhi di un bambino: da un paese all’altro, da una popolazione all’altra, da un individuo all’altro. “Io non mi sono mai arreso, dice Enaiat, perché avevo vergogna di farlo: «Tirati su!, sei in buona salute, guarda i tuoi amici che sono mutilati... A tu per tu. Incontro con Oscar Pistorius e Beatrice Vio. Bebe è un bel tipo. Proprio un bel tipo. Come Oz. Due belle persone. Dentro e fuori. Oz si chiama in realtà Oscar. Gli hanno amputato le gambe quando aveva appena imparato a camminare. E allora lui si è messo a correre, con in testa il sogno di partecipare alle Olimpiadi. Neppure ventiquattrenne ha già praticato un’ampia varietà di discipline sportive: il rugby, il motociclismo, la pallanuoto e naturalmente l’atletica. Non gli piaceva la scuola, ma adorava muoversi; niente poteva ostacolare la sua passione e il suo entusiasmo per la vita, o la sua lotta con la disabilità, della quale parla sempre con particolare umorismo. Lei è la giovanissima schermitrice, Beatrice “Bebe” Vio: in un indimenticabile 20 novembre la meningite le ha cambiato la vita. Quello che Oscar ammira di “Bebe” è la grinta e il suo atteggiamento positivo e fiducioso, che si rispecchia in tutto quello che fa. Proprio grazie alla sua sensibilità e maturità straordinaria, “Bebe”è già pronta per una brillante carriera. 4 ACQUA Acqua pubblica a rischio Un milione e quattrocentomila firme raccolte per il referendum ma è a rischio l’eventuale esito positivo lezioni politiche anticiE pate e scadenze ravvicinate del Decreto Ronchi potrebbero vanificare un eventuale esito positivo del referendum contro la privatizzazione dell’acqua. Il 23 luglio scorso sono state consegnate alla Corte di Cassazione a Roma 1.400.000 firme (autenticate e certificate) raccolte in tutta l’Italia per chiedere il referendum a favore della gestione pubblica dell’acqua e per l’abrogazione delle norme che hanno introdotto in Italia la privatizzazione di questo bene comune. In Friuli Venezia Giulia le firme raccolte sono state 34.000, delle quali oltre 20.000 solo in provincia di Udine e oltre 1.000 a Gemona. Un risultato senza precedenti nella storia recente della Repubblica italiana e un chiaro segnale che la mercificazione di un bene come l’acqua è un fatto inaccettabile per tanti cittadini che intendono dire la loro attraverso un referendum. Attualmente le firme sono al vaglio della Corte di Cassazione che ne convaliderà il numero minimo necessario (500.000) ed entro la fine dell’anno la Corte Costituzionale si pronuncerà in merito all’ammissibilità dei quesiti. Se tutto andrà bene dunque il referendum sarebbe indetto e il Ministero dell’Interno dovrebbe incaricarsi di organizzarlo tra l’aprile e il giugno del 2011, a meno che... non si svolgano in quel periodo le elezioni politiche anticipate! A quanto pare questa eventualità sembra piuttosto probabile e in quel caso il referendum slitterebbe al 2012, ovvero posteriormente alle scadenze più importanti previste dal Decreto Ronchi e quindi dopo che la legge sulla privatizzazione avrà concretizzato i suoi effetti. Entro il dicembre 2011 infat- ti, se non intervenissero nel frattempo cambiamenti, il CAFC o il futuro gestore unico in via di costituzione “Friulacqua”, dovrà far entrare nella compagine societaria una società privata con almeno il 40% delle azioni. Il restante 60% sarebbe suddiviso in molte decine e forse più di 100 Comuni, il privato in questo modo avrebbe una netta preponderanza nelle scelte strategiche della società. Sarebbe così una presa in giro chiamare milioni di italiani ad esprimersi contro la privatizzazione dell’acqua dopo averla già attuata, tenendo presente che i contratti stipulati con i privati prima del referendum non potrebbero essere rimessi in discussione per tutta la loro durata, che mediamente è di 20-30 anni. Sarebbe un colpo di mano e uno stravolgimento di quelle che sono le normali regole democratiche e di civile convivenza: attendere l’esito della consultazione popolare prima di fare scelte così definitive. Per questo motivo la richiesta rivolta al Parlamento da parte del Comitato promotore del referendum ma anche da diverse Istituzioni, numerosi Comuni e altri Enti locali è quella di approvare una moratoria alle scadenze previste dal Decreto Ronchi spostandole di almeno un anno in avanti, per avere la certezza di poter svolgere il referendum. Questa richiesta è stata avanzata anche al Sindaco di Gemona il 18 ottobre scorso durante l’atto di consegna delle 750 firme raccolte in calce alla petizione che chiede al Sindaco e al Consiglio comunale di esprimersi chiaramente a favore della gestione pubblica dell’acqua e di non consegnare il nostro acquedotto ai privati. Alla delegazione che ha consegnato le firme, il Sindaco ha espresso preoccupazione per gli effetti che il Decreto Ronchi avrà sulla gestione dell’acqua e sul ruolo troppo forte assegnato ai privati. Egli ha assicurato il suo impegno affinché il Consiglio comunale possa esprimere in tempi brevi una richiesta di moratoria (spostamento delle scadenze previste dal Decreto) da inviare al Governo al fine di poter effettuare scelte più condivise in merito alla gestione dell’acqua e per dare il tempo alla popolazione di esprimersi attraverso il referendum. La delegazione ha chiesto al Sindaco, infine, di realizzare anche a Gemona, sulla base dell’esperienza di altri Comuni, una “Casa dell’acqua” dove l’acqua dell’acquedotto refrigerata e filtrata viene erogata gratuitamente, solo quella frizzante viene erogata al costo di 5 cent. al litro determinando per le famiglie un netto risparmio in confronto all’acquisto di acqua minerale e producendo un minor impatto ambientale. Marco Iob Comitato promotore referendum “L’acqua non si vende” ACQUE MINERALI Pubblicità o disinformazione? La Confindustria e Mineracqua hanno comprato, spendendo molti soldi, pagine di giornali nazionali per denigrare sostanzialmente la qualità dell’acqua del rubinetto. Certo, consigliati dai loro uffici legali, si sono tenuti lontani da evidenti falsità, ma il loro modo di presentare la cosa è comunque fazioso e inaccettabile. Anzi è addirittura scandaloso che si induca il pubblico a diffidare della “sua” controllatissima acqua, dell’acqua delle “sue” sorgenti, per promuovere l’interesse di coloro che in tutta Italia si impossessano praticamente gratis dell’acqua, che è di tutti, per venderla in bottiglia. Si fa intendere che l’acqua del rubinetto per diventare potabile debba essere disinfettata con il cloro. Non è vero. Il cloro ha tutt’altra funzione. Si fa intendere che l’acqua del rubinetto può essere erogata anche senza rispettare i parametri di legge: non è vero! Invece la più nota acqua in bottiglia italiana ha più del doppio dei solfati consentiti ed è comunque in commercio. Si lascia intendere che l’acqua del rubinetto sia qualcosa di diverso dall’acqua minerale: è la stessa acqua. Tutte le acque sono minerali, e la loro mineralità si misura dal residuo fisso. La nostra acqua per esempio ha un r.f. di 311. E’ oligominerale. Ce ne sono in bottiglia di più povere (loro dicono di se stesse “più leggere”) e di più pesanti (loro dicono di se stesse “più ricche”), perché il nome alle cose purtroppo lo dà chi ha più denaro per poterlo imporre. La nostra acqua ha un contenuto di sodio che è meno della metà di quell’acqua in bottiglia che un’ossessionante pubblicità promuove come “iposodica”. [...] Gli acquedotti spendono i loro soldi per assicurare e migliorare il servizio; Confindustria e Mineracqua invece li spendono per espandere e consolidare la già poco virtuosa tendenza degli italiani, primi in Europa e tra i primissimi al mondo, a consumare acqua in bottiglia (magari di plastica) quando in realtà non ne avrebbero alcuna necessità. Una tendenza creata ad arte da una strabordante e continua pubblicità, seconda per volume d’affari solo a quella degli automobili. Alla quale purtroppo noi non abbiamo i mezzi per controbattere adeguatamente. Alessio Alessandrini Presidente di Acque del Basso Livenza spa Servizi idrici integrati interregionali 5 ACQUA L'aghe a Glemone Un bene prezioso, spesso sprecato, anche perché non ne conosciamo la storia uando sono “nati” i rubinetti? Risposta semplice per le persone anziane. Per i più giovani e le persone di mezza età non tanto, in quanto nella loro esperienza hanno sempre visto l’acqua scendere dal rubinetto di casa per bere, lavarsi, cucinare … Ma è sempre stato così? Per scoprirlo facciamo un percorso a ritroso nel tempo che ci porta fino agli albori del secolo scorso e oltre, per cogliere le trasformazioni che sono intervenute nell’uso e nella disponibilità di acqua potabile. Mi accompagna questa volta nel racconto Provino, operaio del Comune di Gemona ora in pensione, conosciuto da molti per la sua competenza e dedizione al lavoro. Dotiamoci, prima di tutto, di un Vocabolario minimo. Chiameremo acqua di montagna, l’acqua che scende per gravità dalle sorgenti (Glemine, Cjampon e Poçolons ); acqua di pozzo, quella che sale dalla falda, con l’ausilio delle pompe, funzionanti a energia elettrica o “muscolare” (una volta). Per Q acquedotto infine intendiamo quell’insieme di opere che trasportano, accumulano (serbatoi) e distribuiscono l’acqua dalle opere di presa alle abitazioni, alle fontane e lavatoi pubblici (un tempo). GLI ANNI 2000 Nel 2004 l’ing. Foramitti, per conto del Comune, aggiorna il piano generale dell’acquedotto. La disponibilità d’acqua è stimata in circa 80 litri al secondo (di seguito l/s) che viene prelevata dal pozzo di Vegli (60 l/s), da quello di Godo (20 l/s) e dalla sorgente del Glemine; viene fatta inoltre una previsione per un ulteriore prelievo di circa 30 l/s da recuperare in parte mediante l’attivazione della nuova sorgente del Glemine (10 l/s), il resto dalla falda. Nel 2006 cambia il gestore dell’acquedotto: il Comune si affida al Consorzio Acquedotto Friuli Centrale. L’ingegner Battiston, direttore generale del CAFC, da me intervistato, conferma i prelievi dell’ing. Foramitti e informa che la sorgente del Glemine è utilizzata solo sal- tuariamente con una portata media di 2 l/s. E’ stata calcolata in 187 litri la dotazione idrica giornaliera di ogni gemonese nel 2009. Attualmente il CAFC sta lavorando per inserire alcune valvole “intelligenti” di limitazione della pressione nelle ore notturne, in modo da effettuare il controllo delle perdite e migliorare il bilanciamento delle due principali opere di presa: Vegliato e Godo. GLI ANNI ‘80 e ‘90 Sono gli anni della ricostruzione di parti dell’acquedotto: 15 lotti per sostituire e integrare tubi e serbatoi, per ripristinare opere di presa. Poçolons è stata ripristinata e poi chiusa (a metà degli anni ‘90) in quanto considerata eccessivamente vulnerabile all’inquinamento organico. L’ing. Dino Mantovani nel piano redatto nel 1998, proponeva di recuperare ulteriori 25 l/s dalle sorgenti di Poçolons, Glemine e Crist e 35 l/s dalla falda. Durante la ricostruzione “i tubi” hanno rincorso la previsione di un significativo aumento di popolazione, che non si è verificato, e l’incredibile espansione urbana che, invece, c’è stata e pesa e peserà sulle tasche dei cittadini (costo dell’acqua potabile e depurazione , ma anche costi di illuminazione, trasporti, reti tecnologiche, raccolta dei rifiuti …; per non parlare del 1935, il lavatoio di via Baldo. I due tubi portano l'acqua di entrambe le consumo eccesopere di presa (Fontanat e Clapon dal Riul). Dietro il bambino (un sivo di suolo). Dolo) si intravede l'attuale via Ambruset IL TERREMOTO E I PRIMISSIMI INTERVENTI Il terremoto ha messo fuori uso buona parte dell’acquedotto: tubature, serbatoi (castello e Glemine) e opere di presa (Poçolons, Godo…). Provino mi racconta: “La mattina del 7 maggio, con alcuni colleghi, effettuiamo una ricognizione all’impianto: Rivoli Bianchi, Sant’Agnese, Scugjelârs, Castello,… I primi urgenti interventi sono stati finalizzati al ripristino dei pozzi di Vegli e Godo, della presa del Glemine e all’erogazione dell’acqua nelle tendopoli. Abbiamo poi messo in pressione le tubazioni, strada dopo strada, Centro storico escluso, riparando e sostituendo condotte ove necessario. Un lavoro, quest’ultimo, durato mesi”. PRIMI ANNI ’70: I PERCORSI DELL’ACQUA Le fonti di approvvigionamento di Gemona prima del sisma erano le sorgenti di Poçolons (5), Rio dei Pioppi (Fonatanat), Parsore il Crist (Clapon dal riul), Glemine, Maniaglia (2 sorgenti) e i pozzi di Vegli e Godo. I serbatoi di accumulo erano 7 con una capacità di invaso di mc 1.430. Provino disegna su una grande mappa lo sviluppo delle tubazioni negli anni ‘60 e ‘70 che io riporto schematicamente nell’elenco sottostante con questo ordine: opera di presa serbatoio/i (di seguito S.) e Borgata di destinazione dell’acqua: Pozzo di Godo serbatoio (S.) del castello S. di Santa Maria la Bella S. di Maniaglia Maniaglia (dopo la eliminazioni delle prese a gravità agli inizi degli anni ‘70); Pozzo di Godo S. del castello Centro storico; Pozzo di Vegli S. del campo sportivo S. di Scugjelârs S. del Castello (Stalis, Centro stori- 6 ACQUA co, Maniaglia); Pozzo di Vegli borgate della piana a ovest della ferrovia (dopo il 1968); Sorgente del Glemine S. del Glemine Godo, Piovega; nei periodi di minor consumo le acque si spingevano fino a Taboga e risalivano a Campagnola quasi fino al semaforo; Sorgenti di Poçolons S. di Scugellars S. del Castello (parte di Stalis, Centro storico); Sorgenti di Poçolons S. di via Chiamparis Ospedaletto (fino al 1968); dopo il 1968 Poçolons forniva acqua fino al Tiroasegno, Vegli serviva Ospedaletto; Sorgenti dei Pioppi (Fontanat) e Parsore il Crist (Clapon dal riul) > S. di Uaran > Stalis (fino al 1972). GLI ANNI ‘60 Fino al 1968 le tubazioni dell’acquedotto coprivano il territorio a Est della ferrovia, compresa la frazione di Ospedaletto. A Ovest della ferrovia l’acqua veniva prelevata dai pozzi che spesso si trovavano al centro delle vecchie corti contadine. Anche a Gemona Centro e Stalis c’erano i pozzi, ma raccoglievano acqua piovana; inoltre non sempre l’acqua arrivava nelle case: i tubi rifornivano fontane e lavatoi pubblici. Sentiamo a questo proposito la testimonianza di Pierina (Dolo) che abitava in via Baldo alla fine degli anni ‘50: “Andavo a prendere l’acqua coi cjaldîrs nel lavatoio, all’incrocio di Via Baldo e, quando non c’era acqua, salivo alla fontana in via Scugjelârs in località Cuel dai cjans. I cjaldîrs venivano appesi sopra il seglâr (acquaio) che serviva anche per lavarsi frugalmente al mattino. Si faceva il bagno di sabato, scaldando acqua e lavandosi nella tinozza (pòdine). Di lunedì lavavo i panni e li risciacquavo nel lavatoio, anche d’inverno e con la neve. Se chiudo gli occhi vedo, ancora oggi, la fila delle donne che con il loro carico di panni, si recavano al lavadôr. Anche gli animali si abbeveravano nel lavatoio e vi si lavavano i bambini d’estate. Quando nel 1964 abbiamo avuto l’acqua in casa mi sembrava di essere la persona più ricca e fortunata del mondo”. Ma cosa è successo nel 1964? Nel 1964 l’ing. Mantovani dichiarava, in una relazione al Comune, la necessità di reperire nuove portate per ulteriori 30 l/s a fronte di una portata di 20 l/s continui. Nel calcolo del fabbisogno aveva considerato la popolazione (quasi 13.000 abitanti), il bestiame (2.400 capi di taglie diverse), l’amministrazione militare, le industrie a ponente della ferrovia, l’ospedale, i maggiori consumi stagionali per gli abitanti e il turismo. Venne individuata, dopo studi e indagini l’area a ponente di via Vegliato e via Drendesima per la realizzazione dei pozzi. Nel 1968 è entrato in funzione il pozzo di Vegli che ha integrato le portate delle sorgenti e del pozzo di Godo. Era stato fortemente voluto anche dai militari che dovevano rifornire d’acqua la nuova caserma Goi Pantanali, inaugurata proprio in quell’anno. rio Emanuele; 2. Il lavatoio pubblico del Glemine con la sorgente “Madonute” sulla strada del Glemine; 3. La sorgente del Turco sulla strada di Udine, che alimenta la fontana omonima; 4. La sorgente Silans sulla strada del Glemine, che alimenta la fontana omonima; 5. La derivazione delle acque del Rio Pozzolons, che alimenta l’acquedotto omonimo; 6. Le derivazioni d’acqua del bacino del Vegliato, alle falde del Monte Ambruset che alimentano gli acquedotti di Stalis; 7. Le derivazioni d’acqua delle prese di “Masareit” e “Pravuan” che alimentano l’acquedotto di Maniaglia; 8. La derivazione d’acqua del Tagliamento ove il Comune, nei pressi di Ospedaletto deriva circa 1 mc d’acqua (Roggia dei Mulini mediante apposita chiavica con portellone e saracinesca). Segue l’elenco delle fontane pubbliche (13), fontanelle e delle pompe (2). PRIMI ANNI DEL ‘900 Viene costruito l’acquedotto di Poçolons che entra in funzione nel 1905. Alla fine dell’800 furono presentati i primi progetti da parte di Girolamo D’Aronco (1890) e poi dell’ing. Grablovitz (1899). Restarono l’opera più importante per Gemona fino al 1950. L’acquedotto era alimentato da cinque sorgenti che convogliavano l’acqua in una unica vasca di raccolta. Le opere di presa sono state ristrutturate nel 1922 e dopo il terremoto; l’ultima in ordine di tempo, quella denominata “Miniera”, fu ristrutturata nel 1995. L’acquedotto fu chiuso nel 1996. Nel prossimo numero continueremo l’indagine, ricostruendo le storia dell’acquedotto nell’800. Sandro Cargnelutti Si invitano coloro che hanno informazioni, foto e racconti antecedenti il terremoto sull’argomento, ma anche rettifiche da fare su quanto pubblicato, di trasmettere una mail alla redazione di Pense e Maravee o a prendere contatti direttamente con Sandro Cargnelutti (tel. 0432 418222). GLI ANNI ‘40 Nel 1948 si deve ricordare l’entrata in funzione del pozzo di Godo che ha integrato le sorgenti di Poçolons , Pioppi (Fontanat) , Parsore il Crist (Clapon dal riul), Glemine e Maniaglia, aumentando la portata fino a 20 l/s continui. GLI ANNI ‘30 Il Comune fa il censimento delle sorgenti e delle fontane pubbliche (1935). Riporto alcuni stralci che si riferiscono alle opere di presa. LE OPERE DI PRESA 1. La derivazione delle acque dalla sorgente del Monte Glemine, che è stata l’unica fonte della città di Gemona, fin dai tempi antichi, ritraeva l’acqua potabile con deflusso nella fontana di Piazza Vitto- 1940 Il poç e la fontana in Piovega nella celebre fotografia del National Geographic Magazine. 7 ASSOCIAZIONI I contributi del Comune Alle associazioni ed enti per il 2010 Associazione o Ente ACAT Gemonese ASD Gemona Basket ASD Gemona Basket ASD Gemona Basket ASD Ginnastica Gemonese ASD Ginnastica Gemonese ASD Pedale Gemonese ASD Polis.Dopol.Fer.Gr.Bocce ASD Punto Sport ASD Scienze motorie ASD Tennis club ASD Volley Ball Gemna ASDCR D'Aronco Ass. cult. Tertium Millenium Ass. Ecomuseo delle Acque Ass. Naz. Alpini, sez. Gemona Ass. Naz. Marinai d'Ital. Ass. Naz. Marinai d'Ital. Ass. Solidarietà Insieme Ass. Spettacolo Cultura FVG Ass.cult.sport.Forgiarini Danza Ass.Storico cult. Ostermann Autoclub naz. forze polizia AVULSS Black Dugs Rugby Bravi ragazzi e UBEUN Casa per l'Europa CCR Campolessi Centro aiuto alla vita Centro It.sicurezza autodifesa Centro It.sicurezza autodifesa Circolo fil.Numismatico Comitato Borgate Centro st. Comitato Borgate Centro st. Comitato Borgate Centro st. Convento Sant'Antonio Coord.ass.combattentistiche Croce Rossa Italiana Direzione Didattica Gem. Direzione Didattica Gem. Gruppo corale Glemonensis Gruppo Fotografico Gem. ISIS D'Aronco Lab.Int.Comunicazione LAT Liceo Sc. Magrini Musicologi Parrocchia Santo Spirito Pro Loco Pro Glemona Pro Loco Pro Glemona Riserva di caccia Gemona Rotary International Gemona Scuola Santa Maria d. Angeli Università Terza Età Volontari per Gemona descrizione finalità Att. associativa Att. scuole obbligo Uso palestra Marchetti att.giov. Org. torneo 25° fondazione Collaborazione scolastica Org. saggio fine anno Bicin Gemona 2010 Org. e part. gare reg.e naz. Scuola InForma Convegno “Exercise physiology…" Att. scuole elementari Corsi pallavoloscuole elementari Att. sociale nelle scuole Mostra Omaggio al compasso d'oro Decennale Ecomuseo Part.festegg.Colonia Caroja Vigilanza scolastica Vigilanza scolastica Manif. Angeli sono bambini Introduzione all'opera Realiz. Vicin di cjase Concorso narrativa Org. rally Ronde Alto Friuli Animaz. e accomp.persone in difficioltà Promoz. gioco rugby Elementi Sotterranei 2010 Festival Musica e cultura Org.40° Torneo calcio borgate Proiezione film “Bella” Org. 1° Trofeo Kick-Boxing Stage di polizia locale Mostra Nu.Fil.Hobby Mercatino delle pulci Org. Aspettando la Befana Org. festa senza frontiere Guida Santuario con DVD Org.iniziative festiv.nazionali Adeg.imp.riscaldamento Progetto di storia locale Progetto Comenius Gemell. con Laakirchen Org. Gemonaimmagina GREAT Experience (Core module) LAB 2010 Org.Mercato Contadino Itinerante Gara matematica ist. super. Lezione concerto Man.attrez. Parco Stroili Mostra terremoto; convegno P.Crepet; Maggio in Opera; Eventirete; Festa Amicizia con Bled e Velden; Estate Gemonese; Tempus est Joc.; I nostri amici animali; Gem.formaggio e…; Natale Acq.chioschi CastelAnimato Costruzione sede Ospitalità deleg. israeliana Progetto presepio 2010 Spese generali Cura fontana e verde Centro stor. Totale € delib. 500 1.000 5.000 5.000 1.000 2.000 4.000 500 5.000 6.000 1.000 1.000 1.000 7.000 3.000 9.000 500 500 1.000 12.000 2.000 2.200 4.000 1.000 1.000 1.200 2.500 2.300 1.000 8.500 3.500 1.500 6.000 2.000 2.000 5.000 1.000 5.000 1.000 1.900 1.300 15.000 3.000 30.000 2.000 1.000 800 3.500 127 127 127 127 127 127 127 127 127 178 178 127 178 127 178 33 127 178 127 127 178 127 127 127 127 178 127 127 127 127 127 178 127 127 127 127 178 127 127 127 127 127 127 146 178 127 127 127 105.000 105 12.000 10.000 1.000 1.000 5.000 1.000 178 127 127 127 127 127 312.200 I contributi sono stati concessi con le seguenti delibere: n. 33 del 18.2.2010, n. 105 del 17.5.2010, n. 127 del 17.6.2010, n. 146 del 8.7.2010, n. 178 del 16.9.2010 Il laip Sabato 7 agosto alla presenza di moltissimi abitanti della borgata di Stalis è stato inaugurato il restauro del laip, l'abbeveratoio in pietra della fine dell'800 dove sino a poco prima del terremoto venivano ad abbeverarsi gli animali. Il L'aser, associazione della borgata, si è presa in carico la manutenzione dell'opera nell'ambito del progetto comunale "adotta un'area verde". Per l'occasione un abitante della borgata Ezio Pitteri ha raccolto in versi le impressioni e i ricordi giovanili di una signora del luogo. Ce plasê, ce nuvitât viodi il laip dut restaurât il pinsîr mi va indaûr, sint un bot tal mieç dal cûr. Mi riviôt cuant ch'i eri frute insieme ai fruts di Gleseute ducj sentâts in chei murets giujâ, ridi e fâ mateçs. Cetant bevi in chê fontanute aghe frescje e limpidute cuant che in cjase no rivave cui seglots jù nus mandave. E chel Crist che nus cjalave sot di lui che si giujave dut content di chê ligrie mai bessôl ma in companie. L'ere chì che si cjatavin là che i gjovins e cjacaravin dal doman che ju spetave e ce che il cûr ur domandave. Zoventût passade in frete cence nuie in te sachete ma amicizie e ligrie no mancjave ae companie. Za tant timp al è passât ma i ricuarts i ai conservât e pensant a cuant chi eri frute mi ven ju ’ne lagrimute. Ezio Gemona, 7 agosto 2010 TERRITORIO 8 Urbanistica e territorio La gestione del territorio nel Gemonese - Seconda parte l tema del territorio e della sua gestione viene affrontato in questo articolo da un’altra angolatura rispetto a quella del numero precedente: l’importanza dei luoghi, del loro valore, del patrimonio identitario che portano con sé. La constatazione del carattere espansivo dello sviluppo edilizio avvenuto nel Comune di Gemona, descritto nel precedente articolo, sollecitava alcune domande e soprattutto due dubbi: 1) se esistesse un disegno alla base del modello di sviluppo del territorio gemonese e 2) se vi fosse la consapevolezza di un “limite”, dell’esistenza di un rapporto quantitativo tra contenitore (territorio) e contenuto (edificazione). Se i dubbi fossero invece certezze, dovremmo trarre la conclusione che le scelte dello sviluppo urbanistico di Gemona siano state sostanzialmente “indifferenti” rispetto al territorio su cui via via si andavano attuando. In altre parole, se nelle varie scelte localizzative sono stati certamente considerati il rischio sismico ed idrogeologico, come pure i vari fattori di appetibilità economica, si direbbe che le stesse scelte non abbiano tenuto nel debito conto né il carattere dei luoghi, né il loro valore “col- I lettivo” ed identitario. Entrando Una più nel merito della questione questione, di “valori” le note che seguono hanno soprattutto due obiettivi: - sostenere che Gemona deve ancora fare completamente i conti con il “ri – conoscimento” delle caratteristiche e dei valori del proprio territorio; - sostenere che da questa operazione si possono ricavare le basi per una buona gestione del territorio, come pure per la formazione di buoni strumenti urbanistici. Dal “dov’era com’era” dell’immediato dopo - terremoto, Gemona (soprattutto quella esterna al Centro storico) si è ritrovata con un territorio fortemente modificato in tempi molto più rapidi rispetto ad altri Comuni, in particolare quelli non interessati dagli eventi sismici. Ciò ha rappresentato una frattura nel rapporto della popolazione con il proprio territorio, che richiede il suo tempo per essere riassorbita. E’ necessario uno sforzo sempre maggiore per richiamare alla memoria il disegno ed il senso dei luoghi nei quali si sviluppavano rela- zioni ed attività, e dai quali si ricavavano senso di appartenenza ed identità. Ma questo bagaglio di conoscenze e di esperienze, che permane tuttora in ognuno come “valore soggettivo”, si è invece nel tempo indebolito, se non disperso, come “valore collettivo”. C’è stato insomma un passaggio traumatico dalla consapevolezza comune del significato e del valore di un territorio, alla necessità di prendere le misure ad un ambiente che si era profondamente e rapidamente mutato, in cui elaborare una nuova scala di valori. Che significato si può oggi attribuire alla “braide” (posto che sia ancora riconoscibile), un tempo così densa di significati e di “micro – toponimi”? I nuclei a corte o le borgate, sono un modello superato o richiamano tutt’oggi ad un valore? Queste ed altre domande non vogliono risvegliare particolari nostalgie: il “dov’era e com’era”, al di là del significato simbolico, era in partenza impossibile oltre che probabilmente sbagliato. Pongono però una questione: quei modelli, quei valori, da cosa sono stati sostituiti? In altre parole, c’è la capacità oggi di interpretare, di riela- borare il significato ed il valore identitario dei “nuovi luoghi” prodotti negli ultimi trent’anni, che vada oltre al puro valore attribuito dal singolo (la mia casa, come l’ho sempre desiderata, sul mio pezzo di terra)? L’impressione è che questo percorso, né facile, né breve, non sia ancora stato completato. Ed è proprio in questa delicata fase di transizione, tra superamento del passato e difficoltà di reinterpretare il presente, che è più impegnativo riconoscere i “valori” di un territorio, che diventa a quel punto “più indifferente” alle trasformazioni. Per riagguantare un’idea di futuro è quindi necessario fare seriamente i conti sia con il passato, recuperandone con intelligenza la memoria, sia, senza pregiudizi, con il presente: va riacquistata insomma una capacità di valutazione collettiva del territorio e dei suoi valori. Questa operazione, di carattere prevalentemente culturale, ha anche forti implicazioni col reale: oltre a saldare la frattura d’identità causata dalla cesura del terremoto, permette di dotarsi di uno strumento efficace per decidere il futuro di un territorio, riducendone il grado di “indifferenza”. E, posto in questi termini, non può non essere anche un passaggio indispensabile per costruire uno strumento urbanistico che possa veramente servire alla valorizzazione ed allo sviluppo di una realtà come quella di Gemona: è difficile fare scelte su di un territorio senza conoscerne a fondo le caratteristiche e condividerne i valori. Questo processo Che di piena riapprofare? priazione collettiva della identità dei luoghi, può << Gemona negli anni ‘60 9 SVILUPPO SOSTENIBILE Agenda 21 a Gemona E' necessario cambiare strada necessario cambiare strada migliorando gli standard di vita per tutti, proteggendo e gestendo meglio l’ambiente per un futuro più sano e più sereno per l’intera umanità. E’ questo in sintesi l’obiettivo ambizioso che si propone il processo di Agenda 21. http://www.a21italy.it Il termine Agenda 21 fa la sua comparsa durante lo svolgimento della Conferenza delle Nazioni Unite per l’ambiente e lo sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992. In questa occasione è stato approvato il documento Agenda 21, una sorta di catalogo di politiche e azioni che ogni paese si è impegnato a mettere in atto nel corso del XXI secolo, ai fini di uno sviluppo economico, sociale e ambientale sostenibile. L’impegno delle città europee per uno sviluppo durevole e sostenibile è stato, in seguito, sancito dai partecipanti alla Conferenza europea sulle città sostenibili tenutasi ad Aalborg nel mag- gio 1994 attraverso la firma della Carta di Aalborg con la quale le città e le regioni europee si impegnano ad attuare l’Agenda 21 a livello locale e ad elaborare piani d’azione a lungo termine per uno sviluppo durevole e sostenibile delle città europee. La Carta di Aalborg prevede che le città europee firmatarie si impegnino a promuovere, nelle rispettive collettività, il consenso sull’Agenda 21 e si impegnino ad adottare piani di azione di medio periodo orientati alla sostenibilità, i piani di azione locale. Anche il nostro Comune, in partnership coi comuni di Buja, Artegna e Venzone ha intrapreso, per la prima volta, un percorso di Agenda 21 Locale, con un progetto denominato: Cambia colore all’impronta della tua comunità, approvato nel 2009. Il progetto ha trovato positivo finanziamento regionale ed ha preso definitivamente avvio con l’approvazione degli impegni della Carta di essere accelerato e reso più efficace se vengono messe in atto delle azioni che lo accompagnino e favoriscano. Una di quelle possibili è la progettazione di un percorso, guidato da figure competenti e con la regia del Comune, che ricostruisca un quadro della conoscenza morfologica (ambientale, paesaggistica, insediativa) e storico culturale del territorio e che ne riproponga peculiarità e valori. Ciò va attuato non solo attraverso un lavoro sistematico e scientificamente fondato, ma anche coinvolgendo la popolazione per il contributo di esperienza e di conoscenza che può offrire, permettendo così che gli svariati “valori soggettivi” possano trovare sintesi in valori che diventano “collettivi”. L’utilità di questo percorso diventa tangibile, ad esem- pio, nel momento in cui permette di documentare e sostenere con più forza le scelte che lo strumento urbanistico comunale si trova a fare, ottenendo peraltro più facilmente la condivisione della popolazione. Per rendere più concreto e visibile il risultato, tutta questa azione potrebbe concludersi con un documento tecnico – politico, una sorta di “Patto” (lo si può chiamare anche in altri modi) fatto con i cittadini (e da questi condiviso) sui valori del territorio ritenuti da tutti non negoziabili e che quindi sono da mantenere o comunque da tutelare. Questo diventa un punto fermo, una base stabile da cui partire per affrontare le nuove scelte e le prospettive di sviluppo. E’ Mauro Pascoli Aalborg nel Consiglio comunale del 30 Settembre scorso. Il programma vuole avviare un percorso condiviso di definizione degli obiettivi e delle azioni che consentano al territorio del “Gemonese” di affrontare in un’ottica di sostenibilità le criticità ambientali e sociali associate allo sviluppo economico e demografico. I filoni di lavoro individuati sono i seguenti: 1. Inquinamento acustico ed elettromagnetico; 2. Valutazione e monitoraggio dei consumi energetici del Comune in collaborazione con l’Agenzia Per l’Energia del FVG; 3. Valutazione delle forniture comunali e introduzione nelle stesse di criteri di sostenibilità ambientale – Promozione delle etichette ecologiche ed energetiche. Si tratta ora, mediante Forum, ovvero Gruppi di lavoro cui sono chiamati a partecipare tutti i portatori d’interesse, le associazioni, i cittadini, gli amministratori locali, di analizzare lo stato attuale, di formulare proposte concrete e di giungere a definire insieme il Piano d’Azione Locale. Il Piano d’Azione raccoglie le linee guida dell’azione ambientale nel breve, medio e lungo periodo, rappresentando allo stesso tempo la traduzione della visione locale condivisa emersa all’interno del Forum; esso rappresenta il momento centrale dell’intero processo. E’ questo un nuovo modo di progettare, partendo dal basso, Ogni città funziona così: … sta lì, nello spazio compreso tra progetto e sentimento e vive e si forma e si sforma anche grazie all'uso che ciascuno di noi ne fa … Italo Calvino "Le città invisibili” coinvolgendo e ascoltando le proposte di quanti nutrono sensibilità per queste tematiche e di quanti sono chiamati a governarle localmente (Comuni). E’ un’opportunità che Gemona non deve farsi scappare. Per questa ragione è necessaria una consistente opera di informazione e sensibilizzazione, affinché i cittadini conoscano quest’opportunità e portino ciascuno il proprio contributo al miglioramento della qualità della vita e dell’ambiente della comunità. Gli ambiti di lavoro di questo progetto sono limitati e non sono certamente i più rilevanti sotto il piano della sostenibilità ambientale e dello sviluppo della nostra comunità, ma possono costituire un primo passo, una palestra per così dire, dove sperimentare una nuova modalità di governo locale nel quale i cittadini sono i primi protagonisti, superando in buona sostanza il presupposto della “delega in bianco” affidata agli amministratori pubblici. E’ evidente che anche per la pianificazione territoriale, la mobilità, lo sviluppo economico locale, dopo l’approvazione in Consiglio comunale degli impegni di Aalborg, si dovrà seguire una strada analoga. Agenda 21 è solamente uno strumento di lavoro, un metodo, ma da solo, come ogni strumento, non produce nulla. Se non c’è una forte volontà politica di dare gambe a questo processo c’è il concreto rischio di vanificare risorse pubbliche e di produrre montagne di carta, sprecando così un’occasione di crescita per la nostra comunità. Sandro Venturini TRASPORTI 10 Nasce il patto dei pendolari italiani Sempre più difficile la situazione nel settore dei trasporti perché esistono le soluzioni al problema del finanziamento del trasporto pubblico locale ed è compito di chi ci governa applicarle in maniera da permettere il riequilibrio finanziario del sistema. I tagli comporteranno per tutte le Regioni minori introiti per circa il 20-30%, con il risultato che le risorse destinate al trasporto pubblico diminuiranno e si dovranno rinegoziare i contratti in essere adeguandoli alla disponibilità finanziaria degli Enti: ovvero tagliando le corse fino al 30%, rispetto a quelle attuali ed aumentando le tariffe del servizio sino al 50%. E’ stato concordato che l’unità dei Pendolari italiani rappresenta, in questo momento, lo snodo essenziale per contrastare i tagli preannunciati. Quest’unità di intenti trova la sua espressione nel Patto dei pendolari Italiani. Dal punto di vista operativo si è stabilito innanzitutto di realizzare una RETE di relazioni e di scambio delle informazioni, dotandosi di un sito web unico tra comitati e associazioni: uno strumento indispensabile per sottolineare la forte unità di intenti e per sensibilizzare l’attenzione del mondo politico riguardo al tema della mobilità sostenibile attraverso l’utilizzo del mezzo pubblico. È stato quindi attivato il sito web La sede di Ferrovie dello Stato spa a Roma l 22 settembre scorso a Roma si sono riuniti i rappresentanti dei Pendolari dei vari Comitati Regionali per discutere della difficile situazione dei trasporti pubblici di tutti i tipi (ferroviario, autobus, tranviario e metropolitana). La manovra economica che ha predisposto dei tagli considerevoli ai finanziamenti regionali (4 miliardi di € per il 2011 - 4,5 miliardi di € nel 2012) e la bocciatura del progetto di acquisto di circa 1.000 treni per i pendolari rappresentano una vera e propria “mazzata” per il trasporto pubblico locale. All’incontro erano rappresentante quasi tutte le Regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia (con i due delegati del Comitato Pendolari Alto Friuli Andrea Palese e Lodovico Copetti), oltre ad alcune associazioni nazionali degli ambientalisti e dei consumatori. I pendolari hanno deciso all’unanimità di dire NO ai tagli alle risorse ed ai servizi I www.patto.ilpendolare.com e un indirizzo mail dedicato [email protected] Il Patto dei pendolari Italiani non sostituisce i comitati e le associazioni dei pendolari né ha alcuna paternità politica o ideologica: è una libera aggregazione di cittadini che chiedono un servizio di trasporto pubblico migliore, capace di garantire il fondamentale diritto alla mobilità. Si è inoltre deciso di lanciare una campagna nazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica, le Istituzioni competenti e il mondo politico in generale sul tema del trasporto pubblico. E’ stata individuata una Piattaforma formata da proposte operative, semplici e immediatamente praticabili. I capisaldi di tale Piattaforma sono: 1) Il riconoscimento da parte del mondo politico della centralità del T.P.L. (Trasporto Pubblico Locale) quale strumento insostituibile della mobilità dei cittadini; 2) Miglioramento dell’efficienza della gestione delle aziende di trasporto pubblico mediante l’applicazione dei principi di trasparenza, responsabilità e concorrenza, come stabilito dalla normativa U.E; 3) Revisione delle normative in materia di T.P.L., in particolare per la gestione ferroviaria e stradale. Si tratta per lo più di aggiornare norme che appesantiscono e generano dei “costi” per il sistema. 4) Venga assicurata alle Regioni maggiore autonomia finanziaria, con la possibilità di introdurre specifiche politiche di riequilibrio modale a favore del trasporto pubblico e mediante l’introduzione di determinate e mirate politiche di pricing sull’utilizzo del mezzo privato. Per garantire il riequilibrio finanziario dei servizi sarebbe auspicabile: - La revisione del sistema delle accise sui carburanti, dando alle Regioni maggiore autonomia finanziaria in materia. Si calcola ad esempio per la Regione Lombardia che con un aumento di circa 4 centesimi di euro verrebbero generati ben 400 milioni di € di nuovi introiti; - L’introduzione di specifiche tasse di scopo, in particolare per quanto riguarda la circolazione urbana (es. ecopass) e il transito autostradale: si calcola che con un prelievo di 20 centesimi per ogni transito nelle autostrade lombarde si avrebbe circa 1 milione di euro l’anno di risorse utili da destinare al trasporto pubblico regionale. 5) Garantire una corretta gestione degli investimenti nel settore dei trasporti pubblici, sulla base dell’elaborazione di specifici piani di mobilità sostenibile che rispecchino le reali necessità dell’Utenza. Prevedere un sistema trasparente relativo alla verifica delle decisioni (accountability). 6) Garantire la massima trasparenza contabile dei gestori: a tal fine si chiede che si rendano pubblici e facilmente accessibili i bilanci di R.F.I. e Trenitalia. 7) Riconoscere sotto il profilo istituzionale il ruolo dei Pendolari grazie alla costituzione di specifici organismi consultivi (es. Osservatorio dei Pendolari, Consulta del T.P.L., Forum ecc.), garantendo la partecipazione dei rappresentanti dell’Utenza Pendolare ai processi decisionali, con particolar riferimento alla valutazione dei servizi resi ed il miglioramento dell’offerta dei servizi stessi, come stabilito dall’art. 2 comma 461 della legge 24.12.2007 n. 244. Comitato Pendolari Alto Friuli 11 COSE PUBBLICHE Lorenzo la talpa di Lorenzo Londero “flec” 1 Dovere di ogni eletto: partecipare al Consiglio Nelle elezioni comunali 2009 la coalizione di centrodestra era formata da tre liste: PDL Berlusconi per Londero, Lega Nord e Gemona avanti; candidato Sindaco era l’Assessore uscente Gianpaolo Londero. Essa, sconfitta dalla coalizione guidata da Paolo Urbani (eletto Sindaco), conquistò n. 5 Consiglieri, compreso il candidato Sindaco G.P. Londero. Questi è risultato assente in diverse sedute del Consiglio comunale. Ci permettiamo di ricordargli che lo Statuto comunale di Gemona, fra l’altro, recita: “I Consiglieri comunali hanno il dovere di intervenire alle riunioni del Consiglio e delle commissioni delle quali eventualmente facciano parte” (articolo 10, comma 4). Consigliere G.P. Londero: se non può partecipare si dimetta e, con la presenza del legittimo subentrante, consenta al Consiglio comunale di operare con la completa rappresentanza dei cittadini. 2 Raccolta differenziata 2009: Gemona al 39%, Osoppo all'81% Il Messaggero Veneto del 24.09.2010 ha pubblicato i dati percentuali della raccolta differenziata dei rifiuti raggiunti da ciascuno dei 136 Comuni della Provincia di Udine nell’anno 2009. Fra i Comuni più virtuosi (e a noi vicini) vanno segnalati Majano, al terzo posto, con l’83,36% e Osoppo, al nono posto, con l’81,35%; Gemona si trova all’82mo posto con il 39,31%, ben al di sotto della media provinciale del 52,12%. Per raggiungere l’obiettivo europeo del 65% entro il 2012 l’Amministrazione comunale di Gemona deve far partire quanto prima una nuova e più efficace organizzazione della raccolta differenziata dei rifiuti e promuovere una capillare campagna di informazione/sensibilizzazione dei cittadini. 3 Deposito inerti e Palasport: ritardi da recuperare - Deposito inerti: dal Messaggero Veneto del 29.11.2009 riprendiamo l’annuncio del Sindaco P. Urbani: via libera al deposito degli inerti nel centro di raccolta rifiuti di via San Daniele. Dopo ripetute sollecitazioni e una non breve attesa i Gemonesi possono, dunque, servirsi del centro anche per smaltire scarti di lavorazioni edili come mattonelle, miscugli e scorie di cemento. A fine settembre 2010 detto servizio non è stato attivato. - Palazzetto dello sport: nella Relazione previsionale e programmatica 2010-2012 allegata al Bilancio di previsione 2010 del Comune di Gemona si afferma, fra l’altro, che “nel corso del 2010 sarà avviato l’iter progettuale per la realizzazione del palazzetto dello sport” che, per il 1° lotto, prevede una spesa di 1.650.000 euro. Anche noi, e con piacere, informeremo i cittadini del citato (ed auspicato) avvio entro il prossimo 31.12. 4 Lago da salvaguardare: anche Gemona si attivi! Nel numero 76 di Pense e Maravee il già Sindaco di Cavazzo Carnico Franceschino Barazzutti aveva illustrato il progetto di potenziamento della centrale idroelettrica di Somplago proposto dalla società proprietaria Edipower. La realizzazione di questo progetto trasformerà il lago, secondo Barazzutti, “in bacino di scarico-accumulo con ulteriore abbassamento della temperatura, aumento della variazione del livello e dell’apporto di fango. Sarà la fine del lago”. I Comitati per la difesa e lo sviluppo del lago hanno organizzato per domenica 10 ottobre una “Passeggiata sul lago” per ribadire, fra l’altro, che quello di Cavazzo o dei Tre Comuni “è un lago da difendere e da proteggere perché, anche se ormai ferito, è ancora vivo e non può essere considerato come uno sterile serbatoio da usare a piacimento per produrre energia funzionale ad interessi altrui, che ne segnerebbe la morte”. Il lago è una risorsa ambientale che appartiene a tutti: anche l’Amministrazione comunale di Gemona contribuisca a salvarlo! 5 Crisi di governo? Spetta a Napolitano intervenire Numerosi parlamentari del centrodestra (Popolo della Libertà e Lega Nord) sostengono spesso che, se la maggioranza che sostiene il governo Berlusconi va in crisi, l’unica via d’uscita è il ricorso ad elezioni anticipate. Va ricordato, invece, che la nostra è una Repubblica parlamentare in cui i governi possono operare solo se hanno il sostegno della maggioranza dei membri del Parlamento (Camera dei Deputati e Senato). Se una maggioranza governativa entra in crisi non è automatico il ricorso alle urne, ma spetta al Presidente della Repubblica ve-rificare se esiste in Parlamento un’altra maggioranza in grado di votare la fiducia a un nuovo governo. La Costituzione italiana, anche a questo proposito, è molto chiara: in caso di crisi di governo “Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse” (articolo 88, comma 1). La Costituzione va rispettata da tutti, a partire dal Presidente del Consiglio e dai Ministri, che ad essa hanno giurato fedeltà all’atto della loro nomina. 12 SANITA’ Facciamo i conti alla sanità Una riflessione sull'andamento del servizio sanitario in Friuli Venezia Giulia a sanità è uno dei settori nei quali tutte le Regioni italiane investono quote consistenti dei propri bilanci. La situazione regionale italiana è molto disomogenea. I saldi contabili del 2009 acquisiti nel mese di aprile dal Ministero dell’Economia parlano chiaro: nel 2009 tredici Regioni hanno cumulato 3,4 miliardi di deficit sanitario. Col Sud e il Lazio al top (3,2 miliardi, dei quali 1,3 solo nel Lazio) e con Veneto, Puglia e Basilicata già impegnate a tappare il buco. Ma anche con 8 Regioni, tra le quali il Friuli Venezia Giulia, che escono promosse dall’esame di Tremonti: i bilanci delle loro Asl e degli ospedali sono formalmente in attivo per 152,5 milioni. Risultati che tra passivi e attivi finali danno una somma di bilancio complessivo per le 21 Regioni di 3,256 miliardi di rosso. L Diamo ora uno sguardo alla nostra Regione. Nel Friuli Venezia Giulia le case di cura private hanno uno spazio molto ridotto all’interno del sistema sanitario. Negli ultimi anni per il regime privato convenzionato si sono spesi circa 38,6 euro per abitante contro una media nazionale di 154,5 euro. Di conseguenza il costo dei ser- vizi offerti al pubblico è tra i più alti (quarto posto dopo Bolzano, Valle d’Aosta e Liguria). Ogni abitante della nostra Regione spende circa 1.115 euro all’anno rispetto ai 936 euro pro capite della media nazionale. Le aziende sanitarie della nostra Regione in attivo sono la n.1 Triestina (272 mila euro), la n.5 Bassa Friulana (74 mila euro), la n.6 Friuli Occidentale (97 mila euro), la n. 4 Medio Friuli ( 1 milione e 369 mila euro) e la n. 3 Alto Friuli (a cui fa riferimento Gemona con ben 631 mila euro di utile). In passivo sono l’Ass. n. 2 Isontina (per 882 mila euro) l’Azienda ospedaliero universitaria di Udine ( 302.000 euro) e quella ospedaliera di Pordenone (-1,9 milioni)1. Il dato del bilancio consolidato al 15 settembre, invece, parla di utili complessivi per circa 6 milioni di euro2. Alcuni fattori hanno inciso in modo particolare sui conti degli ospedali e degli ambulatori della Regione, in particolare: la crescita a tassi superiori al previsto del consumo dei farmaci, il costo della farmaceutica convenzionata inferiore al previsto così come quello del personale, ben al di sotto della quota preventivata dai bilanci. Aziende sanitarie Risultato di bilancio Az. Sanitaria n. 1 "Triestina" + 272.000 Az. Sanitaria n. 2 "Isontina" - 882.000 Az. Sanitaria n. 3 "Alto Friuli" + 631.000 Az. Sanitaria n. 4 "Medio Friuli" + 1.369.000 Az. Ospedaliera "S. Maria della Misericordia" (Udine) - 302.000 Az. Sanitaria n. 5 "Bassa Friulana" + 74.000 Az. Sanitaria n. 6 "Friuli Occidentale" + 97.000 Az. Ospedaliera "S. Maria degli Angeli" (Pordenone) - 1.900.000 Il 16 luglio anche la Corte dei Conti ha promosso l’amministrazione guidata da Renzo Tondo sulla gestione della crisi e dell’emergenza, bocciandone però la riorganizzazione dell’apparato regionale e in particolare il comparto della sanità. Il passaggio più duro nel giudizio della Corte riguarda il ruolo della Regione che «avrebbe sostanzialmente trascurato la missione fondamentale assegnatale dallo Statuto». Il riferimento puntuale è al contestato piano sanitario. Ciò che vuole indagare la Corte dei Conti è in realtà la tendenza diffusa della Regione di privilegiare la gestione diretta di attività e servizi a scapito delle funzioni di coordinamento. La magistratura contabile ha sospeso il giudizio in attesa dell’esercizio 2010, ma parla già di rischi di «sovrapposizioni» e di «accentramento burocratico». Una delle strategie per tenere sotto controllo le spese sanitarie in una Regione virtuosa non può essere solamente quella dei tagli e del centralismo dirigistico ma comporta anche un maggiore sostegno a progetti di innovazione tecnologica come ad esempio il Tri-Ict. Si tratta di un programma attivato in via del tutto sperimentale dalla nostra Regione e dalla vicina Carinzia per ricercare ed individuare soluzioni che facciano ridurre i costi del sistema socio-sanitario attraverso l’informatizzazione dei processi delle strutture ospedaliere e di quelle socioassistenziali. Al Gervasutta di Udine è già stata resa operativa l’assistenza sanitaria sperimentale on-line di tipo triangolare (il paziente, lo specialista del Gervasutta e il medico di famiglia) per le persone con mielo-lesioni dovute a malattie o a gravi incidenti stradali. Oltre ad evitare spostamenti impegnativi e costosi, il sistema sanitario registra quotidianamente tutte le informazioni, anche le meno rilevanti, che il paziente segnala, creando automaticamente una banca dati personalizzata. Per scoprire quali sono le problematiche del sistema socio-sanitario, nell’ambito del progetto Interreg ItaliaAustria Tri Ict del quale Friuli Innovazione è capofila assieme alle Università di Trieste, di Klagenfurt, di Udine, al BIC Friuli Venezia Giulia e al Lakeside Lab di Klagenfurt, è stata avviata una serie di interviste e di incontri presso le strutture socio sanitarie delle due Regioni. La Prof.ssa Francesca Visintin 3 curatrice dello studio spiega che: «C’è una forte richiesta di informatizzazione delle strutture e, al contempo, sta emergendo una certa difficoltà di comunicazione tra i due mondi, quello sanitario e quello informatico.» «Il primo investimento- sostiene la Visentin - deve essere quello della creazione di relazioni e di competenze trasversali». La collaborazione per la ricerca di soluzioni congiunte, le interrelazioni con le Regioni confinanti e la cooperazione transfrontaliera rappresentano molto spesso delle soluzioni convenienti: soluzioni comuni a problemi comuni riducono i costi e migliorano la qualità dei servizi offerti. Lodovico Copetti 1) Fonte Agenzia Regionale della Sanità. 2) Dati della Delibera approvata dalla Giunta Regionale su proposta dell’assessore alla Salute, settembre 2010. 3) F. Visintin, Relazione sul progetto Tri-Ict, Interreg IV, 2010. ASSISTENZA 13 Le badanti e noi Sono nelle nostre case, ma le conosciamo? a carenza di strutture di welfare per la gestione degli anziani e dei disabili ci impone di ricorrere talvolta alle badanti. Sono prevalentemente donne provenienti dai Paesi dell'Est Europa. Quasi sempre le cerchiamo per assistere anziani affetti da demenze, da malattie terminali, spesso costretti a letto. Di solito, è un nostro parente stretto; spesso si tratta dei nostri genitori invecchiati. Le dinamiche affettive in questi casi non sono sempre lineari: i rapporti con i genitori sono talvolta complicati da una vita di rancori stratificati. Poiché questi rapporti di lavoro si inseriscono nelle nostre affettività più intime, le aspettative di chi assume la badante, sono molte. Per loro invece, è un lavoro, che terminerà con la morte della persona assistita. Ovviamente ognuna di loro ha un diverso modo di porsi. Se riescono ad inserirsi diventano parte della famiglia, come lo diventavano le ragazze friulane che andavano a servizio nelle famiglie agiate della capitale o in Svizzera. Quando mia madre si è aggravata, tramite il passaparola ho contattato una badante. E' così che ho conosciuto Lidiya. Ucraina, in Italia da parecchi anni, parlava discretamente l'italiano. Abbiamo trascorso un anno insieme, l'ultimo anno della vita di mia madre. Lidiya aveva circa sessant'anni e una vita di battaglie alle spalle. Per me quello era un periodo molto duro e lei, con la sua forza di carattere e la sua allegria, trovava sempre le soluzioni giuste. Mi raccontava, nel tempo libero, di una vita fatta di una feroce mancanza di affetti. Abbandonata dal padre piccolissima, dopo la morte della madre, in un L orfanotrofio, era cresciuta nella durezza dell'istituto, ricevendo di tanto in tanto solo la visita della nonna paterna, dalla quale si trasferì dopo aver compiuto diciotto anni. Laureatasi in ingegneria meccanica, trovò lavoro in una fabbrica siderurgica. Sposatasi, per poter star vicino alle due figlie, si laureò in matematica e divenne insegnante. La morte del marito la costrinse a cercare un lavoro più remunerativo: finì a far la cuoca, nella parte opposta della Russia, ai confini con la Cina. Era un lavoro molto duro, donna sola, in mezzo a molti uomini. La svalutazione conseguente al 1989 ridusse i soldi risparmiati in una vita di sacrifici in pochi inutili spiccioli. La necessità di pagare le cure mediche alla figlia minore la costrinse ad affrontare un nuovo viaggio, verso l'Italia, trovando subito lavoro come badante. E così, di anziano in anziano, era sopravvissu- ta. Nei periodi di non lavoro, queste donne si pagano un letto in appartamenti sovraffollati e bivaccano nei giardinetti delle città. Così aveva fatto anche lei, sempre con l'ansia di garantirsi un lavoro per assicurarsi il permesso di soggiorno. Nel periodo trascorso insieme si è creato tra di noi un forte legame affettivo. L' ho quindi aiutata a cercare un nuovo lavoro ed ho potuto verificare quanto difficile sia cercare un’occupazione così. Entrando nella casa devi farti un'idea delle condizioni della persona che dovrai accudire, capire cosa vogliono i parenti, e provare a farti un'idea di come ti tratteranno. Purtroppo, dopo un paio di anni, si è ammalata anche lei; neppure la diagnosi di una brutta patologia oncologica è riuscita ad abbatterla. Con forza e con un immensa voglia di vivere ha affrontato gli interventi, la chemioterapia. Ma dopo alcuni mesi la malattia l'ha di nuovo aggredita. Sentendo che ormai non c'era più nulla da fare, ha voluto ritornare al proprio Paese ed ha affrontato per l'ultima volta il viaggio con il pulmino delle badanti. Poche settimane dopo, a fine luglio, è morta. Ma per me, che ho avuto la fortuna di conoscerla, è stata più di una amica, di una parente. Quando cammino per strada, adesso, so riconoscere le badanti che passeggiano, le vedo sedute nei giardinetti, riconosco i furgoni che le trasportano e che portano anche i pacchi che vengono spediti ai parenti. E' terribile sapere che la percentuale di suicidi dei figli delle badanti, che vengono lasciati nei paesi di origine, è aumentata. Queste donne danno il loro affetto ai nostri anziani e piangono la lontananza dei loro ragazzi. Emanuela Bizi Divisi sull’ospedale Maggioranza e opposizione: due diversi O.d.G. successo, ed è molto grave, che il Consiglio comunale cittadino non abbia trovato l’unanimità su un documento d’intenti a sostegno dell’Ospedale San Michele. Lo scorso 1° Luglio in Consiglio comunale si esaminavano due ordini del giorno a difesa dell’ospedale San Michele e di contrasto alla politica sanitaria dell’attuale maggioranza regionale. Il primo era stato presentato dai gruppi consiliari di centrosinistra, l’altro dalla maggioranza Urbani. Ambedue i documenti rappresentavano un forte richiamo a difesa del nosocomio gemonese. Quello del centrosinistra puntava inoltre il dito contro il blocco delle assunzioni, imposto dalla Regione, che di fatto può portare al ridimensionamento dell’offerta dei servizi ai cittadini. Questioni di questa natura dovrebbero trovare il Consiglio comunale unito. Pote- E’ va esserlo anche questa volta, se ci fosse stata la volontà della maggioranza Urbani di addivenire ad un documento di sintesi comune, come richiesto dalle opposizioni, in particolare quella di centrosinistra, ma come anche proposto dall’Assessore alle politiche sanitarie e sociali, dott. Salvatorelli, da sempre in prima linea in questa battaglia. Ed invece no. Il Sindaco, smentendo anche il suo stesso Assessore, che usciva dall’aula, tirava dritto, e la maggioranza non accettava di sedersi a un tavolo e fare sintesi, ma bocciava il documento presentato dall’opposizione e approvava da sola il proprio. Ben altro atteggiamento hanno altri Comuni, come ad esempio San Daniele, che, su temi di così importante rilevanza per l’intera città, serrano i ranghi e si muovono compatti. A chi giova tutto questo? Non certo a Gemona ed al suo Ospedale! 14 ASSISTENZA I.S.E.E. Un sistema più equo al servizio dei cittadini A cosa serve? Sempre più frequentemente l’accesso del cittadino e del suo nucleo familiare a molte fra le prestazioni sociali agevolate è vincolato alla presentazione dell’Attestazione I.S.E.E. (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), una dichiarazione il cui valore finale include o esclude la possibilità di ottenere l’agevolazione stessa, graduandone, nel caso di inclusione, l’entità del beneficio economico e/o la priorità all’accesso. Cos’è? A grandi linee, quindi, si può intendere l’I.S.E.E. come il sistema attraverso il quale si “misura” la capacità economica del nucleo familiare (valore I.S.E.) e di ogni singolo componente (valore I.S.E.E.). I relativi valori sono determinati in base ad una serie di elementi autocertificati su uno specifico modulo (Dichiarazione sostitutiva unica), quali: il reddito del nucleo familiare, il patrimonio posseduto (case, terreni, azioni, titoli, depositi bancari, ecc.), la composizione della famiglia ed eventuali situazioni di difficoltà o disagio (disabilità superiore al 66%, figli in minore età, ecc.). Che scopo persegue? Senza entrare nei particolari della modalità di calcolo e di compilazione del modello, piuttosto complicata per i non addetti ai lavori, si vuole sottolineare in queste brevi considerazioni il significato di questo nuovo sistema di valutazione della capacità economica di un nucleo familiare: uno degli aspetti più innovativi, infatti, è l’inserimento degli elementi patrimoniali, ovvero la dichiarazione dell’eventuale possesso, da parte di ogni singolo componente, di depositi in denaro in qualsiasi forma. Questa parte dell’autocertificazione a volte viene accettata con disagio dagli interessati che faticano a comprenderne significato e motivazioni, considerando che il possesso di tali beni rientri in una sfera assolutamente personale e privatistica. Allo stesso tempo nella valutazione della capacità economica si tiene conto dell’esistenza di condizioni di disagio in cui può trovarsi la famiglia. Queste considerazioni mirano al superamento del precedente criterio di valutazione basato sul solo reddito, garantendo pertanto un miglior risultato in termini di equità sociale. Il presupposto su cui si basa questa modalità di valutazione della potenzialità economica di un nucleo riconosce e promuove i principi di solidarietà e sussidiarietà fondanti la struttura familiare, all’interno della quale ogni membro collabora e contribuisce secondo le proprie possibilità, anche economiche, alla crescita e al mantenimento della famiglia stessa. Pertanto, anche se le agevolazioni ottenute possono riguardare uno solo dei membri (ad es. le agevolazioni per le tasse universitarie a favore di un giovane) l’indicatore su cui fare riferimento rappresenta la capacità economica dell’intero nucleo, in cui può essere presente anche il nonno anziano, uno zio, una sorella lavoratrice ... La seccatura della elaborazione della dichiarazione sostitutiva unica è compensata dalla possibilità, per tutti i componenti il nucleo familiare, di poter accedere, per tutto l’anno di validità dell’Attestazione I.S.E.E., ad eventuali servizi e/o agevolazioni in modalità semplificata. Quali sono le prestazioni sociali agevolate? L’elenco delle prestazioni sociali agevolate, o l’accesso agevolato ai servizi di pubblica utilità a cui si può presentare richiesta tramite ISEE, è sempre più vario e riguarda la maggior parte delle offerte a contenuto sociale e scolastico. Alcuni esempi: - Interventi a sostegno della genitorialità (assegni di maternità ed al nucleo nonché iniziative legate alla Carta Famiglia). - Asili nido ed altri servizi educativi per l’infanzia, mense scolastiche, prestazioni scolastiche varie, borse di studio, libri di testo, tasse universitarie, ecc. - Agevolazioni per servizi di pubblica utilità (telefono, luce, gas, acqua). - Prestazioni economiche assistenziali (fondo per l’autonomia possibile, fondo di Solidarietà regionale, riduzione delle rette delle case di riposo ecc.). - Acquisto della prima casa. Quali sono le agenzie a cui rivolgersi? I cittadini per ottenere l’At- testazione I.S.E.E. e le relative informazioni al riguardo possono rivolgersi ad uno dei Centri Autorizzati presenti nel territorio (le sedi I.N.P.S., i Comuni, i C.A.A.F. presso i Sindacati di categoria, i Patronati…). Per ulteriori approfondimenti in merito è possibile consultare il sito www.inps.it/servizi/ISEE Qual è la documentazione necessaria? Fra la documentazione necessaria è utile sottolineare che, oltre ai dati più generali riguardanti i singoli componenti e quelli già utilizzati per la dichiarazione dei redditi, è necessario essere in possesso di tutta la documentazione riguardante il patrimonio immobiliare (ad es. rendite catastali, redditi domenicali, contratti di mutuo, ecc.) e quella riguardante il patrimonio mobiliare (ad es. dati relativi ai depositi e conti correnti postali o bancari, così come dati relativi al possesso di titoli di stato, obbligazioni, buoni fruttiferi, partecipazioni azionarie, assicurazioni sulla vita, ecc.). E’ bene ricordare che tutti i dati reddituali e patrimoniali da dichiarare sono già stati sottoposti a tassazione e sono soggetti al segreto d’ufficio. Bisogna rammentare, infine, che la dichiarazione I.S.E.E., avente valore di autocertificazione da parte del dichiarante, può subire controlli da parte degli organi incaricati; pertanto un’errata o parziale dichiarazione relativa al reddito o al patrimonio in possesso può far incorrere l’interessato in sanzioni di carattere amministrativo e, nei casi più gravi, anche di natura penale. Serenella D’Agaro MEMORIA&ATTUALITA’ 15 Resistenza e Costituzione “La Resistenza non sia solo memoria ma esercizio del presente” Associazione Nazionale dei Partigiani ha aperto negli ultimi anni le porte a numerosi giovani, a chi la Resistenza non l'ha vissuta. Perchè questa scelta? A distanza di più di sessant'anni dalla fine della guerra si è deciso di consegnare il testimone alle nuove generazioni per far rivivere non solamente gesta e testimonianze ma soprattutto per ricordare la lotta per la democrazia e la libertà. Per ricordare come i valori per i quali molti giovani di 65 anni fa hanno sacrificato la propria vita siano sempre attuali e costituiscano la base per una società veramente libera e democratica. Per queste ragioni l'associazione Nazionale dei Partigiani, con la collaborazione di Concita de Gregorio e di Dacia Maraini, ha lanciato una campagna per le nuove adesioni: "Mi iscrivo all'ANPI perché la Resistenza non sia solo memoria del passato ma esercizio del presente". Cosa possiamo fare per trasmettere i valori e la memoria della lotta per la libertà e la democrazia ai giovani? Come riuscire ad andare "controcorrente" rispetto ad una società che vuole dimenticare o addirittura cancellare una parte molto importante della storia del nostro paese? Anche nel nostro paese ci sono state molte nuove adesioni alla campagna lanciata tra le quali spiccano in parti- L' colare quelle di alcuni giovani. Sabato 4 settembre presso la sala della Comunità Montana si è svolta l'assemblea degli iscritti delle tre sezioni di Gemona, Venzone ed Artegna. In quella sede si è deciso di dare vita ad una sezione inter-comunale tra Gemona e la vicina Venzone, mentre Artegna, per ora, ha preferito non aderire. Di grande respiro è stata la relazione morale di Lorenzo Londero. I passaggi più significativi hanno riguardato il ruolo della Resistenza come "fucina nella quale si temprarono i valori e i principi contenuti in quel documento di altissima civiltà che è la Costituzione" e quello dell'ANPI. Si è fatto riferimento, in particolare, all'esperienza della Repubblica partigiana della Carnia del 1944 ed ai decreti che sancivano l'introduzione del voto delle donne , la gratuità dell'amministrazione della giustizia, l'adozione di un criterio di progressività in materia tributaria e l'abolizione della pena di morte. Sono state ricordate inoltre due figure eccezionali tra i partigiani di Gemona: don Alberto Pancheri, padre stimmatino e direttore del Collegio - che con il nome di battaglia di Ettore si diede molto da fare, raccogliendo e organizzando numerosi giovani al movimento partigiano già un mese dopo l'8 settembre 1943 - e la medaglia d'oro al valor militare Pieri- CARTOLIBRERIA COCCINELLA Cartolibreria Coccinella sas di Marina Lepore & C. Via Dante Alighieri 213 Gemona del Friuli tel/fax 0432.981305 [email protected] no Celetto (nome di battaglia Mazzini), caduto eroicamente in un azione di rastrellamento sul finire del mese di settembre del 1944. All'assemblea sono intervenuti anche alcuni amministratori locali: il Sindaco di Artegna, che ha sottolineato l'attualità della Resistenza e dei valori contenuti nella Costituzione, e il Consigliere comunale Andrea Palese, che nel suo intervento ha rimarcato la presenza, peraltro dopo anni di assenza, del gonfalone del nostro Comune alla cerimonia del 25 aprile a Udine (città che ha ottenuto la medaglia d'oro per la Resistenza a nome di tutto il Friuli) e l'importanza di coinvolgere le scuole e i giovani perché il filo della memoria non si interrompa. Da sottolineare anche l'intervento di Livio Jacob, presidente della Cineteca del Friuli, che ha ricordato come presso la Cineteca si trovino dei preziosi materiali da mettere a disposizione per le scuole. Scuole che anche per la signora Grazia Levi devono esser coinvolte per far sì che i giovani non dimentichino. La signora Levi ha inoltre ricordato lo straordinario ruolo svolto durante la Resistenza dal Primario dell'ospedale di Udine dott. Antonio Celotti, un illustre gemonese spentosi un anno fa. L'assemblea ha quindi eletto i delegati che il 28 novembre andranno a comporre il Congresso Provinciale a Udine. Tra questi all'unanimità sono stati eletti due giovani. Un segnale controcorrente che dimostra come anche nel nostro paese si voglia "cedere il testimone" e trasmettere ai giovani quei valori sempre attuali di libertà e democrazia per i quali tanti altri giovani hanno lottato e dato la vita più di sessant'anni fa. Piero Calamandrei in un discorso agli studenti di Milano diceva: "Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione." Lodovico Copetti LE RICHIESTE DEL COMITATO Elettrosmog Il Comitato spontaneo contro l'elettrosmog di Gemona sta continuando a lavorare per la realizzazione di quanto richiesto ai punti 1 e 4 della mozione simbolica votata nell'assemblea pubblica svoltasi nel giugno del 2008. Più precisamente: Punto 1: Effettuazione di un monitoraggio delle emissioni elettromagnetiche ad alta e bassa frequenza relativo al suolo comunale, con priorità ai siti sensibili e alle zone residenziali. Punto 2: Istituzione di percorsi educativi scolastici atti alla conoscenza e all'uso consapevole delle nuove tecnologie. Di questo si è parlato nell'ultimo incontro, avvenuto a settembre, tra il sindaco Urbani, l'assessore Patat e i rappresentanti del Comitato. 16 CORO E … Il Coro Gruppo Alpini Gemona E non solo! Da quasi un anno anche Gemona ha di nuovo la sua Banda! l Coro Gruppo Alpini Gemona si è costituito nel 1999, fermamente voluto dal Capogruppo A.N.A. di Gemona, Renato Foschiatti, e da Giacomo Min Lepore, diventato poi il primo Presidente e rimasto in carica fino al 2006. Importante motore all’avvio di questa nuova avventura è stato il M.° Fulvio Zanin, che ha diretto il coro fino al 2005. L’esordio avviene il 20 aprile 2002 in un Glemonensis gremito di pubblico; l’emozione è viva, ma i sinceri e calorosi applausi leniscono ogni tensione. Da lì è partito un lungo elenco di concerti soprattutto in Friuli nell’ambito di rassegne corali, locali raduni di alpini, ma anche alle adunate nazionali del corpo militare dalla piuma sul cappello (Aosta, Trieste, Parma, Cuneo, Bassano del Grappa, Latina, Bergamo …), senza contare tutte le partecipazioni a messe patronali, sagre, eventi gemonesi. E’ sempre molto sentita la presenza del coro alle messe di suffragio agli alpini, giunti al loro congedo dalla vita. Nel calendario degli appuntamenti sono ormai fisse le I seguenti date: l’ultima domenica di luglio in Sella Somdogna per ricordare gli alpini caduti in guerra; ogni 2 agosto, dopo la letale caduta, il 2 febbraio 2005, sul Cjampon del corista Giovanni Galli, presso Sella Foredôr per celebrare la messa in memoria delle vittime della montagna; il 4 novembre con esibizioni nei diversi Comuni della locale Sezione A.N.A.; la terza domenica di settembre per la messa sul Cuarnan presso la chiesetta del Redentore (inaugurata il 22 settembre 1902). Gli Alpini hanno cantato in Lussemburgo davanti ad una platea di emigranti friulani, tra cui anche qualche gemonese, entusiasta di stare per un attimo a contatto con le proprie radici. Apro ora una parentesi personale, ma assolutamente attinente alla storia del coro. Nel novembre del 2007 mi è capitato di andare in Lussemburgo, aggregandomi al coro Le voci della montagna di Paluzza: cinque giorni che mi hanno permesso di incontrare tanti connazionali, ma soprattutto di rendere omaggio alle vittime di Marcinelle in Belgio. Non c’è stato Il coro degli Alpini nulla di puramente turistico, solo e soltanto un prendere coscienza del rapporto che ancora lega gli italiani alle loro origini e una totale, ma piacevolissima full immersion di canti alpini. Per caso mi è capitato alcuni anni fa di intrecciare una corrispondenza con una lussemburghese, sposata con un certo Loris Forgiarini. Nel 2005 la giovane coppia è venuta a Gemona con i genitori di Loris: mamma Duilia carnica e papà Luca gemonese, dei Paschin del Borc di Saufit. Non potevo perdere l’occasione di incontrarli in Lussemburgo. Da Luca e Duilia ho trovato una vera esposizione di foto, di volti, di luoghi e ricordi di Gemona e in particolare risalto era esposto anche il manifesto, incorniciato, del concerto tenuto dal Coro A.N.A. di Gemona. Nel 2007 i coristi sono stati ospiti anche della comunità friulana di Borgo Hemada a Terracina (Latina), altra terra che ha richiesto forza e sudore friulani per le bonifiche della pianura pontina: un invito che ha dato loro l’opportunità di presentare alcuni brani del ricco repertorio a Roma, nella centralissima Piazza Navona. Altra significativa esperienza, a diretto contatto con le nuove generazioni di friulani nel mondo, è stata quella dello scorso mese di marzo in Argentina e Uruguay, toccando le località dove il Friuli è stato maggiormente protagonista nella fase di colonizzazione dalla fine dell’Ottocento. Guidato da Claudio Sandruvi, già Sindaco di Gemona e Consigliere Provinciale, e dall’Assessore Loris Cargnelutti, il coro si è esibito in buona parte delle località inserite nell’itinerario (Buenos Aires, Castelmonte, Mendoza, Cordoba, Montevideo), ma il culmine si è avuto con la partecipazione alla 31^ Festa dell’Uva di Colonia Caroya. Hanno potuto visitare Casa Copetti ed essere accolti dai vari enti friulani; sono stati ricevuti anche dal Sindaco di Colonia Caroya, Rodolfo Visentin, e hanno potuto scoprire molte storie personali. Ho, ad esempio, tra le mani il libretto Gringos de la Colonia scritto da Marta Copetti de Lauret nel 2009 (un grazie speciale a Silvano Contessi per questo prezioso dono), che raccoglie alcune testimonianze di persone anziane, già figlie dell’Argentina, per non perdere ciò che ancora rimane del modo di vivere e delle tradizioni di una ormai fievole friulanità. I canti alpini come anche le villotte suscitano sempre una forte commozione, che gli emigranti sentono con maggior intensità: la nostalgia di un mitizzato Friuli prende il cuore, i ricordi di tempi lontani riemergono. In Slovenja, precisamente a Bled, nel giugno del 2006, in collaborazione con l’Uffico I.A.T. di Gemona, gli Alpini hanno proposto una breve performance nel contesto di un’iniziativa che parte dai gemellaggi tra Velden, ... BANDA 17 Bled e Gemona e che riunisce queste comunità in quelli che sono gli aspetti culturali, folkloristici ed enogastronomici nel segno dell’amicizia. Il 3 aprile del 2009 la compagine corale ha allietato la celebrazione per la Festa della Patria del Friuli, presso Palazzo Botòn. Dal 2005 il Coro A.N.A. organizza una rassegna di cori alpini, friulani e non solo, intitolata Lait a rôsis, nella meravigliosa cornice del duomo. Essa richiama sempre un numeroso pubblico, ma particolarmente partecipate sono state le edizioni del 2006 - legata emotivamente al grosso aiuto morale, materiale e di presenza umana, apportato dagli alpini, in congedo o in servizio di leva, nella fase di emergenza del terremoto e nella ricostruzione di Gemona - e del 2008, nel 90° Anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale. Il repertorio spazia dai canti alpini alle villotte friulane, dai canti popolari in genere a quelli liturgici, spesso usufruendo di nuove armonizzazioni apportate dal M.° Zanin. Gli autori vanno dai più noti Zardini, Zorutti, Macchi, Vriz, Garzoni, Pigarelli, fino al gemonese Paolino Urbani, autore della villotta Villotte contadine, musicata da Mario Macchi. Il Coro ha all’attivo la pubblicazione del cd Lait a rôsis del 2007 ed è in fase di preparazione una seconda raccolta. Attualmente il gruppo consta di 33 cantori (alpini in congedo e amici degli alpini), è diretto dal M.° Alberto Antonelli ed il Presidente è Valentino Collini. Il M.° Fulvio Zanin è Maestro Onorario del sodalizio. Si riunisce per le prove ogni giovedì sera presso la sede dell’A.N.A. in via Scugjelârs. Per eventuali contatti i recapiti sono: 349 8741517 (M.° Antonelli) oppure 347 7500640 (Presidente). a l’A.N.A di Gemona vanta anche la rinascita della banda, che ha esordito il 5 dicembre 2009 al Glemonensis. Dico rinascita perché a Gemona sono state attive in passato almeno due bande: la Banda della Società Operaia e la Banda (del Dopolavoro) della Pro Glemona. La Banda Alpina Gemona è formata da 26 componenti di ogni età (dai 12 ai 70 anni), maschi e femmine. È sorta sempre per la determinazione di Renato Foschiatti e grazie alla preziosa collaborazione con la Banda L. Mattiussi di Artegna. Ha un repertorio misto che va dalle marce religiose alle suonate alpine, dalla musica pop inglese e made in USA a quella classica, fino a quella leggera italiana. Dopo l’emozionante debutto, la banda è intervenuta in occasione di vari eventi gemonesi del 2010: alla Lucciolata della Sagra di S. Valentino in Godo, il 2 giugno per la Festa della Repubblica, in agosto per il decennale del gemellaggio Gemona – Laakirchen (A), al quale ha partecipato anche il coro. In vista ci sono gli appuntamenti con la Festa del Formaggio e il concerto annuale del 7 dicembre al cinema– teatro Sociale. M La banda degli Alpini Alcuni componenti svolgono attività di sensibilizzazione alla musica nelle scuole, anche tra i più piccoli delle materne, con particolare soddisfazione per l’interesse riscontrato. È sorta una scuola di musica con bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 e i 19 anni. La stanno frequentando con entusiasmo ben 25 giovani gemonesi: il futuro della banda! Nel logo sono sovrapposti i simboli di Gemona, il duomo e lo stemma giallorosso della città, ma sopra tutto è evidenziata una chia- ve di sol. Essa è diretta dal M.° Herbert Fasiolo, mentre Loris Sbaizero ne è il Presidente (per contatti chiamare al cell. 346 0222768). Il Presidente fa appello a chiunque desideri entrare nella banda di mettersi in contatto telefonicamente o di recarsi alle prove del lunedì sera presso la sede dell’A.N.A. in via Scugjelârs. Coro e banda: un impegno di molti nel nome della musica che unisce. Maria Copetti UN’OCCASIONE PERDUTA Gemona città del... Paolo C. scrive: 11 settembre 2010 Se negli ultimi 10/15 anni voi Gemonesi aveste avuto amministratori di spessore, il vostro paese sarebbe potuto diventare una sorta di "capitale morale" del terremoto in Italia. Avreste potuto realizzare un moderno museo, con laboratori didattici e metodologie interattive, in collaborazione con l'Università, la Protezione civile e molte altre istituzioni. Il castello poteva (potrà?) diventare lo spazio idoneo per accogliere tutto questo. Sarebbe stato non solo un modo per mante- nere viva la memoria positiva della vostra ricostruzione, ma anche un volano turistico. Esperienze di questo tipo ne esistono ben poche in Italia. E invece a Gemona state investendo incomprensibilmente su altro. La Città dello sport si può realizzare da qualsiasi altra parte, da Palermo ad Aosta. Ma la vostra storia e l'esperienza del sisma e del dopo-terremoto è unica ed irripetibile. E' proprio un peccato. E la conferma è tra le righe dell'articolo di Stella e Rizzo. Da www.contegemona.it 18 SPORTELLO ENERGIA La forza del gruppo di acquisto solare Si può aderire fino alla fine di novembre ono trascorsi già quattro mesi dall’apertura al pubblico dello Sportello Energia, istituito grazie alla collaborazione tra Legambiente, Achab Group e i Comuni di Gemona del Friuli, Artegna, Bordano, Trasaghis e Venzone. Un servizio in grado di elargire preziosi consigli, al fine di ridurre i consumi energetici domestici, ed offrire informazioni nel campo delle fonti rinnovabili. Sono già 40 le famiglie che hanno aderito al Gruppo di Acquisto Solare, promosso e coordinato dallo stesso sportello, il quale consentirà ai singoli aderenti, grazie ai vantaggi offerti dall’acquisto collettivo, di ottenere pannelli termici e fotovoltaici di qualità a prezzi molto vantaggiosi. S Principio strutturante del G.A.S. è il concetto di “democrazia partecipata”; il messaggio che lancia è infatti chiaro: i veri catalizzatori del cambiamento verso la sostenibilità energetica possono essere soltanto i cittadini, che, se sostenuti dalle amministrazioni più lungimiranti, possono promuovere e sviluppare una efficiente cultura energetica. I gruppi di acquisto solare, nati negli ultimi due anni in Veneto e in Friuli Venezia Giulia, hanno ormai superato 1 MW di solare fotovoltaico e più di 500 mq di solare termico installati, vale a dire -25.000 tonnellate di CO2 nei prossimi 20 anni. Ma quali sono stati i passi che il G.A.S. del gemonese ha dovuto affrontare? Dopo l’invio di un capitolato tecnico alle aziende del Triveneto ed alle Associazioni di Categoria, e dopo un’attenta e scrupolosa valutazione dei preventivi pervenuti, il G.A.S. ha democraticamente scelto il partner tecnico che installerà gli impianti: si tratta dell’azienda FINSOLAR Srl di Piove di Sacco (Pd). Il prezzo ottenuto è molto vantaggioso: dai 3.550 ai 3.700 € a KWp per il fotovoltaico in silicio policristallino e 1.000 € a mq per il solare termico (iva esclusa); inoltre, se le adesioni aumenteranno, il prezzo calerà secondo scaglioni definiti con la ditta. Si tratta di impianti “chiavi in mano” con pannelli e materiali di buona qualità. Nel prezzo vengono inoltre inclusi i costi di progettazione, sicurezza, collaudo, Il clima dell’estate 2010 40 manutenzione decennale ordinaria e straordinaria e tutte le pratiche burocratiche per l’installazione e per l’accesso allo sgravio fiscale del 55% e al conto energia. C’è tempo fino alla fine di novembre per aderire al G.A.S., a prescindere dal Comune di residenza; e per farlo ci si deve rivolgere allo Sportello Energia aperto settimanalmente presso le sedi dei cinque Comuni aderenti al progetto (Per informazioni o adesioni è possibile scrivere via mail all’indirizzo di posta elettronica sportello.energia.gemones e @ e n e rg i a c o m u n e . o rg oppure visitare il sit www.energiacomune.org.). La coordinatrice dello sportello arch. Alessandra Lepore Per altri dati e statistiche meteorologiche su Gemona: www.pensemaravee.it Temperature minime e massime Media climatica temperature '77-'06 Piogge giornaliere T. C° 35 P. 180,0 mm 160,0 140,0 30 120,0 25 100,0 20 80,0 60,0 15 40,0 10 20,0 5 0,0 1 4 7 10 13 16 19 22 25 28 1 4 7 10 13 16 19 22 25 28 31 Giugno 2010 Luglio 2010 ex libris La libertà è uno stato di grazia e si è liberi solo mentre si lotta per conquistarla. Luis Sepulveda L'ombra di quel che eravamo Fioreria Emidia Manzano Via Roma, 252 tel. 0432 970692 33013 Gemona del Friuli e-mail: [email protected] 3 6 9 12 15 18 21 24 27 30 Agosto 2010 Associazioni aderenti al Coordinamento A.C.A.T. - Associazione dei Clubs degli Alcolisti in Trattamento | A.T.Sa.M. - Associazione Tutela Salute Mentale | AUSER Alto Friuli - Associazione per l'autogestione dei servizi e la solidarietà | A.V.U.L.S.S. - Associazione per il Volontariato nelle Unità Locali dei Servizi SocioSanitari | Amnesty International - Gruppo Italia 143 | Associazione "Gruppo Special" | Associazione "Un blanc e un neri" | Associazione "Bravi Ragazzi" | Associazione Buteghe dal mont - Glemone | Associazione Casa per l'Europa - Gemona | Associazione Culturale e Compagnia Teatrale DRÈTELEDRÔS | Associazione Culturale Friûl Adventures - Fiore (Osoppo) | Associazione Culturale Pense e Maravee | Associazione Musicologi | Associazione Pro Loco Pro Glemona | Associazione storico-archeologico-culturale "Valentino Ostermann" | CAI (Club Alpino Italiano) - Sezione di Gemona del Friuli, Sottosezioni di Buia ed Osoppo, Commissione di Alpinismo Giovanile | C.A.V. Centro Aiuto alla Vita | C.I.D.I. - Centro territoriale d'Iniziativa Democratica degli Insegnanti della Carnia e del Gemonese | Circolo Legambiente della pedemontana gemonese | Centro Giovanile Parrocchiale Glemonensis | Comitato per la Costituzione | Comitato per la Solidarietà di Osoppo | Ecomuseo delle Acque del Gemonese | Gruppo Caritas della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona | Gruppo "Coccolastorie" | Gruppo Missionario della Parrocchia di S. Maria Assunta di Gemona | Gruppo Scout AGESCI Gemona 1 PAGINA DEL COORDINAMENTO DELLE ASSOCIAZIONI CULTURALI E DI VOLONTARIATO SOCIALE DI GEMONA Sostegni solidali Intervista a Duilio Londero, referente della Caritas foraniale di Gemona Vogliamo dare loro la nostra ospitalità e accoglienza e offrire momenti di svago per rendere più ricco il tempo libero. D’intesa con il parroco Gastone Candusso, ogni domenica pomeriggio i nostri volontari apriranno il centro di via Salcons per accogliere chi vorrà esserci. Se tutto va bene, l’iniziativa partirà tra uno o due mesi. E speriamo anche che si aggiunga qualche nuovo volontario. A distanza di un anno dall’ultima intervista, siamo tornati da Duilio Londero, referente della Caritas foraniale di Gemona. Cosa bolle nella pentola della Caritas per il prossimo futuro? Abbiamo intenzione di garantire ogni settimana un momento di aggregazione e socializzazione per le badanti che si prendono cura dei nostri anziani. Al giorno d’oggi non c’è famiglia che non si faccia aiutare da queste persone che però vivono una grande solitudine lontane dalle loro famiglie. L’anno scorso avete realizzato il progetto «Brutti ma buoni». In collaborazione con la Coop Nordest, la Caritas si occupa di distribuire cibi in scadenza a persone e famiglie con difficoltà economiche. Come sta andando l’iniziativa? A distanza di un anno possiamo dire che gli esiti sono senz’altro positivi. Più che distribuire direttamente prodotti alimentari alle persone bisognose, sosteniamo l’azione di altri enti. Ad esempio abbiamo collaborato con la Parrocchia di Bordano e con le sue iniziative di solidarietà. Altri i fronti su cui siete impegnati? La tradizionale raccolta degli stracci. Anche quest’anno è andata bene. Il ricavato di 28 mila euro verrà utilizzato per il progetto «Su misura per noi» che prevede l’apertura di due laboratori, uno di sartoria e l’altro di tappezzeria, pensati per offrire lavoro a persone in situazione di disagio sociale. Analogo discorso per la raccolta del ferro che ha dato vita a due laboratori. La Caritas si dà da fare anche con il Microcredito. Si tratta di uno strumento di sviluppo economico che consente alle persone povere di accedere ai servizi finanziari. Come operate? Il tentativo è quello di costituire un argine, per quanto possibile, alle situazioni a rischio di povertà. Cerchiamo di fornire supporto economico alle famiglie che devono affrontare spese come quelle per la riparazione della macchina o per i libri scolastici. Ci attiviamo in situazioni che abbiano determinati parametri di reddito e garanzie di restituzione, ma prima ancora dell’aiuto economico, forniamo alle persone che ci contattano il nostro ascolto. Operiamo in stretta sinergia con la Parrocchia di Gemona, i servizi sociali e in rete con la Caritas Diocesana. Che problematiche hanno le persone che si rivolgono a voi? Problemi di famiglia, salute, abitazione, lavoro, dipendenze. Le problematiche sono le più varie, così come le richieste: accoglienza, alloggio, sussidi, finanziamenti, lavoro. Si tratta di persone che vivono sul nostro territorio. Non solo di Gemona, ma anche dei paesi limitrofi. Per chi volesse, com’è possibile contattarvi? Un referente della Caritas è presente ogni martedì dalle 17.00 alle 19.00 presso la Canonica di Gemona. Martina Venturini Associazione culturale PENSEE MARAVEE Rifiuti, a che punto siamo? del Friuli Venezia Giulia - onlus Appuntamento annuale di informazione, approfondimento e dibattito sul tema della corretta gestione dei rifiuti e sui nuovi stili di vita VENERDI’ 26 NOVEMBRE 2010 ore 20.30, Sala della Comunità Montana - Gemona del F. - Via C. Caneva, 25 Programma: Saluti A che punto siamo? Interviste a Luigino Patat, Assessore all’Ambiente del Comune di Gemona e ad altri amministratori locali che hanno già avviato la raccolta differenziata “spinta” Quanto basta: appunti sulle quantità e qualità. Elia Beacco, Centro culturale “L. Tavazza” La sfida delle nuove economie e dell’Europa per ridurre lo spreco e aggiornare stili di vita. Comunicazioni di esperienze: - Realtà commerciali: come recuperare alimenti in scadenza - Il riutilizzo dei beni: sfida all’economia usa e getta - Come ridurre gli imballaggi - Riparare e non buttare: come e dove - Il compostaggio domestico Dibattito e conclusioni Viodût : il messaggero is ri fe in il sindic cui pastôrs e lis pioris ex libris Interessial a cualchidun? Ringraziamo tutti coloro che continuano a sostenere la nostra autonomia con un contributo. Compilate un bollettino di c.c. postale n. 16895336 Qualsiasi importo va bene! Gli serviva credere che c'era un capomastro e che il mondo era il suo manufatto?... Un padrone di tutto se c'era non avrebbe permesso il guasto della sua roba, non l'avrebbe lasciata alla malora in mano alla specie degli uomini. … Era impossibile un padrone di tutto, però quell'impossibile teneva compagnia. Gli piaceva dire di fronte al cielo che calava in terra per la sera, un grazie al capomastro. Erri De Luca Il peso della farfalla