Bimestrale della Caritas Diocesana di Palermo
ANNO XII | NUMERO 1 | GENNAIO-FEBBRAIO 2012
se ognuno fa qualcosa
informacaritas
L’emergenza lavoro e le preoccupazioni dei vescovi siciliani
Il Microcredito ai giovani e le opportunità per le famiglie
Fondi CEI 8xmille. Le idee diventano progetti
Tratta, una vergogna senza fine
Matteo La Grua: uomo di preghiera
Spedizione in abbonamento postale | Legge 662/96 | CMP Palermo
caritaspalermo.it
Ospedali Psichiatrici
Giudiziari
dossier
informacaritas
Bimestrale di informazione
della Caritas Diocesana di Palermo.
in questo numero
ANNO XII | NUMERO 1 | GENNAIO-FEBBRAIO 2012
editoriale Benedetto Genuali
13 Una agenda pastorale sociale…
Pino Grasso
Arcidiocesi di Palermo
Caritas Diocesana
redazione e amministrazione
90134 Palermo piazza Santa Chiara, 10
tel. e fax 091.327986
[email protected]
caritaspalermo.it
14 Un’azione sinergica per uscire dalla crisi
Pino Grasso
15 Emergenza lavoro: le preoccupazioni…
Pino Grasso
16 Rimanere nell’amore di Cristo
Francesco Paolo Geraci
In copertina:
17 Comunicare nel rispetto della dignità…
Giuseppe Mattina
18 L’attenzione del Comune…
Giuseppa Calò
19 Bamboccioni o fuga di cervelli
Giuseppe Mannino e Cristina Scimemi
10 Le capacità imprenditoriali…
Roberto Lo Meo
11 Microcredito: una opportunità…
S. Gallo, A. Culotta, T. Di Gristina, E. Sanfilippo
direttore
mons. Benedetto Genualdi
direttore responsabile
diacono Pino Grasso
redazione
Tommaso Calamia, Giuseppa Calò,
Fernanda Di Monte, Sara Gallo,
Giuseppe Gianbusso, Salvo Grasso
hanno collaborato
Gabriella Ammirata, Loredana Brigante,
Vincenzo Ceruso, Anna Culotta,
Tiziana Di Gristina, Valeria Gandini,
Francesco Paolo Geraci, Gaetano Giunta,
Roberto Lo Meo, Benedetto Lombardo,
Giuseppe Mannino, Gianfranco
Matarazzo, Giuseppe Mattina,
Nicola Mazzamuto, Filippo Passantino,
Giovanni Perrone, Giacomo Rondello,
Enzo Sanfilippo, Cristina Scimemi,
Mario Sedia, Diego Torre, Laura Viti
12 Le idee diventa progetti
Loredana Brigante
15 Perché Termini “non termini”
dossier OPG
16 È l’ora del tramonto
Gianfranco Matarazzo
21 Rieducarsi al bene comune
suor Valeria Gandini
22 Tratta: una vergogna senza fine
Salvo Grasso
23 L’università al servizio degli altri
Giovanni Perrone
24 Prestiamo attenzione gli uni agli altri
Mario Sedia
stampa
Officine Tipografiche
Aiello & Provenzano, Bagheria (Pa)
Spedizione in abbonamento postale
n. 12/2001, D.L. 6/12-6-2001
del Tribunale di Palermo.
2
informacaritas
ORDINARIO
STRAORDINARIO
SOSTENITORE
BENEFATTORE
€ 10
€ 20
€ 50
€ 100
25 Matteo La Grua: uomo di preghiera
Diego Torre
26 Nel cuore della città
Vincenzo Ceruso
27 L’altare dei poveri
progetto grafico e impaginazione
Daniele Cannella
Per ricevere informacaritas
invia il contributo a te più
idoneo, da scegliere tra le
seguenti quote:
28 La differenziata che fa la differenza
Fernanda Di Monte
29 Terraferma, un film reale
Giuseppa Calò
30 Democrazia e apertura
Giacomo Rondello
31 Un farmaco per tutti
puoi effettuare
un versamento su
c/c postale 11297900
oppure un bonifico
a c/c bancario
Intesa S. Paolo
Palermo 08,
via E. Restivo 85 Palermo
IBAN:
IT68 G030 6904 6231
0000 0000 961
(specificare come causale
del versamento “periodico
informacaritas”).
editoriale
Una agenda pastorale sociale a servizio dei giovani
Benedetto Genualdi
anno 2012 che andiamo a iniziare è il 12° anniversario del
nostro «Informacaritas. Se ognuno fa qualcosa». Abbiamo
voluto qualificare il nostro periodico con una nuova veste grafica, per meglio favorire l’offerta di questo strumento di comunicazione ecclesiale e sociale. L’augurio è che possa svolgere
un servizio sempre più rispondente ai bisogni e alle attese del
nostro territorio.
L’
Il Santo Padre Benedetto XVI ha dedicato il Messaggio
per la Giornata mondiale della Pace al tema dell’educare i giovani
alla giustizia e alla pace. Anche nel Messaggio per la Quaresima
2012 “Prestiamo attenzione gli uni agli altri” possiamo cogliere
degli spunti di riflessione da riferire al mondo giovanile. Quali sono
le sfide del mondo giovanile che maggiormente interpellano la
Chiesa e che rappresentano i nodi problematici che dobbiamo sapere sciogliere per non fallire nel nostro farci prossimi al mondo
giovanile? È importane che nella vita del giovane si realizzi la verità molto cara a Benedetto XVI, e cioè che Cristo nulla ti toglie ma
tutto ti dona. Mi chiedo se i nostri cammini di fede offerti ai giovani possano lasciare fuori i loro interessi, le loro frustrazioni, i loro
insuccessi, il loro tempo, nello studio o nello svago, il loro lavoro
o la mancanza di esso, la loro vita sociale e la loro partecipazione
politica, la loro sessualità e le loro prospettive di famiglia.
Ritengo sia urgente declinare alcuni temi che hanno
pieno diritto di cittadinanza in una agenda pastorale attenta ai
temi sociali che interpellano soprattutto il mondo giovanile.
Alcuni di questi, ma non i soli, possono essere la bellezza e l’ambiguità della comunicazione in internet, lo svago e il tempo libero, la verità ingannevole sul gioco di azzardo, la ricerca del
lavoro e l’impresa sociale possibile, la relazione di prossimità e il
volontariato a servizio delle persone fragili, il valore della paternità e della maternità nel vissuto di una sessualità senza ipocrisia,
lo sfruttamento sessuale della donna e la clientela giovanile, il desiderio di libertà e il rischio di cadere in nuove forme di dipendenze patologiche, l’inquinamento della politica e il desiderio di
potere partecipare alla costruzione di una società più bella, l’apertura all’intercultura e al dialogo interreligioso con i giovani stranieri. Alcune attenzioni che la Caritas sta coltivando in questi
anni vanno in questa direzione: percorsi formativi e di accomgennaiofebbraio 2012
pagnamento del volontariato giovanile, sviluppo del progetto Policoro per la formazione dei giovani alla creazione di impresa sociale con attivazione di due cooperative sociali giovanili e apertura
di altri tre Centri di animazione territoriale (Istituto P. Messina, Bagheria e Termini Imerese), incremento dei punti di ascolto per le
dipendenze patologiche al Centro Agape e al Punto Incontro Giovani di P. Messina, offerta di formazione per operatori di oratori
parrocchiali e della pastorale di strada, accompagnamento di minori del circuito panale in forme di esperienze forti, testimonianza
di prossimità a giovani disabili e con problemi di disagio psichico,
creazione del Centro di educazione ambientale San Francesco nel
V Vicariato per ragazzi e giovani delle scuole e delle associazioni,
creazione degli eventi Palermondo e Oratoriadi centrati sulla integrazione di giovani locali e immigrati, azione di sensibilizzazione
al tema della tratta di donne vittime di sfruttamento sessuale.
Nella nostra Chiesa ci sono interessanti proposte rivolte al mondo
giovanile provenienti da diverse direzioni. Tra tutte voglio citare
quella dell’Istituto Pedro Arrupe rivolta all’offerta di percorsi di
formazione sociale e politica sia residenziale che sul territorio.
Questo periodico «Se ognuno fa qualcosa», con
l’aiuto di tutti e in sintonia con lo spirito di carità che animò
padre Pino Puglisi nel servizio dei giovani, intende testimoniare
la ricca presenza di servizi pastorali offerti al mondo giovanile:
proviamo a condividere insieme un’ipotesi di agenda pastorale
sociale a servizio del mondo giovanile.
L’appello del cardinale Romeo agli amministratori convocati al Don Bosco
Un’azione sinergica per uscire dalla crisi
Pino Grasso
«
Vogliamo andare oltre la crisi, dalla
quale usciremo se ognuno fa qualcosa». È stato l’appello lanciato dal cardinale Paolo Romeo agli amministratori
dei comuni dell’Arcidiocesi, intervenuti,
al Teatro Don Bosco Ranchibile. La manifestazione è stata voluta dallo stesso
Presule fin dal suo insediamento a Palermo il 10 febbraio 2007 e si inserisce
nel percorso diocesano delle Settimane
Sociali.
«Non possiamo pensare che la
soluzione dei problemi, specialmente in
un mondo in crisi, dipende dagli altri –
ha proseguito – ognuno ha infatti, un
ruolo e un compito da svolgere in modo
sinfonico, sapendo che anche gli altri
stanno lavorando. Soltanto così noi possiamo raggiungere gli obiettivi che sono
difficili in ogni momento, ma che oggi
sono ancora più difficili di fronte ai
cambi culturali ed alla crisi economica
4
informacaritas
che stiamo attraversando e che non è
soltanto interna alla nostra Sicilia e alla
nostra Nazione, ma è frutto di questi
cambi molto profondi che stanno intervenendo nel mondo intero».
All’incontro moderato da Giuseppe Notarstefano, direttore dell’Ufficio
di pastorale per i problemi sociali e il lavoro, hanno preso parte numerosi amministratori regionali, provinciali e dei
comuni, nonché diversi parroci delle
chiese Matrici dell’Arcidiocesi di Palermo.
«Ringrazio il cardinale perché
ci ha dato l’opportunità di dare un impulso maggiore alla nostra pastorale sociale – ha dichiarato Notarstefano – per
realizzare percorsi di confronto e per leggere insieme i segni dei tempi». La relazione dal titolo Oltre la crisi: l’impegno
degli amministratori locali per il Bene Comune è stata svolta da mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente del
Comitato Scientifico ed Organizzativo
nazionale delle Settimane Sociali. «Più
che mai in un tempo come questo – ha
detto Miglio – la Chiesa ha il compito di
trasfondere non solo nelle istituzioni
pubbliche, ma in tutti i soggetti della società civile una linfa, un pensiero, una visione antropologica.
Tutte le analisi sull’attuale crisi
concordano nel dire che è venuta meno
una visione etica, sono venuti meno
principi ispiratori e dunque la prassi impazzisce. La Chiesa nel suo patrimonio e
nel suo messaggio ha proprio questa
ispirazione etica che nasce da una visione della persona. Questo è ciò che
manca oggi ed è la radice ultima della
crisi. Io credo che la Chiesa abbia la visione urgente di aiutare tutti a capire che
questo è il fondamento intanto per la
democrazia e c’è un fondamento solido
sulla persona umana e poi è il fondamento di qualsiasi ripresa anche della ripresa economica. Il messaggio della
Caritas in veritate è che l’economia ha bisogno di fondamenti che vanno oltre
l’economia, che vengono prima, non
sono di per se economici, ma che permettano all’economia di crescere e dunque di essere al servizio della persona e
della società».
In alto:
il cardinale Paolo Romeo
e mons. Arrigo Miglio
intervistati da TV 2000.
Emergenza lavoro: le preoccupazioni
dei vescovi siciliani
l numero sempre crescente di lavoratori dipendenti
che ha perso o sta perdendo il lavoro; il blocco quasi
totale del comparto edilizio che ha messo in crisi la filiera delle nuove costruzioni e il dinamismo delle ristrutturazioni; il settore della pesca fortemente
compromesso dalla concorrenza sleale degli armatori
stranieri, non tenuti al rispetto delle restrittive norme
dei Paesi Europei e dagli ingenti costi della navigazione
e della refrigerazione; la precarizzazione del lavoro giovanile, anche in molti settori di pubblico impiego, la
presenza di contratti a termine nei Comuni, nelle Province, nella sanità come nella scuola.
Sono i temi che hanno preoccupato i vescovi
siciliani, nel corso dei lavori della sessione invernale della
Conferenza Episcopale Siciliana, che si è tenuta nei
giorni 7-8 febbraio 2012 sotto la presidenza del cardinale Paolo Romeo. I presuli siciliani sono tornati ancora
una volta ad occuparsi della grave crisi economica che
attanaglia la nostra isola e hanno preso atto del fatto
che l’intero assetto del tessuto sociale è attraversato,
anche se in misura diversa, dalle conseguenze della crisi.
Nel sistema economico siciliano tale crisi non risparmia
alcun settore.
A fronte di questa situazione, che assume
toni sempre più preoccupanti, l’episcopato siciliano ha sollecitato il
confronto tra le parti
sociali, gli imprenditori e le rappresentanze politico-istituzionali di partiti e movimenti. In tutte le diocesi sono
state avviate, accanto alle ordinarie forme di intervento
a sostegno di antiche e nuove povertà, iniziative di microcredito che coinvolgono banche ed enti locali, per
intervenire in molte situazioni di disagio, impegnando
anche fondi e beni diocesani, esponendosi come garanti per sostenere e agevolare la concessione di prestiti e mutui. Ma questo impegno può non risultare
I
sufficiente né risolutivo senza una azione coordinata
delle istituzioni politiche regionali e nazionali.
Le molteplici iniziative di protesta dei lavoratori, quelle già svolte e quelle programmate mirate a richiamare l’attenzione sulla insostenibilità della crisi da
«Nel sistema economico siciliano
tale crisi non risparmia alcun settore»
gennaiofebbraio 2012
parte delle famiglie, delle imprese piccole e grandi, pubbliche e private, trovano attenzione e solidarietà da
parte dei Vescovi, ma trovano anche una ferma disapprovazione tutte quelle forme di manifestazioni paralizzano ogni attività, producendo irreversibili danni per
altre categorie di lavoratori, distruggendo risorse e beni
di consumo per milioni di euro, con l’unico risultato
dell’isolamento dell’intera società civile isolana da quella
nazionale ed europea.
p.g.
In alto:
partecipanti all’incontro
degli amministratori
presso il Teatro don Bosco.
informacaritas
5
arci
dio
cesi
Il XXV° Anniversario dell’ordinazione presbiterale di mons. Carmelo Cuttitta
Rimanere nell’amore di Cristo
Pino Grasso
«
Non ho alcun particolare merito,
unico mio merito è la misericordia di
Dio. La Sua iniziativa, il suo Amore. Nella
mia storia vocazionale non ci sono trasformazioni repentine o illuminazioni particolari, ma tutto ha concorso a svelarmi
gradualmente e in modo progressivo il disegno di Dio, conformando ogni aspetto
del mio essere e del mio agire sul modello
del Buon Pastore. Ovviamente si resta
sempre ben lontani dal modello da imitare. Però ciò che conta è che per me,
game con il presbiterio diocesano. Sono
tante le relazioni fraterne che in questi
25 anni hai voluto e saputo intessere, autentiche testimonianze di fraternità presbiterale. La tua affabilità nelle relazioni,
la sollecitudine attenta e la cura amorevole nei confronti della nostra Chiesa locale, in tutte le sue componenti, specie
quelle più problematiche, lo stile semplice e disinteressato, privo di parzialità
e carico di responsabilità, hanno fatto
sempre di te un presbitero stimato per-
nella mia vita, il sacerdozio non è qualcosa
da fare o un servizio da svolgere, ma un
modo di essere». Lo ha detto mons. Carmelo Cuttitta al termine della celebrazione Eucaristica presieduta dal cardinale
Paolo Romeo, in occasione del suo 25°
anniversario di ordinazione sacerdotale.
«Caro don Carmelo – ha
detto nell’omelia l’Arcivescovo – per te
‘rimanere nell’amore di Cristo’ si è sempre tradotto anche in un affettuoso le-
ché testimone dell’amicizia di Dio per gli
uomini, immagine di Cristo e del suo
amore misericordioso».
Il Vescovo ausiliare è stato festeggiato da una grande folla che gli ha
fatto corona. Presenti, tra gli altri, la
mamma Maria, la sorella, i fratelli e gli
altri familiari, il cardinale Salvatore De
Giorgi, tanti Vescovi siciliani, sacerdoti,
diaconi, membri di vita consacrata, autorità civili e militari e tanti laici prove-
6
informacaritas
nienti da Godrano, Ficarazzi e di San
Giuseppe Cottolengo. Il Vescovo ha ringraziato il Signore insieme al compagno
don Giuseppe Spadaro e si è fatto ricordo di don Giuseppe Calafiore che già
raggiunto la Casa del Padre nel 2010.
«Che cosa ho ricevuto in questi anni? – ricorda mons. Cuttitta - Soprattutto: la gioia e la libertà. Il mio
sacerdozio è stato illuminato dalla presenza di persone semplici e straordinarie
allo stesso tempo. La gran parte degli
anni del ministero sacerdotale è stato illuminato da Giovanni Paolo II, che mi ha
accompagnato sin dagli anni della formazione in Seminario. Da lui tutti abbiamo imparato il senso vero della gioia
e il senso di una grande libertà: la libertà
di stare con tutti e di affrontare tutto
senza dovere nulla a nessuno se non al
Signore. Ringrazio con gratitudine imperitura Benedetto XVI, maestro di verità, a
cui esprimo viva gratitudine per avermi
chiamato all’Episcopato, gli educatori del
Seminario, i docenti della Facoltà Teologica, i tanti sacerdoti e in modo del tutto
particolare il Servo di Dio, don Pino Puglisi, amico sincero e buono che mi ha
insegnato a conoscere e amare il Signore
e a servirlo con totale disponibilità. La
sua testimonianza di vita è per tutti noi
un esempio da imitare. Con animo commosso e colmo di gratitudine ricordo il
cardinale Salvatore Pappalardo, che mi
ha imposto le mani. Ringrazio il Signore
per aver conosciuto questo grande Pastore e per aver avuto il privilegio e
l’onore di dedicare alla Sua venerata persona sei anni del mio ministero».
Accanto:
mons. Carmelo Cuttitta
festeggiato dai fedeli.
arci
dio
cesi
Il cardinale Romeo incontra i giornalisti nel giorno del loro patrono
Comunicare nel rispetto della dignità umana
Francesco Paolo Geraci
«
Nostro Signore è stato il primo a
usare, per così dire, Twitter. Pensate ai
comandamenti dell’amore: ‘Ama il tuo
Dio, Ama il prossimo tuo come te stesso’.
Sono messaggi rapidi, sintesi potenti ed
efficaci». Lectio magistralis del cardinale
Paolo Romeo in occasione dell’annuale
incontro con la stampa e gli operatori dell’informazione, in occasione dell’annuale
festa di San Francesco di Sales, patrono
dei giornalisti che quest’anno a causa degli
impegni del Primate di Sicilia alla Cei è
stata rimandata di una settimana. Il cardinale ha invitato i giornalisti al rispetto e al
buon uso della comunicazione che talvolta dimentica la dignità della persona.
«Spesso c’è un abuso della cronaca che
schiaccia le persone, travalica il rispetto
che si deve agli individui e alle loro storie.
Così, un fatto scalza un altro fatto più recente rapidamente, senza scavare in profondità, senza tenere conto della
sensibilità comune, soffermandosi tante
volte sul macabro. Allora la comunicazione, la parola deve essere educata al silenzio, all’ascolto, alla visione completa dei
fatti. Il che non significa mettere il bavaglio alle notizie, ma educarsi a coglierne
l’essenza e a comunicarle correttamente,
provando anche a dare risposte a interrogativi e inquietudini profondi».
Nel corso dell’incontro organizzato dall’Ufficio per le Comunicazioni
Sociali, diretto dal diacono Pino Grasso,
e dal Centro Comunicazione e cultura
delle Paoline, diretto da suor Fernanda
Di Monte, è stato presentato il messaggio del Santo Padre Benedetto XVI della
46ª Giornata Mondiale delle Comunicagennaiofebbraio 2012
zioni Sociali, dal titolo Silenzio e Parola:
cammino di evangelizzazione. «L’invito
del Santo Padre è quanto mai opportuno
per noi operatori della Comunicazione –
ha detto il neo presidente dell’ordine
giornalisti Riccardo Arena – perché noi
molto spesso abbiamo presenti i nostri
diritti e poco i nostri doveri. Ci invita a riflettere su quello che trattiamo perché
abbiamo il dovere di raccontare i fatti
senza fare i moralisti, ma informando correttamente. Il primo giudice del nostro
operato siamo noi stessi».
«La comunicazione, la parola deve essere educata
al silenzio, all’ascolto, alla visione completa dei fatti»
Nel corso dell’incontro molto
partecipato, l’Arcivescovo ha espresso
anche la sua preoccupazione sulle prossime elezioni a Palermo. «Non so quanti
saranno i candidati, ma non sarà una persona a risolvere i tanti problemi della città.
Occorrono i programmi e finora non ne
vedo». Mentre sul piano degli accordi politici si infiamma il confronto per la scelta
dei candidati, il cardinale sottolinea che «si
sente il bisogno del silenzio e dell’ascolto
per ritrovare il senso dei fatti. Cosa voterà
il popolo dello Zen o della Vucciria? – si è
chiesto con apprensione il cardinale – per
quale visione e progetto di città? Per quale
lavoro? Per quale pianificazione del territorio o, ad esempio, dell’edilizia sociale?
Senza un programma chiaro e concreto
che affronti i nodi veri, prevale lo scambio
di voti tra chi manifesta una istanza e chi
sul posto la intercetta dando risposte ambigue. Così non va. Palermo – ha proseguito - ha bisogno di alzarsi. Ci vuole chi
mostra la strada che si intende far percorrere a questa città dove è forte il degrado.
È inutile che si faccia a gara per dire che si
punta alla legalità senza indicare e intraprendere strade di sviluppo e occupazionali». Poi l’invito ai cittadini: «Non si può
delegare con il voto a una persona e a dei
partiti la soluzione dei problemi. Occorre
l’impegno di tutti, la responsabilità di
ognuno per una nuova fase di rinascita».
In alto:
il cardinale Paolo Romeo,
suor Fernanda Di Monte e
Pino Grasso durante
l’incontro con i giornalisti.
Al centro:
un ritratto di San Francesco
di Sales patrono
dei giornalisti.
informacaritas
7
mi
no
ri
Piano infanzia e adolescenza
L’attenzione del Comune ai temi dei minori a rischio
Giuseppe Mattina
o scorso 20 febbraio la Commissione bicamerale Infanzia e
Adolescenza ha tenuto a Palermo
numerose audizioni per verificare
la situazione dei diritti dell’Infanzia
e l’applicazione del Piano Infanzia
e Adolescenza nella nostra città.
Riportiamo di seguito ampi stralci
del documento unitario che il
terzo settore palermitano ha consegnato ai commissari.
L
Documento terzo settore
per l’audizione della commissione bicamerale infanzia e adolescenza.
La costruzione del Primo
Piano d’A zione per l’Infanzia e
l’Adolescenza del Comune di Palermo, datato 1998 è stato un importante passo per lo sviluppo di
politiche, organiche e sistemiche,
rivolte a bambini, bambine, ragazzi
e ragazze della nostra città. Pur
partendo da un ritardo storico e
culturale rispetto ad altri Paesi europei, ma anche rispetto ad altre
regioni e città italiane, il tema dell’infanzia in questi anni, sembra
non essere più relegato alle politiche dell’emergenza e della prevenzione del disagio.
Tuttavia, oggi, a causa
della crisi economica e della riduzione di investimenti e finanziamenti pubblici si corre il grave
rischio di indebolire gravemente, se
8
informacaritas
non distruggere l’infrastrutturazione sociale che in questi anni si è
sviluppata e di indebolire il sistema
integrato delle politiche per l’infanzia, gli adolescenti ed i giovani.
Alle giovani generazioni
deve essere riconosciuto, “abbiamo il dovere” di riconoscere il
ruolo di portatori di nuove istanze
di sviluppo e di rinnovamento culturale e sociale, il diritto all’istruzione, alla formazione professionale, al tempo libero, al lavoro e ad
una qualità della vita orientata al
benessere, così come indicato
dalle leggi 285/97 e 328/2000, qualità della vita, pari opportunità,
non discriminazione e diritti di cittadinanza, devono essere i punti
cardini delle politiche per l’infanzia, l’adolescenza, i giovani. Il nostro appello alla politica è quello
di consolidare nell’azione lo spirito
e le caratteristiche di fondo della
legge 285: la non emergenzialità, gli
interventi non solo legati al disagio conclamato, la promozione
dei diritti e della cittadinanza, la
promozione della persona. Oggi le
politiche economiche e finanziarie del governo nazionale, del governo regionale e del governo
locale, con lo “svuotamento dei
fondi per l’infanzia”, la riduzione
complessiva dei finanziamenti per
le politiche di welfare, stanno producendo l’effetto di orientare gli
interventi su azioni “simboliche”,
“occasionali”, “ad alto impatto mediatico”, producendo una situazione di “welfare cessante” che
mette e metterà a rischio il futuro
di tanti bambini, di tanti giovani
ed un giorno di tanti cittadini.
C’è bisogno di attivare
processi utili a ripensare le politiche per l’infanzia e l’adolescenza
nelle dimensioni sistemiche, di
medio/lungo periodo, “processuali”, capaci di incidere sui fattori
di cambiamento e sulla qualità
della vita, applicando i principi costituzionali della sussidiarietà e
della responsabilità. Istituzioni
pubbliche e terzo settore lavorano
insieme per il bene comune trovando situazioni efficaci a problematiche complesse, tenendo
conto delle risorse finanziarie disponibili e del capitale sociale generato dalle comunità.
Politiche per l’infanzia e
presupposti di sviluppo.
Quale via devono percorrere i giovani?
Bamboccioni o fuga di cervelli
Giuseppa Calò
In questa situazione il
terzo settore palermitano impegnato a favore dei diritti dell’infanzia, degli adolescenti e dei giovani
(Associazionismo, Cooperazione
Sociale e Volontariato) non si tira
indietro, crede e si impegna per un
futuro migliore e vuole continuare
a connettere pensiero ed azione,
impegno sociale e civile, impegno
professionale per garantire la qualità dei servizi e la localizzazione
degli interventi territoriali.
In chiave politica ribadiamo la necessità di dare cittadinanza ai principi della 328:
considerare il terzo settore nella logica della sussidiarietà, della responsabilità/corresponsabilità politica e
sociale/comunitaria e non soltanto
del “gestore di servizi”; consolidare e
sviluppare gli interventi passando
dalla logica dei progetti e della loro
sommatoria alla logica del/dei piani,
della strategia di medio/lungo periodo, della programmazione pluriennale, dell’integrazione delle
politiche e degli interventi della capitalizzazione dei processi in chiave
di integrazione e dello sviluppo di sinergie per il raggiungimento di
obiettivi di cambiamento; attivare
processi di comunità, di promozione della solidarietà sociale, della
valorizzazione delle persone, della
famiglia e della solidarietà organizzata; sviluppare processi di attivazione/ riattivazione della comunità
educante; integrare le politiche istruzione, tempo libero, arte, cultura,
sport, formazione, lavoro, ambiente.
La questione “infanzia” in
una città come Palermo non può
prescindere da una pianificazione
generata da risorse “dedicate” quali
gennaiofebbraio 2012
esa ancora sull’opinione pubblica la dichiarazione del ministro Anna Maria Cancellieri, in
accordo alla Fornero sull’incapacità dei nostri giovani a investire sul proprio futuro autonomamente e lontano da mamma e papà. Pesa perché
focalizza ancor di più la nostra attenzione sull’Italia dei privilegiati, di coloro che contano e che non
vivono l’assillo quotidiano delle ristrettezze economiche e delle rinunce. Di coloro, insomma, che
non hanno bisogno “dell’illusione del posto fisso”
evocato dal Ministro Fornero. Pochissimi giovani
possono dedicarsi al proprio futuro, perché un futuro al momento non c’è. Basti pensare alle difficoltà per proseguire gli studi dovuti a test e numeri
chiusi. Non tutte le famiglie, infatti, possono sostenere le spese economiche lungo uno svariato
numero di anni durante i quali i figli si preparano
in scuole apposite e tentano di superare vari esami
di ammissione. E non è solo questione di posto
fisso. Un tempo si concorreva pubblicamente per
ottenerlo dando prova della propria capacità e attitudine a ricoprire un determinato ruolo.
Oggi forse non è più necessario, la globalizzazione cambia le regole anche in Italia. O almeno questo e quel che si dice (vedi modifica
dell’articolo 18). Ci si chiede però se le regole cambieranno per tutti o se qualcuno, naturalmente
più brillante, verrà risparmiato viaggiando a tutto
gas sulla corsia privilegiata del successo professionale ed economico a scapito di tanti altri.
La tanto declamata mobilità, che pure
ha un costo per ciò che attiene la qualità della vita,
può fornire in termini occupazionali delle certezze? Le nostre industrie piano piano si trasferiscono in altre nazioni causando molti
licenziamenti, la mobilità è davvero il rimedio che
salverà il futuro dei nostri giovani? Eppure tutti
P
possono essere quelle provenienti
dalla Legge 285, sopratutto in questo momento di riduzione delle risorse dai trasferimenti nazionali e
regionali e con il bilancio comunale
privo di risorse settoriali. Il terzo settore è pronto e intende continuare
hanno diritto alla valorizzazione della propria volontà e della propria intelligenza. Sia che si desideri
trovare lavoro nella propria nazione che fuori. Invece succede che se non si va via da casa per trovare lavoro si viene considerati “bamboccioni”.
Se invece ci si sposta all’estero sia per lo studio che
per il lavoro, per le condizioni più favorevoli per
entrambe le cose, si entra a far parte del fenomeno
dei “cervelli in fuga”. Cosa devono fare i nostri giovani? Devono aspirare a rimanere o ad andare via?
Credo che ad andar via, nel frattempo,
ci stiano facendo un pensierino anche i genitori,
visto che oggi nutrono seri dubbi sulla durata e
sulle garanzie del proprio impiego, qualsiasi esso
sia e soprattutto sulla certezza della pensione che
sicuramente ha motivato intere generazione alla
crescita del paese, di un paese che stenta a manifestare la sua civiltà non permettendo al cittadino di vivere serenamente la propria esistenza e
di offrire un futuro dignitoso ai propri figli.
a dare voce ai diritti dell’Infanzia e
a rafforzare il proprio impegno
nella logica della sussidiarietà ad assumersi le proprie responsabilità e
ad aprire una stagione di sostegno
ai processi di crescita e di cittadinanza delle nuove generazioni.
informacaritas
9
at
tua
lità
Il Microcredito ai giovani
Le capacità imprenditoriali dei nostri figli
Giuseppe Mannino e Cristina Scimemi
D
a una ricerca di dottorato in Psicologia del Lavoro e delle Risorse
Umane condotta noi presso la Libera
Università Maria SS. Assunta (sez. S. Silvia, Palermo), è emerso il bisogno di indagare sulle capacità dei giovani siciliani,
dai 25 ai 35 anni, di fare impresa e soprattutto di essere in grado di cogliere le
risorse del territorio e metterle a frutto
per sé e per la società civile. Tale esigenza
I dati delle maggiori agenzie di
ricerca sociale nazionali (Istat, Censis) rilevano un preoccupante quanto agghiacciante dato relativo ai giovani italiani
che, seppur in crisi come altri giovani in
Europa, hanno rinunciato a cercare lavoro, sembra non siano in grado di rintracciare possibilità lavorative, gettandosi
nel totale e alienante scoramento. Il microcredito, le Banche del Tempo, i
nasceva dalla provocazione/pregiudizio
degli esponenti del credito siciliano – intervistati nelle fasi preliminari della ricerca in merito all’attuazione di progetti
di microcredito – che i giovani oggi fossero troppo attaccati al proprio nucleo
familiare e poco competenti alle determinanti di rischio di un progetto di autoimpresa e pertanto, nonostante fossero
disponibili dei fondi a loro dedicati, non
producessero idonee richieste di utilizzo.
Gruppi di Acquisto Solidale, basati sulla
fiducia, reciprocità e scambio di beni relazionali oltre che di mercato, sono forme
di sviluppo economico territoriale che introducono un elemento di maggiore importanza e spessore valoriale nell’asse
dicotomico Stato-Mercato, ossia la società civile, che potrebbe configurarsi
come chiave di volta di questa nostra società individualista ed egoista, aprendosi
agli altri, al gruppo, alla polis.
10
informacaritas
Sono stati, dunque, somministrati a 106 giovani siciliani disoccupati
dei questionari che valutassero i valori
professionali, l’autoefficacia percepita
nella ricerca del lavoro e le capacità di
uscire fuori dal “nido” familiare. Dai risultati emerge la rinascita di una spinta al
cambiamento. I giovani intervistati dimostrano di avere quelle competenze
indispensabili all’avvio di un progetto
personale di sviluppo.
I nostri soggetti si percepiscono particolarmente capaci di interagire con persone nuove, rispettando le
altrui competenze nel contesto di lavoro
e ritengono importante rivolgersi a persone di maggiore esperienza per accrescere le proprie competenze; si
percepiscono capaci di attivarsi nel ricercare e valutare le informazioni relative a
nuovi lavori e competenti nella selezione
delle offerte di lavoro; sentono di avere la
capacità di pianificare attivamente il proprio futuro professionale, cogliendo le
opportunità offerte dal mercato di lavoro. Inoltre, si presentano propensi al
nuovo, al cambiamento e all’adozione di
tecniche lavorative innovative.
Tuttavia, un elemento non trascurabile e che è stato, nella stessa ricerca, identificato come correlato alla
capacità del giovane di percepirsi in
grado di rintracciare possibilità di lavoro,
è la bassa capacità di differenziarsi dal
proprio nucleo familiare rilevata nei soggetti indagati. I nostri giovani dai 25 ai 35
anni appaiono psicologicamente impantanati in un sistema di legami familiari ad oggi convalidati dalla società
Microcredito: una opportunità
per le famiglie siciliane
Roberto Lo Meo
na importante opportunità viene offerta
dalla legge regionale 11/2010 riguardante il
microcredito allo scopo di sostenere famiglie e
imprese che subiscono l’attuale crisi. L’intervento
si rivolge a quelle famiglie prive della capacità economico - patrimoniale necessaria per ottenere il
credito bancario ordinario e che, tuttavia, presentano potenzialità economiche future che possono giustificare l’assunzione di impegni
responsabilizzanti come quello, appunto, di ricevere un microprestito.
L’obiettivo è quello di sostenere condizioni di particolare e temporaneo disagio concernente esigenze abitative, di tutela della salute
o attinenti ai percorsi educativi e di istruzione
dei componenti della famiglia stessa; di favorire
la realizzazione di
progetti di
vita familiare volti a
sviluppare e migliorare le condizioni sociali, economiche e lavorative delle stesse. Il fondo istituito dalla Regione ha una dotazione di 12
milioni di euro, attraverso cui si prevede di soddisfare oltre 3.000 richieste, è finalizzato a prestare garanzia a favore dei soggetti finanziatori,
a fronte dei micro prestiti destinati alle famiglie
beneficiarie.
Il prestito, fino a 6.000 euro – rinnovabile fino a un tetto massimo di 25.000 euro –
U
come mezzi di sussistenza alla crisi. Le famiglie sono i migliori ammortizzatori sociali e questa nuova configurazione
sembra provocare – attivando un circuito che si autoalimenta – un ritardo
nel fisiologico processo di individuazione
e di differenziazione del giovane adulto.
Dai risultati emersi, si profila
un incongruenza psico-sociale nella dinamica di autonomia- separazione dei
giovani coinvolti e del loro tessuto sociale di riferimento: da un lato la preparazione e a volte l’eccellenza accademica
dei giovani che li predisporrebbe a successi lavorativi autoimprenditoriali e dall’altra un passivismo affettivo
socio-familistico che blocca il meccanismo di autonomia e separazione, indispensabile all’autoimprenditorialità ed
all’empowerment individuale.
Da tale incongruenza emerge
a sua volta una forte indicazione per gli
operatori della pastorale giovanile, dell’educazione, e dell’accompagnamento
psico-sociale: urgono interventi formativi e trasformativi individuali e sociali
che favoriscano l’autonomia esistenziale
dei giovani. Tali interventi avranno interessanti ricadute sull’autoimprenditorialità individuale e dunque sulle richieste
di accesso al microcredito imprenditoriale e di conseguenza sui tassi di occupazione giovanile.
La ricerca è in via di ampliamento, ma ad oggi è possibile identificare in tali dati dei validi strumenti per
comprendere le disposizioni del giovane
verso nuove alternative economiche,
come la micro-impresa.
gennaiofebbraio 2012
potrà essere chiesto per interventi di ristrutturazione, acquisito di mobili e pagamento delle bollette, oltre che per spese sanitarie e scolastiche.
«Il fondo istituito dalla Regione
ha una dotazione di 12 milioni di euro»
Le famiglie più bisognose saranno scelte in base a
un unico parametro numerico: un ISEE inferiore a
13.000 euro. Sono quindi oltre 100.000 le famiglie
che potranno chiedere il prestito. La Regione si
farà garante nei confronti delle banche e, nel caso
in cui le famiglie non pagassero le rate del prestito, versare le somme dovute agli istituti di credito coinvolti nell’iniziativa, nello specifico
Unicredit e Banche di Credito Cooperativo. Le
istanze di accesso al microcredito possono essere
presentate dal 2 gennaio 2012 rivolgendosi ad
uno degli organismi non profit convenzionati ubicato nella propria provincia di residenza.
Le istituzioni e gli organismi non profit
svolgono il compito della prima selezione delle
famiglie che presenteranno istanza e, in seguito,
l’attività di tutoraggio e accompagnamento nonché quella di promozione a favore dei beneficiari
del microcredito, fornendo agli stessi ogni utile
supporto. Per ulteriori informazioni collegarsi al
link: http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIRPORTALE/ PIR_Iniziative/PIR_Microcredito.
informacaritas
11
pro
get
tua
lità
Fondi Cei 8xmille
Le idee diventano progetti
Sara Gallo, Anna Culotta, Tiziana Di Gristina, Enzo Sanfilippo
PIANO INTERVENTO GIOVANI
a difficoltà di incontrare i giovani nei
luoghi di aggregazione e la non conoscenza degli spazi disponibili all’interno delle realtà oratoriali e parrocchiali,
ci spinge a pensare nuove forme di presenza nel territorio capaci di prestare attenzione sia alle fragilità che alle risorse
dei minori e dei giovani. Tale esigenza risulta ancora più forte per una realtà
socio culturale come quella della città di
Palermo, che registra un alto tasso di abbandono scolastico, insufficienti o inesistenti opportunità di lavoro, che
sfociano spesso in situazioni di emarginazione, illegalità, devianza criminalità.
Il progetto Piano Intervento Giovani, mira a dare stabilità a iniziative concrete di prevenzione, promozione ed
accompagnamento rivolte a minori e giovani (anche immigrati) attraverso il lavoro
di pastorale di integrazione portato avanti
dalla Caritas diocesana, quale soggetto
gestore, e da altri 4 soggetti – Azione cat-
L
tolica, Pastorale Giovanile, Salesiani, Piccole Suore Missionarie della Carità (don
Orione) e la Parrocchia Sacra Famiglia del
II vicariato – che si sono costituiti in Associazione temporanea di scopo. La realizzazione del progetto si articola su tre
ambiti di intervento:
1. L’oratorio, come luogo ed
esperienza significativa di incontro, aggregazione, evangelizzazione e formazione dei giovani. Si insisterà sulla
formazione e l’accompagnamento degli
oratori parrocchiali ai temi specifici e alla
conoscenza delle legislazione vigente in
Italia e in Sicilia sugli oratori e alla federazione degli oratori attraverso la costituzione degli stessi in rete.
2. La pastorale di strada,
come farsi presenti nei luoghi di incontro
dei giovani e degli adulti che raramente
e difficilmente entrano in contatto con
le realtà parrocchiali prevedendo anche
un corso residenziale di secondo livello
per animatori di strada.
3. Il PIG – Punto Incontro
Giovani “Padre Messina” – come luogo
di comunità culturale e spirituale significativo, aperto ai gruppi giovanili e alle associazioni ecclesiali e laiche.
4. Lo sportello lavoro ed integrazione, realizzato in collaborazione
con l’equipe del progetto “Policoro” e rivolto in modo particolare ai giovani stranieri presenti nel nostro territorio che
hanno il desidero di scommettersi in un
progetto di lavoro autonomo.
5. Lo sportello di ascolto sulle
dipendenze patologiche, rivolto alle
fasce giovanili della popolazione della
Diocesi, in collaborazione con L’Istituto
“don Calabria”.
s.g.
IN E OUT: COSTRUIRE LEGAMI.
Dall’ambizione del titolo alla
concretezza dell’impegno. Da febbraio
2012 un nuovo progetto finanziato con
fondi 8xmille a sostegno delle popolazioni migrati con particolare cura alle
donne vittime di tratta e sfruttamento
sessuale. Da più di un decennio la Caritas Diocesana di Palermo si confronta
con il tema delle migrazioni, cercando
di leggere e rispondere alla trasforma-
In alto:
ragazzi giocano
in un oratorio parrocchiale.
Accanto:
un gruppo di giovani
durante un laboratorio.
zione in senso multiculturale della società, che fa della regolazione della convivenza interetnica una questione di
schiacciante attualità.
All’interno di un contesto culturale e di uno scenario economico precario e di difficoltà caratterizzato da un
crescente senso di insicurezza – la «società dell’incertezza» per dirla con Bauman – gli immigrati sono spesso
percepiti come i responsabili in misura
significativa della rottura della coesione
sociale, capro espiatorio di tutti i «mali
della società».
I nostri Centri di Ascolto rendono conto, invece, di una popolazione,
quella immigrata, che chiede un aiuto
orientato alla autonomia, che lotta per
una condizione di regolarità e riconoscimento dei diritti. Una delle faccie della
medaglia è rappresentata da quelle persone, donne, vittime di circuiti criminali
gestiti da connazionali, soggette a forme
plurime di sfruttamento, sia in ambito
sessuale che lavorativo. Il progetto in e
out, cerca di raggiungere la variegata e
multidimenzionata condizione degli immigrati presenti nei territori attraverso diverse forme di aiuto e prossimità, che
comprendono l’ascolto, il sostegno e accompagnamento delle persone migranti,
con particolare attenzione alle famiglie, ai
detenuti presenti nelle carceri che ricadono nella diocesi di Palermo,alle donne
vittime di violenza e vittime di tratta.
Nello specifico sono stati attivati una unità mobile di strada che incontra le donne nei luoghi in cui vengo
sfruttate, una accoglienza di secondo livello per quattro persone, servizi di cura
della persona (docce e lavanderia), percorsi di promozione e inserimento
socio-lavorativo attraverso tirocini formativi. In questo panorama composito,
l’animazione della comunità cristiana
rappresenta il collante tra tutte queste
attività. Essa sarà attuata sia attraverso
percorsi di sensibilizzazione e conoscenza sul fenomeno migratorio all’interno delle comunità parrocchiali,
disponibili ad accogliere stimoli di prosgennaiofebbraio 2012
simità ed impegno, sia attraverso momenti di più generale riflessione.
È obiettivo di questo progetto
sollecitare l’attenzione delle comunità
cristiane al “coraggio del bene”, verso
quelle persone, che secondo il senso comune, poco o nulla necessiterebbero di
aiuto e considerazione, perché vissuti
come estranei lontani da sé.
a.c.
TERRA FUTURA.
Un luogo dove riscoprire il
contatto profondo con la natura, dove
poter sperimentare concretamente la
conoscenza della flora e della fauna locale, ma anche un’occasione irripetibile
per sentirsi vicini a Dio. Da febbraio 2012
un nuovo progetto finanziato con fondi
8xmille permetterà la realizzazione di un
centro di educazione ambientale presso
un bene confiscato alla mafia, sito ad Altavilla Milicia. Da alcuni anni la Caritas
diocesana di Palermo, attraverso l’area
Mondialità e Pace, pone molta attenzione ai temi della salvaguardia del creato
e dello sviluppo sostenibile per sensibilizzare le parrocchie e la cittadinanza a riscoprire e rimodellare i propri stili di vita,
promuovendo la partecipazione a diverse campagne locali e nazionali.
L’idea è quella di promuovere
una “nuova sensibilità ambientale” a partire dalla legalità, con un coinvolgimento
delle realtà parrocchiali, in primo luogo,
ma anche di quanti vogliono poter garantire un futuro più equo alle nuove generazioni. La realizzazione del centro di
educazione ambientale permetterà alle
scuole, alle associazioni di poter visitare
i luoghi della RNO (Riserva Naturale
Orientata) Pizzo Cane, Pizzo Trigna e
Grotta Mazzamuto, con percorsi naturalistici gestiti da esperti, ma anche con
laboratori e attività ludico-ricreative.
In alto:
una veduta in località
Mazzamuto.
Sotto:
l’Eremo di San Felice
all’interno della Riserva
Naturale di Pizzo Cane.
informacaritas
13
Sono in programma percorsi
di formazione, partecipazione e consapevolezza del valore e dell’importanza di
salvaguardare il Creato e verranno attivati, inoltre, percorsi tematici che conducano ad un ripensamento dell’agire
dell’uomo e a prassi che determinino
comportamenti sostenibili; si individueranno, inoltre, quali potranno essere
nuovi stili di vita per riabitare la Terra.
A tal fine verranno utilizzati in
rete strutture messe a disposizione dai
partner Amici di San Felice, Associazione “Jus Vitae” e Cavalleria di S. Onofrio, per conoscere e apprezzare il
territorio della Riserva. Il percorso di
educazione ambientale non sarà ridotto
a semplice studio dell’ambiente, ma affronterà il forte legame esistente tra
consumo dell’ambiente e l’acquisizione
di un nuovo rapporto dell’uomo con se
stesso, con gli altri, con le cose avendo
come meta finale la formazione di cittadini responsabili e attivi. Saranno affrontate tematiche riguardanti gli stili di
vita, il consumo critico, lo sviluppo sostenibile, il riutilizzo, le risorse rinnovabili, la legalità e il contrasto alle
eco-mafie, perché il rispetto e la cura
dell’ambiente che ci circonda, parte
anche da queste attenzioni da concretizzare nel quotidiano.
t.d.g.
IN…CIRCUITO.
Il progetto In…Circuito mira a
dar seguito al progetto Ortocircuito finanziato con i fondi otto per mille durante
l’anno 2010. L’esperienza di Ortocircuito,
attraverso il sostegno al Vivaio Ibervillea
gestito dalla Cooperativa Sociale Solidarietà, ha rilanciato un modello di impresa
sociale dove la Caritas, il Dipartimento di
Salute Mentale della ASP e le Cooperative
sociali, lavorano fianco a fianco nella costruzione di opportunità per persone con
disagio psichico.
Nell’ambito della collaborazione tra Dipartimento di Salute Mentale e Caritas diocesana un particolare
14
informacaritas
significato ha avuto la costituzione di
una nuova cooperativa fatta da giovani
e persone con disagio psichico. Questa
cooperativa darà seguito alla attività del
gruppo artigianale “Regine di Pezza” che
ha iniziato a costituirsi presso un Centro
Diurno del DSM ed è oggi ospitato in locali della Caritas (Stella Maris).
Altro importante traguardo è
dato dal Protocollo d’intesa con la ASP
di Palermo firmato nel dicembre del
2010. In base a tale protocollo la ASP do-
«Le azioni previste riguardano l’inserimento
dei destinatari in settori formativi e produttivi»
vrebbe concedere alla Caritas e alle cooperative da essa promosse alcune
strutture dell’ex manicomio di Palermo
per sviluppare nuove attività di impresa.
Per dare ulteriore slancio a
questi significativi risultati è stato presentato, per l’anno 2012, un nuovo progetto che ha preso il nome di
In…Circuito. Il progetto mira a implementare azioni di inclusione sociale di
soggetti con svantaggio sociale e/o psichico emarginati dal mercato del lavoro.
Le azioni previste riguardano l’inserimento lavorativo dei destinatari finali in
due settori formativi e produttivi: attività
vivaistica specializzata in piante grasse,
produzione e commercializzazione di
borse di stoffa. Tali azioni si innestano
sulle esperienze in atto promosse dal
DSM ASP di Palermo e dal Distretto
Socio Sanitario 42 Legge 328/00.
Rispetto al precedente, il progetto In…Circuito intende attivare le seguenti attività aggiuntive: il sostegno al
laboratorio sartoriale “Regine di Pezza”
organizzato presso i locali della Parrocchia “Stella Maris” di Palermo; il sostegno
allo staff della neo-nata Cooperativa Sociale “Officina 22”.
Tra gli elementi innovativi del
progetto evidenziamo lo sviluppo di una
nuova metodologia di ricerca-azione
tesa alla realizzazione dell’Impresa di Comunità, anche attraverso uno strumento
specifico – il Piano Evolutivo d’Impresa –
che coniuga alcuni elementi tipici del
Bussines Plan aziendale con altri elementi
della programmazione sociale che determinano il sostegno della comunità locale ad attività economiche eticamente
orientate, portate avanti dalle Cooperative Sociali.
e.s.
la
vo
ro
Partecipare per ridisegnare il futuro
Perché Termini “non termini”
Loredana Brigante
a fabbrica. Gli operai. Le nuove generazioni. Argomenti apparentemente
lontani in un luogo che parla di secoli di
storia e di cultura. Il Museo Civico “B. Romano” di Termini Imerese è stato, il 24
febbraio, sede del seminario Partecipare
per ridisegnare il futuro dove difficoltà, risorse e prospettive di una città sono parse
intrecciate come in un arazzo. Diverso
però da quelli lì custoditi, con la cornice di
fili d’argento e di corallo. Contorni ancora
poco definiti: come le sorti delle ex tute
blu, come i sogni dei ragazzi che hanno
popolato l’assemblea. L’evento, nato per
offrire nuovi e alternativi modelli di sviluppo e testimonianze concrete di buone
prassi, è stato promosso dall’Istituto Arrupe, la Caritas diocesana di Palermo, l’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro
dell’Arcidiocesi di Palermo e l’Associazione “Centro Studi - Opera don Calabria”,
in collaborazione con l’Amministrazione
Comunale di Termini Imerese.
Diversi gli spunti in un’intensa
giornata di confronto iniziata la mattina
al Liceo Classico “G. Ugdulena” con gli
studenti delle ultime classi, a cui si sono
aggiunti, nel pomeriggio, quelli del Liceo
Scientifico “N. Palmeri” e dell’ITCG “Stenio”. Una partecipazione massiccia di ragazzi che, tra le sedie della splendida
Pinacoteca, spiccavano anche per il Sindaco come speranze. Volti di un’altra
Termini che ha ancora tanto da offrire e
da costruire, e non solo da chiedere.
A guidare la riflessione due docenti dell’Università di Deusto e Gaetano
Giunta, segretario generale della Fondazione Comunità di Messina che ricorda:
L
gennaiofebbraio 2012
«Se vogliamo fare un’economia che non
tradisce, com’è successo a Termini, è decisivo valorizzare le risorse». Due esperienze diverse e lontane – Bilbao e
Messina – accomunate dalla capacità di
“localizzare i beni di un territorio”. È Jon
Leonardo, professore spagnolo di Sociologia Urbana e Metodi di Ricerca, a raccontare di Bilbao, della crisi degli anni
Ottanta dell’industria siderurgica, dell’alluvione del 1983. E poi, del processo di
trasformazione, dei 150 progetti realizzati
in 20 anni, del ruolo decisivo del settore
pubblico e, soprattutto, del capitale sociale come chiave di volta: «Sono state le
persone, non le cose, che hanno messo
in atto il cambiamento». Quel cambiamento di cui i giovani possono essere
protagonisti, come sottolinea Massimo
Cermelli, giovane siciliano anche lui, che
ora insegna a Deusto Macroeconomia
ed Economia Internazionale: «Occorre
iniziare a pensare in un’ottica di autoimprenditorialità; maggiore coesione sociale, vitalità e creatività possono fare la
differenza ed essere volano di sviluppo».
Concorda mons. Raffaele Mangano: «La scommessa è nella partecipazione, e nei giovani, che hanno bisogno di
accompagnamento». Così è per p. Matarazzo e Anna Staropoli, mons. Genualdi,
Giuseppe Mattina, Giuseppe Notarstefano e il Sindaco Burrafato, le cui rispettive espressioni-chiave sono: “prendersi
cura del territorio”, “politiche pubbliche
partecipative”, “responsabiliz- zazione dei
cittadini e dei cristiani”, “promozione e
non assistenza”, “economia di prossimità”,
“verifica e discernimento”. La parola, poi,
ai cittadini nei gruppi di lavoro.
In alto:
la platea durante
l’intervento di padre
Gianfranco Matarazzo.
Accanto:
i relatori del seminario.
informacaritas
15
giu
sti
zia
dossier
Ospedali Psichiatrici Giudiziari
È l’ora del tramonto
Nicola Mazzamuto
al 31 marzo 2013 gli Ospedali psichiatrici giudiziari che oggi ospitano circa 1400 persone – secondo la
scadenza prescritta dalle disposizioni per
il loro definitivo superamento approvate
dalla L. 9/2012, sotto la spinta istituzionale ed emotiva dell’inchiesta parlamentare della Commissione Marino –
dovrebbero chiudere i loro battenti e, se
il termine legislativo verrà rispettato, tramonteranno gli ultimi epigoni di quello
che in uno splendido libro Isaias Pessotti
definiva il secolo dei manicomi.
I manicomi giudiziari nascono
nel XIX sec. in un clima dominato dal positivismo criminologico che concepiva la
malattia mentale ed in particolare la follia criminale come degenerazioni mentali
insanabili secondo una logica contenitiva
di istituzione totale che segregava i corpi
e controllava le menti, al fine di esorcizzare le paure e neutralizzare il pericolo
della reiterazione delle condotte criminose. In tale clima ideologico e culturale
non mancavano tuttavia voci e testimonianze diverse, ispirate a principi e valori
di autentico umanesimo, come nella straordinaria esperienza palermitana della
Real Casa dei Matti del Barone Pietro Pisani che cercava di curare e riabilitare con
l’ergonomia, la musicoterapia, la teatroterapia, il giardinaggio.
La concezione e pratica ottocentesca di tipo custodialistico dei manicomi, sia comuni che giudiziari, ha
continuato tuttavia ad essere dominante
anche nel Novecento, pur nella consapevolezza che “non tutti i matti si trovavano in manicomio e che non tutti gli
D
16
informacaritas
internati in manicomio erano matti”, che
il confine tra normalità e follia è assai labile, che spesso la follia è imparentata
con il genio, che, come ricordava il Mahatma Ghandi, sono i “pazzi” a cambiare
il mondo e che persino Gesù Cristo fu
chiamato “pazzo” dai suoi parenti!
Per una rivoluzione copernicana nel trattamento dei malati di
mente si è dovuto attendere la
L.180/1978 che ha disposto la chiusura
dei manicomi comuni, ha gettato le basi
della “psichiatria territoriale”, inaugurando una complessa stagione segnata
da luci ed ombre che giunge fino ad
oggi. È scaturito un movimento di nuova
psichiatria, attenta ai bisogni ed ai diritti
del malato di mente ed al pericolo della
sua stigmatizzazione sociale, è maturata
una nuova coscienza civile della malattia mentale ed una maggiore “presa in
carico” da parte del servizio sanitario,
delle istituzioni politiche e della società
nelle sue varie articolazioni.
Gli OPG, sopravvissuti, pur
nella connaturale chiusura delle proprie
strutture e nel frequente degrado delle
condizioni di vita e di talune prassi ope-
ziosa opera di Direttori, psichiatri, psicologi, infermieri, educatori, assistenti sociali, cappellani, volontari e della parte
«Il confine tra normalità e follia è assai labile,
che spesso la follia è imparentata con il genio»
rative irrispettose della dignità personale,
aggravate dal male endemico del sovraffollamento, non sono tuttavia rimasti
estranei ed impermeabili alle nuove idee
e alle nuove pratiche della più evoluta
psichiatria, come dimostrato dalla pre-
più sensibile della Polizia penitenziaria,
che hanno contribuito a migliorare il
clima e la qualità della degenza in tali Istituti e il livello del trattamento psicoterapico, come dimostrato da esperienze
avanzate quale l’O.P.G. di Castiglione
dello Stiviere, come dimostrato dalla collaborazione con i Dipartimenti di salute
mentale e con le Comunità terapeutiche
assistite. È indubbio però che gli OPG nel
complesso non sono riusciti nell’arduo
compito di coniugare i difficili binomi di
prevenzione e cura, neutralizzazione e
riabilitazione, non sono riusciti in altri
termini a tradurre nella realtà il proprio
nome, ad essere fino in fondo Ospedali
psichiatrici giudiziari! Non importa a
gittimi e disperda tutto il buono che è
stato fatto e che continua a farsi nel
campo della psichiatria penitenziaria,
che non si governi la transizione secondo una logica manichea che dipinge
buio il passato e radioso l’avvenire. Occorre mettere insieme il meglio della medicina penitenziaria e della psichiatria
territoriale, realizzando una proficua collaborazione tra le Istituzioni sanitarie e
l’Amministrazione penitenziaria, tra lo
Stato, le Regioni e gli Enti locali. Occorre
immaginare una rete di strutture altamente specializzate e a “misura d’uomo”,
dai costi sostenibili, capaci di garantire sicurezza esterna ed interna insieme a cura
e riabilitazione di soggetti “difficili”, a
volte altamente pericolosi per sé e per gli
altri, nella stretta sinergia tra il personale
sanitario, civile e penitenziario, strutture
preferibilmente organizzate su base regionale, onde assicurare il principio di
territorializzazione delle misure di sicurezza ed evitare il grave disagio, che a
volte è un dramma devastante, della lontananza dalle famiglie. Occorre infine
una effettiva presa in carico di questo
grande problema da parte di tutta comunità civile ed ecclesiale. Di fronte a
tale appello la Chiesa, nelle sue varie articolazioni, non potrà che essere in
prima linea nell’esercizio del suo ministero caritativo che è amore per Cristo e
per i fratelli più bisognosi, memore della
massima antica che chi cura e salva
un’anima salva il mondo!
Il progetto Luce e Libertà
Gaetano Giunta
nella logica di superamento dell’Ospedale
Psichiatrico Giudiziario che nasce il Progetto
“Luce e Libertà” a cui hanno aderito più di 55
persone internate a Barcellona Pozzo di Gotto,
con misura di sicurezza prossima alla scadenza
e/o prorogata. I beneficiari hanno scelto di mutualizzare le risorse loro destinate dando vita
alla Fondazione di Comunità di Messina. L’investimento del fondo ha permesso di creare un
parco diffuso di energie rinnovabili il cui rendimento economico permette di finanziare sul
lungo periodo processi personalizzati di riconquista dei diritti (forme di reddito integrativo
capaci di coprire eventuali gap di produttività,
azioni di socializzazione, di housing sociale, etc.)
e azioni per promuovere sui territori economie
sociali e solidali accoglienti.
È
questo punto, se non agli storici, investigare le ragioni di tale fallimento, conta
oggi interrogarsi sui possibili scenari del
domani. In tale prospettiva occorre anzitutto essere pienamente consapevoli
della notevole complessità di una simile
operazione di dismissione, senza avventurismi ideologici che s’illudano di abolire la follia e la pericolosità per effetto
“magico” di una Legge che archivia la stagione degli OPG.
Occorre che tale dismissione
non si ispiri a una logica meramente economicistica e/o deflattiva, che non delegennaiofebbraio 2012
Il progetto pone il focus sulla centralità della persona attorno alla quale si cerca di
colmare fratture con le reti relazionali prossimali, i familiari, e creare sinergie con i territori di
appartenenza, i Servizi, il privato sociale e associativo, che promuovono cura e inserimento lavorativo, là dove la persona diventa nodo attivo
della rete che si va costruendo.
Una ripresa dei diritti, alla cura, lavoro,
socialità, abitare, cultura/partecipazione. Potenziamento dei funzionamenti, espansione
delle libertà individuali e di scelta sono alla base
della logica progettuale.
Ed è così che la persona a cui spazio,
tempo e spesso l’identità sono state annullate
dal contesto istituzionale possono riprendere
un percorso di speranza.
D. è rientrato nella sua casa a Palermo
e ha ripreso i contatti interrotti con la figlia
dopo anni in OPG.
P., cresciuto in istituti per minori e
proveniente da una famiglia di pastori lavorerà
in un agriturismo.
C. e V. lavoreranno nella creazione e
gestione di un archivio multimediale a Palermo.
Un recupero di storie, incistate e stigmatizzate dal concetto di pericolosità sociale,
reso possibile dalla collaborazione sui territori
con istituzioni e attori sociali, fra cui molto attive le caritas. Un avvio di storie e di nuovi percorsi in cui le persone più fragili diventano
protagonisti all’interno della Comunità e occasione di sviluppo umano e perfino di sviluppo
economico.
informacaritas
17
giu
sti
zia
dossier
Officina22
L’integrazione possibile
Benedetto Lombardo
a Cooperativa Sociale Officina22
nasce dall’incontro delle esperienze
di operatori che da sempre lavorano nel
sociale; mossi dalle difficoltà che in tale
ambito si incontrano hanno pensato di
unire le loro competenze per fornire attività alternative di gestione dei servizi
socio-assistenziali ed educativi connessi
con quelli di avviamento al lavoro di soggetti svantaggiati. Officina22 si propone
di creare dei percorsi individualizzati che
portino tali soggetti ad una graduale integrazione, al raggiungimento di una
percezione di sé equilibrata, a far emergere le loro capacità e risorse positive.
A tal fine Officina22 per mezzo di attività occupazionali cerca di dare risposta
alle aspettative e competenze dei soggetti svantaggiati.
Officina22 si propone, inoltre,
una significativa collaborazione con le
famiglie, vedendo nei gruppi di autoaiuto un luogo all’interno del quale si
possa sviluppare il confronto e nello
stesso tempo affrontare la sofferenza e
le difficoltà connesse al disagio psichico
del congiunto. Successivamente agli episodi che vedono interessati gli OPG e in
ragione di quanto recitano le sentenze
253/03 367/04 della Corte Costituzionale, per cui le persone inferme di mente
sottoposte a misura di sicurezza possono stare in luoghi diversi dall’OPG con
migliori risultati, Officina22 in collaborazione con la Fondazione Comunità di
Messina nel progetto Luce è Libertà, attualmente si occupa delle persone sottoposte a misura di sicurezza provvisoria
(art. 206 del C.P.) della Regione Sicilia in
L
18
informacaritas
uscita dall’OPG di Barcellona Pozzo di
Gotto tramite attività riabilitative deputate a riorganizzare la vita sociorelazionale dei soggetti e favorire tramite
specifiche attività il loro inserimento in
contesti lavorativi.
A questo scopo Officina22 sta
accompagnando tali soggetti in un percorso formativo, basato sulla archiviazione digitale, che darà loro le
competenze necessarie per la prossima
attività lavorativa.
La cooperativa Officina22
non pone solo l’attenzione per quanto
nenza presso l’OPG, attraverso l’organizzazione di eventi sociali (mostre, mercatini, aperitivi sociali, etc.). Infine
interesse di Officina22 è quello di supportare le famiglie degli ex internati attraverso l’istituzione di centri di ascolto,
gruppi di auto-aiuto al fine di creare una
fluidità ottimale nelle relazioni intrafamiliari, promuovendo la consapevolezza
di cambiamenti possibili uscendo da
preconcetti e stigmatizzanti idee. Questo intervento del quale si sta occupando la cooperativa Sociale Officina22
vuole essere anche un messaggio rivolto
«Un messaggio rivolto alle istituzioni che spesso
perdono di vista la possibilità del recupero»
concerne l’inserimento lavorativo, mira
anche al miglioramento delle relazioni
sociali congelate a causa della perma-
alle istituzioni che spesso perdono di
vista la possibilità del recupero della persona, non più considerata tale.
giu
sti
zia
dossier
Ospedali Psichiatrici Giudiziari
L’altro modo di fare giustizia
suor Laura Viti
i persone rinchiuse in Ospedale Psichiatrico Giudiziario in Italia ce ne
sono circa 1500. Quello di Barcellona P.G.
ne ospita circa 300 su una capienza di
180/200. Il 60% dei ricoverati in OPG è
dentro per reati cosi detti lievi: maltrattamenti in famiglia, offesa e resistenza a
pubblico ufficiale, danneggiamento di
cose, rapine di 2 o 7 euro, atti osceni.
Vengono ritenuti incapaci di intendere e
di volere al momento del fatto e quindi
prosciolti, cioè assolti, ma si applica una
misura di sicurezza di 2-5-10 anni che
può divenire, però, un “ergastolo bianco”.
Nella maggior parte dei casi sono malati
che tralasciando la terapia farmacologica, per mancanza di un intervento attento e puntuale dei Moduli di Salute
Mentale del territorio, si scompensano e
commettono qualche sciocchezza, diventano insopportabili in famiglia e per
la stessa società civile.
È da notare comunque che per
tanti di questi reati nessuna persona
“normale” viene rinchiusa in carcere,
mentre per chi si porta il peso della malattia mentale lo aspetta un periodo minimo di due anni che si può allungare in
modo indefinito. In attesa di processo i
malati mentali vengono lo stesso rinchiusi in OPG, in misura di sicurezza provvisoria; alcuni attendono il processo per
3-6 anni salvo poi vedersi applicata una
misura di sicurezza di due anni ancora da
“scontare”. In Ospedale Psichiatrico Giudiziario che in realtà è un carcere nonostante la buona volontà e l’impegno degli
operatori, mancano le condizioni minime per garantire una vita dignitosa:
D
gennaiofebbraio 2012
scarseggiano le medicine, il vitto è insufficiente, mancano vestiario e biancheria,c’è carenza di personale. Mancano
interventi specifici per chi entra con problemi di tossicodipendenza e di alcol dipendenza. A volte il motivo per cui si
entra potrebbe essere risolto nei Moduli
di Salute Mentale di appartenenza. Si rimane dentro per anni non perché si è pericolosi, ma perché spesso mancano
progetti di inserimento nel territorio
d’origine. E l’OPG resta una struttura inadeguata a curare, disumana, capace di
emarginare e cronicizzare la persona.
Anche la Corte Costituzionale
in 2 sentenze del luglio 2003 (253/2003)
e l’altra del 2004 /367/2004) dichiara
l’OPG un luogo non idoneo a curare e a
rispettare la dignità della persona, da
usare come “ultima sponda”. L’attività dei
volontari che si svolge all’interno permette di realizzare insieme agli operatori
attività di risocializzazione sia all’interno
che all’esterno. Cene di reparto mensili
curate da gruppi parrocchiali, feste, sagre.
Progetti di presa in carico dei più poveri
e soli in un rapporto di 1 a 1 con i volontari, per sostenere il percorso e facilitare il reinserimento nel luogo d’origine.
Licenze d’esperimento e laboratori al-
l’esterno a cui giornalmente partecipano
i ricoverati. Tutto ciò aiuta ma non è risolutivo. E non è sufficiente neanche la
semplice indignazione di fronte a tutto
questo, bisogna andare alla radice dell’ingiustizia! Anche a fronte di denunce
che hanno messo a nudo la realtà, in
questo periodo il governo ha deciso di
chiudere gli OPG a marzo del 2013!
Penso che occorra un impegno ancora maggiore per dimettere
tutte quelle persone che sono dentro
non perché pericolosi socialmente ma
per mancanza di progetti! Mi permetto
di dire che deve essere soprattutto nostro l’impegno a costruire un mondo più
interessato a valorizzare le relazioni, a
prendersi cura dei più deboli, più preoccupato di costruire percorsi di inclusione
che combattano l’emarginazione.
Accanto:
l’Ospedale Psichiatrico
Giudiziario “Vittorio Madia”
di Barcellona Pozzo
di Gotto in provincia
di Messina.
informacaritas
19
vol
ti&
sto
rie
Anfora
Luca Livieri
OPG
La storia di Francesco
suor Laura Viti
rancesco, un dipendente da sostanze
stupefacenti fa ingresso in OPG per
un disturbo di personalità. Tutti sono
stanchi di lui, conoscono le innumerevoli sciocchezze commesse; la famiglia
che pur gli vuole molto bene fa fatica a
gestirlo. Approda in OPG, ma dentro non
c’è un percorso di cura per dipendenti
da sostanze, solo l’astinenza forzata. Pur
tuttavia Francesco raggiunge un compenso che gli fa guardare con occhio critico alla vita passata e desiderare di
ricominciare un percorso di vita nuovo.
Gli operatori lo sperimentano con gite,
corsi di formazione all’esterno per poterlo pian piano reinserire. Anche la famiglia partecipa attivamente al nuovo
programma terapeutico sostenendo il figlio con visite periodiche, nonostante i
tanti chilometri di distanza, e con una
psicoterapeuta a pagamento. Quando
però l’equipe dell’OPG chiede al SERT di
competenza un progetto di reinserimento, i molti raggiri, i silenzi, la pretesa
assenza di comunità idonee fanno capire
la voglia di “scaricare” un uomo, di vederlo ancora e solo nell’ottica di quel
passato negativo, tanto da non chiedere
mai agli operatori dell’OPG una relazione
sullo stato attuale. Insistiamo a cercare,
anche grazie alla rete di volontariato
della sua città una comunità idonea e ne
troviamo 6, con in atto posti liberi!
Così scrive Francesco dopo
una giornata trascorsa fuori in licenza col
permesso del Magistrato: «Cara suor
Laura, sono le 20 e mi ritrovo in compagnia della giornata trascorsa. È stato
molto bello, quasi “anormale”, vivere
F
20
informacaritas
nella semplicità, spensieratezza ma soprattutto di poterlo fare nella lucidità
mentale. Per molti potrebbe apparire infantile, ma dentro di me sto conoscendo
situazioni ed emozioni appaganti per
quello che realmente sono, senza ricorrere a sostegni artificiali e distruttivi. Non
è semplice, la paura la fa da padrona, i
pensiero di reiterare comportamenti
passati cerca imperterrito di soffocare
ogni rinascita, ed è forse per questo che
ho finalmente accettato la sfida. Il quotidiano certamente non è roseo, ma mi
consente di riflettere, rivivere il passato e
farne una cernita per il futuro che riesco
ad intravvedere in modo semplice, senza
complicanze dovute al maledetto istinto
accompagnatore di scelte irrazionali. La
strada che dovrò percorrere non terminerà mai se vorrò vivere in maniera sana
e rispettosa, ed è per questo che impegno, rispetto e consapevolezza, dovranno essere le armi che uso ed userò
Chi potrà mai leggermi l’animo
chi saprà mai il mio dolore e la prigionia
(nel fondo di un oceano).
Non sono che un’anfora nel fondo di un mare,
costruita da un artigiano, del tempo.
Ormai sbiaditi i miei colori,
il marmo e la creta splendore di un tempo: corrosi!
Sono solo un ricordo di vecchie mani
sane e prodighe d’ingegno
solo un ricordo, perso in un tempo
che giace lontano: Ormai…
Un antico splendore però… ricordo:
di tutti, allorquando nacqui.
Sorrisi, elogi ed auspici.
Ma l’acque malsane mi sprofondarono
in tanta buia lontananza dal sole.
Fui buttato a mare anfora ed ivi giaccio
conscio di ciò che fui un tempo.
Vorrei riemergere dal fango,
ma più nessuno ha ricordi ormai,
la memoria si fa breve,
il sole scompare dietro oscure nubi
tutto nasce per perire:
e così un po’ per volta, la mia speranza.
Un giorno fui una bella anfora
per mano di quel bravo artigiano.
Se solo le profondità si dissolvessero,
svanissero, forse qualcuno mi riconoscerebbe,
potrebbe forse con cautela dissetarsi ancora,
e bearsi dei sorrisi di allora, persi in un profondo nulla!
per ricostruire quel Francesco che molti
anni fa ho conosciuto! Concludo elogiando chi, come lei, mi sta riconsentendo di rialzarmi ed intravvedere quello
che per una vita mi è solo passata accanto. Grazie».
Ora Francesco è tornato finalmente nella sua città e qui sta pian piano
cercando di ricominciare a vivere trovando un lavoro e nuove relazioni di
amicizia, ma dovendo anche combattere
col pregiudizio di chi fa fatica a credere
che ogni uomo può rialzarsi e ripartire!
Nella pagina a fianco:
un gruppo di lavoro
all’Istituto “Pedro Arrupe”.
for
ma
zio
ne
La Palermo che sognamo e che desideriamo
Rieducarsi al bene comune
Gianfranco Matarazzo
«
Così non va»: è un passaggio della
conversazione che il cardinale Paolo
Romeo ha tenuto in occasione dell’incontro con la stampa e con gli operatori
dell’informazione cittadina che si tiene
annualmente per la festa di San Francesco di Sales. L’espressione l’ha riservata al
clima politico che si sta delineando in occasione delle prossime elezioni amministrative che coinvolgono anche la città di
Palermo. Il suo pronunciamento è stato
univoco: «non sarà una persona a risolvere i tanti problemi della città. Occorrono i programmi e finora non ne vedo».
Le parole del nostro Arcivescovo non si limitano a una preoccupazione pur legittima; il complesso dei suoi
pronunciamenti sui temi socio-politici,
come documentato nel recente volume
che raccoglie i suoi interventi al riguardo,
Amare, costruire, servire il bene comune –
Appelli di un Pastore per una rinnovata responsabilità cristiana, è innanzitutto per
«la Palermo che sogniamo e che desideriamo», cioè uno sprono alle forze migliori della comunità per un rilancio della
speranza per la città di Palermo, per metterla in condizione di riprendere il suo
cammino di sviluppo, per valorizzare il
suo enorme potenziale. È questo lo scenario in cui come Istituto “Pedro Arrupe”
ritorniamo a proporre la formazione politica: “Rieducarsi al bene comune”. La nostra scelta nasce dall’ascolto del territorio,
dalle tante sollecitazioni ricevute, dalla
consapevolezza che questa formazione
non può essere pensata solo in funzione
delle scadenze elettorali, ma è chiamata a
farsi carico anche del dopo elezioni, e
gennaiofebbraio 2012
non riguarda pochi prescelti, ma investe
tutta la comunità.
Abbiamo articolato la proposta
formativa in tre percorsi. Uno è organizzato presso la sede dell’Istituto; l’altro lo offriamo all’esterno per quanti lo hanno
richiesto. Un altro ancora l’abbiamo pensato per i giovanissimi che si apprestano a
votare per la prima o per la seconda volta.
Abbiamo calato i principi cari alla Dottrina
Sociale della Chiesa e la prospettiva del
bene comune nei temi politici più attuali,
tra cui visioni della persona umana nella
europeo, nazionale, locale; l’analisi dei fenomeni migratori e del processo d’integrazione della società nel suo complesso;
la congiuntura socio-economica attuale:
quali prospettive; il futuro del lavoro; l’incidenza della scienza sulla vita; a piccoli e
grandi passi verso un cambiamento: lo
stretto legame tra giustizia e legalità; nuovi
canali di partecipazione politica; le articolazioni del tessuto produttivo.
Alla scelta dei temi accompagniamo un’attenzione per una metodologia innovativa e assicuriamo attraverso
«La nostra scelta nasce dall’ascolto del territorio,
dalle tante sollecitazioni ricevute»
comunità politica; della povertà e del welfare: «Sono forse io il custode di mio fratello?»; dell’etica pubblica, principi di vita
in una polis; la città che vorrei; aspetti dell’attuale governance multilivello: il livello
dei tutor un accompagnamento personalizzato (cura personalis), per noi decisivo, che sia attento ai bisogni di ogni
partecipante, secondo la tradizione dell’Istituto Arrupe.
informacaritas
21
im
mi
gra
zio
ne
I numeri di un business disumano
Tratta: una vergogna senza fine
suor Valeria Gandini
ulla rivista «ComboniFem» del mese
di febbraio 2012, delle suore missionarie comboniane, vengono riportati i
«numeri di un business disumano. Secondo le stime dell’ONU sarebbero 2,7
milioni le vittime della tratta e il volume
di affari che gira attorno al traffico di
corpi di donne e minori ammonterebbe
a circa 32 miliardi di dollari l’anno. Facendo una classifica, dopo il traffico di
droga e il commercio illegale di armi, il
traffico dei corpi raggiunge la terza posizione. Nell’80% dei casi si tratta di minorenni che hanno in media 14-17 anni, ma
l’età si abbassa a 11-12 anni quando la finalità del traffico è la prostituzione.
Nonostante i numeri siano rilevanti si tratta, ovviamente, di sottostime. Molti dei minori trafficati
rimangono invisibili e pertanto privi di
protezione, aiuto e assistenza; il loro destino non è solo la prostituzione, che
coinvolge soprattutto le adolescenti, ma
l’accattonaggio, le attività illegali come
furto e spaccio, i lavori agricoli, le adozioni internazionali illegali e il traffico di
organi. L’Italia, crocevia dei flussi migratori, è Paese di destinazione e transito
delle vittime trafficate.
Secondo i dati del Dipartimento per le Pari opportunità sarebbero
quasi 55 mila le vittime di Tratta che
sono state contattate e accompagnate
ai servizi sociali fra il 2000 e il 2007. Nel
2010 sono state oltre 2.600 le chiamate
ricevute dal numero verde istituito dallo
stesso ministero per assistere le vittime.
La Nigeria è tra i principali Paesi di origine del fenomeno: più del 60% delle
S
22
informacaritas
donne trafficate in Italia, a fine di sfruttamento sessuale, sono di nazionalità nigeriana. Secondo una ricerca dell’UNICRI
per la ricerca sul crimine e la giustizia,
una donna nigeriana in
mano alle reti criminali
può fruttare fino a 5.000
euro al mese e, per affrancarsi dal debito contratto
con i trafficanti per arrivare in Italia, deve pagare
in media 50-60mila euro.
La Tratta di esseri
umani è un’attività criminale che porta un elevato
profitto e una minore esposizione al rischio rispetto al
traffico di droga. C’è infatti
meno attenzione internazionale a questo riguardo. Le
organizzazioni statali di prevenzione sono piccole o insignificanti. Una scorta di cocaina è di
incontenibile evidenza e costituisce un
reato. Una donna terrificata e intimorita,
priva di documenti, non pronta a testimoniare in tribunale, non lo è.
zione, l’angoscia». Angela era alcolizzata,
perché prima di uscire la sera, per farsi
coraggio ad affrontare la notte, beveva
birra e alcool e mi diceva che quando
tornava a casa al mattino ringraziava Dio
per essere tornata viva.
A Palermo, due di loro, purtroppo, non sono tornate a casa vive: Favour Nike Adekunle, è stata trovata
«Denunciare pubblicamente i diritti violati delle
donne sottoposte a condizioni di sfruttamento»
Angela, una ragazza della Romania venuta nel mio ufficio qualche
tempo fa mi confidava piangendo:
«suora, nessuno può credere quello che
prova una donna obbligata a stare sul ciglio della strada, nuda, ad aspettare i
clienti. la paura, la vergogna, l’umilia-
carbonizzata nelle campagne di Misilmeri
qualche giorno prima di Natale. Circa due
mesi dopo Loveth Edward, trovata a giacere come uno dei tanti sacchetti di spazzatura abbandonati per strada a Palermo.
È certo che queste due donne erano vittime della tratta, e avrebbero voluto
vivere libere con una vita normale, Favour
era pronta a sposarsi.
A seguito di questi avvenimenti che ci hanno sconvolti, il 6 febbraio scorso, si è costituito a Palermo il
Coordinamento “Favour e Loveth” dove
sono coinvolte diverse associazioni con
l’obiettivo di ridestare l’attenzione della
città su queste terribili morti; denunciare
pubblicamente i diritti violati delle
donne sottoposte a condizioni di sfruttamento, ponendo al centro la dignità
della persona; costruire una rete di lavoro
e studio per portare avanti percorsi di
prevenzione e riflessione sul fenomeno
della tratta. L’Equipe Formazione della
Caritas diocesana di Palermo, nel mesi di
marzo ha promosso un percorso formativo, a Misilmeri, sul fenomeno dell’immigrazione e dello sfruttamento di
donne e minori per fini sessuali.
L’8 marzo, Giornata della Festa
della Donna, dopo l’incontro formativo,
tutta l’Equipe insieme ai gruppi Caritas
partecipanti, il parroco e i gruppi Scout
di Misilmeri, dedicheremo uno spazio
nella piazza antistante la chiesa, per ricordare e commemorare la nostra sorella
Favour. È stata scritta una lettera ai clienti
delle ragazze per aiutarli a capire chi sono
le ragazze che vediamo sulla strada, la
loro situazione di schiavitù, e aiutarli così
a divenire consapevoli della loro responsabilità. I depliant sono disponibili in Caritas per essere divulgati nelle scuole, nelle
parrocchie e nei gruppi. Con il gruppo
Volontari di Strada incontriamo le ragazze periodicamente, e con il Coordinamento stiamo elaborando iniziative e
attività per la sensibilizzazione, la prevenzione e il contrasto al fenomeno, sempre
più convinti che insieme si può fare non
qualcosa ma tanto.
Le mamme di altre nazioni a scuola di italiano
L’università al servizio degli altri
Salvo Grasso
na mamma straniera che conosce l’italiano è in
grado di muoversi nel paese di accoglienza. E se è in
grado di muoversi può riprendere in mano il ruolo di
guida di cui un figlio ha bisogno.
È a partire da questa consapevolezza e con
l’obiettivo di restituire un pieno ruolo genitoriale alle
mamme straniere residenti a Palermo che la Scuola di Lingua italiana per Stranieri dell’Università di Palermo dà il via
ai corsi di italiano per cittadini stranieri finanziati dall’Assessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali
e del Lavoro e dalla Direzione Generale dell’Immigrazione
del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Non solo
donne, non solo mamme, ma cittadini stranieri in generale saranno i fruitori dei corsi. Di certo però è dalle
mamme che si è preferito iniziare: se è vero che la lingua
italiana è un ponte per l’inserimento nella società con i
servizi che offre, è anche vero che sono le mamme, le
donne, a fare da ponte tra i figli e i luoghi che si abitano.
L’istituzione scolastica in particolare e i servizi
per l’infanzia più in generale, i servizi sanitari e quelli per
l’adeguamento della posizione anagrafica sono i più importanti ma non gli unici. Tuttavia, è sufficiente citare
questi per comprendere quanto difficile possa essere la
vita di un bambino che non può contare sul ruolo di
guida di un genitore, e come una mamma possa sentirsi
incapace di svolgere appieno il proprio ruolo genitoriale.
U
gennaiofebbraio 2012
Il percorso didattico che la Scuola di
Lingua italiana per
Stranieri propone si innesta in questa emergenza esistenziale. Il luogo privilegiato in cui intercettare tale
emergenza non poteva che essere la scuola. E due scuole
di Palermo, “Perez” e “Madre Teresa di Calcutta”, con cui
da anni è in corso una importante collaborazione rivolta
all’inserimento scolastico degli alunni stranieri ospiteranno una parte dei corsi. Per andare incontro alle esigenze di lavoratori e lavoratrici, inoltre, un’altra parte dei
corsi si terrà presso la sede di via Schioppettieri dell’agenzia Eurasia, grazie alla collaborazione del CAF recentemente attivato. La lingua che proporremo sarà quella
della quotidianità, quella dei luoghi e delle situazioni con
cui l’esercizio pieno della genitorialità deve fare i conti.
L’approccio, che già in altre occasioni si è mostrato vincente sarà quello di unire il dentro con il fuori. Portare il
fuori dentro la classe, analizzando i testi linguistici necessari all’accesso ai servizi; il dentro fuori dalla classe, facilitando l’incontro degli studenti con i luoghi. A chiusura
dei corsi, sarà offerto l’accesso alle prove per la CILS (Certificazione di Italiano come Lingua straniera) di livello A2,
utile per la richiesta del permesso di soggiorno CE di
lungo periodo. Info: www.itastra.unipa.it | www.facebook.com/itastra | [email protected].
informacaritas
23
soli
da
rie
tà
Il messaggio del Santo Padre per la Quaresima
Prestiamo attenzione gli uni agli altri
Giovanni Perrone
«
Prestiamo attenzione gli uni agli altri,
per stimolarci a vicenda nella carità e
nelle opere buone» è il tema del messaggio del Papa per l’imminente Quaresima.
Il periodo quaresimale è il tempo più opportuno per riflettere sulla qualità del nostro impegno e per rafforzare o ritrovare
l’abitudine al quotidiano esercizio della carità. In particolare, come educatori siamo
chiamati all’esercizio della “carità della
competenza”, del qualificato impegno
educativo verso noi stessi e gli altri.
Anzitutto, dice Benedetto XVI,
occorre saper prestare attenzione per
maturare in responsabilità verso i fratelli:
«Il primo elemento è l’invito a fare attenzione, il verbo greco usato è katanoein, che significa osservare bene, essere
attenti, guardare con consapevolezza,
accorgersi di una realtà». Prestiamo attenzione, diciamo spesso a scuola o in
famiglia. Non è l’attenzione dell’inetto o
del “guardone”, ma un’attenzione che ci
orienta nella promozione del bene dell’altro e della società. È il saper guardare
per scoprire, comprendere, interagire. Ne
consegue l’assunzione di responsabilità
e la maturazione di specifiche competenze. È il prestare attenzione che ci aiuta
a superare ogni forma di superficialità e
di egoistica autoreferenza; ci interpella e
ci coinvolge, ci aiuta a passare dal non mi
interessa al mi riguarda, ne sono responsabile. Voler bene all’altro vuol dire prendersi cura dell’altro senza volerlo
dominare o colonizzare. È un prendersi
cura che valorizza l’altro, lo aiuta a dare
il meglio di se stesso, a orientarsi verso il
buono, il bello e il vero.
24
informacaritas
Non si ferma all’aiuto materiale di chi ha bisogno, ma va oltre.
«Oggi, in generale – scrive il Pontefice –
si è assai sensibili al discorso della cura e
della carità per il bene fisico e materiale
degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla
responsabilità spirituale verso i fratelli.
L’attenzione reciproca ha come scopo il
mutuo spronarsi a un amore effettivo
sempre maggiore, “come la luce dell’alba,
che aumenta lo splendore fino al meriggio” (Pr 4,18), in attesa di vivere il giorno
senza tramonto in Dio. Il tempo che c’è
delle buone opere. Di fronte a un
mondo che esige dai cristiani una testimonianza rinnovata di amore e di fedeltà al Signore – conclude Benedetto
XVI – tutti sentano l’urgenza di adoperarsi per gareggiare nella carità, nel servizio e nelle opere buone».
Perché non impegnarci a riscoprire l’abitudine delle opere buone?
Perché non rafforzare nel periodo quaresimale la nostra attitudine per la costruzione del bene comune? Perché non
aiutarci l’un l’altro a divenire migliori?
«Voler bene all’altro vuol dire prendersi cura
dell’altro senza volerlo dominare o colonizzare»
dato nella nostra vita è prezioso per scoprire e compiere le opere di bene, nell’amore di Dio. Così la Chiesa stessa
cresce e si sviluppa per giungere alla
piena maturità di Cristo (Ef 4,13). In tale
prospettiva di crescita si situa la nostra
esortazione a stimolarci reciprocamente
per giungere alla pienezza dell’amore e
Perché non ci impegniamo, con entusiasmo e costanza nel far crescere le realtà
in cui viviamo – la famiglia, la scuola, l’associazione, la comunità – evitando di
perder tempo nel brontolare e nel voler
scaricare la nostra responsabilità ad altri?
In tal modo cammineremo insieme
verso il radioso mattino della Pasqua.
at
tua
lità
Frate sacerdote, formatore e uomo di cultura
Matteo La Grua: uomo di preghiera
Mario Sedia
adre Matteo La Grua, uno dei sacerdoti più noti di Palermo si è spento
il 15 gennaio alla Noce, luogo nel quale
svolgeva il suo servizio ministeriale. A
febbraio, avrebbe compiuto 98 anni. La
Grua era frate minore conventuale e
tutti avevano sentito parlare almeno una
volta di lui per il fatto che era decano a
livello mondiale degli esorcisti. Nato a
Castelbuono nel 1914 era sacerdote dal
1937. Era stato anche vicario episcopale
per la vita religiosa, componente del tribunale della Sacra Rota, docente di teologia al collegio dell’Ordine Francescano
e al seminario arcivescovile di Palermo. Il
10 ottobre 1975, il cardinale Pappalardo
– del quale fu anche confessore – gli
dava il mandato di guidare il popolo dei
carismatici di Palermo.
Autore di numerose pubblicazioni, è stato membro del Comitato
Nazionale di Servizio del Rinnovamento
nello Spirito Santo e responsabile nazionale del ministero di intercessione
per i sofferenti. Proprio da queste sue responsabilità vogliamo partire per fare un
ricordo di Padre Matteo che vada al
cuore del suo servizio. Preghiera comunitaria, intercessione per i sofferenti e accompagnamento spirituale ci sembrano
essere le parole chiave attraverso le quali
accedere alla sua testimonianza di frate
sacerdote.
La preghiera, nell’esperienza di
Padre Matteo, si presenta sempre come
dimensione propria dell’uomo, come capacità di elevarsi da una prospettiva solamente materiale e di proiettarsi nella
relazione con l’Altro che fa dell’uomo
P
gennaiofebbraio 2012
una creatura unica sulla terra. La dimensione religiosa riguarda non solo l’uomo
preso individualmente, ma soprattutto,
l’uomo che prega comunitariamente. La
preghiera comunitaria nella fede cristiana, che il frate spesso ha promosso,
manifesta una relazione di conoscenza e
di amore nella reciprocità interpersonale.
La preghiera rappresenta la risposta del
credente a Dio che lo interpella personalmente e comunitariamente.
L’intercessione per i sofferenti
nella preghiera comunitaria, così come
rano profonde domande di senso in ordine all’esistenza, alla sofferenza, alla
morte, al destino umano dopo la morte;
tanti avvertono il bisogno di una riflessione seria sulla fede, per fare delle scelte
responsabili e coerenti. Ecco l’importanza dell’accompagnamento spirituale
«La preghiera rappresenta la risposta del credente a Dio
che lo interpella personalmente e comunitariamente»
leggiamo in diversi libri del frate, si presenta come un’opera di carità importantissima, che assume le forme di
consolazione, di guarigione interiore, di
liberazione. L’intercessione allo Spirito
sul capo del fratello, lava tutti i suoi pensieri, i suoi ricordi del passato, la sua memoria personale, la memoria generazionale, la sua intelligenza, la sua volontà,
le sue decisioni e guarisce; libera, risana,
corregge, tutto il male compiuto o ricevuto, fisico o spirituale di un passato
prossimo o remoto.
L’accompagnamento spirituale
si presenta in Padre La Grua, come vicinanza agli uomini e alle donne del nostro tempo che rischiano, in una società
secolarizzata e scristianizzata, di trascurare la dimensione religiosa, perdendo la
tensione interiore a curare la relazione
con Dio. Molti, giovani e adulti, elabo-
e la necessità di costruire luoghi di preghiera e di culto – pensiamo al Centro
Carismatico “Gesù Liberatore” fondato
dal Padre La Grua – dove l’identità religiosa di una persona trova riscontro nell’espressione religiosa comunitaria.
Le sue stesse parole ci sembrano le parole chiave attraverso le quali
conoscere e ricordare la figura di Padre
Matteo La Grua: «Bisogna fare tutto ciò
che è necessario per venire incontro alla
gente. Sfruttando un poco i dati della
scienza, ma soprattutto i dati della fede,
vengono qui per pregare. La preghiera
comunitaria tiene lontana la solitudine,
che è la prima sofferenza. È vero, oggi viviamo l’invadenza del male un po’ in tutti
i campi, ma credo che il resistervi sia una
prova di fede nella presenza di Dio nella
storia. Io sono sempre ottimista, mai pessimista. So che Dio crede nell’uomo».
In alto:
padre Matteo La Grua,
al centro, in occazione
di un incontro del
Rinnovamento nello Spirito.
informacaritas
25
at
tua
lità
Animazione in parrocchia
Gabriella Ammirata
In Marcia per la Vita
Nel cuore della città
Diego Torre
nche quest’anno a Palermo, nonostante l’inclemenza del tempo, il 4
febbraio si è tenuta la consueta Marcia
per la Vita. Ormai da anni in questa ricorrenza parecchie persone di buona volontà si incontrano, per offrire la loro
testimonianza a favore del più importante valore non negoziabile che è la vita.
E le presenze aumentano ancora; questa
volta si sono contate duemila persone. Il
corteo è partito da Piazza Croci per raggiungere il suggestivo Teatro Massimo.
La Marcia ha percorso il cuore
della città, in una fascia oraria in cui parecchia gente passeggiava e incuriosita,
chiedeva informazioni sull’evento. I partecipanti alla Marcia appartenevano a 46
sigle associative, di cui quattro, provenienti dal mondo delle chiese evangeliche; un’altra era la parrocchia ortodossa
di Palermo; sono intervenuti, inoltre,
sette sacerdoti e tre pastori evangelici.
Non sono mancate neanche le rappresentanze politiche: hanno partecipato
un parlamentare, il Presidente del Consiglio Provinciale di Palermo e alcuni
consiglieri comunali.
A
26
informacaritas
edele al suo mandato di accompagnare le parrocchie, la Caritas diocesana di Palermo ha inviato
loro del materiale per il servizio di animazione della
carità anche nel tempo di Quaresima, tempo adatto
a riflettere, per ritornare al primato di Dio sulle cose.
Nello specifico si tratta di un kit di sussidi di Caritas
Italiana, contenente un libretto di preghiera per la famiglia, un album
per la catechesi
dei fanciulli, un
poster e un salvadanaio, dal titolo Cambierò il
loro lutto in gioia:
tutta l’esperienza
della nostra vita
e della storia in
cui siamo immersi ci dice che
Dio, con la risurrezione di Cristo, ha già vinto, e che ogni dolore potrà
trasformarsi progressivamente in gioia. Una copia del
messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2012,
la “Lettera ai clienti” per sensibilizzare al problema
delle donne vittime di tratta; una proposta di contribuire con la preghiera e l’aiuto economico per i detenuti, le vittime di tratta e senza dimora che ci
hanno richiesto coperte, sacchi a pelo, piumoni e generi di conforto. Infine un sussidio sugli stili di vita,
elaborato dall’area Mondialità, che serva da supporto
per favorire un cammino di sobrietà e far nascere un
attenzione verso gli ultimi, non solo a livello locale,
ma anche mondiale.
F
Un’altra nota rilevante è che
quest’anno sono intervenute cinque
emittenti radiotelevisive e le due maggiori testate di carta stampata dell’isola.
La marcia è stata aperta da neonati in
passeggino e relativi genitori a cui seguivano i bimbi che reggevano il primo striscione: sono stati l’avanguardia e la
bandiera della manifestazione! Poi lo striscione del Forum, gli studenti per la vita,
gli scout, i gonfaloni di Comune e Provincia, le autorità ecclesiastiche e politiche, e infine il lungo serpentone delle
associazioni precedute dagli rispettivi
striscioni e agitanti le proprie bandiere.
Un succedersi di slogan alternati a riflessioni sul tema, seguiti da uno splendido
disordine in cui ogni gruppo, in preda all’entusiasmo, ha preso a pregare, cantare,
danzare e gridare. Una ordinata e gioiosa
babele che ha stupito un po’ tutti e che
ha visto il suo clou all’arrivo in piazza
Verdi, dove da un camion sono state
ascoltati due “testimoni per la vita”.
Infine fra canti e danze ci si è
dati appuntamento all’anno prossimo.
Fuori dal programma ufficiale, al termine
della Marcia si è celebrata l’Eucaristia
nella Chiesa di Sant’Ignazio all’Olivella,
ospitati dai figli di San Filippo Neri.
Palermo, con la sua Marcia per
la Vita, si situa in un complessivo movimento mondiale di marce, come quelle
di Berlino, Dublino, Budapest, Bruxelles,
Washington, San Francisco, Parigi e le 80
che sino al 2011 si sono tenute sparse
per la Spagna. Vi attendiamo numerosi
per l’edizione del 2013.
In alto:
il corteo dinanzi
al Teatro Massimo.
Nella pagina a fianco:
il cardinale Romeo
durante l’omelia.
ric
cor
ren
ze
Il 44° Anniversario della Comunità di Sant’Egidio
L’Altare dei poveri
Vincenzo Ceruso
gremita la chiesa SS. Pietro e Paolo,
nel centro storico di Palermo. Anche
per questo, forse, si sente meno il freddo
invernale di questo 15 febbraio 2012.
Tanti sono venuti per fare memoria del
44° anniversario della Comunità di Sant’Egidio, nata a Roma nel febbraio del
1968: gente comune, molti poveri, rappresentanti delle altre confessioni cristiane, come il pastore David Philips e il
parroco della chiesa ortodossa di San
Marco d’Efeso, Giovanni Festa.
La liturgia è presieduta dal
cardinale Paolo Romeo, che ricorda l’antico legame con Sant’Egidio, insieme al
parroco, don Mario Golesano. Sant’Egidio può essere conosciuta sotto molti
aspetti: per i servizi che compie con i
poveri, per il lavoro di pacificazione in
tante aree del mondo, per il dialogo interreligioso. Ma questa liturgia rappresenta meglio di tante altre immagini ciò
che la Comunità vuole essere nella
Chiesa di oggi: l’altare e i poveri. Questa
fraternità figlia del Concilio ha subito
tanti cambiamenti da quando il suo
fondatore, Andrea Riccardi, iniziava a
leggere il Vangelo con un gruppo di studenti, in un liceo romano.
Oggi è diffusa in oltre settanta
paesi nel mondo, ed è stimata da capi di
governo e diplomatici per il suo impegno
pacificatore in tanti conflitti, dall’Africa al
Sud America. Ma ciò che ha preservato lo
spirito degli inizi è stato ripartire ogni volta
dal Vangelo, dalla liturgia, dai poveri.
Anche a Palermo, dove una presenza della
Comunità è attiva dall’inizio degli anni Novanta, nel popolare quartiere del Capo.
È
gennaiofebbraio 2012
Le strade di Sant’Egidio s’incrociano allora
con padre Antonio Damiani, gesuita, parroco molto amato di Sant’Ippolito, che
aiuta quei pochi volontari a superare le
diffidenze delle famiglie del quartiere e ad
iniziare un doposcuola per i bambini. E il
primo luogo di preghiera della Comunità
è nella chiesa normanna di S. Cristina la
Vetere, alle spalle della Cattedrale.
Don Giuseppe Puglisi, padre 3
P, con la sua consueta capacità di entrare
in sintonia con il mondo giovanile e di
assecondarne gli slanci e le passioni,
aveva indirizzato in quella piccola chiesa
i giovani volontari in cerca di una “casa”.
È nel 2000 che nasce in città una Comunità strutturata, composta da laici adulti
che vogliono preservare uno spazio di
gratuità nella propria vita. Iniziano a portare un panino ai poveri che vivono per
strada. Un servizio che continua ancora
oggi, con una visita settimanale, un pasto
caldo e una coperta per proteggersi nelle
notti invernali. Il doposcuola con i bambini, che ha preso il nome di Scuola della
pace, prosegue con un movimento di liceali e universitari, che coinvolge anche
tanti giovani nella vicina Bagheria.
Al Capo è la sede di Sant’Egidio, nella chiesa di Santa Maria di Gesù,
conosciuta dagli abitanti della borgata
come Santa Maruzza, e restituita alla
città dopo anni di chiusura. La chiesa è
divenuta anche luogo accogliente per gli
anziani del quartiere, con cui gli operatori della Comunità hanno iniziato a
stringere una bella amicizia. La piccola famiglia di Sant’Egidio si ritrova insieme a
pregare anche nella chiesa di S. Lucia –
Badia del Monte, vicino il Politeama.
Spesso, per i cristiani, la Parola
di Dio è messa da parte. La Bibbia non
rappresenta un fatto vivo, che anima la
mia preghiera, che mi dice qualcosa, che
apre il mio cuore. È qui che ha origine la
fiacchezza e la paura di tanti cristiani.
Scrive Gregorio Magno: «Che
altro è la Scrittura se non la lettera di Dio
alla sua creatura? Leggila dunque con ardente amore. Cerca, ti prego, di meditare
ogni giorno le parole del tuo creatore.
Impara a conoscere il cuore di Dio nelle
parole di Dio». La scelta della Comunità
è stata quella di leggere “con ardente
amore” questa parola, facendone il cuore
della propria vita di credenti.
informacaritas
27
ter
ri
to
rio
L’inclusione sociale alla Caritas di Bagheria
La differenziata che fa la differenza
l progetto dell’associazione “Nuovo millennio” della Caritas cittadina, ammesso
al finanziamento regionale del piano di
sostegno a disoccupati e soggetti che versano in condizione di disagio o esclusione
sociale. L’importo concesso ammonta a
500.000 euro e servirà a realizzare un
piano per la raccolta differenziata.
«Il progetto prevede la formazione di 30 persone disoccupate giovani
e meno giovani – spiega la presidente
Concetta Testa – che successivamente
formeranno una cooperativa di servizio
insieme ad altre associazioni, ma con la
Caritas in qualità di capofila. Il nostro
obiettivo sarà di selezionare persone che
vogliono lavorare e non che cercano una
qualsiasi forma di assistenza». Per l’avvio
del progetto occorre attendere il bando
che sarà pubblicato in seguito.
Il progetto della Caritas di Bagheria è stato tra i diciotto finanziati in
tutta la Sicilia, dall’Assessorato Regionale
al Lavoro che concede fondi per realizzare progetti di inclusione sociale, avrà
una durata di diciotto mesi e prevede un
periodo di formazione professionale e
uno stage in azienda. Per la frequenza ai
corsi, i selezionati riceveranno un compenso pari a 3 euro l’ora, mentre per lo
stage la quota sale a 5 euro. L’avviso per
la selezione del personale sarà varato a
giorni dalla Caritas cittadina.
I
Per quanto riguarda i corsi di
formazione la Caritas dovrà impiegare il
70 per cento dei docenti che ha nel proprio organico, mentre il restante 30 per
cento sarà reclutato tra i docenti in mobilità dai corsi di formazione regionali e,
esaurito questo elenco, da soggetti
esterni. Sempre in tema di formazione la
Caritas cittadina presso la sede di via
Santa Flavia ha organizzato una serie di
incontri di formazione sul tema “Creare
percorsi di interculturalità servendo la
Caritas” rivolti agli operatori e ai volontari che desiderano approfondire le tematiche legate alla questione migratoria,
elaborando cammini di condivisione e
prossimità acquisendo strumenti di osservazione delle risorse e delle povertà
del territorio.
Dal grano al pane siciliano
Unità di filiera
o scorso 4 febbraio, in via Decollati a Palermo, presso
la “Cittadella del Povero e della Speranza” si è svolta
l’inaugurazione dell’unità di filiera dal grano duro al pane
siciliano tradizionale: stoccaggio biologico, militura a pietra, panificazione solo ed esclusivamente con lievito
madre a pasta acida o crescente. Alla cerimonia inaugurale erano presenti il cardinale Paolo Romeo, il presidente
della Regione, Raffaele Lombardo, l’assessore regionale
delle Risorse Agricole e Alimentari, Elio D’Antrassi e fratel Biagio Conte.
Il progetto pilota, promosso dalla Presidenza
della Regione e dall’Assessorato delle Risorse Agricole e
Alimentari, persegue l’obiettivo della valorizzazione del
grano duro, da sempre prodotto identitario della Sicilia,
attraverso la realizzazione di una unità di filiera dove è garantita la tracciabilità “dal chicco al pane”. Infatti, nel centro di accoglienza di Biagio Conte “Missione di Speranza
e Carità”, che è già fornito di un forno per la panificazione,
sono state installate le attrezzature per effettuare le prove
di panificazione, utilizzando il lievito fornito dal Parco
scientifico e tecnologico. Sarà molito e trasformato grano
duro siciliano altamente proteico, proveniente prevalentemente dall’entroterra siciliano, da sempre definito «il
granaio d’Italia». Il prodotto finale è il “Pane siciliano tradizionale” a lievitazione tutta naturale, senza additivi chimici e con un alto valore nutritivo e salutistico.
L
In alto:
fratel Biagio Conte con don Pino.
Accanto:
un uomo davanti
l’ingresso della Caritas.
28
informacaritas
re
cen
sio
ni
Per vivere è necessario trovare il coraggio di andare
Terraferma, un film reale
Fernanda Di Monte
ue barche: una con degli immigranti che si sbracciano per attirare
l’attenzione di un peschereccio e l’altra
piena di turisti che ballano. Sono alcune
delle immagini più emblematiche del
film Terraferma del regista Emanuele
Crialese, presentato alla 68a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e che ha ricevuto il Premio speciale
della Giuria. Girato in Sicilia, a Linosa, con
attori siciliani (Donatella Finocchiaro,
Beppe Fiorello, Mimmo Cuticchio, Filippo Pucillo e altri), narra la storia di due
donne, una dell’isola e l’altra straniera. Il
loro incontro sarà una scoperta l’una
dell’altra, degli stessi sogni e attese, di un
futuro diverso per i propri figli. Terraferma è il luogo reale o immaginario di
chiunque navighi.
Nel barcone carico di immigrati, a cui la cronaca ci ha abituati, c’è
anche una donna incinta, Sara, che viene
aiutata a sbarcare e nascosta nella casa
di Giulietta, giovane vedova con un figlio, Filippo di vent’anni e un suocero, Ernesto, settantenne che fai conti con le
fatiche del tirare avanti. Nino, figlio di Ernesto, ha smesso di fare il pescatore e si
occupa di accogliere i turisti, nascondendo i problemi della vita isolana, con
i continui sbarchi di persone considerate
solo “clandestini”. Per vivere bisogna trovare il coraggio di andare. È ciò che
spinge Giulietta a decidere di cambiare
vita. L’incontro con la giovane africana,
Sara, incinta, le porrà degli interrogativi.
L’accoglienza di questa giovane donna,
le rivelerà che la vita può cambiare ascoltando i proprio cuore e non temendo le
D
gennaiofebbraio 2012
diversità degli altri. Al di là del colore
della pelle, siamo tutti alla ricerca di una
vita migliore. Ernesto segue la “legge del
mare” che è in contrasto con quella degli
uomini che braccano i cosiddetti “clandestini” (terribili le immagini con i rappresentanti delle forze degli ordini, con i
guanti bianchi) e aiuta Sara e i suoi figli a
continuare il viaggio fino a raggiungere
il marito in una città del nord Italia.
Il regista Emanuele Crialese, romano ma di origini siciliane, già noto al
pubblico per i film Nuovomondo e Respiro, con Terraferma ha voluto descrivere «un dramma simbolico, sul conflitto
tra turismo e integrazione osservato attraverso il prisma delle mutazioni antropologiche». Il mare, il Mediterraneo,
“culla di civiltà” si è trasformato “in una
bara” per tanti, troppi in cerca di una
nuova vita. Attenzione però non è un
film sull’immigrazione. Crialese, ci tiene
a sottolinearlo. È una vicenda, una storia, di due donne: Giulietta e Sara che «si
specchiano l’una nell’altra, sulla sabbia
nera dell’isola di Linosa, sotto un vulcano
che al tramonto si colora di strisce nere,
grigie, rosse. È la storia di una “straniera”,
Sara, che è “arrivata dall’Africa dopo aver
navigato 3 settimane e attraversato l’in-
ferno”, e incontra un’altra donna, isolana,
Giulietta, convinta che restare dov’è significhi rinunciare al domani, per se
stessa e per il figlio: «Il suo desiderio è
spingersi altrove, emanciparsi. L’arrivo di
un’altra donna che, oltre ai suoi stessi impulsi, ha avuto il coraggio di partire senza
nessuna garanzia, la spinge a porsi delle
domande, a chiedersi perché non è ancora riuscita a partire, perché ha impiegato tanto tempo a decidere». La paura
lascerà spazio all’accoglienza, all’amicizia.
Terraferma è un film intenso: ogni personaggio è interpretato in profondità.
A noi, a ognuno di noi spetta l’impegno
di non stare a guardare quanto ci accade,
vicino, a non farci prendere dall’abitudine o peggio ancora dall’indifferenza.
In alto:
la locandina del film
di Emanuele Crialese.
Accanto:
un’immagine di
Donatella Finocchiaro
protagonista del film.
informacaritas
29
re
cen
sio
ni
Alessandro Ferrara
Democrazia e apertura
Giuseppa Calò
l pericolo che le democrazie perdano
le loro autentiche caratteristiche e scivolino verso modelli politici definite da
alcuni studiosi «autocrazie elettive» ci
obbliga da un punto di vista etico a ripensare la politica e la democrazia al di là
dei suoi rituali.
L’istanza del testo Democrazia
e apertura di Alessandro Ferrara, edito
Bruno Mondadori, è principalmente
quella di riscoprire una certa cultura democratica che deve fare necessariamente da sfondo ad una vita politica
autenticamente democratica. Pena la sopravvivenza della stessa democrazia e dei
suoi principi.
Secondo l’autore sostengono
e nutrono la democrazia alcune passioni
come la passione per il bene comune, la
passione per l’eguaglianza e l’eguale riconoscimento e la passione per l’individualità. C’è ancora un’altra passione che
contribuirebbe ad alimentare nei popoli
lo spirito della democrazia e cioè la passione per l’apertura ovvero «quell’atteggiamento di disponibilità pubblica nei
confronti di ciò che è nuovo, di disponibilità pubblica a esplorare le nuove possibilità che si aprono per una forma di
vita, un orizzonte storico, una configurazione sociale».
L’individuo che agisce in politica se è motivato dalla passione per
l’apertura potrà considerare la pluralità
culturale, politica, religiosa ed economica come una risorsa e non come una
minaccia. Troverà svantaggioso per la comunità perseguire la chiusura delle
forme politiche ed affidarsi incondizio-
2011 anno da dimenticare
I
30
informacaritas
Filippo Passantino
ue omicidi di mafia, quelli di Davide Romano, trovato incaprettato dentro il bagagliaio di un’auto il 6
aprile 2011 e di Claudio De Simone, assassinato due
giorni dopo. Cosa Nostra uccide di meno. È uno dei
pochi dati positivi che emergono dalla relazione per
l’inaugurazione dell’anno giudiziario, stilata dal presidente
della Corte d’Appello Vincenzo Oliveri. Gli omicidi, volontari e tentati, nell’ultimo anno sono stati, però, 43, di
cui 11 solo nel territorio del tribunale di Termini Imerese,
che comprende gran parte della provincia interna e
orientale. Un dato in controtendenza rispetto alle altre
province, dove il numero dei reati non è stato particolarmente rilevante. I reati di sangue non attribuibili a
eventi dolosi sono anch’essi in crescita: si tratta degli omicidi colposi per violazione delle norme sulla circolazione
stradale (+9%) e per infortuni sul lavoro (+38%).
Palermo resta terreno ideale per le rapine, che
se in totale sono cresciute dell’1% rispetto al 2009-2010,
nel 2010-2011 sono quasi raddoppiate per quel che riguarda i colpi ai danni di banche e uffici postali (+ 94%),
spesso compiute in trasferta in provincia e anche fuori. In
città il Tribunale si è distinto invece nel campo civile, per
aver eliminato il 15,35% dei procedimenti. Ma la situazione le quattro sezioni civili ordinarie, pur avendo concluso 17.500 procedimenti, ne hanno avuti 18.234 nuovi.
Per cui l’arretrato, al 30 giugno 2011, è passato da 23.459
a 24.193. Nel campo civile l’andamento della litigiosità nel
Palermitano è in leggero aumento, essendo stati iscritti a
ruolo 45.232 procedimenti (contro i 44.242 del periodo
precedente). Un problema, dice il presidente, è rappresentato dalla mancata copertura dei posti vacanti. Cambiano i tempi per i divorzi. Per separarsi e divorziare in
primo grado ci vogliono 523,05 giorni, mentre in passato
ne «bastavano» 502,99; in secondo grado ora ce ne vogliono 334, contro i 523 del periodo precedente.
D
natamente ai modelli stabiliti senza neanche valutare se i nuovi possono essere
migliori, così come invece avviene ancora oggi nel mondo.
Attraverso la genealogia dei
due termini democrazia e apertura e
della loro evoluzione storica Alessandro
Ferrara giunge a delineare alcune implicanze filosofiche di notevole interesse
sottese al concetto di innovazione democratica. Così una democrazia che si
apra a un ventaglio di nuove possibilità
affascina l’elettorato perché si configura
come più rispondente ai bisogni, come
l’esempio citato dell’elezione del presidente Obama scelto proprio per questa percezione di apertura al nuovo.
L’autore si interroga inoltre sul rapporto
tra democrazia liberismo politico e verità consapevole del lungo cammino
che questa rivoluzione concettuale
deve ancora fare.
sa
lu
te
Banco Farmaceutico
Un farmaco per tutti
Giacomo Rondello
a Fondazione Banco Farmaceutico
Onlus, anche quest’anno a Palermo
ha effettato la Giornata di Raccolta dei
Farmaci, quelli da banco, cioè a pagamento, da destinare, tramite gli Enti
Caritativi, alle persone più povere della
nostra città. In questi anni, la Giornata
di Raccolta del Farmaco è stata la
forma principale di sostegno da parte
del Banco Farmaceutico agli Enti Caritativi per rispondere al bisogno di approvvigionamento dei farmaci, consentendo di coprire circa il 50% del loro
fabbisogno annuale. Tuttavia la società
italiana, con i suoi oltre 10 milioni di
persone povere, sta vivendo una pesante trasformazione.
Sotto la spinta della crisi economica, le famiglie con sempre maggiore difficoltà riescono ad arrivare a fine
mese e quindi a soddisfare i loro bisogni
quotidiani, fra questi quello di sostenere
le spese mediche. Il Banco Farmaceutico,
consapevole di questa condizione diffusa, e quindi della necessità di sostenere
ulteriormente gli Enti, sia in termini
quantitativi sia qualitativi, ha attivato un
progetto pilota fra le 30 maggiori città
d’Italia, consentendo agli Enti Caritativi
di usufruire in maniera continuativa durante l’anno dell’erogazione di farmaci di
classe A, B, e C, oltre a presidi sanitari.
Questo è stato possibile grazie a un lavoro tutt’ora in via di maturazione che
portato ad una convenzione con le
grandi aziende farmaceutiche per evolvere agli indigenti parte dei farmaci, dodici milioni di confezioni di farmaci
destinati alla distruzione.
L
gennaiofebbraio 2012
iovani che cantano, studiano, pregano, stanno insieme. Sono alcune delle splendide immagini contenute nel calendario vocazionale dell’anno 2012,
realizzato dal Seminario Arcivescovile di Palermo, riguardanti la vita quotidiana dei seminaristi. L’almanacco contiene anche alcune foto dei seminaristi con il cardinale
Paolo Romeo durante il pellegrinaggio a Lourdes, con
Biagio Conte, il missionario laico che ha fondato la Missione “Speranza e carità” e altri momenti significativi
come la Giornata mondiale della Gioventù a Madrid.
«Attraverso questo semplice strumento, che
speriamo possa risultare gradito alle varie comunità parrocchiali – spiega il rettore don Silvio Sgrò – l’equipe dei
formatori desidera raggiungere quanti hanno a cuore la
formazione dei futuri presbiteri e sostenere economicamente il loro cammino di preparazione al sacerdozio».
Nel calendario, vengono offerti alcuni spunti di meditazione tratti dalla vita e dagli scritti di quattro diversi presbiteri della Chiesa locale, quale esempio per i futuri
presbiteri. Sono evidenziate anche alcune date importanti per il cammino vocazionale promosso in seno al seminario, nonché altre occasioni di ritiri spirituali da
potere effettuare presso la casa diocesana di Baida.
G
Gli Enti individuati devono
avere dei requisiti particolari, come un
grosso bacino d’utenza, un ambulatorio
con dei medici, un farmacista, un collegamento internet e una serie di requisiti
strutturali e organizzativi per la distribuzione e l’uso dei farmaci. Abbiamo
quindi proposto alla Caritas diocesana
di Palermo, di partecipare a questo progetto, avendo un’attività poliambulatoriale, a cui afferisce una notevole utenza.
La Caritas, ha percepito in anticipo il
peso che le nuove povertà stanno assumendo a Palermo, ha potenziato l’ambulatorio Ippocrate, sito in via
Benfratelli, proprio per dare una risposta più adeguata al problema; inoltre ha
dedicato anche una struttura per eventuale immagazzinamento, rendendola
idonea allo scopo. Attivata la convenzione, il Banco Farmaceutico ha già proposto l’erogazione di alcune migliaia di
confezione di mucolitici. Mi preme sottolineare che quanto sta succedendo è
un ulteriore esempio di come, l’unità fra
cristiani, è capace di attivare risorse,
opere, iniziative che rispondono alle necessità della società, realizzando una
rete. Il motore di questa organizzazione
è la carità di Cristo che ci spinge a essere
costruttori operosi e intelligenti nelle risposte alle situazioni sociali e umane
che ci troviamo ad affrontare.
Quanto si sta realizzando a Palermo, è un primo passo di cui desideriamo possano beneficiarne il maggior
numero di Enti possibili, affinché si rafforzi quella comunione in Cristo che ci
sta a cuore, che è in grado di rispondere
alle sfide del nostro tempo, alle crisi che
le società attraversano, promuovendo
l’uomo nella sua dignità.
informacaritas
31
Caro amico,
vorremmo condividere con te alcune riflessioni. Per strada si vedono uomini di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali avvicinarsi a ragazze straniere per chiedere loro prestazioni sessuali a
pagamento. Sono numerosi i motivi per cui sono spinti a farlo:
difficoltà di comunicare con la moglie, la ricerca di ciò che la propria moglie non può o non vuole dare, esperienze di solitudine, il
desiderio di possesso di una donna che, essendo pagata, non potrà
rifiutare, l’attrazione di una compagnia più giovane.
La sessualità è un dono di Dio da proteggere e rispettare,
non ci si può giocare di sopra. Pagare una donna per fare sesso,
anche se acconsente perché costretta dalle circostanze, è un grave
insulto alla sua – e alla tua – dignità: è trattarla – e trattarti – come
un oggetto. Le cose si comprano e si vendono, gli esseri umani no.
La donna non è un oggetto ma una persona da incontrare e da
amare di un amore vicendevole. Si sente spesso dire che la prostituzione è sempre esistita, che una donna se vuole è libera di
farlo, di vendere il proprio corpo, che la prostituzione è il mestiere
più antico del mondo.
Allora ci chiediamo: se il lavoro nobilita l’uomo, la prostituzione chi nobilita? La maggior parte delle ragazze straniere che si
prostituiscono non hanno scelto di farlo, sono schiave obbligate
a prostituirsi dalla famiglia d’origine o da sfruttatori senza scrupoli che alimentano questo mercato per arricchirsi e ai quali finisce in tasca gran parte del tuo denaro. Andare con loro significa
abusare di una schiava e collaborare a mantenerla in schiavitù. Le
ragazze vengono portate in Italia da organizzazioni criminali internazionali che fanno guadagni miliardari sulla pelle di queste donne
cadute nelle loro mani. Ogni euro speso per comprare una ragazza
andrà ad arricchire le organizzazioni criminali che le sfruttano.
Qui a Palermo ogni ragazza per lavorare in strada paga un
pizzo di circa 200 euro solo per il posto su marciapiede, oltre al
conto fisso che va dai 65.000 agli 80.000 euro da versare puntualmente alla mafia e agli sfruttatori di turno. Andare con loro significa finanziare tutta questa macchina infernale. Forse nessuno
prima d’ora ti ha dato tutte queste informazioni, forse non avevi
mai pensato che le cose stessero così.
Se tu o i tuoi amici andate a comprare sesso per strada, parlate di queste cose, leggete insieme questa lettera. Dio capisce la
sofferenza di queste donne vittime e schiave, ma non approva chi le
sfrutta e le usa. Prendere coscienza di tutto questo indurrà te e i tuoi
amici a cessare di far soffrire ragazze già vittime di tanti soprusi. Se
desideri parlare di tutto questo o approfondire l’argomento chiamaci,
vieni a farci visita: troverai persone disponibili ad ascoltarti.
FERMA
la violenza!
Le cose si comprano
e si vendono,
gli esseri umani no.
CHIAMA ORA
091.327986
Caritas Diocesana
di Palermo
piazza Santa Chiara, 10
Scarica

gennaio-febbraio - Caritas Diocesana di Palermo