Bimestrale della Caritas Diocesana di Palermo ANNO XII | NUMERO 1 | GENNAIO-FEBBRAIO 2012 se ognuno fa qualcosa informacaritas L’emergenza lavoro e le preoccupazioni dei vescovi siciliani Il Microcredito ai giovani e le opportunità per le famiglie Fondi CEI 8xmille. Le idee diventano progetti Tratta, una vergogna senza fine Matteo La Grua: uomo di preghiera Spedizione in abbonamento postale | Legge 662/96 | CMP Palermo caritaspalermo.it Ospedali Psichiatrici Giudiziari dossier informacaritas Bimestrale di informazione della Caritas Diocesana di Palermo. in questo numero ANNO XII | NUMERO 1 | GENNAIO-FEBBRAIO 2012 editoriale Benedetto Genuali 13 Una agenda pastorale sociale… Pino Grasso Arcidiocesi di Palermo Caritas Diocesana redazione e amministrazione 90134 Palermo piazza Santa Chiara, 10 tel. e fax 091.327986 [email protected] caritaspalermo.it 14 Un’azione sinergica per uscire dalla crisi Pino Grasso 15 Emergenza lavoro: le preoccupazioni… Pino Grasso 16 Rimanere nell’amore di Cristo Francesco Paolo Geraci In copertina: 17 Comunicare nel rispetto della dignità… Giuseppe Mattina 18 L’attenzione del Comune… Giuseppa Calò 19 Bamboccioni o fuga di cervelli Giuseppe Mannino e Cristina Scimemi 10 Le capacità imprenditoriali… Roberto Lo Meo 11 Microcredito: una opportunità… S. Gallo, A. Culotta, T. Di Gristina, E. Sanfilippo direttore mons. Benedetto Genualdi direttore responsabile diacono Pino Grasso redazione Tommaso Calamia, Giuseppa Calò, Fernanda Di Monte, Sara Gallo, Giuseppe Gianbusso, Salvo Grasso hanno collaborato Gabriella Ammirata, Loredana Brigante, Vincenzo Ceruso, Anna Culotta, Tiziana Di Gristina, Valeria Gandini, Francesco Paolo Geraci, Gaetano Giunta, Roberto Lo Meo, Benedetto Lombardo, Giuseppe Mannino, Gianfranco Matarazzo, Giuseppe Mattina, Nicola Mazzamuto, Filippo Passantino, Giovanni Perrone, Giacomo Rondello, Enzo Sanfilippo, Cristina Scimemi, Mario Sedia, Diego Torre, Laura Viti 12 Le idee diventa progetti Loredana Brigante 15 Perché Termini “non termini” dossier OPG 16 È l’ora del tramonto Gianfranco Matarazzo 21 Rieducarsi al bene comune suor Valeria Gandini 22 Tratta: una vergogna senza fine Salvo Grasso 23 L’università al servizio degli altri Giovanni Perrone 24 Prestiamo attenzione gli uni agli altri Mario Sedia stampa Officine Tipografiche Aiello & Provenzano, Bagheria (Pa) Spedizione in abbonamento postale n. 12/2001, D.L. 6/12-6-2001 del Tribunale di Palermo. 2 informacaritas ORDINARIO STRAORDINARIO SOSTENITORE BENEFATTORE € 10 € 20 € 50 € 100 25 Matteo La Grua: uomo di preghiera Diego Torre 26 Nel cuore della città Vincenzo Ceruso 27 L’altare dei poveri progetto grafico e impaginazione Daniele Cannella Per ricevere informacaritas invia il contributo a te più idoneo, da scegliere tra le seguenti quote: 28 La differenziata che fa la differenza Fernanda Di Monte 29 Terraferma, un film reale Giuseppa Calò 30 Democrazia e apertura Giacomo Rondello 31 Un farmaco per tutti puoi effettuare un versamento su c/c postale 11297900 oppure un bonifico a c/c bancario Intesa S. Paolo Palermo 08, via E. Restivo 85 Palermo IBAN: IT68 G030 6904 6231 0000 0000 961 (specificare come causale del versamento “periodico informacaritas”). editoriale Una agenda pastorale sociale a servizio dei giovani Benedetto Genualdi anno 2012 che andiamo a iniziare è il 12° anniversario del nostro «Informacaritas. Se ognuno fa qualcosa». Abbiamo voluto qualificare il nostro periodico con una nuova veste grafica, per meglio favorire l’offerta di questo strumento di comunicazione ecclesiale e sociale. L’augurio è che possa svolgere un servizio sempre più rispondente ai bisogni e alle attese del nostro territorio. L’ Il Santo Padre Benedetto XVI ha dedicato il Messaggio per la Giornata mondiale della Pace al tema dell’educare i giovani alla giustizia e alla pace. Anche nel Messaggio per la Quaresima 2012 “Prestiamo attenzione gli uni agli altri” possiamo cogliere degli spunti di riflessione da riferire al mondo giovanile. Quali sono le sfide del mondo giovanile che maggiormente interpellano la Chiesa e che rappresentano i nodi problematici che dobbiamo sapere sciogliere per non fallire nel nostro farci prossimi al mondo giovanile? È importane che nella vita del giovane si realizzi la verità molto cara a Benedetto XVI, e cioè che Cristo nulla ti toglie ma tutto ti dona. Mi chiedo se i nostri cammini di fede offerti ai giovani possano lasciare fuori i loro interessi, le loro frustrazioni, i loro insuccessi, il loro tempo, nello studio o nello svago, il loro lavoro o la mancanza di esso, la loro vita sociale e la loro partecipazione politica, la loro sessualità e le loro prospettive di famiglia. Ritengo sia urgente declinare alcuni temi che hanno pieno diritto di cittadinanza in una agenda pastorale attenta ai temi sociali che interpellano soprattutto il mondo giovanile. Alcuni di questi, ma non i soli, possono essere la bellezza e l’ambiguità della comunicazione in internet, lo svago e il tempo libero, la verità ingannevole sul gioco di azzardo, la ricerca del lavoro e l’impresa sociale possibile, la relazione di prossimità e il volontariato a servizio delle persone fragili, il valore della paternità e della maternità nel vissuto di una sessualità senza ipocrisia, lo sfruttamento sessuale della donna e la clientela giovanile, il desiderio di libertà e il rischio di cadere in nuove forme di dipendenze patologiche, l’inquinamento della politica e il desiderio di potere partecipare alla costruzione di una società più bella, l’apertura all’intercultura e al dialogo interreligioso con i giovani stranieri. Alcune attenzioni che la Caritas sta coltivando in questi anni vanno in questa direzione: percorsi formativi e di accomgennaiofebbraio 2012 pagnamento del volontariato giovanile, sviluppo del progetto Policoro per la formazione dei giovani alla creazione di impresa sociale con attivazione di due cooperative sociali giovanili e apertura di altri tre Centri di animazione territoriale (Istituto P. Messina, Bagheria e Termini Imerese), incremento dei punti di ascolto per le dipendenze patologiche al Centro Agape e al Punto Incontro Giovani di P. Messina, offerta di formazione per operatori di oratori parrocchiali e della pastorale di strada, accompagnamento di minori del circuito panale in forme di esperienze forti, testimonianza di prossimità a giovani disabili e con problemi di disagio psichico, creazione del Centro di educazione ambientale San Francesco nel V Vicariato per ragazzi e giovani delle scuole e delle associazioni, creazione degli eventi Palermondo e Oratoriadi centrati sulla integrazione di giovani locali e immigrati, azione di sensibilizzazione al tema della tratta di donne vittime di sfruttamento sessuale. Nella nostra Chiesa ci sono interessanti proposte rivolte al mondo giovanile provenienti da diverse direzioni. Tra tutte voglio citare quella dell’Istituto Pedro Arrupe rivolta all’offerta di percorsi di formazione sociale e politica sia residenziale che sul territorio. Questo periodico «Se ognuno fa qualcosa», con l’aiuto di tutti e in sintonia con lo spirito di carità che animò padre Pino Puglisi nel servizio dei giovani, intende testimoniare la ricca presenza di servizi pastorali offerti al mondo giovanile: proviamo a condividere insieme un’ipotesi di agenda pastorale sociale a servizio del mondo giovanile. L’appello del cardinale Romeo agli amministratori convocati al Don Bosco Un’azione sinergica per uscire dalla crisi Pino Grasso « Vogliamo andare oltre la crisi, dalla quale usciremo se ognuno fa qualcosa». È stato l’appello lanciato dal cardinale Paolo Romeo agli amministratori dei comuni dell’Arcidiocesi, intervenuti, al Teatro Don Bosco Ranchibile. La manifestazione è stata voluta dallo stesso Presule fin dal suo insediamento a Palermo il 10 febbraio 2007 e si inserisce nel percorso diocesano delle Settimane Sociali. «Non possiamo pensare che la soluzione dei problemi, specialmente in un mondo in crisi, dipende dagli altri – ha proseguito – ognuno ha infatti, un ruolo e un compito da svolgere in modo sinfonico, sapendo che anche gli altri stanno lavorando. Soltanto così noi possiamo raggiungere gli obiettivi che sono difficili in ogni momento, ma che oggi sono ancora più difficili di fronte ai cambi culturali ed alla crisi economica 4 informacaritas che stiamo attraversando e che non è soltanto interna alla nostra Sicilia e alla nostra Nazione, ma è frutto di questi cambi molto profondi che stanno intervenendo nel mondo intero». All’incontro moderato da Giuseppe Notarstefano, direttore dell’Ufficio di pastorale per i problemi sociali e il lavoro, hanno preso parte numerosi amministratori regionali, provinciali e dei comuni, nonché diversi parroci delle chiese Matrici dell’Arcidiocesi di Palermo. «Ringrazio il cardinale perché ci ha dato l’opportunità di dare un impulso maggiore alla nostra pastorale sociale – ha dichiarato Notarstefano – per realizzare percorsi di confronto e per leggere insieme i segni dei tempi». La relazione dal titolo Oltre la crisi: l’impegno degli amministratori locali per il Bene Comune è stata svolta da mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente del Comitato Scientifico ed Organizzativo nazionale delle Settimane Sociali. «Più che mai in un tempo come questo – ha detto Miglio – la Chiesa ha il compito di trasfondere non solo nelle istituzioni pubbliche, ma in tutti i soggetti della società civile una linfa, un pensiero, una visione antropologica. Tutte le analisi sull’attuale crisi concordano nel dire che è venuta meno una visione etica, sono venuti meno principi ispiratori e dunque la prassi impazzisce. La Chiesa nel suo patrimonio e nel suo messaggio ha proprio questa ispirazione etica che nasce da una visione della persona. Questo è ciò che manca oggi ed è la radice ultima della crisi. Io credo che la Chiesa abbia la visione urgente di aiutare tutti a capire che questo è il fondamento intanto per la democrazia e c’è un fondamento solido sulla persona umana e poi è il fondamento di qualsiasi ripresa anche della ripresa economica. Il messaggio della Caritas in veritate è che l’economia ha bisogno di fondamenti che vanno oltre l’economia, che vengono prima, non sono di per se economici, ma che permettano all’economia di crescere e dunque di essere al servizio della persona e della società». In alto: il cardinale Paolo Romeo e mons. Arrigo Miglio intervistati da TV 2000. Emergenza lavoro: le preoccupazioni dei vescovi siciliani l numero sempre crescente di lavoratori dipendenti che ha perso o sta perdendo il lavoro; il blocco quasi totale del comparto edilizio che ha messo in crisi la filiera delle nuove costruzioni e il dinamismo delle ristrutturazioni; il settore della pesca fortemente compromesso dalla concorrenza sleale degli armatori stranieri, non tenuti al rispetto delle restrittive norme dei Paesi Europei e dagli ingenti costi della navigazione e della refrigerazione; la precarizzazione del lavoro giovanile, anche in molti settori di pubblico impiego, la presenza di contratti a termine nei Comuni, nelle Province, nella sanità come nella scuola. Sono i temi che hanno preoccupato i vescovi siciliani, nel corso dei lavori della sessione invernale della Conferenza Episcopale Siciliana, che si è tenuta nei giorni 7-8 febbraio 2012 sotto la presidenza del cardinale Paolo Romeo. I presuli siciliani sono tornati ancora una volta ad occuparsi della grave crisi economica che attanaglia la nostra isola e hanno preso atto del fatto che l’intero assetto del tessuto sociale è attraversato, anche se in misura diversa, dalle conseguenze della crisi. Nel sistema economico siciliano tale crisi non risparmia alcun settore. A fronte di questa situazione, che assume toni sempre più preoccupanti, l’episcopato siciliano ha sollecitato il confronto tra le parti sociali, gli imprenditori e le rappresentanze politico-istituzionali di partiti e movimenti. In tutte le diocesi sono state avviate, accanto alle ordinarie forme di intervento a sostegno di antiche e nuove povertà, iniziative di microcredito che coinvolgono banche ed enti locali, per intervenire in molte situazioni di disagio, impegnando anche fondi e beni diocesani, esponendosi come garanti per sostenere e agevolare la concessione di prestiti e mutui. Ma questo impegno può non risultare I sufficiente né risolutivo senza una azione coordinata delle istituzioni politiche regionali e nazionali. Le molteplici iniziative di protesta dei lavoratori, quelle già svolte e quelle programmate mirate a richiamare l’attenzione sulla insostenibilità della crisi da «Nel sistema economico siciliano tale crisi non risparmia alcun settore» gennaiofebbraio 2012 parte delle famiglie, delle imprese piccole e grandi, pubbliche e private, trovano attenzione e solidarietà da parte dei Vescovi, ma trovano anche una ferma disapprovazione tutte quelle forme di manifestazioni paralizzano ogni attività, producendo irreversibili danni per altre categorie di lavoratori, distruggendo risorse e beni di consumo per milioni di euro, con l’unico risultato dell’isolamento dell’intera società civile isolana da quella nazionale ed europea. p.g. In alto: partecipanti all’incontro degli amministratori presso il Teatro don Bosco. informacaritas 5 arci dio cesi Il XXV° Anniversario dell’ordinazione presbiterale di mons. Carmelo Cuttitta Rimanere nell’amore di Cristo Pino Grasso « Non ho alcun particolare merito, unico mio merito è la misericordia di Dio. La Sua iniziativa, il suo Amore. Nella mia storia vocazionale non ci sono trasformazioni repentine o illuminazioni particolari, ma tutto ha concorso a svelarmi gradualmente e in modo progressivo il disegno di Dio, conformando ogni aspetto del mio essere e del mio agire sul modello del Buon Pastore. Ovviamente si resta sempre ben lontani dal modello da imitare. Però ciò che conta è che per me, game con il presbiterio diocesano. Sono tante le relazioni fraterne che in questi 25 anni hai voluto e saputo intessere, autentiche testimonianze di fraternità presbiterale. La tua affabilità nelle relazioni, la sollecitudine attenta e la cura amorevole nei confronti della nostra Chiesa locale, in tutte le sue componenti, specie quelle più problematiche, lo stile semplice e disinteressato, privo di parzialità e carico di responsabilità, hanno fatto sempre di te un presbitero stimato per- nella mia vita, il sacerdozio non è qualcosa da fare o un servizio da svolgere, ma un modo di essere». Lo ha detto mons. Carmelo Cuttitta al termine della celebrazione Eucaristica presieduta dal cardinale Paolo Romeo, in occasione del suo 25° anniversario di ordinazione sacerdotale. «Caro don Carmelo – ha detto nell’omelia l’Arcivescovo – per te ‘rimanere nell’amore di Cristo’ si è sempre tradotto anche in un affettuoso le- ché testimone dell’amicizia di Dio per gli uomini, immagine di Cristo e del suo amore misericordioso». Il Vescovo ausiliare è stato festeggiato da una grande folla che gli ha fatto corona. Presenti, tra gli altri, la mamma Maria, la sorella, i fratelli e gli altri familiari, il cardinale Salvatore De Giorgi, tanti Vescovi siciliani, sacerdoti, diaconi, membri di vita consacrata, autorità civili e militari e tanti laici prove- 6 informacaritas nienti da Godrano, Ficarazzi e di San Giuseppe Cottolengo. Il Vescovo ha ringraziato il Signore insieme al compagno don Giuseppe Spadaro e si è fatto ricordo di don Giuseppe Calafiore che già raggiunto la Casa del Padre nel 2010. «Che cosa ho ricevuto in questi anni? – ricorda mons. Cuttitta - Soprattutto: la gioia e la libertà. Il mio sacerdozio è stato illuminato dalla presenza di persone semplici e straordinarie allo stesso tempo. La gran parte degli anni del ministero sacerdotale è stato illuminato da Giovanni Paolo II, che mi ha accompagnato sin dagli anni della formazione in Seminario. Da lui tutti abbiamo imparato il senso vero della gioia e il senso di una grande libertà: la libertà di stare con tutti e di affrontare tutto senza dovere nulla a nessuno se non al Signore. Ringrazio con gratitudine imperitura Benedetto XVI, maestro di verità, a cui esprimo viva gratitudine per avermi chiamato all’Episcopato, gli educatori del Seminario, i docenti della Facoltà Teologica, i tanti sacerdoti e in modo del tutto particolare il Servo di Dio, don Pino Puglisi, amico sincero e buono che mi ha insegnato a conoscere e amare il Signore e a servirlo con totale disponibilità. La sua testimonianza di vita è per tutti noi un esempio da imitare. Con animo commosso e colmo di gratitudine ricordo il cardinale Salvatore Pappalardo, che mi ha imposto le mani. Ringrazio il Signore per aver conosciuto questo grande Pastore e per aver avuto il privilegio e l’onore di dedicare alla Sua venerata persona sei anni del mio ministero». Accanto: mons. Carmelo Cuttitta festeggiato dai fedeli. arci dio cesi Il cardinale Romeo incontra i giornalisti nel giorno del loro patrono Comunicare nel rispetto della dignità umana Francesco Paolo Geraci « Nostro Signore è stato il primo a usare, per così dire, Twitter. Pensate ai comandamenti dell’amore: ‘Ama il tuo Dio, Ama il prossimo tuo come te stesso’. Sono messaggi rapidi, sintesi potenti ed efficaci». Lectio magistralis del cardinale Paolo Romeo in occasione dell’annuale incontro con la stampa e gli operatori dell’informazione, in occasione dell’annuale festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti che quest’anno a causa degli impegni del Primate di Sicilia alla Cei è stata rimandata di una settimana. Il cardinale ha invitato i giornalisti al rispetto e al buon uso della comunicazione che talvolta dimentica la dignità della persona. «Spesso c’è un abuso della cronaca che schiaccia le persone, travalica il rispetto che si deve agli individui e alle loro storie. Così, un fatto scalza un altro fatto più recente rapidamente, senza scavare in profondità, senza tenere conto della sensibilità comune, soffermandosi tante volte sul macabro. Allora la comunicazione, la parola deve essere educata al silenzio, all’ascolto, alla visione completa dei fatti. Il che non significa mettere il bavaglio alle notizie, ma educarsi a coglierne l’essenza e a comunicarle correttamente, provando anche a dare risposte a interrogativi e inquietudini profondi». Nel corso dell’incontro organizzato dall’Ufficio per le Comunicazioni Sociali, diretto dal diacono Pino Grasso, e dal Centro Comunicazione e cultura delle Paoline, diretto da suor Fernanda Di Monte, è stato presentato il messaggio del Santo Padre Benedetto XVI della 46ª Giornata Mondiale delle Comunicagennaiofebbraio 2012 zioni Sociali, dal titolo Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione. «L’invito del Santo Padre è quanto mai opportuno per noi operatori della Comunicazione – ha detto il neo presidente dell’ordine giornalisti Riccardo Arena – perché noi molto spesso abbiamo presenti i nostri diritti e poco i nostri doveri. Ci invita a riflettere su quello che trattiamo perché abbiamo il dovere di raccontare i fatti senza fare i moralisti, ma informando correttamente. Il primo giudice del nostro operato siamo noi stessi». «La comunicazione, la parola deve essere educata al silenzio, all’ascolto, alla visione completa dei fatti» Nel corso dell’incontro molto partecipato, l’Arcivescovo ha espresso anche la sua preoccupazione sulle prossime elezioni a Palermo. «Non so quanti saranno i candidati, ma non sarà una persona a risolvere i tanti problemi della città. Occorrono i programmi e finora non ne vedo». Mentre sul piano degli accordi politici si infiamma il confronto per la scelta dei candidati, il cardinale sottolinea che «si sente il bisogno del silenzio e dell’ascolto per ritrovare il senso dei fatti. Cosa voterà il popolo dello Zen o della Vucciria? – si è chiesto con apprensione il cardinale – per quale visione e progetto di città? Per quale lavoro? Per quale pianificazione del territorio o, ad esempio, dell’edilizia sociale? Senza un programma chiaro e concreto che affronti i nodi veri, prevale lo scambio di voti tra chi manifesta una istanza e chi sul posto la intercetta dando risposte ambigue. Così non va. Palermo – ha proseguito - ha bisogno di alzarsi. Ci vuole chi mostra la strada che si intende far percorrere a questa città dove è forte il degrado. È inutile che si faccia a gara per dire che si punta alla legalità senza indicare e intraprendere strade di sviluppo e occupazionali». Poi l’invito ai cittadini: «Non si può delegare con il voto a una persona e a dei partiti la soluzione dei problemi. Occorre l’impegno di tutti, la responsabilità di ognuno per una nuova fase di rinascita». In alto: il cardinale Paolo Romeo, suor Fernanda Di Monte e Pino Grasso durante l’incontro con i giornalisti. Al centro: un ritratto di San Francesco di Sales patrono dei giornalisti. informacaritas 7 mi no ri Piano infanzia e adolescenza L’attenzione del Comune ai temi dei minori a rischio Giuseppe Mattina o scorso 20 febbraio la Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza ha tenuto a Palermo numerose audizioni per verificare la situazione dei diritti dell’Infanzia e l’applicazione del Piano Infanzia e Adolescenza nella nostra città. Riportiamo di seguito ampi stralci del documento unitario che il terzo settore palermitano ha consegnato ai commissari. L Documento terzo settore per l’audizione della commissione bicamerale infanzia e adolescenza. La costruzione del Primo Piano d’A zione per l’Infanzia e l’Adolescenza del Comune di Palermo, datato 1998 è stato un importante passo per lo sviluppo di politiche, organiche e sistemiche, rivolte a bambini, bambine, ragazzi e ragazze della nostra città. Pur partendo da un ritardo storico e culturale rispetto ad altri Paesi europei, ma anche rispetto ad altre regioni e città italiane, il tema dell’infanzia in questi anni, sembra non essere più relegato alle politiche dell’emergenza e della prevenzione del disagio. Tuttavia, oggi, a causa della crisi economica e della riduzione di investimenti e finanziamenti pubblici si corre il grave rischio di indebolire gravemente, se 8 informacaritas non distruggere l’infrastrutturazione sociale che in questi anni si è sviluppata e di indebolire il sistema integrato delle politiche per l’infanzia, gli adolescenti ed i giovani. Alle giovani generazioni deve essere riconosciuto, “abbiamo il dovere” di riconoscere il ruolo di portatori di nuove istanze di sviluppo e di rinnovamento culturale e sociale, il diritto all’istruzione, alla formazione professionale, al tempo libero, al lavoro e ad una qualità della vita orientata al benessere, così come indicato dalle leggi 285/97 e 328/2000, qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza, devono essere i punti cardini delle politiche per l’infanzia, l’adolescenza, i giovani. Il nostro appello alla politica è quello di consolidare nell’azione lo spirito e le caratteristiche di fondo della legge 285: la non emergenzialità, gli interventi non solo legati al disagio conclamato, la promozione dei diritti e della cittadinanza, la promozione della persona. Oggi le politiche economiche e finanziarie del governo nazionale, del governo regionale e del governo locale, con lo “svuotamento dei fondi per l’infanzia”, la riduzione complessiva dei finanziamenti per le politiche di welfare, stanno producendo l’effetto di orientare gli interventi su azioni “simboliche”, “occasionali”, “ad alto impatto mediatico”, producendo una situazione di “welfare cessante” che mette e metterà a rischio il futuro di tanti bambini, di tanti giovani ed un giorno di tanti cittadini. C’è bisogno di attivare processi utili a ripensare le politiche per l’infanzia e l’adolescenza nelle dimensioni sistemiche, di medio/lungo periodo, “processuali”, capaci di incidere sui fattori di cambiamento e sulla qualità della vita, applicando i principi costituzionali della sussidiarietà e della responsabilità. Istituzioni pubbliche e terzo settore lavorano insieme per il bene comune trovando situazioni efficaci a problematiche complesse, tenendo conto delle risorse finanziarie disponibili e del capitale sociale generato dalle comunità. Politiche per l’infanzia e presupposti di sviluppo. Quale via devono percorrere i giovani? Bamboccioni o fuga di cervelli Giuseppa Calò In questa situazione il terzo settore palermitano impegnato a favore dei diritti dell’infanzia, degli adolescenti e dei giovani (Associazionismo, Cooperazione Sociale e Volontariato) non si tira indietro, crede e si impegna per un futuro migliore e vuole continuare a connettere pensiero ed azione, impegno sociale e civile, impegno professionale per garantire la qualità dei servizi e la localizzazione degli interventi territoriali. In chiave politica ribadiamo la necessità di dare cittadinanza ai principi della 328: considerare il terzo settore nella logica della sussidiarietà, della responsabilità/corresponsabilità politica e sociale/comunitaria e non soltanto del “gestore di servizi”; consolidare e sviluppare gli interventi passando dalla logica dei progetti e della loro sommatoria alla logica del/dei piani, della strategia di medio/lungo periodo, della programmazione pluriennale, dell’integrazione delle politiche e degli interventi della capitalizzazione dei processi in chiave di integrazione e dello sviluppo di sinergie per il raggiungimento di obiettivi di cambiamento; attivare processi di comunità, di promozione della solidarietà sociale, della valorizzazione delle persone, della famiglia e della solidarietà organizzata; sviluppare processi di attivazione/ riattivazione della comunità educante; integrare le politiche istruzione, tempo libero, arte, cultura, sport, formazione, lavoro, ambiente. La questione “infanzia” in una città come Palermo non può prescindere da una pianificazione generata da risorse “dedicate” quali gennaiofebbraio 2012 esa ancora sull’opinione pubblica la dichiarazione del ministro Anna Maria Cancellieri, in accordo alla Fornero sull’incapacità dei nostri giovani a investire sul proprio futuro autonomamente e lontano da mamma e papà. Pesa perché focalizza ancor di più la nostra attenzione sull’Italia dei privilegiati, di coloro che contano e che non vivono l’assillo quotidiano delle ristrettezze economiche e delle rinunce. Di coloro, insomma, che non hanno bisogno “dell’illusione del posto fisso” evocato dal Ministro Fornero. Pochissimi giovani possono dedicarsi al proprio futuro, perché un futuro al momento non c’è. Basti pensare alle difficoltà per proseguire gli studi dovuti a test e numeri chiusi. Non tutte le famiglie, infatti, possono sostenere le spese economiche lungo uno svariato numero di anni durante i quali i figli si preparano in scuole apposite e tentano di superare vari esami di ammissione. E non è solo questione di posto fisso. Un tempo si concorreva pubblicamente per ottenerlo dando prova della propria capacità e attitudine a ricoprire un determinato ruolo. Oggi forse non è più necessario, la globalizzazione cambia le regole anche in Italia. O almeno questo e quel che si dice (vedi modifica dell’articolo 18). Ci si chiede però se le regole cambieranno per tutti o se qualcuno, naturalmente più brillante, verrà risparmiato viaggiando a tutto gas sulla corsia privilegiata del successo professionale ed economico a scapito di tanti altri. La tanto declamata mobilità, che pure ha un costo per ciò che attiene la qualità della vita, può fornire in termini occupazionali delle certezze? Le nostre industrie piano piano si trasferiscono in altre nazioni causando molti licenziamenti, la mobilità è davvero il rimedio che salverà il futuro dei nostri giovani? Eppure tutti P possono essere quelle provenienti dalla Legge 285, sopratutto in questo momento di riduzione delle risorse dai trasferimenti nazionali e regionali e con il bilancio comunale privo di risorse settoriali. Il terzo settore è pronto e intende continuare hanno diritto alla valorizzazione della propria volontà e della propria intelligenza. Sia che si desideri trovare lavoro nella propria nazione che fuori. Invece succede che se non si va via da casa per trovare lavoro si viene considerati “bamboccioni”. Se invece ci si sposta all’estero sia per lo studio che per il lavoro, per le condizioni più favorevoli per entrambe le cose, si entra a far parte del fenomeno dei “cervelli in fuga”. Cosa devono fare i nostri giovani? Devono aspirare a rimanere o ad andare via? Credo che ad andar via, nel frattempo, ci stiano facendo un pensierino anche i genitori, visto che oggi nutrono seri dubbi sulla durata e sulle garanzie del proprio impiego, qualsiasi esso sia e soprattutto sulla certezza della pensione che sicuramente ha motivato intere generazione alla crescita del paese, di un paese che stenta a manifestare la sua civiltà non permettendo al cittadino di vivere serenamente la propria esistenza e di offrire un futuro dignitoso ai propri figli. a dare voce ai diritti dell’Infanzia e a rafforzare il proprio impegno nella logica della sussidiarietà ad assumersi le proprie responsabilità e ad aprire una stagione di sostegno ai processi di crescita e di cittadinanza delle nuove generazioni. informacaritas 9 at tua lità Il Microcredito ai giovani Le capacità imprenditoriali dei nostri figli Giuseppe Mannino e Cristina Scimemi D a una ricerca di dottorato in Psicologia del Lavoro e delle Risorse Umane condotta noi presso la Libera Università Maria SS. Assunta (sez. S. Silvia, Palermo), è emerso il bisogno di indagare sulle capacità dei giovani siciliani, dai 25 ai 35 anni, di fare impresa e soprattutto di essere in grado di cogliere le risorse del territorio e metterle a frutto per sé e per la società civile. Tale esigenza I dati delle maggiori agenzie di ricerca sociale nazionali (Istat, Censis) rilevano un preoccupante quanto agghiacciante dato relativo ai giovani italiani che, seppur in crisi come altri giovani in Europa, hanno rinunciato a cercare lavoro, sembra non siano in grado di rintracciare possibilità lavorative, gettandosi nel totale e alienante scoramento. Il microcredito, le Banche del Tempo, i nasceva dalla provocazione/pregiudizio degli esponenti del credito siciliano – intervistati nelle fasi preliminari della ricerca in merito all’attuazione di progetti di microcredito – che i giovani oggi fossero troppo attaccati al proprio nucleo familiare e poco competenti alle determinanti di rischio di un progetto di autoimpresa e pertanto, nonostante fossero disponibili dei fondi a loro dedicati, non producessero idonee richieste di utilizzo. Gruppi di Acquisto Solidale, basati sulla fiducia, reciprocità e scambio di beni relazionali oltre che di mercato, sono forme di sviluppo economico territoriale che introducono un elemento di maggiore importanza e spessore valoriale nell’asse dicotomico Stato-Mercato, ossia la società civile, che potrebbe configurarsi come chiave di volta di questa nostra società individualista ed egoista, aprendosi agli altri, al gruppo, alla polis. 10 informacaritas Sono stati, dunque, somministrati a 106 giovani siciliani disoccupati dei questionari che valutassero i valori professionali, l’autoefficacia percepita nella ricerca del lavoro e le capacità di uscire fuori dal “nido” familiare. Dai risultati emerge la rinascita di una spinta al cambiamento. I giovani intervistati dimostrano di avere quelle competenze indispensabili all’avvio di un progetto personale di sviluppo. I nostri soggetti si percepiscono particolarmente capaci di interagire con persone nuove, rispettando le altrui competenze nel contesto di lavoro e ritengono importante rivolgersi a persone di maggiore esperienza per accrescere le proprie competenze; si percepiscono capaci di attivarsi nel ricercare e valutare le informazioni relative a nuovi lavori e competenti nella selezione delle offerte di lavoro; sentono di avere la capacità di pianificare attivamente il proprio futuro professionale, cogliendo le opportunità offerte dal mercato di lavoro. Inoltre, si presentano propensi al nuovo, al cambiamento e all’adozione di tecniche lavorative innovative. Tuttavia, un elemento non trascurabile e che è stato, nella stessa ricerca, identificato come correlato alla capacità del giovane di percepirsi in grado di rintracciare possibilità di lavoro, è la bassa capacità di differenziarsi dal proprio nucleo familiare rilevata nei soggetti indagati. I nostri giovani dai 25 ai 35 anni appaiono psicologicamente impantanati in un sistema di legami familiari ad oggi convalidati dalla società Microcredito: una opportunità per le famiglie siciliane Roberto Lo Meo na importante opportunità viene offerta dalla legge regionale 11/2010 riguardante il microcredito allo scopo di sostenere famiglie e imprese che subiscono l’attuale crisi. L’intervento si rivolge a quelle famiglie prive della capacità economico - patrimoniale necessaria per ottenere il credito bancario ordinario e che, tuttavia, presentano potenzialità economiche future che possono giustificare l’assunzione di impegni responsabilizzanti come quello, appunto, di ricevere un microprestito. L’obiettivo è quello di sostenere condizioni di particolare e temporaneo disagio concernente esigenze abitative, di tutela della salute o attinenti ai percorsi educativi e di istruzione dei componenti della famiglia stessa; di favorire la realizzazione di progetti di vita familiare volti a sviluppare e migliorare le condizioni sociali, economiche e lavorative delle stesse. Il fondo istituito dalla Regione ha una dotazione di 12 milioni di euro, attraverso cui si prevede di soddisfare oltre 3.000 richieste, è finalizzato a prestare garanzia a favore dei soggetti finanziatori, a fronte dei micro prestiti destinati alle famiglie beneficiarie. Il prestito, fino a 6.000 euro – rinnovabile fino a un tetto massimo di 25.000 euro – U come mezzi di sussistenza alla crisi. Le famiglie sono i migliori ammortizzatori sociali e questa nuova configurazione sembra provocare – attivando un circuito che si autoalimenta – un ritardo nel fisiologico processo di individuazione e di differenziazione del giovane adulto. Dai risultati emersi, si profila un incongruenza psico-sociale nella dinamica di autonomia- separazione dei giovani coinvolti e del loro tessuto sociale di riferimento: da un lato la preparazione e a volte l’eccellenza accademica dei giovani che li predisporrebbe a successi lavorativi autoimprenditoriali e dall’altra un passivismo affettivo socio-familistico che blocca il meccanismo di autonomia e separazione, indispensabile all’autoimprenditorialità ed all’empowerment individuale. Da tale incongruenza emerge a sua volta una forte indicazione per gli operatori della pastorale giovanile, dell’educazione, e dell’accompagnamento psico-sociale: urgono interventi formativi e trasformativi individuali e sociali che favoriscano l’autonomia esistenziale dei giovani. Tali interventi avranno interessanti ricadute sull’autoimprenditorialità individuale e dunque sulle richieste di accesso al microcredito imprenditoriale e di conseguenza sui tassi di occupazione giovanile. La ricerca è in via di ampliamento, ma ad oggi è possibile identificare in tali dati dei validi strumenti per comprendere le disposizioni del giovane verso nuove alternative economiche, come la micro-impresa. gennaiofebbraio 2012 potrà essere chiesto per interventi di ristrutturazione, acquisito di mobili e pagamento delle bollette, oltre che per spese sanitarie e scolastiche. «Il fondo istituito dalla Regione ha una dotazione di 12 milioni di euro» Le famiglie più bisognose saranno scelte in base a un unico parametro numerico: un ISEE inferiore a 13.000 euro. Sono quindi oltre 100.000 le famiglie che potranno chiedere il prestito. La Regione si farà garante nei confronti delle banche e, nel caso in cui le famiglie non pagassero le rate del prestito, versare le somme dovute agli istituti di credito coinvolti nell’iniziativa, nello specifico Unicredit e Banche di Credito Cooperativo. Le istanze di accesso al microcredito possono essere presentate dal 2 gennaio 2012 rivolgendosi ad uno degli organismi non profit convenzionati ubicato nella propria provincia di residenza. Le istituzioni e gli organismi non profit svolgono il compito della prima selezione delle famiglie che presenteranno istanza e, in seguito, l’attività di tutoraggio e accompagnamento nonché quella di promozione a favore dei beneficiari del microcredito, fornendo agli stessi ogni utile supporto. Per ulteriori informazioni collegarsi al link: http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIRPORTALE/ PIR_Iniziative/PIR_Microcredito. informacaritas 11 pro get tua lità Fondi Cei 8xmille Le idee diventano progetti Sara Gallo, Anna Culotta, Tiziana Di Gristina, Enzo Sanfilippo PIANO INTERVENTO GIOVANI a difficoltà di incontrare i giovani nei luoghi di aggregazione e la non conoscenza degli spazi disponibili all’interno delle realtà oratoriali e parrocchiali, ci spinge a pensare nuove forme di presenza nel territorio capaci di prestare attenzione sia alle fragilità che alle risorse dei minori e dei giovani. Tale esigenza risulta ancora più forte per una realtà socio culturale come quella della città di Palermo, che registra un alto tasso di abbandono scolastico, insufficienti o inesistenti opportunità di lavoro, che sfociano spesso in situazioni di emarginazione, illegalità, devianza criminalità. Il progetto Piano Intervento Giovani, mira a dare stabilità a iniziative concrete di prevenzione, promozione ed accompagnamento rivolte a minori e giovani (anche immigrati) attraverso il lavoro di pastorale di integrazione portato avanti dalla Caritas diocesana, quale soggetto gestore, e da altri 4 soggetti – Azione cat- L tolica, Pastorale Giovanile, Salesiani, Piccole Suore Missionarie della Carità (don Orione) e la Parrocchia Sacra Famiglia del II vicariato – che si sono costituiti in Associazione temporanea di scopo. La realizzazione del progetto si articola su tre ambiti di intervento: 1. L’oratorio, come luogo ed esperienza significativa di incontro, aggregazione, evangelizzazione e formazione dei giovani. Si insisterà sulla formazione e l’accompagnamento degli oratori parrocchiali ai temi specifici e alla conoscenza delle legislazione vigente in Italia e in Sicilia sugli oratori e alla federazione degli oratori attraverso la costituzione degli stessi in rete. 2. La pastorale di strada, come farsi presenti nei luoghi di incontro dei giovani e degli adulti che raramente e difficilmente entrano in contatto con le realtà parrocchiali prevedendo anche un corso residenziale di secondo livello per animatori di strada. 3. Il PIG – Punto Incontro Giovani “Padre Messina” – come luogo di comunità culturale e spirituale significativo, aperto ai gruppi giovanili e alle associazioni ecclesiali e laiche. 4. Lo sportello lavoro ed integrazione, realizzato in collaborazione con l’equipe del progetto “Policoro” e rivolto in modo particolare ai giovani stranieri presenti nel nostro territorio che hanno il desidero di scommettersi in un progetto di lavoro autonomo. 5. Lo sportello di ascolto sulle dipendenze patologiche, rivolto alle fasce giovanili della popolazione della Diocesi, in collaborazione con L’Istituto “don Calabria”. s.g. IN E OUT: COSTRUIRE LEGAMI. Dall’ambizione del titolo alla concretezza dell’impegno. Da febbraio 2012 un nuovo progetto finanziato con fondi 8xmille a sostegno delle popolazioni migrati con particolare cura alle donne vittime di tratta e sfruttamento sessuale. Da più di un decennio la Caritas Diocesana di Palermo si confronta con il tema delle migrazioni, cercando di leggere e rispondere alla trasforma- In alto: ragazzi giocano in un oratorio parrocchiale. Accanto: un gruppo di giovani durante un laboratorio. zione in senso multiculturale della società, che fa della regolazione della convivenza interetnica una questione di schiacciante attualità. All’interno di un contesto culturale e di uno scenario economico precario e di difficoltà caratterizzato da un crescente senso di insicurezza – la «società dell’incertezza» per dirla con Bauman – gli immigrati sono spesso percepiti come i responsabili in misura significativa della rottura della coesione sociale, capro espiatorio di tutti i «mali della società». I nostri Centri di Ascolto rendono conto, invece, di una popolazione, quella immigrata, che chiede un aiuto orientato alla autonomia, che lotta per una condizione di regolarità e riconoscimento dei diritti. Una delle faccie della medaglia è rappresentata da quelle persone, donne, vittime di circuiti criminali gestiti da connazionali, soggette a forme plurime di sfruttamento, sia in ambito sessuale che lavorativo. Il progetto in e out, cerca di raggiungere la variegata e multidimenzionata condizione degli immigrati presenti nei territori attraverso diverse forme di aiuto e prossimità, che comprendono l’ascolto, il sostegno e accompagnamento delle persone migranti, con particolare attenzione alle famiglie, ai detenuti presenti nelle carceri che ricadono nella diocesi di Palermo,alle donne vittime di violenza e vittime di tratta. Nello specifico sono stati attivati una unità mobile di strada che incontra le donne nei luoghi in cui vengo sfruttate, una accoglienza di secondo livello per quattro persone, servizi di cura della persona (docce e lavanderia), percorsi di promozione e inserimento socio-lavorativo attraverso tirocini formativi. In questo panorama composito, l’animazione della comunità cristiana rappresenta il collante tra tutte queste attività. Essa sarà attuata sia attraverso percorsi di sensibilizzazione e conoscenza sul fenomeno migratorio all’interno delle comunità parrocchiali, disponibili ad accogliere stimoli di prosgennaiofebbraio 2012 simità ed impegno, sia attraverso momenti di più generale riflessione. È obiettivo di questo progetto sollecitare l’attenzione delle comunità cristiane al “coraggio del bene”, verso quelle persone, che secondo il senso comune, poco o nulla necessiterebbero di aiuto e considerazione, perché vissuti come estranei lontani da sé. a.c. TERRA FUTURA. Un luogo dove riscoprire il contatto profondo con la natura, dove poter sperimentare concretamente la conoscenza della flora e della fauna locale, ma anche un’occasione irripetibile per sentirsi vicini a Dio. Da febbraio 2012 un nuovo progetto finanziato con fondi 8xmille permetterà la realizzazione di un centro di educazione ambientale presso un bene confiscato alla mafia, sito ad Altavilla Milicia. Da alcuni anni la Caritas diocesana di Palermo, attraverso l’area Mondialità e Pace, pone molta attenzione ai temi della salvaguardia del creato e dello sviluppo sostenibile per sensibilizzare le parrocchie e la cittadinanza a riscoprire e rimodellare i propri stili di vita, promuovendo la partecipazione a diverse campagne locali e nazionali. L’idea è quella di promuovere una “nuova sensibilità ambientale” a partire dalla legalità, con un coinvolgimento delle realtà parrocchiali, in primo luogo, ma anche di quanti vogliono poter garantire un futuro più equo alle nuove generazioni. La realizzazione del centro di educazione ambientale permetterà alle scuole, alle associazioni di poter visitare i luoghi della RNO (Riserva Naturale Orientata) Pizzo Cane, Pizzo Trigna e Grotta Mazzamuto, con percorsi naturalistici gestiti da esperti, ma anche con laboratori e attività ludico-ricreative. In alto: una veduta in località Mazzamuto. Sotto: l’Eremo di San Felice all’interno della Riserva Naturale di Pizzo Cane. informacaritas 13 Sono in programma percorsi di formazione, partecipazione e consapevolezza del valore e dell’importanza di salvaguardare il Creato e verranno attivati, inoltre, percorsi tematici che conducano ad un ripensamento dell’agire dell’uomo e a prassi che determinino comportamenti sostenibili; si individueranno, inoltre, quali potranno essere nuovi stili di vita per riabitare la Terra. A tal fine verranno utilizzati in rete strutture messe a disposizione dai partner Amici di San Felice, Associazione “Jus Vitae” e Cavalleria di S. Onofrio, per conoscere e apprezzare il territorio della Riserva. Il percorso di educazione ambientale non sarà ridotto a semplice studio dell’ambiente, ma affronterà il forte legame esistente tra consumo dell’ambiente e l’acquisizione di un nuovo rapporto dell’uomo con se stesso, con gli altri, con le cose avendo come meta finale la formazione di cittadini responsabili e attivi. Saranno affrontate tematiche riguardanti gli stili di vita, il consumo critico, lo sviluppo sostenibile, il riutilizzo, le risorse rinnovabili, la legalità e il contrasto alle eco-mafie, perché il rispetto e la cura dell’ambiente che ci circonda, parte anche da queste attenzioni da concretizzare nel quotidiano. t.d.g. IN…CIRCUITO. Il progetto In…Circuito mira a dar seguito al progetto Ortocircuito finanziato con i fondi otto per mille durante l’anno 2010. L’esperienza di Ortocircuito, attraverso il sostegno al Vivaio Ibervillea gestito dalla Cooperativa Sociale Solidarietà, ha rilanciato un modello di impresa sociale dove la Caritas, il Dipartimento di Salute Mentale della ASP e le Cooperative sociali, lavorano fianco a fianco nella costruzione di opportunità per persone con disagio psichico. Nell’ambito della collaborazione tra Dipartimento di Salute Mentale e Caritas diocesana un particolare 14 informacaritas significato ha avuto la costituzione di una nuova cooperativa fatta da giovani e persone con disagio psichico. Questa cooperativa darà seguito alla attività del gruppo artigianale “Regine di Pezza” che ha iniziato a costituirsi presso un Centro Diurno del DSM ed è oggi ospitato in locali della Caritas (Stella Maris). Altro importante traguardo è dato dal Protocollo d’intesa con la ASP di Palermo firmato nel dicembre del 2010. In base a tale protocollo la ASP do- «Le azioni previste riguardano l’inserimento dei destinatari in settori formativi e produttivi» vrebbe concedere alla Caritas e alle cooperative da essa promosse alcune strutture dell’ex manicomio di Palermo per sviluppare nuove attività di impresa. Per dare ulteriore slancio a questi significativi risultati è stato presentato, per l’anno 2012, un nuovo progetto che ha preso il nome di In…Circuito. Il progetto mira a implementare azioni di inclusione sociale di soggetti con svantaggio sociale e/o psichico emarginati dal mercato del lavoro. Le azioni previste riguardano l’inserimento lavorativo dei destinatari finali in due settori formativi e produttivi: attività vivaistica specializzata in piante grasse, produzione e commercializzazione di borse di stoffa. Tali azioni si innestano sulle esperienze in atto promosse dal DSM ASP di Palermo e dal Distretto Socio Sanitario 42 Legge 328/00. Rispetto al precedente, il progetto In…Circuito intende attivare le seguenti attività aggiuntive: il sostegno al laboratorio sartoriale “Regine di Pezza” organizzato presso i locali della Parrocchia “Stella Maris” di Palermo; il sostegno allo staff della neo-nata Cooperativa Sociale “Officina 22”. Tra gli elementi innovativi del progetto evidenziamo lo sviluppo di una nuova metodologia di ricerca-azione tesa alla realizzazione dell’Impresa di Comunità, anche attraverso uno strumento specifico – il Piano Evolutivo d’Impresa – che coniuga alcuni elementi tipici del Bussines Plan aziendale con altri elementi della programmazione sociale che determinano il sostegno della comunità locale ad attività economiche eticamente orientate, portate avanti dalle Cooperative Sociali. e.s. la vo ro Partecipare per ridisegnare il futuro Perché Termini “non termini” Loredana Brigante a fabbrica. Gli operai. Le nuove generazioni. Argomenti apparentemente lontani in un luogo che parla di secoli di storia e di cultura. Il Museo Civico “B. Romano” di Termini Imerese è stato, il 24 febbraio, sede del seminario Partecipare per ridisegnare il futuro dove difficoltà, risorse e prospettive di una città sono parse intrecciate come in un arazzo. Diverso però da quelli lì custoditi, con la cornice di fili d’argento e di corallo. Contorni ancora poco definiti: come le sorti delle ex tute blu, come i sogni dei ragazzi che hanno popolato l’assemblea. L’evento, nato per offrire nuovi e alternativi modelli di sviluppo e testimonianze concrete di buone prassi, è stato promosso dall’Istituto Arrupe, la Caritas diocesana di Palermo, l’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro dell’Arcidiocesi di Palermo e l’Associazione “Centro Studi - Opera don Calabria”, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Termini Imerese. Diversi gli spunti in un’intensa giornata di confronto iniziata la mattina al Liceo Classico “G. Ugdulena” con gli studenti delle ultime classi, a cui si sono aggiunti, nel pomeriggio, quelli del Liceo Scientifico “N. Palmeri” e dell’ITCG “Stenio”. Una partecipazione massiccia di ragazzi che, tra le sedie della splendida Pinacoteca, spiccavano anche per il Sindaco come speranze. Volti di un’altra Termini che ha ancora tanto da offrire e da costruire, e non solo da chiedere. A guidare la riflessione due docenti dell’Università di Deusto e Gaetano Giunta, segretario generale della Fondazione Comunità di Messina che ricorda: L gennaiofebbraio 2012 «Se vogliamo fare un’economia che non tradisce, com’è successo a Termini, è decisivo valorizzare le risorse». Due esperienze diverse e lontane – Bilbao e Messina – accomunate dalla capacità di “localizzare i beni di un territorio”. È Jon Leonardo, professore spagnolo di Sociologia Urbana e Metodi di Ricerca, a raccontare di Bilbao, della crisi degli anni Ottanta dell’industria siderurgica, dell’alluvione del 1983. E poi, del processo di trasformazione, dei 150 progetti realizzati in 20 anni, del ruolo decisivo del settore pubblico e, soprattutto, del capitale sociale come chiave di volta: «Sono state le persone, non le cose, che hanno messo in atto il cambiamento». Quel cambiamento di cui i giovani possono essere protagonisti, come sottolinea Massimo Cermelli, giovane siciliano anche lui, che ora insegna a Deusto Macroeconomia ed Economia Internazionale: «Occorre iniziare a pensare in un’ottica di autoimprenditorialità; maggiore coesione sociale, vitalità e creatività possono fare la differenza ed essere volano di sviluppo». Concorda mons. Raffaele Mangano: «La scommessa è nella partecipazione, e nei giovani, che hanno bisogno di accompagnamento». Così è per p. Matarazzo e Anna Staropoli, mons. Genualdi, Giuseppe Mattina, Giuseppe Notarstefano e il Sindaco Burrafato, le cui rispettive espressioni-chiave sono: “prendersi cura del territorio”, “politiche pubbliche partecipative”, “responsabiliz- zazione dei cittadini e dei cristiani”, “promozione e non assistenza”, “economia di prossimità”, “verifica e discernimento”. La parola, poi, ai cittadini nei gruppi di lavoro. In alto: la platea durante l’intervento di padre Gianfranco Matarazzo. Accanto: i relatori del seminario. informacaritas 15 giu sti zia dossier Ospedali Psichiatrici Giudiziari È l’ora del tramonto Nicola Mazzamuto al 31 marzo 2013 gli Ospedali psichiatrici giudiziari che oggi ospitano circa 1400 persone – secondo la scadenza prescritta dalle disposizioni per il loro definitivo superamento approvate dalla L. 9/2012, sotto la spinta istituzionale ed emotiva dell’inchiesta parlamentare della Commissione Marino – dovrebbero chiudere i loro battenti e, se il termine legislativo verrà rispettato, tramonteranno gli ultimi epigoni di quello che in uno splendido libro Isaias Pessotti definiva il secolo dei manicomi. I manicomi giudiziari nascono nel XIX sec. in un clima dominato dal positivismo criminologico che concepiva la malattia mentale ed in particolare la follia criminale come degenerazioni mentali insanabili secondo una logica contenitiva di istituzione totale che segregava i corpi e controllava le menti, al fine di esorcizzare le paure e neutralizzare il pericolo della reiterazione delle condotte criminose. In tale clima ideologico e culturale non mancavano tuttavia voci e testimonianze diverse, ispirate a principi e valori di autentico umanesimo, come nella straordinaria esperienza palermitana della Real Casa dei Matti del Barone Pietro Pisani che cercava di curare e riabilitare con l’ergonomia, la musicoterapia, la teatroterapia, il giardinaggio. La concezione e pratica ottocentesca di tipo custodialistico dei manicomi, sia comuni che giudiziari, ha continuato tuttavia ad essere dominante anche nel Novecento, pur nella consapevolezza che “non tutti i matti si trovavano in manicomio e che non tutti gli D 16 informacaritas internati in manicomio erano matti”, che il confine tra normalità e follia è assai labile, che spesso la follia è imparentata con il genio, che, come ricordava il Mahatma Ghandi, sono i “pazzi” a cambiare il mondo e che persino Gesù Cristo fu chiamato “pazzo” dai suoi parenti! Per una rivoluzione copernicana nel trattamento dei malati di mente si è dovuto attendere la L.180/1978 che ha disposto la chiusura dei manicomi comuni, ha gettato le basi della “psichiatria territoriale”, inaugurando una complessa stagione segnata da luci ed ombre che giunge fino ad oggi. È scaturito un movimento di nuova psichiatria, attenta ai bisogni ed ai diritti del malato di mente ed al pericolo della sua stigmatizzazione sociale, è maturata una nuova coscienza civile della malattia mentale ed una maggiore “presa in carico” da parte del servizio sanitario, delle istituzioni politiche e della società nelle sue varie articolazioni. Gli OPG, sopravvissuti, pur nella connaturale chiusura delle proprie strutture e nel frequente degrado delle condizioni di vita e di talune prassi ope- ziosa opera di Direttori, psichiatri, psicologi, infermieri, educatori, assistenti sociali, cappellani, volontari e della parte «Il confine tra normalità e follia è assai labile, che spesso la follia è imparentata con il genio» rative irrispettose della dignità personale, aggravate dal male endemico del sovraffollamento, non sono tuttavia rimasti estranei ed impermeabili alle nuove idee e alle nuove pratiche della più evoluta psichiatria, come dimostrato dalla pre- più sensibile della Polizia penitenziaria, che hanno contribuito a migliorare il clima e la qualità della degenza in tali Istituti e il livello del trattamento psicoterapico, come dimostrato da esperienze avanzate quale l’O.P.G. di Castiglione dello Stiviere, come dimostrato dalla collaborazione con i Dipartimenti di salute mentale e con le Comunità terapeutiche assistite. È indubbio però che gli OPG nel complesso non sono riusciti nell’arduo compito di coniugare i difficili binomi di prevenzione e cura, neutralizzazione e riabilitazione, non sono riusciti in altri termini a tradurre nella realtà il proprio nome, ad essere fino in fondo Ospedali psichiatrici giudiziari! Non importa a gittimi e disperda tutto il buono che è stato fatto e che continua a farsi nel campo della psichiatria penitenziaria, che non si governi la transizione secondo una logica manichea che dipinge buio il passato e radioso l’avvenire. Occorre mettere insieme il meglio della medicina penitenziaria e della psichiatria territoriale, realizzando una proficua collaborazione tra le Istituzioni sanitarie e l’Amministrazione penitenziaria, tra lo Stato, le Regioni e gli Enti locali. Occorre immaginare una rete di strutture altamente specializzate e a “misura d’uomo”, dai costi sostenibili, capaci di garantire sicurezza esterna ed interna insieme a cura e riabilitazione di soggetti “difficili”, a volte altamente pericolosi per sé e per gli altri, nella stretta sinergia tra il personale sanitario, civile e penitenziario, strutture preferibilmente organizzate su base regionale, onde assicurare il principio di territorializzazione delle misure di sicurezza ed evitare il grave disagio, che a volte è un dramma devastante, della lontananza dalle famiglie. Occorre infine una effettiva presa in carico di questo grande problema da parte di tutta comunità civile ed ecclesiale. Di fronte a tale appello la Chiesa, nelle sue varie articolazioni, non potrà che essere in prima linea nell’esercizio del suo ministero caritativo che è amore per Cristo e per i fratelli più bisognosi, memore della massima antica che chi cura e salva un’anima salva il mondo! Il progetto Luce e Libertà Gaetano Giunta nella logica di superamento dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario che nasce il Progetto “Luce e Libertà” a cui hanno aderito più di 55 persone internate a Barcellona Pozzo di Gotto, con misura di sicurezza prossima alla scadenza e/o prorogata. I beneficiari hanno scelto di mutualizzare le risorse loro destinate dando vita alla Fondazione di Comunità di Messina. L’investimento del fondo ha permesso di creare un parco diffuso di energie rinnovabili il cui rendimento economico permette di finanziare sul lungo periodo processi personalizzati di riconquista dei diritti (forme di reddito integrativo capaci di coprire eventuali gap di produttività, azioni di socializzazione, di housing sociale, etc.) e azioni per promuovere sui territori economie sociali e solidali accoglienti. È questo punto, se non agli storici, investigare le ragioni di tale fallimento, conta oggi interrogarsi sui possibili scenari del domani. In tale prospettiva occorre anzitutto essere pienamente consapevoli della notevole complessità di una simile operazione di dismissione, senza avventurismi ideologici che s’illudano di abolire la follia e la pericolosità per effetto “magico” di una Legge che archivia la stagione degli OPG. Occorre che tale dismissione non si ispiri a una logica meramente economicistica e/o deflattiva, che non delegennaiofebbraio 2012 Il progetto pone il focus sulla centralità della persona attorno alla quale si cerca di colmare fratture con le reti relazionali prossimali, i familiari, e creare sinergie con i territori di appartenenza, i Servizi, il privato sociale e associativo, che promuovono cura e inserimento lavorativo, là dove la persona diventa nodo attivo della rete che si va costruendo. Una ripresa dei diritti, alla cura, lavoro, socialità, abitare, cultura/partecipazione. Potenziamento dei funzionamenti, espansione delle libertà individuali e di scelta sono alla base della logica progettuale. Ed è così che la persona a cui spazio, tempo e spesso l’identità sono state annullate dal contesto istituzionale possono riprendere un percorso di speranza. D. è rientrato nella sua casa a Palermo e ha ripreso i contatti interrotti con la figlia dopo anni in OPG. P., cresciuto in istituti per minori e proveniente da una famiglia di pastori lavorerà in un agriturismo. C. e V. lavoreranno nella creazione e gestione di un archivio multimediale a Palermo. Un recupero di storie, incistate e stigmatizzate dal concetto di pericolosità sociale, reso possibile dalla collaborazione sui territori con istituzioni e attori sociali, fra cui molto attive le caritas. Un avvio di storie e di nuovi percorsi in cui le persone più fragili diventano protagonisti all’interno della Comunità e occasione di sviluppo umano e perfino di sviluppo economico. informacaritas 17 giu sti zia dossier Officina22 L’integrazione possibile Benedetto Lombardo a Cooperativa Sociale Officina22 nasce dall’incontro delle esperienze di operatori che da sempre lavorano nel sociale; mossi dalle difficoltà che in tale ambito si incontrano hanno pensato di unire le loro competenze per fornire attività alternative di gestione dei servizi socio-assistenziali ed educativi connessi con quelli di avviamento al lavoro di soggetti svantaggiati. Officina22 si propone di creare dei percorsi individualizzati che portino tali soggetti ad una graduale integrazione, al raggiungimento di una percezione di sé equilibrata, a far emergere le loro capacità e risorse positive. A tal fine Officina22 per mezzo di attività occupazionali cerca di dare risposta alle aspettative e competenze dei soggetti svantaggiati. Officina22 si propone, inoltre, una significativa collaborazione con le famiglie, vedendo nei gruppi di autoaiuto un luogo all’interno del quale si possa sviluppare il confronto e nello stesso tempo affrontare la sofferenza e le difficoltà connesse al disagio psichico del congiunto. Successivamente agli episodi che vedono interessati gli OPG e in ragione di quanto recitano le sentenze 253/03 367/04 della Corte Costituzionale, per cui le persone inferme di mente sottoposte a misura di sicurezza possono stare in luoghi diversi dall’OPG con migliori risultati, Officina22 in collaborazione con la Fondazione Comunità di Messina nel progetto Luce è Libertà, attualmente si occupa delle persone sottoposte a misura di sicurezza provvisoria (art. 206 del C.P.) della Regione Sicilia in L 18 informacaritas uscita dall’OPG di Barcellona Pozzo di Gotto tramite attività riabilitative deputate a riorganizzare la vita sociorelazionale dei soggetti e favorire tramite specifiche attività il loro inserimento in contesti lavorativi. A questo scopo Officina22 sta accompagnando tali soggetti in un percorso formativo, basato sulla archiviazione digitale, che darà loro le competenze necessarie per la prossima attività lavorativa. La cooperativa Officina22 non pone solo l’attenzione per quanto nenza presso l’OPG, attraverso l’organizzazione di eventi sociali (mostre, mercatini, aperitivi sociali, etc.). Infine interesse di Officina22 è quello di supportare le famiglie degli ex internati attraverso l’istituzione di centri di ascolto, gruppi di auto-aiuto al fine di creare una fluidità ottimale nelle relazioni intrafamiliari, promuovendo la consapevolezza di cambiamenti possibili uscendo da preconcetti e stigmatizzanti idee. Questo intervento del quale si sta occupando la cooperativa Sociale Officina22 vuole essere anche un messaggio rivolto «Un messaggio rivolto alle istituzioni che spesso perdono di vista la possibilità del recupero» concerne l’inserimento lavorativo, mira anche al miglioramento delle relazioni sociali congelate a causa della perma- alle istituzioni che spesso perdono di vista la possibilità del recupero della persona, non più considerata tale. giu sti zia dossier Ospedali Psichiatrici Giudiziari L’altro modo di fare giustizia suor Laura Viti i persone rinchiuse in Ospedale Psichiatrico Giudiziario in Italia ce ne sono circa 1500. Quello di Barcellona P.G. ne ospita circa 300 su una capienza di 180/200. Il 60% dei ricoverati in OPG è dentro per reati cosi detti lievi: maltrattamenti in famiglia, offesa e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento di cose, rapine di 2 o 7 euro, atti osceni. Vengono ritenuti incapaci di intendere e di volere al momento del fatto e quindi prosciolti, cioè assolti, ma si applica una misura di sicurezza di 2-5-10 anni che può divenire, però, un “ergastolo bianco”. Nella maggior parte dei casi sono malati che tralasciando la terapia farmacologica, per mancanza di un intervento attento e puntuale dei Moduli di Salute Mentale del territorio, si scompensano e commettono qualche sciocchezza, diventano insopportabili in famiglia e per la stessa società civile. È da notare comunque che per tanti di questi reati nessuna persona “normale” viene rinchiusa in carcere, mentre per chi si porta il peso della malattia mentale lo aspetta un periodo minimo di due anni che si può allungare in modo indefinito. In attesa di processo i malati mentali vengono lo stesso rinchiusi in OPG, in misura di sicurezza provvisoria; alcuni attendono il processo per 3-6 anni salvo poi vedersi applicata una misura di sicurezza di due anni ancora da “scontare”. In Ospedale Psichiatrico Giudiziario che in realtà è un carcere nonostante la buona volontà e l’impegno degli operatori, mancano le condizioni minime per garantire una vita dignitosa: D gennaiofebbraio 2012 scarseggiano le medicine, il vitto è insufficiente, mancano vestiario e biancheria,c’è carenza di personale. Mancano interventi specifici per chi entra con problemi di tossicodipendenza e di alcol dipendenza. A volte il motivo per cui si entra potrebbe essere risolto nei Moduli di Salute Mentale di appartenenza. Si rimane dentro per anni non perché si è pericolosi, ma perché spesso mancano progetti di inserimento nel territorio d’origine. E l’OPG resta una struttura inadeguata a curare, disumana, capace di emarginare e cronicizzare la persona. Anche la Corte Costituzionale in 2 sentenze del luglio 2003 (253/2003) e l’altra del 2004 /367/2004) dichiara l’OPG un luogo non idoneo a curare e a rispettare la dignità della persona, da usare come “ultima sponda”. L’attività dei volontari che si svolge all’interno permette di realizzare insieme agli operatori attività di risocializzazione sia all’interno che all’esterno. Cene di reparto mensili curate da gruppi parrocchiali, feste, sagre. Progetti di presa in carico dei più poveri e soli in un rapporto di 1 a 1 con i volontari, per sostenere il percorso e facilitare il reinserimento nel luogo d’origine. Licenze d’esperimento e laboratori al- l’esterno a cui giornalmente partecipano i ricoverati. Tutto ciò aiuta ma non è risolutivo. E non è sufficiente neanche la semplice indignazione di fronte a tutto questo, bisogna andare alla radice dell’ingiustizia! Anche a fronte di denunce che hanno messo a nudo la realtà, in questo periodo il governo ha deciso di chiudere gli OPG a marzo del 2013! Penso che occorra un impegno ancora maggiore per dimettere tutte quelle persone che sono dentro non perché pericolosi socialmente ma per mancanza di progetti! Mi permetto di dire che deve essere soprattutto nostro l’impegno a costruire un mondo più interessato a valorizzare le relazioni, a prendersi cura dei più deboli, più preoccupato di costruire percorsi di inclusione che combattano l’emarginazione. Accanto: l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario “Vittorio Madia” di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina. informacaritas 19 vol ti& sto rie Anfora Luca Livieri OPG La storia di Francesco suor Laura Viti rancesco, un dipendente da sostanze stupefacenti fa ingresso in OPG per un disturbo di personalità. Tutti sono stanchi di lui, conoscono le innumerevoli sciocchezze commesse; la famiglia che pur gli vuole molto bene fa fatica a gestirlo. Approda in OPG, ma dentro non c’è un percorso di cura per dipendenti da sostanze, solo l’astinenza forzata. Pur tuttavia Francesco raggiunge un compenso che gli fa guardare con occhio critico alla vita passata e desiderare di ricominciare un percorso di vita nuovo. Gli operatori lo sperimentano con gite, corsi di formazione all’esterno per poterlo pian piano reinserire. Anche la famiglia partecipa attivamente al nuovo programma terapeutico sostenendo il figlio con visite periodiche, nonostante i tanti chilometri di distanza, e con una psicoterapeuta a pagamento. Quando però l’equipe dell’OPG chiede al SERT di competenza un progetto di reinserimento, i molti raggiri, i silenzi, la pretesa assenza di comunità idonee fanno capire la voglia di “scaricare” un uomo, di vederlo ancora e solo nell’ottica di quel passato negativo, tanto da non chiedere mai agli operatori dell’OPG una relazione sullo stato attuale. Insistiamo a cercare, anche grazie alla rete di volontariato della sua città una comunità idonea e ne troviamo 6, con in atto posti liberi! Così scrive Francesco dopo una giornata trascorsa fuori in licenza col permesso del Magistrato: «Cara suor Laura, sono le 20 e mi ritrovo in compagnia della giornata trascorsa. È stato molto bello, quasi “anormale”, vivere F 20 informacaritas nella semplicità, spensieratezza ma soprattutto di poterlo fare nella lucidità mentale. Per molti potrebbe apparire infantile, ma dentro di me sto conoscendo situazioni ed emozioni appaganti per quello che realmente sono, senza ricorrere a sostegni artificiali e distruttivi. Non è semplice, la paura la fa da padrona, i pensiero di reiterare comportamenti passati cerca imperterrito di soffocare ogni rinascita, ed è forse per questo che ho finalmente accettato la sfida. Il quotidiano certamente non è roseo, ma mi consente di riflettere, rivivere il passato e farne una cernita per il futuro che riesco ad intravvedere in modo semplice, senza complicanze dovute al maledetto istinto accompagnatore di scelte irrazionali. La strada che dovrò percorrere non terminerà mai se vorrò vivere in maniera sana e rispettosa, ed è per questo che impegno, rispetto e consapevolezza, dovranno essere le armi che uso ed userò Chi potrà mai leggermi l’animo chi saprà mai il mio dolore e la prigionia (nel fondo di un oceano). Non sono che un’anfora nel fondo di un mare, costruita da un artigiano, del tempo. Ormai sbiaditi i miei colori, il marmo e la creta splendore di un tempo: corrosi! Sono solo un ricordo di vecchie mani sane e prodighe d’ingegno solo un ricordo, perso in un tempo che giace lontano: Ormai… Un antico splendore però… ricordo: di tutti, allorquando nacqui. Sorrisi, elogi ed auspici. Ma l’acque malsane mi sprofondarono in tanta buia lontananza dal sole. Fui buttato a mare anfora ed ivi giaccio conscio di ciò che fui un tempo. Vorrei riemergere dal fango, ma più nessuno ha ricordi ormai, la memoria si fa breve, il sole scompare dietro oscure nubi tutto nasce per perire: e così un po’ per volta, la mia speranza. Un giorno fui una bella anfora per mano di quel bravo artigiano. Se solo le profondità si dissolvessero, svanissero, forse qualcuno mi riconoscerebbe, potrebbe forse con cautela dissetarsi ancora, e bearsi dei sorrisi di allora, persi in un profondo nulla! per ricostruire quel Francesco che molti anni fa ho conosciuto! Concludo elogiando chi, come lei, mi sta riconsentendo di rialzarmi ed intravvedere quello che per una vita mi è solo passata accanto. Grazie». Ora Francesco è tornato finalmente nella sua città e qui sta pian piano cercando di ricominciare a vivere trovando un lavoro e nuove relazioni di amicizia, ma dovendo anche combattere col pregiudizio di chi fa fatica a credere che ogni uomo può rialzarsi e ripartire! Nella pagina a fianco: un gruppo di lavoro all’Istituto “Pedro Arrupe”. for ma zio ne La Palermo che sognamo e che desideriamo Rieducarsi al bene comune Gianfranco Matarazzo « Così non va»: è un passaggio della conversazione che il cardinale Paolo Romeo ha tenuto in occasione dell’incontro con la stampa e con gli operatori dell’informazione cittadina che si tiene annualmente per la festa di San Francesco di Sales. L’espressione l’ha riservata al clima politico che si sta delineando in occasione delle prossime elezioni amministrative che coinvolgono anche la città di Palermo. Il suo pronunciamento è stato univoco: «non sarà una persona a risolvere i tanti problemi della città. Occorrono i programmi e finora non ne vedo». Le parole del nostro Arcivescovo non si limitano a una preoccupazione pur legittima; il complesso dei suoi pronunciamenti sui temi socio-politici, come documentato nel recente volume che raccoglie i suoi interventi al riguardo, Amare, costruire, servire il bene comune – Appelli di un Pastore per una rinnovata responsabilità cristiana, è innanzitutto per «la Palermo che sogniamo e che desideriamo», cioè uno sprono alle forze migliori della comunità per un rilancio della speranza per la città di Palermo, per metterla in condizione di riprendere il suo cammino di sviluppo, per valorizzare il suo enorme potenziale. È questo lo scenario in cui come Istituto “Pedro Arrupe” ritorniamo a proporre la formazione politica: “Rieducarsi al bene comune”. La nostra scelta nasce dall’ascolto del territorio, dalle tante sollecitazioni ricevute, dalla consapevolezza che questa formazione non può essere pensata solo in funzione delle scadenze elettorali, ma è chiamata a farsi carico anche del dopo elezioni, e gennaiofebbraio 2012 non riguarda pochi prescelti, ma investe tutta la comunità. Abbiamo articolato la proposta formativa in tre percorsi. Uno è organizzato presso la sede dell’Istituto; l’altro lo offriamo all’esterno per quanti lo hanno richiesto. Un altro ancora l’abbiamo pensato per i giovanissimi che si apprestano a votare per la prima o per la seconda volta. Abbiamo calato i principi cari alla Dottrina Sociale della Chiesa e la prospettiva del bene comune nei temi politici più attuali, tra cui visioni della persona umana nella europeo, nazionale, locale; l’analisi dei fenomeni migratori e del processo d’integrazione della società nel suo complesso; la congiuntura socio-economica attuale: quali prospettive; il futuro del lavoro; l’incidenza della scienza sulla vita; a piccoli e grandi passi verso un cambiamento: lo stretto legame tra giustizia e legalità; nuovi canali di partecipazione politica; le articolazioni del tessuto produttivo. Alla scelta dei temi accompagniamo un’attenzione per una metodologia innovativa e assicuriamo attraverso «La nostra scelta nasce dall’ascolto del territorio, dalle tante sollecitazioni ricevute» comunità politica; della povertà e del welfare: «Sono forse io il custode di mio fratello?»; dell’etica pubblica, principi di vita in una polis; la città che vorrei; aspetti dell’attuale governance multilivello: il livello dei tutor un accompagnamento personalizzato (cura personalis), per noi decisivo, che sia attento ai bisogni di ogni partecipante, secondo la tradizione dell’Istituto Arrupe. informacaritas 21 im mi gra zio ne I numeri di un business disumano Tratta: una vergogna senza fine suor Valeria Gandini ulla rivista «ComboniFem» del mese di febbraio 2012, delle suore missionarie comboniane, vengono riportati i «numeri di un business disumano. Secondo le stime dell’ONU sarebbero 2,7 milioni le vittime della tratta e il volume di affari che gira attorno al traffico di corpi di donne e minori ammonterebbe a circa 32 miliardi di dollari l’anno. Facendo una classifica, dopo il traffico di droga e il commercio illegale di armi, il traffico dei corpi raggiunge la terza posizione. Nell’80% dei casi si tratta di minorenni che hanno in media 14-17 anni, ma l’età si abbassa a 11-12 anni quando la finalità del traffico è la prostituzione. Nonostante i numeri siano rilevanti si tratta, ovviamente, di sottostime. Molti dei minori trafficati rimangono invisibili e pertanto privi di protezione, aiuto e assistenza; il loro destino non è solo la prostituzione, che coinvolge soprattutto le adolescenti, ma l’accattonaggio, le attività illegali come furto e spaccio, i lavori agricoli, le adozioni internazionali illegali e il traffico di organi. L’Italia, crocevia dei flussi migratori, è Paese di destinazione e transito delle vittime trafficate. Secondo i dati del Dipartimento per le Pari opportunità sarebbero quasi 55 mila le vittime di Tratta che sono state contattate e accompagnate ai servizi sociali fra il 2000 e il 2007. Nel 2010 sono state oltre 2.600 le chiamate ricevute dal numero verde istituito dallo stesso ministero per assistere le vittime. La Nigeria è tra i principali Paesi di origine del fenomeno: più del 60% delle S 22 informacaritas donne trafficate in Italia, a fine di sfruttamento sessuale, sono di nazionalità nigeriana. Secondo una ricerca dell’UNICRI per la ricerca sul crimine e la giustizia, una donna nigeriana in mano alle reti criminali può fruttare fino a 5.000 euro al mese e, per affrancarsi dal debito contratto con i trafficanti per arrivare in Italia, deve pagare in media 50-60mila euro. La Tratta di esseri umani è un’attività criminale che porta un elevato profitto e una minore esposizione al rischio rispetto al traffico di droga. C’è infatti meno attenzione internazionale a questo riguardo. Le organizzazioni statali di prevenzione sono piccole o insignificanti. Una scorta di cocaina è di incontenibile evidenza e costituisce un reato. Una donna terrificata e intimorita, priva di documenti, non pronta a testimoniare in tribunale, non lo è. zione, l’angoscia». Angela era alcolizzata, perché prima di uscire la sera, per farsi coraggio ad affrontare la notte, beveva birra e alcool e mi diceva che quando tornava a casa al mattino ringraziava Dio per essere tornata viva. A Palermo, due di loro, purtroppo, non sono tornate a casa vive: Favour Nike Adekunle, è stata trovata «Denunciare pubblicamente i diritti violati delle donne sottoposte a condizioni di sfruttamento» Angela, una ragazza della Romania venuta nel mio ufficio qualche tempo fa mi confidava piangendo: «suora, nessuno può credere quello che prova una donna obbligata a stare sul ciglio della strada, nuda, ad aspettare i clienti. la paura, la vergogna, l’umilia- carbonizzata nelle campagne di Misilmeri qualche giorno prima di Natale. Circa due mesi dopo Loveth Edward, trovata a giacere come uno dei tanti sacchetti di spazzatura abbandonati per strada a Palermo. È certo che queste due donne erano vittime della tratta, e avrebbero voluto vivere libere con una vita normale, Favour era pronta a sposarsi. A seguito di questi avvenimenti che ci hanno sconvolti, il 6 febbraio scorso, si è costituito a Palermo il Coordinamento “Favour e Loveth” dove sono coinvolte diverse associazioni con l’obiettivo di ridestare l’attenzione della città su queste terribili morti; denunciare pubblicamente i diritti violati delle donne sottoposte a condizioni di sfruttamento, ponendo al centro la dignità della persona; costruire una rete di lavoro e studio per portare avanti percorsi di prevenzione e riflessione sul fenomeno della tratta. L’Equipe Formazione della Caritas diocesana di Palermo, nel mesi di marzo ha promosso un percorso formativo, a Misilmeri, sul fenomeno dell’immigrazione e dello sfruttamento di donne e minori per fini sessuali. L’8 marzo, Giornata della Festa della Donna, dopo l’incontro formativo, tutta l’Equipe insieme ai gruppi Caritas partecipanti, il parroco e i gruppi Scout di Misilmeri, dedicheremo uno spazio nella piazza antistante la chiesa, per ricordare e commemorare la nostra sorella Favour. È stata scritta una lettera ai clienti delle ragazze per aiutarli a capire chi sono le ragazze che vediamo sulla strada, la loro situazione di schiavitù, e aiutarli così a divenire consapevoli della loro responsabilità. I depliant sono disponibili in Caritas per essere divulgati nelle scuole, nelle parrocchie e nei gruppi. Con il gruppo Volontari di Strada incontriamo le ragazze periodicamente, e con il Coordinamento stiamo elaborando iniziative e attività per la sensibilizzazione, la prevenzione e il contrasto al fenomeno, sempre più convinti che insieme si può fare non qualcosa ma tanto. Le mamme di altre nazioni a scuola di italiano L’università al servizio degli altri Salvo Grasso na mamma straniera che conosce l’italiano è in grado di muoversi nel paese di accoglienza. E se è in grado di muoversi può riprendere in mano il ruolo di guida di cui un figlio ha bisogno. È a partire da questa consapevolezza e con l’obiettivo di restituire un pieno ruolo genitoriale alle mamme straniere residenti a Palermo che la Scuola di Lingua italiana per Stranieri dell’Università di Palermo dà il via ai corsi di italiano per cittadini stranieri finanziati dall’Assessorato Regionale della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro e dalla Direzione Generale dell’Immigrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Non solo donne, non solo mamme, ma cittadini stranieri in generale saranno i fruitori dei corsi. Di certo però è dalle mamme che si è preferito iniziare: se è vero che la lingua italiana è un ponte per l’inserimento nella società con i servizi che offre, è anche vero che sono le mamme, le donne, a fare da ponte tra i figli e i luoghi che si abitano. L’istituzione scolastica in particolare e i servizi per l’infanzia più in generale, i servizi sanitari e quelli per l’adeguamento della posizione anagrafica sono i più importanti ma non gli unici. Tuttavia, è sufficiente citare questi per comprendere quanto difficile possa essere la vita di un bambino che non può contare sul ruolo di guida di un genitore, e come una mamma possa sentirsi incapace di svolgere appieno il proprio ruolo genitoriale. U gennaiofebbraio 2012 Il percorso didattico che la Scuola di Lingua italiana per Stranieri propone si innesta in questa emergenza esistenziale. Il luogo privilegiato in cui intercettare tale emergenza non poteva che essere la scuola. E due scuole di Palermo, “Perez” e “Madre Teresa di Calcutta”, con cui da anni è in corso una importante collaborazione rivolta all’inserimento scolastico degli alunni stranieri ospiteranno una parte dei corsi. Per andare incontro alle esigenze di lavoratori e lavoratrici, inoltre, un’altra parte dei corsi si terrà presso la sede di via Schioppettieri dell’agenzia Eurasia, grazie alla collaborazione del CAF recentemente attivato. La lingua che proporremo sarà quella della quotidianità, quella dei luoghi e delle situazioni con cui l’esercizio pieno della genitorialità deve fare i conti. L’approccio, che già in altre occasioni si è mostrato vincente sarà quello di unire il dentro con il fuori. Portare il fuori dentro la classe, analizzando i testi linguistici necessari all’accesso ai servizi; il dentro fuori dalla classe, facilitando l’incontro degli studenti con i luoghi. A chiusura dei corsi, sarà offerto l’accesso alle prove per la CILS (Certificazione di Italiano come Lingua straniera) di livello A2, utile per la richiesta del permesso di soggiorno CE di lungo periodo. Info: www.itastra.unipa.it | www.facebook.com/itastra | [email protected]. informacaritas 23 soli da rie tà Il messaggio del Santo Padre per la Quaresima Prestiamo attenzione gli uni agli altri Giovanni Perrone « Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» è il tema del messaggio del Papa per l’imminente Quaresima. Il periodo quaresimale è il tempo più opportuno per riflettere sulla qualità del nostro impegno e per rafforzare o ritrovare l’abitudine al quotidiano esercizio della carità. In particolare, come educatori siamo chiamati all’esercizio della “carità della competenza”, del qualificato impegno educativo verso noi stessi e gli altri. Anzitutto, dice Benedetto XVI, occorre saper prestare attenzione per maturare in responsabilità verso i fratelli: «Il primo elemento è l’invito a fare attenzione, il verbo greco usato è katanoein, che significa osservare bene, essere attenti, guardare con consapevolezza, accorgersi di una realtà». Prestiamo attenzione, diciamo spesso a scuola o in famiglia. Non è l’attenzione dell’inetto o del “guardone”, ma un’attenzione che ci orienta nella promozione del bene dell’altro e della società. È il saper guardare per scoprire, comprendere, interagire. Ne consegue l’assunzione di responsabilità e la maturazione di specifiche competenze. È il prestare attenzione che ci aiuta a superare ogni forma di superficialità e di egoistica autoreferenza; ci interpella e ci coinvolge, ci aiuta a passare dal non mi interessa al mi riguarda, ne sono responsabile. Voler bene all’altro vuol dire prendersi cura dell’altro senza volerlo dominare o colonizzare. È un prendersi cura che valorizza l’altro, lo aiuta a dare il meglio di se stesso, a orientarsi verso il buono, il bello e il vero. 24 informacaritas Non si ferma all’aiuto materiale di chi ha bisogno, ma va oltre. «Oggi, in generale – scrive il Pontefice – si è assai sensibili al discorso della cura e della carità per il bene fisico e materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla responsabilità spirituale verso i fratelli. L’attenzione reciproca ha come scopo il mutuo spronarsi a un amore effettivo sempre maggiore, “come la luce dell’alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio” (Pr 4,18), in attesa di vivere il giorno senza tramonto in Dio. Il tempo che c’è delle buone opere. Di fronte a un mondo che esige dai cristiani una testimonianza rinnovata di amore e di fedeltà al Signore – conclude Benedetto XVI – tutti sentano l’urgenza di adoperarsi per gareggiare nella carità, nel servizio e nelle opere buone». Perché non impegnarci a riscoprire l’abitudine delle opere buone? Perché non rafforzare nel periodo quaresimale la nostra attitudine per la costruzione del bene comune? Perché non aiutarci l’un l’altro a divenire migliori? «Voler bene all’altro vuol dire prendersi cura dell’altro senza volerlo dominare o colonizzare» dato nella nostra vita è prezioso per scoprire e compiere le opere di bene, nell’amore di Dio. Così la Chiesa stessa cresce e si sviluppa per giungere alla piena maturità di Cristo (Ef 4,13). In tale prospettiva di crescita si situa la nostra esortazione a stimolarci reciprocamente per giungere alla pienezza dell’amore e Perché non ci impegniamo, con entusiasmo e costanza nel far crescere le realtà in cui viviamo – la famiglia, la scuola, l’associazione, la comunità – evitando di perder tempo nel brontolare e nel voler scaricare la nostra responsabilità ad altri? In tal modo cammineremo insieme verso il radioso mattino della Pasqua. at tua lità Frate sacerdote, formatore e uomo di cultura Matteo La Grua: uomo di preghiera Mario Sedia adre Matteo La Grua, uno dei sacerdoti più noti di Palermo si è spento il 15 gennaio alla Noce, luogo nel quale svolgeva il suo servizio ministeriale. A febbraio, avrebbe compiuto 98 anni. La Grua era frate minore conventuale e tutti avevano sentito parlare almeno una volta di lui per il fatto che era decano a livello mondiale degli esorcisti. Nato a Castelbuono nel 1914 era sacerdote dal 1937. Era stato anche vicario episcopale per la vita religiosa, componente del tribunale della Sacra Rota, docente di teologia al collegio dell’Ordine Francescano e al seminario arcivescovile di Palermo. Il 10 ottobre 1975, il cardinale Pappalardo – del quale fu anche confessore – gli dava il mandato di guidare il popolo dei carismatici di Palermo. Autore di numerose pubblicazioni, è stato membro del Comitato Nazionale di Servizio del Rinnovamento nello Spirito Santo e responsabile nazionale del ministero di intercessione per i sofferenti. Proprio da queste sue responsabilità vogliamo partire per fare un ricordo di Padre Matteo che vada al cuore del suo servizio. Preghiera comunitaria, intercessione per i sofferenti e accompagnamento spirituale ci sembrano essere le parole chiave attraverso le quali accedere alla sua testimonianza di frate sacerdote. La preghiera, nell’esperienza di Padre Matteo, si presenta sempre come dimensione propria dell’uomo, come capacità di elevarsi da una prospettiva solamente materiale e di proiettarsi nella relazione con l’Altro che fa dell’uomo P gennaiofebbraio 2012 una creatura unica sulla terra. La dimensione religiosa riguarda non solo l’uomo preso individualmente, ma soprattutto, l’uomo che prega comunitariamente. La preghiera comunitaria nella fede cristiana, che il frate spesso ha promosso, manifesta una relazione di conoscenza e di amore nella reciprocità interpersonale. La preghiera rappresenta la risposta del credente a Dio che lo interpella personalmente e comunitariamente. L’intercessione per i sofferenti nella preghiera comunitaria, così come rano profonde domande di senso in ordine all’esistenza, alla sofferenza, alla morte, al destino umano dopo la morte; tanti avvertono il bisogno di una riflessione seria sulla fede, per fare delle scelte responsabili e coerenti. Ecco l’importanza dell’accompagnamento spirituale «La preghiera rappresenta la risposta del credente a Dio che lo interpella personalmente e comunitariamente» leggiamo in diversi libri del frate, si presenta come un’opera di carità importantissima, che assume le forme di consolazione, di guarigione interiore, di liberazione. L’intercessione allo Spirito sul capo del fratello, lava tutti i suoi pensieri, i suoi ricordi del passato, la sua memoria personale, la memoria generazionale, la sua intelligenza, la sua volontà, le sue decisioni e guarisce; libera, risana, corregge, tutto il male compiuto o ricevuto, fisico o spirituale di un passato prossimo o remoto. L’accompagnamento spirituale si presenta in Padre La Grua, come vicinanza agli uomini e alle donne del nostro tempo che rischiano, in una società secolarizzata e scristianizzata, di trascurare la dimensione religiosa, perdendo la tensione interiore a curare la relazione con Dio. Molti, giovani e adulti, elabo- e la necessità di costruire luoghi di preghiera e di culto – pensiamo al Centro Carismatico “Gesù Liberatore” fondato dal Padre La Grua – dove l’identità religiosa di una persona trova riscontro nell’espressione religiosa comunitaria. Le sue stesse parole ci sembrano le parole chiave attraverso le quali conoscere e ricordare la figura di Padre Matteo La Grua: «Bisogna fare tutto ciò che è necessario per venire incontro alla gente. Sfruttando un poco i dati della scienza, ma soprattutto i dati della fede, vengono qui per pregare. La preghiera comunitaria tiene lontana la solitudine, che è la prima sofferenza. È vero, oggi viviamo l’invadenza del male un po’ in tutti i campi, ma credo che il resistervi sia una prova di fede nella presenza di Dio nella storia. Io sono sempre ottimista, mai pessimista. So che Dio crede nell’uomo». In alto: padre Matteo La Grua, al centro, in occazione di un incontro del Rinnovamento nello Spirito. informacaritas 25 at tua lità Animazione in parrocchia Gabriella Ammirata In Marcia per la Vita Nel cuore della città Diego Torre nche quest’anno a Palermo, nonostante l’inclemenza del tempo, il 4 febbraio si è tenuta la consueta Marcia per la Vita. Ormai da anni in questa ricorrenza parecchie persone di buona volontà si incontrano, per offrire la loro testimonianza a favore del più importante valore non negoziabile che è la vita. E le presenze aumentano ancora; questa volta si sono contate duemila persone. Il corteo è partito da Piazza Croci per raggiungere il suggestivo Teatro Massimo. La Marcia ha percorso il cuore della città, in una fascia oraria in cui parecchia gente passeggiava e incuriosita, chiedeva informazioni sull’evento. I partecipanti alla Marcia appartenevano a 46 sigle associative, di cui quattro, provenienti dal mondo delle chiese evangeliche; un’altra era la parrocchia ortodossa di Palermo; sono intervenuti, inoltre, sette sacerdoti e tre pastori evangelici. Non sono mancate neanche le rappresentanze politiche: hanno partecipato un parlamentare, il Presidente del Consiglio Provinciale di Palermo e alcuni consiglieri comunali. A 26 informacaritas edele al suo mandato di accompagnare le parrocchie, la Caritas diocesana di Palermo ha inviato loro del materiale per il servizio di animazione della carità anche nel tempo di Quaresima, tempo adatto a riflettere, per ritornare al primato di Dio sulle cose. Nello specifico si tratta di un kit di sussidi di Caritas Italiana, contenente un libretto di preghiera per la famiglia, un album per la catechesi dei fanciulli, un poster e un salvadanaio, dal titolo Cambierò il loro lutto in gioia: tutta l’esperienza della nostra vita e della storia in cui siamo immersi ci dice che Dio, con la risurrezione di Cristo, ha già vinto, e che ogni dolore potrà trasformarsi progressivamente in gioia. Una copia del messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2012, la “Lettera ai clienti” per sensibilizzare al problema delle donne vittime di tratta; una proposta di contribuire con la preghiera e l’aiuto economico per i detenuti, le vittime di tratta e senza dimora che ci hanno richiesto coperte, sacchi a pelo, piumoni e generi di conforto. Infine un sussidio sugli stili di vita, elaborato dall’area Mondialità, che serva da supporto per favorire un cammino di sobrietà e far nascere un attenzione verso gli ultimi, non solo a livello locale, ma anche mondiale. F Un’altra nota rilevante è che quest’anno sono intervenute cinque emittenti radiotelevisive e le due maggiori testate di carta stampata dell’isola. La marcia è stata aperta da neonati in passeggino e relativi genitori a cui seguivano i bimbi che reggevano il primo striscione: sono stati l’avanguardia e la bandiera della manifestazione! Poi lo striscione del Forum, gli studenti per la vita, gli scout, i gonfaloni di Comune e Provincia, le autorità ecclesiastiche e politiche, e infine il lungo serpentone delle associazioni precedute dagli rispettivi striscioni e agitanti le proprie bandiere. Un succedersi di slogan alternati a riflessioni sul tema, seguiti da uno splendido disordine in cui ogni gruppo, in preda all’entusiasmo, ha preso a pregare, cantare, danzare e gridare. Una ordinata e gioiosa babele che ha stupito un po’ tutti e che ha visto il suo clou all’arrivo in piazza Verdi, dove da un camion sono state ascoltati due “testimoni per la vita”. Infine fra canti e danze ci si è dati appuntamento all’anno prossimo. Fuori dal programma ufficiale, al termine della Marcia si è celebrata l’Eucaristia nella Chiesa di Sant’Ignazio all’Olivella, ospitati dai figli di San Filippo Neri. Palermo, con la sua Marcia per la Vita, si situa in un complessivo movimento mondiale di marce, come quelle di Berlino, Dublino, Budapest, Bruxelles, Washington, San Francisco, Parigi e le 80 che sino al 2011 si sono tenute sparse per la Spagna. Vi attendiamo numerosi per l’edizione del 2013. In alto: il corteo dinanzi al Teatro Massimo. Nella pagina a fianco: il cardinale Romeo durante l’omelia. ric cor ren ze Il 44° Anniversario della Comunità di Sant’Egidio L’Altare dei poveri Vincenzo Ceruso gremita la chiesa SS. Pietro e Paolo, nel centro storico di Palermo. Anche per questo, forse, si sente meno il freddo invernale di questo 15 febbraio 2012. Tanti sono venuti per fare memoria del 44° anniversario della Comunità di Sant’Egidio, nata a Roma nel febbraio del 1968: gente comune, molti poveri, rappresentanti delle altre confessioni cristiane, come il pastore David Philips e il parroco della chiesa ortodossa di San Marco d’Efeso, Giovanni Festa. La liturgia è presieduta dal cardinale Paolo Romeo, che ricorda l’antico legame con Sant’Egidio, insieme al parroco, don Mario Golesano. Sant’Egidio può essere conosciuta sotto molti aspetti: per i servizi che compie con i poveri, per il lavoro di pacificazione in tante aree del mondo, per il dialogo interreligioso. Ma questa liturgia rappresenta meglio di tante altre immagini ciò che la Comunità vuole essere nella Chiesa di oggi: l’altare e i poveri. Questa fraternità figlia del Concilio ha subito tanti cambiamenti da quando il suo fondatore, Andrea Riccardi, iniziava a leggere il Vangelo con un gruppo di studenti, in un liceo romano. Oggi è diffusa in oltre settanta paesi nel mondo, ed è stimata da capi di governo e diplomatici per il suo impegno pacificatore in tanti conflitti, dall’Africa al Sud America. Ma ciò che ha preservato lo spirito degli inizi è stato ripartire ogni volta dal Vangelo, dalla liturgia, dai poveri. Anche a Palermo, dove una presenza della Comunità è attiva dall’inizio degli anni Novanta, nel popolare quartiere del Capo. È gennaiofebbraio 2012 Le strade di Sant’Egidio s’incrociano allora con padre Antonio Damiani, gesuita, parroco molto amato di Sant’Ippolito, che aiuta quei pochi volontari a superare le diffidenze delle famiglie del quartiere e ad iniziare un doposcuola per i bambini. E il primo luogo di preghiera della Comunità è nella chiesa normanna di S. Cristina la Vetere, alle spalle della Cattedrale. Don Giuseppe Puglisi, padre 3 P, con la sua consueta capacità di entrare in sintonia con il mondo giovanile e di assecondarne gli slanci e le passioni, aveva indirizzato in quella piccola chiesa i giovani volontari in cerca di una “casa”. È nel 2000 che nasce in città una Comunità strutturata, composta da laici adulti che vogliono preservare uno spazio di gratuità nella propria vita. Iniziano a portare un panino ai poveri che vivono per strada. Un servizio che continua ancora oggi, con una visita settimanale, un pasto caldo e una coperta per proteggersi nelle notti invernali. Il doposcuola con i bambini, che ha preso il nome di Scuola della pace, prosegue con un movimento di liceali e universitari, che coinvolge anche tanti giovani nella vicina Bagheria. Al Capo è la sede di Sant’Egidio, nella chiesa di Santa Maria di Gesù, conosciuta dagli abitanti della borgata come Santa Maruzza, e restituita alla città dopo anni di chiusura. La chiesa è divenuta anche luogo accogliente per gli anziani del quartiere, con cui gli operatori della Comunità hanno iniziato a stringere una bella amicizia. La piccola famiglia di Sant’Egidio si ritrova insieme a pregare anche nella chiesa di S. Lucia – Badia del Monte, vicino il Politeama. Spesso, per i cristiani, la Parola di Dio è messa da parte. La Bibbia non rappresenta un fatto vivo, che anima la mia preghiera, che mi dice qualcosa, che apre il mio cuore. È qui che ha origine la fiacchezza e la paura di tanti cristiani. Scrive Gregorio Magno: «Che altro è la Scrittura se non la lettera di Dio alla sua creatura? Leggila dunque con ardente amore. Cerca, ti prego, di meditare ogni giorno le parole del tuo creatore. Impara a conoscere il cuore di Dio nelle parole di Dio». La scelta della Comunità è stata quella di leggere “con ardente amore” questa parola, facendone il cuore della propria vita di credenti. informacaritas 27 ter ri to rio L’inclusione sociale alla Caritas di Bagheria La differenziata che fa la differenza l progetto dell’associazione “Nuovo millennio” della Caritas cittadina, ammesso al finanziamento regionale del piano di sostegno a disoccupati e soggetti che versano in condizione di disagio o esclusione sociale. L’importo concesso ammonta a 500.000 euro e servirà a realizzare un piano per la raccolta differenziata. «Il progetto prevede la formazione di 30 persone disoccupate giovani e meno giovani – spiega la presidente Concetta Testa – che successivamente formeranno una cooperativa di servizio insieme ad altre associazioni, ma con la Caritas in qualità di capofila. Il nostro obiettivo sarà di selezionare persone che vogliono lavorare e non che cercano una qualsiasi forma di assistenza». Per l’avvio del progetto occorre attendere il bando che sarà pubblicato in seguito. Il progetto della Caritas di Bagheria è stato tra i diciotto finanziati in tutta la Sicilia, dall’Assessorato Regionale al Lavoro che concede fondi per realizzare progetti di inclusione sociale, avrà una durata di diciotto mesi e prevede un periodo di formazione professionale e uno stage in azienda. Per la frequenza ai corsi, i selezionati riceveranno un compenso pari a 3 euro l’ora, mentre per lo stage la quota sale a 5 euro. L’avviso per la selezione del personale sarà varato a giorni dalla Caritas cittadina. I Per quanto riguarda i corsi di formazione la Caritas dovrà impiegare il 70 per cento dei docenti che ha nel proprio organico, mentre il restante 30 per cento sarà reclutato tra i docenti in mobilità dai corsi di formazione regionali e, esaurito questo elenco, da soggetti esterni. Sempre in tema di formazione la Caritas cittadina presso la sede di via Santa Flavia ha organizzato una serie di incontri di formazione sul tema “Creare percorsi di interculturalità servendo la Caritas” rivolti agli operatori e ai volontari che desiderano approfondire le tematiche legate alla questione migratoria, elaborando cammini di condivisione e prossimità acquisendo strumenti di osservazione delle risorse e delle povertà del territorio. Dal grano al pane siciliano Unità di filiera o scorso 4 febbraio, in via Decollati a Palermo, presso la “Cittadella del Povero e della Speranza” si è svolta l’inaugurazione dell’unità di filiera dal grano duro al pane siciliano tradizionale: stoccaggio biologico, militura a pietra, panificazione solo ed esclusivamente con lievito madre a pasta acida o crescente. Alla cerimonia inaugurale erano presenti il cardinale Paolo Romeo, il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, l’assessore regionale delle Risorse Agricole e Alimentari, Elio D’Antrassi e fratel Biagio Conte. Il progetto pilota, promosso dalla Presidenza della Regione e dall’Assessorato delle Risorse Agricole e Alimentari, persegue l’obiettivo della valorizzazione del grano duro, da sempre prodotto identitario della Sicilia, attraverso la realizzazione di una unità di filiera dove è garantita la tracciabilità “dal chicco al pane”. Infatti, nel centro di accoglienza di Biagio Conte “Missione di Speranza e Carità”, che è già fornito di un forno per la panificazione, sono state installate le attrezzature per effettuare le prove di panificazione, utilizzando il lievito fornito dal Parco scientifico e tecnologico. Sarà molito e trasformato grano duro siciliano altamente proteico, proveniente prevalentemente dall’entroterra siciliano, da sempre definito «il granaio d’Italia». Il prodotto finale è il “Pane siciliano tradizionale” a lievitazione tutta naturale, senza additivi chimici e con un alto valore nutritivo e salutistico. L In alto: fratel Biagio Conte con don Pino. Accanto: un uomo davanti l’ingresso della Caritas. 28 informacaritas re cen sio ni Per vivere è necessario trovare il coraggio di andare Terraferma, un film reale Fernanda Di Monte ue barche: una con degli immigranti che si sbracciano per attirare l’attenzione di un peschereccio e l’altra piena di turisti che ballano. Sono alcune delle immagini più emblematiche del film Terraferma del regista Emanuele Crialese, presentato alla 68a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e che ha ricevuto il Premio speciale della Giuria. Girato in Sicilia, a Linosa, con attori siciliani (Donatella Finocchiaro, Beppe Fiorello, Mimmo Cuticchio, Filippo Pucillo e altri), narra la storia di due donne, una dell’isola e l’altra straniera. Il loro incontro sarà una scoperta l’una dell’altra, degli stessi sogni e attese, di un futuro diverso per i propri figli. Terraferma è il luogo reale o immaginario di chiunque navighi. Nel barcone carico di immigrati, a cui la cronaca ci ha abituati, c’è anche una donna incinta, Sara, che viene aiutata a sbarcare e nascosta nella casa di Giulietta, giovane vedova con un figlio, Filippo di vent’anni e un suocero, Ernesto, settantenne che fai conti con le fatiche del tirare avanti. Nino, figlio di Ernesto, ha smesso di fare il pescatore e si occupa di accogliere i turisti, nascondendo i problemi della vita isolana, con i continui sbarchi di persone considerate solo “clandestini”. Per vivere bisogna trovare il coraggio di andare. È ciò che spinge Giulietta a decidere di cambiare vita. L’incontro con la giovane africana, Sara, incinta, le porrà degli interrogativi. L’accoglienza di questa giovane donna, le rivelerà che la vita può cambiare ascoltando i proprio cuore e non temendo le D gennaiofebbraio 2012 diversità degli altri. Al di là del colore della pelle, siamo tutti alla ricerca di una vita migliore. Ernesto segue la “legge del mare” che è in contrasto con quella degli uomini che braccano i cosiddetti “clandestini” (terribili le immagini con i rappresentanti delle forze degli ordini, con i guanti bianchi) e aiuta Sara e i suoi figli a continuare il viaggio fino a raggiungere il marito in una città del nord Italia. Il regista Emanuele Crialese, romano ma di origini siciliane, già noto al pubblico per i film Nuovomondo e Respiro, con Terraferma ha voluto descrivere «un dramma simbolico, sul conflitto tra turismo e integrazione osservato attraverso il prisma delle mutazioni antropologiche». Il mare, il Mediterraneo, “culla di civiltà” si è trasformato “in una bara” per tanti, troppi in cerca di una nuova vita. Attenzione però non è un film sull’immigrazione. Crialese, ci tiene a sottolinearlo. È una vicenda, una storia, di due donne: Giulietta e Sara che «si specchiano l’una nell’altra, sulla sabbia nera dell’isola di Linosa, sotto un vulcano che al tramonto si colora di strisce nere, grigie, rosse. È la storia di una “straniera”, Sara, che è “arrivata dall’Africa dopo aver navigato 3 settimane e attraversato l’in- ferno”, e incontra un’altra donna, isolana, Giulietta, convinta che restare dov’è significhi rinunciare al domani, per se stessa e per il figlio: «Il suo desiderio è spingersi altrove, emanciparsi. L’arrivo di un’altra donna che, oltre ai suoi stessi impulsi, ha avuto il coraggio di partire senza nessuna garanzia, la spinge a porsi delle domande, a chiedersi perché non è ancora riuscita a partire, perché ha impiegato tanto tempo a decidere». La paura lascerà spazio all’accoglienza, all’amicizia. Terraferma è un film intenso: ogni personaggio è interpretato in profondità. A noi, a ognuno di noi spetta l’impegno di non stare a guardare quanto ci accade, vicino, a non farci prendere dall’abitudine o peggio ancora dall’indifferenza. In alto: la locandina del film di Emanuele Crialese. Accanto: un’immagine di Donatella Finocchiaro protagonista del film. informacaritas 29 re cen sio ni Alessandro Ferrara Democrazia e apertura Giuseppa Calò l pericolo che le democrazie perdano le loro autentiche caratteristiche e scivolino verso modelli politici definite da alcuni studiosi «autocrazie elettive» ci obbliga da un punto di vista etico a ripensare la politica e la democrazia al di là dei suoi rituali. L’istanza del testo Democrazia e apertura di Alessandro Ferrara, edito Bruno Mondadori, è principalmente quella di riscoprire una certa cultura democratica che deve fare necessariamente da sfondo ad una vita politica autenticamente democratica. Pena la sopravvivenza della stessa democrazia e dei suoi principi. Secondo l’autore sostengono e nutrono la democrazia alcune passioni come la passione per il bene comune, la passione per l’eguaglianza e l’eguale riconoscimento e la passione per l’individualità. C’è ancora un’altra passione che contribuirebbe ad alimentare nei popoli lo spirito della democrazia e cioè la passione per l’apertura ovvero «quell’atteggiamento di disponibilità pubblica nei confronti di ciò che è nuovo, di disponibilità pubblica a esplorare le nuove possibilità che si aprono per una forma di vita, un orizzonte storico, una configurazione sociale». L’individuo che agisce in politica se è motivato dalla passione per l’apertura potrà considerare la pluralità culturale, politica, religiosa ed economica come una risorsa e non come una minaccia. Troverà svantaggioso per la comunità perseguire la chiusura delle forme politiche ed affidarsi incondizio- 2011 anno da dimenticare I 30 informacaritas Filippo Passantino ue omicidi di mafia, quelli di Davide Romano, trovato incaprettato dentro il bagagliaio di un’auto il 6 aprile 2011 e di Claudio De Simone, assassinato due giorni dopo. Cosa Nostra uccide di meno. È uno dei pochi dati positivi che emergono dalla relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, stilata dal presidente della Corte d’Appello Vincenzo Oliveri. Gli omicidi, volontari e tentati, nell’ultimo anno sono stati, però, 43, di cui 11 solo nel territorio del tribunale di Termini Imerese, che comprende gran parte della provincia interna e orientale. Un dato in controtendenza rispetto alle altre province, dove il numero dei reati non è stato particolarmente rilevante. I reati di sangue non attribuibili a eventi dolosi sono anch’essi in crescita: si tratta degli omicidi colposi per violazione delle norme sulla circolazione stradale (+9%) e per infortuni sul lavoro (+38%). Palermo resta terreno ideale per le rapine, che se in totale sono cresciute dell’1% rispetto al 2009-2010, nel 2010-2011 sono quasi raddoppiate per quel che riguarda i colpi ai danni di banche e uffici postali (+ 94%), spesso compiute in trasferta in provincia e anche fuori. In città il Tribunale si è distinto invece nel campo civile, per aver eliminato il 15,35% dei procedimenti. Ma la situazione le quattro sezioni civili ordinarie, pur avendo concluso 17.500 procedimenti, ne hanno avuti 18.234 nuovi. Per cui l’arretrato, al 30 giugno 2011, è passato da 23.459 a 24.193. Nel campo civile l’andamento della litigiosità nel Palermitano è in leggero aumento, essendo stati iscritti a ruolo 45.232 procedimenti (contro i 44.242 del periodo precedente). Un problema, dice il presidente, è rappresentato dalla mancata copertura dei posti vacanti. Cambiano i tempi per i divorzi. Per separarsi e divorziare in primo grado ci vogliono 523,05 giorni, mentre in passato ne «bastavano» 502,99; in secondo grado ora ce ne vogliono 334, contro i 523 del periodo precedente. D natamente ai modelli stabiliti senza neanche valutare se i nuovi possono essere migliori, così come invece avviene ancora oggi nel mondo. Attraverso la genealogia dei due termini democrazia e apertura e della loro evoluzione storica Alessandro Ferrara giunge a delineare alcune implicanze filosofiche di notevole interesse sottese al concetto di innovazione democratica. Così una democrazia che si apra a un ventaglio di nuove possibilità affascina l’elettorato perché si configura come più rispondente ai bisogni, come l’esempio citato dell’elezione del presidente Obama scelto proprio per questa percezione di apertura al nuovo. L’autore si interroga inoltre sul rapporto tra democrazia liberismo politico e verità consapevole del lungo cammino che questa rivoluzione concettuale deve ancora fare. sa lu te Banco Farmaceutico Un farmaco per tutti Giacomo Rondello a Fondazione Banco Farmaceutico Onlus, anche quest’anno a Palermo ha effettato la Giornata di Raccolta dei Farmaci, quelli da banco, cioè a pagamento, da destinare, tramite gli Enti Caritativi, alle persone più povere della nostra città. In questi anni, la Giornata di Raccolta del Farmaco è stata la forma principale di sostegno da parte del Banco Farmaceutico agli Enti Caritativi per rispondere al bisogno di approvvigionamento dei farmaci, consentendo di coprire circa il 50% del loro fabbisogno annuale. Tuttavia la società italiana, con i suoi oltre 10 milioni di persone povere, sta vivendo una pesante trasformazione. Sotto la spinta della crisi economica, le famiglie con sempre maggiore difficoltà riescono ad arrivare a fine mese e quindi a soddisfare i loro bisogni quotidiani, fra questi quello di sostenere le spese mediche. Il Banco Farmaceutico, consapevole di questa condizione diffusa, e quindi della necessità di sostenere ulteriormente gli Enti, sia in termini quantitativi sia qualitativi, ha attivato un progetto pilota fra le 30 maggiori città d’Italia, consentendo agli Enti Caritativi di usufruire in maniera continuativa durante l’anno dell’erogazione di farmaci di classe A, B, e C, oltre a presidi sanitari. Questo è stato possibile grazie a un lavoro tutt’ora in via di maturazione che portato ad una convenzione con le grandi aziende farmaceutiche per evolvere agli indigenti parte dei farmaci, dodici milioni di confezioni di farmaci destinati alla distruzione. L gennaiofebbraio 2012 iovani che cantano, studiano, pregano, stanno insieme. Sono alcune delle splendide immagini contenute nel calendario vocazionale dell’anno 2012, realizzato dal Seminario Arcivescovile di Palermo, riguardanti la vita quotidiana dei seminaristi. L’almanacco contiene anche alcune foto dei seminaristi con il cardinale Paolo Romeo durante il pellegrinaggio a Lourdes, con Biagio Conte, il missionario laico che ha fondato la Missione “Speranza e carità” e altri momenti significativi come la Giornata mondiale della Gioventù a Madrid. «Attraverso questo semplice strumento, che speriamo possa risultare gradito alle varie comunità parrocchiali – spiega il rettore don Silvio Sgrò – l’equipe dei formatori desidera raggiungere quanti hanno a cuore la formazione dei futuri presbiteri e sostenere economicamente il loro cammino di preparazione al sacerdozio». Nel calendario, vengono offerti alcuni spunti di meditazione tratti dalla vita e dagli scritti di quattro diversi presbiteri della Chiesa locale, quale esempio per i futuri presbiteri. Sono evidenziate anche alcune date importanti per il cammino vocazionale promosso in seno al seminario, nonché altre occasioni di ritiri spirituali da potere effettuare presso la casa diocesana di Baida. G Gli Enti individuati devono avere dei requisiti particolari, come un grosso bacino d’utenza, un ambulatorio con dei medici, un farmacista, un collegamento internet e una serie di requisiti strutturali e organizzativi per la distribuzione e l’uso dei farmaci. Abbiamo quindi proposto alla Caritas diocesana di Palermo, di partecipare a questo progetto, avendo un’attività poliambulatoriale, a cui afferisce una notevole utenza. La Caritas, ha percepito in anticipo il peso che le nuove povertà stanno assumendo a Palermo, ha potenziato l’ambulatorio Ippocrate, sito in via Benfratelli, proprio per dare una risposta più adeguata al problema; inoltre ha dedicato anche una struttura per eventuale immagazzinamento, rendendola idonea allo scopo. Attivata la convenzione, il Banco Farmaceutico ha già proposto l’erogazione di alcune migliaia di confezione di mucolitici. Mi preme sottolineare che quanto sta succedendo è un ulteriore esempio di come, l’unità fra cristiani, è capace di attivare risorse, opere, iniziative che rispondono alle necessità della società, realizzando una rete. Il motore di questa organizzazione è la carità di Cristo che ci spinge a essere costruttori operosi e intelligenti nelle risposte alle situazioni sociali e umane che ci troviamo ad affrontare. Quanto si sta realizzando a Palermo, è un primo passo di cui desideriamo possano beneficiarne il maggior numero di Enti possibili, affinché si rafforzi quella comunione in Cristo che ci sta a cuore, che è in grado di rispondere alle sfide del nostro tempo, alle crisi che le società attraversano, promuovendo l’uomo nella sua dignità. informacaritas 31 Caro amico, vorremmo condividere con te alcune riflessioni. Per strada si vedono uomini di tutte le età e di tutte le estrazioni sociali avvicinarsi a ragazze straniere per chiedere loro prestazioni sessuali a pagamento. Sono numerosi i motivi per cui sono spinti a farlo: difficoltà di comunicare con la moglie, la ricerca di ciò che la propria moglie non può o non vuole dare, esperienze di solitudine, il desiderio di possesso di una donna che, essendo pagata, non potrà rifiutare, l’attrazione di una compagnia più giovane. La sessualità è un dono di Dio da proteggere e rispettare, non ci si può giocare di sopra. Pagare una donna per fare sesso, anche se acconsente perché costretta dalle circostanze, è un grave insulto alla sua – e alla tua – dignità: è trattarla – e trattarti – come un oggetto. Le cose si comprano e si vendono, gli esseri umani no. La donna non è un oggetto ma una persona da incontrare e da amare di un amore vicendevole. Si sente spesso dire che la prostituzione è sempre esistita, che una donna se vuole è libera di farlo, di vendere il proprio corpo, che la prostituzione è il mestiere più antico del mondo. Allora ci chiediamo: se il lavoro nobilita l’uomo, la prostituzione chi nobilita? La maggior parte delle ragazze straniere che si prostituiscono non hanno scelto di farlo, sono schiave obbligate a prostituirsi dalla famiglia d’origine o da sfruttatori senza scrupoli che alimentano questo mercato per arricchirsi e ai quali finisce in tasca gran parte del tuo denaro. Andare con loro significa abusare di una schiava e collaborare a mantenerla in schiavitù. Le ragazze vengono portate in Italia da organizzazioni criminali internazionali che fanno guadagni miliardari sulla pelle di queste donne cadute nelle loro mani. Ogni euro speso per comprare una ragazza andrà ad arricchire le organizzazioni criminali che le sfruttano. Qui a Palermo ogni ragazza per lavorare in strada paga un pizzo di circa 200 euro solo per il posto su marciapiede, oltre al conto fisso che va dai 65.000 agli 80.000 euro da versare puntualmente alla mafia e agli sfruttatori di turno. Andare con loro significa finanziare tutta questa macchina infernale. Forse nessuno prima d’ora ti ha dato tutte queste informazioni, forse non avevi mai pensato che le cose stessero così. Se tu o i tuoi amici andate a comprare sesso per strada, parlate di queste cose, leggete insieme questa lettera. Dio capisce la sofferenza di queste donne vittime e schiave, ma non approva chi le sfrutta e le usa. Prendere coscienza di tutto questo indurrà te e i tuoi amici a cessare di far soffrire ragazze già vittime di tanti soprusi. Se desideri parlare di tutto questo o approfondire l’argomento chiamaci, vieni a farci visita: troverai persone disponibili ad ascoltarti. FERMA la violenza! Le cose si comprano e si vendono, gli esseri umani no. CHIAMA ORA 091.327986 Caritas Diocesana di Palermo piazza Santa Chiara, 10