mono Conversazioni Intorno ai Sistemi per Legatoria Conversazioni intorno ai sistemi per legatoria Non c’è un approccio alle persone che sia uguale all’altro e questo comporta un’aspettativa della conoscenza, sempre carica di curiosità. In questo viaggio dedicato ai legatori ed alle loro aziende, è venuto allo scoperto un mondo di persone che con il lavoro di ogni giorno sono state capaci di creare realtà, che destano spesso ammirazione. Alcune peculiarità sono sembrate sorprendentemente simili, prima di tutto quella di “creare impresa”. Anche da zero: la partenza animata solo dalla voglia e dal coraggio di fare l’imprenditore. Con in più la consapevolezza di dover dare dignità ad un lavoro, ritenuto gregario a quello più nobile della stampa. Una seconda peculiarità consiste nel fatto che, spesso, la legatoria non ha rete commerciale per procacciarsi il lavoro. Nel mondo della stampa, si sa chi sono i migliori legatori, dove sono, come lavorano. Ad essi viene affidata l’opera delle arti grafiche per l’allestimento finale. Spesso un “lavoro di sartoria” carico di responsabilità, che vuole ribadire la propria importanza nel processo produttivo della carta stampata. Le aziende incontrate sono aziende gioiello, in cui si vede l’importanza dell’investimento, in cui l’attenzione per la qualità non viene mai meno, che si sforzano di capire come saranno le lavorazioni future per sapersi attrezzare al meglio. La terza peculiarità si manifesta in una richiesta verso il mondo della scuola. Attualmente esistono ottime scuole che preparano stampatori, ma non legatori. Quello del legatore è un mestiere che si impara in azienda, direttamente sulle macchine, col lavoro quotidiano. E se da un certo punto di vista, l’imparare sul campo dà competenze e capacità dirette, dall’altro richiede all’azienda tempi lunghi e investimenti onerosi per la formazione del proprio personale, che potrebbero essere parzialmente ovviati da conoscenze di base fornite dalla scuola. Ciononostante, diverse legatorie hanno puntato sulla formazione dei collaboratori come a un “plus” imprescindibile, capace di creare coesione e spirito di gruppo, a tutto vantaggio di tutti, imprenditore e personale. Infine, ma certo non meno importante, le legatorie conosciute hanno manifestato la tranquillità di una partnership col proprio fornitore privilegiato, fatta di giusto equilibrio tra competenze, innovazione tecnologica e piani di investimento. Questo permette loro di affrontare al meglio un futuro complesso, in cui la concorrenza dei paesi asiatici e di internet si è fatta sentire in modi spesso pressanti. A queste aziende vada ancora una volta il ringraziamento per la cordialità e la professionalità con cui hanno raccontato la loro attività. Con l’augurio che gli sforzi profusi continuino a portare buoni frutti. ALLESTIMENTO GRAFICO BIOTTO “attenzione al dettaglio” Agli inizi degli anni ‘70, Sergio Biondi aveva avviato, insieme a due fratelli, un’attività di restauratore di libri antichi. La “bottega” era a Roma e la loro competenza aveva permesso lavori di restauro importanti ed impegnativi. Nel corso degli anni, l’attività artigianale si è quasi naturalmente trasformata in industriale, spostandosi da Roma a Pomezia e mutando l’iniziale ragione sociale nella attuale “Allestimento grafico Biotto”: B da Biondi, otto quanti erano i soci iniziali. Oggi sono entrati a pieno titolo anche i due figli Roberto e Fabio. Roberto gestisce la parte commerciale, Fabio segue la produzione. «La mia prima attività in azienda è stata quella di lavorare in reparto» racconta Roberto Biondi, «dove la gestione aveva ancora la tipica impostazione artigianale del “tutto a voce”. Ho pensato così di dedicarmi alla creazione di schede di commessa lavoro: desideravo informatizzare l’azienda per avere il quadro generale dell’avanzamento lavori. Oggi questo ci permette di controllare i vari passaggi di lavorazione, capire dove si può ottimizzare il processo, dove si possono apportare cambiamenti, al fine di contenere i costi, migliorando ulteriormente la qualità e la precisione, dato che grazie a queste schede abbiamo ridotto al minimo qualsiasi tipo di errore. Ho scoperto con piacere che redarre le schede di commessa mi aveva permesso di conoscere ancor meglio il dettaglio tecnico, pur senza lavorare direttamente in reparto, e mi ha dato una grande spinta per dedicarmi poi al lato commerciale. Noi oggi siamo una realtà di 50 persone, dislocate per metà nei reparti di taglio e piega e per metà nella confezione di brossura e cartonato. Quando sono entrato, nel 2001, comprammo la prima piegatrice con punto sigillo Heidelberg. Per noi le piegatrici sono attrezzature fondamentali, perché generalmente gli stampatori ci portano i fogli stesi. Le nostre Stahl sono ormai tutte di formato grande; l’ultima, entrata nel 2006, è addirittura 140x160. Siamo una “mosca bianca” sul mercato locale, perché in zona ci sono ben poche tipografie che stampano in questi formati. Ci siamo rivolti quindi a stampatori del nord, senza comunque tralasciare il nostro mercato locale, che abbiamo sempre ritenuto importante. Attualmente sono in funzione 2 tagliacarte Polar e 5 piegatrici, di cui 4 Heidelberg» prosegue Roberto Biondi, «abbiamo iniziato con loro e non abbiamo più cambiato. È un'azienda affidabile sotto tutti i punti di vista, con la quale abbiamo stabilito un rapporto di collaborazione e reciproca soddisfazione. Il nostro modo di vedere, ci ha portato ad acquistare macchine nuove, anzichè usate. Si tratta di scelte personali: ci sono pro e contro per entrambe le soluzioni. Noi abbiamo fatto la scelta del nuovo» continua Roberto Biondi, «perchè vogliamo soddisfare qualsiasi esigenza del cliente. Il mio obiettivo è acquisire un cliente per servirlo a 360° e creare con lui un rapporto di fidelizzazione reciproca, anche se mi rendo conto che in questi ultimi anni è diventato sempre più difficile. Molto spesso è ormai premiante solo la componente prezzo finale, mentre Biotto è un’azienda che basa la sua forza sul dettaglio e sulla qualità. A questo proposito, sempre per sottolineare l'attenzione alla qualità e al particolare, Biotto è fornitore previlegiato delle pubblicazioni di pregio della Tipografia Vaticana. Visti i buoni risultati ottenuti grazie all’informatizzazione aziendale, il mio obiettivo futuro riguarda il miglioramento nell’integrazione della gestione aziendale alla sala produttiva. Preventivi, commessa, consuntivazione, contabilità sono attualmente programmi separati, che io vorrei riuscire ad unificare in unico flusso di gestione». E d ilibro B occato “un sodalizio di famiglia e di impresa” Il 1978 è un anno cruciale nella storia di famiglia e di impresa Larosa-Boccato. In quel tempo Domenico Larosa gestisce alcune edicole. Era in uso la raccolta di dispense di enciclopedie, che venivano portate a rilegare presso piccole legatorie. In una di queste ha modo di conoscere Germana Boccato, figlia di un legatore che confezionava prodotti per scolastica. Nel 1978, quindi, Domenico Larosa e Germana Boccato decidono di avviare insieme famiglia e attività: nasce la Legatoria Boccato. Partita con macchine usate, dopo poco, le sostituisce con attrezzature nuove. Il lavoro si amplia a tal punto da richiedere lo spostamento dal primo insediamento. Siamo agli inizi degli anni ‘80: il fatturato è passato dai 25 milioni di lire del primo anno a 250, lo stabilimento si è via via ingradito fino a coprire 6.500 mq, le persone occupate sono passate da 3 a 40. A metà degli anni ‘90 la Legatoria GiTi si insedia vicino alla Legatoria Boccato ed inizia una proficua e complementare collaborazione. Boccato fa piega e punto metallico, GiTi confeziona libri in brossura. «Erano anni di sviluppo economico molto favorevole» dice Domenico Larosa, «noi abbiamo fatto una scelta imprenditoriale ben precisa: abbiamo intuito che il filone di legatoria commerciale avrebbe avuto una forte espansione e ci siamo specializzati su quello. Settore che assicurava lavoro continuativo per tutto l’anno, al contrario della scolastica. Di conseguenza i nostri investimenti si sono focalizzati sul tipo di crescita imprenditoriale che volevamo perseguire. Macchingraf è entrata da noi nel 1985 col primo tagliacarte Polar, mentre nel 1987 è entrata la prima nuova piegatrice Stahl. Oggi abbiamo 6 tagliacarte, di cui 4 Polar di diverse misure: tutte attrezzature nuove, complete di piani soffianti e scaricatori automatici». Nel 1998 il titolare di GiTi si ritira e Domenico Larosa accorpa le due aziende: nasce Edilibro Boccato. A fine 2007 l’ulteriore cambiamento e spostamento, la nuova realtà opera ora su 20.000 mq con 250 persone. La soddisfazione del risultato raggiunto non toglie però le difficoltà conseguenti la gestione e programmazione di lavoro di una azienda diventata così complessa. «Per stare sul mercato, servire clienti che richiedono tempestività e qualità su milioni di pezzi e far fronte ai costi di gestione relativi alle nostre attuali dimensioni, occorrono attrezzature all’avanguardia, competenza e personale ben addestrato». Continua Domenico Larosa «Noi abbiamo investito su 4 nuove macchine da piega, sempre Heidelberg acquistate da Macchingraf; di veloce avviamento, più performanti e produttive rispetto alle precedenti. Per quanto riguarda il personale, posso contare su collaboratori che sono con noi da parecchi anni, che hanno assistito e contribuito alla crescita di Edilibro Boccato, che si sono prodigati con abnegazione, sacrificio e senso di responsabilità. Core business di Edilibro Boccato sono le lavorazioni con punto metallico e brossura: attualmente confezioniamo ogni giorno circa 700.000 riviste e 500.000 libri in brossura fresata e cucita. Altro punto di forza della nostra azienda è costituito dal finissaggio delle lavorazioni di legatoria: un servizio in più che noi offriamo ai nostri clienti. Mi riferisco alla cellophanatura, spedizione postale, spirale wire-o, confezionamento delle bustine di figurine (attestato sul milione di pezzi al giorno), assemblaggio della rivista o del libro con altri elementi di contorno come CD o cassette, altri depliant e così via. Di strada ne è stata fatta tanta» conclude Domenico Larosa, «da mia moglie, me e le persone che lavorano con noi. Devo esprimere però anche un sentimento di gratitudine nei confronti di alcune persone. Prima di tutto a quella direttrice di banca, che ai nostri inizi ebbe fiducia in noi e concesse quei prestiti e fidi che ci permisero di avviare e ampliare la nostra attività. E poi naturalmente a Macchingraf, che ci ha ben consigliato nella scelta delle attrezzature in funzione delle nostre scelte imprenditoriali, e ci ha sostenuto con una pianificazione finanziaria adeguata. Ora è in azienda anche mio figlio Paolo: è lui che rappresenta la continuità e il futuro di una attività iniziata 30 anni fa». EFFEPI “da Felice Porta a Effepi” Tre stabilimenti tutti di proprietà in provincia di Milano: due a Busto Garolfo per i libri cartonati e brossurati e uno ad Arconate, dedicato esclusivamente alla confezione con punto metallico. Una cinquantina di dipendenti, tutta la famiglia Porta presente in azienda (il signor Felice, la moglie signora Erina e i due figli Luca e Ruggero), una confezione media giornaliera di 40/50.000 libri ed altrettante lavorazioni a punto metallico: questi in breve i numeri odierni della Legatoria Effepi. Eppure tutto è cominciato circa 40 anni fa in una cantina, dove Felice Porta (allora ancora lavoratore dipendente) la sera confezionava dispense di enciclopedie con una cucitrice acquistata di seconda mano. Il 1967 è l’anno ufficiale di apertura della ditta individuale “Felice Porta”, anche se l’attività era avviata già da un paio d’anni. Il primo operaio assunto allora come apprendista, lavora ancora oggi con il signor Porta ed è diventato direttore di stabilimento. «Ho imparato il mestiere dagli Artigianelli di Milano» racconta il signor Felice, «allora come oggi, gli Artigianelli hanno scuola professionale e laboratori (sono a loro volta infatti stampatori e legatori). Mi ricordo che avevo un maestro legatore talmente esperto ed accurato che gli venne commissionato il restauro di alcuni volumi originali di Leonardo da Vinci. La sera i volumi venivano consegnati da alcuni carabinieri che presenziavano per l’intera durata della confezione. Più che aiutare, io osservavo e imparavo dal mio maestro le tecniche di ripristino di libri antichi. La mia ambizione divenne quella di specializzarmi in tutte le sfaccettature della legatoria ed offrire quella qualità e competenza che vedevo all’opera nel mio maestro. Oggi posso dire che queste sono le qualità che ci contraddistinguono e che costituiscono il motivo di fiducia dei nostri clienti. Io e mia moglie siamo partiti da una cantina, poi abbiamo aperto il primo capannone nel giardino di casa, da lì abbiamo acquistato diversi appezzamenti di terreno e costruito i primi due stabilimenti di Busto Garolfo. Per ultimo, negli anni 1985/90, è arrivato quello di Arconate. La ditta individuale Legatoria Felice Porta è diventata la Effepi srl. Io ho sempre avuto una mentalità industriale» continua il signor Felice, «da noi le lavorazioni manuali sono praticamente inesistenti, tutto è meccanizzato. Sono da sempre cliente Macchingraf, apprezzata per la sicura affidabilità: da loro ho acqui- stato negli anni le piegatrici Stahl, i tagliacarte e pareggiatori Polar e una macchina sempre Heidelberg per cucitura a punto metallico ST 300. Ci sono tante attrezzature quante sono le lavorazioni da eseguire ed anche nel nostro settore è entrata da tempo l’elettronica e il controllo delle macchine tramite il touch-screen. Così come ci sono tanti tipi di colla, per il tipo di tenuta che si deve ottenere. Da 4/5 anni noi utilizziamo in particolare il poliuretano, che non è una colla ma una resina. Siamo stati tra i primi in Italia ad adottarlo, perché permette la tenuta su superfici plastificate o verniciate con inchiostri che rifiutano la colla tradizionale». Il signor Porta ha una visione positiva del presente e del futuro: «In più di 40 anni di attività non ho mai perso un giorno di lavoro, al contrario spesso dobbiamo ricorrere agli straordinari. E tutto senza necessità di reperimento ordini. Come dicevo, siamo conosciuti sul mercato per qualità, puntualità e affidabilità: questo fa sì che i clienti ci scelgano, sapendo di poter stare tranquilli. Anche internet non ci ha recato danno: lo considero un mezzo in più di conoscenza, ma non credo possa sostituire il libro come strumento di lavoro, di consultazione e di lettura. A mio parere il libro verrà sempre stampato. Il nostro impegno» conclude il signor Porta, «è quello di attrezzarci al meglio perché non costi caro, né nelle varie fasi di lavorazione né come prezzo al pubblico». GRAFICHE GHIANI “l’unione fa la forza, ovvero storie di vita” «La storia delle aziende è molto spesso storia di vite e di famiglie» esordisce Marco Ghiani, AD di Grafiche Ghiani. «Noi siamo una realtà molto importante in Sardegna e la nostra evoluzione è un fatto per certi versi atipico in una terra come la nostra. Per spiegarlo bisogna partire da un momento doloroso: la morte di nostro padre nel 1961, che lascia una madre con 10 figli da crescere. Fratelli e sorelle maggiori si fanno carico della conduzione economica della famiglia e della educazione dei più piccoli. Man mano che gli anni passano le loro attività si spostano a Torino, da dove consigliano la mamma di trasferirsi da Isili. Terminata la terza media, io avevo in mente solo di trovarmi un lavoro perché desideravo contribuire a mia volta al mantenimento della famiglia e perché già da allora volevo trovare una strada mia, senza pesare ancora sulla generosità dei fratelli». Nei primi anni ‘70 Giuseppina è diventata suora, Luciana e Ignazio sono infermieri specializzati, Sergio linotipista, Carlo apprendista in tipografia e Marco Ghiani viene assunto come apprendista “jolly” nella stessa tipografia dove lavora Sergio. Il decennio serve a Marco per imparare il mestiere di tipografo e legatore, con esperienze significative in diverse aziende. «Avevamo in mente di creare qualcosa di nostro, possibilmente in Sardegna» continua Marco Ghiani, «così ciascuno con la propria attività risparmiava in vista della realizzazione di questo obiettivo. Nel 1978 Luciana con il marito Enrico, Ignazio, Carlo, Sergio e io si decise insieme di iniziare a sondare le prospettive di lavoro in Sardegna. L’iniziativa parte e a Isili vengono acquistati 1.000 mq di terreno con 400 mq di capannone. Abbiamo notato subito che c’era mercato per la stampa nel formato 70x100: acquistiamo da Macchingraf la prima monocolore Heidelberg usata. L’attività prosegue con soddisfazione, tanto da richiedere lo spostamento in uno stabilimento più grande, in affitto, presso Cagliari. Nel 1987 viene acquistata la prima piegatrice Heidelberg Stahl 70x100, nuova, e nel 1988 una nuova bicolore 50x70». Se il lavoro non manca, la situazione economica non è altrettanto florida e gli investimenti fatti sono impegnativi. Grazie a successivi progetti di investimento presentati ad Enti locali, vengono erogati dei finanziamenti che consentono di potenziare ed ampliare l’attività delle Grafiche Ghiani. «Dal 1992 ad oggi abbiamo costruito il nostro attuale stabilimento qui a Monastir, abbiamo rinnovato ed ampliato i reparti di stampa e pre-stampa con attrezzature Heidelberg; ci siamo fatti una esperienza in campo editoriale e non ultimo abbiamo creato una legatoria industriale, con linee di brossura e di cartonato, accavallatrici ST 300, tagliacarte Polar e piegatrici Stahl. Io voglio fare bene il mio lavoro, che è quello del tipografo, e dico» continua Marco Ghiani, «che i risultati ottenuti sono frutto dello sforzo di molti, di noi fratelli Ghiani, ma anche del nostro personale e dei nostri fornitori. Io sono solito dire che le aziende ci sono date in prestito dalla società, nel senso che hanno l’obbligo morale di condividere le risorse e i risultati col territorio, per creare una economia che sia utile e funzionale. Infatti è nostro obiettivo primario salvaguardare il lavoro che c’è in Sardegna: conoscendo il nostro mercato di riferimento, ci attrezziamo al meglio per dare il meglio. Per questo motivo consideriamo fondamentale il concetto di fidelizzazione, che in altre parole vuol dire creare un circolo virtuoso nel dare e ricevere fiducia tra imprenditore, personale, fornitori. Naturalmente con la chiarezza che il conto economico dell’azienda deve essere positivo e trainante. Con queste premesse, anche il futuro è una sfida e un’avventura che affronteremo tutti insieme». LEGO ART E COLOR ART “una storia intrecciata” La storia della legatoria Lego Art è strettamente correlata a quella di Color Art. Quest’ultima, fondata alla fine degli anni ‘70 da Angelo Zucchi e Natale Gallia, inizia subito l’attività di stampa con macchine Heidelberg. Racconta Angelo Zucchi «Nel corso degli anni l’evoluzione delle attrezzature di pre-stampa e stampa ha assicurato una produttività ed una velocità tali che il nostro reparto interno di confezione non reggeva più il ritmo. Con l’approvazione del mio nuovo socio, Alberto Belleri, decido quindi di costituire una nuova società dedicata alla legatoria, che collabori quasi in esclusiva per Color Art. Nel 1988 nasce quindi Lego Art, diretta emanazione di Color Art, con una propria ragione sociale, proprio personale e propria direzione. Giovanni Cinelli con la sorella Maria ne sono i titolari, mentre una quota è detenuta anche dai soci della Color Art, Angelo Zucchi e Enrico Cerqui. Io mi sono formato come piegatore presso la Casa Editrice La Scuola» prosegue Giovanni Cinelli. «Qui avevo avuto modo di conoscere, utilizzare ed apprezzare per precisione e robustezza le attrezzature di legatoria della Stahl, ora Heidelberg. Mi sono perciò trovato subito in sintonia con Color Art nel momento in cui si è trattato di programmare gli investimenti della nuova società. Direi che la scelta di Macchingraf, rappresentante esclusivo per l’Italia della Heidelberg Stahlfolder, sia stata quasi una strada obbligata». Lego Art, partita con i due titolari e un paio di dipendenti, conta oggi su 14 persone. Le prime attrezzature sono state subito sostituite e il parco macchine oggi in funzione è costituito da una punto metallico, quattro piegatrici, un tagliacarte e una brossuratrice Heidelberg Eurobind 4000. Eurobind 4000 è il fiore all’occhiello di Lego Art, che è at- tualmente l’unica legatoria in Italia ad averla installata. «Prima di questa installazione, noi effettuavamo in casa taglio e piega, mentre la cucitura e la brossura venivano realizzate presso aziende esterne» proseguono Cinelli e Zucchi. «L’investimento è stato deciso ancora una volta con Macchingraf. Heidelberg è entrata in questo mercato abbastanza recentemente, ma l’affidabilità del costruttore e il trentennale rapporto di fiducia con Macchingraf, ci hanno fatto optare per loro. La nostra Eurobind è stata configurata con la possibilità di utilizzare una colla speciale poliuretanica, detta PUR. Si tratta di un collante di tipo siliconico, molto efficace nella tenuta, che permette finiture particolari. L’evoluzione principale delle attrezzature per legatoria è costituito dall’ingresso della elettronica: è possibile oggi impostare e memorizzare operazioni ripetive nel tempo (ad esempio una misura di taglio), che possono essere richiamate immediatamente quando necessario. Prossimo obiettivo di Color Art e Lego Art sarà quello di sfruttare le sinergie di attrezzature e di software per impostare taglio e piega in fase di pre-stampa. Il mercato di Color Art e Lego Art è principalmente nel Nord Italia, dove le due aziende sono conosciute per qualità, affidabilità e tempestività. Le tirature medie di stampa e confezione si posizionano tra le 2.000 e le 20.000 copie tra cataloghi, riviste ed alcuni titoli di editoria». Per quanto li riguarda, Cinelli di Lego Art e Zucchi di Color Art si dichiarano ottimisti per il futuro. L’avvento di internet non ha portato scompensi nella loro attività, tanto da essere considerato una modalità in più di conoscenza ma non un concorrente. Ed anche i mercati asiatici o dell’Est Europa non fanno sentire eccessivamente la loro presenza, più sensibile in caso di grandi tirature come la scolastica. «Abbiamo una prudente ma motivata fiducia per dire che i prossimi dieci anni saranno ancora positivi per la continuità del nostro lavoro di stampa e confezione» concludono Giovanni Cinelli e Angelo Zucchi. GRAFICA METELLIANA “SA 8000: certificazione etica” «Se qualcuno, nel 1991, ci avesse detto che saremmo arrivati fino qui, certamente non gli avremmo creduto» esordisce sorridendo Gerardo Di Agostino, AD di Grafica Metelliana. «Il mio desiderio era solo quello di avviare una attività in proprio, una tipografia che servisse in modo scrupoloso e professionale le esigenze di un mercato locale. Iniziai questa avventura con due soci: mio cugino Vincenzo Di Agostino ed il mio amico Filippo Marcellino. Per prudenza però entrambi conservarono il loro lavoro dipendente presso due tipografie di zona. Mio zio ci mise generosamente a disposizione un suo locale di 60 mq e così, con poche macchine usate, nel 1991 venne aperta Grafica Metelliana». L’attività prende subito il largo e in capo a un anno tutti e tre i soci sono attivamente presenti. Nel 1993 viene assunto il primo dipendente. Oggi, nel 2008, l’azienda conta un fatturato di 8 milioni di euro all’anno, i dipendenti sono diventati 68 e lo stabilimento copre un’area di 2.000 mq. «Ci trovammo subito d’accordo nel tradurre il nostro lavoro in servizio e alta qualità» continua Gerardo Di Agostino. «Il nome stesso Grafica Metelliana, stava ad indicare che noi desideravamo offrire ai nostri clienti un mondo fatto di consulenza tecnico/grafica, di servizi e disponibilità oltre che alla sola stampa. In quegli anni a Cava dei Tirreni erano veramente pochi gli studi grafici e quindi ciò che noi offrivamo era particolarmente apprezzato. Poi intorno al 1995/96 è avvenuto un cambiamento sostanziale; il cliente finale si serviva sempre più spesso di agenzie di pubblicità per curare la propria immagine. In questo nuovo scenario, intuito che la nostra consulenza grafica potesse essere percepita come un potenziale concorrente, abbiamo fatto delle agenzie i nostri clienti, abbiamo improntato una strategia rivolta non più ai clienti finali ma a chi crea la comunicazione, ponendoci come veri e propri partner, con un unico obiettivo: creare prodotti di alta qualità». La collaborazione con Macchingraf inizia nel 1994, con l’acquisto della prima macchina da stampa nuova, una Heidelberg GTO. Poi arrivano una Speedmaster SM e, nel 2001, una CD 70x100. «Oggi come allora» continua Filippo Marcellino, responsabile di produzione «la nostra sala stampa gira su tre turni. Per le lavorazioni di allestimento ci appoggiavamo su due legatorie esterne, che però non riuscivano a tener dietro alle nostre esigenze». Il 2003 è un anno significativo nella storia dell’azienda. Viene acquistata e completamente ristrutturata l’attuale sede. Nel frattempo viene deciso l’investimento su attrezzature per legatoria. La scelta di Macchingraf è la naturale prosecuzione di un rapporto di fiducia e reciproca stima, nato con le macchine da stampa. «Nel 2005 vengono acquistate una piegatrice Stahl 70x100, un punto metallico ST 100 e un tagliacarte Polar 78» continua Filippo Marcellino. «La curiosità consiste nel fatto che avevamo l’attività suddivisa tra i due stabilimenti: la tipografia era ancora nel vecchio stabilimento, invece le attrezzature per legatoria le avevamo già fatte installare nella nuova sede ancora in corso la ristrutturazione». Prosegue Gerardo Di Agostino «Noi tre soci siamo soddisfatti per essere riusciti ad avviare la nostra attività senza alcun contributo pubblico; ce l’abbiamo fatta contando sulle nostre forze e il nostro impegno, facendo delle risorse umane il nostro unico vero punto di forza. Possiamo dire a gran voce che siamo una delle poche aziende italiane ad essere certificate con la Social Accountability 8000 (SA 8000) cioè la certificazione etica». L’ingegnere Daniela Amati, responsabile della certifcazione, ne spiega meglio il valore «La SA 8000 significa, in due parole, fare business in modo etico. Per portare avanti questo progetto in Grafica Metelliana vengono investiti circa 30.000 euro l’anno in formazione e motivazione del personale. Ne abbiamo un ottimo riscontro ed il clima aziendale lo testimonia». «La stima e la fiducia reciproca all’interno dell’azienda ci fanno essere ottimisti nei confronti del futuro» concludono Gerardo Di Agostino e Filippo Marcellino. «A fine 2009 dovrebbero concludersi i lavori di realizzazione del prossimo nuovo stabilimento di 8.500 mq, con una palazzina uffici di 600 mq dotata di mensa interna, biblioteca e palestra. Crediamo nella possibilità di una nostra espansione e nei prossimi importanti investimenti, ma soprattutto crediamo e continueremo a credere che le persone siano l’autentica forza di Grafica Metelliana». L EG ATO R I A M O N D OV ì “una macchina tira l’altra” «La mia storia in Legatoria Mondovì inizia nel 1998» esordisce Marco Alfero, uno dei due soci titolari. «Io provengo da una famiglia di viti-vinicultori e la mia attività lavorativa è partita da lì. La Legatoria Mondovì esisteva già: era stata aperta da alcuni stampatori locali per soddisfare le loro esigenze di finitura, senza essere costretti a rivolgersi presso legatorie distanti, nel torinese o nel milanese. A fine anni ‘90 però la legatoria non riusciva più a far fronte alle modificate esigenze del mercato. Un mio cugino, titolare di una tipografia in Mondovì, mi domandò se mi sentivo di organizzare i piani di rinnovamento e di investimento. Sono entrato così in Legatoria, il lavoro di legatore mi è piaciuto subito e ho accettato la proposta. Il mio socio, Roberto Gallarato, era già attivo in azienda: seguiva e segue tutt’ora la parte tecnico-produttiva, mentre io mi occupo dell’organizzazione del lavoro e della parte commerciale. La vigilia di Natale 1998 io e il mio socio abbiamo concluso con Macchingraf il primo contratto d’acquisto di due attrezzature nuove: una piegatrice e un tagliacarte. Una macchina tira l’altra e da allora si sono successivamente aggiunte una linea a filo refe, una brossuratrice, altre piegatrici e tagliacarte, una linea di punto metallico. Tre anni fa siamo stati i primi ad installare, dopo la ristrutturazione, un tagliacarte Polar 176 con carico e scarico automatico. Macchingraf ci ha dato fiducia, ci ha supportato e consigliato nei piani di investimento e di finanziamento; noi per parte nostra abbiamo sempre rispettato le scadenze di pagamento. Per dare una idea dei valori in gioco, dico solo questo: in quegli anni noi fatturavamo circa 400 milioni di Lire per anno ed abbiamo fatto investimenti per 2 miliardi. è stato un “azzardo” ragionato. Per ampliare l’attività dovevamo avere attrezzature nuove e performanti, le quali ci avrebbero permesso di acquisire commesse significative, che ci avrebbero fatto conoscere presso stampatori ancora più esigenti in termini di pezzi lavorati e complessità di finitura. Per fare un esempio: nel 2005 abbiamo acquistato una piegatrice a doppio formato, che ci ha permesso di proporci ed acquisire un cliente come De Agostini. Dal 1998 a oggi abbiamo ampliato e diversificato il numero dei nostri clienti e, attualmente, la Legatoria Mondovi è un punto di riferimento per la zona sud del Piemonte e per le province di Savona e Imperia. Secondo me, sono due in particolare le caratteristiche specifiche di un legatore: la qualità e la tempistica. La qualità la ottieni con buone macchine e buon personale. Io mi dedico con particolare attenzione alla valutazione delle persone. Non c’è una scuola per legatori e quindi l’istruzione avviene in azienda. Ci vogliono dai 6 mesi all’anno perché una persona sia in grado di condurre da sola una macchina. Noi non abbiamo capi reparto o direttori di stabilimento, quindi è indispensabile trovare persone che si impegnino e di cui possiamo fidarci, persone responsabili che assicurino la produzione per l’intera durata del turno. Il giusto mix tra macchina e macchinista fa sì che il lavoro “giri” bene, al fine di ottenere un prodotto ben fatto nel rispetto della tempistica richiesta. Il punto di forza della Legatoria Mondovi è costituito dalla brossura» continua Marco Alfero, «sia fresata che cucita. Noi rileghiamo libri di scuola, fotografici, di cucina, cataloghi d’arte, libri per bambini, e così via. I nostri prossimi obiettivi prevedono l’installazione di una linea di confezionamento del cartonato. Però per arrivare a questo dobbiamo pensare ad un nuovo stabilimento: nella nostra attuale sede non c’è proprio più spazio. Siamo comunque positivi nel confronto del futuro, anche se i cambiamenti di questi ultimi anni hanno ridotto di molto i volumi dei pezzi rilegati. Quando i clienti hanno necessità di tempistiche molto strette, unite a qualità di risultato, si appoggiano ancora a realtà come la Legatoria Mondovì. Da parte nostra» conclude Marco Alfero, «è nostro preciso interesse essere attenti al conto economico, per assicurare la buona gestione e la possibilità di investimenti, che diano garanzie di affidabilità e di qualità al nostro futuro». L EG ATO R I A M O N E S I “la legatoria: un anello della filiera” Nel secondo dopoguerra, Enrico Monesi inizia la sua attività come dipendente di un’importante legatoria di Bologna. Il desiderio di emergere e diventare imprenditore in proprio lo spinge ad aprire la Legatoria Monesi. Siamo alla fine degli anni ’50, il lavoro viene avviato con successo, tanto che diventa indispensabile ampliare gli spazi produttivi. L’attività si sposta da Bologna a San Lazzaro di Savena e da lì, nel 1974, all’attuale sede di Ozzano Emilia. Oggi Legatoria Monesi e la consociata Nuova Legatoria costituiscono il più significativo complesso di legatoria dell’Emilia Romagna. Monesi è specializzato nel cartonato, mentre Nuova Legatoria nella brossura. Complessivamente la realtà produttiva si attesta sui 6/7 milioni di libri l’anno. «Per noi Macchingraf ha significato un notevole miglioramento di qualità. Abbiamo acquistato da loro cinque attrezzature complete di piega, e altrettante la nostra consociata», racconta Ivan Monesi, figlio di Enrico, che con la sorella Anna conduce, oggi l’attività. «L’evoluzione delle macchine» prosegue il signor Monesi, «riguarda la precisione di piega e la loro affidabilità, non tanto il numero di addetti per macchina. Nel nostro settore c’è ancora una discreta quota di lavoro manuale e, nel nostro caso specifico, l’addestramento del personale viene effettuato all’interno dell’azienda. Siamo specializzati nella confezione di libri d’arte e fotografia. Il 50/60% del nostro prodotto è destinato all’estero. Il nostro committente è lo stampatore. Noi siamo l’ultimo anello della filiera. Il legatore è un terzista: non offre un prodotto proprio, ma trasforma un prodotto altrui che ha già un suo valore aggiunto. Questo, per esempio, è uno dei motivi per cui il rischio di impresa è molto alto, per noi. La legatoria ha una serie di passaggi numerosi e molto articolati. Piega, raccolta, cucitura, taglio, incassatura sono tutti tipi di lavorazione che richiedono tempi diversi. La bravura del legatore consiste nell’organizzare i diversi processi in modo che non ci siano tempi morti o, al contrario, sovraccarico in un determinato comparto, con conseguenti ore di straordinario per smaltirlo. La buona armonizzazione è quindi una necessità prima di tutto economica. È indispensabile, poi, che in legatoria vi siano ordine e pulizia per evitare che le segnature si danneggino o si sporchino, o che si perda la giusta sequenza di impaginazione». Secondo Ivan Monesi, l’avvento di internet e lo sviluppo dei mercati asiatici, quello cinese in particolare, hanno fatto sentire il loro peso. «In questi ultimi anni abbiamo visto una forte riduzione nel numero di libri da confezionare. Una parte delle pubblicazioni è stata digitalizzata e distribuita su CD (mi riferisco soprattutto ai volumi di giurisprudenza e medicina). Una grossa fetta dello stampato in bianco e nero è stata dirottata sui mercati asiatici e indiani, dove non è richiesta qualità e il committente può programmare a lungo termine. Ormai non c’è competizione. In Italia e in Europa in genere è rimasto, invece, il lavoro di qualità, che il cliente segue passo per passo nelle varie fasi di realizzazione. Il futuro dovrà tenere conto di questi fattori: velocità di esecuzione del lavoro con macchine di legatoria sempre più versatili e in grado di offrire un prodotto di altissima qualità». G RU P P O PA D OVA N A “tre eccellenze” «Sono tre le eccellenze di cui andiamo particolarmente orgogliosi: ricerca e sviluppo, un tagliacarte Polar completamente automatizzato e la nostra aula corsi» esordiscono Gianfranco De Checchi e Luciano Rossi. «Per arrivare a questi risultati è necessario però tornare indietro di 25 anni (nel 2008 Gruppo Padovana ha festeggiato il 25° compleanno). «La nostra è nata come tipica azienda del Nord-Est» racconta De Checchi, «con pochi mezzi, in piccoli spazi, a conduzione famigliare. Nel 1983 con mia moglie (allora fidanzata) e mio fratello minore apro la Legatoria Padovana. Avevo 19 anni e dei tre ero il più vecchio. Iniziammo con macchine usate ad effettuare lavori ancora prevalentemente manuali di piega e di punto metallico. Da allora a oggi di cose ne sono cambiate parecchie: l’azienda famigliare è diventata Gruppo, i soci sono aumentati a 7, nel 2002 abbiamo costruito il nuovo stabilimento di 12.000 mq coperti, ma la filosofia aziendale è rimasta la stessa. Dovrei dire tre eccellenze più una» continua De Checchi. «L’idea portante fin dall’inizio è stata quella di riuscire a coordinare tutto il finissaggio della carta stampata, per offrire allo stampatore un servizio completo con un unico interlocutore. Con questa idea vincente siamo diventati uno dei leader di mercato nel nostro settore. Siamo stati dei pionieri anche in un altro ambito: a metà degli anni ‘90 abbiamo investito nel commerciale, creando un ufficio apposito di cui è responsabile Luciano Rossi. Creare un ufficio commerciale vuol dire anche credere nella ricerca e sviluppo» continua Rossi, «la visita a Fiere di settore, l’attenzione costante alle novità sia tecniche che di materiali, fanno sì che Gruppo Padovana venga riconosciuta come azienda propositiva. Primi in Italia, nel 1997 abbiamo realizzato un cofanetto omaggio, contenente campioni di proposte di legature innovative. Lo abbiamo inviato ai nostri clienti stampatori, che ne hanno fatto a loro volta un punto di innovazione nei confronti dei committenti. Uno per tutti vale l’esempio della legatura “flexicover”, di cui abbiamo brevettato nome e tipologia di lavorazione. In pratica, abbiamo sfruttato la tecnologia della brossura unita alla tecnologia del cartonato, con il rafforzamento delle copertine. è stata una soluzione che ha ottenuto brillanti successi nella realizzazione di cataloghi di pregio. La seconda eccellenza che consideriamo il fiore all’occhiello di Gruppo Padovana è il tagliacarte Polar : è stato il primo installato nel mondo con tecnologia tutta automatica, eccetto la pareggiatura, per la quale il carico macchina è ancora manuale. La collaborazione con Macchingraf è nata nel 2002 e da allora, quasi ogni anno, abbiamo acquistato nuove attrezzature. Anche questa è una nostra peculiarità: la legatoria è da sempre considerata settore povero, nel quale molto spesso l’investimento viene fatto sull’usato. Noi invece, come mentalità e grazie anche al consolidato rapporto con Macchingraf, abbiamo preferito investire sul nuovo. La terza eccellenza» continuano De Checchi e Rossi, «è costituita dalla nostra aula corsi. Ci siamo resi conto che le scuole professionali preparano operatori per pre-stampa e stampa, ma non per legatoria. Ne consegue che la formazione del personale avviene direttamente sul campo, all’interno dell’azienda. A questo stato di fatto, Gruppo Padovana ha voluto aggiungere un plus. Creare dei veri e propri corsi di formazione e addestramento, tenuti da docenti o da esperti di settore. Di recente abbiamo concluso un corso tenuto da un tecnico Heidelberg, riservato ai nostri piegatori. Secondo noi questo è un esempio della dinamicità di comportamento della dirigenza di Gruppo Padovana, che vuole avere una visione ottimistica del futuro. A nostro modo di vedere, stiamo assistendo a importanti cambiamenti nel settore in cui operiamo» concludono De Checchi e Rossi. «L’odierno eccessivo frazionamento va ridotto, a favore di accorpamenti e concentrazioni per fare squadra insieme. Diremmo quasi che dovrebbe essere creato un “distretto di mentalità” atto a favorire il “Print in Italy” come polo di eccellenza a fianco del made in Italy, per poter affrontare in maniera positiva e organizzata gli scenari futuri». L egatoria spinelli 2 0 0 0 “ . . . a v r e i a v u t o l e m a n i p u l i t e . . .” «Sono diventato legatore perché avrei avuto le mani pulite» esordisce sorridendo Mario Spinelli, mentre per l’ennesima volta si asciuga le mani appena lavate. «Avevo 10 anni quanto ho cominciato a trattare la carta. Uno stampatore amico di famiglia consigliò la mamma di farmi fare il legatore... per il motivo appena detto... ma io ho cominciato la scuola professionale come stampatore, perché rilegare era considerata una seconda scelta. Sono entrato agli Artigianelli di Monza, ho scoperto la mia passione per il taglio, ho imparato anche la piega». Dopo varie esperienze come apprendista nei campi più diversi, a 14 anni Mario Spinelli ottiene il libretto di lavoro e comincia l’attività presso una piccola tipografia. Passano gli anni e Spinelli è attivamente impegnato su più turni di lavoro presso Ripalta e la Legatoria Colombo. Quest’ultima confeziona ancora prevalentemente a mano. Con il titolare della legatoria, Spinelli inizia anche a diventare acquisitore. Entrano così due importanti commesse: la confezione di tutti gli stampati editi dai Frati Cappuccini di Padova e i biglietti aerei per Air Congo. Spinelli si rende subito conto che il tipo e la mole di lavoro richiedono la meccanizzazione della legatoria. Punto di riferimento per questa trasformazione diventa Macchingraf, per la completezza ed affidabilità delle soluzioni proposte. Da quel momento in poi nascono una sintonia ed una collaborazione che a distanza di più di 30 anni si sono via via più consolidate. Nei primi anni ‘70, Spinelli decide di mettersi in proprio e con l’aiuto della moglie, della cognata e del marito di questa, apre il primo capannone di 700 mq. L’azienda si chiama Zeta2. La collaborazione prosegue per circa 17 anni, fino al momento in cui si prospetta l’acquisizione della confezione delle copertine della casa editrice Universo. Significa confezionare circa 3,5 milioni di pezzi a settimana... significa raddoppiare lo stabilimento. Le opinioni sono diverse e Mario Spinelli con la moglie esce dalla società, lasciando ai cognati i clienti e il parco macchine. A quarant’anni ricomincia da capo e ancora una volta suo partner di riferimento è Macchingraf. Dopo vari spostamenti, nel 2000 viene aperto l’attuale stabilimento a Cernusco sul Naviglio. «Per carattere» prosegue Spinelli, «io voglio divertirmi anche lavorando. In altre parole non mi piace il lavoro ripetitivo e quello che possono realizzare tutti. Questo significa essere attenti al mercato e alle evoluzioni delle attrezzature. Io voglio essere in grado di offrire finiture specializzate e uniche. Abbiamo quindi cominciato con montare sulle piegatrici le testine per perforare, ugelli per la distribuzione della colla a freddo e a caldo, etichettatrici. In pratica, le nostre attrezzature sono interamente realizzate “su misura”. Detto così in poche parole, può sembrare “facile”. In realtà ci vogliono inventiva, passione e continuità (nel senso di capacità di evolvere il progetto). Non va poi sottovalutato un altro aspetto della macchina “su misura”: chi apre una strada nuova non ha la garanzia della immediata produttività né conosce a priori i problemi che si possono presentare. Si deve anche tener conto che in Legatoria Spinelli dobbiamo gestire grandi quantità di lavorati in tempi molto veloci. Macchingraf ha creduto nelle nostre capacità e ci ha supportato, portando in casa madre le nostre richieste di modifiche alle macchine standard. Heidelberg e Polar hanno realizzato negli anni dei prototipi apposta per noi. Cito ad esempio (primi in Italia) un tagliacarte con sponda idraulica dietro e con il pareggiatore posteriore (anziché anteriore, come d’uso). Sono orgoglioso di poter dire che io ed alcuni altri colleghi legatori abbiamo voluto ridare dignità al nostro lavoro, facendo uscire dalle “cantine” la percezione della legatoria» conclude Mario Spinelli. Nel 2007 la Legatoria Spinelli ha confezionato 930 milioni di pezzi, ed è considerata un partner qualificato per la finitura specialistica delle lavorazioni a stampa. Le legatorie ed industrie grafiche raccontate in questo volume rappresentano una parte dell’ampio numero di aziende utilizzatrici di macchine per legatoria; aziende che hanno saputo raggiungere risultati importanti grazie alla loro competenza combinata alla qualità di queste attrezzature Heidelberg e all’efficacia dei servizi Macchingraf. A loro va il nostro ringraziamento per la collaborazione alla realizzazione della monografia e per la fiducia dimostrata. Si ringrazia per la collaborazione l’agenzia Vividatellus.