il Punto di Villasanta Periodico di Informazione - anno XIX n. 3 - novembre 2010 - [email protected] - Direttore responsabile: Luca Ornago - Redazione: Enza Buggemi, Corrado Fontana, Gabriella Garatti, Massimo Levati, Giorgia Lui, Mario Origo, Francesco Radaelli, Pino Timpani, Claudio Zana - Hanno collaborato: Sergio Venezia - Sede legale: via Garibaldi, 6 Villasanta - Proprietà: Coop. Casa del Popolo di Villasanta - Autorizzazione Tribunale di Monza n.789 del 10/01/1991 - Stampa: A.G. Bellavite srl Missaglia Scusate il ritardo Nella giunta-Merlo il bon-ton sostituisce la tempestività. Le scuse ammortizzano l’inefficienza. A palazzo vige il motto: meglio cortesi che amministratori. Di fronte a un eclatante ritardo, meglio elogiare l’impegno dei dipendenti comunali (e vorrei vedere) che ammettere di averli caricati di lavoro; meglio svelare, addirittura lamentare, improvvisamente i 12 anni di anzianità del software comunale che riconoscere di essere partiti con un filo (ehm…) di indugio nella stesura della relazione sulla variazione al Bilancio di Previsione 2010 e al Bilancio Pluriennale 2010-2012. Di più. Meglio soprassedere educati sulla presentazione e approvazione over-time del Piano di Diritto allo Studio 20102011 che confessare di non aver ancora ben compreso l’importanza della materia. Per chi non ricordasse, questa sul Diritto allo Studio è la seconda “sbadataggine” (su due) in 12 mesi. E siccome la prima volta non si scorda mai, l’Amministrazione ha pensato di festeggiare l’exploit dello scorso anno fotocopiandone, o quasi, il ritardo. Si disse allora, è l’inesperienza. Ma oggi…? Massì, a ben guardare si tratta solamente di scuola, educazione, cultura. Figli. Futuro. Le lezioni sono iniziate da due mesi e il documento programmatico istituzionale è stato deliberato pochi giorni fa (CC del 25 ottobre). Ma che fretta c’era?Si è recuperato con una rapida votazione in Consiglio comunale. Così non si è fatto tardi, che l’indomani mattina si doveva andare a scuola… Insomma, l’Amministrazione va lasciata lavorare in pace. In fondo è brava gente e poi si presenta bene. Pazienza se arriva in ritardo sul lavoro, aumenta le tasse (rifiuti e oneri di urbanizzazione), blinda il proprio incremento salariale (20mila euro in più dal 2009) e taglia il servizio del trasporto scolastico. In fondo, dice garbatamente il Sindaco, si tratta di ”ben” 54mila euro risparmiati e di “solo” 40 bambini privati del servizio pullmann; per giunta i più sfortunati distano non più di quattro chilometri dalla scuola: una salutare passeggiata. Però, diamo tempo al tempo che, prima o poi, tutto si aggiusta. O si manutiene. Perché – ha ribadito Merlo a chiare lettere - il programma di questa Amministrazione è “manutenzione, manutenzione, manutenzione” (testuale Segue a pag. 2 Compromesso (il centro) storico Traffico, rumore e inquinamento. Il nuovo Put ci riporta indietro di trent’anni In materia di nuovo Piano Urbano del Traffico, una cosa va riconosciuta all’Amministrazione comunale in carica. Anzi due. La prima, spontanea, è quella di aver presentato ai villasantesi le due proposte in discussione prima di procedere all’approvazione del Put. Bene. La seconda, indotta dopo oltre due ore di (anche vivace, senz’altro interessante) dibattito pubblico, è quella del riconoscimento di una scelta ben precisa ma mai espressa con la dovuta chiarezza: puntare cioè ad una maggior fruibilità veicolare (per dirla alla vice-sindaco Dario Vivaldi) del centro cittadino a scapito dei pedoni. Meno bene. Anzi male, visto il dipanarsi del Put. Luca Ornago a pag. 3 Dove abita il futuro? Casi di de-migrazione in paese lanciano inquietanti domande per tutti Chiara ha detto basta, non ce l’ha fatta più. Dopo quasi vent’anni torna in Sudamerica, da sua madre, viaggio di sola andata. Porta con sé i quattro figli avuti qui da noi, in rapida successione, cercati e accolti come doni del Signore, i baga- gli delle cose più care. E sulla pelle la ferita inguaribile di una sconfitta. Quella di Chiara, del suo Thomas era fino a ieri la favola di una immigrazione riuscita; una vicenda che ha dell’incredibile, sopravvissuta a una lunga P.G.T. A pag. 7 A pag. 4 serie di traversie, da cui ci si aspettava un giorno o l’altro il lieto fine. Lei giovanissima latino americana, cattolica praticante, volata, sola, in Europa inseguendo un futuro. Franco Radaelli a pag. 2 Che fine hanno fatto? A pag. 6 2 il Punto Dove abita il futuro? Casi di de-migrazione in paese lanciano inquietanti domande per tutti Maria ha detto basta, non ce l’ha fatta più. Dopo quasi vent’anni torna in Sudamerica, da sua madre, viaggio di sola andata. Porta con sé i quattro figli avuti qui da noi, in rapida successione, cercati e accolti come doni del Signore, i bagagli delle cose più care. E sulla pelle la ferita inguaribile di una sconfitta. Quella di Maria del suo Thomas (nomi di fantasia, ndr) era fino a ieri la favola di una immigrazione riuscita; una vicenda che ha dell’incredibile, sopravvissuta a una lunga serie di traversie, da cui ci si aspettava un giorno o l’altro il lieto fine. Lei giovanissima latino americana, cattolica praticante, volata, sola, in Europa inseguendo un futuro. Lui è un ragazzo nordafricano, islamico ma ancor prima un cuore grande e una gran voglia di mettersi alla prova: è da anni in Italia e ovunque vada impara mestieri e coltiva amicizie. Si conoscono qui da noi, ne scaturisce un cocktail fantastico che produce una famiglia compatta; avara di mezzi e generosa di affetti Giorno dopo giorno le sofferenze materiali temprano l’intesa che mamma e papà avevano messo alla base del loro matrimonio. Per una volta anche il fango della xenofobia sembra rispettare questo nucleo che cresce su principi di vita indirizzati all’integrazione nella nostra società. Anzi, il nostro paese mette in campo risorse che inorgogliscono. Parte la Caritas che registra l’arrivo di questa famiglia e risponde alle più immediate domande di sussistenza. Poi sono i servizi sociali comunali che si preoccupano di garantire salute e istruzione a i bambini; per il resto entra in scena uno splendido gruppo di mamme che abbraccia Maria e i suoi figli in un’accogliente rete di affetti che faranno di Villasanta la casa ideale per il futuro della famiglia di Maria e Thomas. Nulla di agevole comunque, perché la burocrazia è quella che è e i documenti di soggiorno sono sempre maledettamente provvisori, o perché il mercato del lavoro non offre che precarie occupazioni malpagate e poi, aiutare Chiara non è affare semplice: ci sono cose che la sua austerità le vieta di chiedere. Poi arriva l’Euro a complicare le cose e poi ancora l’ordine di sgomberare quella “torre di Babele” che è la “Villa nuova”, dove Thomas, con le sue arti messe da parte, ha trasformato in un alloggio vivibile una stanza fatiscente. E la favola proseguiva arrancando verso il lieto fine ma, circa un mese fa Maria ne ha avuto abbastanza e anche un “Caterpillar” come dal CC del 30 settembre 2010). Bello slogan. Diversificato. Per vederlo in opera basterà aspettare. Si, solo un pochino. Il tempo di “azzerare gli sprechi, razionalizzare i servizi e riequilibrare la contabilità” (testuale dal CC del 30 settembre 2010). E tranquilli… Se non si potrà manutenere, si sostituirà. Come accadrà probabilmente per il software comunale, vecchio di 12 anni, che “non fa le somme” (testuale dal CC del 30 settembre scorso) e che, secondo gli attuali usufruitori, la giunta-Fontana (si, proprio la giunta-Fontana, che però – magia! – presentava i conti a tempo debito) avrebbe dovuto aggiornare. Come commentare? In triste (ma sempre educato) silenzio. l.o. lei ha dovuto cedere. C’è che non ne può più di lavorare di notte, abbandonare i figli e non trovarsi nulla in mano. C’è che i ragazzi stanno entrando nella piccola e spietata società degli adolescenti dove ogni piccolo oggetto in meno può costare emarginazione. C’è, infine, che il vento della crisi ha vinto anche la sua ultima resistenza: Villasanta è stata la buona terra in cui seminare ma la stagione del raccolto si perde nel tempo. “Il Punto” ha raccontato la vicenda di Maria e Thomas perché rappresenta la condizione umana di una coppia di immigrati cui la crisi economica ha sottratto l’idea di futuro. Il volo aereo di Maria e dei suoi figli verso il Perù rappresenta un fenomeno di de-migrazione che non è ancora una controtendenza. Da ambienti della Caritas che monitora i flussi migratori sappiamo che è ancora in atto un movimento in ingresso a fronte di un’uscita molto fluida verso altri Paesi europei. Ma la rinuncia di Maria, comunque la si voglia interpretare, rappresenta un’inquietante spia di un inarrestabile inaridimento di risorse per tutti. Il futuro di Maria non abita più qui. E il nostro? 2010.03 Eppur ci manchi Oggi dal Perù le notizie arrivano via e-mail. Internet accorcia le distanze e, a volte, rappresenta un richiamo al quale non riesci, non vuoi e non puoi sfuggire. Emanuela è una cittadina villasantese che ha stretto amicizia con Maria e alla quale vuole dedicare, attraverso Il Punto, queste poche ma sentite righe. Carissima amica, tornata là da dove sei venuta, la nostra comunità, che con il tuo esempio di abnegazione e con il tuo offrirti agli altri in un vicendevole scambio di solidarietà, hai contribuito a rendere, per certi aspetti, migliore, ti vuole ricordare anche in questo modo… scrivendo. “Dare” rende più ricchi che ricevere e insieme ci siamo arricchiti, anche se tutto ciò non è bastato a trattenerti. Non farcene una colpa. Spostando lo sguardo oltre il nostro territorio, ci accorgiamo che è l’intero sistema sociale del nostro tempo a non dimostrasi attento al benessere di tutti, soprattutto di quelli più fragili, privati delle loro radici e trapiantati in una terra che rappresenta la realizzazione di un sogno e di un progetto. È un sistema a cui non interessa coltivare il capitale umano alimentando il senso civico e la coesione sociale.. Pur senza arrivare ad essere gli uni contro gli altri, accade che gli uni sono semplicemente accanto agli altri in una desolante solitudine, accentuata dalla grande crisi economica. L’Italia di oggi non è all’altezza di un normale senso di ospitalità e di solidarietà; prevalgono sempre più i particolarismi, le chiusure e le intolleranze mentre si respingono le possibilità di arricchire le proprie tradizioni nell’incontro e nel dialogo con altre culture e altri popoli. Questo sistema probabilmente non ti ha permesso di fare progetti per la tua vita e per quella dei tuoi figli, finendo col toglierti il sonno. Amica mia, per noi rappresenti una perdita. Che splenda il sole sul tuo futuro, che non cali la notte sul nostro! Emanuela Sala Franco Radaelli Un bittel Campali al Bal Loma Diventa cinese anche la licenza dello storico locale di via Confalonieri? Vi piace chinatown? Speriamo di sì. Soprattutto se siete habitué dei bar del centro. Sembra, anzi è provato, che ci sia in corso un’irresistibile campagna acquisti che abbia per obiettivo il passaggio di mano delle licenze dei più bei bar di Villasanta. A partire dal locale di punta, lo storico “Bar Roma” che sta sotto i portici di via Confalonieri, per allargare lo sguardo a piazza Europa. Fino a ieri, qui da noi come altrove, i commercianti cinesi si erano messi in luce grazie a qualche ristorante etnico e alla presenza sempre più invasiva tra le bancarelle ambulanti del no-food, per altro assai gradite, sembra, per quell’ottimo rapporto qualità/prezzo. Da oggi, in omaggio alle riconosciute qualità commerciali dei cinesi e soprattutto di fronte alle irresistibili leggi del business, passa di mano anche il meglio dei bar villasantesi. La formula? Chiarissima, anzi spietata. Rappresentanti di facoltosi acquirenti cinesi si presentano più o meno all’improvviso nei locali su cui hanno posato gli occhi. Poche parole e una valigetta ventiquattr’ore imbottita di banconote. Pagano cento ciò che vale sessanta, anche meno sul mercato reale. Come resistere? Perché, soprattutto? Quindi prepariamoci. Da qui a poco le voci di oggi prenderanno corpo e il mitico “Camparino” del Franco, oltre alla leggendaria classe, perderà tutte le erre. f.r. 2010.03 il Punto 3 Compromesso (il centro) storico Fine novembre 2010, il Put toglie il velo e subito vien voglia di rimetterglielo La giunta Merlo ha adottato nei giorni corsi il nuovo Piano Urbano del Traffico decretando la riapertura alle macchine della via Mazzini. Poco importa se come sembra al momento della chiusura di questo numero de Il Punto - la giunta abbia pensato di salvaguardare il centro dal passaggio dei veicoli nelle ore notturne e la domenica. Così fosse si tratterebbe di un compromesso che solo apparentemente mette al riparo da critiche ma che, in realtà, azzera il concetto di una Villasanta a misura d’uomo, di bambino e di anziano. Non che i giovanotti, peraltro, si sarebbero trovati male senza autoveicoli ad intralciare il passeggio per le strade principale del proprio paese. Oltretutto avrebbero potuto dare un’occhiata più attenta alle vetrine dei nostri negozianti. Ma tant’è… Si vede che ogni promessa è debito, anche se fatta a pochi e a discapito di molti, ad esempio di quei 1550 concittadini che hanno espresso per iscritto al comitato AbitiAmo Villasanta il proprio dissenso al ritorno del traffico per le vie centrali. Ma come sono giunti a questa adozione i nostri amministratori? Per consenso popolare? Non proprio… Tutto è cominciato lo scorso 14 ottobre quando l’amministrazione ha presentato ai villasantesi le due proposte di PUT. IPOTESI PUT A E B Il colpo d’occhio della sala convegni di Villa Camperio richiamava la grande occasione. Infatti il sindaco Merlo non c’era. In compenso buona parte della giunta si è solo intravista: qualche assessore è arrivato in ritardo per poi lasciare l’aula in anticipo, qualche altro si è mimetizzato a centro platea, comunque tutti sono rimasti in assoluto silenzio ad osservare – ma, evidentemente, senza prendere atto – di come i numerosi interventi dei cittadini andavano via via demolendo le proposte di Put poi, nella sostanza, adottate . Con il vice Vivaldi aveva retto l’incontro l’ingegner Ivan Genovese vanamente impegnato (ma era difficile) a dare credibilità a un progetto di revisione viabilistica che si è occupato del solo centro paese (“Le periferie soffrono di altri problemi, di ordine strutturale”, Vivaldi docet) e che, francamente, non aveva convinto nessuno fra i presenti. Le due le ipotesi di PUT presentate dalla giunta-Merlo si assomigliavano molto. In poche parole, entrambe prevedevano l’inversione del senso di marcia delle vie don Galli, Negri, Resega e Verdi con il ritorno ad una tangenzialina che, esperienza insegna, convoglierà davanti alla scuola A.Villa e all’asilo Arcobaleno tutto il traffico distribuito dalla rotatoria di Piazza Oggioni proveniente sia da Monza che da via Raffaello Sanzio. Anche via Garibaldi invertirebbe il senso di circolazione diventando percorribile dall’incrocio con via Confalonieri in direzione di via Volta. Inoltre una ciclopedonale EstOvest percorrerà tutta la via Camperio la quale, nel tratto adiacente la scuola media E.Fermi sarà riportata a doppio senso di circolazione (con la ciclopedonale sul lato scuola). Perché si Le motivazioni a sostegno delle nuove soluzioniPut, sviluppate dall’analisi dell’Ing. Genovese, erano state riassunte dai relatori in: 1) sostanziale mantenimento del livello del traffico attuale (ma come può essere vero se ai 3.200 veicoli giornalieri che provengono da via A.Volta sarà consentito di passare in centro?); 2) riequilibrio del flusso del traffico tra Nord e Sud; 3) sistemazione di un circolazione “tortuosa, con sensi unici contrapposti, poco e mal segnalata”; 4) rimozione delle situazioni di pericolo nelle vie Villa, Vittorio Veneto e Garibaldi (sic…); 5) completamento della rete ciclopedonale del centro paese in direzione Est-Ovest. Perché no Riflessioni e/o critiche sollevate nel corso del dibattito. 1) il traffico aumenta (e la sicurezza diminuisce) in prossimità degli istituti scolastici e degli asili; 2) il traffico aumenta, assieme al rumore e all’inquinamento, lungo la tangenzialina don Galli-Negri-Resega-Verdi; 3) il traffico aumenta, in caso di ipotesi B, anche sulle vie Leonardo da Vinci e Mazzini che raccoglieranno anche il flusso di automobili proveniente da BiassonoPeregallo; 4) l’aumento delle ZTL e delle zone-30 km/h nei pressi delle scuole ma anche altrove , suona a fragile elemento dissuasore se non assistito da un’adeguata (ma difficile) opera di controllo da parte degli organi di polizia comunale. Con buona pace della decantata sicurezza stradale. E poi ancora. Quale semplificazione del traffico con una tangenziale che attraversa il paese? Quale sicurezza con il transito diretto, senza dissuasori, davanti a due scuole elementari, una materna e un asilo nido? Quale rivitalizzazione del centro se allontani i pedoni e i ciclisti a favore del passaggio (senza sosta) delle automobili? Quale qualità dell’aria se si riportano a portata di narici i gas di scarico? Dubbi, perplessità e… Insomma le nuove proposte di PUT erano state ampiamente criticate; le semplici riflessioni dei cittadini avevano messo a nudo forzature troppo banali per non evidenziare confusione e, in qualche caso, malcelata “coda di paglia”: perché invertire il senso di marcia di via Garibaldi contravvenendo alla decisione presa solo quattro mesi prima? Perché citare la salvaguardia dei locali posti su via Garibaldi per giustificare la decisione di creare la ciclopedonale in via Camperio e poi consentire il passaggio delle auto a un metro dai tavolini e dalle sedie, dai caffè e dagli aperitivi? La mancanza di fondi ma anche di raziocinio (non vogliamo pensare ci sia dell’altro) che hanno determinato le linee guida della nuova proposta di PUT erano sotto gli occhi di tutti. Alle critiche tuttavia, nel corso dell’assemblea pubblica, erano seguiti consigli e, nello spirito del dibattito proposto, la giunta avrebbe dovuto tenerne debito conto. Ricordiamo che la legge prevede la revisione triennale del PUT ma non necessariamente la sua modifica. Soprattutto se visibilmente contraria al buon senso espresso dalla maggior parte dei cittadini. … nuove proposte Fra le proposte più suggestive scaturite dall’incontro pubblico del 14 ottobre sul nuovo PUT cittadino, quella che chiedeva la chiusura al traffico del piccolo tratto di via Garibaldi adiacente alla piazza Martiri della Libertà (o del Comune). Perché non chiudere quel tratto e costituire un’intera area pedonale che dalla piazza del Comune si estende alla zona verde (retro BPM) che confina con via Leopardi? Sarebbe tornato, in questo modo, ad essere parzialmente rispettato il progetto di viabilità collegato al rifacimento di piazza Martiri della Libertà. Nisba. Due poi le proposte caldeggiate dai residenti di via Verdi: la prima prevedeva l’inversione di circolazione (verso Nord) di via Resega nel solo tratto che parte dall’incrocio con le via Garibaldi e Battisti; la seconda era quella di aprire la piccola via Bacchelli: soluzione che avrebbe evitato la riapertura a ZTL di Via Mazzini. Nisba. l.o. 4 il Punto 2010.03 2010.03 il Punto 5 Territorio, territorio delle mie brame… o no? La Villasanta di oggi, il nostro Belpaese, è il risultato delle ultime 3 legislature di centro-sinistra e dei progetti che ne hanno segnato la politica urbanistica: il centro storico riqualificato e restituito al passeggio pedonale, l’allontanamento dal “borgo” delle auto in sosta e dei gas di scarico, la creazione del Parco della Cavallera e il progetto di risanamento della Lombarda Petroli. Passaggi chiave di un percorso condizionato da trasformazioni, anche storiche, del tessuto sociale ed industriale dell’intera Brianza. “Il Punto” si interroga: è andato tutto per verso giusto? E fa sua una considerazione: nei 15 anni caratterizzati dalle giunte Erba e Fontana, all’interno di un quadro senz’altro positivo, sono emersi anche elementi di criticità, puntualmente registrati dalla cittadinanza e sui quali sarebbe sbagliato soprassedere. Per questo parte con questo numero una discussione sul Belpaese-oggi: un sasso nello stagno dei “se” e dei” ma”, lanciato con l’aiuto di alcuni fra i principali artefici della politica urbanistica del periodo in esame, a partire da chi ne ha visto la nascita e da chi ne ha gestito la, a tratti imprevedibile, crescita. Il dibattito è aperto a tutti. Tutto cominciò nel 1995 quando la neo-eletta giunta Erba si trovò per le mani un Piano Regolatore estremamente oppressivo per il territorio… passaggi, “canocchiali”, co- non sono state capite. Le ripete- stati gli anni dell’espansione struzioni e riqualificazioni che remo. Le Amministrazioni del- edilizia, poi questo periodo caavevano individuato due zone la Lista per Villasanta si sono ratterizzato da questo grande di riferimento: l’area a Nord imbattute in queste ultime le- fenomeno. Le motivazioni del di Villasanta gislature in un fenomeno, direi quale sono da cercare altrove: per l’espansio- storico, di grande portata, che nei processi di globalizzazione, schegge ne urbanistica ha coinvolto l’intero apparato nel venire meno delle filiere inA S. Fiorano non si è persa C a n o l a : immediata e dustriali tradizionali; insomma un’occasione favolosa? “Obiettivo urla Lombarda in un cambiamento che ha fatto Come quella di costruire schegge banistico primaPetroli congesaltare l’impianto socio-urbano attorno rio della nostra lata. Ma qual fabbrica-casa, officiCiclopedonalità: fatto salalla Chiesa, con Astrolabio amministrazioè il dato reale na-casa, tradizionale vo la ciclo verso S.Giorgio, e Rsa, il nuovo centro ne era cambiare di occupaziodel nostro territorio le altre sono dipinte con della comunità? C’erano radicalmente il, ne del territoe che ha portato alla un pennello. Ci manca una funzioni da insediare chiamiamolo rio registrato formazione di questo e terreni di proprietà vera rete ciclabile e anche così, Pgt-Caa Villasanta grandi “buchi neri” di pubblica: non si è neanche in questo caso si può misuinteso di doversi porre il stoldi la cui vonegli ultimi 15 dismesso industriarare la pavidità dell’azione problema tazione aveva anni? le e, anche se in trasformativa. Abbiamo peraltro prodotBattistini: “In minima parte, una rete capillare, sopratto una grossa realtà lo svilupresidenziale. La tutto periferica, di strade spaccatura all’interno dell’allora po edilizio si è limitato rispetto Lombarda Petroa doppio senso di marcia, Democrazia Cristiana. Il nuovo al previsto. Il dato definitivo di li ne è l’esempio sono anni che si propone Pgt della lista civica Erba pog- urbanizzata è del 4,73% di supiù evidente ma, di metterne in discussione giava sostanzialmente su quat- perficie, vale a dire circa 232miattenzione, vicino alcune, trasformandole a tro gambe: 1) il contenimento la mq sui quali va poi calcolato il ai 300misenso unico, si libererebbe dello sviluppo occupazionale saldo una volta detratta la quota la mq di una carreggiata intera da degli spazi edificabili nella mi- pari al 2,4% di aree cementificadismesso allestire, definire, alberare, sura di circa 5% del suolo libero; te e trasformate a verde. In dedella Lomcostruire come ciclabile 2) l’introduzione di una nuova finitiva un’espansione edilizia barda ci logica per l’edilizia popolare; di circa 115mila mq, dettata in sono altri in pratica, per contenere il terri- gran parte dal Prg del 1997 che sociale della Brianza per non 1 5 0 m i l a torio non si dava più spazio alle aveva individuato precise aree dire lombardo e cioè il grande mq di aree cooperative locali ma si puntava su cui intervenire. Si è costrui- processo di dismissione indu- simili. Un sull’edilizia privata residenzia- to tanto sul dismesso e abbiamo striale e di recupero aree. Que- fenomeno le, con una quo“sacrificato” il sto è il dato che ha distinto pro- i m p o s s i ta del 10-20% 2,5% di aree li- fondamente questa fase storica bile da ignorare e che la nostra a seconda dei s c h e g g e bere”. da tutte le altre. Prima ci sono Amministrazione ha deciso di casi, all’interno Pur consideRidurre il problema dello della stessa area rando il salsviluppo della città al solo di espansione; do, si tratparametro volumetrico è 3) la Villasanta culturalmente insostenibile. ta di oltre 100mila mq dei Parchi, da È come dire: basta che si di cemento quello di Moncostruisca poco, poi come riversati sul za a tutta l’area lo si fa non è rilevante paese. Un verde ad Est di dato incon- Nel percorso per la stesura del che regola la base legislativa di Villasanta; 4) l’area Lombarda Petroli, che trovertibile che ha di fatto PGT, nuovo strumento urbanisti- un sistema nazione. Il piano devenne considerata un bacino di condizionato il parere di co previsto dalla legge reg.n°12, termina la gestione qualitativa riserva per lo sviluppo di Villa- molti sulla Villasanta odier- di cui i comuni si stanno gradual- del vivere della cittadinanza, domente dotando in sostituzione del vrebbe quindi essere abbastanza santa e che, quindi, di fatto ven- na. Non credete? Battistini: “Le riflessioni vecchio Piano Regolatore Gene- naturale la condivisione da parte ne congelata”. Intorno a queste direttrici si da fare in merito sono molto rale, la Lista per Villasanta ha di uno spettro più ampio possibisono pensati e sviluppati i nu- interessanti. Sono state già pensato di stimolare la riflessione le di popolazione residente. Così merosi progetti per percorsi, esposte ma evidentemente sulle questioni strategiche ineren- in parte prevede la legge 12. ti la gestione del territorio con un Aspetto essenziale per la buona incontro tenutosi in Villa Campe- riuscita del piano è la continuità rio il 26 ottobre scorso. Alla se- strategica: le trasformazioni urrata, ideata e strutturata dal capo- banistiche si sviluppano in forme gruppo Guido Battistini, hanno complesse, indotte in gran parpreso parte, graditi ospiti, anche te dalle condizioni economiche il sindaco Emilio Merlo e un de- e dalle mutazioni sovra locali. legato dell’assessore all’urbani- Arturo Lanzani, professore di stica Cristiano Crippa che, non pianificazione urbanistica del potendo partecipare, ha inviato Politecnico di Milano, si è sofferun messaggio letto alla platea dei mato a sottolineare proprio questi aspetti: “ La legge 12 prevede partecipanti. Il PGT è il piano fondamenta- una durata del PGT di cinque le dell’operare amministrativo anni, corrispondente al mandato locale, lo si può paragonare per amministrativo di un sindaco, un valenza alla carta costituzionale arco di tempo insufficiente per in- gestire; di certo non lo abbiamo ostacol a t o pensando che si trattasse di un’occasione unica per l’attivazione di un processo di cambiamento complessivo di Villasanta che affiancasse interventi su aree pubbliche e private. Il nostro errore? Nella comunicazione, ufficiale e privata. Abbiamo sbagliato a non diffondere questo processo che è stato trainante. Dalle operazioni edilizie conseguenti, come è facile immaginare, sono state incassate molte risorse, poi investite sul territorio. Non sono molte le amministrazioni locali che hanno segnato una moltiplicazione di servizi e di opportunità per il proprio paese come siamo riusciti a fare noi negli ultimi 15 anni di governo, fino al 2009”. In quest’ottica di accompagnamento del processo di dismissione industriale e di recupero aree, come avete razionalizzato, in sintesi, le aree edificabili? Battistini: “Cercando di non far disconoscere a Villasanta la propria tradizione industriale. Su 232mila mq di espansione su suolo libero, 140 mila sono stati riutilizzati per edilizia industriale. Abbiamo riempito S.Fiorano ma nessuno se n’è accorto. Circa 60mila mq invece sono stati adottati a residenziale” Nel corso di questo processo, qualche azienda storica villasantese ha abbandonato il suolo comunale lamentandosi per la scarsa convenienza della proposta di permanenza da parte dell’Amministrazione. Come rispondere alle critiche? Battistini: “Dicendo che non bisogna far confusione fra trasformazione e ricollocamento. Non siamo certo andati a chiedere agli imprenditori di andarsene. Abbiamo informato sulle condizioni applicabili in caso di un eventuale ricollocamento dell’azienda sul territorio comunale, con indici medio bassi e un buon incentivo: il 10% in più sulla nuova volumetria. Ma è servito a poco perché, nel 95% dei casi, le aziende in questione stavano cessando l’attività” schegge Una valutazione politicocivile: ma com’è che diciamo di salvaguardare il territorio e invece abbiamo a che fare con questa realtà? 230mila mq cementificati contro 115mila mq di verde Nonostante le percentuali, la percezione resta quella di una Villasanta troppo cementificata e con due spine nei fianchi a Nord (lo scheletro residuo del cosiddetto ecomostro) e a Sud (Ecocity). Canola: Sorrido pensando come, nel 1998, l’allora opposizione ci criticava per gli indici PGT partecipato: prepariamo la Villasanta del futuro La Lista per Villasanta ha promosso in Villa Camperio una serata con esperti urbanisti cidere adeguatamente. Per questo è importante la condivisione ampia, in modo da non disperdere il lungo lavoro di progettazione in corrispondenza del cambio di maggioranza politica e trovarsi poi a rincorrere inutilmente le trasformazioni”. Per Lanzani il problema principale da affrontare è l’eccessiva conurbazione, fenomeno diffuso in tutto il nord di Milano, di cui Villasanta rappresenta una punta elevata di addensamento insediativo. Nel corso degli ultimi venti anni c’è stata una continua trasformazione delle attività produttive. Ingenti capitali si sono spostati verso la rendita fondiaria e speculativa, generando un grande quantità di aree industriali dismesse, non tanto composta da grandi insediamenti, ma piuttosto da tante di piccole dimensioni, un fenomeno definito “molecolare” e quindi non facilmente governabile se non con l’impegno capillare e attento delle singole amministrazioni comunali. “Certamente non possiamo competere con la concorrenza asiatica, però dobbiamo almeno tentare di non farci portar via, oltre alle industrie manifatturiere, anche le produzioni ad alta tecnologia”. E’ noto il forte legame esistente tra le tecnologie avanzate e la qualità ambientale del territorio ospitante: la permanenza di queste è resa possibile e appetibile della qualità del vivere, difficilmente riproducibile, almeno per ora, nei paesi dell’est. Intraprendere questo percorso vuol dire ripensare gli spazi urbani, privilegiare e favorire lo sviluppo degli spazi aperti, luoghi di riconnessone umana con la natura, ormai quasi completa- mente cancellati dalle edificazioni. Gli spazi aperti devono avere dimensioni abbastanza grandi, per questo Lanzani suggerisce di concentrare l’azione amministrativa su poche aree: “ Piuttosto che ricavare minuscoli giardinetti nelle aree di trasformazione centrali, sarebbe opportuno implementare gli spazi aperti a ridosso del Parco di Monza e del Parco della Cavallera”. L’arch. Giorgio Majoli, esponente di Legambiente e per molti anni dirigente del settore urbanistico di Monza, ha poi relazionato sulle varianti in atto nel PGT monzese, uno dei primi piani approvati in Lombardia nel 2007, per poi subire uno stravolgimento gravissimo in seguito al cambio amministrativo della guida della città. Il cattivo esempio della contigua Monza dovrebbe indurre maggioranza e opposi- zione attuale a intraprendere ben altri indirizzi, più orientati verso il consumo zero di territorio, il recupero del dismesso e l’input a progetti di risparmio energetico come il teleriscaldamento o il fotovoltaico, insomma la cura appropriata per un territorio eccessivamente antropizzato. Nel dibattito a seguire non sono mancati riferimenti ai peculiari problemi villasantesi, come le complicate vicende edilizie dell’Area nord, che rischia di proporre al paesaggio comunale uno scheletro in cemento armato per lunghi interminabili anni a venire o la ancor più complicata riqualificazione dell’area ex Lombarda Petroli. Di materia su cui discutere nel nostro paese ce n’è in abbondanza. Buon per noi, non rischiamo di annoiarci. Pino Timpani troppo stretti, che non facevano guadagnare chi costruiva. Si osteggiava il nostro Pgt perché considerato inutile e il motto era: non costruirete mai un metro cubo! Nel tempo le cose si sono modificate, anche perché non possiamo non considerare come lo sviluppo del territorio sia stato condizionato dalla bolla immobiliare internazionale. Il mercato ha tirato molto con una moltiplicazione del valore dell’immobile estremamente significativa: il triplo dal 1995 al 2005. Detto questo, anch’io non mi aspettavo un risultato del genere. Sulla carta il Pgt non sembrava dovesse configurare un così forte insediamento urbanistico; non prefigurava cantieri uno dietro l’altro ma in zone limitate d’espansione, a parte S.Alessandro. Di fatto l’impressione è che l’urbanizzazione crescesse più del dovuto”. La Lista per Villasanta ha vinto le elezioni nel 1995 sul territorio e le ha perse nel 2009 sul territorio. Provocazione giornalistica o fotografia reale? Canola: “Sono del parere che le elezioni la Lista le ha perse per motivi differenti. Non certo perché si è costruito di più” Battistini: “In 15 anni Villasanta si è trasformata, a mio parere, in positivo. La città è stata ridisegnata con opere pubbliche e interventi mirati, seguendo un progetto preciso e portato avanti con continuità. Oggi si può dire che ha un’identità propria. Non ho molti rimpianti se questo è il quesito nascosto. Certo qualche neo c’è”. Restano cantieri aperti, scelte discutibili e ancora discusse: Area Nord, Ecocity, Dossello. Ripensamenti? Battistini: “Non avrei fatto via dei Boschi; forse non avrei dato l’ampliamento dei capannoni della Rossi Lorenzo. Sull’area Nord la convenzione parla di un forte insediamento privato compensato da opere pubbliche rilevanti (palestra, illuminazione della circonvallazione, riqualificazione della piazzetta per S.Alessandro, ciclabile per Arcore) per le quali c’erano scadenze ben precise e sulle quali l’attuale amministrazione si è, per così dire, rilassata lasciando mano libera al privato. Si darebbe dovuto intervenire subito, non appena cioè è apparso evidente che gli scavi Ospiti in redazione Camillo Canola Nato il 30 luglio 1955, coniugato, diplomato, impiegato presso un’azienda chimica. Impegnato politicamente nel decennio Anni 90 nelle file della Democrazia Cristiana, dell’ex DC e successivamente del Partito Democratico. È stato consigliere comunale e presidente della Commissione urbanistica dal 1990 al 1995 e Assessore all’Urbanistica, Viabilità e Trasporti dal 1995 al 1999. Attualmente è il presidente dell’ associazione “Un paio d’ali”. Guido Battistini Candidato Sindaco della “Lista per Villasanta” nel 2009, oggi Capogruppo in Consiglio Comunale; ha 59 anni, laureato in Economia Politica alla Bocconi. Nel 1993 è stato tra i fondatori della Lista per Villasanta. Dal 1995 è in Consiglio Comunale, prima come Capogruppo e poi come Assessore all’Istruzione e Cultura. Nei 10 anni delle ultime due legislature di centro-sinistra è stato Assessore all’Urbanistica, Edilizia Privata e Viabilità.. relativi alle opere pubbliche non erano cominciati. Quanto alla Lombarda Petroli, manca ancora la firma della convenzione e il disastro della raffineria ha complicato tutto”. Alcune cose sfuggono alla comprensione dei più, per esempio la situazione del cosiddetto ecomostro nell’area Nord per la quale l’operatore nulla ha fatto per l’edificazione di piscina e palestra. Possibile che non si potesse, già in sede di convenzione, vincolare il privato per fargli costruire prima le opere che interessano la collettività? Battistini: “Come ho detto prima, la convenzione prevedeva scadenze precise per ciascuna opera. Si doveva controllare che venissero rispettate” Canola: “Sono del parere che si possa e si debba fare di più in questa direzione”. il Punto 2010.03 Che la festa Villasanta Informa abbia fine (proprio poco) Non è un mistero per nessuno. Alfredo Consonni – Assessore al Commercio, Sport, Tempo libero, Coordinamento e Organizzazione Eventi nelle legislazioni Erba (1999-2004) e Fontana (2004-2009) – è stato amministratore stimato da tanti, al punto che, sia nel 2004 che nella primavera del 2009, prima dell’accordo fra le segreterie provinciali e regionali che permise alla Lega Nord di affiancarsi al Pdl dando così via libera alle plurime vittorie elettorali comunali raccolte dalla coalizione del centro-destra, a Villasanta era circolata la voce che lo voleva corteggiato anche da una parte delle allora forze di opposizione. Il motivo c’era ed era dato dai fatti. L’Alfredo è uomo semplice, di poche parole, ma straordinariamente concreto e bravo nel dedicarsi alla collettività. Ne sono prova i numerosi eventi cui aveva abituato la cittadinanza, molti (troppi) dei quali, a parità di risorse economiche (vedi bilancio), sono praticamente scomparsi. Impossibile non parlarne nel tirare le somme di un’estate italiana naufragata, a Villasanta come a Johannesburg, nell’eliminazione degli azzurri dal mondiale. Eh si… Purtroppo se si toglie il ricordo del maxi (maxi sponsorizzato) schermo mundial in piazza Martiri della Libertà, poco altro rimane alla voce feste o eventi estivi. Perché di tutto si può dire sugli Special Olympics 2010 (chi scrive ha avuto la fortuna di seguirli per riviste specializzate) tranne che siano farina prodotta nel mulino comunale di Villasanta. Nella (spasmodica) attesa di ripararci dai geloni invernali con il calore della Nazionale Artisti Tv e Stelle dello Sport (seconda apparizione in poco più di un anno) di cui fa parte l’assessore Angelo Bonfrisco, elenchiamo, per rispetto dell’Alfredo, gli appuntamenti di un tempo, oggi scomparsi o mutilati. Un paio di esempi: i “Venerdì in centro” ora sono ridotti a poche serate danzanti e la versione 2010-2011 del Libretto dello Sport, Cultura e Volontariato non è ancora stata stampata. l.o. INIZIATIVE SCOMPARSE DI UN PERIODO FELICE Marzo Cielo buio. Area feste. Torneo Internazionale Under 19 Basket. Aprile Biliardo. Circolo Cattolico Unione Maggio Aver. Villasanta in carrozza. Sfilata di moda. P.za Europa Festa intercomunale attività motoria. Giugno I Venerdì in centro. Serata danzante. I Venerdì in centro. Corsa su strada. I Venerdì in centro. Ballando con la banda. I Venerdì in centro. Banda domani. Luglio I Venerdì in centro. Fisorchestra in concerto. Mercatino biologico. Via Confalonieri. I Venerdì in centro. Orchestra M. Ginelli. I Venerdì in centro.Concerto Jazz. I Venerdì in centro. Musica per le vie. Libretto dello Sport ,Tempo libero, Cultura e Volontariato. Settembre Serata filmati sportivi. Villa Camperio - Sala Congressi. Aspettando il Gran Premio Mostra fotografica – In gioco sul serio. Villa Camperio Festa dell’uva. P.za Mons. Gervasoni. Burraco. Circolo Cattolico Unione. Novembre Villasanta incontra la Sardegna. Rassegna cori della montagna. Teatro Astrolabio. (ridotto a una sola serata) Respirando la Valle di Non. Chocotour a Villasanta. Dicembre Il mercatino di P.za Cordusio in trasferta. L’arrampicata continua. Ma il vetro resta materia liscia, a prova di unghie. E la giunta-Merlo non si alza di un metro, rispettando i pronostici di inizio governo. Amen. Però sfogliare “Villasanta informa” aiuta a capire. Parliamo dell’organo di informazione comunale, 32 pagine in quadricromia, che costa molto più di quanto non sia mai costato un informatore comunale villasantese, coordinato da un giornalista che non vive a Villasanta e che, probabilmente proprio per questo, a questa giunta va benissimo. Villasanta informa dicevamo. Ma di che cosa informa? Nel numero di Ottobre 2010, 4 delle 32 sono dedicate alle proposte A e B del Put (Piano Urbano del Territorio). Scelta legittima. È l’attualità. Poco testo, molte immagini ma, soprattutto, nel titolo, l’assioma: “Circolazione fluida e sicurezza per i pedoni”. Capirai, l’obiettivo di tutti i Put d’Italia. Ci chiediamo se non fosse stato meglio titolare così a dado tratto, cioè a piano approvato e magari funzionale, visto che di questo si stava discutendo nelle scorse settimane e che proprio la prima assemblea pubblica in Villa Camperio, presieduta il 14 ottobre dal vice-sindaco Vivaldi, aveva fornito indicazioni nettamente contrarie alle soluzioni proposte. L’arcano è stato svelato solo pochi giorni fa con l’adozione del Put, proprio così come era stato criticato. Bastava dirlo. Ora il titolo va bene. E l’assioma? Beh, in quanto tale, è considerato vero anche se non dimostrato. Appunto… Ma voltiamo pagina. 2 delle 32 sono ora improntate sul nuovo servizio SMS gratuito che, dice il testo, rende il Comune ancora più vicino. Notizia carina. Da breve, 400 battute, poco meno di dieci righe. Ma due pagine! Serve qualche idea…? Ma voltiamo pagina. Ci imbattiamo nelle rubriche fisse e monotematiche riportanti la voce degli assessori. E anche qui, leggere aiuta a capire. Senza addentrarci nei contenuti (c’è un Consiglio Comunale vivo e vegeto per farlo), ci permettiamo di elogiare quegli assessori che per comunicare con i lettori hanno scelto il “noi”, affermazione di collegialità e di forza unitaria. Purtroppo, in alcuni casi, l’”io”, meglio l’”ego” prevale. “Ho introdotto”, “ero consapevole”, “ho in mente” e cose così… C’è anche chi Bella e pimpante la serata di fine settembre in villa Camperio centrata sul dialetto brianzolo. Condotta dal prof. Beppe Colombo con letture di Sandro Casiraghi, autorevoli rappresentanti della cultura monzese, l’incontro ha sfaccettato la variazione di toni e sonorità del linguaggio che appartiene ormai alla generazione dei nonni. Per il gusto di un buon pubblico, composto prevalentemente da monzesi, dopo brani introduttivi risalenti a Carlo Porta e addirittura a un “Don Lisander” in formato milanese, sono state lette poesie del “Casìra”, della villasantese Maria Cazzaniga e del siculobrianzolo Carlo Milazzo. Il clou, comunque, se l’è preso uno straordinario Peppino Cazzaniga che, in coppia con l’amico Felice Montrasio, ha dato vita a uno splendido siparietto da cabaret d’autore. Applausi come se piovesse. Gradita, nella circostanza, la sobrietà d’arredo della sala. Alludo al timore che la serata potesse soffrire di imprimatur vagamente strumentali. Peccato che qualche giorno dopo sfogli “Villasanta informa”, periodico comunale, e il profumo di politica, anzi di “bottegapartito”, salti fuori con tutto il suo bagaglio di retorica. Da si è messo una doppia foto in pagina. Meno male che (io) ci sono! Avranno anche pensato rileggendosi. Qualcuno provi a spiegare che non si fa, non sta bene, si manca di rispetto a chi lavora con te; insomma, poi uno pensa che si stia parlando ad uno specchio non ai cittadini e non del programma di un assessorato pubblico… Voltiamo pagina, alla 24. Ultimo appunto, che è poi la vera notizia: l’UdC villasantese è dal 30 settembre scorso ufficialmente un partito di centrosinistra essendosi astenuto, al pari della Lista per Villasanta (che rappresenta il centro-sinistra, non la sinistra, vediamo di non fare i furbetti…), in merito alla votazione per l’adesione al Comitato per la difesa dell’Autodromo. Spiegazioni? Leggere e poi chiedere all’organo di informazione (si fa per dire) villasantese. l.o. La televisiun (la t’indurmenta ‘me un cujun) qui le radici “gallo-romanze”, l’occitano e compagnia bella. Sì, dicono, è una battaglia di civiltà, si tratta della rinascita della nostra cultura. Certo che il dialetto cantato da Peppino Cazzaniga e dal “Casìra” era figlio di un popolo e della sua Cultura. Desideri? Pie illusioni? Chi lo sa. Sicuro che il dialetto non si è mai imparato a scuola e che da trent’anni a questa parte cultura e linguaggio sono un ciarpame melmoso che conoscono molto bene ad Arcore. Perchè infine, dice bene Enzo Iannacci: “La televisiun la g’ha la forsa d’un leun”. f.r. 2010.03 il Punto 7 Festa in piazza per il terzo compleanno Ormai è poco più di un ricordo di questa estate, ma lo scorso 11 settembre in piazza c’era davvero tanta, tanta gente. Era la festa della Casa dei Popoli. Si festeggiava il terzo compleanno del nuovo corso che segna l’avvio della Casa dei Popoli, un progetto in divenire, come si leggeva in una delle immagini proiettate che allestivano la piazza. La terza edizione, anzi la quarta se si considera anche quella che ha inaugurato la riapertura del locale dopo la radicale ristrutturazione, ma la prima in piazza. L’Amministrazione non ha concesso la chiusura della strada come nelle altre edizioni, offrendo in cambio la rinnovata piazza del Comune e, come si dice, si è fatto di necessità virtù; e così è stato. Complice il tempo, è stata una splendida giornata di fine estate; la festa ha preso corpo e ha assunto sempre più l’aspetto di grande evento cittadino, forse, l’unico di questa estate veramente povera di momenti di incontro e socialità. Erano tutti soddisfatti, quelli della Casa dei Popoli che l’hanno promossa e organizzata, le numerose associazioni presenti, e tutti i cittadini che sono passati di là. E anche i bambini che hanno potuto giocare con la “ pioggia di mais, una curiosa struttura di canne di bambù , bella, irresistibile e ecologicamente corretta. Poi la musica,varia, di qualità e per niente invasiva, jazz, tango, rap, cantautoriale e per finire una bandina di musica balcanica con tanto di basso tuba a segnarne il ritmo. E, infine, ma va detto, si mangiava molto bene. I risotti, la trippa e tutte le altre cose erano proprio buone, sono andate a ruba: onore ai cuochi. Se l’obbiettivo della festa era quello di rappresentare nei fatti il significato del progetto della Casa dei Popoli, è stato pienamente raggiunto. Esperienze diverse che coesistono, si contaminano, sviluppano consapevolezza civile, tolleranza e attenzione, che producono idee, momenti di aggregazione e confronto, convivialità e cultura con e per i cittadini di Villasanta e non solo. Che dire, infine, se il calendario non mente, l’appuntamento è per sabato 10 settembre 2011. Mi raccomando non prendete impegni. caSA DEI POPOLI 6 Con il concerto di Venerdì 5 novembre, dei Sunlight Quintet ha preso l’avvio alla Casa dei popoli la seconda edizione della rassegna “ Jazz chilometro zero” Otto sono stati gli appuntamenti musicali che hanno completato la rassegna che, muovendo da stili differenti, ha offerto un aspetto eterogeneo alla manifestazione, con l’obbiettivo di rappresentare una antologia delle varie sfumature che il jazz può assumere. Tutti i venerdì e i sabato di novembre buona musica da ascoltare, con gli appuntamenti del sabato accompaganati anche dalla possibilità di cenare e gustare specialità gastronomiche legate al territorio. L’idea nasce infatti dall’unione di due aspetti: da una parte il desiderio di dar vita ad un festival, quindi a qualcosa di concentrato nel tempo, per distinguere questo evento dal programma annuale di eventi musicali singoli e sottolineare il senso della continuità, dall’altra, come indica la scelta di chiamare la rassegna chilometro zero, l’idea di associare l’aspetto gastro- nomico alla valorizzazione della tradizione locale e il rapporto con il territorio della Brianza. Sul piano strettamente musicale si sono esibiti nomi nazionali, molto conosciuti in Italia ma anche giovani talenti delle nostre parti. Tra i primi gli S’Wonderfull di Riccardo Fioravanti, che è uno dei migliori contrabbassisti italiani con Lara Iacovini e Andrea Dulbecco, docente di percussioni al Conservatorio di Milano, che con il loro progetto rilegge i classici della musica moderna come Gershwin o Stevie Wonder. Oppure il Bebo Ferra Circle Trio, una formazione di chitarra, organo hammond e batteria che, dopo tante esperienze acustiche, prtesenta un progetto elettrico con caratteri psichedelici. Tra i giovani, invece, il tributo a Fred Buscaglione dei The Farmer che con il loro concerto di sabato 6 novembre hanno dato un tocco differente e popolare alla rassegna che promette di essere qualcosa di più di un festival per diventare un punto di riferimento fisso per la musica in Brianza. A.N.P.I. Villasanta, ricordare per non dimenticare Il 15 ottobre 2010 si è costituita a Villasanta una Sezione dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia). È nata per volontà di cittadine e cittadini di ogni età, sesso, credo politico e religioso che ritengono importante tutelare e trasmettere ideali quali pace, libertà, democrazia e giustizia sociale. Gli stessi valori che caratterizzarono la lotta di Liberazione e che restano i baluardi da opporre ai crimini di guerra e contro l’umanità. A queste ragioni la neonata associazione affianca la fermezza nella difesa dei principi e delle regole contenute nell’attuale Costituzione, che disciplinano la convivenza civile e le Istituzioni della Repubblica italiana. La nuova sezione ANPI di Villasanta, la 26esima della provincia di Monza e Brianza, ha la sede presso la Casa dei Popoli; all’atto costitutivo contava 47 iscritti, oggi sono 60. Antonio Appiani, ex-combattente del Corpo di Liberazione Italiano, è stato eletto per acclamazione Presidente onorario. Il Comitato Direttivo è costituito da Fulvio Franchini, coordinatore, Albertino Madella e Stefano Zocchio che avranno il compito di radicare l’ANPI nel territorio e organizzare il 15° Congresso Nazionale, naturalmente il primo per la sezione di Villasanta, entro il mese di dicembre. In cantiere altre due iniziative: un volume che raccoglierà testimonianze, fotografie, documenti di Villasanta e paesi circostanti, relativi al periodo 1943-1946 e una mostra fotografica, da tenere nel mese di dicembre probabilmente in Villa Camperio, sugli attentati e le stragi compiute in Italia. Chi volesse contribuire con materiale e idee a queste iniziative può rivolgersi a Fulvio Franchini (347-9773599 ) e Giuseppe Meroni (3474048626). L’ANPI vanta una sede per ogni regione d’Italia. Le sedi complessive sono 282. Il forte incremento di adesione avuto nel 2010, oltre 110.000 iscritti fra cui molti giovani sotto i 30 anni, ha riportato entusiasmo nei comitati di tutta Italia. Gli iscritti ANPI nella Provincia Monza Brianza sono 1900. Via G. Galilei, 34 20058 VILLASANTA GINNASTICA PERSONALIZZATA CORSI DI GRUPPO Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Sezione di Villasanta Via G. Garibaldi, 6 www.anpivillasanta.it Ente Morale: D.L. n.224 del 5 aprile 1945 Tel. 039 2050962 Fax 039 303316 Sedute individualizzate con specialisti: · RIFLESSOLOGIA · NEUROPSICOMOTRICITÀ · PILATES · FISIOTERAPIA · OSTEOPATIA www.nuovaginnastica.com · MASSOTERAPIA [email protected] 8 il Punto 2010.03 Don Anthony, spalle strette vedute larghe Seguace di don Tonino Bello, il nuovo responsabile degli oratori parrocchiali si mette al servizio e riparte dagli ultimi Originario dell’isola di Gozo (Malta), don Anthony Mario Saliba è il nuovo responsabile dell’attività pastorale degli oratori di S.Anastasia, S.Fiorano e S.Giorgio. Trentatre anni, ordinato sacerdote nel 2001, l’atteso successore di don Stefano Rho (che coadiuvava le attività del solo oratorio di S.Anastasia) si è laureato in teologia a Roma svolgendo, durante gli studi, il ministero pastorale in una parrocchia capitolina nell’area di Piazzale Clodio. Nel 2007, vinto un concorso indetto dalla Comunità Europea, si è trasferito in Lussemburgo in qualità di funzionario CE, attività condivisa con il servizio nella parrocchia della cattedrale di Notre Dame de Luxemburg per la comunità italo-maltese. Nel mezzo, le importanti esperienze in USA (New Orleans) e Brasile (nei pressi di Recife) che ne hanno alimentato la voglia di confrontarsi con le esigenze di una vera parrocchia, con il contatto quotidiano e diretto con le sue molteplici – e tutt’altro che semplici – realtà. Dimessosi dunque dagli incarichi istituzionali CE, don Anthony ha accettato la sfida di Villasanta. “Ho vissuto anche in Inghilterra – ha detto presentandosi lo scorso 19 settembre ai ragazzi dell’oratorio G.Bosco – Tifavo per il Liverpool ma se, come oggi, un chierichetto veste la maglia del Chelsea va bene lo stesso. Cosa faremo in oratorio? In oratorio si viene per stare insieme, per giocare, per pregare e per migliorarci, amando la Chiesa e i poveri”. Poi, in inglese, agli adolescenti: ”Touch the Heaven to change the earth”. Un invito a “toccare il cielo (il Paradiso) per cambiare la terra”. Anche “Il Punto” rivolge il suo benvenuto a Don Anthony augurandogli un veloce e positivo inserimento nella comunità di Villasanta. Interrogato sulle responsabilità che lo attendono in questa nuova esperienza, don Anthony ha risposto sorridendo ma “toccando” come si tocca con la spada: “Mi metto al servizio – ha detto - e riparto dagli ultimi”. In un periodo di crisi formativa giovanile, quando le politiche rivolte alla minore età annaspano nella mancanza di idee e di fondi, al fianco dell’educazione religiosa e spi- rituale, anche la crescita civica e morale possono trovare spazio tra le mura di un oratorio guidato da una figura di riferimento capace e autorevole. Per questo la nostra comunità cattolica (ma non solo) guarda con attenzione e fiducia a questo giovane sacerdote venuto da lontano sul quale si appoggia oggi l’importante tradizione oratoriana locale, da generazioni fucina di uomini di fede ma anche di impegno e lucida militanza sociale e amministrativa. l.o. capaci di futuro Caro Marchionne, ti scrivo... Non sembrino lontane le righe che vi propongo di questa missiva a Marchionne (sottoscritta assieme a molti consumatori critici) dal dibattito, tutto villasantese, che si sta consumando in questi giorni attorno al nuovo Piano Urbano del Traffico. In un’era in cui ci si comincia a domandare seriamente se l’auto non sia uno strumento obsoleto e dannoso per la collettività, da diversi anni a Davis, in California, si è scelto di pianificare il territorio con un criterio ardito e coraggioso: dare la priorità a pedoni e biciclette sui veicoli a motore. Ma l’America è lontana e nei paesi della nostra Brianza, in nome di una politica “avanzata” (lascio a voi di decidere in che senso), si pensa di riaprire al traffico veicolare anche le zone centrali, che da anni si sperimentavano come isole ciclopedonali. Egregio Dottor Marchionne, da più di venti anni nel nostro Paese è cresciuta una coscienza critica del consumatore che non guarda più solo al prezzo delle merci, ma vuole sapere come sono prodotte, con quale impatto ambientale e con quale uso della forza-lavoro. Questa nuova e diffusa presa di coscienza ha portato alla proliferazione su tutto il territorio nazionale dell’esperienza dei G.A.S. (Gruppo d’Acquisto Solidali), delle botteghe del C.E.S. (Commercio Equo e Solidale), delle reti e distretti dell’economia solidale. Le scriviamo perché siamo preoccupati, come cittadini italiani, della crisi che attraversa il nostro Paese sul piano economico, culturale e morale. Noi pensiamo che non se ne esca guardando al passato, ma prendendo atto che questa fase storica richiede una nuova responsabilità sociale ed ambientale, dei cittadini/consumatori, dei lavoratori, delle imprese. Lei rappresenta una grande azienda che è parte integrante della storia di questo paese. Non dimentichiamo che F.I.A.T. (Fabbrica Italiana Automobili Torino) porta nel suo DNA il binomio Torino-Italia e non possiamo dimenticare che lo Stato italiano, dalla prima guerra mondiale ad oggi, ha sempre lar- gamente sostenuto questa azienda per la sua importanza strategica nella struttura produttiva del nostro paese. Ancora oggi oltre un terzo della domanda di auto FIAT proviene dal mercato italiano. Consapevoli del ruolo politico sociale e ambientale che il “modello Fiat” rappresenta nel nostro paese ci stiamo interrogando con preoccupazione sui piani industriali di Fiat e sulle conseguenze che tali piani comportano da un punto di vista sociale e ambientale. Il progetto di Fiat non sembra francamente realistico. In tutto il mondo - fatta eccezione per Cina e India, dove però l’auto italiana è fuori mercato per il suo prezzo - il mercato dell’auto è in piena recessione, eppure Fiat prevede una forte ripresa della domanda, che le consentirebbe di produrre e vendere, con Chrysler, sei milioni di auto l’anno nel mondo (più del doppio di oggi) di cui 1,4 milioni in Italia. La metà di queste auto dovrebbero venire esportate in Europa, un mercato che già prima della crisi aveva un eccesso di produzione del 30-35% . Cosa succederà ai lavoratori della Fiat se le previsioni non supereranno la prova dei fatti? Ma per la nostra analisi il problema è ancora più profondo: l’auto secondo noi è un prodotto obsoleto, che viene tenuto in vita solo perché i finanziamenti pubblici (soldi dei contribuenti) lo hanno sostenuto. Una classe dirigente politica e industriale pigra e avida ha scelto, invece di convertire la produzione verso comparti davvero in crescita dove le opportunità ci sono (fonti di energia rinnovabili, efficienza energetica, mobilità sostenibile, edilizia ecologica, ecc), di tenere in vita un modello di mobilità moribondo, avvalendosi di una serie di condizioni favorevoli: i contributi pubblici e la mancanza di alternative per i lavoratori, che, in un Paese arretrato, dove non esiste dinamismo industriale, non possono permettersi di riciclarsi in altre grandi aziende. Secondo noi Fiat potrà riabilitare la sua immagine e la sua credibilità solo se verranno compiute drastiche scelte di compatibilità ambientale e risparmio energetico. Nel lungo periodo, in tutto l’Occidente bisognerà pensare ad una riconversione verso altre produzioni rispondenti ai nuovi bisogni emergenti. Ma, come disse Keynes, nel lungo periodo saremo morti tutti, per cui dobbiamo pensare subito ad una complessa fase di transizione e riconversione. Dopo anni di so- stegno statale alle produzioni e ai consumi, incluse le delocalizzazioni della sua azienda sostenute da denaro pubblico, sarebbe oggi l’ora di invertire la rotta. FIAT potrebbe finalmente utilizzare la sua influenza politica per incentivare una concezione sostenibile del rapporto tra cittadini-lavoroambiente. Occorre che la polis privilegi decisamente il trasporto pubblico rispetto a quello privato: avremo bisogno di treni e tram più che di automobili e FIAT nei suoi piani industriali dovrebbe tenerne conto, cosa che attualmente non fa. Per quanto riguarda il presente di FIAT come azienda produttrice di auto, noi riteniamo che se FIAT desidera mantenere una posizione importante sul mercato italiano deve pensare ad un Patto con i lavoratori ed un Patto con i consumatori. Sul primo non è compito nostro esprimerci, sul secondo vogliamo dire con franchezza quello che pensiamo. Noi, come rappresentanti di diverse organizzazioni di consumatori e reti di economia solidale, vorremmo acquistare auto - nella misura in cui non sia possibile rinunciare ad averne una - sempre più piccole, leggere, meno inquinanti e prodotte nel rispetto dei diritti e della qualità della vita dei lavoratori. In passato, abbiamo contribuito a boicottare con successo - in Italia e nel mondo – grandi imprese globali (dalla Nestlè alla Del Monte, per citarne solo alcune) e queste grandi imprese hanno dato spesso delle risposte positive, sia pure da monitorare nel tempo. Per questo riteniamo che Lei debba non sottovalutare le scelte dei consumatori responsabili, del mondo dell’economia solidale e auspichiamo che Lei voglia recuperare l’immagine, oggi gravemente compromessa, dell’azienda che rappresenta. Vorremmo ricordarle il dato dell’ultima ricerca condotta dal compianto Giampaolo Fabris sui consumatori italiani: il 18% è orientato nelle sue scelte da considerazioni etiche, sociali ed ambientali. Noi sogniamo una FIAT “fabbrica modello per i lavoratori e per l’ambiente”, come in passato è stata l’Olivetti del grande Adriano. Come cittadini e consumatori italiani saremmo disposti a prendere in considerazione un’auto solo nel caso in cui avesse questo pedigree. Se, invece, pensa che il mercato italiano sia marginale per la sua azienda, allora continui nella strada intrapresa. Il tempo dirà chi aveva avuto ragione. Sergio [email protected]