il Punto
di Villasanta
Periodico di Informazione - anno XIX n. 3 - novembre 2010 - [email protected] - Direttore responsabile: Luca Ornago - Redazione: Enza Buggemi, Corrado
Fontana, Gabriella Garatti, Massimo Levati, Giorgia Lui, Mario Origo, Francesco Radaelli, Pino Timpani, Claudio Zana - Hanno collaborato: Sergio Venezia - Sede legale:
via Garibaldi, 6 Villasanta - Proprietà: Coop. Casa del Popolo di Villasanta - Autorizzazione Tribunale di Monza n.789 del 10/01/1991 - Stampa: A.G. Bellavite srl Missaglia
Scusate
il ritardo
Nella giunta-Merlo il bon-ton sostituisce la tempestività. Le scuse ammortizzano l’inefficienza. A palazzo vige il
motto: meglio cortesi che amministratori. Di fronte a un eclatante ritardo,
meglio elogiare l’impegno dei dipendenti comunali (e vorrei vedere) che
ammettere di averli caricati di lavoro;
meglio svelare, addirittura lamentare,
improvvisamente i 12 anni di anzianità del software comunale che riconoscere di essere partiti con un filo
(ehm…) di indugio nella stesura della
relazione sulla variazione al Bilancio
di Previsione 2010 e al Bilancio Pluriennale 2010-2012. Di più. Meglio
soprassedere educati sulla presentazione e approvazione over-time del
Piano di Diritto allo Studio 20102011 che confessare di non aver ancora ben compreso l’importanza della
materia. Per chi non ricordasse, questa sul Diritto allo Studio è la seconda
“sbadataggine” (su due) in 12 mesi. E
siccome la prima volta non si scorda
mai, l’Amministrazione ha pensato di
festeggiare l’exploit dello scorso anno
fotocopiandone, o quasi, il ritardo.
Si disse allora, è l’inesperienza. Ma
oggi…? Massì, a ben guardare si tratta solamente di scuola, educazione,
cultura. Figli. Futuro. Le lezioni sono
iniziate da due mesi e il documento
programmatico istituzionale è stato
deliberato pochi giorni fa (CC del
25 ottobre). Ma che fretta c’era?Si è
recuperato con una rapida votazione
in Consiglio comunale. Così non si è
fatto tardi, che l’indomani mattina si
doveva andare a scuola… Insomma,
l’Amministrazione va lasciata lavorare in pace. In fondo è brava gente e
poi si presenta bene. Pazienza se arriva in ritardo sul lavoro, aumenta le
tasse (rifiuti e oneri di urbanizzazione), blinda il proprio incremento salariale (20mila euro in più dal 2009)
e taglia il servizio del trasporto scolastico. In fondo, dice garbatamente
il Sindaco, si tratta di ”ben” 54mila
euro risparmiati e di “solo” 40 bambini privati del servizio pullmann; per
giunta i più sfortunati distano non
più di quattro chilometri dalla scuola: una salutare passeggiata. Però,
diamo tempo al tempo che, prima o
poi, tutto si aggiusta. O si manutiene.
Perché – ha ribadito Merlo a chiare
lettere - il programma di questa Amministrazione è “manutenzione, manutenzione, manutenzione” (testuale
Segue a pag. 2
Compromesso
(il centro) storico
Traffico, rumore e inquinamento. Il nuovo
Put ci riporta indietro di trent’anni
In materia di nuovo Piano Urbano
del Traffico, una cosa va riconosciuta
all’Amministrazione comunale in carica. Anzi due.
La prima, spontanea, è quella di aver
presentato ai villasantesi le due proposte in discussione prima di procedere all’approvazione del Put. Bene. La
seconda, indotta dopo oltre due ore di
(anche vivace, senz’altro interessante)
dibattito pubblico, è quella del riconoscimento di una scelta ben precisa ma
mai espressa con la dovuta chiarezza:
puntare cioè ad una maggior fruibilità
veicolare (per dirla alla vice-sindaco
Dario Vivaldi) del centro cittadino a
scapito dei pedoni. Meno bene. Anzi
male, visto il dipanarsi del Put.
Luca Ornago a pag. 3
Dove abita il futuro?
Casi di de-migrazione in paese lanciano
inquietanti domande per tutti
Chiara ha detto basta, non ce l’ha fatta
più. Dopo quasi vent’anni torna in Sudamerica, da sua madre, viaggio di sola
andata. Porta con sé i quattro figli avuti
qui da noi, in rapida successione, cercati
e accolti come doni del Signore, i baga-
gli delle cose più care. E sulla pelle la
ferita inguaribile di una sconfitta.
Quella di Chiara, del suo Thomas era
fino a ieri la favola di una immigrazione riuscita; una vicenda che ha dell’incredibile, sopravvissuta a una lunga
P.G.T.
A pag. 7
A pag. 4
serie di traversie, da cui ci si aspettava
un giorno o l’altro il lieto fine. Lei giovanissima latino americana, cattolica
praticante, volata, sola, in Europa inseguendo un futuro.
Franco Radaelli a pag. 2
Che fine
hanno
fatto?
A pag. 6
2
il Punto
Dove abita il futuro?
Casi di de-migrazione in paese lanciano
inquietanti domande per tutti
Maria ha detto basta, non ce
l’ha fatta più. Dopo quasi
vent’anni torna in Sudamerica,
da sua madre, viaggio di sola
andata. Porta con sé i quattro
figli avuti qui da noi, in rapida
successione, cercati e accolti
come doni del Signore, i bagagli delle cose più care. E sulla
pelle la ferita inguaribile di una
sconfitta.
Quella di Maria del suo Thomas (nomi di fantasia, ndr)
era fino a ieri la favola di una
immigrazione riuscita; una vicenda che ha dell’incredibile,
sopravvissuta a una lunga serie
di traversie, da cui ci si aspettava un giorno o l’altro il lieto
fine. Lei giovanissima latino
americana, cattolica praticante, volata, sola, in Europa inseguendo un futuro. Lui è un ragazzo nordafricano, islamico
ma ancor prima un cuore grande e una gran voglia di mettersi
alla prova: è da anni in Italia e
ovunque vada impara mestieri
e coltiva amicizie. Si conoscono qui da noi, ne scaturisce
un cocktail fantastico che produce una famiglia compatta;
avara di mezzi e generosa di
affetti Giorno dopo giorno le
sofferenze materiali temprano
l’intesa che mamma e papà
avevano messo alla base del
loro matrimonio. Per una volta
anche il fango della xenofobia
sembra rispettare questo nucleo che cresce su principi di
vita indirizzati all’integrazione
nella nostra società.
Anzi, il nostro paese mette in
campo risorse che inorgogliscono. Parte la Caritas che registra l’arrivo di questa famiglia
e risponde alle più immediate
domande di sussistenza. Poi
sono i servizi sociali comunali
che si preoccupano di garantire
salute e istruzione a i bambini;
per il resto entra in scena uno
splendido gruppo di mamme
che abbraccia Maria e i suoi figli in un’accogliente rete di affetti che faranno di Villasanta
la casa ideale per il futuro della
famiglia di Maria e Thomas.
Nulla di agevole comunque,
perché la burocrazia è quella
che è e i documenti di soggiorno sono sempre maledettamente provvisori, o perché il mercato del lavoro non offre che
precarie occupazioni malpagate e poi, aiutare Chiara non
è affare semplice: ci sono cose
che la sua austerità le vieta di
chiedere.
Poi arriva l’Euro a complicare
le cose e poi ancora l’ordine
di sgomberare quella “torre di
Babele” che è la “Villa nuova”,
dove Thomas, con le sue arti
messe da parte, ha trasformato in un alloggio vivibile una
stanza fatiscente. E la favola
proseguiva arrancando verso il
lieto fine ma, circa un mese fa
Maria ne ha avuto abbastanza
e anche un “Caterpillar” come
dal CC del 30 settembre 2010). Bello slogan. Diversificato. Per
vederlo in opera basterà aspettare. Si, solo un pochino. Il tempo
di “azzerare gli sprechi, razionalizzare i servizi e riequilibrare
la contabilità” (testuale dal CC del 30 settembre 2010). E tranquilli… Se non si potrà manutenere, si sostituirà. Come accadrà
probabilmente per il software comunale, vecchio di 12 anni, che
“non fa le somme” (testuale dal CC del 30 settembre scorso) e
che, secondo gli attuali usufruitori, la giunta-Fontana (si, proprio la giunta-Fontana, che però – magia! – presentava i conti a
tempo debito) avrebbe dovuto aggiornare. Come commentare? In
triste (ma sempre educato) silenzio.
l.o.
lei ha dovuto cedere.
C’è che non ne può più di lavorare di notte, abbandonare
i figli e non trovarsi nulla in
mano. C’è che i ragazzi stanno
entrando nella piccola e spietata società degli adolescenti
dove ogni piccolo oggetto in
meno può costare emarginazione. C’è, infine, che il vento
della crisi ha vinto anche la sua
ultima resistenza: Villasanta è
stata la buona terra in cui seminare ma la stagione del raccolto si perde nel tempo.
“Il Punto” ha raccontato la vicenda di Maria e Thomas perché rappresenta la condizione
umana di una coppia di immigrati cui la crisi economica
ha sottratto l’idea di futuro. Il
volo aereo di Maria e dei suoi
figli verso il Perù rappresenta
un fenomeno di de-migrazione
che non è ancora una controtendenza. Da ambienti della
Caritas che monitora i flussi
migratori sappiamo che è ancora in atto un movimento in
ingresso a fronte di un’uscita
molto fluida verso altri Paesi
europei.
Ma la rinuncia di Maria, comunque la si voglia interpretare, rappresenta un’inquietante
spia di un inarrestabile inaridimento di risorse per tutti. Il
futuro di Maria non abita più
qui. E il nostro?
2010.03
Eppur ci manchi
Oggi dal Perù le notizie arrivano via e-mail. Internet accorcia
le distanze e, a volte, rappresenta un richiamo al quale non
riesci, non vuoi e non puoi sfuggire. Emanuela è una cittadina villasantese che ha stretto amicizia con Maria e alla quale
vuole dedicare, attraverso Il Punto, queste poche ma sentite
righe.
Carissima
amica,
tornata là da dove
sei venuta, la nostra
comunità, che con il
tuo esempio di abnegazione e con il tuo
offrirti agli altri in un
vicendevole scambio
di solidarietà, hai contribuito a rendere, per
certi aspetti, migliore,
ti vuole ricordare anche in questo modo…
scrivendo.
“Dare” rende più ricchi che ricevere e insieme ci siamo arricchiti, anche se tutto ciò non è bastato a
trattenerti. Non farcene una colpa. Spostando lo sguardo oltre
il nostro territorio, ci accorgiamo che è l’intero sistema sociale del nostro tempo a non dimostrasi attento al benessere di
tutti, soprattutto di quelli più fragili, privati delle loro radici
e trapiantati in una terra che rappresenta la realizzazione di
un sogno e di un progetto. È un sistema a cui non interessa
coltivare il capitale umano alimentando il senso civico e la coesione sociale.. Pur senza arrivare ad essere gli uni contro gli
altri, accade che gli uni sono semplicemente accanto agli altri
in una desolante solitudine, accentuata dalla grande crisi economica. L’Italia di oggi non è all’altezza di un normale senso
di ospitalità e di solidarietà; prevalgono sempre più i particolarismi, le chiusure e le intolleranze mentre si respingono
le possibilità di arricchire le proprie tradizioni nell’incontro
e nel dialogo con altre culture e altri popoli. Questo sistema
probabilmente non ti ha permesso di fare progetti per la tua
vita e per quella dei tuoi figli, finendo col toglierti il sonno.
Amica mia, per noi rappresenti una perdita.
Che splenda il sole sul tuo futuro, che non cali la notte sul
nostro!
Emanuela Sala
Franco Radaelli
Un bittel Campali al Bal Loma
Diventa cinese anche la licenza dello storico
locale di via Confalonieri?
Vi piace chinatown? Speriamo
di sì. Soprattutto se siete
habitué dei bar del centro.
Sembra, anzi è provato, che
ci sia in corso un’irresistibile
campagna acquisti che abbia
per obiettivo il passaggio di
mano delle licenze dei più bei
bar di Villasanta. A partire dal
locale di punta, lo storico “Bar
Roma” che sta sotto i portici di
via Confalonieri, per allargare
lo sguardo a piazza Europa.
Fino a ieri, qui da noi come
altrove, i commercianti cinesi
si erano messi in luce grazie a
qualche ristorante etnico e alla
presenza sempre più invasiva
tra le bancarelle ambulanti del
no-food, per altro assai gradite,
sembra, per quell’ottimo
rapporto qualità/prezzo.
Da
oggi,
in
omaggio
alle
riconosciute
qualità
commerciali dei cinesi e
soprattutto di fronte alle
irresistibili leggi del business,
passa di mano anche il meglio
dei bar villasantesi.
La formula? Chiarissima,
anzi spietata. Rappresentanti
di facoltosi acquirenti cinesi
si presentano più o meno
all’improvviso nei locali su
cui hanno posato gli occhi.
Poche parole e una valigetta
ventiquattr’ore imbottita di
banconote. Pagano cento
ciò che vale sessanta, anche
meno sul mercato reale. Come
resistere? Perché, soprattutto?
Quindi prepariamoci.
Da
qui a poco le voci di oggi
prenderanno corpo e il mitico
“Camparino” del Franco, oltre
alla leggendaria classe, perderà
tutte le erre.
f.r.
2010.03
il Punto
3
Compromesso (il centro) storico
Fine novembre 2010, il Put toglie il velo e subito vien voglia di rimetterglielo
La giunta Merlo ha adottato
nei giorni corsi il nuovo Piano
Urbano del Traffico decretando
la riapertura alle macchine della
via Mazzini. Poco importa se come sembra al momento della
chiusura di questo numero
de Il Punto - la giunta abbia
pensato di salvaguardare
il centro dal passaggio dei
veicoli nelle ore notturne e
la domenica. Così fosse si
tratterebbe di un compromesso
che solo apparentemente mette
al riparo da critiche ma che, in
realtà, azzera il concetto di una
Villasanta a misura d’uomo,
di bambino e di anziano. Non
che i giovanotti, peraltro, si
sarebbero trovati male senza
autoveicoli ad intralciare
il passeggio per le strade
principale del proprio paese.
Oltretutto avrebbero potuto
dare un’occhiata più attenta alle
vetrine dei nostri negozianti.
Ma tant’è… Si vede che ogni
promessa è debito, anche se
fatta a pochi e a discapito
di molti, ad esempio di quei
1550 concittadini che hanno
espresso per iscritto al comitato
AbitiAmo Villasanta il proprio
dissenso al ritorno del traffico
per le vie centrali. Ma come
sono giunti a questa adozione
i nostri amministratori? Per
consenso popolare? Non
proprio… Tutto è cominciato
lo scorso 14 ottobre quando
l’amministrazione
ha
presentato ai villasantesi le due
proposte di PUT.
IPOTESI PUT A E B
Il colpo d’occhio della sala
convegni di Villa Camperio
richiamava la grande occasione.
Infatti il sindaco Merlo non
c’era. In compenso buona parte
della giunta si è solo intravista:
qualche assessore è arrivato in
ritardo per poi lasciare l’aula
in anticipo, qualche altro si è
mimetizzato a centro platea,
comunque tutti sono rimasti in
assoluto silenzio ad osservare
– ma, evidentemente, senza
prendere atto – di come
i numerosi interventi dei
cittadini andavano via via
demolendo le proposte di Put
poi, nella sostanza, adottate
. Con il vice Vivaldi aveva
retto l’incontro l’ingegner
Ivan Genovese vanamente
impegnato (ma era difficile) a
dare credibilità a un progetto
di revisione viabilistica che
si è occupato del solo centro
paese (“Le periferie soffrono
di altri problemi, di ordine
strutturale”, Vivaldi docet)
e che, francamente, non
aveva convinto nessuno fra i
presenti.
Le due le ipotesi di PUT
presentate dalla giunta-Merlo
si assomigliavano molto.
In poche parole, entrambe
prevedevano
l’inversione
del senso di marcia delle vie
don Galli, Negri, Resega e
Verdi con il ritorno ad una
tangenzialina che, esperienza
insegna, convoglierà davanti
alla scuola A.Villa e all’asilo
Arcobaleno tutto il traffico
distribuito dalla rotatoria di
Piazza Oggioni proveniente
sia da Monza che da via
Raffaello Sanzio. Anche via
Garibaldi invertirebbe il senso
di circolazione diventando
percorribile
dall’incrocio
con via Confalonieri in
direzione di via Volta. Inoltre
una
ciclopedonale
EstOvest percorrerà tutta la via
Camperio la quale, nel tratto
adiacente la scuola media
E.Fermi sarà riportata a doppio
senso di circolazione (con la
ciclopedonale sul lato scuola).
Perché si
Le motivazioni a sostegno
delle
nuove
soluzioniPut, sviluppate dall’analisi
dell’Ing. Genovese, erano
state riassunte dai relatori in:
1) sostanziale mantenimento
del livello del traffico attuale
(ma come può essere vero se
ai 3.200 veicoli giornalieri che
provengono da via A.Volta
sarà consentito di passare in
centro?); 2) riequilibrio del
flusso del traffico tra Nord e
Sud; 3) sistemazione di un
circolazione “tortuosa, con
sensi unici contrapposti, poco
e mal segnalata”; 4) rimozione
delle situazioni di pericolo
nelle vie Villa, Vittorio
Veneto e Garibaldi (sic…);
5) completamento della rete
ciclopedonale del centro paese
in direzione Est-Ovest.
Perché no
Riflessioni e/o critiche sollevate
nel corso del dibattito. 1) il
traffico aumenta (e la sicurezza
diminuisce) in prossimità degli
istituti scolastici e degli asili;
2) il traffico aumenta, assieme
al rumore e all’inquinamento,
lungo la tangenzialina don
Galli-Negri-Resega-Verdi;
3) il traffico aumenta, in
caso di ipotesi B, anche sulle
vie Leonardo da Vinci e
Mazzini che raccoglieranno
anche il flusso di automobili
proveniente da BiassonoPeregallo; 4) l’aumento delle
ZTL e delle zone-30 km/h
nei pressi delle scuole ma
anche altrove , suona a fragile
elemento dissuasore se non
assistito da un’adeguata (ma
difficile) opera di controllo da
parte degli organi di polizia
comunale. Con buona pace
della decantata sicurezza
stradale. E poi ancora. Quale
semplificazione del traffico
con una tangenziale che
attraversa il paese? Quale
sicurezza con il transito diretto,
senza dissuasori, davanti a
due scuole elementari, una
materna e un asilo nido? Quale
rivitalizzazione del centro se
allontani i pedoni e i ciclisti
a favore del passaggio (senza
sosta) delle automobili? Quale
qualità dell’aria se si riportano
a portata di narici i gas di
scarico?
Dubbi, perplessità e…
Insomma le nuove proposte di
PUT erano state ampiamente
criticate; le semplici riflessioni
dei cittadini avevano messo a
nudo forzature troppo banali
per non evidenziare confusione
e, in qualche caso, malcelata
“coda di paglia”: perché
invertire il senso di marcia di
via Garibaldi contravvenendo
alla decisione presa solo
quattro mesi prima? Perché
citare la salvaguardia dei
locali posti su via Garibaldi
per giustificare la decisione
di creare la ciclopedonale in
via Camperio e poi consentire
il passaggio delle auto a un
metro dai tavolini e dalle sedie,
dai caffè e dagli aperitivi? La
mancanza di fondi ma anche
di raziocinio (non vogliamo
pensare ci sia dell’altro) che
hanno determinato le linee
guida della nuova proposta di
PUT erano sotto gli occhi di
tutti. Alle critiche tuttavia, nel
corso dell’assemblea pubblica,
erano seguiti consigli e, nello
spirito del dibattito proposto, la
giunta avrebbe dovuto tenerne
debito conto. Ricordiamo
che la legge prevede la
revisione triennale del PUT
ma non necessariamente la
sua modifica. Soprattutto se
visibilmente contraria al buon
senso espresso dalla maggior
parte dei cittadini.
… nuove proposte
Fra le proposte più suggestive
scaturite dall’incontro pubblico
del 14 ottobre sul nuovo PUT
cittadino, quella che chiedeva
la chiusura al traffico del
piccolo tratto di via Garibaldi
adiacente alla piazza Martiri
della Libertà (o del Comune).
Perché non chiudere quel tratto
e costituire un’intera area
pedonale che dalla piazza del
Comune si estende alla zona
verde (retro BPM) che confina
con via Leopardi? Sarebbe
tornato, in questo modo, ad
essere parzialmente rispettato
il progetto di viabilità collegato
al rifacimento di piazza Martiri
della Libertà. Nisba. Due poi
le proposte caldeggiate dai
residenti di via Verdi: la prima
prevedeva l’inversione di
circolazione (verso Nord) di
via Resega nel solo tratto che
parte dall’incrocio con le via
Garibaldi e Battisti; la seconda
era quella di aprire la piccola
via Bacchelli: soluzione che
avrebbe evitato la riapertura a
ZTL di Via Mazzini. Nisba.
l.o.
4
il Punto
2010.03
2010.03
il Punto
5
Territorio, territorio delle mie brame… o no?
La Villasanta di oggi, il nostro Belpaese, è il risultato delle ultime 3 legislature di centro-sinistra e dei progetti che ne hanno segnato la politica urbanistica: il centro storico riqualificato e restituito al passeggio pedonale, l’allontanamento dal “borgo” delle auto in sosta e dei gas di scarico, la creazione del Parco della Cavallera e il progetto di risanamento della Lombarda Petroli. Passaggi chiave di un percorso condizionato da trasformazioni, anche storiche, del tessuto sociale ed industriale dell’intera Brianza. “Il Punto” si interroga: è andato tutto per verso giusto? E fa sua una considerazione:
nei 15 anni caratterizzati dalle giunte Erba e Fontana, all’interno di un quadro senz’altro positivo, sono emersi anche elementi di criticità, puntualmente registrati dalla cittadinanza e sui quali sarebbe sbagliato soprassedere. Per questo parte con questo numero una discussione sul Belpaese-oggi:
un sasso nello stagno dei “se” e dei” ma”, lanciato con l’aiuto di alcuni fra i principali artefici della politica urbanistica del periodo in esame, a partire da chi ne ha visto la nascita e da chi ne ha gestito la, a tratti imprevedibile, crescita. Il dibattito è aperto a tutti.
Tutto cominciò nel 1995 quando la neo-eletta giunta Erba
si trovò per le mani un Piano
Regolatore estremamente oppressivo per il
territorio…
passaggi, “canocchiali”, co- non sono state capite. Le ripete- stati gli anni dell’espansione
struzioni e riqualificazioni che remo. Le Amministrazioni del- edilizia, poi questo periodo caavevano individuato due zone la Lista per Villasanta si sono ratterizzato da questo grande
di riferimento: l’area a Nord imbattute in queste ultime le- fenomeno. Le motivazioni del
di Villasanta gislature in un fenomeno, direi quale sono da cercare altrove:
per l’espansio- storico, di grande portata, che nei processi di globalizzazione,
schegge
ne urbanistica ha coinvolto l’intero apparato nel venire meno delle filiere inA
S.
Fiorano
non
si
è
persa
C a n o l a :
immediata e
dustriali tradizionali; insomma
un’occasione favolosa?
“Obiettivo urla Lombarda
in un cambiamento che ha fatto
Come quella di costruire
schegge
banistico primaPetroli congesaltare l’impianto socio-urbano
attorno
rio della nostra
lata. Ma qual
fabbrica-casa, officiCiclopedonalità: fatto salalla Chiesa, con Astrolabio
amministrazioè il dato reale
na-casa, tradizionale
vo la ciclo verso S.Giorgio,
e Rsa, il nuovo centro
ne era cambiare
di
occupaziodel nostro territorio
le
altre
sono
dipinte
con
della comunità? C’erano
radicalmente il,
ne
del
territoe che ha portato alla
un pennello. Ci manca una
funzioni da insediare
chiamiamolo
rio
registrato
formazione di questo
e terreni di proprietà
vera rete ciclabile e anche
così, Pgt-Caa Villasanta
grandi “buchi neri” di
pubblica: non si è neanche
in questo caso si può misuinteso di doversi porre il
stoldi la cui vonegli ultimi 15
dismesso industriarare la pavidità dell’azione
problema
tazione aveva
anni?
le e, anche se in
trasformativa. Abbiamo
peraltro prodotBattistini: “In
minima
parte,
una rete capillare, sopratto una grossa
realtà lo svilupresidenziale. La
tutto periferica, di strade
spaccatura all’interno dell’allora po edilizio si è limitato rispetto
Lombarda Petroa doppio senso di marcia,
Democrazia Cristiana. Il nuovo al previsto. Il dato definitivo di
li ne è l’esempio
sono anni che si propone
Pgt della lista civica Erba pog- urbanizzata è del 4,73% di supiù evidente ma,
di metterne in discussione
giava sostanzialmente su quat- perficie, vale a dire circa 232miattenzione, vicino
alcune, trasformandole a
tro gambe: 1) il contenimento la mq sui quali va poi calcolato il
ai 300misenso unico, si libererebbe
dello sviluppo occupazionale saldo una volta detratta la quota
la mq di
una carreggiata intera da
degli spazi edificabili nella mi- pari al 2,4% di aree cementificadismesso
allestire, definire, alberare,
sura di circa 5% del suolo libero; te e trasformate a verde. In dedella Lomcostruire come ciclabile
2) l’introduzione di una nuova finitiva un’espansione edilizia
barda ci
logica per l’edilizia popolare; di circa 115mila mq, dettata in
sono altri
in pratica, per contenere il terri- gran parte dal Prg del 1997 che sociale della Brianza per non 1 5 0 m i l a
torio non si dava più spazio alle aveva individuato precise aree dire lombardo e cioè il grande mq di aree
cooperative locali ma si puntava su cui intervenire. Si è costrui- processo di dismissione indu- simili. Un
sull’edilizia privata residenzia- to tanto sul dismesso e abbiamo striale e di recupero aree. Que- fenomeno
le, con una quo“sacrificato” il sto è il dato che ha distinto pro- i m p o s s i ta del 10-20%
2,5% di aree li- fondamente questa fase storica bile da ignorare e che la nostra
a seconda dei s c h e g g e bere”.
da tutte le altre. Prima ci sono Amministrazione ha deciso di
casi, all’interno
Pur
consideRidurre il problema dello
della stessa area
rando il salsviluppo della città al solo
di espansione;
do, si tratparametro volumetrico è
3) la Villasanta culturalmente insostenibile. ta di oltre
100mila mq
dei Parchi, da
È come dire: basta che si
di cemento
quello di Moncostruisca poco, poi come
riversati sul
za a tutta l’area
lo si fa non è rilevante
paese. Un
verde ad Est di
dato incon- Nel percorso per la stesura del che regola la base legislativa di
Villasanta; 4)
l’area Lombarda Petroli, che trovertibile che ha di fatto PGT, nuovo strumento urbanisti- un sistema nazione. Il piano devenne considerata un bacino di condizionato il parere di co previsto dalla legge reg.n°12, termina la gestione qualitativa
riserva per lo sviluppo di Villa- molti sulla Villasanta odier- di cui i comuni si stanno gradual- del vivere della cittadinanza, domente dotando in sostituzione del vrebbe quindi essere abbastanza
santa e che, quindi, di fatto ven- na. Non credete?
Battistini: “Le riflessioni vecchio Piano Regolatore Gene- naturale la condivisione da parte
ne congelata”.
Intorno a queste direttrici si da fare in merito sono molto rale, la Lista per Villasanta ha di uno spettro più ampio possibisono pensati e sviluppati i nu- interessanti. Sono state già pensato di stimolare la riflessione le di popolazione residente. Così
merosi progetti per percorsi, esposte ma evidentemente sulle questioni strategiche ineren- in parte prevede la legge 12.
ti la gestione del territorio con un Aspetto essenziale per la buona
incontro tenutosi in Villa Campe- riuscita del piano è la continuità
rio il 26 ottobre scorso. Alla se- strategica: le trasformazioni urrata, ideata e strutturata dal capo- banistiche si sviluppano in forme
gruppo Guido Battistini, hanno complesse, indotte in gran parpreso parte, graditi ospiti, anche te dalle condizioni economiche
il sindaco Emilio Merlo e un de- e dalle mutazioni sovra locali.
legato dell’assessore all’urbani- Arturo Lanzani, professore di
stica Cristiano Crippa che, non pianificazione urbanistica del
potendo partecipare, ha inviato Politecnico di Milano, si è sofferun messaggio letto alla platea dei mato a sottolineare proprio questi aspetti: “ La legge 12 prevede
partecipanti.
Il PGT è il piano fondamenta- una durata del PGT di cinque
le dell’operare amministrativo anni, corrispondente al mandato
locale, lo si può paragonare per amministrativo di un sindaco, un
valenza alla carta costituzionale arco di tempo insufficiente per in-
gestire; di certo non lo abbiamo
ostacol a t o
pensando che
si trattasse di
un’occasione
unica
per
l’attivazione di un processo di
cambiamento
complessivo di
Villasanta che affiancasse
interventi
su aree
pubbliche e private.
Il nostro errore? Nella comunicazione,
ufficiale e privata.
Abbiamo sbagliato a non diffondere
questo processo che è stato
trainante. Dalle operazioni
edilizie conseguenti, come
è facile immaginare, sono
state incassate molte risorse, poi investite sul territorio. Non sono molte le amministrazioni locali che hanno segnato una moltiplicazione
di servizi e
di opportunità per il
proprio paese come siamo riusciti a
fare noi negli ultimi 15
anni di governo, fino
al 2009”.
In quest’ottica di accompagnamento del processo
di dismissione industriale e di
recupero aree, come avete razionalizzato, in sintesi, le aree
edificabili?
Battistini: “Cercando di non
far disconoscere a Villasanta la
propria tradizione industriale.
Su 232mila mq di espansione su
suolo libero, 140 mila sono stati
riutilizzati per edilizia industriale. Abbiamo riempito S.Fiorano
ma nessuno se n’è accorto. Circa 60mila mq invece sono stati
adottati a residenziale”
Nel corso di questo processo,
qualche azienda storica villasantese ha abbandonato il
suolo comunale lamentandosi
per la scarsa convenienza della proposta di permanenza da
parte dell’Amministrazione.
Come rispondere alle critiche?
Battistini: “Dicendo che non
bisogna far confusione fra trasformazione e ricollocamento.
Non siamo certo andati a chiedere agli imprenditori di andarsene. Abbiamo informato sulle
condizioni applicabili in caso
di un eventuale ricollocamento
dell’azienda sul territorio comunale, con indici medio bassi
e un buon incentivo: il 10% in
più sulla nuova volumetria. Ma
è servito a poco perché, nel 95%
dei casi, le aziende in questione
stavano cessando l’attività”
schegge
Una valutazione politicocivile: ma com’è che
diciamo di salvaguardare il
territorio e invece abbiamo
a che fare con questa realtà? 230mila mq cementificati contro 115mila mq di
verde
Nonostante le percentuali, la
percezione resta quella di una
Villasanta troppo cementificata e con due spine nei fianchi a
Nord (lo scheletro residuo del
cosiddetto ecomostro) e a Sud
(Ecocity).
Canola: Sorrido pensando
come, nel 1998, l’allora opposizione ci criticava per gli indici
PGT partecipato: prepariamo la Villasanta del futuro
La Lista per Villasanta ha promosso in Villa Camperio una serata con esperti urbanisti
cidere adeguatamente. Per questo è importante la condivisione
ampia, in modo da non disperdere il lungo lavoro di progettazione in corrispondenza del cambio
di maggioranza politica e trovarsi poi a rincorrere inutilmente le
trasformazioni”.
Per Lanzani il problema principale da affrontare è l’eccessiva
conurbazione, fenomeno diffuso
in tutto il nord di Milano, di cui
Villasanta rappresenta una punta
elevata di addensamento insediativo. Nel corso degli ultimi
venti anni c’è stata una continua
trasformazione delle attività produttive.
Ingenti capitali si sono spostati
verso la rendita fondiaria e speculativa, generando un grande
quantità di aree industriali dismesse, non tanto composta da
grandi insediamenti, ma piuttosto
da tante di piccole dimensioni, un
fenomeno definito “molecolare” e
quindi non facilmente governabile se non con l’impegno capillare
e attento delle singole amministrazioni comunali. “Certamente
non possiamo competere con la
concorrenza asiatica, però dobbiamo almeno tentare di non farci portar via, oltre alle industrie
manifatturiere, anche le produzioni ad alta tecnologia”. E’ noto
il forte legame esistente tra le
tecnologie avanzate e la qualità
ambientale del territorio ospitante: la permanenza di queste è
resa possibile e appetibile della
qualità del vivere, difficilmente
riproducibile, almeno per ora, nei
paesi dell’est.
Intraprendere questo percorso
vuol dire ripensare gli spazi urbani, privilegiare e favorire lo
sviluppo degli spazi aperti, luoghi di riconnessone umana con
la natura, ormai quasi completa-
mente cancellati dalle edificazioni. Gli spazi aperti devono avere
dimensioni abbastanza grandi,
per questo Lanzani suggerisce di
concentrare l’azione amministrativa su poche aree: “ Piuttosto
che ricavare minuscoli giardinetti nelle aree di trasformazione centrali, sarebbe opportuno
implementare gli spazi aperti a
ridosso del Parco di Monza e del
Parco della Cavallera”.
L’arch. Giorgio Majoli, esponente di Legambiente e per
molti anni dirigente del settore
urbanistico di Monza, ha poi relazionato sulle varianti in atto
nel PGT monzese, uno dei primi
piani approvati in Lombardia nel
2007, per poi subire uno stravolgimento gravissimo in seguito al
cambio amministrativo della guida della città. Il cattivo esempio
della contigua Monza dovrebbe
indurre maggioranza e opposi-
zione attuale a intraprendere ben
altri indirizzi, più orientati verso
il consumo zero di territorio, il
recupero del dismesso e l’input
a progetti di risparmio energetico come il teleriscaldamento o
il fotovoltaico, insomma la cura
appropriata per un territorio eccessivamente antropizzato.
Nel dibattito a seguire non sono
mancati riferimenti ai peculiari problemi villasantesi, come
le complicate vicende edilizie
dell’Area nord, che rischia di
proporre al paesaggio comunale
uno scheletro in cemento armato
per lunghi interminabili anni a
venire o la ancor più complicata riqualificazione dell’area ex
Lombarda Petroli. Di materia su
cui discutere nel nostro paese ce
n’è in abbondanza. Buon per noi,
non rischiamo di annoiarci.
Pino Timpani
troppo stretti, che non facevano guadagnare chi costruiva. Si
osteggiava il nostro Pgt perché
considerato inutile e il motto
era: non costruirete mai un metro cubo! Nel tempo le cose si
sono modificate, anche perché
non possiamo non considerare
come lo sviluppo del territorio
sia stato condizionato dalla bolla immobiliare internazionale.
Il mercato ha tirato molto con
una moltiplicazione del valore
dell’immobile estremamente significativa: il triplo dal 1995 al
2005.
Detto questo, anch’io non mi
aspettavo un risultato del genere. Sulla carta il Pgt non sembrava dovesse configurare un
così forte insediamento urbanistico; non prefigurava cantieri
uno dietro l’altro ma in zone
limitate d’espansione, a parte
S.Alessandro. Di fatto l’impressione è che l’urbanizzazione
crescesse più del dovuto”.
La Lista per Villasanta ha vinto le elezioni nel 1995 sul territorio e le ha perse nel 2009 sul
territorio. Provocazione giornalistica o fotografia reale?
Canola: “Sono del parere che le
elezioni la Lista le ha perse per
motivi differenti. Non certo perché si è costruito di più”
Battistini: “In 15 anni Villasanta si è trasformata, a mio parere, in positivo. La città è stata
ridisegnata con opere pubbliche e interventi mirati, seguendo un progetto preciso e portato avanti con continuità. Oggi
si può dire che ha un’identità
propria. Non ho molti rimpianti
se questo è il quesito nascosto.
Certo qualche neo c’è”.
Restano cantieri aperti, scelte
discutibili e ancora discusse:
Area Nord, Ecocity, Dossello.
Ripensamenti?
Battistini: “Non avrei fatto via
dei Boschi; forse non avrei dato
l’ampliamento dei capannoni
della Rossi Lorenzo. Sull’area
Nord la convenzione parla di
un forte insediamento privato
compensato da opere pubbliche rilevanti (palestra, illuminazione della circonvallazione,
riqualificazione della piazzetta
per S.Alessandro, ciclabile per
Arcore) per le quali c’erano
scadenze ben precise e sulle
quali l’attuale amministrazione si è, per così dire, rilassata
lasciando mano libera al privato. Si darebbe dovuto intervenire subito, non appena cioè è
apparso evidente che gli scavi
Ospiti in
redazione
Camillo Canola
Nato il 30 luglio 1955, coniugato, diplomato, impiegato presso un’azienda
chimica. Impegnato politicamente nel decennio Anni
90 nelle file della Democrazia Cristiana, dell’ex DC e
successivamente del Partito
Democratico. È stato consigliere comunale e presidente della Commissione
urbanistica dal 1990 al 1995
e Assessore all’Urbanistica, Viabilità e Trasporti dal
1995 al 1999. Attualmente
è il presidente dell’ associazione “Un paio d’ali”.
Guido Battistini
Candidato Sindaco della
“Lista per Villasanta” nel
2009, oggi Capogruppo in
Consiglio Comunale; ha 59
anni, laureato in Economia
Politica alla Bocconi. Nel
1993 è stato tra i fondatori
della Lista per Villasanta.
Dal 1995 è in Consiglio Comunale, prima come Capogruppo e poi come Assessore all’Istruzione e Cultura.
Nei 10 anni delle ultime due
legislature di centro-sinistra
è stato Assessore all’Urbanistica, Edilizia Privata e
Viabilità..
relativi alle opere pubbliche non
erano cominciati. Quanto alla
Lombarda Petroli, manca ancora la firma della convenzione
e il disastro della raffineria ha
complicato tutto”.
Alcune cose sfuggono alla
comprensione dei più, per
esempio la situazione del cosiddetto ecomostro nell’area
Nord per la quale l’operatore
nulla ha fatto per l’edificazione di piscina e palestra. Possibile che non si potesse, già in
sede di convenzione, vincolare
il privato per fargli costruire
prima le opere che interessano
la collettività?
Battistini: “Come ho detto prima, la convenzione prevedeva
scadenze precise per ciascuna
opera. Si doveva controllare che
venissero rispettate”
Canola: “Sono del parere che si
possa e si debba fare di più in
questa direzione”.
il Punto
2010.03
Che la festa Villasanta Informa
abbia fine (proprio poco)
Non è un mistero per nessuno.
Alfredo Consonni – Assessore
al Commercio, Sport, Tempo
libero, Coordinamento e Organizzazione Eventi nelle legislazioni Erba (1999-2004) e
Fontana (2004-2009) – è stato
amministratore stimato da tanti, al punto che, sia nel 2004
che nella primavera del 2009,
prima dell’accordo fra le segreterie provinciali e regionali che
permise alla Lega Nord di affiancarsi al Pdl dando così via
libera alle plurime vittorie elettorali comunali raccolte dalla
coalizione del centro-destra, a
Villasanta era circolata la voce
che lo voleva corteggiato anche
da una parte delle allora forze
di opposizione. Il motivo c’era
ed era dato dai fatti. L’Alfredo è uomo semplice, di poche
parole, ma straordinariamente
concreto e bravo nel dedicarsi
alla collettività. Ne sono prova i numerosi eventi cui aveva
abituato la cittadinanza, molti
(troppi) dei quali, a parità di risorse economiche (vedi bilancio), sono praticamente scomparsi. Impossibile non parlarne
nel tirare le somme di un’estate
italiana naufragata, a Villasanta
come a Johannesburg, nell’eliminazione degli azzurri dal
mondiale. Eh si… Purtroppo
se si toglie il ricordo del maxi
(maxi sponsorizzato) schermo
mundial in piazza Martiri della Libertà, poco altro rimane
alla voce feste o eventi estivi.
Perché di tutto si può dire sugli Special Olympics 2010 (chi
scrive ha avuto la fortuna di
seguirli per riviste specializzate) tranne che siano farina prodotta nel mulino comunale di
Villasanta. Nella (spasmodica)
attesa di ripararci dai geloni invernali con il calore della Nazionale Artisti Tv e Stelle dello
Sport (seconda apparizione in
poco più di un anno) di cui fa
parte l’assessore Angelo Bonfrisco, elenchiamo, per rispetto
dell’Alfredo, gli appuntamenti
di un tempo, oggi scomparsi o
mutilati. Un paio di esempi: i
“Venerdì in centro” ora sono
ridotti a poche serate danzanti e la versione 2010-2011 del
Libretto dello Sport, Cultura e
Volontariato non è ancora stata
stampata.
l.o.
INIZIATIVE SCOMPARSE DI UN PERIODO FELICE
Marzo
Cielo buio. Area feste.
Torneo Internazionale Under 19 Basket.
Aprile
Biliardo. Circolo Cattolico Unione
Maggio
Aver. Villasanta in carrozza.
Sfilata di moda. P.za Europa
Festa intercomunale attività motoria.
Giugno
I Venerdì in centro. Serata danzante.
I Venerdì in centro. Corsa su strada.
I Venerdì in centro. Ballando con la banda.
I Venerdì in centro. Banda domani.
Luglio
I Venerdì in centro. Fisorchestra in concerto.
Mercatino biologico. Via Confalonieri.
I Venerdì in centro. Orchestra M. Ginelli.
I Venerdì in centro.Concerto Jazz.
I Venerdì in centro. Musica per le vie.
Libretto dello Sport ,Tempo libero, Cultura e Volontariato.
Settembre
Serata filmati sportivi. Villa Camperio - Sala Congressi.
Aspettando il Gran Premio
Mostra fotografica – In gioco sul serio. Villa Camperio
Festa dell’uva. P.za Mons. Gervasoni.
Burraco. Circolo Cattolico Unione.
Novembre
Villasanta incontra la Sardegna.
Rassegna cori della montagna. Teatro Astrolabio. (ridotto a una
sola serata)
Respirando la Valle di Non.
Chocotour a Villasanta.
Dicembre
Il mercatino di P.za Cordusio in trasferta.
L’arrampicata continua. Ma il
vetro resta materia liscia, a prova di unghie. E la giunta-Merlo
non si alza di un metro, rispettando i pronostici di inizio governo. Amen. Però sfogliare
“Villasanta informa” aiuta a
capire. Parliamo dell’organo di
informazione comunale, 32 pagine in quadricromia, che costa
molto più di quanto non sia mai
costato un informatore comunale villasantese, coordinato da
un giornalista che non vive a
Villasanta e che, probabilmente proprio per questo, a questa
giunta va benissimo. Villasanta
informa dicevamo. Ma di che
cosa informa? Nel numero di
Ottobre 2010, 4 delle 32 sono
dedicate alle proposte A e B del
Put (Piano Urbano del Territorio). Scelta legittima. È l’attualità. Poco testo, molte immagini
ma, soprattutto, nel titolo, l’assioma: “Circolazione fluida e
sicurezza per i pedoni”. Capirai,
l’obiettivo di tutti i Put d’Italia.
Ci chiediamo se non fosse stato meglio titolare così a dado
tratto, cioè a piano approvato e
magari funzionale, visto che di
questo si stava discutendo nelle
scorse settimane e che proprio
la prima assemblea pubblica in
Villa Camperio, presieduta il
14 ottobre dal vice-sindaco Vivaldi, aveva fornito indicazioni
nettamente contrarie alle soluzioni proposte. L’arcano è stato
svelato solo pochi giorni fa con
l’adozione del Put, proprio così
come era stato criticato. Bastava dirlo. Ora il titolo va bene.
E l’assioma? Beh, in quanto
tale, è considerato vero anche
se non dimostrato. Appunto…
Ma voltiamo pagina. 2 delle 32
sono ora improntate sul nuovo servizio SMS gratuito che,
dice il testo, rende il Comune
ancora più vicino. Notizia carina. Da breve, 400 battute, poco
meno di dieci righe. Ma due
pagine! Serve qualche idea…?
Ma voltiamo pagina. Ci imbattiamo nelle rubriche fisse e monotematiche riportanti la voce
degli assessori. E anche qui,
leggere aiuta a capire. Senza
addentrarci nei contenuti (c’è
un Consiglio Comunale vivo e
vegeto per farlo), ci permettiamo di elogiare quegli assessori
che per comunicare con i lettori
hanno scelto il “noi”, affermazione di collegialità e di forza
unitaria. Purtroppo, in alcuni
casi, l’”io”, meglio l’”ego”
prevale. “Ho introdotto”, “ero
consapevole”, “ho in mente”
e cose così… C’è anche chi
Bella e pimpante la serata
di fine settembre in villa
Camperio centrata sul dialetto
brianzolo.
Condotta
dal
prof. Beppe Colombo con
letture di Sandro Casiraghi,
autorevoli rappresentanti della
cultura monzese, l’incontro
ha sfaccettato la variazione di
toni e sonorità del linguaggio
che appartiene ormai alla
generazione dei nonni. Per il
gusto di un buon pubblico,
composto
prevalentemente
da monzesi, dopo brani
introduttivi risalenti a Carlo
Porta e addirittura a un “Don
Lisander” in formato milanese,
sono state lette poesie del
“Casìra”, della villasantese
Maria Cazzaniga e del siculobrianzolo Carlo Milazzo. Il
clou, comunque, se l’è preso
uno straordinario Peppino
Cazzaniga che, in coppia con
l’amico Felice Montrasio,
ha dato vita a uno splendido
siparietto da cabaret d’autore.
Applausi come se piovesse.
Gradita, nella circostanza, la
sobrietà d’arredo della sala.
Alludo al timore che la serata
potesse soffrire di imprimatur
vagamente strumentali. Peccato
che qualche giorno dopo sfogli
“Villasanta informa”, periodico
comunale, e il profumo di
politica, anzi di “bottegapartito”, salti fuori con tutto
il suo bagaglio di retorica. Da
si è messo una doppia foto in
pagina. Meno male che (io) ci
sono! Avranno anche pensato
rileggendosi. Qualcuno provi
a spiegare che non si fa, non
sta bene, si manca di rispetto
a chi lavora con te; insomma,
poi uno pensa che si stia parlando ad uno specchio non ai
cittadini e non del programma
di un assessorato pubblico…
Voltiamo pagina, alla 24. Ultimo appunto, che è poi la vera
notizia: l’UdC villasantese è
dal 30 settembre scorso ufficialmente un partito di centrosinistra essendosi astenuto, al
pari della Lista per Villasanta
(che rappresenta il centro-sinistra, non la sinistra, vediamo di
non fare i furbetti…), in merito
alla votazione per l’adesione al
Comitato per la difesa dell’Autodromo. Spiegazioni? Leggere e poi chiedere all’organo di
informazione (si fa per dire)
villasantese.
l.o.
La televisiun
(la t’indurmenta ‘me un cujun)
qui le radici “gallo-romanze”,
l’occitano e compagnia bella.
Sì, dicono, è una battaglia di
civiltà, si tratta della rinascita
della nostra cultura. Certo che
il dialetto cantato da Peppino
Cazzaniga e dal “Casìra” era
figlio di un popolo e della sua
Cultura.
Desideri? Pie illusioni? Chi lo
sa. Sicuro che il dialetto non si è
mai imparato a scuola e che da
trent’anni a questa parte cultura
e linguaggio sono un ciarpame
melmoso che conoscono molto
bene ad Arcore. Perchè infine,
dice bene Enzo Iannacci: “La
televisiun la g’ha la forsa d’un
leun”.
f.r.
2010.03
il Punto
7
Festa in piazza per il
terzo compleanno
Ormai è poco più di un ricordo
di questa estate, ma lo scorso
11 settembre in piazza c’era
davvero tanta, tanta gente.
Era la festa della Casa dei Popoli. Si festeggiava il terzo
compleanno del nuovo corso
che segna l’avvio della Casa
dei Popoli, un progetto in divenire, come si leggeva in una
delle immagini proiettate che
allestivano la piazza.
La terza edizione, anzi la quarta
se si considera anche quella che
ha inaugurato la riapertura del
locale dopo la radicale ristrutturazione, ma la prima in piazza.
L’Amministrazione non ha
concesso la chiusura della strada come nelle altre edizioni,
offrendo in cambio la rinnovata
piazza del Comune e, come si
dice, si è fatto di necessità virtù; e così è stato.
Complice il tempo, è stata una
splendida giornata di fine estate; la festa ha preso corpo e ha
assunto sempre più l’aspetto di
grande evento cittadino, forse,
l’unico di questa estate veramente povera di momenti di
incontro e socialità.
Erano tutti soddisfatti, quelli
della Casa dei Popoli che l’hanno promossa e organizzata, le
numerose associazioni presenti, e tutti i cittadini che sono
passati di là.
E anche i bambini che hanno
potuto giocare con la “ pioggia
di mais, una curiosa struttura di
canne di bambù , bella, irresistibile e ecologicamente corretta.
Poi la musica,varia, di qualità e
per niente invasiva, jazz, tango,
rap, cantautoriale e per finire
una bandina di musica balcanica con tanto di basso tuba a
segnarne il ritmo.
E, infine, ma va detto, si mangiava molto bene. I risotti, la
trippa e tutte le altre cose erano
proprio buone, sono andate a
ruba: onore ai cuochi.
Se l’obbiettivo della festa era
quello di rappresentare nei fatti
il significato del progetto della
Casa dei Popoli, è stato pienamente raggiunto.
Esperienze diverse che coesistono, si contaminano, sviluppano
consapevolezza civile, tolleranza e attenzione, che producono
idee, momenti di aggregazione
e confronto, convivialità e cultura con e per i cittadini di Villasanta e non solo.
Che dire, infine, se il calendario non mente, l’appuntamento
è per sabato 10 settembre 2011.
Mi raccomando non prendete
impegni.
caSA DEI POPOLI
6
Con il concerto di Venerdì
5 novembre, dei Sunlight
Quintet ha preso l’avvio
alla Casa dei popoli la seconda edizione della rassegna “ Jazz chilometro
zero”
Otto sono stati gli appuntamenti musicali che
hanno completato la rassegna che, muovendo da
stili differenti, ha offerto
un aspetto eterogeneo alla
manifestazione, con l’obbiettivo di rappresentare
una antologia delle varie
sfumature che il jazz può
assumere.
Tutti i venerdì e i sabato
di novembre buona musica da ascoltare, con gli
appuntamenti del sabato accompaganati anche
dalla possibilità di cenare e gustare specialità
gastronomiche legate al
territorio.
L’idea
nasce
infatti
dall’unione di due aspetti:
da una parte il desiderio
di dar vita ad un festival,
quindi a qualcosa di concentrato nel tempo, per
distinguere questo evento
dal programma annuale
di eventi musicali singoli e sottolineare il senso
della continuità, dall’altra, come indica la scelta
di chiamare la rassegna
chilometro zero, l’idea di
associare l’aspetto gastro-
nomico alla valorizzazione della tradizione locale
e il rapporto con il territorio della Brianza.
Sul piano strettamente
musicale si sono esibiti nomi nazionali, molto
conosciuti in Italia ma anche giovani talenti delle
nostre parti.
Tra i primi gli S’Wonderfull di Riccardo Fioravanti, che è uno dei migliori
contrabbassisti
italiani
con Lara Iacovini e Andrea Dulbecco, docente
di percussioni al Conservatorio di Milano, che
con il loro progetto rilegge i classici della musica
moderna come Gershwin
o Stevie Wonder.
Oppure il Bebo Ferra Circle Trio, una formazione
di chitarra, organo hammond e batteria che, dopo
tante esperienze acustiche, prtesenta un progetto
elettrico con caratteri psichedelici.
Tra i giovani, invece, il
tributo a Fred Buscaglione dei The Farmer che
con il loro concerto di sabato 6 novembre hanno
dato un tocco differente e
popolare alla rassegna che
promette di essere qualcosa di più di un festival
per diventare un punto di
riferimento fisso per la
musica in Brianza.
A.N.P.I. Villasanta, ricordare
per non dimenticare
Il 15 ottobre 2010 si è costituita a Villasanta una Sezione
dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia). È
nata per volontà di cittadine
e cittadini di ogni età, sesso,
credo politico e religioso che
ritengono importante tutelare
e trasmettere ideali quali pace,
libertà, democrazia e giustizia sociale. Gli stessi valori
che caratterizzarono la lotta
di Liberazione e che restano i
baluardi da opporre ai crimini
di guerra e contro l’umanità. A
queste ragioni la neonata associazione affianca la fermezza
nella difesa dei principi e delle
regole contenute nell’attuale
Costituzione, che disciplinano
la convivenza civile e le Istituzioni della Repubblica italiana.
La nuova sezione ANPI di
Villasanta, la 26esima della
provincia di Monza e Brianza, ha la sede presso la Casa
dei Popoli; all’atto costitutivo
contava 47 iscritti, oggi sono
60. Antonio Appiani, ex-combattente del Corpo di Liberazione Italiano, è stato eletto
per acclamazione Presidente
onorario. Il Comitato Direttivo è costituito da Fulvio Franchini, coordinatore, Albertino
Madella e Stefano Zocchio che
avranno il compito di radicare
l’ANPI nel territorio e organizzare il 15° Congresso Nazionale, naturalmente il primo per la
sezione di Villasanta, entro il
mese di dicembre. In cantiere
altre due iniziative: un volume
che raccoglierà testimonianze,
fotografie, documenti di Villasanta e paesi circostanti, relativi al periodo 1943-1946 e una
mostra fotografica, da tenere
nel mese di dicembre probabilmente in Villa Camperio, sugli
attentati e le stragi compiute in
Italia.
Chi volesse contribuire con
materiale e idee a queste iniziative può rivolgersi a Fulvio Franchini (347-9773599
) e Giuseppe Meroni (3474048626).
L’ANPI vanta una sede per
ogni regione d’Italia. Le sedi
complessive sono 282. Il forte
incremento di adesione avuto
nel 2010, oltre 110.000 iscritti
fra cui molti giovani sotto i 30
anni, ha riportato entusiasmo
nei comitati di tutta Italia. Gli
iscritti ANPI nella Provincia
Monza Brianza sono 1900.
Via G. Galilei, 34
20058 VILLASANTA
GINNASTICA PERSONALIZZATA
CORSI DI GRUPPO
Associazione Nazionale
Partigiani d’Italia
Sezione di Villasanta
Via G. Garibaldi, 6
www.anpivillasanta.it
Ente Morale: D.L. n.224 del
5 aprile 1945
Tel. 039 2050962
Fax 039 303316
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8
il Punto
2010.03
Don Anthony, spalle strette vedute larghe
Seguace di don Tonino Bello, il nuovo responsabile degli oratori
parrocchiali si mette al servizio e riparte dagli ultimi
Originario dell’isola di Gozo
(Malta), don Anthony Mario
Saliba è il nuovo responsabile
dell’attività pastorale degli oratori di S.Anastasia, S.Fiorano e
S.Giorgio. Trentatre anni, ordinato sacerdote nel 2001, l’atteso
successore di don Stefano Rho
(che coadiuvava le attività del
solo oratorio di S.Anastasia) si
è laureato in teologia a Roma
svolgendo, durante gli studi,
il ministero pastorale in una
parrocchia capitolina nell’area
di Piazzale Clodio. Nel 2007,
vinto un concorso indetto dalla
Comunità Europea, si è trasferito in Lussemburgo in qualità di funzionario CE, attività
condivisa con il servizio nella
parrocchia della cattedrale di
Notre Dame de Luxemburg per
la comunità italo-maltese. Nel
mezzo, le importanti esperienze
in USA (New Orleans) e Brasile (nei pressi di Recife) che ne
hanno alimentato la voglia di
confrontarsi con le esigenze di
una vera parrocchia, con il contatto quotidiano e diretto con
le sue molteplici – e tutt’altro
che semplici – realtà. Dimessosi dunque dagli incarichi istituzionali CE, don Anthony ha
accettato la sfida di Villasanta.
“Ho vissuto anche in Inghilterra – ha detto presentandosi lo
scorso 19 settembre ai ragazzi
dell’oratorio G.Bosco – Tifavo
per il Liverpool ma se, come
oggi, un chierichetto veste la
maglia del Chelsea va bene lo
stesso. Cosa faremo in oratorio? In oratorio si viene per stare insieme, per giocare, per pregare e per migliorarci, amando
la Chiesa e i poveri”. Poi,
in inglese, agli adolescenti:
”Touch the Heaven to change
the earth”. Un invito a “toccare
il cielo (il Paradiso) per cambiare la terra”. Anche “Il Punto” rivolge il suo benvenuto a
Don Anthony augurandogli un
veloce e positivo inserimento
nella comunità di Villasanta.
Interrogato sulle responsabilità che lo attendono in questa
nuova esperienza, don Anthony ha risposto sorridendo ma
“toccando” come si tocca con
la spada: “Mi metto al servizio – ha detto - e riparto dagli
ultimi”. In un periodo di crisi
formativa giovanile, quando
le politiche rivolte alla minore
età annaspano nella mancanza di idee e di fondi, al fianco
dell’educazione religiosa e spi-
rituale, anche la
crescita civica e
morale possono trovare spazio tra le mura
di un oratorio
guidato da una
figura di riferimento capace e
autorevole. Per
questo la nostra
comunità cattolica (ma non
solo)
guarda
con attenzione e
fiducia a questo
giovane sacerdote venuto da
lontano sul quale si appoggia
oggi l’importante tradizione
oratoriana locale, da generazioni fucina di uomini di fede ma
anche di impegno e lucida militanza sociale e amministrativa.
l.o.
capaci di futuro
Caro Marchionne, ti scrivo...
Non sembrino lontane le righe che vi propongo di questa missiva a Marchionne (sottoscritta assieme a molti consumatori critici) dal dibattito, tutto villasantese, che si
sta consumando in questi giorni attorno al nuovo Piano Urbano del Traffico. In un’era in cui ci si comincia a domandare seriamente se l’auto non sia uno strumento
obsoleto e dannoso per la collettività, da diversi anni a Davis, in California, si è scelto di pianificare il territorio con un criterio ardito e coraggioso: dare la priorità
a pedoni e biciclette sui veicoli a motore. Ma l’America è lontana e nei paesi della nostra Brianza, in nome di una politica “avanzata” (lascio a voi di decidere in che
senso), si pensa di riaprire al traffico veicolare anche le zone centrali, che da anni si sperimentavano come isole ciclopedonali.
Egregio Dottor Marchionne,
da più di venti anni nel nostro Paese è cresciuta una coscienza critica
del consumatore che non guarda
più solo al prezzo delle merci, ma
vuole sapere come sono prodotte,
con quale impatto ambientale e
con quale uso della forza-lavoro.
Questa nuova e diffusa presa di
coscienza ha portato alla proliferazione su tutto il territorio nazionale dell’esperienza dei G.A.S.
(Gruppo d’Acquisto Solidali),
delle botteghe del C.E.S. (Commercio Equo e Solidale), delle reti
e distretti dell’economia solidale.
Le scriviamo perché siamo preoccupati, come cittadini italiani,
della crisi che attraversa il nostro
Paese sul piano economico, culturale e morale. Noi pensiamo che
non se ne esca guardando al passato, ma prendendo atto che questa fase storica richiede una nuova
responsabilità sociale ed ambientale, dei cittadini/consumatori, dei
lavoratori, delle imprese. Lei rappresenta una grande azienda che
è parte integrante della storia di
questo paese. Non dimentichiamo che F.I.A.T. (Fabbrica Italiana
Automobili Torino) porta nel suo
DNA il binomio Torino-Italia e
non possiamo dimenticare che lo
Stato italiano, dalla prima guerra
mondiale ad oggi, ha sempre lar-
gamente sostenuto questa azienda
per la sua importanza strategica
nella struttura produttiva del nostro paese. Ancora oggi oltre un
terzo della domanda di auto FIAT
proviene dal mercato italiano.
Consapevoli del ruolo politico
sociale e ambientale che il “modello Fiat” rappresenta nel nostro
paese ci stiamo interrogando con
preoccupazione sui piani industriali di Fiat e sulle conseguenze
che tali piani comportano da un
punto di vista sociale e ambientale. Il progetto di Fiat non sembra
francamente realistico. In tutto il
mondo - fatta eccezione per Cina
e India, dove però l’auto italiana
è fuori mercato per il suo prezzo
- il mercato dell’auto è in piena
recessione, eppure Fiat prevede
una forte ripresa della domanda,
che le consentirebbe di produrre e
vendere, con Chrysler, sei milioni
di auto l’anno nel mondo (più del
doppio di oggi) di cui 1,4 milioni
in Italia. La metà di queste auto
dovrebbero venire esportate in
Europa, un mercato che già prima della crisi aveva un eccesso
di produzione del 30-35% . Cosa
succederà ai lavoratori della Fiat
se le previsioni non supereranno
la prova dei fatti?
Ma per la nostra analisi il problema è ancora più profondo: l’auto
secondo noi è un prodotto obsoleto, che viene tenuto in vita solo
perché i finanziamenti pubblici
(soldi dei contribuenti) lo hanno
sostenuto. Una classe dirigente
politica e industriale pigra e avida
ha scelto, invece di convertire la
produzione verso comparti davvero in crescita dove le opportunità ci sono (fonti di energia
rinnovabili, efficienza energetica,
mobilità sostenibile, edilizia ecologica, ecc), di tenere in vita un
modello di mobilità moribondo,
avvalendosi di una serie di condizioni favorevoli: i contributi pubblici e la mancanza di alternative
per i lavoratori, che, in un Paese
arretrato, dove non esiste dinamismo industriale, non possono
permettersi di riciclarsi in altre
grandi aziende. Secondo noi Fiat
potrà riabilitare la sua immagine e
la sua credibilità solo se verranno
compiute drastiche scelte di compatibilità ambientale e risparmio
energetico. Nel lungo periodo, in
tutto l’Occidente bisognerà pensare ad una riconversione verso
altre produzioni rispondenti ai
nuovi bisogni emergenti. Ma,
come disse Keynes, nel lungo periodo saremo morti tutti, per cui
dobbiamo pensare subito ad una
complessa fase di transizione e
riconversione. Dopo anni di so-
stegno statale alle produzioni e ai
consumi, incluse le delocalizzazioni della sua azienda sostenute
da denaro pubblico, sarebbe oggi
l’ora di invertire la rotta. FIAT
potrebbe finalmente utilizzare la
sua influenza politica per incentivare una concezione sostenibile
del rapporto tra cittadini-lavoroambiente. Occorre che la polis
privilegi decisamente il trasporto
pubblico rispetto a quello privato:
avremo bisogno di treni e tram
più che di automobili e FIAT nei
suoi piani industriali dovrebbe tenerne conto, cosa che attualmente
non fa. Per quanto riguarda il presente di FIAT come azienda produttrice di auto, noi riteniamo che
se FIAT desidera mantenere una
posizione importante sul mercato
italiano deve pensare ad un Patto
con i lavoratori ed un Patto con
i consumatori. Sul primo non è
compito nostro esprimerci, sul
secondo vogliamo dire con franchezza quello che pensiamo. Noi,
come rappresentanti di diverse organizzazioni di consumatori e reti
di economia solidale, vorremmo
acquistare auto - nella misura in
cui non sia possibile rinunciare ad
averne una - sempre più piccole,
leggere, meno inquinanti e prodotte nel rispetto dei diritti e della
qualità della vita dei lavoratori.
In passato, abbiamo contribuito a
boicottare con successo - in Italia
e nel mondo – grandi imprese globali (dalla Nestlè alla Del Monte,
per citarne solo alcune) e queste
grandi imprese hanno dato spesso
delle risposte positive, sia pure da
monitorare nel tempo. Per questo riteniamo che Lei debba non
sottovalutare le scelte dei consumatori responsabili, del mondo
dell’economia solidale e auspichiamo che Lei voglia recuperare l’immagine, oggi gravemente
compromessa, dell’azienda che
rappresenta. Vorremmo ricordarle il dato dell’ultima ricerca condotta dal compianto Giampaolo
Fabris sui consumatori italiani: il
18% è orientato nelle sue scelte
da considerazioni etiche, sociali
ed ambientali. Noi sogniamo una
FIAT “fabbrica modello per i lavoratori e per l’ambiente”, come
in passato è stata l’Olivetti del
grande Adriano. Come cittadini
e consumatori italiani saremmo
disposti a prendere in considerazione un’auto solo nel caso in cui
avesse questo pedigree. Se, invece, pensa che il mercato italiano
sia marginale per la sua azienda,
allora continui nella strada intrapresa. Il tempo dirà chi aveva
avuto ragione.
Sergio [email protected]
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