Diocesi di Verona
INFORMAZIONI PASTORALI
QUARESIMA 2011
Pastorali
– Quaresima
20112, DCB VERONA
1
ANNO 8 - N° 1 - Trimestrale - Poste Italiane s.p.a. - Sped. inInformazioni
Abb. Post. - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004
n. 46) art. 1, comma
In caso di mancato recapito restituire all’Ufficio di Verona CMP - detentore del conto, per la restituzione al mittente, previo pagamento resi.
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VENERDÌ 11 MARZO
ORE 20.30
CATTEDRALE DI VERONA
il vescovo
consegna ai rappresentanti delle parrocchie il
LIBRO DI QOÈLET
LIBRO DI QOÈLET
Il libro grande da esporre in chiesa sarà consegnato ai rappresentanti
delle parrocchie nella celebrazione dell’11 marzo in cattedrale.
Il libro piccolo, con commenti e riflessioni, per la lettura persona
o il confronto in gruppo è a disposizione in sezione pastorale o nelle
librerie cattoliche. È stato curato dal prof. Don Martino Signoretto
insieme a una equipe di laici e consacrati.
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COMPORTATEVI COME FIGLI DELLA LUCE
(Ef 5,8)
IL TEMA
F
igli si nasce o figli si diventa? L’alternativa
è solo apparente. Non c’è dubbio, infatti,
che avere avuto la vita fisica dai nostri genitori ci rende biologicamente figli di qualcuno. È
altrettanto vero che su tale base biologica va
costruito un rapporto che renda ragione di ciò
che siamo. Figli si impara a diventarlo un po’
alla volta, riconoscendo con gratitudine il dono
ricevuto e corrispondendovi con rispetto, affetto e amore. Figli si impara a diventarlo lungo
tutta la vita, perché essere figli a quindici anni,
esserlo a trenta, o esserlo a cinquanta non è
precisamente la medesima cosa. Sempre figli si
è, ma in modo completamente differente.
Capita anche che qualcuno nasca, sì, figlio, ma
non lo diventi mai del tutto, estraneo in casa
dei suoi, tenuti soltanto per essere sfruttati in
ciò che serve, mai del tutto corrisposti in ciò
che vale.
Anche nella vita cristiana funziona più o meno
alla stessa maniera. Figli si nasce dal Battesimo,
perché qualcuno ci accoglie e riconosce: Dio
Padre. Figli si impara a diventarlo un po’ alla
volta e non si interrompe mai questo tirocinio.
Vi sono periodi, infatti, in cui ci sentiamo più
vicini a Dio Padre e, al contrario, momenti nei
quali ci comportiamo come fossimo orfani del
tutto; stagioni nelle quali sentiamo o cerchiamo la sua presenza e mesi nei quali ci pare non
soffrire più di tanto la sua assenza.
Vogliamo in questa Quaresima provare a recuperare la coscienza di essere figli, provocati
anche dall’itinerario battesimale (anno A) che
le letture ci suggeriscono. Il nostro progetto
pastorale, strutturato attorno alla corresponsabilità comunionale di carismi e ministeri, ci
invita a riscoprire la fondamentale base battesimale, a partire dalla quale si possono poi differenziare le scelte di vita e di servizio: «In forza
della comune dignità battesimale il fedele laico
è corresponsabile, insieme con i ministri ordi-
nati e con i religiosi e le religiose, della missione
della Chiesa» (Christifideles Laici, 15). A partire
dal Battesimo siamo anche invitati a riscoprire
e valorizzare il sacerdozio comune dei fedeli,
così come lo indica la costituzione dogmatica
Lumen Gentium (n°10) del Vaticano II e il Catechismo della Chiesa Cattolica (§ 1268.15461547).
Il libro di Qoèlet che la diocesi consegna alla lettura e alla catechesi in parrocchia, diventa il filo
conduttore per riportare nelle questioni concrete del vivere quotidiano questo spirito di figli.
IL SEGNO
• Collochiamo in luogo opportuno una
grande veste battesimale bianca con ricamato o disegnato sopra una conchiglia
che versa acqua. Accanto trova posto lo slogan «Comportatevi come figli della luce»,
Ef 5,8. Settimana dopo settimana, collocheremo un segno e una scritta ulteriore.
• Il primo venerdì di quaresima in cattedrale il vescovo consegna il formato grande
del libro di Qoèlet da collocare accanto
(o all’inizio della navata) per tutto il tempo
quaresimale.
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PRIMA DOMENICA
«Il pane dei figli»
Qualche tempo fa una prestigiosa casa automobilistica invitò giornali e TV alle prove su
strada di un modello che avrebbe dovuto di lì
a poco entrare nel mercato delle vendite. Sul
più bello della prova, in prossimità di curve un
po’ secche, l’auto sbandò in modo clamoroso
e uscì fuori strada. Ci si accorse che la stabilità
doveva essere migliorata. Il modello fu ritirato
per qualche tempo in attesa di aggiustamenti
strutturali.
La prova, di per sé, non è negativa. È fatta
apposta per “testare” il prototipo che deve
dimostrare di essere all’altezza delle aspettative. Se il paragone non è irriverente, il vangelo
delle “tentazioni” si potrebbe paragonare alla
prova su strada. Ci si mette di fronte a pericoli
reali che in futuro si sarà chiamati ad affrontare e si vede che affidabilità si può avere. Le
classiche tentazioni, allora, non sono altro che
l’anticipo, o la sintesi, delle mille scelte e decisioni di vita che, anzitutto il Signore Gesù, e
anche ciascuno di noi siamo chiamati a operare per dare alla nostra esistenza una affidabilità filiale. Ben vengano, dunque, le prove e le
tentazioni se da queste ne usciamo irrobustiti
nelle motivazioni e nelle opzioni fondamentali. Maledette le prove e le tentazioni, se al
contrario indeboliscono ulteriormente la nostra tenuta, fino a compromettere del tutto
l’incolumità spirituale.
«Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto ma la carne è debole» (Mt 26, 41), suggerisce il Maestro che
pure ci ha consigliato di pregare così: «E non
abbandonarci alla tentazione» (Mt 6,13).
Non c’è dubbio che la carne è debole. Infatti anche il Figlio dell’uomo «alla fine ebbe
fame», come precisa il vangelo di questa domenica. È il segno di una fragilità e di una
vulnerabilità che in momenti particolari risulta particolarmente esposta. E il Figlio che fa?
Di cosa si nutre? Cosa cerca per saziare questo appetito? Il Figlio sa benissimo che non
si campa a pancia vuota, ma sa altrettanto
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bene che per saziare la “fame” di senso e di
vita ci vuole dell’altro. Il pane è sicuramente
necessario e ne sappiamo qualcosa noi italiani, nati e cresciuti nella cultura del pane:
infatti sulla nostra tavola non manca mai! Se
ci tolgono il pane, non ci sembra nemmeno
di mangiare!
Oltre alla pancia, c’è però un’esistenza da riempire di senso e significato. Il figlio accoglie
e riceve dal Padre un altro tipo di pane in grado di corrispondere a un altro tipo di fame.
«Mio cibo è fare la volontà del Padre mio»
(Gv 4,34), aggiunse una volta il Maestro. Detto in altro modo: «Non di solo pane vivrà l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca
di Dio».
Pane e Parola sono allora i due alimenti ordinari sulla mensa del figlio. Ambedue ricevuti
come dono («dacci il nostro pane quotidiano») e riconosciuti tali. Sono doni che fanno
vivere e che dicono che non posso presumere
di bastare a me stesso/a, che non trovo la vita
in me stesso/a. Dipendo da altro. Dipendo da
un Altro.
SEGNO
Accanto alla veste battesimale collochiamo
Pane e Vangelo: il cibo quotidiano dei Figli
di Dio. Lo accompagna la scritta “Il pane dei
figli”. Dopo la comunione si potrebbe consegnare a un bambino, un giovane, un adulto
e un anziano il pane e la Parola, per significare che a ogni età siamo chiamati a saziarci di
questi cibi.
All’inizio della messa si potrebbe portare processionalmente il Libro di Qohelet e collocarlo
accanto alla veste battesimale.
Questa domenica potrebbe essere l’occasione per presentare brevemente alla comunità
l’esortazione post-sinodale “Verbum Domini”, eventualmente pubblicandone alcuni
passaggi sul foglio domenicale fino a Pentecoste.
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SECONDA DOMENICA
«La strada dei figli»
Gesù doveva proprio essere un appassionato
di monti, o almeno così ce lo presenta l’evangelista. C’è il monte delle tentazioni, il monte
delle beatitudini, il monte della trasfigurazione,
il monte dove se ne va a pregare tutto solo (Mt
14,23), il monte degli Ulivi, il monte dell’ultima apparizione e del mandato missionario (Mt
28,16). Non soddisfatta di tale abbondanza, la
tradizione ne ha aggiunto un altro: il monte Calvario. Ogni religione ha i suoi sacri monti, forse
per avvicinarsi al cielo, luogo del divino. O forse
per allontanarsi dalla terra, luogo della confusione e dei fraintendimenti.
Il monte indica una strada in salita, con sentieri faticosi e scoscesi, dove spesso il respiro si fa
corto e le energie vengono a mancare. L’alto
monte della trasfigurazione si colloca metaforicamente in mezzo a due altri alti monti: i due
annunci di passione che incorniciano l’episodio,
facendogli da corona.
Il Figlio, l’amato, è perfettamente consapevole
che non c’è paragone tra la fatica a salire il Tabor e quella che gli sarà chiesta a salire il Calvario. Ma la strada che il Figlio è chiamato a percorrere è altra.
Pietro vorrebbe fermarsi ancora un po’ di tempo
lassù per prendere fiato o forse perché sa benissimo che seguire il Maestro sulla sua strada richiede il triplo di fatica. E così quando Pietro, Giacomo e Giovanni saliranno per l’ultima volta sul
monte degli Ulivi insieme con Gesù, crolleranno
e saranno nuovamente presi da grande timore.
Figli nel Figlio, amati nell’Amato, noi non possiamo presumere di avere sconti. La nostra tentazione invece è di prendere la circonvallazione,
piuttosto che la mulattiera del Calvario, come
ricordava mons. Tonino Bello.
Anche ad Abramo è stato chiesto di prendere
una strada in salita, senza altre sicurezze se non
una parola di pura promessa. Eppure si è affidato fino in fondo. Proprio come il Figlio si affida
al Padre.
SEGNO
Per indicare la strada che noi, Figli nel Figlio, siamo chiamati a percorrere in compagnia di Gesù,
il segno di questa domenica sarà un paio di sandali. Servono per metterci in viaggio come Abramo o per salire sui “monti” come Gesù. Accanto
trova posto la scritta: “La strada dei figli”.
Allo scambio di pace i ragazzi potrebbero consegnare ai presenti un sandalo di cartoncino,
con una scritta adatta («Segui Gesù sulla sua
strada», o simili).
Oppure durante il canto finale, si potrebbe anche invitare chi lo desidera a mettere la propria
firma sul “libro dei catecumeni”, di coloro cioè
che scelgono di seguire Gesù sui suoi monti, sulla sua strada.
TERZA DOMENICA
«L’acqua dei figli»
I medici non smettono di raccomandare a giovani e anziani di bere molto: almeno un litro, se
non di più, al giorno. Intendiamoci: non Coca
o Sprite, ma semplicemente acqua.
Perché di acqua siamo fatti al 50% e il cor-
po ne ha estremo bisogno. Il sintomo più evidente, che è anche il meccanismo regolatore
dell’organismo, è la sete.
«Dammi da bere», chiede persino il Figlio di
Dio, affaticato per il viaggio e disidratato dalla
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sudata. «Perché ci hai portati qui. Per farci morire di sete?», accusano i fuoriusciti dall’Egitto
nel bel mezzo del deserto.
Diventano così le occasioni per fare chiarezza
su cosa serve e vale veramente nella vita. E in
questo si cimenterà Gesù con la samaritana e
Mosè con il popolo.
Prima, però, c’è una sorta di pre-condizione: si
tratta di conoscere – o meglio riconoscere – il
dono e i doni di Dio. «Se tu conoscessi il dono
di Dio». La donna è invitata a riconoscere che
davanti a sé c’è il Dono del Padre per eccellenza, il dono del Dio-che-dona, non certo del
Dio-che-pretende.
Il popolo nel deserto è invitato a riconoscere
i segni della vicinanza di Dio, i segni che indicano autentica liberazione e libertà definitiva.
Ma questi segni non sempre vengono colti.
Anzi di frequente sfuggono o, peggio, vengono equivocati. «Il Signore è in mezzo a noi sì
o no?». Non si tratta di domanda superficiale.
È la questione centrale per un credente. Paolo
aggiunge che la speranza non delude, perché
«l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuo-
ri», come si versa acqua abbondante in una
coppa o come si versa acqua preziosa su un
terreno riarso.
Un giorno l’acqua del Battesimo è stata riversata sulla nostra testa a significare l’abbondante
amore di Dio che viene a inondare di grazia
l’esistenza e irrorare la sete di vita che ci sentiamo dentro. Così annota il prefazio: Gesù «chiese alla samaritana l’acqua da bere, per farle il
grande dono della fede, e di questa fede ebbe
sete così ardente da accendere in lei la fiamma
del Tuo amore».
SEGNO
L’acqua della samaritana con la scritta “L’acqua dei figli”.
Si potrebbe fare all’inizio della messa l’aspersione con l’acqua benedetta, eventualmente partendo dal battistero per valorizzarne la
presenza. Si avrà attenzione a richiamare altresì l’acqua della notte di Pasqua, che in molte
parrocchie viene consegnata e portata nelle
famiglie.
QUARTA DOMENICA
«Occhi nuovi di figli»
Chi era cieco, adesso ci vede. Chi credeva di
vederci, rimane più cieco del primo. È questo il curioso rovesciamento raccontato nel
vangelo, non senza un pizzico della caratteristica ironia giovannea. Il Padre vuole che i
suoi figli passino dalle tenebre alla luce e ha
inviato il proprio Figlio a squarciare il velo
che ci copre gli occhi. Solo con questo intervento possiamo giungere a dire: «Credo,
Signore!».
Dopo questo intervento, dono di grazia,
anche la vita assume una luce differente e
possiamo leggere persone, fatti e situazioni
in tutt’altra prospettiva.
Il Battesimo che abbiamo ricevuto ci dona di
poter far nostro lo sguardo di Dio e, come
Lui, non fermarci alle apparenze.
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L’uomo, infatti, vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore (prima lettura). O, detto
altrimenti, l’uomo guarda solo con gli occhi;
il Signore guarda con il cuore.
Con gli occhi si vede solo l’esterno: serve il
cuore per leggere qualcosa d’altro, qualcosa di più. «L’essenziale è invisibile agli occhi» (Antoine de Saint-Exupéry) e per vederlo occorre riconoscere il bisogno di una cura
particolare. Perché il peccato è una cateratta difficile da rimuovere e solo un chirurgo
bravo come il Signore riesce nell’operazione.
«Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore.
Comportatevi perciò come figli della luce»,
precisa la seconda lettura.
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SEGNO
Un paio di occhiali da vista per riuscire anche noi a “vederci bene”, dentro e fuori. Vedere e riconoscere dentro di noi il peccato
che acceca. Vedere e riconoscere in Gesù
l’unico Signore. Vedere e riconoscere in chi
ci sta accanto un figlio di Dio come noi e perciò un fratello (non una minaccia). La scritta
“Occhi nuovi di figli”.
QUINTA DOMENICA
«Vita nuova da figli»
Siamo in presenza dell’ultimo dei grandi segni
che Gesù offre. Anzi, meglio, del penultimo,
dal momento che l’ultimo segno sarà lui stesso sulla croce. Fin qui è apparso chiara la potenza che ha il Signore di ricostituire l’umanità
in quella medesima integrità con la quale era
uscita dalle mani del Creatore. Ha mostrato
di saperci liberare da tutto ciò che ci offende,
ci limita, ci mortifica. Ha detto e ha fatto in
modo che il male non possa essere l’ultima
parola. Questa volta però siamo in presenza
non di un male, ma di quello che noi umani
consideriamo il male, senza aggiunte o ulteriori aggettivi: la morte.
A dire il vero ci ricordiamo di alcune chiare parole che Gesù aveva pronunciato a suo tempo,
per dire apertamente che chi non crede in Lui
è già morto, anche se cammina ancora; e chi
crede in lui non morirà in eterno. Eppure Lazzaro muore, torna a vivere e morirà di nuovo.
C’è una morte indifferente (quella biologica),
una morte da temere - che è il non credere
nel Figlio di Dio - e una morte da desiderare
che è il morire con il Signore, che poi non è
nemmeno morire ma un vivere eternamente
(«anche se muore, vivrà»).
Infatti il tema della vita attraversa l’intero vangelo di Giovanni, dalla sua prima pagina, il
prologo («In lui era la vita, e la vita era la luce
degli uomini», Gv 1,4), fino all’ultima («Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù
è il Cristo, il Figlio di Dio, e credendo abbiate la vita nel suo nome», Gv 20,31). L’intera
sua missione è sintetizzata: ««Io sono venuto
perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza», Gv 10,10. Non stupisce allora vederlo
all’opera per restituire la vita a Lazzaro. Una
vita fisica, sì, che però non è altro che l’ombra
di una vita più piena che non potrà mai più
abbruttire, impoverire o diminuire di intensità. Dove trovare questa vita, dove incontrarla,
come ottenerla?
«Io sono la risurrezione e la vita!». Da battezzati siamo stati innestati in questa vita e
questa scorre ora nelle nostre vene. Lasciamo
che sprigioni tutta la sua freschezza di energia
e ci trasformi radicalmente.
SEGNO
Fiori di primavera (mandorlo, o altro…) che
indicano la ripresa della vita. Accanto la scritta
“Vita nuova da figli”
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Centro pastorale
famiGliare
CENTRO DIOCESANO DI PASTORALE FAMILIARE
Piazza San Zeno, 2 – 37123 Verona - Tel. e Fax 045 8034378
E-mail: [email protected]
Sito internet: www.portalefamiglie.it – www.diocesiverona.it
Famiglia, Formazione,
Accompagnamento, Educazione
S
ono le quattro parole chiave presenti negli Orientamenti pastorali dell’Episcopato
italiano per il decennio 2010-2020 “Educare
alla vita buona del vangelo” a cui vogliamo
ispirare la nostra attenzione dei prossimi mesi
e anni.
Basta leggere alcuni passi “La famiglia va
dunque amata, sostenuta e resa protagonista attiva dell’educazione non solo per i figli,
ma per l’intera comunità. Deve crescere la consapevolezza di una ministerialità che scaturisce dal sacramento del matrimonio e chiama
l’uomo e la donna a essere segno dell’amore
di Dio che si prende cura di ogni suo figlio.
Corroborate da specifici itinerari di spiritualità, le famiglie devono a loro volta aiutare la
parrocchia a diventare «famiglia di famiglie».
Gruppi di sposi possono costituire modelli di
riferimento anche per le coppie in difficoltà,
oltre che aprirsi al servizio verso i fidanzati e
i genitori che chiedono il battesimo per i figli,
verso le famiglie segnate da gravi difficoltà, disabilità e sofferenze. (n. 37).
Sono parole impegnative e che da sole costituiscono tutto un programma. Noi ci proviamo.
cccccc
INCONTRI DI FORMAZIONE
PER ANIMATORI DI
PASTORALE FAMILIARE
Avere nelle nostre comunità formatori preparati, aggiornati e motivati è un punto di partenza indispensabile per avere “famiglie protagoniste” e parrocchie “famiglie di famiglie”.
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Due i prossimi appuntamenti in programma:
Sabato 26 febbraio 2011
San Zeno Maggiore, alle ore 15.30
sul tema
Coppie in situazioni matrimoniali difficili:
una chiesa che sa accogliere
L’attenzione alle coppie che si trovano in situazioni difficili o irregolari è da molti anni
una delle priorità della Chiesa Italiana, con
importanti indicazioni contenute in vari documenti come la Familiaris Consortio, il Direttorio di Pastorale Familiare e Il volto missionario
delle parrocchie in un mondo che cambia.
A fronte della “crudezza” dei dati che evidenziano un numero crescente di crisi familiari, si
sente sempre più l’urgenza di attuare un atteggiamento pastorale che traduca concretamente la vicinanza di Dio a quelle famiglie che
affrontano crisi profonde. Tutti siamo chiamati
a contribuire all’edificazione di un contesto
comunitario e pastorale capace di stimolare e
sostenere il cammino di fede possibile anche
per queste persone.
Gli argomenti dell’incontro e la competenza
dei relatori offriranno oltre che un’occasione
di conoscenza e di approfondimento , anche
la possibilità di scambio di esperienze e proposte.
È previsto l’intervento di Mons. Eugenio Zanetti e della sua equipe del Gruppo la “Casa”
della Diocesi di Bergamo. Saranno anche presentate alcune delle esperienze promosse in
Diocesi (gruppi di condivisione).
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L’invito è rivolto a quanti hanno “passione per
la famiglia”, laici, sacerdoti, religiosi, religiose,
specialisti (es. operatori di consultori familiari,
mediatori familiari, psicologi, legali), ma anche
animatori di gruppi sposi e di corsi fidanzati.
Sabato 26 marzo 2011
San Zeno Maggiore ore 15,30
Attraverso una particolare lettura della Parabola del Buon Samaritano saranno sviluppati
alcuni stili educativi familiari, quali l’attenzione
all’altro, la responsabilità delle scelte, la cura di
chi si trova in difficoltà, l’ospitalità e la gratuità.
Per informazioni sui costi e sulle modalità di
iscrizione è necessario telefonare al Centro di
Pastorale (045 – 8034378) o inviare una email:
[email protected].
sul tema
Celebrare il mistero grande dell’amore:
il sacramento del matrimonio
È prevista la partecipazione di don Paolo
Gentili, Direttore dell’Ufficio Nazionale Famiglia della CEI.
Sempre dal recente documento dei Vescovi (n.
37) si può leggere come “La preparazione al
matrimonio deve assumere i tratti di un itinerario di riscoperta della fede e di inserimento
nella vita della comunità ecclesiale. Il tempo
del fidanzamento può essere valorizzato come
un’occasione unica per introdurli alla bellezza del Vangelo, che essi possono percepire in
modo più profondo perché la sperimentano
nella ricerca di una relazione d’amore.
È quindi auspicabile che nelle comunità parrocchiali incontrino coppie mature da cui essere incoraggiate e sostenute nel passo decisivo”.
L’obiettivo di questo incontro è mettere a fuoco alcuni temi relativi alla preparazione e celebrazione del Sacramento del Matrimonio alla
luce di queste ultime indicazioni e della reale
situazione dei fidanzati di oggi.
cccccc
SETTIMANA DI FORMAZIONE E VACANZA
Anche quest’anno proponiamo in estate
un’esperienza formativa e di vacanza in
montagna.
La località sarà San Giacomo di Valle Aurina
(Bolzano), presso la Casa Vacanze Kapellenhof
nella settimana che va da sabato 6 a sabato 13
agosto 2011
Il tema proposto è in linea con tutto con il progetto pastorale, sia nazionale che locale:
Educarsi in famiglia a … “nello stile di Cristo”
ALTRI APPUNTAMENTI
IN PROGRAMMA
Nei mesi di marzo e aprile si concludono i diversi cammini proposti per quest’anno pastorale.
1 PER DANZARE INSIEME - INCONTRI
PER FIDANZATI E GIOVANI COPPIE
Gli incontri proposti hanno l’obiettivo di
aiutare le coppie a riflettere sul loro progetto di vita. Questi incontri favoriscono
momenti di riflessione di coppia e di gruppo, ritenuti sempre più indispensabile in
una società frenetica come l’attuale.
Gli ultimi due appuntamenti di quest’anno
sono in programma:
- Domenica 6 marzo sul tema Il dialogo
nella coppia, con Elisabetta e Alberto
Golin
- Domenica 10 aprile sul tema Narrare
e narrarsi la vita di coppia, con Fratel
Enzo Biemmi).
Gli incontri si svolgono a San Fidenzio, dalle ore 15.30 alle 18.30.
2 FAMIGLIE IN CAMMINO
Nell’itinerario di quest’anno le coppie partecipanti hanno potuto riflettere su alcuni atteggiamenti che dovrebbero contraddistinguere una coppia e una famiglia cristiana: la
passione, la condivisione, la riscoperta ogni
giorno del dono dell’amore, la costanza, la
pazienza, il “fidarsi e l’affidarsi”.
Anche in questo caso sono in programma
gli ultimi due appuntamenti:
- Domenica 6 marzo sul tema Vivere la
speranza come dipendenza da Dio, con
la nota biblista Antonella Anghinoni
- Domenica 10 aprile (insieme ai fidanzati
e alle giovani coppie) Fratel Enzo Biemmi
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ci aiuterà a capire l’importanza della relazione e della comunicazione all’interno
della coppia e della famiglia (Narrare e
narrarsi la vita di coppia).
Gli incontri si svolgono a San Fidenzio,
dalle ore 15.30 alle 18.30.
3 BIBBIA, ARTE E FAMIGLIA:
UN DIALOGO A TRE VOCI
Si conclude con l’appuntamento del 20
marzo il ciclo di incontri, promossi in collaborazione con l’Ufficio Catechistico, e che
ha visto l’approfondimento di tematiche familiari partendo da un approfondimento biblico (con Suor Grazia Papola), da un’opera
d’arte (con don Antonio Scattolini) e l’attualizzazione (con una coppia).
Sede dell’incontro è il Mericianum di
Desenzano, con inizio alle ore 16.
Il tema sarà “Forte come la morte è l’amore”, con una lettura biblica e artistica del Il
Cantico dei Cantici.
cccccc
RUOLO DEI GRUPPI
FAMILIARI NELLA
PASTORALE PARROCCHIALE
A fine novembre il Centro di Pastorale Familiare ha organizzato una giornata di formazione
e di aggiornamento sul ruolo dei gruppi familiari nella pastorale parrocchiale, rivolto a tutti
ma in modo particolare alle coppie che sul territorio animano tale esperienza.
I gruppi familiari o gruppi famiglia (GF) “costituiti dal libero ritrovarsi insieme delle comunità coniugali e familiari in quanto tali, sotto
la guida responsabile di coppie animatrici adeguatamente preparate e mantenendo un costante e fraterno confronto con i presbiteri …
affondano le loro radici in motivazioni di natura tipicamente ecclesiale e profondamente
cristologica” e permettono di introdurre “nella
comunità ecclesiale uno stile più umano e più
fraterno di rapporti personali che rivelano la
dimensione familiare della Chiesa” (Direttorio
di Pastorale Familiare, n. 127).
Per tutti questi motivi i GF sono strumen-
10
ti “molto preziosi per favorire nelle coppie e
nelle famiglie la loro specifica vita secondo lo
Spirito” (n. 128).
Ad approfondire questa tematica sono stati chiamati Mons. Valter Danna (Direttore
dell’Ufficio Famiglia della Diocesi di Torino e
Preside della sezione di Torino della Facoltà
Teologica dell’Italia Settentrionale) e Mons.
Gaetano Pozzato (Parroco Moderatore delle
Parrocchie di Zevio, Perzacco e Volon; già Vicario Episcopale per la Pastorale).
Di seguito si riporta un’ampia sintesi delle due
relazioni.
Il CPF è a disposizione per fornire un’ampia
documentazione su questa tema, come i sussidi utilizzati negli incontri di spiritualità e nelle
settimane formative.
Relazione di Mons. Danna:
Il ruolo dei gruppi familiari
nella pastorale parrocchiale
Nell’attuale difficile contesto occorre lavorare perché la famiglia riprenda il suo ruolo di
“cellula vitale della società”, continui ad essere una risorsa per il mondo e riacquisti il suo
ruolo attivo nella vita e nello sviluppo della
“Famiglia umana” (società) e della “Famiglia
di Dio” (chiesa), attraverso la sua missione di
mediazione umanizzante cioè di formazione,
sostegno e accompagnamento della persona
nella realizzazione di quei compiti e di quelle
relazioni che rendono la sua vita degna di essere vissuta.
Dobbiamo essere consapevoli che è necessario
mettere in atto da parte della Chiesa ogni sforzo per aiutare la famiglia, che oggi è più che
mai sola e fragile, perché sia in grado di sostenere il suo compito e la sua responsabilità:
troppo facile è la retorica sulla famiglia a tutti
i livelli, ma ben più difficile è lavorare e offrire
degli strumenti concreti perché realmente gli
sposi e i genitori siano in grado, in questa temperie culturale e sociale, di compiere la loro
meravigliosa missione, ma non in solitudine!4.
Resta ancora molto da fare, proprio nel promuovere la cosiddetta “soggettività” della
4
C.E.I., Educare alla vita buona del Vangelo, n. 37.
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famiglia, e in quest’ottica il tema dei gruppi
familiari nella pastorale parrocchiale (e più in
generale nella vita sociale ed ecclesiale) può
rivestire un valore particolare come un’occasione da non sprecare, perché davvero si lavori
per il bene-essere della famiglia e della Chiesa.
In particolare è importante la cura delle giovani coppie: «Si tratta di custodire le fasi iniziali
della vita coniugale, di farsi loro compagni e di
porre le basi di un cammino di formazione che
duri per tutta la vita».
Identità del GRUPPO FAMILIARE
Il DPF definisce il gruppo familiare come luogo
di crescita nella fede e nella spiritualità propria
dello stato coniugale; momento di apertura
alla vita parrocchiale e comunitaria e stimolo
al servizio pastorale nella Chiesa e all’impegno
nella società civile5.
Si può riassumere, dicendo che il Gruppo
familiare è una struttura permanente di
cura della famiglia da parte della comunità parrocchiale che è «l’ultima localizzazione
della Chiesa», cioè «la Chiesa stessa che vive in
mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie»
(Chistifideles Laici, n. 26)6.
Il DPF evidenzia alcune caratteristiche dei gruppi familiari, quali:
1) La libertà nella costituzione, che se da un
lato ne fanno una struttura non ordinaria e
integrante nella pastorale familiare, facendoli
così qualche volta vivere a margine della comunità parrocchiale, quasi con sotto il sospetto di
esprimere una pastorale di élite o di salotto,
dall’altra ne sottolinea la possibilità che essi diventino per l’intera parrocchia un’opportunità
qualora si passi dalla semplice loro tolleranza a
una proposta integrata nella pastorale d’insieme di una parrocchia (o di un’unità pastorale,
laddove già esista).
2) Il ruolo delle coppie animatrici nella conduzione dei GF è in piena sintonia con la visione ecclesiale /magisteriale della famiglia come
soggetto attivo della pastorale, ruolo che pone
il problema della formazione di queste coppie.
5
C.E.I., Comunione e comunità nella Chiesa domestica, n. 24:
ripresa da Direttorio di Pastorale.Familiare n. 126.
6 Cfr. G. GRANDIS, «I “Gruppi Familiari”: una struttura permanente di cura pastorale della famiglia», in V. DANNA, Famiglie
in cammino. Proposte di incontri per gruppi famiglia, Effatà,
Cantalupa (Torino) 2008, p. 10.
3) Il rapporto con i presbiteri sottolinea anzitutto il nesso teologico tra due sacramenti,
matrimonio e ordine, entrambi detti “sacramenti sociali” ossia conferiti per una missione
nella Chiesa, e in secondo luogo richiama la
reciproca possibilità di crescita spirituale tra
coppie di sposi e presbiteri attraverso un cammino, che fa bene sia alle coppie che si sentono “rassicurate” dalla presenza della chiesa
attraverso il ruolo specifico del ministro ordinato, sia al presbitero che nella relazione con gli
sposi può acquisire una visione delle cose più
concreta e realistica, oltre che una nuova fiducia nel ruolo positivo e fraterno dei laici nelle
“cose di chiesa” senza dover sempre portare
lui tutto il peso della pastorale.
4) I gruppi familiari, da un punto di vista cristologico/ecclesiale rappresentano la risposta a una chiamata del Signore ad associarsi e
a formarsi per andare verso tutti, in particolare
verso gli ultimi che sono i preferiti dal Signore,
realizzando così la tensione missionaria intrinseca del Vangelo di Gesù Cristo.
5) Infine, i GF introducono uno stile di vita
nella comunità cristiana, in quanto dovrebbero
incarnare un aspetto importante dello stile di
Gesù e una urgenza dell’attuale congiuntura
culturale e pastorale, “i pochi che vanno ai
molti”.
Compiti e funzioni dei GF nella pastorale
familiare
Il GF può essere uno strumento pastorale molto efficace, formato da famiglie cristiane che si
rendono disponibili a una formazione alla luce
della Parola per aprirsi alla testimonianza e alla
prospettiva di un servizio nella pastorale della
Chiesa locale.
Le sue principali funzioni possono essere così
declinate:
1) Considerare la famiglia come valore in
sé e sostenerla in questo momento storico di
grande incertezza tramite momenti formativi
sia di tipo pedagogico-umano che di tipo teologico-spirituale, con un concreto e specifico
metodo di spiritualità di coppia e di famiglia:
preghiera, esperienze spirituali forti, incontro
con la Parola di Dio vissute nella modalità laicale e non clericale.
2) Aiutare la famiglia ad uscire dall’attuale
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ripiegamento/chiusura difensiva (famiglie
poco presenti in parrocchia e nell’ambito sociale), promuovendone la soggettività attiva
nella società civile e nella Chiesa. Il GF sostiene
la famiglia nel suo compito di promuovere ed
educare all’impegno, alla gratuità, all’autenticità delle relazioni svolgendo un ruolo attivo
e fondamentale anche a servizio di altre famiglie, della parrocchia, dei poveri.
3) Realizzare un’esperienza di comunità
che, a partire dal più ristretto ambito parrocchiale, si apre alla Chiesa più ampia e alla società nella consapevolezza dei propri diritti e
delle proprie responsabilità. In questo senso,
opportune sono tutte quelle iniziative diocesane, interdiocesane, nazionali, sociali e politiche
che allargano gli orizzonti.
Così intesi, i GF diventano un antidoto contro
l’individualismo e il soggettivismo che si fondano su una insana rivendicazione di autonomia e libertà decisionale del tutto avulsa dal
bene comune ed ecclesiale.
4) Essere luogo di formazione permanente.
La vita del gruppo implica una formazione permanente sui temi biblici, teologici, pastorali e
di scienze umane. Le varie agenzie di comunicazione (giornali, TV, internet, ecc.) inducono
a vivere una situazione di pluralismo e frammentazione estrema che ingenerano incertezza. Perciò, è necessario acquisire strumenti di
discernimento per superare, nei limiti del possibile, la frantumazione che rende insicuri, incoerenti e insoddisfatti.
5) Rappresentare un modello di orientamento ai valori. Il gruppo, come comunità e
come scuola di vita, favorisce la disponibilità
ad assumere comportamenti di cittadinanza
attiva, di corresponsabilità nella ricerca del
bene comune, di partecipazione al cammino
culturale della realtà in cui si vive e di collaborazione nella vita pastorale delle parrocchie,
delle unità pastorali, delle zone/vicarie e delle
diocesi, in sintonia con i parroci, promuovendo e stimolando uno ‘stile di famiglia’ (relazioni di fiducia, accoglienza, gratuità, ecc.) nelle
altre attività parrocchiali sia formative che di
solidarietà.
I valori che vengono sottolineati sono quelli
della famiglia in sé e della famiglia come servizio alla società: nella misura in cui le famiglie
12
non restano isolate sono rafforzate all’interno
ed efficaci all’esterno.
GF come risposta ad alcune sfide attuali
Il GF è anche un valido strumento di aiuto alle
famiglie cristiane che sono oggi chiamate a
raccogliere nuove sfide nel mutato panorama
sociologico, quali.
1) Sfida dell’identità personale: nella nostra società spersonalizzata e settorializzata,
la famiglia è diventata il luogo primario della
costruzione dell’identità personale, la sfida da
raccogliere è quella di passare da una concezione individualista a una concezione relazionale del soggetto umano: questi non è un individuo isolato, ma un essere in relazione che
costruisce ponti e riconosce l’altro prendendosene cura e non asservendolo.
2) Sfida della reciprocità: l’importanza delle
relazioni fa della famiglia una realtà relazionale
contro l’individualismo e il collettivismo. La sfida della reciprocità si basa sulla relazione con
pari dignità e con la promozione della differenza: non basta l’esserci dei due, non basta
l’essere con l’altro, occorre anche il reciproco
essere per l’altro.
3) Sfida della socialità: la famiglia attuale rivendica il proprio diritto a essere riconosciuta
nella propria soggettività sociale, che andando
contro il rischio di un ripiegamento su se stessa
per coltivare interessi privati ed egoistici; il GF
può davvero aiutare a raccogliere la sfida della
socialità soprattutto incentivando l’associazionismo familiare che forse è il solo strumento
di ristrutturazione dei rapporti tra individuo e
Stato verso una centralità della famiglia come
singolare soggetto sociale.
4) Sfida della temporalità: tempo e vita non
possono essere scissi: la nostra vita, le relazioni
che viviamo, i sentimenti che proviamo si danno solo nel tempo. Tra l’illusione di possedere
il tempo e la disperazione per il suo venir meno
c’è un atteggiamento completamente diverso:
la vigilanza attiva e serena, intesa come capacità di riprendersi il tempo necessario per aver
cura della qualità della vita e delle relazioni familiari. Qui il GF si pone ancora una volta come
strumento provvidenziale e come aiuto per
passare da una concezione quantitativa del
tempo nel suo scorrere inesorabile (il chronos)
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ad una concezione del tempo come occasione
propizia (è il kairòs greco), il momento significativo e propizio per scelte e azioni importanti
anche se feriali.
Conclusione
Le trasformazioni sociali e le sfide poste alla
famiglia evidenziano una posta in gioco alta e
sempre un rischio di fallimento, tuttavia esse
costituiscono anche una reale opportunità
di crescita. Nonostante tutte le sfide e i nodi
problematici riguardanti la famiglia, il cristiano non può essere pessimista, ma anzi si sente
spronato a un impegno e a una promozione,
direi quasi incondizionata, del bene-essere della famiglia, poiché è da questa rinnovata vitalità interna che ne scaturisce un soggetto umano più solido e aperto e, dunque, una società
civile ed ecclesiale più sana e capace di guardare al futuro con speranza e determinazione.
In questa ottica i GF possono essere un’opportunità davvero preziosa di formazione e di
crescita per le famiglie e che, pertanto, la loro
promozione nell’ambito della pastorale parrocchiale non è solo una lodevole ma facoltativa opportunità, ma soprattutto oggi uno degli
strumenti imprescindibili per rendere effettiva
quella promozione della famiglia a reale protagonista della missione della Chiesa come ormai da quarant’anni il magistero ecclesiale va
affermando.
Relazione di Mons. Pozzato:
AL CENTRO LA FAMIGLIA:
l’esperienza in una unità
pastorale
Il progetto pastorale proposto dall’Unità Pastorale di Zevio, Perzacco e Volon è un progetto centrato sulla famiglia e fortemente
giocato sull’educazione. In questo senso ci
sentiamo in sintonia sia con il cammino della
Chiesa in Italia, sia con le indicazioni della nostra diocesi.
Una parrocchia che si limita a tenere in piedi
l’esistente e a sostenere soltanto le scadenze
tradizionali, piano piano si affloscia e si spegne su se stessa. Iniziando il nuovo millennio
il Papa diceva: “È ormai tramontata, anche nei
paesi di antica evangelizzazione, la situazione
di una “società cristiana”, che pur tra le tante
debolezze…si rifaceva esplicitamente ai valori
evangelici. Oggi si deve affrontare con coraggio una situazione che si fa sempre più varia
e impegnativa, nel contesto della globalizzazione e del nuovo mutevole intreccio di popoli
e culture che la caratterizzano. Ho tante volte
ripetuto in questi anni l’appello della nuova
evangelizzazione“(NMI n. 40). Questa nuova
missionarietà di tutti parte e si concentra anzitutto nella famiglia. Il Catechismo della Chiesa Cattolica infatti dice: “Due altri sacramenti,
l’Ordine e il Matrimonio, sono ordinati alla salvezza altrui. … Essi conferiscono una missione
particolare nella Chiesa e servono all’edificazione del popolo di Dio” (ccc1534).
Chi si sposa in Chiesa quindi si sposa non semplicemente per sé, ma riceve un incarico e un
dono per “l’edificazione del popolo di Dio”,
per costruire la comunità cristiana. Vorremmo
quindi valorizzare il compito affidato agli sposi con il sacramento del matrimonio. Gli sposi
sono incaricati di costruire nelle loro case “la
chiesa in piccolo” dove il Vangelo è trasmesso,
coltivato, pregato, vissuto e testimoniato incarnandolo in maniera capillare nelle vicende
quotidiane della vita. L’insegnamento dei Papi
dice: “…la famiglia, come la Chiesa, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e
da cui il Vangelo si irradia. Dunque nell’intimo
di una famiglia cosciente di questa missione,
tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non soltanto comunicano
ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro
lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E
una simile famiglia diventa evangelizzatrice di
molte alte famiglie e dell’ambiente nel quale è
inserita” (EN 71).
Partendo da qui vogliamo pensare la parrocchia come una rete di famiglie, una comunione tra famiglie, e la famiglia come il luogo
normale di formazione permanente e di evangelizzazione.
Per la mentalità ereditata dal passato, il luogo
dove si fanno le cose religiose è la parrocchia.
Ogni componente lascia la famiglia e va in parrocchia. La famiglia è soltanto destinataria dei
servizi della parrocchia. Vorremmo far partire
un procedimento inverso: la famiglia sia il luogo primo e più normale dove si vive la religio-
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sità e la fede. Questo diventi il luogo normale
dove si alimenta e si dà forma (formazione)
alla fede. A questo scopo gli sposi hanno ricevuto un sacramento.
Giovanni Paolo II diceva «La parrocchia deve
cercare se stessa fuori di se stessa». (18 febbraio 1988).
perché non si perdano dopo il primo contatto
ma siano aiutati ad esercitarsi nella fede.
Prendiamo in considerazione tre esperienze
che possono funzionare come porte d’ingresso ad una riscoperta della fede e un progressivo inserimento nei gruppi famiglia.
Le porte d’ingresso privilegiate sono tre:
Una rete di gruppi sposi come cammino permanente
1. Battesimo dei bambini
Una famiglia cristiana isolata è una contraddizione perché la Chiesa è una fraternità. Una
famiglia cristiana non è consumatrice di servizi
religiosi parrocchiali, ma un anello di questa
fraternità. Immaginiamo quindi la parrocchia
in futuro formata da un reticolo di gruppi sposi
che assicurano, a tutti quelli che vogliono, un
sostegno nella fede e nello stesso tempo accoglienza costante ai nuovi venuti. Nei gruppi
sposi sono gradite tutte le coppie che desiderano coltivare e/o riscoprire la loro Fede e la gioia
dell’annuncio. Sono benvenute anche coppie
di divorziati, risposati ecc. che vogliono vivere
la loro appartenenza al Signore e alla Chiesa.
Pensiamo a gruppi che hanno fatto proprio e
si sentono a servizio di questo progetto, e che
hanno di mira l’annuncio del vangelo più che a
gruppi stabili che hanno al centro lo star bene
tra di loro.
Ogni anno possono nascere vari gruppi in varie
forme: qualche coppia che ha più esperienza si
mette a disposizione come coordinatrice, altre
coppie si aggiungono, gruppi possono dimezzarsi, i fidanzati possono andare avanti e fare
un gruppo misto sposi fidanzati ecc.
Il ministero degli sposi verrebbe messo al centro sia come testimonianza e annuncio, sia
nell’educazione dei figli perché i gruppi sposi
di solito hanno un benefico influsso anche sui
bambini. La costante formazione e catechesi
degli adulti verrà pensata e curata nelle nostra
UP in questa maniera.
Porte d’ingresso
Alcune normali attività delle nostre parrocchie
ci mettono costantemente a contatto con persone adulte a cui possiamo fare la proposta cristiana. Dato che la fede ha sempre bisogno per
crescere di un “ambiente di esercizio”, i gruppi
sposi potrebbero essere i luoghi dove indirizziamo costantemente questi “nuovi venuti”
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Attraverso il servizio delle coppie che accompagnano i battesimi, fin dal primo contatto per
aiutare i genitori a evangelizzare questa significativa esperienza umana, con la proposta di
continuare questo cammino di formazione il
più possibile attraverso l’appartenenza ai gruppi sposi come luogo costante di formazione e
sostegno e come maniera semplice per vivere
l’appartenenza ecclesiale.
Naturalmente sarà necessario formare un numero adeguato di coppie “tutor”.
2. Fidanzati
Il corso fidanzati aiuterà i giovani non solo a vivere bene la celebrazione del loro matrimonio
ma soprattutto la missione che ne deriva per
la costruzione “del popolo di Dio”. Durante il
corso sarà più curata la conoscenza da parte
dei giovani dei gruppi sposi e facilitato l’ingresso come naturale proseguimento: per es
facendoli partecipare qualche volta come ospiti ad un gruppo sposi, inserire una coppia di
sposi nel corso con lo scopo di accompagnare
i fidanzati “dopo” inserendoli in qualche gruppo sposi ecc.
Verranno anche in questo caso preparate delle
coppie “tutor” che possono aiutano il parroco
nella preparazione al matrimonio.
3. Catechismo
Altro luogo da valorizzare è il catechismo con
le scadenze sacramentali dei bambini: occasione unica anche per un’evangelizzazione dei
genitori, con un loro coinvolgimento attivo per
vivere in prima persona ciò che viene proposto
ai bambini (metodo a 4 tempi).
L’impegno educativo in stretta collaborazione
con la famiglia non finirà ovviamente con il catechismo dei bambini ma si prolungherà, nei
debiti modi, nell’adolescenza e nella giovinezza come accennato sopra. In tutto il percorso
la proposta dei gruppi sposi potrà essere un
valido sostegno per i genitori.
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Istituto per l’Educazione alla Sessualità e alla Fertilità
INER-Verona
Via Seminario, 8 37129 Verona
Tel. 045 9276227 - mail: [email protected]
I metodi naturali:
un’opportunità per riscoprire e vivere
la bellezza della sessualità nella vita di coppia
CORSI di BASE
per l’apprendimento del metodo Sintotermico Roetzer
Programma
1a serata
Le basi biologiche della Regolazione Naturale della Fertilità (medico)
2a e 3a serata
Il metodo sintotermico del dr. J.Roetzer (insegnante del metodo)
4a serataLa procreazione responsabile: aspetti antropologici ed etici (moralista)
5a serata
I metodi naturali: vantaggi e limiti di una scelta attuale (psicologo)
Consulenza individuale o di coppia con tutor del corso
A chi sono rivolti i corsi di base
Alle persone singole, alle coppie di fidanzati e di sposi che desiderano conoscere i metodi naturali di regolazione della fertilità sia dal punto di vista delle motivazioni che della loro applicazione.
Dove si svolgono
o
o
o
Verona:
Zevio:
Bussolengo:
INER Verona Via Seminario,8 37129 Verona presso Consultorio Familiare – Via San Pio X
Centro Sociale Parrocchiale -
Via Don Calabria,2
inizio ore 20.45
inizio ore 20.45
inizio ore 20.45
Date
1) corso di base a Verona:
2) corso di base a Verona:
3) corso di base a Bussolengo:
4) corso di base a Zevio:
2,9,16,23 febbraio, 2 marzo
27 aprile ,4,11,18, 25 maggio
29 aprile , 6 ,13, 20, 27 maggio
2, 9,16, 23,30 maggio
È possibile iscriversi presso la sede
dell’Associazione INER Verona telefonare da lunedì a venerdì dalle 9.30 alle 13.30 ai seguenti
numeri: 045 9276227 - 045 9276228
oppure inviando e mail a [email protected]
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UFFICIO PER LA PASTORALE LITURGICA
E LA MUSICA SACRA
La Pasqua rappresenta il momento culminante di tutto l’anno liturgico. Il cammino quaresimale ci introduce a comprendere e a penetrare il significato di Cristo che ci dona la
sua vita nella morte e risurrezione; il tempo
pasquale ci fa gustare la grazia della continua
presenza di Cristo alla sua Chiesa, nella vitalità suscitata dallo Spirito Santo.
Il tempo liturgico della Quaresima sarà caratterizzato dalla consegna alle comunità del
Libro biblico del Qoèlet e dal proseguimento
della riflessione sui ministeri ecclesiali, nel segno della corresponsabilità. Per questo, richiamiamo qui di seguito alcune attività formative
proposte dall’Ufficio in questo periodo.
Lettori
Il documento sul tema pastorale dell’anno in
corso ci chiede di porre attenzione ai ministeri, quindi anche quelli liturgici. Circa il ministero del lettore, vi si dice che «esso appella a
una maggior attenzione e premura alla Parola
di Dio – richiamata anche dal recente sinodo e
incentivata dalla consegna dei nuovi lezionari
– la cui proclamazione liturgica rimane spesso
affidata a lettori improvvisati o incapaci. Non
limitandosi al solo ambito rituale, potrebbe al
contrario trovare realizzazione in persone che
avvertono in sé la passione per la Parola, diventando riferimento e animazione di gruppi
del vangelo e della bibbia». A tale proposito, l’Ufficio liturgico, avvalendosi anche della
collaborazione di esperti di dizione e lettura
espressiva, è disponibile a incontri di formazione per gruppi di lettori di singole parrocchie o zone pastorali.
Accoliti
L’incontro quaresimale degli Accoliti si terrà a
San Fidenzio, sabato 02 Aprile. Dalle ore
10.00 alle 17.00 sono previsti momenti di
ascolto, riflessione, preghiera, oltre al pranzo
e alla celebrazione eucaristica conclusiva. È
una proposta, già sperimentata per l’Avvento,
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che la nostra casa di spiritualità diocesana rivolge anche a tutti i ministri straordinari della
comunione.
Ministri straordinari della comunione
Si stanno concludendo gli incontri per l’aggiornamento dei Ministri straordinari della
comunione, il cui mandato scade nel 2011.
Ha riguardato le vicarie di Verona Centro, Verona Nord Est, Val d’Illasi, Soave-San Martino,
Ronco-Zevio, Valpantena e Lessinia Centrale.
Insieme agli Accoliti, i Ministri straordinari
sono invitati alla giornata di spiritualità della
Quaresima Sabato 02 Aprile a San Fidenzio
(vedere sopra).
Inoltre, il XXV Congresso Eucaristico Nazionale, che si terrà ad Ancona dal 4 all’11 settembre prossimi è un’occasione di profonda
comunione con tutta la Chiesa italiana, a cui
partecipare in varie modalità.
Catecumenato
Il pomeriggio del 13 marzo, prima domenica di Quaresima, presso la Chiesa-battistero
di san Giovanni in Fonte, sarà celebrato il
Rito dell’Elezione dei catecumeni, giovani
e adulti, che si preparano a ricevere i sacramenti dell’Iniziazione cristiana nella notte di
Pasqua. Tra Gennaio e Febbraio si è svolto un
corso rivolto ai catechisti ed accompagnatori
dei catecumeni. Il 17 maggio, invece, alle ore
10.00 in Curia, ci incontreremo con i parroci
che hanno catecumeni in Parrocchia.
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SERVIZIO PRIMO ANNUNCIO
Nella nostra diocesi sta lavorando da parecchi
anni un servizio dedicato alla promozione del
“primo annuncio” della fede ai lontani. Molti
parroci si chiedono cosa è possibile fare per raggiungere persone che, pur avendo completato
l’iter catechistico da bambini hanno abbandonato la fede, oppure che, nonostante talvolta bussino alla porta del parroco per qualche
sacramento, non frequentano più da anni la
comunità ecclesiale. Ebbene, per raggiungere queste persone esistono nel mondo diverse
metodologie sperimentate con successo anche
nella Chiesa Cattolica o nate in essa. Esse tentano di promuovere quella “nuova evangelizzazione” a cui ci ha chiamato profeticamente
Giovanni Paolo li a Nova Huta, in Polonia nel
1979 e alla quale si ispira anche il nuovo dicastero che Benedetto XVI ha voluto per la “nuova
evangelizzazione”, affìdandone la fondazione a
Mons. Fisichella. A Verona, dal 2004 P. Flavio
Carraro si premurò di sostenere con un esplicito
mandato alcune sperimentazioni effettuate nel
Centro di Pastorale Giovanile e poi a Desenzano
a guida di don Andrea Brugnoli; il primo novembre 2009 Mons. Zenti ha voluto rinnovare quel
mandato incaricando don Andrea di promuovere nella diocesi una vera e propria pastorale di
primo annuncio. In questi anni quest’ufficio si
è cimentato a studiare nuove metodologie che
potrebbero essere utili alla nostra pastorale diocesana, organizzando convegni di studio, pubblicando libri, sperimentando metodi, tenendo
contatti con esperienze pastorali riuscite in Italia
e all’estero. Per dare corpo al progetto, questa
pastorale per il primo annuncio ha preparato un
progetto organico che ha il nome di “Sentinelle del mattino”, dal nome con cui, durante la
GMG del 2000, il Servo di Dio Giovanni Paolo Il
chiamò i giovani appartenenti alle nostre comunità e desiderosi di evangelizzare i propri coetanei. Il progetto è stato richiesto anche da numerose altre diocesi italiane ed estere (tra cui Malta
e Nizza in Francia) e a Desenzano esiste un ufficio per coordinare questo sviluppo e verificarne
continuamente la crescita. Questo progetto di
primo annuncio non è un movimento, ma un
“pacchetto” di attività riuscite che hanno lo
scopo di risvegliare il mandato battesimale che
ogni membro della Chiesa porta in sé e che lo
abilita a diventare un evangelizzatore dei propri
simili. Esso non ha delle attività preconfezionate
da portare estrinsecamente in una parrocchia,
ma si avvale dell’apporto degli stessi membri
vivi (anche se pochi) di una parrocchia o di una
diocesi, in modo da creare una continuità permanente e non dei singoli eventi estemporanei.
Il progetto si propone, quindi, di attivare un processo formativo che porti ciascun parrocchiano
ad essere consapevole del suo mandato battesimale all’evangelizzazione, che fornisca strumenti e metodi per poterlo vivere nell’ordinario,
che sostenga queste attività in un coordinamento ecclesiale e pastorale organico. Crediamo, infatti, che l’urgenza sia il risvegliare questa
consapevolezza, prima e più che raggiungere i
cosiddetti “lontani”. Quest’ufficio sta monitorando ciò che già si sta facendo per il primo annuncio nelle singole parrocchie e nei gruppi che
vi operano, in vista di coordinare meglio le forze
in campo e di fornire strumenti e mezzi per una
più efficace azione pastorale su un territorio,
quello del primo annuncio, che spesso travalica i
nostri confini toponomastici o vicariali. A questo
scopo vi invitiamo a segnalare eventuali vostre
iniziative all’indirizzo mail sottostante.
La proposta
Il progetto di primo annuncio prevede:
- la presa di conoscenza del progetto a livello
almeno vicariale attraverso una congrega;
- la formazione di una piccola equipe di giovani (over 20) o di giovani coppie per organizzare
con loro alcune attività straordinarie di primo
annuncio in loco, che hanno lo scopo di mostrare il progetto in atto;
- l’allargamento graduale della sensibilità missionaria al primo annuncio grazie al coinvolgimento di altri nell’esecuzione concreta di queste
attività;
- la formazione di un progetto più organico a
livello vicariale, con attività cadenzate e persone
più sensibili per questo settore pastorale.
I metodi proposti dalla pastorale di primo annuncio
In questi anni, il nostro ufficio ha potuto studiare
e sperimentare questi metodi che ora vengono
ufficialmente proposti alle parrocchie veronesi:
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- Corsi Alpha
Si tratta di un ciclo di 15 sessioni kerygmatiche, tenute in un contesto informale di cena tra
amici. È un corso importato da Londra da don
Andrea Brugnoli ed è il metodo di evangelizzazione più diffuso nella cristianità, non solo tra i
cattolici. Prevede la formazione di una equipe
per gestire le discussioni che, al termine di ogni
cena e dopo l’insegnamento, sorgono tra i lontani. Il corso prevede anche un weekend residenziale dedicato allo Spirito Santo.
Materiale:
- Andrea Brugnoli, Alpha per l’Italia, Paoline
2009 (manuale)
- Nicky Gumbel, Domande di vita, Paoline 2009
(testi delle catechesi)
- L’ufficio predisporrà eventi formativi per le
equipes parrocchiali.
- Corsi della Scuola S. Andrea
Si tratta di un ciclo di 21 “corsi-ritiri” residenziali di 3-4 giorni organizzati dall’equipe che
si forma in parrocchia dopo aver ricevuto una
prima volta il corso da altri. Il metodo è esperienziale, kerygmatico, biblico. Ogni catechesi
prevede uno sviluppo esperienziale in una “dinamica” che coinvolge tutti i cinque sensi. Sono
ideali per catechisti, per avere una nuova visione
metodologica dei linguaggi da usare anche nel
catechismo con i bambini. Il più famoso di questi corsi è il “Corso Nuova Vita”, inventato da
Carlos Macias De Lara, responsabile nazionale
della scuola.
Materiale:
- Carlos Macias De Lara, Corso Nuova Vita, Paoline 2007 (che contiene anche il
progetto generale della scuola)
- L’ufficio offre consulenza per iniziare un corso,
mettendo la parrocchia in contatto con la scuola
nazionale e ne cura la diffusione in diocesi.
- Attività per i giovani
Per i giovani l’ufficio da anni sperimenta con
successo una modalità inedita di evangelizzazione dei luoghi informali a partire dall’attivazione di una commissione diocesana o
vicariale che si occupi di organizzare attività
straordinarie di evangelizzazione ai lontani. Attraverso un “corso base di evangelizzazione”
in un weekend residenziale, si forma questa
equipe capace di risvegliare tutti gli altri giovani impegnati nella pastorale ad una mentalità
di evangelizzazione. Questi giovani diventano
protagonisti ed organizzatori di attività come
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“Una luce nella notte”,”Happy Hour”,”Café
teologico”,”Barche” (una sorta di gruppo giovani per accompagnare nel “dopo” i giovani
contattati), ecc...
Materiale:
- Andrea Brugnoli, Una luce nella notte, Paoline
2007.
- Andrea Brugnoli, Corso Base di evangelizzazione, Paoline 2007.
- L’ufficio si occupa di iniziare il processo con il
Corso Base e poi le attività vengono svolte all’interno della pastorale giovanile diocesana o vicariale.
- Corso fidanzati di primo annuncio
Stiamo ultimando la sperimentazione di un innovativo corso fidanzati in due weekend residenziali, tradotto dall’inglese dal materiale di Alpha International (Londra) e adattato alla realtà
cattolica italiana.
Materiale:
Un corso sperimentale verrà portato a termine
in marzo e successivamente metteremo a disposizione tutto il materiale pubblicabile, offrendo
degli stages formativi per le coppie relatrici e le
coppie di supporto necessarie alla conduzione
del corso.
- Cellule parrocchiali di evangelizzazione
In assoluto è il metodo più diffuso in campo cattolico per l’evangelizzazione delle parrocchie;
recentemente è stato approvato dal Pontificio
Consiglio per i Laici come metodologia adatta
proprio alle parrocchie. Si tratta di iniziare delle piccole cellule che si ritrovano nelle case, a
partire da un corso di cinque sessioni che si può
organizzare per il Consiglio pastorale parrocchiale e per i laici impegnati in parrocchia. Ogni
membro di cellula viene attivato in una dinamica di evangelizzazione del proprio ambiente ordinario e la parrocchia viene ricentrata sulla vera
urgenza di oggi: l’evangelizzazione.
Materiale:
- Piergiorgio Perini, Corso leader di cellula, Paoline 2008.
- L’ufficio è disponibile ad organizzare e a tenere
corsi nelle diverse parrocchie
della diocesi.
Per ulteriori informazioni esiste il sito ufficiale del progetto di primo annuncio:
www.sentinelledelmattino.org
Per contattare don Andrea Brugnoli, è sufficiente
scrivere a [email protected] o mandare
un SMS allo 333 5452780.
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DOMUS PACIS
CENTRO DIOCESANO DI ANIMAZIONE
PASTORALE E DI SPIRITUALITà
Tel. 0442 21261 - Via Parallela,31 - 37045 Legnago
E-mail: [email protected]
Quaresima 2011
Il nostro Centro Diocesano, elaborando e offrendo iniziative di formazione e di spiritualità, è per la Bassa Veronese un necessario
punto di riferimento e di aggregazione.In
stretta collaborazione con i Centri di Pastorale della Diocesi, ci preoccupiamo che non
si perda mai di vista la Comunione, nel cuore
e nell’azione pastorale, con la Chiesa locale.
Proviamo ad essere una “cassa di risonanza”
della Diocesi. In occasione della GMG Madrid agosto 2011 il nostro lavoro di animazione di gruppi giovanili si svolge in strettissima collabarazione con il Centro di Pastorale
Adolescenti e Giovani.
Formazione catechisti e tecniche di
animazione
martedì ore 20.30 - 22.30
le date in corsivo e sottolineate si riferiscono ai
martedì riservati alle “Tecniche di animazione”.
• Per le Elementari vengono proposti gli itinerari
dei “4 tempi”.
• Per le Medie viene proposto il percorso sperimentale come al Centro formativo C.P.R.:
un Corso in preparazione al Sacramento della
Cresima e due Corsi per i tre anni della Media.
Febbraio
Febbraio:
Marzo:
Aprile:
8
22
22
12
Incontri per la vita consacrata
sabato ore 8.00 – 11.30
Febbraio:
Marzo:
Aprile:
Maggio:
5
5
2
7
QUARESIMA
Ritiri per ragazzi
domenica (9.00-12.30);
altri giorni (15.00-18.30)
Elementari
Marzo: 15, 16, 22, 23 , 27, 29, 30
Aprile : 5, 6, 10, 12, 13
Medie
Marzo: 17, 18, 20, 24 25, 31
Aprile: 1, 3, 7, 8, 14, 15
Veglia Quaresimale III media
sabato: ore 18.00 - 22.00
Aprile:
9
Ritiri Clero
Febbraio:
Aprile :
3
7
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Seminario Vescovile
GIORNATA DEGLI “AMICI DEL SEMINARIO”
(BENEFATTORI E COLLABORATRICI)
DOMENICA 6 MARZO 2011
presso il Seminario Minore di san Massimo
Programma
Ore 09.00 – Accoglienza e meditazione del Vescovo. Adorazione e confessioni.
Ore 11.00 – Santa Messa, pranzo, momento di festa.
Ore 16.00 – Vespro, benedizione eucaristica, saluti.
✽✽✽✽✽
SUPERCOPPA SLALOM
Torneo di Calcio per Chierichetti
LUNEDI 9 MAGGIO
per le elementari
MARTEDI 10 MAGGIO
per le medie e le superiori
✽✽✽✽✽
CAMPOSCUOLA CHIERICHETTI
DAL 12 AL 19 LUGLIO 2011
A BREONIO – VR
✽✽✽✽✽
ESERCIZI SPIRITUALI PER GLI “AMICI DEL SEMINARIO”
(BENEFATTORI E COLLABORATRICI)
DAL 12 AL 17 GIUGNO
PRESSO LA CASA MADONNA DELLA NEVE (Suore Orsoline) A BREONIO – VR
Informazioni ed iscrizioni 045.9276101 oppure 045.8399611
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UFFICIO DELLA PASTORALE
DELLA SALUTE
Programmazione triennale NAZIONALE 2011-2013
Presentazione:
Uno strumento
per la pastorale
Si attinge dai documenti del Magistero.
A partire da quest’anno, l’Ufficio Nazionale per la pastorale della sanità propone una
programmazione triennale attraverso uno
strumento pastorale condiviso. L’intenzione
non è quella di offrire un documento di approfondimento catechistico o di riflessione
dottrinale, ma di mettere a disposizione di
chi programma e di chi opera nella pastorale della salute una presentazione sintetica
di alcuni obiettivi comuni e di temi sui quali
concentrare l’attenzione. A partire da questa
sintetica esposizione dei temi centrali e degli obiettivi del prossimo triennio, si lavorerà,
seguendo le indicazioni dei Vescovi italiani, a
valorizzare in chiave operativa, nelle nostre
realtà, i numerosi documenti del Magistero
già esistenti su questi temi e la nota pastorale “Predicate il vangelo e curate i malati”.
Raccordarsi con il documento CEI
sull’educare. La finalità di questo strumento, perciò, è quella di supportare il lavoro nella pastorale della salute a livello diocesano e
di raccordarlo inoltre al cammino della Chiesa che è in Italia, secondo le indicazioni della Conferenza Episcopale Italiana contenute
negli orientamenti pastorali per il prossimo
decennio: “Educare alla vita buona del Vangelo”. L’applicazione del presente strumento
pastorale è pensata per tutti coloro che sono
impegnati a qualsiasi titolo nel mondo della
salute e si presenta con ampia flessibilità e
possibilità di adattamento e di integrazione
secondo le specifiche situazioni in cui la programmazione si andrà a concretizzare.
Integrazione pastorale. Si è ritenuto, perciò, di valorizzare i tempi liturgici e di integrare, in un percorso unitario e coerente,
le tematiche della Giornata del Malato, dei
Convegni Nazionali e delle altre iniziative,
con obiettivi precisi e con strumenti per la
verifica. Si provvederà poi, nel corso dell’intero triennio, a fornire strumenti di lavoro
basati sui testi del Magistero in materia di
vita e di salute, con una particolare attenzione agli ambiti di integrazione pastorale nella
vita ecclesiale e a eventuali problemi specifici
che emergano nel dibattito culturale e civile
o che siano importanti per sostenere e sviluppare il lavoro pastorale locale.
“Educare alla vita nella fragilità. Sfida e
profezia per la pastorale della salute” è
il tema che l’Ufficio Nazionale per la pastorale della sanità e la sua Consulta adottano
per il prossimo triennio 2011-2013, in linea,
come anticipato, con gli orientamenti pastorali della Cei per il decennio in corso. Direttrici fondamentali entro cui si muove la nostra
azione educativa sono da intendersi il servizio e la presenza accanto all’uomo nel tempo
della fragilità, cioè nel momento in cui la vita
umana è attraversata dalla sofferenza e dalla
povertà e necessita di un maggiore sostegno.
Nel contesto dell’impegno educativo, poi, si
vuole valorizzare anche il tema dell’educare
mediante la fragilità.
La vita acquista, nel tempo della malattia,
un senso nuovo e può sviluppare relazioni
autentiche e profonde. In questi passaggi si
può assumere la fragilità come risorsa e possibilità di crescita, attraverso il reciproco riconoscimento e l’accettazione della fragilità
stessa, presente nei sani e nei malati, in chi
educa e in chi è educato. Nondimeno, una
specifica attenzione educativa viene riservata alla promozione della vita e della salute e
degli stili di vita buona, ai percorsi formativi per gli operatori sanitari e pastorali, così
come alla concreta realizzazione di “comunità sananti” (Cfr Nota Pastorale, Predicate
il Vangelo e curate i malati, 51), che sono
luoghi privilegiati per la collaborazione e l’integrazione tra i diversi ambiti in cui si articola
l’azione pastorale.
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Temi del triennio. In questo triennio vogliamo riaffermare che la vita viene prima
di tutto e che ogni sforzo va fatto per promuoverla e tutelarla; che l’uomo va accolto
come persona e mai come strumento o oggetto e va curato con il rispetto che si deve
alla sua dignità di persona. Infine, a tutti gli
esseri umani, in quanto esseri umani, vanno
garantiti il diritto alla vita, l’accesso alle cure
primarie e la miglior tutela possibile della salute, per dovere di giustizia e per testimonianza di carità.Pertanto, i temi al centro della nostra attenzione pastorale nel prossimo
triennio saranno:
- Anno 2011 – “Prima di tutto… la vita”
- Anno 2012 – “Curare tutto l’uomo”
- Anno 2013 – “La salute, un bene di tutti”.
Nel percorso così delineato, il temine “tutto” si declina nei tre temi, e in un certo senso, li raccorda. Esso dice un lavoro ad ampio
raggio – potremo dire “a tutto campo” –
nell’affermazione della vita come fondamento (anno 2011), un approccio olistico alla
cura della persona (anno 2012) e, infine, una
riflessione sul bene comune in relazione al
mondo della salute (anno 2013).
Obiettivi generali. Attraverso lo sviluppo dei singoli temi annuali, nell’orizzonte
dell’educare alla vita nel tempo della fragilità
si perseguiranno, nell’arco dell’intero triennio, i seguenti obiettivi generali:
1. Partecipare al cammino della chiesa che è
in Italia, secondo gli orientamenti Pastorali
CEI per il decennio, declinandone i temi e
le istanze nell’ambito della pastorale della
salute.
2. Condurre la pastorale della salute in Italia a fare un salto di qualità nella capacità
di porre all’attenzione le questioni legate
alla tutela e alla promozione della vita e
della salute, affinchè tali questioni siano
rettamente affrontate nel contesto sociale
e percepite come questione fondamentale
della missione della chiesa e, segnatamente, della nuova evangelizzazione.
3. Diffondere e radicare fra i credenti e nella
società, mediante idonee opportunità formative, una cultura di accoglienza e sostegno alla vita umana, specie quando questa
si trovi in condizioni di fragilità e grave limite.
4. Supportare e promuovere la progettuali-
22
tà pastorale delle Chiese locali in campo
sanitario, raccordandola ad iniziative condivise ed unitarie in ambito regionale e nazionale.
5. Far emergere le buone prassi di integrazione della pastorale della salute ordinaria
delle comunità ecclesiali e sollecitarne la
conoscenza e l’ampia diffusione.
(Ufficio Nazionale per la pastorale della sanità)
Tema per l’anno
pastorale 2010-2011:
“Prima di tutto…la vita”
L’anno pastorale 2010-2011 ha l’obiettivo di
stimolare la conoscenza e l’approfondimento
delle ragioni per le quali il cristiano riconosce
alla vita umana un valore particolare e unico in
ogni momento e condizione in cui questa può
venire a trovarsi, specialmente nella disabilità
o malattia. Gli operatori sanitari e le comunità
cristiane sono spesso disorientati da una lettura riduzionistica della vita che inevitabilmente
impoverisce il loro sguardo sull’uomo malato
e riduce la loro capacità di promuovere forme
autentiche di servizio e di cura.
Affermare “la vita, prima di tutto” significa riconoscerla come fondamento dell’umano. Da questo può scaturire la base condivisa
– per credenti e non credenti – della stima e
del rispetto di essa nell’intero suo arco, dal
concepimento fino al suo naturale compimento e la convinzione che tale fondamentale valore inerisca in modo eguale ad ogni
vita umana, senza possibilità di discriminare
tra forme qualitative di vita.
Instancabili cercatori di felicità sono, infatti, gli uomini, anche nel tempo della malattia o della sofferenza; e non solo per il loro
comprensibile desiderio di liberarsi di queste,
bensì anche perché essi hanno la capacità di
cercare e trovare un senso a ciò che accade.
Certo, non sono né la malattia né il dolore in
se stessi ad avere senso. Anzi, presi solo per se
stessi, essi contraddicono il disegno di amore e di bontà. La volontà di Dio, pienamente
manifestataci nel Figlio Unigenito, è la vittoria
sul peccato e sulla morte e il dono della vita
(“Io sono venuto perché abbiano la vita
e l’abbiano in abbondanza” – Gv 10,10)
e della comunione nell’amore ad ogni uomo
e ad ogni donna, in ogni tempo (“Rimanete
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nel mio amore… perché la mia gioia sia
in voi e la vostra gioia sia piena”- Gv 15,
9b-11). Queste parole di Cristo aprono la nostra mente e il nostro cuore a considerare più
profondamente il mistero della vita: essa non
solo ha valore, ma è valore in se stessa. È la
prima e fondamentale perfezione dell’essere,
che si esprime in pienezza proprio nell’essere umano. Perciò, specie quando è segnata
dalla sofferenza, la vita esige la scoperta dei
suoi più profondi significati, che permettano
di attingere alla beatitudine, pur sempre contenuta e nascosta anche nel tempo dell’afflizione (cfr Mt 5 ,4).
Il senso della vita nel tempo della malattia,
in prima battuta, può essere cercato e trovato nel desiderio di guarire, di essere curati
o di poter guardare al futuro con speranza.
Tuttavia, anche nelle condizioni più estreme
o nelle malattie inguaribili, il senso si ritrova guardando più in profondità, per esempio nelle relazioni personali che si generano
o nell’esperienza di scoprirsi vivi giorno per
giorno, assaporando i piccoli e grandi doni
velatamente nascosti tra le piaghe di una malattia o nella condizione di disabilità. Lungi da
ogni intellettualismo, l’esperienza di chi ha
attraversato la sofferenza o si è fatto compa-
gno di chi è nella malattia e nel dolore, è un
tesoro di umanità e di verità che arricchisce
tutti. Per questo, è assolutamente importante
e urgente evitare che la malattia sia vissuta
senza consolazione, fino a diventare un’esperienza desolata e maledetta; per questo, anche, è necessario valorizzare e comunicare
la straordinaria forza vitale che si sprigiona
dalla vita fragile e da chi se ne prende cura,
specie in un tempo segnato dall’utilitarismo e
dall’individualismo. Il nostro impegno di programmazione nella pastorale della salute in
questo anno si orienta a farsi carico proprio
di queste sfide, per evidenziare la ricchezza
contenuta nell’esperienza di vita fragile e per
mettere in atto percorsi che rendano la sofferenza luogo di apprendimento della speranza
(cfr Spe salvi, 36).
“Prima di tutto…la vita”, dunque, per ridare slancio vitale all’uomo contemporaneo
che ha difficoltà a percepire il senso della
malattia e della sofferenza.
“Prima di tutto… la vita”, ancor più, perché in essa possiamo cogliere il senso del divino nell’esistenza e, amandola sempre, fino
alla fine, costruire una società più umana e
più fraterna.
(Ufficio Nazionale della pastorale della Sanità)
Centro di pastorale RAGAZZI
QUARESIMA 2011
LA CURIOSA STORIA DELL’ALBERO “LIFE”
Centro Pastorale Ragazzi - Via Mirandola, 45 - Settimo di Pescantina (Vr) - 045.6767646
E-mail: [email protected] - Sito internet: www.giovaniverona.it
(La croce è l’albero della vita)
PER RAGAZZI DELLE ELEMENTARI E DELLE MEDIE
CHE VOGLIONO VIVERE DA FIGLI DELLA LUCE
La Quaresima sarà presentata
alle ore 20.30:
• Martedì 22 febbraio alla Domus Pacis (Legnago)
• Lunedì 28 febbraio a Caldiero (Suore Dorotee)
• Mercoledì 2 marzo al Cpr (Settimo di Pescantina)
• Giovedì 3 marzo a Santo Stefano – Verona
(Suore Canossiane)
Forse non tutti sanno che ci sono alberi millenari che se parlassero avrebbero molte storie da raccontare… Noi ne abbiamo trovato
alcuni “parlanti”! Non ci credi? Allora non
continuare a leggere, ma se ti vuoi fidare e
apri il tuo cuore, potrai vivere la Quaresima
in modo nuovo e anche tu ti sentirai una
nuova creatura, pieno dello Spirito di Gesù,
un figlio della Luce.
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DALLE CENERI NASCE LA VITA NUOVA
V SETTIMANA
Chicco Di Grano e Foglio Lina scoprono che
nonostante l’incendio c’è ancora speranza
per l’albero “Life” (=Vita), perché la cenere
è un ottimo fertilizzante e dal dolore si può
rinascere a vita nuova.
I FRATELLI TRALCI & LA VITE LAVINIA
Chicco e Lina imparano dai tralci e dalla vite
l’importanza di rimanere uniti per portare
molto frutto e arrivare alla gioia piena.
I SETTIMANA
SETTIMANA SANTA
IL CIPRESSO DEPRESSO, LA GRANDE QUERCIA E IL VECCHIO CEDRO DEL LIBANO
LA PALMA WILMA E LA FESTA OSANNA
Il cipresso, immerso nella sua tristezza, offre
poche speranze e tanto pessimismo, perché
sostiene che siamo nati per morire: è il destino di tutti. Chicco e Lina, però, ascoltando i
consigli della Grande Quercia e del vecchio
Cedro del Libano (preghiera, digiuno, carità)
si impegnano per far rinascere l’albero Life.
II SETTIMANA
Più bianco non si può!
IL SIGNOR MANDORLO IN FIORE
Chicco e Lina incontrano il mandorlo in fiore, “trasfigurato” dalla fioritura, frutto della
potatura e dell’energia della linfa. Imparano
che le potature sono sacrifici necessari in vista di un bene maggiore. Anche Life è fiorito.
III SETTIMANA
SALICE PIANGENTE O RIDENTE?
Il salice, non più piangente, ma ridente, perché pieno di amici, spiega il segreto delle sue
foglie verdi: l’acqua. Chi è piantato lungo il
corso d’acqua cresce florido.
Chicco e Lina scoprono la bellezza e il rischio
di essere profeti che annunciano la verità e il
regno di Dio.
TRIDUO PASQUALE
DAGLI ULIVI AL CALVARIO: TUTTO FINITO?
Chicco e Lina assistono attoniti ad un prodigio: l’albero Life, rigato di sangue, rinasce.
Come le olive, sebbene spremute nel torchio
non muoiono, ma diventano olio, così il chicco di grano caduto in terra rinasce e l’albero
della morte in realtà è Albero di Vita che ci
permette di vivere da figli della luce. Chicco e
Lina corrono ad annunciare a tutti la grande
notizia: Life è rinato e i suoi semi sono vita
per tutti.
Il percorso prevede per ogni settimana:
•slogan e vignetta con Chicco, Lina e Life
•dialogo della storia
•costruzione dell’albero Life con impegno
quotidiano
•riscoperta del nostro Battesimo
•gioco per divertirsi imparando.
IV SETTIMANA
IL FICO ELVIS
Il fico si dà molte arie, ma senza la forza del
sole, che permette la fotosintesi clorofilliana,
sarebbe un albero secco, senza frutti.
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Quaresima
2011
slogan
Alla RADICE
DALLE CENERI
Ritornate a me con tutto il cuore.
NASCE LA VITA
Gl 2,12
NUOVA
IL CIPRESSO,
Dio fece germogliare ogni sorta
LA GRANDE
I settimana
di alberi, tra cui l’albero della vita.
QUERCIA E IL
Gen 2,9
VECCHIO CEDRO
DEL LIBANO
Più bianco non si
…quanti siete stati battezzati in
può!
II settimana
Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.
IL SIGNOR
Gal 3,27
MANDORLO IN
FIORE
Sarà come albero piantato lungo
SALICE
corsi d’acqua, che darà frutto a
III settimana
PIANGENTE O
suo tempo e le sue foglie non
RIDENTE
cadranno mai. Sal 1,3
Vedendo un fico, gli si avvicinò,
ma non vi trovò altro che foglie, e
IV settimana
IL FICO ELVIS
gli disse: Non nasca mai più frutto
da te. E subito si seccò. Mt 21,19
Io sono la vite, voi i tralci. Chi
I FRATELLI
rimane in me, e io in lui, porta
V settimana TRALCI & LA VITE
molto frutto, perché senza di me
LAVINIA
non potete far nulla. Gv 15,5
Ceneri
Settimana
Santa
Triduo
Pasquale
LA PALMA
WILMA
DAGLI ULIVI AL
CALVARIO
Simboli
Alla riscoperta
del nostro
Battesimo
Testimone
CENERE
Il gran giorno di
Giacomino
Silvia e le
schiave
della strada
RADICI
RINUNCIO
San Tarcisio
FIORE
VESTE BIANCA
(la mamma
Arianna)
Santa Maria
Goretti
FOGLIE
ACQUA
(il parroco don
Giuseppe)
Mario
Melazzini
SOLE
CANDELA
(il papà Mattia)
Beata
Chiara Luce
FRUTTI
PADRINO E
MADRINA
(Dino e Luigina)
Flavio e
Gedeone
Corrà
La folla prese dei rami di palme
gridando: Osanna! Benedetto colui
OSANNA
che viene nel nome del Signore.
Gv 12,13
Nessuno ha un amore più grande
di questo: dare la vita per i propri
amici. Gv 15,13
Il Cpr fornisce:
- Manifesto Quaresima
- Sussidio Preghiera in Famiglia con l’inserto
Ragazzi
- L’inserto per Ragazzi
CROCE:
ALBERO
DI VITA
ACCOGLIENZA
COMUNITA’
(Ermanno,
Vicepresidente
del Consiglio
Pastorale)
OLIO
CATECUMENI E
CRISMA
EFFATA’
CREDO
(Gaetano, il
sacrestano)
Silvia,
Damiano
e un figlio
incompatibile
con la vita
Beata
Gianna
Beretta
Molla
- Guida per le catechiste con linee diocesane,
celebrazione penitenziale e suggerimenti
per l’animazione della catechesi in Quaresima
- Salvadanaio
Ritiri di Quaresima
Il CPR organizza ritiri per ragazzi nei tempi forti dell’Anno Liturgico. Sono occasioni
preziose ispirate non solo ai grandi temi della Quaresima, ma anche alla proposta della
Diocesi e della Chiesa universale, con uno stile adatto a fanciulli e preadolescenti. I ritiri
della domenica sono dalle ore 9.30 alle 16.00 (con il pranzo e la S. Messa), mentre
negli altri giorni sono dalle ore 15.00 alle 18.00. Ecco il calendario dei ritiri (su richiesta
siamo disponibili altri giorni).
IV - V Elementare
Sabato 12 Marzo
Giovedì 17 Marzo
Domenica
20 Marzo
Sabato 26 Marzo
Giovedì 31 Marzo
Domenica
3 Aprile
Giovedì 14 Aprile
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I - II Media
Domenica
Sabato Giovedì Domenica
Sabato
Giovedì
13 Marzo
19 Marzo
24 Marzo
27 Marzo
2 Aprile
7 Aprile
25
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Per Terza Media
1 - Week-end di Spiritualità Cpr - Acr (info 045.8004925).
26 e 27 febbraio a Vaggimal
2 - Veglia dell’Attesa Pasquale (iscrizioni 045.6767646)
Sabato 9 aprile dalle 18 alle 22 al Cpr di Settimo di Pescantina
Per maggiori informazioni visita il nostro nuovo sito www.giovaniverona.it – Area Ragazzi
Buona Pasqua di Risurrezione!
Nuovo evento Diocesano
Il Centro di Pastorale Ragazzi, il Centro di Pastorale Familiare,
l’Azione Cattolica Ragazzi e il Seminario Vescovile organizzano:
FESTA DEL PANE
Domenica 22 maggio 2011 dalle ore 15.00 alle 18.30
presso il Seminario Minore di San Massimo
Per tutti i bambini e le bambine che vivono quest’anno
la Messa di Prima Comunione, i loro genitori e le catechiste.
Occasione di incontro, festa, riflessione e ringraziamento a Gesù per il dono della comunione
con Lui, che apre al servizio nella comunità.
Programma
• Ore 15.00 – Accoglienza e saluto del Vescovo mons. Giuseppe Zenti.
• Ore 15.30 – Giochi a tema per i bambini e attività per i genitori.
• Ore 17.00 – Break.
• Ore 17.30 – Santa Messa conclusiva.
Iscrizioni al Cpr (Tel. 045.6767646) entro sabato 14 maggio 2011.
FESTA DEL PASSAGGIO PER TERZA MEDIA
SABATO 7 MAGGIO dalle ore 15 alle 18 – Seminario di San Massimo
Iscrizioni al Cpr (Tel. 045.6767646) entro sabato 30 aprile 2011.
CAMPISCUOLA ESTIVI TRACCHI 2011
Il CPR organizza i campiscuola presso la casa dei TRACCHI di BOSCOCHIESANUOVA.
V Elementare e I media
dal 12 al 18 giugno
IV e V Elementare
da 19 al 25 giugno
dal 26 giugno al 2 luglio
I e II media
dal 3 al 9 luglio
dal 10 al 16 luglio
dal 17 al 23 luglio
Le iscrizioni si aprono il 1° Febbraio, si considerano effettuate con la consegna della caparra e terminano
con l’esaurimento posti. Serve la Tessera NOI. Ogni Parrocchia e Zona Pastorale sceglierà catechiste e\o
animatori maggiorenni che accompagneranno i ragazzi nell’esperienza e saranno per loro punto di riferimento. Domenica 29 maggio dalle 15.00 alle 18.00 assemblea per tutte le catechiste e gli animatori.
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UFFICIO CATECHISTICO
DIOCESANO
Con questo numero di Informazioni Pastorali
vogliamo cogliere l’occasione per mettervi a
conoscenza di un incontro svoltosi a Zelarino
(VE) lo scorso 15 novembre 2010 e promosso
dalla Commissione Regionale Triveneta per
la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi. Vogliamo anche offrire l’opportunità di
approfondire personalmente e – se lo desiderate – con i vostri confratelli della vicaria
gli spunti di riflessione che i relatori invitati
hanno dato.
Con questa divulgazione si desidererebbe, infatti, far in modo che il lavoro svolto a Zelarino non si presenti come un discorso “fatto e
finito là”, ma come un work in progress, un
discorso, un lavoro in via di elaborazione. Perciò dopo aver presentato lo svolgimento della
giornata, sintetizzeremo velocemente gli interventi dei due relatori e alla fine offriremo
alcuni spunti per avviare un confronto nelle
vostre vicarie dove anche voi possiate dire la
vostra e farci sapere cosa ne pensate.
Tutto questo se lo desiderate e se lo ritenete opportuno. Potreste raccogliere quanto vi
siete detti (alcuni appunti o una sorta di verbale dell’incontro) e spedircelo al seguente
indirizzo e-mail:
[email protected].
Presentazione della giornata
La giornata non aveva un vero e proprio tema
o titolo. Tuttavia chi l’ha organizzata aveva
chiaro il desiderio di offrire e trovare un momento, uno spazio, nel quale riflettere insieme sull’attuale situazione della pastorale e
della catechesi in Italia e raccontarci/confrontarci su quanto si sta sperimentando/facendo
nelle nostre singole realtà ecclesiali.
Destinatario di questo meeting era un gruppo rappresentativo di presbiteri delle diocesi
del Triveneto, interpellati dai rispettivi uffici
catechistici.
Dopo un breve momento di preghiera, l’incontro è proseguito con la presentazione di
due relazioni4. A esse sono seguiti i lavori di
4
Potete reperirle dal sito della diocesi.
gruppo suddivisi per “soggetti di interesse”
(per esempio, la comunità cristiana/parrocchiale; i presbiteri; i catechisti, i giovani e così
via), nei quali ci si è confrontati e si è condivisa la propria esperienza catechistica e pastorale. Nel pomeriggio, un responsabile per
ogni gruppo ha riportato in assemblea alcuni punti chiave emersi dai racconti/confronti
fatti in gruppo e ha formulato una domanda
da porre ai due relatori. Sulla base di queste
domande si è aperto un veloce dibattito in
aula con il quale si è poi conclusa la giornata.
Le due relazioni
Nella prima, intitolata “Annuncio e catechesi
nelle nostre chiese oggi”, Mons. Lucio Soravito5 ha illustrato, così come emergono dai vari
documenti della Chiesa italiana promulgati
da dopo il Concilio Vaticano II a oggi (in particolare da quelli usciti in questo ultimo decennio), da un lato quelle che si presentano
come le nuove esigenze dell’evangelizzazione di fronte all’attuale cultura e atteggiamento religioso in Italia, dall’altro quelli che sono
i protagonisti di quest’azione evangelizzatrice
qualificata fin dalle prime righe del suo intervento come missionaria («portare il primo
annuncio del Vangelo»), iniziatica («iniziare
alla vita cristiana le nuove generazioni e i non
battezzati») ed educativa («educare nella vita
di fede i giovani e gli adulti oggi, nelle Chiese
della nostra propria regione»).
Nella seconda relazione, intitolata “Verso
una riconfigurazione della pastorale nel segno della vita e della biodiversità dello Spirito”, fratel Enzo Biemmi6 ha iniziato la sua
esposizione aiutando l’assemblea a prendere
consapevolezza che la Chiesa italiana in questi ultimi dieci anni un giro di boa l’ha fatto.
Essa ha preso coscienza che:
- la fede non può più essere solo curata, ma
deve essere suscitata (è la prospettiva mis5
Mons. Lucio Soravito è Vescovo di Adria-Rovigo e presidente della Commissione Regionale Triveneta per la dottrina della
fede, l’annuncio e la catechesi.
6 Fratel Enzo Biemmi è presidente dell’équipe europea dei
catecheti e docente all’Istituto di Scienze religiose San Pietro
Martire.
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sionaria della pastorale nella linea del primo
annuncio. Vedi il documento sul volto missionario delle parrocchie, la nota sul primo
annuncio, la lettera ai cercatori di Dio e la lettera ai catechisti per il quarantesimo del DB);
- la proposta di fede va centrata più sugli
eventi della vita e sugli snodi vitali delle persone che sui sacramenti e sui contenuti, (ciò
non significa che questi ultimi devono essere
disattesi, ma che occorre collocarli e riqualificarli su un altro piano, quello degli snodi dell’esistenza umana appunto. Cf. Terza
Nota CEI sull’Iniziazione cristiana, nn. 10-13;
CEI, Questa è la nostra fede, 23; Convegno
ecclesiale di Verona; ecc.);
- il modello catecumenale deve diventare il
paradigma dentro il quale la catechesi è chiamata a configurarsi (cf. Prima nota sull’Iniziazione Cristiana).
Ci ha fatto notare che questi tre cambi di
prospettiva indicano sia il terreno sul quale
la Chiesa che è in Italia sta appoggiando uno
dei due piedi sia il successivo passo da compiere al fine di poter proseguire il cammino iniziato, malgrado non si sappia ancora
come tradurre concretamente quello che si
presenta come il nuovo orizzonte «nel quale
collocare la riflessione e la pratica catechistica e pastorale delle nostre parrocchie e delle
nostre diocesi». Detto altrimenti, si conosce
la direzione da intraprendere (piede di appoggio), ma non si sa quali attività mettere
in atto (piede sospeso).
Biemmi ha poi approfondito questi tre aspetti invitandoci ad andare un po’ più in là. Innanzitutto, ci ha dispiegato questo nuovo
orizzonte recependone e mostrandone non
semplicemente la logica (la prospettiva missionaria del pastorale nella linea del primo
annuncio) ma innervando quest’ultima di un
nuovo concetto: quello di “secondo (primo)
annuncio”. Questa nozione appare in grado di rendere ragione di una storia e di una
tradizione che ci precede ma che non è più
scontata.
L’assunzione di questa logica permetterebbe di:
- «uscire da molte ambiguità e […] di accostare correttamente le persone, sapendo che
non sono tabula rasa, ma hanno un vissuto
che va preso in considerazione, lasciato esprimere, rielaborato»;
- assumere quella che Mons. Bonomelli, vesco-
28
vo di Cremona, aveva definito nel 1912 la «via
inversa» del processo catechistico: cioè, dire il
contenuto della fede per una via che non fa
capo all’ordine dell’esposizione, ma della scoperta (che è poi la via del catecumenato);
- sperimentare noi per primi la grazia di ricominciare.
In un secondo passaggio, ha individuato
i luoghi nei quali questa prospettiva può
iscriversi e dispiegarsi, arrivando a offrire
esemplificativamente una mappa di situazioni di vita.
In un terzo momento, ha descritto una pratica (la catechesi ai genitori) che è già stata
messa in atto da un po’ di tempo secondo la
logica del “secondo primo annuncio”. L’ha
guardata sotto tre diverse sfaccettature: il
tipo di proposta (le diverse modalità di coinvolgimento); i registri che la proposta predilige (riflessivo, esperienziale, celebrativo), le
fasi della vita in cui viene proposta.
Come conseguenza di quanto fin qui presentato, Biemmi ha accennato alla fondamentale importanza che riveste oggi la
pratica del dialogo pastorale (o dell’accompagnamento pastorale) in vista di un’elaborazione «di spazi e tempi per ascoltare
le domande, anche le più tradizionali, per
aprire dialoghi, per operare accompagnamenti individualizzati per chi richiede i
sacramenti, per operare con loro e non al
posto loro un vero discernimento sulle loro
domande».
Ha concluso la sua relazione con un paio di
immagini di André Fossion capaci di ridire
attraverso il linguaggio della metafora quelli
che appaiono come gli atteggiamenti giusti
di fronte all’attuale situazione.
Piste per la riflessione
(Potete scegliere di prendere in considerazione solo una delle due relazioni)
- Che cosa condividi di questa relazione? Che
cosa critichi? A tuo avviso, quali attenzioni
non sono state prese in considerazione?
- Che cos’è che accomuna la tua pratica pastorale e/o catechistica alla relazione che
hai letto? Che cosa invece la differenzia?
- A tuo avviso, che cosa dovrebbe indicare,
promuovere, sostenere la diocesi in riferimento alla pratica pastorale e catechistica?
E come?
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Fratel Enzo Biemmi
Verso una riconfigurazione
della pastorale nel segno della vita
e della biodiversità dello Spirito
1. I tre grandi cambi di prospettiva di questo decennio
Desidero iniziare indicandovi i tre grandi cambiamenti di questo ultimo decennio che hanno
interessato la catechesi e la pastorale. Questo ci
permette di collocarci dentro un orizzonte più
largo e di meglio verificare e orientare quello
che stiamo facendo. Ho sempre ritenuto importante questa capacità di impegnarsi su un punto preciso, piccolo, ma con uno sguardo ampio:
permette di camminare con fiducia e di fare i
passi giusti, anche se non appariscenti.
a) La prospettiva missionaria della pastorale
nella linea del primo annuncio. Si può dire che
questo sia, in termini di presa di coscienza ecclesiale, il risultato più consistente di questo decennio, che ha avuto il suo apice nel documento
sul volto missionario delle parrocchie, nella nota
sul primo annuncio, nella lettera ai cercatori di
Dio e per ultimo nella lettera ai catechisti in per
il quarantesimo del DB. Quest’ultima riassume
bene la questione: «Molti ritengono che la fede
non sia necessaria per vivere bene. Perciò, prima
di educare la fede, bisogna suscitarla: con il primo annuncio dobbiamo far ardere il cuore delle
persone, confidando nella potenza del Vangelo,
che chiama ogni uomo alla conversione e ne accompagna tutte le fasi della vita» (n. 10).
b) La centratura dell’annuncio sugli snodi fondamentali dell’esistenza umana (le “soglie”
della fede, secondo l’espressione dei Vescovi
lombardi). Il convegno di Verona, superando
l’impostazione centrata sui tre compiti fondamentali dell’annuncio, della liturgia e della carità, ha invitato “a partire dalla persona e dalla
sua esigenza di unità, piuttosto che da una articolazione interna della Chiesa, seppur fondata
teologicamente”4. Questo dislocamento della
proposta di fede dalla logica e organicità del
contenuto alla logica e organicità dell’esistenza
4
- C. TORCIVIA, La parrocchia e la conversione pastorale, o.c., 90..
umana nei suoi snodi fondamentali, apre per la
pastorale in prospettiva missionaria il tempo di
una esigente e feconda riformulazione. «Mettere la persona al centro costituisce una chiave
preziosa per rinnovare in senso missionario la pastorale e superare il rischio del ripiegamento, che
può colpire le nostre comunità» (CONFERENZA
EPISCOPALE ITALIANA, “Rigenerati per una speranza viva” (1 Pt 1,3): testimoni del grande “sì”
di Dio all’uomo, 29 giugno 2007, n. 22).
Il piano pastorale Educare alla vita buona del
Vangelo riprende i 5 ambiti di Verona e li indica
come piste di evangelizzazione e di contributo
educativo.
c) La configurazione della catechesi secondo il
modello di iniziazione cristiana in prospettiva catecumenale. Già autorevolmente richiamato dal
Direttorio Catechistico Generale (che invita ad
fare del catecumenato il paradigma della catechesi), questo invito ha trovato una proposta di
attuazione nelle tre note sull’IC. La seconda, in
particolare, ha ispirato di fatto molte delle sperimentazioni in atto in Italia di rinnovamento della
prassi ordinaria di iniziazione cristiana dei ragazzi. La terza è la più utile per ripensare un processo di riscoperta della fede da parte degli adulti.
Sono questi tre cambiamenti di prospettiva (missionaria, secolare, iniziatica) che hanno sostanzialmente cambiato le nostre linee progettuali e
devono costituire l’orizzonte nel quale collocare
la riflessione e la pratica catechistica e pastorale
delle nostre parrocchie e delle nostre diocesi.
Provo a dire qualcosa su ognuno di questi tre
aspetti.
2. Nel segno del “secondo annuncio”
1) Primo o secondo annuncio?
La nozione di primo annuncio appare ancora
sfuocata sia dal punto di vista teorico che della
pratica pastorale. Essa fa riferimento a svariate
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proposte, che mirano ad introdurre nella fede
(initium fidei per persone non battezzate), ad
aiutare persone credenti a riscoprire con rinnovato stupore il cuore profondo del vangelo, a
proporre e accompagnare un ricominciamento
per persone che si sono allontanate dalla chiesa.
Penso che rispetto a questa varietà di destinatari
e quindi di obiettivi del primo annuncio possa
avere senso introdurre la nozione di “secondo
annuncio”, e lavorare pastoralmente su di questa. Ritengo tale espressione adatta a indicare la
situazione più estesa e più urgente in Italia, quella di persone che sono state iniziate alla fede,
ma che se ne sono allontanate per varie ragioni:
per dimenticanza, per trascuratezza, per ostilità,
per distacco fisiologico, per esperienze negative
con la chiesa e i suoi rappresentanti, per influsso
di altre culture o religioni… Per “secondo annuncio” possiamo così intendere le proposte
che riavviano alla fede persone che hanno preso
distanza da essa. Intendere il primo annuncio
come “secondo annuncio” fa uscire da molte
ambiguità e aiuta ad accostare correttamente
le persone, sapendo che non sono una tabula
rasa, ma che hanno un vissuto che va preso in
considerazione, lasciato esprimere, rielaborato.
2) La chiave di volta
Nella prospettiva del “secondo primo annuncio”
va valorizzata l’intuizione pastorale proposta dai
Vescovi italiani, che indicano una chiave concreta di cambiamento, ben sintetizzata dal documento CEI sul volto missionario della parrocchia:
«Di primo annuncio vanno innervate tutte le
azioni pastorali» (n. 6).
Tale prospettiva sembra indicare che non si tratta di fare tabula rasa delle iniziative tradizionali,
ma di infondere in esse una prospettiva missionaria. Si apre qui tutto un ripensamento della
pastorale parrocchiale attuale, che non va per
forza rasa al suolo, ma piuttosto riorientata.
3) La via inversa del primo annuncio
Il contenuto del primo annuncio è il kerigma, intendendo l’annuncio della passione, morte e ri-
30
surrezione del Signore e alla luce di questa tutta
la sua vicenda, la storia della salvezza e il futuro
che Dio ci promette. È dunque sostanzialmente
il contenuto del Simbolo. La questione del contenuto torna centrale nel primo annuncio, perché l’atto di fede, a cui il primo annuncio mira,
non può essere slegato dal suo contenuto: quale è il volto del Dio a cui mi affido? In chi pongo
la mia speranza? L’atto di fede richiede di conoscere colui a cui ci si affida.
Tuttavia occorre essere consapevoli dell’inversione, del capovolgimento che la prospettiva di
primo annuncio richiede rispetto alla prospettiva
tradizionale della catechesi. La catechesi si rivolge a chi è credente e segue l’ordine dell’esposizione: io Credo in Dio, Padre del Signore Gesù,
che ci dona il suo Spirito, la sua vita fino al compimento. Amen. Il primo annuncio dice tutto
questo, il contenuto della fede, per la via inversa.
Mons. Bonomelli, vescovo di Cremona, nel
1912, rispondendo a una consultazione
sull’adozione del catechismo di Pio X per tutte
le diocesi italiane, scrive:
«Io sono convinto che il catechismo debba
essere, quanto alla forma, radicalmente mutato. I catechismi seguono tradizionalmente
un metodo che deve essere scartato. I dotti
che contemplano le verità già disposte con
un dato sistema nelle loro menti son portati
ad esporle con lo stesso sistema, a tesi e a
formule, anche agli altri, dimenticando facilmente la via che hanno dovuto seguire per
apprenderle la prima volta, via inversa...».
Quale è la via inversa? Non è quella dell’ordine dell’esposizione, ma della scoperta. È la via
dell’attestazione, la via testimoniale. Tutto comincia dall’Amen. Qualcuno si espone attestando (testimoniando) se stesso nella solidità della
sua relazione con un Dio che gli dona il suo Spirito, la sua vita. Tutto parte dal sentire una persona e una comunità che pronunciano l’Amen
della loro vita credente. Una persona che vive
grazie allo Spirito e una comunità (credo la chiesa) che vive di questo Spirito. A questo punto
inizia la risalita che fa scoprire che questo Spirito è lo Spirito del Signore morto e risorto per
noi, che ci permette di essere in relazione filiale
con Dio chiamandolo Padre. A questo punto la
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persona può dire “Io credo”, quel credo che diventa speculare all’Amen da cui tutto è partito,
vale a dire quella redditio come eco della traditio
credente. È d’altronde la via del catecumenato.
Avere a mente questa “via inversa” permette di
distaccarci dalla modalità tradizionale e di ripercorrere anche noi la strada dell’annuncio come
se fosse la prima volta.
4) Il frutto del primo annuncio: la grazia di ricominciare
Accompagnare qualcuno che si è allontanato
dalla chiesa o è lontano di fatto ci rimette in prospettiva missionaria, ci fa uscire da un cristianesimo del dovuto, dai nostri riflessi condizionati
che ci portano a verificare nelle persone la presenza delle condizioni da noi ritenute necessarie
per far parte della comunità, ci mette nell’idea
che le persone così come sono vanno accolte e
sono adatte al vangelo. Ci fa riscoprire che i cercatori di Dio, oggi come sempre, sono più fuori
dalla chiesa che dentro di essa.
Queste proposte di secondo annuncio si offrono
a noi come “grazia di ricominciare”, ma come
una grazia di ricominciamento non solo per le
persone implicate (i destinatari), ma per gli stessi
operatori pastorali e in ultima analisi per la stessa
Chiesa, la quale è sollecitata a ricominciare da coloro stessi che essa aiuta a rimettersi in cammino.
Investire pastoralmente in percorsi di ricominciamento è la via maestra per rinnovare in
profondità le nostre parrocchie, ma in ultima
istanza le nostre persone. Accompagnando una
persona a ricominciare a credere, entriamo in
un processo di reciproca conversione. Non ne
usciamo indenni. Siamo portati da coloro che
accompagniamo a riformulare il vangelo come
se fosse la prima volta per noi, a riscoprirlo in
termini nuovi, a viverlo diversamente. Se ogni
presbitero e ogni catechista potesse fare almeno
una volta un’esperienza di accompagnamento
di una persona che ricomincia a credere, il risultato sarebbe che alla fine questo presbitero e
questo catechista crederebbero diversamente. È
quanto Agostino esprime efficacemente nel De
catechizandis rudibus:
«Se ci dà fastidio il ripetere continuamente
come a dei bambini cose trite e ritrite, vedia-
mo di adattarle con amore, paterno e materno e fraterno, ai nostri uditori e in questa unione di cuori finiranno per sembrare
nuove anche a noi. Quando ci si vuol bene,
e tra chi parla e ascolta c’è una comunione
profonda, si vive quasi gli uni negli altri, e chi
ascolta si identifica in chi parla e chi parla in
chi ascolta. Non è vero che quando mostriamo a qualcuno il panorama di una città o
di un paesaggio, che a noi è abituale e non
ci impressiona più, è come se lo vedessimo
per la prima volta anche noi? E ciò tanto più
quanto più siamo amici; perché l’amicizia ci
fa sentire dal di dentro quel che provano i
nostri amici»
(S. Agostino, De catechizandis rudibus)
3. Il dislocamento della proposta di fede nei
luoghi di vita della gente (i luoghi del primo annuncio)
Privilegiare una pastorale dei ricominciamenti
rispetto a una di conservazione (quello che il
documento sulla parrocchia definisce come
passaggio da una parrocchia come distributrice di sacramenti a una parrocchia missionaria)
chiede che prendiamo sul serio l’altro cambio
di prospettiva, quello del dislocamento della
proposta di fede nei passaggi di vita cruciali, che possono riavviare nelle persone degli
interrogativi, delle domande di senso, delle
rielaborazioni.
Tali passaggi antropologici sono definiti come
“situazioni in cui può nascere una domanda di
fede” (Terza Nota CEI sull’IC, nn. 10-13); “occasioni particolari per il primo annuncio” (CEI,
Questa è la nostra fede, 23); “soglie della fede”
(Vescovi lombardi), o più semplicemente “ambiti di vita” (Convegno ecclesiale di Verona).
Ognuno di questi documenti fornisce un elenco, spesso simile, di queste “situazioni favorevoli per la fede”. (La Lettera ai cercatori di Dio
si apre con un capitolo dedicato alle «domande
che ci uniscono», individuate in quattro ambiti:
felicità e sofferenza; amore e fallimenti; lavoro
e festa; giustizia e pace.
Il documento sul volto missionario della parrocchia, ricorda che «l’adulto si lascia coinvolgere
in un processo di formazione e in un cambiamento di vita soltanto dove si sente accolto
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e ascoltato negli interrogativi che toccano le
strutture portanti della sua esistenza: gli affetti,
il lavoro, il riposo (…) Gli adulti di oggi risponderanno solo se si sentiranno interpellati su questi
tre fronti con intelligenza e originalità» (n. 9).)
A titolo puramente esemplificativo, vi sottopongo una “mappa di situazioni di vita come
possibili ricominciamenti di fede”, che sto preparando per una pubblicazione EDB.
Si raccoglie attorno ad alcuni termini evocatori di queste situazioni antropologiche che tutti
attraversano e che sono spazi ospitali di parole
di vangelo.
Generazioni (generare)
- Quando nasce un figlio (battesimo)
- I primi passi (0-6 anni)
- L’iniziazione cristiana dei figli
Erranze/Transizioni/Abbandoni (allontanarsi)
- Laboratori di fede (adolescenti/giovani)
- La rielaborazione critica della fede
(scuola e università)
- Dialoghi personali
Legami (legarsi/affidarsi)
- Corsi per fidanzati
- Cammini di coppia
Passioni/Dedizione (dedicarsi, appassionarsi)
- volontariato
- mondo del lavoro
- arte
Viaggi (camminare)
- Pellegrinaggi (terra santa, santuari…)
- Cammini (Compostela…)
- le ferie
Incontri
- la rete
- altre religioni
Distacchi (dividersi e ricongiungersi)
- crisi affettive, separazioni e divorzi
- secondi matrimoni
Fragilità/disagi (sperimentare il limite)
- disabilità
- povertà, perdita del lavoro
- solitudine (single)
- carceri
- malattia
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Perdite/lutti (lasciar andare)
- La perdita di un figlio
- La perdita di un coniuge
Compimento (morire/compiersi)
- Di fronte alla propria morte
Questa mappa è tutt’altro che precisa ed
esaustiva. Può comunque aiutarci a renderci
conto da una parte che in fondo la nostra pastorale tradizionale ha, come matrice profonda, proprio la vita con i suoi passaggi fondamentali. La pastorale dei sacramenti si colloca
in questa linea.
D’altra parte ci permette di renderci conto di
quanto questa stessa pastorale sia ingessata,
irrigidita, protetta nelle sue formulazioni collaudate, troppo organizzata e poco duttile a
permettere alla vita di riprogrammarla costantemente.
Accogliere una simile provocazione e iniziare
a investire energie in questi spazi vuoti della
vita è un’altra grande spinta verso una progettualità pastorale nuova.
4. Generare. Le buone pratiche della catechesi ai genitori
All’interno della mappa antropologica delineata, una realtà che nel Triveneto, ma più generalmente in Italia, abbiamo avviato e che fa parte
delle buone pratiche è quella del “secondo annuncio” (l’espressione diventa qui molto appropriata) ai genitori facendo leva sulla genitorialità, in occasione dei sacramenti dei figli. È una
pratica tra il vecchio e il nuovo, per cui ciò che è
decisivo non è la sua attauzione, ma la mentalità con la quale viene attuata.
Mi fermo su questa, perché bisogna partire da
quello che stiamo già facendo e perché rischiamo di iniziare delle buone cose e poi di lasciarle
perdere.
L’analisi delle esperienze in atto in alcune regioni
mi ha permesso, anche qui, di individuare alcune costanti e tendenze che possono diventare
molto utili per aprire l’immaginazione pastorale.
Le possiamo guardare da tre punti di interesse:
il tipo di proposta; i registri che la proposta predilige; le fasi della vita in cui viene fatta.
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1. Il tipo di proposta.
L’osservazione delle esperienze di catechesi in
atto nelle diocesi italiane presenta quattro modalità di coinvolgimento di genitori nel percorso di iniziazione dei figli.
a) La prima modalità consiste in una serie di
incontri annuali (2-3) che servono a informare
i genitori sul percorso catechistico proposto ai
figli. In questi incontri si mira a un coinvolgimento minimale, ma si ha a cuore di stabilire
rapporti positivi con le famiglie, e in particolare
con le mamme.
b) La seconda modalità, piuttosto diffusa e in
crescita, consiste nella proposta di incontri formativi ai genitori, sia su problematiche educative, sia su aspetti della fede. Non raramente il
percorso formativo offerto ai genitori è in parallelo con quello fatto con i figli quanto ai temi.
La periodicità è pressappoco mensile.
Questa tipologia, rispetto alla prima, aggiunge
una preoccupazione di riavviare i genitori ad
una riscoperta della fede, di cui è occasione il
percorso sacramentale dei figli. In qualche proposta la prospettiva è proprio quella di un primo
annuncio, di un invito al ricominciamento della
fede. La consapevolezza che attraversa questa
tipologia è che senza la presenza di genitori credenti l’iniziazione cristiana dei ragazzi rischia il
fallimento, ma soprattutto che sono gli adulti i
veri destinatari della catechesi dei ragazzi.
c) La terza modalità è quella di far vivere (una
volta al mese circa) delle domeniche insieme,
delle “domeniche esemplari”, in cui sia coinvolta tutta la famiglia, nelle differenti dimensioni: relazionali, conviviali, di riflessione, di
celebrazione. Questa modalità punta a far fare
esperienze di forti, esperienze di comunità cristiana nel giorno del Signore.
d) La quarta tipologia è la più esigente. Prevede
un percorso di catechesi familiare, nel quale i
genitori sono progressivamente coinvolti non
solo come credenti, ma anche come catechisti
dei loro figli. Appare una modalità che coinvolge nei soggetti tutta la famiglia e un nucleo di
comunità, restituendo il compito della catechesi a un gruppo, non a un catechista.
- Questa tipologia è assai istruttiva. Essa segna
in qualche modo il passaggio graduale dall’itinerario tradizionale fondamentalmente pue-
rocentrico, al coinvolgimento della famiglia,
all’attivazione della comunità ecclesiale. Guardando le esperienze in atto, ci si accorge che
in molte diocesi questo processo di traghettamento è avviato, in alcune solo nei primi due
passaggi, in altre fino all’ultimo. Inoltre in molte diocesi troviamo tutti i tipi di proposte, il che
vuol dire che il cambiamento è graduale e non
generalizzato.
Cosa trarre da questo primo punto di osservazione?
Poter disporre di una mappa che va da un punto acquisito a un traguardo possibile permette
a tutti di non rimanere immobili. Il fatto che
ormai in Italia ci siano esperienze a cui ispirarsi
in ognuno dei tre gradini successivi al primo,
rende possibile e fattibile un cammino di reale
rinnovamento della prassi tradizionale di iniziazione cristiana dei ragazzi in vista dell’evangelizzazione degli adulti.
Questa mappa inoltre permette di capire che
la gradualità è condizione stessa del cambiamento, purché non sia sinonimo di immobilità
o di negligenza pigra. La gradualità significa
rispetto delle situazioni e dei condizionamenti
in atto, ma anche coraggio operativo: un passo
chiama l’altro e solo se si fa un passo si può
capire come e dove fare quello successivo.
2. I registri che la proposta predilige.
Una seconda interessante indicazione viene
dai “registri” delle proposte fatte, vale a dire
il contenuto predominante di una proposta.
Rispetto a questa angolatura di osservazione,
notiamo che vengono proposte tre registri formativi: quello riflessivo, quello esperienziale,
quello celebrativa.
- Ci sono proposte a predominanza riflessiva.
Si svolgono come incontri con i genitori e i ragazzi per approfondire dei temi, in genere dei
temi di fede. Tale approfondimento avviene
con metodologie diverse: dalla proposta frontale fino al laboratorio.
- Ci sono proposte che, pur contenendo dei
momenti di riflessione, sembrano prediligere il
registro “far fare esperienza”. È il caso delle
domeniche insieme, o dei pomeriggi in cui ci
sono diversi aspetti formativi, che vanno dalla
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riflessione, al pranzo insieme, alla celebrazione.
Queste proposte limitano il numero degli incontri, ma aumentano la loro forza di impatto
formativo.
Sono base sulla convinzione che nella vita cristiana si entra attraverso esperienze significative di chiesa basate su rapporti relazionali
positivi.
- Ci sono proposte che fanno del momento celebrativo domenicale il punto forte della
proposta. Pur non dimenticando gli aspetti
di riflessione, né quelli dell’esperienza, questa proposta ritiene che la prima catechesi sia
l’esperienza liturgica vissuta bene e in modo
partecipato. È la forza dei simboli e dei riti sulla
fede delle persone.
Questo secondo punto di osservazione ci permette di allargare la nostra concezione formativa, fino ad ora praticamente identificata con
una catechesi di tipo cognitivo. La tendenza
in atto è quella di permettere un’esperienza
più completa di vita cristiana, dove la testa, le
emozioni, la comunione e la comunicazione, la
celebrazione con il suo linguaggio simbolico,
concorrono insieme a offrire una proposta di
fede cristiana sentita come un fatto di vita, non
solamente un fatto di testa.
La morale è questa: l’IC ricupera progressivamente il suo statuto di avvio e immersione nell’esperienza della vita cristiana, non solo per i ragazzi,
ma per gli adulti. In questo senso essa va verso
un prospettiva più catecumenale, iniziatica.
3. Le fasi della vita in cui viene fatta la proposta
Questo terzo punto di osservazione trasversale
riguarda il periodo della vita in cui avviene la
proposta, la sua collocazione nelle età della vita
degli adulti implicati.
Ora notiamo che quasi tutte le nuove esperienze riguardano la famiglia nel tempo in cui i figli
iniziano la preparazione alla comunione e alla
cresima (dai 7 ai 12 anni). Toccano quindi di
conseguenza i ragazzi in questa età e i genitori
giovani adulti per un tempo preciso.
Ma ci si accorge che anche qui qualcuno sta
muovendo qualcosa. Qualche diocesi ha sentito la necessità, partendo da queste esperienze,
di anticipare l’accompagnamento dei genitori nei primi passi dei figli, nel tempo da 0 a 7
34
anni. Poi si è sentita la necessità di incontrarli in
occasione della nascita dei figli, con una serie di
incontri prebattesimali, spesso nelle loro case.
Infine si sente il bisogno di avviare i percorsi di
fede già nel momento della preparazione al
matrimonio.
A monte, quindi, avviene un percorso a ritroso,
centrato sull’adulto, perché ci si rende conto
che non si può costruire sul vuoto, che non
bisogna che i genitori aspettino che i figli abbiamo 7 anni per ritornare a scoprire la fede.
A valle, poi, si sente la necessità, per i ragazzi,
di avviare un seria pastorale giovanile, dopo il
conferimento dei sacramenti. E per gli adulti,
di curare quelle che sono appunto “le soglie
della fede”, vale a dire tutte quelle situazioni
nelle quali gli adulti sono chiamati a passaggi e
riformulazioni.
La morale è questa: l’IC, presa seriamente, richiede e provoca una allargamento della catechesi, confinata nei tempi della fanciullezza,
verso tutta l’età adulta, ponendosi in una logica di accompagnamento dell’adulto nelle differenti fasi della sua vita.
Questo è strategicamente interessante. Noi
siamo partiti dal punto più ovvio, vale a dire
quello nel quale la gente si presenta a noi: la
domanda dei sacramenti. Ora, chi prende sul
serio l’iniziazione dei ragazzi è condotto per
mano a occuparsi seriamente di tutte le fasi
della vita adulta.
- Questi tre punti di osservazione non esauriscono tutta la ricchezza di quanto è in atto,
ma sono molto educativi. Ci dicono, in sintesi,
che stiamo camminando verso una iniziazione
nel segno del coinvolgimento della famiglia
e della comunità, che si tratta di un’iniziazione all’esperienza della vita cristiana e tramite
l’esperienza, che questa richiede un accompagnamento e un itinerario per tutta la vita
adulta. L’IC dei ragazzi, per essere fatta bene,
richiede di mettere in moto tutto il compito pastorale della comunità cristiana.
5. Investire sulla pratica del dialogo
pastorale
Prima di concludere, vorrei almeno accennare
a un altro punto pratico che a questo punto
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diventa di grande importanza. Si tratta della
necessità di riavviare seriamente la pratica del
dialogo pastorale.
Per “accompagnamento pastorale” intendiamo il dialogo che si instaura con delle persone,
per un periodo più o meno prolungato, in occasione della domanda dei sacramenti o riti cristiani. Può avvenire in due forme: sia il dialogo
interpersonale (es. di un prete con una coppia
di fidanzati che chiedono di sposarsi in chiesa),
sia il dialogo tra un responsabile pastorale (catechista o équipe) con un gruppo: ad esempio
un gruppo di fidanzati in un corso di preparazione al matrimonio o un gruppo di genitori
che si prepara ai sacramenti dei loro figli. Al
termine “dialogo” diamo allora il senso più largo di spazio relazionale di accompagnamento
che ha nella parola l’espressione più importante, anche se non unica.
Pratichiamo l’accompagnamento pastorale soprattutto nelle seguenti occasioni: il battesimo
dei bambini; i corsi per fidanzati; l’incontro con
una persona o una famiglia in occasione di un
funerale; il catecumenato degli adulti o dei ragazzi dai 7 ai 14 anni; gli incontri con i genitori in vista della prima comunione o la cresima
dei loro figli; l’accompagnamento dei malati
che può sfociare nel sacramento dell’unzione degli infermi; un percorso di riscoperta del
sacramento della riconciliazione. Quasi tutti i
sacramenti della fede richiedono questo dialogo. I sacramenti più implicati sono quelli
dell’iniziazione cristiana e del matrimonio, cioè
i sacramenti che fanno ancora parte dei riflessi
tradizionali delle persone.
Non intendo sviluppare questo tema, al quale
ho dedicato una relazione nella nostra settimana estiva nazionale di Siusi, e alla quale vi
rimando se ritenete utile.
Richiamo solo l’assoluta necessità di elaborare spazi e tempi per ascoltare le domande,
anche le più tradizionali, per aprire dialoghi,
per operare accompagnamenti individualizzati
per chi richiede i sacramenti, per operare con
loro e non al posto loro un vero discernimento
sulle loro domande. L’unico modo per uscire
dall’alternativa tra il divenire rigidi non dando i
sacramenti per non sciuparne la grazia, e distribuirli acriticamente per non irritare le persone,
è quella di riscoprire la pratica dimenticata del
dialogo pastorale. Questo richiede anche una
nuova ministerialità, quella indicata dalla Terza
nota sull’IC:
«Occorre rendere disponibili luoghi e tempi in cui uomini e donne credenti possano
accogliere, senza pregiudizi e asprezze, coloro che ricercano un nuovo senso cristiano
per la propria vita» (Terza nota IC, 52).
6. Due immagini di André Fossion: a servizio della biodiversità dello Spirito
Quanto ho fino ad ora delineato mi sembra
che lasci intravedere un legame stretto di progressiva concretizzazione nei tre cambi di prospettiva segnalati all’inizio (anche se ancora
consapevoli in poche persone di chiesa). La
conversione missionaria e il secondo annuncio
chiedono di privilegiare chi si è allontanato ma
è implicitamente o esplicitamente disponibile
a ricominciare (“i cercatori di Dio”, se ci piace
questa espressione, ma forse meglio i “ricercati da Dio”); questo richiede concretamente di
ricollocare noi stessi e il nostro annuncio sulle
esperienze vitali delle persone, e di riprogrammare contenuti, tempi e modalità su di queste;
un simile accompagnamento richiede una logica di patri maternità, vale a dire profondamente iniziatica, creando i luoghi vitali e comunitari
perché i percorsi possano compiersi; nel cuore
di questi accompagnamenti, il dialogo pastorale, inteso come cammino di reciproco ascolto, discernimento e decisione va ripristinato,
curato e organizzato. Questa successione in
se stessa può offrire le linee ispiratrici di una
nuova progettualità pastorale. Quanto stiamo
facendo a livello di rinnovamento della pratica
di IC dei ragazzi è un passo importante, non va
disatteso, ma nello stesso tempo va allargato.
Concludo con due immagini di Fossion, da me
spesso citate, che sono di grande aiuto a mio
parere per ispirare gli atteggiamenti giusti. Riguardano entrambe la metafora della foresta.
- «Il vecchio albero che crolla fa più rumore della foresta che cresce”, dice un proverbio africano. Nella Chiesa molti si danno da fare – si
spossano perfino – per tenere in piedi il vecchio
albero che crolla. Ciò non è inutile se si tratta di
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- «Il 26 dicembre 1999, un uragano chiamato
«Lothar» ha dilagato sull’Europa, in particolar
modo nell’Est della Francia, con venti a più di
150 km orari. Si stima che 300 milioni di alberi
siano stati abbattuti sul territorio francese…
Dopo la catastrofe, alcuni uffici tecnici hanno
velocemente elaborato programmi di rimboschimento, progetti di reimpianto, piani di semina. Si trattava di approfittare della catastrofe
per ricostruire la foresta secondo l’immagine
ideale che era possibile farsene.
Ma una volta che si è trattato di attuare questi
piani di rimboschimento, gli ingegneri forestali
hanno constatato che la foresta li aveva anticipati. Hanno osservato una rigenerazione più
rapida di quella prevista che veniva ad ostacolare i piani di rimboschimento manifestando
talora delle configurazioni nuove, più vantaggiose, alle quali gli uffici tecnici non avevano
pensato. La rigenerazione naturale della foresta manifestava, sotto molti aspetti, una migliore bio-diversità e un miglior equilibrio ecologico…
Da una politica volontaristica di ricostruzione
della foresta secondo i loro piani, gli ingegneri
forestali sono passati ad una politica più duttile
di accompagnamento della rigenerazione naturale della foresta... Non si trattava di rinunciare ad ogni intervento, ma, piuttosto, con
più competenza, di accompagnare, in maniera
attiva e vigilante, un processo di rigenerazione
naturale… “Giovani piantine di alberi di varie
specie sono cresciute. Il nostro lavoro è stato
allora di liberarle delicatamente, di accompagnarle, di accogliere la vita della natura invece
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di credere che fosse scomparsa, invece di reimpiantarla artificialmente”.
… Anche la Chiesa ha conosciuto, soprattutto
da una quarantina d’anni, un uragano. Il panorama religioso, almeno nelle sue espressioni tradizionali, è devastato. Certo, il paragone
non può diventare norma: l’umanità non è
una foresta e gli esseri umani non sono delle
piante. Ma ciò che ci interessa, analogicamente, per il nostro scopo, è il cambiamento di atteggiamento dei forestali: il loro passaggio da
una politica volontaristica di ricostruzione della
foresta ad una politica di accompagnamento,
attiva e lucida, di una rigenerazione in corso.
Non si dovrebbe operare lo stesso passaggio
anche in pastorale: passaggio da una pastorale
di “conservazione” a una pastorale di “generazione”?
Questa seconda immagine ci aiuta a mutare
profondamente di atteggiamento, non certamente ad impegnarci di meno, ma a diventare
più fiduciosi rispetto a quanto stiamo vivendo.
La cultura attuale, con tutte le sue ambiguità,
è più carica di promesse di Dio di quello che
possiamo immaginare. A noi decidere se investire su una pastorale di un cristianesimo che
sta finendo (quello di una fede sociologica) o
su quello che lo Spirito sta preparando, un cristianesimo della libertà e della grazia, un cristianesimo forse più debole, ma certamente
più evangelico.
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rallentarne la caduta per evitare che qualcuno
rimanga schiacciato. Ma l’importante è la foresta che cresce. Oggi non possiamo immaginare
con esattezza o programmare completamente
ciò che sta crescendo. Tutt’al più possiamo favorirne la crescita» (FOSSION ANDRE, Ricominciare a credere, EDB 2004, p. 136).
Questa prima immagine ci rende sapienti nel
gestire la pastorale tradizionale senza lasciarci
assorbire da essa fino a non lasciarci più occhi,
più cuore e più mani per le nuove situazioni che
crescono fuori dai quadri tradizionali. Dice anche la fatica di stare in questa situazione di transizione, fatica da assumere con responsabilità.
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CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO
Il Centro Missionario Diocesano si inserisce
nel progetto pastorale triennale 2008 – 2011
della diocesi di Verona: “Noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in
comunione con noi” (1 Gv. 1,3). All’interno della proposta per l’anno 2010/2011, “La
corresponsabilità ministeriale a servizio
della comunione – Carismi e Ministeri”
siamo chiamati a far emergere il volto missionario che caratterizza l’essenza stessa dell’essere Chiesa.
QUARESIMA DI SOLIDARIETÀ
“Comportatevi come figli della luce”
dividere un po’ del nostro tempo e dei nostri
beni con chi ne ha maggiormente bisogno.
Lo possiamo fare conoscendo e dando un sostegno ai progetti Diocesani, alle missioni
dei diversi Istituti Religiosi in cui sono presenti i missionari veronesi.
Durante il tempo della Quaresima proponiamo a tutte le comunità parrocchiali, ai gruppi
missionari e alle Commissioni Vicariali di impegnarsi direttamente nel sostegno alle Missioni diocesane e ai “micro-progetti” che il
Centro Missionario indica come necessità più
urgenti.
La presentazione dei micro-progetti di solidarietà missionaria si trova nell’inserto centrale
del libretto “Preghiera in famiglia”.
(Ef. 5,8)
Il percorso Quaresimale di quest’anno pastorale ci invita a riflettere sul nostro essere figli
nella Chiesa. Per tutti i cristiani, figli si nasce
dal Battesimo perché Dio Padre ci accoglie e
ci riconosce.
Il battesimo allora diventa l’inizio di un percorso che attraversa tutta la vita e che ci
porta a maturare e a far crescere il rapporto
personale di ciascuno con il Padre e con tutti i fratelli in Cristo, nella comunione e nella
comunità.
I materiali e le iniziative del Centro Missionario Diocesano che accompagneranno il
cammino quaresimale delle nostre parrocchie
ci aiuteranno proprio in questo percorso di
maturazione e saranno le seguenti:
1 - PREGHIERA IN FAMIGLIA “Comportatevi come figli della luce”
Il Centro Missionario Diocesano, il Centro di Pastorale Familiare, il Centro di
Pastorale Ragazzi e il Centro di Pastorale Immigrati hanno preparato il libretto
“Preghiera in Famiglia”, un aiuto per la
preghiera familiare, personale e di gruppo per la Quaresima.
2 - PROGETTI DA SOSTENERE
La Quaresima è il tempo in cui vogliamo con-
UNO PER CENTO (1%)
Inoltre, in occasione del Giovedì Santo, proponiamo di devolvere l’1% del proprio
reddito, come segno concreto di solidarietà missionaria, frutto del digiuno, della preghiera e di uno stile di vita più sobrio.
L’1% può essere consegnato al proprio parroco, indicandone la finalità e chiedendo di
farlo pervenire al nostro Centro Missionario,
oppure attraverso le modalità qui sotto indicate.
Per sostenere i progetti di solidarietà, o
per inviare le offerte risultanti dall’1% del
reddito, rivolgersi a:
Centro Missionario Diocesano
Via Duomo 18/a 37121 Verona
Tel. 045/8033519 Fax 045/8031171 e-mail:
[email protected]
c.c.p. n. 13451372 Intestato a:
Diocesi di Verona
Centro Missionario Diocesano
c/c bancario presso
Banca Popolare di Verona
Intestato a:
Diocesi di Verona – Centro Missionario
IBAN IT 21 Z 05188 11701 000000 130000
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4 - MATERIALI DISPONIBILI
Manifesto, libretto “Preghiera in Famiglia”, salvadanaio per i ragazzi, depliant
con le proposte di “micro-progetti” di solidarietà missionaria.
LUOGHI dove si possono trovare i materiali:
Centro Missionario Diocesano, Centro Pastorale Familiare, Centro Pastorale Ragazzi,
Curia, Libreria Paoline, Libreria Salesiana e
Domus Pacis di Legnago.
ANIMAZIONE MISSIONARIA
Il 1° incontro formativo per i gruppi missionari e commissioni vicariali, realizzato a
fine novembre in quattro zone della diocesi,
è stato un momento di approfondimento e
di riflessione per rinsaldare e ritrovare le motivazioni del nostro cammino, in sintonia con
la giornata di programmazione che ci invitava ad andare oltre le apparenze per riconoscere il volto di Cristo nel fratello e nella
sorella che ci vive accanto.
In questi mesi, da dicembre a febbraio,
i gruppi missionari, ciascuno nella propria
comunità parrocchiale (o a livello vicariale),
sono chiamati a vivere un’esperienza di
animazione missionaria, in continuità con
il percorso fatto in questi ultimi due anni.
L’impegno, quindi, è quello di individuare
all’interno della programmazione pastorale
già in atto, una attività nella quale possiamo inserirci con l’attenzione missionaria che
abbiamo condiviso insieme durante il primo
incontro.
Alcune indicazioni utili per aiutare a raggiungere tale obiettivo possono essere queste:
Pastorale, per essere così condivisa con
tutta la comunità.
➭ Se il gruppo missionario ha individuato
una inziativa pastorale già in calendario,
per aiutare a viverla in una prospettiva missionaria, è necessario affiancare le persone
responsabili di quell’iniziativa o di quel settore pastorale, in stile di sincera collaborazione. Si cercherà quindi di contribuire
nella progettazione e nella realizzazione di
quella attività pastorale, inserendovi quelle attenzioni, quello “stile nuovo e aperto”
che le dia la caratteristica di un incontro di
ampio respiro e di autentica accoglienza,
capace di andare oltre qualsiasi apparenza
e diversità. Il punto di partenza per creare
nuove relazioni sarà il riconoscere nel volto delle persone che incontriamo lo stesso
volto del Cristo, compagno di strada nel
nostro cammino, con la coscienza che, attraverso il battesimo siamo diventati figli
dello stesso Padre e fratelli nella fede.
Ricordiamo inoltre che ci ritroveremo poi per
un momento di condivisione e di ulteriore approfondimento, in occasione del 2° incontro
formativo che sarà così programmato:
Lunedì 28 febbraio 2011, ore 20.30
√Legnago, Domus Pacis
√ Peschiera, Parrocchia Beato Andrea
Martedì 01 marzo 2011, ore 20.30
√ Verona, Parrocchia San Massimo
√ Vago, Oasi San Giacomo
Vi preghiamo di passare parola con tutti i
componenti dei gruppi missionari e della
Commissione Missionaria Vicariale. Buon Lavoro e buona Missione a tutti!
k
3 - TRASMISSIONE SU TELEPACE
In onda su Telepace, dal lunedì al venerdì alle
ore 20.30, si può accompagnare la “Preghiera in Famiglia”, animata con un preminente
spirito missionario, seguendo il libretto da noi
preparato.
➭ portare la riflessione nella segreteria del
Consiglio pastorale, perché venga messa
all’ordine del giorno dello stesso Consiglio
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Evento speciale
Ricordiamo a tutti voi un importante appuntamento per la nostra comunità diocesana:
2000 – 2010
Seminario di studio e di riflessione nel
Decennale dal
1°Convegno Missionario Diocesano 2000:
Una storia che continua e si rinnova
Sabato 5 e Domenica 6 febbraio 2011
Istituto Salesiano San Zeno
Via don Minzoni, 50 - Verona
In ogni parrocchia arriverà il materiale
dell’evento. Vi preghiamo di passare parola
con gli interessati, in modo particolare:
le Commissioni Missionarie Vicariali, i
Gruppi Missionari Parrocchiali, i gruppi e
le associazioni di solidarietà missionaria e
tutta la comunità diocesana veronese.
Ripercorreremo i tre eventi importanti vissuti
in questi ultimi dieci anni:
➭ il 1° Convegno Missionario Diocesano:
“Verona in missione nel terzo millennio”
(27-29 ottobre 2000)
➭ il Sinodo Diocesano (2002 – 2005)
➭ il Convegno Diocesano Fidei Donum
“Un dono da accogliere, una ricchezza
da investire” (29 gen. – 12 feb. 2007).
È un appuntamento speciale che, più che riportarci indietro nel tempo, ci aiuta a rileggere
i nuovi contesti in cui siamo immersi, per vivere meglio il presente ed il futuro della nostra
chiesa diocesana, chiamata ad essere sempre
più missionaria, più attenta all’essenzialità e
alle persone.
Per informazioni: Centro Missionario Diocesano - Via Duomo, 18/A – Verona - Tel.
045/8033519 - [email protected]
Corsi di formazione
√ “In viaggio” ... per Conoscere, Capire e Incontrare
Promotori: CMD, ABCS, CPAG, Suore di don
Mazza, Suore Orsoline F.M.I, Missionari Stimmatini, Padri Canossiani.
Il corso è proposto a chi è interessato a:
Conoscere altri mondi e culture, incontrare e confrontarsi con giovani che vivono in
contesti sociali diversi dal nostro, approfondire temi come la globalizzazione, la pace,
la giustizia, e la cooperazione internazionale, cercare motivi e significati per uno stile di
vita solidale e in dialogo con culture diverse.
La proposta di formazione costituisce la prima tappa necessaria per un’adeguata conoscenza ed educazione alla mondialità, offrire
i primi elementi fondamentali per un corretto
approccio alla condivisione e solidarietà internazionale.
Il cammino di formazione non vuole essere finalizzato solo al viaggio ma, essere anche
uno spazio di confronto, di crescita e di approfondimento della dimensione missionaria.
Il corso vuol essere un primo approccio a tutte
queste tematiche.
Durante il corso ci sarà la possibilità di approfondire la conoscenza dei vari promotori
e di valutare con loro le eventuali proposte di
esperienze brevi – viaggi.
• Calendario degli incontri: domenica 13
febbraio 2011, domenica 27 febbraio
2011, domenica 13 marzo 2011, domenica 27 marzo 2011, sabato 9 e domenica
10 aprile 2011
• Orario: Sabato ore 15.00 - 19.00, Domenica ore 9.00 - 18.00
• Costo del corso: quota d’iscrizione
• € 50,00, pranzo € 10,00
• Sede del corso: Istituto Padri Stimmatini,
Viale dei Colli, 27 – Verona (vicino Santuario Madonna di Lourdes – Torricelle).
Informazioni e iscrizioni: entro lunedì 7
febbraio 2011 presso il Centro Missionario
Diocesano, via Duomo 18/A - Verona (tel.
045/8033519, e-mail: [email protected] oppure [email protected]).
Chiedere di Rita.
Spiritualità Missionaria
√ Messa Missionaria
Ogni primo venerdì del mese, alle ore 18.00,
presso la chiesa di S. Tomio (in via Mazzini, vicino a Piazza Erbe), Verona. In questo giorno,
tutte le parrocchie sono invitate a pregare per
le missioni e ad accendere le 5 lampade che
ricordano i cinque continenti.
Date: 4 febbraio 2011, 4 marzo 2011, 1 aprile 2011, 6 maggio 2011, 3 giugno 2011.
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Attività specifiche
Altri eventi importanti che scandiscono il cammino pastorale del Centro missionario Diocesano, in ordine cronologico, sono i seguenti:
1. Giornata Mondiale del malato di lebbra: domenica 30 gennaio 2011
2. Celebrazione dei missionari martiri:
Giovedì 24 marzo 2011
• In alcune parrocchie della diocesi verrà
celebrata la veglia di preghiera in occasione della commemorazione della
morte di mons. Oscar Romero e di tutti
i missionari martiri.
• materiale presso il CMD.
• Preghiamo le parrocchie o le vicarie
che organizzeranno qualche celebrazione legata a tale commemorazione di darne notizia al Centro
Missionario Diocesano
Per informazioni: Centro Missionario Diocesano - Via Duomo, 18/A – Verona - Tel.
045/8033519 - [email protected]
Visitate il sito del
Centro Missionario Diocesano
e Iscrivetevi alla newsletter!
LUCI NEL MONDO
L’ultima produzione di Luci nel Mondo, “Storie di gente veneta nel mondo 2”, racconta
storie di migranti veneti in 8 paesi nel mondo: Romania, Inghilterra, Venezuela, Messico,
Australia, Stati Uniti, Germania, Austria. Si
tratta di un lavoro multimediale: video e schede didattiche di supporto. Storie di Gente Veneta 2 è il proseguo di un progetto che vuole
raccontare vite e vissuti di veneti o comunità
venete nei continenti. In questa seconda parte del progetto vengono raccontate 11 storie
di veneti o di comunità venete che risiedono
nei diversi paesi del mondo non già visitati e
raccontati nella prima parte del progetto (che
aveva coinvolto Sudafrica, Brasile, Argentina,
Svizzera, Belgio, Canada). Raccontare i loro
vissuti, le loro fatiche, la loro nostalgia, i loro
ricordi, le loro speranze. Raccontare i loro
successi, i loro fallimenti. Raccontare la loro
famiglia, i loro figli, perché sono partiti… Raccontare questi veneti vuol dire anche un po’
raccontare i paesi dove oggi risiedono, con i
problemi, le speranze. Raccontare questi veneti vuol dire raccontare i valori di una terra
da loro esportati in tutto il mondo. L’obiettivo
è anche quello di descrivere i flussi migratori
che li hanno visti protagonisti: perché sono
partiti?, che Italia, che Veneto era?, cosa hanno fatto quando sono arrivati?, come sono
stati accolti?, che ricordo hanno e che rapporto hanno ancor oggi con il Veneto? Domande
che, come si può cogliere negli 11 video proposti, aprono interessanti scenari di dibattito,
anche sulla nostra attualità.
I video sono adatti per scuole, parrocchie, attività di animazione varia.
Sono reperibili presso la redazione di Luci nel
Mondo in via Bacilieri 1/a (tel. 045/8903846)
o presso il CMD Verona, in via Duomo 18/a
tel 045/8033519, oppure inviando una mail a:
[email protected]. Il sito di Luci nel
Mondo è: www.lucinelmondo.it
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CENTRO PASTORALE IMMIGRATI
Festa dei popoli 2011
La Festa dei popoli di quest’anno giunge alla sua XX^ edizione e sarà il 12 giugno sempre in
concomitanza con la Pentecoste nella sua sede tradizionale di Villa Buri. Questo anniversario ci
spinge a preparare un programma che sia significativo e che ancora stiamo mettendo a punto
ma che comunicheremo quanto prima. Lo slogan scelto è “XX^ festa dei popoli…e il cammino continua!”
In questo periodo stiamo incontrando i gruppi e le associazioni sia di immigrati che di volontariato che partecipano normalmente alla Festa. Con questi incontri ci prefiggiamo di recuperare
con loro la storia della festa e anche il suo significato. Sono passati tanti anni e qualcuno , forse,
si è dimenticato del perché è nata. E poi vogliamo capire anche il significato che ha oggi. Chi
fosse interessato contatti il Centro.
Per quanto riguarda le parrocchie che vogliono cogliere l’occasione della Festa per riflettere
sul tema dell’immigrazione e dell’integrazione, l’equipe del Centro è disponibile a collaborare
sia mettendo a disposizione materiale che persone. Sentiamo che è importante riflettere su
questa realtà che fa parte quotidianamente del nostro vissuto. Suggeriamo anche di far nascere
altre Feste dei popoli un po’ per tutta la diocesi come occasione di incontro e di scoperta dell’altro in un clima di festa. Se ci sono gruppi di giovani o scout che desiderano partecipare alla
festa e fere anche servizio si mettano in contatto con Annamaria del Centro Pastorale Immigrati
o con Rita del Centro Missionario.
Segnaliamo altre feste dei popoli che si svolgeranno quest’anno:
- 22 maggio a Nogara
- 5 giugno a Colà di Lazise
- 4 Settembre Villafranca
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UFFICIO TEMPO LIBERO - SPORT TURISMO - PELLEGRINAGGI
Pellegrinaggi e viaggi della Pastorale del Turismo si offrono come occasioni straordinarie complementari alle proposte che molti parroci e comunità già promuovono nel corso dell’anno
pastorale come approfondimento, completamento, arricchimento a servizio della crescita
spirituale.
Le diverse iniziative sotto elencate sono orientate all’aggregazione e alla crescita culturale ed
ecclesiale attraverso l’esperienza e l’incontro con testimonianze di fede che archeologie, arti,
architetture, natura ispirano e suscitano.
La proposta diocesana si propone come ricerca e sperimentazione nel quadro del servizio
diocesano e l’ufficio è aperto per accompagnare e sostenere eventuali richieste da parte di
parroci o comunità per il confronto e creazione di iniziative. Le agenzie di riferimento o altre
costituiscono supporto indispensabile nella linea della correttezza e legalità delle diverse
proposte.
LA PROPOSTA è idealmente articolata in quattro aree:
• SANTUARI E EVENTI: LOURDES - FATIMA e SANTIAGO di COMPOSTELA, MARCHE
• ARTE E CULTURA: MONACHESIMO E STORIA DELL’ARTE IN BAVIERA, STORIA DELL’ARTE
CON I MUSEI DI VIENNA, SIRIA DA DAMASCO AD ALEPPO, TRENTO e MUSEO DIOCESANO,
Duomo di MODENA, Basilica di AQUILEIA, Basilica di VENEZIA Basilica.
• LUOGHI di STORIA e FEDE: MOSÈ E IL PERCORSO DELL’ESODO (EGITTO E PALESTINA), LA
TURCHIA DEI CONCILI ECUMENICI, ARMENIA, TERRA SANTA, LIBANO, MOSCA, GRECIA
• NATURA CONTEMPLAZIONE: ISOLA D’ELBA , CAMPEGGIO NELLE ALPI DI BRENTA
Calendario:
APRILE 5 - 12
APRILE 25 - 1 MAGGIO
MAGGIO 5 - 12
GIUGNO 23 – 26
MAGGIO 18 - 26
GIUGNO 1 - 5
GIUGNO 20 – 25
AGOSTO 19 - 26
SETTEMBRE 5-11 SETTEMBRE 11 - 18
OTTOBRE 3 - 10
OTTOBRE 23 - 29
NOVEMBRE 18 - 25
DICEMBRE 8 - 11
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MOSÈ E L’ESODO (EGITTO E PALESTINA)
LOURDES Pellegrinaggio UNITALSI
TURCHIA dei Concili
CINQUE TERRE e ISOLA D’ELBA (vrfedele)
ARMENIA Biblica
(vrfedele)
MONACO e i Musei e d’Arte FATIMA e SANTIAGO di COMPOSTELA
SIRIA da Damasco ad Aleppo
PELLEGRINAGGIO DIOCESANO MARCHE
in concomitanza con XXV Congresso Eucaristico Nazionale
sul tema “Signore da chi andremo?”
SAN PIETROBURGO e MOSCA (vrfedele)
GRECIA Prime Comunità Cristiane
LIBANO Luoghi biblici e prime Comunità
TERRA SANTA e GIORDANIA
VIENNA e i Musei e d’Arte
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Esperienze in giornata: Partenza ore 8.00 rientro ore 19.00 Martedì 10/5/2011
Sabato 7/05/2011
Sabato 28/052011
Sabato 17/09/2011 Trento e Museo Diocesano
in collaborazione con Pastorale dell’Arte
Modena Duomo Bibbia e arte
in collaborazione con Pastorale dell’Arte
Aquileia e Storia Cristiana
in collaborazione con Pastorale Ecumenismo e Dialogo
Venezia Basilica di San Marco
in collaborazione con Pastorale dell’Arte VR Contemplazione e salvaguardia del creato, per famiglie, adolescenti e giovani
In località Sant’Antonio di Mavignola, nel Comune di Pinzolo (Trento) a 1050 metri di altitudine. L’esperienza si svolgerà nella splendida area delle Dolomiti di Brenta con ospitalità nel Campeggio della Famiglia Alpinistica con momenti formativi curati dalle guide del Parco Naturale
Adamello Brenta.
9 al 16 luglio Val Brenta
30 luglio al 6 agosto Val Brenta
I viaggi saranno curati dall’ufficio diocesano e l’organizzazione tecnica è invece a cura di agenzie specializzate.
Sport
Come referente del settore Sport sono stato a più riprese sollecitato circa il tema Sport e Parrocchia da dal Coni provinciale e da enti Comunali e vorrei portare alla conoscenza di tutti
iniziative che potrebbero interessare comunità con associazioni sportive e in modo più ampio
suggerire una riflessione sul tema Sport e Comunità.
TRE CORNER UN RIGOR è un vecchio slogan nella memoria di un calcio adattato agli spazi disponibili. Lo slogan dallo scorso anno colora un’iniziativa che vuole realizzare un competizione
fra oratori e circoli parrocchiali e si realizzerà a livello provinciale nel mese di maggio.
La mostra GIOVANNI PAOLO II CAMPIONE DELLO SPORT aperta fino al 31 gennaio 2011 presso
Palazzo dei mutilati è stata una sollecitazione a riconoscere ogni ambito della vita come ambito
di possibile elevazione spirituale e di qualificazione umana.
Il tema della mostra verrà ripreso all’interno di un padiglione apposito di SPORT EXPO (28 e 29
maggio 2011 in fiera a Verona) promosso da Comune di Verona e Coni. Qui per chi vorrà ci
potrà essere l’occasione di raccontare storie di gruppi o animare con fantasia, competenza e
estro attività ludiche mirate.
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Indice
COMPORTATEVI COME FIGLI DELLA LUCE ...................................................................... 3
PRIMA DOMENICA . ...................................................................................................... 4
SECONDA DOMENICA .................................................................................................. 5
TERZA DOMENICA ........................................................................................................ 5
QUARTA DOMENICA ..................................................................................................... 6
QUINTA DOMENICA ...................................................................................................... 7
CENTRO PASTORALE FAMILIARE ..................................................................................... 8
UFFICIO PER LA PASTORALE LITURGICA E LA MUSICA SACRA . ....................................... 16
SERVIZIO PRIMO ANNUNCIO ....................................................................................... 17
DOMUS PACIS ............................................................................................................ 19
SEMINARIO VESCOVILE ............................................................................................... 20
UFFICIO DELLA PASTORALE DELLA SALUTE .................................................................... 21
CENTRO PASTORALE RAGAZZI....................................................................................... 23
UFFICIO CATECHISTICO DIOCESANO........................................................................... 27
CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO............................................................................. 37
CENTRO PASTORALE IMMIGRATI................................................................................... 41
UFFICIO TEMPO LIBERO - SPORT - TURISMO - PELLEGRINAGGI....................................... 42
Direttore Responsabile
Don Bruno Fasani
Redazione e amministrazione
Curia Diocesana - Piazza Vescovado, 7 - 37121 Verona
Autorizzazione n. 1577 del Tribunale C.P. di Verona, 30 dicembre 2003
Stampa: Divisione Novastampa Gruppo Siz - Viale Copernico 11 - 37050 Campagnola di Zevio - Verona
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Quaresima 2011 - Diocesi di Verona