Tecnica fai-da-te
MONTAGGIO
E SET-UP DEL
FUORIBORDO
Testo e foto di Corradino Corbò
Molto spesso, se le prestazioni della barca non sono ottimali,
la colpa non è del motore in sé, bensì del suo montaggio
sullo specchio di poppa. Ecco tutte le astuzie
per ottenere il meglio in termini di velocità e di consumo.
N
el 1907, l’ingegnere norvegese-americano Ole Evinrude realizzava
nella sua officina di Milwaukee il primo motore fuoribordo della storia. Nel corso di questi centodieci anni, la sua geniale invenzione ha
goduto di uno sviluppo talmente regolare che, volendo trasporlo in grafico, si
mostrerebbe come una linea pressoché retta che sale fino ai nostri giorni, suggerendo una futura tendenza altrettanto positiva.
I fattori salienti di tale evoluzione sono costituiti da quelle complesse tecnologie
che, a partire dalla progettazione, per finire ai metodi produttivi, hanno permesso – e permettono tuttora - di ottimizzare costantemente quei due indicatori di
riferimento che, più di altri, esprimono la bontà del risultato: il rapporto potenza/
peso e il rapporto potenza/consumo. Attualmente, il top assoluto di serie è costituito dai modelli sovralimentati da 400 HP che, con i loro appena 3 quintali di
peso, sono capaci di esercitare una spinta tale – soprattutto quando applicati in
configurazioni multiple – da poter competere disinvoltamente con le più performanti propulsioni entrobordo con eliche di superficie.
Ma non meno interessante è quel che succede all’estremità opposta, cioè in
quell’ampia fascia di potenze più contenute che, oltre agli aspetti prestazionali
già detti, deve soddisfarne uno ancora più specifico: quello pratico-economico.
Questo perché la gestione ordinaria di un piccolo motore viene molto spesso
svolta direttamente dall’utente e, perciò, la semplicità e la perfetta riuscita delle
varie operazioni diventa un fattore strategico di primaria importanza non soltanto per l’appassionato ma, in termini di immagine e di mercato, anche per la casa
costruttrice.
A questo punto, però, dobbiamo precisare che per piccoli fuoribordo intendiamo
tutti quei motori che, indipendentemente dalla potenza, sono dotati un sistema di
montaggio a morsetti, ciò che li rende facilmente amovibili e quindi anche più
soggetti al rischio di un’installazione imprecisa o inadatta. Non solo. Per loro
stessa natura, questi motori escono dalla fabbrica senza alcuna precisa assegnazione. Perciò, per esempio, un normalissimo senza-patente può finire installato
tanto come ausiliario per la traina lenta su un grosso fisherman quanto come
propulsore principale su un minuscolo tender. Per questo motivo è necessario
giocare sulle sue variabili, al fine di accordarlo nel miglior modo possibile alla
barca e al tipo di utilizzo cui è destinato.
IL MISTERIOSO
REGRESSO
DELL’ELICA
Se l’acqua fosse un solido,
l’elica in movimento ci si
avviterebbe proprio come fa
una vite nel legno: a ogni giro
corrisponderebbe un preciso
avanzamento, direttamente
proporzionale all’inclinazione
delle pale, ciò che in termine tecnico viene chiamato
“passo”. Invece, trattandosi
di un fluido, l’elica vi penetra in modo meno efficace:
è come quando si corre sulla sabbia e i piedi, invece di
fare perfettamente presa sul
terreno, tendono a scivolare
indietro - cioè, a regredire
- facendo perdere velocità.
Questo fattore negativo viene misurato in percentuale
rispetto all’ideale teorico,
per cui, un elica che teoricamente dovrebbe avanzare di
100 centimetri per ogni giro
completo (dunque, come abbiamo visto, avente un passo
di 100 cm) ma che, in realtà,
avanza soltanto di 70 centimetri, ha, di fatto, un regresso del 30 per cento. La conoscenza del fenomeno è utile,
oltre che istruttiva, in quanto
consente di individuare l’elica più adatta non soltanto
alla barca in sé stessa, ma
anche alle prestazioni che
si intende ottenere. Supponiamo di avere un elica con
un passo di 19 pollici, pari
a 48,2 centimetri (il pollice,
che è uguale a 2,54 centimetri, viene comunemente
usato anche per misurare il
diametro), applicata a un motore in funzione al regime di 4.000 giri al
minuto. Se questo ha un rapporto di riduzione 13:26 (il dato è rilevabile
sul libretto di istruzioni), significa che l’elica compie 2.000 giri in un
minuto. Visto che il passo dovrebbe consentirle 48,2 centimetri per ogni
giro, basta moltiplicare questo dato per 2.000 e avremo il percorso che lo
scafo dovrebbe teoricamente coprire in un minuto primo: 48,2 x 2.000 =
96.400 centimetri (pari a 0,96 chilometri) che, moltiplicati per 60 ci danno la velocità teorica in chilometri l’ora. Dunque, la nostra barca dovrebbe raggiungere i 57,6 Km/h (pari a loro volta a 31,1 nodi) ma, purtroppo,
sul gps ne rileviamo soltanto 50 (pari a 26,9 nodi): ciò significa che, in
quelle condizioni di velocità e di carico, il regresso dell’elica è del 13,1
per cento. Manipolando opportunamente questo metodo, sarebbe anche
possibile calcolare la velocità dell’imbarcazione conoscendo il numero di
mercantili.
giri del motore, imitando quanto si è fatto per anni sulle navi
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Entrando, a livello della coperta, sulla dritta si trova la cucina, in posizione tale da poter servire
agevolmente anche il pozzetto; di fronte, una base a “L”. A mezzanave, su quota leggermente
superiore, il salotto, con divano a
“U” a dritta e divano lineare a
sinistra, a proravia del quale
si trova la timoneria. Sul ponte
inferiore, si sviluppa la zona
notte: a mezzanave, a tutto
baglio, l’armatoriale con letto
matrimoniale e la toilette; a
dritta, una cabina con letti gemelli
e accesso diretto alla toilette (cui
si accede anche dal corridoio); a
prua, la vip con letto matrimoniale
e servizi privati. La cabina del
marinaio, con toilette separata,
ha accesso dal pozzetto ed è perfettamente separata
da quella armatoriale, essendo
posta a poppavia del serbatoio a tutto baglio.
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Valutazioni sulla barca provata
Allestimento tecnico della coperta: adeguato alla classe.
dell’imbarcazione.Allestimento del pozzetto: semplice, lineare,
versatile.
Sistemazione zattere autogonfiabili: non amiamo le zattere
sul fly ma in questo caso sono ben collocate sotto divano
poppiero.
Trattamento antisdrucciolo: buona la superficie a rombi in
coperta; ottimi i filarotti di teak in pozzetto e sui gradini.
Vani di carico: capienti, ben distribuiti e di facile accesso.
Ergonomia della plancia: ottimo il pannello degli strumenti.
Molto comoda la guida da seduti. Meno (ma facilmente
migliorabile) quella in posizione eretta.
Visuale dalla plancia: ottima con il timone al centro;
penalizzata verso i lati se lo scafo è in accostata stretta.
Flying-bridge: di eccezionale ampiezza, ben attrezzato.
Articolazione degli interni: gradevolmente movimentata ma pur
sempre razionale.
Finitura: molto buona.
Cucina: posizionata in modo da servire razionalmente anche il
pozzetto, è elegante e ben attrezzata.
Toilette: adeguate alla tipologia dell’imbarcazione.
Locale equipaggio: abbastanza comodo, con accesso separato
dal pozzetto.
Sala macchine (ambiente): volume ampio e ben aerato che
consente di raggiungere senza difficoltà i vari organi.
Sala macchine (allestimento tecnico): adeguato alla classe
dell’imbarcazione.
Risposta timone: molto buona per una motorizzazione doppia
in linea d’asse.
Risposta interceptor: come sempre, con questo genere di
dispositivo, risulta meno evidente rispetto a quella dei flap.
Stabilità direzionale: eccellente a tutte le velocità.
Raggio di accostata: notevolmente contenuto, con moderato
sbandamento.
Stabilità in accostata: davvero ottima a qualsiasi raggio e a
tutte le velocità.
Manovrabilità in acque ristrette: ottima anche senza l’aiuto dei
thruster.
Ferretti
650
97
Princess Yacht International
Princess
V39
Testo e foto di Martino Motti
Impressione di navigazione
n. 1594
Prezzo base: Euro 333.164 Iva esclusa
gno. A poppa la cabina ospiti offre letto matrimoniale trasversale
e divanetto. I colori dominanti sono il biondo del legno utilizzato
per il mobilio, per le pareti e per il pagliolato ed il bianco dei tessuti e dei rivestimenti delle pareti e soffitti. Si nota un’attenzione
e forme slanciate e sportive degli esterparticolare alla creazione di stipetti e gavoni,
Sportivo e giovane questo
ni nascondono ambienti sottostanti
per migliorare i volumi di stoccaggio spesso
open puro offre dotazioni da
comodi e ampi. Sia la cabina di prua
scarseggianti su barche di queste dimensioni.
vero yacht in una dimensione
sia il quadrato e la cabina di poppa sono dotati
Il pozzetto attrezzato è la vera forza di questa
di ampie finestrature apribili che danno luce
barca, ampio e con numerose sedute è adatto
facilmente gestibile.
e aria agli ambienti. Il quadrato è rischiarato
a momenti conviviali con amici e in famiglia.
anche da una vetrata orizzontale a soffitto. La cabina di prua è dotata di letto matrimoniale alto con cassetti sottostanti e accesso al
Scheda tecnica
bagno. Al bagno si accede anche dal quadrato tramite una porta.
o Progetto: Princess
L’ambiente del salotto è arioso ed è attrezzato con un divano a “C”
o Costruttore: Princess Yacht International plc, Newport Street, Plymouth,
che contorna un tavolo regolabile in altezza. La cucina è situata
Devon, United Kingdom; [email protected]; www.princessyachts.com
dalla parte opposta e sfrutta gli spazi del passaggio del disimpeo Distributore per l’Italia: Princess Yachts Monaco, 9 Avenue JF Kennedy, MC98000
Monaco (Montecarlo), tel. 00377 97708444, [email protected];
www.princessyachts.com
o Categoria di progettazione CE: B
o Lunghezza massima f.t.: m 12,98
o Lunghezza scafo: m 11,99
o Larghezza massima: m 3,81
o Immersione alle eliche: m 1,02
o Dislocamento a vuoto: kg 9.400
o Dislocamento a pieno carico: kg 10.400
o Portata omologata persone: 8
o Totale posti letto: 4+2
o Motorizzazione della prova: 2 x 330 HP Volvo Penta D6
o Potenza complessiva: HP 660
o Tipo di trasmissione: entrofuoribordo
o Peso totale motori con invertitori: kg 1.400
o Rapporto dislocamento a vuoto dell’imbarcazione/potenza motori installati: 15
o Prestazioni dichiarate: velocità massima nodi 38; velocità di crociera nodi
25; consumo a velocità di crociera litri/h 78; autonomia ore 9,35
o Capacità serbatoio carburante: 730 litri
o Capacità serbatoio acqua: 332 litri
o Altre motorizzazioni: 2 x 370 HP Volvo Penta D6
o Dotazioni standard: plancetta di poppa in teak, pozzetto e gradini laterali in teak,
verricello elettrico reversibile con comandi a distanza, ancora Delta, bitte, passacavi
e corrimano inox, faro orientabile, tavolo in teak pozzetto, tettuccio elettrico, mobile
bar con lavello, cassetto frigorifero, cancello di poppa, scaletta pieghevole, doccia
calda e fredda, gavone per zattera di salvataggio, copertura pozzetto, sistema di
navigazione con VHF/RT, log, ecoscandaglio,bussola magnetica, comandi per
tergicristalli, pompa di sentina, salpa-ancora, flap e assetto entrofuoribordo, faro
orientabile con telecomando, tavolo da pranzo convertibile in letto matrimoniale
nel salone, radio/MP3 con altoparlanti per salone e pozzetto, piano cottura a gas
a 3 zone, forno combinato (microonde/classico) con grill, lavello in acciaio inox,
frigorifero con scomparto freezer, lavabi in Avonite, timoneria elettro-idraulica
servoassistita, caricabatterie da 70 A, illuminazione LED, imbarchi carburante
su entrambi i lati, boiler acqua calda da 332 litri più 36 litri bivalente, estintori
automatici/manuali in sala macchine, parabordi, cime.
o Optional: joystick control, bowthruster, carena bianca, interni in rovere chiaro
satinato, prendisole convertibile a poppa, cabina di poppa convertibile, piano
cucina in marmo Midnight Black, tessuti scelti e Ultraleather per i divani, plancia
bagno elettroidraulica, generatore Onan 4 kW/50Hz, prese 220V, piano cottura
vetroceramica, barbecue sul fly, luci subacquee blu, luci LED blu nel pozzetto e nella
plancia bagno, TV 28” nel salone con sistema audio Fusion MS-AV700i e Radio/DVD/
MP3 con Bluetooth, Raymarine E125 Chartplotter, cartografia europea, VHF, aria
condizionata/riscaldamento a inverter da 24.000 BTU tropicale, wc con casse acque
nere e valvola Y, tessuti e rivestimenti scelti per gli esterni, manuale in francese.
o Prezzo della barca provata: Euro 412.479 Iva esclusa, franco cantiere.
Vuoi vedere altre foto della barca in prova? Vai su: www.nautica.it/photo
L
Torna in mare l’Hermione
LA NAVE DI
LA FAYETTE
di Giovanni Panella
Tutti gli sguardi sono volti a poppa, a osservare
la forma della scia: lo scafo dalle forme antiche
penetra con dolcezza le onde dell’Atlantico.
A bordo, si ha l’impressione di esser tornati ai tempi
di “Master and Commander” e che accanto a noi,
a sporgersi dalla murata, ci sia Jack Aubrey.
Invece, siamo al largo di Rochefort per le prove
in mare dell’Hermione, copia di una fregata della
“Royale”, la marina militare di Luigi XVI. Una
ricostruzione che vuole ricordare le radici
dell’amicizia tra due nazioni, Francia e Stati Uniti.
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La nave
Quella a cui apparteneva l’Hermione era
una classe di fregate di notevole successo:
avevano un solo ponte di batteria ed erano
rapide e maneggevoli. Erano denominate
da “12” per i proiettili da 12 libbre dei 26
cannoni delle loro artiglierie principali. La
lunghezza fuori tutto è di 64 metri, per una
larghezza di 11,86 e un’immersione media
di 4,75. Le vele, realizzate in pesante tessuto
di lino, hanno una superficie complessiva di
ben 1.500 metri quadrati. Per manovrare una
simile velatura occorre un equipaggio numeroso: 78 persone. Di queste, 17 sono uomini
di mare professionisti, 54 volontari e 7 marinai aggiunti. Tanti uomini (e donne) sono
necessari perché l’attrezzatura della nave è
quanto possibile simile all’originale e quindi
per orientare i pennoni e serrare le vele bisogna far ricorso esclusivamente alle braccia.
I volontari, che hanno un’età tra i 18 e i 35
anni, dopo esser stati selezionati con criteri
soprattutto motivazionali, hanno frequentato
un corso di addestramento a Rochefort. Si
è ritenuto che per il tipo di attività da svolgere a bordo dell’Hermione non fosse indispensabile aver maturato un’esperienza da
velisti, ma che fosse sufficiente una buona
condizione fisica e, soprattutto, tanto entusiasmo. Alla fine del corso i volontari hanno
acquisito le competenze necessarie e sono
stati quindi inseriti nei turni di guardia delle
prime uscite in mare. In tali occasioni hanno
potuto familiarizzare con i ritmi della vita di
bordo e con gli spazi sottocoperta, piuttosto
contenuti, che costringono l’equipaggio a
dormire in amache. Va però ricordato che in
quegli stessi ambienti l’Hermione originale,
che imbarcava un buon numero di addetti
all’artiglieria, ospitava più di 200 uomini.
Nelle prime prove al largo di Rochefort la
fregata ha dimostrato delle ottime doti marinare e sotto vela ha superato i 12 nodi.
La storia
Per capire la ragione del progetto dell’Hermione
bisogna tornare indietro di due secoli e mezzo,
fino agli anni ’70 del Settecento. Dopo la “Dichiarazione d’Indipendenza” degli Stati Uniti,
la Francia, che era allora la maggior potenza
dell’Europa continentale, decise di intervenire
in aiuto dei “ribelli” americani. Le ragioni di
questa mossa erano complesse: da una parte
vi era il peso crescente dell’ideologia dell’Illuminismo, che sottolineava i valori della libertà
e dell’uguaglianza. Il governo di re Luigi XVI
vedeva invece nell’intervento un’occasione per
indebolire il nemico di sempre: la Gran Bretagna. Aveva ancora ben presente l’umiliante ricordo della “pace di Parigi” che, nel 1763, aveva
posto termine alla guerra dei Sette Anni. Con
quel trattato la Francia aveva dovuto cedere alla
Gran Bretagna il Canada, le Piccole Antille, il
Senegal e una serie di possedimenti che consegnavano l’India agli inglesi…Un paese retto da
una monarchia assoluta come la Francia, decise quindi di inviare dapprima armamenti e poi
addirittura una squadra navale e un corpo di
spedizione per affiancare i “ribelli” che si battevano per dei valori repubblicani e democratici.
Tali azioni furono rese possibili dal fatto che in
quegli anni erano state stanziate ingenti somme
nel rafforzamento quantitativo e qualitativo della flotta. L’intervento di Parigi, che all’inizio si
limitò a forniture segrete di fondi, armi e munizioni all’esercito di Washington, fu poi gradualmente esteso dopo lo scontro navale al largo di
Ushant, che dimostrò che Londra non aveva più
il pieno controllo del mare. L’entusiasmo
per
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Arcipelago di Bermuda
UN GIARDINO
NELL’ATLANTICO
Testo e foto di Patrizia Magi
Baie e calette pennellate di morbida sabbia rosa,
un mare dalle trasparenze turchesi ricco di vita
e centinaia di relitti da esplorare, ma anche splendidi parchi
di tenero verde, campi da golf, dimore dai toni pastello
e grotte fiabesche. Le Bermuda, che nel 2017 ospiteranno
la America’s Cup, sapranno affascinare gli amanti del mare
dentro e fuori dall’acqua.
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montaggio e set-up del fuoribordo