ENER.LOC. 2013 Il volume raccoglie i contributi della VII edizione di Ener.Loc. – Energia, Enti Locali, Ambiente, convegno dedicato ai temi delle energie rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza energetica, che si svolge annualmente a Sassari. Ener.Loc. si pone l’obiettivo di fare il punto sull’evoluzione normativa, sulle esperienze, opportunità ed innovazioni in materia, per sostenere l’azione degli enti locali nel settore energetico e per fornire agli operatori, alle imprese e al mondo della scuola un’occasione di aggiornamento e confronto. L’edizione 2013 ha avuto un taglio operativo incentrato sui bisogni espressi dal territorio e mirato all’aggiornamento delle imprese, dei professionisti e degli operatori pubblici e privati coinvolti ed interessati allo sviluppo della filiera energetica in bioedilizia e mobilità. Atti del Convegno Ener.Loc. 2013 AA.VV. Consorzio Industriale Provinciale di Sassari A cura di Francesca Velani In collaborazione con Isabella Dianda dibattiti PROMO P.A. fondazione Provincia di Sassari Consiglio RISORSE ENERGETICHE, BIOEDILIZIA E SVILUPPO DELL’ECONOMIA LOCALE Ener.Loc. 2013 si è svolto con il sostegno di: Comune di Sassari RISORSE ENERGETICHE, BIOEDILIZIA E SVILUPPO DELL’ECONOMIA LOCALE PROMO P.A. FONDAZIONE – Dibattiti INDICE Saluti istituzionali ................................................................................................................. 4 PRIMA SESSIONE ......................................................................................................... 13 Efficientamento energetico e bioedilizia: opportunità, incentivi e materiali a km0 13 Apertura dei lavori, di Gaetano Scognamiglio ......................................................... 14 Quadro di riferimento e Strumenti ................................................................................. 19 Il nuovo Piano Energetico Regionale: efficientamento e materiali a km 0, di Simona Murroni ............................................................................................................ 19 Gli Strumenti Normativi per migliorare l’efficienza energetica dei Comuni: le proposte dell’ANCI, di Filippo Bernocchi ............................................................... 31 Le Opportunità dello Sportello Energia, di Ketty Corona..................................... 37 Focus Bioedilizia: Esperienze e Buone Pratiche .......................................................... 42 Università e impresa per un’edilizia più a misura di ambiente: Edilana e la filiera di bioedilizia “La Casa Verde CO2.0” , di Antonello Monsù Scolaro ................. 42 Il sughero: prodotto per l’edilizia e mezzo per la divulgazione delle politiche sulla sostenibilità, di Agostino Pintus ........................................................................ 51 Abitare mediterraneo: metodologie e materiali per lo sviluppo della filiera edilizia green, di Rainer Toshikazu Winter ........................................................................... 56 Imprese e Pubblica Amministrazione a confronto, Tavola Rotonda ....................... 63 Paolo de Negri............................................................................................................... 63 Francesco De Rosa ....................................................................................................... 66 Gianni Russo ................................................................................................................. 69 SECONDA SESSIONE.................................................................................................. 71 La formazione e le nuove occasioni di lavoro per lo sviluppo del settore, Tavola Rotonda............................................................................................................................... 72 Introduzione di Pierluigi Ciappeddu.......................................................................... 72 Rosario Musmeci .......................................................................................................... 84 Fabio Usala ................................................................................................................... 97 Testimonianza di Adriana Carboni .......................................................................... 104 Le potenzialità della regolamentazione locale come stimolo al settore .................. 107 Introduzione di Mauro Pietri .................................................................................... 107 Il fascicolo del fabbricato e l’attestato di prestazione energetica (D.L. 63/2013), di Sergio Molinari........................................................................................................ 111 Benefici economici e sociali del ciclo verde: energia, mobilità ecc., di Marco Paulotto ........................................................................................................................ 119 Terza Sessione.................................................................................................................. 127 La questione energetica della visione europea alle scelte nazionali ......................... 127 Dalle strategie energetiche alle politiche di settore .................................................... 128 Intervento di Paolo Porcu ........................................................................................ 128 La rete di distribuzione del Gas in Sardegna: stato dell ’arte e prospettive............ 138 Intervento di Simona Murroni.................................................................................. 138 Conclusioni ....................................................................................................................... 145 Gianfanco Ganau........................................................................................................ 145 Giovanni Perrella ........................................................................................................ 152 Hanno partecipato ad Ener.Loc. 2013 .................................................................... 160 SALUTI ISTITUZIONALI 4 Buongiorno a tutti. Grazie di essere qui. Consentitemi di fare un saluto e un ringraziamento a Gaetano Scognamiglio, il Presidente della Promo PA e a tutto il suo staff che per il settimo anno consecutivo ha organizzato questo incontro. Siamo particolarmente soddisfatti di poter ospitare nella nostra città queste due giornate di lavoro, parte integrante di un appuntamento che negli anni è cresciuto, come qualità ma anche come intensità, cercando di dare risposte anche a livello locale e portando a confronto gli operatori, i professionisti e tutti coloro che si occupano di problemi che sono legati ai temi dell’ambiente, del risparmio energetico e della sostenibilità. Temi centrali per lo sviluppo della nostra regione, la Sardegna, che in gran parte riguardano le criticità che affrontiamo quotidianamente e che impediscono uno sviluppo al pari delle altre regioni, ad iniziare da quelle legate all’energia. Il tema dell’energia è per la nostra isola portante. Noi siamo una regione che non ha un piano energetico regionale, che produce più energia di quella che serve, costringendoci ad esportarla; ma nonostante questo siamo a rischio blackout. Questo consente ai gruppi 1 e 2 ad olio combustibile della centrale E.on di Fiume Santo di continuare a produrre, di continuare ad inquinare nonostante siano completamente fuori da ogni legge in vigore. Evidentemente c’è qualcosa da rivedere se viene certificato, da parte della Direzione dell’ufficio programmazione della regione, un deficit energetico pari al 60%; se siamo l’unica regione in Italia che non ha energia a basso costo per le proprie aziende e che non ha il metano. Ecco perché credo che da questo punto di vista il tema dell’energia, in senso lato, sia uno di quelli da affrontare nell’immediato come vera criticità da superare. Così come quelle legate ai trasporti e ai trasporti sostenibili, di cui si è già detto, e delle difficoltà a raggiungere l’isola. Parliamo di continuità territoriale, ma parliamo anche di un deficit che è sempre certificato – la fonte è la stessa che ho citato prima – pari al 70% per quanto riguarda il 5 trasporto su ferro, rispetto alle altre regioni; così come pari al 70% per quanto riguarda la viabilità in genere. E allora, siccome è evidente che noi dobbiamo recuperare questi gap rispetto alle altre regioni, è importante sapere come investire e su quali tecnologie e su quale tipo di strumenti infrastrutturali sostenibili, ambientalmente sostenibili possiamo operare. Quindi, da questo punto di vista, gli approfondimenti che abbiamo già fatto e che continuiamo a fare, credo che possono darci delle indicazioni. Ritengo opportuno a questo punto sottolineare il ruolo dell’università, che è parte integrante del convegno con un ruolo di primo piano: a breve interverrà il rappresentante dell’università, il delegato del Rettore per quanto riguarda i rapporti con gli enti locali, il professor Tolu. Sarà lui ad illustraci la vera scommessa sulla quale puntare, quella legata all’innovazione, quindi il ruolo che l’università deve svolgere a fianco delle imprese, anche su temi così delicati, fondamentali per creare le condizioni utili ad uno sviluppo che sia davvero competitivo. Al centro del confronto quest’anno sì è scelto la formazione. Lo abbiamo già detto: in una situazione in cui c’è una forte mancanza dal punto di vista occupazionale, la riqualificazione del personale che è stato espulso dalla crisi industriale, espulso dal lavoro, è uno dei temi portanti; ovviamente poi ci sono tutti gli strumenti che devono facilitare la ripresa dell’economia e portare dopo al lavoro stabile. Ma sicuramente quello della riqualificazione e della formazione è uno dei temi sensibili. Dall’altra, abbiamo quel confronto – aspetto essenziale sviluppato e voluto fortemente negli ultimi anni - tra gli enti locali, tra gli operatori, i professionisti, le imprese e l’università. E da qua nascono anche degli spunti, spesso pratici che gli enti locali devono riprendere sottoforma di regolamenti per favorire e sostenere per esempio lo sviluppo urbano sostenibile, la bioedilizia; sono 6 tutti quanti temi che giustamente trovano spazio all’interno di questo convegno di cui non possiamo che essere soddisfatti. EnerLoc, lo voglio sottolineare, opera già da qualche anno in un territorio che ha manifestato particolare sensibilità su questi temi. Non è un caso che la provincia di Sassari abbia condotto tutti i comuni del Nord ovest della Sardegna a sottoscrivere il patto dei Sindaci per gli obiettivi 20-20-20 e, quindi, credo che da questo punto di vista anche l’azione e il convegno che viene ripetuto ormai da 7 anni dalla Promo PA, abbia aiutato a far crescere una sensibilità ambientale maggiore e importante. A me non resta che augurare a tutti quanti buon lavoro. Gianfranco Ganau Sindaco Comune di Sassari 7 Buongiorno. Partendo dalle scintille cerebrali del Presidente Sini alla programmazione regionale dell’energia, che dice il Sindaco Ganau, e all’obiettivo dei tre 20-20-20 è un obiettivo che si vede sempre più lontano. Amartya Sen, che è stato un Premio Nobel per l’economia, insegna che il sapere è condizione rinunciabile dello sviluppo poiché ne misura la qualità e la sostenibilità sociale (inc.). Dunque, il sapere funziona come mezzo per lo sviluppo, inoltre corrispondono a verità l’idea che il sapere sia l’elemento decisivo per la competitività economica delle imprese e la formazione che la ricerca rappresenti il volano per lo sviluppo socioeconomico di un territorio. Sapere e libertà; chi possiede sapere non si perde da nessuna parte, dice un proverbio (inc.) dei ghetti ebraici dell’Europa Orientale. Una società che sa è aperta al mondo; l’uomo che conosce e che sa lavora meglio, produce di più, interpreta in maniera adeguata i propri bisogni, è capace di riconoscere quelli degli altri, sceglie meglio, è tollerante rispetto al diverso; in altre parole è più democratico e più libero. Ringrazio il dottor Scognamiglio e il Presidente della Procamera per il gradito invito rivolto appunto all’università, della quale io porto i saluti di tutta l’accademia sassarese a questo convegno; e i miei personali in qualità di delegato per i rapporti con il territorio, che rappresenta la terza missione dell’università e che ha l’obiettivo primario di facilitare la diffusione delle conoscenze alla popolazione e dall’altra di favorire il trasferimento tecnologico della ricerca alle imprese. I problemi importanti che si affronteranno in questo convegno sono sfaccettature dello stesso problema, cioè dell’energia: della sua produzione, della distribuzione, dell’impatto ambientale, valutazione costi - benefici, dell’efficientamento energetico. Un approccio adeguato al problema, secondo la visione dell’università, è la necessità di un duplice intervento, cioè parlare di tecnologia e di formazione. La tecnologia origina dalla ricerca, anche perché, vedete, la tecnologia può essere comprata, ci sono infatti paesi emergenti che comprano la 8 tecnologia e ne fanno di tutti i colori, fanno le armi, ecc…; però questo non significa che quella tecnologia abbia dato quel valore aggiunto che è il progresso e il benessere delle popolazioni. Sviluppo della tecnologia che nasce dalla ricerca e l’università svolge questo ruolo della ricerca; una ricerca che può essere una ricerca applicata, quando è commissionata; quando ci sono i portatori di interessi che finanziano la ricerca applicata – e questo è un bene; infatti, molte imprese hanno i loro gruppi di ricercatori; molte imprese si rivolgono all’università e c’è una collaborazione fattiva, perché l’università fa anche una ricerca applicata. Altrimenti come fa a stare sul territorio? E come fa a facilitare il trasferimento tecnologico? Ma accanto a questa ricerca applicata vi è la ricerca di base. La ricerca di base è quella ricerca che agisce sulla frontiera del sapere; è quella ricerca che guarda verso il futuro, al di là della collina. È chiaro che un progetto di base, un progetto di frontiera non lo finanzia nessuno perché l’impresa vuole subito il risultato. Quindi la può finanziare soltanto lo Stato. Ecco quindi il ruolo della pubblica università. Accanto alla ricerca applicata vi è la ricerca di base. Sviluppare quindi la ricerca di base significa mantenere forte il grattacielo della ricerca applicata perché rappresenta le fondamenta di quel grattacielo. Quindi ricerca importante per sostenere i capitoli che costituiscono il libro del vostro convegno. Il secondo fatto è la formazione. L’università fa formazione. Vedo anche che la Enerloc organizza anche dei master – e questo è un bene, certamente – per alfabetizzare in maniera più adeguata anche quelli che perdono il lavoro, come ricordava il Sindaco; cioè rimetterli nel circuito in modo tale che acquisiscano conoscenza, che acquisiscano saperi che sono diversi e che sono necessari perché il mondo si muove. Guardate che questo delle risorse della formazione rappresenta la cosa più importante perché stiamo parlando di risorse umane, è stato già ricordato. E in Sardegna noi abbiamo un deficit di risorse umane, non dimentichiamolo. Noi abbiamo un deficit delle risorse umane; noi abbiamo un numero di laureati, lo ricordavo in un’altra occasione, che è intorno all’8% della popolazione. A livello nazionale il numero dei laureati è al 14%. A livello della Oxe siamo a 33-35%. Quindi c’è un problema delle risorse umane perché le cose sono fatte 9 dalle persone; tutte le cose sono fatte dalla gente. Se noi abbiamo risorse umane adeguate è chiaro che faremo meglio il nostro lavoro. Quindi il sapere è alla base dello sviluppo. Quindi, cosa vuol dire questo? Che forse dovremmo sollevare un po’ l’asticella anche della formazione. Allora, accanto ai Master che si organizzano, Enerloc ho visto che ne organizza molti, cerchiamo per esempio di investire sui dottorati di ricerca, sulle scuole di specializzazione; cioè creare quella classe dirigente che poi servirà per un futuro. Perché io vedo un futuro – fatemi sognare anche – di una università dell’energia, ubicata in Sardegna, al centro del Mediterraneo, dove non manca la materia prima delle energie rinnovabili: il sole, il vento, il mare, è stato ricordato. A parte l’energia geotermica, ecc… e creare questo, lavorare anche per questo sogno in modo tale che questa università dell’energia non guardi verso nord ma guardi verso sud, dove? Nel Mediterraneo. Esistono quelle fonti di energia rinnovabile che sono il sole, e il vento. E con questo augurio e con questo auspicio io vi saluto e vi auguro buon lavoro. Eusebio Tolu Delagato Rettorale Università degli Studi di Sassari 10 Buongiorno a tutti; sarò breve, anche perché poi interverrò nuovamente in tarda mattinata nel confronto fra le imprese e la pubblica amministrazione, che ritengo argomento assolutamente caratterizzante del contesto generale del convegno. Io porto per il quarto anno consecutivo il saluto dell’Amministrazione provinciale, della Presidente e di tutto il Consiglio Provinciale, che peraltro è fra le anime di questa iniziativa. Rispetto all’anno scorso – lo accennavo al Sindaco Ganau – nel frattempo noi abbiamo completato la prima tappa fondamentale del programma Sassari 2020 che a sua volta è una emanazione della strategia “Europa 20-20-20” della Unione Europea; in questo ambito locale, che è un programma costituito da 5 progetti tutti finalizzati alla green economy e all’efficientamento energetico, con particolare riferimento alle fasce giovanili e alla creazione di nuove occasioni di lavoro e opportunità professionali, abbiamo tagliato il primo traguardo che è quello di aver coinvolto nell’ambito del progetto del “Patto dei Sindaci” tutti i 66 comuni della provincia di Sassari , caso non molto diffuso su base nazionale perché abbiamo raggiunto la completa unanimità e copertura del territorio provinciale. Tutti i 66 comuni, con l’assistenza e il coordinamento della Provincia, si sono dotati del proprio PAES (Piano di Azione per l’Energia Sostenibile) che è una sorta di piano regolatore delle buone pratiche in materia energetica, tutto finalizzato, come sapete, alla riduzione entro il 2020 delle emissioni di anidride carbonica del 20% e contestuale incremento dell’utilizzo delle energie alternative del 20%. Adesso, tagliato il primo traguardo, scatta la seconda fase, ancora più importante, che è quella di tradurre, con l’implementazione dei PAES, il meccanismo di sviluppo da quello di carattere prettamente ambientale a quello di sistema di sviluppo di nuovi investimenti e di nuova occupazione. In questo contesto – se ne parlerà ovviamente in dettaglio nel corso del convegno – è fondamentale la interazione fra il sistema pubblico e quello privato. Su questo stiamo lavorando, cercando quelle sinergie cui accennava il Presidente Gavino Sini. 11 La bioedilizia, l’efficientamento energetico, la formazione professionale, che sono i temi di Enerloc, rientrano assolutamente a pieno titolo in questo convegno. Aggiungerei il tema degli acquisti verdi. Come provincia abbiamo attivato l’Eco-sportello, che è un servizio di consulenza rivolto sia agli enti pubblici che agli imprenditori privati, finalizzato a indirizzare sempre più gli acquisti e gli appalti verso la Green Economy, e, altro argomento che ci sta particolarmente a cuore, aggiungerei il tema energetico. In particolare domani si parlerà di rete di distribuzione del gas. Come amministrazione provinciale abbiamo condotto una lunga e difficile battaglia con Eni per far sì che nella centrale a biomasse di prossima costruzione, che verrà realizzata da Enipower, al posto del Fok – che è un combustibile sul quale nutrivamo e nutriamo parecchi dubbi in merito alla sua salubrità – venga bruciato GPL. Anche questo può delineare nuovi scenari perché l’arrivo del GPL, in quantità notevoli nel nostro territorio, può creare, in attesa del metano, delle situazioni di assoluto interesse che, sia il sistema pubblico che quello privato, devono essere pronti a cogliere. Mi fermo qui, visto il programma dei lavori che è assolutamente nutrito, per cui vi auguro buon lavoro; ci risentiremo in tarda mattinata. Grazie. Paolo Denegri Assessore Ambiente Provincia di Sassari 12 PRIMA SESSIONE EFFICIENTAMENTO ENERGETICO E BIOEDILIZIA: OPPORTUNITÀ, INCENTIVI E MATERIALI A KM0 13 Apertura dei lavori, di Gaetano Scognamiglio1 Ringrazio tutti, in particolare la Camera di Commercio che ci ospita, il Comune, la Provincia, il Consorzio Industriale, la Regione Autonoma della Sardegna, l’Università, l’Anci presente quest’anno per la prima volta ufficialmente, gli ordini professionali, i media partner, Medea, Francesca Velani, Vice presidente della Fondazione, che di Ener.Loc ha la responsabilità progettuale. La crisi del 7° anno, diceva prima il Presidente Sini, ovviamente potrebbe investire anche Ener.Loc: bisogna sapersi rinnovare. Perciò io vi voglio raccontare un piccolo episodio che dimostra che chi semina raccoglie. Noi, insieme al CONAI (Consorzio Nazionale per lo Smaltimento) abbiamo svolto una serie di seminari in tutta Italia sul ciclo dello smaltimento dei rifiuti, la media dei partecipanti a questo ciclo di seminari, in tutta Italia, è stata di 30 persone. A Sassari abbiamo avuto 110 iscritti e 80 persone presenti in aula. Lo abbiamo fatto la scorsa settimana al comune con la presenza dell’assessore che ha diretto la giornata insieme a CONAI. Ecco, questo significa, secondo me, che a furia di stare su questo tema, a furia di sensibilizzare, a furia di essere presenti in modo ricorrente e non casuale su questo argomento, beh, poi gli effetti si vedono. Perché non c’è motivo al mondo per cui 1 Presidente Promo PA Fondazione 14 a Sassari ci sia stato un picco che è tre volte la media delle rimanenti regioni di Italia, se non il fatto che c’è stata una sensibilizzazione forte. Noi parliamo di energia con la consapevolezza che la governance del settore energetico è molto complessa. Questo settore risente infatti di una complessità oggettiva, perché i vincoli ambientali sono molto importanti, e risente anche di una complessità strutturale: pensate che dopo la riforma del Titolo V della Costituzione con una legislazione concorrente fra Stato e Regioni, che è stata a mio avviso un passo veramente azzardato e pericoloso, dal 2002 ad oggi il 36% di tutta l’attività della Corte riguarda i conflitti Stato Regioni. Esempi di complessità della gestione del settore. Il protocollo di intesa per la produzione del bioetanolo che avrebbe avuto in Sardegna un grosso investimento si è fermato perché il ministero non ha varato il regolamento attuativo. E questo avrebbe previsto un grosso investimento proprio in Sardegna. Il progetto Archimede Solar Energy, dove il Ministero si rifiuta di fare la valutazione di impatto ambientale, è un progetto superiore a 300 mega watt che ha un importo di investimento in Sardegna di un miliardo di euro, con una ricaduta di 5 mila posti di lavoro. Soluzioni tecnologiche, già sperimentate in Italia a Crescentino, e che ci vengono comprate in tutto il mondo. Il fatto che esista un investitore che vuole mettere un miliardo e non si riesca a completare il ciclo amministrativo dà il senso della complessità del settore, specialmente poi la cosa è molto singolare, come ci è stato ricordato prima, in una regione della Sardegna, dove non solo si produce più energia di quanto si consuma, ma che poi, incredibilmente, ha problemi di approvvigionamento e costi di energia superiori a quelli del continente. 15 In questo scenario Ener.Loc cosa si propone? Si propone di essere un luogo del fare. Non uno sfogatoio dove andiamo a raccontare quali sono i problemi ma un posto dove si cerca di risolvere i problemi e si cerca di dare qualche indicazione. Quindi il Focus Energia sostenibile e bioedilizia, perché su questo tema esistono concrete possibilità da parte degli enti locali di fare qualcosa. Ci sono competenze effettive e quindi si può ragionare senza dire: beh, non andiamo avanti perché c’è un terzo che non ci consente… No, qui si possono fare delle cose concrete. Si è poi voluto ampliare il campo a quello dell’approvvigionamento energetico che evidentemente, come abbiamo visto, è un tema strategico per la Sardegna, con un Focus dedicato. Organizzare Ener.Loc quest’anno è stato più complesso dell’anno scorso perché anche su suggerimento del presidente della Camera di Commercio e del Segretario generale abbiamo creato il programma, col forte coinvolgimento delle categorie professionali e degli operatori. Abbiamo voluto che questo convegno fosse il risultato delle aspettative delle categorie in modo che tutti si ritrovassero nei temi che verranno affrontati. Si è anche realizzato un parternariato di sostanza fra la Camera di Commercio di Lucca e Sassari per mettere a comune le esperienze positive in questo settore e si è poi fatta un’azione forte per ampliare il confronto con altri soggetti istituzionali. Ecco, questo confronto con altri soggetti istituzionali è veramente fondamentale. Voglio ricordare, oltre quelli citati in premessa i rapporti collaborativi con la dottoressa Murroni, con Sardegna Ricerche la cui Presidente Ketty Corona ci parlerà di un importante progetto sullo Sportello Energia lanciato dal suo istituto; e 16 poi l’Anci che sarà presente nella persona del delegato al settore che è l’avvocato Filippo Bernocchi. Per tornare al tema di oggi, Focus Bioedilizia, noi siamo convinti che quando il settore ripartirà, i professionisti e i tecnici che si faranno trovare pronti saranno quelli che riusciranno poi a trarne le conseguenze positive. Quindi è molto importante essere pronti su questo settore. Noi presenteremo soluzioni operative; non quello che si pensa di poter fare, forse, chissà come… ma quello che già si fa. Pensate alle soluzioni che porteremo di Abitare il Mediterraneo, che è la declinazione in chiave mediterranea di Casa Clima che è l’ente certificatore della provincia di Bolzano. Porteremo soluzioni… ecco, pensate che a Firenze c’è un condominio che riscalda 17 famiglie con 1.200 euro al mese, tanto per dirne una. Sembrano cose impossibili ma si fanno, si stanno già facendo. Contemporaneamente sarà attivato un confronto fra imprese e istituzioni perché è lì che si risolvono i problemi. Nel corso della mattinata il Segretario generale, dottor Esposito, condurrà questo confronto fra imprese e istituzioni, dal quale io spero possano venire degli stimoli molto fattivi per migliorare la governance del settore. Come pure nel pomeriggio, sempre sullo stesso tema, si parlerà di quanto possono fare gli enti locali per stimolare il settore attraverso la regolamentazione. Perché la regolamentazione può essere di impulso a procedere sulla strada della riconversione energetica. Quindi è una cosa di assoluta importanza. Infine, come è stato detto prima, e come ricordo, questo Focus sulla formazione. Oggi pomeriggio ci sarà – finiremo verso le 5 il convegno – un approfondimento sui temi della formazione. La formazione è essenziale, è essenziale per i giovani, per gli studenti, per capire dove si andrà, per i professionisti, per capire quali sono le nuove opportunità professionali, per i tecnici, per capire dove orientare la loro 17 specializzazione. Ecco, su questo tema noi siamo sempre presenti e lo saremo sicuramente anche negli anni futuri. Io ho finito e credo di avervi dato una sintesi del perché e del percome siamo arrivati a Ener.Loc 2013 di cui dichiaro aperti i lavori ! 18 QUADRO DI RIFERIMENTO E STRUMENTI Il nuovo Piano Energetico Regionale: efficientamento e materiali a km 0, di Simona Murroni2 Buongiorno a tutti. Prima di tutto un ringraziamento all’organizzazione perché, secondo me, questi momenti sono importanti per voi che ascoltate ma sono importantissimi anche per noi che riceviamo le vostre considerazioni in quanto dovendoci occupare di pianificazione abbiamo bisogno di capire le esigenze del territorio. E vi dico che questo è stato lo spirito che ci ha guidato nel redigere Il documento: “Documento di indirizzo per migliorare l’efficienza energetica in Sardegna 2013/2020”. Abbiamo fatto una serie di attività proprio di ascolto dei territori e abbiamo aperto tavoli con tutti gli operatori proprio per capire e per farci aiutare. Vi inquadro prima il documento: come è nato, perché è nato ; poi, magari, vado più nel dettaglio. Premetto che è un documento abbastanza corposo, quindi non ve lo posso dettagliare o raccontare tutto. Vi racconterò di fatto le cose che sono importanti in considerazione dell’argomento del Convegno, stiamo parlando di efficienza, di materiali magari utili alla Bioedilizia ecc… 2 Responsabile Servizio Energia Regione Sardegna 19 Per quanto attiene al Piano energetico a livello tecnico siamo a buon punto, abbiamo già fatto il rapporto preliminare di scoping; e quindi siamo all’interno della procedura di VAS e di fatto abbiamo già una prima versione di Piano. Chiaramente va elaborata, va discussa con i nostri dirigenti, con la classe politica, perché condividano. Vi ricordo che è stata adottata una delibera del 26 settembre che ha rivisto quelli che sono gli indirizzi politici che devono guidare la redazione del Piano, proprio per rendere gli indirizzi politici ancora più rispondenti a quello che è il cambiamento che sta avvenendo nel mondo energetico, cambiamento che in tale ambito è talmente repentino che a volte veramente è difficile stare al passo. Esiste però una pianificazione di dettaglio, che è il piano regionale per le energie rinnovabili che è stato il primo piano stralcio che abbiamo redatto proprio presi dall’esigenza di avere un documento approvato dalla Giunta, risale al marzo 2012, da portare al tavolo del Ministero perché si stava decidendo la ripartizione regionale di quelle famose quote del 17 che lo Stato nazionale deve raggiungere di produzione di energia da rinnovabile. E quindi c’è stato un lavoro di un anno che abbiamo fatto col Ministero e le Regioni a cui abbiamo partecipato molto attivamente. Perché potrebbe succedere che, se non si è presenti, probabilmente le quote che altre regioni non riescono a raggiungere, magari le attribuiscono a te e quindi, tutto questo determina, come sappiamo delle ricadute sul territorio anche dal punto di vista ambientale. Quindi avevamo necessità di portare un documento fondato sull’analisi delle quote raggiunte o raggiungibili grazie alla perfetta conoscenza del territorio. Perché poi la conoscenza è veramente quell’elemento che ti fa essere forte su tutti i tavoli di concertazione. Nell’elaborazione del documento è emersa la necessità fortissima di approfondire due tematiche : biomasse, di cui abbiamo uno studio che presto andrà in Giunta, 20 ma soprattutto efficienza. Ci rendevamo conto, allora quasi embrionalmente, che l’efficienza stava diventando importantissima. Anche perché, come qualcuno ha già detto, la Sardegna ha avuto una crescita altissima di produzione di energia da fonte rinnovabile. Adesso però si pone un vero problema, che è quello di distribuirla, di rendere efficiente le rete e le infrastrutture energetiche in generale. Mi fa piacere che queste tematiche siano già state evidenziate da altri relatori e che molti conoscano i pilastri del nuovo piano energetico. Incentriamoci adesso sul documento. Questo documento nasceva da un’esigenza, che avevamo un anno e mezzo fa, ossia di pensare anche alla programmazione sul POR, quindi a definire la nuova programmazione delle risorse che l’Europa mette a disposizione. Inoltre dovevamo recepire i principi della nuova direttiva sull’efficienza; e tra l’altro approfondire una tematica che come l’energia in generale, è complessa e trasversale; efficienza va veramente a toccare tanti settori, diventava quindi difficile anche per noi avere all’interno tutte quelle competenze che potevano aiutarci dal punto di vista urbanistico, dal punto di vista della gestione delle acque, dal punto di vista civile, dal punto di vista chiaramente anche industriale. E quindi abbiamo chiesto aiuto. Come vi dicevo, questo è un documento che nasce veramente dalla collaborazione del pubblico e del privato, delle agenzie etc… Sardegna Ricerche per esempio ha lavorato moltissimo su questo piano proprio perché c’era bisogno di professionisti, di persone che, conoscendo nel dettaglio la singola tematica, potessero essere utili all’intera Regione. Vi dico anche che molti privati hanno lavorato in maniera assolutamente gratuita proprio con lo spirito di mettere sul tavolo la loro professionalità a beneficio di tutti. 21 Siamo partiti da un semplice concetto: che cos’è l’efficienza? Perché poi abbiamo fatto veramente un (inc.) storming per capire che cos’è l’efficienza per te. E anche lì tutti dicevano un po’ la loro. Tutti hanno, magari mezze verità; poi, alla fine, abbiamo cercato di focalizzarci. Cos’è l’efficienza? Abbiamo individuato questa come definizione: una serie di azioni di programmazione e quindi strumenti operativi che permettono di consumare meno. La parolona che bisogna aggiungere a questo consumare meno però è a parità di servizi. È questo che vorrei che sia sottolineato. Efficienza vuol dire che quei servizi che sono necessari debbano comunque essere garantiti, mi riferisco per esempio al confort di una casa. Bisogna però risparmiare e quindi consumare meno e ottenere un risparmio energetico. Questa è la grande sfida. Lavorando sull’efficienza, sempre di più abbiamo capito che proprio per la sua trasversalità poteva essere un fattore guida; poteva essere un qualcosa che non solo ci poteva aiutare a raggiungere i famosi 20-20-20 di cui tutti parliamo; ma poteva essere anche una reale opportunità di sviluppo. Quindi poteva essere un qualcosa che a differenza, forse, delle rinnovabili – chiaramente nel senso che io non sono contraria alle rinnovabili, assolutamente. Però in qualche modo, secondo noi, l’efficienza poteva forse dare ancora di più perché andava a toccare più settori. E quindi poteva essere un qualcosa da approfondire. Perché? Perché sicuramente stimola la competitività delle nostre imprese, perché se una impresa riesce a ridurre i suoi costi energetici, probabilmente quelle risorse in più possono essere messe a disposizione per rinvestirle in capitale umano, tecnologia, innovazione. Poteva essere, poi, tra l’altro, un qualcosa che poteva aiutare anche la nuova imprenditoria, i giovani. Dobbiamo sempre pensare che c’è bisogno di fare più 22 ricerca. Di fare più animazione. E anche di produrre in Sardegna e chiaramente stimolare l’edilizia. Sappiamo che questo è un settore che sicuramente è un po’ in crisi e quindi pensare a stimolare le ristrutturazioni richiede che venga approfondita tutta la tematica della certificazione degli edifici. Per questo puntare su quel settore, secondo noi, poteva essere importante e fondamentalmente questi tavoli ci hanno anche dato ragione. Questi sono i soggetti più importanti, anche se vi dico che ce ne sono stati altri Assessorato ambiente, Enti Locali, Enas, Consorzi di bonifica consorzi industriali, Enel, Confindustria Agenzie etc. Parliamo ora del Piano dell’efficienza anche se non è ancora non è stato licenziato dalla Giunta, dicendovi quelle che sono le cose più importanti; la stessa Commissione Europea aveva chiesto, proprio nella redazione del POR, quindi tramite il Comitato di Sorveglianza, che gli atti di pianificazione che, ricordo, sono una condizionalità per la spendita delle risorse della nuova programmazione; dovevamo indicare delle priorità, cioè quei settori che essendo strategici per l’Amministrazione regionale, potevano disporre di un budget superiore. Ne abbiamo individuati tre. Come vi dicevo prima, siamo passati da produrre tanta energia dal rinnovabile ed ora abbiamo l’esigenza di distribuirla in maniera più efficiente perché le nostre reti, come anche quelle europee, presentano qualche criticità, in questo caso siamo uniti all’Europa da questo “destino” e soprattutto da problema comune da risolvere. Quindi, i settore che secondo noi poteva essere importante sono questo della ricerca e innovazione delle smart grid, il settore industriale (chiaramente, noi siamo 23 assessorato all’industria, e le imprese non possiamo dimenticarle) e infine il settore dell’edilizia, soprattutto gli edifici pubblici, adesso vi dirò perché. Dicevamo, considerando le peculiarità del nostro territorio, che è un sistema semichiuso, abbiamo pensato che la Regione Sardegna potesse essere anche un valido luogo di sperimentazione. Più soggetti, quindi operatori, ci hanno anche chiesto di valorizzare questo settore; infatti abbiamo un esempio proprio a Ottana. E noi stessi abbiamo dei progetti che stiamo facendo, sempre con Sardegna Ricerche, proprio di sperimentazione di impianti solari termodinamici che abbinati ai sistemi di accumulo forniscono servizi ancillari alla rete; quindi volevamo continuare su questo filone che abbiamo già attivato ed essere da buon esempio ed essere anche attrattori di investimenti di privati. Quello che noi vorremmo è anche creare la filiera produttiva che dovrebbe essere in Sardegna. So che è una cosa molto ambiziosa, però, comunque, secondo noi vale la pena di tentarci. Parliamo ora del settore dell’industria, per noi settore fondamentale. Nel piano troverete, delle schede molto tecniche; sono fatte da esperti del settore, da chi lavora quotidianamente in questo campo. Vorrei solo dirvi che abbiamo puntato moltissimo sulla parte degli audit energetici, un po’ perché ce lo chiede l’Europa e un pò perché riteniamo che questa sia la base per poi programmare gli interventi. Gli imprenditori devono sapere quelli che sono i loro consumi, devono sapere quando e come possono consumare di meno. Quindi gli investimenti devono essere mirati. Le risorse ormai non sono più tante quindi devono essere spese ancor meglio. Efficienza è anche spendere bene le risorse che abbiamo. I 24 risultati ottenibili sono chiaramente l’aumento della competitività del nostro territorio e la creazione di una filiera e conseguentemente di nuova imprenditoria. Gli edifici pubblici. Perché edifici pubblici? Perché la direttiva ce lo impone in qualche modo, perché dice che i pubblici, quindi noi, dobbiamo dare un ruolo esemplare perché siamo noi che dobbiamo trainare tutto il settore civile; quindi anche in questo senso vorremmo, non solo fare audit energetici, perché anche in questo caso, anche nelle abitazioni – quello che ho detto per le imprese vale anche per le abitazioni civili – dobbiamo necessariamente capire prima quali sono gli interventi che poi dovremo realizzare magari tramite le Esco. Una Esco probabilmente è uno strumenti che potrebbe aiutarci a raddoppiare e/o triplicare gli investimenti che saranno, speriamo, nel POR. Vi ricordo che queste sono azioni che sono già inserite nel DUS (Documento strategico regionale) che è la base della nuova programmazione e pertanto saranno sicuramente inserite nel POR. Adesso volevo fare un Focus sul settore dell’edilizia, che è la tematica del convegno, anche se nel piano ci sono azioni sull’agricoltura, azioni sulle acque. La cosa che è stata, secondo me, importante di questo documento è che in questi tavoli siamo riusciti a capire quelle che erano le esigenze a 360°; cioè laddove si parlava del settore civile o del settore pubblico, siamo riusciti a capire quelle che erano le esigenze sia dal punto di vista normativo, di 1 livello anche di 2°; e poi quelle che potevano essere le azioni che potevano essere utili, quindi anche i singoli interventi che potevano essere fatti in questo settore. Quindi abbiamo pensato che una legge sulla bioedilizia poteva essere una cosa buona e giusta, nel senso che una legge e potesse essere, in coerenza con la certificazione energetica e sul rendimento energetico degli edifici, una cornice e quindi un riferimento anche degli enti locali, considerato che sono loro i gestori del territorio. 25 C’è una scheda, ve la anticipo, che indica quelli che sono gli elementi minimi che ogni strumento urbanistico deve avere “per essere” uno strumento di efficientamento del territorio. Chiaramente non possiamo non pensare che a questa legge dovrebbero essere affiancati strumenti di promozione, per stimolare l’avvio di un percorso che dobbiamo fare insieme. Quindi arriviamo alla cosa più importante, secondo noi. Questa scheda probabilmente può essere di immediata applicazione. La legge sulla bioedilizia ha un iter un po’ più complesso, dobbiamo scriverla, dobbiamo prima passare in Giunta poi in Consiglio regionale, quindi non sarà una cosa immediata. Questa scheda, invece potrebbe essere di immediata attuazione ossia l’adeguamento degli strumenti urbanistici. Cosa vorremmo fare? Prima di tutto diffondere nelle pubbliche amministrazioni, dei principi di efficientamento e quindi negli strumenti urbanistici. Vorremmo che nella regolamentazione tecnica vengano inseriti questi parametri di sostenibilità ambientale e di efficientamento. Gli strumenti dovranno individuare cosa? Quelli che possono essere quei requisiti prestazionali che sono obbligatori e senza i quali quegli edifici non possono essere definiti come efficienti, come sostenibili anche dal punto di vista ambientale; e questo non è da poco. E nello stesso tempo magari si può proprio fare un accenno o comunque aiutare anche all’uso dei materiali locali. Questa è una cosa che per noi è importantissima; abbiamo fatto una scheda specifica che abbiamo fatto proprio con Sardegna Ricerche, che ha già in piedi un progetto di questo tipo, perché riteniamo che, veramente, portando avanti e quindi rendendo più o meno obbligatorio, ma comunque iniziando a lavorare su questo tema, un grande vantaggio potranno avere i materiali locali. Noi abbiamo un grande patrimonio che spesso non è neanche conosciuto; e questa potrebbe essere una occasione veramente per incentivarlo e per aiutarlo. 26 Vi ho parlato delle azioni, chiaramente non sono tutte quelle che sono presenti nel piano. Prima di tutto cosa abbiamo fatto? Come vi ho detto prima, siamo riusciti ad analizzare i vari settori, e cercato di capire quelle che erano le vere criticità e i problemi e quindi trovare qualche soluzione. Abbiamo iniziato già a recepire la direttiva europea, anche se poi abbiamo tempo fino al 2014. E abbiamo creato una cosa fondamentale, cioè una rete; una rete pubblica privata che ha lavorato e che spero che continuerà a lavorare. Vi dico che da quei tavoli ogni volta che ci si incontra, nascono sempre idee nuove; ogni volta c’è un qualche progetto che parte da uno dei nostri tavoli; abbiamo un tavolo con i Consorzi Industriali ad esempio, con i quali stiamo cercando proprio di fare un gruppo di acquisto. Io a questo ci tengo molto; il fatto che i consorzi possano unirsi e fare un bando per avere l’energia elettrica, tutti insieme, sicuramente gli consentirebbe di avere un costo competitivo e quindi anche questo, poi, magari facendo entrare all’interno di questo circuito anche le imprese che sono allocate nelle loro aree probabilmente sarebbe una cosa molto importante. E questo, vi dico, è un’idea che è nata in uno di questi tavoli. Cosa abbiamo fatto poi? Abbiamo anche fatto formazione. È importante nell’efficienza anche fare animazione e formazione. Noi l’abbiamo fatta proprio incontrandoci e imparando gli uni dagli altri; però, per esempio, anche nel piano ci sono tutta una serie di azioni di animazione; anche questa è un’azione di animazione fondamentale. Altri risultati importanti quali sono stati? Il fatto di avere un patrimonio di conoscenze all’interno dell’Assessorato, e questo ve lo dico anche per il piano energetico. Ci sono state diverse edizioni di Piano energetico, nel senso che forse ce ne sono 4 o 5, ora più o meno nei cassetti. Ed erano quasi sempre fatti 27 dall’Università o comunque da soggetti esterni. Poi ogni volta che si doveva ripartire perché per qualche motivo non veniva approvato, oppure non passava la VAS; gli Assessorati non avevano la possibilità di modificarli , perché non si avevano le professionalità e soprattutto non si aveva il patrimonio dei dati, quindi la conoscenza fondamentale per poter pianificare. Quello che, secondo me, siamo riusciti a fare è avere proprio questo: avere il patrimonio di conoscenza. Abbiamo ricostruito il bilancio energetico regionale quasi al “MW”. Forse il bilancio energetico più preciso ce l’ha solo la Lombardia che lavora sull’energia da quasi 20 anni. Però devo dire che nelle riunioni a Roma ce la caviamo abbastanza bene. Siamo sempre i primi della classe, nel senso sempre lì ad alzare la mano. E questo è importante. Diciamo che questo ci ha consentito di essere incisivi anche a livello di DUS, nel senso che quando c’è stato – si fanno sempre le riunioni tecniche e chiaramente anche quelle politiche anche all’interno dell’amministrazione – laddove siamo stati chiamati per sapere qual è la strategia, come è la nuova programmazione, su cosa dobbiamo puntare? Siamo stati in grado proprio anche con dati alla mano, quindi con una certa forza, di poter dire: adesso l’importante è fare efficienza e fare risparmio, perché stiamo entrando in una logica di efficienza anche nel consumo. Tanto abbiamo fatto, ma dobbiamo continuare. Questo che leggete nella slide è un taglia e incolla puro di quello che è scritto nel DUS, che poi è una delibera del 12 settembre. È esattamente quello che è scritto. Si parla di risparmio e si parla di efficienza. Noi abbiamo parlato di lavorare insieme ecc… ma anche le risorse devono essere programmate insieme. Ormai, come sappiamo tutti, le risorse sono poche quindi bisogna metterle tutte a correre insieme con un obiettivo comune. 28 Mi sono dimenticata di dirvi prima che in questo documento c’è anche tutta la parte dei trasporti. Siamo riusciti a presentare una domanda al Ministero delle infrastrutture sulla mobilità elettrica con il comune di Cagliari; speriamo di vincere. E questo è un altro pezzettino, anche lì ci sarà una co-partecipazione perché il Ministero mette dei soldi. Probabilmente poi l’anno prossimo ce ne saranno altri; quindi diciamo che questa, che per adesso possiamo definirla una buona pratica, vorremmo farla anche con altri, quindi chiedo ai comuni di candidarsi per fare qualcosa insieme.Questo è l’altro “risultato”. Da questo studio che abbiamo fatto, abbiamo chiesto al nostro Assessore, perché i tecnici devono supportare gli Amministratori, di aggiornare quelli che erano gli indirizzi politici che erano già stati adottati con una Delibera del 2011; e dal 2011 ad oggi vi assicuro che il mondo è cambiato dal punto di vista energetico. Per cui abbiamo messo sul tavolo quelle che erano le risultanze, quelle che erano le criticità che più o meno vi ho detto. Quindi non potevamo che chiedere all’assessore di modificare quella strategia, che poi non è una modifica; di fatto è un risultato di tutta una serie di azioni che ha fatto la Regione. E come diceva la dottoressa Corona, il progetto smart city, i PAES, stanno tutti andando da questa parte. L’efficienza è diventata ormai per tutti il pilastro. Quindi la nuova strategia dovrebbe essere proprio questa: una crescita sostenibile del territorio attraverso la sicurezza e l’efficienza energetica del sistema energetico. Perché anche qui il piano energetico deve vedere il sistema e lo deve vedere secondo un modello di generazione distribuita. Questo ce lo chiede la Commissione Europea, ce lo chiede la politica europea. Quindi siamo tenuti… forse proprio perché siamo un sistema semichiuso, siamo ancora di più quelli che possono dimostrare che questo può funzionare. 29 E quindi, che cosa? Cercare di interconnettere tutti i nostri sistemi e anche in questo ritorna un discorso fatto prima. Non c’è il metano in Sardegna; qualche soluzione alternativa la dobbiamo trovare perché, sennò, tutto quello che è cogenerazione, trigenerazione che per noi sarebbe importante, probabilmente non si può realizzare. E anche qui non si può pensare di interconnettere sistemi o comunque di ragionare in un ottica di integrazione se non abbiamo tutte le fonti. E questo è in programma ossia incrementare l’intensità energetica vuol dire anche abbassare i costi. Il costo delle imprese sarde è vero che è più alto perché non c’è il metano, però è anche vero che il costo che noi abbiamo per la produzione dell’energia poi va a ricadere su tutto il sistema italiano. Nella delibera, se leggete, c’è proprio un passaggio. Addirittura l’autorità per la Vigilanza, che ha fatto una indagine sulla regione Sardegna. Perché poi il prezzo della zonale, quindi il prezzo che noi abbiamo per la nostra produzione è andato a riverberare su tutto lo stato nazionale, quindi su tutto, non solo sulla Regione, ma su tutte le regioni italiane. E questa è una cosa su cui, chiaramente, dobbiamo noi per primi, considerare nel piano energetico che però è un piano energetico regionale, su cui lo Stato ha una grossa competenza. Pensiamo alle infrastrutture, la rete nazionale è gestita dallo Stato; quindi anche su questo, avere l’interlocuzione con Enel e con Terna è vero che è possibile, però non pensiate che sia poi così semplice riuscire ad incidere. Questo è il nostro obiettivo finale. Vorrei chiudere con questa frase che dico sempre, perché lo dice sempre il nostro coordinatore scientifico Alfonso Damiano di Sardegna Ricerche, e che lavora con noi, questa frase mi è piaciuta perché racchiude tutti questi discorsi che ci siamo fatti; consumare meglio per vivere meglio. Grazie. 30 Gli Strumenti Normativi per migliorare l’efficienza energetica dei Comuni: le proposte dell’ANCI, di Filippo Bernocchi3 Grazie dell’invito, e vedo anche una platea nutrita e molto attenta. Peraltro ho potuto solamente vedere una parte del penultimo intervento e l’ultimo intervento, ma vedo che qui, in questa regione state lavorando, e state lavorando bene; quindi complimenti. Avevo preparato, mi ero fatto preparare, come al solito, un intervento dagli uffici ma poi, naturalmente quello che dite mi serve da suggestione per fare valutazioni di tipo diverso, che però ricalcano un cliché sul quale dibatto spesso, e cioè che il tema dell’efficientamento energetico. Prendo questo come argomento, che è veramente la chiave di volta per risolvere numerose problematiche e soprattutto far ripartire una grande massa di investimenti del nostro sistema, ma quando è affrontato è affrontato male o non affrontato dal Governo, perché poi noi ci muoviamo, al di là degli sforzi che possono fare le regioni. Anche la mia regione, la Regione Toscana è una regione emancipata sotto questo punto di vista; noi ci troviamo poi a dover applicare tutta una serie di normative e ci troviamo in tutte una serie di difficoltà tecniche che non vengono quasi mai prese in considerazione dal legislatore o dall’esecutivo perché non conoscono sostanzialmente come funziona e come girano le cose nei comuni. Perché tutti 3 Delegato ANCI Energia e Rifiuti 31 legiferano ma poi non sanno come il comune si deve muovere; non hanno neanche una più pallida idea. Questo è il primo problema. Secondo problema: di chi sono queste competenze? Perché se la vediamo in un’ottica di sviluppo, allora è chiaro che va verso un dicastero che si è sempre occupato di energia. Però gli sforzi che noi facciamo sono anche per raggiungere gli obiettivi europei del 20-20-20 e quelli ancora più performanti che sono previsti nelle altre direttive. Allora bisognerebbe che ci fosse un coordinamento fra questi due dicasteri, perché quando si va ad intervenire su questa materia si abbia ben presente quali sono gli obiettivi. Terza questione: è impossibile pensare di raggiungere determinati obiettivi se non si conoscono principalmente i meccanismi della fiscalità locale e non si conoscono i meccanismi attraverso i quali i comuni operano. Quindi gli interventi a livello governativo dovrebbero essere, secondo me, concordati anche con chi si occupa di fiscalità locale. Perché, è evidente che se tu non intervieni sul Patto di Stabilità io questo problema non lo risolvo; cioè ho scritto un bell’intervento, ho declinato degli indirizzi strategici ma poi, alla fine, non sono in grado di portarli avanti. E allora veniamo un pochino a tutti i problemi. Da ieri sappiamo che c’è un Governo. Io spero che questo Governo inizi a lavorare. In tutte le riunioni in cui io mi ritrovo, anche convegni pubblici, io sollevo questi problemi. Il problema è che tutti mi danno ragione, compresa la dottoressa Romani, che lei conoscerà, che mi dà ragione. Però poi non succede niente. Allora, siccome questo tipo di interventi fanno bene al tutti; perché fanno bene? Ai comuni perché riducono la spesa corrente; all’ambiente perché riducono le emissioni; all’economia locale perché, comunque sia sono interventi che poi 32 vengono attivati attraverso piccole imprese locali, quindi bisogna trovare il sistema di far girare queste cose. Allora per far girare queste cose bisogna intervenire sul Patto di Stabilità. E io è da quando sono in Anci che lo dico; ma se non si interviene sul Patto di Stabilità non andiamo… che è una anomalia tutta italiana. È vero che ci teniamo questa anomalia perché abbiamo il debito più grande dell’Europa, ma questa è una anomalia tutta italiana. Dobbiamo intervenire sul Patto di Stabilità, primo punto. Dobbiamo intervenire sul sistema finanziario, perché è vero che noi abbiamo un patrimonio edilizio molto vetusto sul quale bisognerebbe intervenire e si potrebbe intervenire con finanziamenti ad opera di terzi. Ma se noi non abbiamo un sistema bancario pronto a recepire anche queste opportunità, non andiamo da nessuna parte. In questo senso, secondo me, il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti sarebbe, potrebbe essere un ruolo importante. Terzo punto: il tema delle procedure. Noi oggi, se vogliamo dare risposte certe anche in tempi brevi, dobbiamo pensare veramente che il nostro Paese, non parlo solamente della procedura per l’affidamento di una consulenza che mi consente di fare un piano energetico e poi mi consente di attivare altri progetti. Ma diciamo in generale noi abbiamo bisogno di procedure molto più snelle. Bisogna che la parola semplificazione entri definitivamente nell’agenda di questo Governo, ma non come è entrata sino ad oggi, perché io di semplificazione non ne ho vista una; ho visto solamente complicazioni. Bisognerebbe che smettessero di scriverle i magistrati di TAR che percepiscono il doppio stipendio andando a fare i Capi di Gabinetto, e bisognerebbe che le scrivessero insieme – scusare se sono un po’ polemico – a chi poi si sporca le braccia sui territori, perché così non è assolutamente possibile. 33 Se io anche oggi volessi prendere ad esempio la città di Prato, io ho affidato il servizio ho nominato l’Energy Manager, hanno fatto subito ricorso al TAR. Allora ho accantonato l’Energy Manager, nel frattempo il TAR faceva tutti i suoi gradi: la sospensiva; poi mi ha dato ragione. Il Consiglio di Stato, la sospensiva; poi mi ha dato ragione. Nel frattempo questo aveva trovato un altro lavoro. Ma lasciamo fare. Poi ho iniziato l’iter per fare il piano energetico comunale; affido l’incarico. Ricorso al TAR; sospensiva. Consiglio di Stato; sospensiva. L’ho affidato con due anni di ritardo; spero, visto che a maggio andremo alle elezioni, o forse prima, entro quella data di poter affidare il servizio. Da lì dovrebbero partire tutte le azioni. Ma come si può pensare, noi in Italia, di competere con un sistema del genere? Ovunque voi andiate in giro per il mondo vedete sistemi paese, anche paesi emergenti, che non hanno dispregio delle regole; anzi, hanno una cultura delle regole molto precisa e molto attenta, che sono in grado di dare risposte in tempi giusti rispetto a quelli che sono i cicli economici, ma anche rispetto a quello che sono i cicli della politica, perché io ho attivato un processo, andrò alle elezioni, mi ci sono voluti 5 anni soltanto per sistemare le carte amministrative, poi ci sta che quello che viene dopo la pensi diversamente; si ricominci da capo. Allora, questo sistema non può veramente andare avanti, sta strozzando i comuni che potrebbero fare grossi investimenti. Guardate, io vi do anche un altro esempio. Io nel comune di Prato, quando sono entrato a fare l’assessore, - il comune di prato è una città di 190 mila abitanti – ho messo a gara tutti i servizi. Me ne sono fregato del fatto che fossero aziende del comune di Prato, tanto che 34 avevano gonfiato i costi a dismisura, e sono andato a gara su tutto. Io in quattro anni e mezzo non sono riuscito ad aggiudicare una gara. Io a tutti i convegni faccio sempre la solita provocatoria proposta che venga istituita una sezione speciale presso il TAR di ogni regione che effettuerà le gare della pubblica amministrazione; tanto loro sono bravi e quindi le fanno bene loro. Perché così non è, veramente, possibile andare avanti. Ho fatto un conto di quanto mi è costato questo, perché c’è un costo del fare, perché io ho bisogno di soldi per fare; però io potrei fare anche senza soldi. Io invece sto pagando anche quel costo; perché? Non aver aggiudicato la gara sulla illuminazione pubblica a me è costato oltre 680 mila euro di spesa corrente in più in questi quattro anni e 5 milioni di euro di investimenti in meno. Questo è il mio conto della serva. Non aver aggiudicato la gara sul servizio calore mi è costato 300 e rotti mila euro per quattro anni. Non aver aggiudicato la gara per la concessione del servizio di distribuzione del gas mi è costato la bellezza, tra investimenti e canone che avrebbe preso il comune, di 51 milioni di euro. Io credo che queste siano considerazioni che, per uno come me, che sono una avvocato di campagna, ma che sono anche molto pratico siano considerazioni che debbano essere fatte. Per cui va bene la pianificazione strategica nazionale; va bene la pianificazione regionale ma da lì in poi dobbiamo inventare meccanismi che consentono alle amministrazioni comunali di dare risposte certe in tempi brevi, con iter semplificati e con certezza sulla tempistica. Questo è il punto, perché oggi noi non siamo in grado. Molte volte dico che ci prendiamo in giro, perché io quando vado in Consiglio comunale e parlo del piano energetico 35 comunale so che a tempi italiani – quindi anche quei tempi del TAR, il TAR c’è sempre – ma un minimo intervento comunque ti costa una legislatura. E come pensiamo noi di poter competere con gli altri sistemi paese con i tempi di una legislatura? Non è assolutamente possibile; non credo che sia assolutamente possibile. Quindi ci diamo da fare, cerchiamo di trovare degli interlocutori. Questo nuovo Governo avrà una certa stabilità, un orizzonte temporale, penso almeno fino a tutto il 2014. Ci auguriamo di poterci mettere a sedere ma con tutti i dicasteri, affinché uno sappia cosa fa l’altro, che la mano destra sappia cosa fa la sinistra, ma soprattutto che si sappia come funzionano le cose all’interno di una pubblica amministrazione, che è il soggetto che deve attivare gli interventi. A tutto ciò si è aggiunta la riforma della riforma della riforma dei servizi pubblici; quindi, quando prima avevo un po’ più di elasticità utilizzando le mie aziende pubbliche nel fare un certo tipo di intervento, ora non ho più neanche questa valvola di sfogo, questa elasticità, perché la legislazione penalizzante che è intervenuta lì ormai a cadenza semestrale… vedrete che nel nuovo decreto ci sarà… nel Fare 2 ci sarà la riforma dei servizi pubblici locali. Io per ora ne ho contate 7 in un anno e mezzo, ma vedrete che ce ne sarà anche un’altra: riforma e riforma. Concludo dicendo che da ragazzo – complice anche la mia vocazione politica – volevo essere un rivoluzionario e riformista; vedendo un po’ come sono andate le cose in questi anni, io credo che sono diventato tutto tranne che un riformista. Bisogna che il Governo smetta di lavorare, il Parlamento faccia meno leggi, si faccia pochissime cose, si semplifichi e si cerchi di andare avanti con quello che abbiamo. Grazie. 36 Le Opportunità dello Sportello Energia, di Ketty Corona4 Buongiorno a tutti. A beneficio di chi non lo sapesse, Sardegna Ricerche è l’Ente pubblico che supporta le politiche dell’Amministrazione della Regione Sardegna nei campi della ricerca e dell’innovazione tecnologica. Da qualche anno a questa parte l’Ente che presiedo ha dedicato maggiore attenzione al supporto delle attività imprenditoriali proprio nei campi della ricerca e dell’innovazione tecnologica, riequilibrando quello che credo fosse, in passato, uno squilibrio a favore dell’attività di “ricerca” all’interno del Parco Scientifico e Tecnologico di POLARIS. Per fare questo, d’intesa con la Presidenza della Regione, abbiamo dato corso ad una modifica del nostro Statuto prevedendo che il focus delle attività dell’Ente fosse teso a promuovere l’orientamento della ricerca e le sue relative applicazioni verso i bisogni reali del sistema economico isolano. Abbiamo inteso differenziare le nostre attività da quelle dell’Università ed evitare, da par nostro, inutili sovrapposizioni. Ho sempre ritenuto che il nostro compito fosse differente, soprattutto nei fini: l’Università è un Ente culturale che studia i fenomeni ed effettua la ricerca pura, alle volte prescindendo dal contesto 4 Presidente Sardegna Ricerche 37 economico-imprenditoriale. Sardegna Ricerche, invece, non fa ricerca e non deve farla; deve semmai preoccuparsi che la ricerca, che ovviamente sostiene in varie forme, produca “utilità” al nostro sistema economico nel suo complesso, avendo come parametro di riferimento le così dette “aggregazioni stabili della domanda e dell’offerta” nel campo dell’innovazione. Anche per questo motivo Sardegna Ricerche ha deciso, per esempio, di investire nel campo della formazione finanziando un Master in Informatica, attraverso il supporto tecnico e scientifico dell’Università di Cagliari, volendo a focalizzare le specifiche utilità per le imprese del settore; l’offerta formativa del Master è stata studiata sulla base degli input pervenuti dal mondo delle imprese e del tipo di specializzazioni che a queste occorrono. Se volete, realizziamo un diverso approccio al sistema della formazione compiendo una sorta di “rivoluzione copernicana” che mette al centro le imprese e i loro bisogni, per metterle nelle condizioni di vincere o quantomeno sostenere le sfide del mercato globale. Un’ulteriore attività di Sardegna Ricerche è rappresentata dalla costruzione ed implementazione di un capillare sistema di servizi per agevolare l’incontro tra la domanda e l’offerta di ricerca e innovazione, con particolare attenzione alle esigenze delle micro, piccole e medie imprese regionali. A questo proposito è fondamentale il sistema degli “Sportelli” di cui parlerò tra poco. Naturalmente, le nostre azioni sono volte all’incremento del numero delle imprese innovative nella nostra Regione, sostenendo innanzitutto la loro nascita ed accompagnandole nelle fasi successive, generalmente le più critiche. Avrete letto che ci sono molte polemiche sulle start up e su una loro presunta eccessività numerica. Io, al contrario, non mi preoccupo se ne nascano troppe; mi preoccupo semmai di come sostenere le potenziali eccellenze che trovano un veicolo 38 privilegiato proprio in esse: se non si allarga la base nessuna piramide può essere sostenuta. Accennavo al tema degli “Sportelli”: oltre ai cluster, alle piattaforme, ai laboratori in cui si fa ricerca, abbiamo messo in piedi un sistema di Sportelli che fornisce alle imprese un “sistema stabile”, permanente, non più legato alla aleatorietà del singolo finanziamento dell’Amministrazione regionale, statale o dell’Unione europea. Un sistema permanente di servizi integrati che si sviluppa dalle consulenze alle iniziative di formazione e informazione sulle opportunità di tipo finanziario e non solo. Insomma: un’attività a tutto campo verso le imprese e la Pubblica amministrazione. Tra gli Sportelli attualmente operativi ne cito alcuni: lo Sportello della Ricerca europea, lo Sportello della Proprietà intellettuale che è molto importante perché siamo l’unico Ente in Sardegna che eroga, tra l’altro in maniera assolutamente gratuita, tutte le consulenze che riguardano la proprietà intellettuale. Ancora, lo Sportello Appalti che ha posto in luce un dato davvero preoccupante: un miliardo e 400 milioni di euro sono i fondi spesi dalla PA sarda in beni e servizi e di questi solo il 20% dei relativi appalti vengono aggiudicati ad imprese sarde e questo sta a significare che oltre un miliardo di euro, ogni anno, lascia la Sardegna. E’ facile intuire quali positività si creerebbero per il nostro sistema economico se queste risorse, anche solo il 50%, rimanessero in Sardegna. Il prossimo autunno partirà l’attività di un altro Sportello: lo “Sportello energia”. Immagino saprete che da diversi anni Sardegna Ricerche ospita il “Cluster delle Energie Rinnovabili” e soprattutto i quattro laboratori tecnologici, con sede a Macchiareddu. Il Cluster realizza una serie di attività già ricordate in precedenza 39 dalla dottoressa Moroni e sulle quali ora non mi soffermerò. Dico solo che anche in questo tipo di attività Sardegna Ricerche rappresenta il braccio operativo dell’Amministrazione regionale e questo le consente di partecipare a svariati tipi di Azione. Per esempio i PAES (Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile), sono stati predisposti col nostro contributo. Lo Sportello Energia promuoverà la diffusione sul territorio della cultura, non solo delle energie rinnovabili, ma anche dell’efficienza energetica. Questo servizio, così come avviene per lo “Sportello appalti”, si rivolgerà sia alle imprese private che agli enti pubblici allo scopo di accrescerne le competenze e rafforzarne il trasferimento tecnologico. A questo proposito, proviamo a pensare proprio sul tema degli appalti, ma anche sul tema delle energie rinnovabili e dell’efficientamento energetico, quante sono le pubbliche amministrazioni che non hanno la possibilità di accedere a competenze specifiche e noi, oltre al sistema delle imprese, vogliamo consentire all’intera Pubblica Amministrazione in Sardegna di poterlo fare. I servizi che offrono i nostri Sportelli sono: informazione, animazione, formazione e assistenza tecnica. Quindi la formazione è sia interna, perché noi vogliamo che il nostro personale sia sempre in grado fornire la consulenza necessaria, sia esterna perché rivolta sia alle imprese che agli enti pubblici. In relazione alle attività degli Sportelli, vorrei soffermarmi sull’animazione: voi sapete che l’animazione era una delle attività specifiche del Consorzio 21 e che nel tempo è stata quasi dl tutto abbandonata. Questa attività ci ha dato grandi soddisfazioni in passato e per questo abbiamo deciso di rilanciarla. Sardegna Ricerche ha le competenze specifiche per poter fare animazione alle imprese sarde 40 perché l’innovazione deve raggiungere tutti, anche quelle piccole imprese strettamente territoriali che non godono di un accesso immediato a questo tipo di informazioni. Dobbiamo favorire l’incontro e lo scambio delle esperienze innovative tra le imprese. Da ultimo consentitemi un cenno sull’informazione che ruota attorno al sistema degli aiuti e degli incentivi alle imprese. In molte occasioni ci siamo resi conto che non basta pubblicare i relativi avvisi sul nostro sito web o sui giornali: c’è bisogno di un’informazione, ma soprattutto di una assistenza più capillare che è molto difficile ottenere. Per questo Sardegna Ricerche garantisce un’assistenza di primo livello via telefono o attraverso i mezzi messi a disposizione dal WEB. Inoltre prevediamo di offrire, su richiesta, una assistenza di secondo livello: l’assistenza on site dei nostri specialisti che si recano presso le aziende. Sardegna Ricerche è un ente certamente rinnovato, ma che non vuole perdere le proprie best practice. Personalmente considero l’innovazione proprio questo: tenere ciò che di buono è stato fatto nel passato per migliorarlo. In fondo non si inventa quasi mai qualcosa di nuovo, semplicemente lo si rinnova, siano essi processi o prodotti: li si rende più funzionali alle esigenze ed ai mutamenti dei tempi. Sardegna Ricerche porta nei tavoli della programmazione strategica regionale il tipo di attività e di esperienza che ho qui rappresentato, costituendo il terminale di collegamento tra l’Amministrazione regionale e il mondo variegato delle imprese ed il loro bagaglio di proposte ed esigenze di sistema. Continueremo a farlo! Grazie per la vostra attenzione. 41 FOCUS BIOEDILIZIA: ESPERIENZE E BUONE PRATICHE Università e impresa per un’edilizia più a misura di ambiente: Edilana e la filiera di bioedilizia “La Casa Verde CO2.0” , di Antonello Monsù Scolaro5 Cosa intendiamo per edilizia più a misura di ambiente; cosa intendiamo per ambiente e cosa significa avere un atteggiamento sostenibile o meglio, un pensiero sostenibile? Attilio Nesi, un mio professore di università, nel 2000 scriveva in un suo libro che: “il cambiamento non è facile né è possibile aspettarsi che scaturisca dalle incursioni della politica” - guarda caso - “esso deve confrontarsi con il nostro essere ancorati a certezze interpretative del mondo e ad abitudini che difficilmente siamo disposti ad abbandonare” - attenzione alle parole, sempre attuali- ed ancora, “è coinvolta l’organizzazione della nostra vita, la nostra storia, la nostra evoluzione. E la pervicacia con cui difendiamo tutte queste cose. Siamo pronti noi a cambiare le nostre abitudini nell’utilizzare le nostre case?” Riflettiamoci. “Il cambiamento è possibile”, - dice – “a condizione che si raggiunga la consapevolezza di quanto le retroazioni dell’ambiente all’aggressione antropica siano diventati grandi e minacciose “. 5 Dipartimento di Architettura Alghero, Università di Sassari 42 Richiamando una massima di Confucio che diceva: “Se non puoi convincerli, confondili”, confesso di sentirmi spesso confuso di fronte alle numerose mistificazioni che ci vengono offerte nel tentativo di convincerci - senza realmente renderci edotti - su cosa sia realmente la sostenibilità. Penso che un po’ tutti abbiamo, prima o dopo, letto questa frase, questa definizione, che andava a chiudere una stagione – che poi, vedremo, non era l’unica, non era quella importante ma era la conclusione di un periodo – in cui la sensibilità verso uno sviluppo sostenibile si fece forte a livello mondiale, e andò a confluire nel rapporto Bruntland (1987): “lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”… a volte per capire “cosa è”, è importante capire “cosa non è”. Vi propongo alcune immagini di recenti realizzazioni edilizie (che hanno non più di 20-25 anni) e vi chiedo se questo sia o meno sviluppo sostenibile? Questa è la famosa Marmorata, tra Palau e Santa Teresa di Gallura. Prima di essere ricercatore al dipartimento di architettura di Alghero, ho avuto la fortuna di essere stato per 10 anni funzionario della Soprintendenza ai beni culturali di Sassari e Nuoro ed ho avuto modo di osservare tutta una serie di interventi di trasformazione del territorio che di sicuro non definiremmo “sostenibili”. Come si può notare dalle immagini che vi mostro, in questa velocissima carrellata noi andiamo è possibile cambiare scala territoriale, dalla cava all’insediamento turistico, senza cambiare, purtroppo il principio operativo dello sfruttamento incondizionato del territorio, dell’ambiente che ci circonda; oggi, pina piano, fortunatamente, qualcosa sta cambiando, almeno in termini di sensibilità ambientale. In tal senso, cito un progetto di ricerca ed innovazione industriale che 43 avevamo elaborato e promosso insieme al Distretto industriale di Orosei (NU), nel 2004: si trattava di un progetto su un asse del POR in ambito industriale, riguardante le modalità per recuperare tutti gli scarti lapidei dei processi di estrazione e lavorazione del calcare bianco, famoso in quelle zone. Dal territorio alla dimensione macro, procedendo verso una dimensione sempre più “micro” arriviamo all’interno delle nostre abitazioni e ci rendiamo conto che, spesso, non vengono soddisfatte le esigenze di base di benessere, se consideriamo le sempre più diffuse, ed ormai riconosciute malattie correlate all’ambiente domestico, ed alla tristemente famosa sick building syndrome, ovvero la sindrome dell’edificio malato. Una vera e propria patologia, stigmatizzata dall’organizzazione mondiale della sanità (OMS), dovuta alla qualità dei materiali ed alle relative emissioni presenti dentro casa. Ma ancora, cosa intendiamo per benessere? E soprattutto, all’interno delle nostre case? Il benessere termoigrometrico (ricordiamo il famoso diagramma di Olgyai, che indica le coordinate di umidità e temperatura in base alle quali l’omino sdraiato è in un range di che definisce le condizioni di benessere). Il benessere acustico ed soprattutto il disconfort; il fattore di illuminazione diurna (daylight factor). A tal proposito, pare interessante ricordare che per costruire un’abitazione singola, di 100 mq di superficie, occorrono 70 tonnellate d’acqua. Se pensiamo alla velocità dei tempi di realizzazione di un edificio ed alla ricorrente incapacità dei materiali costitutivi di smaltire quest’acqua, è facile rendersi conto di quanta umidità residuale è presente nelle nostre case! Inoltre, se per costruire utilizziamo materiali che non interagiscono con l’ambiente secondo adeguati scambi termo igrometrici, capiamo come tutto si complica. Riflettendo sull’argomento, in preparazione di questo intervento, mi è passato tra le mani un disegno di mio figlio che mi ha fatto riflettere e pensare che tutti noi, in particolare da bambini, abbiamo dentro il desiderio di sostenibilità, che significa anche fare 44 cose “semplici” e “secondo natura”. Nel disegno ricorrente di molti bambini, ritroviamo la casetta, i fiori, il cielo ed il sole...forse è questo “sostenibilità” Prima del rapporto Bruntland, numerosi pensatori avevano già articolato una serie di ragionamenti: A. Smith (1723-1790) e lo “stato stazionario”; Malthus (1766-1834) e la “scarsità delle risorse naturali” quale ostacolo alla crescita; ed ancora J.S. Mill(1806-1873), secondo cui non c’è molta soddisfazione a contemplare “un mondo che non contiene più traccia dell’attività spontanea della natura”. Numerose e tutt’altro che nuove, le formulazioni intorno al concetto di sostenibilità ed ai suoi attributi. Interessante, da questo punto di vista, appare di sicuro il concetto di “impronta ecologica”, o footprint, introdotto per la prima volta da Mathis Wackernagel e William Rees nel loro libro "Our Ecological Footprint: Reducing Human Impact on the Earth", del 1996. L’impronta ecologica serve per misurare l’area biologicamente produttiva di mare, di terra, necessaria per rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e per assorbire i rifiuti; per quanto sia un indicatore qualitativo e non quantitativo (è infatti molto criticato in campo scientifico) fornisce una misura di quanta superficie terreste e di mare sia necessaria per le risorse, ma anche per assorbire i rifiuti che produciamo. L’indice che misura l’impronta ecologica delle attività umane, si basa su categorie di terreno e categorie di consumi che, confrontate tra loro, forniscono un indicazione di ettaro/pro capite di terreno necessario a ripristinare le risorse consumate dalle attività umane, comprendendo tra queste anche l’alimentazione, l’edilizia, i servizi ed i trasporti. È un indice multi-scalare e si può applicare a una famiglia come ad una intera città, oppure ad un’intera regione. Dal nostro punto di vista, appaiono interessanti il “suolo occupato” e “le abitazioni”, in qualità di categorie di terreno e di consumo. Ci rendiamo conto di come il nostro agire abbia degli scenari: quello 45 territoriale ecosistemico; quello urbano ed insediativo, fino a giungere al singolo edificio ed ai materiali costitutivi. Nulla è slegato da questo meccanismo. È inutile pensare di essere sostenibili ad un qualunque livello o gradino di questa scala quando poi gli altri livelli non funzionano; sarebbe illusorio. Infatti, nel complesso meccanismo di valutazione dei bilanci energetici (LCA, LCC, ecc), da qualche parte ci sarà un valore altissimo di disefficienza che farà abbassare gli altri. Allora, pensare sostenibile a cosa ci porta? Ci permette di costruire queste relazioni che molto spesso ci vengono presentate e che noi conosciamo come le smart City, smart governance nel caso dell’Italia come diceva il dottor Bernocchi, siamo tutti d’accordo, è inutile che ne parliamo. Smart economy, smart mobility, qualità della vita e smart resources, tutto è collegato. Dobbiamo peraltro essere coscienti che la coerenza di un approccio sostenibile, richiede un atteggiamento sistemico. Un approccio metodologico, sequenziale, che possiamo riferire al complesso processo edilizio all’interno del quale si ritrovano le implicazioni della attività umane di trasformazione del territorio. Qualunque infrastruttura, dalla singola casa alla grossa infrastruttura, sono tranquillamente interpretabili attraverso un percorso di processo edilizio. Ma ciò cosa comporta? Una programmazione con degli attori, una politica, una committenza pubblica e privata; una progettazione adeguata. Quindi i tecnici – permettetemi, noi tecnici – e i progettisti in generale…però, come è possibile notare, i campi non sono mai autonomi, piuttosto si intrecciano. Sono insiemi che hanno sempre dei campi in comune. Esecuzione e costruzione. Imprese e maestranze. Infine, l’ultimo passaggio: gestione e manutenzione dell’edificio. Nell’ottica di un pensiero sostenibile “esteso”, se uno di questi personaggi non fa quello che deve, il meccanismo si incrina. Una pubblica amministrazione che programma male sul suo territorio, programma un 46 insediamento che nel tempo – anche se nell’immediato può dare posti di lavoro – non avrà una reale efficacia, non creerà indotto, mentre avrà devastato il territorio senza aver tenuto conto di quelli che avrebbero potuto essere i criteri dell’inserimento ambientale. Questo non è sostenibile! Tutto ciò, al contrario, nella misura in cui funziona ci permette anche di pensare agli edifici in un’ottica di demolizione e di riuso. In quel caso, si chiama in campo il delicato ambito della gestione dei rifiuti, come diceva il dottor Scognamiglio. Quindi programmazione, progettazione, esecuzione, gestione e manutenzione implicano una serie di criteri che vanno dall’inserimento ambientale e paesaggistico, alla progettazione bioclimatica che tiene conto del contesto; che guarda all’efficienza energetica nel rapporto tra edificio ed impianto; ai materiali efficienti; alla salute e benessere; alla gestione delle risorse fino alla capacità di valutare ex ante, ed ex post (per attivare le azioni correttive) il peso complessivo in regime di LCA. Non si potrà quindi, né si dovrà parlare di edificio bioclimatico, o di edificio generalmente sostenibile, perché bisognerà tenere conto di tutti gli aspetti caratteristici dell’intervento di trasformazione del territorio, alle sue differenti scale: si parlerà così piuttosto di eco efficienza, ambientale ed energetica; di eco efficienza. Per quanto possa sembrare strano, bisognerà essere formati ed informati; condividere e diffondere, e soprattutto partecipare alle scelte. Dall’amministratore, al tecnico, all’utente o fruitore finale di un bene o di un servizio: tutti dobbiamo partecipare quali attori consapevoli della delicatezza del nostro ecosistema. Così, la sostenibilità del costruire implica innovazione, e l’innovazione la conoscenza, l’informazione e la partecipazione ai processi di cambiamento perché 47 l’innovazione sia realmente efficace. Mostro una serie di immagini di alcuni “edifici” tradizionali -un pinnetto; una palafitta: delle abitazioni scavate nella roccia ed un edificio in pietra, di alta montagna- e chiedo cosa ci sia di innovativo ed ecoefficiente in questi edifici? Tutto. Sì, perché sono “oggetti” che dialogano con il contesto; che sono vincolati al contesto, che utilizzano i materiali del contesto. Dai Trulli pugliesi alle tende degli indiani d’America, dalle palafitte alla casa compatta non è possibile ritrovare i criteri basilari per fare efficienza ecologica ed energetica in un edificio? Oggi l’innovazione si muove sui territori delle nuove tipologie insediative: dagli ecoquartieri fino ad arrivare ad interventi di retrofitting ed all’applicazione delle più sofisticate tecnologie per l’efficienza energetica degli impianti o a prototipi di abitazioni minime (come l’Existenz Minimum per Diogene, il modulo abitativo di RPBW). Quindi l’innovazione, e cerco di chiudere, è tutto questo, ma è anche discuterne insieme. In tal senso, ho cercato di elaborare un grafico per mettere insieme le varie fasi del processo edilizio finalizzandole al rispetto ambientale quale fine ultimo e principio operativo imprescindibile, dal processo di prodotto e di progetto fino a quello di costruzione. In questo senso, secondo quanto afferma Peter Rice “non c’è niente di misterioso nel processo dell’innovazione, ciò che serve è coraggio, attenzione e cura del dettaglio, soprattutto crederci e cominciare”. Da questo punto di vista, abbiamo avviato una proficua collaborazione di studio e ricerca con le aziende della CasaVerde C02.0 che fanno capo ad Edilana di Guspini (CA). Edilana è un’azienda nata da qualche anno che ha avuto l’intuizione di un nuovo modo di produrre nel rispetto dell’ambiente. Nello specifico, la specialità è la produzione di pannelli isolanti che utilizzano lana di pecora al cento per cento sarda lungo un processo ed un ciclo produttivo grazie al quale è stato possibile 48 ridurre i costi di produzione e di impatto ambientale; utilizzando materia prima rinnovabile, quindi senza incidere sul depauperamento delle risorse; senza impiegare materiali tossici in fase di lavorazione, di costruzione e poi di impiego, per gli utenti finali. Ciò ha permesso di rispettare i canoni della bioedilizia e della efficienza energetica ma soprattutto di ridurre gli scarti sul territorio e di recuperare rifiuti speciali quali la lana della tosatura delle pecore. Edilana appare in perfetta sintonia con il recente piano regionale di gestione dei rifiuti speciali (PRGRS) che ha stimato all’80%, la quantità di rifiuti che vengono conferiti a discarica in Sardegna. Il Piano auspica la riduzione al 40%, ma ci sono passaggi infrastrutturali importanti da fare: dotarsi di impianti di trasformazione dei rifiuti, una sfida per il futuro. Edilana,dal canto suo, ha ricevuto numerosi premi per l’innovazione Amica dell’Ambiente ed ha promosso il distretto della bioedilizia, che conta un parternariato italiano con 75 aziende in filiera, delle quali 40 in Sardegna, le quali hanno al loro attivo oltre 400 prodotti a catalogo. Qual è l’innovazione di queste aziende? Utilizzano in particolare materiali di scarto e risulta trasformandoli in materiali edili o complementi per edilizia. In sinergia con Edilana facciamo ricerca e sperimentazione, di base ed applicata, a supporto degli enti pubblici con work shop specifici, coadiuvando dove possibile il cammino della pubblica amministrazione. Attiviamo percorsi specifici di formazione tecnica per le maestranze e per i tecnici. Nell’ottica di un’innovazione condivisa, stiamo cercando di lavorare guardando al futuro, perseguendo gli obiettivi che ho cercato di individuare durante questa breve riflessione, di un’innovazione nel campo delle costruzioni a più basso impatto ambientale. Questo è il futuro che vorremmo fosse condiviso da tutti perché, citando Flaubert 49 anche se “l’avvenire ci tormenta e il passato ci trattiene, non vorremmo che il presente ci scappasse”. 50 Il sughero: prodotto per l’edilizia e mezzo per la divulgazione delle politiche sulla sostenibilità, di Agostino Pintus6 Grazie Presidente. Ringrazio innanzitutto l’organizzazione per averci invitato e per averci dato la possibilità di parlare di questa materia prima, non dico tipicamente sarda, ma abbastanza riconducibile alla Sardegna; e di averci poi, amabilmente sollecitati alla partecipazione. Di che cosa parliamo? Parliamo di sughero e parliamo della quercia da sughero che possiamo definire, tranquillamente, la pianta simbolo del paesaggio mediterraneo, anche per le sue capacità di vivere e di adattarsi ad un ambiente a volte difficile ed ostile. La pianta e, di conseguenza, la materia prima partono da questo adattamento per estrinsecare tutta una serie di qualità utili per il discorso che andremo a fare e connesse alla tematica di questo convegno. La quercia da sughero è diffusa naturalmente nel bacino del Mediterraneo occidentale, specificatamente nei paesi iberici, in Francia e in Italia, principalmente con la Corsica e la Sardegna, e nei paesi del Nord Africa, Algeria, Tunisia e Marocco. Quindi si può affermare che l’ambiente dove si produce sughero è un’area abbastanza ristretta e possiamo aggiungere che l’Unione Europea ha praticamente il monopolio della trasformazione del sughero. Nel mondo 6 Direttore del Dipartimento per la Ricerca per il Sughero e la Silvicoltura – Agris Sardegna 51 sughericolo si producono circa 2 milioni di quintali di sughero all’anno; la Sardegna contribuisce in questo con circa 120 mila quintali. Di questo sughero, quello che ha sino ad oggi – ed è sperabile che da oggi in poi non sia più così – il maggior valore aggiunto è sicuramente il tappo, il prodotto tipico per l’enologia. Però del sughero prodotto nel mondo solo il 30% diventa tappo. Tutto il resto non è rifiuto; tutto il resto è qualcosa che deve essere utilizzato diversamente. Che il sughero facesse parte dell’ambiente tipico della Sardegna e che ne fossero già conosciute empiricamente le sue proprietà, è dimostrato già dagli utilizzi del sughero all’epoca dei nuraghi, dove bande di sughero venivano utilizzate per proteggere le armi dall’umidità, sono state ritrovate nel Nuraghe Losa, e altre venivano utilizzate nelle costruzioni. Nel villaggio nuragico di Teti, attraverso gli scavi è stato possibile ritrovare un uso molto simile all’utilizzo odierno, dove il sughero grezzo, naturalmente, veniva utilizzato come isolante nei pavimenti delle capanne. Plinio nel primo secolo consigliava il sughero perché aveva visto le utilizzazioni che se ne facevano nel Nord Africa, nella costruzione dei tetti, quindi sempre ai fini della coibentazione e dell’isolamento. Diciamo che l’epoca moderna dell’utilizzo del sughero in edilizia è databile al 1891, quando l’americano John Smith, - scopritore più anonimo non poteva esserci, l’equivalente del nostro Antonio Rossi – scoprì accidentalmente la possibilità della agglomerazione (il sughero veniva utilizzato per fare i salvagente) quando dei granulati di sughero cadendo su una stufa si aggregarono naturalmente per effetto del calore, dando luogo agli agglomerati. Nasce così l’applicazione del granulato di sughero per la fabbricazione dei pannelli di varia tipologia. Il sughero in pannelli viene utilizzato, appunto, nella coibentazione; la coibentazione a cappotto è l’applicazione più conosciuta ed è molto utile per la 52 sanificazione delle vecchie costruzioni. Viene utilizzato per fare pavimenti, per fare tappezzerie, per fare complementi di arredo e nell’abbinamento con altri materiali (legno, ceramica e lana). Diciamo che è un materiale abbastanza elastico, che si adatta a diverse applicazioni e a diverse lavorazioni, alla fabbricazione di cose diverse. Soprattutto l’abbinamento con il legno è, in questo momento, una delle cose che, per chi produce pannelli di sughero o sughero per isolamento, trova un maggior riscontro soprattutto nel Centro - Nord Europa dove c’è, ad oggi, una maggiore sensibilità ecologica, ambientale, naturalistica. Passando rapidamente alla struttura del sughero ed alla composizione chimica, si evidenzia l’importanza della presenza della suberina che è insolubile in acqua, quindi molte delle proprietà del sughero nascono da questo, e dei tannini che ne favoriscono la conservazione. Una delle principali proprietà per cui si utilizza il sughero nelle costruzioni, è la permeabilità al passaggio del vapore, che permette la respirazione delle pareti e allo stesso tempo si oppone al passaggio del calore. Il sughero è quindi un buon isolante sia contro il freddo sia contro il caldo. Suberina più tannini, danno poi al tessuto suberoso la caratteristica di immarcescibilità e di inalterabilità sotto l’azione dell’umidità. Un’altra delle proprietà è la leggerezza; il termine specifico “suber” deriva proprio dal latino “subire”, cioè che galleggia. Come la compressibilità e l’elasticità, che sono delle proprietà indispensabili per la fabbricazione dei tappi, ma che sono altrettanto utili in edilizia. Sono anche rimarchevoli qualità antisismiche. Vi voglio raccontare rapidamente un aneddoto. Mi è capitato di incontrare una signora che purtroppo aveva subito il terremoto dell’Aquila, che mi diceva che i 53 muri di tamponamento della sua casa presentavano una pannellatura in sughero e praticamente il muro dopo il terremoto era rimasto in piedi, con i mattoni completamente staccati, grazie al fatto che era rimasto incollato il sughero. Quindi il sughero aveva resistito meglio dei tamponamenti alla scossa sismica. La cattiva conducibilità l’abbiamo già rimarcata; anche questa storicamente ha un riscontro perché Lucio Colamele, un botanico, suggeriva di costruire le arnie per le api in sughero proprio per la capacità di isolamento e di regolazione termica. Altra proprietà importante è la resistenza alla combustione. È un ritardante naturale della progressione del fuoco, debolmente infiammabile, autoestinguente, a bassissima emissione di fumo, odore e gas tossici. Nell’isolamento a cappotto, nel confronto tra diversi materiali che hanno più o meno tutti la stessa conducibilità termica, si nota come il sughero abbia una permeabilità al vapore molto diversa; ci sono alcuni materiali che hanno una bassissima permeabilità e altri che hanno un’altissima permeabilità, il sughero si colloca in una via di mezzo, così come nello sfasamento temporale, o sfasamento termico, cioè per il tempo che una temperatura esterna impiega per passare all’interno di una abitazione, quindi più lungo è questo sfasamento temporale e maggiore è il benessere di chi vive all’interno dell’abitazione. In un caso di studio recente di un progetto per la riqualificazione di un quartiere di Milano, bisognava affrontare il problema dell’isolamento esterno di pilastri e travi di una struttura in vetro, con delle torri altissime, torri di circa 130 metri, e delle pareti ventilate. Sono stati messi a confronto diversi materiali che dovevano avere, chiaramente, delle caratteristiche particolari. Alla fine i materiali di sintesi fibrosi sono stati scartati per alcune problematiche; materiali di origine minerale per altre; alla fine in base alle caratteristiche richieste dai progettisti, hanno prevalso gli 54 agglomerati vegetali e tra questi anche il sughero. Questo per dire che è importante, nell’approccio progettistico e nell’approccio costruttivo, che vengano valutate tutte le possibilità quando si parla di isolamento e di coibentazione, valutando qual è il rendimento e non tanto qual è il prezzo, benché da un punto di vista del prezzo il sughero può dirsi competitivo. Volevo presentare questa slide, anche se non riguarda direttamente il sughero in edilizia, ma riguarda i tappi, perché a me piace moltissimo, devo dire la verità. Con i fumi è rappresentata l’emissione di CO2 in atmosfera; con la fabbrica il consumo di energia e con questa montagnetta il conferimento dei rifiuti in discarica; infine il consumo dell’acqua. Ecco, visivamente le proporzioni danno proprio l’indicazione di quale sia l’impatto ambientale dell’industria del sughero rispetto a quelle della plastica o dell’alluminio. Chiudo praticamente ricordandovi che il sughero è una materia prima rinnovabile che concorre moltissimo alla cattura della CO2 e rispetto al legno, che in questo momento è quello che sicuramente ha il maggiore riconoscimento dal punto di vista della cattura della CO2. Infatti il sughero viene raccolto periodicamente lasciando le piante in piedi, per cui tutta la CO2 che viene accumulata nella pianta praticamente non viene più reimmessa nell’atmosfera. Questo è certificabile attraverso la Certificazione Forestale che dà una garanzia della corretta gestione forestale attraverso la cosiddetta “catena di custodia” che ne assicura anche la tracciabilità. Grazie; spero di essere rimasto nei tempi. 55 Abitare mediterraneo: metodologie e materiali per lo sviluppo della filiera edilizia green, di Rainer Toshikazu Winter 7 Sarò brevissimo. Intanto Buongiorno a tutti. Porto i saluti da Lucense, che è un'azienda partecipata da alcune istituzioni pubbliche tra cui Camera di Commercio di Lucca … e porta i saluti alla Sardegna. Ora vedremo anche perché; perché abbiamo un ambito in comune che è dare delle risposte. Perché, pensando ai nostri giovani partecipanti che forse sono in procinto di diventare geometri, ingegneri o quanto altro, che, quando sentono parlare di crisi, sentono anche parlare di innovazione. Allora, forse può essere che uno pensa di vedere due concetti che sono opposti, ma alla fine non è così: Einstein diceva che ogni momento di crisi è un momento di innovazione. Perché se c’è difficoltà, se viene superata, l’umanità impara. Ora, io vorrei portare un esempio concreto su come intervenire e costruire in ambito mediterraneo. Cosa significa intanto? Siamo tutti consapevoli che il bacino del Mediterraneo rappresenta la culla dell’umanità. Perche questo? È la zona climatica forse più favorevole all’umanità, oltre alla Mesopotamia, da dove è derivato il primo nucleo di insediamento dopo l’invenzione del’agricoltura e i primi sistemi sedentari. Dopo di che, facendo un salto nello sviluppo di innovazione tecnologica, oggi proponiamo una risposta che adesso cercherò di illustrarvi. 7Archiettto 56 consulente Lucense Atraverso il POR CREO , che è uno strumento di finanziamento allo sviluppo della Regione Toscana e dopo due anni di ricerca (dal 2009 al 2011), l’università di Firenze con la Facoltà di Architettura e la Facoltà di Ingegneria, , Università di Pisa (con il Sant’Anna) , hanno elaborato da questo processo di ricerca un prodotto di innovazione legato ad un Sistema Aperto. Significa: abbinare alle risorse potenziali presenti sul territorio, (cioè considerando anche la situazione climatica, con delle risposte adeguate, anche perche noi non siamo nel Nord Europa, non siamo in Scandinavia, non siamo in Germania né in Svizzera, non possiamo pensare soltanto al cappotto termico per coibentare e riparaci dal freddo, se il problema principale è il caldo;). Prima di differenziare la qualità di comfort stagionale, è arrivato il concetto dell’aria condizionata, ma nessuno sa esattamente perché. Infatti, siamo abituati culturalmente di pensare che il fresco sia un pregio, una necessità; infatti si abbina fresco al comfort. “Comfort”: un’altra parola chiave, il comfort termico è un fattore a noi quasi “inconsapevole” perché ormai basta accendere, aumentare la temperatura e io non entro in contatto diretto con la tecnologia ( che rimane invisibile) , o con l’edificio inteso come un organismo edificio-impianto. Quindi noi, basandoci sulla ricerca e sull’apporto potenziale dell’energia rinnovabile, che da una parte puo dare beneficio (architettura solare, pannelli solari, fotovoltaici). Ma il sole, ad esempio, può dare anche parecchio fastidio nei momenti estivi. Ora, come si fa a partire da una risorsa che è rinnovabile, che è “positiva” in termini di ritorno costo- beneficio? Perché da una parte sappiamo che ha un ritorno economico molto interessante; ma… in edilizia siamo ancora confusi. Prima si parlava della confusione generale che stiamo vivendo..; e in che cosa consiste? Che sappiamo esattamente quanto consuma una macchina in quantità di litri/ 100 chilometri, 57 sappiamo quanto tempo dura, sappiamo il suo costo/beneficio in base al prezzo; ma…non lo sappiamo per l’edificio. Allora parliamo dell’Abitare Mediterraneo come una chiave di lettura per capire , in ambito nostro, cioè in ambito Mediterraneo, cosa fare… vedete che siamo proprio nell’epicentro del Mediterraneo e se guardiamo nel contesto mondiale rappresentiamo si la “Culla dell’Umanità”, come dicevo prima, che definisce il clima mediterraneo. Ma stranamente si ritrova anche in Sudafrica, nella costa Ovest dell’Australia del Sud e nella California… Vi fa pensare a qualcosa? Si, effettivamente: Il vino. Laddove anticamente cresceva bene il vino, cioè, solo nel Mediterraneo; ma infatti adesso ci sono come delle enclavi climatiche che rappresentano esempi simili, nel mondo. Ora dare soluzioni, dare delle risposte a livello di sostenibilità e di qualità vuol dire anche garantire performances. “Performance” è un’altra parola importata, significa prestazioni, ma infatti oltre alla “prestazione energetica”, in termini di efficienza energetica noi dobbiamo dare prestazioni anche di comfort, di benessere. La domanda è: attraverso che misura, attraverso che meccanismi di lettura,… e quali sono i criteri? L’architettura deve essere una lettura del clima locale? Quindi non può essere soltanto un ricalcare dei meccanismi nordici più evoluti, solo perché hanno “una marcia in più”. Deve essere calato sul territorio, sul mediterraneo, sul contesto climatico caldo-umido. Significa includere ovviamente anche movimenti di evoluzione a livello sociale, e riuscire a rendere il tutto competitivo. Prima si diceva “il capitale umano deve crescere”; quindi ci vuole la formazione. Ma è anche vero che l’innovazione deve essere un processo partecipato da tutta la filiera e da tutto il sistema , che a questo punto diventa un Sistema Aperto; non è più un sistema che io posso brevettare, che è chiuso. Un Sistema Aperto significa che il Know -How viene divulgato e io 58 posso intervenire, e dare risposte localmente , senza incidere in modo insostenibile sul consumo delle energie, senza grossi trasporti, senza creare impatto ambientale. Anche la trasformazione urbana deve essere letta in quell’ottica; l’innovazione e tradizione devono camminare di pari passo; sembra strano, ma l’innovazione è il miglioramento della tradizione; andando oltre, non distruggiendola. Concretamente, anche per aprire una piccola finestra sull’aspetto tecnico, quali sono i criteri veri per poter garantire comfort e dire: questa struttura, questo pacchetto murario è idoneo al clima mediterraneo? Bisogna garantire inerzia termica. Significa che io non posso prendere un sistema leggero, come può essere quello innovativo e tanto ammirato settentrionale, e metterlo nei nostri climi cald, partendo dal presupposto di un ipotetico “ comfort standard”, che …non esiste. Quindi cosa posso fare per reagire contro l’eccesso di caldo, contro il surriscaldamento estivo nelle nostre case? Oltre ad accendere l’aria condizionata che ormai è diventato un meccanismo che sappiamo che non sicuramente è virtuoso. Bisogna risolvere il problema a monte e quindi anche il progettista, il tecnico, deve capire che l’involucro edilizio non è statico ma è dinamico e che fa parte di un organismo in cui l’impiantistico, il tecnico e il progettista devono ragionare in filiera, devono fare sistema. Si diceva prima, “ il tutto è un processo”. Parliamo di un sistema che propone un Sistema Aperto come soluzione al processo, basato su uno “sfasamento termico” ( che vuol dire “sfasamento termico”? vuol dire che io posso “imprigionare” il fresco della notte durante l’estate, che è gratuito; è una risorsa che viene sottovalutata perché uno dice: “no, mi entrano i ladri; mi entrano insetti”.In effetti, basta mettere la zanzariera, basta mettere un sistema anti intrusione, e ho risolto. Il fresco però è entra gratuitamente 59 in casa ma la questione è che si deve collocare da qualche parte, non può rimanere nel nulla. Quindi ci vuole un vettore, ci vuole della massa. Anticamente, lo sappiamo tutti, costruivano in modo pesante in ambito Mediterraneo, perché? perché la risorsa – (lo si diceva bene prima e in modo molto chiaro) – era la risposta al territorio, sia in termini tecnologici che in termini di materiale. Questa famosa “massa” è sparita o sta sparendo, perché abbiamo cominciato a fare strutture filiformi con tamponature leggere; la leggerezza può essere un vantaggio per il trasporto; ma se io lavorassi con la filiera locale , cioè con la ”filiera corta” i trasporti diminiuscono e , anche l’impatto ambientale diminuisce e rimane una filiera locale, calata su misura. Detto questo, la massa termica da dove la prendo? Mi costerà; dipende, ad esempio – non si è detto prima – ma sicuramente era sottinteso, anche l’argilla è una risorsa importantissima, in Sardegna; quanto costerà? Il costo del trasporto, il costo dell’estrazione, che può essere minimo se è locale. Quindi, ritorniamo alla filiera locale come uno sbocco per il futuro, pensando a rinnovare processi edilizi che erano estrofili alla fine, basati su trasporti e sulla importazione, ricalcando il tutto a scala locale. Detto questo, quindi, attraverso la massa termica, l’ efficienza energetica è quasi scontata. Ma è ovvio che anche di inverno devo ripararmi dal freddo, altrimenti svaniscono tutti gli sforzi. La filiera sostenibile dei materiali significa che io devo pensare locale avendo però conoscenza del ciclo di vita di ogni materiale. Le schermature: sembra una banalità, ma se io non riesco a schermare soffro il caldo anche nei giorni come oggi. Evidentemente non si può parlare di impatto ambientale o di valutazione costo/beneficio senza tener conto dell’impatto a livello 60 di CO2; quindi anche il CO2 è una formula analitica per capire quanto il mio edificio incide a livello ambientale. Ora esiste un catalogo sul sito di Abitare Mediterraneo, che cerca di dare risposte, perché arrivando allo spicciolo, l’architetto, l’ingegnere, lo studente vuole delle risposte, dice: “ma come posso io agire in modo tale che ci sia l’inerzia termica, che ci sia una ventilazione della facciata?”. Quindi il catalogo cerca di dare risposte, di dare soluzioni tecnologiche, addirittura – perché è una ricerca di due anni – ha prodotto dei casi studio in cui il progettista può ritrovare degli elementi utili per intervenire in ambito Mediterraneo, come questo, per esempio, che non è niente di nuovo inteso come innovazione tecnologica, se non l’articolazione, strato per strato, di una risposta tecnologica ben strutturata: io mi proteggo dal sole, creo un motoconvettore che mi tira fuori dall’involucro l’aria calda che riesco a controllare, a questo punto, anche sul riscaldamento; ho una massa termica costituita dal mattone, che può essere anche solo di tamponatura e riesco ad ottenere dei valori di massa termica, quindi ritardo nel tempo dell’onda termina; quindi io non mi trovo il caldo in casa a mezzogiorno, alle 3 o alle 4 perché ho uno sfasamento termico magari di 20 ore, 12 ore come minimo. Concretamente queste soluzioni cercano ovviamente, e si vede qui, di coinvolgere la filiera dei produttori per aver un riscontro, e si diceva prima il concetto della ricerca di base che è il ruolo dell’Università che poi deve tradursi in risposte concrete a livello della ricerca applicata. Qui stiamo cercando di invitare le aziende che fanno innovazione a partecipare, a dare risposte bene articolate a problemi ben conosciuti. Ora, il tutto è specifico. Non entrerò in merito alle cifre; però soltanto una piccola parentesi: Si può misurare la qualità di comfort, non basta più dire: si è no, c’è la qualità; non c’è la qualità. Io posso misurare a livello 61 della capacità termica all’interno di un edificio quanto riesce ad assorbire il carico interno. Io in estate sono “come una stufa”, entro accaldato all’interno di un ambiente, se sono dentro una cantina io sento subito sollievo perché la muratura assorbe il mio calore. Detto questo, abbiamo creato un Centro di Divulgazione in cui noi facciamo vedere direttamente – questi sono risultati concreti e tangibili e invito tutti coloro che si recano in Toscana, in zona di Lucca, di venirci a trovare, e invito oltre a questo anche la Camera di Commercio di Sassari di essere eventualmente interessata o aderire al nostro progetto che a livello di filiera sta proponendo un sistema di Unionfiliere, “Filiera dell’Edilizia Sostenibile” - a livello nazionale. Quando dico a livello nazionale, questa è la sede di Lucense che ospita, su 750 metri quadrati, il nostro allestimento. Unionfiliere, insieme alla Camera di Commercio, spinge verso una direzione dedicata per l’edilizia sostenibile. Noi stiamo cercando di creare massa critica, di fare formazione – e si ritorna alla certificazione delle competenze necessarie per dare qualità a chi esegue, a chi progetta – a tutta la filiera e non soltanto un componente. Ricapitolando: formazione, innovazione, la consulenza alle aziende che aderiscono, quindi anche il mio invito è a tutte le aziende che oggi sono protagonista nel promuovere i loro prodotti, facciamo gruppo, facciamo sinergia e creiamo, all’interno della filiera del modello Abitare Mediterraneo, dei criteri di valutazione che possono garantire a un futuro, e prodotti che abbiano dei criteri di qualità certificabili; quindi si parla di Abitare Mediterraneo inteso come un modello semplicemente dedicato alla nostra zona climatica. Chiudo e vi ringrazio; il mio invito è a venirci a trovare. Questi sono i miei recapiti; grazie e buona giornata. 62 IMPRESE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE A CONFRONTO, TAVOLA ROTONDA Paolo de Negri8 Grazie. Concordo con le teorie che ha esposto l’architetto De Rosa, anche dal mio punto di vista privato – professionale. Per tornare alla mia sfera pubblica, l’esigenza comune mi pare emerga in maniera dirompente. L’esigenza comune è quella di arrivare a trovare delle sinergie fra i vari enti pubblici e fra il sistema pubblico e quello privato. E poi l’argomento che sta andando a costituire una vera e propria piaga è quello dello snellimento delle procedure. Noi abbiamo degli esempi anche di carattere quotidiano in cui, anche per una pratica di carattere ambientale non particolarmente complessa, bisogna mettere d’accordo 8 o 10 enti, e ovviamente di questa situazione ne paghiamo le conseguenze tutti, sia pubblici che privati. Un esempio della necessità di arrivare a delle sinergie era, anche se il discorso rischia di diventare lunghissimo, quello cui accennavo nel mio saluto, relativo alla necessità di andare a concretizzare gli interventi che riguardano il programma Sassari 20-2020, al fine di mettere in moto quei meccanismi di investimenti e di sviluppo occupazionale. 8 Assessore Ambiente Provincia di Sassari 63 Ci sono delle procedure, al momento ancora complesse, che potrebbero portare ad attingere a canali di finanziamento – ne cito alcuni: fondo per Kioto; il fondo Jessica; il fondo Elena, che sono risorse di interesse straordinario per arrivare alle quali però è necessario un salto di qualità proprio di tipo metodologico. Quindi occorre riunire gli enti pubblici sotto una regia, affidarsi a delle società specialistiche; e noi in questo abbiamo costruito, devo dire anche in accordo con gli altri enti, in particolare la Regione Sardegna, una sorta di procedura codificata. Non nego che nel caso della provincia, nel frattempo, è intervenuto un elemento che perlomeno non incute entusiasmo; sappiamo tutti che il Consiglio regionale ha stabilito con propria legge, l’abolizione delle province. Adesso la legge è all’esame dei rami del Parlamento, per cui navighiamo con un orizzonte temporale molto limitato. Riteniamo comunque di andare avanti in questo percorso perché è un obiettivo che assolutamente dobbiamo raggiungere. Mi ha stimolato anche l’intervento del dottor Piredda quando parlava del recupero dei rifiuti e della necessità di creare una filiera che porti a una nuova imprenditoria. Noi abbiamo già dei contatti anche di giovani imprenditori che si affacciano in assessorato a chiedere di poter percorrere e valutare il percorso del recupero dei rifiuti dall’edilizia. Per inciso, sarebbe anche un ottimo contributo per limitare quella che per noi è una vera e propria piaga, che è quello dell’abbandono dei rifiuti lungo le strade, quello delle discariche abusive per le quali siamo stati costretti ad attivare un programma straordinario di collaborazione con il Corpo Forestale; stiamo installando, anzi, sono già in funzione – è giusto che si sappia – 115 fotocamere “nascoste”. I primi responsabili sono già caduti nella rete. È una piaga che porta danni di carattere di immagine turistica e quindi danni economici per le aziende che 64 operano nel settore agroalimentare, per le quali si associa l’immagine della bontà ambientale a quella della bontà del prodotto gastronomico. Noi, su tutti questi temi, finché ci siamo garantiamo il nostro massimo impegno e diamo la massima disponibilità. Per gli approfondimenti avremo modo poi di entrare nel merito argomento per argomento. Grazie. 65 Francesco De Rosa9 Dovendo riflettere sul tema oggetto della seconda parte di questa edizione di Ener.Loc, lo sviluppo economico locale, mi preme trattare in particolare alcuni punti che riguardano anche il mondo delle imprese, oltre a quello professionale che rappresento. Punti che, secondo me, costituiscono un limite allo sviluppo economico locale. Inizierei col dire che anche in presenza di amministrazioni che mostrano sensibilità e attenzione alle problematiche dei professionisti e dei cittadini in genere, al cui interno operano dirigenti e funzionari capaci e competenti, il rapporto tra professionisti e P.A. è decisamente compromesso sul piano dell’efficacia da un corpo normativo eccessivamente e inutilmente sovrabbondante. Spesso caratterizzato da regole contraddittorie e di difficile interpretazione perché poco chiare. Tutto questo molto spesso genera disuniformità di pareri tra gli stessi istruttori degli uffici tecnici, con contrasti e incomprensioni inutili e improduttive. La scarsa chiarezza delle norme e i pareri disomogenei rallenta l’attività professionale dei tecnici, che anche se consapevoli delle normative da applicare sono assaliti da mille dubbi che li costringono, loro malgrado, a rivolgersi con una 9 Presidente Ordine Architetti Sassari 66 certa frequenza agli uffici con dispendio di risorse ed energie dei tecnici che lavorano all’interno della P.A. Se pensiamo che in Italia ci sono circa 8000 regolamenti edilizi, tutti diversi tra loro, e che tra due comuni limitrofi è facile imbattersi in metodi diversi di calcolo dei parametri urbanistici, questo la dice lunga sulla strada ancora da fare. Anche se, nei procedimenti in materia di edilizia e amministrativi in genere, si sta procedendo a un massiccio snellimento normativo, la semplificazione per essere davvero efficace deve entrare a far parte del nostro costume e modo di operare. Un altro aspetto che mi sembra importante sottolineare riguarda la predisposizione dei bandi di gara per l’affidamento degli incarichi di progettazione e per gli appalti integrati. Anche in questo settore ritengo che sia necessario innanzitutto unificare le procedure di gara e uniformare i bandi, la modulistica e la documentazione richiesta, attraverso bandi tipo per ridurre i tempi di predisposizione della documentazione amministrativa che spesso va a discapito di un più approfondito studio dell’offerta. Questo consentirebbe di ridurre i tempi e il peso degli oneri burocratici a favore di una migliore proposta progettuale. Inoltre è utile prevedere requisiti economico-finanziari e tecnico-organizzativi minimi per la partecipazione alle gare e permettere anche ai professionisti locali, spesso con strutture, fatturati e portafoglio lavori limitati, di confrontarsi con studi più grandi e crescere nella competizione a vantaggio dell’intero territorio. 67 Chiediamo infine un maggiore coinvolgimento degli ordini professionali nella fase di stesura dei bandi per ridurre l’alto livello di contenzioso che rallenta poi le procedure di affidamento. Sono convinto che l’ANCI, ad esempio, sia l’organismo più efficace per poter dare inizio ad un processo di omogeneizzazione di gran parte della normativa in materia edilizia, urbanistica e dei LL.PP. Certo le amministrazioni non sono rimaste immobili in questi anni. Se pensiamo ad esempio al processo di digitalizzazione avviato da molte amministrazioni che ha facilitato non poco il lavoro di noi professionisti. Mi riferisco ad esempio alla facilità e rapidità con cui possiamo ora reperire i diversi regolamenti edilizi e la cartografia di pianificazione e programmazione del territorio o la verificare l’iter di una pratica edilizia o acquisire atti amministrativi. Possibilità che fino a non molti anni fa era preclusa a molti professionisti o comunque di difficile reperibilità Tutto questo con evidenti effetti benefici sui tempi e sui costi. Un’ultima annotazione per chiudere. Mi sembra importante e utile sollecitare anche una più proficua collaborazione tra amministrazioni con diversi compiti e funzioni. Ci dobbiamo sentire tutti partecipi del processo di sviluppo del territorio, sia i tecnici che lavorano per la pubblica amministrazione sia i tecnici che esercitano la libera professione. 68 Gianni Russo10 Intanto vi ringrazio per averci dato ospitalità in questa occasione. O un compito ingrato, che è quello di parlare per ultimo e, quindi, di trovare magari una platea meno attenta che non all’inizio. Il dottor Esposito ha centrato il problema; ha messo il dito nella piaga. Perché effettivamente abbiamo un patrimonio alberghiero e turistico in tutta la Sardegna che ha un’età piuttosto datata, e questo ci costringe a fare dei ragionamenti e a fare delle considerazioni. Sicuramente tutte le cose che sono state dette oggi incontrano naturalmente la nostra approvazione. Sono state tutte cose interessantissime sia dall’università e sia da chi fa ricerca, sia dai politici. Io però vorrei dare una lettura un attimino diversa che è proprio quella delle imprese. Noi come imprese abbiamo un obbligo, un dovere, che è quello di far quadrare i conti. Noi tutti i bei discorsi li accettiamo, li ascoltiamo, li promuoviamo; siamo forse i più servizi difensori dell’ambiente e crediamo molto nello sviluppo delle risorse energetiche per un semplice motivo, perché facciamo economia. Noi la crescita della ricerca nel campo delle risorse energetiche la vediamo in un’ottica economica; semplicemente economica, molto banale, però è così. I nostri conti devono quadrare. Noi e le nostre aziende, se sbagliamo, veniamo espulsi. Quindi in questa ottica, perciò tutti 10 Vicepresidente Federalberghi Sassari 69 gli argomenti che vanno in questa direzione ci trovano favorevoli e attenti alle nuove risorse che vengono messe in campo, alle nuove tecnologie, alla bioedilizia. Certamente, per fare questo, la ristrutturazione delle nostre imprese non è una cosa semplice, perché forse è più facile costruire ex novo che non mettere mano, in termini di chiave moderna, ad un immobile che esiste da così tanti anni. Quindi su questo aspetto io mi ero preparato delle domande da rivolgere all’amministrazione pubblica. Però diciamo che in gran parte queste domande la risposta l’hanno già avuta perché l’amministrazione pubblica oggi ha le mani legate. Si trova ad affrontare il Patto di Stabilità, le risorse non consentono sicuramente di fare spese oltre a quella che è la sopravvivenza quotidiana. Perciò credo che sia difficile andare a chiedere interventi a sostegno di una ristrutturazione complessiva del patrimonio, per esempio, cosa che sarebbe da fare, se non in una ottica più ampia e forse, oltre che nazionale, europea. Quindi trovare risorse in un ambito più ampio che consentano poi alle imprese di fare questi ragionamenti. È vero, non c’è bisogno di nuovi alberghi in Sardegna; ce ne sono già tanti. Bisogna però renderli attuali, efficienti e farli lavorare. Quindi, in questa chiave, gli incontri che si fanno, anche questo di oggi, penso che debba proseguire, deve avere un seguito, deve riscontrare la continua attenzione sia nostra come imprese e sia delle istituzioni che, in qualche maniera, hanno il potere di governare questi processi. Perciò, sicuramente l’invito è di andare avanti in questa direzione e noi vi seguiremo con molta attenzione. Grazie. 70 SECONDA SESSIONE 71 LA FORMAZIONE E LE NUOVE OCCASIONI DI LAVORO PER LO SVILUPPO DEL SETTORE, TAVOLA ROTONDA Introduzione di Pierluigi Ciappeddu Buon pomeriggio a tutti. Non siete numerosi, comunque tutti qualificati. Mi è stato dato l’incarico di introdurre i lavori di questo pomeriggio, non prima di ringraziare l’organizzazione tutta di questo Enerloc che è giunto alla 7ª edizione, quindi gli organizzatori, gli sponsor, i patrocinatori. Un particolare ringraziamento al dottor Scognamiglio e alla dottoressa Velani che si spendono ogni anno in maniera encomiabile per far sì che questi lavori vengano organizzati al meglio. Ovviamente un ringraziamento ai relatori che ora vi presento. La vice Presidente del Consiglio provinciale di Sassari Alba Canu; il dottor Rosario Musumeci, assessore alla formazione e al lavoro della provincia di Sassari; il professor Fabio Usala, docente dell’Istituto tecnico industriale di Sassari, e poi Adriana Carboni che è uno studente che sta frequentando un Master Enerloc. Io che sono un perito industriale e che devo introdurre i lavori, mi sento di casa, visto che Alba Canu è una collega – è un perito industriale, specializzato in chimica industriale – il professor Usala è un docente del Tecnico industriale; la signora Carboni anch’essa è un perito industriale specializzata in chimica. In platea vedo tanti colleghi periti industriali, quindi vi chiedo scusa se parlerò troppo di periti industriali nel mio intervento, però è dovuto. Lascerò poi la parola al Presidente dell’Ordine degli Ingegneri, Mauro Pietri, che sicuramente porterà la voce anche della categoria degli ingegneri. 72 Si diceva stamattina della complessità delle norme. Sì, è vero, le norme sono complesse, ma noi in Italia riusciamo anche a complicarle. Vedremo poi, a proposito del campo energetico, come si è riusciti negli anni a complicare quelli che sono i requisiti e i titoli necessari per l’attività di certificatore energetico, che è una tra le tante voci che questo pomeriggio dovremo richiamare nel momento in cui andiamo ad affrontare le nuove opportunità di lavoro per i nostri giovani. Noi ormai abbiamo già una certa età e quindi siamo riusciti negli anni ad imporci nella nostra attività professionale; però dobbiamo guardare ai giovani e mi sembra che l’azione di Enerloc negli anni abbia riservato ai giovani una particolare attenzione. Si diceva opportunità di lavoro. Certo, nel campo dell’energia esistono diverse opportunità di lavoro. Si tratta di coglierle, di studiarle e di prepararsi in questa attività emergente. Faccio riferimento, per esempio, alle energie rinnovabili, alle energie alternative, alla riqualificazione degli edifici, alla figura dell’Energy Manager. Ma poi, andando anche a ritroso negli anni, io mi ricordo – e vi farò rivedere – un intervento che feci proprio in occasione di Enerloc 2011 che a proposito della certificazione dei sistemi di gestione per l’energia sottolineava che era necessario maturare determinati requisiti e questi erano proprio requisiti che sono alla base delle nostre attività professionali. Auditor di sistemi di gestione, responsabile dei sistemi di gestione, progettista di sistemi di gestione. Quindi, come vedete esistono, diverse possibilità per esplicare le proprie conoscenze professionali e tecniche nel campo dell’energia. Ma vediamo, prima di dare la parola ai relatori quanto vi anticipavo, richiamando nel campo dell’energia, il rendimento energetico nell’edilizia che fa capo a una Direttiva del 2002. Attraverso decreti che sono stati emanati nell’adozione della direttiva, ricordiamo la 192/2005, il Decreto del 4 giugno 2013, ma non ultimo il 73 DPR del 16/04/2013 n. 75 che è proprio, e sottolineo finalmente, dopo undici anni, il decreto che regolamenta i requisiti che i professionisti devono conseguire per l’abilitazione al rilascio della certificazione energetica. Il Decreto Legislativo 192, all’articolo 4, comma 1, lettera c) delinea “i requisiti professionali e i criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e l’indipendenza degli esperti o degli organismi a cui affidare la certificazione energetica degli edifici e l’ispezione degli impianti di climatizzazione…”, e poi definisce i requisiti minimi che devono essere rivisti ogni 5 anni. Come vedete, la Direttiva del 2002 disponeva che era necessario, oltre ad una serie di adempimenti, predisporre la certificazione energetica degli edifici, le ispezioni periodiche e le perizie degli impianti termici. Tutte attività che attengono a professionisti; inoltre, il compito degli esperti era quello di certificare gli edifici, elaborare raccomandazioni, ispezionare le caldaie ed i sistemi di condizionamento; tutte queste attività devono essere effettuate da esperti qualificati e/o riconosciuti. Il Decreto 192 definiva anche criteri, condizioni e modalità per applicare in modo omogeneo e integrato la normativa su tutto il territorio nazionale. Ecco, questo è stato disatteso completamente perché le regioni che hanno legiferato – diverse regioni non hanno legiferato come per esempio la regione Sardegna – hanno legiferato in modo disomogeneo, talvolta contrastante, portando appunto una certa confusione tra gli addetti ai lavori. Ora, il Decreto 175 invece riconosce la disciplina dei requisiti dei soggetti abilitati alla certificazione energetica e, pertanto, attraverso una serie di riconoscimenti enuncia anche la definizione del tecnico abilitato, al comma 2, lettera b), che è appunto un tecnico operante in veste di dipendente di enti o organismi pubblici o di società di servizi, pubbliche o private, comprese le società di ingegneria; oppure di un professionista libero o associato, 74 inoltre, i tecnici abilitati devono rispondere almeno ad uno dei seguenti requisiti: devono possedere lauree con particolari classi (lauree in ingegneria, architettura ecc…) ovvero diplomi. Nel caso del perito industriale, il perito industriale specializzato in uno dei seguenti indirizzi: edilizia, elettrotecnica, meccanica e termotecnica. Tutte le classi di laurea non ricomprese nell’articolo e tutti i diplomi e specializzazioni per quanto riguarda i periti industriali non ricompresi nel presente articolo, invece, devono, oltre ad avere il titolo di studio, seguire un corso di 64 ore; un corso di alta specializzazione con il superamento di un esame finale. Noi, come Collegio dei Periti Industriali, già nel 2011 ci siamo attivati per portare un po’ di chiarezza e per definire questa situazione verso positivi riscontri e, pertanto, abbiamo portato all’attenzione dei nostri iscritti la necessità di dover frequentare i corsi di specializzazione. Lo abbiamo fatto già nel 2011 attraverso un corso patrocinato dal Comune di Sassari nell’ambito dei lavori dell’Agenda 21. Il corso ha avuto una durata di 72 ore e alla fine del corso è stato rilasciato dalla regione Emilia Romagna un attestato di frequenza con una severa verifica di apprendimento. Ecco, questa testimonianza è il percorso che noi abbiamo fatto fare ai nostri iscritti. Volevo, un attimo prima di dare la parola alla collega Alba Canu, sollecitare l’Istituto tecnico industriale ad approfondire, attraverso l’istituzione del Comitato tecnico scientifico, questi aspetti legati all’energia e magari, oltre che ad organizzare dei Master, come già da qualche anno si fa, introdurre delle materie più approfondite per affinare questi temi energetici nel corso di studi. 75 Passerei subito la parola alla collega Alba Canu, che sicuramente approfondirà il tema della formazione in maniera più esaustiva le esperienze sull’applicazione dei temi energetici nel nostro territorio. 76 Alba Canu11 Grazie al Presidente dell’Ordine. Io ho il compito di portare il saluto del Consiglio provinciale di Sassari che, sin dal suo avvio, ha sempre sostenuto e fortemente voluto l’incontro annuale di Ener.Loc. Come si ricordava stamattina, questo è il settimo anno. In collaborazione con la Fondazione Promo PA abbiamo cercato di sviluppare, con azioni concrete, le questioni e le opportunità che in questi anni abbiamo avuto modo di discutere e approfondire in occasione delle diverse edizioni del Convegno. Uno dei settori che ci è sembrato utile affrontare concretamente è stato quello della formazione e aggiornamento. Abbiamo cercato, con le risorse della Provincia e in collaborazione con gli assessori che si sono succeduti, nello scorso mandato l’assessore Marino e in questo mandato l’assessore Musmeci, di capire come potevamo intervenire con apporti mirati, alla formazione di giovani (giovani diplomati innanzitutto, ma poi abbiamo visto che hanno partecipato anche laureandi e laureati), mirando ad un settore specifico in forte crescita e di grande interesse per l’ambiente: la gestione eco-compatibile dei rifiuti. Nello scorso mandato, e quindi a seguito della scorsa edizione di Ener.Loc, è stato messo in cantiere un seminario di formazione con 25 allievi sul tema delle energie 11 Vicepresidente Consiglio Provinciale di Sassari 77 rinnovabili e della bioedilizia. A questo Master, che ci piace definire “momento di formazione”, hanno partecipato neodiplomati dell’Istituto tecnico industriale. specializzati in elettrotecnica. Dei 25 ragazzi che hanno frequentato il corso generale di formazione, 6 tra i migliori furono selezionati e mandati a seguire uno stage, sostenuti da una borsa di studio, nelle imprese ad altissima specializzazione che già operavano in l’Italia e in Sardegna. Devo dire che alcuni dei giovani, al rientro da questa esperienza, hanno costituto impresa: in questo territorio sembra quasi un miracolo. Uno dei ragazzi ha creato un’azienda di micro-eolico e altri hanno invece proseguito con le specializzazioni per la certificazione energetica degli edifici o sono stati assunti dalle aziende ospitanti, e così via. Possiamo affermare che la sperimentazione possa essere definita positiva. Visti i risultati, nel secondo mandato, e quindi nell’edizione Ener.Loc successiva, abbiamo pensato di proseguire questa esperienza diversificando il progetto di formazione; non più nell’impiantistica delle energie rinnovabili ma nel sistema del riciclo dei rifiuti: settore affine al risparmio energetico, di impatto sulla salvaguardia ambientale e di possibile sviluppo economico. Siamo partiti da alcune considerazioni che credo questa platea abbia già acquisito come patrimonio personale, e cioè che il sistema del riciclo e della lavorazione dei rifiuti non possa essere più considerato dagli enti locali che lo attuano, un ambito dei servizi. Il sistema della lavorazione di rifiuti è un sistema industriale e come tale va affrontato. Dobbiamo considerare i rifiuti come un vero sistema complesso, articolato, facente parte del mondo dell’industria, che mette in circolo e si connette 78 non soltanto con l’ambito stretto, diretto della produzione, ma anche con le istituzioni, ovviamente con gli imprenditori e anche con gli sviluppi e le ricadute nel sociale. Perché una corretta gestione dei rifiuti significa anche qualità della vita, qualità dell’ambiente e della salute di tutti i cittadini. Quindi, abbiamo pensato che seguendo anche le direttive europee che affermano che se fossero davvero applicate tutte le norme europee nella materia, noi avremmo in Europa un risparmio di 72 miliardi di euro l’anno rispetto a quanto avviene adesso. Non solo, ma saremmo capaci, parlo di tutti gli stati membri, di incrementare il fatturato annuo del settore di 42 miliardi. Questo vuol dire, sempre per l’Unione europea, che saremmo anche capaci di creare oltre 400 mila posti di lavoro in più entro il 2020 se solo attuassimo le norme che l’Europa indica in materia di “sistema rifiuti”. Inoltre, alcuni studi, condotti in ambito europeo, ci dicono – cosa che peraltro avevamo già bene intuito – che il settore del riciclo è di fatto il terzo nel sistema della Green economy ed è secondo soltanto a quello delle energie rinnovabili. E’ uno di quei sistemi che in questa crisi complessiva non ha subito contraccolpi. Allora abbiamo pensato che avendo fatto l’esperienza con giovani che si sono misurati con la formazione e poi con gli stage sulle energie rinnovabili, potevamo avviare, con un ulteriore impegno economico da parte della Provincia, un secondo esperimento con giovani che, questa volta, si sarebbero dovuti confrontare con la formazione in questo settore: il riciclo. E così abbiamo fatto. Ricordo soltanto che in Italia, nel 2012, avevamo 3 mila aziende con 22 mila occupati che operano solo nel riciclo, a cui si aggiungono tutti i lavoratori delle 50 mila imprese che sono attive nella raccolta. A questi si sommano gli addetti occupati nella seconda lavorazione manifatturiera a partire dai materiali recuperati 79 nel riciclo. Stiamo parlando di un settore dell’economia che in Sardegna è ancora ai primordi e potrebbe avere - dobbiamo esserne consapevoli - una grande prospettiva di sviluppo, a patto che chi ha le competenze di decidere e formare, di programmare - stamattina abbiamo sentito l’università, oggi sentiremo anche un rappresentante dell’Istituto tecnico industriale che sovrintendono alla formazione dei giovani - faccia di questo ambito un punto di forza. Va affermato che senza un sapere diffuso e una grande capacità di specializzazione e di conoscenza da parte delle giovani generazioni noi non cambieremo nulla. Un nuovo indirizzo formativo deve essere obbligatoriamente accompagnato da una visione strategica di sviluppo che, inutile dirlo, passa attraverso le istituzioni che governano il Paese, la nostra Regione, i nostri Territori. La trasformazione, anche economica, di un territorio si costruisce attraverso la formazione delle nostre giovani generazioni, a cui si accompagna certamente – come stamattina è stato detto – la riqualificazione di chi un posto di lavoro lo ha perso. Ma la forza viva, la forza nuova per dare sviluppo a nuove tecnologie e a nuove trasformazioni è sicuramente quella dei giovani che oggi si affacciano al mondo del lavoro. Allora dicevamo: questa è stata l’esperienza. Questa esperienza è stata condotta con l’Istituto tecnico industriale G.M. Angioy di Sassari che è uno degli istituti del territorio che ha una grande dinamicità e ha saputo agire positivamente nel rapporto con l’istituzione Provincia. La sperimentazione è stata possibile soprattutto grazie alla grande esperienza della Fondazione Promo P.A. che ha sostenuto l’insieme dell’organizzazione e ha messo a disposizione la propria rete di conoscenza e di relazioni in Sardegna, in Italia e in Europa, a favore di questo 80 progetto formativo. Anche in questo caso, abbiamo coinvolto 25 giovani tra i 19 e i 28 anni; 6 di questi hanno frequentato gli stage con borsa di studio. Io vorrei nominare tutti questi ragazzi e ragazze, perché sarebbero venuti volentieri a questo convegno ma sono in stage e quindi, giustamente, non sono potuti venire. Adriana Carboni è oggi presente perché il suo stage è finito; lei ci racconterà quali sono gli sviluppi di questa sua esperienza nell’azienda Verde Vita, da poco insediata nell’area industriale di Porto Torres. Non so se voi conoscete quest’azienda. È una new entry, una di quelle società che hanno creduto e hanno scommesso sullo sviluppo del settore; hanno aperto da poco e stanno diventando un punto di riferimento importante e interessante per la produzione di compost a partire dal riciclo di materiale organico di qualità. Un gioiellino. Le Commissioni Consiliari della Provincia sono andate a visitare l’azienda: veramente un’impresa modello con grandi potenzialità. Giuseppe Rosa, allo Iares di Cagliari; Mattia Chessa al Belvedere Spa di Peccioli, Pisa; Fabrizio Piana, al Verde Vita a Porto Torres; Pietro Santoru alla Ecopramal ad Alghero; e Matteo Poddi al Sistema Ambiente di Lucca. Come è giusto che sia, noi stiamo scommettendo su questi giovani affinché, in qualche modo, se hanno le capacità, la forza, il sostegno del territorio e anche del sistema economico, possano pensare ad una nuova impresa; oppure trovino il loro spazio e il loro lavoro, la loro attività all’interno delle aziende con cui hanno fatto lo stage o in altre ancora, ma non anticipo nulla. La Provincia ha sostenuto queste attività con fondi propri del bilancio. In sala c’è il dirigente l’architetto Gianni Milia, che si occupa del settore e che sa del costo (mi 81 ha dato gli ultimi dati all’euro). Ognuno di questi corsi, aperto a 25 ragazzi che hanno avuto la possibilità di aggiornarsi, più i 6 stagisti con borsa di studio, è costata una cifra intorno ai 70 mila euro, tutto compreso: borse di studio, insegnanti, docenti di altissimo livello che arrivano da università prestigiose, ad esempio dal Sant’Anna di Pisa, e così via. Considerato l’impegno, è un costo, apparentemente irrisorio rispetto a quanto spesso vediamo spendere di altre attività, ma che la Provincia di Sassari avrà gravi difficoltà a riaffrontare per un terzo corso. Sarebbe molto bello poter trovare, e in questo l’assessore avrà un ruolo importante, una risorsa utile perché, magari, una terza sperimentazione possa essere fatta sui temi interessantissimi che stamattina ci sono stati illustrati e riguardanti le tecniche di costruzione della bioedilizia, il reperimento di materiali a chilometro zero, e quant’altro per un nuovo sviluppo urbano eco-compatibile e indirizzato al risparmio energetico, anche con il recupero di antichi materiali e tecniche di costruzione: molto bella la definizione che ci ha offerto l’architetto che stamattina ha parlato di architetture mediterranee. Ci piacerebbe accelerare e sostenere in Sardegna la creazione di un nucleo, sempre più ampio, di professionisti che abbiano come obiettivo un’architettura mediterranea sarda, pensata e realizzata con materiali nostri, le nostre splendide calci che vengono molto apprezzate, ad esempio nell’ambito del restauro dove i professionisti vengono in Sardegna per acquistarle e, magari, noi non le utilizziamo nell’edilizia normale. Comunque l’assessore ci racconterà quali saranno i suoi sforzi per esaudire questo desiderio di ulteriore formazione, e noi saremo felicissimi come Consiglio provinciale, di dare tutto il nostro supporto perché anche questo terzo corso prenda avvio. Spero davvero che, nonostante l’attuale difficoltà 82 economica e di riconoscimento istituzionale delle Province, si possano trovare le necessarie risorse. Devo infine dire che il Consiglio provinciale ha realizzato anche un’altra sperimentazione in un settore diverso, ma solo apparentemente diverso. La Provincia per due anni ha promosso un convegno sui beni culturali e le nuove tecnologie, reso possibile solo grazie all’aiuto fondamentale della dottoressa Francesca Velani, vice presidente della Fondazione Promo P.A. In questa sala abbiamo avuto l’opportunità di presentare, anche in anteprima, lavori e buone pratiche eccezionali messi in atto in diverse città italiane e in Europa, e grazie appunto a quelle iniziative abbiamo avviato, ed è attualmente in corso, un seminario formativo, con gli stage finali, per giovani diplomati e laureati che si stanno specializzando in nuove tecnologie da applicare ai beni culturali. Tra gli indirizzi degli stage è stato privilegiato soprattutto quello del turismo sostenibile nel nostro territorio. Anche per questo vedremo se si potrà ripetere – pochissimi i fondi disponibili in questa Provincia, che non si sa che destino avrà – e speriamo l’anno prossimo di potervi dare buone notizie, magari per informarvi dei confortanti risultati anche per i corsi in atto. Io ringrazio tutti per l’attenzione e spero di potervi ritrovare per raccontare nuove iniziative positive per i nostri giovani e per il nostro territorio. 83 Rosario Musmeci12 Io credo che abbiamo bisogno, preliminarmente, di fare una riflessione che ci permetta di contestualizzare il senso del nostro impegno, dell’impegno di ciascuno di noi, oggi. Dal confronto, dagli interventi, di questa mattina, emerge in modo esplicito, ne siamo tutti consapevoli, che viviamo un grande paradosso: da un canto dibattiamo la problematica legata a una energia che non c’è, e di cui, certamente, abbiamo bisogno; per altri versi, nello stesso tempo, ne sprechiamo parte rilevante. Pertanto, il tema è che c’è troppa energia sprecata. Non mi sto riferendo esclusivamente all’energia elettrica o alla mancanza in Sardegna, unico sistema complesso in Europa, di un gas nobile quale è il metano. Parlo dell’energia in senso lato, quella che fa vivere e muovere gli uomini e le persone, quindi anche della conoscenza e quant'altro. Viviamo una condizione di caos, una condizione di precarietà ed incertezza, nell’ambito della quale ruoli, funzioni, conseguenti azioni ed interventi, interagiscono e, in modo disordinato, si sovrappongono. Elementi tutti che, beninteso, considerati ciascuno per proprio conto, hanno sovente un senso buono. 12 Assessore Formazione e Lavoro Provincia di Sassari 84 Azioni ed interventi che, come si diceva, inevitabilmente producono instabilità, si sovrappongono, talvolta entrano in conflitto tra di loro. Spesso ci si muove per operare in sostituzione di qualcosa, qualcuno, la cui azione si è inteso non produce i risultati attesi, non funziona; insomma, viviamo una condizione che, forse, basta guardarsi intorno, è molto simile a quella che ho cercato, in breve, di descrivere. Talvolta ci manca energia, altre volte la sprechiamo o non la sappiamo riconoscere e valorizzare. Ciò, rappresenta il senso più profondo del disagio che ci accompagna, che è sociale, che è economico, che è delle istituzioni e delle comunità e che attraversa la vita di ciascuno di noi. Ora, è indispensabile, e sentiamo tutti questa urgenza, superare questa condizione di disordine e precarietà; ciò sarà possibile solo affermando un principio ordinatore, di cui oggi abbiamo smarrito il senso, che riaffermi i valori fondanti, costituenti, della nostra civiltà e della nostra democrazia, che rimetta ordine e che dia un rinnovato senso alle cose, partendo dai valori, dai diritti, e non dalle sovrastrutture che nel tempo hanno affermato un loro primato. Pensate al tema dell’istruzione, della formazione, della conoscenza e della cultura. Pensate alla scuola oggi. La scuola, quella statale, quella pubblica, quella voluta dalla nostra Costituzione: siamo in grado di affermare in modo sereno, compiuto, con coscienza, che la scuola è bene impiantata nella contemporaneità? Che questa 85 nostra scuola è già un soggetto del futuro? Che è in grado di svolgere quella delicata funzione di presidio della conoscenza e nello stesso tempo di avanguardia, giacché tratta, primariamente, la principale materia che costituisce e dà senso al futuro? È così? Certo, noi abbiamo esperienze, forse importanti, anche nel nostro territorio, qualcuna veniva citata; ma la scuola in quanto tale, come infrastruttura fondamentale, come modello, come luogo comune della formazione e dell’istruzione delle persone, assolve in modo almeno sufficiente al suo compito? Pensiamo, ad esempio, agli istituti tecnici; pensiamo alla formazione dei geometri, così iniziamo a parlare di cose concrete. Pensiamo alla funzione che ha oggi l’Istituto Tecnico per Geometri. È una scuola che parla il linguaggio della contemporaneità, sperimenta e pratica il futuro o è una scuola che non coglie, non può strutturalmente cogliere, questa opportunità? È chiaro che non ce l’ho con i miei colleghi docenti dell’istituto tecnico per geometri; è chiaro che non ce l’ho con il management dell’Istituto Tecnico dei Geometri Devilla; è, come comprendete, del tutto evidente che non sto parlando di loro, dell’impegno di ciascuno di loro, della loro dedizione, del loro sostituirsi, supplire, tentare di farlo. Però è altrettanto evidente che siamo dinnanzi ad un modello, ad un sistema, che non sa stare in relazione con la contemporaneità; tant’è che abbiamo bisogno di inventarci altro. Abbiamo l’urgenza di inventarci altro per provare a raggiungere quel fine. Un ragazzo che completa il suo regolare percorso di studi all’Istituto Tecnico per Geometri, oggi, è un ragazzo privo delle competenze e delle esperienze 86 fondamentali, necessarie, per poter ragionevolmente programmare la propria attività professionale. Professione che, nel tempo, è completamente cambiata, ha cambiato pelle e contenuti. È chiaro che l’acquisizione di competenze necessarie può e deve proseguire. Con la scelta di proseguire gli studi, il terzo livello di istruzione, quel giovane si accinge a ricomporre, attraverso il percorso universitario, il senso delle conoscenze e delle competenze che nei primi cinque anni di studio ha acquisito. Il più delle volte una ripartenza. Se la scelta è quella di un percorso di formazione professionale post-diploma, anche in questo caso, sovente, ci si rende conto che le competenze di base, quelle effettivamente acquisite, non sono sufficienti per poter affermare armonicamente quella filiera di approfondimenti e quel trasferimento di ulteriori competenze specialistiche previsto dal progetto di formazione, dai suoi programmi. Piaccia o non piaccia, questa è la scuola nel nostro paese. E’ del tutto evidente, quindi, che abbiamo il dovere di contribuire a riaffermare la centralità dell’istruzione, del diritto all’istruzione di qualità, non alienante, ma al contrario piantata nella contemporaneità, presente e cosciente. Certo, partendo da ciò che la scuola è oggi, con le tante professionalità ed esperienze che comunque ci sono; anzi, è proprio perché queste ci sono che sarà possibile, in un contesto fortemente rinnovato, valorizzarle e ri-orientarle. E la formazione professionale, cos’è, oggi? Ne vogliamo parlare? Per definizione dovrebbe essere duttile, immediata e connessa, altrimenti non se ne capirebbe ruolo, senso e valore. 87 Deve essere in grado di connettersi col sistema delle imprese, di fornire le competenze giuste, quelle che servono proprio in quel momento, in quella specifica situazione. Abbiamo vissuto stagioni, non solo nella nostra realtà regionale, ma nel nostro Paese, dove si è detto che la formazione professionale era dimensionata a beneficio dei formatori più che degli allievi. Oggi, non di rado, assistiamo ad una ricerca che ha il tenore di una sfida, quasi una condizione belligerante, tra autonomie scolastiche o Enti di formazione per recuperare, catturare gli allievi necessari. Si guerreggia per trovare i 18 allievi che sostengono una classe, un corso. E’ del tutto evidente che dobbiamo ridefinire un modello che metta in ordine le cose. E se volessimo trattare la questione dell’istruzione professionale? Facciamo un passo indietro. Con la riforma è stato riorganizzato il sistema nazionale: il modello precedente, orientato alla professionalizzazione ed alle attività laboratoriali, nei primi anni del percorso di istruzione, è stato, bene o male, integralmente rivisitato. Oggi, in Sardegna, in assenza di una legge regionale sull’istruzione e la formazione professionale, si vaga nella terra di nessuno; è negata, di fatto, la possibilità di attivare quei necessari percorsi integrati, che permettono di connettere il sistema dell’istruzione con l’esperienza professionale; non sono sufficienti il numero di ore dedicate alle attività di laboratorio, non si soddisfano gli standard formativi per l’accesso alla prova richiesta per l’ottenimento della qualifica professionale. Di fatto non si finalizza l’azione formativa. Il fabbisogno di competenze tecniche e 88 professionali non viene soddisfatta perché la struttura della formazione non è in grado di coniugarsi correttamente nella dinamica della filiera istruzione formazione. Non voglio parlare dell’Università. E’ però evidente che il sistema universitario sardo, in conseguenza delle recenti, per la verità non recentissime, iniziative del Governo, oggi è sotto schiaffo, ed ha qualche difficoltà a considerasi, leggersi, in termini di Università della Sardegna. Lo fa solo quando è costretta. Non siamo in presenza, purtroppo, di un'azione coerente e continua, volta, nella relazione tra le due Università sarde, a promuovere eccellenza e complementarietà; talvolta prevale la percezione di avere dinnanzi, innanzitutto, due competitor e non due soggetti che, contribuendo con le loro unicità ed eccellenze, definiscono un unico sistema, l’Università della Sardegna, promuovendo ricerca e alta formazione di qualità, coniugandosi e non sovrapponendosi. Io non ce l’ho con nessuno; dico, però, che questa è la nostra esperienza. E allora o noi abbiamo la pulizia, la qualità e la forza di leggere senza pregiudizi e con la necessaria libertà, il dato di realtà, oppure il nostro è un tentativo vano, semplicemente da predicatori nel deserto, oppure di quelli che, con tutta la buona volontà, si accingono a fare una cosa buona in un contesto nel quale, però, quella cosa buona si rivela, di fatto, abbastanza inutile. Dobbiamo ri-iniziare, invece, ad immaginare nuovi scenari, partendo dall’azione politica e delle classi dirigenti, un modo diverso, semplice ed essenziale, di rapportarsi con le cose. Oggi si è parlato tanto, e se ne parla tanto, di innovazione e sostenibilità. 89 Cosa vuol dire? Se non le inseriamo in un contesto, se non le leggiamo oggi e in questo territorio, anche quelle cose, anche quelle pratiche importanti, anche quei messaggi europei che diventano norme, risorse, possibilità e opportunità, diventano vuoti: se non stanno in una filiera organica; se non fanno i conti con ciò che realmente si può fare perché modifica la qualità dell’ambiente e della vita delle persone. Non so se mi sto spiegando. Noi possiamo anche realizzare il corso professionalizzante più bello del mondo, ma se non sta in un mondo nel quale quel corso dialoga e deve dialogare, anche quel corso è una di quelle azioni, buone azioni, che agisce e definisce uno dei piani possibili di un caos che non ci garantisce un domani migliore. Quindi noi abbiamo bisogno di declinare un nuovo paradigma che parli di innovazione e sostenibilità nel contesto. Cosa intendo dire? Ne parlava prima Alba Canu. Anche noi abbiamo fatto cose eccellenti, molti fanno cose eccellenti. È stata affrontata la problematica, l’opportunità, che riguarda, ad esempio, le materie prime – seconde. Cioè la possibilità di ridare vita e recuperare dei materiali. Un tempo, quando eravamo ragazzi, si parlava solo del recupero, riciclo, della carta; poi si è iniziato a parlare del vetro, delle plastiche, delle gomme, degli inerti. Stamattina ne abbiamo parlato. Un patrimonio che nel contesto di un programmato intervento di filiera permette di mantenere inalterato il valore di quei beni. Ma tutto va contestualizzato. In quale contesto operiamo? Siamo un’isola di cui sono note dimensioni, antropizzazione, volumi e misure delle produzioni, del fabbisogno, di ciò che si consuma, di ciò che oggi si scarta, di ciò che rimane . Siamo in grado di offrire una lettura unitaria ed articolata per bacini di 90 produzione e consumo. Siamo, cioè, in grado di definire gli ambiti potenziali relativi ad interventi in grado di dare un senso compiuto alla pratica-valore che definisce un insieme coordinato di interventi sostenibili. Senza fatica scopriamo che solo se operiamo nell’abito di un unico sistema regionale siamo in grado di garantire raccolta e prima lavorazione del materiale vetroso presente in Sardegna, perché possa diventare materia prima - seconda riutilizzabile da intraprese locali, percorrendo tutta la filiera produttiva che dal rifiuto rigenera una materia trasformabile e quindi un nuovo prodotto per il mercato. Ho fatto l’esempio del vetro. Ma questo vale anche per le plastiche: in questo secondo caso siamo in presenza nell’Isola di almeno tre baci ottimali in grado di promuovere un intervento di valorizzazione. Uno di questi bacini è certamente relativo al nord dell’Isola: le due province di Sassari e della Gallura. Ciò significa che in questo caso è possibile orientare il bacino di raccolta a quel livello, è possibile prevedere la trasformazione in materia prima – seconda a quel livello, è possibile promuovere a quel livello nuove iniziative imprenditoriali. Abbiamo bisogno di un’azione politica ampia, responsabile e coordinata e che consideri il valore di ogni intervento nel contesto della filiera specifica di cui è parte. Non possiamo ritenerci soddisfatti, né ritenere soddisfacente, un intervento, anche positivo in sé, se la sua azione non produce una utilità concreta, se non sta in relazione con il contesto e contribuisce a miglioralo, trasformandolo. 91 Se la nostra azione non è finalizzata e non produce un cambiamento, siamo solo degli ottimi predicatori, ma non modifichiamo di una virgola il sistema nel quale operiamo, di cui siamo parte. Ci sono esperienze importanti, anche in questi giorni, che cercano di promuovere innovazione, che operano nel contesto del sistema delle imprese e delle professioni, che possono incidere e provare a trasformare il contesto. Penso al progetto regionale Sfide, con la partecipazione della Scuola Edile, un intervento esemplare, molto puntuale, che riguarda l’innovazione nelle piccole imprese. Può trasmettere e garantire la formazione di un network atteso. Ed è assolutamente importante che queste opportunità siano effettivamente finalizzate, che si collochino organicamente in un sistema consapevole. Abbiamo bisogno di fare delle scelte chiare, affrontando innanzitutto il tema delle realizzazione delle infrastrutture strategiche, vere e proprie precondizioni affinché si possa promuovere sviluppo sociale ed economico. Orientando, in tal senso, le risorse disponibili. Abbiamo vissuto, negli ultimi trent’anni, l’incapacità di promuovere un’azione politica lungimirante capace di affrontare le principali diseconomie, di garantire l’energia necessaria per lo sviluppo sociale e civile dell’Isola: avere in Sardegna il metano o un’energia a basso costo e disponibile per le imprese e per i cittadini. Abbiamo, invece, deciso di utilizzare le risorse europee disperdendole per piccoli comparti territoriali, senza scegliere di selezionare la spesa e garantire le principali infrastrutture a tutto il sistema regionale. La stessa problematica vale per le reti, per le reti relazionali e quant'altro. 92 Se ne parlava questa mattina. Ma è evidente che è necessario affermare l’urgenza di un intervento di sistema che permetta di mettere in sicurezza il territorio e garantire importanti economie attraverso un programma ampio e diffuso di ricondizionamento del patrimonio edilizio, sia pubblico che privato. A tal fine è necessario orientare le risorse regionali e del POR. Ciò determina, come è ovvio, molteplici vantaggi; tra questi, oltre a una formidabile opportunità economica per le imprese del comparto edile, permette di promuovere ed avviare l’attesa innovazione del comparto, di connettersi col futuro; tutto questo mentre ancora ci attardiamo e mostriamo tutta l’incapacità di produrre cambiamento. Bisogna iniziare a imparare a dire molti “no” per poter dire quei due “sì” che poi modificano lo stato delle cose. Scelte adeguate e coerenti con una lettura dei bisogni e delle opportunità determinano un moltiplicatore in grado di agire positivamente su tutto il sistema, con vantaggi per le grandi aziende; ma vale anche per il mercato civile universale, e permette di affrontare la questione connessa al risparmio energetico ricondizionando il patrimonio edilizio degli anni ’60-’70. Argomenti questi, assolutamente noti, di cui sono noti gli indirizzi nelle politiche nazionali ed europee, ma che devono coordinarsi in relazione organica col sistema delle imprese e con la formazione. In questo contesto un ruolo non secondario può e deve essere svolto dalla Pubblica Amministrazione, che deve sapersi mettere al servizio del cambiamento, non limitarsi semplicemente a dettare i tempi delle procedure, agendo come custodi, talvolta, di una realtà che non c’è più. Modelli e procedure che erano adeguate quarant’anni fa, coerenti con quella stagione, ma che, oggi, non lo sono 93 più; oggi, anzi, diventano un impedimento, una incapacità di leggere e di guardare il presente. Talvolta, quando richiamiamo questioni che certamente esistono e sono importanti, ad esempio il blocco della spesa, i vincoli di bilancio, vincoli e vincoloni, corriamo il rischio di utilizzare questi argomenti per non affrontare quello più immediato: che abbiamo bisogno di riformare la qualità della relazione diretta nelle procedure vere, che riguardano il rapporto tra pubblica amministrazione, cittadino ed impresa. Io credo che noi dobbiamo costruire nuovi modelli e affermare un protagonismo collettivo, ascoltandoci e programmando sulla base dei bisogni, di manifestazione di interesse espliciti, a cui possano corrispondere le scelte e gli interventi coerenti dei quali si possa misurare l’efficacia. Cercheremo di lanciare, nel prossimo autunno, un'iniziativa, utilizzando le poche risorse disponibili, sulla scia di ciò che è stato raccontato e che stiamo facendo, inserendo una variabile nuova. Il tema sarà quello della sostenibilità. In buona sostanza saranno trattate le questioni di cui oggi stiamo parlando e con le quali ci si confronterà ancora domani. Faremo precedere il futuro intervento formativo da un confronto con il sistema delle imprese. Penso che ne abbiamo bisogno, per ancorare l’azione futura ai bisogni espliciti provenienti dalle imprese che vogliono puntare sull’innovazione. Un Focus puntuale, selezionando le imprese del comparto, l’insieme degli attori coinvolti presenti nel territorio, di cui conosciamo le potenzialità. Definiremo insieme quali devono essere le caratteristiche degli interventi e valuteremo quale risultato sarà legittimo attendersi. 94 Opereremo insieme promuovendo scelte condivise. La consapevolezza delle opportunità e dei rischi presenti nella quotidianità, la loro esperienza imprenditoriale, la scelta di sperimentarsi col futuro, sono certo, permetterà di selezionare le scelte più opportune, gli interventi più utili per garantire l’acquisizione di competenze ed esperienze. Si potrà tarare l’intervento formativo, magari di quel giovane che si sta diplomando o si è appena diplomato all’istituto tecnico per geometri, promuovendo quel particolare percorso, uno stage in un'impresa allocata a Dublino piuttosto che a Milano, per far sì che le competenze siano quelle utili a quel giovane e nel contempo necessarie a quell’impresa ed al suo progetto innovativo. Sottoscriveremo un patto che lega l’impresa locale proponente, l’impresa ospitante, la scuola, quel giovane e l’Ente che si pone da mediatore in quel contesto e che finanzia l’intervento. Pensiamo ad un intervento di formazione mirato, sulla base delle esigenze di un'impresa locale che intenda sperimentarsi in un progetto di innovazione, da svolgere presso aziende ospitanti selezionate perché in possesso delle esperienze e pratiche ritenute necessarie ed utili al progetto di innovazione che si intende avviare. Quel giovane, pertanto, farà un percorso formativo che, oltre a rappresentare un valore in sé, gli permetterà, al termine del percorso, di mettere le competenze acquisite al servizio dell’azienda proponente. Credo si possa sperimentare un modello che abbia questa caratteristica. I settori coinvolti nell’intervento saranno il comparto edile, con il tema della sostenibilità e della bioedilizia, ed il settore primario, settore di cui oggi non stiamo 95 parlando; ma anche lì il tema dell’energia sprecata e dell’energia disponibile in Sardegna, oggi, mi pare all’ordine del giorno. Ho finito. 96 Fabio Usala 13 Per prima cosa volevo portare i saluti della dirigente, la dottoressa Castellini dirigente scolastica del Tecnico industriale, che non può essere qui per impegni precedentemente presi. Per arrivare al tema, io direi che, per fortuna non tutte le scuole sono come i geometri descritti dall’assessore, io rappresento l’ITI Angioy di Sassari che è una scuola tecnica, come forse già sapete, anche perché gran parte delle persone qui presenti hanno frequentato l’Angioy, sono Periti industriali. Hanno, quindi avuto una formazione all’interno di questa scuola, hanno affrontato sia il percorso che li ha portati a diventare periti industriali nel senso proprio, ma anche sono divenuti operatori in vari settori sia produttivi che della politica, ma anche della cultura in generale. Noi svolgiamo questa opera di formazione, alla fin fine, quando si evoca la formazione e chi la fa, un riferimento imprescindibile è il Tecnico Industriale di Sassari. Ha una posizione di privilegio perché è uno dei pochi presidi scientifici e tecnici nel territorio di Sassari difatti nel nostro territorio c’è una carenza cronica di facoltà di ingegneria. Quindi, alla fin fine, gran parte del peso della tecnica ricade su di noi. 13 ITI Angioy di Sassari 97 Questo è un lavoro che noi stiamo facendo volentieri ed è in qualche modo anche riconosciuto dal territorio, perché, come potete vedere dal grafico che riporta le iscrizioni nel nostro istituto negli ultimi sette anni si nota una netta crescita anche a fronte di altre situazioni di istituti più blasonati che invece sono in caduta libera quanto a iscritti. Quindi vuol dire che una risposta, dal punto di vista della formazione, noi la diamo e vediamo in che modo. Il fatto che noi aumentiamo gli iscritti non deve essere pensato accompagnato ad una diminuzione del successo formativo, perché, ed è un elemento molto importante da osservare, l’aumento degli iscritti corrisponde anche ad un aumento anche del successo scolastico, come mostra il grafico. In una regione e in una provincia come quella di Sassari dove la disposizione scolastica ha valori estremamente elevati, ecco il Tecnico Industriale che in questo senso inverte la tendenza. Come vedete, negli ultimi sei anni abbiamo avuto un miglioramento: magari è solo del 17%, però per gli standard direi che è elevato. Possiamo ancora fare di più, perché è chiaro che anche arrivare all’80% di successo scolastico è troppo poco. I percorsi formativi del tecnico industriale si muovono su queste cinque linee mostrate nella slide Per fortuna a volte la scuola non è strettamente legata alle istanze presentate da una parta o l’altra, e quindi può permettersi di avere un ampio ventaglio di possibilità che vanno dalla libera professione, l’imprenditorialità, l’occupazione settori industriali, occupazione settori di servizio e gli studi universitari. Quindi prepariamo, cerchiamo di preparare gli allievi, anzi un numero consistente di allievi e non solo di Sassari ma anche del territorio circostante fino ai paesi più remoti del nord Sardegna, a questa serie di opportunità molto diversificate 98 Il primo elemento con cui noi supportiamo il curricolo, ovvero le attività curriculari, le attività laboratoriali e le attività standard, sono gli stage aziendali. Io qui nella slide ne ho riportato solo un numero ridotto perché gli stage aziendali che noi facciamo sono molti e molto diversificati basta leggere i nomi degli enti a cui vengono svolti riportati nella slide. Certo, a volte ci sono delle difficoltà a farli, però la cosa importante è che alla fine, nonostante tutte le difficoltà, riusciamo a farli e riusciamo a inserire, a mettere in contatto i nostri studenti con una serie di realtà aziendali, a volte con pieno successo; a volte con meno, ma qualcosa capita sempre Uno dei progetti significativi che noi abbiamo portato in questi anni, è il progetto Università possibile. Perché anche se noi siamo un istituto tecnico, e quindi orientato alla professione, non dimentichiamo il fatto che vorremmo che un gran numero dei nostri studenti andasse all’università, quindi avesse una formazione superiore. Perché, come tutti sanno, è stato anche ripetuto in questa occasione, il numero dei laureati in Sardegna è troppo piccolo, è troppo basso rispetto a tutti gli altri posti. Quindi uno degli intenti del nostro istituto è quello di migliorare, spingere, motivare gli allievi verso gli studi universitari, e spingerli anche ad andare fuori da Sassari, andare a Cagliari, a Pisa, a Torino in maniera da inseminare un po’ tutto quanto. Un altro fra i progetti più significativi che noi abbiamo portato a termine, e che vorremmo anche ripetere, ancora non si capisce perché sia stato sospeso, è la Summer Studentship svolto in collaborazione con la CRS4 e con Sardegna Ricerche. Sulla destra della slide, sono indicati i tre progetti in cui sono stati impegnati i nostri studenti, studenti che ancora frequentano l’istituto, ovvero creazione di laboratori di rete, di applicazioni di bioinformatica e di applicazioni mobile 99 Non ho riportato tutti i numerosi premi e le iniziative, svolte nel nostro istituto, che hanno avuto successo dal punto di vista della ricerca; l’ultimo è quello che abbiamo avuto in Play Energy, dove un nostro allievo del 3° anno ha vinto il premio del Play Energy con la sua arpa laser realizzata nei nostri laboratori e, si badi bene, con la formazione di uno studente di 2° anno che poi è arrivato al 3° anno. Non ho ancora citato tutti i numerosi riconoscimenti che hanno avuto i chimici, i ragazzi e le ragazze della specializzazione di chimica che hanno avuto premi sia italiani che europei molto importanti, riportati con qualche rilevanza anche dalla stampa. Per quanto riguarda invece il post diploma, abbiamo affrontato due progetti importanti che sono i progetti Sept; il primo per quanto riguardava l’imprenditoria energetica, e riguardava gli studenti diplomati in elettrotecnica aveva l’obiettivo di stimolare l’imprenditorialità nel settore oppure di inserirli all’interno dei servizi relativi al risparmio energetico ed elettrico. Il progetto Sept che è ora in corso è il Master formativo per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti. Questi due progetti riguardano giovani già diplomati e che ritrovano nel Tecnico industriale un punto di riferimento, un partner di informazione, formazione e tutoraggio nel percorso degli stage aziendali. L’ultimo progetto, appena avviato, può portare a compimento il rapporto col territorio, è il progetto Fixo. In pratica, così sintetizzando, il tecnico industriale e le scuola in rete fanno parte divengono intermediatrici del lavoro. Diventeranno un punto di incontro fra le aziende che cercano personale qualificato e la scuola che offre consulenza e orientamento e placement. Questo progetto è in corso, viene 100 sviluppato in questi giorni, ulteriormente renderà centrale il tecnico industriale con i suoi legami e con il territorio. I risultati, voglio essere ottimista, sono positivi e incoraggianti magari soltanto dal mio piccolo punto di osservazione. In tanti anni che ho insegnato all’Angioy, io ho visto e vedo che effettivamente c’è un miglioramento, effettivamente gli studenti del tecnico industriale sono migliori adesso di quando ho iniziato la carriera di docente. Negli interventi precedenti si criticavano gli studenti e si diceva che forse gli studenti non riescono a vedere il futuro e per questo non si impegnano nel modo dovuto. Io sono profondamente convinto del contrario, i giovani vedono il futuro; magari non vedono il nostro futuro. Probabilmente è questa differenza fra i due modi di vedere il futuro che provoca qualche difficoltà di rapporto. In ogni caso i nostri studenti hanno migliorato le loro opportunità di occupazione ne incontro molti e spesso, se c’è qualcuno che viene occupato, normalmente è un perito industriale. Nonostante tutto, il territorio guadagna dall’azione di formazione dei tecnici e del tecnico industriale, e magari da altre scuole che non conosco. C’è effettivamente un trasferimento di tecnologia dalle scuole tecniche al territorio. Magari questo trasferimento di tecnologie e competenze non è ottimale, non è ai livelli che noi vorremmo, però i nostri allievi mi riferiscono che quando vengono assunti in aziende portano un patrimonio di conoscenza, sono in grado di risolvere i problemi, e quindi sono molto apprezzati per questo. Non succede che vadano nell’azienda e lì debbono imparare da capo un mestiere. Succede, invece, che da una parte imparano una certa parte del mestiere, ma vi è una parte significativa di conoscenza e di professionalità che loro mettono a disposizione utile per risolvere i 101 problemi che le aziende possono incontrare. D’altra parte se non avessero problemi non li avrebbero assunti. Abbiamo anche un miglioramento delle iscrizioni universitarie e, in definitiva diamo un contributo al miglioramento in generale del livello culturale, perché questo viene misuriamo anche su questa base… Ci sono ovviamente delle criticità, e su questo non mi voglio dilungare perché l’elenco delle criticità è sempre lo stesso. I finanziamenti sono sporadici, manca il piano organico degli interventi, a volte i partner che sono coinvolti nell’iniziativa di formazione sono evanescenti, oggi ci sono, domani no. I canali di comunicazione col territorio e con i suoi rappresentanti a volte sono aleatori, senza colpa per nessuno dei due, ma a volte le cose vanno così. C’è una scarsa conoscenza reciproca delle potenzialità del territorio e delle necessità di formazione e poi, soprattutto non appena si individua qualche cosa che deve essere fatto questo deve essere fatto presto anzi immediatamente, a velocità che sono inconcepibili in qualsiasi sistema ma soprattutto in un sistema di formazione. Non avendo ricette per il futuro, se non per un futuro lontano, penso che la prima cosa dovrebbe essere riuscire a modificare il segno di quelle che sono le criticità; anche se per fare questo mi rendo conto che è necessario un processo lungo, condiviso e tutto quanto a seguire. Per esempio posso affermare che ci vorrebbe una sistematicità nei finanziamenti, ho citato il bel progetto col CRS4. Ci era stato detto che sarebbe durato per quattro anni, dopo il primo anno è svanito non si capisce perché non sia stata fatta la seconda annualità, eppure so che i fondi (europei) ci sono. Boh! Chissà che fine faranno. Qui abbiamo insistito tutti sulla necessità di un piano organico, effettivo da parte del Ministero e degli enti locali, e poi ci vorrebbe una maggiore solidità nei partner. 102 Ma soprattutto quello che mi preme è smetterla con l’atteggiamento di “tutto, presto e subito”. I procedimenti di formazione hanno necessità dei loro tempi, noi stiamo parlando dei giovani – presumibilmente nostri figli o nipoti tutti hanno bisogno dei loro tempi di formazione. Non è possibile, non è come la moda che domani esce un nuovo tipo di jeans o di scarpe e tutti possiamo andare a comprarli. I processi di formazione, l’indirizzamento, richiedono tempi adeguati, si devono formare esseri umani. Ecco, la scuola può fornire questa opportunità, però non gli si può chiedere che se domani va di moda una qualsiasi cosa su essa si precipiti immediatamente. Questo atteggiamento lo può avere soltanto chi è un utente; chi non si mette in primo piano nella produzione della conoscenza e della tecnologia. Gli utenti, certo, oggi comprano una cosa, domani possono comprare l’altra; mentre noi che operiamo nel settore della formazione non possiamo essere utenti, dobbiamo essere promotori. E per questo bisogna che anche i nostri partner si rendano conto che ci vuole tempo e le cose devono maturare. E se maturano magari saranno più solide. Grazie. 103 Testimonianza di Adriana Carboni14 Buongiorno a tutti, mi presento sono Adriana Carboni e insieme ad altri colleghi ho avuto la fortuna e il piacere di partecipare ad “Enerloc Faculty” edizione 20122013, ringrazio la Promo P.A. Fondazione per avermi dato la possibilità di intervenire con una testimonianza in merito all’occupazione giovanile nei settori energetico ed ambientale, su cui si focalizzano ormai differenti edizioni del Master “Enerloc Faculty”, nato nell'ambito del progetto Sept dalla scuola all’Impresa. Il Master formativo per giovani diplomati e laureati ha avuto l'obiettivo di formare figure competenti nel ciclo della gestione operativa dei rifiuti, dalla produzione al recupero e smaltimento. Sono state inoltre fornite specifiche indicazioni sulla gestione di particolari categorie di rifiuti e residui di produzione, ai fini della loro valorizzazione e riconversione. Anche dal punto di vista energetico, sono state affrontate tematiche relative alla conformità normativa in ambito ambientale, compresa la bonifica dei siti inquinati, SGA (ISO 14001, EMAS) e LCA (analisi del ciclo di vita dei prodotti). Il percorso formativo si è articolato tra lezioni frontali e discussioni, esercitazioni, attività collaborative, tengo a precisare che il merito delle nostre conoscenze è da 14 Studente Master Ener.Loc. Faculty 2012/2013 104 attribuire alla preparazione e professionalità dei docenti e ricercatori dell' Istituto di Management della Scuola Superiore Sant'Anna. In seguito alla formazione in aula, il Master ha previsto lo svolgimento uno tirocinio formativo presso un’azienda del territorio. La mia esperienza di tirocinio della durata complessiva di cinque mesi, si è svolta presso la Società Verde Vita, un’azienda che dal 1996 si occupa di servizi per l’ambiente quali bonifiche ambientali, gestione dei rifiuti pericolosi e non, inoltre da circa un anno la Società Verde Vita ha avviato un Impianto di Compostaggio per il trattamento dei rifiuti organici ottenuti da raccolta differenziata, con un notevole vantaggio ambientale determinato dalla corretta gestione del rifiuto differenziato e dalla produzione di un fertilizzante organico, definito per legge “Ammendante Compostato Misto”. Tale prodotto comunemente definito Compost, può essere impiegato in agricoltura convenzionale e biologica con notevoli vantaggi in termini di apporto di sostanza organica nel suolo (C sink), riduzione dei fenomeni di erosione e desertificazione ed una limitazione nell’impiego di fertilizzanti chimici. Il materiale organico di partenza può provenire dalla frazione umida della raccolta differenziata (FORSU) oppure da potature, ma anche da scarti dell’industria agroalimentare. Lo stage svolto presso l’Impianto di Compostaggio Verde Vita mi ha permesso di acquisire le conoscenze e approfondire i vari aspetti del processo di Compostaggio, comprendere l’organizzazione tecnica necessaria per gestirlo, rispondendo appieno agli obiettivi del Master. L’azienda ha effettivamente riconosciuto la preparazione del Master, confermando la mia presenza con un’opportunità lavorativa post tirocinio, posso quindi 105 affermare che nonostante questo periodo di stasi economica e occupazionale, i settori energetico ed ambientale possono offrire delle buone opportunità lavorative. Spero vivamente che altri giovani diplomati e/o laureati abbiamo le stesse possibilità di interfacciarsi con il mondo del lavoro e abbiamo l’opportunità di crederci, così come stiamo facendo noi. Grazie. 106 LE POTENZIALITÀ DELLA REGOLAMENTAZIONE LOCALE COME STIMOLO AL SETTORE Introduzione di Mauro Pietri15 Buonasera a tutti e un saluto da parte dell’ordine degli ingegneri ai presenti e un ringraziamento all’amministrazione che già da diversi anni permette il confronto e la riflessione sui temi del risparmio energetico, ambientali ed energetiche. Il tema di questa sessione “potenzialità della regolamentazione come stimolo del settore” è un elemento fondamentale che permette di agevolare e favorire l’adozione di moderni sistemi del risparmio energetico che producono effetti positivi sia sull’individuo che sulla collettività con innegabili vantaggi economici. Gli interventi che seguiranno sono: la riqualificazione e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente attraverso interventi di efficientamento energetico, introdotto da Filippo Capula, cofondatore della Sunservice Srl; il fascicolo del fabbricato e l’attestato di prestazione energetica, in applicazione del Decreto legislativo 63/2013 introdotto da Sergio Molinari, consigliere nazionale dei Periti industriali; e poi il beneficio economico e sociale del ciclo verde, energia e mobilità, introdotto dall’ingegnere Marco Paolotto della società Paolotto. 15 Presidente Collegio Ingegneri di Sassari 107 Dall’analisi della situazione attuale è evidente che lo sforzo a più livelli (nazionale, regionale e locale) abbia indotto la collettività ad avere un approccio consapevole sulla riduzione delle riserve energetiche e che ci si debba orientare verso un risparmio con utilizzo al minimo di queste. In questo senso la normativa nazionale ha indirizzato noi professionisti verso la progettazione di edifici a consumo zero e questo può avvenire in due modi: attraverso i sistemi passivi, vale a dire la comune coibentazione, ottimizzando le dispersioni, ovvero razionalizzando l’uso dell’energia. L’applicazione di questi indirizzi comporta la diffusione di conoscenze, la creazione di capacità per la produzione e l’installazione e la gestione. Nel caso del recupero, soprattutto dei nostri centri urbani, la cui storia impone un diverso grado di approccio, si hanno diversi criteri operativi con importanti incrementi di costo e difficoltà applicative. Per questi motivi la normativa, soprattutto quella locale, deve agevolare premiando chi vuole seguire la strada del risparmio energetico. Ci deve essere per questo motivo armonia tra le varie normative dei diversi settori; la tutela dell’ambiente non deve precludere, per norme particolarmente restrittive, l’adozione dei criteri sul risparmio energetico nell’utilizzo delle moderne tecnologie. In particolar modo l’iter procedurale deve avere percorsi semplificati e temporalmente ridotti. Ammettere di principio una possibilità ma prevedendo una consecuzione di adempimenti ed autorizzazioni complesse, di fatto ne vanifica i presupposti. L’analisi della situazione normativa dovrebbe determinare, soprattutto in abito locale, la ricerca da parte degli amministratori e dei tecnici del settore, di quegli elementi che possono essere di semplificazione, provvedendo alla redazione di 108 chiare norme con attività di supporto ai cittadini, creando così le condizioni perché ci possano essere effettive possibilità di sviluppo delle economie locali. Questa sessione di lavoro attraverso gli interventi, servirà per evidenziare le potenzialità del risparmio energetico e quindi la necessità che vi sia il massimo impegno da parte di tutti della sua applicazione, in particolar modo con la redazione di norme chiare e semplici. Credo che questo sia un impegno rivolto non soltanto agli amministratori qui presenti, ma anche a noi tecnici che dobbiamo dare assistenza a loro per fare capire quelli che possono essere i punti su cui il nostro operato deve andare ad intervenire. Credo che ormai la sensibilità della società sia consolidata nel dover andare a ricercare un risparmio, perché questo risparmio delle fonti energetiche corrisponde ad un risparmio individuale ma anche a un beneficio della collettività, anche in termini di benessere ambientale. Questi seminari di incontro servono da sollecito a noi stessi per avere un approccio nei confronti delle pubbliche amministrazioni nel supportarle e consigliarle senza nessun tipo di preclusione ideologica, da entrambe le parti, nell’andare ad affrontare questi aspetti. Credo che sia di comune condivisione che la normativa è troppo complessa; corriamo il rischio, nel voler andare a tutelare tutte quante le varie sfaccettature di quella che può essere la nostra composizione sociale, ma anche al nostro territorio, fa sì che alla fin fine ci siano troppi passaggi. Questi passaggi devono essere in qualche maniera verificati, dargli una priorità di applicazione e a fronte di questa priorità determinare poi una scelta che semplifichi l’approccio dell’applicazione di queste norme. Il cittadino non deve vedere noi professionisti come redattori di progetti che sono semplicemente una applicazione di norme, ma più che loro una loro interfaccia di quella che è l’applicazione dei 109 moderni sistemi di sfruttamento dell’energia e contemporaneamente devono vederci come interlocutori nelle pubbliche amministrazioni per far sì che questa loro valenza nell’andare ad applicare le energie più moderne, in maniera più moderna, possano essere quanto più semplici possibile. Questo significa che l’amministratore si deve porre il dubbio se tutte quante queste norme, che si susseguono e si sovrappongono, non servano per tutelare quelle che sono le loro funzioni o la loro organizzazione, ma che di fatto crei degli ostacoli all’effettiva applicazione di quello che è il principio dato dalle norme nell’andare a far sì che il cittadino abbia uno sfruttamento ottimale dell’energia con un risparmio per tutti quanti. Quindi invito le pubbliche amministrazioni, da oggi in poi, ad accentuare quelli che possono essere stati i contatti che nel corso degli anni ci sono stati ma non in maniera organica, per far sì che questa normativa, nel qual caso non sia possibile modificarla, almeno sia come elemento propulsivo perché lo si possa fare. Dopo queste poche parole, cedo la parola al prossimo intervento del dottor Capula, che illustrerà il suo argomento, per poi avvicendarsi con gli altri relatori. 110 Il fascicolo del fabbricato e l’attestato di prestazione energetica (D.L. 63/2013), di Sergio Molinari16 A. DEFINIZIONE SINTETICA DEL FASCICOLO DEL FABBRICATO Si tratta di uno strumento che attraverso l’uso di una metodologia comune ed unificata consente di analizzare lo stato di conservazione e/o degrado di un immobile, estrinsecandone le varie componenti statiche, impiantistiche, di sicurezza e di rifinitura. Fornisce precise informazioni sulle alterazioni significative che inevitabilmente vengono apportate nel corso della vita dell’immobile. Fornisce indicazioni sulle modalità d’uso dell’immobile e si pone come guida per una corretta e programmata manutenzione del fabbricato. Tutto ciò consente all’Amministrazione Pubblica di avere un quadro generale e preciso circa lo stato e la qualità dei fabbricati presenti sul territorio, ed agli utenti (cittadini e proprietari) di avere a disposizione uno strumento sempre aggiornato sulle reali condizioni dell’unità immobiliare, nelle dotazioni e qualità dei vari componenti. 16 Consigliere Nazionale dei Periti Industriali 111 In sintesi l’obiettivo e le finalità del fascicolo del fabbricato sono quelle di fornire, sia all’Amministrazione Pubblica sia al cittadino, una precisa, articolata e dettagliata quantità di informazioni amministrative e tecniche riguardanti: - l’individuazione dell’intero immobile sotto il profilo tecnico e amministrativo, - la tipologia strutturale, - le dotazioni e caratteristiche impiantistiche, - la descrizione delle rifiniture, - lo stato di manutenzione, - gli interventi modificativi rispetto allo stato originario, - le indicazioni sulle operazioni di manutenzione da effettuare, - le indicazioni sul corretto uso dell’immobile con particolare riferimento alla sicurezza. Relativamente al patrimonio edilizio esistente il fascicolo del fabbricato fornirà precise indicazioni, prescrizioni e suggerimenti relativamente ad interventi che si reputano necessari al fine di preservare la sicurezza dei residenti prevenendo eventi catastrofici e luttuosi. Il Fascicolo del Fabbricato dovrà avere valore certificativo e non una valenza puramente descrittiva. B. 112 CONTENUTI SCHEMATICI Il fascicolo è innanzitutto suddiviso in due parti, la prima riferita alle porzioni condominiali, la seconda riferita alla singola unità immobiliare. Conseguentemente la prima parte deve essere conservata ed aggiornata dall’amministratore del condominio e la seconda dai singoli proprietari della varie unità immobiliari che compongono il fabbricato. Ogni parte è suddivisa nelle seguenti sezioni: Sez. I - Identificazione, parte anagrafica. Sez. II - Dati urbanistici e dimensionali. Sez. III - Elenco titoli abilitativi. Sez. IV - Elenco soggetti intervenuti nella costruzione. Sez. V- Descrizione caratteristiche costruttive generali. Sez. VI - Abbattimento barriere architettoniche. Sez VII - Protezione antincendio. Sez. VIII - Sicurezza – ambiti peculiari. Sez. IX - Apparecchiature ed istruzioni d’uso per una corretta manutenzione Sez. X - Schede con indice di efficienza per individuazione delle criticità e necessità di interventi di adeguamento e messa in sicurezza secondo le valutazioni riportate nelle descrizione dei vari componenti di cui alle sezioni indicate. Sez. XI - Istruzioni e note per aggiornamento e tenuta nel tempo del fascicolo del fabbricato. 113 Per ogni sezione sono previsti allegati esplicativi e documentazione ritenuta indispensabile e utile ad un immediato utilizzo; negli altri casi è previsto che sia indicato dove la corrispondente documentazione è reperibile e dove può essere visionata o richiesta in copia. C. PERCHE’ E’ NECESSARIO IL FASCICOLO DEL FABBRICATO CONOSCENZA DI CIO’ CHE SI POSSIEDE Da più parti e sempre più spesso si osserva come un’unità immobiliare sia l’unico bene non accompagnato da etichette, libretti d’istruzione o altro materiale documentale informativo sulle caratteristiche dell’oggetto. Il dato di fatto è che la conoscenza di un oggetto immobiliare rimane essenzialmente limitata ai momenti connessi alla progettazione di un intervento ed alla sua realizzazione, ma una volta terminate queste fasi del processo edilizio, i dati relativi vengono quasi sempre “dimenticati” e dispersi. Non è raro riscontrare che proprietari ed amministratori, anche di rilevanti patrimoni immobiliari, rimangono pressoché privi dell’insieme documentale di tipo tecnico, architettonico e gestionale/manutentivo che, se correttamente raccolto, ordinato e aggiornato, potrebbe assumere una significativa funzione per quanto riguarda: la conoscenza dello stato di conservazione di un edificio, con risvolti ad esempio sul controllo economico e gestionale, ma anche nel contesto del rispetto delle normative sulla sicurezza degli edifici; l'aggiornamento legislativo e normativo riferito all'edificio e ai suoi componenti; 114 le modalità di gestione ed utilizzo dell'edificio, in termini di definizione degli investimenti, delle politiche immobiliari, e del mantenimento/incremento del valore dell'edificio; la valutazione economica di un immobile o di parchi immobiliari, sulla base di informazioni particolari e/o di sintesi per la valutazione di beni immobiliari. Tutto ciò riguarda quindi, in generale, la disponibilità in tempo "quasi reale" di informazioni storiche, tecniche, legislative ed amministrative la cui disponibilità è relativamente poco costosa, quando le informazioni "gratuite" sono raccolte sin dall'inizio con sistematicità, ma che diventa onerosa, talvolta incompleta e spesso deludente, in caso di ricostruzione a distanza di tempo. In particolare risulta opportuno ricordare come la disponibilità dell'insieme di informazioni che hanno interesse per la conoscenza di un edificio, assumono ulteriore importanza per i seguenti motivi: maggiore attenzione da parte della pubblica amministrazione nei confronti delle condizioni dei parchi immobiliari (sia di proprietà pubblica che privata) ai fini della pubblica sicurezza ed alla redazione di piani attuativi (PRG, ecc.); facilitazione da parte della pubblica amministrazione ad eseguire controlli sistematici su progetti di nuova edificazione o di recupero edilizio, e soprattutto a condurre verifiche sullo stato di fatto degli edifici esistenti; allargamento al contesto europeo del mercato immobiliare, con maggiori richieste di trasparenza sulla disponibilità di dati ed informazioni "reali" di singoli edifici e/o di parchi immobiliari e quindi sul loro stato di conservazione; necessità di mantenere disponibile e rintracciabile nel tempo la documentazione che "certifichi" la rispondenza dell'edificio e delle sue parti a norme e leggi, sia in 115 caso di controlli amministrativi che nell’ottica della dismissione/acquisizione di un bene immobiliare, avendo le informazioni fra l’altro funzione di garanzia per la proprietà e per l’utente all’atto di successive verifiche e controlli. RAZIONALIZZAZIONE DELLE DOCUMENTAZIONI NECESSARIE E PREVISTE DA NORME SPECIFICHE Il nostro ordinamento già oggi prevede la necessità di avere una moltitudine di certificazioni specifiche e riguardanti ambiti particolari riferiti ad un immobile. Certificazioni che, in diversi casi, devono nel tempo essere rinnovate pena la decadenza delle autorizzazioni all’uso. In molti casi tali certificazioni nel tempo si perdono e l’utente non ha più la consapevolezza di ciò che è necessario e che la norma richiede. Il fascicolo del fabbricato, ponendosi come sintesi finale di tutto ciò che costituisce un immobile, diventa uno strumento unico e unificante tutti i vari adempimenti semplificando notevolmente la gestione di una molteplicità di attestati e certificati. FASCICOLO DEL FABBRICATO COME CERTIFICATO UNICO. Il fascicolo deve avere valore certificativo, altrimenti sì, diverrebbe uno strumento di pura razionalizzazione di dati ed informazioni utili ma non efficaci e soprattutto non semplificative. Il fascicolo come sostituto di: certificato di conformità edilizia e agibilità, dichiarazioni di conformità degli impianti, certificazione energetica, 116 certificato di prevenzione incendi, autorizzazione allo scarico, ecc, ecc… Il fascicolo del fabbricato visto come una sorta di libretto di circolazione di un’automobile dove sono sintetizzati i dati essenziali e necessari all’identificazione e alla garanzia di efficienza di un determinato prodotto. GUIDA ALL’USO E ALLA MANUTENZIONE DELL’IMMOBILE Tutti i cittadini rivolgono molta attenzione alle istruzioni sull’uso e sulle operazioni manutentive di un’automobile o di qualsiasi altro prodotto anche di scarso valore economico, ma difficilmente si pongono il problema di come deve essere usata una casa e soprattutto di come deve essere mantenuta nel tempo. Un corretto uso ed un intelligente e programmato piano manutentivo, oltre che a rendere efficiente, sicura e confortevole l’abitazione, conferisce nel tempo un valore economico maggiore rispetto ad analoghi fabbricati non manutenuti. Il fascicolo potrà aiutare l’utente a prendere coscienza di tutte le operazioni che sistematicamente dovrebbero essere fatte contribuendo a creare quella cultura di manutenzione programmata che oggi risulta pressoché inesistente. FASCICOLO FABBRICATO COME DOCUMENTO CHE ATTESTA LA QUALITA’ DELL’IMMOBILE ED IL SUO EFFETTIVO VALORE ECONOMICO Dall’analisi e dalle considerazioni fin qui sinteticamente esposte, scaturisce come il fascicolo del fabbricato sia uno strumento che individua con precisione lo stato qualitativo dell’immobile preso in esame. L’analisi puntuale dei vari elementi che compongono una costruzione, la verifica dell’efficienza e dell’integrità, le 117 indicazioni sulle opere di manutenzione effettuate, concorrono a determinare il vero livello qualitativo dell’immobile e a determinarne il valore effettivo. Fascicolo inteso pure come strumento regolatore i valori immobiliari, non più quotazioni generiche e sommarie condizionate quasi esclusivamente dall’ubicazione e dalla vetustà dell’oggetto, ma valore commisurato all’effettivo stato di realizzazione e conservazione del fabbricato ed una diretta relazione alle dotazioni, alle soluzioni tecniche adottate, alla qualità della struttura, impianti, componenti di rifinitura, efficienza energetica, ecc., ecc... 118 Benefici economici e sociali del ciclo verde: energia, mobilità ecc., di Marco Paulotto17 Ringrazio l’Ingegnere Pietri per l’introduzione, senza dimenticare che tra le altre cose è anche il mio Presidente, essendo io iscritto all’Ordine degli ingegneri di Sassari. Ringrazio anche chi mi ha invitato a questo convegno, che rappresenta un punto di riferimento a carattere nazionale. Nell’esposizione mi avvarrò di una serie di slide. La mia relazione ha per tema i possibili Benefici Economici della Green Economy. Opero nell’impresa famigliare in un settore differente da quello relativo all’energia; noi lavoriamo nella realizzazione di sistemi di sicurezza. Abbiamo approcciato da qualche anno il settore delle energie rinnovabili sfruttando la nostra capacità all’interno del settore impiantistico e lì ci siamo accorti che parlare solo di energia è riduttivo, bisogna allargare il ragionamento all’ 17 Paulotto Project Management 119 economia e sviluppo sostenibile: Partendo da ciò, emerge che le competenze e capacità richieste in questo settore sono molteplici. Cosa intendiamo per sviluppo sostenibile? Lo sviluppo sostenibile, secondo il rapporto Bruntland del 1987 consente di soddisfare i bisogni presenti senza compromettere i bisogni delle generazioni future. La domanda che accompagna tutto questo convegno è: La green economy è un’opportunità di business e lo è per il nostro territorio? Le due domande sembrano retoriche, se fatte a noi addetti ai lavori rispondiamo: certo che può essere interessante. Ma se poi le stesse vengono riportate alle imprese, ai cittadini, alle pubbliche amministrazioni, la risposta è un po’ diversa. L’economia sostenibile fuori dal perimetro degli addetti ai lavori, viene percepita come un insieme di norme o di azioni che hanno reso più complicata la vita. 120 Parlando di economia sostenibile nel nostro territorio, da una indagine condotta dalla Fondazione Impresa di Mestre, emerge che la Sardegna, dove pure il concetto di economia sostenibile dovrebbe essere ai massimi livelli di attenzione, risulata avere un livello basso nell’indice di green economy. Questa indagine, tiene conto di tutta una serie di fattori, che non sto qui ad elencare perché sarebbe noioso, tra i quali la quantità di energia alternativa utilizzata; la quantità di prodotti con certificazione ecologica etc.. Il cattivo risultato della Sardegna è paradossale rispetto ad una percezione molto alta di livello ecologico percepito dalla popolazione anche fuori dal territorio isolano. Perché, ciò accade in Sardegna? Come viene percepita comunemente, cosa viene percepito dell’economia sostenibile? Fondamentalmente ciò che vediamo sono gli impianti per lo sfruttamento dell’energia fotovoltaica e di quella eolica. Esse hanno avuto un grandissimo sviluppo, grazie alle normative calate dall’alto. E’ stata data una fortissima incentivazione a partire dall’Unione europea per arrivare poi al Governo nazionale e anche alla nostra Regione autonoma, perché la produzione di 121 energia da fonti rinnovabili era necessaria alfine di rientrare nei parametri di Kioto Il processo è stato velocissimo ma pieno di storture. Tanto è vero che l’energia fotovoltaica invece di essere un sistema a sviluppo molecolare, in cui ogni capannone, agricola di abitazione, e ogni ogni impresa sarebbe dovuta produrre il fabbisogno energetico e, casomai fosse stato necessario, cercare di mettere in rete queste strutture. Invece ciò che vediamo è quanto riportato nella slide, campi fotovoltaici, magari un po’ meno in Sardegna, grazie ad alcune scelte politiche che hanno comportato una legislazione più restrittiva e dunque impedito lo scempio avvenuto in territori quali come Puglia e Marche. In ogni caso anche da noi sono stati sottratti territori all’agricoltura, invece di realizzare i campi in territori da bonificare che tanto per un certo tempo restano improduttivi. Anche per l’energia eolica ognuno avrebbe dovuto produrre per il proprio fabbisogno, invece, anche in Sardegna, vediamo il nostro territorio deturpato con il panorama 122 modificato se non per sempre almeno per lungo tempo. I vantaggi portati da questi impianti son stati pochissimi. Per il fotovoltaico, c’è stato anche uno sviluppo nel settore residenziale. Un po’ peggio è andata nel settore industriale dove i capannoni stanno in piedi solo per produrre energie; mentre si sono persi i posti produttivi al loro interno. Con l’energia eolica, a parte alcune aziende che hanno lavorato per gli sbancamenti del terreno e qualche comune che ha avuto il vantaggio di parte dell’energia pagata, certamente nel territorio di ricchezza se ne è lasciata poca. Alla fine il cittadino, l’imprenditore e anche la pubblica amministrazione cosa percepiscono? Vedono una bolletta che aumenta perché gli incentivi alle energie vengono ripagati da ognuno di noi tutti i mesi nella bolletta. Si ha una percezione negativa di dell’economia sostenibile al punto che laddove si vogliono realizzare impianti di produzione da energie rinnovabili, in tutto il territorio 123 isolano avvengono sollevazioni popolari. Perché ciò accade? È chiaro che c’è una reazione. Se vedo qualcosa che mi deturpa l’ambiente circostante, mi cambia la vita e non mi porta vantaggi, allora oppongo un rifiuto. A questo punto cosa chiede l’operatore? Nel lavoro di indagine nel settore della green economy abbiamo rilevato due soggetti: business e non business. Per soggetti business intendiamo tutti coloro che possono trarre il proprio sviluppo economico direttamente dalle economie sostenibili. Per soggetti non business intendiamo quelli che non intendono operare direttamente nella green economy, ma che vogliono utilizzarla allo scopo di migliorare il proprio core-business. E’ il caso di un supermercato, che non fa dell’economia sostenibile il proprio business ma può ottenere vantaggi, attraverso il risparmio energetico. Quali sono le opportunità da cogliere? Ne hanno parlato tutti gli oratori che mi hanno preceduto. Ma in questa sessione dobbiamo parlare dello potenzialità regolamentazione 124 sviluppo grazie locale, delle alla atale scopo l’esempio più calzante è dato dalla municipalità di Palo Alto, in California, dove ha sede la Tesla che oggi è il più grande produttore di auto elettriche. Al fine di aiutare l’azienda, in quel territorio ogni casa che si costruisce deve avere al suo interno una stazione di ricarica per le auto elettriche. In altri paesi laddove c’è un’eccellenza o la possibilità di una eccellenza la regolamentazione locale viene modificata allo scopo di svilupparla. Nel nostro territorio qualcosa di simile potrebbe essere fatto, fra poco noi avremo la bioraffineria, e questa sarà una grandissima opportunità per il territorio. Lo sarà se oltre al semilavorato si potranno realizzare localmente anche i prodotti finiti. A tal fine le Amministrazioni pubbliche potrebbero dare una grossa mano, se imporranno mediante regolamentazione l’utilizzo delle stoviglie usa e getta solo se di provenienza vegetale. La cose che dico alla fine però si conglobano in un aspetto. Stamattina si è parlato di Sardegna Ricerche e del suo sportello energia, che è un’idea molto importante, perché è necessaria una fase di formazione, informazione e supporto consulenziale alle imprese e alle pubbliche amministrazioni su questi temi. Chiudo l’intervento parlando della grande occasione che non dobbiamo assolutamente perdere, purtroppo è un po’ ravvicinata e quindi stride con il problema dei tempi che dicevo. Questa opportunità, è l’Expo di Milano; il cui tema, come sappiamo, 125 è “nutrire il pianeta energia per la vita”. A questo appuntamento, secondo me, noi del territorio ma più in generale noi sardi, dovremo essere pronti a fornire a tutti i potenziali investitori che arriveranno in Italia, fatti e opportunità concrete, che consentano di richiamare i capitali che dovranno essere la base per lo sviluppo futuro del nostro territorio. Grazie. 126 TERZA SESSIONE LA QUESTIONE ENERGETICA DELLA VISIONE EUROPEA ALLE SCELTE NAZIONALI 127 DALLE STRATEGIE ENERGETICHE ALLE POLITICHE DI SETTORE Intervento di Paolo Porcu18 Permettetemi di iniziare con un ringraziamento a tutti gli enti e a tutte le persone che hanno permesso di raggiungere questo che io ,come sardo, ritengo un grosso risultato. Vi parlo per esperienza. Io mi occupo di gas da molti anni. Sono stato vent’anni dirigente Eni, e ringrazio Hera che mi ha dato l’opportunità di venire ad occuparmi di gas in Sardegna. Gli intendimenti erano lavorare Galsi più che per Medea, ma dobbiamo fare i conti con la realtà. Quindi, in attesa dell’arrivo di Galsi dobbiamo cercare di sviluppare l’utilizzo delle reti gas con altri sistemi. Noi ,come concessionari pubblici, ripeto, qui rappresento i maggiori concessionari pubblici; giusto per dare due numeri rispetto all’intervento del dottor Santini che parlava di 700 comuni che hanno 150 mila utenti a GPL. Giusto per calarci nella Sardegna, l’ingegnere Sacchetti ha già detto che noi qui abbiamo poco meno di 12 mila utenti. La rete di Cagliari, che io gestivo negli anni ’80 a gas manifatturato, addirittura, ha raggiunto i 16 mila utenti. Oristano ha 2 o 3 mila utenti. Olbia ha poco meno di 2 mila utenti. Questi famosi 150 mila utenti a livello di grosse città sono tutte concentrate in Sardegna perché la Sardegna non ha il metano. 18 Direttore Medea – Gruppo Hera 128 La Sardegna è un’isola, c’è poco da fare. Non sto a legger quello che è stato già esposto, soprattutto dal Presidente Borghetto, relativamente al perché c’è questa necessità di trovare delle soluzioni alternative. Voglio soltanto sottolineare quello che ho messo in grassetto. Questa situazione, cioè il fatto che non potremo usufruire del gas naturale non cambierà per i prossimi anni, quindi c’è un’esigenza di capire cosa mettere dentro le reti di distribuzione, sia quelle che devono essere sviluppate come Sassari, quelle che ho citato prima dei capoluoghi di provincia storici, sia quelli che i concessionari in questo momento hanno difficoltà a cominciare i lavori proprio perché non sanno che cosa metterci dentro. Perché c’è un obiettivo ritardo nella realizzazione del Galsi. I piani finanziari con cui sono state fatte le gare dai comuni prevedevano che il primo gas naturale sarebbe dovuto arrivare il prossimo anno e già qui si inglobano dei ritardi, perché prima si parlava del 2012, poi del 2013, poi del 2014. Però sappiamo che anche questo traguardo non sarà raggiunto. E stiamo parlando di investimenti grossi: 2 miliardi di euro. Il piano delle reti… è inutile che sto a parlarvi di quello che ampiamente la dottoressa Murroni ha spiegato prima. Praticamente era un piano delle reti che prevedeva la gassificazione di quasi tutta la Sardegna. Lo stato dell’arte….. Anche questo è stato ampiamente spiegato dalla dottoressa Murroni. Tra le righe abbiamo potuto capire che ci sono dei grossissimi ritardi, non solo dovuti alla crisi economica ma alle perplessità ,soprattutto dei grossi concessionari, quelli che io rappresento perché il Sindaco di Porto Torres ha parlato di FonteEnergia. 129 Ovviamente io ho anche il mandato di FonteEnergia di parlare di questa proposta: Porto Torres non si costruisce ancora perché non si capisce bene che cosa metterci dentro. Perché tutti i giornali, tutti gli anni, tutto l’inverno vedono questa carenza di gas che, attenzione, non è soltanto un problema dei concessionari, cioè di chi gestisce una rete di distribuzione gas. È un problema della Sardegna. È un problema della Sardegna perché la signora Maria di Olzai, rispetto alla signora Maria di Vattelappesca, vicino a Frosinone o della Lombardia, paga la bombola da 10 chili che gli serve per cucinare , minimo, il 30 o 40% in più rispetto al resto della Sardegna. Quindi oltre al danno le beffe. Non abbiamo il metano ma quello che abbiamo ci costa caro. Qui ho delle slides dell’Enea ed altri istituti nazionali …facevano due conti giusto per far vedere come è sbilanciato il bilancio energetico sardo. Questo è un bilancio energetico sardo al 2005: È solo per evidenziare che i combustibili gassosi nel 2005 rappresentavano una piccolissima parte dei combustibili che venivano utilizzati in Sardegna e si facevano anche delle proiezioni al 2020, che erano molto ottimistiche, prevedevano un utilizzo massivo del gas naturale. Era anche un modo per dire: c’è bisogno di Galsi… perché se viene Galsi si consumeranno queste quantità in termini di combustibile gassoso. Però, obiettivamente, i numeri che vi ho fatto vedere prima, del 2005, già oggi, 2013, non è che sono cambiati di molto. Anzi, probabilmente sono diminuiti. Quindi, anche le previsioni dei consumi, che erano alla base di un progetto come Galsi, probabilmente per motivi di crisi, devono essere profondamente riviste. 130 Quindi qui cosa diciamo? Visto il ritardo del Galsi, è un dato di fatto …. lo sviluppo delle reti nei prossimi anni sarà a GPL. Quando dico GPL – faccio giusto un inciso, non pensate che sia pedante – GPL è un termine che significa gas di petrolio liquefacibile. In Italia viene commercializzato come due prodotti: è il cosiddetto GPL miscela. Sono sempre C3 e C4, Propano o Butano; soltanto che il GPL miscela è meno volatile, quindi si utilizza per scopi industriali. Per le reti di distribuzione invece viene utilizzato il prodotto commerciale che si chiama Propano commerciale che è una miscela, sempre di C3 e C4, ma con minimo il 92% di Propano perché viene trasportato liquido, a bassa pressione 5 o 6 Bar e poi quando viene messo nei tubi deve subito gasificare. Vi racconto un aneddoto rispetto alla carenza di questi prodotti, rispetto alla carenza del GPL. Noi gli anni passati, proprio perché il Propano non ci veniva dato, siamo stati costretti, per non interrompere il servizio di distribuzione gas, che per definizione non è interrompibile, a mettere in rete l’altro prodotto commerciale, il GPL miscela, e abbiamo avuto anche un minimo di problemi perché non è che vaporizzava così facilmente. Forse il Sindaco si ricorda di alcuni lavori che fummo costretti a fare alcune inverni fa, in cui siamo stati costretti a “stasare” la condotta principale perché non si riusciva ad avere il prodotto nella giusta vaporizzazione. Quindi, attenzione, è anche un problema di sicurezza avere il Propano in quantità e in qualità adeguate per l’utilizzo nelle reti di area propanata. Ecco, questa cifra che vedete qui, circa 2 miliardi di metri cubi di gas naturale ipotizzati da Enea per il 2020, più o meno corrispondono a un milione e mezzo di 131 tonnellate di GPL. Tenete presente che il consumo attuale della Sardegna per tutti gli utilizzi, non solo per le reti di distribuzione, oggi è sui 200 Kton, sulle 200 mila tonnellate. E qui rispondo anche a quello che ha detto Beniamino Scarpa relativamente alla rivitalizzazione del porto. Faccio una anticipazione….. Se andasse in porto il progetto di cui adesso parlo, le 79 navi che sono transitate nel 2012, se tutto il GPL che attualmente si utilizza in Sardegna transitasse, invece che negli attuali due stoccaggi, in questo nuovo stoccaggio strategico, significherebbe 100 navi in più. Certamente non sono navi grosse. Stiamo parlando di bettoline, ma ogni bettolina paga dazio… e ogni bettolina significa che c’è bisogno degli ormeggiatori, quindi significherebbe che si raddoppia ampiamente il traffico marittimo del porto industriale di Porto Torres. Giusto per dire di cosa stiamo parlando. E come possono essere approvvigionati e stoccati tali quantitativi da 200 in poi? Come lo facciamo adesso? Questi 200 mila che in certi momenti dell’anno bastano a pelo per la Sardegna; ma quando parlo della Sardegna non parlo soltanto delle reti di distribuzione, parlo di tutti gli utilizzi. In questo momento la Sardegna si approvvigiona in tre modi diversi: o viene preso dalla raffineria Saras, che lo commercializza nel sud della Sardegna, arrivano le navi; c’è anche un’autoproduzione perché essendo una raffineria il GPL è un sottoprodotto della raffinazione primaria; oppure viene trasportato con navi gasiere e stoccato nel nord in un deposito privato che c’è nella zona industriale. Però è poca roba perché ha una capacità massima di 2 mila – 2200 tonnellate. 132 Quindi c’è anche un problema di consumare quasi tutto il prodotto stoccato prima di far arrivare l’altra nave. Perché, attenzione, questo stoccaggio di questo deposito equivale al quantitativo minimo che una bettolina può fare arrivare in Sardegna, in termini economici. Perché sennò deve scaricare mezza nave. Quindi, cosa succede ogni inverno? Succede che prima di far arrivare l’altra nave deve consumare tutto quello che c’è dentro a deposito e quindi può creare dei problemi come quelli di quest’ultimo anno. Oppure, l’altra alternativa, che da un punto di vista economico è un bagno di sangue, è prendere le autobotti che caricano al Costiero di Livorno, farle imbarcare, con tutte le difficoltà di farle imbarcare; …eppure facciamo anche questo. In certi momenti l’unica maniera per non interrompere il gas alle piscine comunali è stata anche quella di sopportare il raddoppio del prezzo di approvvigionamento della materia prima e farlo venire da Livorno. Perché non potevamo, anche per obblighi in quanto concessionari, far mancare il gas alla città di Sassari, in questo caso. Come possiamo favorire nell’immediato lo sviluppo delle reti gas; e quali sono i fattori principali che ostacolano tale sviluppo? Ovviamente una risposta di questo genere deve prendere in considerazione che noi dobbiamo avere, per lo sviluppo della rete gas, un combustibile gassoso economicamente conveniente e in quantità adeguata. Però dove lo mettiamo? Se io devo costruire una infrastruttura nuova, tutti gli economics vanno a farsi benedire. Se riusciamo a recuperare delle strutture industriali che possono essere utilizzate allo scopo di stoccare il gas senza grossi impatti economici, allora probabilmente troviamo la soluzione. 133 Ma per fare questo abbiamo bisogno del sostegno delle istituzioni che devono capire che è un problema non del privato che gestisce la concessione, ma è un problema dei sardi. Infatti la Sardegna possiede delle infrastrutture industriali scarsamente utilizzate, idonee allo scopo di aumentare le scorte di GPL e che possono essere rese disponibili e operative nel breve periodo. Qui faccio un inciso: noi, con l’importante collaborazione della regione Sardegna, sia dell’attuale assessore Liori che della precedente Alessandra Zedda, ma soprattutto con l’assistenza dello staff tecnico dell’assessorato all’industria, e con la forte spinta data dal Consorzio Industriale , è già da un anno che stiamo lavorando col proprietario di queste infrastrutture per convincerlo a farci allocare una quantità adeguata di GPL che possa, per i prossimi anni, risolvere il problema. Stiamo parlando della zona industriale di Porto Torres; stiamo parlando di un molo che è già operativo e che fa arrivare per i bisogni di GPL del petrolchimico di Porto Torres, degli impianti attuali, per intenderci, una nave ogni morte di Papa. Però le strutture e il dimensionamento sono adeguate allo scopo. In giallo è segnato un grosso stoccaggio di proprietà della Versalis, ex Polimeri Europa, che può stoccare 6 o 7 mila tonnellate di GPL. E a fianco c’è evidenziato anche un sito che potrebbe essere recuperato, stiamo parlando dell’ex impianto Cumene che è fermo dal 2010, in cui c’è un piccolo stoccaggio che può fare da transito e sul quale noi abbiamo già fatto dei sopralluoghi per verificare l’adeguatezza e la disponibilità a che lo stesso faccia da “trait de union” tra il grosso stoccaggio che resta di proprietà dell’Eni e una nuova struttura, gestita da chi, 134 vedremo… , che serve allo scopo di far arrivare le autobotti che poi riforniscano non solo le reti di distribuzione del gas dei concessionari ma anche, per esempio, il piccolo imprenditore che ha un impianto di imbottigliamento a Ottana, piuttosto che da un’altra parte, e che in questo momento è costretto a prendere il gas soltanto dagli altri due fornitori e che in certi momenti gli rispondono anche “non ce l’ho”, oppure “te lo do a questi prezzi”, da cui la bombola della signora Maria di Olzai che costa il 30 o il 40% in più…. soprattutto quando deve accendere la stufetta a GPL. Quindi, ecco, il nuovo possibile stoccaggio di GPL può essere localizzato nell’ambito del parco GPL della Versalis Spa di Porto Torres. Le uniche strutture da prevedere e da essere utilizzate in esclusiva e quindi, eventualmente da riadattare e ampliare, sono la realizzazione di un sistema di carico tramite autobotti da costruire in un terreno prossimo al parco serbatoi. Questa slide è già vecchia, perché due giorni fa noi abbiamo fatto un sopralluogo ufficiale con una società di ingegneria e abbiamo definito esattamente dove costruire queste baie di carico per il carico delle autobotti. Abbiamo visto che c’è uno stoccaggio intermedio che è pari allo stoccaggio che noi abbiamo a Caniga prima del revamping di cui ha parlato l’ingegnere Sacchetti. Abbiamo scovato due serbatoi uguali a quelli della foto che ha fatto vedere l’ingegnere Sacchetti, che ci verranno ceduti, speriamo, dall’Eni e insieme alle baie di carico costruiranno la base di partenza per approvvigionare, tramite autobotti, da questo deposito strategico in cui noi affitteremo una capacità di stoccaggio che, come minimo, sarà di 1 o 2 mila tonnellate mensili che in certi momenti dell’anno, ovviamente avranno una frequenza di ricambio notevole. Nel senso che noi abbiamo sempre a disposizione nel mese 1 o 2 mila tonnellate. Significa che 135 potremo far arrivare nel mese di febbraio 4 o 5 bettoline da 2 mila tonnellate l’una che ci risolvono il problema che ogni anno siamo costretti a combattere. Vi ho già detto quello che c’è scritto nella slide. Sono andato un po’ avanti. Ecco, l’unico grosso problema è: ma tutto questo fa diminuire i prezzi? Certo che fa diminuire i prezzi. Fa diminuire i prezzi se il trading e l’acquisto del prodotto non viene gestito, come è stato paventato anche qui, in maniera esclusiva da un privato; ma se questa cosa, la gestione di questo progetto viene fatta , anche in termini pubblici, cioè se questa società di scopo, che auspichiamo, sia rappresentata anche dalle istituzioni che, a questo punto, effettivamente possono agire anche da calmiere del mercato, non solo imponendo certi prezzi ma anche, eventualmente, definendo il prodotto di questo stoccaggio strategico, in termini fiscali, in maniera diversa e che possa in qualche maniera compensare la mancanza del metano in Sardegna. Qui è una prima slide che ho fatto per cominciare insieme al Presidente Borghetto, a parlare con Eni di che cosa stiamo parlando e di chi gestisce cosa? Perché abbiamo delle navi con cui si farà del trading; quindi arriva il prodotto, c’è tutto un sistema di pipe line che arriva nello stoccaggio del parco serbatoi interrati. L’unica cosa che c’è da fare è la realizzazione delle infrastrutture mancanti con lo stoccaggio intermedio e le baie di carico per autobotti. Stiamo parlando veramente di un investimento residuale. Tutto l’altro è pronto, è operativo ed è assolutamente sottoutilizzato. Ovviamente a questo discorso progettuale e a questa idea si potrebbe aggiungere una sinergia di cui non sto qui a parlare, perché penso che sarà opportuno sentire 136 che cosa il Ministero dello sviluppo economico voglia fare in termini di considerare strategico il GPL per la Sardegna in una maniera tale che non sia commercialmente un altro vincolo che fa peggiorare la situazione attuale, ma che in qualche maniera sia effettivamente una agevolazione e una riserva che impedisca il verificarsi di quello che tutti gli anni siamo costretti a patire, cioè la scarsità del prodotto durante l’inverno. Quindi è evidente che il discorso della direttiva europea, la 911 sulle scorte strategiche, che è stata tradotta in un Decreto legislativo, il 492/2012, dovrebbe prevedere un qualche cosa, probabilmente non inserito nel decreto, ma in qualche cosa che io auspico che la regione Sardegna riesca a trovare col Ministero, che, limitato alla sola Sardegna possa essere sinergico all’utilizzo di queste infrastrutture anche come deposito strategico. Vi ringrazio per l’attenzione. 137 LA RETE DI DISTRIBUZIONE DEL GAS IN SARDEGNA: STATO DELL ’ARTE E PROSPETTIVE Intervento di Simona Murroni19 Tante cose sono state dette oggi, anzi probabilmente avete detto tutte le cose più importanti. Credo però che una riflessione vada fatta; cioè che da queste due giornate, sia emersa la complessità del sistema energetico, quindi la difficoltà che anche noi abbiamo affrontato come pianificatori. Avevamo la necessità di integrare le infrastrutture e renderle interoperabili e quindi realizzare le interconnessioni tra le infrastrutture – quando parlo di infrastrutture sto parlando in generale; sto parlando di infrastrutture elettriche, sto parlando anche delle insfrastrutture del gas, del metano che in una logica di generazione distribuita devono essere chiaramente rese una in funzione dell’altra. Più volte è stato detto che non può esistere un mondo fatto solo di rinnovabili, perché delle centrali fossili sino ancora necessarie per una regioni di sicurezza e di stabilità della rete. Noi abbiamo bisogno in Sardegna di 1000 megawatt di fossili per tenere la rete in piedi altrimenti vi è una alta possibilità che si verifichino dei blackout. 19 Responsabile Servizio Energia Regione Sardegna 138 Per cui bisogna veramente lavorare su questo e rendere i sistemi interoperabili, uno deve essere pensato e gestito anche in funzione all’altro, altrimenti diventa veramente difficile riuscire ad avere un sistema sicuro. Il piano energetico serve a rispondere a un fabbisogno di energia funzionale ad mondo produttivo e alla vita quotidiana di ognuno di noi. Questa è una premessa. Perché, vi devo dire la verità, questa relazione il la trovo abbastanza noiosa, perché alla fine sembra quasi l’estrazione del Lotto; bacino n. 1; bacino n. 2… Voi sapete che il dottor Borghetto praticamente ha già detto quasi tutto quello che vorrei dire io, nel senso che noi siamo partiti… sto parlando adesso proprio della rete in Sardegna, di quella che è stata proprio la procedura, come è nata e quella che è la procedura amministrativa per la sua realizzazione. Tutto nasce nel ’99 quando c’è stata la famosa intesa istituzione di programma del 21 aprile, in cui, tra le tante cose, c’era proprio il disegno della metanizzazione della Sardegna; quindi stiamo parlando del ’99 e di un processo che ancora non si è concluso. Successivamente ci sono stati degli atti attuativi, c’è stata la delibera di Giunta del 2005 che ha proprio dettato le regole e ha anche detto che la Regione avrebbe dovuto fare una gara, che poi abbiamo fatto nel 2006, per individuare non solo i bacini ma anche i capofila. Infatti in una logica funzionale e di risparmio economico i Comuni si dovevano riunire in associazioni proprio perché il servizio doveva essere realizzato insieme. E quindi si dovevano individuare i bacini che rientravano all’interno di questo piano. Ci sono state un paio di integrazioni, nel senso che anche qui le risorse non sono poche, sono i fondi Cipe; comunque noi ci 139 troviamo nell’ingrato compito di essere sempre un po’ cattivi, ma anche sul fronte cioè quelli che devono da una parte rendere conto al Governo della spendita delle risorse, quindi a chi ci dà le risorse, comprovando come le stiamo spendendo e perché e siamo quindi tenuti a spenderle bene; e dall’altra parte non siamo i veri coordinatori con i comuni del processo di realizzazione delle reti. Tutto è stato fatto con questo bando regionale sono stati individuati i bacini e in essi un capofila delle associazioni di comuni i cosidetti Bacini, quindi dovevano essere pubblicati i bandi per l’individuazione di un concessionario che progettasse realizzasse e gestisse la rete cittadina. Diciamo che da queste gare che hanno fatto i comuni sono nate impostate come concessioni di LL.PP. o project financing, proprio perché le risorse prevedevano anche una compartecipazione privata…qui c’è anche una tabellina, successivamente, con le risorse. Come dire, il progetto, proprio per la sua complessità, e per l’importanza economica dell’infrastruttura, necessitava di risorse pubbliche e private, per questo il project financing era utile perché non solo c’era una compartecipazione del privato all’investimento, ma poi chiaramente con la concessione dell’uso delle reti, chiaramente c’è un ritorno; ci dovrebbe essere un ritorno con tutte le problematiche che avete già esposto. Questa è una cartina, è la ripartizione della regione Sardegna in bacini. Da qui tutti i numeri famosi. Ecco qua la copertura finanziaria. Leggete voi i numeri, sono rilevanti. Andiamo a leggere i numeri, nel senso vediamo cosa è stato realizzato e cerchiamo anche di analizzate il perché forse siamo un po’ indietro. Dicevamo che i bacini sono 31, anche se spero che poi diventino 33. perché stiamo rimodulando; magari i due bacini che erano rimasti fuori possiamo reinserirli all’interno del disegno complessivo. 140 Questi qua sono i lavori completati. Vedete, c’è Sassari. L’ultimo è il comune di Cagliari, è Lanusei il 22. Questo qua è in fase di realizzazione. Probabilmente anche dalle date capite che qualche problema forse c’è, nel senso che nel 2010 il bacino n. 7 che è comune di (inc.) ancora non lo abbiamo finito; c’è ancora qualcosa da fare. Il bacino 9, anche questo non è terminato altro bacino bloccato è Dorgali; sono tutti bacini che sono iniziati nel 2011 e ancora, purtroppo, per vari motivi, sono là bloccati. È da poco, nel 2012, è iniziato quello nell’area vasta di Cagliari; entro breve spero possa essere terminato. Scusate, io sono sempre ottimista, lo sapete; quindi quando parlo “entro breve”, poi, di fatto, non si sa se è uno o due, tre o quattro anni. Andiamo adesso alle problematiche. Diciamo che dalla delibera di Giunta emergeva che tutto il piano è impostato sull’arrivo del metano; poi con il metano che non arriva per problemi internazionali, voi sapete che noi regione Sardegna, non siamo noi detentori del potere, nel senso che Galsi è una infrastruttura nazionale. In ogni caso è stato concesso, come vi dicevo prima, ai concessionari, vincitori di gare di poter servirsi di GPL o comunque di un gas sostitutivo al metano per poter iniziare a operare nel territorio. I problemi quali sono? I problemi sono diversi, e probabilmente il costo anche della materia prima non è esattamente così competitiva, in un momento poi di crisi economica. Altro problema: laddove si inizia un percorso nel ’99, e poi al 2005, le condizioni cambiano perché stiamo veramente parlando di ormai quasi dieci anni. Per cui anche i concessionari che magari sono vincitori di gare in 15 bacini, 141 potrebbero non avere la stessa scioltezza e freschezza nei confronti delle banche ad ottenere credito. E questo crea dei problemi, crea sicuramente dei ritardi. E anche, a volte, i comuni non sempre sono in grado, nel senso che sappiamo tutti che i comuni, a parte i comuni grossi, spesso si trovano un vittime anche di una complessità procedurale da non sottovalutare. Capite bene quanto è corposo, quanto è complicato gestire un appalto pubblico , e a volte c’è stata anche una nostra mancanza, nel senso che a volte probabilmente anche noi non li abbiamo supportati veramente. E questo va detto. Probabilmente avremmo dovuto, proprio nei primi anni, essere molto più vicini ad essere più di supporto. Probabilmente avremmo dovuto, proprio nei primi anni, essere molto più vicini ad essere più di supporto. Stiamo tentando di farlo adesso, ma non lo so quanto ci potremmo riuscire. Andiamo adesso a pensare alla nostra pianificazione. È chiaro che nel pianificare e quindi nel considerare strategico il gas metano all’interno di un disegno della regione, il problema è: Galsi sì, o Galsi no? Primo. Se Galsi è no; cosa si fa? Nella conferenza dei servizi di dicembre 2012 era stato proprio chiesto dall’amministrazione regionale che se Galsi non fosse realizzabile nei tempi, ci dovesse essere almeno la condotta da Piombino a Porto Torres, proprio per essere interconnessi con l’Italia. Ma anche questo non si sa se si farà. Per cui, dal punto di vista tecnico noi stiamo pensando a delle soluzioni che vi dico già deve essere condivisa da un punto di vista politico perché siamo veramente in fase di studio e quindi pensavamo a una cosa che potesse realizzarsi nel breve o brevissimo tempo, perché questa risposta 142 anche ai concessionari va data. È assurdo pensare che se arriva il Galsi magari non abbiamo la rete e quindi non possiamo servirci del gas, o al contrario, abbiamo la rete e ma non abbiamo il metano. È chiaro che queste due cose devono necessariamente andare in parallelo. Per cui l’idea era quella di farci anche noi promotori di creare o semplicemente mettere a disposizione dei depositi che fossero più capienti proprio per riuscire, eventualmente, anche a calmierare un po’ i prezzi, anche se questo è un lavoro che va fatto con molta cura e con molta attenzione perché noi dobbiamo dare la possibilità a tutti i concessionari di potervi accedere. La libera concorrenza è un principio su cui chiaramente dobbiamo, giustamente, tener conto e vogliamo anche farlo. Quindi il problema non si pone assolutamente da questo punto di vista. E questo è uno. Poi, chiaramente, tutto il discorso dei rigassificatori e/o soluzioni alternative. Anche questa è una strada che dobbiamo percorrere. Già il vecchio piano energetico li prevedeva e anche perché, diciamoci la verità, tutte queste soluzioni le avete già prospettate prima di me. Non è che ci volesse un genio a trovare le soluzioni, però vanno studiate e soprattutto realizzate. Quindi oggi sono molto contenta perché sono finalmente riuscita ad avere un contatto col Ministero , ci siamo già conosciuti a Roma ma , non sapevo che fosse lei il mio riferimento anche per il gas. Comunque anche in questo caso, come ho già detto ieri, questa è una materia in cui bisogna necessariamente lavorare insieme; in questo caso proprio col Ministero, perché una delle complessità, non è soltanto una complessità di rendere interoperabili le fonti e fare un disegno unitario; è anche la complessità di avere i soggetti allo stesso tavolo, e quando parlo di soggetti istituzionali; cioè il Ministero e la Regione devono necessariamente lavorare insieme perché anche le infrastrutture energetiche sono di competenza del 143 Ministero e spesso noi non abbiamo margini di manovra, non possiamo fare più di tanto; dobbiamo necessariamente organizzare un lavoro, un disegno e una pianificazione col Ministero e quindi credo che il merito di questo convegno di oggi, è che probabilmente riusciremo veramente a fare un tavolo col Ministero per mettere anche sul tavolo i numeri per poter fare una fattibilità che sia realistica rispetto anche a quelle che sono le esigenze che poi, rispetto al 2005, sono cambiate e quindi vanno anche riviste. I famosi numeri che al tempo erano stati stimati come fabbisogni per il Galsi, vista la caduta dei consumi che nel corso degli anni c’è stata vanno assolutamente modificati. Io dico sempre che l’obiettivo del burden sharing purtroppo se oggi fossimo al 2020 lo avremo raggiunto, non perché siamo stati bravi ma perché purtroppo c’è stata la crisi; e non è una bella cosa. Grazie per l’attenzione 144 CONCLUSIONI Gianfanco Ganau20 Grazie. Trarre le conclusioni dei lavori non sarà semplice. Credo che siano emersi tanti spunti in queste giornate di lavoro. Mi limito solo alla parte finale del convegno con alcune riflessioni che riguardano soprattutto il metano e l’energia a basso costo nella nostra isola, che sono solo alcune delle difficoltà oggettive che oggi noi viviamo, un problema che in qualche modo deve essere risolto e che non può sopportare un ulteriore allungamento dei tempi. Io credo che le soluzioni sia sostanzialmente due, con una terza che è soltanto un ripiego. La prima è quella del Galsi. Prendiamo atto che al momento c’è uno stand-by. Ma la nostra regione non può sopportare uno stand-by in queste condizioni. Che al di là di questo fermo che può durare forse un anno, due anni, dieci anni, noi non possiamo più sopportare una condizione in cui in questa regione non c’è il metano. È questo il primo vero problema. Io personalmente sono molto pessimista sulle prospettive del Galsi. Lo considero morto, un progetto finito. Poi, siccome i progetti industriali non vengono mai considerati finiti e si sceglie di metterli in 20 Sindaco di Sassari e Presidente del Consiglio delle Autonomie locali della Sardegna 145 stand-by, lo teniamo in stand-by. Ma consentitemi di essere assolutamente pessimista: non credo che questo progetto arriverà mai a realizzazione. E siccome uno stand-by di questo tipo prevede una modifica degli equilibri economici generali, l’avvio del progetto del Galsi richiederebbe dei tempi troppo lunghi; evidentemente non può essere questa l’attesa che noi dobbiamo coltivare, senza delle alternative. L’alternativa può essere quella dei rigassificatori. A livello nazionale sembrerebbe non esserci più spazio per la rigassificazione, almeno secondo alcune interpretazioni. Io credo che la Sardegna abbia invece tutte le caratteristiche perché la rigassificazione possa essere messa in atto. C’è già una disponibilità da parte del comune di Porto Torres, tenendo presente che i tempi tecnici per realizzare un rigassificatore, tra valutazioni di impatto ambientale, progettazione ecc. sono lunghi. E quindi noi continueremo ad avere un deficit gravissimo da questo punto di vista per un ulteriore numero di anni, che non sono pochissimi, anche volendo accelerare al massimo tutte le procedure che notoriamente sono lunghissime e portano via, non mesi ribadisco, ma anni. Ecco perché credo che la specificità della regione debba essere fatta valere, e credo anche che, forse, sarà il modo per far arrivare il tubo in Sardegna, perché avendo un rigassificatore sono sicuro che arriverà un tubo che si porterà via il metano; così come si portano via l’energia che produciamo in eccesso, senza possibilità di reimportarla. Che è una cosa clamorosa. In questa regione produciamo più energia di quella che ci serve, la esportiamo, però, siamo a rischio di black-out, tanto che i gruppi 1 e 2 di Eon sono in funzione nonostante siano fuorilegge da anni in deroga grazie ad una dichiarazione che li 146 ritiene assolutamente non sostituibili perché c’è un rischio di blackout in questa regione che non è accettabile. Credo che la soluzione dei rigassificatori possa essere una soluzione e le decisioni vanno prese subito; non ci possono essere tempi lunghi rispetto a questo tipo di decisione perché, ripeto, noi non possiamo sopportare questa situazione di gap rispetto alle altre regioni che è sempre maggiore e che impedisce, in un momento come questo, di individuare tutti gli strumenti per un rilancio dell’economia e per quel che riguarda poi le ricadute sulla occupazione, noi non possiamo sopportare più a lungo questa situazione di ambiguità, di attesa, di evoluzione del sistema mondiale della crisi, dell’economia ecc. senza avere una certezza. Quindi credo che la soluzione dei rigassificatori vada presa in considerazione fino in fondo e che possa essere una soluzione da perseguire. L’altra soluzione che credo meriti attenzione, come dicevo in apertura, non è una soluzione ma è solo uno strumento tampone; è quella di consentire alla Sardegna di avere energia a basso costo con compensi di tipo economico. Perché anche qua non si capisce perché i sardi, le industrie sarde, debbano essere penalizzate rispetto al resto della nazione. Io continuo a dire che se la Sardegna fa parte dello Stato italiano, alcune criticità devono essere necessariamente in carico allo Stato e non ai singoli, alle singole regioni o alle singole comunità. Credo che l’energia a basso costo sia un diritto della Sardegna, così come lo è la continuità territoriale, e quindi che debba essere lo Stato a risolverlo. Ci vorranno 5 o 6 anni per realizzare i rigassificatori e dare alla Sardegna il metano e quindi l’energia a basso costo. Benissimo, andiamo avanti con una serie di compensi di tipo fiscale che alleggeriscano i carichi in Sardegna e che consentano comunque di avere un’energia 147 a basso costo, quindi di essere competitivi da un punto di vista di impresa e di energivore, ma non solo di energivore. Evidentemente questo non risolve il problema di tipo ambientale perché continueremo a produrre col carbone, continueremo a produrre con gli olii combustibili, il che ovviamente necessita di altre attenzioni, e a mio avviso sempre da parte dello Stato. Perché questa non è una condizione che hanno deciso i sardi, è una arretratezza che non è stata colmata in decenni e che noi oggi subiamo. E credo che da questo punto di vista bisogna essere un pochino decisi anche nelle rivendicazioni. Credo che la regione su quest’aspetto debba fare delle scelte immediate e debba contrattarle subito con il Governo e con lo Stato. Per quanto riguarda le infrastrutture, io credo che la rete vada sviluppata e che la rete debba essere utilizzata provvisoriamente con le soluzioni che sono in essere. Perché noi non possiamo poi trovare la scusa che non abbiamo la rete e quindi il rigassificatore non lo possiamo utilizzare. Le reti vanno sviluppate e quindi, gli investimenti di infrastrutture che sono già previsti e quelli che ulteriormente devono essere previsti, vanno portati avanti con decisione e senza perdita di tempo perché è l’infrastrutturazione la base di tutto il sistema e quindi va sviluppata fino in fondo. Sulla proposta che viene da Medea in merito all’utilizzo dei serbatoi di Porto Torres come scorta strategica, io dico che basterebbe vivere qualche mese in Sardegna per capire cosa significa avere la chiamata di Medea sotto capodanno che dice: “Siamo al limite dell’interruzione dell’erogazione perché la Saras non ci dà il combustibile, la materia prima”. Quindi inizia – normalmente è tra Natale e Capodanno – questo balletto tra Sindaci, Prefetture ecc. fino a che non si trova all’ultimo giorno, all’ultimo minuto utile, una soluzione. Anche questo è 148 inaccettabile. Abbiamo il diritto di avere almeno le garanzie dell’esistente. Allora anche da questo punto di vista, e guardate che è difficile fare capire alla gente perché, in un piano generale la Sardegna non può avere delle scorte strategiche. Perché gli altri non ne hanno bisogno. È inaccettabile questo tipo di ragionamento. È inaccettabile che ancora oggi noi ci sentiamo dire dal Ministero, dai Ministeri che siccome a livello nazionale non c’è un problema di scorta strategica, non si capisce perché ce lo debba avere la Sardegna. Ma per il semplice fatto che non c’è il metano e che non ha una garanzia di continuità nell’ erogazione. Ecco qual è il motivo ed ecco per cui io mi auguro che nella programmazione che si sta facendo e che si dovrà fare, sia tenuta in considerazione una volta per tutte questo tipo di problema e che quindi la definizione di una scorta strategica per quel che riguarda le esigenze del GPL in Sardegna, sia presa in considerazione e venga autorizzata. Credo anche che la soluzione che ci propone Medea sia intelligente perché riutilizza impianti industriali che in questo momento sono fermi e quindi impedisce l’ulteriore degrado; di fatto costringe a intervenire con manutenzioni e quindi ad un riutilizzo di questo tipo di strutture. Però sotto c’è sempre un problema, e anche questo si trascina da tempo, quello delle bonifiche delle aree industriali. Noi abbiamo delle aree che possono essere utilizzate e che vogliamo riutilizzare, per cui continuiamo a dire che l’obiettivo primo è quello delle bonifiche integrali di queste aree che ritornino in piena disponibilità del territorio e in piena disponibilità per usi civili e per il riutilizzo di tipo industriale. Quindi anche da questo punto di vista massima attenzione rispetto a quei processi che hanno delle lentezze, spesso anche in casa nostra, non tutte a livello ministeriale, anzi, spesso più in casa nostra che a livello romano. 149 E poi un appello alla regione Sardegna: fate le regole sulle energie rinnovabili perché noi siamo favorevoli ma senza un piano energetico regionale sta succedendo di tutto. Intanto predisponiamo il piano energetico regionale, decidiamo quanta energia dobbiamo produrre, che energia dobbiamo produrre e dove la dobbiamo produrre. Perché se vengono autorizzate, ed è difficile non autorizzarle guardate, con le regole attuali… Poi mi dicono: avete autorizzato? Come fai a non autorizzarle, ci sono tutte le norme che lo consentono. Ci stiamo inventando di tutto, dalla gallina prataiola agli aerei, all’interferenza - non so bene cosa, con le onde radio di Telemontecarlo. Ci siamo inventati di tutto. E purtroppo, siccome ci sono delle regole, in assenza di impedimenti veri, queste ti portano all’autorizzazione. Sta succedendo che se noi autorizzassimo in Nurra tutto quello che è stato richiesto tra fotovoltaico e pale eoliche, io credo che nessuno passerebbe più da quelle parti, sarebbe un disastro. Tra l’altro abbiamo degli esempi di impatto ambientale sia per quanto riguarda il fotovoltaico , sia per quanto riguarda l’eolico che stanno diventando davvero imbarazzanti. Quindi io mi auguro che almeno le regole in regione le facciamo e le facciamo una volta per tutte, perché se continua così stiamo compromettendo pesantemente dei beni importanti che sono quelli che riguardano l’agricoltura, che è uno dei settori portanti del nostro territorio, ma anche il turismo perché dal punto di vista del paesaggio stiamo facendo un disastro. Io mi fermo qui, scegliendo di non entrare nel merito della possibilità da parte degli enti locali di compartecipare in Esco o con Medea. Se ne è capace, lo faccia la regione, così costruisce l’ennesimo ente partecipato che magari perde qualche centinaia di milioni di euro all’anno. Lo dico come battuta perché c’è una polemica in corso sugli enti regionali e la chiudo qui. 150 Credo che sia difficile che gli enti locali possano compartecipare a questo tipo di impresa, ma credo che un’ impresa debba e possa sostenerla in piena autonomia un privato. Perché un’ impresa che funziona e si regga dal punto di vista economico, credo sia giusto che venga sostenuta dai privati. Ora mi fermo davvero qui, ringraziando tutti e dando appuntamento all’anno prossimo con grande soddisfazione da parte della città per quello che stiamo portando avanti e per il contributo che tutti voi state portando ogni anno. Grazie. 151 Giovanni Perrella21 Buongiorno a tutti. Vi ringrazio dell’invito a partecipare; porto i saluti dell’ingegnere Dialuce che sarebbe stato qui oggi lui volentieri a parlare con voi di queste questioni. Purtroppo oggi, in mattinata, era già stata programmata una riunione del Comitato emergenza del gas che si sta occupando di predisporre gli strumenti legislativi atti a garantire per il prossimo inverno una sicurezza per gli approvvigionamenti del paese e quindi non è potuto essere qui con voi, ma vi saluta e ci tiene, tramite me, ad assicurare l’attenzione del Ministero a queste tematiche. Io avevo preparato una serie di slide dove iniziavo anche con la strategia energetica nazionale. L’ingegnere Santini invece mi ha spiazzato perché ha fatto tutto lui, e di questo lo ringrazio, perché mi agevola, almeno metà della mia presentazione potrò saltarla. E forse è anche un bene così potrò concentrarmi più sugli aspetti rilevanti per questo territorio; quindi non vi tedierò con aspetti di carattere generale. Parto però dall’approvazione della strategia energetica nazionale. Questo è un fatto importante; da anni, come paese, ci stiamo lavorando, avevamo bisogno di uno strumento condiviso che potesse andare oltre i vari Governi che si succedono 21 Direzione Generale Energia Ministero dello Sviluppo Economico – Ufficio Petroli 152 nell’amministrazione dello Stato, e che buttasse già le linee condivise, quel minimo comune divisore su quale un po’ tutti i vari soggetti governativi, dell’amministrazione, in qualche modo possono rivedersi e ritrovarsi. L’abbiamo fatta, quindi adesso abbiamo un quadro strategico complessivo. Lo abbiamo fatto anche in corso, quando la crisi ormai aveva già manifestato tutta la sua durezza e gravità e quindi in qualche modo ne abbiamo anche tenuto conto nel buttare giù questa strategia. Cosa è successo di importante che ha dei riflessi sulla situazione della regione Sardegna? È successo che c’è stata una crisi economica paurosa, fortissima; è successo che nello stesso momento c’è stato uno sviluppo altrettanto rapido e altrettanto galoppante delle fonti rinnovabili, in particolare il fotovoltaico e l’eolico. È successo che ci sono stati, in questi anni di grande piovosità, un indice di piovosità dell’Italia è schizzata in alto e quindi abbiamo avuto un contributo del sistema idrico alla produzione di energia elettrica notevolissimo. Concomitante fattore, sommando questi tre fattori, cosa è successo? È successo che l’utilizzo del gas per la produzione termoelettrica è crollato e ogni mese ne registriamo un calo del 20%. Quindi, lì dove prima era pensabile a un incremento, per cui tutta una serie di infrastrutture energetiche che dovevano portare l’Italia fuori dalla ristrettezza della logistica, delle infrastrutture e di approvvigionamento, improvvisamente si sono trovati ad essere in qualche modo un surplus. E questo è il motivo per cui il Galsi in questo momento, come avete già ampiamente detto è in stand-by. 153 Noi al Ministero non crediamo che sia definitivamente abbandonato. È un progetto che è in stand-bay; è un progetto che aspetta che le condizioni a contorno ritornino ad essere interessanti, che tornino ad avere quella economicità che rende quel progetto ancora fattibile. Perché ho detto questo? Perché sono stato favorevolmente colpito dall’approccio, dalla slide che ha presentato l’ingegnere Sacchetti quando ha fatto un riferimento sulle cose da fare del breve periodo e del medio-lungo periodo. Dirò prima quello che si deve fare nel medio e lungo periodo e poi ritorneremo indietro, alla fine, per vedere questo interessante progetto che ci ha illustrato l’ingegnere Porcu, come noi lo vediamo. Nel medio termine è necessario dotare il paese nel suo complesso di infrastrutture e di approvvigionamento del gas che siano ridondanti. Noi avevamo fino adesso una struttura che in teoria, guardando alle capacità nominali di importazione del gas, sembrava che noi dovessimo essere abbondantemente coperti e dovessimo poter far fronte a tutte le necessità e richieste del paese. Così non era. Spesso succedeva, è successo durante gli inverni, che il paese andava in crisi, andava sotto per una settimana o dieci giorni siamo stati costretti, con grande sofferenza, a mettere in atto la procedura prevista con gli interrompibili, sugli industriali. E questa è stata una cosa veramente dolorosa perché impatta sul PIL, significa meno produzione per il nostro paese. Abbiamo dovuto attivare gli impianti termoelettrici ad olio. E quella è stata una misura che è costata tantissimo al nostro paese. Quindi, nonostante una situazione che sembrava di surplus di infrastrutture in realtà non era così, anche perché contemporaneamente avevamo il prezzo del gas 154 naturale mediamente del 30% superiore al resto d’Europa. Quindi, evidentemente l’infrastrutturazione energetica dell’approvvigionamento del gas così come era, non andava bene, tant’è che si sono messe in atto tutta una serie di iniziative che in qualche modo già adesso hanno avuto qualche primo risultato di avvicinamento del prezzo italiano a quello spot del resto d’Europa. Però pensiamo che ci sia bisogno sicuramente di tutte le infrastrutture e gasdotti che portavano il gas previsto, quindi ripeto: anche il Galsi - e in più ci sia bisogno ancora almeno di un rigassificatore perché soltanto con un rigassificatore in più e con la capacità dei rigassificatori di approvvigionarsi anche sul mercato spot – i rigassificatori hanno normalmente una base di contratti a lungo periodo però poi hanno la capacità e la possibilità di rifornirsi sul mercato spot, quindi significa a prezzi più concorrenziali. Significa che il pezzo della materia prima è emarginata, quindi avranno un impatto anche sul prezzo complessivo; ci possono permettere di riuscire ad avere il presso del gas naturale rispetto ad adesso. Ci possono permettere di riuscire ad avere in prezzo del gas naturale rispetto ad adesso; e ci potrebbero garantire quella sicurezza dell’approvvigionamento ch nel passato è mandato. A tutto questo noi stiamo aggiungendo un altro aspetto che pure è citato, sempre nella strategia energetica nazionale, che se è solo accennato. Non è stato ancor completamente sviluppato proprio perché si ratta di una visione nuova, possibile, sull’utilizzo del gas naturale liquefatto. Il gas, voi lo sapete, è compresso e reso liquido di trasporta in grandi quantità, in spazi ridotti e quindi si possono intravedere attraverso la elaborazione di un piano nazionale e strategico per l’utilizzo del GNL in Italia, si possono intravedere dei possibile utilizzi e dei possibili sbocchi interessanti anche per realtà come quelle della regione Sardegna. 155 Da dove nasce questo ulteriore piano che abbiamo appena iniziato a immaginare e a pensare e ad elaborare. Questa è una attività che porteremo avanti nei prossimi anni; come dicevano l’obiettivo è il 202, perché nel 2020 entra in vigore la normativa ambientale particolarmente restrittiva sull’utilizzo dei bunkeraggi petroliferi nelle navi e quindi le navi per poter attraccare nei porti del Mediterraneo o in quelli del Nord Europa dovranno rispettare dei limiti ambientali molto stringenti, che significa prodotti di una qualità e di un costo notevolmente superiore rispetto alla situazione attuale, e prodotti che il nostro sistema di raffinazione, nemmeno al momento è in grado di produrre, perché dovrebbe fare dei notevoli investimenti, prendere questa decisione e puntare alla produzione di questi prodotti di gasolio e di olio combustibile di alta qualità. Il costo sarebbe sicuramente molto più alto, rispetto a quello attuale. E, quindi, in tutto il mondo, in Europa in particolare, si sta sviluppando una serie di studi e di approfondimenti tecnici per l’utilizzato del GNL. Il GNL risponderebbe a questi requisiti ambientali. C’è una direttiva, anche europea, che è in discussione in questi giorni a Bruxelles sulla infrastrutturazione minima dei combustibili alternativi e tra questi c’è anche quello del ENG, del gas naturale liquefatto, oltre al GPL, al metano, alle auto elettriche e alle auto a idrogeno che prevede che i porti principali degli stati membri dell’Unione europea siano dotati di impianti, di stazioni di servizio per il rifornimento delle navi a LNG. Quindi anche noi dobbiamo subito misurarci con questo perché dovremo decidere quali sono i porti che dovranno avere questa disponibilità; quali saranno i porti satelliti, invece, che magari saranno riforniti tramite delle bettoline, da questi porti vicini che hanno invece la struttura di rigassificazione. 156 Dovremmo fare quindi una analisi con degli studi dei bacini di utenza anche potenziali di questo prodotto. Naturalmente l’utilizzo maggiore è previsto proprio per il bunkeraggio marino e per il trasporto pesante. Soprattutto nel continente sulle lunghe tratte ci sono delle belle esperienze. La Iveco ha già progettato e messo in funzione un camion che va a LNG e quindi ci sarebbe anche l’industria nazionale pronta a cominciare a fare delle sperimentazioni su questo settore. Perché dicevo questo nel medio e lungo periodo può essere una opportunità anche per la regione Sardegna? Perché tra le cose che abbiamo individuato e che dobbiamo approfondire e analizzare e studiare nei prossimi anni, c’è anche quello che riguarda di studiare le analisi, gli aspetti tecnologici attraverso una analisi dei costi/benefici di siti di stoccaggio dei GNL, di taglia ridotta da posizionare strategicamente sul territorio e quindi qualcuno di questi siti di stoccaggio potrebbe essere anche posizionato nella regione Sardegna. Da alimentare, o con i terminali GNL esistenti o di quelli previsti o quelli da fare; oppure sul continente da alimentare attraverso gli impianti di liquefazione del gas naturale, sempre da studiare, da distribuire lungo il territorio lungo la rete dove già arriva il gas naturale. Un altro punto importante che vediamo, come potenziale, da approfondire per la regione Sardegna, è il potenziale utilizzo del GNL trasportato a mezzo di autobotti per alimentare le reti isolate che attualmente sono servite dal GPL, attraverso una diversificazione dei siti. E questo sarebbe particolarmente da verificare nei casi di aree non metanizzate. 157 Questo per dirvi che nel medio periodo ci sono delle opportunità, ci sono delle cose da studiare e da approfondire che potrebbero dare anche una risposta alle necessità energetiche della regione. Nel breve periodo, invece, cosa fare? E qui noi siamo ben contenti di aver iniziato questo percorso insieme alla regione Sardegna e insieme agli operatori locali per analizzare queste possibili situazioni di crisi di approvvigionamento. Questa è una cosa che ci preoccupa molto. La nostra direzione è proprio quella che deve assicurare la sicurezza degli approvvigionamenti, ce l’abbiamo proprio nel nome Direzione Generale della sicurezza degli approvvigionamenti; quindi il nostro obiettivo primario è essere sicuri che ai cittadini arrivi l’energia quanto serve e quando serve e a costi giusti. Situazioni come quelle che abbiamo sentito oggi, ci preoccupano e, secondo noi, non dovrebbero succedere. Quindi dobbiamo mettere in atto tutte le iniziative utili a risolverle e a prevenirle. Sicuramente, quindi, questa iniziativa lasciata agli operatori economici di individuare delle aree e fare dei contratti per avere la disponibilità di quantitativi aggiuntivi di GPL da utilizzare come modulazione nei mesi invernali, quando aumenta la richiesta, sicuramente è una iniziativa lodevole, una iniziativa da accompagnare e da aiutare, e insieme alla regione valuteremo le cose che possiamo fare e che competono alle istituzioni. Ma non mi fermerei qui. Anche l’altro punto sottolineato, quello delle scorte strategiche, è un punto che dobbiamo approfondire. Su questo anche noi diciamo che fino adesso non avevamo avuto indicazioni di possibile mancanza di GPL sul territorio nazionale; anzi, il contrario, avevamo avuto forti pressioni, forti indicazioni delle associazioni di categorie degli industriali che il GPL dovesse essere escluso dall’obbligo di detenzione delle scorte. E così il decreto legislativo ha 158 recepito questa indicazione e ha escluso; ma non lo ha escluso per sempre e definitivamente. Lo ha escluso ma con l’obbligo per noi di valutare, anno per anno, nel momento in cui dobbiamo emettere il decreto annuale di determinazione delle scorte strategiche per il paese, dobbiamo fare questa valutazione e confermare o meno questo punto, cioè se il GPL continua ad essere necessario oppure no. In questo ambito, quindi, bene si posiziona un approfondimento che vogliamo fare con la regione, e già raccogliamo a nostra volta l’invito della regione Sardegna per ragionare insieme e per avere queste evidenze e per cercare di capire lì dove finisce l’attività normale, operativa degli operatori economico e quindi la ricerca di infrastrutture di stoccaggio aggiuntive, e dove invece inizia la potenzialità di un intervento dello Stato per l’imposizione di scorte obbligatorie e strategiche magari limitate alla regione Sardegna per le particolarità che stavamo dicendo, magari anche limitate nel tempo, perché forse non serve detenerle per un periodo lungo dell’anno, ma ci possiamo magari, al limite, concentrare soltanto durante i periodi invernali quando aumenta, c’è una richiesta di punta del gas. E questo potrebbe anche aiutare, forse, ad avere un impatto positivo sui prezzi. Perché se si ha la possibilità di rifornirsi durante i periodi estivi quanto il prezzo è più basso e poi utilizzarlo nei mesi invernali quando invece il presso sale, faremo anche un aiuto calmierante nei prezzi ai cittadini e agli utenti finali. Quindi concludo ringraziandovi dell’invito e della opportunità che ci avete dato di iniziare ad aggredire questi aspetti dal basso insieme alle amministrazioni locali. Grazie. 159 Hanno partecipato ad Ener.Loc. 2013 Gavino Sini, Presidente CCIAA Nord Sardegna Gianfranco Ganau, Sindaco Comune di Sassari Paolo Denegri, Assessore Ambiente Provincia di Sassari Eusebio Tolu, Delegato Rettorale per i rapporti con il territorio Università di Sassari Gaetano Scognamiglio, Presidente Promo P.A. Fondazione Romano Giglioli, Ordinario Ingegneria Energia e Sistemi Elettrici Università di Pisa Filippo Bernocchi, Delegato ANCI Energia e Rifiuti Ketty Corona, Presidente Sardegna Ricerche Michela Mingardo, Mobility Manager Comune di Treviso Antonello Monsù Scolaro, Dipartimento di Architettura Alghero, Università di Sassari Agostino Pintus, Direttore del Dipartimento della Ricerca per il Rainer Toshikazu Winter, Architetto consulente Lucense Pietro Esposito, Segretario Generale CCIAA Nord Sardegna Filippo Isgrò, Amministratore Unico TE.SV.AM Marco Pirredda, Ance Confindustria Nord Sardegna Gianni Russo, Vicepresidente Federalberghi Sassari Monica Spanedda, Assessore Politiche Ambientali Comune di Sassari Pier Luigi Ciappeddu, Presidente Collegio Periti Industriali Sassari 160 Alba Canu, Vicepresidente Consiglio Provinciale di Sassari Rosario Musmeci, Assessore Formazione e Lavoro Provincia di Sassari Rossana Quidacciolu e Usala Fabio, ITI Angioy di Sassari Adriana Carboni, Studente Master Ener.Loc. Faculty 2012/2013 Mauro Pietri, Presidente Collegio Ingegneri Sassari Filippo Capula, Cofondatore Sunservice srl Sergio Molinari, Consigliere Nazionale dei Periti Industriali Marco Paulotto, Paulotto Project Management Antonio Angelo Liori, Assessore Industria Regione Sardegna Franco Borghetto, Presidente CASI - Consorzio Industriale della Provincia di Sassari Fabio Santini, Direttore Area Mercato dell’Energia Federutility Roberto Sacchetti, Consigliere Amministrazione Hera e Presidente Medea SpA Stefano Lubrano, Sindaco di Alghero Simona Murroni, Responsabile Servizio Energia Regione Sardegna Paolo Porcu, Delegato concessionari pubblici reti gas della Sardegna Beniamino Scarpa, Sindaco di Porto Torres Giovanni Perrella, Direzione Generale Energia MISE - Ufficio Petroli 161 Viale Luporini 37/57 – 55100 Lucca Tel + 39 0583 582783 Fax. + 39 0583 317352 [email protected] www.promopa.it www.enerloc.it 162 ENER.LOC. 2013 Il volume raccoglie i contributi della VII edizione di Ener.Loc. – Energia, Enti Locali, Ambiente, convegno dedicato ai temi delle energie rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza energetica, che si svolge annualmente a Sassari. Ener.Loc. si pone l’obiettivo di fare il punto sull’evoluzione normativa, sulle esperienze, opportunità ed innovazioni in materia, per sostenere l’azione degli enti locali nel settore energetico e per fornire agli operatori, alle imprese e al mondo della scuola un’occasione di aggiornamento e confronto. L’edizione 2013 ha avuto un taglio operativo incentrato sui bisogni espressi dal territorio e mirato all’aggiornamento delle imprese, dei professionisti e degli operatori pubblici e privati coinvolti ed interessati allo sviluppo della filiera energetica in bioedilizia e mobilità. Atti del Convegno Ener.Loc. 2013 AA.VV. Consorzio Industriale Provinciale di Sassari A cura di Francesca Velani In collaborazione con Isabella Dianda dibattiti PROMO P.A. fondazione Provincia di Sassari Consiglio RISORSE ENERGETICHE, BIOEDILIZIA E SVILUPPO DELL’ECONOMIA LOCALE Ener.Loc. 2013 si è svolto con il sostegno di: Comune di Sassari RISORSE ENERGETICHE, BIOEDILIZIA E SVILUPPO DELL’ECONOMIA LOCALE