ENER.LOC. 2013
Il volume raccoglie i contributi della VII edizione di Ener.Loc. – Energia,
Enti Locali, Ambiente, convegno dedicato ai temi delle energie rinnovabili,
del risparmio e dell’efficienza energetica, che si svolge annualmente a Sassari.
Ener.Loc. si pone l’obiettivo di fare il punto sull’evoluzione normativa, sulle
esperienze, opportunità ed innovazioni in materia, per sostenere l’azione degli
enti locali nel settore energetico e per fornire agli operatori, alle imprese e al
mondo della scuola un’occasione di aggiornamento e confronto.
L’edizione 2013 ha avuto un taglio operativo incentrato sui bisogni espressi dal
territorio e mirato all’aggiornamento delle imprese, dei professionisti e degli
operatori pubblici e privati coinvolti ed interessati allo sviluppo della filiera
energetica in bioedilizia e mobilità.
Atti del Convegno Ener.Loc. 2013
AA.VV.
Consorzio Industriale
Provinciale di Sassari
A cura di
Francesca Velani
In collaborazione con
Isabella Dianda
dibattiti
PROMO P.A. fondazione
Provincia di Sassari
Consiglio
RISORSE ENERGETICHE, BIOEDILIZIA
E SVILUPPO DELL’ECONOMIA LOCALE
Ener.Loc. 2013 si è svolto con il sostegno di:
Comune di
Sassari
RISORSE ENERGETICHE,
BIOEDILIZIA E SVILUPPO
DELL’ECONOMIA LOCALE
PROMO P.A. FONDAZIONE – Dibattiti
INDICE
Saluti istituzionali ................................................................................................................. 4
PRIMA SESSIONE ......................................................................................................... 13
Efficientamento energetico e bioedilizia: opportunità, incentivi e materiali a km0 13
Apertura dei lavori, di Gaetano Scognamiglio ......................................................... 14
Quadro di riferimento e Strumenti ................................................................................. 19
Il nuovo Piano Energetico Regionale: efficientamento e materiali a km 0, di
Simona Murroni ............................................................................................................ 19
Gli Strumenti Normativi per migliorare l’efficienza energetica dei Comuni: le
proposte dell’ANCI, di Filippo Bernocchi ............................................................... 31
Le Opportunità dello Sportello Energia, di Ketty Corona..................................... 37
Focus Bioedilizia: Esperienze e Buone Pratiche .......................................................... 42
Università e impresa per un’edilizia più a misura di ambiente: Edilana e la filiera
di bioedilizia “La Casa Verde CO2.0” , di Antonello Monsù Scolaro ................. 42
Il sughero: prodotto per l’edilizia e mezzo per la divulgazione delle politiche
sulla sostenibilità, di Agostino Pintus ........................................................................ 51
Abitare mediterraneo: metodologie e materiali per lo sviluppo della filiera edilizia
green, di Rainer Toshikazu Winter ........................................................................... 56
Imprese e Pubblica Amministrazione a confronto, Tavola Rotonda ....................... 63
Paolo de Negri............................................................................................................... 63
Francesco De Rosa ....................................................................................................... 66
Gianni Russo ................................................................................................................. 69
SECONDA SESSIONE.................................................................................................. 71
La formazione e le nuove occasioni di lavoro per lo sviluppo del settore, Tavola
Rotonda............................................................................................................................... 72
Introduzione di Pierluigi Ciappeddu.......................................................................... 72
Rosario Musmeci .......................................................................................................... 84
Fabio Usala ................................................................................................................... 97
Testimonianza di Adriana Carboni .......................................................................... 104
Le potenzialità della regolamentazione locale come stimolo al settore .................. 107
Introduzione di Mauro Pietri .................................................................................... 107
Il fascicolo del fabbricato e l’attestato di prestazione energetica (D.L. 63/2013),
di Sergio Molinari........................................................................................................ 111
Benefici economici e sociali del ciclo verde: energia, mobilità ecc., di Marco
Paulotto ........................................................................................................................ 119
Terza Sessione.................................................................................................................. 127
La questione energetica della visione europea alle scelte nazionali ......................... 127
Dalle strategie energetiche alle politiche di settore .................................................... 128
Intervento di Paolo Porcu ........................................................................................ 128
La rete di distribuzione del Gas in Sardegna: stato dell ’arte e prospettive............ 138
Intervento di Simona Murroni.................................................................................. 138
Conclusioni ....................................................................................................................... 145
Gianfanco Ganau........................................................................................................ 145
Giovanni Perrella ........................................................................................................ 152
Hanno partecipato ad Ener.Loc. 2013 .................................................................... 160
SALUTI ISTITUZIONALI
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Buongiorno a tutti. Grazie di essere qui. Consentitemi di fare un saluto e un ringraziamento a
Gaetano Scognamiglio, il Presidente della Promo PA e a tutto il suo staff che per il settimo anno
consecutivo ha organizzato questo incontro.
Siamo particolarmente soddisfatti di poter ospitare nella nostra città queste due giornate di lavoro,
parte integrante di un appuntamento che negli anni è cresciuto, come qualità ma anche come
intensità, cercando di dare risposte anche a livello locale e portando a confronto gli operatori, i
professionisti e tutti coloro che si occupano di problemi che sono legati ai temi dell’ambiente, del
risparmio energetico e della sostenibilità.
Temi centrali per lo sviluppo della nostra regione, la Sardegna, che in gran parte riguardano le
criticità che affrontiamo quotidianamente e che impediscono uno sviluppo al pari delle altre regioni,
ad iniziare da quelle legate all’energia.
Il tema dell’energia è per la nostra isola portante. Noi siamo una regione che non ha un piano
energetico regionale, che produce più energia di quella che serve, costringendoci ad esportarla; ma
nonostante questo siamo a rischio blackout. Questo consente ai gruppi 1 e 2 ad olio combustibile
della centrale E.on di Fiume Santo di continuare a produrre, di continuare ad inquinare
nonostante siano completamente fuori da ogni legge in vigore. Evidentemente c’è qualcosa da
rivedere se viene certificato, da parte della Direzione dell’ufficio programmazione della regione, un
deficit energetico pari al 60%; se siamo l’unica regione in Italia che non ha energia a basso costo
per le proprie aziende e che non ha il metano. Ecco perché credo che da questo punto di vista il
tema dell’energia, in senso lato, sia uno di quelli da affrontare nell’immediato come vera criticità
da superare.
Così come quelle legate ai trasporti e ai trasporti sostenibili, di cui si è già detto, e delle difficoltà
a raggiungere l’isola. Parliamo di continuità territoriale, ma parliamo anche di un deficit che è
sempre certificato – la fonte è la stessa che ho citato prima – pari al 70% per quanto riguarda il
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trasporto su ferro, rispetto alle altre regioni; così come pari al 70% per quanto riguarda la
viabilità in genere.
E allora, siccome è evidente che noi dobbiamo recuperare questi gap rispetto alle altre regioni, è
importante sapere come investire e su quali tecnologie e su quale tipo di strumenti infrastrutturali
sostenibili, ambientalmente sostenibili possiamo operare.
Quindi, da questo punto di vista, gli approfondimenti che abbiamo già fatto e che continuiamo a
fare, credo che possono darci delle indicazioni.
Ritengo opportuno a questo punto sottolineare il ruolo dell’università, che è parte integrante del
convegno con un ruolo di primo piano: a breve interverrà il rappresentante dell’università, il
delegato del Rettore per quanto riguarda i rapporti con gli enti locali, il professor Tolu.
Sarà lui ad illustraci la vera scommessa sulla quale puntare, quella legata all’innovazione, quindi
il ruolo che l’università deve svolgere a fianco delle imprese, anche su temi così delicati,
fondamentali per creare le condizioni utili ad uno sviluppo che sia davvero competitivo.
Al centro del confronto quest’anno sì è scelto la formazione.
Lo abbiamo già detto: in una situazione in cui c’è una forte mancanza dal punto di vista
occupazionale, la riqualificazione del personale che è stato espulso dalla crisi industriale, espulso
dal lavoro, è uno dei temi portanti; ovviamente poi ci sono tutti gli strumenti che devono facilitare
la ripresa dell’economia e portare dopo al lavoro stabile. Ma sicuramente quello della
riqualificazione e della formazione è uno dei temi sensibili.
Dall’altra, abbiamo quel confronto – aspetto essenziale sviluppato e voluto fortemente negli
ultimi anni - tra gli enti locali, tra gli operatori, i professionisti, le imprese e l’università. E da
qua nascono anche degli spunti, spesso pratici che gli enti locali devono riprendere sottoforma di
regolamenti per favorire e sostenere per esempio lo sviluppo urbano sostenibile, la bioedilizia; sono
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tutti quanti temi che giustamente trovano spazio all’interno di questo convegno di cui non
possiamo che essere soddisfatti.
EnerLoc, lo voglio sottolineare, opera già da qualche anno in un territorio che ha manifestato
particolare sensibilità su questi temi. Non è un caso che la provincia di Sassari abbia condotto
tutti i comuni del Nord ovest della Sardegna a sottoscrivere il patto dei Sindaci per gli obiettivi
20-20-20 e, quindi, credo che da questo punto di vista anche l’azione e il convegno che viene
ripetuto ormai da 7 anni dalla Promo PA, abbia aiutato a far crescere una sensibilità ambientale
maggiore e importante.
A me non resta che augurare a tutti quanti buon lavoro.
Gianfranco Ganau
Sindaco Comune di Sassari
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Buongiorno. Partendo dalle scintille cerebrali del Presidente Sini alla programmazione regionale
dell’energia, che dice il Sindaco Ganau, e all’obiettivo dei tre 20-20-20 è un obiettivo che si vede
sempre più lontano.
Amartya Sen, che è stato un Premio Nobel per l’economia, insegna che il sapere è condizione
rinunciabile dello sviluppo poiché ne misura la qualità e la sostenibilità sociale (inc.). Dunque, il
sapere funziona come mezzo per lo sviluppo, inoltre corrispondono a verità l’idea che il sapere sia
l’elemento decisivo per la competitività economica delle imprese e la formazione che la ricerca
rappresenti il volano per lo sviluppo socioeconomico di un territorio.
Sapere e libertà; chi possiede sapere non si perde da nessuna parte, dice un proverbio (inc.) dei
ghetti ebraici dell’Europa Orientale. Una società che sa è aperta al mondo; l’uomo che conosce e
che sa lavora meglio, produce di più, interpreta in maniera adeguata i propri bisogni, è capace di
riconoscere quelli degli altri, sceglie meglio, è tollerante rispetto al diverso; in altre parole è più
democratico e più libero. Ringrazio il dottor Scognamiglio e il Presidente della Procamera per il
gradito invito rivolto appunto all’università, della quale io porto i saluti di tutta l’accademia
sassarese a questo convegno; e i miei personali in qualità di delegato per i rapporti con il territorio,
che rappresenta la terza missione dell’università e che ha l’obiettivo primario di facilitare la
diffusione delle conoscenze alla popolazione e dall’altra di favorire il trasferimento tecnologico della
ricerca alle imprese.
I problemi importanti che si affronteranno in questo convegno sono sfaccettature dello stesso
problema, cioè dell’energia: della sua produzione, della distribuzione, dell’impatto ambientale,
valutazione costi - benefici, dell’efficientamento energetico.
Un approccio adeguato al problema, secondo la visione dell’università, è la necessità di un duplice
intervento, cioè parlare di tecnologia e di formazione. La tecnologia origina dalla ricerca, anche
perché, vedete, la tecnologia può essere comprata, ci sono infatti paesi emergenti che comprano la
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tecnologia e ne fanno di tutti i colori, fanno le armi, ecc…; però questo non significa che quella
tecnologia abbia dato quel valore aggiunto che è il progresso e il benessere delle popolazioni.
Sviluppo della tecnologia che nasce dalla ricerca e l’università svolge questo ruolo della ricerca; una
ricerca che può essere una ricerca applicata, quando è commissionata; quando ci sono i portatori di
interessi che finanziano la ricerca applicata – e questo è un bene; infatti, molte imprese hanno i
loro gruppi di ricercatori; molte imprese si rivolgono all’università e c’è una collaborazione fattiva,
perché l’università fa anche una ricerca applicata. Altrimenti come fa a stare sul territorio? E
come fa a facilitare il trasferimento tecnologico? Ma accanto a questa ricerca applicata vi è la
ricerca di base. La ricerca di base è quella ricerca che agisce sulla frontiera del sapere; è quella
ricerca che guarda verso il futuro, al di là della collina. È chiaro che un progetto di base, un
progetto di frontiera non lo finanzia nessuno perché l’impresa vuole subito il risultato. Quindi la
può finanziare soltanto lo Stato. Ecco quindi il ruolo della pubblica università. Accanto alla
ricerca applicata vi è la ricerca di base. Sviluppare quindi la ricerca di base significa mantenere
forte il grattacielo della ricerca applicata perché rappresenta le fondamenta di quel grattacielo.
Quindi ricerca importante per sostenere i capitoli che costituiscono il libro del vostro convegno.
Il secondo fatto è la formazione. L’università fa formazione. Vedo anche che la Enerloc
organizza anche dei master – e questo è un bene, certamente – per alfabetizzare in maniera più
adeguata anche quelli che perdono il lavoro, come ricordava il Sindaco; cioè rimetterli nel circuito
in modo tale che acquisiscano conoscenza, che acquisiscano saperi che sono diversi e che sono
necessari perché il mondo si muove. Guardate che questo delle risorse della formazione rappresenta
la cosa più importante perché stiamo parlando di risorse umane, è stato già ricordato. E in
Sardegna noi abbiamo un deficit di risorse umane, non dimentichiamolo. Noi abbiamo un deficit
delle risorse umane; noi abbiamo un numero di laureati, lo ricordavo in un’altra occasione, che è
intorno all’8% della popolazione. A livello nazionale il numero dei laureati è al 14%. A livello
della Oxe siamo a 33-35%. Quindi c’è un problema delle risorse umane perché le cose sono fatte
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dalle persone; tutte le cose sono fatte dalla gente. Se noi abbiamo risorse umane adeguate è chiaro
che faremo meglio il nostro lavoro. Quindi il sapere è alla base dello sviluppo.
Quindi, cosa vuol dire questo? Che forse dovremmo sollevare un po’ l’asticella anche della
formazione. Allora, accanto ai Master che si organizzano, Enerloc ho visto che ne organizza
molti, cerchiamo per esempio di investire sui dottorati di ricerca, sulle scuole di specializzazione;
cioè creare quella classe dirigente che poi servirà per un futuro. Perché io vedo un futuro – fatemi
sognare anche – di una università dell’energia, ubicata in Sardegna, al centro del Mediterraneo,
dove non manca la materia prima delle energie rinnovabili: il sole, il vento, il mare, è stato
ricordato. A parte l’energia geotermica, ecc… e creare questo, lavorare anche per questo sogno in
modo tale che questa università dell’energia non guardi verso nord ma guardi verso sud, dove? Nel
Mediterraneo. Esistono quelle fonti di energia rinnovabile che sono il sole, e il vento.
E con questo augurio e con questo auspicio io vi saluto e vi auguro buon lavoro.
Eusebio Tolu
Delagato Rettorale Università degli Studi di Sassari
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Buongiorno a tutti; sarò breve, anche perché poi interverrò nuovamente in tarda mattinata nel
confronto fra le imprese e la pubblica amministrazione, che ritengo argomento assolutamente
caratterizzante del contesto generale del convegno. Io porto per il quarto anno consecutivo il saluto
dell’Amministrazione provinciale, della Presidente e di tutto il Consiglio Provinciale, che peraltro
è fra le anime di questa iniziativa. Rispetto all’anno scorso – lo accennavo al Sindaco Ganau –
nel frattempo noi abbiamo completato la prima tappa fondamentale del programma Sassari 2020 che a sua volta è una emanazione della strategia “Europa 20-20-20” della Unione Europea;
in questo ambito locale, che è un programma costituito da 5 progetti tutti finalizzati alla green
economy e all’efficientamento energetico, con particolare riferimento alle fasce giovanili e alla
creazione di nuove occasioni di lavoro e opportunità professionali, abbiamo tagliato il primo
traguardo che è quello di aver coinvolto nell’ambito del progetto del “Patto dei Sindaci” tutti i 66
comuni della provincia di Sassari , caso non molto diffuso su base nazionale perché abbiamo
raggiunto la completa unanimità e copertura del territorio provinciale. Tutti i 66 comuni, con
l’assistenza e il coordinamento della Provincia, si sono dotati del proprio PAES (Piano di
Azione per l’Energia Sostenibile) che è una sorta di piano regolatore delle buone pratiche in
materia energetica, tutto finalizzato, come sapete, alla riduzione entro il 2020 delle emissioni di
anidride carbonica del 20% e contestuale incremento dell’utilizzo delle energie alternative del
20%.
Adesso, tagliato il primo traguardo, scatta la seconda fase, ancora più importante, che è quella di
tradurre, con l’implementazione dei PAES, il meccanismo di sviluppo da quello di carattere
prettamente ambientale a quello di sistema di sviluppo di nuovi investimenti e di nuova
occupazione. In questo contesto – se ne parlerà ovviamente in dettaglio nel corso del convegno – è
fondamentale la interazione fra il sistema pubblico e quello privato. Su questo stiamo lavorando,
cercando quelle sinergie cui accennava il Presidente Gavino Sini.
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La bioedilizia, l’efficientamento energetico, la formazione professionale, che sono i temi di Enerloc,
rientrano assolutamente a pieno titolo in questo convegno. Aggiungerei il tema degli acquisti verdi.
Come provincia abbiamo attivato l’Eco-sportello, che è un servizio di consulenza rivolto sia agli
enti pubblici che agli imprenditori privati, finalizzato a indirizzare sempre più gli acquisti e gli
appalti
verso la Green Economy, e, altro argomento che ci sta particolarmente a cuore,
aggiungerei il tema energetico. In particolare domani si parlerà di rete di distribuzione del gas.
Come amministrazione provinciale abbiamo condotto una lunga e difficile battaglia con Eni per
far sì che nella centrale a biomasse di prossima costruzione, che verrà realizzata da Enipower, al
posto del Fok – che è un combustibile sul quale nutrivamo e nutriamo parecchi dubbi in merito
alla sua salubrità – venga bruciato GPL. Anche questo può delineare nuovi scenari perché
l’arrivo del GPL, in quantità notevoli nel nostro territorio, può creare, in attesa del metano, delle
situazioni di assoluto interesse che, sia il sistema pubblico che quello privato, devono essere pronti
a cogliere.
Mi fermo qui, visto il programma dei lavori che è assolutamente nutrito, per cui vi auguro buon
lavoro; ci risentiremo in tarda mattinata. Grazie.
Paolo Denegri
Assessore Ambiente Provincia di Sassari
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PRIMA SESSIONE
EFFICIENTAMENTO ENERGETICO E BIOEDILIZIA: OPPORTUNITÀ,
INCENTIVI E MATERIALI A KM0
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Apertura dei lavori, di Gaetano Scognamiglio1
Ringrazio tutti, in particolare la Camera di Commercio che ci ospita, il Comune, la
Provincia, il Consorzio Industriale, la Regione Autonoma della Sardegna,
l’Università, l’Anci presente quest’anno per la prima volta ufficialmente, gli ordini
professionali, i media partner, Medea, Francesca Velani, Vice presidente della
Fondazione, che di Ener.Loc ha la responsabilità progettuale.
La crisi del 7° anno, diceva prima il Presidente Sini, ovviamente potrebbe investire
anche Ener.Loc: bisogna sapersi rinnovare. Perciò io vi voglio raccontare un
piccolo episodio che dimostra che chi semina raccoglie.
Noi, insieme al CONAI (Consorzio Nazionale per lo Smaltimento) abbiamo svolto
una serie di seminari in tutta Italia sul ciclo dello smaltimento dei rifiuti, la media
dei partecipanti a questo ciclo di seminari, in tutta Italia, è stata di 30 persone. A
Sassari abbiamo avuto 110 iscritti e 80 persone presenti in aula. Lo abbiamo fatto
la scorsa settimana al comune con la presenza dell’assessore che ha diretto la
giornata insieme a CONAI.
Ecco, questo significa, secondo me, che a furia di stare su questo tema, a furia di
sensibilizzare, a furia di essere presenti in modo ricorrente e non casuale su questo
argomento, beh, poi gli effetti si vedono. Perché non c’è motivo al mondo per cui
1
Presidente Promo PA Fondazione
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a Sassari ci sia stato un picco che è tre volte la media delle rimanenti regioni di
Italia, se non il fatto che c’è stata una sensibilizzazione forte.
Noi parliamo di energia con la consapevolezza che la governance del settore
energetico è molto complessa. Questo settore risente infatti di una complessità
oggettiva, perché i vincoli ambientali sono molto importanti, e risente anche di una
complessità strutturale: pensate che dopo la riforma del Titolo V della Costituzione
con una legislazione concorrente fra Stato e Regioni, che è stata a mio avviso un
passo veramente azzardato e pericoloso, dal 2002 ad oggi il 36% di tutta l’attività
della Corte riguarda i conflitti Stato Regioni.
Esempi di complessità della gestione del settore. Il protocollo di intesa per la
produzione del bioetanolo che avrebbe avuto in Sardegna un grosso investimento
si è fermato perché il ministero non ha varato il regolamento attuativo. E questo
avrebbe previsto un grosso investimento proprio in Sardegna.
Il progetto Archimede Solar Energy, dove il Ministero si rifiuta di fare la
valutazione di impatto ambientale, è un progetto superiore a 300 mega watt che ha
un importo di investimento in Sardegna di un miliardo di euro, con una ricaduta di
5 mila posti di lavoro. Soluzioni tecnologiche, già sperimentate in Italia a
Crescentino, e che ci vengono comprate in tutto il mondo. Il fatto che esista un
investitore che vuole mettere un miliardo e non si riesca a completare il ciclo
amministrativo dà il senso della complessità del settore, specialmente poi la cosa è
molto singolare, come ci è stato ricordato prima, in una regione della Sardegna,
dove non solo si produce più energia di quanto
si consuma, ma che poi,
incredibilmente, ha problemi di approvvigionamento e costi di energia superiori a
quelli del continente.
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In questo scenario Ener.Loc cosa si propone? Si propone di essere un luogo del
fare. Non uno sfogatoio dove andiamo a raccontare quali sono i problemi ma un
posto dove si cerca di risolvere i problemi e si cerca di dare qualche indicazione.
Quindi il Focus Energia sostenibile e bioedilizia, perché su questo tema esistono
concrete possibilità da parte degli enti locali di fare qualcosa. Ci sono competenze
effettive e quindi si può ragionare senza dire: beh, non andiamo avanti perché c’è
un terzo che non ci consente… No, qui si possono fare delle cose concrete.
Si è poi voluto ampliare il campo a quello dell’approvvigionamento energetico che
evidentemente, come abbiamo visto, è un tema strategico per la Sardegna, con un
Focus dedicato.
Organizzare Ener.Loc quest’anno è stato più complesso dell’anno scorso perché
anche su suggerimento del presidente della Camera di Commercio e del Segretario
generale abbiamo creato il programma, col forte coinvolgimento delle categorie
professionali e degli operatori. Abbiamo voluto che questo convegno fosse il
risultato delle aspettative delle categorie in modo che tutti si ritrovassero nei temi
che verranno affrontati.
Si è anche realizzato un parternariato di sostanza fra la Camera di Commercio di
Lucca e Sassari per mettere a comune le esperienze positive in questo settore e si è
poi fatta un’azione forte per ampliare il confronto con altri soggetti istituzionali.
Ecco, questo confronto con altri soggetti istituzionali è veramente fondamentale.
Voglio ricordare, oltre quelli citati in premessa i rapporti collaborativi con la
dottoressa Murroni, con Sardegna Ricerche la cui Presidente Ketty Corona ci
parlerà di un importante progetto sullo Sportello Energia lanciato dal suo istituto; e
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poi l’Anci che sarà presente nella persona del delegato al settore che è l’avvocato
Filippo Bernocchi.
Per tornare al tema di oggi, Focus Bioedilizia, noi siamo convinti che quando il
settore ripartirà, i professionisti e i tecnici che si faranno trovare pronti saranno
quelli che riusciranno poi
a trarne le conseguenze positive. Quindi è molto
importante essere pronti su questo settore. Noi presenteremo soluzioni operative;
non quello che si pensa di poter fare, forse, chissà come… ma quello che già si fa.
Pensate alle soluzioni che porteremo di Abitare il Mediterraneo, che è la
declinazione in chiave mediterranea di Casa Clima che è l’ente certificatore della
provincia di Bolzano. Porteremo soluzioni… ecco, pensate che a Firenze c’è un
condominio che riscalda 17 famiglie con 1.200 euro al mese, tanto per dirne una.
Sembrano cose impossibili ma si fanno, si stanno già facendo.
Contemporaneamente sarà attivato un confronto fra imprese e istituzioni perché è
lì che si risolvono i problemi. Nel corso della mattinata il Segretario generale,
dottor Esposito, condurrà questo confronto fra imprese e istituzioni, dal quale io
spero possano venire degli stimoli molto fattivi per migliorare la governance del
settore. Come pure nel pomeriggio, sempre sullo stesso tema, si parlerà di quanto
possono fare gli enti locali per stimolare il settore attraverso la regolamentazione.
Perché la regolamentazione può essere di impulso a procedere sulla strada della
riconversione energetica. Quindi è una cosa di assoluta importanza.
Infine, come è stato detto prima, e come ricordo, questo Focus sulla formazione.
Oggi pomeriggio ci sarà – finiremo verso le 5 il convegno – un approfondimento
sui temi della formazione. La formazione è essenziale, è essenziale per i giovani,
per gli studenti, per capire dove si andrà, per i professionisti, per capire quali sono
le nuove opportunità professionali, per i tecnici, per capire dove orientare la loro
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specializzazione. Ecco, su questo tema noi siamo sempre presenti e lo saremo
sicuramente anche negli anni futuri.
Io ho finito e credo di avervi dato una sintesi del perché e del percome siamo
arrivati a Ener.Loc 2013 di cui dichiaro aperti i lavori !
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QUADRO DI RIFERIMENTO E STRUMENTI
Il nuovo Piano Energetico Regionale: efficientamento e materiali a km 0, di
Simona Murroni2
Buongiorno a tutti. Prima di tutto un ringraziamento all’organizzazione perché,
secondo me, questi momenti sono importanti per voi che ascoltate ma sono
importantissimi anche per noi che riceviamo le vostre considerazioni in quanto
dovendoci occupare di pianificazione abbiamo
bisogno di capire le esigenze del
territorio. E vi dico che questo è stato lo spirito che ci ha guidato nel redigere Il
documento: “Documento di indirizzo per migliorare l’efficienza energetica in
Sardegna 2013/2020”.
Abbiamo fatto una serie di attività proprio di ascolto dei territori e abbiamo aperto
tavoli con tutti gli operatori proprio per capire e per farci aiutare. Vi inquadro
prima il documento: come è nato, perché è nato ; poi, magari, vado più nel
dettaglio. Premetto che è un documento abbastanza corposo, quindi non ve lo
posso dettagliare o raccontare tutto. Vi racconterò di fatto le cose che sono
importanti in considerazione dell’argomento del Convegno, stiamo parlando di
efficienza, di materiali magari utili alla Bioedilizia ecc…
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Responsabile Servizio Energia Regione Sardegna
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Per quanto attiene al Piano energetico a livello tecnico siamo a buon punto,
abbiamo già fatto il rapporto preliminare di scoping; e quindi siamo all’interno
della procedura di VAS e di fatto abbiamo già una prima versione di Piano.
Chiaramente va elaborata, va discussa con i nostri dirigenti, con la classe politica,
perché condividano. Vi ricordo che è stata adottata una delibera del 26 settembre
che ha rivisto quelli che sono gli indirizzi politici che devono guidare la redazione
del Piano, proprio per rendere gli indirizzi politici ancora più rispondenti a quello
che è il cambiamento che sta avvenendo nel mondo energetico, cambiamento che
in tale ambito è talmente repentino che a volte veramente è difficile stare al passo.
Esiste però una pianificazione di dettaglio, che è il piano regionale per le energie
rinnovabili che è stato il primo piano stralcio che abbiamo redatto proprio presi
dall’esigenza di avere un documento approvato dalla Giunta, risale al marzo 2012,
da portare al tavolo del Ministero perché si stava decidendo la ripartizione
regionale di quelle famose quote del 17 che lo Stato nazionale deve raggiungere di
produzione di energia da rinnovabile. E quindi c’è stato un lavoro di un anno che
abbiamo fatto col Ministero e le Regioni
a cui abbiamo
partecipato molto
attivamente. Perché potrebbe succedere che, se non si è presenti, probabilmente le
quote che altre regioni non riescono a raggiungere, magari le attribuiscono a te e
quindi, tutto questo determina, come sappiamo delle ricadute sul territorio anche
dal punto di vista ambientale. Quindi avevamo necessità di portare un documento
fondato sull’analisi delle quote raggiunte o raggiungibili grazie alla perfetta
conoscenza del territorio. Perché poi la conoscenza è veramente quell’elemento
che ti fa essere forte su tutti i tavoli di concertazione.
Nell’elaborazione del documento è emersa la necessità fortissima di approfondire
due tematiche : biomasse, di cui abbiamo uno studio che presto andrà in Giunta,
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ma soprattutto efficienza. Ci rendevamo conto, allora quasi embrionalmente, che
l’efficienza stava diventando importantissima. Anche perché, come qualcuno ha già
detto, la Sardegna ha avuto una crescita altissima di produzione di energia da fonte
rinnovabile. Adesso però si pone un vero problema, che è quello di distribuirla, di
rendere efficiente le rete e le infrastrutture energetiche in generale. Mi fa piacere
che queste tematiche siano già state evidenziate da altri relatori e che molti
conoscano i pilastri del nuovo piano energetico.
Incentriamoci adesso sul documento. Questo documento nasceva da un’esigenza,
che avevamo un anno e mezzo fa, ossia di pensare anche alla programmazione sul
POR, quindi a definire la nuova programmazione delle risorse che l’Europa mette
a disposizione. Inoltre dovevamo recepire i principi della nuova direttiva
sull’efficienza; e tra l’altro approfondire una tematica che come l’energia in
generale, è complessa e trasversale; efficienza va veramente a toccare tanti settori,
diventava quindi difficile anche per noi avere all’interno tutte quelle competenze
che potevano aiutarci dal punto di vista urbanistico, dal punto di vista della
gestione delle acque, dal punto di vista civile, dal punto di vista chiaramente anche
industriale. E quindi abbiamo chiesto aiuto.
Come vi dicevo, questo è un documento che nasce veramente dalla collaborazione
del pubblico e del privato, delle agenzie etc… Sardegna Ricerche per esempio ha
lavorato moltissimo su questo piano proprio perché c’era bisogno di professionisti,
di persone che, conoscendo nel dettaglio la singola tematica, potessero essere utili
all’intera Regione.
Vi dico anche che molti privati hanno lavorato in maniera assolutamente gratuita
proprio con lo spirito di mettere sul tavolo la loro professionalità a beneficio di
tutti.
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Siamo partiti da un semplice concetto: che cos’è l’efficienza? Perché poi abbiamo
fatto veramente un (inc.) storming per capire che cos’è l’efficienza per te. E anche
lì tutti dicevano un po’ la loro. Tutti hanno, magari mezze verità; poi, alla fine,
abbiamo cercato di focalizzarci.
Cos’è l’efficienza? Abbiamo individuato questa come definizione: una serie di
azioni di programmazione e quindi strumenti operativi che permettono di
consumare meno. La parolona che bisogna aggiungere a questo consumare meno
però è a parità di servizi. È questo che vorrei che sia sottolineato. Efficienza vuol
dire che quei servizi che sono necessari debbano comunque essere garantiti, mi
riferisco per esempio al confort di una casa. Bisogna però risparmiare e quindi
consumare meno e ottenere un risparmio energetico. Questa è la grande sfida.
Lavorando sull’efficienza, sempre di più abbiamo capito che proprio per la sua
trasversalità poteva essere un fattore guida; poteva essere un qualcosa che non solo
ci poteva aiutare a raggiungere i famosi 20-20-20 di cui tutti parliamo; ma poteva
essere anche una reale opportunità di sviluppo. Quindi poteva essere un qualcosa
che a differenza, forse, delle rinnovabili – chiaramente nel senso che io non sono
contraria alle rinnovabili, assolutamente. Però in qualche modo, secondo noi,
l’efficienza poteva forse dare ancora di più perché andava a toccare più settori. E
quindi poteva essere un qualcosa da approfondire. Perché? Perché sicuramente
stimola la competitività delle nostre imprese, perché se una impresa riesce a ridurre
i suoi costi energetici, probabilmente quelle risorse in più possono essere messe a
disposizione per rinvestirle in capitale umano, tecnologia, innovazione.
Poteva essere, poi, tra l’altro, un qualcosa che poteva aiutare anche la nuova
imprenditoria, i giovani. Dobbiamo sempre pensare che c’è bisogno di fare più
22
ricerca. Di fare più animazione. E anche di produrre in Sardegna e chiaramente
stimolare l’edilizia.
Sappiamo che questo è un settore che sicuramente è un po’ in crisi e quindi
pensare a stimolare le ristrutturazioni richiede che venga approfondita tutta la
tematica della certificazione degli edifici. Per questo puntare su quel settore,
secondo noi, poteva essere importante e fondamentalmente questi tavoli ci hanno
anche dato ragione. Questi sono i soggetti più importanti, anche se vi dico che ce
ne sono stati altri Assessorato ambiente, Enti Locali, Enas, Consorzi di bonifica
consorzi industriali, Enel, Confindustria Agenzie etc.
Parliamo ora del Piano dell’efficienza anche se non è ancora non è stato licenziato
dalla Giunta, dicendovi quelle che sono le cose più importanti; la stessa
Commissione Europea aveva chiesto, proprio nella redazione del POR, quindi
tramite il Comitato di Sorveglianza, che gli atti di pianificazione che, ricordo, sono
una condizionalità per la spendita delle risorse della nuova programmazione;
dovevamo indicare delle priorità, cioè quei settori che essendo strategici per
l’Amministrazione regionale, potevano disporre di un budget superiore. Ne
abbiamo individuati tre.
Come vi dicevo prima, siamo passati da produrre tanta energia dal rinnovabile ed
ora abbiamo l’esigenza di distribuirla in maniera più efficiente perché le nostre reti,
come anche quelle europee, presentano qualche criticità, in questo caso siamo uniti
all’Europa da questo “destino” e soprattutto da problema comune da risolvere.
Quindi, i settore che secondo noi poteva essere importante sono questo della
ricerca e innovazione delle smart grid, il settore industriale (chiaramente, noi siamo
23
assessorato all’industria, e le imprese non possiamo dimenticarle) e infine il settore
dell’edilizia, soprattutto gli edifici pubblici, adesso vi dirò perché.
Dicevamo, considerando le peculiarità del nostro territorio, che è un sistema
semichiuso, abbiamo pensato che la Regione Sardegna potesse essere anche un
valido luogo di sperimentazione. Più soggetti, quindi operatori, ci hanno anche
chiesto di valorizzare questo settore; infatti abbiamo un esempio proprio a Ottana.
E noi stessi abbiamo dei progetti che stiamo facendo, sempre con Sardegna
Ricerche, proprio di sperimentazione di impianti solari termodinamici che abbinati
ai sistemi di accumulo forniscono servizi ancillari
alla rete; quindi volevamo
continuare su questo filone che abbiamo già attivato ed essere da buon esempio ed
essere anche attrattori di investimenti di privati.
Quello che noi vorremmo è anche creare la filiera produttiva che dovrebbe essere
in Sardegna. So che è una cosa molto ambiziosa, però, comunque, secondo noi
vale la pena di tentarci.
Parliamo ora del settore dell’industria, per noi settore fondamentale. Nel piano
troverete, delle schede molto tecniche; sono fatte da esperti del settore, da chi
lavora quotidianamente in questo campo.
Vorrei solo dirvi che abbiamo puntato moltissimo sulla parte degli audit energetici,
un po’ perché ce lo chiede l’Europa e un pò perché riteniamo che questa sia la base
per poi programmare gli interventi. Gli imprenditori devono sapere quelli che sono
i loro consumi, devono sapere quando e come possono consumare di meno.
Quindi gli investimenti devono essere mirati. Le risorse ormai non sono più tante
quindi devono essere spese ancor meglio. Efficienza è anche spendere bene le
risorse che abbiamo. I
24
risultati ottenibili
sono chiaramente l’aumento della
competitività del nostro territorio e la creazione di una filiera e conseguentemente
di nuova imprenditoria.
Gli edifici pubblici. Perché edifici pubblici? Perché la direttiva ce lo impone in
qualche modo, perché dice che i pubblici, quindi noi, dobbiamo dare un ruolo
esemplare perché siamo noi che dobbiamo trainare tutto il settore civile; quindi
anche in questo senso vorremmo, non solo fare audit energetici, perché anche in
questo caso, anche nelle abitazioni – quello che ho detto per le imprese vale anche
per le abitazioni civili – dobbiamo necessariamente capire prima quali sono gli
interventi che poi dovremo realizzare magari tramite le
Esco. Una Esco
probabilmente è uno strumenti che potrebbe aiutarci a raddoppiare e/o triplicare
gli investimenti che saranno, speriamo, nel POR. Vi ricordo che queste sono azioni
che sono già inserite nel DUS (Documento strategico regionale) che è la base della
nuova programmazione e pertanto saranno sicuramente inserite nel POR.
Adesso volevo fare un Focus sul settore dell’edilizia, che è la tematica del
convegno, anche se nel piano ci sono azioni sull’agricoltura, azioni sulle acque. La
cosa che è stata, secondo me, importante di questo documento è che in questi
tavoli siamo riusciti a capire quelle che erano le esigenze a 360°; cioè laddove si
parlava del settore civile o del settore pubblico, siamo riusciti a capire quelle che
erano le esigenze sia dal punto di vista normativo, di 1 livello anche di 2°; e poi
quelle che potevano essere le azioni che potevano essere utili, quindi anche i singoli
interventi che potevano essere fatti in questo settore. Quindi abbiamo pensato che
una legge sulla bioedilizia poteva essere una cosa buona e giusta, nel senso che una
legge e potesse essere, in coerenza con la certificazione energetica e sul rendimento
energetico degli edifici, una cornice e quindi un riferimento anche degli enti locali,
considerato che sono loro i gestori del territorio.
25
C’è una scheda, ve la anticipo, che indica quelli che sono gli elementi minimi che
ogni strumento urbanistico deve avere “per essere” uno strumento di
efficientamento del territorio. Chiaramente non possiamo non pensare che a
questa legge dovrebbero essere affiancati strumenti di promozione, per stimolare
l’avvio di un percorso che dobbiamo fare insieme. Quindi arriviamo alla cosa più
importante, secondo noi. Questa scheda probabilmente può essere di immediata
applicazione. La legge sulla bioedilizia ha un iter un po’ più complesso, dobbiamo
scriverla, dobbiamo prima passare in Giunta poi in Consiglio regionale, quindi non
sarà una cosa immediata. Questa scheda, invece potrebbe essere di immediata
attuazione ossia l’adeguamento degli strumenti urbanistici.
Cosa vorremmo fare? Prima di tutto diffondere nelle pubbliche amministrazioni,
dei principi di efficientamento e quindi negli strumenti urbanistici. Vorremmo che
nella regolamentazione tecnica vengano inseriti questi parametri di sostenibilità
ambientale e di efficientamento. Gli strumenti dovranno individuare cosa? Quelli
che possono essere quei requisiti prestazionali che sono obbligatori e senza i quali
quegli edifici non possono essere definiti come efficienti, come sostenibili anche
dal punto di vista ambientale; e questo non è da poco. E nello stesso tempo magari
si può proprio fare un accenno o comunque aiutare anche all’uso dei materiali
locali. Questa è una cosa che per noi è importantissima; abbiamo fatto una scheda
specifica che abbiamo fatto proprio con Sardegna Ricerche, che ha già in piedi un
progetto di questo tipo, perché riteniamo che, veramente, portando avanti e quindi
rendendo più o meno obbligatorio, ma comunque iniziando a lavorare su questo
tema, un grande vantaggio potranno avere i materiali locali. Noi abbiamo un
grande patrimonio che spesso non è neanche conosciuto; e questa potrebbe essere
una occasione veramente per incentivarlo e per aiutarlo.
26
Vi ho parlato delle azioni, chiaramente non sono tutte quelle che sono presenti nel
piano. Prima di tutto cosa abbiamo fatto? Come vi ho detto prima, siamo riusciti
ad analizzare i vari settori, e cercato di capire quelle che erano le vere criticità e i
problemi e quindi trovare qualche soluzione. Abbiamo iniziato già a recepire la
direttiva europea, anche se poi abbiamo tempo fino al 2014. E abbiamo creato una
cosa fondamentale, cioè una rete; una rete pubblica privata che ha lavorato e che
spero che continuerà a lavorare. Vi dico che da quei tavoli ogni volta che ci si
incontra, nascono sempre idee nuove; ogni volta c’è un qualche progetto che parte
da uno dei nostri tavoli; abbiamo un tavolo con i Consorzi Industriali ad esempio,
con i quali stiamo cercando proprio di fare un gruppo di acquisto. Io a questo ci
tengo molto; il fatto che i consorzi possano unirsi e fare un bando per avere
l’energia elettrica, tutti insieme, sicuramente gli consentirebbe di avere un costo
competitivo e quindi anche questo, poi, magari facendo entrare all’interno di
questo circuito anche le imprese che sono allocate nelle loro aree probabilmente
sarebbe una cosa molto importante. E questo, vi dico, è un’idea che è nata in uno
di questi tavoli.
Cosa abbiamo fatto poi? Abbiamo anche fatto formazione. È importante
nell’efficienza anche fare animazione e formazione. Noi l’abbiamo fatta proprio
incontrandoci e imparando gli uni dagli altri; però, per esempio, anche nel piano ci
sono tutta una serie di azioni di animazione; anche questa è un’azione di
animazione fondamentale.
Altri risultati importanti quali sono stati? Il fatto di avere un patrimonio di
conoscenze all’interno dell’Assessorato, e questo ve lo dico anche per il piano
energetico. Ci sono state diverse edizioni di Piano energetico, nel senso che forse
ce ne sono 4 o 5, ora più o meno nei cassetti. Ed erano quasi sempre fatti
27
dall’Università o comunque da soggetti esterni. Poi ogni volta che si doveva
ripartire perché per qualche motivo non veniva approvato, oppure non passava la
VAS; gli Assessorati non avevano la possibilità di modificarli , perché non si
avevano le professionalità e soprattutto non si aveva il patrimonio dei dati, quindi
la conoscenza fondamentale per poter pianificare.
Quello che, secondo me, siamo riusciti a fare è avere proprio questo: avere il
patrimonio di conoscenza. Abbiamo ricostruito il bilancio energetico regionale
quasi al “MW”. Forse il bilancio energetico più preciso ce l’ha solo la Lombardia
che lavora sull’energia da quasi 20 anni. Però devo dire che nelle riunioni a Roma
ce la caviamo abbastanza bene. Siamo sempre i primi della classe, nel senso sempre
lì ad alzare la mano. E questo è importante.
Diciamo che questo ci ha consentito di essere incisivi anche a livello di DUS, nel
senso che quando c’è stato – si fanno sempre le riunioni tecniche e chiaramente
anche quelle politiche anche all’interno dell’amministrazione – laddove siamo stati
chiamati per sapere qual è la strategia, come è la nuova programmazione, su cosa
dobbiamo puntare? Siamo stati in grado proprio anche con dati alla mano, quindi
con una certa forza, di poter dire: adesso l’importante è fare efficienza e fare
risparmio, perché stiamo entrando in una logica di efficienza anche nel consumo.
Tanto abbiamo fatto, ma dobbiamo continuare. Questo che leggete nella slide è
un taglia e incolla puro di quello che è scritto nel DUS, che poi è una delibera del
12 settembre. È esattamente quello che è scritto. Si parla di risparmio e si parla di
efficienza. Noi abbiamo parlato di lavorare insieme ecc… ma anche le risorse
devono essere programmate insieme. Ormai, come sappiamo tutti, le risorse sono
poche quindi bisogna metterle tutte a correre insieme con un obiettivo comune.
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Mi sono dimenticata di dirvi prima che in questo documento c’è anche tutta la
parte dei trasporti. Siamo riusciti a presentare una domanda al Ministero delle
infrastrutture sulla mobilità elettrica con il comune di Cagliari; speriamo di vincere.
E questo è un altro pezzettino, anche lì ci sarà una co-partecipazione perché il
Ministero mette dei soldi. Probabilmente poi l’anno prossimo ce ne saranno altri;
quindi diciamo che questa, che per adesso possiamo definirla una buona pratica,
vorremmo farla anche con altri, quindi chiedo ai comuni di candidarsi per fare
qualcosa insieme.Questo è l’altro “risultato”. Da questo studio che abbiamo fatto,
abbiamo chiesto al nostro Assessore, perché i tecnici devono supportare gli
Amministratori, di aggiornare quelli che erano gli indirizzi politici che erano già
stati adottati con una Delibera del 2011; e dal 2011 ad oggi vi assicuro che il
mondo è cambiato dal punto di vista energetico. Per cui abbiamo messo sul tavolo
quelle che erano le risultanze, quelle che erano le criticità che più o meno vi ho
detto. Quindi non potevamo che chiedere all’assessore di modificare quella
strategia, che poi non è una modifica; di fatto è un risultato di tutta una serie di
azioni che ha fatto la Regione. E come diceva la dottoressa Corona, il progetto
smart city, i PAES, stanno tutti andando da questa parte. L’efficienza è diventata
ormai per tutti il pilastro. Quindi la nuova strategia dovrebbe essere proprio questa:
una crescita sostenibile del territorio attraverso la sicurezza e l’efficienza energetica
del sistema energetico. Perché anche qui il piano energetico deve vedere il sistema
e lo deve vedere secondo un modello di generazione distribuita. Questo ce lo
chiede la Commissione Europea, ce lo chiede la politica europea. Quindi siamo
tenuti… forse proprio perché siamo un sistema semichiuso, siamo ancora di più
quelli che possono dimostrare che questo può funzionare.
29
E quindi, che cosa? Cercare di interconnettere tutti i nostri sistemi e anche in
questo ritorna un discorso fatto prima. Non c’è il metano in Sardegna; qualche
soluzione alternativa la dobbiamo trovare perché, sennò, tutto quello che è
cogenerazione, trigenerazione che per noi sarebbe importante, probabilmente non
si può realizzare. E anche qui non si può pensare di interconnettere sistemi o
comunque di ragionare in un ottica di integrazione se non abbiamo tutte le fonti. E
questo è in programma ossia incrementare l’intensità energetica vuol dire anche
abbassare i costi. Il costo delle imprese sarde è vero che è più alto perché non c’è il
metano, però è anche vero che il costo che noi abbiamo per la produzione
dell’energia poi va a ricadere su tutto il sistema italiano. Nella delibera, se leggete,
c’è proprio un passaggio. Addirittura l’autorità per la Vigilanza, che ha fatto una
indagine sulla regione Sardegna. Perché poi il prezzo della zonale, quindi il prezzo
che noi abbiamo per la nostra produzione è andato a riverberare su tutto lo stato
nazionale, quindi su tutto, non solo sulla Regione, ma su tutte le regioni italiane. E
questa è una cosa su cui, chiaramente, dobbiamo noi per primi, considerare nel
piano energetico che però è un piano energetico regionale, su cui lo Stato ha una
grossa competenza. Pensiamo alle infrastrutture, la rete nazionale è gestita dallo
Stato; quindi anche su questo, avere l’interlocuzione con Enel e con Terna è vero
che è possibile, però non pensiate che sia poi così semplice riuscire ad incidere.
Questo è il nostro obiettivo finale.
Vorrei chiudere con questa frase che dico sempre, perché lo dice sempre il nostro
coordinatore scientifico Alfonso Damiano di Sardegna Ricerche, e che lavora con
noi, questa frase mi è piaciuta perché racchiude tutti questi discorsi che ci siamo
fatti; consumare meglio per vivere meglio.
Grazie.
30
Gli Strumenti Normativi per migliorare l’efficienza energetica dei Comuni:
le proposte dell’ANCI, di Filippo Bernocchi3
Grazie dell’invito, e vedo anche una platea nutrita e molto attenta. Peraltro ho
potuto solamente vedere una parte del penultimo intervento e l’ultimo intervento,
ma vedo che qui, in questa regione state lavorando, e state lavorando bene; quindi
complimenti.
Avevo preparato, mi ero fatto preparare, come al solito, un intervento dagli
uffici ma poi, naturalmente quello che dite mi serve da suggestione per fare
valutazioni di tipo diverso, che però ricalcano un cliché sul quale dibatto spesso, e
cioè che il tema dell’efficientamento energetico. Prendo questo come argomento,
che è veramente la chiave di volta per risolvere numerose problematiche e
soprattutto far ripartire una grande massa di investimenti del nostro sistema, ma
quando è affrontato è affrontato male o non affrontato dal Governo, perché poi
noi ci muoviamo, al di là degli sforzi che possono fare le regioni. Anche la mia
regione, la Regione Toscana è una regione emancipata sotto questo punto di vista;
noi ci troviamo poi a dover applicare tutta una serie di normative e ci troviamo in
tutte una serie di difficoltà tecniche che non vengono quasi mai prese in
considerazione
dal
legislatore
o
dall’esecutivo
perché
non
conoscono
sostanzialmente come funziona e come girano le cose nei comuni. Perché tutti
3
Delegato ANCI Energia e Rifiuti
31
legiferano ma poi non sanno come il comune si deve muovere; non hanno neanche
una più pallida idea. Questo è il primo problema.
Secondo problema: di chi sono queste competenze?
Perché se la vediamo in un’ottica di sviluppo, allora è chiaro che va verso un
dicastero che si è sempre occupato di energia. Però gli sforzi che noi facciamo
sono anche per raggiungere gli obiettivi europei del 20-20-20 e quelli ancora più
performanti che sono previsti nelle altre direttive. Allora bisognerebbe che ci fosse
un coordinamento fra questi due dicasteri, perché quando si va ad intervenire su
questa materia si abbia ben presente quali sono gli obiettivi.
Terza questione: è impossibile pensare di raggiungere determinati obiettivi se
non si conoscono principalmente i meccanismi della fiscalità locale e non si
conoscono i meccanismi attraverso i quali i comuni operano. Quindi gli interventi
a livello governativo dovrebbero essere, secondo me, concordati anche con chi si
occupa di fiscalità locale. Perché, è evidente che se tu non intervieni sul Patto di
Stabilità io questo problema non lo risolvo; cioè ho scritto un bell’intervento, ho
declinato degli indirizzi strategici ma poi, alla fine, non sono in grado di portarli
avanti. E allora veniamo un pochino a tutti i problemi.
Da ieri sappiamo che c’è un Governo. Io spero che questo Governo inizi a
lavorare. In tutte le riunioni in cui io mi ritrovo, anche convegni pubblici, io
sollevo questi problemi. Il problema è che tutti mi danno ragione, compresa la
dottoressa Romani, che lei conoscerà, che mi dà ragione. Però poi non succede
niente. Allora, siccome questo tipo di interventi fanno bene al tutti; perché fanno
bene? Ai comuni perché riducono la spesa corrente; all’ambiente perché riducono
le emissioni; all’economia locale perché, comunque sia sono interventi che poi
32
vengono attivati attraverso piccole imprese locali, quindi bisogna trovare il sistema
di far girare queste cose.
Allora per far girare queste cose bisogna intervenire sul Patto di Stabilità. E io è
da quando sono in Anci che lo dico; ma se non si interviene sul Patto di Stabilità
non andiamo… che è una anomalia tutta italiana. È vero che ci teniamo questa
anomalia perché abbiamo il debito più grande dell’Europa, ma questa è una
anomalia tutta italiana. Dobbiamo intervenire sul Patto di Stabilità, primo punto.
Dobbiamo intervenire sul sistema finanziario, perché è vero che noi abbiamo un
patrimonio edilizio molto vetusto sul quale bisognerebbe intervenire e si potrebbe
intervenire con finanziamenti ad opera di terzi. Ma se noi non abbiamo un sistema
bancario pronto a recepire anche queste opportunità, non andiamo da nessuna
parte. In questo senso, secondo me, il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti sarebbe,
potrebbe essere un ruolo importante.
Terzo punto: il tema delle procedure. Noi oggi, se vogliamo dare risposte certe
anche in tempi brevi, dobbiamo pensare veramente che il nostro Paese, non parlo
solamente della procedura per l’affidamento di una consulenza che mi consente di
fare un piano energetico e poi mi consente di attivare altri progetti. Ma diciamo in
generale noi abbiamo bisogno di procedure molto più snelle. Bisogna che la parola
semplificazione entri definitivamente nell’agenda di questo Governo, ma non come
è entrata sino ad oggi, perché io di semplificazione non ne ho vista una; ho visto
solamente complicazioni. Bisognerebbe che smettessero di scriverle i magistrati di
TAR che percepiscono il doppio stipendio andando a fare i Capi di Gabinetto, e
bisognerebbe che le scrivessero insieme – scusare se sono un po’ polemico – a chi
poi si sporca le braccia sui territori, perché così non è assolutamente possibile.
33
Se io anche oggi volessi prendere ad esempio la città di Prato, io ho affidato il
servizio ho nominato l’Energy Manager, hanno fatto subito ricorso al TAR. Allora
ho accantonato l’Energy Manager, nel frattempo il TAR faceva tutti i suoi gradi: la
sospensiva; poi mi ha dato ragione. Il Consiglio di Stato, la sospensiva; poi mi ha
dato ragione. Nel frattempo questo aveva trovato un altro lavoro. Ma lasciamo
fare.
Poi ho iniziato l’iter per fare il piano energetico comunale; affido l’incarico.
Ricorso al TAR; sospensiva. Consiglio di Stato; sospensiva. L’ho affidato con due
anni di ritardo; spero, visto che a maggio andremo alle elezioni, o forse prima,
entro quella data di poter affidare il servizio. Da lì dovrebbero partire tutte le
azioni.
Ma come si può pensare, noi in Italia, di competere con un sistema del genere?
Ovunque voi andiate in giro per il mondo vedete sistemi paese, anche paesi
emergenti, che non hanno dispregio delle regole; anzi, hanno una cultura delle
regole molto precisa e molto attenta, che sono in grado di dare risposte in tempi
giusti rispetto a quelli che sono i cicli economici, ma anche rispetto a quello che
sono i cicli della politica, perché io ho attivato un processo, andrò alle elezioni, mi
ci sono voluti 5 anni soltanto per sistemare le carte amministrative, poi ci sta che
quello che viene dopo la pensi diversamente; si ricominci da capo.
Allora, questo sistema non può veramente andare avanti, sta strozzando i
comuni che potrebbero fare grossi investimenti. Guardate, io vi do anche un altro
esempio. Io nel comune di Prato, quando sono entrato a fare l’assessore, - il
comune di prato è una città di 190 mila abitanti – ho messo a gara tutti i servizi. Me
ne sono fregato del fatto che fossero aziende del comune di Prato, tanto che
34
avevano gonfiato i costi a dismisura, e sono andato a gara su tutto. Io in quattro
anni e mezzo non sono riuscito ad aggiudicare una gara.
Io a tutti i convegni faccio sempre la solita provocatoria proposta che venga
istituita una sezione speciale presso il TAR di ogni regione che effettuerà le gare
della pubblica amministrazione; tanto loro sono bravi e quindi le fanno bene loro.
Perché così non è, veramente, possibile andare avanti. Ho fatto un conto di quanto
mi è costato questo, perché c’è un costo del fare, perché io ho bisogno di soldi per
fare; però io potrei fare anche senza soldi. Io invece sto pagando anche quel costo;
perché?
Non aver aggiudicato la gara sulla illuminazione pubblica a me è costato oltre
680 mila euro di spesa corrente in più in questi quattro anni e 5 milioni di euro di
investimenti in meno. Questo è il mio conto della serva.
Non aver aggiudicato la gara sul servizio calore mi è costato 300 e rotti mila euro
per quattro anni.
Non aver aggiudicato la gara per la concessione del servizio di distribuzione del
gas mi è costato la bellezza, tra investimenti e canone che avrebbe preso il comune,
di 51 milioni di euro. Io credo che queste siano considerazioni che, per uno come
me, che sono una avvocato di campagna, ma che sono anche molto pratico siano
considerazioni che debbano essere fatte. Per cui va bene la pianificazione strategica
nazionale; va bene la pianificazione regionale ma da lì in poi dobbiamo inventare
meccanismi che consentono alle amministrazioni comunali di dare risposte certe in
tempi brevi, con iter semplificati e con certezza sulla tempistica. Questo è il punto,
perché oggi noi non siamo in grado. Molte volte dico che ci prendiamo in giro,
perché io quando vado in Consiglio comunale e parlo del piano energetico
35
comunale so che a tempi italiani – quindi anche quei tempi del TAR, il TAR c’è
sempre – ma un minimo intervento comunque ti costa una legislatura. E come
pensiamo noi di poter competere con gli altri sistemi paese con i tempi di una
legislatura? Non è assolutamente possibile; non credo che sia assolutamente
possibile.
Quindi ci diamo da fare, cerchiamo di trovare degli interlocutori. Questo nuovo
Governo avrà una certa stabilità, un orizzonte temporale, penso almeno fino a
tutto il 2014. Ci auguriamo di poterci mettere a sedere ma con tutti i dicasteri,
affinché uno sappia cosa fa l’altro, che la mano destra sappia cosa fa la sinistra, ma
soprattutto che si sappia come funzionano le cose all’interno di una pubblica
amministrazione, che è il soggetto che deve attivare gli interventi.
A tutto ciò si è aggiunta la riforma della riforma della riforma dei servizi
pubblici; quindi, quando prima avevo un po’ più di elasticità utilizzando le mie
aziende pubbliche nel fare un certo tipo di intervento, ora non ho più neanche
questa valvola di sfogo, questa elasticità, perché la legislazione penalizzante che è
intervenuta lì ormai a cadenza semestrale… vedrete che nel nuovo decreto ci
sarà… nel Fare 2 ci sarà la riforma dei servizi pubblici locali. Io per ora ne ho
contate 7 in un anno e mezzo, ma vedrete che ce ne sarà anche un’altra: riforma e
riforma.
Concludo dicendo che da ragazzo – complice anche la mia vocazione politica –
volevo essere un rivoluzionario e riformista; vedendo un po’ come sono andate le
cose in questi anni, io credo che sono diventato tutto tranne che un riformista.
Bisogna che il Governo smetta di lavorare, il Parlamento faccia meno leggi, si
faccia pochissime cose, si semplifichi e si cerchi di andare avanti con quello che
abbiamo. Grazie.
36
Le Opportunità dello Sportello Energia, di Ketty Corona4
Buongiorno a tutti.
A beneficio di chi non lo sapesse, Sardegna Ricerche è l’Ente pubblico che
supporta le politiche dell’Amministrazione della Regione Sardegna nei campi della
ricerca e dell’innovazione tecnologica.
Da qualche anno a questa parte l’Ente che presiedo ha dedicato maggiore
attenzione al supporto delle attività imprenditoriali proprio nei campi della ricerca
e dell’innovazione tecnologica, riequilibrando quello che credo fosse, in passato,
uno squilibrio a favore dell’attività di “ricerca” all’interno del Parco Scientifico e
Tecnologico di POLARIS.
Per fare questo, d’intesa con la Presidenza della Regione, abbiamo dato corso ad
una modifica del nostro Statuto prevedendo che il focus delle attività dell’Ente
fosse teso a promuovere l’orientamento della ricerca e le sue relative applicazioni
verso i bisogni reali del sistema economico isolano.
Abbiamo inteso differenziare le nostre attività da quelle dell’Università ed evitare,
da par nostro, inutili sovrapposizioni. Ho sempre ritenuto che il nostro compito
fosse differente, soprattutto nei fini: l’Università è un Ente culturale che studia i
fenomeni ed effettua la ricerca pura, alle volte prescindendo dal contesto
4
Presidente Sardegna Ricerche
37
economico-imprenditoriale. Sardegna Ricerche, invece, non fa ricerca e non deve
farla; deve semmai preoccuparsi che la ricerca, che ovviamente sostiene in varie
forme, produca “utilità” al nostro sistema economico nel suo complesso, avendo
come parametro di riferimento le così dette “aggregazioni stabili della domanda e
dell’offerta” nel campo dell’innovazione.
Anche per questo motivo Sardegna Ricerche ha deciso, per esempio, di investire
nel campo della formazione finanziando un Master in Informatica, attraverso il
supporto tecnico e scientifico dell’Università di Cagliari, volendo a focalizzare le
specifiche utilità per le imprese del settore; l’offerta formativa del Master è stata
studiata sulla base degli input pervenuti dal mondo delle imprese e del tipo di
specializzazioni che a queste occorrono. Se volete, realizziamo un diverso
approccio al sistema della formazione compiendo una sorta di “rivoluzione
copernicana” che mette al centro le imprese e i loro bisogni, per metterle nelle
condizioni di vincere o quantomeno sostenere le sfide del mercato globale.
Un’ulteriore attività di Sardegna Ricerche è rappresentata dalla costruzione ed
implementazione di un capillare sistema di servizi per agevolare l’incontro tra la
domanda e l’offerta di ricerca e innovazione, con particolare attenzione alle
esigenze delle micro, piccole e medie imprese regionali. A questo proposito è
fondamentale il sistema degli “Sportelli” di cui parlerò tra poco.
Naturalmente, le nostre azioni sono volte all’incremento del numero delle imprese
innovative nella nostra Regione, sostenendo innanzitutto la loro nascita ed
accompagnandole nelle fasi successive, generalmente le più critiche. Avrete letto
che ci sono molte polemiche sulle start up e su una loro presunta eccessività
numerica. Io, al contrario, non mi preoccupo se ne nascano troppe; mi preoccupo
semmai di come sostenere le potenziali eccellenze che trovano un veicolo
38
privilegiato proprio in esse: se non si allarga la base nessuna piramide può essere
sostenuta.
Accennavo al tema degli “Sportelli”: oltre ai cluster, alle piattaforme, ai laboratori
in cui si fa ricerca, abbiamo messo in piedi un sistema di Sportelli che fornisce alle
imprese un “sistema stabile”, permanente, non più legato alla aleatorietà del singolo
finanziamento dell’Amministrazione regionale, statale o dell’Unione europea. Un
sistema permanente di servizi integrati che si sviluppa dalle consulenze alle
iniziative di formazione e informazione sulle opportunità di tipo finanziario e non
solo. Insomma: un’attività a tutto campo verso le imprese e la Pubblica
amministrazione.
Tra gli Sportelli attualmente operativi ne cito alcuni: lo Sportello della Ricerca
europea, lo Sportello della Proprietà intellettuale che è molto importante perché
siamo l’unico Ente in Sardegna che eroga, tra l’altro in maniera assolutamente
gratuita, tutte le consulenze che riguardano la proprietà intellettuale. Ancora, lo
Sportello Appalti che ha posto in luce un dato davvero preoccupante: un miliardo
e 400 milioni di euro sono i fondi spesi dalla PA sarda in beni e servizi e di questi
solo il 20% dei relativi appalti vengono aggiudicati ad imprese sarde e questo sta a
significare che oltre un miliardo di euro, ogni anno, lascia la Sardegna. E’ facile
intuire quali positività si creerebbero per il nostro sistema economico se queste
risorse, anche solo il 50%, rimanessero in Sardegna.
Il prossimo autunno partirà l’attività di un altro Sportello: lo “Sportello energia”.
Immagino saprete che da diversi anni Sardegna Ricerche ospita il “Cluster delle
Energie Rinnovabili” e soprattutto i quattro laboratori tecnologici, con sede a
Macchiareddu. Il Cluster realizza una serie di attività già ricordate in precedenza
39
dalla dottoressa Moroni e sulle quali ora non mi soffermerò. Dico solo che anche
in questo tipo di attività Sardegna Ricerche rappresenta il braccio operativo
dell’Amministrazione regionale e questo le consente di partecipare a svariati tipi di
Azione. Per esempio i PAES (Piani d’Azione per l’Energia Sostenibile), sono stati
predisposti col nostro contributo.
Lo Sportello Energia promuoverà la diffusione sul territorio della cultura, non solo
delle energie rinnovabili, ma anche dell’efficienza energetica. Questo servizio, così
come avviene per lo “Sportello appalti”, si rivolgerà sia alle imprese private che agli
enti pubblici allo scopo di accrescerne le competenze e rafforzarne il trasferimento
tecnologico.
A questo proposito, proviamo a pensare proprio sul tema degli appalti, ma anche
sul tema delle energie rinnovabili e dell’efficientamento energetico, quante sono le
pubbliche amministrazioni che non hanno la possibilità di accedere a competenze
specifiche e noi, oltre al sistema delle imprese, vogliamo consentire all’intera
Pubblica Amministrazione in Sardegna di poterlo fare.
I servizi che offrono i nostri Sportelli sono: informazione, animazione, formazione
e assistenza tecnica. Quindi la formazione è sia interna, perché noi vogliamo che il
nostro personale sia sempre in grado fornire la consulenza necessaria, sia esterna
perché rivolta sia alle imprese che agli enti pubblici.
In relazione alle attività degli Sportelli, vorrei soffermarmi sull’animazione: voi
sapete che l’animazione era una delle attività specifiche del Consorzio 21 e che nel
tempo è stata quasi dl tutto abbandonata. Questa attività ci ha dato grandi
soddisfazioni in passato e per questo abbiamo deciso di rilanciarla. Sardegna
Ricerche ha le competenze specifiche per poter fare animazione alle imprese sarde
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perché l’innovazione deve raggiungere tutti, anche quelle piccole imprese
strettamente territoriali che non godono di un accesso immediato a questo tipo di
informazioni. Dobbiamo favorire l’incontro e lo scambio delle esperienze
innovative tra le imprese.
Da ultimo consentitemi un cenno sull’informazione che ruota attorno al sistema
degli aiuti e degli incentivi alle imprese. In molte occasioni ci siamo resi conto che
non basta pubblicare i relativi avvisi sul nostro sito web o sui giornali: c’è bisogno
di un’informazione, ma soprattutto di una assistenza più capillare che è molto
difficile ottenere.
Per questo Sardegna Ricerche garantisce un’assistenza di primo livello via telefono
o attraverso i mezzi messi a disposizione dal WEB. Inoltre prevediamo di offrire,
su richiesta, una assistenza di secondo livello: l’assistenza on site dei nostri
specialisti che si recano presso le aziende.
Sardegna Ricerche è un ente certamente rinnovato, ma che non vuole perdere le
proprie best practice. Personalmente considero l’innovazione proprio questo:
tenere ciò che di buono è stato fatto nel passato per migliorarlo. In fondo non si
inventa quasi mai qualcosa di nuovo, semplicemente lo si rinnova, siano essi
processi o prodotti: li si rende più funzionali alle esigenze ed ai mutamenti dei
tempi.
Sardegna Ricerche porta nei tavoli della programmazione strategica regionale il tipo
di attività e di esperienza che ho qui rappresentato, costituendo il terminale di
collegamento tra l’Amministrazione regionale e il mondo variegato delle imprese
ed il loro bagaglio di proposte ed esigenze di sistema. Continueremo a farlo!
Grazie per la vostra attenzione.
41
FOCUS BIOEDILIZIA: ESPERIENZE E BUONE PRATICHE
Università e impresa per un’edilizia più a misura di ambiente: Edilana e la
filiera di bioedilizia “La Casa Verde CO2.0” , di Antonello Monsù Scolaro5
Cosa intendiamo per edilizia più a misura di ambiente; cosa intendiamo per
ambiente e cosa significa avere un atteggiamento sostenibile o meglio, un pensiero
sostenibile?
Attilio Nesi, un mio professore di università, nel 2000 scriveva in un suo libro
che: “il cambiamento non è facile né è possibile aspettarsi che scaturisca dalle
incursioni della politica” - guarda caso - “esso deve confrontarsi con il nostro
essere ancorati a certezze interpretative del mondo e ad abitudini che difficilmente
siamo disposti ad abbandonare” - attenzione alle parole, sempre attuali- ed ancora,
“è coinvolta l’organizzazione della nostra vita, la nostra storia, la nostra evoluzione.
E la pervicacia con cui difendiamo tutte queste cose. Siamo pronti noi a cambiare
le nostre abitudini nell’utilizzare le nostre case?” Riflettiamoci.
“Il cambiamento è possibile”, - dice – “a condizione che si raggiunga la
consapevolezza di quanto le retroazioni dell’ambiente all’aggressione antropica
siano diventati grandi e minacciose “.
5
Dipartimento di Architettura Alghero, Università di Sassari
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Richiamando una massima di Confucio che diceva: “Se non puoi convincerli,
confondili”, confesso di sentirmi spesso confuso di fronte alle numerose
mistificazioni che ci vengono offerte nel tentativo di convincerci - senza realmente
renderci edotti - su cosa sia realmente la sostenibilità.
Penso che un po’ tutti abbiamo, prima o dopo, letto questa frase, questa
definizione, che andava a chiudere una stagione – che poi, vedremo, non era
l’unica, non era quella importante ma era la conclusione di un periodo – in cui la
sensibilità verso uno sviluppo sostenibile si fece forte a livello mondiale, e andò a
confluire nel rapporto Bruntland (1987): “lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo
che soddisfa i bisogni del presente, senza compromettere la possibilità delle
generazioni future di soddisfare i propri bisogni”… a volte per capire “cosa è”, è
importante capire “cosa non è”. Vi propongo alcune immagini di recenti
realizzazioni edilizie (che hanno non più di 20-25 anni) e vi chiedo se questo sia o
meno sviluppo sostenibile?
Questa è la famosa Marmorata, tra Palau e Santa Teresa di Gallura.
Prima di essere ricercatore al dipartimento di architettura di Alghero, ho avuto la
fortuna di essere stato per 10 anni funzionario della Soprintendenza ai beni
culturali di Sassari e Nuoro ed ho avuto modo di osservare tutta una serie di
interventi di trasformazione del territorio che di sicuro non definiremmo
“sostenibili”. Come si può notare dalle immagini che vi mostro, in questa
velocissima carrellata noi andiamo è possibile cambiare scala territoriale, dalla cava
all’insediamento turistico, senza cambiare, purtroppo il principio operativo dello
sfruttamento incondizionato del territorio, dell’ambiente che ci circonda; oggi, pina
piano, fortunatamente, qualcosa sta cambiando, almeno in termini di sensibilità
ambientale. In tal senso, cito un progetto di ricerca ed innovazione industriale che
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avevamo elaborato e promosso insieme al Distretto industriale di Orosei (NU), nel
2004: si trattava di un progetto su un asse del POR in ambito industriale,
riguardante le modalità per recuperare tutti gli scarti lapidei dei processi di
estrazione e lavorazione del calcare bianco, famoso in quelle zone. Dal territorio
alla dimensione macro, procedendo verso una dimensione sempre più “micro”
arriviamo all’interno delle nostre abitazioni e ci rendiamo conto che, spesso, non
vengono soddisfatte le esigenze di base di benessere, se consideriamo le sempre
più diffuse, ed ormai riconosciute malattie correlate all’ambiente domestico, ed alla
tristemente famosa sick building syndrome, ovvero la sindrome dell’edificio malato.
Una vera e propria patologia, stigmatizzata dall’organizzazione mondiale della
sanità (OMS), dovuta alla qualità dei materiali ed alle relative emissioni presenti
dentro casa. Ma ancora, cosa intendiamo per benessere? E soprattutto, all’interno
delle nostre case? Il benessere termoigrometrico (ricordiamo il famoso diagramma
di Olgyai, che indica le coordinate di umidità e temperatura in base alle quali
l’omino sdraiato è in un range di che definisce le condizioni di benessere). Il
benessere acustico ed soprattutto il disconfort; il fattore di illuminazione diurna
(daylight factor). A tal proposito, pare interessante ricordare che per costruire
un’abitazione singola, di 100 mq di superficie, occorrono 70 tonnellate d’acqua. Se
pensiamo alla velocità dei tempi di realizzazione di un edificio ed alla ricorrente
incapacità dei materiali costitutivi di smaltire quest’acqua, è facile rendersi conto di
quanta umidità residuale è presente nelle nostre case! Inoltre, se per costruire
utilizziamo materiali che non interagiscono con l’ambiente secondo adeguati
scambi termo igrometrici, capiamo come tutto si complica. Riflettendo
sull’argomento, in preparazione di questo intervento, mi è passato tra le mani un
disegno di mio figlio che mi ha fatto riflettere e pensare che tutti noi, in particolare
da bambini, abbiamo dentro il desiderio di sostenibilità, che significa anche fare
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cose “semplici” e “secondo natura”. Nel disegno ricorrente di molti bambini,
ritroviamo la casetta, i fiori, il cielo ed il sole...forse è questo “sostenibilità”
Prima del rapporto Bruntland, numerosi pensatori avevano già articolato una
serie di ragionamenti: A. Smith (1723-1790) e lo “stato stazionario”; Malthus
(1766-1834) e la “scarsità delle risorse naturali” quale ostacolo alla crescita; ed
ancora
J.S. Mill(1806-1873), secondo cui non c’è molta soddisfazione a
contemplare “un mondo che non contiene più traccia dell’attività spontanea della
natura”. Numerose e tutt’altro che nuove, le formulazioni intorno al concetto di
sostenibilità ed ai suoi attributi. Interessante, da questo punto di vista, appare di
sicuro il concetto di “impronta ecologica”, o footprint, introdotto per la prima volta
da Mathis Wackernagel e William Rees nel loro libro "Our Ecological Footprint:
Reducing Human Impact on the Earth", del 1996. L’impronta ecologica serve per
misurare l’area biologicamente produttiva di mare, di terra, necessaria per
rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e per assorbire i rifiuti;
per quanto sia un indicatore qualitativo e non quantitativo (è infatti molto criticato
in campo scientifico) fornisce una misura di quanta superficie terreste e di mare sia
necessaria per le risorse, ma anche per assorbire i rifiuti che produciamo. L’indice
che misura l’impronta ecologica delle attività umane, si basa su categorie di terreno
e categorie di consumi che, confrontate tra loro, forniscono un indicazione di
ettaro/pro capite di terreno necessario a ripristinare le risorse consumate dalle
attività umane, comprendendo tra queste anche l’alimentazione, l’edilizia, i servizi
ed i trasporti. È un indice multi-scalare e si può applicare a una famiglia come ad
una intera città, oppure ad un’intera regione. Dal nostro punto di vista, appaiono
interessanti il “suolo occupato” e “le abitazioni”, in qualità di categorie di terreno e
di consumo. Ci rendiamo conto di come il nostro agire abbia degli scenari: quello
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territoriale ecosistemico; quello urbano ed insediativo, fino a giungere al singolo
edificio ed ai materiali costitutivi. Nulla è slegato da questo meccanismo. È inutile
pensare di essere sostenibili ad un qualunque livello o gradino di questa scala
quando poi gli altri livelli non funzionano; sarebbe illusorio. Infatti, nel complesso
meccanismo di valutazione dei bilanci energetici (LCA, LCC, ecc), da qualche parte
ci sarà un valore altissimo di disefficienza che farà abbassare gli altri.
Allora, pensare sostenibile a cosa ci porta? Ci permette di costruire queste relazioni
che molto spesso ci vengono presentate e che noi conosciamo come le smart City,
smart governance nel caso dell’Italia come diceva il dottor Bernocchi, siamo tutti
d’accordo, è inutile che ne parliamo. Smart economy, smart mobility, qualità della vita e
smart resources, tutto è collegato. Dobbiamo peraltro essere coscienti che la coerenza
di un approccio sostenibile, richiede un atteggiamento sistemico. Un approccio
metodologico, sequenziale, che possiamo riferire al complesso processo edilizio
all’interno del quale si ritrovano le implicazioni della attività umane di
trasformazione del territorio. Qualunque infrastruttura, dalla singola casa alla
grossa infrastruttura, sono tranquillamente interpretabili attraverso un percorso di
processo edilizio. Ma ciò cosa comporta? Una programmazione con degli attori,
una politica, una committenza pubblica e privata; una progettazione adeguata.
Quindi i tecnici – permettetemi, noi tecnici – e i progettisti in generale…però,
come è possibile notare, i campi non sono mai autonomi, piuttosto si intrecciano.
Sono insiemi che hanno sempre dei campi in comune. Esecuzione e costruzione.
Imprese e maestranze. Infine, l’ultimo passaggio: gestione e manutenzione
dell’edificio. Nell’ottica di un pensiero sostenibile “esteso”, se uno di questi
personaggi non fa quello che deve, il meccanismo si incrina. Una pubblica
amministrazione che programma male sul suo territorio, programma un
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insediamento che nel tempo – anche se nell’immediato può dare posti di lavoro –
non avrà una reale efficacia, non creerà indotto, mentre avrà devastato il territorio
senza aver tenuto conto di quelli che avrebbero potuto essere i criteri
dell’inserimento ambientale. Questo non è sostenibile!
Tutto ciò, al contrario, nella misura in cui funziona ci permette anche di pensare
agli edifici in un’ottica di demolizione e di riuso. In quel caso, si chiama in campo il
delicato ambito della gestione dei rifiuti, come diceva il dottor Scognamiglio.
Quindi programmazione, progettazione, esecuzione, gestione e manutenzione
implicano una serie di criteri che vanno dall’inserimento ambientale e
paesaggistico, alla progettazione bioclimatica che tiene conto del contesto; che
guarda all’efficienza energetica nel rapporto tra edificio ed impianto; ai materiali
efficienti; alla salute e benessere; alla gestione delle risorse fino alla capacità di
valutare ex ante, ed ex post (per attivare le azioni correttive) il peso complessivo in
regime di LCA. Non si potrà quindi, né si dovrà parlare di edificio bioclimatico, o
di edificio generalmente sostenibile, perché bisognerà tenere conto di tutti gli
aspetti caratteristici dell’intervento di trasformazione del territorio, alle sue
differenti scale: si parlerà così piuttosto di eco efficienza, ambientale ed energetica;
di eco efficienza.
Per quanto possa sembrare strano, bisognerà essere formati ed informati;
condividere e diffondere, e soprattutto partecipare alle scelte. Dall’amministratore,
al tecnico, all’utente o fruitore finale di un bene o di un servizio: tutti dobbiamo
partecipare quali attori consapevoli della delicatezza del nostro ecosistema.
Così, la sostenibilità del costruire implica innovazione, e l’innovazione la
conoscenza, l’informazione e la partecipazione ai processi di cambiamento perché
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l’innovazione sia realmente efficace. Mostro una serie di immagini di alcuni
“edifici” tradizionali -un pinnetto; una palafitta: delle abitazioni scavate nella roccia
ed un edificio in pietra, di alta montagna- e chiedo cosa ci sia di innovativo ed
ecoefficiente in questi edifici? Tutto. Sì, perché sono “oggetti” che dialogano con il
contesto; che sono vincolati al contesto, che utilizzano i materiali del contesto. Dai
Trulli pugliesi alle tende degli indiani d’America, dalle palafitte alla casa compatta
non è possibile ritrovare i criteri basilari per fare efficienza ecologica ed energetica
in un edificio?
Oggi l’innovazione si muove sui territori delle nuove tipologie insediative: dagli
ecoquartieri fino ad arrivare ad interventi di retrofitting ed all’applicazione delle più
sofisticate tecnologie per l’efficienza energetica degli impianti o a prototipi di
abitazioni minime (come l’Existenz Minimum per Diogene, il modulo abitativo di
RPBW). Quindi l’innovazione, e cerco di chiudere, è tutto questo, ma è anche
discuterne insieme. In tal senso, ho cercato di elaborare un grafico per mettere
insieme le varie fasi del processo edilizio finalizzandole al rispetto ambientale quale
fine ultimo e principio operativo imprescindibile, dal processo di prodotto e di
progetto fino a quello di costruzione. In questo senso, secondo quanto afferma
Peter Rice “non c’è niente di misterioso nel processo dell’innovazione, ciò che
serve è coraggio, attenzione e cura del dettaglio, soprattutto crederci e cominciare”.
Da questo punto di vista, abbiamo avviato una proficua collaborazione di studio e
ricerca con le aziende della CasaVerde C02.0 che fanno capo ad Edilana di Guspini
(CA). Edilana è un’azienda nata da qualche anno che ha avuto l’intuizione di un
nuovo modo di produrre nel rispetto dell’ambiente. Nello specifico, la specialità è
la produzione di pannelli isolanti che utilizzano lana di pecora al cento per cento
sarda lungo un processo ed un ciclo produttivo grazie al quale è stato possibile
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ridurre i costi di produzione e di impatto ambientale; utilizzando materia prima
rinnovabile, quindi senza incidere sul depauperamento delle risorse; senza
impiegare materiali tossici in fase di lavorazione, di costruzione e poi di impiego,
per gli utenti finali. Ciò ha permesso di rispettare i canoni della bioedilizia e della
efficienza energetica ma soprattutto di ridurre gli scarti sul territorio e di recuperare
rifiuti speciali quali la lana della tosatura delle pecore.
Edilana appare in perfetta sintonia con il recente piano regionale di gestione dei
rifiuti speciali (PRGRS) che ha stimato all’80%, la quantità di rifiuti che vengono
conferiti a discarica in Sardegna. Il Piano auspica la riduzione al 40%, ma ci sono
passaggi infrastrutturali importanti da fare: dotarsi di impianti di trasformazione dei
rifiuti, una sfida per il futuro. Edilana,dal canto suo, ha ricevuto numerosi premi
per l’innovazione Amica dell’Ambiente ed ha promosso il distretto della bioedilizia,
che conta un parternariato italiano con 75 aziende in filiera, delle quali 40 in
Sardegna, le quali hanno al loro attivo oltre 400 prodotti a catalogo. Qual è
l’innovazione di queste aziende? Utilizzano in particolare materiali di scarto e
risulta trasformandoli in materiali edili o complementi per edilizia.
In sinergia con Edilana facciamo ricerca e sperimentazione, di base ed applicata, a
supporto degli enti pubblici con work shop specifici, coadiuvando dove possibile il
cammino della pubblica amministrazione. Attiviamo percorsi specifici di
formazione tecnica per le maestranze e per i tecnici. Nell’ottica di un’innovazione
condivisa, stiamo cercando di lavorare guardando al futuro, perseguendo gli
obiettivi che ho cercato di individuare durante questa breve riflessione, di
un’innovazione nel campo delle costruzioni a più basso impatto ambientale.
Questo è il futuro che vorremmo fosse condiviso da tutti perché, citando Flaubert
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anche se “l’avvenire ci tormenta e il passato ci trattiene, non vorremmo che il
presente ci scappasse”.
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Il sughero: prodotto per l’edilizia e mezzo per la divulgazione delle politiche
sulla sostenibilità, di Agostino Pintus6
Grazie Presidente. Ringrazio innanzitutto l’organizzazione per averci invitato e per
averci dato la possibilità di parlare di questa materia prima, non dico tipicamente
sarda, ma abbastanza riconducibile alla Sardegna; e di averci poi, amabilmente
sollecitati alla partecipazione.
Di che cosa parliamo? Parliamo di sughero e parliamo della quercia da sughero che
possiamo definire, tranquillamente, la pianta simbolo del paesaggio mediterraneo,
anche per le sue capacità di vivere e di adattarsi ad un ambiente a volte difficile ed
ostile. La pianta e, di conseguenza, la materia prima partono da questo adattamento
per estrinsecare tutta una serie di qualità utili per il discorso che andremo a fare e
connesse alla tematica di questo convegno.
La quercia da sughero è diffusa naturalmente nel bacino del Mediterraneo
occidentale, specificatamente nei paesi iberici, in Francia e in Italia, principalmente
con la Corsica e la Sardegna, e nei paesi del Nord Africa, Algeria, Tunisia e
Marocco. Quindi si può affermare che l’ambiente dove si produce sughero è
un’area abbastanza ristretta e possiamo aggiungere che l’Unione Europea ha
praticamente il monopolio della trasformazione del sughero. Nel mondo
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Direttore del Dipartimento per la Ricerca per il Sughero e la Silvicoltura – Agris Sardegna
51
sughericolo si producono circa 2 milioni di quintali di sughero all’anno; la Sardegna
contribuisce in questo con circa 120 mila quintali. Di questo sughero, quello che ha
sino ad oggi – ed è sperabile che da oggi in poi non sia più così – il maggior valore
aggiunto è sicuramente il tappo, il prodotto tipico per l’enologia. Però del sughero
prodotto nel mondo solo il 30% diventa tappo. Tutto il resto non è rifiuto; tutto il
resto è qualcosa che deve essere utilizzato diversamente.
Che il sughero facesse parte dell’ambiente tipico della Sardegna e che ne fossero già
conosciute empiricamente le sue proprietà, è dimostrato già dagli utilizzi del
sughero all’epoca dei nuraghi, dove bande di sughero venivano utilizzate per
proteggere le armi dall’umidità, sono state ritrovate nel Nuraghe Losa, e altre
venivano utilizzate nelle costruzioni. Nel villaggio nuragico di Teti, attraverso gli
scavi è stato possibile ritrovare un uso molto simile all’utilizzo odierno, dove il
sughero grezzo, naturalmente, veniva utilizzato come isolante nei pavimenti delle
capanne. Plinio nel primo secolo consigliava il sughero perché aveva visto le
utilizzazioni che se ne facevano nel Nord Africa, nella costruzione dei tetti, quindi
sempre ai fini della coibentazione e dell’isolamento. Diciamo che l’epoca moderna
dell’utilizzo del sughero in edilizia è databile al 1891, quando l’americano John
Smith, - scopritore più anonimo non poteva esserci, l’equivalente del nostro
Antonio Rossi – scoprì accidentalmente la possibilità della agglomerazione (il
sughero veniva utilizzato per fare i salvagente) quando dei granulati di sughero
cadendo su una stufa si aggregarono naturalmente per effetto del calore, dando
luogo agli agglomerati. Nasce così l’applicazione del granulato di sughero per la
fabbricazione dei pannelli di varia tipologia.
Il sughero in pannelli viene utilizzato, appunto, nella coibentazione; la
coibentazione a cappotto è l’applicazione più conosciuta ed è molto utile per la
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sanificazione delle vecchie costruzioni. Viene utilizzato per fare pavimenti, per fare
tappezzerie, per fare complementi di arredo e nell’abbinamento con altri materiali
(legno, ceramica e lana). Diciamo che è un materiale abbastanza elastico, che si
adatta a diverse applicazioni e a diverse lavorazioni, alla fabbricazione di cose
diverse. Soprattutto l’abbinamento con il legno è, in questo momento, una delle
cose che, per chi produce pannelli di sughero o sughero per isolamento, trova un
maggior riscontro soprattutto nel Centro - Nord Europa dove c’è, ad oggi, una
maggiore sensibilità ecologica, ambientale, naturalistica.
Passando rapidamente alla struttura del sughero ed alla composizione chimica, si
evidenzia l’importanza della presenza della suberina che è insolubile in acqua,
quindi molte delle proprietà del sughero nascono da questo, e dei tannini che ne
favoriscono la conservazione.
Una delle principali proprietà per cui si utilizza il sughero nelle costruzioni, è la
permeabilità al passaggio del vapore, che permette la respirazione delle pareti e allo
stesso tempo si oppone al passaggio del calore. Il sughero è quindi un buon
isolante sia contro il freddo sia contro il caldo. Suberina più tannini, danno poi al
tessuto suberoso la caratteristica di immarcescibilità e di inalterabilità sotto l’azione
dell’umidità.
Un’altra delle proprietà è la leggerezza; il termine specifico “suber” deriva proprio
dal latino “subire”, cioè che galleggia. Come la compressibilità e l’elasticità, che
sono delle proprietà indispensabili per la fabbricazione dei tappi, ma che sono
altrettanto utili in edilizia. Sono anche rimarchevoli qualità antisismiche.
Vi voglio raccontare rapidamente un aneddoto. Mi è capitato di incontrare una
signora che purtroppo aveva subito il terremoto dell’Aquila, che mi diceva che i
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muri di tamponamento della sua casa presentavano una pannellatura in sughero e
praticamente il muro dopo il terremoto era rimasto in piedi, con i mattoni
completamente staccati, grazie al fatto che era rimasto incollato il sughero. Quindi
il sughero aveva resistito meglio dei tamponamenti alla scossa sismica.
La cattiva conducibilità l’abbiamo già rimarcata; anche questa storicamente ha un
riscontro perché Lucio Colamele, un botanico, suggeriva di costruire le arnie per le
api in sughero proprio per la capacità di isolamento e di regolazione termica.
Altra proprietà importante è la resistenza alla combustione. È un ritardante
naturale della progressione del fuoco, debolmente infiammabile, autoestinguente, a
bassissima emissione di fumo, odore e gas tossici. Nell’isolamento a cappotto, nel
confronto tra diversi materiali che hanno più o meno tutti la stessa conducibilità
termica, si nota come il sughero abbia una permeabilità al vapore molto diversa; ci
sono alcuni materiali che hanno una bassissima permeabilità e altri che hanno
un’altissima permeabilità, il sughero si colloca in una via di mezzo, così come nello
sfasamento temporale, o sfasamento termico, cioè per il tempo che una
temperatura esterna impiega per passare all’interno di una abitazione, quindi più
lungo è questo sfasamento temporale e maggiore è il benessere di chi vive
all’interno dell’abitazione.
In un caso di studio recente di un progetto per la riqualificazione di un quartiere di
Milano, bisognava affrontare il problema dell’isolamento esterno di pilastri e travi
di una struttura in vetro, con delle torri altissime, torri di circa 130 metri, e delle
pareti ventilate. Sono stati messi a confronto diversi materiali che dovevano avere,
chiaramente, delle caratteristiche particolari. Alla fine i materiali di sintesi fibrosi
sono stati scartati per alcune problematiche; materiali di origine minerale per altre;
alla fine in base alle caratteristiche richieste dai progettisti, hanno prevalso gli
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agglomerati vegetali e tra questi anche il sughero. Questo per dire che è
importante, nell’approccio progettistico e nell’approccio costruttivo, che vengano
valutate tutte le possibilità quando si parla di isolamento e di coibentazione,
valutando qual è il rendimento e non tanto qual è il prezzo, benché da un punto di
vista del prezzo il sughero può dirsi competitivo.
Volevo presentare questa slide, anche se non riguarda direttamente il sughero in
edilizia, ma riguarda i tappi, perché a me piace moltissimo, devo dire la verità.
Con i fumi è rappresentata l’emissione di CO2 in atmosfera; con la fabbrica il
consumo di energia e con questa montagnetta il conferimento dei rifiuti in
discarica; infine il consumo dell’acqua. Ecco, visivamente le proporzioni danno
proprio l’indicazione di quale sia l’impatto ambientale dell’industria del sughero
rispetto a quelle della plastica o dell’alluminio.
Chiudo praticamente ricordandovi che il sughero è una materia prima rinnovabile
che concorre moltissimo alla cattura della CO2 e rispetto al legno, che in questo
momento è quello che sicuramente ha il maggiore riconoscimento dal punto di
vista della cattura della CO2. Infatti il sughero viene raccolto periodicamente
lasciando le piante in piedi, per cui tutta la CO2 che viene accumulata nella pianta
praticamente non viene più reimmessa nell’atmosfera. Questo è certificabile
attraverso la Certificazione Forestale che dà una garanzia della corretta gestione
forestale attraverso la cosiddetta “catena di custodia” che ne assicura anche la
tracciabilità. Grazie; spero di essere rimasto nei tempi.
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Abitare mediterraneo: metodologie e materiali per lo sviluppo della filiera
edilizia green, di Rainer Toshikazu Winter 7
Sarò brevissimo. Intanto Buongiorno a tutti. Porto i saluti da Lucense, che è
un'azienda partecipata da alcune istituzioni pubbliche tra cui Camera di
Commercio di Lucca … e porta i saluti alla Sardegna. Ora vedremo anche perché;
perché abbiamo un ambito in comune che è dare delle risposte. Perché, pensando
ai nostri giovani partecipanti che forse sono in procinto di diventare geometri,
ingegneri o quanto altro, che, quando sentono parlare di crisi, sentono anche
parlare di innovazione. Allora, forse può essere che uno pensa di vedere due
concetti che sono opposti, ma alla fine non è così: Einstein diceva che ogni
momento di crisi è un momento di innovazione. Perché se c’è difficoltà, se viene
superata, l’umanità impara.
Ora, io vorrei portare un esempio concreto su come intervenire e costruire in
ambito mediterraneo. Cosa significa intanto? Siamo tutti consapevoli che il bacino
del Mediterraneo rappresenta la culla dell’umanità. Perche questo? È la zona
climatica forse più favorevole all’umanità, oltre alla Mesopotamia, da dove è
derivato il primo nucleo di insediamento dopo l’invenzione del’agricoltura e i primi
sistemi sedentari. Dopo di che, facendo un salto nello sviluppo di innovazione
tecnologica, oggi proponiamo una risposta che adesso cercherò di illustrarvi.
7Archiettto
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consulente Lucense
Atraverso il POR CREO , che è uno strumento di finanziamento allo sviluppo
della Regione Toscana e dopo due anni di ricerca (dal 2009 al 2011), l’università di
Firenze con la Facoltà di Architettura e la Facoltà di Ingegneria, , Università di
Pisa (con il Sant’Anna) , hanno elaborato da questo processo di ricerca un
prodotto di innovazione legato ad un Sistema Aperto. Significa: abbinare alle
risorse potenziali presenti sul territorio, (cioè considerando anche la situazione
climatica, con delle risposte adeguate, anche perche noi non siamo nel Nord
Europa, non siamo in Scandinavia, non siamo in Germania né in Svizzera, non
possiamo pensare soltanto al cappotto termico per coibentare e riparaci dal freddo,
se il problema principale è il caldo;). Prima di differenziare la qualità di comfort
stagionale, è arrivato il concetto dell’aria condizionata, ma nessuno sa esattamente
perché. Infatti, siamo abituati culturalmente di pensare che il fresco sia un pregio,
una necessità; infatti si abbina fresco al comfort.
“Comfort”: un’altra parola chiave, il comfort termico è un fattore a noi quasi
“inconsapevole” perché ormai basta accendere, aumentare la temperatura e io non
entro in contatto diretto con la tecnologia ( che rimane invisibile) , o con l’edificio
inteso come un organismo edificio-impianto. Quindi noi, basandoci sulla ricerca e
sull’apporto potenziale dell’energia rinnovabile, che da una parte
puo dare
beneficio (architettura solare, pannelli solari, fotovoltaici). Ma il sole, ad esempio,
può dare anche parecchio fastidio nei momenti estivi. Ora, come si fa a partire da
una risorsa che è rinnovabile, che è “positiva”
in termini di ritorno costo-
beneficio? Perché da una parte sappiamo che ha un ritorno economico molto
interessante; ma… in edilizia siamo ancora confusi. Prima si parlava della
confusione generale che stiamo vivendo..; e in che cosa consiste? Che sappiamo
esattamente quanto consuma una macchina in quantità di litri/ 100 chilometri,
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sappiamo quanto tempo dura, sappiamo il suo costo/beneficio in base al prezzo;
ma…non lo sappiamo per l’edificio. Allora parliamo dell’Abitare Mediterraneo
come una chiave di lettura per capire , in ambito nostro, cioè in ambito
Mediterraneo, cosa fare… vedete che siamo proprio nell’epicentro del
Mediterraneo e se guardiamo nel contesto mondiale rappresentiamo si la “Culla
dell’Umanità”, come dicevo prima, che definisce il clima mediterraneo.
Ma
stranamente si ritrova anche in Sudafrica, nella costa Ovest dell’Australia del Sud e
nella California… Vi fa pensare a qualcosa? Si, effettivamente: Il vino. Laddove
anticamente cresceva bene il vino, cioè, solo nel Mediterraneo; ma infatti adesso ci
sono come delle enclavi climatiche che rappresentano esempi simili, nel mondo.
Ora dare soluzioni, dare delle risposte a livello di sostenibilità e di qualità vuol
dire anche garantire performances. “Performance” è un’altra parola importata,
significa prestazioni, ma infatti oltre alla “prestazione energetica”, in termini di
efficienza energetica noi dobbiamo dare prestazioni anche di comfort, di
benessere. La domanda è: attraverso che misura, attraverso che meccanismi di
lettura,… e quali sono i criteri? L’architettura deve essere una lettura del clima
locale? Quindi non può essere soltanto un ricalcare dei meccanismi nordici più
evoluti, solo perché hanno “una marcia in più”. Deve essere calato sul territorio,
sul mediterraneo, sul contesto climatico caldo-umido.
Significa includere ovviamente anche movimenti di evoluzione a livello sociale, e
riuscire a rendere il tutto competitivo. Prima si diceva “il capitale umano deve
crescere”; quindi ci vuole la formazione. Ma è anche vero che l’innovazione deve
essere un processo partecipato da tutta la filiera e da tutto il sistema , che a questo
punto diventa un Sistema Aperto; non è più un sistema che io posso brevettare,
che è chiuso. Un Sistema Aperto significa che il Know -How viene divulgato e io
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posso intervenire, e dare risposte localmente , senza incidere in modo insostenibile
sul consumo delle energie, senza grossi trasporti, senza creare impatto ambientale.
Anche la trasformazione urbana deve essere letta in quell’ottica; l’innovazione e
tradizione devono camminare di pari passo; sembra strano, ma l’innovazione è il
miglioramento della tradizione; andando oltre, non distruggiendola.
Concretamente, anche per aprire una piccola finestra sull’aspetto tecnico, quali
sono i criteri veri per poter garantire comfort e dire: questa struttura, questo
pacchetto murario è idoneo al clima mediterraneo? Bisogna garantire inerzia
termica. Significa che io non posso prendere un sistema leggero, come può essere
quello innovativo e tanto ammirato settentrionale, e metterlo nei nostri climi cald,
partendo dal presupposto di un ipotetico “ comfort standard”, che …non esiste.
Quindi cosa posso fare per reagire contro l’eccesso di caldo, contro il
surriscaldamento estivo nelle nostre case? Oltre ad accendere l’aria condizionata
che ormai è diventato un meccanismo che sappiamo che non sicuramente è
virtuoso. Bisogna risolvere il problema a monte e quindi anche il progettista, il
tecnico, deve capire che l’involucro edilizio non è statico ma è dinamico e che fa
parte di un organismo in cui l’impiantistico, il tecnico e il progettista devono
ragionare in filiera, devono fare sistema. Si diceva prima, “ il tutto è un processo”.
Parliamo di un sistema che propone un Sistema Aperto
come soluzione al
processo, basato su uno “sfasamento termico” ( che vuol dire “sfasamento
termico”? vuol dire che io posso “imprigionare” il fresco della notte durante
l’estate, che è gratuito; è una risorsa che viene sottovalutata perché uno dice: “no,
mi entrano i ladri; mi entrano insetti”.In effetti, basta mettere la zanzariera, basta
mettere un sistema anti intrusione, e ho risolto. Il fresco però è entra gratuitamente
59
in casa ma la questione è che si deve collocare da qualche parte, non può rimanere
nel nulla. Quindi ci vuole un vettore, ci vuole della massa.
Anticamente, lo sappiamo tutti, costruivano in modo pesante in ambito
Mediterraneo, perché? perché la risorsa – (lo si diceva bene prima e in modo molto
chiaro) – era la risposta al territorio, sia in termini tecnologici che in termini di
materiale. Questa famosa “massa” è sparita o sta sparendo, perché abbiamo
cominciato a fare strutture filiformi con tamponature leggere; la leggerezza può
essere un vantaggio per il trasporto; ma se io lavorassi con la filiera locale , cioè con
la ”filiera corta” i trasporti diminiuscono e , anche l’impatto ambientale diminuisce
e rimane una filiera locale, calata su misura. Detto questo, la massa termica da dove
la prendo? Mi costerà; dipende, ad esempio – non si è detto prima – ma
sicuramente era sottinteso, anche l’argilla è una risorsa importantissima, in
Sardegna; quanto costerà?
Il costo del trasporto, il costo dell’estrazione, che può essere minimo se è locale.
Quindi, ritorniamo alla filiera locale come uno sbocco per il futuro, pensando a
rinnovare processi edilizi che erano estrofili alla fine, basati su trasporti e sulla
importazione, ricalcando il tutto a scala locale. Detto questo, quindi, attraverso la
massa termica, l’ efficienza energetica è quasi scontata. Ma è ovvio che anche di
inverno devo ripararmi dal freddo, altrimenti svaniscono tutti gli sforzi. La filiera
sostenibile dei materiali significa che io devo pensare locale avendo però
conoscenza del ciclo di vita di ogni materiale.
Le schermature: sembra una banalità, ma se io non riesco a schermare soffro il
caldo anche nei giorni come oggi. Evidentemente non si può parlare di impatto
ambientale o di valutazione costo/beneficio senza tener conto dell’impatto a livello
60
di CO2; quindi anche il CO2 è una formula analitica per capire quanto il mio
edificio incide a livello ambientale.
Ora esiste un catalogo sul sito di Abitare Mediterraneo, che cerca di dare
risposte, perché arrivando allo spicciolo, l’architetto, l’ingegnere, lo studente vuole
delle risposte, dice: “ma come posso io agire in modo tale che ci sia l’inerzia
termica, che ci sia una ventilazione della facciata?”. Quindi il catalogo cerca di dare
risposte, di dare soluzioni tecnologiche, addirittura – perché è una ricerca di due
anni – ha prodotto dei casi studio in cui il progettista può ritrovare degli elementi
utili per intervenire in ambito Mediterraneo, come questo, per esempio, che non è
niente di nuovo inteso come innovazione tecnologica, se non l’articolazione, strato
per strato, di una risposta tecnologica ben strutturata: io mi proteggo dal sole, creo
un motoconvettore che mi tira fuori dall’involucro l’aria calda che riesco a
controllare, a questo punto, anche sul riscaldamento; ho una massa termica
costituita dal mattone, che può essere anche solo di tamponatura e riesco ad
ottenere dei valori di massa termica, quindi ritardo nel tempo dell’onda termina;
quindi io non mi trovo il caldo in casa a mezzogiorno, alle 3 o alle 4 perché ho uno
sfasamento termico magari di 20 ore, 12 ore come minimo.
Concretamente queste soluzioni cercano ovviamente, e si vede qui, di
coinvolgere la filiera dei produttori per aver un riscontro, e si diceva prima il
concetto della ricerca di base che è il ruolo dell’Università che poi deve tradursi in
risposte concrete a livello della ricerca applicata. Qui stiamo cercando di invitare le
aziende che fanno innovazione a partecipare, a dare risposte bene articolate a
problemi ben conosciuti. Ora, il tutto è specifico. Non entrerò in merito alle cifre;
però soltanto una piccola parentesi: Si può misurare la qualità di comfort, non
basta più dire: si è no, c’è la qualità; non c’è la qualità. Io posso misurare a livello
61
della capacità termica all’interno di un edificio quanto riesce ad assorbire il carico
interno. Io in estate sono “come una stufa”, entro accaldato all’interno di un
ambiente, se sono dentro una cantina io sento subito sollievo perché la muratura
assorbe il mio calore.
Detto questo, abbiamo creato un Centro di Divulgazione in cui noi facciamo
vedere direttamente – questi sono risultati concreti e tangibili e invito tutti coloro
che si recano in Toscana, in zona di Lucca, di venirci a trovare, e invito oltre a
questo anche la Camera di Commercio di Sassari di essere eventualmente
interessata o aderire al nostro progetto che a livello di filiera sta proponendo un
sistema di Unionfiliere, “Filiera dell’Edilizia Sostenibile” - a livello nazionale.
Quando dico a livello nazionale, questa è la sede di Lucense che ospita, su 750
metri quadrati, il nostro allestimento. Unionfiliere, insieme alla Camera di
Commercio, spinge verso una direzione dedicata per l’edilizia sostenibile. Noi
stiamo cercando di creare massa critica, di fare formazione – e si ritorna alla
certificazione delle competenze necessarie per dare qualità a chi esegue, a chi
progetta – a tutta la filiera e non soltanto un componente.
Ricapitolando: formazione, innovazione, la consulenza alle aziende che
aderiscono, quindi anche il mio invito è a tutte le aziende che oggi sono
protagonista nel promuovere i loro prodotti, facciamo gruppo, facciamo sinergia e
creiamo, all’interno della filiera del modello Abitare Mediterraneo, dei criteri di
valutazione che possono garantire a un futuro, e prodotti che abbiano dei criteri di
qualità certificabili; quindi si parla di Abitare Mediterraneo inteso come un modello
semplicemente dedicato alla nostra zona climatica.
Chiudo e vi ringrazio; il mio invito è a venirci a trovare. Questi sono i miei
recapiti; grazie e buona giornata.
62
IMPRESE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE A CONFRONTO, TAVOLA
ROTONDA
Paolo de Negri8
Grazie. Concordo con le teorie che ha esposto l’architetto De Rosa, anche dal mio
punto di vista privato – professionale. Per tornare alla mia sfera pubblica,
l’esigenza comune mi pare emerga in maniera dirompente. L’esigenza comune è
quella di arrivare a trovare delle sinergie fra i vari enti pubblici e fra il sistema
pubblico e quello privato.
E poi l’argomento che sta andando a costituire una vera e propria piaga è quello
dello snellimento delle procedure. Noi abbiamo degli esempi anche di carattere
quotidiano in cui, anche per una pratica di carattere ambientale non
particolarmente complessa, bisogna mettere d’accordo 8 o 10 enti, e ovviamente di
questa situazione ne paghiamo le conseguenze tutti, sia pubblici che privati. Un
esempio della necessità di arrivare a delle sinergie era, anche se il discorso rischia di
diventare lunghissimo, quello cui accennavo nel mio saluto, relativo alla necessità
di andare a concretizzare gli interventi che riguardano il programma Sassari 20-2020, al fine di mettere in moto quei meccanismi di investimenti e di sviluppo
occupazionale.
8
Assessore Ambiente Provincia di Sassari
63
Ci sono delle procedure, al momento ancora complesse, che potrebbero portare ad
attingere a canali di finanziamento – ne cito alcuni: fondo per Kioto; il fondo
Jessica; il fondo Elena, che sono risorse di interesse straordinario per arrivare alle
quali però è necessario un salto di qualità proprio di tipo metodologico. Quindi
occorre riunire gli enti pubblici sotto una regia, affidarsi a delle società
specialistiche; e noi in questo abbiamo costruito, devo dire anche in accordo con
gli altri enti, in particolare la Regione Sardegna, una sorta di procedura codificata.
Non nego che nel caso della provincia, nel frattempo, è intervenuto un elemento
che perlomeno non incute entusiasmo; sappiamo tutti che il Consiglio regionale ha
stabilito con propria legge, l’abolizione delle province. Adesso la legge è all’esame
dei rami del Parlamento, per cui navighiamo con un orizzonte temporale molto
limitato. Riteniamo comunque di andare avanti in questo percorso perché è un
obiettivo che assolutamente dobbiamo raggiungere. Mi ha stimolato anche
l’intervento del dottor Piredda quando parlava del recupero dei rifiuti e della
necessità di creare una filiera che porti a una nuova imprenditoria. Noi abbiamo già
dei contatti anche di giovani imprenditori che si affacciano in assessorato a
chiedere di poter percorrere e valutare il percorso del recupero dei rifiuti
dall’edilizia. Per inciso, sarebbe anche un ottimo contributo per limitare quella che
per noi è una vera e propria piaga, che è quello dell’abbandono dei rifiuti lungo le
strade, quello delle discariche abusive per le quali siamo stati costretti ad attivare un
programma straordinario di collaborazione con il Corpo Forestale; stiamo
installando, anzi, sono già in funzione – è giusto che si sappia – 115 fotocamere
“nascoste”.
I primi responsabili sono già caduti nella rete. È una piaga che porta danni di
carattere di immagine turistica e quindi danni economici per le aziende che
64
operano nel settore agroalimentare, per le quali si associa l’immagine della bontà
ambientale a quella della bontà del prodotto gastronomico. Noi, su tutti questi
temi, finché ci siamo garantiamo il nostro massimo impegno e diamo la massima
disponibilità. Per gli approfondimenti avremo modo poi di entrare nel merito
argomento per argomento. Grazie.
65
Francesco De Rosa9
Dovendo riflettere sul tema oggetto della seconda parte di questa edizione di
Ener.Loc, lo sviluppo economico locale, mi preme trattare in particolare alcuni
punti che riguardano anche il mondo delle imprese, oltre a quello professionale che
rappresento. Punti che, secondo me, costituiscono un limite allo sviluppo
economico locale.
Inizierei col dire che anche in presenza di amministrazioni che mostrano sensibilità
e attenzione alle problematiche dei professionisti e dei cittadini in genere, al cui
interno operano dirigenti e funzionari capaci e competenti, il rapporto tra
professionisti e P.A. è decisamente compromesso sul piano dell’efficacia da un
corpo
normativo eccessivamente
e
inutilmente sovrabbondante.
Spesso
caratterizzato da regole contraddittorie e di difficile interpretazione perché poco
chiare.
Tutto questo molto spesso genera disuniformità di pareri tra gli stessi istruttori
degli uffici tecnici, con contrasti e incomprensioni inutili e improduttive.
La scarsa chiarezza delle norme e i pareri disomogenei rallenta l’attività
professionale dei tecnici, che anche se consapevoli delle normative da applicare
sono assaliti da mille dubbi che li costringono, loro malgrado, a rivolgersi con una
9
Presidente Ordine Architetti Sassari
66
certa frequenza agli uffici con dispendio di risorse ed energie dei tecnici che
lavorano all’interno della P.A.
Se pensiamo che in Italia ci sono circa 8000 regolamenti edilizi, tutti diversi tra
loro, e che tra due comuni limitrofi è facile imbattersi in metodi diversi di calcolo
dei parametri urbanistici, questo la dice lunga sulla strada ancora da fare.
Anche se, nei procedimenti in materia di edilizia e amministrativi in genere, si sta
procedendo a un massiccio snellimento normativo, la semplificazione per essere
davvero efficace deve entrare a far parte del nostro costume e modo di operare.
Un altro aspetto che mi sembra importante sottolineare riguarda
la
predisposizione dei bandi di gara per l’affidamento degli incarichi di progettazione
e per gli appalti integrati.
Anche in questo settore ritengo che sia necessario innanzitutto unificare le
procedure di gara e uniformare i bandi, la modulistica e la documentazione
richiesta, attraverso bandi tipo per ridurre i tempi di predisposizione della
documentazione amministrativa che spesso va a discapito di un più approfondito
studio dell’offerta.
Questo consentirebbe di ridurre i tempi e il peso degli oneri burocratici a favore di
una migliore proposta progettuale.
Inoltre è utile prevedere requisiti economico-finanziari e tecnico-organizzativi
minimi per la partecipazione alle gare e permettere anche ai professionisti locali,
spesso con strutture, fatturati e portafoglio lavori limitati, di confrontarsi con studi
più grandi e crescere nella competizione a vantaggio dell’intero territorio.
67
Chiediamo infine un maggiore coinvolgimento degli ordini professionali nella fase
di stesura dei bandi per ridurre l’alto livello di contenzioso che rallenta poi le
procedure di affidamento.
Sono convinto che l’ANCI, ad esempio, sia l’organismo più efficace per poter dare
inizio ad un processo di omogeneizzazione di gran parte della normativa in materia
edilizia, urbanistica e dei LL.PP.
Certo le amministrazioni non sono rimaste immobili in questi anni. Se pensiamo ad
esempio al processo di digitalizzazione avviato da molte amministrazioni che ha
facilitato non poco il lavoro di noi professionisti. Mi riferisco ad esempio alla
facilità e rapidità con cui possiamo ora reperire i diversi regolamenti edilizi e la
cartografia di pianificazione e programmazione del territorio o la verificare l’iter di
una pratica edilizia o acquisire atti amministrativi. Possibilità che fino a non molti
anni fa era preclusa a molti professionisti o comunque di difficile reperibilità Tutto
questo con evidenti effetti benefici sui tempi e sui costi.
Un’ultima annotazione per chiudere. Mi sembra importante e utile sollecitare anche
una più proficua collaborazione tra amministrazioni con diversi compiti e funzioni.
Ci dobbiamo sentire tutti partecipi del processo di sviluppo del territorio, sia i
tecnici che lavorano per la pubblica amministrazione sia i tecnici che esercitano la
libera professione.
68
Gianni Russo10
Intanto vi ringrazio per averci dato ospitalità in questa occasione. O un compito
ingrato, che è quello di parlare per ultimo e, quindi, di trovare magari una platea
meno attenta che non all’inizio.
Il dottor Esposito ha centrato il problema; ha messo il dito nella piaga. Perché
effettivamente abbiamo un patrimonio alberghiero e turistico in tutta la Sardegna
che ha un’età piuttosto datata, e questo ci costringe a fare dei ragionamenti e a fare
delle considerazioni. Sicuramente tutte le cose che sono state dette oggi incontrano
naturalmente la nostra approvazione. Sono state tutte cose interessantissime sia
dall’università e sia da chi fa ricerca, sia dai politici. Io però vorrei dare una lettura
un attimino diversa che è proprio quella delle imprese. Noi come imprese abbiamo
un obbligo, un dovere, che è quello di far quadrare i conti. Noi tutti i bei discorsi li
accettiamo, li ascoltiamo, li promuoviamo; siamo forse i più servizi difensori
dell’ambiente e crediamo molto nello sviluppo delle risorse energetiche per un
semplice motivo, perché facciamo economia. Noi la crescita della ricerca nel
campo delle risorse energetiche la vediamo in un’ottica economica; semplicemente
economica, molto banale, però è così. I nostri conti devono quadrare. Noi e le
nostre aziende, se sbagliamo, veniamo espulsi. Quindi in questa ottica, perciò tutti
10
Vicepresidente Federalberghi Sassari
69
gli argomenti che vanno in questa direzione ci trovano favorevoli e attenti alle
nuove risorse che vengono messe in campo, alle nuove tecnologie, alla bioedilizia.
Certamente, per fare questo, la ristrutturazione delle nostre imprese non è una cosa
semplice, perché forse è più facile costruire ex novo che non mettere mano, in
termini di chiave moderna, ad un immobile che esiste da così tanti anni. Quindi su
questo aspetto io mi ero preparato delle domande da rivolgere all’amministrazione
pubblica. Però diciamo che in gran parte queste domande la risposta l’hanno già
avuta perché l’amministrazione pubblica oggi ha le mani legate. Si trova ad
affrontare il Patto di Stabilità, le risorse non consentono sicuramente di fare spese
oltre a quella che è la sopravvivenza quotidiana. Perciò credo che sia difficile
andare a chiedere interventi a sostegno di una ristrutturazione complessiva del
patrimonio, per esempio, cosa che sarebbe da fare, se non in una ottica più ampia e
forse, oltre che nazionale, europea. Quindi trovare risorse in un ambito più ampio
che consentano poi alle imprese di fare questi ragionamenti. È vero, non c’è
bisogno di nuovi alberghi in Sardegna; ce ne sono già tanti. Bisogna però renderli
attuali, efficienti e farli lavorare.
Quindi, in questa chiave, gli incontri che si fanno, anche questo di oggi, penso che
debba proseguire, deve avere un seguito, deve riscontrare la continua attenzione sia
nostra come imprese e sia delle istituzioni che, in qualche maniera, hanno il potere
di governare questi processi. Perciò, sicuramente l’invito è di andare avanti in
questa direzione e noi vi seguiremo con molta attenzione. Grazie.
70
SECONDA SESSIONE
71
LA FORMAZIONE E LE NUOVE OCCASIONI DI LAVORO PER LO SVILUPPO DEL
SETTORE, TAVOLA ROTONDA
Introduzione di Pierluigi Ciappeddu
Buon pomeriggio a tutti. Non siete numerosi, comunque tutti qualificati.
Mi è stato dato l’incarico di introdurre i lavori di questo pomeriggio, non prima di
ringraziare l’organizzazione tutta di questo Enerloc che è giunto alla 7ª edizione,
quindi gli organizzatori, gli sponsor, i patrocinatori.
Un particolare ringraziamento al dottor Scognamiglio e alla dottoressa Velani che si
spendono ogni anno in maniera encomiabile per far sì che questi lavori vengano
organizzati al meglio.
Ovviamente un ringraziamento ai relatori che ora vi presento.
La vice Presidente del Consiglio provinciale di Sassari Alba Canu; il dottor Rosario
Musumeci, assessore alla formazione e al lavoro della provincia di Sassari; il
professor Fabio Usala, docente dell’Istituto tecnico industriale di Sassari, e poi
Adriana Carboni che è uno studente che sta frequentando un Master Enerloc.
Io che sono un perito industriale e che devo introdurre i lavori, mi sento di casa,
visto che Alba Canu è una collega – è un perito industriale, specializzato in chimica
industriale – il professor Usala è un docente del Tecnico industriale; la signora
Carboni anch’essa è un perito industriale specializzata in chimica. In platea vedo
tanti colleghi periti industriali, quindi vi chiedo scusa se parlerò troppo di periti
industriali nel mio intervento, però è dovuto.
Lascerò poi la parola al Presidente dell’Ordine degli Ingegneri, Mauro Pietri, che
sicuramente porterà la voce anche della categoria degli ingegneri.
72
Si diceva stamattina della complessità delle norme. Sì, è vero, le norme sono
complesse, ma noi in Italia riusciamo anche a complicarle. Vedremo poi, a
proposito del campo energetico, come si è riusciti negli anni a complicare quelli
che sono i requisiti e i titoli necessari per l’attività di certificatore energetico, che è
una tra le tante voci che questo pomeriggio dovremo richiamare nel momento in
cui andiamo ad affrontare le nuove opportunità di lavoro per i nostri giovani. Noi
ormai abbiamo già una certa età e quindi siamo riusciti negli anni ad imporci nella
nostra attività professionale; però dobbiamo guardare ai giovani e mi sembra che
l’azione di Enerloc negli anni abbia riservato ai giovani una particolare attenzione.
Si diceva opportunità di lavoro. Certo, nel campo dell’energia esistono diverse
opportunità di lavoro. Si tratta di coglierle, di studiarle e di prepararsi in questa
attività emergente. Faccio riferimento, per esempio, alle energie rinnovabili, alle
energie alternative, alla riqualificazione degli edifici, alla figura dell’Energy Manager.
Ma poi, andando anche a ritroso negli anni, io mi ricordo – e vi farò rivedere – un
intervento che feci proprio in occasione di Enerloc 2011 che a proposito della
certificazione dei sistemi di gestione per l’energia sottolineava che era necessario
maturare determinati requisiti e questi erano proprio requisiti che sono alla base
delle nostre attività professionali. Auditor di sistemi di gestione, responsabile dei
sistemi di gestione, progettista di sistemi di gestione. Quindi, come vedete esistono,
diverse possibilità per esplicare le proprie conoscenze professionali e tecniche nel
campo dell’energia.
Ma vediamo, prima di dare la parola ai relatori quanto vi anticipavo, richiamando
nel campo dell’energia, il rendimento energetico nell’edilizia che fa capo a una
Direttiva del 2002. Attraverso decreti che sono stati emanati nell’adozione della
direttiva, ricordiamo la 192/2005, il Decreto del 4 giugno 2013, ma non ultimo il
73
DPR del 16/04/2013 n. 75 che è proprio, e sottolineo finalmente, dopo undici
anni, il decreto che regolamenta i requisiti che i professionisti devono conseguire
per l’abilitazione al rilascio della certificazione energetica.
Il Decreto Legislativo 192, all’articolo 4, comma 1, lettera c) delinea “i requisiti
professionali e i criteri di accreditamento per assicurare la qualificazione e
l’indipendenza degli esperti o degli organismi a cui affidare la certificazione
energetica degli edifici e l’ispezione degli impianti di climatizzazione…”, e poi
definisce i requisiti minimi che devono essere rivisti ogni 5 anni.
Come vedete, la Direttiva del 2002 disponeva che era necessario, oltre ad una serie
di adempimenti, predisporre la certificazione energetica degli edifici, le ispezioni
periodiche e le perizie degli impianti termici. Tutte attività che attengono a
professionisti; inoltre, il compito degli esperti era quello di certificare gli edifici,
elaborare raccomandazioni, ispezionare le caldaie ed i sistemi di condizionamento;
tutte queste attività devono essere effettuate da esperti qualificati e/o riconosciuti.
Il Decreto 192 definiva anche criteri, condizioni e modalità per applicare in modo
omogeneo e integrato la normativa su tutto il territorio nazionale. Ecco, questo è
stato disatteso completamente perché le regioni che hanno legiferato – diverse
regioni non hanno legiferato come per esempio la regione Sardegna – hanno
legiferato in modo disomogeneo, talvolta contrastante, portando appunto una certa
confusione tra gli addetti ai lavori. Ora, il Decreto 175 invece riconosce la
disciplina dei requisiti dei soggetti abilitati alla certificazione energetica e, pertanto,
attraverso una serie di riconoscimenti enuncia anche la definizione del tecnico
abilitato, al comma 2, lettera b), che è appunto un tecnico operante in veste di
dipendente di enti o organismi pubblici o di società di servizi, pubbliche o private,
comprese le società di ingegneria; oppure di un professionista libero o associato,
74
inoltre, i tecnici abilitati devono rispondere almeno ad uno dei seguenti requisiti:
devono possedere lauree con particolari classi (lauree in ingegneria, architettura
ecc…) ovvero diplomi. Nel caso del perito industriale, il perito industriale
specializzato in uno dei seguenti indirizzi: edilizia, elettrotecnica, meccanica e
termotecnica.
Tutte le classi di laurea non ricomprese nell’articolo e tutti i diplomi e
specializzazioni per quanto riguarda i periti industriali non ricompresi nel presente
articolo, invece, devono, oltre ad avere il titolo di studio, seguire un corso di 64
ore; un corso di alta specializzazione con il superamento di un esame finale.
Noi, come Collegio dei Periti Industriali, già nel 2011 ci siamo attivati per portare
un po’ di chiarezza e per definire questa situazione verso positivi riscontri e,
pertanto, abbiamo portato all’attenzione dei nostri iscritti la necessità di dover
frequentare i corsi di specializzazione. Lo abbiamo fatto già nel 2011 attraverso un
corso patrocinato dal Comune di Sassari nell’ambito dei lavori dell’Agenda 21. Il
corso ha avuto una durata di 72 ore e alla fine del corso è stato rilasciato dalla
regione Emilia Romagna un attestato di frequenza con una severa verifica di
apprendimento.
Ecco, questa testimonianza è il percorso che noi abbiamo fatto fare ai nostri
iscritti. Volevo, un attimo prima di dare la parola alla collega Alba Canu, sollecitare
l’Istituto tecnico industriale ad approfondire, attraverso l’istituzione del Comitato
tecnico scientifico, questi aspetti legati all’energia e magari, oltre che ad organizzare
dei Master, come già da qualche anno si fa, introdurre delle materie più
approfondite per affinare questi temi energetici nel corso di studi.
75
Passerei subito la parola alla collega Alba Canu, che sicuramente approfondirà il
tema della formazione in maniera più esaustiva le esperienze sull’applicazione dei
temi energetici nel nostro territorio.
76
Alba Canu11
Grazie al Presidente dell’Ordine. Io ho il compito di portare il saluto del Consiglio
provinciale di Sassari che, sin dal suo avvio, ha sempre sostenuto e fortemente
voluto l’incontro annuale di Ener.Loc. Come si ricordava stamattina, questo è il
settimo anno. In collaborazione con la Fondazione Promo PA abbiamo cercato di
sviluppare, con azioni concrete, le questioni e le opportunità che in questi anni
abbiamo avuto modo di discutere e approfondire in occasione delle diverse
edizioni del Convegno.
Uno dei settori che ci è sembrato utile affrontare concretamente è stato quello della
formazione e aggiornamento. Abbiamo cercato, con le risorse della Provincia e in
collaborazione con gli assessori che si sono succeduti, nello scorso mandato
l’assessore Marino e in questo mandato l’assessore Musmeci, di capire come
potevamo intervenire con apporti mirati, alla formazione di giovani (giovani
diplomati innanzitutto, ma poi abbiamo visto che hanno partecipato anche
laureandi e laureati), mirando ad un settore specifico in forte crescita e di grande
interesse per l’ambiente: la gestione eco-compatibile dei rifiuti.
Nello scorso mandato, e quindi a seguito della scorsa edizione di Ener.Loc, è stato
messo in cantiere un seminario di formazione con 25 allievi sul tema delle energie
11
Vicepresidente Consiglio Provinciale di Sassari
77
rinnovabili e della bioedilizia. A questo Master, che ci piace definire “momento di
formazione”, hanno partecipato neodiplomati dell’Istituto tecnico industriale.
specializzati in elettrotecnica.
Dei 25 ragazzi che hanno frequentato il corso generale di formazione, 6 tra i
migliori furono selezionati e mandati a seguire uno stage, sostenuti da una borsa di
studio, nelle imprese ad altissima specializzazione che già operavano in l’Italia e in
Sardegna.
Devo dire che alcuni dei giovani, al rientro da questa esperienza, hanno costituto
impresa: in questo territorio sembra quasi un miracolo. Uno dei ragazzi ha creato
un’azienda di micro-eolico e altri hanno invece proseguito con le specializzazioni
per la certificazione energetica degli edifici o sono stati assunti dalle aziende
ospitanti, e così via. Possiamo affermare che la sperimentazione possa essere
definita positiva.
Visti i risultati, nel secondo mandato, e quindi nell’edizione Ener.Loc successiva,
abbiamo pensato di proseguire questa esperienza diversificando il progetto di
formazione; non più nell’impiantistica delle energie rinnovabili ma nel sistema del
riciclo dei rifiuti: settore affine al risparmio energetico, di impatto sulla salvaguardia
ambientale e di possibile sviluppo economico.
Siamo partiti da alcune considerazioni che credo questa platea abbia già acquisito
come patrimonio personale, e cioè che il sistema del riciclo e della lavorazione dei
rifiuti non possa essere più considerato dagli enti locali che lo attuano, un ambito
dei servizi. Il sistema della lavorazione di rifiuti è un sistema industriale e come tale
va affrontato. Dobbiamo considerare i rifiuti come un vero sistema complesso,
articolato, facente parte del mondo dell’industria, che mette in circolo e si connette
78
non soltanto con l’ambito stretto, diretto della produzione, ma anche con le
istituzioni, ovviamente con gli imprenditori e anche con gli sviluppi e le ricadute
nel sociale. Perché una corretta gestione dei rifiuti significa anche qualità della vita,
qualità dell’ambiente e della salute di tutti i cittadini.
Quindi, abbiamo pensato che seguendo anche le direttive europee che affermano
che se fossero davvero applicate tutte le norme europee nella materia, noi
avremmo in Europa un risparmio di 72 miliardi di euro l’anno rispetto a quanto
avviene adesso. Non solo, ma saremmo capaci, parlo di tutti gli stati membri, di
incrementare il fatturato annuo del settore di 42 miliardi. Questo vuol dire, sempre
per l’Unione europea, che saremmo anche capaci di creare oltre 400 mila posti di
lavoro in più entro il 2020 se solo attuassimo le norme che l’Europa indica in
materia di “sistema rifiuti”.
Inoltre, alcuni studi, condotti in ambito europeo, ci dicono – cosa che peraltro
avevamo già bene intuito – che il settore del riciclo è di fatto il terzo nel sistema
della Green economy ed è secondo soltanto a quello delle energie rinnovabili. E’ uno
di quei sistemi che in questa crisi complessiva non ha subito contraccolpi. Allora
abbiamo pensato che avendo fatto l’esperienza con giovani che si sono misurati
con la formazione e poi con gli stage sulle energie rinnovabili, potevamo avviare,
con un ulteriore impegno economico da parte della Provincia, un secondo
esperimento con giovani che, questa volta, si sarebbero dovuti confrontare con la
formazione in questo settore: il riciclo. E così abbiamo fatto.
Ricordo soltanto che in Italia, nel 2012, avevamo 3 mila aziende con 22 mila
occupati che operano solo nel riciclo, a cui si aggiungono tutti i lavoratori delle 50
mila imprese che sono attive nella raccolta. A questi si sommano gli addetti
occupati nella seconda lavorazione manifatturiera a partire dai materiali recuperati
79
nel riciclo. Stiamo parlando di un settore dell’economia che in Sardegna è ancora ai
primordi e potrebbe avere - dobbiamo esserne consapevoli - una grande
prospettiva di sviluppo, a patto che chi ha le competenze di decidere e formare, di
programmare - stamattina abbiamo sentito l’università, oggi sentiremo anche un
rappresentante dell’Istituto tecnico industriale che sovrintendono alla formazione
dei giovani - faccia di questo ambito un punto di forza. Va affermato che senza un
sapere diffuso e una grande capacità di specializzazione e di conoscenza da parte
delle giovani generazioni noi non cambieremo nulla. Un nuovo indirizzo formativo
deve essere obbligatoriamente accompagnato da una visione strategica di sviluppo
che, inutile dirlo, passa attraverso le istituzioni che governano il Paese, la nostra
Regione, i nostri Territori.
La trasformazione, anche economica, di un territorio si costruisce attraverso la
formazione delle nostre giovani generazioni, a cui si accompagna certamente –
come stamattina è stato detto – la riqualificazione di chi un posto di lavoro lo ha
perso. Ma la forza viva, la forza nuova per dare sviluppo a nuove tecnologie e a
nuove trasformazioni è sicuramente quella dei giovani che oggi si affacciano al
mondo del lavoro.
Allora dicevamo: questa è stata l’esperienza. Questa esperienza è stata condotta
con l’Istituto tecnico industriale G.M. Angioy di Sassari che è uno degli istituti del
territorio che ha una grande dinamicità e ha saputo agire positivamente nel
rapporto con l’istituzione Provincia. La sperimentazione è stata possibile
soprattutto grazie alla grande esperienza della Fondazione Promo P.A. che ha
sostenuto l’insieme dell’organizzazione e ha messo a disposizione la propria rete di
conoscenza e di relazioni in Sardegna, in Italia e in Europa, a favore di questo
80
progetto formativo. Anche in questo caso, abbiamo coinvolto 25 giovani tra i 19 e
i 28 anni; 6 di questi hanno frequentato gli stage con borsa di studio.
Io vorrei nominare tutti questi ragazzi e ragazze,
perché sarebbero venuti
volentieri a questo convegno ma sono in stage e quindi, giustamente, non sono
potuti venire.
Adriana Carboni è oggi presente perché il suo stage è finito; lei ci racconterà quali
sono gli sviluppi di questa sua esperienza nell’azienda Verde Vita, da poco insediata
nell’area industriale di Porto Torres.
Non so se voi conoscete quest’azienda. È una new entry, una di quelle società che
hanno creduto e hanno scommesso sullo sviluppo del settore; hanno aperto da
poco e stanno diventando un punto di riferimento importante e interessante per la
produzione di compost a partire dal riciclo di materiale organico di qualità. Un
gioiellino. Le Commissioni Consiliari della Provincia sono andate a visitare
l’azienda: veramente un’impresa modello con grandi potenzialità.
Giuseppe Rosa, allo Iares di Cagliari; Mattia Chessa al Belvedere Spa di Peccioli,
Pisa; Fabrizio Piana, al Verde Vita a Porto Torres; Pietro Santoru alla Ecopramal
ad Alghero; e Matteo Poddi al Sistema Ambiente di Lucca.
Come è giusto che sia, noi stiamo scommettendo su questi giovani affinché, in
qualche modo, se hanno le capacità, la forza, il sostegno del territorio e anche del
sistema economico, possano pensare ad una nuova impresa; oppure trovino il loro
spazio e il loro lavoro, la loro attività all’interno delle aziende con cui hanno fatto
lo stage o in altre ancora, ma non anticipo nulla.
La Provincia ha sostenuto queste attività con fondi propri del bilancio. In sala c’è il
dirigente l’architetto Gianni Milia, che si occupa del settore e che sa del costo (mi
81
ha dato gli ultimi dati all’euro). Ognuno di questi corsi, aperto a 25 ragazzi che
hanno avuto la possibilità di aggiornarsi, più i 6 stagisti con borsa di studio, è
costata una cifra intorno ai 70 mila euro, tutto compreso: borse di studio,
insegnanti, docenti di altissimo livello che arrivano da università prestigiose, ad
esempio dal Sant’Anna di Pisa, e così via. Considerato l’impegno, è un costo,
apparentemente irrisorio rispetto a quanto spesso vediamo spendere di altre
attività, ma che la Provincia di Sassari avrà gravi difficoltà a riaffrontare per un
terzo corso.
Sarebbe molto bello poter trovare, e in questo l’assessore avrà un ruolo importante,
una risorsa utile perché, magari, una terza sperimentazione possa essere fatta sui
temi
interessantissimi
che stamattina ci sono stati illustrati e riguardanti le
tecniche di costruzione della bioedilizia, il reperimento di materiali a chilometro
zero, e quant’altro per un nuovo sviluppo urbano eco-compatibile e indirizzato al
risparmio energetico, anche con il recupero di antichi materiali e tecniche di
costruzione: molto bella la definizione che ci ha offerto l’architetto che stamattina
ha parlato di architetture mediterranee.
Ci piacerebbe accelerare e sostenere in Sardegna la creazione di un nucleo, sempre
più ampio, di professionisti che abbiano come obiettivo un’architettura
mediterranea sarda, pensata e realizzata con materiali nostri, le nostre splendide
calci che vengono molto apprezzate, ad esempio nell’ambito del restauro dove i
professionisti vengono in Sardegna per acquistarle e, magari, noi non le utilizziamo
nell’edilizia normale. Comunque l’assessore ci racconterà quali saranno i suoi sforzi
per esaudire questo desiderio di ulteriore formazione, e noi saremo felicissimi
come Consiglio provinciale, di dare tutto il nostro supporto perché anche questo
terzo corso prenda avvio. Spero davvero che, nonostante l’attuale difficoltà
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economica e di riconoscimento istituzionale delle Province, si possano trovare le
necessarie risorse.
Devo infine dire che il Consiglio provinciale ha realizzato anche un’altra
sperimentazione in un settore diverso,
ma solo apparentemente diverso. La
Provincia per due anni ha promosso un convegno sui beni culturali e le nuove
tecnologie, reso possibile solo grazie all’aiuto fondamentale della dottoressa
Francesca Velani, vice presidente della Fondazione Promo P.A. In questa sala
abbiamo avuto l’opportunità di presentare, anche in anteprima, lavori e buone
pratiche eccezionali messi in atto in diverse città italiane e in Europa, e grazie
appunto a quelle iniziative abbiamo avviato, ed è attualmente in corso, un
seminario formativo, con gli stage finali, per giovani diplomati e laureati che si
stanno specializzando in nuove tecnologie da applicare ai beni culturali. Tra gli
indirizzi degli stage è stato privilegiato soprattutto quello del turismo sostenibile nel
nostro territorio. Anche per questo vedremo se si potrà ripetere – pochissimi i
fondi disponibili in questa Provincia, che non si sa che destino avrà – e speriamo
l’anno prossimo di potervi dare buone notizie, magari per informarvi dei
confortanti risultati anche per i corsi in atto.
Io ringrazio tutti per l’attenzione e spero di potervi ritrovare per raccontare nuove
iniziative positive per i nostri giovani e per il nostro territorio.
83
Rosario Musmeci12
Io credo che abbiamo bisogno, preliminarmente, di fare una riflessione che ci
permetta di contestualizzare il senso del nostro impegno, dell’impegno di ciascuno
di noi, oggi.
Dal confronto, dagli interventi, di questa mattina, emerge in modo esplicito, ne
siamo tutti consapevoli, che viviamo un grande paradosso: da un canto dibattiamo
la problematica legata a una energia che non c’è, e di cui, certamente, abbiamo
bisogno; per altri versi, nello stesso tempo, ne sprechiamo parte rilevante. Pertanto,
il tema è che c’è troppa energia sprecata.
Non mi sto riferendo esclusivamente
all’energia elettrica o alla mancanza in
Sardegna, unico sistema complesso in Europa, di un gas nobile quale è il metano.
Parlo dell’energia in senso lato, quella che fa vivere e muovere gli uomini e le
persone, quindi anche della conoscenza e quant'altro.
Viviamo una condizione di caos, una condizione di precarietà ed incertezza,
nell’ambito della quale ruoli, funzioni, conseguenti azioni ed interventi,
interagiscono e, in modo disordinato, si sovrappongono. Elementi tutti che,
beninteso, considerati ciascuno per proprio conto, hanno sovente un senso buono.
12
Assessore Formazione e Lavoro Provincia di Sassari
84
Azioni ed interventi che, come si diceva, inevitabilmente producono instabilità, si
sovrappongono, talvolta entrano in conflitto tra di loro.
Spesso ci si muove per operare in sostituzione di qualcosa, qualcuno, la cui azione
si è inteso non produce i risultati attesi, non funziona; insomma, viviamo una
condizione che, forse, basta guardarsi intorno, è molto simile a quella che ho
cercato, in breve, di descrivere.
Talvolta ci manca energia, altre volte la sprechiamo o non la sappiamo riconoscere
e valorizzare.
Ciò, rappresenta il senso più profondo del disagio che ci accompagna, che è
sociale, che è economico, che è delle istituzioni e delle comunità e che attraversa la
vita di ciascuno di noi.
Ora, è indispensabile, e sentiamo tutti questa urgenza, superare questa condizione
di disordine e precarietà; ciò sarà possibile solo affermando un principio
ordinatore, di cui oggi abbiamo smarrito il senso, che riaffermi i valori fondanti,
costituenti, della nostra civiltà e della nostra democrazia, che rimetta ordine e che
dia un rinnovato senso alle cose, partendo dai valori, dai diritti, e non dalle
sovrastrutture che nel tempo hanno affermato un loro primato.
Pensate al tema dell’istruzione, della formazione, della conoscenza e della cultura.
Pensate alla scuola oggi. La scuola, quella statale, quella pubblica, quella voluta
dalla nostra Costituzione: siamo in grado di affermare in modo sereno, compiuto,
con coscienza, che la scuola è bene impiantata nella contemporaneità? Che questa
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nostra scuola è già un soggetto del futuro? Che è in grado di svolgere quella
delicata funzione di presidio della conoscenza e nello stesso tempo di avanguardia,
giacché tratta, primariamente, la principale materia che costituisce e dà senso al
futuro? È così?
Certo, noi abbiamo esperienze, forse importanti, anche nel nostro territorio,
qualcuna veniva citata; ma la scuola in quanto tale, come infrastruttura
fondamentale, come modello, come luogo comune della formazione e
dell’istruzione delle persone, assolve in modo almeno sufficiente al suo compito?
Pensiamo, ad esempio, agli istituti tecnici; pensiamo alla formazione dei geometri,
così iniziamo a parlare di cose concrete. Pensiamo alla funzione che ha oggi
l’Istituto Tecnico per Geometri. È una scuola che parla il linguaggio della
contemporaneità, sperimenta e pratica il futuro o è una scuola che non coglie, non
può strutturalmente cogliere, questa opportunità?
È chiaro che non ce l’ho con i miei colleghi docenti dell’istituto tecnico per
geometri; è chiaro che non ce l’ho con il management dell’Istituto Tecnico dei
Geometri Devilla; è, come comprendete, del tutto evidente che non sto parlando di
loro, dell’impegno di ciascuno di loro, della loro dedizione, del loro sostituirsi,
supplire, tentare di farlo.
Però è altrettanto evidente che siamo dinnanzi ad un modello, ad un sistema, che
non sa stare in relazione con la contemporaneità; tant’è che abbiamo bisogno di
inventarci altro.
Abbiamo l’urgenza di inventarci altro per provare a raggiungere quel fine.
Un ragazzo che completa il suo regolare percorso di studi all’Istituto Tecnico per
Geometri, oggi, è un ragazzo privo delle competenze e delle esperienze
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fondamentali, necessarie, per poter ragionevolmente programmare la propria
attività professionale. Professione che, nel tempo, è completamente cambiata, ha
cambiato pelle e contenuti.
È chiaro che l’acquisizione di competenze necessarie può e deve proseguire. Con la
scelta di proseguire gli studi, il terzo livello di istruzione, quel giovane si accinge a
ricomporre, attraverso il percorso universitario, il senso delle conoscenze e delle
competenze che nei primi cinque anni di studio ha acquisito. Il più delle volte una
ripartenza.
Se la scelta è quella di un percorso di formazione professionale post-diploma,
anche in questo caso, sovente, ci si rende conto che le competenze di base, quelle
effettivamente acquisite, non sono sufficienti per poter affermare armonicamente
quella filiera di approfondimenti e quel trasferimento di ulteriori competenze
specialistiche previsto dal progetto di formazione, dai suoi programmi.
Piaccia o non piaccia, questa è la scuola nel nostro paese. E’ del tutto evidente,
quindi, che abbiamo il dovere di contribuire a riaffermare la centralità
dell’istruzione, del diritto all’istruzione di qualità, non alienante, ma al contrario
piantata nella contemporaneità, presente e cosciente. Certo, partendo da ciò che la
scuola è oggi, con le tante professionalità ed esperienze che comunque ci sono;
anzi, è proprio perché queste ci sono che sarà possibile, in un contesto fortemente
rinnovato, valorizzarle e ri-orientarle.
E la formazione professionale, cos’è, oggi? Ne vogliamo parlare? Per definizione
dovrebbe essere duttile, immediata e connessa, altrimenti non se ne capirebbe
ruolo, senso e valore.
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Deve essere in grado di connettersi col sistema delle imprese, di fornire le
competenze giuste, quelle che servono proprio in quel momento, in quella
specifica situazione.
Abbiamo vissuto stagioni, non solo nella nostra realtà regionale, ma nel nostro
Paese, dove si è detto che la formazione professionale era dimensionata a beneficio
dei formatori più che degli allievi.
Oggi, non di rado, assistiamo ad una ricerca che ha il tenore di una sfida, quasi una
condizione belligerante, tra autonomie scolastiche o Enti di formazione per
recuperare, catturare gli allievi necessari. Si guerreggia per trovare i 18 allievi che
sostengono una classe, un corso.
E’ del tutto evidente che dobbiamo ridefinire un modello che metta in ordine le
cose.
E se volessimo trattare la questione dell’istruzione professionale?
Facciamo un passo indietro. Con la riforma è stato riorganizzato il sistema
nazionale: il modello precedente, orientato alla professionalizzazione ed alle attività
laboratoriali, nei primi anni del percorso di istruzione, è stato, bene o male,
integralmente rivisitato.
Oggi, in Sardegna, in assenza di una legge regionale sull’istruzione e la formazione
professionale, si vaga nella terra di nessuno; è negata, di fatto, la possibilità di
attivare quei necessari percorsi integrati, che permettono di connettere il sistema
dell’istruzione con l’esperienza professionale; non sono sufficienti il numero di ore
dedicate alle attività di laboratorio, non si soddisfano gli standard formativi per
l’accesso alla prova richiesta per l’ottenimento della qualifica professionale. Di fatto
non si finalizza l’azione formativa. Il fabbisogno di competenze tecniche e
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professionali non viene soddisfatta perché la struttura della formazione non è in
grado di coniugarsi correttamente nella dinamica della filiera istruzione formazione.
Non voglio parlare dell’Università.
E’ però evidente che il sistema universitario sardo, in conseguenza delle recenti,
per la verità non recentissime, iniziative del Governo, oggi è sotto schiaffo, ed ha
qualche difficoltà a considerasi, leggersi, in termini di Università della Sardegna. Lo
fa solo quando è costretta.
Non siamo in presenza, purtroppo, di un'azione coerente e continua, volta, nella
relazione tra le due Università sarde, a promuovere eccellenza e complementarietà;
talvolta prevale la percezione di avere dinnanzi, innanzitutto, due competitor e non
due soggetti che, contribuendo con le loro unicità ed eccellenze, definiscono un
unico sistema, l’Università della Sardegna, promuovendo ricerca e alta formazione
di qualità, coniugandosi e non sovrapponendosi.
Io non ce l’ho con nessuno; dico, però, che questa è la nostra esperienza.
E allora o noi abbiamo la pulizia, la qualità e la forza di leggere senza pregiudizi e
con la necessaria libertà, il dato di realtà, oppure il nostro è un tentativo vano,
semplicemente da predicatori nel deserto, oppure di quelli che, con tutta la buona
volontà, si accingono a fare una cosa buona in un contesto nel quale, però, quella
cosa buona si rivela, di fatto, abbastanza inutile.
Dobbiamo ri-iniziare, invece, ad immaginare nuovi scenari, partendo dall’azione
politica e delle classi dirigenti, un modo diverso, semplice ed essenziale, di
rapportarsi con le cose.
Oggi si è parlato tanto, e se ne parla tanto, di innovazione e sostenibilità.
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Cosa vuol dire? Se non le inseriamo in un contesto, se non le leggiamo oggi e in
questo territorio, anche quelle cose, anche quelle pratiche importanti, anche quei
messaggi europei che diventano norme, risorse, possibilità e opportunità,
diventano vuoti: se non stanno in una filiera organica; se non fanno i conti con ciò
che realmente si può fare perché modifica la qualità dell’ambiente e della vita delle
persone. Non so se mi sto spiegando.
Noi possiamo anche realizzare il corso professionalizzante più bello del mondo,
ma se non sta in un mondo nel quale quel corso dialoga e deve dialogare, anche
quel corso è una di quelle azioni, buone azioni, che agisce e definisce uno dei piani
possibili di un caos che non ci garantisce un domani migliore. Quindi noi abbiamo
bisogno di declinare un nuovo paradigma che parli di innovazione e sostenibilità
nel contesto. Cosa intendo dire?
Ne parlava prima Alba Canu.
Anche noi abbiamo fatto cose eccellenti, molti fanno cose eccellenti. È stata
affrontata la problematica, l’opportunità, che riguarda, ad esempio, le materie
prime – seconde. Cioè la possibilità di ridare vita e recuperare dei materiali. Un
tempo, quando eravamo ragazzi, si parlava solo del recupero, riciclo, della carta;
poi si è iniziato a parlare del vetro, delle plastiche, delle gomme, degli inerti.
Stamattina ne abbiamo parlato. Un patrimonio che nel contesto di un
programmato intervento di filiera permette di mantenere inalterato il valore di quei
beni. Ma tutto va contestualizzato. In quale contesto operiamo?
Siamo un’isola di cui sono note dimensioni, antropizzazione, volumi e misure delle
produzioni, del fabbisogno, di ciò che si consuma, di ciò che oggi si scarta, di ciò
che rimane . Siamo in grado di offrire una lettura unitaria ed articolata per bacini di
90
produzione e consumo. Siamo, cioè, in grado di definire gli ambiti potenziali
relativi ad interventi in grado di dare un senso compiuto alla pratica-valore che
definisce un insieme coordinato di interventi sostenibili.
Senza fatica scopriamo che solo se operiamo nell’abito di un unico sistema
regionale siamo in grado di garantire raccolta e prima lavorazione del materiale
vetroso presente in Sardegna, perché possa diventare materia prima - seconda
riutilizzabile da intraprese locali, percorrendo tutta la filiera produttiva che dal
rifiuto rigenera una materia trasformabile e quindi un nuovo prodotto per il
mercato.
Ho fatto l’esempio del vetro. Ma questo vale anche per le plastiche: in questo
secondo caso siamo in presenza nell’Isola di almeno tre baci ottimali in grado di
promuovere un intervento di valorizzazione. Uno di questi bacini è certamente
relativo al nord dell’Isola: le due province di Sassari e della Gallura. Ciò significa
che in questo caso è possibile orientare il bacino di raccolta a quel livello, è
possibile prevedere la trasformazione in materia prima – seconda a quel livello, è
possibile promuovere a quel livello nuove iniziative imprenditoriali.
Abbiamo bisogno di un’azione politica ampia, responsabile e coordinata e che
consideri il valore di ogni intervento nel contesto della filiera specifica di cui è
parte. Non possiamo ritenerci soddisfatti, né ritenere soddisfacente, un intervento,
anche positivo in sé, se la sua azione non produce una utilità concreta, se non sta in
relazione con il contesto e contribuisce a miglioralo, trasformandolo.
91
Se la nostra azione non è finalizzata e non produce un cambiamento, siamo solo
degli ottimi predicatori, ma non modifichiamo di una virgola il sistema nel quale
operiamo, di cui siamo parte.
Ci sono esperienze importanti, anche in questi giorni, che cercano di promuovere
innovazione, che operano nel contesto del sistema delle imprese e delle
professioni, che possono incidere e provare a trasformare il contesto. Penso al
progetto regionale Sfide, con la partecipazione della Scuola Edile, un intervento
esemplare, molto puntuale, che riguarda l’innovazione nelle piccole imprese. Può
trasmettere e garantire la formazione di un network atteso. Ed è assolutamente
importante che queste opportunità siano effettivamente finalizzate, che si
collochino organicamente in un sistema consapevole.
Abbiamo bisogno di fare delle scelte chiare, affrontando innanzitutto il tema delle
realizzazione delle infrastrutture strategiche, vere e proprie precondizioni affinché
si possa promuovere sviluppo sociale ed economico. Orientando, in tal senso, le
risorse disponibili.
Abbiamo vissuto, negli ultimi trent’anni, l’incapacità di promuovere un’azione
politica lungimirante capace di affrontare le principali diseconomie, di garantire
l’energia necessaria per lo sviluppo sociale e civile dell’Isola: avere in Sardegna il
metano o un’energia a basso costo e disponibile per le imprese e per i cittadini.
Abbiamo, invece, deciso di utilizzare le risorse europee disperdendole per piccoli
comparti territoriali, senza scegliere di selezionare la spesa e garantire le principali
infrastrutture a tutto il sistema regionale. La stessa problematica vale per le reti, per
le reti relazionali e quant'altro.
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Se ne parlava questa mattina. Ma è evidente che è necessario affermare l’urgenza di
un intervento di sistema che permetta di mettere in sicurezza il territorio e
garantire importanti economie attraverso un programma ampio e diffuso di
ricondizionamento del patrimonio edilizio, sia pubblico che privato. A tal fine è
necessario orientare le risorse regionali e del POR.
Ciò determina, come è ovvio, molteplici vantaggi; tra questi, oltre a una
formidabile opportunità economica per le imprese del comparto edile, permette di
promuovere ed avviare l’attesa innovazione del comparto, di connettersi col futuro;
tutto questo mentre ancora ci attardiamo e mostriamo tutta l’incapacità di produrre
cambiamento. Bisogna iniziare a imparare a dire molti “no” per poter dire quei due
“sì” che poi modificano lo stato delle cose.
Scelte adeguate e coerenti con una lettura dei bisogni e delle opportunità
determinano un moltiplicatore in grado di agire positivamente su tutto il sistema,
con vantaggi per le grandi aziende; ma vale anche per il mercato civile universale, e
permette di affrontare la questione connessa al risparmio energetico
ricondizionando il patrimonio edilizio degli anni ’60-’70. Argomenti questi,
assolutamente noti, di cui sono noti gli indirizzi nelle politiche nazionali ed
europee, ma che devono coordinarsi in relazione organica col sistema delle imprese
e con la formazione.
In questo contesto un ruolo non secondario può e deve essere svolto dalla
Pubblica Amministrazione, che deve sapersi mettere al servizio del cambiamento,
non limitarsi semplicemente a dettare i tempi delle procedure, agendo come
custodi, talvolta, di una realtà che non c’è più. Modelli e procedure che erano
adeguate quarant’anni fa, coerenti con quella stagione, ma che, oggi, non lo sono
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più; oggi, anzi, diventano un impedimento, una incapacità di leggere e di guardare il
presente.
Talvolta, quando richiamiamo questioni che certamente esistono e sono
importanti, ad esempio il blocco della spesa, i vincoli di bilancio, vincoli e
vincoloni, corriamo il rischio di utilizzare questi argomenti per non affrontare
quello più immediato: che abbiamo bisogno di riformare la qualità della relazione
diretta nelle procedure vere, che riguardano il rapporto tra pubblica
amministrazione, cittadino ed impresa.
Io credo che noi dobbiamo costruire nuovi modelli e affermare un protagonismo
collettivo, ascoltandoci e programmando sulla base dei bisogni, di manifestazione
di interesse espliciti, a cui possano corrispondere le scelte e gli interventi coerenti
dei quali si possa misurare l’efficacia.
Cercheremo di lanciare, nel prossimo autunno, un'iniziativa, utilizzando le poche
risorse disponibili, sulla scia di ciò che è stato raccontato e che stiamo facendo,
inserendo una variabile nuova.
Il tema sarà quello della sostenibilità.
In buona sostanza saranno trattate le questioni di cui oggi stiamo parlando e con le
quali ci si confronterà ancora domani. Faremo precedere il futuro intervento
formativo da un confronto con il sistema delle imprese. Penso che ne abbiamo
bisogno, per ancorare l’azione futura ai bisogni espliciti provenienti dalle imprese
che vogliono puntare sull’innovazione. Un Focus puntuale, selezionando le
imprese del comparto, l’insieme degli attori coinvolti presenti nel territorio, di cui
conosciamo le potenzialità. Definiremo insieme quali devono essere le
caratteristiche degli interventi e valuteremo quale risultato sarà legittimo attendersi.
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Opereremo insieme promuovendo scelte condivise. La consapevolezza delle
opportunità e dei rischi presenti nella quotidianità, la loro esperienza
imprenditoriale, la scelta di sperimentarsi col futuro, sono certo, permetterà di
selezionare le scelte più opportune, gli interventi più utili per garantire
l’acquisizione di competenze ed esperienze. Si potrà tarare l’intervento formativo,
magari di quel giovane che si sta diplomando o si è appena diplomato all’istituto
tecnico per geometri, promuovendo quel particolare percorso, uno stage in
un'impresa allocata a Dublino piuttosto che a Milano, per far sì che le competenze
siano quelle utili a quel giovane e nel contempo necessarie a quell’impresa ed al suo
progetto innovativo.
Sottoscriveremo un patto che lega l’impresa locale proponente, l’impresa ospitante,
la scuola, quel giovane e l’Ente che si pone da mediatore in quel contesto e che
finanzia l’intervento.
Pensiamo ad un intervento di formazione mirato, sulla base delle esigenze di
un'impresa locale che intenda sperimentarsi in un progetto di innovazione, da
svolgere presso aziende ospitanti selezionate perché in possesso delle esperienze e
pratiche ritenute necessarie ed utili al progetto di innovazione che si intende
avviare. Quel giovane, pertanto, farà un percorso formativo che, oltre a
rappresentare un valore in sé, gli permetterà, al termine del percorso, di mettere le
competenze acquisite al servizio dell’azienda proponente.
Credo si possa sperimentare un modello che abbia questa caratteristica.
I settori coinvolti nell’intervento saranno il comparto edile, con il tema della
sostenibilità e della bioedilizia, ed il settore primario, settore di cui oggi non stiamo
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parlando; ma anche lì il tema dell’energia sprecata e dell’energia disponibile in
Sardegna, oggi, mi pare all’ordine del giorno.
Ho finito.
96
Fabio Usala 13
Per prima cosa volevo portare i saluti della dirigente, la dottoressa Castellini
dirigente scolastica del Tecnico industriale, che non può essere qui per impegni
precedentemente presi.
Per arrivare al tema, io direi che, per fortuna non tutte le scuole sono come i
geometri descritti dall’assessore, io rappresento l’ITI Angioy di Sassari che è una
scuola tecnica, come forse già sapete, anche perché gran parte delle persone qui
presenti hanno frequentato l’Angioy, sono Periti industriali. Hanno, quindi avuto
una formazione all’interno di questa scuola, hanno affrontato sia il percorso che li
ha portati a diventare periti industriali nel senso proprio, ma anche sono divenuti
operatori in vari settori sia produttivi che della politica, ma anche della cultura in
generale.
Noi svolgiamo questa opera di formazione, alla fin fine, quando si evoca la
formazione e chi la fa, un riferimento imprescindibile è il Tecnico Industriale di
Sassari. Ha una posizione di privilegio perché è uno dei pochi presidi scientifici e
tecnici nel territorio di Sassari difatti nel nostro territorio c’è una carenza cronica di
facoltà di ingegneria. Quindi, alla fin fine, gran parte del peso della tecnica ricade su
di noi.
13
ITI Angioy di Sassari
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Questo è un lavoro che noi stiamo facendo volentieri ed è in qualche modo anche
riconosciuto dal territorio, perché, come potete vedere dal grafico che riporta le
iscrizioni nel nostro istituto negli ultimi sette anni si nota una netta crescita anche a
fronte di altre situazioni di istituti più blasonati che invece sono in caduta libera
quanto a iscritti. Quindi vuol dire che una risposta, dal punto di vista della
formazione, noi la diamo e vediamo in che modo.
Il fatto che noi aumentiamo gli iscritti non deve essere pensato accompagnato ad
una diminuzione del successo formativo, perché, ed è un elemento molto
importante da osservare, l’aumento degli iscritti corrisponde anche ad un aumento
anche del successo scolastico, come mostra il grafico. In una regione e in una
provincia come quella di Sassari dove la disposizione scolastica ha valori
estremamente elevati, ecco il Tecnico Industriale che in questo senso inverte la
tendenza. Come vedete, negli ultimi sei anni abbiamo avuto un miglioramento:
magari è solo del 17%, però per gli standard direi che è elevato. Possiamo ancora
fare di più, perché è chiaro che anche arrivare all’80% di successo scolastico è
troppo poco.
I percorsi formativi del tecnico industriale si muovono su queste cinque linee
mostrate nella slide Per fortuna a volte la scuola non è strettamente legata alle
istanze presentate da una parta o l’altra, e quindi può permettersi di avere un ampio
ventaglio di possibilità che vanno dalla libera professione, l’imprenditorialità,
l’occupazione settori industriali, occupazione settori di servizio e gli studi
universitari. Quindi prepariamo, cerchiamo di preparare gli allievi, anzi un numero
consistente di allievi e non solo di Sassari ma anche del territorio circostante fino ai
paesi più remoti del nord Sardegna, a questa serie di opportunità molto
diversificate
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Il primo elemento con cui noi supportiamo il curricolo, ovvero le attività
curriculari, le attività laboratoriali e le attività standard, sono gli stage aziendali. Io
qui nella slide ne ho riportato solo un numero ridotto perché gli stage aziendali che
noi facciamo sono molti e molto diversificati basta leggere i nomi degli enti a cui
vengono svolti riportati nella slide. Certo, a volte ci sono delle difficoltà a farli,
però la cosa importante è che alla fine, nonostante tutte le difficoltà, riusciamo a
farli e riusciamo a inserire, a mettere in contatto i nostri studenti con una serie di
realtà aziendali, a volte con pieno successo; a volte con meno, ma qualcosa capita
sempre
Uno dei progetti significativi che noi abbiamo portato in questi anni, è il progetto
Università possibile. Perché anche se noi siamo un istituto tecnico, e quindi orientato
alla professione, non dimentichiamo il fatto che vorremmo che un gran numero
dei nostri studenti andasse all’università, quindi avesse una formazione superiore.
Perché, come tutti sanno, è stato anche ripetuto in questa occasione, il numero dei
laureati in Sardegna è troppo piccolo, è troppo basso rispetto a tutti gli altri posti.
Quindi uno degli intenti del nostro istituto è quello di migliorare, spingere,
motivare gli allievi verso gli studi universitari, e spingerli anche ad andare fuori da
Sassari, andare a Cagliari, a Pisa, a Torino in maniera da inseminare un po’ tutto
quanto.
Un altro fra i progetti più significativi che noi abbiamo portato a termine, e che
vorremmo anche ripetere, ancora non si capisce perché sia stato sospeso, è la
Summer Studentship svolto in collaborazione con la CRS4 e con Sardegna Ricerche.
Sulla destra della slide, sono indicati i tre progetti in cui sono stati impegnati i
nostri studenti, studenti che ancora frequentano l’istituto, ovvero creazione di
laboratori di rete, di applicazioni di bioinformatica e di applicazioni mobile
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Non ho riportato tutti i numerosi premi e le iniziative, svolte nel nostro istituto,
che hanno avuto successo dal punto di vista della ricerca; l’ultimo è quello che
abbiamo avuto in Play Energy, dove un nostro allievo del 3° anno ha vinto il
premio del Play Energy con la sua arpa laser realizzata nei nostri laboratori e, si
badi bene, con la formazione di uno studente di 2° anno che poi è arrivato al 3°
anno.
Non ho ancora citato tutti i numerosi riconoscimenti che hanno avuto i chimici, i
ragazzi e le ragazze della specializzazione di chimica che hanno avuto premi sia
italiani che europei molto importanti, riportati con qualche rilevanza anche dalla
stampa.
Per quanto riguarda invece il post diploma, abbiamo affrontato due progetti
importanti che sono i progetti Sept; il primo per quanto riguardava l’imprenditoria
energetica, e riguardava gli studenti diplomati in elettrotecnica aveva l’obiettivo di
stimolare l’imprenditorialità nel settore oppure di inserirli all’interno dei servizi
relativi al risparmio energetico ed elettrico. Il progetto Sept che è ora in corso è il
Master formativo per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti. Questi due progetti
riguardano giovani già diplomati e che ritrovano nel Tecnico industriale un punto
di riferimento, un partner di informazione, formazione e tutoraggio nel percorso
degli stage aziendali.
L’ultimo progetto, appena avviato, può portare a compimento il rapporto col
territorio, è il progetto Fixo. In pratica, così sintetizzando, il tecnico industriale e le
scuola in rete fanno parte divengono intermediatrici del lavoro. Diventeranno un
punto di incontro fra le aziende che cercano personale qualificato e la scuola che
offre consulenza e orientamento e placement. Questo progetto è in corso, viene
100
sviluppato in questi giorni, ulteriormente renderà centrale il tecnico industriale con
i suoi legami e con il territorio.
I risultati, voglio essere ottimista, sono positivi e incoraggianti magari soltanto dal
mio piccolo punto di osservazione. In tanti anni che ho insegnato all’Angioy, io ho
visto e vedo che effettivamente c’è un miglioramento, effettivamente gli studenti
del tecnico industriale sono migliori adesso di quando ho iniziato la carriera di
docente. Negli interventi precedenti si criticavano gli studenti e si diceva che forse
gli studenti non riescono a vedere il futuro e per questo non si impegnano nel
modo dovuto. Io sono profondamente convinto del contrario, i giovani vedono il
futuro; magari non vedono il nostro futuro. Probabilmente è questa differenza fra i
due modi di vedere il futuro che provoca qualche difficoltà di rapporto. In ogni
caso i nostri studenti hanno migliorato le loro opportunità di occupazione ne
incontro molti e spesso, se c’è qualcuno che viene occupato, normalmente è un
perito industriale. Nonostante tutto, il territorio guadagna dall’azione di
formazione dei tecnici e del tecnico industriale, e magari da altre scuole che non
conosco.
C’è effettivamente un trasferimento di tecnologia dalle scuole tecniche al territorio.
Magari questo trasferimento di tecnologie e competenze non è ottimale, non è ai
livelli che noi vorremmo, però i nostri allievi mi riferiscono che quando vengono
assunti in aziende portano un patrimonio di conoscenza, sono in grado di risolvere
i problemi, e quindi sono molto apprezzati per questo. Non succede che vadano
nell’azienda e lì debbono imparare da capo un mestiere. Succede, invece, che da
una parte imparano una certa parte del mestiere, ma vi è una parte significativa di
conoscenza e di professionalità che loro mettono a disposizione utile per risolvere i
101
problemi che le aziende possono incontrare. D’altra parte se non avessero
problemi non li avrebbero assunti.
Abbiamo anche un miglioramento delle iscrizioni universitarie e, in definitiva
diamo un contributo al miglioramento in generale del livello culturale, perché
questo viene misuriamo anche su questa base…
Ci sono ovviamente delle criticità, e su questo non mi voglio dilungare perché
l’elenco delle criticità è sempre lo stesso. I finanziamenti sono sporadici, manca il
piano organico degli interventi, a volte i partner che sono coinvolti nell’iniziativa di
formazione sono evanescenti, oggi ci sono, domani no. I canali di comunicazione
col territorio e con i suoi rappresentanti a volte sono aleatori, senza colpa per
nessuno dei due, ma a volte le cose vanno così. C’è una scarsa conoscenza
reciproca delle potenzialità del territorio e delle necessità di formazione e poi,
soprattutto non appena si individua qualche cosa che deve essere fatto questo deve
essere fatto presto anzi immediatamente, a velocità che sono inconcepibili in
qualsiasi sistema ma soprattutto in un sistema di formazione.
Non avendo ricette per il futuro, se non per un futuro lontano, penso che la prima
cosa dovrebbe essere riuscire a modificare il segno di quelle che sono le criticità;
anche se per fare questo mi rendo conto che è necessario un processo lungo,
condiviso e tutto quanto a seguire. Per esempio posso affermare che ci vorrebbe
una sistematicità nei finanziamenti, ho citato il bel progetto col CRS4. Ci era stato
detto che sarebbe durato per quattro anni, dopo il primo anno è svanito non si
capisce perché non sia stata fatta la seconda annualità, eppure so che i fondi
(europei) ci sono. Boh! Chissà che fine faranno. Qui abbiamo insistito tutti sulla
necessità di un piano organico, effettivo da parte del Ministero e degli enti locali, e
poi ci vorrebbe una maggiore solidità nei partner.
102
Ma soprattutto quello che mi preme è smetterla con l’atteggiamento di “tutto,
presto e subito”. I procedimenti di formazione hanno necessità dei loro tempi, noi
stiamo parlando dei giovani – presumibilmente nostri figli o nipoti tutti hanno
bisogno dei loro tempi di formazione. Non è possibile, non è come la moda che
domani esce un nuovo tipo di jeans o di scarpe e tutti possiamo andare a
comprarli. I processi di formazione, l’indirizzamento, richiedono tempi adeguati, si
devono formare esseri umani. Ecco, la scuola può fornire questa opportunità, però
non gli si può chiedere che se domani va di moda una qualsiasi cosa su essa si
precipiti immediatamente. Questo atteggiamento lo può avere soltanto chi è un
utente; chi non si mette in primo piano nella produzione della conoscenza e della
tecnologia. Gli utenti, certo, oggi comprano una cosa, domani possono comprare
l’altra; mentre noi che operiamo nel settore della formazione non possiamo essere
utenti, dobbiamo essere promotori. E per questo bisogna che anche i nostri
partner si rendano conto che ci vuole tempo e le cose devono maturare. E se
maturano magari saranno più solide. Grazie.
103
Testimonianza di Adriana Carboni14
Buongiorno a tutti, mi presento sono Adriana Carboni e insieme ad altri colleghi
ho avuto la fortuna e il piacere di partecipare ad “Enerloc Faculty” edizione 20122013, ringrazio la Promo P.A. Fondazione per avermi dato la possibilità di
intervenire con una testimonianza in merito all’occupazione giovanile nei settori
energetico ed ambientale, su cui si focalizzano ormai differenti edizioni del Master
“Enerloc Faculty”, nato nell'ambito del progetto Sept dalla scuola all’Impresa.
Il Master formativo per giovani diplomati e laureati ha avuto l'obiettivo di formare
figure competenti nel ciclo della gestione operativa dei rifiuti, dalla produzione al
recupero e smaltimento. Sono state inoltre fornite specifiche indicazioni sulla
gestione di particolari categorie di rifiuti e residui di produzione, ai fini della loro
valorizzazione e riconversione. Anche dal punto di vista energetico, sono state
affrontate tematiche relative alla conformità normativa in ambito ambientale,
compresa la bonifica dei siti inquinati, SGA (ISO 14001, EMAS) e LCA (analisi del
ciclo di vita dei prodotti).
Il percorso formativo si è articolato tra lezioni frontali e discussioni, esercitazioni,
attività collaborative, tengo a precisare che il merito delle nostre conoscenze è da
14
Studente Master Ener.Loc. Faculty 2012/2013
104
attribuire alla preparazione e professionalità dei docenti e ricercatori dell' Istituto di
Management della Scuola Superiore Sant'Anna.
In seguito alla formazione in aula, il Master ha previsto lo svolgimento uno
tirocinio formativo presso un’azienda del territorio.
La mia esperienza di tirocinio della durata complessiva di cinque mesi, si è svolta
presso la Società Verde Vita, un’azienda che dal 1996 si occupa di servizi per
l’ambiente quali bonifiche ambientali, gestione dei rifiuti pericolosi e non, inoltre
da circa un anno la Società Verde Vita ha avviato un Impianto di Compostaggio
per il trattamento dei rifiuti organici ottenuti da raccolta differenziata, con un
notevole vantaggio ambientale determinato dalla corretta gestione del rifiuto
differenziato e dalla produzione di un fertilizzante organico, definito per legge
“Ammendante Compostato Misto”. Tale prodotto comunemente definito
Compost, può essere impiegato in agricoltura convenzionale e biologica con
notevoli vantaggi in termini di apporto di sostanza organica nel suolo (C sink),
riduzione dei fenomeni di erosione e desertificazione ed una limitazione
nell’impiego di fertilizzanti chimici. Il materiale organico di partenza può provenire
dalla frazione umida della raccolta differenziata (FORSU) oppure da potature, ma
anche da scarti dell’industria agroalimentare.
Lo stage svolto presso l’Impianto di Compostaggio Verde Vita mi ha permesso di
acquisire le conoscenze e approfondire i vari aspetti del processo di Compostaggio,
comprendere l’organizzazione tecnica necessaria per gestirlo, rispondendo appieno
agli obiettivi del Master.
L’azienda ha effettivamente riconosciuto la preparazione del Master, confermando
la mia presenza con un’opportunità lavorativa post tirocinio, posso quindi
105
affermare che nonostante questo periodo di stasi economica e occupazionale, i
settori energetico ed ambientale possono offrire delle buone opportunità
lavorative.
Spero vivamente che altri giovani diplomati e/o laureati abbiamo le stesse
possibilità di interfacciarsi con il mondo del lavoro e abbiamo l’opportunità di
crederci, così come stiamo facendo noi. Grazie.
106
LE POTENZIALITÀ DELLA REGOLAMENTAZIONE LOCALE COME STIMOLO AL
SETTORE
Introduzione di Mauro Pietri15
Buonasera a tutti e un saluto da parte dell’ordine degli ingegneri ai presenti e un
ringraziamento all’amministrazione che già da diversi anni permette il confronto e
la riflessione sui temi del risparmio energetico, ambientali ed energetiche.
Il tema di questa sessione “potenzialità della regolamentazione come stimolo del
settore” è un elemento fondamentale che permette di agevolare e favorire
l’adozione di moderni sistemi del risparmio energetico che producono effetti
positivi sia sull’individuo che sulla collettività con innegabili vantaggi economici.
Gli interventi che seguiranno sono: la riqualificazione e la valorizzazione del
patrimonio edilizio esistente attraverso interventi di efficientamento energetico,
introdotto da Filippo Capula, cofondatore della Sunservice Srl; il fascicolo del
fabbricato e l’attestato di prestazione energetica, in applicazione del Decreto
legislativo 63/2013 introdotto da Sergio Molinari, consigliere nazionale dei Periti
industriali; e poi il beneficio economico e sociale del ciclo verde, energia e mobilità,
introdotto dall’ingegnere Marco Paolotto della società Paolotto.
15
Presidente Collegio Ingegneri di Sassari
107
Dall’analisi della situazione attuale è evidente che lo sforzo a più livelli (nazionale,
regionale e locale) abbia indotto la collettività ad avere un approccio consapevole
sulla riduzione delle riserve energetiche e che ci si debba orientare verso un
risparmio con utilizzo al minimo di queste. In questo senso la normativa nazionale
ha indirizzato noi professionisti verso la progettazione di edifici a consumo zero e
questo può avvenire in due modi: attraverso i sistemi passivi, vale a dire la comune
coibentazione, ottimizzando le dispersioni, ovvero razionalizzando l’uso
dell’energia.
L’applicazione di questi indirizzi comporta la diffusione di conoscenze, la
creazione di capacità per la produzione e l’installazione e la gestione. Nel caso del
recupero, soprattutto dei nostri centri urbani, la cui storia impone un diverso grado
di approccio, si hanno diversi criteri operativi con importanti incrementi di costo e
difficoltà applicative. Per questi motivi la normativa, soprattutto quella locale, deve
agevolare premiando chi vuole seguire la strada del risparmio energetico.
Ci deve essere per questo motivo armonia tra le varie normative dei diversi settori;
la tutela dell’ambiente non deve precludere, per norme particolarmente restrittive,
l’adozione dei criteri sul risparmio energetico nell’utilizzo delle moderne
tecnologie. In particolar modo l’iter procedurale deve avere percorsi semplificati e
temporalmente ridotti. Ammettere di principio una possibilità ma prevedendo una
consecuzione di adempimenti ed autorizzazioni complesse, di fatto ne vanifica i
presupposti.
L’analisi della situazione normativa dovrebbe determinare, soprattutto in abito
locale, la ricerca da parte degli amministratori e dei tecnici del settore, di quegli
elementi che possono essere di semplificazione, provvedendo alla redazione di
108
chiare norme con attività di supporto ai cittadini, creando così le condizioni perché
ci possano essere effettive possibilità di sviluppo delle economie locali.
Questa sessione di lavoro attraverso gli interventi, servirà per evidenziare le
potenzialità del risparmio energetico e quindi la necessità che vi sia il massimo
impegno da parte di tutti della sua applicazione, in particolar modo con la
redazione di norme chiare e semplici. Credo che questo sia un impegno rivolto non
soltanto agli amministratori qui presenti, ma anche a noi tecnici che dobbiamo dare
assistenza a loro per fare capire quelli che possono essere i punti su cui il nostro
operato deve andare ad intervenire.
Credo che ormai la sensibilità della società sia consolidata nel dover andare a
ricercare un risparmio, perché questo risparmio delle fonti energetiche corrisponde
ad un risparmio individuale ma anche a un beneficio della collettività, anche in
termini di benessere ambientale.
Questi seminari di incontro servono da sollecito a noi stessi per avere un approccio
nei confronti delle pubbliche amministrazioni nel supportarle e consigliarle senza
nessun tipo di preclusione ideologica, da entrambe le parti, nell’andare ad
affrontare questi aspetti. Credo che sia di comune condivisione che la normativa è
troppo complessa; corriamo il rischio, nel voler andare a tutelare tutte quante le
varie sfaccettature di quella che può essere la nostra composizione sociale, ma
anche al nostro territorio, fa sì che alla fin fine ci siano troppi passaggi. Questi
passaggi devono essere in qualche maniera verificati, dargli una priorità di
applicazione e a fronte di questa priorità determinare poi una scelta che semplifichi
l’approccio dell’applicazione di queste norme. Il cittadino non deve vedere noi
professionisti come redattori di progetti che sono semplicemente una applicazione
di norme, ma più che loro una loro interfaccia di quella che è l’applicazione dei
109
moderni sistemi di sfruttamento dell’energia e contemporaneamente devono
vederci come interlocutori nelle pubbliche amministrazioni per far sì che questa
loro valenza nell’andare ad applicare le energie più moderne, in maniera più
moderna, possano essere quanto più semplici possibile. Questo significa che
l’amministratore si deve porre il dubbio se tutte quante queste norme, che si
susseguono e si sovrappongono, non servano per tutelare quelle che sono le loro
funzioni o la loro organizzazione, ma che di fatto crei degli ostacoli all’effettiva
applicazione di quello che è il principio dato dalle norme nell’andare a far sì che il
cittadino abbia uno sfruttamento ottimale dell’energia con un risparmio per tutti
quanti.
Quindi invito le pubbliche amministrazioni, da oggi in poi, ad accentuare quelli che
possono essere stati i contatti che nel corso degli anni ci sono stati ma non in
maniera organica, per far sì che questa normativa, nel qual caso non sia possibile
modificarla, almeno sia come elemento propulsivo perché lo si possa fare. Dopo
queste poche parole, cedo la parola al prossimo intervento del dottor Capula, che
illustrerà il suo argomento, per poi avvicendarsi con gli altri relatori.
110
Il fascicolo del fabbricato e l’attestato di prestazione energetica (D.L.
63/2013), di Sergio Molinari16
A.
DEFINIZIONE SINTETICA DEL FASCICOLO DEL FABBRICATO
Si tratta di uno strumento che attraverso l’uso di una metodologia comune ed
unificata consente di analizzare lo stato di conservazione e/o degrado di un
immobile, estrinsecandone le varie componenti statiche, impiantistiche, di
sicurezza e di rifinitura.
Fornisce precise informazioni sulle alterazioni significative che inevitabilmente
vengono apportate nel corso della vita dell’immobile.
Fornisce indicazioni sulle modalità d’uso dell’immobile e si pone come guida per
una corretta e programmata manutenzione del fabbricato.
Tutto ciò consente all’Amministrazione Pubblica di avere un quadro generale e
preciso circa lo stato e la qualità dei fabbricati presenti sul territorio, ed agli utenti
(cittadini e proprietari) di avere a disposizione uno strumento sempre aggiornato
sulle reali condizioni dell’unità immobiliare, nelle dotazioni e qualità dei vari
componenti.
16
Consigliere Nazionale dei Periti Industriali
111
In sintesi l’obiettivo e le finalità del fascicolo del fabbricato sono quelle di fornire,
sia all’Amministrazione Pubblica sia al cittadino, una precisa, articolata e dettagliata
quantità di informazioni amministrative e tecniche riguardanti:
-
l’individuazione
dell’intero
immobile
sotto il profilo tecnico
e
amministrativo,
-
la tipologia strutturale,
-
le dotazioni e caratteristiche impiantistiche,
-
la descrizione delle rifiniture,
-
lo stato di manutenzione,
-
gli interventi modificativi rispetto allo stato originario,
-
le indicazioni sulle operazioni di manutenzione da effettuare,
-
le indicazioni sul corretto uso dell’immobile con particolare riferimento
alla sicurezza.
Relativamente al patrimonio edilizio esistente il fascicolo del fabbricato fornirà
precise indicazioni, prescrizioni e suggerimenti relativamente ad interventi che si
reputano necessari al fine di preservare la sicurezza dei residenti prevenendo eventi
catastrofici e luttuosi.
Il Fascicolo del Fabbricato dovrà avere valore certificativo e non una valenza
puramente descrittiva.
B.
112
CONTENUTI SCHEMATICI
Il fascicolo è innanzitutto suddiviso in due parti, la prima riferita alle porzioni
condominiali, la seconda riferita alla singola unità immobiliare. Conseguentemente
la prima parte deve essere conservata ed aggiornata dall’amministratore del
condominio e la seconda dai singoli proprietari della varie unità immobiliari che
compongono il fabbricato.
Ogni parte è suddivisa nelle seguenti sezioni:
Sez. I - Identificazione, parte anagrafica.
Sez. II - Dati urbanistici e dimensionali.
Sez. III - Elenco titoli abilitativi.
Sez. IV - Elenco soggetti intervenuti nella costruzione.
Sez. V- Descrizione caratteristiche costruttive generali.
Sez. VI -
Abbattimento barriere architettoniche.
Sez VII -
Protezione antincendio.
Sez. VIII -
Sicurezza – ambiti peculiari.
Sez. IX -
Apparecchiature
ed
istruzioni
d’uso
per
una
corretta
manutenzione
Sez. X - Schede con indice di efficienza per individuazione delle criticità e necessità
di interventi di adeguamento e messa in sicurezza secondo le valutazioni riportate
nelle descrizione dei vari componenti di cui alle sezioni indicate.
Sez. XI - Istruzioni e note per aggiornamento e tenuta nel tempo del fascicolo
del fabbricato.
113
Per ogni sezione sono previsti allegati esplicativi e documentazione ritenuta
indispensabile e utile ad un immediato utilizzo; negli altri casi è previsto che sia
indicato dove la corrispondente documentazione è reperibile e dove può essere
visionata o richiesta in copia.
C.
PERCHE’ E’ NECESSARIO IL FASCICOLO DEL FABBRICATO
CONOSCENZA DI CIO’ CHE SI POSSIEDE
Da più parti e sempre più spesso si osserva come un’unità immobiliare sia l’unico
bene non accompagnato da etichette, libretti d’istruzione o altro materiale
documentale informativo sulle caratteristiche dell’oggetto.
Il dato di fatto è che la conoscenza di un oggetto immobiliare rimane
essenzialmente limitata ai momenti connessi alla progettazione di un intervento ed
alla sua realizzazione, ma una volta terminate queste fasi del processo edilizio, i dati
relativi vengono quasi sempre “dimenticati” e dispersi.
Non è raro riscontrare che proprietari ed amministratori, anche di rilevanti
patrimoni immobiliari, rimangono pressoché privi dell’insieme documentale di tipo
tecnico, architettonico e gestionale/manutentivo che, se correttamente raccolto,
ordinato e aggiornato, potrebbe assumere una significativa funzione per quanto
riguarda:
la conoscenza dello stato di conservazione di un edificio, con risvolti ad esempio
sul controllo economico e gestionale, ma anche nel contesto del rispetto delle
normative sulla sicurezza degli edifici;
l'aggiornamento legislativo e normativo riferito all'edificio e ai suoi componenti;
114
le modalità di gestione ed utilizzo dell'edificio, in termini di definizione degli
investimenti, delle politiche immobiliari, e del mantenimento/incremento del
valore dell'edificio;
la valutazione economica di un immobile o di parchi immobiliari, sulla base di
informazioni particolari e/o di sintesi per la valutazione di beni immobiliari.
Tutto ciò riguarda quindi, in generale, la disponibilità in tempo "quasi reale" di
informazioni storiche, tecniche, legislative ed amministrative la cui disponibilità è
relativamente poco costosa, quando le informazioni "gratuite" sono raccolte sin
dall'inizio con sistematicità, ma che diventa onerosa, talvolta incompleta e spesso
deludente, in caso di ricostruzione a distanza di tempo.
In particolare risulta opportuno ricordare come la disponibilità dell'insieme di
informazioni che hanno interesse per la conoscenza di un edificio, assumono
ulteriore importanza per i seguenti motivi:
maggiore attenzione da parte della pubblica amministrazione nei confronti delle
condizioni dei parchi immobiliari (sia di proprietà pubblica che privata) ai fini della
pubblica sicurezza ed alla redazione di piani attuativi (PRG, ecc.);
facilitazione da parte della pubblica amministrazione ad eseguire controlli
sistematici su progetti di nuova edificazione o di recupero edilizio, e soprattutto a
condurre verifiche sullo stato di fatto degli edifici esistenti;
allargamento al contesto europeo del mercato immobiliare, con maggiori richieste
di trasparenza sulla disponibilità di dati ed informazioni "reali" di singoli edifici e/o
di parchi immobiliari e quindi sul loro stato di conservazione;
necessità di mantenere disponibile e rintracciabile nel tempo la documentazione
che "certifichi" la rispondenza dell'edificio e delle sue parti a norme e leggi, sia in
115
caso di controlli amministrativi che nell’ottica della dismissione/acquisizione di un
bene immobiliare, avendo le informazioni fra l’altro funzione di garanzia per la
proprietà e per l’utente all’atto di successive verifiche e controlli.
RAZIONALIZZAZIONE DELLE DOCUMENTAZIONI NECESSARIE E
PREVISTE DA NORME SPECIFICHE
Il nostro ordinamento già oggi prevede la necessità di avere una moltitudine di
certificazioni specifiche e riguardanti ambiti particolari riferiti ad un immobile.
Certificazioni che, in diversi casi, devono nel tempo essere rinnovate pena la
decadenza delle autorizzazioni all’uso. In molti casi tali certificazioni nel tempo si
perdono e l’utente non ha più la consapevolezza di ciò che è necessario e che la
norma richiede.
Il fascicolo del fabbricato, ponendosi come sintesi finale di tutto ciò che costituisce
un immobile, diventa uno strumento unico e unificante tutti i vari adempimenti
semplificando notevolmente la gestione di una molteplicità di attestati e certificati.
FASCICOLO DEL FABBRICATO COME CERTIFICATO UNICO.
Il fascicolo deve avere valore certificativo, altrimenti sì, diverrebbe uno strumento
di pura razionalizzazione di dati ed informazioni utili ma non efficaci e soprattutto
non semplificative.
Il fascicolo come sostituto di:
certificato di conformità edilizia e agibilità,
dichiarazioni di conformità degli impianti,
certificazione energetica,
116
certificato di prevenzione incendi,
autorizzazione allo scarico,
ecc, ecc…
Il fascicolo del fabbricato visto come una sorta di libretto di circolazione di
un’automobile dove sono sintetizzati i dati essenziali e necessari all’identificazione
e alla garanzia di efficienza di un determinato prodotto.
GUIDA ALL’USO E ALLA MANUTENZIONE DELL’IMMOBILE
Tutti i cittadini rivolgono molta attenzione alle istruzioni sull’uso e sulle operazioni
manutentive di un’automobile o di qualsiasi altro prodotto anche di scarso valore
economico, ma difficilmente si pongono il problema di come deve essere usata una
casa e soprattutto di come deve essere mantenuta nel tempo. Un corretto uso ed
un intelligente e programmato piano manutentivo, oltre che a rendere efficiente,
sicura e confortevole l’abitazione, conferisce nel tempo un valore economico
maggiore rispetto ad analoghi fabbricati non manutenuti. Il fascicolo potrà aiutare
l’utente a prendere coscienza di tutte le operazioni che sistematicamente
dovrebbero essere fatte contribuendo a creare quella cultura di manutenzione
programmata che oggi risulta pressoché inesistente.
FASCICOLO FABBRICATO COME DOCUMENTO CHE ATTESTA LA
QUALITA’ DELL’IMMOBILE ED
IL
SUO EFFETTIVO
VALORE
ECONOMICO
Dall’analisi e dalle considerazioni fin qui sinteticamente esposte, scaturisce come il
fascicolo del fabbricato sia uno strumento che individua con precisione lo stato
qualitativo dell’immobile preso in esame. L’analisi puntuale dei vari elementi che
compongono una costruzione, la verifica dell’efficienza e dell’integrità, le
117
indicazioni sulle opere di manutenzione effettuate, concorrono a determinare il
vero livello qualitativo dell’immobile e a determinarne il valore effettivo.
Fascicolo inteso pure come strumento regolatore i valori immobiliari, non più
quotazioni
generiche
e
sommarie
condizionate
quasi
esclusivamente
dall’ubicazione e dalla vetustà dell’oggetto, ma valore commisurato all’effettivo
stato di realizzazione e conservazione del fabbricato ed una diretta relazione alle
dotazioni, alle soluzioni tecniche adottate, alla qualità della struttura, impianti,
componenti di rifinitura, efficienza energetica, ecc., ecc...
118
Benefici economici e sociali del ciclo verde: energia, mobilità ecc., di Marco
Paulotto17
Ringrazio l’Ingegnere Pietri per l’introduzione, senza dimenticare che tra le altre
cose è anche il mio Presidente, essendo io iscritto all’Ordine degli ingegneri di
Sassari. Ringrazio anche chi mi ha invitato a questo convegno, che rappresenta un
punto di riferimento a carattere nazionale. Nell’esposizione mi avvarrò di una serie
di slide.
La mia relazione ha per tema i
possibili Benefici Economici della
Green Economy.
Opero nell’impresa famigliare in un
settore differente da quello relativo
all’energia; noi lavoriamo
nella
realizzazione di sistemi di sicurezza.
Abbiamo approcciato da qualche anno il settore delle energie rinnovabili
sfruttando la nostra capacità all’interno del settore impiantistico e lì ci siamo accorti
che parlare solo di energia è riduttivo, bisogna allargare il ragionamento all’
17
Paulotto Project Management
119
economia e sviluppo sostenibile: Partendo da ciò, emerge che le competenze e
capacità richieste in questo settore sono molteplici.
Cosa
intendiamo
per
sviluppo
sostenibile?
Lo sviluppo sostenibile, secondo il
rapporto Bruntland del 1987 consente
di soddisfare i bisogni presenti senza
compromettere
i
bisogni
delle
generazioni future.
La domanda che accompagna tutto questo convegno è: La green economy è
un’opportunità di business e lo è per il
nostro territorio? Le due domande
sembrano retoriche, se fatte a noi
addetti ai lavori rispondiamo: certo che
può essere interessante. Ma se poi le
stesse vengono riportate alle imprese,
ai
cittadini,
alle
pubbliche
amministrazioni, la risposta è un po’ diversa. L’economia sostenibile fuori dal
perimetro degli addetti ai lavori, viene
percepita come un insieme di norme o di
azioni che hanno reso più complicata la
vita.
120
Parlando di economia sostenibile nel nostro territorio, da una indagine condotta
dalla Fondazione Impresa di Mestre, emerge che la Sardegna, dove pure il concetto
di economia sostenibile dovrebbe essere ai massimi livelli di attenzione, risulata
avere un livello basso nell’indice di green economy. Questa indagine, tiene conto di
tutta una serie di fattori, che non sto qui ad elencare perché sarebbe noioso, tra i
quali la quantità di energia alternativa utilizzata; la quantità di prodotti con
certificazione ecologica etc..
Il cattivo risultato della Sardegna è paradossale rispetto ad una percezione molto
alta di livello ecologico percepito dalla popolazione anche fuori dal territorio
isolano.
Perché, ciò accade in Sardegna? Come
viene percepita comunemente, cosa
viene
percepito
dell’economia
sostenibile?
Fondamentalmente ciò che vediamo sono gli impianti per lo sfruttamento
dell’energia fotovoltaica e di quella eolica.
Esse hanno avuto un grandissimo
sviluppo, grazie alle normative calate
dall’alto. E’ stata data una fortissima
incentivazione a partire dall’Unione
europea per arrivare poi al Governo
nazionale e anche alla nostra Regione
autonoma, perché la produzione di
121
energia da fonti rinnovabili era necessaria alfine di rientrare nei parametri di Kioto
Il processo è stato velocissimo ma pieno di storture.
Tanto
è
vero
che
l’energia
fotovoltaica invece di essere un
sistema a sviluppo molecolare, in
cui
ogni
capannone,
agricola
di
abitazione,
e
ogni
ogni
impresa
sarebbe
dovuta
produrre il fabbisogno energetico
e, casomai fosse stato necessario,
cercare di mettere in rete queste strutture.
Invece ciò che vediamo è quanto riportato nella slide, campi fotovoltaici, magari
un po’ meno in Sardegna, grazie ad alcune scelte politiche che hanno comportato
una legislazione più restrittiva e dunque impedito lo scempio avvenuto in territori
quali come Puglia e Marche.
In ogni caso anche da noi sono stati sottratti territori all’agricoltura, invece di
realizzare i campi in territori da bonificare che tanto per un certo tempo restano
improduttivi.
Anche per l’energia eolica ognuno
avrebbe dovuto produrre per il
proprio fabbisogno, invece, anche
in Sardegna, vediamo il nostro
territorio deturpato con il panorama
122
modificato se non per sempre almeno per lungo tempo.
I vantaggi portati da questi impianti son stati pochissimi.
Per il fotovoltaico, c’è stato anche uno sviluppo nel settore residenziale. Un po’
peggio è andata nel settore industriale dove i capannoni stanno in piedi solo per
produrre energie; mentre si sono persi i posti produttivi al loro interno.
Con l’energia eolica, a parte alcune aziende che hanno lavorato per gli sbancamenti
del terreno e qualche comune che ha avuto il vantaggio di parte dell’energia pagata,
certamente nel territorio di ricchezza se ne è lasciata poca.
Alla fine il cittadino, l’imprenditore e
anche la pubblica amministrazione
cosa percepiscono? Vedono una
bolletta che aumenta perché gli
incentivi
alle
energie
vengono
ripagati da ognuno di noi tutti i mesi
nella bolletta.
Si ha una percezione negativa di
dell’economia sostenibile al punto
che laddove si vogliono realizzare
impianti di produzione da energie
rinnovabili, in tutto il territorio
123
isolano avvengono sollevazioni popolari.
Perché ciò accade? È chiaro che c’è una reazione. Se vedo qualcosa che mi deturpa
l’ambiente circostante, mi cambia la vita e non mi porta vantaggi, allora oppongo
un rifiuto.
A questo punto cosa chiede l’operatore?
Nel lavoro di indagine nel settore della green economy abbiamo rilevato due
soggetti: business e non business.
Per soggetti business intendiamo tutti
coloro che possono trarre il proprio
sviluppo
economico
direttamente
dalle economie sostenibili.
Per soggetti non business intendiamo
quelli che non intendono operare
direttamente nella green economy, ma che vogliono utilizzarla allo scopo di
migliorare il proprio core-business. E’ il caso di un supermercato, che non fa
dell’economia sostenibile il proprio business ma può ottenere vantaggi, attraverso il
risparmio energetico.
Quali
sono
le
opportunità
da
cogliere? Ne hanno parlato tutti gli
oratori che mi hanno preceduto.
Ma in questa sessione dobbiamo
parlare
dello
potenzialità
regolamentazione
124
sviluppo
grazie
locale,
delle
alla
atale
scopo l’esempio più calzante è dato dalla municipalità di Palo Alto, in California,
dove ha sede la Tesla che oggi è il più grande produttore di auto elettriche.
Al fine di aiutare l’azienda, in quel territorio ogni casa che si costruisce deve avere
al suo interno una stazione di ricarica per le auto elettriche. In altri paesi laddove
c’è un’eccellenza o la possibilità di una eccellenza la regolamentazione locale viene
modificata allo scopo di svilupparla.
Nel nostro territorio qualcosa di simile potrebbe essere fatto, fra poco noi avremo
la bioraffineria, e questa sarà una grandissima opportunità per il territorio. Lo sarà
se oltre al semilavorato si potranno realizzare localmente anche i prodotti finiti.
A tal fine le Amministrazioni pubbliche potrebbero dare una grossa mano, se
imporranno mediante regolamentazione l’utilizzo delle stoviglie usa e getta solo se
di provenienza vegetale.
La cose che dico alla fine però si conglobano in un aspetto. Stamattina si è parlato
di Sardegna Ricerche e del suo sportello energia, che è un’idea molto importante,
perché è necessaria una fase di formazione, informazione e supporto consulenziale
alle imprese e alle pubbliche amministrazioni su questi temi.
Chiudo l’intervento parlando della
grande
occasione
che
non
dobbiamo assolutamente perdere,
purtroppo è un po’ ravvicinata e
quindi stride con il problema dei
tempi che dicevo.
Questa opportunità, è l’Expo di
Milano; il cui tema, come sappiamo,
125
è “nutrire il pianeta energia per la vita”.
A questo appuntamento, secondo me, noi del territorio ma più in generale noi
sardi, dovremo essere pronti a fornire a tutti i potenziali investitori che arriveranno
in Italia, fatti e opportunità concrete, che consentano di richiamare i capitali che
dovranno essere la base per lo sviluppo futuro del nostro territorio. Grazie.
126
TERZA SESSIONE
LA QUESTIONE ENERGETICA DELLA VISIONE EUROPEA ALLE SCELTE
NAZIONALI
127
DALLE STRATEGIE ENERGETICHE ALLE POLITICHE DI SETTORE
Intervento di Paolo Porcu18
Permettetemi di iniziare con un ringraziamento a tutti gli enti e a tutte le persone
che hanno permesso di raggiungere questo che io ,come sardo, ritengo un grosso
risultato. Vi parlo per esperienza. Io mi occupo di gas da molti anni. Sono stato
vent’anni dirigente Eni, e ringrazio Hera che mi ha dato l’opportunità di venire ad
occuparmi di gas in Sardegna. Gli intendimenti erano lavorare Galsi più che per
Medea, ma dobbiamo fare i conti con la realtà. Quindi, in attesa dell’arrivo di Galsi
dobbiamo cercare di sviluppare l’utilizzo delle reti gas con altri sistemi.
Noi ,come concessionari pubblici, ripeto, qui rappresento i maggiori concessionari
pubblici; giusto per dare due numeri rispetto all’intervento del dottor Santini che
parlava di 700 comuni che hanno 150 mila utenti a GPL. Giusto per calarci nella
Sardegna, l’ingegnere Sacchetti ha già detto che noi qui abbiamo poco meno di 12
mila utenti. La rete di Cagliari, che io gestivo negli anni ’80 a gas manifatturato,
addirittura, ha raggiunto i 16 mila utenti. Oristano ha 2 o 3 mila utenti. Olbia ha
poco meno di 2 mila utenti. Questi famosi 150 mila utenti a livello di grosse città
sono tutte concentrate in Sardegna perché la Sardegna non ha il metano.
18
Direttore Medea – Gruppo Hera
128
La Sardegna è un’isola, c’è poco da fare. Non sto a legger quello che è stato già
esposto, soprattutto dal Presidente Borghetto, relativamente al perché c’è questa
necessità di trovare delle soluzioni alternative.
Voglio soltanto sottolineare quello che ho messo in grassetto. Questa situazione,
cioè il fatto che non potremo usufruire del gas naturale non cambierà per i
prossimi anni, quindi c’è un’esigenza di capire cosa mettere dentro le reti di
distribuzione, sia quelle che devono essere sviluppate come Sassari, quelle che ho
citato prima dei capoluoghi di provincia storici, sia quelli che i concessionari in
questo momento hanno difficoltà a cominciare i lavori proprio perché non sanno
che cosa metterci dentro. Perché c’è un obiettivo ritardo nella realizzazione del
Galsi.
I piani finanziari con cui sono state fatte le gare dai comuni prevedevano che il
primo gas naturale sarebbe dovuto arrivare il prossimo anno e già qui si inglobano
dei ritardi, perché prima si parlava del 2012, poi del 2013, poi del 2014. Però
sappiamo che anche questo traguardo non sarà raggiunto. E stiamo parlando di
investimenti grossi: 2 miliardi di euro.
Il piano delle reti… è inutile che sto a parlarvi di quello che ampiamente la
dottoressa Murroni ha spiegato prima. Praticamente era un piano delle reti che
prevedeva la gassificazione di quasi tutta la Sardegna.
Lo stato dell’arte….. Anche questo è stato ampiamente spiegato dalla dottoressa
Murroni. Tra le righe abbiamo potuto capire che ci sono dei grossissimi ritardi,
non solo dovuti alla crisi economica ma alle perplessità ,soprattutto dei grossi
concessionari, quelli che io rappresento perché il Sindaco di Porto Torres ha
parlato di FonteEnergia.
129
Ovviamente io ho anche il mandato di FonteEnergia di parlare di questa proposta:
Porto Torres non si costruisce ancora perché non si capisce bene che cosa
metterci dentro. Perché tutti i giornali, tutti gli anni, tutto l’inverno vedono questa
carenza di gas che, attenzione, non è soltanto un problema dei concessionari, cioè
di chi gestisce una rete di distribuzione gas.
È un problema della Sardegna.
È un problema della Sardegna perché la signora Maria di Olzai, rispetto alla signora
Maria di Vattelappesca, vicino a Frosinone o della Lombardia, paga la bombola da
10 chili che gli serve per cucinare , minimo, il 30 o 40% in più rispetto al resto
della Sardegna.
Quindi oltre al danno le beffe.
Non abbiamo il metano ma quello che abbiamo ci costa caro.
Qui ho delle slides dell’Enea ed altri istituti nazionali …facevano due conti giusto
per far vedere come è sbilanciato il bilancio energetico sardo.
Questo è un bilancio energetico sardo al 2005: È solo per evidenziare che i
combustibili gassosi nel 2005 rappresentavano una piccolissima parte dei
combustibili che venivano utilizzati in Sardegna e si facevano anche delle
proiezioni al 2020, che erano molto ottimistiche, prevedevano un utilizzo massivo
del gas naturale. Era anche un modo per dire: c’è bisogno di Galsi… perché se
viene Galsi si consumeranno queste quantità in termini di combustibile gassoso.
Però, obiettivamente, i numeri che vi ho fatto vedere prima, del 2005, già oggi,
2013, non è che sono cambiati di molto. Anzi, probabilmente sono diminuiti.
Quindi, anche le previsioni dei consumi, che erano alla base di un progetto come
Galsi, probabilmente per motivi di crisi, devono essere profondamente riviste.
130
Quindi qui cosa diciamo? Visto il ritardo del Galsi, è un dato di fatto …. lo
sviluppo delle reti nei prossimi anni sarà a GPL.
Quando dico GPL – faccio giusto un inciso, non pensate che sia pedante – GPL è
un termine che significa gas di petrolio liquefacibile. In Italia viene
commercializzato come due prodotti:
è il cosiddetto GPL miscela. Sono sempre C3 e C4, Propano o Butano; soltanto
che il GPL miscela è meno volatile, quindi si utilizza per scopi industriali.
Per le reti di distribuzione invece viene utilizzato il prodotto commerciale che si
chiama Propano commerciale che è una miscela, sempre di C3 e C4, ma con
minimo il 92% di Propano perché viene trasportato liquido, a bassa pressione 5 o 6
Bar e poi quando viene messo nei tubi deve subito gasificare.
Vi racconto un aneddoto rispetto alla carenza di questi prodotti, rispetto alla
carenza del GPL. Noi gli anni passati, proprio perché il Propano non ci veniva
dato, siamo stati costretti, per non interrompere il servizio di distribuzione gas, che
per definizione non è interrompibile, a mettere in rete l’altro prodotto
commerciale, il GPL miscela, e abbiamo avuto anche un minimo di problemi
perché non è che vaporizzava così facilmente. Forse il Sindaco si ricorda di alcuni
lavori che fummo costretti a fare alcune inverni fa, in cui siamo stati costretti a
“stasare” la condotta principale perché non si riusciva ad avere il prodotto nella
giusta vaporizzazione.
Quindi, attenzione, è anche un problema di sicurezza avere il Propano in quantità e
in qualità adeguate per l’utilizzo nelle reti di area propanata.
Ecco, questa cifra che vedete qui, circa 2 miliardi di metri cubi di gas naturale
ipotizzati da Enea per il 2020, più o meno corrispondono a un milione e mezzo di
131
tonnellate di GPL. Tenete presente che il consumo attuale della Sardegna per tutti
gli utilizzi, non solo per le reti di distribuzione, oggi è sui 200 Kton, sulle 200 mila
tonnellate.
E qui rispondo anche a quello che ha detto Beniamino Scarpa relativamente alla
rivitalizzazione del porto. Faccio una anticipazione….. Se andasse in porto il
progetto di cui adesso parlo, le 79 navi che sono transitate nel 2012, se tutto il GPL
che attualmente si utilizza in Sardegna transitasse, invece che negli attuali due
stoccaggi, in questo nuovo stoccaggio strategico, significherebbe 100 navi in più.
Certamente non sono navi grosse. Stiamo parlando di bettoline, ma ogni bettolina
paga dazio… e ogni bettolina significa che c’è bisogno degli ormeggiatori, quindi
significherebbe che si raddoppia ampiamente il traffico marittimo del porto
industriale di Porto Torres.
Giusto per dire di cosa stiamo parlando.
E come possono essere approvvigionati e stoccati tali quantitativi da 200 in poi?
Come lo facciamo adesso? Questi 200 mila che in certi momenti dell’anno bastano
a pelo per la Sardegna; ma quando parlo della Sardegna non parlo soltanto delle
reti di distribuzione, parlo di tutti gli utilizzi.
In questo momento la Sardegna si approvvigiona in tre modi diversi: o viene preso
dalla raffineria Saras, che lo commercializza nel sud della Sardegna, arrivano le
navi; c’è anche un’autoproduzione perché essendo una raffineria il GPL è un
sottoprodotto della raffinazione primaria;
oppure viene trasportato con navi gasiere e stoccato nel nord in un deposito
privato che c’è nella zona industriale. Però è poca roba perché ha una capacità
massima di 2 mila – 2200 tonnellate.
132
Quindi c’è anche un problema di consumare quasi tutto il prodotto stoccato prima
di far arrivare l’altra nave. Perché, attenzione, questo stoccaggio di questo deposito
equivale al quantitativo minimo che una bettolina può fare arrivare in Sardegna, in
termini economici. Perché sennò deve scaricare mezza nave.
Quindi, cosa succede ogni inverno? Succede che prima di far arrivare l’altra nave
deve consumare tutto quello che c’è dentro a deposito e quindi può creare dei
problemi come quelli di quest’ultimo anno. Oppure, l’altra alternativa, che da un
punto di vista economico è un bagno di sangue, è prendere le autobotti che
caricano al Costiero di Livorno, farle imbarcare, con tutte le difficoltà di farle
imbarcare; …eppure facciamo anche questo.
In certi momenti l’unica maniera per non interrompere il gas alle piscine comunali
è stata anche quella di sopportare il raddoppio del prezzo di approvvigionamento
della materia prima e farlo venire da Livorno. Perché non potevamo, anche per
obblighi in quanto concessionari, far mancare il gas alla città di Sassari, in questo
caso.
Come possiamo favorire nell’immediato lo sviluppo delle reti gas; e quali sono i
fattori principali che ostacolano tale sviluppo?
Ovviamente una risposta di questo genere deve prendere in considerazione che noi
dobbiamo avere, per lo sviluppo della rete gas, un combustibile gassoso
economicamente conveniente e in quantità adeguata. Però dove lo mettiamo? Se io
devo costruire una infrastruttura nuova, tutti gli economics vanno a farsi benedire.
Se riusciamo a recuperare delle strutture industriali che possono essere utilizzate
allo scopo di stoccare il gas senza grossi impatti economici, allora probabilmente
troviamo la soluzione.
133
Ma per fare questo abbiamo bisogno del sostegno delle istituzioni che devono
capire che è un problema non del privato che gestisce la concessione, ma è un
problema dei sardi.
Infatti la Sardegna possiede delle infrastrutture industriali scarsamente utilizzate,
idonee allo scopo di aumentare le scorte di GPL e che possono essere rese
disponibili e operative nel breve periodo.
Qui faccio un inciso: noi, con l’importante collaborazione della regione Sardegna,
sia dell’attuale assessore Liori che della precedente Alessandra Zedda, ma
soprattutto con l’assistenza dello staff tecnico dell’assessorato all’industria, e con la
forte spinta data dal Consorzio Industriale , è già da un anno che stiamo lavorando
col proprietario di queste infrastrutture per convincerlo a farci allocare una
quantità adeguata di GPL che possa, per i prossimi anni, risolvere il problema.
Stiamo parlando della zona industriale di Porto Torres; stiamo parlando di un molo
che è già operativo e che fa arrivare per i bisogni di GPL del petrolchimico di
Porto Torres, degli impianti attuali, per intenderci, una nave ogni morte di Papa.
Però le strutture e il dimensionamento sono adeguate allo scopo.
In giallo è segnato un grosso stoccaggio di proprietà della Versalis, ex Polimeri
Europa, che può stoccare 6 o 7 mila tonnellate di GPL. E a fianco c’è evidenziato
anche un sito che potrebbe essere recuperato, stiamo parlando dell’ex impianto
Cumene che è fermo dal 2010, in cui c’è un piccolo stoccaggio che può fare da
transito e sul quale
noi abbiamo già fatto dei sopralluoghi per verificare
l’adeguatezza e la disponibilità a che lo stesso faccia da “trait de union” tra il grosso
stoccaggio che resta di proprietà dell’Eni e una nuova struttura, gestita da chi,
134
vedremo… , che serve allo scopo di far arrivare le autobotti che poi riforniscano
non solo le reti di distribuzione del gas dei concessionari ma anche, per esempio, il
piccolo imprenditore che ha un impianto di imbottigliamento a Ottana, piuttosto
che da un’altra parte, e che in questo momento è costretto a prendere il gas
soltanto dagli altri due fornitori e che in certi momenti gli rispondono anche “non
ce l’ho”, oppure “te lo do a questi prezzi”, da cui la bombola della signora Maria di
Olzai che costa il 30 o il 40% in più…. soprattutto quando deve accendere la
stufetta a GPL.
Quindi, ecco, il nuovo possibile stoccaggio di GPL può essere localizzato
nell’ambito del parco GPL della Versalis Spa di Porto Torres. Le uniche strutture
da prevedere e da essere utilizzate in esclusiva e quindi, eventualmente da riadattare
e ampliare, sono la realizzazione di un sistema di carico tramite autobotti da
costruire in un terreno prossimo al parco serbatoi.
Questa slide è già vecchia, perché due giorni fa noi abbiamo fatto un sopralluogo
ufficiale con una società di ingegneria e abbiamo definito esattamente dove
costruire queste baie di carico per il carico delle autobotti.
Abbiamo visto che c’è uno stoccaggio intermedio che è pari allo stoccaggio che noi
abbiamo a Caniga prima del revamping di cui ha parlato l’ingegnere Sacchetti.
Abbiamo scovato due serbatoi uguali a quelli della foto che ha fatto vedere
l’ingegnere Sacchetti, che ci verranno ceduti, speriamo, dall’Eni e insieme alle baie
di carico costruiranno la base di partenza per approvvigionare, tramite autobotti,
da questo deposito strategico in cui noi affitteremo una capacità di stoccaggio che,
come minimo, sarà di 1 o 2 mila tonnellate mensili che in certi momenti dell’anno,
ovviamente avranno una frequenza di ricambio notevole. Nel senso che noi
abbiamo sempre a disposizione nel mese 1 o 2 mila tonnellate. Significa che
135
potremo far arrivare nel mese di febbraio 4 o 5 bettoline da 2 mila tonnellate l’una
che ci risolvono il problema che ogni anno siamo costretti a combattere.
Vi ho già detto quello che c’è scritto nella slide. Sono andato un po’ avanti. Ecco,
l’unico grosso problema è: ma tutto questo fa diminuire i prezzi? Certo che fa
diminuire i prezzi. Fa diminuire i prezzi se il trading e l’acquisto del prodotto non
viene gestito, come è stato paventato anche qui, in maniera esclusiva da un privato;
ma se questa cosa, la gestione di questo progetto viene fatta , anche in termini
pubblici, cioè se questa società di scopo, che auspichiamo, sia rappresentata anche
dalle istituzioni che, a questo punto, effettivamente possono agire anche da
calmiere del mercato, non solo imponendo certi prezzi ma anche, eventualmente,
definendo il prodotto di questo stoccaggio strategico, in termini fiscali, in maniera
diversa e che possa in qualche maniera compensare la mancanza del metano in
Sardegna.
Qui è una prima slide che ho fatto per cominciare insieme al Presidente Borghetto,
a parlare con Eni di che cosa stiamo parlando e di chi gestisce cosa? Perché
abbiamo delle navi con cui si farà del trading; quindi arriva il prodotto, c’è tutto un
sistema di pipe line che arriva nello stoccaggio del parco serbatoi interrati. L’unica
cosa che c’è da fare è la realizzazione delle infrastrutture mancanti con lo
stoccaggio intermedio e le baie di carico per autobotti. Stiamo parlando veramente
di un investimento residuale. Tutto l’altro è pronto, è operativo ed è assolutamente
sottoutilizzato.
Ovviamente a questo discorso progettuale e a questa idea si potrebbe aggiungere
una sinergia di cui non sto qui a parlare, perché penso che sarà opportuno sentire
136
che cosa il Ministero dello sviluppo economico voglia fare in termini di considerare
strategico il GPL per la Sardegna in una maniera tale che non sia commercialmente
un altro vincolo che fa peggiorare la situazione attuale, ma che in qualche maniera
sia effettivamente una agevolazione e una riserva che impedisca il verificarsi di
quello che tutti gli anni siamo costretti a patire, cioè la scarsità del prodotto durante
l’inverno.
Quindi è evidente che il discorso della direttiva europea, la 911 sulle scorte
strategiche, che è stata tradotta in un Decreto legislativo, il 492/2012, dovrebbe
prevedere un qualche cosa, probabilmente non inserito nel decreto, ma in qualche
cosa che io auspico che la regione Sardegna riesca a trovare col Ministero, che,
limitato alla sola Sardegna possa essere sinergico all’utilizzo di queste infrastrutture
anche come deposito strategico.
Vi ringrazio per l’attenzione.
137
LA RETE DI DISTRIBUZIONE DEL GAS IN SARDEGNA: STATO DELL ’ARTE E
PROSPETTIVE
Intervento di Simona Murroni19
Tante cose sono state dette oggi, anzi probabilmente avete detto tutte le cose più
importanti. Credo però che una riflessione vada fatta; cioè che da queste due
giornate, sia emersa la complessità del sistema energetico, quindi la difficoltà che
anche noi abbiamo affrontato come pianificatori.
Avevamo la necessità di integrare le infrastrutture e renderle interoperabili e quindi
realizzare le interconnessioni tra le infrastrutture – quando parlo di infrastrutture
sto parlando in generale; sto parlando di infrastrutture elettriche, sto parlando
anche delle insfrastrutture del gas, del metano che in una logica di generazione
distribuita devono essere chiaramente rese una in funzione dell’altra.
Più volte è stato detto che non può esistere un mondo fatto solo di rinnovabili,
perché delle centrali fossili sino ancora necessarie per una regioni di sicurezza e di
stabilità della rete. Noi abbiamo bisogno in Sardegna di 1000 megawatt di fossili
per tenere la rete in piedi altrimenti vi è una alta possibilità che si verifichino dei
blackout.
19
Responsabile Servizio Energia Regione Sardegna
138
Per cui bisogna veramente lavorare su questo e rendere i sistemi interoperabili, uno
deve essere pensato e gestito anche in funzione all’altro, altrimenti diventa
veramente difficile riuscire ad avere un sistema sicuro. Il piano energetico serve a
rispondere a un fabbisogno di energia funzionale ad mondo produttivo e alla vita
quotidiana di ognuno di noi.
Questa è una premessa. Perché, vi devo dire la verità, questa relazione il la trovo
abbastanza noiosa, perché alla fine sembra quasi l’estrazione del Lotto; bacino n. 1;
bacino n. 2…
Voi sapete che il dottor Borghetto praticamente ha già detto quasi tutto quello che
vorrei dire io, nel senso che noi siamo partiti… sto parlando adesso proprio della
rete in Sardegna, di quella che è stata proprio la procedura, come è nata e quella
che è la procedura amministrativa per la sua realizzazione.
Tutto nasce nel ’99 quando c’è stata la famosa intesa istituzione di programma del
21 aprile, in cui, tra le tante cose, c’era proprio il disegno della metanizzazione della
Sardegna; quindi stiamo parlando del ’99 e di un processo che ancora non si è
concluso.
Successivamente ci sono stati degli atti attuativi, c’è stata la delibera di Giunta del
2005 che ha proprio dettato le regole e ha anche detto che la Regione avrebbe
dovuto fare una gara, che poi abbiamo fatto nel 2006, per individuare non solo i
bacini ma anche i capofila. Infatti in una logica funzionale e di risparmio
economico i Comuni si dovevano riunire in associazioni proprio perché il servizio
doveva essere realizzato insieme. E quindi si dovevano individuare i bacini che
rientravano all’interno di questo piano. Ci sono state un paio di integrazioni, nel
senso che anche qui le risorse non sono poche, sono i fondi Cipe; comunque noi ci
139
troviamo nell’ingrato compito di essere sempre un po’ cattivi, ma anche sul fronte
cioè quelli che devono da una parte rendere conto al Governo della spendita delle
risorse, quindi a chi ci dà le risorse, comprovando come le stiamo spendendo e
perché e siamo quindi tenuti a spenderle bene; e dall’altra parte non siamo i veri
coordinatori con i comuni del processo di realizzazione delle reti. Tutto è stato
fatto con questo bando regionale sono stati individuati i bacini e in essi un capofila
delle associazioni di comuni i cosidetti Bacini, quindi dovevano essere pubblicati i
bandi per l’individuazione di un concessionario che progettasse realizzasse e
gestisse la rete cittadina.
Diciamo che da queste gare che hanno fatto i comuni sono nate impostate come
concessioni di LL.PP. o project financing, proprio perché le risorse prevedevano
anche
una
compartecipazione
privata…qui
c’è
anche
una
tabellina,
successivamente, con le risorse. Come dire, il progetto, proprio per la sua
complessità, e per l’importanza economica dell’infrastruttura, necessitava di risorse
pubbliche e private, per questo il project financing era utile perché non solo c’era
una compartecipazione del privato all’investimento, ma poi chiaramente con la
concessione dell’uso delle reti, chiaramente c’è un ritorno; ci dovrebbe essere un
ritorno con tutte le problematiche che avete già esposto.
Questa è una cartina, è la ripartizione della regione Sardegna in bacini. Da qui tutti
i numeri famosi. Ecco qua la copertura finanziaria. Leggete voi i numeri, sono
rilevanti. Andiamo a leggere i numeri, nel senso vediamo cosa è stato realizzato e
cerchiamo anche di analizzate il perché forse siamo un po’ indietro.
Dicevamo che i bacini sono 31, anche se spero che poi diventino 33. perché stiamo
rimodulando; magari i due bacini che erano rimasti fuori possiamo reinserirli
all’interno del disegno complessivo.
140
Questi qua sono i lavori completati. Vedete, c’è Sassari. L’ultimo è il comune di
Cagliari, è Lanusei il 22. Questo qua è in fase di realizzazione. Probabilmente anche
dalle date capite che qualche problema forse c’è, nel senso che nel 2010 il bacino n.
7 che è comune di (inc.) ancora non lo abbiamo finito; c’è ancora qualcosa da fare.
Il bacino 9, anche questo non è terminato altro bacino bloccato è Dorgali; sono
tutti bacini che sono iniziati nel 2011 e ancora, purtroppo, per vari motivi, sono là
bloccati. È da poco, nel 2012, è iniziato quello nell’area vasta di Cagliari; entro
breve spero possa essere terminato. Scusate, io sono sempre ottimista, lo sapete;
quindi quando parlo “entro breve”, poi, di fatto, non si sa se è uno o due, tre o
quattro anni.
Andiamo adesso alle problematiche.
Diciamo che dalla delibera di Giunta emergeva che tutto il piano è impostato
sull’arrivo del metano; poi con il metano che non arriva per problemi
internazionali, voi sapete che noi regione Sardegna, non siamo noi detentori del
potere, nel senso che Galsi è una infrastruttura nazionale.
In ogni caso è stato concesso, come vi dicevo prima, ai concessionari, vincitori di
gare di poter servirsi di GPL o comunque di un gas sostitutivo al metano per poter
iniziare a operare nel territorio.
I problemi quali sono? I problemi sono diversi, e probabilmente il costo anche
della materia prima non è esattamente così competitiva, in un momento poi di crisi
economica. Altro problema: laddove si inizia un percorso nel ’99, e poi al 2005, le
condizioni cambiano perché stiamo veramente parlando di ormai quasi dieci anni.
Per cui anche i concessionari che magari sono vincitori di gare in 15 bacini,
141
potrebbero non avere la stessa scioltezza e freschezza nei confronti delle banche ad
ottenere credito.
E questo crea dei problemi, crea sicuramente dei ritardi. E anche, a volte, i comuni
non sempre sono in grado, nel senso che sappiamo tutti che i comuni, a parte i
comuni grossi, spesso si trovano un vittime anche di una complessità procedurale
da non sottovalutare. Capite bene quanto è corposo, quanto è complicato gestire
un appalto pubblico , e a volte c’è stata anche una nostra mancanza, nel senso che
a volte probabilmente anche noi non li abbiamo supportati veramente. E questo va
detto. Probabilmente avremmo dovuto, proprio nei primi anni, essere molto più
vicini ad essere più di supporto. Probabilmente avremmo dovuto, proprio nei
primi anni, essere molto più vicini ad essere più di supporto. Stiamo tentando di
farlo adesso, ma non lo so quanto ci potremmo riuscire.
Andiamo adesso a pensare alla nostra pianificazione.
È chiaro che nel pianificare e quindi nel considerare strategico il gas metano
all’interno di un disegno della regione, il problema è: Galsi sì, o Galsi no? Primo.
Se Galsi è no; cosa si fa?
Nella conferenza dei servizi di dicembre 2012 era stato proprio chiesto
dall’amministrazione regionale che se Galsi non fosse realizzabile nei tempi, ci
dovesse essere almeno la condotta da Piombino a Porto Torres, proprio per essere
interconnessi con l’Italia.
Ma anche questo non si sa se si farà. Per cui, dal punto di vista tecnico noi stiamo
pensando a delle soluzioni che vi dico già deve essere condivisa da un punto di
vista politico perché siamo veramente in fase di studio e quindi pensavamo a una
cosa che potesse realizzarsi nel breve o brevissimo tempo, perché questa risposta
142
anche ai concessionari va data. È assurdo pensare che se arriva il Galsi magari non
abbiamo la rete e quindi non possiamo servirci del gas, o al contrario, abbiamo la
rete e ma non abbiamo il metano. È chiaro che queste due cose devono
necessariamente andare in parallelo.
Per cui l’idea era quella di farci anche noi promotori di creare o semplicemente
mettere a disposizione dei depositi che fossero più capienti proprio per riuscire,
eventualmente, anche a calmierare un po’ i prezzi, anche se questo è un lavoro che
va fatto con molta cura e con molta attenzione perché noi dobbiamo dare la
possibilità a tutti i concessionari di potervi accedere. La libera concorrenza è un
principio su cui chiaramente dobbiamo, giustamente, tener conto e vogliamo anche
farlo. Quindi il problema non si pone assolutamente da questo punto di vista. E
questo è uno. Poi, chiaramente, tutto il discorso dei rigassificatori e/o soluzioni
alternative. Anche questa è una strada che dobbiamo percorrere. Già il vecchio
piano energetico li prevedeva e anche perché, diciamoci la verità, tutte queste
soluzioni le avete già prospettate prima di me. Non è che ci volesse un genio a
trovare le soluzioni, però vanno studiate e soprattutto realizzate.
Quindi oggi sono molto contenta perché sono finalmente riuscita ad avere un
contatto col Ministero , ci siamo già conosciuti a Roma ma , non sapevo che fosse
lei il mio riferimento anche per il gas. Comunque anche in questo caso, come ho
già detto ieri, questa è una materia in cui bisogna necessariamente lavorare insieme;
in questo caso proprio col Ministero, perché una delle complessità, non è soltanto
una complessità di rendere interoperabili le fonti e fare un disegno unitario; è
anche la complessità di avere i soggetti allo stesso tavolo, e quando parlo di
soggetti istituzionali; cioè il Ministero e la Regione devono necessariamente
lavorare insieme perché anche le infrastrutture energetiche sono di competenza del
143
Ministero e spesso noi non abbiamo margini di manovra, non possiamo fare più di
tanto; dobbiamo necessariamente organizzare un lavoro, un disegno e una
pianificazione col Ministero e quindi credo che il merito di questo convegno di
oggi, è che probabilmente riusciremo veramente a fare un tavolo col Ministero per
mettere anche sul tavolo i numeri per poter fare una fattibilità che sia realistica
rispetto anche a quelle che sono le esigenze che poi, rispetto al 2005, sono
cambiate e quindi vanno anche riviste. I famosi numeri che al tempo erano stati
stimati come fabbisogni per il Galsi, vista la caduta dei consumi che nel corso degli
anni c’è stata vanno assolutamente modificati. Io dico sempre che l’obiettivo del
burden sharing purtroppo se oggi fossimo al 2020 lo avremo raggiunto, non
perché siamo stati bravi ma perché purtroppo c’è stata la crisi; e non è una bella
cosa. Grazie per l’attenzione
144
CONCLUSIONI
Gianfanco Ganau20
Grazie. Trarre le conclusioni dei lavori non sarà semplice.
Credo che siano emersi tanti spunti in queste giornate di lavoro. Mi limito solo alla
parte finale del convegno con alcune riflessioni che riguardano soprattutto il
metano e l’energia a basso costo nella nostra isola, che sono solo alcune delle
difficoltà oggettive che oggi noi viviamo, un problema che in qualche modo deve
essere risolto e che non può sopportare un ulteriore allungamento dei tempi.
Io credo che le soluzioni sia sostanzialmente due, con una terza che è soltanto un
ripiego.
La prima è quella del Galsi. Prendiamo atto che al momento c’è uno stand-by.
Ma la nostra regione non può sopportare uno stand-by in queste condizioni. Che
al di là di questo fermo che può durare forse un anno, due anni, dieci anni, noi non
possiamo più sopportare una condizione in cui in questa regione non c’è il metano.
È questo il primo vero problema. Io personalmente sono molto pessimista sulle
prospettive del Galsi. Lo considero morto, un progetto finito. Poi, siccome i
progetti industriali non vengono mai considerati finiti e si sceglie di metterli in
20
Sindaco di Sassari e Presidente del Consiglio delle Autonomie locali della Sardegna
145
stand-by, lo teniamo in stand-by. Ma consentitemi di essere assolutamente
pessimista: non credo che questo progetto arriverà mai a realizzazione.
E siccome uno stand-by di questo tipo prevede una modifica degli equilibri
economici generali, l’avvio del progetto del Galsi richiederebbe dei tempi troppo
lunghi; evidentemente non può essere questa l’attesa che noi dobbiamo coltivare,
senza delle alternative.
L’alternativa può essere quella dei rigassificatori. A livello nazionale sembrerebbe
non esserci più spazio per la rigassificazione, almeno secondo alcune
interpretazioni. Io credo che la Sardegna abbia invece tutte le caratteristiche perché
la rigassificazione possa essere messa in atto. C’è già una disponibilità da parte del
comune di Porto Torres, tenendo presente che i tempi tecnici per realizzare un
rigassificatore, tra valutazioni di impatto ambientale, progettazione ecc. sono
lunghi. E quindi noi continueremo ad avere un deficit gravissimo da questo punto
di vista per un ulteriore numero di anni, che non sono pochissimi, anche volendo
accelerare al massimo tutte le procedure che notoriamente sono lunghissime e
portano via, non mesi ribadisco, ma anni.
Ecco perché credo che la specificità della regione debba essere fatta valere, e credo
anche che, forse, sarà il modo per far arrivare il tubo in Sardegna, perché avendo
un rigassificatore sono sicuro che arriverà un tubo che si porterà via il metano; così
come si portano via l’energia che produciamo in eccesso, senza possibilità di
reimportarla. Che è una cosa clamorosa.
In questa regione produciamo più energia di quella che ci serve, la esportiamo,
però, siamo a rischio di black-out, tanto che i gruppi 1 e 2 di Eon sono in funzione
nonostante siano fuorilegge da anni in deroga grazie ad una dichiarazione che li
146
ritiene assolutamente non sostituibili perché c’è un rischio di blackout in questa
regione che non è accettabile.
Credo che la soluzione dei rigassificatori possa essere una soluzione e le decisioni
vanno prese subito; non ci possono essere tempi lunghi rispetto a questo tipo di
decisione perché, ripeto, noi non possiamo sopportare questa situazione di gap
rispetto alle altre regioni che è sempre maggiore e che impedisce, in un momento
come questo, di individuare tutti gli strumenti per un rilancio dell’economia e per
quel che riguarda poi le ricadute sulla occupazione, noi non possiamo sopportare
più a lungo questa situazione di ambiguità, di attesa, di evoluzione del sistema
mondiale della crisi, dell’economia ecc. senza avere una certezza.
Quindi credo che la soluzione dei rigassificatori vada presa in considerazione fino
in fondo e che possa essere una soluzione da perseguire.
L’altra soluzione che credo meriti attenzione, come dicevo in apertura, non è una
soluzione ma è solo uno strumento tampone; è quella di consentire alla Sardegna
di avere energia a basso costo con compensi di tipo economico. Perché anche qua
non si capisce perché i sardi, le industrie sarde, debbano essere penalizzate rispetto
al resto della nazione. Io continuo a dire che se la Sardegna fa parte dello Stato
italiano, alcune criticità devono essere necessariamente in carico allo Stato e non ai
singoli, alle singole regioni o alle singole comunità. Credo che l’energia a basso
costo sia un diritto della Sardegna, così come lo è la continuità territoriale, e quindi
che debba essere lo Stato a risolverlo. Ci vorranno 5 o 6 anni per realizzare i
rigassificatori e dare alla Sardegna il metano e quindi l’energia a basso costo.
Benissimo, andiamo avanti con una serie di compensi di tipo fiscale che
alleggeriscano i carichi in Sardegna e che consentano comunque di avere un’energia
147
a basso costo, quindi di essere competitivi da un punto di vista di impresa e di
energivore, ma non solo di energivore.
Evidentemente questo non risolve il problema di tipo ambientale perché
continueremo a produrre col carbone, continueremo a produrre con gli olii
combustibili, il che ovviamente necessita di altre attenzioni, e a mio avviso sempre
da parte dello Stato. Perché questa non è una condizione che hanno deciso i sardi,
è una arretratezza che non è stata colmata in decenni e che noi oggi subiamo. E
credo che da questo punto di vista bisogna essere un pochino decisi anche nelle
rivendicazioni. Credo che la regione su quest’aspetto debba fare delle scelte
immediate e debba contrattarle subito con il Governo e con lo Stato.
Per quanto riguarda le infrastrutture, io credo che la rete vada sviluppata e che la
rete debba essere utilizzata provvisoriamente con le soluzioni che sono in essere.
Perché noi non possiamo poi trovare la scusa che non abbiamo la rete e quindi il
rigassificatore non lo possiamo utilizzare. Le reti vanno sviluppate e quindi, gli
investimenti di infrastrutture che sono già previsti e quelli che ulteriormente
devono essere previsti, vanno portati avanti con decisione e senza perdita di tempo
perché è l’infrastrutturazione la base di tutto il sistema e quindi va sviluppata fino
in fondo.
Sulla proposta che viene da Medea in merito all’utilizzo dei serbatoi di Porto
Torres come scorta strategica, io dico che basterebbe vivere qualche mese in
Sardegna per capire cosa significa avere la chiamata di Medea sotto capodanno che
dice: “Siamo al limite dell’interruzione dell’erogazione perché la Saras non ci dà il
combustibile, la materia prima”. Quindi inizia – normalmente è tra Natale e
Capodanno – questo balletto tra Sindaci, Prefetture ecc. fino a che non si trova
all’ultimo giorno, all’ultimo minuto utile, una soluzione. Anche questo è
148
inaccettabile. Abbiamo il diritto di avere almeno le garanzie dell’esistente. Allora
anche da questo punto di vista, e guardate che è difficile fare capire alla gente
perché, in un piano generale la Sardegna non può avere delle scorte strategiche.
Perché gli altri non ne hanno bisogno. È inaccettabile questo tipo di ragionamento.
È inaccettabile che ancora oggi noi ci sentiamo dire dal Ministero, dai Ministeri che
siccome a livello nazionale non c’è un problema di scorta strategica, non si capisce
perché ce lo debba avere la Sardegna. Ma per il semplice fatto che non c’è il
metano e che non ha una garanzia di continuità nell’ erogazione. Ecco qual è il
motivo ed ecco per cui io mi auguro che nella programmazione che si sta facendo
e che si dovrà fare, sia tenuta in considerazione una volta per tutte questo tipo di
problema e che quindi la definizione di una scorta strategica per quel che riguarda
le esigenze del GPL in Sardegna, sia presa in considerazione e venga autorizzata.
Credo anche che la soluzione che ci propone Medea sia intelligente perché
riutilizza impianti industriali che in questo momento sono fermi e quindi impedisce
l’ulteriore degrado; di fatto costringe a intervenire con manutenzioni e quindi ad un
riutilizzo di questo tipo di strutture.
Però sotto c’è sempre un problema, e anche questo si trascina da tempo, quello
delle bonifiche delle aree industriali. Noi abbiamo delle aree che possono essere
utilizzate e che vogliamo riutilizzare, per cui continuiamo a dire che l’obiettivo
primo è quello delle bonifiche integrali di queste aree che ritornino in piena
disponibilità del territorio e in piena disponibilità per usi civili e per il riutilizzo di
tipo industriale. Quindi anche da questo punto di vista massima attenzione rispetto
a quei processi che hanno delle lentezze, spesso anche in casa nostra, non tutte a
livello ministeriale, anzi, spesso più in casa nostra che a livello romano.
149
E poi un appello alla regione Sardegna: fate le regole sulle energie rinnovabili
perché noi siamo favorevoli ma senza un piano energetico regionale sta
succedendo di tutto. Intanto predisponiamo il piano energetico regionale,
decidiamo quanta energia dobbiamo produrre, che energia dobbiamo produrre e
dove la dobbiamo produrre. Perché se vengono autorizzate, ed è difficile non
autorizzarle guardate, con le regole attuali… Poi mi dicono: avete autorizzato?
Come fai a non autorizzarle, ci sono tutte le norme che lo consentono. Ci stiamo
inventando di tutto, dalla gallina prataiola agli aerei, all’interferenza - non so bene
cosa, con le onde radio di Telemontecarlo. Ci siamo inventati di tutto. E
purtroppo, siccome ci sono delle regole, in assenza di impedimenti veri, queste ti
portano all’autorizzazione. Sta succedendo che se noi autorizzassimo in Nurra
tutto quello che è stato richiesto tra fotovoltaico e pale eoliche, io credo che
nessuno passerebbe più da quelle parti, sarebbe un disastro.
Tra l’altro abbiamo degli esempi di impatto ambientale sia per quanto riguarda il
fotovoltaico , sia per quanto riguarda l’eolico che stanno diventando davvero
imbarazzanti. Quindi io mi auguro che almeno le regole in regione le facciamo e le
facciamo una volta per tutte, perché se continua così stiamo compromettendo
pesantemente dei beni importanti che sono quelli che riguardano l’agricoltura, che
è uno dei settori portanti del nostro territorio, ma anche il turismo perché dal
punto di vista del paesaggio stiamo facendo un disastro.
Io mi fermo qui, scegliendo di non entrare nel merito della possibilità da parte degli
enti locali di compartecipare in Esco o con Medea. Se ne è capace, lo faccia la
regione, così costruisce l’ennesimo ente partecipato che magari perde qualche
centinaia di milioni di euro all’anno. Lo dico come battuta perché c’è una polemica
in corso sugli enti regionali e la chiudo qui.
150
Credo che sia difficile che gli enti locali possano compartecipare a questo tipo di
impresa, ma credo che un’ impresa debba e possa sostenerla in piena autonomia un
privato. Perché un’ impresa che funziona e si regga dal punto di vista economico,
credo sia giusto che venga sostenuta dai privati.
Ora mi fermo davvero qui, ringraziando tutti e dando appuntamento all’anno
prossimo con grande soddisfazione da parte della città per quello che stiamo
portando avanti e per il contributo che tutti voi state portando ogni anno. Grazie.
151
Giovanni Perrella21
Buongiorno a tutti. Vi ringrazio dell’invito a partecipare; porto i saluti
dell’ingegnere Dialuce che sarebbe stato qui oggi lui volentieri a parlare con voi di
queste questioni. Purtroppo oggi, in mattinata, era già stata programmata una
riunione del Comitato emergenza del gas che si sta occupando di predisporre gli
strumenti legislativi atti a garantire per il prossimo inverno una sicurezza per gli
approvvigionamenti del paese e quindi non è potuto essere qui con voi, ma vi
saluta e ci tiene, tramite me, ad assicurare l’attenzione del Ministero a queste
tematiche.
Io avevo preparato una serie di slide dove iniziavo anche con la strategia energetica
nazionale.
L’ingegnere Santini invece mi ha spiazzato perché ha fatto tutto lui, e di questo lo
ringrazio, perché mi agevola, almeno metà della mia presentazione potrò saltarla. E
forse è anche un bene così potrò concentrarmi più sugli aspetti rilevanti per questo
territorio; quindi non vi tedierò con aspetti di carattere generale.
Parto però dall’approvazione della strategia energetica nazionale. Questo è un fatto
importante; da anni, come paese, ci stiamo lavorando, avevamo bisogno di uno
strumento condiviso che potesse andare oltre i vari Governi che si succedono
21
Direzione Generale Energia Ministero dello Sviluppo Economico – Ufficio Petroli
152
nell’amministrazione dello Stato, e che buttasse già le linee condivise, quel minimo
comune
divisore su
quale
un
po’
tutti
i
vari
soggetti
governativi,
dell’amministrazione, in qualche modo possono rivedersi e ritrovarsi.
L’abbiamo fatta, quindi adesso abbiamo un quadro strategico complessivo. Lo
abbiamo fatto anche in corso, quando la crisi ormai aveva già manifestato tutta la
sua durezza e gravità e quindi in qualche modo ne abbiamo anche tenuto conto nel
buttare giù questa strategia.
Cosa è successo di importante che ha dei riflessi sulla situazione della regione
Sardegna?
È successo che c’è stata una crisi economica paurosa, fortissima; è successo che
nello stesso momento c’è stato uno sviluppo altrettanto rapido e altrettanto
galoppante delle fonti rinnovabili, in particolare il fotovoltaico e l’eolico. È
successo che ci sono stati, in questi anni di grande piovosità, un indice di piovosità
dell’Italia è schizzata in alto e quindi abbiamo avuto un contributo del sistema
idrico alla produzione di energia elettrica notevolissimo. Concomitante fattore,
sommando questi tre fattori, cosa è successo?
È successo che l’utilizzo del gas per la produzione termoelettrica è crollato e ogni
mese ne registriamo un calo del 20%. Quindi, lì dove prima era pensabile a un
incremento, per cui tutta una serie di infrastrutture energetiche che dovevano
portare l’Italia fuori dalla ristrettezza della logistica, delle infrastrutture e di
approvvigionamento, improvvisamente si sono trovati ad essere in qualche modo
un surplus. E questo è il motivo per cui il Galsi in questo momento, come avete
già ampiamente detto è in stand-by.
153
Noi al Ministero non crediamo che sia definitivamente abbandonato. È un
progetto che è in stand-bay; è un progetto che aspetta che le condizioni a contorno
ritornino ad essere interessanti, che tornino ad avere quella economicità che rende
quel progetto ancora fattibile.
Perché ho detto questo? Perché sono stato favorevolmente colpito dall’approccio,
dalla slide che ha presentato l’ingegnere Sacchetti quando ha fatto un riferimento
sulle cose da fare del breve periodo e del medio-lungo periodo. Dirò prima quello
che si deve fare nel medio e lungo periodo e poi ritorneremo indietro, alla fine, per
vedere questo interessante progetto che ci ha illustrato l’ingegnere Porcu, come noi
lo vediamo.
Nel medio termine è necessario dotare il paese nel suo complesso di infrastrutture
e di approvvigionamento del gas che siano ridondanti. Noi avevamo fino adesso
una struttura che in teoria, guardando alle capacità nominali di importazione del
gas, sembrava che noi dovessimo essere abbondantemente coperti e dovessimo
poter far fronte a tutte le necessità e richieste del paese.
Così non era. Spesso succedeva, è successo durante gli inverni, che il paese andava
in crisi, andava sotto per una settimana o dieci giorni siamo stati costretti, con
grande sofferenza, a mettere in atto la procedura prevista con gli interrompibili,
sugli industriali. E questa è stata una cosa veramente dolorosa perché impatta sul
PIL, significa meno produzione per il nostro paese. Abbiamo dovuto attivare gli
impianti termoelettrici ad olio. E quella è stata una misura che è costata tantissimo
al nostro paese.
Quindi, nonostante una situazione che sembrava di surplus di infrastrutture in
realtà non era così, anche perché contemporaneamente avevamo il prezzo del gas
154
naturale mediamente del 30% superiore al resto d’Europa. Quindi, evidentemente
l’infrastrutturazione energetica dell’approvvigionamento del gas così come era, non
andava bene, tant’è che si sono messe in atto tutta una serie di iniziative che in
qualche modo già adesso hanno avuto qualche primo risultato di avvicinamento
del prezzo italiano a quello spot del resto d’Europa. Però pensiamo che ci sia
bisogno sicuramente di tutte le infrastrutture e gasdotti che portavano il gas
previsto, quindi ripeto: anche il Galsi - e in più ci sia bisogno ancora almeno di un
rigassificatore perché soltanto con un rigassificatore in più e con la capacità dei
rigassificatori di approvvigionarsi anche sul mercato spot – i rigassificatori hanno
normalmente una base di contratti a lungo periodo però poi hanno la capacità e la
possibilità di rifornirsi sul mercato spot, quindi significa a prezzi più concorrenziali.
Significa che il pezzo della materia prima è emarginata, quindi avranno un impatto
anche sul prezzo complessivo; ci possono permettere di riuscire ad avere il presso
del gas naturale rispetto ad adesso. Ci possono permettere di riuscire ad avere in
prezzo del gas naturale rispetto ad adesso; e ci potrebbero garantire quella
sicurezza dell’approvvigionamento ch nel passato è mandato.
A tutto questo noi stiamo aggiungendo un altro aspetto che pure è citato, sempre
nella strategia energetica nazionale, che se è solo accennato. Non è stato ancor
completamente sviluppato proprio perché si ratta di una visione nuova, possibile,
sull’utilizzo del gas naturale liquefatto.
Il gas, voi lo sapete, è compresso e reso liquido di trasporta in grandi quantità, in
spazi ridotti e quindi si possono intravedere attraverso la elaborazione di un piano
nazionale e strategico per l’utilizzo del GNL in Italia, si possono intravedere dei
possibile utilizzi e dei possibili sbocchi interessanti anche per realtà come quelle
della regione Sardegna.
155
Da dove nasce questo ulteriore piano che abbiamo appena iniziato a immaginare e
a pensare e ad elaborare. Questa è una attività che porteremo avanti nei prossimi
anni; come dicevano l’obiettivo è il 202, perché nel 2020 entra in vigore la
normativa ambientale particolarmente restrittiva sull’utilizzo dei bunkeraggi
petroliferi nelle navi e quindi le navi per poter attraccare nei porti
del
Mediterraneo o in quelli del Nord Europa dovranno rispettare dei limiti ambientali
molto stringenti, che significa prodotti di una qualità e di un costo notevolmente
superiore rispetto alla situazione attuale, e prodotti che il nostro sistema di
raffinazione, nemmeno al momento è in grado di produrre, perché dovrebbe fare
dei notevoli investimenti, prendere questa decisione e puntare alla produzione di
questi prodotti di gasolio e di olio combustibile di alta qualità.
Il costo sarebbe sicuramente molto più alto, rispetto a quello attuale. E, quindi, in
tutto il mondo, in Europa in particolare, si sta sviluppando una serie di studi e di
approfondimenti tecnici per l’utilizzato del GNL. Il GNL risponderebbe a questi
requisiti ambientali. C’è una direttiva, anche europea, che è in discussione in questi
giorni a Bruxelles sulla infrastrutturazione minima dei combustibili alternativi e tra
questi c’è anche quello del ENG, del gas naturale liquefatto, oltre al GPL, al
metano, alle auto elettriche e alle auto a idrogeno che prevede che i porti principali
degli stati membri dell’Unione europea siano dotati di impianti, di stazioni di
servizio per il rifornimento delle navi a LNG.
Quindi anche noi dobbiamo subito misurarci con questo perché dovremo decidere
quali sono i porti che dovranno avere questa disponibilità; quali saranno i porti
satelliti, invece, che magari saranno riforniti tramite delle bettoline, da questi porti
vicini che hanno invece la struttura di rigassificazione.
156
Dovremmo fare quindi una analisi con degli studi dei bacini di utenza anche
potenziali di questo prodotto. Naturalmente l’utilizzo maggiore è previsto proprio
per il bunkeraggio marino e per il trasporto pesante. Soprattutto nel continente
sulle lunghe tratte ci sono delle belle esperienze. La Iveco ha già progettato e
messo in funzione un camion che va a LNG e quindi ci sarebbe anche l’industria
nazionale pronta a cominciare a fare delle sperimentazioni su questo settore.
Perché dicevo questo nel medio e lungo periodo può essere una opportunità anche
per la regione Sardegna? Perché tra le cose che abbiamo individuato e che
dobbiamo approfondire e analizzare e studiare nei prossimi anni, c’è anche quello
che riguarda di studiare le analisi, gli aspetti tecnologici attraverso una analisi dei
costi/benefici di siti di stoccaggio dei GNL, di taglia ridotta da posizionare
strategicamente sul territorio e quindi qualcuno di questi siti di stoccaggio potrebbe
essere anche posizionato nella regione Sardegna.
Da alimentare, o con i terminali GNL esistenti o di quelli previsti o quelli da fare;
oppure sul continente da alimentare attraverso gli impianti di liquefazione del gas
naturale, sempre da studiare, da distribuire lungo il territorio lungo la rete dove già
arriva il gas naturale.
Un altro punto importante che vediamo, come potenziale, da approfondire per la
regione Sardegna, è il potenziale utilizzo del GNL trasportato a mezzo di autobotti
per alimentare le reti isolate che attualmente sono servite dal GPL, attraverso una
diversificazione dei siti. E questo sarebbe particolarmente da verificare nei casi di
aree non metanizzate.
157
Questo per dirvi che nel medio periodo ci sono delle opportunità, ci sono delle
cose da studiare e da approfondire che potrebbero dare anche una risposta alle
necessità energetiche della regione.
Nel breve periodo, invece, cosa fare? E qui noi siamo ben contenti di aver iniziato
questo percorso insieme alla regione Sardegna e insieme agli operatori locali per
analizzare queste possibili situazioni di crisi di approvvigionamento. Questa è una
cosa che ci preoccupa molto. La nostra direzione è proprio quella che deve
assicurare la sicurezza degli approvvigionamenti, ce l’abbiamo proprio nel nome
Direzione Generale della sicurezza degli approvvigionamenti; quindi il nostro
obiettivo primario è essere sicuri che ai cittadini arrivi l’energia quanto serve e
quando serve e a costi giusti. Situazioni come quelle che abbiamo sentito oggi, ci
preoccupano e, secondo noi, non dovrebbero succedere. Quindi dobbiamo
mettere in atto tutte le iniziative utili a risolverle e a prevenirle.
Sicuramente, quindi, questa iniziativa lasciata agli operatori economici di
individuare delle aree e fare dei contratti per avere la disponibilità di quantitativi
aggiuntivi di GPL da utilizzare come modulazione nei mesi invernali, quando
aumenta la richiesta, sicuramente è una iniziativa lodevole, una iniziativa da
accompagnare e da aiutare, e insieme alla regione valuteremo le cose che possiamo
fare e che competono alle istituzioni.
Ma non mi fermerei qui. Anche l’altro punto sottolineato, quello delle scorte
strategiche, è un punto che dobbiamo approfondire. Su questo anche noi diciamo
che fino adesso non avevamo avuto indicazioni di possibile mancanza di GPL sul
territorio nazionale; anzi, il contrario, avevamo avuto forti pressioni, forti
indicazioni delle associazioni di categorie degli industriali che il GPL dovesse
essere escluso dall’obbligo di detenzione delle scorte. E così il decreto legislativo ha
158
recepito questa indicazione e ha escluso; ma non lo ha escluso per sempre e
definitivamente. Lo ha escluso ma con l’obbligo per noi di valutare, anno per anno,
nel momento in cui dobbiamo emettere il decreto annuale di determinazione delle
scorte strategiche per il paese, dobbiamo fare questa valutazione e confermare o
meno questo punto, cioè se il GPL continua ad essere necessario oppure no.
In questo ambito, quindi, bene si posiziona un approfondimento che vogliamo fare
con la regione, e già raccogliamo a nostra volta l’invito della regione Sardegna per
ragionare insieme e per avere queste evidenze e per cercare di capire lì dove finisce
l’attività normale, operativa degli operatori economico e quindi la ricerca di
infrastrutture di stoccaggio aggiuntive, e dove invece inizia la potenzialità di un
intervento dello Stato per l’imposizione di scorte obbligatorie e strategiche magari
limitate alla regione Sardegna per le particolarità che stavamo dicendo, magari
anche limitate nel tempo, perché forse non serve detenerle per un periodo lungo
dell’anno, ma ci possiamo magari, al limite, concentrare soltanto durante i periodi
invernali quando aumenta, c’è una richiesta di punta del gas. E questo potrebbe
anche aiutare, forse, ad avere un impatto positivo sui prezzi. Perché se si ha la
possibilità di rifornirsi durante i periodi estivi quanto il prezzo è più basso e poi
utilizzarlo nei mesi invernali quando invece il presso sale, faremo anche un aiuto
calmierante nei prezzi ai cittadini e agli utenti finali.
Quindi concludo ringraziandovi dell’invito e della opportunità che ci avete dato di
iniziare ad aggredire questi aspetti dal basso insieme alle amministrazioni locali.
Grazie.
159
Hanno partecipato ad Ener.Loc. 2013
Gavino Sini, Presidente CCIAA Nord Sardegna
Gianfranco Ganau, Sindaco Comune di Sassari
Paolo Denegri, Assessore Ambiente Provincia di Sassari
Eusebio Tolu, Delegato Rettorale per i rapporti con il territorio Università di Sassari
Gaetano Scognamiglio, Presidente Promo P.A. Fondazione
Romano Giglioli, Ordinario Ingegneria Energia e Sistemi Elettrici Università di Pisa
Filippo Bernocchi, Delegato ANCI Energia e Rifiuti
Ketty Corona, Presidente Sardegna Ricerche
Michela Mingardo, Mobility Manager Comune di Treviso
Antonello Monsù Scolaro, Dipartimento di Architettura Alghero, Università di Sassari
Agostino Pintus, Direttore del Dipartimento della Ricerca per il
Rainer Toshikazu Winter, Architetto consulente Lucense
Pietro Esposito, Segretario Generale CCIAA Nord Sardegna
Filippo Isgrò, Amministratore Unico TE.SV.AM
Marco Pirredda, Ance Confindustria Nord Sardegna
Gianni Russo, Vicepresidente Federalberghi Sassari
Monica Spanedda, Assessore Politiche Ambientali Comune di Sassari
Pier Luigi Ciappeddu, Presidente Collegio Periti Industriali Sassari
160
Alba Canu, Vicepresidente Consiglio Provinciale di Sassari
Rosario Musmeci, Assessore Formazione e Lavoro Provincia di Sassari
Rossana Quidacciolu e Usala Fabio, ITI Angioy di Sassari
Adriana Carboni, Studente Master Ener.Loc. Faculty 2012/2013
Mauro Pietri, Presidente Collegio Ingegneri Sassari
Filippo Capula, Cofondatore Sunservice srl
Sergio Molinari, Consigliere Nazionale dei Periti Industriali
Marco Paulotto, Paulotto Project Management
Antonio Angelo Liori, Assessore Industria Regione Sardegna
Franco Borghetto, Presidente CASI - Consorzio Industriale della Provincia di Sassari
Fabio Santini, Direttore Area Mercato dell’Energia Federutility
Roberto Sacchetti, Consigliere Amministrazione Hera e Presidente Medea SpA
Stefano Lubrano, Sindaco di Alghero
Simona Murroni, Responsabile Servizio Energia Regione Sardegna
Paolo Porcu, Delegato concessionari pubblici reti gas della Sardegna
Beniamino Scarpa, Sindaco di Porto Torres
Giovanni Perrella, Direzione Generale Energia MISE - Ufficio Petroli
161
Viale Luporini 37/57 – 55100 Lucca
Tel + 39 0583 582783
Fax. + 39 0583 317352
[email protected]
www.promopa.it
www.enerloc.it
162
ENER.LOC. 2013
Il volume raccoglie i contributi della VII edizione di Ener.Loc. – Energia,
Enti Locali, Ambiente, convegno dedicato ai temi delle energie rinnovabili,
del risparmio e dell’efficienza energetica, che si svolge annualmente a Sassari.
Ener.Loc. si pone l’obiettivo di fare il punto sull’evoluzione normativa, sulle
esperienze, opportunità ed innovazioni in materia, per sostenere l’azione degli
enti locali nel settore energetico e per fornire agli operatori, alle imprese e al
mondo della scuola un’occasione di aggiornamento e confronto.
L’edizione 2013 ha avuto un taglio operativo incentrato sui bisogni espressi dal
territorio e mirato all’aggiornamento delle imprese, dei professionisti e degli
operatori pubblici e privati coinvolti ed interessati allo sviluppo della filiera
energetica in bioedilizia e mobilità.
Atti del Convegno Ener.Loc. 2013
AA.VV.
Consorzio Industriale
Provinciale di Sassari
A cura di
Francesca Velani
In collaborazione con
Isabella Dianda
dibattiti
PROMO P.A. fondazione
Provincia di Sassari
Consiglio
RISORSE ENERGETICHE, BIOEDILIZIA
E SVILUPPO DELL’ECONOMIA LOCALE
Ener.Loc. 2013 si è svolto con il sostegno di:
Comune di
Sassari
RISORSE ENERGETICHE,
BIOEDILIZIA E SVILUPPO
DELL’ECONOMIA LOCALE
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dibattiti - Ener.Loc