CENTRO SPORTIVO ITALIANO COMITATO DI GUBBIO Anno III—Numero 15– Febbraio 2014 SOTTORETE NEWS DEL COMITATO C.S.I. DI GUBBIO 70 ANNI: HA ANCORA SENSO IL CSI? di Roberto Grandis Settant’anni fa, 1944, nasceva il Centro Sportivo Italiano. La storia del Csi ha attraversato epoche molto diverse della realtà italiana, incrociando le problematiche del mondo sportivo, di quello giovanile e di quello ecclesiale. Dopo settant’anni, però, una domanda si pone: che senso ha, oggi, il Csi? Lo scenario è ampiamente mutato: nei primi tempi, fare sport era un lusso di pochi, riservato a campioncini ben difesi e inibito alla grande massa giovanile. Il Csi si batteva, all’epoca, per lo sport servizio sociale: uno diritto per tutti e di tutti. Ma oggi? Cerco di rispondere alla domanda in quattro punti. Il Csi ha ancora senso..…. …se è capace di essere in controtendenza in un mondo nel quale sport è sempre più business, ricerca ossessiva del risultato, fiera dell’”apparire”, emulazione dei modelli dominanti. Ha il Csi la capacità di contestare (azione specifica dell’animazione culturale) tutto ciò che non risponde a obiettivi educativi e di crescita della persona? E’ capace di sfuggire al “canto delle sirene” cui spesso lo sport dominante lo sottopone? E’ capace di tenere viva quella visione cristiana dell’uomo e della storia che lo caratterizza? …se sarà in grado di portare avanti un modello che parta dalla convinzione che “educare” è parola assolutamente vuota se non vengono specificati l’uomo e la società di riferimento. E’ problema antico ma sul quale ci si confronta pochissimo, accontentandosi di slogan che suggeriscono semplicisticamente che “lo sport educa” di per sé. Falso: lo sport può costituire un terribile veicolo di diseducazione e di sottocultura, anche se griffato o, perché no? marchiato Csi. … se sarà capace di recuperare i valori comunitari, partecipativi ed educativi di un modello di società sportiva che già faceva capolino nel passato statuto (speriamo che quello in cantiere lo riprenda!). E’ lo sport “vissuto insieme” che ha un valore dirompente; è una cultura associativa fatta di partecipazione e di democrazia che costituisce il presupposto per la crescita civile delle persone. … se potrà contare, a tutti i livelli, su persone effettivamente preparate sui diversi piani dell’animazione culturale sportiva. La generosità pura e semplice del volontario lascia il tempo che trova e non incide. Occorrono specialisti “esperti in umanità”. E’ forse il punto più difficile, perché occorrerebbe non accontentarsi dei pur necessari aspetti di generosità, di operatività e di puro coinvolgimento emotivo, per arrivare a operatori meno improvvisati e più “professionali”. So bene che questo aspetto può generare riluttanze e opposizioni, ma il vero cambiamento passa di qua. Molti anni fa, Stadium uscì con un articolo dell’allora segretario nazionale, Lorenzo Borghi, dal titolo “Non ci si sveglia una mattina dirigenti del Csi”. Quel titolo ha, oggi, un’attualità sconcertante. O si danno risposte serie a queste problematiche, o si rischia di continuare il solito tran tran, incidendo sempre meno su un mondo, quello sportivo e non solo, che, pur facendo l’occhiolino al Csi, si allontanerà sempre di più dal progetto che vorremmo, invece, contribuire a realizzare. Per le società sportive di tutta Italia l’appuntamento è fissato nel pomeriggio di sabato 7 giugno 2014 in piazza San Pietro per l’incontro con Francesco. In occasione dei 70 anni dalla fondazione del Centro Sportivo Italiano sarà questa l’occasione per fare festa colorando, con tute, striscioni e vessilli la splendida piazza racchiusa dal colonnato del Bernini. Protagonisti saranno tutti gli sportivi: gli atleti, gli allenatori, gli animatori, gli arbitri, i dirigenti e le famiglie per testimoniare, assieme al Santo Padre, la bellezza e la ricchezza dei valori dello sport. Sono invitate a partecipare TUTTE LE SOCIETA’ SPORTIVE italiane, di qualsiasi sport, di qualsiasi età e affiliate a qualsiasi Ente o Federazione, nonché tutte le istituzioni religiose, politiche, amministrative o le singole persone che credono nel valore educativo e formativo della attività sportiva. E’ un evento PER TUTTI, perché crediamo che lo sport veicoli messaggi educativi universali, che vadano al di là delle etichette e delle bandiere. CSI GUBBIO: TRA PASSATO E FUTURO AL SERVIZIO DEI GIOVANI Nell'ambito delle organizzazioni collettive, il codice civile prevede diverse categorie. Per quanto riguarda le associazioni senza scopo di lucro viene detto che di Enzo Panfili Presidente del Comitato CSI di Gubbio “quale elemento necessario per costituire un'associazione, è sufficiente riunire in modo stabile un gruppo di persone con uno scopo di natura ideale (e non economico) ben definito; questa condizione già di per sé costituisce un'associazione. Inoltre l'associazione, affinché possa qualificarsi come organizzazione di volontariato e/o come organizzazione non lucrativa di utilità sociale, deve caratterizzare la propria azione non per il vantaggio dei propri soci, bensì per fini di solidarietà sociale”. Quest’anno si festeggiano i 70 anni di vita della nostra Associazione, il Centro Sportivo Italiano. Per festeggiare tale ricorrenza saranno organizzate diverse manifestazioni ed eventi, sia a livello nazionale (la più importante sarà l’incontro delle società sportive con papa Francesco a Roma il 7 giugno) sia a livello locale. In questa sede, come presidente del Comitato C.S.I di Gubbio, mi preme sottolineare un paio di aspetti che mi sembrano importanti e che tale anniversario ci permette di ricordare. Il primo è il ringraziamento per coloro che ci hanno preceduti, che hanno permesso a questa Associazione di nascere, crescere e radicarsi nel nostro territorio, facendone un punto di riferimento per quelli che guardano allo sport come strumento educativo. In particolare vorrei ricordare la figura di Araldo Vispi, storico personaggio e animatore del nostro comitato, che nei lontani 1951-52 fondò a Gubbio il primo comitato del C.S.I. intuendone l’utilità sociale e la potenzialità pedagogica per la nostra comunità. Come secondo aspetto, vorrei invece rifarmi a quanto citato sopra, ovvero allo scopo di natura ideale che un’ associazione senza scopo di lucro deve avere per potersi definire tale. In 70 anni di storia il nostro modello non è mai cambiato, anche se si sono modificati i mezzi con il quale perseguirlo: l’ideale per cui, tramite le sport, si possano aiutare i giovani a crescere in armonia con se stessi e con il prossimo, sviluppando una piena consapevolezza sia del proprio io sia della relazione tra l’io e gli altri. Questo principio è tuttora la pietra angolare di tutte le nostre attività. Per il futuro ci impegniamo a proporre in maniera sempre più valida ed efficace la nostra idea, sperando di essere all’altezza del nostro passato. Enzo Panfili 1958: DANTE ALIMENTI ADDETTO STAMPA CSI GUBBIO Questo articolo del maggio 1958 è tratto dalla rivista Stadium. E’ firmato da un giovane Dante Alimenti che, all’epoca, era l’addetto stampa del Csi eugubino. Alimenti nel 1964 diventerà redattore capo del TG1 e, in seguito, il primo giornalista vaticanista della Rai. Seguì, in questa veste, Paolo VI, Giovanni Paolo I e, per ben 18 anni, Giovanni Paolo II. Alimenti morirà a Roma nel 1988 SE NON VINCI NON ESISTI di Giulio Panfili “Maurilio De Zolt è quello straordinario sciatore che a Lillehammer si è preso il lusso di vincere una medaglia d’oro a 44 anni. Ora però ha deciso: smetterà di correre. La decisione è saggia. All’età sua è meglio prendere in considerazione l’idea di portare a spasso i nipotini, di collezionare francobolli, di fare crociere. Ma la motivazione di Maurilio non mi piace. Dice: ”Sarebbe brutto non vincere più”. Questo non è bello, Maurilio. Non solo perché le Olimpiadi continuano a vendere malamente il concetto di “l’importante è partecipare”, ma perché è triste vedere che anche lui si è iscritto al partito del successo ad ogni costo. Dice l’articolo 1 del partito del successo: se non vinci non esisti, non vali, non hai diritto alla parola, non hai nulla da insegnare...Io mi sono commosso ed esaltato quando ho visto gli azzurri precedere di qualche centesimo di secondo i norvegesi alle Olimpiadi. Ma mi commuovo di più, generalmente, quando vedo la gente perdere. I perdenti sono più interessanti. Se continuano a stare in pista è perché - loro - hanno un’anima. Sono più sensibili, più dolci, più intelligenti. I vincenti non hanno quasi mai nulla da insegnare. E se per caso ce l’hanno, non lo fanno. Sono gelosi, invidiosi, solitari, spesso cattivi, arro- ganti, presuntuosi, antipatici. I vincenti arraffano. Solo dopo una serie ininterrotta di sconfitte tornano qualche volta esseri umani. I perdenti sono degli ottimisti, dei sognatori, aiutano gli avversari, fantasticano sulle prossime gare, analizzano senza fobie e senza nevrosi le ragioni delle loro sconfitte. I vincenti sono irraggiungibili, temono le brutte figure, vivono nel terrore che il loro corpo non risponda più ai loro comandi. Sono molto spesso dei malati nello spirito e degli anormali nel fisico. Diceva Eddy Ottoz, uno dei nostri campioni dell’atletica, intelligente oltre che bravo: ’Il campione? Mens nevrotica in corpore patologico’” Vista la concomitanza con i Giochi Olimpici Invernali , propongo questo articolo, scritto nel 1994 in occasione dei XVII Giochi di Lillehammer, da Claudio Sabelli Fioretti per Sette, e intitolato “Elogio dei perdenti”. SCATTI... Nel 1951/52 sorge a Gubbio il Centro Sportivo Italiano, comitato zonale autonomo. Il Csi era ormai radicato in tutta Italia. Anima di questa nuova associazione ‘ l’ins. Araldo Vispi A pochi mesi dalla fondazione, il Csi di Gubbio annovera già otto società sportive: Victoria, Fulgida, Audax, Olimpia, Intrepida, Vigor, Fulgor ..& RICORDI Il 31 marzo 1974, viene inaugurato il nuovo Stadio della Gioventù, fortemente voluto da Araldo Vispi.. Viene dedicato al compianto vescovo Beniamini Ubaldi Dal 16 al 20 giugno 1980 si svolgono a Gubbio le finali nazionali di atletica leggera e pallacanestro del CSI. Settecento gli atleti partecipanti. Manifestazione mirabilmente organizzata dal Comitato di Gubbio I MIEI 50 ANNI NEL CENTRO SPORTIVO ITALIANO ovvero “Il parco delle rimembranze” di mons. Vittorio Peri Confesso di aver risposto più volte “no” all’insistente richiesta dell’amico direttore di questo giornale per scrivere una cartella sui tanti decenni (quasi cinque!) trascorsi a servizio del Centro Sportivo Italiano (“Ho mille cose da sbrigare, e sono a corto di tempo. Devi scusarmi…). Il diniego era tutt’altro che infondato, ma nell’inconscio, forse, agiva quello che il poeta Ungaretti aveva scritto con folgorante schiettezza: “il ricordare è di vecchiaia il segno”. E non aveva torto, se è vero che si è vecchi quando i ricordi cancellano i progetti. I primi passi Avvennero, nel CSI, verso la metà degli anni ’50 al Seminario regionale di Assisi ove, da vice rettore, mi capitava di accogliere i dirigenti nazionali CSI – chi non ricorda il buon Beppe Burdisso, divenuto poi prete umbro? - che venivano per parlare di questa associazione d’ispirazione cristiana e proporre concrete esperienze sportive. Non che prima d’allora non si facesse sport. Ma le prime scoperte riguardanti la pastorale “sportiva” – o, meglio, “attraverso lo sport”, come compresi successivamente – risalgono a quel periodo. Venne poi, nell’agosto 1962, la decisiva partecipazione ad un campo scuola nazionale CSI in quel di Celana, nei pressi di Bergamo, ove mi accadde di conseguire – unico prete, in Italia, forse – la tessera di “istruttore” di …rugby, rilasciata dall’omonima Federazione del CONI. E quello fu il primo di centinaia e centinaia di “corsi”, protrattisi fino al 2005 in ogni parte d’Italia, durante i quali migliaia giovani, sotto la guida di esperti “istruttori” – e anche, in quelli nazionali, dell’onnipresente direttore comm. Dragotto (nomen, omen…) -, si preparavano ad assumere ruoli di responsabilità (per lo più allenatori e dirigenti) nelle loro società sportive. La prima volta che fui inviato in Sicilia al posto dell’allora notissimo consulente ecclesiastico nazionale d. Nicola Pavoni mi accadde di udire, al momento di salpare per l’Isola di Salina, “Ma noi avevamo invitato il consulente nazionale, non un sostituto…”. Le parole dell’autorevolissimo mons. Giuseppe Carcione, consulente regionale siciliano, mi stimolarono a dare il massimo, e d. Peppino divenne, grazie a Dio, un carissimo amico. Insieme alla Sicilia, percorsa per decenni in lungo e in largo – l’operatività di molti comitati locali era vivacissima - , ricordo con particolare nostalgia i tantissimi corsi e incontri formativi svolti un po’ dovunque in Italia, prima come semplice aiutante e poi – dal 1995 al 2005 - come consulente nazionale. Le regioni più visitate: la Puglia (specie Molfetta), il Veneto (Rovigo, in particolare), l’Emilia- Romagna (Reggio-Emilia, Ferrara), Piemonte (Torino, in prima fila) oltre che, naturalmente, in Umbria ove agli inizi del 1963 divenni consulente regionale. Il Comitato forse più attivo e organizzato, e sicuramente più di ogni altro frequentato, fu comunque quello di Torino, affidato via via a responsabili di grande levatura organizzativa e morale. Come non ricordare Pietro Basso-Petrino, Piercarlo Negri vulgo dicto Ciarly, e il direttore di questo giornale on line, Roberto Grandis, che ad un certo punto non esitò a lasciare la professione per la “missione” educativa nel CSI? Continua pagina accanto Segue dalla pagina precedente Per l’uomo, per “tutto” l’uomo Un primo frutto delle riflessioni che andavo facendo fu il libretto Adolescenza e sport, pubblicato dall’AVE nel 1969. Con quest’ultimo libro cercai di sintetizzare quel po’ di cultura sportiva che avevo assimilato con lo slogan “Uno sport per l’uomo, per ogni uomo, per tutto l’uomo”, il cui terzo segmento – per tutto l’uomo- rimanda a quella visione antropologica cristiana che caratterizza il CSI, e che – non ho alcuna remora a dirlo - lo rende differente da altre pur valide associazioni sportive. Diversamente, non so come avrei potuto giustificare, a me stesso primariamente come presbitero, un così intenso e lungo servizio associativo. Utopie associative Si volava alto in quegli anni, e spesso controvento, nelle riflessioni che si andavano facendo con alcuni altri responsabili associativi. Al fine di garantire a tutti il diritto di praticare uno sport e abbattere gli steccati di rigidi regolamenti che trasformavano il gioco in fatica, si giunse ad ipotizzare tornei senza discriminanti classifiche, squadre formate da abili e…diversamente tali, arbitri educatori prima ancora che professionisti del fischietto, premi di partecipazione, al di là dunque dei tradizionali criteri tecnici. “Se vuoi costruire una nave – scriveva l’autore del Piccolo Principe, Antoine De Saint Exupéry – non radunare uomini per raccogliere il legno, ma insegna la nostalgia del mare infinito”. Lo sloEcco: l’ispirazione gan di chiara cristiana nella vita ispirazione sportiva spinge evangelica tutti dirigenti, Non l’uomo per tecnici, allenatori, lo sport, ma lo giocatori ecc. -, a sport per l’uomo Don Vittorio Peri (secondo da sx) in una pausa di un campo scuola guardarsi in modo informava integrale, formati Csi. Il primo a sx è don Luigi Ciotti del gruppo Abele conferenze e cioè di tre elearticoli di giornali, dando alla progettualità menti (corporeo, psichico e spirituale) e a una dimensione originale, seppure venata tenere sempre presente la duplice dimensiodi utopia. Ma l’utopia, ripetevamo, più che un ne (temporale ed escatologica) dell’esisten“non luogo” o il nome attribuito all’irreale e za. all’impossibile, è come un traguardo non anL’ispirazione cristiana fa comprendecora raggiunto perché si è camminato poco. re, ad esempio, che la verità delle cose sta Idee che trovarono eco nel volumetto Sport sempre al di là di come appaiono, che i suce libertà: utopia, che pubblicai con la LDC cessi dello sport non debbono crescere sulle nel 1974, e in due altri successivi: Sport rovine di chi lo pratica, che è necessario poesia e preghiera (Velar, 1987) e Itinerari passare da uno sport come “fatto impulsivo” di educazione attraverso strade sportive a uno sport “valore culturale e spirituale”, (Edizioni CSI, 2004) capace di rivelare l’uomo a se stesso, e magari di ri-crearlo. E insegna anche a capire che noi siamo sempre più piccoli dei nostri progetti e più grandi delle nostre sconfitte. don Vittorio Scacco matto ai genitori, o, meglio, goal su rigore. A segnarlo sono un allenatore e una squadra di bambini di dieci anni. Andrea Checcarelli, l’allenatore, e bimbi della scuola calcio di cui parliamo, nemmeno si conoscono. Anzi, vivono a chilometri di distanza: il primo è di Bettona, a qualche chilometro da qui, gli altri di Varese. A legare le loro storie sono una lettera e un cartello, entrambi spediti, o affissi, per spiegare a mamme e papà che…il calcio è un gioco. Niente di più lapalissiano, si dirà. Eppure, a ben leggere tra le righe dell’allenatore di un bimbo “scarso a pallone” e tra quelle dei ragazzini di Varese, per tante, troppe mamme e troppi papà il calcio dei figli è diventato altro: un’occasione di rivalsa, la ricerca del campione a tutti i costi, una possibilità di sfogo, che sia dagli spalti o sul campo. Che fine ha fatto il divertimento? O, peggio ancora, la finalità educativa dello sport? Ma se un allenatore e una squadra di ragazzi di dieci anni provano a discuterne con le mamme e coi papà, ribaltando per una volta il ruolo di educando ed educatore, c’è ancora di che sperare. Leggere lettera e cartello, uno più bello dell’altra, per credere. PS: sia la lettera sia il cartello, affisso all’ingresso del campetto da allenamento della scuola calcio Varese, stanno facendo il giro del web. Segno che, a volere uno sport non a misura di campione, ma di divertimento e gioco, siamo ancora in molti. Quello che state per leggere è solo un piccolo estratto della lettera: cercatela per intero sulla rete web, se volete, ma questi spunti ci regalano già tanto. Federica Grandis Salve signora! Sapere che vuol togliere suo figlio dalla scuola calcio è per me un piccolo-grande fallimento. Un fallimento non solo come tecnico, ma come persona. Mi rammarico per non essere riuscito a coinvolgerlo, a integrarlo al meglio all'interno della squadra, a farlo migliorare quel tanto che sarebbe bastato a farlo considerare "più bravo" da se stesso e da sua madre. Suo figlio non sarà stato il migliore fisicamente, tecnicamente, tatticamente, ma eccelleva per la sua attenzione, per l'applicazione delle direttive, per il rispetto che ha sempre dimostrato nei miei confronti. Le qualità che ha suo figlio non sono assolutamente secondarie, anzi, sono molto importanti per la squadra: è un bambino che è contento di giocare anche solo 5 minuti. Si impegna, col sorriso. E fa un po' da contraltare rispetto a chi, dotato tecnicamente, gode della fiducia del mister, a volte non meritandosela. E gioca magari controvoglia. Non so se c'era quando fece gol: io mi ricordo bene.È stato molto bello vederlo esultare. Una scena quasi da film... chi l'avrebbe mai detto? Forse neanch'io... però il calcio è anche questo. Se ha avuto quella piccola gioia, se l'è sudata tutta, suo figlio. Non lo privi di quei 5 minuti. Se crede che suo figlio sia “scarso” diventa come quei genitori che credono di avere un figlio “forte” e sbraitano sugli spalti, peggio dei cani randagi, pretendendo spazio e importanza. Pensaci e pensateci, anzi: ripensateci! (dalla pagina precedente) IL CARTELLO FESTA DELLA DONNA: AL VIA LA 17a EDIZIONE DEL “CALCETTO IN ROSA” Giungerà, quest’anno, alla 17° edizione. Il “Calcetto in rosa”, manifestazione riservata alle ragazze calciatrici vedrà, anche quest’anno, la partecipazione di 16 squadre, provenienti da diverse parti d’Italia. Sarà intitolato, come ormai da 10 anni, a Tiziana Mosca, un’atleta del Csi morta in un drammatico incidente d’auto. E, purtroppo, un ulteriore tragico evento automobilistico ha posto fine, la scorsa estate, alla vita della giovane atleta Nadia Colangelo, portiere, nelle scorse edizioni, della Vado Calcio, una società della provincia di Savona. A suo ricordo verrà, da quest’anno istituito un premio al migliore portiere della competizione. Il via alla manifestazione verrà dato nel pomeriggio di sabato 8 marzo, festa della donna, presso alcune palestre cittadine. La domenica, dopo la Messa delle ore 8 presso la chiesetta della Misericordia, si giocheranno le rimanenti gare e, al pomeriggio di tale giornata, avrà luogo la finalissima con la premiazione al seguito. Corrado Angeli NON CAPISCO IL FUORIGIOCO Rubrica a cura di Ilaria Corazzi LA CARICA DEI NARCISI La rivista inglese Psychology Today ha recentemente pubblicato i risultati di una serie di studi sistematici condotti negli ultimi decenni dallo psicologo Peter Gray, ricercatore del Boston College, su alcuni gruppi di studenti. Durante la ricerca sono stati utilizzati due questionari: il Narcissistic Personality Inventory (NPI) – per misurare il livello di narcisismo – ed l’ Interpersonal Reactivity Index - per stimare il livello di empatia di una persona. I risultati sono piuttosto sconfortanti ed evidenziano che ben il 70% dei ragazzi ai quali sono stati somministrati i questionari è “malato” di narcisismo e mancanza di empatia. Si tratta – spiega lo psicologo inglese – di una vera e propria epidemia, i cui tratti essenziali sono legati ad una percezione distorta e “gonfiata” di se stessi, un diffuso senso di superiorità, una crescente difficoltà a mettersi nei panni degli altri e a decentrarsi rispetto al proprio punto di vista, una tendenza ad utilizzare strumentalmente gli altri per raggiungere i propri scopi, con conseguente difficoltà nello stringere relazioni significative e profonde. È anche stato verificato uno stretto rapporto fra narcisismo e discontinuità dell’umore, estremismo negli affetti, tendenza a prendersi il merito dei successi e a negare la propria responsabilità negli insuccessi. L’emergenza, è, senza dubbio, educativa. I ragazzi crescono con la sensazione di essere “speciali” e dotati di presunte qualità superiori agli altri, fra le lodi e l’iperprotezione di genitori sempre più spaventati ed ansiosi, fra famiglie disgregate o invischianti. A questo va senz’altro aggiunto un innalzamento spaventoso del livello di agonismo che coinvolge la nostra società, a cominciare dai bambini dell’asilo e che si riscontra in tutti gli ambiti, compreso quello sportivo. I ragazzi sono sempre meno abituati a vedere i coetanei come potenziali amici o compagni di gioco, con i quali divertirsi rispettandosi reciprocamente, ma li percepiscono sempre più spesso come avversari. Da battere, il prima possibile. [email protected] Quando non avete di meglio da fare, recatevi su eBay e cliccate “reliquie”. Appariranno pagine e pagine di questi cimeli, acquistabili ad un prezzo che varia da pochi euro (0,99 per reliquia con santino di papa Paolo XI (era Pio, ma, secondo l’offerente, uno vale l’altro) fino a 1.200 euro per un “Antico reliquiario con reliquie 13 santi + reliquia in legno della croce”: quest’ultima, a leggere il commento illustrativo, una vera occasione, proprio un “prendi due paghi uno”. Un prezzo davvero modico per un pezzo di paradiso. Si trova di tutto: pezzi di abiti, unghie, peli della barba, cilici, ossa, finanche minuscoli pezzi di viscere. Se c’è mercato, ovviamente, c’è chi compra. Lasciando da parte coloro che acquistano per rivendere, vi saranno pur persone che le conserveranno gelosamente tra le mura domestiche, fieri dell’affare reso possibile dal commercio elettronico. Pur nel rispetto delle sensibilità di tutti, sarebbe importante reperire, su qualche sito, un Cristo in formato web che con un frustino digitale, cacci questi e-mercanti che spacciano illusioni a basso costo. Sede: Via Baldassini 22 tel. 0759272484 Mail: [email protected] Sito: www. csigubbio.com