Carta canta dischi Andrea Marcon e la vitalità dell’Orchestra Barocca di Venezia In cd un’antologia di arie operistiche di Haendel A ndrea Marcon e l’Orchestra Barocca di Venezia (VBO) sono fra i leader del barocco in Italia e nel mondo. Soprattutto fuori dall’Italia, dove hanno ormai suonato nei festival e nelle sale più importanti del pianeta, dal Concertgebouw di Amsterdam alla Royal Albert Hall di Londra, la Hercules Saal di Monaco, il Musikverein di Vienna, il Theatre du Chatelet di Parigi, la Konzerthaus di Berlino, il Lincoln Center di New York, la Carnegie Hall di Chicago, per citarne alcune. Tournée ovunque, in Europa, Americhe, Asia. Non esiste in Italia un ensemble che in così poco tempo ha accumulato tanto successo, tanti premi e riconoscimenti dalla critica internazionale, due contratti fenomenali, cinque anni con Sony prima, poi con Deutsche Grammophon. Si passa dalla musica strumentale a quella vocale, dal magico sodalizio con l’arco del violino di Giuliano Carmignola al mondo dell’opera, che Marcon affronta anche in altri ambiti. La riscoperta di partiture dimenticate è un caposaldo di Marcon, dall’Orione di Cavalli all’Olimpiade di Cimarosa e a quella di Galuppi, alla ripresa di pagine vivaldiane. L’equilibrio tra la conoscenza e la vitalità creativa di Marcon, unita alla semplicità e purezza dei modi e del carattere, sono una chiave che ha permesso di portare la musica barocca a nuovi orizzonti dopo la rivoluzione delle filologie negli ultimi decenni, dove se ne sono viste di tutti i colori, belli e brutti. Collaborazioni con solisti acclamati oltre a Carmignola, le sorelle Labeque, Angelica Kirschlager, Magdalena Kozena, nell’agosto scorso al festival di Salisburgo Christine Schaffer e Andreas Scholl nello Stabat Mater di Pergolesi. di Mirko Schipilliti Lo scorso giugno, all’Aja, Marcon e la VBO hanno ricevuto il premio Edison della critica discografica, uno dei più ambiti riconoscimenti, assegnato nella stessa occasione anche a illustri artisti (Maurizio Pollini, Renè Jacobs, Philippe Herreweghe, Krystian Zimerman, Ton Koopman). Non è il primo, visti i precedenti Echo Price tedesco, come migliore orchestra barocca e migliore cd solistico con Carmignola, cinque premi delle critica tedesca e due Diapason d’or. L’Edison price premia il disco vivaldiano Concerti e sinfonie per archi, rivelazione per la concezione del suono e del cantabile, per la capacità di rivelare l’identità e il carattere preciso di ognuna di queste miniature. In realtà impressiona ancor di più il disco successivo, con la meravigliosa voce del soprano Simone Kermes, autentica scoperta di Marcon, dal titolo suggestivo Amor sacro per alcuni impervi mottetti di Vivaldi. C’è veramente tutto in queste pagine e nelle letture di Marcon, la voce ricorda un violino, la diversificazione delle figure musicali si confonde con l’opera per la straordinaria forza rappresentativa conferita da Marcon, per l’instancabile pulsazione ritmico-melodica, per la bellezza dell’ideazione vivaldiana, valorizzata in ogni suo momento. Ed è appena uscito il disco con Magdalena Kozena, un’antologia di arie operistiche di Handel. Marcon ha dato bellissime prove sul repertorio handeliano, da Siroe a Venezia ad Ariodante a Francoforte. E qui brillano le angolature più drammatiche e più teatrali, non solo belcantistiche. È il mondo di Marcon, interpretazioni completamente riviste, dove il fraseggio si fonde magicamente con una concezione del suono in cui ritmo e melodia si guardano ancora in perfetto accordo. 55 Carta canta dischi Al di là dei cliché rock nasce «Uno», nuovo lavoro dei Marlene Kuntz Dalle suggestioni di Nabokov, da Benni a Conte un corredo di parole d’autore Esce a settembre il nuovo lavoro in studio dei Marlene Kuntz. Abbiamo chiesto a Cristiano Godano, leader del gruppo cuneese, di raccontarcene la genesi creativa. di Cristiano Godano sua perfetta capacità di comprensione, l’assoluta sintonia con ciò che lui amava... Entrambi, formando un’unica ombra, erano fatti su misura per qualcosa di mirabile e benevolo che costantemente li circondava...»; oppure: «Vera vedeva sé stessa attraverso l’immagine che di lei ne aveva il marito»; o infine, per voce di Vladimir: «Sei l’unica persona al mondo a cui Marlene Kuntz posso parlare del grido di una nuvola, del canto di un pensiero e del fatto che quando oggi ho visto ogni girasole in faccia, mi hanno sorriso anche loro con i loro semi». Alla luce gloriosa di questo amore il disco dei Marlene cresceva lentamente, e facendosi narrazione dei vari aspetti che contraddistinguono una relazione sentimentale giungeva a un finale che ne tratteggia l’epilogo negativo, citando Sebastian K. stesso attraverso parole terribili e rivelatrici. V erso la metà della primavera scorsa (anno 2006) iniziavo ufficialmente la composizione del nuovo disco di Marlene Kuntz: lo strimpellamento notturno cominciava a farsi abitudine metodica e ricorrente, e ad esso accompagnavo la stesura dei testi al fine di innovare le modalità del mio approccio. Era un periodo in cui il mio scrittore preferito, Vladimir Nabokov, era tornato a sollecitare le mie attenzioni ondivaghe. Di lui mi ero da poco deciso a rileggere La vera vita di Sebastian Knight, libro non fra i suoi super ma di un certo qual valore peculiare, dato che fu il primo a esser scritto in lingua inglese. Avevo preso questa decisione per due bei motivi: uno perché, come egli stesso ebbe a dire, i grandi libri si possono solo rileggere; due perché ricordavo la sensazione deludente che avevo provato alla prima lettura, quando avevo percepito che la traduzione fatta per l’edizione di Bompiani degli anni cinquanta, acquistata a un mercatino di Torino, non era all’altezza della situazione. Oltre al piacere di riscoprire la storia, ritrovai alcuni passaggi che mi avevano folgorato, esattamente come in qualsiasi suo cimento (occasioni rigogliose di contagio ispirativo). A un certo punto mi imbattei nel seguente: «Esiste un solo vero numero: Uno! E l’amore a quanto pare è l’esponente migliore di questa unicità». Mi ci soffermai col battito del cuore un po’ accelerato, straniai gli occhi dal mondo su carta sottostante e vidi un possibile titolo del nostro nuovo disco. Un altro libro in relazione col grande russo stavo leggendo in quel periodo: Vera – Mrs. Vladimir Nabokov, biografia della moglie. Un’opera decisamente influente per lo spirito del mio lavoro in fieri, perché pagina dopo pagina mi rapiva in misura crescente il risvolto eroicamente romantico di una vita di coppia ricca di vicissitudini contraddittorie e di tenacia incorruttibile. Eccovi alcune frasi del libro: «Che cosa lo affascinava più di tutto in lei? La L’evidente collegamento con la letteratura che queste piccole confessioni hanno palesato, è stato poi rinforzato da una bella idea venuta in mente poco tempo fa al nostro amico Marco, curatore della parte grafica. Ora il libretto accoglie scrittori come Stefano Benni, Tiziano Scarpa, Marco Lodoli, Carlo Lucarellli, Enrico Brizzi, Marco Bosonetto, Babsi Jones, e musicisti/scrittori come Paolo Conte, Gian Maria Testa e Emidio Clementi. Il loro intervento in prosa estende il potenziale suggestivo dei testi (per ogni canzone uno scrittore), fornendo un punto di vista esterno spesso sorprendente: è stato molto curioso per me intendere quali sensazioni avessero maggiormente stimolato l’estro di ognuno di loro, e voglio sperare che la cosa sappia stuzzicare i molti che vorranno verificare coi propri occhi. E infine i musicisti. Gianni Maroccolo, Paolo Conte, Greg Cohen (del grande Tom Waits), Ivana Gatti, Igor Sciavolino (e il quartetto d’archi da lui coordinato), e Vittorio Cosma... Grazie a loro il disco è arrivato verso il tipo di atmosfere che desideravamo, lontane dal cliché rock e dai suoi modi standardizzati. Un desiderio conforme a un certo tipo di latente insofferenza. E la nostra riconoscenza è tanta. 56 Carta canta libri In volume il teatro di Letizia Russo Ubulibri presenta cinque pièce dell’autrice romana F edele all’attenzione verso la drammaturgia contemte introduzione – «tutta calcolata, che gioca sulle interruporanea che l’ha contraddistinta sin dalle origini, zioni e sullo studio delle sonorità, o spesso degli stridori, Ubulibri ha da poco pubblicato il primo volume nonché sull’imprevedibilità delle pause per cui nel testo di testi teatrali di Letizia Russo, che nel 2001, ad appena un punto separa di regola il soggetto dal verbo o comunventun’anni, si era aggiudicata il Premio Tondelli, l’ambique stacca le parole che occorrerebbe legare per dare un to riconoscimento riservato dalla giuria del Premio Ricsenso al discorso, quasi nell’intento di prescrivere a chi le cione per il Teatro ad autori under 30. La prestigiosa coldeve pronunciare delle pause di sospensione e di attesa, lana dei Testi – dove spiccano i nomi di scrittori «classici» contribuendo a creare una fluvialità verbale che determicome Thomas Bernhard e Heiner Müller – accoglie dunna i ritmi dei dialoghi e di conseguenza dell’azione». que cinque pièce che fanno un po’ la storia di questa gioMa un’altra osservazione importante è contenuta nel tivane scrittrice, che tra l’altro è stata recentemente impetolo della citata prefazione, «Attenzione c’è dio sulla colgnata alla Biennale di Maurizio Scaparro con la riscrittulina»: Tomba di cani condivide con gli altri testi una riflesra di uno dei testi meno noti di Goldoni, Il feudatario, allesione che sembra non incidentale sull’esistenza di Dio e stito per l’occasione da Pierpaolo Sepe. sul rapporto con la divinità, ritratta a volte nei suoi panSi comincia con Tomba di cani, che le è valso la vittoria ni veterotestamentari, come nel caso di Binario morto, doal concorso romagnolo e che ha per la prima volta acceve esercita come per gioco la sua vocazione al castigo, e so i riflettori su di lei, accennando sin dalla motivazione invece altre volte vista in chiave quasi apollinea, come del Premio a una certa vicinannel versificato e amaro Primo za – pur nell’assoluta originalità amore, dove dio – rigorosamendell’opera – al teatro di un’enfant te con la minuscola – è quel fanprodige delle scene europee come ciullo con il quale il protagoniSarah Kane, che con cinque o sta ha scoperto il suo corpo in sei testi in tutto ha smosso e rinun acerbo e poetico sentimento novato profondamente la prassi omosessuale che ora viene rindrammaturgica. L’ambientazionegato dall’antico compagno. E ne della vicenda – che vede proun’eco biblica hanno anche le altagonisti una donna anziana e il tre due pièce della raccolta, Badi lei figlio, il quale vive una rebele – dove un oscuro potere oblazione clandestina con una rabliga le due figure principali, Fagazza sposata a un soldato lonlena e Boccuccia, a vivere in due tano ma che fatalmente tornerà «quadranti» diversi della stes– è allo stesso tempo poco desa città del futuro, ed Edeyen, in finita (la didascalia iniziale recicui si alternano i dialoghi visiota: «Nel tempo presente. In una nari di tre coppie, in un desernazione sta per finire una lunga to che sembra alludere ai postuguerra») e però anche fortemenmi irreversibili di un grande dite caratterizzata da elementi che sastro naturale. richiamano da vicino il recentisMa, aldilà delle singole tematisimo passato balcanico, con un che, il volume – come era punorrore che si respira per tutta la tualmente avvenuto per un alpièce e che verso la fine sfocia in tro vincitore del Tondelli presto modo palese nella tragedia della diventato famoso, Fausto Paradeportazione. Alla storia prinvidino – dà conto di un grande cipale, che collega tra loro tuttalento della drammaturgia noti i personaggi, se ne intrecciano strana, offrendo cinque tesseanche altre, evocate dalle parore diverse di un modo estremale dei presenti, e tra queste quelmente personale ed efficace di la dolorosa e macabra di una fiscrivere per il teatro, con la speglia uccisa per stupro. La lingua ranza che ciascuno di questi tesin dalle prime battute coinvolsti torni ancora (e spesso) a prenge e trascina lo spettatore all’indere vita sui palcoscenici italiaterno di un mondo in cui doni. (l.m.) Letizia Russo, Teatro mina la paura e la miseria, con (Tomba di cani, Babele, Binario morto, Primo amore, Edeyen), una scrittura – come dice Franintroduzione di Franco Quadri, Ubulibri, Milano 2007, euro 19 co Quadri nella sua illuminan- 57