ANNO 2
NUMERO
17
MAGGIO
2013
d e l l a
P r o v i n c i a
G RAN D A
INVIATO A T U T T I G L I I M P R E N D I TORI A G RICO L I D E L L A P ROVINCIA G RAN D1A
2
3
SOMMARIO
44
L’ editoriale
5
Insegnamo ai bambini
a rimanere bambini
O rizzonte
6
L’ aria
7
terra
La scoperta dell’acqua calda
che tira
Non svendiamo la nostra terra
F iere
32
L’agricoltura fa quadrato
Z ootecnia
50
L’IMPRENDITORE AGRICOLO
della provincia Granda
52
Direttore responsabile: Osvaldo Bellino
53
Direttore editoriale: Valerio Maccagno
Direzione, redazione e amministrazione:
Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo
Tel. 0172.711279
[email protected]
www.imprenditoreagricolo.com
A. r . pro . m . a .
24
Alle fiere si vede di tutto,
ma la corretta informazione
deve essere un bene comune
A ttualità
8
Sull’articolo 62 serve chiarezza
Così non si può andare avanti
Progetto grafico: Marco Grussu
10
Pubblicità: Réclame
Sull’articolo 62 una polemica
degna di un film di Totò
15
Meno cooperative, più
cooperazione: il bilancio del 2012
di Confcooperative
e-mail: [email protected]
www.reclamesavigliano.it
16
L’agricoltura vista da vicino
Parla il presidente Fedagri
Stampa: G. Canale & C. S.p.A.
Via Liguria, 24 - 10071 Borgaro - Torino
Registrazione Tribunale di Saluzzo
n. 3 del 09/01/2012
18
Gioie e dolori della fasciatura
come lavorare al meglio
Abbonamento anno 2013 Euro 18,00
Conto corrente postale n° 1003849591
Intestato a Reclame srl
Causale: Amico dell’Imprenditore
Copia gratuita
4
54
e
25
34
T ributi
Con l’Imu cambia la tassazione Irpef
di terreni e fabbricati, ecco come...
Fabbricati rurali strumentali
Lo Stato faccia chiarezza
Tares, la Cia scrive ai sindaci
«Interpellateci sulle tariffe»
N otizie
dalle aziende
Jcb agri, scende in campo la gamma
più produttiva per il settore agricolo
Thor, il coraggio
di affrontare il futuro
Arriva la rotopressa Master
E nologia
36
Domenico Clerico di Monforte d’Alba benemerito della vitivinicoltura
42
Occhio alla trattativa
sugli impianti vitivinicoli
48
La Regione Piemonte dice
“no” al decreto sul trasporto
del vino in bottiglia
S eminativi
20
Gli antichi mais piemontesi,
un patrimonio da conservare
O rtofrutticoltura
26
37
Nuovo bando regionale
per le reti antigrandine
Nocciole, si risveglia la Turchia,
ma il mercato italiano non dorme
R adici
58
Maggio, il mese della Madonna
che risveglia i nidi e i cuori
60
Quando si dice “l’è nen mach
erba” Breve storia dell’insalata
28
Il lavoro occasionale dei famigliari
non comporta obblighi all’impresa
30
Il “similGrana” danneggia
gli allevatori piemontesi
35
Nuovo bando del “piano verde”
regionale sugli interessi
per i prestiti aziendali
63
40
Falso bio, sequestrati mais
e soia importati
59
Associato
Unione Stampa periodica Italiana
14
informa
Editore: Réclame S.r.l.
Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo
Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo
Tel. 0172.711279
F isco
12
22
Inalpi-Ferrero premiano il latte
che garantisce la qualità
L’Apa di Cuneo volta pagina
L’associazione diventa regionale
«Se questo è il futuro, suma fresch»
Critiche contro il vertice dell’Apa
Dal rapporto sull’acqua il riconoscimento al merito del Piemonte agricolo
M ercatino
Gli affari dell’imprenditore
S cadenze
fiscali
maggio: occhio alle scadenze
L’ editoriale
di
O svaldo B ellino
Insegnamo ai bambini
a rimanere bambini
Certe volte viene da chiedersi se valga la pena comportarsi bene,
rispettare le regole, lavorare onestamente. Il mondo sembra girare al contrario. Premiare gli spregiudicati, i senza scrupolo,
chi è più “bravo” a prendersi gioco degli altri e a farla franca.
Si vede purtroppo tutti i giorni quanto sia diffuso il “successo”
dei “furbi”. Si comincia da piccoli a copiare il compito del vicino
di banco e si finisce col mettere sul mercato il vino falsamente
italiano, la soia e il mais avvelenati…
E’ una questione di mera moralità privata, oltre che pubblica,
ma anche di regole da condividere, come nel caso dei pesticidi.
Nell’ultimo Rapporto nazionale sui residui di infestanti in agricoltura, ad esempio, il Piemonte è risultato la Regione più virtuosa. Ma, paradossalmente, questa encomiabile attenzione all’ambiente, anziché rappresentare un vantaggio,
rischia di spingere le nostre aziende fuori mercato. Essere ecosostenibili fa spendere di
più negli agrifarmaci di ultima generazione e nelle modalità di trattamento, mentre chi
non va troppo per il sottile risparmia, cioè produce a costi minori.
Ci sono Regioni che non hanno neanche fornito i dati del monitoraggio delle acque.
Altre in cui è consentito l’uso di prodotti che in Piemonte sono vietati da anni e che,
appunto, costano molto meno di quelli pretesi nei campi subalpini. Per non parlare di
quanto avviene all’estero, come dimostrano gli ultimi scandali sui seminativi rilevati in
Cina e India.
Il mondo ha frettolosamente globalizzato i diritti di commercio, ma non le regole di produzione, aprendo così sterminate praterie alle scorribande dei furbetti dell’agroalimentare di ogni latitudine e longitudine. Può non piacere, ma il dato di fatto è che indietro
non si torna e non c’è altra via che affermare, ad ogni costo, le produzioni “buone,
pulite e giuste”, perché è lì che si va avanti. Vale ancora la pena comportarsi bene, rispettare le regole, lavorare onestamente. E’ una battaglia di civiltà, che fa vincere anche
quando sembra di aver perso.
Certo, come non a caso dice un maestro del vino, Domenico Clerico, bisognerà insegnare ai bambini che non si cresce facendo i furbi, ma rimanendo bambini.
5
O rizzonte T erra
di
F loriano L uciano
La scoperta
dell’acqua calda
Può un banchiere di fama internazionale sostenere un dato di fatto
talmente palese, reale, lacerante anche, da risultare scontato e banale
come la classica scoperta dell’acqua calda?
Mario Draghi, banchiere romano, dal novembre 2011 presidente della
Bce, la Banca centrale europea che ha sede in Germania, a Francoforte
sul Meno, tecnico austero e scrupoloso, già Governatore della Banca
d’Italia, c’è riuscito.
Con tutto quel che avrà da fare e pensare, non ti aspetteresti un interesse
alle cosucce della vita quotidiana di un imprenditore, eppure succede. Ed è successo. «Le imprese agricole
– ha detto Draghi - hanno trovato nel corso del 2012 ed in questo scorcio del 2013, al pari delle altre pmi,
forti difficoltà nell’accesso al credito da parte degli istituti bancari. In pratica le banche fanno meno prestiti,
o meglio li concedono a condizioni più rigide, aumentando i tassi o chiedendo più garanzie».
Evviva! Dopo un po’ di anni se ne è reso conto addirittura Draghi… quindi ora cambierà l’atteggiamento
delle banche? Non c’è da sperarci. I numeri sono pietre, non scompaiono al sole.
E se l’agricoltura copre solo una quota del 4,6% sul totale degli impieghi creditizi, in un anno le erogazioni
dei finanziamenti oltre al breve termine sono scese di quasi 300 milioni di euro. Cosa vuole dire? Semplice:
tutto ciò si traduce in un indebolimento della struttura finanziaria delle imprese del comparto agricolo.
E via dunque all’equazione diabolica: senza risorse niente investimenti, senza investimenti niente crescita,
senza crescita niente lavoro, senza lavoro niente salari, senza salari… ma stia tranquillo Draghi - e quelli
come lui a scendere nella piramide dei poteri forti – il suo salario (per ora e per sua fortuna) non dipende
da queste nostre banalità!
6
L’ aria
di
che tira
M ichele A ntonio F ino
Non svendiamo
la nostra terra
Nella notte tra il 16 e il 17 aprile 2013 si è svolta un’operazione
coordinata dal Procuratore della Repubblica di Vigevano contro
un’associazione per delinquere finalizzata alla frode, alla
adulterazione di vino DOP e IGT, alla ricettazione di prodotti
enologici ed all’evasione fiscale sia in Italia, sia in Inghilterra.
Cosa facevano questi galantuomini (tredici, tutti arrestati)?
Immettevano sul mercato italiano ed inglese prodotti enologici
“fasulli” ed adulterati.
Infatti venivano commercializzati prodotti di bassissima qualità,
spesso con valori al di sotto delle soglie previste per legge, proposti
sul mercato estero come prodotti a Denominazione di Origine Controllata.
In pratica compravano “carrere” di vino livello Ciravegna (per chi ha buona memoria: il triste
protagonista dello scandalo del metanolo) lo imbottigliavano con finte etichette di Barolo e altri
grandi vini e lo sparpagliavano in giro su scaffali di distributori sempre più interessati al prezzo
e sempre meno alla merce.
Un gran lavoro di indagine, guidato da un funzionario della Regione Piemonte che è merito
dell’assessore in carica avere rimesso in condizione di fare bene il suo dovere, dopo che tanti
anni fa un altro assessore della Granda lo aveva fatto assumere, vedendo in lui la moralità e le
capacità che il mastino deve avere, per tenere a bada i troppi furbetti del vino.
Negli stessi giorni, complice Vinitaly, il presidente della Camera di commercio di Asti denuncia
che per risparmiare sulle accise cinesi, gli importatori di quel paese non cercano bottiglie a
prezzo superiore a 1,20 € (no, non ho sbagliato la virgola…) oppure vino sfuso, altrimenti è
troppo caro per quel mercato.
E naturalmente, in Italia trovano sia le une che l’altro.
La svendita dei nostri prodotti, la concorrenza “basta ca mi desvòido la cròta e jeiti ca s’arangio”
è il cancro che affligge la produzione di qualità del Piemonte e permette a certi truffatori di
trovare il vino da etichettare in modo fasullo per fare un danno irreparabile al made in Piemonte:
pensate se un inglese che ha comprato un finto Barolo con valori di alcol e acidità da carrettiere
tornerà a comprare bottiglie con quella etichetta!
Cinquantamila ettari di questa terra sono la casa di molti vini memorabili e in provincia di
Cuneo si producono le eccellenze assolute del Piemonte: dal Moscato d’Asti e Asti al Barolo, al
Barbaresco e al Roero; dall’Alta Langa al Dogliani.
Se produttori e consumatori la smettessero di rincorrere solo il prezzo, beh, allora sì che
comincerebbe un buon giorno, tale da permettere a tutti, dappertutto, di bere meglio.
7
A ttualità
Sull’articolo 62
serve chiarezza
Così non si può andare avanti
Confagricoltura all’attacco, la norma è nata per essere
utile agli agricoltori, invece si sta rivelando un problema
Fare definitiva chiarezza, e rapidamente, sull’articolo 62 della legge n.
27/2012.
E’ questa la richiesta di Confagricoltura dopo il parere dell’Ufficio legislativo del Ministero dello Sviluppo
economico, che ritiene tacitamente
abrogata la norma sui termini di pagamento nelle transazioni commerciali, in seguito al recepimento della
nuova direttiva Ue sui pagamenti.
8
Interpretazione smentita dall’Ufficio
legislativo del Ministero delle Politiche agricole, che ha invece ribadito
la piena efficacia e vitalità della
normativa speciale in tema di cessione di prodotti agricoli contenuta
nell’articolo 62.
ECCESSO DI DIRIGISMO
Confagricoltura ha sempre sostenuto che c’era bisogno di un prov-
vedimento che riportasse equilibrio
nel sistema dei pagamenti, ma che
un eccesso di dirigismo ha finito
per rendere l’applicazione dell’articolo 62 veramente problematica
per comparti importanti, a partire
dal florovivaismo, dal vino e dalla
zootecnia.
Una norma nata per essere utile agli
agricoltori, ma che è stata strutturata senza considerare i meccanismi di
A ttualità
funzionamento interni alle filiere e la
cui rigidità non ha certo contribuito
a far ripartire il mercato.
Il Parlamento ha poi dovuto mettere
mano alla paralisi che si era creata,
esentando le relazioni commerciali
tra agricoltori, anche per evitare lo
spiazzamento internazionale delle
nostre imprese, che in parte ancora
permane.
ASCOLTARE IL MERCATO
Ma si poteva fare di più per tutte
quelle filiere che realizzano processi
produttivi che sanno regolarsi al loro
interno e dove le imprese gestiscono
i flussi finanziari e le condizioni di
pagamento, integrandosi rispetto al
mercato di sbocco.
La direttiva europea ragiona esattamente in questo modo: lascia delle
valvole di regolazione all’autonomia
delle imprese, in un quadro di maggiori certezze di tempi e modalità di
pagamento.
E’ chiaro che ora le due normative
vanno raccordate.
Confagricoltura si augura che questa volta si ascolti il mercato, se ne
recepiscano le esigenze differenziate, per tutelare i contraenti deboli
quando necessario, così come i
sistemi produttivi nel loro insieme.
9
A ttualità
Sull’articolo 62 una polemica
degna di un film di Totò
«Per amor patrio non
intendo aggiungere
commenti ad una
vicenda che per gravità si
commenta da sola.
Una situazione come
questa per come si è
sviluppata sembra, più
che altro, una parodia di
quei bei film di Totò».
E’ caustico il presidente
della Coldiretti, Sergio
Marini, nel commentare
la polemica sorta
sull’applicazione
dell’articolo 62.
Rispondendo a un
quesito giuridico posto
10
da Confindustria, il
Ministro dello Sviluppo
economico ha diffuso una
nota secondo la quale
la disciplina introdotta a
livello nazionale dovrebbe
considerarsi abrogata.
PIENA EFFICACIA
Un’opinione, secondo
Coldiretti, da considerarsi
però infondata alla
luce del principio
generale, ribadito
costantemente anche
dalla giurisprudenza di
Cassazione, per cui una
norma speciale non è
A ttualità
Coldiretti caustica
sulle reazioni ai pronunciamenti
ministeriali: «La piena
validità della norma è fuori
discussione»
abrogata tacitamente
da una norma generale
successiva che disciplina
la stessa materia.
L’articolo 62 detta norme
sulle relazioni commerciali
relative alla cessione dei
soli prodotti agricoli e
alimentari, anche con
riferimento ai termini di
pagamento. La norma
successiva introdotta per
recepire la nuova direttiva
Ue ha invece carattere
di disciplina generale
per tutte le transazioni
commerciali.
Sul punto è intervenuto il
Ministero delle Politiche
Agricole Alimentari
e Forestali che ha
fermamente ribadito la
piena efficacia e vitalità
della normativa dettata
dall’art. 62.
continuano ad essere
regolate dall’art. 62
con tutte le precisazioni
che sono state fatte
nel tempo. Inoltre
Coldiretti fa presente
che l’Autorità Garante
della Concorrenza e del
Mercato ha adottato un
apposito regolamento
con cui ha disciplinato le
modalità di svolgimento
dei controlli in merito
all’applicazione dell’art.
62, controlli che per il
momento sono limitati
alle sole relazioni
economiche tra operatori
connotate da un
significativo squilibrio
nelle rispettive posizioni
di forza commerciale.
NULLA E’ CAMBIATO
Pertanto, nulla è cambiato
e le cessioni di prodotti
agricoli ed agroalimentari
11
F isco
di
e
T ributi
A lberto
tealdi , commercialista ,
[email protected]
Con l’Imu cambia
la tassazione Irpef
di terreni e fabbricati,
ecco come
Per la
prima volta,
con la
dichiarazione
dei redditi
2012 ci si
troverà
alle prese
con una
nuova
situazione
12
L’introduzione dell’Imu oltre ad avere
rimpiazzato l’Ici ha sostituito altresì, sia
per i fabbricati che per i terreni non locati che generano redditi fondiari, l’imposta sul reddito delle persone fisiche,
vale a dire l’Irpef e le relative addizionali. Nella redazione delle dichiarazioni dei
redditi per il periodo di imposta 2012
che avverrà nei prossimi mesi, ci si troverà quindi per la prima volta alle prese
con questa nuova situazione. La stessa
Agenzia delle Entrate con la circolare
n. 5 dell’11 marzo è intervenuta chiarendo alcuni aspetti legati a tale effetto
sostitutivo.
COSA COMPRENDE L’IMU
Si può pertanto affermare che nella
generalità dei casi la persona fisica
privata o la società semplice che detiene
fabbricati o terreni non locati non deve
all’erario alcun importo a titolo di imposta sui redditi in quanto già ricompreso
nel versamento ai fini Imu. Per immobili
non locati si intendono anche quelli dati
in comodato gratuito. In ambito agrico-
lo chi concede in comodato o conduce
direttamente il proprio terreno non
sarà più tenuto al pagamento dell’Irpef determinata sulla base del reddito
dominicale, sarà invece dovuto l’Irpef
sul reddito agrario che grava comunque sull’effettivo conduttore del fondo.
Analogamente per quanto riguarda i
fabbricati qualora questi siano sfitti o
concessi in uso ad un familiare l’Irpef
che sarebbe dovuta sulla base della
rendita catastale del fabbricato stesso è
assorbita dal pagamento dell’Imu.
LE ECCEZIONI
Vi sono poi dei casi, ben precisati dalla
norma fiscale, nei quali l’Imu non sostituisce la tassazione diretta, come già
accennato non è mai sostituito il reddito
agrario, i redditi derivanti dagli immobili relativi ad imprese commerciali (es.
s.n.c. ed s.a.s.), i terreni utilizzati per
fini non agricoli (es. parcheggi, indennità di occupazione del suolo), gli immobili dei soggetti Ires (società di capitali
ed enti non commerciali). Inoltre l’Irpef
F isco
è dovuta qualora ci si trovi in qualche
caso specifico di totale esonero da
Imu, per esempio è dovuta sul reddito dominicale dei terreni montani
esclusi dall’assoggettamento ad Imu.
SOCIETA’ SEMPLICI
Un caso molto frequente in ambito
agricolo è quello relativo alle società
semplici, società che per loro natura
non possono essere imprese commerciali e quindi non possono generare
reddito di impresa. Il reddito degli
immobili ha quindi natura fondiaria
come per le persone fisiche e quanto
per trasparenza viene attribuito ai
soci mantiene in capo a questi ultimi
la medesima natura. Per questo
motivo, come viene precisato nella
circolare dell’Agenzia, l’effetto di
sostituzione del reddito fondiario
degli immobili non locati da parte
della società semplice deve essere
applicato in capo ai soci persone
fisiche che loro volta non dovranno
Irpef relativamente a tali immobili. Di
tale sostituzione sarebbe opportuno
ne venisse data notizia all’interno
del prospetto di riparto. Qualora vi
fossero dei soci che detengono quote
della società semplice in regime di
impresa allora per i redditi a loro imputati non si godrebbe del beneficio
della sostituzione.
Potrebbe presentarsi un aspetto problematico qualora la società semplice
conduca un terreno di proprietà del
socio senza alcun contratto di affitto.
In questo caso l’imposizione Imu è in
capo al proprietario e si ritiene che
l’effetto sostitutivo in capo al proprietario stesso, socio della società
semplice che conduce il terreno,
possa essere fatto valere in quanto
assimilato ad una situazione di comodato gratuito che, come abbiamo
visto, non preclude tale favorevole
possibilità.
E’ consigliabile però stipulare un
contratto di comodato di beni immobili da registrarsi a tassa fissa pari ad
Euro 168,00 per superare una eventuale presunzione di reddito tassabile
da parte del fisco.
e
T ributi
USO STRUMENTALE
L’Amministrazione Finanziaria infine
nella circolare in commento ha voluto
precisare come non siano assoggettati ad Irpef i fabbricati rurali ad
uso strumentale ubicati in comuni
montani o parzialmente montani
nonostante fossero altresì esclusi da
Imu. Tale precisazione potrebbe però
essere forviante in quanto non solo
non sono tassabili ai fini Irpef i fabbricati rurali strumentali ubicati nei
predetti comuni, ma ai sensi dell’art.
42 del Tuir nessun fabbricato rurale
strumentale è produttivo di reddito
tassabile (nonostante l’imposizione
ad Imu) in quanto ai fini fiscali il
reddito è ricompreso nel reddito dominicale del terreno sul quale insiste.
Nemmeno il recente obbligo di accatastamento di tali fabbricati a catasto
urbano con attribuzione di rendita ne
ha modificato l’aspetto reddituale.
Infine l’Amministrazione Finanziaria
ha voluto precisare che l’Imu non è
in alcun modo deducibile dalla base
imponibile Irpef, Ires od Irap.
13
Fabbricati rurali strumentali
Lo Stato faccia chiarezza
Nuova interrogazione della Cia al Ministro dell’Economia
sull’interpretazione dell’ultima risoluzione sulle aliquote
Il Dipartimento delle Finanze ha introdotto, con una recente risoluzione,
una disparità di trattamento tra fabbricati rurali strumentali in relazione
all’aliquota Imu ad essi applicabile che
la Confederazione italiana agricoltori
(Cia) non condivide.
«Gli interrogativi relativi al trattamento dei fabbricati rurali strumentali osserva il direttore della Cia di Cuneo,
Igor Varrone - avevano già spinto la
Cia ad indirizzare una richiesta d’intervento ai ministri Grilli e Catania, per
ottenere chiarimenti ufficiali e prevenire così possibili prese di posizione
14
errate da parte delle amministrazioni
comunali. Lo stesso Dipartimento delle
Finanze aveva precisato che le disposizioni della legge di stabilità in merito
alla destinazione del gettito Imu non
avrebbero modificato in alcun modo
l’aliquota ridotta applicabile ai fabbricati rurali strumentali, avendo come
unica conseguenza la destinazione di
tale gettito allo Stato piuttosto che
alle casse comunali».
GOVERNO INDIFFERENTE
«Quella attuale – prosegue il direttore
della Cia di Cuneo - è una situazione
ulteriormente aggravata dalla totale
indifferenza mostrata dal Governo nei
confronti delle richieste del mondo
agricolo, relative alla riduzione di un
prelievo insostenibile».
La Cia ha chiesto al ministro dell’Economia e delle Finanze un intervento
urgente, volto a fare chiarezza sull’applicazione della norma speciale che
prevede la riduzione dell’aliquota fino
allo 0,1% per tutti i fabbricati rurali
strumentali, onde evitare ingiustificate
discriminazioni.
A ttualità
Meno cooperative,
più cooperazione: il bilancio
del 2012 di Confcooperative
Il 2012 è stato un anno importante
per le cooperative cuneesi, iniziato
con l’assemblea elettiva che ha riconfermato la fiducia al presidente
Domenico Paschetta.
In molti settori non sono mancate le difficoltà. Alle carenze del
sistema pubblico si è aggiunta la
stretta del credito e si sono aggravati il peso contributivo e gli oneri
AGGREGAZIONI
La cooperazione ha aumentato il
fatturato, il numero di soci anche
se non sono aumentate le cooperative aderenti. La non crescita del
numero di cooperative è dovuta a
processi di fusione e aggregazione
che hanno mirato ad avere imprese
più solide e più competitive.
Meno cooperative e più coopera-
In molti settori non sono mancate
le difficoltà. è aumentato il fatturato,
ma diminuito il numero di imprese
burocratici.
Pur potendo beneficiare di strumenti come la cassa integrazione
in deroga, le cooperative vi hanno fatto poco ricorso preferendo
ridurre il monte ore lavorativo di
ciascun socio per salvaguardare il
lavoro di tutti e non pesare sulla
collettività.
zione, ovvero maggiori risposte da
parte del movimento cooperativo
ai fabbisogni generali, dalla tutela
del lavoro ai servizi che il pubblico
non riesce più a sostenere.
Più cooperazione anche dovuta
alla riconversione di aziende in
crisi in cooperative e a progetti di
interscambio tra settori e territori.
Domenico Paschetta, presidente di Confcooperative Cuneo ha
commentato: «La nostra organizzazione ha puntato a rafforzare le
imprese cooperative supportandole
in questo quadro economico a dir
poco difficile. Le vere protagoniste
della tenuta del sistema cooperativo sono però proprio le cooperative, super imprese, straordinarie in
tempi di crisi, con obblighi verso i
soci ma anche verso i cittadini, il
territorio e in generale il contesto
nel quale sono inserite».
LUCI E OMBRE
«Ogni settore ha avuto luci e ombre», dichiara Massimo Gallesio,
direttore generale di Confcooperative Cuneo, che prosegue: «Nel
complesso le imprese cooperative
che nel passato hanno lavorato
bene favorendo la partecipazione
dei soci al raggiungimento degli
scambi mutualistici, sondando
nuovi mercati, patrimonializzando
la cooperativa e investendo in nuova tecnologia, in risorse umane, in
ricerca e sviluppo reggono e stanno lavorando a nuovi progetti».
15
A ttualità
L’agricoltura vista da vicino
Parla il presidente Fedagri
Politiche sindacali, Pac, articolo
62… Mario Tommaso Abrate, presidente Fedagri Piemonte, nonché
presidente della cooperativa Piemonte latte, in margine all’ultima
assemblea annuale di Confcooperative Cuneo, svoltasi appunto in
“casa propria”, risponde alle domande più scottanti dell’attualità
agricola, non risparmiando niente
a nessuno.
DIECI SAGGI
Si comincia con le ultime notizie nazionali: «I “dieci saggi”
che hanno proposto l’abolizione
delle Commissioni agricoltura alla
Camera e al Senato – commenta
Abrate - non sanno in che mondo
sono stati precipitati.
Bisognerebbe informarli che l’agroalimentare in Italia ormai conta più
della moda.
E’ gravissimo che al vertice dello
Stato non se ne rendano conto».
COLDIRETTI INGRATA
Ma ben presto la lingua va a battere dove duole il dente della Coldiretti, promotrice della Ue-coop,
la nuova centrale cooperativa in
concorrenza con Confcooperative:
16
Mario
Tommaso Abrate
a tutto campo
su Pac, articolo 62,
Coldiretti,
politiche sindacali
e filiera
Inalpi-Ferrero
«E’ un colpo al cuore!
Ci hanno provato con Unci-Coldiretti e adesso tornano alla carica
con questa nuova aggressione.
In Fedagri i soci Coldiretti sono
l’ottanta per cento – osserva Abrate -, mi domando come mai non si
facciano portatori delle loro istanze nelle istituzioni di cui fanno
parte. Invece di unire, come peraltro si sta facendo con Agrinsieme,
che non vuol dire portare il cervello all’ammasso, ma semplicemente
contare di più, dividono».
PAC DECISIVA
Il discorso si allarga all’Europa: «Capisco che il commissario
europeo all’agricoltura, Dacian
Ciolos, coltivi ambizioni da premier
nel suo paese, la Romania, ma in
Europa dovrebbe tener conto che
l’orizzonte è mondiale.
Se la sua proposta di Pac ha totalizzato 7.500 emendamenti, vuol
dire che qualcosa non va, o no?
L’Italia agricola è prigioniera di
norme rigidissime, che purtroppo
non valgono per tutti.
La nuova Pac rischia di darle il
colpo finale.
Mi auguro che vengano confermati i tagli alle estremità dei premi
massimi e minimi, perché non è
giusto che si viva di rendita con i
soldi della Pac, così come è inutile
sprecare risorse dove l’intervento
viene eroso per la maggior parte
dagli uffici che ne istruiscono le
pratiche burocratiche».
ARTICOLO 62
Se i ritardi nei pagamenti sono una
delle componenti più dolorose della crisi, il dibattito sull’articolo 62,
che dovrebbe appunto garantire
tempi certi nelle riscossioni dei cre-
A ttualità
diti, non aiuta a comprendere
in che direzione si stia andando. I pareri sono discordanti,
tanto che non è chiaro se la
nuova norma sia un vantaggio, oppure un problema:
«L’articolo 62 – rileva Abrate – è nato per far bene, ma
ha finito per far male, perché
costringe le cooperative ad
adeguarsi a regole che configgono con quelle dei loro statuti. Di fatto la nuova norma al
momento non è integralmente
applicabile».
INALPI-FERRERO
Sul fronte del latte, l’attenzione è al contratto di filiera Inalpi-Compral-Ferrero, un’esperienza che non ha mancato
di alimentare il dibattito del
settore, soprattutto per l’introduzione del prezzo indicizzato:
«L’esperimento è nato qui, in
Piemonte latte, dopo di che le
Massimo Gallesio, Domenico Paschetta e Mario Tommaso Abrate
note vicende giudiziarie di cui siamo
stati vittime, ci hanno impedito di
portalo avanti.
La Compral per noi non è un concorrente, perché opera con un cliente
unico, così come l’indicizzazione
del prezzo del latte si basa solo in
minima parte sulla quotazione della
polvere di latte.
Il rapporto che nell’indicizzazione
conta di più, in realtà, è quello con
il valore dei formaggi italiani, dei
formaggi europei e dei costi di produzione».
17
A ttualità
di
Giuseppe Cagnassi, [email protected]
Gioie e dolori della fasciatura
come lavorare al meglio
La tecnica della fasciatura è un’ottima
metodologia di conservazione dei
foraggi. La stessa è stata introdotta
in Italia nel 1986 ed ha avuto una
grossa diffusione negli anni ’90. In
quel periodo infatti tutti gli allevamenti
bovini avevano sull’aia enormi cumuli
di balle fasciate. A partire dal decennio
successivo questa pratica ha avuto
una battuta d’arresto ed ancora oggi è
parere molto comune tra gli allevatori
di vacche da latte che i fasciati sono
troppo costosi e tra l’altro sovente sono
causa di problemi nell’allevamento.
Sicuramente non possiamo negare
che nella storia i fasciati hanno creato
problemi agli animali. Siccome però
questa tecnica presenta notevoli
vantaggi sia tecnici che economici
dobbiamo cercare di capire quali
sono stati gli errori più comunemente
commessi in passato per poterli evitare
oggi.
CAUSE DI INSUCCESSO
Tre sono state le principali cause
di mal conservazione del foraggio
fasciato. I maggiori problemi sono
derivati dal fatto che si è tentato di
recuperare del foraggio già gravato
18
da condizioni meteorologiche avverse:
o non sufficientemente pre-appassito
o addirittura bagnato dalla pioggia.
In queste condizioni si vengono
a sviluppare nel prodotto delle
fermentazioni che tendono a degradare
la proteina con la conseguente
produzione di ammoniaca ed ammine
biogene tossiche per gli animali. L’altra
importante causa di mal conservazione
è stata determinata dall’uso di presse
a camera fissa (cuore tenero) non
idonee a garantire un adeguato
compattamento del foraggio nella balla.
Siccome il principio di conservazione
del fasciato è lo stesso dell’insilato se
rimane troppo alto il livello di ossigeno
nel prodotto, ne consegue una non
sufficiente acidificazione per cui
batteri e soprattutto muffe riescono
a svilupparsi deteriorando l’alimento.
L’ultima causa di insuccesso, ma non
per importanza, è legata al livello di
copertura della balla mediante film
plastico. Se non si è mantenuta una
corretta sovrapposizione degli strati
di polietilene oppure il numero delle
sovrapposizioni è stato troppo limitato
si realizza un continuo ingresso
di ossigeno nel prodotto ed un
conseguente sviluppo di microorganismi
che alterano la conservazione.
PERCHE’ FASCIARE?
Esigenza irrinunciabile per le razioni
destinate alle vacche da latte è
quella di disporre di foraggi a ridotto
ingombro ruminale (poco lignificati) e
di elevato valore energetico e proteico.
Normalmente quando le foraggere si
trovano nella fase ideale per la raccolta
le condizioni meteorologiche non sono
tali da garantire un numero di giorni
senza pioggia sufficienti per permettere
la fienagione.
Questa è la casistica che riguarda
l’erbaio di loietto dove sovente la
scelta operata è quella di ritardare lo
sfalcio in attesa di condizioni climatiche
favorevoli. Il questo modo il processo
di maturazione della pianta porta
all’accumulo di maggiori quantitativi di
lignina nelle fibre e ad una riduzione
del contenuto di zuccheri con un
conseguente calo del numero di unità
foraggere raccolte per ettaro. Mediante
la fasciatura è possibile raccogliere
il foraggio con le caratteristiche
desiderate in quanto l’intera operazione
di raccolta richiede un periodo senza
A ttualità
precipitazioni che va dai due ai tre
giorni.
Utilizzando la tecnica della fasciatura
non si migliora solo la qualità del
prodotto ottenuto dall’erbaio autunno
primaverile ma si anticipa la semina
del mais, risulta così possibile coltivare
varietà di mais con cicli più lunghi e
quindi maggiormente produttivi.
Nel caso dell’erba medica la fasciatura
permette oltre alla raccolta di un
foraggio più digeribile anche di ricavare
un quantitativo di proteina per ettaro
decisamente superiore. Infatti sono
le foglie di questa leguminosa che
presentano un alto livello di proteina e
sono proprio queste foglie che durante
le pratiche della fienagione si staccano
dallo stelo e rimangono in campo
determinando un impoverimento del
fieno.
Basti pensare che la stessa erba medica
affienata o fasciata può produrre
un foraggio con una proteina che
passa dal 12% al 20% sulla sostanza
secca. Con la fienagione lasciamo in
campo una proteina che dobbiamo
poi andare a sostituire in razione
mediante concentrati proteici oggi
particolarmente costosi.
COME PROCEDERE
Le operazioni di pre-appassimento sono
elemento fondamentale per garantire la
qualità del fasciato. L’obiettivo è quello
di raggiungere un livello di sostanza
secca almeno pari al 50%. In queste
condizioni il processo fermentativo
porta ad una minor produzione di
azoto ammoniacale e di acido lattico ed
inoltre si risparmia ancora una quota di
zuccheri che potranno venire utilizzati
dai batteri ruminali. Per ottenere
questo risultato è sempre consigliabile
Ampiamente
diffuse in Italia
negli Anni Novanta,
le balle di fasciato
hanno avuto una
battuta d’arresto.
Ecco quali sono
i problemi
e la strada
per superarli,
perché la tecnica
rimane vantaggiosa
non lasciare il foraggio in andana ma
allargare le stesse in modo tale che la
perdita di umidità avvenga nel modo
più uniforme possibile su tutta la massa
del prodotto.
Le balle devono essere realizzate con la
maggiore densità possibile operazione
che attualmente non presenta più
nessun problema viste le caratteristiche
delle presse sia per balle rotonde
che per balle quadrate disponibili sul
mercato.
è consigliabile attivare i dispositivi di
taglio di cui molte presse dispongono
per migliorare la densità è la
compressione della balla.
Questa pratica non solo permette
di migliorare la conservazione ma
consente di ridurre il numero di balle
prodotte per ettaro e di conseguenza
limitare i costi di fasciatura.
Il dispositivo di taglio applicato alle
presse migliora inoltre il lavoro del carro
unifeed.
Una volta imballato il foraggio lo stesso
deve essere fasciato in tempi brevi.
In questo modo si determina una
rapida acidificazione del prodotto così
si inibisce in breve tempo lo sviluppo
di tutti quei microorganismi che nelle
prime fasi dell’insilamento consumando
zuccheri producendo sostanze dannose.
CONCLUSIONE
E’ parere comune, di tecnici e di
allevatori, che se nelle razioni per
vacche da latte si mantiene un buon
contenuto di fibre digeribili si riescono
a conciliare senza problemi produzione,
qualità del latte e salute degli animali.
Purtroppo però gli alimenti capaci
di apportare questi nutrienti sono
ogni volta più costosi, basti pensare
all’aumento del prezzo che le polpe di
barbabietola hanno subito nel corso
degli ultimi anni. Mediante la fasciatura
di foraggi in prefioritura si riesce in
buona misura a ricavare questi nutrienti
direttamente in cascina con un costo
decisamente inferiore.
Oltre ad essere molto costosi i
concentrati a matrice fibrosa sono in
taluni casi a rischio tossine come si sta
verificando quest’anno con il cotone.
Proprio il cotone può venir sostituito
con successo in razione con del buon
fasciato di medica e del grasso protetto.
Anche in questo caso si sfrutta una
materia prima aziendale e per di più
non si corre il rischio di contaminazione
del latte con l’aflatossina M1.
19
S eminativi
Gli antichi mais piemontesi
un patrimonio da conservare
Allarme dell’Associazione Antichi Mais Piemontesi per la
chiusura del Crab, il centro pubblico che si occupava della
riproduzione delle sette varietà antiche di mais: «Sono
stati licenziati gli unici tecnici che uscivano dal palazzo
per andare nei campi a fianco dei coltivatori – osserva il
presidente dell’associazione, Matteo Zappino -, mentre
i burocrati resistono. L’associazione si trova ora sola a
cercare di conservare queste varietà, grazie al volontariato
di alcuni coltivatori custodi. L’obbiettivo è di cercare
finanziamenti per riaprire questo centro, ma troviamo solo
porte chiuse».
DIECI ANNI DI STORIA
Era la primavera del 2003 quando Matteo Zappino riceveva
la chiamata di Claudio Baldi, un ricercatore con l’incarico
da parte della Provincia di Torino di scovare i produttori
superstiti di antiche varietà di mais.
Era la prima volta che qualcuno lo contattava per questo,
nonostante da anni si moltiplicassero guide gastronomiche,
esperti giornalisti agro culinari, presidi e riserve indiane per
ogni prodotto, nessuno aveva fatto una vera ricerca con
20
S eminativi
Chiude il Centro per la riproduzione
delle sette varietà storiche.
L’associazione dei produttori rimane sola
a difenderne la sopravvivenza
il lanternino girando le campagne e
chiedendo informazioni direttamente ai
coltivatori.
Nel 2004 un’appassionata e grintosa
dirigente dell’assessorato Agricoltura
della Provincia di Torino, Elena Di
Bella, riusciva a riunire in un’unica
sala, al Crab di Bibiana, gran parte del
mondo che girava attorno agli antichi
mais: coltivatori, mugnai, produttori
di paste di meliga tecnici agronomi,
appassionati.
UN PRODOTTO POVERO
In tutto una ventina di persone,
l’obbiettivo è subito chiaro, costituire
una associazione che si occupi di
valorizzare le antiche varietà di mais.
Ma la strada era in salita, se era stato
facile creare gruppi legati a produzioni
di valore come i vini o i formaggi, per
il mais, prodotto povero, non c’erano
risorse sufficienti per giustificare uno
sforzo da parte dei produttori, per lo
più piccolissimi coltivatori appassionati
dallo spirito libero e un po’ anarchico.
Si mettono nero su bianco lo statuto e
il regolamento che definiscono chi è il
socio quali sono le antiche varietà.
MILLE QUINTALI
L’associazione da subito si occupa
di valorizzare la produzione dei soci
attraverso la partecipazione a fiere e
momenti di degustazione.
In collaborazione con il Crab si svolgono
attività di riproduzione dei semi e di
controllo delle qualità.
Si concorda un prezzo omogeneo e si
comincia a monitorare le produzioni
disponibili. I primi anni si censiscono
una quindicina di ettari per una
produzione di 200 quintali. Nel 2007
l’associazione diventa regionale, oggi è
composta da una trentina di soci, e le
produzioni certificate superano i mille
quintali.
21
N otizie
dalle aziende
JCB Agri, scende in campo la gamma
più produttiva per il settore agricolo
Numero uno al mondo nel settore dei movimentatori telescopici.
In più, trattori agricoli Fastrac, pale gommate, pale compatte…
Il settore agricolo è da sempre uno
dei più importanti mercati di riferimento per JCB, e ha sviluppato una
linea completa di macchine agricole in grado di offrire prestazioni
di assoluta eccellenza e la massima
redditività.
Forte di una gamma di oltre 50 modelli al top per prestazioni e produttività, oggi JCB si colloca a buon diritto
fra i massimi specialisti del settore
della meccanizzazione in agricoltura.
A partire dalla produzione dei movimentatori telescopici: oggi JCB è
l’indiscusso numero uno al mondo
22
in questo segmento di macchine,
con una offerta che rappresenta il
parametro di riferimento per tutto
il mercato. Nessun altro costruttore,
del resto, offre una gamma così vasta
per numero di modelli e di possibili
allestimenti con i pacchetti Agri, Agri
Plus, Agri Super e Agri Extra.
L’ultima generazione di movimentatori telescopici per il mercato agricolo,
inoltre, può contare sui motori diesel
JCB Ecomax a coppia elevata e basse
emissioni, sviluppati per soddisfare
le prescrizioni delle normative antinquinamento Stage IIIB/Tier 4 Interim,
e dispone di una cabina al top per
abitabilità e comfort e una visibilità
eccezionale grazie al particolare posizionamento del braccio.
La linea JCB Agri offre eccellenza
costruttiva e prestazioni per il settore
agricolo anche con numerose altre
tipologie di macchine, come i trattori
agricoli Fastrac, le pale gommate, le
pale compatte e articolate, le minipale (con l’esclusivo design monobraccio), i carrelli telescopici Teletruk e gli
utility vehicle Workmax.
23
ARPROMA I nforma
Associazione Regionale Produttori Macchine Agricole
Alle fiere si vede di tutto,
ma la corretta informazione
deve essere un bene comune
C’è anche chi scrive che la targhetta CE
serve solo per chi vende all’estero!
I mesi di marzo ed aprile sono stati protagonisti di molteplici fiere agricole di rilievo, Carmagnola, Savigliano, Montichiari, Agriumbria
e molte altre.
A queste fiere, in special modo quelle di
grossa affluenza come ad esempio Agriumbria
(oltre 200.000 persone hanno visitato la fiera
in 3 giorni) si possono trovare piccoli costruttori che espongono le loro macchine agricole
e spesso destano molto interesse per forme
ed utilizzi “particolari”.
Sovente, a chi è a conoscenza delle norme a
cui un costruttore deve prestare molta attenzione ed attenersi prima di mettere in
commercio una macchina, capita di osservare
come altri produttori approcciano le varie normative in merito alla sicurezza.
A tal proposito si riscontra purtroppo che
alcuni costruttori si basano per “rifinire” le
macchine con adesivi vari su come altri produttori hanno fatto, quindi andando per
duplicazione spesso purtroppo ripetono errori
su errori.
Questi esempi sono stati visti per pittogrammi posti ove non servivano, oppure alcuni
fanno dei veri e propri “poster” adesivi con
su ogni sorta di avvertenza e modalità d’uso
che magari non c’entrano nulla con il tipo di
macchina.
Peggio ancora quando ti senti rispondere in
merito all’assenza della targhetta con la marcatura CE che non è obbligatoria ma facoltativa solo se si vende all’estero.
24
Purtroppo queste frasi o pittogrammi fantasiosi ad alcuni faranno sorridere ma in realtà
c’è molto da riflettere.
Come fa un produttore ad essere sicuro che
immette nel mercato una macchina sicura?
Associazioni come L’Arproma possono essere
di grande aiuto per poter far fronte alle sempre più complicate norme a cui un costruttore
deve attenersi.
La forza dell’unione e della condivisione di
informazioni corrette può essere di grande
utilità per molti produttori, che diversamente
per poter avere le corrette informazioni, devono investire ingenti risorse finanziarie.
N otizie
dalle aziende
Thor, il coraggio
di affrontare
il futuro
L’azienda THOR di esclusiva proprietà della famiglia Ricca
Andrea si trova a Busca nella zona industriale sud in una posizione di facile accesso con ampi servizi e strutture logistiche
funzionali abbinate. Questa società è operativa dal 1977 nel
settore metalmeccanico, con interesse prevalentemente rivolto alla meccanica agricola e forestale. La produzione è assicurata da un sufficiente numero di addetti opportunamente
selezionati nel corso degli anni e la trasformazione interna dei
materiali grezzi e dei semilavorati è assicurata da impianti e
attrezzature all’avanguardia con particolare cura e controllo
finale della qualità. Lo studio, la progettazione e lo sviluppo
di nuovi, e sempre più evoluti macchinari, avviene internamente ed è da sempre seguito con passione ed esperienza dal
titolare stesso con l’aiuto di fidati progettisti e collaboratori.
La commercializzazione dei propri prodotti distribuiti in tutta
Europa fin dagli anni ‘80 e ultimamente anche in paesi decisamente più lontani fino addirittura alla Nuova Zelanda, viene
curata e seguita in particolar modo dalla figlia Ricca Roberta
con il supporto di personale specializzato e di fidati collaboratori esterni. La specializzazione che ha contribuito a rendere
famoso il marchio THOR nel mondo deriva senz’altro (oltre
che dalla qualità dei macchinari) dai dispositivi di comando
brevettati e dalla maniacale ricerca dell’affidabilità e sicurezza dei propri macchinari prodotti esclusivamente in Italia.
Nel ciclo produttivo della THOR non esistono componenti o
semilavorati prodotti fuori dall’Europa a basso costo (aspetto
molto di moda adesso fra diversi concorrenti THOR!).
Questa serie di fattori e aspetti hanno assicurato e assegnato
all’azienda di Busca importantissimi riconoscimenti e premi
nazionali e internazionali. I riconoscimenti sono graditi e opportunamente considerati dai titolari della Società, ma come
avviene sempre da 35 anni nell’azienda THOR gli obiettivi e
le sfide sono quelle che si presentano davanti e nel futuro.
Sfide che THOR saprà affrontare con coraggio e umiltà come
ha sempre fatto in tutti questi anni senza abbandonare mai
il suo spirito innovativo. La THOR sarà presente nei prossimi
mesi sul mercato e sulle fiere più importanti in Italia e all’estero con rilevanti ed esclusive novità che porterà a conoscenza
del pubblico anche su questo giornale.
25
O rtofrutticoltura
Nuovo bando regionale
per le reti antigrandine
26
O rtofrutticoltura
Vengono utilizzate
le risorse accumulate dalle
economie sui finanziamenti
all’agricoltura nella fase
finale del Psr
La Giunta Regionale ha indetto il nuovo bando 2013
nell’ambito della Misura
121 “Ammodernamento
delle aziende agricole” del
Psr 2007-2013: sarà possibile presentare domande di
sostegno per “Installazione
reti antigrandine” e “Sistemi di irrigazione a basso
utilizzo di acqua in luogo
dell’irrigazione a scorrimento”.
Il bando fa riferimento alle
nuove sfide del Programma
di sviluppo rurale previste
dall’health check, nello
specifico quelle relative
all’“Adattamento ai cambiamenti climatici e mitigazione dei relativi effetti”
e “Gestione delle risorse
idriche”.
DUE MILIONI DI EURO
Tale bando prevede una
dotazione finanziaria pari a
2 milioni di euro implementabili con ulteriori economie
dei bandi precedenti, di cui
1 milione per “Installazione reti antigrandine” e il
restante milione per “Sistemi di irrigazione a basso
utilizzo di acqua”.
La dotazione di tale bando
non comporta ulteriori oneri a carico della Regione,
allo stanziamento previsto
si farà fronte con le risorse già assegnate ai bandi
2011 della Misura 121 e, in
parte, non utilizzate.
DOMANDE PER VIA
TELEMATICA
Le aziende agricole, per
richiedere il contributo,
dovranno presentare la
domanda per via telematica. Successivamente,
entro 7 giorni, il documento cartaceo dovrà essere
consegnato alla Provincia
competente.
«Vogliamo impegnare al
meglio i fondi a disposizione – osserva l’assessore
regionale all’Agricoltura,
Claudio Sacchetto -, assicurando il completo utilizzo
delle risorse pubbliche
destinate all’agricoltura,
evitando così di perdere
occasioni che per le aziende sul territorio possono
rivelarsi di grande aiuto.
In fase oramai finale del
Programma di Sviluppo Rurale abbiamo accumulato,
grazie ad alcune economie
del 2011, un insieme di risorse utile a riservare nuove
opportunità, nello specifico
l’installazione di reti antigrandine e sistemi di irrigazione efficienti. Da un lato
la possibilità di difendere
le colture da fenomeni atmosferici estremi che negli
ultimi anni hanno riguardato da vicino anche le nostre
zone, dall’altro la possibilità
di dotare le nostre aziende di impianti sempre più
moderni, dunque oggetto
di notevole risparmio».
27
A ttualità
Il lavoro occasionale
dei famigliari non
comporta obblighi
all’impresa
Le prestazioni devono essere svolte da
parenti e affini non oltre il quarto grado.
Ecco il “memorandum” delle condizioni
Il vicedirettore della Cia di Cuneo,
Silvio Chionetti, ha recentemente
diffuso una nota sulla disciplina
per l’aiuto occasionale prestato
dai parenti nell’impresa agricola
(articolo 74 del decreto legislativo
28
10/9/2003, n. 276), ricordando
come, a determinate condizioni,
le prestazioni in esame non comportino alcun obbligo da parte del
titolare dell’impresa.
Ecco, in sintesi, il “memorandum”
a servizio delle imprese.
1) Le prestazioni devono essere
svolte da parenti e affini non oltre
il quarto grado.
La parentela e l’affinità devono
essere riferiti esclusivamente al
A ttualità
eccezionale e straordinaria, anche
ripetutamente nel corso dell’anno,
ma sempre per brevi intervalli di
tempo.
3) Le prestazioni devono essere
svolte esclusivamente a titolo di
aiuto, mutuo aiuto, obbligazione
morale: qualora la prestazione sia
fornita in esecuzione di una obbligazione giuridica, non sussistono
gli estremi del lavoro occasionale.
4) Le prestazioni devono essere
gratuite, salvo le spese di mantenimento (ad es. vitto e alloggio) e di
esecuzione dei lavori (ad es. spese
per l’acquisto di mezzi).
titolare dell’impresa.
2) Le prestazioni devono essere
svolte in modo meramente occasionale o ricorrente di breve periodo: la prestazione deve essere resa
senza carattere di abitualità, in via
PARENTI E AFFINI
Per qualsivoglia persona sono
parenti:
- di 1° grado, i genitori e i figli;
- di 2° grado, i nonni, i fratelli e
sorelle, i nipoti intesi come figli dei
figli;
- di 3° grado, i bisnonni, gli zii
(fratelli e sorelle dei genitori), i
nipoti intesi come figli di fratelli e
sorelle, i pronipoti intesi come figli
dei nipoti di 2° grado;
- di 4° grado, i prozii (fratelli e
sorelle dei nonni), i cugini (i figli
degli zii) e i pronipoti (figli dei figli
di fratelli e sorelle).
Quanto agli affini, questi sono i
parenti del coniuge, ed il grado di
affinità è lo stesso con cui questi
soggetti sono parenti del coniuge. Per qualsivoglia persona sono
dunque affini:
- di 1° grado, i suoceri (genitori del
coniuge);
- di 2° grado, i nonni del coniuge, i cognati (fratelli e sorelle del
coniuge);
- di 3° grado, i bisnonni del coniuge, gli zii del coniuge (fratelli e
sorelle dei suoceri), i nipoti intesi
come figli dei cognati;
- di 4° grado, i prozii dei coniuge, i
cugini del coniuge, i pronipoti (figli
dei figli dei cognati.
29
A ttualità
Il “similGrana”
danneggia
gli allevatori
piemontesi
Coldiretti Piemonte ha
denunciato un nuovo
inganno perpetrato a
danno dei consumatori
italiani e piemontesi: il
“similgrana”, che mette a
rischio il lavoro di migliaia di allevatori anche
piemontesi, impegnati in
una produzione unica,
immagine del Made in
Italy nel mondo.
In Piemonte, di formaggio Grana Dop se ne sono
prodotte nel 2012, 1.350
tonnellate, mentre nel
2011, 1.912 tonnellate,
con un calo di circa il
20%.
«Purtroppo – rilevano Roberto Moncalvo e Bruno
Rivarossa, presidente e
direttore di Coldiretti Piemonte -, il vero formaggio Grana è offuscato dal
similgrana.
Negli ultimi dieci anni
30
sono raddoppiate le
importazioni in Italia, generando una concorrenza
alla produzione nazionale
di Parmigiano Reggiano
e Grana Padano a denominazione di Origine
Protetta (Dop) tanto che
la produzione piemontese
è in ribasso».
IMPORTAZIONI
IN AUMENTO
E’ quanto emerge da una
analisi della Coldiretti
da cui si evidenzia che
le importazioni italiane
di formaggi duri di latte
bovino non DOP hanno
raggiunto i 27,3 milioni
di chili nel 2012, con un
aumento dell’88 per cento in dieci anni.
Nella realizzazione di
questi prodotti di imitazione, secondo Coldiretti,
sono implicate spesso
A ttualità
In dieci anni le importazioni
sono aumentate dell’88
per cento.
Coldiretti denuncia
la responsabilità di aziende
italiane e di chi dovrebbe
tutelare le denominazioni
originali
imprese italiane ed anche
chi per ruolo avrebbe il
compito di tutelare le denominazioni originali, dal
quale dipende il futuro di
interi territori e migliaia di
allevamenti e caseifici.
DA DOVE ARRIVA
I similgrana sono arrivati in Italia soprattutto
dall’Europa, a partire dalla
Germania (8,3 milioni di
chili) e dalla Repubblica
Ceca (8,1 milioni di chili)
anche se in forte crescita
risulta essere l’Ungheria
dalla quale sono giunti
ben 2,7 milioni di chili
pari al 10 per cento del
totale delle importazioni.
Volumi addirittura supe-
riori di questi formaggi
che spesso hanno anche
una assonanza fonetica
con quelli nazionali.
DATI NEGATI
«Il rischio è che - concludono Moncalvo e Rivarossa - i similgrana siano
scambiati dai consumatori
come prodotti Made in
Italy perché sono spesso
utilizzati nomi, immagini
e forme che richiamano
all’italianità, ma anche
perché appare il bollo Ce
con la “I” di Italia se il
formaggio viene semplicemente confezionato nel
nostro Paese. Di qui, le
nostre richieste: intensificare i controlli anche negli
stabilimenti di trasformazione del latte in Italia e
all’Unione Europea di accelerare le normative per
un’etichettatura completa
e trasparente dei prodotti
alimentari. Nel frattempo
la Regione e gli Enti preposti continuano a non
fornire e rendere pubblici
i dati delle importazioni
con un atteggiamento
inconcepibile».
31
2013
L’agricoltura fa quadrato
Una ventina le aziende
piemontesi partecipanti
alla tradizionale rassegna
di Bastia Umbra
Sono state una ventina le
aziende piemontesi che
hanno partecipato alla
quarantacinquesima edizione di Agriumbria, dal
5 al 7 aprile, nel Quartiere fieristico di Bastia
Umbra (Pg).
All’insegna del motto
“L’Agricoltura fa quadrato”, l’appuntamento
mercantile dei mezzi
32
tecnici per l’agroalimentare e per la zootecnia
ha presentato un quadro
generale fieristico articolato in saloni specializzati, in mostre e
rassegne zootecniche che
rappresentano l’essenza
dell’agricoltura multifunzionale e dell’impiantistica industriale e artigianale utilizzata nei processi
di filiera.
Ampio spazio è stato riservato alla zootecnia che
con le mostre nazionali e
interregionali divenute un
punto di riferimento per
valutare l’elevato livello
genealogico raggiunto
dalle diverse specie e
razze (bovini, ovicaprini,
equini e avicunicoli)
rimane il settore nei
confronti del quale
viene posta particolare
attenzione per verificare quale prospettive si
vanno delineando per
gli allevamenti.
TRADIZIONE
E INNOVAZIONE
La partecipazione di
soggetti selezionati
di bovini delle diverse
razze (Chianina, Marchigiana, Romagnola,
Maremmana, Pezzata
Rossa, Frisona, Grigio
Alpina e altre) ha rappresentato l’opportu-
nità per gli allevatori e
per i tecnici provenienti dalle varie regioni, di
porre in discussione
i punti critici che le
aziende zootecniche
devono affrontare e le
misure da adottare per
superarli.
L’innovazione tecnologica dei diversi settori merceologici, gli
incontri fra istituzioni
e operatori hanno
focalizzato le problematiche tecnico – gestionali delle imprese
agroalimentari, tenuto
conto dell’attuale
congiuntura economi-
ca che condiziona gli
investimenti anche a
causa delle difficoltà
che gli imprenditori incontrano nell’accedere
al credito.
Nel settore della meccanizzazione agricola
si è svolto il “Concorso
Nazionale per l’innovazione tecnologica delle
macchine agricole per
il miglioramento della
sicurezza” organizzato da Umbriafiere e
Enama, riservato alle
industrie, alle aziende
e alle loro rappresentanze territoriali.
33
N otizie
dalle aziende
Arriva la rotopressa Master
Novità targata Supertino
Ideale per la pressatura di stocchi di mais
di grandi e medie aziende e contoterzisti
L’azienda che da oltre 50 anni
opera nel settore della produzione di macchine agricole propone
un’ampia gamma di macchine
per la raccolta e la zootecnia.
Carri Trincia Miscelatori orizzontali e verticali con coclee convergenti, Impagliatrici Distributrici,
Falcia Autocaricanti, Carri Spandiletame, Avvolgitori Balle, Presse
Big Baler e Rotopresse fanno sì
che la Supertino possa rispondere alle richieste della clientela in
modo sempre più ampio.
Nell’anno 2000 è stato prodotto,
intenzionalmente, un modello di
rotopressa ideale per la pressatura di stocchi di mais. Questo
prototipo è stato sviluppato per
la necessità delle grandi o medie
aziende agricole e conto terzisti
34
con questi problemi di
raccolta.
La particolarità di
questa macchina
consiste nel suo
indispensabile
alimentatore rotativo a pettine,
posto sopra il
pick-up che
favorisce
l’entrata di
qualsiasi
tipo di
prodotto
ed evita tutti i
problemi di
ingolfamenti
dovuti ad andane
irregolari. Il sistema di pressatura rulli più catene, già adottato
sui modelli di rotopressa tradizionale, permette di effettuare
l’apertura del portellone senza
il disinserimento della presa di
forza dalla trattrice, questo ne
facilita il sistema di lagatura ad
introduzione forzata in camera, ottenendo così una perfetta
distribuzione della rete sia in
terreni con pendenza che in condizioni di vento, garantendo una
tensione e una qualità di legatura ai bordi balla.
Questo modello di legatore permette di poter introdurre la rete
in camera senza dover procedere
all’introduzione del prodotto.
L’introduzione del prodotto in
camera viene completato dall’in-
faldatore alternativo che garantisce l’alimentazione costante, per
ottenere una migliore formazione
della balla.
Il raccoglitore a sollevamento
idraulico di 2,2 mt di larghezza
è equipaggiato di due ruote in
gomma e di due coclee sui lati
che confluiscono il prodotto raccolto verso il centro.
Due, fino ad ora, le versioni
disponibili di questo modello:
SP 1200 Master Plus e SP 1500
Master Plus, che differiscono
solamente per il diametro della
camera di pressatura, che è di
120 cm per la prima e di 150
per la seconda. Da oggi la nuova
versione SP 1650 Tronic.
Questo modello ha le stesse caratteristiche della Master tradizionale ma è stato prodotto per
maggiorare il volume della camera di pressatura consentendo
alle aziende di ridurre i tempi di
raccolta dal campo.
La particolarità del modello
Tronic consiste nella gestione
tramite la centralina di bordo,
del rilevamento fine balla con
avvisatore acustico, dell’avvio automatico e manuale legatura, del
rilevamento chiusura portellone
e del conteggio totale e parziale
delle balle.
Il tutto viene semplicemente e facilmente manovrabile dall’operatore direttamente dalla trattrice,
rimanendo in pieno comfort.
A ttualità
Nuovo bando del “piano verde”
regionale sugli interessi
per i prestiti aziendali
Uniformato il tasso fisso di intervento, sia per le cooperative
che per i singoli imprenditori agricoli. Scadenza a fine maggio
Continua il percorso del “Piano
Verde” avviato dall’Assessorato regionale all’agricoltura nel 2011: le
nuove disposizioni generali per la
concessione di contributi negli interessi su prestiti per la conduzione
aziendale prevedono di uniformare il sistema di calcolo, rendendo
fisso il tasso di intervento sia per
quanto concerne le cooperative
agricole, sia per gli imprenditori
agricoli singoli.
Il contributo regionale negli interessi sui prestiti per la conduzione
aziendale è stato stabilito nell’1%
per le imprese ubicate in zona di
pianura o di collina e nell’1,5%
per quelle ubicate in zone di
montagna. Il contributo è determinato nella misura del 3% per gli
imprenditori agricoli singoli e per
le altre forme associate composte
da meno di cinque imprenditori
agricoli che, nel corso della campagna agraria in atto al momento
dell’emanazione del bando, hanno
subito danni da calamità naturali
rientranti nelle zone e con le tipologie di danno individuate dalla
Giunta regionale. I bandi resteranno aperti fino alla fine di maggio.
35
E nologia
Domenico Clerico
di Monforte d’Alba
benemerito della vitivinicoltura
Premiato con la medaglia Cangrande a Vinitaly 2013
Rappresenta la sintesi della “piemontesità” enologica
La medaglia Cangrande, attribuita ogni
anno ai benemeriti della vitivinicoltura, è
stata conferita nel corso di Vinitaly 2013
a Domenico Clerico, vitivinicoltore di
Monforte d’Alba, produttore di grandi cru di Barolo, espressione di quella
“meglio gioventù” che negli anni ’70
del secolo scorso fece la scelta di vita del
lavoro in agricoltura.
RABBIA E BUONA VOLONTA’ Clerico
rappresenta la sintesi della piemontesità
enologica. Contadino e figlio di contadini, ha prodotto, lavorando con grande
caparbietà e intelligenza, grandi vini e li
36
ha promossi nel mondo, contribuendo
al rinascimento del vino piemontese e
italiano. Con molta fatica e, come dice
lui stesso “con buona volontà e rabbia”
è riuscito a costruire un’azienda che oggi
è composta da circa 21 ettari di vigna
per un totale di circa 110.000 bottiglie
annue.
LA SFIDA VINCENTE
Nel periodo tra il 2005 ed il 2006 ha
fortemente cercato un nuovo obiettivo
che gli desse lo stimolo giusto e lo ha
trovato in un altro Comune del Barolo
importante e, per certe caratteristiche
simile a Monforte, Serralunga, che gli
ha consentito di realizzare un barolo dal
nome curioso: Aeroplanservaj, il soprannome con cui il padre di Clerico chiamava Domenico, ovvero “un fanciullo, un
ragazzo ed infine un uomo che vola con
la fantasia sulle colline che lo circondano
ed atterra, talvolta, per qualche secondo
per far parte del mondo reale”.
Quando il destino gli ha strappato la
figlia, le ha dedicato il suo più straordinario barolo, il “Per Cristina”.
A Domenico Clerico sono giunte per
prime le felicitazioni del presidente della
Cia Piemonte, Roberto Ercole.
O rtofrutticoltura
Nocciole, si risveglia
la Turchia, ma il mercato
italiano non dorme
Segnali positivi dagli operatori del
settore corilicolo piemontese sul primo
bilancio della campagna 2012/2013.
I quantitativi della produzione vengono
ritenuti soddisfacenti, seppure lontani
dai record produttivi delle annate 2007
e 2008, e inferiori di un buon 1520% rispetto alla precedente annata
2011/2012, complice soprattutto il
freddo dello scorso inverno che ha
colpito soprattutto le aree di pianura
e quelle collinari più elevate. A livello
piemontese la produzione piemontese,
concentrata nelle province di Asti,
Alessandria e Cuneo, arriva alle 14.000
tonnellate (lo scorso anno era stato di
circa 17.000 tonnellate).
A livello nazionale, dopo le 128.000
tonnellate del 2011, il calo produttivo
è stato ancora più drastico, addirittura
del 25-30% in meno rispetto allo scorso
anno.
BUONA QUALITà
Anche in questa annata la qualità delle
nocciole è stata buona, in linea con
le media storica delle precedenti
annate, pur non raggiungendo gli
ottimi risultati dello scorso anno,
dove le rese alla sgusciatura
avevano sfiorato il 50%.
Sotto il profilo sanitario le
elevate temperature che
hanno caratterizzato
37
il periodo estivo hanno consentito la
raccolta in condizioni di asciutto, con
percentuali di umidità molto basse ed
evitando il verificarsi di problematiche
quali marciumi o presenza di muffe.
Discorso diverso invece per quanto
riguarda il mercato, dove non si sono
replicate le ottime performance positive
dello scorso anno.
Nonostante in molte aree produttive,
in particolare Centro e Sud Italia si
sia verificato un calo notevole dei
quantitativi, la ripresa della produzione
globale, per effetto soprattutto della
Turchia, primo produttore mondiale
(70% della produzione), il cui raccolto
dovrebbe attestarsi tra le 750.000 e le
800.000 tonnellate, ha condizionato
inevitabilmente le quotazioni di
mercato.
IL RITORNO DELLA TURCHIA
Il surplus di offerta, nonostante la
riduzione dei volumi da parte dell’Italia,
secondo produttore corilicolo mondiale,
ma anche di Spagna e di USA, ha
38
Quantitativi
soddisfacenti,
seppure
lontani dai record
produttivi.
Buona qualità,
prezzi stabili
fatto si che la Turchia, tornata alla
piena produzione, abbia raggiunto
quest’anno livelli record di esportazioni,
favoriti altresì dalla crescita generale dei
consumi di nocciole.
Secondo alcune stime l’export turco
dovrebbe attestarsi intorno alle 189.000
tonnellate, quantità abbondantemente
superiore rispetto allo scorso anno.
QUOTAZIONI
A livello locale le quotazioni sono
state nel complesso stabili per tutta
la campagna di commercializzazione,
attestandosi mediamente sui 5 €/punto
resa, pari a 2,20 – 2,35 €/kg, con prezzi
leggermente superiori per il prodotto
marchiato. Nonostante i prezzi di
mercato non siano stati particolarmente
soddisfacenti, si sono invece avuti
ottimi risultati per quanto riguarda la
commercializzazione della Nocciola
Piemonte Igp. Anche per questa
campagna, si prevede di incrementare
i quantitativi di prodotto marchiato
Igp, superando abbondantemente le
4.100 tonnellate. Un traguardo che
testimonia il crescente interesse da
parte del mercato e un numero sempre
più ampio di produttori che aderiscono
al sistema di certificazione Nocciola
Piemonte Igp. Confermati nel 2012 i
due contratti di filiera per la fornitura
di Nocciola Piemonte Igp all’azienda
Sebaste di Gallo d’Alba e alla Pernigotti
di Novi Ligure.
39
A ttualità
Falso bio, sequestrati mais
e soia importati, ma il danno
lo pagano le aziende italiane
Le più gravi frodi degli ultimi
anni riguardano prodotti
d’importazione, l’Europa
dovrebbe controllare meglio
Confagricoltura plaude
all’operazione della
Guardia di Finanza che ha
sequestrato, in varie regioni
italiane, 1.500 tonnellate di
mais ucraino e 30 tonnellate
di soia indiana lavorata,
contenente in parte pesticidi,
falsamente certificate come
provenienti da agricoltura
biologica. Confagricoltura è
dell’avviso che episodi come
questo devono spingere
la Commissione Ue a
impegnarsi maggiormente
nelle verifiche sui sistemi di
controllo degli Stati membri.
Proprio lo scarso controllo
della Ue è, infatti, la causa
principale della frode a cui
si assiste oggi, in quanto il
prodotto veniva sdoganato
a Malta per poi arrivare nel
nostro Paese.
40
ITALIA VIRTUOSA
Il sistema italiano è molto
più rigido e proprio
recentemente l’ente
di accreditamento ha
sospeso un importante
ente di certificazione del
biologico per alcune gravi
mancanze, proprio nel
settore dell’importazione di
mangimi bio. Tutte le più
gravi frodi alimentari degli
ultimi due anni, osserva
Confagricoltura, hanno
riguardato prodotti di
importazione (gli importatori
esclusivi del biologico
sono solo 63), ma stanno
mettendo in seria difficoltà
le oltre 46 mila aziende
biologiche che vedono la
propria attività screditata di
riflesso.
41
E nologia
Occhio alla
trattativa
sugli impianti
vitivinicoli
Il futuro dei diritti di impianto vitivinicoli costituisce una
questione strategica che
riguarda uno dei comparti
chiave della nostra agricoltura.
Lo ha ribadito Confagricoltura a Vinitaly 2013, dove l’argomento é stato affrontato
nell’ambito della Federazione
vitivinicola e del seminario
organizzato dal ministero
delle Politiche agricole dove
42
Confagricoltura é intervenuta.
STATUS QUO
«Non sono concesse disattenzioni per uno strumento
di politica di settore essenziale per un comparto che
garantisce ricchezza ed
occupazione al Paese e che
non possiamo mettere a
repentaglio - afferma Confagricoltura -. Siamo sempre
E nologia
più convinti che l’attuale
sistema dei diritti di impianto
sia quello che consente di
gestire al meglio il potenziale vitivinicolo, come ritiene
anche il Parlamento europeo,
e che ogni cambiamento
deve essere attentamente
valutato in quanto a possibili
conseguenze sulle capacità
produttive del settore e sul
reddito dei vitivinicoltori».
DUE IPOTESI
Lo scenario negoziale vede
da un lato l’ipotesi del
degli investimenti a partire
dal 2024. «Non possiamo
cedere alla liberalizzazione
delle produzioni perché
abbiamo assolutamente
bisogno di una regolamentazione del potenziale rispetto
al mercato - ha stigmatizzato
Confagricoltura - e dobbiamo valutare con ogni cautela
tutte le possibili ripercussioni
derivanti da un eventuale
superamento dell’attuale
regime. Occorre poi porre la
massima attenzione all’aumento degli investimenti
La trattativa sui diritti
nell’ambito della
discussione per la Pac
non consente distrazioni,
è in gioco il futuro
del comparto
Parlamento europeo di una
proroga dell’attuale sistema
sino al 2030 e, dall’altro, la
posizione di compromesso
del Consiglio UE che già
prefigura un sistema di
“autorizzazioni” a termine
che sostituirebbe dal 2019
l’attuale regime basato sui
diritti prevedendo un possibile aumento dei nuovi vigneti
sino all’uno per cento l’anno
e con una liberalizzazione
consentiti e alla gestione
regionale delle autorizzazioni. Altrettanta attenzione va
poi posta ai meccanismi di
accesso che devono garantire un’equilibrata gestione
dell’offerta e l’espansione
delle produzioni per le imprese che vogliono crescere
ed investire in nuovi impianti
vitati».
43
A ttualità
di
Floriano Luciano
Dal rapporto sull’acqua
il riconoscimento al merito
del Piemonte agricolo
Pubblicata l’edizione 2013 delle analisi sui residui dei principi
attivi. La nostra regione è la più virtuosa, ma l’attenzione
all’ambiente costa e pesa sui bilanci aziendali
Pubblicato da pochi giorni, è consultabile gratuitamente sul sito
dell’ISPRA – Istituto Superiore per la
Protezione e la Ricerca Ambientale –
l’edizione 2013 del Rapporto nazionale pesticidi nelle acque
(www.isprambiente.gov.it).
TRE ASPETTI
A parte il titolo vetero-ambientalista,
scorrendo le oltre 80 pagine del
rapporto balzano agli occhi molti
dati interessanti e subito tre elementi principali, il primo è che i dati si
riferiscono al biennio 2009/2010 (cioè
– almeno per le imprese - quasi un’era
geologica fa, ma per la “scienza” è
normale metterci 2 anni ad elaborare
e pubblicare i dati).
Secondo aspetto: un po’ troppe regioni (in particolare al Sud) non hanno
fornito il monitoraggio, per cui alcune
conclusioni del rapporto sulle negatività del nord rispetto al sud sarebbero
forse da riconsiderare.
44
Terzo aspetto: il Piemonte si dimostra
una regione virtuosa nell’attenzione
del comparto agricolo all’ambiente.
Dal Rapporto ISPRA per le analisi delle
acque superficiali mancano i dati di Liguria e Calabria; per quanto riguarda
le acque sotterranee mancano i dati
di Liguria, Sardegna, Calabria, Molise
e Basilicata.
I valori espressi sono comunque parecchi: nel biennio in questione sono
stati infatti analizzati 21.576 campioni
per un totale di 932.292 determinazioni analitiche, andando ad implementare una serie storica che risalendo al 2001 permette agevolmente
di fare delle valutazioni sul livello di
utilizzo nel tempo degli agrofarmaci
e delle sostanze per il contenimento
delle infestanti in agricoltura.
PIEMONTE VIRTUOSO
Per quanto riguarda il Piemonte,
dall’andamento della serie storica
2001-2011 emerge che l’impiego
di sostanze attive distribuite per
uso agricolo per ettaro di superficie
agricola è andato progressivamente
diminuendo, passando dai 8,9 kg/Ha
del 2001 ai 6 kg/Ha del 2011.
Un dato, quest’ultimo, che corrisponde a circa la metà dei kg di principi
attivi distribuiti in Veneto, la regione
che con i suoi oltre 11 kg/Ha detiene
il primato nel 2011, e di fatto in tutto
l’arco temporale considerato.
Dall’analisi dei dati emerge che il Piemonte è fra le poche regioni agricole
che ha fortemente contratto l’uso di
principi attivi nel periodo considerato,
passando appunto da 8,9 a 6 kg/Ha,
mentre altre regioni – come Veneto
e Lombardia - hanno mantenuto di
fatto lo stesso livello precedente, ed
alcune – Campania e Sicilia – hanno
addirittura peggiorato.
CAMPANIA MAGLIA NERA
Il dato delle regioni “maglia nera” ci
dice che la Campania in dieci anni è
passata da 8,7 a 9,1kg/Ha, ma il caso
più eclatante è quello dell’assolata
Sicilia in cui si è passati dai 4,8 kg/Ha
del 2001 ai 9,7 kg/Ha di principi attivi
nel 2011, con punte di 13,3 kg/Ha nel
2002 e 12,6 kg/Ha nel 2008.
Fra le regioni che han fornito tutti
i dati nessuna ha fatto meglio del
Piemonte e solo l’Emilia Romagna si
avvicina ai risultati piemontesi, passando dai 9,7 kg/Ha del 2001 ai 7,9
kg/Ha del 2011.
Alla base di queste variazioni di sicuro
i diversi andamenti climatici, l’aumen-
to dei prezzi dei prodotti, ma anche
politiche di maggiore sensibilità ambientale (es. la ex 2078 - ora misura
214) che se adeguatamente applicate
nel tempo producono risultati concreti.
SIAMO BRAVI PERCHE’…
Analisi confermata da Giampiero
Sabena, “tecnico di campagna”
dell’Agenzia 4A, realtà specializzata
nell’assistenza in campo alle imprese
agricole cuneesi: «Si è passati negli
anni da trattamenti a calendario ad
una difesa dalle avversità più mirata e
specifica, diminuendo e diversificando
l’uso dei principi attivi utilizzati.
Si è realizzato molto impegno da parte dell’agricoltura professionale verso
l’ambiente, anche con l’uso di tecniche innovative come la confusione
sessuale e l’immissione di insetti utili.
In ogni caso bisogna sempre tenere in
conto le necessità di una produzione
che compete su un mercato mondiale
in cui in molti casi contano solo i costi
di produzione, ed in certe aree del
pianeta l’attenzione verso l’ambiente
non è certo al pari della nostra!».
45
A ttualità
CONCORRENZA SLEALE
Ma se a livello planetario il grado di attenzione verso
l’ambiente è in molti casi pari a zero, anche in altre
regioni italiane del nord è comunque ancora consentito
dai disciplinari di produzione l’uso di prodotti ormai superati e non più ammessi in Piemonte, ma che costano
decisamente meno di quelli di nuova formulazione.
Considerando che i prodotti agricoli vengono poi pagati
più o meno allo stesso prezzo, la concorrenza diventa in
tal caso scorretta non solo da un punto di vista ambientale ma anche economico.
8000 tonnellate in meno all’anno di fungicidi e 7000
tonnellate in meno all’anno di insetticidi: questi i dati
concreti di una azione di attenzione ambientale (a costi
maggiori per le imprese, ndr) realizzata dal 2001 al
2011. Ed infatti non sono i prodotti fitosanitari distribuiti
su frutteti, vigne o cereali a superare i livelli di contaminazione, quanto piuttosto alcune sostanze alla base di
diserbanti.
Scorrendo la lista, si rileva che molti non risultano utilizzati nelle nostre aree, anche perché trattasi di prodotti
specifici per colture non diffuse localmente.
Floriano Luciano
I sette contaminanti più presenti nell’acqua
A livello italiano sono sette le sostanze più frequentemente rilevate nelle acque per le quali è stato
riscontrato un maggior numero di superamenti dei livelli di contaminazione
le triazine
metolaclor
Diserbante selettivo per mais, soia, barbabietola, girasole e tabacco, la cui presenza
è largamente riscontrata in tutta l’area padana, ma anche in regioni del centro-sud
bentazone
Erbicida in post-emergenza per riso, frumento e mais, la cui concentrazione è riscontrata
nelle aree risicole del Piemonte e della Lombardia
oxadiazon
Erbicida ad ampio spettro d’azione che trova impiego nel diserbo del riso
glifosate
Erbicida non selettivo impiegato sia su colture arboree che erbacee, ma soprattutto il più
impiegato in aree non destinate a colture agrarie come le zone industriali, civili, gli argini
e le scoline, le massicciate e i bordi stradali;
cloridazon
Erbicida largamente riscontrato ma utilizzato soprattutto per la cipolla e le barbabietole
2,6 – diclorobenzammide
46
Erbicidi la cui concentrazione è particolarmente rilevante nell’area padano-veneta
dove praticata nella coltura del mais
Erbicida impiegato per il diserbo selettivo di vite, olivo, melo, pero e per il diserbo
dei canali, ma non in uso sul nostro territorio
47
E nologia
La Regione
Piemonte dice
“no” al decreto
sul trasporto del
vino in bottiglia
Il provvedimento del Ministero
dell’agricoltura dovrebbe
entrare in vigore ad agosto.
Protesta dell’assessore
regionale Sacchetto
48
E nologia
Il Ministero dell’agricoltura ha
convocato recentemente a Roma
le Regioni e i rappresentanti della
filiera vitivinicola per un confronto
sulla bozza del nuovo decreto
che prevede modifiche normative
in merito al trasporto di prodotti
vitivinicoli.
Se allo stato attuale solo il
prodotto sfuso necessita di
documentazione vidimata
precedentemente dal Comune
(mentre il prodotto imbottigliato
non richiede vidimazione della
documentazione), il nuovo
decreto prevede consistenti
modifiche a partire dal mese di
agosto 2013: anche per quanto
concerne la movimentazione di
prodotti vitivinicoli imbottigliati
sarà obbligatoria la vidimazione
delle carte di trasporto, presso
gli uffici comunali, raggiungendo
in alternativa il personale della
repressione frodi oppure, sempre
rivolgendosi alla repressione frodi,
ma mediante PEC.
IL SISTEMA SI INCHIODA
«Questo improvviso cambiamento
di normativa è l’ennesima
trovata burocratica che rischia di
inchiodare l’intero sistema vino commenta l’assessore regionale
all’Agricoltura Claudio Sacchetto
-, il disagio che si viene a creare
è enorme se si pensa che allo
stato attuale i prodotti vitivinicoli
in movimento imbottigliati
corrispondono ad una quantità
pari al 95%, mentre quelli sfusi il
restante 5%.
Saranno soggette a questi vincoli
tutte le aziende che destinano alla
vendita un quantitativo superiore
ai 100 litri di vino, dunque la
totalità delle imprese vitivinicole
piemontesi sono coinvolte.
Il Piemonte ha già avviato l’iter
per dimostrare tutta la propria
contrarietà, e si impegnerà in ogni
sede per evitare questo inutile
incremento di vincoli».
NESSUN VANTAGGIO
Si è riunito a Torino il tavolo
vitivinicolo regionale, delineando
in modo netto la posizione
del Piemonte: il decreto, in
caso di attuazione, non solo
rappresenterebbe un grave
impedimento alla circolazione dei
prodotti vitivinicoli, ma non si
tradurrebbe in alcun vantaggio dal
punto di vista dei controlli.
Oltre al fatto tangibile che si tratta
di un ulteriore gravoso ostacolo in
un periodo di grave contrazione
economica del comparto e
dell’economia in generale, si teme
per le prospettate fasi transitorie in
attesa dell’eventuale approvazione
delle direttive definitive: tale
pericolo è da scongiurare, evitando
in questo modo inutili spese di
adeguamento (poi potenzialmente
oggetto di ulteriori modifiche) a
carico delle aziende.
La Regione Piemonte ha già inviato
comunicazione mediante lettera
al Ministero manifestando la più
ferma contrarietà a questo tipo di
misure, e si impegnerà nelle sedi
opportune per evitare che una
nuova zavorra colpisca il comparto
vitivinicolo.
49
Z ootecnia
Inalpi-Ferrero
premiano
il latte
che garantisce
la qualità
Arriva il “Welcome
premium”, il premio
di benvenuto nella
filiera Inalpi-Ferrero,
partita due anni fa con
la sprayatura del latte
nelle torri di Moretta e
l’utilizzo della polvere
di latte nel colosso
dolciario di Alba.
50
Si tratta di un iniziale
centesimo di euro al litro
che viene riconosciuto
al produttore che si
impegna a seguire un
preciso protocollo. Tre i
passaggi fondamentali
per l’accesso.
Primo, l’adesione
all’Associazione
Z ootecnia
provinciale allevatori
con l’assolvimento dei
conseguenti controlli
funzionali in stalla.
Secondo, l’adempimento
a tutte le prescrizioni, in
parte già previste, sotto
il profilo amministrativo
e igienico-sanitario.
Terzo, l’utilizzo
esclusivo nell’azienda
di alimenti no-Ogm.
Quando l’allevatore
avrà pienamente
centrato questi primi
obiettivi, potrà godere di
un’ulteriore premialità di
0,6 centesimi al litro.
FILIERA PIEMONTESE
Il presidente Apa e
Compral latte, Roberto
Chialva, sottolinea il
valore dell’iniziativa:
«Con l’operazione del
premio di benvenuto
Un centesimo in più al litro
di “benvenuto” ai produttori
che si impegnano a seguire
il protocollo della filiera
prende corpo e
sostanza la filiera del
latte piemontese che
garantisce la totale
tracciabilità e la
provenienza certa del
prodotto. Un discorso –
aggiunge Chialva - che va
a tutela delle produzioni
e pone l’imprenditore
agricolo quale primo
paladino della sicurezza
alimentare agli occhi del
consumatore».
laboratori di analisi e
i tecnici della qualità,
siamo in grado di
assumere la corretta
gestione di tutta la
filiera, oltretutto senza
creare appesantimenti
burocratici e
amministrativi per
l’allevatore».
Il progetto Welcome
nasce da un lavoro molto
impegnativo che ha visto
schierati gli uffici qualità
di Apa, Inalpi e Ferrero
con i migliori specialisti.
«In questo contesto
– spiega Bartolomeo
Bovetti, direttore
dell’associazione
allevatori – risulta
fondamentale il ruolo
dell’Apa. Con le nostre
strutture, i nostri
51
Z ootecnia
L’Apa di Cuneo volta pagina
L’associazione diventa regionale
Eletti i 21 delegati che a fine maggio parteciperanno
all’assemblea costituente del nuovo organismo degli
allevatori del Piemonte. Il bilancio della sezione cuneese
supera gli otto milioni di euro, con un centinaio di addetti
tra dipendenti e collaboratori
In prima fila anche il presidente
Coldiretti, Marcello Gatto.
Passaggio storico per gli allevatori
che lunedì 8 aprile hanno tenuto a
battesimo il nuovo corso organizzato
su base regionale. L’Associazione
provinciale di Cuneo, che diventa
Sezione provinciale, mentre riconferma
per acclamazione il presidente Roberto
Chialva, vota la lista dei 21 delegati
che parteciperanno a fine maggio
all’assemblea per eleggere il nuovo
vertice piemontese. Gli stati generali
52
si sono svolti al Giardino dei Tigli di
Cussanio (Fossano). Presenti Chialva
(che ha trasmesso il messaggio augurale
dell’assessore regionale all’agricoltura
Claudio Sacchetto), il direttore regionale
Tiziano Valperga, il presidente emerito
Guido Brondelli di Brondello, Albino
Pistone presidente dell’Anaborapi,
i presidenti delle sezioni Piemontesi
Renato Giordano e Frisona Livio Diale,
il leader del Coalvi Carlo Gabetti.
EFFICIENZA E CONTINUITà
«Con questo ridisegno
dell’organizzazione – ha sottolineato
Roberto Chialva – facciamo quello che
ci è stato chiesto dall’Aia, l’associazione
nazionale allevatori, che ha recepito
le indicazioni in materia di spending
review del ministero dell’Agricoltura.
Ancora una volta dimostriamo di
saperci muovere in anticipo. Daremo
più efficienza al sistema con il
miglioramento dei servizi, assicurando
la continuità dei controlli con una
riduzione dei costi». Prima di passare
alla votazione dei delegati, è stato
approvato il bilancio 2012 dell’Apa
cuneese, che supera gli 8 milioni di
euro tra attività istituzionali e speciali,
svolte da un centinaio di addetti fra
dipendenti e collaboratori guidati dal
direttore Bartolomeo Bovetti coadiuvato
dal vice Roberto Facelli.
Z ootecnia
«Se questo è il futuro,
suma fresch»!
Critiche contro il vertice dell’Apa
Sulla storica assemblea degli
allevatori cuneesi al Giardino
dei Tigli si leva la voce critica di
Christopher Dalmasso. Ecco di
seguito il suo intervento.
Su circa 2500 soci appena un
centinaio hanno partecipato,
forse anche a causa della scarsa
informazione su cosa si stava per
fare e sull’importanza che questa
assemblea avrà per il futuro degli
allevatori cuneesi; infatti, fino
all’inizio dell’Assemblea, nessuno
conosceva con esattezza cosa
si stesse per votare e quali le
Di questi oltre la metà non erano
presenti all’Assemblea (può darsi
che abbiano avuto un imprevisto,
capita!) e curiosamente alcuni di
loro non sapevano nemmeno di
essere candidati (e questo come si
giustifica?).
IL NUOVO NON INTERESSA
Ci sono stati comunque, durante
l’Assemblea, altri candidati (con
nuove idee e soprattutto molta
voglia di partecipare e darsi da
fare) ma è stata negata loro la
possibilità di presentare le proprie
Christopher Dalmasso contesta la lista
con i nomi dei 21 delegati da votare:
«Non c’è volontà di cambiare,
il merito non conta»
modalità per scegliere i delegati:
all’entrata dell’Assemblea ogni
socio riceveva, però, una lista
prestampata con i nomi dei
21 delegati da votare. Questi,
ovviamente, sono i soliti che da
tanti (troppi!) anni fanno parte
dei vari consigli e sezioni, quelli
che, se gli chiedi cosa si è deciso
nell’ultima riunione, non se lo
ricordano mai bene, se gli dici che
bisognerebbe cambiare qualcosa,
ti rispondono che le decisioni
arrivano dall’alto e loro sono
impotenti (e allora cosa ci fate li?),
che tecnicamente (non tutti, ma
quasi) dimostrano delle lacune e,
soprattutto, se ci troviamo nella
situazione attuale, di qualcuno
sarà la colpa... no?
proposte e vuoi per questo, vuoi
per la scarsa partecipazione, vuoi
per le deleghe, vuoi per la volontà
di non cambiare, l’elezione ha
premiato la lista prestampata.
Sembra veramente che, per
vincere in questi tipi di elezioni,
serva di più avere un metodo
per accaparrarsi i voti che non
dimostrare le proprie capacità o la
voglia di fare.
Con ciò non voglio contestare la
regolarità dell’Assemblea: tutto
è conforme allo Statuto ma se
questo è il futuro del “sistema
allevatori”, suma fresch!»
Christopher Dalmasso
Christopher Dalmasso
ECCO I DELEGATI
Oltre a Roberto Chialva, delegato
di diritto in quanto presidente,
all’assemblea regionale degli
allevatori parteciperanno:
Bernardo Ambrogio di Beinette,
Francesco Arlorio
di Sommariva Perno,
Giorgio Arnaudo di Vinadio,
Giuseppe Bertola di Morozzo,
Silvano Boggione di Cervere,
Aldo Bottero di Garessio,
Alberto Brugiafreddo di Racconigi,
Franco Comino
di Villanova Mondovì,
Mauro Comino di Consovero,
Mauro Dalmasso di Beinette,
Roberto Delsoglio di Fossano,
Livio Diale di Villafalletto,
Davide Fiandino di Villafalletto,
Angelo Gautero di Saluzzo,
Renato Giordano di Cuneo,
Andrea Ingaramo di Savigliano,
Edoardo Luino di Caramagna,
Domenico Mina di Murello,
Carlo Isaia di Cuneo,
Antonio Sabena
di Cervignasco (Saluzzo),
Francesco Vinai di Ceva.
53
Tares, la Cia scrive ai sindaci
«Interpellateci sulle tariffe»
Preoccupazione per l’applicazione della nuova tassa
su rifiuti e servizi: «Una mazzata per l’agricoltura»
Le notizie sulle decisioni
assunte dal Governo,
pur con un rinvio di
pagamento a dicembre
di quest’anno, in
merito all’applicazione
della Tares (Tassa sui
rifiuti e servizi), creano
preoccupazione nella Cia
- Confederazione italiana
agricoltori di Cuneo.
«Le aziende agricole
stanno vivendo un
momento molto difficile,
54
i prezzi di vendita calano
mentre aumentano i
costi, ancora non hanno
digerito il salasso dell’Imu
e già le attende un
ulteriore ed insostenibile
aggravio impositivo,
quello della Tares che
metterebbe a repentaglio
il futuro di molte di
esse», ha dichiarato il
direttore della Cia di
Cuneo, Igor Varrone.
F isco
PER COSA CI TASSANO?
«Soprattutto - continua
Varrone - temiamo
un’applicazione
indifferenziata del
nuovo tributo, che
non tenga nella debita
considerazione la
peculiarità del settore
primario, presidio
delle aree rurali,
spesso marginali,
diffusamente poco
servite da quei servizi
divisibili ed indivisibili
che rappresentano il fine
della nuova Tares».
La Cia di Cuneo scriverà
a tutti i sindaci della
Provincia per metterli a
conoscenza degli impatti
che avrà sulle aziende
agricole il nuovo balzello.
TARIFFE RIDOTTE
«E’ una magra
consolazione – continua
Varrone - sapere che
il pagamento anziché
a luglio potrà essere
effettuato a dicembre.
A scadenza ravvicinata
i comuni saranno al
lavoro per definire e
portare in approvazione
il regolamento attuativo
della Tares.
La nostra organizzazione
chiederà a tutti gli enti
locali della provincia di
essere interpellata per
valutare le esenzioni, le
riduzioni e le esclusioni
per i fabbricati rurali
abitativi e strumentali.
Ci attendiamo, in
particolare, una giusta
attenzione nella
definizione dei parametri
impositivi per i fabbricati
rurali ad uso abitativo,
in considerazione
del fatto che, in
applicazione dell’articolo
14 comma 15 del dl
201/2011, i comuni
possono prevedere
riduzioni tariffarie
nella misura massima
del 30 per cento, una
riduzione che – a nostro
avviso - peggiora la
condizione preesistente.
E’ indispensabile una
maggior riduzione così
come è indispensabile
e tributi
l’esenzione dalla Tares di
tutti quei fabbricati rurali
strumentali destinati alle
attività agricole (come
ad esempio le rimesse
attrezzi, le cantine, i
magazzini, i fienili, le
serre) in quanto non
hanno il presupposto
produttivo o tipologico».
55
PSR - MISURA 111
Sottoazione B
Cipat-Cia: flavescenza dorata
della vite, malattia da battere con energia
La flavescenza dorata – rileva Roberto
Damonte, presidente della Cia di
Cuneo - è una malattia da combattere
con energia e con determinazione. Purtroppo negli ultimi due anni i viticoltori
hanno evidenziato una forte ripresa della
malattia in buona parte del territorio
vitato della nostra provincia. Da sempre
attenta a questa problematica, la Cia
di Cuneo, fin dal comparire di questa
malattia è sempre stata attenta alla
nuova problematica ed ha sollecitato più
volte la Regione Piemonte ad intervenire
con strumenti più incisivi per contrastare
questa piaga della viticoltura piemontese. Ancora in occasione dell’ultimo
tavolo regionale vitivinicolo, la nostra
Confederazione ha ribadito fortemente
la necessità di provvedimenti urgenti,
sostenendo le proposte dell’Assessorato
all’Agricoltura divenute oggi operative
56
attraverso due linee guide approvate dalla Giunta Regionale. La prima riguarda la
cooperazione attiva dei Comuni con la
Regione nella prevenzione e nella lotta
obbligatoria agli organismi nocivi delle
piante, linee guida che potranno essere
accolte nell’ordinamento municipale
modificando o integrando il regolamento
di Polizia rurale di ciascun Comune.
La seconda importante linea guida determinerà l’esclusione da qualunque tipo
di contributo economico per le aziende
che non rispettano gli obblighi di difesa
imposti dalla normativa. Il contenimento
di Flavescenza Dorata si attua principalmente attraverso due interventi: lotta
insetticida ed estirpo delle piante infette,
come previsto dal decreto di Lotta Obbligatoria istituito nel 2000 e reiterato
ogni anno. Gli interventi insetticidi sono
efficaci e raggiungono lo scopo se sul
territorio arrivano tempestivamente ed
in maniera univoca le indicazioni sulla
loro distribuzione. Fondamentale perciò
conoscere come evolve il ciclo di Scaphoideus titanus.
A questo proposito, negli ultimi anni,
sono stati creati dei gruppi di monitoraggio che a livello locale rilevano il comportamento dell’insetto e permettono
di intervenire nei tempi e nei modi più
corretti.
Assodato che tutti gli attori della filiera
viticola devono essere uniti e “parlare con la stessa voce” si è pensato di
comporre il gruppo con i viticoltori, i
tecnici delle Organizzazioni Professionali
Agricole ed i tecnici della Provincia.
Dei risultati di questa azione di lotta alla
flavescenza dorata se ne parlerà nel Convegno organizzato dal Cipat della Cia il
prossimo 10 maggio a Monforte d’Alba.
57
R adici
di
Aldo Ponso
Maggio, il mese della Madonna
che risveglia i nidi e i cuori
La devozione
mariana
delle nostre
campagne
attraverso
la testimonianza
dei piloni votivi
Montagne e pianure si rivestono di
verde lasciando il bianco delle nevi
alle cime più alte.
Ritornano scampagnate e merende
agresti sui prati (non sempre
rispettati), anche accanto ai vecchi
piloni, sbrecciati dalle intemperie
invernali.
Sono ancora molte le edicole
sacre, o piloni, sparsi sui monti
ed in pianura, lungo le strade,
o presso i casolari; ma specie in
montagna rimangono abbandonati
nel loro silenzio quasi perenne, per
la maggior parte dell’anno, carichi
58
di tempo e di ricordi di storie
lontane, sovente ignote.
Raramente riportano il nome del
committente o il voto originario.
Vi si firmano per lo più i frescanti
o pittori rustici (o neppure tanto):
Giors Boneto, Giuseppe Gauteri
(primo frescante della Madonna
di Valmala), Carlo Pesce, Giovanni
Pessina, Zanetti Agnesotti, Borgna,
Biasaci...
I NOSTRI SANTI
Vi sono dipinti i santi venerati
in loco da secoli, fin dai primi
tempi del cristianesimo, per lo
più provenienti da lontano: Anna,
Giuseppe, Giovanni, Battista,
Michele, Antonio, Pietro e Paolo,
Sebastiano, Sisto, Caterina,
Margherita, Maddalena, Giacomo,
Mauro, Rocco, Maurizio, Secondo,
Delibera...
Ma chi predomina è la Madonna
con il bambino o il Figlio Morto,
per lo più trafitta dalle spade del
dolore (ben sette!).
Raramente Maria è sola, con
le braccia aperte in segno di
amorevole compassione o assunta
in cielo con nugoli di angeli
osannati.
I piloni ci sembrano parlare dei
lunghi rosari, delle novene delle
famiglie della zona, raccolti
intorno a quel segno sacro, ad
implorare grazie estreme, per
situazioni dolorose; o ancora dei
pii pellegrinaggi faticosi di un
tempo; di quel viandante solitario
in cerca di funghi, che, sudato vi
faceva sosta, ubbidendo al motto
che vi vedeva scritto:
“O tu che passi per questa via:
recita un’Ave Maria!”
59
R adici
di
Giuseppe Brandone
Quando si dice:
“l’è nen mach erba”
Breve storia
dell’insalata
Gli antichi
romani
preferivano
la cicoria;
la lattuga
si diffuse
in Francia
soltanto
nel Settecento.
E poi c’è
quella russa…
60
Insalata: la parola deriva da
insalare, vocabolo non più in uso,
dal significato di “aggiungere
sale”. Infatti, per gustare
un’insalata è indispensabile un
pizzico di sale, aceto o limone e
poco olio d’oliva. In passato in
Piemonte si usava l’olio di noci o
di nocciole (in particolare durante
la guerra), in Lombardia anche olio
di semi di lino e in veneto quello di
vinaccioli.
ALL’INIZIO
FU LA CICORIA
Un po’ di storia L’uso degli ortaggi
nell’alimentazione umana risale
alla preistoria.
Gli studiosi concordano nel
ritenere che i primi uomini
abbiano vissuto principalmente di
erbe e di frutti selvatici (e, come
abbiamo già visto, di chiocciole),
per cibarsene non erano necessari
grossi sforzi o particolari tecniche.
Con il passare del tempo, mentre
l’uomo da nomade diventava
sempre di più stanziale, gli
erbaggi e gli ortaggi selvatici
si trasformarono in oggetto di
coltivazione negli orti e nei campi.
Tra le varie tipologie di insalate,
ricordiamo che egiziani, greci e
romani conoscevano bene le virtù
alimentari della cicoria.
Probabilmente questo ortaggio
è sempre stato apprezzato per
il gradevole sapore amaro: oggi
sappiamo che è causato da una
sostanza chiamata scido cicorico
o di-caffeil-tartarico che è di aiuto
alla digestione.
Anche la lattuga, una delle più
coltivate al mondo, era ben
conosciuta nell’Evo antico e
furono poi gli Arabi a migliorarne
l’aspetto, le coltivazioni e le
caratteristiche organolettiche.
Una curiosità: stranamente
la lattuga cominciò ad essere
consumata cruda in Francia e
in Inghilterra solamente nel
R adici
Settecento: fuori Italia veniva consumata
soprattutto cotta.
IL CASO DELLA RUSSA
Pur essendo presente in molti menù di
ristoranti piemontesi, questa particolare
“insalata” non è nè russa e nè
piemontese. In Russia non esiste.
Viene chiamata “insalata italiana”.
I tedeschi, che ne vanno matti, la
chiamano infatti “Italianischer salat”.
C’è comunque un motivo per avere
questo nome: la”russa” è un piatto nato
all’inizio del Novecento, quando nella
riviera ligure di Ponente, in particolare a
Sanremo e a Bordighera vivevano molti
aristocratici russi, ricchi e fortemente
spendaccioni.
A questa particolare e danarosa clientela
venivano presentate preparazioni
culinarie costose e prelibate, tanto che
questo piatto, in particolare, veniva
servito con dadi di tartufo, medaglioni di
aragosta o astice, decorazioni di caviale:
tutti cibi di costo eccezionale che solo i
russi di allora potevano sopportare.
RICETTA
Insalata di valerianella (sarsèt)
e tarassaco (pissacan)
Dosi per quattro persone:
200 gr di sarsèt puliti e ben lavati; 150 grammi di pissacan ben
puliti e lavati; 2 cipolloni rossi; 4 uova sode; 4 cucchiai
di olio extravergine di oliva; 2 cucchiai di aceto
di vino rosso; sale.
Procedimento:
Tagliare a fette sottili i cipollotti e lasciateli macerare una decina
di minuti nell’aceto. Unite nell’insalatiera i sarsèt ,i pissacan e i
cipollotti, condite con l’olio d’oliva e mescolate bene. Guarnite
il piatto con le uova sgusciate e tagliatele a metà o a spicchi.
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