SETTIMANA 2814 297 PER Parrocchia San Massimo Collegno SETTIMANA 01 Giugno 2014 Sito: www.parsma.altervista.org Carissimi, di settimana in settimana siamo arrivati all’ultima edizione del foglio prima della pausa estiva. Grazie a voi lettori, grazie a chi ha curato le diverse rubriche, grazie a chi ha stampato, distribuito… Ora prima di andare in vacanza ancora un suggerimento tratto dalla rivista “SERVIRE” per essere felici partendo da azioni concrete Buona settimana. don Claudio ... PER ESSERE FELICI Se essere felice è il senso stesso della vita, la risposta a come riempire di gioia l’esistenza non è banale. Una vita infelice è una vita senza senso. Lo scopo di questo breve articolo non è perlatro definire la felicità, o il senso, ma come essere felici. Partendo da azioni concrete. Mi aspetto le critiche: ma qual è la tua visione del mondo? quale l’antropologia? la spiritualità? quale spazio alla consapevolezza? ai fini ultimi? Rimando la questione a fronte dell’urgenza di agire. Rimbocchiamoci le maniche, che solo in America la felicità è prevista per legge, negli altri paesi si tratta di conquistarla. Diventiamo quello che facciamo, questa è in fondo la scommessa dell’educazione. Proporre delle buone abitudini, che possano diventare un modo di essere è una garanzia anche per la felicità? Non lo so, comunque ci provo, learning by doing : credo valga quasi per tutto. Non si può imparare ad amare che amando, a perdonare, perdonando… La ricetta prevede pillole dal risultato infallibile, gusto vagamente arancio, ma per chi preferisce, menta. Controindicazioni: nessuna. Dosi a buon senso nei casi di infelicità media, seguire con cura tutti i giorni, nei casi più ostinati, anche più volte al giorno. Solo chi è davvero molto sereno potrà permettersi una dose ridotta. Perchè in realtà sono tutte cose che fa già. E mpatia. Rivolgere la parola ad una persona nuova ogni giorno. Scusi, da queste parti c’è una birreria? Ma quante ore lavora una cassiera della Coop? Quale film mi consiglia? Cercare il 5% di buono del vostro interlocutore. S orridere, almeno a 5 persone al giorno. Valgono anche il barista e il controllore. Sorridere a quelli dell’altra squadra e ai colleghi antipatici, vale doppio. Guardare la gente negli occhi, mentre si sorride. S opportare la fatica, anzi ricercarla. È spesso fonte di gioie insperate. Andare in ufficio a piedi o in bici- cletta, a costo di svegliarsi un po’ prima. Almeno una volta al mese progettare una gita con una meta definita (la montagna è impareggiabile per questo scopo, ma anche un paese, un quadro, un rifugio vanno bene). E sercitare l’apprezzamento. Ogni giorno individuare una cosa bella (un paesaggio, un’opera, un cappello, uno sguardo) e condividerla con qualcuno. Bella questa musica. O meglio: belli i tuoi capelli (i tuoi occhi, la tua sciarpa, la tua serenità…) R accontare una barzelletta o una storiella divertente, se cambiate interlocutori, potete raccontare la stessa, altrimenti vi tocca cambiare barzelletta. Se avete poca memoria cercatele su internet la sera e scrivetele su un libretto. In tintoria mi chiamavano «la-sai-l’ultima» e si divertivano un sacco. E sporsi al rischio. Non è sempre facile, ma ci si può esercitre. Dare fiducia può essere un rischio, affidare un lavoro importante, ma anche una semplice commissione, una richiesta per cui temiamo una risposta negativa. Mi ami? Affidarsi fa paura, ma temere il rischio è già negarsi la felicità. Iniziare a cambiare piccole cose, un menù, un percorso, un programma TV. F are qualcosa per gli altri. Sembra difficile, ma non lo è. Se fate volontariato in modo costante, potete sal(Continua a pag. 4) Sempre oltre O Signore apri i nostri occhi alla novità di ogni alba. Il sogno che oggi ci stimola è il tuo futuro che ci chiama, la tua vita che si esprime in nuove, inimmaginabili forme. La tua tenda è sempre oltre, sempre oltre, il tuo infinito cammino sia il nostro, o Signore. Ascensione del Signore - Anno A At 1,1-11 Ef 1,17-23 Mt 28,16-20 Ascende il Signore tra canti di gioia . In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Parola del Signore Quaranta giorni dopo essere risorto dai morti, Gesù ha concluso la sua presenza terrena; ascende al cielo, sotto gli occhi degli undici apostoli. Il Signore saluta i suoi amici, per tornare alla casa del Padre Buono. Torna al Padre, ma non li abbandona! Non li lascia da soli! Cambia il modo di stare con gli amici: anche se non mi vedete, io ci sono. Un modo di esserci che però suscita negli Apostoli dei dubbi: “quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono”. Un dubbio positivo, che non li scoraggia, non impedisce loro di cercare la verità, ma li lascia aperti al confronto, alla discussione. Nonostante la percezione del loro dubbio Gesù prosegue con parole sorprendenti: A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra... Andate dunque. Quel «dunque» di per sé è illogico. Gesù non dice: ho il potere e dunque faccio questo e quest’altro. Ma dice: io ho ogni potere e dunque voi fate. Quel dunque è bellissimo: per Gesù è ovvio che ogni cosa sua sia nostra. Tutto: la sua vita, la sua morte, la sua forza è per noi! Cosa ho fatto per meritarmelo? Proprio nulla: sono al centro di un amore senza ragione. Non il peccato dell’uomo ma l’amore per l’uomo spiega Gesù. Andate. Fate discepoli tutti i popoli ... Con quale scopo? Un arruolamento di devoti tra le loro fila? No, è un contagio, un’epidemia d’amore sparsa sulla terra. Andate, profumate di cielo le vite che incontrate, insegnate ad amare, immergete le persone nella vita di Dio. Un compito che richiede Forza. Una forza per vivere, per attraversare lunghe distanze, per generare luce nei momenti bui. Una forza che non si esaurirà mai, che accompagnerà i passi di ciascuno di noi. Una forza che ci fa crescere nell’amore, nella libertà, nella responsabilità. Una forza che trova la sua fonte nella sua promessa, Lui ci accompagnerà sempre. E poi, li rassicura conclude con parole, da custodire come un tesoro: Io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Ecco cos’è l’ascensione: non un salire in cielo come si sale una scala; non un andare lontano, come nelle nostre rappresentazioni spaziali. In un modo meraviglioso e inspiegabile l’infinitamente oltre di Dio, viene ad abitare l’infinitamente piccolo. Gesù al di sopra delle creature e in tutte le creature, come pienezza di vita. È presente grazie allo Spirito Santo che ci consola, ci dà forza, ci fa ricordare le parole di Gesù e ci aiuta a farle diventare vita, perché solo lo Spirito può renderci capaci di amare come il Maestro! È presente nel mondo anche grazie alla testimonianza di tutti coloro che credono in Lui e lo dice: "di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra." È presente in ciascuno di noi per guidare i nostri passi, per darci sicurezza, non quella sicurezza che dà risposta a ogni dubbio, ma che ci fa essere certi di poter scoprire la verità. Tutto ciò che abbiamo appartiene a Dio Salmo 24:1, dunque, anche l’amministrazione dei beni rientra nel servizio cristiano. Molte volte si trascorre il tempo e si spende il denaro in cose di poco conto mentre le cose che hanno un valore eterno vengono trascurate. Ogni risorsa ed ogni nostro avere devono essere utilizzati secondo la Sua volontà. Tre frasi possono essere utili per aiutarci nell’amministrare correttamente il denaro: Il denaro deve essere guadagnato onestamente Pv 10:9; 11:1; Ef 4:28. Il denaro deve essere speso saggiamente Lc 15:13-14. Il denaro deve essere condiviso generosamente II Cor 9:6 -11. Qualunque cosa una famiglia possiede, dovrebbe essere a disposizione di tutti. I genitori sono chiamati ad essere un esempio nel condividere ogni cosa tra loro e con i figli, i quali hanno bisogno di vedere praticata la generosità e l’altruismo nella famiglia. Un’amministrazione responsabile del proprio denaro e delle proprie forze si rifletterà non soltanto sul buon andamento della vita familiare, ma lascerà anche una profonda traccia nella vita dei figli. L’amministrazione del denaro non è solamente una tecnica, ma un modo di essere: il vero impegno dei credenti è quello di applicare dei giusti valori spirituali. Il materialismo non è qualcosa di nuovo, per questo il Signore ha marcato la necessità di mettere da parte dei tesori in cielo Mt 6:21. Nessun genitore dovrebbe sacrificare la propria famiglia e i propri valori nel nome del guadagno. Il denaro non è né un bene né un male, da un punto di vista morale. È in riferimento alla persona che il denaro può diventare un bene o un male. E ciò dipende da come la persona lo acquisisce e da come ci si relaziona verso di esso. Il denaro ha un peso grande nella vita umana, ma non è e non deve diventare il valore principale né unico né sommo dell’uomo, che deve evitare in ogni modo di farsi schiavo di esso. “L’attaccamento al denaro, infatti, è la radice di tutti i mali” (1Tm 6,10). “La dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21). Il denaro può diventare un assoluto, che si sostituisce al vero Dio e ci porta a vivere come se Dio non ci fosse. Nel rapporto con gli altri, il denaro può aumentare le distanze tra ricchi e poveri, spingere a commettere ingiustizie, furti, frodi. La grande disgrazia del denaro trasformato in idolo è il fatto che separa dagli altri. Più si è ricchi, più si rischia di non vedere e non ascoltare più gli altri. Lasciamoci, allora, guidare dalla saggezza del Vangelo che ci insegna la generosità e la condivisione: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Gesù ci riconoscerà proprio da quanto avremo fatto per i poveri. Con l’aiuto delle donne di cui parla il Vangelo cerchiamo di capire cos’è la preghiera. La preghiera è iniziativa di Dio che ci cerca e ci attende, ci aspetta per dialogare, come ci suggerisce la Samaritana. È Gesù che per primo parla e chiede: ”dammi da bere.” In realtà non è Lui il bisognoso; “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice “dammi da bere”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva” (Gv.4,10). Nella preghiera una prima caratteristica è riconoscersi bisognosi. Non è informare Dio, ma invece informarsi presso Dio sui suoi progetti rispetto ai nostri bisogni. È affidarci a Lui come espressione della nostra fede. Il bisogno ci fa gridare e scaturisce la “preghiera di domanda”. Chiedere è umiliarsi, è farsi mendicante, è essere umili, perchè senza umiltà non c’è preghiera. Chiedendo per gli altri diventa una preghiera di intercessione, ad es. la Cananea che prega per la propria figlia. Pregare per gli altri è segno che riteniamo gli altri più importanti di noi, creati per essere dono per altri; cosa meglio e più importante per gli altri, del dono della nostra preghiera? Li affidiamo a Dio per tutti i loro problemi e necessità, materiali e spirituali, per conseguire la vita eterna. La preghiera non coincide con le preghiere, ciò che conta è il loro contenuto e la nostra adesione a questo contenuto che conta. Nella preghiera seconda caratteristica è incontrare il Signore dando a Lui “tutto il dolore e tutto l’amore”, è presentare le nostre miserie senza avanzare diritti” ma chiedendo perdono, come la peccatrice. “Nessuno ti ha condannata? Neanche io ti condanno, và e non peccare più”. Il pentimento porta alla gioia di essere “peccatori perdonati” e sfocia nella riconoscenza. Essere ascoltati significa essere presi sul serio e produce gioia, se non siamo gioiosi è segno che non abbiamo incontrato il Signore ma ci siamo ripiegati su noi stessi. Nella preghiera una parola è importante: AMEN, è il Sì detto a Dio, è il così sia, così avvenga. Il Signore ci conosce, ci chiama per nome, non siamo uno dei tanti, ci vuole incontrare personalmente. Terza caratteristica della preghiera è desiderio di DIO, è passare dalla molteplicità dei desideri, all’unico grande desiderio: DIO. Sono due desideri che si incontrano: noi di Dio e Dio di noi. Dalla preghiera nasce la testimonianza, l’annuncio, la missione. Chi non cessa di desiderare, non può cessare di pregare. La preghiera è per il cristiano la ricarica indispensabile per la vita spirituale. Quarta caratteristica della preghiera è saper riconoscere le meraviglie che Dio compie, è stupore, esultanza, è lode, come fa Elisabetta. Lodare è rallegrarsi per un bene che non ci appartiene; ringraziare è rallegrarsi per un bene ricevuto da noi o da altri. Pregare quando non ci sono motivi particolari , è ricoDiacono Andrea e Virginia noscere che la preghiera più gradita non è quella che più ci piace, ma è quella per piacere a Dio. Preghiera è adorare, contemplare, ascoltare, è intimità, è amicizia con Gesù, renderci più simili a Lui a tutto vantaggio nostro e dei fratelli. Maria ha accompagnato Gesù dal suo concepimento, durante la sua crescita, fino al Calvario. L’affetto per Lui è stata la cosa più importante delle sua vita, ci insegna ad essere attenti ad ogni sua parola e accoglierla anche se non sempre la comprendiamo. Maria meditava tutte queste cose nel suo cuore. La preghiera nella sofferenza: ai piedi della croce noi siamo a lei affidati e ci prende per mano, ci introduce nella preghiera di Gesù sulla croce; Gesù si offre al Padre e a Lui si affida, Maria offre quello che gli è più caro: Gesù. Diacono Giulio T AVOLO DIOCESANO SULLA DISABILITA ’ € “La grandezza dell’uomo sta anche nelle sue ferite”. George Minos Oggi sempre più si sente parlare d’integrazione ed inclusione delle persone disabili, un processo che per essere veramente attuato necessita di un cambiamento dell’atteggiamento culturale; occorre che vi siano percorsi di sensibilizzazione ed esempi di vera integrazione perché l’intera comunità acquisisca la consapevolezza del vissuto dell’altro, in modo particolare quando la disabilità comporta disagio, isolamento, emarginazione non solo per il singolo ma anche per i familiari che spesso si trovano soli a sostenere la quotidianità del disabile. È importante creare opportunità di aggregazione oltre alla quotidianità delle cosidette “cose da fare” obbligo scolastico, interventi educativi e riabilitativi, cure, … al fine di arricchire la propria vita di esperienze altre utili alla socializzazione, alla propria spiritualità, alla crescita di ciascuno. L’oratorio, la vita di gruppo, lo sport… sono spazi di aggregazione e socializzazione che, se opportunamente adattati per contesto ambientale e alle oggettive possibilità del soggetto, possono dare un chiaro miglioramento alla qualità della vita della persona disabile. Altra opportunità importante è poter offrire nelle comunità degli spazi di ascolto per i soggetti e per i loro familiari dove si possa non solo dare una voce al proprio disagio, ma anche creare relazioni, condividere esperienze ed informazioni adeguate sulle risorse; uno spazio fisico dedicato all'ascolto, all'accoglienza, alla solidarietà e all'incontro. A tale fine si sta costituendo, con l’approvazione del Vescovo Cesare, il tavolo di lavoro diocesano sulla disabilità, ovvero un coordinamento tra i vari uffici di curia nell’ambito non solo più della catechesi, ma di una pastorale che accompagni la persona nella vita, ne favorisca l’inclusione nella comunità e la renda protagonista. don Claudio (Continua da pag. 1) tare questo punto, altrimenti dedicatevi alla classica BA: offrite un caffè al portinaio, aiutate la vicina a portare la spesa, accettare un lavoro che non vi spetta per alleggerire un collega, firmate una petizione per i beni pubblici, comprate uno specchio per il bagno dell’ufficio, raccogliete quella cartaccia che è sempre sulle scale, fermatevi alle strisce pedonali. E sercizio fisico, serve non solo alla salute, ma a ossigenare le idee. Fare almeno una rampa di scale al giorno, camminare più rapidamente e guardando avanti, (alla peggio arriverete un po’ prima), iscriversi alla piscina comunale. Bene anche i massaggi, meglio della fidanzata/o. Per il resto valgono tutte le prescrizioni del punto sulla fatica. ORARI SANTE MESSE PER L’ESTATE Dal 9 giugno al 7 settembre (compreso) La S. Messa della domenica delle h. 18.00 È SOSPESA! Mesi di Luglio e Agosto Celebrazioni Martedì e Giovedì h. 18.00 Sabato h. 18.00 (prefestiva) Domenica h. 08.30 - h. 10.30 L iberare la creatività, sotto tutti i punti di vista. Non mi sento suggerirvi di cantare al lavoro o per strada, ma è possibile inventarsi una ricetta o un dolce, comporre orecchini o versi, colorare le pareti di casa o i cuscini, scrivere sui marciapiedi (in piccolo), suonare la chitarra o il kazoo. I mparare sempre cose nuove. Meglio di tutto imparare una lingua, una disciplina, uno sport… ma bene anche imparare una poesia, un modo di dire, una canzone, una preghiera. Non vorrei suggerire di partire dalla prima pagina del vocabolario e imparare dalla A alla Z, ma appuntarsi durante il giorno una parola che non capiamo bene e cercarne il significato la sera, è semplice e di una certa soddisfazione. Cercate serendipità, molto utile. C oinvolgere gli altri sentirsi in compagnia. Si chiama «bene relazionale» e non si compra con il denaro. Ha che fare, anzi, con la gratuità. Oraganizzate almeno una serata con uno o più amici ogni settimana. Telefonate ad una persona che non sentite da tempo. O meglio scrivetele. Invitatevi a cena. I nnaffiare i fiori sulla finestra, piantare dei semi seguire le stagioni, strappare le erbacce dall’orto… ma anche crescere un cucciolo … gustare il miracolo della vita che germoglia e che cresce. Andare a vedere il film «Il favoloso mondo di Amélie» E se la ricetta non funziona? Provate ad aggiungere un pizzico di fantasia e personalizzate i vostri ingredienti. Certamente conta anche la geografia: se abitate al Nord tra le pillole troverete un cristallo di neve o un’aurora boreale, se siete al Sud ci saranno il mare e le arancine. Fondamentalmente la costanza e la determinazione. Laura Galimberti