SETTIMANA
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PER
Parrocchia San Massimo
Collegno
SETTIMANA
01 Giugno 2014
Sito: www.parsma.altervista.org
Carissimi,
di settimana in settimana siamo arrivati all’ultima edizione del foglio prima della pausa estiva.
Grazie a voi lettori, grazie a chi ha curato le diverse rubriche, grazie a chi ha stampato, distribuito…
Ora prima di andare in vacanza ancora un suggerimento tratto dalla rivista “SERVIRE” per essere felici partendo da azioni
concrete
Buona settimana. don Claudio
... PER ESSERE FELICI
Se essere felice è il senso stesso della vita, la risposta a
come riempire di gioia l’esistenza non è banale. Una vita
infelice è una vita senza senso.
Lo scopo di questo breve articolo non è perlatro definire
la felicità, o il senso, ma come essere felici. Partendo da
azioni concrete.
Mi aspetto le critiche: ma qual è la tua visione del mondo? quale l’antropologia? la spiritualità? quale spazio alla
consapevolezza? ai fini ultimi? Rimando la questione a
fronte dell’urgenza di agire. Rimbocchiamoci le maniche,
che solo in America la felicità è prevista per legge, negli
altri paesi si tratta di conquistarla.
Diventiamo quello che facciamo, questa è in fondo la
scommessa dell’educazione. Proporre delle buone abitudini, che possano diventare un modo di essere è una garanzia anche per la felicità? Non lo so, comunque ci provo, learning by doing : credo valga quasi per tutto. Non si
può imparare ad amare che amando, a perdonare, perdonando…
La ricetta prevede pillole dal risultato infallibile, gusto
vagamente arancio, ma per chi preferisce, menta. Controindicazioni: nessuna. Dosi a buon senso nei casi di
infelicità media, seguire con cura tutti i giorni, nei casi
più ostinati, anche più volte al giorno. Solo chi è davvero
molto sereno potrà permettersi una dose ridotta. Perchè
in realtà sono tutte cose che fa già.
E
mpatia. Rivolgere la parola ad una persona nuova
ogni giorno. Scusi, da queste parti c’è una birreria?
Ma quante ore lavora una cassiera della Coop? Quale
film mi consiglia? Cercare il 5% di buono del vostro interlocutore.
S
orridere, almeno a 5 persone al giorno. Valgono
anche il barista e il controllore. Sorridere a quelli
dell’altra squadra e ai colleghi antipatici, vale doppio.
Guardare la gente negli occhi, mentre si sorride.
S
opportare la fatica, anzi ricercarla. È spesso fonte di
gioie insperate. Andare in ufficio a piedi o in bici-
cletta, a costo di svegliarsi un po’ prima. Almeno una volta al mese progettare una gita con una meta definita (la
montagna è impareggiabile per questo scopo, ma anche
un paese, un quadro, un rifugio vanno bene).
E
sercitare l’apprezzamento. Ogni giorno individuare
una cosa bella (un paesaggio, un’opera, un cappello,
uno sguardo) e condividerla con qualcuno. Bella questa
musica. O meglio: belli i tuoi capelli (i tuoi occhi, la tua
sciarpa, la tua serenità…)
R
accontare una barzelletta o una storiella divertente,
se cambiate interlocutori, potete raccontare la stessa, altrimenti vi tocca cambiare barzelletta. Se avete poca
memoria cercatele su internet la sera e scrivetele su un
libretto. In tintoria mi chiamavano «la-sai-l’ultima» e si
divertivano un sacco.
E
sporsi al rischio. Non è sempre facile, ma ci si può
esercitre. Dare fiducia può essere un rischio, affidare
un lavoro importante, ma anche una semplice commissione, una richiesta per cui temiamo una risposta negativa. Mi ami? Affidarsi fa paura, ma temere il rischio è già
negarsi la felicità. Iniziare a cambiare piccole cose, un
menù, un percorso, un programma TV.
F
are qualcosa per gli altri. Sembra difficile, ma non lo
è. Se fate volontariato in modo costante, potete sal(Continua a pag. 4)
Sempre oltre
O Signore
apri i nostri occhi alla novità di ogni alba.
Il sogno che oggi ci stimola
è il tuo futuro che ci chiama,
la tua vita che si esprime in nuove, inimmaginabili forme.
La tua tenda è sempre oltre, sempre oltre,
il tuo infinito cammino sia il nostro, o Signore.
Ascensione del Signore - Anno A
At 1,1-11
Ef 1,17-23
Mt 28,16-20
Ascende il Signore tra canti di gioia .
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù
aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate
dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito
Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che
vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i
giorni, fino alla fine del mondo».
Parola del Signore
Quaranta giorni dopo essere risorto
dai morti, Gesù ha concluso la sua
presenza terrena; ascende al cielo,
sotto gli occhi degli undici apostoli.
Il Signore saluta i suoi amici, per tornare alla casa del Padre
Buono. Torna al Padre, ma non li abbandona! Non li lascia
da soli! Cambia il modo di stare con gli amici: anche se non
mi vedete, io ci sono.
Un modo di esserci che però suscita negli Apostoli dei dubbi: “quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono”.
Un dubbio positivo, che non li scoraggia, non impedisce loro
di cercare la verità, ma li lascia aperti al confronto, alla discussione.
Nonostante la percezione del loro dubbio Gesù prosegue
con parole sorprendenti: A me è stato dato
ogni potere in cielo e sulla terra... Andate dunque. Quel «dunque» di per sé è illogico. Gesù
non dice: ho il potere e dunque faccio questo e
quest’altro. Ma dice: io ho ogni potere e dunque voi fate. Quel dunque è bellissimo: per
Gesù è ovvio che ogni cosa sua sia nostra.
Tutto: la sua vita, la sua morte, la sua forza è
per noi! Cosa ho fatto per meritarmelo? Proprio nulla: sono al centro di un amore senza
ragione. Non il peccato dell’uomo ma l’amore
per l’uomo spiega Gesù.
Andate. Fate discepoli tutti i popoli ... Con quale scopo? Un arruolamento di devoti tra le loro
fila? No, è un contagio, un’epidemia d’amore
sparsa sulla terra. Andate, profumate di cielo le vite che
incontrate, insegnate ad amare, immergete le persone nella
vita di Dio. Un compito che richiede Forza. Una forza per
vivere, per attraversare lunghe distanze, per generare luce
nei momenti bui. Una forza che non si esaurirà mai, che
accompagnerà i passi di ciascuno di noi. Una forza che ci fa
crescere nell’amore, nella libertà, nella responsabilità. Una
forza che trova la sua fonte nella sua promessa, Lui ci accompagnerà sempre.
E poi, li rassicura conclude con parole, da custodire come
un tesoro: Io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del
mondo. Ecco cos’è l’ascensione: non un salire in cielo come
si sale una scala; non un andare lontano, come nelle nostre
rappresentazioni spaziali. In un modo meraviglioso e inspiegabile l’infinitamente oltre di Dio, viene ad abitare l’infinitamente piccolo. Gesù al di sopra delle creature e in tutte le
creature, come pienezza di vita.
È presente grazie allo Spirito Santo che ci consola, ci dà
forza, ci fa ricordare le parole di Gesù e ci aiuta a farle diventare vita, perché solo lo Spirito può renderci capaci di
amare come il Maestro! È presente nel mondo anche grazie alla testimonianza di tutti coloro che credono in Lui e lo
dice: "di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la
Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra."
È presente in ciascuno di noi per guidare i nostri passi,
per darci sicurezza, non quella sicurezza che dà risposta a
ogni dubbio, ma che ci fa essere certi di poter scoprire la
verità.
Tutto ciò che abbiamo appartiene a Dio Salmo 24:1, dunque, anche l’amministrazione dei beni rientra nel servizio
cristiano. Molte volte si trascorre il tempo e si spende il denaro in cose di poco conto mentre le cose che hanno un
valore eterno vengono trascurate. Ogni risorsa ed ogni nostro avere devono essere utilizzati secondo la Sua volontà.
Tre frasi possono essere utili per aiutarci nell’amministrare
correttamente il denaro:
 Il denaro deve essere guadagnato onestamente Pv 10:9;
11:1; Ef 4:28.
 Il denaro deve essere speso saggiamente Lc 15:13-14.
 Il denaro deve essere condiviso generosamente II Cor 9:6
-11.
Qualunque cosa una famiglia possiede, dovrebbe essere a
disposizione di tutti. I genitori sono chiamati ad essere un
esempio nel condividere ogni cosa tra loro e con i figli, i quali
hanno bisogno di vedere praticata la generosità e l’altruismo
nella famiglia. Un’amministrazione responsabile del proprio
denaro e delle proprie forze si rifletterà non soltanto sul buon
andamento della vita familiare, ma lascerà anche una profonda traccia nella vita dei figli. L’amministrazione del denaro non è solamente una tecnica, ma un modo di essere: il
vero impegno dei credenti è quello di applicare dei giusti
valori spirituali. Il materialismo non è qualcosa di nuovo, per
questo il Signore ha marcato la necessità di mettere da parte dei tesori in cielo Mt 6:21. Nessun genitore dovrebbe sacrificare la propria famiglia e i propri valori nel nome del guadagno.
Il denaro non è né un bene né un male, da un punto di vista
morale. È in riferimento alla persona che il denaro può diventare un bene o un male. E ciò dipende da come la persona lo acquisisce e da come ci si relaziona verso di esso. Il
denaro ha un peso grande nella vita umana, ma non è e non
deve diventare il valore principale
né unico né sommo dell’uomo,
che deve evitare in ogni modo di
farsi schiavo di esso.
“L’attaccamento al denaro, infatti,
è la radice di tutti i mali” (1Tm
6,10). “La dov’è il tuo tesoro, sarà
anche il tuo cuore” (Mt 6,21). Il
denaro può diventare un assoluto,
che si sostituisce al vero Dio e ci
porta a vivere come se Dio non ci
fosse. Nel rapporto con gli altri, il
denaro può aumentare le distanze
tra ricchi e poveri, spingere a commettere ingiustizie, furti,
frodi. La grande disgrazia del denaro trasformato in idolo è il
fatto che separa dagli altri. Più si è ricchi, più si rischia di
non vedere e non ascoltare più gli altri.
Lasciamoci, allora, guidare dalla saggezza del Vangelo che
ci insegna la generosità e la condivisione: “Gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8). Gesù ci riconoscerà proprio da quanto avremo fatto per i poveri.
Con l’aiuto delle donne di cui parla il Vangelo cerchiamo di capire
cos’è la preghiera. La preghiera è iniziativa di Dio che ci cerca e ci
attende, ci aspetta per dialogare, come ci suggerisce la Samaritana. È Gesù che per primo parla e chiede: ”dammi da bere.” In realtà
non è Lui il bisognoso; “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui
che ti dice “dammi da bere”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli
ti avrebbe dato acqua viva” (Gv.4,10). Nella preghiera una prima
caratteristica è riconoscersi bisognosi. Non è informare Dio, ma
invece informarsi presso Dio sui suoi progetti rispetto ai nostri bisogni. È affidarci a Lui come espressione della nostra fede. Il bisogno
ci fa gridare e scaturisce la “preghiera di domanda”. Chiedere è
umiliarsi, è farsi mendicante, è essere umili, perchè senza umiltà
non c’è preghiera. Chiedendo per gli altri diventa una preghiera di
intercessione, ad es. la Cananea che prega per la propria figlia.
Pregare per gli altri è segno che riteniamo gli altri più importanti di
noi, creati per essere dono per altri; cosa meglio e più importante
per gli altri, del dono della nostra preghiera? Li affidiamo a Dio per
tutti i loro problemi e necessità, materiali e spirituali, per conseguire
la vita eterna.
La preghiera non coincide con le preghiere, ciò che conta è il loro
contenuto e la nostra adesione a questo contenuto che conta.
Nella preghiera seconda caratteristica è incontrare il Signore
dando a Lui “tutto il dolore e tutto l’amore”, è presentare le nostre
miserie senza avanzare diritti” ma chiedendo perdono, come la
peccatrice. “Nessuno ti ha condannata? Neanche io ti condanno, và
e non peccare più”. Il pentimento porta alla gioia di essere
“peccatori perdonati” e sfocia nella riconoscenza. Essere ascoltati
significa essere presi sul serio e produce gioia, se non siamo
gioiosi è segno che non abbiamo incontrato il Signore ma ci
siamo ripiegati su noi stessi. Nella preghiera una parola è importante: AMEN, è il Sì detto a Dio, è il così sia, così avvenga.
Il Signore ci conosce, ci chiama per nome, non siamo uno dei tanti,
ci vuole incontrare personalmente.
Terza caratteristica della preghiera è desiderio di DIO, è passare dalla molteplicità dei desideri, all’unico grande desiderio: DIO.
Sono due desideri che si incontrano: noi di Dio e Dio di noi. Dalla
preghiera nasce la testimonianza, l’annuncio, la missione. Chi non
cessa di desiderare, non può cessare di pregare. La preghiera è
per il cristiano la ricarica indispensabile per la vita spirituale.
Quarta caratteristica della preghiera è saper riconoscere le
meraviglie che Dio compie, è stupore, esultanza, è lode, come fa
Elisabetta. Lodare è rallegrarsi per un bene che non ci appartiene; ringraziare è rallegrarsi per un bene ricevuto da noi o da
altri.
Pregare quando
non ci sono motivi
particolari , è ricoDiacono Andrea e Virginia
noscere che la
preghiera più gradita non è quella che più ci piace, ma è quella per piacere a Dio. Preghiera è adorare,
contemplare, ascoltare, è intimità, è amicizia con Gesù, renderci più simili a Lui a tutto vantaggio nostro e dei fratelli.
Maria ha accompagnato Gesù dal suo concepimento, durante la sua crescita, fino al Calvario. L’affetto per Lui è stata la cosa più importante delle sua vita, ci insegna ad essere attenti ad ogni sua parola e accoglierla anche se non sempre la comprendiamo. Maria meditava
tutte queste cose nel suo cuore. La preghiera nella sofferenza: ai piedi della croce noi
siamo a lei affidati e ci prende per mano, ci introduce nella preghiera di Gesù sulla croce;
Gesù si offre al Padre e a Lui si affida, Maria offre quello che gli è più caro: Gesù.
Diacono Giulio
T AVOLO
DIOCESANO
SULLA DISABILITA ’
€
“La grandezza dell’uomo sta anche nelle sue ferite”.
George Minos
Oggi sempre più si sente parlare d’integrazione ed inclusione delle persone disabili, un processo che per essere
veramente attuato necessita di un cambiamento dell’atteggiamento culturale; occorre che vi siano percorsi di
sensibilizzazione ed esempi di vera integrazione perché
l’intera comunità acquisisca la consapevolezza del vissuto dell’altro, in modo particolare quando la disabilità
comporta disagio, isolamento, emarginazione non solo
per il singolo ma anche per i familiari che spesso si trovano soli a sostenere la quotidianità del disabile.
È importante creare opportunità di aggregazione oltre
alla quotidianità delle cosidette “cose da fare” obbligo
scolastico, interventi educativi e riabilitativi, cure, … al
fine di arricchire la propria vita di esperienze altre utili
alla socializzazione, alla propria spiritualità, alla crescita
di ciascuno. L’oratorio, la vita di gruppo, lo sport… sono
spazi di aggregazione e socializzazione che, se opportunamente adattati per contesto ambientale e alle oggettive possibilità del soggetto, possono dare un chiaro miglioramento alla qualità della vita della persona disabile.
Altra opportunità importante è poter offrire nelle comunità degli spazi di ascolto per i soggetti e per i loro familiari dove si possa non solo dare una voce al proprio disagio, ma anche creare relazioni, condividere esperienze
ed informazioni adeguate sulle risorse; uno spazio fisico
dedicato all'ascolto, all'accoglienza, alla solidarietà e
all'incontro.
A tale fine si sta costituendo, con l’approvazione del Vescovo Cesare, il tavolo di lavoro diocesano sulla disabilità, ovvero un coordinamento tra i vari uffici di curia
nell’ambito non solo più della catechesi, ma di una pastorale che accompagni la persona nella vita, ne favorisca
l’inclusione nella comunità e la renda protagonista.
don Claudio
(Continua da pag. 1)
tare questo punto, altrimenti dedicatevi alla classica BA:
offrite un caffè al portinaio, aiutate la vicina a portare la
spesa, accettare un lavoro che non vi spetta per alleggerire un collega, firmate una petizione per i beni pubblici,
comprate uno specchio per il bagno dell’ufficio, raccogliete quella cartaccia che è sempre sulle scale, fermatevi
alle strisce pedonali.
E
sercizio fisico, serve non solo alla salute, ma a ossigenare le idee. Fare almeno una rampa di scale al
giorno, camminare più rapidamente e guardando avanti,
(alla peggio arriverete un po’ prima), iscriversi alla piscina comunale. Bene anche i massaggi, meglio della fidanzata/o. Per il resto valgono tutte le prescrizioni del punto sulla fatica.
ORARI SANTE MESSE PER L’ESTATE
Dal 9 giugno al 7 settembre (compreso)
La S. Messa della domenica delle h. 18.00
È SOSPESA!
Mesi di Luglio e Agosto
Celebrazioni
Martedì e Giovedì h. 18.00
Sabato h. 18.00 (prefestiva)
Domenica h. 08.30 - h. 10.30
L
iberare la creatività, sotto tutti i punti di vista. Non
mi sento suggerirvi di cantare al lavoro o per strada, ma è possibile inventarsi una ricetta o un dolce, comporre orecchini o versi, colorare le pareti di casa o i cuscini, scrivere sui marciapiedi (in piccolo), suonare la
chitarra o il kazoo.
I
mparare sempre cose nuove. Meglio di tutto imparare
una lingua, una disciplina, uno sport… ma bene anche
imparare una poesia, un modo di dire, una canzone, una
preghiera. Non vorrei suggerire di partire dalla prima
pagina del vocabolario e imparare dalla A alla Z, ma appuntarsi durante il giorno una parola che non capiamo
bene e cercarne il significato la sera, è semplice e di una
certa soddisfazione. Cercate serendipità, molto utile.
C
oinvolgere gli altri sentirsi in compagnia. Si chiama
«bene relazionale» e non si compra con il denaro.
Ha che fare, anzi, con la gratuità. Oraganizzate almeno
una serata con uno o più amici ogni settimana. Telefonate ad una persona che non sentite da tempo. O meglio
scrivetele. Invitatevi a cena.
I
nnaffiare i fiori sulla finestra, piantare dei semi seguire le stagioni, strappare le erbacce dall’orto… ma
anche crescere un cucciolo … gustare il miracolo della
vita che germoglia e che cresce. Andare a vedere il film
«Il favoloso mondo di Amélie»
E se la ricetta non funziona? Provate ad aggiungere un
pizzico di fantasia e personalizzate i vostri ingredienti.
Certamente conta anche la geografia: se abitate al Nord
tra le pillole troverete un cristallo di neve o un’aurora
boreale, se siete al Sud ci saranno il mare e le arancine.
Fondamentalmente la costanza e la determinazione.
Laura Galimberti
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