AIL News NOTIZIARIO DELL’AIL VENETO - SEZIONE DI PADOVA - VIA GABELLI 114, 35121 PADOVA TEL. 049 66.63.80 FAX 049 82.19.243 - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE ART. 2 COMMA 20/C LEGGE 662/92 D.C.I. PADOVA PERIODICO DELL’A.I.L., ASSOCIAZIONE ITALIANA CONTRO LE LEUCEMIE - LINFOMI E MIELOMA - SEZIONE DI PADOVA VOLONTARI E DONAZIONI IN CRESCITA: l’AIL non sente la crisi.... AIL NEWS RAGAZZI: inserto staccabile al centro... n°2/2012 AIL News PERIODICO DELL’A.I.L., ASSOCIAZIONE ITALIANA CONTRO LE LEUCEMIE - LINFOMI E MIELOMA SEZIONE DI PADOVA NOTIZIARIO n°1/2012 In questo numero 03 EDITORIALE 04 FILO DIRETTO 09 SOSTEGNO PSICOLOGICO 14 INCONTRO LMC 16 NEWS DAL REPARTO 21 REGALAMI UN SORRISO 2012 22 ROBERTO SCATOLINI MEMORIAL 23 PALLAMANO MESTRINO 24 PATTINAGGIO E SOLIDARIETÀ 25 - CENA VOLONTARI 2012 - M.A.S.C.I. CHIOGGIA 26 AIL DI CONCORDIA SAGITTARIA 27 ASSISTENZA DOMICILIARE 28 BILANCIO 2011 30 BOMBONIERE SOLIDALI 31 NOTE E NUMERI Associazione Italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma: Via Gabelli, 114 - 35121 Padova Tel 049 66.63.80-Fax 049 [email protected] Registrazione Tribunale di Padova 3 marzo 1986 - n. 933 Direttore Responsabile: Eva Franceschini. Comitato di Redazione: Armenio Vettore, Giuseppe Cavaliere, Emiliano Zerin, Stefania Gallo, Marco Anzalone. Comitato Scientifico: Prof.Giuseppe Basso, Prof. Gianpietro Semenzato, Prof. Luigi Zanesco. Tipografia: Litocenter Srl, Via G.Rossa, 17 Piazzola sul Brenta (PD) Fotografie: Freetime di Armando Dino Juliani - Villafranca Padovana; Giancarlo Murer. Scrivi all’A.I.L. le tue idee, le tue esperienze, le tue domande, i tuoi pensieri... [email protected] INFORMATIVA Dati non raccolti presso l’interessato. Si informa che, ai sensi dell’art. 24, comma 1, lett. c), del D.Lgs 196/2003 (Codice in materia di protezione dei dati personali), il consenso per il trattamento dei dati personali non è richiesto quando riguardi dati provenienti da pubblici registri, elenchi, atti o documenti conoscibili da chiunque. Nel rispetto della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali (art. 13 del D.Lgs 196/2003) La informiamo che i Suoi dati personali, non sensibili, sono raccolti e trattati da A.I.L sez. di Padova, anche attraverso l’inserimento in banche dati e l’elaborazione mediante procedure informatizzate, al solo fine dell’invio presso la Sua residenza del giornale periodico “Notiziario A.I.L. Veneto sez. di Padova”. Responsabile del trattamento dei dati è il dr. Armenio Vettore. Potrà in ogni caso accedere in ogni momento ai dati personali che La riguardano, ottenere l’indicazione della loro origine, delle modalità e delle finalità di trattamento, l’aggiornamento, la rettifica e l’integrazione dei dati personali, nonchè opporsi all’utilizzazione degli stessi ed esercitare ogni altro diritto previsto dall’art. 7 scrivendo a: A.I.L. sez. di Padova, Via Gabelli, 114 - 35121 Padova. 3 L’AIL NON SENTE LA CRISI: volontari e donazioni in crescita EDITORIALE DEL PRESIDENTE A.I.L. SEZIONE DI PADOVA DR.ARMENIO VETTORE Cari Amici, la crisi che incalza intacca le tasche delle imprese e delle famiglie ma non la loro voglia di esserci vicini: fortunatamente i piccoli pazienti del reparto di Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale di Padova non vedranno venir meno le attenzioni dei concittadini nei loro confronti a causa della difficile situazione economica in cui si trova il Paese. Negli ultimi anni, infatti, l’Ail ha registrato un aumento nelle donazioni e nel numero di persone che decidono di avventurarsi nel cammino tortuoso ma appassionante dell’associazione, diventando volontari a tutti gli effetti. Da più di 35 anni l’Ail sta lottando contro la leucemia, raccogliendo le donazioni della società civile tramite le numerose manifestazioni promosse sul territorio per destinarle a due ambiti fondamentali: da una parte il sostegno alla ricerca, con l’acquisto di macchinari di ultima generazione indispensabili per il progresso nella diagnosi e nella cura di queste patologie oncogene, dall’altra l’aiuto alle famiglie dei giovani pazienti. Ricordiamo che, proprio grazie alle donazioni raccolte sul territorio, l’Ail ha favorito il sorgere di un nuovo reparto di Oncoematologia Pediatrica dotando, inoltre, i laboratori di Ricerca Scientifica e le corsie del reparto con le attrezzature più moderne. Sempre con i contributi di imprenditori, famiglie, intellettuali, forze politiche, istituzioni e banche, l’associazione contribuisce alla formazione del personale medico e paramedico tramite borse di studio, corsi di aggiornamento e congressi, acquista farmaci speciali non reperibili in Italia, dà piccoli contributi alle famiglie in difficoltà economica, e sostiene i nuclei familiari dei piccoli pazienti che arrivano all’Ospedale di Padova da altre regioni d’Italia o da territori ancora più lontani. Grazie alle quattro Case di Accoglienza queste famiglie possono soggiornare in città durante i periodi di ricovero o trapianto di midollo, continuando ad essere vicine ai loro piccoli in un momento così complesso della loro vita. Come sapete, però, per l’Ail la battaglia non è ancora finita: anche se le guarigioni, in poco più di trent’anni, sono arrivate nell’85% dei casi, l’obiettivo è ancora lontano: per l’associazione e per tutto il personale medico e sanitario il traguardo sarà raggiunto quando queste patologie non faranno più paura, grazie ai passi avanti fatti dalla ricerca scientifica. Per questo vi chiediamo, ancora una volta, di essere presenti insieme a noi in questa battaglia, donando il vostro sostegno con gioia e serenità, nella sicurezza che il vostro contributo sarà un significativo tassello della strada verso la guarigione completa dei piccoli pazienti del reparto di Oncoematologia pediatrica. Armenio Vettore 4 Filo diretto: le immunodeficienze primitive A CURA DEL PROF.LUIGI ZANESCO EMERITO DI PEDIATRIA UNIVERSITÀ DI PADOVA 1.INTRODUZIONE Il sistema immunitario ha come funzioni essenziali la difesa contro l’azione dei microrganismi (batteri, virus, funghi) ma anche contro l’azione autoaggressiva delle malattie autoimmuni, e contro lo sviluppo di cellule anomale (specialmente quelle tumorali). L’immunità si avvale per queste funzioni di risposte innate, dovute ad alcuni meccanismi congeniti che non richiedono un incontro preliminare con l’antigene, cioè il responsabile dell’aggressione. Ma l’immunità comprende anche un sistema di difese che richiede il riconoscimento dell’antigene aggressore e lo sviluppo conseguente di una risposta difensiva specifica (immunità anticorpale). La carenza di uno qualsiasi di questi meccanismi congeniti provoca una immunodeficienza primitiva. I componenti dell’immunità primitiva sono soprattutto il sistema dei fagociti (cellule capaci di inglobare e uccidere o distruggere organismi nocivi) le cellule natural killer (che hanno un’azione distruttiva diretta) e il complemento, costituito da proteine che facilitano l’eliminazione delle entità aggressive. L’immunità anticorpale comprende invece il sistema dei T linfociti, e quello dei B linfociti (con gli anticorpi da essi prodotti). Fra immunità innata e quella anticorpale (o adottiva) esistono peraltro rapporti di cooperazione, al punto che prodotti elaborati delle cellule dell’immunità specifica (detti “citochine”) potenziano i meccanismi dell’immunità innata e viceversa. Difetti dell’immunità possono peraltro dipendere non da cause congenite o innate ma da malattie infettive, malnutrizione, tumori, effetti di farmaci ecc… Queste manifestazioni costituiscono le immunodeficienze secondarie. Esse sono frequenti e possono presentarsi con aspetto variabile di segni e sintomi, dai più lievi ai più gravi e di durata variabile. Sono diagnosticabili con una certa facilità, perché della loro esistenza il medico si rende conto per la presenza di un evento morboso, per lo più facilmente identificabile, che le fa sospettare e nella maggioranza dei casi una cura efficace della malattia originale o una guarigione spontanea si accompagna alla scomparsa di questa immunodeficienza transitoria. Per esempio, una varicella causa una riduzione delle difese immunitarie che dura 1-2 mesi (durante questo periodo sono frequenti le polmoniti) ma poi tutto ritorna alla norma. In questo e nei prossimi numeri del notiziario AIL illustreremo brevemente le caratteristiche delle insufficienze primitive, soprattutto interessanti i bambini, trascurando le immunodeficienze secondarie. Le immunodeficienze primitive sono fortunatamente rare: ne sono note a tutt’oggi più di 200 forme diverse (ma se ne stanno identificando ancora numerose altre); in Europa mostrano ognuna di esse una prevalenza di circa 1 bambino ogni 10.000 nati vivi. In numero maggiore possono osservarsi in alcune popolazioni con alto numero di consanguinei o che abbiano una storia di isolamento genetico. Una sola forma di immunodeficienza primitiva è abbastanza frequente, ed è il deficit della frazione A delle immunoglobuline (IgA), che colpisce circa 1 neonato su 700. Questa condizione ha una grande varietà di presentazione clinica, e può decorrere anche in modo asintomatico (vedi oltre). Le immunodeficienze primitive devono essere diagnosticate più precocemente possibile, onde offrire ai pazienti le terapie più mirate e più efficaci che oggi siano disponibili. Un aiuto ai medici, in particolare ai pediatri, si può ricavare dalla tabella 3. Le più note immunodeficienze primitive sono elencate nelle tabelle 1 e 2. 5 Tabella 1: Principali immunodeficienze primitive Agammaglobulinemia (deficit delle Immunoglobuline G) - forma comune legata al cromosoma X - forma rara autosomica recessiva 1) Deficit di numero o di funzione dei B linfociti Immunodeficienza comune variabile Deficit selettivo di IgA Deficit di sottoclassi delle Immunoglobuline G Ipogammaglobulinemia transitoria dell’infanzia Condizioni dovute a deficit numerici o funzionali sia a carico dei linfociti T (immunità cellulo-mediate) che dei linfociti B (immunità anticorpale). Le cosiddette SCID (Severe Combinet Immune Deficiencies) sono le forme gravi con deficit combinato: SCID con deficit di linfociti T e B 2) Difetti combinati SCID con deficit prevalente dei linfociti T Deficit di adenosina deaminasi Deficit di nucleoside-fosforilasi Sindrome di Ommen Sindrome del linfocita nudo Sindrome di Wiskott-Aldrich Sindrome linfoproliferativa legata al cromosoma X 3) Sindromi genetiche Atassia teleangectasia complesse di cui fa parte Sindrome di Di George un’immunodeficienza Sindrome di Chediak-Higashi Sindrome malformativa con iper IgE Condrodisplasia metafisaria Tabella 2: DISTRIBUZIONE Percentuale delle varie forme di immunodeficienza primitive in Italia. Dal Registro della European Society for Immune Deficiency – 2002 - Deficit anticorpali 60% Deficit combinati dell’immunità T e B (tutti i casi) 31% Deficit del complemento 1% Deficit dei fagociti 6% Altri rarissimi 2% Tabella 3: L’ORIENTAMENTO CLINICO VERSO UN’IMMUNODEFICIENZA PRIMITIVA Deficit di anticorpi Esordio dopo i 6 mesi Difetti combinati T e B Esordio precoce e grave Difetti dei fagociti Esordio precoce Difetti del complemento Età variabile Infezioni batteriche ricorrenti Microrganismi “opportunistici” Infezioni batteriche e da funghi Infezioni da piogeni (meningiti da Neisseria) Prevalente interessamento delle alte e basse vie respiratorie Polmonite interstiziale Diarrea cronica Arresto crescita Rash cutaneo Ascessi cutanei e profondi (polmoni, fegato, linfonodi….) Fenomeni di autoimmunità 6 Più di metà di tutte le immunodeficienze primitive sono dovute a una riduzione (congenita) del numero dei B linfociti oppure a un’alterazione della loro funzione. La conseguenza è una riduzione o una assenza delle immunoglobuline sieriche e una incapacità (totale o parziale) di produrre anticorpi specifici o di produrne troppo pochi per cui si possono anche chiamare – tanto per capirci – immunodeficit primitivi anticorpali. A seconda del tipo di deficit dei B linfociti la sintomatologia colpisce con diversa gravità, a partire dalla primissima infanzia. I piccoli pazienti presentano una grande suscettibilità alle infezioni batteriche. I microrganismi più frequenti sono i batteri capsulati (streptococco pneumoniae, hemophilus influenzae) che colpiscono principalmente i bronchi, i polmoni con affezioni ricorrenti o croniche e, specialmente nei bambini più piccoli, l’orecchio medio e nei più grandi i seni nasali. Ma sono abbastanza comuni anche le infezioni intestinali (da Giardia lamblia o da Criptosporidi). Le immunodeficienze primitive anticorpali comportano invece una risposta normale alle infezioni virali. 2.AGAMMAGLOBULINEMIA DI BRUTON (XLA) La forma scoperta per prima fra tutti i deficit anticorpali congeniti è la agammaglobulinemia di Bruton. Per mancanza di una proteina (tirosina-kinasi di Bruton, BTK), necessaria per la maturazione dei linfociti B, queste cellule non si sviluppano. Nel sangue periferico non si trovano pertanto linfociti B e all’esame obiettivo del bambino si riscontra una ipoplasia (cioè un volume ridotto) del tessuto tonsillare e dei linfonodi. La malattia è trasmessa con modalità X-recessiva (da cui l’abbreviazione XLA, cioè agammaglobulinemia legata al cromosoma X) e comincia a manifestarsi dopo i 6 mesi di vita, quando le normali immunoglobuline della mamma, trasmesse alla nascita, si esauriscono nel sangue del bambino, e non vengono sostituite per la mancanza dei linfociti B produttori. Senza le immunoglobuline (gli anticorpi) cominciano a comparire le infezioni cui abbiamo accennato. La terapia fondamentale è la somministrazione via endovenosa di immunoglobuline (40mg/kg ogni 21 giorni) per tutta la vita! Senza questa trasfusione periodica il paziente soccombe alle infezioni entro la prima infanzia. Naturalmente dovrà essere attentamente seguito e ogni infezione valutata con cura e spesso trattata con terapia antibiotica onde evitare il rischio di una broncopneumopatia cronica e altre complicazioni. La prima causa di morte è appunto la malattia polmonare quando diventa cronica. Nel 20-70% dei casi sono presenti le bronchiectasie (dilatazione dei bronchi) e sono tanto più numerose quanto più la diagnosi di XLA è tardiva. Purtroppo un certo numero di bambini sviluppano questa complicazione nonostante un trattamento corretto. Per tale rischio molti pediatri associano la fisioterapia respiratoria e una profilassi antibatterica continua, alle periodiche trasfusioni di IgG, nei bambini in cui le infezioni polmonari ricorrenti sono numerose. Le terribili bronchiectasie sono considerate complicazioni difficilmente eliminabili, anche se sono riportati casi di importanti miglioramenti con una maggiore intensità delle cure (obiettivo di 600800mg/dl di immunoglobulina da raggiungere aumentando la dose delle IgG-trasfuse) e antibiotico terapia costante: i macrolidi, specialmente l’azitromicina, che possiederebbero una favorevole attività antinfiammatoria – oltre a quella antibiotica – contro gram positivi e patogeni atipici, anche perché sembra efficace per rompere il film che protegge i batteri dall’azione degli antibiotici, e riduce la produzione di muco. Esistono casi in cui la BTK viene prodotta in piccole quantità, e in essi l’insufficienza si manifesta più tardivamente e in forma attenuata (c’è una piccola percentuale di linfociti B circolanti). Infine, sono descritti casi di agammaglobulinemia (circa l’8%) trasmessi, non per un difetto di cromosoma X, ma con un meccanismo autosomico recessivo. Nei pazienti con questo difetto, i linfociti B (e precisamente quelli CD19+) sono totalmente assenti. Il quadro clinico è simile a quello della forma XLA dipendente, ma con manifestazioni più gravi già entro l’anno di vita. Si cura naturalmente alla stessa maniera della forma XLA, con le trasfusioni periodiche di immunoglobuline, e con una attenzione particolare alle infezioni. 3.DEFICIT SELETTIVO DI IgA Il deficit delle immunoglobuline A (IgA) nel siero di sangue e nelle secrezioni è la immunodeficienza primitiva più frequente in assoluto, interessando circa 1 bambino su 700. Il deficit di IgA è definito completo se nel siero l’immunoglobulina è in quantità inferiore a 5mg/dl. Se il livello di IgA è superiore a 5mg/dl, ma inferiore al limite normale (….mg/dl) si parla di deficit parziale. Nel deficit completo le IgA sono assenti anche nelle secrezioni mucose (si dosano nella saliva). Tutti gli altri tipi di Ig (cioè la IgG, con i suoi numerosi sottotipi, le IgE e le IgM) presentano sempre livelli normali. Il numero di linfociti B nel sangue è sempre normale. 7 Il quadro clinico di questa immunodeficienza è molto variabile. Nel 40% dei casi è completamente asintomatico. Negli altri pazienti sono frequenti le infezioni delle vie respiratorie (otiti, sinusiti, bronchiti e broncopolmoniti) e del tratto gastrointestinale. Le lesioni mucose degli organi colpiti, oltre a favorire le infezioni, sono anche la causa di manifestazioni allergiche, per esempio un’asma bronchiale, e di una particolare alterazione dovuta alla formazione di noduli di tessuto linfatico (iperplasia nodulare linfoide) che si localizzano nella parete intestinale e talora provocano malassorbimento o si ingrossano fino a causare un’occlusione. E’ inoltre aumentato il rischio di malattie autoimmuni; la celiachia (5% dei portatori del deficit di IgA) e, sia pure in percentuale inferiore, il diabete mellito, la tiroidite autoimmune, il lupus eritematoso, l’alopecia. I linfomi, specialmente quelli intestinali, hanno un’incidenza doppia rispetto alla popolazione generale. I bambini con deficit parziale tendono a normalizzarsi entro i 15 anni, mentre se esiste il deficit completo questo perdura tutta la vita, e naturalmente favorisce l’insorgere delle complicanze. Il trattamento dipende dalla presenza e dalla gravità dei sintomi, e spesso non occorre far nulla. La somministrazione di immunoglobuline per via venosa o sottocutanea è non solo inutile, perché la quantità di IgA negli emoderivati da trasfondere è trascurabile; ma anche controindicata perché l’introduzione anche di minime quantità di IgA può provocare uno shock anafilattico. Infatti le IgA, se completamente estranee all’organismo del bambino, possono stimolare la produzione di anticorpi anti IgA, responsabili dell’eventuale shock. I bambini con infezioni frequenti vanno seguiti accuratamente ed eventualmente trattati con cicli di antibiotico profilassi e con fisiochinesiterapia respiratoria, e controllati per la possibile insorgenza di manifestazioni allergiche o autoimmuni. 4.IMMUNODEFICIENZA COMUNE VARIABILE (CVID) L’immunodeficienza comune variabile (CVID), descritta la prima volta nel 1953, costituisce il 30% di tutte le immunodeficienze primarie, ed è quindi seconda per frequenza soltanto al deficit di IgA. Tutte le età possono essere colpite ma nella maggior parte dei casi questa complessa immunodeficienza si manifesta fra i 30 e i 50 anni. Si tratta di un gruppo di manifestazioni varie ed eterogenee, per cui la diagnosi resta difficile e viene fatta dopo l’esclusione di altre sindromi. La CVID comprende sempre una storia di infezioni ricorrenti, una riduzione delle IgG totali nel siero e almeno di un loro sottotipo. Dato fondamentale, è la mancanza della risposta anticorpale dopo uno stimolo con un vaccino o una infezione naturale. Le infezioni sono soprattutto a carico dell’apparato respiratorio e dell’intestino. Svariati segni e sintomi possono riguardare altri organi e tessuti: un ingrossamento del tessuto linfatico specialmente a livello delle mucose: adenoidi, tonsille, intestino; ingrossamento della milza fino a realizzare un ipersplenismo (sequestro delle cellule del sangue). Le lesioni della mucosa intestinale possono essere così cospicue da determinare un danno ai villi, fino alla loro completa scomparsa. In tal caso, il quadro istologico e quello clinico è perfettamente uguale a quello della celiachia (diarrea, malassorbimento). Non è stato risolto ancora il quesito se si tratta di una celiachia vera, nella quale il danno all’intestino è causato dal glutine o una complicanza tipica della CVID. Altre lesioni intestinali in questa immunodeficienza possono essere simili alla colite ulcerosa, che interessa il colon o alla malattia di Crohn (stato infiammatorio a tutto spessore in varie porzioni dell’apparato digerente) e può instaurarsi una ipertrofia nodulare linfoide, simile a quella descritta nel deficit grave di IgA. Tutti i pazienti con CVID sono soggetti a infezioni molto frequenti nelle vie respiratorie, ad opera dei batteri patogeni più comuni e del Mycoplasma. Le bronchiectasie sono la complicazione più temibile. Le infezioni intestinali sono causate specialmente da due protozoi: la Giardia lamblia e il Criptosporidium, che provocano diarrea e crampi. I soggetti con CVID sviluppano frequentemente malattie autoimmuni. Le più segnalate sono l’anemia emolitica, la piastrinopenia, l’alopecia (caduta di peli o di capelli), l’anemia perniciosa, l’artrite reumatoide. Data la varietà delle manifestazioni, si è tentato di suddividere la CVID in 5 categorie: senza complicazioni; con fenomeni autoimmuni; con importante enteropatia; con infiltrazione di linfociti normali; con linfoma. Come detto, la diagnosi si presenta difficile se i pazienti presentano sintomi o complicazioni parziali o all’interno di una sola di queste categorie, e fa capire che la malattia richiede spesso interventi multidisciplinari, cioè di esperti gastroenterologi, immunologi, oncologi ecc… non solo per chiarire la diagnosi, ma anche per contribuire a una sorveglianza e a un trattamento corretti. 8 Recentemente uno studio su 45 bambini porta nuova luce sulla CVID pediatrica: la ricerca ha individuato due categorie di CVID, la prima caratterizzata da un numero molto basso di “cellule della memoria” (linfociti B con presenza di CD27 sulla loro superficie) e precisamente quella frazione che produce IgG e IgA (ma non IgM); la seconda categoria con normale presenza di questo sottogruppo di linfociti. I bambini della prima categoria hanno mostrato gravi complicazioni infettive (sepsi, meningiti, bronchi ectasie ecc…), autoimmuni (citopenie) o maligne (linfomi). Anche i pazienti della seconda categoria hanno avuto le infezioni caratteristiche della CVID, ma in nessuno si sono verificate meningiti e sepsi e nessuno ha avuto malattie autoimmuni né malattie maligne. Lo studio propone quindi di dividere i bambini con CVID in due categorie, di cui una definibile “ad alto rischio” e per la quale è auspicabile una sorveglianza medica e un trattamento più “intensivi”. La terapia si basa sulla regolare somministrazione, ogni 3 settimane, di immunoglobuline (400 mg/kg di peso), verificando il raggiungimento di livelli sierici di IgG almeno di IgG 500 mg/dl. La fisiochinesiterapia respiratoria e la terapia antibiotica completano le misure antinfettive. Ma interventi speciali sono necessari in caso di fenomeni di autoimmunità, di complicazioni intestinali o della comparsa di linfomi. Recentemente è stato provato che la somministrazione delle IgG per via venosa può essere sostituita da quella per via sottocutanea. Il vantaggio è quello di poter fare a meno di un accesso venoso “stabile”, e di poter eseguire l’infusione sottocutanea a domicilio, utilizzando una piccola pompa da infusione che infonde il siero attraverso un ago sottile nel sottocutaneo della coscia o dell’addome. Il paziente non deve pertanto tornare frequentemente in ospedale, con vantaggi anche per gli spostamenti della famiglia. Gli effetti collaterali possibili sono minori e più moderati (ma sempre possibili, anche quelli importanti) e gli operatori devono ovviamente prestare una sorveglianza accurata. Nei pazienti con malassorbimento intestinale (sintomi e istologia come la celiachia), la terapia prevede la somministrazione di una dieta priva di glutine. In un’elevata percentuale di CVID però la dieta non apporta benefici apprezzabili, ma si osserva un miglioramento con la somministrazione di un cortisonico (il più efficace sembra il Budesonide), fatto già documentato anche nei pochi casi di celiachia vera (da glutine) che rispondono male soltanto alla dieta. Infine ricordiamo soltanto che è stato eseguito in alcuni casi gravi il trapianto di midollo ma non esiste ancora un’esperienza consolidata per questo tipo di intervento che, teoricamente, sarebbe in grado di fornire una popolazione linfocitaria normale (obbiettivo raggiunto solo in 1 caso su 4 trapiantati, tutti con linfoma e CVID). Prof. Luigi Zanesco (continua nei prossimi numeri) Articoli consigliati per approfondire i contenuti dell’articolo: ■ Notarangelo L.D. – Primary immunodeficiences. J. Allergy Clin. Immunol. – 125: S182, 2010 (Classificazione completa ma di difficile lettura). ■ Hoernes M, Seger R, Reichenbach J. Modern management of primary B-cell immunodeficiencies. Riv. Immunologia e Allergologia Pediatrica 20:758, 2011 (Utili osservazioni su diagnosi e terapia, in particolare sull’uso moderno delle IgG sottocutanee). ■ Yong PF, Tarzi M, Chua I, Grimbacher B, Chee R. Common variable immunodeficiency. Immunol Allergy Clin North Am. 28:367, 2008 (Sintesi completa e chiara) ■ Glocker E, Ehl S, Grimbacher B. Common variable immunodeficiency in children. Curr Opin Pediatr 19:685, 2007 (Importanti osservazioni e criteri diagnostici per il pediatra). ■ Yong PL, Orange JS, Sullivan KE. Pediatric common variable immunodeficiency: immunologic and phenotypic associations with switched memory B cells. Pediatr Allergy Immunol. 21:852, 2010 (Una CVID ad alto rischio facilmente identificabile nei bambini). 9 Il sostegno psicologico in oncoematologia pediatrica DR.SSA MARIA MONTANARO, PSICOLOGA PSICOTERAPEUTA, CLINICA DI ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA PADOVA, AIL È possibile vivere in modo “positivo” l’esperienza di una malattia difficile come quella oncologica? La risposta può essere affermativa, se si sa comprendere il profondo valore che la stessa malattia contiene in sé, cogliendone, malgrado la sofferenza e la difficoltà nel fronteggiarla, anche il suo valore di risorsa individuale e sociale per una maturazione complessiva della personalità e l’acquisizione di una maggior pienezza ed umanità. Maggiore è la capacità dei bambini malati di confrontarsi con l’esigenza di cambiamento contenuta nella malattia, maggiore è la possibilità che il trauma potenzialmente collegato alla malattia sveli la spinta al rinnovamento insiti nel sistema di auto-cura del corpo e della mente. Nella malattia oncologica, come in ogni forma potenzialmente traumatica, l’esercizio del nar- rare e la condivisione scritta della propria storia rappresentano una forma di “auto-terapia”, che aiuta a guardare la malattia da un’altra prospettiva e a scoprire a volte un modo diverso di stare con gli altri, con il mondo e se stessi. Da qui l’idea condivisa con alcuni ragazzi, che hanno attraversato l’esperienza della malattia e da me seguiti durante il percorso di cura, di narrare le loro storie, da cui emerge come l'esordio di una malattia oncologica, soprattutto in età adolescenziale, comporti spesso un'esperienza di intensa crisi, che si somma a quella fisiologica, configurando una doppia crisi sia per il ragazzo che per i familiari. Ma si tratta soprattutto di esempi di forza e di tenacia, che testimoniano che la malattia è un’esperienza di vita, trasformabile in una risorsa di coraggio e speranza per la collettività. ...La testimonianza di Anastasia.... Ciao mi chiamo Anastasia e 2 anni fa e più esattamente il 19/02/2010 mi hanno diagnosticato il “Linfoma di Hodgkin ”. Oggi stò molto bene ho 11 anni e sono arrivata 5^ alle regionali Torneo GPT di ginnastica artistica. Ma partiamo dall’inizio. Un sabato la mamma si è accorta di un gonfiore al collo con febbre. Il giorno seguente ha chiamato la Guardia Medica che mi ha fatto prendere un farmaco. Nei giorni successivi sono andata dalla mia Pediatra che mi ha prescritto l’antibiotico, ma nonostante lo prendessi la febbre e il gonfiore non diminuivano. Ritornata ancora dalla mia Pediatra mi ha pre- scritto degli esami del sangue, i raggi al torace e l’ecografia al collo e all’addome. Lo stesso giorno andai a trovare la zia, che lavora in ospedale e li i medici mi visitarono e dissero alla mamma di portarmi dopo 2 giorni che mi avrebbero visitato nuovamente e avrebbero fatto altri esami. La sera stessa mi ritornò la febbre alta e quindi i miei genitori mi portarono in Ospedale a Mestre, dove mi ricoverarono. Dopo 2 giorni di ricovero, i medici, non capendo con esattezza cosa avessi, mi trasferirono all’Ospedale di Padova in Oncoematologia pediatrica. Il 19 febbraio mi operarono e mi diagnosticaro- 10 no il Linfoma. Cominciò così un brutto periodo. Iniziai a fare chemioterapia e successivamente la radioterapia e mi sentivo molto debole, però ho sempre continuato ad andare a ginnastica. In Oncoematologia ho incontrato molte brave persone, che mi hanno voluto bene e mi hanno sempre sostenuto e aiutato, a cominciare dalle infermiere, i maestri, le volontarie, la dottoressa Todesco, la psicologa Maria……e tanti altri. Tutti questi sforzi son serviti per farmi ritornare alla normalità e farmi andare alle Nazionali a Pesaro per la 4^ volta!!!! P.S.: volevo dire a tutti i bambini e le persone che fanno chemioterapia e radioterapia, di aver fiducia in se stessi e di chi ci sta attorno. La vita è bella e vale la pena essere vissuta. Grazie a tutti voi. Anastasia ...La testimonianza di C. Era uno dei momenti più felici della mia vita. Avevo compiuto da poco 18 anni, avevo trovato da qualche mese il mio primo ragazzo, da qualche giorno avevo preso la patente; ero in quinta superiore e mi stavo preparando ad affrontare gli esami di maturità, ero sul trampolino di lancio per "diventare grande" e stavo per balzare verso la vera vita. Quando iniziai a notare dei cambiamenti nel mio organismo: mi sentivo sempre stanca, mi addormentavo mentre scrivevo sms, mi affaticavo a camminare anche per brevi tratti, mi sentivo svogliata e piena di dolorini. Una mattina mi svegliai con delle macchie scure sulle gambe. Sapevo già cosa significavano, perché ero già stata malata da piccola di leucemia. Andammo al pronto soccorso e dopo avermi fatto il prelievo del sangue mi fecero aspettare 3/4 ore prima di dirmi che i miei sospetti erano confermati. Non ci fu il tempo di preparare le valigie, partimmo immediatamente verso l'ospedale pediatrico di Padova. Malgrado io avessi già raggiunto l'età adulta, decisero di ricoverarmi dove ero stata curata in precedenza. Arrivata mi fecero accomodare nella stanza, mi diedero da mangiare e l'indomani mattina ero pronta per fare l'aspirato midollare, ovvero l'esame decisivo per la conferma della diagnosi. Avevo l’80% del mio midollo contaminato dalle cellule leucemiche, ma il mio corpo era in buone condizioni generali. Piangevo, non capivo perché mi era riaccaduto, non sapevo cosa ne sarebbe stato della mia vita e del mio futuro, all'improvviso si era cancellato ogni mio progetto e restava da affrontare una chemioterapia che neanche i medici sapevano cosa e come dovermi somministrare. Ma mi fidavo di loro. Quell'ospedale mi sembrava spaventosamente familiare. Come se durante quegli otto anni in cui io ero tornata a vivere tutti si fossero fermati ad aspettare il mio ritorno! Certo, erano invecchiati, ma erano ancora li. Ritrovai i visi delle infermiere e dei dottori che avevo conosciuto da piccola e che si ricordavano di me, il mio nome e che dispiaciuti mi chiedevano cosa facessi di nuovo li. Mi riaffioravano alla mente degli aned- doti di quando ero piccola e quel reparto, quei letti, quei disegni sui muri, la sala giochi e i volontari ricominciarono a essere "normalità per me". Ci si affeziona a tutto purtroppo, alla scuola in ospedale, al tuo vicino di letto, alla casa dell'AIL e anche a quell'antidolorifico che ti aiuta a sopportare l'effetto della chemio. Continuavo a ripetermi che non ci si può arrendere a 18 anni, a primavera e innamorate. Continuavo a ripetermi che avrei fatto tutto ciò che c'era da fare e volevo iniziare il prima possibile, per riprendere la vita da dove l'avevo lasciata. Fuori da quell'ospedale il mondo andava avanti a girare, senza rallentare, senza aspettare e senza preoccuparsi di chi come me aveva abbandonato il percorso abituale per rinchiudersi in una bolla. Mentre i miei compagni a scuola facevano le simulazioni delle prove d'esame, io iniziai l'induzione. Il primo ricovero durò circa 20 giorni, dopo di che mi mandarono a casa senza un programma. Dopo mesi di attesa, di paura, di ansia; dopo mesi di incertezze, di mancate riposte e di preoccupazioni, finalmente ad aprile mi venne comunicata la scelta delle cure da affrontare: farmaco sperimentale. Una cura mai usata in Italia, studiata apposta per il mio caso sulla base di sperimentazioni in America e nel resto d'Europa. Non mi importava delle controindicazioni, finalmente c'era un programma! Come un bravo soldatino, assumevo i farmaci e mi sottoponevo agli esami senza mai lamentarmi. Vivevo ogni tappa come un dovere e ogni limitazione o effetto collaterale come una conseguenza logica della terapia. Odiavo il modo in cui le medicine mi facevano sentire, mi sentivo sempre stordita e avevo spesso sbalzi d'umore. Ero stanca, anche se stavo sdraiata per giorni interi. Avevo spesso nausea, mal di testa, freddo e caldo insieme. Ero piena di sensazioni contrastanti e desideravo avere tante persone vicino a me, anche se avrei voluto che nessuno mi vedesse in quello stato. Dormivo poco, perché il cortisone mi dava l'insonnia e mangiavo senza ritegno. Nel giro di 11 pochi mesi sono passata da 47 kg a 70 kg. Non sopportavo la figura che lo specchio rifletteva! Non mi piacevo più! Con la rachicentesi, invece, ero bloccata a letto una settimana a testa in giù senza potermi alzare altrimenti mi facevano male gli occhi, mi girava la testa e vomitavo. Guardavo la gocciolina cadere dal sacchetto ed entrare nel tubicino collegato al mio braccio. Mi chiedevo chi si era inventato questo modo di somministrare i farmaci. Capitava che mi sentissi solo una cavia, un altro esperimento dall'esodo incerto. Vivere in ospedale è come stare fuori dal mondo, dentro una palla di vetro che ti protegge da tutto e da tutti. Non hai più potere decisionale sulla tua vita, il tempo e le attività da svolgere sono scandite dal ritmo delle cure. Mi sentivo impotente, sola, incompresa, fragile e vulnerabile. Spesso mi annoiavo ma non avevo la forza di fare qualsiasi cosa e poi cosa avrei potuto fare? Studiare per gli esami era l'unica attività che mi teneva occupata e quando mi diplomai iniziai a sentirmi persa. Era arrivata l'estate e io dovevo stare alla larga dal sole e dalle piante. Invidiavo i miei coetanei che stavano bene, sentivo che mi stavo perdendo delle esperienze legate alla mia età e, soprattutto, avevo paura che quando sarei stata bene, non avrei più trovato le persone a me care, in un certo senso fu così. Finita la scuola, non avevo più agganci con la vita vera. Non sentivo più i miei compagni di classe, neanche i professori e pure i miei amici si erano abituati alla mia assenza. La maggior parte della gente non sa come stare vicino a una persona che ha dei problemi. Le persone non vogliono sentire cose brutte, hanno paura e si allontanano perché non sanno come affrontare la situazione. Anche se non riguarda loro in prima persona, per natura si rifiutano le cose che non si riescono a gestire o comprendere. Questo mi ha fatto sentire diversa, sbagliata e inadeguata per tanto tempo. Finché non ho capito che devo essere io a non lasciare che quello che ho vissuto offuscasse ciò che sono. Non sopportavo quando la gente mi guardava con pena e quando mi domandavano fintamente preoccupati: "Ma come stai? Ma sei guarita?". Pensavano: "Oh poverina sta male", "Oh poverina ha una leucemia!", "Oddio che pena!". Mi spiace per loro ma non c'è nessuna pena nel lottare per la vita. C'è pena ad abbassare la testa, a fare finta di dispiacersi per gli altri e poi girarsi dall'altra parte e dimenticare quel dolore, che tanto non si può comprendere se non si vive. Le infermiere erano le mie alleate. Mi sono legata molto ad alcune di loro. Persone di grandissima umanità e comprensione, degne della massima stima. Si fermavano sempre a fare due chiacchiere, cercando di strapparmi un sorriso. Mi ascolta- vano attentamente e cercavano il modo di alleviare le mie pene. Dicevano che "soffrire non serve a niente", quindi andavano subito a parlare con un medico per avere il nulla osta per darmi analgesici o lo chiamavano quando avevo bisogno di fare una visita straordinaria. Conoscevano esattamente il mio carattere, sapevano quando ero arrabbiata o felice, solo guardandomi. Ricordavano a memoria le mie vene e quindi sapevano quali potevano bucare. Ho fatto tutta la chemioterapia endovena con il periferico al braccio. Non hanno voluto mettermi il catetere. Ogni volta che una vena cedeva, loro con infinita pazienza ne cercavano un'altra. Spesso venivo bucata 3/4 volte prima di trovarne un'altra in grado di reggere la cannula. Mi hanno aiutato a preservare le mie vene. Mi davano un gel per il mio viso screpolato e la crema per le smagliature. Avevano sempre un consiglio pratico e utile per tutto. Nei momenti di sconforto invece c'era Maria, la psicologa del reparto. Veniva a parlare con me e, quando la chiamavo, c'era sempre. Era uno sfogo, la possibilità di parlare liberamente con qualcuno che davvero può capire e che non giudica. Per me era la possibilità di avere una traccia di come fare a riprendere in mano la mia vita, un modo per capire meglio cosa mi stava succedendo e come potevo "far capire agli altri ciò che mi era successo". Grazie a lei, ho potuto mettermi in contatto con altri ragazzi della mia età. Avevo bisogno di confrontarmi. Quando hai circa 20 anni tu non dovresti stare male, dovrebbe essere l'età più bella, dove sei forte e puoi spaccare il mondo. Era frustante sentirsi di nuovo bambini, mentre si cerca la propria autonomia. Tutto poteva diventare pericoloso per la mia salute! Mi sentivo incapace di fare qualsiasi cosa senza l'aiuto o l'approvazione di qualcuno. La mia famiglia era tutta concentrata su di me. Spesso mi sentivo in colpa per questo. Mia mamma mi è stata vicino giorno per giorno nei miei ricoveri, nei miei day hospital, dandomi la sua assistenza anche a casa giorno e notte. Mio padre, dovendo lavorare, veniva a trovarmi sempre il sabato e la domenica e mi riportava a casa alla fine di ogni ciclo di terapia. Mio fratello, a modo suo, mi è stato vicino, mi faceva ridere e mi trattava come sempre, mi aiutava a sentirmi normale! Più di tutto avrei voluto risparmiare questo dolore al mio ragazzo. Mi sopportava e mi supportava. Per il possibile ci amavamo ed eravamo felici insieme. Il lieto fine non c'é stato. Mi ha lasciata nel momento in cui io avevo più bisogno di lui, ovvero dopo la fine delle cure, quando io dovevo confrontami con il mondo e riprendere in mano la mia vita. Perché in quella fase non c'erano più i medici a scandire il mio tempo e gli infermieri ad accudirmi, i volontari a sollevarmi, Padova era lontana e Maria non poteva esserci come prima. Ero di nuovo sola, come il 12 giorno in cui si nasce, e devi affrontare tutto dall'inizio! Ho sempre saputo che ce l'avrei fatta. Non ho mai dubitato del fatto che sarei guarita. Questa consapevolezza mi ha fatto affrontare tutto in una sorta di strana serenità. Non avevo altri pensieri che guarire e stare bene. Ora sono qui, qualche regalino la chemioterapia me lo ha lasciato e a distanza di 2 anni sto ancora cercando di rimettermi in sesto completamente, ho ancora tante aree della mia vita da sistemare. Mi sento fortunata perché ne sono uscita in fretta: le cure sono durate meno di un anno. Sono fortunata, perché adesso non sono più arrabbiata e mi sento in pace con il mondo. E’ difficile spiegare cosa mi sia successo, però mentre cercavo di dimagrire, cercavo lavoro, cercavo nuove amicizie, ho trovato il modo di essere serena. Ho capito che non esistono esperienze negative o positive, esiste solo il modo in cui noi le affrontiamo e possiamo lasciare che ci migliorino o ci peggiorino. Io so esattamente che tipo di persona voglio essere. La vita è bella, ma va vissuta da protagonisti, non da spettatori! E anche se non posso dimenticare quei giorni, il dolore, i compagni conosciuti durante il viaggio e quando sento la parola leucemia ancora rabbrividisco, posso dire che l'unico modo per farcela è continuare, continuare e continuare, con tutte le forze. Non è finita finché non è finita! Non so quante probabilità avevo di farcela e molti altri sono gli interrogativi, che ancora girano per la mia testa senza risposta. I medici li ringrazio tutti. Ora non ha più importanza il perché e il per come, le informazioni tecniche non mi servono a nulla. Ora sto bene e posso dire che aver avuto la leucemia mi ha arricchito tantissimo a livello umano, insegnandomi a vivere la vita appieno, gustandone ogni momento. C. ...La testimonianza di Valentina... Ciao! Sono Valentina ed ho 23 anni. Ho deciso di scrivere qualche riga su questo giornalino riguardo la mia esperienza di malattia, per sostenere ed incoraggiare tutti coloro che, come me, si son ritrovati a dover combattere una battaglia cercando di uscirne vincitori. Tutto ebbe inizio il 2 maggio 2007, quando mi diagnosticarono un medulloblastoma. Da 15 giorni persisteva un dolore al collo, andai dal mio medico, il quale sosteneva si trattasse semplicemente di dolori cervicali. Mi prescrisse dei massaggi. Non trovai nessun beneficio, fin quando mi svegliai lunedì 30 aprile vomitando, senza alcun motivo apparente. Sono le 18 di lunedì sera, quando mia mamma decide di portarmi in ospedale. Dopo avermi visitata, i medici mi comunicano che è semplicemente un virus di stagione, ma decidono di tenermi lì la notte per fare delle flebo essendo disidratata. E’ martedì 1° maggio; prima di dimettermi dall’ospedale, i medici decidono di farmi fare in mattinata una visita neurologica senza urgenza. Fatta la visita, la neurologa, perplessa, conclude sostenendo che non rispondevo a dei semplici test neurologici. Decide quindi di ricoverarmi, per fare degli accertamenti nei giorni seguenti. Dai vari esami emerge la presenza di una massa: devo essere operata d’urgenza. Questo viene comunicato subito ai miei genitori e poi anche a me. Avendo 18 anni, intuii che non si trattava di una semplice influenza o di un virus, ma di qualcosa di più preoccupante. Dopo aver avuto la conferma di ciò che avevo, nella mia testa cominciarono ad insorgere mille domande: “Cosa mi aspetterà? Riuscirò a combattere fino alla fine? Come sarò se ne uscirò da vincitrice? Come sarà la mia vita? Cosa cambierà?”. Poche in quel momento furono le risposte. Dopo l’intervento ho dovuto affrontare le varie cure, che sono durate un anno e mezzo. Mi vennero illustrate dall’oncologa, la dr.ssa Elisabetta Viscardi; cominciai a conoscere termini medici difficili: cisplatino, vincristina, lombustina… la dottoressa mi spiegò che nel mio caso era importante affrontare prima la radioterapia ed in seguito la chemioterapia. Mi definì in cosa consisteva e, con molta delicatezza e tatto, fu chiara nello spiegarmi che una delle più traumatiche conseguenze per una ragazza era la perdita dei capelli. Subito rimasi in silenzio, non riuscendo ancora a realizzare il tutto. Una volta uscita dall’ambulatorio, scoppiai a piangere. Per me i capelli erano tutto: da sempre ne avevo avuto una grande cura. Dentro di me però c’era sempre la speranza di essere quell’1% a cui questo non sarebbe successo. Iniziai le prime delle 30 radio; tutto procedeva per il meglio, anche l’umore era positivo, perché dovevo ancora vedere un capello cadere. Arrivata alla 15° radio tutto cambiò: quando mi pettinavo e mi svegliavo al mattino, cominciavo a trovare capelli sul cuscino. La mia speranza era svanita!!! Radio dopo radio sempre più, fin quando con il consiglio della famiglia decisi di tagliarli un po’, cominciando così ad abituarmi all’idea. Nel reparto dov’ero ricoverata vedevo solo bambini con la bandana; facendomi forza, decisi di rasarmi e portare la bandana come tutti. Per sdrammatizzare l’evento, decisi di fare una collezione di bandane 13 di vari colori. Ad ogni colore un abbigliamento in tono. Per quanto riguardava l’andare in ospedale, il disagio era quasi superato; rimaneva la difficoltà nell’affrontare gli amici e l’ambiente scolastico con un aspetto fisico diverso. Vedendomi affranta, i miei genitori decisero di acquistarmi una parrucca di capelli veri. Inizialmente ero felice. La indossai pochissime volte, cominciavo a sentire che non faceva parte di me. Decisi di lasciarla da parte e usare la bandana. Dovevano tutti accettarmi per quella che ero! Per poter affrontare tutti i cicli di chemioterapia, senza dover danneggiare le vene, difficili anche da trovare, mi inserirono un cateterino sotto cute. Ricordo che questo piccolo intervento lo affrontai in anestesia locale. Sentii mille rumori, i medici per confonderli mi chiesero se come sottofondo la musica di Eros Ramazzotti poteva andar bene. Senza alcun dubbio confermai, visto che è il mio cantante preferito! Iniziai il primo ciclo di chemio, che prevedeva 3 giorni di ricovero. Entrai in reparto e subito mi colpirono le pompe di colore verde, che ogni bambino aveva collegata ad una sacca o flebo. Mi domandai se anche a me l’avrebbero messa. Si, anche io passeggiavo con la pompa, l’amica che portavo appresso sia nel bene che nel male, ovvero sia per sconfiggere la brutta bestia sia per far passare le ferite che lasciava. Una ferita spesso frequente e quasi sempre presente era il vomito; qualsiasi tipo di cibo non andava, le papille gustative non erano più le stesse, nemmeno i sapori. Avevo l’ imbarazzo della scelta su cosa poter mangiare, ma la fame non c’ era. Arrivai cosi a 33 Kg. Durante questo lungo periodo, in ogni istante credevo di non riuscire ad affrontare le cure, dato che mi mettevano a dura prova giorno dopo giorno. Tra un pianto e una risata, l’aiuto di tutto ciò che ho trovato all’interno del reparto di oncoematologia pediatrica e la grande forza di volontà, presente in tutti noi, a volte nascosta, ho scoperto la grinta e l’autostima nell’affrontare questa brutta bestia e arrivare alla fine delle terapie. Per trascorrere il tempo e allontanare i brutti pensieri, nei pomeriggi in cui ero ricoverata c’erano delle persone indispensabili: i volontari. Dedizione, disponibilità, attenzione, sostegno li caratterizzavano. Ogni pomeriggio c’era un’ attività diversa, dalla pittura al decoupage, e ricordo che tutti, con ansia, aspettavamo che arrivasse William, il falegname. Una delle tante domande che inizialmente mi ponevo era se il rapporto con gli amici si sarebbe spezzato. Purtroppo fu così, anche le amiche più strette, vuoi per paura, per disagio, per l’immaturità nell’affrontare una malattia così grande per la nostra età, si sono allontanate. Non è stato per nulla facile continuare la battaglia senza amici, non potevo condividere nulla, né emozioni né sensazioni. Fortunatamente in quel periodo ero fidanzata, Nicola è stato ed è importante! E’ riuscito ad essere anche amico. In lui come in tutti coloro che mi erano vicini, soprattutto mamma, papà e sorella, vedevo in volto molta sofferenza e la difficoltà nel cercare di non farla trapelare. Non smetterò mai di ringraziarlo per aver deciso, nel fior fiore dell’età, di rimanermi sempre accanto, anche nel male, rinunciando a tante cose. Ringrazio lui e la mia famiglia, per avermi tollerata e compresa nelle giornate buie e malinconiche. Grazie anche al progetto “Scuola in ospedale”, seguito con molta attenzione e dedizione dal professore Fabrizio De Rosso, ho avuto la possibilità di concludere le scuole superiori affrontando la maturità. Grande disponibilità e pazienza sono presenti in tutti gli insegnanti che ne fanno parte. Disposti ad adottare qualsiasi metodo di studio purché sia semplice e comprensivo per noi che in quei momenti la testa e la concentrazione spesso mancavano. Che dire dell’impegno della professoressa Stefania Campagnoli, nel preparare le varie lezioni con chiarezza e attenzione: i suoi mitici schemi, i caffè nelle pause di studio, i collegamenti per le lezioni tramite Skype… l’ho conosciuta come insegnante ed ora è diventata un’amica. Un aiuto necessario e non da sottovalutare è stato anche il sostegno della psicologa Maria Montanaro. Sempre pronta con i suoi consigli, disponibile per una chiacchierata che ti rassicura e pronta a mettere chiarezza tra i pensieri e le emozioni, molto influenzate da ciò che vivevamo in quegli attimi. Ha aiutato anche la mia famiglia: quando ero ricoverata, si metteva in un angolino con la mamma e ascoltava la sua disperazione, dava un senso alle sue lacrime. A volte quando si parla di psicologo si pensa: ”Oddio non sarò mica matto”, ma credetemi non è così. Un posticino importante lo ha avuto anche il mio piccolo grande cane, un labrador di nome Guenda. I miei genitori me l’hanno portato a casa un mese dopo essermi operata. Anche lei è cresciuta con la mia malattia, ogni volta che vomitavo per le chemio, andava a nascondersi. Ancora adesso se tossisco un po’ più forte, si infila sotto la scrivania pensando che stia male. Lo raccontai alla psicologa Maria e lei mi spiegò l’importanza delle Pet Therapy, un desiderio che Maria ora è riuscita a realizzare per i bambini della Pediatria. Ora a distanza di quasi cinque anni sono qui a dirvi di non mollare mai e credere sempre in voi. Oggi guardandomi alle spalle, posso urlare al mondo che son fiera di me e grazie a questa spiacevole avventura mi sento più matura e sicura. Mi raccomando bambini e ragazzi ricordate di non arrendervi mai, non perdetevi d’animo, siamo più forti di quanto pensiamo. Un grande in bocca al lupo a tutti voi! Valentina 14 Vivere con la leucemia mieloide cronica: cronaca di un incontro Vivere con la leucemia mieloide cronica…questo il titolo dell’incontro che si è svolto a Padova il 21 ottobre u.s. e ha visto la partecipazione numerosa di pazienti, familiari e “addetti ai lavori”, dal medico clinico, al medico di laboratorio, allo psicologo, all’educatore. Un momento fortemente sostenuto dall’AIL padovana e inserito entro un progetto più ampio che porterà, il prossimo anno, ad un incontro regionale con i malati di LMC. Per certi versi la leucemia mieloide cronica è una malattia speciale, per chi fa il nostro lavoro; fin dall’università ci viene insegnata come un modello di malattia cronica della quale si conoscono sempre meglio i meccanismi anche più profondi, una malattia che si cura con farmaci “intelligenti” (studiati e costruiti in laboratorio per funzionare come una chiave che apre una serratura), una malattia che permette ottime prospettive di cura, a patto di assumere in modo corretto i farmaci e seguire i controlli prescritti. Perché, dunque, la necessità di far incontrare le diverse figure, in particolare il medico ed il paziente, che operano su questa scena? Perché la cura è un percorso lungo, spesso complesso, che passa attraverso la comprensione, l’accettazione, lo scambio continuo; perché non va mai dato per scontato nulla…dai dubbi riguardo la necessità dei controlli, alla posologia dei farmaci, agli effetti collaterali...alle paure più profonde e spesso non dichiarate, riguardo la malattia tumorale, la possibilità che questa sfugga al controllo dei farmaci, il sentirsi “malati” per tutta la vita. Tante domande alle quali abbiamo cercato di dare risposta. Fin dall’inizio si è creata un’atmosfera molto informale, com’era nelle nostre intenzioni, e tutti gli interventi hanno stimolato domande ed un aperto dibattito con il pubblico. In apertura c’è stato il saluto e l’introduzione all’evento da parte del Direttore dell’U.O. di Ematologia e Immunologia di Padova, prof. Gianpietro Semen- zato, che ha focalizzato l’attenzione sulle ottime prospettive di cura e di qualità di vita di chi oggi è effetto da leucemia mieloide cronica. Quindi il presidente della sezione AIL di Padova, Dott. Armenio Vettore, ha ricordato l’impegno concreto dell’AIL nella cura delle malattie oncoematologiche, attraverso i fondi per la ricerca, i servizi di accoglienza e supporto per malati e le loro famiglie. Ha lanciato una sfida: non accontentarsi di curare la malattia ma mirare sempre all’obiettivo più alto, sconfiggerla. Ha così anticipato uno dei concetti più importanti di tutta la giornata, ovvero come oggi non sia ancora possibile parlare di guarigione, anche dopo anni di cura efficace, ma come in tutto il mondo siano in corso studi per verificare se questo sarà possibile, in tempi brevi. Un domani non troppo lontano. Basti pensare che solo 10 anni fa entrava in commercio una molecola, Imatinib-mesilato, che ha rivoluzionato la cura e la vita dei malati di LMC: prima le possibilità terapeutiche erano poche, interferone e chemioterapici di vecchia generazione nella maggior parte dei casi e, nel paziente giovane, il trapianto di midollo da donatore. Oggi, nel 2011, possiamo contare su tre molecole efficaci e sicure (Imatinib, Dasatinib, Nilotinib) che permettono di “spegnere” la malattia fino a renderla non più determinabile, nemmeno con le tecniche di laboratorio più sofisticate. Al dott. Gianni Binotto è stato affidato il compito di spiegare cos’è la leucemia mieloide cronica: come un’alterazione genetica (il cromosoma Philadelphia) “accenda” e mantenga costantemente attiva la cellula staminale del midollo osseo. I farmaci “intelligenti” spengono questo interruttore perennemente acceso e riportano l’equilibrio, facendo scomparire i segni e sintomi della malattia… anche sa va pagato il prezzo di effetti collaterali che, tuttavia, nella maggior parte dei casi non sono gravi e si possono controllare.. Il ruolo del medico di laboratorio è fondamentale nella 15 diagnosi e nel trattamento della LMC; la Dott.ssa Roberta Bertorelle ha illustrato le tecniche, citogenetiche e molecolari, che vengono impiegate in laboratorio. Ci sono diversi livelli di riposta che si possono ottenere con i farmaci e diverse metodiche, sempre più precise, per dimostrare la presenza anche solo in tracce della malattia. Tra tutti i membri di questa “squadra” il medico di laboratorio è forse la figura più misteriosa, perché non è a contatto diretto con il paziente, perché parla un linguaggio complesso (fatto di percentuali, di livelli di risposta – citogenetica, molecolare maggiore o completa- ), perché il dato di laboratorio è determinante nel decidere se la cura si sta dimostrando efficace o meno. Ci è sembrato quindi che questo lavoro dietro alle quinte meritasse i riflettori. I pazienti hanno potuto dare un volto a chi, dall’altro capo del telefono, ci informa dei risultati riguardanti i prelievi su sangue periferico e midollare. Perché è importante continuare ad assumere i farmaci e farlo nel modo corretto? Perché solo in questo modo la malattia può essere controllata davvero. La Dott.ssa Monica Cavraro ha dimostrato, studi alla mano, come l’aderenza alla terapia sia uno dei fattori che influiscono maggiormente sulla risposta al trattamento. Su quali basi si fonda l’aderenza alla cura? Sulla conoscenza della malattia di cui si è affetti, sulle prospettive di cura, sugli effetti collaterali, sulla possibilità di confrontarsi costantemente con il proprio curante. Questo è un momento fondamentale e prezioso, dedicato non solo al controllo degli esami ematochimici e alla valutazione clinica, ma anche a fugare i dubbi, le paure. Troppo spesso la malattia oncologica, anche se con ottime possibilità di cura come la leucemia mieloide cronica, precipita il malato e la sua famiglia in un mondo popolato di fantasmi e angosce. Troppo spesso chi è malato e sofferente tende a chiudersi in se stesso e a non chiedere. A volte il curante stesso non pone la giusta attenzione all’educazione del malato, dando per scontate troppe cose. Tutti dobbiamo miglioraci, e dobbiamo farlo insieme, perché insieme combattiamo la malattia: il malato, la sua famiglia, il medico clinico, il medico di laboratorio. Come in una squadra ogni membro ha il suo ruolo e le sue responsabilità, allo stesso modo ognuno è chiamato a vivere la sua parte del percorso di cura. Percorso di cura che può essere molto lungo, e proprio perché lungo, spesso conosce una fase iniziale di paura, richiesta di informazioni e rassicurazioni, a cui segue l’accettazione ma, purtroppo, a volte anche la negazione. È la doppia faccia della malattia cronica: da una parte la necessità di assumere costantemente il farmaco e di sottoporsi a controlli (non solo con esami ematochimici e visite, ma anche con procedure invasive come l’aspirato midollare), dall’altra, specie se la malattia è presente da tanto tempo ed è ben controllata, la tendenza a dimenticarla…e a dimenticare di assumere i farmaci. Correndo così il rischio di perdere la risposta al trattamento e trasformare una malattia cronica in acuta. È quella che il Dott. Renzo Marcolongo, ematologo ed esperto di educazione terapeutica, chiama la “sindrome di Cenerentola”: se non rispettiamo le regole, se non rientriamo dal ballo prima di mezzanotte, la carrozza ritorna ad essere una zucca e i nostri stupendi vestiti solo degli stracci. In altre parole, se smettiamo di prendere i farmaci e di sottoporci ai controlli, rischiamo di svegliarci bruscamente e di dover fare i conti con una realtà molto più difficile di quanto vorremmo. Con l’aiuto della nostra psicologa, Dott.ssa Micaela Fergnani, sono stati discussi i risultati di un questionario, distribuiti in precedenza ai pazienti, riguardante la loro aderenza alla terapia, le difficoltà che riscontrano nel rapporto con il curante, le paure che maggiormente li interessano. Ne emerge un buon livello di fiducia e di comprensione tra medico e paziente, con tuttavia ancora molte paure riguardo il futuro, il rischio di evoluzione in leucemia acuta, il peso degli effetti collaterali sulla qualità di vita, il rischio di anomalie fetali in caso di concepimento. Proprio riguardo questo tema, così importante per i pazienti in età fertile, c’è stata una testimonianza davvero preziosa, quella di un giovane affetto da LMC da poco diventato padre: sono stati valutati i rischi per il paziente della sospensione temporanea del farmaco e la necessità di un monitoraggio stretto della gravidanza; tante ricerche scientifiche da studiare, qualche batticuore sia per l’ematologo e il ginecologo, ma alla fine tutto è andato per il meglio. Con questo messaggio di grande speranza e di fiducia nel lavoro di squadra si è quindi concluso il nostro incontro. Il tempo ancora per alcune domande dal pubblico e un arrivederci al prossimo anno, all’incontro regionale con i malati di LMC. Dott.ssa Monica Cavraro Azienda Ospedaliera di Padova Policlinico Universitario U.O. Ematologia e Immunologia Clinica 16 NEWS dal Reparto di Oncoematologia Pediatrica Tanti modi per fare solidarietà Ancora una volta dagli alunni di una classe ci arriva una bellissima e commovente testimonianza di solidarietà. In occasione del suo 8° compleanno Giulia B. ha deciso di ricordare il fratellino Alberto con un grande gesto di generosità. Ha chiesto ai suoi compagni di classe di donare alla nostra Associazione l’equivalente dei soldini che avrebbero speso per comprarle un regalo. Poi ci ha fatto recapitare una busta che all’interno aveva ben 170€. Questo risultato è la dimostrazione concreta che attraverso tanti piccoli gesti si può arrivare a un’azione importante! Cara Giulia, vogliamo complimentarci con te, i tuoi compagni, i vostri genitori, la tua insegnante (Signora Luigina) e quanti ti hanno aiutata a realizzare il tuo desiderio, a sostegno della Clinica di Oncoematologia Pediatria di Padova! Grazie. Speriamo che altri bambini vogliano imitare il tuo esempio e (perché no) anche molti adulti! Di seguito pubblichiamo alcuni disegni realizzati da Giulia e dai suoi compagni (classe 3°A). Anche i bambini della Scuola Materna S. PIO X di Selvazzano Dentro hanno voluto dimostrarci il loro affetto consegnandoci la somma di 225€ (!), raccolta insieme ai loro insegnanti e alle loro famiglie. Cari bambini, come desideravate, la vostra donazione è stata utilizzata per acquistare materiale per le svariate attività di intrattenimento che ogni giorno i volontari, che operano nella Clinica di Oncoematologia Pediatrica, propongono ai bambini. Siete stati davvero bravissimi! Un ringraziamento particolare lo rivolgiamo agli insegnanti che vi hanno coinvolto in questo progetto di solidarietà e alle vostre famiglie. Ci auguriamo che il vostro gesto possa essere di esempio per tante altre scuole. Altre iniziative esemplari sono quelli di Stefano C., che in occasione della cena di classe (anno 1994) ha coinvolto i suoi compagni in una raccolta fondi; e di Elena C., che ha deciso di devolvere un’offerta a favore dei bambini seguiti presso la Clinica di Oncoematologia Pediatrica (sottoscrizione di abbonamenti a riviste per bambini, sostegno all’Angolo degli Artisti, Poeti e Viaggiatori ...). Cari ragazzi, il vostro gesto ci fa sperare che stia nascendo una nuova generazione di giovani che continui a “coltivare” e a portare in giro lo spirito della solidarietà. 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 17 ...Grazie... a) all’ Associazione Nobile Causa (e alla signora Sara) che ha subito risposto al nostro appello, pubblicato nel precedente numero di AIL NEWS, per l’acquisto di pompe infusionali “PLUM A+”per i piccoli pazienti della sezione degenze dell’ Oncoematologia Pediatrica. Attraverso la vostra donazione ne abbiamo potuto acquistare quattro. b) Agli amici di Alessio P. che hanno voluto mantenere vivo il ricordo di Alessio promuovendo una raccolta fondi. Grazie alla vostra iniziativa abbiamo acquistato tre pompe per infusione “Agilia Injectomat”, in questo momento tra le necessità prioritarie del reparto. Questo gesto è una dimostrazione di affetto per Alessio e di solidarietà alla sua famiglia. c) Ai signori Dori e Giorgio F. che il 21 giugno scorso hanno festeggiato il loro 50° anniversario di matrimonio (un traguardo che ci ricorda quanto sia importante il valore del matrimonio e della famiglia). A questo evento gioioso hanno voluto dare un significato speciale: hanno deciso di rinunciare ai tradizionali doni di parenti ed amici, invitandoli a devolvere un’offerta a favore della nostra Associazione. La somma sarà destinata all’acquisto di una pompa infusionale o di un saturimetro per il reparto dell’Oncoematologia Pediatrica (siamo in attesa dei preventivi). Un ringraziamento particolare lo vogliamo inviare anche a tutti coloro che hanno voluto assecondare il loro desiderio. d) A tutti i GENITORI, i RAGAZZI, i VOLONTARI, il PERSONALE MEDICO ED INFERMIERISTICO della Clinica di Oncoematologia Pediatrica che hanno voluto darci una mano nella vendita dei biglietti della lotteria (estratta il 24 maggio scorso). GRAZIE per aver risposto con il CUORE a questa nostra iniziativa! Il vostro contributo è stato fondamentale e ha permesso di raggiungere, all’interno della Clinica, il risultato migliore degli ultimi anni! Questi sono solo alcuni esempi delle tante espressioni di solidarietà che arrivano alla nostra associazione. Chi volesse contribuire può contattare la signora Stefania allo 0498211461 (segretaria presso la Clinica di Oncoematologia Pediatrica). Saremmo lieti di assegnare altre e più numerose pagine per elencare i risultati della vostra generosità. Aiutare gli altri è il più grande dono che possiamo fare a noi stessi. Festa di compleanno in oncoematologia pediatrica E’ stato un compleanno davvero speciale per Masruka, 7 anni compiuti sabato 26 maggio, da oltre un mese ospite della sezione degenze dell’ Oncoematologia Pediatrica. I volontari hanno organizzato per lei una festa a sorpresa, coinvolgendo anche gli altri piccoli pazienti e i loro genitori. Nella sala giochi del reparto, addobbata per l’occasione con palloncini colorati e stelle filanti, hanno festeggiato la piccola Masruka con un bellissima torta a forma di Hello Kitty e tanti regali. Lillo, Clown in corsia e “nel cuore”, (da diversi anni volontario presso l’Oncoematologia Pediatrica), ha dispensato sorrisi e gioia a tutti i bambini, animando la festa con tante simpatiche scenette e giochi. ALCUNI MOMENTI DELLA FESTA. Cara Masruka, un saluto affettuoso dai volontari, dal personale medico ed infermieristico della Clinica di Oncoematologia Pediatrica e da tutti i collaboratori della nostra associazione. 18 Viaggio nel mondo del teatro e della magia Si è svolta a Padova la premiazione del concorso “Inventa …. un nome”, iniziativa rivolta agli alunni della scuola dei reparti della Clinica di Oncoematologia Pediatrica. I bambini e ragazzi sono stati invitati a proporre, entro il 9 febbraio, un nome per la compagnia teatrale amatoriale che alla Festa della Befana ha inscenato la “La Bella e la Bestia”. Da subito tutti si sono dimostrati entusiasti all’idea di partecipare e in un attimo si sono lasciati trasportare dall’immaginazione. C’è chi ha evocato un’immagine fantastica, chi una sensazione, un’emozione, un pensiero….. E’ stato davvero difficile scegliere chi premiare perché in ogni nome c’è qualcosa di speciale. La vincitrice del concorso è Alessia F., 9 anni, con “I sorrisi dei bambini”. Ad ogni bambino è stato inviato un attestato di partecipazione firmato personalmente da tutti i componenti della compagnia. Un pensiero affettuoso e un forte abbraccio a tutti !!! Di seguito l’elenco dei nomi raccolti: “Scacciapensieri” “Sorrisilandia” “I sorrisi dei bambini” “Facciamo scena” “Compagnia della magia” Angelica R., 9 anni Luca D.A., 8 anni Alessia F., 9 anni Ilyes Z., 9 anni Lavinia C., 6 anni “C’era una volta” “Un mondo magico” “lo scrigno magico” “Viaggio incantato” “Fiabe in viaggio” Armando D., 9 anni “Il mondo incantato” “La terra dei sogni” Octavian P., 9 anni “Fantacompagnia” “L’arca dei sogni” “Il baule che scotta” “La squadra dei sogni” Lorenzo C., 7 anni Marianna D., 15 anni Elide B., 9 anni Giada L., 9 anni “Fuori dalla lampada” “I puffi” “Piccolo teatro” “Le principesse” “I geni della lampada” Emma B., 8 anni Fiabe Avventure Viaggi Oltre L’ Arcobaleno Grazie al maestro Paolo Mailänder e alla maestra Marika Piva per la preziosa collaborazione. Luca C., 10 anni 19 Gruppo teatrale “I sorrisi dei bambini” Il gruppo teatrale “I sorrisi dei bambini” è nato per caso, tanto è vero che, come nostro primo nome, avevamo scelto proprio “Attori per caso”. Era la primavera del 2010, Stefania, una volontaria, era solita dare la propria disponibilità al buffet della festa della Befana. Vedendo gli spettacoli proposti, le venne l’idea di creare lei stessa uno spettacolo e così, con un paio di telefonate ad amici e ad altri volontari, quattro chiacchiere e una pizza, ecco nato il gruppo composto da : Stefania, Susanna, Tatiana, Fabio, Paride, Marco, Giuliana, Angie, Elena, Katia, Rosi ed Elisa, con Nicola addetto alle musiche e Daniele dietro alle quinte. Nessuno di noi aveva precedenti esperienze di teatro, questo mondo per noi era completamente nuovo e man mano che si presentavano problemi o necessità ognuno contribuiva con le proprie piccole capacità e conoscenze. Con questa prima “formazione” abbiamo messo in scena a gennaio 2011 “Le avventure di Jonathan”, una rappresentazione della durata di soli 20 minuti ma che a noi sembrava fossero un’eternità! Era la storia di un bambino che sognava di andare in Africa: durante un sogno bellissimo arriva nel luogo tanto desiderato e lì incominciano gli incontri con buffi animali, tutti accompagnati da una musica allegra. E’ stato un successo: i bambini si sono veramente divertiti a ballare le canzoni e per noi è stata una grande soddisfazione. Il Presidente ha creduto in noi e ci ha spronato a continuare. Siamo cresciuti e il gruppo ha acquisito nuovi volontari: Nicola, Antonella, Gabriele ed Eddi come attori, Antonio alle musiche, Antonio, Mario, Mario, Filippo dietro le scene per i cambi. Aumentati numericamente e con un maggiore bagaglio di esperienza, siamo riusciti a fare un notevole salto di qualità nelle nostre rappresentazioni arrivando a “La bella e la Bestia”, uno spettacolo di ben un’ora di durata. E’ stato un altro successo; dopo la prima scena dagli spettatori è partito un applauso sincero: lo sguardo che in quel momento c’è stato tra noi ci ha rincuorati tutti e ci ha fatto pensare: “Ma allora piace veramente”! È normale che la nostra inesperienza ci faccia pensare di non essere bravi e di non essere all’altezza, ma comunque abbiamo capito che basta poco per far sorridere i bambini e, soprattutto, che tutti i nostri piccoli errori non vengono notati dagli altri! Anche il nostro nome è cambiato, e chi meglio poteva sceglierlo se non i diretti interessati, i bambini del reparto di oncoematologia pediatrica? Il presidente ha indetto un concorso per i bambini per far inventare loro un nuovo nome per la nostra compagnia. Tra i tanti proposti, quello che abbiamo sentito come più rappresentativo è stato: “I sorrisi dei bambini”. Infatti il nostro scopo principale è proprio quello di poter far trascorrere ai bambini una giornata serena divertendosi. Domenica 18 marzo tre attori (Stefania vestita da Miss Brik, Tatiana vestita da Bell e Nicola vestito da Bestia) sono andati in reparto ed emozionati hanno consegnato il premio (alcuni libri) alla piccola Alessia, ideatrice del nome . Quella stessa domenica portavamo in scena “La Bella e la Bestia” a Montegrotto. Di fronte ad un affollato teatro i nostri tre attori sono saliti sul palco, entusiasti dell’esperienza vissuta e orgogliosi di quanto fatto. Il sorriso di Alessia li ha accompagnati per tutto lo spettacolo e ha stimolato il loro brio e la loro vivacità, sollevando applausi affettuosi e dimostrando che il nome del gruppo è veramente il più appropriato: “I sorrisi dei bambinI”. 20 Stefano O. PUBBLICHIAMO DI SEGUITO UN’INTERVISTA TRATTA DAL GIORNALINO SCOLASTICO CFP ENAIP CLES “100 METRI SOPRA IL POLO” - N. 3 APRILE 2012. STEFANO O., ALLIEVO DI SECONDA, CI HA AUTORIZZATI A PUBBLICARLA NEL NOSTRO NOTIZIARIO, A TESTIMONIANZA DELLA SUA ESPERIENZA E DELL’IMPORTANZA DELLA SCUOLA IN OSPEDALE. Quando hai scoperto la malattia che ti ha colpito? A luglio del 2011 ho iniziato ad avere problemi al ginocchio, ma si pensava ad uno strappo o a un trauma causato dai frequenti allenamenti. Purtroppo in seguito ad una risonanza il dottor Minati mi ha dato una notizia inaspettata: osteosarcoma al ginocchio. Ho iniziato un ciclo di terapie a Padova e poi sono stato operato subito al Rizzoli di Bologna. Sei stato costretto ad interrompere improvvisamente l’attività agonistica? Sì, sono stato costretto a sospendere l’attività agonistica in pochi giorni, perciò io e la mia famiglia abbiamo cercato di farci forza per affrontare un periodo difficile. Dopo l’operazione ho sostenuto nuovi cicli di chemioterapia e piano piano ho recuperato le forze. Finalmente ora ho ricominciato ad andare in bici per riprendere il muscolo della gamba e quindi sono più sereno. A fine luglio termina la terapia e spero di vivere un’estate felice. Cosa significa frequentare le lezioni a distanza? Ho seguito le lezioni con l’aiuto di alcuni professori dell’I.T.C. “P.F. Calvi” - Sezione Associato Pediatrica che venivano in stanza dell’ospedale. Da casa frequentavo attraverso Skype ed ero in contatto costante con gli insegnanti. I docenti di Padova si sono sentiti continuamente con il direttore e con i professori del CFP di Cles, creando un programma che prevedeva più teoria rispetto alla pratica: un programma personalizzato che mi ha permesso di recuperare tempo prezioso. Sono molto contento di questa possibilità perché in questo modo spero di non perdere l’anno. Dopo questo periodo duro si comincia finalmente ad andare in discesa. Desidero ringraziare i miei amici, i compagni, il direttore e i professori che mi hanno sostenuto e mi sono stati vicini nelle fasi più brutte di questo lungo periodo. G.A. 21 Lotteria di Beneficenza “Regalami un sorriso” Giovedì sera 24/5 si è avvenuta l’estrazione dei numeri vincenti della VI Edizione della ormai tradizionale lotteria “Regalami un sorriso”, organizzata a favore del Reparto di Oncoematologia Pediatrica di Padova. L’estrazione si è svolta alla fine di una cena di beneficenza servita dal bravissimo Sandro Marchetto nelle strutture del Petrarca Rugby alla Guizza. Tra i presenti, numerosi componenti degli ambienti del Petrarca Rugby, noti professionisti e una folta rappresentanza del personale medico dei Reparti di Oncoematologia Pediatrica e dell’Unità Operativa di Ematologia. I Proff. Giuseppe Basso, Gianpietro Semenzato e Luigi Zanesco, hanno illustrato lo stato delle ricerche in corso tutte tese al miglioramento delle percentuali di guarigione, e hanno ricordato anche quali sono le concrete necessità di maggiore urgenza nei Reparti. L’ing. Pierluigi Fornasier ha presentato un simpatico video sulle attività delle Bomboniere Solidali con intervista alle brave e pazienti I numeri estratti giovedì 24 maggio 1°premio 2°premio 3°premio 4°premio 5°premio 6°premio 7°premio 8°premio 9°premio 10°premio volontarie AIL che si dedicano alla loro confezione. Ringraziamo ancora una volta tutti i volontari che ci hanno aiutato nel successo di questa manifestazione, in particolare gli amici dell’OLD PETRARCA RUGBY con in testa il Presidente Simone Brevigliero e Giancarlo Alemanno consigliere preposto all’iniziativa. Doverosi i ringraziamenti anche per l’Azienda Vinicola Facchin di Facchin Enrico , Renato e Andrea di Vò Euganeo che hanno fornito gratuitamente i vinio stati degustati nella serata; per la ditta Shopper Center di Padova e per la Fioreria 5 Petali di Tremignon di Piazzola sul Brenta che hanno offerto gli allestimenti floreali interni ed esterni. serie numero FIAT NUOVA PANDA POP A 6409 TAPPETO PERSIANO CILIM MT. 1,85x1,59 E 7544 COLLANA DI PERLE COLTIVATE C 9652 QUADRO C 0956 TV COLOR 32” E 2433 MACCHINA FOTOGRAFICA DIGITALE B 3757 BUONO VACANZE PER 4 PERSONE B 8399 BUONO VACANZE PER 4 PERSONE B 8146 BUONO ACQUISTO ALI’ DA € 200,00 D 4650 BUONO ACQUISTO ALI’ DA € 100,00 B 7590 22 Roberto Scatolini Memorial FONTANIVA, TEATRO PALLADIO GIOVEDÌ 17 MAGGIO 2012 ....“PERCHÉ QUELLO CHE HA SEMINATO FIORISCA PER SEMPRE!”... Giovedì 17 maggio al Teatro Palladio di Fontaniva, si è tenuto il 1° Memorial Roberto Scatolini, dedicato al maestro scomparso improvvisamente l’11 marzo scorso a 54 anni. Roberto Scatolini, che di professione faceva il geometra libero professionista, era un grande appassionato di musica e alle tastiere ha suonato con molti gruppi in Veneto. Al suo funerale, tenutosi nella Basilica del Santo a Padova perché tra le numerose attività era membro anche della Confraternita di Sant’Antonio, sono accorsi centinaia di amici che lo hanno voluto ringraziare per l’ultima volta per tutte le opere di bene e gli aiuti che, in modo molto silenzioso e riservato, ha fatto nei suoi anni di vita. Lo spettacolo è stato organizzato dai gruppi con i quali lui ha collaborato e da singoli cantanti amici, tra i quali Diego Campanile che ha scritto una canzone appositamente dedica a lui e a Flavio Costa, uno dei più bravi chitarristi conosciuti all’estero, da qualche anno trasferitosi in Italia. Durante il concerto sono state proiettate molte di immagini di Scatolini musicista fin da bambino e grande intrattenitore. E proprio per continuare nell’opera di bene che lui stesso aveva intrapreso, la serata è stata anche un’occasione per raccogliere offerte in favore dell’AIL. Ha aperto lo spettacolo il presidente dell’AIL di Padova Armenio Vettore che ha ricordato tutte le volte che Roberto si era reso disponibile per animare serate in favore dell’AIL senza chiedere mai nulla e ha concluso il Sindaco di Fontaniva, Marcello Mezzasalma, che raccontando la bontà d’animo di Roberto e quanto aveva fatto per la sua famiglia e per il Comune di Fontaniva e ha chiesto che questo Memorial continui anche nei prossimi anni. La sorella Sabina ha infine ringraziato tutti i musicisti, la presentatrice e i tecnici perché oltre a essersi esibiti, hanno lavorato gratuitamente un mese per l’organizzazione dello spettacolo addirittura autotassandosi per le spese. “E questa è una cosa che né io, né la mia mamma né la mia famiglia potremo mai dimenticare – ha concluso la sorella – Continueremo questo memorial perché quello che Roberto ha seminato fiorisca per sempre. ALCUNI MOMENTI DELLA SERATA SVOLTASI A FONTANIVA IL 17 MAGGIO SCORSO 23 Pallamano Mestrino Lo sport ancora una volta a fianco dell’AIL La Pallamano Mestrino è una realtà sportiva della provincia di Padova che, da anni, si impegna per offrire ai suoi giovani atleti l’opportunità di fare dello sport un elemento determinante della loro crescita ed irrinunciabile per la vita. Manca poco al termine dell’anno sportivo 2011/2012 ed è tempo di fare bilanci su quanto fatto; grande il successo per la squadra di vertice “Valle Autotrasporti”, 1^ classificata nel campionato nazionale di A2 femminile: la vittoria comporta la promozione in A1, il massimo campionato italiano di pallamano. Un successo maturato grazie all’impegno costante di un gruppo fantastico di ragazze, cresciuto negli anni, ben supportato con l’inserimento di nuove giovani del vivaio, che hanno saputo fare della crescita del gioco di squadra e della fame di vittoria i loro punti di forza. La vittoria conferma, ancora una volta, le grandi qualità dell’allenatore Diego Menin: quest’ultimo successo, unitamente a ben 5 scudetti ottenuti con le squadre giovanili della Pallamano Mestrino nelle passate stagioni, pongono sicuramente questo allenatore tra i personaggi del panorama sportivo italiano più interessanti. Ben tre sono stati i campionati regionali giovanili disputati e, anche in questo caso, è stata grande la soddisfazione della Società per il primo posto ottenuto nel campionato di under 18 e under 14 ed il terzo posto in under 16. Grazie ai successi acquisiti i prossimi appuntamenti vedranno impegnate le atlete under 18 a Salerno dal 7 al 10 giugno, per difendere il titolo di campione d’Italia conseguito nel 2011 e le under 14 a Misano Adriatico dal 20 giugno al 5 luglio per tentare di conquistare il titolo di campione d’Italia. Le squadre giovanili sono allenate, under 16 e 18, sempre da Diego Menin, già allenatore dellaA2, egregiamente supportato dal vice allenatore Alberto Battelli, under 14 da Monica Caramella, che continua a confermarsi colonna portante della società nel passaggio degli atleti dalla fase promozionale alla fase agonistica. Grande impegno e fervore anche nel settore promozionale, dove la Pallamano Mestrino può vantare un numero di iscritti e praticanti invidiabili, il mercoledì ed il venerdì pomeriggio al Palafilzi di Mestrino, i piccoli campioni crescono sapientemente guidati con grandissima professionalità, entusiasmo e pazienza da Monica Zaramella. Intensa la collaborazione con le scuole di Mestrino e del circondario, dove l’intervento dei nostri tecnici durante le ore di motoria contribuisce alla diffusione della cultura dello sport e alla conoscenza della pallamano. Sono state 40 le classi incontrate per un totale di 850 alunni, per oltre 200 ore di presenza e attività motoria. In questo quadro virtuoso non può mancare il supporto del Presidente, Mario Turato, dei dirigenti e dei collaboratori che dedicano gran parte del loro tempo e delle loro energie a questo sport e e ai tantissimi giovani atleti che compongono il movimento della pallamano. Tanti successi, tante soddisfazioni, nati sotto l’egida di un grande sodalizio che dura da anni tra la Pallamano Mestrino e l’AIL, due mondi apparentemente separati, che si accorgono di avere scopi e obbiettivi comuni parlando la stessa lingua sotto lo slogan “Lotta per vincere, lotta per la vita”. Questa collaborazione darà lo slancio per affrontare le nuove sfide che ci attendono nella prossima stagione con il massimo campionato, senza stravolgere lo spirito che da sempre anima la società. 24 Pattinaggio e solidarietà 350 atleti al 3° Trofeo INSIEME PER LA VITA – AIL Si è concluso con la vittoria dell’ASD Skating Club Aquile Biancorosse di Gorizia, davanti all’Azzurra Trebaseleghe, il 3° Trofeo “Insieme per la Vita AIL” di pattinaggio artistico, gara riservata alla specialità dei gruppi spettacolo che ha visto scendere in pista più di 350 atleti provenienti da 21 società del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. La gara, che si è svolta al Palazzetto Brentella di Padova domenica 27 maggio, si è trasformata in un vero e proprio spettacolo con numeri coreografici particolarmente curati sia nella parte tecnica che soprattutto nella parte creativa, dove lo spirito della solidarietà e dell’amicizia ha prevalso su quello prettamente agonistico. “E’ una gara molto sentita – ha spiegato la responsabile nazionale ASI pattinaggio Sabina Scatolini – soprattutto per lo scopo solidale che riveste”. Il trofeo infatti è sorto per promuovere e sostenere l’AIL nella sua importante e lodevole attività. "E’ bello vedere bambini che aiutano altri bambini – ha esordito il presidente dell’AIL di Padova Armenio Vettore – lo sport ancora una volta ci è venuto incontro. Ringrazio tutte le società che hanno donato offerte spontanee a sostegno della I GRUPPI PARTECIPANTI E ALCUNI MOMENTI DELLE PREMIAZIONI CON IL PRESIDENTE DELL’AIL ricerca. Vogliamo superare la soglia del 78 per cento di sopravvivenza dei malati. Un risultato già molto importante, se pensiamo che quando siamo partiti, circa quarant'anni fa, si salvava solo il 30 per cento di malati”. La gara, alla quale hanno partecipato alcuni tra i migliori gruppi in Italia, ha visto scendere in pista una quarantina tra gruppi e quartetti che si sono esibiti in coreografie altamente spettacolari. Questi i gruppi che hanno vinto nelle rispettive categorie: Cat. Gruppi Junior: 1° Skating Club Aquile Biancorosse GO; Cat. Grandi Gruppi: 1° P.A. S. Vito di Leguzzano – Patt. Scledensi VI; Cat. Gruppi Baby: 1° PGS Albatros Don Bosco Portogruaro; Cat. Piccoli gruppi Div. Naz.: 1° PGS Albatros Don Bosco Portogruaro; Cat. Quartetti Junior: 1° Skating Club Aquile Biancorosse GO; Cat. Piccoli gruppi: 1° Azzurra Trebaseleghe; Cat. Gruppi Jeunesse: 1° Skating Club Zanè e Asd Robur Skate 2000 Thiene; Cat. Quartetti baby: 1° P.A. Red Flames Pordenone; Cat. Quartetti cadetti: 1° Patt. San Floreano PN; Cat. Quartetti senior: 1° Patt. Art. Montecchio Precalcino; Cat. Quartetti Div. Naz.: 1° ArtiSkate Verona. 25 Cena dei volontari 2012 Prà del Donatore - Limena Sono stati circa 300 i partecipanti all’annuale cena dei volontari organizzata dalla sezione di Padova dell’AIL, e che si è svolta lo scorso sabato 12 maggio a Limena, presso le ormai collaudate strutture di Prà del Donatore. Questo è diventato ormai un momento importante e quasi immancabile per i volontari che, durante tutto l’anno, mettono generosamente a disposizione il loro tempo nelle varie manifestazioni organizzate con lo scopo di raccogliere fondi per i Reparti di Oncoematologia Pediatrica ed Ematologia Adulti dell’Ospedale di Padova e che, a volte, si trovano anche a dover subire i disagi delle intemperie pur di poter dare un fondamentale e insostituibile contributo per la buona riuscita delle manifestazioni stesse… La serata si è aperta, come di consueto, con l’Assemblea dei soci, nel corso della quale sono intervenuti i Professori e i Medici dei due Reparti sostenuti dalla nostra sezione, per fare il punto sulle novità in campo scientifico; si è proseguito, poi, con l’approvazione del Bilancio Consuntivo 2011 e Preventivo 2012. I presenti, terminata l’Assemblea, si sono riuniti nel grande stand allestito, come sempre, dai volontari dell’AVIS di Limena che hanno curato il servizio durante la cena. A chiusura della serata, dopo il taglio della torta ,si è proceduto all’estrazione della fantastica sottoscrizione a premi… Un grazie va a quanti, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione e alla buona riuscita di questo momento conviviale e, soprattutto, un GRAZIE va a tutti i nostri volontari per la loro opera, con la speranza che la questa grande si possa allargare sempre di più. ALCUNI MOMENTI DELLA CENA DEI VOLONTARI 2012 PRESSO PRA’ DEL DONATORE DI LIMENA Il M.A.S.C.I. di Chioggia alla Sagra del broccolo fiolaro a Creazzo Il M.A.S.C.I. (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani) Comunità “La forcola” di Chioggia da anni si sta cimentando nel mese di luglio nella Sagra del pesce cittadina il cui ricavato viene sempre devoluto a Missioni del Terzo Mondo con cui è in contatto da anni. La visita al nostro stand gastronomico durante la sagra 2011 di amici della Pro Loco di Creazzo ci ha fatto pensare ad un progetto di gemellaggio fra la sagra del pesce e quella del broccolo fiolaro che si tiene a Creazzo in provincia di Vicenza nel mese di gennaio. E così in una serata di questa Sagra abbiamo fatto degustare agli ospiti vari piatti di pesce che ben si sono abbinati al broccolo fiolaro. Anche in questa occasione il lavoro della Comunità M.A.S.C.I. è stato gratuito e perciò euro 2.500,00 sono stati donati all’AIL Oncoematologia di Padova. Questa scelta è stata fatta per rispondere alla richiesta di aiuto per l’Associazione italiana contro le leucemie degli amici Lorella e Stefano che per curare la figlia Serena hanno utilizzato questa struttura. Per il M.A.S.C.I. Comunità “La forcola” di Chioggia Pia Donaggio 26 Il Veneto designer Outlet di Noventa di Piave apre le porte all’AIL Il Centro Veneto Designer Outlet di Noventa di Piave, in occasione dell’iniziativa nazionale delle stelle di natale 2011, ha aperto le porte ai volontari dell’AIL.- In un contesto architettonico fiabesco e fastoso, curato nei minimi dettagli, con un personale di servizio discreto e disponibile, la direzione del Centro ha voluto la presenza dei volontari AIL affinché accanto ai negozi, dove vi sono esposti i capi di alta moda, i visitatori potessero trovare anche la stella di natale dell’AIL. I volontari del gruppo di Lavoro AIL di Concordia Sagittaria (Ve), con l’intima soddisfazione di aver già contribuito al raggiungimento degli obiettivi dell’Associazione, quali la formazione del reparto di ONCOEMATOLOGIA Pediatrica, la formazione del personale medico e paramedico, la dotazione dei laboratori di ricerca scientifica con le attrezzature più moderne, di mettere a disposizione quattro case di “accoglienza” per i famigliari dei piccoli degenti, ora, si prodigano unitamente a tutti gli altri volontari, a mantenere in efficienza tutti i servizi allestiti. Ed è proprio in quest’ottica che i volontari si augurano che questa nuova “Piazza” possa diventare un nuovo, ricorrente, punto di distribuzione delle iniziative AIL, giacché hanno costatato che molti visitatori del centro, oltre alle borse delle firme più prestigiose della moda, rincasavano con una borsa più modesta con dentro una stella dell’AIL e un bigliettino con scritto semplicemente “Grazie”-. Gruppo di Lavoro AIL Concordia Sagittaria (Ve) Una nuova esperienza da imitare Mi è stato chiesto di scrivere un piccolo articolo per raccontare la mia esperienza come volontaria dell’AIL. Lo faccio col cuore e mi sento onorata di poterlo fare pur avendo dedicato, finora, solo un unica giornata a quest’associazione. Un piccolo gesto che da solo non serve. Tanti piccoli gesti che insieme possono fare la differenza. È così che voglio descrivere la mia prima esperienza con l’AIL. Conosco l’associazione da molti anni grazie al papà del mio ragazzo, (segretario del Gruppo di Lavoro AIL di Concordia Sagittaria) che si impegna nel collaborare alle varie attività di questa associazione. A dicembre dello scorso anno ho voluto dare una mano nella distribuzione delle stelle di natale: 10 dicembre 2011, Outlet di Noventa di Piave (VE). E’ stato emozionante vedere la generosità di coloro che hanno scelto di acquistare la stella o di dare spontaneamente un piccolo contributo senza nemmeno volere niente in cambio. Ma è stato ancora più emozionante ascoltare la riconoscenza di coloro che sono entrati in contatto con l’AIL perché malati o perché familiari di un malato. A fine giornata sono tornata a casa stanca, ma con la gioia di aver dato anch’io il mio piccolo contributo per aiutare chi sta male e per aiutare la ricerca. B. Sonia 27 28 BILANCIO al 31 dicembre 2011 Stato patrimoniale Attivita’ Immobilizzazioni materiali 2011 197.761,68 2010 Passivita’ 197.761,68 Patrimonio 2011 2010 197.761,68 197.761,68 63.889,08 14.719,01 Altre immobilizzazioni materiali 63.889,08 14.719,01 Fondo altre immobilizz.materiali Immobil.ni finanziarie -Libretto R. 25.000,00 25.000,00 Fondo di gestione anni precedenti 282.098,38 280.977,51 Immobil.ni finanziarie Titoli 370.084,99 369.984,17 Fondo donazione testamentaria 580.356,43 577.264,48 Crediti 341.450,65 217.596,50 Fondo T.F.R. 141.338,17 125.922,38 Disponibilità finanziarie 643.420,96 653.584,04 Debiti 309.072,44 210.346,30 Ratei passivi 57.536,30 51.941,22 Risconti passivi 15.000,00 15.500,00 1.647.052,48 1.474.432,58 - 4.212,82 1.647.052,48 1 .478.645,40 2011 2010 Totale Attività Disavanzo gestione anno corrente Totale 1.641.607,36 1 .478.645,40 Totale Passività Avanzo di gestione anno corrente 5.445,12 1.647.052,48 1 .478.645,40 Totale Rendiconto gestionale Contributi e proventi 2011 2010 Costi e spese Contributi da iniziative proprie 439.273,89 467.357,70 Costi iniziative proprie 178.904,51 156.837,09 Contributi da case di accoglienza 18.344,00 22.759,20 Costi ricerca e specializzazioni 381.047,19 384.036,67 Contributi da fonte pubblica 146.050,16 95.000,00 Costi miglioramento servizi Cliniche 232.778,13 287.983,02 Contributi da fonte privata 238.328,98 201.893,09 39.383,41 44.189,83 Contributi da associazioni varie 141.629,47 178.000,00 Spese generali 194.165,26 121.388,86 29.519,65 34.068,50 Oneri diversi 3.006,88 4.519,60 2.281,16 3.721,32 Contributi da soci 909,21 Oneri finanziari Proventi vari 1.082,53 Proventi finanziari 8.978,91 5.233,31 Proventi straordinari 2.913,83 1.668,20 1.026.121,42 1.006.889,21 Totale Contributi e proventi Disavanzo gestione anno corrente Totale 5.445,12 1.031.566,54 Costi assistenza e case accoglienza Totale Costi e spese 1.031.566,54 1.002.676,39 Avanzo gestione anno precedente 1.006.889,21 Totale 4.212,82 1.031.566,54 1.006.889,21 29 Analisi finanziaria Contributi e proventi Disponibilità finanziaria al 01 gennaio 2011 653.584,04 2010 Costi e spese 713.319,17 900.534,70 1.114.612,51 Libretto di risparmio Movimenti finanziari in uscita 910.697,78 1.174.347,64 Titoli da donazione testamentaria 643.420,96 653.584,04 Totale immobilizz. finanziarie 181.496,26 186.113,40 47.823,93 42.952,53 216.958,87 210.372,26 197.141,90 214.145,85 Impegni di bilancio Fondi di ricerca finalizzati Disponibilità in C/C donazione testamentaria Disponibilità amministrativa al 31 dicembre 2010 25.000,00 25.000,00 Immobilizzazioni finanziarie Movimenti finanziari in entrata Disponibilità finanziaria al 31 dicembre 2011 370.084,99 395.084,99 369.984,17 394.984,17 Bilancio preventivo 2012 Contributi e proventi Contributi da iniziative proprie Contributi da case di accoglienza importi Costi e spese 460.000,00 Costi iniziative proprie 25.000,00 390.000,00 300.000,00 130.000,00 Costi miglioramento servizi Cliniche Contributi da fonte privata 210.000,00 Costi assistenza e case accoglienza Contributi da associazioni varie 175.000,00 Spese generali 40.000,00 Oneri diversi Proventi vari 1.000,00 Oneri finanziari Proventi finanziari 9.000,00 Totale Contributi e proventi 160.000,00 Costi per ricerca e specializzazioni Contributi da fonte pubblica Contributi da soci aderenti importi 1.050.000,00 Totale Costi e spese 50.000,00 145.000,00 2.000,00 3.000,00 1.050.000,00 30 Pergamene e sacchetti solidali: una festa diventa un’occasione per aiutare il prossimo Cari amici, in occasione di un evento speciale molte persone scelgono di sostituire le tradizionali bomboniere con le nostre pergamene solidali. Altre, per onorare un anniversario, rinunciano ai consueti doni e invitano i propri ospiti a devolvere un contributo alla nostra Associazione. L’AIL cerca di rispondere a queste nuove esigenze, realizzando dei preziosi biglietti su carta pergamena personalizzati secondo le diverse richieste, e consegnando dei graziosi sacchetti porta confetti da accompagnare alle pergamene. Per conoscere le ultime novità basta contattare la segreteria AIL allo 049 66.63.80 – Sig.ra Anna Boldrin – il martedì e il giovedì dalle 9.30 alle 12.30. Oppure veniteci a trovare!!! (meglio su appuntamento). Un ringraziamento speciale a tutte le mamme che con il loro impegno hanno contribuito a far conoscere le nostre pergamene nelle parrocchie e nelle scuole. Sostenendo l’A.I.L. sezione di Padova sostieni i bambini della Clinica di Oncoematologia Pediatrica di Padova e i pazienti del reparto di Ematologia dell’Azienda Ospedaliera di Padova. ALCUNE DELLE CREAZIONI REALIZZATE DALLE VOLONTARIE DELL’AIL DI PADOVA L’AIL sezione di Padova ha bisogno anche del tuo aiuto! Fai conoscere le nostre“bomboniere”solidali a parenti ed amici! Sostituisci le tue bomboniere con le nostre pergamene solidali! 31 Note e numeri Deducibilità fiscale Le donazioni effettuate in favore di una Onlus - organizzazione non lucrativa di utilità sociale - rappresentano ai sensi dell’art. 13 del. D.Lgs 460-97 un risparmio fiscale per il donatore sempreché vengano effettuate a mezzo bonifico bancario, carta di credito, bollettino postale o assegno bancario o circolare. L’art. 14 del d.l. dell’ 11/03/05 stabilisce che le liberalità in denaro o in natura erogate da persone fisiche o da enti soggetti all’imposta sul reddito delle società in favore delle Onlus sono deducibili dal reddito complessivo del soggetto erogatore nel limite del 10% del reddito complessivo dichiarato e comunque nella misura massima di 70 mila euro annui. Come aiutare AIL Per i versamenti tramite bollettino postale o bonifico bancario, preghiamo di indicare in maniera chiara i dati di chi effettua il versamento oltre che alla causale. In caso di versamenti in memoria di una persona deceduta, al fine di poter avvisare la famiglia dell’intenzione, sarebbe gradito fosse indicato l’indirizzo a cui mandare la comunicazione di avvenuto versamento. c/c Postale 14659353 Unicredit Banca iban: IT98H0200812120000020155276 Attenzione! Mettiamo in guardia i cittadini contro chi sfrutta il nome dell’A.I.L. presentandosi nelle case chiedendo denaro e trattenendolo nelle proprie tasche. A.I.L. non ha mai autorizzato, né autorizza nessuna persona a raccogliere denaro casa per casa o nelle vie della città e dei paesi. Riceve offerte solo attraverso versamenti nel conto corrente postale o in quello bancario, donazioni on-line, raccoglie fondi in occasione di manifestazioni ufficiali (nel periodo natalizio e pasquale) o di iniziative straordinarie quali concerti, rappresentazioni teatrali, ecc. Unicredit Banca - Adulti iban: IT66S0200812120000100877425 Cassa di Risparmio del Veneto (sede centrale) iban: IT42I062251218307400351775K Antonveneta - Gruppo Montepaschi (Agenzia 2 - Pd) iban: IT29P0504012102000001720448 Banca Padovana Credito Cooperativo (Agenzia di Campodarsego) iban: IT67N08429624200000AC125911 Socio 2012: continua la campagna tesseramento 2012 Per diventare socio effettivo dell’A.I.L., basta effettuare il versamento minimo di € 10,00 a mezzo bollettino postale/bonifico bancario specificando nella causale “quota socio 2012” oppure versando la quota direttamente alla nostra Segreteria. www.ailpadova.it