PROVINCIA DELLA SPEZIA
UNIONE EUROPEA
F.S.E.
Ministero del Lavoro e
delle Politiche sociali
Ufficio Centrale O.F.P.L.
REGIONE LIGURIA
PROVINCIA
DELLA SPEZIA
SERVIZIO POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO FORMAZIONE PROFESSIONALE
Via XXIV Maggio 3
Documento di PROGRAMMAZIONE
Piano Annuale di Formazione
Professionale 2004
OBIETTIVO 3 F.S.E.
Bilancio regionale
Fondi nazionali
16 marzo 2004
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INDICE
Introduzione
Fonti normative e programmatiche
Indirizzi e direttive provinciali in materia di programmazione delle risorse
§ Il sostegno ai processi di sviluppo:l’orientamento strategico del piano di formazione
e l’innovazione di un approccio di programmazione integrata
§ Le priorità settoriali: piano strategico e piano di sviluppo socioeconomico
§ Economia del mare, Turismo, Economia sociale
Processi di ristrutturazione e Aree mirate di intervento
Il mercato del lavoro
q Note statistiche
q Evoluzione e tendenze del mercato del lavoro
q Le strategie dell’Unione Europea
q Accordo di programma e Rete dei servizi per il lavoro
q Il Servizio per l’impiego provinciale
q Il progetto RETE
Sintesi programmazione provinciale 2002
§ Stato di attuazione dei piani di sviluppo (mare, sociale, turismo, Val di magra 2)
§ Il piano di monitoraggio
§ Analisi e ricerche programmazione 2002
§ I progetti speciali e loro integrazione con la programmazione
OBIETTIVO 3 REGIONE LIGURIA 2000÷2006
Disposizioni attuative 2004
q Programmazione
q Assi e misure
§ Azioni a titolarità provinciale
§ Schede misure
§ Disposizioni generali
§ Aiuti di stato
§ Tipologia azioni formative
§ Programmazione contrattata e piani di sviluppo
§ Piani di fattibilità
§ Formazione riconosciuta
§ Requisiti di accesso ai finanziamenti, accreditamento regionale
q Gestione attività formative, circuito finanziario, controllo, DGR 1222
RISORSE ECONOMICHE E PROGRAMMAZIONE PROVINCIALE 2004
§ Apprendistato
§ Bilancio regionale, prima formazione e formazione in forza di legge
§ Formazione ex lege bilancio regionale
§ Prosecuzione obbligo formativo
§ Integrazione scuola F.P. e prevenzione dispersione scolastica
§ Primo inserimento nel lavoro dei soggetti svantaggiati
§ Progetto RETE e servizi per l’impiego, le nuove forme di lavoro,
la formazione individuale, le fasce deboli, formazione individuale per i lavoratori atipici
§ Autoimprenditorialità
§ Formazione superiore
§ Formazione permanente e Cultura
§ Integrazione progetti e promozione occupazione femminile
§ Formazione continua, piani di fattibilità, formazione individuale
§ Sicurezza
§ Edilizia
§ Artigianato tradizionale
§ Piano di sviluppo economia del mare
§ Piano di sviluppo economia sociale
§ Piano di sviluppo turismo
§ Fondo di riserva
§ Piano di comunicazione
§ Misure di assistenza a strutture e sistemi ed azioni di accompagnamento
§ Misura D2
pag. 3
pag. 4
pag. 14
pag. 16
pag. 36
pag. 54
pag. 88
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INTRODUZIONE
Il PIANO annuale di Formazione 2004 è uniformato alla normativa ed ai contenuti degli indirizzi
determinati dal “ Programma Operativo Obiettivo 3 Regione Liguria 2000-2006”, approvato con
deliberazione di Giunta Regionale n° 1392 del 19.11.99, dal “Complemento di Programmazione ob. 3 2000-2006” approvato dalla Giunta Regionale con deliberazione n. 1261 del 22.11.2000, Disposizioni
attuative POR OB.3 – ANNO 2004 approvate dalla Giunta Regionale con deliberazione N° 1593 del
5.12.2003
I tre documenti sopracitati, la cui conoscenza è indispensabile per la relativa programmazione alle politiche
attive del lavoro, sono scaricabili dal sito http://www.regione.liguria.it
Gli stessi documenti, nonché il presente Documento di Programmazione, sono presenti nel sito
http://www.provincia.sp.it e possono essere richiesti al Servizio Politiche attive del lavoro Formazione
Professionale via e-mail a [email protected]
FONTI NORMATIVE E PROGRAMMATICHE
( Comunitarie, Nazionali, Regionali):
v Regolamento (C.E.) N. 1260/1999 del Consiglio del 21 giugno 1999 recante disposizioni generali sui fondi strutturali.
v Regolamento (CE) n.1105/2003 della Commissione del 26 maggio - che modifica il regolamento(CE)n.1260/1999 recante
disposizioni generali sui Fondi strutturali
v Regolamento (C.E.) N. 1784/1999 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 12 luglio 1999 relativo al Fondo Sociale
Europeo.
v Regolamento (C.E.) n. 1685/2000 della Commissione del 28 luglio 2000, e successive modifiche ed integrazioni, recante
disposizioni di applicazione del regolamento (C.E.) n. 1260 del Consiglio per quanto riguarda l’ammissibilità delle spese
concernenti le operazioni finanziate dai Fondi strutturali.
v Regolamento (CE) n. 68/2001 della Commissione del 12 gennaio 2001 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del
Trattato CE agli aiuti destinati alla formazione.
v Regolamento (CE) n.363/2004 della Commissione, del 25 febbraio 2004, recante modifica del regolamento (CE) n. 68/2001
della Commissione relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti destinati alla formazione.
v Regolamento (CE) n. 69/2001 della Commissione del 12 gennaio 2001 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del
Trattato CE agli aiuti di importanza minore (“de minimis”).
v Regolamento (CE) n. 70/2001 della Commissione del 12 gennaio 2001 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del
Trattato CE agli aiuti di Stato a favore delle piccole e medie imprese.
v Regolamento (CE) n.364/2004 della Commissione, del 25 febbraio 2004, recante modifica del regolamento (CE) n. 70/2001
per quanto concerne l'estensione del suo campo d'applicazione agli aiuti alla ricerca e sviluppo.
v Regolamento (CE) n. 2204/2002 della Commissione del 12 Dicembre 2002 relativo all’applicazione degli art.87 e 88 del
Trattato ce agli Aiuti di Stato a favore dell’occupazione.
v Regolamento (CE) n. 438/2001 della Commissione del 2 marzo 2001 recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n.
1260/1999 del Consiglio per quanto riguarda i sistemi di gestione e di controllo dei contributi concessi nell’ambito dei fondi
strutturali.
v Regolamento (CE) n. 448/2001 della Commissione del 2 marzo 2001 recante modalità di applicazione del regolamento (CE) n.
1260/1999 del Consiglio per quanto riguarda la procedura relativa alle rettifiche finanziarie dei contributi concessi nell’ambito
dei Fondi strutturali.
v Quadro Comunitario di Sostegno (in seguito denominato QCS) per l’Ob. 3 Regioni Centro-Nord - FSE 2000-2006, approvato
dalla Commissione Europea con decisione n. C(2000)1120 del 18 luglio 2000.
v Programma Operativo della Regione Liguria (di seguito denominato POR) Ob. 3 - FSE 2000-2006, approvato dalla
Commissione Europea con decisione n. C(2000)2072 del 21 settembre 2000.
v Complemento di Programmazione ob. 3 - 2000-2006 approvato dalla Giunta Regionale con deliberazione n. 1261 del
22.11.2000, validato dal Comitato di Sorveglianza ob. 3 della Regione Liguria nelle sedute del 23/24 novembre 2000 e
31.05.2001.
v Legge regionale 5 novembre 1993 n. 52 recante “Disposizioni per la realizzazione di politiche attive del lavoro” e successive
modifiche ed integrazioni.
v Legge regionale n. 27/98 recante “ Disciplina dei servizi per l’impiego e della loro integrazione con le politiche formative e del
lavoro”.
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PROVINCIA DELLA SPEZIA
PIANO ANNUALE DI FORMAZIONE
PROFESSIONALE
2004
INDIRIZZI E DIRETTIVE PROVINCIALI IN
MATERIA DI PROGRAMMAZIONE DELLE
RISORSE
INDIRIZZI E DIRETTIVE PROVINCIALI IN MATERIA DI PROGRAMMAZIONE DELLE
RISORSE
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Il sostegno ai processi di sviluppo:l’orientamento strategico del piano di formazione e l’innovazione di
un approccio di programmazione integrata
La filosofia che sempre di più permea ed ispira, soprattutto in questi ultimi anni a livello comunitario, le
linee guida e gli indirizzi del Fondo Sociale Europeo è quella di contribuire allo sviluppo di strategie locali
per l’occupazione, sulla base dell’assunto che, per favorire la crescita economica e occupazionale dei
territori, occorre applicare un approccio decentrato (in linea con il principio di sussidiarietà) nell’ambito del
quale tutti gli attori sono mobilitati e coinvolti, compreso il livello istituzionale, regionale e locale con la
partecipazione delle parti sociali.
Si tratta di determinare, in sostanza, a livello di specifici territori o di specifico settore economico un insieme
d’interventi diversificati e fra loro integrati, relativi sia alle politiche del lavoro che ad altre forme
d’intervento.
Sul piano politico ciò si traduce nell’applicazione del modello della c.d. programmazione negoziata, messa in
atto, cioè, attraverso l’integrazione forte dei soggetti coinvolti a livello sociale ed istituzionale, delle azioni,
degli strumenti. Classici esempi di questo tipo di programmazione sono le sovvenzioni globali, i contratti
d’area con i protocolli aggiuntivi, la politica distrettuale, i piani di sviluppo locale, con riferimento ad un
concetto di sviluppo locale inteso anzitutto come valorizzazione dei fattori “endogeni” di implementazione e
specializzazione delle potenzialità locali, nel generale obiettivo di stabilizzare la qualità e la direzione di un
processo di crescita rispondente alle esigenze intrinseche del territorio.
L’offerta di “saperi” assume un rilievo centrale tra le politiche di sostegno allo sviluppo locale, sul piano
della specializzazione dei settori produttivi sia industriali, sia di servizio, in particolare per quelli a carattere
sociale.
La progressiva diversificazione del modello di sviluppo provinciale, il sostegno ad un’economia produttiva e
sociale sempre più caratterizzata da sistemi di piccola impresa, la trasformazione del ruolo della grande
industria e del rapporto di interazione con il territorio, l’emergere di nuovi settori di servizio accanto a quelli
che “tradizionalmente” hanno sostenuto la crescita socioeconomica provinciale, sono tutti aspetti
caratterizzanti la profonda ed ampia trasformazione seguita alla crisi del sistema a partecipazione statale e,
più in generale, alla caduta di un modello di crescita “assistito” ed eterodiretto.
I fattori endogeni di crescita hanno assunto un ruolo sempre maggiore, mettendo al centro dell’attenzione il
legame forte tra potenzialità locali, sistemi territoriali caratterizzati da specifiche vocazioni, relazioni tra
imprese per nuovi livelli di competitività, capacità del sistema di innovare le missioni produttive o di
specializzare quelle esistenti.
Tra tali fattori, la formazione è uno dei più potenti, costituendo di per sé un fattore determinante nei processi
di stabilizzazione della crescita economica e sociale.
L’offerta formativa e le politiche del lavoro hanno dunque fortissimi legami con le strategie di
programmazione economica e di pianificazione territoriale dello sviluppo: tale legame è tanto più forte
quanto le azioni pubbliche sono impostate a favorire uno sviluppo centrato sulla prioritaria valorizzazione
delle specificità e delle potenzialità locali, concentrando ed integrando obiettivi e risorse su temi prioritari,
connessi alla strutturazione di settori strategici, sistemi produttivi locali, filiere produttive che trovano
riferimento in sistemi territoriali di aree, progetti, strutture.
La formazione specialistica, infatti, si pone come uno dei fattori fondamentali per la strutturazione, il
rafforzamento e lo sviluppo endogeno di sistemi locali di produzione, stimolandone la specializzazione,
rafforzandone le condizioni competitive ed avvicinando la domanda di competenze all’offerta locale,
contrastando per tal via l’emigrazione di professionalità specializzate, sia in fase di formazione, sia in fase di
acquisizione delle capacità operative.
Tra le funzioni strategiche della Provincia, intesa come soggetto attivo nella definizione dello sviluppo
socioeconomico e come struttura di servizio avanzato alle amministrazioni locali, la programmazione
economica costituisce una delle più significative. La programmazione ha assunto un significato sempre
maggiore a partire dalla profonda crisi del '92 e dal crollo del sistema produttivo a partecipazione statale,
anni in cui la Provincia ha gradualmente accresciuto il proprio ruolo di soggetto attivo nel campo dello
sviluppo socioeconomico. A partire dalla definizione delle linee programmatiche per la prima attivazione dei
fondi strutturali di Obiettivo 5b (1994), dalle conferenze economiche provinciali, dal coordinamento delle
intese sullo sviluppo della portualità, fino ad arrivare all'impostazione del Contratto d'area nella Provincia
della Spezia (oggi al primo protocollo aggiuntivo di completamento), all'avvio del Prusst, al coordinamento
nella formazione del piano di realizzazione delle aree ecologicamente attrezzate, alla realizzazione
"sperimentale" del fondo per il sostegno della progettazione nei piccoli comuni.
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Negli ultimi anni, inoltre, si sono consolidati compiti istituzionali, riconosciuti dalle leggi regionali sulla
programmazione (in particolare per la LR 18/94): l'approvazione dei Programmi pluriennali di sviluppo delle
Comunità Montane, il coordinamento degli investimenti pubblici sostenuti dalle risorse annualmente
destinate dalla programmazione regionale.
La necessità di una programmazione "dal basso", per progetti e "utile" per gli enti locali ha dato un rilievo
crescente e strategico all'integrazione tra programmazione economica e pianificazione territoriale: si pensi al
Prusst, al Contratto d'area. La sinergia tra programmazione e pianificazione potrà consentire, per specifici
ambiti territoriali e temi di rilevanza sovra comunale, di definire progetti integrati e "sistemi" di progetti, in
un contesto di cooperazione tra enti locali, per sostenere il consolidamento di un nuovo modello di sviluppo
diversificato e rispondente alle molteplici vocazioni e potenzialità presenti nel territorio provinciale.
L'approccio integrato ha consentito di affrontare la redazione del PTC secondo un'impostazione per molti
aspetti innovativa, centrata "sulle cose" e su azioni efficaci di coordinamento dell'iniziativa degli enti locali,
in ordine ad una griglia di obiettivi comuni al "piano" territoriale ed al "programma" di sviluppo: la
valorizzazione delle risorse nello spazio rurale, la qualificazione e specializzazione dei sistemi produttivi
locali, il porto e la logistica, lo sviluppo turistico diversificato (i "turismi"), la qualità della vita, lo sviluppo
delle funzioni commerciali e la rivitalizzazione urbana, l'accrescimento della dotazione di servizi, alla
persona ed alla produzione, lo sviluppo dell’offerta di “saperi” in grado di conferire adeguata
specializzazione all’offerta di lavoro locale.
I processi di specializzazione, connessi alle politiche di diversificazione settoriale, possono trovare nelle
applicazioni “mirate” della programmazione negoziata (secondo protocollo aggiuntivo del Contratto d’area)
sia in quelle della programmazione dell’offerta formativa due elementi di fondamentale impulso.
Un tema centrale, nel versante dell'innovazione dei servizi pubblici per lo sviluppo locale, attiene dunque alla
formazione e qualificazione professionale, ossia ai "saperi" specifici ed applicati, di cui il PTC ha definito
l'armatura territoriale in termini di strutture e bacini d'utenza e di cui il Programma di sviluppo definirà gli
ancoraggi alla crescita economica ed alle prospettive di crescita e specializzazione settoriale.
- La reindustrializzazione, anzitutto orientata ai settori a specializzazione distrettuale, con riferimento: al
ruolo della meccanica fine e delle attività collegate, in particolare per la difesa e per le imprese portoriented; alla fase del risanamento e della stabilizzazione delle prospettive dei sistemi produttivi di
grande e piccola impresa; al problema della aree demaniali e militari; al rapporto tra grande impresa ed
indotto industriale; alle politiche per i distretti; alla caratterizzazione high-tech del sistema industriale; ai
problemi della formazione specialistica ed applicata; alla promozione delle aree disponibili ed al
problema dei costi di insediamento per le nuove imprese; alle tariffe e costi energetici come fattori di
localizzazione.
- Il sistema delle attività portuali e della logistica, con riferimento al consolidamento del corridoio
plurimodale TI-BRE; allo sviluppo delle funzioni logistiche retroportuali ed al Distripark; al
rafforzamento della maglia infrastrutturale; alla riorganizzazione infrastrutturale connettiva e distributiva
nell'area centrale.
- La riorganizzazione dell'assetto insediativo nell'area Golfo - Val di Magra, con riferimento alla
qualificazione degli agglomerati di aree produttive, al riuso delle aree dismesse ed allo sviluppo delle
nuove funzioni nautiche e turistiche; alla strada mercato della Val di Magra; alla valorizzazione turistica
dei principali poli urbani ed alla diversificazione del "prodotto" turistico; alla valorizzazione dell'offerta
culturale; all'accessibilità e mobilità metropolitana.
- Lo sviluppo del ruolo strategico dell'economia del mare, con il passaggio da waterfront a "sistema"
costiero: lo sviluppo del sistema locale della nautica e della filiera connessa, la diversificazione
dell'offerta ricettiva diportistica e la sua integrazione con la valorizzazione turistica retrocostiera ed
urbana, nel Golfo ed in bassa Val di Magra; la specializzazione della cantieristica maggiore, civile e
militare; il consolidamento e lo sviluppo delle competenze tecnologiche; la rivitalizzazione dei borghi
costieri; la ridefinizione del sistema delle servitù costiere; la riconversione urbana delle aree portuali in
dismissione; il miglioramento della qualità della vita nella città contigua al porto.
- Lo sviluppo multifunzionale dello spazio rurale: la valorizzazione dell’agricoltura; le produzioni di
nicchia, di qualità ed i sistemi produttivi di mercato; l’agriturismo e il turismo rurale; la risorsa bosco; la
maricoltura; i percorsi tematici e le reti fruitive; l’integrazione tra costa ed entroterra; la sinergia con le
politiche dei Parchi; la valorizzazione dei beni culturali.
La numerosità e l’importanza degli strumenti agevolativi messi in campo per il sostegno allo sviluppo locale
hanno consentito di mettere in luce sostanziali processi di trasformazione e riqualificazione dell’apparato
produttivo e dell’assetto territoriale, in termini infrastrutturali.
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Lo sviluppo rurale
Nel campo dello sviluppo rurale: l’operatività del programma Leader Plus, la realizzazione di tre Prusst e
l’attivazione, di un patto per l’agricoltura e la stessa programmazione delle Comunità Montane hanno
evidenziato una propensione ad investire, favorire la creazione d’impresa e sostenere lo sviluppo locale sia
nelle aree interne, sia nella riviera di levante, oltre che nella Piana del Magra.
La progettualità è orientata, in particolare:
−
all’integrazione tra agricoltura e turismo, attraverso lo sviluppo della ricettività minore (in particolare le
locande) e diffusa (agriturismo) ed il recupero del patrimonio di edilizia rurale in forma integrata
(progetti di realizzazione di hotel paese);
−
alla valorizzazione dei percorsi tematici per la fruizione storica e culturale (reti museali) e per la
promozione delle produzioni tipiche e locali (5 Terre, Riviera, Valle del biologico in Val di Vara);
−
allo sviluppo qualitativo nelle produzioni agricole di “nicchia” e biologiche, nelle filiere del latte e della
carne, nella trasformazione agroalimentare;
−
allo sviluppo della logistica agroalimentare e dei centri di promozione;
−
alla rivitalizzazione dell’artigianato tipico, in particolare di quello agroalimentare e di quello connesso al
recupero edilizio ed all’arredamento.
La riorganizzazione e la diversificazione dell’apparato produttivo nell’area “centrale” della provincia
Nell’area centrale della provincia, quella del Golfo e della Val di Magra, dove si concentrano l’80% della
popolazione e della struttura produttiva provinciale, oltre alle misure comunitarie (in particolare per
Obiettivo 2) operano programmi e strumenti di sostegno allo sviluppo locale: un programma integrato di
grande rilievo, il Prusst, ed il Contratto d’area.
Nell’ambito territoriale in questione sono in corso processi di diversificazione e riorganizzazione settoriale di
grande portata, tra i quali:
−
lo sviluppo della nautica, non solo in fase ricettiva ma anche in quelle di costruzione e rimessaggio, che
caratterizza soprattutto l’ambito del Golfo e del basso corso del Magra; all’ingresso di nuovi cantieri da
diporto si associa la progettualità attinente alla riconversione di siti dismessi e dimettibili, inseriti nel
Prusst, che consentiranno la crescita di nuovi poli ricettivi integrati, di attività di servizio ed artigianali
in fase di costruzione e manutenzione;
−
il riposizionamento di alcune importanti aziende cantieristiche, con il conseguente emergere di criticità
soprattutto sul piano occupazionale;
−
la progressiva specializzazione della grande cantieristica pubblica di costruzione, civile e militare, e dei
settori dell’armiero/difesa e della meccanica;
−
la prosecuzione dei processi insediativi “diffusi” nella Val di Magra, cui si associano le politiche di
investimento pubblico per l’attrezzatura ecologica e l’infrastrutturazione, finalizzata sia all’inserimento
delle imprese esistenti nei principali sistemi di aree produttive che all’atterraggio di nuove iniziative;
−
l’avvio del processo di riqualificazione urbana nei poli maggiori, per parte consistente compreso nel
Prusst La Spezia – Val di Magra, che comporta la previsione di uno sviluppo turistico/ricettivo
alberghiero e di nuovi “turismi” urbani (convegnistica, rete museale, turismo giovanile, crocieristica,
commercio tipico);
−
la prosecuzione dello sviluppo terziario – distributivo di scala maggiore, in particolare per la “strada
mercato” della Val di Magra sarzanese e per le aree in riqualificazione del capoluogo spezzino;
−
la progressiva specializzazione delle funzioni portuali, associata alle prospettive di sviluppo delle aree
interportuali ed intermodali, per funzioni logistiche e manifatturiere “port oriented”;
−
la riorganizzazione infrastrutturale che interessa le connessioni alle grandi reti ferroviarie ed autostradali
nella dorsale tirrenico/padana, la mobilità di media rete (in particolare l’Aurelia), gli agglomerati delle
principali aree produttive dal Levante del Golfo alla Val di Magra.
I processi in corso di crescita produttiva consentono di traguardare almeno due direzioni rilevanti, con effetti
già nel breve periodo:
−
la diversificazione e lo sviluppo delle attività produttive, di servizio e di ricerca collegate al mare:
l’economia del mare;
−
il ruolo crescente del turismo come elemento strutturale, in termini di investimenti ed occupazione, in
coerenza con il modello diversificato di sviluppo condiviso dagli attori pubblici e privati.
Un terzo aspetto, che caratterizza trasversalmente i temi dello sviluppo socioeconomico, attiene alla qualità
della vita ed ai servizi alla persona. Anche l’economia sociale attraversa un momento di trasformazione,
determinato dall’esigenza delle imprese operanti a riorganizzarsi per affrontare una domanda crescente e
caratterizzata territorialmente.
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Il tema dell’economia sociale – per importanza occupazionale e rilevanza dei servizi offerti – è emerso nel
percorso della concertazione tra soggetti pubblici e privati, assumendo un ruolo crescente nella definizione di
un nuovo modello di sviluppo, caratterizzato da una diversificazione del “terziario tradizionale”. I processi in
atto traguardano la riorganizzazione e potenziamento delle imprese operanti, la realizzazione di reti di servizi
non solo rivolti ai poli urbani maggiori ma anche alla popolazione residente nelle aree interne, ad elevata
dispersione insediativa.
Inoltre, si ritiene indispensabile, per migliorare la qualità complessiva dei servizi, rafforzare la formazione
diretta degli utenti e delle loro famiglie.
Le priorità settoriali: piano strategico e piano di sviluppo socioeconomico
Sulla base dei documenti elaborati dalla Provincia (Conferenze economiche, PTC, Documento intermedio),
dagli Enti locali (si pensi alla seconda fase del Piano strategico elaborato dalla provincia e dal Comune
capoluogo) e dalle parti sociali, emergono con sempre maggiore evidenza alcuni settori strategici su cui
avviare prioritariamente un processo di concentrazione tematica ed integrazione settoriale delle risorse per la
formazione, con riferimento a tre “filiere” che trovano riferimento in sistemi produttivi locali di estrema
rilevanza per la stabilizzazione di una crescita economica diversificata.
Sono gli stessi a cui si faceva già riferimento nel Documento di programmazione 2002 di Ob.3 ed a cui si
ritiene di dare continuità, oltre che per le considerazioni di carattere generale sopra richiamate, sulla base
delle valutazioni espresse dai tavoli di concertazione settoriale poi riprese dalla Commissione tripartita.
Si tratta, peraltro, di priorità ed indirizzi tematici che trovano ampio rilievo nell’ambito della ripresa dei
lavori del Piano strategico del Comune della Spezia, caratterizzata dalla scelta della Provincia di condividere
il percorso pianificatorio del Comune, nella consapevolezza che solo in un contesto di area vasta possono
dispiegarsi pienamente tutte le potenzialità presenti sul territorio ed in considerazione delle specifiche
funzioni di regia e coordinamento che la Provincia esercita attraverso i propri strumenti di pianificazione e
programmazione.
Il Piano strategico approfondisce elementi portanti per le politiche di sviluppo locale, tra cui:
• la filiera logistica ed il suo sviluppo derivante dall’integrazione porto - distretto logistico di S.
Stefano Magra nonché dalla riorganizzazione e potenziamento del sistema delle infrastrutture di scala
vasta;
• l’apparato industriale, il cu rilancio parte anzitutto dallo sviluppo della specializzazione nella nautica,
dalla crescita delle nuove tecnologie, dalla riorganizzazione della rete delle agenzie per lo sviluppo
locale e dalla modernizzazione del sistema formativo;
• il turismo, inteso come struttura produttiva di filiera articolata ed integrata tra natura, cultura,
industria (si pensi alla nautica) e servizi;
• la città “solidale” attraverso il patto per un nuovo welfare.
L’economia del mare
Il primo grande tema strategico attiene all’economia del mare, che comprende diversi sistemi produttivi e
molteplici specializzazioni settoriali.
Si tratta di sistemi produttivi che – per specializzazione, dimensione media delle imprese, livelli
occupazionali, competenze e valore aggiunto – rappresentano elementi di primo piano a livello nazionale.
L’economia del mare comprende comparti di lunga tradizione, come la cantieristica maggiore e la difesa,
nonché comparti a sviluppo relativamente recente, come la portualità specializzata e la nautica da diporto.
Tra i temi cui riferire le politiche formative e del lavoro, nella forma di un progetto/piano settoriale d’offerta,
assumono un rilievo centrale:
− la filiera della cantieristica maggiore, civile e militare, in relazione alle grandi imprese ed alla rete di
piccole imprese indotte, alla luce di rapporti in progressiva trasformazione dalla sfera della “dipendenza”
verso un modello competitivo con l’esterno della provincia;
− la filiera della portualità commerciale, tradizionale e specializzata, in progressiva specializzazione
operativa;
− il comparto del trasporto passeggeri (crociere e traghetti), che costituisce insieme alla nautica un
elemento di rafforzamento dei servizi turistici e d’accoglienza connessi alla multifunzionalità portuale
spezzina;
− il sistema locale delle attività logistiche e manifatturiere “port oriented”;
− la filiera della nautica da diporto: costruzione, riparazione, commercializzazione, rimessaggi e ricettività
nelle diverse tipologie;
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−
−
il settore della ricerca e delle tecnologie avanzate nel campo marino/marittimo;
i servizi per la produzione e l’organizzazione dei sistemi locali, in particolare di piccola impresa e nel
settore della nautica.
Il Sistema Nautico Integrato
Nell’ambito del Primo censimento delle imprese operanti nel settore nautico nella provincia della Spezia
condotto da Confcommercio e CNA per l’anno 2002, vengono evidenziate tre aree a forte vocazione
nautica:
− l’Area Golfo comprendente i comuni di La Spezia, Lerici, Portovenere, S. Stefano Magra, Bolano e
Arcola;
− l’Area Magra con le aziende situate lungo il fiume Magra nei comuni di Sarzana, Ameglia e Lerici (per
la sola frazione di Senato);
− l’Area Levante collocata nell’ambito dei comuni delle Cinque Terre, di Levanto e Deiva Marina.
Lo stesso censimento effettua un primo tentativo, empirico e sperimentale, di catalogazione delle aziende del
comparto attraverso l’individuazione di tre principali settori di attività (Prodotti per la nautica, Servizi al
diporto, Turismo nautico), affidando alla CCIAA il compito di istituire un apposito Albo provinciale e
proponendosi come supporto tecnico ai lavori del Piano strategico della Spezia con particolare riferimento al
Distretto della meccanica e della cantieristica in via di costituzione, per quanto concerne sia l’individuazione
delle imprese che potranno andare a formare i previsti consorzi che la prefigurazione di una specializzazione
strutturata all’interno del distretto riconosciuto dalla Regione.
Fra gli indirizzi del Piano strategico il Sistema Nautico Integrato rappresenta uno dei progetti prioritari,
prevedendo la riconversione della linea di costa a fini turistici e diportistici (waterfront e porticcioli), la
realizzazione del Distretto nautico produttivo del Levante e l’insediamento di nuove attività diportistiche.
In sostanza il Sistema Nautico Integrato rappresenta una prospettiva di consolidamento del comparto attorno
alla cantieristica minore che vede la presenza di cantieri di eccellenza (Ferretti, Baglietto, ecc...), la creazione
di un Distretto a sevizio della nautica e la costruzione di una rete di porti turistici che interesserà l’intero
Golfo.
I “poli” del distretto nautico presentano fattori di sviluppo sia nel Golfo (la riqualificazione della costa di
ponente, da Cadimare alle Grazie, Mirabello, Primo bacino, aree di Pagliari, Pertusola di Lerici), sia in Val di
Magra (Marinella), sia in Riviera/5 Terre (Levanto). Il Golfo e la Val di Magra, ambiti portanti per lo
sviluppo delle fasi “a monte” della filiera nautica, si caratterizzano per prospettive progettuali significative e,
in parte, già in corso di avvio, anche attraverso le agevolazioni della L. 488/92 e quelle del primo protocollo
aggiuntivo del Contratto d’area.
La prospettiva di costruire un Sistema Nautico Integrato produce effetti attesi non solo nella filiera di
costruzione, ma anche in quella turistica (fruizione nautica, turistica e sportiva) ed in quella commerciale
(specializzazione distributiva). Le intersettorialità derivanti dallo sviluppo della nautica potranno essere
anzitutto nel campo della ricettività urbana e diffusa, della fruizione culturale, della fruizione sportiva e
naturalistica del mare.
Il Distretto della Logistica
Attualmente la logistica assume rilevanza sempre più importante nel panorama delle politiche territoriali
spezzine, sia per ciò che attiene aspetti di attrattività di investimenti esterni legati a fattori localizzativi, sia
per la razionalizzazione e sviluppo del sistema produttivo locale.
Occorre infatti considerare che lo scenario socio-economico attuale è fortemente caratterizzato dalla
competizione tra territori per la fornitura di servizi ed economie esterne alle imprese che competono nel
mercato globale: la possibilità per un ambito territoriale locale di poter fornire infrastrutture di collegamento
e di accesso ai circuiti internazionali di comunicazione, servizi logistici avanzati a supporto della catena
produttiva e distributiva appare decisiva per lo sviluppo economico e sociale del territorio stesso.
Il sistema dei trasporti spezzino è centrato, principalmente, sull’infrastruttura “porto”, a cui la logistica sta
fornendo un rilevante contributo per favorire lo sviluppo in loco di attività a maggior valore aggiunto
nell’ambito di fasi a monte ed a valle della catena dei traffici legati all’offerta portuale.
Oggi il successo di un porto, in genere, e di quello spezzino, nel particolare, non si lega più esclusivamente a
fattori di tipo "fisico" quali le caratteristiche degli accosti, la disponibilità di attrezzature specializzate per la
movimentazione dei carichi in banchina, la disponibilità di spazi a terra costieri ed i collegamenti con le reti
di trasporto terrestre, ma anche ad una componente di servizio, legata al terziario marittimo, all'intermodalità
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ed alla presenza di aree retroportuali in grado di accogliere idoneamente le strutture che partecipano alla
catena dei trasporti.
Il sistema logistico spezzino, infatti, potrà aggiungere valore al prodotto in transito attraverso operazioni di
quasi-manufacturing e intelligenza terziaria, grazie all'utilizzo delle nuove tecnologie ed alla disponibilità di
aree infrastrutturate, oggi individuate nell’area di S. Stefano Magra ed in via di realizzazione attraverso la
società SVAR (gruppo SPEDIA).
Le piattaforme logistiche, dette anche “inland terminal” o “distripark” a seconda delle loro configurazioni
funzionali, assumono quindi sempre più importanza strategica, in quanto strumenti fondamentali per
vincolare i traffici al porto a cui sono strettamente legate.
Di conseguenza, è molto probabile che gli operatori inizialmente specializzati esclusivamente in operazioni
di banchina tendano a diventare sempre più “integratori di sistemi”, al fine di offrire al cliente un servizio
integrato, ad elevato valore aggiunto, che comprenda il maggior numero di fasi possibili nella catena
logistica.
Nel corso degli anni il sistema logistico spezzino si è affermato, anche in virtù della felice collocazione
geografica, come nodo di traffico, vale a dire come porta di transito (gate) di "unità di carico standardizzate"
(containers, casse mobili, land containers, log boxes, ecc.).
In particolare, La Spezia ha sviluppato attività terminalistiche legate al traffico containers, ambito nel quale
ha raggiunto importanti traguardi sia in termini di quantità movimentate che di qualità del servizio.
Al di là dei successi riscontrati nel campo dei container, a La Spezia il settore dei trasporti gioca un ruolo di
primo piano in termini di contributo al valore aggiunto (oltre il 12%) e all'occupazione provinciale (oltre il
10%), mostrando anche una spiccata specializzazione sia come unità locali che, soprattutto, come addetti
(comprendendo la cantieristica navale e il diporto si registrano quasi 5.400 occupati), rispetto alla media
dell'Italia settentrionale e all'Italia nel suo complesso.
Pur tuttavia, è necessario che il territorio spezzino muti la sua vocazione da nodo di traffico a distretto
logistico, in grado di integrare e potenziare l’offerta logistica nell’ottica dell’intermodalità e dei servizi ad
elevato valore aggiunto, nonché di affermarsi quale gate euro-mediterraneo nello scenario internazionale.
A tale proposito si possono individuare i principali obiettivi che il sistema logistico e dei trasporti spezzino si
sta ponendo:
•
•
incrementare l’efficienza delle operazioni di movimentazione merci/container, integrandole con
operazioni di handling a maggior valore aggiunto;
dotare il sistema economico locale di un’offerta logistica all’avanguardia per la fidelizzazione
dell’imprenditorialità esistente e per l’attrazione di imprese dall’esterno nella logica del marketing
territoriale.
Il turismo
Il turismo presenta diverse opportunità di caratterizzazione, connesse alle molteplici potenzialità di offerta di
fruizione presenti sul territorio. Il tema della costruzione di un modello d’offerta diversificato è stato
affrontato nelle analisi, nelle interpretazioni e negli indirizzi del Piano territoriale di coordinamento,
trovando conforto nel Piano provinciale del turismo, e troverà attivazione con le politiche del Piano di
sviluppo provinciale, integrandosi con le politiche dell’offerta formativa “dedicata”.
Lo sviluppo del settore come elemento strutturale dell’economia provinciale comporta alcune importanti
conseguenze.
−
La diffusione territoriale dell’offerta: non più e non solo centrata sul mare e su una specifica opportunità
di fruizione, quella balneare. Assume rilievo centrale la valorizzazione delle aree interne, così come
delle stesse città, che solo recentemente sono uscite da condizioni simili di marginalità rispetto ad un
modello “tradizionale” d’offerta turistica.
−
L’estensione temporale dell’offerta stessa, attraverso la valorizzazione integrata di sistemi territoriali e di
programmi d’offerta in grado di costruire reti, circuiti e percorsi tematici di fruizione, nonché
attraverso l’avvio di innovazioni nel modello d’offerta, quali il turismo urbano (convegnistica,
crocieristica, museale, didattico) e quello della terza età.
−
Il sostegno alla formazione di sistemi d’offerta con forti potenzialità sia in “ampiezza” (base d’offerta)
sia in “profondità” (capacità di traino delle fasi di filiera a monte dell’offerta ricettiva e ricreativa): si
tratta, ad esempio, del turismo rurale, in particolare montano/collinare, della nautica da diporto, della
fruizione urbana.
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−
La riconversione e valorizzazione turistica delle aree dismesse e dimettibili da usi produttivi e militari, in
particolare per quelle del Golfo e della Val di Magra. Il tema degli usi militari nel Golfo assume un
rilievo determinate, dato il condizionamento connesso alle servitù territoriali che hanno consolidato
“cesure” tra insediamenti costieri e la “risorsa” mare (in particolare per il ponente del Golfo),
limitandone le possibilità di rivitalizzazione fruitiva e sviluppo turistico.
E’ proprio, peraltro, nella poliedricità dell’offerta che la stessa Provincia, nell’ambito delle proprie Linee
guida al Piano di Sviluppo Turistico, individua l’autentico e più importante potenziale turistico del nostro
territorio, composto da alcune realtà di fama mondiale e da molte piccole realtà, urbane e non, per la maggior
parte escluse dai flussi turistici classici e quindi poco conosciute. Bisogna dunque partire dalla
valorizzazione di questo tessuto connettivo per arrivare alla graduale strutturazione di un vero e proprio
Sistema Turistico Locale, attraverso l’elaborazione, concertata con enti e associazioni, di Piani di
sostenibilità aventi l’obiettivo prioritario di promuovere un miglioramento costante sia delle condizioni
ambientali che dell’offerta turistica, nel rispetto dei processi e dei criteri di qualità.
Il Sistema a cui tendiamo si articolerà in realtà in tanti turismi, che è oggi auspicabile promuovere e quindi
ricercare, sempre nel rispetto dei caratteri propri del territorio spezzino nonché in sintonia con i dettami
assunti dalla sostenibilità.
Turismo ambientale
Legato principalmente all’escursionismo amatoriale come al trekking professionistico, questo filone è di
fatto vincolato alla salvaguardia ed al costante mantenimento dell’ambiente ed è pertanto di estremo
interesse per gran parte del territorio provinciale.
Azioni:
- monitoraggio sentieristica e necessità di manutenzione
- segnalazione emergenze idrogeologiche
- verifica stato accessibilità
- redazione materiale informativo
- organizzazione eventi promozione e formazione
Turismo culturale
Questo filone è la sommatoria di categorie particolari di turismo, connesse al circuito museale, alle
emergenze di carattere storico, etnografico ed artistico, al patrimonio di ville, giardini e residenze storiche
nonché alla realtà ormai consolidata dei parchi letterari. In questo contesto è da evidenziare l’iniziativa
intrapresa dalla Provincia in accordo con il Comune della Spezia e la Fondazione Carispe, per la quale è stato
conferito incarico all’associazione “Mecenate 90” per un progetto di valorizzazione del circuito museale
provinciale.
Azioni:
- censimento risorse storiche, artistiche, culturali
- monitoraggio modalità accesso
- segnalazione casi degrado
- progettazione iniziative promozionali (circuiti tematici)
Turismo enogastronomico e rurale
L’attenzione per le tradizioni culinarie locali e per il prodotto tipico è oggi, superata una prima fase di
nicchia, un’autentica realtà turistica in marcata espansione. Accanto ad essa si registra quella per le
specificità delle colture agricole che, come l’ulivo e la vite, trovano nella provincia spezzina espressioni
originali e di grande interesse.
Azioni:
- mappatura colture tradizionali
- mappatura rivendite prodotti tipici
- mappatura locali ristorazione tipica
- progettazione e promozione circuiti tematici
- organizzazione iniziative divulgative
Turismo dell’acqua
Affacciata sul mare, la nostra provincia non può che proporsi come meta privilegiata per le attività legate alla
balneazione, agli sport acquatici ed alla nautica da diporto (si pensi, a titolo di esempio, al Sistema Nautico
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Integrato della Spezia ed al Progetto Marinella). Tuttavia l’acqua rappresenta un’occasione di attrazione
turistica anche per l’entroterra spezzino dove i due corsi d’acqua, Vara e Magra, possono attrarre (come
peraltro già accade per l’alto Vara) un’utenza interessata agli sport fluviali ad ogni livello.
Azioni:
- censimento emergenze marine e fluviali
- verifica attività svolta
- pianificazione concertata iniziative
- predisposizione pacchetti integrati
- organizzazione eventi promozionali
Turismo congressuale
Nonostante i numeri al momento ancora modesti della ricettività compatibile con le esigenze del turismo
congressuale, si ritiene che il comprensorio provinciale, strutturando e coordinando gli esercizi, possa ambire
a qualificarsi come luogo consono a manifestazioni di tipo convegnistico e congressuale.
Azioni:
- censimento e analisi strutture attrezzate
- proposte coordinate di ottimizzazione
- organizzazione di reti operative fra le strutture
- attuazione di sinergie con le province limitrofe
In questo contesto, gli scenari strategici possono dunque puntare a due direzioni fondamentali.
o La crescita e la qualificazione dell’offerta ricettiva, nei diversi contesti territoriali e nei diversi
“segmenti” di specializzazione: alberghiera, extralberghiera, strutturata e diffusa, urbana e connessa al
recupero dei borghi rurali, rurale ed agrituristica, giovanile, della terza età. La qualità e la
diversificazione dei servizi in azienda si associa allo sviluppo di servizi comuni alla produzione, in
termini di promozione di pacchetti turistici, collegamento ai calendari di eventi, integrazione con le
attività volte alla valorizzazione della fruizione. Nel caso della ricettività rurale, che presenta i maggiori
tassi di crescita, assumono rilievo tanto le strutture minori quanto quelle “diffuse”, inserite nel contesto
di processi di recupero dei borghi, nella forma di “hotel paese” e nella logica dell’azienda “territorio”.
o Lo sviluppo delle attività di supporto alle diverse tipologie di fruizione, orientate ad un turismo “del
fare”. La capacità di produrre “programmi” di vacanza consente di estendere territorialmente l’offerta
turistica e, nel contempo, di articolarla settorialmente nel contesto dei vari “turismi”.
Considerando il turismo come un sistema integrato, secondo un approccio connesso alla programmazione
economica, il “range” delle professionalità e delle opzioni di impiego ed autoimpiego è molto esteso, in
relazione a ciascun segmento d’offerta, consentendo alle politiche del lavoro e della formazione un ampio
margine d’intervento .
L’economia sociale
Una altro tema prioritario, ugualmente emerso dal percorso concertativo per la definizione del nuovo
modello di sviluppo, attiene al settore “trasversale” dell’economia sociale, che costituisce una determinante
potenzialità occupazionale ed uno dei principali fattori di sostegno alle politiche di riqualificazione urbana e
di miglioramento della qualità della vita, nell’ottica di favorire il passaggio da un welfare riparatore delle
povertà, risarcitorio e garante dei grandi rischi ad uno che sia di “promozione delle opportunità”: un nuovo
modello di politiche sociali calato nella realtà concreta del territorio.
La questione dell’economia sociale ha assunto in questi ultimi anni un crescente rilievo in relazione
soprattutto allo sviluppo di una domanda di servizi alla persona differenziata e strettamente legata a
mutamenti culturali e sociali: si è in presenza infatti di una accelerata evoluzione economica, demografica e
sociale alla quale appartiene una forte percezione di bisogni nuovi ed una crescente esigenza di
personalizzazione dei servizi. Parlare quindi di economia sociale significa riferirsi ad un “comparto
produttivo” con sue proprie caratteristiche in termini di ampiezza e di profondità, capace di offrire risposte
non solo e non più a specifiche categorie sociali, ma prevalentemente ai bisogni della cittadinanza, presa nel
suo complesso.
Per queste ragioni gli interventi di programmazione concertata in questo settore sono quelli più “antichi”,
trovandoci ormai alla terza annualità del Piano di sviluppo dell’economia sociale, ultimo episodio di una
storia iniziata nel 1999 con il “contratto sociale” proposto da sindacati dei lavoratori e centrali cooperative
per “il decollo dell’economia del no-profit” e proseguita prima con la stipula del protocollo d’intesa per
“l’attuazione di un Piano di Sviluppo Locale per l’innovazione e la qualità dell’economia sociale nella
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provincia spezzina” (giugno 2001) e poi con l’approfondita ricerca dell’Università di Genova Nuovi bisogni
e nuove strategie di sviluppo dei servizi sociali socio-sanitari nella provincia della Spezia, la “madre” del
Piano di sviluppo finanziato dalla Provincia con le risorse di Ob.3.
Gli interventi proposti dalle prime due annualità del Piano hanno cercato di rispondere ad una delle criticità
più importanti evidenziate dalla ricerca dell’Università di Genova, la debolezza strutturale dell’impresa
sociale nel nostro territorio.
Se è vero, infatti, che “l’oggetto sociale dell’impresa sociale dovrebbe essere quello di far emergere e dare
una risposta imprenditoriale ai bisogni di una società civile che è, ma che deve anche ulteriormente e
progressivamente diventare, sempre più articolata soprattutto dal punto di vista della qualità-quantità del
valore sociale che la caratterizza….” (cfr. pag. 60 di “Impresa sociale:verso un futuro possibile”, ed. De
Ferrari), da ciò emerge la considerazione che l’impresa sociale non può essere considerata né marginale (cioè
parte di quelle imprese che costituiscono la struttura dell’offerta di un settore “terzo” rispetto a Stato e
Mercato), né residuale (quelle imprese che svolgono un ruolo “etico” in un sistema dominato dalla logica
dell’interesse individuale raggiunto attraverso il paradigma del profit). Essa dovrebbe pertanto costituire un
tassello parte integrante della filiera economica e distributiva, conservando in sé l’equilibrio fra modelli
manageriali tipici del profit e competenza nei temi della relazionalità, della solidarietà e della reciprocità che
vanno mantenuti dal not for profit e che possono costituire realmente elementi non marginali di competitività
su un mercato più vasto.
Il Piano si pone, pertanto, come obiettivi di fondo il miglioramento dell’offerta dei servizi alla persona ed il
posizionamento competitivo dell’impresa sociale sul mercato, intervenendo in particolare su:
−
la professionalità degli operatori (migliorando le loro capacità tecniche e di ruolo);
−
la cultura d’impresa (per un’offerta orientata al cliente ed alla qualità del servizio);
−
il potenziamento della formazione indirizzata alle utenze;
−
i modelli organizzativi, promovendo lo sviluppo di parternariati locali e di nuove imprese.
Ma soprattutto si inserisce, come strumento operativo, nella visione più ampia di un necessario
consolidamento dell’economia sociale finalizzato al:
−
superamento della frammentazione e sovrapposizione nell’offerta di servizi;
−
sviluppo del “mercato sociale” come occasione di lavoro;
−
miglioramento dei livelli di efficienza.
Come affermato nel Report di monitoraggio sulle azioni della prima annualità “…già in fase progettuale il
supporto da parte delle strutture operanti in ambito socio-sanitario a livello locale ha garantito la massima
corrispondenza fra quanto programmato ed il fabbisogno reale espresso sia in termini di formazione e che di
inserimento di nuovi profili professionali. Pertanto al termine delle attività la prima ricaduta ravvisabile è
proprio quella inerente alle imprese sociali che, in un’ottica di integrazione di settore e anche di contesto
provinciale, hanno beneficiato in modo diretto della formazione aggiornando il proprio personale a tutti i
livelli. In modo particolare sono da segnalare i corsi indirizzati a personale con ruolo direttivo all’interno
dell’impresa, al fine di implementare nuovi sistemi di gestione e di organizzazione delle attività nella
prospettiva di una maggiore competitività e di una diversa mentalità più aziendalistica.
L’integrazione fra le diverse agenzie formative è stato uno strumento strategico oltre che una modalità
operativa che ha permesso di sperimentare nuove partnership e soprattutto sinergie atte a costituire un
presidio formativo stabile indirizzato specificamente all’economia sociale e alle sue imprese. Anche in
questo caso la ricaduta delle attività del Piano avrà un’eco ben più duratura ed efficace negli anni a venire
con il proseguimento delle azioni sull’economia sociale.
L’analisi del fabbisogno effettuata presso le imprese sociali è stata diretta non solo allo studio delle esigenze
formative all’interno dei rispettivi organici ma è stata indirizzata anche all’ipotesi di ampliamenti del
fabbisogno professionale con l’introduzione di profili innovativi e in possesso di competenze specialistiche e
tendenzialmente manageriali.
Iniziando con il primo corso professionalizzante nell’ambito sociale, si è dato inizio ad una nuova
prospettiva che vede nell’economia sociale un diverso e potenziale bacino occupazionale di via di sviluppo”.
Gli scenari che si aprono ora dovranno proseguire su questa linea strategica di rafforzamento dell’impresa
sociale e quindi dell’offerta di servizi, ma orientare, altresì, le politiche formative e del lavoro verso alcune
caratterizzazioni principali, alla luce anche dell’importante esperienza portata avanti dal progetto EQUAL –
Artis (valorizzazione di “buone pratiche” locali attraverso l’integrazione di competenze di ordine sociosanitario con quelle di politica del lavoro, con l’obiettivo di costituire una rete locale permanente a livello
provinciale finalizzata alla costruzione di percorsi di re-inserimento lavorativo e, soprattutto, di rendere
strutturato un modello):
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−
−
−
−
−
i servizi per la prima infanzia ed i minori;
i servizi per la popolazione anziana;
i servizi per le persone svantaggiate;
le persone diversamente abili (con una programmazione formativa sia in età scolare sia
successivamente);
gli extracomunitari di prima e seconda generazione.
Il collegamento con gli strumenti attivati per il sostegno allo sviluppo
L’integrazione dei servizi di sostegno allo sviluppo
I servizi di sostegno allo sviluppo troveranno nella riorganizzazione di Spedia S.p.A. un fattore determinante
per l’attuazione delle politiche economiche locali, in termini:
−
di individuazione delle aree disponibili per nuovi insediamenti e per la loro promozione;
−
di integrazione delle procedure amministrative in un unico sportello riferito agli insediamenti produttivi;
−
di integrazione tra strumenti di sostegno attivati ed attivabili in relazione agli obiettivi strategici di
programmazione degli enti locali, sia sul versante della predisposizione delle aree produttive, sia su
quello della gestione integrata di finanziamenti a carattere settoriale e promozionale.
−
di sinergia tra sostegni agli investimenti ed offerta mirata di formazione professionale, in particolare per
le imprese a forte valore aggiunto in termini di specializzazione tecnologica;
Quest’ ultimo aspetto assume particolare rilevanza in ordine alla verifica dei fabbisogni formativi delle
imprese, sia per quelle di nuovo insediamento che per la competitività di quelle esistenti.
L’approccio per progetti integrati
La necessità di una integrazione delle politiche di sviluppo, che può trovare nell’Agenzia un elemento di
attivazione fondamentale, determina l’esigenza di una offerta formativa adeguata ad affrontare, in ogni fase
di programmazione operativa annuale, diverse esigenze:
−
progetti complessi, quali quelli inseriti nel Prusst che attengono alla riorganizzazione della linea di costa
nel Golfo spezzino ed al Progetto Marinella: si tratta di sistemi di iniziative integrate a carattere
intersettoriale, che esprimono una domanda di formazione diversificata (dalla ricettività alberghiera ed
extralberghiera alla filiera di servizi per la nautica, dalla fruizione culturale al quella
naturalistico/sportiva e balneare), rivolta sia agli operatori esistenti che ai nuovi addetti, naturalmente
una volta che sarà definito il quadro delle professionalità necessarie e dei relativi bisogni formativi;
−
specifici orientamenti della programmazione negoziata, quali quelli derivanti dall’attivazione del
secondo protocollo aggiuntivo del Contratto d’area, ove avrà un peso rilevante il sostegno allo sviluppo
delle specializzazioni settoriali, che nel settore industria si articolano nella nautica, cantieristica e
meccanica oltre che nella filiera lapidea.
La progettazione integrata come fattore di successo nell’ottenimento di finanziamenti ha trovato applicazioni
anche in campo rurale, ove sono stati attivati sia il Patto territoriale agricoltura/pesca, sia il Progetto pilota
per la montagna spezzina, recentemente approvato dalla Regione Liguria.
La formazione mirata allo sviluppo rurale trova inoltre un fattore di impulso dalla progettualità sostenuta dal
Leader Plus, sovvenzione globale gestita dal Gal aree rurali spezzine e finalizzata allo sviluppo turistico ed
alla valorizzazione delle risorse culturali e produttive tipiche dello spazio rurale provinciale.
PROCESSI DI RISTRUTTURAZIONE E AREE MIRATE D’INTERVENTO
L'integrazione europea, lo sviluppo del mercato interno, l'avvento dell'Euro, l'allargamento dell'Unione
europea come pure i crescenti livelli di innovazione tecnologica e di globalizzazione economica accelerano il
passo della ristrutturazione economica e accrescono il bisogno di anticipare e di gestire il cambiamento.
Benché il cambiamento sia un processo continuo e ininterrotto, vi sono periodi nei quali le imprese, i settori
e/o le regioni subiscono intense trasformazioni delle loro attività con conseguenze di vasta portata; ed è
questo che il termine “ristrutturazione” è venuto a significare.
Tali processi di ristrutturazione, diventati ormai costitutivi e ciclici rispetto al sistema economico-produttivo
di ogni paese, determinano momenti di profondo cambiamento e ridefiniscono la fisionomia socioeconomica di alcune particolari aree geografiche che da sempre sono caratterizzate da modalità e tempi di
sviluppo economico in differita rispetto al sistema complessivo ad esempio regionale.
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E’ questo il caso del territorio della provincia della Spezia che, all’interno del contesto della Regione
Liguria, presenta criticità ma anche potenzialità generate da una ristrutturazione profonda e radicale
all’interno dell’assetto economico-produttivo attualmente in essere.
Se sul territorio della Spezia questi processi da una parte favoriscono un significativo sviluppo di alcune aree
geografiche e di alcune imprese che possiedono già i requisiti ed il potenziale per progredire e per avviare
una nuova programmazione sia sotto il profilo dell’allargamento del business che delle opportunità
occupazionali, dall’altra accrescono le difficoltà di certe realtà aziendali (e per ricaduta sull’area geografica
in cui si trovano) che risentono negativamente dell’introduzione di nuovi metodi di produzione (tempi e
costi), delle nuove tecnologie e dell’aumento della competitività a livello settoriale, presentando
un’incapacità di adeguarsi al cambiamento a causa del loro assetto organizzativo non più efficiente e della
presenza di risorse umane con un know how ormai obsoleto.
La proposta progettuale presentata nell’ambito dell’articolo 6 FSE relativo agli "Approcci innovativi alla
gestione del cambiamento” da parte di un parternariato composto da Provincia (capofila), Comune
capoluogo, parti sociali, agenzie per lo sviluppo locale, realtà transnazionali di Asturie e Danzica, mira ad
elaborare e promuovere un modello di diagnosi–recupero-ristrutturazione/potenziamento da
sperimentare in alcune realtà aziendali nei settori evidenziati come quelli maggiormente in crescita e pertanto
potenziabili (in primo luogo la nautica, intesa come strutture per il diporto e come alcune realtà a livello di
cantieristica d’eccellenza) e quelli attualmente in crisi (ceramica, indotto della difesa e produzione di
macchine ad uso domestico es. elettrodomestici) sul territorio locale, al fine di risolvere da una parte
problematiche legate al reinserimento e riconversione di lavoratori a rischio di espulsione dai processi
produttivi e dall’altra a favorire, attraverso politiche concertate a livello di istituzioni e attori economicosociali, lo sviluppo dei bacini produttivi più ricettivi e all’avanguardia.
Infatti, prendendo le mosse dai lavori già da tempo intrapresi per l’elaborazione del Piano strategico del
Comune capoluogo e degli altri strumenti di programmazione negoziata a livello provinciale (PTC, Piano di
sviluppo socio-economico,…) finalizzati alla definizione del modello di sviluppo economico-produttivo
territoriale, la proposta della Provincia vuole rappresentare una fase importante della strategia in via di
programmazione che permetterà nel medio-lungo periodo di dare nuovi input necessari ad un rinnovamento
del tessuto produttivo della provincia e a conseguenti ricadute positive a livello occupazionale, soprattutto
per quelle fasce di lavoratori/maestranze il cui profilo e competenze risultano non più in linea con la
domanda del mercato globale.
In questo contesto, accanto ai grandi Piani di Sviluppo di Settore (Economia del mare, Turismo, Economia
sociale) intrinsecamente legati, almeno in parte, alle tematiche della gestione della ristrutturazione, il
presente Documento individua alcuni ambiti d’intervento mirato, caratterizzati da esigenze, potenzialità e
dinamiche peculiari entro le quali la leva costituita dalle risorse di ob.3 può innescare processi virtuosi di
consolidamento e crescita.
Ci si riferisce, in particolare, alle seguenti aree:
q Cultura
q Edilizia
q Sicurezza sul lavoro
q Autoimprenditorialità
q Artigianato tradizionale
Si rimanda alle pagine successive per una loro illustrazione descrittiva e dettagliata.
Al fine di affrontare alcune delle problematiche possibili che potrebbero emergere sulla base dalle
considerazioni suesposte ed in particolare, per interventi urgenti di riconversione di imprese a rischio,
come indicato dalle Disposizioni Attuative 2004 della Regione Liguria, la Provincia istituisce un Fondo di
riserva di €. 450.000,00 che attinge alle risorse delle misure A2, A3, C3, D1 e che resta a disposizione fino
al 30.09.2004. Dopo tale data, le risorse di tale fondo rimaste non impegnate verranno utilizzate nell’ambito
della programmazione ordinaria ed in modo particolare per:
–
a favore del Contratto d’area e dei Protocolli aggiuntivi di completamento, nonché per i progetti
speciali e gli strumenti di programmazione negoziata che configurino nuovi fabbisogni formativi;
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–
–
–
a favore di interventi di stabilizzazione o riqualificazione professionale nelle situazioni di crisi o di
rilevante trasformazione del tessuto produttivo a favore dei progetti legati ai nascenti distretti
industriali.
a favore dei progetti che prefigurino nuova occupazione sulla base di accordi sottoscritti con le parti
sociali ed i competenti Servizi per l’Impiego;
a favore di progetti che prefigurino nuova occupazione sulla base di accordi sottoscritti con le parti
sociali ed i competenti Servizi per l’Impiego rivolti ad interventi di stabilizzazione o riqualificazione
professionale che favoriscano l’inserimento in azienda dei lavoratori ex LSU attraverso azioni di
aiuto alle persone personalizzati.
IL MERCATO DEL LAVORO
NOTE STASTISTICHE
Popolazione
Popolazione provinciale
Popolazione al Censimento 1991
Popolazione al Censimento 2001 (dati definitivi)
227.199
215.935
Dati: Istat e Prefettura La Spezia
La disponibilità dei dati censuari 2001 consente di valutare il trend demografico nell’ultimo decennio, su
base omogenea. La popolazione evidenzia la prosecuzione del processo di contrazione numerica, seppure in
moderato miglioramento negli ultimi anni (rilevazioni annuali). La perdita di abitanti è di circa 12.000 unità,
pari al 5% in termini relativi.
Gli indicatori di struttura confermano il forte grado di anzianità della popolazione residente, che fa registrare
un indice di vecchiaia (rapporto percentuale tra le classi anziane e le classi giovani della popolazione
residente) superiore al 240% ed in peggioramento rispetto agli anni precedenti. Il rapporto è di 5 anziani
(oltre 64 anni) ogni due giovani al di sotto dei 15 anni (a fronte di una media per l’ Italia del 127,1% e
per l’Europa del 97,2 %)
Poiché nel corso delle analisi socioeconomiche viene fatto frequente riferimento all’articolazione sub
provinciale dei fenomeni, vengono individuati i comprensori di riferimento ed i comuni in essi compresi.
Comprensori
Golfo
Val di Magra
Val di Vara
Riviera
Comuni
La Spezia, Lerici, Portovenere
Ameglia, Arcola, Castelnuovo, Ortonovo, Santo Stefano Magra, Sarzana, Vezzano Ligure
Beverino, Borghetto Vara, Brugnato, Bolano, Calice al Cornoviglio, Carro, Carrodano, Follo,
Maissana, Pignone, Riccò del Golfo, Rocchetta Vara, Sesta Godano, Varese Ligure, Zignago
Bonassola, Deiva Marina, Framura, Levanto, Monterosso al mare, Riomaggiore, Vernazza
Si tenga presente che, pur se localizzati in Val di Vara, i comuni di Bolano e Follo sono per molti aspetti del
tutto simili ed integrati con i limitrofi contesti della Val di Magra, soprattutto con riferimento alle funzioni
“di sistema” attinenti alla struttura produttiva, all’assetto delle infrastrutture per la mobilità, alla struttura ed
alle dinamiche demografiche positive o meno pesanti rispetto al resto dei comprensori provinciali.
I principali indicatori circa la composizione per età della popolazione confermano una differente
articolazione dei fattori evolutivi della popolazione:
Struttura % della popolazione per macro classi di età, indice di vecchiaia e densità
0-14 anni
15-64 anni
>=65 anni
Indice vecchiaia
Golfo
10,05
63,12
26,83
266,90
Val di Magra
11,53
66,75
21,72
188,29
Alta Val di Vara
8,76
61,83
29,41
497,81
Media - bassa Val di Vara
11,69
66,89
21,41
183,10
Riviera
8,76
61,83
29,41
335,86
PROVINCIA
10,51
64,25
25,24
240,21
I processi di invecchiamento della popolazione interessano, in particolare, gli ambiti della provincia a minore
densità insediativa (in particolare per le 5 terre e gli ambiti montani della Val di Vara) e l’area a maggiore
concentrazione demografica della provincia, il comune Capoluogo. Il minor grado di invecchiamento della
popolazione, e le dinamiche evolutive migliori, si osservano in Val di Magra cui si associa la bassa Val di
Vara. La distribuzione della popolazione provinciale, all’ultimo Censimento, evidenzia la seguente
articolazione, riferita alla concentrazione per comprensorio ed al rapporto abitanti per Kmq:
Golfo
Val di Magra
Popolazione
106.388
66.544
Densità (ab/kmq)
1.422,7
529,4
16
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Media e bassa Val di Vara
Alta Val di Vara
Riviera
PROVINCIA
21.939
7.778
13.286
215.935
112,8
19,5
116,7
251
Se al comprensorio della Val di Magra aggiungiamo i comuni di Bolano e Follo, per i motivi citati, arriviamo
a quasi 80.000 abitanti.
Il comprensorio a maggiore densità e concentrazione della popolazione provinciale si conferma il Golfo,
dove incide la forte concentrazione di popolazione nel comune della Spezia (42% dei residenti in provincia).
La Val di Vara, a fronte di una superficie pari al 64% del totale provinciale, mette in rilievo il maggior grado
di dispersione residenziale, in particolare per l’alta Valle.
Il patrimonio abitativo trova la maggiore intensità di utilizzo nel Golfo (in particolare per il Capoluogo) ed in
Val di Magra, mentre fa registrare i valori più bassi in Riviera (per motivi turistici) ed in Val di Vara,
soprattutto per l’Alta Valle (per motivi di spopolamento delle aree rurali, in particolare montane).
Patrimonio abitativo
Censimento 2001
Var.% 91-01
non
occupate
occupate
totale
(1)
Area del Golfo
47.304
6.913
54.217
Val di Magra
(2)
-0,3
% occupazione
Censimento 2001
(3)
-10,2
-1,7
13%
26.731
5.273
32.004
9,6
4,7
8,8
16%
Media e Bassa Val di Vara
9.211
2.823
12.034
12,6
11,0
12,2
23%
Alta Val di Vara
3.634
3.491
7.125
1,3
-1,8
-0,3
49%
Area della Riviera
6.354
6.216
12.570
3,9
0,3
2,1
49%
93.234
24.716
117.950
3,9
-1,3
2,8
21%
Totale provincia della Spezia
(Fonte: CCIAA della Spezia )
L’evoluzione della popolazione alle date dei Censimenti dall’unità d’Italia ad oggi, rappresentata nel
successivo grafico è riferito l’andamento dei numeri indici posto l’anno 1861 pari a 100, evidenzia come – in
particolare dagli anni ’70 in poi – si sia sviluppato un processo di rilocalizzazione della popolazione
provinciale all’interno dei due comprensori del Golfo e della Val di Magra, configurando un’area
metropolitana ove al decrescere dei residenti nel Golfo (in particolare nel Capoluogo) ha fatto riscontro
l’aumento della popolazione in Val di Magra (che, ai fini del calcolo degli indicatori evolutivi, comprende
anche i comuni di Bolano e Follo interessati dal sistema insediativo di questo comprensorio).
600
Golfo
Magra
500
Vara
Riviera
400
300
200
100
0
1861
1871
1881
1901
1911
1921
1931
1936
1951
1961
1971
1981
1991
2001
Caratteristiche del territorio e dell’economia
1.
Mercato del lavoro
17
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Forze
Tasso
Lavoro
Occupati occupazione
Anni
1997
82.000
74.000
36,2
1998
87.000
78.000
38,7
1999
86.000
77.000
39,6
2000
89.000
83.000
42,3
2001
86.000
81.000
41,0
2002
82.000
78.000
39,2
(Fonte: elabor. CCIAA su dati ISTAT)
Tasso
disoccupazione
11,3
10,2
10,2
7,4
6,1
5,3
Sulla base delle rilevazioni Istat per l’anno
2002 le Forze di Lavoro risultano pari ad
82.000 unità. L’aggregato mostra un calo
tendenziale, particolarmente accentuato
negli ultimi tre anni d’osservazione (2000
– 2002).
Il tasso di occupazione, che ha raggiunto
un massimo nel 2000 (42,3%) è in
moderato calo, facendo registrare nel 2002
un livello pari a 39,2%.
Il tasso di disoccupazione, che nel ’95 era arrivato a superare il 14%, nel 2002 è sceso al 5,3%, a fronte del
6,4% ligure e del 9,0% nazionale. Anche il tasso di disoccupazione giovanile passa negli ultimi cinque anni
dal 37% al 20,7%, facendo segnare un calo sensibile proprio nell’anno 2002.
Il calo della disoccupazione ha interessato sia la componente maschile sia quella femminile, che peraltro si
mantiene un livello superiore al 9% e si concentra soprattutto nelle fasce d’età giovanili 15/24 anni (quasi il
40% dei disoccupati).
La struttura dell’occupazione per settori, sulla base delle indagini Istat (medie anni 2000, 2002), vede la
seguente articolazione:
Agricoltura
Industria
Di cui industria in senso stretto
Di cui costruzioni
Altre attività
Di cui commercio
TOTALE OCCUPATI
Valori assoluti 2000
1.000
22.000
18.000
4.000
60.000
15.000
83.000
Valori assoluti 2002
n.r*
18.000
11.000
5.000
60.000
16.000
78.000
Struttura % 2002
n.r.*
25%
17%
5%
75%
19%
100%
* meno di mille occupati rilevati nell’indagine campionaria Istat sulle Forse di Lavoro
Dopo una fase di crescita nell’ultimo biennio, l’occupazione ha fatto segnare una moderata contrazione (si
tenga presente che si tratta di dati rilavati attraverso campionamenti, non disaggregabili per comune e
soprattutto utili a livello indicativo), dovuti alla diminuzione dell’occupazione manifatturiera ed all’edilizia.
A fronte del crescente peso del terziario, in particolare per i servizi pubblici e privati extra commerciali, le
attività industriali, in particolare quelle in senso stretto, continuano comunque a rappresentare una
componente strutturale dell’occupazione provinciale del totale forze di lavoro occupate.
Tale peso tende peraltro a ridursi, in particolare per l’ultimo triennio di rilevazione: considerando l’industria
manifatturiera (industria in senso stretto) si è passati dal 21% degli occupati al 17%, a fronte di una crescita
fino al 75% dei settori terziari, di cui il commercio rappresenta da solo quasi il 20% del totale occupati. Le
attività commerciali mostrano una capacità significativa, rimanendo una componente sostanziale in seno alla
struttura occupazionale provinciale, diversamente dai servizi alla produzione e, soprattutto, da quelli
connessi al turismo, che mostrano ancora un gap rispetto alle altre province liguri, in particolare per quelle
del Ponente ligure.
La popolazione dedita ad attività agricole (meno dell’1% delle forze di lavoro complessive, dato non rilevato
perché l’Istat arrotonda l’indagine sulle “Forze di Lavoro” alle migliaia) si mostra, nel quadriennio di
riferimento, stagnante.
Considerando i dati dell'Ufficio Collocamento, lo stock di iscritti a fine 2002 raggiunge 21.088 unità, con un
aumento rispetto all’anno precedente, dovuto soprattutto alla riduzione del numero di disoccupati alla ricerca
di una nuova occupazione. Considerando i dati di stock, la componente femminile si mantiene su una quota
strutturale del 61% del totale iscritti.
2. Dinamica imprenditoriale
Tra il 2001 ed il 2002 il numero delle imprese attive segna un aumento dell'1%, confermando una fase di
recupero (il tasso di crescita è lievemente superiore a quello registrato nell’anno precedente).
18
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Le imprese attive, a fine 2001 in numero di 16.748, presentano una caratterizzazione settoriale che vede il
commercio come il comparto d'attività più rilevante (32,4% delle imprese attive). Un peso consistente si
registra anche per il manifatturiero (12,1% del totale imprese attive). L’industria in senso lato
(manifatturiero, costruzioni, energia) coinvolge il 27,3% delle imprese provinciali, e conduce ad un tasso di
industrializzazione della struttura produttiva tra i più alti della Liguria.
Attività
Imprese attive per settori, anni 2000 - 2002
2000
2001
2002
Val. ass.
struttura %
Val. ass.
Val. ass.
Agricoltura
1.257
Pesca
132
Miniere e Cave
16
Industria
2.004
Energia
7
Costruzioni
2.370
Commercio
5.395
Alberghi
1.329
Trasporti
831
Serv. Finanziari
404
Altri Servizi
1.436
Istruzione
49
Sanità
58
Servizi Pubblici
912
Serv. Domestici
1
Imprese n.c.
151
TOTALE
16.352
Fonte: CCIAA La Spezia - Rapporto 2002
Var.% 02/01
1.250
1.221
7,3%
-2,32%
134
135
0,8%
0,75%
16
17
0,1%
6,25%
2.022
2.028
12,1%
0,30%
7
7
0,0%
0,00%
2.423
2.523
15,1%
4,13%
5.429
5.418
32,4%
-0,20%
1.352
1.411
8,4%
4,36%
843
839
5,0%
-0,47%
441
430
2,6%
-2,49%
1.517
1.571
9,4%
3,56%
53
59
0,4%
11,32%
57
62
0,4%
8,77%
912
918
5,5%
0,66%
1
1
0,0%
0,00%
125
108
0,6%
-13,60%
16.582
16.748
100,0%
1,00%
Osservando le variazioni annuali, i maggiori tassi di crescita si registrano nel terziario, in particolare per
l’istruzione, le attività connesse al turismo (alberghi e pubblici esercizi). La stagnazione del comparto
commerciale permane a significare la difficoltà di crescita del settore, in particolare per il commercio
tradizionale, interessato da processi di riorganizzazione che assumono rilievo soprattutto nei maggiori centri
urbani.
L’industria, in parziale controtendenza con il resto della regione, mostra una relativa stabilità. Le imprese di
trasporto, fortemente dipendenti dall’andamento della portualità, mostrano una relativa stagnazione.
Considerando la struttura imprenditoriale per forma giuridica, le imprese spezzine si caratterizzano per il
forte peso delle Ditte individuali (oltre il 64% del totale imprese attive), mentre le Società di persone
rappresentano il 20,9%. Le Società di capitali, in continua crescita, raggiungono una quota percentuale
dell’12,1%.
La distribuzione territoriale delle imprese attive evidenzia il ruolo del Golfo spezzino (46% del totale
provinciale) e della Val di Magra (31,5%). La Riviera e la media/bassa Val di Vara “pesano” sul totale
provinciale in misura dell’8% circa, mentre l’Alta Val di Vara non supera il 5%.
L’articolazione settoriale del tessuto imprenditoriale per aree della provincia evidenzia come le attività
industriali siano sostanzialmente concentrate nel Golfo (1.920 imprese attive) ed in Val di Magra (1.691
imprese), al pari delle attività commerciali e di servizio.
La Val di Magra e la Media/bassa Val di Vara sono gli ambiti a maggiore caratterizzazione industriale del
tessuto produttivo (33% a fronte del 25% segnalato nel Golfo, ove si localizza la grande industria
provinciale). Nel Golfo è il commercio a rappresentare il settore con maggiore peso endogeno (36% delle
imprese attive) cui si affiancano i servizi, pubblici e privati e l’industria.
Le attività connesse al turismo trovano il maggio peso strutturale in Riviera (oltre il 23% del totale imprese).
La maggiore incidenza del settore agricolo si osserva in Alta Valle del Vara.
Agricoltura
Imprese attive per settore ed ambito provinciale – anno 2002
Media - bassa Val
Alta Val di
Golfo
Val di Magra
di Vara
Vara
84
1%
383
7%
130
9%
483
55%
Riviera e
Cinque Terre
141
10%
19
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Pesca
Totale
Miniere e Cave
Industria
Energia
Costruzioni
Totale
Commercio
Alberghi e p. es.
Trasporti
Servizi Finanziari
Altri Servizi
Istruzione
Sanità
Servizi Pubblici
Serv. Domestici
Totale
Imprese n.c.
TOTALE
99
183
5
874
5
1.036
1.920
2.774
630
430
266
907
41
37
510
1
5.596
52
7.751
1%
2%
0%
11%
0%
13%
25%
36%
8%
6%
3%
12%
1%
0%
7%
0%
72%
1%
100%
19
402
7
779
2
903
1.691
1.690
316
272
116
488
10
15
244
0
3.151
34
5.278
0%
8%
0%
15%
0%
17%
32%
32%
6%
5%
2%
9%
0%
0%
5%
0%
60%
1%
100%
3
133
4
220
0
271
495
481
92
92
24
90
3
1
68
0
851
10
1.489
0%
9%
0%
15%
0%
18%
33%
32%
6%
6%
2%
6%
0%
0%
5%
0%
57%
1%
100%
1
484
0
45
0
92
137
132
64
17
5
13
4
6
21
0
262
2
885
0%
55%
0%
5%
0%
10%
15%
15%
7%
2%
1%
1%
0%
1%
2%
0%
30%
0%
100%
13
154
1
110
0
221
332
341
309
28
19
73
1
3
78
0
852
7
1.345
1%
11%
0%
8%
0%
16%
25%
25%
23%
2%
1%
5%
0%
0%
6%
0%
63%
1%
100%
Elaborazione su dati CCIAA La Spezia – Rapporto 2002
3.
Industria
Alla fine del 2002 le imprese industriali attive nel comparto manifatturiero (in numero, 2028 imprese)
rappresentano circa il 12% del totale imprese provinciali, evidenziando un tasso di industrializzazione del
tessuto imprenditoriale superiore al dato regionale aggregato. In relazione al comparto delle costruzioni la
caratterizzazione provinciale è invece inferiore alla media regionale.
Le imprese industriali in senso stretto, nel 2002, hanno fatto registrare una moderata crescita (+0,3%),
mentre nel comparto delle costruzioni (2523 imprese attive nel 2002), anche per effetto della progressiva
polverizzazione imprenditoriale, l’aumento supera il 4% registrando una crescita doppia rispetto al 2001.
La distribuzione territoriale della struttura produttiva manifatturiera conferma il ruolo del Golfo (874 imprese
manifatturiere), sede delle grandi industrie provinciali, e della Val di Magra (779 imprese), ove si localizza il
tessuto "diffuso" di piccola e media impresa e dove la numerosità del tessuto imprenditoriale è la maggiore
della provincia (985 imprese in totale, se si comprendono anche i comuni di Bolano e Follo, parte del sistema
produttivo della Val di Magra).
La struttura industriale di grandi dimensioni, che trova riferimento nel "polo" spezzino, continua a giocare un
ruolo determinante sia in termini tecnologici, sia in termini occupazionali, seppure con un trend decrescente
a partire, in particolare, dai primi anni ’90.
Gli addetti, nel complesso delle grandi industrie provinciali, nel 2002 risultano 5.579, per lo più impiegati
nel "nucleo" della grande industria cantieristica e meccanica connessa al militare alla difesa nonché
dell'industria energetica.
Le specializzazioni produttive in campo industriale hanno trovato recente riconoscimento da parte della
regione Liguria, che ha individuato alla Spezia due tipologie di Sistemi produttivi locali, in cui sostenere lo
sviluppo dei distretti:
−
meccanica, cantieristica e nautica, che interessa i comuni di Ameglia, Arcola, La Spezia, Lerici,
Levanto, Portovenere, Sarzana, Vezzano Ligure
−
lavorazione della pietra, che interessa i comuni di Beverino, Borghetto di Vara, Brugnato, Castelnuovo
Magra, Monterosso al mare, Ortonovo, Portovenere, Riccò del Golfo, S. Stefano di Magra.
Sulla base dei dati censuari (Censimento intermedio ’96) il distretto della meccanica, cantieristica e nautica
interessa direttamente (non considerando cioè le attività indotte):
−
146 aziende e 2548 addetti nelle produzioni meccaniche la meccanica;
−
102 aziende e 2806 addetti per la costruzione di mezzi di trasporto (cantieristica/nautica), che
aumentano di (cui sarebbero da aggiungere i 1.435 addetti civili dell’Arsenale MM, che costituisce una
unità produttiva attiva nel comparto della cantieristica);
−
per il lapideo, che presenta forti interazioni di livello interregionale con l’area distrettuale
apuo/versiliese (la “testa” del distretto) le unità locali coinvolte risultano 145 per una occupazione di
936 addetti.
Il 97 % delle unità locali localizzate attive nelle attività meccaniche risulta di dimensioni piccole o medie
(meno di 250 addetti) così come il 98% delle unità locali attive nelle attività cantieristiche - nautiche. Risulta
20
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evidente come la struttura distrettuale abbia punti di forza nelle grandi aziende spezzine, che hanno
rappresentato un elemento di innesco e strutturazione per le specializzazioni recentemente riconosciute dalla
Regione Liguria nella cantieristica e nella meccanica. Per la cantieristica, in particolare, al ruolo motore della
grande industria e delle produzioni civili e militari si è andato affiancando, più recentemente, quello della
costruzione delle imbarcazioni da diporto, con l’atterraggio di alcune delle più rappresentative aziende del
settore.
4.
Artigianato
Le imprese artigiane, alla fine del 2002, sono 5.665, pari al 33,8% delle imprese attive provinciali. La
caratterizzazione artigianale del tessuto imprenditoriale spezzino è leggermente scesa rispetto alla media
della regione Liguria
La dinamica rispetto al 2001 evidenzia una crescita pari a 1,11% (1,36% calcolato al netto delle imprese non
classificabili in alcun settore) che pone la provincia in linea rispetto al dato nazionale (+1,40%) e regionale
(+1,15%).
Il tasso di crescita del settore manifatturiero (+1,25%), risulta sopra la media del dato regionale (+0,05%) e
così per il tasso di crescita del settore costruzioni (+4,66%) mentre le attività commerciali registrano una
contrazione superiore alla media regionale (il tasso di crescita – negativa – delle imprese artigiane è pari a 3,77% per La Spezia e -3,46% della Regione Liguria).
Imprese artigiane
per settore. Anno
2002
Golfo
Val di Magra
Alta Val di Vara
M. B. Val di Vara
Riviera
Totale provincia
A
B
C
D
F
G
H
I
K
M
10
38
1
652
785
233
14
206
163
11
1
389
3
2.506
23
7
1
575
711
148
10
194
92
2
2
190
4
1.959
6
1
0
39
85
12
0
15
2
0
0
20
0
180
10
1
3
159
228
38
3
79
25
1
0
54
1
602
4
8
0
102
195
31
4
14
11
1
0
46
2
418
53
55
5
1.527
2.004
462
31
508
293
15
3
699
10
5.665
A - Agricoltura, caccia, silvicoltura
F - Costruzioni
M - Istruzione
B - Pesca, piscicoltura e servizi connessi
G – Commercio ingrosso e dettaglio;
consumo
N
O
X
totale
D - Attività manifatturiere
N - Sanità e altri servizi sociali
I -Trasporti, magazz.inaggio, comunicazioni
C - Estrazione di minerali
X - Imprese non classificate
H - Alberghi e ristoranti
E - Costruzioni
O - Altri servizi pubblici, sociali e
riparazione beni
K – Noleggio, att. immobiliari, informatica,
personali
ricerca
(Fonte: CCIAA della Spezia)
Considerando i singoli comparti d'attività, nel 2002 la quota strutturale maggiore spetta all'industria,
costruzioni (35,38% del totale imprese artigiane) ed attività manifatturiere (26,94%). Quest'ultima
percentuale evidenzia la provincia spezzina, in ambito ligure, come quella a maggior caratterizzazione
manifatturiera dell'artigianato. Il terzo settore, per peso strutturale in termini di imprese attive, è
rappresentato dai servizi sociali e personali (12,34% del totale imprese artigiane attive).
Imprese artigiane nell’ultimo decennio per comprensorio. Anni 1991 - 2002
Area del Golfo
Val di Magra
Media e Bassa Val di Vara
Area della Riviera
Alta Val di Vara
PROVINCIA
31.12.1991
Numero imprese
Distribuzione %
2.580
46,99
1.803
32,84
573
10,44
353
6,43
181
3,30
5.490
100,00
31.12.2002
Numero imprese
Distribuzione %
2.488
44,13
1.954
34,66
600
10,64
417
7,40
179
3,17
5.638
100,00
Fonte: CCIAA La Spezia
L'osservazione dei processi evolutivi della struttura imprenditoriale artigiana evidenzia un recupero, a partire
dalla crisi della metà degli anni ’90, ed una graduale redistribuzione del tessuto produttivo all'interno
dell'area "centrale" Golfo - Val di Magra: in quest'ultimo comprensorio, infatti, sono andate crescendo le
imprese, soprattutto quelle attive nei comparti di attività manifatturiera, e si è rilevato il maggiore aumento
dimensionale medio delle imprese stesse in termini di addetti. In Val di Magra si è progressivamente
strutturato un "sistema" produttivo diffuso che supera per numerosità e capacità occupazionale il "polo"
21
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denso del Capoluogo, che peraltro concentra da solo, ancora nel 2002, poco meno della metà dell'artigianato
provinciale.
L’incidenza dell’artigianato della Val di Magra aumenta ulteriormente se nel "sistema" territoriale si
comprendano anche i comuni di Bolano e Follo, fortemente interagenti con gli altri ambiti produttivi del
comprensorio.
5.
Edilizia
Alla fine del 2002 le imprese attive iscritte alla CCIAA della Spezia erano 2.523, il 4% in più rispetto al
2001. Il “peso” strutturale dell’edilizia nel complesso delle imprese attive in tutti i settori economici ha
raggiunto il 13%, di poco superiore al dato regionale e di circa due punti più alto rispetto al dato nazionale.
Pari distanza rispetto al dato nazionale si osserva con riferimento al turn over delle imprese, che alla Spezia
evidenziano una maggiore instabilità del settore.
Il 73% circa delle imprese edili sono ditte individuali, a significare la parcellizzazione del comparto.
I dati forniti dalla Cassa Edile mostrano una prosecuzione del recupero iniziato nel biennio '98 - '99. A fine
2002 le imprese iscritte alla Cassa Edile spezzina sono 586 con 2881 addetti complessivi, con una crescita
numerica ed occupazionale rispetto all’anno precedente.
Nel 2002 le imprese fino a 5 dipendenti, che risultano peraltro la stragrande maggioranza (477 imprese) sono
aumentate di 62 unità. Gli aumenti occupazionali sono interamente da ascrivere ad un moderato aumento
dimensionale medio delle imprese di minori dimensioni.
Le concessioni edilizie per usi produttivi, nel 2002, sono state 183, per quasi 45.000 m3 complessivi di cui
43.000 circa destinati ad usi industriali. Le concessioni residenziali sono state 149, per 122.000 m3
complessivi di cui oltre 16.000 m3 nel comune della Spezia. Le gare bandite in provincia, nel 2002, hanno
raggiunto il valore di circa 1,5 milioni €. I Comuni hanno bandito gare per circa 9 milioni €, e gli Enti
pubblici ed economici hanno raggiunto il valore di oltre 157 milioni €, di cui Arte La Spezia ha bandito gare
per oltre13 milioni €, l’Asl per circa 120 milioni €, Deiva Sviluppo per oltre 11 milioni di € e la Direzione
Genio Militare per oltre 5 milioni di €.
6.
Commercio
Alla fine del 2002 il numero delle imprese commerciali risulta sostanzialmente stabile, in linea con il trend
moderatamente positivo osservato l’anno precedente, in cui si è interrotta la pluriennale tendenza alla
contrazione del tessuto imprenditoriale commerciale: le imprese attive, in numero di 5.418, sono poco meno
rispetto all’anno precedente.
Le imprese attive nel comparto dei pubblici esercizi (alberghi, bar, ristoranti, etc.), che nel 2002 risultano
1.698, in aumento rispetto all’anno precedente dell’0,8%.
Le forme organizzative del tessuto imprenditoriale commerciale fanno registrare un ulteriore aumento delle
società di capitali (8,4% del totale imprese commerciali) ed una moderata ma ulteriore riduzione delle ditte
individuali (69,9% del totale) giunte a rappresentare, nel 2002, meno del 70% della struttura imprenditoriale
distributiva. Un andamento sostanzialmente simile si osserva in relazione al comparto dei pubblici esercizi.
La distribuzione territoriale delle imprese commerciali fa registrare le maggiori concentrazioni nel Golfo
(2.785 imprese, in pratica la metà del totale provinciale) e della Val di Magra (1.693 imprese, pari a circa un
terzo del totale provinciale).
La grande distribuzione (supermercati, ipermercati, cash & carry, grandi magazzini) evidenzia anche nel
2002 una sostanziale tenuta, con incrementi sia nelle superfici (41.344 mq complessivi), sia nella capacità
occupazionale (843 addetti). La distribuzione territoriale conferma la "specializzazione" della Val di Magra,
in particolare per la "strada mercato" sarzanese.
7.
Movimento portuale
Il ruolo del porto spezzino quale punto di riferimento per i traffici mediterranei ha trovato anche nel 2002
una conferma. Il traffico commerciale ha superato i 18 milioni di tonnellate, con un aumento del 14% circa
nell’ultimo anno. La Spezia è il 6° porto italiano per carico generale, il terzo per carico in container dopo
Gioia Tauro e Genova. A fine 2003 è stato superato il tetto del milione di TEUs, a significare la crescente
produttività dello scalo spezzino.
Il traffico contenitori, leggermente in crescita rispetto all’anno precedente, nel 2002 ha quasi raggiunto i
975.000 TEUs, posizionandosi al terzo posto tra i porti italiani specializzati dopo Gioia Tauro (hub capace di
un traffico di quasi 3 milioni/TEUs) e Genova (poco più di 1,5 milioni TEUs).
22
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Traffico contenitori (TEUs) 1996 – 2002
Pieni
Vuoti
637.945
233.155
461.059
154.545
563.262
168.620
681.511
161.722
712.349
197.613
anni
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
762.005
212.641
759.934
215.071
Totale
871.100
615.604
731.882
843.233
909.962
909.962
974.646
(Fonte: Autorità Portuale della Spezia)
La capacità occupazionale del porto, considerando sia le attività convenzionali sia le attività specializzate
(containers) nel 2002 raggiunge 1.171 addetti diretti (di cui circa 934 impegnati nel settore unitizzato)
registrando una moderata crescita rispetto al 2001. In totale le attività portuali esercitate nell’ambito
dell’Autorità Portuale spezzina interessano 3300 addetti diretti (ivi ricompresa la cantieristica maggiore e da
diporto) e circa 4000 indotti.
Gli investimenti portuali programmati per il biennio 2002/2004 superano i 90 milioni €.
Nel 2002 il “modo” ferrovia spiega una quota significativa del traffico complessivo, che – seppure in lieve
contrazione rispetto al 2001 (-6%) – raggiunge 238.367 TEUs.
8.
Agricoltura
Nel comparto della viticoltura, oggetto di investimenti finalizzati alla attivazione del distretto vitivinicolo
spezzino, le produzioni di qualità DOC nel 2002 hanno fatto registrare un incremento di superfici utilizzate
(il contrario avviene per la viticoltura in generale) ed una progressiva rivitalizzazione imprenditoriale,
confermando il ruolo di primo piano della provincia in ambito regionale.
La produzione 2002 di “Colli di Luni” (quantitativamente la maggiore della provincia) è stata di circa 3.200
hl per il Vermentino, di 441 hl per il Bianco, 1.159 hl circa per il Rosso. Il Colli di Luni è in crescita
quantitativa e qualitativa, in particolare per il Rosso, che ha mantenuto gli stessi livelli di produzione
dell’anno precedente al contrario delle altre produzioni che hanno subito una considerevole contrazione in
relazione
anche
ai
fenomeni
meteorologici
dell’estate
2002.
Il DOC “5 Terre”, produzione sensibile alle particolari condizioni della base produttiva, ha fatto registrare
una produzione 2002 di circa 37 hl, con una forte riduzione rispetto all’anno precedente del 60% circa.
Il DOC “Colline di Levanto” ha registrato anch’esso una contrazione che ha interessato sia il Bianco, con
una produzione di 543 hl (il 12 % in meno dell’anno precedente), sia il Rosso (produzione di 117 hl, in calo
del 15% circa rispetto al 2001).
Oltre alle produzioni DOC sono in crescita quelle caratterizzate da IGT “Golfo dei Poeti” di bianco, rosso e
rosato.
L’olivicoltura ha fatto registrare una produzione di oltre 4000 tonnellate di olive per una resa di circa 540
tonnellate di olio, contrassegnando una annata positiva e raggiungendo valori massimi dell’ultimo
quinquennio. Non ha mostrato segnali di sviluppo la produzione DOP, stagnante anche in termini di
iscrizioni.
L’agricoltura biologica, di cui l’Alta Valle del Vara costituisce un fulcro di rilievo provinciale e regionale,
continua a crescere: le aziende di agricoltura biologica sono aumentate del 57% tra il 2000 ed il 2001, sulla
scora dell’aumento di domanda e degli aiuti regionali specifici (LR 36/99). A fine 2002 le aziende biologiche
sono 170, di cui 1258 nell’alta Valle del Vara e 76 nel solo comune di Varese Ligure, “centro” ordinatore
delle filiere del latte e della carne biologica.
La zootecnia provinciale, che si caratterizza per il “polo” dell’Alta Valle del Vara e per l’Azienda di
Marinella di Sarzana, mostra una moderata crescita del 2% raggiungendo 4760 capi bovini a fine 2002.
Il patrimonio equino, al contrario è in diminuzione (circa 1.000 capi nel 2002, - 29% sul 2001).
Gli ovini, localizzati soprattutto in Val di Vara, proseguono nella lenta contrazione, dovuta soprattutto alla
polverizzazione delle strutture aziendali e delle greggi, all’autoconsumo ed allo scarso ricambio
generazionale: i capi erano 7.940 nel 2000 e sono scesi a 6.800 nel 2002.
La maricoltura conferma la specializzazione spezzina: nel Golfo sono stati prodotte circa 491 tonnellate di
pesce nel 2002 (prosegue lo sviluppo della diversificazione delle specie allevate). La mitilicoltura conferma
nel 2002 la forte caratterizzazione della Spezia come polo di riferimento alto tirrenico per qualità e quantità
dei prodotti, ottenuti in 196.000 mq di impianti interni ed esterni alla diga foranea. La produzione 2003 ha
23
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invece risentito delle condizioni meteorologiche estive. Nel comparto della pesca professionale, è aumentato
il pescato, che nel 2001 ha superato le 900 tonnellate. Il pesce azzurro ha sfiorato le 290 tonnellate in un
anno. In moderato riduzione il numero delle unità da pesca, giunto a 240 a fine 2002 infezione di 7 unità
rispetto all’anno precedente. Gli addetti al settore, in aumento, sono 808.
L’agriturismo conferma la vocazione e la specializzazione provinciale: su 187 aziende regionali, 79 sono
localizzate nella provincia spezzina: 16 in Val di Magra, 9 nel Golfo, 22 in Alta Valle del Vara, 14 in Media
– bassa Valle del Vara, 18 in Riviera – 5 Terre. L’incremento di aziende tra il 2001 ed il 2002 sfiora il 10%.
In tema di agricoltura ed ambiente montano la Provincia– di concerto con le tre Comunità Montane spezzine
– ha presentato una proposta di progetto pilota sulla montagna a valere sulle risorse specifiche previste dalla
LR 33/97, che è stata recentemente finanziata dalla Regione Liguria.
9.
Turismo
La struttura ricettiva provinciale, a fine 2002, contava 196 esercizi alberghieri per un totale di 6.788 posti
letto, e 158 esercizi complementari per un totale di 11.123 posti letto.
L’articolazione degli alberghi per categoria vede 9 strutture a 4 stelle, 77 a tre stelle (la categoria più
consistente), 53 a 2 stelle, 56 ad una stella. Gli esercizi di dimensione media più elevata sono, sopratutto,
quelli delle categorie superiori.
Osservando la distribuzione territoriale, si nota come il 69,9% degli alberghi siano nelle località marine,
l’11,2% nel comune capoluogo ed il 18,9% nel resto del territorio provinciale.
Le strutture complementari sono localizzate principalmente nelle località marine, evidenziando peraltro un
ruolo fortemente caratterizzante per la struttura ricettiva nelle aree interne della provincia.
Nel 2002 il movimento turistico è stato pari a 449.875 arrivi, per un totale di 1.424.819 presenze. La
provincia spezzina ha fatto registrare il più alto tasso di crescita regionale sia in termini di arrivi, sia
intermini di giornate di presenza. Rispetto al 2001 l’aumento negli arrivi in provincia è stato pari al 3,2% e
l’incremento delle presenze pari all’1,8%. Gli arrivi complessivi in Provincia della Spezia rappresentano
tuttavia solo il 13% degli arrivi complessivi alberghieri della regione Liguria e il 20% degli extralberghieri
collocando la Provincia della Spezia rispettivamente all’ultimo e penultimo posto tra le Province liguri.
La presenza media è rimasta peraltro invariata rispetto al 200: poco più di 3 giorni (con riferimento al flusso
turistico complessivo) scomposti in 2,68 giorni nell’alberghiero (in leggero aumento) e 4,68 giorni
nell’extralberghiero (in sensibile contrazione pari a quasi un giorno). Nel 2002 quindi, anche se sono
aumentati i flussi turistici nella provincia della Spezia, il soggiorno medio del turista rimane sostanzialmente
costante ed al di sotto di quello registrato a livello nazionale.
La concentrazione stagionale del movimento turistico (mesi giugno – agosto) risulta particolarmente forte
alla Spezia (50% delle presenze annuali) e Savona, mentre nel resto della regione, ed in particolare a
Genova, i valori scendono al 40% circa, conseguenza dell’attrattività data dalla fruizione terziaria urbana e
da un consistente flusso connesso a viaggi di lavoro.
La componente nazionale della domanda è quella maggiormente responsabile dell’aumento del movimento
turistico nelle strutture ricettive spezzine, a fronte della contrazione della domanda straniera, con un calo
dello 0,5% dei clienti arrivati (in parte significativa da ascriversi a motivi di sicurezza internazionale ed
all’andamento dei tassi di cambio meno favorevoli al Dollaro).
Variazione 02/01
Clienti Arrivati 2002
Giornate di Presenza 2002
Permanenza Media 2002
Italiani Stranieri
Totale
Italiani Stranieri.
Totale Italiani Stranieri. Totale
260019 189.856 449.875 828.910 595.909 1.424.819
3,2
3,1
3,2
6.1%
-0.5%
3,2 %
3,3%
1,8%
2,8%
(Fonte: elaborazione CCIAA su dati Istat e Amm.ne Prov.le)
Anni
2001
2002
Variazione 02/01
permanenza media 01
permanenza media 02
clienti arrivati
Italiani
Stranieri
200.253
145.351
203.202
136.635
1.0
-5,8
Strutture Alberghiere
giornate di presenza
Totale
Italiani
Stranieri
345.604
511.393
386.334
339.837
534.548
375.628
-1,9
4.2
-2,8
Totale
897.727
910.176
1.2
2,55
2,63
2,60
2,68
2,66
2,75
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Anni
2001
2002
Variazione 02/01
permanenza media 01
permanenza media 02
clienti arrivati
Italiani
Stranieri
43.964
45.669
56.817
53.221
29.2
16.5
Strutture Extralberghiere
giornate di presenza
Totale
Italiani
Stranieri
89.633
289.053
198.646
110.038
294.362
220.281
22.8
1.8
10.9
Totale
487.699
514.643
5.5
6,57
4,35
5,44
5,18
4,14
4,68
(Fonte: CCIAA su dati Istat e Amm.ne Prov.le)
Gli Italiani hanno fatto registrare un aumento delle giornate di presenza e degli arrivi sia in strutture ricettive
alberghiere, dove si sono registrati aumenti rispetto al 2001 dell’4,2% e dell’1%, sia in strutture ricettive
extralberghiere, dove gli arrivi sono aumentati del 29,2% e le presenze di 1,8%.
Per la domanda straniera si registra una riduzione degli arrivi nelle strutture ricettive alberghiere a fronte di
un aumento delle giornate di presenza ed un forte aumento degli arrivi in strutture ricettive extralberghiere
con una crescita delle giornate di presenza (gli arrivi sono 53.221 e sono aumentati rispetto al 2001 del 29%,
le giornate di presenza ammontano a 220.281 e sono aumentate rispetto al 2001 del 10,9%).
Tra le componenti dell’offerta turistica provinciale, un elemento di novità – accanto alla crescente offerta
“rurale” (agriturismo, recupero borghi rurali, etc.) – è dato dalla nautica, che anche nel 2002 ha mostrato
segnali di sviluppo e vitalità imprenditoriale, sia in fase ricettiva (porticcioli e centri nautici), sia in fase di
assistenza e costruzione (cantieristica da diporto).
La provincia spezzina consolida il proprio ruolo di “polo” nautico regionale, con una dotazione di oltre
11.000 posti barca distribuiti nelle varie tipologie ricettive, dalle strutture per la nautica minore e sportiva, ai
centri nautici e marina fluviali, ai porticcioli turistici, per i quali la progettualità inserita negli strumenti di
programmazione complessa e negoziata consente di prevederne a breve un ulteriore sviluppo.
EVOLUZIONE E TENDENZE DEL MERCATO DEL LAVORO
Il lavoro rappresenta per ogni individuo un punto di arrivo ed un punto di partenza per la costituzione e lo
sviluppo della propria identità umana e sociale. Chi non ha un lavoro non ha un'occasione reale per
sperimentarsi e realizzarsi e chi lo ha dispone di un'occasione di integrazione individuale e sociale, quindi
può sperimentare le proprie capacità e potenzialità quale soggetto della Comunità cui appartiene. Cioè a dire
diventa cittadino e cittadino attivo.
Sono tramontati i tempi in cui si discuteva più della programmaticità che della precettività dell'art. 1 della
Costituzione, principio fondamentale e cardine della nostra Repubblica, non suscettibile di revisione
Costituzionale, che vuole l'Italia "una Repubblica democratica fondata sul lavoro".
La qualità di lavoratore ed il diritto al lavoro connotano il principio fondamentale della convivenza
democratica e l'apporto lavorativo allo sviluppo della comunità merita una stigmatizzazione meritocratica del
singolo là dove le qualità professionali fanno aggio sull'ordinaria produttività sociale del singolo.
Il concetto stesso di lavoro è ampliato nella sua accezione: lavoro dipendente ed autonomo, tipico ed atipico,
lavoro intellettuale e materiale, lavoro for profit e no profit, fino a ricomprendere nel concetto il dovere
civico di lavorare ed il volontariato.
Insomma il lavoro diventa un Diritto Universale che sostanzia ogni democrazia matura come valore di
inclusione sociale. In quanto tale il lavoro fa parte a pieno titolo del Welfare Society in cui responsabilità
individuale e corresponsabilità sociale si coniugano, coniugando in sistema politiche sociali e politiche di
sviluppo, pubblico e privato.
Da qui la necessità di una visione di insieme per leggere bisogni e tendenze e prevenire i problemi, nonché
per predisporre strumenti e politiche in una logica di sussidiarietà e solidarietà.
Le aspettative delle imprese si estendono a una maggiore specializzazione degli operatori e personale dei
C.P.I., chiamati ad acquisire in tempi brevi competenze utili a leggere ed analizzare i fabbisogni aziendali in
termini professionali e formativi, nonché le dinamiche del mercato di riferimento del tessuto produttivo
locale.
La legge 30/2000 ed il decreto attuativo D.Lgs. n. 276/2003 hanno introdotto delle novità per il diritto del
lavoro.
È definitivamente superato il divieto di interposizione di manodopera, ma le Province restano il perno
fondamentale della gestione pubblica del mercato del lavoro.
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Ciò significa che alle Province, oltre alla gestione delle anagrafiche dei lavoratori e delle imprese,
competono le funzioni amministrative fondamentali, finalizzate alla gestione diretta dei servizi di
intermediazione (domanda/offerta), svolgono la ricerca e selezione della manodopera, programmano e
gestiscono la formazione e l'orientamento alla formazione ed al lavoro.
Il D. Lgs. n. 267/2003 consente che parte del sistema del mercato del lavoro possa essere gestito dai privati,
ma è la legislazione regionale a determinare i limiti delle funzioni che potranno gestire le agenzie interinale
autorizzate.
Per la prima volta i Comuni sono contemplati tra gli Enti che possono gestire l'intermediazione con il regime
particolare dell'autorizzazione.
Anche le Associazioni datoriali e sindacali più rappresentative possono svolgere intermediazione lavorativa
ma per loro non necessita autorizzazione.
In ogni caso Comuni ed Associazioni nell'espletamento di detta attività non possono perseguire scopi di
lucro ed occorre che dispongano di uffici e locali e attrezzature idonei allo specifico uso, nonché di risorse
professionali e competenze dimostrabili per titoli od esperienze nel settore delle risorse umane e/o relazioni
industriali secondo quanto sarà disposto dal Ministero del Lavoro e dalla legislazione regionale.
Anche i Centri per l'Impiego devono rispondere a standard organizzativi, operativi e professionali e la nostra
Provincia ha già provveduto per La Spezia e sta provvedendo per Sarzana.
Lo scopo della riforma è spalmare sul territorio sportelli vicini al cittadino ed alle imprese per intercettare
con immediatezza domanda e offerta lavoro, domanda e offerta di formazione.
La Provincia è chiamata ad un ruolo di regia, di promozione, di orientamento, selezione e coordinamento.
Il nostro obiettivo è di decentrare sul territorio dei Job Center o Nodi cui demandare parte delle attività e
definire le modalità di gestione comune di queste attività o di fasi di esse, attraverso Convenzioni da
stipulare ai sensi dell'art. 30 del D. Lgs. n. 267/2000.
Accordi di programma, convenzioni e raccordi pubblici, che vedono consociati sotto una regia provinciale
OO.SS. e associazioni datoriali, costituiscono la strada maestra per coniugare, in funzione del lavoro,
politiche sociali e politiche di sviluppo sul territorio.
Contratti flessibili, contratti di formazione lavoro, contratti di somministrazione, staff leasing, contratti di
apprendistato, tirocinio, inserimento lavorativo, lavoro a progetto, prestazione occasionale, Job on call e Job
sharing, vanno considerati come opportunità per target differenziati nel cui ambito vanno elaborati progetti
individuali di occupabilità caratterizzati da flessibilità, misure di sicurezza e capitalizzazione professionale
idonee a scongiurare la precarietà. Comunque diversità di contratti di lavoro non vuol dire flessibilità.
Sia l'Europa che la riforma spingono per una valorizzazione locale e territoriale della contrattazione e per
ridurre l'intervento di regolamentazione lavorativa e per tanto siamo fortemente intenzionati ad operare in tal
senso.
Dire che i lavoratori atipici non ci saranno più è una illusione, anzi la flessibilità contrattuale è e sarà
sinonimo di lavoro atipico, per cui bisognerà al più presto concordare tra le istituzioni locali e le parti sociali
una Carta dei diritti del lavoratore atipico. In pratica si è allargata la "zona grigia" che era "quella dei
co.co.co.".
Un aspetto oggetto di particolare considerazione è la difficoltà di inserimento lavorativo dei soggetti
svantaggiati, la cui situazione di fragilità è determinata da condizioni personali e/o ambientali di svantaggio,
responsabili di vere e proprie barriere all'ingresso nel mercato del lavoro.
Questa Provincia ha attivato il progetto Equal ARTIS ed è emersa una condivisa esigenza per un più ampio
dialogo tra mondo datoriale e mondo politico, focalizzando attraverso un "evento" la messa a punto di
sistemi agevolatori dell'inserimento di soggetti svantaggiati per evitare gravi sperequazioni.
Questa realtà è prioritaria e va monitorata per agevolare un confronto continuo con le parti sociali. Pertanto ,
a tale scopo, si vuole creare una banca dati di settore ed una certificazione dei contratti di lavoro a partire da
quelli relativi ai soggetto svantaggiati
I riferimenti, a livello europeo e nazionale, alla integrazione e coesione per lo sviluppo sostenibile (qualità
della vita) invitano ad elaborare una strategia di conoscenza, innovazione, programmazione e monitoraggio
del contesto, fatto da Comunità e Territorio aperti ed esposti a variabili che non sempre sono soggette a
dinamiche locali controllabili.
Migliorare ad aiutare la crescita delle persone e migliorare ad aiutare la crescita del territorio sono due
direttive generali che coinvolgono in un sistema concertativo le istituzioni politiche, gli attori sociali ed i
cittadini singoli o associati.
Non è di poco conto stabilire a priori se la programmazione sociale (o di politiche sociali) sia preordinata
allo sviluppo economico o se la programmazione economica sia preordinata allo sviluppo sociale.
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Le due programmazioni sono complementari e sinergiche per un obiettivo di crescita sostenibile locale, se
non si vuole uno sviluppo sociale "passivo" od uno sviluppo economico "passivo".
Passare dalla situazione esistente a quella ipotizzata significa innescare un cambiamento complesso perché si
devono combinare il funzionamento quotidiano di numerosi processi e attività con l'innovazione degli stessi,
non trascurando i rischi che derivano dalla visione e dalla cultura di riferimento, dalle risorse di partenza e
dalle scelte e scommesse che si vogliono fare.
Si tenga conto del fatto che la situazione di partenza è problematica e che la situazione di arrivo è complessa,
per cui le strutture della Provincia sono chiamate ad un cambiamento di tipo "radicale" e non semplicemente
"incrementale".
La situazione di partenza va fotografata in termini di dati e risultati ed analizzata in termini di cause e non di
colpe. Ciò richiede una rilevazione di bisogni soddisfatti e da soddisfare, di strumenti esistenti e mancanti, di
procedure e di capacità di sburocratizzare le stesse per recuperare in efficienza, conoscenza e trasparenza del
sistema lavoro-imprese.
Occorre un Osservatorio ed un sistema informativo per creare il miglioramento della funzionalità decisoria.
Ripristinata la funzionalità della macchina a livello delle esigenze dei tempi, si potrà indagare il contesto di
area vasta ed esplorare l'utilità di modelli di realizzazione dei progetti di sistema mirati allo sviluppo del
sistema provinciale di supporto al mondo del lavoro, definendo meglio l'assetto dei servizi alle imprese ed
alle persone in una logica di integrazione tra soggetti pubblici, privati e parti sociali, per impostare più
avanzati standard di servizio.
C'è una richiesta di indirizzare le azioni dei C.P.I. in modo mirato all'esigenza del tessuto produttivo locale
attraverso un lavoro di combinazione del quadro macroeconomico con quello del mercato del lavoro per
anticipare la domanda di lavoro, modulando ed orientando l'offerta formativa (scolastica e professionale),
evitando domanda inevasa e offerta inutilizzata.
Volendo coniare uno slogan è più significativo dire che vanno varati "rapporti innovativi per ottenere
prodotti innovativi".
È ovvio che, quali che siano le indicazioni politiche, la loro traduzione operativa dipende anche, se non
soprattutto, dal punto di partenza. Non sono le indicazioni su ciò che si dovrebbe fare che mancano e non
servono grandi approfondimenti per arrivare ad una conclusione, ma bisogna evitare di perseguire un
obiettivo non realistico sottoponendo la struttura ad elevate tensioni e difficoltà dirompenti. Pertanto bisogna
porsi degli obiettivi intermedi rispetto ad un obiettivo finale possibile.
LE STRATEGIE DELL’UNIONE EUROPEA
Il Consiglio Europeo di Santa Maria da Feira (Lisbona) del giugno 2000 ha dettato le linee strategiche
dell’U.E. in materia di Welfare e PMI.
Nel primo ambito vengono indicati come prioritari:
Ø lo sviluppo di una politica attiva dell’occupazione che preveda un forte coinvolgimento delle parti
sociali ed assegni un ruolo centrale allo strumento della formazione permanente;
Ø la definizione di politiche che promuovano l’inclusione sociale e la responsabilità sociale delle
imprese.
Nel secondo ambito è stata redatta la “Carta europea per le piccole imprese”, definite come la spina dorsale
dell’economia dell’Unione.
Carta europea per le piccole imprese
Le piccole imprese sono una fonte primaria di posti di lavoro e un settore in cui fioriscono le idee
commerciali. Gli sforzi compiuti in Europa per introdurre la nuova economia saranno coronati dal successo
solo se alle piccole imprese sarà attribuita la massima priorità
Le piccole imprese sono le più sensibili ai cambiamenti del contesto economico: sono le prime a risentire di
un'eccessiva burocrazia e le prime a fiorire per effetto di iniziative miranti a ridurre la burocrazia ed a
premiare il successo.
A Lisbona l’Unione Europea si è prefissata di promuovere un'economia basata sulla conoscenza, in grado di
realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione
sociale.
Le piccole imprese devono essere considerate la principale forza propulsiva dell’innovazione,
dell’occupazione e dell’integrazione sociale e locale in Europa.
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È pertanto necessario creare il migliore contesto possibile per le piccole imprese e per i bisogni
imprenditoriali.
A tal fine la Carta individua i seguenti Principi e le seguenti Linee d’azione.
Principi
§ riconoscere il dinamismo delle piccole imprese, nel rispondere alle nuove esigenze del mercato e nel
creare occupazione;
§ sottolineare che le piccole imprese sono importanti per la promozione dello sviluppo sociale e
regionale e sono nel contempo un esempio di iniziativa e di impegno;
§ riconoscere che lo spirito imprenditoriale è un’abilità umana valida e produttiva, a tutti i livelli di
responsabilità;
§ plaudere alle imprese di successo, che meritano una giusta ricompensa;
§ ritenere che l’assunzione responsabile di iniziative e di rischi comporti insuccessi, che devono essere
considerati principalmente un’occasione di apprendimento;
§ riconoscere il valore della conoscenza, dell’impegno e della flessibilità per la nuova economia.
La condizione delle piccole imprese nell’Unione Europea può essere migliorata attraverso un’azione volta a
stimolare lo spirito imprenditoriale, a valutare le misure esistenti per renderle, se necessario, favorevoli alle
piccole imprese, a far sì che le esigenze di queste ultime siano tenute in debito conto dai responsabili politici.
A tal fine l’UE si impegna a:
§
§
§
§
§
§
§
§
§
rafforzare lo spirito innovativo e imprenditoriale che consenta alle imprese europee di far fronte alle
sfide che le attendono;
creare un quadro normativo, fiscale e amministrativo favorevole all’attività imprenditoriale;
migliorare lo status degli imprenditori;
assicurare l’accesso ai mercati sulla base delle condizioni meno onerose coerenti con gli obiettivi
prioritari di ordine pubblico;
facilitare l’accesso alla ricerca e alla tecnologia di qualità;
migliorare l’accesso ai finanziamenti durante tutto il ciclo di vita dell’impresa;
migliorare costantemente i nostri risultati, affinché le piccole imprese trovino nell’Unione europea il
contesto più idoneo a livello mondiale;
essere attenti alle esigenze delle piccole imprese;
promuovere il sostegno alle piccole imprese più brillanti.
Linee d’azione
L’Unione Europea si impegna a operare secondo le linee d’azione seguenti, tenendo in debita
considerazione i bisogni delle piccole imprese.
1. Educazione e formazione all'imprenditorialità
A livello europeo occorre coltivare spirito imprenditoriale e nuove competenze sin dalla giovane età. Le
conoscenze generali in campo aziendale ed imprenditoriale devono essere insegnate a tutti i livelli scolastici.
Specifici moduli imprenditoriali dovrebbero costituire una componente fondamentale dei programmi
educativi a livello d'istruzione universitaria.
Si intende incoraggiare e promuovere gli sforzi imprenditoriali dei giovani e sviluppare opportuni programmi
di formazione per i manager delle piccole imprese.
2. Avviamento meno costoso e più veloce
I costi di avviamento di un'impresa dovranno essere allineati ai più bassi nel mondo. I paesi con i tempi più
lunghi e le procedure più onerose per costituire nuove società dovranno essere incoraggiati ad adeguarsi ai
più veloci. Dovrà essere potenziato l'accesso in linea per la registrazione.
3. Migliore legislazione e regolamentazione
Le leggi fallimentari nazionali dovrebbero essere valutate tenendo conto delle buone prassi.
L’esperienza acquisita con l’analisi comparativa dovrebbe consentirci di migliorare le attuali prassi
nell’ambito dell’UE.
I nuovi regolamenti, a livello nazionale e comunitario, dovranno essere esaminati attentamente per
determinarne le ripercussioni sulle piccole imprese e sui piccoli imprenditori. Ove possibile le norme
nazionali e comunitarie dovranno essere semplificate. I governi dovranno adottare documenti amministrativi
di facile uso.
Le piccole imprese potrebbero essere esentate da alcuni obblighi di legge. Al riguardo la Commissione
potrebbe semplificare la normativa sulla concorrenza per ridurre gli oneri a carico delle piccole imprese.
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4. Fornire competenze
Gli istituti di formazione, cui si aggiungeranno i programmi di formazione interna, dovranno fornire un
livello adeguato di competenze, corrispondenti alle necessità delle piccole imprese, nonché formazione e
consulenza continua.
5. Migliorare l'accesso in linea
Le autorità pubbliche andrebbero spinte ad aumentare la comunicazione elettronica con il settore delle
piccole imprese. In questo modo le società potrebbero ricevere consulenza, porre domande, presentare le
dichiarazioni dei redditi od ottenere semplici informazioni in linea, vale a dire più velocemente e ad un
minor costo. La Commissione deve dare l'esempio in questo campo.
6. Maggiori benefici dal mercato interno
Le piccole imprese sentono i benefici delle riforme attuali dell'economia europea. La Commissione e gli Stati
membri devono quindi continuare sulla strada delle riforme mirando al completamento di un vero mercato
interno dell'Unione, di facile approccio per le piccole imprese, in settori cruciali per il loro sviluppo tra cui il
commercio elettronico, le telecomunicazioni, i pubblici servizi, gli appalti pubblici e i sistemi di pagamento
transfrontalieri.
Allo stesso tempo le norme europee e nazionali in tema di concorrenza andrebbero applicate in modo
rigoroso per garantire che le piccole imprese abbiano tutte le possibilità per entrare in nuovi mercati e
competere in condizioni di equità.
7. Tassazione e questioni finanziarie
I sistemi fiscali andrebbero adattati in modo da premiare il successo, incoraggiare le imprese in fase
d'avviamento, favorire l'espansione delle piccole imprese e la creazione di posti di lavoro nonché facilitare la
creazione di piccole imprese e la successione al loro interno. Gli Stati membri dovrebbero applicare le
migliori prassi in fatto di tassazione e incentivi alle prestazioni personali.
Gli imprenditori hanno bisogno di finanziamenti per trasformare le loro ambizioni in realtà.
Per migliorare l'accesso delle piccole imprese ai servizi finanziari è nostra intenzione:
§ individuare e rimuovere le barriere alla creazione di un mercato dei capitali paneuropeo e
all'attuazione del piano d'azione per i servizi finanziari e del piano d'azione per il capitale di rischio;
§ migliorare il rapporto tra sistema bancario e piccole imprese creando adeguate condizioni di accesso
al credito e al capitale di rischio;
§ migliorare l'accesso ai fondi strutturali e accogliere con favore le iniziative della Banca europea per
gli investimenti di aumentare i finanziamenti disponibili per le imprese in fase di avviamento e
quelle ad alta tecnologia, ivi inclusi gli strumenti di capitale.
8. Potenziare la capacità tecnologica delle piccole imprese
Occorre potenziare i programmi esistenti che promuovono la diffusione della tecnologia a favore delle
piccole imprese nonché la loro capacità di individuare, selezionare e adattare le varie tecnologie.
Occorre anche promuovere la cooperazione tecnologica e la ripartizione delle tecnologie tra società di
diverse dimensioni e soprattutto tra le piccole imprese europee, elaborare programmi di ricerca più efficaci
incentrati sull'applicazione commerciale delle conoscenze e della tecnologia nonché sviluppare e adattare
alle piccole imprese i sistemi di certificazione della qualità. È importante assicurare che un brevetto
comunitario sia disponibile e facilmente accessibile alle piccole imprese.
Occorre inoltre promuovere la partecipazione delle piccole imprese ad una cooperazione tra aziende a livello
locale, nazionale, europeo ed internazionale e tra piccole imprese e istituti superiori di istruzione e ricerca.
Si dovrebbero perciò sostenere le azioni a livello sia nazionale che regionale intese a creare raggruppamenti
e reti di aziende, migliorare la cooperazione paneuropea tra piccole imprese che fanno uso delle tecnologie
dell'informazione, diffondere le migliori prassi negli accordi di cooperazione e assecondare la cooperazione
tra piccole imprese per aumentare la loro capacità di accedere ai mercati paneuropei e di estendere le loro
attività nei mercati dei paesi terzi.
9. Modelli d'imprenditoria elettronica di successo e sostegno alle piccole imprese più brillanti
La Commissione e gli Stati membri dovrebbero incoraggiare le piccole imprese ad usare le migliori prassi e
ad adottare modelli commerciali di successo che le facciano prosperare nell'ambito della nuova economia.
Si provvederà a coordinare le attività degli Stati membri e dell'UE volte a creare sistemi, reti e servizi
d'informazione e supporto alle imprese che siano di facile accesso e comprensione e rispondenti alle loro
esigenze; verrà assicurata la possibilità di avvalersi su scala europea della guida e del sostegno di consiglieri
e "business angels" anche attraverso siti web e di utilizzare l'Osservatorio europeo per le PMI.
10. Rappresentanza più forte e più efficace degli interessi delle piccole imprese, a livello dell’Unione e a
livello nazionale
Si intende completare l’esame volto a stabilire come sono rappresentati gli interessi delle piccole imprese a
livello dell’UE e a livello nazionale, anche attraverso il dialogo sociale.
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Ci si impegna a perseguire questi obiettivi utilizzando il metodo di coordinamento aperto delle politiche
nazionali relative alle imprese e ci avvarremo a tal fine del programma pluriennale a favore dell'impresa e
dell'imprenditorialità, del processo di riforma economica concordato a Cardiff, del processo di Lussemburgo
sulle politiche dell’occupazione nonché di altri programmi e iniziative comunitarie. Ogni anno, in occasione
dei vertici di primavera si procederà al monitoraggio e alla valutazione dei progressi compiuti, sulla base di
una relazione della Commissione sulle pertinenti questioni.
Si utilizzeranno indicatori efficaci per valutare i progressi via via compiuti, raffrontandoli ai migliori risultati
su scala mondiale per rafforzare le nostre conoscenze, cercando le migliori prassi in tutti i settori che
incidono sulle piccole imprese, al fine di migliorare costantemente i nostri risultati.
ACCORDO DI PROGRAMMA E RETE DEI SERVIZI PER IL LAVORO
Il processo di riforma dei Servizi pubblici per il Lavoro - contraddistinto dal decentramento della gestione
dei servizi e dal venir meno del monopolio pubblico del collocamento - ha configurato un governo
territoriale del mercato del lavoro come integrazione di politica attiva tra i servizi dell’impiego e la
formazione, mettendo alla prova il ruolo delle Province quali Enti promotori dello Sviluppo locale.
La nostra Provincia ha ritenuto indispensabile comporre un sistema di relazioni con le associazioni sindacali
e imprenditoriali, per prefigurare una rete tra i soggetti che da qualche tempo interagiscono con il mondo del
lavoro, al fine di agire con ampio consenso ed efficacia, posizionarsi in termini competitivi rispetto alle
agenzie private e rafforzare le capacità di risposta pubblica.
L’Accordo di Programma costituisce l’atto fondamentale che fissa i principi, la strategia e le funzioni che
con flessibilità, pluralismo e reciprocità, determineranno la continuità e la complementarietà degli
interventi.
L’impegno reciproco delle istituzioni e delle associazioni si estende fino a perseguire obiettivi di qualità ed
un sistema di monitoraggio e verifica dell’impatto sul mercato delle azioni poste in essere.
I Servizi per il Lavoro della Provincia della Spezia si pongono quindi l’obiettivo di svolgere l’importante
compito di far crescere l’efficacia della ricerca del lavoro implementando le opportunità d’offerta con una
variegata ed integrata gamma di servizi.
Un piano di marketing dei servizi offerti garantirà una capillare ed aggiornata informazione sulle azioni dei
Servizi per il Lavoro facilitandone l'accesso e la conoscenza.
In concreto i Servizi per il Lavoro svolgeranno un ruolo centrale ed importante nelle dinamiche dello
sviluppo locale rendendo nello stesso tempo cruciale lo sviluppo di una formazione professionale che si
emancipi definitivamente dagli stereotipi che per decenni l'hanno caratterizzata: se quest'ultima deve
superare un ruolo tradizionale assistenzialistico, i Servizi per il Lavoro dovranno traghettare dalle politiche
passive alle politiche attive del lavoro.
L'evoluzione dei processi macroeconomici ed il progresso tecnologico verificatisi negli ultimi anni hanno
fatto lievitare la richiesta di lavoratori qualificati da parte del mercato, imprimendo un deciso mutamento di
rotta alle politiche attive del lavoro e della formazione professionale.
Un’attenta analisi delle reali esigenze occupazionali del territorio induce un collegamento sempre più
concreto tra istruzione/formazione/lavoro e stimola procedure di sinergie tra il mondo imprenditoriale,
quell’associazionistico e l'universo istituzionale per far decollare uno sviluppo sostenibile compatibile con le
aspirazioni del mondo moderno globalizzato e solidale.
IL SERVIZIO PER L’IMPIEGO PROVINCIALE
Il Servizio per l’Impiego provinciale, nell’ambito della Rete dei servizi per il lavoro, deve rappresentare il
pilastro centrale in quanto coordinatore e garante dell’ interesse pubblico, ovvero il servizio offerto
all’utenza, di cui mantiene la responsabilità.
I Centri per l’Impiego della Spezia e di Sarzana, intendono rivestire un ruolo centrale per la finalizzazione
delle politiche per il lavoro verso un approccio di tipo preventivo in linea con gli orientamenti europei per
l’occupazione.
Gli attuali Centri per l’Impiego, ancora conosciuti come “Uffici di Collocamento”, hanno perso la loro
caratteristica di essere solo strutture di pura certificazione, caratterizzate da un forte peso burocratico e si
stanno trasformando in servizi dinamici e flessibili di consulenza, promozione e inserimento lavorativo,
collegati ai sistemi della formazione e dell’orientamento.
Le differenze sono infatti notevoli e riguardano le sedi, le dotazioni informatiche, i nuovi servizi offerti, ma
soprattutto il grande cambiamento riguarda l’attività stessa degli uffici.
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Essi devono essere in grado di comunicare, fare orientamento, preselezione, assistenza, garantire consulenza
ai lavoratori ed alle imprese, gestire l’incrocio domanda – offerta, essere quindi parte attiva nello sviluppo e
nel cambiamento locale.
I Centri per l’Impiego intendono quindi rivestire un ruolo centrale nel dare una concreta risposta alle
esigenze ed ai bisogni dei cittadini e delle imprese con lo scopo di consentire l’accesso a tutti i servizi per il
lavoro offerti dalla rete e presenti nel nostro territorio in base ad un bisogno realmente espresso.
Anche le nuove sedi, inaugurate nel 2002 a Sarzana e nel 2003 a La Spezia, sono funzionali rispetto alle
attività svolte dagli Uffici; le sedi precedenti, fatiscenti e obsolete, erano ormai divenute inadeguate a
contenere l’intenso afflusso di pubblico e a garantire all’utente diritti quali la riservatezza durante lo
svolgimento delle pratiche amministrative o durante i colloqui con gli operatori o le fasi di orientamento e
preselezione.
I nuovi locali sono idonei alle esigenze dei servizi di accoglienza e informazione, sono dotati di attrezzature
informatiche tecnologicamente avanzate; è a disposizione dell’utenza uno spazio dedicato
all’autoconsultazione dove si possono trovare quotidiani che riportano le offerte di lavoro e materiale
informativo e divulgativo sul mercato del lavoro e dove è presente una postazione PC con accesso gratuito
ad Internet.
L’utenza dei nostri Centri si può dividere fondamentalmente in due grandi categorie: “chi cerca lavoro” e
“chi offre lavoro”.
Per cercare lavoro occorrono oggi informazioni adeguate e chiarezza di idee; attraverso una serie di servizi i
nostri Centri per l’Impiego intervengono con azioni a sostegno della persona nel suo percorso di ricerca di
una prima occupazione o di un suo reinserimento lavorativo.
I nostri operatori, nel rispetto delle necessità e dei bisogni del singolo, sono in grado di:
• accogliere ed ascoltare i cittadini
• fornire informazioni sui servizi
• rispondere alle attese dei cittadini con un’erogazione efficace ed efficiente dei servizi
• informare sulle offerte di lavoro in loco, in altre regioni e all’estero, su concorsi, bandi, corsi di
formazione
• aiutare gli utenti nella definizione di un percorso individuale mirato all’inserimento lavorativo che tenga
conto delle proprie attitudini, competenze e della realtà del mercato del lavoro
• proporre corsi di formazione
• proporre tirocini formativi
• proporre percorsi di orientamento
• proporre bilanci di competenze
• fornire aiuto nella creazione di un curriculum vitae
• inserire le singole candidature nella banca dati informatizzata dell’incrocio domanda/offerta
• gestire la fase di preselezione con le imprese
• allestire, aggiornare, incrementare il materiale nello spazio di autoconsultazione
• curare le informazioni con gli altri servizi dell’Ente
Alle imprese in cerca di manodopera il Centro offre una vasta gamma di servizi attraverso i quali possono
soddisfare le loro richieste di personale.
In particolare i nostri uffici sono in grado di:
• fornire informazioni sulle normative vigenti
• garantire consulenza ed assistenza su agevolazioni e incentivi connessi alle assunzioni
• gestire l’attività di preselezione con lo scopo di segnalare all’impresa i lavoratori adeguati alle proprie
esigenze mediante l’attivazione di un percorso che si attiva in varie fasi:
1) colloquio con l’impresa al fine di individuare il profilo professionale ricercato
2) ricerca in banca dati di lavoratori in possesso dei requisiti richiesti
3) colloquio con i lavoratori individuati finalizzato all’informazione sui termini dell’offerta e alla verifica
della effettiva disponibilità del lavoratore
4) segnalazione all’impresa di una rosa di candidati ritenuti idonei
Vanno segnalate inoltre quelle che sono le nostre nuove attività, ancora in una fase sperimentale ma nelle
quali crediamo ed abbiamo intenzione di investire molto.
Presso i nostri uffici i cittadini possono trovare il giusto orientamento e la giusta consulenza in materia di
lavoro stagionale, emersione lavoro non regolare, lavoro in Europa (servizio EURES ), lavoro atipico.
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Sarà attivo altresì uno Sportello Donna che si occuperà principalmente di garantire le pari opportunità e si
pensa anche alla realizzazione di uno sportello per fornire informazioni ai lavoratori extracomunitari, con la
possibilità di usufruire di un mediatore culturale.
La scelta di offrire ai cittadini, alle imprese ed agli enti pubblici nostri interlocutori, una così vasta gamma di
servizi è stata dettata dalla necessità di rispondere alle esigenze ed alle svariate aspettative del numeroso e
del sempre più variegato pubblico che si rivolge a noi quotidianamente.
Proprio in una nuova ottica di essere maggiormente fruibili e vicini ai cittadini i nuovi Centri per l’Impiego
trovano spazio nel sito della Provincia.
Direttamente dalla home page del sito provinciale, cliccando alla voce “Servizi per il Lavoro” si accede alle
pagine web dedicate ai Centri per l’Impiego.
L’utente può conoscere così tutte le attività degli uffici, con i relativi recapiti telefonici e di posta
elettronica, , può consultare anticipatamente la mappa stradale di La Spezia e Sarzana per vedere
l’ubicazione dei Centri, oltre a consultarne la planimetria arricchita peraltro da una esaustiva legenda
che consente di sapere le attività svolte all’interno dei singoli uffici dei due Centri.
Tutto questo con l’obbiettivo di svolgere un ruolo centrale nelle dinamiche dello sviluppo locale cercando di
essere promotori di un aumento, grazie soprattutto all’incrocio domanda/offerta, dell’occupazione di giovani,
donne, soggetti deboli, sia di offrire maggiori opportunità attraverso convenzioni di collaborazioni con le
aziende ed integrando ogni azione con altri progetti come sono attualmente “Equal”, “GEO”, “Over 40”.
Il percorso “tipo” adottato può essere così schematizzato:
§ Per la persona
1. Accoglienza, informazione e adempimenti amministrativi;
2. Colloquio finalizzato alla compilazione di una scheda di sintesi che raccolga tutti i dati e le notizie utili;
3. Analisi, valutazione e bilancio delle capacità (attitudini e potenzialità della persona ad acquisire
specifiche competenza), orientamento;
4. Individuazione di un possibile percorso di inserimento lavorativo.
§ Per l’impresa
1. Informazione, consulenza, e regolarizzazione adempimenti amministrativi;
2. Individuazione di un possibile percorso per la copertura dei posti ancora disponibili;
3. Analisi delle mansioni da ricoprire e della situazione del “posto di lavoro”;
4. Incrocio domanda/offerta.(in questa fase interviene , ove possibile, il Comitato Tecnico per i compiti ad
esso conferiti dalla legge).
I prossimi obiettivi sono:
1. realizzazione di una rete tra i servizi che agiscono sul territorio allo scopo di creare un servizio integrato
per l’inserimento sociale e “l’accompagnamento” al lavoro;
2. elaborazione di un progetto per una graduale messa a regime delle azioni sperimentali che hanno dato
risultati positivi;
3. studi, analisi e ricerche per una migliore comprensione delle cause e dei fenomeni legati alla disabilità
sul territorio provinciale;
4. formazione operatori servizi alla persona;
5. formazione operatori servizi alle imprese.
PROGETTO RETE
Per sperimentare modelli e strumenti idonei alle esigenze della Rete dei Servizi per il Lavoro, il Fondo
Sociale Europeo rappresenta un polmone fondamentale: la Provincia, infatti, ha impegnato oltre 800.000
euro delle proprie risorse 2002/2003 al fine di realizzare un grande progetto di rete che traducesse in termini
concreti i principi espressi nell’Accordo di programma.
Le attività previste dal progetto sono articolate nel modo seguente:
Misure
A2
A3
B1
C3
E1
Destinatari
Disoccupati
Persone svantaggiate
Diplomati e laureati
Donne
Azioni
Accoglienza
Orientamento
Work experiences
Voucher formativi
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Per quanto riguarda i voucher individuali sono state attivate le procedure ormai consolidate, ovvero le
persone, dopo l’avviso pubblico e successivamente al colloquio con i servizi provinciali, attingono,
attraverso le modalità consuete, alle opportunità offerte dalle strutture formative.
In merito alla realizzazione delle azioni di orientamento e work experiences sono stati coinvolti i soggetti
accreditati del sistema formativo.
Inoltre, sono in atto le ulteriori seguenti azioni:
1) affidamento di un’attività di analisi e ricerca sullo stato dell’occupazione femminile in provincia della
Spezia (mis. E1);
2) elaborazione di un progetto per la prevenzione della dispersione scolastica (mis. C2);
3) emanazione di un bando pubblico per la realizzazione di interventi di consulenza e accompagnamento
all’autoimprenditorialità (mis. D3);
4) supporto alle esigenze formative emergenti dal progetto Equal – ARTIS (mis. B1).
Analisi e struttura del progetto
Il progetto RETE è nato con la programmazione aggiuntiva 2002 ed è stato finanziato con le risorse
multimisura delle misure A2, A3, B1,C2, C3, D1, D3, E1 affidando ai Servizi per l’impiego, nell’ambito
della rete dei servizi per il lavoro, risorse per la realizzazione delle seguenti azioni:
Misura
A2
A3
B1
C2
C3
C4
D1
D3
E1
TOTALE
Finanziamento
pubblico €.
117.069,78
40.971,60
250.000,00
89.100,00
228.917,24
2.410,06
47.482,19
53.534,30
53.540,02
883.025,19
Misura
A2
Azioni
Accoglienza, orientamento, voucher per
disoccupati
A3
Accoglienza, orientamento, voucher per
disoccupati
B1
Inserimento lavorativo legge 68
C2
Prevenzione della dispersione scolastica
Il mercato del lavoro locale è caratterizzato da
C3
Voucher/work experiences per diplomati e
una dequalificazione dell’offerta di lavoro, che
laureati
non dipende dal titolo di studio che può essere
D1
Formazione
individuale lavoratori atipici
anche medio alto ma dalle aspettative che le
D3
Azioni
di
consulenza
e accompagnamento
persone hanno su di se e dall’investimento
all’autoimprenditorialita’
rispetto al proprio futuro. E’ presente una utenza
E1
Promozione dell’occupazione femminile in
che si dichiara disponibile nel 50% dei casi ad
provincia della Spezia
accettare qualsiasi tipo di lavoro e che quindi non
struttura un obiettivo professionale e un adeguata e concreta ricerca del lavoro. Un’utenza quindi che non si
vede rapportata in un futuro ma che vive il qui ed ora senza aspettative. Ciò dipende in parte dalla scarse
certezze su alcuni investimenti della nostra economia e dall’altra probabilmente da un fatto culturale dovuto
alla presenza fortissima delle industrie a partecipazione pubblica .
Su questi presupposti parte e si concretizza il Progetto Rete.
La scelta della Provincia di lavorare su tre filoni economici (Piani di sviluppo di settore) ha dato uno
spiraglio di sicurezza nell’investimento futuro che finora è mancato alle persone in cerca di lavoro ( sapere,
per esempio, che il turismo è un’asse importante per la programmazione consente di attuare delle politiche
formative e di accompagnamento al lavoro nel settore con la sicurezza che questo non verrà travolto da altre
scelte economiche). In questo scenario il nostro lavoro si è incentrato sull’utente integrando le varie misure
comunitarie, le varie azioni previste dalle stesse e i servizi istituzionali dei Centri.
Da una parte l’utente – IMPRESA, privilegiando il lavoro con le piccole imprese che sono quelle che più di
tutte hanno necessità di avere un servizio di consulenza contrattualistica e di preselezione. Infatti sta
partendo, utilizzando le risorse della misura A1, un’analisi dei fabbisogni aziendali attraverso visite presso
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le aziende e questionari con l’obiettivo di rilevare sia il bisogno immediato con relativa mansione richiesta
che il bisogno in prospettiva, pubblicizzando nel contempo i servizi che possono essere erogati dal centro.
Dall’altra l’utente – PERSONA in cerca di lavoro con la quale, in attuazione anche al decreto 297, si sono
attivate azioni di orientamento, voucher formativi, tirocini utilizzando le misure A2 A3 D1 D3.
Il progetto è partito con un bando a cui hanno aderito 308 persone per La Spezia e 104 per Sarzana; nel
momento di adesione al bando si è realizzato un primo contatto con il cliente in cui si è dato corso alla
decodifica del suo bisogno. Si è proceduto successivamente ad un colloquio info - orientativo in cui si sono
ricostruite le esperienze lavorative e di studio, si sono individuate le risorse personali si è scelta l’azione
seguendo i seguenti criteri di assegnazione.
ü Azioni di orientamento di gruppo per i clienti che non hanno definito il progetto professionale e
hanno bisogno di rafforzare le proprie risorse e verificare le strategie di ricerca del lavoro.
ü Voucher formativi per i clienti che hanno già definito l’obiettivo professionale e che hanno bisogno
di un’ulteriore formazione come condizione necessaria per esercitare la professione.
ü Tirocini formativi rivolte alle persone che hanno un progetto professionale definito e hanno una
formazione idonea al lavoro cercato; per questi, laddove se ne ravvisasse la necessità, si sono
strutturati dei brevi moduli di ricerca del lavoro per abituare la persona ad attivarsi ed ad operare
scelte consapevoli.
ü A completamento, la consulenza orientativa individuale per chi ha bisogno di un appoggio mirato a
smuovere eventuali blocchi che gli impediscono di attivarsi a cercare lavoro.
I dati delle persone candidate al progetto rete sono state inserite in una banca dati che si incrocia con la
richiesta delle aziende. La collocazione in tirocinio infatti può nascere sia dalla richiesta pervenuta presso i
Centri che dalla ricerca che la persona interessata effettua con il sostegno degli operatori dei Centri.
Al termine della fase di accoglienza ed orientamento, sulla base dei colloqui e dell’intervento del Servizio,
delle 412 persone che hanno risposto al bando ( dati aggiornati al 29 Febbraio 2004) 140 hanno trovato
occupazione o si sono inseriti all’interno dell’offerta formativa presente sul territorio, mentre le rimanenti
272 sono inserite attualmente nelle attività integrate previste dal progetto RETE.
Ripartizione degli utenti inseriti nel progetto RETE in base al titolo di studio
Struttura
Licenza media
Diploma
Laurea
Centro per l’impiego La Spezia 20
100
58
178
Centro per l’impiego Sarzana
24
50
20
94
totale
44
150
78
272
totale
Alla data del 29 Febbraio n.193 persone, di cui 146 donne e 47 uomini, hanno avviato il proprio percorso
individualizzato: 69 sono nei percorsi di orientamento, 49 usufruiscono dei voucher e 75 dei tirocini. Le
ulteriori 79 sono in fase di avvio. Si è cercato in questo modo di strutturare un sistema a sportello che,
partendo da un forte servizio di screening e orientamento, individui dei percorsi compatibili con i vari
soggetti. Da questa iniziale sperimentazione si è strutturato un catalogo di proposte da concordare con il
cliente in sede di colloquio che diventerà lo standard dei Centri per l’Impiego.
STEPS
Colloquio info-orientativo per tutti e successivamente:
per chi non ha l’obiettivo professionale definito
gruppo di orientamento e bilancio di competenze (24 ore)
per chi ha l’obiettivo definito e entra in tirocinio uno o tutti i 4 gruppi che seguono a seconda delle necessità
gruppo di ricerca attiva (3 ore)
gruppo di preparazione ad un colloquio di selezione (3 ore)
gruppo di conoscenza del mercato del lavoro(3 ore)
gruppo di preparazione del curriculum (3 ore)
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Voucher formativo
Dalla esperienza in atto risulta fondamentale programmare le azioni sulla base della necessità dell’utente per
prevenire e/o contrastare la disoccupazione dando una serie di opportunità (a catalogo) di cui l’interessato
può avvalersi non necessariamente in sequenza. Per fare ciò è necessario un sistema flessibile , integrato e
coordinato, una rete territoriale capace di rispondere in modo adeguato alle richieste dei clienti.
La RETE in via di definizione è il sistema che potrà utilizzare la metodologia di lavoro sperimentata
nell’ambito del Progetto Rete dai Centri per l’Impiego.
Misura B1
Un discorso a parte deve essere dedicato alla attività rivolta alle fasce deboli. Negli ultimi anni le risorse
comunitarie sulle fasce deboli sono state utilizzate per sperimentare l’applicazione della legge 68 del 99. La
sperimentazione ha avuto come risultato di creare una metodologia di analisi delle competenze delle persone
iscritte alle liste speciali e delle mansioni richieste dalle aziende Ciò ha consentito di inviare all’azienda “ la
persona giusta al posto giusto” con soddisfacimento per entrambi. Si è sperimentata inoltre una rete gli Enti
che si occupano di disabilità che è stata da presupposto per il successo del progetto EQUAL-Artis.
La sperimentazione durata due anni ha fatto emergere una fascia di utenza non collocabile immediatamente
ma che necessita di un rafforzamento delle competenze e quindi di un periodo formativo precedente l’attività
lavorativa. E’ per questo, che utilizzando le risorse della misura B1, è stato emesso un bando rivolto a 50
persone iscritte nelle liste speciali per azioni di tirocinio e di voucher. Hanno risposto al bando 131 persone
L’attuazione delle misure presuppone un lavoro di conoscenza attraverso uno o più colloqui effettuati da
parte del personale del Centro. Dopo aver effettuato l’analisi delle persone si è strutturato un progetto che
utilizzando le misure dei voucher e dei tirocini in modo flessibile ha individuato percorsi diversificati a
seconda dell’utenza. Il percorso, gestito in collaborazione con un Ente di formazione specializzato, prevede
infatti due livelli di azioni per coloro che presentano difficoltà di inserimento lavorativo:
Ø Livello 1 - le persone sono seguite da un operatore nell’azienda con scopertura fino all’acquisizione
delle competenze per la mansione richiesta; l’obiettivo finale resta l’inserimento lavorativo.
Ø Livello 2 - le persone, riunite in piccoli gruppi, sono inserite all’interno delle cooperative sociali,
dove sono seguite da un operatore specializzato della cooperativa che, per tutta la durata
dell’esperienza, ha funzioni di tutor dedicato.
L’esperienza, che è in avvio, dovrà avere un periodo di sperimentazione di almeno due anni, affinchè possa
essere monitorata ed eventualmente messa a regime.
Le esperienze dei servizi per l’impiego nei progetti speciali
I servizi per l’Impiego hanno operato e stanno tuttora operando con le loro strutture ed il loro personale
nell’ambito dei progetti speciali OVER 40, EQUAL ARTIS, GEO.
L’impegno espresso dal Servizio nel progetto OVER 40, in partnership con l’Agenzia Liguria lavoro e le
altre province liguri, è stato notevolissimo, sia a livello di progettazione al dettaglio, che a livello gestionale.
Il Servizio ha preso in carico i 40 utenti inseriti nel progetto in provincia della Spezia, accompagnandoli in
tutte le fasi previste dall’accoglienza al bilancio di competenze, dalla ricerca attiva del lavoro all’inserimento
nelle azioni formative previste. I risultati del progetto sono stati complessivamente buoni, pur con le
difficoltà insite nella tipologia di utenza ed alcuni utenti, per i quali non si sono ottenuti sbocchi
occupazionali durante la durata del progetto, rimangono ovviamente in carico al Servizio stesso per i percorsi
successivi previsti dal progetto Rete.
Nell’ambito di EQUAL ARTIS, il Servizio è, dati i suoi compiti istituzionali, inserito in prima linea in ogni
fase del progetto stesso, in particolare sul fronte dell’utenza, sulla banca dati per l’incrocio domanda offerta,
sui Gruppi Operativi provinciali.
Nell’ambito del progetto GEO, il Servizio, oltre ad aver partecipato fornendo i propri dati all’analisi e ricerca
prevista, sarà protagonista nella fase dei gruppi pilota finalizzati all’implementazione della presenza sempre
più significativa della Rete dei servizi per il lavoro in Val di Vara, territorio di riferimento del progetto,
nonché nella intensificazione e sviluppo di rapporti sempre più stretti con gli analoghi Servizi delle Province
di Massa-Carrara e Lucca, partner della Spezia nel progetto GEO.
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PROVINCIA DELLA SPEZIA
SINTESI
PROGRAMMAZIONE 2002
F.S.E. OB.3
FONDO NAZIONALE
BILANCIO REGIONALE
36
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PROGRAMMAZIONE 2002
RISORSE DISPONIBILI E RISORSE IMPEGNATE
Tipologia
OB.3 F.S.E
Bilancio Regionale
Fondo Nazionale
TOTALI
Risorse disponibili Risorse impegnate
€.
€.
7.451.520,00
774.685,53
588.085,63
8.814.291,16
7.451.412,85
774.685,43
586.837,26
8.812.935,54
99,98%
PERCENTUALE TIPOLOGIA FINANZIAMENTI
8,79%
6,68%
OB.E F.S.E
Bilancio Regionale
Fondo Nazionale
totale
84,53%
8,79%
6,68%
100%
84,53%
OB.E F.S.E
Bilancio Regionale
Fondo Nazionale
37
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ANALISI FINANZIAMENTI PER SOGGETTI ATTUATORI
F.S.E. - BILANCIO REGIONALE - FONDO NAZIONALE
Finanziamenti
€.
%
ENTI
ATI-ATS
C.P.F.P
AZIENDE
ISTITUZIONI
3.778.922,00
2.182.332,01
434.095,38
300.534,00
2.117.052,15
42,88%
24,76%
4,93%
3,41%
24,02%
TOTALE
8.812.935,54
100%
RIPARTIZIONE FINANZIAMENTI
24,02%
ENTI
ATI-ATS
C.P.F.P
AZIENDE
ISTITUZIONI
TOTALE
42,88%
3,41%
4,93%
42,88%
24,76%
4,93%
3,41%
24,02%
100%
ENTI
ATI-ATS
C.P.F.P
24,76%
AZIENDE
ISTITUZIONI
Nota: l’impegno del C.P.F.P. L. DURAND DE LA PENNE considerato le sue quote di
partecipazione alle varie Associazioni temporanee di scopo passa dal 4,93% al 11,64%. Il C.P.F.P.
ha infatti realizzato in ATS con vari Enti del sistema formativo diverse azioni formative.
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ANALISI FINANZIAMENTI PER ASSI E PER
MISURE
F.S.E.
ASSE
IMPEGNI €.
%
A
B
C
D
E
2.231.248,71
371.733,40
2.195.808,00
1.735.166,65
917.280,00
29,94%
4,99%
29,47%
23,29%
12,31%
TOTALE
7.451.236,76
100%
Finanziam enti per Assi
2.195.808,0
0
2.231.248,7
1
2.500.000,00
1.735.166,6
5
2.000.000,00
1.500.000,00
917.280,00
1.000.000,00
371.733,40
500.000,00
A
B
C
D
E
TOTALE
2.231.248,71
371.733,40
2.195.808,00
1.735.166,65
917.280,00
7.451.236,76
ASSE
A
B
C
D
E
TOTALE
%
29,94%
4,99%
29,47%
23,29%
12,31%
100%
0,00
A
B
C
D
E
Ripartizione finanziamenti per Asse
12,31%
29,94%
A
B
23,29%
C
4,99%
29,47%
D
E
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programmazione programmazione
risorse 2002
risorse aggiuntive
al 30.06.03
al 30.09.03
MISURE
A2
A3
C2
C3
C4
D1
D3
Approccio preventivo
Approccio curativo
Inserimento gruppi
svantaggiati
Prevenzione dispersione
scolastica
Formazione superiore
Formazione permanente
Formazione continua
Sviluppo imprenditorialità
E1
Partecipazione delle
donne al mercato del
lavoro
B1
Totali
MISURA
A2
A3
B1
C2
C3
C4
D1
D3
E1
Totali
774.752,00
619.766,71
464.850,00 1.239.602,00
371.880,00 991.646,71
232.323,40
139.410,00
148.308,00
1.084.500,00
139.500,00
852.116,65
232.350,00
573.300,00
4.656.916,76
DECLARATORIA
Approccio preventivo
Approccio curativo
Inserimento gruppi svantaggiati
Prevenzione dispersione scolastica
Formazione superiore
Formazione permanente
Formazione continua
Sviluppo imprenditorialità
Partecipazione delle donne al mercato del
lavoro
TOTALI
Ediz.
371.733,40
89.100,00 237.408,00
650.700,00 1.735.200,00
83.700,00 223.200,00
511.290,00 1.363.406,65
139.410,00 371.760,00
343.980,00
917.280,00
2.794.320,00 7.451.236,76
Allievi
35
21
3
30
18
30
132
7
544
332
104
666
235
350
1.850
69
48
479
324
4.629
Ore
Risorse
€.
12.218 1.239.602,00
6.804 991.646,71
440 371.733,40
1.444 237.408,00
7.816 1.735.200,00
1.257 223.200,00
6.969 1.363.406,65
1.060 371.760,00
5.778
917.280,00
%
16,64%
13,31%
4,99%
3,19%
23,29%
3,00%
18,30%
4,99%
12,31%
43.786 7.451.236,76 100,00%
40
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CORSI
PER
MISURA
Corsi per misura
140
MISURA
Ediz.
A2
A3
B1
C2
C3
C4
D1
D3
E1
%
35
21
3
30
18
30
132
7
48
Totali
120
100
10,80%
6,48%
0,93%
9,26%
5,56%
9,26%
40,74%
2,16%
14,81%
80
60
40
20
0
A2
A3
B1
C2
C3
C4
D1
D3
E1
324 100,00%
Allievi per misura
E1
D3
D1
MISURA
Allievi
C4
C3
C2
B1
A3
A2
0
Serie1
500
1.000
1.500
2.000
A2
A3
B1
C2
C3
C4
D1
D3
E1
544
332
104
666
235
350
1.850
69
479
A2
A3
B1
C2
C3
C4
D1
D3
E1
544
332
104
666
235
350
1.850
69
479
Totali
4.629
41
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DESTINAZIONE RISORSE PER TIPOLOGIA DI UTENZA
F.S.E. - BILANCIO REGIONALE - FONDO NAZIONALE
Tipologia
Risorse €.
%
Formazione disoccupati
Formazione occupati
Formazione permanente C4
Creazione impresa D3
6.498.097,45
1.719.702,00
223.200,00
371.760,00
73,74%
19,51%
2,53%
4,22%
TOTALE
8.812.759,45
100,00%
Finanziamenti per tipologia
2,53%
4,22%
73,74%
19,51%
Formazione disoccupati
Formazione occupati
Formazione permanente
Creazione impresa
Occupati
D1
Apprendisti
PQ81
TOTALE
1.363.406,65
307.968,00
48.327,35
1.719.702,00
Disoccupati
A2
A3
B1
C2
C3
E1
Obbligo formativo
TOTALE
1.239.602,00
991.646,71
371.733,40
237.408,00
1.735.200,00
917.280,00
1.005.227,34
6.498.097,45
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Stato di attuazione del piano 2002
Alla data di approvazione del presente documento il piano 2002 è ancora in fase di sviluppo e terminerà in
primavera. I risultati definitivi, in particolare gli esiti occupazionali, saranno disponibili quindi nel prossimo
autunno ed inverno.
Il piano 2002 è, nella realtà, l’insieme di due programmazioni, sviluppatesi attraverso due fasi in base ai due
successivi finanziamenti regionali, la prima delle quali è iniziata a fine 2002 con il documento di
programmazione 2002 approvato dal Consiglio Provinciale alla fine di Ottobre 2002, le cui risorse sono state
impegnate entro il termine del 30 Giugno 2003 richiesto dalla Regione Liguria. La seconda fase, è stata
avviata impegnando entro il Settembre 2003 le risorse aggiuntive( 60% F.S.E.) che la Regione ha messo a
disposizione il cui utilizzo era comunque vincolato, in base alle disposizioni regionali, al documento di
programmazione 2002 stesso.
La scelta espressa dalla Provincia nel documento di programmazione 2002 di incentrare la propria
programmazione sui tre grandi piani di sviluppo settoriale dell’economia del mare, del turismo e
dell’economia sociale ha comportato uno slittamento dei tempi di attuazione del piano formativo legato alla
gestione dei piani di sviluppo secondo quanto previsto dal Programma Triennale Regionale allora vigente. La
necessità di costituire i previsti organi di concertazione e di governo del piano, l’avvio della discussione, le
analisi e ricerche e il progetto esecutivo definitivo contenente le azioni di politiche attive del lavoro da porre
a procedura pubblica di selezione, hanno richiesto i tempi necessari. Lo stesso dicasi per l’individuazione di
risorse umane esterne alla provincia impegnate nelle necessarie azioni di assistenza a strutture e sistemi
relative al coordinamento, al monitoraggio e alla comunicazione che sono state ovviamente selezionate
tramite procedure pubbliche.
Diversa è stata l’attuazione della seconda annualità del progetto di sviluppo della Val di Magra per il quale i
meccanismi e le metodologie di governo e di gestione già a lungo sperimentati dal primo piano di sviluppo
locale a finanziamento regionale e dal primo anno del secondo piano a finanziamento della Provincia della
Spezia hanno consentito di mantenere i tempi previsti.
La Provincia della Spezia, pur preso atto delle considerazioni di cui sopra relative alle difficoltà insorte
legate alla scelta sperimentale effettuata nel 2002, conferma comunque, attraverso il presente Documento di
programmazione 2004, l’impostazione della programmazione centrata sui piani di sviluppo settoriale,
ritenendola una metodologia vincente per conformare le azioni di politiche attive del lavoro al Piano
Strategico provinciale e al piano di sviluppo socioeconomico, certa che le strutture di governo e di gestione
dei piani stessi, ormai sperimentate, consentiranno lo sviluppo della presente programmazione nei tempi
previsti.
Un altro elemento che ha comportato un allungamento dei tempi di attuazione è stata la scelta della Provincia
della Spezia di dotarsi, a differenza delle programmazioni precedenti per le quali la valutazione e selezione
delle proposte formative era effettuata esclusivamente dal Servizio provinciale delle Politiche attive del
lavoro, di un Comitato di valutazione e selezione delle proposte formative composto da personale
provinciale, esperti dell’Università di Genova e delle parti sociali. La costituzione formale del Comitato, le
successive procedure di valutazione e selezione alla base dei provvedimenti di affidamento, hanno
comportato un allungamento dei tempi di affidamento molto vicini alle scadenze che la Regione Liguria
aveva indicato.
La scelta del Comitato di valutazione viene confermata nel presente documento come unica scelta possibile
al fine di garantire i doverosi principi di parità di trattamento, di trasparenza, di riconoscimento reciproco e
di proporzionalità indicati dalle Disposizioni attuative regionali. Le procedure di valutazione e selezione
messe a punto nella precedente programmazione sono ampiamente sperimentate e consentiranno tempi di
affidamento più consoni allo sviluppo complessivo del piano.
Nella programmazione del settembre 2003 relativa alle risorse aggiuntive( 60% F.S.E.) che la Regione ha
messo a disposizione, la Provincia della Spezia ha concordato con le parti sociali l’elaborazione e messa in
atto del PROGETTO RETE di cui ampiamente si parla in altra parte del documento. Detto progetto ha
comportato una lunga fase di elaborazione delle metodologie e delle procedure prima di avviarsi con risultati
al momento molto interessanti. Lo stesso avvio del progetto è stato condizionato dalla firma dell’Accordo di
programma tra le parti pubbliche e private che hanno dato avvio alla Rete dei servizi per il lavoro.
La novità ed i primi confortanti risultati del progetto, in altra parte del documento evidenziati, in termini di
coinvolgimento dell’utenza e di azioni avviate, hanno convinto la Provincia a rilanciarlo nella presente
programmazione.
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Al momento attuale (dati rilevati al 29 Febbraio) la situazione del piano, come risulta dalla basedati di
monitoraggio è la seguente:
MISURA
A2
A3
B1
C2
C3
C4
D1
D3
E1
BILANCIO REGIONALE
FONDO NAZIONALE
TOTALE
totale azioni
formative
36
24
6
57
17
26
187
10
51
9
3
426
azioni avviate azioni terminate
30
11
15
6
5
2
34
31
12
1
24
11
63
22
9
2
16
6
7
2
3
0
218
94
% azioni avviate % azioni terminate
51,17%
22,07%
Dei progetti terminati 31 azioni hanno riguardato i disoccupati e 63 gli occupati. Le azioni per i disoccupati
terminate hanno riguardato per la maggior parte azioni integrate con la scuola, IV e V anni delle scuole
superiori, progetti di orientamento, e progetti integrati il cui termine è stato recente, Febbraio 2004.
Il dato così proposto non è particolarmente significativo in quanto, derivando da una base dati la cui struttura
è vincolata alle esigenze di monitoraggio legata alle misure e alle edizioni, non tiene conto di una serie di
fattori:
§
§
§
Il progetto RETE, pur coinvolgendo al momento 200 utenti, è contato come 5 azioni, una per misura.
L’utilizzo della misura D1, 62 azioni avviate su 187 programmate, non tiene conto della sequenzialità
delle azioni formative all’interno dei piani di fattibilità aziendali approvati.
La misura E1 che sembra solo parzialmente avviata è legata a progetti in atto di tipo integrato per i quali
l’utilizzo della misura rappresenta la parte finale. Inoltre la misura ha finanziato azioni brevi di
aggiornamento comprese in piani di fattibilità nel settore dell’impresa sociale che solo ora si stanno
avviando ( circa 15 azioni )
Grosse difficoltà invece si sono riscontrate nell’avviare azioni rivolte ai profili professionali considerati
mediobassi dei settori turismo ed economia del mare, richiesti particolarmente dalle imprese all’interno dei
piani di sviluppo settoriale, per mancanza di utenza. Profili quali “ Operatore dell’organizzazione turistica
nel settore nautica da diporto”, “|Addetto ai servizi di manutenzione nel settore della nautica”, “ Tecnico
subacqueo”, “ Operatore polivalente per la nautica”, “ Operatore alberghiero”, “Pizzaiolo” non riscontrano
l’interesse dell’utenza. Questo fattore deve far riconsiderare le metodologie di pubblicizzazione da parte dei
soggetti affidatari, nonché la messa in campo da parte della Provincia della Spezia, come prevede il presente
documento, di risorse finanziarie ed umane per un Piano di comunicazione sul territorio che, fra gli altri
obiettivi, persegua azioni dedicate, verso i giovani e le loro famiglie attraverso una stretta collaborazione in
modo particolare con il mondo della scuola, al miglioramento ed approfondimento della cultura del lavoro
ed alla promozione di dette figure così richieste dal mercato del lavoro.
Il piano di Monitoraggio
La Provincia decide di prolungare, dopo la positiva sperimentazione della programmazione precedente,
l’assistenza tecnica alle strutture provinciali, agli organi istituzionali ( Giunta e Consiglio provinciale ), agli
organi rappresentativi (Commissione tripartita, Comitati di gestione dei Piani di sviluppo locale settoriali e
territoriali) in materia di monitoraggio di azioni integrate di aiuti alle persone, misure di accompagnamento
ed azioni di assistenza a strutture e sistemi .
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In particolare il piano di Monitoraggio assolverà le seguenti funzioni:
• monitoraggio completo del piano di sviluppo settoriale relativo all’economia del mare previsto nel
Documento di programmazione 2002 dell’Ob.3 e suoi sviluppi nell’attuale programmazione
• Attivazione delle metodologie di controllo e monitoraggio previste a seguito dell’elaborazione del
piano di monitoraggio presentato ed approvato dalla Provincia della Spezia in accordo con il
consulente responsabile delle funzioni di coordinamento del piano di sviluppo settoriale relativo
all’economia del mare in particolare al fine di creare progressivamente un osservatorio strutturato dei
piani di sviluppo settoriale;
• avviare, vista la complessità e l’onere in termini di risorse umane da dedicare, la sola
sperimentazione completa del modello di monitoraggio di cui sopra relativamente al Piano di
sviluppo dell'’ ECONOMIA DEL MARE, piano formativo SP02MARE, in quanto piano contenente
il maggior numero di azioni formative rivolte a disoccupati, attivando in particolare il monitoraggio
fisico, qualitativo, il livello di attuazione e di successo, la valutazione efficenza/efficacia, il livello
di spesa, per ogni attività formativa, nonché la rispondenza alle analisi e ricerche relative al piano
di sviluppo ed inoltre la coerenza della formazione individualizzata;
• Monitoraggio ex ante, in itinere , conclusivo ed ex post delle azioni previste dal piano di sviluppo
sopraccitato per quanto riguarda il periodo del presente contratto tramite:
misurazione a temporalità differita( metà/fine percorso ) dell’ indice di soddisfacibilità pecepita
dall’utenza circa i corsi di formazione
o erogazione a temporalità differita( metà/fine percorso ) di questionario per l’ autovalutazione dello
staff di formazione
o colloquio di valutazione con lo staff gestore di formazione delle singole aule-corso
o monitoraggio esiti occupazionali e coerenza rispetto al percorso formativo intrapreso a mezzo di
intervista telefonica a sei e dodici mesi dalla conclusione delle attività formative di riferimento
o monitoraggio relativo al livello di spesa ( programmato/effettuato per singolo corso e per singolo
allievo formato)
• Promozione, divulgazione delle attività di monitoraggio e formazione dei responsabili in materia
individuati dai vari soggetti attuatori.
Proposizione di elementi e indirizzi utili allo sviluppo delle attività di monitoraggio sulle azioni formative
programmate dalla Provincia.
o
Implementazione di un sistema di monitoraggio qualitativo e di valutazione delle aule-corso.
Al termine delle attività di monitoraggio previste nelle misure di accompagnamento a strutture e sistemi nella
circolare di programmazione Ob 3 2003 e dei relativi studi per l’implementazione di un Servizio Provinciale
di Monitoraggio delle Attività Formative, si è giunti alla sperimentazione di un sistema che ha l’ambizione
di proporsi, per le attività formative riferite al Piano di sviluppo settoriale ’Economia del Mare’, come una
sorta di ‘osservatorio strutturato’ utile, per i Decisori di attività, Operatori della Formazione, Parti Sociali,
ecc. non solo per una valutazione immediata e puntuale delle azioni intraprese ma, soprattutto, per la
riproposizione (o modifica) di obiettivi riconducibili a successivi Piani formativi, Tavoli di concertazione,
Progetti integrati, ecc.. L’obiettivo principale dell’implementazione di un sistema di monitoraggio qualitativo
e di valutazione delle aule corso sarà quello di offrire agli operatori del sistema dati scientificamente
affidabili riguardo alle attività formative erogate, riferiti ai parametri di ‘efficienza-efficacia attività
formative erogate’ previste dalle recenti disposizioni in materia di accreditamento, principalmente attraverso
l’incrocio di informazioni ricavate dall’utenza e dallo staff di formazione secondo la metodologia applicativa
delle scale di misura degli atteggiamenti (le cosiddette scale di Likert).
Il sistema di monitoraggio proposto ha infine lo scopo di assicurare l’intervento del Promotore dell’azione
formativa anche nella delicata fase di eventuale riprogettazione e/o riprogrammazione degli obiettivi
strategici e formativi che si dovesse presentare all’interno di ciascuna aula corso attraverso la raccolta e
l’elaborazione di una serie di informazioni di tipo sia ‘quantitativo’ che ‘qualitativo’ come di seguito
indicato.
dati di tipo quantitativo:
• Monitoraggio fisico sulle singole aule-corso e conseguente elaborazione del tasso di copertura
posti previsti a progetto e del tasso di abbandono percentuale;
45
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•
Monitoraggio ex ante relativo all’individuazione nell’allievo delle motivazioni alla
partecipazione alle singole aule-corso e all’efficacia delle attività di publicizzazione intraprese;
• Monitoraggio esiti occupazionali e coerenza rispetto al percorso formativo intrapreso a mezzo di
intervista telefonica a sei e dodici mesi dalla conclusione delle attività formative di riferimento;
• Monitoraggio relativo al livello di spesa (programmato-effettuato-validato per singolo corso e
per allievo formato);
dati di tipo qualitativo:
• Misurazione a temporalità differita (metà/fine percorso) dell’indice di soddisfacibilità percepita
dall’utenza circa i corsi di formazione;
• Erogazione a temporalità differita (metà/fine percorso) di questionario per l’autovalutazione
dello staff di formazione;
• Colloquio di valutazione con lo staff gestore di formazione delle singole aule-corso;
Mentre i dati di tipo quantitativo verranno ricavati dai documenti che sanciscono l’avvio e la chiusura delle
attività formative erogate (verbali di inizio e fine corso; schede finanziarie attività corsuali; ecc) i dati di tipo
qualitativo andranno ricavati ‘sul campo’, a livello di ogni singola attività corsuale, secondo una procedura
codificata (protocollo) che garantisca innanzitutto la corretta raccolta delle informazioni.
Si tratta più precisamente della somministrazione di due diversi questionari in due diverse temporalità
differite (in itinere e a fine corso):
• un questionario semistrutturato per la misurazione dell’indice di soddisfacibilità dell’utenza
rispetto ai corsi erogati e
• un questionario propedeutico ad un incontro di valutazione qualitativa del processo di
insegnamento/apprendimento con lo staff formativo per l’approfondimento delle tematiche e
delle eventuali criticità emerse.
Questionario misurazione indice soddisfacibilità percepita allievi
Lo strumento del questionario (di tipo ‘semistrutturato’) è predisposto per la compilazione digitale tramite un
protocollo di assegnazione della password ad ogni allievo per ogni misurazione, assolutamente anonima.
Anche la stampa dei questionari avviene in modo assolutamente casuale ed impedisce ogni identificazione
per numero d’ordine di compilazione.
A questa fase di raccolta dati ne seguirà una di elaborazione e analisi per arrivare ad una refertazione che
misuri non solo il ‘gradimento percepito’ come valore numerico assoluto ma, soprattutto, indichi quanta
negatività esista anche in performances accettabili a livello di soglia.
L’obiettivo del monitoraggio in itinere è infatti non solo quello di ‘fotografare’ il corso ma di cogliere in
nuce elementi di turbolenza che allertino lo staff di formazione per la migliore efficacia dell’azione
formativa.
Il modello di scheda di monitoraggio utilizzato per la definizione dell’indice di gradimento del cliente
rispetto ai corsi erogati offre l’opportunità, attraverso il mezzo informatico, di raccogliere suggerimenti
operativi ed informazioni ‘di pertinenza’ che potranno essere usate per analisi e raffronti anche in sede di
nuova programmazione di attività/azioni.
Il modello presenta un set di domande riferibili ad un numero di indicatori raffrontabili a temporalità
diversificata (Presentazione e raggiungimento obiettivi formativi; Chiarezza ed efficacia docenti; Qualità del
materiale didattico; Qualità globale del corso; Grado di interesse suscitato nell’allievo; Organizzazione
dell’attività didattica) e dà origine ad una misurazione attendibile del livello di soddisfazione percepita dal
formando.
Questionario relativo al clima d’aula percepito dallo staff docente
Il questionario sarà di tipo ‘aperto’ e servirà sostanzialmente a conoscere il clima d’aula dal punto di vista
dello staff docente: l’opportuno confronto con gli indicatori di soddisfazione percepita dall’utente permetterà
di mettere a fuoco eventuali criticità dell’aula.
Successivo a ciò sarà il colloquio con lo staff di formazione che servirà a puntualizzare e chiarire gli ambiti
segnalati dal questionario-allievi in campo negativo (che non hanno cioè raggiunto il valore di soglia) o per
quei valori che presentino indici di negatività troppo marcati e ad approntare una strategia condivisa per le
migliorie da attuarsi.
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L’approccio sarà di tipo qualitativo, costruttivo, assolutamente non sanzionatorio e tenderà,
nell’individuazione della soluzione dei problemi, di far leva sui punti di forza ‘del sistema’ espressi dallo
staff.
L’eventuale ridefinizione degli input/risultati attesi andrà costruita assieme ai responsabili del Servizio
Politiche attive del lavoro.
Protocollo di accesso al questionario-allievi.
Il protocollo di accesso ai questionari di monitoraggio è il momento più delicato del sistema di verifica
perché esso si basa sulla veridicità dei giudizi espressi che può essere garantita solo dal fatto di poterli
esprimere in un clima di assoluta libertà.
Il protocollo viene così definito:
•
•
•
•
•
•
Assegnazione della password ad ogni allievo attraverso una comunicazione formale (e
relativa liberatoria) circa il rispetto delle modalità di accesso (busta sigillata contenete n
buste anonime pari al numero allievi previsto a progetto).
Inserimento nel sistema da parte del coordinatore d’aula del numero esatto di allievi al
momento dell’erogazione del questionario (a metà o fine percorso il numero allievi può non
coincidere con quello iniziale) per l’attivazione di ‘n password attive’.
Accesso alla compilazione del questionario da parte dell’allievo autorizzto e riconosciuto dal
sistema su personal computer dedicato.
Disattivazione automatica del sistema di inserimento dati al termine degli accessi previsti.
Scarico automatico di copia cartacea dei questionari per la garanzia del Gestore (secondo la
modalità di ‘stampa casuale’)
Scarico dei dati per la successiva analisi da parte della Provincia della Spezia
Attraverso questi strumenti potrà essere costituito un ‘dossier qualitativo dei corsi’ che accompagnerà, ad
esempio, i singoli fascicoli e costituirà le basi per un archivio dati relativo alle problematiche dell’utenza.
L’elaborazione dei questionari (semistrutturati) permetterà di capire se, rispetto ai parametri di riferimento
(ad es. motivazione all’azione, raggiungimento obiettivi formativi, staff docente, tutorship, materiale
didattico ed organizzazione d’aula), la qualità percepita dagli allievi è da ritenersi accettabile.
L’acquisizione dei questionari soddisfacibilità percepita dagli allievi e clima d’aula percepita dallo staff
docente (nell’intervallo di tempo in itinere-fine corso) permetterà di evidenziare eventuali anomalie
prodottesi nelle aule-corso e, a seguito di un colloquio con lo staff gestore, di ri-tarare gli obiettivi formativi.
ANALISI E RICERCHE PER LO SVILUPPO LOCALE
Dal lavoro dei “tavoli” sul turismo, l’economia del mare, l’economia sociale istituiti nell’ambito del
Documento di programmazione 2002, è scaturita l’esigenza di effettuare un consistente volume di attività di
analisi e ricerca che consentisse il raggiungimento di un duplice obiettivo:
1) la definizione di un quadro realistico dei fabbisogni formativi ed occupazionali nei tre settori più
strategici per la nostra economia;
2) la strutturazione di profili professionali secondo il modello delle UFC che, gestiti da software
dedicati, contribuiscano alla creazione di quel “repertorio delle competenze” che dovrà diventare il
principale patrimonio della Rete dei Servizi per il Lavoro.
Questi gli studi affidati:
1. Turismo
1.1 Le vie della cultura rurale dal Vara al Magra
1.2 Le professioni nel turismo
2. Economia sociale
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2.1 Analisi dei fabbisogni professionali per l’inserimento dei giovani nelle professioni dell’economia
sociale
2.2 Analisi dei fabbisogni professionali per l’assistenza sanitaria domiciliare e la telemedicina
2.3 Analisi dei fabbisogni professionali per le politiche sociali e della famiglia
2.4 Analisi dei fabbisogni professionali per l’accessibilità delle strutture turistiche alle persone svantaggiate
2.5 Banca dati per l’accessibilità delle strutture turistiche
3. Economia del mare
3.1 Le figure professionali nell’economia del mare
Al momento della stesura del presente Documento la maggior parte delle ricerche suddette risultava ancora
in corso, ma dai report finali e dagli stati d’avanzamento che sono pervenuti dai soggetti attuatori sono
emersi due ambiti particolarmente ricchi di spunti e suggerimenti concreti per la ripresa dei lavori che
attende i rinnovati Comitati di gestione (“tavoli”) dei tre Piani di sviluppo di settore.
Questi ambiti sono rappresentati dalle figure professionali dell’economia del mare e della cultura rurale
(quest’ultima interna al settore del turismo).
Nel primo caso, in cui il lavoro di ricerca ha avuto anche il non trascurabile merito di andare a definire un
chiaro universo di riferimento a livello territoriale del settore forse più strategico, una vera e propria mappa
dell’economia del mare, sono stati individuati i seguenti profili professionali:
1. Installatore e manutentore di impianti idraulici e di condizionamento di bordo
2. Installatore e manutentore di impianti elettrici di bordo
3. Installatore e manutentore di impianti elettromeccanici ed elettronici di bordo
4. Product manager per la nautica da diporto
5. Progettista impianti di bordo
6. Responsabile smistamento merci nel trasporto combinato
7. Addetto alla documentazione di trasporto marittima ed intermodale
8. Planner di terminal
Nel secondo caso, sottolineando anche la grande opportunità di interazione con l’intervento di sistema sulla
Val di Vara rappresentato dal progetto comunitario GEO in fase di realizzazione e dallo studio di INIPA in
via di ultimazione sempre sulla Val di Vara, i profili identificati sono:
1. Agente di sviluppo locale
2. Comunicatore della cultura rurale
3. Consulente in agricoltura biologica
4. Educatore ambientale
5. Esperto nella commercializzazione dei prodotti tipici
6. Esperto di storia e cultura del territorio
7. Operatore turistico – ambientale
8. Organizzatore di eventi culturali
Questi primi risultati non prefigurano necessariamente progetti già esecutivi, ma rappresentano una
significativa base di discussione per i necessari approfondimenti da parte di tavoli di concertazione ed
organismi istituzionali.
Altre note interessanti sono pervenute in merito al turismo accessibile, legato cioè al movimento turistico
delle persone disabili, in riferimento al quale viene segnalata la figura professionale del “Consulente di
accessibilità”.
Si tratta di un esperto che deve operare diagnosi di accessibilità (assegnando anche un punteggio) delle
strutture turistico-ricettive, basate su criteri di effettiva utilizzabilità e adeguatezza e non su rigide regole
burocratiche; può anche fornire suggerimenti sulle operazioni (aggiustamenti, modifiche strutturali, …) da
effettuare per raggiungere punteggi superiori (aspetto importante, per esempio, per alberghi in fase di
ristrutturazione)
Il “Consulente di accessibilità”, inoltre, dovrebbe provvedere ad una verifica socio-territoriale dell’
accessibilità turistica, non limitata, cioè, alle strutture aziendali ma comprendente anche le opportunità di
ricreazione e socializzazione di un determinato contesto territoriale.
Oltre che questo specifico profilo professionale, la ricerca individua anche necessità di formazione diffusa
sul tema dell’accessibilità, rivolte a persone, come gli addetti delle strutture turistiche e di punti chiave del
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territorio (APT, uffici informazioni, sportelli pubblici,…), che hanno la necessità di sviluppare le proprie
competenze sull’argomento.
I PROGETTI SPECIALI E LORO INTEGRAZIONE CON LA PROGRAMMAZIONE
Il progetto EQUAL ARTIS
Con il 2003 si è conclusa una prima fase di attività, per l’Area Lavoro della Provincia della Spezia, densa
di iniziative spesso convergenti: è il caso del progetto Artis, del progetto GEO, della sottoscrizione
dell’Accordo di Programma per il servizi per il lavoro, dell’avvio del Piano Strategico.
In particolare, se si pone attenzione ai processi, alle relazioni che il progetto Artis ed i suoi attori hanno
innescato in questi mesi di attività effettiva, possiamo misurare un’ulteriore produzione di valore, di
mainstreaming orizzontale e verticale.
E’ possibile individuare, infatti, nell’architettura complessiva del progetto 3 variabili “cruciali” per il
raggiungimento dei risultati attesi:
1. L’integrazione dei servizi
2. Il coinvolgimento delle imprese
3. La relazione fra sistemi locali
Tre punti che la partnership di sviluppo dovrà necessariamente presidiare nella gestione delle fasi successive
del progetto :
L’integrazione dei servizi: i due Gruppi Operativi Provinciali sono sicuramente la sede dove tale processo di
integrazione si può realizzare al meglio: attraverso l’analisi organizzativa di ogni singolo servizio,
l’individuazione dei problemi, il superamento dell’autoreferenzialità. I gruppi hanno operato in questa
direzione dimostrando autodeterminazione e capacità a “lavorare insieme”, producendo nell’immediato
un’espansione della rete e riconducendo ad essa altre iniziative ed altri progetti. In questo il progetto ARTIS
dimostra tutta la sua potenzialità di elemento catalizzatore, in grado di dare valore a tutte le iniziative locali
di inserimento lavorativo e produrre a medio termine innovazione all’interno del sistema.
Il coinvolgimento delle imprese: l’impresa non è solo un elemento del sistema economico, ma è anche un
soggetto della rete sociale: non è più possibile parlare di inserimento lavorativo considerando l’impresa un
soggetto esterno, estraneo, al processo di mediazione lavorativa: gli operatori dei servizi devono imparare a
leggere l’impresa da un punto di vista organizzativo ponendo attenzione alle esigenze ed ai ritmi della
produzione; le imprese devono acquisire gli strumenti informativi e le competenze interne per favorire gli
inserimenti. La partecipazione dei rappresentati dell’industria e dell’artigianato ai gruppi operativi, il
presidio e la gestione nella prima metà del 2004 della formazione dei tutors d’impresa e la definizione dei
criteri di responsabilità sociale necessiteranno la massima attenzione da parte della partnership di sviluppo.
La relazione fra sistemi locali: l’opportunità di gestire un progetto che, sia a livello nazionale quanto
transnazionale pone in relazione realtà locali fra loro differenti è una risorsa molto importante. I territori di
La Spezia e Savona partecipano al progetto secondo le loro specificità, la loro storia: Spezia e Savona
permettono di sperimentare il grado di trasferibilità degli obiettivi e delle metodologie e
contemporaneamente la possibilità di confrontare metodi e contenuti, verificare operativamente le scelte
compiute, con un effetto moltiplicatore in termini di risultati. Questo vale anche per la relazione con i partner
europei: la visita di studio svoltasi a Birmingham ha dimostrato ad esempio la possibilità di realizzare
veramente questo laboratorio di politica sociale e del lavoro attraverso lo scambio e la condivisione degli
elementi comuni ai progetti.
Sicuramente il progetto Artis, ed in particolare la funzione di coordinamento, costituisce un osservatorio
privilegiato per una prospettiva di sviluppo che consenta alla Provincia di presidiare e governare segmenti
importanti delle politiche per l’occupazione quali ad esempio l’inclusione dei soggetti più deboli nel mercato
del lavoro; ecco quindi alcuni punti nodali sui quali dovrebbe attivarsi l’azione congiunta dei differenti
contributi fin qui raccolti:
Integrare il modello operativo per l’inserimento lavorativo delle fasce deboli nell’accordo di programma per
il servizi per il lavoro, costituendo un insieme unico di tutte quelle azioni del territorio mirate alla buona
occupazione dei propri abitanti sulla base di interventi articolati sull’intensità del supporto offerto e sulle
diversità del singolo individuo. Il “Documento strategico” e L’ “Accordo di programma” predisposto dalla
Provincia della Spezia, si collocano su una linea di forte coerenza con quanto espresso dal progetto Artis,
infatti:
a) Riconoscono l’esigenza di porre a sistema l’intero complesso delle politiche attive del lavoro;
b) Individuano nei Servizi per il lavoro uno snodo importante del sistema medesimo;
c) Valorizzano un approccio metodologico basato su un modello cooperativo e sulla condivisione di regole e
strumenti comuni;
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d) Propongono una serie di servizi aggiuntivi a favore delle fasce più deboli
Sul piano operativo è pertanto necessario individuare modalità reali di integrazione fra il modello
organizzativo proposto dal presente documento e quello individuato dall’Accordo di programma.
Va superata la visione che attribuisce ai servizi socio-sanitari ed alle iniziative del cosiddetto Terzo settore
un ruolo residuale, marginale, confinando in un’ambito di azioni “speciali” tutto quanto si riferisce
all’inclusione sociale delle face deboli; a favore di un sistema complessivo, “a banda larga”, che tenga conto
delle differenze qualitative del singolo individuo e che offra un supporto appropriato, personalizzato, ad
intensità diversificata sulla base del bisogno intercettato.
Anche operativamente quindi, il modello operativo proposto dal lavoro del Gruppo operativo si inserisce
quale “parte” di quel “tutto” che è l’accordo di programma secondo le modalità che verranno decise in sede
di Gruppo Istituzionale, così come convenuto nel protocollo di intesa.
Garantire al modello operativo, elaborato dal Gruppo Operativo Provinciale, spazi e risorse per la
sperimentazione ed il consolidamento quale prassi condivisa per tutti gli attori sociali che si occupano di
inserimento lavorativo delle fasce deboli;
Mantenere attivi e “coltivare” i processi di rete avviatisi con il progetto Artis, sia a livello tecnico che
istituzionale, al di là delle attività previste a progetto e della durata del medesimo.
Trasferire la metodologia di progettazione condivisa e partecipata sperimentata all’interno del Gruppo
Operativo Provinciale ad altri ambiti di intervento, per favorire processi di innovazione, responsabilizzazione
e presa di decisioni.
EQUAL ARTIS: SCHEMA GENERALE DELLE AZIONI PREVISTE NEL 2004
Macrofasi
PATTO PER
L’INTEGRAZIONE
Attività
Validazione politico
istituzionale
Gruppi operativi Provinciali
COSTRUZIONE DEL Analisi e ricerca
SISTEMA
Banca dati
INFORMATIVO
Azioni previste
n. 4 incontri con coordinatore
Tempi
Febbraio - Dicembre
n. 6 incontri con coordinatore
Diffusione report finale
Implementazione software di gestione
dati per l’incrocio domanda offerta di
inserimento ed occupazione
Implementazione area operatori
Svolgimento attività formativa
Febbraio - Dicembre
Marzo
Marzo
Sito internet
Marzo - Luglio
Formazione operatori della
Marzo - Luglio
mediazione lavorativa
Formazione accompagnatori Svolgimento attività formativa
Marzo - Luglio
al lavoro
Seminari
n. 8 attività seminariali
Febbraio - Dicembre
Piano di fattibilità per l’attribuzione
Marzo - Settembre
SENSIBILIZZAZION Sensibilizzazione
del marchio
E IMPRESE
imprenditori e marchio
qualità sociale
Formazione tutor aziendali
Svolgimento attività formativa
Marzo - Settembre
Formazione tutor di bacino
Svolgimento attività formativa
Marzo - Settembre
Luglio - Dicembre
PERCORSI DI
Formazione orientativa
Svolgimento attività formativa
INSERIMENTO
Assegnazione
Voucher formativi
Luglio - Dicembre
LAVORATIVO
Tirocini aziendali
Inserimenti
Luglio - Dicembre
Allestimento e conduzione
Botteghe dei mestieri
Luglio - Dicembre
COOPERAZIONE
Eventi transnazionali;
Accoglienza
Febbraio - Dicembre
TRANSNAZIONALE Gruppo di gestione
Evento transnazionale di Helsinki
Visite di studio
Febbraio - Luglio
Luglio - Dicembre
Validazione politico istituzionale
Validazione politico istituzionale
Gruppi operativi Provinciali
Gruppi operativi Provinciali
Analisi e ricerca
Formazione orientativa; Voucher formativi; Tirocini aziendali;
Botteghe
Banca dati
Sensibilizzazione imprenditori e marchio qualità sociale
Sito internet
Formazione tutor aziendali e di bacino
Formazione operatori
Eventi transnazionali; Gruppo di gestione; Visite di studio
Formazione accompagnatori
Sensibilizzazione imprenditori e marchio
qualità sociale
Formazione tutor aziendali e di bacino
Eventi transnazionali; Gruppo di gestione;
Visite di studio
FORMAZIONE
OPERATORI
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IL PROGETTO GEO: GIOVANI E OCCUPAZIONE
Nell’ambito degli indirizzi comunitari poc’anzi citati, il progetto GEO fa riferimento al programma relativo
alle misure innovative previste dall’art.6 del Regolamento del Fondo Sociale Europeo “Strategie locali per
l’occupazione e l’innovazione”, che fissa i principi generali delle azioni che possono essere finanziate e
individua fra i temi prioritari il sostegno ad azioni innovative volte a sviluppare strategie locali per lo
sviluppo dell’occupazione.
Il progetto, promosso e cofinanziato dalla Provincia di Massa Carrara (ente proponente) e dalle Province di
La Spezia e Lucca (enti partner), si rivolge ai giovani disoccupati residenti in Lunigiana (MS), Val di Vara
(SP) e Valle del Serchio (LU), zone geograficamente contigue ed economicamente simili, con l’obiettivo di
progettare ed avviare azioni di sviluppo territoriale.
Infatti GEO, nel rispetto degli obiettivi comunitari e delle priorità nazionali, costituisce un programma di
intervento (con durata fino a dicembre 2004) volto a valorizzare e a promuovere le potenzialità produttive,
culturali e turistiche dei territori provinciali oggetto dell’intervento in un’ottica di sviluppo economico e
occupazionale a favore della popolazione locale.
Il progetto si propone pertanto di recuperare e mettere in rete le azioni parzialmente sviluppate dai progetti
già attivati localmente, con il fine di valorizzare la comunicazione e la relazione tra i vari soggetti e le
diverse iniziative per dare valore aggiunto all’offerta complessiva del territorio, superando la visione
settoriale delle problematiche e delle azioni, soprattutto in relazione alla promozione dell’offerta turistica,
culturale e gastronomica.
Per l’intervento sulla Val di Vara la Provincia della Spezia ha attivato un parternariato locale composto da
Camera di Commercio, Comunità Montane, A.P.T., sindacati, nonché si è avvalsa, per questa prima fase,
della collaborazione dell’A.T.S composta dagli enti di formazione Iripa e Formimpresa e dall’Istituto Sturzo.
Per realizzare i propri obiettivi il progetto propone, nella fase iniziale, una inedita ed approfondita analisi
del territorio, rivolta sia alla popolazione giovanile che al mercato del lavoro (imprese), finalizzata alla
diffusione della conoscenza dell’economia locale e al rafforzamento dei rapporti tra i diversi attori (pubblici
e privati) del territorio.
Attraverso una metodologia di animazione territoriale attiva, adottata per facilitare anche il coinvolgimento
diretto degli opinion leaders locali, l’analisi vuole indagare e descrivere i bisogni e le aspettative emergenti
o latenti del territorio (popolazione e mercato del lavoro) per tradurli in progetti innovativi e condivisi al fine
dello sviluppo occupazionale locale.
I risultati della ricerca, nonché la presentazione degli scenari futuri del progetto, sono stati illustrati il 12
dicembre 2003 in un convegno che si è svolto presso il Comune di Sesta Godano.
Inoltre, attraverso la costituzione di un GEO-portale (www.progettogeo.it, in cui è presente anche un link
dedicato al nostro territorio) che proponga sulla rete sia le offerte culturali, turistiche, gastronomiche delle
realtà produttive sia un servizio di incrocio della domanda e offerta di lavoro locale, il progetto si propone di
creare uno specifico spazio dedicato alle aziende operanti sul territorio finalizzato a valorizzarne le
potenzialità e ad avvicinare i giovani residenti al mercato del lavoro locale.
Le azioni successive di GEO sono finalizzate a elaborare e sperimentare nuovi strumenti e metodologie di
accompagnamento al lavoro volti a promuovere il sostegno dell’occupazione, ad aumentare il tasso di
occupazione locale e a limitare la dispersione dai percorsi formativi.
Attraverso l’attivazione di laboratori sperimentali finalizzati all’attuazione di azioni di accompagnamento
al lavoro rivolte ai giovani, il progetto intende promuovere la creazione di una forza lavoro competente,
qualificata e adattabile alle nuove esigenze del mercato del lavoro e sviluppare lo spirito imprenditoriale del
territorio.
Possiamo pertanto definire GEO un progetto innovativo di sviluppo territoriale finalizzato a creare le
condizioni per sviluppare l'occupazione giovanile locale di zone geografiche ad elevata potenzialità di
crescita turistica come la Lunigiana, la Val di Vara e la Valle del Serchio.
Il progetto, valorizzandoil patrimonio di risorse esistenti, intende restituire al territorio un'identità collettiva,
un'immagine comune e obiettivi condivisi di sviluppo, per generare valore e ricchezza a favore di tutta la
comunità locale.
La realizzazione di ciò richiede necessariamente, da parte dei partner e di tutti gli altri soggetti che saranno
progressivamente coinvolti, l’adozione di una metodologia di lavoro fortemente improntata alla
concertazione, alla collaborazione e al completo raccordo tra i diversi attori (istituzionali, sociali e privati).
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IL PROGETTO OVER 40
Il progetto “oltre i 40 anni” è stato proposto da Agenzia Liguria Lavoro, ente strumentale della Regione
Liguria, e dalle Amministrazioni Provinciali di Genova, Imperia, La Spezia e Savona.
E’ fondamentale sottolineare l’importanza della cotitolarità del progetto, che ha rappresentato un impegno
sinergico delle quattro province e dell’Agenzia Liguria Lavoro per sostenere un’iniziativa dal grande valore
sperimentale, che acquista maggior rilievo per il fatto di essere stata attuata parallelamente su tutto il
territorio regionale, coinvolgendo i principali attori del sistema delle politiche attive del lavoro.
La realizzazione del progetto sul territorio infatti è stata affidata alle singole Amministrazioni Provinciali,
che insieme all’Agenzia Liguria Lavoro hanno individuato sia il target di riferimento sia i soggetti attuatori,
per realizzare un intervento che, pur essendo nuovo, possa diventare abituale nel catalogo degli strumenti
degli operatori di orientamento, nonché un’azione di sistema nell’ambito dei servizi all’impiego delle diverse
Province.
Il Progetto è stato rivolto alla categoria dei soggetti che, superata una fase critica di tipo anagrafico senza
aver di fatto risolto il proprio problema professionale, richiedano un'assistenza differenziata e personalizzata
attraverso un progetto innovativo e non riscontrabile, attualmente, a livello regionale, nonché scarsamente
presente nel panorama nazionale.
In linea generale si può definire la categoria degli utenti interessati al progetto come:
200 persone complessivamente sul territorio regionale ( 40 in Provincia della Spezia) tra UOMINI e
DONNE, in possesso di esperienze di lavoro polivalenti, maturate nel contesto di imprese piccole e medie
e/o di aziende artigiane, in assenza di contratti di lavoro regolarizzati (prevalenza di lavoro nero), che si
trovino pertanto privi di un profilo professionale appetibile, con le conseguenti gravi difficoltà al
raggiungimento di una posizione lavorativa adeguata.
Una particolare attenzione è stata riservata a donne, separate o divorziate, che si trovino in una condizione di
disoccupazione o inoccupazione.
Il criterio principale di questo progetto e la sua caratteristica di assoluta innovatività è il principio per il quale
l'omogeneità è data non dalla tipologia di utenza bensì dalla metodologia utilizzata; soggetti con
caratteristiche differenti hanno potuto trovare nel metodo di questo progetto uno sbocco alle problematiche
lavorative, attraverso un sistema flessibile, adattabile e personalizzato e, al tempo stesso, vincolante.
Inoltre il progetto mirvsa a coinvolgere e valorizzare le professionalità dei diversi Centri per l’Impiego,
che hanno rappresentato una risorsa imprescindibile per il progetto stesso, in quanto coinvolti totalmente
in tutte le fasi di “oltre i 40 anni”.
Metodologie diverse sono state utilizzate nei vari steps del progetto:
⇒ Assessment Center per la prima selezione di gruppo;
⇒ Job Club in un secondo momento, secondo la già sperimentata ed efficace metodologia
inglese e francese.
⇒ Bilanci di competenze: esperienza utilizzata e diffusa in altri paesi europei, ma ancora poco
utilizzata in Italia.
⇒ Affidamento ad un tutor aziendale, che possa svolgere una funzione di supporto tecnico
operativo specialistico nella trasformazione del progetto professionale, da idea progettuale a
reale percorso di inserimento/reinserimento nel mondo lavorativo.
⇒ Tirocinio
⇒ Formazione
⇒ Placement.
Il progetto si è chiuso alla fine del mese di Febbraio, al momento è sottoposto a valutazione ministeriale e i
suoi risultati saranno resi pubblici in un convegno che si terrà a Genova presumibilmente nell’Aprile 2004.
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UNIONE EUROPEA
F.S.E.
Ministero del Lavoro e
delle Politiche sociali
Ufficio Centrale O.F.P.L.
REGIONE LIGURIA
FONDO SOCIALE EUROPEO
OBIETTIVO 3
REGIONE LIGURIA 2000 - 2006
OBIETTIVO 3 2000 – 2006
PROGRAMMA OPERATIVO REGIONALE
REGIONE LIGURIA
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CONTESTO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
Le priorità di intervento per la realizzazione del Programma Operativo Ob. 3 trovano sviluppo in una
struttura in termini di assi, obiettivi specifici e misure. Una misura si riferisce a uno o più obiettivi specifici e
comprende una pluralità di azioni, riconducibili a sub obiettivi o obiettivi operativi, che sono adeguatamente
dettagliate e circostanziate nel
Complemento
di
Programmazione.
(Regione Liguria
http://www.regione.liguria.it)
Le linee generali di orientamento della Regione tengono conto delle seguenti priorità individuate nel
piano nazionale sopra citato:
• Almeno il 3% dei fondi disponibili deve essere riservato a progetti interregionali.
• Almeno lo 0,5% dei fondi disponibili deve essere riservato alla Sovvenzione Globale di progetti rivolti al
sostegno e sviluppo di imprese sociali nell’ambito della tipologia definita dall’art. 4 del regolamento N.
1784/1999 del Fondo Sociale Europeo (piccoli sussidi per capitale sociale).
• Nel rispetto delle politiche di “mainstreaming” per le pari opportunità i progetti dovranno contenere
azioni di pubblicizzazione e modalità organizzative che favoriscano la partecipazione delle donne alla
formazione e al lavoro.
• Per il conseguimento dell’obiettivo trasversale “società dell’informazione”, gli interventi formativi
dovranno contenere un modulo in materia di nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
• La formazione per l’accesso dovrà prevedere un modulo di formazione sulla sicurezza.
• Almeno il 60% delle risorse dell’Asse A deve essere destinato all’obiettivo specifico 1 “Prevenzione
della disoccupazione di giovani e adulti” (Misure A1 e A2).
• Almeno il 60% del finanziamento pubblico, relativo alle attività formative che verranno attivate nella
misura D1, è destinato alle PMI.
• Alle aree obiettivo 2 viene riservato il 5% pro-capite in più rispetto alle aree non territorializzate.
I vincoli priorità di cui sopra potranno essere rivisti a seguito della definizione della revisione di metà
periodo del P.O.R.
La ripartizione delle risorse per fonti di finanziamento per gli assi A, B, C, E, F è 45% Fondo Sociale
Europeo, 44% Stato, 11% Regione; per l’asse D 45% Fondo Sociale Europeo, 44% Stato, 11% Regione,
Privati.
Le misure proposte dalla Regione all’interno di ciascun asse prioritario ed il loro riferimento all’obiettivo
perseguito, in coerenza con le indicazioni del piano nazionale, sono le seguenti:
ASSE A: Sviluppo e promozione di politiche attive del mercato del lavoro per combattere e prevenire la
disoccupazione, evitare a donne e uomini la disoccupazione di lunga durata, agevolare il
reinserimento dei disoccupati di lunga durata nel mercato del lavoro e sostenere l'inserimento
nella vita professionale dei giovani e di coloro, uomini e donne, che si reinseriscono nel mercato
del lavoro.
Misura A.1 - Organizzazione dei servizi per l’impiego (ob. spec. 1)
Misura A.2 - Inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di giovani e adulti nella logica
dell’approccio preventivo (ob. spec. 1)
Misura A.3 - Inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di uomini e donne fuori dal mercato del
lavoro da più di sei o dodici mesi (ob. spec. 2)
ASSE B - Promozione di pari opportunità per tutti nell’accesso al mercato del lavoro, con
particolare
attenzione per le persone che rischiano l’esclusione sociale.
Misura B.1 - Inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi svantaggiati (ob. spec. 3)
ASSE C - Promozione e miglioramento:
della formazione professionale,
dell’istruzione,
dell’orientamento
nell’ambito di una politica di apprendimento nell’intero arco della vita, al fine di:
agevolare e migliorare l’accesso e l’integrazione nel mercato del lavoro
migliorare e sostenere l’occupabilità
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promuovere la mobilità professionale
Misura C. 1-Adeguamento del sistema della formazione professionale e dell’istruzione(ob. spec. 4)
Misura C. 2 - Prevenzione della dispersione scolastica e formativa (ob. spec. 4)
Misura C. 3 - Formazione superiore (ob. spec. 5)
Misura C. 4 - Formazione permanente (ob. spec. 6)
ASSE D - Promozione di una forza lavoro competente, qualificata e adattabile, dell’innovazione e
dell’adattabilità nell’organizzazione del lavoro, dello sviluppo dello spirito imprenditoriale, di
condizioni che agevolino la creazione di posti di lavoro nonché della qualificazione e del
rafforzamento del potenziale umano nella ricerca, nella scienza e nella tecnologia.
Misura D.1 - Sviluppo della formazione continua, della flessibilità del MdL e della competitività delle
imprese pubbliche e private, con priorità alle PMI (ob. spec. 7)
Misura D.2 - Adeguamento delle competenze della Pubblica Amministrazione (ob. spec. 7)
Misura D.3- Sviluppo e consolidamento dell’imprenditorialità con priorità ai nuovi bacini d’impiego (ob.
spec. 8)
Misura D.4- Miglioramento delle risorse umane nel settore della Ricerca e Sviluppo tecnologico (ob. spec.
9)
ASSE E- Misure specifiche intese a migliorare l’accesso e la partecipazione delle donne al mercato del
lavoro, compreso lo sviluppo delle carriere e l’accesso a nuove opportunità di lavoro e
all’attività imprenditoriale, e a ridurre la segregazione verticale ed orizzontale fondata sul
sesso nel mercato del lavoro
Misura E.1 – Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro (ob. spec. 10)
ASSE F - Accompagnamento del QCS e dei programmi operativi
Misura F.1 – Spese di gestione, esecuzione, monitoraggio, controllo (ob. spec. 11)
Misura F.2 – Altre spese di assistenza tecnica (ob. spec. 11)
AZIONI A TITOLARITÀ PROVINCIALE
(Disposizioni attuative POR OB.3 – ANNO 2004 approvate dalla Giunta Regionale con
deliberazione N° 1593 del 5.12.2003 )
(Regione Liguria
http://www.regione.liguria.it)
comprendono le azioni la cui pianificazione e gestione è, ai sensi e per gli effetti della legge regionale n.
52/93 e successive modificazioni ed integrazioni e delle leggi regionali n. 41/95 e 27/98, attribuita alla
Province.
ASSE A
MISURA A2 - inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di giovani e adulti nella logica
dell’approccio preventivo
MISURA A3 - inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di uomini e donne fuori dal mercato del
lavoro da piu’ di sei o dodici mesi
ASSE B
MISURA B1 - inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi svantaggiati
ASSE C
MISURA C2 - prevenzione della dispersione scolastica e formativa
MISURA C3 - formazione superiore
MISURA C4 - formazione permanente
ASSE D
MISURA D1 - sviluppo della formazione continua, della flessibilità del mdl e della competitività delle
imprese pubbliche e private, con priorità alle pmi
MISURA D3 - sviluppo e consolidamento dell’imprenditorialità con priorità ai nuovi bacini d’impiego
ASSE E
MISURA E1 - promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro
SCHEDE delle MISURE di competenza provinciale
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(Disposizioni attuative POR OB.3 – ANNO 2002 Regione Liguria
SCHEDA DI MISURA
http://www.regione.liguria.it)
A2 ( SINTESI )
Sezione I – Identificazione della Misura
Asse A– Sviluppo e promozione di politiche attive del mercato del lavoro per combattere e prevenire la
disoccupazione, evitare a donne e uomini la disoccupazione di lunga durata, agevolare il
reinserimento dei disoccupati di lunga durata nel mercato del lavoro e sostenere l’inserimento
nella vita professionale dei giovani e di coloro, uomini e donne, che si reinseriscono nel mercato
del lavoro
Misura A.2 - Inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di giovani e adulti nella logica
dell’approccio preventivo
Beneficiario finale : Enti pubblici e privati, Enti di formazione professionale con sedi formative accreditate
ai sensi della deliberazione di Giunta Regionale n° 965 del 6.08.2003 e successive
integrazioni in possesso di accreditamento per le macrotipologie di azione formativa
previste dalla misura, Centri provinciali di formazione professionale, Centri eccellenza
delle Province, Imprese
Amministrazione responsabile: Regione Liguria e Amministrazioni provinciali
Soggetti destinatari dell’intervento: Popolazione in età attiva (disoccupati giovani e adulti, persone in CIG
straordinaria, persone inserite in contratto di apprendistato o in altri contratti a causa mista, persone in
condizione professionale attuale inattiva)
Copertura geografica: territorio regionale
Finalità:
•
attuare una politica preventiva contro la disoccupazione di lunga durata, promuovendo l’inserimento
nel mercato del lavoro dei giovani e degli adulti, con l’obiettivo di consentire, rispettivamente, entro i
primi sei mesi e dodici mesi di disoccupazione, un’esperienza lavorativa o formativa. Con la piena
operatività dei Centri per l’impiego tale obiettivo sarà realizzato a regime.
•
promuovere e migliorare la formazione, l’istruzione e l’orientamento per facilitare e migliorare
l’accesso e l’inserimento nel mercato del lavoro, per migliorare e sostenere l’occupabilità e per
promuovere la mobilità occupazionale, favorendo altresì l’integrazione tra i sistemi istruzione,
formazione e lavoro, in relazione anche all’obiettivo di assicurare la permanenza dei giovani nei
sistemi di istruzione e formazione fino ai 18 anni.
•
migliorare la conoscenza dei fabbisogni, promuovere e monitorare l’accesso ai servizi offerti ai
giovani, agli adulti, ai soggetti in età attiva.
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SCHEDA DI MISURA
A3 ( SINTESI )
Sezione I - Identificazione della Misura
Asse A – Sviluppo e promozione di politiche attive del mercato del lavoro per combattere e prevenire la
disoccupazione, evitare a donne e uomini la disoccupazione di lunga durata, agevolare il
reinserimento dei disoccupati di lunga durata nel mercato del lavoro e sostenere l’inserimento
nella vita professionale dei giovani e di coloro, uomini e donne, che si reinseriscono nel
mercato del lavoro
Misura A.3- Inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro di uomini e donne fuori dal
mercato del
lavoro da più di sei o dodici mesi
Beneficiario finale : Enti pubblici e privati, Enti di formazione professionale con sedi formative accreditate
ai sensi della deliberazione di Giunta Regionale n° 965 del 6.08.2003 e successive
integrazioni in possesso di accreditamento per le macrotipologie di azione formativa
previste dalla misura, Centri provinciali di formazione professionale, Centri eccellenza
delle Province, Imprese
Amministrazione responsabile: Regione Liguria e Amministrazioni provinciali
Soggetti destinatari dell’intervento:. Disoccupati di lunga durata giovani ed adulti, persone in mobilità,
persone impegnate in progetti di lavori socialmente utili, persone inserite in contratti di apprendistato o
in altri contratti a causa mista
Copertura geografica: territorio regionale
Finalità:
•
intervenire sulla disoccupazione di lunga durata attraverso la creazione di percorsi individuali
d’inserimento lavorativo e l’avvio di azioni di formazione e di assistenza al placement
•
migliorare la conoscenza dei fabbisogni, promuovere e monitorare l’accesso ai servizi offerti ai
disoccupati di lunga durata
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SCHEDA DI MISURA B1 ( SINTESI )
Sezione I - Identificazione della Misura
Asse B– Promozione di pari opportunità per tutti nell’accesso al mercato del lavoro, con particolare
attenzione per le persone che rischiano l’esclusione sociale
Misura B1 – Inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi svantaggiati.
Beneficiario finale : Enti pubblici e privati, Enti di formazione professionale con sedi formative accreditate
ai sensi della deliberazione di Giunta Regionale n° 965 del 6.08.2003 e successive
integrazioni in possesso di accreditamento per le macrotipologie di azione formativa
previste dalla misura, Centri provinciali di formazione professionale, Centri eccellenza
delle Province, Imprese
Amministrazione responsabile: Regione Liguria e Amministrazioni provinciali
Soggetti destinatari dell'intervento: Persone portatrici di handicap fisici e mentali - detenuti ed ex detenuti
- cittadini extracomunitari - nomadi - tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti - sieropositivi - persone
appartenenti a minoranze etniche - alcolisti ed ex alcolisti - persone inquadrabili nei fenomeni di nuova
povertà -personale che opera nei servizi sociali ( incluso terzo settore) - formatori, operatori scolastici,
operatori dei centri per l’impiego, datori di lavoro, parti sociali, famiglie
Copertura geografica: territorio regionale
Finalità:
•
favorire la costruzione di una rete tra i soggetti pubblici e privati competenti in materia di
reinserimento sociale e lavorativo dei soggetti svantaggiati, in grado di ottimizzare l’impiego delle
risorse a disposizione, valorizzare le possibili sinergie ed incrementare l’efficacia dei risultati anche
tramite la sperimentazione di una modalità innovativa e trasferibile di orientamento al lavoro (percorso
individuale, bilancio delle competenze ecc.) coinvolgendo fin dal principio gli operatori (carcere, ASL)
e gli assistenti sociali (Centro servizio sociale, ASL,Comune), nonché gli operatori dei servizi per
l’impiego, del sistema formativo e le Parti sociali, che veda comuni processi di formazione
•
realizzare l’inserimento o reinserimento lavorativo di una quota significativa di utenti, tramite un
migliore orientamento nel mercato del lavoro, il conseguimento di idonea specializzazione o
l’opportunità di accompagnamento al lavoro, sia nel caso di creazione di nuova impresa che di
rafforzamento di quelle esistenti nell’ambito del terzo settore e con particolare riferimento ai nuovi
bacini di impiego, anche tramite progetti individuali e la sperimentazione di progetti integrati e
percorsi di inserimento in applicazione della l. 68/99
•
migliorare la conoscenza delle fasce deboli, al fine di predisporre interventi accessibili a tutti i
soggetti, in particolare a quelli dotati di minore grado di occupabilità o esterni alle reti relazionali e
associative
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SCHEDA DI MISURA C2 ( SINTESI )
Sezione I – Identificazione della Misura
Asse C – Promozione e miglioramento della formazione professionale, dell’istruzione e dell’orientamento,
nell’ambito di una politica di apprendimento nell’intero arco della vita, al fine di agevolare e
migliorare l’accesso e l’integrazione nel mercato del lavoro, migliorare e sostenere
l’occupabilità e promuovere la mobilità professionale.
Misura C.2 – Prevenzione della dispersione scolastica e formativa
Beneficiario finale: Enti pubblici e privati, Enti di formazione professionale con sedi formative accreditate
ai sensi della deliberazione di Giunta Regionale n° 965 del 6.08.2003 e successive
integrazioni in possesso di accreditamento per le macrotipologie di azione formativa
previste dalla misura, Centri provinciali di formazione professionale, Centri eccellenza
delle Province, Imprese
Amministrazione responsabile: Regione Liguria e Amministrazioni provinciali
Soggetti destinatari dell’intervento: studenti dell’ultimo anno dell’obbligo scolastico
giovani fino ai 18 anni che non hanno adempiuto all’obbligo scolastico, oppure che, pur avendo
adempiuto, non sono inseriti nei previsti canali dell’obbligo formativo nei sei mesi successivi o che ne
siano usciti prima del conseguimento della qualifica, ovvero che presentino carenze gravi nella
formazione di base;
giovani fino ai 18 anni inseriti nei previsti canali (non scolastici) dell’obbligo formativo e che sono a
rischio di dispersione;
giovani fino a 18 anni stranieri privi di titolo di studio riconosciuto, anche se inseriti nel mondo del
lavoro, famiglie;
Copertura geografica: territorio regionale
Finalità:
•
assicurare ai giovani formalmente scolarizzati, ma privi delle competenze di base e a quelli che hanno
abbandonato percorsi formativi o scolastici, set di competenze spendibili sul mercato del lavoro.
•
innovare le metodologie psicopedagogiche d’intervento e sostenere le famiglie al fine di consentire un
reale recupero di competenze di base spendibili sul mercato del lavoro nei giovani.
promuovere la conoscenza dei nuovi servizi resi a questa specifica fascia d’utenza
•
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SCHEDA DI MISURA
C3 ( SINTESI )
Sezione I - Identificazione della Misura
Asse C – Promozione e miglioramento della formazione professionale, dell’istruzione e dell’orientamento,
nell’ambito di una politica di apprendimento nell’intero arco della vita, al fine di agevolare e
migliorare l’accesso e l’integrazione nel mercato del lavoro, migliorare e sostenere
l’occupabilità e promuovere la mobilità professionale.
Misura C.3 – Formazione superiore
Beneficiario finale : Enti pubblici e privati, Enti di formazione professionale con sedi formative accreditate
ai sensi della deliberazione di Giunta Regionale n° 965 del 6.08.2003 e successive
integrazioni in possesso di accreditamento per le macrotipologie di azione formativa
previste dalla misura, Centri provinciali di formazione professionale, Centri eccellenza
delle Province, Imprese
Amministrazione responsabile: Regione Liguria e Amministrazioni provinciali
Soggetti destinatari dell’intervento: occupati e disoccupati giovani e adulti, inoccupati
Copertura geografica: territorio regionale
Finalità:
•
favorire il conseguimento di competenze elevate da parte dei giovani attraverso l’integrazione delle
diverse agenzie formative e l’articolazione di percorsi post secondari capaci di massimizzare
l’occupabilità, di sviluppare le competenze necessarie per la competitività del sistema, di ridurre la
dispersione negli studi universitari
•
assicurare che i percorsi post secondaria siano adeguati alle esigenze di sviluppo del sistema
produttivo regionale e che le opportunità formative siano adeguatamente conosciute dagli utenti
potenziali.
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SCHEDA DI MISURA
C4 ( SINTESI )
Sezione I - Identificazione della Misura
Asse
C
-
Promozione
e
miglioramento
della
formazione
professionale,
dell’istruzione,
dell’orientamento, nell’ambito di una politica di apprendimento nell’intero arco della vita al
fine di agevolare e migliorare l’accesso e l’integrazione nel mercato del lavoro, di migliorare e
sostenere l’occupabilità e promuovere la mobilità professionale.
Misura C.4 – Formazione permanente
Beneficiario finale : Enti pubblici e privati, Enti di formazione professionale con sedi formative accreditate
ai sensi della deliberazione di Giunta Regionale n° 965 del 6.08.2003 e successive
integrazioni in possesso di accreditamento per le macrotipologie di azione formativa
previste dalla misura, Centri provinciali di formazione professionale, Centri eccellenza
delle Province, Imprese
Amministrazione responsabile: Regione Liguria e Amministrazioni provinciali
Soggetti destinatari dell'intervento: popolazione in età attiva
Copertura geografica: territorio regionale
Finalità:
•
permettere l’avvio di un sistema integrato tra scuola e formazione professionale capace di sviluppare
un’offerta adeguata di educazione permanente, atta a consentire all’individuo di inserirsi o di
permanere attivamente nel mondo del lavoro, di ampliare le proprie opportunità professionali, di
godere di un’opportunità concreta di crescita
•
offrire agli utenti potenziali un sistema integrato di servizi a supporto dell’educazione permanente
•
diffondere la consapevolezza dell’importanza dell’educazione permanente al fine della manutenzione
della propria professionalità e della propria crescita culturale e sociale e monitorare e verificare i
risultati delle azioni intraprese
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SCHEDA DI MISURA D1 ( SINTESI )
Sezione I - Identificazione della Misura
Asse D -
Promozione di una forza lavoro competente, qualificata e adattabile, dell'innovazione e
dell'adattabilità nell'organizzazione del lavoro, dello sviluppo dello spirito imprenditoriale, di
condizioni che agevolino la creazione di posti di lavoro nonché della qualificazione e del
rafforzamento del potenziale umano nella ricerca, nella scienza e nella tecnologia
Misura D.1 - Sviluppo della formazione continua, della flessibilità del mercato del lavoro e della
competitività delle imprese, con priorità alle PMI
Beneficiario finale:
Enti pubblici e privati, Enti di formazione professionale con sedi formative accreditate
ai sensi della deliberazione di Giunta Regionale n° 965 del 6.08.2003 e successive
integrazioni in possesso di accreditamento per le macrotipologie di azione formativa
previste dalla misura, Centri provinciali di formazione professionale, Centri eccellenza
delle Province, Imprese
Amministrazione responsabile: Regione Liguria e Amministrazioni provinciali
Soggetti destinatari dell'intervento: occupati giovani e adulti, lavoratori in mobilità, lavoratori in CIG
ordinaria, persone impegnate in LSU/LPU, parti sociali
Copertura geografica: territorio regionale
Finalità:
•
anticipare il cambiamento organizzativo e produttivo mediante azioni di supporto e di
accompagnamento alle riorganizzazioni aziendali
•
sostenere le politiche di rimodulazione degli orari di lavoro e di flessibilizzazione del mercato del
lavoro
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SCHEDA DI MISURA D3 ( SINTESI )
Sezione I - Identificazione della Misura
Asse D -
Promozione di una forza lavoro competente, qualificata e adattabile, dell'innovazione e
dell'adattabilità nell'organizzazione del lavoro, dello sviluppo dello spirito imprenditoriale, di
condizioni che agevolino la creazione di posti di lavoro nonché della qualificazione e del
rafforzamento del potenziale umano nella ricerca, nella scienza e nella tecnologia
Misura D.3 - Sviluppo e consolidamento dell'imprenditorialità con priorità ai nuovi bacini di impiego
Beneficiario finale:
Enti pubblici e privati, Enti di formazione professionale con sedi formative accreditate
ai sensi della deliberazione di Giunta Regionale n° 965 del 6.08.2003 e successive
integrazioni in possesso di accreditamento per le macrotipologie di azione formativa
previste dalla misura, Centri provinciali di formazione professionale, Centri eccellenza
delle Province, Imprese
Amministrazione responsabile: Regione Liguria e Amministrazioni provinciali
Soggetti destinatari dell'intervento: occupati e disoccupati giovani e adulti, lavoratori impegnati in
LSU/LPU
Copertura geografica: territorio regionale
Finalità:
•
riorientare e qualificare gli operatori di diversi servizi al nuovo modo di operare: gli operatori
dovranno sviluppare una cultura del servizio centrata sull'utenza e sull'integrazione
•
promuovere la nascita e lo sviluppo di idee imprenditoriali
sviluppare modalità di interazione tra scuola, università e formazione professionale: sarà creata una
•
"rete" sperimentale di tutti i singoli elementi che compongono il sistema, che risponda ai fabbisogni
degli utenti e delle imprese
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SCHEDA DI MISURA E1 ( SINTESI )
Sezione I - Identificazione della Misura
Asse E - Misure specifiche intese a migliorare l'accesso e la partecipazione delle donne al mercato del
lavoro, compreso lo sviluppo delle carriere e l'accesso a nuove opportunità di lavoro e all'attività
imprenditoriale, e a ridurre la segregazione verticale e orizzontale fondata sul sesso nel mercato
del lavoro
Misura E.1 - Promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro
Beneficiario finale: Enti pubblici e privati, Enti di formazione professionale con sedi formative accreditate
ai sensi della deliberazione di Giunta Regionale n° 965 del 6.08.2003 e successive
integrazioni in possesso di accreditamento per le macrotipologie di azione formativa
previste dalla misura, Centri provinciali di formazione professionale, Centri eccellenza
delle Province, Imprese
Amministrazione responsabile: Regione Liguria e Amministrazioni provinciali
Soggetti destinatari dell'intervento: Occupati, disoccupati giovani e adulti, imprese, parti sociali
Copertura geografica: territorio regionale
1. Finalità:
•
aumentare il tasso di attività femminile favorendo la partecipazione delle donne al mercato del
lavoro.
•
promuovere l’inserimento delle donne nel lavoro indipendente favorendo la diffusione del lavoro
autonomo e la creazione d’impresa
•
agire sui meccanismi che possono impedire la permanenza nella condizione occupazionale od
ostacolare lo sviluppo di carriera.
La Regione Liguria sta emanando le disposizioni attuative per la misura D2 “Adeguamento delle competenze
della Pubblica Amministrazione” parte delle cui risorse sarà affidata alla gestione delle Province che
rimangono in attesa delle disposizioni regionali per la loro programmazione.
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DISPOSIZIONI GENERALI
( REGIONE LIGURIA “DISPOSIZIONI ATTUATIVE AZIONI FONDO SOCIALE
EUROPEO P.O.R. OB. 3 ANNO 2004”
D.G.R. N° 1593 del 5.12.2003)
► In linea generale sono confermati gli standard del Programma triennale delle politiche formative, del
lavoro e dei servizi per l’impiego della Regione Liguria 1999-2001, salvo quanto specificamente
disposto, a seguito dell’applicazione della nuova programmazione comunitaria, dalle singole schede
Misura
► Le Province dovranno avvalersi nell’attuazione delle azioni misure previste del contributo del
partenariato istituzionale ed economico sociale rappresentativo del territorio.
► Per la realizzazione degli obiettivi operativi le Province attuano interventi di informazione e
pubblicizzazione delle azioni( misure di accompagnamento ) nel rispetto delle direttive regionali.
► Le Province hanno la possibilità di utilizzare quota parte delle risorse assegnate per la realizzazione di
indagini e ricerche( assistenza a strutture e sistemi).
► Le Province possono prevedere la costituzione di un “FONDO DI RISERVA”per interventi urgenti di
riconversione di imprese a rischio.
► Per il rispetto delle politiche di “mainstreaming” per le pari opportunità i progetti dovranno contenere
azioni di pubblicizzazione e modalità organizzative che favoriscano la partecipazione delle donne alla
formazione e al lavoro.
► Per il conseguimento dell’obiettivo trasversale “società dell’informazione”, gli interventi formativi
dovranno contenere un modulo in materia di nuove tecnologie dell’informazione e della
comunicazione.
► La formazione per l’accesso dovrà prevedere un modulo di formazione sulla sicurezza
► Nell’attuazione delle presenti disposizioni la Provincia della Spezia si attiene al rispetto dei vincoli
stabiliti dall’art. 87 e 88 del Trattato CE assicurando l’applicazione agli interventi che configurano
aiuti di Stato delle regole per l’accesso e dei livelli di contribuzione erogabile previsti nei regimi di
aiuto approvati dalla Commissione Europea
TIPOLOGIA PROGETTUALE
Il POR Ob. 3 consente la presentazione di iniziative sotto forma di azioni integrate, e cioè di utilizzare in
modo congiunto e unitario i molteplici strumenti messi a disposizione dal FSE (quali orientamento,
formazione, aiuto, misure di accompagnamento etc.), ovvero di utilizzare le singole opportunità in modo
disgiunto, richiedendo pertanto il finanziamento di singole azioni.
Per la realizzazione delle attività ammesse a finanziamento sarà possibile presentare progetti semplici e
progetti integrati.
I progetti semplici prevedono la realizzazione di singole attività / azioni / iniziative; ciascuno di essi
pertanto deve essere riconducibile ad una sola tipologia;
I progetti integrati prevedono contestualmente la realizzazione di una pluralità di attività / azioni / iniziative
anche nell’ambito di diversi Assi e/o Misure, prevedendo, eventualmente, fonti di finanziamento diverse.
Il POR Liguria dà priorità alla seconda tipologia di intervento.
DURATA DEI PROGETTI
La durata dei progetti, pur se da considerarsi variabile in funzione della complessità e della numerosità di
azioni previste al loro interno, dovrà essere comunque riconducibile ad un periodo, di norma, non superiore a
due anni.
I progetti devono essere di norma cantierabili entro 60 giorni dall’approvazione.
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Per quanto attiene la durata delle specifiche attività formative si rimanda al Programma triennale delle
politiche formative, del lavoro e dei servizi per l’impiego 1999/2001, salvo quanto specificato nelle singole
schede Misura o all’interno dei Progetti Esecutivi previsti dalla programmazione provinciale.
DESTINATARI
I destinatari delle attività contenute nei progetti sono quelli previsti dagli Assi e dalle Misure oggetto delle
presenti disposizioni attuative e riportati nel POR Ob. 3 della Regione Liguria e nel “Complemento di
programmazione”.
REQUISITI DI AMMISSIBILITA’ DEI SOGGETTI PROPONENTI
Possono presentare domanda di accesso ai finanziamenti i soggetti aventi titolo ai sensi della legge regionale
n. 52/93 e successive modificazioni ed integrazioni.
In particolare sono ricompresi fra i soggetti proponenti:
o Le sedi formative accreditate ai sensi della deliberazione di Giunta Regionale n° 965 del 6.08.2003 e
successive integrazioni
o le imprese, nei limiti e per le finalità stabilite dall’art. 39. Per tale categoria è necessario precisare
che ai fini dell’accesso ai fondi comunitari, le piccole e medie imprese devono, per essere definite
tali, rispettare la raccomandazione della Commissione n. 96/280 del 06/03/1996.
Per le azioni di sistema (indagini e ricerche, analisi etc.), rientranti nel campo di applicazione delle presenti
disposizioni, possono altresì presentare domanda di accesso ai finanziamenti, i seguenti soggetti:
Centri di studi e ricerche
Enti bilaterali per le azioni di analisi fabbisogni
Il presente Documento di Programmazione recepisce automaticamente ogni disposizione che verrà
emanata dalla Regione in merito alle procedure di accreditamento delle sedi formative di cui alla D.G.R.
n° 965 del 6.08.2003 ed eventuali modifiche.
PROCEDURE DI SELEZIONE
La Provincia, per l’attuazione delle iniziative cofinanziate attiverà procedure di selezione (unificate sul
territorio regionale) dei progetti relativi.
Le procedure di selezione dei progetti saranno individuate tenuto conto della tipologia dell’intervento, nel
rispetto della normativa vigente, comunitaria, nazionale e regionale.
Si farà ricorso ad una procedura aperta di selezione dei progetti in accordo con i principi di parità di
trattamento, di trasparenza, di riconoscimento reciproco e di proporzionalità. Anche le procedure
ristrette sono assimilabili alla procedura aperta quando i candidati invitati dall’Amministrazione
aggiudicatrice siano tutti gli aventi diritto (per capacità tecnica ed economica e/o per l’iscrizione in appositi
“elenchi ufficiali di prestatori di servizi”), in esito ad una selezione precedentemente effettuata sulla base di
una procedura aperta con bando adeguatamente pubblicizzato.
La selezione delle iniziative da ammettere a finanziamento sarà affidata ad apposito nucleo di
valutazione.
In linea generale verranno usate le seguenti procedure:
procedure concorsuali attraverso la pubblicazione di bandi che daranno luogo anche alla predisposizione di
graduatorie a scorrimento e all’assegnazione di finanziamenti “a sportello”. Le proposte progettuali
dovranno essere presentate entro 30 giorni dall’uscita dei bandi.
procedura accelerata a sportello di accesso al fondo di riserva istituito per finanziare interventi urgenti di
riconversione di imprese a rischio, che consenta di selezionare in tempi rapidi le domande presentate,
sulla base dell’ordine cronologico di presentazione delle stesse e dei criteri di ammissibilità.
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La Provincia istituisce un fondo di riserva di €. 450.000,00 che attinge alle risorse delle misure A2, A3,
D1 e che resta a disposizione fino al 31.09.2004. Dopo tale data le risorse di tale fondo non impegnate
verranno utilizzate nella programmazione normale.
Specificità di situazioni particolari - Procedure di accesso
Per alcune “specificità di situazioni particolari”, si rinvia a quanto previsto dalle Disposizioni attuative
POR OB.3 – ANNO 2004 approvate dalla Giunta Regionale con deliberazione N° 1593 del 5.12.2003
CRITERI DI VALUTAZIONE DEI PROGETTI.
Per le azioni formative il sistema di valutazione garantirà la massima trasparenza, obiettività ed omogeneità
della valutazione, posizionando le domande presentate, sulla base del punteggio acquisito da ciascuna di
esse, in una apposita graduatoria, diversa per ciascuna tipologia progettuale.
Per tali azioni è confermato il sistema di valutazione utilizzato nel precedente periodo di programmazione
basato su un’istruttoria articolata in:
o
o
o
o
o
istruttoria di merito
istruttoria tecnico-pedagogica
istruttoria economica
istruttoria tecnico-organizzativa.
valutazione proponente
Al fine di perseguire l’obiettivo del POR Liguria, che individua come priorità l’attivazione di “progetti
integrati”, la Provincia, nell’ambito dell’assegnazione del punteggio complessivo riferito all’istruttoria di
merito, attribuirà un peso adeguato alla coerenza del progetto con tale priorità.
L’istruttoria dei progetti integrati innovativi sarà articolata in una istruttoria tecnico-pedagogica e tecnicoorganizzativa (alla quale sarà assegnato un peso del 70%), volta a valutare per ciascuna domanda pervenuta:
o struttura e referenze del soggetto candidato
o valenza della proposta
o curricula dello staff
o presenza di un sistema di qualità
o pluralità di attività/azioni (progetti integrati)
ed in una istruttoria economica (alla quale sarà assegnato un peso del 30%), volta a valutare
o congruità dei costi
o dettaglio delle tipologie di spesa
o vantaggio economico della proposta.
Per la valutazione dei servizi rientranti nel campo di applicazione della normativa comunitaria e nazionale
(decreto legislativo n. 157/1995 e successive modificazioni) in materia di appalti pubblici di servizi, si
applicherà il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, valutabile in base ad elementi diversi a
seconda del servizio in questione, quali
-il merito tecnico
-la qualità
-le caratteristiche estetiche e funzionali
-l’assistenza tecnica
-il termine di consegna o esecuzione
-il prezzo (al quale sarà assegnato comunque un peso non superiore al 30%).
COMITATO DI VALUTAZIONE DELLE PROPOSTE FORMATIVE
La valutazione delle proposte che verranno presentate, tutte in risposta ad avviso pubblico di chiamata
progetti, sarà effettuata da un Gruppo di valutazione composto da due funzionari del servizio politiche
attive del lavoro della Provincia, dai quattro rappresentanti delle O.O.S.S. e da due esperti dell’Università
di Genova, i cui costi saranno a carico della Provincia della Spezia,
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DEFINIZIONE DELLE PRIORITÀ
(Disposizioni attuative POR OB.3 – ANNO 2004 Regione Liguria )
La valutazione dei progetti terrà conto, nell’attribuzione dei punteggi, del conseguimento di alcuni
obiettivi prioritari della programmazione comunitaria, che sono i seguenti:
o
o
o
campi trasversali d’intervento del FSE: sviluppo locale settoriale o territoriale, pari
opportunità e società dell’informazione;
progetti integrati;
integrazione tra soggetti;
Tali priorità sono da intendersi come segue.
I progetti dovranno tener conto dei campi trasversali d’intervento del FSE: sviluppo locale, pari
opportunità e Società dell’informazione, come indicati nel POR Ob. 3 in particolare nella descrizione
della strategia (par. 3.2.2.) e delle singole misure nel Complemento di Programmazione (par. 1.4).
In via generale tali priorità possono essere perseguite come segue:
- sviluppo locale: è una priorità che potenzialmente investe tutti gli obiettivi globali, tenuto conto della
trasversalità del tema. In relazione alla specificità di intervento delle singole misure messe a bando i
progetti dovranno contenere ed attuare interventi mirati allo sviluppo sia di aree subregionali che di aree di
crisi industriale ed occupazionale, e derivare da accordi promossi da enti locali, parti sociali o da altri
soggetti pubblici o privati.
- pari opportunità : è perseguita con una logica di intevento fondata sul mainstreaming sia garantendo una
presenza femminile che orientativamente rifletta la situazione del mercato del lavoro, sia promuovendo
azioni specifiche come enunciate nel POR e nel complemento di programmazione. Per tutte le misure
quindi i progetti devono esplicitamente contenere azioni atte ad assicurare tale priorità, indicando : un
obiettivo quantificato della presenza di destinatari per genere, le modalità di accesso ed attuative tali da
favorire e consentire l’accesso e la fruizione da parte delle donne, l’eventuale collegamento con azioni di
sensibilizzazione, informazione, promozione, e accordi tra le parti sociali realizzate da altri
soggetti/progetti già esistenti a livello locale oppure da attivare nel caso della presentazione di un progetto
integrato, il collegamento con servizi finalizzati a conciliare la vita familiare con l’inserimento in misure
attive (per tutte le misure), l’attivazione di servizi finalizzati a rimuovere le condizioni di disagio e/o
conciliare la vita familiare con l’inserimento in misure attive. Ai fini dell’assegnazione del punteggio, le
modalità per il perseguimento di tale priorità devono essere chiaramente esplicitate;
- società dell’informazione : è una priorità da perseguire sia nell’ambito del sistema dell’apprendimento
sia nell’ambito del mondo del lavoro, sia nel sistema delle imprese. In relazione alla specificità di
intervento delle singole misure messe a bando i progetti dovranno esplicitare: l’utilizzo di tecnologie
dell’informazione e della comunicazione nella progettazione e nelle modalità di erogazione delle attività
(es. FAD), l’erogazione di moduli/percorsi formativi riferibili all’apprendimento di tecnologie
multimediali ed informatiche, l’eventuale sperimentazione di forme di telelavoro, il sostegno alla nascita e
al consolidamento di piccole e medie imprese nel settore. Per dare luogo al punteggio di priorità tali
aspetti non devono essere di impatto marginale, ma rappresentare il nucleo essenziale delle attività
proposte o comunque una parte consistente nell’ambito del progetto.
I progetti dovranno preferibilmente adottare un approccio integrato in termini di azioni (progetto
integrato) e di soggetti (integrazione soggetti).
Per progetto integrato si intende un progetto che preveda al suo interno differenti tipologie di
interventi che definiscano una filiera logica e sequenziale (ad es. informazione, orientamento, formazione,
bilancio delle competenze, esperienze di lavoro, incentivi, ecc.). Tale integrazione deve essere coerente e
funzionale alla natura del progetto. L’integrazione può essere realizzata :
- all’interno di un’unica misura ovvero tra le diverse misure messe a bando. In tale ultimo caso nel
progetto dovranno essere indicate chiaramente le misure di riferimento, le parti/elementi progettuali ed i
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destinatari che ad esse si riferiscono nonchè la relativa quota finanziaria imputata a ciascuna misura.
- tra le azioni di una specifica tipologia (aiuti alle persone o misure di accompagnamento o assistenza a
strutture e sistemi) oppure tra azioni di diverse tipologie.
Per integrazione tra soggetti è da intendersi specificatamente la costituzione formale di un
partenariato, al fine di proporre e realizzare in comune il progetto. Forme di partenariato non formalmente
costituito non comportano l’attribuzione di un punteggio di priorità.
Il riconoscimento della priorità presuppone che il partenariato sia costituito fra “soggetti pubblici e
privati” che ricoprano “ruoli-chiave” nell’ambito della specifica politica inerente la singola misura o le
azioni proposte e che si assumano un ruolo specifico e significativo nell’ambito del progetto presentato;
presuppone altresì la diversa natura dei suddetti soggetti (non è considerabile “integrazione fra soggetti”,
ad esempio, un partenariato costituito da due o più agenzie formative).
AIUTI DI STATO
In materia di aiuti di stato si applicano integralmente le disposizioni operative dettate dalla Regione
Liguria con delibera di G.R. n° 944 del 7.08.2001 reperibile sui già citati siti INTERNET di Regione e
Provincia.
Le politiche del lavoro messe in campo dalle P.A. devono essere coerenti con le altre politiche
comunitarie in tema di pari opportunità, appalti pubblici e nel caso specifico il rispetto della concorrenza.
Se queste politiche si configurano come aiuti diretti alle persone o come mezzi di promozione
indiretta del territorio non si pongono particolari problemi di rispetto della concorrenza (azioni
cosiddette di tipo orizzontale/generale).
Invece nei casi in cui i beneficiari siano imprese si applica la normativa sugli aiuti di Stato (art. 87 e 88 del
trattato U.E.) per cui, salvo deroghe previste dal trattato, sono incompatibili con il mercato comune, nella
misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse
statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di
falsare la concorrenza.
Va precisato che per aiuti si intende qualsiasi vantaggio economico (non solo erogazioni di denaro ma
anche esenzioni fiscali, finanziamenti agevolati, garanzie) di origine pubblica avente carattere selettivo, e
che incida o possa incidere sugli scambi tra Stati Membri falsando la concorrenza.
Sull’incidenza o meno dell’aiuto sugli scambi tra gli Stati Membri gli aiuti al di sotto di una certa soglia
non sono considerati, proprio per la loro esiguità, distorsivi della concorrenza (regola de minimis)
Alla luce di quanto detto in precedenza, nella pratica amministrativa, per gli interventi che configurano
aiuti di stato sono possibili questi orientamenti:
▪
l’aiuto rientra nel “de minimis”: si può dare corso all’intervento nel rispetto della disciplina del
Recente regolamento (CE) n. 69/2001 del 12 gennaio 2001.
▪
l’aiuto potrebbe essere compatibile con le regole della concorrenza. In questo caso deve essere
autorizzato dalla Commissione previa notifica ovvero può essere attivato, senza obbligo di notifica, se
sono rispettate integralmente le condizioni stabilite nel recente Regolamento n. 68/2001 del 12
gennaio 2001, cosidetto “Regolamento di esenzione”.
La regola del “de minimis” implica che l’importo complessivo dei finanziamenti pubblici assegnati ad una
medesima impresa sotto forma di “de minimis” non possa superare 100.000 EURO su un periodo di 3
anni, a qualsiasi titolo e da qualsiasi Amministrazione pubblica ottenuti.
Il periodo di riferimento di tre anni ha carattere mobile, nel senso che, in caso di nuova concessione di un
aiuto “de minimis”, l’importo complessivo degli aiuti “de minimis” concessi nei tre anni precedenti deve
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essere ricalcolato. L’aiuto si considera erogato nel momento in cui sorge per il beneficiario il diritto a
ricevere l’aiuto stesso.
Non entrano a far parte del tetto di contributo a titolo del “de minimis”, appena indicato, i contributi
ricevuti a valere su regimi di aiuto notificati alla Commissione Europea e da questa approvati, o rientranti
in un regolamento di esenzione per categoria.
Il “de minimis” è applicabile agli aiuti concessi alle imprese di qualsiasi settore ad eccezione di quelli
concessi al settore dei trasporti e alle attività legate alla produzione, trasformazione e commercializzazione
dei prodotti di cui all’ allegato I del Trattato (prodotti del settore agricolo, pesca, acquicoltura)
Gli adempimenti amministrativi per le Amministrazioni Provinciali sono i seguenti:
▪ informare i beneficiari della natura de minimis dell’aiuto
▪ acquisire dalle imprese beneficiarie informazioni esaurienti sugli aiuti ottenuti a titolo de minimis
nei tre anni precedenti
▪ verificare, sulla base delle informazioni acquisite dalle imprese, che con l’erogazione dell’aiuto di
che trattasi, non sia superato, per ciascuna impresa beneficiaria, il limite di 100.000 Euro in tre anni
▪ registrare e conservare tutte le informazioni relative all’applicazione del regolamento per un periodo
di 10 anni
In alternativa al de minimis, le misure di aiuto alla formazione che costituiscono aiuto di stato possono
essere attivate, senza obbligo di notifica, se rispettano integralmente le condizioni stabilite nel citato
regolamento di esenzione (n. 68/2001)
Le disposizioni fondamentali sono le seguenti:
l’intensità dell’aiuto è determinato in relazione alle spese ammissibili.
sono previste delle percentuali massime di finanziamento delle spese ammissibili che dipendono dai
seguenti fattori:
1) formazione specifica o generale
2) PMI o grandi imprese (per la definizione di PMI occorre far riferimento alla raccomandazione della
Commissione n. 96/280 del 6/3/96)
3) zonizzazione (occorre far riferimento alla recente mappatura approvata per la regione Liguria con
decisione della Commissione n. C(2000) 2752 del 20/9/2000)
Considerando le varie variabili in gioco, la percentuale di finanziamento pubblico dell’azione può variare
da un minimo del 25 ad un massimo del 75% secondo il seguente schema:
Grandi imprese
Fuori aree assistite
Aree art. 87.3.c
PMI
Fuori aree assistite
Aree art. 87.3.c
Formazione
specifica
25
30
Formazione
specifica
35
40
Formazione
generale
50
55
Formazione
generale
70
75
Tali percentuali sono maggiorate di 10 punti se destinatari della formazione sono i lavoratori svantaggiati
definiti all’art. 2, lettera g) del Regolamento (CE) n. 68/2001.
L’obbligo di comunicazione alla Regione, ai fini della dovuta notifica alla Commissione ai sensi dell’art. 5
del reg. n.68/01, permane se l’aiuto concesso ad un’impresa per un singolo progetto di formazione è di
importo superiore a 1 milione di Euro.
Il presente regime non si applica agli aiuti alla formazione o riqualificazione dei lavoratori di imprese “in
crisi” secondo gli orientamenti comunitari sugli aiuti per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in
difficoltà (GUCE serie C 288 del 9/10/99), nell’ambito di operazioni di salvataggio o ristrutturazioni. Tali
aiuti dovranno essere valutati alla luce di detti ultimi orientamenti.
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Lo schema ragionato degli interventi, per singola fattispecie, con riferimento alle misure previste nel
Programma operativo e al regime applicabile, è il seguente:
aiuti alla formazione
regolamento di esenzione n.68/2001(mis. D1, D3, E1)
ovvero de minimis
aiuti all’occupazione
(mis. A2, A3, D3, E1) de minimis
aiuti alle PMI
(mis. D3, E1)
de minimis
ISTRUTTORIA DELLE DOMANDE
TITOLARITA’ PROVINCIALE
RIFERITE
A
MISURE
A
Il procedimento amministrativo relativo alle domande pervenute sarà attuato in conformità alle
disposizioni contenute nel “Programma triennale dei servizi per l’impiego, delle politiche formative e del
lavoro - 1999/2001” (approvato dal Consiglio regionale con deliberazione n. 17 del 23/3/1999).
In particolare, in caso di azione a sportello le domande verranno accolte in ordine cronologico, attestato
dal numero d’ordine e dalla data attribuita dal protocollo generale della Provincia ed inserite in graduatoria
secondo i criteri di priorità eventualmente previsti nelle disposizioni per l’attuazione delle singole schede,
fino al completo esaurimento dei fondi stanziati.
Gli esiti delle selezioni dei progetti presentati saranno sottoposti all’approvazione degli organi competenti,
di norma, nel rispetto dei termini previsti dalla normativa sul procedimento amministrativo, a meno che il
numero e la complessità dei progetti pervenuti non giustifichi tempi più lunghi.
Le attività che non risulteranno finanziabili per l’anno 2002, sia perché riferite a domande non accolte, sia
perché poste in zona di graduatoria non attivabile, non acquisiscono alcun titolo preferenziale per
l’approvazione in esercizi successivi.
MODALITA’ E TERMINI PER LA PRESENTAZIONE DEI PROGETTI
▪
▪
▪
▪
▪
▪
▪
I progetti dovranno essere presentati direttamente alla Provincia della Spezia sull’apposito formulario
a disposizione presso le strutture provinciali compilato in ogni sua parte.
Nel titolo del progetto dovranno essere indicati l’Asse e la Misura di riferimento, la macrotipologia di
azione e la/e tipologia/e di intervento/i per cui ci si candida (Ad es. ASSE A - Misura A2 – P.WEX) di
cui alla Legenda allegata.
La richiesta di finanziamento dovrà essere presentata in regola con la vigente normativa in materia di
imposta di bollo e firmata dal legale rappresentante dell’organismo presentatore o da un suo delegato.
Per i progetti pluriennali il candidato deve indicare sul progetto la quantificazione della spesa con la
specifica per ciascun anno della relativa previsione.
Per le azioni di sistema i soggetti non iscritti all’Albo degli Enti Gestori devono presentare idonea
documentazione attestante la natura giuridica, la competenza, l’esperienza etc..
Nello specifico caso connesso alla presentazione di progetti da parte di organismi misti, quali le
Associazioni Temporanee di Impresa o A.T.S., gli stessi dovranno indicare, all’interno del formulario,
l’intenzione di costituirsi in A.T.I. o A.T.S. indicando specificatamente i ruoli, le competenze e la
suddivisione finanziaria dei singoli soggetti nell’ambito della realizzazione del progetto presentato.
In considerazione della particolare natura giuridica dell’Istituto dell’A.T.I., la cui validità temporale
risulta collegabile unicamente alla realizzazione di un determinato progetto, ed al fine di evitare spese
aggiuntive a carico del soggetto presentatore, la formalizzazione di tale forma di collaborazione viene
richiesta solo successivamente all’avvenuta approvazione del progetto presentato.
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Tabella 1: Tipologie delle azioni previste nelle Misure
Macrotipologia di azione
tipologia di azione
AC.
AZIONI DI ACCOMPAGNAMENTO
AC.INF
sensibilizzazione informazione pubblicità
AC.SER.IMP
servizi alle imprese
AC.SER.PER
servizi alle persone
AZIONI RIVOLTE A PERSONE
P.FOR.APO
formazione nell'ambito dell'apprendistato post obbligo
P.FOR.CFL
formazione nell'ambito dei contratti di formazione lavoro
P.FOR.EXL
formazione ex lege
P.FOR.FC
formazione per occupati (o formazione continua)
P.FOR.IFT
istruzione e formazione tecnica superiore ifts
P.FOR.JOB
formazione per la creazione d'impresa
P.FOR.OFA
formazione all'interno dell'obbligo formativo: percorsi
P.FOR.OFF
formazione all'interno dell'obbligo formativo: percorsi formativI
P.FOR.OSC
formazione all'interno dell'obbligo scolastico
P.FOR.PER
formazione permanente
P.FOR.POS
formazione post obbligo formativo e post disploma
P.FOR.PUN
alta formazione post ciclo universitario
P.FOR.REI
reinserimento lavorativo
P.FOR.UNI
alta formazione nell'ambito dei cicli universitari
P.INC.IMP
incentivi alle imprese
P.INC.PFO
incentivi alla persona per la formazione
P.INC.PLA
incentivi alla persona per il lavoro autonomo
P.INC.PMG
incentivi alle persone: per la mobilità geografica per il lavoro
P.ORI
orientamento e consulenza
P.PIL.JOB
percorsi integrati di inserimento lavorativo per la creazione
d'impresa
P.PIL.LAV
percorsi integrati di inserimento lavorativo per l'inserimento
lavorativo
P.WEX.ALT work experience: altre forme
P.WEX.BOR work experience: borse di lavoro
P.WEX.LPU
work experience: lpu
P.WEX.PIP
work experience: piani d'inserimento professionale
P.WEX.TIR
work experience: tirocini
AZIONI RIVOLTE A SISTEMI
S.GOV.AOR
dispositivi e strumenti per qualificazione sistema di governo:
adeguamento e inovazione degli assetti organizzativi
S.GOV.AT
dispositivi e strumenti per qualificazione sistema di governo:
assistenza tecnica alla programmazione, all'attuazione e al controllo del POR
S.GOV.BPR
dispositivi e strumenti per qualificazione sistema di governo:
trasferimento buone prassi
S.GOV.CON
dispositivi e strumenti per qualificazione sistema di governo:
attivià per il funzionamento degli organi di consultazione e concertazione dei
programmi cofinanziati
S.GOV.FOR
dispositivi e strumenti per qualificazione sistema di governo:
orientamento, consulenza e formazione
S.GOV.MON dispositivi e strumenti per qualificazione sistema di governo:
monitoraggio e valutazione
S.GOV.STU
dispositivi e strumenti per qualificazione sistema di governo:
attività di studioe analisi di carattere economico e sociale
S.IMP.ATR
dispositivi e strumenti per qualificazione servizi impiego: attività
promozionale per l'attrazione di persone e imprese
S.IMP.FOR
dispositivi e strumenti per qualificazione servizi impiego:
orientamento, consulenza e formazione del personale
S.IMP.PAR dispositivi e strumenti per qualificazione servizi impiego: creazione e
P.
S.
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sviluppo di reti/partenariati
S.IMP.PES dispositivi e strumenti per qualificazione servizi impiego: messa in rete
dei pes
S.IMP.PRO dispositivi e strumenti per qualificazione servizi impiego: costruzione
e sperimentazione di prototipi e modelli
S.IMP.RIS
dispositivi e strumenti per qualificazione servizi impiego:
acquisizione di risorse
S.INT.BPR
dispositivi e strumenti per integrazione sistemi: trasferimento buone
prassi di integrazione
S.INT.FOR dispositivi e strumenti per integrazione sistemi: formazione congiunta
di formatori, docenti, tutor aziendali e personale di università
S.INT.PAR
dispositivi e strumenti per integrazione sistemi: creazione e
sviluppo di reti / partenariati
S.INT.PRO dispositivi e strumenti per integrazione sistemi: costruzione e
sperimentazione di prototipi e modelli d'integrazione
S.SIF.BPR
dispositivi e strumenti per qualificazione sistema formazione:
trasferimento buone prassi
S.SIF.FOR
dispositivi e strumenti per qualificazione sistema formazione:
orientamento, consulenza e formazione formatori e operatori
S.SIF.PAR dispositivi e strumenti per qualificazione sistema formazione:
creazione e sviluppo di reti/ partenariati
S.SIF.PRO
dispositivi e strumenti per qualificazione sistema formazione:
costruzione e sperimentazione di prototipi e modelli
S.SIF.QUA dispositivi e strumenti per qualificazione sistema formazione:
certificazione di qualità e accreditamento soggetti attuatori
S.SIF.STR
dispositivi e strumenti per qualificazione sistema formazione:
potenziamento strutture soggetti attuatori
S.SII.BPR
dispositivi e strumenti per qualificazione sistema istruzione:
trasferimento buone prassi
S.SII.FOR dispositivi e strumenti per qualificazione sistema istruzione:
orientamento, consulenza e formazione personale delle scuole e università
S.SII.PAR dispositivi e strumenti per qualificazione sistema istruzione: creazione
e sviluppo di reti/partenariati
S.SII.PRO dispositivi e strumenti per qualificazione sistema istruzione:
costruzione e sperimentazione di prototipi e modelli
S.SII.QUA dispositivi e strumenti per qualificazione sistema istruzione:
certificazione di qualità e accreditamento soggetti attuatori
S.SII.STR
dispositivi e strumenti per qualificazione sistema istruzione:
potenziamento strutture dei soggetti attuatori
PROGRAMMAZIONE CONTRATTATA E PIANI DI SVILUPPO LOCALE
TERRITORIALI E DI SETTORE
Mantiene validità la programmazione contrattata e l’utilizzo della metodologia di intervento dei Piani di
sviluppo locale territoriali e di settore. Finalità, fasi di promozione ed organizzazione, organi di impulso,
indirizzo e controllo, costi ammissibili rimangono quelli previsti dal Programma Triennale della Regione
Liguria 1999-2001 e dai Documenti di programmazione 2000, 2001 e 2002 della Provincia.
E’ la Provincia il soggetto responsabile dei Piani di Sviluppo Locale territoriali e di settore, che attiva
autonomamente o sulla base di indicazioni che provengono dalle parti sociali e/o da altri Enti pubblici.
La promozione ed il monitoraggio dei Piani è svolto da un Comitato di gestione cui possono partecipare,
oltre alla Provincia, la CCIAA, le associazioni di categoria, le associazioni sindacali, i Comuni interessati.
Le fasi principali che caratterizzano un Piano di Sviluppo Locale territoriale e di settore consistono in:
individuazione dell’obiettivo generale
studi e ricerche propedeutiche
Provincia
Criteri ed obiettivi definiti dal Comitato di gestione ed
affidati con procedura pubblica dalla provincia
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promozione del progetto
avviso pubblico per la presentazione del
progetto esecutivo
approvazione del Piano
gestione del piano
monitoraggio e valutazione in itinere ed expost
Provincia e Comitato di gestione
Provincia
Provincia
Soggetto attuatore
Esperto esterno nominato dalla Provincia con procedura
pubblica che fornisce report a Comitato di gestione e
Provincia
Nel Piano devono essere ricompresi gli interventi, i programmi, le strategie che gli Enti locali, le Parti
Sociali intendono realizzare o su parti ben individuate del territorio provinciale o per particolari settori
economici.
Il Piano dunque si articola in obiettivi, strumenti, modalità attuative, principali azioni/linee d’intervento su
quanto sopraddetto e sulle Politiche attive del lavoro.
Trattandosi di programmi con obiettivi e risultati ben individuati, il Piano di sviluppo locale è finalizzato
direttamente all’occupazione, sia essa tramite la creazione di impresa o l’incremento da parte di aziende già
esistenti.
Dunque, le attività principali che si realizzano possono essere in termini esemplificativi:
§
§
Sviluppo di studi, ricerche, piani di fattibilità.
Sviluppo nuova imprenditorialità (formazione, aiuti all’avvio, incentivi all’occupazione, finanziamenti,
ecc.).
§ Servizi d’impresa (piano di fattibilità, formazione continua, formazione disoccupati finalizzata al lavoro,
incentivi all’occupazione, finanziamenti, ecc.).
§ Pubblicizzazione, promozione, orientamento.
§ Azioni orizzontali come misure d’accompagnamento, di selezione, affidamento progetti, monitoraggio,
bilancio delle competenze, ecc.
§ Azioni per la promozione dell’occupazione.
Non è prevista una ripartizione dei costi tra queste tipologie di attività, dovendo essere eventualmente
l’accordo di programma a stabilirlo.
In linea di semplice indicazione si può ritenere che un piano possa prevedere una spesa per
studi/ricerche intorno al 5/8%, per le azioni di accompagnamento intorno all’8/12%, la rimanente
quota per gli interventi di politiche di formazione, aiuti, ecc.
Le azioni di assistenza a strutture e sistemi non devono superare il 20% del costo complessivo.
Nell’ambito del Piano di sviluppo locale settoriale o territoriale, di norma, non viene utilizzato il sistema di
parametrazione dei costi impiegato nella programmazione ordinaria, privilegiandosi un sistema di
misurazione basato su limiti di costo massimi per posti di lavoro creati (indicativamente limite massimo di
Lit. 35 milioni per posto di lavoro creato). Questo criterio, fermi restando i massimali indicati da disposizioni
comunitarie o da leggi regionali, si applica anche alle azioni di promozione dell’occupazione.
Il giudizio sui singoli progetti si fonda sul valore intrinseco dello stesso, il che significa che sarà necessario
presentare veri e propri piani di fattibilità, con obiettivi, strumenti, sistemi operativi, occupazione creata,
necessità organizzative aziendali ecc.
Nel caso in cui, invece, siano richieste certificazioni abilitative, ad esempio per determinate figure
professionali, al fine di poter ottenere tali qualifiche occorrerà rispettare le normative previste ed applicabili
a livello territoriale.
Valgono naturalmente le consuete regole comunitarie, quali ad esempio il limite di assunzione (18 mesi), la
tipologia dei costi ammissibili (es. non le spese per hardware e attrezzature), il limite del de minimis, ecc.
Il sistema di monitoraggio assume un’importanza particolare e deve essere predefinito nei criteri e nelle
modalità all’interno di ogni Piano.
In un sistema che assicura la qualità e la concertazione come elementi fondamentali, acquista ancora maggior
valore il momento del controllo, visto non tanto come rispondenza quantitativa ad una previsione economica
quanto come valutazione di merito di un budget sia economico sia sociale.
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E tanto più diviene significativa la possibilità di intervenire durante la fase di realizzazione, dove può aversi
la necessità di apportare cambiamenti a qualsivoglia livello.
I meccanismi di funzionamento e organizzazione dei Piani di sviluppo locale dovranno essere portati a
conoscenza di tutti i soggetti partecipanti o interessati dal Piano stesso.
PIANI DI FATTIBILITA’
Generalità
Allo scopo di incentivare l’attuazione di metodologie di analisi dei fabbisogni professionali e formativi
nonché la progettazione delle relative attività corsuali, per lo sviluppo del tessuto economico-produttivo
regionale, l’Amministrazione Provinciale concede un contributo per i “Piani di fattibilità” cioè per gli studi
aziendali che siano correlati da programmi di adeguamento delle risorse professionali esistenti nell’impresa.
Tipologia dei proponenti:
Aziende, Centri provinciali di formazione professionale, Enti di formazione professionale, sedi accreditate o
altri soggetti previsti dalla l.r. 52/93.
Settori di intervento prioritari:
Economia del mare, turismo, economia sociale
Specifica linea di finanziamento:
Fondi Comunitari ob. 3 ASSE D - MISURA D1
Requisiti progettuali obbligatori:
a) importanza attribuita alle aree prioritarie di intervento
b) analisi della struttura e dei processi organizzativi esistenti nell’impresa
c)analisi del mutamento del sistema competitivo in cui l’azienda è posizionata (mercati, tecnologie,
concorrenza,....) e dei prevedibili impatti in termini strategici, organizzativi e professionali
d)diagnosi delle competenze professionali dei lavoratori
e) fabbisogni professionali e formativi cui il Piano di fattibilità intende rispondere, in relazione alle esigenze
attuali e alle anticipazioni, individuati coerentemente con quanto verificato in sede di analisi
f) piano di formazione, da realizzarsi nei termini di 12 mesi dalla data di comunicazione dell’approvazione del
Piano di fattibilità, dettagliato per ciascuna iniziativa formativa, in obiettivi, contenuti, numero di beneficiari,
durata e costi (in alternativa alla presentazione delle singole schede progetto e assegnazione di ciascun corso)
Ulteriori requisiti progettuali richiesti
le risorse (umane, tecniche/organizzative) interne ed esterne all’impresa individuate per la realizzazione del
Piano di fattibilità
le trasferibilità delle metodologie di analisi e valutazione impiegate nell’elaborazione del Piano di fattibilità
la valutazione del potenziale dei lavoratori
il sistema di valutazione del piano di formazione e/o di ciascuna iniziativa formativa ricompresa nel Piano
le eventuali azioni rivolte alla promozione di pari opportunità uomo/donna e/o all’adeguamento dei lavoratori
a rischio professionale/occupazionale
incremento/mantenimento occupazionale previsto al termine del piano di formazione
l’eventuale accordo a livello territoriale o di impresa fra le parti sociali per l’elaborazione/attuazione del Piano
di fattibilità e relativo piano di formazione
l’impegno a realizzare il piano di formazione, indipendentemente dalla erogazione di finanziamenti pubblici
Modalità di presentazione del Piano
Gli elaborati da allegare alla presentazione del Piano di fattibilità devono essere:
studio completo del Piano corredato dalla singole schede di progettazione delle attività corsuali previste per
l’anno 2004 – nel caso di Piano pluriennale, presentazione ulteriore dell’elenco delle iniziative formative
previste negli anni successivi.
Parametri costo applicabili:
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Valori massimi di riferimento omnicomprensivi (€./giorno), per le singole voci:
Esperto ricercatore senior
Ricercatore junior/esperto tecnico (analista,
informatico, qualità, ecc...)
Finanziamenti
€. 650,00
€. 450,00
Le imprese parteciperanno al finanziamento dello studio del Piano di fattibilità per una quota pari al 40% del
costo totale mentre il restante 60% sarà finanziato da fondi pubblici con un contributo massimo ammissibile per
€. 10.500,00
La prestazione del servizio è esente da IVA ai sensi dell’art. 14, comma 10, legge n. 537 del 24.12.1993
La Provincia riconosce il costo dello studio del piano di fattibilità esclusivamente a condizione del
raggiungimento del 60% delle ore di formazione complessive di corsi conclusi previste per l’intero
piano .
Il finanziamento pubblico previsto complessivamente per la formazione professionale discendente dal Piano
di fattibilità non può superare €. 61.974,00.
Le modalità di erogazione del finanziamento dello studio dei Piani di fattibilità sono definite come segue:
80% del finanziamento pubblico dello studio a dimostrazione dell’avvio delle attività del Piano di fattibilità e
rendicontazione del costo stesso;
il restante 20% al termine dell’attuazione del Piano a presentazione della relazione finale e ad approvazione
del rendiconto.
Nel caso di non riconoscimento del costo dello studio secondo le norme sopraindicate il soggetto
attuatore è tenuto alla restituzione dell’acconto dell’80%
A garanzia di quanto sopra esposto dovrà essere rilasciata apposita fideiussione, pari all’80% del
finanziamento pubblico per lo studio stesso.
AVVERTENZA: Le modalità e percentuali di finanziamento pubblico sopra riportate sono applicabili
solamente nel caso di scelta, da parte del proponente, del regime “de minimis”.
In caso, invece, si scelta del regime di “esenzione” in base al regolamento U.E. N° 68/99, saranno
applicate le percentuali ivi previste.
CRITERI DI VALUTAZIONE DEI PIANI DI FATTIBILITA’
Gli studi dei Piani di fattibilità saranno esaminati dalla Commissione di valutazione e, a parità di punteggio
riportato, verrà considerato l’ordine cronologico di arrivo, attestato dalla data assegnata dal protocollo
generale.
I finanziamenti saranno assegnati fino al completo utilizzo delle risorse disponibili.
La fase di valutazione potrà essere preceduta da una presentazione verbale del Piano di fattibilità, da parte
dei soggetti proponenti.
In sede di valutazione dei Piani di fattibilità sarà verificato, in prima istanza, la sussistenza dei seguenti
requisiti:
§ numero minimo di beneficiari del piano di formazione che dovrà essere superiore o uguale a n. 16 unità
per i Piani aziendali di cui al punto 1 e per i Piani rivolti a gruppi di imprese, di cui al punto 2, secondo
le modalità previste dai DOCUP.
§ l’opportunità del Piano di fattibilità in relazione al piano di formazione esposto
§ la presenza degli elementi obbligatori
In seconda istanza i Piani di fattibilità saranno valutati secondo i seguenti criteri, ai quali verrà attribuito un
punteggio; la sommatoria determinerà la posizione in graduatoria del Piano di fattibilità :
76
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§
§
§
§
§
§
§
§
§
risorse (umane, tecnico/organizzative) interne ed esterne all’impresa individuate per la realizzazione del
Piano di fattibilità
la trasferibilità delle metodologie di analisi e valutazione impiegate nell’elaborazione del Piano di
fattibilità
valutazione del potenziale delle risorse umane
sistema di valutazione del piano di formazione e/o di ciascuna iniziativa formativa ricompresa nel piano
stesso
azioni rivolte alla promozione di pari opportunità uomo/donna e/o all’adeguamento dei lavoratori a
rischio professionale/occupazionale
incremento/mantenimento occupazionale previsto al termine del Piano di fattibilità
accordo a livello territoriale o di impresa fra le parti sociali per l’elaborazione/attuazione del piano di
fattibilità e relativo piano di formazione
impegno a realizzare il piano di formazione indipendentemente dalla erogazione di finanziamento
pubblico
diffusione del Piano di fattibilità: in particolare sarà valutato il rapporto tra i beneficiari del piano di
formazione e l’organico dell’impresa
ATTIVITA’ SEMINARIALE
Come già avvenuto nell’ambito del Piano Sperimentale “Sviluppo Formazione continua” la Provincia intende
attivare lo strumento seminariale .
Di norma, i seminari dovranno avere una durata compresa tra le 4 e le 8 ore e, comunque, inferiore alle
normali attività formative.
Questo tipo di intervento è ammissibile solo se discendente da un Piano di fattibilità oppure da
Catalogo formativo
Elementi del seminario
Il seminario, è definito dai seguenti elementi :
- finalità/obiettivi
- beneficiari e loro numero
- modalità organizzative/attuative
- durata
- numero edizioni
- preventivo costo
Parametro costi applicabili
Costo massimo ammissibile = €. 11,00 x n° partecipanti x n° ore seminario
Sono ammesse a preventivo esclusivamente le seguenti voci di costo.
- indennità relatori e coordinatori
- affitto locali ed attrezzature
- dispense informative da distribuire ai partecipanti
- spese di segreteria calcolate nella misura del 10% della somma complessiva delle tre
voci precedenti
Nell’attività seminariale non è ammessa la retribuzione tirocinanti.
ACCREDITAMENTO ED ALBI PROVINCIALI
Il presente Documento di Programmazione recepisce automaticamente ogni disposizione che verrà
emanata dalla Regione in merito alle procedure di accreditamento degli Enti di formazione professionale
iscritti all’Albo della REGIONE LIGURIA ed ogni decreto di aggiornamento dell’Albo Regionale.
La Provincia potrà introdurre per alcune “specificità di situazioni particolari”, in coerenza con quanto
previsto “Disposizioni attuative POR OB.3 – ANNO 2004 Regione Liguria” e specificatamente per le attività
connesse con l’area del disagio sociale, gli Albi Provinciali degli Enti abilitati all’attuazione delle azioni di
cui sopra.
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ATTIVITA INTEGRATA CORSI NON A FINANZIAMENTO (surrogatori)
terza area.
I percorsi formativi integrati ( 3ª area ) dell’ultimo biennio della scuola superiore, a finanziamento diretto
della Pubblica istruzione, al fine del riconoscimento di qualifica professionale da parte della Provincia
devono:
o essere presentati alla Provincia sulla modulistica prevista dal documento di programmazione ( senza
scheda finanziaria ), strutturati con percorso biennale, entro la data prevista per i progetti a
finanziamento pubblico con la precisazione, nella lettera di accompagnamento, che si tratta di
progetti di cui si chiede il riconoscimento;
o i progetti verranno successivamente valutati sotto il profilo didattico dalla Provincia e, se congruenti
ai criteri del documento di programmazione, approvati e riconosciuti con provvedimento
amministrativo;
o la commissione di Esame per la Qualifica professionale dovrà essere richiesta almeno 60 gg. prima
della data prevista per le prove stesse.
ATTIVITA’ A TITOLARITA’ AZIENDALE
Le imprese possono presentare , a propria titolarità, piani di fattibilità o singoli progetti di
formazione continua per loro dipendenti a valere sulla misura D1.
Possono inoltre presentare progetti per disoccupati accompagnati dall’art. 17 della L 56/87
documentato con sottoscrizione di accordi fra tutte le parti sociali interessate ( Impresa, RSU oppure
OO.SS. territoriali). Per detti progetti per disoccupati, dopo l’approvazione da parte della Provincia, le
imprese devono:
§ stipulare e sottoscrivere l’apposita convenzione con i Servizi provinciali per l’impiego con
l’impegno ad assumere almeno il 70% degli allievi risultati idonei al termine del corso entro un
tempo non superiore ai 18 mesi.
§ Presentare alla Provincia, prima dell’avvio dell’attività, idonea polizza di garanzia
fidejussoria, pari al finanziamento pubblico preventivo;
La polizza di garanzia fidejussoria verrà svincolata trascorsi 3 anni dalla data dell’ultima assunzione
prevista dalla convenzione di cui sopra.
Nel caso la risoluzione del rapporto di lavoro avvenga entro i 3 anni dalla data di assunzione
l’imprenditore è obbligato a restituire, proporzionalmente alla durata del rapporto di lavoro, l’importo
finanziato del corso.
Nel caso la dimissione dal lavoro prima dei tre anni sia dovuta a giusta causo o giustificato motivo
oppure per dimissione volontaria certificata da parte del lavoratore la norma di cui al punto precedente non si
applica.
I progetti per disoccupati accompagnati dall’art. 17 della L 56/87 documentato da accordi fra tutte le parti
sociali interessate ( Impresa, RSU oppure OO.SS. territoriali) possono essere presentati esclusivamente a
titolarità impresa. Non verranno ammessi a valutazione progetti accompagnati dall’art. 17 della L 56/87 a
titolarità Enti di formazione. La Provincia mantiene questa norma in base all’esperienza maturata nelle
programmazioni precedenti in quanto la priorità al finanziamento pubblico di simili progetti
specificatamente collegati a sbocchi occupazionali deve essere accompagnata da garanzie sugli esiti al
termine dell’attività formativa che gli Enti di Formazione non possono fornire.
COFINANZIAMENTO PER LA MISURA D1
I progetti presentati a titolarità Enti/Aziende nella misura D1 prevedono un cofinanziamento da parte delle
aziende.
Si ricorda che detto cofinanziamento ammonta al 20% del finanziamento pubblico se l’azione formativa è
configurata in regime “ de minimis “. Se il progetto viene presentato in “regime di esenzione” la quota di
cofinanziamente è regolata dalla delibera di G.R. n° 944 del 7.08.2001 reperibile sui citati siti INTERNET
di Regione e Provincia ed indicata al capitolo “ Aiuti di stato “ del presente documento.
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PROVINCIA DELLA SPEZIA
PROGRAMMAZIONE 2004
F.S.E. OB.3
FONDO NAZIONALE
BILANCIO REGIONALE
DISPOSIZIONI
PROVINCIALI
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► PRESENTAZIONE PROPOSTA FORMATIVA
LETTERA DI PRESENTAZIONE PROPOSTA E SCHEDA FINANZIARIA
La lettera di presentazione di ogni tipo di proposta formativa deve contenere:
§ Titolo del progetto
§ Assi e misure
§ Tipologia azioni formative
§ Numero edizioni, numero allievi, numero ore formazione
§ Costo totale(suddiviso eventualmente nelle edizioni)
§ Finanziamento pubblico richiesto (suddiviso eventualmente nelle edizioni)
§ Eventuale ricaduta in zona Ob.2 ed eventuale prevalenza di azione rivolta allo sviluppo della società
dell’informazione
Alla lettera di presentazione di ogni tipo di proposta formativa dovrà essere allegata la dichiarazione
che i costi di progettazione non sono già stati riconosciuti e precedentemente finanziati dalla Provincia
della Spezia o da altro Ente Pubblico per progetto uguale o sostanzialmente uguale. Potranno essere
ammesse spese di adattamento del progetto e/o di sua parziale modificazione. Dovrà essere inoltre
dichiarata l’eventuale presentazione ad altro Ente Pubblico ancora in fase di valutazione.
Le imprese che presenteranno progetti formativi o aderiranno a progetti presentati dagli Enti di formazione
all’interno del progetto la scelta tra regime “ de minimis” o “regime di esenzione”.
Ai fini della valutazione del soggetto proponente lo stesso dovrà trasmettere ogni informazione utile
relativamente a quanto previsto nella scheda di valutazione azione formativa che sarà predisposta
dalla provincia e sarà reperibile sul sito INTERNET della Provincia http:// www.provincia.sp.it a
scadenze quadrimestrali ( 30 aprile, 31 agosto, 31 dicembre). Detta documentazione permetterà di
definire il punteggio da attribuire ad ogni progetto presentato alle scadenze posteriori alle date
sopraindividuate. Qualora non vengano presentati aggiornamenti alle date di cui sopra, sarà
considerato valido l’ultimo punteggio attribuito.
La documentazione prevista ai fini della DGR 1222 del 10.10.2003 all’atto dell’affidamento dell’azione
formativa dovrà essere presentata da parte del soggetto aggiudicatario prima dell’affidamento formale
( determinazione di affidamento). In caso di inadempienza, il progetto verrà affidato al successivo
progetto in graduatoria.
In particolare:
§
l’ultimo modello F24 accompagnato da relazione di dettaglio o dichiarazione sostitutiva dell’atto di
notorietà, sottoscritto dal rappresentante legale del soggetto attuatore, attestante l’assolvimento degli
obblighi previdenziali ed assicurativi nonché attestante il pagamento degli emolumenti stessi.
§
Nel caso di formazione aziendale a titolarità imprese/Enti il progetto deve contenere in allegato
scheda azienda e la visura camerale.
§
Dichiarazione antimafia
§
Tutti gli allegati previsti dalle disposizioni attuative 2004.
Gli schemi di convenzione con i soggetti attuatori collegati all’assegnazione delle azioni saranno
approvati con Deliberazione di Giunta Provinciale.
REQUISITI PROGETTUALI OBBLIGATORI
I corsi di aggiornamento, qualificazione e riqualificazione di lavoratori occupati dovranno contenere, quale
requisito progettuale obbligatorio, un modulo di 2/4 ore sulle opportunità della formazione continua.
Ai requisiti progettuali obbligatori previsti dalle norme vigenti, vanno aggiunti i seguenti:
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o
o
o
I progetti dovranno contenere azioni di pubblicizzazione e modalità organizzative che favoriscano la
partecipazione delle donne alla formazione e al lavoro per il rispetto delle politiche di “mainstreaming”
per le pari opportunità.
Gli interventi formativi dovranno contenere un modulo in materia di nuove tecnologie dell’informazione
e della comunicazione per il conseguimento dell’obiettivo trasversale “società dell’informazione”. Nel
caso di corsi per disoccupati detto modulo deve essere obbligatoriamente di almeno 40 ore con i
contenuti previsti per l’ottenimento da parte dell’allievo della Patente europea E.C.D.L. Questa
disposizione è introdotta dalla Provincia in linea con le azioni della programmazione provinciale 2001,
nonché delle programmazioni previste nei Piani di sviluppo locale a finanziamento provinciale e a
finanziamento diretto della Regione Liguria e delle iniziative programmate ed introdotte dal sistema
scolastico e dalle parti sociali. Ciò al fine di aumentare la base di alfabetizzazione informatica nel
territorio. Agli allievi inseriti nei progetti di cui sopra, già in possesso del patentino E.C.D.L. , verrà
riconosciuto lo stesso come credito formativo.
La formazione per l’accesso dovrà prevedere un modulo di formazione sulla sicurezza.
ALLIEVI
Gli allievi dei corsi per disoccupati devono essere in stato di disoccupazione ai sensi del D.G.L.S. 297/93 ed
aver sostenuto il colloquio di orientamento presso i Centri per l’Impiego.
Per tutti i corsi che non siano per lavoratori dipendenti
i proponenti dovranno
obbligatoriamente dimostrare il raggiungimento di significativi esiti occupazionali laddove presentino
corsi uguali o analoghi ad altri già effettuati nei 2 anni precedenti nell’ambito della programmazione
provinciale . Tali esiti occupazionali dovranno raggiungere almeno il 60% dei formati e, di questi,
almeno l’80% in inserimenti lavorativi omogenei con la formazione impartita. La dimostrazione degli
esiti occupazionali sarà a carico del proponente e dovrà essere opportunamente certificata. La mancata
osservanza di quanto sopra precisato comporterà penalizzazione nella valutazione della proposta.
In caso di formazione rivolta a disoccupati l’Ente / Impresa dovrà dimostrare il legame diretto tra la
formazione ed il mercato del lavoro tramite ogni documentazione ritenuta idonea allo scopo ( lettere di
interesse, accordi con le parti sociali …).
VISITE MEDICHE ALLIEVI
Le spese per le visite mediche devono essere previste a progetto. Sono obbligatorie le visite mediche
per gli allievi in obbligo formativo e per i profili professionali normati da legge. Sono obbligatorie inoltre le
visite mediche per i lavoratori minorenni di tutte le qualifiche e gli apprendisti maggiorenni in attuazione
della Direttiva 95/33/CE relativa alla protezione dei giovani sul lavoro come previsto dal D.Lgs. 345/99 e
dal Decreto Regione Liguria n.815 del 6 Maggio 2002.
DOCENZA E TUTORSHIP
I costi delle funzioni di docenza, di tutorship e di coordinamento debbono essere previsti
coerentemente con quanto disposto dalla Tabella A e comunque non devono superare i limiti imposti
dalla circolare Ministeriale n° 41/03. Detti costi devono, se diversificati, essere tassativamente
dettagliati già nella fase di progetto in quanto non possono assolutamente essere esposti come costi
medi.
Nella scheda “ richiesta assegnazione corso - risorse umane” devono essere indicate le materie
d’insegnamento, la qualificazione professionale e/o il titolo di studio e le ore di docenza per ogni
docente previsto nel corso anche se nominativamente ancora non previsto ; la mancata indicazione o
l’indicazione generica comporterà penalizzazione nella valutazione della proposta.
I curricula dei formatori dovranno essere trasmessi al Servizio Politiche Attive del Lavoro
Formazione Professionale perentoriamente 10 giorni prima dell’inizio del corso per consentire le
necessarie verifiche previe.
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Prestazioni degli amministratori e degli imprenditori
Nel caso in cui il personale utilizzato per progettazione, coordinamento, tutorship e docenza, non
si trovi in una posizione di dipendenza dal soggetto gestore in quanto ricopre all’interno dello stesso
solo una carica sociale (Presidente, Consigliere d’amministrazione, Revisore dei conti, membro di
organi collegiali interni), qualunque remunerazione è inammissibile. Ciò vale anche per gli enti senza
scopo di lucro. Deve ritenersi, infatti, che i titolari di cariche sociali all’interno degli enti di formazione
professionale, o anche all’interno di società, cooperative o consorzi, siano impegnati in quanto tali
nell’azione formativa.
La docenza impartita dall’imprenditore rivolta ai dipendenti dell’impresa di cui è titolare è
limitata a particolari casi adeguatamente motivati; deve essere prevista nel progetto approvato ed è
comunque subordinata alla preventiva autorizzazione del Servizio Politiche Attive del Lavoro
Formazione Professionale. Il compenso, che comunque non potrà superare quello relativo al più
elevato livello esistente nell’ambito della propria impresa, deve altresì essere sottoposto a detta
autorizzazione. La prestazione, oltreché dal registro didattico, deve essere documentata da
dichiarazione di responsabilità sulla durata della stessa.
Per incarichi a favore di società è d’obbligo l’autorizzazione preventiva da parte dell’autorità di
gestione.
REQUISITI DEI PROPONENTI: LEGGE REGIONALE 52 / 93
Le domande per ottenere l’attuazione di progetti formativi possono essere presentate, ai sensi e per gli
effetti della legge regionale 52/93, da:
• Centri di formazione professionale delle Province
• Enti Locali
• Enti di formazione con sedi formative accreditate ai sensi della deliberazione di Giunta Regionale n°
965 del 6.08.2003 e successive integrazioni
• Singole imprese o gruppi di imprese che promuovono attività formative per nuove assunzioni o
attività di aggiornamento, specializzazione dei propri dipendenti.
Gli operatori che si candidano alla titolarità di iniziative formative dovranno essere in possesso, oltre
ai requisiti previsti dalla L.R. 52/93 citata, dei seguenti requisiti tendenti a dimostrare l’adeguatezza della
capacità attuativa del soggetto proponente:
a) disponibilità di uno staff di formatori di comprovata professionalità tecnico - scientifica e di personale
dipendente per garantire la continuità della funzione di coordinamento e tutoraggio del progetto
formativo.
La continuità dovrà essere dimostrata con almeno il 50% ( 40% per le imprese e Istituzioni) delle ore
corso della funzione di coordinamento/tutor in capo a personale dipendente.
Si precisa che dovrà essere assolutamente rispettata e dimostrata la congruità tra i contenuti
didattici affidati ai singoli docenti e il rispettivo titolo di studio tramite curriculum professionale in
formato europeo in coerenza con le caratteristiche previste per l’iscrizione all’albo degli operatori
della formazione professionale accreditato dalla Provincia della Spezia (www.provincia.sp.it sezione
bandi) . L’accertamento del non rispetto di tale disposizione comporta la sospensione del corso.
Per le imprese e/o gruppi di imprese che si candidano alla titolarità diretta del progetto formativo, la
continuità della funzione di coordinamento/tutor, potrà essere dimostrata con almeno il 40% delle ore
corso in capo a personale dipendente in possesso di adeguate capacità tecnico - organizzative.
b) disponibilità di una sede accreditata per gli Enti di formazione o, per le imprese, conforme alle norme
vigenti in materia di igiene e sicurezza e disponibilità di locali e laboratori formativi attrezzati in modo
congruo e sufficiente in rapporto agli obiettivi del progetto formativo presentato.
Rispetto a tale requisito l’operatore dovrà assicurare e garantire, attraverso certificazioni rilasciate dalle
autorità competenti, il rispetto delle norme in materia di idoneità di struttura, impianti, attrezzature utilizzate
per l’attuazione del progetto formativo, compresa la fase di selezione.
E` consentita, fatta salva la formalizzazione successiva, l’esibizione delle richieste di sopralluogo formulate
alle autorità competenti, oppure l’esibizione degli atti di avvio degli interventi manutentivi.
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Il oggetto attuatore deve comunicare in sede di presentazione della proposta, il nominativo del responsabile
per la sicurezza per la gestione del corso compresa la accettazione dell’incarico.
Il presente Documento di Programmazione recepisce automaticamente ogni disposizione che verrà
emanata dalla Regione in merito alle procedure di accreditamento degli Enti di formazione professionale
iscritti all’Albo della REGIONE LIGURIA e ogni decreto di aggiornamento dell’Albo Regionale.
Il bilancio degli Enti di formazione deve obbligatoriamente essere certificato ai fini dell’ammissibilità
delle spese generali. Le spese di certificazione rientrano nell’ambito delle spese generali e saranno
verificate a campione.
PROCESSO DI DETERMINAZIONE DEI COSTI DEI CORSI
A) Individuazione degli indici
Costi diretti per corso
Costi indiretti
N. ore medie corso
% costi generali
N. medio allievi
Elementi di costo accessori
Tabella generale costi
Tabella generale costi
Scheda progetto quadro
Tabella generale costi
Scheda progetto quadro
Scheda progetto quadro
costi diretti totali del corso: Lit./corso x n. ore medie corso
costi indiretti totali corso
costi generali
= COSTO DEL CORSO
costo medio per allievo
= tot. Costo corso / n. medio allievi
costo ora allievo
= costo medio allievo / n. ore medie corso
= PARAMETRO H/ALLIEVO
Ammissibilità al corso:
costo H/allievo corso =
+/-20% del parametro H/allievo
Incremento valore derivante da elementi di costo accessori =
Costo corso + costi unitari accessori x n. allievi per ore corso
Il parametro H/ALL. per P.Q. viene ottenuto prendendo a riferimento i costi previsti nella tabella
generale sia per i costi diretti che per quelli indiretti, da correlare con gli standard ore e allievi
specificatamente previsti nelle schede P.Q.
B) Determinazione dei costi standard
I costi ammissibili sono come detto divisibili in tre categorie.
I valori espressi nella tabella indicano dei valori di riferimento che, pur non essendo in assoluto
immodificabili, costituiscono un orientamento preciso per il valutatore, in quanto rappresentano un elemento
chiaro ed a disposizione di tutti per verificare la congruenza del rapporto costo/attività svolta.
TABELLA A - Tabella generale costi standard
COSTI INDIRETTI
VOCE DI SPESA (a forfait)
PROGETTAZIONE**
SELEZIONE
att. aziendale
PUBBLICIZZAZI0NE
att. aziendale
ASSICURAZIONE
att. aziendale
PROVA FINALE (solo per corsi >=240h)
Costi per il calcolo del par. h/all. PTPAL €.
4.000,00
2.500,00
0
2.750,00
0
750,00
0
750,00
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Corsi >= 300h
TOTALE COSTI INDIRETTI
10.750,00
Tot. indir. az.
Corsi <300h
TOTALE COSTI INDIRETTI
Tot. indir. az.
4.750,00
10.000,00
4.000,00
COSTI DIRETTI €./ora)
VOCE DI SPESA
NOLEGGIO/AMMORT.
MAT. DID. - VIAGGI
DOCENZA
TUTORSHIP*< 240h
TUTORSHIP*>= 240h
TOTALE C. DIRETTI per corsi<240h
10,00
8,00
50,00
45,00
27,00
113,00
TOTALE C. DIRETTI per corsi>=240h
95,00
* Tutor, coordinatore didattico e codocenza
**La cifra indicata è da considerarsi come una media da variare in funzione della durata e della complessità
degli studi preparatori al progetto.
Valori di riferimento per la progettazione dei corsi €.
Adeguamento progetti già approvati e finanziati da Amministrazioni
1.000,00
Pubbliche
Progetti n° ore < 240
2.000,00
Progetti n° ore ≥ 240 formazione per autoimprenditorialità, qualificazione
3.000,00
e specializzazione
Progetti formazione superiore e progetti integrati
4.000,00
Progetti con alto contenuto di innovatività / prototipazione
5.000,00
Totale costi operativi: costi indiretti più costi diretti (funzione delle ore del corso)
SPESE GENERALI
26% dei costi operativi del corso (< =300 ore)
20% dei costi operativi del corso (> 300 ore)
10% dei costi operativi per attività aziendale
Costo base del corso:
costi operativi più spese generali
Parametro ora/allievo:
costo base del corso / ore (come da P.Q.) /allievi (come da P.Q.)
Costo totale del corso:
costo base + costi accessori
Costi accessori:
Indennità/reddito allievi:
€. ora allievo definite nelle relative misure.
Servizi accessori:
l’ammissibilità è definita nelle relative misure.
Aiuti all’occupazione:
€./sett. Persona secondo indicazioni delle relative misure
I costi indiretti sono relativi all’iniziativa formativa nel suo complesso, indipendentemente dalle ore
sviluppate e dal n. degli allievi, e sono relativi a:
§ progettazione
§ selezione
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§ pubblicizzazione
§ assicurazione e polizza fidejussoria
§ prove di valutazione finale.
I costi diretti sono funzione delle ore corso sviluppate e riguardano:
ammortamenti, noleggio attrezzature
viaggi ( visite guidate di istruzione, tirocini, stage) e materiale didattico
docenza
tutorship, codocenza, coordinazione didattica.
Gli ammortamenti ed il noleggio attrezzature, compresa l’ipotesi di leasing senza il riscatto finale, devono
essere riferiti direttamente a ciascuna iniziativa formativa presentata ed occorre allegarne il piano di
ammortamento al progetto.
L’attività di tutorship viene intesa nel senso più ampio di assistenza agli allievi, e ai docenti, coordinamento
dell’aula e si distingue in tutorship frontale ( obbligo di firma sul registro ) e tutorship non frontale. Le
ore di tutorship frontale previste a progetto devono, obbligatoriamente, essere comunicate con il calendario
dell’attività didattica. Particolare attenzione deve essere data alla circolare integrativa che recepisce il CCNL
per i dipendenti della formazione professionale circa il massimo costo riconoscibile per ciascun dipendente
rapportato al tipo di prestazione. (prot. 9193 allegato det. dirig. N.675 del 15.10.01)
Gli incarichi al personale dipendente devono essere documentati da ordine di servizio controfirmato
per accettazione.
Per le attività a titolarità aziendale le aziende dovranno mantenere una contabilità separata relativamente ai
corsi di formazione realizzati.
Le altre voci ammissibili, relative all’indennità reddito allievi, ai servizi accessori, agli aiuti all’occupazione,
che si aggiungono ai costi generali del corso ma non incidono sul parametro ora/allievo sono specificate a
livello di singolo progetto quadro.
I costi indiretti standard sono relativi all’iniziativa formativa
nel suo complesso,
indipendentemente dalle ore sviluppate e dal n° degli allievi.
I costi diretti standard sono funzione delle ore corso sviluppate.
Le spese generali per gli Enti vengono calcolate forfettariamente sul totale dei costi operativi, derivanti
dalla somme dei costi diretti con quelli indiretti, nel limiti del 20%, per attività > 300 h, del 26% per attività
< = 300 h; nel caso dell’attività a titolarità aziendale la percentuale rimane invariata al 10%. Tali spese
riguardano affitto, personale amministrativo, spese di amministrazione, manutenzione ordinaria, pulitura
locali, ammortamento strutture. Il controllo di tali spese avverrà in sede di verifica del rendiconto ( prospetti
allegati al bilancio di esercizio ) con le modalità previste dalla D.G.R. n° 23 del 8.04.97 .
I costi devono essere indicati nella presentazione del progetto per la verifica di congruità degli stessi in
termini sia relativi che assoluti.
Nell’ambito della sua attività annuale, qualsivoglia ente erogatore di formazione non può imputare a
corsi finanziati con risorse pubbliche oltre il 100% delle spese generali effettivamente sostenute, compresa
l’attività a mercato.
I progetti e i preventivi di spesa per i servizi accessori dovranno essere presentati congiuntamente
al progetto formativo.
MODALITA` DI PRESENTAZIONE DELLE PROPOSTE
La scadenza per la presentazione dei progetti formativi sarà fissata dagli appositi avvisi pubblici di
chiamata progetti le cui scadenze presunte sono previste in altra parte del documento.
I promotori di iniziative formative dovranno presentare le domande in bollo per ogni singolo progetto
tramite lettera di presentazione a:
Provincia della Spezia - Servizio Politiche attive del LavoroVia XXIV maggio, 3 - 19124 La Spezia
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redatte in ORIGINALE (e una copia su supporto informatico) sulla modulistica allegata alla presente
circolare.
Farà fede per le domande inviate tramite servizio postale la data di spedizione risultante dal bollo apposto dal
predetto servizio.
La scheda progetto e la scheda assegnazione corso dovranno essere inviate compilate in ogni loro parte e
sottoscritte dal legale rappresentante dell’organismo che presenta domanda.
Gli Enti e i Centri di formazione dovranno allegare l’ipotesi di piano di utilizzo dei formatori,
coordinatori/tutor, nonché dei locali e delle attrezzature utilizzate per la gestione del singolo progetto
pena la non ammissibilità.
Devono inoltre trasmettere l’ipotesi di piano di utilizzo dei formatori, coordinatori/tutor, nonché dei
locali e delle attrezzature utilizzate per la pianificazione annuale.
Dovrà essere inoltre trasmessa, fatta esclusione per le Amministrazioni pubbliche, copia dell’atto costitutivo
e dello statuto dell’Ente se non già trasmesso e, in caso di imprese, i documenti rivolti a rilevare la natura
giuridica e l’attività esercitata, prevista dall’allegata modulistica di scheda progetto e le eventuali deleghe,
nonché l’eventuale impegno a costituire ATS o ATI
I C.P.F.P. / Enti / Imprese i cui progetti risulteranno accettati ed affidati dovranno rigorosamente
attenersi per la gestione e la rendicontazione delle attività a quanto disposto dalle deliberazioni del
Consiglio regionale n° 29 e 30 del 07.03.1995, pubblicate sul Bollettino Ufficiale della Regione Liguria
n° 18 del 03.05.1995, a quanto disposto dal presente Documento ed inoltre a quanto previsto nella
circolare provinciale n° 3 / 97 e successive integrazioni, nonché alla già citata DGR 1222/03.
Per quanto non espressamente indicato in questa circolare si rimanda alle “Disposizioni attuative POR
OB.3 – ANNO 2004” e al “ Complemento di Programmazione Ob. 3 “ della Regione Liguria.
Ogni chiarimento in merito alla presente circolare potrà essere richiesto alla
Provincia della Spezia - Servizio Politiche attive del Lavoro- Via XXIV maggio, 3 - 19124 La Spezia Tel. 0187/742421 ( segreteria ).
► GESTIONE ATTIVITA’ FORMATIVE E RENDICONTAZIONE
La Provincia della Spezia applica per le attività oggetto del presente documento di programmazione le
disposizioni della DGR. 1222 del 10.10.03.
Pertanto rimanda alle disposizioni in merito alle fasi di gestione e rendicontazione che saranno emanate
successivamente con apposita circolare esplicativa.
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PROVINCIA DELLA SPEZIA
PROGRAMMAZIONE 2004
F.S.E. OB.3
BILANCIO REGIONALE
RISORSE ECONOMICHE
E
PROGRAMMAZIONE PROVINCIALE
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RISORSE ECONOMICHE E PROGRAMMAZIONE PROVINCIALE 2004
Le risorse economiche a disposizione per la programmazione provinciale derivano da due fonti di
finanziamento:
Fonte finanziamento
€
Obiettivo 3 2003/2004 F.S.E.
5.422.920,00
Bilancio regionale
774.685,53
TOTALE
6.197.605,53
OB.3/2004 F.S.E.
ASSE Declaratoria
MISURA
contenuti
Risorse 2004
€
1.002.225,00
Sviluppo e promozione di politiche attive del mercato A2
del lavoro per combattere e prevenire la
disoccupazione, evitare a donne e uomini la
disoccupazione di lunga durata, agevolare il
reinserimento dei disoccupati di lunga durata nel
mercato del lavoro
Inserimento e reinserimento nel mercato
del lavoro di giovani e adulti nella logica
dell’approccio preventivo
e sostenere l'inserimento nella vita professionale dei A3
giovani e di coloro, uomini e donne, che si
reinseriscono nel mercato del lavoro
Inserimento e reinserimento nel mercato
del lavoro di uomini e donne fuori dal
mercato del lavoro da più di sei o dodici
mesi
831.780,00
B
Promozione di pari opportunità per tutti nell’accesso B1
al mercato del lavoro, con particolare attenzione per
le persone che rischiano l’esclusione sociale.
Inserimento gruppi svantaggiati
255.585,00
C
Promozione e miglioramento della formazione
professionale, dell’istruzione, dell’orientamento
C2
Prevenzione della dispersione scolastica
e formativa
163.350,00
C3
Formazione superiore
C4
Formazione permanente
153.450,00
Sviluppo della formazione continua,
della flessibilità del MdL e della
competitività delle imprese pubbliche e
private, con priorità alle PMI
937.365,00
Sviluppo e consolidamento
dell’imprenditorialità con priorità ai
nuovi bacini d’impiego
255.585,00
Promozione della partecipazione
femminile al mercato del lavoro
630.630,00
A
D
D1
Promozione di una forza lavoro competente,
qualificata e adattabile, dell’innovazione e
dell’adattabilità nell’organizzazione del lavoro, dello
sviluppo dello spirito imprenditoriale, di condizioni
che agevolino la creazione di posti di lavoro nonché
della qualificazione e del rafforzamento del
potenziale umano nella ricerca, nella scienza e nella
tecnologia
D3
E
Misure specifiche intese a migliorare l’accesso e la E1
partecipazione delle donne al mercato del lavoro,
compreso lo sviluppo delle carriere e l’accesso a
nuove opportunità di lavoro e all’attività
imprenditoriale, e a ridurre la segregazione verticale
ed orizzontale fondata sul sesso nel mercato del
lavoro
Totale F.S.E.
1.192.950,00
5.422.920,00
RISORSE OB.3 F.S.E. riservate come ricaduta IN AREA OBIETTIVO 2 €. 1.894.005,23
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La Provincia della Spezia, tenendo conto delle disposizioni attuative 2004 della Regione Liguria,
degli assi e misure a titolarità provinciale, del piano di sviluppo provinciale e delle risorse trasferite per il
2004, circa 6.200.000 di EURO erogati da F.S.E. e Bilancio Regionale, in attesa delle disposizioni regionali
e delle risorse del Ministero del Lavoro sull’apprendistato e del trasferimento regionale di parte della misura
F.S.E.
D2 “Adeguamento delle competenze della Pubblica Amministrazione”, imposta la sua
programmazione in base a una serie di priorità emerse dal confronto con le parti sociali, come previsto
dal Programma Triennale e come ribadito nel Programma Operativo Obiettivo 3 Regione Liguria 20002006, strutturando la fase di programmazione normata dal presente documento in una serie di Progetti
esecutivi che vengono presentati a bando pubblico a seguito di avvisi pubblici di chiamata la cui tempistica
è indicata successivamente.
Per l’attuazione delle presenti disposizioni attuative, le Provincia si avvale del contributo del
partenariato istituzionale ed economico/sociale, rappresentativo del territorio, in quanto ciò costituisce un
necessario presupposto per la predisposizione del piano annuale ed è finalizzata ad una partecipazione
operativa e responsabile dei vari soggetti alle scelte strategiche ed alla selezione degli obiettivi, sulla base di
una conoscenza adeguata e pluralista dei bisogni e delle opportunità espresse dalla società e dal sistema
produttivo provinciale.
La Provincia ha dunque avviato il confronto con gli Enti Locali e le istituzioni, con le parti sociali, le
categorie, le imprese formalizzando il confronto formale nell’ambito della Commissione Provinciale
Tripartita secondo quanto previsto nel D.LGS. 469/97.
Il presente Documento di Programmazione, così come approvato dal Consiglio provinciale, costituisce
il documento programmatico annuale di indirizzo e di definizione delle priorità per le Politiche del lavoro e
della Formazione professionale nella provincia della Spezia.
Da anni Provincia della Spezia, Enti locali, istituzioni e Parti sociali hanno concordato di utilizzare
uno strumento innovativo a carattere negoziale, quale la concertazione, per la programmazione e la verifica
di efficacia delle politiche attive del lavoro e della formazione professionale.
L’approccio concertativo è peraltro affermato dal Patto per lo Sviluppo, dai documenti regionali e
riconfermato dalle stesse Disposizioni attuative POR OB.3 – ANNO 2004.
Con queste premesse la Provincia, di concerto con le parti sociali, gli enti locali e le istituzioni,
hanno concordato di strutturare la programmazione 2004 delle risorse FSE – Ob. 3, Regionali e del Ministero
del lavoro secondo il modello già utilizzato nelle programmazioni precedenti tramite i progetti esecutivi con
la predefinizione delle figure professionali al fine di migliorare l’occupabilità dei giovani usciti dalla scuola
e dei disoccupati, tenendo conto delle esigenze segnalate dal sistema delle imprese, dalle organizzazioni
sindacali e di categoria oltreché, naturalmente, delle indicazioni derivanti da molte analisi e ricerche, in parte
finanziate con la programmazione 2002, in parte derivanti da altri progetti a finanziamento comunitario di
cui la provincia della Spezia è capofila o partner ( EQUAL ARTIS, GEO e ANSER) e in parte messe a
disposizione da Enti pubblici e privati. La programmazione attuale si basa inoltre su quanto sta emergendo
dal dibattito e dalle analisi relative al Piano Strategico provinciale e al piano di sviluppo socioeconomico.
Sono tenuti inoltre in grande considerazione i fabbisogni formativi in termini di nuove figure professionali e
in termini di esigenze di aggiornamento legati al protocollo aggiuntivo.
Gli interventi dovranno mirare alla formazione di qualifiche professionali immediatamente necessarie
all’apparato produttivo locale facendo ricorso in modo integrato agli strumenti ed alle normative provinciali
e regionali in materia di promozione dell’adattabilità, di pari opportunità e di sviluppo dell’imprenditorialità,
in particolare di quella femminile. La programmazione 2004 intende inoltre intervenire con le misure
utilizzabili per una crescita complessiva delle opportunità di formazione permanente, in modo particolare
indirizzate ai vari settori del mondo della cultura.
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Nel determinare i settori di intervento e le figure professionali la Provincia integra la sua
programmazione agli interventi diretti sul territorio attraverso i Piani di Sviluppo Locale che vengono
presentati in risposta al bando della Regione Liguria. La Provincia si mette a disposizione del sistema degli
Enti locali che otterranno il finanziamento regionale al fine di coordinare, rafforzare e non duplicare gli
interventi che si attiveranno sul territorio.
Alla luce dell’esperienza della programmazione precedente del 2002/2003, le cui azioni sono in parte
ancora in atto ed i cui effetti completi definitivi si avranno entro il prossimo autunno, tenendo conto di
quanto sta avvenendo sul territorio provinciale la Provincia mantiene, di conseguenza, sulla base di quanto
precisato in precedenza, in accordo con Enti locali, istituzioni e Parti sociali, l’intervento mirato sui tre
settori specifici su cui concentrare parte consistente delle risorse disponibili:
§ Economia del mare
§ Turismo
§ Economia sociale
intervenendo per lo sviluppo delle risorse umane impegnate in detti settori utilizzando lo strumento dei
Piani di sviluppo locale di settore le cui norme attuative relative alla gestione sono indicate in altra parte
del presente Documento.
La Provincia interviene inoltre con interventi specifici nei seguenti settori:
§ Autoimprenditorialità
§ Cultura
§ Sicurezza
§ Edilizia
§ Artigianato tradizionale
Il Piano annuale viene strutturato in Progetti Esecutivi .
Le aree e i settori di intervento, i piani generali di sviluppo, le figure professionali, gli standard formativi, i
percorsi integrati, le misure di accompagnamento, i costi riconoscibili sono illustrati e definiti nei Progetti
integrati esecutivi, che in base alla immediata attuabilità o alla necessità di ulteriori approfondimenti di
ricerca o di concertazione con le parti sociali, verranno messi a bando pubblico per gli aventi diritto, in base
alla L.R. 52/93 e secondo quanto previsto dalla D.G.R. n° 965 del 6.08.2003 ed eventuali modifiche in
merito alle procedure di accreditamento delle sedi formativesecondo le tempistiche per ciascuno indicate.
Le linee portanti dei Progetti Esecutivi sono le seguenti:
Ø proseguire l’esperienza degli anni precedenti nel campo dell’integrazione con il Sistema Scolastico
potenziando gli interventi post obbligo formativo rivolti alle quarte e quinte classi degli istituti superiori
su profili professionali legati ai settori d’intervento prioritari in questo documento di programmazione.
Garantire inoltre attraverso la Rete dei servizi per l’impiego, in pieno accordo con il sistema
dell’Istruzione, interventi di accoglienza ed orientamento nei confronti di tutti gli allievi del sistema
scolastico; avviare percorsi di recupero di competenze linguistiche e logico matematiche nonché
acquisizione di nuovi alfabeti per immigrati con la massima attenzione nei confronti di giovani e
giovanissimi onde evitarne la dispersione ( F.S.E. OB.3 misura C2).
Ø intervenire con la Rete dei servizi per l’impiego nell’ambito del primo inserimento nel mercato del
lavoro con una azione che abbia come asse portante i Centri per l’impiego per la realizzazione di
attività di accoglienza ed orientamento e coordinata con tutto il sistema formativo provinciale per la
formazione delle figure professionali di primo livello destinate ai giovani post obbligo formativo (F.S.E.
OB.3 misura A2); proseguire le azioni individuali di orientamento, counselling, formazione individuale e
esperienza di lavoro, previste nella programmazione 2002 con una seconda edizione del PROGETTO
RETE la cui prima edizione tuttora in atto sta coinvolgendo oltre 250 cittadini ed altri 120 legati
all’inserimento in base alla legge 68. (F.S.E. OB.3 misure A2, A3, B1, C3, D3, E1);
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Ø integrare la programmazione provinciale all’intervento diretto sul territorio provinciale da parte della
Regione Liguria attraverso i Piani di Sviluppo Locale che saranno approvati e finanziati e alle altre
iniziative in corso a finanziamento diretto nazionale e regionale.;
Ø intervenire nell’inserimento lavorativo di gruppi svantaggiati con aiuti alle persone e misure di
accompagnamento (F.S.E. OB.3 misura B1 e progetti integrati multimisura ) nella logica di integrazione
con il Piano di sviluppo dell’economia sociale provinciale in atto e del Progetto EQUAL ARTIS di cui
la Provincia della Spezia è capofila, in fase di realizzazione;
Ø investire le risorse dedicate alla formazione superiore nei settori prioritari indicati in questo documento
di programmazione, economia del mare, turismo ed economia sociale, nonché nell’ ICT ( Information
Comunication Tecnology ). Si finanzia inoltre la formazione di figure professionali diversificate nei
settori produttivi e di servizio secondo le indicazioni delle parti sociali e delle imprese con progetti di
alto livello post laurea e post diploma (F.S.E. OB.3 misura C3);
Ø finanziare con le risorse multimisura dell’Ob.3 la seconda annualità delle azioni finalizzate al Piano di
sviluppo settoriale per il Turismo proseguendo a sviluppare politiche ed azioni sulle tre tematiche della
valorizzazione, perni per uno sviluppo sostenibile per un percorso integrato del sistema turistico culturale
ed ambientale:
• valorizzazione della vocazione turistico-culturale del territorio
• valorizzazione dell’ambiente storico-culturale
• valorizzazione dell’ambiente rurale
il tutto in un’ottica di valorizzazione delle risorse umane e in una logica che accompagni il processo di
certificazione della qualità dei servizi offerti;
† finanziare con maggiori risorse rispetto al 2002 con le risorse multimisura dell’Ob.3 la seconda
annualità delle azioni finalizzate al Piano di sviluppo settoriale per l’economia del mare comprendente
comparti di lunga tradizione, come la cantieristica maggiore e la difesa, nonché comparti a sviluppo
relativamente recente (la portualità specializzata e la nautica da diporto. Tra i temi cui riferire le politiche
formative e del lavoro, nella forma di un progetto/piano settoriale d’offerta, assumono un rilievo
centrale:
- Filiera della cantieristica maggiore, civile e militare, in relazione alle grandi imprese ed alla rete
di piccole imprese indotte, alla luce di rapporti in progressiva trasformazione dalla sfera della
“dipendenza” verso un modello competitivo con l’esterno della provincia
- Filiera della portualità commerciale, tradizionale e specializzata, in progressiva specializzazione
operativa
- Comparto del trasporto passeggeri (crociere e traghetti), che costituisce insieme alla nautica un
elemento di rafforzamento dei servizi turistici e d’accoglienza connessi alla multifunzionalità
portuale spezzina
- Sistema locale delle attività logistiche e manifatturiere “port oriented”
- Filiera della nautica da diporto: costruzione, riparazione, commercializzazione, rimessaggi e
ricettività nelle diverse tipologie;
- Tecnologie avanzate e ricerca nel campo marino/marittimo
- Servizi per la produzione e l’organizzazione dei sistemi locali, in particolare di piccola impresa e
nei settori della nautica.
Ø finanziare la terza annualità delle azioni finalizzate al Piano di sviluppo settoriale, trasversale sulle
misure e integrato nelle azioni, dedicato alla economia sociale, la cui seconda annualità è in fase di
conclusione. Si finanzieranno, sulla base delle analisi e ricerche affidate con le risorse 2002, le azioni
formative ritenute opportune dal Comitato di Gestione del Piano di sviluppo dell’Economia Sociale,
insediato ed operante;
Ø finanziare interventi specifici nel settore dell’edilizia sia per figure professionali di primo livello sia per
figure di specializzazione di secondo livello; inoltre un utilizzo delle risorse della misura D1 per un
piano generale della sicurezza nei cantieri;
Ø finanziare interventi specifici nel settore dell’artigianato tradizionale con particolare riferimento alla
filiera agroalimentare.
Ø finanziare interventi specifici nel settore della cultura, per il rafforzamento delle strutture esistenti in
termini di risorse umane e per la qualificazione di figure professionali più adatte a sostenere il grande
sviluppo del turismo culturale; si interverrà inoltre con parte delle risorse della misura C4 alla
formazione permanente nel settore;
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Ø sostenere, con la misura D1 dell’asse D, all’interno dei Piani di sviluppo definiti dalla Provincia, il
processo, avviato e consolidato nella programmazione degli anni precedenti con le risorse F.S.E., di
sviluppo della formazione continua per le imprese, in raccordo con le azioni finanziate con i bandi
regionali dalla Legge 236, riservando, come da disposizioni attuative della regione Liguria, il 60% del
finanziamento pubblico alle PMI.
Ø rifinanziare il Piano di formazione individuale rivolto ai lavoratori atipici la cui prima annualità nella
programmazione 2001 ha dato ottimi risultati.
Ø rifinanziare, visti i successi ottenuti con le precedenti programmazioni, progetti integrati nelle azioni e
nelle misure per lo sviluppo dell’occupazione femminile , in modo particolare con azioni che tendano
allo sviluppo di capacità professionali che permettano sbocchi possibili in termini di
autoimprenditorialità, al fine della realizzazione delle pari opportunità.
La Provincia:
◊ per la realizzazione degli obiettivi operativi (finalità) delle singole misure provvederà ad interventi di
informazione e pubblicizzazione delle azioni (misure di accompagnamento) nel rispetto delle direttive
emanate in materia dalla Giunta regionale circolare n° 6746/179911 del 19/12/2001;
◊ per il miglioramento degli interventi, attraverso azioni di assistenza a strutture e sistemi, utilizzerà
quota parte delle risorse assegnate per la realizzazione di indagini e ricerche. Attiverà inoltre azioni di
assistenza a strutture e sistemi al fine di programmare e monitorare lo stato di avanzamento delle azioni
finalizzate ai Piani di sviluppo nei settori turismo, economia del mare ed economia sociale;
◊ costituisce un “fondo di riserva” per interventi urgenti di riconversione di imprese a rischio. La
modalità di accesso al fondo di riserva è a sportello come previsto dalle Disposizioni attuative POR
OB.3 – ANNO 2004 approvate dalla Giunta Regionale in modo da consentire di selezionare in tempi
rapidi le domande presentate, sulla base dell’ordine cronologico di presentazione delle stesse e dei criteri
di ammissibilità. Detto fondo di riserva, istituito sulle misure A2, A3 e D1, è pari a €. 450.000,00 ( €.
50.000,00 misura A2, €. 100.000,00 misura A3, €. 100.000,00 misura C3 e €. 200.000,00 misura D1 ) e
resterà disponibile per le finalità previste sino al 31.09.2004. Dopo tale data verrà destinato al
finanziamento di attività formative, approvate e sospese, comprese nelle stesse misure del piano annuale
2004 oppure sottoposto nuovamente a procedura pubblica di selezione. Nel caso di utilizzo di tutto o di
parte del fondo di riserva nell’ambito del protocollo aggiuntivo si applicherà il regime proposto dalla
Regione Liguria nelle Disposizioni attuative OB.3/2002;
Nel caso che la Regione Liguria, dopo l’approvazione del Programma Triennale, destinasse alle Province il 40%
residuo di F.S.E., non attribuito con le Disposizioni attuative POR OB.3 – ANNO 2004 approvate dalla
Giunta Regionale con deliberazione N° 1593 del 5.12.2003 , dette risorse verranno utilizzate, salvo diverse
disposizioni regionali, alla luce di quanto disposto dal presente Documento di programmazione
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PROVINCIA DELLA SPEZIA
PIANO ANNUALE
DI FORMAZIONE PROFESSIONALE
2004
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PROVINCIA DELLA SPEZIA
DESTINAZIONE RISORSE
TITOLO
A
Orientamento integrato
con il sistema scolastico e
Formazione integrata IV e
V anni
B
Primo inserimento
mercato del lavoro
soggetti svantaggiati
C
PROGETTO RETE 2
D
Formazione individuale
atipici nell’ambito del
PROGETTO RETE 2
E
formazione superiore
F
Formazione permanente
settore cultura e
competenze trasversali
G
Sviluppo dell’occupazione
femminile
Progetti integrati nelle
misure e nelle azioni
H
Formazione continua,
piani di fattibilità,
formazione individuale
I
Formazione continua per
la sicurezza
L
Piano di formazione per
l’edilizia
M
Piano di formazione per
l’artigianato tradizionale
N
Piano di sviluppo
economia del mare2°
anno
O
Piano di sviluppo
economia sociale
3° anno
P
AZIONI
Orientamento
Formazione
workexperiences
Accompagnamento
Assistenza
Formazione
Certificazione
Inserimento
Creazione d’impresa
Orientamento,
Counselling
Formazione,
Aggiornamento
Workexperiences
Accompagnamento
Formazione
Certificazione
Aggiornamento
RISORSE
€.
totale
163.350,00
MISURA
F.S.E. misura C2
Uscita prevista
bandi
Giugno
763.350,00
600.000,00
155.585,00
F.S.E. misura A2
F.S.E. misura B1
155.585,00
12.225,00
101.780,00
59.142,70
92.950,00 762.312,70
255.585,00
240.630,00
F.S.E. misura A2
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura B1
F.S.E. misura C3
F.S.E. misura D3
F.S.E. misura E1
75.000,00 75.000,00
F.S.E. misura D1
Affidamento alla
rete dei servizi per
l’impiego che
aprirà i bandi a
partire da
Settembre
Giugno
F.S.E. misura C3
Giugno
Formazione
Certificazione
Aggiornamento
Formazione,
Aggiornamento
600.000,00
153.450,00 153.450,00
F.S.E. misura C4
Giugno
Orientamento,
Counselling
Formazione,
Aggiornamento
Workexperiences
Accompagnamento
Formazione,
Aggiornamento
80.000,00 260.000,00
180.000,00
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura E1
Giugno
152.365,00 152.365,00
F.S.E. misura D1
Settembre
Formazione,
Aggiornamento
60.000,00 60.000,00
F.S.E. misura D1
Luglio
Formazione,
Aggiornamento
50.000,00 100.000,00
50.000,00
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura D1
Luglio
Formazione,
Aggiornamento
50.000,00 100.000,00
50.000,00
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura D1
Luglio
Formazione,
Aggiornamento
Accompagnamento
Assistenza
200.000,00
200.000,00 800.000,00
200.000,00
200.000,00
F.S.E. misura A2
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura C3
F.S.E. misura D1
Luglio
Formazione,
Aggiornamento
Accompagnamento
Assistenza
40.000,00
50.000,00
50.000,00 250.000,00
50.000,00
60.000,00
100.000,00
F.S.E. misura A2
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura B1
F.S.E. misura D1
F.S.E. misura E1
F.S.E. misura A2
Luglio
Formazione,
600.000,00
Luglio
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Piano di sviluppo del
turismo2° anno
Aggiornamento
Accompagnamento
Assistenza
totale
100.000,00
100.000,00 500.000,00
100.000,00
100.000,00
4.722.920
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura C3
F.S.E. misura D1
F.S.E. misura E1
Sono inoltre programmate le seguenti risorse, all’interne delle percentuali previste dai documenti regionali
Q
Misure di
accompagnamento ed
assistenza a strutture e
sistemi
R
Fondo di riserva
Piano di comunicazione
Monitoraggio Piani di
sviluppo
Avvisi pubblici
Formazione
Certificazione
Inserimento
Aggiornamento
100.000,00
100.000,00
50.000,00 250.000,00
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura C3
F.S.E. misura E1
50.000,00
100.000,00
100.000,00 450.000,00
200.000,00
F.S.E. misura A2
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura C3
F.S.E. misura D1
A sportello fino al
30.09. 04
Sono inoltre programmate le seguenti risorse del bilancio regionale
TITOLO
R
Secondi anni obbligo
formativo
S
Formazione iniziale
giovani in età superiore
ai 18 anni
T
Formazione iniziale per
soggetti portatori di
handicap
U
Formazione in base a
leggi vigenti
AZIONI
RISORSE
€.
Formazione
Uscita prevista
bandi
assegnazione
365.000,00
Corsi prima formazione annuali
Orientamento formazione
Formazione
totale
200.000,00
Giugno 2004
24.685,35
Giugno 2004
185.000,00
Giugno 2004
774.685,35
Nel caso che la Regione Liguria, dopo la recente approvazione del Programma Triennale con Deliberazione
di Consiglio Regionale n° 6 del 10.02.04, destinasse alle Province il 40% residuo di F.S.E., non attribuito
con le Disposizioni attuative POR OB.3 – ANNO 2004 approvate dalla Giunta Regionale con
deliberazione N° 1593 del 5.12.2003 , dette risorse verranno utilizzate, salvo diverse disposizioni regionali,
alla luce di quanto disposto dal presente Documento di programmazione.
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APPRENDISTATO
Fondo nazionale del Ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali
IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
Il Piano delle attività formative esterne in apprendistato – Anno 20024-2005 trova riferimento nelle
seguenti fonti normative e programmatiche:
Legge 24 giugno 1997 n° 196 – art. 16 – recanti disposizioni in materia di apprendistato;
Legge 17 maggio 1999 n. 144 art 68 relativo all’obbligo di frequenza di attività formative;
DPR 12 luglio 2000 n° 257 art. 5 Regolamento di attuazione concernente l’obbligo di frequenza di attività
formative fino al 18° anno di età
Decreto Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale 4 maggio 2001 L. 388/00 – Finanziamento di
attività di formazione nell’esercizio dell’Apprendistato;
Decreto Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale 8 aprile 1998 recante disposizioni sui contenuti
delle attività formative degli apprendisti;
Decreto Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale 20 maggio 1999 n° 179 relativo ai contenuti delle
attività formative per la formazione degli apprendisti;
Decreto Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale 7 ottobre 1999 n° 359 relativo alla comunicazione
dati avviamento apprendisti e tutore aziendale;
Decreto Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale 28 febbraio 2000 relativo alle esperienze
professionali richieste per lo svolgimento della funzione di tutore aziendale;
Legge 17 maggio 1999 n° 144 art. 68 Obbligo formativo
Legge n° 30 del 14 febbraio 2003 deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro
Decreto legislativo n° 276 del 2003 di attuazione della L. 30/2003
Legge n° 53 / 2003
Decreto Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale 16 maggio 2001 contenente le finalità e i contenuti
dei moduli aggiuntivi della formazione esterna degli apprendisti;
Legge regionale 5 novembre 1993 n° 52 recante “ Disposizioni per la realizzazione di politiche attive del
lavoro “, e successive modificazioni ed integrazioni;
Documento di programmazione ob. 3 della Regione Liguria approvato con decisione della C.E. n (2000)
2072 del 21 settembre 2000;
Programma triennale delle politiche formative, del lavoro e dei servizi per l’impiego della Regione Liguria
1999 – 2001 approvato dal Consiglio Regionale con deliberazione n° 17 del 23 marzo 1999;
Deliberazione della Giunta Regionale 27 ottobre 2000 n° 1184 relativa alle disposizioni attuative del Piano
Apprendistato 2000
Deliberazione della Giunta Regionale 14 marzo 2002 n° 228 relativa alle disposizioni attuative del P.O.R.
ob. 3 - Anno 2002;
Deliberazione della Giunta Regionale 5 aprile 2002 n° 319 relativa all’approvazione delle Disposizioni
attuative del “Piano delle attività formative esterne in apprendistato – anno 2002”
Deliberazione della Giunta Regionale 23 dicembre 2003 n° 1809 relativa alle linee di Programmazione del
Piano delle attività formative in apprendistato 2004-2005
PIANO FORMATIVO 2004 – 2005
La Regione Liguria ha emanato con deliberazione di G.R. n. 1809 del 23 dicembre 2003 le linee di
programmazione del piano delle attività formative in apprendistato per l’anno 2004-2005.
Le linee di programmazione recepiscono le modifiche apportate dalla legge n. 30 del 14 febbraio 2003 e dal
relativo decreto legislativo di attuazione n. 276 del 2003 che hanno inciso profondamente la normativa
riguardante il contratto di apprendistato con l’intenzione di adattarlo il più possibile ai cambiamenti ed alle
esigenze del mondo del lavoro e della formazione professionale.
L’apprendistato che ne esce non è più individuabile nella classica ed unica tipologia che ha fatto da
modello di riferimento per 5 anni ma esce differenziato su tre tipologie:
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- Apprendistato per l’espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione;
- Apprendistato professionalizzante;
- Apprendistato per l’acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione
La Regione Liguria in attesa che a livello nazionale siano firmati gli accordi tra ministero e parti sociali
sull’applicazione della nuova normativa mantiene inalterato il processo formativo del piano apprendistato
2004-2005 secondo le modalità sperimentate nei piani precedenti nell’unica tipologia formativa esterna
all’azienda.
In previsione della messa a regime della nuova tipologia formativa in apprendistato intende procedere, in
raccordo con il coordinamento delle Regioni e dell’ISFOL, alla sperimentazione sui tre nuovi modelli di
apprendistato,
LE NUOVE TIPOLOGIE FORMATIVE IN APPRENDISTATO
Apprendistato per l’espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione
Indirizzato ai ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 18 anni finalizzato al conseguimento di una qualifica
professionale e della durata non superiore ai tre anni. La durata della formazione prevista in questo ambito
sono 240 ore.
I punti da definire per questa nuova tipologia di apprendistato sono i seguenti:
Ø definizione della qualifica professionale ai sensi della legge n. 53 del 2003
Ø previsione di un congruo monte ore di formazione (sia interna che esterna all’azienda) per il
raggiungimento della qualifica professionale. Monte ore che sarà definito secondo standard minimi
formativi stabiliti ai sensi della legge n. 53 del 2003
Ø definire il riconoscimento sulla base dei risultati conseguiti all’interno del percorso di formazione,
esterna ed interna, della qualifica professionale ai fini contrattuali
Ø garantire la presenza di un tutor aziendale con formazione e competenze adeguate
Ø registrare le competenze acquisite durante la formazione in apprendistato, continua o comunque
svolta in ogni forma nel “libretto formativo”
Apprendistato professionalizzante
Si caratterizza come l’erede delle due precedenti forme contrattuali di tipo formativo, ossia il contratto di
apprendistato e di formazione/lavoro
È indirizzato ai giovani di età compresa tra i 18 ed i 29 anni che completato il percorso scolastico vogliano
inserirsi in modo definitivo nel mondo del lavoro e quindi con il bisogno di conseguire una specifica
qualificazione professionale direttamente “sul campo” .
Il contratto può avere una durata minima di 2 anni e massima di 6 anni
Per le sue caratteristiche è quello che si avvicina di più all’azione formativa precedente, presenta comunque
anch’esso dei punti da chiarire:
Ø è prevista la possibilità di fare formazione all’interno dell’azienda, con quali percorsi e con quali
sistemi di valutazione ancora da definire
Ø definire il riconoscimento sulla base dei risultati conseguiti all’interno del percorso di formazione,
esterna ed interna, della qualifica professionale ai fini contrattuali
Ø garantire la presenza di un tutor aziendale con formazione e competenze adeguate
Ø registrare le competenze acquisite durante la formazione in apprendistato, continua o comunque
svolta in ogni forma nel “libretto formativo”
Apprendistato per l’acquisizione di un diploma o per percorsi di alta formazione
Del tutto innovativa questa tipologia di apprendistato riservata ai giovani di età compresa tra i 18 ed i 29
anni che dovrebbe consentire il conseguimento del diploma o di una specializzazione di secondo e terzo
livello. Durata e contenuti formativi saranno oggetto di accordi e sperimentazioni da parte di Regione
Liguria, Università, associazioni dei datori di lavoro e delle strutture formative.
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STRUTTURE ORGANIZZATIVE E AZIENDE
Centri per l’impiego
Tutte le innovazioni introdotte identificano in modo naturale e legittimo i Centri per l’impiego come il
nodo principale da cui poi si diramano l’insieme delle attività formative in apprendistato.
La novità più rilevante per quanto concerne le innovazioni sistemiche è la decisione di adottare un modello
unico di banca dati apprendisti mettendo in collegamento la banca dati della Regione Liguria, alla quale
vengono inviate le comunicazioni di avviamento/cessazione, con quella dei Centri Provinciali per
l’Impiego dove vengono inserite le assunzioni.
Questo comporta la necessità da parte della Regione Liguria di dotarsi di un software che consenta
l’interfaccia applicativa con il sistema NetLabor in uso nei centri per l’impiego provinciali, in grado di
estrarre ed elaborare le specifiche informazioni in loro possesso in modo da consolidare le informazioni a
livello regionale.
Questa necessità impegna fin da ora la Regione Liguria nell’adottare un nuovo software per la gestione
degli adempimenti dei Centri per l’impiego che verranno dotati quanto prima della procedura Internet per
la gestione delle comunicazioni di tutte le tipologie di avviamento-cessazioni.
Altra novità che il piano apprendistato 2004/2005 introduce è l’affidamento ai centri per l’impiego della
iniziale fase di accoglienza definita in 2 ore di colloquio individuale con l’apprendista tesa ad individuare il
percorso scolastico, le eventuali esperienze lavorative avute e il lavoro che effettivamente svolge all’interno
dell’azienda in cui opera al fine di rilevare la reale corrispondenza tra lavoro e qualifica assegnata in modo
da poter indicare la macro area ed il percorso formativo più attinente al lavoro che sta svolgendo.
Questo attività si lega strettamente con la necessità di rendere il più possibile omogenee le aule che si
avviano alla formazione in presenza di realtà molto variegate dovute a percorsi scolastici e lavorativi anche
molto differenti.
La decisione di affidare la fase di accoglienza ai centri per l’impiego è resa possibile dalla proposta inserita
all’interno dello studio di fattibilità elaborato dalle province di La Spezia, Genova e Savona, in parte
accettato dalla Regione Liguria, di posizionare all’esterno del percorso formativo la parte relativa al bilancio
di competenze ed affidare questa attività ai CPI sia perchè sede naturale per la raccolta dei loro dati, sia come
struttura che svolge da tempo attività di orientamento ed analisi di fabbisogni formativi con personale esperto
su persone disoccupate.
Le aziende
Le novità introdotte danno alle aziende con determinati requisiti, relativi alle strutture ed al personale, la
possibilità di entrare come protagoniste all’interno della formazione apprendisti per quanto concerne la
formazione professionalizzante e per quella relativa all’acquisizione di un diploma o per percorsi di alta
formazione.
Questa possibilità apre scenari e problematiche che finora non si erano presentate come: la definizione del
percorso formativo interno all’azienda, la messa a punto di un sistema efficace di valutazione e monitoraggio
della formazione interna all’impresa e dei criteri che garantiscano una struttura formativa adeguata.
Le aziende saranno coinvolte ancora di più in relazione alle esigenze delle stesse per quanto concerne il
periodo di erogazione formativa, la distribuzione delle ore corsuali, la scelta della sede e la taratura dei
contenuti.
INNOVAZIONI DI PROCESSO
Sensibili novità sono presenti anche nelle fasi del processo formativo.
Per quanto concerne la formazione esterna all’azienda i piani formativi provinciali verranno attuati
esclusivamente attraverso cataloghi formativi basati sulla disaggregazione delle aree formative che
compongono il percorso e cioè tra competenze trasversali e competenze professionali.
Questa decisione consentirà di poter dare la formazione dell’area trasversale a tutti gli apprendisti, anche a
quelli operanti in settori nei quali o per la scarsità di utenza o per la mancanza di standard formativi non era
possibile dare alcuna risposta formativa.
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Le agenzie formative potranno scegliere se erogare tutto o parte del percorso formativo; anche in caso di
presentazione di proposte formative che coprono l’intero percorso è necessaria la presentazione di singole
candidature.
La Regione Liguria di concerto con la Provincia della Spezia elaborerà un format a cui le agenzie formative
si atterranno per la presentazione delle candidature.
Gestione esterna della fase di accoglienza e bilancio di competenze attribuita ai Centri per l’impiego
Un nuovo strumento messo a disposizione della Provincia della Spezia per favorire un’estensione e
capillarizzazione maggiore della formazione apprendisti è rappresentato dalla possibilità di utilizzo di
voucher formativi spendibili sia a livello regionale che extraregionale, per l’area delle competenze tecnico
professionali.
I voucher formativi saranno utilizzabili solo nei casi e nelle situazioni di mancato raggiungimento del
numero minimo di allievi in relazione alla qualifica/settore di appartenenza,
LE MACRO AREE
Formazione trasversale
Al fine di limitare il numero elevato di settori che comprendono tutte le figure professionali in cui si
trovano inseriti gli apprendisti ed anche per cercare di dare risposta formativa al maggior numero di
apprendisti almeno per quanto concerne la formazione trasversale sono state individuate dal tavolo tecnico
Regione/Province sei macro aree:
- Lavorazioni meccaniche ed impiantistica
- Lavori d’ufficio, grafica ed informatica
- Ristorazione, alimentazione e distribuzione
- Edilizia
- Servizi alla persona
- Commercio no food
Per quanto concerne le difficili omogeneizzazioni delle aule tra chi ha percorsi di basso livello d’istruzione
(extracomunitari, scuola dell’obbligo) e chi ha invece istruzione migliore (qualifica, diploma, diploma
universitario, ecc) si è concordato di dare una diversificazione del livello formativo. Si tratterà di dare una
formazione di primo livello o di base, cercando di includere percorsi di recupero scolastico in determinate
materie dove l’apprendista denota gravi carenze (esempio della lingua italiana per l’extracomunitario)
sviluppando le materie interessate in questa fase (Comunicazione, Diritto del Lavoro, Organizzazione ed
economia, Sicurezza) in modo il più possibile comprensibile cercando di evitare il più possibile
comportamenti e modi della scuola tradizionale.
Il secondo livello o avanzato sarà indirizzato agli apprendisti con percorsi di istruzione maggiore cercando
di analizzare ed approfondire temi e problematiche concernenti direttamente le materie oggetto della
formazione e le loro implicazioni sul mondo del lavoro.
Il monte ore delle competenze trasversali passerà dalle 42 ore precedenti a 48 ore inglobando anche le 6 ore
che in precedenza facevano parte delle ore del bilancio di competenze (le altre 2 ore sono assegnate al
CPI). Le sei ore saranno utilizzate per le seguenti attività:
- 3 ore per i test di ingresso
- 1 ora per il patto d’aula
- 2 ore per la verifica didattica in uscita dal percorso formativo trasversale
Formazione tecnico professionale
Al fine di omogeneizzare il più possibile le aree di intervento formativo anche in considerazione degli
standard formativi approvati fino ad oggi il tavolo tecnico ha individuato le seguenti figure professionali per
i settori :
- LAVORI D’UFFICIO, GRAFICA ED INFORMATICA
Segretaria
Contabile
Grafico
Informatico: tecnico hardware
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Informatico: tecnico software
Magazziniere
- LAVORAZIONI MECCANICHE ED IMPIANTISTICA
Saldo-carpentiere
Conduttore di macchine utensili
Riparatore di veicoli a motore
Autoriparatori carrozzieri
Installatori elettrici
Installatori idraulici/termoidraulici
Serramentisti
- EDILIZIA
Falegname
Muratore
Decoratore
- SERVIZI ALLA PERSONA
Acconciatori
Estetiste
- RISTORAZIONE, ALIMENTAZIONE E DISTRIBUZIONE
Cuochi e gastronomi
Pasticceri e gelatai
Panificatori e pizzaioli
Impastatori e pastai
Addetti sala
Addetti al banco
- COMMERCIO NO FOOD
Addetto alla vendita
I contenuti tecnico-professionali si riferiscono ad un solo livello.
Percorso intersettoriale
In merito alle competenze tecnico-professionali verrà data facoltà all’apprendista/impresa di scegliere tra la
frequenza di un percorso formativo formulato per le figure professionali individuate e un percorso
intersettoriale in cui verranno affrontati contenuti di carattere linguistico ed informatico.
Le scelte per questo percorso saranno:
- LINGUA STRANIERA (INDIRIZZO TECNICO)
Inglese
- LINGUA STANIERA (INDIRIZZO TURISTICO)
Inglese
Francese
Tedesco
- INFORMATICA
Conseguimento patente ECDL
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Altri percorsi formativi
Nei casi in cui ricorra la condizione di mancato raggiungimento del numero minimo di allievi in relazione
alla qualifica/settore di appartenenza, e non si sia scelto uno dei percorsi intersettoriali, si può far ricorso, per
le competenze tecnico-professionali alle seguenti alternative formative:
-
Accorpamento di tale settore con uno affine
Project work
Azienda Pilota o di Eccellenza
Voucher formativo
Project work
Consiste in un percorso formativo interno all’azienda in cui opera l’apprendista, formulato in intesa tra il
tutor aziendale ed un ente formativo. Modalità, contenuti, verifiche e monitoraggio saranno oggetto di
valutazione da parte di un comitato tecnico regione/provincia.
Azienda Pilota o di Eccellenza
Consiste in un percorso formativo presso una azienda, ritenuta nel suo settore, eccellente sia per le strutture
che per il personale che per le lavorazioni/attività svolte. Il suo utilizzo è da individuare in modo strettamente
legato al voucher formativo. Modalità, contenuti, verifiche e monitoraggio saranno oggetto di valutazione da
parte di un comitato tecnico regione/provincia.
Voucher formativi
Strumento formativo già utilizzato in altre situazioni ha la particolarità di adattarsi a situazioni particolari di
difficile soluzione con strumenti di tipo tradizionale. Il voucher prevede l’individuazione di un progetto
formativo, adatto alle necessità specifiche dell’apprendista, con la possibilità di utilizzo presso una delle
tante strutture formative esistenti anche extra provinciali o presso un’azienda pilota del settore in cui lo
stesso opera.
Nelle disposizioni attuative per l’apprendistato che Regione Liguria ufficializzerà prossimamente saranno
presenti tutte le possibilità formative illustrate ma sarà anche data alle province la libertà, in base alle
necessità, le peculiarità e le caratteristiche proprie del territorio di utilizzarle o meno.
AZIONI DI SISTEMA
Tra le risorse che verranno assegnate dalla Regione Liguria per il Piano apprendistato 2004, un 10% delle
risorse potrà essere utilizzato per le azioni di sistema a sostegno delle attività formative.
Tra le esigenze d’impiego di questa quota si individuano già da ora :
- Pubblicizzazione dell’attività
- Stampa dei cataloghi formativi
- Messa in funzione di un data base legato alla banca dati degli apprendisti formati o in
formazione
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BILANCIO REGIONALE
Con la deliberazione di Giunta Regionale N° 1214 del 10 Ottobre 2003 la Regione Liguria ha trasferito alla
Provincia della Spezia le risorse del bilancio regionale 2003 che, per la Provincia della Spezia, ammontano
complessivamente a €. 774.685,35.
La stessa deliberazione stabilisce gli ambiti di utilizzo di dette risorse dedicate a:
§
§
§
§
Formazione iniziale nell’ambito dell’obbligo formativo
Formazione iniziale per giovani di età superiore ai 18 anni
Formazione iniziale per soggetti portatori di handicap
Formazione in forza di legge
La Provincia riserva €. 365.000,00 per il finanziamento dei secondi anni dei progetti di obbligo formativo
finanziati con la programmazione precedente.
Le rimanenti risorse ammontanti ad €.409.685,35 verranno utilizzate secondo la successiva tabella
riepilogativa per le azioni di prima formazione per giovani con oltre 18 anni sui profili professionali emersi
dal confronto con le parti sociali, per le azioni di formazione iniziale, orientamento e competenze trasversali
per soggetti portatori di handicap e per la formazione in forza di legge.
RISORSE FINANZIARIE A DISPOSIZIONE
Attività
Secondi anni OBBLIGO FORMATIVO
programmazione 2002
Formazione iniziale giovani in età superiore ai
18 anni
Corsi prima formazione annuali
“ Conduttore macchine utensili”
“ Saldatore”
Formazione iniziale per soggetti portatori di
handicap
Formazione in forza di legge
Linea di finanziamento
Bilancio regionale
Risorse €.
365.000,00
Bandi
assegnazione
Bilancio regionale
200.000,00
Aprile 2004
Bilancio regionale
24.685,35
Aprile 2004
Bilancio regionale
Totale
185.000,00
774.685,35
Aprile 2004
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PROVINCIA DELLA SPEZIA
Fondo Sociale Europeo
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INTEGRAZIONE SCUOLA - FORMAZIONE PROFESSIONALE
e PREVENZIONE DISPERSIONE SCOLASTICA
F.S.E. MISURE A2 e C2
Nella sua programmazione la Provincia della Spezia fa riferimento al protocollo d’intesa tra la Provincia, gli
istituti di istruzione secondaria superiore, il MIUR-C.S.A. della Spezia, la consulta studentesca e i consigli di
istituto approvato con deliberazione del Consiglio provinciale n° 177 del 6 Novembre 2003 che istituisce la
Conferenza provinciale della scuola.
Fa inoltre riferimento al protocollo di intesa tra provincia e MIUR-C.S.A della Spezia approvato con
deliberazione di Giunta provinciale n° 425 del 24 Novembre 2003.
I due documenti di cui sopra sono finalizzati a sistematizzare il raccordo fra pubblica istruzione e formazione
politiche attive del lavoro per la realizzazione di un sistema integrato di offerta formativa che, nel rispetto
delle scelte autonome di ciascuna parte, sia indirizzato al proseguimento degli studi e ad un proficuo
inserimento nel mercato del lavoro.
Le scelte strategiche dei due documenti sono basate sull’ampliamento dell’offerta formativa da mettere a
disposizione dei giovani, opportunamente ed adeguatamente orientati, in modo da consentire a ciascuno di
individuare un percorso adatto ai propri talenti ed inoltre a rafforzare il raccordo fra scuola e formazione
mondo del lavoro in modo da sempre più motivare il percorso formativo scelto da ciascun giovane.
Si interverrà dunque sugli ambiti di intervento legati alla dispersione scolastica, all’orientamento, al
monitoraggio delle scelte nell’ambito dell’obbligo formativo, al riconoscimento reciproco dei crediti
formativi, alla gestione integrata dei progetti relativi a soggetti diversamente abili, nonché agli aspetti
conoscitivi delle opportunità offerte dalla Unione Europea nei settori dell’istruzione e della formazione.
Le esperienze delle programmazioni precedenti consentono di proseguire nelle azioni di orientamento e
prevenzione della dispersione scolastica finanziabili con la misura C2 con il modello già consolidato che
prevede:
Realizzazione del “Progetto Integrato di Orientamento” per gli studenti delle classi prime delle Scuole
Superiori.
Si utilizza il modello sperimentato precedentemente (nel primo quadrimestre.- orientamento attribuito ai
docenti - scheda del sapere; orientamento (10 h) attribuito agli orientatori - scheda del saper fare; nel
secondo quadrimestre utilizzo, per chi ne fa richiesta, del 15% dell’orario scolastico (max 40 h) per attività di
formazione nella F.P.) con un più diretto coinvolgimento delle famiglie, con incontri di gruppo per la
presentazione dei progetto e colloqui individuali a richiesta, ed una diversa articolazione delle 10 ore degli
orientatori che sono così articolate:
3 ore di presentazione e discussione dei progetto nel gruppo classe
4 ore in piccoli gruppi nelle ore pomeridiane, con obbligo di presenza e giustificazione dì eventuali assenze
2 ore dedicate a colloqui individuali.
Modulo di orientamento n. 20 ore
per dare all'allievo gli strumenti idonei per analizzare le proprie competenze conoscenze capacità
motivazioni e consentirgli di effettuare la scelta formativa e scolastica più confacente alla propria personalità
e al proprio progetto di vita
Il modulo coinvolge 12 Istituti 80 classi ( tutte le prime classi degli istituti superiori presenti sul territorio
provinciale)
Le 20 ore sono così strutturate:
10 ore condotte dagli orientatori della Formazione professionale sviluppate con incontri di 3/4 ore
giornaliere. Ogni operatore interviene su 8 classi. All’interno dell’attività vengono svolti, con l’utilizzo
di metodologie attive, interventi volti a sviluppare nell’ allievo capacità di autovalutazione delle risorse
personali e strategie per la presa di decisione nell’ambito scolastico/lavorativo. Agli orientatori della
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Formazione Professionale spetta il compito di compilare insieme all’ allievo, a conclusione del lavoro
svolto in aula, una scheda del saper fare e del saper essere.
10 ore condotte dagli insegnanti della Pubblica Istruzione che analizzano insieme all’ allievo l’area delle
conoscenze e il metodo di studio elaborando, a fine percorso, una scheda del sapere.
A conclusione del modulo gli allievi ha quattro possibilità di scelta:
1)
2)
3)
4)
Confermare la scelta scolastica iniziale
Confermare la scelta scolastica iniziale e programmare azioni di rinforzo
Cambiare scuola (passerelle)
Scegliere il percorso di orientamento alla formazione e al lavoro (40 ore )
Si curerà inoltre, a cura dei servizi per l’impiego in integrazione con il sistema scolastico il “Progetto
Integrato di Orientamento” agli allievi delle terze classi della scuola media della provincia.
ORIENTAMENTO ALLA FORMAZIONE E AL LAVORO
1 modulo di 40 ore con obiettivi e struttura analoghi ai moduli finanziati nella programmazione 2001 rivolti
solo agli allievi che abbiano compiuto la scelta di esplorare tale possibilità, con l'obiettivo di acquisire
informazioni relative al mondo del lavoro e alla formazione professionale e, tenendo conto delle diverse
attitudini, di verificare concretamente le diverse figure professionali. Le attività si svolgono nei centri di
formazione professionale. Alla fine del percorso gli allievi possono rientrare nella scuola o scegliere un
percorso di formazione professionale da intraprendere dopo l’assolvimento dell’obbligo scolastico
La Provincia finanzia inoltre con la misura A2 la seconda annualità del PROGETTO integrato scuola
formazione rivolto a giovani immigrati ( 15÷18 anni) avviato con la programmazione precedente in
collaborazione fra Centri Territoriali Permanenti e soggetto attuatore sui profili di muratore, macellaio,
cuoco.
Si ripropone inoltre il modulo di orientamento e workexperiences rivolto ai giovani delle classi IV
finanziandolo con le risorse della misura A2
La provincia inoltre intende proseguire nell’esperienza avviata con gli istituti scolastici per la formazione
professionalizzante degli allievi dei IV e V anni per l’ottenimento di qualifica di secondo livello utilizzando
le risorse della misura A2 per il finanziamento della seconda annualità della programmazione precedente e
della prima annualità di quella attuale.
RISORSE FINANZIARIE A DISPOSIZIONE per la PROGRAMMAZIONE 2004
Attività
Orientamento integrato scuola formazione
Formazione
Linea di finanziamento
F.S.E. OB.3 misura C2
F.S.E. OB.3 misura A2
Risorse €.
163.350,00
600.000,00
PARAMETRI FINANZIARI DI RIFERIMENTO
MODULO DI ORIENTAMENTO 40 ore
Importo €.
Voci di spesa per modulo
Costi indiretti
1.000,00
Costi diretti
4.556,00
Spese generali
1.444,00
Totale
7.000,00
B PROGETTO sperimentale integrato scuola formazione rivolto a giovani classi quarte Importo per modulo €.
Orientamento, consulenza individuale 6 ore per persona €. 258,23 per persona (15 allievi )
3.873,45
Preparazione 22 ore
1.136,21
Tutorship 18 ore
929,62
Rimborso allievi 309,87 x 15 x 2 mesi
9296,1
Totale
15.235,38
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QUADRO DI SINTESI
Azione
“Progetto Integrato di Orientamento” agli allievi delle terze classi della
scuola media della provincia.
Realizzazione del “Progetto Integrato di Orientamento” per gli studenti
delle classi prime delle Scuole Superiori.
procedura
Data indicativa
Il progetto sarà a cura dei Centri per l’Impiego
in collaborazione con il sistema scolastico
Il progetto sarà a cura della Rete dei servizi per
l’impiego in collaborazione con il sistema
scolastico
Modulo orientamento alla formazione e al lavoro 40 ore
Avviso pubblico
Aprile 2004
Prosecuzione Progetto integrato scuola formazione rivolto a giovani assegnazione
immigrati ( 15 ÷18 anni) in collaborazione fra Centri Territoriali
Permanenti e soggetto attuatore sui profili di muratore, macellaio e cuoco
PROGETTO sperimentale integrato scuola formazione rivolto a giovani Avviso pubblico
Aprile 2004
classi quarte. 1 per 15 allievi ( workexperiences 2 mesi )
Finanziamento secondi anni formazione integrata IV e V anni assegnazione
programmazione precedente
Formazione integrata IV e V anni
Avviso pubblico
Aprile 2004
Azione
Linea di finanziamento
Realizzazione
del
“Progetto F.S.E. OB.3 misura C2
Integrato di Orientamento” per gli
studenti delle classi prime delle
Scuole Superiori.
Modulo di orientamento 40 ore
F.S.E. OB.3 misura C2
Progetto integrato scuola formazione
rivolto a giovani immigrati
PROGETTO sperimentale integrato
scuola formazione rivolto a giovani
classi quarte ( workexperiences 2
mesi )
Formazione integrata IV e V anni
seconda annualità
Formazione integrata IV e V anni
F.S.E. OB.3 misura A2
F.S.E. OB.3 misura A2
F.S.E. OB.3 misura A2
F.S.E. OB.3 misura A2
Risorse €.
avvio
156.350,00 In accordo con
sistema scolastico
il
7.000,00 A
completamento
iscrizioni
127.500,00 Al termine prima
annualità
15.235,38 A
completamento
iscrizioni
78.641,00 Al termine
annualità
378.623,62
prima
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INSERIMENTO E REINSERIMENTO NEL MERCATO DEL
LAVORO DEI SOGGETTI SVANTAGGIATI
F.S.E. OB.3 Misura B1
RISORSE FINANZIARIE A DISPOSIZIONE
Attività
Inserimento
lavorativo
D
Primo inserimento legge 68
mercato del lavoro
soggetti svantaggiati
Formazione
Inserimento
workexperiences
Creazione d’impresa
Risorse €.
59.142,70
146.442,30
Linea di
finanziamento
F.S.E. misura
B1
F.S.E. misura
B1
Uscita avviso
pubblico
Affidamento alla
Rete servizi per
l’impiego e bando
pubblico ad Aprile
Giugno 2004
La Provincia intende intervenire nell’inserimento lavorativo di gruppi svantaggiati con aiuti alle
persone e misure di accompagnamento (F.S.E. OB.3 misura B1 e progetti integrati multimisura ) nella logica
di integrazione con il Piano di sviluppo dell’economia sociale provinciale in atto e del Progetto EQUAL
ARTIS di cui la Provincia della Spezia è capofila, in fase di realizzazione.
In questa logica di integrazione si intende proseguire il progetto personalizzato rivolto alla categoria
dei disabili mettendo a disposizione a sportello una serie di azioni formative, orientamento individualizzato,
formazione, workexperiences ed aiuti, successive ad una azione di ricognizione dei fabbisogni formativi del
sistema imprese, gestito dai Centri per l’Impiego in collaborazione con le parti sociali. Il percorso così
individuato è rivolto a sperimentare l’occupabilità nell’ambito degli interventi previsti dalla L. 68/96 con un
approccio diverso rispetto agli interventi programmati nel 2000 e 2001 di tipo standard ( corso ) che hanno
comportato ritardi e difficoltà di gestione viste le diversità degli utenti.
Il progetto seguirà quindi le fasi sottoindicate:
QUADRO DI SINTESI
Azione
procedura
Data indicativa
Ricerca
fabbisogni
occupazionali,
figure A cura Centri per In fase di attuazione
professionali dal sistema aziende
l’Impiego e parti sociali
Apertura a sportello del percorso integrato Avviso pubblico
Aprile 2004
orientamento
individualizzato,
formazione,
workexperiences ed aiuti
Azione
Linea di finanziamento
Risorse €.
avvio
Orientamento
59.142,70 a sportello
individuale ai Centri per
l’Impiego – incrocio
domanda offerta
A.S.L.
Certificazione stato di disabilità
Comitato tecnico
Accertamento di compatibilità con la figura professionale richiesta
Vaucher formativo
F.S.E. OB.3 misura B1
1.271.16 a persona a sportello
Workesperience 3 mesi
F.S.E. OB.3 misura B1
929,61a persona
Si prevede con questo percorso di avviare 25 progetti personalizzati di inserimento lavorativo in aggiunta ai
120 in via di attuazione con la programmazione precedente.
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PROGETTO “MEDIATORI LINGUISTICO CULTURALI ”
Finalità
Formare attraverso un percorso integrato di formazione, tirocini e creazione di impresa, figure
professionali che svolgano mansioni di accoglienza, counselling ed interfaccia complessiva nei confronti
dell’immigrazione in tutti i settori sociali, scuola, servizi, sanità, Enti locali, al fine di favorire
l’integrazione dei cittadini immigrati, extracomunitari in particolare.
Modalità attuative
§
bando pubblico con destinatari C.P.F.P. e Enti di formazione che rispondono ai requisiti della L.R.
52/93, nonché inseriti nell’Albo della Regione Liguria, a presentare il progetto alla Provincia della
Spezia, entro e non oltre la scadenza prevista dal presente Documento di programmazione. Le domande
dovranno contenere come allegati l’indicazione delle strutture formative per l’attività teorico pratica di
formazione, le risorse umane dedicate all’attività formativa corredate dai curricola di formatori e tutor
dipendenti, le esperienze pregresse, relative agli ultimi tre anni in attività di selezione ,orientamento,
progetti integrati di formazione e creazione di impresa. La valutazione delle domande avverrà con
graduatoria che terrà conto degli elementi sopraindicati.
ARTICOLAZIONE DEL PROGETTO, DURATA, PARTECIPANTI
FASI
Formazione ed orientamento alla creazione di
impresa
DURATA ore
300
Preparazione 22 ore e tutorship 18 ore
workexperiences
Rimborso allievi 3 mesi tirocinio
costo
60.000,00
PARTECIPANTI
12
2.065,83
3 mesi
11.155,32
12
73.221,15
Le imprese che nasceranno dal progetto accederanno automaticamente, qualora fosse necessario, al progetto
“SPORTELLI CREAZIONE IMPRESA D3”.
PROGETTO “MURATORE PER EXTRACOMUNITARI ”
FASI
Formazione
DURATA ore
300
Preparazione 22 ore e tutorship 18 ore
workexperiences
Rimborso allievi 3 mesi tirocinio
costo
60.000,00
PARTECIPANTI
12
2.065,83
3 mesi
11.155,32
12
73.221,15
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PROGETTO RETE E SERVIZI PER L’IMPIEGO
LE NUOVE FORME DI LAVORO, LA FORMAZIONE INDIVIDUALE,
LE FASCE DEBOLI
Il progetto RETE, nato con la programmazione aggiuntiva 2002 e finanziato con le risorse 2002
multimisura delle misure A2, A3, B1,C2, C3, D1, D3, E1 viene rifinasnziato nella programmazione
2004 affidando ai Servizi per l’impiego, nell’ambito della rete dei servizi per il lavoro, risorse per la
realizzazione delle seguenti azioni:
Misura
A2
A3
B1
C3
D1
D3
E1
TOTALE
FONDO SOCIALE EUROPEO RISORSE 2004
Finanziamento
Azioni
pubblico €.
12.225,00 Accoglienza, orientamento, voucher per disoccupati
101.780,00 Accoglienza, orientamento, voucher per disoccupati
59.142,70 Inserimento lavorativo legge 68
92.950,00 Voucher/work experiences per diplomati e laureati
75.000,00 Formazione individuale lavoratori atipici
255.585,00 Azioni di consulenza e accompagnamento
all’autoimprenditorialita’
240.630,00 Promozione dell’occupazione femminile in provincia della
Spezia
837.312,70
FORMAZIONE INDIVIDUALE LAVORATORI ATIPICI
La Provincia intende ripetere, a valere sulle risorse Ob. 3 misura D1, l’azione di formazione
individuale per lavoratori atipici, che ha avuto notevole successo nelle programmazioni precedenti. Detta
formazione segue le norme emanate dalla Regione Liguria sulla formazione individuale e verrà attivata
tramite avviso pubblico. Il bando conterrà l’indicazione di rivolgersi alla Rete dei servizi per l’impiego e
stabilirà scadenze, documentazione da presentare, criteri di valutazione e priorità. I Servizi provinciali per
l’impiego definiranno la graduatoria e l’avvio delle azioni.
TITOLO
Formazione
individuale
lavoratori atipici
AZIONI
Formazione
Certificazione
Aggiornamento
RISORSE
€.
MISURA
75.000,00 F.S.E. misura D1
Uscita prevista
bandi
Maggio 2004
Dette risorse potranno essere incrementate in caso di disponibilità, al termine della programmazione, con i
residui nella misura D1.
Criteri, requisiti di partecipazione e caratteristiche verranno definiti con le parti sociali.
AUTOIMPRENDITORIALITÀ
Gli sportelli per l’autoimprenditorialità
L’Unione Europea sta dedicando al tema dell’imprenditorialità una significativa e crescente attenzione. Ne
sono esempi due importanti documenti pubblicati all’inizio del 2003: il cosiddetto “Pacchetto PMI”,
costituito da una serie di documenti che presentano quanto si sta facendo a sostegno delle PMI europee
(significativo il sottotitolo:“Pensare in piccolo in un’Europa che si allarga”) ed il Libro Verde
“L’imprenditorialità in Europa”, attraverso il quale la Commissione Europea intende aprire un’ampia
consultazione sulle questioni fondamentali della problematica imprenditoriale:
1. in cosa consiste l’imprenditorialità e perché essa è importante;
109
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2. lacune e potenziale imprenditoriale nell’U.E.;
3. scelte politiche a favore dell’imprenditorialità, ossia come aumentare il numero degli imprenditori e come
orientare le imprese alla crescita.
Anche la strategia europea per l’occupazione, nata con il Trattato di Amsterdam e avviata concretamente con
il Consiglio europeo di Lussemburgo del novembre 1997, non tralascia questo tema. Anzi, l’imprenditorialità
è uno dei pilastri, con occupabilità, adattabilità e pari opportunità, che sorregge tale strategia.
Dall’incontro degli orientamenti della strategia sull’imprenditorialità con gli obiettivi del Fondo Sociale
Europeo nasce dunque l’iniziativa della Provincia della Spezia che ha previsto una specifica azione,
finanziata dalla misura D3/Ob.3, per favorire la creazione di nuove imprese: la sua denominazione è infatti
“SPORTELLI CREAZIONE IMPRESA D3”.
Tale iniziativa si colloca nell’alveo della nascente Rete dei Servizi per il Lavoro, conseguente all’Accordo di
programma fra Provincia e Associazioni datoriali e sindacali siglato nel novembre 2003, intendendo,
peraltro, attivare una sinergia operativa (che traguardi un’integrazione strutturale, mettendo così a sistema
tutte le iniziative analoghe presenti sul territorio) con il servizio “CREAIMPRESA”, il fondo per lo sviluppo
costituito dalla CCIAA, dagli Enti locali e dalle Associazioni di categoria che, attraverso una convenzione
con la Carispe, eroga finanziamenti a tasso agevolato per l’avvio di nuove imprese nei settori della
produzione, del commercio e turismo, dei servizi alla persona.
A partire dalla propria istituzione CREAIMPRESA ha finanziato la nascita di circa 74 nuove aziende
all’anno nella provincia della Spezia.
L’intervento previsto si articola su tre linee fondamentali:
1. Linea 1: sensibilizzazione, orientamento ed informazione sul tema del lavoro autonomo.
2. Linea 2: accompagnamento, consulenza e formazione a potenziali imprenditori per la verifica di fattibilità
dei loro progetti.
3. Linea 3: tutoraggio per due anni dopo l’avvio, riservato esclusivamente alle imprese nate a seguito
dell’assistenza prevista dalle linee 1 e 2.
I servizi erogati sono completamente gratuiti.
Attività previste
Le azioni da realizzare, come s’è detto, sono articolate su tre linee fondamentali, alle quali si aggiungono due
attività di carattere trasversale fortemente raccordate con le campagne di comunicazione in atto su tutte le
politiche del lavoro ed in particolare sulla promozione della Rete:
1. Promozione e pubblicità
Il progetto si avvarrà di un’ampia azione di pubblicizzazione tesa a promuovere in modo capillare il servizio,
illustrando sia la tipologia di supporto offerto ai candidati imprenditori che le modalità e condizioni di
accesso al servizio stesso.
2. Diffusione
Per dare la massima visibilità ai risultati raggiunti dal progetto e sensibilizzare rispetto al tema
dell’autoimprenditorialità, sono previsti diversi momenti di diffusione quali: seminari annuali per la
presentazione dei rapporti intermedi di attività, partecipazioni ad eventi e saloni (caratterizzando fortemente
anche il FormaLavoro), creazione di un club di imprenditori rappresentativo delle imprese che nasceranno
durante il progetto (in collaborazione con le Associazioni di categoria).
Linea 1
Animazione territoriale
Al fine di diffondere cultura imprenditoriale si prevedono diverse attività di animazione, da realizzare di
concerto con le Associazioni.
-Seminari locali: come opportunità per dare visibilità alla rete di sportelli per la creazione d’impresa
nell’ambito della rete per il lavoro, radicare il servizio sul territorio e presentare le opportunità offerte dalla
Misura D3.
-Seminari tematici: per entrare in contatto con i potenziali imprenditori, rispondere ai loro quesiti e
presentare le caratteristiche di alcuni settori di attività, con particolare attenzione a quelli definiti come
“giacimenti occupazionali”, ossia i servizi per la vita quotidiana ed il miglioramento della qualità di vita, i
servizi per l’ambiente, i servizi culturali e per il tempo libero.
-Concorsi di idee da realizzarsi con il supporto del sito internet dedicato al servizio di creazione d’impresa
per stimolare e premiare le idee imprenditoriali più innovative.
Sito internet
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L’accesso on line alle informazioni da parte dei potenziali imprenditori e l’aggiornamento costante delle
iniziative sarà fornito da una sezione del portale del lavoro in via di realizzazione, che verrà dedicato alla
creazione d’impresa.
Numero verde
Un servizio telefonico con numero verde svolgerà un’azione di orientamento, informazione e filtro e
consentirà alle persone in possesso di un’idea/progetto di lavoro in proprio, di fissare un appuntamento per
una prima consulenza (accoglienza).
Accoglienza e rete territoriale di sportelli
La finalità di questa prima consulenza è quella di giungere ad una definizione dell’idea/progetto d’impresa
nella sua dimensione complessiva; un tutor aiuta i potenziali imprenditori/imprenditrici nella messa a fuoco
degli aspetti da sviluppare e fornisce alcune piste di riflessione e materiale di supporto. I candidati
imprenditori che accedono alla fase di accoglienza possono avere un’idea d’impresa soltanto abbozzata
oppure più idee d’impresa tra loro più o meno correlate. Il compito del tutor che li affianca proprio a partire
da questo primo incontro, è quello di supportarli nella costruzione di un progetto d’impresa strutturato. A tale
scopo, gli utenti sono “guidati” nell’identificazione del reale progetto imprenditoriale e nell’esprimere le loro
aspettative e ricevono suggerimenti per comprendere a pieno le competenze richieste dal mestiere di
imprenditore.
Già da questa fase sarà importante attivare concretamente la sinergia operativa con il servizio
CREAIMPRESA.
Linea 2
Accompagnamento, formazione, consulenza e business plan
L’accompagnamento permette di sviluppare il progetto d’impresa e verficarne la fattibilità.
Durante questo percorso, tutor e consulenti lavorano a fianco del futuro imprenditore per trasmettergli
conoscenze e competenze e per aiutarlo a valutare i rischi e le opportunità legate al suo progetto. L’elaborato
che scaturisce al termine dell’accompagnamento è il business plan, ossia un documento che sintetizza le
caratteristiche principali della futura impresa (profilo dei soci, presentazione dei prodotti e dei servizi,
identificazione del mercato e strategie di penetrazione, struttura dell’impresa) e fornisce una stima degli
investimenti da effettuare, delle risorse finanziarie da attivare, dei ricavi che potrà generare e dei costi da
sostenere. L’attività di consulenza individuale è supportata da interventi formativi.
I piani d’impresa così elaborati sono oggetto di validazione da parte della Provincia attraverso un apposito
comitato; infatti, la finalità che si persegue non è quella di creare imprese ad ogni costo, ma quella di
sostenere la nascita di attività che siano spinte da reali motivazioni all’imprenditorialità e che abbiano
concrete possibilità di stare sul mercato e di crescere creando nuova occupazione.
Sostegno a processi di spin off e di trasmissione d’impresa
Le iniziative imprenditoriali possono originare anche da processi di spin-off e di trasmissione d’impresa. Si
tratta di due modalità particolari di creazione d’impresa. Lo spin-off è caratterizzato dal fatto che uno o più
dipendenti escano dall’impresa in cui sono occupati (impresa madre) e, con il supporto di questa sviluppino
una nuova realtà imprenditoriale (impresa spin-off).
La trasmissione d’impresa interviene invece nelle situazioni in cui un’attività rischia di cessare per mancanza
di un erede. Per non disperdere questo patrimonio di conoscenze ed evitare l’impoverimento del tessuto
imprenditoriale, il servizio interviene a sostegno del passaggio generazionale, dedicando particolare
attenzione ai settori dell’artigianato e dei servizi che riflettono tradizioni storiche.
Linea 3
Tutoraggio per due anni dopo l’avvio
Possono beneficiare di questa assistenza post avvio solo le imprese avviate a seguito del supporto previsto
dalle linee 1 e 2 sopra descritte e il cui business plan sia stato valicato. Il periodo dello start-up è senza
dubbio uno dei momenti più delicati nella vita di un’impresa. Una recente ricerca dell’OCSE rileva un
probabilità di sopravvivenza per le nuove imprese nei primi due anni di attività pari mediamente al 60-70% e
in certi campi di attività i valori sono ancora minori. I principali motivi di insuccesso possono essere
riassunti in: cattiva gestione (errori nella strategia, insufficienza/inadeguatezza delle competenze), assetto
finanziario inadeguato e peso dei fattori esterni (concorrenza, legislazione, prestazioni offerte non coerenti
con quanto richiesto dal mercato).
L’intervento di tutoraggio ha dunque lo scopo di supportare la crescita della nuova impresa mediante
l’assistenza nella verifica del raggiungimento degli obiettivi prefissati e nella pianificazione e organizzazione
dello sviluppo aziendale.
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Un’attenzione particolare verrà dedicata alla ricerca di idonei canali di finanziamento. Fra i primi problemi
della nuova impresa c’è quasi sempre, infatti, la necessità di reperire risorse finanziarie; a fronte di questa
esigenza, un’ipotesi di lavoro da verificare dopo un primo periodo di sperimentazione del servizio potrebbe
essere quella dell’integrazione/implementazione strutturale, accennata prima, con il CREAIMPRESA,
approfittando anche della possibilità di intervenire con la misura D3 sul fronte “agevolazioni e finanziamenti
per lo start up”, dopo la validazione del business plan ed a titolo di sostegno al reddito dei nuovi imprenditori
e di copertura delle spese di avvio.
Le azioni comprese nel progetto “SPORTELLI CREAZIONE IMPRESA D3” che verranno finanziate
tramite la misura D3 Ob.3 F.S.E. seguiranno gli standard previsti dalle Disposizioni attuative POR OB.3 –
ANNO 2004 approvate dalla Giunta Regionale con deliberazione N° 1593 del 5.12.2003.
In particolare:
Standard di riferimento
Attività di orientamento 60 ore
- Attività finalizzata a sviluppare una mentalità ed atteggiamento verso la creazione del proprio lavoro.
Costo orario = € 12,91 ora/allievo
Consulenza individuale 4 ore
- Attività di ricostruzione dell’esperienza globale finalizzata alla definizione del piano professionale
Costo per servizio erogato = € 206,58
Formazione 100 ore
- Sviluppo di percorsi personalizzati all’interno di cataloghi formativi sulla base delle necessità emerse nei
precedenti percorsi.
Costo orario = € 12,91 ora/allievo
Formazione individualizzata 48 ore
- Elaborazione business-plan mediante affiancamento a tutori aziendali ed uso di Software specialistico
Costo orario = € 61,97 ora/allievo
Mobilità geografica assistita
71
Erogazione una tantum per facilitare la prima fase di permanenza dei soggetti interessati ad una mobilità sul
territorio regionale o fuori regione, finalizzata a contribuire alla ricerca di alloggio, spese di trasporto.
L’erogazione è subordinata alla presentazione di un “progetto mobilità geografica” ed alla validazione dello
stesso.
Parametro di riferimento € 438,99 /mese per ciascun soggetto coinvolto per non più di 12 mesi.
Aiuti, incentivi economici ed azioni di accompagnamento
- L’erogazione avviene previo superamento della validazione del business-plan
Aiuti ed incentivi economici = € 4.777,23 /piano
Azioni di tutoring fino ad un massimo di 72 ore = € 2.685,58 /piano
112
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FORMAZIONE SUPERIORE
F.S.E. OB.3 Misura C3
PRESENTAZIONE
Il progetto è rivolto alla formazione superiore, cioè alle attività di formazione volte a favorire l’
inserimento nel mercato del lavoro delle figure professionali con qualificazione di secondo e terzo livello
(post diploma e post laurea). L’intervento si configura nell’asse C, misura C3 le cui finalità sono:
• favorire il conseguimento di competenze elevate da parte dei giovani attraverso l’integrazione delle
diverse agenzie formative e l’articolazione di percorsi post secondari capaci di massimizzare
l’occupabilità, di sviluppare le competenze necessarie per la competitività del sistema, di ridurre la
dispersione negli studi universitari
• assicurare che i percorsi post secondari siano adeguati alle esigenze di sviluppo del sistema produttivo
provinciale e che le opportunità formative siano adeguatamente conosciute dagli utenti potenziali.
Le azioni che la Provincia intende avviare sono:
Percorsi di professionalizzazione post-diploma e post-laurea nei settori indicati come prioritari:
o
o
o
turismo
economia del mare
economia sociale
Percorsi di professionalizzazione post-diploma
•
Interventi brevi e articolati, fortemente specialistici per giovani in possesso di diplomi tecnici,
spendibili sul mercato del lavoro locale.
• Riqualificazione di diplomi deboli in riferimento a nuovi bacini di impiego.
Formazione post-laurea
•
Offerta formativa di breve durata, da realizzarsi attraverso una programmazione integrata con il
territorio e con il sistema delle imprese.
• Formazione per la valorizzazione di professionalità su mercati di nicchia (multimediale, informatica,
nuovi bacini di impiego).
Con la collaborazione delle parti sociali, utilizzando studi e analisi che le stesse hanno svolto sul territorio e i
dati che emergono dalle analisi e ricerche che la Provincia ha finanziato con la precedente programmazione
nonché con le risorse dei progetti speciali EQUAL ARTIS e GEO, integrandosi con i Piani di sviluppo locale
finanziati dalla Regione Liguria e da attenta valutazione dell’efficacia delle tipologie di formazione
superiore delle ultime programmazioni, sarà definita una serie di percorsi formativi che verranno messi a
bando pubblico rivolti agli attuatori previsti dalla L.R. 52/93 nonché alle disposizioni di cui alla D.G.R. n°
965 del 6.08.2003 ed eventuali modifiche.
Il percorso attuativo è il seguente.
Selezione, a seguito di Avviso pubblico, dei progetti formativi, da presentare a cura dei soggetti previsti dalla
L/R 52/93 nonché alle disposizioni di cui alla D.G.R. n° 965 del 6.08.2003 ed eventuali modifiche, che
rispettino le specifiche predefinite quanto a figura professionale in uscita, ore, allievi, risorse.
Le domande seguiranno l’iter di presentazione e valutazione previsto dalle disposizioni generali e dovranno
contenere, come allegati, l’indicazione delle sedi per l’attività teorico pratica di formazione, l’elenco delle
risorse umane dedicate all’attività formativa corredate dai curricola di formatori e tutor dipendenti, le
esperienze dell’Ente negli ultimi 3 anni in attività di formazione superiore a finanziamento pubblico nel
territorio regionale , certificando eventualmente la coerenza dei percorsi di formazione effettuati con il
progetto per il quale si avanza la candidatura e presentando gli esiti occupazionali certificati dei progetti post
diploma e post laurea realizzati.
La valutazione delle domande avverrà con graduatoria che terrà conto degli elementi sopraindicati.
Alcuni progetti post laurea e post diploma rivolti ai disoccupati conterranno, oltre alla parte formativa
teorico pratica, anche una esperienza di inserimento aziendale di tre mesi secondo quanto previsto e
normato dalle Disposizioni attuative 2004 della Regione Liguria. Sono riconosciuti i costi di preparazione, di
tutorship ed il rimborso agli allievi. I progetti che verranno presentati in risposta all’avviso pubblico
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dovranno contenere l’elenco delle aziende disponibili all’effettuazione del tirocinio secondo quanto sarà
indicato dall’avviso pubblico.
Verranno assunte inoltre iniziative integrate di rafforzamento delle competenze certificate in campo
informatico e linguistico atte a promuovere l’inserimento nel mercato del lavoro.
Risorse complessive dedicate all’attività:
Attività
Specializzazione e qualificazione post laurea e post
Linea di finanziamento
F.S.E. OB.3 misura C3
Risorse €.
600.000,00
FORMAZIONE PERMANENTE E CULTURA
F.S.E. OB.3 Misura C4
Nella società contemporanea la cultura ha acquistato una valenza sempre più ampia configurandosi come
diritto umano. Il crescente bisogno, quindi, di sviluppare la cultura e facilitarne la fruizione si riflette, oggi,
anche nella normativa più recente dove non si parla più solo di beni culturali da tutelare e conservare, ma
anche da valorizzare, fruire, gestire.
Pertanto la realizzazione di nuovi servizi collegati ai diversi aspetti della cultura, di percorsi formativi
che rispondano al bisogno di nuove professionalità anche legate allo sviluppo del turismo culturale sono, la
naturale risposta a tale bisogno.
Contestualmente si è verificato un processo straordinario di trasferimento di nuove deleghe e funzioni;
ne consegue che il governo del nuovo sistema territoriale è un processo che riguarda anche le politiche
immateriali e tra queste segnatamente la cultura.
Questa innovazione investe anche le Province a partire dalla legge 142/90 che riconosce alle Province
funzioni amministrative nel campo dei Beni Culturali, la impegna a realizzare opere di interesse provinciale
anche nel settore culturale e a realizzare servizi pubblici locali per promuovere lo sviluppo civile delle
comunità locali.
Successivamente il comma V della L. 112/98 impegna anche le Province sul tema dei Beni e delle
Attività Culturali, mentre il nuovo Titolo V della Costituzione dà alle Province una collocazione istituzionale
più ampia e significativa.
Alla legislazione nazionale ha fatto seguito una nuova legislazione regionale che attribuisce alle
Province nuovi e più esatti compiti di Ente di Area Vasta anche nel campo culturale e richiede loro un
impegno più forte e stabile.
Tale premessa a evidenziare l’affermata necessità di avere risorse umane formate allo scopo che attiene
alla cultura come organizzazione, come rete, come necessità di dotare il territorio di strumenti per mettere a
disposizione dei cittadini occasioni concrete di studio, di approfondimento, di conoscenza ed anche di svago.
In questo quadro l’Assemblea degli Assessori Provinciali alla Cultura svoltasi a Cremona nell’autunno
2002 ha votato una mozione che sostanzialmente chiede, all’interno di un quadro costituzionale e legislativo
mutato, la partecipazione delle Province ai tavoli gestionali legati alla cultura, in primis quello delle
biblioteche.
La nostra Provincia è propria dalle biblioteche che deve ripartire, investendo energie e risorse nel campo
della formazione al fine di avere personale qualificato e preparato ad affrontare i nuovi e più complessi
compiti che le sfide del sapere e del saper fare oggi richiedono.
Nel 1963 il territorio della provincia della Spezia fu scelto insieme alle province di Rieti, Lecce e
Cremona, per l’avvio sperimentale del Piano L (dove L stava per libro/lettura) promosso dal Ministero della
Pubblica Istruzione attraverso la Direzione Generale delle Accademie.
Nel 1964 venne costituito nel Comune capoluogo il Centro di Alimentazione Libraria gestito dalla
Soprintendenza Bibliografica con il compito di garantire una distribuzione libraria alle biblioteche comunali.
La scelta della Spezia da parte del Ministero è da attribuirsi sia al numero di Comuni (32) così piccolo da
consentire costi contenuti, sia alla multiformità geografica ed economica del territorio.
Le competenze del Ministero della Pubblica Istruzione furono successivamente assunte dal Ministero per
i Beni Culturali e Ambientali, poi con la creazione delle Regioni a Statuto Ordinario si pose il problema di
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dare attuazione all’art. 117 della Costituzione che assegnava alle Regioni la competenza in alcune materia,
fra cui i Musei e le Biblioteche degli Enti Locali.
Trasferite le funzioni alla Regione Liguria il settore è stato, infine, disciplinato dalla L. regionale
20.12.1978 n. 61 avente per oggetto “Norme in materia di biblioteche, di Enti Locali o di interesse locale”.
Sulla base delle linee generali della L. regionale l’Amministrazione Provinciale della Spezia con delibera
C.P. 29/12/1987 n. 402 ha approvato una Convenzione con i Comuni per l’istituzione del Sistema
Bibliotecario Provinciale.
La recente visita alle biblioteche del Sistema del Centro Bibliotecario da parte della Commissione
Cultura ha evidenziato un sistema bibliotecario non omogeneo nel servizio offerto.
Diverse sono le biblioteche, in particolare in alcune zone del territorio, che pur esistendo hanno limitate
relazioni con la comunità, sono, infatti, luoghi poco frequentati dove risulta evidente la necessità di adeguato
aggiornamento professionale.
Ogni comunità ha diritto alla sua biblioteca come luogo di documentazione della vita stessa della
comunità e in quanto luogo di educazione e formazione permanente.
Ogni biblioteca ha una sua specializzazione, un suo carattere: la disponibilità, pertanto, dei cataloghi in
rete permette a tutti, in tempo reale, di trovare ciò di cui ha bisogno.
Sono, perciò, necessari corsi di formazione atti a fornire significato e consapevolezza della professione
del bibliotecario, in particolare:.
o Corsi di classificazione libraria (Dewey, etc.,),
o corsi di catalogazione SBN per la messa in rete del patrimonio librario,
o formazione di operatori culturali capaci di organizzare, creare eventi, intessere relazioni con la
collettività e fare sistema con le organizzazioni e le comunità di riferimento,
o corsi per l’acquisizione delle più efficaci e moderne tecniche di intervista.
Questo stesso tipo di percorso formativo è valido anche per il personale da impiegare nella rete museale.
Destinatari di questa formazione sono:
o
o
o
o
il personale già impiegato,
laureati in materie umanistiche (disoccupati/inoccupati),
diplomati da formare come assistente di biblioteca (disoccupati/inoccupati),
insegnanti impegnati nell’organizzazione e valorizzazione delle biblioteche scolastiche,
Risorse complessive dedicate all’attività:
TITOLO
Formazione permanente
AZIONI
Formazione,
aggiornamento
RISORSE
€.
153.450,00
MISURA
F.S.E. misura C4
Uscita prevista
bandi
Giugno 2004
Le risorse messe a bando finanzieranno progetti, come meglio sarà specificato nei bandi, che rispondano alle
azioni previste dalla misura indicate nel P.O.R. e nel complemento di Programmazione della Regione
Liguria. Detti progetti verranno messi a bando con la priorità per il settore della cultura e delle competenze
trasversali, il completamento della formazione di base e l’alfabetizzazione informatica e linguistica.
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SVILUPPO OCCUPAZIONE FEMMINILE; PROGETTI INTEGRATI
AZIONI
TITOLO
Progetti integrati
nelle misure e nelle
azioni volto allo
sviluppo
dell’occupazione
femminile
Orientamento,
counselling
Formazione,
aggiornamento
Workexperiences
Orientamento alla creazione di
impresa e misure di
accompagnamento
totale
RISORSE
MISURA
€.
80.000,00 F.S.E. misura A3
Uscita prevista
bandi
Giugno 2004
180.000,00 F.S.E. misura E1
260.000,00
Oltre alle specifiche azioni di politiche attive del lavoro rivolte allo sviluppo dell’occupazione femminile
inserite nel PROGETTO RETE la Provincia ritiene di proseguire l’esperienza della messa a bando pubblico
di progetti integrati nelle azioni e nelle misure che così buoni risultati hanno prodotto nelle due
programmazioni precedenti. Le imprese che nasceranno da eventuali progetti finanziati accederanno
automaticamente, qualora fosse necessario, al progetto “SPORTELLI CREAZIONE IMPRESA D3”.
FORMAZIONE CONTINUA, PIANI DI FATTIBILITA’, FORMAZIONE
INDIVIDUALE
AZIONI
TITOLO
Formazione continua,
Formazione,
piani di fattibilità,
Aggiornamento
formazione individuale
totale
RISORSE
€.
152.365,00
MISURA
F.S.E. misura D1
Uscita prevista
bandi
Settembre 2004
152.365,00
La Provincia impegnerà le risorse della misura D1 in massima parte nell’ambito dei tre Piani di sviluppo
settoriale dell’Economia del mare, dell’economia sociale e del turismo. Inoltre una parte delle risorse
della misura D1 vengono inserite nel Fondo di Riserva e vincolate fino al 30 Settembre 2004.
Le restanti risorse pari a €. 152.365,00 verranno poste a bando pubblico al termine del mese di settembre
2004 ed eventualmente integrate con le risorse non impegnate nelle destinazioni di cui sopra. I tempi
della messa a bando, della valutazione e della assegnazione tengono inoltre presente i tempi necessari
alla Regione Liguria per l’assegnazione delle risorse a bando sui piani di sviluppo locale e sulla
formazione continua da essa emanati, in modo tale da evitare da parte della provincia sovrapposizioni o
duplicazioni di interventi.
FORMAZIONE CONTINUA PER LA SICUREZZA
SICUREZZA SUL LAVORO
Il Decreto Legislativo 626/1994 ha rappresentato una svolta di tipo culturale, organizzativo e gestionale sia
per le imprese che per i lavoratori.
Per le imprese, in quanto l’introduzione di principi spesso completamente innovativi in tema di sicurezza e
salute nei luoghi di lavoro ha obbligato le aziende a tutta una serie di adempimenti di non facile applicazione.
Per i lavoratori, in quanto la corretta applicazione delle norme in materia di sicurezza non può prescindere da
una loro assunzione di co-responsabilità.
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Da ciò discende l’impatto soprattutto culturale di questa normativa (la “cultura della sicurezza”) e la
funzione assolutamente centrale da essa assegnata alla formazione, nei molteplici ambiti a cui è rivolta
rispetto a lavoratori e imprese.
Questa funzione è stata ulteriormente sottolineata dal Decreto Legislativo 195/2003, che impone lo
svolgimento di corsi di formazione adeguati alla reale natura dei rischi (quindi specifici per tipologia
aziendale o produttiva) e la frequenza obbligatoria di corsi di aggiornamento con cadenza almeno
quinquennale, rimandando alla Conferenza Stato-Regioni l’individuazione dei requisiti minimi dei corsi
stessi.
In questo contesto, la Provincia della Spezia, ritenendo imprescindibile proseguire il proprio impegno
rispetto allo sviluppo più ampio possibile della “cultura della sicurezza” nei luoghi di lavoro, individua
alcune priorità.
Formazione per i settori edile e portuale
Si tratta dei due comparti a maggior rischio, come emerge anche dai dati INAIL, che pur essendo non
sufficientemente disaggregati e/o in alcuni casi vecchi di qualche anno, comunque individuano oltre 400
incidenti annuali in ciascun settore.
Inoltre, in ambedue i casi, ci troviamo di fronte a situazioni di lavoro in cui il comportamento individuale è
determinante per evitare danni alla salute ed alla sicurezza personale.
Infatti l’ambiente di lavoro è prevalentemente all’aperto, varia con grande frequenza e quindi è molto meno
controllabile rispetto ad una situazione di lavoro stabile e chiusa agli agenti esterni.
Si aggiunga la presenza frequente nei luoghi di lavoro di carichi sospesi, di materiali di notevole peso in
movimento , e di macchinari dotati di grande potenza ed ampio raggio di azione.
Un insieme di fattori che rende assai rischioso qualsiasi comportamento che non sia caratterizzato dalla
perfetta conoscenza dei pericoli a cui si è esposti e delle misure di sicurezza, attive e passive, che si devono
costantemente mantenere.
Una situazione che richiede evidentemente un’azione di formazione approfondita e permanente per
lavoratori, addetti alla gestione delle emergenze, RLS e rappresentanti sindacali, finalizzata sia alla
conoscenza dei rischi e delle misure di sicurezza, sia ad accrescere la cultura della sicurezza in generale.
Monitoraggio delle aziende
Si tratta di un’iniziativa rivolta prevalentemente alle piccole imprese che non ha, né potrebbe avere, intento
repressivo ma vuole essere uno strumento di supporto e accompagnamento alla sicurezza attraverso la
verifica del livello di adeguamento alle normative.
Lo strumento utilizzato è il “Protocollo di verifica”, cioè un documento che sottoposto all’esame degli
Organi di controllo competenti (ASL, INAIL, DIREZIONE PROVINCIALE DEL LAVORO) ha ottenuto un
parere favorevole, in quanto riconosciuto valido ed utile per ottenere un monitoraggio del rispetto delle
normative in un’ottica di prevenzione e di tutela della salute e della sicurezza degli operatori delle piccole
imprese.
Lo strumento è stato sperimentato dagli Enti Bilaterali Territoriali del Terziario e del Turismo che, nella
prima fase di applicazione (giugno 2002 – giugno 2003), hanno monitorato 315 realtà aziendali a livello
provinciale nei settori di riferimento: di questa fase sono già stati resi pubblici i risultati attraverso un
convegno, svoltosi ad ottobre 2003 alla presenza degli Organi di controllo, ed una pubblicazione edita dagli
Enti Bilaterali stessi.
Realizzazione di dispense a carattere informativo (art. 21 D.Lgs. 626/94) per lavoratori extra
comunitari all’interno di percorsi formativi di alfabetizzazione linguistica e di normativa del lavoro e
della sicurezza di 40 ore.
La presenza, sempre piu’ frequente sul territorio, di lavoratori provenienti da paesi di lingua araba, spagnola
e slava, impone uno sforzo organizzativo di notevole dimensione rispetto ai problemi della sicurezza.
Il problema della lingua, nell’informazione e formazione di questi lavoratori, rappresenta una criticità che
molto spesso sfocia nell’emarginazione dei lavoratori stessi, esponendoli a rischi di infortunio che
potrebbero invece essere facilmente evitati attraverso la realizzazione di brochure e altri strumenti
informativi redatti nella lingua di queste persone.
Naturalmente conseguenziali a quanto ora affermato, sono le due iniziative seguenti:
Corsi di alfabetizzazione della lingua italiana per lavoratori extra comunitari.
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Corsi di alfabetizzazione delle lingue straniere per i datori di lavoro.
Non vanno infine dimenticati gli obblighi formativi che la legge impone rispetto a chi, nel proprio lavoro,
entra in contatto con determinate sostanze, come l’amianto, od a coloro che utilizzano particolari
attrezzature, come gli impianti aeraulici.
AZIONI
TITOLO
Formazione continua
per la sicurezza sui
luoghi di lavoro
Aggiornamento, seminari, monitoraggio
totale
RISORSE
€.
60.000,00
MISURA
F.S.E. misura D1
Uscita prevista
bandi
Luglio 2004
60.000,00
Le azioni relative verranno sottoposte a bando pubblico dopo il confronto con le parti sociali
PIANO DI FORMAZIONE PER L’EDILIZIA
FABBISOGNI FORMATIVI DEL SETTORE EDILE
Nel 2003, secondo i consuntivi elaborati dall'ANCE e dalla Cassa Edile, è continuato il ciclo
congiunturale favorevole del settore edile che, seppure in via di indebolimento dura ormai da alcuni
anni. Nello scenario di debolezza generale, gli investimenti in costruzioni si confermano, nel 2003,
una delle componenti più dinamiche del PIL.
Lo sviluppo del settore è risultato nettamente superiore a quello del PIL e la crescita dell'occupazione
è stata doppia rispetto a quella dell'intero sistema economico. Tra i primi nove mesi del 1998 e lo
stesso periodo del 2003 gli occupati nelle costruzioni sono aumentati del 17,9% contro uno sviluppo
complessivo dell'occupazione pari all'8,1%.
Gli investimenti in costruzioni sono aumentati del 1,6% in termini reali rispetto al 2002. Si è quindi
rafforzata la crescita dei livelli produttivi iniziata nel 1999 dopo anni di forte crisi.
Come già rilevato nel 2002, l'andamento positivo degli investimenti è generalizzato a tutti i comparti
del settore anche se con intensità di crescita diverse che si esprimono con una dinamica positiva
nell'edilizia residenziale (+1,9%) ed uno sviluppo delle opere pubbliche (+2,5%).
Per l’edilizia abitativa la crescita si è attestata intorno al 2,5 per cento (+3 per cento nel 2001, +5,2 nel
2000) dovuta a un aumento sia degli investimenti in nuove abitazioni (+2 per cento) che degli interventi
di riqualificazione del patrimonio abitativo (+3 per cento). I livelli produttivi del comparto sono stati
sostenuti sia dalle agevolazioni fiscali destinate agli interventi di ristrutturazione che dalla ripresa della
domanda privata.
Il comparto dei fabbricati non residenziali destinati alle attività economiche ha fatto registrare un
aumento del 4 per cento (+5,9 nel 2001, + 8,1 nel 2000). Gli investimenti in questo comparto sono stati
ancora sostenuti dalla “Tremonti bis”. Gli effetti delle agevolazioni sono stati però più contenuti
rispetto a quelli ottenuti dalla prima edizione del provvedimento perché giungono dopo una fase di forte
accumulazione di beni capitali da parte dei settori produttivi.
Per gli investimenti in opere pubbliche, la crescita è stata del 2,5 per cento, analoga al risultato del 2001
e inferiore a quello del 2000 (+3 per cento). I livelli produttivi sono stati ancora sostenuti dalle risorse
stanziate negli anni precedenti e non influenzati dall’applicazione della legge obiettivo. Una stima sui
tempi necessari per l’avvio effettivo delle grandi opere strategiche, condotta sulla base dello schema di
legge delegata, porta infatti a prevedere che i primi cantieri verranno aperti non prima della fine del
2003 o addirittura dell’inizio del 2004.
Gli effetti di questa fase si sono avuti nella conferma del trend occupazionale positivo.
Dal 2001 al 2003 l’incremento degli occupati nel settore dell’edilizia è risultato pari al 5,5%, mentre
l’incremento nel 2003 rispetto all’anno precedente è stato del 2,4% con una forte crescita
118
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dell’occupazione dipendente (+5,7% nel 2002, +4,2% nel 2003). Il peso degli occupati nel settore
edile rispetto a quelli occupati nell’industria in senso stretto è del 25% a livello nazionale, fino ad
arrivare al 40,7% nel Sud. Rispetto all’economia totale è del 7,9%.
Il settore ha aiutato a sostenere il livello occupazionale nazionale, contribuendo a ridurre il tasso di
disoccupazione dal 9,3% nel quarto trimestre 2001 all’8,7% del terzo trimestre 2002.
A fronte di questa elevata capacità del settore di creare occupazione, ormai da anni si registra una
difficoltà di governo del mercato del lavoro edile. Ad una crisi di vocazioni, divenuta "classica", che
rallenta il flusso di giovani in ingresso si collega sempre più una tendenza a considerare il settore
come settore di transito. Ne deriva come conseguenza un'accentuazione delle dinamiche del mercato
del lavoro edile con l'affermarsi, a fianco dell'area del lavoro tradizionale (composta da lavoratori
subordinati), una altrettanto vasta area di lavoro, strettamente correlata alla prima, dove è forte la
presenza di lavoratori stranieri, lavoratori autonomi e atipici, oltre che di un'ulteriore area, a presenza
di lavoratori stranieri ed italiani, di lavoro sommerso.
In questo quadro la formazione diventa fattore determinante per promuovere l’immagine stessa del
settore. Politiche formative appropriate, pensate a livello di settore e non solo di singola azienda come
elemento strutturante di politiche di carriera, devono rappresentare il susseguirsi di occasioni ricorrenti
di qualificazione, aggiornamento e di opportunità programmate permanentemente lungo l'intero arco
della vita lavorativa di modo che le imprese e i lavoratori ne colgano l'utilità. Per sostenere lo sviluppo
economico del comparto, è necessario promuovere un’azione che ne rinnovi sul territorio l’immagine
presentando le potenzialità di sviluppo professionale ed occupazionale che in tale ambito si possono
sviluppare. E’ necessario trasmettere ai giovani un’immagine nuova del settore, rispetto allo stereotipo
abituale che vede l’edilizia quale “seconda scelta” professionale e offrire, tramite la formazione,
possibilità di rapido inquadramento e successiva carriera professionale.
Il settore delle costruzioni oggi si deve confrontare con un quadro relativamente più complesso in cui
si coniugano edilizia e ambiente, costruzione e gestione, lavori e servizi di qualità, capitali privati e
pubblici e che impone alle imprese di acquisire, oltre ad una pluralità di conoscenze, anche la capacità
di anticipare nuove forme di imprenditorialità.
Il settore è stato interessato nell’ultimo decennio da processi di trasformazione legati alle dinamiche
della internazionalizzazione dei mercati.
Un ruolo fondamentale ha assunto il recepimento di direttive europee in materia di:
- sicurezza sui luoghi di lavoro;
- riforma delle procedure di appalto;
- sistema di qualificazione delle imprese;
- materiali di costruzione e settori contigui;
- ambiente.
Tutto ciò ha determinato la nascita di figure professionali e specializzazioni del tutto nuove che si
affiancano ai mestieri tradizionali del settore edile.
La non conoscenza delle nuove figure professionali e delle opportunità di lavoro che il settore edile
può offrire ai giovani, porta ad escluderlo quale sbocco occupazionale. Questo fenomeno di carenza di
manodopera sta determinando una situazione destinata ad aggravarsi ulteriormente nel prossimo
futuro. Parallelamente Il settore ha urgente bisogno di figure tecnicamente qualificate e
operativamente polivalenti, capaci di organizzare e dirigere le mansioni operaie esecutive.
E’ necessario costruire un sistema formativo finalizzato a preparare tecnicamente e professionalmente
una fascia di figure chiave per lo sviluppo del settore delle costruzioni sul territorio. Tali figure, che si
collocano in ruoli operai e tecnici, devono essere caratterizzate da una elevata autonomia
professionale, dalla padronanza del linguaggio tecnico di settore, da competenze organizzative e
gestionali.
I profili professionali che sono richiesti dal mercato del lavoro sono:
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titolo
Tecnico recupero e restauro edile
azione
misura
formazione integrata IV e A2
V anni Istituti superiori
Specializzazione post diploma 260 ore x 10 allievi
C3
per la gestione del patrimonio
immobiliare
Decoratore di interni ed esterni
300 ore x 12 allievi
E1
Muratore per extracomunitari
Seminari sulla sicurezza
300 ore x 12 allievi + 3 B1
mesi tirocinio
8 edizioni x 8 ore x 12 D1
allievi
In risposta ai bandi appositi
formazione integrata con la scuola
In risposta ai bandi appositi
formazione superiore
In risposta ai bandi appositi
progetti integrati occupazione
femminile
In risposta ai bandi appositi per la
misura B1
In risposta ai bandi appositi del
piano sulla sicurezza
Le risorse disponibili dedicate al piano dell’edilizia sono:
AZIONI
TITOLO
Piano di formazione per Formazione,
l’edilizia
Aggiornamento
totale
RISORSE
€.
50.000,00
50.000,00
MISURA
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura D1
Uscita prevista
bandi
Luglio 2004
100.000,00
Con esse la Provincia ritiene di mettere a bando pubblico i seguenti interventi formativi:
FORMAZIONE PER L’INSERIMENTO
LAVORATIVO
POSATORE DI SISTEMI ARCHITETTONICI
INTEGRATI
FORMAZIONE
CONTINUA/AGGIORNAMENTO
PROGETTAZIONE CON TECNICHE DI
BIOARCHITETTURA
USO DI MATERIALI E IMPIANTI IN
BIOEDILIZIA
GESTIONE AMMINISTRATIVA
DELL’IMPRESA EDILE CON USO DI NUOVE
TECNOLOGIE INFORMATICHE
PROGETTARE CON IL CAD
AGGIORNAMENTO TECNICO PER
CAPICANTIERE
ORE E ALLIEVI
MISURA
300 ore x 12 allievi + 3 mesi tirocinio
finanziati dalla Rete dei servizi per
l’impiego
ORE E ALLIEVI
A3
40 ore x 12 allievi
D1
40 ore x 12 allievi
D1
40 ore x 12 allievi
D1
60 ore x 12 allievi
40 ore x 10 allievi
D1
D1
MISURA
120
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PIANO DI FORMAZIONE PER L’ARTIGIANATO TRADIZIONALE
SETTORE LAPIDEO
Nell’ambito delle realtà inserite dalla Regione Liguria nel “Distretto industriale della fabbricazione di
prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi”, appartenente al Sistema Produttivo Locale della
Spezia, il Marmo Rosso Levanto è un materiale pregiato a cui sono connesse antiche tradizioni legate alle
attività di estrazione e lavorazione, risalenti pare al primo secolo d.c.
Questo marmo, sinora trovato nella sola zona di Levanto e dintorni, è tipico della nostra provincia ed unico
nel suo genere, tanto che è stato utilizzato fin dall’antichità per abbellire case, chiese e monumenti, nella
riviera ligure, in Italia e nel mondo.
Dunque la lavorazione dei marmi in particolare e delle pietre in generale ha sempre fatto parte della
tradizione e della cultura degli abitanti di Levanto e delle vicine Bonassola e 5 Terre, note peraltro in tutto il
mondo per la costruzione dei muretti a secco.
Nell’ottica di recuperare le radici e la tradizione dell’escavazione, rilanciando l’uso e l’impiego del Marmo
Rosso Levanto, è necessario riattivare la produzione, la conoscenza ed il commercio di una delle pietre più
belle e antiche della Liguria, in primo luogo “mettendo in rete”le esperienze e competenze di tipo artigiano
presenti sul territorio.
Tale iniziativa potrebbe porsi come volano per l’attivazione di corsi di formazione professionale di giovani
disoccupati interessati al recupero degli antichi mestieri legati all’estrazione e lavorazione del Marmo Rosso
Levanto, attraverso il coinvolgimento di esperti artigiani del settore e in abbinamento a percorsi di ricambio
generazionale e trasmissione/creazione d’impresa.
SETTORE ALIMENTARE
Dai dati forniti dalla CCIAA della Spezia, si rileva che il comparto “Alimentare”, a livello provinciale,
ha un peso sul totale delle imprese artigiane pari circa al 7%, con una consistenza superiore alle trecento
aziende. Tale comparto, con un numero di oltre novecento addetti, si situa al terzo posto tra le attività
manifatturiere.
A quanto sopra riportato deve aggiungersi l’esistenza di una decina d’imprese di dimensioni maggiori,
con circa centocinquanta addetti.
Il comparto nel territorio spezzino è caratterizzato da una discreta movimentazione, parzialmente
fittizia perché dovuta alla modifica della forma giuridica ma in buona parte autentica e legata, soprattutto, al
rapido turn over delle pizzerie al taglio.
Il settore risulta essere, al contrario di quanto si potrebbe presupporre, in saldo positivo negli ultimi
anni tra nuove iscrizioni e cessazioni d’attività.
Di conseguenza l’esigenza di figure professionali qualificate è reale e consistente, ma nel mercato
locale le imprese spezzine hanno riscontrato elevate difficoltà di reperire personale di professionalità
adeguata alle esigenze. La scarsità di manodopera qualificata ed il concomitante flusso in uscita di personale
esperto a causa di cessioni d’attività e pensionamenti, ha acuito la situazione di disagio.
Si rendono perciò necessarie azioni formative mirate all’obiettivo di qualificare professionalmente sia
il nuovo personale da assumere sia i nuovi titolari d’attività o i dipendenti neoassunti.
Il rafforzamento e/o l’apprendimento ex novo di capacità professionali e competenze inerenti questa
specifica attività lavorativa assume la duplice valenza di contribuire, da un lato, a migliorare la competitività
delle imprese e del sistema produttivo attraverso appunto l’innalzamento delle capacità professionali,
dall’altro di offrire la possibilità di trovare una buona occupazione nel mercato del lavoro a persone non
altrimenti qualificate ma dotate della necessaria attitudine alla manualità ed alla creatività.
Queste esigenze formative del settore, confermate peraltro dai dati sia a livello regionale sia a livello
nazionale, si rendono necessarie, non solo per colmare i vuoti di conoscenze di base del personale
neoassunto o da assumere, ma anche per fornire cognizioni e pratiche di aggiornamento e specializzazione a
chi già opera, perché il mercato è interessato da uno spostamento a livello di prodotto artigianale, verso
produzioni sempre più differenziate e di nuovo tipo.
Risorse disponibili
121
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Piano di formazione per
l’artigianato tradizionale
Formazione,
Aggiornamento
50.000,00 100.000,00
50.000,00
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura D1
Luglio 2004
Le azioni relative verranno sottoposte a bando pubblico dopo il confronto con le parti sociali
PIANO DI SVILUPPO ECONOMIA DEL MARE
RISORSE FINANZIARIE A DISPOSIZIONE PER LA 2ª ANNUALITA’
Azioni
Formazione,
Aggiornamento
Accompagnamento
Assistenza
totale
Importo €.
200.000,00
200.000,00
200.000,00
200.000,00
misure
bandi
F.S.E. misura A2
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura C3
F.S.E. misura D1
Luglio 2004
800.000,00
Il progetto esecutivo contenente le azioni relative verrà definito dal comitato di gestione del piano di
sviluppo sulla base delle analisi e ricerche finanziate nella programmazione 2002. Successivamente
saranno avviate le procedure pubbliche di selezione.
PIANO DI SVILUPPO ECONOMIA SOCIALE
RISORSE FINANZIARIE A DISPOSIZIONE PER LA 3ª ANNUALITA’
Azioni
Importo €.
Formazione,
Aggiornamento
Accompagnamento
Assistenza
totale
40.000,00
50.000,00
50.000,00
50.000,00
60.000,00
misure
F.S.E. misura A2
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura B1
F.S.E. misura D1
F.S.E. misura E1
bandi
Luglio 2004
250.000,00
Il progetto esecutivo contenente le azioni relative verrà definito dal comitato di gestione del piano di
sviluppo sulla base delle analisi e ricerche finanziate nella programmazione 2002. Successivamente
saranno avviate le procedure pubbliche di selezione.
PIANO DI SVILUPPO TURISMO
RISORSE FINANZIARIE A DISPOSIZIONE PER LA 2ª ANNUALITA’
Azioni
Formazione,
Aggiornamento
Accompagnamento
Assistenza
totale
Importo €.
100.000,00
100.000,00
100.000,00
100.000,00
100.000,00
misure
F.S.E. misura A2
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura C3
F.S.E. misura D1
F.S.E. misura E1
bandi
Luglio 2004
500.000,00
Il progetto esecutivo contenente le azioni relative verrà definito dal comitato di gestione del piano di
sviluppo sulla base delle analisi e ricerche finanziate nella programmazione 2002. Successivamente
saranno avviate le procedure pubbliche di selezione.
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FONDO DI RISERVA
AZIONI
TITOLO
Fondo di riserva
Formazione
Certificazione
Inserimento
Aggiornamento
totale
RISORSE
€.
50.000,00
100.000,00
100.000,00
200.000,00
MISURA
F.S.E. misura A2
F.S.E. misura A3
F.S.E. misura C3
F.S.E. misura D1
Uscita prevista
bandi
A sportello fino al
30.09. 04
450.000,00
La Provincia costituisce un “fondo di riserva” per interventi urgenti di riconversione di imprese a
rischio. La modalità di accesso al fondo di riserva è a sportello come previsto dalle Disposizioni attuative
POR OB.3 – ANNO 2004 approvate dalla Giunta Regionale in modo da consentire di selezionare in
tempi rapidi le domande presentate, sulla base dell’ordine cronologico di presentazione delle stesse e dei
criteri di ammissibilità. Detto fondo di riserva, istituito sulle misure A2, A3, C3 e D1, è pari a 450.000,00 e
resterà disponibile per le finalità previste sino al 30.09.2004. Dopo tale data verrà destinato al finanziamento
di attività formative, approvate e sospese, comprese nelle stesse misure del piano annuale 2004 oppure
verranno attivati altri avvisi pubblici di presentazione dei progetti. Nel caso di utilizzo di tutto o di parte del
fondo di riserva nell’ambito del contratto d’area o del protocollo aggiuntivo si applicherà il regime
proposto dalla Regione Liguria nelle Disposizioni attuative OB.3/2004.
PIANO DI COMUNICAZIONE
Piano della comunicazione
“Contribuire allo sviluppo dell'occupazione favorendo l'occupabilità, lo spirito imprenditoriale, la capacità
di adattamento, le pari opportunità, nonché investire nelle risorse umane”, il Fondo Sociale Europeo
definisce così le finalità della comunicazione in materia di politiche attive del lavoro.
La comunicazione istituzionale sull'insieme delle politiche pubbliche in materia di politiche attive del
lavoro, occupabilità, formazione e servizi per l’impiego rappresenta un’area di primaria importanza ed è
sostenuta da un interesse crescente da parte dell’opinione pubblica che si traduce in sempre più evoluti
bisogni di informazione ed orientamento.
Questa sintesi sostiene anche il Piano della Comunicazione del Documento di PROGRAMMAZIONE
- Piano Annuale di Formazione Professionale 2004 della Provincia della Spezia
L’Unione europea ha voluto assegnare alla comunicazione un ruolo sempre più centrale all’interno della
nuova programmazione dei Fondi strutturali.
Gli orientamenti in materia sono chiari e sono stati espressi in diversi regolamenti:
• aumentare la visibilità e la consapevolezza su quanto viene deciso in sede europea;
• individuare i diversi target e modulare l’informazione sulle diverse esigenze di conoscenza sia da parte dei
beneficiari sia più in generale da parte del grande pubblico.
In sintesi la comunicazione deve mirare ad una informazione corretta e trasparente sia nei confronti degli
utenti (destinatari delle azioni e beneficiari finali), che nei confronti dell’opinione pubblica in generale
(grande pubblico).
La comunicazione sugli interventi del Fondo Sociale Europeo diventa quindi lo strumento per dare visibilità
alle politiche attive per il lavoro e agli interventi sulle risorse umane.
Su questi asset strategici sono chiamate a rispondere le amministrazioni regionali e provinciali
In altre parole non si tratta di garantire il lavoro, ma di garantire la possibilità di trovarlo attraverso la
pubblicizzazione della formazione e più in generali dagli interventi strutturali dell’FSE, una coerente e
condivisa programmazione economica, la conoscenza degli strumenti messi a disposizione delle pubbliche
amministrazione in materia di politiche attive del lavoro, le strategie di comunicazione capaci di rendere tali
strumenti noti e accessibili a tutti i destinatari e beneficiari di tali azioni.
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In questo contesto la comunicazione diventa strategica e non accessoria perché strettamente legata alla
comprensione del mondo del lavoro che cambia: la comunicazione è parte integrante del “mondo delle
opportunità” che rappresenta, racconta, illustra, pubblicizza.
Si tratta di dare vita a un Sistema Lavoro capace di:
• comunicare in maniera coerente e condivisa,
• guardare alle direttive generali e alla normativa del Fondo Sociale Europeo, delle direttive della Regione
Liguria e di tradurlo con le esigenze esposte all’interno del Documento di Programmazione della Provincia
della Spezia e con le esigenze economiche e sociali proposte dal territorio e del suo sistema formativo.
Le strategie di comunicazione terranno inoltre presente il crescente interesse verso la “persona” indicata
come utenza finale di tutte le politiche formative e motivato anche dal recente documento di indirizzo
emanato dalla Regione Liguria.
Una comunicazione mirata e diretta quindi, che identifica gli utenti finali di ogni singola misura e di ogni
singola azione
Lo specifico territoriale spezzino evidenza una notevole sensibilità e preoccupazione nei confronti del
lavoro. In questo clima di incertezza la messa a disposizione del maggior numero di informazioni possibili
riguardanti le opportunità formative presenti sul territorio, i servizi offerti dai Centri per l’Impiego e gli
interventi in materie di politiche attive del lavoro rende l’utenza maggiormente consapevole delle proprie
possibilità e definisce al meglio il ruolo delle amministrazioni che devono garantire trasparenza e pari
opportunità.
IN GENERALE
Per l’elaborazione del Piano di comunicazione si è proceduto approfondendo le seguenti fasi già indicate dal
FSE che definisce gli elementi principali della strategia di comunicazione:
• analisi della “situazione di partenza” che definisce il quadro generale in cui dovrà agire la comunicazione;
• individuazione degli obiettivi generali che ci si prefigge di raggiungere con il messaggio;
• definizione del target a cui ci si vuole rivolgere attraverso la segmentazione del pubblico di riferimento;
• garantire nella scelta dei contenuti una corrispondenza reale ed evidente tra il messaggio ed i contenuti;
• scelta di un linguaggio semplice ma non semplicistico capace di raggiungere sempre l’interlocutore
• scelta dei mezzi, definiti in base alle caratteristiche del pubblico, la natura del messaggio, la volontà
espressa dell’Amministrazione;
• strumenti di monitoraggio capaci di testimoniare degli esiti della comunicazione proposta;
• verifica del risultato, indispensabile per capire quale impatto il messaggio abbia suscitato e per raccogliere
elementi importanti da utilizzare nelle successive azioni di comunicazione
In questo contesto quindi, nell'immaginare strategie di comunicazione istituzionale in materia di politiche
attive del lavoro, diventa essenziale definire:
• chi sono i destinatari della comunicazione istituzionale in materia educativa, formativa e più in generale
delle politiche attive del lavoro, siano essi studenti, disoccupati, occupati, aziende;
• quali fabbisogni informativi e di orientamento sociale esprimono i fruitori indiretti e diretti delle politiche
educative di formazione legate allo sviluppo del lavoro;
• qual è la domanda potenziale di interattività nei processi di comunicazione in materia di politiche attive del
lavoro, formazione e servizi per l’impiego e conseguentemente definire gli strumenti di comunicazione più
idonei ed efficaci, con particolare attenzione alle nuove tecnologie della comunicazione, a internet, ai servizi
di telefonia mobile;
• come si può integrare la comunicazione delle politiche attive del lavoro e dei servizi per l’impiego con il
sistema economico e sociale territoriale;
• quali strumenti suggerire per la valutazione e il monitoraggio della azioni di comunicazione proposte e
realizzate.
LA COMUNICAZIONE E IL DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE
Nel documento di programmazione grande importanza viene attribuita al Centro per l’Impiego e viene
illustrato l’Accordo di programma tra le parti sociali per la definizione di una rete di servizi per il lavoro con
sportelli decentrati del Centro per l’Impiego operanti in regime di convenzione.
Viene in altre parole definita la Rete dei Servizi per il Lavoro, la centralità del Servizio per l’impiego
provinciale, il progetto RETE.
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In questo quadro gli investimenti formativi e la pubblicizzazione dei Servizi per il Lavoro diventano
fondamentali.
Sul piano dello sviluppo economico il Documento di Programmazione, oltre ad evidenziare il Piano della
Formazione che scaturisce dalla concertazione sul territorio ed i fabbisogni di figure professionali emerse dal
mercato del lavoro e dalle analisi e ricerche precedentemente attuate, indica i temi generali dell’offerta
formativa indicando anche i tempi dello sviluppo economico e territoriale che verranno sviluppati nel Piano
di Sviluppo Provinciale, evidenziando come sia espressa volontà della Provincia mettere la programmazione
formativa al servizio del Piano di Sviluppo territoriale.
Vengono quindi definite le linee generali del Piano di sviluppo socioeconomico con un particolare rilievo
dato ai Piani di sviluppo del Turismo, dell’Economia Sociale, dell’Economia del mare.
La comunicazione e diffusione del Documento di programmazione provinciale delle politiche attive del
lavoro nell’insieme delle conoscenze acquisite è un elemento essenziale dell’intero processo perché capace
di far aumentare il livello di condivisione all’interno della città e della sua classe dirigente. Si rendono
necessari quindi strumenti di comunicazione ad hoc: l’organizzazione di convegni, la realizzazione di inserti
promozionali distribuiti nei quotidiani, la valorizzazione esterna dei piani di sviluppo.
In questo contesto è auspicabile la promozione di un tavolo di concertazione dedicata all’ottimizzazione
delle risorse pubbliche in materia di comunicazione sulle politiche attive del lavoro derivanti dai vari
interventi, comunitari, nazionali, regionali e degli enti locali.
Nel documento vengono inoltre divulgati i dati consuntivi della programmazione 2002, lo stato di attuazione
dei piani di sviluppo, il piano di monitoraggio, i documenti relativi all’analisi e ricerche. Comunicare quello
che è stato fatto, è uno degli obiettivi del Piano, che verrà calendarizzato come punto di partenza
nell’insieme alla comunicazione delle nuove disposizioni attuative approvate. In generale tutta la
comunicazione riguardante l’Obiettivo 3 metterà in evidenza il sistema-formazione della provincia nel suo
complesso
PER UNA STRATEGIA INTEGRATA DELLA COMUNICAZIONE
L'elaborazione della strategia comunicativa integrata tiene conto:
• delle esigenze primarie dei destinatari delle azioni proposte dal Piano Annuale di Formazione
Professionale
• dello studio delle dinamiche formative e comunicative presenti sul territorio
• delle risorse economiche disponibili.
• dell’integrazione della programmazione con i piani di sviluppo
• dei progetti speciali e dei relativi piani di comunicazione
Comunicare e non solo informare, elaborare un piano più ampio di relazioni pubbliche integrato in cui
rientrano anche le attività di pubblicizzazione e di relazioni con i media, le istituzioni, i beneficiari diretti
delle azioni proposte, gli utenti dei servizi offerti dai Centri per l’Impiego, gli operatori di settore.
Dovrà essere garantita la massima trasparenza verso i potenziali beneficiari e verso i soggetti istituzionali e
sociali interessati e dovrà essere esaltato il ruolo dell’Unione Europea, della Regione e quello della
Provincia per l’attività svolta nella promozione nel campo della formazione, dell'occupazione e dello
sviluppo delle politiche attive del lavoro.
Dovrà essere esaltato il ruolo del Centro per l’Impiego e della nascente Rete dei Servizi per il lavoro voluta
dall’accordo di programma promosso dalla Provincia della Spezia.
Il Piano tiene conto anche delle attività del Centro di formazione di eccellenza Tiresia e del Centro di
formazione professionale Durand De la Penne, due centri che saranno oggetto di particolare attenzione
nell'ottica della valorizzazione del sistema formativo territoriale.
Si dovrà garantire chiarezza e trasparenza anche attraverso l’utilizzo del maggior numero possibile di
informazioni di servizio per poter meglio usufruire degli strumenti messi a disposizione
dall’Amministrazione Provinciale
Si tratta di argomenti che pur nella loro vastità possono essere trattati con un sufficiente livello di
approfondimento. I contenuti della comunicazione diventano oggetto dell’offerta formativa, ne
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definiscono l’utilità, i risultati, contribuiscono a determinare
il coefficiente di occupabilità,
favoriscono l’adattabilità, l’imprenditorialità, le pari opportunità. Il trattamento dei contenuti diventa
quindi strategico ai fini del miglior risultato possibile di qualsiasi azione di comunicazione proposta e
realizzata.
IL CENTRO PER L’IMPIEGO E I SERVIZI PER IL LAVORO:
IL PUNTO DI PARTENZA
Il Centro per l’Impiego e la nascente Rete dei Servizi per il Lavoro definita all’interno dell’accordo di
programma proposto dalla Provincia della Spezia hanno un ruolo decisivo per il superamento del vecchio
collocamento e l’affermarsi dei nuovi Servizi per il Lavoro
L’obiettivo, dichiarato dall’ Amministrazione Provinciale attraverso l’Accordo di programma è quello di
migliorare la qualità dell’offerta dei servizi e di potenziare e specializzare l’incrocio tra domanda e l’offerta
di lavoro.
L’Accordo di programma, sottoscritto dalle associazioni datoriali e sindacali assieme alla Provincia, sancisce
la nascita di un nuovo modello di cooperazione e di una nuova strategia nell’offerta dei servizi: non
assistiamo quindi al decentramento dei Centri per l’Impiego che aprono nuove sedi distaccate, ma la messa
in rete dei servizi per il lavoro attraverso sportelli aperti presso le associazioni datoriali e sindacali.
Una accurata comunicazione del Centro per l’Impiego e dei Servizi per il Lavoro è fondamentale e prioritaria
alla realizzazione del presente Piano di Comunicazione.
Il Centro per l’Impiego infatti è il front office naturale delle Politiche Attive del Lavoro ed è in grado
di rispondere efficacemente e in tempo reale ai bisogni dei cittadini/utenti, di comunicare, di fare
orientamento e preselezione, di aiutare la creazione d’impresa.
IDENTIFICAZIONE DEI DESTINATARI
Si tratta in altre parole di delineare un profilo delle diverse categorie sociali interessate e, sulla base dei
diversi profili, immaginare quale tipologia di informazione e quali strategie possano mettere i beneficiari
delle azioni di comunicazione proposte nella condizione di compiere scelte consapevoli e di vedere garantiti i
propri diritti alla conoscenza delle opportunità presenti sul territorio.
In questo senso la comunicazione del Piano Annuale di Formazione Professionale Obiettivo 3 F.S.E e più in
generale delle azioni di Politiche attive del lavoro a finanziamento regionale, nazionale e comunitario, incide
sugli indici di occupabilità delle categorie individuate sul territorio.
Per rispondere a tali sollecitazioni è necessario immaginare processi di comunicazione istituzionale orientati
all'utente, con obiettivi differenziati per diverse categorie e segmenti. In tale contesto la funzione di
comunicazione istituzionale diviene assolutamente prioritaria non fosse altro per orientare utenti, opinione
pubblica ed operatori sull'evoluzione del processo di innovazione e formazione proposto.
E' necessario quindi predisporre prodotti, reti informative e contenuti capaci di raggiungere soggetti che
hanno interessi e bisogni diversi. Significa in altre parole sviluppare capacità di segmentazione e
differenziazione delle strategie di comunicazione per diversi target di riferimento, puntando ad una
specializzazione dei flussi all'interno delle diverse reti di comunicazione.
Tanto maggiore sarà la qualità della comunicazione e la consapevolezza raggiunta sulle diverse questioni di
politiche attive del lavoro, tanto migliore risulterà la gestione e la qualità dell'offerta sia formativa che dei
servizi per l’impiego. Tanto maggiore sarà la capacità di orientamento nelle scelte educative, di formazione e
politiche attive del lavoro, tanto migliori saranno gli effetti individuali e collettivi degli investimenti
conseguenti.
I TARGET DELLA COMUNICAZIONE
Vengono di seguito indicati i gruppi di riferimento che bisogna tenere presenti quando si definiscono
strategie di comunicazione in materia di formazione professionale
Le famiglie e gli studenti
Gli utenti diretti dei servizi e delle strategie formative sono gli studenti, oltre alle categorie indicate
all’interno dei progetti del Fondo Sociale Europeo, tuttavia è doveroso considerare anche le famiglie come
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utenti dei servizi in quanto protagoniste di una indispensabile funzione di assistenza al processo di
orientamento e formativo.
Le imprese e le rappresentanze sociali del mondo del lavoro
Sono tutte potenzialmente interessate alla qualità della formazione in funzione di un miglioramento della
qualità delle risorse umane impegnate. Il buon funzionamento della scuola e della formazione, la capacità di
garantire risorse umane qualificate per lo sviluppo, il rispetto delle pari opportunità educative costituiscono
argomenti sostanziali per uno sviluppo del mercato del lavoro. Per comprendere quindi quali domande di
informazione ed orientamento provengono dal mercato, per valutare e comprendere i fabbisogni di
comunicazione del sistema produttivo e delle sue rappresentanze, è necessario analizzare la domanda di
capitale umano qualificato al fine di immaginare risposte di comunicazione altrettanto concrete in
collegamento con i servizi per l’impiego anche attraverso un confronto incrociato tra domanda ed offerta.
I disoccupati
I diretti interessati ai progetti formativi sono i disoccupati, gli iscritti al Centro per l’Impiego, gli utenti degli
sportelli Informa Giovani
Il sistema provinciale della formazione
Le cosiddette utenze interne ovvero il mondo degli operatori, degli educatori, dei formatori e dei dirigenti
scolastici, gli istituti di formazione, l’Università, gli addetti ai lavori che necessitano di informazioni
puntuali, precise, capaci di posizionare le loro singole azioni all’interno del Piano Annuale della Formazione
Professionale
Le Istituzioni
I comuni della Provincia della Spezia, le altre province della Regione Liguria, le province con cui la
Provincia della Spezia ha progetti bidirezionali o in partnership.
Le fasce deboli
I disoccupati di lunga durata, gli svantaggiati, i portatori di handicap, le donne, gli immigrati, detenuti ed ex
detenuti, ex tossicodipendenti, fasce di utenza OVER 40 e OVER 50 ed i destinatari delle iniziative del
progetto Equal ARTIS per i quali occorrerà integrare le azioni di comunicazione specifiche del progetto con
quelle generali delle politiche attive del lavoro
IDENTIFICAZIONE DEGLI OBIETTIVI
Le attività del Piano Provinciale di Comunicazione hanno come obiettivo quello di:
• Informare i potenziali beneficiari, i soggetti istituzionali interessati, le parti economiche e sociali, gli
operatori e promotori dei progetti, sulle possibilità offerte dagli interventi previsti dai Documenti provinciali
di programmazione Piano annuale di formazione e sulle azioni di competenza dei servizi provinciali
interessati a valere sulle risorse del FONDO SOCIALE EUROPEO OBIETTIVO 3 2000÷2006 in modo da
garantirne la massima trasparenza;
• Informare i potenziali utenti dei servizi offerti dai Centri per l’Impiego;
•Informare l’opinione pubblica sul ruolo svolto dall’Unione Europea in favore degli interventi ed in relazione
ai risultati conseguiti, in pieno raccordo e all’interno del Piano di Comunicazione del Programma Operativo
Regionale FONDO SOCIALE EUROPEO OBIETTIVO 3 2000÷2006 della Regione Liguria.
L’obiettivo generale è quello di creare un sistema organico di iniziative visibile, trasparente, coordinato,
efficace ed efficiente per assicurare a tutti i diretti interessati la conoscenza delle politiche comunitarie, con
particolare riferimento al ruolo del Fondo Sociale Europeo come strumento finanziario di aiuto
all’occupazione ed allo sviluppo delle risorse umane, al ruolo di indirizzo della Regione Liguria e a quello
centrale dell’Amministrazione Provinciale che deve sostenere sul territorio la strategia per l’occupazione.
A questo si aggiunga che:
l’Accordo di Programma e la nascente Rete dei Servizi per l’Impiego, la condivisione sui piani di sviluppo
provinciali, il lavoro svolta attorno al tavolo della formazione per la definizione del Piano Strategico del
comune capoluogo e la dichiarata volontà espressa dalla Amministrazione Provinciale di inaugurare una
stagione di politiche concordate e condivise suggeriscono un ulteriore obiettivo da perseguire attraverso gli
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esiti del Piano della Comunicazione, un’ azione comune che testimoni a tutto il territorio provinciale di
questo clima.
Un ulteriore obiettivo generale da perseguire, caratterizzante di tutte le azioni proposte dal Piano sarà
l’attenzione alla persona, ai suoi bisogni e alla capacità di assorbimento delle offerte formative. Per questo,
le azioni saranno il più possibile relazionali, dirette, tese a identificare segmenti e gruppi che condividano gli
stessi bisogni e gli stessi interessi; quei bisogni e quegli interessi identificati dai destinatari previsti dalle
misure dal Piano della Formazione.
L’inclusione all’interno di un processo formativo è infatti il risultato di un percorso in cui la capacità di
comunicare delle istituzioni è strategica e indispensabile, strettamente legata com’è al risultato: una
maggiore consapevolezza individuale del proprio ruolo all’interno della collettività e delle proprie
possibilità di inserimento all’interno del territorio.
CONCLUSIONI
L’elaborazione dei contenuti della comunicazione del Piano della Formazione deve tener conto del clima di
preoccupazione nei confronti del lavoro visto come un oscuro oggetto del desiderio, dello scarso livello di
autostima locale riferito alle potenzialità economiche del territorio abituato da sempre ad una economia “a
partecipazione statale”, della mancanza sinora di politiche di comunicazione diffusa sulle tematiche del
lavoro e della formazione, dell’insufficienza ad oggi di database e banche dati relazionali che consentano di
individuare al meglio i destinatari finali delle misure previste dal piano della formazione e un adeguato
risultato nell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro.
Oltre al contesto ambientale, l’elaborazione del piano tiene conto dell’esigenza di visibilità delle seguenti
aree tematiche:
La formazione professionale, anche attraverso la proposta all’utenza del sistema formativo provinciale
nel suo complesso
I Servizi per l’Impiego, anche attraverso un piano specifico di comunicazione che tiene conto
dell’Accordo di programma e delle convenzioni proposte all’interno della Rete dei servizi per il lavoro
L’inserimento in azienda, anche attraverso la valorizzazione del rapporto tra scuola e impresa e la
comunicazione dei tirocini formativi, delle workexperiences e delle altre opportunità di inserimento.
I diversi tipi di contratto che regolano i rapporti di lavoro, anche attraverso la valorizzazione della carta
dei diritti del lavoratore atipico proposta dall’Assessorato alle Politiche attive del Lavoro.
L’autoimprenditorialità giovanile, anche attraverso la creazione di strumenti di comunicazione ad hoc ad
uso dei Centri per l’Impiego
Le pari opportunità, anche mettendo in rete tra loro le competenze provinciali del progetto Equal
La formazione continua prevista dai piani di sviluppo settoriali e dalle misure a bando libero, anche
attraverso una campagna di sensibilizzazione della misura D1 rivolta al mondo dell’impresa, utilizzando
percorsi formativi ad hoc e lo strumento dei piani di fattibilità
La formazione permanente, intesa come diritto di crescita e opportunità di inserimento per tutti i
cittadini in età lavorativa, anche con azioni specifiche di sensibilizzazione degli enti locali e
dell’associazionismo
L’ATTIVITÀ DI MONITORAGGIO
Costituisce un elemento fondamentale a supporto del Piano della Comunicazione e deve svilupparsi su due
direttrici diverse e complementari:
a) la verifica della corretta realizzazione del Piano, attraverso l’osservazione delle singole azioni in relazione
al raggiungimento dei risultati desiderati e alla coerenza delle misure promosse dall’Amministrazione
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Provinciale. In pratica: chi risponde, in quanti rispondono, quale incidenza percentuale maggiore o minore
interviene a seguito della comunicazione svolta. E ancora, quantificare il numero di attività effettivamente
comunicate (perché realizzate) rispetto a quelle previste nel Documento di Programmazione;
b) la rilevazione della crescita del numero e del livello di conoscenza e di soddisfazione dei target individuati
attraverso un’ azione di feed back continuo effettuata con strumenti di rilevamento della conoscenza degli
strumenti comunicati, del loro livello di gradimento, della percezione del ruolo istituzionale di promozione
della Provincia della Spezia, della Regione Liguria e della conoscenza degli interventi dell’Unione Europea
attraverso le risorse messe a disposizione dal Fondo Sociale Europeo.
LA QUALITÀ
La valutazione delle azioni informative e pubblicitarie verrà effettuata attraverso sistemi di monitoraggio che
comprendono dispositivi di certificazione trasparenti in grado di veicolare informazioni chiave sui percorsi
della comunicazione:
o
o
o
o
o
o
sondaggi d’opinione sui destinatari della comunicazione attraverso questionari rivolti ai beneficiari
finali;
monitoraggio e valutazione dell’efficacia e dell’efficienza della comunicazione attraverso sistemi di
elaborazione ed analisi dei dati raccolti;
rilevazione dei presenti alle manifestazioni organizzate attraverso la compilazione di schede di
presenza utili anche per la realizzazione di mailing list;
analisi dei feed-back forniti dai servizi on line;
comunicazione di tutte le informazioni raccolte;
la consegna di opportuni questionari presso i Centri per l’Impiego.
AZIONI DI ASSISTENZA A STRUTTURE E SISTEMI E AZIONI DI
ACCOMPAGNAMENTO
La Provincia destina risorse delle misure A2 e C3 alle seguenti “ Azioni di assistenza a strutture e sistemi
“ ed “ Azioni di accompagnamento” all’interne delle percentuali previste dai documenti regionali
TITOLO
AZIONI
RISORSE
€.
Misure di
Piano di comunicazione
accompagnamento Programmazione e monitoraggio
ed assistenza a
Piani di sviluppo
strutture e sistemi Avvisi pubblici
FORMALAVORO
TOTALE
MISURA
100.000,00 F.S.E. misura A3
100.000,00 F.S.E. misura C3
50.000,00 F.S.E. misura E1
Uscita
prevista
bandi
Autunno
2004
250.000,00
MISURA D2
Finalità e linee d’intervento
La Regione Liguria con la Deliberazione di Giunta Regionale n. 1344 del 7.11.2003 ha approvato le linee di
intervento relative alla misura D2.
La misura è finalizzata a migliorare la capacità degli Enti locali nei temi della progettazione integrata
territoriale, della cooperazione interregionale e della concertazione per la gestione dei programmi mediante
azioni di supporto e di accompagnamento, prevede principalmente l’attivazione di programmi di formazione
per funzionari e operatori pubblici, con specifico riferimento ai seguenti contenuti, ulteriormente specificati
in sede di Complemento di programmazione:
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ü miglioramento della qualità della programmazione, progettazione e gestione dei servizi pubblici;
ü sviluppo di competenze in materia di progettazione e gestione di politiche del lavoro e della
formazione, anche con specifico riferimento ai programmi comunitari, nazionali, regionali per
l’occupazione;
ü sviluppo della progettazione integrata sia a livello territoriale che settoriale;
ü miglioramento delle conoscenze linguistiche ed informatiche;
ü supporto allo sviluppo del telelavoro;
ü sviluppo delle competenze in materia di valutazione delle politiche del lavoro;
ü sviluppo delle competenze rese necessarie dai processi di decentramento e razionalizzazione
amministrativa, all’interno delle quali stanno acquisendo un’importanza rilevante i controlli
amministrativi e la gestione di opere pubbliche.
Aree di intervento e destinatari
Delle tre distinte aree di intervento che la Regione Liguria ha individuato per gli interventi nella misura
D2:
1. programmi di formazione dei dipendenti regionali
2. programmi di formazione per il rafforzamento delle competenze di programmazione, progettazione,
gestione, controllo, monitoraggio e valutazione delle politiche pubbliche
3. programmi di formazione per specifiche esigenze di Enti Locali E - GOVERNMENT
solo l’ultimo sarà attuato dalla Provincia della Spezia con bandi pubblici su risorse assegnate dalla
Regione.
I destinatari dell’attività a titolarità provinciale sono rappresentati dal personale dipendente della
Provincia della Spezia, dei Comuni, delle Comunità montane. Sono esclusi dall’intervento della misura
D2: il personale delle A.S.L e delle aziende municipalizzate.
Aree tematiche
Il tavolo di concertazione Regione / Province dopo attenta analisi e valutazione delle necessità formative
ha ritenuto di concentrare le attività della misura D2 sulle seguenti aree tematiche:
- Interventi di formazione sui nuovi compiti della pubblica amministrazione derivanti dai processi di
modernizzazione e decentramento amministrativo;
- Interventi di formazione per funzionari e operatori pubblici sui temi dell’organizzazione dei sistemi
di gestione ambientale;
- Iniziative di formazione per lo sviluppo delle competenze di promozione di progetti territoriali di
sviluppo;
- Iniziative di formazione sulle nuove forme di organizzazione del lavoro e sui loro impatti economici
e sociali;
- Percorsi di adeguamento delle competenze informatiche e linguistiche di operatori e funzionari
pubblici;
- Interventi di formazione per lo sviluppo di politiche di genere.
Modalità operative
Per la definizione dell’ulteriore aspetto inerente le modalità gestionali dell’intervento (definizione del
bando il più possibile omogeneo a livello regionale e degli “strumenti”) la Regione Liguria ha chiesto alle
province l’elaborazione delle proposte che saranno quanto prima formulate da un gruppo ristretto di lavoro.
Successivamente l’elaborato sarà validato dal gruppo allargato Regione Liguria / Province.
Per quanto concerne gli strumenti, il gruppo allargato Regione Liguria / Province, ha individuato nella
formulazione di un catalogo formativo e nell’utilizzo dei voucher le forme più appropriate per dare risposte
mirate e versatili alle necessità formative.
Finanziamento
Il gruppo allargato Regione Liguria / Province ha convenuto ai fini della definizione della ripartizione delle
risorse tra le quattro province di considerare nell’elaborazione i dipendenti di Province, Comuni e Comunità
montane in servizio prendendo i dati dall’Annuario statistico 2003 che riportano la situazione al 31
dicembre 2000.
I dati rilevati hanno riportato alle seguenti percentuali
- Genova
59,4%
- Imperia
12,6%
- La Spezia
11,7%
- Savona
16,4%
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documento programmazione 2004