a p r i l e P 2 Gli Stati Generali, nel prossimo giugno, in Finlandia - dove e quando - - 2 0 0 0 P P 7 Milioni di spiiielli e sempre più ecstasy nell'lJE di Umberto Serafini di Pierdavid Pizzochero 3 lmmagine e identità urbana 9 Gli indicatori di qualità di Paolo Berti di Anne Storz e Franyois Burhin 4 La città del desiderio l2 Europa e federalismo globale di Jordi Boria di Giorgio Ratti nalmente europeee Rivitalizzore i centri storici delle nostre "città d'arte" e fondamentale per una nuova cultura amministrativa. Le immagini che corredano questo numero di "Comuni d'Europa", tratte do un volume edito dal Comune di Arezzo sulla Variante al Piano Regolatore riguardante il Centro Storico, ben rappresentano questa esigenza, ampiamente illustrata dagli articoli su "Immagine e identità urbana" e "La città del desiderio'.' - P P P p P p - CHIAROSCURO di Umberto - P p P 2.: P Serafini Gli Stati Generali, nel prossimo giugno, in Finlandia - dove e quando Gli Stati generali del Ccre soiio stati inventati via via, esperienza dopo esperienza, e hanno acquis t a t o una importanza decisiva nella storia politica e culturale del Ccre (quello la cui sigla iniziale era Cce), e a n c h e , il più delle volte, nella storia politica generale dell'Europa e di coloro che ai vari livelli, istituzionali e no, se ne interessavano. Ideati da Bareth, erano coerenti con la sua strategia. che si potrebbe definire di "idealismo costruttivo". La prima edizione si svolse, tra Versailles e Parigi, nell'ottobre 1953 ed ebbe subito un successo superiore alle previsioni: cadeva nel niomento giusto. Nel marzo di quell'anno I'Assemblea ad hoc aveva approvato il progetto di Trattato per una Comunità politica europea e lo aveva trasmesso ai singoli governi. L'Assemblea ad hoc era stata decisa dai Ministri degli Esteri dei Sei Paesi iniziatori della Ceca Briielux, Francia, Germania federale, Italia - e, come assemblea comune della Comunità, presieduta da Paul Henri Spaak e allargata alla partecipazione per cia- scun Paese dello stesso numero di delegati indicato per I'Assemblea della Ced - Comunità europea di difesa - il cui trattato era in discussione: l'Assemblea ad hoc era destinata ad accelerare i tempi di un progetto di Costituzione europea, previsto da un articolo del trattato della Ced, ma destinata altresi all'insuccesso se la Ced fosse caduta, come purtroppo awenne: i Sei Paesi, a cui si era rivolta l'Assemblea ad hoc non ritenevano infatti di poter indire la conferenza costituente, se prima il trattato della Ced non fosse stato ratificato dai Parlamenti nazionali. In ogni modo tutto il periodo preparatorio degli Stati generali si era svolto in un momento in cui i federalisti europei - in primo luogo il Movimento federalista guidato da Spinelli, ma atiche il Cce - stavano giuocando un ruolo eccezionale (De Gasperi ascoltava frequentemente Spinelli). 11 cce fondato nel gennaio 1951 - stava acquistando faticosamente la sua fisionomia e facendo emergere i "quadri". che n e h a n n o permesso il lungo successo. La sede svizzera e una resistenza del niutiicipalismo tradizionale frenavano il suo federalismo sovranazionale. a cui lo chiamava il felice niomento europeo. A Versailles ebbe un grande, giusto risalto il lancio - era una autentica novità - della nostra "Carta europea delle libertà locali", frutto di notevole livello culturale e di un'impegnata collaborazione trasnazionale s o p r a t t u t t o di una "commissiotie ad hoc", guidata in maniera eccellente da un severo tedesco, Ladebeck. e s p e r t o di amniinistrazione locale (ricordato Borgomastro di Bielefeld) e di scuola, perseguitato durante i l nazisnio. La "Carta" si maturava, "al di sopra delle frontiere", mentre al s u o fianco crescevano i "geniellaggi". col loro giuramento di fraternità europea ideato da Bareth. Tutti collaborammo all'approfondimento del concetto di autonomia locale in una prospettiva federalista: persoiialmente debbo essere grato in particolare a Costantino Mortati, "costituente italiano", che nii acconipagnò un'intera settimana a Ginevra nel seminario per la reda- zione definitiva del documento. Ma i progressi comunitari ci costringevano a scegliere o meno di metterci alla testa del movimento per l'unità politica sovranazionale: concordai con Bareth una rivoluzione interna. che implicò il cambio di presidenza, lo spostamento della sede del Cce da Ginevra, col presidente Cottier. che frenava l'evoluzione, a Lussemburgo, che significò la presidenza del suo stesso sanguigno sindaco, Hamilins (frattanto cresceva I'inipegno con noi di un uomo politico del Benelux con fortuna crescente, il belga Merlot, amico di Spaak, il quale ultimo concluse infatti i primi Stati generali). Ma penso che debba ritenersi fondamentale, già nell'inverno 1953. la grande Assemblea del Cce tenuta a Palermo su invito della Regione Siciliana e con lo straordinario impegno dell'assessore D'Angelo (poi presidente): all'Asseniblea tenni una relazione che mi permetto di ritenere documento decisivo del futuro procedere della nostra organizzazione (lo stesso titolo - "Costituzione europea e libertà locali" - la dice lunga). Tutta questa premessa serve a chiarire il discorso, in cui decidemnio I'impostazione della relazione politica a Versailles, che era affidata ad Alexandre Marc - personaggio eminente della organizzazione francese "la Federation", a cui era inizialmente legato Bareth, e personaggio che ha giocat o un grande ruolo federalista nell'Europa di questo dopoguerra [tutti noi "vecchi" ricordiamo le lezioni per forniare i "quadri". organizzate da Marc nella nostra Valle d'Aosta): s e n t o il dovere, ora che ci ha lasciato più che novantenne. di ricordarlo con la gratitudine che gli spetta, anche se in questo Risorgimento europeo si sono scontrate origini culturali diverse ed io h o eccepito alcune suggestioni corporativiste, che si sono presentate più volte nell'opera e negli scritti di questo grande amico, che ho polemicamente definito "proudhoniano di destra" -. Comunque per Versailles informai Marc della "svolta" da me preparata con Bareth e mi valsi anche, naturalmente, della mia relazione di Palermo. Arrivati alla 21" edizione degli cotiriiiuo 11 prig. 14 a p r i l e I3 2 0 0 0 - EDITORIALE Immagine e identità urbana Il caso Arezzo nel monitoraggio delle "città d'arte" Dopo l'esperienza della Rassegna Urbanistica Nazionale (dell'lnu) t e n u t a s i a Venezia ( n o v e m b r e 1999) e il dibattito urbanistico scaturito sul recupero delle nostre "città storiche", abbiamo a v u t o conferma che la nostra metodologia di rilievo sul territorio e la successiva restituzione informatica possono contribuire a pieno titolo all'ulteriore sviluppo della ricerca in tema di conservazione. La variante al Piano Regolatore Generale del Coinune di Arezzo costituisce adeguamento alla prescrizione regionale per tutta la zona "A" interna al perimetro delle mura urbane, ed è stata redatta sulla base di una schedatura generale del patrimonio edilizio esistente, che ha costituito un supporto conoscitivo notevole ed approfondito. E stata quindi possibile la complessiva riorganizzazione dei PAOLO BERTI assessore all'urbanistica, edilizia, c a s a , centro storico, servizi informatici del Comune di Arezzo "Il progetto, pur se limitato alla Arezzo antica, può tuttavia costituire un know-how estensibile nel prossimo futuro all'intera città.'" dati reperiti (in tavole tematiche e banca dati) indispensabili nella ricerca e definizione degli obiettivi: tutela dell'identità della città storica, con il superaniento della disciplina degli interventi fino ad oggi impropriamente cristallizata su una generica "conservazione", verifica in concreto delle espressioni artistiche e culturali per un piano di riqualificazione a t n b i e n t a l e di "città d'arte" e piano delle funzioni per il recupero dell'identità di città capoluogo di provincia. Ciascuna scheda di rilevamento per Unità Edilizia ha consentito, mediante ricerche di archivio e sopralluoghi, di pervenire all'acquisizione dei seguenti aspetti conoscitivi: assetto catastale della zona su cui insiste l'Unità Edilizia, con riferimento alle datazioni 1826, 1874, 1903, 1937, ed inquadramento nella carta tecnica regionale restituita a seguito di rilevamento aereo; interventi edilizi documentati ed accertati, a s e g u i t o di ricerche d'archivio presso l'ufficio Edilizia del Comune; assetto dell'organismo edilizio in pianta (fisico, igienico-iinpiantistico, sociale e di destinazione); rilievo tipologico in scala 1 :200, con aggiornamento a seguito di sopralluogo (ove possibile); ampia documentazione fotografica. Complessivamente, per la città murata, circa 50.000 fotografie; valutazione dello stato di degrado. La schedatura delle Unità Edilizie è stata fondamentale per acquisire le conoscenze necessarie alla elaborazione di Piano per il Centro Storico. La ricerca è stata fondamentale per la raccolta, l'elaborazione di tutte le informazioni e i dati tipologici inerenti al patrimonio collettivo storico e culturale. L'impegno professionale è stato rilevante, nella coerenza degli obiettivi prefissati. Produrre la notevole documentazione necessaria all'iter procedurale di approvazione della . . va"nte ed organizzare tutta la "linea d'immagine" ha comportato elaborazioni che stanno già dando esiti favorevoli. La forza di quest'impegno è stata la convinzione di fornire un prodotto ed un servizio evolubili, nei quali la gestion e di nuovi progetti non sia più . . . . . legata a plichi di carta ingiallita. L'esperienza insegna che eventi di quest'entità non devono rimanere finalizzati a se stessi e nella memoria storica di pochi. Tale consapevolezza ci ha orientato verso la stesura di una "banca dati" (codici e metodi) in cui facilità di comprensione, gestione e manipolazione grafica sono divenute primarie. 11 progetto è imperniato sull'identificazione univoca dell'itnmobile e della sua consistenza funzionale. Per l'immobile abbiamo utilizzato un codice simile al codice fiscale chiamato "codice ecografico", un codice c o m u n q u e che faccia da chiave di accesso a tutti i dati che possono essere riferiti all'inimobile, compresi quelli della sua rilevazione fisica. 11 "libretto dell'edificio" è il risultato più immediato dell'organizzazione dei dati da fornire al cittadino. Fornisce il rilievo aggiornato, la documentazione fotografica, lo storico delle pratiche edilizie, gli interventi ammissibili, le n o r m e tecniche di attuazione. 11 progetto si sta evolvendo nella prosecuzione del suddetto lavoro, connettendo i dati geografici con l'archivio di tutte le Unità Edilizie nel Centro Storico. Un progetto che, s e pur limitato alla Arezzo antica, può tuttavia costituire un notevole k n o w - h o w estensibile nel prossimo futuro all'intera città (fino al territorio comunale) ed integrabile con altre iniziative e progetti in corso. Oggi la gestione del territorio non può prescindere dalla conoscenza e dalla tempestività nelle risposte. 11 "Progetto Centro Storico" prevede, in sintesi, l'interrogazione in video per immediate risposte alle molte informazioni disponibili. Viceversa, da qualsiasi inodello richiesto (vincoli, interventi atnmissibili, destinazioni d'uso ...) è possibile visualizzare (e statnpare) tutti gli edifici con esso correlabili. Considerare il nostro "Centro" nell'opportuna integrazione fra poli con differenti vocazioni significa sviluppare, preservare, recuperare i valori di cultura e tradizione nella distribuzione di servizi, coinmercio e turismo. Paolo Berti - a p r i l e - P - - 2000 -- La città del desiderio Spazio pubblico e qualità della vita ., I .. Che cosa è un ponte? Domandava il falso ingenuo Julio Cortàzar. E si rispondeva: una persona che attraversa un ponte. Che cosa è una citta? Un luogo con molta gente. Uno spazio pubblico aperto e protetto. Un luogo, vale a dire un fatto materiale produttore di senso. Una concentrazione di punti di incontro. Nella città la prima cosa Junr~isct.,i,~ sono le strade e le piazze, gli spazi collettivi, in seguito Urban Technology verranno gli edifici e le vie. Lo spazio pubblico definisce dellaCittà la qualità della città, poiché indica la qualità di vita della gente e le qualita della cittadinanza dei suoi abitanti. di Barcellona L'interessante libro di Allan Jacobs - The streets of the cities - analizza con precisione le città a partire dalla qualità, estetica e culturale, funzionale e sociale, simbolica e moderna delle sue strade. Tra le prime cinque vengono incluse due viali di Barcellona, le Ramblas e il Paseo de Gracia. Fantastico per un abitante di Barcellona, che tuttavia non può dimenticare che negli anni '60, per poco, quello che veniva chiamato a torto "urbanizzazione di sviluppo", non ha trasformato queste isole pedonali urbane in strade ad alto scorrimento. Per fortuna i cittadini resistettero e le nuove tendenze degli anni '80 ci restituirono la cultura di Cerdà, l'urbanista della quadrellatura che dichiarò: "nella città le vie non sono grandi strade", e la priorità dello spazio pubblico come strategia di fare città sopra la città". In un congresso celebrato a Buenos Aires nel 1996, il direttore della progettazione della CiS di Londra affermava all'incirca: "la merce più importante che si scambia in una città è la conversazione, l'informazione face to face, il mormorio...". Di conseguenza sono necessari i bar e i ristoranti. L'urbanizzazione deve garantire, almeno nelle aree densamente abitate, che in ogni isolato il pianterreno degli edifici venga usato come luogo di incontro, negozi e soprattutto caffè, "l'equipaggiamento più importante della città". Tuttavia, la deformazione dell'urbanizzazione funzionalista, combinando zoning e privatizzazione, caricatura perversa del mondo moderno, crea una nuova immagine della "città emergente" in cui i pezzi, l'architettura degli oggetti-merce, sostituiscono la città dell'interscambio e della diversità. La città frammentata è una " città fisicamente segregata, socialmente ingiusta, economicamente sprecona, culturalmente miserabile e politicamente ingovernabile. L'evoluzione di alcune grandi città latinoamericane come San Paolo, Città del Messico o Bogotà, sembra condannare come reliquia del passato l'immagine di città come spazio pubblico, come luogo o sistema di luoghi significativo, come eterogeneità e come incontro. Segregazione sociale e funzionale, centri specializzati, aree frammentate e due sfide di base da risolvere: circolazione e sicurezza. Però sembra che l'affrontare direttamente queste due sfide porti piuttosto ad aggravare i problemi invece di risolverli. Le zone a bassa densità e le linee sociali di classe media preferiscono l'uso dell'automobile per ogni cosa. Le grandi arterie ad alto scorrimento all'interno delle città accentuano la segmentazione urbana, promuovono lo sviluppo urbano ghettizzato, aumentano le distanze e moltiplicano la congestione del traffico. L'esempio di limite dell'assurdo è la San Paolo "malufista" che rimarrà come una delle maggiori aberrazioni urbanistiche del XX secolo. Più arterie ad alto scorrimento significano peggiore circolazione e meno citta. Cosi come più polizia a protezione delle aree residenziali e commerciali che più la richiedono (medie e alte) crea più insicurezza negli spazi pubblici e nelle aree suburbane meno protette. Quando non è addirittura la polizia uno dei fattori che provocano insicurezza. La citta metropolitana non è condannata a negare la città, ma anzi può moltiplicarla. La sfida reale è stabilire una dialettica positiva tra centralità e mobilità, facendo dello spazio pubblico il filo di Arianna che ci conduca per luoghi produttori di senso. 11 diritto alla centralità accessibile e simbolica, a sentirsi orgogliosi del luogo in cui si vive e al renderlo riconoscibile agli altri, alla visibilità e all'identità, inoltre di disporre di mezzi e spazi pubblici vicini, è condizione di cittadinanza. Come lo è il diritto alla mobilità, poiche suppone informazione e interscambio, opportunità di formazione e di impiego possibilità di accedere alle offerte urbane e di appropriarsi della città come insieme di libertà. Se i diritti di centralità e di mobilità non sono universali, la città non è democratica. a p r i l e 2 0 0 0 1 centri urbani sono i luoghi polisemici per eccellenza: attrattivi per ciò che ne e fuori, integratori per ciò che ne e all'interno, multifunzionali e simbolici. Sono la "differenza" più rilevante di ogni città, la parte della stessa che può fornire più "senso" alla vita urbana. E tuttavia ... q u a n d o non si specializzano e diventano omogenei fino ad assomigliarsi tutti, si deteriorano e si trasformano in aree marginali. Alcuni durante il giorno si congestionano e di notte si svuotano, altri ricevono il doppio marchio della povertà e della insicurezza. Oggi il centro sono i centri e nella città metropolitana il centro-centri tende ad essere territorio, per lo meno, della città-municipio. Fare città oggi e prima di tutto fare città sopra la citta, fare centri sopra i centri, creare nuove centralità e assi che articolino e che diano continuità fisica e simbolica, stabilire buoni compromessi tra il tessuto storico e quello nuovo, favorire l'amalgamarsi del sociale e del funzionale in tutte le aree. Per ottenere tutto ciò, senza che si possano fornire ricette magiche valide per qualsiasi luogo e qualsiasi tempo, è bene tenere conto di alcuni criteri che quasi sempre risultano efficaci. o Mai fare un progetto per risolvere un problema, bensì per risolverne due o tre alla volta tra loro concomitanti. Ad esempio, una circonvallazione o strada perimetrale serve alla circolazione individuale e collettiva, riqualifica gli ambienti urbani circostanti, genera centralità nei luoghi periferici, sopporta attrezzature e spazi pubblici, possiede valore culturale o così dovrebbe essere. o Disegnare prima lo spazio pubblico e articolare assi di continuità fisica e simbolica tra i nuovi progetti e la città esistente. Per esempio La Defense non sarebbe parte di Parigi se non fosse nell'asse del Louvre e degli Champs Elysées e non culminasse con la Grand Arche. Non succede lo stesso con la Grand Bibliotheque. 1 grandi progetti di architettura urbana se non risolvono bene la loro relazione con i dintorni non possono considerarsi riusciti. o Alloggi, sempre alloggi. Le aree urbane senza alloggi non sono citta, esprimono l'alienazione urbana. Bisogna mantenere gli alloggi nelle aree centrali e incorporare per lo meno tra un 30 e un 50% di alloggi in tutti i grandi progetti urbani, nonostante si presentino come aree di nuova centralità, zone imprenditoriali di servizi, etc. Le pianificazioni degli alloggi devono evitare l'omogeneità sociale. Progetti abitativi di vocazione sociale unicamente per gli strati bassi sono antisociali. Bogotà ha esempi significativi di questo genere, da Ciudad Bolivar a El Tintal. La varietà sociale vuol dire più impiego, più attrezzature, più integrazione nella città e più visibilità del luogo. o Agire sui luoghi periferici, gli antichi quartieri popolari per la loro storia, gli assi circolatori per la loro posizione strategica, le aree obsolete recuperabili (industriali, niilitari, ferroviarie, portuali etc.) sulla base dei "grandi progetti urbani" che formino parte di una strategia o di un Progetto Città coerente e desiderabile, supportato da un consenso sociale e da una cooperazione pubblico-privata. o Rispettare la storia, la trama esistente, la tradizione culturale dell'urbanistica di ogni città. Per esempio citta con una quadrellatura marcata, come Buenos Aires, non possono sviluppare impunemente progetti basati su enormi torri isolate contornate da parcheggi. Altre città devono giocare sui propri elementi fisici, come Rio (e1 aterro, 10s morros), o sui propri elementi socio-culturali, come San Paolo [la composizione etnica dei suoi quartieri). In altre forse bisogna inventare la storia nel presente per il suo sviluppo passato, accelerato e deforma- to come Bogotà, nonostante ci siano sempre elementi positivi a cui appoggiarsi (la catena di monti su cui si adagia la citta, le "carreras", le zone di bassa densità che possono generare spazi pubblici, l'eccellente tradizione architettonica, etc.). o 11 settore pubblico deve essere promotore, non semplicemente controllore, regolatore e operatore sussidiario. Non ci sono grandi progetti urbani, di riconversione o ex novo, senza un programma pubblico potente che apra una breccia, che dia impulso ad operazioni ancora e che stabilisca certezze e condizioni per gli agenti privati. 11 mercato da solo non fa la città, prima la distrugge e poi distrugge sé stesso, in seguito genera monopoli e rendite di posizione, vale a dire elementi rigidi e paralizzanti. 11 settore pubblico al contrario può sviluppare la città utilizzando il mercato. o Creare citta è creare commercio e creare cultura, fini storicamente e etimologicamente vincolati. Vale a dire, la città è il luogo degli interscambi e delle identità. La qualità dello spazio pubblico è il valore essenziale della città, poiché in ciò si esprime, nel senso più ampio e ambizioso, commercio e cultura. II lusso dello spazio pubblico non è un lusso, e inversione economica ed è giustizia sociale. La citta ha un futuro o tendiamo ad un mondo periurbanizzato di città deboli? Attualmente la popolazione "suburbana" è il doppio o il triplo della popolazione "urbana", cioè che vive in città e non in periferia. 11 mondo suburbano sarà un mondo barbaro, di ghetti e tribù, ingiusto e violento, eccetto in centri protetti che tenderanno però all'autoritarismo. Di fronte a questa prospettiva che sembra essere fatale, anche se non E obbligatoriamente il suo destino, emerge di nuovo la città come luogo, come miscuglio, come spazio collettivo, come referente culturale. Costruire oggi la citta del XXI secolo significa avere un progetto di cittadinanza, ampliare i diritti di terza generazione, il diritto allo spazio e alla mobilità, alla città come rifugio e all'identità locale, alI'autogoverno e alla differenza, all'uguaglianza giuridica di tutti i residenti e alla proiezione esterna. 1 progressi sociali non cominciano nelle istituzioni, ma anzi culminano in esse. 1 progressi si materializzano in politiche che poi si concretizzeranno in istituzioni. Però prima bisogna combattere per nuovi diritti (e responsabilità] e legittimare questa esigenza. Si è detto che la nostra epoca è come altre che si sono presentate nella storia come era di conquista di nuovi diritti. Si è anche detto che è il secolo delle citta. Di conseguenza è l'era dei diritti urbani. Però l'esigenza del diritto sorge da una ribellione morale, dal desiderio di possedere qualcosa, delle libertà e delle opportunità che ci vengono negate. La citta del desiderio non è la citta ideale, utopica e speculativa. E la città amata, insieme di conoscenza quotidiana e di mistero, di sicurezze e di incontri, di libertà probabili e di trasgressioni possibili, di privacy e di immersioni nel collettivo. Bisogna reinventare I'erotismo della città che non si trova né nella paura latina nei confronti del pubblico, nell'agorafobia (malattia recente della città latinoamericana), né nell'asepsi noiosa delle stazioni climatiche svizzere protette. Essere cittadino coincide con il diritto a sentirsi protetto, ma anche alla libertà di vivere l'avventure urbana. Se un secolo fa si poti. dire di alcuni Civilizzazione o barbarie, di altri Socialismo o barbarie, oggi il referente dell'azione collettiva del progresso si dovrebbe chiamare "Cittadinanza o barbarie". Jordi Borja a p r i l e 2 0 0 0 p - Le Reaioni finalmente eurooee J di Mario Prignano Con il sedici aprile è arrivato il turno delle Regioni. L'ente locale più "pesante" della nostra geografia istituzionale, la domenica delle P a l m e di q u e s t o a n n o 2000 sarà g i u d i c a t o sulla propria capacità di interpretare le aspettative degli elettori. L'unità di misura che condizionerà il giudizio finale n o n p o t r à c h e essere quella di una aderenza o meno alla politica dei fatti concreti, ai problemi della gente, alla semplificazione del rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini utenti. Ma ci s o n o alcuni elementi che distinguono queste elezioni regionali da t u t t e q u e l l e c h e le hanno precedute. La legge elettorale, innanzitutto. Che per la prima volta prevede l'elezione diretta del presidente (e non la semplice "designazione", come aweniva cinque anni f a ) ; affida molti più poteri all'esecutivo (tanto che il presidente può nominare assessori che non sono consiglieri) ed esclude ogni possibilità di "ribaltone" (di quelli che in a l c u n e Regioni h a n n o causato non pochi problemi di governo e di gestione amministrativa). E già questo basterebbe ad introdurre un fortissimo elemento di soluzione di continuità con il passato. Poi c'è la riforma Bassanini che, con tutti i suoi limiti e i suoi ritardi (a tre anni dal trasferimento di competenze, il passaggio di risorse e personale dallo Stato agli enti local i è p r a t i c a m e n t e allo s t a t o di p a r t e n z a ) , ha comportato e ancor più comporterà nei prossimi anni un rovesciamento c o m p l e t o del r a p p o r t o tra le istituzioni, tale che dovrebbe iniziare a rea- lizzarsi f i n a l m e n t e una forma concreta di sussidiarietà tra Stato e Regioni. Figlio di questa riforma è, poi, il federalismo fiscale: formidabile leva di governo e primo passo concreto verso la costruzione di un federalismo anche delle istituzioni. Infine, ma forse è il passaggio più importante, le elezioni del 16 aprile segneranno una svolta, perché mai come in questi ultimi a n n i l e Regioni h a n n o potuto "contare" tanto fuori dei loro confini e fuori p e r f i n o dei confini nazionali. Insomma, per molti versi, 1'Europa delle Regioni è già una realtà, al punto che nulla del futuro dell'Ue si può ormai programmare senza considerare quella che si e andata affermand o come la dimensione ottimale e l'ambito di governo più congeniale per l ' a t t u a z i o n e di t u t t e le politiche comunitarie: la Regione, appunto. Quest'ultima considerazione impone di guardare all'appuntamento elettorale con un occhio attent o al c o n t e s t o locale e uno al contesto sovranazionale in cui si colloca. Ecco perché vale la pena chiedersi: quanto contano, come sono strutturate, quali rapporti hanno col governo centrale, che cosa rappresentano, insomma, le Regioni (o enti omologhi) nei principali Paesi europei? In Francia, Paese tradizionalmente centralista, le Regioni sono organi privi del potere legislativo ma dotati di un forte collegam e n t o sul p i a n o p r o g r a m m a t o r i ~con il governo, con il quale concorrono ad elaborare i l Piano nazionale socioeconomico, da attuare attraverso "contratti di Piano" tra centro e periferia. In questi "contratti" (simili alle nostre intese istituzionali, i n t r o d o t t e solo nel 19981, vengono definiti gli interventi che Stato e Regione si impegnan o c o n g i u n t a m e n t e ad operare per dare esecutività al P i a n o e ai s u o i programmi prioritari. L'assetto federale vigente in Germania rende indispensabile l'apporto dei Lander al processo di produzione legislativa e amministrativa del Paese. Come nella maggior parte delle democrazie fondate su un patto (foedus) tra centro e periferia, anche in q u e s t o caso gli enti territoriali hanno potestà legislativa in tutte le materie che la Costituzione non riserva espressamente al Parlamento federale, il Bundestag. A questo proposito va osservato che se da un lato i Lander hanno competenza pressoché esclusiva nell'attuazione delle direttive comunitarie, dall'altro rappresentano anche il livello di governo che ha p a g a t o il prezzo più salato in termini di cessione di ambiti di sovranità a favore delI'lJnione europea. 11 Parlamento federale, infatti, ha mantenuto e mantiene tuttora competenze generali che (per il momento) non hanno subito, se non in minima parte, erosioni da parte di Bruxelles. La S p a g n a , altro Paese che, come la Francia, ha una tradizione amministrativa "forte", anche se non altrettanto centralista, affida al governo dell e C o m u n i t à locali un ruolo autorevole, assimilabile a quello di partner dell'esecutivo nazionale, con i l q u a l e c o n t r a t t a tutti gli investimenti pubblici. 11 governo regionale e, inoltre, ben distinto nelle sue competenze dall'Assemblea, la quale a sua volta può vantare poteri a l q u a n t o estesi di controllo e di produzione legislativa, tanto che può deliberare anche in sede di commissione. Totalmente differente dai modelli finora descritti è quello anglosassone, all'interno del quale l'unica entità amministrativa riconducibile in qualche modo alle nostre Regioni coincide con le Contee, ognuna delle quali ha un Consiglio, c h e e l e g g e ogni a n n o i l s u o presid e n t e . Le C o n t e e n o n hanno poteri legislativi e svolgono per lo più compiti legati alla vita della comunità locale: tra questi rivestono una qualche importanza le competenze in materia di sviluppo economico, per cui alcune Contee sono impegnate da a n n i , in alcuni casi con un certo successo, nella costituzione di società specializzate nell'attrazione di investimenti dall'estero e in operazioni di marketing territoriale. Da questo incompleto e rapidissimo excursus si p u ò vedere f i n o a c h e punto, in Europa, le forme di organizzazione della vita istituzionale a livello locale siano diverse tra loro. Quello che va sottolineato, tuttavia, è che questa disomogeneità non compromette I'efficacia delle politiche comunitarie che ogni Regione (o istituzione equivalente) decide di mettere in campo. Segno che modelli univoci non esistono e che nessuno è autorizzato a tenere lo sguardo fisso entro i propri confini, perché l'integrazione europea procede a ritmi che, oramai, non possono c o n c e d e r e più a l c u n a "pausa di riflessione". a p r i l e 2 0 0 0 Milioni di spinelli e sempre più ecstasy nell'UE di Pierdavid Pizzochero Ben 40 dei 375 milioni di cittadini dell'unione europea hanno fumato cannabis. Lo rivela la relazione annuale dell'0sservatorio europeo sulle droghe di Lisbona. La canapa indiana è la sostanza illegale più usata in Europa e soprattutto la più diffusa nella fascia di età che va dai 15 ai 34 anni. In media, un adolescente su cinque nella fascia compresa tra i 15 e i 16 anni e u n o su quattro tra i 1 5 e i 3 4 hanno "assaggiato" lo spinello. 11 fumo proibito è in sensibile aumento in Finlandia e Svezia (1 6%17010) e, in proporzione maggiore, in Danimarca, Spagna e Regno Unito (35%-40010). Nella relazione, si afferma che in molti Stati membri si t e n d e a ~onsiderareil consumo di cannabis un comportamento normale o mondano, piuttosto che deviante. Non viene inoltre ritenuta comprovata l'assunzione di cannabis come un pericolo per la guida automobilistica. Anzi: "alcuni studi suggeriscono che la cannabis non comporti un alto rischio al volante in quanto sotto la sua influenza i guidatori presterebbero una maggiore attenzione". Se la marijuana desta insomma minori preoccupazioni per quello che riguarda gli effetti sulla salute, I'eroina inquieta molto di più. Soprattutto per il numero di morti e di malattie provocate dalla droga assunta per via endovenosa. 11 numero di tossicodipendenti è stimato a 1,5 milioni di persone su una popolazione di 375 milioni. Nel rapporto, l'Osservatorio precisa che la cifra globale è maggiore rispetto agli altri anni, perché alcuni Stati dell'Ue hanno fornito dati nuovi e più precisi. Di conseguenza, la situazione può considerarsi stabile. Ma il quadro della situazione non è incoraggiante. Dalla relazione emerge che la droga sta penetrando nelle campagne. Sebbene nelle metropoli ci si continui a drogare di più, nei centri minori e nelle aree rurali, il consumo si sta diffondendo in proporzione maggiore rispetto al passato. Sta inoltre cambiando la figura del tossicodipendente tipo. Tra i consumatori di droghe pesanti "giovani provenienti da ambienti socialmente integrati, consumatori occasionali di elevate dosi di ecstasy e anfetamine, individui appartenenti a minoranze e persone più adulte caratterizzate da un consumo problematico ed in grandi quantità di alcool''. 1 drogati sono in prevalenza di sesso maschile e l'età media in cui entrano in terapia varia dai 24 ai 33 anni a seconda dei Paesi dell'unione. Grave è la situazione nelle prigioni dove i detenuti per reati di droga variano tra il 15% e il 30%. Molti detenuti - da un minimo del 30% fin o ad un massimo del 90% consumano stupefacenti. Tra le varie sostanze stupefacenti, è senz'altro I'eroina a mantenere il suo ruolo di droga-killer. Nella media annuale dell'unione europea, sono stati registrati 6000- ! i È stata approvata dall'Europarlamento la risoluzione della deputata greca Marietta Giannakou-Koutsikou (Ppe), relativa alla comunicazione della Commissione i europea sul piano di azione in materia di lotta contro la droga 2000-2004. Gli obiettivi fissati sono la definizione della lotta contro la droga come una delle priorità i delle azioni interne ed esterne dell'unione, la ricerca di un approccio integrato fra i riduzione della domanda e dell'offerta e la promozione dell'integrazione del I controllo sulle droghe nei programmi di cooperazione allo sviluppo. Viene ritenuto inoltre necessario proseguire nella raccolta, nell'analisi e nella diffusione dei dati i sul pianeta-droga, raccolti da Europol e dall'Osservatorio europeo delle droghe di Lisbona. i Nella relazione, si punta a garantire sostegno agli sforzi delle Nazioni Unite per I ridurre la povertà nei Paesi più poveri, che, non a caso, risultano i più grandi i I produttori di stupefacenti: Pakistan, Colombia, Nigeria e Thailandia. Per la riuscita ! del piano d'azione, viene rivolto l'appello alla "mobilitazione di risorse adeguate". -~ .. -- 7 0 0 0 decessi per overdose da eroina. Secondo l'agenzia europea delle droghe, "dai 3 ai 5 milioni di persone nell'Ue potrebbero aver provato l'eroina". Al nostro paese spetta il triste primato nella percentuale di persone che si iniettano eroina. In Italia e in Lussemburgo sono tossicodipendenti 8 persone su mille comprese tra nella fascia tra 15 e 54 anni. Le droghe "pesanti" sono invece in flessione in Germania, in Austria, Finlandia e Svezia. Secondo lo studio dell'0sservatorio di Lisbona, una percentuale variabile tra l'l010 e il 3% della popolazione adulta ha provato la cocaina. Tuttavia, nell'unione europea, si consumano più anfetamine che "polvere bianca". Le anfetamine sono usate anche dai ragazzi in età scolare. Solo in Francia e in Spagna si consumano meno anfetamine e più cocaina. Nella maggior parte dei casi, comunque, il 10% dei tossicodipendenti usa principalmente cocaina, che viene piuttosto usata dagli eroinomani come droga di complemento o "droga secondaria". Per questo, è raro morire da overdose da cocaina. 1 tossicodipendenti che assumono oppiacei per endovenosa s o n o molto esposti ad un rischio di morte per overdose, Aids e incidenti. Anche le epatiti B e C hanno raggiunto livelli ragguardevoli. I tassi di diffusione dell'infezione di Hiv sono generalmente in diminuzione per effetto delle nuove terapie che ritardano l'insorgere della malattia. Il fatto che in Portogallo e in Spagna i tassi siano elevati dipende dalla mancanza di cure in tal senso. In Gran Bretagna si registra l'l010 di infezione da Hiv contro il 32010 della Spagna. In aumento le terapie di sostituzione per le dipendenze da oppiacei con il metadone. 11 20% dei tossicodipendenti, 300.000 su 1.500.000 ne fanno uso. Diversi degli Stati membri stanno discutendo la possibilità di somministrare eroina dietro prescrizione medica. Cresce il consumo di ecstasy e anfetamine. In testa sempre il Regno Unito dove ogni week-end si consuma un milione di pillole. Tra lo 0,5010 e il 3% degli adulti e tra l'lo10 e il 5% dei ragazzi. La percentuale di giovani che ingerisce un cocktail di anfetamine ed ecstasy si attesta tra il 2 e il 5010, ma lo stesso dato diventa più consistente se si prende in considerazione la fascia d'età compresa tra i 18 e i 25 anni. 11 governo olandese, noto promotore di misurepilota in materia di liberalizzazione di droghe leggere, ritiene che l'analisi anonima e gratuita delle pastiglie vendute come ecstasy, abbinata alle informazioni ed ai consigli in loco, costituisca un valido mezzo di prevenzione. Le droghe sintetiche - fa notare 1'0ssewatorio - vengono prodotte soprattutto nei laboratori clandestini di Polonia, Olanda, Spagna e Regno Unito. Sotto I'egida della criminalità organizzata. Secondo la relazione della Giannakou, l'azione anti-droga dell'unione europea è trasversale ai tre pilastri del Trattato di Maastricht e, per questa ragione, non è in grado di "parlare con una sola voce". Di conseguenza, la risoluzione del Parlamento europeo propone di convocare, sotto I'egida della presidenza portoghese, un "Consiglio inter-pilastri straordinario" consacrato ai problemi della droga, al quale parteciperebbero i ministri della Sanità, della Giustizia, dell'lnterno e degli Affari Esteri. Solo tale strumento - si legge nelle motivazioni del documento approvato dall'Europarlamento di Strasburgo -"potrebbe adottare un progetto politico ambizioso". Il documento Giannakou è stato duramente criticato dagli antiproibizionisti, in particolare dai radicali italiani Turco e Dell'Alba, dagli olandesi e da diversi deputati nord-europei. Nella relazione non si prendono in considerazione politiche antiproibizioniste e i numerosi emendamenti che andavano in tal senso - più di cento - sono stati rigettati dall'Aula di Strasburgo. [ Pierdavid Pizzochero] a REGIONE LAZIO Comuni a p r i l e $m19 2 0 0 0 Gli indicatori di qualità alla base della strategia turistica di Anne Storz e Franqois Burhin ANNE di ammiriistrazioni pubbliche FRANCOIS BURHIN OGM l a definizione della "qualità" adottata dal vocabolario le Petit Kobert: "aspetto 5ensibile e non misurabile delle cose" traduce molto b e n e la frustrazione che proviamo ogni volta c h e tocchiamo l'argomento e la soggettività che ne deriva. La definizione della qualità utilizzata nella norma ISO (norma internazionale relativa ai sistemi di gestione della qualità) è itiolto diffu5a e ben accettata in vari settori, sia industriali che coriimerciali: "l'insieme di caratteristiche d i e consente al servizio o al prodotto di possedere l'idoneità a s o d d i s f a r e d e i bisogiii espressi o impliciti" (Norm e I i i t e i n a t i o t i a l c ISO 8402, deuxième édition 1994-04-01, ISO, Genève]. Questa d~fitiizioiiesottolinea molto beiie ctie n o n basta aspettare che un cliente si lamcriti per adattare il s u o servizio, bensì bisogna anticipare i bisogni dei clicnti e quindi in primo luogo interessarsene. l i coiitrollo della qiialità necessi.ta orgaiiizzazione, pianificazione, coordinam e n t o delle varic azioni d e i niolteplici a t t o r i in g i o c o , disposizioni p r e vintive e retroazioni corretiive, che possono fare intervenire più f u n z i o n i contetnporaneainente. Tutto ciò necessita un 5is t i m a a scala dell'irripresa globale. ISO definisce u n 5i5teina qualità: "l'insieme dcll'oryanizzazione, delle procedure, dei processi e d e i m e z z i necessari p e r metter? iri opera il management della qualità". Queste definizioni posson o essere trasferite al sett o r e t u r i s t i c o , o g g i in pic-iia crrscita in Italia. e nori solo. I l turisino, inte- s o come fattore di sviluppo, costituisce per numerose regioni europee una m e t a del n u o v o millennio. Spesso, quest'increm e n t o del valore del turismo si traduce attraverso vari piani di sviluppo t u ristico. Pero, s e pur I'orig i n a l i t à e la v a r i e t à d i q u e s t i piani n o n h a n n o limiti, più difficile è la messa in pratica e la valutazione dei risultati. Di conseguenza, I'elabor a z i o n e di i n d i c a t o r i di pilotaggio costituisce s e n z a o m b r a di d u b b i o una condizione sine q u a ' Comuni / l0 &m COS'È LA QUALITÀ? Qualità: "Insieme di caratteristiche di un'entità, le quali gli conferiscono l'idoneità a soddisfare i bisogni impliciti e espressi" Sistema Qualità: "Insieme dell'organizzazione, delle procedure, dei processi e dei mezzi necessari per mobilitare il management della qualità" Management totale della Qualità: "Modo di management di un organismo, centrato sulla qualità, fondato sul coinvolgimento di tutti i suoi membri e focalizzato a soddisfare in prima linea i l cliente ". n o n per la realizzazione di questi piani. Si tratta in particolare di concret i z z a r e delle i n t e n z i o n i sul terreno. di comunicare delle realizzazioni e dei risultati e mantenere intatta la motivazione degli attori. Infine, i l pilotaggio garantisce in permanenza la coerenza dello sviluppo c o l l e g a n d o fra di loro i progetti. In Europa, i l c o n t r i b u t o delle attività legate al turis m o nell'economia degli Stati membri rappresenta 9 milioni di posti di lavoro, cioè il 6010 dell'occupazion e a t t u a l e , un terzo del commercio internazionale del turismo e il 5.5 010 del Pil dell'llnione europea. Questi numeri dirnostrano quanto il turismo possieda e possiederà sempre di più uii ruolo motore nei prossimi anni e le sfide sulle quale scommettere a livello europeo. Non ci stupisce quindi che a l c u n e regioni e u r o p e e , con forti risorse naturali, storiche e culturali, c o n una forte tradizione d'accoglienza o che godono di una collocazione geografica privilegiata, desiderino fare dell'attività turistica un fattore chiave del loro sviluppo. Diverse città italiane hanno già iniziato il percorso verso la qualità, adottando sia degli indicatori, sia dei veri e propri piani di sviluppo qualità. Firenze, la Costa Etrusca, Rimini, ecc. In un contesto di concorrenza frenetica, la professioiialità e la qualità sono dei fattori di competitività. La necessità di a d o t t a r e una politica turistica integrata diventa s e m p r e di più necessaria in un settore per essenza trasversale in senso lato, coinvolgend o numerosi attori e riguardando dei clienti con bisogni sempre più vari. Di conseguenza, incontriam o una varietà enorme di piani di sviluppo turistici. Però, è possibile sottolineare delle linee direttrice comuni, come per esempio: +il desiderio di accrescere il reddito proveniente dal turismo, spesso tramite dei soggiorni più lunghi e delle spese più elevate di consumo del visitatore; +il desiderio di sfruttare al massimo le ricadute indirette e di favorire I'occupazione; +la preoccupazione della qualità del servizio; +la preoccupazione a m bientale e il controllo dell'impatto sul territorio in termini di urbanistica, di traffico e di inquinamento; +la qualità della vita dei residenti e il rispetto della cultura locale. Pochi sono ad oggi i piani che prevedono una procedura di controHo e di acc o m p a g n a m e n t o . Grazie all'elaborazione di indicatori di qualità, riusciamo a rendere la valutazione dei risultati e il controllo della messa in pratica del piano una cosa possibile e realizzabile. Nell'ambito dell'azione dei fondi di coesione, la Commissione europea ha sperim e n t a t o , dal 1988, vari strumenti e metodi, perm e t t e n d o di seguire e di valutare i programmi europei elaborati dagli Stati membri. l l n p r o g r a m m a specifico, chiamato "Means", era dedicato interamente a questo. Nella v a r i e t à di q u e s t i strumenti, gli indicatori di qualità c o ~ t i t u i s c o n ou n o dei mezzi di misura essenziali delle realizzazioni e dei risultati dei programmi, cosi c o m e degli impatti ottenuti sulle politiche perseguite dall'llnione europea. In vista d e i p r o g r a m m i 2000-2006, importanti mezzi sono stati impiegati dalla Unione europea al fine di assicurare c h e le politiche siano seguite correttamente. Tradizionalmente, gli indicatori possono essere gerarchizzati e classificati nella forma seguente: * gli indicatori di realizzazione, che rendono conto dello stato di avanzamento del programma: F'esecwziane h a n z i a ~ i ae j o i mezzi utifizzati per controllare le spese, lo stato di avanzamento o di esecuzione fisica degli i n t e r v e n t i (espressi in u n i t à fisiche: p e r s o n e f o r m a t e , km d i strada reabzzati, ecc.); +gli indicatori di risultato o di performance che misurano i risultati diretti o immediati che la realizzazione dell'azione permett e di ottenere (unità fisiche o monetarie); +gli indicatori d'impatto: specifici se riguardano detle realizzazioni e dei risultati ottenuti rispetto ad un obiettivo specifico, globali se si tratta del contributo ad u n obiettivo globale dell'iniziativa. La volontà stessa dell'Unione europea, di seguire e valutare i numerosi prog r a m m i di s v i l u p p o c h e sostiene, ha portato all'elaborazione di norme e di r a c c o m a n d a z i o n i per la realizzazione dei piani e dei documenti di programmazione. In altre parole, per rendere dei piani "valutabili", gli Stati membri devono conformarsi a degli schemi prodotti dalla Commissione europea (struttura dei piani, valutazione esterna periodica, sistema di indicatori, ecc.). In m o d o schematizzato, i piani s e g u o n o una costruzione logica basata su d e i livelli d ' o b i e t t i v i ai q u a l i s o n o associati gli indicatori. Logica del pian o di sviluppo: Livelli di obiettivo Assi Obiettivi globali Misure Obiettivi specifici Azioni Risultati e realizzazioni * * * * * * * Per analogia, i piani di svil u p p o turistico p o s s o n o basarsi sulla stessa logica. Ciò che è importante sapere nell'elaborazione degli i n d i c a t o r i è di p u n t a r e sempre sulla semplicità e di accettare di perdere in precisione ma di crescere in operatività. il coim/olgimentc~dei e r vizi nell'elabarazione degli indicatori e nella misurazione deve essere molto curata. Gli indicatori stessi devono rispondere ad alcune coratteristiche, senza le quali rischiano di fare perdere efficacità oll'intero sistema di pilotaggio. +Devono essere in relazione con gli o b i e t t ~globali ricercati dagli attori interessati. +Sono o b b i e t t ~(la misura e l'interpretazione sono indipendenti dalla persona che misura o apprezza I'indicatore). +Devono permettere u n confronto facile. +Devono essere collegati in modo univoco e chiaro all'azione degli attori interessati. +Devono essere misurabili (a basso costo, tempo ed energia, con una responsabilità chiaramente identificata riguardante chi raccoglie e tratti i dati). +Devono essere sensibili perché il tempo è un fattore chiave. +Devono essere comprensibili da tutti. Infine, bisogna sempre avere presente che gli indicatori sono in realtà solo l ' a d e g u a m e n t o di u n obiettivo rispetto ad una norma, la quale deve, per principio, riflettere al meglio la misura nella quale q u e s t o o b i e t t i v o è raggiunto o no. L'indicatore è quindi un modo, leggermente riduttore, di avvicinare la realtà. Non p u ò n é mascherare l'obiettivo n é sostituirlo, non è altro che un "prodotto derivato': In questo inizio di nuovo millennio, gli indicatori di qualità s o n o ormai diventati vitali per qualunq u e R e g i o n e c h e voglia crescere. Nell'ottica della strategia, i "buoni" piani di s v i l u p p o s o n o quelli che s o n o applicati e q u i n d i a p p l i c a b i l i nel concreto nella realtà. PROGRAMMA URBANO PARCHEGGI Benvenuta tranquillità. Posti auto in preparazione per voi 00136 - PIAZZALE MEDAGLIE D'ORO 80 00176 - PIAZZA DEI CONDOTTIERI 72 00139 - VIA ATENE0 SALESIANO 155 00176 - PIAZZA R. MALATESTA 126 00139 - PIAZZA FILATTIERA 128 00177 - VIA DELLA STAZ. PRENESTINA 172 00139 - PIAZZA VIMERCATI 177 00179 - LARGO FALVATERRA 107 00182 - PIAZZA EPIRO 122 00141 - PIAZZA SEMPIONE 74 00141 - VIA VAL D'OSSOLA 194 00182 - VIA OR\'IETOITERNI 73 00182 - VIA TARANTO (CASALMAGGIORE) 71 214 00191 - VIA FABBRONI 89 330 00193 - VIA ORAZIO PULVILLO 112 120 94 00141 - VIA VAL PADANA - VAL DI SANGRO 79 00141 - VIA VAL PADANA - VAL SANTERNO 00141 - LARGO VALSABBIA 00149 - PIAZZA A. LORENZINI 80 00195 - VIA CORRIDONI-BAINSIZZA 00149 - VIA G. RICCI CURBASTRO 99 00195 - VIA CORRIDONI-CASCINO 00153 - LARGO TOJA 64 00195 - VIA TIMAVO/PIAZZA RANDACCIO 148 00199 - VIA MASCAGNI-BOITO 105 00159 - LARGO DE DOMINICIS 102 00162 - VIA MARSICA 97 00165 - VIA SATOLLI 140 00167 - VIA GANDINO - MORICCA 177 00199 - VIA MASCAGNI-MANCINELLI 00199 - VIA PICCINNI-VAL NERINA SOC. COOP A.R.L. - VIA NOMENTANA, 305 - 00162 ROMA Tel. 06852191 67 176 a p r i l e 2 0 0 0 Euroria e federalismo alobale I J Alexandre Marc, un padre del federalismo europeo Pubblichiamo in queste pagine, per ricordare la figura di Alexandre Marc recentemente scomparso, il discorso che Giorgio Ratti tenne nel novembre del 1996 in occasione della presentazione del volume "Europa e federalismo globale", di scritti dello stesso Marc. GIORGIO RATTI membro della Direzione nazionale dell'Aiccre, Direttore generale onorario della Banca Europea per gli Investimenti La risposta federalista, articolata) dialettica e quindi di?zanzica, con al c e ~ z t ~delle ~ o sue preocnipazioni lu persona, è pizi co~~zplessa della solu risposta politico-istitzizio~zaEe. Perché il federalismo, perché l'Europa, quale federalismo e quale Europa? L'originalità della risposta d i Alexandre Marc a queste domande non è forse, in questo testo, cosi evidente: il procedere dal basso, i l valore delle autonomie locali e dell'autoresponsabilit3, i principi di sussidiarietà, di cooperazione e di partecipazione, nonché la città all'altezza dell'uomo e f i n a l m e n t e l'unità nella diversità, idee forza della dottrina e dell'insegnamento di Marc, sono spesso sottintese o solo accennate. Eppure si ricongiungono almeno i n parte con le linee di pensiero d i altre scuole federaliste, maggiormente, se n o n esclusivamente, interessate agli aspetti politico-istituzionali. Pur partendo da approcci diversi i federalisti si trovano in tal guisa accumunati nella stessa lotta politica, nel medesimo spirito rivoluzionario che si ritrova proprio nella parte centrale del volume, con le tesi per i l 6" Congresso dell'uef, che portano tra l'altro le firme di Spinelli, di Bolis, di Mouskhély, oltre naturalmente a quella di Alexandre Marc. Lo stesso Marc ricorda nei suoi scritti l'intelligenza, l'esperienza ed i l coraggio di Spinelli e della sua azione federalista. Probabilmente, se non ci fosse stat o questo impegno comune, sfociat o spesso in lotta frontale e talora sapientemente recepito da alcuni p o l i t i c i i n t e l l i g e n t i , la Comunità europea si sarebbe, alcuni anni fa, arenata in una stasi molto pericolosa e forse mortale. i ' ~ u r o p a invece, pur faticosamente e con t u t t i i limiti che lo stesso Marc evidenzia, ha ripreso il suo cammino. Il punto di arrivo di questo cammino non e affatto chiaro, ma occorre fare riferimento all'impegno e alla fede federalista di Marc, nonostante i l suo pessimismo d i c o m b a t t e n t e che traspare a t t r a - verso t u t t a quest'opera, per dare a t t o che I'Europa di oggi è molto diversa da quella del 1 9 5 5 o del 1950. I n o l t r e la sua costruzione non è ingessata ma, sia pure con un molto confuso disegno politico, evolve con un certo dinamismo. L'originalità del pensiero di M a r c sta nel riconoscere che l'azione federalista si è urtata, si urta e continuerà ad urtarsi ad enormi difficoltà: all'egoismo degli Stati Nazionali, alla politica cosiddetta reale, ecc.; che quindi quest'azione, quasi disperata ed eroica, è possibile solo e il suo fine è giustificato da una salda radice teorica; che questa radice scaturisce dalle crisi politiche delllEuropa che hanno condotto alle guerre del '14 e del '39, ma altresì dallo scontro e dalle crisi delle due grandi dottrine politico-economiche che hanno dominato la nostra epoca: Marxismo e Capitalismo. Da qui la lunga ricerca di Marc, cui sono dedicate i n questo v o l u m e molte pagine, sulla riscoperta delI'umanesimo, sulla ricollocazione al centro dei valori filosofici, politici ed economici, della nostra Europa, della persona e della libertà, che della persona è il corollario. A t t r a v e r s o t e o r e m i forse u n po' complessi e parole che h a n n o a volte u n sapore dogmatico, Nlarc ha e l a b o r a t o la sua d i a l e t t i c a , aperta, che si contrappone a quella t o t a l i t a r i a , o t o t a l i z z a n t e del marxismo, uscito dall'innesto hegeliano. Ognuno può ampiamente riconoscere oggi, nel 1996, quanto fossero profetiche le sue parole. I n questa analisi complessa del personalismo, Marc appunta la sua critica anche nei riguardi del capitalismo, o per lo meno, di un certo capitalismo, che nell'esaltazione dell'individuo (tutt'altra cosa che la persona), conduce a fenomeni disgregativi e di massificazione, in definitiva n o n m o l t o dissimili da q u e l l i osservati nelle societa d i ispirazione marxista. In questo senso la risposta federalista, articolata, dialettica e quindi dinamica, con al centro delle sue preoccupazioni la persona, e più complessa della sola risposta poli- tico-istituzionale, pur se conferisce a quest'ultima una forza particolarissima, ed una valenza quasi spirituale, che giustifica impegni e s a c r i f i c i e dà, come n e l caso d i M a r c , il c o r a g g i o s u f f i c i e n t e a concepire, al di là delle difficoltà che emergono dalla politica reale unlEuropa unita e federale. L'Europa, quindi, non è fine a se stessa. Non è, come sottolinea ancora una volta Marc, una pura di'mensione geoeconomica. Non interessa I'Europa "gigante", più grande degli Stati Uniti, ma è I'occasione di rinnovamento delle strutture e della societa intorno a nuovi o comunque r i n n o v a t i valori. M a r c parla così di federalismo globale. Appare chiaramente, i n questo contesto, quanto sia vicino il messaggio di Ventotene, che vede nel federalismo la linea d i demarcazione tra conservatori e progressisti, e come il cammino di Spinelli, di De Rougemont, di Marc, percorra lo stesso sentiero. Nella parte finale del volume sono inclusi alcuni saggi dedicati agli aspetti sociali, economici e finanziari. Si potrebbe anche qui essere tentati di contestare Marc nei dettagli, e forse anche nel fondo di alcune sue teorie, se Marc stesso non avvertisse il carattere "aperto" di questi studi ed i l valore relativo delle a f f e r m a z i o n i , che essendo motivate da una grande spinta etica, prendono talora le sembianze d i sentenze. M a r c n e è perfettamente conscio. Così, quando propone di sopprimere il fisco, precisa: "Voglio dire ridurre il peso del fisco, avere u n fisco p i ù giusto, maggiore autonomia fiscale, maggiore responsabilità fiscale". Quanti oggi degli economisti più valenti, di qualsiasi scuola, si sentirebbero d i negare questa esigenza e di avversare questa conclusione? E anche su queste tematiche, sia pur con u n argomentare forse u n po' magmatico, le intuizioni di fondo contano ed appaiono centrate, ed attuali, giacche sono il frutto di una sensibilità profonda, fondata su un umanesimo di altissimo profilo. Tra queste intuizioni si possono ricordare: la necessità di ritrovare a p r i l e P - 2 0 0 0 P - una solidarietà aliena dall'assistenzialismo, d i l i b e r a r e le f o r z e d i mercato in un quadro ordinato e quindi programmato dell'economia - facendo, diremmo oggi, politica economica, come per esempio la politica di sviluppo regionale e del lavoro -, di favorire la libera iniziativa ed il lavoro autonomo, di rivedere a fondo il sistema di protezione sociale, i n modo da assicurare la copertura dei bisogni meno essenziali Marc parla di "desideri" - alla libera competizione. - Si può certo discutere, e lo stesso Marc lo ammette, delle caratteristiche del Minimo Sociale Garantito, e della pianificazione economica bizonale. Ma il servizio civile ed i lavori socialmente utili come risposta ai problemi dell'occupazione - problemi i n e v i t a b i l i diceva e dice Alexandre Marc, in una società telematica e robotizzata -, sono idee che si fanno strada ovunque. Ognuno di noi deve quindi apprezzare il coraggio con il quale questo "vegliardo dell'Europa" continua a lanciare idee rivoluzionarie. Il fondo della sua preoccupazione non e dissimile, in fondo diremmo noi qui in Italia, da quello della sinistra e dal cattolicesimo più illuminato. Come conciliare i vantaggi irrinunciabili del libero mercato con la necessità altrettanto irrinunciabile di una solidarietà svincolata dai lacci e dagli oneri della burocrazia e della politica? L'enorme indebitamento d i alcuni Paesi è, secondo Marc, il risultato di una pessima e sviante gestione della solidarietà. La risposta del federalismo sta nel ricondurre la soluzione dei problem i ai giusti livelli d i autonomia e responsabilità. Questa risposta risulta rafforzata dal f a t t o che il fed e r a l i s m o , c o m e M a r c insegna, non è una modalità politica o u n fine astratto, ma è un comportamento, u n modo d i fare, che r i chiede grande rigore morale e generosità di spirito; la loro assenza vanificherebbe le stesse f i n a l i t à perseguite. Queste non sono circoscritte a s t r u t t u r e istituzionali e costituzionali, ma ispirano semmai queste ultime, nonchi. la vita ed il senso d i responsabilità d i coloro che le devono gestire. In occasione di una riunione svoltasi a Nizza, con la violenza profetica che gli anni non avevano assolutamente scalfito, Marc affermava: "La costruzione europea e in una fase estremamente delicata. Dietro il paravento dell'unione economica e monetaria si rischia di creare una zona di libero scambio e di rinunciare alla Federazione europea, pregiudicando così ogni disegno di risposta globale in un mondo polarizzato dagli Stati Uniti e dal Giappone. Il potere politico di quest1Europa, anche con la revisione del trattato di Maastricht, e troppo debole e rimarrà troppo debole". Marc, di nuovo, invitava ad agire, a pressare governanti e opinione pubblica ad andare avanti, se non altro, almeno per ora, con un nocciolo duro di Paesi disposti a farlo. Invitava di nuovo a far presto, prima che il popolo, che nel suo ideale federalista e l'unico possibile protagonista della rivoluzione federale, ne divenga l'avversario più spietato; privo di un'ideale, disilluso da politiche comunitarie di basso profilo, infastidito da crescenti sacrifici, i l c i t t a d i n o europeo r i schia una crisi d i rigetto nei conf r o n t i della costruzione europea, che sempre più si identifica nell'immaginazione popolare [ed i n parte anche nella realtà) con i freddi meccanismi della tecnocrazia. Lo stesso dibattito sulla revisione dei t r a t t a t i può essere perc e p i t o p i ù come u n esercizio d i specialisti e di qualche politico illuminato, che come il risultato di una presa d i coscienza e d i una chiara volontà popolare. Giorgio Ratti Ci sia o rinnovati per pote os O re f? . .o, 'l@ s\vbf tt* *?- 3- ROIVIE EUR PARCO DEI MEDICI e campo da tennis Moderna struttura congressuale da 20 a 700 posti a platea 00148 Roma - Viale Castello della Magliana, 65 te1.0665581- fax 066557005 Direttore: Maurizio Ruspantini Responsabile eventi: Antonella Evangelisti a p r i l e - 2 0 0 0 -- CHIAROSCURO srgur do yrrg. L Stati generali mi è parso più che opportuno necessario richiamare la loro prima edizione, che ha stabilito una volta per tutte la caratura federalista del Ccre. Non tutte le edizioni hanno avuto lo stesso rilievo. ma molti passi decisivi nella "deiiiocrazia europea" sono incubati nelle edizioni di maggior successo: comunque mai ci siamo tirati indietro quando la stagione europea ci chiamava al dovuto coiaggio e alla tlovuta lungimiranza. La sede è questa volta la Finlandia, nel momento in cui il tema fondamentale è attuare le irrinunciabili. reali, riforme istituzionali dell'unione europea, che iion può difendersi chiudendo o rallentando l'apertura all'allargamento, nia deve ribadire che il suo obiettivo "storico" è la Paneuropa federale. Ribadiamo: Paneuropa e federale. Noi "vecchi", che eravamo giovani democratici. nel iiiomento della follia fascista, e assistemmo con angoscia all'attacco - coniprensibile a posteriori - dell'lJrss alla Finlandia, che si difese eroicamente (libertà e indipendenza). e che la posizione geopolitica metteva paradossalmente a fianco della Germania nazista, proprio quando - pur con grandi riserve anche sull'Urss (solo i ciechi sottovalutavano i processi stalinisti, portando ancor meno a fondo riserve sull'ideologia stessa leninista, la deformazione. cioè, dell'amato socialismo: ma per diversi giovani dotati di spirito critico Lenin aveva importato il suo socialismo in un Paese senza profonda espequando, dicevamo, il nemico numero uno da rienza liberaldeniocratica, irrinunciabile] abbattere era Hitler con la "serva Italia''. Ricordo. ricordo molto bene. quell'angoscia per la Finlandia. che si aggiungeva per noi italiani a quella dominante determinata da parte delI'antiitaliano Mussolini, che ci chiaiiiava alle armi contro il Risorgimento italiano (Mazzini, Cavour, Garihaldi] - non quella guerra che il "giornalista" Missiroli, nel volume "Cosa deve I'ltalia a Mussolini", pubblicato nel 1941 (sic!), chiamava "guerra liberatrice": poi, per premio, è diventato direttore "deinocratico" del "iLlessaggero" dal 1946 al 1952 e del "Corriere della Sera" dal 1952 al 1961 -. Non allargo a caso il discorso sulla Finlandia, perché è così debole la memoria presente nella nostra scuola. nei suoi libri e nelle testimonianze "personali", e chi va in Finlandia a giugno. presumibilnietite assai più giovane del più che ottantenne sottoscritto. difficilmente si rende conto della tragedia di non pochi di noi giovani di allora nel domandare alla propria coscienza come bisogiiasse agire, tra l'idea - di rosi difficile realizzazione - di ucciclere il "Duce" [il tiranno), quella di imboscarsi. lasciando che pagassero il fio gli italiani miopi (i più?) o quella di tentare una tattica che non era riuscita. -. per impazienza o imperizia, a Pisacaiie [i forconi dei conladini clericali di Sapri). esponendo la nostra vita con terribile tenacia. per essere presenti e riuscire a far capovolgere il "fronte" nel moiiiento in cui si sarebbe cominciata a delineare la presumibile sconfitta dell'Asse. senza aspettare una rivolta di Palazzo (Grandi e compagni] Dunque, la Finlandia. I l paese ha poco piu di cinque milioni di abitanti, cristiani luterani; è uno dei due Stati europei (l'altro è I'llngheria] ove non si parla una lingua indoeuropea, ma una lingua ugrofinnica (poi c'è in Europa la Regione basca, con un linguaggio pre-indoeuropeo). Molti ignorano, tuttavia. che in Finlandia ci sono molti "dilettanti" di latino: qualche rivista, non solo su argomenti "europeisti", ha pubblicato articoli in latino "classico': Peraltro agli Stati generali finiranno per prevalere sul posto associazioni di Enti locali tradizionali e corporative, con esperienza men che superficiale di federalismo: dovremo affrontare con gli amici finlandesi un discorso "storico", riportarci alla tragedia della fine degli anni Trenta. rendrrci conto della comprensibile ostilità di questi luterani verso i voltagabbana del nostro Paese - che ho qui sopra richiamato ragionatamente -. Questo Paese del nord sarà la sede dei 21" Stati generali. ma veniamo al "quando". cioè al momento politico che incombe e parliamone con assoluta semplicità e schiettezza. Molti problemi si fanno diventare complicati, perché non si vogliono risolvere. In questo senso mi preoccupano alcuni titoli del progranima di Oulu: tipico "Le amministrazioni nel nuovo millennio". Scherziamo? Vogliamo uscire dagli Stati generali con un elenco di problemi Idel resto in buona parte ben noti] da trattare in astratto, quando non sianio capaci di affrontare in sede preliminare in quale realtà istituzionale europea si debbano collocare? Un passaggio del recente discorso del Presidente Ciainpi a Bologna chiarisce molto bene: "Sia le opportunità sia i possibili effetti negativi della globalizzazione devono fungere da "federatore esterno" per l'Europa, spingendola a integrarsi anche prr evitare la decadenza, o per non veder dissolvere la propria identità". D'accordo? Senza il chiarimento richiesto da questa premessa è puramente astratto investigare sui coriipiti del cittadino [chi è?) nei rapporti col "politico" (agente di quale politica, se non si specifica il contesto costituzionale?). Già. lo stesso tema generale "L'Europa dei cittadini" risulta niisterioso, se non si riconosce. in sede preliminare, che nori siamo mai stati rosi lontani dall'Europa dei cittadini - liberi e sovrani - coine oggi, in una realtà che sarebbe stata respinta con sdegno non solo dai Padri dell'Europa unita. ma seinpliceniente da ogni democratico che desse uno sguardo alla struttura del13Unione europea. particolarmente dopo il Trattato di Amsterdam. Un "Consiglio europeo" - il massimo istituto intergovernativo dell'unione - ha, nella più assoluta clandestinità di fatto. nominato uno sconosciuto (sconosciuto politicamente) ministro degli Esteri europeo, con una serie di poteri, la cui gestione nessuno seriamente controlla secondo le regole di una normale democrazia -, anche se sono spesso solo proposte, ma sulle quali si giuoca il destino degli uomini (e delle donne, naturalmente) dell'Europa in costruzione (difesa inclusa: o, se più vi piace. sicurezza). Facciaiiio allora la sintesi (necessariamente per sommi capi) della situazione della cosiddet- t3 "integrazione europea" o, meglio, della lotta per l'unità politica europea (l'unità politica comprende tutte le altre, sia che la condizionino. sia che logicaiiiente debbano integrarsi ad essa. una volta che la reale unita politica sia awiata - o di nuovo awiata -, naturalmente in senso democratico e federale). Il Ccre - ma tutte le organizzazioni federaliste (nonché i singoli federalisti, pensatori. scrittori, animatori) - debbano rifarsi - tutta la lotta condotta durante la Resistenza e nell'intero dopoguerra europeo è da dividersi in fasi, naturaliiiente connesse, ma con una loro autonomia inevitabile - alla fase (che tuttora vivianiol che si può far partire dalla preparazione e dallo svolgimento delle prime elezioni. a suffragio universale e diretto, del Parlamento Europeo. Non è un eccessivo patriottismo della nostra organizzazione. il Ccre, che un'edizione dei nostri Stati generali - seguita attentamente da tutta l'Europa che si interessava dell'argomento -, quella di Vienna del 1975, servi a preparare e, direi, a stabilire da allora un principio, col quale hanno dovuto e debbono fare tuttora i conti - accettandolo o tentando di respingerlo - tutti coloro che operano, bene o male, nel processo. appunto, di integrazione. Ossia: le elezioni europee erano legate alla richiesta che il Parlaiiiento Europeo eletto ritenesse suo diritto-dovere di autoconfidarsi il compito costituente [questo voleva dire, senza ambiguità, che si voleva l'Europa dei cittadini e che un compito straordinario. politico e morale, era affidato agli elettori europei, di cui si affermava tutta la dignità). Primo firmatario della relativa storica rivoluzione era Gaston Defferre, che poi ha giuocato un ruolo fondamentale nel governo francese e nella sua politica verso l'Europa e il federalisino. Un nuovo soggetto. autonomo, di lotta politica era nato. Lo stesso Spinelli riconobbe fondamentale l'apporto. cosciente, del Ccre. Fatte le elezioni europee - le prime - verifichiamo la nascita, dall'interno del Parlamento Europeo, del Gruppo del Coccodrillo e il successivo passaggio. a maggioranza. del progetto di Spinelli nel febbraio 1984: il Parlamento Europeo adotta quindi il progetto di Trattato che istituisce l'Unione europea. A fine maggio. al termine di un semestre francese nella gestione della Comunità, il Presidente Mitterrand afferma a Strasburgo, parlando anche a nonie della Francia, d'essere d'accordo col progetto Spinelli: è una clamorosa, prinia risposta positiva dell'Europa intergovernativa. Inoltre Mitterrand - che pertanto fa vedere come i singoli istituti comunitari (nel suo caso il Consiglio europeo) non sono da valutare in base ad astratte definizioni, ricavate da un dettaio dell'lperuranio, ma in buona parte dal comportamento dei loro leaders - fa l'elogio della Corte di giustizia coniunitaria ("dove si edifica un ordine giuridico europeo"]. ritiene che occorre rendere la sua autorità alla Coniiiiissione esecutiva di Bruxelles, insiste sull'esigenza di chiamare continuamente in causa il Parlaiiiento Europeo "eletto direttamente'' e. di fronte a una Europa "a geometria variabile", scatta proclamando che bisogna procedere arditamente verso l'Unione politica (integrata, non di semplice cooperazione politica) fra "coloro che vorranno" ("ceux d'entre nous qui le voudront"]. Non pretendo, qui di seguito. di fare la storia puntuale dei varii livelli istituzionali e delle varie forze politiche e sociali che giuocano nel processo, per concludere succintamente a che punto e la situazione generale dell'integrazione (aspetti positivi e bastoni fra le ruote) nella stagione degli Stati generali del Ccre in Finlandia. Dopo la sortita di Mitterrand. col subito successivo Vertice europeo di Fontainebleau. proseguono le lungaggini, le reiiiore. in qualche modo la stasi del13Europa intergovernativa nelle essenziali questioni istituzionali dell'integrazione coiiiunitaria: essa riceve uno scossone da un fatto nuovo nella situazione generale. Arrivati al Vertice europeo di Milano (1985). con la presidenza italiana della Comunità. il Vertice stesso, sempre a Milano, vede un simultaneo Vertice "popolare", promosso dal Movimento federalista [italiano) e la presenza in esso del presidente [Pflimlin) del Parlamento Europeo: governo italiano (Craxi e Andreotti) e Vertice "popolare" agiscono anche sotto l'impressione del grande successo di un "Appello per l'Unione europea", rivolto dal Ccre alle grandi Città e alle Regioni europee (esso coinvolge positivamente 120 milioni di cittadini e molti Enti di grande rilievo culturale, economico e politico]. Si strappa al Vertice intergovernativo (a maggioranza, nella fattispecie ammessa dai Trattati disponibili) una Conferenza per decidere su quanto proposto sul progetto Spinelli del Parlamento Europeo: la Conferenza perviene (1986) all'Atto Unico, ma gli aspetti "federalisti" sono disattesi (si vuole rabbonire. anche se invano, la Thatcher) e si ottengono solo alcune misure utilizzate. in un quadro operativo molto abile, organizzato dal nuovo dinamico presidente della Comniissione esecutiva di Bruxelles, Jacques Delors, che lo portano al rapporto sull'lJnione econoniica e monetaria al Consiglio madrileno (il primo sotto presidenza spagnola) del giugno 1989 (del Comitato redattore del rapporto, owiamente presieduto da Delors, faceva parte Carlo Azeglio Ciaiiipi). Col rapporto Delors siamo alla prefazione degli accordi di Maastricht, all'Euro e, di rimbalzo, a ribadite esigenze politiche istituzionali: tout se tient. Ma, tornando al Vertice popolare di Milano (19851, di iniziativa del Movimento federalista (italiano), si usciva dai rasseniblements federalisti tradizionali, che risultavano pur sempre elitari, per disegnare una espressione di un "fronte democratico europeo", richiesto ripetutamente da alcuni di noi "vecchi" federalisti: rafforzavano I'idea la presenza in piazza del Duomo di centinaia di gonfaloni di Città europee e l'intervento del presidente del Parlamento Europeo, appunto l'anziano Pflimlin. Arrivati a questo punto, la brevità di un articolo, che deve pervenire a qualche parere con- CHIAROSCURO clusivo sui compiti attuali e "storici" del Ccre agli Stati generali della Finlandia, ci costringe a trascurare, con inevitabile ingiustizia, alcuni episodi, sia operati dall'Europa intergovernativa che dalle forze democratiche e federaliste (incluso il Ccre), che hanno preparato, bene o male, la critica e in parte inaccettabile situazione attuale del "processo" di integrazione, limitandoci a ciò che tipizza la situazione che ci sovrasta, i suoi limiti e le sue possibilità. Indubbiamente va tuttavia sottolineato il vuoto lasciato dalla morte di Spinelli ed il fatto delle elezioni europee poco europee, perché volte piuttosto, nei singoli Paesi, ad approfittarne per rivedere l'assetto interno - di governo e d'opposizione - delle forze politiche, disponibili finora solo per le elezioni interne [nazionali, regionali, locali): ciò è valso a rendere assai meno valido il nuovo Soggetto politico di cui si è parlato, cioè il Parlamento Europeo "eletto". Comunque nel frattempo sono cresciute le adesioni o le richieste di adesione all'unione europea, e in vista di questo allargamento non si vedono le riforme istituzionali, ritenute da tutti più che necessarie in una Unione che si awia ai 28 o 3 0 membri. Questo oltre il varo frattanto a w e n u t o dell'Euro (con la limitazione, peraltro, di una parte soltanto degli attuali membri dell'unione], sta spingendo, salvo ripensamenti, l'Europa intergovernativa più che a riforme istituzionali democratiche perché federali, ad attribuire all'unione i compiti di politica globale europea Ipolitica estera, difesa, eccetera: cli una macropolitica economica comune, collegata a quella monetaria, non si paria seriamente) conservando I'assetto intergovernativo e assegnando incarichi non controllati in senso realmente democratico: la posizione, assurda e insostenibile del povero Solana, è figlia dell'assurdo e insostenibile, nei punti cruciali della mancata. necessaria sovranazionalità, Trattato di Amsterdam. Frattanto in questi anni è emerso il Movimento Europeo - o riemerso dopo le speranze di "fronte democratico europeo" concepite e poi deluse durante gli Stati generali del Ccre a Roma (1964) -: l'hanno rilanciato alcuni suoi eccellenti presidenti ma, soprattutto, la Segreteria dell'ex scudiero di Spinelli al Parlamento europeo. Virgilio Dastoli. Dastoli. con felice intuizione e grande tenacia, ha lanciato il "Fronte permanente della società civile (europea)", che è cresciuto rapidamente e ha conservato la sua autonomia - senza la quale poteva acquisire, come tante altre esperienze. un restrittivo carattere elitario ( e così perdere la sua efficacia e la sua forza) -. Dastoli ha poi promosso, col Movimento Europeo e nell'anniversario dei cinquanta anni dalla sua nascita (il 19481, un grande convegno all'Aia, nel quale si è espresso un "Appello" in cui si dichiarava che e venuto il momento di rafforzare durevolmente i legami "che ci uniscono" con una affermazione chiara e pubblica della natura federale dell'unione europea, "come condizione indispensabile per costruire uno spazio di solidarietà, di libertà. di pace e di cittadinanza"; l'Appello proponeba a questo scopo. prima del prossimo allargamento dell'unione, un patto costituzionale, aperto all'adesione di tutti i cittadini e degli Stati democratici deIl3Europa, che vorranno aderirvi. L'Appello è stato accolto calorosamente e firmato non solo dalle organizzazioni federaliste [tra le quali owiamente il Ccre, dovutamente rappresentato), con una stragrande schiera di giovani federalisti, ma dal "pieno" di leaders nazionali di cui larga parte partecipa ai rispettivi governi o è responsabile, nei rispettivi Parlamenti, delle Conferenze intergovernative europee. Dastoli, infine, ha ripreso (1997) la richiesta, contenuta nel progetto costituzionale di Spinelli, di una Carta europea dei diritti fondamentali dei cittadini: ha fatto in modo che ia Carta Direzione e redazione Piazza di Trevi 86 00187 Roma telex: Comuneuropa - Roma tel. 06.6994.0461 fax 06.6791.275 www.aiccre.it [email protected] [email protected] Direttore GotTredo Bettini Direttore responsabile Umberio Seratìni In redazione Mario Marsala (responsabile) Lucia Comas. Giuseppe D'Andrea. Benedetto Licata. Anna Pennestn ;.* 5 = - Gestione editoriale Europea srl unipersonale Piazza di Trevi 86 00187 Roina fossc ragionevolmente richiesta dal Fronte permanente della società civilc. Incautamente I'idea è stata ripresa dall'Europa intergovernativa e ne è scaturita una Convenzione, chc sta lavorando alacremente e conta di poter presentare il documento già in ottobre (in ogni modo la Carta sarà pronta quando un Vertice europeo. a Nizza. esaminerà parallelamente i risultati della Conferenza intergovernativa promossa per l'ennesimo tentativo di riforma istituzionale dell'unione: ma è già paralizzata da una rissa di veti incrociati). I difensori dcl nulla - cioè quei giuristi-terroristi, che vogliono metterc in guardia contro la minaccia del Superstato europeo, quasi che Stato federale europeo fosse sinonimo di "statalismo sovranazionale" (che imbroglioni!) - suggeriscono bonariamcnte che la "Carta" può bellamente sostituire I'idea folle di una Costituzione europea: viceversa e vero che I'idea di una Costituzione. di per sé probabilmente non appassiona grandi iolle pronte a battersi per certi diritti fondamentali ma, altrettanto bonariamcnte occorre spiegare, a chi vuole la salvaguardia di questi diritti. che la Costituzione serve, appunto, a salvaguardarli (non è il fine. ma lo strumento per raggiungere il fine). In questa situazione è partita, sempre dal Movimento Europeo, I'idea di convocare a Nizza, dove agli inizi di dicembre si svolgerà il Vertice europeo, che dovrà affrontare Cig e "Carta". e in genere la problematica istituzionale, un Vertice popolare, questa volta con la partecipazione, ricca di significato. del Fronte permanente della società civile. che difcnderà i diritti richiamati dalla Carta e la richiesta "imperativa" che non siano vanificati dai limiti della Confercnza intergovernativa: nessun a priori contro i governi ma intransigenza sulla difesa dei diritti che siano la garanzia di una autentica "cittadinanza europea": il complcsso del popolo federalista chiederà ancora una volta che l'ultima parola "costituente" sia conferita al Parlamento Europeo (non a caso sarà invitata la Presidente del Parlamento Europeo). Al Vertice popolare di dicembre il Ccre porterà la memoria cocrente del suo intervent o al Vertice popolare di Milano del 1985. 11 "fronte democratico europeo" si rispecchierà nelle attese del Fronte della società civile, che dovrà preoccupare i governi: essi sono stati iiidiibbiamente scossi, nel loro immobilisino e anche nello scarso rispetto della dcrnocrazia comunitaria. non dal caso singolo di Haider in Austria, ma nei torbidi risvegli in vari angoli dell'unione. Stavamo per scrivere: "o la Federazione europea o la lenta dissoluzionc dell'Unione europea e il caos': Gli Stati generali in Finlandia? Stavo ripensando alla mia rclazione di Palcrmo (del 1953): ogni accentuazione corporativa o secessioriista dell'autonomismo locale è il tradimento di tutta la storia del Ccre. che possiamo definire tranquillamenie gloriosa (il programma stampato, finora distribuito, dcll'assemblea finlaridese non mi tranquillizza afiatto). Per coloro che non a m a n o la memoria storica, s o n o convinto che a Oulu il presidente del Ccre si limiterà a richiamare i l nostro statuto: chi si mostrerà anche soltanto incerto sul federalismo politico Giscard d'Estaing sarà costretto a pregarlo di non turbarc i nostri lavori. Quella al Ccre è una adesione libera e volontaria: chi non ne accoglie lo Statuto. n e è automaticamente fuori. Noi ci prepariamo. prima durante e d o p o Oulu, a una partecipazione coerente C decisa al Vertice popolare di Nizza per il prossimo dicembre: n e avvertiamo fratcrnamente i nostri concittadini. al governo o all'opposizione dei nostri govcrni nazionali. Abbonamento annuo per l'Unione europea. inclusa I'ltalia 1.. 30.000. Estero L. 40.000, per Enti L. 150.000. So5tenitoreL. 500.000, Benemerito L. 1.000.00r) Spedizione in abbonamento postale 45%, Art. 2 comma 20/b Legge 662/96 - Filiale di Roma Aul. Trib, di Roma n. 4696 dell'l l-6- 1955 I versamenti devono essere effettuati: sul c/c bancario n. 4013 1 iiilcbtato a Europea srl iiiiipersonale c/o Banca di Roma. dipendenza 00 ICAB 03379: ABI 3002). Piazza 55. Al~ostoli,75 - 00107 Roma. specificatido la cau<aledel versainrntu: I) 2) sul ccp n. 38276002 intestalo a "Corriuni d'Europa", P i a ~ ~diaTrevi, 06 - 00107 Roiiia; inezro assrgtio circolare non tra,irrihile - ititotato a: Ciiiopea srl uniper>oiiale. <pecifiratidola cau<ale del vcrsamenio. '31 a - progetto grafico e impaginazione: Maria Teresa Zaccagnini - R«iiia stampa Salenii Pro. Edii. srl - Riiina Questo numero e stato finito di stampare nei mese di aprile 2000 ISSN 0010-4973 mo a tutti un tesoro prezioso come l'energia e puro come imacqua. I m- Acea S.p.A. è oggi la più grande impresa italian:~ multiservizi degli Enti Locali. 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