il
Redone
Periodico d’informazione della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo in Gottolengo
numero 6
anno 2007
La notte del mondo
e’ rischiarata
dalla luce divina
Il Redone
Il Redone
Periodico d’informazione
della Parrocchia Santi Pietro e Paolo di Gottolengo
n. 6 - 2007
Sito internet della Parrocchia:
http://www.parrocchiagottolengo.it
e-mail: [email protected]
Tel. 030 951042
In questo numero
Calendario Pastorale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .2
Il Parroco alla comunità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5
Enciclica papale “Spe salvi facti sumus”
“Nella speranza siamo stati salvati”. . . . . . . . . . .7
La profonda umanità del nostro Vescovo. . . . . . .8
Direttorio per la celebrazione e la pastorale
dei sacramenti nella Diocesi di Brescia . . . . . . .10
Vita Parrocchiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .13
Agorà dei giovani italiani con il Papa
Loreto 2007 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .15
Pellegrinaggio parrocchialei n terra santa con
l’agenzia Brevivet
1° / 8 Maggio 2008 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .19
Vita Oratoriana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .21
Un dizionario da imparare nei suoi significati
piu’ profondi affinche’, vissuti, possano
migliorare la vita. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .25
Economia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .29
Per non dimenticare il paese che fu . . . . . . . . .30
Notizie dal Comune . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .32
Cronache di vita parrocchiale e del paese . . . . .33
CALENDARIO
PASTORALE
SANTE MESSE PREFESTIVE (Sabato o vigilia delle
feste):
• ore 16.00 alla Casa di Riposo;
• Solo il sabato: ore 18.00 (Ore 19.00 con l’orario legale) nella Chiesetta di Solaro;
• ore 20.30 nella Chiesa parrocchiale;
SANTE MESSE FESTIVE (Domenica o nei giorni festivi) nella Chiesa parrocchiale:
• ore 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.00 (19.00 quando c’è
l’orario legale);
SANTE MESSE FERIALI:
• Al mattino con la preghiera delle lodi :
* alle ore 0.00 - nella chiesetta dell’Oratorio da ottobre
ad aprile
- nella Chiesa Parrocchiale da maggio a ottobre
• Al pomeriggio con la preghiera dei vespri:
* ore 16.00 - Ottobre e Maggio nella chiesa parrocchiale
- Da Novembre ad Aprile nella chiesetta dell’Oratorio
* ore 18.30 - Giugno nella Chiesa parrocchiale;
- Luglio - Agosto - Settembre in San Girolamo
* Ore 16.30 Da lunedì a venerdì nella Casa di Riposo
SANTA MESSA DEL VENERDI’
• Ore 18.30 - Da Novembre ad Aprile nella chiesetta
dell’Oratorio
• Ore 20.00: - Maggio nelle contrade;
- Giugno – Luglio – Agosto al Cimitero
• Ore 17.00: - Settembre - Ottobre al Cimitero
DURANTE L’AVVENTO E LA QUARESIMA: da Lunedì
a Sabato nella Chiesetta dell’Oratorio:
• ore 06,30: Lodi e S. Messa
• ore 08.00: Ora Media e S. Messa
• ore 16.00: Vespri e S. Messa (escluso il Sabato)
Anagrafe Parrocchiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .34
Numeri utili. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .35
Autorizzazione del Tribunale di Brescia n. 236
del 16-5-1965
Impaginazione:
nadir s.n.c.
Via Portesi, 38 - 25080 Ciliverghe di Mazzano (BS)
Tel. 030.2629680 - Fax 030.2620887
Stampa:
nadir s.n.c. - Ciliverghe (Brescia)
GENNAIO 2008
1. Martedì Santa Maria Madre di Dio - Giornata della
Pace
2. Mercoledì GRINV in Oratorio
3. Giovedì GRINV in Oratorio - Nel Centro Pastorale alle ore
20.30 : Incontro con famiglie disposte a mettere in comune
le esperienze di disagio ed eventuali soluzioni provate in
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Il Redone
na 1° (Oratorio) e 2° anno (Incidella)
- Ore 1: 2° incontro Corso Fidanzati
21. Lunedì Sant’Agnese – SETTIMANA
EDUCATIVA DELL’ORATORIO (Dal
21 al 27) CPAE - Preparazione Battesimi
22. Martedì Consiglio Pastorale Zonale
23. Mercoledì Preparazione degli animatori della Catechesi degli Adulti e dei genitori del 2° anno dell’ICFR
24. Giovedì Riunione dei Sacerdoti della
Zona - Preparazione Battesimi
25. Venerdì Conclusione della Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani e delle
famiglie e S. Messa ore 20.30 per la Comunità educativa dell’Oratorio.
26. Sabato
27. Domenica 3ª T.O. Battesimi Comunitari - 3° incontro Corso Fidanzati – Incontro Giovani coppie
28. Lunedì Settimana dal 2 gennaio al 2
febbraio: Riunioni di Catechesi nelle Comunità territoriali
29. Martedì Consiglio dell’Oratorio
30. Mercoledì CPP (Incontro di spiritualità)
31. Giovedì San Giovanni Bosco Ore 1.00:
Incontro vedove in Oratorio - Preparazione Battesimi
vista di una rete di solidarietà
4. Venerdì GRINV in Oratorio
O r e
1.00: Adorazione Eucaristica con il
gruppo dell’Apostolato della Preghiera
– Concerto per corno ed organo.
5. Sabato
6. Domenica Epifania – Festa della
Santa Infanzia – Ore 1.00 solenne benedizione dei bambini – Premiazione
Presepi – Ore 20,30 in Chiesa Sacra Rappresentazione
7. Lunedì Ripresa della scuola e del Catechismo - Preparazione degli animatori
della Catechesi degli Adulti e dei genitori del 2° anno dell’ICFR
8. Martedì Incontro delle famiglie che
hanno battezzato i figli nell’anno 2002
– 2003 - 2004
9. Mercoledì Ore 1.20: laboratori di pace
per i bimbi in Oratorio – Magistero - Incontro delle famiglie che hanno battezzato i figli nell’anno 200 - 200 - 200
10. Giovedì Ritiro dei Sacerdoti - Incontro
in Oratorio dei genitori della 3ª - 4ª - ª
elementare
11. Venerdì Pro Famiglia
12. Sabato
13. Domenica Battesimo di Gesù – (1ª
T.O.) – Ore 0.30: Battesimi comunitari – Inizia il corso dei Fidanzati tutte le
domeniche fino alla domenica marzo
alle ore 1.00 nel Centro Pastorale.
14. Lunedì Settimana dal 14 al 1 gennaio:
Riunioni di Catechesi nelle Comunità
territoriali
15. Martedì Incontro mensile di spiritualità
per i giovani - 20,30 Incontro sull’ecologia ambientale: “Centrale di Offlaga”
16. Mercoledì Ore 1.20: laboratori di pace
per i bimbi in Oratorio
17. Giovedì Sant’Antonio Abate – Festa
patronale a Solaro: Ore 10.00 S. Messa
in Parrocchia e ore 1.00 S. Messa a Solaro
18. Venerdì Inizio della settimana di preghiere per l’Unità dei Cristiani e delle
famiglie – Servizi sociali e rispetto del
creato???
19. Sabato
20. Domenica 2ª T. O. - Terzo incontro con
genitori e bimbi dell’Iniziazione Cristia-
FEBBRAIO 2008
1. Venerdì Ore 1.00: Adorazione Eucaristica con il gruppo dell’Apostolato della
Preghiera – Incontro Zonale di Bioetica.
2. Sabato Candelora Benedizione delle
candele e processione della Luce (S.
Messe: 0.30 – 1.00 – 20.30)
3. Domenica 4ª T.O. Giornata della
Vita e San Biagio con la benedizione
della gola e della salute nelle Sante Messe domenicali – Festa della Famiglia
e Anniversari di Matrimonio – Ore
0.30 Celebrazione di lode e di ringraziamento a Dio per le famiglie che hanno
battezzato i loro figli nell’anno 200 - 4°
incontro Corso Fidanzati - Carnevale
4. Lunedì Commissione Liturgica
5. Martedì Vacanza scolastica - Carnevale
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Il Redone
in Oratorio
6. Mercoledì delle Ceneri - Inizio della Quaresima –Digiuno e Astinenza
– Durante le Sante Messe delle ore 0.30
– 0.30 – 1.30 – 20.30 si imporranno le
ceneri
7. Giovedì Incontro Genitori dei bimbi di
1ª Comunione
8. Venerdì Ore 1.00: Incontro dei cresimandi in Oratorio – Ore 20.1: Stazione
Quaresimale Contrada Centro Storico–
Via Crucis con Atto penitenziale - Ore
20.30: Preparazione Battesimi
9. Sabato
10. Domenica 1ª di Quaresima Quarto incontro con genitori e bimbi dell’Iniziazione Cristiana 1° (Oratorio) e 2° anno
(Incidella) alle ore 1,00 - ° incontro
Corso Fidanzati
11. Lunedì Da lunedì a venerdì alle ore
0.30 in Oratorio preghiera mattutina
quaresimale dei giovani. – Commissione Evangelizzazione.
12. Martedì Commissione Caritas.
13. Mercoledì Preparazione degli animatori della Catechesi degli Adulti
14. Giovedì Ritiro dei Sacerdoti della Zona
- Ore 20.30 in Oratorio: Incontro dei genitori dei cresimandi
15. Venerdì Ore 1.00: Incontro dei cresimandi in Oratorio - Ore 20.1: Stazione
Quaresimale Contrada Oratorio – Via
Crucis
16. Sabato
17. Domenica 2ª di Quaresima Quarto
incontro con genitori e bimbi dell’Iniziazione Cristiana 2° anno (Incidella) alle
ore 1,00 - ° incontro Corso Fidanzati
18. Lunedì Settimana dal 1 al 22 febbraio:
Riunioni di Catechesi nelle Comunità
territoriali - Preparazione Battesimi
19. Martedì
20. Mercoledì
21. Giovedì Preparazione Battesimi
22. Venerdì Ore 1.00: Incontro dei cresimandi in Oratorio - Ore 20.1: Stazione
Quaresimale Contrada San Benedetto
– Via Crucis
23. Sabato
24. Domenica 3ª di Quaresima Battesimi
comunitari - ° incontro Corso Fidanzati
– Pomeriggio educativo 1° anno ICFR
25. Lunedì
26. Martedì
27. Mercoledì Preparazione degli animatori della Catechesi degli Adulti
28. Giovedì Grasso Incontro dei Sacerdoti
della Zona - Santa Messa votiva all’Incidella: ore 10.00 – Incontro vedove ore
1.00 all’Oratorio - Ore 20.30: Rogo della
Vecchia in Oratorio
Natale è avvertire vicina la presenza di Dio
che ci esprime tenerezza umana rivestendosi di un corpo
come il nostro nel Suo Figlio Gesù.
Lasciamoci abbracciare da Dio e non mettiamo impedimenti
al Suo amore per noi!
Buon Natale a tutti e il Nuovo Anno 2008
ci trovi più attenti a rispondere con amore
ai gesti dell’infinito amore di Dio per noi!
AUGURI A TUTTI!!!
DAL GRUPPO REDATTORE DE “IL REDONE”
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Il Redone
IL PARROCO ALLA COMUNITÀ
IL NATALE E’ UN INVITO A RIMETTERE IN MOTO LA VITA.
Gesù sentiamo un immenso bisogno di sentirti vicino!
Grazie per esserti messo dentro un corpo come il
nostro e di esserti fatto cibo per noi affinchè potessimo toccarti, sentirti vivo in noi.
Il Natale è per noi una rinnovata esperienza d’incontro con te, nel mistero della celebrazione liturgica, nella fede che avverte le Tua divina presenza
oltre ciò che i nostri occhi vedono, nell’incontro con
chi è più svantaggiato di noi perchè Tu hai indicato
in essi la tua presenza.
Ti prega quest’anno, con viva fede, la nostra Comunità cristiana, tutta impegnata ad accogliere la tua
divina Parola e a conoscerti sempre meglio, nella
Parola scritta che è il tuo Vangelo sempre presente
e vivente.
Il Natale ci invita a smuoverci, ad uscire dalle nostre
false sicurezze e venire a te, come i pastori, come
i Magi.
Il Natale ci invita a uscire dalle nostre chiusure e
dai nostri egoismi per farci dono a te, donandoci
ai fratelli con i doni di natura e di grazia che tu ci
hai dato.
Il Natale ci fa contemplare il mistero e la ricchezza
della Famiglia, attingendo in primo luogo a quella
divina Famiglia che, con la tua incarnazione, si è rivelata all’umanità intera, ma anche contemplando
ed imitando quella Sacra Famiglia di Nazareth dove
tu hai voluto trascorrere il maggior tempo della tua
presenza in mezzo a noi.
Natale è richiamo alla pace ed è un dono di pace
per tutti gli uomini sparsi in tutte le nazioni della
terra.
Natale è l’inno alla vita, perchè in quel giorno è
nata e nasce la Vera Vita, che dà senso alla nostra
esistenza terrena..
Natale è benedizione per l’intera umanità ed anche
per questa porzione di essa che è la nostra parrocchia. Benedici dunque o Signore questo tuo popolo
che crede e spera in te e che cerca di amarti per
ricambiare il tuo grande ed infinito amore.
A tutti i parrocchiani e a tutti i lettori de “Il
Redone” va l’augurio di Buon Natale e Felice
Anno nuovo da parte dei sacerdoti della Parrocchia e del Consiglio Pastorale Parrochiale.
Riflessione Natalizia.
Mentre il tempo scorre veloce e noi viviamo nel
tempo come chi si trova su un treno lanciato a
grande velocità, dove il passeggero che guarda dal
finestrino vede il paesaggio scorrergli davanti nei
suoi mutanti aspetti senza permettergli di goderne
i particolari, la Chiesa, invece, ci invita a sostare per
contemplare il grande miracolo della vita, non solo
nella superficialità dello svolgersi vertiginoso degli
avvenimenti, ma nella profondità del suo mistero.
--
Il Redone
L’uomo d’oggi soffre palesemente la grande frustrazione di chi vive il succedersi
del tempo, cronometrando
la vita senza dargli la sua
vera anima, quella che la
può riempire di senso.
Già la cultura greca aveva
sentito il bisogno di dare al
tempo che passa, indicato
con il termine “Cronos”, la
sua anima, cioè quel tempo carico di contenuto e di
valori da loro indicato con
il termine “Kairos”.
Per noi cristiani il “cronos”
della vita è il tempo profano, mentre il “Kairos” è il tempo marcato dalla presenza operante di Dio che rende sacro e pieno di
senso lo scorrere cronologico del tempo.
Per cogliere la presenza operante di Dio nel tempo,
è necessario fermare opportunamente il treno della
vita per renderci conto dell’immenso valore della
vita stessa e scoprirne le radici per alimentarci di
esse.
Dio è la Vita, e la Vita in Dio genera una Parola:
“Amore”. La Parola generata da Dio crea la vita,
crea, quindi, il mondo, e l’uomo in esso, per Amore. L’uomo è stato fatto perché si realizzi personalmente e socialmente nell’Amore. La Vita-Amore di
Dio doveva essere luce, forza e criterio di vita per
tutta l’umanità. Ma gli uomini hanno preferito le
tenebre alla Luce divina e le tenebre hanno fatto sì
che il tempo dell’umanità scorresse senza Amore,
generando insicurezza, sofferenza e morte. L’uomo,
ingannato dal maligno, si è sradicato da Dio e ha
affondato le radici nelle tenebre dell’orgoglio e dell’egoismo umano
Anche oggi il treno della vita umana sembra correre il cammino del tempo all’impazzata, senza
macchinista, senza meta e, in questa situazione, il
passeggero dell’esistenza umana vive il momento
presente non sapendo e non chiedendosi da dove
viene e dove va: l’uomo odierno corre la vita senza
coglierne il senso più profondo, senza gioia, senza
pace e senza speranza. E’ questo il dramma che
si vive nel nostro tempo e il consistente spessore
dell’infelicità umana che respiriamo nella cultura
di una storia senza “Kairos”, cioè senza la presenza
operante di Dio, non ci è ignoto e gli avvenimenti
quotidiani ce lo manifestano con triste evidenza!
Il Natale è per noi la grande opportunità per consolare l’umanità e per dire ai nostri simili che il treno
della vita ha Dio come macchinista e che Dio è
amante dell’uomo, di ogni
uomo e donna che vivono
su questa terra. Noi siamo
chiamati ad immettere speranza nel tempo che passa,
speranza fondata sull’onnipotente presenza del dinamismo divino che regge la
storia umana.
A quanti l’hanno accolto ha
dato il potere di diventare Figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome. (Gv 1, 12)
Grazie al “Si” di quella fanciulla di Nazareth, Maria
e grazie a quella sua fede
che le ha fatto accogliere,
anche a nome di tutta l’umanità, la proposta divina
di salvezza, ha cominciato a zampillare sulla terra
la fonte della Vita e dell’Amore e si è aperta la porta
della speranza per tutta l’umanità che ancora barcolla nelle tenebre e nell’ombra di morte.
Il nostro Massimo poeta Dante, nel capitolo trentatreesimo della Divina Commedia, riferendosi a
Maria, descrive questo mirabile mistero della vita:
“Nel ventre tuo si raccese l’amore
Per lo cui caldo nell’etterna pace
Così è germinato questo fiore.
Grazie Maria! Per tutti noi
Se’ di speranza fontana vivace”
Sostiamo nel cammino della vita, sostiamo per
meditarne il mistero nascosto, non solo in questo
Natale, ma anche nel giorno che il Signore si è riservato per caricare d’eternità il tempo che passa.
Ogni domenica, ma anche in ogni giorno della
settimana programmiamo le necessarie soste per
contemplare la vita; fermiamoci permettendo alla
vita, la nostra, e attraverso la nostra, anche quella
del nostro tempo, di riacquistare senso accogliendo
l’Amore. Allora saremo nel mondo i figli dell’Amore
divino che irradiano nella vita, la sospirata pace e
la speranza.
Gli spazi che dedichiamo per contemplare il mistero divino, nella preghiera e nell’ascolto di quello
che Dio, con infinito amore, dice al cuore dell’uomo, per il mondo che preferisce camminare nelle
tenebre, sono visti come tempo perso, ma, per noi
credenti, sono spazi e momenti esaltanti della storia umana, dove il valore eterno dell’Amore divino
entra nel tempo redimendolo per l’eternità.
Grazie al sacro momento del Natale, il divino si è
fatto umano per portare l’umano nella pienezza
della divinità.
Don Saverio
--
Il Redone
Enciclica papale
“Spe salvi facti sumus”
“Nella speranza
siamo stati salvati”
Il 30 novembre nella festa di Sant’Andrea
Apostolo il Papa Benedetto XVI° ha arricchito la riflessione del popolo cristiano con la
sua seconda enciclica che tratta il tema della
Speranza Cristiana, così come nella sua prima
enciclica ci aveva
proposto il tema
della Carità.
Pensiamo che nella sua prossima
enciclica ci proporrà il tema della
Fede. Così le tre
virtù teologali saranno alla base del
suo insegnamento
pontificio.
E il suo amore, allo stesso tempo, è per noi
la garanzia che esiste ciò che solo vagamente
intuiamo e, tuttavia, nell’intimo aspettiamo:
la vita che è veramente vita.”
Il Papa ci indica alcuni luoghi di pratico apprendimento ed
esercizio della speranza:
v
La preghiera
come scuola della
speranza
v Agire e soffrire
come luoghi di apprendimento della
speranza
v
Il Giudizio,
cioè, l’ora della
giustizia che il Signore ha ripetutamente preannunciato, come luogo
di apprendimento
e di esercizio della
speranza.
Il Papa ci indica, alla fine, Maria come
stella della speranza. Lei illumina il
cammino dei pellegrini nel tempo
verso l’eternità.
Le encicliche papali sono come fari di luce nel cammino della
vita della Chiesa, la loro lettura e meditazione
aiutano il cristiano a vivere da vero credente
il tempo che passa rinforzando il suo spirito
mentre cammina verso l’eternità
La speranza ha come meta ultima
la vita eterna e ci
dà, nel tempo che
passa la carica necessaria per arrivare alla meta finale.
Dice il Papa che la
speranza nell’avvento del Regno di
Dio non si colloca
in un “aldilà immaginario, posto
in un futuro che
non arriva mai; il suo regno è presente là dove
Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge.
Solo il suo amore ci dà la possibilità di perseverare con ogni sobrietà giorno per giorno,
senza perdere lo slancio della speranza, in
un mondo che per sua natura è imperfetto.
--
Il Redone
La profonda umanità del nostro Vescovo Mons.
Luciano Monari si manifesta nella lettera che
manda ai Sacerdoti della diocesi dopo l’arresto di
un vicerettore del Seminario.
L’arresto di un vicerettore del Seminario
è una ferita profonda e
dolorosa per la Chiesa
bresciana. Nutro profonda speranza che
l’accusa si risolverà
in una bolla di sapone; ho ascoltato tanti
che hanno conosciuto
don Marco, che sono
vissuti insieme a lui
per anni e il giudizio è
concorde: non uno che
abbia avanzato dubbi
o riserve. Ma la ferita non si rimarginerà
presto. Noi viviamo
anche dell’immagine
che gli altri hanno di
noi e la notizia, sparata dai giornali come
una bomba, unita a insinuazioni, ha segnato
la nostra Chiesa. Anche se in futuro l’innocenza venisse riconosciuta, l’offesa rimarrebbe, impietosa. Sporcare ciò che è pulito è facile; ripulire ciò che è
stato sporcato è difficile, lungo e produce un
risultato sempre imperfetto.
Viene da chiedere: perché? Ha un senso tutto
questo? Paolo scrive ai Romani che Dio “fa
servire ogni cosa al bene di coloro che lo amano“ (Rm 8,28). Che cosa può significare allora
per noi, Chiesa bresciana, questa esperienza
di sofferenza? Che cosa ci sta dicendo e chiedendo il Signore? Provo a rispondere con la
consapevolezza che ciascuno è chiamato a
riflettere davanti a Dio e a dare una risposta
personale, creativa, che lo faccia uscire più
maturo da questa prova.
La prima cosa che mi sembra di cogliere, è un
invito fortissimo all’umiltà, alla consapevo-
lezza chiara del poco
che siamo. Sant’Agostino scrive che non
c’è nessun peccato
che noi stessi non potremmo fare, se messi
in determinate condizioni. Il bene che c’è
in noi, la resistenza al
male che riusciamo
a mettere in opera,
viene dal Signore, è
sua grazia. Di questo
possiamo gioire con
stupore e riconoscenza, ma non possiamo
vantarci. Scrive san
Paolo ai Corinzi: “Che
cosa mai possiedi che tu
non abbia ricevuto? E
se l’hai ricevuto, perché
te ne vanti come se non
l’avessi ricevuto? “ (ICor
4,7). Questa umiltà ci
aiuta a essere meno
risentiti di fronte alle accuse o alle insinuazioni: non le meritiamo, ma non le meritiamo
per dono di grazia, non per virtù personale.
Il secondo atteggiamento è quello della consapevolezza serena del bene che è in noi. Possono venirci lanciate le accuse più gravi; ma
noi sappiamo quello che il Signore ha operato
e opera nella nostra vita; sappiamo le motivazioni delle nostre scelte e dei nostri comportamenti; sappiamo l’amore e il disinteresse con
cui cerchiamo di agire. Possiamo procedere
con fiducia serena sotto lo sguardo di Dio, sotto il suo giudizio. L’errore più grave, la tentazione più sottile sarebbe quella di rispondere
alle accuse col disimpegno, dicendo: “Se questo
è il guadagno, vale meglio limitarci a compiere
lo stretto dovere e nient ‘altro. Saremo più sicuri
e meno vulnerabili. “ Ed è vero; ma saremmo
--
Il Redone
anche meno cristiani e meno preti. Dietro a
questo atteggiamento c’è l’orgoglio sottile di
chi, per risentimento, dice degli altri: “Non mi
meritano; s’arrangino e vedranno quanto valgo
“. È vero che un prete, proprio per la sua attività coi ragazzi e per i ragazzi, è vulnerabile;
lo si può accusare facilmente, anche perché
un’accusa simile è accettata facilmente dal
sentire comune. Ma non possiamo rinunciare
a operare, perché non possiamo rinunciare ad
amare. L’amore è, per natura sua, attivo; non
si ritira, ma prende sempre posizione a favore
della vita, del bene, della gioia degli altri. Se ci
ritiriamo dall’impegno nell’oratorio per l’educazione dei piccoli, per la loro crescita umana e cristiana, se riduciamo il nostro servizio
all’adempimento burocratico delle prestazioni religiose, tradiamo la nostra vocazione. Di
fronte agli inevitabili timori l’aiuto decisivo è
quello che ci viene dalla contemplazione del
Signore. Di lui si dice che “quando era oltraggiato non rispondeva con oltraggi e soffrendo non
minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa
a Colui che giudica con giustizia” (IPt 2,23). Se
Gesù si fosse lasciato spaventare dalla pericolosità della sua missione, se avesse cercato la
sicurezza a ogni costo, come avrebbe potuto
mostrare l’amore di Dio per noi?
Dobbiamo allora rimanere inerti? Accettare
passivamente di essere oggetto di sospetti
umilianti? Anche qui la risposta è: no. ‘No’ per
un atteggiamento sano di difesa di noi stessi.
Ma ‘no’ anche per amore verso gli altri. Non
possiamo permettere che il diffondersi di un
sospetto malizioso rovini le cose belle che ci
sono nel mondo, che renda ambigui i rapporti
più sani, le espressioni più pure di affetto e di
attenzione agli altri. Non possiamo permettere che la paura di interpretazioni maliziose e
maligne cancelli quello che è fonte di calore
umano e di gioia.
In alcuni interventi di questi giorni appare
la gioia maligna di poter cogliere in fallo chi
si presenta come portatore di un messaggio
esigente sulla sessualità. Quasi a dire: “Vedete
la Chiesa? Si presenta come paladino della verità, condanna tutti i vizi, esige una impossibile
rinuncia alle esigenze della sessualità; poi cade
anch’essa nei vizi che condanna”. Siamo radicalmente fuori da questo tipo di critica. Predichiamo che la sessualità va unita con l’amore
e il senso di responsabilità; e lo predichiamo
non per ossequio formale a una legge anti-
quata o a una cultura settaria, ma per stima
dell’uomo e della sua dignità, perché solo una
sessualità ricca di amore e matura nella responsabilità è degna di lui.
Un’ultima osservazione. Si accusa un prete,
e si accusano nello stesso tempo tutti i preti. Il fatto è tutt’altro che gradevole perché ci
sentiamo tutti insieme messi sul banco degli
imputati senza che nessuno si sia preoccupato
di guardarci in faccia e di misurarsi con noi.
Ma forse questa situazione è la conferma di
una realtà effettiva sulla quale abbiamo insistito spesso e cioè che tutti i preti di una
diocesi costituiscono un unico presbiterio
solidale attorno al Vescovo. Naturalmente le
responsabilità, sia morali che giuridiche, sono
strettamente personali; ma i pesi (così come
le gioie) si portano insieme. Ne io Vescovo
posso tirarmi indietro dicendo: io non c’entro;
ne può farlo un qualsiasi prete del nostro presbiterio. Questo esige da noi un senso vivo di
responsabilità: sappiamo che i nostri comportamenti, buoni o cattivi, ricadono sulle spalle
degli altri. Abbiamo il dovere di crescere verso
la maturità perché il peso delle nostre immaturità è sopportato da tutti; dobbiamo tendere
verso la santità, perché il peso della nostra
mediocrità finisce per intristire tutti.
A tutti, però, chiediamo proprio per questo
di essere leali. Se ci considerano una cosa
sola nel presbiterio, considerino anche tutto
il bene che c’è in mezzo a noi. Se tengono
questo atteggiamento con sincerità - stando
anch’essi, come noi, sotto lo sguardo di Dio
- siamo convinti che avranno del presbiterio
bresciano un’immagine bella. Non perfetta,
purtroppo, per la nostra debolezza; ma certamente cristiana e umanamente ricca, per grazia di Dio. Questa è la nostra convinzione che
esprimiamo con umiltà ma anche con fiducia.
Ai laici credenti chiediamo di esserci vicini in
questo momento difficile così come sentiamo
di essere vicini a loro nelle loro quotidiane
tribolazioni e fatiche.
+ Luciano, vescovo.
Brescia, 30 novembre 2007,
festa di sant’Andrea apostolo.
--
Il Redone
DIRETTORIO PER LA CELEBRAZIONE
E LA PASTORALE DEI SACRAMENTI
NELLA DIOCESI DI BRESCIA
Terza parte (Segue Da “Il Redone n. 5 anno 2007 pag. 13)
2. L’INIZIAZIONE CRISTIANA DEI BAMBINI, DEI FANCIULLI E DEI RAGAZZI
(FINO AI 14 ANNI)
20. Fin dai primi secoli la Chiesa ha ritenuto di
poter ammettere ai sacramenti dell’iniziazione
cristiana anche i bambini, figli di genitori cristiani. Fino al VI secolo circa la prassi generale,
sia in Oriente che in Occidente, è stata quella di
celebrare insieme i tre sacramenti dell’IC tanto
nel caso degli adulti
quanto nel caso dei bambini o degli infanti. Tale prassi è continuata ancora oggi nelle Chiese
d’Oriente, mentre nelle Chiese d’Occidente è
avvenuta una svolta decisiva col Concilio Lateranense IV (1215), allorquando si decise di collocare la ricezione dell’Eucaristia a partire dall’età
della discrezione o ragione.
21. Questa tradizione occidentale, che vede il distacco temporale della Cresima e dell’Eucaristia
dal Battesimo, non deve far dimenticare che il
cammino di IC incomincia già col Battesimo e
che i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e della santissima Eucaristia sono profondamente ed intrinsecamente uniti tra loro.
2.1. Il Battesimo dei bambini
22. «In forza della parola del Signore: “Se uno
non rinasce dall’acqua e dallo Spirito Santo, non
può entrare nel Regno di Dio” (Gv 3, 5), la Chiesa
ha sempre ritenuto che i bambini dei genitori
cristiani non debbano essere privati del Battesimo. Essi infatti vengono battezzati nella fede
della Chiesa, professata dai genitori, dai padrini
e dagli altri presenti al rito: questi rappresentano sia la Chiesa locale sia la società universale
dei santi e dei fedeli, la Chiesa madre, che tutta
intera genera tutti e ciascuno» (RBB, Introduzione 2).
NEL TEMPO CHE PRECEDE LA CELEBRAZIONE
23. Il parroco nella sua carità pastorale si premurerà di conoscere le famiglie dei nuovi nati
in modo da prendere contatto tempestivamente
con esse, per non dilazionare troppo la celebrazione del Battesimo e iniziare con loro un cammino di fede e di preparazione.
24. Sarà preoccupazione del parroco formare
una équipe battesimale – formata da presbiteri,
diaconi, persone consacrate, coppie di sposi, catechisti per adulti – che accompagni i genitori
dei battezzandi in questo cammino di evangelizzazione e di formazione cristiana, nella certezza che «nell’opera pastorale si deve associare
sempre la famiglia cristiana all’itinerario di iniziazione» (ScC 19).
25. Gli incontri formativi, di tipo familiare e comunitario, tengano conto della situazione di fede della famiglia e, comunque, non siano meno
di quattro. Siano curati bene e prendano sempre
più la struttura di un vero e proprio itinerario
di fede che diventi prassi e tradizione nella vita
della parrocchia.
26. Gli incontri potrebbero avere questa modalità: un primo approccio è bene che avvenga in
casa da parte del parroco, che si rallegrerà per la
nascita del figlio, verificherà ed, eventualmente, purificherà e perfezionerà le motivazioni
della richiesta del Battesimo; inoltre presenterà il cammino da compiere e preciserà i criteri
nella scelta del padrino.
Gli altri incontri, a seconda della situazione e
dell’opportunità pastorale, possono svolgersi in
casa o in parrocchia ad opera dell’équipe battesimale in un clima di grande familiarità ed accoglienza: si potranno offrire alcuni elementi per
la riscoperta della bellezza della fede cristiana;
si introdurrà al significato del Battesimo all’interno del cammino di IC; si sottolineerà l’im-
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Il Redone
portanza dell’accompagnamento e della testimonianza da parte dei genitori in quanto primi
educatori della fede. In uno dei primi incontri si
può opportunamente celebrare una breve ‘liturgia familiare’ che riproponga la lettura dei Vangeli della nascita e dell’infanzia di Gesù, insieme
con la lode e il ringraziamento al Signore.
È bene che l’ultimo incontro avvenga a livello
parrocchiale, con la presenza del parroco e di
tutte le famiglie che celebreranno comunitariamente il Battesimo. Sia una catechesi liturgica
sul sacramento e si sottolinei l’incorporazione
dei battezzati alla Chiesa anche attraverso la fede professata dai genitori e dai padrini. Quindi
è indispensabile la presenza anche di questi ultimi.
27. Se non vi sono impedimenti o gravi motivi
pastorali che suggeriscono il contrario, il Battesimo sia celebrato entro le prime settimane
dalla nascita (cfr. CIC, can. 867).
28. Il Battesimo richiesto potrà essere differito
nel caso in cui manchi del tutto qualsiasi fondata speranza che il battezzando sarà educato
nella fede cattolica; in questo caso il parroco
lo comunicherà ai genitori spiegando le ragioni
che motivano tale scelta. In seguito iscriverà il
piccolo in un apposito
elenco, premurandosi di incontrare i genitori
in un successivo momento. Si può ritenere che
manchi del tutto qualsiasi fondata speranza
quando entrambi i genitori non acconsentono
a che venga conferito il Battesimo o non offrono
sufficienti garanzie per l’educazione religiosa
del figlio, nemmeno attraverso
il coinvolgimento di altre persone nella comunità che siano disposte a prendersi cura della
educazione cristiana del bambino. Se però almeno uno dei genitori è consenziente, si può
procedere nella celebrazione.
29. Per procedere alla celebrazione del Battesimo di un bambino, fuori del pericolo di morte, è
necessaria la richiesta o il consenso dei genitori
o di coloro che legittimamente ne fanno le veci
o di almeno uno di questi (cfr. CIC, can. 868 §
1,1°).
30. La richiesta del Battesimo per il figlio presentata da genitori conviventi o sposati solo
civilmente - previa garanzia di educare cristianamente il figlio, sia pure con l’aiuto del padrino, di un parente o di una persona qualificata
della comunità cristiana - sarà accolta dal parroco, che cercherà di far diventare tale richiesta
un’opportunità provvidenziale per iniziare una
adeguata evangelizzazione. Lo stesso atteggiamento si terrà nei confronti delle ragazze madri
che richiedono il Battesimo per i loro figli.
31. Se dei genitori cristiani non cattolici chiedono alla Chiesa cattolica il Battesimo per il
proprio bambino (sotto i 6 anni), si proceda in
questo modo:
- il ministro della Chiesa cattolica suggerisca di
mettersi in contatto con il proprio ministro del
culto e faccia presente l’opportunità che il bambino venga battezzato nella Chiesa a cui appartengono anche i genitori;
- se i genitori insistono perché il figlio venga
battezzato nella Chiesa cattolica, dopo un opportuno cammino di evangelizzazione e formazione, si proceda al Battesimo, mettendo come
condizione: che il padrino sia cattolico e che i
genitori assicurino la possibilità che il bambino
venga educato e introdotto
nella fede e nella vita della Chiesa cattolica.
Oltre i 6 anni, i fanciulli di genitori cristiani non
cattolici, nel rispetto delle modalità e condizioni
sopra illustrate, possono ricevere i sacramenti
dell’IC secondo le indicazioni date al paragrafo
2.2. (nn. 42-45) di questo Direttorio7.
32. Nel caso di richiesta del Battesimo per bambini che sono figli di genitori ambedue non
battezzati, di norma tali bambini non vengano
battezzati sotto i 6 anni, tranne che per il pericolo di morte. Oltre i sei anni possono ricevere i
sacramenti dell’IC secondo le indicazioni date al
paragrafo 2.2. (nn. 42-45) di questo Direttorio.
LA CELEBRAZIONE DEL BATTESIMO
33. L’ideale è che il Battesimo venga celebrato nel contesto della Veglia pasquale per farne
comprendere compiutamente il significato nella luce della morte e risurrezione del Signore
Gesù. In ogni caso la celebrazione del sacramento non avvenga in tempo di Quaresima.
7 È esclusa la compresenza di due ministri, uno
cattolico e uno non cattolico. Infatti, «sebbene
con il Battesimo la persona venga incorporata
a Cristo e alla sua Chiesa, ciò concretamente si
realizza in una determinata Chiesa o comunità
ecclesiale. Pertanto un Battesimo non deve essere conferito congiuntamente da due ministri
appartenenti a Chiese o a comunità ecclesiali
diverse» [Direttorio per l’applicazione dei principi
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Il Redone
e delle norme sull’ecumenismo (1993), n. 97 (EV
13, n. 2360)].
34. A motivo di questo significato pasquale, la
parrocchia preveda la celebrazione comunitaria
in domenica (cfr. CIC, can. 856), preferibilmente nella celebrazione eucaristica, e soprattutto
secondo
una cadenza legata ad alcune solennità dell’Anno Liturgico.
Giorni particolarmente significativi per la celebrazione del Battesimo, lasciando la priorità
alla Veglia pasquale, alla Pentecoste e alla domenica, possono essere: la solennità dell’Epifania, la festa della Presentazione del Signore, la
prima domenica di febbraio in occasione della
giornata per la vita, la festa patronale, la festa
della Trasfigurazione del Signore, la solennità
dell’anniversario della dedicazione della chiesa
parrocchiale, la solennità di Cristo Re.
35. Durante la celebrazione del Battesimo dei
bambini, i genitori svolgono un compito loro
proprio quando: chiedono che i loro figli siano
battezzati; tracciano un segno di croce sulla loro
fronte; fanno la rinuncia a satana e professano
la fede; portano i bambini al fonte battesimale;
tengono il cero acceso in mano e ricevono la
benedizione particolare.
36. Si rispetti il significato dei luoghi propri per
la celebrazione del Battesimo: alla porta della
chiesa per l’accoglienza; all’ambone per la proclamazione della Parola di Dio; al fonte battesimale per la celebrazione del sacramento; all’altare per la preghiera del Padre nostro.
37. Il Battesimo avviene per infusione. È consentito il ricorso al rito per immersione solo con
l’autorizzazione del Vescovo (cfr. CEI, Delibera
29 del 18 aprile 1985).
38. Per la struttura del rito si considerino le norme liturgiche che vengono indicate dai “praenotanda” del Rito del Battesimo dei bambini (1970),
ai nn. 15-21. Di notevole rilievo sono gli adattamenti che spettano al ministro nel contesto celebrativo (cfr. RBB, Introduzione 27-31): catechesi a partire dai riti e dalle preghiere, monizioni
tenendo conto della situazione concreta.
Durante lo svolgimento del rito del Battesimo,
ai gesti più importanti e alle formule più significative si possono premettere chiare e sobrie
didascalie.
Al termine della celebrazione, la verità del gesto
di consegna esige che il cero e la veste battesimale rimangano ai neofiti.
39. È possibile, e in certi casi opportuno, che i
riti preliminari (riti di accoglienza con dialogo
introduttivo e segno di croce sulla fronte; orazione di esorcismo e unzione prebattesimale)
vengano celebrati qualche domenica precedente a quella del Battesimo, con presentazione alla
comunità cristiana.
Per i bambini da battezzarsi nella Veglia pasquale tali riti siano collocati preferibilmente nelle
domeniche terza, quarta o quinta di Quaresima.
NEL TEMPO SUCCESSIVO ALLA CELEBRAZIONE
40. L’attenzione pastorale dovrà approfittare di
tutte le possibilità offerte dalla liturgia per tenere viva o risvegliare la coscienza battesimale del
popolo cristiano. Occasioni privilegiate possono
essere le celebrazioni liturgiche della Quaresima (soprattutto dell’Anno A), la Veglia pasquale,
l’Ottava di
Pasqua, l’aspersione con l’acqua benedetta,
l’uso dell’acqua lustrale alla porta della chiesa,
la memoria del Battesimo nel rito del matrimonio, ecc...
41. È importante che le famiglie dei bambini
appena battezzati siano seguite anche dopo il
Battesimo attraverso contatti personali e comunitari. Dal Battesimo ai 6 anni, quando inizierà
il cammino di completamento dell’ICFR, siano
previsti almeno 3 incontri comunitari all’anno,
per offrire un minimo
di continuità all’itinerario di fede dei genitori.
A partire dal terzo anno questo cammino sarà
opportunamente collegato anche alla proposta
formativa della Scuola Materna, soprattutto se
cattolica.
Gli incontri coi genitori potrebbero essere preparati servendosi del Catechismo dei bambini
Lasciate che i bambini vengano a me, che potrà
essere consegnato durante gli incontri stessi o al
termine della celebrazione del Battesimo.
È auspicabile che da questi incontri nascano
quelle coppie di sposi che potrebbero coadiuvare il parroco nella pastorale battesimale e postbattesimale.
Si suggerisce di invitare i battezzati nell’anno e
le loro famiglie ad una celebrazione comunitaria di lode e di ringraziamento.
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Il Redone
VITA PARROCCHIALE
Un grazie al nostro
Gianni Gargioni
nato il 4 dicembre 132
chiamato alla vita in Cristo il 13 ottobre 200
C’è in tutti noi lo stupore, e la commozione per una chiamata
così repentina alla
vita eterna, da parte
del Signore al nostro
parrocchiano e fratello Gianni Gargioni.
Lui ha risposto “eccomi Signore”, “sia fatta la
Tua volontà”, lasciandosi abbracciare da Lui,
abbandonandosi…. nell’abbandono degli affetti, da tutto ciò che di “terreno” nella vita ci avvolge…..
Aveva risposto con umiltà e obbedienza alla
chiamata al servizio nella nostra Parrocchia come “servo” nel tempio del Signore; obbedienza e
umiltà frutto di una pace donata al cuore, una
pace custodita che traspariva dal suo volto, la
pace di Gesù Cristo Risorto, che si esterna nei
gesti, silenzi, sguardi, prontezza e costanza nel
servizio.
Noi tutti gli siamo grati, perché ci ha testimoniato la fede in Colui che si è totalmente donato
a noi, donandoci quella fede che, nonostante
il nostro limite umano, sa amare l’altro nella
disponibilità al dono di sé.
Riconoscenti per il servizio generosamente e
gratuitamente prestato per lunghi anni come
sacrista nella nostra comunità parrocchiale,
uniti nella Comunione dei Santi, nell’attesa di
riabbracciarci in cielo, chiediamo a Dio che lo
ricompensi come Lui sa fare per i suoi servi
fedeli e dia a noi la forza di accogliere la sua
testimonianza e di imitarne l’esempio.
I presbiteri e i fratelli parrocchiani
Dopo un anno di attesa finalmente
la Parrocchia di Gambara
si prepara ad accogliere il suo nuovo Parroco
Non possiamo essere estranei all’allegria dei nostri vicini
di Gambara che, dopo un lungo anno di attesa, finalmente
possono prepararsi ad accogliere don Luciano Macchina
che il Vescovo Mons. Monari ha loro affidato come pastore
stabile.
Don Luciano, cinquantaduenne, è già ben conosciuto nella
nostra zona per il fatto che da 20 anni è stato curato nel
vicino paese di Leno.
La data del suo ingresso è stata fissata per la domenica 2
gennaio 200.
Con la presa di possesso della Parrocchia di Gambara da
parte di don Luciano si renderà possibile ciò che Mons.
Sanguineti avava prospettato nella sua visita pastorale alla
Zona: formare l’Unità pastorale tra le tre vicine parrocchie
di Gottolengo Gambara e Fiesse? Chi vivrà vedrà!
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Il Redone
Incontro con famiglie disposte
a mettere in comune le esperienze di disagio
Il disagio fa parte della vita e crea sofferenza.
Soffrono le persone singole e soffrono intere
famiglie. Il disagio nasce da situazioni contingenti, involontarie : la vita stessa mette sulle
spalle croci che non si sono cercate, ma sono
distribuite secondo un progetto misterioso che
solo Dio conosce. Molte volte il disagio ha radici in scelte sbagliate che poi lasciano le loro
conseguenze, non solo in chi sbaglia, ma anche
sull’intero nucleo familiare e nella comunità
umana dove chi sbaglia vive.
Molte volte, coloro che soffrono il disagio sono
lasciati soli, oppure si tende a nasconderlo per
un senso di pudore, quasi che facendo palese le
proprie sofferenze agli altri fosse motivo di vergogna. Niente di più sbagliato! L’amore cristiano
ci invita a portare gli uni i pesi degli altri.
Ecco perchè, per iniziativa della “Caritas Parrocchiale” si invitano le famiglie disposte a mettere
in comune le esperienze di disagio giovedì 3
gennaio nel Centro Pastorale alle ore 20.30. Sarà
una riunione informale, ma carica del calore
natalizio, sarà anche l’opportunità di metter in
rete eventuali soluzioni provate allo scopo di
far crescere quella solidarietà vicinale capace
di curare, con gesti di vicinanza e di amore le
brucianti piaghe della solitudine.
A questo scopo pubblichiamo volentieri la seguente lettera e ringraziamo Enzo per essere
uno dei primi a rompere il ghiaccio sul tema
del disagio:
In occasione del Natale:
“UN PENSIERO PER LA VITA”
Mi chiamo Enzo, faccio parte dell’A.C.A.T Gottolengo-Leno.
Ho iniziato a frequentare il “CLUB degli Alcolisti
in Trattamento” il 10 aprile 1994.
Prima di iniziare questa esperienza, ho sofferto
molte delusioni ed amarezze, avvertivo le critiche alle mie spalle, mi sentivo deriso, avevo
perso così la stima di uomo e di padre. Sono
arrivato alla disperazione, assaporando la morte
come via d’uscita. Dovevo ammettere che il mio
“Padrone-Tiranno” era l’alcool.
Da quel giorno, da quando ho toccato il fondo, è
incominciata la mia rinascita. Da allora la fiducia nella vita e nella consapevolezza che potevo
farcela pian piano cresceva. Progressivamente
mi appropriavo delle mie facoltà di essere un
padre, un marito e un uomo libero.
Nel CLUB ho trovato molti amici con lo stesso
problema e parlando tra di noi senza criticarci,
giorno dopo giorno siamo maturati e così abbiamo potuto trasmettere ai nuovi amici la solidarietà e l’amicizia e con l’amore la speranza.
L’augurio che vogliamo dare alle persone che
hanno questo problema o problemi dello stesso tipo, ma soprattutto alle famiglie che vivono
il disagio e tendono a nasconderlo, tenendo la
sofferenza in se stessi, è che abbiano il coraggio di mettere in comune con altri, che vivono
situazioni simili, il proprio disagio e si aprano
confidandosi con persone li sappiano capire
senza giudicarli. Se così faranno si aprirà anche
per loro la porta della speranza e sentiranno il
conforto di uscire dalla loro solitudine.
Anche le persone che reggono il nostro comune
stimano la nostra iniziativa e collaborano con
noi offrendoci la “sala riunioni” tutti i lunedì
ed altro.
Il Parroco don Saverio ci ha coinvolto per poter
fare una testimonianza, perché, per la sua missione, vede più di noi i disagi e le sofferenze
delle famiglie.
Persone e famiglie che vivete il disagio, scegliete se volete vivere tra l’amara solitudine senza
speranza o se volete aprirvi alla solidarietà che
apre le porte ad un futuro di vita nuova!
Io per il Natale sento la gioia di compiere 5.000
giorni di sobrietà nella mia riconquistata libertà
interiore e con me anche diversi miei amici che
erano nella mia stessa situazione
Auguro un Buon Natale e un Buon Anno di vera
libertà interiore a tutti i Gottolenghesi.
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Enzo
Il Redone
Insieme verso il matrimonio
Nella nostra parrocchia inizierà il corso di formazione al matrimonio per i fidanzati che, anche se non ancora deciso la data per questo importante appuntamento
con la vita, intendono prepararsi al matrimonio o per lo meno riflettere sulla
ricchezza che propone questo Sacramento.
I due corsi di preparazione al matrimonio organizzati nella nostra parrocchia si
svolgeranno presso il Centro Pastorale (Casa Canonica).
Il Primo corso si terrà le domeniche pomeriggio (alle ore 16.00)
• Gennaio 13 – 20 - 27
• Febbraio 3 – 10 – 17 – 24
• Marzo 2 - 9 e il ritiro finale il 16.
Il secondo corso si terrà al martedì ed al giovedì sera (alle ore 21).
• Maggio6 – 8 – 13 – 15 – 20 – 22 – 27 – 29
• Giugno
Domenica 1 per il Ritiro finale.
Nota: Le iscrizioni ai corsi si faranno parlando direttamente con don
Saverio.
AGORÀ DEI GIOVANI ITALIANI CON IL PAPA
– LORETO 2007 –
“Come io Vi ho amato, così amatevi anche Voi gli uni gli altri”
(Gv.13,34)
Ancora oggi Dio cerca cuori giovani, cerca giovani del cuore grande,
capaci di fare spazio a Lui nella loro vita per essere protagonisti della
Nuova Alleanza” (Omelia Santo Padre 2/09/07)
Molti, moltissimi giovani hanno risposto ancora
una volta all’appello del Santo Padre: la Spianata di
Montorso sotto le stelle si è rivelata un firmamento
di luce….uno spettacolo commovente perché si è
sentito il cuore della Chiesa battere con il Santo Padre, con tutta la Chiesa, perché la gioia dei giovani
e meno giovani era esperimentabile, ed era la gioia
di Gesù Cristo Risorto che penetrava nei cuori di
molti e …comunicava l’Amore, quello vero, eterno,
la gioia del Regno dei Cieli sulla terra.
Il Cammino Neocatecumenale di Gottolengo con
14 catechisti ha accompagnato 147 giovani di cui 70
della Parrocchia di Gottolengo e altri, provenienti
dalle Parrocchie catechizzate da Gottolengo (Verolanuova, San Pancrazio di Palazzolo, Chiari e Nozza)
che unitamente ad alcune Parrocchie di Brescia (SS.
Trinità, Pavoniana, Volta) ha costituito un gruppo
di 430 giovani.
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Il Redone
Una parte del gruppo davanti al Duomo di Macerata
Il primo giorno di Viaggio, Mercoledì 29 Agosto,
abbiamo celebrato l’Eucarestia presso il Santuario
Mariano di San Luca (Bologna) , per arrivare nel
tardo pomeriggio nella Città delle Marche destinata
al nostro gruppo dalla organizzazione CEI “Agorà
dei Giovani “.
Tutto il nostro Gruppo, (430 giovani) è stato accolto
ed ospitato in sette Parrocchie della Città di Tolentino (Macerata).
L’accoglienza nelle Famiglie e negli Oratori si è rivelata una esperienza che ci ha lasciati stupiti e pieni
di riconoscenza, l’amore fraterno e la carità si sono
concretamente realizzati in questa esperienza, che
si è rivelata una missione di evangelizzazione reciproca e di testimonianza offerta e ricevuta.
Abbiamo vissuto con il Vescovo di Macerata Claudio
Giuliodori la giornata penitenziale presso la bellissima abbazia Circestense di S.Maria di Chiaravalle
di Fiastra, giornata vissuta nell’ascolto della parola
di Dio e del Vescovo, giorno di conversione con i
monaci e presbiteri presenti.
In serata abbiamo partecipato nella Piazza di Tolentino al Vespro presieduto dal Vescovo seguito da un
concerto Gospel.
Il giorno seguente abbiamo partecipato in mattinata, con molti altri giovani, alla Eucaristia presieduta
dal Vescovo Giuliodori nella Piazza di Macerata, nel
giorno in cui questa città ricorda il suo patrono, San
Giuliano; nel pomeriggio, dopo la celebrazione dei
Vespri e l’adorazione Eucaristica nel Duomo di Tolentino, abbiamo partecipato tutti ad una missione
di evangelizzazione e di testimonianza, ricevendo
in cambio molta gioia.;
Il Sabato abbiamo percorso e “vissuto” il lungo cammino del pellegrino partendo da Loreto fino alla
Piana Montorso, cammino lungo e faticoso, metaforicamente il cammino della vita verso l’incontro
con il Padre, abbiamo vegliato con il Santo Padre,
vissuto la notte sul campo e l’Eucarestia della Domenica, presieduta dal Santo Padre.
Esperienza intensa infine, nell’ultimo giorno è stata
la visita alla Santa Casa di Loreto prima di riportarci alla Piana di Montorso per l’incontro con gli
iniziatori del Cammino Neocatecumenale: con la
presenza di molti Vescovi e Cardinali tra cui il cardinale Rilko.
Tutti insieme abbiamo partecipato ad una Liturgia
della Parola, ascoltato il messaggio dei vari Pastori
e, dopo l’omelia del Cardinale Rilko la predicazione
Kerigmatica degli iniziatori del Cammino, abbiamo
gioito per i “frutti” del pellegrinaggio nella risposta
di migliaia di giovani, “ragazzi e ragazze”, disponibili per il sacerdozio e/o la vita consacrata, disposti
ad offrire la vita a Cristo perché la Buona Notizia sia
annunciata fino ai confini della terra e costituisca
la salvezza per ogni uomo.
Al termine dell’incontro è risuonato l’invito che il
Santo Padre ha rivolto a tutti i giovani a partecipa-
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Il Redone
re alla prossima giornata della Gioventù in Sidney
nel Luglio 2008, il cui tema sarà “Avrete forza dallo
Spirito Santo che scenderà su di Voi e mi sarete
testimoni (At.1,8).
“Maria Madre di Cristo e della Chiesa vi aiuti a far
risuonare ovunque il grido che ha cambiato il mondo
“Dio è Amore” (Benedetto XVI)
Gli accompagnatori
per la Parrocchia di Gottolengo:
Giuseppe e Giusi Colosini;
Piera Boffelli Benvenuti; Fernando e Bruna Bianchi;
Paolo e Nicoletta Cavallari; Don Sergio Fappani.
L’esperienza di alcuni
giovani partecipanti
“Nulla è impossibile per che confida in Dio!”
Così il Santo Padre ha risposto alle testimonianze di
alcuni ragazzi che vivono non molto diversamente da noi, situazioni di solitudine, emarginazione,
disperazione, ragazzi di periferia, ragazzi di provincia…
Quelle parole hanno commosso e nello stesso tempo incoraggiato chi come me era seduto sotto ad un
maxi schermo tra centinaia di migliaia di giovani e
che, dopo una sfiancante camminata, cercava nelle
parole del Santo Padre un aiuto, una risposta ai tanti
dubbi che riguardano il mondo della gioventù.
Confidare nel suo amore, incontrare Cristo e toccarlo personalmente, questa l’unica cosa che Dio
chiede ad ognuno di noi.
Il Pellegrinaggio è stato sicuramente un momento
“privilegiato” per conoscere Cristo. Lui era nelle
parole del Papa durante la consacrazione del pane
e del vino, era a fianco di ciascun ragazzo nella
spianata di Montorso, era con noi quando abbiamo
annunciato il Suo amore per tutti gli uomini nelle
piazze, scuole, supermercati, ricoveri, era nelle persone che hanno sentito questo annuncio, era nelle
famiglie di Tolentino che ci hanno ospitato, era nei
sacerdoti che ci hanno confessato, era negli oltre
tremila giovani che si sono alzati per mettere tutta
la loro vita a servizio della Chiesa. L’incontro con
Cristo non è un sentimento che ti fa “emozionare”
un attimo e poi se ne và, quando Gesù Cristo passa,
lo senti davvero, lo tocchi concretamente e la tua
vita cambia per sempre.
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Il Redone
Ed è allora che scopri che la tua vita è la migliore
che potessi avere, che vale la pena fidarti di Dio,
che è bello essere cristiani.
Certe esperienze non si possono dimenticare!.
Francesco
E’ incredibile quello che il Signore riesce a fare
quando passa!
Questo di Loreto, è stato il mio terzo pellegrinaggio
e, dico la verità sono partita senza nessuna aspettativa perché ero convinta di sapere già a cosa andavo
incontro: tanta gioia e tanta fatica.
Ma il Signore aveva in serbo per me qualcosa di
nuovo e grande. In quei giorni ho vissuto in compagnia della Madonna, mi sono sentita scortata
passo per passo da quella Madre dolcissima che in
silenzio vegliava sul nostro cammino e ci attendeva
là, nella sua casa, per guardarci in faccia tutti ed
amarci, come solo una Madre sa fare.
Nel vederla fra quelle mura il mio cuore è andato in
frantumi: era come se lei mi aspettasse da sempre:
sono qui mamma! La tua pellegrina è arrivata da
te!. Ma il momento più toccante è stato senz’altro
quello in cui una processione composta da migliaia
di sacerdoti, nella Piana di Montorso, nell’incontro
del lunedì con Kiko, ha portato la statua di Maria
deponendola ai piedi della grande croce…
Mi sono commossa fino alle lacrime perché in quel
momento era Cristo stesso che ci affidava tutti alla
sua Madre sofferente.
Per la prima volta in vita mia, mi sono sentita figlia,
e figlia di una Madre divina; sorella di Cristo che
stava dando la vita per me.
Da quel giorno fino ad oggi sono tornata spesso con
la memoria alla Santa Casa di Loreto, come aveva
detto il Papa; a volte per essere consolata, a volte
per condividere con Lei le gioie che il Signore mi
sta donando in questo tempo meraviglioso del fidanzamento, e a volte soltanto per farle compagnia
e sentire il tenero abbraccio della Madre che Cristo
mi ha donato in quei giorni indimenticabili.
Dorotea
….A parte le difficoltà, il caldo, la lunga camminata
sotto il sole, il pellegrinaggio a Loreto è stata un’
esperienza molto forte.
Innanzitutto, abbiamo avuto modo di ascoltare la
parola di Dio, sia nell’incontro con il Papa che in
quello con Kiko, ma anche semplicemente sul pulman durante i vari spostamenti.
La cosa più bella è stato il poter testimoniare l’azione di Cristo nella nostra vita, attraverso la missione
‘ad gentes’ e nelle famiglie che ci hanno ospitato per
qualche giorno (vera novità!).
Infine il dono della preghiera quotidiana (lodi, vespri, rosario) ci ha fatto capire quanto sia importante e di grande aiuto per affrontare serenamente
la giornata.
Lucia e Sofia
E’ nata la decima
Comunità Neocatecumenale
Anche quest’anno, dopo l’annuncio della
Buona Notizia, nella nostra parrocchia è
nata la Xª Comunità Neocatecumenale.
Ringraziamo il Signore per il dono di questo cammino che condurrà, piano, piano,
una nuova comunità di nostri fratelli con
l’ascolto della Parola di Dio alla riscoperta
del Battesimo.
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Il Redone
PELLEGRINAGGIO PARROCCHIALE
IN TERRA SANTA CON L’AGENZIA BREVIVET
1° / 8 MAGGIO 2008
1° MAGGIO (1° giorno) giovedì: BERGAMO - TEL AVIV - NAZARETH. Ritrovo
all’aeroporto e partenza per Tel Aviv. All’arrivo visita di Cesarea Marittima e partenza per
la Galilea. Arrivo a Nazareth in serata. Sistemazione in albergo: cena e pernottamento.
2 MAGGIO (2° giorno) venerdì: NAZARETH - TABOR. Pensione completa. Al mattino visita di Nazareth: basilica dell’Annunciazione, chiesa di San Giuseppe, museo Francescano, Fontana della Vergine. Nel pomeriggio
sosta a Cana di Galilea e proseguimento per il
Tabor, monte della Trasfigurazione.
3 MAGGIO (3° giorno) sabato: LAGO DI
GALILEA. Pensione completa. Giornata dedicata alla visita dei luoghi della vita pubblica
di Gesù attorno al lago di Galilea. Si raggiunge
il monte delle Beatitudini, poi a Tabga visita
delle chiese del Primato e della Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Arrivo a Cafarnao per
la visita degli scavi dell’antica città con la sinagoga e la casa di Pietro. Traversata in battello
del lago. Rinnovo delle promesse battesimali
presso il fiume Giordano e sosta a Tiberiade.
4 MAGGIO (4° giorno) domenica: NAZARETH - GERUSALEMME - BETLEMME.
Colazione. Partenza per Gerusalemme attraverso la valle del Giordano. Arrivo e sistemazione in albergo e pranzo. Nel pomeriggio si
prosegue per Betlemme. Visita del Campo dei
Pastori e della basilica della Natività. Rientro
a Gerusalemme per la cena e il pernottamento.
5 MAGGIO (5° giorno) lunedì: GERUSALEMME. Pensione completa. Giornata dedicata alla visita della città. Al mattino: valle
del Cedron, chiesa di S.Pietro in Gallicantu,
Cenacolo e chiesa della Dormizione di Maria
sul monte Sion. Nel pomeriggio: chiesa della Flagellazione, Via Dolorosa, basilica della
Risurrezione con il Calvario e il Santo Sepolcro.
6 MAGGIO (6° giorno) martedì: GERUSALEMME. Pensione completa. Continuazione della visita di Gerusalemme. Al mattino:
quartiere Ebraico, il Muro del Pianto, Spianata
del Tempio, chiesa di S.Anna e piscina Probatica. Nel pomeriggio visita del monte degli
Ulivi.Visita all’Edicola dell’Ascensione, grotta
del Padre Nostro, Dominus Flevit, basilica del
Getzemani. Si termina con la visita alla tomba
della Madonna e della grotta dell’arresto di
Gesù nel Cedron.
7 MAGGIO (7° giorno) mercoledì: DESERTO DI GIUDA - MASADA. Mezza pensione in albergo. Escursione nel deserto di
Giuda. Costeggiando il mar Morto si raggiunge Masada. Salita in funivia per visitare gli
scavi della roccaforte che fu di Erode e poi
degli Zeloti. Pranzo e sosta presso il Mar Morto. Proseguimento per Qumran dove, nelle
grotte, furono trovati antichi manoscritti della
Bibbia. Arrivo all’oasi di Gerico e sosta. Transitando nei pressi del caravanserraglio del Buon
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Il Redone
Samaritano sosta presso Wadi el Qeit dove il
panorama sul deserto è particolarmente suggestivo. Rientro a Gerusalemme con sosta a
Betania.
8 MAGGIO (8° giorno) giovedì: GERUSALEMME - TEL AVIV - BERGAMO. Colazione. In mattinata trasferimento all’aeroporto dì Tei Aviv per il rientro.
Quota di partecipazione:
Euro
1.060,oo
Supplemento:
camera singola
Euro
230,oo
ma avere ancora almeno sei mesi di validità rispetto alla data di partenza. Un mese
prima della partenza deve pervenirci la
fotocopia della prima pagina del passaporto
con i dati anagrafici (eventualmente anche
della pagina con il rinnovo).
ADESIONI CON ACCONTO DI EURO 200,00
ENTRO 15 GENNAIO
Quota calcolata con il cambio 1 usd = € 0,72.
Per oscillazioni più o meno 3% essa non cambia. Diversamente verrà aggiornata.
La quota comprende:
Passaggio aereo in classe turìstica Bergamo/
Tel Aviv / Bergamo - Trasferimenti in pullman da/per l’aeroporto in Israele - Alloggio
in alberghi categoria superiore {pari a 4 stelle) in camere a due letti con bagno o doccia
- Vitto dalla cena del 1° giorno alla colazione dell’8° giorno - Tasse d’imbarco - Tour in
pullman, visite, escursioni e ingressi come da
programma - Gli ingressi compresi sono: Cesarea Marittima, museo francescano di Nazareth, Cafarnao, S.Pietro in Gallicantu, chiesa
di Sant’Anna, Ascensione, Masada, Qumran
e inoltre il taxi per il monte Tabor, il battello sul lago, la funivia a Masada. Ogni altro
ingresso è da considerarsi extra e quindi da
regolare direttamente in loco - Guida abilitata
dalla Commissione dei Pellegrinaggi in Terra Santa - Assistenza sanitaria, assicurazione
bagaglio e annullamento viaggio Europ Assistance - Quota di iscrizione al viaggio - Supplemento Alta Stagione – Mance trasporto a
e da Bergamo.
La quota non comprende:
Bevande - Extra personali - Tutto quanto non
menzionato alla voce “la quota comprende”
N.B.: È necessario il passaporto individuale. Il
documento non deve essere in via di scadenza
Incredibile, ma vero:
Dopo appena una settimana dall’annuncio del
Pellegrinaggio in Terra Santa, tutti i 45 posti
riservati sono stati occupati. Ora stiamo chiedendo all’agenzia di poter usufruire di altri 5
posti per accogliere ulteriori richieste.
Accompagnerà i pellegrini, come guida spirituale e biblica, Padre Palmiro Delaglio che in
occasione del Natale sarà fra noi come confessore e predicatore.
Domenica 23 dicembre sera Padre Palmiro si
riunirà con i pellegrini alle ore 20,30 nel Centro Pastorale per creare il clima spirituale che
li preparerà a vivere il pellegrinaggio come
una profonda esperienza di fede.
Padre Palmiro fa parte del gruppo dei biblisti
che la Brevivet contratta per accompagnare i
pellegrini in Terra Santa e per noi è una gioia
averlo con noi dal momento che lo abbiamo
conosciuto e apprezzato nella Missione Popolare.
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Il Redone
VITA ORATORIANA
Doposcuola in Oratorio
I ragazzi ci stanno a guardare
Non possiamo nasconderci. I ragazzi prima guardano quello che siamo, poi quello che facciamo.
Tra la fine degli anni ’0 e l’inizio degli anni
’0, nella sperduta pieve di Barbiana, don Lorenzo Milani aveva ‘costruito’ una scuola per
i piccoli figli dei pastori che non riuscivano a
frequentare quella pubblica (perché venivano
regolarmente bocciati).
Quella scuola cominciava alle del mattino e
finiva alle 20 della sera,
senza intervalli, se non
per mangiare. E si continuava così per tutta la
settimana, compresa la
domenica, giorno in cui
ci si fermava soltanto per
andare alla messa. Senza
contare che quei bambini dovevano percorrere,
a piedi, lunghi tratti di
strada per arrivare alla
chiesa di Barbiana, anche durante le giornate
fredde e difficili dell’inverno. A questo punto è
perfino superfluo dire che non c’erano le vacanze estive.
Contenti di andare a scuola
Eppure tutti coloro che andavano a visitare
quella scuola rimanevano colpiti dal fatto che
quei bambini, piccoli e grandi, andavano molto
volentieri a quella scuola, erano entusiasti, partecipavano con attenzione, si aiutavano l’uno
con l’altro, studiavano anche cose molto difficili
con grande interesse. Insomma erano bambini
contenti di andare a scuola. A una durissima
scuola. Allora veniva spontaneo chiedere a don
Milani quali trucchi usasse, quali metodi e quali
tecniche avesse inventato e come facesse a fare
una scuola così. E molti glielo chiedevano. Don
Milani aveva due risposte per quelle persone,
due risposte che, con pochissime e chiarissime
parole, ci dicono moltissimo:
• ‘Spesso gli amici mi chiedono come faccio a
far scuola e come faccio ad averla piena, insistono perché io scriva per loro un metodo,
che io precisi i programmi, le materie, la tecnica didattica. Sbagliano la
domanda. Non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare, per fare
scuola, ma solo di come
bisogna essere per poter
fare scuola. Bisogna avere le idee chiare in fatto
di problemi sociali e politici, non bisogna essere
interclassisti, ma schierati, bisogna ardere dell’ansia di elevare il povero a
un livello superiore, non
dico a un livello pari a
quello dell’attuale classe
dirigente, ma superiore,
più da uomo, più spirituale più cristiano, più
tutto’.
• ‘Se mi domandate perché faccio scuola. Faccio
scuola perché voglio bene a questi ragazzi…
Ci tengo che i miei figlioli abbiano scuola:
questa è una cosa affettiva, naturalissima.
Mi pare che non ci sia neanche da perdersi a
spiegarla’.
Davanti agli occhi dei ragazzi
Dunque, quando ci si occupa di faccende educative (ma non solo), non di come bisogna fare,
ma di come bisogna essere, bisognerebbe preoc-
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Il Redone
cuparsi. Invece oggi sembra diventata prevalente la ricerca di una super-tecnologica maniera di
fare ogni cosa: ai mille problemi che ci presenta
quotidianamente la vita di relazione, l’immediata e automatica risposta si dirige dritta verso
la ricerca di cose da fare. I giovani sbevazzano,
sono violenti, apatici, rinchiusi nella luce azzurrina dei loro monitor… che cosa facciamo? E
spesso facciamo davvero qualcosa, forse anche
troppo, rischiando a volte di soffocarli in mezzo
a un mare di iniziative: lodevoli e fantastiche,
ma pur sempre un mare che toglie il fiato.
E in tutto questo tempo scaraventato nel fare, ci
si dimentica troppo facilmente che i bambini,
i ragazzi più grandi ancora di più, ci stanno a
guardare. Guardano quello che noi siamo, prima ancora di che cosa facciamo. Perché il nostro
fare è l’espressione diretta e riconoscibilissima
di quello che davvero siamo. Ecco perché possiamo nasconderci a noi stessi, ma non agli occhi di chi ci guarda. Soprattutto se si tratta di una
persona che sta crescendo e che ha bisogno di
noi per poter proseguire quel suo straordinario
viaggio di crescita.
Essere prima di educare
Se chiedete a un ragazzo che cosa vorrebbe da
un adulto, vi sentirete rispondere quasi sicuramente che vorrebbe sentirsi dire ‘credi in me’.
Qualunque ragazzo o ragazza vorrebbe sentire
che un adulto si fida delle sue capacità e questo non lo si può trasmettere che con il proprio
modo di essere. Dire ‘credo in te’ senza esserne
convinti davvero, suonerebbe subito e implacabilmente come una triste e scoraggiante bugia.
Una seconda cosa importante viene da quello
che i ragazzi vedono quando stiamo fra di noi
adulti e a cui noi diamo poca importanza. Eppure è quello dal valore educativo più alto. Posso
dire a mio figlio o al ragazzino del mio gruppo
catechistico di non ubriacarsi mai perché l’alcol
fa male, ma se mi faccio vedere ubriaco avrò
insegnato efficacemente due cose: che gli adulti mentono o non credono a quello che vanno
dicendo (il che è peggio) e che ubriacarsi non
è poi quella gran brutta cosa che si dice. Ma se
sull’ubriacarsi tutti possono essere facilmente
d’accordo, su altre faccende quotidiane le cose
si fanno più difficili: essere cortesi, avere una
disciplina mentale, avere un progetto nella vita, credere in qualche cosa, essere disponibili,
avere fiducia in sé e negli altri, non fermarsi
davanti all’errore, alla difficoltà e alla fatica…
Tutte cose che riempiono i progetti studiati per
i nostri ragazzi, ma che occorre saper collocare
prima, molto prima, nel progetto del proprio
essere.
Don Milani ci ricorda ancora che non c’è tecnica
educativa che tenga se non siamo animati da
un sincero sentimento di affetto e di interesse
per i ragazzi di cui siamo chiamati a occuparci,
per tutti loro e per ciascuno di loro. Perché ci
sta a cuore la loro generazione e perché siamo
capaci di prenderci nel cuore ognuno di loro. Da
qui comincia qualunque capolavoro educativo,
perché, non ce lo dimentichiamo mai, educare
è un’opera comune, a cui partecipano anche i
nostri ragazzi. Se le cose vanno bene è perché
ci stiamo lavorando insieme. Ecco il trucco: essere autenticamente adulti significa conquistare l’interesse e la partecipazione dei ragazzi al
progetto educativo che li coinvolge.
Un ragazzo o una ragazza saranno contenti di
andare al catechismo e alle iniziative che gli
vengono presentate quando saranno contenti
di trovarci l’animatore tutto intero. E saranno
contenti della presenza dell’animatore quando
l’animatore sarà contento della loro presenza.
L’attività che viene fatta diventerà solo un pretesto per permettere un sano, fertile, educativo
e promettente essere insieme. E farla bene sarà
solo il luminoso riflesso del piacere di condividere la propria presenza.
In quanto adulti siamo poi mediatori tra i nostri ragazzi e il mondo e questa è una delle più
grosse responsabilità che abbiamo. Che abbiamo, badate, non che scegliamo di avere. Ce l’abbiamo comunque, indipendentemente dal fatto
che la vogliamo o no. Sempre e in qualunque
momento, un adulto assume una posizione di
filtro verso il mondo: la responsabilità sta nel
rendersene conto e averne cura. La responsabilità sta nel sapere che i nostri ragazzi hanno
bisogno e si servono di noi per avvicinarsi alle
cose della vita.
In questo tempo di natale in cui è un bambini che ci insegna cosa voglia dire educare, noi,
animatori, educatori, genitori o adulti in genere
dobbiamo guardarci e dire: è questo il bene che
voglio?...
A tutti gli educatori e collaboratori dell’oratorio, auguro un felice e sereno S. Natale.
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Don Angelo
Il Redone
... PROGETTO OLTRE LO STUDIO…
Anche per l’anno scolastico 2007-2008 si è voluta ripetere l’esperienza positiva, sperimentata
già da alcuni anni, del Dopo Scuola organizzato
dell’Oratorio in collaborazione con l’Associazione Centro di Solidarietà della Compagnia delle
Opere di Brescia.
Quest’anno il progetto “OLTRE LO STUDIO”
consiste di un Dopo Scuola rivilto ai ragazzi e
alle ragazze delle scuole medie di Gottolengo e
di Pavone Mella.
Il progetto persegue l’intento di creare uno spa-
zio accogliente dove i destinatari possono trovare un punto di riferimento significativo, con
lo scopo di rispondere al bisogno manifestato,
in modo particolare dalle famiglie della zona di
fronte alla crescita esponenziale di fenomeni di
violenza, di disagio e di emarginazione. Con il
presente progetto si intende dar vita ad un punto di riferimento, sia fisico che educativo, che
permetta di trovare personale competente, che
li possa aiutare nello svolgimento dei compiti
scolastici e funga da “supporto scolastico” nelle
materie difficoltose. In questo contento i ragazzi
possono, così, avere l’opportunità di vedere accolte le loro difficoltà scolastiche e valorizzate le
competenze con lo scambio e il confronto.
Nell’ambito del progetto s’intende favorire l’aggregazione e la messa in comune delle esperienze aiutando i minori a sentirsi protagonisti
della propria vita stimolando la loro ricerca di
relazioni affettive significative, con i compagni
di studio e gli adulti di riferimento.
Il doposcuola ha preso il via il 19 ottobre coinvolgendo una quarantina tra ragazzi e ragazze.
E continuerà fino a giugno quando terminerà
anche la scuola.
Quest’anno il doposcuola si svolge nei pomeriggi di martedì e venerdì dalle 14.30 alle 17.00.
GRUPPO MACRAMÈ
Agli animatori di questo servizio va il plauso
della comunità, insieme all’augurio di ottenere i
risultati umani che questa iniziativa si propone.
Ricordiamo quello che ci ha detto Gesù: “Tutto
quello che avrete fatto ad uno dei vostri fratelli
più bisognosi lo riterrò fatto a me”.
Il nostro Oratorio è ben felice di accogliere esperienze di persone e di gruppi attenti ai bisogni
dei propri simili. Il Gruppo Macramé coinvolge
persone che per motivi vari hanno difficoltà di
inserimento nel proprio ambiente. Le loro famiglie hanno pensato di realizzare iniziative varie
che coinvolgano coloro che soffrono questo disagio. L’iniziativa si è data un nome “Macramè”
e concretizza attività in paesi diversi. Nel nostro
Oratorio si realizza un’attività di aggregazione
con la proposta di un laboratorio di “cucina”.
Venerdì 14 dicembre si è dato inizio a questo
corso con una cena sociale che ha coinvolto le persone interessate, le loro famiglie, i
volontari,medici e psicologi che seguono questa
iniziativa e le autorità del paese e si è notata la
gioia di trovarsi insieme mentre ci lega il comune impegno di compiere una buona azione..
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Il Redone
Impariamo
ad andare in tandem
con Dio
In una calda serata di fine estate, un giovane
si recò da un vecchio saggio: “’Maestro, come
posso essere sicuro di stare vivendo come
Dio mi ha insegnato? “.
Il vecchio saggio sorrise compiaciuto e disse: “Una notte mi addormentai con il cuore
turbato, anch’io cercavo, inutilmente, una
risposta a questa domanda. Poi feci un sogno.
Sognai una bicicletta a due posti.
Vidi che la mia vita era come una corsa su di
un tandem e notai che Dio stava dietro e mi
aiutava a pedalare. Ad un certo punto Dio
mi suggerì di scambiarci i posti.
Acconsentii e da quel momento la mia vita
non fu più la stessa.
Dio rendeva la mia vita più felice ed emozionante.
Che cos’era successo da quando ci scambiammo i posti?
Capii che quando guidavo io conoscevo la
strada. Era piuttosto noiosa e prevedibile.
Era sempre la distanza più breve tra due
punti. Ma quando cominciò a guidare Lui,
conosceva bellissime
scorciatoie, su per le montagne, attraverso
luoghi rocciosi a gran velocità, pedalavamo
come pazzi.
Tutto quello che riuscivo a fare era tenermi
in sella!!
Anche se sembrava una pazzia, Lui continuava a dire: “Pedala, pedala! “.
Ogni tanto mi preoccupavo, diventavo ansioso e chiedevo: “Signore, ma dove mi stai
portando?”. Egli si limitava a sorridere e non
rispondeva. Tuttavia, non so come, cominciai a fidarmi.
Presto dimenticai la mia vita noiosa ed entrai
nell’avventura e quando dicevo: “Signore, ho
paura...” Lui si sporgeva indietro, mi toccava la mano e subito un’immensa serenità si
sostituiva alla paura.
Mi portò da gente con doni di cui avevo bisogno; doni di guarigione, accettazione e gioia.
Mi diedero i loro doni da portare con me
lungo il viaggio. ‘E ripartimmo.
Mi disse: “Dai via i regali, sono bagagli in più,
troppo peso “.
Cosi li regalai a persone che incontrammo e
trovai che nel regalare ero io a ricevere, e il
nostro fardello era comunque leggero.
All’inizio non mi fidavo di Lui, al comando
della mia vita.
Pensavo che l’avrebbe condotta al disastro.
Ma Lui conosceva i segreti della bicicletta,
sapeva come farla inclinare per affrontare
gli angoli stretti, saltare per superare luoghi
pieni di rocce, volare per abbreviare passaggi paurosi.
E io sto imparando a stare zitto e pedalare
nei luoghi più strani, comincio a godermi il
panorama e la brezza fresca sul volto con il
delizioso compagno di viaggio, la mia potenza superiore.
E quando sono certo di non farcela più ad
andare avanti, Lui si limita a sorridere e dice:
“’Non ti preoccupare, guido io, tu pedala!!”
- 24 -
Il Redone
UN DIZIONARIO DA IMPARARE
NEI SUOI SIGNIFICATI PIU’ PROFONDI
AFFINCHE’, VISSUTI,
POSSANO MIGLIORARE LA VITA
Il cristiano è qualcuno che vive su di sé l’esperienza dell’amore di Dio, ma questa scoperta non può
che essere intimamente legata ad una conseguenza: “poiché vi è un solo Padre, che è Dio, e voi siete
tutti fratelli” (cfi: Mt 23,8-9). Considerare ogni uomo come mio fratello, deve essere un abito preso, una
virtù, “la” virtù cristiana (l’amore!), l’unica pre-comprensione che ci è consentita. Avere il coraggio di
affiancare in politica, a libertà e uguaglianza, la fraternità universale penso sia l’apporto specifico che
i cristiani possono e devono dare alla politica.
Inoltre, questo valore ha in sé una capacità come tutti i tipici valori che Gesù ha portato sulla terra:
di rendere possibile una unità di intenti anche con chi non condivide con noi l’esperienza della fede,
perché la fraternità universale è legame fondamentale, universale, iscritto nel DNA di ogni uomo che
viene prima delle diversità culturali, di religione, di estrazione sociale. Pensiamo al progetto politico
moderno che pur tra molte ombre ha inserito proprio la fraternità come uno dei fondamenti della sua
impostazione.
Dalla relazione di Lucia Fronza Crepaz nell ‘XI Convegno Interassociativo, tenutosi a Villa
Pace di Gussago dal 31 agosto al 2 settembre 2007, sul tema: “Ethos e Pathos” Le virtù della
cittadinanza e la passione per la città “.
Dizionario delle virtù civiche
(sintesi dei laboratori virtuosi svolti nell’XI° Convegno Interassociativo, tenutosi a Villa Pace di Gussago dal 31 agosto al 2 settembre 2007, sul tema:
“Ethos e Pathos - Le virtù della cittadinanza e la passione per la città”, elaborata da Davide Guarneri).
ALTRI-ALTRO:
• sostantivo che assume significati diversi in diversi contesti: “gli altri siamo noi”, quando basta
cambiare il punto di vista per divenire noi stessi
emigranti, o stranieri, comunque "diversi";
• “la relazione con l'altro” è un'esperienza quotidiana;
• “tocca ad altri? No, tocca a me!”, quando ci rendiamo conto che l'impegno è una scelta che non
si impone, ma si vive personalmente, quando
per cambiare gli altri cambiamo prima di tutto
noi stessi.
AMORE:
• “Agàpe, Charitas”: è la forma di tutte le virtù, è
il motore e il fine della vita morale, poiché pro-
cura agli atti umani la loro bontà fondamentale,
perché li muove e li orienta al loro fine ultimo,
a Dio stesso.
BENE-DIRE:
• pensiamo, nel nostro vocabolario, alla virtù del
parlare diffondendo speranza, fiducia. È il comunicare anche le notizie buone, l'evidenziare le
positività. Ed è il comunicare con veracità, senza
deformare i fatti e le idee.
CONTINENZA (politico continente):
• è essenziale, misurato, consapevole del proprio
limite, regala ascolto e dona parole misurate.
CONTINENZA (cittadino continente):
• non esige che qualsiasi suo desiderio diventi
diritto, non è ripiegato su di sé, non essendo ridondante sa vedere l'essenziale, è esigente nei
doveri e rispettoso nei diritti.
CONTINENZA:
• declinazione della temperanza. Ha in sé i contenuti della sobrietà, della moderazione e discrezione, del dominio di sé, della consapevolezza
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Il Redone
del proprio limite. Significa anche "contenere
se stessi" per fare spazio all'altro, contenere la
propria logorrea per lasciar parlare l'altro.
CONVIVENZA:
• è il vivere insieme che sperimentiamo ogni
giorno, poiché il reticolo delle relazioni e della
complessità ci mette uno accanto all'altro e ci fa
continuamente interagire. La convivenza non è
automaticamente uno spazio positivo, può comprendere anche il conflitto. Se prevalgono paura e sfiducia, le relazioni si bloccano, il conflitto
non evolve.
CONVIVENZA (promuovere la convivenza):
• è possibile attuando gesti di gratuità verso l'altro
(cfr. volontariato);
• è possibile realizzando stimoli per vivere ed abitare la città (cfr. il progetto Rete Civica = fare
qualcosa insieme per la nostra città). In ambito
istituzionale piani urbanistici che favoriscano
l'incontro, lo scambio.
CAPITALE SOCIALE:
• risorse della comunità, caratterizzate da tre componenti principali: fiducia, norme, reti sociali di
attività dei cittadini. "Il rendimento delle istituzioni pubbliche, un elevato livello di integrazione politica e il buon funzionamento del sistema
economico sono il risultato di una riuscita accumulazione di capitale sociale" (cfr. R. Putman,
1993);
• il capitale sociale è una qualità relazionale, se si
vuole "comunitaria" che si origina in una propria
sfera, distinta dallo Stato e dal mercato. Il capitale sociale si origina nel sistema delle famiglie e
nel sistema delle associazioni, e più precisamente nelle loro reciproche interazioni (P. P. Donati,
2003);
• non si può continuare a opporre una politica cattiva e una società civile buona. Le cose che non
funzionano non sono solo frutto di istituzioni
pubbliche che non funzionano, non controllano e non regolano, ma anche di una carenza
diffusa e radicata di cultura civica. (Cfr. gli incidenti stradali; gli incendi; l'evasione fiscale).
«Una società non può ben funzionare solo sotto
la minaccia della repressione. Bisogna quindi
anche lavorare a costruire un buon capitale sociale e non solo buone istituzioni. La scorciatoia
dell'antipolitica e del populismo non ci porterà
lontano» (Carlo Trigilia in Il sole 24 ore, 15 agosto 2007, pago 1);
• siamo consapevoli di essere capitale sociale, di
essere interlocutori autorevoli, di essere componente attiva?
DISCREZIONE:
• vedi la voce PRUDENZA, ma anche TEMPERANZA. È la virtù dimenticata del tatto, del rispetto, del trattare sempre l'altro considerando
“l'abisso di mistero” che è in lui. È virtù che apre
all'ascolto dell'altro.
EQUITÀ:
• uno dei nomi che assume la virtù della giustizia.
Ha più dimensioni:
- etico-morale: assicurare a tutti pari opportunità
e possibilità di accesso alle risorse.
- politica: essere consapevoli, nelle scelte politiche, che vi sono nuove povertà. Attuare politiche di welfare eque, non solo condizionate dalle
risorse. Attenzione alle politiche giovanili.
- economica: tocca l’utilizzo delle risorse ambientali, i nostri livelli di sviluppo, la
- redistribuzione della ricchezza, la responsabilità delle imprese. L’equità ha un aspetto locale
ed uno globale, mondiale.
EDUCAZIONE:
• “L'educazione è un'espressione d'amore per i
bambini e i giovani, che dobbiamo saper accogliere nella società, offrendo loro il posto che
appartiene loro di diritto: nel sistema educativo, nella famiglia, nella comunità locale. Questo
elementare dovere va sempre tenuto presente
anche quando si tratta di effettuare scelte tra
priorità politiche, economiche e finanziarie. Secondo le parole del poeta, il Bambino è padre
dell'Uomo”. (UNESCO, Nell'educazione un tesoro, 1997).
• Educazione alla cittadinanza - alla convivenza
civile: un tema ampiamente trattato e riproposto nella vita della scuola italiana ed europea
(non solo “educazione civica”). Da riconoscere,
inoltre, il valore pedagogico di molte azioni di
educazione alla cittadinanza compiute dall'extrascuola.
FIDUCIA:
• atteggiamento di fondo che permette la relazione, genera la comunità, costruisce la città. È base
della "società buona", del patto civico. È la virtù
del Padre misericordioso di Lc 15, che conosce
gli errori del figlio, accoglie e apre una nuova
Registrazioni effettuate da Franco Maria Bottoni nel giugno 2007
possibilità.
• Nelle nostre comunità, nei gruppi, tra le persone
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Il Redone
non si respira molta fiducia, oggi, e scarsa è la
fiducia nelle istituzioni politiche.
• La virtù civica della fiducia ha molti risvolti quali il decidere di analizzare e risolvere problemi,
l'impegno a trovare soluzioni, dedicare tempi
(anche lunghi, perché non ci sono soluzioni facili) alla realizzazione del progetto, l'accettare e
superare delusioni e difficoltà, la tenacia.
• Siamo parte della città come singoli individui,
ma anche come associazioni, gruppi, movimenti. In virtù di ciò siamo chiamati a dare fiducia,
ma siamo anche oggetto di fiducia da parte di
altri.
- Onoriamo la fiducia che ci viene concessa?
- Le nostre associazioni sono espressioni di fiducia quando progettano, quando ricercano,
scommettono sul futuro, non si adagiano?
GIOCO:
• siamo tutti in gioco in questo mondo globalizzato
e interdipendente. Ogni nostra azione è causa
di altre. Siamo chiamati in gioco, poiché di fatto siamo già in campo. Vogliamo giocarci? Conosciamo le regole e il campo da gioco (dovere
dell'informazione e della preparazione)?
HABITUS:
• non è assimilabile all'abitudine. È una sorgente
interiore di azione, ha origine nel volere libero
e spontaneo dell'uomo. L'habitus è operativo,
dinamico, perfeziona continuamente l'uomo:
perciò possiamo, alla luce delle vicende della
storia, continuamente denominare e declinare
i nomi delle virtù.
INTERDIPENDENZA:
• siamo consapevoli che la globalizzazione rende
il mondo “uno” da più aspetti: economici, culturali, sociali.
• Non accettiamo di essere considerati solo consumatori in un grande mercato.
• La consapevolezza dell'interdipendenza ci spinge a superare il senso di impotenza di fronte ai
grandi fenomeni: siamo corresponsabili, nel bene e nel male, del mondo. E siamo collaboratori
nel disegno di Dio sul mondo.
• Il programma delle “12R”: Rivalutare, Ristrutturare, Rilocalizzare, Ridistribuire, Ricontestualizzare, Ridurre, Riutilizzare, Riciclare, Rispettare,
Riparare, Rallentare, Ritrovare, Ridefinire, Rieducare, Riconvertire, Ridefinire, Ripensare.
IMPEGNO:
• “Ci impegniamo, noi e non altri, unicamente noi
e non altri, né chi sta in alto né chi sta in basso,
né chi crede né chi non crede. Ci impegniamo
senza pretendere che si impegnino gli altri ...
senza giudicare chi si impegna, senza accusare
chi non si impegna ... se qualcosa sentiamo di
potere, è su di noi. /I mondo si muove se noi ci
muoviamo”. (don P. Mazzolari)
LEGALITÀ:
• strettamente collegata alla virtù della giustizia, è
il limite posto democraticamente al potere dello
Stato, dei giudici, degli altri cittadini.
• Il popolo si autoregola e autolimita, formando le
leggi. Il circolo virtuoso regge se il popolo riconosce l'autorevolezza dei suoi rappresentanti (le
crisi della rappresentanza e le crisi della partecipazione generano la caduta della legalità).
• Rilanciare la legalità con la conoscenza delle
norme e delle opportunità di partecipazione
(educazione alla legalità).
• Recuperare il concetto forte di DOVERE accanto
a quello di DIRITTO.
• Rafforzare la capacità e il ruolo di CRITICA e di
giudizio (decisivo il ruolo dei media).
• Ricercare l'applicabilità delle leggi e la certezza
della pena.
• È possibile un'azione concreta delle nostre aggregazioni (testimonianza - impegno - assunzione di responsabilità ).
MITEZZA:
• “Beati i miti perché erediteranno la terra” (Mt
5,5). Proprio ai miti pare venga assegnato il potere!
NONVIOLENZA:
• è una scelta virtuosa che attraversa ogni azione,
ogni progetto. È un metodo, sia personale che
comunitario. Dal punto di vista pubblico rimandiamo alle riflessioni sulla "pace preventiva"
(Gandhi, Riccardi).
OGGI:
• è il luogo del nostro amore per il mondo. Oggi
dobbiamo agire. Questa storia umana è quella
che dobbiamo studiare e comprendere. In questa storia umana dobbiamo cogliere i segni dell'opera di Dio.
PAZIENZA:
• “la pazienza è tutto l'uomo esistente nella tensione fra ciò che vorrebbe avere e ciò che ha, fra ciò
che vorrebbe fare e ciò che riesce a fare di volta
in volta, fra ciò che desidera essere e ciò che realmente è ... è l'uomo in divenire che comprende
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Il Redone
•
•
giustamente se stesso” (R. Guardini).
È virtù che permette l'acquisizione delle altre
virtù, è principio di sapienza. Non è rassegnazione, passività, disinteresse, ma un metodo, una
forma di rispetto dell'altro (anche diverso nelle
idee, con il quale posso dialogare). È tensione,
lungimiranza, sostare per ripartire.
È virtù civica se aiuta a superare le classificazioni, i giudizi affrettati, e mette in relazione le
persone.
- la pazienza è esercitata nelle nostre aggregazioni?
- aspettare gli altri.
- ascoltare
- non temere di tardare un poco nel giungere a
conclusioni
- sviluppare attitudine alla fatica
- ripartire dopo ogni insuccesso
- aggiornarsi, rinnovarsi
PROGETTUALITÀ:
• i gesti piccoli, le virtù esercitate individualmente,
si collocano in un disegno più ampio, in un'idea
condivisa di "città". Possiamo "contagiare" le
virtù, realizzare circoli virtuosi, reti solidali. ..
mantenendo uno sguardo alto, mirando ad un
orizzonte, alimentando un sogno.
QUALCOSA (DI NUOVO):
• è la consapevolezza che la Parola di Dio ci offre
ogni giorno una Novità, una prospettiva “altra e
alta” (AVANTI, E IN ALTO!).
• Diviene un impegno perché il nostro ritrovarsi
non sia ripetitivo, ordinario, ormai tradizionale.
Perché possiamo elaborare, offrire idee e proposte, avere il coraggio di progetti.
RELAZIONALITÀ:
• virtù che procede insieme alla fiducia, ed è intenzionalità cosciente (volontà appassionata) di
comprendere l'altro.
• La si vive e sperimenta, prima di teorizzarla.
Un'identità (individuale o sociale, di appartenenza) nel momento in cui dice "tu-voi" si riconosce e si relaziona. Senza diversità non v'è
relazionalità.
• Gradualità della relazionalità: dall'ambito soggettivo e delle relazioni private, ai molti (il contesto
associativo, o professionale), ai tutti (i cittadini,
la politica ... ).
• Proposte (quasi) pratiche per vivere la relazionalità: - educazione al dialogo nella relazionalità, a
partire dal dialogo nella Chiesa, interassociativo,
per giunngere a quello fra le religioni;
- costruzione di reti (coordinamento, non delegittimazione o delega);
- aumentare la visibilità delle reti ed esperienze di
relazionalità esistenti (il tema della comunicazione); - sognare e progettare insieme (mediazione sensata, frutto del confronto);
RESPONSABILITÀ:
• è “portare su di sé qualche fatica”, ma è anche
“rispondere” dell'esercizio della libertà e dell'utilizzo di beni e talenti. La virtù della responsabilità ci porta a comprendere che, soprattutto oggi,
“I CARE” (mi interessa, mi riguarda) non è una
opzione fra tante, ma l'essere costitutivo della
presenza di un cristiano nel mondo.
• Responsabilità nella quotidianità. Le azioni di
ogni giorno (il lavoro, i figli, le parole ... ) possono essere esercizio di Responsabilità.
• Assumere dirette responsabilità, soprattutto nell'educazione (delega alle agenzie formative).
• Testimoniare coerentemente e definire con
chiarezza i princìpi non negoziabili.
• Onestà intellettuale: non solo appello a “doveri”,
ma esercizio critico del controllo, dell'informazione ...
SACRIFICIO:
• virtù da tempo dimenticata, se non nella prassi,
sicuramente nella prospettiva educativa Oggi viviamo il "culto del non-sacrificio" che è il culto
della individualità. Anche se spesso proprio in
passato il sacrificio era collegato a una retorica
istituzionale (per la patria, per la rivoluzione, per
il progresso, ecc.). Se non è un atto libero, è un
delitto collettivo (Es. morti sul lavoro per la costruzioni di grandi opere, soldati morti in Iraq,
oppure i morti per una ideologia). Quell’uomo è
stato sacrificato, non si è sacrificato: questo non
è sacrificio, è sacrilegio.
• Ben altra realtà è quella di chi si espone “fino in
fondo” per altri, per la comunità, per l'umanità.
Dunque, è sacrificio davvero umano, dotato della sua dignità, quello libero (DONO).
• Sacrificio è un concetto polivalente e complesso.
Imparare a tenere insieme questa complessità è
già una virtù, come pure imparare a fare distinzione. Per esempio, distinguendo tra sacrificare
e sacrificarsi, tra sacrificio attivo e degli altri. Il
nostro è un Dio che non chiede sacrificio ("misericordia io voglio e non sacrificio") ma si sacrifica, donando se stesso.
• Valore politico della virtù del sacrificio: sapersi
spendere per una causa alta che va al di là di noi,
in nome di una solidarietà generazionale, inter-
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Il Redone
generazionale e di genere. È la scelta cosciente di
rinunciare a qualcosa in relazione a un progetto
o un fine più ampio, perché "vale la pena".
• Educare a capire che le trasformazioni richiedono tempo.
• Insegnare che le idee costano (Padre Giulio Bevilacqua: «le idee valgono non per quello che
rendono, ma per quello che costano»).
• Insegnare nei nostri gruppi a “tenere d'occhio i
politici” su temi quali emergenza, debito pubblico, ambiente, spreco delle risorse pubbliche ...
1. Spiegare che il sacrificio è condizione perché i
diritti di cittadinanza siano funzionanti.
2. Sollecitare un impegno diretto locale a livello di
territorio e a livello di scuola.
3. Educare non tanto al sacrificio, quanto ai valori
per i quali vale la pena sacrificarsi.
4. Approfondire la riflessione pubblica sul tema del
sacrificio/dono.
. Rimettere al centro il tema dell'obiezione di coscienza alla violenza e a tutto ciò che colpisce la
vita.
STATO (laico):
“La fede cristiana ha soppresso, seguendo il cammino di Cristo, l'idea della teocrazia politica. Essa
ha fondato la secolarità dello Stato nel quale i cristiani coabitano, nella libertà, con gli esponenti
di altre convinzioni. Una coabitazione fondata
peraltro sulla comune responsabilità morale, insita nella natura dell'uomo e nella natura della
giustizia. La fede fa distinzione tra questa forma
secolare e il Regno di Dio, che come realtà politica non esiste su questa terra ... e deve trasformare il mondo dall'interno. Lo Stato laico è un esito
della decisione cristiana fondamentale, anche se
è stata necessaria una lunga lotta per comprenderne le conseguenze” (J. Ratzinger, 2004 - in
occasione del 0° dello sbarco in Normandia).
TRASPARENZA (agire con):
• l'azione sociale e politica virtuosa deve essere
limpida, senza secondi fini. Sia per i politici, che
per i cittadini e per le aggregazioni.
• di ogni atto politico e amministrativo: la legge
stessa chiede che ogni cittadino possa conoscere
gli atti riguardanti la sua persona.
E ogni città può conoscere il dibattito che la riguarda? Possiamo partecipare (e in che modo)
alle grandi scelte?
UMILTÀ:
• è un altro nome della pazienza e della mitezza.
La sua etimologia (humus - terra) ci ricorda di
restare ancorati alla vita di tutti i giorni e alle nostre radici, anche nei nostri convegni. Ricorda a
chi ha responsabilità amministrative e politiche
... di fare qualche volta in più la fila in Posta o
all'ASL.
VIGILANZA:
• “Essere svegli, anche di notte, non lasciarsi cogliere impreparati dalla tempesta, essere capaci
di scrutare l'orizzonte prevedendo l'eventuale
brutto tempo, oppure annunciando la fine della
notte” (cfr Dossetti).
- Scrutare
- Mantenere accese le lucerne
- Leggere/studiare
- Interpretare
- Annunciare (la speranza)
ZORRO:
• “gli ultimi al centro dei sogni e delle speranze del
testimoniare” .
Si vince perché la causa è disinteressata.
ECONOMIA
Il resoconto economico di tutta l’annata verrà presentato sul prossimo bollettino, così pure l’indicazione di come è stato distribuito tra i missionari
ciò che si è ricavato dall’attività della Melonera Missionaria.
Le raccolte della giornata del Santo Natale saranno devolute alla Caritas
Bresciana per aiutare la povera gente del Bangladesh duramente sferzata
dalle calamità naturali.
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Il Redone
PER NON DIMENTICARE
IL PAESE CHE FU
Quest’anno il “Piaset” è stato oggetto di attenzioni con tanto di festa, musica, poesie
dialettali e animazione nostrana. Sul “Piaset” guarda la casa della famiglia Doninelli.
Proprio in questi giorni, è morta “Jose” che
con la sorella Santina viveva in quella casa.
Non molti giorni fa, quando Jose era ancora
in vita, le sorelle raccontavano al parroco
stralci di vita vissuta e gli hanno fatto leggere uno scritto del nipote Luca che si riferiva
a quel luogo e qui lo riproduciamo.
La stanza
Ne­lla casa di mio papà, ragazzo, sul Piazze­tto
di Gottole­ngo, vive­vano mio nonno Bigio, mia
nonna Maria, che­ non ho mai conosciuto, e­ i loro
cinque­ figli, Ange­lo, Santina, Iose­, Giuse­ppe­ e­
Mario. Il primoge­nito, Ange­lo, sare­bbe­ dive­ntato
mio padre­. Erano pove­ri. Ange­lo dove­tte­ cominciare­ a lavorare­ giovanissimo, ancor prima mia
zia Iose­, che­ a tre­dici anni face­va già la sarta.
Be­nché il mio sangue­ ve­nga in gran parte­ da
loro, riconosco che­ la loro vita è stata dive­rsa
dalla mia. E non e­sito ad aggiunge­re­: più umana.
Mia zia Iose­, che­ è una donna molto inte­llige­nte­,
non ha mai pe­nsato di cambiare­ me­stie­re­: que­llo
e­ra e­ que­llo sare­bbe­ se­mpre­ stato. Le­ mancava
l’inquie­tudine­ de­lla mia ge­ne­razione­, le­ mancava
la ne­vrosi, le­ mancava la volontà di pote­nza e­ di
pre­stigio, le­ mancava la se­te­ di affe­rmazione­ di
sé. Le­ mancavano tutte­ que­ste­ cose­ da cui dipe­nde­ in gran parte­ l’infe­licità de­lla vita.
Poi mia nonna morì, mio nonno se­ ne­ andò via
pe­r lunghi anni, mio padre­ si sposò, se­guito dagli
zii Giuse­ppe­ e­ Mario, e­, ne­lla casa sul Piazze­tto,
rimase­ro soltanto le­ zie­ Santa e­ Iose­, che­ non si
e­rano sposate­, nè l’avre­bbe­ro fatto in se­guito.
La zia Santa è l’ange­lo de­lla casa, che­ è una casa
piccola ma pe­r due­ donne­ sole­ è quasi grande­.
Un minuscolo tine­llo, un soggiorno e­ una came­-
re­tta più un cucinino a piante­rre­no, due­ came­re­tte­ e­ un bagno al piano di sopra.
Rimaste­ sole­, le­ zie­ trasformarono la came­ra al
primo piano ne­lla “stanza”. Ade­sso che­ c’e­ra un
po’ di spazio, si pote­va. Ade­sso anche­ loro ave­vano la “stanza”.
La “stanza” è il luogo più miste­rioso de­lla vita
contadina. Ge­ne­ralme­nte­ è il salotto buono, con
la ce­ra se­mpre­ tirata a spe­cchio, il divano e­ le­
poltrone­ ancora ricope­rti, dopo anni e­ anni, dal
loro ce­llophane­, così come­ le­ se­die­ che­ circondano il grande­ tavolo re­ttangolare­ ma più spe­sso ovale­, in ge­ne­re­ ve­rde­ e­ ricope­rto di cristallo
- que­l tavolo dove­ non ci siamo mai se­duti né pe­r
pranzo né pe­r ce­na, pe­rché la vita si svolge­ tutta
in cucina e­ sull’aia, e­ ne­lla “stanza” non ci si me­tte­ mai pie­de­, fa se­mpre­ fre­ddo, anche­ d’agosto,
e­ le­ tappare­lle­ sono pe­re­nne­me­nte­ abbassate­.
Ne­lla “stanza” ci sono appe­si i quadri con le­ immagini di papa Giovanni, con qualche­ fotografìa
di nonni e­ bisnonni e­ con qualche­ riproduzione­ in
formato minore­ di un Le­onardo (La Vergine delle
rocce), di un Caravaggio (La vocazione di Matteo)
o di un Re­mbrandt (Il Figliol Prodigo). Se­mpre­
sogge­tti sacri, s’inte­nde­.
Ne­lla “stanza” c’è anche­ una cre­de­nza con i
piatti buoni, le­ posate­ buone­, qualche­ ogge­tto
di cristalle­ria, una gondola di Ve­ne­zia ricavata da
una conchiglia, due­ bottiglie­ di liquori, di solito
una grappa contadina e­ un Amare­tto di Saronno
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Il Redone
poco fre­quentato, sicuramente il regalo di qualche cugina prima, e una bottiglia di vino buono,
ma così buono che nessuno l’ha mai aperta, e, a
questo punto, è meglio non aprirla.
C’è anche, nella “stanza”, uno scaffale libreria
con pochissi­mi libri, tra cui non mancano mai un
Vangelo (più raramente una Bibbia) e una raccolta di “Selezione dal Reader’s Digest’’ anni Sessanta.
Se, poi, la “stanza” si trova a pianterreno, non
è inusuale tro­varci una bicicletta nuova, marca
Chiorda o Atala o Bianchi, anch’essa mai usata,
perché, per tutti i giorni, ci sono già le altre biciclette.
Io ve la metto un po’ sul ridere, ma confesso che
ho il magone a parlare di queste cose.
La donna, la madre, la signora della casa è la custode feroce della “stanza”. Solo lei ne comprende il senso profondo. Il mari­to fa spallucce, anche
se accetta. A volte tenta di scivolare di soppiatto
nella “stanza” per prendersi un goccio di grappa,
ma la moglie fa buona guardia e lo blocca:
“Cosa ci vai a fare?” gli fa, i pugni sui fianchi perennemente ‘ingrembiulati’.
E lui sa che a questa domanda non c’è risposta.
“Vuoi la grappa? Tè la vado a prendere io, la
grappa. Tu sie­diti qui”.
E se ne va - lei - dentro la “stanza”, quasi di corsa, le patti­ne ai piedi, badando di starci solo il
tempo necessario a preleva­re la bottiglia.
La donna sostiene che l’uomo ha le scarpe sporche di terra, e che, entrando nella “stanza” rovinerebbe la cera. Non è per la grappa, la donna è
permissiva, sa che un gocciolino di grappa per il
suo uomo ci vuole, ma le sue scarpe sono sempre sporche.
E qui sta il punto: nelle scarpe.
Perché la “stanza” è la chiesa di casa, la polvere
e la terra devono restare fuori; è il luogo degli incontri più importanti, e specialmente del più importante, che è l’incontro con Dio. Nella “stanza”
si ospitano le persone importanti, come il prevosto, e quando la “stanza” è illuminata a giorno, e
le luci si vedono an­che da lontano, allora è segno
che qualcuno è morto, e la “stan­za” è diventata
camera ardente e luogo dove ci si riunisce per
recitare il Rosario.
Perché la morte è un incontro importante, e bisogna che tutta la società - quella piccola familiare,
quella allargata degli ami­ci e parenti e quella dell’intero paese - partecipi in modo consa­pevole
a questo avvenimento. Non è soltanto dolore, è
anche sgomento, domanda, invocazione, silenzio, preghiera, paura - ma non della morte: pau-
ra, timore di Dio.
Al tempo stesso, la “stanza” è la garanzia del
benessere, è lo stato-cuscinetto che separa la
casa dalla miseria. Dove c’è la “stanza”, c’è una
vita ancora non povera, una vita che può anco­ra
sperare di dare e non soltanto di ricevere. Perché
poter dare è una grazia prima che un merito.
Come siamo lontani, noi, da tutto questo! Noi,
che di stanze ne abbiamo tante e non diamo mai
nulla se non per il nostro tor­naconto: e non ci accorgiamo di quanto siamo miseri.
“Se Dio non esistesse” mi diceva mio nonno
quando avevo sei anni “la vita sarebbe tutta una
grande stupidaggine. Ma Dio esiste e allora...
guarda fuori, sul terrazzo” disse, e io allungai il
collo e guardai oltre il vetro della porta-finestra di
cucina, verso le fioriere appese alla ringhiera verniciata di nero. “Guarda quei gerani, come sono
rossi. E ogni petalo di quei gerani è presente nella
mente di Dio, che ha fatto tutto, e ha cura di tutto. Dio sa tutto di quei petali, sa tutto del vento
che li attraversa e li agita”.
In quel momento un petalo volò via.
“E quel petalo?” domandai, un po’ allarmato.
“Anche quello, certo. Dio conosce la ragnatela che c’è tra quei gerani, sa il nome del ragno
che ci vive e sa cosa mangerà quel ragno questa
sera, perché Dio si preoccupa anche del ra­gno.
Pensa allora come piange, Dio, per gli uomini
che non han­no da mangiare per colpa di persone cattive, e come conosce uno a uno i buoni e i
cattivi, i pensieri buoni e i pensieri cattivi, e come
soffre per loro, lui che conosce anche i puntini
sulla loro pelle. Perché vedi, per Dio quel ragno è
importante come una stella, come una galassia.
Pensa come sei importante tu, allora. Siamo così
importanti che Dio ci ha lasciato il libero arbitrio,
ci ha lasciato la possibilità di fare il male...”
“Perché, nonno? Non era meglio se non ce la lasciava?”
“Ce l’ha lasciata perché potessimo fare il bene,
farlo noi, con le nostre mani, perché potessimo
amare Dio col nostro cuore, senza essere costretti da nessuno. Dio ha fatto talmente tutto
che ha fatto anche questo”.
E io riflettevo, pensavo e pensavo, anche se non
capivo.
Ogni tanto, mio nonno si metteva il cappello, si dava un po’ di profumo (acqua di colonia
Roger&Gallet, se chiudo gli occhi la sento ancora), si chiudeva nella sua stanzetta e abbassava
le tapparelle. Poi lo sentivo parlare.
Una volta gli chiesi con chi parlava.
“Con Gesù” rispose “e con tua nonna”.
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Il Redone
Se­ in casa nostra ci fosse­ stata la “stanza”, sare­bbe­ andato là. Lui, la “stanza” ce­ l’ave­va addosso. Le­ sue­ parole­ e­ il suo e­se­mpio sono stati
la mia formazione­ umana e­ cristiana. È stata la
mia grande­ fortuna, che­ mi ha pe­rme­sso di riconosce­re­, ne­gli anni succe­ssivi, i ve­ri mae­stri da
se­guire­.
Anch’io, dunque­, inquie­to e­ un po’ ne­vrotico
come­ sono, ho alme­no una parte­ de­lle­ mie­ radici
in que­lla “stanza”, in que­l luogo di be­ne­dizione­
che­ ci ricorda che­ l’e­sse­re­ e­ il morire­, l’ave­re­ e­
il non ave­re­, il pote­r dare­ e­ il dove­r chie­de­re­, insomma tutto è ne­lle­ mani di Dio, e­ nulla ci appartie­ne­.
E più passano gli anni e­ più mi accorgo che­ solo
que­sto pe­nsie­ro mi da ve­ro conforto.
Luca Doninelli
NOTIZIE DAL COMUNE
COMUNE DI GOTTOLENGO
PROVINCIA DI BRESCIA
IL SINDACO
S. Natale 2007
A tutte le famiglie della nostra Comunità
A nome personale e di tutta l’Amministrazione Comunale auguro di cuore un Natale di
pace e un sereno anno nuovo.
Un affettuoso pensiero ed augurio di bene a tutti i nostri ragazzi e giovani per un felice
cammino negli studi e un inserimento dignitoso nel mondo del lavoro, fortificandosi nella
loro crescita morale e civile, attraverso una serena relazione fiduciaria col nostro contesto
comunitario e istituzionale.
Giuliana Pezzi
PER EVENTUALI NECESSITÀ SI COMUNICANO I NR. TELEF. DELLA
POLIZIA LOCALE:
•UFFICIO
030/9518731;
•CELLULARI 3355468541 – 3351818101 – 3355468473.
COMUNE DI GOTTOLENGO
CONSULTA POLITICHE GIOVANILI
DOMENICA 23 DICEMBRE
ORE 21.00
Concerto della “Lumen Boreal & The Denver Blues Band”
TEATRO ZANARDELLI
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Il Redone
Santa Lucia in Oratorio
Ogni anno il nostro oratorio si anima con
la presenza dei bimbi e dei genitori, nella domenica più vicina alla festa di Santa
I VITA
D
E
H
C
CRONA CCHIALE
PARRO AESE
P
E DEL
Lucia, per accogliere la Santa che si fa
presente, per la gioia e la meraviglia dei
bimbi, su un carro trainato dall’asinello, perchè questa è la regola.
E la Santa distribuisce caramelle e allegria creando il clima dell’aspettativa
........ perchè passerà, nella sua notte,
nelle case per far contenti i bimbi con
i suoi doni.
E gli adulti gioiscono della felicità dei
bimbi che contenti cavalcano i loro sogni.
Anche nella sera della domenica dicembre, non è mancata nel nostro oratorio la gradevole aria di mistero che ha
creato il dolce clima delle semplice felicità
condivisa tra piccoli e grandi.
Perchè non acquistare il CD con il libretto
della storia del nostro organo?
Con l’ultimo atto dell’inaugurazione del nostro organo Serassi
è stato pubblicato un libretto con
la storia e le caratteristiche del
nostro cimelio, e lo stesso libretto fa da contenitore del CD che
contiene brani scelti di Vincenzo Petrali e suonati dal Maestro
d’Organo Marco Ruggeri.
Sarebbe buona cosa che i parrocchiani, in occasione delle feste
natalizie, ne acquistassero una
coppia per poter gustare anche
nelle loro case la meravigliosa
melodia del nostro organo.
Sarebbe anche un contributo per
pagare le spese della pubblicazione del libretto e dell’incisione
del CD.
l’ Organo
Serassi
Se
della Parrocchiale
di Gottolengo
Brani scelti
di Vincenzo Petrali
All’organo
M° Marco Ruggeri
Registrazioni effettuate da Franco Maria Bottoni nel giugno 2007
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Il Redone
Anagrafe Parrocchiale
MATRIMONI
Matrimonio fuori parrocchia
Il 30 settembre 200
a Castelletto di Leno
hanno contratto matrimonio
MAIFREDI MARCO
e ZANETTI MORENA
DEFUNTI
36.
GILBERTI ORSOLA
nata a Leno
il 2 settembre 11
morta a Gottolengo
il 2 novembre 200
sepolta a Castelmella
il 2 novembre 200
37.
DONINELLI GIUSEPPINA
nata a Gottolengo
il 24 agosto 12
morta a Brescia
il 12 dicembre 200
sepolta a Gottolengo
il 14 dicembre 200
38. CELSA ALFIO
nato a San Fratello ((ME)
il 1° aprile 14
morto a Cremona
il 13 dicembre 200
sepolto a Gottolengo
il 1 dicembre 200
39. CAMAROLI ISIDE
ved. BETTONI
nata a Ghedi
il 24 maggio 11
morta a Ghedi
il 1 dicembre 200
sepolta a Gottolengo
il 20 dicembre 200
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†
Il Redone
Numeri Utili
Casa canonica don Saverio
030/951042
TRG e fax Parrocchia
030/9517483
Oratorio don Angelo
030/951031
Don Lino
030/9951352
Don Antonio e don Osvaldo
030/951018
Municipio - Uffici di:
Segreteria - URP - Protocollo - Sindaco - Segretario - Assessori
030/9518780
Ragioneria
030/9518790
Anagrafe - Stato Civile - Servizi Sociali
030/9518770
Tributi Comunali
030/9518760
Ufficio Tecnico Comunale
030/9518750
Polizia Locale: Ufficio
030/9518731
Polizia Locale: Cellulari
335/5468541 - 335/5468479 - 335/1818101
Carabinieri - Stazione di Gambara
030/956222
Ospedale Manerbio
030/9929.1
Pronto soccorso Emergenza Sanitaria
Centro Servizi Assistenziali Cami-Alberini
Farmacia
118
030/951024 - Fax 030/9518042
030/9951003
Scuola Materna
030/951162
Scuola Elementare
030/951106
Scuola Media
030/951036
Ufficio Postale
030/951015
Enel
800-023497
Asm
030/9307716
Enelgas
800/997736 per guasti 030/9547465
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Vita parrocchiale in foto
Domenica 16 dicembre 2007,
presso la scuola dell’infanzia
P. Caprinetti del nostro paese si è svolto il primo presepe vivente in collaborazione
con la Scuola primaria e con
la Scuola media.
Questa rappresentazione ha
carattere di continuità didattica educativa fra i vari
ordini di scuola ed è testimonianza di una valida cooperazione tra scuola e famiglia.
Infatti, solo grazie al lavoro
e all’impegni dei genitori e
nonni si è potuta realizzare questa significativa esperienza.
La rievocazione della nascita di Nostro Signore sia messaggio di pace e di amore per
tutte le famiglie.
Questo è l’augurio di Buon
Natale dei bambini e degli
insegnanti della Scuola dell’Infanzia del nostro paese.
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Redone n. 6 - 2007 - Parrocchia GOTTOLENGO