Anno 18 - Numero 3
MARZO 2011
Una guida nel cammi
cammino
Una guida nel faticoso cammino
Lettera del Cardinale Tettamanzi al Decanto di Turro
Sono qui tra voi
Gli impegni quaresimali
Chiara è la notte
Credere nella forza dei propri sogni, sempre!
La vetrata vicino all’altare della nostra cappella, con i
colori vivi della sabbia illuminata dal sole, della terra,
delle colline aride, del cielo velato ma luminoso, con
l’angelo che indica e sostiene il cammino, ci parla immediatamente di un cammino impegnativo ma sostenuto
dalla presenza divina.
Dopo aver commentato, nei numeri precedenti la seconda e la prima vetrata, eccoci ora a parlare della terza.
Dopo il colori dominanti dell’azzurro e del rosso, siamo
al terzo colore primario: il giallo, che quando si fonde
con gli altri due sa dare infinite gradazioni di colore, di
tonalità e di vita.
Sulla sabbia le orme del cammino delle figure racchiuse
in un piccolo spazio, mentre le loro ombre si allungano a
legare insieme le due parti della vetrata. La meta non si
vede ancora, tutto sembra sospeso in un tempo infinito,
ma non nella incertezza. Se anche non si sa quanto durerà questo cammino, la presenza della luce di Dio e
dell’Angelo che indica la meta, mentre accompagna e protegge i viandanti,
danno sicurezza.
I Salmi recitano così:
«Custodiscimi come la pupilla degli occhi,
all’ombra delle tue ali nascondimi». (Sal 17)
«Esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene». (Sal 63)
«Egli ti libererà dal laccio del cacciatore, dalla peste che distrugge.
Ti coprirà con le sue penne, sotto le sue ali troverai rifugio …
Non ti potrà colpire la sventura, nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli di custodirti in tutte le tue vie.
Sulle mani essi ti porteranno,
perché il tuo piede non inciampi nella pietra». (Sal 91)
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«Pietà di me, pietà di me, o Dio, in te si rifugia l’anima mia;
all’ombra delle tue ali mi rifugio finché l’insidia sia passata». (Sal 57)
Certamente questi passi erano tra le preghiere della Santa Famiglia di Nazaret
mentre fuggiva in Egitto dalla ferocia del re Erode.
Il tema della fuga in Egitto è
uno dei più raccontati dai pittori cristiani. Ma la vetrata potrebbe raccontare anche il ritorno dall’Egitto e la fiducia e la
speranza nel futuro di Maria e
Giuseppe.
Ma potrebbe anche aiutarci a
vedere il cammino di ogni famiglia che sa affidarsi a Dio
nelle difficoltà. E potrebbe anche dirci che Dio ha a cuore in
modo particolare il cammino di
ogni famiglia, e la sua parola e
la nostra preghiera diventano
guida nel faticoso cammino.
Giotto: la fuga in Egitto
Ogni famiglia è una avventura
di vita! Solo l’amore vero spinge a osare una apertura all’altro o all’altra per
sempre. Come nell’amore si vive l’apertura ai figli, ai problemi di casa, di lavoro, di economia, di relazioni di parentela, di educazione, di crisi da superare …
Ma chi ama sperimenta anche la presenza di Dio nella propria vita e, nelle difficoltà, la cerca ancora di più. Penso a quanti ricercano questa presenza nelle malattie, nella sempre difficile avventura dell’educazione dei figli, … soprattutto
penso alle difficoltà delle famiglie immigrate, nella ricerca di una casa, di una
sicurezza di lavoro, alle loro difficoltà di lingua e di relazioni. Anche la Famiglia di Gesù ha vissuto la stessa esperienza!
La presenza dell’Angelo di Dio ci aiuti ad avere fiducia nei momenti difficili. E
questa fiducia diventi preghiera: «Angelo di Dio, che sei il nostro custode, illuminaci, sostienici, guidaci, rivelaci la tua presenza perché ci sentiamo più forti, e col tuo aiuto non abbiamo più alcun timore nel continuare il cammino della
vita.
Don Pino
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SONO QUI TRA VOI
Mi hanno chiesto di scrivere una breve presentazione, dopo la mia nomina a
Vicario parrocchiale in questa comunità di S. Maria Assunta in Turro.
In realtà, più che una presentazione, il mio intervento vuole essere un tentativo
di comunicare il mio stato d’animo in questo momento insieme ad alcune convinzioni maturate in questi anni.
Dopo ventidue anni di impegno nella Pastorale del lavoro, mi trovo a cambiare
registro, ma in realtà mi accorgo che devo semplicemente cercare di riportare
quanto ho imparato e maturato, in questi anni, dentro la vita di una comunità
che cerca di vivere un cammino maturo di fede.
Non vi nascondo che se, per un verso, non manca un certo sentimento di paura
di fronte al nuovo compito, dall’altro mi accorgo che mi è mancato un rapporto
con una comunità ed una maggiore condivisione quotidiana con la gente, con i
ragazzi, i giovano, gli adulti, gli ammalati…
In queste primissime settimane mi ritrovo spesso a pensare e fare progetti sulle
tante iniziative che potrei e vorrei fare. Del resto non passa giorno che qualcuno
mi dica: «Abbiamo bisogno di lei per …». Ogni gruppo della parrocchia mi esprime le sue attese e le sue speranze.
Si va dal bisogno di creare il movimento per la Terza età, all’impegno di seguire le catechiste e gli educatori dell’oratorio. C’è la necessità di organizzare spazi di catechesi per gli adulti, di seguire il gruppo delle famiglie. Non mancano
le richieste e le attese della Caritas e della S. Vincenzo. Come pure sento importante l’impegno di continuare a seguire la Commissione Sociale a livello decanale.
Per ora, anche in attesa di sistemarmi nel nuovo appartamento, cerco soprattutto
di guardarmi attorno, di conoscere, ascoltare, capire.
Ma questa opportunità di scrivere sul Condividere per unire, mi offre anche
l’occasione per farvi partecipi di alcune idee sulla parrocchia e sul compito della pastorale maturate in questi anni.
* La parrocchia è un luogo fondamentale per una maturazione della fede, attraverso l’ascolto/confronto con la Parola di Dio e la memoria/comunione con
l’amore impensabile del Signore che rivive nella celebrazione eucaristica. Ma
la parrocchia non è la conclusione, ma il punto di partenza per un cammino
credente. Siamo chiamati a spendere nel mondo e in tutti gli ambiti del vivere
sociale i doni che il Signore ci ha fatto. Dobbiamo essere il sale della terra, ma
il posto del sale non è la saliera, bensì la vita quotidiana e il mondo che ci circonda.
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* Il centro della fede è Dio e la comunione con Lui. Ma sappiamo che il Dio,
rivelatosi in Gesù, è un Dio che si è incarnato, si è fatto vicino e solidale con
tutti ed in particolare con gli ultimi, per questo siamo consapevoli che dal centro della fede deriva necessariamente un impegno di carità a 360°: vivere la
misericordia stessa di Dio, la sua solidarietà ed il suo impegno di liberazione.
* Allora una pastorale non può che essere sociale. Troppo spesso si privilegia
l’attenzione alla persona individualmente considerata, dimenticando la sua
dimensione sociale e di relazione. Il rischio è quello di una mancanza di assunzione di responsabilità da parte del credente verso il mondo, i diritti, la
giustizia, il territorio, il quartiere, l’ambiente, i vicini di casa. Il laico credente
è chiamato a vivere la sua responsabilità nella storia e nel mondo, oltre la
stessa meravigliosa esperienza del volontariato.
* La Dottrina sociale della Chiesa fa parte della sua missione di evangelizzare.
Tale dottrina propone le dirette conseguenze del messaggio cristiano nella vita
sociale. Per questo ci deve stare a cuore il territorio in cui viviamo, perché
nella vita sociale si decidono e sono in gioco valori e scelte che riguardano la
vita di tutti.
Concludo con le parole di Madeleine Delbrél: Dobbiamo credere che questo
mondo, dove Dio ci ha messo, è per noi il luogo della nostra santità.
Con l’augurio di fare, insieme, un buon cammino
Don Giulio
UNA INTERVISTA CHE CI PUÒ INTERESSARE
Cresce la pratica dell’adorazione eucaristica perpetua (I)
Intervista a don Alberto Pacini di Antonio Gaspari
L’adorazione eucaristica perpetua è una realtà presente in tutto il mondo e
coinvolge ormai milioni di persone.
In Italia è presente in circa 50 parrocchie con oltre 15.000 adoratori che
hanno scelto di vivere la propria vita offrendo un’ora settimanale alla presenza di Gesù Eucarestia.
Ma a cosa serve l’adorazione eucaristica? Perché c’è questo ritorno ad una
pratica antica? Qual è il significato per i credenti? E perché i non credenti dovrebbero prestargli attenzione?
Queste ed altre domande sono state rivolte a don Alberto Pacini, predicatore
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e rettore della chiesa di S. Anastasia a Roma, che dieci anni fa ha iniziato l'adorazione eucaristica perpetua.
Dieci anni di adorazione perpetua. Da dove è nata questa necessità e
quali sono stati i risultati?
Don Alberto Pacini: Nell’antica Basilica di S. Anastasia al Palatino il 2 marzo
2001 iniziava l’adorazione eucaristica perpetua.
Giovanni Paolo II, aveva scritto: “Sì, carissimi Fratelli e Sorelle, le nostre
comunità cristiane devono diventare autentiche «scuole» di preghiera, dove
l'incontro con Cristo non si esprima soltanto in implorazione di aiuto, ma anche in rendimento di grazie, lode, adorazione, contemplazione, ascolto, ardore di affetti, fino ad un vero «invaghimento» del cuore. Una preghiera intensa, dunque, che tuttavia non distoglie dall'impegno nella storia: aprendo il
cuore all'amore di Dio, lo apre anche all'amore dei fratelli, e rende capaci di
costruire la storia secondo il disegno di Dio”.
Egli accolse con entusiasmo la notizia della nascita di questa adorazione eucaristica perpetua, nella sua diocesi, proprio durante il Giubileo. Aveva precedentemente detto a Siviglia, nel 1993, alla conclusione del 45°Congresso
eucaristico internazionale: "Spero che questa forma di Adorazione Perpetua,
con esposizione permanente del SS. Sacramento continui in futuro. Specificamente, spero che il frutto di questo Congresso si manifesti nell’istituzione
dell’Adorazione Eucaristica Perpetua in tutte le parrocchie e comunità Cristiane nel mondo" e fece pervenire la sua benedizione ai fedeli che la frequentavano. Più tardi lo stesso Benedetto XVI, durante l’annuale incontro col clero
di Roma, all’inizio della Quaresima del 2006, ebbe a dire: “Vorrei soltanto dire: grazie a Dio perché dopo il Concilio, dopo un periodo in cui mancava un
po’ il senso dell’adorazione eucaristica è rinata la gioia di questa adorazione
dappertutto nella Chiesa, come abbiamo visto e sentito nel Sinodo
sull’Eucaristia”.
Da quei meravigliosi incoraggiamenti, ci siamo sentiti motivati e spinti a portare avanti la nostra missione: non solo adorare il Signore, ma anche aiutare
quanti più possibile ad adorarlo e trovare parrocchie che si aprissero
all’adorazione perpetua del SS. Sacramento. Questo è avvenuto attuando un
movimento di evangelizzazione eucaristica nella diocesi, in tutta l’Italia ed in
alcune nazioni del mondo, con cui siamo collegati al fine di suscitare anche là
tanti luoghi di adorazione.
Abbiamo sperimentato quanto sia vero che “La Chiesa vive dell’Eucaristia”,
come ebbe a dire nella sua ultima enciclica Giovanni Paolo II, infatti tutte le
parrocchie in cui si apriva l’adorazione eucaristica perpetua, sono oggi luoghi
di una straordinaria vitalità e rinascita spirituale. I fedeli partecipano alla vita
liturgica, catechetica, caritativa, missionaria con uno slancio ed uno zelo del
tutto diversi. Le parrocchie sono rigenerate dal di dentro non dai carismi del
pastore, ma dallo stesso autore di tutti i carismi: Gesù il Vivente.
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Un anno fa, il 7 febbraio,
il Cardinale Tettamanzi concludeva
la visita pastorale
nel nostro Decanato di Turro
con la S. Messa nella Parrocchia di
S. Giuseppe dei morenti.
Ci è giunta ora la sua lettera per tutti i fedeli
che qui pubblichiamo con l’invito a tutti
di leggerla attentamente.
DIONIGI TETTAMANZI
CARDINALE DI SANTA ROMANA CHIESA
ARCIVESCOVO DI MILANO
Lettera alle comunità cristiane del
Decanato di Turro
Carissimi,
è ancora luminoso in me il ricordo della Visita pastorale al vostro Decanato e, in particolare, della Messa conclusiva vissuta dai numerosi partecipanti con grande intensità. Pregando insieme siamo stati confermati nella fede e
abbiamo rinnovato la nostra disponibilità al Signore ad essere suoi autentici e
coerenti testimoni, con quello stile che ho evocato concludendo l’omelia: “Di
fronte a una società che ne è povera, la comunità cristiana si presenti come il
luogo nel quale la speranza continuamente sorge e viene offerta, a tutti e a ciascuno, attraverso la testimonianza di un amore misericordioso”.
A ognuno di voi rivolgo il mio incoraggiamento ad indirizzare il cammino secondo le linee tracciate nella Carta di comunione per la missione che mi
sono state presentate nel corso dell’incontro con tutti i membri dei Consigli parrocchiali.
Le vostre parrocchie siano anzitutto comunità in cui si esprima la bellezza della vocazione battesimale, assidue alla mensa eucaristica, sensibili
all’impegno per la missione, desiderose di crescere e formarsi per vivere da testimoni di Cristo in tutti gli ambiti dell’esistenza quotidiana.
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Siano comunità capaci di riconoscere e valorizzare i carismi e i ministeri che lo
Spirito suscita per il bene della Chiesa e del mondo. In particolare, le associazioni e i movimenti contribuiscano con la loro presenza e testimonianza alla vita delle comunità, attraverso atteggiamenti di autentica condivisione e di servizio.
Fate in modo che le famiglie siano al centro delle attenzioni e
dell’attività pastorale della parrocchia, coinvolgendole da protagoniste. Si curi
molto la formazione di operatori in grado di stare accanto alle famiglie che vivono situazioni di difficoltà e di accompagnare nella fede le giovani coppie e i
genitori che chiedono il Battesimo per i loro figli.
Abbiate a cuore l’educazione degli adulti, dalla cui matura testimonianza deriva quella fecondità capace di far nascere e crescere nella fede le nuove
generazioni. Sappiate stare vicini ai giovani, accoglieteli con simpatia, ascoltateli, conosceteli, cercando le strade più efficaci per entrare in dialogo con loro e
stabilire un rapporto di fiducia. Sentite sempre più viva la precisa responsabilità
di aiutarli a scoprire il progetto di Dio su di loro, attraverso una specifica cura
per la pastorale vocazionale. Sostenete e
valorizzate i luoghi propri per l’educazione e la formazione dei ragazzi e dei
giovani: gli oratori, i Centri giovanili e le scuole.
Le vostre comunità siano aperte alla collaborazione, promuovendo tra
le parrocchie un’autentica e concreta pastorale di insieme. L’impegno di unire
le forze non potrà che arricchire ciascuno e soprattutto vi permetterà di offrire
una visibile testimonianza di comunione.
Nessuna parrocchia si senta estranea al contesto decanale, ma ognuna
consideri il Decanato come luogo privilegiato per una più fraterna cooperazione, nel quale condividere e affrontare insieme i problemi comuni, rendendosi
concretamente disponibili al sostegno reciproco.
Impegnatevi a rendere sempre più intenso il vostro servizio di carità nei
confronti delle persone sole e di coloro che sono nel bisogno. La vostra testimonianza sia coinvolgente, capace di promuovere sul territorio una rinnovata
cultura della solidarietà. Le trasformazioni che anche la vostra zona sta vivendo
esigono una presenza e un impegno concreti perché sia rispettata e promossa la
dignità di ogni persona e sia perseguito il bene comune. Una specifica attenzione sia riservata agli immigrati, contribuendo alloro spesso difficile cammino di
integrazione.
Vi esorto a guardare avanti con fiducia, rinnovando il vostro slancio
missionario. Abbiate il coraggio di operare un discernimento tra le vostre attività, nel segno di quella virtuosa “sobrietà pastorale” che sa tenere in primo piano
ciò che veramente è utile e essenziale, puntando sempre sulla qualità evangelica
e culturale delle proposte. Vi ricordo quanto ho scritto nella lettera a tutti i fedeli della Chiesa ambrosiana “Pietre vive”: “Il rinnovamento che ci è chiesto dal
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Signore viviamolo nel segno della comunione—collaborazione—
corresponsabilità. Davanti alle sfide del presente la nostra Chiesa è chiamata ad
assumere un volto più sereno, anzi pienamente lieto, più sinfonico e corale, più
pronto a valorizzare gli innumerevoli carismi presenti nel popolo di Dio: in una
parola, un volto colmo di speranza nella potenza del Risorto e del suo Spirito”
(Pietre vive, p. 10).
Conosco il vostro impegno e le vostre fatiche e voglio assicurarvi la
mia vicinanza, anzitutto attraverso la preghiera. Vi affido a Maria, Vergine
dell’ascolto e Madre della speranza.
Con affetto invoco su ciascuno di voi la benedizione del Signore, riservando un pensiero e una preghiera particolari ai bambini, ai giovani, alle famiglie, agli ammalati e a quanti vivono momenti faticosi di sofferenza interiore.
+ Dionigi Card. Tettamanzi
Milano, 7 febbraio 2011
IL CONSIGLIO PASTORALE
Consiglio Pastorale Parrocchiale del 21 feb
febbraio
Il Consiglio Pastorale si è riunito il 21 febbraio e la seduta è stata partecipata da
diversi parrocchiani, anche non appartenenti al Consiglio, attirati dalla possibilità di ascoltare la testimonianza di Luigi e Giuliano della parrocchia di
Sant’Eustorgio che hanno raccontato la loro esperienza di fede personale e
comunitaria all’interno delle cellule parrocchiali di evangelizzazione, anche con
l’ausilio di un video che ha documentato le origini e la vita di questa esperienza
in vari paesi del mondo.
Questo metodo di vivere la fede è fondato sull’impegno nell’evangelizzazione
ed è nato in Corea del Sud a Seoul in una Chiesa pentecostale. È stato poi trapiantato, con gli opportuni adattamenti, nella parrocchia cattolica di St. Boniface
a Pembroke Pines in Florida per iniziativa di un sacerdote irlandese, padre Michael Eivers. Infine è approdata a Milano a Sant’Eustorgio nel 1988 quando
presero vita le prime quattro cellule che dopo quattro anni erano divenute oltre
settanta, coinvolgendo mille persone.
Il tessuto in cui si innestano le cellule è la parrocchia, costituendo un punto di
mediazione tra la famiglia e la parrocchia con lo scopo di evangelizzare, riscoprendo e attualizzando la chiamata fondamentale: condividere Gesù con gli altri.
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La testimonianza si è rivelata interessante per il cammino di fede e umano che
è stato possibile riconoscere nell’esperienza ascoltata ed apre la possibilità per
i poveri di spirito che desiderassero iniziare tale percorso di fede di farsi avanti
per approfondire la conoscenza delle cellule facendo riferimento ai sacerdoti e
ai collaboratori stretti della parrocchia.
Il Consiglio ha inoltre trattato velocemente altri due punti:
-
lo sviluppo del progetto pastorale con le proposte di calendarizzazione
delle iniziative per i prossimi mesi
-
i prossimi impegni pastorali per la Quaresima e la S. Pasqua
Alessandra
LA QUARESIMA 2011
INCONTRO
A CRISTO
SIGNORE
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I GRUPPI DI ASCOLTO
•
•
Invitiamo all’ascolto della catechesi del Cardinale, possibilmente organizzando dei GRUPPI DI ASCOLTO che si riuniscano nelle case
il martedì sera alle ore 21.00. La catechesi sarà trasmessa attraverso TELENOVA: canale 14 o Circuito Marconi (FM 94.8).
Il libretto per seguire gli incontri è prenotabile in parrocchia. Ecco la
sequenza dei cinque incontri nei quali il Cardinale ci aiuterà a comprendere e vivere il tema:
“INCONTRO A CRISTO”
In cammino con san Carlo
1. Martedì 15 marzo: Incontrare i poveri, incontrare Gesù
2. Martedì 22 marzo: La croce di Cristo,: nostra salvezza
3. Martedì 29 marzo: La Chiesa: comunità alternativa di salvati
4. Martedì 5 aprile: Conoscere e credere
5. Martedì 12 aprile: Prego, quindi sono
I VENERDÌ DI QUARESIMA
VENERDÌ 18/03; 1/04; 8/04
ORE 8.45 LODI E VIA CRUCIS
ORE 18.30 VESPERI E LITURGIA DELLA PAROLA
CON TESTIMONIANZE DI CONVERSIONE
VENERDÌ 15/04
ORE 8.45 LODI E VIA CRUCIS
ORE 21.00 SOLENNE VIA CRUCIS PER LE
VIE DELLA PARROCCHIA
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L’ IMPEGNO DI CARITÀ QUARESIMALE
L’impegno di carità di questa quaresima ci impegna tutti per una iniziativa nella
REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO:
UNA SCUOLA PER TUTTI
Destinatari: I bambini di Rungu, e dei villaggi vicini, nel Nord-est del Congo,
territorio in stato di guerra (non dichiarata) per il controllo delle immense
ricchezze naturali della regione. Il nostro contatto è Maria Antonietta Pastori, insegnante in pensione, volontaria del COE, che opera a Rungo per la
maggior parte dell'anno (in questo momento si trova là).
Obiettivi generali: contribuire al
funzionamento del centro nutrizionale e dispensario medico; al
sostentamento della scuola per
sordomuti; alla costruzione di
scuole in muratura, di banchi e di
panche; all'acquisto di materiale
didattico.
Contesto: Rungo è un villaggio di
circa 10.000 abitanti, situato nel
nord-est del Congo tra la savana
e la foresta equatoriale.
La guerra ha ridotto la zona ad
uno stato di miseria e le strutture
e i servizi governativi non funzionano a nessun livello.
Non avendo la possibilità di
vendere i prodotti (le strade sono spesso impraticabili e comunque pericolose per la presenza di bande armate) la popolazione pratica un'agricoltura di sussistenza e la pesca, ma spesso le acque dei fiumi
sono inquinate e quindi fonti di infezioni intestinali.
Da cinque anni a Rungo e nei villaggi intorno sono sorte alcune scuole che
funzionano grazie alle rette degli allievi (la scuola è a pagamento perché gli
insegnanti non sono pagati dallo stato), all'aiuto dei genitori che costruiscono scuole e arredi ed agli amici più fortunati come noi.
MammaMara
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CHIARA È LA NOTTE
“Chiara Badano è stata per tutti un raggio di luce, come dice il suo soprannome “Chiara Luce”. Vi invito a conoscerla: la sua vita è stata breve, ma è un
messaggio stupendo!”
Benedetto XVI
La parrocchia di Turro ha raccolto il messaggio del Papa, aprendo la Chiesa ad
una toccante Testimonianza in musica su Chiara, beatificata lo scorso ottobre.
Diciannove anni pieni di vita, di amore e di fede raccontati attraverso l’arte,
quella emessa da un pianoforte a coda magistralmente animato da don Carlo Josè Seno, sacerdote della diocesi di Milano e straordinario pianista excomponente dell’Orchestra Sinfonica della RAI. Con le voci soliste Ester ed
Elena, la musica di don Carlo ha toccato il cuore di tutti i parrocchiani che si
sono raccolti in chiesa sabato 19 febbraio, sfidando il freddo serale e la finale
del festival di Sanremo.
Ma chi era Chiara Badano? Una ragazza
come tante altre, simpatica, intelligente, tenace, generosa. A 17 anni all’improvviso i
primi sintomi della malattia incurabile, il
tumore alle ossa; due anni, gli ultimi, pieni
di dolore e di sofferenza, ma sempre
nell’amore e nella luce, quella luce che irradiava intorno a sé che veniva da dentro, dal
suo cuore pieno di Dio.
Come può una ragazza così giovane vivere
una sofferenza così, senza speranza, diffondendo amore pace e serenità? La risposta
forse è nelle stesse parole di Chiara poche
ore prima di morire: «Mamma e papà, siate
contenti perché dove vado tra poco, lo sarò
di sicuro».
Particolarmente commuovente è stato l’ascolto del canto “Dio mi ama”, composto per Chiara e cantato per la prima volta durante il suo funerale; affascinato
dalle melodiche note del brano, ho provato ad immaginarmi il suo funerale.
Deve essere stata una grande festa di ringraziamento, un magistrale inno alla
speranza, l’epilogo sereno di un grande romanzo d’amore.
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Oggi la tomba di Chiara (a Sassello, provincia di Alessandria) è meta di tantissimi ammiratori, soprattutto giovani, che lasciano fiori e messaggi. Stupendo è
quello lasciato dal suo vecchio professore di lettere: “Durante gli anni sui banchi di scuola ti ho insegnato i segreti della scienza umana; tu invece, attraverso
la tua vita, mi hai insegnato i segreti della Salvezza. Ciao Chiara.”
Alberto
É stato un bel
concerto, un
bello spettacolo. Ho rinnovato la mia
preferenza per
Beethoven.
Avevo avuto
occasione di
vedere il video
su Chiara Luce
un giorno che
mi sono trovata “casualmente” in casa di una famiglia i cui genitori avevano testimoniato al processo di beatificazione di Chiara.
Ho pianto a casa di sconosciuti; non mi era mai capitato! Ascoltando quei pezzi
di musica classica, quei canti e quei brani recitati non mi sono commossa come
quando nel video ho sentito parlare lei. E quella sera ho capito questa cosa importante: non c’è niente che commuove di più della testimonianza di una vita di
santità, di un testimone che vive per Cristo e con Cristo.
Anche la più grande bellezza, come può essere l’esecuzione di un pezzo di musica classica, è poco rispetto al poter vedere un uomo in rapporto intimo con
Dio nonostante la bellezza sia un’espressione coinvolgente della Verità.
La bellezza (l’arte, la natura) è l’espressione di Dio, ma l’anima in rapporto autentico con il suo Signore è un punto di speranza e di carità ineguagliabile. Per
questo si può essere su un letto di morte ed essere felici.
Ivana
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“CREDERE NELLA FORZA
DEI PROPRI SO
SOGNI, SEMPRE!”
Venerdì 11 febbraio, il nostro oratorio ha invitato un allenatore di calcio di serie A,
Gianni De Biasi, a raccontare la sua testimonianza di uomo di sport. Cos’avrà mai
dai raccontarci uno dei tanti milionari che sono riusciti, in un modo o nell’altro, a
salire sulla ricca giostra che è il calcio di oggi? In realtà mister De Biasi ha cercato
semplicemente di spiegare il suo motto: credere nella forza dei propri sogni, sempre! Come? In un modo molto genuino: raccontando la sua vita.
Di origini contadine, Gianni fin da bambino ha sempre avuto un sogno nel cassetto:
diventare un calciatore di serie A. Testardo come si addice ad un vero veneto, è riuscito a valorizzare con grande fatica le sue doti naturali e dopo tanti sacrifici è riuscito a calcare i campi di serie A con la maglia dell’Inter e del Pescara. Appese le
scarpette al chiodo, ha ricominciato da capo come dirigente di una società amatoriale, e da allenatore è riuscito a tornare in serie A alla guida di Torino, Brescia e
Udinese. Ha creduto tenacemente nei suoi sogni ed è stato premiato.
Ma perché credere ancora nei sogni, in una società come quella attuale che esalta
invece lo spontaneismo e l’indifferenza? C’è ovunque l’invito “mascherato” a sottomettersi a quello che capita accettando passivamente l’ineluttabilità degli eventi.
In questo modo ci si ritrova sempre sconfitti.
In ogni squadra sono nascoste molte energie che mostrano la loro efficacia quando
si fissa un obiettivo; i grandi successi in uno sport sono sempre associate ad un sogno, ad una meta lontana ma fortemente cercata. Giocare con determinazione, ma16
nifestando una buona condizione atletica, rappresenta il risultato di un lungo e faticoso sforzo; per questo l’allenamento è il luogo dell’intelligenza, della volontà e
del cuore. Quando si acquisisce una certa mentalità grazie all’abitudine, allora si è
capaci di qualsiasi impresa. E qui mister De Biasi ricorda come fosse ieri le sue
grandi annate sulla panchina di Modena 2001-2001 e Torino 2005-2006, squadre
autrici di grandi campionati in serie B contro ogni pronostico.
Ogni esordio è unico e irripetibile, e nel momento in cui è vissuto diventa irrimediabilmente un fatto del passato, che non tornerà più. “Il momento migliore è …
oggi”, dice un proverbio; oggi invece molte persone non sono capaci di dedicarsi al
puro presente, non riescono a vivere con intensità quello che c’è in questo momento. Mister De Biasi ha invece ricordato con entusiasmo il giorno del suo esordio di
giocatore e ci ha spronato a vivere ogni “esordio” della nostra vita con la giusta
concentrazione, intensità e umiltà.
Ogni bravo allenatore
è capace di evidenziare per ciascuno dei
suoi
giocatori
l’importanza del bisogno di collaborare,
di condividere la responsabilità per raggiungere l’obiettivo.
Quando un giocatore
percepisce che non
sta giocando “per” la sua squadra ma “con” la sua squadra, allora migliorano prestazione e rendimento. Quante volte nella nostra vita abbiamo pensato di vincere da
soli, senza guardarsi in giro e chiedere la collaborazione degli altri? “Senza collaborazione non si va da nessuna parte …”.
Di mille altre cose abbiamo parlato e discusso, e la serata è volata via piacevole e
istruttiva per adulti e ragazzi. Grazie alla sua competenza, disponibilità e simpatia
abbiamo scoperto che anche nel mondo stellare del calcio ci sono protagonisti che
parlano la nostra stessa lingua, che capiscono l’importanza dello sport innanzitutto
come uno strumento educativo per i giovani; del resto, lo sport è proprio lo specchio della nostra vita.
Quando, l’indomani, don Giulio mi si è avvicinato e mi ha confessato di essere rimasto piacevolmente sbalordito dalle parole di Gianni De Biasi, ho capito che la serata aveva colto nel segno ….
Grazie a tutti quelli che hanno partecipato!
Alberto
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Ho le traveggole o
DON CHIARI È ANCORA CON NOI?
Nota di un debitore
Don Vittorio Chiari, salesiano, ultimamente collaboratore nella vicina parrocchia di San Domenico Savio, conosciuto da diversi parrocchiani per due incontri con le famiglie sull’educazione, è andato alla casa del Padre dopo breve ma
acuta malattia.
Un nostro parrocchiano, che da giovane fu suo discepolo, ha lasciato alcuni
pensieri per ricordarlo.
1.
“Occhio! I ragazzi vorrebbero vedere in famiglia testimonianze d’amore, ma
anche «di buon umore». Sarà forse una mia personale deformazione, per la familiarità che ho con il mondo dei clowns, ma credo fermamente che una buona
dose di allegria, qualche sorriso in più, distenderebbe gli animi, renderebbe più
serena la casa, aumenterebbe la voglia di starci o di tornarci.
Don Bosco era più allegro, quando i dispiaceri lo assediavano maggiormente.
Conservava l’allegria, nonostante le contrarietà, per non pesare sopra i suoi
confratelli ed i ragazzi e mantenere sereno, gioioso, il clima dell’oratorio. Forse
questo non guasterebbe neppure nelle nostre famiglie! «La santità » – diceva il
santo dei giovani – consiste anche nello stare allegri”1.
2.
Il ricordo più chiaro, oltre che per le visite in ospedale nel corso della malattia,
è un giorno estivo al Collegio San Paolo, un anno e mezzo fa. Ci tenevo a presentare i miei Marcello Angelo ed Enrico: che Don Chiari parlasse loro del Signore; spesso non aveva tempo per me, neppure al telefono, ed è ben comprensibile.
Don Chiari scese le scale, li guardò sorridendo e chiese loro: «Fatemi vedere
come sapete andare in bicicletta»; loro, contenti perché finalmente un adulto
non parlava per frasi fatte e non iniziava a pontificare, con la canna che arrivava
oltre il loro bacino iniziarono a pedalare per il cortile. Al loro ritorno: «Che
bravi!». “Non stavano più nella pelle”, erano contenti di essere stati apprezzati!
Non stava più nella pelle neppure il loro papà, che aveva ritrovato il Don Chiari
della sua infanzia.
1
“Nell’educare ci vuole occhio!”, Don Chiari.
18
3.
Sono stato informale correttore di bozze – che gioia! – dei suoi libri su Don
Comini e Attilio Giordani. Una penna colta, “guidata” dall’Alto per me.
In una delle ultime visite al San Gerardo disse di avere venduto per 600.000 copie (tutto donato in beneficenza); è molto, molto poco rispetto al valore del suo
scrivere.
Un conferenziere di vaglia: indimenticabili i due pomeriggi sulla vita familiare
nella “mia” parrocchia di Turro a Milano; sono debitore di tutto e colpevole di
non avere registrato e non poterle ricostruirle (altro che gli “psicologi della
coppia”).
Paolo
IL SALUTO AD AMOS PIROVANO
Oggi, 21 febbraio 2011 la nostra chiesa si è riempita come nelle grandi occasioni: c’era mezza Turro ad accompagnare alla messa funebre un parrocchiano
d’eccezione con tutti i famigliari, gli amici e qualche personalità.
Amos ci aveva lasciato due giorni prima liberandosi da una lunga e sofferta malattia, sopportata con coraggio, lucidità e determinazione (nonostante le attenzioni dei suoi cari si ostinava a far tutto da solo … un gran carattere!)
Hanno ufficiato la S. Messa don Giulio Viganò con il mitico don Alberto Mandelli e la vigile presenza del Reverendo Parroco don Pino Macchioni e
dell’“Angiuleu”.
La prima lettura è stata letta dal primogenito Gianluca. L’omelia precisa e sofferta di don Giulio ci ha aperto occhi e orecchie sulla lunga vita di Amos, di
come l’ha vissuta con impegno cristiano e sociale: una vita che potrebbe essere
imitata da tutti gli uomini di buona volontà, dai veri cristiani … Amos lo era!
Tutti hanno apprezzato l’intervento del rappresentante dell’Associazione Provinciale dei Maestri del Lavoro d’Italia, Amos era uno di loro.
Poi una nipote ha letto una soave preghiera di padre David Maria Turoldo
“Canta il sogno del mondo”.
Al termine don Alberto, da uomo spirituale che è, ci ha regalato il suo pensiero
sulla famiglia Pirovano, su Amos e la sua definitiva destinazione.
Tutto sommato poche lacrime, tanta compostezza, amicizia e amore da persone
consapevoli.
Adesso però cambiamo marcia. Amos non è stato solo quella persona che tutti
abbiamo conosciuto: serio, impegnato, giusto cioè proboviro nelle A.C.L.I. re19
gionali e nazionali, profondo e misurato nei suoi interventi (merito in parte della sua professione di operatore di strumenti ottici di precisione e parte della sua
profonda cultura).
Anche lui è stato giovane e ha goduto dei momenti di svago che si sceglieva:
uno per tutti gli piaceva valicare i passi dolomitici e non, con la sua fida bicicletta fatta su misura (un’opera d’arte) ed accompagnato dal suo fedele amico
Osvaldo, scoprire, come premio della grande volontà, sudore e fatica, grandiosi
panorami che stavano dall’altro versante … qualche volta una cima. La montagna lo ispirava nel ringraziare il Signore.
Siamo nel 1955: con la cara e ardimentosa Luigia, che già aveva salito le verticali Mesule del Sella e la severa Cresta ovest della Marmolada, va in viaggio di
nozze nelle Dolomiti al Rifugio Locatelli gestito dalla guida Josef Reider, di
fronte allo scenario sublime e significativo delle Tre Cime di Lavaredo; la
scienza ha spiegato come si sono formate, ma ci piace pensare che il Padreterno
ci abbia messo preventivamente lo zampino.
Ha inizio così il capitolo della vita di coppia … poi cinque figli, quattro nuore,
un genero e nove nipoti. Una vita gioiosa vissuta pienamente!
Ciao Amos, che il Signore delle cime ti lasci andare per le sue montagne.
Luciano
20
MARZO
MARZO 2011
LA PAROLA PER OGNI GIORNO
1
Ma
Sap 11,24-12,8a.9a.10-11a.19 /
Sal 61 (62); Mc 10,46b-52
17
Gi
Gen 5,1-4 / Sal 118(119),17-24;
Pr 3,27-32 ; Mt 5,20-26
Feria aliturgica
2
Me
Sap 13,1-9 / Sal 51(52);
Mc 11,12-14.20-25
18
Ve nelle ore vespertine si può celebrare la Messa della solennità di san Giuseppe
3
Gi
Sap 14,12-27 / Sal 15(16);
Mc 11,15-19
19
Sa
4
Ve
Sap 15,1-5;19,22 / Sal 45(46);
Mc 11,27-33
20
Do
5
Sa
21
Lu
6
Do
22
Ma
7
Lu
23
Me
8
Ma
24
Gi
9
Me
Qo 4,17-5,6 / Sal 65(66);
Mc 12,38-44
25
Ve
10
Gi
Qo 9,7-12 / Sal 5;
Mc 13,9b-13
26
Sa
11
Ve
Qo 11,7-9; 12,13-14 /
Sal 137(138); Mc 13,28-31
27
Do
12
Sa
28
Lu
13
Do
29
Ma
14
Lu
30
Me
15
Ma
31
Gi
16
Me
Es 29,38-46 / Sal 95(96);
Rm 12,1-2; Gv 4,23-26
ULTIMA DOPO L’EPIFANIA
Os 1,9a; 2,7a.b-10.16-18.21-22 /
Sal 102(103); Rm 8,1-4;
Lc 15,11-32
Qo 1,1-14 / Sal 144(145);
Mc 12, 13-17
Qo 3,1-8 / Sal 144(145);
Mc 12,18-27
Es 35,1-3 / Sal 96(97);
Eb 4,4-11; Mc 3,1-6
INIZIO DI QUARESIMA
Is 58,4b-12b / Sal 102(103);
2Cor 5-18-6,2; Mt 4,1-11
Gen 2,4b-17 / Sal 1;
Pr 1,1-9 ; Mt 5,1-12a
Gen 3,9-21 / Sal 118(119),1-8;
Pr 2,1-10; Mt 5,13-16
Gen 3,22-4,2 / Sal 118(119),9-16;
Pr 3,11-18; Mt 5,17-19
21
San Giuseppe sposo B.V. Maria
Sir 44,23h-45,2a.3d-5d / Sal 15(16);
Eb 11,1-2.7-9.13c.39-12,2b;
Mt 2,19-23 oppure Lc 2,41-49
II DOMENICA DI QUARESIMA
Es 20,2-24 / Sal 18(19);
Ef 1,15-23; Gv 4,5-42
Gen 12,1-7 / Sal 118(119), 25-32;
Pr 4,10-18; Mt 5,27-30
Gen 13,12-18 / Sal 118(119),33-40;
Pr 4,20-27; Mt 5,31-37
Gen 17,18-23.26-27 / Sal 118(119),
41-48; Pr 6,6-11 ; Mt 5,38-48
Gen 18,1-15 / Sal 118(119),49-56;
Pr 7,1-9.24-27; Mt 6,1-6
ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE
Is 7,10-14 / Sal 39(40);
Eb 10,4-10; Lc 1,26b-38
Is 31,9b-32,8 / Sal 25(26);
Ef 5,1-9; Mc 6,1b-5
III DOMENICA DI QUARESIMA
Es 34,1-40 / Sal 105(106);
Gal 3,6-14; Gv 8,31-59
Gen 18,20-33 / Sal 118(119),57-64;
Pr 8,1-11; Mt 6,7-15
Gen 21,1-4.6-7 / Sal 118(119),65-72;
Pr 9,1-6.10; Mt 6,16-18
Gen 21,22-34 / Sal 118(119),73-80;
Pr 10,18-21; Mt 6,19-24
Gen 23,2-20 / Sal 118(119), 81-88;
Pr 11,23-28; Mt 6,25-34
SEGRETERIA
dalle ore 10.00 alle ore 12.00
dalle ore 15.30 alle ore 18.00
S. Maria Assunta in Turro
P.zza G. Anelli, 4 - Milano
Don Pino Macchioni
Tel. 02.2847850 int. 214
Lunedì - Venerdì
CENTRO DI
ASCOLTO
Martedì
dalle ore 15.30 alle ore 18.30
Mercoledì
Don Giulio Viganò
Tel. 02.2891517
dalle ore 9.45 alle ore 11.00
Venerdì
Don Angelo Zanzottera
Tel. 02.2847850 int. 215
e-mail
[email protected]
[email protected]
sito web
www.parrocchiaturro.it
Segreteria parrocchiale
Tel. 02.2847850
Tel. 02.93882293
Fax 02.2618571
dalle ore 15.30 alle ore 18.00
SAN VINCENZO
Mercoledì
dalle ore 17.00 alle ore 19.30
PATRONATO
ACLI
ORARI S. MESSE
Festive:
Feriali:
Lunedì
dalle ore 17.00 alle ore 18.30
18.30 sabato
8.30 — 10.30 – 18.30
8.50 (con lodi) — 18.30 (con vesperi)
SANTO ROSARIO 18.00
CONFESSIONI
Sabato mattina e pomeriggio
Nati, sposati, morti in Cristo
- Idajete Braholli con Mauro di Tonno il 26-02-2011
-
Rosa Gavardi (28/03/1928 - 8/02/2011)
Mario Monti (14/01/1918 - 21/02/2011)
Amos Pirovano (6/02/1927 - 19/02/2011)
Antenore Sogni (13/09/1917 - 13/02/2011)
22
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marzo 2011 per PDF - parrocchia santa maria assunta in turro, milano