CARTELLA STAMPA FESTIVAL GEORGE ONSLOW, UN ALTRO BEETHOVEN? 11 APRILE - 21 MAGGIO 2015 A VENEZIA In un mondo che venera l’opera lirica, Onslow (1784-1853) si dedica quasi esclusivamente alla musica strumentale. Ritratto di un maestro del quartetto e del quintetto d’archi, detto il «Beethoven francese». CONTATTO STAMPA StudioBegnini Roberto Begnini e Flaminia Persichetti +39 349 55 12 059 [email protected] BRU-ZANE.COM 1 SOMMARIO Festival George Onslow p. 3 Per conoscere meglio il compositore e la sua opera p. 6 Calendario dettagliato a Venezia p. 11 Festival Palazzetto Bru Zane a Parigi p. 21 Concorso internazionale di musica da camera di Lione p. 22 George Onslow: edizioni e dischi p. 23 Concerti a Venezia: informazioni pratiche p. 25 FESTIVAL GEORGE ONSLOW FESTIVAL A VENEZIA DALL’11 APRILE AL 21 MAGGIO 2015 L’uomo, in sintesi Insieme a Boëly, Alkan e Gouvy, George Onslow è una delle grandi figure del romanticismo francese oggi dimenticate. Nato a Clermont-Ferrand, compie gli studi musicali ad Amburgo, ove segue i corsi di pianoforte di Dussek. L’ascolto dell’ouverture della Stratonice di Méhul, nel 1801, fa nascere in lui una vocazione di compositore che lo conduce a Parigi. Qui pubblica i suoi primi lavori (presso Pleyel), segue i corsi di Reicha al Conservatorio e dimostra interesse per gli strumenti ad arco, iniziando lo studio del violoncello. Grazie alle esecuzioni di sue opere da parte di Baillot e dei fratelli Dancla nei loro concerti di musica da camera, i quartetti e i quintetti d’archi di Onslow acquisiscono in breve tempo una certa fama nella capitale francese e poi in tutta Europa. Viene sottolineata l’originalità delle sue composizioni, difficili da eseguire; Berlioz lo considera uno dei «più grandi armonisti dell’epoca». Alla sua vastissima produzione per strumenti ad arco si aggiungono trii e sonate per pianoforte, tre opere liriche e quattro sinfonie; il Quintetto «de la balle» (op. 38), scritto durante la convalescenza da un incidente di caccia, è sicuramente la sua opera più nota, in virtù della sua struttura a programma. Che questo compositore di levatura europea non si sia mai definitivamente stabilito a Parigi è un tratto inconsueto, che merita di essere segnalato. Onslow si divise infatti tra la capitale e la sua città natale, prodigandosi per vivacizzarne l’attività musicale: membro dell’Accademia musicale di Clermont-Ferrand, egli fu inoltre presidente della Società filarmonica cittadina. SABATO 11.04.2015 ORE 20 PALAZZETTO BRU ZANE VENERDÌ 24.04.2015 ORE 20 PALAZZETTO BRU ZANE GENERAZIONE ROMANTICA DA UN IMPERO ALL’ALTRO George ONSLOW Sonata per violoncello e pianoforte op. 16 n. 1 Camille SAINT-SAËNS Sonata n. 1 per violoncello e pianoforte in do minore Charles-Valentin ALKAN Barcarolle op. 65 n. 3 Frédéric CHOPIN Sonata per violoncello e pianoforte op. 65 Emmanuelle Bertrand violoncello Pascal Amoyel pianoforte George ONSLOW Trio con pianoforte op. 83 Camille SAINT-SAËNS Trio con pianoforte n. 1 op. 18 TRIO VAN BAERLE MARTEDÌ 28.04.2015 ORE 20 PALAZZETTO BRU ZANE QUINTETTO CON DUE VIOLONCELLI George ONSLOW Quintetto con due violoncelli op. 75 Théodore GOUVY Quintetto con due violoncelli in si minore DOMENICA 12.04.2015 ORE 17 PALAZZETTO BRU ZANE QUATUOR MANFRED Xavier Phillips violoncello QUARTETTO D’ARCHI George ONSLOW Quartetto op. 54 Quartetto op. 56 QUATUOR DIOTIMA MARTEDÌ 21.04.2015 ORE 20 PALAZZETTO BRU ZANE MARDÌ 05.05.2015 ORE 20 PALAZZETTO BRU ZANE IL PRIMO ONSLOW George ONSLOW Quartetto op. 8 n. 1 Quartetto op. 8 n. 3 QUATUOR RUGGIERI FEBBRE E DELIRIO George ONSLOW Quintetto con contrabbasso « del proiettile » n. 15 op. 38 Quartetto n. 33 op. 64 QUATUOR ARDEO Yann Dubost contrabbasso 3 SABATO 09.05.2015 ORE 17 PALAZZETTO BRU ZANE VIOLINO E PIANOFORTE George ONSLOW Grande Sonata per violino e pianoforte in fa minore op. 15 Frédéric CHOPIN Scherzo op. 31 n. 2 in si bemolle minore Franz LISZT La lugubre gondole S134 bis LISZT / SCHUBERT « Soirées de Vienne » valse n. 6 Camille SAINT-SAËNS Havanaise op. 83 in mi maggiore Nicolas Dautricourt violino Momo Kodama pianoforte GIOVEDÌ 14.05.2015 ORE 20 PALAZZETTO BRU ZANE INTORNO AL PIANOFORTE Napoléon-Henri REBER Trio con pianoforte n. 3 George ONSLOW Trio con pianoforte in re minore op. 20 Théodore DUBOIS Promenade sentimentale TRIO ÉLÉGIAQUE 4 GIOVEDÌ 21.05.2015 ORE 20 PALAZZETTO BRU ZANE A QUATTRO MANI George ONSLOW Sonata per pianoforte a quattro mani in mi minore Sonata per pianoforte a quattro mani in fa minore Toccata per pianoforte Six Pièces per pianoforte Lidija e Sanja Bizjak pianoforte a quattro mani PER CONOSCERE MEGLIO IL COMPOSITORE E LA SUA OPERA Riferimenti cronologici 1784: Nasce a Clermont-Ferrand 1798: Inizia a studiare con Dussek 1807: Prime opere pubblicate 1824: Prima opera lirica, L’Alcade de la Vega 1829: Incidente di caccia e composizione del Quintetto «del proiettile» 1830: Sinfonia n. 1 op. 41 1842: Membro dell’Académie des Beaux-Arts 1853: Muore a Clermont-Ferrand Sull’altra sponda del Reno Onslow fa parte di quella visionaria Scuola francese che seppe scoprire assai presto il valore delle conquiste armoniche della musica tedesca. Sotto l’Impero, infuria il dibattito tra melodisti (Grétry, Gossec) e cromatisti (Méhul, poi Hérold). Catel, fervente ammiratore di Mozart e sostenitore di un germanismo moderato, modernizza il pensiero armonico francese nel suo Traité d’harmonie, divenuto presto famoso. Parallelamente, il giovanissimo Hyacinthe Jadin – morto prematuramente – e pianisti innovatori come Hélène de Montgeroult o Jean-Louis Adam intensificano la propria scrittura con invenzioni armoniche sorprendenti. Onslow è partecipe di questo slancio verso la modernità, e sin dai suoi primi lavori si presenta come paladino di un coinvolgente romanticismo. Verrà presto chiamato il «Beethoven francese», sebbene egli confessi (quanto meno in privato) di non capire l’evoluzione del maestro di Bonn nelle sue ultime opere. Tale stile germanico – di cui Théodore Gouvy riprenderà poi il testimone, prima che cominci a soffiare il vento del primo wagnerismo – s’impone molto meno facilmente nel campo della lirica. Mentre Meyerbeer mescola nei suoi grands opéras le ispirazioni italiana, francese e tedesca, il genere più leggero di Adam o di Auber rifiuta le complicazioni armoniche e il contrappunto, donde – probabilmente – l’insuccesso delle tre opere liriche di Onslow. Un maestro della musica da camera In un periodo in cui la composizione «in massa» di quartetti o trii si fa più rara, e nel pensiero romantico si impone il concetto di capolavoro, stupisce la fecondità con cui Onslow produce opere così omogenee e personali; qualità tanto più sconcertanti in quanto rimangono tali nelle varie versioni e negli adattamenti che l’autore stesso ne propone: un quintetto per due viole che può essere suonato da due violoncelli, un quintetto con pianoforte trasformato in sinfonia, ecc. In Onslow, l’idea musicale prevale sulla sua realizzazione, iscrivendosi dunque pienamente nella linea della tradizione classica, tra humour haydniano, serenità mozartiana e drammaticità beethoveniana. Certo, un simile atteggiamento avrebbe potuto risultare sgradito al pubblico borghese della Monarchia di Luglio, ammiratore del virtuosismo di un Liszt o di un Paganini, se Onslow non avesse saputo fare suo tale gusto per la difficoltà domata. Per quanto riguarda la tecnica, molte sue opere sono irte di trappole e si rivolgono quindi a strumentisti di professione, assai più che a dilettanti. In fede mia! Oggi, in Europa, c’è solo Onslow che possa fare cose così belle! Luigi Cherubini dopo avere ascoltato la Sinfonia n. 2 di Onslow 5 «Non tutto il male viene per nuocere» Uno dei momenti più difficili nella vita di Onslow fu molto probabilmente l’incidente di caccia di cui fu vittima nel 1829 e che avrebbe potuto ucciderlo, o quanto meno fargli perdere l’udito. Tuttavia, fu a seguito di questo evento terribile che egli compose l’opera – autobiografica – che gli assicurò la fama, viva ancor oggi in alcuni cenacoli della musica da camera. Il Quintetto con due violoncelli (o due viole) in do minore op. 38 è l’unico suo lavoro che utilizzi il principio di un «programma» extra-musicale, che sarebbe stato particolarmente amato dal romanticismo post 1850. Il Minuetto (presto) reca il titolo «Dolore», con un trio centrale «Febbre e Delirio», mentre l’Adagio s’intitola «Convalescenza». Il finale – «Guarigione» – si conclude in modo lieto e volubile. Il primo movimento non ha titolo, ma comincia con un accordo di sedici note «sparate» dall’intero quintetto: una deflagrazione che imita il colpo di carabina che avrebbe potuto essere fatale all’autore. Nessuna edizione, neppure tardiva, dà un titolo preciso all’opera, che tuttavia è diventata famosa come Quintette de la balle (Quintetto del proiettile), o come L’Accident de chasse (L’incidente di caccia). A giudicare dalla discografia di cui quest’opera oggi beneficia, c’è da scommettere che Onslow avrebbe trovato un aspetto positivo nella sua disavventura. L’opera di Onslow in cifre • 36 quartetti d’archi • 34 quintetti d’archi • 10 trii con pianoforte • 6 sonate per violino • 4 sinfonie • 3 opere liriche: L’Alcade de la Vega, Le Colporteur ou l’Enfant du bûcheron, Guise ou les États de Blois Preludiò ancora, poi si abbandonò a una bella ispirazione. Era una cosa immensa, grandiosa. Joseph d’Ortigue a proposito di Onslow 6 AVETE DETTO CLASSICO O ROMANTICO? di Viviane Niaux Raramente si è scritto in maniera così variegata a proposito di un compositore, definito di volta in volta, a seconda dei casi, «d’avanguardia», « precursore», «classico», «romantico», «di transizione», «fine dilettante», «piccolo maestro», « Beethoven francese»... Il minimo che si possa dire è che la sua musica ispira pareri contrastanti! Dobbiamo dunque farci strada tra tutti questi giudizi per poter capire di che cosa è fatta veramente la musica di questo autore così difficile da cogliere: un uomo il cui percorso individuale si snoda tra l’Ancien Régime e la seconda Repubblica, in una fase di cambiamento epocale per la Francia, un uomo che nacque durante il classicismo e morì nel momento culminante del romanticismo. George Onslow è una sorta di rara avis nel panorama musicale francese del suo tempo. Nonostante il nome indiscutibilmente inglese, egli non appartiene alla categoria dei musicisti stranieri venuti a stabilirsi in Francia nei primi decenni dell’Ottocento. Al contrario, è di schiette origini alverniati: figlio di un padre londinese immigrato in Francia nel 1781 e di una madre francese, appartenente alla nobile stirpe dei Bourdeille de Brantôme, nasce nel 1784 a Clermont-Ferrand, ove morrà all’età di 69 anni. A parte qualche viaggio in Inghilterra e in Germania, per cinqunt’anni si divide tra le sue dimore parigine e quelle site in provincia. Riceve una breve educazione allo strumento, che gli viene impartita da musicisti stranieri (lezioni di piano con Dussek in Germania e poi con Cramer in Inghilterra); ma è anche un eccellente autodidatta che, per educarsi alla composizione, ricopia le opere di Haydn, Mozart e Beethoven. Finirà poi per rivolgersi ad Anton Reicha, musicista e teorico ceco residente a Parigi, il quale nel 1808 gli dà qualche lezione. Lungo l’intera sua vita, non cesserà mai di incrementare un’abbondante produzione musicale, in cui spiccano i quartetti e quintetti per archi, ben 70: un corpus stupefacente, assolutamente unico per qualità e quantità. Innanzitutto, va rilevato che la formazione e l’attività musicale di Onslow si sono svolte a margine delle istituzioni. Egli non studiò al Conservatorio, né mai vi insegnò; e nemmeno si presentò mai come candidato al prix de Rome. Inoltre, le tre opere sue che andarono in scena a Parigi conobbero scarso successo. In un Paese, e in un’epoca, in cui gli onori e l’opera lirica creavano e distruggevano la reputazione di un musicista, Onslow è l’unico compositore che, pur non avendo adempiuto ad alcuno di questi passaggi obbligati, ha potuto ugualmente occupare un seggio all’Académie des Beaux-Arts (1842). Ciò dà la misura dell’importanza raggiunta da questo artista, alla cui musica, tuttavia, i francesi non si interessarono che a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento! Che cosa significa allora l’epiteto di «fine dilettante» (amateur distingué), di cui François-Joseph Fétis e i suoi successori hanno usato e abusato a proposito di Onslow? Certo, non è difficile avvertire una punta di disprezzo nelle parole del celebre musicologo belga, ma il termine «dilettante», nel contesto sociale e artistico dell’epoca, significa semplicemente che il patrimonio personale e la nascita aristocratica di Onslow facevano di lui un uomo che non dipendeva, per vivere, dalla propria arte. Più fortunato di altri, Onslow non ebbe mai bisogno dei proventi della sua musica per vivere, il che gli permise di comporre seguendo le sue inclinazioni e gli evitò di diventare un musicista su commissione. In effetti, le sue prime partiture, pubblicate tra il 1807 e il 1818, si vendettero e furono eseguite assi poco in Francia, per due motivi: la difficoltà di esecuzione, che rappresentava un deterrente per un pubblico avido di musica facile da capire e da ascoltare, 7 e poi lo stile «germanizzante», che i melomani francesi certo non apprezzavano. Questa mancanza di «clienti» non scoraggiò Onslow, il quale finanziò personalmente la pubblicazione delle proprie opere presso il più importante editore parigino dell’epoca, Ignace Pleyel. Alcuni anni dopo, la situazione si capovolse e furono gli editori francesi a contendersi il privilegio di diffondere la sua musica, pagandogli profumatamente le sue composizioni. Nella nostra accezione contemporanea più corrente, perciò, non c’è qualifica meno adatta a Onslow di quella di «dilettante». Una rapida analisi del periodo musicale in cui si inserisce la produzione di d’Onslow mostra che egli nacque proprio quando il classicismo viennese e lo stile galante erano all’apice; subito dopo si ritrovò immerso nell’onda tumultuosa dei canti e delle opere della Rivoluzione, prima di doversi confrontare con l’inaudita estetica degli ultimi Quartetti di Beethoven. Assistette ai trionfi dei pianisti romantici nati all’inizio della seconda decade dell’Ottocento (Mendelssohn, Schumann, Chopin, Liszt); infine morì, nel 1853, proprio quando Liszt stava terminando la sua Sonata per pianoforte e Wagner era sul punto di iniziare la Tetralogia. Non è difficile immaginare l’evoluzione artistica seguita dal compositore nel corso di una simile traiettoria. Agli attributi «d’avanguardia» o «accademico», usciti dalla penna di qualche aspirante musicologo impaziente di classificare Onslow in qualche modo, preferiamo la qualifica di «erede», che ben si addice a un artista il quale si iscrive, in effetti, in una tradizione incontrovertibilmente dominata dalla scuola viennese. Onslow fa i suoi esordi nella composizione scrivendo trii, quartetti e quintetti per archi. Non è un caso che due dei suoi primi quintetti (op. 1) siano stati composti per due viole: nella strumentazione e nell’ambiziosa struttura, i due pezzi rivelano l’omaggio al grande Mozart. Quanto ai primi sei trii (op. 3 e 14), sono infarciti di riferimenti e imitazioni beethoveniane. Infine, nei primi dodici quartetti per archi (op. 4, 8, 9 e 10) abbondano le allusioni al maestro incontestato di tale genere, Joseph Haydn. Tuttavia, se Onslow scrive «come un tedesco», non è perché trascura o non apprezza i suoi predecessori francesi, che gli hanno trasmesso un retaggio stilistico completamente diverso; e infatti i suoi primi quartetti tradiscono l’influenza latente del cosiddetto «quartetto concertante» francese (coltivato da Saint-George, Pleyel, Gossec o Vachon…) e quella del quartetto «brillante», cui si ispira per il virtuosismo degli assoli affidati al primo violino. Il linguaggio di Onslow riconosce anche l’influenza musicale della Rivoluzione, da cui riprende diversi tratti convenzionali che evocano l’eroismo e la grandeur: arpeggi di tono declamatorio, ritmi puntati molto serrati, escursioni negli acuti o nei gravi, sfumature estreme, tessiture mediane fitte di accordi ripetuti, ritmi ossessivi, utilizzo delle tessiture più ampie con estensione degli intervalli melodici, etc. Un tale caleidoscopio di influenze non può non suscitare confusione riguardo alla vera identità del compositore, e può spiegare la varietà degli epiteti escogitati di volta in volta per definire la sua musica, di cui non si riescono a individuare facilmente le radici. Va detto che il nostro è un caso molto particolare: inglese per parte di padre, francese per parte di madre, questo compositore «alverniate» conoscerà i suoi primi successi tra il 1810 e il 1820 in Germania, dove i posteri assimileranno la sua musica a quella della scuola tedesca! Questo spiega meglio il soprannome di «Beethoven francese», che fu attribuito a Onslow allorché l’opera del maestro di Bonn, ormai conosciuta ed eseguita anche a Parigi, diventerà «il» riferimento di tutta la musica strumentale europea. Nel 1830, Onslow diverrà, agli occhi dei suoi stessi colleghi, «una delle massime glorie musicali della Francia», per usare le parole di Berlioz. 8 Brigitte François-Sappey sottolineava, a ragione, quanto fosse difficile, per i compositori della generazione di Onslow, passare da un preromanticismo intuitivo agli slanci di un romanticismo compiuto e definito. Per parte mia, sono convinta che è principalmente attraverso due parametri del linguaggio, ossia la forma e l’armonia, che si può dimostrare il profondo iato creatosi nel passaggio da un linguaggio all’altro in un compositore come Onslow – e questo prima ancora di richiamarsi all’espressività e al sentimento tipici dell’esperienza romantica. Intorno al 1806, Onslow è ancora autodidatta e non possiede nozioni teoriche, se non quelle che ha attinto direttamente dall’opera dei suoi predecessori. Procede a tentoni e sperimenta sul piano formale, sul piano melodico e su quello armonico, creando opere eterogenee come i trii op. 3, i quali, sotto una saggia disposizione dei movimenti, dissimulano una scrittura in cui coabitano stili diversi, un trattamento diversificato delle costruzioni e una tematica spesso di tipo inedito. Il primo movimento del secondo trio tradisce, per esempio, una perdita del senso della struttura, dovuta alla presenza, proprio nel mezzo, di un Maestoso molto lirico che non risponde ad alcuna logica formale, ma crea una frattura nello sviluppo. Una simile sequenza non ha altro scopo se non agire sulla sensibilità dell’ascoltatore, e suona come un «movimento nel movimento». Un evento così sintomatico potrebbe annunciare una propensione del compositore a liberarsi, a poco a poco, dalla «forma», destinata infatti a scomparire nel XIX secolo (sappiamo per esempio che Liszt finirà per emanciparsi dalle forme, componendo una musica detta «a programma»). Tuttavia, Onslow farà esattamente l’opposto, man mano che la sua esperienza e la sua arte si affermeranno. Le lambiccate strutture dei suoi esordi scompariranno, per lasciare spazio ad altre, più normative. Egli non lavorerà più sulle sue forme, se non per ampliarle, seguendo un percorso che lo avvicinerà al suo predecessore Beethoven. Per quanto riguarda la questione dell’armonia, sono tentata di affermare – anche se sono pronta ad ammettere che si tratta di un’iperbole – che a volte la musica di Onslow sfiora l’atonalità. Poeta del cromatismo, Onslow adora le concatenazioni defunzionalizzate. In quale tonalità siamo? Verso quale tonalità stiamo andando? Difficile a dirsi, tanto il linguaggio infarcito di cromatismi gira su se stesso liberandosi dai propri appigli armonici, fosse pure per lo spazio di un’introduzione lenta o di un frammento di sviluppo. La lettura delle prime opere di Onslow rivela già tutti i sintomi del romanticismo nascente e della crisi post-romantica, che influiranno sull’armonia della seconda metà dell’Ottocento. Senza parere, il compositore precorre e annuncia i linguaggi di Brahms, Liszt, Franck… e, a partire dal 1830, anticipa addirittura, con un’intuizione a volte visionaria, l’armonia cromatica wagneriana. In questo senso. Onslow è effettivamente un compositore «d’avanguardia», ed è questo che conferisce alla sua musica una sonorità così innovativa, originale e inconfondibile. Tuttavia, gli elementi che fanno sì che un autore sia percepito come «romantico» sono legati anche ad altri parametri: hanno a che fare con la musica nella sua totalità (espressione del sentimento, presenza dell’immaginario, dell’irrazionale, del romanzesco, gusto del colore esotico…) e promanano anche dall’artista, il quale mette in scena, per così dire, le sue passioni mistiche o amorose, costruendo la sua propria leggenda con eccesso e dismisura. Berlioz o Liszt appartengono a questa categoria. Ora, gli unici orpelli romanzeschi che possano rendere più interessante l’immagine sociale di George Onslow si limitano a un celebre episodio che è stato spesso raccontato: l’incidente di caccia che diede origine al non meno famoso Quintetto del proiettile… Onslow, attingendo alle sofferenze generate da quell’episodio, intitola i movimenti del suo quintetto douleur, délire, convalescence, guérison («dolore, delirio, convalescenza, guarigione»), creando un’opera romantica per la sua esacerbata espressività e il suo schema programmatico, ma di fattura talmente classica! In compenso, non è stato sufficientemente sottolineato che George Onslow può essere considerato l’inventore dello Scherzo strumentale francese, il movimento romantico per eccellenza. Diversamente dallo Scherzo tedesco, praticato sin dal 1801 da Beethoven e che si definisce mediante una struttura e un tempo diversi da quelli del Minuetto, lo Scherzo strumentale francese nasce molto più tardi proprio dalla penna di Onslow, che lo concepisce come un movimento «di carattere», il cui tenore sostanziale è dalle febbrili passioni o dalle cavalcate che racchiude; la sua forma e il suo tempo, in compenso, non differiscono sistematicamente da quelli dell’antico Minuetto. Numerosi esempi di Scherzi si possono trovare nei quartetti e nei quintetti di Onslow (op. 48, 50, 51…), che illustrano a meraviglia questa bella invenzione romantica, passata inosservata. Uomo di transizione, testimone di numerosi rivolgimenti sociali, filosofici e artistici, George Onslow fa parte di quel gruppo di artisti che assistettero all’emergere a Parigi della coscienza romantica, destinata a imporsi nel 1830 con l’emblematica 9 Symphonie fantastique; ma è anche, e soprattutto, un creatore sui generis. La sua opera colma il vuoto di un repertorio pressoché inesistente nella storia della musica francese della prima metà dell’Ottocento, ossia quello della cameristica. Questa unicità fu probabilmente utile al compositore durante la sua vita, poiché in tal modo egli occupava da solo, e dando prova di grande talento, un terreno che nessuno sembrava voler mettere a frutto. Il paradosso accennato all’inizio di questo articolo ebbe origine negli anni immediatamente precedenti la sua morte, quando molti di coloro che ne avevano esaltato la genialità intorno al 1830, non vedevano più in lui, una ventina d’anni dopo, che un musicista sorpassato. Dopo il 1870, lo stesso nome di Onslow cadde nell’oblio; del resto, basta osservare l’evoluzione della musica in Francia dopo il 1850 per non stupirsene affatto. In sostanza, l’abbandono progressivo del repertorio del quartetto e del quintetto per archi, nonché i numerosi mutamenti di gusto e di stile sopravvenuti nella seconda metà dell’Ottocento francese, finirono inevitabilmente per modificare sia il criterio di giudizio dei critici e dei melomani, sia la prassi musicale degli anni successivi. 10 CALENDARIO DETTAGLIATO A VENEZIA SABATO 11.04.2015 ORE 20 PALAZZETTO BRU ZANE GENERAZIONE ROMANTICA George ONSLOW Sonata pour violoncello e pianoforte op. 16 n. 1 Frédéric CHOPIN Sonata per violoncello e pianoforte op. 65 Charles-Valentin ALKAN Esquisses op. 63 (estratti) Chanson de la folle au bord de la mer op. 31 n. 8 Emmanuelle Bertrand violoncello Pascal Amoyel pianoforte George Onslow: Sonata per violoncello e pianoforte n. 1 op. 16 in fa maggiore Allegro – Andante – Allegretto Buon pianista, Onslow dedicò al suo strumento la maggior parte dei primi lavori. In aggiunta, aveva anche studiato il violoncello per poter eseguire musica da camera nei salotti di Clermont-Ferrand. Nel 1820, allorché compose le tre sonate della sua op.16 (pubblicate l’anno successivo), offrì alla Francia le sue prime sonate per violoncello e pianoforte; in seguito non sarebbe più tornato a scrivere per questa formazione. La raccolta di Onslow non ha l’audacia dell’op. 102 di Beethoven (1815), scritta per lo stesso effettivo, e le sue strutture formali si rivelano talora un po’ deboli; tuttavia denota una fantasia melodica formidabile, e i due strumenti vi sono trattati alla pari (come fa anche Beethoven). Un simile equilibrio non era affatto scontato, in un’epoca in cui il violoncello era generalmente in posizione secondaria rispetto al piano. Dedicata a Charles Baudiot, professore di violoncello al Conservatorio di Parigi, la Sonata n. 1 in fa maggiore resta fedele alla divisione in tre movimenti; la stessa struttura caratterizza la Sonata n. 3, mentre la Sonata n. 2 comprende quattro movimenti (l’Adagio è preceduto da un minuetto). Sin dall’Allegro iniziale si instaura un dialogo che coinvolge persino la presentazione dei temi: le idee non sono esposte ora dal pianoforte, ora dal violoncello, ma divise tra i due strumenti. Dopo un eloquente preambolo, il discorso si fa più denso nel corso di uno sviluppo alquanto tumultuoso; poi l’Andante in modo minore colpisce per la sua intensa malinconia, pur evitando il languore e il pathos. Il finale, leggero e capriccioso, dissipa le ombre del movimento centrale e, con un’ultima piroetta, si dilegua in punta di piedi. Come farà anche Alkan per la sua sonata per violoncello, Onslow propose un adattamento per viola e pianoforte dei tre brani della raccolta. 11 DOMENICA 12.04.2015 ORE 17 PALAZZETTO BRU ZANE QUARTETTO D’ARCHI George ONSLOW Quartetto op. 54 Quartetto op. 56 QUATUOR DIOTIMA George Onslow: Quartetto per archi in mi bemolle maggiore op. 54 Introduzione : Adagio. Allegro moderato – Preghiera : Andante con variazioni – Scherzo : Allegro – Finale : Allegro non troppo Nel 1828, grazie a Pierre Baillot, Onslow fa la scoperta degli ultimi quartetti di Beethoven, rimanendone al tempo stesso disorientato e conquistato. Così, egli segue l’impulso a riprendere a scrivere per questo genere, che aveva abbandonato ormai da molti anni, e tra il 1833 e il 1834 compone dodici quartetti (dall’op. 46 all’op. 56) in cui dimostra di avere raggiunto il vertice della propria arte. L’opera 54 (del 1834) rivela la ricerca di una scrittura più densa, in cui si moltiplicano gli scambi tra gli strumenti, mentre la melodia e l’armonia hanno un ruolo dinamico equivalente. Il brano si apre con un’impressionante introduzione lenta, meditazione satura di cromatismo che riecheggerà due volte nel corso dell’Allegro moderato che segue, in cui è dato particolare risalto al violino. Tuttavia, nello sviluppo centrale, inquieto e disseminato di bruschi cambiamenti d’umore, tutti gli strumenti sono impegnati in pari misura. La Preghiera è stata forse influenzata dal Canto di ringraziamento alla divinità del Quartetto op. 132 di Beethoven? Onslow, in genere, non usa inserire riferimenti spirituali nelle sue opere. Il tema della sua preghiera è svolto, in un primo momento, con tranquilla sicurezza; poi il fraseggio viene frantumato da accordi violenti, e questo contrasto ricompare nel corso delle cinque variazioni. Lo Scherzo e il Finale sono caratteristici dell’evoluzione del compositore: i numerosi contrasti, le sorprese ritmiche e armoniche intensificano e drammatizzano il discorso. Nondimeno, Onslow non rimette in discussione l’integrità delle forme tradizionali e non rinuncia alla seduzione sonora. Per lui la musica non è l’ambito di istanze metafisiche, bensì un’animata conversazione tra uomini onesti. George Onslow: Quartetto per archi in do minore op. 56 Allegro maestoso ed espressivo – Minuetto : Moderato – Adagio cantabile e sostenuto – Finale : Vivace L’opera 56 fa parte dei dodici quartetti che Onslow compose nel 1833-1834, dopo la scoperta degli ultimi quartetti di Beethoven, presentati a Parigi da Pierre Baillot. Il brano è dedicato al violoncellista Alexandre Chevillard (1811-1877), membro di diverse orchestre (tra cui quella della Société des concerts del Conservatorio) e futuro professore al Conservatorio. In Francia, questo strumentista fu uno dei primi a riconoscere l’importanza dell’ultimo Beethoven, tanto che, con l’appoggio del violinista Jean-Pierre Maurin (già allievo di Baillot), fondò nel 1852 la Società degli ultimi quartetti di Beethoven. In compenso, Onslow non fu mai un ammiratore senza riserve di quelle partiture eccezionali, che pure lo scossero fin nel profondo. Dopo che le ebbe scoperte, la sua scrittura si arricchì e si diversificò: varietà di tessiture e drammatizzazione del discorso nello sviluppo del primo movimento dell’opera 56; equilibrio dell’effettivo nell’Adagio, in cui tutti gli strumenti hanno una valenza melodica; vivacità ritmica nel Finale. Onslow osa una certa ruvidezza (per esempio nel Vivace), conservando però il generoso cantabile che lo caratterizza. Gli può capitare di turbare brevemente la percezione della metrica, ma non si permette mai gli accenti per così dire «brutali» che assesta il maestro di Bonn. E se amplia il secondo movimento, con una struttura minuetto-trio-minuetto-trio-minuetto (come nella Quarta Sinfonia di Beethoven), forse è soprattutto per permettere al dedicatario di eseguire due volte questo piroettante trio di scale e arpeggi in staccato. 12 MARTEDÌ 21.04.2015 ORE 20 PALAZZETTO BRU ZANE FEBBRE E DELIRIO George ONSLOW Quintetto con contrabbasso « del proiettile » n. 15 op. 38 Quartetto n. 33 op. 64 QUATUOR ARDEO Yann Dubost contrabbasso George Onslow: Quintetto con contrabbasso n. 15 in do minore «de la balle» («del proiettile») op. 38 Allegro moderato ed espressivo – Menuetto : Dolore (Presto) – Andante sostenuto : Convalescenza Finale : Guarigione (Allegro) Se Berlioz considerava la propria vita alla stregua di un grandioso romanzo a cui ispirarsi per creare la sua musica, altrettanto non si può dire di Onslow: nessuna opera scandalosa, nessuna clamorosa relazione sentimentale né tentativi di suicidio. Tuttavia, ci fu un evento che ispirò un’opera sorprendente a questo compositore così incline alla «musica pura». Nel luglio 1829, Onslow fu vittima di un incidente di caccia che per poco non gli costò la vita, allorché fu malauguratamente colpito da una fucilata destinata a un cinghiale. Durante la convalescenza, portò a termine un quintetto per archi (che può essere eseguito sia con due violoncelli, sia con un violoncello e un contrabbasso), di cui aveva composto il primo movimento prima della disgrazia; per questo soltanto l’Allegro iniziale, cupo e denso, non reca un’indicazione descrittiva, benché vi risuoni lo scoppio iniziale della fatale fucilata. Il Menuetto esprime il dolore del ferito moltiplicando i contrasti d’intensità e le armonie tese, nell’ambito di un discorso che sembra volutamente slegato. Il Trio centrale prolunga questo teatro strumentale in una tumultuosa atmosfera di «febbre e delirio», attraversata da folgoranti motivi arpeggiati. In compenso, l’Andante sostenuto, da eseguire «con sordini e sempre sotto voce», è privo di contrasti: una nenia infinita culla serenamente la convalescenza. Il focoso Finale esprime nuovamente la febbre e il delirio, ma da parte di un uomo che proclama il proprio ritorno alla vita, per mezzo di una profusione di elementi tematici di vario genere. Se non avesse vissuto l’esperienza dell’incidente, forse Onslow non avrebbe osato gli effetti ritmici e strumentali di questo quintetto «de la balle», ossia del proiettile, che è uno dei rari pezzi da camera a programma del XIX secolo ed è anche diventato il brano più eseguito di Onslow, a motivo del suo carattere eccezionale. George Onslow: Quartetto per archi in do maggiore op. 64 Preludio : Lento assai. Allegro animato – Andante sostenuto – Allegro energico – Finale : Allegro Nel 1841, Onslow progetta un viaggio in Germania e desidera presentarvisi con alcune opere nuove: «Ho fatto cucire un bel quaderno di carta da musica e mi sono messo a comporre un quartetto: lavorando solo nei momenti d’ispirazione, ho reso il mio compito più lento, ma alla fine l’ho terminato. Un secondo quartetto è pure compiuto, e forse anche un terzo finirà per vedere la luce». In questa lettera alla madre, probabilmente il compositore allude ai tre quartetti op. 62, 63 e 64. L’ultimo brano del gruppo ha inizio con un’introduzione lenta in modo minore, nobile e dolorosa, con cui contrasta l’Allegro animato in maggiore, come nell’opera 4 n. 2, il primo quartetto in cui Onslow impiega quest’idea. Anche se nessuno strumento è trascurato, tuttavia il primo violino si distingue per il suo virtuosismo: un mezzo per valorizzare il dedicatario, il violinista Charles-Eugène Sauzay (genero di Pierre Baillot). Nell’Andante sostenuto, l’intenso lirismo è improvvisamente turbato da un episodio martellato nella rara tonalità di sol diesis minore (la stessa tonalità principale del movimento). Gli ultimi due movimenti sono esempi tipici della vivacità ritmica del compositore e della sua abilità nel variare la disposizione degli strumenti. Quando Georges Kastner scrive una recensione elogiativa dei quartetti op. 62, 63 e 64, in occasione della loro prima esecuzione, deplora il crescente disinteresse del pubblico e degli interpreti nei confronti del quartetto per archi («Revue et Gazette musicale» del 27 agosto 1843). Di fatto, Onslow abbandonerà questo genere dopo il 1845, per dedicarsi al quintetto e a formazioni da camera più ampie, che comprendano anche i fiati. 13 VENERDÌ 24.04.2015 ORE 20 PALAZZETTO BRU ZANE DA UN IMPERO ALL’ALTRO George ONSLOW Trio con pianoforte op. 83 Camille SAINT-SAËNS Trio con pianoforte n. 1 op. 18 TRIO VAN BAERLE George Onslow: Trio per pianoforte, violino e violoncello in fa minore n. 10 op. 83 Datato al 1853, il Trio n. 10 è l’ultima partitura di Onslow, nonché l’ultima del genere che non sia stata composta nel primo quarto dell’Ottocento. Dedicata a Madame Henry Bonard, una pianista dilettante appartenente alla borghesia parigina o alverniate, il brano è sicuramente uno dei più belli della produzione da camera del compositore. Si è colpiti dal suo lirismo e dall’ampiezza dell’invenzione creativa. Sin dal titolo, l’Allegro patetico dichiara la sua forte espressività. La scrittura e la sensibilità dei temi evocano Mendelssohn, ma il clima di strana malinconia discende direttamente da Schubert. L’Adagio grandioso è basato su un tema semplice, dalle armonie – anche qui – schubertiane, dapprima affidato al pianoforte solo. Inframmezzato da svariati episodi, si presenta sotto fisionomie diverse: eseguito dai tre strumenti, poi proclamato a piena potenza su un’onda di arpeggi, prima dell’acquietamento conclusivo. Lo Scherzo adotta sonorità del tutto originali, ottenute per mezzo di pizzicati; le sue prime pagine sono ricche di verve, in contrasto con la sezione centrale, più espressiva. Il finale, Allegro animato, enuncia un tema febbrile, dai ritmi puntati molto schumanniani. Analizzandolo con attenzione, si capisce che deriva dal tema iniziale del primo movimento; con questo procedimento, Onslow conferisce una segreta unitarietà alla sua partitura. Una serie di scale porta al secondo tema, di respiro autenticamente ampio, presentato dal pianoforte solo. Lo sviluppo, assai fantasioso, si basa sul primo tema; ed è probabilmente per questo che nello sviluppo conclusivo, dopo la riesposizione, viene impiegato il secondo. 14 MARTEDÌ 28.04.2015 ORE 20 PALAZZETTO BRU ZANE QUINTETTO CON DUE VIOLONCELLI George ONSLOW Quintetto con due violoncelli op. 75 Théodore GOUVY Quintetto con due violoncelli in si minore QUATUOR MANFRED Xavier Phillips violoncello George Onslow: Quintetto per due violoncelli in la maggiore op. 75 Allegro grazioso – Scherzo : Allegro – Andante sostenuto – Finale : Allegretto Nel 1846, quando Onslow compose la sua Sinfonia n. 4, dichiarò: «Questa sarà l’opera fondamentale della mia carriera di musicista; non per il merito (se ne ha molto di più a comporre un buon quartetto o quintetto), ma per l’effetto» – il che conferma il posto occupato da certi effettivi da camera nella sua personale gerarchia dei generi. Egli inizia a comporre il Quintetto per archi in la maggiore op. 75 nel 1847, lo porta a termine l’anno dopo e lo dedica al suo amico Charles Lebouc (1822-1893), allora violoncellista all’Opéra di Parigi, molto attivo nel campo della musica da camera. A partire dal 1862, questo strumentista organizzerà delle matinées settimanali, nel cui programma inserirà regolarmente opere del compositore. La maggior parte dei quintetti di Onslow prevede la formazione per due violoncelli, cara a Boccherini; ma già dalla fine degli anni Venti egli aveva pubblicato delle parti supplementari, per permettere che queste opere fossero eseguite anche con due viole, oppure con un violoncello e un contrabbasso. Nell’opera 75, Onslow affida numerosi elementi tematici al primo violoncello, la cui parte si sviluppa spesso nel registro acuto, mentre il secondo violoncello svolge essenzialmente il ruolo del basso. La densità della scrittura, l’associazione di linee eleganti e ritmo vigoroso, nonché l’espressività che emana dalla tensione melodica e armonica (in particolare grazie all’uso del cromatismo) sono tipici dello stile della maturità di Onslow. Questo Quintetto è contraddistinto anche da tocchi popolari nella parte centrale dello Scherzo e ancora di più nel Finale, il cui tema principale sembra ispirato a qualche danza rustica. 15 MARTEDÌ 05.05.2015 ORE 20 PALAZZETTO BRU ZANE IL PRIMO ONSLOW George ONSLOW Quartetto op. 8 n. 1 Quartetto op. 8 n. 3 QUATUOR RUGGIERI George Onslow: Quartetto per archi in do minore op. 8 n. 1 Largo. Allegro agitato – Adagio – Minuetto : Allegro e risoluto – Finale : Presto È difficile mettere una data precisa ai tre Quartetti op. 8, composti probabilmente verso il 1814. In origine, furono pubblicati con il numero d’opus 10 (che a sua volta recava il n. 8, contribuendo quindi alla confusione). Per ragioni che non conosciamo, la raccolta uscì a Parigi nel 1815 per le edizioni Naderman, mentre fu Pleyel a pubblicare tutte le altre opere di Onslow fino al 1831; fu poi oggetto di revisioni che a loro volta sfociarono in nuove versioni, edite rispettivamente nel 1816 (ancora presso Naderman) e poi nel 1830 (questa volta presso Pleyel). Reca una dedica a Pierre Baillot, che inserì le opere di Onslow nei programmi dei suoi concerti pubblici di musica da camera dal 1824 al 1832. Come i Quartetti op. 9 e op. 10, composti nello stesso periodo, l’op. 8 rientra in un prolungamento dello stile classico viennese, di cui eredita le strutture formali, il fraseggio nitidamente articolato, l’eleganza melodica e la vivacità ritmica; ma conserva anche tracce del quartetto «brillante» che a quell’epoca i francesi tanto amavano. In effetti, i pezzi richiedono al primo violino un’abilità tecnica eccezionale (forse Onslow volle anche dare risalto al virtuosismo del dedicatario). In ogni caso, il compositore tende qui al superamento del semplice divertissement. Nel Quartetto op. 8 n. 1, occorre notare l’introduzione lenta, cupa e solenne, impregnata di cromatismo melodico. Il brano si distingue anche per l’Adagio cantante, reso più dinamico da ritmi puntati, e per il Finale, in cui una vorticosa tarantella è associata al rigore della scrittura fugata. George Onslow: Quartetto per archi in la maggiore op. 8 n. 3 Allegro – Andante non troppo lento – Menuetto : Allegro – Finale : Vivace Questa partitura, come tutto l’insieme dell’opera 8, testimonia la rilevanza del classicismo viennese e della volontà di inserire il genere del quartetto per archi nell’ambito della musica «seria». Vi abbondano i procedimenti contrappuntistici e il cromatismo melodico (soprattutto nell’Allegro iniziale e nel Finale), mentre il discorso è reso più drammatico da modulazioni a tonalità lontane e contrasti tra modo maggiore e minore. Onslow sa però sedurre il suo pubblico di amatori illuminati, grazie alla combinazione, che gli è propria, di eleganza melodica e dinamismo ritmico (si pensi per esempio all’attacco di questo n. 3, così diverso dalla cupa introduzione lenta dell’opera 8 n. 1 e dalla briosa danza del n. 2). Inoltre, qui il contrappunto non è una dimostrazione di virtuosismo nella scrittura, ma un mezzo per creare la sensazione di una conversazione musicale. Altre idee contribuiscono ad attirare l’ascoltatore, come l’accelerando finale e i riferimenti a musiche popolari. Se, al centro del Menuetto, il pedale armonico del violoncello rievoca una qualche danza campestre, è soprattutto l’Andante non troppo lento che sorprende: più affine a uno scherzo che a un movimento lento, sembra riprodurre in modo stilizzato il suono di una chitarra, con gli accordi in staccato dell’accompagnamento. Ricordiamo che il manoscritto recava l’indicazione «À l’hispanuola», poi stralciata nella versione a stampa. Forse in questo brano Onslow ha tenuto conto delle lezioni del suo professore, Reicha, che nel Traité de mélodie (del 1814, quindi più o meno coevo dell’opera 8), aveva propugnato la pubblicazione di una raccolta di «canzoni nazionali». 16 SABATO 09.05.2015 ORE 17 PALAZZETTO BRU ZANE VIOLINO E PIANOFORTE George ONSLOW Grande Sonata per violino e pianoforte in fa minore op. 15 Frédéric CHOPIN Scherzo op. 31 n. 2 in si bemolle minore Franz LISZT La lugubre gondole S134 bis LISZT / SCHUBERT « Soirées de Vienne » valse n. 6 Camille SAINT-SAËNS Havanaise op. 83 in mi maggiore Nicolas Dautricourt violino Momo Kodama pianoforte George Onslow: Sonata per violino e pianoforte in fa minore op. 15 n. 4 Largo. Allegro vivace – Minuetto – Finale Questo lavoro del 1819, particolarmente affascinante, fu la prima opera per violino e pianoforte di Onslow pubblicata con il titolo di Duo, a indicare la parità del dialogo tra gli strumenti, in contrapposizione alle precedenti Sonate per pianoforte con accompagnamento di violino obbligato. Per comodità, oggi viene intitolata in modo più convenzionale. La musica si «ridesta» a poco a poco con un Largo calmo ed espressivo, da cui prende l’avvio l’Allegro vivace, i cui arpeggi fanno le veci del primo tema; un libero svolgimento conduce al secondo, che unisce scala ascendente e cascata di arpeggi. Lo sviluppo è dedicato al primo tema, che, dopo la riesposizione, dà luogo all’esplorazione tonale conclusiva. Il Minuetto è dapprima un Allegro con fuoco dal tema, appunto, focoso, che si placa nel Trio (accordi in legato eseguiti dal pianoforte e dal violino insieme). L’Andante quasi allegretto presenta sei variazioni sull’aria Au clair de la lune. Dopo l’esposizione, la melodia svanisce nella prima e nella seconda variazione; nella terza, circondata di scale, diventa più udibile, per sparire di nuovo nella quarta, Risoluto, in fluide volute. La quinta variazione, più lenta, emana un certo pathos. Nell’ultima variazione, l’aria viene abilmente distribuita tra gli strumenti su un tappeto di arpeggi. Dopo vari episodi, il movimento si conclude con un climax e una pacifica chiusa. Il Finale inizia in fugato, Vivace, con un tema scalpitante sfruttato con grande inventiva, spunto per una scrittura brillante che rivela un’ammirevole padronanza della tecnica contrappuntistica e polifonica. 17 GIOVEDÌ 14.05.2015 ORE 20 PALAZZETTO BRU ZANE INTORNO AL PIANOFORTE Napoléon-Henri REBER Trio con pianoforte n. 3 George ONSLOW Trio con pianoforte in re minore op. 20 Théodore DUBOIS Promenade sentimentale TRIO ÉLÉGIAQUE George Onslow: Trio per violino, violoncello e pianoforte in re minore op. 20 Allegro energico – Thema con variazioni : Andante cantabile non troppo lento – Menuetto : Presto – Finale : Allegretto Onslow compose quasi tutti i suoi Trii prima del 1825, in un’epoca in cui i musicisti francesi concepivano questo genere come una sonata per pianoforte accompagnata da un violino e da un basso d’archetto; questo anche se, a partire dal 1810, si cominciarono a sviluppare gli scambi tra il violino e il pianoforte, mentre il violoncello continuò ad accontentarsi di raddoppiare i bassi. Viceversa, sin dai suoi Trii op. 3 (scritti prima del 1807), Onslow adottò la configurazione alla tedesca, che accordava la stessa importanza a tutti gli strumenti. Composto nel 1822 e pubblicato l’anno dopo, il Trio in re minore op. 20 è il primo che l’autore pubblicò separatamente, invece che in gruppi di tre, come aveva fatto per i Trii op. 3 e op. 14. La partitura vide la luce nel periodo (tra il 1817 e il 1832 circa) in cui il compositore si allontanò dal quartetto per archi per dedicarsi principalmente al quintetto e alla musica da camera con pianoforte. Se gli archi si emancipano dalla tastiera, è tuttavia raro che i tre strumenti suonino simultaneamente: il pianoforte è associato a un solo strumento melodico, oppure il violoncello raddoppia il violino. Ne risultano tessiture alquanto limpide e leggere. I movimenti veloci privilegiano una scrittura brillante, in grado di sedurre il pubblico dei salotti. Le variazioni dell’Andante cantabile sono di carattere ornamentale, a eccezione della quinta e ultima, che adotta il principio dell’ampliamento introdotto da Beethoven. Con il suo tempo molto vivace, il malizioso Menuetto si cala già nello spirito di uno scherzo. Qualche ombra romantica vela l’insieme dell’opera, senza però schiudere abissi. 18 GIOVEDÌ 21.05.2015 ORE 20 PALAZZETTO BRU ZANE A QUATTRO MANI George ONSLOW Sonata per pianoforte a quattro mani in mi minore Sonata per pianoforte a quattro mani in fa minore Toccata per pianoforte Six Pièces per pianoforte Lidija et Sanja Bizjak pianoforte a quattro mani George Onslow: Sonata per pianoforte a quattro mani in mi minore op. 7 n. 1 Allegro espressivo – Romance – Finale «Duo», «Grande duo», «Sonata», « Grande Sonata»… Nel corso della ventina di edizioni di cui fu oggetto fino alla fine dell’Ottocento, questo brano ricevette diversi sottotitoli, il che indica quanto fosse difficile determinarne il genere specifico. Dedicata da Onslow «al suo amico Camille Pleyel», il celebre fabbricante di pianoforti, è stata una delle opere più eseguite del compositore (in particolare da Liszt, Hiller, Chopin o Gottschalk). La Grande Sonata n. 1 deve il suo successo soprattutto a una scrittura pianistica che non privilegia alcuna parte a scapito di un’altra, oltre che a un discorso armonico estremamente vivace. Composta nel 1811, può essere accostata alle partiture per pianoforte a quattro mani – formazione piuttosto in voga, del resto – che Schubert comincia a scrivere a quest’epoca. Delle terzine introducono l’Allegro espressivo. Con i suoi inquieti richiami, il primo tema presenta una certa grandezza tragica; il secondo è più sereno. Lo sviluppo si basa essenzialmente sul primo tema, prima della riesposizione. La Romance, in seguito inclusa da Onslow anche nella Sinfonia n. 4 e nel Quintetto con pianoforte n. 2, svolge una gradevole melodia di ispirazione vocale, accompagnata da arpeggi, con una sezione centrale contrastante di carattere angoscioso. Dopo la ripresa della romanza, si odono nuovamente echi della sezione centrale. Come il movimento iniziale, l’indiavolato Finale agitato adotta la struttura di una forma-sonata bitematica, cominciando con una toccata costellata di accordi suonati energicamente. Il secondo tema, in modo maggiore, va invece eseguito leggeramente. Dopo un breve sviluppo dedicato al primo tema sopraggiunge la riesposizione. George Onslow: Sonata per pianoforte a quattro mani n. 2 in fa minore op. 22 n. 2 Allegro moderato patetico – Minuetto – Largo – Finale : Allegro espressivo Nel 1824, Onslow ritorna al pianoforte a quattro mani, in cui si era distinto con la sua Sonata in mi minore op. 7. Dedicata a Monsieur Jacques Herz, pianista e fratello di Henri Herz, la sua seconda prova in questo genere pianistico si spinge ancora più in là sul piano espressivo. Anch’essa conobbe numerose edizioni e riscosse un autentico successo, forse ancora di più dell’opera 7 (verso il 1870, Adolf von Henselt trascriverà il brano per due pianoforti). L’ampio e focoso Allegro moderato patetico inizia con ondate di semicrome cromatiche, sulle quali si innestano angosciosi richiami. A mo’ di secondo tema compare una delicata cascata di arpeggi, seguita da un passaggio più animato. Lo sviluppo sfrutta il secondo tema, poi il primo, e un aumento di potenza introduce la riesposizione. Come a volte capita in Onslow, si presenta un ultimo sviluppo, qui dedicato al primo tema; la sua schubertiana bellezza non impedisce al Minuetto di fare riferimento, per lo stile della scrittura, al barocco. L’episodio del Trio, più sereno, emana una tenera nostalgia. Il Largo di carattere beethoveniano, tutto nobili accordi e ritmi puntati, contiene modulazioni di sorprendente audacia. Gli fa seguito il Finale: Allegro espressivo, in cui un motivo inquieto sembra cercare una risoluzione, su accordi ripetuti. Una transizione porta al secondo tema, in volubili semicrome. Dopo aver riecheggiato il primo tema in maggiore, lo sviluppo si impegna a trasporlo in tonalità diverse, prima di dedicarsi al secondo tema. Dopo la riesposizione, una coda, più rapida, funge da chiusa all’intera partitura. 19 George Onslow: Toccata per pianoforte Dedicata a Mademoiselle Bonne d’Alpy, la Toccata per pianoforte op. 6 in do maggiore venne composta nel 1810 e pubblicata presso Pleyel nel 1811. Appartenendo a un genere tipico dei secoli precedenti e in particolare dell’epoca barocca, non frequentato da alcun compositore contemporaneo di Onslow, il brano costituisce un apporto singolare al corpus del musicista e a tutto il repertorio pianistico francese dell’Ottocento. Coltivato, in particolare, dal clavicembalista Girolamo Frescobaldi (1583-1643), il genere della toccata è caratterizzato dalla libertà formale e dal virtuosismo. Nonostante il suo tempo relativamente moderato (Allegro moderato), questo breve brano esige un’estrema velocità da parte dell’interprete, il quale deve eseguire simultaneamente dei movimenti quasi ininterrotti di semicrome alle due mani, che Onslow qui tratta con notevole equità. Da questa sovrapposizione di movimenti incessanti deriva un’impressione di esultanza, rafforzata dal rilievo dato ai vorticosi abbellimenti (che compaiono sin dalla prima battuta). Il pezzo, pur adottando la struttura della forma-sonata, è caratterizzato da una notevole libertà formale, che si manifesta, in particolare, nella mancanza dello sviluppo centrale – inconsueta nel contesto di un movimento di forma-sonata di tempo veloce –, compensata dall’inserimento di sviluppi nell’esposizione e poi nella riesposizione. Se quest’opera appare decisamente isolata nel panorama pianistico del tempo – con l’eccezione della Toccata di Schumann, che forse vi si ispirò –, le toccate di Ravel e di Debussy si riallacceranno a loro volta alla sua particolare diteggiatura, tipica del XVIII secolo. George Onslow: Sei Pezzi per pianoforte Andantino – Andantino quasi Allegretto – Allegro con moto – Allegretto molto espressivo – Allegretto cantabile – Andantino molto cantabile Pubblicati nel 1864 senza numero d’opus dall’editore Flaxland, che li vendette «a profitto dei poveri», i Sei Pezzi di Onslow furono composti nel corso degli anni Trenta-Quaranta dell’Ottocento. Costituiscono una serie di miniature di grande sobrietà, dall’espressione tutta interiore. Ogni pezzo è basato su un sistema di scrittura al tempo stesso specifico e unitario. Il primo, in mi bemolle maggiore, è composto in un contrappunto a quattro voci, concentrato nel registro medio del pianoforte e vivacizzato da numerosi cromatismi; il brano è costruito su una struttura formale di grande chiarezza, di tipo binario con riprese (tipica dei minuetti classici o degli scherzi). I due pezzi seguenti (rispettivamente in la maggiore e in la bemolle maggiore) presentano melodie molto semplici alla mano destra (intervalli congiunti, estensioni ridotte, regolarità ritmica), accompagnate da movimenti continui di semicrome alla mano sinistra (abbellimenti cromatici nel primo brano, arpeggi discendenti nel secondo). Il principio della melodia accompagnata è ripreso nel quinto brano, la cui ricca ornamentazione richiama il genere, tipicamente romantico, del notturno. Assai espressivo, il quarto pezzo, in si bemolle maggiore, si riallaccia alla struttura contrappuntistica del primo. Qui l’estensione del pianoforte si amplia, arrivando a conquistare il registro grave, che ritroviamo, impregnato di una forte carica espressiva, nei passaggi drammatici del sesto pezzo, in mi maggiore. Quest’ultima miniatura, la più cupa dell’intera raccolta, fu ripresa da Onslow nella Romanza del suo Quintetto op. 78. 20 FESTIVAL PALAZZETTO BRU ZANE A PARIGI 3a EDIZIONE DAL 29 MAGGIO AL 5 GIUGNO 2015 George Onslow sarà anche il filo conduttore del festival Palazzetto Bru Zane a Parigi. Ritroverete il compositore in occasione dei seguenti concerti: LUNEDÌ 01.06.2015 ORE 20.30 THEÂTRE DES BOUFFES DU NORD, PARIGI MERCOLEDÌ 03.06.2015 ORE 20.30 THEÂTRE DES BOUFFES DU NORD, PARIGI GENERAZIONE ROMANTICA DA BUONAPARTE A NAPOLEONE III George ONSLOW Sonata per violoncello e pianoforte op. 16 n. 1 George ONSLOW Trio con pianoforte op. 83 Frédéric CHOPIN Sonata per violoncello e pianoforte op. 65 Charles-Valentin ALKAN Esquisses op. 63 (estratti) 25 Préludes op. 31 (estratto) Camille SAINT-SAËNS Trio con pianoforte n. 1 op. 18 TRIO VAN BAERLE • Concerto proposto anche a Venezia 24.04.2015 Palazzetto Bru Zane Emmanuelle Bertrand violoncello Pascal Amoyel pianoforte • Concerto proposto anche a Venezia 11.04.2015 Palazzetto Bru Zane MARTEDÌ 02.06.2015 ORE 20.30 THEÂTRE DES BOUFFES DU NORD, PARIGI DA UNA MODERNITÀ ALL’ALTRA George ONSLOW Quartetto op. 56 Guillaume LEKEU Adagio per quartetto d’orchestra Claude DEBUSSY Quartetto in sol minore op. 10 QUATUOR DIOTIMA • Concerto proposto anche a Venezia 12.04.2015 Palazzetto Bru Zane 21 GEORGE ONSLOW AL CONCORSO DI MUSICA DA CAMERA DI LIONE DAL 22 AL 26 APRILE 2015 / QUARTETTO D’ARCHI Anche quest’anno, il Palazzetto Bru Zane rinnova il suo partenariato con il Concours international de musique de chambre de Lyon (CIMCL). Come per le precedenti edizioni, i candidati dovranno scegliere, per il primo turno del concorso, un’opera del repertorio romantico francese: George ONSLOW: Quartetto n. 28 in mi bemolle maggiore op. 54 Camille SAINT-SAËNS: Quartetto n. 1 in mi minore op. 112 Théodore DUBOIS: Quartetto n. 1 in mi bemolle maggiore Il quartetto vincitore del concorso sarà invitato a esibirsi al Palazzetto Bru Zane nell’ambito della stagione veneziana 2016-2017. 11 TH LYON INTERNATIONAL CHAMBER MUSIC COMPETITION (FRANCE) string quartet 2015 APRIL 22 TO 26 DEADLINE FOR APPLICATION 2015 JANUARY 31TH AWARDS 28.000 € AND CONCERTS JURY Valentin Erben (cello, ex Alban Berg Quartet) Antonello Farulli (viola, dir European Chamber Music Academy) Vladimir Mendelssohn (viola, Enesco Quartet) François Salque (cello, ex Ysaÿe Quartet) Nanette Schmidt-Seibt (violin, Mandelring Quartet) Christian Thompson (dir. Verbier Festival) Pavel Vernikov (violin, prof. Lausanne, Vienna) World international music competition federation member 2016 COMPETITION WOODIND QUINTET www.cimcl.fr WITH THE SUPPORT OF Ville de Lyon, Région Rhône-Alpes, Adami, Sacem, Musiciens entre Guerre et Paix, Société philharmonique de Lyon, Atelier de lutherie Alexandre Snitkovski, Cordes Savarez, Fondation Salabert, Matmut, Signé Vignerons, Bayer SAS, Société Générale, Caisse d’Epargne Rhône Alpes 22 GEORGE ONSLOW: EDIZIONI e DISCHI NOVITÀ DISCOGRAFICA George ONSLOW Quartetti op. 8 n. 1 e 3 e op. 10 n. 3 QUATUOR RUGGIERI USCITA PREVISTA: APRILE 2015 APARTÉ George ONSLOW Sonate per violoncello e pianoforte George ONSLOW Quartetti op. 54, 55 et 56 George ONSLOW Musica da camera per fiati QUATUOR DIOTIMA Emmanuel Jacques violoncello Maude Gratton fortepiano NAÏVE (2009) ENSEMBLE INITIUM ENSEMBLE CONTRASTE TIMPANI (2011) MIRARE (2014) George ONSLOW Quartetti op. 10 n. 2, op. 9 n. 3 e op. 21 n. 3 QUATUOR RUGGIERI George ONSLOW Duetto per violino e pianoforte, trio con pianoforte, sonata per violoncello e pianoforte George ONSLOW Guise ou Les États de Blois (opéra-comique riarrangiato per quartetto d’archi) AGOGIQUE (2012) TRIO PORTICI LE SALON ROMANTIQUE PAVANE (2012) LIGIA (2009) 23 TESTO SCIENTIFICO IN FRANCESE George Onslow, un “romantique” entre France et Allemagne A cura di Viviane Niaux Édition Symétrie / Palazzetto Bru Zane ISBN 978-2-914373-67-8 17 x 24 cm, 416 pagine ARTICOLI DI APPROFONDIMENTO PUBBLICATI ONLINE SU BRU ZANE MEDIABASE (IN FRANCESE, ITALIANO E INGLESE) • Vous avez dit classique ou romantique ? BRUZANEMEDIABASE.COM Viviane Niaux • George Onslow, le “Beethoven français” Viviane Niaux SPARTITO George ONSLOW Caïn maudit ou La Mort d’Abel Édition Palazzetto Bru Zane Nell’ambito del ciclo dedicato a George Onslow in primavera 2015, il Palazzetto Bru Zane ha lavorato alla realizzazione dello spartito della cantata inedita Caïn maudit ou La Mort d’Abel. Quest’opera è stata ricreata per la prima volta in tempi moderni il 26 febbraio 2015 all’Auditorium Pollini di Padova, e sarà oggetto di un partenariato con la Jeune Orchestre Atlantique (concerti l’11 e il 17 luglio 2015 a Saintes e Saint-Riquier, Francia). Grande melologo (scène lyrique) di soggetto biblico su un libretto di Saint-Hilaire, Caïn maudit ou la Mort d’Abel è l’ultima opera vocale composta dal suo autore e venne eseguita per la prima volta il 12 marzo 1846 nel salotto parigino della contessa de Saint-Phal. L’opera, scritta per voce di basso e orchestra o pianoforte, è dedicata al cantante Hermann Léon; fu lo stesso George Onslow ad accompagnarlo al pianoforte in occasione della prima esecuzione. La performance ottenne unanimi elogi e il lavoro continuò a essere eseguito, verosimilmente nella versione per canto e pianoforte. Una delle chiavi del suo successo è la grande duttilità formale, che permette al discorso musicale di aderire pienamente alla progressione drammatica. Lo svolgimento, scandito da continue interruzioni di tempo, segue la sottile evoluzione dei sentimenti, la cui espressione è messa in risalto da diverse e audaci armonie. Conformemente al gusto tutto francese della declamazione, Onslow traccia una linea vocale ampia e non troppo ornata, commovente per enfasi e lirismo. Evocando di volta in volta la preghiera, l’odio, l’amore e il terrore, dal sussurro «a mezzavoce» fino al grido, l’eroe dal tragico destino sviluppa una variegata tavolozza espressiva, raggiungendo l’estremo acuto della propria tessitura vocale sulle ultime parole: «Je suis maudit». Pur trattandosi dell’unica prova del compositore nel genere del melologo, l’opera tuttavia ci ricorda che nell’Ottocento tale genere era effettivamente praticato con grande entusiasmo da un pubblico di amatori nei salotti, e non soltanto nell’ambito del prestigioso concorso del prix de Rome, dove Onslow non si è mai candidato. 24 CONCERTI A VENEZIA: INFORMAZIONI PRATICHE BIGLIETTI Palazzetto Bru Zane Categoria unica: 15 euro | 5 euro* *prezzo ridotto per studenti e minori di 28 anni ABBONAMENTI Si possono acquistare in ogni momento della stagione, a partire da 3 a 6 concerti e danno la possibilità di beneficiare di uno sconto del 25%. La scelta dei concerti va fatta al momento della sottoscrizione dell’abbonamento. PRENOTAZIONI Via internet bru-zane.com [email protected] vivaticket.it Per telefono Palazzetto Bru Zane: +39 041 52 11 005 Call Center Vivaticket: da lunedì a venerdì, dalle 9 alle 14 (non attivo la domenica) Dall’Italia: 892 234 Dall’estero: +39 041 27 19 035 In biglietteria Dal lunedì al venerdì, dalle 14.30 alle 17.30 e un’ora prima dell’inizio del concerto. Palazzetto Bru Zane Centre de musique romantique française San Polo 2368 – 30125 Venezia VISITE GUIDATE Piccolo gioiello dell’architettura veneziana di fine ‘600, il Palazzetto Bru Zane è lieto di aprire le sue porte ogni giovedì pomeriggio per delle visite guidate e gratuite. Un piacevole tour in un tipico casino veneziano che offre alla visione del pubblico affreschi di Sebastiano Ricci e stucchi di Abbondio Stazio. Orari 14.30: visite in italiano 15.00: visite in francese 15.30: visite in inglese Prenotazione obbligatoria per gruppi di oltre 10 persone. Informazioni [email protected] + 39 041 52 11 005