CARTELLA STAMPA
FESTIVAL
GEORGE ONSLOW,
UN ALTRO BEETHOVEN?
11 APRILE - 21 MAGGIO 2015
A VENEZIA
In un mondo che venera l’opera
lirica, Onslow (1784-1853) si dedica
quasi esclusivamente alla musica
strumentale.
Ritratto di un maestro del quartetto
e del quintetto d’archi, detto il
«Beethoven francese».
CONTATTO STAMPA
StudioBegnini
Roberto Begnini
e Flaminia Persichetti
+39 349 55 12 059
[email protected]
BRU-ZANE.COM
1
SOMMARIO
Festival George Onslow
p. 3
Per conoscere meglio il compositore e la sua opera
p. 6
Calendario dettagliato a Venezia
p. 11
Festival Palazzetto Bru Zane a Parigi p. 21
Concorso internazionale di musica da camera di Lione
p. 22
George Onslow: edizioni e dischi
p. 23
Concerti a Venezia: informazioni pratiche
p. 25
FESTIVAL
GEORGE ONSLOW
FESTIVAL A VENEZIA
DALL’11 APRILE AL 21 MAGGIO 2015
L’uomo, in sintesi
Insieme a Boëly, Alkan e Gouvy, George Onslow
è una delle grandi figure del romanticismo
francese oggi dimenticate. Nato a
Clermont-Ferrand, compie gli studi musicali
ad Amburgo, ove segue i corsi di pianoforte di
Dussek. L’ascolto dell’ouverture della Stratonice
di Méhul, nel 1801, fa nascere in lui una
vocazione di compositore che lo conduce a
Parigi. Qui pubblica i suoi primi lavori (presso
Pleyel), segue i corsi di Reicha al
Conservatorio e dimostra interesse per gli
strumenti ad arco, iniziando lo studio del
violoncello. Grazie alle esecuzioni di sue
opere da parte di Baillot e dei fratelli Dancla
nei loro concerti di musica da camera, i
quartetti e i quintetti d’archi di Onslow
acquisiscono in breve tempo una certa fama
nella capitale francese e poi in tutta Europa.
Viene sottolineata l’originalità delle sue
composizioni, difficili da eseguire; Berlioz
lo considera uno dei «più grandi armonisti
dell’epoca». Alla sua vastissima produzione per
strumenti ad arco si aggiungono trii e sonate
per pianoforte, tre opere liriche e quattro
sinfonie; il Quintetto «de la balle» (op. 38),
scritto durante la convalescenza da un
incidente di caccia, è sicuramente la sua
opera più nota, in virtù della sua struttura a
programma. Che questo compositore di
levatura europea non si sia mai
definitivamente stabilito a Parigi
è un tratto inconsueto, che merita di essere
segnalato. Onslow si divise infatti tra la
capitale e la sua città natale, prodigandosi
per vivacizzarne l’attività musicale: membro
dell’Accademia musicale di Clermont-Ferrand,
egli fu inoltre presidente della Società
filarmonica cittadina.
SABATO 11.04.2015
ORE 20
PALAZZETTO BRU ZANE
VENERDÌ 24.04.2015
ORE 20
PALAZZETTO BRU ZANE
GENERAZIONE
ROMANTICA
DA UN IMPERO ALL’ALTRO
George ONSLOW
Sonata per violoncello
e pianoforte op. 16 n. 1
Camille SAINT-SAËNS
Sonata n. 1 per violoncello
e pianoforte in do minore
Charles-Valentin ALKAN
Barcarolle op. 65 n. 3
Frédéric CHOPIN
Sonata per violoncello
e pianoforte op. 65
Emmanuelle Bertrand
violoncello
Pascal Amoyel pianoforte
George ONSLOW
Trio con pianoforte op. 83
Camille SAINT-SAËNS
Trio con pianoforte n. 1 op. 18
TRIO VAN BAERLE
MARTEDÌ 28.04.2015
ORE 20
PALAZZETTO BRU ZANE
QUINTETTO CON DUE
VIOLONCELLI
George ONSLOW
Quintetto con due violoncelli op. 75
Théodore GOUVY
Quintetto con due violoncelli
in si minore
DOMENICA 12.04.2015
ORE 17
PALAZZETTO BRU ZANE
QUATUOR MANFRED
Xavier Phillips violoncello
QUARTETTO D’ARCHI
George ONSLOW
Quartetto op. 54
Quartetto op. 56
QUATUOR DIOTIMA
MARTEDÌ 21.04.2015
ORE 20
PALAZZETTO BRU ZANE
MARDÌ 05.05.2015
ORE 20
PALAZZETTO BRU ZANE
IL PRIMO ONSLOW
George ONSLOW
Quartetto op. 8 n. 1
Quartetto op. 8 n. 3
QUATUOR RUGGIERI
FEBBRE E DELIRIO
George ONSLOW
Quintetto con contrabbasso « del
proiettile » n. 15 op. 38
Quartetto n. 33 op. 64
QUATUOR ARDEO
Yann Dubost contrabbasso
3
SABATO 09.05.2015
ORE 17
PALAZZETTO BRU ZANE
VIOLINO E PIANOFORTE
George ONSLOW
Grande Sonata per violino e
pianoforte in fa minore op. 15
Frédéric CHOPIN
Scherzo op. 31 n. 2
in si bemolle minore
Franz LISZT
La lugubre gondole S134 bis
LISZT / SCHUBERT
« Soirées de Vienne » valse n. 6
Camille SAINT-SAËNS
Havanaise op. 83
in mi maggiore
Nicolas Dautricourt violino
Momo Kodama pianoforte
GIOVEDÌ 14.05.2015
ORE 20
PALAZZETTO BRU ZANE
INTORNO AL PIANOFORTE
Napoléon-Henri REBER
Trio con pianoforte n. 3
George ONSLOW
Trio con pianoforte
in re minore op. 20
Théodore DUBOIS
Promenade sentimentale
TRIO ÉLÉGIAQUE
4
GIOVEDÌ 21.05.2015
ORE 20
PALAZZETTO BRU ZANE
A QUATTRO MANI
George ONSLOW
Sonata per pianoforte a quattro
mani in mi minore
Sonata per pianoforte a quattro
mani in fa minore
Toccata per pianoforte
Six Pièces per pianoforte
Lidija e Sanja Bizjak
pianoforte a quattro mani
PER CONOSCERE MEGLIO IL
COMPOSITORE E LA SUA OPERA
Riferimenti cronologici
1784: Nasce a
Clermont-Ferrand
1798: Inizia a studiare
con Dussek
1807: Prime opere
pubblicate
1824: Prima opera lirica,
L’Alcade de la Vega
1829: Incidente di caccia
e composizione del
Quintetto «del proiettile»
1830: Sinfonia n. 1 op. 41
1842: Membro
dell’Académie des Beaux-Arts
1853: Muore a
Clermont-Ferrand
Sull’altra sponda del Reno
Onslow fa parte di quella visionaria Scuola francese che seppe scoprire assai
presto il valore delle conquiste armoniche della musica tedesca. Sotto l’Impero,
infuria il dibattito tra melodisti (Grétry, Gossec) e cromatisti (Méhul, poi Hérold).
Catel, fervente ammiratore di Mozart e sostenitore di un germanismo moderato,
modernizza il pensiero armonico francese nel suo Traité d’harmonie, divenuto
presto famoso. Parallelamente, il giovanissimo Hyacinthe Jadin
– morto prematuramente – e pianisti innovatori come Hélène de Montgeroult o
Jean-Louis Adam intensificano la propria scrittura con invenzioni armoniche
sorprendenti. Onslow è partecipe di questo slancio verso la modernità, e sin dai
suoi primi lavori si presenta come paladino di un coinvolgente romanticismo.
Verrà presto chiamato il «Beethoven francese», sebbene egli confessi (quanto
meno in privato) di non capire l’evoluzione del maestro di Bonn nelle sue ultime
opere. Tale stile germanico – di cui Théodore Gouvy riprenderà poi il testimone,
prima che cominci a soffiare il vento del primo wagnerismo – s’impone molto
meno facilmente nel campo della lirica. Mentre Meyerbeer mescola nei suoi
grands opéras le ispirazioni italiana, francese e tedesca, il genere più leggero di
Adam o di Auber rifiuta le complicazioni armoniche e il contrappunto, donde
– probabilmente – l’insuccesso delle tre opere liriche di Onslow.
Un maestro della musica da camera
In un periodo in cui la composizione «in massa» di quartetti o trii si fa più rara, e
nel pensiero romantico si impone il concetto di capolavoro, stupisce la fecondità
con cui Onslow produce opere così omogenee e personali; qualità tanto più
sconcertanti in quanto rimangono tali nelle varie versioni e negli adattamenti
che l’autore stesso ne propone: un quintetto per due viole che può essere suonato
da due violoncelli, un quintetto con pianoforte trasformato in sinfonia, ecc. In
Onslow, l’idea musicale prevale sulla sua realizzazione, iscrivendosi dunque
pienamente nella linea della tradizione classica, tra humour haydniano, serenità
mozartiana e drammaticità beethoveniana. Certo, un simile atteggiamento
avrebbe potuto risultare sgradito al pubblico borghese della Monarchia di Luglio,
ammiratore del virtuosismo di un Liszt o di un Paganini, se Onslow non avesse
saputo fare suo tale gusto per la difficoltà domata. Per quanto riguarda la tecnica,
molte sue opere sono irte di trappole e si rivolgono quindi a strumentisti di
professione, assai più che a dilettanti.
In fede mia! Oggi, in Europa, c’è solo Onslow che possa fare cose così belle!
Luigi Cherubini dopo avere ascoltato la Sinfonia n. 2
di Onslow
5
«Non tutto il male viene per nuocere»
Uno dei momenti più difficili nella vita di Onslow fu molto probabilmente
l’incidente di caccia di cui fu vittima nel 1829 e che avrebbe potuto ucciderlo,
o quanto meno fargli perdere l’udito. Tuttavia, fu a seguito di questo evento
terribile che egli compose l’opera – autobiografica – che gli assicurò la fama,
viva ancor oggi in alcuni cenacoli della musica da camera. Il Quintetto con due
violoncelli (o due viole) in do minore op. 38 è l’unico suo lavoro che utilizzi il
principio di un «programma» extra-musicale, che sarebbe stato particolarmente
amato dal romanticismo post 1850. Il Minuetto (presto) reca il titolo «Dolore», con
un trio centrale «Febbre e Delirio», mentre l’Adagio s’intitola «Convalescenza». Il
finale – «Guarigione» – si conclude in modo lieto e volubile. Il primo movimento
non ha titolo, ma comincia con un accordo di sedici note «sparate» dall’intero
quintetto: una deflagrazione che imita il colpo di carabina che avrebbe potuto
essere fatale all’autore. Nessuna edizione, neppure tardiva, dà un titolo preciso
all’opera, che tuttavia è diventata famosa come Quintette de la balle (Quintetto
del proiettile), o come L’Accident de chasse (L’incidente di caccia). A giudicare dalla
discografia di cui quest’opera oggi beneficia, c’è da scommettere che Onslow
avrebbe trovato un aspetto positivo nella sua disavventura.
L’opera di Onslow in cifre
• 36 quartetti d’archi
• 34 quintetti d’archi
• 10 trii con pianoforte
• 6 sonate per violino
• 4 sinfonie
• 3 opere liriche: L’Alcade
de la Vega, Le Colporteur
ou l’Enfant du bûcheron,
Guise ou les États de
Blois
Preludiò ancora, poi si abbandonò
a una bella ispirazione. Era una cosa
immensa, grandiosa.
Joseph d’Ortigue a proposito di Onslow
6
AVETE DETTO CLASSICO O ROMANTICO?
di
Viviane Niaux
Raramente si è scritto in maniera così variegata a proposito di un compositore, definito di
volta in volta, a seconda dei casi, «d’avanguardia», « precursore», «classico», «romantico»,
«di transizione», «fine dilettante», «piccolo maestro», « Beethoven francese»... Il minimo
che si possa dire è che la sua musica ispira pareri contrastanti!
Dobbiamo dunque farci strada tra tutti questi giudizi per poter capire di che cosa è fatta
veramente la musica di questo autore così difficile da cogliere: un uomo il cui percorso
individuale si snoda tra l’Ancien Régime e la seconda Repubblica, in una fase di
cambiamento epocale per la Francia, un uomo che nacque durante il classicismo e morì
nel momento culminante del romanticismo.
George Onslow è una sorta di rara avis nel panorama musicale francese del suo tempo.
Nonostante il nome indiscutibilmente inglese, egli non appartiene alla categoria dei musicisti stranieri venuti a stabilirsi in Francia nei primi decenni dell’Ottocento.
Al contrario, è di schiette origini alverniati: figlio di un padre londinese immigrato in Francia nel 1781 e di una madre francese, appartenente alla nobile stirpe dei
Bourdeille de Brantôme, nasce nel 1784 a Clermont-Ferrand, ove morrà all’età di 69 anni.
A parte qualche viaggio in Inghilterra e in Germania, per cinqunt’anni si divide tra le sue
dimore parigine e quelle site in provincia. Riceve una breve educazione allo strumento,
che gli viene impartita da musicisti stranieri (lezioni di piano con Dussek in Germania e
poi con Cramer in Inghilterra); ma è anche un eccellente autodidatta che, per educarsi alla
composizione, ricopia le opere di Haydn, Mozart e Beethoven. Finirà poi per rivolgersi ad
Anton Reicha, musicista e teorico ceco residente a Parigi, il quale nel 1808 gli dà qualche
lezione. Lungo l’intera sua vita, non cesserà mai di incrementare un’abbondante
produzione musicale, in cui spiccano i quartetti e quintetti per archi, ben 70: un corpus
stupefacente, assolutamente unico per qualità e quantità.
Innanzitutto, va rilevato che la formazione e l’attività musicale di Onslow si sono svolte a
margine delle istituzioni. Egli non studiò al Conservatorio, né mai vi insegnò; e nemmeno
si presentò mai come candidato al prix de Rome. Inoltre, le tre opere sue che andarono
in scena a Parigi conobbero scarso successo. In un Paese, e in un’epoca, in cui gli onori e
l’opera lirica creavano e distruggevano la reputazione di un musicista, Onslow è l’unico
compositore che, pur non avendo adempiuto ad alcuno di questi passaggi obbligati, ha
potuto ugualmente occupare un seggio all’Académie des Beaux-Arts (1842). Ciò dà la
misura dell’importanza raggiunta da questo artista, alla cui musica, tuttavia, i francesi
non si interessarono che a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento!
Che cosa significa allora l’epiteto di «fine dilettante» (amateur distingué), di cui
François-Joseph Fétis e i suoi successori hanno usato e abusato a proposito di Onslow?
Certo, non è difficile avvertire una punta di disprezzo nelle parole del celebre musicologo
belga, ma il termine «dilettante», nel contesto sociale e artistico dell’epoca, significa
semplicemente che il patrimonio personale e la nascita aristocratica di Onslow facevano di
lui un uomo che non dipendeva, per vivere, dalla propria arte. Più fortunato di altri, Onslow
non ebbe mai bisogno dei proventi della sua musica per vivere, il che gli permise di
comporre seguendo le sue inclinazioni e gli evitò di diventare un musicista su
commissione. In effetti, le sue prime partiture, pubblicate tra il 1807 e il 1818, si vendettero
e furono eseguite assi poco in Francia, per due motivi: la difficoltà di esecuzione, che
rappresentava un deterrente per un pubblico avido di musica facile da capire e da ascoltare,
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e poi lo stile «germanizzante», che i melomani francesi certo non apprezzavano. Questa
mancanza di «clienti» non scoraggiò Onslow, il quale finanziò personalmente la pubblicazione
delle proprie opere presso il più importante editore parigino dell’epoca, Ignace Pleyel. Alcuni
anni dopo, la situazione si capovolse e furono gli editori francesi a contendersi il privilegio di
diffondere la sua musica, pagandogli profumatamente le sue composizioni. Nella nostra
accezione contemporanea più corrente, perciò, non c’è qualifica meno adatta a Onslow di quella
di «dilettante».
Una rapida analisi del periodo musicale in cui si inserisce la produzione di d’Onslow mostra
che egli nacque proprio quando il classicismo viennese e lo stile galante erano all’apice;
subito dopo si ritrovò immerso nell’onda tumultuosa dei canti e delle opere della
Rivoluzione, prima di doversi confrontare con l’inaudita estetica degli ultimi Quartetti di
Beethoven. Assistette ai trionfi dei pianisti romantici nati all’inizio della seconda decade
dell’Ottocento (Mendelssohn, Schumann, Chopin, Liszt); infine morì, nel 1853, proprio
quando Liszt stava terminando la sua Sonata per pianoforte e Wagner era sul punto di iniziare
la Tetralogia. Non è difficile immaginare l’evoluzione artistica seguita dal compositore nel
corso di una simile traiettoria.
Agli attributi «d’avanguardia» o «accademico», usciti dalla penna di qualche aspirante
musicologo impaziente di classificare Onslow in qualche modo, preferiamo la qualifica di
«erede», che ben si addice a un artista il quale si iscrive, in effetti, in una tradizione
incontrovertibilmente dominata dalla scuola viennese. Onslow fa i suoi esordi nella
composizione scrivendo trii, quartetti e quintetti per archi. Non è un caso che due dei suoi
primi quintetti (op. 1) siano stati composti per due viole: nella strumentazione e
nell’ambiziosa struttura, i due pezzi rivelano l’omaggio al grande Mozart. Quanto ai primi
sei trii (op. 3 e 14), sono infarciti di riferimenti e imitazioni beethoveniane. Infine, nei primi
dodici quartetti per archi (op. 4, 8, 9 e 10) abbondano le allusioni al maestro incontestato di
tale genere, Joseph Haydn. Tuttavia, se Onslow scrive «come un tedesco», non è perché trascura o non apprezza i suoi predecessori francesi, che gli hanno trasmesso un retaggio stilistico
completamente diverso; e infatti i suoi primi quartetti tradiscono l’influenza latente del cosiddetto «quartetto concertante» francese (coltivato da Saint-George, Pleyel, Gossec o Vachon…)
e quella del quartetto «brillante», cui si ispira per il virtuosismo degli assoli affidati al primo
violino. Il linguaggio di Onslow riconosce anche l’influenza musicale della
Rivoluzione, da cui riprende diversi tratti convenzionali che evocano l’eroismo e la grandeur:
arpeggi di tono declamatorio, ritmi puntati molto serrati, escursioni negli acuti o nei gravi,
sfumature estreme, tessiture mediane fitte di accordi ripetuti, ritmi ossessivi, utilizzo
delle tessiture più ampie con estensione degli intervalli melodici, etc. Un tale caleidoscopio di
influenze non può non suscitare confusione riguardo alla vera identità del compositore, e può
spiegare la varietà degli epiteti escogitati di volta in volta per definire la sua musica, di cui
non si riescono a individuare facilmente le radici. Va detto che il nostro è un caso molto
particolare: inglese per parte di padre, francese per parte di madre, questo compositore
«alverniate» conoscerà i suoi primi successi tra il 1810 e il 1820 in Germania, dove i posteri
assimileranno la sua musica a quella della scuola tedesca! Questo spiega meglio il
soprannome di «Beethoven francese», che fu attribuito a Onslow allorché l’opera del maestro
di Bonn, ormai conosciuta ed eseguita anche a Parigi, diventerà «il» riferimento di tutta la
musica strumentale europea. Nel 1830, Onslow diverrà, agli occhi dei suoi stessi colleghi,
«una delle massime glorie musicali della Francia», per usare le parole di Berlioz.
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Brigitte François-Sappey sottolineava, a ragione, quanto fosse difficile, per i compositori della
generazione di Onslow, passare da un preromanticismo intuitivo agli slanci di un
romanticismo compiuto e definito. Per parte mia, sono convinta che è principalmente
attraverso due parametri del linguaggio, ossia la forma e l’armonia, che si può dimostrare il
profondo iato creatosi nel passaggio da un linguaggio all’altro in un compositore come
Onslow – e questo prima ancora di richiamarsi all’espressività e al sentimento tipici
dell’esperienza romantica.
Intorno al 1806, Onslow è ancora autodidatta e non possiede nozioni teoriche, se non quelle
che ha attinto direttamente dall’opera dei suoi predecessori. Procede a tentoni e sperimenta
sul piano formale, sul piano melodico e su quello armonico, creando opere eterogenee come i
trii op. 3, i quali, sotto una saggia disposizione dei movimenti, dissimulano una scrittura
in cui coabitano stili diversi, un trattamento diversificato delle costruzioni e una
tematica spesso di tipo inedito. Il primo movimento del secondo trio tradisce, per esempio,
una perdita del senso della struttura, dovuta alla presenza, proprio nel mezzo, di un
Maestoso molto lirico che non risponde ad alcuna logica formale, ma crea una frattura
nello sviluppo. Una simile sequenza non ha altro scopo se non agire sulla sensibilità
dell’ascoltatore, e suona come un «movimento nel movimento». Un evento così
sintomatico potrebbe annunciare una propensione del compositore a liberarsi, a poco a
poco, dalla «forma», destinata infatti a scomparire nel XIX secolo (sappiamo per esempio
che Liszt finirà per emanciparsi dalle forme, componendo una musica detta
«a programma»). Tuttavia, Onslow farà esattamente l’opposto, man mano che la sua
esperienza e la sua arte si affermeranno. Le lambiccate strutture dei suoi esordi
scompariranno, per lasciare spazio ad altre, più normative. Egli non lavorerà più sulle sue
forme, se non per ampliarle, seguendo un percorso che lo avvicinerà al suo predecessore
Beethoven.
Per quanto riguarda la questione dell’armonia, sono tentata di affermare – anche se sono
pronta ad ammettere che si tratta di un’iperbole – che a volte la musica di Onslow
sfiora l’atonalità. Poeta del cromatismo, Onslow adora le concatenazioni
defunzionalizzate. In quale tonalità siamo? Verso quale tonalità stiamo andando? Difficile
a dirsi, tanto il linguaggio infarcito di cromatismi gira su se stesso liberandosi dai propri
appigli armonici, fosse pure per lo spazio di un’introduzione lenta o di un frammento di
sviluppo. La lettura delle prime opere di Onslow rivela già tutti i sintomi del romanticismo
nascente e della crisi post-romantica, che influiranno sull’armonia della seconda metà
dell’Ottocento. Senza parere, il compositore precorre e annuncia i linguaggi di Brahms,
Liszt, Franck… e, a partire dal 1830, anticipa addirittura, con un’intuizione a volte
visionaria, l’armonia cromatica wagneriana. In questo senso. Onslow è effettivamente un
compositore «d’avanguardia», ed è questo che conferisce alla sua musica una sonorità così
innovativa, originale e inconfondibile. Tuttavia, gli elementi che fanno sì che un autore sia
percepito come «romantico» sono legati anche ad altri parametri: hanno a che fare con la
musica nella sua totalità (espressione del sentimento, presenza dell’immaginario,
dell’irrazionale, del romanzesco, gusto del colore esotico…) e promanano anche
dall’artista, il quale mette in scena, per così dire, le sue passioni mistiche o amorose,
costruendo la sua propria leggenda con eccesso e dismisura. Berlioz o Liszt appartengono
a questa categoria. Ora, gli unici orpelli romanzeschi che possano rendere più interessante
l’immagine sociale di George Onslow si limitano a un celebre episodio che è stato spesso
raccontato: l’incidente di caccia che diede origine al non meno famoso Quintetto del
proiettile… Onslow, attingendo alle sofferenze generate da quell’episodio, intitola i
movimenti del suo quintetto douleur, délire, convalescence, guérison («dolore, delirio,
convalescenza, guarigione»), creando un’opera romantica per la sua esacerbata
espressività e il suo schema programmatico, ma di fattura talmente classica!
In compenso, non è stato sufficientemente sottolineato che George Onslow può essere
considerato l’inventore dello Scherzo strumentale francese, il movimento romantico per
eccellenza. Diversamente dallo Scherzo tedesco, praticato sin dal 1801 da Beethoven e che
si definisce mediante una struttura e un tempo diversi da quelli del Minuetto, lo Scherzo
strumentale francese nasce molto più tardi proprio dalla penna di Onslow, che lo
concepisce come un movimento «di carattere», il cui tenore sostanziale è dalle febbrili
passioni o dalle cavalcate che racchiude; la sua forma e il suo tempo, in compenso, non
differiscono sistematicamente da quelli dell’antico Minuetto. Numerosi esempi di Scherzi
si possono trovare nei quartetti e nei quintetti di Onslow (op. 48, 50, 51…), che illustrano
a meraviglia questa bella invenzione romantica, passata inosservata.
Uomo di transizione, testimone di numerosi rivolgimenti sociali, filosofici e artistici,
George Onslow fa parte di quel gruppo di artisti che assistettero all’emergere a Parigi della
coscienza romantica, destinata a imporsi nel 1830 con l’emblematica
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Symphonie fantastique; ma è anche, e soprattutto, un creatore sui generis. La sua opera colma il vuoto di un repertorio pressoché inesistente nella storia della musica francese della
prima metà dell’Ottocento, ossia quello della cameristica. Questa unicità fu
probabilmente utile al compositore durante la sua vita, poiché in tal modo egli occupava
da solo, e dando prova di grande talento, un terreno che nessuno sembrava voler mettere a
frutto. Il paradosso accennato all’inizio di questo articolo ebbe origine negli anni
immediatamente precedenti la sua morte, quando molti di coloro che ne avevano esaltato
la genialità intorno al 1830, non vedevano più in lui, una ventina d’anni dopo, che un
musicista sorpassato. Dopo il 1870, lo stesso nome di Onslow cadde nell’oblio; del resto,
basta osservare l’evoluzione della musica in Francia dopo il 1850 per non stupirsene
affatto. In sostanza, l’abbandono progressivo del repertorio del quartetto e del quintetto
per archi, nonché i numerosi mutamenti di gusto e di stile sopravvenuti nella seconda
metà dell’Ottocento francese, finirono inevitabilmente per modificare sia il criterio di
giudizio dei critici e dei melomani, sia la prassi musicale degli anni successivi.
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CALENDARIO DETTAGLIATO
A VENEZIA
SABATO 11.04.2015
ORE 20
PALAZZETTO BRU ZANE
GENERAZIONE
ROMANTICA
George ONSLOW
Sonata pour violoncello e pianoforte op. 16 n. 1
Frédéric CHOPIN
Sonata per violoncello e pianoforte op. 65
Charles-Valentin ALKAN
Esquisses op. 63 (estratti)
Chanson de la folle au bord de la mer op. 31 n. 8
Emmanuelle Bertrand violoncello
Pascal Amoyel pianoforte
George Onslow: Sonata per violoncello e pianoforte n. 1 op. 16 in fa maggiore
Allegro – Andante – Allegretto
Buon pianista, Onslow dedicò al suo strumento la maggior parte dei primi lavori.
In aggiunta, aveva anche studiato il violoncello per poter eseguire musica da
camera nei salotti di Clermont-Ferrand. Nel 1820, allorché compose le tre sonate
della sua op.16 (pubblicate l’anno successivo), offrì alla Francia le sue prime
sonate per violoncello e pianoforte; in seguito non sarebbe più tornato a scrivere
per questa formazione. La raccolta di Onslow non ha l’audacia dell’op. 102 di
Beethoven (1815), scritta per lo stesso effettivo, e le sue strutture formali si
rivelano talora un po’ deboli; tuttavia denota una fantasia melodica formidabile,
e i due strumenti vi sono trattati alla pari (come fa anche Beethoven). Un
simile equilibrio non era affatto scontato, in un’epoca in cui il violoncello era
generalmente in posizione secondaria rispetto al piano. Dedicata a
Charles Baudiot, professore di violoncello al Conservatorio di Parigi, la
Sonata n. 1 in fa maggiore resta fedele alla divisione in tre movimenti; la stessa
struttura caratterizza la Sonata n. 3, mentre la Sonata n. 2 comprende quattro
movimenti (l’Adagio è preceduto da un minuetto). Sin dall’Allegro iniziale si
instaura un dialogo che coinvolge persino la presentazione dei temi: le idee
non sono esposte ora dal pianoforte, ora dal violoncello, ma divise tra i due
strumenti. Dopo un eloquente preambolo, il discorso si fa più denso nel corso
di uno sviluppo alquanto tumultuoso; poi l’Andante in modo minore colpisce
per la sua intensa malinconia, pur evitando il languore e il pathos. Il finale,
leggero e capriccioso, dissipa le ombre del movimento centrale e, con un’ultima
piroetta, si dilegua in punta di piedi. Come farà anche Alkan per la sua sonata per
violoncello, Onslow propose un adattamento per viola e pianoforte dei tre brani
della raccolta.
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DOMENICA 12.04.2015
ORE 17
PALAZZETTO BRU ZANE
QUARTETTO D’ARCHI
George ONSLOW
Quartetto op. 54
Quartetto op. 56
QUATUOR DIOTIMA
George Onslow: Quartetto per archi in mi bemolle maggiore op. 54
Introduzione : Adagio. Allegro moderato – Preghiera : Andante con variazioni – Scherzo : Allegro
– Finale : Allegro non troppo
Nel 1828, grazie a Pierre Baillot, Onslow fa la scoperta degli ultimi quartetti di Beethoven,
rimanendone al tempo stesso disorientato e conquistato. Così, egli segue l’impulso a riprendere
a scrivere per questo genere, che aveva abbandonato ormai da molti anni, e tra il 1833 e il
1834 compone dodici quartetti (dall’op. 46 all’op. 56) in cui dimostra di avere raggiunto il
vertice della propria arte. L’opera 54 (del 1834) rivela la ricerca di una scrittura più densa, in
cui si moltiplicano gli scambi tra gli strumenti, mentre la melodia e l’armonia hanno un ruolo
dinamico equivalente. Il brano si apre con un’impressionante introduzione lenta, meditazione
satura di cromatismo che riecheggerà due volte nel corso dell’Allegro moderato che segue, in
cui è dato particolare risalto al violino. Tuttavia, nello sviluppo centrale, inquieto e disseminato
di bruschi cambiamenti d’umore, tutti gli strumenti sono impegnati in pari misura. La
Preghiera è stata forse influenzata dal Canto di ringraziamento alla divinità del Quartetto op.
132 di Beethoven? Onslow, in genere, non usa inserire riferimenti spirituali nelle sue opere.
Il tema della sua preghiera è svolto, in un primo momento, con tranquilla sicurezza; poi il
fraseggio viene frantumato da accordi violenti, e questo contrasto ricompare nel corso delle
cinque variazioni. Lo Scherzo e il Finale sono caratteristici dell’evoluzione del compositore: i
numerosi contrasti, le sorprese ritmiche e armoniche intensificano e drammatizzano il discorso.
Nondimeno, Onslow non rimette in discussione l’integrità delle forme tradizionali e non rinuncia
alla seduzione sonora. Per lui la musica non è l’ambito di istanze metafisiche, bensì un’animata
conversazione tra uomini onesti.
George Onslow: Quartetto per archi in do minore op. 56
Allegro maestoso ed espressivo – Minuetto : Moderato – Adagio cantabile e sostenuto – Finale :
Vivace
L’opera 56 fa parte dei dodici quartetti che Onslow compose nel 1833-1834, dopo la scoperta
degli ultimi quartetti di Beethoven, presentati a Parigi da Pierre Baillot. Il brano è dedicato al
violoncellista Alexandre Chevillard (1811-1877), membro di diverse orchestre (tra cui quella della
Société des concerts del Conservatorio) e futuro professore al Conservatorio. In Francia, questo
strumentista fu uno dei primi a riconoscere l’importanza dell’ultimo Beethoven, tanto che, con
l’appoggio del violinista Jean-Pierre Maurin (già allievo di Baillot), fondò nel 1852 la Società degli
ultimi quartetti di Beethoven. In compenso, Onslow non fu mai un ammiratore senza riserve di
quelle partiture eccezionali, che pure lo scossero fin nel profondo. Dopo che le ebbe scoperte,
la sua scrittura si arricchì e si diversificò: varietà di tessiture e drammatizzazione del discorso
nello sviluppo del primo movimento dell’opera 56; equilibrio dell’effettivo nell’Adagio, in cui
tutti gli strumenti hanno una valenza melodica; vivacità ritmica nel Finale. Onslow osa una certa
ruvidezza (per esempio nel Vivace), conservando però il generoso cantabile che lo caratterizza.
Gli può capitare di turbare brevemente la percezione della metrica, ma non si permette
mai gli accenti per così dire «brutali» che assesta il maestro di Bonn. E se amplia il secondo
movimento, con una struttura minuetto-trio-minuetto-trio-minuetto (come nella Quarta Sinfonia
di Beethoven), forse è soprattutto per permettere al dedicatario di eseguire due volte questo
piroettante trio di scale e arpeggi in staccato.
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MARTEDÌ 21.04.2015
ORE 20
PALAZZETTO BRU ZANE
FEBBRE E DELIRIO
George ONSLOW
Quintetto con contrabbasso « del proiettile » n. 15 op. 38
Quartetto n. 33 op. 64
QUATUOR ARDEO
Yann Dubost contrabbasso
George Onslow: Quintetto con contrabbasso n. 15 in do minore «de la balle» («del proiettile») op. 38
Allegro moderato ed espressivo – Menuetto : Dolore (Presto) – Andante sostenuto : Convalescenza
Finale : Guarigione (Allegro)
Se Berlioz considerava la propria vita alla stregua di un grandioso romanzo a cui ispirarsi per
creare la sua musica, altrettanto non si può dire di Onslow: nessuna opera scandalosa, nessuna
clamorosa relazione sentimentale né tentativi di suicidio. Tuttavia, ci fu un evento che ispirò
un’opera sorprendente a questo compositore così incline alla «musica pura». Nel luglio 1829,
Onslow fu vittima di un incidente di caccia che per poco non gli costò la vita, allorché fu
malauguratamente colpito da una fucilata destinata a un cinghiale. Durante la convalescenza,
portò a termine un quintetto per archi (che può essere eseguito sia con due violoncelli, sia
con un violoncello e un contrabbasso), di cui aveva composto il primo movimento prima della
disgrazia; per questo soltanto l’Allegro iniziale, cupo e denso, non reca un’indicazione descrittiva,
benché vi risuoni lo scoppio iniziale della fatale fucilata. Il Menuetto esprime il dolore del ferito
moltiplicando i contrasti d’intensità e le armonie tese, nell’ambito di un discorso che sembra
volutamente slegato. Il Trio centrale prolunga questo teatro strumentale in una tumultuosa
atmosfera di «febbre e delirio», attraversata da folgoranti motivi arpeggiati. In compenso,
l’Andante sostenuto, da eseguire «con sordini e sempre sotto voce», è privo di contrasti: una
nenia infinita culla serenamente la convalescenza. Il focoso Finale esprime nuovamente la febbre
e il delirio, ma da parte di un uomo che proclama il proprio ritorno alla vita, per mezzo di una
profusione di elementi tematici di vario genere. Se non avesse vissuto l’esperienza dell’incidente,
forse Onslow non avrebbe osato gli effetti ritmici e strumentali di questo quintetto «de la balle»,
ossia del proiettile, che è uno dei rari pezzi da camera a programma del XIX secolo ed è anche
diventato il brano più eseguito di Onslow, a motivo del suo carattere eccezionale.
George Onslow: Quartetto per archi in do maggiore op. 64
Preludio : Lento assai. Allegro animato – Andante sostenuto – Allegro energico – Finale : Allegro
Nel 1841, Onslow progetta un viaggio in Germania e desidera presentarvisi con alcune opere
nuove: «Ho fatto cucire un bel quaderno di carta da musica e mi sono messo a comporre un
quartetto: lavorando solo nei momenti d’ispirazione, ho reso il mio compito più lento, ma alla
fine l’ho terminato. Un secondo quartetto è pure compiuto, e forse anche un terzo finirà per
vedere la luce». In questa lettera alla madre, probabilmente il compositore allude ai tre quartetti
op. 62, 63 e 64. L’ultimo brano del gruppo ha inizio con un’introduzione lenta in modo minore,
nobile e dolorosa, con cui contrasta l’Allegro animato in maggiore, come nell’opera 4 n. 2, il primo
quartetto in cui Onslow impiega quest’idea. Anche se nessuno strumento è trascurato, tuttavia
il primo violino si distingue per il suo virtuosismo: un mezzo per valorizzare il dedicatario, il
violinista Charles-Eugène Sauzay (genero di Pierre Baillot). Nell’Andante sostenuto, l’intenso
lirismo è improvvisamente turbato da un episodio martellato nella rara tonalità di sol diesis
minore (la stessa tonalità principale del movimento). Gli ultimi due movimenti sono esempi tipici
della vivacità ritmica del compositore e della sua abilità nel variare la disposizione degli strumenti.
Quando Georges Kastner scrive una recensione elogiativa dei quartetti op. 62, 63 e 64, in occasione
della loro prima esecuzione, deplora il crescente disinteresse del pubblico e degli interpreti nei
confronti del quartetto per archi («Revue et Gazette musicale» del 27 agosto 1843). Di fatto,
Onslow abbandonerà questo genere dopo il 1845, per dedicarsi al quintetto e a formazioni da
camera più ampie, che comprendano anche i fiati.
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VENERDÌ 24.04.2015
ORE 20
PALAZZETTO BRU ZANE
DA UN IMPERO ALL’ALTRO
George ONSLOW
Trio con pianoforte op. 83
Camille SAINT-SAËNS
Trio con pianoforte n. 1 op. 18
TRIO VAN BAERLE
George Onslow: Trio per pianoforte, violino e violoncello in fa minore n. 10 op. 83
Datato al 1853, il Trio n. 10 è l’ultima partitura di Onslow, nonché l’ultima del genere che non sia
stata composta nel primo quarto dell’Ottocento. Dedicata a Madame Henry Bonard, una pianista
dilettante appartenente alla borghesia parigina o alverniate, il brano è sicuramente uno dei più
belli della produzione da camera del compositore. Si è colpiti dal suo lirismo e dall’ampiezza
dell’invenzione creativa. Sin dal titolo, l’Allegro patetico dichiara la sua forte espressività.
La scrittura e la sensibilità dei temi evocano Mendelssohn, ma il clima di strana malinconia
discende direttamente da Schubert. L’Adagio grandioso è basato su un tema semplice, dalle
armonie – anche qui – schubertiane, dapprima affidato al pianoforte solo. Inframmezzato da
svariati episodi, si presenta sotto fisionomie diverse: eseguito dai tre strumenti, poi proclamato
a piena potenza su un’onda di arpeggi, prima dell’acquietamento conclusivo. Lo Scherzo adotta
sonorità del tutto originali, ottenute per mezzo di pizzicati; le sue prime pagine sono ricche di
verve, in contrasto con la sezione centrale, più espressiva. Il finale, Allegro animato, enuncia un
tema febbrile, dai ritmi puntati molto schumanniani. Analizzandolo con attenzione, si capisce
che deriva dal tema iniziale del primo movimento; con questo procedimento, Onslow conferisce
una segreta unitarietà alla sua partitura. Una serie di scale porta al secondo tema, di respiro
autenticamente ampio, presentato dal pianoforte solo. Lo sviluppo, assai fantasioso, si basa sul
primo tema; ed è probabilmente per questo che nello sviluppo conclusivo, dopo la riesposizione,
viene impiegato il secondo.
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MARTEDÌ 28.04.2015
ORE 20
PALAZZETTO BRU ZANE
QUINTETTO CON DUE VIOLONCELLI
George ONSLOW
Quintetto con due violoncelli op. 75
Théodore GOUVY
Quintetto con due violoncelli in si minore
QUATUOR MANFRED
Xavier Phillips violoncello
George Onslow: Quintetto per due violoncelli in la maggiore op. 75
Allegro grazioso – Scherzo : Allegro – Andante sostenuto – Finale : Allegretto
Nel 1846, quando Onslow compose la sua Sinfonia n. 4, dichiarò: «Questa sarà l’opera fondamentale
della mia carriera di musicista; non per il merito (se ne ha molto di più a comporre un buon
quartetto o quintetto), ma per l’effetto» – il che conferma il posto occupato da certi effettivi da
camera nella sua personale gerarchia dei generi. Egli inizia a comporre il Quintetto per archi in la
maggiore op. 75 nel 1847, lo porta a termine l’anno dopo e lo dedica al suo amico
Charles Lebouc (1822-1893), allora violoncellista all’Opéra di Parigi, molto attivo nel campo della
musica da camera. A partire dal 1862, questo strumentista organizzerà delle matinées settimanali,
nel cui programma inserirà regolarmente opere del compositore. La maggior parte dei quintetti di
Onslow prevede la formazione per due violoncelli, cara a Boccherini; ma già dalla fine degli anni
Venti egli aveva pubblicato delle parti supplementari, per permettere che queste opere fossero
eseguite anche con due viole, oppure con un violoncello e un contrabbasso. Nell’opera 75, Onslow
affida numerosi elementi tematici al primo violoncello, la cui parte si sviluppa spesso nel registro
acuto, mentre il secondo violoncello svolge essenzialmente il ruolo del basso. La densità della
scrittura, l’associazione di linee eleganti e ritmo vigoroso, nonché l’espressività che emana dalla
tensione melodica e armonica (in particolare grazie all’uso del cromatismo) sono tipici dello stile
della maturità di Onslow. Questo Quintetto è contraddistinto anche da tocchi popolari nella parte
centrale dello Scherzo e ancora di più nel Finale, il cui tema principale sembra ispirato a qualche
danza rustica.
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MARTEDÌ 05.05.2015
ORE 20
PALAZZETTO BRU ZANE
IL PRIMO ONSLOW
George ONSLOW
Quartetto op. 8 n. 1
Quartetto op. 8 n. 3
QUATUOR RUGGIERI
George Onslow: Quartetto per archi in do minore op. 8 n. 1
Largo. Allegro agitato – Adagio – Minuetto : Allegro e risoluto – Finale : Presto
È difficile mettere una data precisa ai tre Quartetti op. 8, composti probabilmente verso il 1814.
In origine, furono pubblicati con il numero d’opus 10 (che a sua volta recava il n. 8, contribuendo
quindi alla confusione). Per ragioni che non conosciamo, la raccolta uscì a Parigi nel 1815 per le
edizioni Naderman, mentre fu Pleyel a pubblicare tutte le altre opere di Onslow fino al 1831; fu
poi oggetto di revisioni che a loro volta sfociarono in nuove versioni, edite rispettivamente nel
1816 (ancora presso Naderman) e poi nel 1830 (questa volta presso Pleyel). Reca una dedica a
Pierre Baillot, che inserì le opere di Onslow nei programmi dei suoi concerti pubblici di musica
da camera dal 1824 al 1832. Come i Quartetti op. 9 e op. 10, composti nello stesso periodo, l’op.
8 rientra in un prolungamento dello stile classico viennese, di cui eredita le strutture formali,
il fraseggio nitidamente articolato, l’eleganza melodica e la vivacità ritmica; ma conserva
anche tracce del quartetto «brillante» che a quell’epoca i francesi tanto amavano. In effetti, i
pezzi richiedono al primo violino un’abilità tecnica eccezionale (forse Onslow volle anche dare
risalto al virtuosismo del dedicatario). In ogni caso, il compositore tende qui al superamento
del semplice divertissement. Nel Quartetto op. 8 n. 1, occorre notare l’introduzione lenta, cupa e
solenne, impregnata di cromatismo melodico. Il brano si distingue anche per l’Adagio cantante,
reso più dinamico da ritmi puntati, e per il Finale, in cui una vorticosa tarantella è associata al
rigore della scrittura fugata.
George Onslow: Quartetto per archi in la maggiore op. 8 n. 3
Allegro – Andante non troppo lento – Menuetto : Allegro – Finale : Vivace
Questa partitura, come tutto l’insieme dell’opera 8, testimonia la rilevanza del classicismo
viennese e della volontà di inserire il genere del quartetto per archi nell’ambito della musica
«seria». Vi abbondano i procedimenti contrappuntistici e il cromatismo melodico (soprattutto
nell’Allegro iniziale e nel Finale), mentre il discorso è reso più drammatico da modulazioni
a tonalità lontane e contrasti tra modo maggiore e minore. Onslow sa però sedurre il suo
pubblico di amatori illuminati, grazie alla combinazione, che gli è propria, di eleganza
melodica e dinamismo ritmico (si pensi per esempio all’attacco di questo n. 3, così diverso
dalla cupa introduzione lenta dell’opera 8 n. 1 e dalla briosa danza del n. 2). Inoltre, qui il
contrappunto non è una dimostrazione di virtuosismo nella scrittura, ma un mezzo per
creare la sensazione di una conversazione musicale. Altre idee contribuiscono ad attirare
l’ascoltatore, come l’accelerando finale e i riferimenti a musiche popolari. Se, al centro del
Menuetto, il pedale armonico del violoncello rievoca una qualche danza campestre, è soprattutto
l’Andante non troppo lento che sorprende: più affine a uno scherzo che a un movimento
lento, sembra riprodurre in modo stilizzato il suono di una chitarra, con gli accordi in staccato
dell’accompagnamento. Ricordiamo che il manoscritto recava l’indicazione «À l’hispanuola», poi
stralciata nella versione a stampa. Forse in questo brano Onslow ha tenuto conto delle lezioni
del suo professore, Reicha, che nel Traité de mélodie (del 1814, quindi più o meno coevo
dell’opera 8), aveva propugnato la pubblicazione di una raccolta di «canzoni nazionali».
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SABATO 09.05.2015
ORE 17
PALAZZETTO BRU ZANE
VIOLINO E PIANOFORTE
George ONSLOW
Grande Sonata per violino e pianoforte in fa minore op. 15
Frédéric CHOPIN
Scherzo op. 31 n. 2
in si bemolle minore
Franz LISZT
La lugubre gondole S134 bis
LISZT / SCHUBERT
« Soirées de Vienne » valse n. 6
Camille SAINT-SAËNS
Havanaise op. 83
in mi maggiore
Nicolas Dautricourt violino
Momo Kodama pianoforte
George Onslow: Sonata per violino e pianoforte in fa minore op. 15 n. 4
Largo. Allegro vivace – Minuetto – Finale
Questo lavoro del 1819, particolarmente affascinante, fu la prima opera per violino e pianoforte
di Onslow pubblicata con il titolo di Duo, a indicare la parità del dialogo tra gli strumenti,
in contrapposizione alle precedenti Sonate per pianoforte con accompagnamento di violino
obbligato. Per comodità, oggi viene intitolata in modo più convenzionale. La musica si «ridesta»
a poco a poco con un Largo calmo ed espressivo, da cui prende l’avvio l’Allegro vivace, i cui
arpeggi fanno le veci del primo tema; un libero svolgimento conduce al secondo, che unisce scala
ascendente e cascata di arpeggi. Lo sviluppo è dedicato al primo tema, che, dopo la riesposizione,
dà luogo all’esplorazione tonale conclusiva. Il Minuetto è dapprima un Allegro con fuoco dal
tema, appunto, focoso, che si placa nel Trio (accordi in legato eseguiti dal pianoforte e dal violino
insieme). L’Andante quasi allegretto presenta sei variazioni sull’aria Au clair de la lune. Dopo
l’esposizione, la melodia svanisce nella prima e nella seconda variazione; nella terza, circondata
di scale, diventa più udibile, per sparire di nuovo nella quarta, Risoluto, in fluide volute. La quinta
variazione, più lenta, emana un certo pathos. Nell’ultima variazione, l’aria viene abilmente
distribuita tra gli strumenti su un tappeto di arpeggi. Dopo vari episodi, il movimento si conclude
con un climax e una pacifica chiusa. Il Finale inizia in fugato, Vivace, con un tema scalpitante
sfruttato con grande inventiva, spunto per una scrittura brillante che rivela un’ammirevole
padronanza della tecnica contrappuntistica e polifonica.
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GIOVEDÌ 14.05.2015
ORE 20
PALAZZETTO BRU ZANE
INTORNO AL PIANOFORTE
Napoléon-Henri REBER
Trio con pianoforte n. 3
George ONSLOW
Trio con pianoforte in re minore op. 20
Théodore DUBOIS
Promenade sentimentale
TRIO ÉLÉGIAQUE
George Onslow: Trio per violino, violoncello e pianoforte in re minore op. 20
Allegro energico – Thema con variazioni : Andante cantabile non troppo lento –
Menuetto : Presto – Finale : Allegretto
Onslow compose quasi tutti i suoi Trii prima del 1825, in un’epoca in cui i musicisti francesi
concepivano questo genere come una sonata per pianoforte accompagnata da un violino
e da un basso d’archetto; questo anche se, a partire dal 1810, si cominciarono a sviluppare
gli scambi tra il violino e il pianoforte, mentre il violoncello continuò ad accontentarsi di
raddoppiare i bassi. Viceversa, sin dai suoi Trii op. 3 (scritti prima del 1807), Onslow adottò
la configurazione alla tedesca, che accordava la stessa importanza a tutti gli strumenti.
Composto nel 1822 e pubblicato l’anno dopo, il Trio in re minore op. 20 è il primo che l’autore
pubblicò separatamente, invece che in gruppi di tre, come aveva fatto per i Trii op. 3 e op. 14.
La partitura vide la luce nel periodo (tra il 1817 e il 1832 circa) in cui il compositore si allontanò
dal quartetto per archi per dedicarsi principalmente al quintetto e alla musica da camera con
pianoforte. Se gli archi si emancipano dalla tastiera, è tuttavia raro che i tre strumenti suonino
simultaneamente: il pianoforte è associato a un solo strumento melodico, oppure il violoncello
raddoppia il violino. Ne risultano tessiture alquanto limpide e leggere. I movimenti veloci
privilegiano una scrittura brillante, in grado di sedurre il pubblico dei salotti. Le variazioni
dell’Andante cantabile sono di carattere ornamentale, a eccezione della quinta e ultima, che
adotta il principio dell’ampliamento introdotto da Beethoven. Con il suo tempo molto vivace,
il malizioso Menuetto si cala già nello spirito di uno scherzo. Qualche ombra romantica vela
l’insieme dell’opera, senza però schiudere abissi.
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GIOVEDÌ 21.05.2015
ORE 20
PALAZZETTO BRU ZANE
A QUATTRO MANI
George ONSLOW
Sonata per pianoforte a quattro mani in mi minore
Sonata per pianoforte a quattro mani in fa minore
Toccata per pianoforte
Six Pièces per pianoforte
Lidija et Sanja Bizjak
pianoforte a quattro mani
George Onslow: Sonata per pianoforte a quattro mani in mi minore op. 7 n. 1
Allegro espressivo – Romance – Finale
«Duo», «Grande duo», «Sonata», « Grande Sonata»… Nel corso della ventina di edizioni
di cui fu oggetto fino alla fine dell’Ottocento, questo brano ricevette diversi sottotitoli, il
che indica quanto fosse difficile determinarne il genere specifico. Dedicata da Onslow «al
suo amico Camille Pleyel», il celebre fabbricante di pianoforti, è stata una delle opere più
eseguite del compositore (in particolare da Liszt, Hiller, Chopin o Gottschalk).
La Grande Sonata n. 1 deve il suo successo soprattutto a una scrittura pianistica che non
privilegia alcuna parte a scapito di un’altra, oltre che a un discorso armonico estremamente
vivace. Composta nel 1811, può essere accostata alle partiture per pianoforte a quattro
mani – formazione piuttosto in voga, del resto – che Schubert comincia a scrivere a
quest’epoca. Delle terzine introducono l’Allegro espressivo. Con i suoi inquieti richiami,
il primo tema presenta una certa grandezza tragica; il secondo è più sereno. Lo sviluppo
si basa essenzialmente sul primo tema, prima della riesposizione. La Romance, in seguito
inclusa da Onslow anche nella Sinfonia n. 4 e nel Quintetto con pianoforte n. 2, svolge una
gradevole melodia di ispirazione vocale, accompagnata da arpeggi, con una sezione
centrale contrastante di carattere angoscioso. Dopo la ripresa della romanza, si odono
nuovamente echi della sezione centrale. Come il movimento iniziale, l’indiavolato Finale
agitato adotta la struttura di una forma-sonata bitematica, cominciando con una toccata
costellata di accordi suonati energicamente. Il secondo tema, in modo maggiore, va invece
eseguito leggeramente. Dopo un breve sviluppo dedicato al primo tema sopraggiunge la
riesposizione.
George Onslow: Sonata per pianoforte a quattro mani n. 2 in fa minore op. 22 n. 2
Allegro moderato patetico – Minuetto – Largo – Finale : Allegro espressivo
Nel 1824, Onslow ritorna al pianoforte a quattro mani, in cui si era distinto con la sua
Sonata in mi minore op. 7. Dedicata a Monsieur Jacques Herz, pianista e fratello di Henri
Herz, la sua seconda prova in questo genere pianistico si spinge ancora più in là sul piano
espressivo. Anch’essa conobbe numerose edizioni e riscosse un autentico successo, forse
ancora di più dell’opera 7 (verso il 1870, Adolf von Henselt trascriverà il brano per due
pianoforti). L’ampio e focoso Allegro moderato patetico inizia con ondate di semicrome
cromatiche, sulle quali si innestano angosciosi richiami. A mo’ di secondo tema compare
una delicata cascata di arpeggi, seguita da un passaggio più animato. Lo sviluppo sfrutta
il secondo tema, poi il primo, e un aumento di potenza introduce la riesposizione. Come
a volte capita in Onslow, si presenta un ultimo sviluppo, qui dedicato al primo tema; la
sua schubertiana bellezza non impedisce al Minuetto di fare riferimento, per lo stile della
scrittura, al barocco. L’episodio del Trio, più sereno, emana una tenera nostalgia. Il Largo
di carattere beethoveniano, tutto nobili accordi e ritmi puntati, contiene modulazioni di
sorprendente audacia. Gli fa seguito il Finale: Allegro espressivo, in cui un motivo inquieto
sembra cercare una risoluzione, su accordi ripetuti. Una transizione porta al secondo tema,
in volubili semicrome. Dopo aver riecheggiato il primo tema in maggiore, lo sviluppo
si impegna a trasporlo in tonalità diverse, prima di dedicarsi al secondo tema. Dopo la
riesposizione, una coda, più rapida, funge da chiusa all’intera partitura.
19
George Onslow: Toccata per pianoforte
Dedicata a Mademoiselle Bonne d’Alpy, la Toccata per pianoforte op. 6 in do maggiore venne
composta nel 1810 e pubblicata presso Pleyel nel 1811. Appartenendo a un genere tipico dei
secoli precedenti e in particolare dell’epoca barocca, non frequentato da alcun compositore
contemporaneo di Onslow, il brano costituisce un apporto singolare al corpus del musicista
e a tutto il repertorio pianistico francese dell’Ottocento. Coltivato, in particolare, dal
clavicembalista Girolamo Frescobaldi (1583-1643), il genere della toccata è caratterizzato dalla
libertà formale e dal virtuosismo. Nonostante il suo tempo relativamente moderato (Allegro
moderato), questo breve brano esige un’estrema velocità da parte dell’interprete, il quale deve
eseguire simultaneamente dei movimenti quasi ininterrotti di semicrome alle due mani, che
Onslow qui tratta con notevole equità. Da questa sovrapposizione di movimenti incessanti
deriva un’impressione di esultanza, rafforzata dal rilievo dato ai vorticosi abbellimenti (che
compaiono sin dalla prima battuta). Il pezzo, pur adottando la struttura della forma-sonata, è
caratterizzato da una notevole libertà formale, che si manifesta, in particolare, nella mancanza
dello sviluppo centrale – inconsueta nel contesto di un movimento di forma-sonata di tempo
veloce –, compensata dall’inserimento di sviluppi nell’esposizione e poi nella riesposizione. Se
quest’opera appare decisamente isolata nel panorama pianistico del tempo – con l’eccezione
della Toccata di Schumann, che forse vi si ispirò –, le toccate di Ravel e di Debussy si
riallacceranno a loro volta alla sua particolare diteggiatura, tipica del XVIII secolo.
George Onslow: Sei Pezzi per pianoforte
Andantino – Andantino quasi Allegretto – Allegro con moto – Allegretto molto espressivo –
Allegretto cantabile – Andantino molto cantabile
Pubblicati nel 1864 senza numero d’opus dall’editore Flaxland, che li vendette «a profitto
dei poveri», i Sei Pezzi di Onslow furono composti nel corso degli anni Trenta-Quaranta
dell’Ottocento. Costituiscono una serie di miniature di grande sobrietà, dall’espressione
tutta interiore. Ogni pezzo è basato su un sistema di scrittura al tempo stesso specifico e
unitario. Il primo, in mi bemolle maggiore, è composto in un contrappunto a quattro voci,
concentrato nel registro medio del pianoforte e vivacizzato da numerosi cromatismi; il brano
è costruito su una struttura formale di grande chiarezza, di tipo binario con riprese (tipica dei
minuetti classici o degli scherzi). I due pezzi seguenti (rispettivamente in la maggiore e in la
bemolle maggiore) presentano melodie molto semplici alla mano destra (intervalli congiunti,
estensioni ridotte, regolarità ritmica), accompagnate da movimenti continui di semicrome alla
mano sinistra (abbellimenti cromatici nel primo brano, arpeggi discendenti nel secondo). Il
principio della melodia accompagnata è ripreso nel quinto brano, la cui ricca ornamentazione
richiama il genere, tipicamente romantico, del notturno. Assai espressivo, il quarto pezzo, in
si bemolle maggiore, si riallaccia alla struttura contrappuntistica del primo. Qui l’estensione
del pianoforte si amplia, arrivando a conquistare il registro grave, che ritroviamo, impregnato
di una forte carica espressiva, nei passaggi drammatici del sesto pezzo, in mi maggiore.
Quest’ultima miniatura, la più cupa dell’intera raccolta, fu ripresa da Onslow nella Romanza del
suo Quintetto op. 78.
20
FESTIVAL PALAZZETTO BRU ZANE A PARIGI
3a EDIZIONE
DAL 29 MAGGIO AL 5 GIUGNO 2015
George Onslow sarà anche il filo conduttore del festival Palazzetto Bru Zane a Parigi.
Ritroverete il compositore in occasione dei seguenti concerti:
LUNEDÌ 01.06.2015
ORE 20.30
THEÂTRE DES BOUFFES
DU NORD, PARIGI
MERCOLEDÌ 03.06.2015
ORE 20.30
THEÂTRE DES BOUFFES
DU NORD, PARIGI
GENERAZIONE ROMANTICA
DA BUONAPARTE A NAPOLEONE III
George ONSLOW
Sonata per violoncello
e pianoforte op. 16 n. 1
George ONSLOW
Trio con pianoforte op. 83
Frédéric CHOPIN
Sonata per violoncello
e pianoforte op. 65
Charles-Valentin ALKAN
Esquisses op. 63 (estratti)
25 Préludes op. 31 (estratto)
Camille SAINT-SAËNS
Trio con pianoforte n. 1 op. 18
TRIO VAN BAERLE
•
Concerto proposto anche a Venezia
24.04.2015
Palazzetto Bru Zane
Emmanuelle Bertrand violoncello
Pascal Amoyel pianoforte
•
Concerto proposto anche a Venezia
11.04.2015
Palazzetto Bru Zane
MARTEDÌ 02.06.2015
ORE 20.30
THEÂTRE DES BOUFFES
DU NORD, PARIGI
DA UNA MODERNITÀ ALL’ALTRA
George ONSLOW
Quartetto op. 56
Guillaume LEKEU
Adagio per quartetto d’orchestra
Claude DEBUSSY
Quartetto in sol minore op. 10
QUATUOR DIOTIMA
•
Concerto proposto anche a Venezia
12.04.2015
Palazzetto Bru Zane
21
GEORGE ONSLOW
AL CONCORSO DI MUSICA DA CAMERA DI LIONE
DAL 22 AL 26 APRILE 2015 / QUARTETTO D’ARCHI
Anche quest’anno, il Palazzetto Bru Zane rinnova il suo partenariato con il
Concours international de musique de chambre de Lyon (CIMCL).
Come per le precedenti edizioni, i candidati dovranno scegliere, per il primo turno del concorso,
un’opera del repertorio romantico francese:
George ONSLOW: Quartetto n. 28 in mi bemolle maggiore op. 54
Camille SAINT-SAËNS: Quartetto n. 1 in mi minore op. 112
Théodore DUBOIS: Quartetto n. 1 in mi bemolle maggiore
Il quartetto vincitore del concorso sarà invitato a esibirsi al Palazzetto Bru Zane nell’ambito della
stagione veneziana 2016-2017.
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TH
LYON INTERNATIONAL CHAMBER MUSIC COMPETITION (FRANCE)
string quartet
2015
APRIL 22 TO 26
DEADLINE
FOR APPLICATION
2015 JANUARY 31TH
AWARDS
28.000 €
AND CONCERTS
JURY
Valentin Erben (cello, ex Alban Berg Quartet)
Antonello Farulli (viola, dir European Chamber Music Academy)
Vladimir Mendelssohn (viola, Enesco Quartet)
François Salque (cello, ex Ysaÿe Quartet)
Nanette Schmidt-Seibt (violin, Mandelring Quartet)
Christian Thompson (dir. Verbier Festival)
Pavel Vernikov (violin, prof. Lausanne, Vienna)
World international music
competition federation member
2016 COMPETITION
WOODIND QUINTET
www.cimcl.fr
WITH THE SUPPORT OF
Ville de Lyon, Région Rhône-Alpes, Adami, Sacem, Musiciens entre Guerre et Paix, Société philharmonique de Lyon, Atelier de lutherie Alexandre Snitkovski,
Cordes Savarez, Fondation Salabert, Matmut, Signé Vignerons, Bayer SAS, Société Générale, Caisse d’Epargne Rhône Alpes
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GEORGE ONSLOW:
EDIZIONI e DISCHI
NOVITÀ DISCOGRAFICA
George ONSLOW
Quartetti op. 8 n. 1 e 3 e op. 10 n. 3
QUATUOR RUGGIERI
USCITA PREVISTA: APRILE 2015
APARTÉ
George ONSLOW
Sonate per violoncello e
pianoforte
George ONSLOW
Quartetti op. 54, 55 et 56
George ONSLOW
Musica da camera per fiati
QUATUOR DIOTIMA
Emmanuel Jacques violoncello
Maude Gratton fortepiano
NAÏVE (2009)
ENSEMBLE INITIUM
ENSEMBLE CONTRASTE
TIMPANI (2011)
MIRARE (2014)
George ONSLOW
Quartetti op. 10 n. 2, op. 9 n. 3 e
op. 21 n. 3
QUATUOR RUGGIERI
George ONSLOW
Duetto per violino e pianoforte,
trio con pianoforte, sonata per
violoncello e pianoforte
George ONSLOW
Guise ou Les États de Blois
(opéra-comique riarrangiato per
quartetto d’archi)
AGOGIQUE (2012)
TRIO PORTICI
LE SALON ROMANTIQUE
PAVANE (2012)
LIGIA (2009)
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TESTO SCIENTIFICO IN FRANCESE
George Onslow, un “romantique” entre France et
Allemagne
A cura di Viviane Niaux
Édition Symétrie / Palazzetto Bru Zane
ISBN 978-2-914373-67-8
17 x 24 cm, 416 pagine
ARTICOLI DI APPROFONDIMENTO
PUBBLICATI ONLINE SU
BRU ZANE MEDIABASE (IN FRANCESE,
ITALIANO E INGLESE)
• Vous avez dit classique ou romantique ?
BRUZANEMEDIABASE.COM
Viviane Niaux
•
George Onslow, le “Beethoven français”
Viviane Niaux
SPARTITO
George ONSLOW
Caïn maudit ou La Mort d’Abel
Édition Palazzetto Bru Zane
Nell’ambito del ciclo dedicato a George Onslow in primavera 2015, il
Palazzetto Bru Zane ha lavorato alla realizzazione dello spartito della cantata
inedita Caïn maudit ou La Mort d’Abel. Quest’opera è stata ricreata per la prima
volta in tempi moderni il 26 febbraio 2015 all’Auditorium Pollini di Padova, e
sarà oggetto di un partenariato con la Jeune Orchestre Atlantique (concerti l’11
e il 17 luglio 2015 a Saintes e Saint-Riquier, Francia).
Grande melologo (scène lyrique) di soggetto biblico su un libretto di Saint-Hilaire, Caïn maudit ou la Mort
d’Abel è l’ultima opera vocale composta dal suo autore e venne eseguita per la prima volta il 12 marzo 1846
nel salotto parigino della contessa de Saint-Phal. L’opera, scritta per voce di basso e orchestra o pianoforte,
è dedicata al cantante Hermann Léon; fu lo stesso George Onslow ad accompagnarlo al pianoforte in
occasione della prima esecuzione. La performance ottenne unanimi elogi e il lavoro continuò a essere
eseguito, verosimilmente nella versione per canto e pianoforte. Una delle chiavi del suo successo è la grande
duttilità formale, che permette al discorso musicale di aderire pienamente alla progressione drammatica.
Lo svolgimento, scandito da continue interruzioni di tempo, segue la sottile evoluzione dei sentimenti,
la cui espressione è messa in risalto da diverse e audaci armonie. Conformemente al gusto tutto francese
della declamazione, Onslow traccia una linea vocale ampia e non troppo ornata, commovente per enfasi e
lirismo. Evocando di volta in volta la preghiera, l’odio, l’amore e il terrore, dal sussurro «a mezzavoce» fino
al grido, l’eroe dal tragico destino sviluppa una variegata tavolozza espressiva, raggiungendo l’estremo
acuto della propria tessitura vocale sulle ultime parole: «Je suis maudit». Pur trattandosi dell’unica prova
del compositore nel genere del melologo, l’opera tuttavia ci ricorda che nell’Ottocento tale genere era
effettivamente praticato con grande entusiasmo da un pubblico di amatori nei salotti, e non soltanto
nell’ambito del prestigioso concorso del prix de Rome, dove Onslow non si è mai candidato.
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CONCERTI A VENEZIA:
INFORMAZIONI PRATICHE
BIGLIETTI
Palazzetto Bru Zane
Categoria unica: 15 euro | 5 euro*
*prezzo ridotto per studenti e minori di 28 anni
ABBONAMENTI
Si possono acquistare in ogni momento della
stagione, a partire da 3 a 6 concerti e danno la
possibilità di beneficiare di uno sconto del 25%.
La scelta dei concerti va fatta al momento
della sottoscrizione dell’abbonamento.
PRENOTAZIONI
Via internet
bru-zane.com
[email protected]
vivaticket.it
Per telefono
Palazzetto Bru Zane: +39 041 52 11 005
Call Center Vivaticket: da lunedì a venerdì,
dalle 9 alle 14 (non attivo la domenica)
Dall’Italia: 892 234
Dall’estero: +39 041 27 19 035
In biglietteria
Dal lunedì al venerdì, dalle 14.30 alle 17.30 e
un’ora prima dell’inizio del concerto.
Palazzetto Bru Zane
Centre de musique romantique française
San Polo 2368 – 30125 Venezia
VISITE GUIDATE
Piccolo gioiello dell’architettura veneziana di
fine ‘600, il Palazzetto Bru Zane è lieto di aprire
le sue porte ogni giovedì pomeriggio per delle
visite guidate e gratuite. Un piacevole tour in
un tipico casino veneziano che offre alla visione
del pubblico affreschi di Sebastiano Ricci e
stucchi di Abbondio Stazio.
Orari
14.30: visite in italiano
15.00: visite in francese
15.30: visite in inglese
Prenotazione obbligatoria per gruppi di oltre
10 persone.
Informazioni
[email protected]
+ 39 041 52 11 005
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FESTIVAL GEORGE ONSLOW, UN ALTRO BEETHOVEN? 11