N° 21 dicembre 2009 febbraio 2010 Camminiamo insieme Periodico della Comunità dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 1 Sommario Camminiamo insieme Periodico della Comunità parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato N.21 - dicembre 2009 febbraio 2010 Hanno collaborato a questo numero: mons. Mario Stoppani, don Claudio Chiecca, p. Aldino Cazzago, Gruppo Missionario parr.le, Silvana Brianza, Maria Antonia Galli, Mariapaola Bergomi, Catechisti ed Animatori Oratorio, Educatori A.C. Testi di Papa Benedetto XVI, Mons. Luciano Monari, Mons. Bruno Foresti, Marcella Rizzi, Alda Merini, Ermes Ronchi, Conferenza Episcopale Italiana Contributi di Uffici per la Pastorale Diocesi di Brescia, Pellegrini Visita del Papa a Brescia, Pellegrini a Lourdes, Unitalsi, Rivista Città Nuova, C.P.P., C.P.A.E. Segreteria Agostina Cavalli Impaginazione Giuseppe Sisinni Stampa G.A.R. di Ruffini s.r.l. - Castrezzato (BS) In copertina Sacra Famiglia di Luigi Salvetti Giustamente del Mistero del Natale si evidenzia il ruolo unico e irrepetibile di Maria, la Madre: il Natale è anche la Festa del Parto della Beata Vergine Maria. Ma l’Incarnazione del Figlio di Dio coinvolge anche Giuseppe, sposo di Maria. Giuseppe è sempre nell’ombra, compie con fedeltà il suo compito di Custode del Redentore. Fino a trent’anni Gesù vive e lavora a Nazareth, dove è chiamato “il figlio del carpentiere”. Secondo il vangelo, Giuseppe apparteneva alla discendenza di Davide. Dio quindi, sceglie Giuseppe come padre legale di Gesù, perchè in questo modo è più facile comprendere che si realizza la sua promessa. Dio infatti, aveva promesso a Davide di rendere stabile il suo regno. La presenza di Giuseppe ci dice che Dio, attraverso la discendenza di Davide, non solo realizza la promessa, ma inaugura un regno che non avrà mai fine. L’esempio della Santa Famiglia mette davanti agli occhi l’esempio dell’amore che si dona e si diffonde. Le nostre famiglie vivono oggi momenti di grande difficoltà e spesso di disgregazione. Mai come oggi si avverte la necessità di modelli positivi per le relazioni familiari. Il “segno” della famiglia di Nazareth, nella sua semplicità e nella sua forza, ci rinvia al mistero della vita che non è prodotto dei nostri sforzi, ma anzitutto dono. Come dimenticare i nostri genitori cui dobbiamo la vita e l’inserimento nel mondo e nella società? Gesù entrando nel mondo attraverso una famiglia umana , rende grandi anche le nostre piccole famiglie e le rende segno visibile del grande amore di Dio. ( d. M.) 2 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 Camminiamo insieme Sommario 3 6 11 14 16 21 24 26 29 36 38 46 Lettera da Gesù Bambino È Natale, coraggio! Il Papa a Brescia Brescia ha accolto il Papa Spiritualità A Natale Dio viene come un bambino Vita della Chiesa In croce i segni della fede Vita della Diocesi Il Natale ritorno all’umanità autentica Vita della Diocesi Lettera del vescovo su una penosa vicenda Spazio famiglia Emergenza educativa Vita dei Santi Santa Teresa d’Avila e Santa Teresa di Gesù Bambino Spazio missioni Una vita fondata sull’amore Lavoro e società Tempo di crisi Spazio Oratorio Alzate lo sguardo la vostra salvezza è vicina! Calendario liturgico Calendario liturgico e anagrafe parrocchiale Lettera da Gesù Bambino Lettera aperta da Betlemme È Natale, coraggio! Q ueste parole che sto per dirti sono le mie: le avevo in me già a Betlemme. “Non sono venuto per essere servito, ma per servire; non per abolire, ma per portare a compimento; non per spegnere il lucignolo fumigante; non per i sani, ma per i malati; non a giudicare e condannare ma a salvare”. Poi le ho gridate ai quattro venti, perchè germoglino fino ai confini del mondo e alla co n s u m a z i o n e dei tempi. Ho assunto la tua carne come Figlio del Grande Amore, mendicante di uomini, naufraghi dell’esistenza, ciechi e soli. Ho udito ed ascoltato il grido viscerale, l’urlo che sale dalla terra verso il cielo, avverto il buio ch’è nel cuore del povero. E dico a te quella parola che di nuovo dà speranza: coraggio, alzati, ti conosco per nome e sono qui per aiutarti a ripartire, per liberare la tua energia compressa dal dolore, dalle vicende che ti hanno portato all’esperienza del non senso della vita. Getta via il fardello delle cianfrusaglie che pensavi amuleti efficaci e ti hanno deluso dandoti solo il fluttuare di desideri inappagabili e sempre più prepotenti, fino a schiavizzarti. Hai bisogno di luce per vedere bene la strada che devi percorrere per arrivare fino a me, ma sappi che io la percorro con te e ti sorreggo se inciampi e se cadi ti rialzo. Hai bisogno di luce di sale per dare sapore ad una vita insipida. Hai necessità di lievito per uscire dagli azzimi del deserto e scoprire il nuovo pane che non conosce corruzione ed è pegno d’immortalità e ti darà la possibilità di raggiungere pascoli erbosi e sorgenti zampillanti. Sono venuto e sono rimasto con te, ci sono per sempre, ma solo i piccoli mi possono riconoscere, solo la semplicità dei pastori sa stupirsi e prova la gioia di accogliermi. Erode, e chi come lui, resta nel suo palazzo, circondato dai suoi servi, dalle sue concubine, avvolto nelle sue paure, nei suoi tristi presagi. Lui non può capire la pace e l’amore che porto, perchè non ha la volontà di capire. Nemmeno gli Scribi e neppure i Farisei o i sommi Sacerdoti sapranno vedere, perchè non sanno gridare il buio che hanno nel cuore, non intendono il linguaggio di chi li chiama per nome e dice: “Coraggio, condividi le tue paure, grida il tuo dolore, non gettarti a terra, non demolirti. Dai tuoi cocci io sono in grado di fare un vaso nuovo, colmo di speranza per l’eternità”. Cerca nel tuo profondo quel “fanciullino” che è rimasto in te e renderai possibile e fecondo il nostro incontro e non subirai il giudizio, ma sentirai in te quella dolcezza e tenerezza di amore che solo i baci della tua mamma potevano darti. Il mio Natale è il tuo Natale: cammineremo insieme, percorreremo strade che non sapevamo, porteremo la croce, saliremo il Calvario e guardandoci negli occhi non ci sentiremo soli nemmeno in questo momento. E sarà proprio allora che ci vorrà tanto coraggio. Camminiamo insieme Gesù n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 3 Pagina Biblica Riflessioni su Lc 1,39-42 (la visitazione) L’incontro si fece carne I n quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!” Lc 1, 39-42 4 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 Rimane nei nostri occhi quell’andare, l’andare della donna di Nazaret, in fretta, dice il Vangelo, per i monti di Giuda. Immagino - mi si perdoni questo fantasticare - che all’inizio le sia stato facile andare, ma poi, come accade a tutte le donne abitate, abitate da un dolce peso, le toccò di fermarsi a respirare, per via del sentiero che si era fatto tutto in salita. Camminiamo insieme E sui monti, là dove per la fatica si era fatto corto il respiro alla donna, forse là, immagino, in quel silenzio sospeso, si sentì avvolgere da pensieri che poi le accadde di condividere con la cugina Elisabetta sull’uscio di casa. Avvertì con trasalimento che la grandezza vera era quell’essere visitati e abitati da Dio e che, ancora una volta, Dio, per i suoi strani giochi, aveva fatto cose “grandi” in una serva “piccola”, sovvertendo ancora una volta, impenitente nella sovversione, gli abusati criteri della grandezza mondana. Lo sguardo di Dio aveva visto la sterilità dell’una e la piccolezza dell’altra. Come se le due donne si fossero sentite guardate da Dio, da lui visitate. E infatti Maria nel suo Magnificat dirà: “Ha guardato la piccolezza della sua serva”. Le donne hanno una profondità interiore, intelligenti nel senso dell’intus legere. Leggono dentro la loro storia un Dio che guarda, un Dio che visita, nel segno del grembo rigonfio. La grandezza, pensava la donna, dipende dall’essere visitati e abitati. Dipende da chi e da che cosa ci abita. Noi purtroppo persistiamo a tracciare righi di silenzio sulle parole sovversive del Vangelo. Noi persistiamo a chiamare “grandi” quelli che contano sulla terra. Costruiamo loro troni e poi, come se nulla fosse, cantiamo nelle chiese, cantiamo, con la donna di Nazaret, che Dio ha rovesciato i troni, ha rovesciato i potenti dai troni. Persistiamo purtroppo a declamare potere e immagine dei grandi e non il grembo abitato delle donne, di ogni donna. Il Figlio di Dio, dobbiamo dirlo, oggi si è di nuovo nascosto. Da quando è asceso al cielo vive nel segreto e nel trasalimento del grembo, il grembo rigonfio della storia. E beati coloro cui rimane un bri- Pagina Biblica vido di luce negli occhi, per riconoscerlo, per discernere tra rigonfiamento e rigonfiamento, tra il gonfiore sterile dell’arroganza umana e il gonfiore tenero della vita. E distinguere con nettezza, senza rimescolamenti, tra ostentazione e ostensione, ostentazione urlata, ostensione silenziosa. L’evangelista Luca, quando si accinge a raccontare questa visita, non trova di meglio che usare le immagini con cui nella Bibbia si racconta dell’arca dell’alleanza. L’arca dell’alleanza era il segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, del transito di Dio sulla terra. Maria, dunque, segno del passaggio di Dio, custodisce e porta in sé una presenza. Come l’arca. E, come dell’arca dell’antica alleanza si raccontava che, al suo passaggio sui monti di Israele, aveva suscitato gioia ed esultanza, così di Maria, che sale ai monti di Giuda, si racconta che il suo passaggio nella casa di Elisabetta suscita commozione ed esultanza: “Il bambino”, dirà Elisabetta, “ha esultato di gioia nel mio grembo”. L’evangelista Luca - è sorprendente ed emozionante - racconta l’incontro di queste due donne incinte, la giovane e l’anziana, come l’avvento di una pentecoste: al contatto, quando nell’abbraccio un volto sfiorò l’altro, un grembo si appoggiò dolcemente all’altro, discese lo Spirito. È detto: “Elisabetta fu piena di Spirito Santo”. Pensate al fascino di questa suggestione: un abbraccio diventa pente-coste, accade il dono dello Spirito. Non nelle chiese, ma in un abbraccio tenero di donne. Mi sono detto: se pensassimo alla grazia degli incontri, i nostri, che custodiscono questa affascinante possibilità di comunicarci reciprocamente momenti di bellezza, di entusiasmo, di gioia, di consolazione, di sostegno, di fedeltà? Accadimenti dello Spirito, occasioni di una nuova pentecoste! Forse sottovalutiamo, o raramente riflettiamo su questa realtà della vita, realtà quotidiana: la vita è fatta di incontri. Incontri che a volte si bruciano nell’arco di pochi istanti, a volte ti accompagnano lungo l’intero arco di una vita. Si può viverli, impoverendoli, impoverendoli di senso e di importanza. O si può viverli, dando loro possibilità meravigliose di Spirito, di senso, di bellezza. “Che bello averti incontrato!”: ci si dice. La bellezza nell’incontro, la pentecòste nell’incontro. La storia di questa visitazione ci accompagna, desta suggestioni. Sembra parlare a tutti noi, a questa nostra generazione di cristiani che ascolta annunci ma vive nella paura e rimane ferma, nella casa. La storia della donna di Nazaret suona come un invito ai credenti, così spesso fieri di essere abitati, abitati da Dio, un invito a uscire. Esci. E che il Signore è nato in te, dillo visitando la casa degli uomini. Dillo con la tua vicinanza a chi è al sesto mese. Dillo tenendo la mano alla donna che trema e suda per le doglie del parto. Dillo dando coraggio a tutto ciò che sa d’inizio, sa di nascita, sa di piccolo germoglio. Inizia un amore, inizia un’esistenza, inizia un lavoro, inizia un curriculum di studi, inizia una ricerca, inizia una nuova epoca, inizia un vangelo... È l’ora dell’inizio. La tua visita faccia sussultare il bambino che abita ogni inizio. Chinati, dove c’è un inizio. E se ci raccontassimo, me lo chiedo, in giornate, cupe come le nostre, storie di inizi che fanno sobbalzare di gioia? Se li portassimo alla luce? Il sobbalzare del bambino nel grembo dell’anziana divenne racconto. E come sarebbe potuto finire nel Vangelo, alle prime pagine, se le due donne non si fossero raccontate quel sobbalzare, se le due donne, ancora turbate dalla gioia, non l’avessero confidato a qualcuno? Buon Natale! Camminiamo insieme don Mario n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 5 Il Papa a Brescia Brescia ha accolto il Papa, e noi c’eravamo Domenica 8 novembre 2009 eravamo tra la folla che in Piazza Paolo VI ha accolto il Papa. La visita è stata preparata con cura e con anticipo dalla nostra Diocesi, dandoci dei sussidi che ci accompagnassero nella preghiera in attesa di questo grande evento. L’alzata mattutina ed il tempo non proprio favorevole non ha in alcun modo alterato la nostra voglia di incontrare il Santo Padre. La gente in piazza era molta ma i giovani volontari addetti all’accoglienza sono stati un supporto importante per tutti i pellegrini. La prima grande emozione è stata la discesa dall’aereo del Pontefice, seguita in diretta su maxi schermo: il silenzio dell’attesa si è trasformato in un gioioso applauso di benvenuto ricco dell’affetto che la piazza ha voluto dimostrargli. L’entusiasmo ci ha accompagnato per tutta la giornata, le braccia aperte e protratte in avanti del Santo Padre sembravano volerci abbracciare ad uno ad uno. Nonostante le migliaia di persone, i momenti di raccoglimento personale in comunione con Benedetto XVI non sono mancati, le sue parole sono entrate nel nostro cuore pronte per esserci d’aiuto nei momenti difficili. È stata un’esperienza esaltante che ci accompagnerà per sempre. Un gruppo di partecipanti 6 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 Camminiamo insieme Il Papa a Brescia Omelia del Papa in Piazza Paolo VI Paolo VI dono per la Chiesa C ari fratelli e sorelle, è grande la mia gioia nel poter spezzare con voi il pane della Parola di Dio e dell’Eucaristia, qui, nel cuore della Diocesi di Brescia, dove nacque ed ebbe la formazione giovanile il servo di Dio Giovanni Battista Montini, Papa Paolo VI. Al centro della Liturgia della Parola di questa domenica – la 32.ma del Tempo Ordinario – troviamo il personaggio della vedova povera, o, più precisamente, troviamo il gesto che ella compie gettando nel tesoro del Tempio gli ultimi spiccioli che le rimangono. Un gesto che, grazie allo sguardo attento di Gesù, è diventato proverbiale: “l’obolo della vedova”, infatti, è sinonimo della generosità di chi dà senza riserve il poco che possiede. Anche a noi, come quel giorno ai discepoli, Gesù dice: “Fate attenzione! Guardate bene che cosa fa quella vedova, perché il suo atto contiene un grande insegnamento; esso, infatti, esprime la caratteristica fondamentale di coloro che sono le “pietre vive” di questo nuovo Tempio, cioè il dono completo di sé al Signore e al prossimo; la vedova del Vangelo, come anche quella dell’Antico Testamento, dà tutto, dà se stessa, e si mette nelle mani di Dio, per gli altri”. È questo il significato perenne dell’offerta della vedova povera, che Gesù esalta perché ha dato più dei ricchi, i quali offrono parte del loro superfluo, mentre lei ha dato tutto ciò che aveva per vivere (cfr Mc 12,44), e così ha dato se stessa. Cari amici! A partire da questa icona evangelica, desidero meditare brevemente sul mistero della Chiesa, del Tempio vivo di Dio, e così rendere omaggio alla memoria del grande Papa Paolo VI, che alla Chiesa ha consacrato tutta la sua vita. La Chiesa è un organismo spirituale concreto che prolunga nello spazio e nel tempo l’oblazione del Figlio di Dio, un sacrificio Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 7 Il Papa a Brescia apparentemente insignificante rispetto alle dimensioni del mondo e della storia, ma decisivo agli occhi di Dio. La Chiesa, che incessantemente nasce dall’Eucaristia, dall’autodonazione di Gesù, è la continuazione di questo dono, di questa sovrabbondanza che si esprime nella povertà, del tutto che si offre nel frammento. È il Corpo di Cristo che si dona interamente, Corpo spezzato e condiviso, in costante adesione alla volontà del suo Capo. Sono lieto che stiate approfondendo la natura eucaristica della Chiesa, guidati dalla Lettera pastorale del vostro Vescovo. È questa la Chiesa che il servo di Dio Paolo VI ha amato di amore appassionato e ha cercato con tutte le sue forze di far comprendere e amare. Rileggiamo il suo Pensiero alla morte, là dove, nella parte conclusiva, parla della Chiesa. “E alla Chiesa, a cui tutto devo e che fu mia, che dirò? Le benedizioni di Dio siano sopra di te; abbi coscienza della tua natura e della tua missione; abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità; e cammina povera, cioè libera, forte ed amorosa verso Cristo”. ... Cari amici – e mi rivolgo in modo speciale ai Fratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio –, come non vedere che la questione della Chiesa, della sua necessità nel disegno di salvezza e del suo rapporto con il mondo, rimane anche oggi assolutamente centrale? Che, anzi, gli sviluppi della secolarizzazione e della globalizzazione l’hanno resa ancora più radicale, nel confronto con l’oblio di Dio, da una parte, e con le religioni non cristiane, dall’altra? La riflessione di Papa Montini sulla Chiesa è più che mai attuale; e più ancora è prezioso l’esempio del suo amore per lei, inscindibile da quello per Cristo. “Il mistero della Chiesa – leggiamo sempre nell’Enciclica Ecclesiam suam – non è semplice oggetto di conoscenza teologica, dev’essere un fatto vissuto, in cui ancora prima di una sua chiara nozione l’anima fedele può avere quasi connaturata esperienza” (ibid., p 229, n. 178). Questo presuppone una robusta vita interiore, che è – così continua il Papa – “la grande sorgente della spiritualità della Chiesa, modo suo proprio di ricevere le irradiazioni dello Spirito di Cristo, espressione radicale e insostituibile della sua attività religiosa e sociale, inviolabile difesa e risorgente energia nel suo difficile contatto col mondo profano” (ibid., p. 231, n. 179). Proprio il cristiano aperto, la Chiesa aperta al mondo hanno bisogno di una robusta vita interiore. Negli Insegnamenti di Paolo VI, cari amici bresciani, voi potete trovare indicazioni sempre preziose per affrontare le sfide del presente, quali, soprattutto, la crisi economica, l’immigrazione, l’educazione dei giovani. Al tempo stesso, Papa Montini non perdeva occasione per sottolineare il primato della dimensione contemplativa, cioè il primato di Dio nell’esperienza umana. E perciò non si stancava mai di promuovere la vita consacrata, nella varietà dei suoi aspetti. Egli amò intensamente la multiforme bellezza della Chiesa, riconoscendovi il riflesso dell’infinita bellezza di Dio, che traspare sul volto di Cristo. Preghiamo perché il fulgore della bellezza divina risplenda in ogni nostra comunità o la Chiesa sia sogno luminoso di speranza per l’umanità del terzo millennio. Ci ottenga questa grazia Maria, che Paolo VI volle proclamare, alla fine del Conciclio Ecumenico Vaticano II, Madre della Chiesa. Amen! 8 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 Camminiamo insieme Il Papa a Brescia Il saluto nella chiesa di Concesio Il coraggio di vivere il Battesimo C on questo incontro si chiude la visita pastorale a Brescia, terra natale del mio venerato Predecessore Paolo VI. Ed è per me un vero piacere concluderla proprio qui, a Concesio, dove egli nacque ed iniziò la sua lunga e ricca vicenda umana e spirituale. Ancor più significativo – anzi emozionante –è sostare in questa vostra chiesa che è stata anche la sua chiesa. Qui, il 30 settembre 1897, egli ricevette il Battesimo e chi sa quante volte vi è tornato a pregare; qui, probabilmente, ha meglio compreso la voce del divino Maestro che lo ha chiamato a seguirlo e lo ha condotto, attraverso varie tappe, sino ad essere suo Vicario in terra. Qui risuonano ancora le ispirate parole che, diventato Cardinale, Giovanni Battista Montini pronunciò cinquant’anni fa, il 16 agosto 1959, quando tornò a questo suo fonte battesimale. “Qui sono diventato cristiano – egli disse – sono diventato figlio di Dio, ho avuto il dono della fede” (G. B. Montini, Discorsi e Scritti Milanesi, Il, p. 3010). Ricordandolo mi piace salutare con affetto tutti voi suoi compaesani, il vostro Parroco e il Sindaco insieme al Pastore della diocesi, mons. Luciano Monari, e a quanti hanno voluto essere presenti a questo breve eppure intenso momento di intimità spirituale. “Qui sono diventato cristiano... ho avuto il dono della fede”. Cari amici, permettete che colga questa occasione per richiamare. partendo proprio dalraffcrmaLione di Papa Montini e riferendomi ad altri suoi interventi, l’importanza del Battesimo nella vita di ogni cristiano. Il Battesimo – egli afferma – può dirsi “il primo e fondamentale rapporto vitale e soprannaturale fra la Pasqua del Signore e la Pasqua nostra” (Insegnamenti IV, [1966], 742), è il Sacramento mediante il quale avviene “la trasfusione del mistero della morte e risurrezione di Cristo nei suoi seguaci” (Insegnamenti XIV, [1976], 407), è il Sacramento che inizia al rapporto di comunione con Cristo. “Per mezzo del Battesimo – come dice San Paolo – siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti..., così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). Paolo VI amava sottolineare la dimensione cristocentrica del Battesimo, con cui ci siamo rivestiti di Cristo, con cui entriamo in comunione vitale con Lui e a Lui apparteniamo. In tempi di grandi mutamenti all’interno della Chiesa e nel mondo, quante volte Paolo VI ha insistito su questa necessità Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 9 Il Papa a Brescia di restare saldi nella comunione vitale con Cristo! Solo così infatti si diventa membri della sua famiglia che è la Chiesa. Il Battesimo – egli annotava – è la “porta attraverso la quale gli uomini entrano nella Chiesa” (Insegnamenti XII, [1974], 422), è il Sacramento con cui si diventa “fratelli di Cristo e membra di quella umanità, destinata a far parte del suo Corpo mistico e universale, che si chiama la Chiesa” (Insegnamenti XIII, [1975], 308). L’uomo rigenerato dal Battesimo, Dio lo rende partecipe della sua stessa vita, e “il battezzato può efi icacemerire tendere a Cid-Trinità, suo fine ultimo, a cui è ordinato, allo scopo di avere parte alla sua vita e al suo amore infinito” (Insegnamenti XI, [1973], 850). Cari fratelli e sorelle, vorrei tornare idealmente alla visita a questa vostra chiesa parrocchiale che l’allora Arcivescovo di Milano fece 50 anni or sono. Ricordando il suo Battesimo, si- interrogava su come aveva custodito e vissuto questo grande dono del Signore, e, pur ricono- scendo di non averlo né compreso abbastanza, né abbastanza assecondato, confessava: “Vi voglio dire che la fede che ho ricevuto in questa chiesa col sacramento del Santo Battesimo è stata per me la luce della vita... la lampada della mia vita” (Op. cit., pp. 3010.3011). Facendo eco alle sue parole, ci potremmo domandare: “Come vivo io il mio Battesimo? Come faccio esperienza del cammino di vita nuova di cui parla san Paolo?”. Nel mondo in cui viviamo – per usare ancora un’espressione dell’Arcivescovo Montini – spesso c’è “una nube che ci toglie la contentezza di vedere con serenità il cielo divino... c’è la tentazione di credere che la fede sia un vincolo, una catena da cui bisogna sciogliersi, che sia una cosa antica se non sorpassata, che non serve” (ibid., p. 3012), per cui l’uomo pensa che basti “la vita economica e sociale per dare una risposta a tutte le aspirazioni del cuore umano” (ibid.). A questo riguardo, quanto mai eloquente è invece l’espressione di sant’Agostino, il quale scrive nelle Confessio- ni che il nostro cuore non ha pace finché non riposa in Dio (cfr 1,1). Solo se trova la luce che lo illumina e gli da pienezza di significato l’essere umano è veramente felice. Questa luce è la fede in Cristo, dono che si riceve nel Battesimo, e che va riscoperta costantemente per essere trasmessa agli altri. Cari fratelli e sorelle, non dimentichiamo il dono immenso ricevuto il giorno in cui siamo stati battezzati! In quel momento Cristo ci ha legati per sempre a sé, ma, da parte nostra, continuiamo a restare uniti a Lui attraverso scelte coerenti con il Vangelo? Non è facile essere cristiani! Ci vuole coraggio e tenacia per non conformarsi alla mentalità del mondo, per non lasciarsi sedurre dai richiami talvolta potenti dell’edonismo e del consumismo, per affrontare, se necessario, anche incomprensioni e talora persino vere persecuzioni. Vivere il Battesimo comporta restare saldamente uniti alla Chiesa, pure quando vediamo nel suo volto qualche ombra e qualche macchia. È lei che ci ha rigenerati alla vita divina e ci accompagna in tutto il nostro cammino: amiamola, amiamola come nostra vera madre! Amiamola e serviamola con un amore fedele, che si traduca in gesti concreti all’interno delle nostre comunità, non cedendo alla tentazione dell’individualismo e del pregiudizio, e superando ogni rivalità e divisione. Così saremo veri discepoli di Cristo! Ci aiuti dal Cielo Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, che il Servo di Dio Paolo VI ha amato e onorato con grande devozione. Vi sono ancora grato per la vostra accoglienza così cordiale e bella, cari fratelli e sorelle, e, mentre vi assicuro il mio ricordo nella preghiera, a tutti impartisco di cuore una speciale benedizione. 10 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 Camminiamo insieme Spiritualità Un neonato non può far paura, si affida A Natale Dio viene come un bambino “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: Gloria a Dio nel più alto dei cieli/ e sulla terra pace agli uomini, che egli ama” . (Luca 2,12 -14 ) A Natale la Parola è un bambino che non sa parlare. L’Eterno è un neonato, appena il mattino di una vita. Il Dio che aveva plasmato Adamo con la polvere del suolo ora si fa Lui stesso polvere del nostro suolo. Il vasaio si fa argilla di un solo piccolo vaso, luce custodita di un guscio di creta, ruvido di terra e fremente di luce. Dio si è fatto uomo, anzi bambino: e per capire di più penso al bambino che cerca il latte della madre e dico: il verbo si è fatto fame. Poi penso agli abbracci che Gesù ha riservato ai più piccoli e dico: il verbo si è fatto carezza; al suo pianto davanti alla tomba dell’amico Lazzaro: il verbo si è fatto lacrime. Penso al velo di fango sugli occhi del cieco: il verbo si è fatto polvere e mano e saliva e occhi nuovi. Alla croce: il verbo si è fatto agnello, carne in cui grida il dolore. A Natale Dio viene come un bambino: un neonato non può far paura, si affida, vive solo se qualcuno lo ama e si prende cura di lui. Come ogni neonato, Gesù vivrà solo perchè amato. Dio viene come mendicante d’amore. Ecco il prodigio più grande: Dio di carne, è questa la parola rivoluzionaria, la parola appassionata del Natale. L’impensabile di Dio, la vertigine della storia, il perno che segna un prima e un dopo nel conto degli anni. Natale è l’inizio di un nuovo ordinamento di tutte le cose. Non è una festa sentimentale, ma la con- versione della storia. La grande ruota del mondo che aveva sempre girato in un unico senso: dal basso verso l’alto, dal piccolo verso il grande, dal debole verso il forte. Quando Gesù nasce, anzi quando il Figlio di Dio è partorito da una donna, il movimento della storia per un istante si inceppa e poi prende a scorrere nel senso opposto: il forte si fa servo del debole, l’eterno cammina fra le età dell’uomo, l’infinito è contenuto nel frammento. A Natale ha fine l’eterno viaggio di Dio in cerca dell’uomo, e ha inizio per l’uomo la più grande avventura: diventare Verbo e figlio di Dio. “Se anche Cristo fosse nato mille volte a Betlemme, ma non nasce in te, allora è nato invano” (A. Silesius). Destino di ogni creatura è diventare sillaba di Dio, carne intrisa di cielo. Dio si è fatto uomo perchè l’uomo si faccia Dio. Non potevamo desiderare avventura maggiore. Natale è davvero l’estasi della storia. Se Natale non è, io non sono. Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 11 Lettera Vita della delChiesa Parroco Ancora sull’Enciclica “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI L’Enciclica sociale del Papa L’esasperazione dei diritti sfocia nella dimenticanza dei doveri. I doveri delimitano i diritti perché rimandano al quadro antropologico ed etico entro la cui verità anche questi ultimi si inseriscono e così non diventano arbitrio. Per questo motivo i doveri rafforzano i diritti e propongono la loro difesa e promozione come un impegno da assumere a servizio del bene. L’ ultima enciclica di Papa Benedetto XVI ha come titolo “Caritas in veritate”, “La carità (l’amore) nella verità” ed è un’enciclica sociale; ciò significa che i temi trattati hanno una rilevanza che investe non solo aspetti dottrinali della fede e del catechismo della chiesa cattolica ma anche della società, della giustizia e dell’economia. Lo scopo è evidenziare come una condotta di vita cristiana e fedele ai precetti della chiesa- intesa come comunità solidale dei credenti- sia possibile, e anzi doverosa, in tutti i campi della vita comune anche se lontani dalla pratica di fede e dalla liturgia. In altri termini, la fede può e deve orientare anche l’agire sociale, nelle sue varie espressioni di agire politico e agire economico. Questa nuova enciclica- che segue la Deus caritas est e la Spe salvi- si pone in aperta continuità con un’altra famosa enciclica sociale, la Populorum progressio di Paolo VI, scritta nel 1967, in anni di grandi trasformazioni economiche e rivolgimenti sociali (non dimentichiamo che anche la fondamentale Humanae vitae è stata scritta negli anni della contestazione): anche la lettera di Benedetto XVI è presentata ai fedeli in un momento di sfiducia nelle sorti dell’eco- 12 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 nomia di mercato e della giustizia sociale, a testimoniare la vicinanza della chiesa e l’importanza di un’analisi profonda della situazione attuale. La caritas, cioè l’amore cristiano (“amore” è il significato letterale e primo di “caritas”, che viene a significare “carità” solo in un secondo tempo) è il termine primo e ultimo dell’agire di fede, è ciò che spinge il cristiano ad agire secondo verità ed è il punto d’arrivo di una condotta retta. La carità “si compiace della verità” (San Paolo Lettera ai Corinzi 13,6) ed è la via maestra della dottrina sociale della chiesa. Solo l’amore cristiano può orientare una condotta responsabile nella società, nella politica e nell’economia: la carità porta a comprendere che l’adesione ai valori del Cristianesimo non è solo utile, ma indispensabile per la costruzione di una buona società e di un vero sviluppo umano integrale, perciò essa è caritas in veritate in re sociali, “amore nella verità nella cosa pubblica, nella vita sociale”. Non si deve pensare che la caritas si esaurisca nell’esercizio della retta politica e della retta giustizia, perché l’amore è per sua natura divino e trascende la condizione umana: “la carità eccede la giustizia, perché amare è donare, offrire Camminiamo insieme del mio all’altro”. L’amore cristiano che deve permeare la società e la vita comune non si appaga della giustizia terrena e della solidarietà degli uomini perché esso “eccede”, esce dalla dimensione umana: questo accade perché esso segue la logica del dono, che supera la giustizia e realizza le relazioni di gratuità, misericordia e comunione. La caritas rende superiore l’impegno sociale e politico, poiché l’impegno per il bene che sia animato dall’amore cristiano ha una valenza superiore a quella dell’impegno solo secolare e politico. Lo sviluppo economico e sociale, spesso rapidissimo, di una parte del mondo e di alcuni popoli in particolare, ha indotto a ritenerlo privo di quella caratteristica trascendente che guida la storia umana e a dimenticarsi del termine primo e primo fattore dello sviluppo, cioè l’annuncio di Cristo agli uomini. Dio, essendosi fatto uomo ed essendo così entrato nella storia, ha imposto ad essa una direzione e una virata decisiva, che nessuno può cogliere senza recepire il messaggio evangelico. L’entrata di Dio nella storia dell’uomo impone che si pensi a questa come uno sviluppo integrale che investe la realtà materiale ma anche quella spirituale, pertanto l’agire sociale non può prescindere - pena le conseguenze di cui conosciamo gli aspetti più inquietanti - da una visione trascendente e “eccedente”, guidata dall’amore. Mariapaola Bergomi Lettera Vita della del Parroco Chiesa Messaggio della CEI per la 32a giornata per la vita Ogni vita è degna di essere vissuta C hi guarda al benessere economico alla luce del Vangelo sa che esso non è tutto, ma non per questo è indifferente. Infatti, può servire la vita, rendendola più bella e apprezzabile e perciò più umana. Fedele al messaggio di Gesù, venuto a salvare l’uomo nella sua interezza, la Chiesa si impegna per lo sviluppo umano integrale, che richiede anche il superamento dell’indigenza e del bisogno. La disponibilità di mezzi materiali, arginando la precarietà che è spesso fonte di ansia e paura, può concorrere a rendere ogni esistenza più serena e distesa. Consente, infatti, di provvedere a sé e ai propri cari una casa, il necessario sostentamento, cure mediche, istruzione. Una certa sicurezza economica costituisce una opportunità per realizzare pienamente molte potenzialità di ordine culturale, lavorativo e artistico. Avvertiamo perciò tutta la drammaticità della crisi finanziaria che ha investito molte aree del pianeta: la povertà e la mancanza del lavoro che ne derivano possono avere effetti disumanizzanti. La povertà, infatti, può abbrutire e l’assenza di un lavoro sicuro può far perdere fiducia in se stessi e nella propria dignità. Si tratta, in ogni caso, di motivi di inquietudine per tante famiglie. Molti genitori sono umiliati dall’impossibilità di provvedere, con il proprio lavoro, al benessere dei loro figli e molti giovani sono tentati di guardare al futuro con crescente rassegnazione e sfiducia. Proprio perché conosciamo Cristo, la Vita vera, sappiamo riconoscere il valore della vita umana e quale minaccia sia insita in una crescente povertà di mezzi e risorse. Proprio perché ci sentiamo a servizio della vita donata da Cristo, abbiamo il dovere di denunciare quei meccanismi economici che, producendo povertà e creando forti disuguaglianze sociali, feriscono e offendono la vita, colpendo soprattutto i più deboli e indifesi. L’uso distorto dei beni e un dissennato consumismo possono, anzi, sfociare in una vita povera di senso e di ideali elevati, ignorando i bisogni di milioni di uomini e di donne e danneggiando irreparabilmente la terra, di cui siamo custodi e non padroni. Del resto, tutti conosciamo persone povere di mezzi, ma ricche di umanità e in grado di gustare la vita, perché capaci di disponibilità e di dono. Anche la crisi economica che stiamo attraversando può costituire un’occasione dí crescita. Essa, infatti, ci spinge a riscoprire la bellezza della condivisione e della capacità di prenderci cura gli uni degli altri. Consiglio Episcopale Permanente Vi riconoscete? II Elementare classe 1924 Vita della Chiesa 31a Giornata Nazionale per la Vita - 1 febbraio 2009 In croce i segni della fede V ia i crocifissi dalle pareti delle scuole. Via quel provocatore dalle braccia spalancate appese a un legno. Via quella scena così atroce e disturbante la tranquillità di chi non crede o crede diversamente. La Corte europea sui diritti umani di Strasburgo, con parole più burocratiche, così ha sentenziato e la palla è stata rilanciata ai poteri nazionali: questi hanno diritto di fare ricorso entro tre mesi. Che dire? Tutto è possibile quando si parte da una visione capovolta della realtà, per cui ogni portatore di diritti (anche presunti) La redazione e i collaboratori augurano alla Comunità di Castrezzato un sereno Natale e un felice 2010 14 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 Camminiamo insieme va riverito e trattato con i guanti. La maggioranza conta poco quando si attiva la dittatura della minoranza: se uno è a disagio, qualunque ne sia il motivo, tutti devono pagarne il prezzo e impegnarsi nel rimuovere l’ostacolo che tanto lo affligge. Ma è proprio vero che il crocifisso crea quel gran disagio che si dice? Non tutti sanno che i musulmani venerano Gesù come un grande profeta e che gli ebrei sempre più lo riconoscono come uno dei loro, ma che anche molti non credenti gli danno credito. La scrittrice Natalia Ginzburg, ebrea e atea, il 22 marzo 1988 così scriveva sull’Unità: «Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente... Prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi». Non è forse un bene che bambini e ragazzi incontrino questo messaggio da subito, a partire dai banchi di scuola? Vita della Chiesa L’annuncio del Vescovo “Un dono di Dio per tutta la Chiesa” Sant’Angela Merici patrona secondaria di Brescia L a Sacra Congregazione per il Culto divino ha accolto la nostra domanda di proclamare Sant’Angela Merici patrona secondaria della città e della provincia di Brescia. Il desiderio che ci ha mossi nasce dalla consapevolezza dell’importanza della vita e dell’opera di questa straordinaria donna che ha anticipato i tempi aprendo strade nuove e ancora attuali all’evangelizzazione e alla vita consacrata. Per questo il 24 gennaio dell’anno prossimo faremo, nel santuario di Sant’Angela, la proclamazione solenne. Questo evento coincide con la memoria del 475° anno di Fondazione della Compagnia di Sant’Orsola; in tal modo la nostra diocesi si unirà alla festa di tutte le figlie di Sant’Angela per lodare e benedire il Signore. È proprio attraverso il ringraziamento, infatti, che il dono spirituale che il Signore ha fatto alla Chiesa attraverso Sant’Angela diventa attuale e continua a produrre in noi i suoi frutti. Per questo invito tutta la diocesi a preparare questa solenne proclamazione con la preghiera e con l’impegno a conoscere la vita, l’opera, il messaggio di Sant’Angela. Soprattutto sarà utile riflettere sul posto che le donne possono e debbono avere nella Chiesa. Il futuro delle nostre comunità dipende in gran parte da questo. Luciano Monari Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 15 Vita della Diocesi Lettera natalizia del Vescovo agli sposi e alle famiglie Il Natale, ritorno all’umanità autentica C arissimi sposi e famiglie tutte, anche quest’anno desidero raggiungervi personalmente con un affettuoso augurio natalizio, dicendo così la mia vicinanza alle vostre case e la mia gratitudine a Dio per voi. Il tempo e le festività natalizie sono un momento propizio per gustare la bellezza del clima familiare e riprendere speranza per i cammini più difficili, dolorosi. Anch’io, come voi, sono spesso rapito dai ritmi frenetici della quotidianità, fatti di scadenze da rincorrere e problemi da risolvere. Anch’io, come voi, ho bisogno del Natale, per ritornare all’umanità più autentica, quella voluta e amata da Padre. Prendiamoci un po’ di tempo, doniamolo al Signore e impariamo di nuovo l’arte dell’ascolto e della meraviglia, vie sicure per incontrare la semplicità della grotta di Betlemme. Affiniamo l’udito del nostro cuore: potremo ancora una volta sentire il canto beato degli angeli:” Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”. Ora, vengo nelle vostre case e ammiro meravigliato il segno del presepe, sempre uguale eppure in ogni focolare così diverso, fatto a vostra immagine. Ascolto i vostri discorsi e apprendo tanto bene, insieme però a preoccupazioni e fatiche: la stanchezza di relazione, il lavoro, i soldi mai sufficienti, qualche seria malattia di una persona 16 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 cara, i figli e la loro educazione. Già, i figli: dono benedetto del Signore e vita vostra, carissimi genitori!Spesso, però, non sono bene accolti, rimangono soli e poveri di valori, di fede. Coraggio, quel Dio che vi ha donato tanta ricchezza non vi abbandona;cercatelo e imparate da Lui, dal suo cuore. Tra le tante parole che si dicono nella vita, in questo Natale ne voglio ascoltare con voi alcune speciali, di quelle che si pronunciano raramente, ma sono così potenti. “Vogliamo per nostro figlio il Battesimo, la vita eterna”. Che bella domanda avete fatto alla Chiesa, cari sposi. Avete chiesto il sempre e il tutto del bene di Dio per le vostre creature. E questa domanda nasce dal vostro amore di coniugi e prosegue quel dono della vita che avete offerto nella generazione, insieme a Dio Creatore. Ora, la Chiesa, comunità dei credenti, è guidata dallo Spirito Santo per ascoltare sapientemente queste domande e per poter garantire risposte vere, efficaci. L’atto di volontà che vi ha spinto a invocare dal Padre queste cose grandi per i vostri figli sia sostenuto da una testimonianza quotidiana d’amore e di fede. Continuate nel solco che avete intrapreso, sarà il modo più sicuro per affidare le persone amate a Dio e a un mondo più bello. È nel matrimonio che dovete cercare la forza e il coraggio di portare avanti fino in fondo la domanda del Battesimo. Camminiamo insieme Siate certi, vivete per il sacramento dell’amore, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia.... Vi ricordate quelle domande che il sacerdote, a nome di tutta la Chiesa, vi ha posto il giorno delle nozze? Una di queste diceva così: “ Siete disposti ad accogliere i figli che il Signore vorrà donarvi e ad educarli secondo la legge di Cristo e della Chiesa?”. Con decisione, sincerità e probabilmente con un pizzico d’incoscienza, voi avete detto sì! Come Maria all’Angelo, Come tutte le persone di buona volontà, responsabili e amanti di Dio, del prossimo. E così, nel vostro matrimonio, benedetto e consacrato dal Signore, avete reso una completa disponibilità ad essere fecondi nella vita, nell’amore e nella fede. Il vostro legame si è fatto culla di cura totale dei figli e luogo - metodo di trasmissione di Gesù Cristo. Anche qui, non siete soli, la Chiesa a cui vi siete rivolti, partecipa volentieri della vostra paternità e maternità, delle soddisfazioni e delle fatiche di essere genitori. Nel giorno del Battesimo i vostri figli hanno iniziato ad essere introdotti nella vita divina, nella famiglia cristiana; e questo, con il vostro cuore, con i vostri passi. Quale dono, quale responsabilità: Dio si Vita della Diocesi è piegato ad abitare nelle vostre creature, briciole amate dall’umanità, e anche nella vostra casa si è sentito il canto degli Angeli: “ Gloria a Dio nel più alto dei cieli ....”. Insieme a questa legittima gioia,però, non posso distogliere l’ascolto dalle tante domande di chi non ha figli; parole di vita fatte di silenzi e di lacrime, di rincrescimenti e a volte di sensi di colpa. Riconosco il vostro dolore e le fatiche di non trovare facili soluzioni; benedico anche i molti sposi che sanno allargare la loro fecondità nell’ampio mondo dell’affido e dell’adozione. A tutti chiedo di mettersi in paziente ascolto della volontà del Padre, che non lascia mai nessuno senza una strada di generazione nel bene, di fecondità nell’amore. È vero; tutto questo è più faticoso e rischioso, ma frequentemente le mete indicate dal Signore sono più alte dei nostri sogni. Sì, tenete lo sguardo della vostra coppia rivolto a traguardi importanti, sapendo che le occasioni si servizio alla vita sono sem- pre smisurate. Natale non è percepito con il tono di festa della speranza di Dio per noi, soprattutto da chi non ha più un buon clima familiare, fatto di unità e di condivisione nell’amore coniugale... penso alle famiglie vedove, spesso con figli piccoli orfani di un genitore. L’abbraccio sincero degli amici e dell’intera comunità cristiana sapranno offrire più calore nelle feste natalizie, come nei semplici giorni quotidiani. Bisogna accorgersi di queste voci discrete, avvicinarle e camminare con loro. Chi poi ha interrotto la propria storia coniugale con separazione o divorzio farà forse fatica ad affrontare con cuore sereno l’avvento dell’Emmanuele, con la gioiosa armonia che questo produce anche nella società. Non raramente si sente dire che proprio questi giorni diventino un vero tormento, perchè tempo di rimpianti e di riapertura di ferite dolorose, mai del tutto sanate. Proprio a voi, ca- rissimi fedeli, voglio ricordare che Gesù viene incontro a tutti e non disdegna di nascere anche nei luoghi più bui e freddi dell’esistenza umana. La sua presenza tra noi, nella grotta di Betlemme, non inizia forse nel segno della solitudine, del rifiuto sociale e della vicinanza dei soli pastori, gente questa di cattiva fama e per questo tenuta a distanza? Coraggio, la Chiesa rimane sempre la vostra casa, dove ritrovarsi in fraternità e rinnovare la vostra fede. Il canto degli Angeli possa abitare ancora tra voi e vi faccia pregustare il profumo di Paradiso. A tutte le famiglie dono la mia benedizione e dico “ Accogliete il Signore che viene, egli dona speranza ad ogni persona bisognosa d’amore”. Camminiamo insieme Il vostro vescovo + mons. Luciano Monari n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 17 Vita della Diocesi Costituzione delle Unità Pastorali nella diocesi di Brescia A) Configurazione 1. L’Unità Pastorale (UP) «è un insieme di parrocchie di un’area territoriale omogenea, stabilmente costituito dal Vescovo diocesano per assolvere in modo più efficace alla missione evangelizzatrice della Chiesa attraverso una collaborazione pastorale organica». Essa implica: - la programmazione comune - la nomina di un Coordinatore o di un unico Parroco per le varie parrocchie - la presenza di almeno un prete collaboratore - l’istituzione di un “gruppo ministeriale” stabile, costituito dai sacerdoti, dai diaconi (se ci sono), da qualche persona consacrata e da alcuni laici degni e competenti. Esso ha il compito di pensare, programmare e decidere collegialmente (sia pure nel rispetto dei ruoli e delle competenze) i progetti e le iniziative da sottoporre al Consiglio Pastorale dell’UP e da realizzare poi coinvolgendo la corresponsabilità di tutti. 2. L’UP non è un fine ma uno strumento, affinché: - crescano la comunione e la corresponsabilità in una pastorale d’insieme, - e il Vangelo arrivi così, in una forma più credibile ed efficace, al cuore di tutte le persone che vivono nelle parrocchie dell’UP (cristiani e non). 3. Le parrocchie non vengono can- 18 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 cellate ma collegate e coordinate perché ognuna possa dare il proprio specifico apporto e arricchirsi di quello delle altre. B) Le motivazioni storico-teologiche Ci sono situazioni, contingenze storiche che, lette come segni dei tempi, possono diventare motivazioni teologiche che spingono la Chiesa a operare particolari scelte pastorali. Per il nostro tema: l’evidente diminuzione del clero, la grande mobilità, la mentalità più globalizzata e meno campanilista, la tendenza all’unione e al coordinamento in tutti i campi, una maggiore coscienza ecclesiologica e il desiderio di una Chiesa più comunionale sollecitano la Chiesa bresciana a rivedere la pastorale parrocchiale tradizionale per fare maggiore spazio alle UP, che, nello stile del coordinamento e della corresponsabilità ecclesiale, favoriscono una maggiore comunione fra i preti, fra preti e laici, e fra le diverse comunità, aprendo maggiormente ai ministeri laicali e permettendo ai presbiteri di guidare contemporaneamente più parrocchie. C) I criteri - il bene delle comunità - “vicinanza” geografica e storicoculturale - appartenenza allo stesso comune - numero di abitanti Camminiamo insieme D) Modalità di procedura 1. Il Provicario generale e il Vicario Episcopale per la Pastorale (in stretto rapporto col Vescovo e il Vicario Generale) presentano al Consiglio Presbiterale e Pastorale Diocesani le motivazioni che giustificano ed esigono la scelta delle UP; contemporaneamente condividono i criteri, i tempi e le modalità di procedura per la loro formazione e istituzione. 2. Rivedono la distinzione attuale delle Zone Pastorali (ZP) in vista di eventuali ed opportuni mutamenti. 3. Individuano in loco le possibili UP nelle varie Zone con l’apporto di una piccola commissione locale, costituita da: il Vicario Episcopale di riferimento, il Vicario zonale, due presbiteri della zona, due rappresentanti laici del Consiglio Pastorale Zonale (CPZ), un diacono permanente (se c’è in zona) e una persona consacrata. 4. Alla luce di quanto è emerso dalla “commissione locale”, il-Vicario Episcopale di riferimento presenta le ipotesi di UP (relative a quella Zona) alla congrega dei preti e al CPZ e ne ascolta il parere e le eventuali proposte correttive. 5. Il Vicario zonale presenta le motivazioni e le ipotesi di UP ai CP delle parrocchie interessate e ne raccoglie il parere. 6. Il Provicario e il Vicario episcopale per la Pastorale raccolgono quanto è emerso dalla Zona e dalle parrocchie e offrono al Vescovo Vita della Diocesi le ipotesi maggiormente condivise sulle possibili UP della Zona. 7. Il Vescovo, se la situazione lo richiede, potrà procedere subito alla istituzione della UP oppure potrà procedere con più gradualità, in due momenti: - immediatamente: viene identificata l’erigenda UP e viene nominato il presbitero coordinatore delle parrocchie interessate; vengono precisate le iniziative pastorali da realizzare subito insieme; viene fissato il tempo entro il quale l’UP sarà eretta ufficialmente; - nel tempo prefissato: viene eretta canonicamente l’UP con la nomina di un Coordinatore o, a seconda dei casi, di un unico Parroco per tutte le parrocchie interessate; nel frattempo vengono nominati ì presbiteri collaboratori; viene inoltre indicato ciò che rimane proprio di ogni singola parrocchia e ciò che va realizzato a livello di UP. 8. Il Vescovo o un Vicario Episcopale darà l’avvio ufficiale alla neonata UP, con la celebrazione eucaristica in loco e l’invocazione dello Spirito Santo. la pastorale oratoriana e degli adolescenti e giovani - la pastorale familiare (pastorale battesimale e post-battesimale, preparazione al matrimonio, gruppi delle giovani coppie, gruppi-famiglia ecc.) - l’evangelizzazione degli adulti (Centri di ascolto; catechesi degli adulti ecc.) - la formazione dei catechisti e dei vari “ministeri” (caritas, gruppo missionario, animatori liturgici ecc.) - il coordinamento e sostegno delle varie aggregazioni ecclesiali (AC, gruppi, associazioni, movimenti, nuove comunità ecc.) - il calendario liturgico (numero e orari delle Messe, momenti celebrativi comuni e distinti, coordinamento delle feste patronali ecc.) - l’elaborazione e la stampa di un unico “bollettino” o “notiziario” per le varie parrocchie dell’UP. G) Cosa si richiede dalla erigenda UP? - alcuni momenti comuni dell’ICFR (es. all’inizio e alla fine dell’anno) la pastorale oratoriana e degli adolescenti e giovani - la formazione dei catechisti e dei vari “ministeri” (caritas, gruppo missionario, animatori liturgici ecc.) il calendario liturgico (numero e orari delle Messe, momenti celebrativi comuni e distinti, coordinamento delle feste patronali ecc.) - la progressiva elaborazione e stampa di un unico “bollettino” o “notiziario” per le varie parrocchie dell’erigenda UP. È nato il Messia! E) Quali sono le competenze di ogni singola parrocchia? Ad ogni parrocchia competono: la nomina e la presenza del CPP e del CPAE; la celebrazione dell’Eucaristia domenicale e degli altri sacramenti; le feste patronali ed eventuali pratiche di religiosità popolare tipiche di ogni parrocchia. F) Quali sono le competenze dell’UP già istituita? - la costituzione del Consiglio Pastorale dell’UP - la costituzione del “gruppo ministeriale” stabile - la pastorale dell’ICFR e dell’IC in genere (catecumenato degli adulti; percorsi di preparazione dei cresimandi adulti ecc.) Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 19 Vita della Diocesi Rinnovo Organismi Ecclesiali di Partecipazione 2010-2015 Commissioni / Consulte diocesane 1 marzo 2010: Inizio preparazione rinnovo Termine per la formazione Commissioni /Consulte diocesane 31 maggio 2010: 30 giugno 2010: Scadenza Commissioni /Consulte diocesane 2005-2010 1 luglio 2010: Nomina nuove Commissioni /Consulte diocesane 2010-2015 Consiglio Presbiterale (CPre) 17 marzo 2010: Ultima sessione del Consiglio presbiterale 2005-2010 Elezioni Vicari Zonali e rappresentanti non Vicari Zonali nel Consiglio Presbi9-10 giugno 2010: terale 1 luglio 2010: Nomina nuovo Consiglio Presbiterale 2010-2015 Novembre 2010: Prima sessione nuovo Consiglio Presbiterale 2010-2015 Vicari Zonali (VZ) 9-10 giugno 2010: 30 giugno 2010: 1° luglio 2010: Elezioni dei Vicari Zonali nelle Congreghe Scadenza Vicari Zonali 2005-2010 Nomina nuovi Vicari Zonali 2010-2015 Consigli Pastorali Parrocchiali (CPP) Domenica 18 aprile 2010: Elezioni dei nuovi Consigli Pastorale Parrocchiali e dei Consigli Parrocchiali per gli Affari Economici 2010-2015 Domenica 25 aprile 2010: Proclamazione dei nuovi Consigli Pastorali Parrocchiali Entro metà giugno 2010: Prima riunione del Consiglio Pastorale Parrocchiale e designazione di due membri del CPP a membri del Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici Settembre 2010: Presentazione del Consiglio Pastorale Parrocchiale alla comunità Consigli Parrocchiali per gli Affari Economici (CPAE) Composizione del Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici da parte del Entro fine giugno 2010: Parroco. Settembre 2010: Presentazione del Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici alla comunità. Consigli Pastorali Zonali (CPZ) 30 giugno 2010: Scadenza dei Consigli Pastorali Zonali 2005-2010 Costituzione dei nuovi Consigli Pastorali Zonali 2010-2015 Settembre-ottobre 2010: Consiglio Pastorale Diocesano (CPD) 30 giugno 2010: Scadenza del Consiglio Pastorale Diocesano 2005-2010 Costituzione del nuovo Consiglio Pastorale Diocesano 2010-2015 Novembre 2010: Novembre-dicembre 2010: Prima sessione nuovo Consiglio Pastorale Diocesano 2010-2015 20 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 Camminiamo insieme Vita della Diocesi Il Vescovo Monari scrive alla Parrocchia di Castrezzato Lettera del Vescovo su una penosa vicenda R ecentemente il nostro paese è passato nei notiziari nazionali per dei fatti sui quali gli Organi competenti stanno indagando. Siccome i fatti hanno dei risvolti anche religiosi e pseudo-religiosi, se ne è dovuta occupare anche la Parrocchia e la Diocesi e- con essa e per essa- il Vescovo Ordinario Mons. Luciano Monari, il quale- dopo attento esame della situazione dal punto di vista dei settori religiosi ed ecclesiastici di sue pertinenza-ci ha fatto pervenire una Sua Lettera con l’espresso mandato di leggerla pubblicamente e di affiggerla per alcuni mesi sulla bacheca parrocchiale: cosa che abbiamo fatto domenica 13 dicembre a tutte le messe. In verità, già il suo Predecessore Mons. Bruno Foresti nel 1990 si dovette occupare degli stessi fatti incresciosi, emanando poi un documento intitolato “Forme di superstizione e nuove sette religiose”, pubblicato il 15 gennaio 1990 e che noi riportiamo per intero nel presente Bollettino. La Lettera di Mons. Monari , uscita in questi giorni,( che pure riportiamo nel presente numero del Bollettino) , si pone in continuità con il precedente pronunciamento del Vescovo e ne ribadisce la validità, visto che l’atteggiamento scorretto (dal punto di vista della fede cristiana) di alcuni fedeli, continua a permanere Ribadito il giudizio negativo di mons. Foresti I l cancelliere, don Marco Alba, ha inviato al Parroco di Castrezzato e, per conoscenza ai Parroci di Palazzzolo San Rocco e Rodendo Saiano, una lettera disciplinare del Vescovo. Questo il testo del documento del Vescovo: “Dopo i recenti fatti accaduti nella parrocchia di Castrezzato per opera del signor Zani Giuseppe e del gruppo di fedeli che a lui fa ancora riferimento, per il bene dei fedeli della parrocchia di Castrezzato e della diocesi stessa, intendo intervenire con questo mio scritto ribadendo alcune indicazioni disciplinari già emanate dal mio predecessore mons. Bruno Foresti nel 1990, alla luce della situazione attuale e del perdurare di alcuni gravi atteggiamenti di disobbedienza, non conformi alla dottrina cristiana e alla corretta disciplina dei sacramenti, da parte di questo gruppo di fedeli. Innanzitutto intendo dunque confermare alcuni gravi giudizi già evidenziati da mons. Foresti in relazione a questo raggruppamento settario di carattere equivoco e aberrante, con diffusione semiclandestina, all’epoca denominato variamente come ‘Chiesa rinnovata del Magnificat’ o ‘Chiesa degli apostoli dell’Amore infinito degli ultimi tempi’ o ‘Chiesa di Gloria’; nel recente decennio, benché siano state abbandonate le suddette denominazioni ufficiali, tale raggruppamento ha continuato a svolgere le proprie attività in ambito religioso, legandosi strettamente ad un Gruppo di preghiera riferito a padre Pio, avente come sede per i propri incontri la parrocchia di S. Rocco in Palazzolo e l’Abbazia olivetana di Rodengo Sa- Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 21 Vita della Diocesi iano. Purtroppo in questo Gruppo di preghiera, da parte di un certo numero di fedeli, accanto ad attività spirituali legittime e autorizzate, non si sono interrotte pratiche ‘parareligiose’ molto equivoche e di carattere fortemente abusivo nei confronti della disciplina ecclesiale che regola l’esercizio del culto pubblico, quali celebrazioni sacrileghe di messe da parte di ministri non ordinati, ordinazioni invalide, riti di esorcismo e utilizzo improprio di reliquie, paramenti e suppellettili sacre. La situazione è aggravata del fatto che spesso tali fedeli, appartenenti a diverse parrocchie, continuano a manifestare una conclamata “doppia appartenenza”, partecipando senza riserve, come praticanti, alle celebrazioni e ai sacramenti della vita ecclesiale presso le proprie parrocchie. Si ritiene pertanto alquanto inopportuno che continui all’interno di tale raggruppamento, soprattutto ad opera dei responsabili, questo stato di assoluta mancanza di chiarezza circa i fondamenti della dottrina cristiana e la disciplina dei sacramenti; tale situazione di ambiguità continua a irretire e a confondere la buona fede dei fedeli che vi partecipano direttamente, e spesso anche quella dei fedeli delle Parrocchie a cui essi appartengono. Per verificare la possibilità di poter garantire ai fedeli interessati uno svolgimento corretto delle iniziative spirituali del citato Grup- po di preghiera riferito a padre Pio, verranno avviati degli incontri tra l’autorità ecclesiastica e i responsabili del Gruppo così da definire in modo appropriato le condizioni per il prosieguo della sua esistenza e il perseguimento delle sue autentiche finalità. Si invitano ancora i fedeli direttamente coinvolti in questa triste vicenda a interrompere ogni contatto con le attività parareligiose di questo raggruppamento e con i suoi responsabili, e ad avviare una partecipazione sincera e senza doppiezze alla vita delle proprie comunità parrocchiali”. Brescia, 30 - 11 - 2009 mons. Luciano Monari Il testo di monsignor Foresti Forme di superstizione e nuove sette religiose «T i scongiuro davanti a Dio e a Gesù Cristo che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando dí dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo; adempi il tuo ministero» (II a. Tim. 4,1-5). Questa parola severa rivolta dall’Apostolo al vescovo Timoteo 22 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 costituisce un’esortazione pressante a tutti i Pastori della Chiesa. Proclamare la Parola di Dio, vigilare perché essa non venga adulterata, custodire, a partire da essa, il Camminiamo insieme popolo a loro affidato è impegno del loro sacro ministero. La coscienza dí tale dovere mi sollecita a intraprendere una sempre più fervente azione evangelizzatrice e a stimolare tutti i fedeli perché prendano sempre più a cuore la causa dell’apostolato. E necessario sentirsi ed essere missionari di Gesù Cristo, diffondendo e difendendo la verità cristiana con umiltà e assieme con il coraggio derivante dalla fiducia nella potenza dello Spirito Santo. Nello stesso tempo la spirituale urgenza di tale compito apostolico mi guida a mettere in guardia i cattolici di fronte ai pericoli esistenti in questo nostro contesto storico zeppo di fenomeni e movimenti religiosi e pseudoreli-giosi. La confusione è facile, la seduzio- Vita della Diocesi ne è possibile. Perciò è necessario vigilare e pregare per non soccombere nella tentazione. La prima e più comune è quella di superstizione. Si diffonde, infatti, la pratica di consultazioni I’ess.2 sediettrith. astrocartorn vezi etaii, ecc. Quando il ricorso ad essi sia fatto cun la sella convinzione che il futuro libero possa essere conosciuto o dominato attraverso sortilegi di ogni genere, la fede nel Dio di Gesù Cristo è messa in discussione. Una seconda insidia al proprio credo è rappresentata da sette e movimenti religiosi alternativi ad esso. Più volte è stato fatto cenno alla intensa attività dei Testimoni di Geova, alla meno insistente e tuttavia chiara propaganda dei Mormoni (o «Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni») e alla presenza della cosiddetta «Chiesa di Scientologia». Per il carattere equivoco che porta in sé, oltreché per il suo aberrante contenuto oggettivo, va segnalato un raggruppamento religioso di carattere semiclandestino, che si denota variamente come «Chiesa rinnovata del Magnificat» o «Chiesa degli Apostoli dell’Amore Infinito degli Ultimi Tempi» o anche «Chiesa di Gloria». La setta è formata da laici i quali, da parte del loro «Pontefice» sono ordinati «Vescovi» e «sacerdoti», sia uomini che donne. Da tale momento essi celebrano la Messa secondo il formulario tridentino. Le particole consacrate in questo modo vengono conservate per la benedizione o anche portate sul proprio corpo in una piccola teca. Gli esponenti di questa ‘Chiesa’ compiono pure degli esorcismi, impiegando nel loro culto alcune reliquie delle quali sono venuti in possesso in modo strano. Ciò che rende particolarmente assurda la posizione di tale setta è la proclamata «doppia appartenenza», per la quale essi si presentano come cattolici fedeli e praticanti, come uno dei tanti gruppi di preghiera. Partecipano a riti e Sacramenti nelle nostre chiese. Come è facile constatare, si tratta di un gravissimo fatto di distacco dalla fede cattolica, che comporta in sé anche la pratica di azioni sacrileghe. Avverto gli aderenti a questa “Chiesa” che fossero in buona fede a considerare la loro falsa posizione e a decidere in modo conseguente. Invito tutti alla conversione. L’attuale proliferazione di sette e movimenti religiosi deve sospingere ogni membro della Chiesa Cattolica a una più consapevole fedeltà alla dottrina rivelata e proposta autenticamente dal Magistero; deve guidare a una più coraggiosa testimonianza. Sempre più chiaramente emerge la necessità di una intensa e rinnovata catechesi degli adulti. Il Dio della speranza ci sostenga nel nostro ministero di missionari del Verbo di verità. Brescia, 15 gennaio 1990 mons. Bruno Foresti Festa degli Anniversari di Matrimonio Domenica 17 gennaio 2010 celebreremo in Parrocchia la festa della Famiglia e degli Anniversari di Matrimonio. Le coppie che nel corso del 2009 hanno celebrato degli anniversari significativi di nozze sono invitati alla Messa delle ore 11 e al pranzo che seguirà presso il ristorante “Il Calesse” di Travagliato ( € 35,00). Iscrizioni in canonica, versando la caparra di € 15,00. Possono partecipare anche parenti e simpatizzanti. Iscrizioni entro il 10 gennaio. Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 23 Spazio famiglia Di fronte ai comportamenti giovanili adulti in difficoltà Emergenza educativa I l tema o problema dell’educazione è emerso in forma sempre più consistente in questi ultimi tempi, a fronte del quadro inquietante dei comportamenti giovanili ed alla crescente apprensione - quasi uno smarrimento degli adulti che si interrogano su cosa fare, così da venire definito “emergenza educativa” che coinvolge tutti, la società civile, lo Stato e la Chiesa. Una sfida per la comunità cristiana e l’intera società. La Chiesa italiana - che Paolo VI amava considerare “esperta in umanità” - ha raccolto questa urgenza che Papa Benedetto XVI indica “ineludibile priorità, grande sfida per la comunità cristiana e l’intera società” (Viterbo, 6/9/09), e intende dedicare il piano pastorale dei prossimi anni a questo compito, non tanto per insistere sulla crisi in atto, che è sotto gli occhi di tutti, quanto per “ individuarne le cause e prospettare degli obiettivi da perseguitare per tornare dall’esilio educativo in cui sembra essersi confinata la civiltà occidentale” (Card. Bagnasco). Nel contesto della società in cui viviamo ci rendiamo conto di come c’è stato un collasso della coscienza educativa, anche per l’affacciarsi di modelli antropologici che hanno sostituito all’orientamento della formazione del carattere che esige volontà e disciplina - un atteggiamento volto alla soddisfazione dell’io e alla permissività. I guasti dei cattivi maestri sono evidenti per una inversione di marcia che possiamo esprimere in parole semplici: “ tornare ad educare”. Educazione: in cammino che porta ad essere “ persona”. L’educazione non si riferisce soltanto all’istruzione e formazione al lavoro, che pure sono di vitale importanza, nè a trasmettere regole di comportamento che non troverebbero risposta, ma ad “ accompagnare ciascun individuo nel cammino che lo porta ad essere persona ed assumere quella forma per cui l’uomo è autenticamente uomo” (id.). Occorre avere una chiara e convinta concezione della persona, del suo valore unico e irriducibile, e di tutte le sue dimensioni, a cominciare dalla questione del senso del vivere, cioè delle domande fondamentali che attraversano tutta l’esistenza, come della sua vocazione ad essere relazione con gli altri, il mondo e l’ infinito. Tutto questo sarà possibile con l’opera di educatori credibili e autorevoli, capaci di generare umanità e “in questo senso l’attuale crisi educativa riguarda primariamente la generazione adulta chiamata a mostrare con la vita ciò che veramente vale e a trasmettere una eredità viva” (id.). Ritorno alla sorgente: rieducare all’amore. È per noi una gradita sorpresa trovare la consonanza, anzi la coincidenza tra scelta pastorale della Chiesa italiana, la “sfida educativa”, 24 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 Camminiamo insieme Spazio famiglia e la finalità e l’intenzione che sta alla base dell’educare e rieducare all’amore. L’ambito cui si rivolge è innanzitutto la comunità parrocchiale e insieme i credenti che cercano di vivere bene la loro appartenenza cristiana, ciascuno nel suo contesto di vita: la famiglia, la parrocchia, la professione e l’ambiente in cui è chiamato a vivere ed operare. La proposta è “guardare a Gesù”, alla sua vita e al suo vangelo, modello alto ma insieme imitabile - pur con la distanza che rimane incolmabile - per chiunque voglia vivere autenticamente il suo battesimo. Perchè è seguendo Gesù di Nazareth, uomo perfetto, che l’uomo diventa più uomo e don Paolo Arnaboldi non si stancava di ripetere: “dal momento che Dio si è fatto uomo voglio conoscere da vicino quest’uomo”. Con due proposte di fondo: • L’amore a Gesù, vangelo ed eucarestia, che ci ha chiamati amici e diventa per noi fratello, amico, Salvatore e Signore; • l’amore ai fratelli, così come Gesù ci ha amato, senza misura e fino alla fine, per essere tra noi comunione di mente, di cuore e di azione, fratelli, come una grande famiglia. Tutto questo si traduce nel “fraterno aiuto cristiano”, la sigla di connotazione del Movimento, e diventa anche la tessera di riconoscimento che Gesù ci ha lasciato (“da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri”). Una proposta educativa che ha capacità di rinnovare • La parrocchia onde sia “famiglia di Dio”, • il dono del sacramento perchè la famiglia unita, fedele, aperta alla vita, solidale e felice, • la professione e il lavoro per la costruzione di un mondo nuovo, testimoni credibili che an- che oggi è possibile ed è bello e dà gioia vivere il vangelo e contribuire così a rendere più umana e vivibile la società. In comunione con la nostra Chiesa Come in questi anni siamo stati attenti alle indicazioni della Chiesa italiana sulla conversione missionaria della parrocchia e la scelta della testimonianza, traducendole nella riflessione, nella preghiera e nelle proposte dei nostri corsi al Centro Nazareth, così saremo lieti di unire il nostro impegno della Chiesa in Italia, compito gravoso ma glorioso e urgente, della “ sfida educativa”, che vorremmo tradurre semplicemente: “tornare ad educare”. Il pedagogista di Città Nuova Solenne Ostensione della Sindone Torino 10 aprile - 23 maggio 2010 Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 25 Vita dei Santi Maria nella tradizione carmelitana Santa Teresa d’Avila e Santa Teresa di Gesù Bambino D opo aver illustrato in un precedente articolo la nascita del culto mariano nei primi secoli della storia dell’Ordine Carmelitano (XIII-XV), ci soffermiamo ora a delineare il legame spirituale tra due grandi sante carmelitane e la Vergine Maria. Santa Teresa d’Avila (1515-1582) La prima figura è quella di santa Teresa d’Avila, riformatice dell’Ordine carmelitano. Nel 1565, in obbedienza al suo direttore spirituale, terminava di scrivere la sua autobiografia. Aveva ormai 50 anni e dal 1562 aveva intrapreso la riforma dell’Ordine carmelitano. Al momento della morte avrà fondato numerosi monasteri di monache e alcuni conventi di frati. Ella conosceva certamente lo speciale legame che da secoli univa l’Ordine carmelitano a Maria. I primi Carmelitani non si erano forse denominati come «Fratelli della Beata Vergine del Monte Carmelo»? Il riferimento a Maria appare fin dal primo capito dell’autobiografia quando con la memoria torna alla sua fanciullezza: «Ricordo che quando mia madre morì, avevo poco meno di dodici anni. Appena ne compresi la gran perdita, mi portai afflitta ai piedi di una statua della Madonna e la supplicai con molte lacrime di voler farmi da madre». Fin qui il ricordo di un fatto lontano. Ciò che segue è il bilancio di quella richiesta: «Mi sembra che questa preghiera, fatta con 26 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 tanta semplicità, sia stata accolta favorevolmente, perché non vi fu cosa in cui mi sia raccomandata a questa Vergine sovrana senza che ne venissi subito esaudita. Ella mi fece sua». Alle sue consorelle ripeteva spesso cha la Vergine Maria era la vera «priora» del monastero, chiamandola affettuosamente, lei che aveva davvero la carica di priora, «la mia priora». Quando pensava alla Camminiamo insieme sua riforma dell’Ordine, la voleva come un servizio reso alla Vergine e le sue monache non dovevamo mai dimenticarsi di vivere come «figlie» della Vergine Madre. Con il realismo tipico dei santi, che sanno di non valere nulla agli occhi di Dio, alle sue monache scriveva queste parole: «E voi, figliole mie [ …] ringraziate Iddio di essere le vere figlie di questa Signora, perché avendo in lei una Madre così Vita dei Santi grande, non siete costrette a vergognarvi di me, che sono tanto cattiva. Imitatela, considerate la grandezza e il vantaggio che abbiamo d’averla come Patrona». Spesso iniziava le sue lettere con le parole «Gesù Maria». La Vergine fu anche al centro di alcune apparizioni, in particolare di quella che accadde poco prima della fondazione del monastero di San Giuseppe ad Avila, il primo monastero riformato di monache. Aiutata dallo stesso san Giuseppe, Maria, rivestiva di una veste bianca Teresa. Mentre quella vestizione le arrecava una «grandissima gioia e diletto», Maria le assicurava la sua protezione sul monastero che stava per nascere. La Vergine, scrisse, era di «una bellezza incantevole, vestita di bianco con grandissimo splendore, non abbagliante, ma soave». Per Teresa Maria è anche l’immagine viva di quello che Dio può operare con ognuno di noi. Come la Scrittura insegna, nulla può contenere Dio, nemmeno i cieli. Dio è infinito, eppure può decidere di racchiudersi nel piccolo spazio di una sola anima. Dopo aver paragonato la propria a un castello destinato a diventare la dimora di Dio stesso, Teresa scriveva: «Se infatti allora avessi saputo, come comprendo chiaramente adesso, che in questo minuscolo palazzo dell’anima mia dimora un Re così eccelso, ritengo che non l’avrei lasciato tanto spesso così solo […]. Però che spettacolo meraviglioso vedere Colui il quale può riempire mille mondi della sua esistenza, rinchiudersi in uno spazio così piccolo! Allo stesso modo ha voluto rannicchiarsi nel grembo della Sua Santissima Madre». Nel marzo del 1581, un anno e mezzo prima di morire, a una sua consorella, scriverà di aver «visto realizzato nell’Ordine della Vergine nostra Signora tutto ciò che desideravo». Bastano queste poche righe per capire il ruolo e l’importanza che Maria ebbe nella lunga vita della nostra santa. Santa Teresa di Gesù Bambino (1873-1897) Tre secoli dopo Teresa d’Avila, si affacciava alla vita del mondo e della Chiesa santa Teresa di Gesù Bambino. Questa giovane monaca carmelitana francese, che morirà a soli 24 anni, visse, pur dentro l’assoluta normalità di una vita familiare e claustrale, una straordinaria avventura di santità. Nel 1925 papa Pio XI la canonizzerà e due anni dopo la proclamerà, con san Francesco Saverio, «patrona di tutte le missioni cattoliche del mondo», lei che pur non era mai uscita dal suo monastero ma aveva vissuto uno sconfinato desiderio di annuncio della Buona Novella a tutto il mondo. Il suo rapporto con Maria non si ammanta di quel facile sentimentalismo, frutto anche di una predicazione di stampo devozionale, che parlava della Vergine come di qualcosa di così perfetto da risultare inaccessibile e alla fine lontano dalla concreta esistenza della stragrande maggioranza dei cristiani. Con un certo coraggio a questo proposito scriveva: «Che i preti ci mostrino dunque delle virtù [di Maria] praticabili. È bene parlare delle sue prerogative, ma soprattutto bisogna poterla imitare. Ella preferisce l’imitazione piuttosto che l’ammirazione, e la sua vita è stata così semplice! Per quanto bella sia una predica sulla Santa Vergine, se si è obbligati tutto il tempo a fare: Ah!... Ah! Se ne ha abbastanza. Come mi piace cantarle: “Visibile hai reso la stretta via al cielo, praticando sempre le virtù più umili”». In un’altra occasione affermò che avrebbe desiderato essere sacerdote per poter predicare sulla figura della Vergine: avrebbe detto «tutto e in una sola volta». Ad esempio così: «Perché una predica sulla Santa Vergine mi piaccia e mi faccia del bene, bisogna che veda la sua vita reale, non supposizioni sulla sua vita; e sono sicura che la sua vita reale doveva essere semplicissima. La presentano come inavvicinabile, bisognerebbe mostrarla imitabile, fare risaltare le sue virtù, dire che viveva di fede come noi, darne le prove con il Vangelo». La giovane carmelitana non faceva che anticipare di settant’anni il Concilio Vaticano II quando nella Lumen Gentium affermerà che Maria «avanzò nella peregrinazione della fede» (n. 58). La maternità di Maria non fu per lei una verità astratta e buona solo per incomprensibili libri di teologia. Anche potendolo, non avrebbe mai cambiato il suo ruolo privilegiato di «figlia». Alla sorella Celina spiegava tutto ciò con questa parole: «A proposito della Madonna, bisogna che ti confidi una delle mie familiarità con lei. A volte mi trovo a dirle “Ma mia buona Santa Vergine, trovo che sono più fortunata di te, perché ti ho per Madre, ma tu, tu non hai una santa Vergine da amare … . È vero che tu sei la Madre di Gesù, ma questo Gesù ce lo hai donati a tutti! E Lui sulla Croce, ti ha donato a tutti come Madre. Così noi siamo più ricche di te, perché possediamo Gesù e anche tu ci appartieni […] ed ecco che io, povera piccola creatura, sono non la tua serva, ma la tua figlia, tu sei la Madre di Gesù e sei mia Madre”». Poi con un sottile senso dell’ironia, così concludeva: «Senza dubbio la Santa Vergine deve ridere della mia ingenuità e tuttavia quel che dico è proprio vero!». Molti cristiani di oggi che vivono spiritualmente «orfani», dovrebbero meditare a lungo le parole di questa semplice cristiana che dal 1997 Giovanni Paolo II ha voluto come la più giovane e l’ultima «dottore della Chiesa». P. Aldino Cazzago - carmelitano Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 27 Spazio Missioni Notizie dalle Missioni Incontri per capire Lo Spirito di Assisi. I leader religiosi provenienti da tutto il mondo si sono riuniti, nello scorso settembre, a Cracovia per l’incontro internazionale “ Uomini e religioni”, promosso dalla Comunità di Sant’ Egidio. Lo hanno fatto nel segno dello “ Spirito di Assisi”, a 70 anni dall’inizio della seconda guerra mondiale e a 20 dal crollo del muro di Berlino. I leader di tutte le grandi religioni mondiali, Martedì 8 Settembre sono stati pellegrini nei campi di sterminio per onorare tutte le vittime della Shoah, della guerra, del male avvenuto nei lager. Vaticano: il sinodo per l’Africa. È iniziata il 4 ottobre la seconda Assemblea speciale dei vescovi per l’Africa che si è concluso il 25. I vescovi africani sono convenuti in Vaticano per confrontarsi su un tema molto significativo: “ la chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. la chiesa, infatti, con le sue comunità e istituzioni, come pure i singoli cristiani, possono diventare sempre più il sale della terra africana e la luce del mondo sociale, culturale e religioso dell’Africa, “ Lasciatevi riconciliare in Dio”, diceva San Paolo ai Corinzi, un invito valido anche per i fedeli e gli uomini di buona volontà in Africa. Anche le agenzie della stampa missionaria ( www.misna.org; www. fides.org) sono in prima linea per raccogliere le testimonianze dei protagonisti sui lavori del sinodo. Se la Fede è un problema Assolti 16 indù estremisti. Sedici imputati per violenze anticristiane in India sono stati prosciolti dal tribunale speciale di New Delhi. Accusati di omicidio, possesso di armi, istigazione all’odio e alle violenze, sono implicati nell’ondata di repressione scatenatasi nel 2008 in Orissa, a seguito dell’uccisione del leader indù Saraswati. Alcuni dei prosciolti sono ritenuti i capi dei gruppi estremisti che hanno causato la morte di oltre cento persone e la distruzione di migliaia di abitazioni e varie chiese. Di fronte alla decisione del giudice, la chiesa ha manifestato il suo forte disappunto. Pakistan: ribellione anticristiana. È di otto vittime il bilancio dell’attacco sferrato da estremisti musulmani contro la comunità cristiana in Pakistan. I cristiani sono stati accusati ingiustamente di aver strappato pagine del Corano. Gli estremisti hanno incendiato case e bruciato vivi i cristiani che vi abitavano. A Islamabad, da tempo la nunziatura fa pressione sul governo perchè dia maggiori garanzie alla comunità cristiana e i vescovi chiedono la cancellazione della legge 295 che, in nome della Sharia (legge coranica), prevede la pena di morte per chiunque offenda l’Islam. Una legge spesso utilizzata in modo arbitrario: basta la parola di un musulmano per far mettere in carcere un cristiano senza alcuna prova. 28 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 Camminiamo insieme Fame nel mondo: fondi ridotti. Il Pam (programma alimentare mondiale) nel 2009 sarà costretto a dimezzare gli aiuti portandoli da 6,7 a 3,7 miliardi di dollari, a causa della forte diminuzione dei fondi stanziati dai Paesi ricchi per il programma contro la fame. Ciò comporta, tra l’altro, la soppressione di molti voli aerei che portano aiuti nei luoghi più remoti del pianeta. L’Italia è passata da 40,3 milioni di dollari a 3,3. E’ più di un colpo di forbice. L’Italia è agli ultimi posti in tutte le tipologie d’intervento e nel nuovo Dpef non c’è nulla sui nostri impegni per il Terzo Mondo. Nel 2009 siamo retrocessi al 14° posto nella classifica dei Paesi che finanziano la lotta contro la fame nel mondo (101 milioni l’anno scorso, 25 quest’anno). Il numero degli affamati oggi supera il miliardo. Un continente in cammino. Fondi dimezzati e soldi promessi ma mai arrivati possono far pensare all’Africa come a uno sterminato “esercito di lavavetri” che aspettano l’elemosina dai paesi ricchi. Invece, L’Africa è un continente che in aree sempre più vaste si è avviato sulla strada dello sviluppo. Ciò che si chiede è una vera e leale collaborazione economica da parte dell’occidente. La Fao, infatti, ha denunciato una nuova tendenza: milioni di ettari di terra africana fertile venduti come “colonie agricole” a Cina, India, Corea e nazioni arabe per coltivazioni intensive di riso e mais, dove i lavoratori locali sono usati come forza - lavoro sottopagata. La durata delle concessioni arriva fino a 90 anni e gli affitti sono ridicoli. il rischio è quello di continue carestie che potrebbero portare la gente alla ribellione. Accordo minerario. I governi di Liberia e Guinea hanno siglato un accordo per monitorare, promuovere e sviluppare il comune patrimonio di risorse minerarie. La cooperazione in questo campo tra Paesi africani è considerata una strada obbligata per lo sviluppo Spazio Missioni La verità eroica del servo di Dio Padre Damien (1840 - 1899) Una vita fondata sull’amore J ozef de Veuster nacque a Tremelo, in Belgio, il 3 gennaio del 1840. Figlio di contadini, studiò medicina presso l’università di Braine-leComte ed entrò nel noviziato della congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria a Lovanio, prendendo il nome di Damien. Dopo gli studi teologici e filosofici a Parigi, emise i voti perpetui il 7 ottobre 1860. Nel 1865, per realizzare il sogno di esercitare il suo ministero come missionario all’estero, si trasferì ad Honolulu, nelle isole Hawaii, dove fu ordinato sacerdote il 24 maggio 1864, nella cattedrale di Nostra Signora della Pace. Prestò servizio pastorale presso diverse parrocchie sull’isola di Oahu, nei difficili anni in cui il regno si trovò alle prese con il problema sanitario, causato da malattie come la lebbra, la sifilide, il vaiolo e la tbc, introdotte alle Hawaii dai cinesi e dagli occidentali e che la popolazione locale non era in grado di curare. Nel 1865 chiese al vicario apostolico di trasferirlo a Kalaupapa, una penisola accessibile solo dal mare, nella quale il re nel 1866 aveva ordinato di deportare i lebbrosi. I malati venivano abbandonati con scorte di cibo sufficienti solo per dieci giorni, poi dovevano lottare per sopravvivere senza che nessuno si preoccupasse della loro sorte. Anche i bambini che contraevano la malattia venivano abbandonati in quel luogo e privati dal sostegno delle famiglie: oltre alle sofferenze causate dalla malattia, dovevano subire anche lo strazio del distacco dagli affetti. Si formò così una comunità privata da ogni diritto civile, che viveva senza casa, senza famiglia, senza cure e senza leggi. Il villaggio era formato da capanne primitive costruite con rami e cespugli tenuti insieme da fili d’erba, che offrivano un riparo molto precario. Ovunque regnava una spaventosa miseria. I lebbrosi a quel tempo erano considerati dei paria, esseri indegni, colpiti dalla maledizione divina e come tali da escludere dalla società. Padre Damien combatté contro questo pregiudizio; nella sua immensa carità non si limitò alla cura dei corpi, ma li aiutò a riscoprire la propria dignità di uomini, fece capire loro che per ognuno c’è l’amore di Dio Padre che non fa distinzioni e tutti vuole accanto a Sé. La sua decisione di andare a vivere a Molokai, per portare speranza dove c’era solo disperazione, è stata una scelta d’amore; l’amore che gli aveva insegnato Cristo, che si fece uomo e morì sulla croce per salvarci dalle nostre miserie. Quando giunse a Kalaupapa, il vescovo Maigret lo presentò alla comunità come un padre che li avrebbe amati a tal punto che non avrebbe esitato a divenire uno di loro, a “vivere e morire con loro”, e così fu. Appena giunto sull’isola di Molokai, si trovò ad affrontare un compito così vasto che chiunque si sarebbe sentito impotente e si sarebbe arreso ancor prima di incominciare, ma il sacerdote era infiammato dalla fede, era convinto che Dio fosse accanto a lui per aiutarlo e quando pregava, lo implorava di dargli la forza di continuare a fare il suo dovere. Sfruttò appieno le sue abilità manuali e le capacità organizzative per costruire la chiesa, le case, le scuole, per scavare tombe, senza l’aiuto di nessuno, perché gli ammalati non erano in grado di aiutarlo. Viveva con loro, come sacerdote e come medico: li assisteva, li lavava, fasciava le loro piaghe e tempestava di lettere le autorità perché gli mandassero legname, cibo e medicinali. Sotto la sua direzione, la comunità, nella quale imperava il disordine, si dotò di leggi che regolarono la vita sociale. Non fu un compito facile, quando incominciò la sua campagna contro il vizio imperante, dovette fronteggiare un’aperta ostilità e dare prova di forza lottando contro i personaggi più degradati, che si gettavano su di lui stringevano tra le loro braccia coperte di piaghe, sicuri di vederlo fuggire per evitare il contatto. Lui però non si sottrasse, dimostrò di non provare né paura, né repulsione nei loro confronti e questo atteggiamento gli conquistò la stima ed il rispetto della comunità. Lavorò a ritmi frenetici per migliorare le condizioni di vita degli abitanti: la sporcizia delle capanne e Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 29 Spazio Missioni le condizioni igieniche inesistenti lo preoccupavano. In quei tempi scrisse:” Quasi tutti giacevano a letto, in capanne di erba umida, i corpi spossati. L’odore del loro sudiciume misto alle esalazioni delle piaghe, era semplicemente disgustoso. Molte volte, sono stato costretto a correre fuori per respirare aria fresca…in molte occasioni il profumo della mia pipa è stato la sola salvezza e mi ha evitato di portarmi addosso quegli odori nauseabondi…” Riuscì dopo molte insistenze ad ottenere tubi che gli servirono per portare acqua potabile vicino ad ogni capanna; si recò ad Honolulu e combattè contro i funzionari del ministero della sanità per ottenere aiuti. Al suo ritorno l’entusiasmo della comunità salì alle stelle, gli uomini che prima si trascinavano indolenti in attesa della morte, cominciarono a darsi da fare per costruirsi nuove casette di legno, utilizzando il carico di legname appena giunto. Nacque così un nuovo villaggio: ad ogni casetta venne assegnato un appezzamento di terreno per piantare verdura e fiori, lo stesso accadde anche nel 30 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 vicino villaggio di Kalaupapa. Per ottenere cibo, vestiti, bende, medicinali si mise in costante conflitto con le autorità. Costruì un ospedale, e lui stesso che era medico, lavava e bendava le piaghe dei degenti aiutato da alcuni lebbrosi che ricoprivano il ruolo di infermieri. Nonostante tutti questi impegni non trascurò mai i suoi compiti spirituali. I servizi liturgici divennero un evento molto seguito non solo dai cattolici, ma anche dai protestanti e dai non cristiani, attratti dalla solennità e dalla musica: i riti rappresentavano l’unico intrattenimento dei lebbrosi, padre Damien ne riconobbe l’importanza e cercò di valorizzare gli aspetti più folkloristici. Re David Kalakaua gli conferì il grado di Commendatore dell’Ordine Reale e mandò nella colonia, la sorella Lydia Liliuokalani a consegnargli le insegne dell’onorificenza. La principessa rimase così turbata alla vista delle condizioni in cui vivevano i lebbrosi che non riuscì a portare a termine il discorso ufficiale. Nei mesi successivi decise di far conoscere al mondo i meriti del sacerdote, così la sua Camminiamo insieme fama si diffuse negli Stati Uniti ed in Europa. I protestanti americani e la Chiesa d’Inghilterra inviarono forti somme di denaro al missionario, per aiutarlo nella sua impresa. Gli anni passavano in fretta, con quei ritmi così febbrili. A quarant’anni ne dimostrava dieci di più, le difficoltà e la rigorosa disciplina gli avevano segnato il volto. Benché fosse un uomo serio ed introverso la sera, all’ora di cena, che veniva consumata all’aperto, accoglieva le persone che andavano a trovarlo. Gli ospiti si accovacciavano in cerchio attorno a lui e raccontavano storie ed aneddoti; qualcuno suonava la chitarra e sempre si cantavano canzoni: erano momenti di quieta serenità che i nativi definirono con il nome poetico di “tempo di pace tra il giorno e la notte”. Mentre la luce svaniva e il padre sorbiva una tazza di tè, rispondeva alle innumerevoli domande sul suo paese natale o restava in silenzio ad ascoltare le conversazioni o i racconti dei mitici eroi hawaiani Nel dicembre 1884, mentre faceva la barba si rovesciò un bricco di acqua bollente sul piede, il liquido Spazio Missioni gli ustionala pelle, ma non sentì dolore: era il segno che aveva contratto la malattia. Nonostante la scoperta continuò a lavorare alacremente per portare a termine i suoi progetti. Nel frattempo lo avevano raggiunto sull’isola quattro collaboratori, i quali continuarono l’opera anche dopo la sua morte, che sopraggiunse all’età di 49 anni, nel 1889. Il Mahatma Gandhi si ispirò alla vita di padre Damien per realizzare le sue campagne sociali in India. Scrisse di lui:” La politica e il mondo giornalistico possono vantare eroi, ma pochi possono essere paragonati a Padre Damiano di Molokai. Vale la pena dare un’occhiata alle fonti di tale eroismo”. Raoul Follerau raccolse il testimone da padre Damien e dedicò tutta la sua vita a sostenere la causa dei fratelli lebbrosi, cercando di diffondere la civiltà dell’amore, che sta alla base della carità. Così scriveva:” Ecco la verità: amarsi. Amarsi gli uni agli altri, amarsi tutti, non ad ore fisse, ma per tutta la vita. Amare i poveri, amare i ricchi (che spesso sono dei poveracci), amare il vicino, amare lo sconosciuto, amare il prossimo che è in capo al mondo, amare, amare. Amare… senza questo non ci sono genuflessioni, campane o quaresima: se non ami non sei cristiano….” Il 17 Aprile 1967 Raul Follerau fu ricevuto da papa Paolo VI; durante l’incontro consegnò al pontefice 32.864 firme di lebbrosi di 52 paesi diversi che sollecitavano la canonizzazione di padre Damien. Il 7 luglio 1977 il papa approvò il decreto che riconosceva “ la verità eroica del servo di Dio padre Damien”, dando così avvio al processo di beatificazione che si compì il 3 giugno 1995, ad opera di Giovanni Paolo II. La Congregazione delle Cause dei Santi dopo aver esaminato alcune guarigioni miracolose per intercessione di Padre Damien, ne ha riconosciuto la natura sovrannaturale. L’11 ottobre 2009 papa Benedetto XVI lo ha canonizzato. Galli Maria Antonia Ninna nanna del bambino soldato Ninna nanna del bambino soldato, del bambino che dorme con le labbra serrate. E coi pugni sul cuore. Ninna nanna del bambino soldato del bambino che dorme stretto al Kalashnikov. Come fosse sua madre e suo guanciale. Ninna nanna del bambino soldato, smarrito in un sonno senza sogni. Che ha cancellato il passato e vive senza futuro. Ninna nanna del bambino soldato, del bambino che uccide. Senza rimorsi, perchè ha solo paura. Ninna nanna del bambino soldato, del bambino che incontra la morte ogni giorno. Ma non guarda in faccia nessuno. Ninna nanna del bambino soldato, del bambino che ha imparato a non piangere. Perchè tanto nessuno lo potrà consolare. Ninna nanna del bambino soldato, del bambino che dorme senza un asino e un bue, senza padre nè madre. Che non ha una capanna, che è più povero del bambino Gesù. Ninna nanna del bambino soldato, di un campione senza valore in una guerra senza eroi. Che non fa differenza. E se esiste, se muore, nessuno ci bada, nessuno lo sa. Ninna nanna del bambino soldato, del bambino che finge di essere grande. Ma ha paura del buio. Dio, che è stato bambino, tutto questo lo sa. E per lui ogni notte accende le stelle. Poi, con la luna gli tocca il cuore. Ninna nanna del bambino soldato, germoglio di Jesse inaridito. Ninna nanna del bambino soldato, con la bocca affondata nella sabbia. Stuprato dalla guerra. Soffocato dalla nostra ipocrisia. E non sapeva ancora giocare. Dio, che è stato un bambino, lo chiamerà tra i suoi piccoli angeli. Dio, che è stato un agnello, tra le pecore madri lo condurrà alla sua. Dio, che è padre e fratello, non lo lascerà solo. Perchè da sempre lo ha amato. E lo ha pensato per l’eternità. Marcella Rizzi Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 31 Vita della Parrocchia Il ricordo delle sorelle Suor Annalice (Teresina) D a poco scomparsa, vivo è il caro ricordo nelle persone che l’hanno conosciuta. Come spesso succede, per una piena comprensione della peculiare identità di ciascuno di noi, è necessario risalire alle origini, alle radici culturali che hanno accolto l’individuo all’inizio del suo percorso di vita. Teresina Sala è a pieno titolo figlia del suo tempo, un tempo ingrato per le precarie condizione economiche in cui la stragrande maggioranza dei contadini lombardi versava. Primogenita di Battista Sala, piccolo mediatore di bestiame e di Alice Bosetti, originaria di Castecovati, da una famiglia che gestiva un locale commercio di carni macellate, nasce nel 1932, in una nebbiosa giornata di novembre, esattamente il 9 del mese. E’ accolta non solo dai giovani genitori sposati nel gennaio dello stesso anno, ma anche da due nonni e da due zii paterni; una famiglia estesa e protettiva che l’avvolgono in un caldo abbraccio, nell’epoca in cui i figli erano tutti “inviati dal Signore” e la paternità e maternità erano vissute al pieno delle possibilità. La sorella Maria, che gentilmente si presta a dare la personale testimonianza della suora, da lei accolta durante i soggiorni in Castrezzato, ricorda che spesso le veniva raccontato come lei stessa fosse portata in braccio da Teresina ancora ragazzetta, anzi quasi bambina, insieme al fratello gemello; come dire una a destra e l’altro a sinistra 32 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 per soccorre in contemporanea i piccoli fratelli; la madre Alice lavorava presso la locale fabbrica del tabacco e quindi era necessario da Camminiamo insieme parte di tutti in famiglia un contributo concreto. L’altra sorella, Pasquina, la più vicina a Teresina per età, rievoca quei pomeriggi del giovedì libero dalla scuola, ma immancabilmente occupato dalla mamma che metteva loro in mano gli aghi per sferruzzare, e in modo approssimativo insegnava i rudimenti del lavoro a maglia, per fare la fatidica “scarpetta”, ossia la suola nuova per le calze rotte, ma non certo da buttare!. Pochi i giochi concessi; tante le responsabilità fin da piccole! Teresina frequenta la scuola ele- Vita della Parrocchia mentare sotto la guida della maestra Olga; manifesta un carattere allegro e vivace, un tipo sbarazzino e disinvolto. Rifugge dal lavoro nei campi, preferendo stare in casa nel ruolo di piccola donna responsabile e produttiva. Quando le viene offerta l’occasione di un lavoro lontano da casa, lei accetta e se ne va ad Intra. Due anni dopo torna e per lei il destino è segnato, la sua vocazione ha preso il sopravvento. Le sorelle sembrano ricordare (forse per la narrazione loro fatta dai grandi) quel 18 marzo 1950, quando il padre allestì la piccola biga con delle assi per accogliere dei passeggeri eccellenti: la figlia Teresina e una ragazza di Pompiano con le rispettive madri, per essere portate alla stazione ferroviaria di Coccaglio; sarebbero arrivate a Bergamo, presso la casa madre delle suore del Beato Palazzolo e lì, dopo un’adeguata preparazione sarebbero entrate nell’ordine delle Suore delle Poverelle. Passano venti lunghi anni prima che lei possa tornare al paese in ossequio alle regole restrittive della congregazione; solo dopo il Concilio Vaticano II, le verrà concesso il permesso di far visita ai parenti, per poter partecipare con maggior frequenza alle vicende lieti o tristi della famiglia di origine. Ora le si rivolgono chiamandola suor Annalice, il nome assunto dopo la professione del 1952. Ha inizio così la sua opera in uno spazio geografico ampio e in contesti sempre impegnativi: a Piovene Rocchette (VI) e in alcuni paesi della provincia di Bergamo, dedita all’insegnamento; in Belgio, pres- so gli italiani immigrati; in Francia, come insegnante presso le scuole di italiane, ma fortemente coinvolta nell’assistenza dei carcerati; quindi in Costa D’Avorio dove inizia all’età di sessantacinque anni la sua missione. Si era preparata con impegno e serietà ad acquisire gli strumenti culturali adeguati ai vari ruoli che le sarebbero spettati, sia dal punto di vista pedagogico sia per la promozione della persona quale base della formazione religiosa, convinta che attraverso la cultura si potesse consapevolmente avvicinare le persone alle tematiche spirituali. La sorella Maria mi confida “ Quando insieme a lei, ormai anziana, ogni due anni, mi recavo a Senigallia, presso una casa di riposo per suore a trascorrere quindici giorni di tranquillità, mi ricordava come da giovane lei avesse scoperto l’importanza del libro e della lettura, una scoperta personale e del tutto autonoma, distante da quel mondo contadino in cui ci si batteva per il cibo e per la sopravvivenza! Mi raccontava il suo percorso di studi e le scuole che aveva con grande soddisfazione frequentato.” Nel giugno di quest’anno, durante la sua ultima visita al paese e ai famigliari, porta a casa eccezionalmente materiale, fotografie, documenti e certificati di studio, oltre a qualche capo di abbigliamento chiedendo il favore di curare tutto ciò; una cosa strana, mai successa prima. Le sorelle sostengono che forse pensava al prossimo evento che avrebbe posto fine alla sua esistenza terrena. Forse? Nella mente di una religiosa fervente ed attiva non può di certo mancare il pensiero della fine, intesa come la continuazione ed il consolidarsi di un vincolo d’amore a lungo coltivato con il Creatore. Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 33 Vita della Parrocchia Una compaesana la ricorda in un particolare momento della loro adolescenza L a signora Maria Frialdi mi propone una testimonianza decisamente inattesa e, a quanto pare, poco conosciuta dai fratelli. Nel 1947, lei insieme ad altre ragazzette di Castrezzato si trovava ad Intra, sul Lago Maggiore, come lavorante all’interno di uno stabilimento di tessitura. L’arciprete di allora, don Bonfadini, aveva avuto da un tal signor Brescianini, capo reparto della tessitura di quel laboratorio, la richiesta di manodopera femminile fidata e responsabile; quindi alcune famiglie erano state contattate per questa offerta ed avevano volentieri inviato le loro figlie per questa mansione. Tra le tredici ragazze vi era pure la futura suor Annalice, che già evidenziava una spiccata propensione all’operosità e alla vocazione religiosa. Là si fermarono per il lavoro, dal giugno del 47 all’agosto dello stesso anno, alloggiate presso un convitto gestito dalle suore salesiane. A pagamento, ovviamente, queste ragazze (cento e più giovani provenienti dal Nord Italia) erano tutelate e custodite quasi come delle novizie: vestivano una divisa lunga oltre le ginocchia, parlavano (ed impararono) la lingua italiana in modo corretto e scorrevole, lavoravano in laboratorio e poi tornavano per il pranzo e la cena serviti in un ambiente pulito ed ordinato, potevano utilizzare servizi allora all’avanguardia per la pulizia personale, accedevano allo spazio lavanderia per il decoro dell’abbigliamento, insomma ospiti eccellenti pur essendo delle semplici lavoratrici. Impararono a gestire anche il tempo libero in giochi di gruppo o in attività prettamente femminili come il cucito ed il ricamo, sviluppando abilità importan- 34 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 ti per la formazione della persona. A differenza delle altre ragazze, la signora Maria rimase tre anni e mezzo, mentre Teresina due anni, dai quattordici ai sedici. Ebbero l’occasione di conoscersi abbastanza da capirsi, anche se la conversazione e le chiacchiere non erano certamente incentivate in quell’ambiente. Ecco come viene ricordata “Molto scrupolosa nell’obbedire alle regole, non era avvezza a lamentarsi per certe restrizioni, quali il divieto di uscire la sera per trascorrere magari in allegria il proprio tempo libero; buona e sempre pronta con un sì (lungi da lei l’idea di contrastare o di opporsi a qualsivoglia richiesta), con una spiccata inclinazione alla preghiera. Addirittura era sua abitudine, chiedere il permesso alla suora direttrice di lasciare l’attività, anche di gioco, per andare a bere!” E ancora “Eccezionale per l’umiltà! Ovviamente non mancava mai alla messa mattutina delle sei, prima di andare al lavoro. A volte le ragazze cercavano di trasgredire a questa regola avanzando qualche Camminiamo insieme malessere non troppo certificabile, ma per lei questo non poteva succedere, era troppo infervorata dalla preghiera e, se non avesse potuto presenziare alla messa, le sarebbe mancato un tassello importante della giornata. Così pure la consueta visita pomeridiana nella cappella per salutare Gesù riempiva di gioia il suo animo.” All’età di sedici anni, al ritorno da questa esperienza lavorativa, aveva già espresso l’intenzione di farsi suora, pur non ancora maggiorenne; il padre la portò via con la biga verso la ferrovia, dove in convento venne accolta per la preparazione adeguata. Lei era abituata a gestire situazioni più grandi della sua età: la mamma Alice era una persona molto dolce e pia, sicuramente aveva lasciato un segno importante nella formazione della figlia. Per noi ragazze rappresentò un modo di essere giovani, allegre ed attive abbracciando e vivendo il messaggio di Cristo che apprezzava la semplicità e la leggerezza dell’animo tipico dell’Infanzia. Silvana Brianza Lettera Personaggi del Parroco Terra d’amore Tu che nel mio grembo riposi Come un fiore che vibra alto E diventerà terra d’amore, io ripongo i miei occhi di fanciulla, che per la prima volta quieta nella vita. Niente per una donna è più simile al paradiso di un figlio, che le farà sognare l’amore per sempre. Alda Merini, da “Poesie d’amore”, Milano, Acquaviva Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 35 Lettera edel Lavoro società Parroco L’edilizia da decenni settore trainante dell’economia castrezzatese Tempo di crisi L a crisi economica è evidente anche agli occhi del più sprovveduto tra i cittadini, che si trova suo malgrado ad affrontare la quotidiana difficoltà di gestire le piccole e grandi spese della propria esistenza in ambito familiare, senza considerare le emergenze che spesso arrivano come fulmini a ciel sereno. Il settore lavorativo che ha connotato lo sviluppo dell’economia locale, nel periodo del decollo, è stato quello edilizio; quindi ci sembra opportuno investigare e ragionare su questo tema. Non possiamo far altro che rivolgerci a una di quelle persone che sono attive in questo ambito. Incontro un ingegnere, un giovane professionista che si è culturalmente preparato per sostenere un ruolo importante nel mondo dell’economia moderna. D- In un contesto di crisi dilagante, a livello internazionale, come si sta comportando il mondo dell’edilizia? R- Nonostante le difficoltà evidenti che attanagliano la nostra vita, bisogna rimarcare come il comparto edilizio esprima in questo momento una fase di tenuta: dopo un picco dei costi di produzione nel 2007, ora si sta verificando una leggera progressione che fa sperare in una possibile ripresa. Deve essere riconosciuta la tenacia con cui il mondo dell’edilizia ha affrontato ed affronta gli ostacoli allo sviluppo, segno di un profondo senso di appartenenza ad un mestiere che può essere intrapreso 36 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 che sono meno propense a fornire prestiti ai privati che sempre più spesso non mostrano garanzie certe per la restituzione di quanto avuto. Il motivo per cui non vengono date certezze di restituzione è facile da capire: l’instabilità del posto di lavoro, la carenza di lavoro anche per chi si è adeguatamente preparato. solo con passione e dedizione. D- Vuol dire che i posti di lavoro e le possibilità di guadagno per i lavoratori del settore sono ancora e nonostante tutto adeguati alle necessità contingenti? R- Sono convinto che chi sa fare il proprio lavoro e lo ha imparato con onestà e perseveranza, possa ancora recuperare spazi lavorativi; certo la manovalanza senza specializzazione paga pegno in un contesto di crisi, a fronte dei capocantieri, muratori, carpentieri e ferraioli che, sapendo gestire al meglio le specifiche competenze, sono sempre attivi e richiesti. Il lavoro per loro c’è ed è ben remunerato, anche se impegnativo e faticoso. D- Per un cittadino profano che si trovi a vivere in un qualsiasi paese de nord Italia, così come nel nostro, non può non considerare con estrema perplessità il numero esagerato di appartamenti e di villette a schiera costruite negli ultimi anni ed ancora disabitate, strutture queste che sembrano invecchiare e scolorire prima ancora di essere occupate. Insomma ci si chiede perché tanto incremento edilizio quando poi il mercato ristagna? R- Questo è il segnale concreto della crisi economica che si estrinseca in una crisi di natura finanziaria; sono carenti e quasi assenti gli investimenti pubblici e privati, ossia non circola più denaro per comprare in quanto è cessato il cosiddetto credito facile: le ban- Camminiamo insieme D- Non ritiene che gli stili di vita dei giovani siano mutati rapidamente negli ultimi anni stravolgendo un tradizionale e consolidato modo di vivere all’insegna della moderazione e del risparmio? R- Personalmente non ritengo giusto colpevolizzare i giovani d’oggi, pur riconoscendo alcune responsabilità che attribuisco al loro personale modo di sentire: se è vero che oggi è diffusa una bassa propensione al sacrificio nell’ottica di conquiste immediate e a breve termine, ritengo che esistano fattori importanti che rallentano l’ingresso fattivo nel mondo del lavoro. L’allungamento dell’età lavorativa degli adulti che devono attendere sempre più a lungo il fatidico momento della pensione, bloccando così l’accesso alle nuove leve, l’assunzione di responsabilità dilazionata nel corso degli anni perché è possibile accedere al reddito familiare per svariati motivi tra cui l’attesa di un lavoro adeguato, rappresentano aspetti di rilevante criticità della società attuale. D- Quale consiglio si sente di dare ai ragazzi d’oggi? R- Studio, impegno, specializzazione! Questa la sfida del futuro! Nella mia testa agisce l’idea che vi siano branche del sapere scientifico e tecnologico che avranno un fondamentale ruolo di traino dell’economia mondiale: indirizzi di studio connessi alla problematica del risparmio energetico, la bio- Lettera Lavoro deleParroco società edilizia, ossia l’utilizzo di materiali di costruzione naturali e riciclabili, il recupero e il restauro di edifici anche di valore storico, la progettazione antisismica e tanti altri ambiti della ricerca. Riconosco comunque che non tutti possono accedere per capacità o volontà a questi percorsi che risultano estremamente selettivi; tuttavia i lavori tutti, compresi quelli manuali, possono essere dignitosi e di grande soddisfazione personale, purchè attuati con passione e dedizione. Nei cantieri edili si possono incontrare muratori e carpentieri esperti ed abili, pronti ed ingegnosi nell’affrontare le problematiche via via emergenti oltre che abili nell’accumulare un sapere operativo e materiale ricchissimo. D- Quali le prospettive che porteranno fuori dalla secca le imprese e metteranno in moto il mercato edilizio? R- E’ opinione comune che tre eventi di notevole rilevanza potranno riattivare l’economia, anche locale: l’expo di Milano, che dovrà essere pronto per il 2015; la T.A.V., il treno ad alta velocità, con l’impiego di novecento miliardi di euro, la BreBeMi, con i suoi mille e seicento miliardi di euro di spesa preventivata e che vedrà realizzato un progetto avanzato di infrastrutture. Tre gigantesche realizzazioni a vantaggio anche del nostra gente! D- Quindi possiamo prevedere anche per noi un futuro economicamente più stabile? R- Bisogna considerare che Castrezzato non è più, come in passato, un paese ad economia agricola; infatti, oggi un agricoltore può vivere adeguatamente solo se possiede un’area agricola estesa; non vi è connotazione industriale del territorio che possa assorbire manodopera e le strutture artigianali sono a gestione familiare. Al completamento degli studi ci si deve rivolgere al mercato esterno. L’edilizia rappresenta un fondamentale settore che occupa oltre il 50% della popolazione, in bacini di assorbimento abbastanza vicini quali Milano, Brescia, Varese, Como ed altri. La metamorfosi da paese agricolo a paese di muratori si è verificata in due fasi: l’esportazione di manodopera locale verso la direttrice Milano dove i nostri giovani, sfuggiti alla miseria della vita contadina, hanno saputo “rubare” il mestiere alle maestranze delle storiche imprese edili come la Torno, l’Impregilo e l’Astaldi; quindi, la nascita delle locali imprese molto attive ed apprezzate per la competenza e la bravura mostrata in lavori impegnativi, frutto di quella intelligenza individuale che si è rivelata abile nella gestione autonoma dell’attività. Da una persona impegnata nel mondo dell’edilizia mi è stato raccontato come negli anni cinquanta, in paese, non vi fosse un solo carpentiere capace di “casserare” un ponticello sulla roggia, ossia di costruire quella semplice impalcatura adeguata a sostenere la colata di calcestruzzo. Quanta strada abbiamo fatto! Quanta competenza si è sviluppata nei singoli e nelle squadre di lavoro! Se una persona oggi sa fare un mestiere perché lo ha appreso con diligenza da chi lo sapeva fare, trova ancora lavoro. Camminiamo insieme Silvana Brianza n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 37 Spazio Oratorio Riapriamo il Vangelo Alzate lo sguardo la vostra salvezza è vicina! S ì, la crisi si sente, eccome: per molte famiglie, il prossimo, sarà un Natale tosto. Penso ad un amico, che ho incontrato in questi giorni, che non va più a lavorare nella sua piccola officina perché dopo i debiti è arrivata la depressione e le crisi di panico, aggiungendo disastro a disastro; oppure a miei due amici che hanno perso la loro figlia... Cosa dirà il Natale a queste persone? Per saperlo occorre riaprire i vangeli e riscoprire la forza e il vigore della Parola di Dio. Si tratta di incamminarsi verso Betlemme, ver- 38 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 so la casa del Pane di Vita, attraverso quel gesto destabilizzante (e anticonformista) che i Vangeli chiamano conversione. Natale è la notizia di un Dio che si fa povero, che diviene ultimo, che occupa l’ultimo posto perché nessuno possa dire “Dio non sa o Dio non ha visto la nostra miseria”, proprio per riempire di calore ogni persona. Necessitiamo, urgentemente, di riappropriarci del vero spirito del Natale, del percepire l’importanza del gesto di un Dio che si incarna, che si fa uomo per condividere tutto dell’uomo, eccetto ovviamente la dimensione di peccato. E questo può avvenire soltanto con l’interiorità, con la preghiera e la meditazione; se ci mettiamo un po’ di buona volontà possiamo farcela a vivere il Natale, finalmente, da cristiani cattolici, convertendoci alla Buona Notizia. Non viviamo tempi facili, lo scoraggiamento è alle stelle, la violenza pure. Tra finanziarie, lavori saltuari e una dilagante povertà, tra affetti frantumati e paure di amare rischiamo di crollare e di arrenderci. La paura e l’apatia a volte inquinano le nostre vite e le nostre comunità: sembra prevalere il forte e l’arrogante, ci sentiamo come pesci fuor d’acqua. Di fronte a tutto ciò Gesù ci dice: alzate lo sguardo... Osate di più! Le fatiche e le prove della vita, sembra dirci il Signore, sono lì apposta per farci crescere, possono diventare Camminiamo insieme un trampolino di lancio, devono aiutarci a conoscere il senso segreto delle cose, il mistero nascosto nei secoli. Come il grano caduto in terra feconda la terra, così il Natale del nostro Signore Gesù fecondi la nostra vita per sbocciare in una festa di luce. Ma occorre vigilare, ammonisce Gesù. Le dissipazioni, le ubriachezze e gli affanni della vita possono impedirci di vedere e impedirci di vivere. Le dissipazioni: in un mondo in cui siamo costretti alla frenesia, ritrovare un ritmo di interiorità richiede una forza di carattere notevole. Perché non approfittare per riprendere un quotidiano ritmo di preghiera? Le ubriachezze: il nostro mondo ci invita a fare esperienza di tutto, a osare, a sperimentare. E alla fine ci ritroviamo a pezzi. Attenti, amici, a non cadere nell’inganno che le sirene del nichilismo ci propongono: abbiamo bisogno di unità, non di frantumazione. E questa scelta compiamola non in rispetto ad una ipotetica scelta morale, ma nella consapevolezza che Dio solo conosce la verità della nostra persona. Possiamo farcela, Dio ci sostiene, in questo percorso di conversione e di attesa della gioia del Natale. Buon cammino! don Claudio Spazio Oratorio 8 dicembre, Festa dell’Adesione all’Azione Cattolica A.C. tessera o adesione? “Perché devo fare una tessera per andare in parrocchia?”; “A cosa serve aderire?”. Sono certamente queste le domande che frullano nella testa di chi ha incontrato e conosciuto l’AC e si interroga se sia il caso di aderire a questa associazione. Ma se ci si fermasse a queste domande, le risposte sarebbero molto semplici, perché non serve certo una tessera per essere dei buoni cristiani, e “serve” a poco se la confrontiamo con i mirabolanti vantaggi delle tessere dei supermercati, o dei benzinai, che riempiono i nostri portafogli. Adesione e tessera non sono sinonimi. La seconda è solo un segno che ci aiuta a ricordare una scelta di impegno personale. Aderire all’AC significa voler contribuire alla costruzione di un progetto mettendoci del proprio, condividendo con molte altre persone gli obiettivi, uno stile e un metodo per stare nella Chiesa “da laici” e raccontare la bellezza di Gesù, oggi, in questo nostro tempo e nei luoghi in cui ci è dato di vivere. L’AC non ha altre finalità che non quelle che sono della Chiesa tutta: lo dice il primo articolo del nostro Statuto. L’adesione non è solo un fatto formale, ma è una questione di cuore e di testa, e associarsi è il modo per lavorare insieme, per organizzarsi e costruire una collaborazione efficace e duratura che permetta anche la preparazione di strumenti che supportano la formazione di tanti ragazzi, giovani e adulti. Aderire comporta certo una fatica, non è mai un “sì” detto una volta per tutte ed è un impegno che va rinnovato ogni giorno attraverso una partecipazione piena alla vita dei gruppi, alle attività missionarie, al supporto ai nostri parroci e alla vita della parrocchia. Aderire è anche un fatto che ci educa alla responsabilità e ci tocca sul vivo perché ci chiede anche un piccolo sacrificio economico, che permette all’AC di sostenersi attraverso i contributi di ciascuno. I vantaggi dell’aderire all’AC non sono una raccolta-punti per premi da mettere nelle nostre credenze ma, anche se meno visibili, sono certamente di maggior valore: imparare a fare comunità, scambio intergenerazionale, educazione alla democraticità, impegno personale…sono solo alcuni dei “premi del catalogo”. E vi sono anche segni più concreti, come ricevere la stampa associativa che accompagna la formazione a misura di ciascuna età, o la copertura assicurativa di ogni aderente in tutte le iniziative associative. E allora a chi partecipa ai gruppi ACR, Giovanissimi, Giovani e Adulti da simpatizzante, rivolgiamo in particolar modo l’invito ad aderire, affinché la tessera dell’AC diventi davvero il segno forte della partecipazione e perché c’è bisogno del contributo di tutti per fare dell’AC uno strumento sempre più bello per l’evangelizzazione! Camminiamo insieme Gli Educatori AC n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 39 Brevi dalla Parrocchia Verbale del CPP del 14 ottobre 2009 R egolarmente convocato, si é riunito il CPP mercoledì 14 ottobre alle ore 20,45 in canonica. Assenti: Casaletti Ezio, Treccani Angelo, Calabria Anna, Cattaneo Flavia. Assenti giustificati: Roncali Emanuela, Pisciali Antonietta. Decaduti o dimissionari: il diacono Massimo Sala (membro di diritto), perché trasferito ad altra Parrocchia; la Segretaria – Verbalizzatrice Pini Elena, perché trasferita a Chiari essendosi sposata. Risultano presenti i membri nominati dal Parroco, in sostituzione dei dimissionari. Essi sono: Nicolis Laura, Iore Giuliano, Guerrini Bruna, Bissolotti Tiziano (quest’ultimo partecipa per la prima volta). Ordine del giorno 1) Lettera pastorale del Vescovo mons. Monari 2009/10 dal titolo “Un solo pane - Un Corpo solo”. Contenuto e applicazioni. 2) Visita del Papa a Brescia domenica 8 novembre 3) Varie ed eventuali. Apre la seduta il Parroco affermando che, dopo la pausa estiva, é importante riprendere di buona lena il cammino pastorale e rimotivare il nostro servizio, senza cedere alle inevitabili difficoltà. Occorre riscoprire il compito del CPP all’interno della comunità cristiana. Citando il vescovo emerito Mons. G.Sanguineti, sottolinea che “ bisogna rilanciare i CPP, credendo con convinzione al loro significato ecclesiologico e facendo in modo di trovare nuove modalità per coinvolgere la parrocchia , affinché ogni battezzato dia il suo 42 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 contributo all’edificazione della Chiesa. Vanno potenziati ed estesi i centri di ascolto della Parola, con l’intento di farli diventare un po’ alla volta piccole comunità fraterne, a forte propulsione missionaria, nel territorio dell’unica Comunità parrocchiale.” Si tratta di raccogliere le sensibilità della chiesa e poi attivarsi per dare un contributo attivo e concreto alla vita pastorale. Ognuno deve scegliere un settore e cooperare al bene comune. I centri di ascolto, possono cooperare alla nascita di piccole Comunità che trovano nella Parola d Dio la loro sorgente e il loro punto di incontro. possono rappresentare una modalità corrispondente all’esigenza di fondare una comunità attiva legata alle finalità La chiesa ha bisogno sempre più della collaborazione dei laici. Questo obiettivo deve essere perseguito con convinzione e costanza anche se costa fatica. Sguardo generale alla lettera del Vescovo Il filo conduttore sotteso al magistero del Vescovo fa riferimento a tre pilastri della vita cristiana: la Parola di Dio , l’eucarestia e la comunità. L’anno scorso abbiamo sostato sulla Parola di Dio, quest’anno sull’Eucaristia. Proprio perché ci nutriamo dello stesso Pane, siamo un Corpo solo. La comunità é unita perché si nutre dello stesso pane ed accetta nella sua totalità la logica di Cristo, la logica eucaristica, che é la logica del dono e del servizio. La partecipazione alla messa deve essere vissuta interiormente e la condivisione Camminiamo insieme dell’eucarestia deve comportare un’impegno vero nella vita dell’uomo: impegno di servizio,di dono , di gratuità Segnali preoccupanti ci fanno capire che vivere in Cristo risulta sempre più difficile: alla fine della scuola i ragazzi disertano la chiesa; si é accentuata l’assenza dei giovani; gli adulti non danno sempre testimonianza coerente. Si é portati a vivere la fede in modo molto individualistico, a ritmi alterni... e spesso ci si comporta in modo autonomo dalle convinzioni religiose. È importante ricomporre in unità il dato di fede e le opinioni personali. È compito del C.P. sollecitare una maggior partecipazione della gente, che durante le celebrazioni deve adottare atteggiamenti consoni e capire che l’assemblea non solo partecipa ma celebra la messa. Potrebbe essere utile commentare passo passo la celebrazione per far capire il significato vero e profondo dei gesti e del rito. Deve essere inoltre ben evidenziato il ruolo dei fedeli e del sacerdote. Sarebbe importante trovare nuove modalità p rinnovare e per vivere il sacramento dell’eucarestia: Cristo spezza il pane per condividerlo con noi, ma il pane spezzato va condiviso sempre anche dopo la celebrazione. Il significato profondo della frase: ite messa est é: continuate la missione nella vita di tutti i giorni. Fare delle didascalie per spiegare i vari momenti può servire a riportare le persone al vero significato del rito: ormai i gesti sono diventati automatici e si é perso il loro significato profondo. la segretaria Brevi dalla Parrocchia Pellegrinaggio Unitalsi a Lourdes - ottobre 2009 Quali sono gli ammalati e quali sono le persone sane? P ortare una croce non significa subire un castigo, ma quasi avere un privilegio: se pur con difficoltà, aiuta ad affrontare la vita dando il giusto peso alle cose. Esserne convinti non è facile, i momenti di sconforto ci sono, ma io ho capito che questa è la strada giusta e a Lourdes, lo scorso Ottobre, ho avuto l’ennesima dimostrazione; Lì nessuno viene osservato con sguardi pietosi, gli ammalati vengono prima di tutti, forte è il sentimento di fratellanza che si respira. Al santuario ci sono stata con mio marito Marino che, a causa di un incidente stradale, da 11 anni è costretto a vivere su una sedia a rotelle. Se pur consapevole che la Madonna sia ovunque la si voglia cercare, quindi anche a casa mia, ho voluto andarci per la seconda volta, spinta da un desiderio di curiosità, dalla volontà di fare un’esperienza di fede e dal bisogno di trovare un’occasione per potermi fermare a pregare con tranquillità. Tantissime sono le cose che mi hanno colpito in quel Luogo,tra tutte la disponibilità di dame e barellieri: giovani ragazze e ragazzi, gli angeli in terra li chiamano, che hanno deciso di vivere un’esperienza a Lourdes in prima linea offrendo una mano e un sorriso a tutti gli ammalati, da volontari e pagando il soggiorno; in loro ho notato fortissima la gioia di aiutare gli altri mi sono chiesta perché lo fanno e non ho potuto fare a meno di riflettere sulla mia esperienza. Per me aiutare mio marito nella quotidianità è una cosa normale. Non ho mai dovuto pensarci due volte perchè lo amo e perchè lo merita. Molto bella è poi stata l’esperienza della fiaccolata: mentre la prima volta che l’ho fatta, qualche anno fa, le lacrime mi scorrevano a fiume lungo il viso, questa volta sono riuscita a pregare e a cantare; è stato un percorso davvero suggestivo, l’abbiamo fatto tutti insieme ed eravamo tutti uguali. E ancora: mi ha molto colpito il bagno nella vasca dell’acqua benedetta: avrei voluto esprimere ad alta voce mille preghiere, ma avevo un nodo alla gola, il momento è stato talmente emozionante che tutto si è svolto dentro di me nella mia mente e nel mio cuore e mi sono subito sentita bene, ero davvero felice; non ci sono parole per definire sentimenti ed emozioni di questa esperienza sicuramente positiva. Oltre ad aver fatto nuove amicizie, mi sono confrontata con situazioni diverse e sono tornata a casa pervasa da un senso di serenità; alla Madonna ho anche espresso un desiderio: tornare a Lourdes con i miei figli per far vivere anche a loro, da motivati, un’esperienza così grande. Camminiamo insieme una partecipante n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 43 Brevi dalla Parrocchia Lavori necessari di restauro e di conservazione degli edifici di culto e parrocchiali di prossima esecuzione. I l Consiglio parrocchiale per gli Affari economici (C.P.A.E.), - quella che un tempo era chiamata Fabbriceria - ha preso atto nel mese di novembre delle autorizzazioni della Soprintendenza ai Beni Storici e Ambientali e pertanto prossimamente partiranno i lavori di sistemazione della parte alta della facciata della chiesa, dalla quale ultimamente erano caduti dei mezzi coppi e frammenti consistenti di intonaco ammalorato, con grave pericolo per la sicurezza delle persone. Inoltre, a causa dei piccioni – che sono una vera calamità per i monumenti - il degrado della zona alta della facciata e del timpano si è fatto enorme. Per non parlare dell’intasamento dei pluviali, dello sporco, delle penne dei volatili e del guano che cade a terra ogni giorno, deturpando l’area davanti alla chiesa. Prossimamente verrà effettuata l’installazione del ponteggio davanti alla facciata della chiesa. I lavori da affrontare sono pertanto i seguenti: 1-Messa in sicurezza delle strutture del timpano della chiesa e di tutte le cornici della facciata. 2-Rifacimento degli intonaci consumati o caduti in rovina. 3- Istallazione di moderni sistemi di allontanamento dei piccioni. 4-Ridipintura delle aree della facciata rovinate o guaste; verifica della situazione del tetto ed eventuale sostituzione di coppi guasti. 5- Restauro del portone ligneo centrale della chiesa, che è molto degradato e dell’affresco della Pietà (collocato nella stanza da dove si transita per accedere all’organo. 6- Successivamente si porrà mano al restauro dei finestroni, alcuni dei quali sono notevolmente gonfiati nella legatura in piombo e “imbarcati”. 44 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 7- Contemporaneamente ci è giunta l’autorizzazione per l’esecuzione del progetto di messa in sicurezza della cosiddetta “Cascina dell’Oratorio” (..altra via crucis...infinita..): anche lì dovremo intervenire tempestivamente, garantendo la staticità e impedendo che vada tutto in rovina. E’ infatti un bene vincolato ed in base al Codice Urbani il parroco è tenuto a non farlo crollare. La tempestività nel realizzare le suddette opere dipenderà da molti fattori : non ultimo quello delle condizioni climatiche. Il costo delle prima fase di questi interventi si aggira sui duecento mila euro: Camminiamo insieme una parte già c’è , per il risparmio di questi anni; il resto lo speriamo dalla collaborazione generosa dei Parrocchiani e dalla Provvidenza, che non è mai distratta. Pertanto a partire da questo Natale si fa appello alla generosità di tutti nel sostenere il costo delle opere. I tempi attuali sono di crisi, ma questi sono lavori sono da affrontare coraggiosamente, avendo fiducia nell’aiuto di Dio e dei fedeli. A ciascuno la libertà di collaborare nei modi più consoni e possibili. Con viva cordialità. Il Parroco e il C.P.A. E. Brevi dalla Parrocchia Ringraziamento dei genitori dei Gruppi Gerusalemme 2009-10 Domenica 22 Novembre 2009, nella solennità di nostro Signore Gesù Re dell’Universo, i nostri bambini hanno ricevuto in dono, a nome di tutta la nostra comunità cristiana, da mons. Mario, don Claudio, le Catechiste ed Educatori ACR la Sacra Bibbia. Tutti noi genitori, ringraziamo per la loro preziosa e amorevole dedizione e collaborazione che ci aiuta a crescere di giorno in giorno con i nostri figli nell’amore e negli insegnamenti di Gesù Cristo. Grazie a tutti di cuore. I genitori Date dei battesimi dell’anno del Signore 2010 Domenica 10 Gennaio: (Festa del Battesimo del Signore) Domenica 7 febbraio Sabato 3 aprile Veglia pasquale ore 21,00 Domenica 16 maggio Domenica 13 giugno Domenica 11 luglio Domenica 8 agosto. Domenica 12 settembre Domenica 10 ottobre Domenica 7 novembre Domenica 5 dicembre. N.B. Durante la Quaresima non si celebrano i battesimi. La Veglia pasquale è la più adatta liturgicamente ed è molto raccomandata. Le famiglie dei battezzandi contattino il Parroco almeno due mesi prima della data desiderata. Si faccia in modo di non spostare oltre i tre-quattro mesi il battesimo dei bambini, salvo giusta causa o per motivi di salute dei piccoli o della mamma. La preparazione è normalmente comunitaria a cura del Parroco e dei Catechisti degli adulti e consiste in tre incontri concordati insieme: il primo per i soli genitori; il secondo per i genitori e i padrini; il terzo, serale, nell’immediata celebrazione del Sacramento, in chiesa. Nel concordare la data con il Parroco verrà consegnato il libretto per la preparazione in famiglia. Per i Padrini vige la dichiarazione di idoneità, controfirmata anche dal Parroco di residenza. I Padrini e le Madrine siano persone di chiara testimonianza cristiana, in modo da poter accompagnare con l’esempio i loro figliocci. Il Parroco mons. Mario Stoppani Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 45 Calendario liturgico Calendario liturgico pastorale Dicembre 2008 20 Domenica IV di Avvento 23 Mercoledì Ore 9,30 S Messa alla Casa di Riposo per gli Ospiti (Natale dell’Ospite) N.B. Dalle ore 8 del 23 dicembre, alle ore 12 del 24 dicembre, è presente in chiesa il rev. Confessore forestiero Padre Angelo Nolli di Gargnano Ore 20,30: liturgia penitenziale per tutti 24 Vigilia di Natale. Giornata dedicata ancora al Sacramento della Riconciliazione. Ore 22,00 Presepe Vivente in Oratorio Ore 23,30 Canto dell’Ufficio delle Letture Ore 24,00 S. Messa solenne della Notte Santa, accompagnata dalla CORALE 25 Solennità del Natale di nostro Signore Gesù Cristo Sante messe : ore 8 - ore 9,30 - ore 11,00 - ore 18,00 - N.B. ore 17,30 Vespri solenni di Natale Ore 17,00 Presepe Vivente in Oratorio 26 Festa di Santo Stefano Protomartire - Orario festivo - Ore 17,30 Vespri in onore di Santo Stefano. 27 Domenica - Festa della Santa Famiglia di Nazareth - Memoria di San Giovanni Evangelista 28 S.S. Innocenti Martiri 31 Giovedì – Ultimo dell’Anno - San Silvestro Papa. Ore 18,00 S. Messa pro populo. Canto del Te Deum con Indulgenza plenaria. Ore 21,00 - 23,00 Adorazione di ringraziamento al termine dell’anno 2009 Gennaio 2009 1 Venerdì. Festa di Capodanno. Solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Giornata mondiale della Pace. Orario festivo delle Sante Messe. Ore 17,00 Vespri - Adorazione - Canto del Veni Creator (Indulgenza plenaria) 3 Domenica II dopo Natale. 4 Memoria di S. Angela da Foligno 5 Vigilia dell’Epifania. Ore 18,00 Messa festiva della vigilia. 6 Solennità dell’Epifania di nostro Signore. Giornata per l’Infanzia missionaria. Orario festivo delle Sante messe. Ore 14 Partenza del Presepio Vivente dall’oratorio verso la chiesa Ore 15 circa S. Messa per i bambini e le fami- 46 n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 Camminiamo insieme glie in chiesa. Benedizione dei bambini Ore 18 S. Messa solenne con la Corale 10 Festa del Battesimo del Signore. Ore 11 S. Messa battesimale. 13 Memoria di S. Ilario vescovo. 13 -14 -15 gennaio: Benedizione delle stalle e preghiera a S. Antonio Abate. In questi tre giorni don Mario passerà nelle cascine a benedire le stalle. 17 Domenica II del Tempo Ordinario. Memoria liturgica di S. Antonio Abate. Festa della famiglia e degli anniversari di matrimonio Ore 11,00 S. Messa in canto. Pranzo comunitario al Calesse di Travagliato. Iscrizioni entro il 10 gennaio in parrocchia. 18 Memoria di S. Margherita d’Ungheria. 19 Memoria di S. Mario e famigliari Martiri (Marta, Audifax, Abacuc). Inizio del’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani 20 S.S. Martiri Fabiano e Sebastiano,titolari della Cappella del Suffragio in parrocchia 21 Festa di S. Agnese Martire, Patrona della Gioventù femminile. 22 S. Vincenzo Diacono e Martire 24 Domenica III del Tempo ordinario: S. Francesco di Sales. 25 Festa della conversione di San Paolo Apostolo. Conclusione dell’Ottavario. 26 Memoria dei Santi Timoteo e Tito. 27 Festa di S. Angela Merici, Vergine bresciana. Proclamazione della santa come Patrona secondaria della Città e Diocesi di Brescia (vedi programa diocesano) 28 Giovedì: Inizio dei Sacri Tridui: Ore 20 Ufficiatura solenne in suffragio di tutti i Defunti della Parrocchia, anche dei Sacerdoti e delle Suore che hanno operato a Castrezzato. 29 - 30 - 31 Sacri Tridui dei Defunti. Adorazione di Suffragio. N.B. È presente il Confessore forestiero. Iscrizioni a Registro dei Tridui, come tutti gli anni. Orario delle celebrazioni: venerdì 29: S. Messe alle ore 8,00 - 9,30 - 20,00 sabato 30: S. Messe alle ore 8,00 - 9,30 - 18,00 31 Domenica IV del Tempo Ordinario. Memoria di S. Giovanni Bosco Patrono della Gioventù S. Messe con orario festivo. Ore 18,00 S. Messa in suffragio dei Defunti del 2009. I famigliari sono invitati a presenziare. Anagrafe Lettera parrocchiale del Parroco Anagrafe parrocchiale Rinati in Cristo (battesimi) Cadeo Simone di G. Pietro e Zotti Valeria Campi Aaron di Cristian e Falocchi Eleonora Dotti Alice di Andrea e Salvoni Alessandra Mandatori Michael di Marco e Zaniboni Anna Maria Marini Federico di G.Battista e Zanini Marica Rivieri Eleonora di Luca e Zani Alice Roncali Andrea di Gabriele e Nava Daniela Verzeletti Asia di Diego e Bosio Gaia Foresti Simone di Giuseppe e Lancini Cinzia Vescovi Alessandro di Massimiliano e Testa Maria Chiara Twene Eniola Assiemela Yankson di Mensah e Nokde Manye Jiana Corsini Angelica Matilda di G.Paolo e Guerrini Maria Francesca Davì Luca di Andrea e Roberta Noci Facchi Loris di Omar e Zini Chiara Zanini Paolo di Gianpietro e Rossi Luisa Corsini Martina di Onorio e Quarantini Mara Lancini Gloria di Graziano e Parma Eleonora Fieni Andrea di Davide e Salvoni Genny (di Castelcovati) Nella luce di Cristo (defunti) Merigo Luigi di anni 78 Marini Giuseppe di anni 82 Festa Francesco di anni 66 Boniotti Chiara di anni 97 Marella Lorenza di anni 86 Parma Pierina di anni 74 Barone Lumaga Vittorio di anni 80 Matrimoni Danesi Pietro Battista con Tani Weena Simona Biloni Davide con Calabria Anna Camminiamo insieme n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010 47 Preghiera di Natale Mio Dio, mio Dio Bambino povero come l’amore piccolo come un piccolo d’uomo umile come la paglia dove sei nato. Mio piccolo Dio che impari a vivere questa nostra stessa vita che domandi attenzione e protezione che hai ansia di luce mio Dio incapace di difenderti e di aggredire e di fare del male mio Dio che vivi soltanto se sei amato che altro non sai fare che amare e domandare amore, insegnami che non c’è altro senso non c’è altro destino che diventare come Te carne intrisa di cielo, sillaba di Dio, come te, che cingi per sempre in un abbraccio l’amarezza di ogni tua creatura malata di solitudine. (Ermes Ronchi)