N° 21 dicembre 2009 febbraio 2010
Camminiamo insieme
Periodico della Comunità dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato
Camminiamo insieme
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
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Sommario
Camminiamo insieme
Periodico della Comunità parrocchiale
dei Santi Pietro e Paolo in Castrezzato
N.21 - dicembre 2009 febbraio 2010
Hanno collaborato a questo numero: mons. Mario Stoppani, don Claudio Chiecca, p. Aldino
Cazzago, Gruppo Missionario parr.le, Silvana Brianza, Maria Antonia Galli, Mariapaola Bergomi,
Catechisti ed Animatori Oratorio, Educatori A.C.
Testi di Papa Benedetto XVI, Mons. Luciano Monari, Mons. Bruno Foresti, Marcella Rizzi, Alda Merini,
Ermes Ronchi, Conferenza Episcopale Italiana
Contributi di Uffici per la Pastorale Diocesi di Brescia, Pellegrini Visita del Papa a Brescia, Pellegrini a
Lourdes, Unitalsi, Rivista Città Nuova, C.P.P., C.P.A.E.
Segreteria Agostina Cavalli
Impaginazione Giuseppe Sisinni Stampa G.A.R. di Ruffini s.r.l. - Castrezzato (BS)
In copertina
Sacra Famiglia di Luigi Salvetti
Giustamente del Mistero del Natale si evidenzia il ruolo unico e
irrepetibile di Maria, la Madre: il
Natale è anche la Festa del Parto
della Beata Vergine Maria. Ma l’Incarnazione del Figlio di Dio coinvolge anche
Giuseppe, sposo di Maria. Giuseppe è
sempre nell’ombra, compie con fedeltà
il suo compito di Custode del Redentore.
Fino a trent’anni Gesù vive e lavora a Nazareth, dove è chiamato “il figlio del carpentiere”. Secondo il vangelo, Giuseppe
apparteneva alla discendenza di Davide.
Dio quindi, sceglie Giuseppe come padre
legale di Gesù, perchè in questo modo è
più facile comprendere che si realizza la
sua promessa. Dio infatti, aveva promesso a Davide di rendere stabile il suo regno. La presenza di Giuseppe ci dice che
Dio, attraverso la discendenza di Davide,
non solo realizza la promessa, ma inaugura un regno che non avrà mai fine.
L’esempio della Santa Famiglia mette davanti agli occhi l’esempio dell’amore che
si dona e si diffonde. Le nostre famiglie
vivono oggi momenti di grande difficoltà
e spesso di disgregazione. Mai come oggi
si avverte la necessità di modelli positivi
per le relazioni familiari. Il “segno” della
famiglia di Nazareth, nella sua semplicità e nella sua forza, ci rinvia al mistero
della vita che non è prodotto dei nostri
sforzi, ma anzitutto dono.
Come dimenticare i nostri genitori cui
dobbiamo la vita e l’inserimento nel
mondo e nella società? Gesù entrando
nel mondo attraverso una famiglia umana , rende grandi anche le nostre piccole famiglie e le rende segno visibile del
grande amore di Dio.
( d. M.)
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n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
Camminiamo insieme
Sommario
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Lettera da Gesù Bambino
È Natale, coraggio!
Il Papa a Brescia
Brescia ha accolto il Papa
Spiritualità
A Natale Dio viene come un bambino
Vita della Chiesa
In croce i segni della fede
Vita della Diocesi
Il Natale ritorno all’umanità autentica
Vita della Diocesi
Lettera del vescovo su una penosa vicenda
Spazio famiglia
Emergenza educativa
Vita dei Santi
Santa Teresa d’Avila
e Santa Teresa di Gesù Bambino
Spazio missioni
Una vita fondata sull’amore
Lavoro e società
Tempo di crisi
Spazio Oratorio
Alzate lo sguardo la vostra salvezza è vicina!
Calendario liturgico
Calendario liturgico e anagrafe parrocchiale
Lettera da Gesù Bambino
Lettera aperta da Betlemme
È Natale, coraggio!
Q
ueste parole che sto per
dirti sono le mie: le avevo in me già a Betlemme.
“Non sono venuto per essere servito, ma per servire; non per abolire, ma per portare a compimento;
non per spegnere il lucignolo fumigante; non per i sani, ma per i
malati; non a giudicare e condannare ma a salvare”.
Poi le ho gridate
ai quattro venti,
perchè germoglino fino ai confini
del mondo e alla
co n s u m a z i o n e
dei tempi.
Ho assunto la tua
carne come Figlio
del Grande Amore, mendicante
di uomini, naufraghi
dell’esistenza, ciechi e
soli. Ho udito ed
ascoltato il grido
viscerale, l’urlo
che sale dalla terra verso il cielo,
avverto il buio
ch’è nel cuore del
povero. E dico a
te quella parola
che di nuovo dà
speranza: coraggio, alzati, ti conosco per nome e sono qui per
aiutarti a ripartire, per liberare la
tua energia compressa dal dolore,
dalle vicende che ti hanno portato
all’esperienza del non senso della vita. Getta via il fardello delle
cianfrusaglie che pensavi amuleti
efficaci e ti hanno deluso dandoti
solo il fluttuare di desideri inappagabili e sempre più prepotenti,
fino a schiavizzarti. Hai bisogno di
luce per vedere bene la strada che
devi percorrere per arrivare fino
a me, ma sappi che io la percorro
con te e ti sorreggo se inciampi e
se cadi ti rialzo. Hai bisogno di luce
di sale per dare sapore ad una vita
insipida. Hai necessità di lievito
per uscire dagli azzimi del deserto
e scoprire il nuovo pane che non
conosce corruzione ed è pegno
d’immortalità e ti darà la possibilità di raggiungere pascoli erbosi e
sorgenti zampillanti.
Sono venuto e sono rimasto con te,
ci sono per sempre, ma solo i piccoli mi possono riconoscere, solo
la semplicità dei pastori sa stupirsi
e prova la gioia di accogliermi.
Erode, e chi come lui, resta nel suo
palazzo, circondato dai suoi servi,
dalle sue concubine, avvolto nelle sue paure, nei suoi tristi presagi. Lui non può capire la pace e
l’amore che porto, perchè non ha
la volontà di capire. Nemmeno gli
Scribi e neppure i Farisei o i sommi
Sacerdoti sapranno vedere, perchè non sanno gridare il buio che
hanno nel cuore, non intendono
il linguaggio di chi li chiama per
nome e dice: “Coraggio, condividi
le tue paure, grida il tuo dolore,
non gettarti a terra, non demolirti. Dai tuoi cocci
io sono in grado
di fare un vaso
nuovo, colmo
di speranza per
l’eternità”.
Cerca nel tuo
profondo quel
“fanciullino” che
è rimasto in te e
renderai possibile e fecondo il
nostro incontro
e non subirai
il giudizio, ma
sentirai in te
quella dolcezza e tenerezza
di amore che
solo i baci della tua mamma
potevano darti. Il mio Natale
è il tuo Natale:
cammineremo
insieme, percorreremo strade
che non sapevamo, porteremo la
croce, saliremo il Calvario e guardandoci negli occhi non ci sentiremo soli nemmeno in questo momento. E sarà proprio allora che ci
vorrà tanto coraggio.
Camminiamo insieme
Gesù
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Pagina Biblica
Riflessioni su Lc 1,39-42 (la visitazione)
L’incontro si fece carne
I
n quei giorni Maria si alzò e
andò in fretta verso la regione
montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria,
salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il
bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce:
“Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!” Lc
1, 39-42
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Rimane nei nostri occhi quell’andare, l’andare della donna di Nazaret, in fretta, dice il Vangelo, per i
monti di Giuda.
Immagino - mi si perdoni questo
fantasticare - che all’inizio le sia
stato facile andare, ma poi, come
accade a tutte le donne abitate,
abitate da un dolce peso, le toccò
di fermarsi a respirare, per via del
sentiero che si era fatto tutto in
salita.
Camminiamo insieme
E sui monti, là dove per la fatica si
era fatto corto il respiro alla donna,
forse là, immagino, in quel silenzio sospeso, si sentì avvolgere da
pensieri che poi le accadde di condividere con la cugina Elisabetta
sull’uscio di casa. Avvertì con trasalimento che la grandezza vera
era quell’essere visitati e abitati da
Dio e che, ancora una volta, Dio,
per i suoi strani giochi, aveva fatto
cose “grandi” in una serva “piccola”, sovvertendo ancora una volta,
impenitente nella sovversione,
gli abusati criteri della grandezza
mondana.
Lo sguardo di Dio aveva visto la
sterilità dell’una e la piccolezza
dell’altra. Come se le due donne
si fossero sentite guardate da Dio,
da lui visitate. E infatti Maria nel
suo Magnificat dirà: “Ha guardato
la piccolezza della sua serva”. Le
donne hanno una profondità interiore, intelligenti nel senso dell’intus legere. Leggono dentro la loro
storia un Dio che guarda, un Dio
che visita, nel segno del grembo
rigonfio.
La grandezza, pensava la donna,
dipende dall’essere visitati e abitati. Dipende da chi e da che cosa ci
abita.
Noi purtroppo persistiamo a tracciare righi di silenzio sulle parole
sovversive del Vangelo. Noi persistiamo a chiamare “grandi” quelli
che contano sulla terra. Costruiamo loro troni e poi, come se nulla
fosse, cantiamo nelle chiese, cantiamo, con la donna di Nazaret,
che Dio ha rovesciato i troni, ha
rovesciato i potenti dai troni. Persistiamo purtroppo a declamare potere e immagine dei grandi e non
il grembo abitato delle donne, di
ogni donna.
Il Figlio di Dio, dobbiamo dirlo,
oggi si è di nuovo nascosto. Da
quando è asceso al cielo vive nel
segreto e nel trasalimento del
grembo, il grembo rigonfio della
storia.
E beati coloro cui rimane un bri-
Pagina Biblica
vido di luce negli occhi, per riconoscerlo, per discernere tra rigonfiamento e rigonfiamento, tra
il gonfiore sterile dell’arroganza
umana e il gonfiore tenero della
vita. E distinguere con nettezza,
senza rimescolamenti, tra ostentazione e ostensione, ostentazione
urlata, ostensione silenziosa.
L’evangelista Luca, quando si accinge a raccontare questa visita,
non trova di meglio che usare le
immagini con cui nella Bibbia si
racconta dell’arca dell’alleanza.
L’arca dell’alleanza era il segno
della presenza di Dio in mezzo
al suo popolo, del transito di Dio
sulla terra. Maria, dunque, segno
del passaggio di Dio, custodisce
e porta in sé una presenza. Come
l’arca. E, come dell’arca dell’antica
alleanza si raccontava che, al suo
passaggio sui monti di Israele,
aveva suscitato gioia ed esultanza,
così di Maria, che sale ai monti di
Giuda, si racconta che il suo passaggio nella casa di Elisabetta suscita commozione ed esultanza: “Il
bambino”, dirà Elisabetta, “ha esultato di gioia nel mio grembo”.
L’evangelista Luca - è sorprendente ed emozionante - racconta
l’incontro di queste due donne incinte, la giovane e l’anziana, come
l’avvento di una pentecoste: al
contatto, quando nell’abbraccio
un volto sfiorò l’altro, un grembo
si appoggiò dolcemente all’altro,
discese lo Spirito. È detto: “Elisabetta fu piena di Spirito Santo”.
Pensate al fascino di questa suggestione: un abbraccio diventa
pente-coste, accade il dono dello
Spirito. Non nelle chiese, ma in
un abbraccio tenero di donne. Mi
sono detto: se pensassimo alla
grazia degli incontri, i nostri, che
custodiscono questa affascinante
possibilità di comunicarci reciprocamente momenti di bellezza, di
entusiasmo, di gioia, di consolazione, di sostegno, di fedeltà? Accadimenti dello Spirito, occasioni
di una nuova pentecoste! Forse
sottovalutiamo, o raramente riflettiamo su questa realtà della vita,
realtà quotidiana: la vita è fatta
di incontri. Incontri che a volte si
bruciano nell’arco di pochi istanti, a volte ti accompagnano lungo
l’intero arco di una vita. Si può viverli, impoverendoli, impoverendoli di senso e di importanza. O si
può viverli, dando loro possibilità
meravigliose di Spirito, di senso,
di bellezza. “Che bello averti incontrato!”: ci si dice. La bellezza
nell’incontro, la pentecòste nell’incontro.
La storia di questa visitazione ci
accompagna, desta suggestioni.
Sembra parlare a tutti noi, a questa nostra generazione di cristiani
che ascolta annunci ma vive nella
paura e rimane ferma, nella casa.
La storia della donna di Nazaret
suona come un invito ai credenti,
così spesso fieri di essere abitati,
abitati da Dio, un invito a uscire.
Esci. E che il Signore è nato in te,
dillo visitando la casa degli uomini. Dillo con la tua vicinanza a
chi è al sesto mese. Dillo tenendo
la mano alla donna che trema e
suda per le doglie del parto. Dillo
dando coraggio a tutto ciò che sa
d’inizio, sa di nascita, sa di piccolo
germoglio. Inizia un amore, inizia
un’esistenza, inizia un lavoro, inizia
un curriculum di studi, inizia una
ricerca, inizia una nuova epoca,
inizia un vangelo... È l’ora dell’inizio. La tua visita faccia sussultare
il bambino che abita ogni inizio.
Chinati, dove c’è un inizio.
E se ci raccontassimo, me lo chiedo, in giornate, cupe come le nostre, storie di inizi che fanno sobbalzare di gioia? Se li portassimo
alla luce?
Il sobbalzare del bambino nel
grembo dell’anziana divenne racconto. E come sarebbe potuto finire nel Vangelo, alle prime pagine, se le due donne non si fossero
raccontate quel sobbalzare, se le
due donne, ancora turbate dalla
gioia, non l’avessero confidato a
qualcuno?
Buon Natale!
Camminiamo insieme
don Mario
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Il Papa a Brescia
Brescia ha accolto il Papa,
e noi c’eravamo
Domenica 8 novembre 2009 eravamo tra la folla che in Piazza Paolo VI ha accolto il Papa. La visita è stata preparata con cura e con anticipo dalla nostra Diocesi, dandoci dei sussidi che ci accompagnassero nella preghiera
in attesa di questo grande evento. L’alzata mattutina ed il tempo non proprio favorevole non ha in alcun modo
alterato la nostra voglia di incontrare il Santo Padre. La gente in piazza era molta ma i giovani volontari addetti
all’accoglienza sono stati un supporto importante per tutti i pellegrini. La prima grande emozione è stata la
discesa dall’aereo del Pontefice, seguita in diretta su maxi schermo: il silenzio dell’attesa si è trasformato in un
gioioso applauso di benvenuto ricco dell’affetto che la piazza ha voluto dimostrargli.
L’entusiasmo ci ha accompagnato per tutta la giornata, le braccia aperte e protratte in avanti del Santo Padre
sembravano volerci abbracciare ad uno ad uno. Nonostante le migliaia di persone, i momenti di raccoglimento personale in comunione con Benedetto XVI non sono mancati, le sue parole sono entrate nel nostro cuore
pronte per esserci d’aiuto nei momenti difficili.
È stata un’esperienza esaltante che ci accompagnerà per sempre.
Un gruppo di partecipanti
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n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
Camminiamo insieme
Il Papa a Brescia
Omelia del Papa in Piazza Paolo VI
Paolo VI dono per la Chiesa
C
ari fratelli e sorelle,
è grande la mia gioia nel poter spezzare con voi il pane
della Parola di Dio e dell’Eucaristia,
qui, nel cuore della Diocesi di Brescia, dove nacque ed ebbe la formazione giovanile il servo di Dio
Giovanni Battista Montini, Papa
Paolo VI.
Al centro della Liturgia della Parola
di questa domenica – la 32.ma del
Tempo Ordinario – troviamo il personaggio della vedova povera, o,
più precisamente, troviamo il gesto che ella compie gettando nel
tesoro del Tempio gli ultimi spiccioli che le rimangono. Un gesto
che, grazie allo sguardo attento
di Gesù, è diventato proverbiale:
“l’obolo della vedova”, infatti, è sinonimo della generosità di chi dà
senza riserve il poco che possiede.
Anche a noi, come quel giorno ai
discepoli, Gesù dice: “Fate attenzione! Guardate bene che cosa fa
quella vedova, perché il suo atto
contiene un grande insegnamento; esso, infatti, esprime la caratteristica fondamentale di coloro che
sono le “pietre vive” di questo nuovo Tempio, cioè il dono completo
di sé al Signore e al prossimo; la
vedova del Vangelo, come anche
quella dell’Antico Testamento, dà
tutto, dà se stessa, e si mette nelle
mani di Dio, per gli altri”. È questo
il significato perenne dell’offerta della vedova povera, che Gesù
esalta perché ha dato più dei ricchi, i quali offrono parte del loro
superfluo, mentre lei ha dato tutto ciò che aveva per vivere (cfr Mc
12,44), e così ha dato se stessa.
Cari amici! A partire da questa
icona evangelica, desidero meditare brevemente sul mistero della
Chiesa, del Tempio vivo di Dio, e
così rendere omaggio alla memoria del grande Papa Paolo VI, che
alla Chiesa ha consacrato tutta la
sua vita. La Chiesa è un organismo
spirituale concreto che prolunga
nello spazio e nel tempo l’oblazione del Figlio di Dio, un sacrificio
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Il Papa a Brescia
apparentemente
insignificante
rispetto alle dimensioni del mondo e della storia, ma decisivo agli
occhi di Dio. La Chiesa, che incessantemente nasce dall’Eucaristia,
dall’autodonazione di Gesù, è la
continuazione di questo dono,
di questa sovrabbondanza che si
esprime nella povertà, del tutto
che si offre nel frammento. È il Corpo di Cristo che si dona interamente, Corpo spezzato e condiviso, in
costante adesione alla volontà del
suo Capo. Sono lieto che stiate approfondendo la natura eucaristica
della Chiesa, guidati dalla Lettera
pastorale del vostro Vescovo.
È questa la Chiesa che il servo di
Dio Paolo VI ha amato di amore
appassionato e ha cercato con tutte le sue forze di far comprendere
e amare. Rileggiamo il suo Pensiero alla morte, là dove, nella parte
conclusiva, parla della Chiesa.
“E alla Chiesa, a cui tutto devo e
che fu mia, che dirò? Le benedizioni di Dio siano sopra di te; abbi
coscienza della tua natura e della
tua missione; abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità;
e cammina povera, cioè libera, forte ed amorosa verso Cristo”.
... Cari amici – e mi rivolgo in modo
speciale ai Fratelli nell’Episcopato
e nel Sacerdozio –, come non vedere che la questione della Chiesa,
della sua necessità nel disegno di
salvezza e del suo rapporto con il
mondo, rimane anche oggi assolutamente centrale? Che, anzi, gli sviluppi della secolarizzazione e della
globalizzazione l’hanno resa ancora più radicale, nel confronto con
l’oblio di Dio, da una parte, e con
le religioni non cristiane, dall’altra? La riflessione di Papa Montini
sulla Chiesa è più che mai attuale;
e più ancora è prezioso l’esempio
del suo amore per lei, inscindibile da quello per Cristo. “Il mistero
della Chiesa – leggiamo sempre
nell’Enciclica Ecclesiam suam –
non è semplice oggetto di conoscenza teologica, dev’essere un
fatto vissuto, in cui ancora prima
di una sua chiara nozione l’anima
fedele può avere quasi connaturata esperienza” (ibid., p 229, n. 178).
Questo presuppone una robusta
vita interiore, che è – così continua
il Papa – “la grande sorgente della
spiritualità della Chiesa, modo suo
proprio di ricevere le irradiazioni
dello Spirito di Cristo, espressione
radicale e insostituibile della sua
attività religiosa e sociale, inviolabile difesa e risorgente energia nel
suo difficile contatto col mondo
profano” (ibid., p. 231, n. 179). Proprio il cristiano aperto, la Chiesa
aperta al mondo hanno bisogno
di una robusta vita interiore.
Negli Insegnamenti di Paolo VI,
cari amici bresciani, voi potete trovare indicazioni sempre preziose
per affrontare le sfide del presente,
quali, soprattutto, la crisi economica, l’immigrazione, l’educazione
dei giovani. Al tempo stesso, Papa
Montini non perdeva occasione
per sottolineare il primato della
dimensione contemplativa, cioè
il primato di Dio nell’esperienza
umana. E perciò non si stancava
mai di promuovere la vita consacrata, nella varietà dei suoi aspetti.
Egli amò intensamente la multiforme bellezza della Chiesa, riconoscendovi il riflesso dell’infinita
bellezza di Dio, che traspare sul
volto di Cristo. Preghiamo perché
il fulgore della bellezza divina risplenda in ogni nostra comunità
o la Chiesa sia sogno luminoso di
speranza per l’umanità del terzo
millennio. Ci ottenga questa grazia
Maria, che Paolo VI volle proclamare, alla fine del Conciclio Ecumenico Vaticano II, Madre della Chiesa.
Amen!
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Camminiamo insieme
Il Papa a Brescia
Il saluto nella chiesa di Concesio
Il coraggio di vivere
il Battesimo
C
on questo incontro si chiude la visita pastorale a Brescia, terra natale del mio venerato Predecessore Paolo VI. Ed
è per me un vero piacere concluderla proprio qui, a Concesio, dove
egli nacque ed iniziò la sua lunga
e ricca vicenda umana e spirituale.
Ancor più significativo – anzi emozionante –è sostare in questa vostra chiesa che è stata anche la sua
chiesa. Qui, il 30 settembre 1897,
egli ricevette il Battesimo e chi sa
quante volte vi è tornato a pregare; qui, probabilmente, ha meglio
compreso la voce del divino Maestro che lo ha chiamato a seguirlo
e lo ha condotto, attraverso varie
tappe, sino ad essere suo Vicario in terra. Qui risuonano ancora
le ispirate parole che, diventato
Cardinale, Giovanni Battista Montini pronunciò cinquant’anni fa, il
16 agosto 1959, quando tornò a
questo suo fonte battesimale. “Qui
sono diventato cristiano – egli disse – sono diventato figlio di Dio,
ho avuto il dono della fede” (G. B.
Montini, Discorsi e Scritti Milanesi,
Il, p. 3010). Ricordandolo mi piace
salutare con affetto tutti voi suoi
compaesani, il vostro Parroco e il
Sindaco insieme al Pastore della
diocesi, mons. Luciano Monari, e
a quanti hanno voluto essere presenti a questo breve eppure intenso momento di intimità spirituale.
“Qui sono diventato cristiano... ho
avuto il dono della fede”.
Cari amici, permettete che colga
questa occasione per richiamare.
partendo proprio dalraffcrmaLione di Papa Montini e riferendomi
ad altri suoi interventi, l’importanza del Battesimo nella vita di ogni
cristiano. Il Battesimo – egli afferma – può dirsi “il primo e fondamentale rapporto vitale e soprannaturale fra la Pasqua del Signore
e la Pasqua nostra” (Insegnamenti
IV, [1966], 742), è il Sacramento
mediante il quale avviene “la trasfusione del mistero della morte
e risurrezione di Cristo nei suoi seguaci” (Insegnamenti XIV, [1976],
407), è il Sacramento che inizia al
rapporto di comunione con Cristo.
“Per mezzo del Battesimo – come
dice San Paolo – siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai
morti..., così anche noi possiamo
camminare in una vita nuova” (Rm
6,4). Paolo VI amava sottolineare
la dimensione cristocentrica del
Battesimo, con cui ci siamo rivestiti di Cristo, con cui entriamo in
comunione vitale con Lui e a Lui
apparteniamo. In tempi di grandi
mutamenti all’interno della Chiesa
e nel mondo, quante volte Paolo
VI ha insistito su questa necessità
Camminiamo insieme
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Il Papa a Brescia
di restare saldi nella comunione
vitale con Cristo! Solo così infatti si
diventa membri della sua famiglia
che è la Chiesa. Il Battesimo – egli
annotava – è la “porta attraverso
la quale gli uomini entrano nella
Chiesa” (Insegnamenti XII, [1974],
422), è il Sacramento con cui si
diventa “fratelli di Cristo e membra di quella umanità, destinata a
far parte del suo Corpo mistico e
universale, che si chiama la Chiesa” (Insegnamenti XIII, [1975], 308).
L’uomo rigenerato dal Battesimo,
Dio lo rende partecipe della sua
stessa vita, e “il battezzato può efi
icacemerire tendere a Cid-Trinità,
suo fine ultimo, a cui è ordinato,
allo scopo di avere parte alla sua
vita e al suo amore infinito” (Insegnamenti XI, [1973], 850).
Cari fratelli e sorelle, vorrei tornare
idealmente alla visita a questa vostra chiesa parrocchiale che l’allora
Arcivescovo di Milano fece 50 anni
or sono. Ricordando il suo Battesimo, si- interrogava su come aveva
custodito e vissuto questo grande
dono del Signore, e, pur ricono-
scendo di non averlo né compreso abbastanza, né abbastanza assecondato, confessava: “Vi voglio
dire che la fede che ho ricevuto in
questa chiesa col sacramento del
Santo Battesimo è stata per me la
luce della vita... la lampada della
mia vita” (Op. cit., pp. 3010.3011).
Facendo eco alle sue parole, ci potremmo domandare: “Come vivo
io il mio Battesimo? Come faccio
esperienza del cammino di vita
nuova di cui parla san Paolo?”. Nel
mondo in cui viviamo – per usare
ancora un’espressione dell’Arcivescovo Montini – spesso c’è “una
nube che ci toglie la contentezza
di vedere con serenità il cielo divino... c’è la tentazione di credere
che la fede sia un vincolo, una catena da cui bisogna sciogliersi, che
sia una cosa antica se non sorpassata, che non serve” (ibid., p. 3012),
per cui l’uomo pensa che basti “la
vita economica e sociale per dare
una risposta a tutte le aspirazioni
del cuore umano” (ibid.). A questo
riguardo, quanto mai eloquente è
invece l’espressione di sant’Agostino, il quale scrive nelle Confessio-
ni che il nostro cuore non ha pace
finché non riposa in Dio (cfr 1,1).
Solo se trova la luce che lo illumina e gli da pienezza di significato
l’essere umano è veramente felice. Questa luce è la fede in Cristo,
dono che si riceve nel Battesimo,
e che va riscoperta costantemente
per essere trasmessa agli altri.
Cari fratelli e sorelle, non dimentichiamo il dono immenso ricevuto
il giorno in cui siamo stati battezzati! In quel momento Cristo ci
ha legati per sempre a sé, ma, da
parte nostra, continuiamo a restare uniti a Lui attraverso scelte coerenti con il Vangelo?
Non è facile essere cristiani! Ci vuole coraggio e tenacia per non conformarsi alla mentalità del mondo,
per non lasciarsi sedurre dai richiami talvolta potenti dell’edonismo e
del consumismo, per affrontare, se
necessario, anche incomprensioni
e talora persino vere persecuzioni.
Vivere il Battesimo comporta restare saldamente uniti alla Chiesa,
pure quando vediamo nel suo volto qualche ombra e qualche macchia.
È lei che ci ha rigenerati alla vita
divina e ci accompagna in tutto il nostro cammino: amiamola,
amiamola come nostra vera madre! Amiamola e serviamola con
un amore fedele, che si traduca in
gesti concreti all’interno delle nostre comunità, non cedendo alla
tentazione dell’individualismo e
del pregiudizio, e superando ogni
rivalità e divisione. Così saremo
veri discepoli di Cristo! Ci aiuti dal
Cielo Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, che il Servo di Dio Paolo
VI ha amato e onorato con grande
devozione.
Vi sono ancora grato per la vostra
accoglienza così cordiale e bella,
cari fratelli e sorelle, e, mentre vi
assicuro il mio ricordo nella preghiera, a tutti impartisco di cuore
una speciale benedizione.
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n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
Camminiamo insieme
Spiritualità
Un neonato non può far paura, si affida
A Natale Dio viene come un bambino
“Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: Gloria a Dio nel più alto dei cieli/ e sulla terra pace agli
uomini, che egli ama” . (Luca 2,12 -14 )
A
Natale la Parola è un bambino che non sa parlare.
L’Eterno è un neonato, appena il mattino di una vita.
Il Dio che aveva plasmato Adamo
con la polvere del suolo ora si fa
Lui stesso polvere del nostro suolo. Il vasaio si fa argilla di un solo
piccolo vaso, luce custodita di un
guscio di creta, ruvido di terra e
fremente di luce. Dio si è fatto
uomo, anzi bambino: e per capire
di più penso al bambino che cerca
il latte della madre e dico: il verbo
si è fatto fame.
Poi penso agli abbracci che Gesù
ha riservato ai più piccoli e dico: il
verbo si è fatto carezza; al suo pianto davanti alla tomba dell’amico
Lazzaro: il verbo si è fatto lacrime.
Penso al velo di fango sugli occhi
del cieco: il verbo si è fatto polvere
e mano e saliva e occhi nuovi. Alla
croce: il verbo si è fatto agnello,
carne in cui grida il dolore. A Natale Dio viene come un bambino: un
neonato non può far paura, si affida, vive solo se qualcuno lo ama e
si prende cura di lui.
Come ogni neonato, Gesù vivrà
solo perchè amato. Dio viene
come mendicante d’amore.
Ecco il prodigio più grande: Dio
di carne, è questa la parola rivoluzionaria, la parola appassionata
del Natale. L’impensabile di Dio,
la vertigine della storia, il perno
che segna un prima e un dopo nel
conto degli anni.
Natale è l’inizio di un nuovo ordinamento di tutte le cose. Non è
una festa sentimentale, ma la con-
versione della storia.
La grande ruota del mondo che
aveva sempre girato in un unico
senso: dal basso verso l’alto, dal
piccolo verso il grande, dal debole
verso il forte.
Quando Gesù nasce, anzi quando
il Figlio di Dio è partorito da una
donna, il movimento della storia
per un istante si inceppa e poi
prende a scorrere nel senso opposto: il forte si fa servo del debole,
l’eterno cammina fra le età dell’uomo, l’infinito è contenuto nel frammento.
A Natale ha fine l’eterno viaggio di
Dio in cerca dell’uomo, e ha inizio
per l’uomo la più grande avventura: diventare Verbo e figlio di Dio.
“Se anche Cristo fosse nato mille
volte a Betlemme, ma non nasce
in te, allora è nato invano” (A. Silesius).
Destino di ogni creatura è diventare sillaba di Dio, carne intrisa di
cielo. Dio si è fatto uomo perchè
l’uomo si faccia Dio. Non potevamo desiderare avventura maggiore. Natale è davvero l’estasi della
storia.
Se Natale non è, io non sono.
Camminiamo insieme
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
11
Lettera
Vita
della
delChiesa
Parroco
Ancora sull’Enciclica “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI
L’Enciclica sociale del Papa
L’esasperazione dei diritti sfocia nella dimenticanza dei doveri. I doveri delimitano i diritti perché rimandano al quadro antropologico ed etico entro la cui verità
anche questi ultimi si inseriscono e così non diventano arbitrio. Per questo motivo i doveri rafforzano i diritti e propongono la loro difesa e promozione come
un impegno da assumere a servizio del bene.
L’
ultima enciclica di Papa
Benedetto XVI ha come titolo “Caritas in veritate”, “La
carità (l’amore) nella verità” ed è
un’enciclica sociale; ciò significa
che i temi trattati hanno una rilevanza che investe non solo aspetti
dottrinali della fede e del catechismo della chiesa cattolica ma anche della società, della giustizia e
dell’economia. Lo scopo è evidenziare come una condotta di vita
cristiana e fedele ai precetti della
chiesa- intesa come comunità solidale dei credenti- sia possibile, e
anzi doverosa, in tutti i campi della
vita comune anche se lontani dalla pratica di fede e dalla liturgia.
In altri termini, la fede può e deve
orientare anche l’agire sociale,
nelle sue varie espressioni di agire
politico e agire economico.
Questa nuova enciclica- che segue
la Deus caritas est e la Spe salvi- si
pone in aperta continuità con
un’altra famosa enciclica sociale,
la Populorum progressio di Paolo
VI, scritta nel 1967, in anni di grandi trasformazioni economiche e
rivolgimenti sociali (non dimentichiamo che anche la fondamentale Humanae vitae è stata scritta
negli anni della contestazione):
anche la lettera di Benedetto XVI è
presentata ai fedeli in un momento di sfiducia nelle sorti dell’eco-
12
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
nomia di mercato e della giustizia
sociale, a testimoniare la vicinanza della chiesa e l’importanza di
un’analisi profonda della situazione attuale. La caritas, cioè l’amore
cristiano (“amore” è il significato
letterale e primo di “caritas”, che
viene a significare “carità” solo in
un secondo tempo) è il termine
primo e ultimo dell’agire di fede, è
ciò che spinge il cristiano ad agire
secondo verità ed è il punto d’arrivo di una condotta retta. La carità
“si compiace della verità” (San Paolo Lettera ai Corinzi 13,6) ed è la
via maestra della dottrina sociale
della chiesa. Solo l’amore cristiano può orientare una condotta
responsabile nella società, nella
politica e nell’economia: la carità
porta a comprendere che l’adesione ai valori del Cristianesimo non
è solo utile, ma indispensabile per
la costruzione di una buona società e di un vero sviluppo umano
integrale, perciò essa è caritas in
veritate in re sociali, “amore nella
verità nella cosa pubblica, nella
vita sociale”.
Non si deve pensare che la caritas
si esaurisca nell’esercizio della retta politica e della retta giustizia,
perché l’amore è per sua natura
divino e trascende la condizione
umana: “la carità eccede la giustizia, perché amare è donare, offrire
Camminiamo insieme
del mio all’altro”. L’amore cristiano
che deve permeare la società e la
vita comune non si appaga della
giustizia terrena e della solidarietà
degli uomini perché esso “eccede”, esce dalla dimensione umana:
questo accade perché esso segue
la logica del dono, che supera la
giustizia e realizza le relazioni di
gratuità, misericordia e comunione.
La caritas rende superiore l’impegno sociale e politico, poiché l’impegno per il bene che sia animato
dall’amore cristiano ha una valenza superiore a quella dell’impegno
solo secolare e politico.
Lo sviluppo economico e sociale,
spesso rapidissimo, di una parte
del mondo e di alcuni popoli in
particolare, ha indotto a ritenerlo
privo di quella caratteristica trascendente che guida la storia umana e a dimenticarsi del termine primo e primo fattore dello sviluppo,
cioè l’annuncio di Cristo agli uomini. Dio, essendosi fatto uomo ed
essendo così entrato nella storia,
ha imposto ad essa una direzione
e una virata decisiva, che nessuno può cogliere senza recepire il
messaggio evangelico. L’entrata di
Dio nella storia dell’uomo impone
che si pensi a questa come uno
sviluppo integrale che investe la
realtà materiale ma anche quella
spirituale, pertanto l’agire sociale non può prescindere - pena le
conseguenze di cui conosciamo
gli aspetti più inquietanti - da una
visione trascendente e “eccedente”, guidata dall’amore.
Mariapaola Bergomi
Lettera
Vita della
del Parroco
Chiesa
Messaggio della CEI per la 32a giornata per la vita
Ogni vita è degna di essere vissuta
C
hi guarda al benessere economico alla luce del Vangelo sa che esso non è tutto, ma non per questo è
indifferente. Infatti, può servire la vita, rendendola più bella e apprezzabile e perciò più umana. Fedele
al messaggio di Gesù, venuto a salvare l’uomo nella sua interezza, la Chiesa si impegna per lo sviluppo
umano integrale, che richiede anche il superamento dell’indigenza e del bisogno. La disponibilità di mezzi
materiali, arginando la precarietà che è spesso fonte di ansia e paura, può concorrere a rendere ogni esistenza
più serena e distesa. Consente, infatti, di provvedere a sé e ai propri cari una casa, il necessario sostentamento,
cure mediche, istruzione.
Una certa sicurezza economica costituisce una opportunità per realizzare pienamente molte potenzialità di
ordine culturale, lavorativo e artistico. Avvertiamo perciò tutta la drammaticità della crisi finanziaria che ha
investito molte aree del pianeta: la povertà e la mancanza del lavoro che ne derivano possono avere effetti
disumanizzanti.
La povertà, infatti, può abbrutire e l’assenza di un lavoro sicuro può far perdere fiducia in se stessi e nella propria dignità.
Si tratta, in ogni caso, di motivi di inquietudine per tante famiglie.
Molti genitori sono umiliati dall’impossibilità di provvedere, con il proprio lavoro, al benessere dei loro figli e
molti giovani sono tentati di guardare al futuro con crescente rassegnazione e sfiducia. Proprio perché conosciamo Cristo, la Vita vera, sappiamo riconoscere il valore della vita umana e quale minaccia sia insita in una
crescente povertà di mezzi e risorse.
Proprio perché ci sentiamo a servizio della vita donata da Cristo, abbiamo il dovere di denunciare quei meccanismi economici che, producendo povertà e creando forti disuguaglianze sociali, feriscono e offendono la vita,
colpendo soprattutto i più deboli e indifesi.
L’uso distorto dei beni e un dissennato consumismo possono, anzi, sfociare in una vita povera di senso e di
ideali elevati, ignorando i bisogni di milioni di uomini e di donne e danneggiando irreparabilmente la terra, di
cui siamo custodi e non padroni.
Del resto, tutti conosciamo persone povere di mezzi, ma ricche di umanità e in grado di gustare la vita, perché
capaci di disponibilità e di dono. Anche la crisi economica che stiamo attraversando può costituire un’occasione dí crescita. Essa, infatti, ci spinge a riscoprire la bellezza della condivisione e della capacità di prenderci
cura gli uni degli altri.
Consiglio Episcopale Permanente
Vi riconoscete? II Elementare classe 1924
Vita della Chiesa
31a Giornata Nazionale per la Vita - 1 febbraio 2009
In croce
i segni della fede
V
ia i crocifissi dalle pareti delle scuole. Via quel provocatore dalle braccia spalancate appese a un legno. Via quella
scena così atroce e disturbante la
tranquillità di chi non crede o crede diversamente. La Corte europea sui diritti umani di Strasburgo,
con parole più burocratiche, così
ha sentenziato e la palla è stata rilanciata ai poteri nazionali: questi
hanno diritto di fare ricorso entro
tre mesi. Che dire? Tutto è possibile quando si parte da una visione
capovolta della realtà, per cui ogni
portatore di diritti (anche presunti)
La redazione e i collaboratori
augurano
alla Comunità di Castrezzato
un sereno Natale
e un felice 2010
14
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
Camminiamo insieme
va riverito e trattato con i guanti.
La maggioranza conta poco quando si attiva la dittatura della minoranza: se uno è a disagio, qualunque ne sia il motivo, tutti devono
pagarne il prezzo e impegnarsi nel
rimuovere l’ostacolo che tanto lo
affligge.
Ma è proprio vero che il crocifisso
crea quel gran disagio che si dice?
Non tutti sanno che i musulmani
venerano Gesù come un grande
profeta e che gli ebrei sempre più
lo riconoscono come uno dei loro,
ma che anche molti non credenti
gli danno credito. La scrittrice Natalia Ginzburg, ebrea e atea, il 22
marzo 1988 così scriveva sull’Unità: «Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana,
che ha sparso per il mondo l’idea
dell’uguaglianza fra gli uomini fino
ad allora assente... Prima di Cristo
nessuno aveva mai detto che gli
uomini sono tutti uguali e fratelli, ricchi e poveri, credenti e non
credenti, ebrei e non ebrei e neri e
bianchi». Non è forse un bene che
bambini e ragazzi incontrino questo messaggio da subito, a partire
dai banchi di scuola?
Vita della Chiesa
L’annuncio del Vescovo “Un dono di Dio per tutta la Chiesa”
Sant’Angela Merici
patrona secondaria di Brescia
L
a Sacra Congregazione per il
Culto divino ha accolto la nostra domanda di proclamare
Sant’Angela Merici patrona secondaria della città e della provincia di
Brescia.
Il desiderio che ci ha mossi nasce
dalla consapevolezza dell’importanza della vita e dell’opera di
questa straordinaria donna che ha
anticipato i tempi aprendo strade
nuove e ancora attuali all’evangelizzazione e alla vita consacrata.
Per questo il 24 gennaio dell’anno
prossimo faremo, nel santuario di
Sant’Angela, la proclamazione solenne.
Questo evento coincide con la
memoria del 475° anno di Fondazione della Compagnia di Sant’Orsola; in tal modo la nostra diocesi
si unirà alla festa di tutte le figlie di
Sant’Angela per lodare e benedire
il Signore. È proprio attraverso il
ringraziamento, infatti, che il dono
spirituale che il Signore ha fatto
alla Chiesa attraverso Sant’Angela
diventa attuale e continua a produrre in noi i suoi frutti.
Per questo invito tutta la diocesi
a preparare questa solenne proclamazione con la preghiera e
con l’impegno a conoscere la vita,
l’opera, il messaggio di Sant’Angela. Soprattutto sarà utile riflettere
sul posto che le donne possono e
debbono avere nella Chiesa.
Il futuro delle nostre comunità dipende in gran parte da questo.
Luciano Monari
Camminiamo insieme
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
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Vita della Diocesi
Lettera natalizia del Vescovo agli sposi e alle famiglie
Il Natale, ritorno
all’umanità autentica
C
arissimi sposi e famiglie tutte,
anche quest’anno desidero
raggiungervi personalmente con
un affettuoso augurio natalizio,
dicendo così la mia vicinanza alle
vostre case e la mia gratitudine a
Dio per voi.
Il tempo e le festività natalizie sono
un momento propizio per gustare
la bellezza del clima familiare e riprendere speranza per i cammini
più difficili, dolorosi.
Anch’io, come voi, sono spesso rapito dai ritmi frenetici della quotidianità, fatti di scadenze da rincorrere e problemi da risolvere.
Anch’io, come voi, ho bisogno del
Natale, per ritornare all’umanità
più autentica, quella voluta e amata da Padre. Prendiamoci un po’ di
tempo, doniamolo al Signore e impariamo di nuovo l’arte dell’ascolto e della meraviglia, vie sicure per
incontrare la semplicità della grotta di Betlemme. Affiniamo l’udito
del nostro cuore: potremo ancora
una volta sentire il canto beato
degli angeli:” Gloria a Dio nel più
alto dei cieli e sulla terra pace agli
uomini, che egli ama”.
Ora, vengo nelle vostre case e
ammiro meravigliato il segno del
presepe, sempre uguale eppure in
ogni focolare così diverso, fatto a
vostra immagine. Ascolto i vostri
discorsi e apprendo tanto bene, insieme però a preoccupazioni e fatiche: la stanchezza di relazione, il
lavoro, i soldi mai sufficienti, qualche seria malattia di una persona
16
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
cara, i figli e la loro educazione.
Già, i figli: dono benedetto del
Signore e vita vostra, carissimi
genitori!Spesso, però, non sono
bene accolti, rimangono soli e poveri di valori, di fede. Coraggio, quel
Dio che vi ha donato tanta ricchezza non vi abbandona;cercatelo e
imparate da Lui, dal suo cuore.
Tra le tante parole che si dicono
nella vita, in questo Natale ne voglio ascoltare con voi alcune speciali, di quelle che si pronunciano
raramente, ma sono così potenti.
“Vogliamo per nostro figlio il Battesimo, la vita eterna”.
Che bella domanda avete fatto
alla Chiesa, cari sposi. Avete chiesto il sempre e il tutto del bene di
Dio per le vostre creature. E questa
domanda nasce dal vostro amore
di coniugi e prosegue quel dono
della vita che avete offerto nella
generazione, insieme a Dio Creatore. Ora, la Chiesa, comunità dei
credenti, è guidata dallo Spirito
Santo per ascoltare sapientemente queste domande e per poter
garantire risposte vere, efficaci.
L’atto di volontà che vi ha spinto
a invocare dal Padre queste cose
grandi per i vostri figli sia sostenuto da una testimonianza quotidiana d’amore e di fede. Continuate
nel solco che avete intrapreso,
sarà il modo più sicuro per affidare le persone amate a Dio e a un
mondo più bello. È nel matrimonio che dovete cercare la forza e il
coraggio di portare avanti fino in
fondo la domanda del Battesimo.
Camminiamo insieme
Siate certi, vivete per il sacramento dell’amore, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia....
Vi ricordate quelle domande che
il sacerdote, a nome di tutta la
Chiesa, vi ha posto il giorno delle
nozze? Una di queste diceva così:
“ Siete disposti ad accogliere i figli
che il Signore vorrà donarvi e ad
educarli secondo la legge di Cristo e della Chiesa?”. Con decisione,
sincerità e probabilmente con un
pizzico d’incoscienza, voi avete
detto sì! Come Maria all’Angelo,
Come tutte le persone di buona
volontà, responsabili e amanti
di Dio, del prossimo. E così, nel
vostro matrimonio, benedetto e
consacrato dal Signore, avete reso
una completa disponibilità ad essere fecondi nella vita, nell’amore
e nella fede. Il vostro legame si è
fatto culla di cura totale dei figli e
luogo - metodo di trasmissione di
Gesù Cristo. Anche qui, non siete
soli, la Chiesa a cui vi siete rivolti,
partecipa volentieri della vostra
paternità e maternità, delle soddisfazioni e delle fatiche di essere
genitori.
Nel giorno del Battesimo i vostri
figli hanno iniziato ad essere introdotti nella vita divina, nella famiglia cristiana; e questo, con il vostro cuore, con i vostri passi. Quale
dono, quale responsabilità: Dio si
Vita della Diocesi
è piegato ad abitare nelle vostre
creature, briciole amate dall’umanità, e anche nella vostra casa si è
sentito il canto degli Angeli: “ Gloria a Dio nel più alto dei cieli ....”.
Insieme a questa legittima
gioia,però, non posso distogliere
l’ascolto dalle tante domande di
chi non ha figli; parole di vita fatte
di silenzi e di lacrime, di rincrescimenti e a volte di sensi di colpa.
Riconosco il vostro dolore e le fatiche di non trovare facili soluzioni;
benedico anche i molti sposi che
sanno allargare la loro fecondità nell’ampio mondo dell’affido
e dell’adozione. A tutti chiedo di
mettersi in paziente ascolto della
volontà del Padre, che non lascia
mai nessuno senza una strada di
generazione nel bene, di fecondità nell’amore. È vero; tutto questo
è più faticoso e rischioso, ma frequentemente le mete indicate dal
Signore sono più alte dei nostri
sogni. Sì, tenete lo sguardo della
vostra coppia rivolto a traguardi
importanti, sapendo che le occasioni si servizio alla vita sono sem-
pre smisurate.
Natale non è percepito con il tono
di festa della speranza di Dio per
noi, soprattutto da chi non ha più
un buon clima familiare, fatto di
unità e di condivisione nell’amore
coniugale...
penso alle famiglie vedove, spesso
con figli piccoli orfani di un genitore.
L’abbraccio sincero degli amici e
dell’intera comunità cristiana sapranno offrire più calore nelle feste
natalizie, come nei semplici giorni
quotidiani. Bisogna accorgersi di
queste voci discrete, avvicinarle e
camminare con loro.
Chi poi ha interrotto la propria
storia coniugale con separazione
o divorzio farà forse fatica ad affrontare con cuore sereno l’avvento dell’Emmanuele, con la gioiosa
armonia che questo produce anche nella società. Non raramente
si sente dire che proprio questi
giorni diventino un vero tormento, perchè tempo di rimpianti e di
riapertura di ferite dolorose, mai
del tutto sanate. Proprio a voi, ca-
rissimi fedeli, voglio ricordare che
Gesù viene incontro a tutti e non
disdegna di nascere anche nei
luoghi più bui e freddi dell’esistenza umana.
La sua presenza tra noi, nella grotta di Betlemme, non inizia forse
nel segno della solitudine, del rifiuto sociale e della vicinanza dei
soli pastori, gente questa di cattiva fama e per questo tenuta a distanza?
Coraggio, la Chiesa rimane sempre la vostra casa, dove ritrovarsi
in fraternità e rinnovare la vostra
fede.
Il canto degli Angeli possa abitare
ancora tra voi e vi faccia pregustare il profumo di Paradiso.
A tutte le famiglie dono la mia
benedizione e dico “ Accogliete il
Signore che viene, egli dona speranza ad ogni persona bisognosa
d’amore”.
Camminiamo insieme
Il vostro vescovo
+ mons. Luciano Monari
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
17
Vita della Diocesi
Costituzione delle Unità Pastorali
nella diocesi di Brescia
A) Configurazione
1. L’Unità Pastorale (UP) «è un insieme di parrocchie di un’area territoriale omogenea, stabilmente
costituito dal Vescovo diocesano
per assolvere in modo più efficace
alla missione evangelizzatrice della Chiesa attraverso una collaborazione pastorale organica».
Essa implica:
- la programmazione comune
- la nomina di un Coordinatore o
di un unico Parroco per le varie
parrocchie
- la presenza di almeno un prete
collaboratore
- l’istituzione di un “gruppo ministeriale” stabile, costituito dai
sacerdoti, dai diaconi (se ci
sono), da qualche persona consacrata e da alcuni laici degni
e competenti. Esso ha il compito di pensare, programmare
e decidere collegialmente (sia
pure nel rispetto dei ruoli e
delle competenze) i progetti
e le iniziative da sottoporre al
Consiglio Pastorale dell’UP e da
realizzare poi coinvolgendo la
corresponsabilità di tutti.
2. L’UP non è un fine ma uno strumento, affinché:
- crescano la comunione e la corresponsabilità in una pastorale
d’insieme,
- e il Vangelo arrivi così, in una
forma più credibile ed efficace,
al cuore di tutte le persone che
vivono nelle parrocchie dell’UP
(cristiani e non).
3. Le parrocchie non vengono can-
18
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
cellate ma collegate e coordinate
perché ognuna possa dare il proprio specifico apporto e arricchirsi
di quello delle altre.
B) Le motivazioni storico-teologiche
Ci sono situazioni, contingenze
storiche che, lette come segni dei
tempi, possono diventare motivazioni teologiche che spingono la
Chiesa a operare particolari scelte
pastorali. Per il nostro tema: l’evidente diminuzione del clero, la
grande mobilità, la mentalità più
globalizzata e meno campanilista,
la tendenza all’unione e al coordinamento in tutti i campi, una
maggiore coscienza ecclesiologica e il desiderio di una Chiesa più
comunionale sollecitano la Chiesa
bresciana a rivedere la pastorale parrocchiale tradizionale per
fare maggiore spazio alle UP, che,
nello stile del coordinamento e
della corresponsabilità ecclesiale,
favoriscono una maggiore comunione fra i preti, fra preti e laici, e
fra le diverse comunità, aprendo
maggiormente ai ministeri laicali
e permettendo ai presbiteri di guidare contemporaneamente più
parrocchie.
C) I criteri
- il bene delle comunità
- “vicinanza” geografica e storicoculturale
- appartenenza allo stesso comune
- numero di abitanti
Camminiamo insieme
D) Modalità di procedura
1. Il Provicario generale e il Vicario Episcopale per la Pastorale (in
stretto rapporto col Vescovo e il
Vicario Generale) presentano al
Consiglio Presbiterale e Pastorale Diocesani le motivazioni che
giustificano ed esigono la scelta
delle UP; contemporaneamente
condividono i criteri, i tempi e le
modalità di procedura per la loro
formazione e istituzione.
2. Rivedono la distinzione attuale
delle Zone Pastorali (ZP) in vista
di eventuali ed opportuni mutamenti.
3. Individuano in loco le possibili
UP nelle varie Zone con l’apporto
di una piccola commissione locale, costituita da: il Vicario Episcopale di riferimento, il Vicario zonale, due presbiteri della zona, due
rappresentanti laici del Consiglio
Pastorale Zonale (CPZ), un diacono permanente (se c’è in zona) e
una persona consacrata.
4. Alla luce di quanto è emerso dalla “commissione locale”, il-Vicario
Episcopale di riferimento presenta
le ipotesi di UP (relative a quella Zona) alla congrega dei preti e
al CPZ e ne ascolta il parere e le
eventuali proposte correttive.
5. Il Vicario zonale presenta le motivazioni e le ipotesi di UP ai CP
delle parrocchie interessate e ne
raccoglie il parere.
6. Il Provicario e il Vicario episcopale per la Pastorale raccolgono
quanto è emerso dalla Zona e dalle parrocchie e offrono al Vescovo
Vita della Diocesi
le ipotesi maggiormente condivise sulle possibili UP della Zona.
7. Il Vescovo, se la situazione lo
richiede, potrà procedere subito
alla istituzione della UP oppure
potrà procedere con più gradualità, in due momenti:
- immediatamente: viene identificata l’erigenda UP e viene
nominato il presbitero coordinatore delle parrocchie interessate; vengono precisate le
iniziative pastorali da realizzare
subito insieme; viene fissato il
tempo entro il quale l’UP sarà
eretta ufficialmente;
- nel tempo prefissato: viene
eretta canonicamente l’UP con
la nomina di un Coordinatore
o, a seconda dei casi, di un unico Parroco per tutte le parrocchie interessate; nel frattempo
vengono nominati ì presbiteri
collaboratori; viene inoltre indicato ciò che rimane proprio
di ogni singola parrocchia e ciò
che va realizzato a livello di UP.
8. Il Vescovo o un Vicario Episcopale darà l’avvio ufficiale alla neonata
UP, con la celebrazione eucaristica
in loco e l’invocazione dello Spirito
Santo.
la pastorale oratoriana e degli adolescenti e giovani
- la pastorale familiare (pastorale
battesimale e post-battesimale, preparazione al matrimonio,
gruppi delle giovani coppie,
gruppi-famiglia ecc.)
- l’evangelizzazione degli adulti
(Centri di ascolto; catechesi degli adulti ecc.)
- la formazione dei catechisti
e dei vari “ministeri” (caritas,
gruppo missionario, animatori
liturgici ecc.)
- il coordinamento e sostegno
delle varie aggregazioni ecclesiali (AC, gruppi, associazioni,
movimenti, nuove comunità
ecc.)
- il calendario liturgico (numero
e orari delle Messe, momenti
celebrativi comuni e distinti,
coordinamento delle feste patronali ecc.)
- l’elaborazione e la stampa di un
unico “bollettino” o “notiziario”
per le varie parrocchie dell’UP.
G) Cosa si richiede dalla erigenda
UP?
- alcuni
momenti
comuni
dell’ICFR (es. all’inizio e alla fine
dell’anno)
la pastorale oratoriana e degli adolescenti e giovani
- la formazione dei catechisti
e dei vari “ministeri” (caritas,
gruppo missionario, animatori
liturgici ecc.)
il calendario liturgico (numero
e orari delle Messe, momenti
celebrativi comuni e distinti,
coordinamento delle feste patronali ecc.)
- la progressiva elaborazione e
stampa di un unico “bollettino”
o “notiziario” per le varie parrocchie dell’erigenda UP.
È nato il Messia!
E) Quali sono le competenze di
ogni singola parrocchia?
Ad ogni parrocchia competono:
la nomina e la presenza del CPP e
del CPAE; la celebrazione dell’Eucaristia domenicale e degli altri
sacramenti; le feste patronali ed
eventuali pratiche di religiosità
popolare tipiche di ogni parrocchia.
F) Quali sono le competenze
dell’UP già istituita?
- la costituzione del Consiglio
Pastorale dell’UP
- la costituzione del “gruppo ministeriale” stabile
- la pastorale dell’ICFR e dell’IC
in genere (catecumenato degli
adulti; percorsi di preparazione
dei cresimandi adulti ecc.)
Camminiamo insieme
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
19
Vita della Diocesi
Rinnovo Organismi Ecclesiali
di Partecipazione 2010-2015
Commissioni / Consulte diocesane
1 marzo 2010:
Inizio preparazione rinnovo
Termine per la formazione Commissioni /Consulte diocesane
31 maggio 2010:
30 giugno 2010:
Scadenza Commissioni /Consulte diocesane 2005-2010
1 luglio 2010:
Nomina nuove Commissioni /Consulte diocesane 2010-2015
Consiglio Presbiterale (CPre)
17 marzo 2010:
Ultima sessione del Consiglio presbiterale 2005-2010
Elezioni Vicari Zonali e rappresentanti non Vicari Zonali nel Consiglio Presbi9-10 giugno 2010:
terale
1 luglio 2010:
Nomina nuovo Consiglio Presbiterale 2010-2015
Novembre 2010:
Prima sessione nuovo Consiglio Presbiterale 2010-2015
Vicari Zonali (VZ)
9-10 giugno 2010:
30 giugno 2010:
1° luglio 2010:
Elezioni dei Vicari Zonali nelle Congreghe
Scadenza Vicari Zonali 2005-2010
Nomina nuovi Vicari Zonali 2010-2015
Consigli Pastorali Parrocchiali (CPP)
Domenica 18 aprile 2010: Elezioni dei nuovi Consigli Pastorale Parrocchiali e dei Consigli Parrocchiali per gli
Affari Economici 2010-2015
Domenica 25 aprile 2010: Proclamazione dei nuovi Consigli Pastorali Parrocchiali
Entro metà giugno 2010:
Prima riunione del Consiglio Pastorale Parrocchiale e designazione di due membri del CPP a membri del Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici
Settembre 2010:
Presentazione del Consiglio Pastorale Parrocchiale alla comunità
Consigli Parrocchiali per gli Affari Economici (CPAE)
Composizione del Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici da parte del
Entro fine giugno 2010:
Parroco.
Settembre 2010:
Presentazione del Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici alla comunità.
Consigli Pastorali Zonali (CPZ)
30 giugno 2010:
Scadenza dei Consigli Pastorali Zonali 2005-2010
Costituzione dei nuovi Consigli Pastorali Zonali 2010-2015
Settembre-ottobre 2010:
Consiglio Pastorale Diocesano (CPD)
30 giugno 2010:
Scadenza del Consiglio Pastorale Diocesano 2005-2010
Costituzione del nuovo Consiglio Pastorale Diocesano 2010-2015
Novembre 2010:
Novembre-dicembre 2010: Prima sessione nuovo Consiglio Pastorale Diocesano 2010-2015
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n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
Camminiamo insieme
Vita della Diocesi
Il Vescovo Monari scrive alla Parrocchia di Castrezzato
Lettera del Vescovo su una penosa vicenda
R
ecentemente il nostro paese è passato nei notiziari nazionali per dei fatti sui quali gli Organi competenti
stanno indagando. Siccome i fatti hanno dei risvolti anche religiosi e pseudo-religiosi, se ne è dovuta
occupare anche la Parrocchia e la Diocesi e- con essa e per essa- il Vescovo Ordinario Mons. Luciano
Monari, il quale- dopo attento esame della situazione dal punto di vista dei settori religiosi ed ecclesiastici di
sue pertinenza-ci ha fatto pervenire una Sua Lettera con l’espresso mandato di leggerla pubblicamente e di
affiggerla per alcuni mesi sulla bacheca parrocchiale: cosa che abbiamo fatto domenica 13 dicembre a tutte le
messe. In verità, già il suo Predecessore Mons. Bruno Foresti nel 1990 si dovette occupare degli stessi fatti incresciosi, emanando poi un documento intitolato “Forme di superstizione e nuove sette religiose”, pubblicato
il 15 gennaio 1990 e che noi riportiamo per intero nel presente Bollettino. La Lettera di Mons. Monari , uscita in
questi giorni,( che pure riportiamo nel presente numero del Bollettino) , si pone in continuità con il precedente
pronunciamento del Vescovo e ne ribadisce la validità, visto che l’atteggiamento scorretto (dal punto di vista
della fede cristiana) di alcuni fedeli, continua a permanere
Ribadito il giudizio negativo di mons. Foresti
I
l cancelliere, don Marco Alba, ha
inviato al Parroco di Castrezzato
e, per conoscenza ai Parroci di
Palazzzolo San Rocco e Rodendo
Saiano, una lettera disciplinare
del Vescovo. Questo il testo del
documento del Vescovo: “Dopo i
recenti fatti accaduti nella parrocchia di Castrezzato per opera del
signor Zani Giuseppe e del gruppo
di fedeli che a lui fa ancora riferimento, per il bene dei fedeli della
parrocchia di Castrezzato e della
diocesi stessa, intendo intervenire
con questo mio scritto ribadendo
alcune indicazioni disciplinari già
emanate dal mio predecessore
mons. Bruno Foresti nel 1990, alla
luce della situazione attuale e del
perdurare di alcuni gravi atteggiamenti di disobbedienza, non conformi alla dottrina cristiana e alla
corretta disciplina dei sacramenti,
da parte di questo gruppo di fedeli. Innanzitutto intendo dunque
confermare alcuni gravi giudizi
già evidenziati da mons. Foresti
in relazione a questo raggruppamento settario di carattere equivoco e aberrante, con diffusione
semiclandestina, all’epoca denominato variamente come ‘Chiesa
rinnovata del Magnificat’ o ‘Chiesa
degli apostoli dell’Amore infinito
degli ultimi tempi’ o ‘Chiesa di Gloria’; nel recente decennio, benché
siano state abbandonate le suddette denominazioni ufficiali, tale
raggruppamento ha continuato a
svolgere le proprie attività in ambito religioso, legandosi strettamente ad un Gruppo di preghiera
riferito a padre Pio, avente come
sede per i propri incontri la parrocchia di S. Rocco in Palazzolo e
l’Abbazia olivetana di Rodengo Sa-
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Vita della Diocesi
iano. Purtroppo in questo Gruppo
di preghiera, da parte di un certo
numero di fedeli, accanto ad attività spirituali legittime e autorizzate, non si sono interrotte pratiche
‘parareligiose’ molto equivoche e
di carattere fortemente abusivo
nei confronti della disciplina ecclesiale che regola l’esercizio del
culto pubblico, quali celebrazioni
sacrileghe di messe da parte di
ministri non ordinati, ordinazioni
invalide, riti di esorcismo e utilizzo
improprio di reliquie, paramenti e
suppellettili sacre. La situazione è
aggravata del fatto che spesso tali
fedeli, appartenenti a diverse parrocchie, continuano a manifestare
una conclamata “doppia appartenenza”, partecipando senza riserve,
come praticanti, alle celebrazioni
e ai sacramenti della vita ecclesiale presso le proprie parrocchie.
Si ritiene pertanto alquanto inopportuno che continui all’interno di
tale raggruppamento, soprattutto
ad opera dei responsabili, questo stato di assoluta mancanza di
chiarezza circa i fondamenti della
dottrina cristiana e la disciplina dei
sacramenti; tale situazione di ambiguità continua a irretire e a confondere la buona fede dei fedeli
che vi partecipano direttamente, e
spesso anche quella dei fedeli delle Parrocchie a cui essi appartengono. Per verificare la possibilità di
poter garantire ai fedeli interessati
uno svolgimento corretto delle
iniziative spirituali del citato Grup-
po di preghiera riferito a padre Pio,
verranno avviati degli incontri tra
l’autorità ecclesiastica e i responsabili del Gruppo così da definire
in modo appropriato le condizioni
per il prosieguo della sua esistenza e il perseguimento delle sue autentiche finalità. Si invitano ancora
i fedeli direttamente coinvolti in
questa triste vicenda a interrompere ogni contatto con le attività
parareligiose di questo raggruppamento e con i suoi responsabili,
e ad avviare una partecipazione
sincera e senza doppiezze alla vita
delle proprie comunità parrocchiali”.
Brescia, 30 - 11 - 2009
mons. Luciano Monari
Il testo di monsignor Foresti
Forme di superstizione
e nuove sette religiose
«T
i scongiuro davanti a
Dio e a Gesù Cristo che
verrà a giudicare i vivi e
i morti, per la sua manifestazione
e il suo regno: annunzia la parola,
insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci,
rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno,
infatti, in cui non si sopporterà più
la sana dottrina, ma, per il prurito
di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le
proprie voglie, rifiutando dí dare
ascolto alla verità per volgersi alle
favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze,
compi la tua opera di annunciatore del Vangelo; adempi il tuo ministero» (II a. Tim. 4,1-5).
Questa parola severa rivolta
dall’Apostolo al vescovo Timoteo
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costituisce un’esortazione pressante a tutti i Pastori della Chiesa.
Proclamare la Parola di Dio, vigilare perché essa non venga adulterata, custodire, a partire da essa, il
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popolo a loro affidato è impegno
del loro sacro ministero.
La coscienza dí tale dovere mi sollecita a intraprendere una sempre
più fervente azione evangelizzatrice e a stimolare tutti i fedeli perché prendano sempre più a cuore
la causa dell’apostolato. E necessario sentirsi ed essere missionari
di Gesù Cristo, diffondendo e difendendo la verità cristiana con
umiltà e assieme con il coraggio
derivante dalla fiducia nella potenza dello Spirito Santo.
Nello stesso tempo la spirituale
urgenza di tale compito apostolico mi guida a mettere in guardia
i cattolici di fronte ai pericoli esistenti in questo nostro contesto
storico zeppo di fenomeni e movimenti religiosi e pseudoreli-giosi.
La confusione è facile, la seduzio-
Vita della Diocesi
ne è possibile. Perciò è necessario
vigilare e pregare per non soccombere nella tentazione.
La prima e più comune è quella di
superstizione. Si diffonde, infatti,
la pratica di consultazioni I’ess.2
sediettrith. astrocartorn vezi etaii,
ecc. Quando il ricorso ad essi sia
fatto cun la sella convinzione che
il futuro libero possa essere conosciuto o dominato attraverso
sortilegi di ogni genere, la fede
nel Dio di Gesù Cristo è messa in
discussione.
Una seconda insidia al proprio
credo è rappresentata da sette e
movimenti religiosi alternativi ad
esso. Più volte è stato fatto cenno
alla intensa attività dei Testimoni di Geova, alla meno insistente
e tuttavia chiara propaganda dei
Mormoni (o «Chiesa di Gesù Cristo
dei Santi degli Ultimi Giorni») e alla
presenza della cosiddetta «Chiesa
di Scientologia».
Per il carattere equivoco che porta
in sé, oltreché per il suo aberrante
contenuto oggettivo, va segnalato
un raggruppamento religioso di
carattere semiclandestino, che si
denota variamente come «Chiesa
rinnovata del Magnificat» o «Chiesa degli Apostoli dell’Amore Infinito degli Ultimi Tempi» o anche
«Chiesa di Gloria».
La setta è formata da laici i quali,
da parte del loro «Pontefice» sono
ordinati «Vescovi» e «sacerdoti»,
sia uomini che donne. Da tale momento essi celebrano la Messa secondo il formulario tridentino.
Le particole consacrate in questo
modo vengono conservate per la
benedizione o anche portate sul
proprio corpo in una piccola teca.
Gli esponenti di questa ‘Chiesa’
compiono pure degli esorcismi,
impiegando nel loro culto alcune
reliquie delle quali sono venuti in
possesso in modo strano.
Ciò che rende particolarmente assurda la posizione di tale setta è la
proclamata «doppia appartenenza», per la quale essi si presentano
come cattolici fedeli e praticanti,
come uno dei tanti gruppi di preghiera. Partecipano a riti e Sacramenti nelle nostre chiese.
Come è facile constatare, si tratta
di un gravissimo fatto di distacco
dalla fede cattolica, che comporta
in sé anche la pratica di azioni sacrileghe.
Avverto gli aderenti a questa “Chiesa” che fossero in buona fede a
considerare la loro falsa posizione
e a decidere in modo conseguente. Invito tutti alla conversione.
L’attuale proliferazione di sette e
movimenti religiosi deve sospingere ogni membro della Chiesa
Cattolica a una più consapevole
fedeltà alla dottrina rivelata e proposta autenticamente dal Magistero; deve guidare a una più coraggiosa testimonianza.
Sempre più chiaramente emerge
la necessità di una intensa e rinnovata catechesi degli adulti.
Il Dio della speranza ci sostenga
nel nostro ministero di missionari
del Verbo di verità.
Brescia, 15 gennaio 1990
mons. Bruno Foresti
Festa degli Anniversari di Matrimonio
Domenica 17 gennaio 2010 celebreremo in Parrocchia la festa
della Famiglia e degli Anniversari di Matrimonio.
Le coppie che nel corso del 2009 hanno celebrato degli anniversari significativi di nozze sono invitati alla Messa delle ore 11 e al
pranzo che seguirà presso il ristorante “Il Calesse” di Travagliato
( € 35,00).
Iscrizioni in canonica, versando la caparra di € 15,00. Possono
partecipare anche parenti e simpatizzanti. Iscrizioni entro il 10
gennaio.
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Spazio famiglia
Di fronte ai comportamenti giovanili adulti in difficoltà
Emergenza educativa
I
l tema o problema dell’educazione è emerso in forma sempre più consistente in questi
ultimi tempi, a fronte del quadro
inquietante dei comportamenti
giovanili ed alla crescente apprensione - quasi uno smarrimento degli adulti che si interrogano su
cosa fare, così da venire definito
“emergenza educativa” che coinvolge tutti, la società civile, lo Stato e la Chiesa.
Una sfida per la comunità cristiana e l’intera società.
La Chiesa italiana - che Paolo VI
amava considerare “esperta in
umanità” - ha raccolto questa urgenza che Papa Benedetto XVI
indica “ineludibile priorità, grande
sfida per la comunità cristiana e
l’intera società” (Viterbo, 6/9/09), e
intende dedicare il piano pastorale dei prossimi anni a questo compito, non tanto per insistere sulla
crisi in atto, che è sotto gli occhi
di tutti, quanto per “ individuarne
le cause e prospettare degli obiettivi da perseguitare per tornare
dall’esilio educativo in cui sembra
essersi confinata la civiltà occidentale” (Card. Bagnasco).
Nel contesto della società in cui viviamo ci rendiamo conto di come
c’è stato un collasso della coscienza educativa, anche per l’affacciarsi di modelli antropologici che
hanno sostituito all’orientamento
della formazione del carattere che esige volontà e disciplina - un
atteggiamento volto alla soddisfazione dell’io e alla permissività. I
guasti dei cattivi maestri sono evidenti per una inversione di marcia
che possiamo esprimere in parole
semplici: “ tornare ad educare”.
Educazione: in cammino che porta ad essere “ persona”.
L’educazione non si riferisce soltanto all’istruzione e formazione
al lavoro, che pure sono di vitale
importanza, nè a trasmettere regole di comportamento che non
troverebbero risposta, ma ad “ accompagnare ciascun individuo nel
cammino che lo porta ad essere
persona ed assumere quella forma
per cui l’uomo è autenticamente
uomo” (id.).
Occorre avere una chiara e convinta concezione della persona, del
suo valore unico e irriducibile, e di
tutte le sue dimensioni, a cominciare dalla questione del senso del
vivere, cioè delle domande fondamentali che attraversano tutta
l’esistenza, come della sua vocazione ad essere relazione con gli
altri, il mondo e l’ infinito.
Tutto questo sarà possibile con
l’opera di educatori credibili e autorevoli, capaci di generare umanità e “in questo senso l’attuale crisi
educativa riguarda primariamente
la generazione adulta chiamata
a mostrare con la vita ciò che veramente vale e a trasmettere una
eredità viva” (id.).
Ritorno alla sorgente: rieducare
all’amore.
È per noi una gradita sorpresa trovare la consonanza, anzi la coincidenza tra scelta pastorale della
Chiesa italiana, la “sfida educativa”,
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Spazio famiglia
e la finalità e l’intenzione che sta
alla base dell’educare e rieducare
all’amore.
L’ambito cui si rivolge è innanzitutto la comunità parrocchiale e
insieme i credenti che cercano di
vivere bene la loro appartenenza
cristiana, ciascuno nel suo contesto di vita: la famiglia, la parrocchia, la professione e l’ambiente in
cui è chiamato a vivere ed operare.
La proposta è “guardare a Gesù”,
alla sua vita e al suo vangelo, modello alto ma insieme imitabile
- pur con la distanza che rimane
incolmabile - per chiunque voglia
vivere autenticamente il suo battesimo. Perchè è seguendo Gesù
di Nazareth, uomo perfetto, che
l’uomo diventa più uomo e don
Paolo Arnaboldi non si stancava di
ripetere: “dal momento che Dio si
è fatto uomo voglio conoscere da
vicino quest’uomo”.
Con due proposte di fondo:
• L’amore a Gesù, vangelo ed
eucarestia, che ci ha chiamati
amici e diventa per noi fratello,
amico, Salvatore e Signore;
• l’amore ai fratelli, così come
Gesù ci ha amato, senza misura
e fino alla fine, per essere tra noi
comunione di mente, di cuore
e di azione, fratelli, come una
grande famiglia. Tutto questo
si traduce nel “fraterno aiuto
cristiano”, la sigla di connotazione del Movimento, e diventa anche la tessera di riconoscimento che Gesù ci ha lasciato
(“da questo vi riconosceranno
che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri”).
Una proposta educativa che ha capacità di rinnovare
• La parrocchia onde sia “famiglia di Dio”,
• il dono del sacramento perchè
la famiglia unita, fedele, aperta
alla vita, solidale e felice,
• la professione e il lavoro per la
costruzione di un mondo nuovo, testimoni credibili che an-
che oggi è possibile ed è bello
e dà gioia vivere il vangelo e
contribuire così a rendere più
umana e vivibile la società.
In comunione con la nostra
Chiesa
Come in questi anni siamo stati
attenti alle indicazioni della Chiesa italiana sulla conversione missionaria della parrocchia e la scelta
della testimonianza, traducendole
nella riflessione, nella preghiera e
nelle proposte dei nostri corsi al
Centro Nazareth, così saremo lieti
di unire il nostro impegno della
Chiesa in Italia, compito gravoso
ma glorioso e urgente, della “ sfida educativa”, che vorremmo tradurre semplicemente: “tornare ad
educare”.
Il pedagogista di Città Nuova
Solenne Ostensione della Sindone
Torino 10 aprile - 23 maggio 2010
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Vita dei Santi
Maria nella tradizione carmelitana
Santa Teresa d’Avila
e Santa Teresa di Gesù Bambino
D
opo aver illustrato in un
precedente articolo la nascita del culto mariano nei
primi secoli della storia dell’Ordine
Carmelitano (XIII-XV), ci soffermiamo ora a delineare il legame spirituale tra due grandi sante carmelitane e la Vergine Maria.
Santa Teresa d’Avila (1515-1582)
La prima figura è quella di santa
Teresa d’Avila, riformatice dell’Ordine carmelitano. Nel 1565, in
obbedienza al suo direttore spirituale, terminava di scrivere la sua
autobiografia. Aveva ormai 50
anni e dal 1562 aveva intrapreso la
riforma dell’Ordine carmelitano. Al
momento della morte avrà fondato numerosi monasteri di monache e alcuni conventi di frati. Ella
conosceva certamente lo speciale
legame che da secoli univa l’Ordine carmelitano a Maria. I primi
Carmelitani non si erano forse denominati come «Fratelli della Beata Vergine del Monte Carmelo»?
Il riferimento a Maria appare fin
dal primo capito dell’autobiografia quando con la memoria torna
alla sua fanciullezza: «Ricordo che
quando mia madre morì, avevo
poco meno di dodici anni. Appena ne compresi la gran perdita, mi
portai afflitta ai piedi di una statua della Madonna e la supplicai
con molte lacrime di voler farmi
da madre». Fin qui il ricordo di un
fatto lontano. Ciò che segue è il bilancio di quella richiesta: «Mi sembra che questa preghiera, fatta con
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tanta semplicità, sia stata accolta
favorevolmente, perché non vi fu
cosa in cui mi sia raccomandata a
questa Vergine sovrana senza che
ne venissi subito esaudita. Ella mi
fece sua».
Alle sue consorelle ripeteva spesso cha la Vergine Maria era la vera
«priora» del monastero, chiamandola affettuosamente, lei che aveva davvero la carica di priora, «la
mia priora». Quando pensava alla
Camminiamo insieme
sua riforma dell’Ordine, la voleva
come un servizio reso alla Vergine
e le sue monache non dovevamo
mai dimenticarsi di vivere come
«figlie» della Vergine Madre. Con il
realismo tipico dei santi, che sanno di non valere nulla agli occhi
di Dio, alle sue monache scriveva
queste parole: «E voi, figliole mie
[ …] ringraziate Iddio di essere le
vere figlie di questa Signora, perché avendo in lei una Madre così
Vita dei Santi
grande, non siete costrette a vergognarvi di me, che sono tanto
cattiva. Imitatela, considerate la
grandezza e il vantaggio che abbiamo d’averla come Patrona».
Spesso iniziava le sue lettere con
le parole «Gesù Maria».
La Vergine fu anche al centro di
alcune apparizioni, in particolare
di quella che accadde poco prima
della fondazione del monastero
di San Giuseppe ad Avila, il primo
monastero riformato di monache.
Aiutata dallo stesso san Giuseppe,
Maria, rivestiva di una veste bianca
Teresa. Mentre quella vestizione le
arrecava una «grandissima gioia e
diletto», Maria le assicurava la sua
protezione sul monastero che stava per nascere. La Vergine, scrisse,
era di «una bellezza incantevole,
vestita di bianco con grandissimo
splendore, non abbagliante, ma
soave».
Per Teresa Maria è anche l’immagine viva di quello che Dio può
operare con ognuno di noi. Come
la Scrittura insegna, nulla può contenere Dio, nemmeno i cieli. Dio è
infinito, eppure può decidere di
racchiudersi nel piccolo spazio
di una sola anima. Dopo aver paragonato la propria a un castello
destinato a diventare la dimora
di Dio stesso, Teresa scriveva: «Se
infatti allora avessi saputo, come
comprendo chiaramente adesso,
che in questo minuscolo palazzo
dell’anima mia dimora un Re così
eccelso, ritengo che non l’avrei lasciato tanto spesso così solo […].
Però che spettacolo meraviglioso
vedere Colui il quale può riempire
mille mondi della sua esistenza,
rinchiudersi in uno spazio così piccolo! Allo stesso modo ha voluto
rannicchiarsi nel grembo della Sua
Santissima Madre».
Nel marzo del 1581, un anno e
mezzo prima di morire, a una sua
consorella, scriverà di aver «visto
realizzato nell’Ordine della Vergine nostra Signora tutto ciò che desideravo». Bastano queste poche
righe per capire il ruolo e l’importanza che Maria ebbe nella lunga
vita della nostra santa.
Santa Teresa di Gesù Bambino
(1873-1897)
Tre secoli dopo Teresa d’Avila, si
affacciava alla vita del mondo e
della Chiesa santa Teresa di Gesù
Bambino. Questa giovane monaca
carmelitana francese, che morirà a
soli 24 anni, visse, pur dentro l’assoluta normalità di una vita familiare e claustrale, una straordinaria avventura di santità. Nel 1925
papa Pio XI la canonizzerà e due
anni dopo la proclamerà, con san
Francesco Saverio, «patrona di tutte le missioni cattoliche del mondo», lei che pur non era mai uscita
dal suo monastero ma aveva vissuto uno sconfinato desiderio di
annuncio della Buona Novella a
tutto il mondo.
Il suo rapporto con Maria non si
ammanta di quel facile sentimentalismo, frutto anche di una predicazione di stampo devozionale,
che parlava della Vergine come
di qualcosa di così perfetto da
risultare inaccessibile e alla fine
lontano dalla concreta esistenza
della stragrande maggioranza dei
cristiani. Con un certo coraggio a
questo proposito scriveva: «Che
i preti ci mostrino dunque delle
virtù [di Maria] praticabili. È bene
parlare delle sue prerogative, ma
soprattutto bisogna poterla imitare. Ella preferisce l’imitazione
piuttosto che l’ammirazione, e la
sua vita è stata così semplice! Per
quanto bella sia una predica sulla Santa Vergine, se si è obbligati
tutto il tempo a fare: Ah!... Ah! Se
ne ha abbastanza. Come mi piace
cantarle: “Visibile hai reso la stretta
via al cielo, praticando sempre le
virtù più umili”».
In un’altra occasione affermò che
avrebbe desiderato essere sacerdote per poter predicare sulla
figura della Vergine: avrebbe detto «tutto e in una sola volta». Ad
esempio così: «Perché una predica
sulla Santa Vergine mi piaccia e mi
faccia del bene, bisogna che veda
la sua vita reale, non supposizioni
sulla sua vita; e sono sicura che la
sua vita reale doveva essere semplicissima. La presentano come
inavvicinabile, bisognerebbe mostrarla imitabile, fare risaltare le
sue virtù, dire che viveva di fede
come noi, darne le prove con il
Vangelo». La giovane carmelitana non faceva che anticipare di
settant’anni il Concilio Vaticano II
quando nella Lumen Gentium affermerà che Maria «avanzò nella
peregrinazione della fede» (n. 58).
La maternità di Maria non fu per
lei una verità astratta e buona
solo per incomprensibili libri di
teologia. Anche potendolo, non
avrebbe mai cambiato il suo ruolo
privilegiato di «figlia». Alla sorella
Celina spiegava tutto ciò con questa parole: «A proposito della Madonna, bisogna che ti confidi una
delle mie familiarità con lei. A volte mi trovo a dirle “Ma mia buona
Santa Vergine, trovo che sono più
fortunata di te, perché ti ho per
Madre, ma tu, tu non hai una santa
Vergine da amare … . È vero che
tu sei la Madre di Gesù, ma questo Gesù ce lo hai donati a tutti! E
Lui sulla Croce, ti ha donato a tutti
come Madre. Così noi siamo più
ricche di te, perché possediamo
Gesù e anche tu ci appartieni […]
ed ecco che io, povera piccola creatura, sono non la tua serva, ma la
tua figlia, tu sei la Madre di Gesù e
sei mia Madre”». Poi con un sottile
senso dell’ironia, così concludeva:
«Senza dubbio la Santa Vergine
deve ridere della mia ingenuità e
tuttavia quel che dico è proprio
vero!». Molti cristiani di oggi che
vivono spiritualmente «orfani»,
dovrebbero meditare a lungo le
parole di questa semplice cristiana
che dal 1997 Giovanni Paolo II ha
voluto come la più giovane e l’ultima «dottore della Chiesa».
P. Aldino Cazzago - carmelitano
Camminiamo insieme
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Spazio Missioni
Notizie dalle Missioni
Incontri per capire
Lo Spirito di Assisi.
I leader religiosi provenienti da tutto il mondo si sono riuniti, nello scorso
settembre, a Cracovia per l’incontro internazionale “ Uomini e religioni”,
promosso dalla Comunità di Sant’ Egidio. Lo hanno fatto nel segno dello
“ Spirito di Assisi”, a 70 anni dall’inizio della seconda guerra mondiale e a
20 dal crollo del muro di Berlino. I leader di tutte le grandi religioni mondiali, Martedì 8 Settembre sono stati pellegrini nei campi di sterminio
per onorare tutte le vittime della Shoah, della guerra, del male avvenuto
nei lager.
Vaticano: il sinodo per l’Africa.
È iniziata il 4 ottobre la seconda Assemblea speciale dei vescovi per l’Africa che si è concluso il 25. I vescovi africani sono convenuti in Vaticano
per confrontarsi su un tema molto significativo: “ la chiesa in Africa al
servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”. la chiesa, infatti, con le sue comunità e istituzioni, come pure i singoli cristiani, possono diventare sempre più il sale della terra africana e la luce del mondo
sociale, culturale e religioso dell’Africa, “ Lasciatevi riconciliare in Dio”, diceva San Paolo ai Corinzi, un invito valido anche per i fedeli e gli uomini
di buona volontà in Africa. Anche le agenzie della stampa missionaria (
www.misna.org; www. fides.org) sono in prima linea per raccogliere le
testimonianze dei protagonisti sui lavori del sinodo.
Se la Fede è un problema
Assolti 16 indù estremisti.
Sedici imputati per violenze anticristiane in India sono stati prosciolti
dal tribunale speciale di New Delhi.
Accusati di omicidio, possesso di armi, istigazione all’odio e alle violenze,
sono implicati nell’ondata di repressione scatenatasi nel 2008 in Orissa,
a seguito dell’uccisione del leader indù Saraswati. Alcuni dei prosciolti
sono ritenuti i capi dei gruppi estremisti che hanno causato la morte
di oltre cento persone e la distruzione di migliaia di abitazioni e varie
chiese. Di fronte alla decisione del giudice, la chiesa ha manifestato il suo
forte disappunto.
Pakistan: ribellione anticristiana.
È di otto vittime il bilancio dell’attacco sferrato da estremisti musulmani
contro la comunità cristiana in Pakistan. I cristiani sono stati accusati ingiustamente di aver strappato pagine del Corano. Gli estremisti hanno
incendiato case e bruciato vivi i cristiani che vi abitavano.
A Islamabad, da tempo la nunziatura fa pressione sul governo perchè
dia maggiori garanzie alla comunità cristiana e i vescovi chiedono la
cancellazione della legge 295 che, in nome della Sharia (legge coranica),
prevede la pena di morte per chiunque offenda l’Islam. Una legge spesso utilizzata in modo arbitrario: basta la parola di un musulmano per far
mettere in carcere un cristiano senza alcuna prova.
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Camminiamo insieme
Fame nel mondo: fondi ridotti.
Il Pam (programma alimentare
mondiale) nel 2009 sarà costretto
a dimezzare gli aiuti portandoli da
6,7 a 3,7 miliardi di dollari, a causa
della forte diminuzione dei fondi
stanziati dai Paesi ricchi per il programma contro la fame. Ciò comporta, tra l’altro, la soppressione di
molti voli aerei che portano aiuti
nei luoghi più remoti del pianeta.
L’Italia è passata da 40,3 milioni di
dollari a 3,3. E’ più di un colpo di
forbice.
L’Italia è agli ultimi posti in tutte le
tipologie d’intervento e nel nuovo
Dpef non c’è nulla sui nostri impegni per il Terzo Mondo. Nel 2009
siamo retrocessi al 14° posto nella
classifica dei Paesi che finanziano
la lotta contro la fame nel mondo (101 milioni l’anno scorso, 25
quest’anno). Il numero degli affamati oggi supera il miliardo.
Un continente in cammino.
Fondi dimezzati e soldi promessi
ma mai arrivati possono far pensare all’Africa come a uno sterminato “esercito di lavavetri” che
aspettano l’elemosina dai paesi
ricchi. Invece, L’Africa è un continente che in aree sempre più vaste si è avviato sulla strada dello
sviluppo. Ciò che si chiede è una
vera e leale collaborazione economica da parte dell’occidente.
La Fao, infatti, ha denunciato una
nuova tendenza: milioni di ettari
di terra africana fertile venduti
come “colonie agricole” a Cina, India, Corea e nazioni arabe per coltivazioni intensive di riso e mais,
dove i lavoratori locali sono usati
come forza - lavoro sottopagata.
La durata delle concessioni arriva
fino a 90 anni e gli affitti sono ridicoli. il rischio è quello di continue
carestie che potrebbero portare
la gente alla ribellione.
Accordo minerario.
I governi di Liberia e Guinea hanno siglato un accordo per monitorare, promuovere e sviluppare il
comune patrimonio di risorse minerarie. La cooperazione in questo campo tra Paesi africani è
considerata una strada obbligata
per lo sviluppo
Spazio Missioni
La verità eroica del servo di Dio Padre Damien (1840 - 1899)
Una vita fondata sull’amore
J
ozef de Veuster nacque a Tremelo, in Belgio, il 3 gennaio
del 1840.
Figlio di contadini, studiò medicina presso l’università di Braine-leComte ed entrò nel noviziato della
congregazione dei Sacri Cuori di
Gesù e Maria a Lovanio, prendendo il nome di Damien.
Dopo gli studi teologici e filosofici
a Parigi, emise i voti perpetui il 7
ottobre 1860.
Nel 1865, per realizzare il sogno
di esercitare il suo ministero come
missionario all’estero, si trasferì ad
Honolulu, nelle isole Hawaii, dove
fu ordinato sacerdote il 24 maggio
1864, nella cattedrale di Nostra Signora della Pace.
Prestò servizio pastorale presso diverse parrocchie sull’isola di Oahu,
nei difficili anni in cui il regno si
trovò alle prese con il problema
sanitario, causato da malattie
come la lebbra, la sifilide, il vaiolo
e la tbc, introdotte alle Hawaii dai
cinesi e dagli occidentali e che la
popolazione locale non era in grado di curare.
Nel 1865 chiese al vicario apostolico di trasferirlo a Kalaupapa, una
penisola accessibile solo dal mare,
nella quale il re nel 1866 aveva
ordinato di deportare i lebbrosi. I
malati venivano abbandonati con
scorte di cibo sufficienti solo per
dieci giorni, poi dovevano lottare
per sopravvivere senza che nessuno si preoccupasse della loro
sorte. Anche i bambini che contraevano la malattia venivano abbandonati in quel luogo e privati dal
sostegno delle famiglie: oltre alle
sofferenze causate dalla malattia,
dovevano subire anche lo strazio
del distacco dagli affetti.
Si formò così una comunità privata da ogni diritto civile, che viveva
senza casa, senza famiglia, senza
cure e senza leggi. Il villaggio era
formato da capanne primitive costruite con rami e cespugli tenuti
insieme da fili d’erba, che offrivano
un riparo molto precario. Ovunque
regnava una spaventosa miseria.
I lebbrosi a quel tempo erano considerati dei paria, esseri indegni,
colpiti dalla maledizione divina e
come tali da escludere dalla società. Padre Damien combatté contro questo pregiudizio; nella sua
immensa carità non si limitò alla
cura dei corpi, ma li aiutò a riscoprire la propria dignità di uomini,
fece capire loro che per ognuno
c’è l’amore di Dio Padre che non fa
distinzioni e tutti vuole accanto a
Sé.
La sua decisione di andare a vivere a Molokai, per portare speranza
dove c’era solo disperazione, è stata una scelta d’amore; l’amore che
gli aveva insegnato Cristo, che si
fece uomo e morì sulla croce per
salvarci dalle nostre miserie.
Quando giunse a Kalaupapa, il
vescovo Maigret lo presentò alla
comunità come un padre che li
avrebbe amati a tal punto che non
avrebbe esitato a divenire uno di
loro, a “vivere e morire con loro”, e
così fu.
Appena giunto sull’isola di Molokai, si trovò ad affrontare un
compito così vasto che chiunque
si sarebbe sentito impotente e si
sarebbe arreso ancor prima di incominciare, ma il sacerdote era infiammato dalla fede, era convinto
che Dio fosse accanto a lui per aiutarlo e quando pregava, lo implorava di dargli la forza di continuare
a fare il suo dovere.
Sfruttò appieno le sue abilità manuali e le capacità organizzative
per costruire la chiesa, le case, le
scuole, per scavare tombe, senza
l’aiuto di nessuno, perché gli ammalati non erano in grado di aiutarlo. Viveva con loro, come sacerdote e come medico: li assisteva,
li lavava, fasciava le loro piaghe e
tempestava di lettere le autorità
perché gli mandassero legname,
cibo e medicinali.
Sotto la sua direzione, la comunità, nella quale imperava il disordine, si dotò di leggi che regolarono
la vita sociale. Non fu un compito
facile, quando incominciò la sua
campagna contro il vizio imperante, dovette fronteggiare un’aperta ostilità e dare prova di forza
lottando contro i personaggi più
degradati, che si gettavano su di
lui stringevano tra le loro braccia
coperte di piaghe, sicuri di vederlo
fuggire per evitare il contatto. Lui
però non si sottrasse, dimostrò di
non provare né paura, né repulsione nei loro confronti e questo
atteggiamento gli conquistò la stima ed il rispetto della comunità.
Lavorò a ritmi frenetici per migliorare le condizioni di vita degli abitanti: la sporcizia delle capanne e
Camminiamo insieme
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
29
Spazio Missioni
le condizioni igieniche inesistenti
lo preoccupavano. In quei tempi
scrisse:” Quasi tutti giacevano a
letto, in capanne di erba umida, i
corpi spossati. L’odore del loro sudiciume misto alle esalazioni delle
piaghe, era semplicemente disgustoso. Molte volte, sono stato costretto a correre fuori per respirare aria fresca…in molte occasioni
il profumo della mia pipa è stato
la sola salvezza e mi ha evitato di
portarmi addosso quegli odori
nauseabondi…”
Riuscì dopo molte insistenze ad
ottenere tubi che gli servirono per
portare acqua potabile vicino ad
ogni capanna; si recò ad Honolulu
e combattè contro i funzionari del
ministero della sanità per ottenere
aiuti. Al suo ritorno l’entusiasmo
della comunità salì alle stelle, gli
uomini che prima si trascinavano
indolenti in attesa della morte,
cominciarono a darsi da fare per
costruirsi nuove casette di legno,
utilizzando il carico di legname
appena giunto. Nacque così un
nuovo villaggio: ad ogni casetta
venne assegnato un appezzamento di terreno per piantare verdura
e fiori, lo stesso accadde anche nel
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n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
vicino villaggio di Kalaupapa.
Per ottenere cibo, vestiti, bende, medicinali si mise in costante
conflitto con le autorità. Costruì
un ospedale, e lui stesso che era
medico, lavava e bendava le piaghe dei degenti aiutato da alcuni
lebbrosi che ricoprivano il ruolo di
infermieri. Nonostante tutti questi
impegni non trascurò mai i suoi
compiti spirituali. I servizi liturgici
divennero un evento molto seguito non solo dai cattolici, ma anche
dai protestanti e dai non cristiani,
attratti dalla solennità e dalla musica: i riti rappresentavano l’unico intrattenimento dei lebbrosi,
padre Damien ne riconobbe l’importanza e cercò di valorizzare gli
aspetti più folkloristici.
Re David Kalakaua gli conferì il
grado di Commendatore dell’Ordine Reale e mandò nella colonia,
la sorella Lydia Liliuokalani a consegnargli le insegne dell’onorificenza. La principessa rimase così
turbata alla vista delle condizioni
in cui vivevano i lebbrosi che non
riuscì a portare a termine il discorso ufficiale. Nei mesi successivi
decise di far conoscere al mondo
i meriti del sacerdote, così la sua
Camminiamo insieme
fama si diffuse negli Stati Uniti ed
in Europa. I protestanti americani
e la Chiesa d’Inghilterra inviarono
forti somme di denaro al missionario, per aiutarlo nella sua impresa.
Gli anni passavano in fretta, con
quei ritmi così febbrili. A quarant’anni ne dimostrava dieci di
più, le difficoltà e la rigorosa disciplina gli avevano segnato il volto.
Benché fosse un uomo serio ed
introverso la sera, all’ora di cena,
che veniva consumata all’aperto,
accoglieva le persone che andavano a trovarlo. Gli ospiti si accovacciavano in cerchio attorno a lui e
raccontavano storie ed aneddoti;
qualcuno suonava la chitarra e
sempre si cantavano canzoni: erano momenti di quieta serenità che
i nativi definirono con il nome poetico di “tempo di pace tra il giorno e la notte”.
Mentre la luce svaniva e il padre
sorbiva una tazza di tè, rispondeva alle innumerevoli domande sul
suo paese natale o restava in silenzio ad ascoltare le conversazioni o
i racconti dei mitici eroi hawaiani
Nel dicembre 1884, mentre faceva
la barba si rovesciò un bricco di
acqua bollente sul piede, il liquido
Spazio Missioni
gli ustionala pelle, ma non sentì dolore: era il segno che aveva
contratto la malattia. Nonostante
la scoperta continuò a lavorare
alacremente per portare a termine i suoi progetti. Nel frattempo lo
avevano raggiunto sull’isola quattro collaboratori, i quali continuarono l’opera anche dopo la sua
morte, che sopraggiunse all’età di
49 anni, nel 1889.
Il Mahatma Gandhi si ispirò alla
vita di padre Damien per realizzare le sue campagne sociali in India.
Scrisse di lui:” La politica e il mondo
giornalistico possono vantare eroi,
ma pochi possono essere paragonati a Padre Damiano di Molokai.
Vale la pena dare un’occhiata alle
fonti di tale eroismo”.
Raoul Follerau raccolse il testimone da padre Damien e dedicò tutta la sua vita a sostenere la causa
dei fratelli lebbrosi, cercando di
diffondere la civiltà dell’amore,
che sta alla base della carità.
Così scriveva:” Ecco la verità: amarsi. Amarsi gli uni agli altri, amarsi
tutti, non ad ore fisse, ma per tutta la vita. Amare i poveri, amare i
ricchi (che spesso sono dei poveracci), amare il vicino, amare lo
sconosciuto, amare il prossimo
che è in capo al mondo, amare,
amare. Amare… senza questo non
ci sono genuflessioni, campane o
quaresima: se non ami non sei cristiano….”
Il 17 Aprile 1967 Raul Follerau fu
ricevuto da papa Paolo VI; durante
l’incontro consegnò al pontefice
32.864 firme di lebbrosi di 52 paesi diversi che sollecitavano la canonizzazione di padre Damien.
Il 7 luglio 1977 il papa approvò il
decreto che riconosceva “ la verità
eroica del servo di Dio padre Damien”, dando così avvio al processo di beatificazione che si compì
il 3 giugno 1995, ad opera di Giovanni Paolo II.
La Congregazione delle Cause dei
Santi dopo aver esaminato alcune
guarigioni miracolose per intercessione di Padre Damien, ne ha
riconosciuto la natura sovrannaturale.
L’11 ottobre 2009 papa Benedetto
XVI lo ha canonizzato.
Galli Maria Antonia
Ninna nanna del bambino soldato
Ninna nanna del bambino soldato,
del bambino che dorme con le labbra serrate.
E coi pugni sul cuore.
Ninna nanna del bambino soldato
del bambino che dorme stretto al Kalashnikov.
Come fosse sua madre e suo guanciale.
Ninna nanna del bambino soldato,
smarrito in un sonno senza sogni.
Che ha cancellato il passato
e vive senza futuro.
Ninna nanna del bambino soldato,
del bambino che uccide.
Senza rimorsi, perchè ha solo paura.
Ninna nanna del bambino soldato,
del bambino che incontra la morte ogni giorno.
Ma non guarda in faccia nessuno.
Ninna nanna del bambino soldato,
del bambino che ha imparato a non piangere.
Perchè tanto nessuno lo potrà consolare.
Ninna nanna del bambino soldato,
del bambino che dorme senza un asino e un bue,
senza padre nè madre.
Che non ha una capanna,
che è più povero del bambino Gesù.
Ninna nanna del bambino soldato,
di un campione senza valore
in una guerra senza eroi.
Che non fa differenza.
E se esiste, se muore, nessuno ci bada, nessuno lo sa.
Ninna nanna del bambino soldato,
del bambino che finge di essere grande.
Ma ha paura del buio.
Dio, che è stato bambino, tutto questo lo sa.
E per lui ogni notte accende le stelle.
Poi, con la luna gli tocca il cuore.
Ninna nanna del bambino soldato,
germoglio di Jesse inaridito.
Ninna nanna del bambino soldato,
con la bocca affondata nella sabbia.
Stuprato dalla guerra.
Soffocato dalla nostra ipocrisia.
E non sapeva ancora giocare.
Dio, che è stato un bambino,
lo chiamerà tra i suoi piccoli angeli.
Dio, che è stato un agnello,
tra le pecore madri lo condurrà alla sua.
Dio, che è padre e fratello,
non lo lascerà solo.
Perchè da sempre lo ha amato.
E lo ha pensato per l’eternità.
Marcella Rizzi
Camminiamo insieme
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
31
Vita della Parrocchia
Il ricordo delle sorelle
Suor Annalice (Teresina)
D
a poco scomparsa, vivo è
il caro ricordo nelle persone che l’hanno conosciuta.
Come spesso succede, per una
piena comprensione della peculiare identità di ciascuno di noi, è
necessario risalire alle origini, alle
radici culturali che hanno accolto
l’individuo all’inizio del suo percorso di vita.
Teresina Sala è a pieno titolo figlia
del suo tempo, un tempo ingrato
per le precarie condizione economiche in cui la stragrande maggioranza dei contadini lombardi versava. Primogenita di Battista Sala,
piccolo mediatore di bestiame e
di Alice Bosetti, originaria di Castecovati, da una famiglia che gestiva un locale commercio di carni
macellate, nasce nel 1932, in una
nebbiosa giornata di novembre,
esattamente il 9 del mese. E’ accolta non solo dai giovani genitori
sposati nel gennaio dello stesso
anno, ma anche da due nonni e da
due zii paterni; una famiglia estesa
e protettiva che l’avvolgono in un
caldo abbraccio, nell’epoca in cui i
figli erano tutti “inviati dal Signore”
e la paternità e maternità erano
vissute al pieno delle possibilità.
La sorella Maria, che gentilmente si
presta a dare la personale testimonianza della suora, da lei accolta
durante i soggiorni in Castrezzato,
ricorda che spesso le veniva raccontato come lei stessa fosse portata in braccio da Teresina ancora
ragazzetta, anzi quasi bambina,
insieme al fratello gemello; come
dire una a destra e l’altro a sinistra
32
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
per soccorre in contemporanea i
piccoli fratelli; la madre Alice lavorava presso la locale fabbrica del
tabacco e quindi era necessario da
Camminiamo insieme
parte di tutti in famiglia un contributo concreto.
L’altra sorella, Pasquina, la più vicina a Teresina per età, rievoca quei
pomeriggi del giovedì libero dalla
scuola, ma immancabilmente occupato dalla mamma che metteva
loro in mano gli aghi per sferruzzare, e in modo approssimativo insegnava i rudimenti del lavoro a maglia, per fare la fatidica “scarpetta”,
ossia la suola nuova per le calze
rotte, ma non certo da buttare!.
Pochi i giochi concessi; tante le responsabilità fin da piccole!
Teresina frequenta la scuola ele-
Vita della Parrocchia
mentare sotto la guida della maestra Olga; manifesta un carattere
allegro e vivace, un tipo sbarazzino e disinvolto. Rifugge dal lavoro
nei campi, preferendo stare in casa
nel ruolo di piccola donna responsabile e produttiva. Quando le viene offerta l’occasione di un lavoro
lontano da casa, lei accetta e se ne
va ad Intra. Due anni dopo torna e
per lei il destino è segnato, la sua
vocazione ha preso il sopravvento.
Le sorelle sembrano ricordare (forse per la narrazione loro fatta dai
grandi) quel 18 marzo 1950, quando il padre allestì la piccola biga
con delle assi per accogliere dei
passeggeri eccellenti: la figlia Teresina e una ragazza di Pompiano
con le rispettive madri, per essere
portate alla stazione ferroviaria
di Coccaglio; sarebbero arrivate
a Bergamo, presso la casa madre
delle suore del Beato Palazzolo e
lì, dopo un’adeguata preparazione
sarebbero entrate nell’ordine delle
Suore delle Poverelle.
Passano venti lunghi anni prima
che lei possa tornare al paese in ossequio alle regole restrittive della
congregazione; solo dopo il Concilio Vaticano II, le verrà concesso
il permesso di far visita ai parenti,
per poter partecipare con maggior
frequenza alle vicende lieti o tristi
della famiglia di origine.
Ora le si rivolgono chiamandola suor Annalice, il nome assunto
dopo la professione del 1952. Ha
inizio così la sua opera in uno spazio geografico ampio e in contesti
sempre impegnativi: a Piovene
Rocchette (VI) e in alcuni paesi
della provincia di Bergamo, dedita
all’insegnamento; in Belgio, pres-
so gli italiani immigrati; in Francia,
come insegnante presso le scuole
di italiane, ma fortemente coinvolta nell’assistenza dei carcerati;
quindi in Costa D’Avorio dove inizia all’età di sessantacinque anni la
sua missione.
Si era preparata con impegno e
serietà ad acquisire gli strumenti
culturali adeguati ai vari ruoli che
le sarebbero spettati, sia dal punto di vista pedagogico sia per la
promozione della persona quale
base della formazione religiosa,
convinta che attraverso la cultura
si potesse consapevolmente avvicinare le persone alle tematiche
spirituali.
La sorella Maria mi confida “ Quando insieme a lei, ormai anziana,
ogni due anni, mi recavo a Senigallia, presso una casa di riposo
per suore a trascorrere quindici
giorni di tranquillità, mi ricordava
come da giovane lei avesse scoperto l’importanza del libro e della
lettura, una scoperta personale e
del tutto autonoma, distante da
quel mondo contadino in cui ci
si batteva per il cibo e per la sopravvivenza! Mi raccontava il suo
percorso di studi e le scuole che
aveva con grande soddisfazione
frequentato.”
Nel giugno di quest’anno, durante la sua ultima visita al paese e ai
famigliari, porta a casa eccezionalmente materiale, fotografie, documenti e certificati di studio, oltre
a qualche capo di abbigliamento
chiedendo il favore di curare tutto
ciò; una cosa strana, mai successa
prima. Le sorelle sostengono che
forse pensava al prossimo evento
che avrebbe posto fine alla sua
esistenza terrena. Forse? Nella
mente di una religiosa fervente ed
attiva non può di certo mancare il
pensiero della fine, intesa come la
continuazione ed il consolidarsi di
un vincolo d’amore a lungo coltivato con il Creatore.
Camminiamo insieme
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
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Vita della Parrocchia
Una compaesana la ricorda in un
particolare momento della loro
adolescenza
L
a signora Maria Frialdi mi
propone una testimonianza decisamente inattesa e, a
quanto pare, poco conosciuta dai
fratelli. Nel 1947, lei insieme ad altre ragazzette di Castrezzato si trovava ad Intra, sul Lago Maggiore,
come lavorante all’interno di uno
stabilimento di tessitura.
L’arciprete di allora, don Bonfadini, aveva avuto da un tal signor
Brescianini, capo reparto della
tessitura di quel laboratorio, la richiesta di manodopera femminile
fidata e responsabile; quindi alcune famiglie erano state contattate per questa offerta ed avevano
volentieri inviato le loro figlie per
questa mansione. Tra le tredici
ragazze vi era pure la futura suor
Annalice, che già evidenziava una
spiccata propensione all’operosità e alla vocazione religiosa. Là si
fermarono per il lavoro, dal giugno del 47 all’agosto dello stesso
anno, alloggiate presso un convitto gestito dalle suore salesiane. A
pagamento, ovviamente, queste
ragazze (cento e più giovani provenienti dal Nord Italia) erano
tutelate e custodite quasi come
delle novizie: vestivano una divisa
lunga oltre le ginocchia, parlavano
(ed impararono) la lingua italiana
in modo corretto e scorrevole,
lavoravano in laboratorio e poi
tornavano per il pranzo e la cena
serviti in un ambiente pulito ed ordinato, potevano utilizzare servizi
allora all’avanguardia per la pulizia
personale, accedevano allo spazio
lavanderia per il decoro dell’abbigliamento, insomma ospiti eccellenti pur essendo delle semplici
lavoratrici. Impararono a gestire
anche il tempo libero in giochi di
gruppo o in attività prettamente
femminili come il cucito ed il ricamo, sviluppando abilità importan-
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n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
ti per la formazione della persona.
A differenza delle altre ragazze,
la signora Maria rimase tre anni e
mezzo, mentre Teresina due anni,
dai quattordici ai sedici. Ebbero
l’occasione di conoscersi abbastanza da capirsi, anche se la conversazione e le chiacchiere non
erano certamente incentivate in
quell’ambiente.
Ecco come viene ricordata “Molto
scrupolosa nell’obbedire alle regole, non era avvezza a lamentarsi
per certe restrizioni, quali il divieto di uscire la sera per trascorrere
magari in allegria il proprio tempo
libero; buona e sempre pronta con
un sì (lungi da lei l’idea di contrastare o di opporsi a qualsivoglia
richiesta), con una spiccata inclinazione alla preghiera. Addirittura era sua abitudine, chiedere il
permesso alla suora direttrice di
lasciare l’attività, anche di gioco,
per andare a bere!”
E ancora “Eccezionale per l’umiltà! Ovviamente non mancava mai
alla messa mattutina delle sei, prima di andare al lavoro. A volte le
ragazze cercavano di trasgredire a
questa regola avanzando qualche
Camminiamo insieme
malessere non troppo certificabile, ma per lei questo non poteva
succedere, era troppo infervorata
dalla preghiera e, se non avesse
potuto presenziare alla messa, le
sarebbe mancato un tassello importante della giornata. Così pure
la consueta visita pomeridiana
nella cappella per salutare Gesù
riempiva di gioia il suo animo.”
All’età di sedici anni, al ritorno da
questa esperienza lavorativa, aveva già espresso l’intenzione di farsi
suora, pur non ancora maggiorenne; il padre la portò via con la biga
verso la ferrovia, dove in convento
venne accolta per la preparazione
adeguata. Lei era abituata a gestire
situazioni più grandi della sua età:
la mamma Alice era una persona
molto dolce e pia, sicuramente
aveva lasciato un segno importante nella formazione della figlia.
Per noi ragazze rappresentò un
modo di essere giovani, allegre
ed attive abbracciando e vivendo
il messaggio di Cristo che apprezzava la semplicità e la leggerezza
dell’animo tipico dell’Infanzia.
Silvana Brianza
Lettera Personaggi
del Parroco
Terra d’amore
Tu che nel mio grembo riposi
Come un fiore che vibra alto
E diventerà terra d’amore,
io ripongo i miei occhi di fanciulla,
che per la prima volta quieta
nella vita.
Niente per una donna
è più simile al paradiso
di un figlio,
che le farà sognare l’amore
per sempre.
Alda Merini, da “Poesie d’amore”, Milano, Acquaviva
Camminiamo insieme
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
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Lettera edel
Lavoro
società
Parroco
L’edilizia da decenni settore trainante dell’economia castrezzatese
Tempo di crisi
L
a crisi economica è evidente anche agli occhi del più
sprovveduto tra i cittadini,
che si trova suo malgrado ad affrontare la quotidiana difficoltà di
gestire le piccole e grandi spese
della propria esistenza in ambito familiare, senza considerare le
emergenze che spesso arrivano
come fulmini a ciel sereno.
Il settore lavorativo che ha connotato lo sviluppo dell’economia locale, nel periodo del decollo, è stato quello edilizio; quindi ci sembra
opportuno investigare e ragionare
su questo tema. Non possiamo far
altro che rivolgerci a una di quelle
persone che sono attive in questo
ambito.
Incontro un ingegnere, un giovane professionista che si è culturalmente preparato per sostenere
un ruolo importante nel mondo
dell’economia moderna.
D- In un contesto di crisi dilagante, a livello internazionale, come
si sta comportando il mondo
dell’edilizia?
R- Nonostante le difficoltà evidenti
che attanagliano la nostra vita, bisogna rimarcare come il comparto
edilizio esprima in questo momento una fase di tenuta: dopo
un picco dei costi di produzione
nel 2007, ora si sta verificando una
leggera progressione che fa sperare in una possibile ripresa. Deve
essere riconosciuta la tenacia con
cui il mondo dell’edilizia ha affrontato ed affronta gli ostacoli allo
sviluppo, segno di un profondo
senso di appartenenza ad un mestiere che può essere intrapreso
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n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
che sono meno propense a fornire prestiti ai privati che sempre
più spesso non mostrano garanzie
certe per la restituzione di quanto
avuto. Il motivo per cui non vengono date certezze di restituzione
è facile da capire: l’instabilità del
posto di lavoro, la carenza di lavoro anche per chi si è adeguatamente preparato.
solo con passione e dedizione.
D- Vuol dire che i posti di lavoro
e le possibilità di guadagno per i
lavoratori del settore sono ancora e nonostante tutto adeguati
alle necessità contingenti?
R- Sono convinto che chi sa fare
il proprio lavoro e lo ha imparato
con onestà e perseveranza, possa
ancora recuperare spazi lavorativi; certo la manovalanza senza
specializzazione paga pegno in
un contesto di crisi, a fronte dei
capocantieri, muratori, carpentieri
e ferraioli che, sapendo gestire al
meglio le specifiche competenze, sono sempre attivi e richiesti.
Il lavoro per loro c’è ed è ben remunerato, anche se impegnativo
e faticoso.
D- Per un cittadino profano che si
trovi a vivere in un qualsiasi paese de nord Italia, così come nel
nostro, non può non considerare
con estrema perplessità il numero esagerato di appartamenti e di
villette a schiera costruite negli
ultimi anni ed ancora disabitate,
strutture queste che sembrano
invecchiare e scolorire prima ancora di essere occupate. Insomma ci si chiede perché tanto incremento edilizio quando poi il
mercato ristagna?
R- Questo è il segnale concreto
della crisi economica che si estrinseca in una crisi di natura finanziaria; sono carenti e quasi assenti
gli investimenti pubblici e privati,
ossia non circola più denaro per
comprare in quanto è cessato il
cosiddetto credito facile: le ban-
Camminiamo insieme
D- Non ritiene che gli stili di vita
dei giovani siano mutati rapidamente negli ultimi anni stravolgendo un tradizionale e consolidato modo di vivere all’insegna
della moderazione e del risparmio?
R- Personalmente non ritengo giusto colpevolizzare i giovani d’oggi,
pur riconoscendo alcune responsabilità che attribuisco al loro personale modo di sentire: se è vero
che oggi è diffusa una bassa propensione al sacrificio nell’ottica
di conquiste immediate e a breve termine, ritengo che esistano
fattori importanti che rallentano
l’ingresso fattivo nel mondo del
lavoro. L’allungamento dell’età lavorativa degli adulti che devono
attendere sempre più a lungo il
fatidico momento della pensione,
bloccando così l’accesso alle nuove leve, l’assunzione di responsabilità dilazionata nel corso degli
anni perché è possibile accedere
al reddito familiare per svariati
motivi tra cui l’attesa di un lavoro
adeguato, rappresentano aspetti
di rilevante criticità della società
attuale.
D- Quale consiglio si sente di dare
ai ragazzi d’oggi?
R- Studio, impegno, specializzazione! Questa la sfida del futuro!
Nella mia testa agisce l’idea che
vi siano branche del sapere scientifico e tecnologico che avranno
un fondamentale ruolo di traino
dell’economia mondiale: indirizzi
di studio connessi alla problematica del risparmio energetico, la bio-
Lettera
Lavoro
deleParroco
società
edilizia, ossia l’utilizzo di materiali
di costruzione naturali e riciclabili,
il recupero e il restauro di edifici
anche di valore storico, la progettazione antisismica e tanti altri
ambiti della ricerca. Riconosco
comunque che non tutti possono
accedere per capacità o volontà a
questi percorsi che risultano estremamente selettivi; tuttavia i lavori
tutti, compresi quelli manuali, possono essere dignitosi e di grande
soddisfazione personale, purchè
attuati con passione e dedizione.
Nei cantieri edili si possono incontrare muratori e carpentieri esperti ed abili, pronti ed ingegnosi
nell’affrontare le problematiche
via via emergenti oltre che abili
nell’accumulare un sapere operativo e materiale ricchissimo.
D- Quali le prospettive che porteranno fuori dalla secca le imprese
e metteranno in moto il mercato
edilizio?
R- E’ opinione comune che tre
eventi di notevole rilevanza potranno riattivare l’economia, anche locale: l’expo di Milano, che
dovrà essere pronto per il 2015; la
T.A.V., il treno ad alta velocità, con
l’impiego di novecento miliardi di
euro, la BreBeMi, con i suoi mille e
seicento miliardi di euro di spesa
preventivata e che vedrà realizzato un progetto avanzato di infrastrutture. Tre gigantesche realizzazioni a vantaggio anche del nostra
gente!
D- Quindi possiamo prevedere
anche per noi un futuro economicamente più stabile?
R- Bisogna considerare che Castrezzato non è più, come in passato, un paese ad economia agricola; infatti, oggi un agricoltore
può vivere adeguatamente solo se
possiede un’area agricola estesa;
non vi è connotazione industriale
del territorio che possa assorbire
manodopera e le strutture artigianali sono a gestione familiare.
Al completamento degli studi ci si
deve rivolgere al mercato esterno.
L’edilizia rappresenta un fondamentale settore che occupa oltre
il 50% della popolazione, in bacini
di assorbimento abbastanza vicini quali Milano, Brescia, Varese,
Como ed altri.
La metamorfosi da paese agricolo
a paese di muratori si è verificata
in due fasi: l’esportazione di manodopera locale verso la direttrice Milano dove i nostri giovani, sfuggiti alla miseria della vita
contadina, hanno saputo “rubare”
il mestiere alle maestranze delle
storiche imprese edili come la Torno, l’Impregilo e l’Astaldi; quindi, la
nascita delle locali imprese molto
attive ed apprezzate per la competenza e la bravura mostrata in
lavori impegnativi, frutto di quella
intelligenza individuale che si è rivelata abile nella gestione autonoma dell’attività.
Da una persona impegnata nel
mondo dell’edilizia mi è stato raccontato come negli anni cinquanta, in paese, non vi fosse un solo
carpentiere capace di “casserare”
un ponticello sulla roggia, ossia di
costruire quella semplice impalcatura adeguata a sostenere la colata di calcestruzzo. Quanta strada
abbiamo fatto! Quanta competenza si è sviluppata nei singoli e nelle
squadre di lavoro!
Se una persona oggi sa fare un
mestiere perché lo ha appreso con
diligenza da chi lo sapeva fare, trova ancora lavoro.
Camminiamo insieme
Silvana Brianza
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Spazio Oratorio
Riapriamo il Vangelo
Alzate lo sguardo
la vostra salvezza è vicina!
S
ì, la crisi si sente, eccome: per
molte famiglie, il prossimo,
sarà un Natale tosto. Penso
ad un amico, che ho incontrato
in questi giorni, che non va più a
lavorare nella sua piccola officina
perché dopo i debiti è arrivata la
depressione e le crisi di panico, aggiungendo disastro a disastro; oppure a miei due amici che hanno
perso la loro figlia...
Cosa dirà il Natale a queste persone?
Per saperlo occorre riaprire i vangeli e riscoprire la forza e il vigore
della Parola di Dio. Si tratta di incamminarsi verso Betlemme, ver-
38
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
so la casa del Pane di Vita, attraverso quel gesto destabilizzante
(e anticonformista) che i Vangeli
chiamano conversione.
Natale è la notizia di un Dio che
si fa povero, che diviene ultimo,
che occupa l’ultimo posto perché
nessuno possa dire “Dio non sa o
Dio non ha visto la nostra miseria”,
proprio per riempire di calore ogni
persona.
Necessitiamo, urgentemente, di
riappropriarci del vero spirito del
Natale, del percepire l’importanza
del gesto di un Dio che si incarna,
che si fa uomo per condividere tutto dell’uomo, eccetto ovviamente
la dimensione di peccato.
E questo può avvenire soltanto
con l’interiorità, con la preghiera e
la meditazione; se ci mettiamo un
po’ di buona volontà possiamo farcela a vivere il Natale, finalmente,
da cristiani cattolici, convertendoci alla Buona Notizia.
Non viviamo tempi facili, lo scoraggiamento è alle stelle, la violenza pure. Tra finanziarie, lavori
saltuari e una dilagante povertà,
tra affetti frantumati e paure di
amare rischiamo di crollare e di arrenderci. La paura e l’apatia a volte
inquinano le nostre vite e le nostre
comunità: sembra prevalere il forte e l’arrogante, ci sentiamo come
pesci fuor d’acqua.
Di fronte a tutto ciò Gesù ci dice:
alzate lo sguardo... Osate di più! Le
fatiche e le prove della vita, sembra
dirci il Signore, sono lì apposta per
farci crescere, possono diventare
Camminiamo insieme
un trampolino di lancio, devono
aiutarci a conoscere il senso segreto delle cose, il mistero nascosto
nei secoli.
Come il grano caduto in terra feconda la terra, così il Natale del
nostro Signore Gesù fecondi la nostra vita per sbocciare in una festa
di luce.
Ma occorre vigilare, ammonisce
Gesù. Le dissipazioni, le ubriachezze e gli affanni della vita possono
impedirci di vedere e impedirci di
vivere.
Le dissipazioni: in un mondo in
cui siamo costretti alla frenesia,
ritrovare un ritmo di interiorità richiede una forza di carattere notevole. Perché non approfittare per
riprendere un quotidiano ritmo di
preghiera?
Le ubriachezze: il nostro mondo ci
invita a fare esperienza di tutto, a
osare, a sperimentare. E alla fine ci
ritroviamo a pezzi. Attenti, amici,
a non cadere nell’inganno che le
sirene del nichilismo ci propongono: abbiamo bisogno di unità,
non di frantumazione. E questa
scelta compiamola non in rispetto ad una ipotetica scelta morale,
ma nella consapevolezza che Dio
solo conosce la verità della nostra
persona.
Possiamo farcela, Dio ci sostiene,
in questo percorso di conversione
e di attesa della gioia del Natale.
Buon cammino!
don Claudio
Spazio Oratorio
8 dicembre, Festa dell’Adesione all’Azione Cattolica
A.C. tessera o adesione?
“Perché devo fare una tessera
per andare in parrocchia?”; “A
cosa serve aderire?”.
Sono certamente queste le domande che frullano nella testa di
chi ha incontrato
e conosciuto l’AC e si interroga
se sia il caso di aderire a questa
associazione.
Ma se ci si fermasse a
queste domande, le risposte sarebbero molto semplici, perché non
serve certo una tessera
per essere dei buoni cristiani, e “serve” a poco se
la confrontiamo con i mirabolanti vantaggi delle
tessere dei supermercati,
o dei benzinai, che riempiono i nostri portafogli.
Adesione e tessera non
sono sinonimi. La seconda è solo un segno che
ci aiuta a ricordare una
scelta di impegno personale. Aderire all’AC significa voler contribuire
alla costruzione di un progetto
mettendoci del proprio, condividendo con molte altre persone
gli obiettivi, uno stile e un metodo per stare nella Chiesa “da laici”
e raccontare la bellezza di Gesù,
oggi, in questo nostro tempo e
nei luoghi in cui ci è dato di vivere.
L’AC non ha altre finalità che non
quelle che sono della Chiesa tutta: lo dice il primo articolo del
nostro Statuto. L’adesione non è
solo un fatto formale, ma è una
questione di cuore e di testa, e
associarsi è il modo per lavorare
insieme, per organizzarsi e costruire una collaborazione efficace e duratura che permetta anche la preparazione di strumenti
che supportano la formazione di
tanti ragazzi, giovani e adulti.
Aderire comporta certo una fatica, non è mai un “sì” detto una
volta per tutte ed è un impegno
che va rinnovato ogni giorno
attraverso una partecipazione
piena alla vita dei gruppi, alle
attività missionarie, al supporto
ai nostri parroci e alla vita della
parrocchia.
Aderire è anche un fatto che ci
educa alla responsabilità e ci
tocca sul vivo perché ci chiede
anche un piccolo sacrificio economico, che permette all’AC di
sostenersi attraverso i contributi
di ciascuno.
I vantaggi dell’aderire all’AC non
sono una raccolta-punti per premi da mettere nelle nostre credenze ma, anche se meno visibili, sono certamente di
maggior valore: imparare
a fare comunità, scambio
intergenerazionale, educazione alla democraticità,
impegno personale…sono
solo alcuni dei “premi del
catalogo”.
E vi sono anche segni più
concreti, come ricevere la
stampa associativa che accompagna la formazione
a misura di ciascuna età,
o la copertura assicurativa
di ogni aderente in tutte le
iniziative associative.
E allora a chi partecipa ai
gruppi ACR, Giovanissimi,
Giovani e Adulti da simpatizzante, rivolgiamo in particolar modo l’invito ad aderire,
affinché la tessera dell’AC diventi
davvero il segno forte della partecipazione e perché c’è bisogno
del contributo di tutti
per fare dell’AC uno strumento
sempre più bello per l’evangelizzazione!
Camminiamo insieme
Gli Educatori AC
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
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Brevi dalla Parrocchia
Verbale del CPP del 14 ottobre 2009
R
egolarmente convocato, si
é riunito il CPP mercoledì 14
ottobre alle ore 20,45 in canonica.
Assenti: Casaletti Ezio, Treccani
Angelo, Calabria Anna, Cattaneo
Flavia. Assenti giustificati: Roncali
Emanuela, Pisciali Antonietta.
Decaduti o dimissionari: il diacono
Massimo Sala (membro di diritto),
perché trasferito ad altra Parrocchia; la Segretaria – Verbalizzatrice
Pini Elena, perché trasferita a Chiari essendosi sposata.
Risultano presenti i membri nominati dal Parroco, in sostituzione
dei dimissionari. Essi sono: Nicolis
Laura, Iore Giuliano, Guerrini Bruna, Bissolotti Tiziano (quest’ultimo
partecipa per la prima volta).
Ordine del giorno
1) Lettera pastorale del Vescovo
mons. Monari 2009/10 dal titolo “Un solo pane - Un Corpo
solo”. Contenuto e applicazioni.
2) Visita del Papa a Brescia domenica 8 novembre
3) Varie ed eventuali.
Apre la seduta il Parroco affermando che, dopo la pausa estiva, é importante riprendere di buona lena
il cammino pastorale e rimotivare
il nostro servizio, senza cedere
alle inevitabili difficoltà. Occorre
riscoprire il compito del CPP all’interno della comunità cristiana.
Citando il vescovo emerito Mons.
G.Sanguineti, sottolinea che “ bisogna rilanciare i CPP, credendo
con convinzione al loro significato ecclesiologico e facendo in
modo di trovare nuove modalità
per coinvolgere la parrocchia , affinché ogni battezzato dia il suo
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n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
contributo all’edificazione della
Chiesa. Vanno potenziati ed estesi
i centri di ascolto della Parola, con
l’intento di farli diventare un po’
alla volta piccole comunità fraterne, a forte propulsione missionaria, nel territorio dell’unica Comunità parrocchiale.”
Si tratta di raccogliere le sensibilità
della chiesa e poi attivarsi per dare
un contributo attivo e concreto
alla vita pastorale. Ognuno deve
scegliere un settore e cooperare al
bene comune.
I centri di ascolto, possono cooperare alla nascita di piccole Comunità che trovano nella Parola d Dio
la loro sorgente e il loro punto di
incontro. possono rappresentare una modalità corrispondente
all’esigenza di fondare una comunità attiva legata alle finalità La
chiesa ha bisogno sempre più della collaborazione dei laici. Questo
obiettivo deve essere perseguito
con convinzione e costanza anche
se costa fatica.
Sguardo generale alla lettera del
Vescovo
Il filo conduttore sotteso al magistero del Vescovo fa riferimento a
tre pilastri della vita cristiana: la Parola di Dio , l’eucarestia e la comunità. L’anno scorso abbiamo sostato sulla Parola di Dio, quest’anno
sull’Eucaristia. Proprio perché ci
nutriamo dello stesso Pane, siamo
un Corpo solo.
La comunità é unita perché si nutre dello stesso pane ed accetta
nella sua totalità la logica di Cristo,
la logica eucaristica, che é la logica
del dono e
del servizio. La partecipazione alla
messa deve essere
vissuta
interiormente e la condivisione
Camminiamo insieme
dell’eucarestia deve comportare
un’impegno vero nella vita dell’uomo: impegno di servizio,di dono ,
di gratuità
Segnali preoccupanti ci fanno
capire che vivere in Cristo risulta
sempre più difficile: alla fine della
scuola i ragazzi disertano la chiesa;
si é accentuata l’assenza dei giovani; gli adulti non danno sempre
testimonianza coerente. Si é portati a vivere la fede in modo molto individualistico, a ritmi alterni...
e spesso ci si comporta in modo
autonomo dalle convinzioni religiose. È importante ricomporre in
unità il dato di fede e le opinioni
personali.
È compito del C.P. sollecitare una
maggior partecipazione della
gente, che durante le celebrazioni deve adottare atteggiamenti
consoni e capire che l’assemblea
non solo partecipa ma celebra la
messa.
Potrebbe essere utile commentare
passo passo la celebrazione per far
capire il significato vero e profondo dei gesti e del rito.
Deve essere inoltre ben evidenziato il ruolo dei fedeli e del sacerdote. Sarebbe importante trovare
nuove modalità p rinnovare e per
vivere il sacramento dell’eucarestia: Cristo spezza il pane per condividerlo con noi, ma il pane spezzato va condiviso sempre anche
dopo la celebrazione. Il significato
profondo della frase: ite messa est
é: continuate la missione nella vita
di tutti i giorni. Fare delle didascalie per spiegare i vari momenti può
servire a riportare le persone al
vero significato del rito: ormai i gesti sono diventati automatici e si é
perso il loro significato profondo.
la segretaria
Brevi dalla Parrocchia
Pellegrinaggio Unitalsi a Lourdes - ottobre 2009
Quali sono gli ammalati
e quali sono le persone sane?
P
ortare una croce non significa subire un castigo, ma
quasi avere un privilegio: se
pur con difficoltà, aiuta ad affrontare la vita dando il giusto peso
alle cose.
Esserne convinti non è facile, i
momenti di sconforto ci sono,
ma io ho capito che questa è la
strada giusta e a Lourdes, lo scorso Ottobre, ho avuto l’ennesima
dimostrazione; Lì nessuno viene
osservato con sguardi pietosi, gli
ammalati vengono prima di tutti,
forte è il sentimento di fratellanza
che si respira.
Al santuario ci sono stata con mio
marito Marino che, a causa di un
incidente stradale, da 11 anni è
costretto a vivere su una sedia a
rotelle.
Se pur consapevole che la Madonna sia ovunque la si voglia cercare,
quindi anche a casa mia, ho voluto andarci per la seconda volta,
spinta da un desiderio di curiosità,
dalla volontà di fare un’esperienza
di fede e dal bisogno di trovare
un’occasione per
potermi fermare a pregare con
tranquillità. Tantissime sono le
cose che mi hanno colpito in quel
Luogo,tra tutte la disponibilità di
dame e barellieri: giovani ragazze
e ragazzi, gli angeli in terra li chiamano, che hanno deciso di vivere
un’esperienza a Lourdes in prima
linea offrendo una mano e un
sorriso a tutti gli ammalati, da volontari e pagando il soggiorno; in
loro ho notato fortissima la gioia
di aiutare gli altri mi sono chiesta
perché lo fanno e non ho potuto
fare a meno di riflettere sulla mia
esperienza. Per me aiutare mio
marito nella quotidianità è una
cosa normale. Non ho mai dovuto
pensarci due volte perchè lo amo
e perchè lo merita.
Molto bella è poi stata l’esperienza
della fiaccolata: mentre la prima
volta che l’ho fatta, qualche anno
fa, le lacrime mi scorrevano a fiume lungo il viso, questa volta sono
riuscita a pregare e a cantare; è
stato un percorso davvero suggestivo, l’abbiamo fatto tutti insieme
ed eravamo tutti uguali. E ancora:
mi ha molto colpito il bagno nella
vasca dell’acqua benedetta: avrei
voluto esprimere ad alta voce mille
preghiere, ma avevo un nodo alla
gola, il momento è stato talmente
emozionante che tutto si è svolto dentro di me nella mia mente
e nel mio cuore e mi sono subito
sentita bene, ero davvero felice;
non ci sono parole per definire
sentimenti ed emozioni di questa
esperienza sicuramente positiva.
Oltre ad aver fatto nuove amicizie,
mi sono confrontata con situazioni diverse e sono tornata a casa
pervasa da un senso di serenità;
alla Madonna ho anche espresso
un desiderio: tornare a Lourdes
con i miei figli per far vivere anche
a loro, da motivati, un’esperienza
così grande.
Camminiamo insieme
una partecipante
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
43
Brevi dalla Parrocchia
Lavori necessari di restauro e di conservazione degli
edifici di culto e parrocchiali di prossima esecuzione.
I
l Consiglio parrocchiale per gli
Affari economici (C.P.A.E.), - quella che un tempo era chiamata
Fabbriceria - ha preso atto nel mese
di novembre delle autorizzazioni
della Soprintendenza ai Beni Storici e Ambientali e pertanto prossimamente partiranno i lavori di
sistemazione della parte alta della
facciata della chiesa, dalla quale ultimamente erano caduti dei mezzi
coppi e frammenti consistenti di
intonaco ammalorato, con grave
pericolo per la sicurezza delle persone. Inoltre, a causa dei piccioni
– che sono una vera calamità per i
monumenti - il degrado della zona
alta della facciata e del timpano si
è fatto enorme. Per non parlare
dell’intasamento dei pluviali, dello sporco, delle penne dei volatili
e del guano che cade a terra ogni
giorno, deturpando l’area davanti
alla chiesa. Prossimamente verrà
effettuata l’installazione del ponteggio davanti alla facciata della
chiesa.
I lavori da affrontare sono pertanto
i seguenti:
1-Messa in sicurezza delle strutture
del timpano della chiesa e di tutte
le cornici della facciata.
2-Rifacimento degli intonaci consumati o caduti in rovina.
3- Istallazione di moderni sistemi di
allontanamento dei piccioni.
4-Ridipintura delle aree della facciata rovinate o guaste; verifica della situazione del tetto ed eventuale
sostituzione di coppi guasti.
5- Restauro del portone ligneo centrale della chiesa, che è molto degradato e dell’affresco della Pietà
(collocato nella stanza da dove si
transita per accedere all’organo.
6- Successivamente si porrà mano
al restauro dei finestroni, alcuni dei
quali sono notevolmente gonfiati
nella legatura in piombo e “imbarcati”.
44
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
7- Contemporaneamente ci è giunta l’autorizzazione per l’esecuzione
del progetto di messa in sicurezza
della cosiddetta “Cascina dell’Oratorio” (..altra via crucis...infinita..):
anche lì dovremo intervenire tempestivamente, garantendo la staticità e impedendo che vada tutto in
rovina. E’ infatti un bene vincolato
ed in base al Codice Urbani il parroco è tenuto a non farlo crollare.
La tempestività nel realizzare le
suddette opere dipenderà da molti fattori : non ultimo quello delle
condizioni climatiche. Il costo delle prima fase di questi interventi
si aggira sui duecento mila euro:
Camminiamo insieme
una parte già c’è , per il risparmio
di questi anni; il resto lo speriamo
dalla collaborazione generosa dei
Parrocchiani e dalla Provvidenza,
che non è mai distratta. Pertanto
a partire da questo Natale si fa appello alla generosità di tutti nel sostenere il costo delle opere. I tempi
attuali sono di crisi, ma questi sono
lavori sono da affrontare coraggiosamente, avendo fiducia nell’aiuto
di Dio e dei fedeli. A ciascuno la
libertà di collaborare nei modi più
consoni e possibili.
Con viva cordialità.
Il Parroco e il C.P.A. E.
Brevi dalla Parrocchia
Ringraziamento dei genitori
dei Gruppi Gerusalemme 2009-10
Domenica 22 Novembre 2009, nella solennità di nostro Signore Gesù Re dell’Universo, i nostri bambini hanno
ricevuto in dono, a nome di tutta la nostra comunità cristiana, da mons. Mario, don Claudio, le Catechiste ed
Educatori ACR la Sacra Bibbia.
Tutti noi genitori, ringraziamo per la loro preziosa e amorevole dedizione e collaborazione che ci aiuta a crescere di giorno in giorno con i nostri figli nell’amore e negli insegnamenti di Gesù Cristo.
Grazie a tutti di cuore.
I genitori
Date dei battesimi dell’anno del Signore 2010
Domenica 10 Gennaio: (Festa del Battesimo del Signore)
Domenica 7 febbraio
Sabato 3 aprile Veglia pasquale ore 21,00
Domenica 16 maggio
Domenica 13 giugno
Domenica 11 luglio
Domenica 8 agosto.
Domenica 12 settembre
Domenica 10 ottobre
Domenica 7 novembre
Domenica 5 dicembre.
N.B. Durante la Quaresima non si celebrano i battesimi.
La Veglia pasquale è la più adatta liturgicamente ed è molto raccomandata.
Le famiglie dei battezzandi contattino il Parroco almeno due mesi prima della data desiderata. Si faccia in
modo di non spostare oltre i tre-quattro mesi il battesimo dei bambini, salvo giusta causa o per motivi di
salute dei piccoli o della mamma. La preparazione è normalmente comunitaria a cura del Parroco e dei
Catechisti degli adulti e consiste in tre incontri concordati insieme: il primo per i soli genitori; il secondo
per i genitori e i padrini; il terzo, serale, nell’immediata celebrazione del Sacramento, in chiesa. Nel concordare la data con il Parroco verrà consegnato il libretto per la preparazione in famiglia. Per i Padrini vige
la dichiarazione di idoneità, controfirmata anche dal Parroco di residenza. I Padrini e le Madrine siano
persone di chiara testimonianza cristiana, in modo da poter accompagnare con l’esempio i loro figliocci.
Il Parroco
mons. Mario Stoppani
Camminiamo insieme
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
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Calendario liturgico
Calendario liturgico pastorale
Dicembre 2008
20 Domenica IV di Avvento
23 Mercoledì
Ore 9,30 S Messa alla Casa di Riposo per gli
Ospiti (Natale dell’Ospite)
N.B. Dalle ore 8 del 23 dicembre, alle ore 12
del 24 dicembre, è presente in chiesa il rev.
Confessore forestiero Padre Angelo Nolli di
Gargnano
Ore 20,30: liturgia penitenziale per tutti
24 Vigilia di Natale. Giornata dedicata ancora al
Sacramento della Riconciliazione.
Ore 22,00 Presepe Vivente in Oratorio
Ore 23,30 Canto dell’Ufficio delle Letture
Ore 24,00 S. Messa solenne della Notte Santa,
accompagnata dalla CORALE
25 Solennità del Natale di nostro Signore Gesù
Cristo
Sante messe : ore 8 - ore 9,30 - ore 11,00 - ore
18,00 - N.B. ore 17,30 Vespri solenni di Natale
Ore 17,00 Presepe Vivente in Oratorio
26 Festa di Santo Stefano Protomartire - Orario
festivo - Ore 17,30 Vespri in onore di Santo
Stefano.
27 Domenica - Festa della Santa Famiglia di Nazareth - Memoria di San Giovanni Evangelista
28 S.S. Innocenti Martiri
31 Giovedì – Ultimo dell’Anno - San Silvestro
Papa.
Ore 18,00 S. Messa pro populo. Canto del Te
Deum con Indulgenza plenaria.
Ore 21,00 - 23,00 Adorazione di ringraziamento al termine dell’anno 2009
Gennaio 2009
1 Venerdì. Festa di Capodanno. Solennità di
Maria Santissima Madre di Dio.
Giornata mondiale della Pace. Orario festivo
delle Sante Messe.
Ore 17,00 Vespri - Adorazione - Canto del
Veni Creator (Indulgenza plenaria)
3 Domenica II dopo Natale.
4 Memoria di S. Angela da Foligno
5 Vigilia dell’Epifania. Ore 18,00 Messa festiva
della vigilia.
6 Solennità dell’Epifania di nostro Signore.
Giornata per l’Infanzia missionaria.
Orario festivo delle Sante messe.
Ore 14 Partenza del Presepio Vivente dall’oratorio verso la chiesa
Ore 15 circa S. Messa per i bambini e le fami-
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n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
Camminiamo insieme
glie in chiesa. Benedizione dei bambini
Ore 18 S. Messa solenne con la Corale
10 Festa del Battesimo del Signore. Ore 11 S.
Messa battesimale.
13 Memoria di S. Ilario vescovo.
13 -14 -15 gennaio: Benedizione delle stalle e
preghiera a S. Antonio Abate.
In questi tre giorni don Mario passerà nelle
cascine a benedire le stalle.
17 Domenica II del Tempo Ordinario. Memoria
liturgica di S. Antonio Abate.
Festa della famiglia e degli anniversari di matrimonio
Ore 11,00 S. Messa in canto. Pranzo comunitario
al Calesse di Travagliato.
Iscrizioni entro il 10 gennaio in parrocchia.
18 Memoria di S. Margherita d’Ungheria.
19 Memoria di S. Mario e famigliari Martiri (Marta, Audifax, Abacuc).
Inizio del’ottavario di preghiera per l’unità dei
cristiani
20 S.S. Martiri Fabiano e Sebastiano,titolari della
Cappella del Suffragio in parrocchia
21 Festa di S. Agnese Martire, Patrona della Gioventù femminile.
22 S. Vincenzo Diacono e Martire
24 Domenica III del Tempo ordinario: S. Francesco di Sales.
25 Festa della conversione di San Paolo Apostolo. Conclusione dell’Ottavario.
26 Memoria dei Santi Timoteo e Tito.
27 Festa di S. Angela Merici, Vergine bresciana.
Proclamazione della santa come Patrona secondaria della Città e Diocesi di Brescia (vedi
programa diocesano)
28 Giovedì: Inizio dei Sacri Tridui: Ore 20 Ufficiatura solenne in suffragio di tutti i Defunti
della Parrocchia, anche dei Sacerdoti e delle
Suore che hanno operato a Castrezzato.
29 - 30 - 31 Sacri Tridui dei Defunti. Adorazione
di Suffragio. N.B. È presente il Confessore forestiero. Iscrizioni a Registro dei Tridui, come
tutti gli anni. Orario delle celebrazioni:
venerdì 29: S. Messe alle ore 8,00 - 9,30 - 20,00
sabato 30: S. Messe alle ore 8,00 - 9,30 - 18,00
31 Domenica IV del Tempo Ordinario. Memoria
di S. Giovanni Bosco Patrono della Gioventù
S. Messe con orario festivo.
Ore 18,00 S. Messa in suffragio dei Defunti del
2009. I famigliari sono invitati a presenziare.
Anagrafe
Lettera
parrocchiale
del Parroco
Anagrafe parrocchiale
Rinati in Cristo (battesimi)
Cadeo Simone
di G. Pietro e Zotti Valeria
Campi Aaron
di Cristian e Falocchi Eleonora
Dotti Alice
di Andrea e Salvoni Alessandra
Mandatori Michael
di Marco e Zaniboni Anna Maria
Marini Federico
di G.Battista e Zanini Marica
Rivieri Eleonora
di Luca e Zani Alice
Roncali Andrea
di Gabriele e Nava Daniela
Verzeletti Asia
di Diego e Bosio Gaia
Foresti Simone
di Giuseppe e Lancini Cinzia
Vescovi Alessandro
di Massimiliano e Testa Maria Chiara
Twene Eniola Assiemela Yankson
di Mensah e Nokde Manye Jiana
Corsini Angelica Matilda
di G.Paolo e Guerrini Maria Francesca
Davì Luca
di Andrea e Roberta Noci
Facchi Loris
di Omar e Zini Chiara
Zanini Paolo
di Gianpietro e Rossi Luisa
Corsini Martina
di Onorio e Quarantini Mara
Lancini Gloria
di Graziano e Parma Eleonora
Fieni Andrea
di Davide e Salvoni Genny
(di Castelcovati)
Nella luce di Cristo (defunti)
Merigo Luigi di anni 78
Marini Giuseppe di anni 82
Festa Francesco di anni 66
Boniotti Chiara di anni 97
Marella Lorenza di anni 86
Parma Pierina di anni 74
Barone Lumaga Vittorio di anni 80
Matrimoni
Danesi Pietro Battista con Tani Weena Simona
Biloni Davide con Calabria Anna
Camminiamo insieme
n. 21 dicembre 2009 - febbraio 2010
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Preghiera di Natale
Mio Dio, mio Dio Bambino
povero come l’amore
piccolo come un piccolo d’uomo
umile come la paglia dove sei nato.
Mio piccolo Dio
che impari a vivere questa nostra stessa vita
che domandi attenzione e protezione
che hai ansia di luce
mio Dio incapace di difenderti
e di aggredire e di fare del male
mio Dio che vivi soltanto se sei amato
che altro non sai fare che amare
e domandare amore,
insegnami che non c’è altro senso
non c’è altro destino che diventare come Te
carne intrisa di cielo, sillaba di Dio,
come te, che cingi per sempre in un abbraccio
l’amarezza di ogni tua creatura
malata di solitudine.
(Ermes Ronchi)
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N° 21 dicembre 2009 febbraio 2010