SUPPLEMENTO A «IL GIORNALE DELL’ARTE» N. 323 SETTEMBRE 2012 La magnifica sala del Teatro Comunale di Modena progettato nel 1838 dall’architetto di corte Francesco Vandelli. Inaugurato il 2 ottobre del 1841, il Teatro è stato intitolato al grande tenore modenese Luciano Pavarotti nell’ottobre del 2007 © Vederein N. 1 SETTEMBRE-OTTOBRE 2012 UMBERTO ALLEMANDI & C. ILGIORNALE DELL’ARTE Emilia TUTTA L’ARTE DA VEDERE IN SETTEMBRE-OTTOBRE Tappeto rosso 3 A cosa serve la letteratura? A vivere altre vite, una sola non ci basta Vederein Società editrice Umberto Allemandi & C. spa, via Mancini 8, 10131 Torino, tel. 011.8199111 fax 011.8193090 [email protected] Ha insegnato in diverse Università italiane e straniere, poi l’archeologo Valerio Massimo Manfredi ha deciso di dedicarsi alla narrativa e ha scritto best-seller internazionali. La TV lo ha reso una star Direttore responsabile Umberto Allemandi Vicedirettore Franco Fanelli alerio Massimo Manfredi, dopo essersi laureato in Lettere Classiche all’Università di Bologna si è specializzato in Topografia del mondo antico all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove ha poi insegnato dal 1980 al 1986. Successivamente ha continuato la carriera accademica a Venezia, alla Loyola University di Chicago, all’École Pratique des Hautes Études della Sorbona di Parigi e alla Bocconi di Milano. Attualmente svolge attività di visiting professor a Oxford, Cambridge, Canberra e in altri atenei. Tra gli anni Settanta e Ottanta ha progettato e condotto le spedizioni «Anabasi» per la ricostruzione sul campo dell’itinerario della ritirata dei Diecimila, oltre a campagne di scavo a Lavinium, Forum Gallorum, Forte Urbano in Italia, e a Tucume (Perù), Har Karkom nel deserto del Neghev (Israele), in Anatolia orientale. Ha pubblicato numerosi articoli, saggi accademici e romanzi di cui ha venduto oltre otto milioni di copie. È autore anche di soggetti e sceneggiature per il cinema e la televisione: su La7 ha condotto «Stargate, linea di confine» e presto condurrà «Impero». L’ultimo libro pubblicato è «Otel Bruni» del 2011, edito da Mondadori. V È collezionista? Raccolgo libri antichi e ho alcune cinquecentine, tra cui una dello storico giudeo Flavio Giuseppe: gli amici sanno che se mi fanno regali di questo tipo non sbagliano di certo. Inoltre mi occupo di modellistica e ora insieme a due artigiani sto costruendo una Triera greca lunga novanta centimetri, il modello di una nave a due alberi potente nel V secolo a.C. che poteva arrivare ad avere un equipaggio di 300 uomini. E si occupa di arte? Visito molti musei di arte contemporanea e apprezzo autori come Mimmo Paladino e Arnaldo Pomodoro di cui ho visto di recente il «Carapace» realizzato alla cantina Lunelli dello spumante Ferrari. È impressionante, pare una colata lavica, una caverna o una base spaziale tra i colli umbri. Ho molti amici che sono anche grandi collezionisti, come Gaetano Maccaferri e Stefano Borghi. Penso che l’arte non possa rinunciare alla dimensione estetica, anche mia figlia è di questo parere. Ma non ho pregiudizi, ci può essere estetica anche nell’arte concettuale. Quel che credo è però che se non colpisce la percezione dell’uomo l’opera d’arte non è tale. Come nelle ambientazioni narrative: l’arte deve darci la possibilità di vivere e percepire ciò che non siamo e non facciamo. In un convegno di chirurghi ho fatto notare che «ars» ha la stessa radice di «articolazione» e in più sono convinto si presenti proprio come gli astri, con una ciclicità non misurabile. Un paradosso da archeologo: tra 2mila anni trovando un pennello intriso di vernice non si saprà se era nella bottega di un imbianchino o se si trattava di un multiplo di Arman. Sua figlia è artista? Giulia ha 27 anni e si è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bologna prima di specializzarsi a Berlino; ha esposto al Museo della Musica nel corso dell’ultima Artefiera, poi a Barcellona e ora ha varie proposte. Sono contento per mia figlia perché la competizione nel suo campo è enorme, mentre la mia generazione aveva molte più opportunità. Mio figlio invece ha intrapreso una carriera accademica da storico contemporaneo. Come organizza la sua giornata? Tendo a concentrare tutti gli impegni in modo da avere il tempo di scrivere: mi può capitare di fare anche mille chilometri al giorno. È indispensabile una grande disciplina alla quale deve adattarsi anche la creatività. Il tre settembre ho consegnato l’ultimo libro, «Il mio nome è nessuno» che l’editore Mondadori pubblicherà in ottobre: è il primo di due volumi dedica- è una testata edita dalla Società editrice Umberto Allemandi & C. nell’ambito della linea di periodici «Vedere a...» Curatori Stefano Luppi (S. L.) Sandro Parmiggiani (S. P.) Coordinamento in redazione Lina Ocarino Caporedattore Barbara Antonetto Direzione commerciale Antonio Marra, 011.8199114 [email protected] Ufficio pubblicità Cinzia Fattori 011.8199118 [email protected] Impaginazione Elisa Bussi Referente commerciale in Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Umbria Valeria Riselli 348.6898577 [email protected] Stampa Nuova Satiz, Moncalieri (To) Sommario 4 5 6 6 6 8 Archeologo e scrittore: che cosa deve alla televisione? Chiariamo i ruoli: io sono un archeologo a tutti gli effetti e non un divulgatore, il quale non è un professionista della materia che tratta. Io faccio discorsi rigorosi, dunque diffusione culturale ad alto livello, in qualunque sede, attraverso libri, saggi, televisione e riviste. Credo di fare intorno alla storia e all’archeologia discorsi non noiosi, supportati tra l’altro da ottimi ascolti le poche volte che appaio in televisione, tanto che per «Stargate» abbiamo avuto i complimenti della Società italiana di Filosofia per la puntata su Giordano Bruno e Galileo Galilei. Quanto entra l’antichità nei suoi libri? I libri ambientati nel passato rappresentano solo la metà della mia produzione. Dei miei volumi a carattere storico Mondadori sta ripubblicando alcune serie che riscuotono di nuovo successo. Vero è che le conoscenze dell’antichità consentono a chi scrive narrativa di creare ambientazioni realistiche anche per trame ambientate nel Terzo Millennio. Del resto, essendo la nostra mente maggiore della nostra vita, come racconta anche il film «Blade Runner», è un’esigenza dell’uomo vivere altre vite e altri tempi. È una necessità, come dimostra il fatto che prima nasce l’epica, che è una forma di narrazione fondamentale per l’uomo e presente in tutte le culture umane, poi via via il teatro, la poesia, la narrazione in età ellenica fino al cinema e alla tv tra Ottocento e Novecento. Emilia ILGIORNALE DELL’ARTE 8 8 9 9 10 10 10 11 11 Il sisma in Emilia Le mostre dei Musei di Bologna Street Art, graffiti in città L’Archivio Zeri II edizione di «Accademie eventuali» Bottarelli alla Fondazione del Monte Giovanna Pesci per «Artelibro» Le mostre della Galleria Testoni Arte+ di Tiziana Sassòli Matta della Galleria Maggiore «Immagina Arte», la fiera di Reggio Emilia Fluxus a Palazzo Magnani «In viaggio con Matilde di Canossa» La raccolta d’arte del gruppo CCPL Marco Ferri alla Bonioni Arte 11 11 14 14 15 15 16 16 17 17 18 18 23 23 23 La Galleria Zamboni Marca-Relli alla Niccoli Le Assicurazioni Generali di Reggio Emilia Studio Bibliografico Le Muse La Galleria Centro Steccata I Musei Civici di Reggio Emilia Le mostre delle gallerie reggiane Sutherland alla Fondazione Magnani Edward Weston a «Fondazione Fotografia» Il Museo Casa Enzo Ferrari Il Teatro Pavarotti di Modena XII Festival Filosofia Le mostre dei Musei di Ferrara La Biffi Arte di Piacenza Sebastiano Ricci e i «Fasti Farnesiani» IL GIORNALE NON RISPONDE DELL’AUTENTICITÀ DELLE ATTRIBUZIONI DELLE OPERE RIPRODOTTE, IN PARTICOLARE DEL CONTENUTO DELLE INSERZIONI PUBBLICITARIE. LE OPINIONI ESPRESSE NEGLI ARTICOLI FIRMATI E LE DICHIARAZIONI RIFERITE DAL GIORNALE IMPEGNANO ESCLUSIVAMENTE I RISPETTIVI AUTORI. SI CONSIGLIA DI VERIFICARE TELEFONICAMENTE GLI ORARI DELLE MANIFESTAZIONI. www.allemandi.com Lo scrittore Valerio Massimo Manfredi ti all’indovino Tiresia, una figura della mitologia greca che viene citata da Ovidio nelle «Metamorfosi», da Stazio nella «Tebaide», nell’«Odissea» di Omero e da Dante Alighieri nella «Divina Commedia». Lei è emiliano, come ha vissuto il terremoto? Vivo a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, e anche se la mia casa non è vicinissima ai paesi colpiti, c’è stato un grande spavento. Ho visto le devastazioni con grande pena e con il mio Comune abbiamo organizzato tre camion di materiali uti- li per i terremotati. Ho partecipato a un libro collettivo, che sarà pubblicato da Mondadori, i cui proventi sono destinati alle popolazioni colpite. Una curiosità: lei ha un nome da imperatore romano. Mia madre era incerta tra questi due nomi che sono entrambi «ufficiali»; per i libri di narrativa mi firmo Valerio Massimo Manfredi mentre per i saggi scientifici mi firmo Valerio Manfredi. Stefano Luppi Quella tazza di quattromila anni fa A pochi mesi dall’eccezionale scoperta, le mummie di Roccapelago sono protagoniste di una mostra allestita nel luogo del ritrovamento. L’altra recente e notevole scoperta è la tazza aurea di Montecchio Emilia, un tesoro principesco di 3800 anni fa Grazie alla continua opera di scavo e successiva valorizzazione di quanto ritrovato da parte della Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna, diretta da Filippo Maria Gambari, il territorio emiliano dota i suoi musei di nuovi, importanti, ritrovamenti antichi. È il caso di centinaia di resti inumati risalenti al XVI-XVIII secolo ritrovati a Roccapelago di Pievepelago (Modena), e lì di nuovo esposte dallo La preziosa e rara tazza d’oro quasi purissimo risalente all’antica età del Bronzo (XVIII-XVII secolo a.C.), un scorso luglio, e di una tazza d’oro da mezzo chilo, ritrova- eccezionale ritrovamento a Montecchio Emilia nel Reggiano, e una delle mummie ritrovate a Roccapelago in ta in uno scavo a Montecchio (Reggio Emilia) risalente al- provincia di Modena l’antica età del Bronzo (XVIII-XVII secolo a.C.), che dopo gli studi andrà probabilmente al Museo Archeologico Nazionale di Parma printendenza bolognese, con controllo sull’intera Emilia, negli ultimi menella sezione dedicata alla Preistoria e Protostoria del territorio emilia- si ha anche annunciato il ritrovamento di una tazza del XVIII-XVII secono. Le mummie di Roccapelago sono, a 18 mesi dalla scoperta presso lo a.C., un oggetto in oro quasi purissimo pesante circa mezzo chilola chiesa della Conversione di San Paolo, le protagoniste della rasse- grammo alto poco più di 12 cm, in lamina spessa circa un millimetro e gna «Le Mummie di Roccapelago: vita e morte di una piccola comuni- mezzo con un delizioso manichetto e rare tracce di argento e stagno. tà dell’Appennino modenese» che racconta attraverso i resti degli an- La tazza ha solo tre possibili confronti nel mondo, e nessuno in Italia: tichi abitanti usi, costumi, religiosità, abitudini e malattie di una collet- «Questo oggetto al di là della straordinaria preziosità è destinato a camtività di contadini di montagna. L’appuntamento si protrae sino al 14 biare radicalmente alcune idee consolidate sui commerci e sugli scamottobre ed è a cura di Giorgio Gruppioni e Donato Labate: espone 13 bi nell’Europa di quasi quattro millenni fa. Stiamo verificando alcuni dadelle 60 mummie ritrovate di persone sepolte dalla metà del Cinque- ti d’archivio che potrebbero collegarla ad altri 13 oggetti d’oro, appacento alla fine del Settecento che, un fortunato mix di ventilazione e rentemente dell’età del Bronzo, rinvenuti a Montecchio Emilia il 18 genclima asciutto, ha conservato fino ad oggi. Insieme ad esse lungo il per- naio 1782, sempre durante un’aratura: purtroppo i reperti furono poi corso anche una serie di reperti, tra cui una rara lettera, rinvenuti nel- fusi e di essi ci restano solo le fantasiose descrizioni dell’epoca». lo scavo che raccontano la vita della piccola comunità montana di 40- S. L. 50 individui vissuti a oltre mille metri di altitudine. Attraverso gli studi svolti dal Laboratorio di Antropologia del Dipartimento di Storie e Me- Le Mummie di Roccapelago: vita e morte di una piccola comunità dell’Appentodi per la Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di Bologna nino modenese, fino al 14 ottobre (sede di Ravenna) che sono stati fatti su tessuti, calze, scarpe, oltre Museo e Chiesa di Roccapelago, Modena, tel. 053 671890 e 3293814897, che sui capelli e altre parti corporee, è possibile oggi conoscere molti www.archeobologna.beniculturali.it particolari della storia antropologica e bioculturale della zona. La So- Orario: settembre, tutti i giorni 16-19; ottobre, sab 15-18 e dom 10,30-12,30 e 15-18 Vedere in Emilia Capannoni, scuole e monumenti: l’Emilia non perde tempo 4 e ricostruisce Il terremoto dello scorso maggio ha inferto un colpo durissimo al territorio che produce ogni anno tra l’1% e il 2% del Pil nazionale con le sue industrie. Nella sola Emilia vi sono state oltre 1.335 segnalazioni di danni a beni mobili e immobili tutelati H anno fatto il giro del 1 2 mondo le immagini delle vittime e dei danni provocati dal devastante terremoto emiliano e lombardo, partito con la scossa di 5,9 gradi Richter che all’alba di domenica 20 maggio ha sfregiato vari comuni delle province di Modena, Ferrara, Mantova sino a toccare i territori limitrofi a Bologna e Rovigo, quest’ultimo in Veneto. Seguirono poi scosse quasi altrettanto forti il 29 maggio e il 3 giugno seguenti che contribuirono ancora di più a fare crollare o lesionare centinaia di capannoni, chiese, campanili e torri civiche oltre a provocare la morte di 27 persone in totale. Ma quelle popolazioni hanno più volte mandato a tutti un messaggio di speranza, dicen3 4 6 do di avere la forza, se aiutati da donazioni e dallo Stato, di rialzarsi e riportare attivo un luogo che forniva ogni anno tra l’1% e il 2% del Pil nazionale con le sue industrie. Anche il patrimonio culturale in quelle aree è particolarmente diffuso e avrà bisogno di anni di lavoro per riacquistare una fisionomia che però non lo ri5 porterà a essere come prima visti appunto i numerosi crolli avvenuti e gli abbattimenti controllati che purtroppo devono essere fatti insieme a tante occasioni di messa in sicurezza e restauro dei monumenti. Oltre all’emergenza capannoni industriali e patrimo- Alcune immagini dei danni in Emilia provocati dal sisma: nel Reggiano (1) la parrocchiale nio culturale la gestione post- di Brugneto di Reggiolo transennata e (2) la chiesa di Reggiolo con la volta crollata; terremoto ha richiesto in que- nel Ferrarese a Mirabello è crollata (3) la parte alta della chiesa, mentre a Poggio Renatico sti mesi la messa in sicurezza è stato abbattuto (4) il campanile pericolante della chiesa di San Michele Arcangelo del patrimonio edilizio scola- e nel capoluogo (5) gli affreschi del Castello Estense sono stati tamponati con carta stico: in poche settimane 16mi- giapponese; nel modenese uno dei comuni più colpiti è stato San Possidonio: nella foto la studenti delle aree colpite ri- (6) la chiesa torneranno sui banchi di scuola in nuove sedi, in sedi messe totalmente in sicurezza cui solo ti ricoverati almeno 500 beni tra dipinti, sculture, arredi liin pochi casi si aggiunge la permanenza in container provviso- turgici, paramenti e crocifissi. Ci sono problemi dappertutto, ri. La Regione emiliana ha approntato un bando europeo di 70 anche nelle città capoluogo. A Modena, ad esempio, continuagare per affrontare la fase transitoria in attesa dei ripristini e del- no a essere chiuse la chiesa seicentesca di San Biagio e il Palazle ricostruzioni. Inoltre l’ente regionale, attraverso tre ordinan- zo dei Musei che contiene la statale Galleria Estense, mentre nei ze del commissario Vasco Errani, presidente della Regione 14 comuni del Modenese al centro del «cratere» del sisma sono Emilia Romagna, ha dato il via alla pubblicazione del bando inagibili o crollate almeno in parte tutte le chiese, come ad esemdi gara europeo per la progettazione e realizzazione di 28 strut- pio il grande Duomo di Carpi progettato da Baldassarre Peruzture provvisorie con un finanziamento generale di 56 milioni e zi nel 1514. Anche nel Reggiano la situazione è difficile, per l’i420 mila euro. Il governo, con il decreto 74/2012 poi conver- nagibilità di almeno 30 chiese nei vari paesi, ma ci sono anche tito in legge, per gli interventi urgenti in favore delle popo- messe in sicurezza, della facciata della chiesa di Villarotta di lazioni ha destinato in tre anni 2,5 miliardi di euro di cui il Luzzara, del campanile di Codisotto di Luzzara, della parroc95% all’Emilia Romagna e il resto a Lombardia (4%) e Ve- chiale di Brugneto di Reggiolo, di quella di San Giorgio a Luzneto (1%). Ma ci sono anche altri finanziamenti perché se- zara e del campanile settecentesco della parrocchiale di Reggiocondo una stima i danni assommerebbero a 4-5 miliardi di lo. Altre buone notizie sono il salvataggio a Pieve di Cento euro e tra questi quelli al patrimonio, per i quali la legge ap- (Bologna) dei dipinti di Guido Reni e Guercino, mentre a Fiprovata nell’estate destina 5 milioni di euro alla Direzione nale Emilia (Modena) è stato messo in salvo il Trittico cinRegionale dell’Emilia Romagna da destinarsi a puntella- quecentesco firmato da Bernardino Loschi e a Bomporto menti e progetti di restauro. (Modena) le statue della Crocifissione di Antonio Begarelli. Il Mibac ha infine scelto il Palazzo Ducale di Sassuolo (ModeI danni più rilevanti na) come sede della «Unità depositi temporanei e laboratorio di Impossibile pubblicare qui un elenco completo dei danni nei va- pronto intervento sui beni mobili». ri centri colpiti (cfr. «Il Giornale dell’Arte» n. 322, luglio-agosto 2012, p. 4), basti pensare che nella sola Emilia vi sono sta- Le iniziative del Fondo Ambiente Italiano te oltre 1.335 segnalazioni di danni a beni mobili e immobi- Anche il Fai si è attivato per fare ripartire le città emiliane e lomli tutelati. Si tratta di 239 immobili di proprietà pubblica, barde colpite dal sisma dello scorso maggio. «Il nostro tangibi382 di appartenenza diocesana, 90 di proprietà privata e 25 le aiuto è stato immediato, spiega il vicepresidente Marco Maarchivi comunali e statali individuati dopo 332 sopralluoghi gnifico, ma dove intervenire visti i tanti problemi? Abbiamo sudei funzionari del Mibac. L’intervento del Mibac ha riguar- bito deciso per un monumento storico con funzioni anche cividato anche il contenuto degli edifici storici: finora sono sta- li, come il Palazzo municipale di Finale Emilia perché è dalla tolda di comando della nave che può ripartire l’intera comunità». Tra i tanti luoghi feriti dalle scosse di terremoto il Fai ha dunque deciso di intervenire a Finale, il paese in cui dalle 4,03 del 20 maggio 2012, una scossa terribile seguita da altre centinaia, ha sconvolto la vita quotidiana di migliaia di persone. A Finale il campanile del Municipio, il Duomo, la Torre dell’Orologio, il Mastio dell’imponente Rocca Estense quattrocentesca, le abitazioni, l’industria di zona hanno subito un colpo duro. In particolare il Fai si dedicherà al Municipio, nobile edificio settecentesco sovrastato, prima del terremoto, da un piccolo campanile che scandiva la vita della cittadina. Il Fai, come fece nel 2009 a L’Aquila con il restauro della Fontana delle 99 Cannelle, realizzerà il progetto con la collaborazione dell’Ufficio Tecnico comunale e della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia. «Parlando con la gente di Finale, termina Magnifico, non ho mai percepito un senso di dramma, ma una positiva energia che nasce dalla voglia di ricostruire immediatamente». Il sindaco di Finale, Fernando Ferioli, ha dichiarato: «sapere che il Fai e i suoi iscritti hanno “adottato” il nostro simbolo è per noi motivo di forza, orgoglio e speranza. Immaginare il giorno in cui le campane dell’orologio torneranno a suonare e potremo liberare la nostra piazza e le nostre anime da questa ferita tremenda, ci dà la certezza del futuro». S. L. Per informazioni: Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna, Strada Maggiore 80, Bologna, tel. 051 4298211, www.emiliaromagna.beniculturali.it; Fai, www.fondoambiente.it, tel. 02 467615259 Vedere a Bologna Un autunno fitto di appuntamenti: arte e editoria artistica, 5 antico e moderno da collezioni private e musei Dai quattrocenteschi Corali benedettini alla settecentesca arte tipografica di Colle Ameno, dai due pittori al tramonto del Medioevo, Simone di Filippo e Jacopo di Paolo, al libro «Jazz» di Matisse ono di tipologia diversa gli eventi che i Musei Civici d’Arte Antica presentano nel corso dell’autunno. Il Museo Civico Medievale dal 21 settembre al 2 dicembre propone la rassegna «I Corali benedettini di San Sisto a Piacenza», a cura di Milvia Bollati. Si tratta dell’esposizione di otto preziosi corali, realizzati nell’ultimo quarantennio del Quattrocento, in area padana, che originariamente erano parte integrante di un gruppo di quattordici antifonari in uso nel monastero benedettino di San Sisto a Piacenza. Quest’ultimo, agli inizi del XV secolo, sotto la guida dell’abate Ludovico Barbo, conobbe un forte sviluppo anche in campo artistico tanto che nel corso del secolo oltre alla commissione dei corali fu progettata una nuova chiesa che infine venne impreziosita con l’acquisto della celebre «Madonna Sistina» di Raffaello. I codici, andati dispersi dal 1810 e fino al 2008 conservati presso «l’Hispanic Society of Art» di New York, sono stati recentemente acquistati da un collezionista privato e dunque questa è l’occasione giusta per poter ammirare questi capolavori della miniatura da molto tempo non visibili al pubblico. Inoltre, in concomitanza con «Artelibro Festival del Libro d’Arte», dal 21 settembre al 21 ottobre presso il Lapidario Civico si lo straordinario libro «Jazz» pubblicato nel 1947 dal raffinato editore parigino Tériade. Stampato in una tiratura di 250 copie, nell’occasione è esposto quello della collezione Corrado Mingardi; il libro è costituito da venti tavole colorate «à pochoir» ispirate al circo, alla danza, al teatro, al viaggio, ma non al mondo del jazz. Il titolo fuorviante rispetto ai contenuti fu deciso dall’editore parigino, in accordo con l’artista, ma non si conosce il motivo della scelta. La tavole hanno un forte impatto, grazie a pochi elementi compositivi dalle forme essenziali e dalle cromie forti, dove sono dominanti i colori primari e contrasti cromatici e luminosi. Matisse lavorò alla pubblicazione negli ultimi anni di vita, quando non riusciva più a dipingere utilizzando i pennelli: per questo si inventò un modo per «dipingere con le forbici» inventando la tecnica del papier découpé, ossia fogli colorati a tempera poi sagomati e tagliati. Oltre all’originale è esposto a Palazzo Re Enzo il facsimile edito da Electa Mondadori, con testi di Corrado Mingardi e Francesco Poli. Le Collezioni Comunali di Palazzo d’Accursio dal 20 settembre al 25 novembre espongono in «La tipografia di Col- S Daniele Benati e Massimo Medica. L’appuntamento espositivo nasce in occasione del deposito presso i Musei Civici d’Arte Antica, da parte di un privato collezionista, di due importanti tavole raffiguranti la «Madonna con Bambino» e la «Crocifissione», realizzate rispettivamente da Jacopo di Paolo (doc. dal 1378 al 1426) e da Simone di Filippo detto dei Crocefissi (doc. dal 1355 al 1399), due pittori bolognesi a capo di importanti Il «Cristo in pietà e il donatore Giovanni di Elthinl», dipinto di Simone di Filippo (Simone botteghe che dominarono la dei Crocifissi) del 1368 conservato nel Museo Davia Bargellini e «Le Loup», una delle scena artistica locale durante venti tavole realizzate da Henri Matisse per il libro «Jazz» pubblicato nel 1947 la seconda metà del Trecento e del primo Quattrocento. le Ameno: libri da una collezione privata», a cura di Car- L’esposizione mette a confronto le due diverse personalità arla Bernardini, Antonella Mampieri e Piero Paci, una venti- tistiche: l’una, quella di Simone, ancora attiva nel solco delle na tra volumi e pubblicazioni d’occasione stampati presso la precedenti esperienze di Vitale da Bologna, da lui restituite in settecentesca tipografia di Colle Ameno, nel Bolognese, oggi una versione robustamente «dialettale», l’altra, quella di Jacoconservati in collezione privata. La tipografia è parte impor- po, precocemente aperta alle nuove istanze del neogiottismo tante della storia della stampa poiché venne fondata da Filip- ma anche alle immaginose sollecitazioni tardogotiche di Giopo Carlo Ghisilieri (1706-65), appartenente al ramo bologne- vanni da Modena. «È anche questa più moderna consapevose e senatorio dell’illustre famiglia: il luogo, dove era attiva lezza, spiegano i curatori, a mettere ben in evidenza lo scarto anche una famosa fabbrica di maioliche, rientra tra i «villag- generazionale tra i due diversi artisti, entrambi in grado di otgi-modello» e le esperienze produttive di respiro illuminista. tenere nell’ambito cittadino un ampio risalto, come attestano, Alla breve vita della stamperia si debbono cinquantuno edi- soprattutto per Jacopo di Paolo, gli importanti riconoscimenzioni su argomenti di scienza, filosofia, teatro e svaghi, ma an- ti ottenuti in campo pubblico». Infine, nel Museo d’Arte Inche pubblicazioni sciolte o d’occasione come componimenti dustriale Davia Bargellini, si terrà dal primo dicembre per nozze, immagini sacre, ritratti o cartegloria. L’ultima edi- 2012 al 20 gennaio 2013 la mostra «Il Presepe barocco tra zione prodotta fu l’almanacco «Il Faccendiere» (1763), prece- Bologna e Napoli» dedicata al confronto tra le tradizioni predente di due anni la morte di Filippo Carlo (1765) e tra gli au- sepiali nelle due città. Il «pezzo forte» esposto sarà il presepe tori delle incisioni che illustrarono i volumi figurano Gian Pie- di scuola napoletana settecentesca contenuto in uno scarabattro Zanotti, Pietro Locatelli, Giovanni Fabbri, Francesco Ma- tolo conservato nella collezione del bolognese Gianfranco Borria Francia. Successivamente, dal 24 novembre 2012 al 3 doni (per informazioni: tel. 051 2193916, www.comune.bolomarzo 2013, i Musei Civici ospitano la rassegna «Simone e gna.it/iperbole/MuseiCivici). Jacopo: due pittori al tramonto del Medioevo», a cura di Stefano Luppi Vedere a Bologna 37mila cataloghi d’asta: 6 L’arte di strada Frontier. La linea dello stile, fino a gennaio 2013 MAMbo e vari quartieri della città, tel. 338 9530107, 338 6161187, 338 3337149, www.frontier.bo.it l’Archivio Zeri è una vera e propria cornucopia per studiosi voraci Per usufruire della ricchezza dei documenti raccolti dal grande storico dell’arte, l’Archivio ha predisposto sistemi di consultazione, di studio e di indagine integrati e sofisticati Due rarissimi cataloghi d’asta dei primi anni del Novecento provenienti dall’Archivio Zeri a Fondazione Federico Zeri dell’Università di Bologna per l’autunno propone una mostra e la continuazione del progetto di creazione di un database online dei cataloghi d’asta ereditati al momento della scomparsa del grande storico dell’arte. «Rintracciare le opere d’arte. La collezione cataloghi d’asta della Biblioteca Zeri e la creazione del database online» è il titolo della mostra curata da Chiara Basalti, Elisabetta Sambo, Francesca Tancini visibile dal 21 settembre al 21 dicembre in occasione di «Artelibro Festival del Libro d’Arte». La Biblioteca Zeri possiede una collezione di 37mila cataloghi d’asta, la più cospicua esistente oggi in Italia e in questa occasione ne sarà esposta un’ampia selezione a cui sarà affiancata una serie di fotografie della Fototeca Zeri che documentano opere di pittura e di scultura apparse in asta. Questi materiali rappresentano un importante strumento per la ricostruzione del patrimonio italiano disperso e per tracciare la storia del collezionismo in parte ancora da approfondire: la raccolta comprende cataloghi italiani e stranieri suddivisi per nazionalità e data di vendita a partire dalla fine dell’Ottocento. Tra i nuclei più rilevanti si segnalano volumi d’incanto inglesi, francesi, italiani e tedeschi, insieme a quelli di Austria, Svezia, Olanda, Portogallo, Ungheria, Argentina e Stati Uniti. Esposti in mostra vi sono raris- L simi cataloghi della fine del XIX secolo e di inizio del XX che testimoniano le grandi dispersioni avvenute in quell’epoca e permettono di approfondire la storia di importanti collezioni oggi smembrate. In occasione della mostra sarà inoltre esposta documentazione relativa al progetto per il database online «Cataloghi d’asta» in corso di realizzazione grazie a un contributo della Regione Emilia-Romagna. Il personale scientifico della Fondazione ha avviato la catalogazione dei cataloghi d’asta nel Polo unificato delle biblioteche bolognesi aderente al «Servizio Bibliotecario Nazionale» che in questo modo arricchirà il patrimonio librario italiano con un fondo unico nel suo genere. I dati verranno successivamente riversati in un database specifico consultabile dal sito web della Fondazione Zeri e saranno messi in relazione con le fotografie presenti nel database della stessa istituzione. Il sistema integrato di dati tra Fototeca e Biblioteca consentirà di corredare ogni catalogo di un apparato iconografico immediatamente disponibile, di aggiungere nuove e importanti informazioni sui singoli lotti venduti e di ricostruire i percorsi delle opere d’arte. S. L. Rintracciare le opere d’arte. La collezione cataloghi d’asta della Biblioteca Zeri e la creazione del database online, dal 21 settembre al 21 dicembre Biblioteca Zeri, piazzetta Giorgio Morandi 2, tel. 051 2097486, www.fondazionezeri.unibo.it La Biblioteca è aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18. La Fototeca su appuntamento Un’accademia anche di eventuale creatività Si svolge dal 10 al 23 settembre, dunque anche in concomitanza con «Artelibro Festival del Libro d’Arte» (Bologna 21-23 settembre), presso Palazzo Pepoli. Museo della Storia di Bologna, la seconda edizione di «Accademie eventuali», un progetto di Fondazione Carisbo e Fondazione Furla in collaborazione con MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna e Xing. Questo laboratorio dedicato alla giovane creatività artistica che si forma nelle accademie d’arte è quest’anno dedicato ad «Agenti autonomi e sistemi multiagente» con gli artisti Michele di Stefano/MK e Margherita Morgantin. Il primo, coreografo e performer, si era occupato negli anni Ottanta della scena musicale punk-new wave per poi approdare a un programma di ricerca corporea grazie a «MK», un gruppo ospitato nei più importanti festival di ricerca. La seconda protagonista del festival odierno, Margherita Morgantin, è un’artista visiva veneziana: il suo operato si articola attraverso linguaggi che spaziano dal disegno alla performance, alle luci dei palcoscenici di tournée musicali. Nei mesi estivi i due performer hanno guidato una serie di giovani allievi attraverso il tema prescelto che, tra l’altro, ricalca il titolo di un questionario della facoltà di Ingegneria dell’Informazione del Politecnico di Milano. «Uno dei motivi per cui ci siamo incontrati, spiegano i curatori, è perché frequentiamo entrambi quella zona di eco semantica intorno alle parole, un’area periferica delle implicazioni del linguaggio nella vita. Lo smarrimento in questa area può essere completo; l’attrazione per le istruzioni, i sistemi di sicurezza e i linguaggi tecnici inevitabile. E dunque su questa tensione tra il massimo controllo e lo spaesamento completo si muovono i nostri lavori e dunque i laboratori con i ragazzi». «Accademie Eventuali», infatti, prevede la realizzazione di una serie di laboratori aperti a dieci studenti, con il fine di favorire la contaminazione tra linguaggi ed esperienze differenti. Il comi- FOTO DI ANDREA MACCHIA Si conclude al MAMbo nel prossimo gennaio con un convegno internazionale il progetto, partito la scorsa estate, «Frontier. La linea dello stile», voluto dal Comune in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, con il fine di valorizzare le forme artistiche del writing e della street art. Curata da Claudio Musso e Fabiola Naldi la manifestazione mostra qual è in questo momento il livello della disciplina in una città che storicamente da questo punto di vista ha avuto un ruolo centrale. Nel 1984 nel capoluogo emiliano Il murale dello street artist Hitnes, «Shenzen», Cina 2011 si tenne, presso l’allora Galleria Civica d’Arte Moderna di Piazza Costituzione, la mostra «Arte di frontiera. New York Graffiti» alla quale parteciparono i protagonisti della Old School of New York tra cui Kenny Scharf, Keith Haring, Crash, John Ahearn, A One, Toxic, Jean-Michel Basquiat. Il progetto attuale si svolge attraverso la realizzazione di 13 «cantieri», quasi tutti già terminati su palazzine di alloggi di edilizia residenziale pubblica (qualche residente si è lamentato nei mesi scorsi), in numerosi quartieri della città dove hanno operato «Phase II», attivo dagli anni Settanta, il tedesco Daim, l’olandese Does, il francese Honet, il polacco noto come «MCity» e gli italiani Cuoghi Corsello, Rusty, Dado, Andreco, Hitnes, Joys, Etnik ed Eron. Il progetto, costato appena 30mila euro, sarà illustrato in un catalogo edito da Damiani. S. L. Le opere del coreografo e performer Stefano/MK e dell’artista visiva Margherita Morgantin (sotto) visibili nella seconda edizione di «Accademie eventuali» tato della manifestazione è composto da Chiara Bertola (curatrice della Fondazione Furla), Gianfranco Maraniello (direttore del MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna) e Andrea Lissoni (curatore, Xing). S. L. Accademie eventuali. Agenti autonomi e sistemi multiagente, dal 10 al 23 settembre Palazzo Pepoli. Museo della Storia di Bologna, via Castiglione 8, tel. 051 19936370, www.genusbononiae.it, www.fondazionefurla.org, www.mambo-bologna.org; www.xing.it Vedere a Bologna Giovanna Pesci, pasionaria del libro d’arte Maurizio Bottarelli raffigura paesaggi e disagi del mondo La prossima rassegna della Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna, all’interno del ciclo dedicato agli artisti bolognesi del secondo Novecento, riguarda Maurizio Bottarelli, nato a Fidenza, in provincia di Parma nel 1943. Nella mostra «Il disagio della civiltà. Maurizio Bottarelli. Opere 1962-2012», prevista dal 20 settembre al 17 no- Un dipinto di Maurizio Bottarelli del 2011 vembre con la cura di Michela Scolaro, si analizzano trenta tra lavori storici dell’artista e nuove produzioni, tutte legate ai problemi che la civiltà umana porta in sé, dal disagio sociale alla condizione disumana di alcune persone. Al centro della produzione dell’artista c’è il «dialogo», la dicotomia tra materia e colore, che dà vita in questa occasione a una serie di dipinti in grande formato raffiguranti in particolare paesaggi, lavori soprattutto dell’ultimo decennio, nei quali sono raccolte le esperienze di viaggi effettuati in Islanda, Scozia, Irlanda, Norvegia, Nuova Zelanda e Tasmania. Ordinate in mostra anche numerose «teste», realizzate da Bottarelli a partire dagli anni Sessanta, messe a confronto con dodici altre di recente produzione: non siamo di fronte a ritratti, ma a vere e proprie rappresentazioni tipologiche dell’infinita espressività umana. Bottarelli si diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1965 e quattro anni dopo inizia a insegnare pittura qui e all’Accademia di Brera a Milano. Soggiorna a Londra nel 1971-72 e nel 1975-76, grazie a una borsa di studio del British Council, e insegna al Brighton Polytechnic e al Goldsmith College of Art; negli anni Novanta soggiorna molto all’estero, in Austria e negli Usa, prima di intraprendere nel 2000 un lungo viaggio in Australia, come «Artist in Residence», dove nel 2005 è nominato «Honorary Senior Research Fellow of the Department of Fine Arts» della Monash University di Melbourne. S. L. Il disagio della civiltà. Maurizio Bottarelli. Opere 1962-2012, dal 20 settembre al 17 novembre Fondazione del Monte, via delle Donzelle 2, tel. 051 2962508, www.fondazionedelmonte.it Orario: tutti i giorni dalle 10 alle 19 Se una notte d’autunno, un pittore, un poeta e un regista 8 La nona edizione di «Artelibro. Festival del Libro d’Arte» si svolge a Palazzo di Re Enzo e del Podestà dal 21 al 23 settembre e alla libreria dell’arte di piazza del Nettuno (8-23 settembre), oltre a numerosi altri luoghi in città, con il titolo «L’arte di fare il Libro d’Arte. Il collezionismo librario. Raccogliere è seminare». Ne parla l’infaticabile Giovanna Pesci, amministratrice della manifestazione che lei stessa ha fondato insieme a Barbara Abbondanza Maccaferri ome, quando e perché è nata Artelibro? Per anni ho visitato le fiere del libro internazionali, in particolare la Buchmesse di Francoforte e la Book Expo America. Soprattutto negli Usa, dove la fiera si svolge a turno nelle tre principali città del paese, Chicago, New York, Los Angeles, avevo riscontrato la straordinaria qualità dell’editoria d’arte Giovanna Pesci italiana. Scelte editoriali, autori, servizi fotografici, carta, grafica, stampa, legatura, tutto quello insomma che costituisce l’arte di fare un libro d’arte in Italia era al massimo. Dal catalogo al facsimile, dal libro di divulgazione al libro d’artista, si poteva ben citare l’Italia come leader nel panorama internazionale. Perché non cercare di farne una vetrina? Ne parlai con gli editori e con le istituzioni bolognesi per studiare la formula adatta a una manifestazione che coinvolgesse non soltanto gli addetti ai lavori, ma anche il grande pubblico, amante del bello e affascinato dal profumo della carta. Nel 2003 nacque l’Associazione Artelibro e un anno dopo il Festival. Una mostra mercato di libri d’arte all’interno di un antico palazzo nel centro di Bologna, tante iniziative all’intorno. Oggi siamo arrivati a un grande numero di visitatori e al successo di una manifestazione che poteva risultare solo di élite. C Può anticipare alcuni eventi dell’edizione 2012? Certamente la lectio inaugurale di Guido Rossi, giurista e bibliofilo, appassionato d’arte e detentore di una ricchissima biblioteca; il convegno organizzato dalla Soprintendenza Beni Librari Emilia-Romagna e dall’ALAI-Associazione Librai Antiquari d’Italia sul fondamentale contributo del collezionismo privato alle raccolte delle Istituzioni e degli Archivi pubblici; i racconti di bibliofili che hanno fatto della loro passione anche un mestiere come Andrea Kerbaker, Giorgio Lucini, Werner Oechslin, Franco Maria Ricci, Hans Tuzzi. Quali consigli darebbe a chi vuole iniziare una raccolta libraria senza grandi fondi economici a disposizione? Il primo consiglio è di frequentare assiduamente le librerie. Tutte le librerie, generaliste e specializzate, dalle bancarelle di libri usati alle più raffinate gallerie d’arte contemporanea che sempre più spesso editano libri d’artista, magazine, fanzine. Entrare senza remore, senza paura di farsi mostrare i libri e di chiedere prezzi. I libri bisogna guardarli e toccarli, in ogni loro parte, a volte anche fiutarli. Bisogna innamorarsi del primo libro, poi non si smette più! Può essere un amore a prima vista, ma può anche avere ragioni legate alla professione oppure a esperienze vissute, di viaggio, di amicizie, di hobby. Questa nona edizione di Artelibro offrirà un’opportunità speciale per i più giovani: il progetto «Fruit. Focus on Contemporary Art», dove saranno esposti libri a tiratura limitata. Come pensa che potrà svilupparsi nei prossimi anni la manifestazione? Non so fare pronostici. I tempi sono molto duri e il settore dell’editoria d’arte e di pregio, come pure quello del libro antico, non godono di ottima salute. Per tale motivo è necessario, più che mai, sostenere questi mercati sia da parte delle strutture pubbliche sia da parte dei privati. Nella sua vita professionale di che cosa si è occupata? Ho sempre lavorato in mezzo ai libri e all’arte. Ho insegnato ai ragazzi del liceo che le arti vanno insieme, musica, pittura, letteratura, anche la matematica. E ho frequentato la scuola di specializzazione in storia dell’arte, dove ho incontrato grandi maestri e colleghi con i quali ho sempre mantenuto rapporti di grande stima e amicizia. Ho cominciato a scrivere, collaboravo con riviste del settore, compreso il «Giornale dell’Arte», e quotidiani e mi interessavo alla curatela di libri d’arte con case editrici specializzate. La mia attività professionale si sposava bene con le mie passioni: da storica dell’arte e giornalista sono stata tra le prime press agent specializzata e ho portato avanti personalmente lo Studio Pesci fino al 2004. Stefano Luppi Il trittico «Né giorno né notte» di Luca Guenci del 2011 Allo Spazio Testoni la mostra «Né giorno né notte. Luca Guenci» presenta un libro d’arte realizzato dall’artista con il poeta Serse Cardellini e un video realizzato dal regista Massimo Brizigotti. I quadri di Luca Guenci, realizzati su tavola, olio e idroclear, raffigurano visioni di città e metropoli antiche e moderne e paesaggi naturali. In occasione di Artelibro 2012, la galleria organizza la «Serata d’Autore» sabato 22 settembre. La mostra seguente alla galleria bolognese sarà dedicata alla fotografa Maria Rebecca Ballestra: in «Meta-architetture», dal 20 ottobre al 14 gennaio 2013, la curatrice Paola Valenti ha scelto una serie di immagini definite «postumane». Le fotografie e i video esposti illustrano architetture e luoghi fantasiosi a volte popolati da animali, con il fine di rappresentare la supremazia dell’uomo sul regno animale ma anche il suo declino e l’oblio. S. L. Né giorno né notte. Luca Guenci, fino al 13 ottobre Meta-architetture. Maria Rebecca Ballestra, dal 20 ottobre 2012 al 14 gennaio 2013 Galleria Testoni, via D’Azeglio 50, tel. 051 371272, www.giannitestoni.it Orario: ma-ve 16-20, sa 10,30-13 e 16-20, do-lu su appuntamento Due immagini di «Artelibro. Festival del Libro d’Arte». Quest’anno la nona edizione si svolge a Palazzo di Re Enzo e del Podestà dal 21 al 23 settembre e alla libreria dell’arte di piazza del Nettuno dall’8 al 23 settembre Vedere a Bologna Di più c’è che in questa galleria convivono 9 Quei libri contengono fiabesche visioni antico e moderno Arte+ è una nuova galleria nel cuore di Bologna dove Tiziana Sassòli vuole accostare capolavori dei maestri del passato, tra cui Reni e Gandolfi, a opere dei protagonisti dell’arte del Novecento a Galleria Fondantico, animata da Tiziana Sassòli, da anni apprezzata per le sue mostre e i suoi cataloghi di arte antica, ha aperto un anno fa, in Palazzo Pepoli Bentivoglio, edificio cinquecentesco a pochi passi da Piazza Santo Stefano, nel cuore di Bologna, una nuova galleria, Arte+, che ha iniziato a organizzare mostre di arte moderna e che ora, dopo il trasferimento della storica sede dalla vicina via Castiglione, diventa il luogo in cui conviveranno o si alterneranno mostre d’arte antica e moderna, in un ampio spazio espositivo distribuito su tre piani. L Che cosa l’ha motivata a unificare, all’interno dello stesso spazio, le mostre dedicate all’arte antica e quelle di arte moderna? Credo sia importante per una galleria come la mia, che opera nell’arte antica da oltre trent’anni, diversificare il proprio operato e orientarsi verso nuove esperienze. L’arte moderna e contemporanea è una realtà forte, affascinante e molto «energica», spesso in rapporto con la moda, il design e l’architettura; è una realtà che richiama un pubblico giovane, divertente e curioso, in cerca di sollecitazioni e novità. Come per l’arte antica, è fondamentale il rigore scientifico e l’alta qualità dell’offerta. Grazie agli ampi spazi espositivi di Palazzo Pepoli Bentivoglio, ci sarà alternanza e convivenza tra antico e moderno, anche per suggerire al pubblico una nuova idea di collezionismo. Può trarre un primo bilancio? Abbiamo avuto un ottimo riscontro di pubblico, molto eterogeneo, di tutte le età e provenienze. La galleria è stata frequentata da molti visitatori e collezionisti, anche stranieri, che hanno apprezzato con entusiasmo le mie scelte, dalla straordinaria mostra inaugurale con un’importante selezione di grandi maestri del Novecento (tra gli altri, Carrà, Vuillard, De Pisis, Soffici, Otto Dix) alle iniziative organizzate in occasione di Artefiera, sino alla mostra monografica di un maestro dell’Informale come Vasco Bendini, che ha avuto risonanza nazionale. Inoltre sono rimasta impressionata dalla quantità di giovani artisti, che si sono presentati e hanno proposto interessanti progetti espositivi e iniziative. Quali sono i riflessi generati della crisi delle incertezze anche psicologiche che ad essa si accompagnano, sul mercato del vostro tradizionale settore dell’arte antica e in quello nuovo dell’arte moderna? È evidente che in un momento come questo i collezionisti sono frenati, soffrono timori e incertezze. L’arte antica e moderna, di alta qualità, è tuttavia un bene rifugio; dunque, molte persone si orientano ora verso questo tipo di investimento, abbandonando quelli tradizionali (si pensi alla Borsa), dove hanno avuto grandi delusioni. In particolare, per l’arte antica abbiamo visto che i nostri maestri emiliani e bolognesi, da Reni a Gandolfi, sono ambiti e ricercati: lo dimostrano le vendite nelle aste internazionali dove le loro opere continuano ad essere aggiudicate a cifre importanti. In questo modo la nostra gloriosa scuola emiliana diventa dunque sempre più internazionale. La mostra inaugurale di settembre a Arte+, dedicata ai libri d’artista di Wolfango e di Raspanti, si colloca all’interno delle iniziative di «Artelibro», mentre quella annunciata a ottobre presenterà alcuni dipinti importanti d’arte antica, com’è vostra annuale tradizione. La mostra «Wolfango + Raspanti. Libri d’autore» dimostra la nostra attenzione alla valorizzazione e alla promozione degli artisti della nostra amata città. Wolfango e Raspanti sono molto noti, celebrati oltre i confini locali, e certo non hanno bisogno di presentazioni; parlano le loro opere, di alta qualità, come quelle dei loro «concittadini» che hanno segnato le tappe della storia dell’arte antica. Nella mio prossimo «Incontro con la pittura», tradizionale mostra autunnale arrivata quest’anno alla ventesima edizione e intitolata «Il bel dipingere. Dipinti e disegni emiliani dal XV al XIX secolo», si potranno gustare opere di alcuni grandi maestri, come Antonio Carracci, il Mastelletta, Simone Cantarini, Guido Reni, Donato Creti, Marcantonio Franceschini e Gaetano Gandolfi. Sandro Parmiggiani Maggiore perché attivissima in tutto il mondo Entrare nella Galleria Maggiore di Bologna nel tardo pomeriggio di un lunedì di fine luglio, mentre fuori la vampa del caldo tutto avvolge, provoca una sorta di spaesamento. Non c’è alcuna traccia di una chiusura imminente, di un «summer break», che pure anche la Maggiore osserverà: alle pareti ci sono ancora le opere della mostra personale di Sandro Chia, «Andare oltre»; negli uffici, dove troviamo attivi Franco e Roberta Calarota, la figlia Alessia, Francesca e Isotta al computer, si respira un’atmosfera di fervore, una corrente di energia. Subito i Calarota cominciano a parlare, con giovanile entusiasmo, dei loro progetti futuri, nei quali sempre si coglie l’evidente aspetto commerciale ma pure la dimensione culturale. La crisi generale dell’economia non viene sottovalutata, ma qui si sta cercando di uscirne cogliendo le opportunità e le sfide che la situazione propone, ridefinendo scelte e strategie. Sappiamo che la Galleria Maggiore ha da qualche anno compiuto la scelta di darsi un profilo internazionale, sia per il tipo di artisti di cui si occupa sia per la presenza in alcune delle grandi fiere di riferimento, sia, infine, per la capacità di collaborare a organizzare mostre per spazi espositivi pubblici (si chiude il 30 settembre, al Centro Saint-Bénin di Aosta, la mostra «Giorgio de Chirico. Il labirinto dei sogni e delle idee»). La Galleria Maggiore apre la prossima stagione espositiva il 20 settembre, con una mostra antologica dedicata a Roberto Sebastian Matta (Santiago del Cile, 1911 - Civitavecchia, 2002), nel centenario della nascita e nel decennale della morte: con lui i Calarota avevano intrattenuto un rapporto continuativo di stretta collaborazione per quindici anni. Di Matta, del quale mai si può dimenticare la grande influenza che ebbe, quando si rifugiò negli Stati Uniti, su artisti quali Pollock e Gorky, vengono presentate 40 opere, realizzate dagli anni Cinquanta in poi (dipinti, sculture, ceramiche), nelle quali emerge il vitalismo visionario di un artista che dipinge un cosmo in perenne tumulto, agitato dalla metamorfosi e abitato da esseri mutanti. Nel gennaio 2013, poi, la Galleria Maggiore collaborerà strettamente con la Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra, diretta da Roberta Cremonini, a una grande mostra di Giorgio Morandi (settanta tra acquerelli, disegni e incisioni), alla quale si affiancherà un’esposizione di fotografie di Nino Migliori (Bologna, 1929), «I Lo Stand della Galleria d’Arte Maggiore alla Fiera di Basilea del 2011 dedicato a Giorgio Morandi luoghi di Morandi», nelle quali questo geniale indagatore delle possibilità offerte dal mezzo fotografico, dei procedimenti tecnici e dei materiali che a esso sono legati, ha catturato i paesaggi dell’Appennino bolognese (Grizzana e i luoghi vicini) dipinti da Morandi. Le immagini di Migliori partono da fotografie polaroid, sulle quali lui è intervenuto nei momenti successivi allo scatto, mentre l’immagine s’andava formando, per ottenere cupi segni neri e mutazioni dei colori che modificassero ed esaltassero la visione originaria. Successivamente, le immagini sono state scansionate e ristampate nel formato che ora viene presentato in mostra. Dopo la partecipazione, l’anno scorso, ad Art Basel con un memorabile stand di dipinti di Morandi, e quest’anno alla Fiera di Hong Kong, con uno stand di opere di Morandi e di Chia, la Maggiore sarà in ottobre alla Frieze Masters di Londra, una nuova rassegna con 90 importanti gallerie da tutto il mondo, nel marzo 2012 all’Armory Show di New York (Franco Calarota è entrato a fare parte del Comitato di selezione della Fiera) e nel maggio dello stesso anno ancora alla Fiera di Hong Kong. S. P. Roberto Sebastian Matta, dal 20 settembre Galleria d’Arte Maggiore, via D’Azeglio 15, Bologna, tel. 051 235843, www.maggioregam.com Dal 15 settembre al 6 ottobre, Arte+ presenta, nell’ambito di «Artelibro» un’esposizione, a cura di Graziano Campanini, imperniata su due libri d’artista: autore del primo, un libro-oggetto in copia unica (60 disegni originali, fortemente «teatrali», realizzati con tecniche diverse, e 2 sculture, fronte e retro della copertina), è Bruno Raspanti (Ozzano Emilia, Bologna, 1938), scultore visionario che ama cimentarsi con tutti i materiali, in particolare con il legno e con la terracotta. Firma il secondo volume Wolfango (Peretti Poggi) (Bologna, 1926), artista legato alla tradizione della pittura, del quale vengono presentate le 25 tavole originali realizzate in questi mesi per illustrare «Alice nel paese delle meraviglie» di Lewis Carroll per un volume edito Tavole tratte dei libri d’artista di Bruno dalle Grafiche dell’Artiere. Raspanti e di Wolfango (sopra) Il 27 ottobre Arte+ proporrà la mostra «Il bel dipingere. Dipinti e disegni emiliani dal XV al XIX secolo», che sarà accompagnata, come sempre, da un catalogo a cura di Daniele Benati e che si concluderà il 22 dicembre. Tra i dipinti si segnalano opere del Maestro di Castrocaro, e di Niccolò Pisano, Antonio Carracci, Andrea Donducci detto il Mastelletta, Guido Reni, Giovanni Andrea Sirani, Giovan Giacomo Sementi, Michele Desubleo, Simone Cantarini, Francesco Albani, Sisto Badalocchi, Giovanni Girolamo Bonesi, Giovanni Maria Viani, Donato Creti, Marcantonio Franceschini, Francesco Monti, Giacomo Zoboli, Antonio Consetti, Gaetano Gandolfi, Vincenzo Martinelli, Pelagio Palagi. S. P. Wolfango + Raspanti. Libri d’autore, dal 15 settembre al 6 ottobre Il bel dipingere. Dipinti e disegni emiliani dal XV al XIX secolo, dal 27 ottobre al 22 dicembre Arte+, Via de’ Pepoli 6e, tel. 051 265980, 328 7045724, www.seleart.com/fondantico Orario: ma-sa 10-13, 16-19,30, lu, 16-19,30 Vedere a Reggio Emilia Il gusto di Immagina Arte 10 La Fiera, giunta alla sua quattordicesima edizione, viene da quest’anno assunta in gestione da Romagna Fiere Srl. Che cosa cambierà? Ne parliamo con il presidente della società, Gilberto Tedaldi uale esperienza specifica vanta Romagna Fiere nel settore delle Fiere di arte e/o di antiquariato? Ci rende davvero felici questo nuovo incarico a Reggio Emilia, cui stiamo dedicando il solito impegno che contraddistingue l’organizzazione delle nostre manifestazioni fieristiche. In particolare, Romagna Fiere è sempre stata sensibile nei confronti dell’arte, riservando a questo settore una particolare attenzione. Da quest’anno anche «Immagina Arte», che si svolge Gilberto Tedaldi alla Fiera di Reggio Emilia, passerà sotto la nostra egida; metteremo a disposizione di questa prestigiosa manifestazione la nostra esperienza, che conta all’attivo le più importanti fiere d’arte e antiquariato sul territorio della Romagna. Tra queste, venerdì 16 novembre 2012, i padiglioni della Fiera di Forlì ospiteranno la sedicesima edizione di «Contemporanea», mostra d’arte moderna e contemporanea, come sempre ricca di novità e di importanti nuove autorevoli partecipazioni. La formula, ben collaudata negli anni, che prevede la partecipazione di gallerie prestigiose e lo svolgimento di eventi collaterali di grande impatto, fa di «Contemporanea» il fiore all’occhiello di Romagna Fiere, insieme a «Vernice Art Fair», manifestazione dedicata agli artisti, la cui undicesima edizione si svolgerà dal 22 al 24 marzo 2013 alla Fiera di Forlì e che non escludiamo di replicare a Reggio Emilia. A completare il panorama delle manifestazioni fieristiche dedicate all’arte, rivolgiamo le nostre energie anche verso il settore del collezionismo con «Romagna Antiquariato», mostra-mercato di Alto Antiquariato, e «Babilonia», rassegna di brocantage, modernariato e collezionismo. Quali sono le motivazioni che vi hanno indotto a questa scelta e a impegnarvi in questa impresa? Intendiamo consolidare e rafforzare la collaborazione con i gal- Q Arte», significa per Romagna Fiere fare tesoro dell’esperienza acquisita in tanti anni di organizzazione di eventi fieristici legati all’arte, cogliere una nuova opportunità per dare spazio alle gallerie, e di conseguenza agli artisti contemporanei, espandendo i confini per offrire all’arte nuovi territori di creatività, confronto e complicità. Quale progetto avete per la 14esima edizione di Immagina Arte? Quali pensate debbano essere gli elementi di continuità e quali d’innovazione? In quali date avrà luogo la Fiera? La quattordicesima edizione di Immagina Arte si svolgerà dal 7 al 10 dicembre nel polo fieristico di Reggio Emilia. Il nostro intento è di consolidare il percorso maturato da «Immagina Arte» in tredici anni di successi e consensi, apportando il nostro know-how sull’orUn padiglione della scorsa edizione della manifestazione «Immagina Arte» di Reggio Emilia gestita da quest’anno da Romagna Fiere ganizzazione di fiere dell’arte; leristi, ampliando gli orizzonti territoriali con l’obiettivo di far in poche parole, confermare le eccellenze in un’ottica di rinnodiventare l’Emilia Romagna il centro italiano (e «oserei» spin- vamento. Oltre alla novità del cambio di gestione, posso citargermi oltre nel dire, europeo) dell’arte. La nostra regione, sto- ne altre due particolarmente degne di nota: la prima è l’accordo ricamente vocata all’arte, può già vantare con Artefiera di Bo- raggiunto con l’ANGAMC (Associazione Nazionale Gallerie logna la fiera più importante d’Italia e una delle maggiori d’Eu- d’Arte Moderna e Contemporanea) che assicura alle due maniropa; affiancata da due mani- festazioni autorevoli presenze; la seconda, come recita la camfestazioni di rilevanza nazio- pagna promozionale «Il Gusto dell’arte», riguarda il delizioso nale a Forlì e Reggio Emilia, connubio tra le eccellenze dell’arte e della cucina. l’obiettivo potrebbe essere Sarà possibile per il gallerista trovare un buon numero di colleraggiunto. Il mercato dell’arte zionisti alla ricerca dell’autore storicizzato su cui fare investigeko Kubota, Takako Sainon è insensibile al momento mento, esperti del settore alla ricerca di nuovi talenti su cui rito, Mieko Shiomi, insieme difficile che sta attraversando porre la propria fiducia e una buona fetta di pubblico stimolato alla documentazione di la nostra economia; ciò impo- anche dalle novità degli eventi collaterali. In un panorama in azioni ed eventi. Infine una ne ulteriori sforzi, creando un continuo mutamento diventa fondamentale essere consapevoli sezione «locale» dedicata polo geografico che rappre- dei cambiamenti e prestare interesse agli sviluppi di tali trasfora una galleria, l’Archivio senti la qualità del lavoro di mazioni. A questo proposito, a fare da cornice alla cerchia selePari & Dispari fondato a galleristi, collezionisti e arti- zionata di gallerie aderenti, saranno allestite mostre che presenReggio negli anni Settanta sti, facendo delle fiere dell’ar- tano modi nuovi di fare arte, soluzioni innovative, installazioni da Rosanna Chiessi, che si te dell’Emilia Romagna il lo- inconsuete, senza però mai perdere di vista, dimenticandone occupò di Fluxus in molte l’importanza, l’arte intesa in senso tradizionale. Mostre persoro punto di riferimento. occasioni. La rassegna è Credo che oggi si possa intra- nali celebrative, dedicate a grandi nomi della storia dell’arte itapreceduta il 15 settembre, prendere una via di sviluppo liana, saranno un tributo doveroso a chi ha influenzato il percordavanti alla sede espositi- La performance «Human per il mercato dell’arte crean- so delle nuove generazioni artistiche. Le gallerie saranno preva, dall’happening «Follow Cello» di N. J. Paik e Ch. do sempre più forti sinergie senti per dare spazio a nuove tendenze e sperimentazioni nelle Fluxus. Segui il flusso in Moorman al Café Au Go Go tra la produzione di arte con- arti visive, per farsi portatrici di una sensibilità artistica da conCorso Garibaldi» che tra- di New York nel 1965 temporanea e la partecipazio- dividere e diffondere anche tra i meno esperti. Offrendo un’imsformerà la strada in un anne del pubblico e del privato. portante vetrina sia per le firme di prestigio sia per le emergentico corso d’acqua che qui transitava, il fiume CroNon a caso ho parlato dell’E- ti, «Immagina Arte» presenterà uno spaccato sul mondo delle stolo. La manifestazione, con la presenza dell’espomilia Romagna, regione arti figurative, un appuntamento imperdibile per gli addetti ai nente Philip Corner, si svilupperà grazie alla presenestremamente ricettiva e fer- lavori, un momento di crescita per gli appassionati e una granza di enormi sfere rotolanti (i «Re-enactment» di tile, perché credo che nell’at- de occasione di acquisto per tutti. una storica performance Fluxus degli anni Settantuale contesto siano diventati S. P. ta) e lunghi drappi di colore blu simuleranno il torfondamentali i rapporti tra arrente d’un tempo: il pubblico potrà esibirsi in aziote e territorio. Accettare l’in- Per informazioni: Romagna Fiere Srl, via Punta di Ferro 2, Forlì, tel. 0543 ni e situazioni legate a giochi d’acqua, concerti con carico di curare «Immagina 798466, www.romagnafiere.com oggetti quali coperchi e pentole. Anche con coperchi e pentole si fa arte Fluxus La recente Fondazione Palazzo Magnani, nata l’11 novembre 2010 per volere della Provincia, dell’Università di Modena e Reggio e alcuni sponsor privati, propone per l’autunno un progetto legato a Fluxus, il movimento artistico, fondato nel 1961 dall’artista lituano-americano George Maciunas (1931-78), dichiaratamente neodadaista che unisce arti visive, musica e poesia sperimentale. Il termine per la prima volta compare sugli inviti delle conferenze musicali «Musica Antiqua et Nova» organizzate da Maciunas cui aderirono Ken Friedman, Ben Patterson, Nam June Paik, Wolf Vostell, Joseph Beuys, Charlotte Moorman, Benjamin Vautier e gli italiani Giuseppe Chiari, Sylvano Bussotti, Gianni Emilio Simonetti. Maciunas riteneva che «Tutto è arte, tutti possono farne. L’arte deve essere divertente, occuparsi di tutto ed essere accessibile a tutti» e anche grazie e questo «manifesto» il movimento ebbe da subito ampia diffusione in Europa e in Asia, tanto che già nel 1962 nacque il «Fluxus Festival» al Museo di Wiesbaden. Uno dei luoghi italiani nei quali Fluxus si diffuse è Cavriago (qui è previsto un evento il 13 settembre), piccolo paese del Reggiano e per questo nel cinquantenario di questi eventi Palazzo Magnani presenta, dal 10 novembre al 10 febbraio 2013, la rassegna «Fluxus. 1962-2012», curata da Elena Zanichelli e ideata in collaborazione con l’Archivio Internazionale Luigi Binotto. L’appuntamento prevede da un lato la ricostruzione genealogica dell’aspetto concettuale, linguistico-visivo e processuale di Fluxus, e dall’altro si concentrerà su una scelta mirata di opere di artiste quali Yoko Ono, Charlotte Moorman, Alison Knowles, Shi- S. L. Fluxus. 1962-2012, dal 10 novembre 2012 al 10 febbraio 2013 Follow Fluxus. Segui il flusso in Corso Garibaldi, 15 settembre Fondazione Palazzo Magnani, corso Garibaldi 31, Reggio Emilia, tel. 0522 444446, www.palazzomagnani.it Ritorniamo a Canossa e dintorni con la viceregina Matilde Nasce «In viaggio con Matilde di Canossa», un itinerario nel Reggiano tra Montecchio, Canossa, Rossena, Sarzano e Carpineti, l’abbazia di Marola, la Pieve di Toano e la Pietra di Bismantova che unisce arte, cultura, bellezze paesaggistiche ed enogastronomia in un territorio che ha visto dominare nel Medioevo la contessa, mettendo anche a confronto l’imperatore Enrico IV e papa Gregorio VII (1077) e oggi ne valorizza la storia in vocazione turistica. Matilde a 9 anni divenne proprietaria di un territorio che si estendeva dalla Lombardia al Lazio, dall’Emilia alla Romagna, dalla Liguria alla Toscana: nell’ancora esistente castello di Montecchio (in provincia di Reggio Emilia), cuore del suo feudo insieme a quello di Bianello, ella accolse Enrico V, figlio del suo storico nemico l’imperatore Enrico IV e nel 1111 fu incoronata viceregina d’Italia, «super ligures et longobardes». Spiega la storica e archeologa dell’Università di Bologna, Silvia Romagnoli: «Il nostro itinerario comprende destinazioni poco conosciute e altre già note che però, senza conoscere il contesto e la storia, si possono vedere con occhi nuovi. I “Viaggi nel Tempo” servono proprio a questo: lo storico accompagna per mano nel viaggio, incuriosendo i partecipanti con una lezione preparatoria e poi guidandoli sul posto». L’Emilia Romagna è la quarta regione in Italia come destinazione per i viaggiatori culturali: è scelta dal 14,1% degli italiani e questo evento è proposto dall’azienda «CartOrange» e promosso dalla Provincia di Reggio Emilia. S. L. «Enrico IV invoca l’abate di Cluny e Matilde perché intervengano in suo favore presso Gregorio VII a Canossa», miniatura del codice «Vita Mathildis» di Donizone di Canossa del XII secolo. Biblioteca Apostolica Vaticana, Codice Vaticano Latino 4922 11 Vedere a Reggio e Parma CCPL: quando l’arte entra in azienda, nulla è più come prima CCPL, uno dei maggiori gruppi industriali cooperativi italiani insediato in vari Paesi europei e caratterizzato da un’ampia diversificazione imprenditoriale, ha costituito, negli ultimi vent’anni, una propria raccolta di opere d’arte che sta rivelando e offrendo, anno dopo anno, nuovi stimoli e possibilità di rapporto con interlocutori interni e esterni all’azienda. Quando, nel 1994, su impulso di Ivan Soncini (all’epoca vicepresidente e successivamente, e fino ad oggi, amministratore delegato) l’azienda decide, per soddisfare l’esigenza dei doni natalizi ai propri interlocutori istituzionali e d’affari, di puntare su tirature di opere grafiche e multipli d’artista, comincia a acquisire, a condizioni di particolare favore, opere degli stessi artisti: sono le prime basi di una raccolta di opere d’arte contemporanea che non è motivata da esigenze di investimento alternativo o di mero rafforzamento della propria immagine verso l’interno e l’esterno. Fin da subito, CCPL sceglie infatti di affiancare al sostegno della promozione della cultura (sponsorizzazione di mostre realizzate dagli Enti pubblici), una frequentazione attiva e consapevole dell’opera d’arte, che diventi tratto distintivo comune del gruppo e sappia comunicare, ai propri collaboratori, e all’esterno, uno spirito nuovo di innovazione e di ricerca, base imprescindibile per il rafforzamento e lo sviluppo dell’impresa, in una fase storica che rapidamente avrebbe richiesto capacità di lettura della situazione e delle prospettive dell’economia, e di approntamento e realizzazione di nuove scelte, di radicali cambiamenti, in termini di strategie generali e organizzative. È significativo che già nel 2002, in occasione della esposizione di Fernand Léger a Palazzo Magnani, CCPL abbia deciso di adottare uno dei dipinti esposti, «La partie de campagne» (1954), per la propria comunicazione, esprimendo così anche la propria volontà di essere in sintonia con quello «spirito del moderno» che aveva caratterizzato l’opera dell’artista francese. La sede dell’azienda, i corridoi e gli uffici, sono stati così progressivamente invasi da opere degli autori coinvolti nei doni natalizi (Benati, Valentini, Tadini, Lavagnino, Adami, Ferroni, Pompili, Chersicla, Del Pezzo, Colombara, Assadour, Davoli, Della Torre, Lodola, Omar Galliani, Guerzoni, Sesia, Benedini, Tilson, Wal e Michelangelo Galliani), ma anche da lavori acquisiti in occasione di mostre pubbliche sponsorizzate da CCPL oppure acquistati sul mercato: sono entrate così in CCPL opere di, tra gli altri, Claudio Parmiggiani, Vago, Agenore Fabbri, Mandelli, Mattioli, Gianquinto, Raciti, Spoldi, Ceroli, Spagnulo, Brockhaus, Zamboni avverte: la qualità viene da lontano «Il fratellino», un olio su tela di Gaetano Chierici, datato 1890 Compie tredici anni la Galleria Zamboni, ma il dato non può essere assunto come rilevante: ben più salde e profonde sono le sue radici, giacché il fondatore, Giorgio Zamboni, vanta una assai più lunga, assidua attività nel campo dell’arte, avendo dal 1965 al 2005 condotto, assieme all’amico Avio Melloni, un laboratorio, assai apprezzato, per il restauro di opere d’arte antiche e moderne. Questo impegno gli ha dato l’opportunità di stabilire stretti contatti con gli operatori delle Soprintendenze, con istituzioni pubbliche e religiose, con banche, gallerie e collezionisti, connoisseur e storici dell’arte italiani e stranieri. La quotidiana frequentazione «sul campo» delle opere, i rapporti con interlocutori privilegiati, le costanti informazioni sulla vita e sul divenire delle collezioni, hanno da un lato affinato l’«occhio» e il gusto di Zamboni, e dall’altro fatto sì che la Galleria, specializzata in dipinti antichi, dell’Ottocento e dei primi decenni del Novecento, sia in grado di proporre opere di particolare qualità, nella propria sede di Reggio Emilia e nelle rassegne antiquarie specializzate cui partecipa. Che cosa si può ammirare nella Galleria (aperta su appuntamento), incuneata tra il Teatro Ariosto e il nuovo Centro Gerra, e negli stand delle due Fiere cui la Galleria sarà presente, «Regium», a Reggio Emilia, nell’ottobre 2012, e «Modena Antiquaria» nel febbraio 2013? Due sono i capisaldi dell’offerta della Galleria Zamboni. Da una parte, una vasta selezione di artisti italiani dell’Ottocento e del primo Novecento protagonisti delle varie scuole regionali, dal folto gruppo degli «emiliani» (Antonio Fontanesi, Alfonso Beccaluva, Stefano Bruzzi, Alberto Pasini, Gaetano Chierici, con un capolavoro, «Il fratellino», Eugenio Zampighi, Gaetano Bellei, Luigi Bertelli, Alfredo Protti) ad altri esponenti del resto d’Italia (Giovanni Sottocornola, Antonino Leto, Giuseppe Palizzi, Guglielmo Ciardi, Vincenzo Irolli, Salvatore Petruolo, Armando Spadini, Cesare Augusto Detti, Camillo Innocenti, Beppe Ciardi, Domenico Induno, Carlo Brancaccio, Ettore Tito). Dall’altra parte, una altrettanto vasta e importante selezione di opere di qualità di artisti, soprattutto italiani, dei secoli precedenti: una straordinaria «Annunciazione», opera giovanile di Bernardo Strozzi; dipinti di Luca Giordano, Pieter Mulier, detto «Cavalier Tempesta», Orazio De Ferrari, Girolamo Marchesi da Cotignola, Donato Creti, Ubaldo Gandolfi, Giacomo Francia, Carlo Bonone, Alessandro Tiarini, Lorenzo Pasinelli, Giovanni Giacomo Sementi, Ilario Spolverini (due memorabili battaglie), Girolamo Brusaferro, Giuseppe Simonelli, Clemente Ruta. S. P. Galleria Zamboni, viale Allegri 2d, Reggio Emilia, tel. 0522 452952, 347 5798137; www.galleriazamboni.it Bonioni Arte: i giovani avanzano tra artisti ben consolidati «Bassifondi del cielo» di Davide Benati del 2003 e, a destra, «Nuove anatomie» di Omar Galliani del 2001 Avati, Licata, Alinari, Pellegrini, Gandini, Gerra, Cavicchioni, Iler Melioli, Borghi, De Simone, Accorsi, Margherita Benassi, Simonazzi. La raccolta di CCPL non solo viene quotidianamente vissuta da chi vi opera, ma in alcune occasioni, come nell’«open day» dell’8 ottobre 2011, in occasione della settima edizione della Settimana del Contemporaneo voluta da AMACI (Associazione Musei d’Arte Contemporanea Italiani), vengono organizzate visite guidate gratuite aperte al pubblico. L’esperienza sarà ripetuta il prossimo 6 ottobre, sempre in occasione dell’iniziativa promossa da AMACI, in cui sono previste varie visite guidate alle collezione. Un’analoga iniziativa si è svolta il 14 aprile scorso, nel giorno d’apertura della Settimana della Cultura; nell’occasione, è stata introdotta una novità: a condurre le visite guidate, e a interloquire con i visitatori, sono stati chiamati due degli artisti presenti nella collezione, Graziano Pompili e Iler Melioli. Lo stesso Melioli, a conferma dello spirito con cui è stata costituita e viene gestita la raccolta di CCPL, è stato di recente chiamato a tenere una lezione, «La neoavanguardia nell’arte», in uno dei «breakfast meeting» (lezioni magistrali condotte da esperti e studiosi di alto livello, dedicate a argomenti di carattere economico, finanziario e sociale d’attualità, nell’ambito delle iniziative di formazione rivolte al management aziendale e ad alcuni giovani collaboratori ad alto potenziale) promossi dall’azienda. Sandro Parmiggiani Per informazioni: CCPL, via Gandhi 8, Reggio Emilia, tel. 0522 2991, [email protected], www.ccpl.it Niccoli gioca le carte d’autunno: Marca-Relli e Fogliati Il programma autunnale della Niccoli testimonia esemplarmente il lavoro condotto dalla galleria: l’attività di costante valorizzazione di alcuni artisti, ai quali è legata da consolidati rapporti di collaborazione; l’attenzione per altri artisti, che la Galleria ritiene di sicuro interesse e non ancora riconosciuti in maniera adeguata. Uno degli artisti di punta della Galleria Niccoli è senz’altro Conrad Marca-Relli (Boston 1913 - Parma 2000), fondatore nel 1949 con Rothko, Kline e De Kooning dell’Eight Street Club, promotore della prima mostra sull’Espressionismo astratto americano. Risale al 1990 la prima esposizione di MarcaRelli nella sede della Niccoli; nel 1997 l’artista va a vivere a Parma con la moglie, e nello stesso anno viene costituito l’Archivio Marca-Relli, che in questi anni ha dato vita a importanti mo- «The dressmaker» datata 1982 e «Warrior» di Conrad stre in musei e galle- Marca-Relli del 1956 rie italiani e stranieri. S’inserisce in questo filone di attività l’esposizione di Marca-Relli, promossa dalla Niccoli, che si inaugura il 10 ottobre a Londra, nella Ronchini Art Gallery, a cura di David Anfam e Kenneth Baker. Nel tardo autunno, la sede della Galleria accoglie una mostra di Piero Fogliati (Canelli, Asti, 1930), a cura di Elena Forin. Attivo fin dagli anni Cinquanta, Fogliati, partendo dalla progettazione della Città Fantastica, è uno dei protagonisti della ricerca sulle esperienze sensoriali con la luce, il suono e i colori, e sulle infinite possibilità dell’arte di intervenire sull’ambiente e di interagire con il fruitore. Presente a due edizioni della Biennale di Venezia (1978, 1986), Fogliati è oggetto, negli ultimi anni, di un’attenzione crescente, come testimoniano alcune mostre, personali e di gruppo. S. P. Conrad Marca-Relli, dal 10 ottobre a Londra presso Ronchini Art Gallery Piero Fogliati, in autunno Galleria d’Arte Niccoli, via Bruno Longhi 6, Parma, tel. 0521 282669, www.niccoliarte.com Orario: ma-sa 9,30-12,30 e 15,30-19,30 L’opera «On The Beach» di Marco Bolognesi del 2012 Si chiude a settembre la mostra collettiva che la Galleria Bonioni Arte ha presentato durante l’estate: «Alterco» è il nome della rassegna, mutuato dal titolo dell’opera dell’artista austriaco Herbert Brandl (Graz, 1959), un grande dipinto palpitante di rosso e di giallo. Fanno corona a questo quadro opere che ripercorrono alcune delle vicende dell’arte dagli anni Cinquanta ad oggi: Capogrossi, Balla, Severini, Depero, Licata, Chighine, Agenore Fabbri, Afro, Corpora, Crippa, Corneille, Mastroianni, Moreni, Morlotti, Gallizio, Turcato, Leoncillo, Soldati, Veronesi, Vedova, Schifano, Mondino, Rotella, De Dominicis, Galliani, Christo, Nunzio, Maraniello, Cracking Art. In continuità con l’esperienza degli ultimi anni, la Bonioni Arte punta su opere significative di autori già affermati, sia a livello nazionale sia a livello internazionale, e guarda dunque a un collezionismo ormai sicuro delle proprie scelte, pur non rinunciando a presentare, in questa stessa mostra estiva, giovani artisti, quali Simone Pellegrini, Mirko Baricchi, Marco Bolognesi, Josè Demetrio, Pietro Iori, Luca Moscariello, ai quali ha nel passato dedicato mostre personali. La Galleria espone pure una grande opera di Marco Bolognesi (Bologna, 1974), artista multimediale di sicuro talento, reggiano di adozione, già noto a livello internazionale, con le sue inquietanti icone fotografiche di volti e corpi femminili, particolarmente apprezzato, durante l’ultima edizione di Fotografia Europea, per il suo ciclo «Humanescape», che si misura con le inquietudini, esito di sogno e delirio, della vita contemporanea, inserita in un paesaggio di giocattoli in miniatura, in una chiave del tutto gulliveriana. La rassegna include infine un’opera di Marco Ferri (Tarquinia, 1968), al quale la Galleria dedicherà una mostra personale, «Per certi versi», a cura di Francesca Baboni, a partire dal 6 ottobre. Le opere di Ferri disegnano, ricorrendo alla duttilità della carta, vibranti geometrie che si protendono nella tridimensionalità, e che si rivestono di sapienti rapporti tonali e del gioco di luci e di ombre lievi che il suo modo di operare sul supporto disegna, generando tenui rilievi e avvallamenti. La ricerca di Ferri è contigua a esperienze, italiane e internazionali, nelle quali la parola, e il verso poetico, diventano motivo ispiratore e fatto pittorico. S. P. Marco Ferri. Per certi versi, dal 6 ottobre Galleria Bonioni Arte, Corso Garibaldi 43, Reggio Emilia, tel. 0522 435765, www.bonioniarte.it Orario: ma-do 10-13 e 16-20 mercanteinfiera Motociclette e miti per centauri e cinefili Mercanteinfiera Autunno: a tutto gas verso il 2013 È la più grande fiera di Modernariato e Antiquariato del mondo. Novità e tradizione nel quartiere fieristico di Parma dal 29 settembre al 7 ottobre «Capitan America», lo stupendo chopper guidato da Peter Fonda (Wyatt) nel mitico film di culto del 1969 «Easy Rider» Collegata al grande debutto autunnale di «Mercanteinauto», la fiera propone la mostra collaterale «Il sogno americano» dedicata alle moto utilizzate a Hollywood dagli anni Cinquanta a oggi, con l’esposizione di motoveicoli utilizzati sui set di alcune delle pellicole storiche del grande schermo. La moto rappresenta per molti quasi una filosofia di vita e il cinema lo ha evidenziato in vari modi: da metafora della violenza ne «Il Selvaggio», a simbolo di libertà in «Easy Rider», fino a superamento del limite in «Mission Impossibile». Le due ruote a motore vantano dunque una storia cinematografica articolata e avvincente, non solo per i cultori del mezzo vista la «presa» sull’immaginario collettivo rappresentato dal cinema. La mostra racconta l’arte del movimento coniugando un tema di largo consumo come il cinema al collezionismo. L’intrigante unione tra moto e cinema in un segmento della cultura e della cinematografia internazionale è frutto di una collaborazione insieme al Museo del Sidecar di Cingoli, diretto da Costantino Frontalini, che conserva i modelli turistici, da competizione, militari, più rappresentativi dalla fine del secolo scorso ai giorni nostri. Questa parte comprende anche gli scooter e le biciclette con sidecar. Ci sono infine alcune motocarrozzette appartenute a personaggi famosi o utilizzate in film importanti. Tutte le sezioni sono arricchite da numerosi documenti originali, foto, filmati e quanto altro utile al turista per una visita completa e suggestiva. Tra le varie curiosità, ricordiamo il sidecar più lungo del mondo: Böhmerland 1932. Quello più largo: Indian Chief 1925. Il più piccolo: Excelsior Corgi 1946 ed il più grande: RIKUO 1200 del 1941. La mostra si svolge nel padiglione 5 nei giorni e orari della Fiera. Anche il bastone ha un fascino discreto «Un bastone per amico» a cura dell’Associazione italiana di cultori «Mondobastone» è la mostra dedicata a un oggetto che in un passato ancor recente veniva considerato l’indispensabile completamento dell’eleganza maschile. Oltre alle sue funzioni pratiche di difesa oppure di ausilio, il bastone aveva un forte significato simbolico, legato soprattutto al potere politico o religioso ed era l’indispensabile compagno del pellegrino, il cosidetto bordone. In seguito, la tradizione del bastone entra a far parte della storia della moda e dell’eleganza: è soprattutto tra il Settecento e l’Ottocento che esso diventa esclusivamente da «passeggio», e ogni occasione richiedeva il tipo più adatto: di giorno un’asta di malacca, di sera un’asta più esotica di scuro legno duro con l’impugnatura elegante e, per una gita in campagna, un motivo popolare intagliato nel legno. Quando con la rivoluzione industriale l’impiego del bastone come status symbol si estese anche alla classe media, erano sia la foggia sia la preziosità del materiale e della manifattura del bastone a denotare il rango del suo possessore: esso era quindi simbolico del potere e del ruolo pubblico. Quelli d’avorio lavorati a piquè e quelli d’argento, ad esempio, venivano portati della nobiltà. Come molti altri manufatti artigianali e artistici, anche il bastone divenne il pretesto per sfoggiare la passione e il gusto per l’esotico. L’epoca dei viaggi e delle esplorazioni portò infatti in Italia molti esemplari eccentrici; di particolare interesse quelli con soggetti marini, tagliati in osso di balena dai marinai durante i lunghi viaggi in mare. Insomma, non esistevano limiti nella creazione e nella fantasia, il che spiega forse il fascino che questi straordinari oggetti ancora oggi continuano a esercitare su collezionisti e curiosi. La mostra raccoglie circa 120 esemplari suddivisi per categorie, da passeggio e di comando, popolari e massonici, da maestro e religiosi ma anche erotici ed etnici tra cui alcuni rarissimi per manifattura e destinazione d’uso, risalenti a un periodo storico compreso tra il XVII secolo e gli inizi del XX secolo e provenienti da collezioni private. Una vetrina, in particolare, sarà dedicata ai bastoni popolari di un famoso scultore francese, Pierre Damiean. La mostra collaterale sui bastoni antichi è promossa da Fiere di Parma e si svolgerà da sabato 29 settembre a domenica 7 ottobre nel padiglione 4; rimarrà aperta tutti i giorni, festivi compresi, dalle ore 10 alle ore 19. Bastoni con pomelli a forma di cane S arà un autunno straordinario quello che coinvolgerà la trentunesima edizione di «Mercanteinfiera» dal 29 settembre al 7 ottobre: una stagione ricca di novità e di spunti, a cominciare dal nuovo layout commerciale. Le Fiere di Parma, che organizzano la manifestazione attraverso 1100 operatori, hanno destinato i padiglioni 3 e 5 all’antiquariato, il 6 a Novecento e antiquariato, mentre il padiglione 2 vedrà ospitata la prima edizione di «Mercanteinauto», tre giorni espositivi, dal 28 al 30 settembre, dedicati ad auto, moto d’epoca, ricambi e automobilia. Un’altra sezione speciale di «Mercanteinfiera» sarà al padiglione 5: in «Archi e Parchi» che ora si apre ulteriormente verso il settore del landscaping. Anche lo spazio «L’Esperto Risponde» si rinnova: per l’edizione autunnale, grazie al supporto del perito Marisa Addomine, il servizio di expertise gratuita sarà attivo per entrambi i weekend della manifestazione e sarà completamente mirato sulla base delle esigenze dei fruitori-collezionisti. Dunque una guida e un supporto qualificato nella scelta dell’acquisto, un servizio gratuito per esaminare o ricevere un parere su oggetti ed opere, proposte in mostra o già dei visitatori. Dopo l’ingresso di «Mercanteinfiera» su facebook e twitter, e il restyling del sito internet, ora l’evento parmense si allarga anche a e-Bay: «Mercanteinfiera» incontra infatti «VendiloeBay», in collaborazione con «VendiloParma», per iniziare una diffusione attraverso un numero circoscritto di espositori. Le informazioni tramite questo mezzo tecnologico si diffonderanno da settembre a dicembre con l’obiettivo di permettere progressivamente alle migliaia di espositori di godere di un’opportunità di visibilità ulteriore. Altra sezione della mostra mercato è «Mercanteinfiera e il Merchandising», dedicato a quanti desiderano acquistare borse in tessuto, matite, taccuini e penne biro ecologici, griffati «Mercanteinfiera» (l’iniziativa nasce in collaborazione con «Mora Pubblicità»). Prosegue la serie delle iniziative in corso la pubblicazione del secondo numero del «Magazine di Mercante», house organ della manifestazione, tirato in oltre 2mila copie spedite ad architetti, designer, arredatori e appassionati del genere. Come da tradizione, non mancano le mostre collaterali: «Il sogno americano» dedicato alle moto utilizzate a Hollywood dagli anni Cinquanta a oggi e «Un bastone per amico» con esemplari rari provenienti da collezioni private. Ulteriore iniziativa di «Mercanteinfiera» della presente edizione è il progetto «Mercante e i suoi Ambasciatori nel mondo»: un numero selezionato di promotori del marchio espositivo parmense porterà il brand «Mercanteinfiera» in paesi stranieri quali America, Russia, Brasile, Nord Africa, Emirati Arabi, Turchia e Cina, affiancando gli operatori di settore. L’amministratore delegato di Fiere di Parma Antonio Cellie nelle scorse settimane ha consegnato una targa al produttore Seymour Stein, vicepresidente di Warner Music e cofondatore di Sire Records, nominandolo ufficialmente ambasciatore di «Mercanteinfiera» negli Stati Uniti. Nella sua funzione di testimonial Stein avrà il compito di promuovere la manifestazione, proponendosi come divulgatore della più grande fiera di modernariato e antiquariato del mondo presso collezionisti, dealer e appassionati dell’altra sponda dell’oceano. Alla consegna ufficiale dell’avvenimento, avvenuta nell’ufficio di Seymour Stein a Manhattan, erano anche presenti Fausto Armonti e Noah Perlis, consulenti marketing di Fiere di Parma. Stein è il primo di una serie di Padiglioni e stand della XXXI edizione di «Mercanteinfiera» e alcuni modelli di vetture d’epoca della nuova sezione «Mercanteinauto» ambasciatori che «Mercanteinfiera» nominerà in tutto il mondo nel corso del prossimo anno: «Lui è l’archetipo perfetto dell’ambasciatore per le Fiere di Parma, spiega Cellie, perché è un collezionista fuori dal comune con una straordinaria reputazione nella business community». Il neoambasciatore dal canto suo assicura: «Amo Mercanteinfiera. Sono stato a fiere d’arte in tutto il mondo, in Francia, in Olanda, in Belgio, nel Regno Unito e in tutta l’America, ma penso davvero che quella di Parma sia la fiera migliore per chi è alla ricerca di qualità e di oggetti unici e inaspettati e speciali». Le nomine continueranno anche nel 2013. S. L. XX XXXI edizione Parma dal 29 settembre al 7 ottobre 2012 RIUSA La sezione vintage per l’en plein air apre all’arte del paesaggio «Mercanteinfiera» Informazioni pratiche Date: da lunedì primo ottobre a domenica 7 ottobre; 29 e 30 settembre giornate riservate ai professionisti Orario di apertura al pubblico: dalle ore 10 alle 19 Sede: Quartiere Fieristico di Parma, Viale delle Esposizioni 393a, Parma Padiglioni: 2 (auto e moto), 3 (antiquariato), 5 (antiquariato e parchi), 6 (gioielli) Biglietto: 10 euro alle biglietterie; 9 euro se acquistato on line sul sito www.fiereparma.it Eventi e iniziative collaterali: «Mercanteinauto» dal 28 al 30 settembre; «Il sogno americano; «Un bastone per amico»; «Archi e Parchi» (padiglione 5); «L’Esperto Risponde» Accesso al quartiere fieristico: in auto, dall’uscita dell’autostrada (A1) si raggiunge direttamente e rapidamente la Fiera di Parma grazie alla nuova arteria complanare che la collega direttamente con il casello autostradale. In treno, la stazione ferroviaria di Parma si trova lungo l’importante direttrice Milano-Roma e tra gli interscambi delle linee ferroviarie che servono tutto il Nord Italia (www.trenitalia.it). Dalla stazione ferroviaria di Parma la Fiera si raggiunge in 10 minuti di autobus grazie a un servizio shuttle bus attivo durante la manifestazione. Il quartiere fieristico dispone di oltre 9mila posti auto Segreteria organizzativa: tel. 0521 996329, [email protected] Sito internet: www.fiereparma.it Press office: Fabrizio Savigni, tel. 3455117406, [email protected] «Gotha» Anticipazioni Un’altra sezione speciale di «Mercanteinfiera» sarà al padiglione 5: in «Archi e Parchi» la tradizionale sezione «Riusa» cambia nome e volto. Oltre all’arredo d’antiquariato da giardino ora si apre ulteriormente verso il settore del landscaping e le sue declinazioni, con una volontà sempre più internazionale e attenta alle tendenze del mercato di settore. A supportare Fiere di Parma in questo progetto ci sono lo studio paesaggistico dell’architetto paesaggista Silvia Ghirelli e l’azienda «All’Origine», un punto di riferimento per chi cerca oggetti unici di antiquariato, modernariato e vintage rendendoli consultabili e acquistabili con un semplice click in internet. Come da tradizione, questa sezione pone particolare attenzione al riutilizzo di materiali e manufatti che conservano un pregio tale da poter rivivere una seconda vita anche ricontestualizzati in un contesto diverso da quello originario. Un sicuro riferimento per tutti coloro che amano arricchire e personalizzare con gusto e originalità anche gli spazi esterni del contesto in cui vivono. Evento: Gotha Periodo: da sabato 17 a domenica 25 novembre 2012 Anteprima riservata: venerdì 16 novembre, ore 19 Luogo: Padiglione 3, Fiere di Parma, Viale delle Esposizioni 393a, Parma Espositori: 70 gallerie d’arte, antiquariato e design italiane e internazionali Superficie espositiva: 4500 metri quadrati Eventi collaterali: «I pomeriggi di Gotha»; «Gotha after Six» Orari di apertura: tutti i giorni dalle ore 11 alle ore 20 (giovedì 22 novembre «serata gourmet», notturno fino alle ore 23) Ingresso: intero 15 euro, ridotto 10 euro Catalogo della manifestazione: 40 euro Eventi collegati a «Gotha»: lunedì 19 novembre presentazione dei risultati dell’Osservatorio Nomisma sull’andamento del mercato dell’arte in Italia Per ulteriori informazioni: contattare Gloria Oppici, responsabile Relazioni Esterne, Fiere di Parma Spa, [email protected], [email protected] Un bracciale con pantere e una statua raffigurante la dea cacciatrice Diana Vedere a Reggio e Parma Assicurazioni Generali di Reggio Emilia: vi sono tanti modi di «salvare l’arte» Ad esempio, «save art» è un progetto triennale che finanzia il restauro e la conservazione dei dipinti e delle tavole antiche conservate nei Musei Civici reggiani e compagnie assicurative tutelano i sottoscrittori delle loro polizze contro i molteplici rischi cui vanno soggetti le persone e i beni; nel caso di un’opera d’arte, sia quando essa viene conservata all’interno di un museo o di un’abitazione privata, sia quando debba mettersi in viaggio per partecipare a una qualche esposizione. L’Agenzia di Reggio Emilia di Assicurazioni Generali si è «presa a cuore» l’arte in tanti altri modi: concorrendo, con i propri contributi, alla realizzazione di mostre nei maggiori spazi espositivi pubblici della città (Palazzo Magnani, Chiostri di San Domenico) e in occasione di particolari rassegne (Fotografia Europea); ospitando, nella propria sede, esposizioni di artisti del territorio, spesso accompagnate da cataloghi; dando vita a un’esperienza, «save art», che costituisce un esempio significativo di responsabilità sociale dell’impresa, declinata nel campo della tutela dei beni artistici. Che cosa è «save art»? È un progetto triennale (2011-2013), che dichiara di volere «dare nuova vita ai dipinti del Museo»: l’Agenzia reggiana di Assicurazioni Generali finanzia il restauro e la manutenzione di dipinti su tela e su tavola (consolidamento e rimessa in tensione dei supporti tessili, risanamento dei telai lignei, pulitura degli strati di sporco di deposito da polveri e nerofumo presenti sulla pellicola pittorica originale) di proprietà dei Musei Civici di Reggio Emilia, esposti nella Galleria Antonio Fontanesi o conservati nei depositi. Partner di questa impresa di salvaguardia dei beni culturali di fruizione pubblica, intesi come «bene comune», promossa da Assicurazioni Generali, sono, da un lato, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Reggio Emilia, i Musei Civici (la direttrice, Elisabetta Farioli, ha indicato le opere su cui intervenire), e la Soprintendenza ai Beni Storico Artistici di Modena e Reggio (ispettrice, Daniela Ferriani), e, dall’altro, lo Studio di Restauro Taddei Davoli di Reggio Emilia, retto da Chiara Davoli. Grazie all’iniziativa voluta dall’Agenzia di Reggio Emilia di Assicurazioni Generali (Erio Mazzoli, Claudio Rovacchi, Filippo Morlini, Paolo Santi), venti sono i dipinti sui quali si interviene con il restauro o la manutenzione: sette nel 2011; quattro sono in corso di restauro nel 2012; su ulteriori nove è programmato l’intervento nel 2013. Tra le opere sottoposte alle cure dello Studio Taddei Davoli ricordiamo una testa di San Giovanni Battista, di autore anonimo, due dipinti a carattere religioso di Paolo Emilio Besen- L «Testa di San Giovanni» di Anonimo (già attribuita a Lionello Spada) del XVII secolo e la «Madonna con Bambino e Sant’Anna» di Paolo Emilio Besenzi datata 1600 circa zi, quattro nature morte di Felice Boselli, «Madonna in trono col Bambino e San Giovannino» di Lorenzo Franchi, «Beffe al gatto» di Gaetano Chierici, un autoritratto di Alfonso Chierici, «Festa religiosa in Piazza Duomo», un dipinto anonimo del Seicento. Le opere vengono presentate prima dell’intervento nello Studio di Restauro, e, una volta completati i lavori, sono riaccolte e esposte nei Musei Civici, in una specifica mostra. Nell’attuale situazione di difficoltà della finanza pubblica, «save art» si pone come intervento esemplare di sostegno qualificato all’azione delle istituzioni pubbliche, tanto più in un Paese, come il nostro, in cui l’abbondanza delle opere di proprietà dei Musei può concorrere a farle giacere a lungo nei depositi, in un qualche modo dimenticate, soprattutto se bisognose di restauri e interventi di manutenzione prima di potere essere esposte. L’iniziativa reggiana ha avuto anche il merito di riproporre all’attenzione degli appassionati e dei visitatori opere delle collezioni cittadine su cui era sceso un oscuramento, facendo loro riscoprire dipinti che ora potranno essere oggetto di studi più approfonditi. Sandro Parmiggiani Per informazioni: Musei Civici, via Spallanzani 1, tel. 0522 456477, www.musei.comune.re.it; Assicurazioni Generali, via Alberto Pansa 33, tel. 0522 926511, [email protected]; Studio di Restauro Taddei Davoli, via Emilia San Pietro 24, tel. 0522 454068, [email protected] 14 Libri e stampe: da un paese dell’Emilia in tutto il mondo A un anno dalla pubblicazione del primo catalogo dello Studio Bibliografico «Le Muse», di Montecchio Emilia (Reggio Emilia), 591 lotti dedicati alle stampe, ai libri d’artista e ai libri d’arte (suddivisi nelle seguenti voci: arte italiana; arte straniera; disegno; fotografia; illustratori italiani; incisione; xilografia; scultura; libri illustrati con opere grafiche originali; stampe), la titolare, Elisa Lusardi, traccia un primo positivo bilancio dell’attività. Anche grazie all’inserimento nei circuiti di Maremagnum e di AbeBooks, molte sono state le richieste di informazioni da parte di privati, musei e biblioteche, provenienti non solo dall’Italia, ma da Paesi europei, dall’America del Nord e del Sud, e buone le vendite successivamente concluse (soprattutto di libri d’arte, di stampe e Una litografia di Massimo Campigli per di libri con incisioni originali). È «Theseus» di André Gide e un’acquatinta dunque con rinnovato entusia- di Davide Benati per «Ballata» (sotto) smo che lo Studio Bibliografico «Le Muse» sta per dare alle stampe il secondo catalogo (l’uscita è prevista a fine settembre), con oltre seicento lotti, come al solito destinati alla vendita per corrispondenza e corredati di scrupolose descrizioni e di immagini in bianco e nero e a colori. Tra i lotti di sicuro interesse si possono segnalare: «Maternité», con cinque incisioni fuori testo di Marc Chagall, Au Sans Pareil, Parigi 1926; «Héroïdes» di Ovidio, con quindici incisioni di André Derain, Société des Cent-une, Parigi 1938; «Theseus» di André Gide, con dodici litografie originali di Massimo Campigli, Officina Bodoni, Verona 1949; «Ballata» di Daniele Benati, con un’acquatinta originale di Davide Benati e una fotografia di Luigi Ghirri. Lo Studio «Le Muse» conclude, a fine 2012, la raccolta e l’archiviazione, avviata a suo tempo, per la pubblicazione, nel 2013, del catalogo ragionato dell’opera grafica (circa trecento lastre) di William Catellani (Montecchio, Reggio Emilia, 1920), pittore di rara sensibilità e incisore di autentico valore, sia nel settore dell’acquaforte e dell’acquatinta che in quello della xilografia. S. P. Per informazioni: Studio Bibliografico «Le Muse», Strada Bassina 8a, Montecchio (Reggio Emilia), tel. 0522 866757, 393 6693655, www.lemuselibri.it 15 Vedere a Reggio e Parma Una storia lunga 52 anni: la Galleria Centro Steccata di Parma e il logo disegnato da Munari Musei Civici di Reggio Emilia: l’estate accende i fuochi La Galleria Centro Steccata di Parma, fondata da Ennio Lodi nel 1960, e diretta dal 1977 dalla figlia Patrizia, successivamente affiancata da Gianfranco Sabbadini, è stata per decenni vicina alla Chiesa della Steccata da cui prese nome; da alcuni anni si è trasferita in una nuova, ampia (400 metri quadrati) sede nel settecentesco Palazzo Bagatti al numero 23 di Strada Garibaldi, di fronte al Parco-giardino (progettato da Mario Botta) della Pilotta, frequentatissimo dai giovani. A 52 anni dalla fondazione, la Galleria conserva tuttora, con orgoglio, il logo disegnato da Bruno Munari, ed è rimasta fedele all’originaria ispirazione, alternando, nelle proprie proposte, maestri del Novecento italiano e internazionale e giovani artisti ritenuti di sicuro interesse. Alla Steccata si sono così succedute mostre di Licini, Ligabue (la Galleria ha spesso collaborato alla realizzazione di esposizioni pubbliche dell’artista e ha realizzato tirature di sculture in bronzo del ciclo «Il bestiario»), Morandi, Marini, Mattioli, Severini, Sironi, Soldati, Albers, Appel, Arman, Biasi, Biggi, Bill, Bonalumi, Castellani, Capogrossi, Dorazio, Hartung, Manzoni, Matta, Pascali, Rotella, Turcato, Warhol, Crippa, De Luigi, Fontana, Afro, Chighine, De Staël, Fautrier, Kubota, Mathieu, Moreni, Pomodoro, Riopelle, Ruggeri, Santomaso, Scanavino, Tancredi, Tàpies, Vedova, Morlotti, Francese, Angeli, Festa, Schifano, Boetti, Calzolari, Gilardi, Merz, Pistoletto, Zorio, Brevi, Ceccobelli, Gianni Cella, Chia, Fermariello, Lodola, Plumcake, Paladino, Salvo, Wal, Walter Valentini, Brockhaus, Cristina Roncati, Agostino Ferrari, Antonella Mazzoni, Ferdinando Lauretani. Nella Galleria Centro Steccata si possono così trovare opere che ricordano questa lunga storia, come un dipinto di Jean Fautrier, «Squares of colour», del 1957, esposto nel 1960 alla XXX Biennale di Venezia e nel 1988 nella personale dedicatagli dalla Galleria Civica di Modena. Le mostre in programma nella prossima stagione paiono in ideale continuità con questo variegato retroterra, con questo eclettismo perseguito dalla Galleria: «I nuovi futuristi», a cura di Renato Barilli (rassegna che si collega all’esposizione in corso fino al 9 settembre allo Spazio Oberdan di Milano; «Nuovo Futurismo. Ridisegnare la città», con opere di Gianantonio Abate, Clara Bonfiglio, Dario Brevi, Gianni Cella, Andrea Crosa, Marco Lodola, Battista Luraschi, Luciano Palmieri, Plumcake, Umberto Postal); l’an- Non è destinato a stemperarsi lo scontro che contrappone il Comune di Reggio Emilia, sostenitore del progetto di ristrutturazione dei Musei Civici commissionato a Italo Rota, al Comitato Amici dei Musei Civici, che quel progetto dal febbraio scorso vigorosamente contesta, sia per le singole proposte (il giardino verticale esterno con i funghi di acciaio specchiante) sia per i criteri con cui verrebbero riallestite le sale interne, con il rischio di farne virare l’esito verso una sorta di museo-spettacolo, dimentico dell’importante retaggio museografico di cui i Musei Civici reggiani sono portatori, con gli allestimenti storici delle principali collezioni. Sabato 23 giugno è andato in scena, ai Chiostri di San Pietro, un incontro di presentazione alla città del progetto, promosso dal Comune, coordinato da Pierluigi Panza e con l’intervento dello stesso Rota. Le tre ore di discussione, all’insegna dell’aperta contestazione e dell’insofferenza per chi «non capisce» il valore di un progetto «strategico per l’intera città», non hanno certo svelenito il clima, ma paiono anzi avere consolidato il muro contro muro. Lo testimonia il fatto che il 12 luglio è stata depositata in Comune una mozione di iniziativa popolare, che in pochi giorni ha raccolto più di cinquecento firme, con la quale si chiede di sospendere il progetto Rota e di dare vita a un «tavolo tecnico». La mozione, che va ad aggiungersi ad analoghe iniziative di consiglieri comunali di maggioranza e di opposizione, sarà discussa alla ripresa dei lavori del Consiglio Comunale dopo la pausa estiva; c’è chi già prevede che sarà politicamente opportuno per l’Amministrazione, anche per la difficoltà di reperire i fondi necessari, sospendere la realizzazione del progetto (che costerebbe 4,3 milioni di euro per il solo primo stralcio) fino al 2014, dopo le prossime elezioni amministrative. Il Sindaco Graziano Delrio, l’Assessore ai Progetti speciali Mimmo Spadoni e l’Assessore alla Cultura Giovanni Catellani si sono spesi in prima persona, di fronte alle accuse di «gestione verticistica e autoreferenziale del progetto», nel difendere le procedure fin qui adottate e il contenuto del progetto Rota, «architetto di chiara fama per gli allestimenti museali», che saprà rendere il Museo «più attraente», ma la sensazione è che si sia in una fase di stallo e che le loro affermazioni non abbiano in alcun modo scalfito le posizioni avverse. La Direttrice dei Musei Civici, Elisabetta Fa- L’opera di Jean Fautrier «Squares of colour» del 1957 tologica, con opere dal 1950 al 2009, di Piero Ruggeri, il grande artista torinese, autentico maestro dell’informale italiano, scomparso nel maggio 2009; «l’Arte del Rugby», a cura di Alberto Mattia Martini, mostra realizzata con il patrocinio della Federazione Italiana Rugby e presentata in anteprima il 17 marzo allo stadio Olimpico di Roma durante la partita Italia-Scozia del Torneo internazionale Sei Nazioni (con opere di Airoldi, Bee, Bonomi, Brevi, Cella, Centenari, De Molfetta, De Pietri, Dildo, Fabrizi, Falaschetti, Fedolfi, Filippini, Fiore, Forese, Francolino, Jacopino, Lodola, Mazzoni, Nido, Pasini, Pozzoli, Racheli, Spoldi, Sudati, Vaccari, Valente, Wal); «Franco Mussida. Scolpire la musica»: lo storico chitarrista della PFM (Premiata Forneria Marconi) ha creato dei «Padelloni» (il termine popolare con cui venivano definiti i 33 giri in vinile), sculture in ceramica a forma di padella, ricoperte in oro zecchino e platino del diametro di circa 30 centimetri; al centro è incastonato un cd con musiche suonate da Mussida e sul manico sono scolpiti simboli, forme e principi propri del mondo del suono e della musica. Così, in un’intervista a Gianluigi Colin, Mussida ha motivato la genesi di queste opere: «È restituire il riconoscimento di un tempo prezioso d’ascolto in un mondo in cui tutto si consuma rapidamente, con superficialità, in una realtà dove tutto si perde nel nulla. I «Padelloni» parlano dell’enorme importanza che il suono ha nella nostra vita». S. P. Per informazioni: Galleria Centro Steccata, Strada Garibaldi 23, Parma, tel. 0521 285118, 340 1126164, www.centrosteccata.com Rendering dello Studio di Italo Rota per il riallestimento dei Musei Civici di Reggio Emilia rioli, ha nell’incontro del 23 giugno motivato la scelta del progetto Rota sostenendo che occorre «avvicinare i Musei a un pubblico più ampio, trasversale a tutte le culture e generazioni, e con particolare riferimento ai giovani», e fare diventare le collezioni «qualcosa di vivo per il nostro presente». Ciò che ci si chiede è se il progetto Rota non finisca per inseguire prevalentemente un peraltro costoso maquillage con lo scopo di attirare nuovi visitatori. Ciò che davvero serve è un progetto di riqualificazione della proposta culturale dei Musei, che non ne snaturi storia e valori delle collezioni, e che sappia associare a un segno di contemporanea creatività la relazione, e il rispetto, con ciò che è preesistente, tenendo ben saldo e coerente l’imprescindibile rapporto tra progetto architettonico, riallestimento delle collezioni, forma e funzioni proprie del museo. Per quanto riguarda la programmazione espositiva il Comune, in autunno propone mostre ai Chiostri di San Domenico, a Palazzo Casotti (dal 4 al 30 settembre, esposizione di dipinti di Davide Peretti Poggi) e alla Biblioteca Panizzi, dov’è in corso, «Il titolo lo mettiamo dopo. I libri d’artista di Corrado Costa», avvocato, poeta e artista, nato a Mulino di Bazzano (Parma) nel 1929 e scomparso a Reggio Emilia nel 1991, alla quale farà seguito, dal 15 settembre al 28 ottobre, l’esposizione «Carlo Lucci architetto». Sandro Parmiggiani Non solo arte figurativa alla Collezione Maramotti Le gallerie di Reggio Emilia reagiscono alla crisi Offerta varia quella della Collezione Maramotti, ente che gestisce la raccolta d’arte contemporanea messa insieme in vita dall’industriale Achille Maramotti e oggi gestita dalla famiglia proprietaria dell’impresa Max Mara. La raccolta permanente, votata alla ricerca e diretta da Marina Dacci, si è arricchita delle opere acquisite in occasione delle mostre commissionate a vari artisti (di recente Massimo Antonaci e Laure Prouvost, vincitrice della quarta edizione del Max Mara Art Prize for Women). Nel week end del 57 ottobre, in occasione della Giornata del Contemporaneo, sono in programma due mostre, la presentazione di un volume e altri eventi. Si parte venerdì 5 ottobre con «Icarus vs Muzak: omaggio a John Cage e a Fausto Romitelli», esecuzione musicale dedicata all’apertura nella sede espositiva del nuovo spazio «Icarus Ensemble». Sabato 6 ottobre presso il teatro municipale Romolo Valli proiezione in anteprima del film documentario su Paolo Fresu realizzato da Roberto Minini Merot, mentre presso la sede espositiva la Fondazione Maramotti inaugura il progetto espositivo «Parallel Universe»dell’artista Jules de Balincourt, visibile sino al 27 gennaio 2013. La mostra riflette sulla produzione dell’artista francese e sull’e- Le gallerie reggiane propongono iniziative interessanti, quasi vogliano reagire alla crisi e ai caratteri che segnano il mercato dell’arte, quali la diffusa omologazione nelle scelte e i fenomeni speculativi. La Saletta Galaverni apre la stagione autunnale, il 6 ottobre, con una mostra dedicata all’opera grafica di Enrico Della Torre (Pizzighettone, Cremona, 1931), del quale nell’occasione viene presentato il «Catalogo generale dell’opera grafica, 1952-2012», edito da Skira, con i 442 fogli (incisioni, litografie, xilografie) realizzati in sessant’anni di attività. Pur nella totale autonomia propria del linguaggio, l’opera grafica di Della Torre è il luogo di sperimentazione e di rivelazione di intuizioni che sono trasmigrate nei dipinti, come evidenziano i quaranta lavori in mostra, tra cui alcune acqueforti acquerellate in esemplare unico. La Galleria 2000 & Novecento apre la stagione espositiva, a ottobre, con la mostra «Equilibri instabili», che riunisce lavori di Piero Manzoni, Dadamaino, Giuseppe Spagnulo, Marco Gastini, Nunzio, Agostino Bonalumi, Domenico Borrelli e Filippo Centenari. All’Officina Radium Artis continua fino a settembre, nel nuovo ampio spazio di San Martino in Rio, la grande mostra personale di Valentino Vago (Barlassina, splorazione astratta del suo procedimento attraverso cinque dipinti inediti commissionati dalla Maramotti: «Big Globe Painting», «Globe Faces», «Burst Painting», «Waiting Tree» e «Psychedelic Soldier». Domenica 7 ottobre inaugurazione della mostra «La pittura come forma radicale (Painting as a Radical Form)», visibile sino al 3 febbraio, cui seguirà (ore 11) una conversazione tra il critico americano Bob Nickas e Mario Diacono, gallerista-critico autore del volume «Archetypes and Historicity. Painting and other radical forms. 1995-2007» (Silvana Editoriale, Milano 2012, pp. 418, ill. 95 col., 35 €) che raccoglie testi editi in occasione delle mostre alla sua galleria di Boston, nel Massachusetts, tra il 1994 e il 2007. In mostra artisti analizzati anche nel volume che si occupa del panorama a stelle e strisce e di quello europeo degli ultimi 15 anni. L’ultimo appuntamento domenicale è al Teatro Valli per la doppia esecuzione del Duo Fresu-Ferra (tromba e chitarra elettrica) e Duo Fresu Casarano (tromba e saxofono). Stefano Luppi Collezione Maramotti, Via Fratelli Cervi 66, 42124 Reggio Emilia, tel. 0522 382484 , www.collezionemaramotti.org 1931), con cinquanta dipinti dagli anni Sessanta ad oggi che ci restituiscono l’idea di un colore del tutto impalpabile. Da ottobre, è la volta di Fausto De Nisco (Sassuolo, 1951), che presenta una serie di dipinti recenti, nei quali assembla elementi della figura umana, forme vegetali, brani del paesaggio, suggestioni da storia dell’arte, letteratura e musica. La Galleria De Bonis, che il 26 maggio ha aperto il proprio nuovo spazio espositivo con una mostra di Renato Guttuso, intende esplorare strategie di vendita che, oltre alle mostre in galleria, si avvalgano di televisione, web, social network e portali d’arte, e proporre, accanto ai maestri della tradizione, giovani attivi in tutti i campi della produzione artistica, ad esempio l’illustratrice Sonia Maria Luce Possentini. Infine cade in autunno l’annuale pubblicazione del Catalogo di incisioni originali, acquerelli e disegni, italiani e stranieri, dell’800 e moderni della Libreria Antiquaria Prandi, fondata nel 1927 e attiva dal 1957 nella vendita per corrispondenza di grafica moderna. Il nuovo catalogo (n. 246, circa mille opere in vendita) sarà come al solito accompagnato da un volumetto (n. 245) di libri illustrati da artisti moderni, libri d’arte, edizioni di lusso e libri sull’incisione. S. P. Nessuno sa di arte tutto quello che sanno i lettori di IL GIORNALE DELL’ARTE È il mensile d’informazione di riferimento per il mondo dell’arte concepito come un quotidiano. Seleziona e riferisce con criteri giornalistici i fatti rilevanti dell’arte che avvengono in tutto il mondo. Ogni anno, 11 numeri, oltre 1.000 pagine. Ogni numero comprende: I I I Come abbonarsi VIA INTERNET www.allemandi.com VIA MAIL [email protected] «Vernissage», la fotorivista che ci porta dentro gli avvenimenti «Il Giornale delle Mostre» la guida commentata delle mostre da vedere ogni mese in tutta l’Italia, in tutto il mondo e periodicamente il «Rapporto Annuale» su un tema specialistico VIA POSTA via Mancini 8, 10131 Torino VIA FAX 011 8193090 VIA TELEFONO 011 8199157 Vedere a Parma Finalmente. Un grande ritorno: Graham Sutherland 16 alla Fondazione Magnani Rocca La mostra ripercorre l’intero arco della produzione dell’artista che dalla fine degli anni Trenta alla metà degli anni Cinquanta era riconosciuto come uno dei più importanti pittori inglesi dell’epoca D ue sono le esposizioni temporanee che la Fondazione Magnani Rocca organizza ogni anno, a primavera e in autunno, per potenziare la capacità d’attrazione della pur eccezionale collezione permanente d’arte antica e moderna, esito della passione del fondatore, Luigi Magnani. Conclusasi, il 1 luglio, la mostra «Divina Commedia. Le visioni di Doré, Scaramuzza, Nattini», che ha presentato le opere di tre artisti visionari (i due parmensi, grandi illustratori danteschi italiani fra Otto e Novecento, e uno dei maestri dell’illustrazione, Gustave Doré), esposizione che ha registrato un diffuso apprezzamento e successo, soprattutto nel mondo della scuola, la Magnani Rocca apre le porte, dall’8 «Standing Form», un’opera di Graham Sutherland settembre al 9 dicem- datata 1950 bre, a un grande artista su cui, da anni, è sceso, almeno in Italia, un ingiustificato oscuramento, Graham Sutherland (Londra, 1903 - Mentone, 1980). «Il pittore che smascherò la natura» è il sottotitolo dell’esposizione, e in realtà Sutherland, fin dall’esordio straordinario disegnatore e incisore, dal 1940 al 1945 «artista di guerra» (con Ruggero Montrasio, Roger Berthoud, Isotta Langiu, StefaHenry Moore e Paul Nash), chiamato a testimoniare gli orrori e no Roffi, Graham Sutherland. le devastazioni del conflitto, e le attività che fervevano nelle mi- Particolarmente interessante è il lungo saggio di Martin Hamniere e nelle acciaierie («Devastations» è il titolo di quelle ope- mer, docente alla University of Kent, consulente scientifico delre nelle quali le città inglesi sconvolte assumono il volto del tra- la Tate Britain di Londra, attualmente il più accreditato studioso gico e dell’allucinato), sembra avere scelto, nella propria ope- internazionale dell’artista. Nel saggio, intitolato «L’arte di Grara, di svelare i legami strutturali, i ponti che collegano le for- ham Sutherland: “forme che assumono un aspetto quasi me organiche, peraltro in perenne metamorfosi e divenire, umano”», Hammer analizza l’intero percorso di Sutherland, sulle quali si reggono gli abitatori dei vari regni (animale, ve- dagli anni Venti alla morte nel 1980, e subito ricorda come getale, minerale) della natura. Un proponimento di Ruskin, l’artista, dalla fine degli anni Trenta alla metà degli anni Cin«Indagare la natura, studiarne le leggi di crescita, trarne vi- quanta, fosse universalmente riconosciuto come il più imporsioni provenienti dal centro dell’ardente cuore», sembra ave- tante pittore inglese dell’epoca, collocato allo stesso livello di re ispirato Sutherland nel suo lavoro, che insegue le assonan- Moore in campo scultoreo; in seguito, annota Hammer, la sua reze delle forme esteriori della natura, pronto ad abbandonarsi a putazione sarebbe stata in parte oscurata da quella crescente del ogni suggestione fantastica e visionaria, per scavare e penetrare suo amico Francis Bacon. Fanno da contrappunto all’analisi più a fondo nell’intimo della persona (le radici degli alberi che di Hammer le numerose, illuminanti citazioni da scritti e disi fanno forme animali o umane). Lo smascheramento della na- chiarazioni di Sutherland; il testo è ricco di annotazioni di tura operato da Sutherland sta nell’averci rivelato, collegandosi grande interesse, tra le quali citiamo: le suggestioni, nelle inall’esperienza romantica, che le forme naturali, spesso idealiz- cisioni, di Samuel Palmer; l’influenza del primo De Chirico, zate, sono in verità groviglio «terribile», talvolta apertamente che espone a Londra nel 1928 e nel 1931; le suggestioni di crudele, distante da ogni illusione di sublime, che sempre dis- «Guernica» di Picasso nei disegni della guerra; le affinità tra chiude le porte a ogni costruzione fantastica. La mostra riper- il cespuglio di spine e la testa umana, per simboleggiare l’unicorre l’intero arco della produzione di Sutherland, compre- versale latente crudeltà; l’affinità della prospettiva teatrale nei si le «Devastations», le «Standing Forms» degli anni Cin- lavori della maturità con la fotografia di Bill Brandt; la conquanta, i «Bestiari» e gli impietosi ritratti (oltre a quelli di al- clusione che in Sutherland «il regno della natura diventa incuni nobili inglesi, ci sono in mostra quelli di Churchill e di So- triso di sensazioni corporee e di intensi stati della mente». merset Maugham), che talvolta furono accolti con freddezza Sandro Parmiggiani se non con manifesta ostilità dagli stessi committenti. La mostra di Sutherland, a cura di Stefano Roffi, con il pa- Graham Sutherland. Il pittore che smascherò la natura, dall’8 settembre al 9 ditrocinio dell’Ambasciata britannica in Italia e con il soste- cembre gno di Fondazione Cariparma e di Cariparma Crédit Agri- Fondazione Magnani Rocca, via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetocole, è realizzata in collaborazione con Montrasio Arte ed è lo (Parma), tel. 0521 848327, www.magnanirocca.it accompagnata da un catalogo, edito da Silvana Editoriale, con Orario: ma-ve 10-18, sabato, domenica e festivi 10-19 saggio generale di Martin Hammer e un’antologia di scritti di Roberto Tassi, che ripetutamente scelse di occuparsi di Sutherland, fino a curarne il catalogo generale delPer Giancarlo Forestieri, la Fondazione, che non ha La crisi economica ha il suo pel’opera grafica, e con testi di mai avuto contributi dallo Stato né dagli Enti locali, so, ma non tanto per la situazioDaniele Astrologo Abadal, oltre al sostegno dei suoi due mecenati storici, Fon- ne della finanza pubblica. La Le sfide del nuovo presidente della Fondazione Magnani Rocca dazione Cariparma e la banca Cariparma Crédit Agricole, ha due punti di forza: una collezione straordinaria e una gestione virtuosa Giancarlo Forestieri (Ravenna, 1946) ha assunto da poco più di un anno la Presidenza della Fondazione Magnani Rocca, dopo averne fatto parte per anni del Consiglio d’Amministrazione. Forestieri è dal 1988 professore ordinario presso il Dipartimento di Finanza dell’Università Bocconi di Milano, dopo avere insegnato per quindici anni nell’Università di Parma, dove è stato anche Preside della Facoltà di Economia. Ha ricoperto diversi incarichi professionali; dal 2003 al 2007 è stato Presidente della Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza. Quali erano i problemi che la preoccupavano e quali le sfide positive cui ha sentito di non potere rinunciare al momento dell’assunzione dell’incarico? La Fondazione Magnani Rocca è un museo privato con uno straordinario patrimonio artistico; uno di quei casi che, come si dice, meritano un viaggio apposito, tra l’altro in uno dei territori dell’Emilia più suggestivi e pieno di ricchezze artistiche e non solo. Accanto a questa condizione fortunata, c’è il problema dei bilanci e della programmazione delle attività; la Fondazione deve contare sulle proprie risorse e sull’aiuto di pochi mecenati. Questa è sempre stata la preoccupazione principale; gli ultimi anni con l’esplosione della crisi non hanno fatto altro che evidenziare maggiormente questo aspetto. A dispetto delle difficoltà, per noi è sempre stato fondamentale sviluppare un programma di iniziative tale da dare continuità e accrescere il ruolo e la presenza della Magnani Rocca nel mondo artistico-culturale. In questo senso, è stato importante aver consolidato il nostro format che prevede l’organizzazione di due mostre temporanee ogni anno, una in primavera e una in autunno. Il museo è aperto per circa otto mesi all’anno, da fine marzo ai primi di dicembre; questo periodo di apertura è coperto per almeno sei mesi dalle mostre temporanee, e questo arricchisce e rende più attrattiva l’offerta per i visitatori. Credo che essere riusciti, nonostante tutto, a perseguire questi obiettivi sia stata una bella sfida, che per ora abbiamo vinto. Nell’attuale situazione della finanza pubblica e della crisi economica generale, che perdurano da anni e che non saranno di breve soluzione, quali sono le strategie della Fondazione, che pure può contare su un proprio patrimonio, che tuttavia genera una redditività scarsa, del tutto insufficiente per coprire le spese di gestione? Magnani Rocca non ha mai avuto contributi o aiuti né dallo Stato, né dagli Enti locali. Al contrario, è paradossale che una istituzione culturale come la nostra che deve affrontare anche Giancarlo Forestieri investimenti di un certo peso (messa a norma, modernizzazione degli impianti eccetera), debba farlo alle condizioni di mercato e fiscali di chi opera con obiettivi di profitto. Semmai, il peggioramento del clima economico generale riduce gli spazi di iniziativa e la sostenibilità dei progetti e tende a contenere le spese delle famiglie, anche quelle per la cultura. In questo quadro, uno degli aspetti più negativi che si è materializzato nel 2012 è l’introduzione dell’IMU; in quanto detentori di un patrimonio di terreni e fabbricati rurali, l’impatto della nuova fiscalità è stato pesantissimo. Tutto questo non fa che confermare la bontà della strategia già in atto da tempo e cioè di dismettere il patrimonio rurale, di fatto senza reddito, se non in perdita, per passare progressivamente a forme più moderne e flessibili di investimento. Di fronte alle tendenze in atto (minori contributi pubblici, minori sponsorizzazioni delle imprese, comprese banche e fondazioni bancarie, che tendono, in tutta Europa, a costituire propri musei o centri espositivi), che cosa si dovrebbe fare, in particolare nel campo della messa in atto di reti museali nel territorio e di joint-venture con altri centri espositivi? Non soffriamo dei minori contributi pubblici non avendone mai avuti. È vero invece che la crisi condiziona la capacità di intervento degli sponsor privati. La Magnani Rocca ha due mecenati storici, Fondazione Cariparma e la banca Cariparma Crédit Agricole, che continuano meritoriamente a sostenerci. È chiaro però che anche noi abbiamo il dovere di contribuire a mantenere un quadro sostenibile: da una parte, dobbiamo avere fantasia per organizzare mostre con budget compatibili; dall’altra parte, i costi di gestione devono essere ridotti all’essenziale. C’è qualcosa in più che si può fare, sul terreno delle collaborazioni? Per fare solo un esempio, il connubio di più realtà artistiche omogenee può rappresentare per il visitatore un’attrattiva più forte. La Fondazione Magnani Rocca si trova nella splendida campagna precollinare parmense; stiamo pensando a una joint-venture con il Castello di Torrechiara, che si trova a pochi minuti dalla Fondazione ed è uno dei più suggestivi manieri italiani, per proporre al pubblico la visita congiunta a condizioni vantaggiose. S. P. Vedere a Modena Sono passati oltre quindici anni dall’ultima mostra. 17 Ritorna in Italia l’opera del grandissimo Edward Weston Intanto prosegue l’iter amministrativo per potere dare ufficialmente vita a «Fondazione Fotografia» dopo l’accordo dell’ente proprietario Fondazione Cassa di Risparmio di Modena con il Comune D al 14 settembre al 9 dicembre, il curatore di Fondazione Fotografia Filippo Maggia ordina nel Palazzo Sant’Agostino 110 opere dell’americano Edward Weston (1886-1958), considerato uno dei più grandi maestri della fotografia del Novecento. Il catalogo Skira della mostra sponsorizzata da Unicredit è a cura di Filippo Maggia e Francesca Lazzarini con testi del curatore e di Chiara Dall’Olio. Weston ha una vita densa di avvenimenti professionali, a partire dal 1902 quando il padre gli regala il suo primo apparecchio economico Kodak con il quale inizia a fotografare: passano appena quattro anni e il protagonista, giovanissimo, decide di trasferirsi dai pressi di Chicago a Tropico, in California, dove viveva la sorella May e dove il primo gennaio 1958 morirà. Già nel 1906 Weston si iscrive a un corso di fotografia presso l’Illinois College of Photography e ben presto apre il suo primo studio fotografico che sarà il centro del lavoro per i successivi 20 anni che lo vedranno divenire molto noto in ambito fotografico. La svolta avviene nel 1922, quando durante un viaggio in Ohio decide di abbandonare lo stile pittorialista, allora particolarmente diffuso, a favore di immagini legate alle forme industriali e organiche del paesaggio. «La macchina fotografica, è una delle sue frasi più celebri, deve essere usata per registrare la vita e per rendere la vera sostanza, la quintessenza delle cose in sé, sia si tratti di acciaio lucido o di carne palpitante». L’anno dopo apre un altro studio a Città del Messico insieme a un’altra nota fotografa, Tina Modotti, che lo inserisce nell’ambiente artistico del Centroamerica dominato da Diego Rivera, David Siqueiros e Josè Orozco e lo fa maggiormente ragionare sugli aspetti tecnici dell’atto del fotografare (l’artista scriverà anche libri su questo tema). Nel 1929 si trasferisce a Carmel, di nuovo in California, dove fonda nel 1932, con Ansel Adams e Imogen Cunningham, il celebre «Gruppo f/64» molto legato alle considerazioni teoriche messicane e alla sperimentazione estetica in fotografia. Da qui deriva il nome del gruppo d’avanguardia: la macchina fotografica f/64 era dotata della più piccola apertura del diaframma, utile a ottenere la massima profondità di campo. Dagli anni Trenta Weston riceve molti premi e nel 1946 il MoMA di New York gli dedica la grande retrospettiva, mentre lui appena due anni dopo scatta la sua ultima foto a Point Lobos: da alcuni anni è colpito dal terribile morbo di Parkinson e da quella data si dedicherà solo a supervisionare i lasciti del suo lavoro insieme ai figli Brett e Cole. La rassegna modenese, con opere del ventennio Venti-Quaranta quasi per intero possedute dal Center of Creative Photography di Tucson, analizza tutti i temi indagati dal celebre fotografo americano: i nudi, i paesaggi e gli «oggetti» trasformati dall’artista in icone surrealiste e postmoderne. Opere di Edward Weston, «Onion Halved» del 1930, «Tina Modotti» del 1924 circa e «Dunes Oceano» del 1936 quintessenza, eleggendoli a metafore visive degli elementi stessi della natura». Gli appuntamenti seguenti di Fondazione Fotografia saranno invece dal 15 dicembre. La mostra dedicata alle nuove acquisizioni della costituenda (dal 2008) collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio presenterà 70 opere di 18 tra i più importanti artisti statunitensi degli anni Cinquanta-Settanta e sarà inoltre accompagnata da una rassegna personale dedicata al fotografo pittorialista, e magistrato, Riccardo Domenico Peretti Griva (Coassolo Torinese 1882 Torino 1962). Stefano Luppi Edward Weston. Una retrospettiva, dal 14 settembre al 9 dicembre Fondazione Fotografia, Ex Ospedale Sant’Agostino, Largo Porta Sant’Agostino 228, tel. 059 239888, www.fondazionefotografia.it Orario: ma-ve 11-13 e 15,30-19, sabato, domenica e festivi 11-20 «La produzione di Weston, spiega Filippo Maggia, è l’espressione di una ricerca ostinata di purezza, nelle forme compositive così come nella perfezione quasi maniacale dell’immagine. L’autore indaga gli oggetti nella loro Le origini del mito del «drake» Il Museo Casa Enzo Ferrari, inaugurato lo scorso marzo nel sito dove il fondatore della Fabbrica Ferrari nacque nel 1898, ospita sino a metà ottobre la rassegna inaugurale «Le origini del mito», dedicato non solo ai capolavori, meccanici ed estetici, del Cavallino rampante, ma anche a quelli di altri notissimi costruttori del modenese, una regione che è per antonomasia «Terra di motori» con Modena per capitale. Prima del «drake» (è l’appellativo dato a Enzo Ferrari con chiara allusione al leggendario corsaro inglese), ad esempio, ci fu il sapiente e coraggioso manager che, sotto le insegne della Scuderia, faceva correre, con al volante piloti leggendari come Nuvolari e Varzi, le vetture della Alfa Romeo: in mostra sono esposte la «8C 2300 Spider Corsa» e la «Tipo 158». Curiosamente, la prima macchina interamente figlia dell’ingegno di Ferrari non ebbe mai il pieno riconoscimento di paternità perché complicate clausole contrattuali impedirono a Enzo Ferrari di dare il suo nome alla «Auto Avio Costruzioni 815» del 1940: ma essa fu la prima alla quale seguirono le Ferrari «125 Sport», «166 F2 e la «166 MM Barchetta Touring». Della fabbrica di automobili «rivale» in città, la Maserati, la mostra espone la «A6 1500» del 1947 e la «Spider Zagato». Ma sono tanti altri gli appuntamenti previsti nel complesso museale composto dalla casa natale di Enzo Ferrari e da una nuova struttura espositiva di 5mila metri quadri firmata dagli architetti Jan Kaplicky e Andrea Morgante. Il 24 settembre sarà presentato a Modena il volume «Museo Casa Enzo Ferrari», pubblicato da Electa Mondadori con testi di Fabio Camorani, Giuseppe Coppi, Piero Ferrari, Andrea Morgante, Deyan Sudjic, Mauro Tedeschini (presidente del museo) e Adriana Zini (direttrice della Fondazione Casa natale Enzo Ferrari). Il volume (128 pp., 200 ill., 35 euro) racconta la genesi e la successiva costruzione del complesso museale, documentata attraverso un’ampia campagna fotografica di Gabriele Melloni e Stefano Paolini. Descrive inoltre gli aspetti Il giallo Museo Casa Enzo Ferrari ideato dall’architetto Jan Kaplicky e una sala del complesso museale tecnologici, strutturali ed esecutivi dell’involucro a forma di «cofano automobilistico» giallo ideato dal progettista Jan Kaplicky, scomparso prima della definitiva realizzazione e portato a termine dall’ex collaboratore Andrea Morgante. S. L. Le origini del Mito, fino al 14 ottobre Museo Casa Enzo Ferrari, via Paolo Ferrari 85, tel. 059 4397979, www.museocasaenzoferrari.it Orario: tutti i giorni (festivi compresi) dalle 9,30 alle 19, dal 1 ottobre chiude alle 18 Vedere a Modena Il «Teatro dell’Illustrissima Comunità eretto per il decoro 18 della città e per la trasmissione delle arti sceniche» Nel cartellone della nuova stagione del Teatro Comunale «Luciano Pavarotti» spicca l’omaggio all’edizione del «Don Carlo» che Giuseppe Verdi mise a punto proprio per il teatro di Modena nel dicembre del 1886 a Fondazione Teatro Comunale «Luciano Pavarotti» promuove ogni anno un’attività ampia e diversificata che va dall’opera lirica al teatro musicale, dalla musica sinfonica tradizionale ai generi di confine e alla sperimentazione, dalla danza contemporanea al balletto classico. Opera, concerti, balletto, oltre a «L’Altro Suono Festival » e alla rassegna di teatro musicale per ragazzi dal titolo «Musica su Misura», sono i cartelloni attraverso i quali il teatro modenese presenta al pubblico una programmazione aggiornata alle novità più recenti del panorama internazionale. Progettato dall’architetto Francesco Vandelli e inaugurato il 2 ottobre 1841, nel 1998 l’edificio del teatro è stato restaurato in ogni parte della struttura, delle decorazioni e degli arredi e negli impianti e nell’apparato tecnico, mentre nel 2002 è nata la Fondazione Teatro Comunale di Modena col compito di gestirlo. L’istituzione vede come fondatori originari il Comune di Modena e la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena ed è aperta a nuovi soci fondatori e sostenitori. L’edificio è stato intitolato a Luciano Pavarotti nell’ottobre 2007 in ricordo del grande tenore modenese, mentre sul fastigio dell’edificio è collocata una statua che rappresenta «il Genio di Modena» dello scultore modenese Luigi Righi, autore anche dei bassorilievi che adornano le finestre. Il prossimo cartellone sarà ufficialmente presentato a metà settembre, mentre a ottobre si avvieranno come di consueto le stagioni di opera, concerti e danza. Il programma lirico presenta, fra altri titoli, una nuova opera dedicata al bicentenario della nascita di Charles Dickens e, inoltre, un omaggio all’edizione del «Don Carlo» che Giuseppe Verdi mise a punto proprio per il Teatro Comunale di Modena nel dicembre del 1886. Una produzione nata tra Modena e i teatri di Piacenza, il «Don Carlo» diretto da Fabrizio Ventura, eseguito dall’Orchestra Regionale dell’EmiliaRomagna e dal Coro Lirico Amadeus, cinque atti con libret- L Il concerto del 2010 del pianista e compositore turco Fazil Say to di François-Joseph Méry e Camille Du Locle (traduzione in italiano di Achille de Lauzières) e regia di Joseph Franconi Lee è in scena il 17, 19 e 21 ottobre. L’opera fu musicata da Verdi su libretto francese di Joseph Méry e Camille du Locle tratto dal poema drammatico «Don Carlos, Infant von Spanien» di Friedrich Schiller. La prima rappresentazione, in cinque atti e in lingua francese, ebbe luogo l’11 marzo 1867 al Théâtre de l’Académie Impériale de Musique di Parigi, Grand Opéra completa di balletti e con grandi scene corali secondo l’uso della tradizione del francese. L’opera, forse la più ambiziosa e monumentale di Verdi, fu tradotta in italiano la prima volta per un allestimento alla Royal Opera House di Lon- dra avvenuto nel medesimo anno per poi iniziare la sua circuitazione anche in Italia, a partire dal Teatro Comunale di Bologna. Negli anni Ottanta dell’Ottocento risale la revisione più consistente all’edizione italiana, ovvero la riduzione a quattro atti che Verdi operò per l’allestimento del Teatro alla Scala nel 1884, più agile e di minor difficoltà esecutiva, destinata perciò ad aver maggior fortuna fino ad epoca recente. Tuttavia, due anni dopo, Verdi autorizzò il ripristino del primo atto per una versione che andò in scena proprio al Teatro Comunale di Modena nel dicembre 1886. In tempi recenti Claudio Abbado la scelse per la ripresa celebrativa del Bicentenario della Scala (1977), mentre il nuovo allestimento del «Don Carlo» viene prodotto dal Teatro Comunale di Modena nella cui sala di scenografia, fra le ultime storiche rimaste attive su territorio nazionale, vengono dipinte le scene disegnate da Alessandro Ciammarughi. La realizzazione è affidata a Rinaldo Rinaldi, modenese allievo di Koki Fregni e in questo settore artista fra i più affermati a livello internazionale. A dicembre, i giorni 16 e 17, una prima assoluta: «Oliver Twist» con libretto e musica di Cristian Carrara tratto dall’omonimo romanzo di Charles Dickens, un ensemble da Camera della Fondazione Teatro Comunale di Modena con la Scuola Voci Bianche e il coro della Fondazione Scuola di musica «C.G. Andreoli» di Mirandola, in provincia di Modena. Questa produzione prosegue il percorso attraverso il quale il teatro modenese da oltre dieci anni promuove espressioni artistiche capaci di sfruttare i linguaggi della contemporaneità. S. L. Teatro Comunale «Luciano Pavarotti», via del Teatro 8, www.teatrocomunalemodena.it Biglietteria, Corso Canalgrande 85, tel. 059 2033010 Informazioni su convenzioni per associazioni e gruppi, Ufficio promozione, tel. 059 2033003, [email protected] Cinquanta filosofi e duecento appuntamenti. Per tre giorni si parlerà di «cose» «Cose» è il tema della dodicesima edizione del «Festival Filosofia» di Modena Carpi e Sassuolo: dal 14 al 16 settembre offre un programma ricchissimo di simposi, mostre, concerti, spettacoli e cene filosofiche l «Festival Filosofia» che da undici anni si svolge nelle piazze, palazzi storici e gallerie di Modena, Carpi e Sassuolo quest’anno assume un’ulteriore valenza simbolica, trattandosi nel primo appuntamento culturale di rilievo nazionale che si svolge in una delle province che maggiormente hanno subito danni dal terribile terremoto dello scorso maggio. Alcuni dei luoghi, oltre 40, in cui si svolge tradizionalmente la manifestazione, da Palazzo dei Musei a Modena, a piazza Martiri e Palazzo dei Pio a Carpi, sino al Palazzo Ducale di Sassuolo (l’unico a non essere fruibile perché sede delle opere d’arte salvate dalle chiese distrutte nei paesi terremotati), fino a poche settimane fa non erano utilizzabili. Il festival corre dal 14 al 16 settembre e si compone di 200 appuntamenti fra lezioni magistrali (sono cinquanta di studiosi quali Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Roberta de Monticelli, Roberto Esposito, Maurizio Ferraris, Umberto Galimberti, Sergio Givone, Salvatore Natoli, Giovanni Reale, Marc Augé, Zygmunt Bauman, Krzysztof Pomian, Stefano Rodotà, Salvatore Settis, Emanuele Severino, Carlo Sini e Remo Bodei, Tullio Gregory), mostre, concerti, spettacoli e cene filosofiche. Quest’anno il tema è «cose» e agli incontri con i principali filosofi del mondo si affianca una serie di mostre del programma collaterale, tra cui una grande retrospettiva italiana dedicata al fotografo americano Edward Weston alla «Fondazione Fotografia» di Modena, una personale di Andrea Chiesi, un’esposizione di figurine sul «fascino discreto degli oggetti» e «Altro da cose. Claudia Losi ai Musei Civici». Quest’ultima rassegna, curata da Cristina Stefani, dei Musei Civici modenesi si svolgerà dal 14 settembre al 18 novembre e mette in scena un progetto della piacentina Claudia Losi dedicato alle collezioni dei cittadini: intento del museo è stato infatti quello di invitare i visitatori a recarsi, dallo scorso luglio, allo spazio espositivo a Palazzo dei Musei con un oggetto da loro collezionato. Quanto raccolto è stato consegnato alle cure dell’artista che nei giorni festivalieri proporrà una sorta di «work in progress», realizzando in presa diretta una serie di I sfere di filato contenenti gli oggetti consegnati. L’intento è chiaro: riflettere sulle dinamiche del collezionare materiali e valutare il coinvolgimento emotivo delle persone anche attraverso operazioni complesse dai mille significati come la «musealizzazione» e il cambiamento di significato. Al progetto hanno partecipato gli alunni del Liceo Muratori e dell’Istituto Cattaneo-Deledda di Modena che hanno provveduto a fotografare e raccogliere le storie raccontate dalle persone attraverso le loro «cose». Le mostre sono però anche molte altre, tra cui la personale del modenese Lucio Riva «Oggetti esclamanti» presso la Biblioteca Poletti, la rassegna «Poesia in forma di cosa», con opere di Antonio Porta alla galleria Spazio Fisico di Giancarlo Guidotti, l’installazione interattiva «Il dono della massa», ideata da Vincenzo Napolano e Antonella Varaschin e prodotta dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dedicata dl meccanismo di Higgs (Modena, Chiesa di San Nicolò). La Biblioteca Delfini di Modena propone «Il cubo magico» di Pandemonium Teatro (due clown, Uno e l’Altro, scoprono uno strano mondo fatto solo di cubi), mentre la galleria Magazzini Lab di Sassuolo organizza «Fusione endogena delle cose» dell’artista Enrica Berselli. Non solo l’espressione artistica si avvale di strumenti dell’artigianato, ma il lavoro artigianale in quanto tale può ammontare a creazione artistica, come si vede dalle opere dell’artista belga Aurélie W. Levaux alla mostra «L’heure vient, vilaine petite chose» presso la Galleria D406 di Modena. La personale di Andrea Chiesi, «Scomparse» alla galleria Paggeriarte di Sassuolo, espone una serie di dipinti che indagano sulle strutture abbandonate, residui di un uso che le ha rese oggetti di consumo per lasciarle poi ad un’apatica inutilità. Infine le figurine, che a Modena vogliono dire Panini: al Foro Boario di Modena il curatore Paolo Battaglia propone «Cose che si attaccano al cuore», dedicata al mito della fabbrica messa in piedi dai fratelli Panini e oggi di proprietà inglese. Tra i Le sfere dall’artista luoghi in cui si svolgeranno gli apClaudia Losi contengono puntamenti filosofici anche una noal loro interno le cose vità modenese: il parco archeologico donate dal pubblico «Novi Ark», gestito dal Museo Civimodenese co Archeologico e costruito sopra il nuovo parcheggio sotterraneo di Modena «Novi Park» che raccoglie alcune evidenze archeologiche individuate al momento del cantiere di 24mila metri quadrati. Sono emerse una antica strada romana, una vasca per l’allevamento delle carpe nel I secolo d.C., decine di steli e 3800 oggetti per lo più risalenti ai primi secoli della fondazione di Mutina romana. Il programma completo della kermesse è sul sito www.festivalfilosofia.it. S. L. Vedere a Ferrara e Piacenza Da Antonioni a Zurbarán, le grandi mostre di Ferrara. 23 Dalla «a» alla «zeta» fino al 2014 Palazzo dei Diamanti inaugura il 13 ottobre l’esposizione «Boldini, Previati e De Pisis. Due secoli di grande arte a Ferrara» che raccoglie i capolavori del Museo Boldini e delle altre raccolte d’arte moderna e contemporanea di Palazzo Massari chiuso a causa del sisma oti artisti dell’Ottocento e del primo Novecento sono la prima «risposta» espositiva di Ferrara all’indomani dei mesi difficili che l’hanno colpita, dal punto di vista turistico, dopo il terremoto dello scorso maggio. L’esposizione «Boldini, Previati e De Pisis. Due secoli di grande arte a Ferrara» che raccoglie i capolavori del Museo Boldini e delle altre raccolte d’arte moderna e contemporanea di Palazzo Massari è prevista a Palazzo dei Diamanti dal 13 ottobre 2012 al 13 gennaio 2013 con ottanta opere di Giovanni Boldini, Gaetano Previati, Giuseppe Mentessi, Arrigo Minerbi, Roberto Melli, Achille Funi e Filippo de Pisis, insieme a dipinti di confronto, conservati anch’essi nei musei ferraresi, di maestri italiani come Vincenzo Gemito, Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Mario Sironi. La mostra è organizzata da Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea ed è a cura di Maria Luisa Pacelli, Barbara Guidi e Chiara Vorrasi. L’appuntamento prende il posto della mostra a suo tempo annunciata dedicata al grande regista Michelangelo Antonioni e posticipata alla primavera del prossimo anno. L’idea dell’esposizione dei maestri ferraresi, che successivamente andranno in tour in alcune città italiane, è stata dettata dalla chiusura, causa conseguenze del terremoto, del complesso di Palazzo Massari che ospita le collezioni delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea: i dipinti, disegni e sculture non potevano dunque essere visti se non spostandoli e in questo modo gli stessi serviranno anche da «ambasciatori» con il fine di sensibilizzare alla salvaguardia dei beni artistici e monumentali danneggiati dal terremoto. Il percorso della mostra si apre con le testimonianze della civiltà figurativa ferrarese della prima metà dell’Ottocento con opere di Giovanni Antonio Baruffaldi, Giovanni Pagliarini, Girolamo Domenichini, Massimiliano Lodi e Gaetano Turchi. Dopo la metà del XIX secolo, ha fortuna il ritratto a Ferrara realizzato in particolare da Giuseppe Chittò Barucchi e Pagliarini e ovviamente Giovanni Boldini di cui sono esposti alcuni dipinti come il «Ritratto del piccolo Subercaseaux» e la «Passeggiata al Bois de Boulogne». Nel primo Novecento le collezioni ferraresi si arricchirono di opere di Alberto Pisa, Giuseppe Mentessi, Gaetano Previati, presentati insieme ad Arrigo Minerbi, Aroldo Bonzagni, Umberto Boccioni, Roberto Melli e Annibale Zucchini. Non mancano le firme di Achille Funi, Carlo Carrà, Mario Sironi e ovviamente un altro pittore ferrarese di vaglia come Filippo de Pisis, del quale, grazie all’attività della Fondazione Pianori e al generoso lascito di Manlio e Franca Malabotta, è possibile ripercorrere l’intera parabola creativa. Ma in questi mesi le istituzioni ferraresi fanno un ulteriore sforzo organizzativo per non perdere quote di mercato turistico culturale a seguito del terremoto. Da settembre ha inizio il ricco cartellone di iniziative, a partire da un concerto inaugurale N Il celebre ritratto della «Signora in rosa» di Giovanni Boldini del 1916 e l’«Agnus Dei» di Francisco de Zurbarán, datato 1635-1640, conservato al Museo del Prado di Madrid al teatro comunale diretto dal Maestro Claudio Abbado. Nel periodo autunnale, inoltre, il cartellone annovera i festival «Ferrara Balloons» ed «Internazionale a Ferrara»: il primo, a settembre, è il più importante festival delle mongolfiere in Italia e uno dei più prestigiosi in Europa. «Internazionale a Ferrara», dal 5 al 7 ottobre, permette invece di discutere dei grandi temi della contemporaneità del mondo attraverso giornalisti, scrittori e opinionisti che dibattono nei luoghi e nelle piazze del centro storico. Il 2013 si aprirà con un’esposizione sulle tematiche della cultura e della presenza ebraica in Italia presso la sede della Palazzina dell’ex carcere di via Piangipane che ospiterà il futuro Mu- Di slancio. Biffi Arte non si ferma Non si è concessa alcuna trela mostra «Sogno e configua estiva, l’attività espositine», a cura di Chiara Gatti, va della Biffi Arte, la giovane imperniata sulla sottile comgalleria di Piacenza, nata nelponente onirica che lega le l’autunno del 2009 dall’inopere dei quattro artisti da contro di due personalità dellei presentati, Alfredo Casal’economia e della cultura piali, Leonardo Cemak, Folon e centina: Pietro Casella, titolaMario Giacomelli. Dal 10 nore dello storico marchio Biffi, vembre al 9 dicembre, toce Leda Calza, che aveva a luncherà a Angela Madesani go diretto una delle gallerie di raccogliere in «Nostalgia del maggior prestigio della città, presente» i lavori di vari foSolaria. Appena concluse le tografi. Infine, dal 15 dicemmostre estive, quella fotograbre al 20 gennaio 2013 la fica di Joan Soncini, dedicata galleria presenterà la mostra alle tartarughe marine, e «Cina: intersezioni tra pasquella di gruppo, «Silicio, le sato e presente», a cura di forme non permangono», con Leda Calza e Elisa Molinari, lavori di cinque artisti (Kira De strutturata in tre sezioni: le Pellegrin, Giustino De Santis, sculture in terracotta (dame Franca Dioli, Aoi Hasegawa, Un collage della mostra di Sergio Dangelo, di corte, guerrieri, giocatrici Pietro Olivieri) incentrati sul- intitolato «Self-Defending from the Sale» di polo, cavalli) del periodo l’inesistenza di un qualche Han (206-220 d.C.) e di quelconfine definito tra informale e arte figurativa, è lo lo Tang (618-907 d.C.); le fotografie di Padre Leostesso attuale direttore artistico della Galleria, Car- ne Nani (Albino, Bergamo, 1880-1935), missionalo Scagnelli, a firmare l’esposizione con la quale si rio in Cina dal 1903 al 1914; le fotografie sulla Ciapre la stagione autunnale: «Sergio Dangelo. 100 na contemporanea di Ruggero Rosfer & Shakoun. collages per 13 giorni». Dal 4 al 16 settembre, le Nel corso della mostra è previsto un incontro con il cento opere realizzate dall’artista negli ultimi cin- pittore e calligrafo Ho Kan sui segreti della calligraquant’anni, parte di una collezione privata esposta fia cinese. per la prima volta, confermano l’inesausta freschez- S. P. za inventiva di Dangelo (Milano, 1923), fondatore, assieme a Enrico Baj, del Movimento della Pittura «Sergio Dangelo. 100 collages per 13 giorni, dal 4 al 16 setNucleare nel 1951, anno in cui tenne la mostra d’e- tembre sordio alla Galleria San Fedele di Milano. La mostra Sogno e confine, dal 22 settembre al 4 novembre è accompagnata da un catalogo con testo introdut- Nostalgia del presente, dal 10 novembre al 9 dicembre tivo di Arturo Schwarz, che definisce questi collages Cina: intersezioni tra passato e presente, dal 15 dicembre al «poemi in pittura», e con le annotazioni e i commen- 20 gennaio 2013 ti che Dangelo stesso ha apposto a ciascuno dei Galleria Biffi Arte, via Chiapponi 39, Piacenza, tel. 0523 1720408, [email protected], www.biffiarte.it suoi lavori. Dal 22 settembre al 4 novembre la Biffi Arte ospita Orario: ma-sa 10,30-12,30 e 16-19,30; domenica 16-19,30 seo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah (www.meisweb.it). Seguirà nel periodo primaverile: il «Salone dell’Arte e del Restauro e della Conservazione dei Beni Culturali e Ambientali», dal 20 al 23 marzo, e ancora altri appuntamenti come l’antichissimo Palio di Ferrara (a maggio). Infine, tornando a Palazzo dei Diamanti» (www.palazzodiamanti.it), la programmazione annuncia le seguenti esposizioni: «Lo sguardo di Michelangelo. Antonioni e le arti», dal 10 marzo al 9 giugno 2013 percorrerà la parabola creativa del celebre regista, nato a Ferrara nel 1912, attraverso l’accostamento dei suoi lavori a opere di altri artisti e cineasti, in un inedito e suggestivo dialogo tra film, pittura, letteratura e fotografia. A questo protagonista della cultura del Novecento, Ferrara Arte e le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, in collaborazione con la Cineteca di Bologna, dedicano la grande mostra a cura di Dominique Païni. Poi, dal 14 settembre 2013 al 6 gennaio 2014, una mostra dedicata allo spagnolo Francisco de Zurbarán che sarà un’importante opportunità per approfondire la conoscenza di questo indiscusso maestro spagnolo del Seicento contemporaneo di pittori spagnoli, come Velázquez e Murillo, così come di artisti olandesi quali Rembrandt e Hals. E, per concludere, nel 2014 dal 22 febbraio al 15 giugno 2014 è prevista l’esposizione, a cura di Isabelle Monod-Fontaine, «Matisse. Il pittore e la sua modella», un’ampia selezione di dipinti, sculture, disegni e incisioni che esplorerà il rapporto del pittore francese con la figura umana in tutte le sue declinazioni. S. L. È Ricci l’autore della maggior parte delle tele dei «Fasti Farnesiani» nel Museo Civico di Piacenza Il vasto ciclo di tele noto con il de, spettacolare e scenografica, nome di «Fasti Farnesiani» dinamica e sicura, che spetta a (conservato nel Museo Civico di un artista coraggioso e dotato Piacenza e nel Museo Archeoloquale è il Ricci. L’effetto d’insieme, sebbene non completamengico di Napoli), commissionato te omogeneo, per via di un iter dal duca Ranuccio II Farnese per non sempre lineare, mostra con decorare tre sale del Palazzo di maestria e con sicurezza, lo staPiacenza con la narrazione delto di continua sperimentazione le vicende del famoso antenato, in cui l’autore agisce tra il 1685 il condottiero Alessandro Farnee l’estate del 1687. La grande se, conquistatore delle Fiandre scoperta che assegna la maggioper conto di Filippo II di Spagna, ranza delle tele dei «Fasti Farneè ora assegnato al grande pittosiani» alla mano del giovane e re veneziano Sebastiano Ricci. Il promettente Sebastiano Ricci, saggio curato da Franco Moro apre una fondamentale stagione che sta per uscire sulla rivista per la formazione del nostro gio«Paragone» di studi di storia vane, una parentesi straordinadell’arte, rende noti gli studi che ria, colma di intensi impegni e di rivedono e modificano integral- «Paolo III riconcilia Francesco I e Carlo V», successi, che gli permette di mamente la corrente attribuzione opera di Sebastiano Ricci datata 1688, turare il proprio stile e di espridelle tele da quello che finora si conservata nel Palazzo Farnese di Piacenza mere le enormi qualità del suo è ritenuto l’autore della maggior parte delle opere, Giovanni Evangelista Draghi (Ge- talento, dimostrando quanto fosse convinta e giustanova 1654 - Piacenza 1712), con la sola parziale col- mente riposta la stima di Ranuccio II e quanto foslaborazione di Sebastiano Ricci (Belluno, luglio 1659 sero solidi e radicati i rapporti che Sebastiano intrat- Venezia, 15 maggio 1734) e l’intervento di alcuni tenne con la famiglia Farnese, fino a meritare di vealtri autori. Questa ipotesi è stata finora accolta dal- nire ospitato nel loro famoso palazzo a Roma. Il pitla critica senza che venisse sottoposta a verifica, no- tore veneziano è il più importante artista italiano delnostante si fondasse solo su scarse indicazioni do- la fine del Seicento, strepitoso artefice di decori mecumentarie di molto tempo successive alla realizza- dicei a Pitti e a palazzo Marucelli a Firenze come a zione delle tele. La nuova proposta dello storico del- Milano (chiesa di San Bernardino alle Ossa), a Padol’arte Franco Moro è la soluzione definitiva, e sostie- va e a Venezia, in numerose chiese e palazzi, come ne questo rapporto completamente invertito con la alla corte di Vienna (palazzo di Shoenbrunn), di Longrande prevalenza di Sebastiano Ricci nella realizza- dra (Burlington House e altre imprese), e con opere zione del ciclo. Ciò viene dimostrato sulla base di una nei più importanti musei (Parma, Galleria Nazionale; diversa lettura dei documenti in possesso dell’auto- Londra, National Gallery; Dresda Gemaldegalerie; re e per l’analisi stilistica delle opere. La stesura pit- Vienna, Kunsthistorisches Museum, Washington, Natorica di buona parte dei dipinti appartiene a un’uni- tional Gallery e altri ancora), che traghetta la pittuca mano energica e vigorosa, a una medesima furia ra barocca verso gli sfarzi e le fragorose leggerezze pittorica, con una visione d’insieme larga e in gran- di Gian Battista Tiepolo.