free business magazine for free spirits share your vision for the future Edizioni MAP www.00map.com - Anno 2, numero 9 www.7thfloor.it CORPORATE PARADISE DIGITAL DIVIDE MIND BUILDERS MOBILE CONTENT freelance BUSINESS WRITING SELF PORTRAIT spirituality homo ludens brand tv socially correct STORYTELLING transafricanA CLOUD COMPUTING NORMAL BREAKERS EXTRA CINEMA CREATIVITÀ SOCIALE VIRTUAL WORDS bricolage antropologico SINGULARITY free business magazine Share your vision for the future n1 M umi ultide n8 Cons ntità n5 Nomadismo n3 Condivisione n7 Inn ovazio ulture n2 C n6 Design n4 Passioni zine ess maga rits spi for free free busin ne n9 Comu nicazion e free business magazine for free spirits ds 2007 Real Trenesign eD l Mobile tiche Este your vision for the future k Co-Wor icio? Casa o uffvia La terza e Rubrich o 2.0 sm Capitali Marketing Guerrilla Business Second sign De Blog TV Business vi ne de Dal Safolormat interatti i ace ai nuov sco Mor France della Strada ali «i Segn te principale come fon ispirazione» di Cambiano le tendenze di consumo: il punto di vista di sociologi, guru del marketing e pionieri del web 2.0 rd udrilla Jean Ba i simulacri de All’ombra Edizioni MAP .00m www ap.com ero 2, num Anno 6 .7thfloo www r.it share 7th Floor è la prima free press per il mondo corporate & business. Un nuovo mezzo di condivisione tra le imprese e le persone più interessanti della creatività, della tecnologia e dei nuovi media. 7th Floor è distribuito nelle maggiori aziende italiane trasversalmente nelle diverse funzioni (vedere l’elenco delle oltre 1000 locations nelle ultime pagine della rivista). Inoltre raggiunge le imprese della comunicazione e della consulenza, la PA, le istituzioni accademiche e le persone più interessanti della blogosfera. È un magazine cartaceo, un blog in rete e una nuova NetTV, in cui fare networking e sperimentare nuovi format di comunicazione, condividere progetti ed esperienze legate al lavoro e al tempo libero. Si rivolge da una parte ai CEO, direttori marketing, risorse umane, IT, attenti all’innovazione e alle nuove tendenze, dall’altra ai creativi, ai designer e a tutti coloro che condividono la filosofia 2.0. 7th Floor è un progetto editoriale indipendente che offre contenuti di qualità e idee di frontiera grazie al suo board editoriale e alla sua rete di collaboratori/ antenne nei mondi reali e virtuali. Per contattarci: www.7thfloor.it •[email protected] • [email protected] Editore: Map srl • via Lima, 22 - 00198 Roma •tel: +39.06.8535.6443 • fax: +39.06.8535.6507 7th Floor is the first Italian free magazine created for the corporate & business world. It’s a new instrument to share knowledge between companies and people interested in creativity, technologies and new media. 7th Floor is distributed in the biggest Italian companies, across all the different functions (you can find the list of the locations at the last pages of the magazine). It reaches also communication and consultancy companies, PA, academic institution and the most interesting people involved in the blog’s world. It’s a magazine, a blog and a new Net TV, where people can measure themselves with a new way of communication and share projects and experiences related to business and free time. On one side it’s aimed to CEO, Marketing Director, Human Resources, IT, people who are interested in innovation and new trends, on the other side, to creative people, designers and to everyone who share the 2.0 thought. 7th Floor is an independent editorial project that offers high-quality contents and borders ideas thanks to its editorial board and to its network of collaborators/antennas of real and virtual worlds. Index Il nome, la persona, le voci di Alberto Abruzzese Pag. 9 Extra cinema: intervista a Mario Sesti Pag. 64 di Gabriele Niola Pag. 24 World Business Forum. Tra analisi e provocazioni di Augusta Leante Pag. 27 Pag. 28 Cinema e web di Gabriele Niola Cloud Computing. L’ultimo trend di Internet di Riccardo Bugliosi In equilibrio tra creatività e business: intervista a Michael Eisner di Augusta Leante Il tono di voce e il futuro della comunicazione Pag. 16 di Francesco Morace Generazioni di Francesco Morace Pag. 19 La creatività sociale nella rete di Carlo Infante Pag. 30 Socially Correct di Federica Morrone Pag. 33 La Comunicazione Etica di Giulia D’Agostino Pag. 34 Divide et (non)impera. Brand Portal SPQR di Fabrizio Canevari Pag. 36 Il gusto di essere editore Pag. 68 di Federica Morrone Virtual World Business Forum 2007 di Francesco d’Orazio Pag. 48 Mobile Content Evoluzione dei contenuti verso internet e Tv a cura di Robin Good Pag. 50 Le imprese fanno Brand TV Pag. 38 di Giampaolo Colletti Pag. 54 The 7 floors to your Personal Net Tv di Stefano Mizzella I Freelance si raccolgono intorno al fuoco di Stefano Diana Pag. 56 Spirituality on business di Luciana Zanon appuntamenti Pag. 12 di Andrea Genovese e Francesca Barbaro Il fascino indiscreto delle toy camera Pag. 44 di Valentina Cinelli Art forum. Gallerie berlinesi alla ribalta di Erica Margoni Pag. 70 Transafricana Pag. 82 di Francesco Pocchi La singolarità tecnologica Pag. 52 di David Orban Business writing: dateci degli scrittori, prima che dei manager! di Pasquale Diaferia Pag. 42 Pag. 66 Pag. 58 Autoritratto. Guardarsi dentro per essere più reali, più forti, più espressivi Pag. 60 di Cristina Nuñez M3 moda/modi/mood Intervista a Gai Mattiolo Pag. 72 di Antonio Ventura de Gnon Corporate paradise. Passare a miglior life Pag. 82 di Roberta Casasole SO.G.IM. gruppo DE luigi NEL CORSO DEGLI ANNI SO.G.IM. E IL GRUPPO DE LUIGI si sono contraddistinte nella realizzazione, commercializzazione e valorizzazione di numerosi complessi INDUSTRIALI, TERZIARI E COMMERCIALI che sono diventati sedi di importanti società nazionali e multinazionali. Questo è stato possibile grazie alla preparazione e all’esperienza di tutti i nostri collaboratori, e alla fiducia che ci è stata data dai nostri clienti Via M. V. De Vizzi, 93/95 20092 Cinisello Balsamo (MI) Tel: 02.6181740 - 02.66016215 Fax: 02.6171394 e-mail: [email protected] Il nome, la persona, le voci di Alberto Abruzzese [email protected] Il nome che ciascuno di noi riceve dalla nascita e ci distingue dagli altri, ci rende riconoscibili al mondo e a noi stessi, vive nello spazio, al di là della nostra presenza fisica, e nel tempo, lungo le trame della nostra esperienza. E anche qui va al di là di essa, oltre la nostra morte. Il nostro nome è un testo in rete, destinato a circolare, modificarsi, lasciarci e ritornare a noi sempre diverso. Sino al punto di avere su di esso una parziale se non totale ininfluenza. Scriviamo il nostro nome affinché altri lo leggano, ma sono soprattutto le voci a incarnare i nomi. Ogni della persona si rivelano come ultima astuzia dell’individualismo moderno nella sua epoca post-industriale, ultimo atto di dispotismo sul mondo, quello spirito assoluto che ha caratterizzato lo sviluppo tecnologico, distruggendo in gran parte le risorse su cui si è basato (sono i temi di Jeremy Rifkin) e arrivando a deteriorare e stravolgere l’intera sua macchina di pace e di guerra. Dunque, attenzione: tagliare il discorso sulla personalizzazione per il verso sbagliato potrebbe avere il risultato di rafforzare l’individualismo che la parte nome è situato nelle miriadi di voci che nominano, ciascuna con sfumature tanto diverse da moltiplicare quel nome in tante alterità. Il nome è al centro e insieme alla periferia del traffico tra tutte queste alterità. Usiamo i nomi per firmare tutto ciò che l’ambiente ci induce a condividere – dal domicilio ai vincoli civili alle attività di lavoro, per comandare e per dare atto di avere eseguito, per chiamare ed essere chiamati come amici e come nemici, vincitori e vinti – ma questa estrema forza e insieme debolezza nel nominarci ed essere nominati ha un suo luogo recondito, remoto, interiore, in cui ciascuno sente risuonare il proprio nome nel silenzio della sua persona. Dobbiamo allora affidarci alle magie della persona? In questi ultimi venti anni, insieme al montare di miti e speranze della multimedialità abbiamo visto crescere culture sempre più schierate sulla persona piuttosto che sull’individuo. “Personal media” ha appunto assunto il significato di forme di comunicazione sempre più personali, laddove invece, nel cuore duro e autoritario delle tradizioni industriali e borghesi, la parola individuo aveva rappresentato la corazza identitaria di un soggetto astratto, di un manichino etico, estetico e politico, di un’anima e un corpo standardizzati da norme, ruoli, contratti. Nella società così come nell’impresa così come nella vita privata così come nel divertimento e nel piacere. Così come nella sofferenza. C’è chi tuttavia comincia a disincantare anche questa differenza tra persona e individuo, ne svela l’intento consolatorio e riparatore così come l’astuzia conservatrice. Da questo punto di vista le retoriche e ideologie migliore (se c’è) della politica e dell’impresa vorrebbe spezzare e fluidificare ricorrendo ai linguaggi interattivi delle reti. Con le loro strategie relazionali, orizzontali e situate, di produzione dal basso dei consumi e con il loro fine di mettere così in rete beni faccia a faccia – se davvero questa è l’intenzione e se essa è davvero possibile – i mercati personalizzati potrebbero funzionare da colate di cemento invece che da quello che alcuni sperano possa diventare, dal web 2.0 in poi, il liberalismo dell’era cibernetica. Una rivoluzione così clamorosa non può avvenire con i contenuti del liberalismo classico e di tutte le sue variazioni di destra o di sinistra. Ma i contenuti non nascono dal nulla, solo restare infissi nell’ideologia romantica della creatività può farcelo credere. Quale è dunque – dopo le glorie e le miserie ottenute attingendo a petrolio e mass media – la sostanza da cui ricavare i contenuti che ora ci servono? Forse è proprio quello spazio remoto in cui il nome che portiamo ci risuona da dentro. Forse, dando voce a questo luogo intra-mondano – né soggettivo né oggettivo – possiamo sperare di rifondare la nostra capacità di essere, di incarnare, il contenuto giusto, quello in grado di operare. Tra le classi dirigenti più sensibili per quanto più esili, molti sostengono la necessità di recuperare il senso di una responsabilità professionale da tempo perduta, ma lo dicono pensando di poter farlo attraverso l’implicito recupero dei suoi stessi trapassati contenuti. Qui sta il punto. Il medium è il messaggio, diceva McLuhan: dopo le voci di fuori, dopo i nomi della scrittura e delle immagini di massa, forse è giunto il momento di agire in nome delle voci di dentro. Illustrazione della copertina dal libro “La voce come medium. Storia culturale del ventriloquio”, di Steven Connor, Luca Sossella Editore free business magazine board Questo è il comitato editoriale di 7thfloor. Possiamo contare sullo straordinario apporto di figure professionali diversificate, provenienti sia dal mondo dell’impresa che della ricerca universitaria. Sono loro le nostre antenne, gli autori eccellenti della riflessione teorica che proponiamo. Sono loro i portavoce di un approccio umanistico al mondo dell’impresa Andrea Genovese Quelli bravi lo definirebbero CEO & Founder. Noi preferiamo presentarlo come un direttore creativo capace di far dialogare la sua formazione ingegneristica con una salda dedizione all’imprenditoria e all’editoria. Esperto di tecnologie e nuovi media, realizza attraverso Map (www.00map.com) progetti di comunicazione corporate e di interaction design urbano. È, inoltre, direttore della Faculty Technologies nel nuovo Master in “Cultural Experience Design and Management” organizzato dalla Domus Academy. Alberto Abruzzese (direttore editoriale) Filosofo ed esteta della comunicazione, è ordinario di Sociologia delle Comunicazioni di Massa allo IULM di Milano. Trascorre i momenti più belli della sua giornata a scrutare soggettività mutanti nascoste tra la folla, comodamente seduto, sigaro in mano, nell’ampia veranda del caffè D. a Londra. Nel tempo libero si diletta a svolgere attività di ricerca per RAI, Mediaset, CNR, MURST, Ministero della Pubblica Amministrazione e Ministero dei Beni Culturali. Derrick de Kerckhove Universalmente riconosciuto come erede di Marshall McLuhan, è Professore nel Dipartimento di Francese all’Università di Toronto. Media-guru di livello internazionale, è autore di classici della mediologia come Brainframes e L’intelligenza connettiva. Ha tenuto la cattedra di Tecnologia e Pedagogia alla Biblioteca del Congresso di Washington e in Italia è impegnato nel programma “Rientro dei cervelli” all’Università di Napoli. Francesco Morace Sociologo, scrittore e giornalista in continua ricerca di tracce e tendenze, al fine di interpretare fenomeni di una società in costante divenire. La sua visione strategica mira a conciliare e combinare in modo creativo i due filoni di attività della Ricerca e della Consulenza. È il Presidente di Future Concept Lab, dove è responsabile dei programmi di ricerca MindStyles, Genius Loci, Street Signals e Happiness. www.futureconceptlab.com Carlo Infante, È libero docente di “Performing Media” presso diverse Università e Accademie. Nel concetto di Performing Media da lui promosso risiede una tensione creativa che non riguarda più solo la sperimentazione dei nuovi linguaggi, ma la capacità di inventare Società dell’Informazione. Ha curato festival, condotto trasmissioni radiofoniche e televisive, ideato format post-televisivi e scritto libri. L’ultimo è “Performing Media 1.1 Politica e poetica delle reti” (Memori, 2006). Andrea Granelli La sua è una prestigiosa carriera iniziata nel mondo corporate e oggi più vicina a importanti realtà istituzionali. È presidente e fondatore di Kanso, società di consulenza focalizzata sui temi dell’innovazione e della customer experience. Kanso in giapponese significa semplicità, ed è proprio un approccio semplice ed essenziale l’antidoto contro la crescente complessità e il dilagare dell’informazione. Nel complesso rapporto tra tecnologie e cultura, il suo approccio è dunque votato all’essenzialità delle funzioni e delle emozioni, raggiungibile attraverso un processo di semplificazione di prodotti, servizi e interfacce. www.kanso.it Michela Bondardo Esperta in comunicazione d’impresa, svolge attività di formazione nelle principali università italiane. Si occupa principalmente del rapporto tra impresa e cultura, con l’obiettivo di fare della cultura un fattore di sviluppo per le imprese e le istituzioni. Fa parte del Board del CEREC (Comité Européen pour le Rapprochement de l’Economie et de la Culture) di cui il Sistema Impresa e Cultura è l’unico membro italiano. Maria Grazia Mattei Giornalista ed esperta di nuove tecnologie della comunicazione, fonda nel 1995 MGM Digital Communication, studio di ricerca e consulenza per la diffusione della cultura digitale. Grazie al progetto “meet the media guru”, parte della sua attività è legata al tentativo di portare in Italia esperti e studiosi di livello internazionale legati ai new media e alla cultura digitale. Ha progettato mostre, rassegne internazionali, festival e convegni sul rapporto tra arte e tecnologia, D-Cinema, TV digitale e comunicazione. www.meetthemediaguru.org Con il patrocinio di: Settore Attività Economiche e Innovazione della Provincia di Milano 10 Contributors Riccardo Bugliosi. Consulente IT con enfasi sull’Intelligenza Artificiale e sulle nuove tecnologie legate ad Internet. Reti Neurali, Net-Tv e Cloud Computing sono le sue aree di lavoro attuali. Medico, specializzato in medicina interna ha pregressi studi in Fisica teorica ed Ingegneria Elettronica. . www.riccardobugliosi.com Federica Morrone scrive, immagina, è curiosa. Ha pubblicato: “Il filo del discorso”, “Il ragazzo con le ali”, “Regaliamoci la pace” (conversazione con Tiziano Terzani e contributi di: Dario Fo, Jovanotti, Dacia Maraini, Gino Strada, Vauro…) e il romanzo “Volatili” (www.liberodiscrivere.it). Collaboratrice per diversi programmi televisivi, al momento si dedica a “RT” direttore Enzo Biagi per rai3. È convinta che non esista mai un solo piano, per questo è qui. Stefania Capaccioni Laureata in Sociologia all’Università la Sapienza di Roma con una tesi in marketing è oggi responsabile Marketing di Map. Ha curato tutte le attività di lancio e sviluppo del progetto 7th floor, dall’inizio dello start-up ad oggi, con lo scopo di creare notorietà e riconoscibilità del brand; ha sviluppato la rete di distribuzione nazionale e il network di relazioni con le aziende investitrici. Ama ballare Salsa e Bachata. Giulia D’Agostino lavora come Responsabile Marketing presso la Map (www.00map.com). Esperta in organizzazione di eventi e attività culturali, laureata in Comunicazione Istituzionale e di Impresa presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Creativa e ironica, ama l’Argentina e il tango Augusta Leante è responsabile comunicazione e media HSM Italia. Leccese di nascita, milanese d’adozione, si laurea in Lingue straniere moderne allo IULM. Appassionata di cinema, musica e nuove tecnologie, ha lavorato tra l’altro alla start up multimediale di e.Biscom scrivendo di tecnologia. www.hsmglobal.com Robin Good è il pioniere italiano della comunicazione indipendente di successo online. Esperto di new media, marketing ed information design, è il paladino del cambiamento che viene dal basso. RobinGood.com, MasterViews.com, Kolabora.com , MyVideoKaraoke.com, CommunicationAgents.com [email protected] Francesco D’Orazio ricercatore e consulente freelance, si occupa di comunicazione immersiva, social networking online, media-art, buzz e WOM marketing. E’ docente a contratto allo IULM di Milano e Senior Fellow al McLuhan Centre for Culture and Technology di Toronto. David Orban è amministratore delegato di Questar e si occupa di tecnologia, in particolare di intelligenza artificiale e delle realtà virtuali. È frequente speaker su argomenti quali i metaversi, la singolarità tecnologica e il cambiamento sociale. www.davidorban.com, www.questar.it Stefano Diana artista, esperto di comunicazione d’impresa, copywriter, critico culturale dei miti d’oggi e dei rapporti tra scienza e società, epistemologo. Fra l’altro ha scritto un saggio pionieristico sulla sociologia di Internet in Italia (W.C.Net, minimumfax), ha creato e mantiene un blog ante litteram (lideologo.net, 2000). [email protected] Valentina Cinelli Nata e vissuta a Roma, ama da sempre la comunicazione in tutte le sue forme. Ha lavorato come Art Director presso diverse agenzie della capitale. Nel 2005 crea una sua struttura di comunicazione (Bastet) e nello stesso anno vince il premio Pagine Bianche d’Autore per la regione Lazio con la sua opera “Notte di Luci” http://www.bastet.it Gabriele Niola vive a Roma dove lavora come giornalista freelance per diverse testate. Ha lavorato per molte aziende piccole, medie e grandissime fino a che non ha incontrato nell’ordine: l’arte, l’indipendenza e il giornalismo. Ora la tecnologia gli dà da mangiare e il cinema lo fa vivere. Luciana Zanon vive e lavora a Milano come consulente di coaching, formazione e out door. Opera in azienda su temi come comunicazione, leadership, conflitto, cambiamento, stress, team work. Progetta seminari e percorsi di coaching integrando a-spetti cognitivi, emotivi e, grazie alle arti marziali orientali, sensoriali. Carmen Rolle giornalista free lance. Collabora con D, La Repubblica delle Donne, Astra, Vera, V&S. Le piace condividere le sue passioni, la medicina e le tecniche di benessere alternative, le neuroscienze, i viaggi, l’architettura e il design: modi e strumenti per vivere più consapevolmente. Stefano Mizzella Dottorando in Società dell’Informazione presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, è studioso di New Media Literacy. Collabora con l’Università di Roma “Sapienza” e con l’Università IULM di Milano. È Cofondatore e collaboratore del Centro di Ricerca “Bi.cromi” (Bicocca Creative Research On Media Literacy). www.quasi.unimib.it, www.bicromi.it Antonio Ventura De Gnon lavora nel campo della moda come stilista da 30 anni e come costumista Rai da 7. Come giornalista ha lavorato con “I viaggi della Repubblica” e ora collabora con “Sleepless” curando articoli di attualità e cultura. [email protected] Fondazione Valore Italia Giampaolo Colletti si interessa di comunicazione e nuove tecnologie. Lavorando in Vodafone Italia si è occupato della creazione della business tv dell’azienda. Attualmente è in Technogym come internal communication & business TV manager, per la creazione del canale video interno ed esterno. E’ co-fondatore dell’osservatorio Bocconi sulle business TV. Scrive di new media e talenti sul Sole24Ore, Job24. free business magazine 11 “Appuntamenti da mettere in agenda.” Digital images personalization Marketing 1-to-one 7th Events I n due anni di attività 7thfloor ha raccolto parole e immagini provenienti dai mondi della creatività, della tecnologia e dei nuovi media. Abbiamo fatto dialogare persone e imprese, restituendo ai nostri lettori le iniziative e gli eventi più interessanti legati all’innovazione e alle nuove tendenze. È tempo di arricchire la nostra offerta. 7thfloor è un magazine cartaceo, un blog in rete e, ora, anche una Net Tv. 7thfloor.Tv nasce per offrire un bouquet di contenuti premium altamente professionali. Vogliamo mettere a disposizione dei nostri lettori approfondimenti, ricerche, interviste, consulenze, strategie, ispirazioni, visioni del mondo. Uno spazio in cui fare networking e sperimentare nuovi format di comunicazione multimediale. Uno strumento per condividere progetti ed esperienze legate a un nuovo modo di fare impresa. Saremo affiancati in questa avventura da partner eccellenti e riconosciuti nel panorama internazionale come HSM per ciò che concerne la business innovation e Domus Academy in quanto punto di riferimento per la formazione rivolta a moda, design e comunicazione. Potremo avvalerci dell’esperienza professionale di esperti che operano da molto tempo nell’ambito della ricerca sociale e di mercato come Francesco Morace e il team di Future Concept Lab. Ci avvicineremo al mondo corporate facendo tesoro dei consigli provenienti da realtà già consolidate in questo ambito come quelle proposte da Bizinitaly e Taxi Channel. Potremo contare, inoltre, sull’inappagabile contributo di una squadra di creativi ed esperti di comunicazione innovativa come Bruno Pellegrini, Alessio Jacona, Robin Good e Tommaso Tessarolo. Saranno le loro esperienze di successo a indicarci la strada verso un comune obiettivo, un percorso che ci porterà presto a confrontarci anche con la valorizzazione di contenuti creativi e originali generati dai nostri utenti. La nostra offerta si articolerà tra contenuti premium on demand e cofanetti DVD dedicati. Sarà possibile acquistare anche, in formato podcasting e vodcasting, gli interventi e le riflessioni di top manager e media guru. I nostri cross-content incontreranno le offerte delle brand tv e delle business tv di nuova generazione, al fine di creare inedite sinergie di idee, risorse, persone. Come si è soliti dire in questi casi: Stay tuned, because 7thfloor.Tv is coming…7thfloor.Tv is coming… …Broadcast your vision for the future I nostri prossimi eventi in agenda: Roma Cinema Fest (Roma, 18-27 ottobre), World Business Forum (Milano, 23-24 ottobre), Festival della Creatività (25-28 ottobre), IAB Forum (Milano, 7-8 novembre) e Visual Communication Italia N 12 1 Wired 2 Free Press in Berlin 3 Corporate Responsability 4 Eco Design 5 Green Energy 6 Coltivare l’innovazione secondo IBM 7 UP Cultura, turismo, design. Il Master in Cultural Experience Design and Management - MED, Domus Academy e I.R.F.I., Agenzia Speciale per la Formazione della Camera di Commercio di Roma economisti. Il lavoro in aula è coordinato e gestito da un Project Leader Junior, e coadiuvato dal coordinatore del Master. I contributi teorici – lezioni, seminari, study visit - si inseriscono nei workshop e vertono su quattro aree tematiche: Humanities, Technologies, Economics and Management, Human Sciences. Vocazione specifica del amaster MED è anche quella di collaborare con istituzioni, società e aziende nello sviluppo di progetti di ricerca tematici o seminari su temi di ricerca di interesse comune, con sperimentazioni da sviluppare nell’ambito dei workshop, se affini ai temi trattati, o in specifici laboratori. Il Master in Cultural Experience Design and Management, che è inserito nel più ampio quadro di iniziative della Camera di Commercio per lo sviluppo del territorio, della cultura e dell’arte, il progetto Experience Roma, verrà inaugurato a Roma il 15 novembre 2007. di Monica A.G. Scanu Alcuni riferimenti : [email protected] http://www.masterculturalexperiencedesign.com http://www.domusacademy.it personalizzazioni ad alto impatto emotivo. In tal modo è possibile costruire originali mailing personalizzate o qualsiasi altro prodotto, fra cui calendari e poster, che hanno la caratteristica di aprire una nuova dimensione nel direct marketing. Info: www.7thfloor.it/one2one - www.1toone.it 7th TRENDS FORMAZIONE INNOVATIVA UN NUOVO APPROCCIO PER PROGETTARE E GESTIRE LA CULTURA on siamo al 7th piano, ma al primo piano di una palazzina romana. Per ora! Dalla nostra nuova postazione proponiamo una visione originale di come si può operare in maniera innovativa nell’ampio campo dei beni culturali e del turismo culturale. La nostra visione coniuga in questo ambito l’approccio multidisciplinare tipico del design con le tecniche di gestione, sfruttando tutte le possibilità che le tecnologie innovative – dai linguaggi multimediali alle nanotecnologie – ci propongono. Il nostro obiettivo, è quello di preparare designer e manager di esperienze culturali – ovvero professionisti con competenze di comunicazione, design e management, in grado di valorizzare e di re inventare i beni culturali e di favorire flussi turistici mirati verso i luoghi e gli eventi. In questa prima edizione, il master è strutturato in 5 workshop progettuali che corrispondono nella nostra vision ai momenti principali di un viaggio culturale ideale: l’aspettativa/The Expectation (Workshop 1), l’accoglienza/The Greeting (Workshop 2), la fruizione (luoghi, percorsi, territori, contesto)/The Fruition (Workshop 3), la memoria e il ricordo/ The Reminescenze (Workshop 4), l’elaborazione dell’esperienza/The Experience Processing (Workshop 5). Dal punto di vista organizzativo, i workshop sono condotti da due Project Leader, un progettista, architetto o designer, ed un professionista di altro ambito: artisti, tecnologi, I mmaginate di ricevere una copia di 7th floor (la prossima) con il vostro nome e cognome integrato nella foto di copertina, oppure il calendario di Natale per i vostri clienti top. Un’immagine è in grado di comunicare, più di quanto non possano farlo tante parole. Può catturare l’attenzione ed evidenziare un messaggio efficacemente. Le nuove tecnologie oggi consentono una sempre maggiore interazione con il cittadino. Fare marketing personalizzato è vantaggioso nell’invio di comunicazioni e mailing, sia per le aziende che per il consumatore. Le aziende possono inviare offerte mirate con un minor costo per risposta, una maggiore “customer satisfaction” e maggiori vendite; i clienti ricevono meno comunicazioni, perdono meno tempo e trovano maggiore interesse. Map e 1-to-One insieme nella realizzazione di servizi e prodotti per la comunicazione personalizzata. Oltre che al trattamento e alla gestione di dati variabili per la stampa di comunicazioni “one to one”, hanno sviluppato competenze nell’area del “digital image personalization”, ovverosia il trattamento di immagini digitali per integrare in esse 1 3 2 4 1 Monocle 1 Purificazione tibetana dell’ufficio 2 Emozioni di Crepet 3 Net TV 4 Web 2.0 5 Venture Capitalist 6 Graphic designers freelance 7 Metodo antistronzi DOWN 7thfloor on the NetTv is coming… Broadcast your vision for the future Quando si parla di eventi, ma che dico, di grandi eventi, 7th floor partecipa attivamente organizzando conferenze e tavole rotonde di brainstorming con gli esperti del proprio board e in generale del network di contatti; allestendo spazi espositivi per la distribuzione del magazine e ultimante anche Set per le riprese video che contribuiranno alla costruzione dei contenuti della nuova 7thfloor.TV 2 7 free business magazine 13 Andrey Golub e il suo Business Club 2.0 Diplomato come Analista di Sistemi, Andrey Golub ha coltivato da sempre una passione per la comunicazione, il marketing e le PR. Una volta trasferitosi in Italia (da Belarus) nel 2002, a Milano ha trovato il miglior ambiente per realizzare i suoi sogni. Storia di una Casa I n un bel libro edito da Kanso, “AA286. Storia di una Casa”, si racconta di un luogo speciale. Si parla di Oggi si occupa di tutto ciò che riguarda il SOCIAL/2.0- Networking, un’abitazione, forse quella che tutti sogniamo, Web 2.0, Business 2.0 e Codove lo spazio, le forme, gli oggetti e le persone che municazione 2.0. Andrey è la vivono si fondono in un’elegante armonia. L’autrice del libro è Rita Batosti Granelli, architetto, realizzaco-founder/responsabile trice anche del progetto che ha portato la palazzina degli anni IT del Business Club ’60 di via Aurelia Antica 286 a diventare un connubio perfetto tra Milan-IN (www.milanin.com), oggi famoso architettura, scultura e pittura. come LinkedIn-Italia Club, un vero e proprio “Business Club 2.0”. Rita ha voluto realizzare qualcosa in più rispetto ad una bella abitazione: ha riunito intorno a sè degli artisti, solitamente abili nel cogliere al meglio l’anima di un luogo, che hanno lavorato con lei alla ristrutturazione dell’ediAnteprima del progetto MVNO.itficio. Il risultato ottenuto è un’insieme di linguaggi espressivi differenti tra Social Communication Mobile 2.0 loro, architettura, sculture, dipinti, fotografie, libri: il tutto “gravido di significa“Il mio prossimo progetto SOCIAL mi e’ to” come si legge nella prefazione del libro di Maria Grazia Mazzocchi. stato presentato da Alessandro Morelli. Fra gli artisti coinvolti nel progetto ricordiamo Marco Verrelli, autore di Atlante, Alessandro ha maturato molti anni di un quadro che ritrae uno dei piloni in acciaio della tangenziale di Roma e posiesperienza in TLC- Vodafone Italia (ha zionato su una parete del salone; Aron Demetz, scultore, che ha ritratto la figlia di iniziato quando ancora era Omnitel Rita; Ines Fontenla, che ha realizzato alcuni pannelli ispirati all’acquedotto romano Pronto) ed oggi e’ diventato un vero e e utilizzati come balaustra per la scala; Margherita Lipinska, che ha rivestito le ante proprio esperto di MVNO- tecnologie, dell’armadio della camera da letto con alcune frasi di Kandinsky; Gregory Acs, che business model, mercati e clienti. con alcune foto ispirate agli angeli delle balaustre di Ponte Sant’Angelo a Roma, ha rivestito le ante di cristallo del box doccia ed un tavolo della sala; Luigi Mulas Il progetto MVNO.it ha come obiettivo quello di unire il meglio del web 2.0, Debois, che con Concept Metropolitano ha prodotto due borse di grandi dimensioni che riportano le immagini delle istallazioni artistiche dell’abitazione. “mobilizzandolo” grazie all’ opportunità Una casa che racchiude la bellezza dell’arte e dei buoni sentimenti. di avere un proprio operatore mobile! di Valentina Cacciatori Vogliamo abbracciare le esigenze di chi [email protected] crede e pensa che il Social Network o web 2.0 possa essere uno stile di vita e anche un modo di fare business. Quello che facciamo noi e’ di pensare: chi e’ il nostro utente? cosa si aspetta? che terminale vuole avere in mano per vivere l’esperienza 2.0? Grane1 cover 15-04-2007 11:01 Pagina 3 AA286 Storia di una Casa di Rita Batosti Granelli edizioni 14 Tra poco tutti vorranno leggere le proprie mail dal mobile, poter aggiornare il proprio blog, accedere all’account twitter o all’instant messaging! MVNO.it e’ un laboratorio di ricerca. E’ il “posto” dove chiunque potra’ collaborare per costruire un pezzo/idea del proprio MVNO futuro. Noi abbiamo delle idee ma saranno giuste? Lo chiediamo a voi… free business magazine 15 “Realtà macinata e tostata, per chi ama i gusti forti.” di Francesco Morace [email protected] Il tono di voce e il futuro della comunicazione Molto spesso quando parliamo di tendenze della comunicazione valutiamo l’impatto delle immagini, ci soffermiamo sulla credibilità della storia o sui valori che essa veicola, analizziamo i valori e la loro coerenza con il brand, segmentiamo attraverso i mezzi o gli orari di ascolto, ma dimentichiamo l’elemento forse più importante e difficile da misurare: il tono di voce. Il tono di voce ha la stessa potenza della musica: corrisponde ad un mix magico di sensibilità e sorpresa, ed implica una capacità di ascolto fuori dal comune, che i grandi maestri o i non vedenti possono insegnarci. Le 1 Tutti i target, anche quelli più fedeli alle logiche del marketing tradizionale, si aspettano dalla comunicazione e dai brand una forma di scambio. È come se l’attenzione delle persone andasse remunerata offrendo un valore aggiunto alla semplice comunicazione promozionale. Valore che può essere espresso in termini di servizi (eventi, iniziative pubbliche, ecc.) e/o in termini di qualità del messaggio, sia dal punto di vista delle modalità espressive che da quello degli stimoli sensoriali. Da veicoli valoriali a facilitatori relazionali 16 aziende e i manager invece spesso chiedono e pretendono molto (come del resto gli azionisti), ascoltando poco. Ascoltare i clienti, i collaboratori, i partner diventa la necessità strategica prioritaria, sviluppando delle capacità di lettura intuitiva del mondo, che possono aiutare il marketing ad uscire dalla sua crisi. Emerge dunque la necessità di definire un decalogo sul futuro della comunicazione, una sorta di mappa e guida che aiuterà aziende e operatori del settore a definire le linee guida delle strategie comunicative di domani. Da una comunicazione monodirezionale a una forma di scambio 2 I brand sono sempre meno dei portatori autonomi di valore e sempre più partner in contesti e scenari già costruiti dalle persone. Se solo alcuni anni fa la massima aspirazione della marca era quella di diventare un “lovemark”, icone valoriali sposate dai loro affezionati consumatori, oggi esse devono essere in grado di diventare delle “utilities”, dei facilitatori di relazione e di vita quotidiana. Lavorare sul concetto di “Utility Brand” implica il passaggio da una comunicazione che proietta un mondo ideale a una narrazione del contesto reale in cui le persone utilizzano i prodotti. 3 In rete si avverte il bisogno di spostare l’attenzione dalla costruzione di un “brand network”, (una comunità che naviga intorno al mondo della marca e si incontra grazie ai temi proposti dal suo immaginario creativo), ad esperienze web create e gestite dalle persone stesse. Tali esperienze si basano su relazioni spontanee legate a gruppi di interesse, nei cui contesti trovano spazio anche alcuni marchi e i loro mondi. Il mondo della comunicazione trova un terreno molto fertile all’interno delle comunità web nel momento in cui è disposto a mettersi a disposizione del network e della sua missione: creare relazione divertendosi e apprendendo. Da un’etica di nicchia a una sensibilità di massa 5 4 Il tema dell’etica dei consumi si è esteso da un fenomeno di nicchia legato a una dimensione soprattutto politica e ideologica, a un valore di base trasversale ai target. Per le persone da sempre sensibili a temi sociali e ambientali, l’etica dei consumi non è più solo un cavallo di battaglia su cui scontrarsi quotidianamente, ma un nuovo modo di vivere, impostato sulla riqualificazione del bene pubblico. Per molti altri (“la massa”) si tratta invece di esprimere una prima sensibilità che va maturando molto rapidamente e che valorizza la forza del comportamento personale. Stabilire una relazione intima e di fiducia con il consumatore, significa abbandonare le logiche della persuasione e proporre uno scenario di consumo che sia vicino alla quotidianità, sottolineando il valore sottostante i gesti anche più semplici. Il mondo della comunicazione non deve solo intrattenere ma anche concentrarsi sul tema della riqualificazione del quotidiano, che segna il passaggio dalla banalità della routine al piacere del rito. Dal mercato della competizione a nuove forme di collaborazione Dal brand network alla web experience Dalla persuasione alla riqualificazione 6 La capacità di stabilire dei legami fra marche diverse che lavorano su un universo di consumo comune, o addirittura fra marche concorrenti, contribuisce a migliorare la qualità di servizi/beni dando un valore aggiunto all’esperienza di consumo. Le persone non ne restano disorientate, ma anzi positivamente sorprese. L’apertura verso il mercato visto come un network di possibili complicità invece che solo di confronti, è sintomo di una forza caratteriale di brand che svela anche il suo spirito critico e le sue preferenze “caratteriali”. free business magazine 17 7 La diversificazione dei mezzi e l’esplorazione delle nuove opportunità promozionali che essi offrono (come il recente caso del fast motion game advertising), hanno portato il mondo della creatività e della pubblicità a ragionare sulle tecnologie “per dipartimenti” (chi si occupa della rete, chi della stampa, chi del mondo dei videogame) perdendo talvolta il legame col messaggio. Si avverte il bisogno di lavorare in modo integrato per creare un’unica idea forte. Il mezzo arriva dopo. Da una memoria “orizzontale” a una densità mnemonica 9 18 di Francesco Morace Dall’investimento nei media alla forza del messaggio 8 8/12 Mentre la gestione delle relazioni diventa sempre più fluida e impulsiva, si avverte il rischio di perdere una tangibilità rispetto al proprio vissuto, che sfugge alla velocità della rete. Non è un caso che le persone più legate al mondo delle tecnologie avanzate e dell’open source, siano allo stesso tempo coloro che più cercano un legame tangibile e quotidiano con il racconto della propria vita (anche attraverso i metodi più tradizionali della scrittura a mano di diari personali che poi magari si trasferiscono in rete). La vista è stata per lungo tempo la modalità più facile e diretta di comunicazione e d’impatto di un messaggio sul pubblico. L’opportunità di lavorare sui sensi in modo più esteso soddisfa un bisogno di ritorno al corpo e alla sua percezione sensoriale. Dal mondo dell’ideale al contesto reale generazioni POSH TWEENS Sono gli adolescenti amanti delle novità, forse gli ultimi e gli unici a seguire le logiche tradizionali dell’ultima moda, seguendo estetiche omologate e riconoscibili, facilmente incasellabili nello scenario delle marche e delle griffe. La complicità con il mondo delle mamme risulta fondamentale: esse non solo riproducono sui figli un’esigenza di gusto e valoriale ben precisa, ma amano l’opportunità di creare dei tandem estetici che fungono da elemento di connessione tra il mondo protetto della famiglia e quello esterno verso il quale i giovanissimi vanno confrontandosi. Dal protagonismo visivo ad una sensorialità espansiva 10 Il mondo dell’ideale irraggiungibile è sempre più “possibile”. Gli stessi testimonial e le celebrità, le figure tradizionalmente più lontane dalla vita reale di tutti i giorni, si reincarnano attraverso forme di consumo sempre più democratico e accessibile (fenomeno molto evidente nel mondo della moda). Anche il boom delle fiction e delle serie televisive, diventati la nuova frontiera di rilancio della televisione, è in parte dovuto alla capacità di narrare storie di piccoli e grandi personaggi, in modo molto semplice e vicino alla vita dello spettatore. 13/19 EXPO-TEENS Nel corso degli ultimi anni, i nuovi teenagers hanno vissuto una sempre maggiore autonomia in termini di scelte di consumo. L’opportunità di accedere facilmente a prodotti low-cost e l’utilizzo dei nuovi media, hanno contribuito a formare una generazione che costruisce la propria identità attraverso il consumo estensivo. Il libero accesso alle reti e alla comunicazione mobile ha contribuito a rafforzare l’esigenza di fondere un forte narcisismo performativo con un bisogno (vissuto come un diritto) di esprimere un forte talento creativo. free business magazine 19 20/25 NORMAL BREAKERS Linker Boys I Linker Boys sono caratterizzati da un forte bisogno di rielaborare il mondo e i contesti circostanti in modo unico e creativo utilizzando la tecnologia come una piattaforma integrata e sempre in contatto con il mondo esterno. Interessati all’innovazione e competenti consumatori, i ragazzi “linked” considerano il mondo virtuale come parte del reale, trasponendone linguaggi e codici comunicativi molto precisi. 25/35 I Normal Breakers sono soggetti post-rivoluzionari capaci di influenzare il pensiero dominante, contribuendo alla creazione di progetti e prodotti genuinamente alternativi. Particolarmente sensibili all’etica dei consumi e a una riqualificazione del bene pubblico, questi uomini e donne spiccano per un talento creativo che sottende profondi contenuti valoriali e conoscitivi. La loro passione per la cultura è unita ad una sensibilità etica applicata in concreto e fa di essi dei personaggi di spicco, capaci di esprimere un punto di vista originale, propositivo, talvolta spiazzante. 45/60 SENSE GIRLS Le Sense Girls sono un gruppo di giovani donne caratterizzate da una spiccata raffinatezza sensoriale che manifestano le loro emozioni estetiche attraverso le loro scelte quotidiane di consumo, di estetica e di codici comunicativi. Queste donne, altamente sensibili al mondo esterno e a quello che viene loro proposto, dimostrano una forte consapevolezza di sé e sanno cosa cercano. DELUXE GUYS 35-45 MIND BUILDERS I Mind Builders sono dei soggetti molto avanzati dal punto di vista intellettuale, culturale ed economico/materiale. Le loro scelte sono spinte da un forte bisogno di conoscenza rispetto al mondo della cultura e della scienza, della tecnologia e di tutte le discipline che ritengono possano apportare un miglioramento della società e della loro qualità della vita. Questo target è fortemente attratto dalla possibilità di contribuire a nuovi percorsi di sviluppo nell’arte, nella scienza, nella filosofia e in altre aree del sapere. La ricerca di un punto di vista personale, conduce ad una sorta di “nuovo esistenzialismo” che si nutre del viaggio come fonte di conoscenza e di ispirazione. 20 40/50 DeLuxe Guys è il target dei nuovi ricchi quaranta-cinquantenni (spesso presenti in paesi come Russia, Cina e Arabia Saudita) che possono da poco tempo accedere a uno stile di vita che si avvicina a quello tipico di paesi occidentali degli anni Ottanta. Il loro look si ispira ai tradizionali marchi della moda e delle griffe classiche, arricchite di una visione progettuale sul futuro originale ed evoluto. Attratti dal mondo dell’eccellenza e del lusso tradizionale, i DeLuxe Guys esaltano il loro status sociale, che rappresenta l’espressione materiale del loro successo, trovato nel raggiungimento di uno stile di vita ideale. 60+ PLEASURE GROWERS I Pleasure Growers sono un gruppo di “anziani vitali” che al di là dell’età anagrafica cercano e vivono esperienze in linea con i valori del terzo millennio. Sperimentazione quotidiana, esplorazione mentale, innovazione tangibile, sono le parole chiave che caratterizzano alcuni valori di base di questo target, che rifiuta i comportamenti tipici della terza età. free business magazine 21 iLiad. login Leggi, scrivi e condividi in rete. solo su store.simplicissimus.it free business magazine 23 un cielo azzurro, sereno e.. con le nuvole. La stessa ‘pupilla’ di HAL 9000. Intelligenza Artificiale ante litteram, il quadro perfetto come icona della tecnologia più trendy del momento. Veniamo ai fatti: il New York Times ha recentemente attirato l’attenzione su questa visione di Internet dal nome poetico e del tutto sconosciuta ai più. In realtà tra gli addetti ai lavori si parla da tempo dell’utilizzo integrato di nuove tecnologie che sono emerse in anni recenti. Il primo a dare risonanza a questo termine (e forse a coniarlo) è stato il CEO di Google, Eric Schmidt, nella seconda metà del 2006. Cloud computing è un modello ibrido di sfruttamento delle risorse offerte dalle reti di computer, Internet principalmente, che supera il vecchio schema client/server che lo ha caratterizzato ed in parte dominato sino ad oggi. La premessa basilare consiste nell’assumere che in questa nuova architettura i data service (servizi hardware) e le funzionalità offerte (servizi software) dovrebbero risiedere prevalentemente sui server web (le ‘nuvole’) piuttosto che ‘diffusi’ sui singoli computer connessi in rete: ‘dovrebbero essere in qualche nuvola da qualche parte ’ usando le parole di Schmidt. Lo scenario è quindi quello di un utente il quale, avendo un device (non importa quale: un PC, un palmare, uno smartphone, oppure chissà quale futuro diabolico apparecchio), il giusto browser ed una connessione ad Internet può accedere alla nuvola giusta che gli fornisce i servizi e/o i dati che gli sono necessari. Spesso poi questi servizi saranno ‘composti’ a piacimento dall’utente nel contesto delle sue necessità. In questo modo egli può creare uno strumento ‘personalizzato’ fatto di un mosaico di funzionalità derivanti dalla somma di singoli ‘servizi web’. Se volete un esempio preconfezionato andate a questo link http://www.microsoft.com/windowsmobile/livesearch/demo/index.html. Altro aspetto nuovo è la possibilità di ‘spostare’ i dati dal proprio PC/device su di una ‘nuvola’ con il risultato di avere tutto ciò che ci necessita ovunque, worldwide. Niente male! Ovunque l’utente vada accede ad Internet e si ritrova i dati, i software ed i relativi servizi come se fosse a casa o sul posto di lavoro, una vera delocalizzazione delle proprie risorse. Nuvole, computer, Magritte e la stele di Rosetta… Cloud Computing C l’ultimo trend (si) diffonde su Internet 24 ome introdurre una ‘filosofia’ tecnologica di grido caratterizzata da una definizione sfuggente, fumosa ed in fondo poco comprensibile come ‘Cloud Computing’? Semplice, rifacendosi a chi le nubi le ha dipinte molto, in maniera evocativa ma esaltandone il senso di mistero ed inserendole in contesti iconografici di Riccardo Bugliosi* [email protected] contraddittori e stimolanti, moderni: René Magritte. Siamo all’antitesi del trompe-l’œil, nella sua opera le nuvole sono di frequente lo sfondo di immagini inattese, sorprendenti oppure creano assieme al cielo azzurro il contrasto di luce con il buio notturno di un caseggiato. Per i nostri scopi basta pensare a ‘Le Faux Miroir’ per introdurre il ‘Cloud Computing’. C’è tutto. Le nuvole e l’occhio. In particolare la pupilla nera, inquietante presenza sullo sfondo di Per ora il cloud computing offre servizi per gestire archivi foto e video, la posta elettronica, l’agenda appuntamenti, la gestione di testi e documenti vari, inclusi fogli elettronici. oltre ovviamente a tutto ciò che è già presente solo sul web (blog, comunità virtuali, mappe geografiche e/o stradali e così via). Presto però questo sarà vero anche per l’immagazzinamento di file del tutto generici. Occorre ricordare che il sogno di poter eliminare il famoso PC desktop è datato e da tempo ci sono stuoli di fautori dell’ ‘open distributed computing’ inteso come utilizzo del software non mediante applicativi resifree business magazine 25 denti sul proprio PC ma fruibili via rete (Internet in questo caso). Perché proprio ora ci si sbilancia su ‘cloud computing’? Perché le tecnologie e le reti sono mature ed anche il mercato, soprattutto quello della pubblicità. Guarda caso Schmidt parla di ‘nuvole’ in stretta connessione con la sua parola magica: ‘advertising’. Dal punto di vista ingegneristico un grande aiuto l’ha dato l’avvento dell’XML (eXtended Markup Language) come protocollo (quasi) standard per l’interscambio delle informazioni tra software applicativi diversi: ha quindi reso possibile la creazione di servizi web fruibili via Internet da sistemi molto differenti. L’XML è un po’ la stele di Rosetta dei servizi web, permette a computer che parlano linguaggi differenti ed operano in modalità differente di scambiarsi informazioni e capirsi: è un metalinguaggio descrittivo. L’XML è anche una modalità di scrivere i dati in particolari tipi di data base che si chiamano XND (XML Native Database) che permettono un immagazzinamento delle informazioni che facilita la ricerca di dati ed informazioni provenienti da fonti non strutturate. Su Internet è cruciale la ricerca di contenuti (tipicamente da pagine web) e gli XND in associazione alle tecniche più recenti di Intelligenza Artificiale svolgono di sicuro un ruolo non secondario. Quali sono i maggiori players di questa nuova sfida? Niente fantasia: Microsoft, Google, Yahoo ed Amazon. Ognuno di essi interpreta il ‘cloud computing’ modulandolo secondo la propria differente visione strategica. Per motivi di spazio prenderemo in esame solo alcuni dei servizi offerti da Google e Microsoft ma per ovvia estensione potete scoprire ciò che offrono gli altri players senza soverchie difficoltà, basta utilizzare un motore di ricerca. Microsoft sta offrendo on line una serie di servizi software gratuiti che estendono le potenzialità del Sistema Operativo Windows rendendo possibile l’accesso via web a numerose funzionalità che si arricchiscono di continuo. Obiettivo, una lenta migrazione di Windows verso servizi web e modelli ‘Open’ e forse, infine, ad sua versione/migrazione completamente on line. Se volete fare una prova potete testare i ‘Windows Live Services’, la pagina iniziale è http://home.live. com/. La cosa interessante è che Microsoft punta a diventare l’assistente/gestore dei dati e dei servizi sfruttati dall’utente. Non manca il data storage reso disponibile online all’indirizzo http://skydrive.live. com/ ancora in versione beta. Attualmente lo spazio fornito ai tester è di 500 megabyte. Interessante è di sicuro FolderShare, un’applicazione gratuita designata a sincronizzare cartelle e file tra computer diversi (anche Mac OS X) Microsoft ha acquistato questo software dalla ByteTaxi Inc nel 2005 e l’ha 26 integrata tra i servizi di Windows Live, è plausibile sia destinata a sincronizzare anche cartelle e dati su ‘nuvole’. Come accennavamo è quantomeno ipotizzabile il tentativo di creare con questi servizi una specie di ‘Windows sulle nuvole’. Il gigante di Redmond sta lavorando per battere le rivali non tanto sul campo degli standard (vedi XML) quanto sulla velocità dei propri servizi web mediante delle tecnologie di compressione dei dati proprietarie che farebbero la differenza in situazioni critiche come il webcast e la multimedialità. In quest’ottica va visto Silverlight, software nato per gestire contenuti multimediali attraverso un browser web (in ovvia competizione con Adobe Flash media player). C’è da scommettere che anch’esso sarà integrato prima o poi in Windows Live. Da ultimo citiamo Live Core, una piattaforma per la creazione di applicazioni distribuite con paradigmi di ‘cloud computing’. In ogni caso se volete sperimentare tutto quello che bolle in pentola da quelle parti potete andare su http://get.live. com/betas dove sono proposti in versione beta le novità che ci aspettano. Yahoo e Google già offrono ‘Cloud computing’ sotto varie forme. Google in particolare ha di recente acquisito in quest’ottica YouTube (scusate se è poco!). L’approccio di Google ai servizi basati su tecnologie ‘cloud’ è ovviamente diverso da quello Microsoft. La pubblicità nel pensiero della casa di Mountain View è basilare nell’architettare i progetti, non per niente Schmidt in un’intervista a Wired afferma: “Infine il nuovo modello [cloud computing n.d.r.] permette di ottenere servizi gratuiti per mezzo della pubblicità”. In ogni caso una lista degli applicativi disponibili la si trova su https://www.google.com/a/ . Un servizio che offre Google e che è molto ‘cloudy’ è Google libri, raggiungibile all’indirizzo http:// books.google.it/. Si tratta di un servizio molto interessante ma anche complesso ed articolato per le implicazioni che comporta. È ovvia ad esempio la problematica connessa con la possibile violazione dei diritti d’autore. In questo senso Google si propone di offrire uno strumento di promozione del libro e non come violatore di una proprietà intellettuale. Vedremo. Un’altra funzione cloudy è Google Notebook (Blocco note), per accedervi cercate “google notebook” sul sito di Google.it. Si tratta di un servizio articolato che può essere integrato nel browser. Le sue parole chiave sono integrazione e condivisione. Integrazione perché dialoga completamente con tutti gli altri servizi online di Google, condivisione perché è nato per la cooperazione tra utenti diversi. Notevole. Cosa ci riserva il futuro da parte di quelli di Googleplex? (andate su http://it.wikipedia.org/wiki/Googleplex e capirete cosa significa, oltre ad imparare cosa sono i ‘portmanteau’….) Scopritelo su http:// labs.google.it/. Buon viaggio! Nel prossimo numero le interviste di 7thfloor ai protagonisti del World Business Forum POWELL Statista e leader indiscusso PORTER Esperto mondiale di strategia competitiva GREENSPAN Uno dei più grandi economisti di tutti i tempi ROBERTS CEO worldwide di Saatchi & Saatchi EISNER L'uomo che ha reinventato la Disney CHRISTENSEN Stratega dell'innovazione e del cambiamento KURZWEIL Scienziato, inventore, futurologo PEREZ Presidente e CEO di Kodak RENZO ROSSO CHIZEN CEO di Adobe GIUGIARO Storia e futuro di un pioniere della moda Fondatore e Presidente Diesel &you Designer italiano di fama mondiale Novità WORLD BUSINESS FORUM 23 - 24 OTTOBRE 2007 - FIERAMILANOCITY - MILANO di Augusta Leante [email protected] Il 23 ottobre si apre il sipario della quarta edizione italiana del World Business Forum. Anche quest’anno HSM ha convocato guru e visionari del nostro tempo per ispirare i 2.000 manager italiani (ma non solo) che prenderanno posto nell’Auditorium del Milano Convention Centre di Fieramilanocity. La rosa degli speaker è di gran livello e tra tutti spicca la voce dell’economista Alan Greenspan, che in videoconferenza live offrirà la sua visione sulle sfide dell’economia globale, non solo in relazione al contesto americano ma anche a quello europeo. Grandi sfide future, inflazione, debito, risparmi, deficit ed energia saranno alcuni dei temi su cui Greenspan concentrerà il suo intervento, che segue di poco il lancio della sua autobiografia, dove spiega i motivi che hanno orientato le decisioni di politica monetaria nei 18 anni trascorsi alla guida della Federal Reserve. I relatori dell’evento provengono, come sempre, da diversi campi, e condivideranno con l’uditorio le proprie esperienze nei rispettivi ambiti: Colin Powell, Michael Porter, Kevin Roberts, Michael Eisner, Clayton Christensen, Ray Kurzweil, Antonio Perez, Bruce Chizen sono gli altri esperti e studiosi di fama internazionale che si succederanno sul palco. Non mancherà inoltre la presenza di casi di successo italiani, che quest’anno porteranno i nomi di Giorgetto Giugiaro, designer rinomato a livello internazionale e più volte premiato per la sua eccezionale carriera, e Renzo Rosso, fondatore di Diesel, che racconterà la sua straordinaria avventura nel mondo della moda, che lui stesso ha contribuito a rivoluzionare attraverso le sue creazioni. Infine la grande novità del 2007 riguarda un ciclo di conferenze con esperti, imprenditori e manager di successo del nostro paese che si svolgerà in forma simultanea al congresso. Quattro i percorsi tematici: Marketing e Vendite, Persone e Organizzazione, Management e Imprenditorialità, Innovare i processi di Business mediante l’ICT. L’agenda delle due giornate si presenta densa di incontri, e vi convergeranno speaker provenienti da diverse realtà, dal mondo delle aziende a quello accademico, dal giornalismo alle associazioni. www.hsm-it.com/wbfmi free business magazine 27 Alcune immagini tratte da Prom Queen, serie distribuita via web da Vuguru, casa di produzione fondata da Eisne In equilibrio tra creatività e business Intervista a Michael Eisner C i sono persone invidiate da molti per il lavoro che fanno, soprattutto quando il ramo si chiama entertainment e la missione è quella di far divertire gli altri. Tra questi (pochi?) fortunati rientra certamente Michael Eisner. Per chi non lo sapesse, Michael Eisner è l’uomo che ha guidato la Disney negli anni tra il 1984 e il 2005, anni in cui il fatturato annuale della compagnia è passato da 1,7 a 30 miliardi di dollari e la sua figura brillava nel panorama del business americano. Tra i suoi numerosi successi al botteghino figurano La bella e la bestia, Il re leone, Il sesto senso, ma occorre anche ricordare l’apertura dei parchi tematici di Disneyland a Parigi e Hong Kong, e del DisneySea a Tokyo. Prima di arrivare in Disney Eisner ha lavorato per la ABC ed è stato presidente della Paramount Pictures. Oggi è il produttore della webfiction Prom Queen. Abbiamo scambiato qualche parola con lui, in attesa di incontrarlo di persona a Milano - dove interverrà al World Business Forum di HSM - e gli abbiamo chiesto qualche anticipazione sulle lezioni apprese nel corso della sua lunga e florida carriera. Lei sostiene che la strategia è il fattore che maggiormente impatta sui ricavi di un’azienda. Quali sono i mezzi per giungere ad una strategia di successo? 28 Ritengo che la strategia debba coniugare educazione, visione, analisi finanziarie e reazioni immediate. Nessuna strategia è più valida di quella in cui uno crede istintivamente, soprattutto quando le ricerche di mercato la bocciano. Se chiedete alla gente cosa vorrebbe vedere nel futuro, vi tireranno fuori qualcosa che amavano nel passato. Qual era il processo di creazione strategica in Disney? Vorrei dire che si trattava di un processo ben organizzato, ma la gran parte della creazione di una strategia avveniva nei bagni, in ascensore, camminando per i corridoi o sotto la doccia. Ci incontravamo anche al di fuori dell’ufficio. La cosa fondamentale era assicurarsi che gli affari fossero ben gestiti, perché la strategia dopo non ha senso se l’azienda non funziona bene oggi. Niente fa meglio alla strategia dei profitti, tutti si sentono meglio quando gli affari funzionano. Qual era la politica di gestione delle risorse umane? Come venivano scelte le persone? Alla Disney il servizio al cliente è fondamentale, per questo cercavamo sempre persone capaci di trattare la gente, e una delle pratiche di selezione più importante era il colloquio di gruppo. Consideravamo anche il curriculum e facevamo interviste singole, ma era nel gruppo che riuscivamo a scorgere le persone più adatte a servire il pubblico. Mettevamo di Augusta Leante [email protected] insieme cinque o sei persone e chiedevamo loro di parlare di un argomento qualsiasi, e allora si sentiva subito quelle che avevano il carattere giusto. Lei ha detto che i manager dovrebbero fidarsi del loro istinto e delle loro più profonde intuizioni, anche se ciò significa andare contro le ricerche di mercato, il senso comune, la pressione dei colleghi o le intimidazioni. Lo pensa sempre? Assolutamente. È molto difficile dire “sì” ad una nuova idea. C’è sempre un motivo per dire “no”. C’è sempre qualcuno nella ricerca per il quale l’idea non porterà risultati. Ricordo ancora le difficoltà che ho avuto alla ABC negli anni Sessanta, quando volevo fare uno spettacolo ambientato negli anni Cinquanta. L’area della ricerca aveva innumerevoli studi che supportavano la tesi per la quale questo programma non avrebbe funzionato. E sono dovuto ricorrere a tutte le mie capacità per produrre serie come Happy Days e Grease. L’intimidazione può anche venire dal pubblico, dalla gente che crede che un’idea sia stupida. A volte lo è. Allora bisogna accettare il fallimento, sempre che sia all’interno di certi limiti e non metta in pericolo le finanze aziendali. Un’altra delle sue frasi è che “il successo può essere tossico”. È stato tossico il successo avuto nella sua carriera? No. Per ragioni che non riesco a spiegare, aspetto sempre il peggio e tuttavia credo che il successo arriverà. Siccome guardo sempre al futuro, poi, non ho quasi il tempo per gioire dei trionfi. Ma so che il successo rende la gente arrogante e pigra. Per questo sia alla Paramount che alla Disney diciamo ai manager di pensare che sono stati il numero due o tre, mai il numero uno. free business magazine 29 festival della creatività A Firenze dal 25 al 28 ottobre 2007 si svolge la seconda edizione del Festival della Creatività promosso dalla Regione Toscana e organizzato dalla Fondazione Sistema Toscana. Un’ottima occasione per accedere agli oltre 40.000 mq di superficie espositiva e alle centinaia di eventi che coinvolgeranno 1600 artisti e relatori provenienti da oltre 40 Paesi del mondo per una grande kermesse che s’interroga su come cambia l’idea di creatività. Un programma vastissimo dedicato alle arti, alla ricerca, all’innovazione e alla contemporaneità, con le Reti come filo conduttore Il Festival della Creatività è aperto ai creativi di ogni settore con l’intento di proporre la trasversalità dei linguaggi artistici e le mille applicazioni della creatività: dall’economia alla filosofia, dal social network all’open source, dalla robotica alla mobilità, dalla musica al teatro, dal design all’architettura, dalla videoarte alle nuove tecnologie, in un palinsesto “ricco” di nomi di rilievo internazionale che si confronteranno con i giovani talenti. Tra i personaggi che animeranno l’apertura dell’edizione 2007 troviamo Derrick De Kerckhove, una delle figure cardine del pensiero digitale, Gillo Dorfles che dialogherà con Massimo Cacciari su “etica ed estetica della creatività” e l’inedito ensemble Roy Paci - Boban Markovic Orchestar - Frank London. Campeggia poi il Nobel Dario Fo, che terrà una lezione/spettacolo sul più grande dei creativi, Leonardo da Vinci, e per la presenza del grande Joshua Davis, il designer che ha legato il suo nome ad alcuni dei marchi più importanti della scena mondiale. Nell’ampio programma di incontri e spettacoli, segnaliamo una performance unica e ricca di contaminazioni: l’esibizione di Nobuo Uematsu, compositore giapponese autore di “Final Fantasy” e di molte colonne sonore di videogiochi. Tra i partners della manifestazione numerosi enti internazionali, tra cui il Centro di Cultura Contemporaneo di Barcellona, che presenterà “NOW“, progetto di video-arte dedicato ai mutamenti climatici della nostra era. Fittissimo il calendario dei workshop tra cui si rileva quello del PerformingmediaLab che inaugura il cantiere di creatività connettiva che si svilupperà poi a San Giovanni Valdarno promosso dalla Regione Toscana e che vedrà tra l’altro la presentazione del TarantaVideoblog e del format di comunicazione pubblica interattiva Europèdia. Il programma complessivo della manifestazione è ancora in progress e consultabile su www.festivaldellacreativita.it . L’ interactive mirror di Europedia 30 free business magazine 31 Socially Correct U n approfondimento sulla comunicazione sociale, una mostra, un concorso con borsa di studio. A settembre al e con il Maxxi di Roma, la DARC (Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanea) e la Saatchi & Saatchi, per raccontare il no profit nella pubblicità attraverso il ricordo di Paolo Ettorre, un uomo che il significato di “impegno” lo conosceva davvero. Ci sono proprio tutti quelli che ci si aspetta di incontrare al Maxxi, Museo nazionale delle arti del XX secolo, in un pomeriggio di fine estate. L’evento merita. Patrocinio: Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero delle Comunicazioni, Ministero delle Politiche giovanili e delle attività sportive. Una tavola rotonda coordinata da Giovanni Minoli sulla “Comunicazione sociale e la creatività”. Insomma si cerca di non mancare. 32 Quando il No Profit incontra la pubblicità E, dunque, proprio perché ci sono tutti, mi chiedo cosa io ci faccia qui. Quando annuso un incontro vagamente mondano lo evito, diffido dei cosiddetti “creativi” e, quando ci riesco, evito di interagire con la pubblicità. Ma l’invito mi è arrivato da un’amica che stimo e così vinco la mia ritrosia. Scopro piacevole la mostra dedicata a “Vent’anni di campagne che non avremmo mai voluto fare”. Si parte dagli anni Settanta con un “uomo incinto” per la promozione della contraccezione in Inghilterra, spaziando dalla campagna per Greenpeace contro i test nucleari, a quella per gli animalisti italiani (“piuttosto che diventare una pelliccia mi suicido”), e poi Pubblicità Progresso contro il razzismo, campagne con le “cicatrici” per Medici senza Frontiere, Enel [...] di Federica Morrone federica @gmail.com free business magazine 33 34 free business magazine 35 Dove va la comunicazione passo indietro e spiegare la nostra filosofia. Brand Portal non ha né la struttura né la logica dell’agenzia pubblicitaria. Immagini una galassia formata da tanti sistemi, tanti pianeti. Ogni sistema, ogni pianeta ha una sua precisa identità. Non c’è un sistema dominante e nessuno è satellite di un altro. Divide et (non) impera Brand Portal SPQR. Filosofia, provocazioni e aspirazioni del nuovo network romano di comunicazione integrata I l gruppo milanese è arrivato a Roma da neppure 4 mesi ma ha già provocato un bello scossone nel panorama un po’ statico dell’advertising della capitale. “La vostra prima mossa è stata quella di accaparrarvi Taddeucci e Albanese, i direttori creativi della Saatchi & Saatchi Roma. Come inizio non c’è male.” Paolo Torchetti, CEO della società, sorride al di là del tavolo da riunione della nuovissima sede romana, situata nel borghese e rassicurante quartiere Prati. Torchetti, milanese purosangue, ha poco più di 44 anni (ne dimostra molti di meno) e un curriculum che desterebbe l’invidia di qualsiasi affermato manager over 60. Per anni ha militato come copywriter presso una grande agenzia di pubblicità, firmando molte campagne di successo (come ad esempio quella per il Manifesto “La rivoluzione non russa”). Nel 2001, insieme ad altri due soci, ha fondato a Milano Brand Portal, il network di agenzie specializzate nei più diversi settori della comunicazione. Il gruppo, a capitale interamente italiano, conta oltre 140 professionisti e il suo fatturato ha superato nel 2006 14,1 milioni di euro. “Quando si entra in un mercato nuovo – afferma Torchetti – è importante dare un segnale forte. L’entrata in Brand Portal di Taddeucci e Albanese è il nostro biglietto da visita. Saranno loro infatti a guidare The Name, la società di advertising che diverrà la nuova punta creativa del gruppo. The Name rientra in un progetto di network più ampio: nel 2008 ci aspettiamo che raggiunga un fatturato di 3 milioni di euro.” “The Name non è l’unica novità, vero?” 36 Intervista a Paolo Torchetti “Infatti. Ha aperto i battenti, sempre qui da noi ai Prati, Tyrex, specializzata in marketing digitale. La società offre alle aziende della capitale la possibilità di essere presenti con i propri brand nei canali di comunicazione digitale e interattiva. Questo posizionamento strategico non solo risponde alle aspettative del mercato romano caratterizzato da un’offerta troppo frammentata, ma conferma con i fatti la vocazione innovativa di Brand Portal. Il 25% del nostro fatturato proviene da attività su reti multimediali: telefonia, TV digitali e web. La nuova società dovrebbe superare il milione di euro di fatturato entro la fine del 2008.” “Sembra proprio che avete l’intenzione di diventare i numeri uno di Roma. Cos’è che vi rende sicuri di replicare il successo avuto a Milano?” Torchetti esibisce un nuovo sorriso. “Penso che sia opportuno a questo punto fare un di Fabrizio Canevari [email protected] Paolo Torchetti, CEO di Brand Portal Quello che ci unisce è la volontà di raggiungere l’eccellenza qualitativa, ognuno nel suo ambito. Questo vale sia per le società che per chi lavora con noi. è il senso di libertà e di uguaglianza che attrae le persone. La possibilità di esprimere e realizzare le proprie idee senza costrizioni o imposizioni dall’alto. Cosa che le classiche agenzie pubblicitarie, organizzate secondo modelli rigidamente piramidali non possono certamente garantire.” “E dal punto di vista amministrativo come funziona il sistema Brand Portal?” “Le società del gruppo sono libere anche sotto questo profilo. Presto verrà creata come a Milano una specifica società che si occuperà esclusivamente delle questioni amministrative di tutto il gruppo romano.” “Non avete paura che questa totale indipendenza possa alla lunga scardinare l’unità del gruppo e creare delle scissioni?” “No, e per una ragione assai semplice. Esiste tra noi una perfetta integrazione. L’autonomia d’azione, l’indipendenza di pensiero non genera competitività e desiderio di primeggiare ma al contrario porta alla sinergia. Si traduce in dialogo tra le società e le diverse professionalità, nell’ottica di un’offerta integrata di servizi di comunicazione, che è la principale sfida e la mission di Brand Portal. Inoltre i nostri manager sono anche soci del network. Il potenziamento della loro società porta ad un potenziamento di tutto il gruppo.” “Che vantaggio hanno i clienti utilizzando un network?” “Quello importantissimo di poter scegliere all’interno di un’unica struttura l’agenzia su misura per le loro specifiche esigenze, ottenendo la massima garanzia di qualità e competenza professionale. Non a caso i nostri clienti in genere diversificano il budget ridistribuendolo sulle diverse agenzie del gruppo.” “Le società sono fatte di persone: quelle che fanno parte di Brand Portal che requisiti devono avere?” “Certamente un’elevata professionalità, ma anche una grande flessibilità e apertura mentale verso i nuovi trend. Chi entra in Brand Portal si trova inserito in un sistema articolato di strutture che consente molteplici possibilità di crescita.” Paolo Torchetti guarda l’orologio. Il nostro tempo sta per scadere. “Un’ultima domanda. Ci sono altre novità in cantiere, insomma avete intenzione di colonizzare Roma?” “Diciamo che vogliamo portare un po’ di aria nuova nella capitale. Presto inaugureremo una società di eventi e saremo attivi nell’area del BTL, nell’ambito della brand identity e delle promozioni.” Ci salutiamo. Forse stiamo assistendo a una mutazione genetica. Al posto dei tradizionali creativi tutto Cannes, spot e riflettori, sta nascendo una nuova razza: quella dell’imprenditore creativo. Staremo a vedere. free business magazine 37 N el web 2.0, dove hanno cittadinanza (o la ottengono a forza) tutte le nuove forme di creatività digitale che dialogano col video, accade sempre più spesso che un Davide si scontri col Golia di turno. Vincendo. In numeri e credibilità. I numeri sono quelli degli accessi. La credibilità è quella che si conquista giorno dopo giorno a suon di operazioni che boicottano il puro messaggio pubblicitario, quello finora proposto dalla tv generalista, e va di pari passo con fidelizzazione e trasparenza (vera o presunta). Davide contro Golia in salsa aziendale. Accade Oltreoceano, provocando ripercussioni in tutto il World Wide digitale. E così una piccola azienda di frullatori per mercato domestico e professionale, la statunitense Blendtec, uploada sul proprio canale You Tube video dimostrativi di prodotto. Con la leva dell’ironia e mutuando una buona dose di elementi televisivi della paleo-tv, racconta l’affidabilità del proprio prodotto. Il tutto con la conduzione diretta del presidente dell’azienda. Il format è beffardamente semplice. Camera fissa in piano americano e un interrogativo che si dipana lungo i circa due minuti di format. Will it blend? E giu’ a ridurre in polvere oggetti improbabili come iPod, lattine di bibita, mazze da hockey. Con questa tv l’impresa riesce a fare sul web numeri a più zeri, in grado di impallinare quelli di un colosso multinazionale come Bud. L’azienda Anheuser-Bush ha investito trenta milioni di dollari per la creazione della propria tv, con produzioni affidate agli studios holliwodiani Trigger Street di Kevin Spacey e Live Plant di Damon/Affleck. Ma gli users stanno decretando il pollice verso. Blendtec e Bud, due esempi contrapposti di come fare tv in Rete da parte di imprese non radiotelevisive. Due facce di una stessa medaglia (digitale), che fanno rima con protagonismo dell’utente, meglio se armato di camera digitale. Brands produce their own shows, titolava lo scorso autunno il New York Times, in un corsivo postato in quasi tutti i blog marketing-oriented. In azienda la creatività negli ultimi anni sta correndo sul filo. Quello della banda larga. Una rivoluzione copernicana che sta coinvolgendo imprese di settori merceologici molto diversi tra loro. Il tema si dibatte anche in Italia. E i comunicatori delle maggiori imprese italiane aderenti all’osservatorio Bocconi sulle tv di impresa si sono interrogati sul fenomeno. Con il supporto di alcuni professionisti della web tv o della generalista (sintesi nei box). BrandTV Le imprese fanno 38 di Giampaolo Colletti* [email protected] *Co-founder osservatorio Business TV Università Bocconi e Business TV Manager Technogym Info osservatorio Bocconi Quindici aziende in assise studiano la tv di impresa. Aderiscono all’osservatorio Bocconi realtà leader come BNL, Cariparma, Costa Crociere, Epson, Gewiss, Magneti Marelli, Mediolanum, Pirelli, Ras, Sia, Technogym, Telecom Italia, Tre, Vodafone e Zurich. L’osservatorio si è costituito a seguito del workshop di marzo 2007 sulle business tv, nato da un’idea di Giampaolo Colletti, ex Vodafone attualmente in Technogym. E’ diretto da Paola Dubini, Ask Bocconi. Paolo Prestinari e Giampaolo Colletti sono cofondatori. All’incontro di venerdì 14 settembre hanno preso parte Benedetto Habib (My-tv), Bruno Pellegrini (The Blog TV), Massimo Bernardini (Rai Educational) e Andrea Pezzi (Ovo). Durante l’incontro è stato presentato il net-book “Generazione teledipendente”, da metà ottobre acquistabile in Rete (www. teledipendente.tv, www.business.tv.it) Esempi di Brand Tv: Blendtec, Bud Tv, Heidies Tv didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia Linus intervistato da Wellness TV E con l’ausilio del neonato net-book “Generazione teledipendente”, prodotto dall’osservatorio. Con le brand tv l’impresa comunica senza mediatori, direttamente con il consumatore. E non è una tendenza esclusiva di quelle imprese che vendono servizi e che devono puntare sul fattore emozionale. In Rete si vendono esperienze di prodotto. Utili anche come libretto di istruzioni. Lo scaffale del centro commerciale, insomma, viene sostituito dalla Rete. Il confronto tra prodotti diventa globale. Lo strumento che ha portato alla nascita delle brand tv ha origine nel blog e nel videoblog aziendale. Ad oggi 40 delle 500 aziende segnalate da For- tune hanno attivo un blog pubblico. Ma attenzione. L’utente è ora inserito in un contesto mediale differente rispetto al passato e non abbocca all’eventuale pubblicità tout court proposta da queste nascenti brand tv. Le imprese lo stanno imparando sul campo. Anche a costo di cadere nella Rete. Attualmente, negli States, Sneakers e Burger King producono serie tv customizzate. Nike e Pepsi creano veri e propri web-movie seriali. E nascono le multi-brand tv. Con Inthemotherhood.com Unilever e Sprint solleticano il target femminile creando un serial online per mamme digitali. Format per piattaforme ora più familiari. Gewiss ed Epson fan- free business magazine 39 no video formativi. Mediolanum informa sul satellite. Nike o Land Rover creano format partecipativi con la web tv seriale Go Beyond. Ray-Ban osa con una campagna above the line. Diesel irradia una reality tv, con la sua Heidies tv. Technogym crea un proprio canale su You Tube per poi strutturare una piattaforma ad hoc, con la nascente Wellness tv. E si approda anche ai social video, con Toyota su Green Tv. Snack-program, con accentuata sintesi narratoriale. Si rompe lo schema del palinsesto. Queste brand tv interpretano l’effetto McDonald’s, feno- meno ribattezzato dagli esperti mass-mediali americani che nei campus studiano come i consumatori non aspettino di mangiare primo e secondo per arrivare al dolce. Oggi gli utenti scelgono un menù di intrattenimento personalizzato. I format elaborati, più per packaging che per contenuti, non peccano di originalità. Spesso ricalcano gli stereotipi della generalista, ripresi perché facili da scimmiottare e utili come identificazione. Hanno la meglio gli ipertesti, con molti livelli testuali e visivi. Ma quelli che vogliono stupire a tutti i costi vengono sbalzati fuori dalla Rete, confinati. E pazienza se in questo modo si sacrificano brand di fama mondiale come Chivas o la stessa Bud. Di queste evoluzioni non tutti esultano. Soffrono delle brand tv soprattutto i broadcaster tradizionali. Ora acquistano format direttamente dalle imprese a costo zero, perdendo in investimenti pubblicitari. E il rischio è che professionisti della comunicazione d’ impresa si avventurino su sentieri minati, affidandosi poco ai professionisti della tv o della Rete. Peccati di presunzione. Che il prosumer non perdona, dando battaglia. A suon di clic. Cosa ne pensano.... Andrea Pezzi, Ovo «Ho partecipato ad un convegno internazionale sulle Iptv l’altro giorno a Oxford. Mi hanno colpito le parole di un relatore. Descrivono la tv in relazione alla dimensione culinaria. La mammella è il prototipo della tivù come l’abbiamo finora conosciuta, e in questo caso il bimbo è l’Auditel. Gli user generated content non sono altro che l’orto di casa. Ma se faccio la spesa e cucino per i fatti miei, sono nel campo della web tv su Iptv. Il sandwich rappresenta la mobile tv, mentre il take-away è l’offerta satellitare. Io adoro il pane, e perciò la mia personale ricetta è fatta di piccole cose semplici. Brand TV? Non credo che in questo quadro le aziende possano trasformarsi in 40 editori diretti. Devono basarsi su qualcuno che ha già questo tipo di competenze». Benedetto Habib, My-TV «Partiamo da questo assunto. La banda larga è un’opportunità. Rispetto al web 1.0, nel quale My Tv ha esordito come assoluto pioniere, oggi non siamo più nel versante del puro spontaneismo, ma abbiamo una gestione e un inquadramento più metodologico di questi temi. Credo che alla base della business TV si debbano tenere in considerazione i paradigmi essenziali della generalista: qualità del contenuto e della forma, efficacia del messaggio e utilizzo di testimonial. La presenza di celebrities è essenziale. Nella business TV delle imprese la partecipazione dell’utente deve essere mediata da un editore esterno. Infatti, uno degli aspetti più difficili da parte delle imprese è la definizione degli obiettivi della Business-brand TV. Un’agenzia esterna fa da interprete». Massimo Bernardini, Rai Educational «Io diffido della Rete. I contenuti sono centrali in quest’epoca la conoscenza dei contenuti non è affatto vero che sia libera. Porto l’esempio di wikipedia e della scheda sbagliata sulla mia trasmissione televisiva del sabato mattina (Tv Talk, ndr). La modernità è moltiplicare le fonti di lettura e il lavoro di selezione è la chiave. Il tempo è l’elemento centrale per elaborare i contenuti per la tv. L’altro elemento chiave è l’emozione, che è totalmente da gestire. E questo concetto è strettamente correlato al tempo. Stiamo vivendo una fase in cui è meraviglioso cominciare. Il web, pertanto, ci propone l’effetto, ma manca di metodicità. Non c’è serialità, che è fatta di credibilità. Se incontri un pubblico lo devi mantenere. Il problema centrale è il durare nel tempo, non l’agitarsi forsennatamente. Inoltre oggi col web la qualità sonora e la fotografia sono parametri che stiamo abbattendo. Si moltiplica il materiale video ma la fotografia non è adeguata. Oggi la qualità è il valore che sta sparendo e se il tema è quello dell’emozionare, questo aspetto diminuisce almeno della metà. Dal punto di vista dei contenuti, nella comunicazione multimediale stiamo ipervalutando l’aspetto ludico e l’ironia, che sta diventando l’unica leva. La tv generalista ha bisogno di idee. Il web è davvero pieno di idee? No, è stracolmo di parodie. Insomma, la pluralità dei punti di vista può essere una ricchezza ma anche una perdita di aderenza della realtà. Stiamo scambiando il vento del cambiamento col cambiamento». Paolo Prestinari, I-Side La flessibilità del web, che è supporto dominante per questo tipo di programmazione, determina lo sviluppo di formati molto diversificati. Già oggi sono numerosi i modelli di offerta e le piattaforme disponibili per le aziende che vogliono comunicare con il video ai consumatori: si va dall’inserimento del video su siti web tradizionali o di tipo partecipativo alla realizzazione di metafore di canali. Dall’apertura di una sezione su un sistema di video sharing come YouTube all’attivazione di un canale su una platform come Joost. E spesso la via seguita è quella della combinazione di più piattaforme o modelli di proposta al fine di ottenere la massima resa in termini di contatti. In questo panorama variegato e in rapida crescita bisogna poi tenere conto della maturazione dei terminali mobili (vedi iPhone e iPod) e dei sistemi di interfacciamento tra PC e televisore. free business magazine 41 How to... The 7 floors to your Personal Net Tv I mmaginate di entrare in un palazzo alto 7 piani (guarda caso la cabala) e di doverli attraversare uno dopo l’altro al fine di raggiungere la tanto agognata meta. Quale meta? Semplice, l’idea giusta per realizzare la Net Tv di cui voi o la vostra azienda avete davvero bisogno. Abbiamo scelto di definirla tale, senza tuttavia rifiutare le altrettanto convincenti etichette di Web Tv, o di User Generated Tv. Curiosamente, se in molti si sono impegnati a scegliere il sostantivo migliore da utilizzare per il primo dei due termini, in pochi o addirittura nessuno si è cimentato nella più ardua impresa di eliminare in modo drastico e definitivo quel suffisso così stancamente 1.0. Perché di “televisione” fenomeni come YouTube e derivati hanno ben poco o niente, se non la prevalenza dei contenuti video rispetto al testo scritto (anche se in alcuni casi la proporzione tra audiovisivo e commenti di testo tende decisamente verso questi ultimi). Ecco perché ci sembra giusto fornire ai nostri lettori una serie di elementi di progettazione per un fenomeno che, pur non avendo ancora trovato una definitiva tassonomia, rappresenta senza alcun dubbio uno degli elementi più innovativi della Creative Economy. 7 piani per 7 differenti modelli di Net Tv. Premete il tasto 1, la salita è appena all’inizio. 1st floor – Select your target, se- 2 lect your business Il primo passo da compiere nella progettazione di una Net Tv è semplice quanto banale: scegliere un target specifico a cui rivolgere il proprio servizio (tenete sempre a mente: il prodotto è 1.0, il servizio è 2.0). Il rischio che si 2 corre nel parlare di Net Tv in maniera troppo superficiale è infatti quello di inglobare nello stesso calderone piattaforme comunicative estremamente diversificate ed eterogenee, tanto nella tecnologia quanto nei contenuti. Il positioning, come dicono gli esperti di marketing, assume dunque in questa fase un ruolo assolutamente prioritario. Potete scegliere di rivolgere la vostra Net Tv al mercato “consumer” oppure, al contrario, decidere di investire idee e risorse in forme di comunicazione prevalentemente “business to business”. Questa prima ma decisiva discriminante imporrà una specifica taratura sia della tecnologia da utilizzare che dell’offerta di contenuti da proporre ai vostri utenti. 2nd floor – Choose your tool “Broadcast yourself” è lo slogan che ha contri- 42 di Stefano Mizzella [email protected] buito a lanciare a livello mondiale YouTube come piattaforma leader nel settore del video-sharing. Tuttavia, se il risultato a cui mirate va oltre la semplice possibilità di uploadare i vostri video e vorreste invece creare un vero e proprio canale personale in cui poter trasmettere anche in diretta, meglio allora rivolgersi ai cosiddetti servizi di “live broadcasting”. Tra questi, Mogulus (http://mogulus.com/) rappresenta sicuramente una scelta ottimale per versatilità e facilità d’uso. Mogulus permette infatti di creare e personalizzare uno studio di produzione televisivo direttamente dal proprio browser. La punta di diamante di questa piattaforma è rappresentata dalla possibilità di creare canali live in streaming 24 ore su 24, unitamente ad altri servizi web-based come il poter collaborare con più operatori contemporaneamente, la creazione di playlist automatiche o la possibilità di aggiungere effetti motion graphics di alta qualità. Magari non diventerete la nuova CNN, ma di sicuro è un buon inizio. Meno completi ma pur sempre molto intuitivi sono i servizi messi a disposizione da Ustream (http://www.ustream.tv/) e da Operator11 (http:// operator11.com/). Entrambi permettono infatti di trasmettere in streaming utilizzando soltanto la propria webcam e la connessione a Internet. Rispetto a Ustream, Operator11 consente agli utenti, attraverso un’applicazione Flash, di mixare i contenuti live della webcam con filmati di libreria o con video precedentemente archiviati. Se ancora non siete soddisfatti e volete aumentare la multimedialità del prodotto finale, allora provate ad utilizzare Splashcast (http://web.splashcast. net/), ottimo strumento per trasmettere in streaming, attraverso un’unica interfaccia, video, musica, foto, testi, slide show e feed rss. I contenuti, oltre a quelli prodotti ex novo, possono essere importati facilmente dalle più note piattaforme di social networking come YouTube, Flickr o Slide. 3rd floor – User Generated Content & Peer Production 3 Ricordate quando lo scorso dicembre il “Time” dedicava la copertina di “Person of the Year” a coloro che controllano l’Era dell’Informazione, gli utenti del web racchiusi dietro a un generico “You”? Quella copertina è diventato in poco tempo il manifesto di una nuova fase del Web caratterizzata dalla definitiva legittimazione di contenuti e 3 servizi generati dagli utenti. Se il vostro scopo è quello di creare una piattaforma che sappia valorizzare tali contenuti, gli esempi a cui guardare si sprecano. Oltre al mostro sacro YouTube, esistono ottimi aggregatori come Blip.tv (http://www.blip. tv) e WeShow (http://www.weshow.com/). Rima- nendo nel panorama italiano, segnaliamo The Blog 4 Tv (http://www.theblogtv.it), punto di riferimento per i videobloggers italiani, Qoob (http://it.qoob. tv/), piattaforma cross-media che si avvale di contenuti provenienti dal mondo underground dell’animazione, del cinema, del graphic design e della musica e, per finire, il videoblog di controinformazione proposto da NonRassegnataStampa (http://www.nonrassegnatastampa.it/). 4 4th floor – Enterprise 2.0 & Social Business Creare una Net Tv dedicata al mondo Enterprise 2.0 significa ideare e proporre nuove soluzioni rispetto agli standard della comunicazione enterprise tradizionale. In questo caso, si può scegliere di rivolgere il proprio servizio sia al mondo “business” che al mondo “corporate” attraverso l’offerta di una comunicazione capace di superare il vecchio modello top-down, creando al contrario uno 5 spazio multimediale e interattivo in cui ritrovare le esperienze di grandi aziende e di singoli individui. Vi ritroverete dunque ad avere a che fare con l’ideazione e la produzione di format “su misura” capaci di andare incontro alle dinamiche più evolute della comunicazione business-to-business senza tralasciare gli aspetti di appealing necessari al merca- 5 to consumer. Esempi di un simile approccio sono quelli offerti dalle Corporate Web Tv di Hinchcliffe & Company (http://e2tvshow.com/), Epson (http:// www.epson.it/), Mediolanum (http://www.mediolanumchannel.com/). 5th floor – Brand & Business Tv Reinterpretare il brand ad opera degli utenti. Sempre più aziende si stanno rendendo conto delle grandi potenzialità che possono derivare dalla creatività dei propri clienti. La sfida portata avanti dalle Brand & Business Tv più prestigiose è proprio quella di intercettare e accogliere le forme evolute di prosuming. L’obiettivo è quello di coinvolgere attivamente i clienti nella costante evoluzione di prodotti e servizi, trasformando l’utente da semplice utilizzatore a fruitore di brand experience. Ciò può avvenire attraverso un incentivo alla produzione autonoma e originale di contenuti creativi che spaziano dal videoclip alla grafica digitale, dalla fotografia all’arte del remix, del recut e del mash-up. Di seguito alcune delle Brand & Business Tv che, a nostro modo di vedere, propongono le iniziative user generated più interessanti: Diesel (http://www.diesel.com/), Fiat 500 (www.fiat500. com), Land Rover (http://www.gobeyond.landrover.com/), Nike (www.nikemashup.com), Pirelli (http://www.pirellifilm.com/), Ray Ban (http://www. ray-ban.com/). 6th floor – Educational & Social Knowledge Molte Net Tv propongono contenuti più o meno amatoriali rivolti al puro entertainment. Tuttavia, una Net Tv può essere creata e gestita anche come piattaforma dedicata alla raccolta e allo scambio di informazioni scientifiche e di contenuti educational. Se questo è il settore specifico nel quale avete intenzione di posizionarvi, allora il valore aggiunto della vostra Net Tv sarà decretato dalla capacità di ideare e produrre format comunicativi multimediali e interattivi che sappiano unire un forte valore scientifico a un livello comunque elevato di appealing (meglio evitare la noia mortale delle lezioni a distanza in stile Nettuno!). SciVee (http://www.scivee.tv/) rappresenta in tal senso un’ottima piattaforma on line per la condivisione di ricerche scientifiche. La vera novità risiede nella possibilità di affiancare alla pubblicazione scientifica un video di presentazione in perfetto stile YouTube. Si muove su questo stesso versante anche SchoolTube (http://www.schooltube.com/), proponendosi come network tra studenti, educatori e mondo delle imprese. Quando acquisirete maggior dimestichezza con questa tipologia di contenuti, potrete servirvi di una piattaforma open source come Moodle (http://moodle.org/) per implementare il vostro modello di e-learning, magari distribuendo i vostri corsi on line anche in podcasting, vodcasting e mobile. 7th floor – Play...Rec! Arrivati al settimo e ultimo piano di questa breve salita non rimane altro che iniziare 6 la vostra avventura di personal broadcasting. Siamo consapevoli, a causa del poco spazio a disposizione, di aver tralasciato altre tipologie di Net Tv, come quelle dedicate al mondo delle nuove tecnologie o dello sport, che avrebbero sicuramente meritato ulteriori approfondimenti. Quello 6 che vi abbiamo proposto è un semplice excursus sulle straordinarie potenzialità che la Net Tv mette nelle mani di artisti, esperti di comunicazione, designer, ricercatori del mondo accademico, manager e imprenditori. Fino a qualche tempo fa, i sette piani da scalare prima di poter proporre nuove idee e contenuti erano quelli di viale Mazzini. Ora le cose sono cambiate. Il Web 2.0 mette a disposizione di tutti strumenti e piattaforme di grande qualità a costo zero. Ciò che conta davvero sono le idee e le persone che concorrono a realizzarle, ma questa è tutta un’altra storia. free business magazine 43 Il fascino indiscreto delle toy camera C erto è strano parlare di fotografia a pellicola in piena era digitale. Eppure nell’underground artistico delle grandi città, una delle tendenze imperanti è quella di creare arte visiva attraverso le “toy camera”. Una delle più diffuse ed amate è la Holga. Una “medio formato” (che utilizza pellicole formato 120 e non le classiche 35mm) ricercata non solo per la sua economicità, ma anche per la sua versatilità e le sue foto “low-fi”. di Valentina Cinelli [email protected] • Link www.theholgabox.com www.holgamods.com www.toycamera.com www.squarefrog.co.uk/holga www.lomography.com/holga www.holga.net www.holgaphotography.com Mauro Santucci Holga è in realtà il nome dell’azienda produttrice di queste macchine fotografiche, fondata ad Hong Kong nel 1982. Il nome deriva dall’espressione “ho gwong”, che significa molto luminoso. Le macchine fotografiche prodotte dall’azienda, furono in origine destinate ad una fascia di mercato accessibile alle classi operaie cinesi, cosicché potessero stampare foto a costi contenuti. La costruzione poco costosa, e la semplice lente in plastica delle Holga, spesso produceva foto che presentavano vignettature, sfocature, scarsa illuminazione ed altre distorsioni, diverse da macchina a macchina. Questo suo difetto fu apprezzato da chi, invece, ricercava nuove sperimentazioni nella fotografia. Ai giorni d’oggi l’uso e la sperimentazione con la Holga è diventato un filone artistico vero e proprio. Valentina Cinelli La maggior parte delle macchine fotografiche Holga usano una lente fotografica a menisco compatta, con una distanza focale di 60 millimetri, che consente una messa a fuoco da circa 1 metro all’infinito. Il regolatore dell’apertura dell’obiettivo presenta due sole modalità, ma per via di un difetto di fabbricazione, solo la seconda è effettivamente operativa, con un’apertura di circa f/13. A causa della montatura in un unico pezzo, le lenti prodotte dalla Holga a volte generano consistenti sfocature ed aberrazioni cromatiche. La quasi totalità del cerchio di luce proiettato dalla lente viene emesso sulla pellicola; tale inconveniente dà alle foto scattate con una macchina fotografica Holga la caratteristica vignettatura. http://it.wikipedia.org/wiki/Holga 44 Giuseppe Furcolo Roberta Krasnig Il fascino delle foto Holga infatti sta in quel sapore di vintage, nei graffi accidentali della pellicola, nella sovraesposizione centrale e la vignettatura ai bordi che ti catapulta al centro dell’immagine, nella saturazione dei colori, nell’utilizzo di pellicole scadute e dei risultati inaspettati, nel formato quadrato della pellicola, nelle esposizioni multiple spesso casuali e spesso ricercate. Oltre che per l’aspetto “emotivo” che dona alle sue foto, un altro fattore che genera il mito della Holga è l’aspetto ludico della sperimentazione. La Holga, appunto come “macchina-giocattolo” può subire modifiche ed elaborazioni strutturali infinite, sia per migliorarne le prestazioni, sia per ottenere nuovi effetti. Questo la rende unica nel suo genere e, dopo ogni intervento, completamente nuova, sia per il suo utilizzo che per i risultati che si possono ottenere dalle sue elaborazioni. Una delle più diffuse ed amate è la Holga. Una “medio formato” ricercata non solo per la sua economicità, ma anche per la sua versatilità e le sue foto “lo-fi” Interventi migliorativi: • apertura del regolatore dell’apertura per renderla più luminosa; • la parte interna può essere offuscata con una vernice nera opaca, così da limitare il fenomeno della vignettatura; • l’esterno può essere sigillato con del nastro isolante per evitarne le infiltrazioni di luce. free business magazine 45 Il fascino delle foto delle Holga sta in quel sapore di vintage, nei graffi accidentali della pellicola, nella sovraesposizione centrale e la vignettatura ai bordi Giuseppe Furcolo Giuseppe Furcolo Valentina Cinelli Mauro Santucci Mauro Santucci Modelli • Holga 120S: il primo modello prodotto dalla Holga. Disponeva di velocità fissa dell’otturatore, fuoco regolabile, discreta regolazione dell’apertura dell’obiettivo (in plastica), attacco per il flash (opzionale) e una maschera interna per i fotogrammi 6x4.5 cm. Attualmente è fuori produzione • Holga 120N: versione aggiornata del modello originale con lo stesso obiettivo di plastica, ma in più dispone di attacco per il cavalletto, lampadina per la modalità “esposizione”, contascatti, e una mascherina aggiuntiva per realizzare fotogrammi da 6x6 cm. • Holga 120SF: come l’Holga 120S, con l’aggiunta del flash. • Holga 120GN: come l’Holga 120N, con l’obiettivo in vetro anziche in plastica. • Holga 120FN: come l’Holga 120N, con l’aggiunta del flash. • Holga 120GFN: come l’Holga 120FN, con l’obiettivo in vetro anziché in plastica. • Holga 120CFN: come l’Holga 120FN, con il flash colorato. • Holga 120GCFN: come l’Holga 120CFN, con l’obiettivo in vetro. 46 Giuseppe Furcolo Interventi artistici: • l’eliminazione della maschera interna 6x4.5 cm e 6x6 cm ne aumenta l’effetto della vignettatura; • la lente può essere sostituita con un foro stenoscopico (Pinholga); • con l’utilizzo di un comune rullino da 35mm nel vano della pellicola, le esposizioni possono raggiungere le dimensioni di una superficie di una pellicola formato 135, e l’immagine può impressionare anche la dentellatura del trascinamento, creando un effetto suggestivo (Holga 35); • la Holga può montare un adattatore per le pellicole usate dalla Polaroid (Holgaroid); • non facendo avanzare il fotogramma fra uno scatto e l’altro, si crea l’effetto della “doppia esposizione”; • facendo avanzare solo in parte il fotogramma, si possono creare immagini parzialmente sovrapposte, utili per creare degli interessanti panorami (holgarama). Holga, come “macchina-giocattolo” può subire modifiche ed elaborazioni strutturali infinite, sia per migliorane le prestazioni, sia per ottenere nuovi effetti Roberta Krasnig Queste sono solo alcune delle tecniche sperimentate dagli appasionati. Ma la fantasia non ha limiti e la Holga si presta con facilità ad ogni tipo di ulteriore modifica, anche perché la vera creatività non dipende dal mezzo che utilizzi, ma dall’utilizzo creativo che fai di esso. free business magazine 47 L a prima fase del business nei mondi virtuali per fortuna sembra finita (a parte gli ultimi rigurgiti, vedi Telecom in Second Life...). Potrei essere più forbito ma il modello di business finora è stato il seguente: costruiamo, senza sapere bene con quale obiettivo, e la gente magicamente arriverà. Se non arriva pazienza, finiremo comunque nei media e andremo in giro per conferenze a presentare il caso di studio sul nostro brand. Corretto, per qualche mese, ma poco lungimirante. La gente infatti in molti casi altrettanto magicamente non è arrivata e ora anche i giornali cominciano a latitare. È colpa del medium? Si, se volete salvare la poltrona (o la testa?) del marketing, no se volete essere onesti e fare della comunicazione efficace (vedi il caso Coca Cola in Second Life, di cui tanto si sono riempiti la bocca alcuni giornalisti poco informati). Non a caso alcuni dei business player della prima ora stanno chiudendo i battenti proprio perché non avevano e non hanno una strategia di business. Sarà che sono romano, ma mi piace definire questa prima fase di metabusiness la fase dei “Palazzinari”. Ora questo passaggio sembra inevitabilmente destinato a concludersi perché non è assolutamente sostenibile in termini economici e di marketing e stiamo entrando un una nuova fase in cui fare business nei mondi virtuali signifca non solo costruire spazi ma soprattutto progettare esperienze per gli utenti. È necessario pero’ costruire un sapere intorno al business nei mondi virtuali. Ed è esattamente quello che il Virtual Worlds Business Forum intende fare a Londra dal 23 al 26 Ottobre, con quattro giorni densi di appuntamenti, workshop e discussioni con ospiti internazionali. L’Europa, patria del primo MUD, universo testuale progenitore dei mondi virtuali, risponde all’America con la prima grande conferenza del vecchio mondo sugli universi sintetici. Come è già chiaro dalla lista degli sponsor (IBM, Rivers Run Red, There.com, The Electric Sheep Company, Vodafone e altri) il VWF non è Secondlife-centrico ma punta piuttosto a stimolare la scoperta delle centinaia di altri mondi che esistono e proliferano da prima di Second Life e che stanno nascendo a ritmo sostenuto da più di due anni a questa parte. Ma il VWF è soprattutto la prima conferenza sui mondi virtuali a concentrarsi sul business: cosa significa per un brand entrare in un mondo virtuale? Quali sono le opportunità di business? Quali sono i mercati e che potenziale hanno? Come si misura l’efficacia dell’investimento? Qual’è il modello di business dei mondi virtuali? Quali vantaggi per la corporation? Come si integreranno alle altre piattaforme comunicative online e offline? Qual’è il futuro dei mondi virtuali? Le domande sono tante e inevitabilmente c’è 48 Virtual Worlds Business Forum 2007 Dove sono le persone arriva il business. E nei mondi virtuali le persone non mancano, è il business che non ha ancora capito come muoversi molta carne al fuoco. Ne abbiamo parlato con Sasha Frieze, ideatrice e organizzatrice del Virtual Worlds Business Forum: “C’è molto entusiasmo intorno alla conferenza. Il nostro obiettivo è creare un punto di incontro europeo per tutte le persone che sono interessate a sviluppare il potenziale comunicativo dei mondi virtuali come piattaforme collaborative per l’impresa, come nuovi canali di marketing e come business autonomi. Vogliamo dare l’impulso per la creazione di una community internazionale per il settore dei mondi virtuali. Stiamo solo cercando di aiutare il mercato a sviluppare la conversazione di cui ha bisogno per crescere e rafforzarsi”. Ma qual’è lo stato di salute del mercato? C’è un rischio ‘bolla’? In quale punto della curva dell’Hype Cycle ci troviamo? “Domanda interessante, ma la risposta dipende da quanto sei legato a quel modello. Non è detto che quel modello sia il migliore per descrivere lo stato delle cose e i possibili sviluppi. Ma se così fosse, direi che ci troviamo ancora prima del crash, siamo ancora in una fase di hype; se proprio deve arrivare un crash direi che non è ancora arrivato.” di Francesco D’Orazio [email protected] Virtual Worlds Business Forum the pan-European virtual worlds conference for serious players Londra, 23-26 Ottobre 2007 The Canvas, Kings Cross Freight Depot http://virtualworldsforum.com/ Forrester Reaearch che ha condotto la ricerca piu’ recente sul mercato dei mondi virtuali, lo stato del business, i pubblici i trend e le previsioni di sviluppo. Timo Soininen di Habbo, e Mark William Hansen di Lego Universe, analizzano uno dei trend più interessanti, lo sviluppo dei mondi virtuali per bambini, un mercato in forte espansione che ha assistito rencentemente alla vendita record di Club Penguin alla Disney per 700 milioni di Dollari e al lancio del mondo virtuale della BBC Adventure Rock. Nell’attesa del fantomatico crash infatti il mercato continua a svilupparsi, crescono le opportunità, gli investimenti e nuovi player si affacciano sulla scena: “Se guardo al mercato rispetto a quando ho cominciato a occuparmi di mondi virtuali qualche anno fa mi rendo conto che ha avuto una crescita esponenziale. Siamo arrivati ad una fase in cui il business è diventato finalmente sostenibile. Ci sono abbastanza corporation interessate ad utilizzare i mondi virtuali, c’è un’intera industria di sviluppatori, designers 3D e consulenti tecnologici e strategici, c’è tutto il settore del marketing virtuale che sta avendo una crescita incredibile in molti mondi diversi.” Betsy Book, Direttrice marketing di There.com e Justin Bovington, CEO di Rivers Run Red analizzano le strategie di promozione dei brand negli spazi virtuali, brand mashups, co-creazione con i consumatori, branding 4D e product placement interattivo. Reuben Steiger, CEO di Millions of Us$ e Peter Edward di Home/Sony, si spingono oltre per parlare di beni virtuali e del sistema economico che è cresciuto intorno ad essi. Perché un consumatore compra beni virtuali? Quali sono i trend nelle vendite? È possibile collegarle alle vendite reali? A parte questo, c’e’ un universo da esplorare per quanto riguarda le opportunità per le corporation nei mondi virtuali in termini di collaborazione interna, team di lavoro distribuiti, sedi di lavoro virtuali, costruzione veloce di prototipi, sviluppo e test di nuovi prodotti. Opportunità che corporation come IBM, Forterra e Cisco stanno cercando di sfruttare al meglio gia’ da qualche tempo. Dall’espansione delle possibilità del marketing al potenziamento della modalità lavorative dell’impresa i mondi virtuali giocano un ruolo centrale nell’evoluzione delle strategie di business. Sono stati fatti diversi errori in passato ma il mercato ha fatto tesoro dell’esperienza accumulata e il modo di fare business sta cominciando a cambiare: “I mondi virtuali sono ancora allo stadio di Internet prima di Netscape. Come allora le persone mettevano online sostanzialmente delle brochure, il business della prima ora nei mondi virtuali ha messo in piedi brochure tridimensionali. I primi brand che hanno sperimentato i mondi virtuali non avevano nessuna conoscenza di marketing immersivo, esperienze ambientali e in generale strategie per disegnare esperienze coinvolgenti per gli utenti. I brand cominciano a imparare da quelle esperienzie e sta avvenendo una trasformazione nel modo di fare business online che non riguarda solo i mondi virtuali ma anche i social network. Il marketing online pone una sfida molto grande ai brand: coinvolgere i consumatori in modo diretto e senza filtri. La relazione di potere che esisteva prima, con le relative separazioni e i filtri che tenevano tutti al sicuro, si è trasformata in una conversazione orizzontale e non è facile adattarsi al nuovo scenario. In questo senso i mondi virtuali rilanciano e rendono ancora più estrema la sfida, i rischi ma anche le possibilità del rapporto orizzontale brand/consumatore. Molti devono ancora impare a farlo correttamente, ma alcuni lo fanno alla grande e i risultati si vedono.” Quale futuro possiamo aspettarci per i mondi virtuali? L’area strategica da cui emergeranno le innovazioni piu’ interessanti e’ molto probabilmente quella dell’espansione delle possibilità di comunicazione dei mondi virtuali: integrazione tra mondi diversi, comunicazione con telefonia mobile e integrazione tra mondi virtuali e social networks. Portare i mondi virtuali nel mondo reale attraverso cellulari e web e costruire ponti tra i vari universi. David Erixon di Vodafone si occupa di convergenza e integrazioni con le piattaforme mobile: avete mai pensato di chiamare il vostro avatar col cellulare? o che il vostro avatar potrebbe chiamare il vostro amico per dirgli che non avete intenzione di andare a cena da lui? Sembra il servizio perfetto per scaricare fidanzate... o per essere scaricati. L’altra area strategica da tenere d’occhio è l’integrazione tra mondi virtuali e social network, ibridazione di universi sintetici e web2.0 per portare gli spazi 3D sulle pagine di un browser 2D. Ma l’area di ricerca che sembra destinata a sfornare la killer app dei mondi virtuali è la connessione tra mondi virtuali. Colin Parris di IBM sta seguendo da un po’ lo sviluppo di piattaforme cross-worlds e la ricerca nel campo della avatar portability e dello sviluppo di standard per la connessione tra mondi virtuali. È questa l’area da cui emergerenno le innovazoni più interessanti dei prossimi anni: “Al momento i mondi virtuali sono come giardini paradisiaci recintati da muri. Vivo in Kaneva o Second Life, ma se poi voglio andare in There. com per assistere al concerto dei Beastie Boys devo ricostruire il mio avatar, i miei vestiti e tutto il resto da zero. Inoltre quando cambio mondo anche la mia reputazione si azzera, insomma devo ricominciare ogni volta una nuova vita. Questo è un problema grave, anche perché con la proliferazione attuale dei mondi virtuali, sia privati/enterprise che pubblici/entertainment, le persone vivranno sempre più spesso in più di un mondo e vorranno essere in grado di saltare da uno all’altro con lo stesso avatar. Per questo credo che la prossima grande innovazione nei mondi virtuali sarà connettere i mondi e far in modo che le persone possano migrare senza rinascere ogni volta! Ci vorrebbe una sorta di Google dei mondi virtuali, qualcosa che mi permetta di cercare tutto quello che mi interessa in decine o centinaia di mondi diversi. Siamo solo all’inizio della storia del mondi virtuali. E il bello deve ancora venire...” free business magazine 49 Robin Good Mobile Content Evoluzione dei contenuti verso internet e Tv I telefoni cellulari sono sempre meno “telefoni” e sempre più “dispositivi multimediali”. Probabilmente anche tu porti sempre in tasca un cellulare che, nel frattempo, è anche una macchina fotografica, un lettore di musica e un riproduttore di filmati. Se hai un Librofonino puoi addirittura leggere un quotidiano o i tuoi eBook. Su molti cellulari che si trovano in commercio puoi guardare la TV: l’ultimo notiziario, la partita o la fiction che ti piace. Ma quanto saresti disposto a spendere per comprare questi contenuti dal tuo gestore telefonico? Le compagnie telefoniche cercano di vendere i nuovi servizi come MMS, videochiamate , suonerie, video e mobile TV. Per fare questo ti bombardano di pubblicità nella speranza di farti comprare, a caro prezzo, i loro contenuti. Gli utenti, però, non si lasciano convincere facilmente dalle promesse della pubblicità e preferiscono trovare da sé i loro contenuti. Internet è una riserva infinita di musica, immagini, video e servizi gratuiti per il tuo telefonino. In più su Internet puoi trovare molti contenuti generati dagli utenti, che spesso sono più interessanti e divertenti di quelli confezionati dalle compagnie telefoniche. Alberico Schiappa ha cercato di scoprire, da un rapporto sul Mobile Content in Italia, qual’è il futuro di questo tipo di contenuti e se c’è spazio anche per i piccoli produttori indipendenti. Master New Media Il Mobile Content, uno scenario in continua mutazione sociale e tecnologica. l 28 giugno si è tenuto, preso il politecnico di Milano, un convegno durante il quale sono stati presentati i risultati di una ricerca sul Mobile Content in Italia. Quando si parla di “Mobile Content” si intendono tutti quei contenuti elettronici (video, musica, immagini...) diffusi utilizzando la rete dei cellulari e i telefonini. In base a quanto emerge dalla Ricerca 2007 dell’Osservatorio permanente sul Mobile Content la costante crescita di questo settore negli ultimi anni, ha iniziato rallentare. Perché? Il rallentamento è dovuto soprattutto a due fattori: 1. Gli utenti hanno imparato a scegliere con più attenzione i servizi facendo particolarmente attenzione al costo. Sì, perché con l’evoluzione costan- I 50 te dei telefonini risulta molto semplice collegarli al computer e crearsi una propria compilation di contenuti, si sta diffondendo inoltre la pratica dello scambio di contenuti via internet, sul modello peer-to-peer, oppure via bluetooth. Chi pagherebbe per musica, suonerie e immagini che può avere gratis, scambiandole con i propri amici? 2. Le compagnie telefoniche hanno fatto il passo più lungo della gamba. Nell’introdurre le nuove tecnologie Mobile TV su DVB-H e Mobile Internet – Web hanno disperso risorse, invece di migliorare prima la qualità degli altri servizi. Questo è un momento particolare per le compagnie telefoniche, perché si trovano a un bivio: devono scegliere se introdurre nuove tecnologie impiegando molte risorse o se investire sui contenuti di qualità. Fino ad ora infatti hanno impiegato le loro energie sulle nuove tecnologie, con la conseguenza che i contenuti forniti non attirano più di tanto l’utente, che ha spesso la possibilità di crearseli da solo. Le compagnie telefoniche hanno finora mantenuto una sorta di monopolio e si sono mangiate tutta la torta dell’utenza. Oggi però sono costrette ad ammettere la necessità di utilizzare fornitori esterni per dare contenuti di qualità. E qui entrano in gioco le persone come te. Se hai delle buone idee in testa su come realizzare contenuti di qualità è il momento di lanciarsi: se i contenuti diffusi sul web possono essere letti anche da telefonini e smartphone, allora i tuoi video su YouTube potrebbero diventare un Mobile Content a tutti gli effetti. Lo scenario attuale Analizziamo brevemente tutta l’offerta del Mobile Content e i comportamenti dei vari settori: • La musica ha registrato un leggero aumento nel pacchetto dell’offerta dei contenuti per cellulari, ma rimane comunque misera rispetto all’esplosione del mercato dei lettori portatili come l’iPod. Inoltre il prezzo che le compagnie telefoniche ti fanno pagare per ogni canzone che vuoi scaricare non è affatto conveniente. • I contenuti per personalizzare il tuo cellulare (suonerie, wallpaper ecc.) e i giochi sono i più penalizzati, in quanto facilmente reperibili, anche gratuitamente, su internet. Per quanto riguarda questo tipo di contenuti, è molto più semplice scaricarli dal proprio PC o scambiarseli via peer-to-peer. • Gli SMS sono ancora i motori trainanti del mercato diversamente dagli MMS che mantengono un deludente mercato marginale. In effetti l’SMS costa di meno ed è altrettanto efficace, per cui non ha senso spendere di più per ottenere lo stesso risultato. • I servizi di Infotaintment, cioè quelli che utilizzano le notizie come intrattenimento, sono quelli che reggono e che addirittura crescono grazie al micro-browsing sia sul Mobile Site (il sito delle singole compagnie telefoniche) che direttamente su web. • I servizi di Communication & Community sono ciò che realmente si sta diffondendo anticipando quello che probabilmente sarà la rivoluzione del Mobile Content. Contenuti “fai-da-te” Come già avviene su internet è sempre in aumento, anche per il Mobile Content un fenomeno di auto-creazione dei contenuti e di scambio e condivisione degli stessi. Video Blog, Video Community, Foto Blog, Chat e Istant Messaging si stanno integrando al web in un nuovo segmento chiamato Mobile 2.0 legato con internet a doppio filo. Questo dimostra quanto sia importante per le persone comunicare, sentirsi parte del sistema, scambiare esperienze e momenti di vita piuttosto che scaricare contenuti preconfezionati. Mi sembra l’evoluzione più logica: vista la diffusione di tali servizi attraverso internet, perché cercare di creare nuove strutture tecnologiche specifiche per il mondo Mobile quando risulta più semplice integrarli mantenendo i vantaggi di entrambi? Il settore Mobile TV & Video è cresciuto, ma molto meno delle aspettative, anche perché introducendo nuovi sistemi quando ancora non è pronto il terreno per utilizzarli fa disperdere inutilmente la novità. Mancano copertura adeguata, telefonini adatti e contenuti di rilievo per il Mobile TV via UMTS, eppure già si vuole proporre il DVB-H, un nuovo standard europeo per la diffusione della TV sui cellulari. Diciamocelo, perché pagare per vedere un canale satellitare sul telefonino quando lo si può vedere su un bel plasma 52” comodamente seduti sul divano? Può risultare comodo magari in viaggio e per particolari eventi (per esempio una partita di calcio) ma c’è bisogno di dare qualcosa in più alle persone. Il DVB-H sta registrando consensi favorevoli: esistono già diversi canali in programmazione ma mancano ancora di originalità e se magari fossero anche interattivi sfruttando la natura bidirezionale dei telefonini sarebbe ancora meglio. In questo panorama, le grandi compagnie come Sky, Mediaset, Rai per la TV e Yahoo, Google e Microsoft fanno a gara per capire quale sarà il formato vincente, sia sul piano tecnologico che su quello dei contenuti. E per il futuro? Questo è un buon momento per scendere in campo: chiunque, a mio avviso, può ritagliarsi uno spazio in questo mercato. Basta avere idee innovative e la volontà per portare avanti i propri progetti. Questo è anche un momento decisivo di riflessione per le compagnie telefoniche, che devono decidere quale ruolo vogliono avere in futuro. Consideriamo anche che l’evoluzione tecnologica è già alle porte con Wi-Fi, WiMAX e DVB-H, che sicuramente avranno un forte impatto su tutto il settore. Alle compagnie telefoniche converrebbe scegliere la strada per cui sono nate: fornire le infrastrutture e non cercare di competere con chi i contenuti li fa di mestiere. Per quanto posso immaginare, ipotizzo uno scenario in cui potremo utilizzare uno smartphone costantemente collegato alla rete, a un prezzo contenuto, per comunicare con chi vogliamo. La connettività sarà estesa a tutte le aree geografiche, utilizzando diverse modalità: reti miste UMTS, GSM, Wi-Fi, WiMAX ecc.). Pagheremo i contenuti in base alla loro qualità o in alternativa ci accontenteremo delle risorse gratuite che offrirà la rete. di Alberico Schiappa Independent Publishing and New Media www.masternewmedia.org free business magazine 51 L a Singolarità Tecnologica è un momento futuro, dove l’accelerazione del cambiamento , attraverso l’avvento di Intelligenze Artificiali , raggiunge un livello che l’uomo non sarà più in grado di seguire. Si arriverà davvero a questo punto? Come si presenterà la Singolarità e come trasformerà la società, il mondo del lavoro, dello studio e i rapporti tra le persone? Quali sono le sue promesse positive e i pericoli che rappresenta? La Singularity Institute for Artificial Intelligence, di cui sono membro, si occupa di analizzare le possibili risposte a queste domande e di pianificare il percorso dei prossimi anni per aumentare la probabilità di un futuro desiderabile. Agli inizi di settembre che diverse, contrapposte, ma tutte tendenti a fare di più, più velocemente e più economicamente. di David Orban www.davidorban.com www.singinst.org Che cosa ci permette di dire che questi elementi porteranno ad un cambiamento che da progressivo e importante che è già oggi, diventerà radicale e imprevedibile e incontrollabile? Abbiamo già ottenuto numerosi programmi e sistemi che fanno più di quanto sia in grado di fare qualunque essere umano: i programmi che giocano a scacchi o che progettano la disposizione dei circuiti elettronici dei chip hanno prestazioni impareggiabili, per esempio. Non abbiamo ancora tuttavia un Artificial General Intelligence (AGI), un’Intelligenza Artificiale Generale, che abbia la capacità di applicare Immagine di josef.stuefer http://www.flickr.com/photos/josefstuefer/39342563/ La singolarità tecnologica Le nuove frontiere dell’Intelligenza Artificiale 2007 a San Francisco presso il Palace of Fine Arts si è svolta la conferenza Singularity Summit, organizzata dall’istituto. Per due giorni circa mille persone si sono riunite per due giorni, per ascoltare i massimi esperti mondiali, ricercatori di informatica, rappresentanti della finanza, studiosi di sociologia, della morale, e di etica. Siamo tutti oggi abituati a riconoscere i segni del cambiamento che accelera: dai personal computer sempre più potenti, ai cellulari che riuniscono funzioni ricche, ai servizi web che elaborano dai di profili di milioni di utilizzatori in modo costante, scalabile e affidabile. Queste sono le conseguenze della profezia che si auto-avvera della legge di Moore, seguita da migliaia di ingegneri elettronici in tutto il mondo che progettano i nuovi sistemi con tecni- 52 questo grado di perfezione a tutto tondo, nelle varie sfaccettature delle attività umane. Il controllo tradizionale, soglia ideale originaria dei ricercatori di intelligenza artificiale, per dichiarare un programma per computer intelligente è il test di Turing, in cui il programma dialogando con un interlocutore umano è in grado di ingannare quest’ultimo. Un’AGI potrebbe superare il test di Turing... se volesse. Infatti, una delle previsioni fatte dai ricercatori della Singularity Institute è che, contrariamente alle previsioni originarie, in futuro avremo sistemi che dimostreranno di essere innegabilmente intelligenti, ma la natura e il funzionamento della loro intelligenza sarà molto varia e nella totalità dei casi molto diversa da quella umana. Il nuovo elemento è la crescente autonomia dei sistemi informatici che ci circondano. Si prevede oggi che questi sistemi saranno in grado di modificare se stessi, porterando in modo ricorsivo a quello che viene chiamata Intelligence Explosion, esplosione di intelligenza. Si pensa che si possa arrivare a sistemi milioni o miliardi di volte più intelligenti di un essere umano. Uno degli obiettivi Singularity Insitute è di creare una Friendly AI, una intelligenza artificiale amichevole, che abbia un comportamento allineato con il bene dell’umanità. Dato che l’esplosione di intelligenza possa accadere nell’arco di poche ore o pochi minuti, è fondamentale assicurarsi che si parta con il piede giusto! Attraverso il confronto di molte curve esponenziali di tecnologie diverse, Ray Kurzweil, inventore e studioso della Singolarità Tecnologica, nel suo libro del 2005, “The Singularity Is Near”, prevede che il momento di passaggio avverrà verso il 20302035, veramente dietro l’angolo! È importante che nei prossimi anni vengano analizzati i vari aspetti che il cambiamento della Singolarità potrà comportare. Ci sono studi che prevedono l’automazione dell’80% dei lavori oggi ritenuti al sicuro, dei knowledge worker. Si dovrà capire come la nuova economia assorbirà la disponibilità di lavoro e di creatività umana. Sarà più adatto un approccio aperto e trasparente allo sviluppo di queste tecnologie, oppure uno elitario, chiuso e protetto per paura che vengano sfruttate a scopi distruttivi? Ad oggi non c’è un consenso attorno ad uno o l’altro degli approcci! Le politiche sociali e la cornice di regolamenti che formeranno le strade che lo studio della Singolarità percorrerà nei prossimi anni sono di fondamentale importanza affinché il futuro sia ricco di opportunità e positivo per tutti. Assieme agli aspetti più prettamente tecnologici, la Singularity Institute sta lavorando anche su questi aspetti della ricerca, anche attraverso la costituzione prossima della propria sezione europea. free business magazine 53 stabilito il numero di paragrafi ideali per una lettera che vuole convincere il lettore a fare, o a comprare, qualcosa, ed i suoi contenuti. Nel primo paragrafo si dovrebbe esordire col benefit o la notizia per cui varrebbe la pena di leggere la nostra comunicazione. Il secondo dovrebbe permettere di approfondire questo benefit. Il terzo paragrafo dovrebbe comunicare al nostro lettore cosa otterrà se farà quello che gli suggeriamo. Nel quarto dovremmo evidenziare dati, prove o argomentazioni che supportino quello che abbiamo descritto fino ad allora. Nel quinto si drammatizza un po’: si sottolinea cosa il lettore perderebbe se non facesse quello che gli stiamo consigliando. Nel sesto gli ribadiamo il benefit inziale, perché Repetita Iuvant. E nel settimo, finalmente, lo invitiamo ad agire, subito. Questa tecnica, che funziona sia per organizzare una serata in pizzeria con i colleghi che per dare una sterzata al canvass di vendita, è stata codificata dopo il successo di una famosa lettera di vendita statunitense, la Kiplinger Letter. Utilizzata senza modifiche per 35 anni e spedita in 740 milioni di copie, questa struttura produsse redemption di successo con grande costanza. D’altronde, le tante altre tecniche per convincere, sedurre, vendere, organizzare, sono di tipo verbale, e si esplicano attraverso la capacità di scrivere, cioè di pensare e progettare una struttura capace di produrre senso. Attraverso gli spazi di questa rubrica proveremo a creare una nuova sensibilità sul tema del business writing e della sua urgente introduzione nella cultura aziendale italiana. Stiamo parlando di uno skill assolutamente fondamentale, che sta uscendo dalla zona della sottovalutazione per entrare in quella della sua applicazione day by day. Il successo dei molti corsi di questa disciplina, e non faccio ovviamente riferimento solo a quelli organizzati dalla mia società, sono un’ulteriore dimostrazione. Ma che si stia partendo da livelli non altissimi lo dimostra la frase che colpisce di più i soggetti che stiamo formando. Sono poche e semplici parole, basiche per uno scrittore professionista, ma evidentemente non per un manager: “Ricordati sempre che: tu l’hai scritto, ma non è detto che gli altri lo leggano”. Il Business Writing, una disciplina ancora tutta da scoprire e sfruttare Dateci degli scrittori, prima che dei manager! Quanta importanza abbia la capacità di scrivere in modo tecnico ed emozionante lo si può comprendere pensando che nel 1979 il periodico americano Fortune chiese ad un campione di che cosa avrebbero dovuto fare le scuole per gli studenti. La risposta di molti fu: “Insegnate loro a scrivere meglio.” Insomma si richiedeva ai futuri manager statunitensi “la capacità” di scrivere con chiarezza, precisione, brevità e con la forza della logica e dell’evocazione. Sottovalutata in molti settori, la capacità di scrivere è un importante indicatore delle qualità professionali e umane dell’individuo. La chiarezza della scrittura è generalmente la spia della chiarezza di pensiero. La ricchezza della scrittura è sempre segno di intelligenza, sensibilità, leadership. essere automatizzate: le Emozioni. il linguaggio delle Emozioni, fatto di Immaginazione, Mito, Rituali, permeeranno ogni aspetto della nostra vita, dalle decisioni d’acquisto a come lavoreremo con gli altri.” Per i manager sarà importante non solo l’azienda o i prodotti, ma anche la capacità di raccontare storie, miti ed emozioni intorno ad essi. E per raccontare bisogna avere il controllo dei narrative tools, e la scrittura è la regina di questi strumenti.” Aggiungete che in questo millennio, come dice Rolf Jensen del Copenhagen Institute for Future Studies “siamo al crepuscolo di una società basata sui dati. Visto che informazioni e intelligenza appartengono al dominio dei computer, la società darà più valore a quelle abilità umane che non possono Nessuno infatti insegna , per esempio, a scrivere lettere. La comunicazione epistolare, soprattutto nella sua versione digitale, le e-mail, è quotidianamente esercitata in azienda, e vive di codificata retorica classica. Uno degli svariati strumenti a disposizione sono i sette Gradini di Bob Stone, che ha 54 Eppure in Italia nelle università questa capacità è quasi totalmente sottovalutata, quindi non esercitata. Nelle facolta economiche e scientifiche, come in quelle umanistiche o giuridiche. di Pasquale Diaferia [email protected] BIO Pasquale Diaferia ([email protected]), autore di pubblicità di successo degli ultimi 20 anni, due leoni di Bronzo e 5 short list al festival di Cannes, è anche Direttore Responsabile di Spot&Web, (www.spotandweb.it) e della rivista internazionale di filosofia e comunicazione www.metabasis.it. Iinsegna Teoria e Tecnica delle Comunicazioni di Massa all’Università dell’Insubria di Varese, ed è Direttore Creativo delle sedi di Varese e New York di Special Team, società di consulenza per la comunicazione d’azienda. In particolare, oltre ai tradizionali servizi di strategia e creatività, con la divisione Brain Factory si occupa di Outsourcing R&D, ricerca e ideazione di nuovi prodotti o più semplicemente sviluppo della cultura aziendale all’Innovazione. Ha lavorato su questi temi con aziende del livello di Adidas, Morellato, TelecomItaliaMedia, Vitec, oltre che come Coordinatore di Officina dell’Impossibile, il laboratorio di R&D di Confapi. Con la divisione Hdemia invece realizza progetti avanzati di formazione aziendale, in collaborazione con colleghi dell’Uninsubria o delle maggiori università italiane. In particolare il suo corso di Business Writing, lanciato all’inizio del 2007 ha raggiunto la nona edizione. è proboviro dell’Art Directosr Club Italiano, la più importante associazione di creativi pubblicitari idel nostro paese, di cui è stato anche Consigliere e Presidente di Giuria. Ha pubblicato “BizDiz”, il primo dizionario ironico della pubblicità, il videogioco “Shot The Account” e “Come diventare ricchi con la Pubblicità (i due autori non ci sono ancora riusciti)” scritto con Gianni Lombardi, suo storico coautore, e dedicato ad Enzo Baldoni. free business magazine 55 A Milano il primo Congresso promosso dall’ADCI I Freelance si raccolgono intorno al fuoco Una escursione in treno fra le pene e le virtù dei creativi indipendent O ttantotto ottentotti attendettero a Ottawa, tutti e ottantotto attenti. Saltellanti, leopardati e inanellati più nel pensiero che nelle vesti; e le zagaglie a sfera, odorose di poesia. D’altro canto non erano ottantotto ma duecentocinquanta circa; non era Ottawa ma Milano; e non erano lance semplici, né bilance, né trilance: erano freelance. Ah, la notte in treno, in compagnia T2 di un signore all’aroma di pipa, quanto poco ho dormito chi lo sa? Io che ho il sonno leggero, scordati i tappi. Fatto sta che alle 7.45 del 3 ottobre ero già in un bar sui Navigli, due passi dalla Nuova Accademia di Belle Arti di via Darwin (Carlo dice la targa: stupendo italianismo di tempi remoti), con un cappuccio al tavolo, scaricando mail davanti al sunto di Champions League del Tg5 nell’angolo del soffitto. Ibrahimovic superstar. A me che non me ne frega niente del calcio. Eppure niente male, me la godevo, e tutto questo perché ero così curioso di attendere a questo primo Congresso dei Freelance. Un ordito dell’Art Directors Club Italia, associazione degli autori di pubblicità, i quali non meno dei coltivatori e degli artigiani hanno un loro ecosistema, il reame della creatività, molto peculiare e nondimeno dotato di 56 specifico impegno politico, orgoglio di casta, operoso volontariato. L’aula magna si gremisce all’orlo. Le personalità vanno al microfono a raccontare e confortare. Molti di loro dopo decenni di esperienze venerande si confessano tuttora freelance, come ragazzini, come ronin, i samurai senza dominus e senza età che ogni creativo di professione dovrebbe essere. L’indipendenza è il suo daemon, il suo karma, il suo stato naturale. Il presidente dell’ADC Europa, Franco Moretti – sorridente, canuto, nome occhiali e giacca di pelle da ex-terrorista – incarna the freelance stance: «mai tornerei sotto padrone, ci tengo alla mia libertà mentale». Giusto faro nelle nebbie per chi invece è giovane e randagio, e in fondo al cuore cerca casa. Appena fuori da qui c’è la giungla del mercato imperfetto: i clienti che pagano dopo anni o non pagano affatto, i ricatti, la debolezza, le stanche di ispirazione, l’ambigua sirena dell’arte che blandisce; e il gusto è in via d’estinzione generale. Si narrano aneddoti intorno al fuoco. Due decani – Pasquale Barbella e Sandro Baldoni, fra i più famosi copywriter italiani, il secondo fratello del compianto Enzo – con semplicità e passione testimoniano di grandi avventure fatte di inghippi di Stefano Diana e azzardi, di affabili paraculi e morosi decennali, di moonlighters doppiogiochisti d’agenzia che di notte vendono l’anima alla concorrenza. Spronano a difendere strenuamente la qualità da questo sistema corrosivo. Il problema, direi, è che il talento ce l’hanno in pochi e la fame ce l’hanno tutti; così i creativi si svendono, i clienti assoldano incapaci, e l’economia macina verso il basso. Per questo gli ottentotti si mettono ora in cerchio con le loro (free)lance spianate e il fuoco in mezzo: per farsi coraggio, per fare la forza, per difendere il valore. Per questo ho fatto la notte in treno. Quanto vi capisco. Io che sono il più freelance di tutti perché me ne sto fuori perfino dalla stessa società dei comunicatori: qui infatti non conosco nessuno, mentre vedo tutto un sottobosco di animaletti che si richiamano l’un l’altro e si stringono le mani e scappano di qua e di là sgranocchiando noci colorate. Cerco Gianguido Severi, l’alacre segretario che mi invitò via mail. Che faccia avrà? Chiedo; guarda, è quello con la barba in giacca color sabbia, mi dicono, sta lì, ah no, dov’è, era qui un attimo fa, ora te lo cerco; fanno strada. Ecco, però, tutti aperti e disponibili, sarà la solidarietà, piacevole comfort. Accoglienza e partecipazione espresse per primo dal presidente, Maurizio Sala, che prolude sottolineando lo spirito di corpo contro un mondo ostile di aziende, media e ribassi. Il mio tondo e simpatico vicino di sedia, Giovanni Pizzigato, che pare disegnato da Mattotti , vive fuori dalle grandi piazze (“freelance di campagna”) e presenta la sua feconda esperienza di provincia. L’avvocato Marzio Romano collabora da tempo con l’ADCI, viene a denunciare i vuoti di tutela per i freelance ed è pronto ad aiutare (ad esempio, fuori onda a domanda mi risponde che i Creative Commons funzionano e c’è già qualche causa a far da precedente). Gianni Lombardi, scrittore freelance e coordinatore su bolleblu.info, propone linee guida ispirate all’armonia. Ma Pasquale Diaferia (per inciso, anch’egli su 7thFloor) sferza e scuote la platea con discorso schiettamente politico, a testa bassa, tre frecce dritte all’orgoglio: siate fieri di presentarvi come creativi indipendenti; fatevi pagare il giusto; firmate sempre i vostri lavori. E ben adopera la sua e nostra professione per sostenere l’orazione con saporitissimi lucidi. Un manifesto in cui ci riconosciamo, noi ottentotti. I cuori si gonfiano. Pronti per ricevere il messo del nemico: Fulvio Zendrini, ex Armando Testa passato all’esercito opposto, navigato seppur giovane comunicatore di grande impresa, da TIM a Piaggio; ben conosce il sistema, e viceversa, perciò con agio teatrale si presenta come «la bestia». Il Cliente. Vulgata dice che nell’epoca aurea c’erano solo il Cliente e l’Agenzia. Poi il sistema dei media divenne complesso, al centro del business si istallarono i centri media, e la creatività fu relegata a riempitivo di geometrie stabilite a priori. Ora le quotazioni della qualità vanno sempre più giù per colpa del Cliente ignobile. Ma Fulvio ha un finale diverso: la vera maledizione oggi è l’Ufficio Acquisti, dove ogni fornitura che entra in azienda, dalle etichettatrici dalle opere d’arte, viene passata per lo stesso strozzo di bottiglia, e sterilizzata. Il pubblico annuisce: riconosce una verità, in parte ciò conforta. Eppure anche questo slittamento vuole una spiegazione. Perché l’Ufficio Acquisti ha assunto l’egemonia? Nessuno lo chiede. Per ora. I creativi vanno via pensierosi e fratelli, con questo nuovo alert lampeggiante al collo e tante altre ali sulle spalle. Su 7thfloor.it in più due possibili conclusioni e tutti gli info link. free business magazine 57 Spirituality on business L. Vista l’occasione vorrei fare l’avvocato del diavolo: ma perché mai un’azienda dovrebbe interessarsi di spiritualità? Voi state parlando di bisogni individuali, ma le imprese sono orientate al profitto non al benessere delle persone… D. Ebbene risponderò come si conviene ad un avvocato -dice ridendo- esistono due forti pressioni che incoraggiano l’attenzione agli aspetti spirituali: da un lato le aziende si rendono conto che per motivare il proprio staff hanno bisogno di creare nuovi stimoli, nuove forze interiori. Dall’altro il crescente distacco fra valori e prioritá interiori e quello che invece si trova al lavoro. Questa dissonanza sta portando a veri e propri crolli aziendali: stress, aumento delle persone che prendono un anno sabbatico, aumento del burn out, persone che a trent’anni non trovano piú l’energia per continuare nella crescente competitivitá senza senso delle imprese. La domanda che le persone si fanno è: ma perché devo andare in ufficio il lunedí mattina? Ambedue queste forze portano dipendenti e dirigenti a cercare un collegamento, un ponte che riporti equilibrio fra la propria spiritualitá e l’ufficio. B. Ecco, in questo senso amore in azione non vuol dire palparsi le persone che lavorano con te, Quando l’azienda guarda anche ai valori P rova a chiederti per un momento quali sono i leader del mondo che piú ammiri e rispetti. Ogni volta che pongo questa domanda in business schools, imprese e multinazionali, dirigenti e dipendenti mettono sempre ai primi posti personaggi come Gandhi, Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta, Nelson Mandela. Quasi nessun uomo o donna di affari menziona Bill Gates, Warren Buffett o Carly Fiorina. Inizia così l’incontro su spiritualità e impresa con Daniel Truran e Beppe Robiati, due infaticabili globe trotter di EBBF, un’organizzazione mondiale che coniuga etica e businness (vedi box). Se per un momento - continua Daniel - ci soffermiamo sul loro successo, su ció che animava la loro passione e la loro capacitá di muovere le masse, troviamo alla base di tutte le loro convinzioni una forte spiritualitá. Il fatto che spesso vengano citate queste persone come leader ideali, mi fa pensare che sì, si lotta per gli affari, ma in fondo quello che é veramente importante ed ha valore sono altre qualitá, molto piú spirituali. Luciana: Certo parlare di spiritualità nelle aziende ci vuole coraggio…, Beppe tu che sei amministratore delegato di un’importante società come la vedi? Beppe: In Italia e in genere nel mondo, quando si parla di spiritualita’ si tende a pensare alla chiesa, alla messa, a cose rituali legate ad un concetto ormai obsoleto di religione. Per EBBF, che si ispira ai principi della fede Baha’i, spiritualità è uguale ad amore in azione. Pensa un po’ -dice ridendo- se ci vuole coraggio a parlare di spiritualità in azienda quanto che ne vuole per parlare di amore! Spiritualità per noi è un concetto molto pratico: management non è solo gestione di processi ma è servizio alla struttura e alle persone. La crescita spirituale non è uno sterile esercizio ascetico, né un processo di narcisistico autocompiacimento. È una strada che punta direttamente, attraverso il servizio, al progresso dell’umanità: in questo senso appartiene a tutti gli esseri umani e anche chi non aderisce a nessuna comunità religiosa. D. Quello che dici Beppe, mi fa venire in mente le parole di Nelson Mandela: “Religion is one of the most important forces in the world. Whether you are a Christian, a Muslim, a Buddhist, a Jew, or a Hindu, religion is a great force, and it can help one have command of one’s own morality, one’s own behavior, and one’s own attitude”. 58 di Luciana Zanon www.lucianazanon.itl Daniel Truran e Beppe Robiati info EBBF EBBF è il forum internazionale di manager e imprenditori che individua nell’applicazione di principi etici Baha’i e nella piena valorizzazione del patrimonio umano i fattori fondamentali del successo delle imprese. Presente nei cinque continenti, formata da uomini e donne con cultura e professionalità eterogenee, convinti dell’importanza di applicare forti principi morali alle attività imprenditoriali e commerciali. www.ebbf.it Beppe Robiati nato ad Asmara, ha trascorso la sua gioventù in Etiopia. Vive a Milano con la moglie persiana. E’ padre di due figli che vivono in Namibia e USA. Presidente di EBBF Italia, ingegnere, A.D. di un gruppo industriale. www. bepperobiati.it Daniel Truran nato in inghilterra, cresciuto in Italia, vive Madrid con la moglie spagnola e i loro tre bambini. Ha come certezza di base quella di essere perlomeno europeo. Segretario Generale di EBBF. Si è occupato di marketing e di logistica.www.ebbf.org non significa essere buoni a tutti i costi, ma significa mettere le persone in condizione di sviluppare i loro talenti e valori per poter essere felici. D. Le aziende di sicuro successo sono quelle che riescono a far emergere i valori piú profondi delle persone, a permetterne l’uso quotidiano (nel rispetto del credo di ciascun individuo) nelle relazioni con clienti, colleghi e fornitori. L. è vero lo scollamento fra aspirazioni individuali e sfide aziendali a volte è davvero drammatico. Come difesa le persone si dicono -ok, qui faccio quello che mi chiedi ma quello che realmente mi interessa sta fuori di qui-. Ovvio che questo alla lunga genera frustrazione…ma c’è qualche esempio di azienda che considera seriamente la spiritualità come componente della propria strategia? D. Un buon esempio può essere la ANZ Bank. Pensa, proprio una banca, forse la più conservatrice fra tutte le imprese. In un momento di profonda crisi finanziaria il loro CEO ha deciso di intraprendere una nuova strada per motivare le persone. Oltre 32,000 dipendenti sparsi in 40 nazioni hanno preso parte ad un “progetto di break out e trasformazione” mirato alla focalizzazione sui propri valori. Questo ha portato ad un miglioramento incredibile nella soddisfazione dei dipendenti. La fiducia degli stakeholders della banca è aumentata e i risultati finanziari da allora sono stati straordinariamente positivi. Oggi in ogni quartier generale della ANZ Bank esiste una sala di meditazione dove i dipendenti possono entrare per sviluppare gli esercizi spirituali che hanno appreso durante il corso di trasformazione. L. Ok, l’attenzione ai valori personali dei dipendenti testimonia un’evoluzione dell’impresa. Ma a livello del top management quali sono le esperienze? Tante volte la percezione è che si facciano grandi dichiarazioni sui valori alle convention ma che poi, nella vita di tutti i giorni, i comportamenti siano completamente diversi… D. …e questo non fa che aumentare lo scoraggiamento nelle persone! In Europa esistono organizzazioni che creano dei circoli in cui amministratori delegati e dirigenti si consultano con una guida spirituale per trovare un’ispirazione positiva approfondendo i loro valori. Questo per riallineare i loro stessi comportamenti e i processi decisionali. Chi sta ai vertici di un’azienda è spesso sottoposto a pressioni incredibili, anche a livello morale. Avere un luogo dove potersi confrontare sui propri dilemmi etici è fondamentale per il benessere dell’individuo e per la moralità dell’azienda. L. Beppe, per concludere, quale messaggio ti piacerebbe inviare ai lettori di 7th floor? B. Alcune parole di Bahá’u’lláh che a me hanno sempre dato coraggio: A livello di gruppo, il rispetto della giustizia è l’indispensabile bussola del processo decisionale collettivo, perché essa è l’unico mezzo per conseguire l’unità di pensiero e di azione. free business magazine 59 Autoritratto: guardarsi dentro 5 6 7 per essere più reali, più forti, più espressivi La pulsione autobiografica di raccontarsi per riscoprirsi ora diventa un appassionante percorso di formazione, anche per le aziende S ono arrivata in Italia a 24 anni, nel 1986. Lavoravo per un fotografo e sono rimasta rapita da questo strumento di conoscenza che poteva penetrare l’anima. Un giorno ho preso la macchina fotografica puntando l’obbiettivo verso la mia immagine allo specchio. Da allora, e per 20 anni ho continuato a scattare autoritratti istintivamente, come in una sorta di pulsione autobiografica, ma senza la consapevolezza del progetto. Mi piaceva moltissimo fotografarmi, era un modo per prendere cura di me stessa, per scoprirmi, per ri-affermarmi. Come fotografa, ho sempre cercato, fotografando le persone, di tirare fuori il loro meglio, la loro forza, il loro carisma e di rendere le immagini vive, anzi, più vive della vita stessa, in quanto possono esprimere una sintesi di vissuti ed emozioni in una frazione di secondo. Oggi, ogni volta che devo fotografare una persona, le faccio fare prima un autoritratto, in modo da abbattere le barriere, e coinvolgerla fino in fondo nella creazione dell’immagine. Il suo carisma verrà amplificato. Alla fine degli scatti, le persone cambiano faccia, gli occhi brillano… Negli ultimi anni ho costruito un metodo di conoscenza di sé attraverso l’autoritratto, sulla base della mia esperienza e ho cominciato a insegnare, prima a giovani fotografi professionisti e recentemente nelle aziende, come progetto di formazione. 2 3 Il metodo: Il metodo completo è un percorso dalla propria essenza ai propri rapporti, al rapporto col mondo, strutturato con una varietà di esercizi di autoritratto. Inizia con l’espressione delle emozioni più difficili per arrivare alla propria essenza. Lo svuotarci di emozioni è una vera e propria liberazione e sopraggiunge uno stato di serenità che sicuramente mostra la nostra identità essenziale e positiva del momento. L’espressione delle parti più difficili da accettare è profondamente terapeutica, in quanto oggettivandone l’immagine ci obbliga a distaccarcene, e quindi possiamo, per così dire, passare ad altro. Inoltre, lo sguardo e la scelta dell’”opera” realizzata, una fase essenziale del processo di conoscenza, ci porta ad abituarci a quell’immagine difficile e quindi ad accettarci così come siamo. Nel seguente esercizio si sceglie un personaggio di Cristina Nuñez www.cristinanunez.it www.charismanagement.com [email protected] 8 da interpretare. Qui diamo redine sciolta ai nostri sogni, persino quelli negativi. E utilizzando tutta la nostra potenzialità diamo vita al personaggio, anche se è opposto alla nostra natura. E’ una sorta di allenamento alla flessibilità dell’io. Come sarei io se avessi scelto questa strada, o fossi nato in quella situazione? In seguito realizziamo un lavoro sulla memoria e le proprie radici, ripercorrendo la propria storia attraverso la lettura intuitiva delle foto di famiglia, per poi eseguire un autoritratto rappresentando il ruolo più significativo all’interno 9 della propria storia. Nel secondo mese lavoriamo sui rapporti interpersonali. I partecipanti scattano autoritratti sul tema della famiglia, l’amore, il lavoro, per esplorare il loro modo di relazionarsi. Infine, durante il terzo mese si lavora sul proprio rapporto col mondo… Foto: 1,2,4) Cristina Nuñez 3) Stefano Bernardoni 1 Foto: 5) Clive Alexander Dummingan 6) Artemisia Antico 7) Jennifer Gonzalez 8,9) Cristina Nuñez 4 Bio Cristina Nuñez ci lavora da 20 anni, ancora prima di diventare fotografa. E ora insegna autoritratto, anche in azienda. 60 Negli ultimi mesi ho cominciato ad applicare il mio metodo all’interno delle organizzazioni del lavoro insieme a Davide Catullo, psicologo del lavoro e fotografo. Si tratta di un approfondimento del mio desiderio di mostrare il carisma delle persone in azienda. Il metodo proposto è ovviamente più breve e consiste in due punti essenziali: • la libera espressione delle emozioni e della propria identità personale • l’esplorazione dei rapporti interpersonali all’interno del team lavorativo La condivisione in gruppo del percorso di ri-affermazione dell’io individuale crea una notevole apertura e un forte legame personale tra i partecipanti che si estende all’intero team aziendale e si ripete in tutte le interazioni interpersonali e nel modo di agire del singolo in azienda. Il processo di apprendimento permette una maggiore consapevolezza della pro- pria identità e quella degli altri, e di come questa si integra e si sviluppa in quella di team. Per capire l’efficacia dell’autoritratto all’interno di un progetto di formazione, dobbiamo riflettere sulle potenzialità dello stesso. L’autoritratto è: • Uno sguardo alla riscoperta di sé, attraverso il confronto con la propria immagine. • Un allenamento alla libertà di essere sé stessi; • Sperimentare e testimoniare il proprio esserci come individui, un bisogno ciclico che ritorna in diverse fasi della vita. • Uno strumento per cercare risposte alle domande “come mi vedono gli altri? Come mi vedo io? Come vorrei che mi vedessero gli altri?” • Entrare a contatto con le nostre emozioni, i nostri sogni, le nostre “viscere”, attraverso un esercizio semplice e veloce. • Espressione della propria molteplicità e creatività; • Un metodo per intensificare il canale di comunicazione tra la mente e le viscere: l’ascolto profondo di sé. • Efficacissimo strumento per migliorare l’autostima, in quanto attraverso l’oggettivazione della propria immagine, possiamo prenderne le distanze e giungere via via ad una completa accettazione di sé. E nel senso sociologico, dobbiamo riflettere sul perché l’autoritratto sia oggi uno strumento di grande attualità: • L’uomo oggi sta vivendo una sorta di nuovo esistenzialismo. Ogni individuo si trova di fronte a sempre maggiori possibilità di scelta e sente tutto il peso di questa responsabilità. Ma non sempre può contare sull’appoggio della famiglia e della comunità. L’uomo oggi è più solo, per cui deve spesso interrogarsi, mettendo a confronto la realtà della propria vita con i propri sogni e bisogni, e scoprire finalmente la sua vera identità. • Nasce così un forte bisogno di guardarsi dentro, di conoscersi più a fondo, di accettarsi e di esplorarsi per poter meglio fare le proprie scelte. Ma la solifree business magazine 61 10 11 12 13 tudine crea altresì il bisogno di condividere questa aspirazione. • Il gran numero di autoritratti che riempie i siti internazionali come Youtube, Myspace, Flickr è la dimostrazione del bisogno che gli uomini hanno di raccontarsi, prima di tutto a sé stessi per poi condividere la propria storia con una platea sterminata. Proprio in uno di questi siti web ho fatto, durante queste vacanze estive, un esperimento molto interessante. Ho caricato la mia intera autobiografia in immagini (gran parte autoritratti) e testi, come preludio alla pubblicazione di un libro e di una mostra, chiamata “SOMEONE TO LOVE”, che potete vedere su questo link: http://www.flickr.com/photos/cristina-nunez/collections/72157601237691148/ è composta dei seguenti capitoli: • le mie radici (i miei antenati) • l’infanzia e adolescenza •20 anni di autoritratti SOMEONE TO LOVE è stato visto circa 12.000 volte in un mese, e ha ricevuto centinaia di commenti che dimostrano un grande successo. Perché? Una volta sarei stata accusata di egocentrismo (non sarebbe così sbagliato), ma oggi il mostrarsi “nudi” (anche senza le virgolette), il raccontarsi onestamente e liberamente è un’occasione di profonda condivisione, di penetrare l’anima delle persone di mezzo mondo, e quindi d’ispirare a fare altrettanto. E di questo ne vado molto fiera. Nata a Figueras (Spagna) nel 1962, Cristina Nuñez è ritrattista per passione. Ama fotografare le persone per mostrarne le qualità e punti di forza. I suoi ritratti “carismatici” sono stati pubblicati da riviste come VANITY FAIR USA, “W”, DNR, MARIE CLAIRE, D REPUBBLICA, DAZED & CONFUSED, SPORT 62 WEEK, JANE, AMICA, FORTUNE e su diversi libri di fotografia. Ha realizzato numerosi progetti, pubblicati ed esposti in Italia e all’estero: BODY AND SOUL di ritratti e nudi (premio Marangoni 1994, Firenze); ALL’INFERNO E RITORNO, sui sopravvissuti all’Olocausto; CIELO IN TERRA, un viaggio attraverso la spiritualità europea (premio Mosaique 1996, Ministero di Cultura del Lussemburgo), IO SONO, sul percorso di liberazione dalla droga (2000) e YOUNG ITALIAN GENTLE MEN, sulla nuova generazione di gentiluomini italiani, con Donatella Sartorio (Valentina Edizioni, nov. 2006). Dal 2002 al 2005 ha fondato SOMOS, una agenzia che promuove il lavoro dei giovani fotografi e CHARISMANAGEMENT, un progetto di affermazione dell’identità aziendale attraverso la fotografia. In quel periodo partecipa anche a progetti collettivi come TALES FROM A GLOBALIZING WORLD (Thames & Hudson 2004) e QUOTIDIANO AL FEMMINILE, Peliti Associati, 2003. Alcune sue opere fanno parte della collezione della MAISON EUROPEENNE DE LA PHOTOGRAPHIE, Paris. Conduce workshop sulla creatività attraverso l’autoritratto presso Domus Academy e FORMA, Milano www.formafoto.it (è appena iniziato un workshop di 3 mesi e si prepara un altro a gennaio) E’ in preparazione la sua autobiografia in autoritratti, per ora visibile su questo link: http://www.flickr.com/photos/cristina-nunez/ collections/72157601237691148/ Foto 10,14) Cristina Nuñez 11) Andrea Cannata 12) Anna Ferrè 13) Paolo Chiurlo 15) Artemisia Antico 14 15 logout artwork: www.assemble-audiovisualresearch.com autori convenzionali come il documentario di Guido Chiesa sui cambiamenti nel sistema metereologico accordati ai mutamenti sociali. In maniera ordinata invece si può dire che la sezione EXTRA ha due direttrici principali, una va verso il passato e una verso il futuro. La prima è quella che si occupa delle grandi retrospettive che interessano i capisaldi dell’actor’s studio (quest’anno tocca alle donne emancipate degli anni ‘70: Jane Fonda, Shirley Knight e Cloris Leachman) e un serie di incontri d’eccezione tra cui spiccano quello con Francis Ford Coppola e l’impensabile incontro con Terrence Malick, lo schivo e inafferrabile autore di “La Sottile Linea Rossa” e “La Rabbia Giovane”, già definito a suo tempo e senza alcuna esagerazione da Michael Cimino “l’unico vero poeta della mia generazione”. In più quest’anno l’Acting Award sarà consegnato a Sophia Loren, il perché della scelta è presto detto: “Innanzitutto volevamo una donna, visto che l’anno scorso è stato un uomo ad essere premiato, Sean Connery. E poi volevamo alternare un premiato straniero ad uno italiano e a quel punto il nome di Sophia Loren è arrivato spontaneamente”. Extra Cinema Intervista a Mario Sesti D elle molte sezioni nelle quali si articola la seconda edizione della Festa Del Cinema di Roma (aperta dal 18 al 27 ottobre), una in particolare si distingue per particolarità, interesse ed originalità e soprattutto per l’attenzione dedicata (finalmente!) alle nuove tecnologie del cinema. La sezione, denominata EXTRA e diretta da Mario Sesti, costituisce la parte più di frontiera della festa, quella più sperimentatrice e, a fronte delle Premiére molto commerciali e di un concorso che deve rispettare certi canoni, sicuramente quella più costretta a puntare sulla qualità. Ma la selezione di EXTRA, contrariamente a quanto può avvenire per il resto della festa, non ha vincoli. Non deve rispondere a canoni predefiniti o dare conto di determinate esigenze che non 64 siano quelle di mostrare il materiale più interessante raccolto nel mondo come in patria, “perché chiunque si occupi di cinema si è accorto da tempo che la grande sala ormai ha perso la sua funzione egemone” è stata la risposta di Mario Sesti, il direttore artistico della sezione, quando, seduti per iniziare l’intervista gli abbiamo chiesto subito a bruciapelo il perché di una sezione EXTRA all’interno della festa. Ma non c’è solo la sperimentazione. Sono raccolti in ordine sparso all’interno della sezione sia documentari (veri o finti che siano) molto originali e particolari trovati nei festival meno noti, al pari di versioni restaurate di capolavori come Novecento di Bertolucci ed esperimenti fuori dalle convenzioni di di Gabriele Niola [email protected] La seconda direttrice, quella verso il futuro, attraverso il Premio Cult mette in competizione le produzioni più originali e fuori dagli schemi, il cui linguaggio innovativo è destinato ad influenzare in qualche anno quello del cinema mainstream. Forse a tal punto da potersi aspettare di trovare tra qualche anno esperimenti non diversi da quelli visiti in EXTRA all’interno di selezioni ufficiali? “Sicuramente penso che un festival debba saper incorporare quand’è il momento giusto le novità. Le cose che vengono proposte nel programma di EXTRA sono tutte relative a possibili evoluzioni del linguaggio cinematografico ed audiovisuale e io sarei molto contento se tra 10 anni qualcuna delle innovazioni che presentiamo quest’anno fosse alla base di un film parte della selezione ufficiale”. Durante la conversazione con Mario Sesti emerge con chiarezza come l’impronta che ha voluto dare a questa sezione sia stata prevalentemente mirate a dimostrare che, come ci dice lui, “il cinema sia pur frammentato conserva sempre la sua identità, perché è un software che si adatta benissimo a tantissimi tipi diversi di hardware”. Con questo Sesti fa riferimento al fatto che oltre al Premio Cult lo sguardo sul futuro di EXTRA si articola anche in una serie di eventi speciali dedicati a formati diversi dal grande schermo ma sempre fortemente improntati sul linguaggio cinematografico. Verranno mostrate installazioni di VideoArte, i risultati di un concorso di cortometraggi parallelo alla Festa Del Cinema che si è svolto unicamente in rete con la collaborazione di MySpace, e un incontro speciale sul cinema e i suoi nuovi formati ed esperimenti in rete. Un’attenzione alle nuove tecnologie che non può trascurare la proiezione digitale: “saranno allestiti alcuni padiglioni con proiezioni interamente digitali e in alta qualità. Ormai un festival non può non prevedere questo tipo di formato, specialmente se si prefigge di esplorare nuovi territori”. Ma questo appunto è qualcosa che ormai ogni festival non può evitare di mostrare. Esistono invece sezioni simili ad EXTRA, per varietà e novità, negli altri grandi festival? “Sicuramente ci sono esprimenti non dissimili dal nostro, ma noi abbiamo cercato una nostra via che si situi a metà tra la sperimentazione e la tradizione. La sezione EXTRA non è solo nuovi formati e nuovi linguaggi ma anche retrospettive, uno sguardo al grande cinema passato e alle professioni come quella dell’attore. Ecco un’unione simile forse è una cosa unica”. Il problema principale l’anno scorso fu la difficoltà di riuscire a prendere parte a tutti gli eventi interessanti che affollavano il programma, una cosa di cui in molti si lamentarono e che la direzione non ha mancato di recepire, ecco perché Sesti alla domanda su quali aggiustamenti siano stati necessari quest’anno si affretta a rispondere che “l’anno scorso in quanto prima edizione ci sono state molte cose che non andavano e che quest’anno abbiamo ottimizzato. A partire dal programma: più snello e agile, più semplice da seguire e più chiaro. E poi abbiamo aggiunto la Rush Line cioè a 20 minuti dall’inizio di ogni proiezione sarà possibile, se ci sono posti liberi in sala, accreditarsi o comprare quei biglietti. L’anno scorso infatti fu un problema il fatto che molti accreditati o persone che avevano acquistato il biglietto non sono poi andate allo spettacolo e le sale avevano posti liberi mentre fuori era pieno di persone che volevano entrare”. La passione e l’ardore che Sesti profonde descrivendo i singoli film, i singoli incontri e tutti i piccoli eventi della sezione sono tali che è impossibile ad un certo punto non chiedergli quale tra i tanti eventi, se fosse stato solo un semplice spettatore, non si sarebbe voluto assolutamente perdere: “Io se non fossi nell’organizzazione sarei comunque un grande amante del cinema e di quello di Coppola in particolare e un evento come quello dell’incontro con il grande regista che porterà con tutta probabilità anche la sua famiglia al completo sarebbe imperdibile”. free business magazine 65 Cinema e web L a soddisfazione più grande nel poter curare un evento come Cinema e Web all’interno della Festa Del Cinema è sicuramente quella di portare a galla e poter condividere con una platea di mestieranti, appassionati ed esperti un nuovo mondo cinematografico che sta nascendo in rete a partire dalle nuove tecnologie. Quelle nuove tecnologie che non solo consentono a chiunque di entrare in possesso di strumenti per la ripresa, il montaggio e l’authoring, ma che da pochi anni a questa parte consentono anche di pubblicare e mostrare (potenzialmente) al mondo intero le proprie opere. Cinema e Web si propone di presentare il meglio della produzione audiovisuale che si è affacciata in rete, qualcosa che al momento è atta da poche persone per poche persone. E per questo motivo i prodotti migliori sono quelli per i quali può esistere una generale identità tra chi produce e chi fruisce. Questa è la vera componente di rottura: una sincerità nel mettere in scena e realizzare opere data dalla comunanza di idee, aspirazioni e volontà tra realizzatori e pubblico. È un cinema che parla direttamente al suo pubblico perchè lo conosce, perchè quelle dietro la videocamera sono le stesse persone che fino a ieri erano davanti al monitor stufe dei contenuti che vedevano. Una particolarità che non durerà ancora a lungo e che verrà soppiantata dall’arrivo dei grandi colossi ma che non potrà non influenzare tutto il futuro linguaggio del video in rete In questi filmati non ci sono i contenuti acquietanti proposti dai media tradizionali, e anche se i temi non sono molto diversi dal solito (si parla di donne e uomini, di vita metropolitana, di passioni e molto di solitudine) a mancare sono i contesti familiari (sia amorevoli che pedanti), mancano i rapporti convenzionali e mancano le aspirazioni sociali. Per ora il cinema che si vede in rete, quando non vola su temi fantastici con l’animazione o non esplora territori provocatori con la comicità, è sostanzialmente il ritratto malinconico e molto autoironico di chi lo mette in scena (e per buona parte di chi ne fruisce), di una generazione tra i 15 e i 35 anni che è anche l’utenza prediletta di internet. Il grado zero di tutto è chiaramente l’User Generated Content, tutti quei video che non avrebbero trovato spazio da nessun’altra parte e che in alcuni 66 La selezione video User Generated Content: Canon in D http://www.youtube.com/ watch?v=dMWl_5NujBw One photo everyday http://www.youtube.com/ watch?v=6B26asyGKDo di Gabriele Niola [email protected] Musica: Daft Hands http://it.youtube.com/ watch?v=K2cYWfq--Nw Lonely Day http://www.youtube.com/ watch?v=HrWyqxClORc Serie: I Channel http://www.youtube.com/ ichannel Psycho Bob http://www.theavclub.tv/media/ psychobob/ Lonelygirl15 http://www.lonelygirl15. com/?p=282&play=1 Animazione: Shinobi Black&White http://it.youtube.com/ watch?v=IrtcMVFT8oA Little Foot http://it.youtube.com/ watch?v=WPq_C6Z6MHA TV: Date: Unknown http://www.dateunknown.com/ Comedy: Japanese Tradition http://www.youtube.com/ watch?v=r-zikUOmaww SNL Digital http://www.youtube.com/ watch?v=NZpPf-q2_es Web Cinema: The Shining Trailer http://it.youtube.com/ watch?v=vFlish881qY HBO Voyeur http://www.hbovoyeur.com/ Four Eyed Monster http://foureyedmonsters.com/ watch/ casi, senza un chiaro motivo, vengono visti da milioni di utenti. Si tratta spesso di riprese di prestazioni curiose o particolari fenomeni che una volta diventati famosi vengono copiati e ripetuti da decine di altri utenti. Materiale che nonostante l’effimera inutilità, nel 10% dei casi sta innovando davvero, segnando il modo di girare e immettere video online. Non troppo distanti dall’User Generated Content vengono i video musicali prodotti dagli utenti, videoclip alternativi per brani conosciuti e dotati già di loro videoclip ufficiali. Da tempo ormai MTV trasmette sempre meno videoclip lasciando il posto ai programmi e la rete sta prendendo il suo posto come canale preferenziale per i video che dunque non sono più trasmessi a flusso dalla rete, ma sono visti on demand. Non mancano poi produzioni di tipologia televisiva. Nonostante il terreno sia quasi tutto occupato dai media tradizionali con contenuti tradizionali accade che ogni tanto qualcosa riesca a dimostrare la specificità del mezzo mettendo a nudo la natura di internet. Spesso ciò avviene appoggiandosi alla comicità, elemento trasversale ad ogni tipo di produzione. Il comico, il grottesco e più in generale l’irriverente senso di divertimento basato sulla presa in giro sono una componente che contamina tutte le produzioni per internet, dove un registro divertente è la chiave per far diffondere qualunque contenuto ed arrivare a parlare al pubblico più vasto possibile. Questo oltre alle produzioni più dichiaratamente comiche, cioè i veri e propri sketch. Il settore invece in cui la produzione in rete meglio rivaleggia con quella professionale è sicuramente quello dell’animazione, per il quale più che in altri le moderne tecnologie digitali permettono di produrre contenuti a basso costo e alta qualità. E se pure la maggioranza dei prodotti guarda all’animazione giapponese o al 3D della Pixar, esiste qualcosa che cattura immediatamente lo specifico delle tecnologie per la rete e che non potrebbe essere trasmesso da altre parti se non su internet: le animazioni fatte in Flash, un tecnologia nata per animare pagine web ma ora usata anche per fare corti animati di una qualità elevatissima. A dominare ad ogni modo sono le serie ed il motivo è presto detto: si tratta di una tipologia di produzione più facilmente monetizzabile delle altre. Molte puntate, molti file da vedere e quindi pagine da caricare che equivalgono a più pubblicità visualizzata. Anche per questo le serie sono i contenuti dove la colonizzazione dei media tradizionali è arrivata per prima, ma ancora una volta senza saper incidere e innovare come fanno le produzioni autonome. A conclusione di tutto poi arriva il cinema vero e proprio, i lunghi o cortometraggi dotati di linguaggio cinematografico prodotti per essere fruiti attraverso la rete e per sfruttarne i meccanismi e le possibilità esclusive. Sono ridefinizioni o anche evoluzioni del modo canonico di raccontare affiancate a sperimentazioni di modalità alternative di produrre e di mostrare contenuti di stampo cinematografico. Da una parte dunque ci sono i film per la rete, caratterizzati da una messa in scena che è la summa delle caratteristiche esclusive di tutte le altre categorie, e dall’altra c’è una messa in scena più canonica ma che sfrutta le modalità alternative di produzione e di fruizione. Certo molti di questi video sono banalmente sperimentali e in realtà innovano poco non battendo strade effettivamente nuove o utili ma altri invece riescono a trovare effettivamente modi diversi di mettere in scena che sfruttino al meglio le possibilità di interazione di internet. Solo in quei casi siamo di fronte a qualcosa di “veramente” nuovo. free business magazine 67 Il gusto di essere editore za umana del vivere in società millenario. L’impresa è inserita nella società e interagisce con essa perciò può combattere mille battaglie contro leggi che le sembrano controproducenti ma finché esistono vanno rispettate. Ci sono imprenditori con una finta indole rivoluzionaria che confondono il diritto di mettere in discussione le leggi con un presunto diritto a non osservarle. Comunque non condivido nemmeno certi eccessi di moralismo. A volte si condannano senza vere ragioni pratiche comuni in tutto il mondo capitalista. Bisogna in questo caso premere perché ci siano più regole, non condannare chi si muove nella legalità. Diciamo che chi lavora davvero con il mercato ha interesse nella legalità. Intervista a Stefano Mauri di Federica Morrone · [email protected] S tefano Mauri presidente ed amministratore delegato del gruppo editoriale Mauri Spagnol (Longanesi, Garzanti, Vallardi, Guanda, Corbaccio, Tea, Nord, Salani, Ponte alle Grazie, Pro Libro); ci racconta di una holding la cui origine risale ad un incontro avvenuto negli anni Venti e che da allora si distingue per il piacere di lavorare insieme. ( www. maurispagnol.it ). D. Una bella eredità da raccogliere. Anche una responsabilità. Sembri affrontarla con leggerezza, qual è il segreto? R. Mi aiutano un dato storico, un dato psicologico e un dato biografico. Quello storico è la gradualità. La mia carriera si è svolta all’interno di un gruppo in forte e costante sviluppo. Mentre il gruppo cresceva crescevano le mie responsabilità all’interno, ogni volta che diventavo padrone di un ambito cominciavo ad occuparmi del successivo. E la maggior parte delle persone con cui lavoro sono state mie compagne di viaggio, ho passato più tempo con loro che in famiglia. L’elemento psicologico: vi è una soglia oltre la quale i problemi non si cumulano più. Quando arriva la saturazione devi necessariamente smettere di pensare ad un altro problema perciò il carico psicologico non aumenta. E poi, dato biografico, chi ha avuto dei problemi reali nella vita sa relativizzare quelli lavorativi. Più in generale è importante avere un senso delle priorità ben chiaro e cercare di prevenire. L’urgenza carica di uno stress e di un’enfasi che possono impedire la visione generale. A volte capita che due questioni urgenti arrivino a scadenza simultaneamente e lì bisogna essere disposti al sacrificio personale, a passarci le nottate. D. Come convivono realtà editoriali diverse? R. Bisogna distinguere tra metodo e contenuto. Io cerco di dividere in due ambiti ben precisi ogni cosa. C’è un ambito di gruppo che deve fare tesoro di tutte le esperienze attraversate da tutte le case editrici, unificare i processi industriali nei quali la dimensione porta convenienza, rappresentare una spalla. Il gruppo raffigura il metodo e il mestiere. Deve essere un punto di forza, per le singole realtà editoriali e diffondere le best practice. Poi c’è il rovescio della medaglia. Bisogna saper rispettare e incentivare la diversità di ogni casa editrice, la sua autonomia, il suo profilo che può arrivare persino al modo in cui si stende la relazione di bilancio. Nella relazione di 68 bilancio della Guanda, la casa editrice più letteraria del gruppo ad esempio, i programmi editoriali precedono i numeri. Mi piace che sia così. Pur imponendo un metodo comune per molti aspetti gestionali, lascio che coesistano metodi diversi per ciò che riguarda il lavoro editoriale, il processo di acquisizione di nuovi autori, lo scouting, gli uffici stampa e parte della comunicazione di prodotto. È ancora un lavoro molto artigianale perché i libri vanno trattati come persone. In effetti sono quanto di più prezioso e a volte intimo le persone-autori hanno. Più teste fanno meglio di una in questi ambiti e il confine tra professione e esistenza, tra relazioni professionali e relazioni personali è molto sfumato. Considera che un autore può essere più importante della sua casa editrice o anche di tutto il gruppo che lo pubblica. In editoria bisogna rispettare questo punto. Non bisogna immaginare il gruppo come un’entità troppo gerarchica ma come una serie di elementi che hanno obiettivi diversi e strategie diverse per perseguirli nel quadro di un obiettivo semplice e condiviso: trovare nuovi autori per i nostri lettori e nuovi lettori per i nostri autori. Sostenere l’impresa comune. Senza giudicare. A ognuno cerco di accordare la libertà che mi pare possa permettersi in base ai suoi successi, alla storia professionale, alle competenze. Così facendo arriviamo in zone della società, del sapere e dell’informazione che se decidesse una sola persona non potremmo raggiungere. Ho uno spirito libero e autonomo al punto da voler imporre il meno possibile ai miei collaboratori, perché proietto su di loro questo desiderio di libertà. Ma chiaramente se le cose non vanno per il verso giusto devo intervenire… D. Nel nostro paese il termine imprenditore non si coniuga sovente con il termine legalità. Tu la ritieni invece un’unione felice. Quindi è possibile svolgere questo lavoro in modo libero, autonomo e rispettando le regole? R. Mio padre ha diretto il gruppo per 40 anni con una fiducia nella legge e nel principio di delega che oggi è raro trovare nelle cronache dei giornali. Più spesso si delega solo il rischio, come nel caso delle lunghe catene di società dove chi è al vertice di fatto controlla con poco rischio tutto il resto a cascata. 2000 anni di diritto romano la sanno più lunga di me e di te, diceva sempre. Naturalmente questo non significa non criticare le leggi e schierarsi per cambiare ciò che non condividiamo ma rispettarle spesso significa rispettare il distillato di un’esperien- Stefano Mauri D. È recente la notizia che dopo 33 anni di magistratura Gherardo Colombo ha accettato di diventare vicepresidente di Garzanti. R. Sono contento che abbia accettato il nostro invito. Perché credo che non solo noi ma in generale il settore librario quanto a correttezza in generale si distingua, forse perché non girano tanti soldi anche se questo non sempre è vero (certi autori di bestseller sono tra gli uomini più ricchi dei loro paesi), preferisco pensare che ciò accada perché la stragrande maggioranza delle persone che ci lavorano, in Italia come all’estero, non vedano nei soldi il fine ultimo del loro impegno professionale. Tutto sommato un numero limitato di persone, 10002000 non di più si incontrano ogni anno a Londra e a Francoforte per decidere cosa tradurre e cosa no, cosa viaggia e cosa no. È una comunità al servizio delle idee. D. C’è anche un messaggio dietro questa nomina? R. Certamente. Credo che più che mai la società civile abbia bisogno di risposte in questo momento, di elaborazioni. Quando è crollato il muro di Berlino mio padre, senza dubbio un ‘capitalista’ a suo modo, mentre tutti esultavano era triste. Gli chiesi perché. Mi rispose: se il capitalismo perde il suo antagonista significa che non c’è un’alternativa migliore. Significa che il capitalismo, con tutte le sue ingiustizie, è il sistema migliore che c’è. Siamo condannati a questo. Da Gherardo non mi aspetto le risposte, mi aspetto che ci aiuti a formulare le domande giuste ai nostri autori. Sta poi a loro, in totale indipendenza, cercare di dare le risposte che i lettori aspettano. Se fossi autore di un saggio sull’attualità italiana degli ultimi 30 anni considererei un privilegio poter contare sull’esperienza di Gherardo nella stesura. finisce per concentrarsi su obiettivi privati mentre la sinistra su obiettivi a volte troppo astratti perché la gente capisca. Credo poi che gli elettori compiano proprio un atto differente al momento del voto. Alcuni elettori votano immaginando un modello di società più giusta, il che è nobile ma anche astratto e indiretto e poi abbiamo visto molte strumentalizzazioni di questi modelli nel ‘900, mentre altri votano per i propri interessi ma spesso con lo stesso fine: “se la somma delle persone che vota come me prevale allora vorrà dire che si fa l’interesse della maggioranza.” È il voto all’americana. Del quale hanno saputo approfittare molto di più i partiti ‘nuovi’, Lega e Forza Italia, rispetto ai vecchi che si basavano su modelli ideologici. Anche questi ragionamenti in realtà non tengono conto del bene comune perché non si può vessare una minoranza solo perché tale. Alcune cose, come i DICO piuttosto che la tassa di successione (che non ha quasi impatto sui conti pubblici) forse andrebbero fatti scegliere al paese con referendum propositivi, sono impostazioni della società che non possono cambiare ad ogni governo, perché su questi diritti le persone costruiscono i propri progetti di vita di lungo periodo. Quanto ai politici, un po’ troppo viziati da privilegi che impediscono loro di percepire veramente cos’è la vita di un impiegato o di un pensionato, sono così presi, in questo momento di sabbie mobili, dal mantenimento del potere personale, da non aver tempo sufficiente per occuparsi della cosa pubblica. Gran parte del tempo è impegnato in tattiche, strategie, visibilità sui media. Forse contano più quei ministri che lavorano dietro le quinte e che magari per questo non verranno rieletti. Non è facile trovare una soluzione a queste dinamiche che inceppano la democrazia. D. L’Italia sembra aver abbandonato la sua prerogativa culturale, spogliandosi di un abito straordinariamente bello per restare nuda. Il processo di “superficializzazione” è un business quindi, per arginarlo, non si può prescindere da leggi di mercato. Ci sono i bottegai ma anche gli artigiani. “Impresa e Cultura” può funzionare? R. Noi pubblichiamo libri provenienti da tutto il mondo. Siamo costantemente attraversati da culture differenti alle quali dobbiamo dare una forma compatibile con il nostro mercato e con il nostro pubblico. Perciò è un problema che non ci poniamo. Non dobbiamo implementare cultura, dobbiamo selezionarla. Viceversa le più grandi imprese culturali filantropiche dei grandi gruppi industriali italiani sono state spesso purtroppo foglie di fico di realtà imprenditoriali molto dubbie. D. Provare a tendere verso una società migliore. Lo credi possibile? R. Credo sia un sentimento diffuso, e che non sia monopolio della sinistra; anche se spesso la destra free business magazine 69 Gallerie berlinesi alla ribalta L’Art Forum Berlin, la fiera internazionale di arte contemporanea. Preview la fiera satellitare degli artisti “emergenti” . “Berliner Rundgang”, visite guidate alle gallerie berlinesi L’ Art Forum Berlin, una delle più innovative e coraggiose fiere internazionali dedicate al contemporaneo è giunta ormai alla sua dodicesima edizione. Secondo i quotidiani berlinesi, l’edizione più prestigiosa fino ad ora. Sembra che questa fiera atipica, lontana dai meccanismi di compravendita delle grandi gallerie internazionali e delle case d’asta, si stia consolidando come fiera pensata da giovani galleristi per galleristi, con tutte le libertà che ne conseguono. Ma proprio questo spirito “pionieristico” aveva paradossalmente messo in pericolo il futuro della fiera. Alcune delle gallerie berlinesi più influenti nel contemporaneo esigevano maggior visibilità e serietà da parte della direzione e quando nel 2003 nacque a Londra la Frieze Art Fair decisero di disdire l’appuntamento berlinese come segno di protesta ed esposero a Londra. Tempi passati! Hanno dichiarato gli organizzatori. Certo, Berlino rimane una fiera marginale, non può competere con le grandi fiere di New York e Miami, o con la nuova Shanghai Contemporary, ma la fiera dei giovani emergenti di Berlino punta a una costante crescita del mercato dell’arte della capita- le tedesca che rimane una delle città più vive nel panorama contemporaneo. La libertà e l’apertura mentale della fiera è il riflesso della vivacità culturale di Berlino, una città impulsiva, dove vivono critici, artisti e curatori, che vogliono sperimentare il nuovo. Berlino è diventata negli ultimi anni anche un’attrazione magnetica per artisti già affermati, come la sudafricana Candice Breitz che partecipò alla Biennale di Venezia nel 2005 con la sua indimenticabile installazione video “”Mother + Father” o lo stesso Maurizio Cattelan che curò qui l’ultima edizione della Berlin Biennale. Art Forum si è caratterizzata per la scelta di gallerie nuove e all’avanguardia, provenienti quest’anno da 23 Paesi. È stato mantenuto sempre forte l’accento su Berlino e sulla Germania, ma le gallerie internazionali sono state la maggioranza: 13 dagli USA, 6 rispettivamente da Francia, Gran Bretagna e Paesi Bassi. L’Italia è stata rappresentata quest’anno dalle gallerie Franco Soffiantino (Torino), Francesca Minini (Milano) e Suzy Shammah (Milano). Anche nella presentazione delle gallerie, Berlino ha voluto essere qualcosa di più di una semplice fiera e ha sperimentato anche con gli spazi: gli espositori A Francis Bacon 2000 tecnica mista su tela tirata su telaio 224 x 145 La donna che si pettina di Erica Margoni [email protected] Freaks 2000 tecnica mista su tela tirata su telaio 200,5 x 140 Art Forum Berlin “About Beauty” 29 settembre 3 ottobre 2007 12 edizione della fiera del contemporaneo a Berlino Pittura, scultura, installazioni, video, fotografia, lavori su carta, editoria specializzata, multimedia 1700 giornalisti, collezionisti, direttori di musei e gallerie, curatori 136 gallerie, compresi 18 espositori istituzionali e 21 magazine specializzati, provenienti da 23 paesi. Per sei giorni, le opere di oltre 2.000 artisti, quasi tutti ben al di sotto dei 40 anni, sono state a portata d’occhio di buyers o collezionisti, esperti o semplici amanti della creatività contemporanea http://www.art-forum-berlin.com http://www.previewberlin.de/ artMbassy by Chiara E. Marzi Show Room a Roma, titolare: Chiara Marzi artMbassy a Berlino: Nicole Loeser scelta di artisti esposti alla Preview da artMbassy: tedeschi: Jan Bauer: Pino Casagrande in collaborazione con il GoetheInstitut lo vuole lanciare nel 2008 a Roma. Werner Gasser, Veronika Witte italiani: Benedetta Bonichi, Corrado Sassi, Luca Guatelli, Dora Tass www.artmbassy.com 70 Sposi 2003 tecnica mista su tavola 123 x 170 hanno avuto la libertà di sviluppare un proprio design all’interno dello stand. Il risultato? Spazi espositivi completamente diversi gli uni dagli altri: pareti colorate ed opere sistemate al centro, rampicanti sulle pareti oppure nascoste in camere buie. Anche le aree lounge sono state appositamente create per la fiera da alcuni artisti. Inoltre, integrata nella fiera, si è svolta la mostra “House Trip” curata dal parigino Ami Barak che ha esposto artisti internazionali come Saâdane Afif, presente alla scorsa Documenta di Kassel, ma anche diversi berlinesi. Tema della mostra, il rapporto emotivo e visionario tra artista e “casa, dolce casa”: arts meet architecture and design. La città di Berlino si è fatta partner della fiera e ha sviluppato un ricco programma di attività parallele, alle quali hanno partecipato musei, gallerie e locali notturni. Da ricordare i “Berliner Rundgang”, visite guidate nelle gallerie berlinesi di arte contemporanea e nelle case-atelier, come la Bethanian, un exospedale ora trasformato in casa per artisti e dove in questi giorni si possono visitare alcune esposizioni temporanee. A riprova della freschezza di questa edizione, basta notare le date delle singole opere: raramente sono antecedenti il 2000. I prezzi? Non bassissimi. Ma la media si è attestata sotto i 10mila euro ad opera, con punte occasionali poco oltre il migliaio. Anche quest’anno presenti le gallerie berlinesi, che hanno contribuito ad affermare l’Art Forum fin dagli inizi, proponendo dei giovani artisti di talento ora quotatissimi: Springer & Winkler, ad esempio, ha offerto un acquarello su carta di Gerhard Richter, la galleria Crone un’enorme tela di Norbert Bisky, la Buchmann Galerie ha proposto una statua in bronzo dallo stile elegante e dinamico dell’affer- mato scultore inglese Tony Cragg, anche la famosa galleria Kicken vanta un’opera monumentale di Anna e Bernhard Blume: una serie di 10 fotografie in bianco e nero, mentre la Contemporary Fine Arts ha offerto un’opera di Anselm Reyle, giovane emergente tedesco che sta conquistando le case d’asta, anche soprannominato “King of Minimal Pop”. Ma la galleria berlinese più trendy per eccellenza rimane Eigen+Art del gallerista Gerd Harry Lybke, rappresentante della “Neue Leipziger Schule” con un allestimento di installazioni enormi e mutevole. Per tasche decisamente meno profonde, negli stessi giorni si è svolta una delle 3 fiere satellitari intorno all’Art Forum e di gran lunga la più promettente, la “Preview Berlin”, ovvero “The emerging art fair” nella sua terza edizione. Un po’ in concorrenza con il fratello maggiore, ha offerto un segmento di mercato altrettanto nuovo ma composto da artisti dalle quotazioni non ancora consolidate (e quindi interessanti per buyer e collezionisti). Anche qui, oltre 50 gallerie da 11 Paesi. Un solo l’espositore italiano, ma 5 artisti italiani sono stati ospitati dalla galleria berlinese artMbassy, in collaborazione con Pino Casagrande. La galleria artMbassy è indirizzata soprattutto verso la scoperta e la promozione di giovani talenti italiani e tedeschi. La partecipazione alla Preview ha dato i suoi frutti: la gallerista italiana Chiara E. Marzi di artMbassy è riuscita a vendere le opere “radiografie”, stampa su tela di vere radiografie, di Benedetta Bonichi ad un prezzo che va dai 3000 E (30x60 cm) e ai 7000 E (160x120 cm) l’una, nonché un’opera di Luca Guatelli, una corda fatta di spilli, che è stata venduta a 7000 E. Ancora una volta la Preview ci sorprende per l’estrema creatività dei suoi artisti e per la varietà dei materiali da loro usati. free business magazine 71 Moda, creatività e Made in Italy Gai Mattiolo Intervista a Gai Mattiolo G ai Mattiolo, un creativo che ha saputo coniugare novità a reinterpretazione, conosciuto soprattutto per aver rilanciato il bottone gioiello ed aver restituito alla moda il robe-manteau. Professionale ed oltremodo schivo della ribalta, è una delle figure più significative del mondo della moda italiana. Deciso ed intraprendente porterà sulle passerelle francesi la creatività italiana ed in particolare il fascino delle sue creazioni, che comunque sono già apprezzate dal mondo della nobiltà e dalle star dello spettacolo. Sua testimonial d’eccezione è la principessa Marina Doria, ed ultima in ordine di tempo, Loretta Goggi, che ha indossato le creazioni del nostro Gai Mattiolo durante le dirette per l’elezione di Miss Italia. vecchio concetto del Made in Italy, e, quanto è disposto ad applicarle nelle creazioni dell’Alta Moda? R. Le nuove tecnologie sono sempre importanti, e si deve essere sempre aggiornati, ma non è detto che non debbano essere Made in Italy. Sono convinto che le vere innovazioni nascano nel nostro paese. La Cina ci dimostra solo che un orlo si può incollare e non cucire, ma questo non è innovativo, ma deprimente. L’Alta Moda, a differenza del pret a porter, permette grande sperimentazione stuzzicando la creatività ai massimi livelli. Ritengo senza ombra di dubbio, che l’Alta Moda sia una fucina di idee per le collezioni di pret a porter. Ho incontrato Gai prima della partenza per Parigi, ed ho posto delle domande che ce lo possano far conoscere meglio. D. Quando hai capito che la tua vita sarebbe stata dedicata alla moda? R. Da quando avevo 8 anni circa, avevo già questa passione e con la paghetta che mi davano i miei genitori, compravo Topolino e Vogue, ma i momenti che ricordo come più belli, sono quelli passati nella mia cameretta a disegnare abiti.......ma ancora più bello era che nei sogni io ero uno stilista. Dopo la maturità, ho chiesto a mio padre di poter fare una prova prima di iscrivermi all’Università. Sapendo quanto fosse importante, me l’ha concessa. Lì ho capito che avevo tutte le carte per riuscire a realizzare il mio sogno. D. La tua donna ideale da vestire? R. La mia donna ideale è solo nella mia testa, non credo esista nel mondo reale! di Antonio Ventura de Gnon [email protected] D. Descriviti, in maniera che i tuoi lettori possano cogliere la tua vera essenza! R. Sono una persona semplice e schiva, in realtà sono ancora un bambinone e forse troppo ingenuo. Nonostante le “mazzate” prese durante la mia vita, continuo ad avere fiducia del prossimo. Non sopporto ingiustizie e presunzione. D. So che sfilerà a Parigi, questo vuol dire che abbandonerà le passerelle italiane? R. Non abbandono le passerelle italiane, ma è solo una grossa sfida con me stesso che mi porta a Parigi. D. Quanto una scuola può fare un bravo stilista, o pensi che lo stilismo inteso come professione e creatività sia solo un dono innato? R. Non ho frequentato studi specifici, posso quindi affermare che la scuola ha un valore relativo. È anche vero che la scuola insegna le tecniche per realizzare le tue creazioni. Può essere di sicuro un valido aiuto, ma sono più che convinto che se non hai la passione dentro, nessuna scuola potrà darti... D. Esistono secondo lei, nuove leve, che possono tenere in futuro alto il Made in Italy? R. Di ragazzi con grandi potenzialità, credo ne esistano molti, e non sempre quelli che emergono sono i migliori. Sono convinto che molti talenti non hanno la possibilità e la fortuna per farsi notare. Il mondo della moda in Italia è molto indietro ed è ancora legato a “vecchi equilibri clientelari” e, lo dico con amarezza, non vedo nuovi orizzonti nel sistema moda. D. Quanto contribuisce al successo una campagna pubblicitaria lunga e ben progettata? R. Ha moltissima importanza perché ti dà visibilità. Realizzare un abito strepitoso, se poi lo si tiene chiuso in un armadio e non lo vede nessuno, non potrà essere mai apprezzato, mentre anche un prodotto mediocre, ma ben pubblicizzato, diventa “di moda”. In realtà è solo stato imposto dai media. D. Cosa consigli a chi intraprende la tua carriera? R. Una giusta dose di modestia tenendo sempre i piedi per terra, avendo presente che mai nessuno farà niente per te senza ricevere in cambio qualcosa. Avere gli occhi ben aperti e diffidare delle persone “troppo” brave. Un pizzico di ipocrisia aiuta molto! Peccato che a me manca del tutto! 72 D. Nella tua professione, quanta attenzione poni alle nuove tecnologie applicate ai tessuti, o pensi che non ci sia niente di meglio della seta per fasciare un corpo femminile? R. La qualità del tessuto è molto importante! Indiscusse le sete, le morbide lane, il cachemire, ma le nuove tecnologie applicate ai tessuti, offrono stimoli per creare abiti in maniera diversa, quindi, ben vengano le nuove tecnologie! Trovo inutile quando la ricerca tecnologia offre solo una brutta copia di un ottimo tessuto già esistente. D. Che differenza passa tra la moda francese e quella italiana? Eterna diatriba! Sono più creativi i francesi, o si vendono meglio? R. Credo che il Made in Italy sia ancora vincente! I francesi, nella moda, hanno saputo organizzarsi e facendo fronte unico, sono riusciti ad ottenere considerazione e rispetto da parte di tutti. Per la maggior parte degli operatori di moda italiana, è più importante penalizzare la concorrenza piuttosto che pensare a se stessi. D. Quanta nuova tecnologia nel campo della confezione è disposto ad applicare sacrificando il Grazie Gai per il tempo concessomi e per la bella persona che ho scoperto. Ti auguro di spopolare a Parigi, e non solo... free business magazine 73 “In viaggio da casa all’ufficio e viceversa.” Transafricana Foto di Andrea Genovese e Giovanni Sacchetti S di Francesco Pocchi [email protected] Sono tanti i motivi che possono spingere una persona ad affrontare un viaggio in Africa. L’Africa non è un viaggio come tanti altri. L’Africa ti prende dentro, ti accoglie e ti sputa a terra come un nocciolo succhiato se non sei capace di viverla. Un antico adagio kenyota recita: mangia, che l’africa mangia te. E ti mangia in ogni senso. Ti fiacca fisicamente, ti consuma emotivamente, ti ruba mentalmente. È dunque una follia viaggiare in Africa? No per nulla, certamente che non lo è. Non lo è perché in Africa si torna da dove si è partiti, da dove Lucy qualche milione di anni fa ha alzato la sua schiena curva e metro dopo metro, passo dopo passo, ha dato il soffio evoluzionistico all’uomo. L’Africa è dunque il nostro passato più remoto ma è anche forse dove noi dovremmo volgere lo sguardo se vogliamo capire come eravamo e dove andremo. L’occidente ha perso molto dell’Africa e, sotto alcuni punti di vista, menomale. Nessuno rimpiange il far chilometri per dar piacere ad una gola riarsa, a nessuno di noi fa piacere morire per uno stupido morso di zanzara. Ma a tutti noi manca l’umanità che l’Africa offre ad ogni incrocio di ogni minuscolo villaggio sperso nel nulla. Così si sono trovate 18 persone in una hall di un albergo a Zurigo, in attesa di prendere una coincidenza per Johannesburg. Ognuno con il suo zaino pieno di cose inutili, ognuno con i suoi diavoli urlanti all’orecchio. Chi più e chi meno conscio di vivere quella che sarebbe stata per tutti un’avventura. Ma le avventure si vivono con spirito e sentimenti diversi. C’è chi lo fa per lasciare indietro qualcosa, chi per curiosità, c’è invece che lo fa solo per mettere una bandierina sopra un mappamondo pieno di spilloni mai davvero viaggiati. La diversità di queste intenzioni è stata il vero collante di questo gruppo. Avventure nel mondo, organizzazione di viaggi fai da te, è stato il nostro tramite di aggregazione. Un’organizzazione che ogni anno fa viaggiare migliaia di persone per tutto il mondo, anche seguendo itinerari al di fuori delle classiche rotte del turismo internazionale. Viaggi organizzati, è vero, ma che lasciano all’improvvisazione un ruolo centrale, d’altronde non potrebbe essere altrimenti in Africa, ove l’akuna matata (non c’è problema ndr.) è la legge di base. 74 free business magazine 75 L’itinerario che tutti noi ci eravamo prefissati era, se pensato nella sua interezza, davvero presuntuoso: da Johannesburg a Nairobi, attraverso 7 frontiere, seguendo l’antica tratta coloniale delle ferrovie inglesi per oltre 9mila chilometri. L’Africa che da lì a poco avremmo attraversato è un’Africa in parte vuota. Un’Africa dei grandi spazi, dei panorami mozzafiato, dove l’uomo c’è ma il padrone è la bestia. Un’Africa ove centinaia di masai vengono sfrattati dalle terre ch e hanno occupato per millenni perché dannosi all’industria del turismo-safari. Ma è un’Africa anche di grandissimi contrasti. Futuro e tradizione, come tasselli neri e bianchi in una scacchiera, compongono la società sudafricana. La bianca Johannesburg, metropoli sconfinata con ogni tipo di comodità e ricchezza, si affaccia sulla nera Soweto, sorgente dell’esplosione antisegregazionista di Mandela. Poi lo Zimbabwe, dove Mugabe, “presidentissimo” vecchio stile, cancella con un tratto di penna la presenza bianca sul territorio, destabilizzando cosi un’economia fino ad allora fiorente. È stato triste per tutti noi non vedere per la prima volta i sorrisi dei bambini e delle donne che per tutto il viaggio ci hanno accompagnato. Non c’è molto da ridere laggiù, l’unica preoccupazione è riempire lo stomaco e la fila per il pane è lunga ore. Ma il tempo in Africa è differente. Non scorre veloce e regolare come scorre da noi qui in Europa. E questo non è sempre un male: si può apprezzare di più tutto ciò che ci circonda, non abbiamo l’angoscia del fare e del concludere scadenzato che abbiamo qui da noi. Il futuro 76 è lì ad un passo, ma con il tempo immobile pare irraggiungibile. Immobile come l’acqua del delta dell’Okawango in Botswana, solo il canto delle donne mentre spingono i tronchi su cui galleggiamo a pelo d’acqua rompe il silenzio irreale di un posto che sembra immutato da millenni. Silenzio rotto invece dal rombo delle cascate Vittoria, imponenti come ci si aspetta, emozionanti come non si poteva sperare. Tutto è contrasto, ove si affaccia il turismo accanto alle capanne di fango abitate dai locali spuntano come funghi su terreno umido resort da mille ed una notte; forse è questa la coda lunga della colonizzazione europea. L’uomo lascia il passo alla natura. Una natura che non permette repliche, una natura sconfinata, da un orizzonte cosi basso che si ha la sensazione di poterlo raggiungere con poche ore di jeep. Questa è la Tanzania, dei grandi parchi, degli spazi immensi, degli alberi soli in mezzo alla savana che sembrano ribellarsi ad un paesaggio piatto e mai monotono. Poi arriva il giorno in cui dobbiamo tornare a casa, arriva il giorno in cui il confine keniota è passato, ma noi a questo ci ribelliamo e come ultimo colpo di coda ci tuffiamo, a poche ore dal chck-in, nell’ultimo grande parco. Ancora una volta l’Africa ci regala qualcosa: le mandrie in marcia per la migrazione, dietro i grandi predatori e dietro ancora i mangiatori di carcasse che attendono pazienti il loro turno. L’africa è natura, ma natura nel senso totalizzante della parola. È natura nei rapporti interpersonali che si creano. Tutto è ridotto al livello basale, senza infrastrutture di sorta. Resisterà la società africana ai profondi cambiamenti che la stanno squassando dall’interno? Resisterà alle sempre più forti influenze occidentali? Resisterà al profondo sentimento di attrazione per un mondo che sembra essere migliore? certo, le condizioni di vita non sono invidiabili, ma forse nella nostra presunzione da “buana” (uomo bianco) dovremmo vedere quello che l’africa ci offre: l’umanità che ancora suona nelle nostre orecchie con una voce di nonna che sussurra:”ai nostri tempi si stava meglio”. free business magazine 77 www.7thfloor.it www.7thfloor.it free business magazine for free spirits Anno II, numero 9, settembre-ottobre 2007 Editore Map Cross Communication S.r.l. via Lima, 22 - 00198 Roma 06.8535.6443 F. 06.8535.6507 www.00map.com - [email protected] Direttore responsabile Andrea Genovese ([email protected]) Direttore editoriale Alberto Abruzzese ([email protected]) Coordinamento editoriale Valentina Cacciatori ([email protected]) Stefano Mizzella ([email protected]) Chi legge 7th floor? Ebbene sì! Fieri della nostra rivista (che è anche tua) vogliamo migliorarla per migliorare la qualità della vita in azienda ed anche al di fuori di essa. Non c’è trucco e non c’è inganno: 5 minuti del tuo tempo valgono tantissimo per noi. Basta che compili la scheda e lasci un indirizzo e-mail qui di seguito e ti promettiamo che sarai tra i fortunati a ricevere T-shirt, cappellini, info esclusive e tanto altro per i prossimi mesi (se poi vuoi anche ricevere le informazioni, molto selezionate, dei nostri sponsor ce lo farai sapere successivamente). Sentiti un po’ più 2.0, dai! ps. ovviamente se compili la scheda online su www.7thfloor.it/gadgets fai prima. Direzione creativa Andrea Genovese Grafica e impaginazione Stefania Dell’Accio • Giulio Fermetti Studio Grafico EsseGi ([email protected]) Immagine di copertina Carlo Muttoni ([email protected]) Marketing e Comunicazione Stefania Capaccioni ([email protected]) Giulia D’Agostino ([email protected]) All’interno di 7thfloor.it non troverai semplicemente la versione in PDF del giornale che in questo momento hai tra le mani. 7thfloor.it è uno spazio in cui comunicare e condividere idee e progetti legati a un nuovo modo di fare network. Ciò che proponiamo sono inedite sinergie tra creatività e mondo dell’impresa, tra ricerca accademica e comunicazione digitale. Ti invitiamo a utilizzare il nostro sito come uno spazio professionale e personale allo stesso tempo, un luogo di ispirazione in cui incontrare persone e scambiare esperienze, riflessioni, visioni di ciò che ci circonda. Hanno scritto in questo numero Alberto Abruzzese, Andrea Genovese, Francesco Morace, Riccardo Bugliosi, Augusta Leante, Carlo Infante, Federica Morrone, Giulia D’Agostino, Fabrizio Canevari, Giampaolo Colletti, Stefano Mizzella, Valentina Cinelli, Francesco d’Orazio, Robin Good, David Orban, Pasquale Diaferia, Stefano Diana, Luciana Zanon, Christina Nunez, Gabriele Niola, Erica Margoni, Antonio Ventura de Gnon, Francesco Pocchi, Roberta Casasole. Prestampa La Cromografica srl - via Tiburtina, 912 - Roma (www.lacromografica.it) Stampa WebColor srl - loc. Le Campora - Oricola (Aq) (www.webcolorprint.it) Il contenuto e le opinioni espresse dagli autori e dagli intervistati non coincidono necessariamente con quelle di 7th floor. Tutti i marchi registrati citati sono di proprietà delle rispettive aziende. Nessuna parte del contenuto di questa rivista può essere pubblicato, fotocopiato, distribuito e diffuso attraverso qualsiasi mezzo, online e offline, senza il consenso scritto della MAP S.r.l. Scrivici: 78 Board di progetto Alberto Abruzzese, Derrick de Kerckhove, Andrea Granelli, Francesco Morace, Andrea Genovese, Carlo Infante, Maria Grazia Mattei, Michela Bondardo. Pubblicità e distribuzione Stefania Capaccioni ([email protected]) Map srl via Lima, 22 - 00198 Roma tel. 06.8535.6443 - fax 06.8535.6507 Share your vision for the future. www.7thfloor.it [email protected] [email protected] Ufficio stampa Francesca Barbaro ([email protected]) Sense of Italy: l’edizione speciale in italiano e cinese di 7th floor © MAP S.r.l. Roma 2006. Tutti i diritti riservati. Autorizzazione del tribunale di Roma n° 430/2006 del 23.11.2006. Copia gratuita. Con che frequenza leggi 7th Floor? qsempre qquasi sempre qraramente qmai Quanto 7th Floor leggi? qtutto qquasi tutto qmetà qsolo un’occhiata alle immagini Quale rubrica ti interessa maggiormente all’interno di 7th Floor? ____________________________________________________________ Quanti, escluso te stesso, leggono la tua copia di 7th Floor? q4 o più q3 q2 q1 qnessuno Come entri in possesso della tua copia di 7th Floor? qla trovo in azienda qmi arriva personalmente sulla scrivania qme la da un mio collega di lavoro qme la da un mio amico qla scarico dal sito www.7thfloor.it Hai mai visitato il sito www.7thfloor.it? qSì qNo (ma ora che lo so mi collego subito!) In internet navighi da: qufficio qcasa qaltro luogo segreto In generale, come consideri la qualità di 7th Floor? qeccellente qbuona qdiscreta qsufficiente qinsufficiente Come consideri la qualità degli articoli? qeccellente qbuona qdiscreta qsufficiente qinsufficiente Autore preferito di 7th Floor? ____________________________________________________________ Come consideri la qualita del design e delle immagini? qeccellente qbuona qdiscreta qsufficiente qinsufficiente Se 7th Floor fosse in vendita in edicola, quanto saresti disposto a pagare per averla? q4 euro o più q3 euro q2 euro q1 euro qnon la comprerei mai! Chiaro? Quali riviste leggi di solito? ____________________________________________________________ Quale posizione occupi in azienda? ____________________________________________________________ Sei uomo o donna? ____________________________________________________________ In che fascia è compresa la tua età? q20-29 q30-39 q40-49 q49-infinito qsono una signora e non è carino chiedermi l’età! Hobby? ____________________________________________________________ free business magazine 79 » 01 Net.Imaging Agepe 3 Italia Spa (H3g) ATTITUDO A. Manzoni & C S.P.A. A.T. Kearney S.P.A. - 2 Piano Abb Sace Spa Abi Accademia Nazionale Di S.Cecilia - Parco Della Musica Accenture S.P.A. Accordo Ace European Group Ltd. Acea Spa Aci - Automobile Club D’italia Actionaid International Italia Ad Maiora Adecco Spa Adidas Italy Spa Adobe System Italia Srl Adr - Aeroporti Di Roma S.P.A. Advance Srl Advexpress Aem S.P.A. Aeroporto Milano Linate Affari & Finanza Repubblica Agenzia Delle Entrate Agfa Gevaert S.P.A. Agi - Agenzia Gaiornalistica Italiana Spa Agilent Technologies Italia S.P.A. Agron Srl Aicon Yachts Aiia - Associazione Italiana Internal Auditors Aipem Srl Air One Spa Albacom S.P.A. Albatech Albergo Sammontano Alcatel Alenia Space Italia S.P.A. Alcatel Spa Alcatel-Lucent Alenia Aeronautica S.P.A. Aleteia Alitalia - Linee Aeree Italiane S.P.A. Alleanza Assicurazioni Ama - Azienda Municipale Ambiente - Roma Ambasciata Della Repubblica Federale Di Germania Ambito 5 - Comunicazione Integrata American Express Services Europe Limited Ltd Amministrazione Autonoma Dei Monopoli Di Stato Amos Spa Angelo Costa Spa (Western Union Italia) Api - Anonima Petroli Italiana Spa Apple Computer Italia Srl Arca Spa Archivio Foto Coop Italia Arcus Pubblicità Area Consulting Arena Holding Armando Testa Spa Artmbassy Ascai Assoc. Per Lo Sviluppo Delle Comunicazioni Az. In Italia Asseprim Assicurazioni Generali S.P.A. Assindustria Assitalia Le Assicurazioni D’italia S.P.A. Assodigitale Atac S.P.A. Atahotels S.P.A. Atm - Azienda Trasporti Milanesi S.P.A. Atos Origin S.P.A. Auchan Aurora Assicurazioni S.P.A. Autogrill Autostrade S.P.A. Avis Autonoleggio S.P.A. Axa Assicurazioni S.P.A. Azienda Ospedaliera Meyer Aziende Agricole Planeta Bahlsen Bain & Company Italy Inc. Baldini, Castoldi, Dalai Spa Banca Cr Firenze Banca D’italia Banca Generali S.P.A. Banca Imi Spa Banca Intesa Spa Banca Lombarda Banca Nazionale Del Lavoro Spa Banca Popolare Di Milano Banca Toscana Banca Woolwich Spa Banco Pop. Di Verona E Novara Barabino&Partners Bates Italia Spa Baxter S.P.A. Binda Italia Spa 80 Dove trovare 7th floor Blackberry Bmw Italia S.P.A. Bondardo Comunicazione Booking.Com Bosch Spa Brand&Publishing Brembo Spa Bristol - Myers Squibb S.R.L. B-Side Media Bt Albacom Bticino Buonchef S.R.L. Buongiorno S.P.A Burgo Distribuzione Burgo Distribuzione Srl Burson Marsteller Business Integration Partners (Gruppo Engineering) Business Press Business Week C.D. Srl Caffè Fandango Cairo Communication Spa Cairo Editore Spa Camera Di Commercio Di Milano Camera Di Commercio Roma Camille Fournet Italia Srl Canon Italia S.P.A. Canottieri Remo Capgemini S.P.A. Capitalia S.P.A. Carat Deepblue (Aegis Media Italia S.P.A) Carat Expert Carat Italia Spa Carlo Pellegrino & C. Spa Carré Noir Italia Cartasi’ S.P.A. Casa Editrice Este Cattleya Cefriel Cegos Italia Spa Chevrolet Italia Spa Chorus / Softpeople Cide Circolo Canottieri Aniene Circolo Canottieri Roma Circolo Del Golf Roma Acquasanta Circolo Due Ponti Cisco Spa Cisco Systems Italia Citroen Italia Spa Civita Servizi Class Editori Spa Club Delle Imprese Per La Cultura Club Eurostar Stazione Milano C.Le Club Méditerranée Cmt Circuiti Stampati Co.F.Ra Soc. Coop.Va A R.L. Co.Tra.L. S.P.A. Coca-Cola Hbc Italia Coin S.P.A Colosseo Nuovo Teatro Colt Telecom S.P.A. Colussi Communica Group Compel Computer Associates Spa Comune Di Forli’ Comune Di Frascati Comune Di Milano Comune Di Milano - Ufficio Gabinetto Del Sindaco Comune Di Ravenna Comune Di Roma Comune Di Roma - Ufficio Gabinetto Del Sindaco Comune Di Torino Conf.Naz. Artigianato E Pmi Confindustria Coni Servizi Spa Conseil B&B Srl Consulenze Di Comunicazione Continuum Costa Srl Creactivity Snc Creative Media Srl Creative Studio Srl Credit Suisse Cremonini S.P.A. Cromografica Srl Cushman & Wakefield Dada S.P.A. D’adda, Lorenzini, Vigorelli, Bbdo Spa Daily Media Mediaforum Daimler Chrysler Servizi Finanziari S.P.A. Damiani Group Danone Spa Data Management S.P.A. Datamat S.P.A. De Agostini Deloitte Consulting S.P.A. Deloitte S.P.A. Det Norske Veritas Deutsche Bnk Spa Di.Emme S.R.L. Diamond Trading Company Jwt Diesis Group Diesis Srl Diesse Digitalfog S.R.L. Dior Discovery Channel Dnv Italia Sri Dolomite Domus Academy Spa (Gruppo Telecom Italia) Donna Fugata Dotdotdot Duca Di Salaparuta Ducati Motor Holding S.P.A. E.Biscom S.P.A. - Fastweb Spa Ebay Italia Srl Ebbf Eden Viaggi Edipower S.P.A. Edison Spa Editori Perlafinanza Spa Editrice Il Campo Editrice La Stampa Spa Editrice Quadratum-Rolling Stone Edizioni Living International Morelli Editore Eds - Electronic Data Systems Italia S.P.A. Eds Eletronic Data System Italia Ellesse International Elsag Spa Endesa Italia Spa Enel S.P.A. Engineering Ingegneria Informatica S.P.A. Eni Spa Eniuniversity Enodis Epf Comunicazione Srl Epson Italia S.P.A. Erg Petroli Spa Ericson Italia Telecominicazioni Ernst & Young Erremme Associati Escogito S.R.L. Espresso Communication Solutions Esprinet Etnoteam S.P.A. E-Tree Euro Info Centre - Camera Di Commercio Di Milano Europ Assistance Italia S.P.A. Europcar Italia Spa Excite Exibart Expedia.It Export Link Exxonmobil Mediterranea Srl Fashion District Holding Fastweb Fedex Express Inc. Feltrinelli Gianciacomo Editore Srl Feltrinelli Librerie Ferpi Federazione Relazioni Pubbliche Italiana Ferrari Spa Ferrovie Dello Stato Fiat Auto Spa Fiat Media Center Fiera Milano International S.P.A. Fiera Milano Spa Filas Finanziaria Lazial Finanza E Mercati Fininvest S.P.A. Finmeccanica Spa Finsiel - Consulenza E Applicazioni Informatiche S.P.A. Fintecna - Finanziaria Per I Settori Industriale E Dei Servizi S.P.A. Flaminio Sporting Club Fon Fondazione Cotec Fondazione Fiera Milano Fondazione Istud Per La Cultura D’impresa E Di Gestione Fondazione Orchestra Sinfonica Di Milano Giuseppe Verdi Fondazione Southeritage Fondazione Università Iulm Fondazione Valore Italia Ford Italia Fox International Channel Italy Franco Angeli Srl Fratelli Comunello S.P.A. Fsi Fiera Servizi Integrati Fujitsu Siemens Computers S.P.A. Fulltech Srl Furla Spa Future Concept Lab Futuredrive G.M. General Motors S.R.L. Gabetti Property Solutions S.P.A. Gag Srl Gan Italia Vita S.P.A. Generali Assicurazioni Genialloyd S.P.A. Gepin S.P.A. Getronics Spa Getty Images Gherri Gino Srl Gianni Versace Spa Gimca Giorgio Armani Spa Giovani Editori Glaxosmithkline Goldenshare Golf Club Arco Di Costantino Golf Club Le Magnolie Google Italia Gottsche Grand Hotel Parco Dei Principi Grandi Stazioni Spa Graphicopen Graphola C/O Drop Srl Greenmedia Srl Grey Worldwide Italia Spa Gruppo Ermenegildo Zegna Gruppo Formula S.P.A. Gruppo Loccioni Gruppo Manfrotto Gruppo Pro Gruppo Sanofi Aventis S.P.A. Gruppo Teseco Gruppo Ventaglio Guala Closures Group Gucci Guru Gut Edizioni Spa Guzzini Lluminazione Hachette Rusconi Hammer Comunicaz. Hay Group Hertz Italiana S.P.A. Hill&Knowlton Hilti Italia Spa Hilton Italiana S.R.L. Hitachi Data Systems Honda Italia Industriale Spa Hoplo Srl Hotwire Hp - Hewlett Packard Italiana S.R.L. Hr Community Hsm - Inspiring Ideas Hts Italia Spa Huawei Huawei Technologies Italia I Grandi Viaggi S.P.A. Ibm Italia S.P.A. Icemedia Italia Idea Manager Srl Ied I-Faber Spa Igpdecaux Operatore Globale Della Comunicazione Esterna Ikea Italia Ikonos Sas Presso La Strega - Un Sacco Di Canapa Il Giornale Dell’arte Il Mondo Il Sole 24 Ore S.P.A. Il Sole 24 Ore System Il Venerdi - La Repubblica Imd - Emd Group Img Internet Srl Immaginazioni Srl Imq S.P.A. Ina Vita S.P.A. Inail Infocamere Soc. Consort. P.A. Ing Direct Ing. Romano F. Passigato Ingram Micro S.P.A. Initiative Media Milano Inps -Istituto Nazionaledella Previdenza Sociale Inspire Intel Corp Italia Spa Inventa Cpm Ip - Italiana Petroli Ipsos Irca Spa Div Rica - Zoppas Industries Istituto Per Il Commercio Estero Ice Istituto Poligrafico E Zecca Dello Stato S.P.A. Istituto Solaris Momo Spa Itaca Mondadori Italia Oggi Montblanc Italia Srl Italtel S.P.A. Monte Paschi S.P.A. Jacuzzi Europe S.P.A. Monte Paschi Management S.P.A. Jaguar Italia S.R.L. Motorola S.P.A. Jas Jet Air Service S.P.A. Mpg Jet Up Srl Ms&L Italia Johnson Diversey Mtv Italia Srl Jvc N03 Jwt Ncr Italia S.R.L. Kallideas Spa Nestlé Italiana Spa Kanso Srl Netsystem S.P.A. K-Events Milano Nework2006 Key4bitz.It Nike Italy Srl Key-One Srl Nissan Italia S.P.A. Keyword Group Srl Nokia Italia S.P.A. Kilometro Rosso Novartis Kipcast O.P.S. Srl Organizzazione Promozione Spazi Kodak Spa Obiettivo Lavoro Spa Kpmg - Nolan Norton Italia S.R.L. Oc&M Srl Künzi S.P.A. Offer Srl Kuwait Petroleum Italia Spa Ogilvy & Mather Spa La 7 Televisioni S.P.A. Olgiata Golf Club La Repubblica Omd Group La Rinascente Omg Omnicom Media Group La Scuola Di Emanuele Pirella One Italia Spa Ladomir Sas Optec Spa Lait Optima Srl L’altra Moda Oracle Italia Srl Lamacchia Martin Roth Limited Oraic.Com L’antica Cartografia Oticon Italia Lavazza Otis Italia S.P.A. Leasys Spa Pago Italia Lenovo Italy Srl Panasonic Italia S.P.A. Leo Burnett Pandora Management Srl Levi Strauss & Co Italy Panduit Eeig - Italy Lexmark International Panorama Libreria Del Cinema Parco De’ Medici Golf Club Libreria Hoepli Pdc Produzione Di Comunicazione L’impresa Pellegrini S.P.A. Linea Edp Peugeot Automobili Italia Linux Club Pevonia Botanica Liquigas Spa Philips S.P.A. Longanesi Phonak Italia Srl L’oréal Piaggio & Co. Spa Lorenzo Marini & Associati Srl Pianeta Comunicazione Lottomatica S.P.A. Piano B Ls Promotion Srl Piano! Lu.Ni Diffusione Moda Xqua Piemme Spa Lucent Technologies Italia S.P.A. Piquadro Spa Lufthansa - Linee Aeree Germaniche Pirelli S.P.A. Lush Pitti Immagine M,C&A Pixel Advertising Spa Maggiore Holding S.P.A. Pixel Srl Magneti Marelli Holding S.P.A. Plan B Communication Mano Italia Pnl Group Map Srl P-Nuts S.R.L. Maplast Poli Design Consorzio Del Politecnico Di Milano Marcolin Politecnico Di Milano - Mip Marconi Selenia Communications S.P.A. Pomilio Blumm Mark Up Poste Italiane S.P.A. Marketpress Postel S.P.A. Martina Gamboni Communication Events ConsultantPrada Spa Maxus Bbs Premio Solinas Mazda Motor Italia Spa Press&Meeting Point C/O T35 Mca Mario Cucinella Architects Srl Pricewaterhousecoopers S.P.A. Mccann Worldgroup Srl Prima Comunicazione Mckinsey & Company Italia Prima Pagina Media Club Spa (Wpp - Mediaedge:Cia) Proedi Comunicazione Media Company Srl Progetti Creativi Media Consultants Srl Progetto 5 Media Italia Spa Progetto Cmr Media Res Progetto Consulenza Media Village Progetto Italia Telecom Italia Spa Mediacom Italia Srl Promo Convention Srl Mediaset Promoroma Mediaset Spa Promotor International Spa (Smau) Mediobanca S.P.A. Provincia Di Milano Mediolanum Vita Spa Prs - Pubblicità Mercer Hrc S.R.L. Pubblicità Italia Meridiana Publicis Srl Meridiana S.P.A. Publikompass S.P.A. Messaggerie Italiane S.P.A. Publitalia 80 Met.Ro. - Metropolitana Di Roma S.P.A. Punto Com Mgm Digital Queimada Michelin Italiana S.P.A. R.T.I. - Reti Televisive Italiane S.P.A. Microsite Radio Deejay Microsoft Srl Radio Montecarlo - 1 Piano Milano Ad Srl Radisson Sas Milano Finanza Rai - Radiotelevisione Italiana Mille Eventi Rari Nuove Forme Di Comunicazione Millionaire Ras - Riunione Adriatica Di Sicurta’ S.P.A. Mindshare Spa Rcs Media Group Ministero Delle Comunicazioni Rds Mix Consulting Network Recordati Industria Chimica E Farmaceutica S.P.A. Modo Network Red Cell Spa Regione Autonoma Della Sardegna Regione Del Veneto Regione Lazio Regione Lombardia Renault Italia S.P.A. Reply S.P.A. Republic Srl Rfi - Rete Ferroviaria Italiana S.P.A. Richmond Italia Rim Rizzoli Pubblishing Roche Diagnostics S.P.A. Roland Dg Mid Europe Srl Rotocalco Televisivo - Rai Rtl S3 Studium Saatchi & Saatchi Spa Saipem S.P.A. Salmoiraghi & Vigano’ Spa Salvatore Ferragamo Samsonite Spa Samsung Electronics Italia S.P.A. San Paolo Sap Italia Spa Sara Assicurazioni Spa Sas Institute Srl Schaeffler Group Scuola Di Palo Alto Scuola Superiore Di Ingegneria Sea - Aeroporti Di Milano Sea - Societa’ Esercizi Aeroportuali S.P.A. Seat Pagine Gialle S.P.A. Sgs Italia S.P.A. Shell Italia Spa Sheraton Roma Hotel & Conference Per Lo Sviluppo Di Attivita’ Alberghiere S.P.A. Siae Microelettronica S.P.A. Sicon Srl Sidin Sielte S.P.A. Siemens Spa Sigma-Tau Sigma-Tau Finanziaria S.P.A. Simplicissimus Book Farm Srl Sirti S.P.A. Sistema Espresso Italia Sistemi Informativi S.P.A. Sixty Spa Sky Italia Srl Skype Snam Rete Gas S.P.A. So.G.Im Sodexho Italia Ristorazione E Servizi Spa Sodexho Pass Srl Soiel International Srl Sol Melia Soloinrete S.P.A. Solvay S.A. - Direzione Nazionale Per L’italia S.A. Sony Computer Entertainment Italia Spa Sony Italia Spa Sony Pictures Home Entertainment Srl Sorgenia Spa Space Web Spons S.R.L. Spot And Web Media Communication Magazine Starcom Mediavest Group Italia Srl Start People Studio Azzurro Studio D’arte Contemporanea Pino Casagrande Studio Minutilla Strategia Marketing Comunicazione Sun Microsystems Italia S.P.A. Superbrands Suppiej Sviluppo Italia Symantec Srl Tamoil Italia Spa Taxi Channel Tbwa/Italia Spa Team R&S Nextmedia Lab Technogym Tecnost Sistemi S.P.A. Telecom Italia Spa Telelombardia Tennis Club Parioli Terna Tevere Golf The Black Egg Productions S.R.L. The Blog Tv The Walt Disney Company Italia Thebigspace Ltd Tils - S.P.A. Tirrenia Di Navigazione S.P.A. Tiscali - Internet Communication Company S.P.A. Tnt Global Express Total Italia Spa Touring Club Italiano Toyota Motor Italia S.P.A. Training Academy Fiat Tre Link Trenitalia Spa Triennale Tunué. Editori Dell’immaginario Tvblob Srl Twg Consulting Ulyxe Group Srl Unicom Unicredit Private Banking Unicredit Spa Unilever Holdings Srl Unilever Italia Srl Unioncamere Unioncamere Lombardia Unipol Unisys Italia S.P.A. Unitstyle Universal Mccann Srl Università Ca’ Foscari di Venezia Universita’ Cattolica Del Sacro Cuore Università Commerciale Luigi Bocconi Università degli Studi Di Milano Bicocca Università degli Studi Di Napoli “L’orientale” Universita’ della Svizzera Italiana Università Iuav Di Venezia Università Iulm Università La Sapienza Università Luiss Guido Carli Università Roma 3 Università Statale Di Milano Università Tor Vergata Uvet - American Express Spa V.A.I.R. Srl Veicoli Industriali Valentino Fashion Group Valtur S.P.A. Vcom Group Veratour Spa Version4 Viaggiare Video Delta Visiant Visualtrade Vittoria Assicurazioni S.P.A. Vizeum Spa Vodafone Italia Vse Video System Engineering Whales Comunicazione Widar Wind Spa Work Out Wpp Italy (Group M) Wunderman Italy Xerox Spa Xtend Italia Yamaha Motor Italia Young & Rubicam Italia Srl Zambòn Zenith/Lvmh Zenithoptimedia Group Srl Zero Zerouno Srl Zetema Zone Attive Zordan Zucchi Spa Alcune locations fuori dalle aziende Roma Feltrinelli, Largo Argentina, 11 Feltrinelli, Via del Babuino, 41 Feltrinelli, Viale G. Cesare, 88 Radisson Hotel, Via Filippo Turati, 171 Milano Feltrinelli, Corso B. Aires, 33 Feltrinelli, Via Manzoni, 12 Libreria Hoepli, Via Hoepli, 5 Triennale free business magazine 81 nudi&crudi Corporate paradise C’ è il paradiso fiscale, tropicale, artificiale, dantesco, perduto. Quello dei cani, delle macchine, degli uomini. Quindi vogliamo dire che non ci sia un paradiso pure per le aziende? Uno spicchio di dimensione mistica per le corporate che passano a miglior life? In fondo, sotto la patina di peccaminosa propensione al profitto, le aziende celano tutti i segni di una timorata religiosità. Per esempio reiterano i tempi di produzione divini, con sei giorni feriali e uno festivo, aderiscono all’etica calvinista del successo come salvezza e, perseguendo una mission, possiamo dire che sono pure missionarie. E poi, se non esistesse il corporate paradise, da cosa scaturirebbe questo moto di coscienza che muove le aziende a commozione, a responsabilità sociale, a codice etico? Questo proliferare di iniziative benefiche, di packaging che non inquina, di scarichi industriali che rispettano i fiumi, di fiumi che ringraziano, di automobili alla Ecoennesima, quale scopo avrebbe? È evidente che il Dorian Corporate Grey s’è visto ritratto e non si è piaciuto. Così ha deciso di procedere a un restyling dello spirito per guadagnare un sereno riposo eterno (evitiamo gesti apotropaici che poco si confanno a manager timorati, per favore). La responsabilità sociale coincide quindi con le quattro avemarie e i cinque paternoster con cui il prete ci assolveva quando avevamo ancora il coraggio di confessarci. Certo, le litanie erano un po’ noiose, proprio come l’etica aziendale, ma in fondo non ci costavano troppo, esattamente come l’attenzione alla collettività. E poi dopo che le avevi recitate ti sentivi più leggero e quasi bendisposto verso il peccato. Con l’anima candida, potevi indulgere in qualche fatuità senza sentirti subito sporco e se, puta caso, finivi lo 82 di Roberta Casasole *[email protected] foto:elkojote/sxc.hu stesso per sentirti sporco, tornavi alle quattro avemarie/cinque paternoster e via a andare. Quasi mai l’espiazione era conseguenza di un pentimento sincero. Spesso serviva solo a mettere ali e veste virginale a un baratto bell’e buono: io faccio la (piccola) fatica di confessarmi, assolvo alla (piccolissima) incombenza della penitenza e in cambio ricevo il dono pesante e leggerissimo della purificazione. Se le aziende sono sovrastrutture che riproducono la socialità umana, è naturale che anche loro applichino questo meccanismo utilitaristico alle buone azioni. Ma l’aggravante diabolica che manca a noi comuni mortali è quella del ritorno economico. Come se il prete dopo averci dato l’assoluzione ci sganciasse anche un centone, le aziende con la strategia dell’espiazione ci guadagnano. Colpendo il core (da leggere alla romana) del business, toccando le corde più sensibili del cliente-peccatore, facendo leva sul suo senso di colpa per l’immondizia, l’inquinamento, le ingiustizie sociali che contribuisce a produrre con la sua fame di consumo, generano verso i loro prodotti quella redditizia simpatia da extraprofitto che fa tanto Conto Economico. La bontà come strategia di marketing mette un po’ inquietudine. È troppo ottenere il paradiso dell’anima e il paradiso in terra con una botta sola. Le tecniche per arrivare nel migliore dei modi alla fine del mese, non dovrebbero coincidere con quelle necessarie per arrivare tranquilli alla fine del mondo. Ma tant’è. Accontentiamoci; che sull’egoismo dei buoni s’è molto detto e nessuno ne è esente. Consoliamoci; è sempre meglio poco che niente. Seppure è una vera disdetta dell’umanità dover sempre scegliere fra quantità così esigue. Regala un’emozione. www.montblanccorporatesales.it Strategie di espiazione per guadagnarsi il paradiso free business magazine Montblanc Italia Corporate Sales - tel. 02 69013562 - email: [email protected] 83 84