free business magazine for free spirits
share your vision for the future
Edizioni MAP www.00map.com - Anno 2, numero 9
www.7thfloor.it
CORPORATE PARADISE DIGITAL DIVIDE MIND BUILDERS MOBILE CONTENT
freelance BUSINESS WRITING SELF PORTRAIT spirituality homo ludens
brand tv socially correct STORYTELLING transafricanA CLOUD COMPUTING NORMAL BREAKERS
EXTRA CINEMA CREATIVITÀ SOCIALE VIRTUAL WORDS bricolage antropologico SINGULARITY
free business magazine
Share your vision for the future
n1 M
umi
ultide
n8 Cons
ntità
n5 Nomadismo
n3 Condivisione
n7 Inn
ovazio
ulture
n2 C
n6 Design
n4 Passioni
zine
ess maga rits
spi
for free
free busin
ne
n9 Comu
nicazion
e
free business magazine for free spirits
ds 2007
Real Trenesign
eD
l Mobile
tiche
Este
your
vision
for the
future
k
Co-Wor icio?
Casa o uffvia
La terza
e
Rubrich o 2.0
sm
Capitali Marketing
Guerrilla Business
Second sign
De
Blog
TV
Business
vi
ne de
Dal Safolormat interatti
i
ace
ai nuov
sco Mor
France della Strada
ali
«i Segn te principale
come fon ispirazione»
di
Cambiano le tendenze di consumo:
il punto di vista di sociologi,
guru del marketing
e pionieri del web 2.0
rd
udrilla
Jean Ba i simulacri
de
All’ombra
Edizioni
MAP
.00m
www
ap.com
ero
2, num
Anno
6
.7thfloo
www
r.it
share
7th Floor è la prima free press per il mondo corporate & business.
Un nuovo mezzo di condivisione tra le imprese e le persone più
interessanti della creatività, della tecnologia e dei nuovi media.
7th Floor è distribuito nelle maggiori aziende italiane
trasversalmente nelle diverse funzioni (vedere l’elenco delle oltre
1000 locations nelle ultime pagine della rivista). Inoltre raggiunge le
imprese della comunicazione e della consulenza, la PA, le istituzioni
accademiche e le persone più interessanti della blogosfera.
È un magazine cartaceo, un blog in rete e una nuova NetTV, in
cui fare networking e sperimentare nuovi format di comunicazione,
condividere progetti ed esperienze legate al lavoro e al tempo libero.
Si rivolge da una parte ai CEO, direttori marketing, risorse umane,
IT, attenti all’innovazione e alle nuove tendenze, dall’altra ai
creativi, ai designer e a tutti coloro che condividono la filosofia 2.0.
7th Floor è un progetto editoriale indipendente che offre
contenuti di qualità e idee di frontiera grazie al suo
board editoriale e alla sua rete di collaboratori/
antenne nei mondi reali e virtuali.
Per contattarci: www.7thfloor.it •[email protected][email protected]
Editore: Map srl • via Lima, 22 - 00198 Roma •tel: +39.06.8535.6443 • fax: +39.06.8535.6507
7th Floor is the first Italian free magazine created for the
corporate & business world. It’s a new instrument to share
knowledge between companies and people interested in
creativity, technologies and new media.
7th Floor is distributed in the biggest Italian companies,
across all the different functions (you can find the list of the
locations at the last pages of the magazine). It reaches also
communication and consultancy companies, PA, academic
institution and the most interesting people involved in the blog’s
world.
It’s a magazine, a blog and a new Net TV, where people can
measure themselves with a new way of communication and
share projects and experiences related to business and free time.
On one side it’s aimed to CEO, Marketing Director, Human
Resources, IT, people who are interested in innovation
and new trends, on the other side, to creative people,
designers and to everyone who share the 2.0
thought.
7th Floor is an independent editorial
project that offers high-quality contents and
borders ideas thanks to its editorial board and to its network of
collaborators/antennas of real and virtual worlds.
Index
Il nome,
la persona, le voci
di Alberto Abruzzese
Pag. 9
Extra cinema: intervista
a Mario Sesti
Pag. 64
di Gabriele Niola
Pag. 24 World Business Forum.
Tra analisi e provocazioni
di Augusta Leante
Pag. 27 Pag. 28 Cinema e web
di Gabriele Niola
Cloud Computing.
L’ultimo trend di Internet
di Riccardo Bugliosi
In equilibrio tra
creatività e business:
intervista a Michael Eisner
di Augusta Leante
Il tono di voce
e il futuro
della comunicazione Pag. 16
di Francesco Morace
Generazioni
di Francesco Morace
Pag. 19
La creatività sociale
nella rete
di Carlo Infante
Pag. 30
Socially Correct
di Federica Morrone
Pag. 33
La Comunicazione Etica
di Giulia D’Agostino
Pag. 34
Divide et (non)impera.
Brand Portal SPQR
di Fabrizio Canevari
Pag. 36
Il gusto di essere editore Pag. 68
di Federica Morrone
Virtual World
Business Forum 2007
di Francesco d’Orazio
Pag. 48
Mobile Content
Evoluzione dei contenuti
verso internet e Tv
a cura di Robin Good
Pag. 50
Le imprese fanno Brand TV Pag. 38
di Giampaolo Colletti
Pag. 54
The 7 floors to your
Personal Net Tv
di Stefano Mizzella
I Freelance si raccolgono
intorno al fuoco
di Stefano Diana
Pag. 56
Spirituality
on business
di Luciana Zanon
appuntamenti Pag. 12
di Andrea Genovese
e Francesca Barbaro
Il fascino indiscreto
delle toy camera Pag. 44
di Valentina Cinelli
Art forum. Gallerie
berlinesi alla ribalta
di Erica Margoni
Pag. 70
Transafricana
Pag. 82
di Francesco Pocchi
La singolarità tecnologica Pag. 52
di David Orban
Business writing:
dateci degli scrittori,
prima che dei manager!
di Pasquale Diaferia
Pag. 42
Pag. 66
Pag. 58
Autoritratto.
Guardarsi dentro
per essere più reali,
più forti,
più espressivi
Pag. 60
di Cristina Nuñez
M3
moda/modi/mood
Intervista a Gai Mattiolo Pag. 72
di Antonio Ventura de Gnon
Corporate paradise.
Passare a miglior life Pag. 82
di Roberta Casasole
SO.G.IM.
gruppo DE luigi
NEL CORSO DEGLI ANNI
SO.G.IM. E IL GRUPPO DE
LUIGI si sono contraddistinte
nella realizzazione,
commercializzazione
e valorizzazione di numerosi
complessi INDUSTRIALI,
TERZIARI E COMMERCIALI
che sono diventati sedi
di importanti società nazionali
e multinazionali.
Questo è stato possibile grazie
alla preparazione e all’esperienza
di tutti i nostri collaboratori,
e alla fiducia che ci è stata data
dai nostri clienti
Via M. V. De Vizzi, 93/95
20092 Cinisello Balsamo (MI)
Tel: 02.6181740 - 02.66016215
Fax: 02.6171394
e-mail: [email protected]
Il nome, la persona,
le voci
di Alberto Abruzzese
[email protected]
Il nome che ciascuno di noi riceve dalla nascita e ci distingue dagli altri, ci rende
riconoscibili al mondo e a noi stessi, vive nello spazio, al di là della nostra presenza fisica, e nel tempo, lungo le trame della nostra esperienza. E anche qui va
al di là di essa, oltre la nostra morte. Il nostro nome è un testo in rete, destinato a
circolare, modificarsi, lasciarci e ritornare a noi sempre diverso. Sino al punto di
avere su di esso una parziale se non totale ininfluenza. Scriviamo il nostro nome
affinché altri lo leggano, ma sono soprattutto le voci a incarnare i nomi. Ogni
della persona si rivelano come ultima astuzia dell’individualismo moderno nella
sua epoca post-industriale, ultimo atto di dispotismo sul mondo, quello spirito
assoluto che ha caratterizzato lo sviluppo tecnologico, distruggendo in gran
parte le risorse su cui si è basato (sono i temi di Jeremy Rifkin) e arrivando a
deteriorare e stravolgere l’intera sua macchina di pace e di guerra.
Dunque, attenzione: tagliare il discorso sulla personalizzazione per il verso
sbagliato potrebbe avere il risultato di rafforzare l’individualismo che la parte
nome è situato nelle miriadi di voci che nominano, ciascuna con sfumature
tanto diverse da moltiplicare quel nome in tante alterità. Il nome è al centro e
insieme alla periferia del traffico tra tutte queste alterità. Usiamo i nomi per firmare tutto ciò che l’ambiente ci induce a condividere – dal domicilio ai vincoli
civili alle attività di lavoro, per comandare e per dare atto di avere eseguito, per
chiamare ed essere chiamati come amici e come nemici, vincitori e vinti – ma
questa estrema forza e insieme debolezza nel nominarci ed essere nominati
ha un suo luogo recondito, remoto, interiore, in cui ciascuno sente risuonare il
proprio nome nel silenzio della sua persona.
Dobbiamo allora affidarci alle magie della persona? In questi ultimi venti anni, insieme al montare di miti
e speranze della multimedialità abbiamo visto
crescere culture sempre più schierate sulla
persona piuttosto che sull’individuo. “Personal media” ha appunto assunto il significato di forme di comunicazione sempre più
personali, laddove invece, nel cuore duro e autoritario delle tradizioni industriali e borghesi, la
parola individuo aveva rappresentato la corazza
identitaria di un soggetto astratto, di un manichino etico, estetico e politico, di un’anima e un corpo standardizzati da norme, ruoli, contratti. Nella
società così come nell’impresa così come nella
vita privata così come nel divertimento e nel
piacere. Così come nella sofferenza. C’è chi
tuttavia comincia a disincantare anche
questa differenza tra persona e individuo,
ne svela l’intento consolatorio e riparatore
così come l’astuzia conservatrice. Da questo punto di vista le retoriche e ideologie
migliore (se c’è) della politica e dell’impresa vorrebbe spezzare e fluidificare
ricorrendo ai linguaggi interattivi delle reti. Con le loro strategie relazionali, orizzontali e situate, di produzione dal basso dei consumi e con il loro fine di mettere così in rete beni faccia a faccia – se davvero questa è l’intenzione e se essa
è davvero possibile – i mercati personalizzati potrebbero funzionare da colate
di cemento invece che da quello che alcuni sperano possa diventare, dal web
2.0 in poi, il liberalismo dell’era cibernetica. Una rivoluzione così clamorosa non
può avvenire con i contenuti del liberalismo classico e di tutte le sue variazioni
di destra o di sinistra. Ma i contenuti non nascono dal nulla, solo restare infissi
nell’ideologia romantica della creatività può farcelo credere.
Quale è dunque – dopo le glorie e le miserie
ottenute attingendo a petrolio e mass media
– la sostanza da cui ricavare i contenuti che
ora ci servono? Forse è proprio quello spazio remoto in cui il nome che portiamo ci
risuona da dentro. Forse, dando voce a questo luogo intra-mondano – né soggettivo né
oggettivo – possiamo sperare di rifondare la
nostra capacità di essere, di incarnare, il contenuto giusto, quello in grado di operare. Tra le
classi dirigenti più sensibili per quanto più esili,
molti sostengono la necessità di recuperare il
senso di una responsabilità professionale da
tempo perduta, ma lo dicono pensando di poter farlo attraverso l’implicito recupero dei suoi
stessi trapassati contenuti. Qui sta il punto. Il
medium è il messaggio, diceva McLuhan: dopo
le voci di fuori, dopo i nomi della scrittura e delle
immagini di massa, forse è giunto il momento di
agire in nome delle voci di dentro.
Illustrazione della copertina dal libro “La voce come medium.
Storia culturale del ventriloquio”, di Steven Connor, Luca Sossella Editore
free business magazine
board
Questo è il comitato editoriale di 7thfloor. Possiamo contare sullo straordinario apporto di figure professionali diversificate, provenienti sia dal
mondo dell’impresa che della ricerca universitaria. Sono loro le nostre antenne, gli autori eccellenti della riflessione teorica che proponiamo.
Sono loro i portavoce di un approccio umanistico al mondo dell’impresa
Andrea Genovese Quelli bravi lo definirebbero
CEO & Founder. Noi preferiamo presentarlo come
un direttore creativo capace di far dialogare la
sua formazione ingegneristica con una salda
dedizione all’imprenditoria e all’editoria. Esperto di
tecnologie e nuovi media, realizza attraverso Map
(www.00map.com) progetti di comunicazione
corporate e di interaction design urbano. È, inoltre,
direttore della Faculty Technologies nel nuovo
Master in “Cultural Experience Design and Management” organizzato dalla Domus Academy.
Alberto Abruzzese (direttore editoriale)
Filosofo ed esteta della comunicazione, è
ordinario di Sociologia delle Comunicazioni di
Massa allo IULM di Milano. Trascorre i momenti
più belli della sua giornata a scrutare soggettività
mutanti nascoste tra la folla, comodamente
seduto, sigaro in mano, nell’ampia veranda del
caffè D. a Londra. Nel tempo libero si diletta a
svolgere attività di ricerca per RAI, Mediaset, CNR,
MURST, Ministero della Pubblica Amministrazione
e Ministero dei Beni Culturali.
Derrick de Kerckhove Universalmente riconosciuto come erede di Marshall McLuhan,
è Professore nel Dipartimento di Francese
all’Università di Toronto. Media-guru di
livello internazionale, è autore di classici della
mediologia come Brainframes e L’intelligenza
connettiva. Ha tenuto la cattedra di Tecnologia e Pedagogia alla Biblioteca del Congresso
di Washington e in Italia è impegnato nel
programma “Rientro dei cervelli” all’Università
di Napoli.
Francesco Morace Sociologo, scrittore e
giornalista in continua ricerca di tracce e
tendenze, al fine di interpretare fenomeni di
una società in costante divenire. La sua visione
strategica mira a conciliare e combinare in
modo creativo i due filoni di attività della
Ricerca e della Consulenza. È il Presidente di
Future Concept Lab, dove è responsabile dei
programmi di ricerca MindStyles, Genius Loci,
Street Signals e Happiness.
www.futureconceptlab.com
Carlo Infante, È libero docente di
“Performing Media” presso diverse
Università e Accademie. Nel concetto di
Performing Media da lui promosso risiede
una tensione creativa che non riguarda
più solo la sperimentazione dei nuovi
linguaggi, ma la capacità di inventare
Società dell’Informazione. Ha curato festival,
condotto trasmissioni radiofoniche e
televisive, ideato format post-televisivi e
scritto libri. L’ultimo è “Performing Media 1.1
Politica e poetica delle reti” (Memori, 2006).
Andrea Granelli La sua è una prestigiosa carriera iniziata
nel mondo corporate e oggi più vicina a importanti realtà
istituzionali. È presidente e fondatore di Kanso, società di
consulenza focalizzata sui temi dell’innovazione e della
customer experience. Kanso in giapponese significa
semplicità, ed è proprio un approccio semplice ed
essenziale l’antidoto contro la crescente complessità e
il dilagare dell’informazione. Nel complesso rapporto
tra tecnologie e cultura, il suo approccio è dunque
votato all’essenzialità delle funzioni e delle emozioni,
raggiungibile attraverso un processo di semplificazione di
prodotti, servizi e interfacce. www.kanso.it
Michela Bondardo Esperta in
comunicazione d’impresa, svolge attività
di formazione nelle principali università
italiane. Si occupa principalmente del
rapporto tra impresa e cultura, con
l’obiettivo di fare della cultura un fattore
di sviluppo per le imprese e le istituzioni.
Fa parte del Board del CEREC (Comité
Européen pour le Rapprochement de
l’Economie et de la Culture) di cui il Sistema
Impresa e Cultura è l’unico membro italiano.
Maria Grazia Mattei Giornalista ed esperta di nuove
tecnologie della comunicazione, fonda nel 1995 MGM
Digital Communication, studio di ricerca e consulenza per la diffusione della cultura digitale. Grazie
al progetto “meet the media guru”, parte della sua
attività è legata al tentativo di portare in Italia esperti
e studiosi di livello internazionale legati ai new media
e alla cultura digitale. Ha progettato mostre, rassegne
internazionali, festival e convegni sul rapporto tra arte
e tecnologia, D-Cinema, TV digitale e comunicazione.
www.meetthemediaguru.org
Con il patrocinio di:
Settore Attività Economiche e Innovazione
della Provincia di Milano
10
Contributors
Riccardo Bugliosi. Consulente IT con enfasi
sull’Intelligenza Artificiale e sulle nuove tecnologie legate
ad Internet. Reti Neurali, Net-Tv e Cloud Computing
sono le sue aree di lavoro attuali. Medico, specializzato
in medicina interna ha pregressi studi in Fisica teorica ed
Ingegneria Elettronica. . www.riccardobugliosi.com
Federica Morrone scrive, immagina, è curiosa. Ha
pubblicato: “Il filo del discorso”, “Il ragazzo con le ali”,
“Regaliamoci la pace” (conversazione con Tiziano Terzani e
contributi di: Dario Fo, Jovanotti, Dacia Maraini, Gino Strada,
Vauro…) e il romanzo “Volatili” (www.liberodiscrivere.it).
Collaboratrice per diversi programmi televisivi, al momento
si dedica a “RT” direttore Enzo Biagi per rai3. È convinta che
non esista mai un solo piano, per questo è qui.
Stefania Capaccioni Laureata in Sociologia all’Università
la Sapienza di Roma con una tesi in marketing è oggi
responsabile Marketing di Map. Ha curato tutte le attività
di lancio e sviluppo del progetto 7th floor, dall’inizio
dello start-up ad oggi, con lo scopo di creare notorietà
e riconoscibilità del brand; ha sviluppato la rete di
distribuzione nazionale e il network di relazioni con le
aziende investitrici. Ama ballare Salsa e Bachata.
Giulia D’Agostino lavora come Responsabile
Marketing presso la Map (www.00map.com). Esperta
in organizzazione di eventi e attività culturali, laureata
in Comunicazione Istituzionale e di Impresa presso
l’Università “La Sapienza” di Roma. Creativa e ironica, ama
l’Argentina e il tango
Augusta Leante è responsabile comunicazione e media
HSM Italia. Leccese di nascita, milanese d’adozione,
si laurea in Lingue straniere moderne allo IULM.
Appassionata di cinema, musica e nuove tecnologie, ha
lavorato tra l’altro alla start up multimediale di e.Biscom
scrivendo di tecnologia. www.hsmglobal.com
Robin Good è il pioniere italiano della comunicazione
indipendente di successo online. Esperto di new media,
marketing ed information design, è il paladino del
cambiamento che viene dal basso.
RobinGood.com, MasterViews.com, Kolabora.com ,
MyVideoKaraoke.com, CommunicationAgents.com
[email protected]
Francesco D’Orazio ricercatore e consulente freelance,
si occupa di comunicazione immersiva, social networking
online, media-art, buzz e WOM marketing. E’ docente a
contratto allo IULM di Milano e Senior Fellow al McLuhan
Centre for Culture and Technology di Toronto.
David Orban è amministratore delegato di Questar
e si occupa di tecnologia, in particolare di intelligenza
artificiale e delle realtà virtuali. È frequente speaker su
argomenti quali i metaversi, la singolarità tecnologica e il
cambiamento sociale.
www.davidorban.com, www.questar.it
Stefano Diana artista, esperto di comunicazione
d’impresa, copywriter, critico culturale dei miti d’oggi e dei
rapporti tra scienza e società, epistemologo. Fra l’altro ha
scritto un saggio pionieristico sulla sociologia di Internet
in Italia (W.C.Net, minimumfax), ha creato e mantiene un
blog ante litteram (lideologo.net, 2000).
[email protected]
Valentina Cinelli Nata e vissuta a Roma, ama da sempre
la comunicazione in tutte le sue forme. Ha lavorato come
Art Director presso diverse agenzie della capitale. Nel 2005
crea una sua struttura di comunicazione (Bastet) e nello
stesso anno vince il premio Pagine Bianche d’Autore per la
regione Lazio con la sua opera “Notte di Luci”
http://www.bastet.it
Gabriele Niola vive a Roma dove lavora come giornalista
freelance per diverse testate. Ha lavorato per molte
aziende piccole, medie e grandissime fino a che non ha
incontrato nell’ordine: l’arte, l’indipendenza e il giornalismo. Ora la tecnologia gli dà da mangiare e il cinema lo
fa vivere.
Luciana Zanon vive e lavora a Milano come consulente di
coaching, formazione e out door. Opera in azienda su temi
come comunicazione, leadership, conflitto, cambiamento,
stress, team work. Progetta seminari e percorsi di coaching
integrando a-spetti cognitivi, emotivi e, grazie alle arti
marziali orientali, sensoriali.
Carmen Rolle giornalista free lance. Collabora con D,
La Repubblica delle Donne, Astra, Vera, V&S. Le piace
condividere le sue passioni, la medicina e le tecniche
di benessere alternative, le neuroscienze, i viaggi,
l’architettura e il design: modi e strumenti per vivere più
consapevolmente.
Stefano Mizzella Dottorando in Società dell’Informazione
presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, è studioso
di New Media Literacy. Collabora con l’Università di Roma
“Sapienza” e con l’Università IULM di Milano. È Cofondatore e collaboratore del Centro di Ricerca “Bi.cromi”
(Bicocca Creative Research On Media Literacy).
www.quasi.unimib.it, www.bicromi.it
Antonio Ventura De Gnon lavora nel campo della moda
come stilista da 30 anni e come costumista Rai da 7. Come
giornalista ha lavorato con “I viaggi della Repubblica” e
ora collabora con “Sleepless” curando articoli di attualità
e cultura.
[email protected]
Fondazione Valore Italia
Giampaolo Colletti si interessa di comunicazione
e nuove tecnologie. Lavorando in Vodafone Italia
si è occupato della creazione della business tv
dell’azienda. Attualmente è in Technogym come internal
communication & business TV manager, per la creazione
del canale video interno ed esterno. E’ co-fondatore
dell’osservatorio Bocconi sulle business TV. Scrive di new
media e talenti sul Sole24Ore, Job24.
free business magazine
11
“Appuntamenti da mettere in agenda.”
Digital images personalization
Marketing 1-to-one
7th Events
I
n due anni di attività 7thfloor ha raccolto parole e immagini provenienti dai mondi della creatività, della tecnologia e dei nuovi media.
Abbiamo fatto dialogare persone e imprese, restituendo ai nostri
lettori le iniziative e gli eventi più interessanti legati all’innovazione e
alle nuove tendenze.
È tempo di arricchire la nostra offerta. 7thfloor è un magazine cartaceo, un blog in rete e, ora, anche una Net Tv. 7thfloor.Tv nasce per
offrire un bouquet di contenuti premium altamente professionali. Vogliamo mettere a disposizione dei nostri lettori approfondimenti, ricerche, interviste, consulenze, strategie, ispirazioni, visioni del mondo.
Uno spazio in cui fare networking e sperimentare nuovi format di comunicazione multimediale. Uno strumento per condividere progetti
ed esperienze legate a un nuovo modo di fare impresa.
Saremo affiancati in questa avventura da partner eccellenti e riconosciuti nel panorama internazionale come HSM per ciò che concerne la business innovation e Domus Academy in quanto punto di
riferimento per la formazione rivolta a moda, design e comunicazione.
Potremo avvalerci dell’esperienza professionale di esperti che operano
da molto tempo nell’ambito della ricerca sociale e di mercato come
Francesco Morace e il team di Future Concept Lab. Ci avvicineremo
al mondo corporate facendo tesoro dei consigli provenienti da realtà
già consolidate in questo ambito come quelle proposte da Bizinitaly e
Taxi Channel. Potremo contare, inoltre, sull’inappagabile contributo di
una squadra di creativi ed esperti di comunicazione innovativa come
Bruno Pellegrini, Alessio Jacona, Robin Good e Tommaso Tessarolo.
Saranno le loro esperienze di successo a indicarci la strada verso un
comune obiettivo, un percorso che ci porterà presto a confrontarci
anche con la valorizzazione di contenuti creativi e originali generati
dai nostri utenti.
La nostra offerta si articolerà tra contenuti premium on demand
e cofanetti DVD dedicati. Sarà possibile acquistare anche, in formato
podcasting e vodcasting, gli interventi e le riflessioni di top manager e
media guru. I nostri cross-content incontreranno le offerte delle brand
tv e delle business tv di nuova generazione, al fine di creare inedite
sinergie di idee, risorse, persone.
Come si è soliti dire in questi casi: Stay tuned, because 7thfloor.Tv is
coming…7thfloor.Tv is coming…
…Broadcast your vision for the future
I nostri prossimi eventi in agenda:
Roma Cinema Fest (Roma, 18-27
ottobre), World Business Forum
(Milano, 23-24 ottobre), Festival
della Creatività (25-28 ottobre),
IAB Forum (Milano, 7-8 novembre)
e Visual Communication Italia
N
12
1
Wired 2
Free Press in Berlin 3
Corporate Responsability 4
Eco Design 5
Green Energy 6
Coltivare l’innovazione secondo IBM 7
UP
Cultura, turismo, design. Il Master in Cultural Experience Design and Management - MED, Domus Academy
e I.R.F.I., Agenzia Speciale per la Formazione della Camera di Commercio di Roma
economisti. Il lavoro in aula è coordinato e gestito da un Project Leader Junior, e coadiuvato
dal coordinatore del Master. I contributi teorici
– lezioni, seminari, study visit - si inseriscono nei
workshop e vertono su quattro aree tematiche:
Humanities, Technologies, Economics and Management, Human Sciences.
Vocazione specifica del amaster MED è anche quella di collaborare con istituzioni, società
e aziende nello sviluppo di progetti di ricerca tematici o seminari su temi di ricerca di interesse
comune, con sperimentazioni da sviluppare nell’ambito dei workshop,
se affini ai temi trattati, o in specifici laboratori.
Il Master in Cultural Experience Design and Management, che è inserito nel più ampio quadro di iniziative della Camera di Commercio
per lo sviluppo del territorio, della cultura e dell’arte, il progetto Experience Roma, verrà inaugurato a Roma il 15 novembre 2007.
di Monica A.G. Scanu
Alcuni riferimenti : [email protected]
http://www.masterculturalexperiencedesign.com
http://www.domusacademy.it
personalizzazioni ad alto impatto emotivo.
In tal modo è possibile costruire originali mailing
personalizzate o qualsiasi altro prodotto, fra cui calendari e poster, che hanno la caratteristica di aprire
una nuova dimensione nel direct marketing.
Info: www.7thfloor.it/one2one - www.1toone.it
7th TRENDS
FORMAZIONE INNOVATIVA UN NUOVO APPROCCIO
PER PROGETTARE E GESTIRE LA CULTURA
on siamo al 7th piano, ma al primo piano di una palazzina romana. Per ora! Dalla nostra nuova postazione proponiamo una
visione originale di come si può operare in maniera innovativa
nell’ampio campo dei beni culturali e del turismo culturale. La nostra
visione coniuga in questo ambito l’approccio multidisciplinare tipico
del design con le tecniche di gestione, sfruttando tutte le possibilità
che le tecnologie innovative – dai linguaggi multimediali alle nanotecnologie – ci propongono. Il nostro obiettivo, è quello di preparare
designer e manager di esperienze culturali – ovvero professionisti con
competenze di comunicazione, design e management, in grado di
valorizzare e di re inventare i beni culturali e di favorire flussi turistici
mirati verso i luoghi e gli eventi.
In questa prima edizione, il master è strutturato in 5 workshop progettuali che corrispondono nella nostra vision ai momenti principali di
un viaggio culturale ideale: l’aspettativa/The Expectation (Workshop 1),
l’accoglienza/The Greeting (Workshop 2), la fruizione (luoghi, percorsi,
territori, contesto)/The Fruition (Workshop 3), la memoria e il ricordo/
The Reminescenze (Workshop 4), l’elaborazione dell’esperienza/The
Experience Processing (Workshop 5). Dal punto di vista organizzativo,
i workshop sono condotti da due Project Leader, un progettista, architetto o designer, ed un professionista di altro ambito: artisti, tecnologi,
I
mmaginate di ricevere una copia di 7th floor (la
prossima) con il vostro nome e cognome integrato nella foto di copertina, oppure il calendario di Natale per i vostri clienti top. Un’immagine è
in grado di comunicare, più di quanto non possano farlo tante parole. Può catturare l’attenzione ed
evidenziare un messaggio efficacemente. Le nuove
tecnologie oggi consentono una sempre maggiore
interazione con il cittadino. Fare marketing personalizzato è vantaggioso nell’invio di comunicazioni
e mailing, sia per le aziende che per il consumatore.
Le aziende possono inviare offerte mirate con un
minor costo per risposta, una maggiore “customer
satisfaction” e maggiori vendite; i clienti ricevono
meno comunicazioni, perdono meno tempo e trovano maggiore interesse.
Map e 1-to-One insieme nella realizzazione di
servizi e prodotti per la comunicazione personalizzata. Oltre che al trattamento e alla gestione di
dati variabili per la stampa di comunicazioni “one
to one”, hanno sviluppato competenze nell’area
del “digital image personalization”, ovverosia il trattamento di immagini digitali per integrare in esse
1
3
2
4
1
Monocle
1 Purificazione tibetana dell’ufficio
2 Emozioni di Crepet
3 Net TV
4 Web 2.0
5 Venture Capitalist
6 Graphic designers freelance
7 Metodo antistronzi
DOWN
7thfloor on the NetTv is coming…
Broadcast your vision for the future
Quando si parla di eventi,
ma che dico, di grandi eventi,
7th floor partecipa attivamente
organizzando conferenze e tavole
rotonde di brainstorming con
gli esperti del proprio board e in
generale del network di contatti;
allestendo spazi espositivi per
la distribuzione del magazine e
ultimante anche Set per le riprese
video che contribuiranno alla
costruzione dei contenuti della
nuova 7thfloor.TV
2
7
free business magazine
13
Andrey Golub
e il suo Business Club 2.0
Diplomato come Analista di Sistemi,
Andrey Golub ha coltivato da sempre una
passione per la comunicazione, il marketing
e le PR. Una volta trasferitosi in Italia (da Belarus) nel 2002, a Milano ha trovato il miglior
ambiente per realizzare i suoi sogni.
Storia di una Casa
I
n un bel libro edito da Kanso, “AA286. Storia di una Casa”, si
racconta di un luogo speciale. Si parla di
Oggi si occupa di tutto ciò che riguarda il SOCIAL/2.0- Networking,
un’abitazione, forse quella che tutti sogniamo,
Web 2.0, Business 2.0 e Codove lo spazio, le forme, gli oggetti e le persone che
municazione 2.0. Andrey è
la vivono si fondono in un’elegante armonia.
L’autrice del libro è Rita Batosti Granelli, architetto, realizzaco-founder/responsabile
trice anche del progetto che ha portato la palazzina degli anni
IT del Business Club
’60 di via Aurelia Antica 286 a diventare un connubio perfetto tra
Milan-IN (www.milanin.com), oggi famoso
architettura, scultura e pittura.
come LinkedIn-Italia Club, un vero e proprio “Business Club 2.0”.
Rita ha voluto realizzare qualcosa in più rispetto ad una bella abitazione:
ha riunito intorno a sè degli artisti, solitamente abili nel cogliere al meglio
l’anima di un luogo, che hanno lavorato con lei alla ristrutturazione dell’ediAnteprima del progetto MVNO.itficio. Il risultato ottenuto è un’insieme di linguaggi espressivi differenti tra
Social Communication Mobile 2.0
loro, architettura, sculture, dipinti, fotografie, libri: il tutto “gravido di significa“Il mio prossimo progetto SOCIAL mi e’
to” come si legge nella prefazione del libro di Maria Grazia Mazzocchi.
stato presentato da Alessandro Morelli.
Fra gli artisti coinvolti nel progetto ricordiamo Marco Verrelli, autore di Atlante,
Alessandro ha maturato molti anni di
un quadro che ritrae uno dei piloni in acciaio della tangenziale di Roma e posiesperienza in TLC- Vodafone Italia (ha
zionato su una parete del salone; Aron Demetz, scultore, che ha ritratto la figlia di
iniziato quando ancora era Omnitel
Rita; Ines Fontenla, che ha realizzato alcuni pannelli ispirati all’acquedotto romano
Pronto) ed oggi e’ diventato un vero e
e utilizzati come balaustra per la scala; Margherita Lipinska, che ha rivestito le ante
proprio esperto di MVNO- tecnologie,
dell’armadio della camera da letto con alcune frasi di Kandinsky; Gregory Acs, che
business model, mercati e clienti.
con alcune foto ispirate agli angeli delle balaustre di Ponte Sant’Angelo a Roma,
ha rivestito le ante di cristallo del box doccia ed un tavolo della sala; Luigi Mulas
Il progetto MVNO.it ha come obiettivo
quello di unire il meglio del web 2.0,
Debois, che con Concept Metropolitano ha prodotto due borse di grandi dimensioni che riportano le immagini delle istallazioni artistiche dell’abitazione.
“mobilizzandolo” grazie all’ opportunità
Una casa che racchiude la bellezza dell’arte e dei buoni sentimenti.
di avere un proprio operatore mobile!
di Valentina Cacciatori
Vogliamo abbracciare le esigenze di chi
[email protected]
crede e pensa che il Social Network o
web 2.0 possa essere uno stile di vita e
anche un modo di fare business.
Quello che facciamo noi e’ di pensare: chi
e’ il nostro utente? cosa si aspetta?
che terminale vuole avere in mano per vivere l’esperienza 2.0?
Grane1 cover
15-04-2007
11:01
Pagina 3
AA286
Storia di una Casa
di Rita Batosti Granelli
edizioni
14
Tra poco tutti vorranno leggere le proprie mail dal mobile, poter aggiornare il proprio
blog, accedere all’account twitter o
all’instant messaging!
MVNO.it e’ un laboratorio di ricerca. E’ il “posto”
dove chiunque potra’ collaborare per costruire un pezzo/idea
del proprio MVNO futuro. Noi
abbiamo delle idee ma saranno
giuste? Lo chiediamo a voi…
free business magazine
15
“Realtà macinata e tostata, per chi ama i gusti forti.”
di Francesco Morace
[email protected]
Il tono di voce e il futuro
della comunicazione
Molto spesso quando parliamo di tendenze della
comunicazione valutiamo l’impatto delle immagini,
ci soffermiamo sulla credibilità della storia o sui valori
che essa veicola, analizziamo i valori e la loro coerenza
con il brand, segmentiamo attraverso i mezzi o gli orari
di ascolto, ma dimentichiamo l’elemento forse più importante e difficile da misurare: il tono di voce.
Il tono di voce ha la stessa potenza della musica: corrisponde ad un mix magico di sensibilità e sorpresa, ed
implica una capacità di ascolto fuori dal comune, che i
grandi maestri o i non vedenti possono insegnarci. Le
1
Tutti i target, anche quelli più fedeli alle logiche
del marketing tradizionale, si aspettano dalla comunicazione e dai brand una forma di scambio.
È come se l’attenzione delle persone andasse remunerata offrendo un valore aggiunto alla semplice comunicazione promozionale. Valore che
può essere espresso in termini di servizi (eventi,
iniziative pubbliche, ecc.) e/o in termini di qualità del messaggio, sia dal punto di vista delle
modalità espressive che da quello degli stimoli
sensoriali.
Da veicoli valoriali
a facilitatori relazionali
16
aziende e i manager invece spesso chiedono e pretendono molto (come del resto gli azionisti), ascoltando
poco. Ascoltare i clienti, i collaboratori, i partner diventa
la necessità strategica prioritaria, sviluppando delle capacità di lettura intuitiva del mondo, che possono aiutare il marketing ad uscire dalla sua crisi.
Emerge dunque la necessità di definire un decalogo
sul futuro della comunicazione, una sorta di mappa
e guida che aiuterà aziende e operatori del settore a
definire le linee guida delle strategie comunicative di
domani.
Da una comunicazione monodirezionale
a una forma di scambio
2
I brand sono sempre meno dei portatori autonomi di valore e sempre più partner in contesti e scenari già costruiti
dalle persone. Se solo alcuni anni fa la massima aspirazione della marca era quella di diventare un “lovemark”, icone valoriali sposate dai loro affezionati consumatori, oggi
esse devono essere in grado di diventare delle “utilities”,
dei facilitatori di relazione e di vita quotidiana. Lavorare sul concetto di “Utility Brand” implica il passaggio da
una comunicazione che proietta un mondo ideale a una
narrazione del contesto reale in cui le persone utilizzano
i prodotti.
3
In rete si avverte il bisogno di spostare l’attenzione dalla
costruzione di un “brand network”, (una comunità che
naviga intorno al mondo della marca e si incontra grazie
ai temi proposti dal suo immaginario creativo), ad esperienze web create e gestite dalle persone stesse. Tali esperienze si basano su relazioni spontanee legate a gruppi
di interesse, nei cui contesti trovano spazio anche alcuni
marchi e i loro mondi. Il mondo della comunicazione trova
un terreno molto fertile all’interno delle comunità web nel
momento in cui è disposto a mettersi a disposizione del
network e della sua missione: creare relazione divertendosi e apprendendo.
Da un’etica di nicchia
a una sensibilità di massa
5
4
Il tema dell’etica dei consumi si è esteso da un fenomeno di
nicchia legato a una dimensione soprattutto politica e ideologica, a un valore di base trasversale ai target. Per le persone da
sempre sensibili a temi sociali e ambientali, l’etica dei consumi
non è più solo un cavallo di battaglia su cui scontrarsi quotidianamente, ma un nuovo modo di vivere, impostato sulla riqualificazione del bene pubblico. Per molti altri (“la massa”) si tratta
invece di esprimere una prima sensibilità che va maturando
molto rapidamente e che valorizza la forza del comportamento personale.
Stabilire una relazione intima e di fiducia con il consumatore, significa abbandonare le logiche della
persuasione e proporre uno scenario di consumo
che sia vicino alla quotidianità, sottolineando il valore sottostante i gesti anche più semplici. Il mondo
della comunicazione non deve solo intrattenere ma
anche concentrarsi sul tema della riqualificazione del
quotidiano, che segna il passaggio dalla banalità della routine al piacere del rito.
Dal mercato
della competizione
a nuove forme
di collaborazione
Dal brand network
alla web experience
Dalla persuasione
alla riqualificazione
6
La capacità di stabilire dei legami fra marche diverse
che lavorano su un universo di consumo comune, o
addirittura fra marche concorrenti, contribuisce a migliorare la qualità di servizi/beni dando un valore aggiunto all’esperienza di consumo. Le persone non ne
restano disorientate, ma anzi positivamente sorprese.
L’apertura verso il mercato visto come un network di
possibili complicità invece che solo di confronti, è sintomo di una forza caratteriale di brand che svela anche
il suo spirito critico e le sue preferenze “caratteriali”.
free business magazine
17
7
La diversificazione dei mezzi e l’esplorazione delle nuove
opportunità promozionali che essi offrono (come il recente caso del fast motion game advertising), hanno portato
il mondo della creatività e della pubblicità a ragionare sulle
tecnologie “per dipartimenti” (chi si occupa della rete, chi
della stampa, chi del mondo dei videogame) perdendo
talvolta il legame col messaggio. Si avverte il bisogno di
lavorare in modo integrato per creare un’unica idea forte.
Il mezzo arriva dopo.
Da una memoria “orizzontale”
a una densità mnemonica
9
18
di Francesco Morace
Dall’investimento
nei media alla forza
del messaggio
8
8/12
Mentre la gestione delle relazioni diventa sempre più
fluida e impulsiva, si avverte il rischio di perdere una
tangibilità rispetto al proprio vissuto, che sfugge alla
velocità della rete. Non è un caso che le persone più
legate al mondo delle tecnologie avanzate e dell’open
source, siano allo stesso tempo coloro che più cercano
un legame tangibile e quotidiano con il racconto della
propria vita (anche attraverso i metodi più tradizionali
della scrittura a mano di diari personali che poi magari
si trasferiscono in rete).
La vista è stata per lungo tempo la modalità più
facile e diretta di comunicazione e d’impatto di un
messaggio sul pubblico. L’opportunità di lavorare sui
sensi in modo più esteso soddisfa un bisogno di ritorno al corpo e alla sua percezione sensoriale.
Dal mondo dell’ideale
al contesto reale
generazioni
POSH TWEENS
Sono gli adolescenti amanti delle novità, forse gli
ultimi e gli unici a seguire le logiche tradizionali dell’ultima moda, seguendo estetiche
omologate e riconoscibili, facilmente incasellabili nello scenario delle marche e delle griffe.
La complicità con il mondo delle mamme risulta fondamentale: esse non solo riproducono sui figli un’esigenza di gusto e valoriale ben
precisa, ma amano l’opportunità di creare dei
tandem estetici che fungono da elemento di
connessione tra il mondo protetto della famiglia e
quello esterno verso il quale i giovanissimi vanno
confrontandosi.
Dal protagonismo visivo
ad una sensorialità espansiva
10
Il mondo dell’ideale irraggiungibile è sempre più “possibile”. Gli stessi testimonial e le celebrità, le figure tradizionalmente più lontane dalla vita reale di tutti i giorni,
si reincarnano attraverso forme di consumo sempre più
democratico e accessibile (fenomeno molto evidente nel
mondo della moda). Anche il boom delle fiction e delle
serie televisive, diventati la nuova frontiera di rilancio della
televisione, è in parte dovuto alla capacità di narrare storie
di piccoli e grandi personaggi, in modo molto semplice e
vicino alla vita dello spettatore.
13/19
EXPO-TEENS
Nel corso degli ultimi anni, i nuovi teenagers hanno vissuto
una sempre maggiore autonomia in termini di scelte di
consumo. L’opportunità di accedere facilmente a prodotti
low-cost e l’utilizzo dei nuovi media, hanno contribuito a formare una generazione che costruisce la propria identità
attraverso il consumo estensivo. Il libero accesso alle reti e alla
comunicazione mobile ha contribuito a rafforzare l’esigenza di
fondere un forte narcisismo performativo con un bisogno (vissuto come un diritto) di esprimere un forte talento creativo.
free business magazine
19
20/25
NORMAL BREAKERS
Linker Boys
I Linker Boys sono caratterizzati da un forte bisogno di rielaborare il mondo e i contesti circostanti in modo unico e creativo utilizzando la tecnologia come una piattaforma integrata e sempre in contatto con il mondo
esterno. Interessati all’innovazione e competenti consumatori, i ragazzi
“linked” considerano il mondo virtuale come parte del reale, trasponendone linguaggi e codici comunicativi molto precisi.
25/35
I Normal Breakers sono soggetti post-rivoluzionari capaci di influenzare il pensiero dominante, contribuendo alla creazione di progetti
e prodotti genuinamente alternativi. Particolarmente sensibili all’etica dei consumi e a una riqualificazione del bene pubblico, questi
uomini e donne spiccano per un talento creativo che sottende profondi contenuti valoriali e conoscitivi. La loro passione per la cultura è unita ad una sensibilità etica applicata in concreto e fa di essi dei
personaggi di spicco, capaci di esprimere un punto di vista originale,
propositivo, talvolta spiazzante.
45/60
SENSE GIRLS
Le Sense Girls sono un gruppo di giovani donne caratterizzate da una
spiccata raffinatezza sensoriale che manifestano le loro emozioni
estetiche attraverso le loro scelte quotidiane di consumo, di estetica
e di codici comunicativi. Queste donne, altamente sensibili al mondo
esterno e a quello che viene loro proposto, dimostrano una forte consapevolezza di sé e sanno cosa cercano.
DELUXE GUYS
35-45
MIND BUILDERS
I Mind Builders sono dei soggetti molto avanzati dal punto di vista
intellettuale, culturale ed economico/materiale. Le loro scelte sono
spinte da un forte bisogno di conoscenza rispetto al mondo
della cultura e della scienza, della tecnologia e di tutte le discipline
che ritengono possano apportare un miglioramento della società
e della loro qualità della vita. Questo target è fortemente attratto
dalla possibilità di contribuire a nuovi percorsi di sviluppo nell’arte, nella scienza, nella filosofia e in altre aree del sapere. La ricerca di un punto di vista personale, conduce ad una sorta di “nuovo
esistenzialismo” che si nutre del viaggio come fonte di conoscenza
e di ispirazione.
20
40/50
DeLuxe Guys è il target dei nuovi ricchi quaranta-cinquantenni (spesso presenti in paesi come Russia, Cina e Arabia Saudita) che
possono da poco tempo accedere a uno stile
di vita che si avvicina a quello tipico di paesi
occidentali degli anni Ottanta. Il loro look si
ispira ai tradizionali marchi della moda e
delle griffe classiche, arricchite di una visione progettuale sul futuro originale ed
evoluto. Attratti dal mondo dell’eccellenza e del lusso tradizionale, i DeLuxe
Guys esaltano il loro status sociale,
che rappresenta l’espressione
materiale del loro successo, trovato
nel raggiungimento di uno stile di
vita ideale.
60+
PLEASURE GROWERS
I Pleasure Growers sono un gruppo di “anziani vitali” che al di là dell’età anagrafica cercano
e vivono esperienze in linea con i valori del terzo millennio. Sperimentazione quotidiana,
esplorazione mentale, innovazione tangibile, sono le parole
chiave che caratterizzano alcuni valori di base di questo target, che rifiuta i comportamenti
tipici della terza età.
free business magazine
21
iLiad.
login
Leggi, scrivi e condividi in rete.
solo su store.simplicissimus.it
free business magazine
23
un cielo azzurro, sereno e.. con le nuvole.
La stessa ‘pupilla’ di HAL 9000. Intelligenza Artificiale ante litteram, il quadro perfetto come icona della
tecnologia più trendy del momento.
Veniamo ai fatti: il New York Times ha recentemente attirato l’attenzione su questa visione di Internet dal nome poetico e del tutto sconosciuta ai
più. In realtà tra gli addetti ai lavori si parla da tempo
dell’utilizzo integrato di nuove tecnologie che sono
emerse in anni recenti. Il primo a dare risonanza a
questo termine (e forse a coniarlo) è stato il CEO di
Google, Eric Schmidt, nella seconda metà del 2006.
Cloud computing è un modello ibrido di sfruttamento delle risorse offerte dalle reti di computer,
Internet principalmente, che supera il vecchio
schema client/server che lo ha caratterizzato ed in
parte dominato sino ad oggi. La premessa basilare
consiste nell’assumere che in questa nuova architettura i data service (servizi hardware) e le funzionalità offerte (servizi software) dovrebbero risiedere
prevalentemente sui server web (le ‘nuvole’) piuttosto che ‘diffusi’ sui singoli computer connessi in
rete: ‘dovrebbero essere in qualche nuvola da qualche parte ’ usando le parole di Schmidt. Lo scenario è quindi quello di un utente il quale, avendo un
device (non importa quale: un PC, un palmare, uno
smartphone, oppure chissà quale futuro diabolico
apparecchio), il giusto browser ed una connessione ad Internet può accedere alla nuvola giusta che
gli fornisce i servizi e/o i dati che gli sono necessari.
Spesso poi questi servizi saranno ‘composti’ a piacimento dall’utente nel contesto delle sue necessità. In questo modo egli può creare uno strumento
‘personalizzato’ fatto di un mosaico di funzionalità
derivanti dalla somma di singoli ‘servizi web’.
Se volete un esempio preconfezionato andate a
questo link http://www.microsoft.com/windowsmobile/livesearch/demo/index.html.
Altro aspetto nuovo è la possibilità di ‘spostare’ i dati
dal proprio PC/device su di una ‘nuvola’ con il risultato di avere tutto ciò che ci necessita ovunque, worldwide. Niente male! Ovunque l’utente vada accede
ad Internet e si ritrova i dati, i software ed i relativi
servizi come se fosse a casa o sul posto di lavoro, una
vera delocalizzazione delle proprie risorse.
Nuvole, computer, Magritte e la stele di Rosetta…
Cloud Computing C
l’ultimo trend (si) diffonde su Internet
24
ome introdurre una ‘filosofia’ tecnologica di grido caratterizzata da una definizione sfuggente, fumosa ed in fondo
poco comprensibile come ‘Cloud Computing’?
Semplice, rifacendosi a chi le nubi le ha dipinte
molto, in maniera evocativa ma esaltandone il senso di mistero ed inserendole in contesti iconografici
di Riccardo Bugliosi*
[email protected]
contraddittori e stimolanti, moderni: René Magritte.
Siamo all’antitesi del trompe-l’œil, nella sua opera
le nuvole sono di frequente lo sfondo di immagini
inattese, sorprendenti oppure creano assieme al
cielo azzurro il contrasto di luce con il buio notturno di un caseggiato. Per i nostri scopi basta pensare
a ‘Le Faux Miroir’ per introdurre il ‘Cloud Computing’. C’è tutto. Le nuvole e l’occhio. In particolare
la pupilla nera, inquietante presenza sullo sfondo di
Per ora il cloud computing offre servizi per gestire archivi foto e video, la posta elettronica, l’agenda
appuntamenti, la gestione di testi e documenti vari,
inclusi fogli elettronici. oltre ovviamente a tutto ciò
che è già presente solo sul web (blog, comunità
virtuali, mappe geografiche e/o stradali e così via).
Presto però questo sarà vero anche per l’immagazzinamento di file del tutto generici. Occorre ricordare che il sogno di poter eliminare il famoso PC
desktop è datato e da tempo ci sono stuoli di fautori dell’ ‘open distributed computing’ inteso come
utilizzo del software non mediante applicativi resifree business magazine
25
denti sul proprio PC ma fruibili via rete (Internet in
questo caso).
Perché proprio ora ci si sbilancia su ‘cloud computing’? Perché le tecnologie e le reti sono mature ed anche il mercato, soprattutto quello della
pubblicità. Guarda caso Schmidt parla di ‘nuvole’
in stretta connessione con la sua parola magica:
‘advertising’. Dal punto di vista ingegneristico un
grande aiuto l’ha dato l’avvento dell’XML (eXtended Markup Language) come protocollo (quasi)
standard per l’interscambio delle informazioni tra
software applicativi diversi: ha quindi reso possibile
la creazione di servizi web fruibili via Internet da sistemi molto differenti.
L’XML è un po’ la stele di Rosetta dei servizi web,
permette a computer che parlano linguaggi differenti ed operano in modalità differente di scambiarsi informazioni e capirsi: è un metalinguaggio
descrittivo. L’XML è anche una modalità di scrivere
i dati in particolari tipi di data base che si chiamano
XND (XML Native Database) che permettono un
immagazzinamento delle informazioni che facilita
la ricerca di dati ed informazioni provenienti da fonti non strutturate. Su Internet è cruciale la ricerca di
contenuti (tipicamente da pagine web) e gli XND
in associazione alle tecniche più recenti di Intelligenza Artificiale svolgono di sicuro un ruolo non
secondario.
Quali sono i maggiori players di questa nuova
sfida? Niente fantasia: Microsoft, Google, Yahoo ed
Amazon. Ognuno di essi interpreta il ‘cloud computing’ modulandolo secondo la propria differente
visione strategica. Per motivi di spazio prenderemo
in esame solo alcuni dei servizi offerti da Google e
Microsoft ma per ovvia estensione potete scoprire
ciò che offrono gli altri players senza soverchie difficoltà, basta utilizzare un motore di ricerca.
Microsoft sta offrendo on line una serie di servizi
software gratuiti che estendono le potenzialità del
Sistema Operativo Windows rendendo possibile
l’accesso via web a numerose funzionalità che si
arricchiscono di continuo. Obiettivo, una lenta migrazione di Windows verso servizi web e modelli
‘Open’ e forse, infine, ad sua versione/migrazione
completamente on line.
Se volete fare una prova potete testare i ‘Windows
Live Services’, la pagina iniziale è http://home.live.
com/. La cosa interessante è che Microsoft punta a
diventare l’assistente/gestore dei dati e dei servizi
sfruttati dall’utente. Non manca il data storage reso
disponibile online all’indirizzo http://skydrive.live.
com/ ancora in versione beta. Attualmente lo spazio fornito ai tester è di 500 megabyte. Interessante
è di sicuro FolderShare, un’applicazione gratuita
designata a sincronizzare cartelle e file tra computer diversi (anche Mac OS X) Microsoft ha acquistato questo software dalla ByteTaxi Inc nel 2005 e l’ha
26
integrata tra i servizi di Windows Live, è plausibile
sia destinata a sincronizzare anche cartelle e dati su
‘nuvole’.
Come accennavamo è quantomeno ipotizzabile il
tentativo di creare con questi servizi una specie di
‘Windows sulle nuvole’. Il gigante di Redmond sta
lavorando per battere le rivali non tanto sul campo degli standard (vedi XML) quanto sulla velocità
dei propri servizi web mediante delle tecnologie di
compressione dei dati proprietarie che farebbero la
differenza in situazioni critiche come il webcast e la
multimedialità. In quest’ottica va visto Silverlight,
software nato per gestire contenuti multimediali
attraverso un browser web (in ovvia competizione
con Adobe Flash media player). C’è da scommettere che anch’esso sarà integrato prima o poi in Windows Live. Da ultimo citiamo Live Core, una piattaforma per la creazione di applicazioni distribuite
con paradigmi di ‘cloud computing’. In ogni caso se
volete sperimentare tutto quello che bolle in pentola da quelle parti potete andare su http://get.live.
com/betas dove sono proposti in versione beta le
novità che ci aspettano.
Yahoo e Google già offrono ‘Cloud computing’ sotto varie forme.
Google in particolare ha di recente acquisito in quest’ottica YouTube (scusate se è poco!). L’approccio
di Google ai servizi basati su tecnologie ‘cloud’ è ovviamente diverso da quello Microsoft. La pubblicità
nel pensiero della casa di Mountain View è basilare
nell’architettare i progetti, non per niente Schmidt
in un’intervista a Wired afferma: “Infine il nuovo modello [cloud computing n.d.r.] permette di ottenere
servizi gratuiti per mezzo della pubblicità”. In ogni
caso una lista degli applicativi disponibili la si trova
su https://www.google.com/a/ .
Un servizio che offre Google e che è molto ‘cloudy’ è Google libri, raggiungibile all’indirizzo http://
books.google.it/. Si tratta di un servizio molto interessante ma anche complesso ed articolato per le
implicazioni che comporta. È ovvia ad esempio la
problematica connessa con la possibile violazione
dei diritti d’autore. In questo senso Google si propone di offrire uno strumento di promozione del
libro e non come violatore di una proprietà intellettuale. Vedremo.
Un’altra funzione cloudy è Google Notebook (Blocco note), per accedervi cercate “google notebook”
sul sito di Google.it. Si tratta di un servizio articolato
che può essere integrato nel browser. Le sue parole
chiave sono integrazione e condivisione. Integrazione perché dialoga completamente con tutti gli altri
servizi online di Google, condivisione perché è nato
per la cooperazione tra utenti diversi. Notevole.
Cosa ci riserva il futuro da parte di quelli di Googleplex? (andate su http://it.wikipedia.org/wiki/Googleplex e capirete cosa significa, oltre ad imparare
cosa sono i ‘portmanteau’….) Scopritelo su http://
labs.google.it/. Buon viaggio!
Nel prossimo numero le interviste di 7thfloor
ai protagonisti del
World
Business
Forum
POWELL
Statista e leader indiscusso
PORTER
Esperto mondiale di strategia competitiva
GREENSPAN
Uno dei più grandi economisti di tutti i tempi
ROBERTS
CEO worldwide di Saatchi & Saatchi
EISNER
L'uomo che ha reinventato la Disney
CHRISTENSEN
Stratega dell'innovazione e del cambiamento
KURZWEIL
Scienziato, inventore, futurologo
PEREZ
Presidente e CEO di Kodak
RENZO
ROSSO
CHIZEN
CEO di Adobe
GIUGIARO
Storia e futuro
di un pioniere
della moda
Fondatore e Presidente
Diesel
&you
Designer italiano di fama mondiale
Novità
WORLD BUSINESS FORUM
23 - 24 OTTOBRE 2007 - FIERAMILANOCITY - MILANO
di Augusta Leante
[email protected]
Il
23 ottobre si apre il sipario della quarta edizione
italiana del World Business Forum. Anche quest’anno HSM ha convocato guru e visionari del
nostro tempo per ispirare i 2.000 manager italiani (ma
non solo) che prenderanno posto nell’Auditorium
del Milano Convention Centre di Fieramilanocity. La
rosa degli speaker è di gran livello e tra tutti spicca la
voce dell’economista Alan Greenspan, che in videoconferenza live offrirà la sua visione sulle sfide dell’economia globale, non solo in relazione al contesto
americano ma anche a quello europeo. Grandi sfide
future, inflazione, debito, risparmi, deficit ed energia
saranno alcuni dei temi su cui Greenspan concentrerà il suo intervento, che segue di poco il lancio della
sua autobiografia, dove spiega i motivi che hanno
orientato le decisioni di politica monetaria nei 18
anni trascorsi alla guida della Federal Reserve.
I relatori dell’evento provengono, come sempre,
da diversi campi, e condivideranno con l’uditorio
le proprie esperienze nei rispettivi ambiti: Colin
Powell, Michael Porter, Kevin Roberts, Michael Eisner, Clayton Christensen, Ray Kurzweil, Antonio
Perez, Bruce Chizen sono gli altri esperti e studiosi di fama internazionale che si succederanno sul
palco. Non mancherà inoltre la presenza di casi di
successo italiani, che quest’anno porteranno i nomi
di Giorgetto Giugiaro, designer rinomato a livello
internazionale e più volte premiato per la sua eccezionale carriera, e Renzo Rosso, fondatore di Diesel,
che racconterà la sua straordinaria avventura nel
mondo della moda, che lui stesso ha contribuito a
rivoluzionare attraverso le sue creazioni.
Infine la grande novità del 2007 riguarda un ciclo
di conferenze con esperti, imprenditori e manager
di successo del nostro paese che si svolgerà in forma simultanea al congresso. Quattro i percorsi tematici: Marketing e Vendite, Persone e Organizzazione, Management e Imprenditorialità, Innovare i
processi di Business mediante l’ICT. L’agenda delle
due giornate si presenta densa di incontri, e vi convergeranno speaker provenienti da diverse realtà,
dal mondo delle aziende a quello accademico, dal
giornalismo alle associazioni.
www.hsm-it.com/wbfmi
free business magazine
27
Alcune immagini tratte da Prom Queen,
serie distribuita via web da Vuguru, casa di
produzione fondata da Eisne
In equilibrio tra creatività e business
Intervista a Michael Eisner
C
i sono persone invidiate da molti per il lavoro che fanno, soprattutto quando il ramo si
chiama entertainment e la missione è quella
di far divertire gli altri. Tra questi (pochi?) fortunati
rientra certamente Michael Eisner.
Per chi non lo sapesse, Michael Eisner è l’uomo
che ha guidato la Disney negli anni tra il 1984 e il
2005, anni in cui il fatturato annuale della compagnia è passato da 1,7 a 30 miliardi di dollari e la sua
figura brillava nel panorama del business americano. Tra i suoi numerosi successi al botteghino figurano La bella e la bestia, Il re leone, Il sesto senso,
ma occorre anche ricordare l’apertura dei parchi
tematici di Disneyland a Parigi e Hong Kong, e del
DisneySea a Tokyo. Prima di arrivare in Disney Eisner ha lavorato per la ABC ed è stato presidente
della Paramount Pictures. Oggi è il produttore della
webfiction Prom Queen.
Abbiamo scambiato qualche parola con lui, in
attesa di incontrarlo di persona a Milano - dove
interverrà al World Business Forum di HSM - e gli
abbiamo chiesto qualche anticipazione sulle lezioni
apprese nel corso della sua lunga e florida carriera.
Lei sostiene che la strategia è il fattore che
maggiormente impatta sui ricavi di un’azienda.
Quali sono i mezzi per giungere ad una strategia di successo?
28
Ritengo che la strategia debba coniugare educazione, visione, analisi finanziarie e reazioni immediate. Nessuna strategia è più valida di quella in
cui uno crede istintivamente, soprattutto quando
le ricerche di mercato la bocciano. Se chiedete alla
gente cosa vorrebbe vedere nel futuro, vi tireranno
fuori qualcosa che amavano nel passato.
Qual era il processo di creazione strategica in
Disney?
Vorrei dire che si trattava di un processo ben organizzato, ma la gran parte della creazione di una
strategia avveniva nei bagni, in ascensore, camminando per i corridoi o sotto la doccia. Ci incontravamo anche al di fuori dell’ufficio. La cosa fondamentale era assicurarsi che gli affari fossero ben gestiti,
perché la strategia dopo non ha senso se l’azienda
non funziona bene oggi. Niente fa meglio alla strategia dei profitti, tutti si sentono meglio quando gli
affari funzionano.
Qual era la politica di gestione delle risorse
umane? Come venivano scelte le persone?
Alla Disney il servizio al cliente è fondamentale,
per questo cercavamo sempre persone capaci di
trattare la gente, e una delle pratiche di selezione più
importante era il colloquio di gruppo. Consideravamo anche il curriculum e facevamo interviste singole, ma era nel gruppo che riuscivamo a scorgere le
persone più adatte a servire il pubblico. Mettevamo
di Augusta Leante
[email protected]
insieme cinque o sei persone e
chiedevamo loro di parlare di
un argomento qualsiasi, e allora si sentiva subito quelle che
avevano il carattere giusto.
Lei ha detto che i manager dovrebbero fidarsi del loro istinto e delle loro più profonde intuizioni, anche se
ciò significa andare contro le ricerche di mercato, il senso comune, la pressione dei colleghi o
le intimidazioni. Lo pensa sempre?
Assolutamente. È molto difficile dire “sì” ad una
nuova idea. C’è sempre un motivo per dire “no”.
C’è sempre qualcuno nella ricerca per il quale l’idea
non porterà risultati. Ricordo ancora le difficoltà
che ho avuto alla ABC negli anni Sessanta, quando
volevo fare uno spettacolo ambientato negli anni
Cinquanta. L’area della ricerca aveva innumerevoli
studi che supportavano la tesi per la quale questo
programma non avrebbe funzionato. E sono dovuto ricorrere a tutte le mie capacità per produrre
serie come Happy Days e Grease. L’intimidazione
può anche venire dal pubblico, dalla gente che
crede che un’idea sia stupida. A volte lo è. Allora
bisogna accettare il fallimento, sempre che sia
all’interno di certi limiti e non metta in pericolo
le finanze aziendali.
Un’altra delle sue frasi è che “il successo
può essere tossico”. È stato tossico il successo avuto nella sua carriera?
No. Per ragioni che non riesco a spiegare,
aspetto sempre il peggio e tuttavia credo che
il successo arriverà. Siccome guardo sempre al
futuro, poi, non ho quasi il tempo per gioire dei
trionfi. Ma so che il successo rende la gente arrogante e pigra. Per questo sia alla Paramount
che alla Disney diciamo ai manager di pensare
che sono stati il numero due o tre, mai il numero uno.
free business magazine
29
festival
della creatività
A Firenze dal 25 al 28 ottobre 2007 si svolge la
seconda edizione del Festival della Creatività
promosso dalla Regione Toscana e organizzato
dalla Fondazione Sistema Toscana.
Un’ottima occasione per accedere agli oltre
40.000 mq di superficie espositiva e alle
centinaia di eventi che coinvolgeranno 1600
artisti e relatori provenienti da oltre 40 Paesi
del mondo per una grande kermesse che
s’interroga su come cambia l’idea di creatività.
Un programma vastissimo dedicato alle arti, alla
ricerca, all’innovazione e alla contemporaneità,
con le Reti come filo conduttore
Il Festival della Creatività è aperto ai creativi
di ogni settore con l’intento di proporre la
trasversalità dei linguaggi artistici e le mille
applicazioni della creatività: dall’economia alla
filosofia, dal social network all’open source,
dalla robotica alla mobilità, dalla musica al
teatro, dal design all’architettura, dalla videoarte alle nuove tecnologie, in un palinsesto
“ricco” di nomi di rilievo internazionale che
si confronteranno con i giovani talenti. Tra
i personaggi che animeranno l’apertura
dell’edizione 2007 troviamo Derrick De
Kerckhove, una delle figure cardine del
pensiero digitale, Gillo Dorfles che dialogherà
con Massimo Cacciari su “etica ed estetica
della creatività” e l’inedito ensemble Roy Paci
- Boban Markovic Orchestar - Frank London.
Campeggia poi il Nobel Dario Fo, che terrà una
lezione/spettacolo sul più grande dei creativi,
Leonardo da Vinci, e per la presenza del grande
Joshua Davis, il designer che ha legato il suo
nome ad alcuni dei marchi più importanti della
scena mondiale.
Nell’ampio programma di incontri e spettacoli,
segnaliamo una performance unica e ricca
di contaminazioni: l’esibizione di Nobuo
Uematsu, compositore giapponese autore di
“Final Fantasy” e di molte colonne sonore di
videogiochi.
Tra i partners della manifestazione numerosi
enti internazionali, tra cui il Centro di Cultura
Contemporaneo di Barcellona, che presenterà
“NOW“, progetto di video-arte dedicato
ai mutamenti climatici della nostra era.
Fittissimo il calendario dei workshop tra cui
si rileva quello del PerformingmediaLab che
inaugura il cantiere di creatività connettiva
che si svilupperà poi a San Giovanni Valdarno
promosso dalla Regione Toscana e che vedrà tra
l’altro la presentazione del TarantaVideoblog
e del format di comunicazione pubblica
interattiva Europèdia.
Il programma complessivo della manifestazione
è ancora in progress e consultabile su
www.festivaldellacreativita.it .
L’ interactive mirror di Europedia
30
free business magazine
31
Socially Correct
U
n approfondimento sulla comunicazione
sociale, una mostra, un concorso con borsa
di studio. A settembre al e con il Maxxi di
Roma, la DARC (Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanea) e la Saatchi & Saatchi, per
raccontare il no profit nella pubblicità attraverso il
ricordo di Paolo Ettorre, un uomo che il significato
di “impegno” lo conosceva davvero.
Ci sono proprio tutti quelli che ci si aspetta di
incontrare al Maxxi, Museo nazionale delle arti del
XX secolo, in un pomeriggio di fine estate. L’evento
merita. Patrocinio: Dipartimento per l’informazione
e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero delle Comunicazioni, Ministero delle
Politiche giovanili e delle attività sportive. Una tavola rotonda coordinata da Giovanni Minoli sulla
“Comunicazione sociale e la creatività”. Insomma si
cerca di non mancare.
32
Quando il No Profit incontra la pubblicità
E, dunque, proprio perché ci sono tutti, mi chiedo
cosa io ci faccia qui. Quando annuso un incontro
vagamente mondano lo evito, diffido dei cosiddetti
“creativi” e, quando ci riesco, evito di interagire con
la pubblicità. Ma l’invito mi è arrivato da un’amica
che stimo e così vinco la mia ritrosia.
Scopro piacevole la mostra dedicata a “Vent’anni
di campagne che non avremmo mai voluto fare”. Si
parte dagli anni Settanta con un “uomo incinto” per
la promozione della contraccezione in Inghilterra,
spaziando dalla campagna per Greenpeace contro i
test nucleari, a quella per gli animalisti italiani (“piuttosto che diventare una pelliccia mi suicido”), e poi
Pubblicità Progresso contro il razzismo, campagne
con le “cicatrici” per Medici senza Frontiere, Enel [...]
di Federica Morrone
federica @gmail.com
free business magazine
33
34
free business magazine
35
Dove va la comunicazione
passo indietro e spiegare la nostra filosofia. Brand
Portal non ha né la struttura né la logica dell’agenzia pubblicitaria. Immagini una galassia formata
da tanti sistemi, tanti pianeti. Ogni sistema, ogni
pianeta ha una sua precisa identità. Non c’è un
sistema dominante e nessuno è
satellite di un altro.
Divide et
(non) impera
Brand Portal SPQR. Filosofia,
provocazioni e aspirazioni
del nuovo network romano
di comunicazione integrata
I
l gruppo milanese è arrivato a Roma da neppure 4 mesi ma ha già provocato un bello
scossone nel panorama un po’ statico dell’advertising della capitale.
“La vostra prima mossa è stata quella di
accaparrarvi Taddeucci e Albanese, i direttori
creativi della Saatchi & Saatchi Roma. Come
inizio non c’è male.”
Paolo Torchetti, CEO della società, sorride
al di là del tavolo da riunione della nuovissima
sede romana, situata nel borghese e rassicurante quartiere Prati.
Torchetti, milanese purosangue, ha poco
più di 44 anni (ne dimostra molti di meno) e
un curriculum che desterebbe l’invidia di qualsiasi affermato manager over 60.
Per anni ha militato come copywriter presso una grande agenzia di pubblicità, firmando
molte campagne di successo (come ad esempio quella per il Manifesto “La rivoluzione non
russa”).
Nel 2001, insieme ad altri due soci, ha fondato a Milano Brand Portal, il network di agenzie
specializzate nei più diversi settori della comunicazione. Il gruppo, a capitale interamente
italiano, conta oltre 140 professionisti e il suo
fatturato ha superato nel 2006 14,1 milioni di
euro.
“Quando si entra in un mercato nuovo – afferma Torchetti – è importante dare un segnale forte. L’entrata in Brand Portal di Taddeucci
e Albanese è il nostro biglietto da visita.
Saranno loro infatti a guidare The Name,
la società di advertising che diverrà la nuova
punta creativa del gruppo. The Name rientra
in un progetto di network più ampio: nel 2008
ci aspettiamo che raggiunga un fatturato di 3
milioni di euro.”
“The Name non è l’unica novità, vero?”
36
Intervista
a Paolo Torchetti
“Infatti. Ha aperto i battenti, sempre qui da
noi ai Prati, Tyrex, specializzata in marketing digitale. La società offre alle aziende della capitale la possibilità di essere presenti con i propri
brand nei canali di comunicazione digitale e
interattiva. Questo posizionamento strategico
non solo risponde alle aspettative del mercato romano caratterizzato da un’offerta troppo
frammentata, ma conferma con i fatti la vocazione innovativa di Brand Portal.
Il 25% del nostro fatturato proviene da attività su reti multimediali: telefonia, TV digitali
e web. La nuova società dovrebbe superare
il milione di euro di fatturato entro la fine del
2008.”
“Sembra proprio che avete l’intenzione di
diventare i numeri uno di Roma. Cos’è che
vi rende sicuri di replicare il successo avuto a
Milano?”
Torchetti esibisce un nuovo sorriso. “Penso che sia opportuno a questo punto fare un
di Fabrizio Canevari
[email protected]
Paolo Torchetti, CEO di Brand Portal
Quello che
ci unisce è la volontà di
raggiungere l’eccellenza
qualitativa, ognuno nel suo
ambito. Questo vale sia per le
società che per chi lavora con noi.
è il senso di libertà e di uguaglianza
che attrae le persone. La possibilità di
esprimere e realizzare le proprie idee senza costrizioni o imposizioni dall’alto. Cosa
che le classiche agenzie pubblicitarie, organizzate secondo modelli rigidamente piramidali non possono certamente garantire.”
“E dal punto di vista amministrativo come funziona il sistema Brand Portal?”
“Le società del gruppo sono libere anche sotto
questo profilo. Presto verrà creata come a Milano
una specifica società che si occuperà esclusivamente delle questioni amministrative di tutto il
gruppo romano.”
“Non avete paura che questa totale indipendenza possa alla lunga scardinare l’unità del gruppo e
creare delle scissioni?”
“No, e per una ragione assai semplice. Esiste
tra noi una perfetta integrazione. L’autonomia
d’azione, l’indipendenza di pensiero non genera competitività e desiderio di primeggiare ma al
contrario porta alla sinergia. Si traduce in dialogo
tra le società e le diverse professionalità, nell’ottica
di un’offerta integrata di servizi di comunicazione,
che è la principale sfida e la mission di Brand Portal. Inoltre i nostri manager sono anche soci del
network. Il potenziamento della loro società porta
ad un potenziamento di tutto il gruppo.”
“Che vantaggio hanno i clienti utilizzando un
network?”
“Quello importantissimo di poter scegliere all’interno di un’unica struttura l’agenzia su misura per
le loro specifiche esigenze, ottenendo la massima
garanzia di qualità e competenza professionale.
Non a caso i nostri clienti in genere diversificano il
budget ridistribuendolo sulle diverse agenzie del
gruppo.”
“Le società sono fatte di persone: quelle che
fanno parte di Brand Portal che requisiti devono
avere?”
“Certamente un’elevata professionalità, ma anche una grande flessibilità e apertura mentale verso i nuovi trend. Chi entra in Brand Portal si trova
inserito in un sistema articolato di strutture che
consente molteplici possibilità di crescita.”
Paolo Torchetti guarda l’orologio. Il nostro tempo sta per scadere.
“Un’ultima domanda. Ci sono altre novità in
cantiere, insomma avete intenzione di colonizzare Roma?”
“Diciamo che vogliamo portare un po’ di aria
nuova nella capitale. Presto inaugureremo una
società di eventi e saremo attivi nell’area del BTL,
nell’ambito della brand identity e delle promozioni.”
Ci salutiamo. Forse stiamo assistendo a
una mutazione genetica. Al posto
dei tradizionali creativi tutto
Cannes, spot e riflettori,
sta nascendo una nuova
razza: quella dell’imprenditore creativo.
Staremo a vedere.
free business magazine
37
N
el web 2.0, dove hanno cittadinanza (o la
ottengono a forza) tutte le nuove forme di
creatività digitale che dialogano col video,
accade sempre più spesso che un Davide si scontri
col Golia di turno. Vincendo. In numeri e credibilità.
I numeri sono quelli degli accessi. La credibilità è
quella che si conquista giorno dopo giorno a suon
di operazioni che boicottano il puro messaggio
pubblicitario, quello finora proposto dalla tv generalista, e va di pari passo con fidelizzazione e trasparenza (vera o presunta). Davide contro Golia in salsa
aziendale. Accade Oltreoceano, provocando ripercussioni in tutto il World Wide digitale. E così una
piccola azienda di frullatori per mercato domestico
e professionale, la statunitense Blendtec, uploada
sul proprio canale You Tube video dimostrativi di
prodotto. Con la leva dell’ironia e mutuando una
buona dose di elementi televisivi della paleo-tv, racconta l’affidabilità del proprio prodotto. Il tutto con
la conduzione diretta del presidente dell’azienda. Il
format è beffardamente semplice. Camera fissa in
piano americano e un interrogativo che si dipana
lungo i circa due minuti di format. Will it blend? E
giu’ a ridurre in polvere oggetti improbabili come
iPod, lattine di bibita, mazze da hockey. Con questa
tv l’impresa riesce a fare sul web numeri a più zeri,
in grado di impallinare quelli di un colosso multinazionale come Bud. L’azienda Anheuser-Bush ha
investito trenta milioni di dollari per la creazione
della propria tv, con produzioni affidate agli studios
holliwodiani Trigger Street di Kevin Spacey e Live
Plant di Damon/Affleck. Ma gli users stanno decretando il pollice verso.
Blendtec e Bud, due esempi contrapposti di
come fare tv in Rete da parte di imprese non radiotelevisive. Due facce di una stessa medaglia (digitale), che fanno rima con protagonismo dell’utente,
meglio se armato di camera digitale.
Brands produce their own shows, titolava lo scorso autunno il New York Times, in un corsivo postato
in quasi tutti i blog marketing-oriented. In azienda
la creatività negli ultimi anni sta correndo sul filo.
Quello della banda larga. Una rivoluzione copernicana che sta coinvolgendo imprese di settori merceologici molto diversi tra loro.
Il tema si dibatte anche in Italia. E i comunicatori
delle maggiori imprese italiane aderenti all’osservatorio Bocconi sulle tv di impresa si sono interrogati
sul fenomeno. Con il supporto di alcuni professionisti della web tv o della generalista (sintesi nei box).
BrandTV
Le imprese fanno
38
di Giampaolo Colletti*
[email protected]
*Co-founder osservatorio Business
TV Università Bocconi e Business
TV Manager Technogym
Info osservatorio
Bocconi
Quindici aziende in assise
studiano la tv di impresa.
Aderiscono all’osservatorio
Bocconi realtà leader come
BNL, Cariparma, Costa Crociere,
Epson, Gewiss, Magneti Marelli,
Mediolanum, Pirelli, Ras, Sia,
Technogym, Telecom Italia, Tre,
Vodafone e Zurich. L’osservatorio
si è costituito a seguito del
workshop di marzo 2007 sulle
business tv, nato da un’idea di
Giampaolo Colletti, ex Vodafone
attualmente in Technogym. E’
diretto da Paola Dubini, Ask
Bocconi. Paolo Prestinari e
Giampaolo Colletti sono cofondatori. All’incontro di venerdì
14 settembre hanno preso parte
Benedetto Habib (My-tv), Bruno
Pellegrini (The Blog TV), Massimo
Bernardini (Rai Educational) e
Andrea Pezzi (Ovo). Durante
l’incontro è stato presentato
il net-book “Generazione
teledipendente”, da metà ottobre
acquistabile in Rete (www.
teledipendente.tv,
www.business.tv.it)
Esempi di Brand Tv: Blendtec, Bud Tv, Heidies Tv
didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia
didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia didascalia
Linus intervistato da Wellness TV
E con l’ausilio del neonato net-book “Generazione
teledipendente”, prodotto dall’osservatorio.
Con le brand tv l’impresa comunica senza mediatori, direttamente con il consumatore. E non è una
tendenza esclusiva di quelle imprese che vendono
servizi e che devono puntare sul fattore emozionale.
In Rete si vendono esperienze di prodotto. Utili anche come libretto di istruzioni. Lo scaffale del centro
commerciale, insomma, viene sostituito dalla Rete.
Il confronto tra prodotti diventa globale.
Lo strumento che ha portato alla nascita delle
brand tv ha origine nel blog e nel videoblog aziendale. Ad oggi 40 delle 500 aziende segnalate da For-
tune hanno attivo un blog pubblico. Ma attenzione.
L’utente è ora inserito in un contesto mediale differente rispetto al passato e non abbocca all’eventuale pubblicità tout court proposta da queste nascenti brand tv. Le imprese lo stanno imparando sul
campo. Anche a costo di cadere nella Rete.
Attualmente, negli States, Sneakers e Burger
King producono serie tv customizzate. Nike e Pepsi
creano veri e propri web-movie seriali. E nascono
le multi-brand tv. Con Inthemotherhood.com Unilever e Sprint solleticano il target femminile creando un serial online per mamme digitali. Format per
piattaforme ora più familiari. Gewiss ed Epson fan-
free business magazine
39
no video formativi. Mediolanum informa sul satellite. Nike o Land Rover creano format partecipativi
con la web tv seriale Go Beyond. Ray-Ban osa con
una campagna above the line. Diesel irradia una
reality tv, con la sua Heidies tv. Technogym crea
un proprio canale su You Tube per poi strutturare
una piattaforma ad hoc, con la nascente Wellness
tv. E si approda anche ai social video, con Toyota
su Green Tv.
Snack-program, con accentuata sintesi narratoriale. Si rompe lo schema del palinsesto. Queste
brand tv interpretano l’effetto McDonald’s, feno-
meno ribattezzato dagli esperti mass-mediali americani che nei campus studiano come i consumatori
non aspettino di mangiare primo e secondo per arrivare al dolce. Oggi gli utenti scelgono un menù di
intrattenimento personalizzato.
I format elaborati, più per packaging che per
contenuti, non peccano di originalità. Spesso ricalcano gli stereotipi della generalista, ripresi perché
facili da scimmiottare e utili come identificazione.
Hanno la meglio gli ipertesti, con molti livelli testuali e visivi. Ma quelli che vogliono stupire a tutti
i costi vengono sbalzati fuori dalla Rete, confinati. E
pazienza se in questo modo si sacrificano brand di
fama mondiale come Chivas o la stessa Bud.
Di queste evoluzioni non tutti esultano. Soffrono
delle brand tv soprattutto i broadcaster tradizionali.
Ora acquistano format direttamente dalle imprese
a costo zero, perdendo in investimenti pubblicitari.
E il rischio è che professionisti della comunicazione
d’ impresa si avventurino su sentieri minati, affidandosi poco ai professionisti della tv o della Rete.
Peccati di presunzione. Che il prosumer non perdona, dando battaglia.
A suon di clic.
Cosa ne pensano....
Andrea Pezzi, Ovo
«Ho partecipato ad un convegno internazionale
sulle Iptv l’altro giorno a Oxford. Mi hanno
colpito le parole di un relatore. Descrivono
la tv in relazione alla dimensione culinaria.
La mammella è il prototipo della tivù come
l’abbiamo finora conosciuta, e in questo
caso il bimbo è l’Auditel. Gli user generated
content non sono altro che l’orto di casa. Ma
se faccio la spesa e cucino per i fatti miei, sono
nel campo della web tv su Iptv. Il sandwich
rappresenta la mobile tv, mentre il take-away
è l’offerta satellitare. Io adoro il pane, e perciò
la mia personale ricetta è fatta di piccole cose
semplici. Brand TV? Non credo che in questo
quadro le aziende possano trasformarsi in
40
editori diretti. Devono basarsi su qualcuno che
ha già questo tipo di competenze».
Benedetto Habib, My-TV
«Partiamo da questo assunto. La banda larga è
un’opportunità. Rispetto al web 1.0, nel quale
My Tv ha esordito come assoluto pioniere,
oggi non siamo più nel versante del puro
spontaneismo, ma abbiamo una gestione
e un inquadramento più metodologico di
questi temi. Credo che alla base della business
TV si debbano tenere in considerazione i
paradigmi essenziali della generalista: qualità
del contenuto e della forma, efficacia del
messaggio e utilizzo di testimonial. La presenza
di celebrities è essenziale. Nella business TV
delle imprese la partecipazione dell’utente
deve essere mediata da un editore esterno.
Infatti, uno degli aspetti più difficili da parte
delle imprese è la definizione degli obiettivi
della Business-brand TV. Un’agenzia esterna fa
da interprete».
Massimo Bernardini, Rai Educational
«Io diffido della Rete. I contenuti sono centrali
in quest’epoca la conoscenza dei contenuti non
è affatto vero che sia libera. Porto l’esempio
di wikipedia e della scheda sbagliata sulla mia
trasmissione televisiva del sabato mattina (Tv
Talk, ndr).
La modernità è moltiplicare le fonti di lettura
e il lavoro di selezione è la chiave. Il tempo è
l’elemento centrale per elaborare i contenuti
per la tv. L’altro elemento chiave è l’emozione,
che è totalmente da gestire. E questo concetto
è strettamente correlato al tempo.
Stiamo vivendo una fase in cui è meraviglioso
cominciare. Il web, pertanto, ci propone
l’effetto, ma manca di metodicità. Non c’è
serialità, che è fatta di credibilità. Se incontri
un pubblico lo devi mantenere. Il problema
centrale è il durare nel tempo, non l’agitarsi
forsennatamente. Inoltre oggi col web la qualità
sonora e la fotografia sono parametri che
stiamo abbattendo. Si moltiplica il materiale
video ma la fotografia non è adeguata. Oggi
la qualità è il valore che sta sparendo e se il
tema è quello dell’emozionare, questo aspetto
diminuisce almeno della metà. Dal punto
di vista dei contenuti, nella comunicazione
multimediale stiamo ipervalutando l’aspetto
ludico e l’ironia, che sta diventando l’unica
leva. La tv generalista ha bisogno di idee. Il web
è davvero pieno di idee? No, è stracolmo di
parodie. Insomma, la pluralità dei punti di vista
può essere una ricchezza ma anche una perdita
di aderenza della realtà. Stiamo scambiando il
vento del cambiamento col cambiamento».
Paolo Prestinari, I-Side
La flessibilità del web, che è supporto
dominante per questo tipo di programmazione,
determina lo sviluppo di formati molto
diversificati. Già oggi sono numerosi i modelli
di offerta e le piattaforme disponibili per le
aziende che vogliono comunicare con il video
ai consumatori: si va dall’inserimento del video
su siti web tradizionali o di tipo partecipativo
alla realizzazione di metafore di canali.
Dall’apertura di una sezione su un sistema di
video sharing come YouTube all’attivazione di
un canale su una platform come Joost. E spesso
la via seguita è quella della combinazione
di più piattaforme o modelli di proposta al
fine di ottenere la massima resa in termini di
contatti. In questo panorama variegato e in
rapida crescita bisogna poi tenere conto della
maturazione dei terminali mobili (vedi iPhone
e iPod) e dei sistemi di interfacciamento tra PC
e televisore.
free business magazine
41
How to...
The 7 floors to your Personal Net Tv
I
mmaginate di entrare in un palazzo alto 7 piani
(guarda caso la cabala) e di doverli attraversare
uno dopo l’altro al fine di raggiungere la tanto
agognata meta. Quale meta? Semplice, l’idea giusta
per realizzare la Net Tv di cui voi o la vostra azienda
avete davvero bisogno. Abbiamo scelto di definirla
tale, senza tuttavia rifiutare le altrettanto convincenti etichette di Web Tv, o di User Generated Tv.
Curiosamente, se in molti si sono impegnati a scegliere il sostantivo migliore da utilizzare per il primo
dei due termini, in pochi o addirittura nessuno si è
cimentato nella più ardua impresa di eliminare in
modo drastico e definitivo quel suffisso così stancamente 1.0. Perché di “televisione” fenomeni come
YouTube e derivati hanno ben poco o niente, se
non la prevalenza dei contenuti video rispetto al
testo scritto (anche se in alcuni casi la proporzione
tra audiovisivo e commenti di testo tende decisamente verso questi ultimi). Ecco perché ci sembra
giusto fornire ai nostri lettori una serie di elementi
di progettazione per un fenomeno che, pur non
avendo ancora trovato una definitiva tassonomia,
rappresenta senza alcun dubbio uno degli elementi più innovativi della Creative Economy.
7 piani per 7 differenti modelli di Net Tv. Premete
il tasto 1, la salita è appena all’inizio.
1st floor – Select your target, se- 2
lect your business
Il primo passo da compiere nella
progettazione di una Net Tv è semplice quanto banale: scegliere un target
specifico a cui rivolgere il proprio servizio (tenete sempre a mente: il prodotto è 1.0, il servizio è 2.0). Il rischio che si 2
corre nel parlare di Net Tv in maniera
troppo superficiale è infatti quello di
inglobare nello stesso calderone piattaforme comunicative estremamente
diversificate ed eterogenee, tanto nella tecnologia
quanto nei contenuti.
Il positioning, come dicono gli esperti di
marketing, assume dunque in questa fase un ruolo
assolutamente prioritario. Potete scegliere di rivolgere la vostra Net Tv al mercato “consumer” oppure, al contrario, decidere di investire idee e risorse
in forme di comunicazione prevalentemente “business to business”. Questa prima ma decisiva discriminante imporrà una specifica taratura sia della
tecnologia da utilizzare che dell’offerta di contenuti
da proporre ai vostri utenti.
2nd floor – Choose your tool
“Broadcast yourself” è lo slogan che ha contri-
42
di Stefano Mizzella
[email protected]
buito a lanciare a livello mondiale YouTube come
piattaforma leader nel settore del video-sharing.
Tuttavia, se il risultato a cui mirate va oltre la semplice possibilità di uploadare i vostri video e vorreste
invece creare un vero e proprio canale personale in
cui poter trasmettere anche in diretta, meglio allora
rivolgersi ai cosiddetti servizi di “live broadcasting”.
Tra questi, Mogulus (http://mogulus.com/) rappresenta sicuramente una scelta ottimale per versatilità
e facilità d’uso. Mogulus permette infatti di creare e
personalizzare uno studio di produzione televisivo
direttamente dal proprio browser. La punta di diamante di questa piattaforma è rappresentata dalla
possibilità di creare canali live in streaming 24 ore
su 24, unitamente ad altri servizi web-based come
il poter collaborare con più operatori contemporaneamente, la creazione di playlist automatiche o la
possibilità di aggiungere effetti motion graphics di
alta qualità. Magari non diventerete la nuova CNN,
ma di sicuro è un buon inizio.
Meno completi ma pur sempre molto intuitivi sono i servizi messi a disposizione da Ustream
(http://www.ustream.tv/) e da Operator11 (http://
operator11.com/). Entrambi permettono infatti di
trasmettere in streaming utilizzando soltanto la
propria webcam e la connessione a Internet. Rispetto a Ustream, Operator11 consente agli utenti,
attraverso un’applicazione Flash, di mixare i contenuti live della webcam con filmati di libreria o con
video precedentemente archiviati.
Se ancora non siete soddisfatti e volete aumentare la multimedialità del prodotto finale, allora provate ad utilizzare Splashcast (http://web.splashcast.
net/), ottimo strumento per trasmettere in streaming, attraverso un’unica interfaccia, video, musica,
foto, testi, slide show e feed rss. I contenuti, oltre
a quelli prodotti ex novo, possono essere importati facilmente dalle più note piattaforme di social
networking come YouTube, Flickr o Slide.
3rd floor – User Generated Content & Peer Production
3
Ricordate quando lo scorso dicembre il “Time”
dedicava la copertina di “Person of the Year” a
coloro che controllano l’Era dell’Informazione,
gli utenti del web racchiusi dietro a un generico
“You”? Quella copertina è diventato in poco tempo
il manifesto di una nuova fase del Web caratterizzata dalla definitiva legittimazione di contenuti e
3 servizi generati dagli utenti. Se il vostro scopo è
quello di creare una piattaforma che sappia valorizzare tali contenuti, gli esempi a cui guardare si
sprecano. Oltre al mostro sacro YouTube, esistono
ottimi aggregatori come Blip.tv (http://www.blip.
tv) e WeShow (http://www.weshow.com/). Rima-
nendo nel panorama italiano, segnaliamo The Blog 4
Tv (http://www.theblogtv.it), punto di riferimento
per i videobloggers italiani, Qoob (http://it.qoob.
tv/), piattaforma cross-media che si avvale di
contenuti provenienti dal mondo underground
dell’animazione, del cinema, del graphic design e
della musica e, per finire, il videoblog di controinformazione proposto da NonRassegnataStampa
(http://www.nonrassegnatastampa.it/).
4
4th floor – Enterprise 2.0 & Social Business
Creare una Net Tv dedicata al mondo Enterprise 2.0 significa ideare e proporre nuove soluzioni
rispetto agli standard della comunicazione enterprise tradizionale. In questo caso, si può scegliere
di rivolgere il proprio servizio sia al mondo “business” che al mondo “corporate” attraverso l’offerta
di una comunicazione capace di superare il vecchio modello top-down, creando al contrario uno 5
spazio multimediale e interattivo in cui ritrovare le
esperienze di grandi aziende e di singoli individui.
Vi ritroverete dunque ad avere a che fare con l’ideazione e la produzione di format “su misura” capaci
di andare incontro alle dinamiche più evolute della
comunicazione business-to-business senza tralasciare gli aspetti di appealing necessari al merca- 5
to consumer. Esempi di un simile approccio sono
quelli offerti dalle Corporate Web Tv di Hinchcliffe
& Company (http://e2tvshow.com/), Epson (http://
www.epson.it/), Mediolanum (http://www.mediolanumchannel.com/).
5th floor – Brand & Business Tv
Reinterpretare il brand ad opera degli utenti.
Sempre più aziende si stanno rendendo conto delle grandi potenzialità che possono derivare dalla
creatività dei propri clienti. La sfida portata avanti
dalle Brand & Business Tv più prestigiose è proprio
quella di intercettare e accogliere le forme evolute
di prosuming. L’obiettivo è quello di coinvolgere
attivamente i clienti nella costante evoluzione di
prodotti e servizi, trasformando l’utente da semplice utilizzatore a fruitore di brand experience. Ciò
può avvenire attraverso un incentivo alla produzione autonoma e originale di contenuti creativi che
spaziano dal videoclip alla grafica digitale, dalla fotografia all’arte del remix, del recut e del mash-up.
Di seguito alcune delle Brand & Business Tv
che, a nostro modo di vedere, propongono le
iniziative user generated più interessanti: Diesel
(http://www.diesel.com/), Fiat 500 (www.fiat500.
com), Land Rover (http://www.gobeyond.landrover.com/), Nike (www.nikemashup.com), Pirelli
(http://www.pirellifilm.com/), Ray Ban (http://www.
ray-ban.com/).
6th floor – Educational & Social Knowledge
Molte Net Tv propongono contenuti più o meno
amatoriali rivolti al puro entertainment. Tuttavia,
una Net Tv può essere creata e gestita anche come
piattaforma dedicata alla raccolta e allo scambio di
informazioni scientifiche e di contenuti educational. Se questo è il settore specifico nel quale avete
intenzione di posizionarvi, allora il valore aggiunto
della vostra Net Tv sarà decretato dalla capacità di
ideare e produrre format comunicativi multimediali e interattivi che sappiano unire un forte valore
scientifico a un livello comunque elevato di appealing (meglio evitare la noia mortale delle lezioni a
distanza in stile Nettuno!).
SciVee (http://www.scivee.tv/) rappresenta in
tal senso un’ottima piattaforma on line per la condivisione di ricerche scientifiche. La vera novità risiede nella possibilità di affiancare alla pubblicazione
scientifica un video di presentazione in perfetto
stile YouTube. Si muove su questo stesso versante
anche SchoolTube (http://www.schooltube.com/),
proponendosi come network tra studenti, educatori e mondo delle imprese. Quando acquisirete
maggior dimestichezza con questa tipologia di
contenuti, potrete servirvi di una piattaforma open
source come Moodle (http://moodle.org/) per implementare il vostro modello di e-learning, magari
distribuendo i vostri corsi on line anche in podcasting, vodcasting e mobile.
7th floor – Play...Rec!
Arrivati al settimo e ultimo
piano di questa breve salita
non rimane altro che iniziare
6
la vostra avventura di personal
broadcasting. Siamo consapevoli, a causa del poco spazio a
disposizione, di aver tralasciato
altre tipologie di Net Tv, come
quelle dedicate al mondo delle nuove tecnologie o dello
sport, che avrebbero sicuramente meritato ulteriori approfondimenti. Quello
6 che vi abbiamo proposto è un semplice excursus
sulle straordinarie potenzialità che la Net Tv mette
nelle mani di artisti, esperti di comunicazione, designer, ricercatori del mondo accademico, manager
e imprenditori. Fino a qualche tempo fa, i sette piani da scalare prima di poter proporre nuove idee e
contenuti erano quelli di viale Mazzini. Ora le cose
sono cambiate. Il Web 2.0 mette a disposizione di
tutti strumenti e piattaforme di grande qualità a
costo zero. Ciò che conta davvero sono le idee e le
persone che concorrono a realizzarle, ma questa è
tutta un’altra storia.
free business magazine
43
Il fascino
indiscreto
delle
toy camera
C
erto è strano parlare di fotografia a pellicola in piena era digitale. Eppure nell’underground artistico delle grandi città, una delle
tendenze imperanti è quella di creare arte visiva
attraverso le “toy camera”.
Una delle più diffuse ed amate è la Holga. Una
“medio formato” (che utilizza pellicole formato 120
e non le classiche 35mm) ricercata non solo per la
sua economicità, ma anche per la sua versatilità e le
sue foto “low-fi”.
di Valentina Cinelli
[email protected]
• Link
www.theholgabox.com
www.holgamods.com
www.toycamera.com
www.squarefrog.co.uk/holga
www.lomography.com/holga
www.holga.net
www.holgaphotography.com
Mauro Santucci
Holga è in realtà il nome dell’azienda produttrice
di queste macchine fotografiche, fondata ad Hong
Kong nel 1982. Il nome deriva dall’espressione “ho
gwong”, che significa molto luminoso.
Le macchine fotografiche prodotte dall’azienda,
furono in origine destinate ad una fascia di mercato
accessibile alle classi operaie cinesi, cosicché potessero stampare foto a costi contenuti.
La costruzione poco costosa, e la semplice lente
in plastica delle Holga, spesso produceva foto che
presentavano vignettature, sfocature, scarsa illuminazione ed altre distorsioni, diverse da macchina a
macchina. Questo suo difetto fu apprezzato da chi,
invece, ricercava nuove sperimentazioni nella fotografia.
Ai giorni d’oggi l’uso e la sperimentazione con la
Holga è diventato un filone artistico vero e proprio.
Valentina Cinelli
La maggior parte delle macchine fotografiche
Holga usano una lente fotografica a menisco compatta, con una distanza focale di 60 millimetri, che
consente una messa a fuoco da circa 1 metro all’infinito. Il regolatore dell’apertura dell’obiettivo
presenta due sole modalità, ma per via di un difetto
di fabbricazione, solo la seconda è effettivamente
operativa, con un’apertura di circa f/13.
A causa della montatura in un unico pezzo, le lenti prodotte dalla Holga a volte generano consistenti
sfocature ed aberrazioni cromatiche. La quasi totalità del cerchio di luce proiettato dalla lente viene
emesso sulla pellicola; tale inconveniente dà alle
foto scattate con una macchina fotografica Holga
la caratteristica vignettatura.
http://it.wikipedia.org/wiki/Holga
44
Giuseppe Furcolo
Roberta Krasnig
Il fascino delle foto Holga infatti sta in quel sapore
di vintage, nei graffi accidentali della pellicola, nella
sovraesposizione centrale e la vignettatura ai bordi
che ti catapulta al centro dell’immagine, nella saturazione dei colori, nell’utilizzo di pellicole scadute e
dei risultati inaspettati, nel formato quadrato della
pellicola, nelle esposizioni multiple spesso casuali e
spesso ricercate.
Oltre che per l’aspetto “emotivo” che dona alle
sue foto, un altro fattore che genera il mito della
Holga è l’aspetto ludico della sperimentazione. La
Holga, appunto come “macchina-giocattolo” può
subire modifiche ed elaborazioni strutturali infinite,
sia per migliorarne le prestazioni, sia per ottenere
nuovi effetti. Questo la rende unica nel suo genere
e, dopo ogni intervento, completamente nuova, sia
per il suo utilizzo che per i risultati che si possono
ottenere dalle sue elaborazioni.
Una delle più diffuse ed amate è la Holga.
Una “medio formato” ricercata non
solo per la sua economicità, ma anche
per la sua versatilità e le sue foto “lo-fi”
Interventi migliorativi:
• apertura del regolatore dell’apertura per renderla
più luminosa;
• la parte interna può essere offuscata con una
vernice nera opaca, così da limitare il fenomeno
della vignettatura;
• l’esterno può essere sigillato con del nastro isolante per evitarne le infiltrazioni di luce.
free business magazine
45
Il fascino delle foto delle Holga sta in quel
sapore di vintage, nei graffi accidentali della
pellicola, nella sovraesposizione centrale
e la vignettatura ai bordi
Giuseppe Furcolo
Giuseppe Furcolo
Valentina Cinelli
Mauro Santucci
Mauro Santucci
Modelli
• Holga 120S: il primo modello prodotto dalla
Holga. Disponeva di velocità fissa dell’otturatore,
fuoco regolabile, discreta regolazione dell’apertura dell’obiettivo (in plastica), attacco per il flash
(opzionale) e una maschera interna per i fotogrammi 6x4.5 cm. Attualmente è fuori produzione
• Holga 120N: versione aggiornata del modello
originale con lo stesso obiettivo di plastica, ma
in più dispone di attacco per il cavalletto, lampadina per la modalità “esposizione”, contascatti, e
una mascherina aggiuntiva per realizzare fotogrammi da 6x6 cm.
• Holga 120SF: come l’Holga 120S, con l’aggiunta
del flash.
• Holga 120GN: come l’Holga 120N, con l’obiettivo in vetro anziche in plastica.
• Holga 120FN: come l’Holga 120N, con l’aggiunta del flash.
• Holga 120GFN: come l’Holga 120FN, con l’obiettivo in vetro anziché in plastica.
• Holga 120CFN: come l’Holga 120FN, con il flash
colorato.
• Holga 120GCFN: come l’Holga 120CFN, con
l’obiettivo in vetro.
46
Giuseppe Furcolo
Interventi artistici:
• l’eliminazione della maschera interna 6x4.5 cm e
6x6 cm ne aumenta l’effetto della vignettatura;
• la lente può essere sostituita con un foro stenoscopico (Pinholga);
• con l’utilizzo di un comune rullino da 35mm nel
vano della pellicola, le esposizioni possono raggiungere le dimensioni di una superficie di una
pellicola formato 135, e l’immagine può impressionare anche la dentellatura del trascinamento,
creando un effetto suggestivo (Holga 35);
• la Holga può montare un adattatore per le pellicole usate dalla Polaroid (Holgaroid);
• non facendo avanzare il fotogramma fra uno
scatto e l’altro, si crea l’effetto della “doppia esposizione”;
• facendo avanzare solo in parte il fotogramma, si
possono creare immagini parzialmente sovrapposte, utili per creare degli interessanti panorami
(holgarama).
Holga, come “macchina-giocattolo” può
subire modifiche ed elaborazioni
strutturali infinite, sia per migliorane le
prestazioni, sia per ottenere nuovi effetti
Roberta Krasnig
Queste sono solo alcune delle tecniche sperimentate dagli appasionati. Ma la fantasia non ha
limiti e la Holga si presta con facilità ad ogni tipo di
ulteriore modifica, anche perché la vera creatività
non dipende dal mezzo che utilizzi, ma dall’utilizzo
creativo che fai di esso.
free business magazine
47
L
a prima fase del business nei mondi virtuali
per fortuna sembra finita (a parte gli ultimi rigurgiti, vedi Telecom in Second Life...). Potrei
essere più forbito ma il modello di business finora
è stato il seguente: costruiamo, senza sapere bene
con quale obiettivo, e la gente magicamente arriverà. Se non arriva pazienza, finiremo comunque nei
media e andremo in giro per conferenze a presentare il caso di studio sul nostro brand.
Corretto, per qualche mese, ma poco lungimirante. La gente infatti in molti casi altrettanto
magicamente non è arrivata e ora anche i giornali
cominciano a latitare. È colpa del medium? Si, se
volete salvare la poltrona (o la testa?) del marketing,
no se volete essere onesti e fare della comunicazione efficace (vedi il caso Coca Cola in Second Life, di
cui tanto si sono riempiti la bocca alcuni giornalisti poco informati). Non a caso alcuni dei business
player della prima ora stanno chiudendo i battenti proprio perché non avevano e non hanno una
strategia di business. Sarà che sono romano, ma mi
piace definire questa prima fase di metabusiness la
fase dei “Palazzinari”. Ora questo passaggio sembra
inevitabilmente destinato a concludersi perché non
è assolutamente sostenibile in termini economici
e di marketing e stiamo entrando un una nuova
fase in cui fare business nei mondi virtuali signifca
non solo costruire spazi ma soprattutto progettare
esperienze per gli utenti. È necessario pero’ costruire un sapere intorno al business nei mondi virtuali.
Ed è esattamente quello che il Virtual Worlds Business Forum intende fare a Londra dal 23 al 26 Ottobre, con quattro giorni densi di appuntamenti,
workshop e discussioni con ospiti internazionali.
L’Europa, patria del primo MUD, universo testuale
progenitore dei mondi virtuali, risponde all’America
con la prima grande conferenza del vecchio mondo sugli universi sintetici. Come è già chiaro dalla
lista degli sponsor (IBM, Rivers Run Red, There.com,
The Electric Sheep Company, Vodafone e altri) il
VWF non è Secondlife-centrico ma punta piuttosto
a stimolare la scoperta delle centinaia di altri mondi
che esistono e proliferano da prima di Second Life
e che stanno nascendo a ritmo sostenuto da più di
due anni a questa parte.
Ma il VWF è soprattutto la prima conferenza sui
mondi virtuali a concentrarsi sul business: cosa significa per un brand entrare in un mondo virtuale?
Quali sono le opportunità di business? Quali sono
i mercati e che potenziale hanno? Come si misura l’efficacia dell’investimento? Qual’è il modello di
business dei mondi virtuali? Quali vantaggi per la
corporation? Come si integreranno alle altre piattaforme comunicative online e offline? Qual’è il futuro dei mondi virtuali?
Le domande sono tante e inevitabilmente c’è
48
Virtual Worlds
Business Forum 2007
Dove sono le persone arriva il business.
E nei mondi virtuali le persone non mancano,
è il business che non ha ancora capito come muoversi
molta carne al fuoco. Ne abbiamo parlato con Sasha
Frieze, ideatrice e organizzatrice del Virtual Worlds
Business Forum: “C’è molto entusiasmo intorno alla
conferenza. Il nostro obiettivo è creare un punto
di incontro europeo per tutte le persone che sono
interessate a sviluppare il potenziale comunicativo
dei mondi virtuali come piattaforme collaborative
per l’impresa, come nuovi canali di marketing e
come business autonomi. Vogliamo dare l’impulso
per la creazione di una community internazionale
per il settore dei mondi virtuali. Stiamo solo cercando di aiutare il mercato a sviluppare la conversazione di cui ha bisogno per crescere e rafforzarsi”.
Ma qual’è lo stato di salute del mercato? C’è un
rischio ‘bolla’? In quale punto della curva dell’Hype
Cycle ci troviamo? “Domanda interessante, ma la
risposta dipende da quanto sei legato a quel modello. Non è detto che quel modello sia il migliore
per descrivere lo stato delle cose e i possibili sviluppi. Ma se così fosse, direi che ci troviamo ancora
prima del crash, siamo ancora in una fase di hype;
se proprio deve arrivare un crash direi che non è
ancora arrivato.”
di Francesco D’Orazio
[email protected]
Virtual Worlds
Business Forum
the pan-European virtual worlds conference for
serious players
Londra, 23-26 Ottobre 2007
The Canvas, Kings Cross Freight Depot
http://virtualworldsforum.com/
Forrester Reaearch che ha condotto la ricerca piu’ recente
sul mercato dei mondi virtuali, lo stato del business, i pubblici
i trend e le previsioni di sviluppo.
Timo Soininen di Habbo,
e Mark William Hansen di Lego
Universe, analizzano uno dei trend più interessanti, lo sviluppo dei mondi virtuali per bambini, un mercato in forte espansione che ha assistito rencentemente alla vendita record di
Club Penguin alla Disney per 700 milioni di Dollari e al lancio
del mondo virtuale della BBC
Adventure Rock.
Nell’attesa del fantomatico
crash infatti il mercato continua
a svilupparsi, crescono le opportunità, gli investimenti e nuovi
player si affacciano sulla scena:
“Se guardo al mercato rispetto a
quando ho cominciato a occuparmi di mondi virtuali qualche
anno fa mi rendo conto che ha
avuto una crescita esponenziale.
Siamo arrivati ad una fase in cui il
business è diventato finalmente
sostenibile.
Ci sono abbastanza corporation interessate ad utilizzare i
mondi virtuali, c’è un’intera industria di sviluppatori, designers
3D e consulenti tecnologici e strategici, c’è tutto il settore del
marketing virtuale che sta avendo una crescita incredibile
in molti mondi diversi.” Betsy Book, Direttrice marketing di
There.com e Justin Bovington, CEO di Rivers Run Red analizzano le strategie di promozione dei brand negli spazi virtuali,
brand mashups, co-creazione con i consumatori, branding
4D e product placement interattivo. Reuben Steiger, CEO di
Millions of Us$ e Peter Edward di Home/Sony, si spingono
oltre per parlare di beni virtuali e del sistema economico che
è cresciuto intorno ad essi.
Perché un consumatore compra beni virtuali? Quali sono i
trend nelle vendite? È possibile collegarle alle vendite reali? A
parte questo, c’e’ un universo da esplorare per quanto riguarda le opportunità per le corporation nei mondi virtuali in termini di collaborazione interna, team di lavoro distribuiti, sedi
di lavoro virtuali, costruzione veloce di prototipi, sviluppo e
test di nuovi prodotti. Opportunità che corporation come
IBM, Forterra e Cisco stanno cercando di sfruttare al meglio
gia’ da qualche tempo.
Dall’espansione delle possibilità del marketing al potenziamento della modalità lavorative dell’impresa i mondi virtuali
giocano un ruolo centrale nell’evoluzione delle strategie di
business. Sono stati fatti diversi errori in passato ma il mercato ha fatto tesoro dell’esperienza accumulata e il modo di
fare business sta cominciando a cambiare: “I mondi virtuali
sono ancora allo stadio di Internet prima di Netscape. Come
allora le persone mettevano online sostanzialmente delle
brochure, il business della prima ora nei mondi virtuali ha
messo in piedi brochure tridimensionali. I primi brand che
hanno sperimentato i mondi virtuali non avevano nessuna
conoscenza di marketing immersivo, esperienze ambientali
e in generale strategie per disegnare esperienze coinvolgenti
per gli utenti. I brand cominciano a imparare da quelle esperienzie e sta avvenendo una trasformazione nel modo di fare
business online che non riguarda solo i mondi virtuali ma anche i social network. Il marketing online pone una sfida molto
grande ai brand: coinvolgere i consumatori in modo diretto
e senza filtri. La relazione di potere che esisteva prima, con le
relative separazioni e i filtri che tenevano tutti al sicuro, si è
trasformata in una conversazione orizzontale e non è facile
adattarsi al nuovo scenario. In questo senso i mondi virtuali
rilanciano e rendono ancora più estrema la sfida, i rischi ma
anche le possibilità del rapporto orizzontale brand/consumatore. Molti devono ancora impare a farlo correttamente, ma
alcuni lo fanno alla grande e i risultati si vedono.”
Quale futuro possiamo aspettarci per i mondi virtuali?
L’area strategica da cui emergeranno le innovazioni piu’ interessanti e’ molto probabilmente quella dell’espansione delle
possibilità di comunicazione dei mondi virtuali: integrazione
tra mondi diversi, comunicazione con telefonia mobile e integrazione tra mondi virtuali e social networks. Portare i mondi
virtuali nel mondo reale attraverso cellulari e web e costruire
ponti tra i vari universi.
David Erixon di Vodafone si occupa di convergenza e integrazioni con le piattaforme mobile: avete mai pensato di
chiamare il vostro avatar col cellulare? o che il vostro avatar
potrebbe chiamare il vostro amico per dirgli che non avete
intenzione di andare a cena da lui? Sembra il servizio perfetto
per scaricare fidanzate... o per essere scaricati.
L’altra area strategica da tenere d’occhio è l’integrazione
tra mondi virtuali e social network, ibridazione di universi
sintetici e web2.0 per portare gli spazi 3D sulle pagine di un
browser 2D.
Ma l’area di ricerca che sembra destinata a sfornare la killer app dei mondi virtuali è la connessione tra mondi virtuali. Colin Parris di IBM sta seguendo da un po’ lo sviluppo di
piattaforme cross-worlds e la ricerca nel campo della avatar
portability e dello sviluppo di standard per la connessione tra
mondi virtuali. È questa l’area da cui emergerenno le innovazoni più interessanti dei prossimi anni: “Al momento i mondi
virtuali sono come giardini paradisiaci recintati da muri. Vivo
in Kaneva o Second Life, ma se poi voglio andare in There.
com per assistere al concerto dei Beastie Boys devo ricostruire il mio avatar, i miei vestiti e tutto il resto da zero. Inoltre
quando cambio mondo anche la mia reputazione si azzera,
insomma devo ricominciare ogni volta una nuova vita.
Questo è un problema grave, anche perché con la proliferazione attuale dei mondi virtuali, sia privati/enterprise che
pubblici/entertainment, le persone vivranno sempre più
spesso in più di un mondo e vorranno essere in grado di saltare da uno all’altro con lo stesso avatar. Per questo credo che
la prossima grande innovazione nei mondi virtuali sarà connettere i mondi e far in modo che le persone possano migrare senza rinascere ogni volta! Ci vorrebbe una sorta di Google
dei mondi virtuali, qualcosa che mi permetta di cercare tutto
quello che mi interessa in decine o centinaia di mondi diversi.
Siamo solo all’inizio della storia del mondi virtuali. E il bello
deve ancora venire...”
free business magazine
49
Robin Good
Mobile Content
Evoluzione dei contenuti verso internet e Tv
I
telefoni cellulari sono sempre meno “telefoni” e
sempre più “dispositivi multimediali”. Probabilmente anche tu porti sempre in tasca un cellulare
che, nel frattempo, è anche una macchina fotografica, un lettore di musica e un riproduttore di filmati.
Se hai un Librofonino puoi addirittura leggere un
quotidiano o i tuoi eBook.
Su molti cellulari che si trovano in commercio
puoi guardare la TV: l’ultimo notiziario, la partita o
la fiction che ti piace. Ma quanto saresti disposto a
spendere per comprare questi contenuti dal tuo gestore telefonico?
Le compagnie telefoniche cercano di vendere i
nuovi servizi come MMS, videochiamate , suonerie,
video e mobile TV. Per fare questo ti bombardano
di pubblicità nella speranza di farti comprare, a caro
prezzo, i loro contenuti.
Gli utenti, però, non si lasciano convincere facilmente dalle promesse della pubblicità e preferiscono trovare da sé i loro contenuti. Internet è una
riserva infinita di musica, immagini, video e servizi
gratuiti per il tuo telefonino. In più su Internet puoi
trovare molti contenuti generati dagli utenti, che
spesso sono più interessanti e divertenti di quelli
confezionati dalle compagnie telefoniche.
Alberico Schiappa ha cercato di scoprire, da un
rapporto sul Mobile Content in Italia, qual’è il futuro
di questo tipo di contenuti e se c’è spazio anche per
i piccoli produttori indipendenti.
Master New Media
Il Mobile Content, uno scenario in continua mutazione sociale e tecnologica.
l 28 giugno si è tenuto, preso il politecnico di Milano, un convegno durante il quale sono stati presentati i risultati di una ricerca sul Mobile Content
in Italia.
Quando si parla di “Mobile Content” si intendono tutti quei contenuti elettronici (video, musica,
immagini...) diffusi utilizzando la rete dei cellulari e
i telefonini.
In base a quanto emerge dalla Ricerca 2007 dell’Osservatorio permanente sul Mobile Content la costante crescita di questo settore negli ultimi anni, ha
iniziato rallentare. Perché?
Il rallentamento è dovuto soprattutto a due fattori:
1. Gli utenti hanno imparato a scegliere con più attenzione i servizi facendo particolarmente attenzione al costo. Sì, perché con l’evoluzione costan-
I
50
te dei telefonini risulta molto semplice collegarli
al computer e crearsi una propria compilation di
contenuti, si sta diffondendo inoltre la pratica dello scambio di contenuti via internet, sul modello
peer-to-peer, oppure via bluetooth. Chi pagherebbe per musica, suonerie e immagini che può
avere gratis, scambiandole con i propri amici?
2. Le compagnie telefoniche hanno fatto il passo più lungo della gamba. Nell’introdurre le
nuove tecnologie Mobile TV su DVB-H e Mobile
Internet – Web hanno disperso
risorse, invece di migliorare prima la qualità degli altri servizi.
Questo è un momento particolare per le compagnie
telefoniche, perché si trovano a un bivio: devono
scegliere se introdurre
nuove tecnologie impiegando molte risorse o se investire sui
contenuti di qualità.
Fino ad ora infatti
hanno impiegato le
loro energie sulle
nuove tecnologie,
con la conseguenza
che i contenuti forniti
non attirano più di tanto
l’utente, che ha spesso la possibilità
di crearseli da solo.
Le compagnie telefoniche hanno finora mantenuto una sorta di monopolio e si sono mangiate tutta la torta dell’utenza. Oggi però sono costrette ad
ammettere la necessità di utilizzare fornitori esterni
per dare contenuti di qualità.
E qui entrano in gioco le persone come te. Se hai
delle buone idee in testa su come realizzare contenuti di qualità è il momento di lanciarsi: se i contenuti diffusi sul web possono essere letti anche da telefonini e smartphone, allora i tuoi video su YouTube
potrebbero diventare un Mobile Content a tutti gli
effetti.
Lo scenario attuale
Analizziamo brevemente tutta l’offerta del Mobile
Content e i comportamenti dei vari settori:
• La musica ha registrato un leggero aumento nel
pacchetto dell’offerta dei contenuti per cellulari,
ma rimane comunque misera rispetto all’esplosione del mercato dei lettori portatili come l’iPod.
Inoltre il prezzo che le compagnie telefoniche ti
fanno pagare per ogni canzone che vuoi scaricare
non è affatto conveniente.
• I contenuti per personalizzare il tuo cellulare (suonerie, wallpaper ecc.) e i giochi sono i più penalizzati, in quanto facilmente reperibili, anche gratuitamente, su internet. Per quanto riguarda questo
tipo di contenuti, è molto più semplice scaricarli
dal proprio PC o scambiarseli via peer-to-peer.
• Gli SMS sono ancora i motori trainanti del mercato diversamente dagli MMS che mantengono un
deludente mercato marginale. In effetti l’SMS costa di meno ed è altrettanto efficace, per cui non
ha senso spendere di più per ottenere lo stesso
risultato.
• I servizi di Infotaintment, cioè quelli che utilizzano
le notizie come intrattenimento, sono quelli che
reggono e che addirittura crescono grazie al micro-browsing sia sul Mobile Site (il sito delle singole compagnie telefoniche) che direttamente su
web.
• I servizi di Communication & Community sono
ciò che realmente si sta diffondendo anticipando
quello che probabilmente sarà la rivoluzione del
Mobile Content.
Contenuti “fai-da-te”
Come già avviene su internet è sempre in
aumento, anche per il Mobile Content
un fenomeno di auto-creazione dei
contenuti e di scambio e condivisione degli stessi. Video Blog, Video
Community, Foto Blog, Chat e Istant
Messaging si stanno integrando al
web in un nuovo segmento chiamato
Mobile 2.0 legato con internet a doppio filo.
Questo dimostra quanto
sia importante per le
persone comunicare,
sentirsi parte del
sistema, scambiare
esperienze e momenti di vita piuttosto che scaricare
contenuti preconfezionati.
Mi sembra l’evoluzione più logica: vista la diffusione di tali servizi attraverso internet, perché cercare di
creare nuove strutture tecnologiche specifiche per il
mondo Mobile quando risulta più semplice integrarli mantenendo i vantaggi di entrambi?
Il settore Mobile TV & Video è cresciuto, ma molto
meno delle aspettative, anche perché introducendo
nuovi sistemi quando ancora non è pronto il terreno per utilizzarli fa disperdere inutilmente la novità.
Mancano copertura adeguata, telefonini adatti e
contenuti di rilievo per il Mobile TV via UMTS, eppure già si vuole proporre il DVB-H, un nuovo standard
europeo per la diffusione della TV sui cellulari.
Diciamocelo, perché pagare per vedere un canale
satellitare sul telefonino quando lo si può vedere su
un bel plasma 52” comodamente seduti sul divano?
Può risultare comodo magari in viaggio e per particolari eventi (per esempio una partita di calcio) ma
c’è bisogno di dare qualcosa in più alle persone.
Il DVB-H sta registrando consensi favorevoli: esistono già diversi canali in programmazione ma mancano ancora di originalità e se magari fossero anche
interattivi sfruttando la natura bidirezionale dei telefonini sarebbe ancora meglio.
In questo panorama, le grandi compagnie come
Sky, Mediaset, Rai per la TV e Yahoo, Google e Microsoft fanno a gara per capire quale sarà il formato
vincente, sia sul piano tecnologico che su quello dei
contenuti.
E per il futuro?
Questo è un buon momento per scendere in campo: chiunque, a mio avviso, può ritagliarsi uno spazio
in questo mercato. Basta avere idee innovative e la
volontà per portare avanti i propri progetti.
Questo è anche un momento decisivo di riflessione per le compagnie telefoniche, che devono decidere quale ruolo vogliono avere in futuro.
Consideriamo anche che l’evoluzione tecnologica
è già alle porte con Wi-Fi, WiMAX e DVB-H, che sicuramente avranno un forte impatto su tutto il settore.
Alle compagnie telefoniche converrebbe scegliere
la strada per cui sono nate: fornire le infrastrutture
e non cercare di competere con chi i contenuti li fa
di mestiere.
Per quanto posso immaginare, ipotizzo uno scenario in cui potremo utilizzare uno smartphone costantemente collegato alla rete, a un prezzo contenuto, per comunicare con chi vogliamo.
La connettività sarà estesa a tutte le aree geografiche, utilizzando diverse modalità: reti miste UMTS,
GSM, Wi-Fi, WiMAX ecc.).
Pagheremo i contenuti in base alla loro qualità o
in alternativa ci accontenteremo delle risorse gratuite che offrirà la rete.
di Alberico Schiappa
Independent Publishing and New Media
www.masternewmedia.org
free business magazine
51
L
a Singolarità Tecnologica è un momento futuro, dove l’accelerazione del cambiamento ,
attraverso l’avvento di Intelligenze Artificiali ,
raggiunge un livello che l’uomo non sarà più in grado di seguire. Si arriverà davvero a questo punto?
Come si presenterà la Singolarità e come trasformerà la società, il mondo del lavoro, dello studio e i
rapporti tra le persone? Quali sono le sue promesse
positive e i pericoli che rappresenta?
La Singularity Institute for Artificial Intelligence, di
cui sono membro, si occupa di analizzare le possibili risposte a queste domande e di pianificare il percorso dei prossimi anni per aumentare la probabilità di un futuro desiderabile. Agli inizi di settembre
che diverse, contrapposte, ma tutte tendenti a fare
di più, più velocemente e più economicamente.
di David Orban
www.davidorban.com
www.singinst.org
Che cosa ci permette di dire che questi elementi
porteranno ad un cambiamento che da progressivo e importante che è già oggi, diventerà radicale e
imprevedibile e incontrollabile?
Abbiamo già ottenuto numerosi programmi e sistemi che fanno più di quanto sia in grado di fare
qualunque essere umano: i programmi che giocano
a scacchi o che progettano la disposizione dei circuiti elettronici dei chip hanno prestazioni impareggiabili, per esempio. Non abbiamo ancora tuttavia un
Artificial General Intelligence (AGI), un’Intelligenza
Artificiale Generale, che abbia la capacità di applicare
Immagine di josef.stuefer
http://www.flickr.com/photos/josefstuefer/39342563/
La singolarità tecnologica
Le nuove frontiere dell’Intelligenza Artificiale
2007 a San Francisco presso il Palace of Fine Arts si è
svolta la conferenza Singularity Summit, organizzata dall’istituto. Per due giorni circa mille persone si
sono riunite per due giorni, per ascoltare i massimi
esperti mondiali, ricercatori di informatica, rappresentanti della finanza, studiosi di sociologia, della
morale, e di etica.
Siamo tutti oggi abituati a riconoscere i segni del
cambiamento che accelera: dai personal computer
sempre più potenti, ai cellulari che riuniscono funzioni ricche, ai servizi web che elaborano dai di profili di milioni di utilizzatori in modo costante, scalabile e affidabile. Queste sono le conseguenze della
profezia che si auto-avvera della legge di Moore,
seguita da migliaia di ingegneri elettronici in tutto
il mondo che progettano i nuovi sistemi con tecni-
52
questo grado di perfezione a tutto tondo, nelle varie
sfaccettature delle attività umane. Il controllo tradizionale, soglia ideale originaria dei ricercatori di intelligenza artificiale, per dichiarare un programma per
computer intelligente è il test di Turing, in cui il programma dialogando con un interlocutore umano è
in grado di ingannare quest’ultimo. Un’AGI potrebbe
superare il test di Turing... se volesse. Infatti, una delle
previsioni fatte dai ricercatori della Singularity Institute è che, contrariamente alle previsioni originarie, in
futuro avremo sistemi che dimostreranno di essere
innegabilmente intelligenti, ma la natura e il funzionamento della loro intelligenza sarà molto varia e
nella totalità dei casi molto diversa da quella umana.
Il nuovo elemento è la crescente autonomia
dei sistemi informatici che ci circondano. Si prevede oggi che questi sistemi saranno in grado di
modificare se stessi,
porterando in modo
ricorsivo a quello che
viene chiamata Intelligence Explosion, esplosione di intelligenza. Si
pensa che si possa arrivare
a sistemi milioni o miliardi di
volte più intelligenti di un essere umano.
Uno degli obiettivi Singularity
Insitute è di creare una Friendly AI,
una intelligenza artificiale amichevole, che abbia un comportamento allineato con il bene dell’umanità. Dato che
l’esplosione di intelligenza possa accadere nell’arco di poche ore o pochi minuti, è
fondamentale assicurarsi che si parta con il
piede giusto!
Attraverso il confronto di molte curve esponenziali di tecnologie diverse, Ray Kurzweil, inventore e studioso della Singolarità Tecnologica, nel
suo libro del 2005, “The Singularity Is Near”, prevede
che il momento di passaggio avverrà verso il 20302035, veramente dietro l’angolo! È importante che
nei prossimi anni vengano analizzati i vari aspetti
che il cambiamento della Singolarità potrà comportare. Ci sono studi che prevedono l’automazione
dell’80% dei lavori oggi ritenuti al sicuro, dei knowledge worker. Si dovrà capire come la nuova economia assorbirà la disponibilità di lavoro e di creatività
umana. Sarà più adatto un approccio aperto e trasparente allo sviluppo di queste tecnologie, oppure
uno elitario, chiuso e protetto per paura che vengano sfruttate a scopi distruttivi?
Ad oggi non c’è un consenso attorno ad uno o
l’altro degli approcci!
Le politiche sociali e la cornice di regolamenti
che formeranno le strade che lo studio della Singolarità percorrerà nei prossimi anni sono di fondamentale importanza affinché il futuro sia ricco di
opportunità e positivo per tutti. Assieme agli aspetti
più prettamente tecnologici, la Singularity Institute
sta lavorando anche su questi aspetti della ricerca,
anche attraverso la costituzione prossima della propria sezione europea.
free business magazine
53
stabilito il numero di paragrafi ideali per una lettera
che vuole convincere il lettore a fare, o a comprare,
qualcosa, ed i suoi contenuti.
Nel primo paragrafo si dovrebbe esordire col benefit o la notizia per cui varrebbe la pena di leggere
la nostra comunicazione.
Il secondo dovrebbe permettere di approfondire
questo benefit.
Il terzo paragrafo dovrebbe comunicare al nostro lettore cosa otterrà se farà quello che gli suggeriamo.
Nel quarto dovremmo evidenziare dati, prove o
argomentazioni che supportino quello che abbiamo descritto fino ad allora.
Nel quinto si drammatizza un po’: si sottolinea
cosa il lettore perderebbe se non facesse quello
che gli stiamo consigliando.
Nel sesto gli ribadiamo il benefit inziale, perché
Repetita Iuvant.
E nel settimo, finalmente, lo invitiamo ad agire,
subito.
Questa tecnica, che funziona sia per organizzare una serata in pizzeria con i colleghi che per dare
una sterzata al canvass di vendita, è stata codificata
dopo il successo di una famosa lettera di vendita
statunitense, la Kiplinger Letter. Utilizzata senza
modifiche per 35 anni e spedita in 740 milioni di
copie, questa struttura produsse redemption di
successo con grande costanza.
D’altronde, le tante altre tecniche per convincere,
sedurre, vendere, organizzare, sono di tipo verbale,
e si esplicano attraverso la capacità di scrivere, cioè
di pensare e progettare una struttura capace di produrre senso.
Attraverso gli spazi di questa rubrica proveremo
a creare una nuova sensibilità sul tema del business
writing e della sua urgente introduzione nella cultura aziendale italiana.
Stiamo parlando di uno skill assolutamente
fondamentale, che sta uscendo dalla zona della sottovalutazione per entrare in quella della sua
applicazione day by day. Il successo dei molti corsi
di questa disciplina, e non faccio ovviamente riferimento solo a quelli organizzati dalla mia società,
sono un’ulteriore dimostrazione. Ma che si stia
partendo da livelli non altissimi lo dimostra la frase
che colpisce di più i soggetti che stiamo formando. Sono poche e semplici parole, basiche per uno
scrittore professionista, ma evidentemente non per
un manager: “Ricordati sempre che: tu l’hai scritto,
ma non è detto che gli altri lo leggano”.
Il Business Writing, una disciplina ancora tutta da scoprire e sfruttare
Dateci degli scrittori, prima che dei manager!
Quanta importanza abbia la capacità di scrivere in
modo tecnico ed emozionante lo si può comprendere pensando che nel 1979 il periodico americano
Fortune chiese ad un campione di che cosa avrebbero dovuto fare le scuole per gli studenti. La risposta di molti fu: “Insegnate loro a scrivere meglio.” Insomma si richiedeva ai futuri manager statunitensi
“la capacità” di scrivere con chiarezza, precisione,
brevità e con la forza della logica e dell’evocazione.
Sottovalutata in molti settori, la capacità di scrivere è un importante indicatore delle qualità professionali e umane dell’individuo. La chiarezza della
scrittura è generalmente la spia della chiarezza
di pensiero. La ricchezza della scrittura è sempre
segno di intelligenza, sensibilità, leadership.
essere automatizzate: le Emozioni. il linguaggio delle
Emozioni, fatto di Immaginazione, Mito, Rituali, permeeranno ogni aspetto della nostra vita, dalle decisioni d’acquisto a come lavoreremo con gli altri.”
Per i manager sarà importante non solo
l’azienda o i prodotti, ma anche la capacità di
raccontare storie, miti ed emozioni intorno ad
essi. E per raccontare bisogna avere il controllo
dei narrative tools, e la scrittura è la regina di
questi strumenti.”
Aggiungete che in questo millennio, come dice
Rolf Jensen del Copenhagen Institute for Future
Studies “siamo al crepuscolo di una società basata
sui dati. Visto che informazioni e intelligenza appartengono al dominio dei computer, la società darà
più valore a quelle abilità umane che non possono
Nessuno infatti insegna , per esempio, a scrivere
lettere. La comunicazione epistolare, soprattutto
nella sua versione digitale, le e-mail, è quotidianamente esercitata in azienda, e vive di codificata
retorica classica. Uno degli svariati strumenti a disposizione sono i sette Gradini di Bob Stone, che ha
54
Eppure in Italia nelle università questa capacità è
quasi totalmente sottovalutata, quindi non esercitata. Nelle facolta economiche e scientifiche, come in
quelle umanistiche o giuridiche.
di Pasquale Diaferia
[email protected]
BIO
Pasquale Diaferia ([email protected]), autore di
pubblicità di successo degli ultimi 20 anni, due leoni di
Bronzo e 5 short list al festival di Cannes, è anche Direttore
Responsabile di Spot&Web, (www.spotandweb.it) e
della rivista internazionale di filosofia e comunicazione
www.metabasis.it. Iinsegna Teoria e Tecnica delle
Comunicazioni di Massa all’Università dell’Insubria di
Varese, ed è Direttore Creativo delle sedi di Varese e
New York di Special Team, società di consulenza per
la comunicazione d’azienda. In particolare, oltre ai
tradizionali servizi di strategia e creatività, con la divisione
Brain Factory si occupa di Outsourcing R&D, ricerca e
ideazione di nuovi prodotti o più semplicemente sviluppo
della cultura aziendale all’Innovazione. Ha lavorato su
questi temi con aziende del livello di Adidas, Morellato,
TelecomItaliaMedia, Vitec, oltre che come Coordinatore di
Officina dell’Impossibile, il laboratorio di R&D di Confapi.
Con la divisione Hdemia invece realizza progetti avanzati
di formazione aziendale, in collaborazione con colleghi
dell’Uninsubria o delle maggiori università italiane.
In particolare il suo corso di Business Writing, lanciato
all’inizio del 2007 ha raggiunto la nona edizione. è
proboviro dell’Art Directosr Club Italiano, la più importante
associazione di creativi pubblicitari idel nostro paese,
di cui è stato anche Consigliere e Presidente di Giuria.
Ha pubblicato “BizDiz”, il primo dizionario ironico della
pubblicità, il videogioco “Shot The Account” e “Come
diventare ricchi con la Pubblicità (i due autori non ci sono
ancora riusciti)” scritto con Gianni Lombardi, suo storico
coautore, e dedicato ad Enzo Baldoni.
free business magazine
55
A Milano il primo Congresso promosso dall’ADCI
I Freelance si raccolgono intorno al fuoco
Una escursione in treno fra le pene e le virtù dei creativi indipendent
O
ttantotto ottentotti attendettero a Ottawa,
tutti e ottantotto attenti. Saltellanti, leopardati e inanellati più nel pensiero che nelle
vesti; e le zagaglie a sfera, odorose di poesia. D’altro
canto non erano ottantotto ma duecentocinquanta
circa; non era Ottawa ma Milano; e non erano lance
semplici, né bilance, né trilance: erano freelance.
Ah, la notte in treno, in compagnia T2 di un signore all’aroma di pipa, quanto poco ho dormito chi lo
sa? Io che ho il sonno leggero, scordati i tappi. Fatto
sta che alle 7.45 del 3 ottobre ero già in un bar sui
Navigli, due passi dalla Nuova Accademia di Belle
Arti di via Darwin (Carlo dice la targa: stupendo italianismo di tempi remoti), con un cappuccio al tavolo, scaricando mail davanti al sunto di Champions
League del Tg5 nell’angolo del soffitto. Ibrahimovic
superstar. A me che non me ne frega niente del calcio. Eppure niente male, me la godevo, e tutto questo perché ero così curioso di attendere a questo
primo Congresso dei Freelance. Un ordito dell’Art
Directors Club Italia, associazione degli autori di
pubblicità, i quali non meno dei coltivatori e degli
artigiani hanno un loro ecosistema, il reame della
creatività, molto peculiare e nondimeno dotato di
56
specifico impegno politico, orgoglio di casta, operoso volontariato. L’aula magna si gremisce all’orlo.
Le personalità vanno al microfono a raccontare e
confortare. Molti di loro dopo decenni di esperienze venerande si confessano tuttora freelance, come
ragazzini, come ronin, i samurai senza dominus e
senza età che ogni creativo di professione dovrebbe essere. L’indipendenza è il suo daemon, il suo
karma, il suo stato naturale. Il presidente dell’ADC
Europa, Franco Moretti – sorridente, canuto, nome
occhiali e giacca di pelle da ex-terrorista – incarna
the freelance stance: «mai tornerei sotto padrone,
ci tengo alla mia libertà mentale». Giusto faro nelle nebbie per chi invece è giovane e randagio, e in
fondo al cuore cerca casa. Appena fuori da qui c’è la
giungla del mercato imperfetto: i clienti che pagano dopo anni o non pagano affatto, i ricatti, la debolezza, le stanche di ispirazione, l’ambigua sirena
dell’arte che blandisce; e il gusto è in via d’estinzione generale. Si narrano aneddoti intorno al fuoco.
Due decani – Pasquale Barbella e Sandro Baldoni,
fra i più famosi copywriter italiani, il secondo fratello del compianto Enzo – con semplicità e passione
testimoniano di grandi avventure fatte di inghippi
di Stefano Diana
e azzardi, di affabili paraculi e morosi decennali,
di moonlighters doppiogiochisti d’agenzia che di
notte vendono l’anima alla concorrenza. Spronano
a difendere strenuamente la qualità da questo sistema corrosivo. Il problema, direi, è che il talento
ce l’hanno in pochi e la fame ce l’hanno tutti; così
i creativi si svendono, i clienti assoldano incapaci, e l’economia macina verso il basso. Per questo
gli ottentotti si mettono ora in cerchio con le loro
(free)lance spianate e il fuoco in mezzo: per farsi coraggio, per fare la forza, per difendere il valore. Per
questo ho fatto la notte in treno. Quanto vi capisco.
Io che sono il più freelance di tutti perché me ne sto
fuori perfino dalla stessa società dei comunicatori:
qui infatti non conosco nessuno, mentre vedo tutto
un sottobosco di animaletti che si richiamano l’un
l’altro e si stringono le mani e scappano di qua e di
là sgranocchiando noci colorate. Cerco Gianguido
Severi, l’alacre segretario che mi invitò via mail. Che
faccia avrà? Chiedo; guarda, è quello con la barba in
giacca color sabbia, mi dicono, sta lì, ah no, dov’è,
era qui un attimo fa, ora te lo cerco; fanno strada.
Ecco, però, tutti aperti e disponibili, sarà la solidarietà, piacevole comfort. Accoglienza e partecipazione espresse per primo dal presidente, Maurizio
Sala, che prolude sottolineando lo spirito di corpo
contro un mondo ostile di aziende, media e ribassi.
Il mio tondo e simpatico vicino di sedia, Giovanni Pizzigato, che pare disegnato da Mattotti , vive
fuori dalle grandi piazze (“freelance di campagna”)
e presenta la sua feconda esperienza di provincia.
L’avvocato Marzio Romano collabora da tempo
con l’ADCI, viene a denunciare i vuoti di tutela per i
freelance ed è pronto ad aiutare (ad esempio, fuori
onda a domanda mi risponde che i Creative Commons funzionano e c’è già qualche causa a far da
precedente). Gianni Lombardi, scrittore freelance e
coordinatore su bolleblu.info, propone linee guida
ispirate all’armonia. Ma Pasquale Diaferia (per inciso, anch’egli su 7thFloor) sferza e scuote la platea
con discorso schiettamente politico, a testa bassa,
tre frecce dritte all’orgoglio: siate fieri di presentarvi
come creativi indipendenti; fatevi pagare il giusto;
firmate sempre i vostri lavori. E ben adopera la sua
e nostra professione per sostenere l’orazione con
saporitissimi lucidi. Un manifesto in cui ci riconosciamo, noi ottentotti. I cuori si gonfiano. Pronti per
ricevere il messo del nemico: Fulvio Zendrini, ex Armando Testa passato all’esercito opposto, navigato
seppur giovane comunicatore di grande impresa,
da TIM a Piaggio; ben conosce il sistema, e viceversa, perciò con agio teatrale si presenta come «la
bestia». Il Cliente. Vulgata dice che nell’epoca aurea
c’erano solo il Cliente e l’Agenzia. Poi il sistema dei
media divenne complesso, al centro del business si
istallarono i centri media, e la creatività fu relegata
a riempitivo di geometrie stabilite a priori. Ora le
quotazioni della qualità vanno sempre più giù per
colpa del Cliente ignobile. Ma Fulvio ha un finale
diverso: la vera maledizione oggi è l’Ufficio Acquisti, dove ogni fornitura che entra in azienda, dalle
etichettatrici dalle opere d’arte, viene passata per lo
stesso strozzo di bottiglia, e sterilizzata. Il pubblico
annuisce: riconosce una verità, in parte ciò conforta.
Eppure anche questo slittamento vuole una spiegazione. Perché l’Ufficio Acquisti ha assunto l’egemonia? Nessuno lo chiede. Per ora. I creativi vanno
via pensierosi e fratelli, con questo nuovo alert lampeggiante al collo e tante altre ali sulle spalle.
Su 7thfloor.it in più due possibili
conclusioni e tutti gli info link.
free business magazine
57
Spirituality
on business
L. Vista l’occasione vorrei fare l’avvocato del
diavolo: ma perché mai un’azienda dovrebbe
interessarsi di spiritualità? Voi state parlando di
bisogni individuali, ma le imprese sono orientate al profitto non al benessere delle persone…
D. Ebbene risponderò come si conviene ad un
avvocato -dice ridendo- esistono due forti pressioni
che incoraggiano l’attenzione agli aspetti spirituali:
da un lato le aziende si rendono conto che per motivare il proprio staff hanno bisogno di creare nuovi
stimoli, nuove forze interiori. Dall’altro il crescente distacco fra valori e prioritá interiori e quello che invece si trova al lavoro. Questa dissonanza sta portando
a veri e propri crolli aziendali: stress, aumento delle
persone che prendono un anno sabbatico, aumento
del burn out, persone che a trent’anni non trovano
piú l’energia per continuare nella crescente competitivitá senza senso delle imprese. La domanda che le
persone si fanno è: ma perché devo andare in ufficio
il lunedí mattina?
Ambedue queste forze portano dipendenti e dirigenti a cercare un collegamento, un ponte che riporti equilibrio fra la propria spiritualitá e l’ufficio.
B. Ecco, in questo senso amore in azione non
vuol dire palparsi le persone che lavorano con te,
Quando l’azienda guarda anche ai valori
P
rova a chiederti per un momento quali sono
i leader del mondo che piú ammiri e rispetti. Ogni volta che pongo questa domanda in
business schools, imprese e multinazionali, dirigenti
e dipendenti mettono sempre ai primi posti personaggi come Gandhi, Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta, Nelson Mandela. Quasi nessun uomo
o donna di affari menziona Bill Gates, Warren Buffett
o Carly Fiorina.
Inizia così l’incontro su spiritualità e impresa con
Daniel Truran e Beppe Robiati, due infaticabili globe
trotter di EBBF, un’organizzazione mondiale che coniuga etica e businness (vedi box).
Se per un momento - continua Daniel - ci soffermiamo sul loro successo, su ció che animava la loro
passione e la loro capacitá di muovere le masse, troviamo alla base di tutte le loro convinzioni una forte
spiritualitá. Il fatto che spesso vengano citate queste
persone come leader ideali, mi fa pensare che sì, si
lotta per gli affari, ma in fondo quello che é veramente importante ed ha valore sono altre qualitá, molto
piú spirituali.
Luciana: Certo parlare di spiritualità nelle
aziende ci vuole coraggio…, Beppe tu che sei
amministratore delegato di un’importante società come la vedi?
Beppe: In Italia e in genere nel mondo, quando
si parla di spiritualita’ si tende a pensare alla chiesa,
alla messa, a cose rituali legate ad un concetto ormai
obsoleto di religione. Per EBBF, che si ispira ai principi della fede Baha’i, spiritualità è uguale ad amore in
azione. Pensa un po’ -dice ridendo- se ci vuole coraggio a parlare di spiritualità in azienda quanto che
ne vuole per parlare di amore! Spiritualità per noi è
un concetto molto pratico: management non è solo
gestione di processi ma è servizio alla struttura e alle
persone. La crescita spirituale non è uno sterile esercizio ascetico, né un processo di narcisistico autocompiacimento. È una strada che punta direttamente, attraverso il servizio, al progresso dell’umanità: in
questo senso appartiene a tutti gli esseri umani e anche chi non aderisce a nessuna comunità religiosa.
D. Quello che dici Beppe, mi fa venire in mente
le parole di Nelson Mandela: “Religion is one of the
most important forces in the world. Whether you are
a Christian, a Muslim, a Buddhist, a Jew, or a Hindu,
religion is a great force, and it can help one have
command of one’s own morality, one’s own behavior, and one’s own attitude”.
58
di Luciana Zanon
www.lucianazanon.itl
Daniel Truran e Beppe Robiati
info EBBF
EBBF è il forum internazionale di manager e imprenditori
che individua nell’applicazione di principi etici Baha’i e
nella piena valorizzazione del patrimonio umano i fattori
fondamentali del successo delle imprese. Presente nei
cinque continenti, formata da uomini e donne con cultura
e professionalità eterogenee, convinti dell’importanza di
applicare forti principi morali alle attività imprenditoriali e
commerciali. www.ebbf.it
Beppe Robiati nato ad Asmara, ha trascorso la sua gioventù
in Etiopia. Vive a Milano con la moglie persiana. E’ padre di
due figli che vivono in Namibia e USA. Presidente di EBBF
Italia, ingegnere, A.D. di un gruppo industriale. www.
bepperobiati.it
Daniel Truran nato in inghilterra, cresciuto in Italia, vive
Madrid con la moglie spagnola e i loro tre bambini. Ha come
certezza di base quella di essere perlomeno europeo.
Segretario Generale di EBBF. Si è occupato di marketing e di
logistica.www.ebbf.org
non significa essere buoni a tutti i costi, ma significa
mettere le persone in condizione di sviluppare i loro
talenti e valori per poter essere felici.
D. Le aziende di sicuro successo sono quelle che
riescono a far emergere i valori piú profondi delle
persone, a permetterne l’uso quotidiano (nel rispetto del credo di ciascun individuo) nelle relazioni con
clienti, colleghi e fornitori.
L. è vero lo scollamento fra aspirazioni individuali e sfide aziendali a volte è davvero drammatico. Come difesa le persone si dicono -ok, qui
faccio quello che mi chiedi ma quello che realmente mi interessa sta fuori di qui-. Ovvio che
questo alla lunga genera frustrazione…ma c’è
qualche esempio di azienda che considera seriamente la spiritualità come componente della
propria strategia?
D. Un buon esempio può essere la ANZ Bank. Pensa, proprio una banca, forse la più conservatrice fra
tutte le imprese. In un momento di profonda crisi
finanziaria il loro CEO ha deciso di intraprendere una
nuova strada per motivare le persone. Oltre 32,000
dipendenti sparsi in 40 nazioni hanno preso parte ad
un “progetto di break out e trasformazione” mirato
alla focalizzazione sui propri valori. Questo ha portato ad un miglioramento incredibile nella soddisfazione dei dipendenti. La fiducia degli stakeholders della
banca è aumentata e i risultati finanziari da allora
sono stati straordinariamente positivi. Oggi in ogni
quartier generale della ANZ Bank esiste una sala di
meditazione dove i dipendenti possono entrare per
sviluppare gli esercizi spirituali che hanno appreso
durante il corso di trasformazione.
L. Ok, l’attenzione ai valori personali dei dipendenti testimonia un’evoluzione dell’impresa. Ma a livello del top management quali sono
le esperienze? Tante volte la percezione è che si
facciano grandi dichiarazioni sui valori alle convention ma che poi, nella vita di tutti i giorni, i
comportamenti siano completamente diversi…
D. …e questo non fa che aumentare lo scoraggiamento nelle persone! In Europa esistono organizzazioni che creano dei circoli in cui amministratori
delegati e dirigenti si consultano con una guida spirituale per trovare un’ispirazione positiva approfondendo i loro valori. Questo per riallineare i loro stessi
comportamenti e i processi decisionali. Chi sta ai
vertici di un’azienda è spesso sottoposto a pressioni incredibili, anche a livello morale. Avere un luogo
dove potersi confrontare sui propri dilemmi etici è
fondamentale per il benessere dell’individuo e per la
moralità dell’azienda.
L. Beppe, per concludere, quale messaggio ti
piacerebbe inviare ai lettori di 7th floor?
B. Alcune parole di Bahá’u’lláh che a me hanno
sempre dato coraggio: A livello di gruppo, il rispetto
della giustizia è l’indispensabile bussola del processo
decisionale collettivo, perché essa è l’unico mezzo
per conseguire l’unità di pensiero e di azione.
free business magazine
59
Autoritratto: guardarsi dentro
5
6
7
per essere più reali, più forti, più espressivi
La pulsione autobiografica di raccontarsi per riscoprirsi
ora diventa un appassionante percorso di formazione, anche per le aziende
S
ono arrivata in Italia a 24 anni, nel 1986. Lavoravo per un fotografo e sono rimasta rapita da
questo strumento di conoscenza che poteva
penetrare l’anima. Un giorno ho preso la macchina
fotografica puntando l’obbiettivo verso la mia immagine allo specchio.
Da allora, e per 20 anni ho continuato a scattare
autoritratti istintivamente, come in una sorta di pulsione autobiografica, ma senza la consapevolezza
del progetto. Mi piaceva moltissimo fotografarmi,
era un modo per prendere cura di me stessa, per
scoprirmi, per ri-affermarmi.
Come fotografa, ho sempre cercato, fotografando le persone, di tirare fuori il loro meglio, la loro
forza, il loro carisma e di rendere le immagini vive,
anzi, più vive della vita stessa, in quanto possono
esprimere una sintesi di vissuti ed emozioni in una
frazione di secondo.
Oggi, ogni volta che devo fotografare una persona, le faccio fare prima un autoritratto, in modo da
abbattere le barriere, e coinvolgerla fino in fondo
nella creazione dell’immagine. Il suo carisma verrà
amplificato. Alla fine degli scatti, le persone cambiano faccia, gli occhi brillano…
Negli ultimi anni ho costruito un metodo di conoscenza di sé attraverso l’autoritratto, sulla base della
mia esperienza e ho cominciato a insegnare, prima
a giovani fotografi professionisti e recentemente
nelle aziende, come progetto di formazione.
2
3
Il metodo:
Il metodo completo è un percorso dalla propria
essenza ai propri rapporti, al rapporto col mondo,
strutturato con una varietà di esercizi di autoritratto.
Inizia con l’espressione delle emozioni più difficili
per arrivare alla propria essenza. Lo svuotarci di emozioni è una vera e propria liberazione e sopraggiunge uno stato di serenità che sicuramente mostra la
nostra identità essenziale e positiva del momento.
L’espressione delle parti più difficili da accettare è
profondamente terapeutica, in quanto oggettivandone l’immagine ci obbliga a distaccarcene, e quindi
possiamo, per così dire, passare ad altro. Inoltre, lo
sguardo e la scelta dell’”opera” realizzata, una fase
essenziale del processo di conoscenza, ci porta ad
abituarci a quell’immagine difficile e quindi ad accettarci così come siamo.
Nel seguente esercizio si sceglie un personaggio
di Cristina Nuñez
www.cristinanunez.it
www.charismanagement.com
[email protected]
8
da interpretare. Qui diamo redine sciolta ai nostri
sogni, persino quelli negativi. E utilizzando tutta la
nostra potenzialità diamo vita al personaggio, anche se è opposto alla nostra natura. E’ una sorta di
allenamento alla flessibilità dell’io. Come sarei io se
avessi scelto questa strada, o fossi nato in quella situazione?
In seguito realizziamo un lavoro sulla memoria e
le proprie radici, ripercorrendo la propria storia attraverso la lettura intuitiva delle foto di famiglia, per
poi eseguire un autoritratto rappresentando il ruolo
più significativo all’interno
9 della propria storia.
Nel secondo mese lavoriamo sui rapporti interpersonali. I partecipanti
scattano autoritratti sul
tema della famiglia, l’amore, il lavoro, per esplorare il
loro modo di relazionarsi.
Infine, durante il terzo
mese si lavora sul proprio
rapporto col mondo…
Foto:
1,2,4) Cristina Nuñez
3) Stefano Bernardoni
1
Foto:
5) Clive Alexander Dummingan
6) Artemisia Antico
7) Jennifer Gonzalez
8,9) Cristina Nuñez
4
Bio
Cristina Nuñez ci lavora da 20
anni, ancora prima di diventare
fotografa. E ora insegna
autoritratto, anche in azienda.
60
Negli ultimi mesi ho
cominciato ad applicare il mio metodo all’interno
delle organizzazioni del lavoro insieme a Davide Catullo, psicologo del lavoro e fotografo. Si tratta di un
approfondimento del mio desiderio di mostrare il
carisma delle persone in azienda. Il metodo proposto è ovviamente più breve e consiste in due punti
essenziali:
• la libera espressione delle emozioni e della propria
identità personale
• l’esplorazione dei rapporti interpersonali all’interno del team lavorativo
La condivisione in gruppo del percorso di ri-affermazione dell’io individuale crea una notevole apertura e un forte legame personale tra i partecipanti
che si estende all’intero team aziendale e si ripete in
tutte le interazioni interpersonali e nel modo di agire
del singolo in azienda. Il processo di apprendimento
permette una maggiore consapevolezza della pro-
pria identità e quella degli altri, e di come questa si
integra e si sviluppa in quella di team.
Per capire l’efficacia dell’autoritratto all’interno di un
progetto di formazione, dobbiamo riflettere sulle
potenzialità dello stesso.
L’autoritratto è:
• Uno sguardo alla riscoperta di sé, attraverso il confronto con la propria immagine.
• Un allenamento alla libertà di essere sé stessi;
• Sperimentare e testimoniare il proprio esserci
come individui, un bisogno ciclico che ritorna in
diverse fasi della vita.
• Uno strumento per cercare risposte alle domande “come mi vedono gli altri? Come mi vedo io?
Come vorrei che mi vedessero gli altri?”
• Entrare a contatto con le nostre emozioni, i nostri
sogni, le nostre “viscere”, attraverso un esercizio
semplice e veloce.
• Espressione della propria molteplicità e creatività;
• Un metodo per intensificare il canale di comunicazione tra la mente e le viscere: l’ascolto profondo
di sé.
• Efficacissimo strumento per migliorare l’autostima,
in quanto attraverso l’oggettivazione della propria
immagine, possiamo prenderne le distanze e
giungere via via ad una completa accettazione di
sé.
E nel senso sociologico, dobbiamo riflettere sul
perché l’autoritratto sia oggi uno strumento di grande attualità:
• L’uomo oggi sta vivendo una sorta di nuovo esistenzialismo. Ogni individuo si trova di fronte a
sempre maggiori possibilità di scelta e sente tutto
il peso di questa responsabilità. Ma non sempre
può contare sull’appoggio della famiglia e della
comunità. L’uomo oggi è più solo, per cui deve
spesso interrogarsi, mettendo a confronto la realtà della propria vita con i propri sogni e bisogni, e
scoprire finalmente la sua vera identità.
• Nasce così un forte bisogno di guardarsi dentro, di
conoscersi più a fondo, di accettarsi e di esplorarsi
per poter meglio fare le proprie scelte. Ma la solifree business magazine
61
10
11
12
13
tudine crea altresì il bisogno di condividere questa
aspirazione.
• Il gran numero di autoritratti che riempie i siti internazionali come Youtube, Myspace, Flickr è la dimostrazione del bisogno che gli uomini hanno di
raccontarsi, prima di tutto a sé stessi per poi condividere la propria storia con una platea sterminata.
Proprio in uno di questi siti web ho fatto, durante
queste vacanze estive, un esperimento molto interessante. Ho caricato la mia intera autobiografia in
immagini (gran parte autoritratti) e testi, come preludio alla pubblicazione di un libro e di una mostra,
chiamata “SOMEONE TO LOVE”, che potete vedere
su questo link:
http://www.flickr.com/photos/cristina-nunez/collections/72157601237691148/
è composta dei seguenti capitoli:
• le mie radici (i miei antenati)
• l’infanzia e adolescenza
•20 anni di autoritratti
SOMEONE TO LOVE è stato visto circa 12.000 volte
in un mese, e ha ricevuto centinaia di commenti che
dimostrano un grande successo. Perché? Una volta
sarei stata accusata di egocentrismo (non sarebbe
così sbagliato), ma oggi il mostrarsi “nudi” (anche
senza le virgolette), il raccontarsi onestamente e liberamente è un’occasione di profonda condivisione,
di penetrare l’anima delle persone di mezzo mondo,
e quindi d’ispirare a fare altrettanto. E di questo ne
vado molto fiera.
Nata a Figueras (Spagna) nel 1962, Cristina Nuñez
è ritrattista per passione. Ama fotografare le persone
per mostrarne le qualità e punti di forza.
I suoi ritratti “carismatici” sono stati pubblicati
da riviste come VANITY FAIR USA, “W”, DNR, MARIE
CLAIRE, D REPUBBLICA, DAZED & CONFUSED, SPORT
62
WEEK, JANE, AMICA, FORTUNE e su diversi libri di fotografia.
Ha realizzato numerosi progetti, pubblicati ed
esposti in Italia e all’estero: BODY AND SOUL di ritratti
e nudi (premio Marangoni 1994, Firenze); ALL’INFERNO E RITORNO, sui sopravvissuti all’Olocausto; CIELO
IN TERRA, un viaggio attraverso la spiritualità europea (premio Mosaique 1996, Ministero di Cultura del
Lussemburgo), IO SONO, sul percorso di liberazione
dalla droga (2000) e YOUNG ITALIAN GENTLE MEN,
sulla nuova generazione di gentiluomini italiani, con
Donatella Sartorio (Valentina Edizioni, nov. 2006).
Dal 2002 al 2005 ha fondato SOMOS, una agenzia che promuove il lavoro dei giovani fotografi e
CHARISMANAGEMENT, un progetto di affermazione
dell’identità aziendale attraverso la fotografia. In quel
periodo partecipa anche a progetti collettivi come
TALES FROM A GLOBALIZING WORLD (Thames &
Hudson 2004) e QUOTIDIANO AL FEMMINILE, Peliti
Associati, 2003.
Alcune sue opere fanno parte della collezione
della MAISON EUROPEENNE DE LA PHOTOGRAPHIE,
Paris.
Conduce workshop sulla creatività attraverso l’autoritratto presso Domus Academy e FORMA, Milano
www.formafoto.it (è appena iniziato un workshop di
3 mesi e si prepara un altro a gennaio)
E’ in preparazione la sua autobiografia in autoritratti, per ora visibile su questo link:
http://www.flickr.com/photos/cristina-nunez/
collections/72157601237691148/
Foto
10,14) Cristina Nuñez
11) Andrea Cannata
12) Anna Ferrè
13) Paolo Chiurlo
15) Artemisia Antico
14
15
logout
artwork: www.assemble-audiovisualresearch.com
autori convenzionali come il documentario
di Guido Chiesa sui cambiamenti nel sistema metereologico accordati ai mutamenti
sociali.
In maniera ordinata invece si può dire
che la sezione EXTRA ha due direttrici principali, una va verso il passato e una verso
il futuro.
La prima è quella che si occupa delle
grandi retrospettive che interessano i capisaldi dell’actor’s studio (quest’anno tocca
alle donne emancipate degli anni ‘70: Jane
Fonda, Shirley Knight e Cloris Leachman) e
un serie di incontri d’eccezione tra cui spiccano quello con Francis Ford Coppola e l’impensabile incontro con Terrence Malick, lo
schivo e inafferrabile autore di “La Sottile Linea Rossa” e “La Rabbia Giovane”, già definito a suo tempo e senza alcuna esagerazione
da Michael Cimino “l’unico vero poeta della
mia generazione”. In più quest’anno l’Acting
Award sarà consegnato a Sophia Loren, il
perché della scelta è presto detto: “Innanzitutto volevamo una donna, visto che l’anno
scorso è stato un uomo ad essere premiato,
Sean Connery. E poi volevamo alternare un
premiato straniero ad uno italiano e a quel
punto il nome di Sophia Loren è arrivato
spontaneamente”.
Extra Cinema
Intervista a Mario Sesti
D
elle molte sezioni nelle quali si articola la
seconda edizione della Festa Del Cinema
di Roma (aperta dal 18 al 27 ottobre), una
in particolare si distingue per particolarità, interesse
ed originalità e soprattutto per l’attenzione dedicata (finalmente!) alle nuove tecnologie del cinema.
La sezione, denominata EXTRA e diretta da
Mario Sesti, costituisce la parte più di frontiera
della festa, quella più sperimentatrice e, a fronte
delle Premiére molto commerciali e di un concorso che deve rispettare certi canoni, sicuramente
quella più costretta a puntare sulla qualità. Ma
la selezione di EXTRA, contrariamente a quanto
può avvenire per il resto della festa, non ha vincoli. Non deve rispondere a canoni predefiniti
o dare conto di determinate esigenze che non
64
siano quelle di mostrare il materiale più interessante raccolto nel mondo come in patria, “perché chiunque si occupi di cinema si è accorto da
tempo che la grande sala ormai ha perso la sua
funzione egemone” è stata la risposta di Mario
Sesti, il direttore artistico della sezione, quando,
seduti per iniziare l’intervista gli abbiamo chiesto subito a bruciapelo il perché di una sezione
EXTRA all’interno della festa.
Ma non c’è solo la sperimentazione. Sono raccolti in ordine sparso all’interno della sezione sia
documentari (veri o finti che siano) molto originali
e particolari trovati nei festival meno noti, al pari di
versioni restaurate di capolavori come Novecento di
Bertolucci ed esperimenti fuori dalle convenzioni di
di Gabriele Niola
[email protected]
La seconda direttrice, quella verso il futuro,
attraverso il Premio Cult mette in competizione le produzioni più originali e fuori dagli
schemi, il cui linguaggio innovativo è destinato ad influenzare in qualche anno quello
del cinema mainstream. Forse a tal punto
da potersi aspettare di trovare tra qualche
anno esperimenti non diversi da quelli visiti
in EXTRA all’interno di selezioni ufficiali? “Sicuramente penso che un festival debba saper incorporare quand’è il momento giusto
le novità. Le cose che vengono proposte nel
programma di EXTRA sono tutte relative a
possibili evoluzioni del linguaggio cinematografico ed audiovisuale e io sarei molto
contento se tra 10 anni qualcuna delle innovazioni che presentiamo quest’anno fosse
alla base di un film parte della selezione ufficiale”.
Durante la conversazione con Mario Sesti emerge con chiarezza come l’impronta che ha voluto
dare a questa sezione sia stata prevalentemente
mirate a dimostrare che, come ci dice lui, “il cinema
sia pur frammentato conserva sempre la sua identità, perché è un software che si adatta benissimo a
tantissimi tipi diversi di hardware”. Con questo Sesti fa riferimento al fatto che oltre al Premio Cult lo
sguardo sul futuro di EXTRA si articola anche in una
serie di eventi speciali dedicati a formati diversi dal
grande schermo ma sempre fortemente improntati
sul linguaggio cinematografico. Verranno mostrate
installazioni di VideoArte, i risultati di un concorso di
cortometraggi parallelo alla Festa Del Cinema che si
è svolto unicamente in rete con la collaborazione di
MySpace, e un incontro speciale sul cinema e i suoi
nuovi formati ed esperimenti in rete.
Un’attenzione alle nuove tecnologie che non
può trascurare la proiezione digitale: “saranno
allestiti alcuni padiglioni con proiezioni interamente digitali e in alta qualità. Ormai un festival
non può non prevedere questo tipo di formato,
specialmente se si prefigge di esplorare nuovi
territori”.
Ma questo appunto è qualcosa che ormai ogni
festival non può evitare di mostrare. Esistono invece
sezioni simili ad EXTRA, per varietà e novità, negli
altri grandi festival?
“Sicuramente ci sono esprimenti non dissimili dal
nostro, ma noi abbiamo cercato una nostra via che
si situi a metà tra la sperimentazione e la tradizione.
La sezione EXTRA non è solo nuovi formati e nuovi linguaggi ma anche retrospettive, uno sguardo
al grande cinema passato e alle professioni come
quella dell’attore. Ecco un’unione simile forse è una
cosa unica”.
Il problema principale l’anno scorso fu la difficoltà
di riuscire a prendere parte a tutti gli eventi interessanti che affollavano il programma, una cosa di cui
in molti si lamentarono e che la direzione non ha
mancato di recepire, ecco perché Sesti alla domanda su quali aggiustamenti siano stati necessari quest’anno si affretta a rispondere che “l’anno scorso
in quanto prima edizione ci sono state molte cose
che non andavano e che quest’anno abbiamo ottimizzato. A partire dal programma: più snello e agile,
più semplice da seguire e più chiaro. E poi abbiamo
aggiunto la Rush Line cioè a 20 minuti dall’inizio di
ogni proiezione sarà possibile, se ci sono posti liberi
in sala, accreditarsi o comprare quei biglietti. L’anno scorso infatti fu un problema il fatto che molti
accreditati o persone che avevano acquistato il
biglietto non sono poi andate allo spettacolo e le
sale avevano posti liberi mentre fuori era pieno di
persone che volevano entrare”.
La passione e l’ardore che Sesti profonde descrivendo i singoli film, i singoli incontri e tutti i piccoli
eventi della sezione sono tali che è impossibile
ad un certo punto non chiedergli quale tra i tanti
eventi, se fosse stato solo un semplice spettatore,
non si sarebbe voluto assolutamente perdere: “Io
se non fossi nell’organizzazione sarei comunque un grande amante del cinema e di quello di
Coppola in particolare e un evento come quello
dell’incontro con il grande regista che porterà
con tutta probabilità anche la sua famiglia al
completo sarebbe imperdibile”.
free business magazine
65
Cinema
e web
L
a soddisfazione più grande nel poter curare
un evento come Cinema e Web all’interno
della Festa Del Cinema è sicuramente quella
di portare a galla e poter condividere con una platea di mestieranti, appassionati ed esperti un nuovo
mondo cinematografico che sta nascendo in rete a
partire dalle nuove tecnologie.
Quelle nuove tecnologie che non solo consentono a chiunque di entrare in possesso di strumenti
per la ripresa, il montaggio e l’authoring, ma che
da pochi anni a questa parte consentono anche di
pubblicare e mostrare (potenzialmente) al mondo
intero le proprie opere.
Cinema e Web si propone di presentare il meglio
della produzione audiovisuale che si è affacciata
in rete, qualcosa che al momento è atta da poche
persone per poche persone. E per questo motivo i
prodotti migliori sono quelli per i quali può esistere
una generale identità tra chi produce e chi fruisce.
Questa è la vera componente di rottura: una sincerità nel mettere in scena e realizzare opere data
dalla comunanza di idee, aspirazioni e volontà tra
realizzatori e pubblico. È un cinema che parla direttamente al suo pubblico perchè lo conosce, perchè
quelle dietro la videocamera sono le stesse persone che fino a ieri erano davanti al monitor stufe
dei contenuti che vedevano. Una particolarità che
non durerà ancora a lungo e che verrà soppiantata dall’arrivo dei grandi colossi ma che non potrà
non influenzare tutto il futuro linguaggio del video
in rete
In questi filmati non ci sono i contenuti acquietanti proposti dai media tradizionali, e anche se i
temi non sono molto diversi dal solito (si parla di
donne e uomini, di vita metropolitana, di passioni e
molto di solitudine) a mancare sono i contesti familiari (sia amorevoli che pedanti), mancano i rapporti
convenzionali e mancano le aspirazioni sociali. Per
ora il cinema che si vede in rete, quando non vola
su temi fantastici con l’animazione o non esplora
territori provocatori con la comicità, è sostanzialmente il ritratto malinconico e molto autoironico di
chi lo mette in scena (e per buona parte di chi ne
fruisce), di una generazione tra i 15 e i 35 anni che è
anche l’utenza prediletta di internet.
Il grado zero di tutto è chiaramente l’User Generated Content, tutti quei video che non avrebbero
trovato spazio da nessun’altra parte e che in alcuni
66
La selezione video
User Generated Content:
Canon in D
http://www.youtube.com/
watch?v=dMWl_5NujBw
One photo everyday
http://www.youtube.com/
watch?v=6B26asyGKDo
di Gabriele Niola
[email protected]
Musica:
Daft Hands
http://it.youtube.com/
watch?v=K2cYWfq--Nw
Lonely Day
http://www.youtube.com/
watch?v=HrWyqxClORc
Serie:
I Channel
http://www.youtube.com/
ichannel
Psycho Bob
http://www.theavclub.tv/media/
psychobob/
Lonelygirl15
http://www.lonelygirl15.
com/?p=282&play=1
Animazione:
Shinobi Black&White
http://it.youtube.com/
watch?v=IrtcMVFT8oA
Little Foot
http://it.youtube.com/
watch?v=WPq_C6Z6MHA
TV:
Date: Unknown
http://www.dateunknown.com/
Comedy:
Japanese Tradition
http://www.youtube.com/
watch?v=r-zikUOmaww
SNL Digital
http://www.youtube.com/
watch?v=NZpPf-q2_es
Web Cinema:
The Shining Trailer
http://it.youtube.com/
watch?v=vFlish881qY
HBO Voyeur
http://www.hbovoyeur.com/
Four Eyed Monster
http://foureyedmonsters.com/
watch/
casi, senza un chiaro motivo, vengono visti da milioni di utenti. Si tratta spesso di riprese di prestazioni
curiose o particolari fenomeni che una volta diventati famosi vengono copiati e ripetuti da decine
di altri utenti. Materiale che nonostante l’effimera
inutilità, nel 10% dei casi sta innovando davvero, segnando il modo di girare e immettere video online.
Non troppo distanti dall’User Generated Content
vengono i video musicali prodotti dagli utenti, videoclip alternativi per brani conosciuti e dotati già
di loro videoclip ufficiali. Da tempo ormai MTV trasmette sempre meno videoclip lasciando il posto
ai programmi e la rete sta prendendo il suo posto
come canale preferenziale per i video che dunque
non sono più trasmessi a flusso dalla rete, ma sono
visti on demand.
Non mancano poi produzioni di tipologia televisiva. Nonostante il terreno sia quasi tutto occupato
dai media tradizionali con contenuti tradizionali accade che ogni tanto qualcosa riesca a dimostrare la
specificità del mezzo mettendo a nudo la natura di
internet. Spesso ciò avviene appoggiandosi
alla comicità, elemento trasversale ad
ogni tipo di produzione.
Il comico, il grottesco e più in generale l’irriverente senso di divertimento basato sulla presa in giro sono una
componente che contamina tutte le
produzioni per internet, dove un registro
divertente è la chiave per far diffondere
qualunque contenuto ed arrivare a parlare al pubblico più vasto possibile. Questo
oltre alle produzioni più dichiaratamente
comiche, cioè i veri e propri sketch.
Il settore invece in cui la produzione in
rete meglio rivaleggia con quella professionale è sicuramente quello dell’animazione, per il
quale più che in altri le moderne tecnologie digitali
permettono di produrre contenuti a basso costo
e alta qualità. E se pure la maggioranza dei prodotti guarda all’animazione giapponese o al 3D
della Pixar, esiste qualcosa che cattura immediatamente lo specifico delle tecnologie per la rete e
che non potrebbe essere trasmesso da altre parti
se non su internet: le animazioni fatte in Flash, un
tecnologia nata per animare pagine web ma ora
usata anche per fare corti animati di una qualità
elevatissima.
A dominare ad ogni modo sono le serie ed il
motivo è presto detto: si tratta di una tipologia
di produzione più facilmente monetizzabile delle
altre. Molte puntate, molti file da vedere e quindi
pagine da caricare che equivalgono a più pubblicità visualizzata. Anche per questo le serie sono i
contenuti dove la colonizzazione dei media tradizionali è arrivata per prima, ma ancora una volta
senza saper incidere e innovare come fanno le
produzioni autonome.
A conclusione di tutto poi arriva il cinema
vero e proprio, i lunghi o cortometraggi dotati di
linguaggio cinematografico prodotti per essere
fruiti attraverso la rete e per sfruttarne i meccanismi e le possibilità esclusive. Sono ridefinizioni o
anche evoluzioni del modo canonico di raccontare
affiancate a sperimentazioni di modalità alternative di produrre e di mostrare contenuti di stampo
cinematografico.
Da una parte dunque ci sono i film per la rete,
caratterizzati da una messa in scena che è la summa delle caratteristiche esclusive di tutte le altre
categorie, e dall’altra c’è una messa in scena più canonica ma che sfrutta le modalità alternative di produzione e di fruizione. Certo molti di questi video
sono banalmente sperimentali e in realtà innovano
poco non battendo strade effettivamente nuove o
utili ma altri invece riescono a trovare effettivamente modi diversi di mettere in scena che sfruttino al
meglio le possibilità di interazione di internet. Solo
in quei casi siamo di fronte a qualcosa di “veramente” nuovo.
free business magazine
67
Il gusto di essere editore
za umana del vivere in società millenario. L’impresa
è inserita nella società e interagisce con essa perciò
può combattere mille battaglie contro leggi che le
sembrano controproducenti ma finché esistono
vanno rispettate.
Ci sono imprenditori con una finta indole rivoluzionaria che confondono il diritto di mettere in discussione le leggi con un presunto diritto a non osservarle. Comunque non condivido nemmeno certi
eccessi di moralismo. A volte si condannano senza
vere ragioni pratiche comuni in tutto il mondo capitalista. Bisogna in questo caso premere perché
ci siano più regole, non condannare chi si muove
nella legalità. Diciamo che chi lavora davvero con il
mercato ha interesse nella legalità.
Intervista a Stefano Mauri
di Federica Morrone · [email protected]
S
tefano Mauri presidente ed amministratore
delegato del gruppo editoriale Mauri Spagnol
(Longanesi, Garzanti, Vallardi, Guanda, Corbaccio, Tea, Nord, Salani, Ponte alle Grazie, Pro Libro); ci
racconta di una holding la cui origine risale ad un
incontro avvenuto negli anni Venti e che da allora si
distingue per il piacere di lavorare insieme. ( www.
maurispagnol.it ).
D. Una bella eredità da raccogliere. Anche
una responsabilità. Sembri affrontarla con leggerezza, qual è il segreto?
R. Mi aiutano un dato storico, un dato psicologico
e un dato biografico. Quello storico è la gradualità.
La mia carriera si è svolta all’interno di un gruppo
in forte e costante sviluppo. Mentre il gruppo cresceva crescevano le mie responsabilità all’interno,
ogni volta che diventavo padrone di un ambito cominciavo ad occuparmi del successivo. E la maggior
parte delle persone con cui lavoro sono state mie
compagne di viaggio, ho passato più tempo con
loro che in famiglia. L’elemento psicologico: vi è una
soglia oltre la quale i problemi non si cumulano più.
Quando arriva la saturazione devi necessariamente
smettere di pensare ad un altro problema perciò
il carico psicologico non aumenta. E poi, dato biografico, chi ha avuto dei problemi reali nella vita sa
relativizzare quelli lavorativi.
Più in generale è importante avere un senso delle
priorità ben chiaro e cercare di prevenire. L’urgenza
carica di uno stress e di un’enfasi che possono impedire la visione generale. A volte capita che due questioni urgenti arrivino a scadenza simultaneamente
e lì bisogna essere disposti al sacrificio personale, a
passarci le nottate.
D. Come convivono realtà editoriali diverse?
R. Bisogna distinguere tra metodo e contenuto. Io
cerco di dividere in due ambiti ben precisi ogni cosa.
C’è un ambito di gruppo che deve fare tesoro di tutte le esperienze attraversate da tutte le case editrici,
unificare i processi industriali nei quali la dimensione porta convenienza, rappresentare una spalla. Il
gruppo raffigura il metodo e il mestiere. Deve essere
un punto di forza, per le singole realtà editoriali e
diffondere le best practice. Poi c’è il rovescio della
medaglia. Bisogna saper rispettare e incentivare la
diversità di ogni casa editrice, la sua autonomia, il
suo profilo che può arrivare persino al modo in cui
si stende la relazione di bilancio. Nella relazione di
68
bilancio della Guanda, la casa editrice più letteraria del gruppo ad esempio, i programmi editoriali
precedono i numeri. Mi piace che sia così. Pur imponendo un metodo comune per molti aspetti gestionali, lascio che coesistano metodi diversi per ciò
che riguarda il lavoro editoriale, il processo di acquisizione di nuovi autori, lo scouting, gli uffici stampa
e parte della comunicazione di prodotto.
È ancora un lavoro molto artigianale perché i libri
vanno trattati come persone. In effetti sono quanto di più prezioso e a volte intimo le persone-autori
hanno. Più teste fanno meglio di una in questi ambiti e il confine tra professione e esistenza, tra relazioni
professionali e relazioni personali è molto sfumato.
Considera che un autore può essere più importante
della sua casa editrice o anche di tutto il gruppo che
lo pubblica. In editoria bisogna rispettare questo
punto. Non bisogna immaginare il gruppo come
un’entità troppo gerarchica ma come una serie
di elementi che hanno obiettivi diversi e strategie
diverse per perseguirli nel quadro di un obiettivo
semplice e condiviso: trovare nuovi autori per i nostri lettori e nuovi lettori per i nostri autori.
Sostenere l’impresa comune. Senza giudicare.
A ognuno cerco di accordare la libertà che mi pare
possa permettersi in base ai suoi successi, alla storia professionale, alle competenze. Così facendo
arriviamo in zone della società, del sapere e dell’informazione che se decidesse una sola persona
non potremmo raggiungere. Ho uno spirito libero e autonomo al punto da voler imporre il meno possibile ai miei collaboratori,
perché proietto su di loro questo desiderio
di libertà. Ma chiaramente se le cose non
vanno per il verso giusto devo intervenire…
D. Nel nostro paese il termine imprenditore non si coniuga sovente con il termine
legalità.
Tu la ritieni invece un’unione felice. Quindi è
possibile svolgere questo lavoro in modo libero,
autonomo e rispettando le regole?
R. Mio padre ha diretto il gruppo per 40 anni con
una fiducia nella legge e nel principio di delega che
oggi è raro trovare nelle cronache dei giornali. Più
spesso si delega solo il rischio, come nel caso delle
lunghe catene di società dove chi è al vertice di fatto controlla con poco rischio tutto il resto a cascata.
2000 anni di diritto romano la sanno più lunga di
me e di te, diceva sempre. Naturalmente questo
non significa non criticare le leggi e schierarsi per
cambiare ciò che non condividiamo ma rispettarle
spesso significa rispettare il distillato di un’esperien-
Stefano Mauri
D. È recente la notizia che dopo 33 anni di
magistratura Gherardo Colombo ha accettato
di diventare vicepresidente di Garzanti.
R. Sono contento che abbia accettato il nostro invito. Perché credo che non solo noi ma in generale
il settore librario quanto a correttezza in generale
si distingua, forse perché non girano tanti soldi
anche se questo non sempre è vero (certi autori
di bestseller sono tra gli uomini più ricchi dei loro
paesi), preferisco pensare che ciò accada perché la
stragrande maggioranza delle persone che ci lavorano, in Italia come all’estero, non vedano nei soldi
il fine ultimo del loro impegno professionale. Tutto
sommato un numero limitato di persone, 10002000 non di più si incontrano ogni anno a Londra e
a Francoforte per decidere cosa tradurre e cosa no,
cosa viaggia e cosa no. È una comunità al servizio
delle idee.
D. C’è anche un messaggio dietro questa nomina?
R. Certamente. Credo che più che mai la società civile abbia bisogno di risposte in questo
momento, di elaborazioni. Quando è crollato il
muro di Berlino mio padre, senza dubbio un ‘capitalista’ a suo modo, mentre tutti esultavano era
triste. Gli chiesi perché. Mi rispose: se il capitalismo
perde il suo antagonista significa che non c’è un’alternativa migliore. Significa che il capitalismo, con
tutte le sue ingiustizie, è il sistema migliore che c’è.
Siamo condannati a questo.
Da Gherardo non mi aspetto le risposte, mi aspetto
che ci aiuti a formulare le domande giuste ai nostri
autori. Sta poi a loro, in totale indipendenza, cercare di dare le risposte che i lettori aspettano. Se fossi
autore di un saggio sull’attualità italiana degli ultimi 30 anni considererei un privilegio poter contare
sull’esperienza di Gherardo nella stesura.
finisce per concentrarsi su obiettivi privati mentre la
sinistra su obiettivi a volte troppo astratti perché la
gente capisca. Credo poi che gli elettori compiano
proprio un atto differente al momento del voto. Alcuni elettori votano immaginando un modello di
società più giusta, il che è nobile ma anche astratto
e indiretto e poi abbiamo visto molte strumentalizzazioni di questi modelli nel ‘900, mentre altri votano per i propri interessi ma spesso con lo stesso
fine: “se la somma delle persone che vota come me
prevale allora vorrà dire che si fa l’interesse della
maggioranza.” È il voto all’americana. Del quale hanno saputo approfittare molto di più i partiti ‘nuovi’,
Lega e Forza Italia, rispetto ai vecchi che si basavano
su modelli ideologici. Anche questi ragionamenti in
realtà non tengono conto del bene comune perché
non si può vessare una minoranza solo perché tale.
Alcune cose, come i DICO piuttosto che la tassa di
successione (che non ha quasi impatto sui conti
pubblici) forse andrebbero fatti scegliere al paese
con referendum propositivi, sono impostazioni della società che non possono cambiare ad ogni governo, perché su questi diritti le persone costruiscono i
propri progetti di vita di lungo periodo.
Quanto ai politici, un po’ troppo viziati da privilegi
che impediscono loro di percepire veramente cos’è la vita di un impiegato o di un pensionato, sono
così presi, in questo momento di sabbie mobili, dal
mantenimento del potere personale, da non aver
tempo sufficiente per occuparsi della cosa pubblica. Gran parte del tempo è impegnato in tattiche,
strategie, visibilità sui media. Forse contano più quei
ministri che lavorano dietro le quinte e che magari
per questo non verranno rieletti. Non è facile trovare
una soluzione a queste dinamiche che inceppano la
democrazia.
D. L’Italia sembra aver abbandonato la sua
prerogativa culturale, spogliandosi di un abito
straordinariamente bello per restare nuda. Il
processo di “superficializzazione” è un business
quindi, per arginarlo, non si può prescindere da
leggi di mercato.
Ci sono i bottegai ma anche gli artigiani. “Impresa e Cultura” può funzionare?
R. Noi pubblichiamo libri provenienti da tutto il
mondo. Siamo costantemente attraversati da culture differenti alle quali dobbiamo dare una forma
compatibile con il nostro mercato e con il nostro
pubblico. Perciò è un problema che non ci poniamo. Non dobbiamo implementare cultura, dobbiamo selezionarla. Viceversa le più grandi imprese
culturali filantropiche dei grandi gruppi industriali
italiani sono state spesso purtroppo foglie di fico di
realtà imprenditoriali molto dubbie.
D. Provare a tendere verso una società migliore. Lo credi possibile?
R. Credo sia un sentimento diffuso, e che non sia
monopolio della sinistra; anche se spesso la destra
free business magazine
69
Gallerie berlinesi alla ribalta
L’Art Forum Berlin, la fiera internazionale di arte contemporanea. Preview la fiera satellitare degli artisti “emergenti” . “Berliner Rundgang”, visite guidate alle gallerie berlinesi
L’
Art Forum Berlin, una delle più innovative
e coraggiose fiere internazionali dedicate
al contemporaneo è giunta ormai alla sua
dodicesima edizione. Secondo i quotidiani berlinesi, l’edizione più prestigiosa fino ad ora.
Sembra che questa fiera atipica, lontana dai meccanismi di compravendita delle grandi gallerie internazionali e delle case d’asta, si stia consolidando
come fiera pensata da giovani galleristi per galleristi, con tutte le libertà che ne conseguono.
Ma proprio questo spirito “pionieristico” aveva paradossalmente messo in pericolo il futuro della fiera.
Alcune delle gallerie berlinesi più influenti nel contemporaneo esigevano maggior visibilità e serietà
da parte della direzione e quando nel 2003 nacque
a Londra la Frieze Art Fair decisero di disdire l’appuntamento berlinese come segno di protesta ed
esposero a Londra.
Tempi passati! Hanno dichiarato gli organizzatori.
Certo, Berlino rimane una fiera marginale, non può
competere con le grandi fiere di New York e Miami, o con la nuova Shanghai Contemporary, ma la
fiera dei giovani emergenti di Berlino punta a una
costante crescita del mercato dell’arte della capita-
le tedesca che rimane una delle città più vive nel
panorama contemporaneo. La libertà e l’apertura
mentale della fiera è il riflesso della vivacità culturale di Berlino, una città impulsiva, dove vivono critici, artisti e curatori, che vogliono sperimentare il
nuovo. Berlino è diventata negli ultimi anni anche
un’attrazione magnetica per artisti già affermati,
come la sudafricana Candice Breitz che partecipò
alla Biennale di Venezia nel 2005 con la sua indimenticabile installazione video “”Mother + Father”
o lo stesso Maurizio Cattelan che curò qui l’ultima
edizione della Berlin Biennale.
Art Forum si è caratterizzata per la scelta di gallerie
nuove e all’avanguardia, provenienti quest’anno da
23 Paesi. È stato mantenuto sempre forte l’accento
su Berlino e sulla Germania, ma le gallerie internazionali sono state la maggioranza: 13 dagli USA, 6
rispettivamente da Francia, Gran Bretagna e Paesi
Bassi. L’Italia è stata rappresentata quest’anno dalle
gallerie Franco Soffiantino (Torino), Francesca Minini (Milano) e Suzy Shammah (Milano).
Anche nella presentazione delle gallerie, Berlino ha
voluto essere qualcosa di più di una semplice fiera
e ha sperimentato anche con gli spazi: gli espositori
A Francis Bacon 2000 tecnica mista su tela tirata su telaio 224 x 145
La donna che si pettina
di Erica Margoni
[email protected]
Freaks 2000 tecnica mista su tela tirata su telaio
200,5 x 140
Art Forum Berlin
“About Beauty”
29 settembre
3 ottobre 2007
12 edizione della fiera del
contemporaneo a Berlino
Pittura, scultura, installazioni,
video, fotografia, lavori su carta,
editoria specializzata, multimedia
1700 giornalisti, collezionisti,
direttori di musei e gallerie,
curatori
136 gallerie, compresi 18
espositori istituzionali e
21 magazine specializzati,
provenienti da 23 paesi. Per sei
giorni, le opere di oltre 2.000
artisti, quasi tutti ben al di sotto
dei 40 anni, sono state a portata
d’occhio di buyers o collezionisti,
esperti o semplici amanti della
creatività contemporanea
http://www.art-forum-berlin.com
http://www.previewberlin.de/
artMbassy by Chiara E. Marzi
Show Room a Roma, titolare:
Chiara Marzi
artMbassy a Berlino: Nicole Loeser
scelta di artisti esposti alla
Preview da artMbassy:
tedeschi:
Jan Bauer:
Pino Casagrande in
collaborazione con il GoetheInstitut lo vuole lanciare nel 2008
a Roma.
Werner Gasser, Veronika Witte
italiani: Benedetta Bonichi,
Corrado Sassi, Luca Guatelli, Dora
Tass
www.artmbassy.com
70
Sposi 2003 tecnica mista su tavola 123 x 170
hanno avuto la libertà di sviluppare un proprio design all’interno dello stand. Il risultato? Spazi espositivi completamente diversi gli uni dagli altri: pareti
colorate ed opere sistemate al centro, rampicanti
sulle pareti oppure nascoste in camere buie.
Anche le aree lounge sono state appositamente
create per la fiera da alcuni artisti. Inoltre, integrata
nella fiera, si è svolta la mostra “House Trip” curata
dal parigino Ami Barak che ha esposto artisti internazionali come Saâdane Afif, presente alla scorsa
Documenta di Kassel, ma anche diversi berlinesi.
Tema della mostra, il rapporto emotivo e visionario
tra artista e “casa, dolce casa”: arts meet architecture and design.
La città di Berlino si è fatta partner della fiera e ha
sviluppato un ricco programma di attività parallele,
alle quali hanno partecipato musei, gallerie e locali
notturni. Da ricordare i “Berliner Rundgang”, visite
guidate nelle gallerie berlinesi di arte contemporanea e nelle case-atelier, come la Bethanian, un exospedale ora trasformato in casa per artisti e dove in
questi giorni si possono visitare alcune esposizioni
temporanee.
A riprova della freschezza di questa edizione, basta
notare le date delle singole opere: raramente sono
antecedenti il 2000. I prezzi? Non bassissimi. Ma la
media si è attestata sotto i 10mila euro ad opera,
con punte occasionali poco oltre il migliaio.
Anche quest’anno presenti le gallerie berlinesi, che
hanno contribuito ad affermare l’Art Forum fin dagli
inizi, proponendo dei giovani artisti di talento ora
quotatissimi: Springer & Winkler, ad esempio, ha
offerto un acquarello su carta di Gerhard Richter,
la galleria Crone un’enorme tela di Norbert Bisky,
la Buchmann Galerie ha proposto una statua in
bronzo dallo stile elegante e dinamico dell’affer-
mato scultore inglese Tony Cragg, anche la famosa galleria Kicken vanta un’opera monumentale di
Anna e Bernhard Blume: una serie di 10 fotografie
in bianco e nero, mentre la Contemporary Fine Arts
ha offerto un’opera di Anselm Reyle, giovane emergente tedesco che sta conquistando le case d’asta,
anche soprannominato “King of Minimal Pop”. Ma
la galleria berlinese più trendy per eccellenza rimane Eigen+Art del gallerista Gerd Harry Lybke, rappresentante della “Neue Leipziger Schule” con un
allestimento di installazioni enormi e mutevole.
Per tasche decisamente meno profonde, negli stessi giorni si è svolta una delle 3 fiere satellitari intorno
all’Art Forum e di gran lunga la più promettente, la
“Preview Berlin”, ovvero “The emerging art fair” nella sua terza edizione. Un po’ in concorrenza con il
fratello maggiore, ha offerto un segmento di mercato altrettanto nuovo ma composto da artisti dalle
quotazioni non ancora consolidate (e quindi interessanti per buyer e collezionisti). Anche qui, oltre
50 gallerie da 11 Paesi. Un solo l’espositore italiano,
ma 5 artisti italiani sono stati ospitati dalla galleria
berlinese artMbassy, in collaborazione con Pino Casagrande. La galleria artMbassy è indirizzata soprattutto verso la scoperta e la promozione di giovani
talenti italiani e tedeschi.
La partecipazione alla Preview ha dato i suoi frutti:
la gallerista italiana Chiara E. Marzi di artMbassy è
riuscita a vendere le opere “radiografie”, stampa su
tela di vere radiografie, di Benedetta Bonichi ad un
prezzo che va dai 3000 E (30x60 cm) e ai 7000 E
(160x120 cm) l’una, nonché un’opera di Luca Guatelli, una corda fatta di spilli, che è stata venduta a
7000 E. Ancora una volta la Preview ci sorprende
per l’estrema creatività dei suoi artisti e per la varietà
dei materiali da loro usati.
free business magazine
71
Moda, creatività e Made in Italy
Gai Mattiolo
Intervista a Gai Mattiolo
G
ai Mattiolo, un creativo che ha saputo coniugare novità
a reinterpretazione, conosciuto soprattutto per aver rilanciato il bottone gioiello ed aver restituito alla moda il
robe-manteau. Professionale ed oltremodo schivo della ribalta, è
una delle figure più significative del mondo della moda italiana.
Deciso ed intraprendente porterà sulle passerelle francesi la creatività italiana ed in particolare il fascino delle sue creazioni, che
comunque sono già apprezzate dal mondo della nobiltà e dalle
star dello spettacolo.
Sua testimonial d’eccezione è la principessa Marina Doria, ed
ultima in ordine di tempo, Loretta Goggi, che ha indossato le creazioni del nostro Gai Mattiolo durante le dirette per l’elezione di
Miss Italia.
vecchio concetto del Made in Italy, e, quanto è disposto ad
applicarle nelle creazioni dell’Alta Moda?
R. Le nuove tecnologie sono sempre importanti, e si deve essere sempre aggiornati, ma non è detto che non debbano essere
Made in Italy.
Sono convinto che le vere innovazioni nascano nel nostro paese.
La Cina ci dimostra solo che un orlo si può incollare e non cucire, ma questo non è innovativo, ma deprimente. L’Alta Moda,
a differenza del pret a porter, permette grande sperimentazione
stuzzicando la creatività ai massimi livelli.
Ritengo senza ombra di dubbio, che l’Alta Moda sia una fucina
di idee per le collezioni di pret a porter.
Ho incontrato Gai prima della partenza per Parigi, ed ho posto
delle domande che ce lo possano far conoscere meglio.
D. Quando hai capito che la tua vita sarebbe stata dedicata
alla moda?
R. Da quando avevo 8 anni circa, avevo già questa passione e
con la paghetta che mi davano i miei genitori, compravo Topolino
e Vogue, ma i momenti che ricordo come più belli, sono quelli passati nella mia cameretta a disegnare abiti.......ma ancora più bello
era che nei sogni io ero uno stilista. Dopo la maturità, ho chiesto a
mio padre di poter fare una prova prima di iscrivermi all’Università.
Sapendo quanto fosse importante, me l’ha concessa. Lì ho capito
che avevo tutte le carte per riuscire a realizzare il mio sogno.
D. La tua donna ideale da vestire?
R. La mia donna ideale è solo nella mia testa, non credo esista
nel mondo reale!
di Antonio Ventura de Gnon
[email protected]
D. Descriviti, in maniera che i tuoi lettori possano cogliere
la tua vera essenza!
R. Sono una persona semplice e schiva, in realtà sono ancora
un bambinone e forse troppo ingenuo. Nonostante le “mazzate”
prese durante la mia vita, continuo ad avere fiducia del prossimo.
Non sopporto ingiustizie e presunzione.
D. So che sfilerà a Parigi, questo vuol dire che abbandonerà le passerelle italiane?
R. Non abbandono le passerelle italiane, ma è solo una grossa
sfida con me stesso che mi porta a Parigi.
D. Quanto una scuola può fare un bravo stilista, o pensi che
lo stilismo inteso come professione e creatività sia solo un
dono innato?
R. Non ho frequentato studi specifici, posso quindi affermare
che la scuola ha un valore relativo. È anche vero che la scuola insegna le tecniche per realizzare le tue creazioni. Può essere di sicuro
un valido aiuto, ma sono più che convinto che se non hai la passione dentro, nessuna scuola potrà darti...
D. Esistono secondo lei, nuove leve, che possono tenere in
futuro alto il Made in Italy?
R. Di ragazzi con grandi potenzialità, credo ne esistano molti,
e non sempre quelli che emergono sono i migliori. Sono convinto che molti talenti non hanno la possibilità e la fortuna per farsi
notare. Il mondo della moda in Italia è molto indietro ed è ancora
legato a “vecchi equilibri clientelari” e, lo dico con amarezza, non
vedo nuovi orizzonti nel sistema moda.
D. Quanto contribuisce al successo una campagna pubblicitaria lunga e ben progettata?
R. Ha moltissima importanza perché ti dà visibilità. Realizzare un
abito strepitoso, se poi lo si tiene chiuso in un armadio e non lo
vede nessuno, non potrà essere mai apprezzato, mentre anche un
prodotto mediocre, ma ben pubblicizzato, diventa “di moda”. In
realtà è solo stato imposto dai media.
D. Cosa consigli a chi intraprende la tua carriera?
R. Una giusta dose di modestia tenendo sempre i piedi per terra,
avendo presente che mai nessuno farà niente per te senza ricevere in cambio qualcosa. Avere gli occhi ben aperti e diffidare delle
persone “troppo” brave. Un pizzico di ipocrisia aiuta molto! Peccato che a me manca del tutto!
72
D. Nella tua professione, quanta attenzione poni
alle nuove tecnologie applicate ai tessuti, o pensi
che non ci sia niente di meglio della seta per fasciare un corpo femminile?
R. La qualità del tessuto è molto importante! Indiscusse le sete, le morbide lane, il cachemire, ma le nuove tecnologie applicate ai tessuti, offrono stimoli per
creare abiti in maniera diversa, quindi, ben vengano le
nuove tecnologie! Trovo inutile quando la ricerca tecnologia offre solo una brutta copia di un ottimo tessuto
già esistente.
D. Che differenza passa tra la moda francese e quella italiana? Eterna diatriba! Sono più creativi i francesi, o si vendono
meglio?
R. Credo che il Made in Italy sia ancora vincente! I francesi, nella moda, hanno saputo organizzarsi e facendo fronte unico, sono
riusciti ad ottenere considerazione e rispetto da parte di tutti. Per
la maggior parte degli operatori di moda italiana, è più importante
penalizzare la concorrenza piuttosto che pensare a se stessi.
D. Quanta nuova tecnologia nel campo della
confezione è disposto ad applicare sacrificando il
Grazie Gai per il tempo concessomi e per la bella persona che
ho scoperto. Ti auguro di spopolare a Parigi, e non solo...
free business magazine
73
“In viaggio da casa all’ufficio e viceversa.”
Transafricana
Foto di Andrea Genovese e Giovanni Sacchetti
S
di Francesco Pocchi
[email protected]
Sono tanti i motivi che possono spingere una
persona ad affrontare un viaggio in Africa. L’Africa non è un viaggio come tanti altri. L’Africa ti
prende dentro, ti accoglie e ti sputa a terra come
un nocciolo succhiato se non sei capace di viverla. Un antico adagio kenyota recita: mangia, che
l’africa mangia te. E ti mangia in ogni senso. Ti
fiacca fisicamente, ti consuma emotivamente, ti
ruba mentalmente.
È dunque una follia viaggiare in Africa? No per
nulla, certamente che non lo è. Non lo è perché in
Africa si torna da dove si è partiti, da dove Lucy qualche milione di anni fa ha alzato la sua schiena curva
e metro dopo metro, passo dopo passo, ha dato il
soffio evoluzionistico all’uomo. L’Africa è dunque il
nostro passato più remoto ma è anche forse dove
noi dovremmo volgere lo sguardo se vogliamo capire come eravamo e dove andremo. L’occidente ha
perso molto dell’Africa e, sotto alcuni punti di vista,
menomale. Nessuno rimpiange il far chilometri per
dar piacere ad una gola riarsa, a nessuno di noi fa
piacere morire per uno stupido morso di zanzara. Ma
a tutti noi manca l’umanità che l’Africa offre ad ogni
incrocio di ogni minuscolo villaggio sperso nel nulla.
Così si sono trovate 18 persone in una hall di un albergo a Zurigo, in attesa di prendere una coincidenza per Johannesburg. Ognuno con il suo zaino pieno di cose inutili, ognuno con i suoi diavoli urlanti
all’orecchio. Chi più e chi meno conscio di vivere
quella che sarebbe stata per tutti un’avventura.
Ma le avventure si vivono con spirito e sentimenti
diversi. C’è chi lo fa per lasciare indietro qualcosa, chi
per curiosità, c’è invece che lo fa solo per mettere
una bandierina sopra un mappamondo pieno di
spilloni mai davvero viaggiati. La diversità di queste
intenzioni è stata il vero collante di questo gruppo.
Avventure nel mondo, organizzazione di viaggi fai
da te, è stato il nostro tramite di aggregazione. Un’organizzazione che ogni anno fa viaggiare migliaia di
persone per tutto il mondo, anche seguendo itinerari al di fuori delle classiche rotte del turismo internazionale. Viaggi organizzati, è vero, ma che lasciano
all’improvvisazione un ruolo centrale, d’altronde non
potrebbe essere altrimenti in Africa, ove l’akuna matata (non c’è problema ndr.) è la legge di base.
74
free business magazine
75
L’itinerario che tutti noi ci eravamo prefissati era,
se pensato nella sua interezza, davvero presuntuoso:
da Johannesburg a Nairobi, attraverso 7 frontiere,
seguendo l’antica tratta coloniale delle ferrovie
inglesi per oltre 9mila chilometri. L’Africa che da
lì a poco avremmo attraversato è un’Africa in parte
vuota. Un’Africa dei grandi spazi, dei panorami mozzafiato, dove l’uomo c’è ma il padrone è la bestia.
Un’Africa ove centinaia di masai vengono sfrattati
dalle terre ch e hanno occupato per millenni perché
dannosi all’industria del turismo-safari. Ma è un’Africa anche di grandissimi contrasti.
Futuro e tradizione, come tasselli neri e bianchi in
una scacchiera, compongono la società sudafricana.
La bianca Johannesburg, metropoli sconfinata con
ogni tipo di comodità e ricchezza, si affaccia sulla
nera Soweto, sorgente dell’esplosione antisegregazionista di Mandela.
Poi lo Zimbabwe, dove Mugabe, “presidentissimo” vecchio stile, cancella con un tratto di penna la
presenza bianca sul territorio, destabilizzando cosi
un’economia fino ad allora fiorente. È stato triste
per tutti noi non vedere per la prima volta i sorrisi
dei bambini e delle donne che per tutto il viaggio ci
hanno accompagnato. Non c’è molto da ridere laggiù, l’unica preoccupazione è riempire lo stomaco e
la fila per il pane è lunga ore. Ma il tempo in Africa è
differente. Non scorre veloce e regolare come scorre da noi qui in Europa. E questo non è sempre un
male: si può apprezzare di più tutto ciò che ci circonda, non abbiamo l’angoscia del fare e del concludere scadenzato che abbiamo qui da noi. Il futuro
76
è lì ad un passo, ma con il tempo immobile pare
irraggiungibile. Immobile come l’acqua del delta
dell’Okawango in Botswana, solo il canto delle
donne mentre spingono i tronchi su cui galleggiamo a pelo d’acqua rompe il silenzio irreale di un
posto che sembra immutato da millenni. Silenzio
rotto invece dal rombo delle cascate Vittoria, imponenti come ci si aspetta, emozionanti come non si
poteva sperare. Tutto è contrasto, ove si affaccia il
turismo accanto alle capanne di fango abitate dai locali spuntano come funghi su terreno umido resort
da mille ed una notte; forse è questa la coda lunga
della colonizzazione europea.
L’uomo lascia il passo alla natura. Una natura che
non permette repliche, una natura sconfinata, da un
orizzonte cosi basso che si ha la sensazione di poterlo raggiungere con poche ore di jeep. Questa è
la Tanzania, dei grandi parchi, degli spazi immensi,
degli alberi soli in mezzo alla savana che sembrano
ribellarsi ad un paesaggio piatto e mai monotono.
Poi arriva il giorno in cui dobbiamo tornare a casa,
arriva il giorno in cui il confine keniota è passato, ma
noi a questo ci ribelliamo e come ultimo colpo di
coda ci tuffiamo, a poche ore dal chck-in, nell’ultimo grande parco. Ancora una volta l’Africa ci regala
qualcosa: le mandrie in marcia per la migrazione,
dietro i grandi predatori e dietro ancora i mangiatori di carcasse che attendono pazienti il loro turno.
L’africa è natura, ma natura nel senso totalizzante della parola. È natura nei rapporti interpersonali
che si creano. Tutto è ridotto al livello basale, senza
infrastrutture di sorta. Resisterà la società africana ai
profondi cambiamenti che la stanno squassando
dall’interno? Resisterà alle sempre più forti influenze
occidentali? Resisterà al profondo sentimento di attrazione per un mondo che sembra essere migliore?
certo, le condizioni di vita non sono invidiabili, ma
forse nella nostra presunzione da “buana” (uomo
bianco) dovremmo vedere quello che l’africa ci offre:
l’umanità che ancora suona nelle nostre orecchie
con una voce di nonna che sussurra:”ai nostri tempi
si stava meglio”.
free business magazine
77
www.7thfloor.it
www.7thfloor.it
free business magazine for free spirits
Anno II, numero 9, settembre-ottobre 2007
Editore
Map Cross Communication S.r.l.
via Lima, 22 - 00198 Roma
06.8535.6443 F. 06.8535.6507
www.00map.com - [email protected]
Direttore responsabile
Andrea Genovese ([email protected])
Direttore editoriale
Alberto Abruzzese
([email protected])
Coordinamento editoriale
Valentina Cacciatori
([email protected])
Stefano Mizzella
([email protected])
Chi legge 7th floor?
Ebbene sì! Fieri della nostra rivista (che è anche tua) vogliamo migliorarla per
migliorare la qualità della vita in azienda ed anche al di fuori di essa. Non c’è trucco e
non c’è inganno: 5 minuti del tuo tempo valgono tantissimo per noi. Basta che compili
la scheda e lasci un indirizzo
e-mail qui di seguito
e ti promettiamo che sarai tra i fortunati a ricevere T-shirt, cappellini, info esclusive
e tanto altro per i prossimi mesi (se poi vuoi anche ricevere le informazioni, molto
selezionate, dei nostri sponsor ce lo farai sapere successivamente).
Sentiti un po’ più 2.0, dai!
ps. ovviamente se compili la scheda online su www.7thfloor.it/gadgets fai prima.
Direzione creativa
Andrea Genovese
Grafica e impaginazione
Stefania Dell’Accio • Giulio Fermetti
Studio Grafico EsseGi ([email protected])
Immagine di copertina
Carlo Muttoni ([email protected])
Marketing e Comunicazione
Stefania Capaccioni ([email protected])
Giulia D’Agostino ([email protected])
All’interno di 7thfloor.it non troverai semplicemente la
versione in PDF del giornale che in questo momento hai
tra le mani. 7thfloor.it è uno spazio in cui comunicare e
condividere idee e progetti legati a un nuovo modo
di fare network.
Ciò che proponiamo sono inedite sinergie
tra creatività e mondo dell’impresa, tra
ricerca accademica
e comunicazione
digitale. Ti invitiamo
a utilizzare il nostro
sito come uno spazio
professionale e personale
allo stesso tempo, un
luogo di ispirazione in
cui incontrare persone
e scambiare esperienze,
riflessioni, visioni di ciò che
ci circonda.
Hanno scritto in questo numero
Alberto Abruzzese, Andrea Genovese, Francesco
Morace, Riccardo Bugliosi, Augusta Leante, Carlo
Infante, Federica Morrone, Giulia D’Agostino, Fabrizio
Canevari, Giampaolo Colletti, Stefano Mizzella,
Valentina Cinelli, Francesco d’Orazio, Robin Good,
David Orban, Pasquale Diaferia, Stefano Diana,
Luciana Zanon, Christina Nunez, Gabriele Niola, Erica
Margoni, Antonio Ventura de Gnon, Francesco Pocchi,
Roberta Casasole.
Prestampa
La Cromografica srl - via Tiburtina, 912 - Roma
(www.lacromografica.it)
Stampa
WebColor srl - loc. Le Campora - Oricola (Aq)
(www.webcolorprint.it)
Il contenuto e le opinioni espresse dagli autori e dagli intervistati non
coincidono necessariamente con quelle di 7th floor.
Tutti i marchi registrati citati sono di proprietà delle rispettive aziende.
Nessuna parte del contenuto di questa rivista può essere pubblicato,
fotocopiato, distribuito e diffuso attraverso qualsiasi mezzo, online e offline,
senza il consenso scritto della MAP S.r.l.
Scrivici:
78
Board di progetto
Alberto Abruzzese, Derrick de Kerckhove,
Andrea Granelli, Francesco Morace, Andrea Genovese,
Carlo Infante, Maria Grazia Mattei, Michela Bondardo.
Pubblicità e distribuzione
Stefania Capaccioni ([email protected])
Map srl via Lima, 22 - 00198 Roma
tel. 06.8535.6443 - fax 06.8535.6507
Share your vision
for the future.
www.7thfloor.it
[email protected]
[email protected]
Ufficio stampa
Francesca Barbaro ([email protected])
Sense of Italy: l’edizione speciale
in italiano e cinese di 7th floor
© MAP S.r.l. Roma 2006. Tutti i diritti riservati.
Autorizzazione del tribunale di Roma
n° 430/2006 del 23.11.2006.
Copia gratuita.
Con che frequenza leggi 7th Floor?
qsempre
qquasi sempre
qraramente
qmai
Quanto 7th Floor leggi?
qtutto
qquasi tutto
qmetà
qsolo un’occhiata alle immagini
Quale rubrica ti interessa maggiormente all’interno di
7th Floor?
____________________________________________________________
Quanti, escluso te stesso, leggono la tua copia di 7th Floor?
q4 o più
q3
q2
q1
qnessuno
Come entri in possesso della tua copia di 7th Floor?
qla trovo in azienda
qmi arriva personalmente sulla scrivania
qme la da un mio collega di lavoro
qme la da un mio amico
qla scarico dal sito www.7thfloor.it
Hai mai visitato il sito www.7thfloor.it?
qSì
qNo (ma ora che lo so mi collego subito!)
In internet navighi da:
qufficio
qcasa
qaltro luogo segreto
In generale, come consideri la qualità di 7th Floor?
qeccellente
qbuona
qdiscreta
qsufficiente
qinsufficiente
Come consideri la qualità degli articoli?
qeccellente
qbuona
qdiscreta
qsufficiente
qinsufficiente
Autore preferito di 7th Floor?
____________________________________________________________
Come consideri la qualita del design e delle immagini?
qeccellente
qbuona
qdiscreta
qsufficiente
qinsufficiente
Se 7th Floor fosse in vendita in edicola, quanto saresti disposto
a pagare per averla?
q4 euro o più
q3 euro
q2 euro
q1 euro
qnon la comprerei mai! Chiaro?
Quali riviste leggi di solito?
____________________________________________________________
Quale posizione occupi in azienda?
____________________________________________________________
Sei uomo o donna?
____________________________________________________________
In che fascia è compresa la tua età?
q20-29
q30-39
q40-49
q49-infinito
qsono una signora e non è carino chiedermi l’età!
Hobby?
____________________________________________________________
free business magazine
79
»
01 Net.Imaging Agepe
3 Italia Spa (H3g)
ATTITUDO
A. Manzoni & C S.P.A.
A.T. Kearney S.P.A. - 2 Piano
Abb Sace Spa
Abi
Accademia Nazionale Di S.Cecilia - Parco Della
Musica
Accenture S.P.A.
Accordo
Ace European Group Ltd.
Acea Spa
Aci - Automobile Club D’italia
Actionaid International Italia
Ad Maiora
Adecco Spa
Adidas Italy Spa
Adobe System Italia Srl
Adr - Aeroporti Di Roma S.P.A.
Advance Srl
Advexpress
Aem S.P.A.
Aeroporto Milano Linate
Affari & Finanza Repubblica
Agenzia Delle Entrate
Agfa Gevaert S.P.A.
Agi - Agenzia Gaiornalistica Italiana Spa
Agilent Technologies Italia S.P.A.
Agron Srl
Aicon Yachts
Aiia - Associazione Italiana Internal Auditors
Aipem Srl
Air One Spa
Albacom S.P.A.
Albatech
Albergo Sammontano
Alcatel Alenia Space Italia S.P.A.
Alcatel Spa
Alcatel-Lucent
Alenia Aeronautica S.P.A.
Aleteia
Alitalia - Linee Aeree Italiane S.P.A.
Alleanza Assicurazioni
Ama - Azienda Municipale Ambiente - Roma
Ambasciata Della Repubblica Federale Di Germania
Ambito 5 - Comunicazione Integrata
American Express Services Europe Limited Ltd
Amministrazione Autonoma Dei Monopoli Di Stato
Amos Spa
Angelo Costa Spa (Western Union Italia)
Api - Anonima Petroli Italiana Spa
Apple Computer Italia Srl
Arca Spa
Archivio Foto Coop Italia
Arcus Pubblicità
Area Consulting
Arena Holding
Armando Testa Spa
Artmbassy
Ascai Assoc. Per Lo Sviluppo Delle Comunicazioni
Az. In Italia
Asseprim
Assicurazioni Generali S.P.A.
Assindustria
Assitalia Le Assicurazioni D’italia S.P.A.
Assodigitale
Atac S.P.A.
Atahotels S.P.A.
Atm - Azienda Trasporti Milanesi S.P.A.
Atos Origin S.P.A.
Auchan
Aurora Assicurazioni S.P.A.
Autogrill
Autostrade S.P.A.
Avis Autonoleggio S.P.A.
Axa Assicurazioni S.P.A.
Azienda Ospedaliera Meyer
Aziende Agricole Planeta
Bahlsen
Bain & Company Italy Inc.
Baldini, Castoldi, Dalai Spa
Banca Cr Firenze
Banca D’italia
Banca Generali S.P.A.
Banca Imi Spa
Banca Intesa Spa
Banca Lombarda
Banca Nazionale Del Lavoro Spa
Banca Popolare Di Milano
Banca Toscana
Banca Woolwich Spa
Banco Pop. Di Verona E Novara
Barabino&Partners
Bates Italia Spa
Baxter S.P.A.
Binda Italia Spa
80
Dove trovare 7th floor
Blackberry
Bmw Italia S.P.A.
Bondardo Comunicazione
Booking.Com
Bosch Spa
Brand&Publishing
Brembo Spa
Bristol - Myers Squibb S.R.L.
B-Side Media
Bt Albacom
Bticino
Buonchef S.R.L.
Buongiorno S.P.A
Burgo Distribuzione
Burgo Distribuzione Srl
Burson Marsteller
Business Integration Partners (Gruppo Engineering)
Business Press
Business Week
C.D. Srl
Caffè Fandango
Cairo Communication Spa
Cairo Editore Spa
Camera Di Commercio Di Milano
Camera Di Commercio Roma
Camille Fournet Italia Srl
Canon Italia S.P.A.
Canottieri Remo
Capgemini S.P.A.
Capitalia S.P.A.
Carat Deepblue (Aegis Media Italia S.P.A)
Carat Expert
Carat Italia Spa
Carlo Pellegrino & C. Spa
Carré Noir Italia
Cartasi’ S.P.A.
Casa Editrice Este
Cattleya
Cefriel
Cegos Italia Spa
Chevrolet Italia Spa
Chorus / Softpeople
Cide
Circolo Canottieri Aniene
Circolo Canottieri Roma
Circolo Del Golf Roma Acquasanta
Circolo Due Ponti
Cisco Spa
Cisco Systems Italia
Citroen Italia Spa
Civita Servizi
Class Editori Spa
Club Delle Imprese Per La Cultura
Club Eurostar Stazione Milano C.Le
Club Méditerranée
Cmt Circuiti Stampati
Co.F.Ra Soc. Coop.Va A R.L.
Co.Tra.L. S.P.A.
Coca-Cola Hbc Italia
Coin S.P.A
Colosseo Nuovo Teatro
Colt Telecom S.P.A.
Colussi
Communica Group
Compel
Computer Associates Spa
Comune Di Forli’
Comune Di Frascati
Comune Di Milano
Comune Di Milano - Ufficio Gabinetto Del Sindaco
Comune Di Ravenna
Comune Di Roma
Comune Di Roma - Ufficio Gabinetto Del Sindaco
Comune Di Torino
Conf.Naz. Artigianato E Pmi
Confindustria
Coni Servizi Spa
Conseil B&B Srl
Consulenze Di Comunicazione
Continuum
Costa Srl
Creactivity Snc
Creative Media Srl
Creative Studio Srl
Credit Suisse
Cremonini S.P.A.
Cromografica Srl
Cushman & Wakefield
Dada S.P.A.
D’adda, Lorenzini, Vigorelli, Bbdo Spa
Daily Media Mediaforum
Daimler Chrysler Servizi Finanziari S.P.A.
Damiani Group
Danone Spa
Data Management S.P.A.
Datamat S.P.A.
De Agostini
Deloitte Consulting S.P.A.
Deloitte S.P.A.
Det Norske Veritas
Deutsche Bnk Spa
Di.Emme S.R.L.
Diamond Trading Company Jwt
Diesis Group
Diesis Srl
Diesse
Digitalfog S.R.L.
Dior
Discovery Channel
Dnv Italia Sri
Dolomite
Domus Academy Spa (Gruppo Telecom Italia)
Donna Fugata
Dotdotdot
Duca Di Salaparuta
Ducati Motor Holding S.P.A.
E.Biscom S.P.A. - Fastweb Spa
Ebay Italia Srl
Ebbf
Eden Viaggi
Edipower S.P.A.
Edison Spa
Editori Perlafinanza Spa
Editrice Il Campo
Editrice La Stampa Spa
Editrice Quadratum-Rolling Stone
Edizioni Living International Morelli Editore
Eds - Electronic Data Systems Italia S.P.A.
Eds Eletronic Data System Italia
Ellesse International
Elsag Spa
Endesa Italia Spa
Enel S.P.A.
Engineering Ingegneria Informatica S.P.A.
Eni Spa
Eniuniversity
Enodis
Epf Comunicazione Srl
Epson Italia S.P.A.
Erg Petroli Spa
Ericson Italia Telecominicazioni
Ernst & Young
Erremme Associati
Escogito S.R.L.
Espresso Communication Solutions
Esprinet
Etnoteam S.P.A.
E-Tree
Euro Info Centre - Camera Di Commercio Di Milano
Europ Assistance Italia S.P.A.
Europcar Italia Spa
Excite
Exibart
Expedia.It
Export Link
Exxonmobil Mediterranea Srl
Fashion District Holding
Fastweb
Fedex Express Inc.
Feltrinelli Gianciacomo Editore Srl
Feltrinelli Librerie
Ferpi Federazione Relazioni Pubbliche Italiana
Ferrari Spa
Ferrovie Dello Stato
Fiat Auto Spa
Fiat Media Center
Fiera Milano International S.P.A.
Fiera Milano Spa
Filas Finanziaria Lazial
Finanza E Mercati
Fininvest S.P.A.
Finmeccanica Spa
Finsiel - Consulenza E Applicazioni Informatiche
S.P.A.
Fintecna - Finanziaria Per I Settori Industriale E Dei
Servizi S.P.A.
Flaminio Sporting Club
Fon
Fondazione Cotec
Fondazione Fiera Milano
Fondazione Istud Per La Cultura D’impresa E Di
Gestione
Fondazione Orchestra Sinfonica Di Milano
Giuseppe Verdi
Fondazione Southeritage
Fondazione Università Iulm
Fondazione Valore Italia
Ford Italia
Fox International Channel Italy
Franco Angeli Srl
Fratelli Comunello S.P.A.
Fsi Fiera Servizi Integrati
Fujitsu Siemens Computers S.P.A.
Fulltech Srl
Furla Spa
Future Concept Lab
Futuredrive
G.M. General Motors S.R.L.
Gabetti Property Solutions S.P.A.
Gag Srl
Gan Italia Vita S.P.A.
Generali Assicurazioni
Genialloyd S.P.A.
Gepin S.P.A.
Getronics Spa
Getty Images
Gherri Gino Srl
Gianni Versace Spa
Gimca
Giorgio Armani Spa
Giovani Editori
Glaxosmithkline
Goldenshare
Golf Club Arco Di Costantino
Golf Club Le Magnolie
Google Italia
Gottsche
Grand Hotel Parco Dei Principi
Grandi Stazioni Spa
Graphicopen
Graphola C/O Drop Srl
Greenmedia Srl
Grey Worldwide Italia Spa
Gruppo Ermenegildo Zegna
Gruppo Formula S.P.A.
Gruppo Loccioni
Gruppo Manfrotto
Gruppo Pro
Gruppo Sanofi Aventis S.P.A.
Gruppo Teseco
Gruppo Ventaglio
Guala Closures Group
Gucci
Guru
Gut Edizioni Spa
Guzzini Lluminazione
Hachette Rusconi
Hammer Comunicaz.
Hay Group
Hertz Italiana S.P.A.
Hill&Knowlton Hilti Italia Spa
Hilton Italiana S.R.L.
Hitachi Data Systems
Honda Italia Industriale Spa
Hoplo Srl
Hotwire
Hp - Hewlett Packard Italiana S.R.L.
Hr Community
Hsm - Inspiring Ideas
Hts Italia Spa
Huawei
Huawei Technologies Italia
I Grandi Viaggi S.P.A.
Ibm Italia S.P.A.
Icemedia Italia
Idea Manager Srl
Ied
I-Faber Spa
Igpdecaux Operatore Globale Della
Comunicazione Esterna
Ikea Italia
Ikonos Sas Presso La Strega - Un
Sacco Di Canapa
Il Giornale Dell’arte
Il Mondo
Il Sole 24 Ore S.P.A.
Il Sole 24 Ore System
Il Venerdi - La Repubblica
Imd - Emd Group
Img Internet Srl
Immaginazioni Srl
Imq S.P.A.
Ina Vita S.P.A.
Inail
Infocamere Soc. Consort. P.A.
Ing Direct
Ing. Romano F. Passigato
Ingram Micro S.P.A.
Initiative Media Milano
Inps -Istituto Nazionaledella Previdenza
Sociale
Inspire
Intel Corp Italia Spa
Inventa Cpm
Ip - Italiana Petroli
Ipsos
Irca Spa Div Rica - Zoppas Industries
Istituto Per Il Commercio Estero Ice
Istituto Poligrafico E Zecca Dello Stato
S.P.A.
Istituto Solaris
Momo Spa
Itaca
Mondadori
Italia Oggi
Montblanc Italia Srl
Italtel S.P.A.
Monte Paschi S.P.A.
Jacuzzi Europe S.P.A.
Monte Paschi Management S.P.A.
Jaguar Italia S.R.L.
Motorola S.P.A.
Jas Jet Air Service S.P.A.
Mpg
Jet Up Srl
Ms&L Italia
Johnson Diversey
Mtv Italia Srl
Jvc
N03
Jwt
Ncr Italia S.R.L.
Kallideas Spa
Nestlé Italiana Spa
Kanso Srl
Netsystem S.P.A.
K-Events Milano
Nework2006
Key4bitz.It
Nike Italy Srl
Key-One Srl
Nissan Italia S.P.A.
Keyword Group Srl
Nokia Italia S.P.A.
Kilometro Rosso
Novartis
Kipcast
O.P.S. Srl Organizzazione Promozione Spazi
Kodak Spa
Obiettivo Lavoro Spa
Kpmg - Nolan Norton Italia S.R.L.
Oc&M Srl
Künzi S.P.A.
Offer Srl
Kuwait Petroleum Italia Spa
Ogilvy & Mather Spa
La 7 Televisioni S.P.A.
Olgiata Golf Club
La Repubblica
Omd Group
La Rinascente
Omg Omnicom Media Group
La Scuola Di Emanuele Pirella
One Italia Spa
Ladomir Sas
Optec Spa
Lait
Optima Srl
L’altra Moda
Oracle Italia Srl
Lamacchia Martin Roth Limited
Oraic.Com
L’antica Cartografia
Oticon Italia
Lavazza
Otis Italia S.P.A.
Leasys Spa
Pago Italia
Lenovo Italy Srl
Panasonic Italia S.P.A.
Leo Burnett
Pandora Management Srl
Levi Strauss & Co Italy
Panduit Eeig - Italy
Lexmark International
Panorama
Libreria Del Cinema
Parco De’ Medici Golf Club
Libreria Hoepli
Pdc Produzione Di Comunicazione
L’impresa
Pellegrini S.P.A.
Linea Edp
Peugeot Automobili Italia
Linux Club
Pevonia Botanica
Liquigas Spa
Philips S.P.A.
Longanesi
Phonak Italia Srl
L’oréal
Piaggio & Co. Spa
Lorenzo Marini & Associati Srl
Pianeta Comunicazione
Lottomatica S.P.A.
Piano B
Ls Promotion Srl
Piano!
Lu.Ni Diffusione Moda Xqua
Piemme Spa
Lucent Technologies Italia S.P.A.
Piquadro Spa
Lufthansa - Linee Aeree Germaniche
Pirelli S.P.A.
Lush
Pitti Immagine
M,C&A
Pixel Advertising Spa
Maggiore Holding S.P.A.
Pixel Srl
Magneti Marelli Holding S.P.A.
Plan B Communication
Mano Italia
Pnl Group
Map Srl
P-Nuts S.R.L.
Maplast
Poli Design Consorzio Del Politecnico Di Milano
Marcolin
Politecnico Di Milano - Mip
Marconi Selenia Communications S.P.A.
Pomilio Blumm
Mark Up
Poste Italiane S.P.A.
Marketpress
Postel S.P.A.
Martina Gamboni Communication Events ConsultantPrada Spa
Maxus Bbs
Premio Solinas
Mazda Motor Italia Spa
Press&Meeting Point C/O T35
Mca Mario Cucinella Architects Srl
Pricewaterhousecoopers S.P.A.
Mccann Worldgroup Srl
Prima Comunicazione
Mckinsey & Company Italia
Prima Pagina
Media Club Spa (Wpp - Mediaedge:Cia)
Proedi Comunicazione
Media Company Srl
Progetti Creativi
Media Consultants Srl
Progetto 5
Media Italia Spa
Progetto Cmr
Media Res
Progetto Consulenza
Media Village
Progetto Italia Telecom Italia Spa Mediacom Italia Srl
Promo Convention Srl
Mediaset
Promoroma
Mediaset Spa
Promotor International Spa (Smau)
Mediobanca S.P.A.
Provincia Di Milano
Mediolanum Vita Spa
Prs - Pubblicità
Mercer Hrc S.R.L.
Pubblicità Italia
Meridiana
Publicis Srl
Meridiana S.P.A.
Publikompass S.P.A.
Messaggerie Italiane S.P.A.
Publitalia 80
Met.Ro. - Metropolitana Di Roma S.P.A.
Punto Com
Mgm Digital
Queimada
Michelin Italiana S.P.A.
R.T.I. - Reti Televisive Italiane S.P.A.
Microsite
Radio Deejay
Microsoft Srl
Radio Montecarlo - 1 Piano
Milano Ad Srl
Radisson Sas
Milano Finanza
Rai - Radiotelevisione Italiana
Mille Eventi
Rari Nuove Forme Di Comunicazione
Millionaire
Ras - Riunione Adriatica Di Sicurta’ S.P.A.
Mindshare Spa
Rcs Media Group
Ministero Delle Comunicazioni
Rds
Mix Consulting Network
Recordati Industria Chimica E Farmaceutica S.P.A.
Modo Network
Red Cell Spa
Regione Autonoma Della Sardegna
Regione Del Veneto
Regione Lazio
Regione Lombardia
Renault Italia S.P.A.
Reply S.P.A.
Republic Srl
Rfi - Rete Ferroviaria Italiana S.P.A.
Richmond Italia
Rim
Rizzoli Pubblishing
Roche Diagnostics S.P.A.
Roland Dg Mid Europe Srl
Rotocalco Televisivo - Rai
Rtl
S3 Studium
Saatchi & Saatchi Spa
Saipem S.P.A.
Salmoiraghi & Vigano’ Spa
Salvatore Ferragamo
Samsonite Spa
Samsung Electronics Italia S.P.A.
San Paolo
Sap Italia Spa
Sara Assicurazioni Spa
Sas Institute Srl
Schaeffler Group
Scuola Di Palo Alto
Scuola Superiore Di Ingegneria
Sea - Aeroporti Di Milano
Sea - Societa’ Esercizi Aeroportuali S.P.A.
Seat Pagine Gialle S.P.A.
Sgs Italia S.P.A.
Shell Italia Spa
Sheraton Roma Hotel & Conference Per Lo Sviluppo Di
Attivita’ Alberghiere S.P.A.
Siae Microelettronica S.P.A.
Sicon Srl
Sidin
Sielte S.P.A.
Siemens Spa
Sigma-Tau
Sigma-Tau Finanziaria S.P.A.
Simplicissimus Book Farm Srl
Sirti S.P.A.
Sistema Espresso Italia
Sistemi Informativi S.P.A.
Sixty Spa
Sky Italia Srl
Skype
Snam Rete Gas S.P.A.
So.G.Im
Sodexho Italia Ristorazione E Servizi Spa
Sodexho Pass Srl
Soiel International Srl
Sol Melia
Soloinrete S.P.A.
Solvay S.A. - Direzione Nazionale Per L’italia S.A.
Sony Computer Entertainment Italia Spa
Sony Italia Spa
Sony Pictures Home Entertainment Srl
Sorgenia Spa
Space Web
Spons S.R.L.
Spot And Web Media Communication Magazine
Starcom Mediavest Group Italia Srl
Start People
Studio Azzurro
Studio D’arte Contemporanea Pino Casagrande
Studio Minutilla Strategia Marketing Comunicazione
Sun Microsystems Italia S.P.A.
Superbrands
Suppiej
Sviluppo Italia
Symantec Srl
Tamoil Italia Spa
Taxi Channel
Tbwa/Italia Spa
Team R&S Nextmedia Lab
Technogym
Tecnost Sistemi S.P.A.
Telecom Italia Spa
Telelombardia
Tennis Club Parioli
Terna
Tevere Golf
The Black Egg Productions S.R.L.
The Blog Tv
The Walt Disney Company Italia
Thebigspace Ltd
Tils - S.P.A.
Tirrenia Di Navigazione S.P.A.
Tiscali - Internet Communication Company S.P.A.
Tnt Global Express
Total Italia Spa
Touring Club Italiano
Toyota Motor Italia S.P.A.
Training Academy Fiat
Tre Link
Trenitalia Spa
Triennale
Tunué. Editori Dell’immaginario
Tvblob Srl
Twg Consulting
Ulyxe Group Srl
Unicom
Unicredit Private Banking
Unicredit Spa
Unilever Holdings Srl
Unilever Italia Srl
Unioncamere
Unioncamere Lombardia
Unipol
Unisys Italia S.P.A.
Unitstyle
Universal Mccann Srl
Università Ca’ Foscari di Venezia
Universita’ Cattolica Del Sacro Cuore
Università Commerciale Luigi Bocconi
Università degli Studi Di Milano Bicocca
Università degli Studi Di Napoli
“L’orientale”
Universita’ della Svizzera Italiana
Università Iuav Di Venezia
Università Iulm
Università La Sapienza
Università Luiss Guido Carli
Università Roma 3
Università Statale Di Milano
Università Tor Vergata
Uvet - American Express Spa
V.A.I.R. Srl Veicoli Industriali
Valentino Fashion Group
Valtur S.P.A.
Vcom Group
Veratour Spa
Version4
Viaggiare
Video Delta
Visiant
Visualtrade
Vittoria Assicurazioni S.P.A.
Vizeum Spa
Vodafone Italia
Vse Video System Engineering
Whales Comunicazione
Widar
Wind Spa
Work Out
Wpp Italy (Group M)
Wunderman Italy
Xerox Spa
Xtend Italia
Yamaha Motor Italia
Young & Rubicam Italia Srl
Zambòn
Zenith/Lvmh
Zenithoptimedia Group Srl
Zero
Zerouno Srl
Zetema
Zone Attive
Zordan
Zucchi Spa
Alcune locations
fuori dalle aziende
Roma
Feltrinelli, Largo Argentina, 11
Feltrinelli, Via del Babuino, 41
Feltrinelli, Viale G. Cesare, 88
Radisson Hotel,
Via Filippo Turati, 171
Milano
Feltrinelli, Corso B. Aires, 33
Feltrinelli, Via Manzoni, 12
Libreria Hoepli, Via Hoepli, 5
Triennale
free business magazine
81
nudi&crudi
Corporate paradise
C’
è il paradiso fiscale, tropicale, artificiale, dantesco, perduto. Quello dei cani, delle macchine, degli uomini. Quindi vogliamo dire
che non ci sia un paradiso pure per le aziende? Uno
spicchio di dimensione mistica per le corporate che
passano a miglior life? In fondo, sotto la patina di peccaminosa propensione al profitto, le aziende celano
tutti i segni di una timorata religiosità. Per esempio
reiterano i tempi di produzione divini, con sei giorni
feriali e uno festivo, aderiscono all’etica calvinista del
successo come salvezza e, perseguendo una mission,
possiamo dire che sono pure missionarie.
E poi, se non esistesse il corporate paradise, da cosa
scaturirebbe questo moto di coscienza che muove le
aziende a commozione, a responsabilità sociale, a codice etico? Questo proliferare di iniziative benefiche,
di packaging che non inquina, di scarichi industriali
che rispettano i fiumi, di fiumi che ringraziano, di automobili alla Ecoennesima, quale scopo avrebbe? È
evidente che il Dorian Corporate Grey s’è visto ritratto e non si è piaciuto. Così ha deciso di procedere a
un restyling dello spirito per guadagnare un sereno
riposo eterno (evitiamo gesti apotropaici che poco si
confanno a manager timorati, per favore).
La responsabilità sociale coincide quindi con le
quattro avemarie e i cinque paternoster con cui il prete ci assolveva quando avevamo ancora il coraggio
di confessarci. Certo, le litanie erano un po’ noiose,
proprio come l’etica aziendale, ma in fondo non ci
costavano troppo, esattamente come l’attenzione alla
collettività. E poi dopo che le avevi recitate ti sentivi
più leggero e quasi bendisposto verso il peccato. Con
l’anima candida, potevi indulgere in qualche fatuità
senza sentirti subito sporco e se, puta caso, finivi lo
82
di Roberta Casasole
*[email protected]
foto:elkojote/sxc.hu
stesso per sentirti sporco, tornavi alle quattro avemarie/cinque paternoster e via a andare.
Quasi mai l’espiazione era conseguenza di un pentimento sincero. Spesso serviva solo a mettere ali e
veste virginale a un baratto bell’e buono: io faccio la
(piccola) fatica di confessarmi, assolvo alla (piccolissima) incombenza della penitenza e in cambio ricevo il
dono pesante e leggerissimo della purificazione.
Se le aziende sono sovrastrutture che riproducono
la socialità umana, è naturale che anche loro applichino questo meccanismo utilitaristico alle buone azioni.
Ma l’aggravante diabolica che manca a noi comuni
mortali è quella del ritorno economico. Come se il prete dopo averci dato l’assoluzione ci sganciasse anche
un centone, le aziende con la strategia dell’espiazione ci guadagnano. Colpendo il core (da leggere alla
romana) del business, toccando le corde più sensibili
del cliente-peccatore, facendo leva sul suo senso di
colpa per l’immondizia, l’inquinamento, le ingiustizie
sociali che contribuisce a produrre con la sua fame di
consumo, generano verso i loro prodotti quella redditizia simpatia da extraprofitto che fa tanto Conto
Economico.
La bontà come strategia di marketing mette un po’
inquietudine. È troppo ottenere il paradiso dell’anima
e il paradiso in terra con una botta sola. Le tecniche
per arrivare nel migliore dei modi alla fine del mese,
non dovrebbero coincidere con quelle necessarie per
arrivare tranquilli alla fine del mondo. Ma tant’è.
Accontentiamoci; che sull’egoismo dei buoni s’è
molto detto e nessuno ne è esente. Consoliamoci; è
sempre meglio poco che niente.
Seppure è una vera disdetta dell’umanità dover
sempre scegliere fra quantità così esigue.
Regala
un’emozione.
www.montblanccorporatesales.it
Strategie di espiazione
per guadagnarsi il paradiso
free business magazine
Montblanc Italia Corporate Sales - tel. 02 69013562 - email: [email protected]
83
84
Scarica

7th floor n°9