GLI AGLIO GANGLIO
\ Uno straniero si chiede perché mai pronunciamo l’articolo o il pronome GLI in maniera dolce, mentre per altri lemmi, come “glicine”,
preferiamo la pron gutturale. Il motivo naturalmente esiste ed è d’origine etim; una diversità linguistica che rende complicato il nostro
idioma.\
GLI
L’articolo plur *Gli, ed il suo omofono pronome con i composti Gli(e)la-le-li-lo-ne, sono i discendenti del lat
volg (I)LLI questo plur di ILLE egli, attraverso una progressione di posizione antevocalica “Illi amici” poi
“Ljamici”, infine “Gli amici”.
Sempre da ILLI deriva l’articolo *Il, con un obsoleto El oggi nel volg, e dall’accusativo ILLUM deriva invece
l’articolo *LO questo determinativo per lemmi che iniziano con i gruppi Gn, Pn, Ps o Sp, con le consonanti Z e
X, con le semivocali J e W e con H aspirata di parole straniere.
Il pronome Egli-ègli 1 con la forma atona (o con aferesi) Gli è dal lat class ILLE con valore di quello; Gli è
ancora la forma toscana che vale pronome Li plur di Lo sempre da ILLE. Ella-èlla da ILLAM. Esso-èsso, Essaèssa, Essi-èssi ed Esse-èsse, invece, rispettivamente da IPSUM stesso, IPSAM stessa, IPSI stessi, IPSAE stesse.
Ancora dal volg ILLI, svoltosi in ILLUI, deriva il pronome Lùi (questo raramente svolto in IL accusativo);
pertanto, da ILLAE fem di ILLI, cui ILLAEI, è pervenuto il pronome Lèi.
I pronomi Colùi e Colèi col plur Colòro sono la composizione lat di ILLUI e ILLAE e ILLORUM con ECCUM
Ecco-ècco, questo da un precedente ECCE ampliato da un ant dimostrativo EK, rintracciabile nel pref gr EK col
significato di fuori; è nota l’esclamazione dimostrativa lat ECCE HOMO Ecco l’uomo! cui Ecceòmo! vrs nel
senso di “L’uomo è qui fuori!”
Dalle composizioni di ECCUM l’ital conta Eccolo-èccolo da ECCUMILLUM (con ILLUM) con valore corrente
di Quèllo; l’ant ital contava Kello per Quello donde i mer ancora correnti Chillo e Chello. Codèsto o Cotèsto
“vicino a chi ascolta” da ECCUM TIBI ISTUM ecco a te questo. Costì da ECCUM ISTIC in codesto luogo e
Costà da ECCUM ISTAC in codesto luogo (ma meno circonscritto) cui Costassù e Costaggiù, in complanare con
Qua e Qui. Colà da ECCUM ILLAC ecco là, in complanare con Là (non esiste il Colì complanare di Lì). Costùi
da ECCUM ISTUI e Costèi da ECCUM ISTEI, (forma di dativo) col plur Costòro da ECCUM ISTORUM
(genitivo pl) tutti in declinazione con ISTUM questo.
Cotànto da ECCUM TANTUM proprio così grande. Da ECCUM INDE ecco da qui, l’ital conta Quìndi, mentre
Dùnque, già Dònque, è dal tardo lat DUNC già DUMQUE.
Da ECCUM con HAC o HIC sono pervenuti *Qua “in questo luogo” cui l’avverbio Quassù o Quassùso dalla
locuzione Qua in alto, in percorso con Quìa da QUIA perché, il fatto che , *Qui “vicino a chi parla”, attraverso
l’ant ital Ki che sopravvive nel mer (meglio precisato rispetto a Qua) o Quìci o ancora l’obsoleto Quìne con
l’avverbio Quinavàlle o Quindavàlle “laggiù in fondo” fig composto con Valle; eppoi Quìnci dalla locuzione
ECCUM HINCE ecco da qui con Quincèntro dalla locuzione Quinc’entro “qui dentro”.
HIC e HAC sono connessi al percorso di HODIE- HO DIE in questo giorno (oggi) e discendono da un ant
HEICE il cui suff CE ha poi sviluppato la congiunzione desiderativa ital *Se già lat SI e inc con Che, con un ant
eufonica Sèd; la *Se condizionale, invece, è dal lat SI da un ant SEI.
Il Se non accompagna in maniera assoluta il congiuntivo, come nell’esempio della seguente proposizione di valore dubitativo “Non sapeva se
avrebbe finito in tempo”; l’accoppiamento col congiuntivoo accade nelle proposizioni ipotetiche “Se vincessi una buona somma al gratta e
vinci mi canbierei finalmente la vecchia auto”.
Ancora, i pronomi riflessivi *Sè (corretto *Sé) e *Si discendono da un lat atono SE o SIBI; infatti, il Sé ital
perde l’accento, ovvero torna ad essere atono, ove, ad esempio, in locuzione seguito da stesso, leggasi Se stesso,
dal momento che l’accento ricade sulla vocale e di stesso, un particolare importante in composizione ritmicopoetica. In composizione, si ha Sèco da SECUM in correlazione con Mèco da MECUM e Tèco da TECUM, che
stanno per le forme in locuzione Con me, Con te, Con sé.
Correlativi di Qua e Qui l’ital conta gli avverbi *Lì “luogo lontano da chi parla e da chi ascolta” dal lat ILLIC e
*Là da ILLAC in quel luogo, entrambi da ILLE rafforzato con c.
Dal tema indoeur KWI-KWO-KWA discendono invece i vari pronomi *Chi da QUI, *Cùi inv dal lat CUI cui la
locuzione esot Di cui attraverso la traduzione del franc DONT “linguaggio borsistico”, eppoi Quàle dal lat
QUALEM, da questo il percorso Qualità con Qualitatìvo, i composti Quàlche, Qualificàre con Qualificatìvo e
Qualificaziòne, Qualsìasi, Qualùnque (con CUMQUE) cui il socio-politico Qualunquìsmo, l’aggettivo
Qualsivòglia dalla locuzione Quale si voglia, il sostantivo Qualunquìsmo con Qualunquìsta e Qualunquìstico, la
congiunzione Qualvòlta dalla locuzione Quale volta.
Da ricordare che Qualche è errato usarlo in enunciati negativi e pertanto è da sostituire con Alcuno o Nessuno,
Qualunque è in coerenza con le costruzioni di Chiunque e Dovunque, altrimenti dovrà essere sostituito con
Qualsiasi.
L’ital conta ancora un obsoleto Chènte, aggettivo che vale “di quale specie”, il cui suff è ricalcato da MENTE
degli avverbi. *Che congiunzione è da QUIA e QUAM secondo i casi cui le congiunzioni Dacchè (corretto
Dacché) dalla locuzione Da che, Giacchè (corretto Giacché) dalla locuzione Già che; il Che congiunzione non va
posto come correlativo di Sia e non va posto dopo Appena pertanto, ad esempio, si ha “A colazione non bevo sia
caffè sia latte, Appena giunse mi apostrofò, Per quanto facile sia non ho voglia di farlo…” Eppoi il *Chè da
QUOD quale aferesi del composto saldato *Perchè (accento corretto Perché - Ché ) avverbio e congiunzione) da
QUIA perché dalla locuzione Per che, ancora il *Che quale pronome interrogativo e relativo da QUID che cosa.
L’ital ant contava un Ko del valore di congiunzione dichiarativa “che, perché”. Il lat QUID sta quindi per che
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cosa cui il percorso ital Quid stesso significato, Quidàm inv da QUIDAM un certo, un tale, Quiddità con
Quidditàte “qualche cosa” con Quidditatìvo o Quidità con Quiditàte e Quiditatìvo. La locuzione Qui pro quo o
Quiproquò “equivoco” è da QUID PRO QUO dove QUO sta per ciò che cui ancora Quòndam. un tempo-una
volta.
Ancora, dal lat QUID QUID l’ital conta Checché dalla locuzione Che Che con valore di “qualunque cosa” cui
Checchessìa “qualsiasi cosa” (in frasi negative vale “nulla-niente”) dalla locuzione Checché sia già Che che sia;
da non equivocare con il pronome Chicchessìa o Chicchesìa dalla locuzione Chi che sia con valore di “chiunque
– qualunque – qualsivoglia (persona)” mentre in frasi negative sta per “nessuno”.
D’identico tema si ha Quàndo e Quànto; il primo dal lat QUANDO composto dalla congiunzìone QUAM con un
suff DO derivato dall’ant tema di direzione DE-DO rintracciabile nel gr OIKONDE verso casa, nel lat DE
UNDE di dove cui Dònde e Onde-ònde quale avverbio di luogo col composto Laònde; Onde-ònde, quale
congiunzione finale, deve essere sempre seguita dal congiuntivo, ad esempio “Ti scrivo onde tu possa venire”.
Nel percorso di Quando, si hannio le composizioni Quandànche e Quandùnque.
Da DE UNDE Il franc ha coniato il pronome relativo DONT, questo glb quale “contratto di borsa” che in ital
vale aggettivo corrispondente alla locuzione Di cui.
Il secondo, Quànto, dal lat QUANTUM (avverbio) e QUANTUS (aggettivo), usato anche come sostantivo, è
ancora derivato dalla congiunzione QUAM ma con suff TO, cui Quantìle, Quantità con Quantitatìvo,
Quantizzàre, Quantochè, l’inv Quantùm “entità” i composti Quantificàre con Quantificatòre e Quantificaziòne,
Quantomài, Quantomèno, Quantùnque.
In fisica, Quànto o l’inv Quantùm (coniato nel 1900) è la misura di un valore minimo o “particella elementare”
cui Quàntico, Quantìstica e Quantìstico, Quantizzàre, il composto Quantomeccànico, Quantòmetro; eppoi
Quantosòma (botanica), Quantodinàmica e Quantocromodinàmica (fisica). Il sostantivo Incànto con Incantàre
(omn di Incanto e Incantare da Incantare “ammaliare”) è dal lat medv IN QUANTUM? a quanto (è venduto?).
L’avverbio Quàsi è inv dal lat QUASI, sovente sostituito da Mezzo come nel caso di “bicchiere quasi (mezzo)
pieno”.
Altri pronomi personali, tutti dal latino: Io-ìo è dal volg EO già class EGO, *Tu è inv da TU, Nòi già Nùi è da NOS, cosi Vòi già Vùì da
VOS; infine, Lòro (ustato anche come aggettivo e pronome) è da ILLORUM quale genitivo plur di ILLE egli.
A questi sino legate le particelle *Me e *Mi rispettivamente da ME e MIHI, *Te, *Ti da TE e TIBI; il pronome Me è transitato da un ant
forma rafforzativa Mève (corretta accentazione méve). Eppoi *La da ILLAM, *Lo da ILLUM, *Le da ILLAE, , *Li da ILLI, *Ne quale
pronome ed avverbio da INDE da dove, nel senso desueto del pronome Ci da NOS, quale preposizione nelle forme articolate, vedi Nello, da
IN.
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AGLIO
Dal lat ALIUM (ant ALUM) sono pervenuti Aglio-àglio con Agliàceo, Agliàio, Agliàta.
\ Il cosiddetto Aglio nero di origine orientale, ottenuto con una speciale fermentazione, evita il fastidioso odore che emana il consumatore di
questa pianta delle Liliacee.
L’Aglio, considerato antibiotico naturale, già nei tempi ant era ritenuto un rimedio contro i malanni. \
Così come dal lat FOLIA e FOLIUM questi dal gr PHYLLON foglia, l’ital conta Fòglia con Fogliàceo,
Fogliàme, Fogliàre, Fogliàto, Fogliaziòne o Foliaziòne questo fedele al lat, Foglìfero, Fogliòso, Fogliùto, il fig
Foiòlo “foglioso” attraverso il milanese Fojo che vale “trippa” detta Centopèlle, il più fedele al lat Fòlico
utilizzato in chimica con Folàto ossia Acido folico (ossia Vitamina M e Bc presenti negli spinaci, germi di grano e
nel fegato), la locuzione Mangiare la foglia, i prefissati Disfogliàre, Esfoliaziòne (fedele al prefissato lat
EXFOLIARE) con Esfoliànte, Esfoliàrsi, ed Esfoliatìvo, eppoi Sfòglia (S intensivo) con Sfogliàre, Sfogliàta,
Sfòglia con Sfogliàre, Sfogliàta, Sfogliatrìce, Sfogliatùra “privare delle foglie” da EX FOLIARE cui il composto
Sfogliasgranatrìce; infine Fòglio con Fogliètto, i prefissati Affogliamènto, gli omonimi (da Foglia) Sfòglia (con
S intensivo), Sfogliàre e Sfogliàta, infine Sfogliàzzo e Sfòglio. La locuzione In folio (inv dal lat IN FOLIO) o In
foglio sta per “stampa su foglio”, dove il pref lat IN vale “su”.
Come accaduto per altre attestazioni, mantenendo il gruppo letterale gr PH di PHYLLON foglia e attestandolo
nella pronuncia p , è pervenuto il lat SPOLIA “collettivo di vesti” dal sing SPOLIUM voltosi in “involucro,
salma”, ma anche “foglie” riavvicinandosi così alle origini etim, con la S iniziale che pare prefisso intensivo, cui
Spòglia. Da SPOLIA ma con la S iniziale che assume il ruolo di prefisso sottrattivo, da un ipotetico EX SPOLIA
l’ital conta Spogliàre cui Spogliarellìsta, Spogliarèllo, Spogliàto, Spogliatòio, Spogliatòre, Spogliatùra,
Spogliaziòne o Spoliaziòne e il polisemico Spòglio “privo di rivestimento” quale Pp sostantivato ed ellittico di
Spogliato, quale sostantivo Spòglio “operazione di raccolta”, infine Spòglio dal lat SPOLIUM “capo
d’abbigliamento dismesso”. Un snm di Spogliatoio è Apoditèrio questo dal lat APODYTERIUM già gr
APODYTERION da APODYO mi spoglio, adottato nelle terme ed anche con valore di Sagrestia.
Spogliare, pertanto, non è che un’attestazione di Sfogliare (privare delle foglie, ossia dell’abito primordiale)
attestatosi nell’oggetto di vestizione.
Dallo specifico gr SKHEDE foglio (nel senso originale di scritto estemporaneo-improvvisazione), cui il lat
SCHEDA con il dim SCHEDULA, l’ital conta Schèda (adottato dal XVIII sec), Schedàre, Schedàrio,
Schedarìsta col suff ISTA di collegamento ad un mestiere), Schedàto, Schedatòre, Schedatùra, Schedìna, l’accr
Schedòne, Schedulàre, questo fedele al lat, rintracciabile nel glb ingl Scheduler attraverso TO SCHEDULE
programmare e un inaspettato Scèda che sta per “scherno-smorfia” associato ad una “improvvisazione di
comportamento”; il termine Cèdola con Cedolàre è la mutazione ital del lat SCHEDULA nel XIII sec. Reperito
in ambito intellettuale e artistico-culturale il termine Autoschedìsmo “lo schedare se stesso” da uno Schedìsmo
traducibile in “ricorrente uso iudeologico, proprio o improprio, della schedatura”.
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Storicamente noto Il processo delle schedature instradato nella seconda metà del XX sec in Veneto.
Ed ancora, dal lat CORDOLIUM composto da COR cuore e DOLIUM (relativo al dolore) su calco del gr
KORDIALGIA, da FAMILJA (lat class FAMILIA), da LOLIUM, da MULIER (ant MULIES), da PALEA (volg
PALJA), e da STIVILJA (lat medv), sono rispettivamente pervenuti Cordoglio, Famiglia, Loglio (graminacea),
Moglie, Paglia, Stoviglia.
Lòglio, dal lat LOLIUM, cui Loglierèlla (snm di Pagliettone) o Loglierèllo, Logliòso, il dim Loiètto, Lolìsmo
“intossicazione da loglio) e il prefissato Allogliàto (AD allativo), ha il snm in Zizzània dal lat ZIZANIA già gr
ZIZANION e che vale fig “discordia”, Il termine Lòia “ sporcizia untuosa sugli abiti” attestatosi in Emilia,
deriverebbe da Loglio.
Fuori percorso Loiolèsco, questo riferito a Ignazio di Loyola (1491/1556) fondatore dei Gesuiti, donde un
risvolto fig spregevole quale snm di Ipocrita cui Loioloscamènte.
\ Prefisso Suffisso FILLO
I termini Fìllade “sorta di roccia”, Fillìo “sorta d’insetto”, Fillirèa “sorta di pianta” sono tutti composti con PHYLLON foglia.
Da PHYLLON, l’ital conta il pref FILLO per composizioni quali Fillochinòne (ossia la Vitamina K, questa contrastante la
riduzione della coaguilità del sangue, presente nei pinoli, kiwi e in genere nei frutti di bosco), Filloclàdio (col gr KLADOS
ramo, snm di Cladofìllo), Fillodìa con Fillodìneo e Fillòdio (col gr OEIDES simile a…), Fillòfago, Fillòma (suff medico
OMA affezione omologato nelle piante), Fillomanìa, Fillòpodi (Ordine di crostacei, col suff dal gr PODOS piede) con
Fillopòdio, Filloptòsi (col gr PTOSIS caduta), Fillosòma, Filòssera o Fillòssera e Filossèrico (col gr KSEROS secco),
Fillostictòsi (con Fillostìcta “genere di funghi” dannosi alle foglie e suff OSI di malattia), Fillostomatìdi (Famiglia di
mammiferi, col gr STOMATOS bocca); eppoi, il suff FILLO per prefissati e composti quali Acifìllo (col gr AKIS punta),
Afìllo (pref A privativo), Antofìllo (col gr ANTHOS fiore), Catafìllo (col gr KATA in giù), Cladofìllo (col gr KLADOS
ramo, snm di Fillocladio), Difìllo (col pref dal gr DIS “due-doppio”), Epifìllo (pref EPI), Eterofìllo, Ipofìllo, Mesofìllo (con il
gr MESOS medio), Microfìllo, Monofìllo, Nomofìllo (col gr NOMOS regola), Pastafìllo dalla locuzione Pasta fillo,
Pentafìllo, Polifìllo, Profìllo, Sarcofìllo (col gr SARKS SARKOS carne), Sporofìllo (col gr SPORA seme).
Termine alieno nel percorso è la Fillipsìte o Phillipsìte, un minerale dele zeoliti, così denominato in onore dello studioso W.
Phillips (1775/1828) con suff ITE per minerali.
\ Frasca Fronda
Connesso a Foglia, il lat ha coniato VIRASCA verdeggiante (dal lat VIRIDIS verde), donde FRONS frasca, da un
BRASSICA di tema med BRASKE adottato dal gr e che, dal significato originale di cavolo, s’è svolto in Fràsca cui
Frascàme, il toponimo Frascati, Frascàto, Fraschèggio, Frascheggiàre, Frasconàia, Frascùme; eppoi, Infrascàre questo “tra le
frasche” con Infràsco “sostegno per rampicanti”. Invece, dal long HRAUSTA fascio di frasche, l’ital conta Ròsta questo fig
anche “serramento” cui il prefissato Arrostàre (AD allativo) con valore di “dimenare” o “ripararsi”.
Da FRONS, il genitivo FRONDIS è stato adottato dal lat cristiano in FRONDIA piccola foglia, cui Frònda, Frondìfero,
Frondòso, attestatisi in Frònza, Frònzolo e Fronzùto. Frònda dal franc FRONDE è fig un movimento d’opposizione politica,
così battezzato in Francia nel XVII sec contro l’assolutismo di Anna e del cardinale Mazzarino.
GANGLIO
Pare che dai latini l’ital abbia ereditato la pron più fluida e moderna; a ritroso nei tempi, attingendo direttamente
ai progenitori greci, pare invece che l’tal si conti ancora le tracce di un gutturalismo primordiale i cui termini qui
si riportano.
Gànglio è parente a GANGLION tumoretto. Glinònio o Glicòneo è il nome di un verso ottonario che ci viene dal
poeta Glykon italianizzato Glicone. Connessi con la rad GLYK dolce l’ital conta Glicemìa con Glicèmico,
Gliceraldèide, Gliceràto, Glicèrico, Glicèride con Triglicèride meglio Triglicèridi “lipidi” nelle analisi del
sangue, Glicerìna o Gliceròlo (suff INA e OLO chimici); la Glicerina fu una scoperta casuale di C. Scheele che
nel 1783 mise involontariamente assieme Ossido di piombo con Olio d’oliva.
Il percorso prosegue con il suff GLICERO per composti quali Glicerofosfàto e Glicerofosfòrico, eppoi il suff
GLICO o GLUCO cui Glicìde o Glucìde con Glicìdico o Glucìdico, Glicìmetro, Glicìna o Glucìna (suff chimico
INA), Glìcine, Glicòlico o Glucòlico, il glb Glìcol attraverso l’ingl GLYCOL, Glicolàto, Gliconèo o Glicònio,
Glicòsio o Glucòsio o Glucòso attraverso il franc GLYCOSE del quale l’ital ha tratto il suff OSIO o talvolta
OSO con valore di “carboidrato” (omn del suff *OSO aggettivante), Glucìnio snm di Berillio, i composti
Glucagòne (“ormone” con il lat AGERE agire), Glucoammìna, Glucòmetro, Gluconeogènesi o Gliconeogènesi,
Glucurònico (con Uronico), Glicosìde o Glucosìde e Glicosìdico con Glicosidàsi e Aglicòne (ellittico di
Glicoside con pref A privativo e suff ONE), Glicòso, il pref-suff GLICO per composizioni quali Glicocòlla snm
di Glicina, Glicòforo, Glicogènesi con Glicogenolìsi e Glicògeno, Glicòlido, Glicolìpide, Glicolìsi, Glicometrìa,
Gliconeogènesi, Glicopèptide, Glicoproteìna con Glicoprotèico e Glicoprotèide, Glicoregolaziòne, Glicoracchìa
(col suff dal gr RHAKHIS colonna vertebrale), Glicosaminoglicàno (composto da Glicosio, Amino e suff
GLICO), Glicosilaziòne (col suff ILE e suff sostantivante), Glicosùria o Glucusurìa (con suff URIA che vale
“urina”) dal gr GLYKYS cui GLEUKOS mosto e l’ital Gleucòmetro snm di Mostimetro; la rad GLYK pare si
sia assimilata con DLYK, cui il lat DULCU e DULCIS. Una miscela di Glicosidi con Agliconi di Alcaloidi è
indicata con Solanìna dal lat SOLANUM con suff chimico INA cui Solanàcee. Da GLYPHE intaglio, incisione,
l’ital conta Glìfo “scanalatura” (dallo scolpire) cui Glìttica o Glìptica con Glìttico o Glìptico, e i termini
prefissati quali Anàglifo o Anaglìpto “piccolo bassorilievo-cesellato” con Anaglìptico o Anaglìttico e
Anaglìttica, Dìglifo “doppiamente scanalato” con pref DI che sta per BIS, Trìglifo, il pref GLITTO o GLIPTO in
composizioni quali Glittografìa, Gliptogènesi, Glittotèca o Gliptotèca. Ieroglìfo o Geroglìfo cui Ieroglìfico o
Geroglìfico o ancora Geroglìptico è la composizione col gr HIEROS sacro dalla locuzione HIEROGLYPHIKA
GRAMMATA lettere sacre incise, con apofonia del gruppo HIE in GE; donde il calco Arboglìfico “scrittura
incisa sulla corteccia degli alberi” con il lat ARBOR albero; il geroglifico indicante “gambe e piedi” sarebbe
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stato il primo segno più che avrebbe ispirato il corrente + di genesi tedesca.
Ancora, Glùma “buccia dei cereali” snm di Bràttea o Ipsofìllo, dal lat GLUBERE sbucciare cui
Glumeàle,Glumèlla o Glumètta, Glumifòre (con FLOS FLORIS fiore, Ordine botanico), eppoi Glùteo dal gr
GLOUTOS natica il quale, comunque, in anatomia non è snm di Natica, poiché i glutei sono i tre muscoli che
costituiscono la natica (piccolo, grande e medio). Infine, Glaucòma foneticamente inv dal gr GLAUKOMA è dal
GLAUKOS cilestrino cui Glàuco “ceruleo tendente al verde”, Glaucòfane (col suff dal gr PHAINEIN apparire),
Glaucòmio (col suff da MYS topo), Glauconìte (col suff ITE per minerali), Glaucòpide (col suff da OPS
sguardo)
\ Esiste a Milano una via dedicata al musicista tedesco Christoph Gluck vissuto nel 1700; l’interesse per questo personaggio è divampato a
seguito del successo di una canzone di Adriano Celentano. \
Una particolarità è nel termine non gutturale Gliòmmero intrigo, così metaf dal lat GLOMUS viluppo-intreccio
(svoltosi nel significato di gomitolo); Gliommero è anche una particolare elaborazione poetica in napoletano.
L’etim è incerta, tuttavia, è vrs un termine addolcito dai latini attingendo ad un primitivo gutturale Gliòma
tumore, d’identico percorso col gr GANGLION. Altra particolarità è nel lemma gutturale Glissàre, che pare
derivi dal lat GLACIARE scivolare; il termine sarebbe transitato dal franc GLISSER, ritornandoci come
francesismo, mantenendone il gutturalismo obbligato, ovvero del gruppo letterale lat GL(ACIARE), cui
Glissàndo (sostantivo).
Il lemma Ghìro, con Ghirètto e un non comune fig Ghirèsco (relativo al suo mitico sonno), permane coerente con
la pronuncia gutturale dal lat GLIRUM già class GLIS GLIRIS, cui Glìridi (la Famiglia); questo termine era vrs
destinato a smarrire la propria pronuncia gutturale se fosse rimasto fedele all’origine italianizzandosi Gliro; il gr
conta ELEIOS ghiro cui Eliòmio “roditore dei Gliridi” con MYS topo, altrimenti detto fig Quercino,
Altro suono gutturale addolcitosi è Gèrlo “cavo” da Ghèrlo di Gherlìno attraverso il franc ant GUERLIN, vrs
connesso con Gerla devb del lat GERERE portare e quindi rientrato alle origini.
\ La lingua italiana, quindi, contiene il gruppo trilitterale GLI indivisibile ed omografo, da solo o inserito nei lemmi, ma bi-fono a seconda
delle sue radici. Non sarebbero quindi in Omonimia (parole uguali), perché questa definizione include sia l’Omografia (parole scritte uguali)
sia l’Omofonia (parole uguali nel suono) ma con significati diversi.\
\ Natica Scalmo
Il termine Nàtica, meglio Nàtiche, è dal lat tardo inv NATICA, questo dal class NATIS natica, vrs connesso con Nàtola
“apertura della scalmiera”.
Scalmièra è il derivato da Scàlmo, questo dal lat SCALMUS già gr SKALMOS remo, cui Interscàlmio o Interscàlmo,
connesso con SKALLO scavo; da non equivocare con il percorso di Scalmanarsi (Ved Caldo Freddo… in Sala…).
\ Prefissi OMO OMEO
Il gr conta HOMALOS uguale, cui il pref HOMO italianizzato OMO in composizioni quali Omocèntrico “stesso centro”,
Omocèrco dal gr KERKOS appendice codale, Omocìclico, Omocromàtico, Omodònte “stessi denti” dal gr ODONTOS
dente, Omoerotìsmo o Omosessualità, Omofilìa con Omòfilo, Omofobìa “avversione per gli omosessuali”, Omofonìa
“identità fonica tra elementi”, Omogamìa dal gr GAMOS matrimonio, Omogràmma, Omografìa con Omogràfico e Omògrafo
“identica grafia” , Omofonìa con Omofònico e Omòfono, Omònimo, Omotipìa con Omotìpico, Omotonìa con Omotònico;
col pref AN privativo si ha Anomalìa dal gr ANOMALIA con Anomalìsta (col suff ISTA di collegamento ai sostantivi in
ISMO, qui da un sottinteso Anomalismo non linguistico) e Anomalìstico, Anòmalo da ANOMALOS.
Omousìa è dal gr HOMOUSIA con USIA sostanza-essenza e sta, come sancito dal Concilio di Nicea, per “consustanzialità
del Figlio col Padre”, cui Omousiàno.
Omofagìa, con Omòfago, invece, vale “il mangiare carni crude, col gr OMOS che si potrebbe intendere “il mangiare uguale
sostanza, di cui si è fatti”, ponendo in connessione i due pref. Il termine prefissato Esòmide “sorta di tunica greca” è
composto col gr EKSO fuori e OMOS che qui vale carne nuda poiché lasciava scoperta la parte destra del torace.
Omozigòte vale “con geni di origine paterna e materna” , termine biologico, da Omozigòsi con il gr ZYGOTOS aggiogato
Un secondo pref OMEO dal gr HOMOIOS simile, in connessione col primo, va a comporre termini quali Omeomerìa (col gr
MEROS parte), Omeomorfìsmo e Omeomòrfo, Omeopatìa con Omeòpata o Omeopàta, Omeopàtico e Omeopatìsta (col suff
ISTA di collegamento ad un mestiere in omn col suff ISTA di collegamento ai sostantivi in ISMO), il chimico Omeopolàre o
Omopolàre snm di Covalente, Omeorìtmo, Omeòsi con Omeòtico, Omeosmòtico (da Osmosi), Omeosòmo (col gr SOMA
corpo), Omeostàsi o Omeòstasi (col gr STATIS stabilità) con Omeostàtico e Omeòstato o Omeosràto Omeotelèuto o
Omeotelèuto o addirittura Omoiotelèuto (col gr TELEUTE fine, compimento) sta per “contrassegnato da identità di
desinenza” e quale figura retorica indica una successione di termini con identiche sillabe finali omofone, praticamente come
se fossero rime; ancora Omeotermàle con Omeotermìa, Omeotèrmico e Omeotèrmo, Omeotònico
\ Suffisso ONIMIA Suffisso Prefisso ONIMO
Derivano dal gr ONYMA variante volg di ONOMA nome da rad NOMN, cui Nòme che nella Roma lat era di natura
gentilizia preceduto dal Prenòme e seguito dal Cognome, Nomàre, Nomèa, Nomenclatùra, Nomìgnolo (dim), Nòmina,
Nominalìsmo, Nominànza, Nominàre, Nominatìvo sia aggettivo sia sostantivo e nella declinazione è dalla locuzione lat
NOMINATIVUS CASUS, Nominàto, Nominaziòne, Onomàstica con Onomàstico e, con pref o in composizione, Anònimo
“privo di nome” da ANONYMUS (pref A privativo) cui il sostantivo Anònima, Anonimàto e Anonimìa, Annominaziòne da
ADNOMINATIO (pref AD allativo), Denominàre (pref DE conclusivo) o Dinominàre cui Denominàle o Denominatìvo,
Denominatòre e Denominaziòne, Eteronimìa (con HETEROS diverso) con Eterònimo, Etnònimo (sostantivo o nome etnico),
Nuncupàre e Nuncupatìvo prendere il nome con CAPS di CAPERE, Onomanzìa (aplologico da Onomamanzìa, vale
divinazione attraverso le lettere del nome), Onomasiologìa con Onomasiològico, eppoi Sunnominàre con Sunnominàto.
Eteronimìa vale parole naturalmente appaiate, ma di etimo diverso (Moglie e Marito) il contrario di Omonimìa, Zoònimo
“nome di animale soggetto a studi”, Onomanzia è l’arte divinatoria attraverso i nomi delle persone. Onomasiologia è la
disciplina che studia le diverse espressioni lessicali di una medesima idea o immagine in seno ad una o più lingue.
In complanare al generico Onomastica, ma adottato per accezione nello studio dei nomi propri di persona, gli antroponimi, è
lecito, a parere dell’autore di queste pagine, utilizzare il termine Cognomàstica e Cognomàstico, relativo, nello specifico, allo
studio dei cognomi. Eppoi Rinomàre (pref RI frequentativo) cui Rinomànza, Rinomàto attraverso il franc RENOMME
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famoso (corretta accentazione e pron renommé), infine Rinominàre (RI iterativo).
\ Suffissi NOMIA NOMO - Prefisso NOMO
NOMIA, dal gr NOMOS, di tema NEMO io amministro, quale suff vale legge-norma-amministrazione, cui Agronomìa,
Anomìa con Anòmico “assenza della legge” col pref A privativo, Eunomìa col pref EU buono vale Buon governo,
Eteronomìa questo il contrario di Autonomìa e vale dipendenza da volontà estranea alla sua, Foronomìa “termine per
progetti idraulici” (col gr PHOREO trasporto), eppoi Tassonomìa o Tassinomìa “classificazione”, cui Tassinomìsta, nella
linguistica, pedagogia e nelle scienze naturali dove appare snm di Sistematica, Tassonòmico e Tassonomìsta (col suff ISTA
di collegamento ai sostantivi in ISMO, qui da un sottinteso Tassonomismo non linguistico), questi dal gr TASSEIN
classificare, ordinare.
NOMO, quale suff, vale la designazione personale relativa alle attività elencate col suff NOMIA, cui Agrònomo, Eterònomo,
Autònomo, e Zoòno (esperto d’allevamento). Quale primo membro lemmatico, NOMO vale ancora legge, regola, cui
Nomografìa leggi scritte, Nomotèta (col gr THETES da TITHEMI porre) colui che stabilisce…
\ Prefisso ETERO
Composizioni lemmatiche col pref ETERO derivante dal gr HETEROS diverso, ci vengono i vari Eteroàtomo, Eterocàrpo
con Eterocarpìa e Eterocàrpico, Eterocèntrico con Eterocentrìsmo, Eterocèrco “sorta di coda ittica” ( col gr KERKOS coda),
Eterocìclico (da Cìclo), Eteroclìto con Eteroclisìa (da Clìsma), Eteroclàmide con Eteroclamidàto, Eterocromìa con
Eterocromosòma e Eterocromosòtico, Eterocronìa con Eteròcrono (col gr KHRONOS tempo) snm di Arìtmico in campo
medico, Eterodìna (col suff dal gr DYNAMIS potenza), il sociologico Eterodirètto “influenzato e condizionato dall’esterno,
dai suoi persuasori occulti e non” (preda del Super io), lo zoologico Eterodònte (mammifero dai denti di diverso aspetto, con
ODUS dente), Eterodossìa con Eterodòsso (contrario di Ortodosso - pref ORTO Ved Ruota…), Eteroeducaziòne “affidata del
tutto ad un estraneo”, il botanico Eterofillìa con Eterofìllo (col gr PHYLLON foglia), il mucicale Eterofonìa con Eterofònico,
Eterogamète con Eterogamètico e Eterogamìa con Eterògamo, Eterogèneo con Eterogeneità, Eterogènesi, Eterogonìa,
Eteroinnèsto o Eterotrapiànto, Eterointegraziòne, Eterolalìa (col gr LALIA loquacità), Eterolìsi con Eterolìtico (col gr LYSIS
scioglimento) in opposizione a Omolìsi con Omolìtico (col gr HOMOS uguale), Eterològico con Eterèlogo, il botanico
Eteròmero (col gr MEROS parte), Eterometàbolo (col gr METABOLO io trasformo), Eteròmidi (Famiglia di Roditori, col gr
MYS topo), il botanico Eteromorfìsmo con Eteromòrfo e il biologico Eteromorfòsi, Eteropàtico, il patologico Eteroplasìa col
chirurgico Eteroplàstica, il chimico Eteropolàre snm di Ionico, Eteropòlio (ellittico con Monopolio), Eteropsònio (col gr
OPSONION provvista di alimenti), Eteroscopìa “facoltà paranormale” che permetterebbe di scrutare con i soli occhi l’interno
dei corpi, Eterosessuàle cui l’ellittico Etero-ètero con Eterosessualità “attrazione naturale per l’altro sesso” opposto a
Omosessualità, Eterosfèra (ellittico con Atmosfera), il linguistico Eterosillàbico “vocale o consonante che non appartiene
etim alla sillaba esaminata”, lo zoologico Eterosòmo (col gr SOMA corpo), Eterosuggestiòne “nei riguardi di una persona
estreanea”, Eterotàssi o Eterotassìa (col grc TAKSIS ordine), Eterotermìa con Eterotèrmo, Eterotopìa con Eterotòpico (col gr
TOPOS luogo), Eterotrofìa con Eterotròfico e Eteròtrofo, Eteròtteri (Sottordine di insetti, col gr PTRON ala, che include la
Pulce), infine il genetico Eterozigòsi con Eterozigòte o Eterozigòto.
Uno scrittore può raccontare una storia in cui la sua persona è assente; è il caso di un rapporto Eterodiegètico. Ove invece
narri un avvenimento che lo vede fantasticamente, virtualmente o realmente, protagonista, il rapporto diventa Omodiegètico
(pref OMO uguale). Diegètico e Diegèsi sono dal gr DIEGESIS racconto, composto col pref DIA attraverso e il lessema
HEGEISTHAI condurre, guidare, in correlazione con Esegèta o Esegète, Esegètica, Esegètico ed Esegèsi da EKSEGESIS
narrazione o interpretazione (da parte dello studente, ricercatore, critico) col pref EX fuori, il doppio prefissato Epesegèsi
con Epesegètico “narrazione aggiunta” da EPEKSEGESIS (col pref EPI “sopra-di nuovo”).
Il termine Lessèma, unità lessicale, è dal gr LEKSIS parola, cui Lessìa, Lessicàle, Lessicalizzàre, Lessicalizzaziòne, Lèssico
questo dal gr LEKSIKON libro delle parole snm di BIBLION, i composti Lessicografìa con Lessicogràfico e Lessicògrafo,
Lessicologìa con Lessicològico e Lessicòlogo, Lessicometrìa, Lessicostatìstica con Lessicostatìstico, i prefissati Alessìa
“afasia sensoriale” col pref A privativo cui Alessifàrmaco, Dislessìa col pref DIS “male”. Corrispondente al Lessema l’ital
conta Semèma quale unità di tratti semantici (suff gr EMA di Fonema, Grafema, Lessema, Morfema…)
\ Prefisso Suffisso DOSSO
Con DOSSO, dal gr DOKSA opinione, lode, sono stati coniati i termini Dossàstico, Dòssico, composti quali Dossografìa con
Dossogràfico e Dossògrafo “raccoglitore di opinioni”, Dossalogìa o Dossologìa oppure Demodossalogìa (col gr DEMOS
popolo) eppoi Dossologìa “brano glorificatore cui Dossològico, infine Ortodòsso e Eterodòsso rispettivamente chi ha e chi
non ha l’opinione ufficiale relativa alla dottrina riconosciuta.
Il suo omn, il sostantivo Dòsso, è invece dal lat volg DOSSUM, a sua volta dal lat class DORSUM dorso, inc con il last
class OS osso, questo successivamente svoltosi nel volg OSSUM; cui Dossàle, i prefissati Addossàre (AD allativo) con
Addossàbile, Addossamènto, Addossàto e Addòsso dalla locuzione A dosso, Indossàre (IN illativo) con Indossatòre,
Indossatrìce e Indòsso dalla locuzione In dosso eppoi Sdossàre (pref S sottrattivo). In percorso il prefissato fig Paradòsso
“trave principale” omn di Paradosso “strano”.
La locuzione ital Pronto d’essere indossato, riferita a un capo d’abbigliamento,è stata accantonata adottando il glb franc Pret
à porter.
\ *Età Evo Epoca
Età, con la variante Etàte o Etàde, dal lat AETAS, nel significato di durata della vita, per estensione termine adottato nella
preistoria e nella geologia, è il lemma astratto da AEVUM tempo cui Evo-èvo. Da Età, cui il prefissato Coetàneo (CUM
associativo), ci viene l’aggettivo Etèrno con Eternità, Eternamènte, Eternàre o Eternizzàre con Eternàbile e Eternatòre,
Eternàle, Eternalmènte, Eternìsmo (filosofico), il prefissato Coetèrno; Sempitèrno questo col pref SEMPI tratto dal lat
SEMPER cui Sèmpre, il prefissato Insempràrsi e il composto Semprevìvo. Le forme in locuzione Età virile, Età adulta… Il
termine Eternìt o Eternit-èternit è un marchio registrato nel 1940 per un discusso prodotto edile.
L’ingl conta AGE età cui il diffusissimo glb Teenager “adolescente” per accezione tra i 13 e 19 anni, composto con TEEN
che è il derivato di TEN dieci; il termine AGE si ripete in franc con l’identica traduzione, nel pref ital GERO svoltosi in
vecchiaia, tutti in connessione indoeur con il rad AG condurre-portare e pertanto vale “conduzione degli anni”.
L’uomo del 2008 ha un’età media di 87 anni, nello specifico 85 per il maschio e 89 per la femmina, con una rispettiva attesa
di 89 e 93 nel 2030.
Evo è storicamente composto con Medio, cui Coèvo “contemporaneo” (CUM associativo), Medioevàle o Medievàle,
Medioevalìsmo o Medievalìsmo, Medioevalìsta (col suff ISTA di collegamento ai sostantivi in ISMO in omn col suff ISTA
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di collegamento ad un mestiere che qui si sovrappongono) o Medievalìsta, Medioevalìstico o Medievalìstico, Medioevìstica;
ma ancora gli ipocoristici Medievìsta con Medievìstica.
La differenza tra Evo ed Era è che il primo riguarda la civiltà e la cultura, in esso contenute, cui la locuzione Evo moderno; il
secondo parte da avvenimenti rilevanti quale Era cristiana o Era volgare (dalla Nascita di Cristo), Era geologica; il snm è
Epoca, questo però in tempi più contenuti quale Epoca delle crociate, pertanto Epoca può essere considerata “parte di Era”.
Il lemma Epoca-època, infatti, è dal gr EPOKHE sospensione, cui Epocàle e il termine filosofico Epochè.
\ Gli storici avevano suddiviso le vicende della Terra in Preistoria (antecedente alla scrittura), Storia antica o Evo antico sino alla caduta
dell’impero romano), Storia medievale o Medio Evo o Medioevo o Età di mezzo (sino alla scoperta dell’America), Storia moderna o Evo
moderno (sino al Congresso di Vienna) e Storia contemporanea o Evo contamporaneo che si presume abbia termine con la caduta del Muro
di Berlino: pertanto occorre oggi un rifacimento della suddivisione storica.\
MITRA MITRA MITRALE
MITRA
Mìtra al mas è l’ipocoristico di Mitràglia, traslitterato dal franc MITRAILLE insieme di monetine, con rad franc
ant MITE monetina di rame; nel suo genere mas, la semant lo ha voluto insieme di proiettili, insomma, un’arma
a rapida successione di colpi.
Il Mitridatìsmo, fuori percorso, è l’assuefazione al veleno, a scanso di attentati, ingerito metodicamente a piccole
dosi, che secondo i tramandamenti, sarebbe stata escogitata da Mitridate VI Eupatore, re del Ponto, la storica
regione dell'Asia Minore sul Mar Nero.
\ Rame Bronzo Stagno
Ràme, elemento conosciuto sin dall’antichità, ha naturalmente una primordiale rad, il cui termine è da AYES che stava per
Rame e poi anche Bronzo. Dalla rad è pervenuto Eneo-èneo, cui il composto Eneolìtico, dal lat AENEUS rame, sul calco di
FERREUS ferro e AUREUS oro; e, ancora, Era-èra, che sta per numero (di anni), dal lat AERA cifra-numero plur fig di
AES AERIS denaro, questo svoltosi in bronzo da AYES rame, donde Estimàre con Estimatìva ed Estinmaziòne e gli aferetici
Stimatìva e Stimaziòne, Estimo-èstimo, Stìma o Stìmo devb da Stimàre dal lat AESTIMUS superlativo di AES, cui
Stimàbile, Stimatòre i prefissati Autostìma e Disistìma; termine alieno Stimatizzare questo da Stigma.
Il Ràme, quale minerale (simbolo chimico Cu) è presente negli alimenti quali il pollame, i legumi, frutti di mare, nelle ciliege
e nei cereali. Nel percorso ital di Rame, troviamo Ramàio, Ramaiolàta o la variante Romaiolàta, Ramaiòlo o Ramaiuòlo o la
variante Romaiòlo, Ramàre, Ramàta con Ramàto e Ramatùra (omonimi di Ramata, Ramato e Ramatura da Rame), e vrs
Ramàrro associando il termine a “verde rame”cui la variante volg Ràgano o Ràcano e Ragnàlla; eppoi Ramèico, Rameòso,
Ramìfero (omn di Ramifero da Rame), Ramìna, vrs Raminàta “recinto”, Ramìno “recipiente di rame” vrs connesso con
l’omn gioco del Ramìno.
Il termine Rame è connesso con il sct TAMRAM rame donde TAMRAH color rame rintracciabile nel malese TAMBAGA e
svoltosi nel franc TOMBAC cui l’ital Tombàcco, una sorta di ottone di lega rame-zinco dal colore che pare oro e quindi
utilizzato in bigiotteria.
Dallo specifico lat CUPRUM rame, l’ital conta Cupràto, Cuprène (suff chimico ENE), Cùpreo questo aggettivo da
CUPREUS, Cùprico, Cuprìfero (dal lat FERRE portare), Cuprìsmo, Cuprìte (suff ITE per minerale), il pref CUPRO per
composizioni quali Cuprallumìnio, Crupammònio, Cuprolèga.
Il gr conta lo specifico KHALKOS rame cui il pref CALCO (da non equivocare con Calco dal verbo Calcare) per
composizioni quali Calcocìte (con Calcìte dalla quale s’estrae il rame), Calcòfora “sorta di coleottero” (col gr PHER io
porto), Calcografìa con Calcogràfico e Calcògrafo in correlazione con i vari Calcolitografìa, Calcosiderografìa (col gr
SIDEROS ferro), Calcosilografìa (col gr KSYLON legno) dove il pref CALCO “rame” permane assimilandosi a Calco
“impronta-stampa”. Eppoi Calcoidèo “simile al rame” (col suff EIDES somiglianza), Calcolìte (suff ITE per minerali),
Calcolìtico, Calcopirìte, Calcotipìa. Per le diverse etim, dalla locuzione storica Età del Rame si ha Calcolìtco, l’età tra quella
della pietra e del rame; dall’Età del Bronzo si ha Eneolìtìco.
Attraverso l’ingl si conta il glb Shaffield (neologismo del XX sec) che sta per “lastra di rame (placcato)” inv dall’omn
toponimo.
Il rivolgimento semantico di Rame in Bronzo è stato certamente ispirato dalla fusione con lo stagno; Brònzo, dal lat
BRUNDUM, infatti, vale brace accesa, cui Brònza, Bronzàre, Bronzàto, Bronzatòre, Bronzatrìce, Bronzatùra, Brònzeo,
Bronzètto, Bronzìna, Bronzìsta (col suff ISTA di collegamento ad un mestiere in omn col suff ISTA di collegamento ai
sostantivi in ISMO), il prefissato Abbronzatùra,
Stàgno, dal lat STAGNUM o STANNUM, omn di Stagno “acquitrino”, è un termine “moderno”, di probabile origine celt,
cui Stàgna “recipiente di stagno”, Stagnàre (omn di Stagnare “di acque”) con Stagnàio o Stagnàro, Stagnàta, Stagnàto,
Stagnatòre e Stagnatrìce, Stagnatùra e Stagnìno questo snm di Magnano e Calderaio, eppoi Stagnìna e Stagnòla; da includere
i lemmi complanari fedeli al lat STANNUM cui Stànno, Stannìfero, con Stànnico, Stannìte e Stannòso utilizzati in chimica.
MITRA
Mìtra al fem (ma anche MITRIA), ci viene dal gr MITRA, assunto poi immutato dal lat (MITRIA) ed è la
contrazione di Mìtera - con epentesi della vocale e - originario dal persiano MITHRA la tiara dei sovrani. Oggi
è il copricapo vescovile e di alti dignitari della chiesa, i Mitràti, ovvero degni di indossare la Mitra. Il verbo
d'azione è Mitràre, che vale coronare con Mitra o insignire di carica vescovile.
\ ...e se, in un passato, il copricapo dignitario MITHRA non fosse stato altro che una corona di penduli metallici MITE (rame, argento, oro...),
per diversificarlo dalla corona di olivo, di pino, d’alloro, o d’altro, per atleti, artisti.\
Il snm Tiàra è di origine persiana, svoltosi in gr-lat in TIARA, giuntoci immutato. L’attinenza di questo termine
alle pratiche religiose-rituali, farebbe pensare ad un’arcaica rad comune con Tìade “baccante” dal gr THYAS,
con Tìaso “sodalizio di fede” dal gr THIASOS, e con il pref TEO, che oggi vale il nostro Dio, dal gr THEOS,
nato nelle contrade che videro le civiltà storiche dell’umanità, Teìsmo, Teìsta (col suff ISTA di collegamento ai
sostantivi in ISMO in omn col suff ISTA di collegamento ad un mestiere), Teìstico, che appaiono anche in
composizioni quali Monoteìsmo con Monoteìsta e Monoteìstico “fede per un solo Dio” con Enoteìsmo (col gr
HEN uno, vale nei Veda “adorazione per una sola divinità” tra le altre riconosciute ed è la premessa per il
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Monoteismo , Diteìsmo “credenza nelle due divinità del bene e del male” ( pref DI due) e Politeìsmo con
Politeìsta e Politeìstico (per più Dei), col suff ISTA di collegamento ai sostantivi in ISMO; e gli onomastici Teo,
Tecla dal gr THEOKLAIA di considerazione divina, Timoteo dal gr TIMOTEOS stimato da Dio.
Da non equivocare con Ditelìsmo “credenza della duplice natura di Cristo, l’umana e la divina” questo composto
col pref DI due e col gr THELESIS volontà cui ancora Monotelìsmo, Monotelìsta e Monotelìtico col pref
MONO uno, solo “credenza nell’unicità della natura di Cristo”.
\ Ci si chiede se l’umanità, nel momemto in cui ha inteso il bisogno di fede religiosa, sia stata monoteista o politeista. In proiezione
preistorica, l’adorazione per il Sole, che rappresenta la vita e la luce, è certamente Monoteismo. L’avvento di nuovi idoli, uno o due (Bene e
Male) per ogni tribù - l’idolo benefico è del vincitore, quello malefico è dello sconfitto - avrebbe condotto, in tempi d’incessanti conquiste ed
egemonie, via via all’adozione di una collettività divina, tale da svolgersi in politeismo. Inoltre, se l’idolo rappresentava il protettore della
principale attività (artigianato, pesca, caccia, guerra…) in seno alla tribù, è vrs che la collettivizzazione pagana abbia acceso l’incipit per
quella moltitudine di Dei greci e romani, che sarebbero stati omologati nei santi protettori istituiti dal Cristianesimo.\
\ Prefisso divino TEO
Ambrosia Ambra
Il pref divino TEO dal gr THEOS è rintracciabile in molte composizioni lemmatiche dal gr quali Teobromìna inv da
THEOBROMA questo con BROMA nutrimento, Teocàlli “casa del dio” omologismo di genesi azteca per accezione “tempio
a piramide”, Teocèntrico e Teocentrìsmo cui Teocentrìsta con KENTRON centro “relativo a Dio” in contarpposizione con
Antropocentrismo, Teocrasìa con KERANNIMI miscelo (vale fusione di Dei), Teocrazìa con KRATIA signoria, Teodìa con
OIDO canto, Teodicèa con DIKE giustizia, Teofagìa con PHAGOS mangiare (vale mangiare la vittima sacrificale),
Teofanìa “manifestazine divina” (di Dio nel cristianesimo) con PHAINEIN manifestarsi, Teofillìna questo un inc tra
THEOBROMA e PHYLLON foglia con suff INA, Teòforo o Teofòrico dal gr PHOROS porto vale colui che porta il nome
di un dio (vedi Apollonio da Apollo e, in era cristiana, potrebbe essere chi, ad esempio, è chiamato Crocifìsso, Nazareno),
Teogonìa cui Teogònico, con GONOS generazione vale l’origine degli Dei, Teologìa con Teologàle, Teologàre, Teologìsmo
e Teòlogo tutti con LOGOS studio; ancora, Teosofìa e Teòsofo con SOPHIA scienza, Teomòrfo con MORPHE forma. Il
lemma Entusiàsmo è dal gr ENTHUSIASMOS da EN THEOS (pref EN dentro) e sta per che ha Dio in sé cui Entusiasmàre,
Entusiàsta, Entusiàstico; l’ingl conta TO FLIP entusiasmarsi, ma anche agitarsi cui l’omologismo Flippàre con Flippàto, e il
glb Flipper.
Teobròma “pianta del cacao” sta per “cibo degli dei”, in complanare con Ambròsia e l’aggettivo Ambròsio dal gr-lat inv
AMBROSIA “ciò che appartiene agli immortali” e quindi “cibo agli Dei” in binomio con Nettare “la bevanda degli dei”;
fuori percorso Ambrosiàno, questo derivato da S. Ambrogio, onomastico che vale “immortale” fig ispirato all’Ambrosia.
Il termine Ambra-àmbra, dall’ar ANBAR ambra grigia, tradotto in lat medv AMBAR, pare sia stato connesso ad Ambròsia
“che appartiene agli immortali”, ovvero agli dei, per la sua miracolosa proprietà magnetica se strofinata; fuori percorso
Ambrogètta “mattonella di terraglia smaltata” sovrapposto al franc LAMBRIS rivestimento a piastrelle.
\ La mitologia narra che Giove colpì con una saetta il dio Fetonte, figlio di Elio (Sole) o di Eos (Aurora), facendolo precipitare nel fiume
Eridano, l’ant idronimo del Po, poiché, guidando sprovvedutamente il carro solare consegnatogli dal padre, si era avvicinato troppo alla terra
rischiando di distruggerla. Le lacrime delle sorelle straziate dal dolore, esse poi tramutate in pioppi, divennero gocce di ambra così da
comporre tra gli uomini un perenne ricordo del dolore.
La proprietà elettro-magnetica di questo minerale fa pensare che il mito, come tanti altri, non è altro che la descrizione di un fenomeno
scientifico così da essere compreso nei canoni culturali di allora. L’utilizzo dell’ambra era già noto tra gli antichi, i quali addirittura
avrebbero costruito primordiali “pile elettriche” che producevano un voltaggio impercettibile ma utile per scopi artigianali come la doratura
di metalli.
Il fiume Eridano, altra tesi vuole che sia il Rodano, percorso dagli Argonauti, è mitologicamente nato dall’accoppiamento delle divinità Teti e
Oceano. L’etim dovrebbe essere connesso con il gr ERIDAINO io lotto-combatto, certamente in riferimento alle esondazioni. Infine, c’è da
includere Eridio, l’altro limnomino del Lago d’Idro, questo forse da una composizione gr di ERIDAINO e HYDOR.
Il lat conta il proprio SUCCINUM per Ambra, cui Succìno, Succìnico, Succinìte (suff ITE pe minerali).
Tornando al pref divino TEO, questo non è da considerare in composizioni quali Teorèma, Teoremàtico, Teorèsi in
opposizione alla Prassi, Teorèta, Teorètica, Teorìa, Teòrico… queste dal gr THEORIA ciò che si spiega con la mentemeditazione da THEOREO vedo-osservo, anche se l’associazione con Dio non appare casuale. Fuori percorso ancora
Teocritèo “bucolico” da Teocrito, il poeta gr (IV-III sec aC), Teodolìte dall’ingl THEODOLITE strumento a cannocchiale,
Teodosiàno relativo all’imperatore d’Oriente Teodosio II (401-450).
Geova, che sta per Dio, è l’italianizzazione, ovvero un omologismo, dell’ebraico YAHWEH con le varianti in IEHOUA,
IEHOUAH, IEHOVA e IEHOVAH, cui Geovìsta.
Pare in una certa connessione che si sperde nella notte delle rad, il termine cinese TAO col gr THEOS, che dal significato di
via-strada s’è attestato nel significato ideologico-teologico di “Legge dell’Universo”, cui Taoìsmo, Taoìsta e Taoìstico; un
po’come le forme ital moralistiche e comportamentali in locuzione Strada giusta e Strada maestra.
MITRALE
Mitràle è la valvola cardiaca fig simile alla Mitra, cui l’aggettivo Mitràlico, ma, riflettendo, potrebbe ricordare il
Mitra per la successione dei battiti.
Vàlvola è il dim di Valva “guscio” (Ved Lacuna…) con la variante Vàlvula dal lat VALVULA, cui, nei risvolti
tecnici, anatomici e musicali, Valvolàme, Valvolàre, Valvolopatìa o Valvulopatìa, Valvulìte, Valvuloplàstica. Le
Valvole, fin troppo note ai tempi dei primi apparecchi radio e televisivi, erano una sorta di ingombranti gusci a
camera stagna, contenenti Dìodo (pref DIS due volte), Trìodo1, Pèntodo (pref dal gr PENTE cinque), con suff
DO estratto da Elettrodo, ovvero, a due, tre e cinque elettrodi, via via rimpicciolite e poi sostituite dai Transistor,
questo brevettato il 1950 da J. Bardeen e W. H. Brattain. Transìstor, voce ingl adottata nel linguaggio glb, è
l’ipocoristico di TRANSFER RESISTOR ovvero trasferimento di un segnale elettrico attraverso una resistenza;
ma se analizziamo l’etim scopriamo, se ce fosse ancora bisogno, l’appartenneza indoeur riversatasi nel lat: il
primo termine della locuzione ci viene quindi dalla composizione lat TRANSFERRE donde TRANS attraversoFERRE portare e il secondo dalla composizione RESISTERE donde RE indietro-SISTERE fermare, cui, nel
primo percorso, l’inv Trànsfer, Transferàsi (suff medico ASI), Trasferìre (in concorrenza con Traslare) con il glb
ingl Trànsfer, Transferàsi (suff medico ASI), il glb franc Transfert (in psicoanalisi), Trasferimènto “portare da
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una sede ad un’altra”, Trasfèrta questo attestatosi in “trasferimento provvisorio”, il glb franc Trànsfert e, nel
secondo percorso, Resistènte, Resistènza, Resistenziàle, Resistività, Resìstere, Resistòre.
L’unità di misura della Resistenza elettrica è Ohm dal nome dello scienziato G. S. Ohm (1787/1854).
Attraverso l’ingl TO SWITCH trasferire, si conta il glb Switch in terminologia borsistica e tecnica e Switching
in quella dell’informatica e degli allenamenti muscolari.
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Dall’acronimo dell’ingl LIGHT EMITTING DIODE è nato il moderno termine elettronico Led.
\ Ipocoristico
Ipocorìstico (col gr pref HYPO e KORIZESTAHI vezzeggiare, il suff aggettivale ISTICO) vale per abbreviazione lemmatica
di un termine o di una locuzione, come Auto-àuto per Automobile, Sub per Subàcqueo, il Prof per Professòre, con
Professoràle, Professoràto, Professorìno, Professòrio e Professoròne, dal lat PROFESSOR composto da PRO davanti e
FATERI confessare, riconoscere di FARI parlare, raccontare cui Professàre con Professànte, Professàto, Professatòre,
Professionàle, Professionalmènte, Professionalità, Professionalizzàre, Professionalizzazione, Professionìsmo, Professionìsta,
Professionìstico, e uno spregiativo Professoràme (suff AME poer collettivi); da notare che, grazie al suff PRO, l’originaria
semantica di dichiarare apertamente, pubblicamente qualcosa, confessare un sentimento, si è attestata in esercitare un
mestiere pubblico.
In ipocoristico onomastico, poi, si ha Franco per Francesco, Matùsa per Matusalemme... comunque, mai nel senso appuntato,
di sigla o dim. Può essere assimilato ad un’ellissi o viceversa nel senso di “sintesi”.
\ Epentesi Anaptissi Protesi Metatesi Sintesi
Epèntesi, con l’aggettivo Epentètico, vale Inserzione, dal lat EPENTHESIS inserzione, immutato dal gr, con due pref EPI
sopra EN in al nome d’azione THESIS da TITHEMI porre, cui Tèsi “asserzione filosofica” (omn-snm di Tesi quale termine
ritmico opposto ad Arsi) con i derivati Tesìna e Tètico; in connessione si ha il letterario Atetèsi da ATHETOS (pref A
privativo) fuori posto cui Atetizzàre, il patologico Atetòsi (suff patologico OSI) con Atetòsico cui la locuzione Movimenti
atetosici. In campo linguistico, per Epentesi s’intenda l’inserimento di un suono alieno (non etim) nei corpi lemmatici, vedi
Inverno la cui prima n non appare nell’etim lat HIBERNUS; lo scopo è di addolcirne la fonetica.
Anaptìssi-Anaptìttico, dal gr PTYSSEIN piegare connesso a PTERON di Ala, viepiù, è il fenomeno poetico-linguistico per
cui viene inserita una vocale, a differenza dell’Epentesi, solo in un gruppo consonantico, per agevolarne la pron, quali Asima
per Asma, Fantasima per Fantasma.
Da non scambiare, però, con Pròtesi, dal gr PRO-THESIS da PROTITHEMI porgo avanti, che è l’aggiunta di un suono
alieno all’inizio del lemma, per fini fonetici (Istrada per Strada, Ischerzo per Scherzo) cui Protètico; con il snm Prosètico
attestatosi in medicina. In questo percorso si può includere la locuzione inv dal gr Hysteron proteron (con HYSTERON
posteriore) “l’ultimo che è posto in avanti (per primo)” che, in qualità di figura retorica, indica l’inversione temporale degli
avvenimenti o delle azioni, allo scopo di infondere una maggiore espressività o un aggiustamento metrico nella poesia; il
fenomeno assume la definizione di Isterologìa questo però omn di Isterologia col pref ISTERO utero.
L’Epentesi, l’Anaptissi e la Protesi sono molto amati dai poeti classici, per la possibilità che offrono di modificare la ritmìa
metrica del verso per meglio armonizzarlo nella strofa. “il fantàsma del castèllo”, infatti, avrebbe l’ictus (accento tonico
principale, dal lat ICTUS gettato quale Pp di IACERE) sulla 3^ e 7^ sillaba, mentre “la fantàsima del castèllo” lo avrebbe
sulla 3^ e 8^. “Andàr in stràda (a) mendicàre” avrebbe l’ictus sulla 2^, 4^ e 8^ e “andàr in istràda (a) mendicàre” l’avrebbe
sulla 2^, 5^ e 9^.
La Metàtesi, cui Metatètico, dal gr META THESIS, infine, è lo spostamento di una lettera (fonema) all’interno delle parole,
come Strùpo e Stùpro, entrambi corretti, anche se il primo tende decisamente ad archiviarsi; l’errore ricorrente è unificare i
due termini in Strupro.
Stùpro-Strùpo dal lat STUPRUM, Stupìre da STUPERE con Stupòre da STUPOR e Stupìto, Stupefàre da STUPEFACERE
con Stupefacènte e Stupefàtto, eppoi Stupèndo dal gerundivo STUPENDUS e Stùpido da STUPIDUS… derivano tutti etim
dalla rad ST(R)UP battere. Il percorso conta il prefissato Ostupèscere con OB quale rafforzativo e l’incoativo lat
STUPESCERE di STUPERE.
\ L’imperatore svevo Federico II, per antonomasia, era Stupor mundi; a suo ricordo, oltre a Federico, l’onomastica conta Sveva in onore
della patria dei suoi avi, la Svevia.\
Antìtesi, in retorica, con l’aggettivo Antitètico, è logicamente in opposizione a Tesi, ognuna vale ciò che autonomamente è
situato, sostenuto, dimostrato e, nell’insieme, costituiscono l’Antinomia, poiché non compatibili; qualora, però, si raggiunga
un soddisfacente compromesso, meglio, un terzo momento, s’ottiene la Sìntesi; l’articolazione tesi-antitesi-sintesi costituisce
il Ritmo dialettico.
Sìntesi è dal da SYNTHETIS (pref SYN insieme e TITHENAI porre) con Sintetàsi, Sinteticità, Sintètico cui Fibra sintetica,
Sintetizzàre (da non equivocare con Sìndesi e derivati).
\ Idiota Zotico Scemo Stolto
Quali snm o consimili di Stupido troviamo Idiota, Scemo e Stolto. Idiòta (attestatosi largamente dal XIII sec), con la variante
Idiòto, è un esito metaf dal lat IDIOTA già gr IDIOTES cittadino escluso da ogni carica pubblica, cui Idiotàggine, il relativo
Idiòtico questo dal lat volg IDJOTICUS già gr IDIOTIKOS, eppoi Idiotìsmo quale termine medico-patologico e
sopravvissuto col valore di “espressione linguistica fuori delle regole” fig dal gr IDIOTOSMOS “vita da privato” da
IDIOTES, infine Idiotizzàre questo sia “rendere idiota” e sia “far largo uso di idiotismi linguistici”; il trattamento della dj del
lat IDJOTICUS in z ha prodotto Zòtico1 (dal XIV sec) cui Zoticàggine, Zotichèzza e Zoticòne.
Il sostantivo Scèmo (adottato dal XIII sec) è dal Pp lat volg EXSEMARE prendere la metà sottraendola all’intero quale
denm da SEMUS mezzo, metà col pref EX sottrattivo, cui Scemàre e Scemamènto questo in riferimento alla Luna calante;
Scemo, allora, è passato dall’originale significato generico di “a metà” allo specifico corrente fig “cervello a metà” cui il Pp
aggettivato Scèmo (sempre dal XIII sec) con Scemàta, Scemènza e Scemenzàio, la variante Scimunìto attestatasi
successivamente nel XIV sec cui Scimunitàggine.
La locuzione Arco scemo indica in architettura un arco a sesto ribassato.
Stòlto, dal lat STULTUM chi s’è pacato, Pp di STOLERE con rad STEL essere tranquillo cui Stoltèzza e la variante Stoltìzia
entrambe da STULTITIA, e il composto Stoltilòquio (con il lat LOQUI parlare); il snm Stòlido da STOLIDUS è un’invettiva
che può rivelarsi meno litigiosa di Stolto. Il rad lo ritroviamo nel ted STILL tranquillo.
1
Il lemma Zotico, da una recente ricerca linguistica, è posto in testa ad una classifica di termini da salvare seguito da Uggioso e via via, in
ordine alfabetico, da Abominio, Accozzaglia, Becero, Bislacco, Ciarpame, Nefando, Oblio.
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\ Prefissi Suffissi *EPI *IMO *IPO *IPER
EPI
Epi, primo membro di parole composte, dal gr EPI che sta per sopra, in, di nuovo e, più in generale, davanti, aggiunta,
ripetizione, sovrapposizione, successione, con una numerosa serie di prefissati da Epiblàsto (col gr BLASTOS germe),
Epibolìa “sovrapposizione” in correlazione con Embolia, il patologico Epicànto col gr KANTHOS angolo (dell’occhio),
Epicàrdio e Epicardìte correlativi di Pericardio e Percardite. Eppoi Epicàrpo che è lo strato esterno (superiore) del frutto, snm
Esocàrpo col gr EXO fuori composto con KARPOS che vale anche giuntura dal che il frutto è tutt’uno col (aggiunto al)
ramo, cui Carpìa e Càrpico utilizzati relativi al suff CARPO, Càrpo “giuntura” della mano, il polso, cui l’avverbio Carpòni o
Carpòne e Metacàrpo con Metacarpàle. Epicèno col gr KOINON genere comune vale “promiscuo”,
Epicèntro col gr KENTRON vale “nel centro” per accezione riferibile ai terremoti, cui Epicentràle. Epigènesi “tecnica
embriologica” con Epigenètica che vale “modulazione dell’espressione del gene” ed Epigenètico; eppoi Epigenìa “processo
di fossilizzazione”. Epigèo dal gr EPIGEIOS composto con GE terra (termine botanico e geologico), Epigìno col gr GYNE
donna (termine botanico). Epìgrafe col gr GRAPHO vale “scrivo sopra” cui Epigrafìa, Epigraficamènte, Epigràfico ed
Epigrafìsta, cui ancora Epigràmma, Epigrammàtica dalla locuzione EPIGRAMMATIKE TEKHNE “arte-tecnica degli
epigrammi” con Epigrammaticamènte, Epigrammàtico, Epigrammìsta e Epigrammìstico. Epilàmina (con Lamina) cui
Epilamìnico, Epilèmma “premessa”. Epilessìa (col gr LEPSIS presa- attacco) con Epilèttico cui Epilettifòrmne “in forma di
epilettico”, Epilettògeno “che genera crisi epilettiche” ed Epilettòide (suff OIDE simile) “sintomo simile a quello epilettico”.
Epilìmnio col suff dal gr LIMNE lago. Epìllio col gr EPOS racconto (epico). Epilòbio “sorta di pianta” dalla locuzione gr
EPI LOBU ION viola su un baccello. Epìlogo col gr LOGOS vale “dire di nuovo, aggiunta” cui Epilogàre con l’iterativo
Riepilogàre, Epigolatùra, Epigolaziòne o Riepìlogo, in correlazione con Prologo. Epimàco “sorta di uccello” col gr MAKHE
competizione vale fig “alleato”. Il botanico Epimèdium altrimenti detto Erba della capra in calore. Epimorfòsi (col gr
MORPHOSIS conformazione), Epinefrìna con NEFRO e suff chimico INA snm di Adrenalina, cui Norepinefrìna snm di
Noradrenalìna col pref chimico NOR. Epinìcio col suff dal gr NIKE vittoria vale “canto sulla vittoria”. L’anatomico
Epìploon col suff tratto dal gr PLEKSIA piega cui Epiplòico e Epiploìte, il composto chirurgico Epiploplàstica. Il letterario
Epirrèma (correlativo di Paràbasi) inv dal gr EPIRREMA “aggiunta” conneso con il lat ARARE di rad ERE tirare-solcare
con valore di “tracciare”, pertanto vale “aggiunta a ciò che è già tracciato”. Il patologico Episclerìte col gr SKLEROS duro e
suff medico ITE. Episcòpio “strumento ottico” (omn-snm di Episcopio di “Vescovo”) cui Episcopìa, Episcòpico e il derivato
Epidiascòpio, col suff dal gr SKOPEO osservo; in complanare con Epìscopo col gr SKEPTOMAI “ispettore” che vale
“osservo da sopra” cui il lat EPISCOPUS lenito in EVISCOPUS per attestarsi in Vèscovo, donde Episcopàle Episcopaliàno o
Episcopalìsta con Episcopalìsmo, Episcopàto, Episcòpio (omn-snm di Episcopio “apparecchio ottico”), in complanare con e
Vescovìle, Vescovàdo o Vescovàto, Vescovìle.
Il numismatico Episèma col gr SEMA segno. Episòdio dal gr EPEISODION con EISODOS ingresso, questo a sua volta
composto da EIS verso e HODOS via, vale “azione collegata alla principale” cui Episodiàre, Episòdico con Episodicamènte
ed Episodicità. Il patololgico Epispadìa col gr SPADIZO ritiro, relativo alla pelle del pene.
Il percorso prefissato prosegue con Epispèrma, Epìtoco con Epitochìa o Epitocìa col gr TOKOS che genera, in biologia vale
“fase sessualmente matura”; eppoi, Epìtopo (col gr TOPOS luogo) vale “antigenico”, Epìtrito col gr TRITOS terzo “piede
poetico di tre sillabe lunghe”, Epìtrope inv dal gr EPITROPE decisione, Epìtropo dal gr EPITROPOS funzionario, Epizòo
(col gr ZOION animale) vale “che si mette sopra altri animali” ma non parassita, Epizootìa o Epizoozìa con Epizoòtico
attraverso il franc EPIZOOTIE vale “epidemia animale”.
Il significato del pref EPI può contenere il valore di importanza retorica, come in Epifonèma ciò che è detto di nuovo, dopo
uno scritto o un pronunciamento, in espressione enfatica di morale o di sentenza, dal gr EPI-PHONEMA esclamazione.
Epifanìa dovrebbe entrare nella retorica, quale “apparizione della divinità”, dal gr EPI-PHAINES visibile, appariscente; il
termine, con lenizione sett della p in b ed aferesi della E è finito per mutarsi nel popolaresco Befanìa con la personificazione
nel fem Befàna.
\ Nel Veneto, per accezione nel veneziano, la Befana è chiamata Maràntega, dal lat MATER ANTIQUA madre antica.\
L’Epònimo (EPI ONYMA, questa variante dorica per ONOMA nome) è il personaggio da cui prende nome una località, cui
Eponimìa.
Il chirurgico Episiotomìa composto con EPISEION regione pubica e il suff TOMIA dal gr TEMNO taglio varrebbe “operare
chirurgicamente al di sopra della zona anatomica che viene scossa (atto sessuale)” dal gr SEIO scuoto, questo in percorso
con Sisma dal gr SEISMOS scossa.
Il termine Epochè è direttamente dal gr EPOCHE arresto composto col pref EPI e ECHEIN tenere-avere, sta per
“sospensione del giudizio” (tenere sopra).
Da non equivocare nel percorso prefissato EPI termini quali Epilaziòne (pref EX estrattivo) cui Epilatòre ed Epilatòrio dal lat
EPILARE da PILUS pelo, snm di Depilazione da Depilare (DE privativo), Epiornitifòrmi “Ordine di uccelli Ratiti” col pref
dal gr AIPYS alto e ORNIS ORNITHOS uccello e FORMIS forma.
IMO
Imo-ìmo è un termine a sé, dal lat IMUS che sta nel luogo più basso, profondo usato anche come pref o suff adattati.
Imoscàpo “diametro della base di una colonna” dalla locuzione Imo scapo. Brùma, lat inv BRUMA, dalla locuzione BREVIMA DIES il giorno più breve, ovvero il solstizio d’inverno, cui Brumàio attraverso il franc BRUMAIRE il mese del
calendario rivoluzionario dal 22 ottobre al 21 novembre, Brumàle, Brumòso svoltosi in “nebbioso”; termine alieno, l’omn
Brùma “mollusco bivalve” dal gr BROMA cibo cui Brumèggio attraverso il genovese Brumesu “esca”. Col percorso lat
BRUMA è vrs connesso Brùno “scuro lucente”. con l’onomastico Bruno anche in cognomastica, attraverso il franc BRUN
cui Brunàstro (suff ASTRO), Brunèllo, Brunìccio, Brunimènto, Brunìre, Brunìto, Brunitòio, Brunitòre, Brunitùra, il
prefissato Rabbrunàre (pref RAD); termine alieno Brunìce dal lat PRUNA brace sovrapposto a Cinice.
Sòmmo o Sòmma o ancora un Sùmmo fedele al lat, cui Sommità e Sommitàle, dal lat SUMMUS, dalla composizione SUB
IMUS, che infine risulta il più (alto) dal basso, dopo un macchinoso ragionamento, con il composto Sommoscàpo e vrs il
volg toscano Sommòmolo “frittella di pasta lievitata” questo fig “pugno” in riferimento alla tumefazione che provoca; in altre
aree linguistiche, in parallelo a questo termine, il corrispondente superlativo IMUS viene dopo una base di partenza più
chiara UP (ingl), AUF (ted) che valgono per sopra (ingl UPPER il più alto).
L’omologismo Sciumbàsci “il più elevato di grado nella truppa” è dall’amarico SUMBASI composto con il turco SUM capo,
che pare connesso con il lat SUMMUS.
59
Fuori percorso invece l’omologismo Sumo di voce giapponese che sta per un tipo di lotta orientale.
Con UP l’ital conta, in area glb, i pugilistici Uppercut snm di Montante e Undercut “colpo basso (alle costole)” con TO CUT
tagliare (qui colpire di taglio) cui Cutting “l’insieme di frammenti rocciosi”, il cinematografico Final cut ”taglio finale”,
Upgrade “miglioramento” e Upgrading “salire al livello superiore” con GRADE grado.
L’ingl Under vale sotto opposto di UP sopra cui i glb Underground “sotterraneo” svoltosi in campo artistico quale
definizione da contestazione, Underscore “sottolineatura” da TO SCORE segnare, Understatement “(sotto) mezza
asserzione” co STATEMENT affermazione-asserzione, Underwear “biabcheria intima” con TO WEAR indossare.
IPO
Primo membro di parole composte, IPO, dal gr HYPO, sta per “sotto, stato inferiore”, quali Ipocondrìo, con Ipocòndrico, dal
gr HIPOCHONDRION cartilagine sotto le costole, dove si ipotizzava avesse origine la malinconia (secondo Ippocrate,
infatti, la milza era la sua sede) pertanto Ipocondrìa e Ipocondrìaco. Ipocèntro (col gr KENTRON centro) per accezione
riferibile ai terremoti. Ipocrisìa o Ipocresìa con Ipòcrita da HYPO KRISIS vale “il giudicare sotto (l’apparenza)” ovvero
“simulazione”; snm di Ipocrita (adottato dal XIII sec) è Farisèo (dal 1300), cui Fariseìsmo (XIX sec), dall’aramaico
PERISHAYYA separati “appartenenti ad una setta giudaica prescristiana” tradotto in gr PHARISAIOS e in lat
PHARISAEUS donde il lemma ital.
Ipòfisi dal gr HYPOPHYSIS “escrescenza endocrina” attestatosi in “ghiandola”. con PHYSIS natura, cui Ipofisàrio, in
relazione con Epìfisi. Il sostantivo ed aggettivo Ipogèo col gr GE terra sta per ”sotterraneo-catacomba”.
\ A Trinitapoli, nella foggiana capitanata, nel pieno del Tavoliere delle Puglie, è stato scoperto nel primo decennio del nuovo millennio, un
Ipogeo risalente al 2004 aC, ossia datato quattromila anni; l’eccezionalità del ritrovamento è che racchiude un osservatorio astronomico
puntato verso la costellazione Alfacentauro. \
Il percorso prefissato continua con Ipèrico “sotto l’erica” dal gr HYPO EREIKE cui Ipericàcee snm di Guttifere, Ipogeusìa
(col gr GEUSIS gusto). Il fig Ipògino col gr GYNE donna, vale “fiore con ricettacolo al di sotto dell’ovario”. Ipolìmnio col
gr LIMNE lago, vale il punto più profondo di un lago”. Ipòmero con il lat MEROS parte, termine dell’embriologia. Iponimìa
e Ipònimo che in linguistica vale “vocabolo specifico” diversamente da Iperonimia e Iperonimo. Ipòpio o Ipòpion con gr
PYON pus. Iporchèma col gr ORKHEOMAI io danzo vale “sorta di coro cretese” termine connesso con Orchestra. Iposcènio
col gr SKENE scena, termine teatrale. Iposmìa col gr OSME odorato vale “affievolimento olfattivo”. Ipostàsi, con Ipostàtico,
vale “stare sotto” ovvero sedimento, anche termine filosofico per “sostanza” e figura retorica che indica un concetto astratto
reso concretizzato o personificato. Ipostenìa e Ipostènico col gr STHENOS forza vale “ di forza debole” in correlazione con
Astenia. Ipòstilo col gr STYLOS colonna vale “colonnàto sotto il tetto”.
Ipotàssi con Ipotàttico da HYPO TAKSIS vale “proposizione subordinata” ovvero dipendenza, in opposizione a Paratàssi con
Paratàttico (pref gr PARA) donde il termine Paraipotàssi “procedimento sintattico” con Paraipotàttico. Ipotenùsa, lat
HYPOTENUSA dalla locuzione gr HYPOTEINUSA GRAMME “linea che si tende al di sotto”. Ipotipòsi dal gr
HYPOTYPOSIS abbozzo (con TYPOUN plasmare) e in qualità di figura retorica indica una descrizione plasmata in maniera
vivace; ed ancora termini quali Ipotonìa, Ipotrofìa, Ipovarìsmo (con Ovario), Ipovedènte, il patologico Ipovolemìa con
Volume e il gr HAIMA sangue vale “caduta volumetrica del sangue”.
Termini alieni Ipomèa “Genere di piante” dal lat IPOMEA dalla composizione gr IPS IPOS verme e HOMOIOS simile,
IPER
Dal gr HYPER sopra, oltre cui HYPATE superiore donde Ipate-ìpate “corda superiore della cetra”, opposto a HYPO sotto
con questo connesso rad, può essere considerato complanare se non snm del lat SUPER, cui Iperòne. L’ital conta un nutrito
percorso prefissato, cui Iperacidità, Iperacusìa (col gr AKUSIS audizione), Iperacùto, Iperaffaticamènto, Iperalgesìa (col gr
ALGESIS dolore), Iperalimentaziòne, Iperattività con Iperattìvo, Iperazotemìa, Iperazòturia o Iperazoturìa, Iperbàrico,
Ipèrbato e Ipèrbole 1 con Iperboleggiàre, Iperbolèo, Iperbolicità, Iperbòlico, Iperbolifòrme, Iperbolòide, eppoi
Iperbilirubinemìa, Iperbòreo meglio Iperbòrei (col gr BOREAS settentrione, un leggendario popolo che abitava l’estremo
nord “di là del vento del nord”; come in ogni leggenda, un fondo di verità ci dovrebbe pur essere e il pensiero va agli
eschimesi.), Ipercalòrico, Ipercapnìa (col gr KAPNOS fumo), Ipercàrica, Ipercatalèttico o Ipercatalètto, Ipercheratòsi,
Iperchilìa, Ipercinèsi o Ipercìnesi con Ipercinesìa e Ipercinètico, Ipercloridrìa, Iperclorùria o Iperclorurìa, Ipercolesterolemìa,
Ipercolìa (col gr KHOLE bile), Ipercorrettìsmo (col lat CORRIGERE correggere) che in linguistica indica il fenomeno per
cui un termine regolare viene considerato sbagliato; pertanto s’attesta erroneamente corretto, cui Zabagliòne invece di
Zabaiòne. Eppoi Ipercorrètto e Ipercorreziòne “sostituzione di un termine che a torto si ritiene errato”.
Il percorso prefissato IPER prosegue con Ipercrìtica, Ipercriticìsmo e Ipercrìtico “con eccessiva severità”, Iperdattilìa,
Iperdosàggio, Ipereccitàbile con Ipereccitabilità, Iperemèsi (col gr EMESIS vomito), Iperemìa (col gr HAIMA sangue) con
Iperèmico e Iperemizzànte, Iperemotività con Iperemotìvo, Iperergìa (col gr ERGON forza-azione), Iperestensiòne, Iperstesìa
(col gr AISTHESIS sensibilità), Iperfalangìa (malformazione alle falangi della mano o del piede), Iperfocàle (termine
fotografico), Iperfonèsi, Iperfosforemìa, Iperfunziuonànte, Ipoerfunziòne, Ipergeusìa (col gr GEUSIS gusto), Iperglicemìa
con Iperglicèmico, Iperglicìdico, Iperglobulìa, Ipergòlo (tripla composizione con ERGON e suff chimico OLO, vale
“combustibile ad alto potenziale”), Iperidròsi “sudorazione eccessiva, patologica” (col gr HIDROS che vale sudore),
Iperinflaziòne, Iperleucocitòsi, Iperlipemìa o Iperlipidemìa con Iperlipìdico, Ipermarket meglio Ipermercàto, Ipermenorrèa,
Ipermetrìa con Ipèrmetro, Ipermetropìa con Ipermètrope (colo gr METRON misura e OPOS occhio), Ipermnesìa (aumento
della capacità menmònica), Ipernefròma, Ipernutrìre con Ipernturiziòne, Iperòne (particella fiìsica con suff ONE come in
Elettrone), il linguistico Iperonimìa con Iperònimo “vocabolo di significato esteso” diversamente dall’Iponimìa con Ipònimo,
Iperosmìa (col gr OSME odore), Iperossìa (questo con un suff OSSIA per Ossigeno), Iperossigenaziòne, Iperostòsi (col gr
OSTEON osso), Iperparassitìsmo, Iperpiressìa con Iperpirètico, Iperpituitarìsmo, Iperplasìa con Iperplàstico o Iperplàsico,
Iperpnèa (col gr PNOE respiro), Iperprotèico o Iperprotìdico, Iperprotettività con Iperprotettìvo, Iperrealìsmo “movimento
pittorico” con Iperrealìsta e Iperrealìstico, Iperreattività, Iperrecettività, Iperretroattìvo con Iperretroattività, Ipersecreziòne,
Ipersensìbile con Ipersensibilità, Ipersomìa (col gr SOMA corpo), Ipersostentàre con Ipersostentatòre e Ipersostentaziòne,
Iperspàzio, Iperstàtico, Iperstenìa (col gr STHENOS forza), Ipersuòno, Ipertelìa (col gr TELOS sviluppo) e l’omn Ipertelìa
(col gr THELOS capezzolo), Ipertèmpra, Ipertermàle, Ipertèsto con Ipertestuàle, Ipertonìa con Ipertònico, Ipertricòsi (crescita
abnorme di capelli), Iperurànio “di là del cielo” (col gr OURANIOS celeste-cielo), Iperurbanèsimo col snm Iperurbanìsmo,
Iperurèsi snm di Poliuria, Iperuricemìa, Iperventilaziòne, Ipervitamìnico, Ipervolemìa questo con Volemìa che vale “volume
del sangue” dalla composizione Vol(ume)-Emia, l’aggettivo Ipètro col gr AITHRA etra (voce poetica per Etere) vale
“edificio privo di tetto” ovvero “all’aria”.
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Vrs connesso con un ant rad d’origine, l’aggettivo Ipetràle o Ipètro dal gr HYPAITHROS “ a cielo scoperto-privo di tetto”.
1
Iperbàto e Ipèrbole (in questo caso IPER vale oltre) sono due figure retoriche.
Iperbato, normalmente poetico, è dal gr HYPERBATON spostamento, per cui, a scopo ritmico o stilistico, viene mutato l’ordine logico di
una proposizione: \...\ sopita nel mio dentro la speranza \...\ (SA dai versi “Diomedea” in “Letteratura Italiana Contemporanea” di N.
Bonifazi e R. Tommasi-Ed Helicon).
Ipèrbole, cui Iperboleggiàre, Iperbolicità, è dal gr HYPERBOLE eccesso per cui la norma quantitativa, a scopi metaforici, viene condotta in
maniera esagerata sia in eccesso sia in difetto: è una vita che non vado a trovarlo-mangio solo un boccone e poi di corsa al lavoro.
\ Brina Pezza Attrezzo Sarto
Dal lemma Bruma, inc con il lat PRUIN rugiada gelata cui Pruìna con Pruinòso, è sorto Brìna con Brinòso e, metaf,
Brizzolàto, questo attraverso il denm Pezzàre dal celt PETTIA macchia, inv nel lat, cui Pèzza, Pezzàme, Pezzàto, Pezzètto,
Pèzzo, Pezzòla o Pezzuòla, Pezzòtto, i prefissati quali Rappezzàre con Rapperzzamènto, Rappezzatòre, Rappezzatùra e
Rappèzzo, Spezzamènto, Spezzàre con Spezzòne, Spezzettàre, Spezzatìno, Spezzatùra; il termine Pezzènte è alieno, ovvero
pseudoetim, poiché è dal lat PETERE chiedere e quindi sta per “chi chiede (l’elemosina)”; dall’ingl PATCH pezza, toppa,
l’ital conta il glb Patch con il composto Patchwork “lavoro di cucito”
Dall’incrocio di Pezzo con un ant franc ATTRAITS, già lat ATTRACTUS questo Pp di TRAHERE, cui Attràzzo, è sorto
invece il termine Attrèzzo con Attrezzàre e Attrezzàggio, Attrezzamènto, Attrezzatùra, Attrezzerìa, Attrezzìsta (col suff ISTA
di collegamento ad un mestiere in omn col suff ISTA di collegamento ai sostantivi in ISMO), Attrezzìstica.
Il lat conta lo specifico SARCIRE per rappezzare-riparare donde Sàrcina, il pref Risarcìre con Risarcìbile e Risarcibilità,
Risarcimènto, Risarcitòrio, il derivato SARTOR SARTORIS cui l’ital Sàrto o Sartòre tratto dal nominativo e Sartòrio tratto
dal genitivo (postura tipica del sarto) cui la locuzione anatomica Muscolo sartorio, il composto Sartotècnica, eppoi Sartorìa,
Sartoriàle e Sartorialità.
Nel passato recente, Caterinètta stava per “sarta giovane” a ricordo di S. Caterina d’Alessandria d’Egitto.
\ Antonomasia Circonlocuzione Perifrasi
Antonomàsia è la sostituzione di un nome proprio con un attributo, un’apposizione, una locuzione o con un secondo nome
proprio famoso, per indicarne le qualità, inv dal gr ANTONOMASIA parola al posto di... o meglio contro denominazione
col pref ANTI al lemma ONYMA nome, cui l’aggettivo Antonomàstico. Per esempio, Dama Bianca per la compagna del
campione Coppi, Giullare per l’artista affabulatore Dario Fo, Regina (della canzone italiana) per la cantante Nilla Pizzi,
Segretario fiorentino per N. Machiavelli.
Perìfrasi è praticamente snm di Circonlocuzione, quel giro di parole che va oltre una locuzione, allo scopo di definire
qualcosa senza esprimersi direttamente, dal gr PERIPHRASE, composto da PERI intorno e PHRAZEIN parlare, cui
Perifrasàre con Perifràstica e Perifràstico su calco di Transfrastico (questo col pref TRANS) e di Olofrastico (questo col pref
OLO). Perifrastico, in riferimento ai verbi, cui le locuzioni Coniugazione perifrastica, Forma perifrastica, vale la
combinazione di un verbo con l’ausiliare
La Perifrasi è normalmente lodevole, pur talvolta adottata per ipocrisia, mentre la Cinconlocuzione può essere offensiva e
provocatrice. Beve parecchio succo d’uva per non dire direttamente che “beve vino con smoderatezza”.
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VANO INVANO VANAGLORIA
VANO
Vàno è l’aggettivo che sta ad indicare “non serve a nulla-inefficace”, cui Vanificàre “rendere vano, inutile”,
Vànto col denm Vantàre ma che semant ha assunto il significato di “spazio vuoto-il vuoto dell’aria”;
l’onomastico Vanessa non pare di questo percorso, utilizzato storicamente da J. Swift (XVIII sec) in un suo
poemetto, a meno che non l’abbia coniato col pensiero al lat VANUS.
Vano lo ritroviamo erroneamente attestatosi in “stanza”; Vano, allora, un locale o parte d’esso, ma vuoto. Arriva
dal lat VANUS e questo modernizzato dall’ant VASNOS con rad WA ampliata di S attestata nell’area celt-ger. È
l’identica rad WA che ha condotto a Vàsto, che i latini pronunciavano VASTUS intendendo reso vuoto
(devastato), cui VASTARE svoltosi nell’ital Vastàre con Vastaziòne, Vastèzza e Vastità, il prefissato Devastàre
con Devastànte, Devastatòre e Devastaziòne (pref DE sottrattivo); il passaggio dal long WOSTI deserto ha
prodotto la mutazione della prima sillaba va in gua, cui Guastàre con Guàsto questo sia Pp aggettivato sia devb
sostantivo, eppoi Guastamènte, Guastatòre, Guastatùra, i composti Guastafèste, Guastamestièri, Guastastàmachi,
similmente a Guàdo con Guadàre, Guadàbile con Inguadàbile (pref IN negativo) dal lat VADUM di VADERE
andare passando dal franc WAD cui un Vàdo con Vadàre e Vadòso. Per associazione, non è difficile correlare
“devastato” a “svuotato” o “vuoto”, quindi, ecco il rivolgimento in Vàcuo dal lat VACUUM da VACERE già
class VACARE essere libero, cui Vacàre con Vacàbile, Vacànte “non occupato” con un ant Vacantàle e un
Vacanterìa, Vacànza “privo d’impegni importanti” cui Vacanzàre con Vacanzière o Vacanzièro, inv dal lat
Vacàtio (pron vacazio) con la locuzione Vacàtio legis e Vacaziòne, il termine Controvacànza di recente conio
(XX sec). Il percorso prosegue con Vacuàre e Vacuaziòne, Vacuìsta (col suff ISTA di collegamento ai sostantivi
in ISMO in omn col suff ISTA di collegamento ad un mestiere) e Vacuità, Vacuòlo con Vacuolàre e
Vacuolizzaziòne, Vacuòma con i composti Vacuòmetro, Vacuoscòpio, Vacuòstato, Vacuumterapìa; ma anche in
Vuòto con Vuotàre con Vuotàggine, Vuotamènto, Vuotàta, Vuotatòre, Vuotatùra, Vuotèzza, i composti
Vuotacèssi, Vuotamèle, Vuotapòzzi, Vuotazucchìne o Vuotazucchìni e, col pref EX estrattivo, Evacuàre con
Evacuamènto, Evacuànte, Evacuatìvo, Evacuàto, Evacuatòre ed Evacuaziòne “svuotamento”, Svuotàre con
Svuotamènto.
Dall’aramaico REQA vuotezza, l’ital conta l’omologismo Ràca che non ha nulla di Ràcano questo una
mutazione da Ràgano di Raganèlla.
In giapponese, Vuoto si traduce KARA cui, attraverso l’ingl, la composizione glb Karaoke con l’ipocoristico di
OKE(SUTORA) orchestra, che pertanto vale “canto vuoto” ovvero senza accompagnamento musicale dal vivo.
Esistono i termini Vagànte “errante” e Vàgo “incerto”, che si rifanno fig al lat VAGUS desideroso, cui, nel senso
di “errante”, Vàgo (medicina) con Vagàle, Vagolìtico, Vagotomìa, Vagotonìa e Vagotònico, Vàgile “termine
della biologia” questo in opposizione a Sèssile, Vagàre dal lat VAGARI cui Vagabòndo 1 con Vagabondàggine,
Vagabondàggio e Vagabondàre, eppoi Vagolàre con Vagolànte (verbo iterativo di VAGARI) e i prefissati
Divagàre con Divagaziòne da DIS VAGARI, il fig Stravagànte già Estravagànte cui Stravagànza dal lat
EXTRAVAGANS EXTRAVAGANTIS; il termine Vàgone, sebbene sia stato tratto dall’ingl WAGON, è
derivato dal lat VAGUS nel senso di errante, viaggiante, e lo si ritrova nel franc WAGON. Nel senso di
“incerto”, Vagheggiàre con Vagheggiamènto, Vagheggiatòre, Vagheggìno, Vaghèzza. Nel senso di
“desideroso”, Invaghìre da IN illativo e VAGUS cui Invaghimènto e Invaghìto.
Sia “vagare” sia “essere incerto” e “desiderare” sono associabili all’idea del vuoto spaziale e mentale, pertanto è
vrs che abbiano assunto la lenizione di c in g dal lat VACARE essere libero; nel volg mer, infatti, Vacantìa sta
per “signorina-zitella” (vacante di marito) da Vacantìva lenito in Vagantìva e il termine ha il proprio mas per
“celibe” . Vagantìvo è ancora un termine usato nella pastorizia e nella pesca.
Furibondo, Vagabondo… come Moribondo, contengono un suff particolare BONDO coniato e adattato su modello del Pf passivo lat
MORIUNDUS del verbo MORI morire. Si potrebbe pensare ad una connessione del suff con il verbo lat ABUNDARE, o ad una
sovrapposizione, pertanto varrebbe Furibondo “abbondante di furia” , Vagabondo “abbondantemente vagante”, Moribondo
“abbondantemente vicino alla morte”, e così via.
In ital, il Pf lat in forma passiva è dato dal suff ANDO in termini sostantivati ed aggettivati quali Battezzàndo e Cresimàndo, Diplomàndo,
Giudicàndo, Monacàndo, Operàndo, Periziàndo, Permutàndo,.il matematico Radicàndo, Specializzàndo; da non includere i termini verbali al
gerundio sostantivati qualu Celebràndo, Commiseràndo, Lusingàndo, Miseràndo, Probàndo (dal lat PROBARE provare),Veneràndo,
Notificàndo, comunque differenziati da una sfumatura.
1
\ Sfarzo Pompa Sontuosità
Il significato di “Vanto inutile o bugiardo” è implicito nel termine napoletano Sfarzo, questo devb da Sfarzare “ostentare”,
attinto allo sp DISFRAZAR trasvestire, cui l’adozione ital di Sfàrzo, Sfarzosità, Sfarzòso.
Sfarzo ha il snm in Pòmpa, questo inv dal lat POMPA, dal gr PEMPO mando-porto-accompagno; pertanto, Pompa prevede
un accompagnamento, una processione, un corteo, un portare in trionfo, cui Pompeggiàre, Pomposità, Pompòso, il termine, in
eccessivo metaplasmo, Fànfano, di attestazione veneta, detto anche Pesce pilota (che porta) dei Carangidi, eppoi la locuzione
Pompe funebri snm di Onoranze funebri.
Esiste tuttavia l’omn termine Pòmpa col verbo Pompàre, dall’ol POMPE considerato di presumibile rad onomatopeica che
vale trarre, cui Pompàggio, Pompàta… ma il significato di mandare, portare, adottato dai greci in PEMPO fa supporre
un’origine comune. L’Arcangelo Michele è invocato Psicopòmpo, colui “che porta le anime” al giudizio divino.
Inoltre, nel volg sabino in contemporanea al lat, il termine POMPE indicava il numerale “Cinque (5)”, cui l’onomastico
Pompeo “il quinto nato dei figli”, corrispondente a Quinto dal lat QUINTUS; l’onomastico Quintino, ancora, non è il dim del
lat Quinto ma l’omologismo in onomastica del celt QUENTIN agile.
Pontino è una regione del Lazio dal lat POMPTINUS vrs connesso con il numerale, in una suddivisione territoriale, e Pompei
è lo storico toponimo campano, che piace relativo a “città lussuosa”, ricordando i suoi trascorsi cancellati dall’eruzione
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vesuviana.
Altro onomastico d’origine sabina è Tito da TITIES che difende attraverso il lat TITUS, vrs connesso con la gens romana
TITIA (pron tizia) cui Tizio, Tiziano “della gens TITIA”. Tizio si ritrova nella locuzione Un Tizio a indicare una persona
indeterminata ed associato nella più estesa espressione Tizio Caio e Sempronio (persone indeterminate).
Sontuosità, o Suntuosità, snm di Sfarzo e Pompa quale sfarzo, è dal lat SUMPTUOSITAS, cui Sontuòso o Suntuòso
dispendio, fig dal Pp SUMPTUS da SUMERE prendere, cui Sùmere con Sùnto, Sunteggiare e Suntuàrio e, con i pref,
Assùmere con Assuntìvo, Assùnto “fatto proprio-tesi-incarico”, Assuntòre con Assuntorìa ed Assunziòne con Assunzionìsta
(col suff ISTA di collegamento ad un mestiere in omn col suff ISTA di collegamento ai sostantivi in ISMO) e con l’iterativo
Riassùmere con Riassuntìvo, Riassùnto e Riassunziòne. Consumàre con Consumàbile, Consumànte, il Pp Consumàto,
Consumatòre cui il glb ingl Consumer svoltosi in contrapposizione a Professionale in campo dell’Informatica, la locuzione
Consumer benefit “beneficio per il consumatore”, eppoi Consumatorìsmo, Consumaziòne e Consùmo cui Consumìsmo,
Consumìsta e Consumìstico, eppoi i glb franc Consommè (corretto Consommé) “brodo ristretto (consumato
dall’evaporazione da cottura) cui il sostantivo ital Consumàto, l’ingl Consumer con la locuzione Consumer benefit “benefici
per i consumatori” e l’adattamento ital Consumerìsmo con Consumerìstico, in complanare con Consùmere, Consùnto e
Consunziòne, eppoi Consuntìvo con Consuntivàre attraverso il franc COMSOMPTIF. Desùmere, Desumìbile e Desùnto.
Presùmere, con il desueto Pressùmere, Presumìbile, Presuntìvo, Presùnto, Presuntuòso con Presuntuosàggine, Presuntuosità,
Presunziòne e la variante Prosùmere con Prosuntuòso e Prosunziòne. Sussùmere con Sussuntìvo e Sussunziòne. Transùnto
quale Pp del lat TRANSSUMERE cui un obsoleto Transuntàre, da non associare a Transumare composto invece da TRANS
e HUMUS terra (Ved Pref STRA… in Bastonare…). Il gr conta MARASMOS consunzione, cui Maràsma o Maràsmo
attraverso il franc MARASME, Maràntico dal gr MARANTIKOS logorante, Maràsmio (sorta di fungo); termine alieno
Marantàcee (Famiglia di piante) dal nome dello studioso B. Maranta (1500/1571).
\ Onomastica ebraica
Con Michele dall’ebraico MI KHA EL “chi è come Dio?, assieme a Micaela e Micol, l’onomastica conta ancora alcuni
omologismi dall’ebraico composti con il termine EL ipocoristico di ELOHIM che vale Dio, sovente posto in finale, cui
Daniele da DANI EL Dio è mio giudice con Danilo, Elìa da EL YAH Dio è Dio poiché il secondo termine è l’ipocoristico di
YAHVE (Yahvè) che vale ancora Dio, Elisa ed Eliseo da EL ISH Dio è salvezza ma anche ipocoristico di Elisabetta questo
da EL SEBHA Dio ha giurato e da questo vrs la variante Isabella (questo, per altre fonti dal fenicio EZBEL amante), Elvira
da ELBIRAH tempio di Dio (oggi, chiesa), Emanuele da IMMANUEL Dio è in noi con Manuela e Manuele, Gabriele con
Gabriella da GABAR EL Dio è forte, Lazzaro da ELEAZAR assistito da Dio, Raffaele con Raffaello da RAPHA EL Dio
sana, Samuele Dio ascolta.
YAHVE Dio è rintracciabile in Geremia da YERMEYAH esaltazione di Dio, donde il termine Geremìa “annunciatore di
sciagure” con Geremìade “lamentela” attraverso il franc JEREMIADE; eppoi in in Gessica o Jessica da ISKAH Dio vede, in
Giacobbe con Giacomo (cui il suo dim Mina dal fem Giacomina) e Jacopo, da JAAKOB seguace di Dio, in Gioacchino da
YOHAQUIM Dio rende forte, in Gionata o Jonathan inv da JONATHAN Dio l’ha donato (con MATHT dono, in Giosuè da
YEOSHUA Dio è salvezza in complanare con Elisa ed Eliseo, Giovanni col dim fem Vanna e il suo dim Nino da Johaman
dono di Dio con la versione russa Ivan, Giuda da JEHUDAH sotenitore di Dio, Giuditta da JEHUDITH loderò Dio, Giuseppe
con i dim Pino, Pippo da YOSEPHYAH Dio mi mandi altri figli, Isacco da YI ZAHAQ Dio gli sorride, Matteo col suo dim
Teo e Mattia da MATATH dono e YAH quale ipocoristico di YAHWEH pertanto dono di Dio in complanare sia con Gionata
e Giovanni sia con l’aramaico Taddeo da THADDAY dono di Dio e con l’onomastica gr Dorotea, Teodoro e Fedora; infine,
Tobia da TOBIJAH gradito a Dio e l’italianizzazione Zaccaria che in ebraico vale Dio s’è ricordato.
Fuori percorso divino, invece, l’ital conta gli omologismi Betsabea settima figlia o figlia del giuramento, Davide da
DAWIDH diletto, Debora da DEBORAH ape e fig conduttrice, Efrem da EPHRAJIM fruttuoso, Ester attraverso l’assirobabilonese ISH TAR stella svoltosi metaf in dea (straordinaria la connessione di questo termine mesopotamico con il
percorso indoeur, quali il ted R(STERN, l’ingl STAR, che sta anche fig per divo o diva cui Starlet “giovane divo o diva” con
l’omologismo Starlètta e la locuzione pubblicitaria glb Star system, corrispondenti al gr (A)STER al lat-ital Stella e con
Astro), Giordano da JOR DAN svoltosi nel lat JORDANUS è ispirato all’omn idronimo del fiume cui anche un Giordano in
cognomastica, Ilenia “pianta” in concorrenza col gr Ilenia, Leila che vale “notturna” o fig “scura” dall’ar attraverso il
persiano, Lia da LE AH laboriosa, Maddalena “donna di Magdala” questa un toponimo sul lago Tiberiade, Mara con Marella
da MARAH amareggiata (straordinaria l’assonanza con l’indeur Amaro), Maria con Mariàno e Mariologìa riferiti alla
Madonna, e Marilena (sovrapposto a Maddalena) con Marisa (Maria e Luisa) incluso Miriam tutti da MARYAM o
MYRIAM composto di MAR goccia con YAM mare e vale “goccia di mare” connesso con l’egiziano MYRHIAM svoltosi
metaf in principessa, Melchiorre da MELKI OR il mio re è luce in comune al fenicio MELK re rintracciabile nel cartaginese
Amilcare, Mosè da MASCIAH salvato dalle acque, Noè da NOAH quiete, vrs sovrapposto con la rad di NOESIS intelletto,
per la sua veneranda età (acquietata ma fervida di consigli) e che nel suo mondo era considerata fonte di intelligenza
(esperienza), cui Noàchide o meglio Noàchidi “i suoi discendenti”, il relativo Noètico omn di Noetico “relativo all’intelletto”;
l’onomastica ebraica prosegue con Noemi da NOAM gioia, Pasquale da PESAH passaggio (per accezione attraverso il Mar
Rosso) cui il lat PASCHA e l’ital Pàsqua con Pasquàre, Pasquètta e Pasquinàta “satira” attraverso il nome Pasquino dato dai
romani rinascimentali al gruppo marmoreo posto a ridosso di palazzo Braschi, dove solevano affiggere satire contro il
governo del papa; eppo Rachele da RACHEL pecorella (di Dio?); eppoi Rebecca da RIBHQAB CH legame (affettivo?),
Ruben da REUBEN figlio della Provvidenza, Rut o Ruth da RUTH amica, Sabrina da SABRA che indicava gli ebrei che non
erano emigrati dalla Palestina al tempo della diaspora del 70 dC, in comcorrenza con un Sabrina di genesi celt; eppoi
Samantha “ascoltatrice” influenzato dall’ingl, Serafino da SERAPH ardente (plur SERAFIM) o dall’attestazione lat-cristiana
SERAPHIN (angelologìa) cui Serafino o Serafo, Seràfico e Seraficità e, infine, l’onomastica conta e termina con Sara da
SARAH principessa (azzardato credere in una connessione rad con l’ind SARHI o SARI “veste indiana drappeggiata”),
Susanna da SHUSHAN giglio, Tamara da TAMAR palma.
\ Maria Antonietta principessa d’Austria, futura regina di Francia, ebbe come pretendente Mozart, ancora entrambi in tenera età.
\ Camera Stanza
Càmera, inv dal lat CAMERA, per accezione semant è la volta della stanza, vale a dire la stanza coperta, protetta dal soffitto;
in percorso, l’esot sp Camarìlla “camera del re” con Camerìsta attraverso CAMARISTA, Cameràle, Cameralìsmo e
Cameralìsta, Cameràrio (per accezione “custode della camera del tesoro”), Cameràta attraverso lo sp CAMERADA
dormitorio questo anche nel senso di “compagno” con Cameraterìa, Cameratèsco e Cameratìsmo, i dim Camerèlla con
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Camerètta, Camerière e Camerièra, il teatrale Camerìno con Cameritìsta, Cameritìstico (da Musica da Camera), l’accr
Cameròne, Cameròtto attraverso il veneziano Cameroto “attendente in Marina”.
Termine alieno è Cameròpe “sorta di palma” composto con i gr KHAMAI in basso e RHOPS cespuglio, questo vrs connesso
con RHOPALON estesosi semant in mazza cui Ropàlico “verso poetico” dove le parole crescono via via di una sillaba, e
Ropalòceri “Superfamiglia d’insetti” questo composto con KERAS corno. Nel XII sec, per camera s’indicava il corredo di
arazzi, stoffe e tessuti ricamati, che personalizzavano l’ambiente e che di norma seguivano i proprietari in viaggio. Oggi,
comunemente, per camera s’intende la stanza dove si dorme e, per estensione, i mobili che l’arredano. Il verbo Incameràre
(col pref illativo IN) sta letteralmente per “deporre in camera”: nel percorso semantico ha assunto via via il valore di
“trattenere a sé, imprigionarsi, appropriarsi, rendere di patrimonio pubblico (erario, demanio...)”. I percorsi semantici hanno
peraltro condotto il lemma Camera a rappresentare assemblee, enti, spazio per utilizzi della fisica e tutto per quel particolare
aggiuntivo della volta, che la rende protetta e sicura. Camera è anche fig la macchina per le riprese cinematografiche e
televisive, significato però sottratto all’ingl CAMERA cui il glb Cameramen “l’operatore” che ha generato le trovate da
Candid camera questo il sofisticato spioncino (televisivo) con Cameracar “cinepresa mobile su carro”, Camcorder
“telecamera e registratore”. In albergo si chiede una Camera, nel cercare un appartamento vuoto si pensa al numero dei Vani,
per un ammobiliato a quello delle Stanze; in ristorante, si può domandare una Saletta appartata. In ambito indoeur si ritrova il
termine nel ted KAMMER camera con KAMARADE camerata cui il famigerato omologismo Kapò questo ellittico di
KAMARADE POLIZEI, l’agente di polizia nominato tra i prigionieri per l’ordine nelle baracche dei lager. Sempre dal ted,
l’ital conta l’omologismo Chellerìna o Kellerìna da KELLNERIN cameriera, nello specifico di bar e birrerie. Ancora,
attraverso l’ingl CHAMBER camera, si conta il glb Chamberless “fucile privo di camera, ossia ad anima liscia” (con LESS
senza) il cui suffisso si ritrova nell’ancora glb Hammerless “fucile a cani interni” dove HAMMER vale martrelletto (del
fucile); ed infine, attraverso il franc il glb Chambrè (corretto Chambré) che sta per “a temperatura ambiente”da CHAMBRER
.Nella società araba Cameriera sta per ODALIK derivato da ODA camera, cui l’omologismo Odalìsca transitato dal franc
ODALISQUE.
Stànza, invece, è l’astratto dal lat STANS STANTIS Ppres di STARE, ovvero “la co-esistenza di cose ivi concluse”, quindi
non usabile nel senso di “vano-locale vuoto”; il termine raggiunge l’apice semantico con l’espressione “stanza dei bottoni”,
dove possono coesistere i diversi destini delle genti. In una struttura poetica definita Canzone, la Stanza è la strofa poetica
che conchiude armonicamente metrica, ritmo, rima... Essere di stanza a... per un militare, vale essere (stante) di servizio in un
luogo. Per uno zingaro, invece, essere diventato Stanziàle vuol dire che ha finito di girovagare (non più nomade). Stanziàre,
da una variante STANZIA, sta per “destinare un finanziamento”, ovvero stante il denaro. Stantìo “che ha perso freschezza”
vale per ciò “che sta per troppo tempo”; questo lemma ha perso la consonante intervocaliva v, poiché dovrebbe essere scritto
e pronunciato Stantìvo, ma non è il solo, vedi Bacivo, Solativo e Restivo, tutti oramai in Bacìo, Solatio e Restio. Con i pref,
l’infinito Stare, il Ppres Stànte ed il suo astratto Stanza assumono molteplici sviluppi semantici: Astànte e Astanterìa con AD
allativo, Instàre da INSTARE con IN illativo cui Instànte “imminente” con un raro Istànte, Instantaneamènte, Istantàneo, la
locuzione glb ingl Istant film o Istant movie e l’omn-snm Istànte dal lat INSTARE “lo stare sopra” con Istànza o Instànzia o
ancora Istànzia con IN con valore di “su-sopra”. Distàre, Distànte, Distànza con DIS separativo cui il composto Equidistànza
con Equidistànte. Prestànte, Prestànza con PRE di superiorità. Prestàre, Prestatòre con il composto Prestanòme, Prestaziòne
“garanzia”, Prèstito (questo inc con Debito) con PRE anticipativo, Prèsto “pegno” (omn di Presto “a portata di mano”) ed il
prefissato Imprestàre. Constàre, Costàre con Costànte, cui il prefissato in opposizione Incostànte, e Costànza con Incostànza
(anche in onomastica inv Costante e Costanza con Costantino), svoltisi dal lat CON STARE, possiedono il CUM associativo
italianizzato CON ora nel senso di “consistere” (anche relativo al prezzo) ora in quello di “star fermo”. L’Incostante è stato
l’epiteto assegnato allo spagnolo Ferdinando I (1345/1383).
Constatàre è tratto straordinariamente dalla terza persona lat CONSTAT (pres indicativo di CONSTARE) su suggerimento
franc CONSTATER. Sòsta e Sostàre da SUBSTARE, Sostantìvo da SUBSTANTIVUS che può stare a sé, Sostànza con
Sostanziàle da SUBSTANTIA, tutti con il SUB italianizzato SO oppositivo al movimento. Da Sostanza, infine, i prefissati
Consustanziàle, Consustanzialità e Consustanziaziòne che con doppio pref CON SUB valgono “della stessa sostanza”.
Transubstanziàrsi con Transubstanziaziòne o, meglio, Transustanziàrsi con Transustanziaziòne “mutare di sostanza” col pref
TRANS adattato foneticamente. Pròstata con PRO d’anteriorità cui Prostàtico, Prostatìsmo, Prostatìte, il composto
Prostatectomìa. Restàre con Restànte, Rèsto “residuo”, Restùccia meglio Restùcce “ciò che rimane nei campi dopo il
raccolto, destinato ad essere bruciato in loco” e un Restòne (cane) tutti con RE reiterativo, ed ancora i prefissati Antistàre
con Antistànte, Retrostànte con Retrostànza, l’avverbio composto Nonostànte con Ciononostànte e la variante
Cionnonostànte dalla locuzione Ciò nonostante, il composto Benestànte; da ricordare che Nonostante non è sostituibile da
Malgrado se riferito a persone.
Còsto è il devb da Costare e può essere caro, ma non la locuzione glb ingl Low cost “basso costo” con LOW giù-basso. Càro
è dal lat CARUS, cui Carèzza con Carezzàre e il prefissato Accarezzàre (pref AD allativo), che, con rad estesa KA-RO, s’è
semant in due aspetti, quello affettivo “il mio caro bambino” e quello economico e metaf “a caro prezzo” cui Rincaràre e
Rincàro (doppio pref Ri iterativo e IN ittalkivo); termini alieni, l’omologismo Caròla dal franc CAROLE “danza”, Carolìno
questo relativo a Carlomagno. Il termine prefissato Discàro (DIS sottrattivo) vale “sgradito” esteso in “dannoso”.
Accarezzàre (adottato dal 1532), è il snm di Mòlcere (già dal XIV sec) dal lat MULCERE carezzare dal sct MRC-ATI tocca
con le varianti Mùlcere questo fedele al lat, Molcìre, Mulcìre.
Una forma di momentaneità ha duplicato STARE in SISTERE fermarsi, simile al meccanismo SEDERE SIDERE, quindi,
con i rispettivi pref, Assìstere, Assistènza e Assistenziàle col pref AD vale stare accanto, cui l’esot glb sportivo ingl Assist
“passaggio di palla al compagno di squadra”. Consìstere, Consistènte e Consistènza col pref COM associativo stare insieme;
Concistòrio o Concistòro il fedele Consistòrio o Consistòrio da COM SISTORIUM questo in origine sala d’aspetto cui
Concistoriàle o Consistoriàle sia aggettivo sia sostantivo tratto dalla locuzione Congregazione concistoriale. Desistènza e
Desìstere con DE ablativo-estrattivo. Esìstere con EX fuori cui Esistènte con Esistentìvo ed Esistènza questo con
Esistenziàle, Esistenzialìsmo, Esistenzialìsta ed Esistenzialìstico. Insìstere con IN di moto verso il basso cui Insistènza.
Persìstere dal lat PERSISTERE col pref PER intensivo cui Persistènza. Resìstere questi con RE indietro cui Resistènza e
Restìo ellittico dal lat RESISTIVUS, quindi nel senso di “fermarsi indietro- contro”. Subsidènte (dal Ppres del lat SIDERE)
cui Subsidènza (geologia,“abbassamento di un bacino”) o Sussidènza da SUBSIDENTIA sedimentazione eppoi Sussìstere o
Subsìstere dal lat SUBSISTERE resistere-tener saldo col pref SUB cui Sussistènte, Sussistènza con l’opposto Insussistènte e
Insussistènza (pref IN negativo).
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Particolare il verbo Destàre, col Pp Destàto svoltosi nell’ellittico Dèsto, che sembrerebbe partecipe nello stesso percorso
semantico di STARE, invece, discende dalla composizione lat CITARE venire, mettere in movimento con ben due pref DEEX-CITARE.
\ Prestito linguistico
Tradizionalmente, l’Omologismo, definizione assunta in queste pagine, è chiamato Prestito; il prendere cioè in prestito quei
lemmi estranei alla lingua ital e adattarli o assumerli integralmente, quali Tatuaggio dal franc TATOUAGE e Karakul “razza
di pecore” invariato dal toponimo dell’Uzbekistan.
\ Bacio Briciola Camicia
Da non equivocare Bàcio, con Bacìo. Il primo, Bàcio, sdrucciolo, è dal lat BACIUM da BASCIARE, poi attestatosi in
BACIARE cui Baciàre, Baciamènto, Baciàta “sorta di ballo”, Baciàtico e Baciatòre, l’iterativo Baciucchiàre con
Baciucchiamènto e Baciucchìo incluso in complanare il prefissato Sbaciucchiàre (S intensivo) con Sbaciucchiamènto,
Sbaciucchìo e Sbaciucchiòne, eppoi composti Baciamàno e Baciapìle attraverso la forma BASIARE Tirabàci è un termine
composto, in voga prima del secondo conflitto mondiale, e identificava un ricciolo sulla fronte, spettacolare quello dell’attore
Macario. Il celt conta POG con valore di “baciare” e senza meno è una mera coincidenza l’avcvicinamento con il lat
PODJARE poggiare-posare (le labbra?).
\ Una curiosa analisi psicologica vuole che il bacio ad occhi chiusi identifichi il romantico, se accompagnato da carezze idenifica il tenerone,
eppoi quello in lento crescendo per il cauto sensuale, in pubblico l’esibizionista, dopo aver succhiato una caramella l’igienista, alla francese
il disinibito, ad occhi aperti il non rilassato, infine se accompagnato da parole indica una inibizione.
Il doppio bacio amichevole sulle guance, secondo il galateo dovrebbe incominciare da sinistra\
Il secondo, Bacìo, infine, è una sorta di ipocoristico dal lat OPACIVUS opaco, con lenizione della p in b.
Il fenomeno della mutazione di BASIARE in Baciare è accaduto con BRISIARE cui Briciola, BRUSIARE-Bruciare, con
CASEUS-Cacio e con CAMISIA-Camicia.
Brìciola è il derivato dal lat BRISIARE rompere d’origine celt, svoltosi nel tardo BRISARE, cui Brìcia, Brìciola, Brìciolo,
Brìsa, il prefissati Sbriciàre con Sbriciolàre, Sbriciolamènto e Sbriciolatùra; il lat BRISARE si ritrova nel franc BRISER cui
il glb Brisée.
Camìcia (plur cie) 1 dal lat tardo CAMISIA con probabile rad celt, infatti in franc è CHEMISE, cui Càmice, questo
incrociando Camicia col gr KAMASOS tunica, Camicerìa, Camiciàto con Scamiciàto, i dim Camicètta, Camiciàio, i fig
Camiciàta “sudata”, Camiciàto “proiettile rivestito”, i dim Camiciòla e Camiciòtto, il prefissato Scamiciàrsi con Scamiciàto,
le locuzioni Camìcia di forza, Camicia di Meo (di origine toscana per una faccenda che appare infinita), Camicia di Nesso (di
detto centauro, origine mitologica per una faccenda insopportabile); col percorso pare connesso il lat CAMILLUS “fanciullo
assistente dei sacerdoti” dalla camiciola che indossavano, omologati negli attuali chierichetti, cui l’onomastico Camillo e il
derivato Camilliàno o Camillìno dall’Ordine di S. Camillo. In Argentina, il DESCAMISADO lo scamiciato era il sostenitore
di J. Domingo Peron.
In ingl, SHIRT vale camicia cui la locuzione TEE SHIRT glb T-shirt “maglietta”, fig a forma della lettera T (grafia tee e pron
ti).
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Il lemma con il gruppo letterale finale cia o gia va al plurale in cie e gie (mantenendo la vocale i) se preceduto da vocale quali camiciacamicie, aquilegia-aquilegie, altrimenti va in ge e ce quali mancia-mance, pioggia-piogge; ove l’accento cada sulla i va mantenuta la vocale,
quali farmacia-farmacie, magia-magie.
Purtroppo l’ital conta tante eccezioni e, nello svolgere in plur, abbiamo in complanare termini quali battigia-battige e battigie, ciliegia-ciliege
e ciliegie, mogia-moge e mogie, ragia-rage o ragie, valigia-valige e valigie;, pertanto occorre consultare un buon dizionario. A parere
dell’autore di queste pagine si dovrebbe rispettare in ogni caso la norma, almeno allo scopo di evitare errori con altri plurali.
\ Carità Speranza
Il termine Carità, da un desueto Caritàte, sembrerebbe connesso al rad KA-RO, dal lat CARITAS amore per il prossimo,
connesso col gr KHARIS KHARITOS grazia, cui Caritatèvole questo con suff ital di aggettivo verbale attivo EVOLE, il glb
franc Charity “beneficenza”. Carità è la terza delle Virtù teologali insieme a Fede e Speranza. Sperànza è dal lat tardo
SPERANTIA astratto di SPERARE, cui Speràre, denm dal lat class SPES per Speranza cui il snm Spème coniato
dall’accusativo SPEM.
\ Svegliare Dormire
Svegliàre è dal lat EXVIGILARE (pref EX sottrattivo italianizzato S) transitato dal prvz ESVELHAR; in percorso troviamo
il devb Svèglia, Svèglio estratto da Svegliàto, eppoi Vèglia, Vegliàre con la variante Vegghiàre cui i prefissati Disvegliàre
(col pref DIS, da assimilare a Svegliare), Sorvegliàre con Sorvegliànte, Sorvegliànza e Sorvegliàto (pref SOR). Direttamente
dal lat VIGILARE troviamo Vigilànte dal Ppres VIGILANS, Vigilànza, Vigilàre, Vigilàto, Vigilatòre, Vigilaziòne, Vigìlia
con Vigliàre. (Per il lemma Vìgile Ved terzina pref OCE). Eppoi Villòtta “canto popolare di veglia” attraverso il venetofriulano Vila dal lat VIGILIA; altre ricerche lo farebbero derivare da Villa “campagna” quindi varrebbe “canto popolare dei
campi”.
In associazione, Dormìre è inv dal lat DORMIRE da rad DER ampliata in DER-M, cui un Dòrmi, Dormicchiàre, il Ppres
Dormènte (valore verbale) e Dormiènte (valore aggettivato o sostantivato), Dormiènza, Dormigliàre con Dormigliòne,
Dormìta, Dormitìna, Dormitòrio, l’eccl Dormiziòne, il prefissato Addormentàre, le composizioni Dorminpièdi, Dormivèglia,
il glb franc Dormeuse “sorta di plotrona”.
Il gr conta KOIMAO faccio addormentare cui KOIMETERION luogo dove si dorme, da qui il lat CIMITERIUM e l’ital
Cimitèro o Cemetèrio con Cimiteriàle o Cemeteriàle.
\ Solstizio Equinozio
Solstìzio (d’inverno e d’estate) è il termine derivato dal lat SOLSTITIUM, composto di SOL sole e del tema STITIUM della
famiglia STARE-SISTERE fermarsi. Sia nel primo caso (la notte più lunga) che nel secondo (il giorno più lungo), è
traducibile fig in sole fermato (oltre l’orizzonte-di qua dell’orizzonte). Nel percorso lat di STITIUM cui STIZIO l’ital conta il
prefissato Interstìzio con Interstiziàle quale “spazio intermedio”; vrs in connessione rad con il gr STYPHO restringo cui
Stìpsi con Stìtico e Stitichèzza dal lat STYPTICUS nel senso di fermarsi.
Equinòzio, invece, (d’autunno-di primavera) è dal lat AEQUINOCTIUM, composto di AEQUUS uguale e NOX notte,
traducibile letteralmente in notte uguale (al giorno), in riferimento alla durata.
Il lemma Autùnno è dal lat AUTUMNUS, participio passivo di AUTERE rinfrescare, rintracciabile nell’ingl AUTUMN e nel
franc AUTOMNE.
\ Il Capodanno babilonese, la prima ricorrenza storica risalente a 4000 anni addietro, coincideva con l’equinozio primaverile.\
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INVANO
Invàno è il lemma Vano col pref IN illativo per indicare dentro (nel vuoto). Invano, che vale snm di Vano, è
quindi una forzatura linguistica, con un inutile pref IN negativo (meglio definirlo iterativo) che non distingue
un’antitesi come, ad esempio, Capace-Incapace e pare giunga dalla Bibbia, dall’ant formula NON ASSUMES
NOMEN DOMINI IN VANO ripresa poi nel tardo lat IN VANUM, diventando la locuzione ital In vano per
attestarsi Invano.
Altro snm di Invano è Inutile, che andiamo ad esaminare. L’astratto Uso-ùso del verbo Usàre (lat inv USARE)
discende dalla rad OIT, adottata nel lat USUS astratto del verbo UTI usare, cui Usànza, Usàto e il prefissato
Disusàre con Disusànza, Disusatamènte, Disusàto e Disùso; un rad non rintracciabile in connessioni indoeur
fuori della nostra penisola, ma vrs in relazione con OSUS (Ved Suff USO OSO in Lampo…) Nel percorso
USUS-UTI l’ital conta Usitàre, Utilizzàre ed i vari prefissati e composti quali Abusàre (non coniugabile al
riflessivo) con Abusìvo ed Abùso, Usitàto e Inusitàto, Usuàle e Inusuàle, Usuàrio, Usucapìre e Usucapiòne (inc
di USUS con CAPERE prendere), Usùra con un obsoleto Osùra, Usuràio, Usuràrio, Usurpàre (inc del lat USUS
con un RAPARE forma durativa di RAPERE rapire) cui Usurpatìvo, Usurpatòre e Usurpaziòne, eppoi Utènsile
(aggettivo dal lat UTENSILIS) e Utensìle (sostantivo dal plur UTENSILIA svoltosi nel mas), Utènte (dal Ppres
UTENS di UTI) e Utènza, infine Utile-ùtile (lat UTILIS) con Utilìsta, Utilità o Utilitàde o ancora Utilitàte,
Utilitària e Utilitàrio, Utilitarìsmo e Utilitarìsta con Utilitarìstico, il glb ingl Utility, Utilizzàbile con
Utilizzabilità, Utilizzàre (suff AZZARE), Utilizzatòre, Utilizzaziòne e Utilìzzo, con gli opposti prefissati Inùtile,
Inutilità, Inutilizzàbile, Inutilizzàre, Inutilizzàto, e Inutilizzaziòne (pref IN negativo), eppoi il prefissato Disùtile
(lat DIS dispersivo d’opposizione) con Disutilàccio, Disutilità.
\ Stoviglia
Il lat medv aveva USITIVILJA, un inc lemmatico tra USIVILIA e USITILIA, questo svoltosi dal class UTILIA.
Successivamente, per salvaguardarne l’unità sillabica delle due vocali, è stata inserita la consonante “v”, sintetizzando e
svolgendo il termine in STIVILJA-STOVILIA in Stovìglia, meglio Stovìglie, con Stovigliàio e Stoviglierìa.
VANAGLORIA
Ogni lemma costruito o composto con Vano “inefficace, che non serve a nulla, vuoto” indica “vuotezza di...”.
Vanaglòria è “vano orgoglio” per vuotezza di meriti, Vaneggiamènto il “dire o pensare per vuotezza” di logica o
d’altro, Vanèsio il “rendersi ridicolo e sciocco” nel voler ostentare qualità inesistenti, Vanàre “perdere la
coscienza di sé”, Vanèzza vale Vanità, ovvero “vuotezza”, cui Vanitòso; eppoi Vanescènte con Evanescènte
“che si disperde nel vuoto” questo dall’icoativo denm VANESCERE da VANUS, ancora Svanìre (pref S
intensivo) con Svanìto e Vanìre, tutti nel significato di “lasciare il vuoto”.
Snm di Vanitoso è Narcìso, dal nome del mitologico Narcisio (morì affogato nella fonte dove era solito
specchiarsi per ammirare la propria bellezza) cui Narcisìsmo, Narcisìstico o Narcìssico e Narcisìsta (col suff
ISTA di collegamento ai sostantivi in ISMO).
Narcìso o Narcìsso è anche un fiore, dal gr NARKISSOS, vrs connesso col gr NARKE sopore cui NARKOSIS
azione dell’assopire.
\ Vandali Briganti
Vàndalo con Vandalìsmo sono termini discendenti dall’etnonimo Vandali di rad ger WANDEL vagare, popolazione
germanica che saccheggiò Roma nel 455 dC e che, successivamente, convertitisi al cristianesimo dal convincimento latino, si
ritirarono in Pannonia, l’attuale Ungheria 1. A loro ricordo, l’onomastica conta Wanda e le italianizzate Guendalina e Vanda.
Nulla vieta di credere ragionevolmente che il nome fosse già stato assegnato, ispirato al VANUS vuoto di distruzione che
seguiva al loro passaggio; un’eleborazione semant del tipo Skand- Skandsla-Scàndalo (Ved Sala...).
Meglio, come accadde per la tribù celtica dei Briganti (lat Brigantes), che occuparono l’arcipelago britannico, il cui nome
avrebbe ispirato Brigànte con i ricorrenti Brigantàggio, Briganteggiàre, Brigantèsco, Brigantèssa, Brigantìno o Bregantìno.
L’identicità del primo elemento lemmatico BRI di Briganti con i preesistenti Britanni non sarebbe casuale: perché gli
indigeni praticavano l’usanza del BRYTHON tatuaggio; oppure, da altre ricerche, perché abitavano di là dallo stretto PHRET
(della Manica). Pare fossero stati gli stessi celti a battezzarli Britanni e quando una loro stirpe si stanziò da invasori in una
parte della BRItannia, avrebbero assunto il toponimo di BRIganti. I Britanni non erano troppo diversi dai Celti-Briganti e,
scacciati dagli Anglosassoni, furono costretti ad emigrare in quella regione dell’attuale Francia, che ancora conserva il
toponimo Bretagna. I Britanni-Briganti fondarono come loro capitale Eburacum, oggi York, ma finirono per essere
sottomessi a Roma con l’imperatore Vespasiano.
Esiste il tema celt-gallico BRIG alto, potente cui BRIGA che stava per forza, svoltosi in seguito come prepotenza, vrs a
causa del comportamento dei Celti-Briganti. Il tema celt BRIG BRIGA, allora, ha portato Brigàta con Brigatàre, Brigatìsmo,
Brigatìsta e Brigatòre, eppoi Brigadière attraverso il franc BRIGADE brigata cui, in associazione a “forza”, Brìga, Brigàre,
Brigarìa, e Brìgo-Brigòso relativi a “prepotenza, rissa”, l’onomastico Brigida e Brigitta “alta-eccelsa” cui il dolcetto
Brigidìno ideato dalle suore di Santa Brigida; Brìo “vivacità” (omn di Brio “muschio”), con Briòso, infatti, inv dallo sp BRIO
è un’attestazione fig di Brigo attraverso il prvz BRIU, cui Briosità. Il termine Briga, in aggiunta, è oggi semant in molestia,
faccenda preoccupante, ma anche imbroglio cui i prefissati Disbrigàre con il devb Disbrìgo (DIS dispersivo), Sbrigàre con
Sbrigatìvo e Sbrigatività (S sottrattivo), il lemma Brighèlla “intrigante” attraverso la maschera Brighella. Furono i francesi,
calati nel Meridione d'Italia nel 1799, a chiamare BRIGANT coloro che non volevano sottomettersi a loro, i nuovi padroni. Il
termine sarebbe passato poi ad identificare i partigiani borbonici e, infine, si sarebbe consolidato ingiustamente quale snm di
Bandito nel parallelismo Banda Bandito - Briga Brigante.
1
Ungherìa è il toponimo nazionale da Ungari-ùngari, il popolo che occupò queste terre intorno all’anno mille, chiamate Pannonia dai romani;
in percorso, Ungàrico, il desueto Ungaro-ùngaro anche Ongaro-òngaro o Unghero-ùnghero, il corrente Ungherèse e la composizione storicoimperiale Austro-Ungarico..
\ Tatuaggio
Tatuàggio è l’omologismo attraverso il franc TATOUAGE da TATOUER, cui Tatuàre, Tatuatòre, da una voce d’origine
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polinesiana TATOO (pron tatu), da non equivocare con Tatù “sorta di mammifero” questo dal franc TATOU (pron tatù) di
genesi americana (meridionale).
\ Brigate Rosse
Le BR - Brigate Rosse - caratterizzarono tragicamente gli anni settanta a poco più di due decenni dalla fine del Millennio; per
il tramite di una strategia terroristica auspicavano una riforma rivoluzionaria in seno alle istituzioni dello stato italiano. La
rivoluzione fallì, ma le istituzioni, impresso nei nuovi politici, n’avrebbero portato il segno.
\ “… E non era nemmeno clandestino, a Torino, Angelo Basone, un nostro compagno che lavorava alle presse della FIAT, iscritto al PCI,
delegato sindacale, nel quale i compagni di lavoro riponevano grande fiducia. Era uno dei quadri migliori che il PCI avesse in FIAT e un
giorno, alla riunione della sezione di fabbrica, andò Giuliano Ferrara 1, in quegli anni responsabile per il PCI delle fabbriche torinesi. Doveva
essere eletto il nuovo segretario e fu Ferrara, che conosceva Angelo da tempo e sapeva la stima di cui godeva presso gli operai, a proporre la
sua candidatura …” da “Mara Renato ed io” di Alberto Franceschini, Pier Vittorio Buffa e Franco Giustolisi - Mondadori Editore 1989.
1
Giuliano Ferrara, ex responsabile delle fabbriche torinesi per il PCI, ex segretario del comitato cittadino, ex consigliere comunale di
Torino sempre nel PCI, è poi passato nelle file del PSI. È notista del Corriere della Sera (Nota degli Autori).
Dopo la presenza nel primo e breve Esecutivo Berlusconi, Ferrara predilige la direzione giornalistica. Oggi, anno 2006, dirige Il Foglio e
cura una trasmissione televisiva fuori RAI. Nel 2008, ancora direttore del Foglio, si è riposizionato per rivedere la Legge 194 relativa
all’aborto, provocando un risentimento sociale femminile che ha aizzato un’affollata contestazione nelle piazze (SA).
Margherita Cagol (Mara) è stata la moglie di Curcio e, insieme a lui e Franceschini, fondatrice delle BR. È uccisa nel 1975 durante un
conflitto a fuoco con i carabinieri, che avevano individuato il casolare dove i BR tenevano sequestrato l’industriale Vallariano Gancia.
Renato Curcio, fondatore, insieme a Mara Cagol e Alberto Franceschini, delle BR. Arrestato insieme a Franceschini nel 1974, evade dal
carcere di Casale Monferrato dopo pochi mesi. Viene di nuovo arrestato a Milano, dopo meno di un anno di latitanza. Deve scontare una
condanna a 30 anni di reclusione (Nota degli Autori).
Renato Curcio è tornato in libertà. Alberto Franceschini, studente in Ingegneria, è arrestato il 1974 per costituzione di banda armata. Alla
pubblicazione del libro, Franceschini collaborava in semilibertà con la redazione della rivista “ARCI Ora d’aria”, Pier Vittorio Buffa era il
capo dei servizi interni del settimanale Espresso e Franco Giustalisi giornalista dello stesso.(SA)\
Anno 2007, tornano le BR e torna la paura. Uno dei vecchi militanti, Sergio D’Elia, oggi parlamentare per la Non violenza,
alla domanda del giornalista Giovanni Fasanella, il quale chiede se si potrà un giorno chiudere davvero questa pagina della
storia italiana, risponde “... purché la radice della violenza venga estirpata del tutto dalla cultura di questo Paese. E che venga soddisfatta
la sete di verità sull’intera stagione degli anni di piombo, da Piazza Fontana in poi. Finora, conclude, abbiamo avuto soltanto una verità di
regime.”
\ Suffissi ACE OCE *Verità
ACE
Dal lat ACEM d’orgine indoeur il suff ACE sta ad indicare facoltà, attitudini, tendenze. In ital esiste una copiosa serie
lemmatica, quali Fallàce, cui Fallàcia, con il lat FALLERE già FALDERE da rad PHEL ingannare, cui Fàglia “frattura
rocciosa” con Fagliàre o Sfagliàre e Fàglio o Sfàglio, dove però Sfagliare e Sfaglio sono adottati fig nel gioco delle carte e
nella caccia; eppoi Fàlla (attestatosi dal 1612) termine questo, reale e fig, devb dal lat tardo FALLARE - class FALLERE da rad PHEL ingannare-sbagliare cui Diffàlta (DE conclusivo) o Difàlta attraverso il franc ant DEFAUTE, eppoi Fallànza
attraverso il prvz FALHANSA, Fallàre, Fallàto e Fallatùra “difettoso”, un Fàllere dal lat class FALLERE “sbagliare”cui
Fallènte e Fallènza, eppoi Fàllo “errore” (omn di Fallo “pene”) con Fallàccio, Fallòso e Fallosità, Fallìre dal lat tardo
FALLIRE con Fallìbile, Fallibilìsmo e Fallibilità, i prefissati in opposizione (IN) Infalliìbile, Infallibilità e Infallibilmènte,
ancora Fallimènto, Fallimentàre con Fallimentarìsta; il percforso conta Fàlso dal Pp FALSUS già FALDTUS con Falsàre
dall’inv FALSARE, Falsàrio da FALSARIUS o Falsatòre e Falsadòre da FALSATOR, Falsàto ,l’avverbio Falsamènte,
Falsamènto, Falsatùra, Falseggiàre quale continuativo di Falsare, Falsètto con Falsettìsta, Falsificàre (con il lat FACERE
fare) con Falsificàbile, Falsificabilità, Falsificamènto, Falsificàto, Falsificatòre, Falsificaziòne, Falsificazionìsmo, Falsità dal
lat tardo FALSITAS FALSITATIS; un pref FALSO per composizioni quali Falsabràca attraverso il franc FAUSSE-BRAIE
“sorta di fortificazione”, Falsachìglia attraverso il franc FAUSSEQUILLE snm di Controchiglia, Falsamonète con i snm
Falsario e Falsatore, Falsobòrdo ricalcando il franc FAUXBORD, Falsobordòne dalla locuzione Falso bordone (terminologia
medv per voci nella musica), Falsobràccio, Falsopiàno, Falsoscòpo già locuzione Falso scopo e Falsotàglio da Falso taglio.
Fallire vale la locuzione Far cilecca, termine omologismo, Cilècca, dal ted bavarese SCHLECK! quale intierezione di
scherno.
Il gr conta PSEUDES menzognero cui il pref ital PSEUDO falso in composizioni quali Pseudoconcètto, Pseudocultùra,
Pseudoetimològico (dicesi di lemma che pare corradicale di un secondo, ma che invece è alieno nel percorso, leggi Apolide
da A-polide e Apofonia da Apo-fonia), Pseudònimo “nome falso-posticcio” snm di Criptonimo, in concorrenza con
Allònimo (pref gr ALLOS altro) che indica (per uno scrittore) l’uso di un nome diverso, insomma di un prestanome.
Tra gli pseudonimi artistici si contano Il Botticelli per Sandro Filipepi, Il Correggio per Antonio Allegri, Il Ghirlandaio per
Domenico Bigordi, Il Giorgione per Giovanni Barbarelli (verosimile), Il Guercino per Giovanni Barbieri, Il Parmigianino
per Francesco Mazzola, Il Perugino per Pietro Vannucci e il Pinturicchio per Bernardino Betti o di Betto. Il regista
cinematografico Sergio Leone, autore di indimenticabili Spaghetti western aveva scelto inizialmente lo pseudonimo di Bob
Robertson.
A proposito di Spaghetti western, nella cinematografia internazionale ne sono omologhi i Camembert western, Hamburger
western, Kartoffell western, Paella western, Roast Beef western…
Tornando alla serie lemmatica col suff ACE, l’ital conta Audàce con il lat AUDERE cui Osàre (non coniugabile al
riflessivo), Auso-àuso ardito e Austèro.
Bibàce con il lat BIBERE cui Bère o Bèvere, Beriòlo già Beveruòlo, Bìbita con Bibitàio o Bibitàro, Biberon, con il risvolto
infantile Bombàre “bere” (omn di Bombare “arrotondare” e “tuonare”) con l’iterativo Bombettàre e un Bòmbo “bevanda”
(omn di Bombo “rimbombo”); il percorso continua con Bèva e Bevànda (ricalcando Vivanda), Bevàce snm di Bibace con
Bevacità, Bevazzàre e Sbevazzamènto, Beveràggio o Beveràglia o Beveròne, Beveràre da BEVERARE iterativo della
mutazione BEVERE da BIBERE (Ved Edile…), Beveratòio, Beverèccio (sul modello di Mengereccio), Beverèllo o Beverìno
o ancora Beveròlo o Beviròlo, Beverìa, Bèvero o Bìvero o ancora Bìvaro dal lat BIBER castoro vrs in connesione per la sua
particolarità di vivere in zone ricche d’acqua, Bevìbile, Bevicchiàre o Bevucchiàre con l’intensivo Sbevicchiàre o
Sbevucchiàre, Bevimènto, Bevitòre, Bevitùra, Bevigiòne o Beviziòne, Bevòne o Beòne, Bevùta con un Bèuta (recipiente di
vetro per usi chimici, altrimenti detto Matraccio), Bevùto e, con i pref, Abbeveràre, Imbibìre già Imbìbere con Imbibènte,
Imbibìto e Imbibiziòne, eppoi Imbevùto, Sbevazzàre, il composto Bevilacqua “astemio” dalla locuzione Bevi l’acqua.
La locuzione Qui si beve, destinata a tramutarsi in un'unica parola Quisibève, fu adottata in sostituzione di Bar durante il
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fascismo quando erano inibiti gli esotismi; da qui la bizzarra denominazione di Qui si sana per la clinica.
Il gr conta Pincèrna snm di Coppiere dal lat PINCERNA già gr PINKERNES questo composto con PINO io bevo e
KERANNYMI io mescolo, io verso; per accezione, il mitico Pincerna era Ganimede, il coppiere personale di Giove.
Termini alieni Bevatròne (macchina acceleratrice di protoni), questo composto da una specifica sigla BEV (BILLION
ELECTRON VOLTS un bilione di elettronvolt) con Ciclotrone, Bèvola o Bèola “roccia metamorfica” relativo al toponimo
Beola in Val d’Ossola, Beòta con Beòtico relativi al toponimo gr Beozia. Il percorso BEVERE dovrebbe invece includere
Bèttola questo snm di Taverna (XIII sec), di Osteria (già nel XIV sec) e di Gagno (XV sec), un dim fig da Bètta “piccola
nave “ (entrambi frequentati da marinai), in genovese Bettoa, comunque in connessione con Bevèttola dim di Bevètta “luogo
dove si beve” ispirato al franc BUVETTE. L’ar conta SARUP che vale bibita cui l’omologismo Sciròppo o Siròppo o
Scilòppo, con Sciroppàre, Sciroppàto, Sciropposità, Sciroppòso, attestatosi però nel senso di “bibita zuccherata”.
Dall’ar GULAB o GULEB questo dalla composizione persiana GUL rosa e AB acqua e quindi acqua di rose, si ha
l’omologismo Giulèb, o Giulèbbe o Giulèbbo, con Giulebbàre “cuocere in sciroppo di zucchero” e Giulebbàto; attraverso il
lat GILEPPUS si ha ancora un Gilèppo o Giulèppe con la locuzione Gileppo aromatico.
\ Una riflessione sul radicale AB del valore di padre in aramaico e quale preposizione indicante provenienza per i latini: non è assurdo
immaginare una remotissima connessione con AB acqua, dato che questa ha dato origine all’uomo.\
Veràce, con Veracità, “che è da credere”, ancora, è dal lat VERUS vero, in percorso indoeur con WERO, cui Vèro in
percorso con Vèra fede-fiducia (in slavo WERA) cui l’onomastico di genesi russa Vera in concorrenza con il ger Vera da
WAR difesa di rad WEG che, in area comune indoeur, oltre allo slavo WERA, connette il franc ant WARDON stare in
guardia, il got WARD guardia, l’ingl WAR guerra cui Garènna attraverso il franc GARENNE dal lat WARENNA riserva di
caccia o di pesca di genesi ger, e Guèrra attraverso WERRA dei Franchi (analizzato altrove). Dal termine ingl WAR guerra
si conta la locuzione glb War game “gioco di guerra”. Il percorso VERUS continua con Verìva, l’avverbio Veramènte,
Verìsmo, Verìstico, Veritièro, Verità con Veritàde o Veritàte, Veritatìvo, Veritièro, i composti Verdètto (col Pp DICTUM
detto) e Veridicità con Verìdico (con DICERE-Dire), Vericìda (con pref CIDA da CADERE) bugiardo, che uccide la verità,
Verìfica con Verificàre, Verificatòre e Verificazionìsmo (con FACERE-Fare), Verosimigliànte o Verisimigliòntene,
Verosimigliànza, o Verisimigliànza con Verosìmile o Verisìmile e Verosimilitùdine (con i derivati da SIMILIS simile),
Verosimilmènte o Verisimilmènte, le locuzioni La bocca della verità, questa anche in riferimento al reperto romano che in
origine era un tombino per la cloaca massima, eppoi La nuda verità e La verità nuda e cruda, donde una statua di donna nuda
che era posta in Vaticano sino al XVII sec. Altra verità è quella rappresentata dall’artista Gustav Klimt nel 1899 con la sua
opera di Art nouveau, un nudo di donna.
In lat si ritrova in VERECUNDUS aggettivo coniato col Pp passivo di VERERI aver rispetto (fede) onorare cui Verecòndia
e Verecòndo (come Facondo e simili), Riverìre, Riverènte, Riverènza, Reverèndo. Il gr conta ALETHES vero, cui l’ital
Alètico, termine della Logica che indica valore di verità in un enunciato. Snm di Verismo, con Veristico, è l’omologismo
Truìsmo con Truìstico dall’ingl TRUE vero.
Esiste un secondo suff ACEE, dal lat ACEAE, plur fem di ACEUS, utilizzato in botanica per indicare le famiglie, cui
Fagàcee alle quali appartiene il Faggio.
Infine, l’ital conta il suff aggettivante ACEO dal lat ACEUM ad indicare la qualità o la somiglianza, come in Coriaceo,
Cartaceo.
OCE
I termini come Veloce, Feroce e Atroce sono in composizione con la rad OX (OKW-S occhio) e con i rispettivi VEGSLO
vigoroso, FERUS fiero e ATER nero.
Al tema VEGSLO di Velòce, appartiene il percorso ital Vèlite (dal lat VELOX MILES milite veloce armato alla
leggera), Velocìsta (col suff ISTA di collegamento ad un mestiere in omn col suff ISTA di collegamento ai sostantivi in
ISMO), Velocità con Velocitàre e Velocizzàre, il pref VELO per composizioni quali Velocìfero, Velocìmetro, il
semiomologismo Velocròss, Velòdromo, Velocìpede (l’ant bicicletta); da non equivocare con Velocrèspo (tessuto),
Velopèndulo fig “palato molle”, Velours “villoso” attraverso il prvz.
Al tema VEGSLO appartiene ancora il percorso lat VEGERE-VIGERE animare-aver vigore, l’ital conta Vìgere (essere in
vigore), Vègeto da VEGETUS cui Vegetàre da VEGETARE “vivificare” con Vegetàbile o Vegetèvole e Vegetabilità,
Vegetàle, Vegetaliàno, Vegetalìsmo e Vegetalìsta (col suff ISTA di collegamento ai sostantivi in ISMO in omn col suff ISTA
di collegamento ad un mestiere), Vegetànte, Vegetariàno attraverso l’ingl VEGETARIAN con Vegetarianìsmo o
Vegetarìsmo, Vegetativo, Vegetaziòne da VEGETATIO VEGETATIONIS, il composto Vegetomineràle; eppoi Vìgile da
VIGIL VIGILIS (questo sovrapposto al senso del lat VIGILARE vegliare) cui il prefissato Pervìgile dal lat PERVIGIL il cui
suff PER vale per superlativo, l’onomastico Vigilio, ed infine Vigòre da VIGOR VIGORIS con Vigoreggiàre, Vigorìa,
Vigoròso con Vigorosità, i prefissati Invigorìre con Invigorimènto (pref IN illativo), Rinvigorìre con Rinvigorimènto e
Rinvigorìto (doppio pref IN illativo RI intensivo), Svigorìre con Svigorimènto (pref S sottrattivo). Da includere nel percorso
ital il glb ingl Vègan, un ellettico da VEGETABLE vegetale col suff AN, cui il corrispondente omologismo Vegàno.
Dal tema FERUS di Feròce, con Feròcia e Ferocità, l’ital conta ancora nel percorso Fièra (omn di Fiera “giorno festivo”),
Fièro, Fierèzza e i prefissati Efferàto da EFFERARE rendere selvaggio, Infierìre da IN FERUS.
Fierezza ha il snm in Orgòglio, questo omologismo dal prvz ORGOLH cui l’ital Orgogliòso con Orgogliosamènte e il
prefissato Inorgoglìre (IN illativo), eppoi Rigòglìo “sviluppo botanico” dal franc URGOLI già con valore di “orgoglio” cui
Rigogliosamènte e Rigogliòso con Rigogliosità che col pref italianizzato RI vale spinta.
Nel percorso del tema lat ATER di Atròce con Atrocità, oltre ad Atro-àtro, con la variante poetica Adro-àdro, che è la metaf
del nero, esisterebbe Tètro col suo superlativo Tetèrrimo e Tetràggine, praticamente snm, da un TAETER vrs originato da
ATER, sebbene lo si faccia derivare da un TAEDET di valore disgusto, così come Pìgro dal lat PIGER che dovrebbe derivare
da un PIGET agire controvoglia, cui Pigrèzza, Pigrìzia, il prefissato Sprigrìre. Il long conta LUNZ pigro, che appare inc con
termini quale Lattonzolo. Esiste ancora il snm Mùrcido “pigro-ignavo-poltrone” dal lat MURCIDUS vrs relativo al nome di
una divinità.
\ Vera
La Vèra, quale concreta fede nuziale, era in origine un braccialetto, dal lat VIRIA di presunta origine celt, che per la sua
forma circolare ricorda la sponda del pozzo, cui il termine Veròne; nel percorso, non dovrebbe esserci Verànda, questo
dall’indostano VARANDA altalena, transitato dal ptg VERANDA, ma la connessione col rad indoeur WERO e col termine
celt-lat VIRIA non sembra poi così perduta. Il rad WERO è in concorrenza col rad snm BHEIDH fidarsi (Ved Lega…) cui
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Fede, Fiducia. Con i pref, si sono ancora ottenuti Avveràre, Davvèro, Invèro, Ovvèro; eppoi Sevèro con un ellittico Sèvo
(omn di Sevo “sego”), con Severità, questo “senza fede-fiducia (da prestargli)”, composto con il pref separativo SE(D) cui
Asseveràre, Asseveramènto, Asseveratìvo e Asseveraziòne col doppio pref AD dal lat inv ASSEVERARE “affermare con
severità”. Veràtro dal tema med VERATRO cui il lat VERATRUM e Verònica questo dal gr BERENIKION, connesso con il
toponimo e onomastico Berenice, sono piante erbacee, Veratrìna, invece è un “alcaloide” (suff chimico INA) già lat
VERATRUM, ma improbabile in questi il percorso dalla rad di WERO.
La Veronica cristiana è infatti il nome gr Beronike o Bernike, attestatosi nel sudario in cui è rimasto impresso il volto di
Gesù; Verònica, ispirata al sudario esteso con due mani, è ancora la figura della cappa aperta nelle corride.
Verismo, Verista, Vero e Verità valgono Realìsmo, Realìsta, Reàle (omn di Reale e Realista da REX re) e Realtà o Realità,
questi dal lat RES cosa, quindi tangibile, da rad REI ricchezza, in connessione nel significato di “sgorgare” con il lat RIVUS
già gr RHEIN scorrere, cui ancora Realìstico, Realizzàre, Realizzatòre, Realìzzo e Realizzaziòne col prefissato
Derealizzaziòne o Dereìsmo (psicologia).
VELLO SVELLERE VELLEITARIO
VELLO
Tra i lemmi che ci giungono da remote origini, appare Vèllo, snm di Lana, materia unica per paleovestiari,
attendamenti, stuoie, coperte... da una variante popolare si ha Vìllo “pelo” cui Villòso e Villosità, il patologico
Villocèntesi (col gr KENTESIS puntura).
Dalla rad WELE-D, cui il lat VELLUS, dal precedente VEL-NOS corrispondente in area arm, l’ital ha ereditato
Vèllo “pelliccia, pelame”, Vellòso “pieno di peli” in complanare con Villoso, Vellùto; in ingl, il termine s’è
attestato in Velvet donde Black velvet una bevanda a base di birra nera e champagne, dove BLACK vale nero.
La rad WELE-D ebbe un’evoluzione in WNA, attestatasi nelle aree indoiran, slava, bal, lituana (VLNA), ger
(WOLLE), ingl (WOOL), cui (W)LaNA-Làna - in aree indoeur e latina – e i derivati Lanàggio attraverso il franc
LAINAGE, Lanaiòlo o Lanaiuòlo, il fig Lanàrio (sorta di falco), Lanàta e Lanàto, Lanìccio, Lanière, Lanièro, il
dim Lanìna o Lanètta, Lanizzàre, Lanolìna (doppio suff chimico OLO e INA), Lanosità, Lanòso o Lanùto,
Lanùgine con Lanuginòso da LANUGO LANUGIS, i composti Lanàmetro, Lanìfero, Lanifìcio, Lanìgero (suff
GERO “che porta, indossa”), Lanitàl (termine commerciale per “lana italiana”), la curiosa locuzione Questione
di lana caprina, il raro suff LANO rintracciabile in Battilàno. Il colore naturale della Lana è indicato con il glb
franc Beige, d’etim non trovato, ma è straordinaria l’associazione con il verso della pecora, produttrice della
lana, tale da far pensare ad una origine onomatopeica.
In celt-gallese Lana è GWLAN cui il volg garganico Gualano “guardiano di pecore” ereditato attraverso le
dominazioni dal Nord Europa.
In area glb si conta dall’ingl Shetland, una sorta di tessuto di lana prodotta dalle pecore delle omn isole Shetland,
e la locuzione Lamb’s Wool (dal 1965) cui il termine composto Lambswool che vale “sorta di lana morbida” con
LAMB agnello.
Una particolare razza di pecore è detta Merìno, cui la pregiata locuzione Lana merino, già sp MERINO di
presunta etim connessa con la tribù africana dei Benimerines, termine diffuso dagli inizi del XIX sec; tuttavia,
sul Gargano, antichissima terra di pastori, esiste lo storico toponimo Merinum fondato dai colonizzatori della
Magna Grecia, così indicato, si potrebbe affermare, poiché era un centro d’allevamento di questa razza da essi
importata. In riepilogo, la moderna indicazione di Merino sarebbe un ripescaggio.
Attraverso il gr KROKYS fiocco di lana, l’ital conta il termine psico- patologico Crocidìsmo e Crocidolìte (suff
ITE per minerali). Un’armatura tessile per stoffe di lana è definita Batàvia, un omologismo ol ispirato alla
capitale di Giava oggi Djakarta.
Dal lat VELUM, già in ant WEKSLOM, ci giunge Vèlo 1 della stessa rad indoeur WES vestire e non è difficile
afferrarne la connessione, cui, praticamente in omonimia, Disvelàre con Disvelatèzza, Disvelàto e un Disvelatùra
col pref DIS di separazione vale “manifestarsi del tutto”, Rivelàre, con Rivelatòre e Rivelaziòne col pref RE
d’inversione sta fig per “chiarire” e Svelàre che col pref S sottrattivo vale semant “togliere il velo”; pertanto non
è proprio corretta la sostituzone del verbo Rivelare con Denotare, Manifestare, Dimostrare…
In ar, Velo è MI’ZAR cui gli omologismi ital Mèsere o Mèsero.
È semant curioso che nel semplificare una consonante s’ottenga parimenti una ridotta consistenza materiale:
Vello-Velo. Derivati, Vèla, Velàme, Velàre, Velàrio, Velatìno, Velàto (fig anche “offuscato”), Velatùra, vrs il
marchio commerciale Vèlcro del 1960, Veleggiàre con Veleggiamènto, Veleggiàto, Veleggiatòre e Velèggio,
Velètta, Vèlico, Velièro, Velìno, Velìsmo, Velìsta (col suff ISTA di collegamento ai sostantivi in ISMO in omn
col suff ISTA di collegamento ad un mestiere), Velìstico, Velìvolo (in origine Nave a vela, semant anche
Aeroplano) dall’aggettivo lat VELIVOLUS. Una particolare manovra nautica per tirare la vela è indicata con
l’ingl Cunningham in area glb, vrs dalla cognomastica.
Si conta che l’idea della Vela sia nata con l’uso della Canapa nell’8000 aC in Mesopotamia, per arrendersi nel
XX sec al Nylon.
Eppoi Velìna con Velinàre, Velinàrio e Velinàro, quest’ultimo termine starebbe per “chi riproduce copie dei
comunicati del potere da cui dipende” (una specie di portaborse del portavoce); metaf, però, potrebbe stare per
chi informa tempestivamente l’opinione pubblica di risoluzioni non ancora ratificate e che pertanto potrebbe
vanificarle (talpa).
Il gr conta ERION lana in connessione fig con il lat class ERICUS riccio dal gr KHER, cui Erinòsi e il pref
ERIO per composizioni quali Eriocalcìte o Eriocàlco, Eriodinamòmetro, Eriòfilo, Eriòforo, Eriòmetro, Eriosòma
“afide” (col gr SOMA corpo); da non equivocare con il termine Erìsamo o Erìsimo “sorta di pianta erbacea”
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questo dal gr ERYSTHAI difendere-proteggere cui ancora Erìstica ed Erìstico.
Vèlo è anche termine anatomico con valore di Membrana, quale Velo virginale o Imene, Velo palatino altrimenti detto Palato molle, Velo
pendulo o Velopendulo, con l’aggettivo Velàre, svoltosi nella fonetica cui Velarizzàto e Velarizzaziòne. Il suono velare, cui la consonante g,
s’ottiene fronteggiando o lambendo il velo palatino con il dorso della lingua.
1
\ Radicale WELE Valere Vulnerabile Vaglio
Dalla radice iniziale WELE amministrare e dal lat VALERE ci è pervenuto Valère essere valido, cui Vàglia “assegno (che
vale)” da VALEAT (3° persona sing del congiuntivo) con Vàglia “pregio” devb da VALERE, Valènte dal Ppres VALENS
(appare sovente nella cognomastica) cui Covalènte e Covalènza (pref CUM associativo), con Valentìa e Valènza, Valèvole
questo con suff ital di aggettivo verbale attivo EVOLE, Validità, Vàlido da VALIDUS, Valòre da VALOR astratto di
VALERE con Valoriàle, Valorizzàre, Valorosità e Valoròso, eppoi il Pp Vàlso cui Valsènte (formati dal passato remoto
Vàlsi), l’ant Pp Valùto cui il corrente sostantivo Valùta donde Valutàre con Valutàbile, Valutàrio, Valutatìvo, Valutaziòne e
Valutìstico; l’acromimo scolastico INVALSI vale Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione, donde la
locuzione Prove Invalsi.
Ancora, il prefissato Svalutàre con Svalutatìvo e Svalutaziòne (S sottrattivo), eppoi il saluto romano VALE, che stava per sta
bene, gli onomastici Valerio da VALERIUS di valore attraverso il verbo VALEO valgo con Valeriano “figlio di Valerio” e
Valentino da VALENTINUS che vale attraverso il Ppres VALENS, i prefissati Avvalèrsi da AD VALERE cui Avvalènte,
Convalescènte dall’incoativo CUM VALESCERE riprendere forza cui Convalescènza e Convalescenziàrio, Convàlidare da
CONVALIDARE di CUM VALIDUS cui Convàlida, Convalidamènto e Convalidaziòne. Col pref ESA (dal pref gr EKSA da
EKS sei), Esavalènte con Esavalènza. Col pref IN negativo, Invalère cui Invàlso, Invàlido Ida INVALIDUS cui Invalidàre,
Invalidàbile con Invalidabilità, Invalidamènto, Invalidànte e Invalidaziòne.
Dal coronimoValeria, ant regione della Pannonia, si ha (pianta erbacea medicinale) cui Valerianàcee (Famiglia alla quale
appartengono le Dicotiledoni), Valerianàto (Sale o Estere – suff chimico ATO), Valerianèlla (snm di Dolcetta) e Valeriànico.
Prevalère con Prevalènte “ che vale prima”, Prevalentemente, Prevalènza e Prevàlso da PRAE VALERE. Dall’iterativo
Rivalère si conta Rivalèrsi cui Rivàlsa dal Pp Rivàlso eppoi Rivalutàre con Rivalutatìvo e Rivalutaziòne. Il percorso
prefissato conta infine Equivalère con Equivalènte, Equivalènza (con AEQUUS uguale).
Il ger conta un ERNUST valoroso cui l’onomastico Ernesto.
Connessi alla rad WELE, le voci Valetùdine “salute” da VALETUDO VALETUDINIS e Valetudinàrio “cagionevole” dal lat
VALETUDINARIUS, questo con presumibile aferesi del pref IN negativo in un INVALITUDO INVALITUDINIS con suff
aggettivante IO.
Il verbo Vagliàre col devb Vàglio, snm di Cribro, invece, non ha nulla del Vaglia, bensì, deriva dal lat volg VALLIARE,
questo denm da VALLUS quale dim di VANNUS setaccio, cui l’agricolo Ravagliàre (pref RAD) con Ravagliatòre e
Ravagliatùra.
Dall’ampliamento di un omn rad WELE ferire nel lat VULNUS ferita, questo ancora utilizzato inv Vùlnus nel giuridico,
sono pervenuti Vulneràbile con l’opposto Invulneràbile (pref IN negativo), il denm Vulneràre “ferire” da VULNUS cui
Vulneràbile e Vulnerabilità, Vulnerànte, Vulnerària questa sorta di pianta delle Papilionacee d’azione astringente per ferite,
Vulneràrio “cicatriizzante”.
\ Cotone Lino Rascia Seta
Cotòne è l’omologismo dall’ar AL-QUTN, probabile remota connessione med con il lat CUTIS pelle, cui Cotonàceo,
Cotonàre, Cotonària, Cotonàta e Cotonàto, Cotonatùra, Cotonèlla, Cotonerìa, Cotonière, Cotonièro, Cotonìna, Cotonizzàre e
Cotonizzaziòne, Cotonòso, la locuzione Cotone idrofilo snm di Ovatta, i composti Cotonicoltòre con Cotonicoltùra,
Cotonifìcio. La locuzione Filo di Scozia vale “di cotone”.
Il termine medv Gambesòne “giacca imbottita sotto l’armatura per cavalieri” è l’italianizzazione della composizione del ted
ant WAMBA stomaco con l’ar AL QUTN cotone questo attraverso il franc AKETON già ant ALCOTTONEM. Snm di
Gambesone sono Gambesòn, Aketon o Zuppa d’arme dove il termine Zuppa varrebbe morbido.
Un particolare tessuto di colone è indicato con Fèlpa (adottato dal 1598), omologismo dal franc ant FELPE, cui Felpàre,
Felpàto e Felpatùra; altro particolare tessuto di cotone è il Makò o l’omologismo Macò dal toponimo egiziano Mako
accentato alla franc, adottato dal 1918.
Bambàgia “cascame di cotone” dal lat volg BAMBACIA già class BAMBAX dal gr BAMBAKS, cui un Baè e gli espliciti
Bambagiàto, Bambagìna e Bambagìno questo con le corruzioni in Basìno o Basèno attraverso il franc BOMBASIN, il fig
Bambagiòna o Bambagiòne, il prefissato Imbambagiàre, un implicito Basìno attraverso il franc BAMBASIN bambagina e un
Bombacàcee (Famiglia botanica) da BOMBAX metaplasmo di BAMBAX; termini vrs composti, poiché, escludendo o meno
il gruppo BAM, se ne estrae, attraverso un macchinoso percorso, Bigàtto “baco da seta” fig dal lat volg (BOM)BICEM già
class (BOM)BYX insetto ronzante cui Bigattòia, Bigattièra e Bigattière, Bìgio “colore grigio spento” dal lat volg BICJUS già
class (BOM)BYCEUS cui Bigèllo questo “panno” fig per il colore grigio e Bigiògnolo (su calco di Azzurrognolo), eppoi
Bìgia e Bigiarèlla “passeriforme, fig dal scolore delle penne”, ancora Bìgaro o Bìghero e Bigherìno “merletto” attraverso un
sett Bigo da un (BOM)BICE.
Attraverso l’ol KAPOK bambagia l’ital conta il glb Kapok o gli omologismi Capok o Capòc.
Il lombardo Bigiàre snm della locuzione di Marinare la scuola dovrebbe derivare fig da Bigio quale “oscurare le lezionirenderle di colore grigio”, cui il fig Bigìno “libretto con le traduzioni dal latino o greco” o “manuale didattico riassuntivo”
per il colore d’epoca della veste tipografica.
Il veneto Bìgolo, meglio Bìgoli “sorta di pasta alimentare”, dovrebbe anche questo derivare fig da Bigio per il suo colore
prodotto con amalgama di sarde (ricetta tradizionale), cui l’accr Bigolòne ed il risvolto Bacchillòne, questo incrociando
Baccello con Bigolone, donde l’idronimo Bacchiglione nel padovano.
Fuori percorso Bigòncia-Bigòncio dal lat BI CONCIUS doppia misura (di liquidi), Bigùtta (marmitta) questo inc di Bigoncio
col sett Bauta o Bautta, e Bigòtto, col fem Bigòtta, omologismo dal franc BIGOT che vale per Dio, attribuito ai normanni, cui
Bigotterìa, Bigottìsmo e ancora il prefissato Sbigottìre con Sbigottìto e Sbogottimènto (S intensivo) che si sarebbe svolto nel
senso corrente dall’originale “preso dall’estasi”.
Lìno “pianta e tessuto dal quali si ricava” dal lat LINUM dal gr LINON di eredità indoeur in occidente, rintracciabile infatti
nelle aree slava e gr, vrs in connessione con il gr SINDON inv in lat SINDON tela di lino, il sudario col quale gli ebrei
avvolgevano i cadaveri, cui Sìndone, termine questo per accezione il drappo che aveva avvolto il corpo di Cristo nel sepolcro,
sul quale, secondo la tradizione, è restata impressa l’immagine. In percorso, i composti Camelìna o Camellìna (col gr
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KHAMAI a terra e LINON), l’esot Gridollìno dalla locuzione franc GRIS DE LIN grigio di lino, il composto Crinolìno cui
Crinoloìna, Lintèo dal latr LINTEUS “tunica di lino bianca sotto l’armatura” cui Linteàta “la cavalleria sannita”, Linoleìna
(con il lat OLEUM olio) con Linolèico o Linòlico, Linoleografìa, eppoi Linòleum, il glb franc Linon esito di un’ant
composizione LINOMPLE (con OMPLE unito) con l’adattamento ital Linòne, Linòsa attraverso il franc LINUISE “seme di
lino”e vrs il toponimo di Linosa (isola di), la terza delle Pelagie, in senso fig “piccola come un seme” cui Linosìte “minerale
di Linosa”, Linotipìa “fotoriproduzione su tela di lino” con Linotìpico e Linotipìsta (col suff ISTA di collegamento ad un
mestiere in omn col suff ISTA di collegamento ai sostantivi in ISMO), la locuzione Panno lino, il glb Linotype.
Lènza con Lenzàre dal volg LENTEA e Lenzuòlo o Lenzòlo, o ancora Lenzòl, da LINTEOLUM dim di LINTEUM, sono i
derivati dall’aggettivo lat LINTEUS di lino. Attraverso il franc LINGE lino, cui un desueto Lìngio dal lat LINTEUS, l’ital
conta Lingerie inv da LINGERIE con l’adattamento Lingerìa, Lingerìsta. Il lemma Lentìa, un esot attraverso lo sp LANTIA
imbracatura, appare vrs in connessione. Lino ha assunto attraverso il gr la semant di rete, cui l’onomastico Lino.
Tra i tessuti, la Ràscia è di provenienza serbocroata, il cui nome è legato alla città di Rascia e del regno RASC’KA.
Nell’Ottocento, la Rascètta era preferita dai poveri montanari, ovvero uno spinato di lana rozza. Una connessione rad, in
risvolto fig, dovrebbe esserci col lat medv RASCETA palma della mano-mano, che avrebbe portato a Racchètta; la
“racchetta da neve” è indicata con Ciàspola, d’etimo non ritrovato, ma supposta connessione rad con il gr KYATHOS coppa.
Sèta “sostanza naturale” dal lat SAETA crine (per la sua somiglianza), dal tema med SAITA peli grossi cui cui Sètola,
Setolàre, Setolinàre, Setolìno, Setolòso o Setòso, Setolùso; da SAETA, l’ital conta Setaiòla, Setaiòlo, Setàle, Seterìa, Setòso
(questo omn di Setoso o da Setola o da Sete), i composti Seticoltùra, Setificàto, Setifìcio; coesiste il termine Sèrico dal lat
SERICUS (omn di Serico da Siero) relativo a Seta attraverso il gr SERIKON seta, derivato dal popolo dei Seres, così
chiamati dai greci, vrs Cinesi, produttori della seta, cui Serìceo, Sericìgeno, Sericìna cui Serìna e Sericìte (pref chimici INA e
ITE), Serittèrio (col suff da Batterio), i composti Serìcolo (dal lat COLERE coltivare) con Sericoltòre o Sericultòre,
Sericoltùra o Sericultùra, Serigrafìa, snm di Crivellografia, con Serigràfico, Serìmetro; eppoi Sàrgia attraverso il lat volg
SARICA già SERICA fem di SERICUS. Il termine Damàsco “tessuto di seta con motivi floreali” con l’omm Damàsco
“acciaio speciale” prendono il nome dalla città di Damasco. Un tessuto di seta con fili poco pregiati è indicato in area glb con
Shantung cui l’omologismo Sciàntung, relativo al coronimo cinese Shantumg.
Setàccio o Stàccio, questo con sincope della e (da dittongo lat ae), è dal lat volg SAETACJUM connesso con il lat SAETA
crine, cui Setacciàre, Setacciàta, Setacciatùra e, in complanare, Stacciàre, Stacciàio, Stacciàta, Stacciatòre, Stacciatùra, i dim
Staccìno e Stacciòlo o Stacciuòlo. La connessione con SAETA è dovuta all’utilizzo del crine per comporre la retina dello
staccio.
SVELLERE
L’azione di Vèllere “strappare”, di eguale rad con il sostantivo VELLUS, starebbe ad indicare che anticamente la
lana (il vello) non si tosava, ma si strappava, cui il prefissato Disvèllere (DIS di separazione) snm di Sradicare.
Altresì, Vellicamènto, Vellicaziòne, Vellichìo, Vellicàre “pizzicare per strappare il vello” semant mutatisi in
“solleticare”. Il lat VELLERE vale “schiantare” e dal suo Pp VULSUS “fiacco” l’ital conta la corruzione in
Bòlso “flaccido” cui Bolsàggine o Bolsèdine.
Con i pref, l’ital ha ottenuto Avèllere dal lat AVELLERE (pref A) cui Avulsiòne con Avulsìvo e il Pp Avùlso
“strappato”, Convùlso con Convulsiòne, Convulsìvo e Covùlso col pref CUM d’intensificazione ed il Pp
VULSUS (che ricorda il movimento frenetico delle mani che strappano la lana), Revulsiòne o Rivulsiòne, con
Revulsìvo o Rivulsìvo, da REVULSUS Pp di REVELLERE (pref RE di movimento inverso), Svèllere e
Svellimènto col pref S privativo dal lat EXVELLERE togliere-strappare con forza il vello cui la variante
Evèllere eppoi il Pp Svèlto, con Sveltèzza e Sveltìre, che semant indica azione a strappo, ovvero rapidamente;
snm di Svelto è il lemma Lèsto di etim ignota (si configurerebbe una composizione del lessema con il sct HASTA
mano nel senso di “veloce di mano” in connessione, quasi un snm, con Presto “a portata di mano-in breve
tempo”), cui Lestèzza, la composizione fig Lestofànte “ragazzo troppo abile (in senso negativo)” e il prefissato
Allestìre con Allestitòre e Allestimènto (pref AD).
Esiste l’omn Svèlto “sciolto” da SUELTO ereditato dai tempi dell’occupazione spagnola. Altro verbo è Divèllere
(pref DIS estrattivo), col Pp Divèlto, che starebbe ad indicare “strappare” in snm con Svèllere, ma del vello non
c’è più traccia, quindi sta per il più generico “strappare con forza”.
Da rad PEK-T strappare di area gr e bal, è derivato Pècora (l’animale da svellere), la cui vita media è di 15 anni,
con derivati e fig Pecoràggine, Pecoràio o Pecoràro (suff di mestiere AIO col corrispondente mer ARO),
Pecoràme, Pecoràre, Pecorèccio, il dim Pecorèlla, Pecorèsco, Pecorìle, Pecorìno (formaggio) cui i rinomati
Pecorino romano e Pecorino sardo, Pècoro, Pecoròne, Pecoròso, Pecorùme, il prefissato fig Impecorìre e il
composto Cartapècora con Incartapecorìta; il verso Belàre, con Belamènto, Belànte, Belìo, Belàta, Belàto, Bèlo e
il fig Belòne, è d’origine onomatopeica, rintracciabile nel franc BELIER montone.
Pecora è inv dal lat PECORA che inizialmente era il plur di PECUS bestiame-gregge forma collettiva di PECU,
cui il dim PECULIUM piccola parte del gregge, svoltosi in ital Pecùlio che sta per “patrimonio” in riferimento
ad animali d’allevamento; questo il termine che ha avviato il percorso anche fig di Peculàto, Peculiàre,
Peculiarità, Pecùnia, Pecuniàrio. La definizione astronomica Stella peculiare indica la stella fuori della norma.
Una grassa pecora asiatica è indicata con l’omologismo Argàli direttamente dal persiano ARGALI pecora
selvatica.
Il piccolo meno di un anno, nato dalla Pecora, è indicato con Agnèllo o poeticamente Agno-àgno e al fem Agnaàgna. Agnèllo è dal lat AGNELLUM dim forzato di AGNUS questo già con valore di “agnello”, cui Agnellàio o
Agnellàro, Agnellatùra, il sostantivo dim e aggettivo Agnellìno, Agnellòne, l’aggettivo Agnìno; eppoi, in
connessione, un Arnoglòssa dal gr ARNOGLOSSON lingua d’agnello “sorta di pianta” con foglie simili alla
lingua d’agnello.
Agnello è la metafora della purezza, dell’innocenza, della castità dalla locuzione lat AGNUS CASTUS agnello
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casto, donde pur perdendo l’aggettivo CASTUS ne assume ogni significato, infatto in gr HAGNUS vale casto.
Fuori percorso, l’ital conta un Agnolòtto “involucro di pasta” di derivazione dal toscano Agnellòtto, cui il torinese Agnulot;
non è chiaro, anche in senso fig, il riferimento ad Agno-Agnello, oppure ad Angelo-Agnolo, a meno che, dalla sua bontà, non
s’intendesse in origine “cibo per gli angeli”; comunque altre ricerche lo farebbero derivare dal lat volg ANELUM anello.
La pecora selvatica in ambito sardo è il Muflòne, o Muffiòne o Mufiòne, attraverso il lat MUFRO MUFRONIS
già MUSRON di genesi paleosarda.
Il maschio della Pecora è Ariète (questo anche il nome di un’ant macchina militare terrestre “da urto e
sfondamento” e segno zodiacale) dal lat ARIES ARIETIS svoltosi nel franc HRUT cui l’ispirazione per il prvz
URTAR e il semiomologismo ital Urtàre cui il devb Urto-ùrto o Urta-ùrta, Urtamènto, Urtànte fig
“indisponente”, Urtàta e Urtatùra; lo sp conta invece CARAMBOLA urto, cui l’esot Caràmbola utilizzato nel
gioco del biliardo con la variante Carolìna quale libero adattamento del dim Carambolìna.
Il gr conta lo specifico KRIOS ariete cui Criòcera “sorta di coleottero” con il gr KERAS corno.
Una pregiata razza di pecore è il Caràcul o Caracùl o inv Karàkul omologismo dal toponimo KARAKUL in
Uzbekistan.
Il termine Strappàre è dal franc STRAPPON, cui Stràppo, vrs connesso al lemma long Tràppa “laccio”, cui
Tràppola, Intrappolàre, Rattrappìre (denm da Trappa col doppio pref RI AD), eredi del rad PEK-T. Dalla zona da
pettinare prende nome il termine lat PECTUS, rintracciabile vagamente in aree tocaria e celt, cui Pètto con
Pettàta, Pettìna e Pettìno, Pettièra, Pettoràle sia sostantivo sia aggettivo, Pettoreggiàre (urtarsi con il petto, fig
confrontarsi), Pettorìna, Pettorùto e il prefissato Impettìre o Impettàrsi con Impettìto, questo con un snm in
Despìtto o Dispìtto attraverso il franc ant DESPIT e con un secondo snm in Spòcchia cui Spocchiòne e
Spocchiòso d’etim non trovato, eppoi Battipètto, Contropètto, Doppiopètto con Monopètto, Guardapètto,
Rimpètto e Dirimpètto (pref DI RI), Soprappètto, Pettazzùrro e Pettiròsso “sorta di uccelli”, il glb ingl Petting
“lasciarsi ad effusioni erotiche”, snm del volg “Pomiciare” da TO PET accarezzare”. Il percorso continua con
Pèttine-Pettinàre, attraverso il gr ant PKT-EN cui Ctenòfori (Tipo di invertebrati, col gr PHOROS portatore),
termini questi per indicare vrs la pratica di pulizia dell’animale dai rimasugli lanosi dopo lo svellimento. Dal
nome di strumento Pettine dal lat PECTEN, discendono Pettignòne (ant pube), Pettinàre, Pettinabilità, Pettinàta,
Pettinàto sia “capelli in ordine” sia lo scientifico “simile ad un pettine”, Pettinatòre, Pettinatrìce, Pettinatùra,
Pettinèlla, Pettìnidi o Pectìnidi (famiglia di molluschi), Pettinièra, i dim Pettinìna e Pettinìno la locuzione
anatomica Muscolo pettineo dal lemma Pettìneo attraverso l’ingl PECTINEUS; attraverso il franc RIPLIN
pettine di ferro, l’ital conta l’omologismo Rèbbio con Rebbiàre, Rebbiàta e Rebbìsta. Rebbio è ognuna delle
punte di una forca, forchetta e diapason; i rebbi della fiocina e del tridente hanno in più l’ardiglione.
Dallo specifico gr STETHOS petto, l’ital conta i composti Stetoscòpio con Stetoscopìa e Stetoscòpico; strumento
di competenza medica inventato da R. T. H. Laennec nel 1816.
\ Feudo e Vassalli
Fèudo è dal lat medv FEUDUM, già franc FEHOD proprietà di bestiame identico a PECUS bestiame-gregge, cui FIEU e
l’ital Fìo, questi nella locuzione Pagare il feudo ovvero il balzello. Da Feudo, i derivati Feudàle, Feudalèsimo e Feudatàrio.
Il Feudo era organizzato in Vassalli, Valvassori e Valvassini. Vassàllo è dal lat medv VASSALLUS da VASSUS servo già
celt KWAS, Valvassòre dal prvz VALVASSOR da VASSORIUM vassus dei vassalli, Valvassìno questo dim di
VALVASSOR e sta per vassus del valvassore e , in gerarchia, anche del vassallo. In omologismo storico-medv e linguistico,
il termine Samurài inv dal giapponese SAMURAI vale “membro della casta militare” da SAMURARU essere al servizio
di… il cui codice d’onore è il BUSHIDO.
In associazione si ha Omàggio con Omaggiàre, dal franc HOMMAGE derivato da HOMME uomo nel senso di vassallo,
pertanto sta per “atto di sottomossione al suo signore”; il lat medv aveva HOMINATICUM omaggio, col suff medv
ATICUM, di pari elaborazione con il termine Formaggio dal franc FORMAGE e dal lat medv FORMATICUM.
Dal franc, l’ital conta il glb Cotillon ”omaggio a sorpresa” svoltosi da COTILLON gonnella dal nome di un’ant danza.
VELLEITARIO
Da ben diversa rad ci arriva invece il termine Velleitàrio con i sostantivi Velleità o Velleitarìmo. Nella sua
accezione di “volitivo” è l’astratto lat di VELLE volere, che è l’infinito class di VOLO voglio, rad WEL volere
diversificatasi dall’omonima rad WEL volgere, ma che spesso appaiono assimilate. Da VOLO voglio è
pervenuto più esplicitamente il volg VOLERE, cui Volère con Volènte, Volentièri, Volenteròso, Volitìvo,
Volontà, Volontàrio con Volontariamènte, Volontariàto, Volontarietà, Volontarìsmo e Volontarìstico; eppoi
Vòglia e Vogliòso dal volg VOLJO, i prefissati l’aggettivo Invìto da INVITUS “contro voglia” (omn del
sostantivo Invito) e Involontàrio “privo di voglia”, i composti Benvolère e Malvolère, Disvolère, l’iterativo
Rivolère, Stravolère “bramare”, un opposto Svolère (S sottrattivo).
Dalle locuzioni lat QUAM VELLES quanto tu voglia e QUOD VELLES quel che vorresti l’ital ha tratto
rispettivamente Cavèlle e Covèlle “qualche cosa – nonnulla” cui Noncovèlle con valore di “nulla”.
Ma il voglio di Velleitario è semant bizzarro, capriccioso, estroso, fantasioso... senza efficacia. Occorre contare
nel percorso il termine Nolènte, sempre in binomio nella locuzione Volente o nolente, che è dal Ppres lat
NOLENS, l’ellittico risultante da una mutazione progressiva del composto NE VOLO non voglio
successivamente NOVOLO per attestarsi nell’infinito NOLLE e in NOLO non voglio, cui ancora Nolontà su
modello di Volontà, eppoi la locuzione divina, inv dalla traduzione lat, pronunciata da Gesù Noli me tangere
“Non mi tocccare (non voglio che mi tocchi)” nei riguardi di Maddalena, locuzione che indica in botanica una
sorta di piante altrimenti dette Impatiènte e Sensitìva. La rad indour WEL volere riappare nell’ingl WILL e nel
ger WILL volontà cui l’onomastico Guglielmo, con i suoi dim fem Mina e Wilma da Guglielmina,
italianizzazione di WILLIHELM protettore della volontà composto con HELM elmo fig protezione.
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L’inc della radice WEL volere con l’aggettivo lat VOLUPIS tratto dal nome della dea del piacere Volpia, ha
prodotto il lat VOLUPTAS VOLUPTADIS cui Voluttà o il fedele al lat Voluptàde, Voluttario, Voluttuoso con
Voluttuosità.
\ Tocario
Il Tocàrio o Tocàrico o Tochàrio è l’ant lingua indoeur parlata nella parte orientale del Turchestan; i greci chiamavano quel
popolo TOCHAROI.
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