Rivista Ufficiale S.I.C.D. Società Italiana dei Clinici del Dolore Consiglio Direttivo SICD Presidente Sergio Mameli Incoming President Sergio Chisai Past President Guido Orlandini Presidente onorario Emilio Sternieri Tesoriere Claudio Lo Presti Segretario Giovanni Maria Pisanu Vice Presidente area Nord Marco La Grua Vice Presidente area Centro Pasquale De Negri Vice Presidente area Sud Carmelo Costa Consiglieri Paolo Marchettini Alfonso Papa Maurizio Pintore Giovanni Romanotto Gerardo Serra Giuseppe Sorrentino Revisori dei conti Alessandro Calafiore Paola Del Chiaro Salvatore Salis Probiviri Giuseppe Pietroforte Giuseppe Pulito Sandro Sensini www.sicd.net Direzione scientifica Renato Coluccia Dario Cova Marco Lacerenza Sergio Mameli Paolo Marchettini Elsa Margaria Guido Orlandini Maria Luisa Sotgiu Mario Tiengo Corrispondenti Anestesia F. Bruno (Bari) S. Codeleoncini (Milano) A. Marchi (Cagliari) P. Notaro (Milano) V.A. Peduto (Perugia) G. Savoia (Napoli) Anestesia ostetrico-ginecologica B. Pagnoni (Milano) Anestesie loco-regionali e blocchi V. Moschini (Milano) G. Ramella (Milano) Cefalee C. Caputi (Ancona) M. Lacerenza (Milano) D. Moscato (Roma) F. Rizzi (Milano) E. Sternieri (Modena) Dolore da cancro e cure palliative A. Caraceni (Milano) L. Piva (Milano) Dolore neuropatico P. Marchettini (Milano) C. Mattia (Roma) A. F. Sabato (Roma) Dolore postoperatorio M. Berti (Parma) A. Severgnini (Milano) Farmacologia A. Gennazzani (Novara) E. Molina (Parma) Fisiatria e Riabilitazione V. Santilli (Roma) Fisiologia A. Aloisi (Siena) G.E.M. Biella (Milano) Fisiologia clinica R. Casale (Montescano) M.A. Giamberardino (Chieti) Geriatria D. Cova (Milano) Ipnositerapia P. Mariconti (Milano) Medicina del dolore M. Bevilacqua (Venezia) C. Bonezzi (Pavia) G. Colini Baldeschi (Roma) A. Costantini (città) L. Follini (Parma) V. Iorno (Milano) G. Pari (Rimini) P. Poli (Pisa) G. Varrassi (L’Aquila) Neurochirurgia I. Dones (Milano) Neurologia G. Cruccu (Roma) F. Nicoletti (Roma) Ortopedia G. Peretti (Milano) M. Porta (Zingonia) Pediatria F. Benini (Padova) A. Clerico (Roma) Potenziali evocati ed elettromiografia G. Pastorino (Milano) Reumatologia M. Broggini (Varese) Scienze Infermieristiche D. Manara (Milano) In copertina: Claude Monet, L’Hôtel des Roches Noires, à Trouville, 1870, particolare Parigi, Musée d’Orsay Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 3 Rivista di Algologia Clinica e Sperimentale Volume 17, numero 4 Dicembre 2010 Presidente fondatore Mario Tiengo Sommario Editoriale Rassegna clinica Direttore editoriale Maria Luisa Sotgiu Direttore responsabile Mara Sala Segreteria di redazione Martina Serra Impaginazione Roberto Colombo Stampa Agf, Milano Review Pubblicità Irene Carravieri Direzione, Redazione e Pubblicità Publiediting Via degli Orombelli 7a 20131 Milano [email protected] tel 02 93887520 www.publiediting.it PATHOS è una rivista edita da Publiediting Registrata al Tribunale di Milano al numero 666 - 210905 Iscrizione R.O.C. n. 15108 ISSN 1593-2354 Ricordi Report congressuali Dolor et functio laesa: un congresso interdisciplinare S. Mameli, G.M. Pisanu 7 Associazione tra pregabalin e palmitoiletanolamide (PEA) per il trattamento del dolore P. Desio 9 Chirurgia ortopedica in regime di day-surgery Valutazione del dolore post-operatorio con buprenorfina, ossicodone e idromorfone E. Ercolani, V. Vitale, N. Monachese, D. Battelli, P. Arcangeli 15 La gestione del dolore cronico reumatologico P. De Negri, T. Tirri, P. Modano, R. Amodio 21 Mario Tiengo: un giovane, antico amico R. Coluccia 27 Il dolore nella donna A cura della Redazione 29 Il dolore nelle malattie osteoarticolari A cura della Redazione 31 Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 5 NORME PER GLI AUTORI Gli articoli devono essere inviati a: Publiediting - Redazione Pathos, via degli Orombelli 7a, 20131 Milano, [email protected]. L’accettazione dei lavori è subordinata al parere dei referees. Gli articoli che non rispettano le norme qui indicate saranno restituiti agli autori. Dati richiesti: 1) titolo del lavoro (in italiano e inglese) 2) nomi per esteso e cognomi degli autori 3) enti o istituti di appartenenza 4) riassunto in italiano e inglese (da 800 a 1200 caratteri spazi inclusi) 5) parole chiave in italiano e inglese 6) bibliografia: i riferimenti bibliografici devono essere citati nel testo con numero progressivo. La bibliografia riportata in ordine di apparizione 7) eventuali tabelle complete di titolo, legenda e riferimento nel testo 8) eventuali illustrazioni complete di didascalia, legenda, riferimenti nel testo 9) indirizzo, numero telefono e posta elettronica per la corrispondenza. La chiarezza e la completezza nella presentazione di testi, tabelle e figure contribuisce ad accelerare i tempi di pubblicazione. L’autore è responsabile di tutto il contenuto del testo pubblicato. Si dà per scontato che i testi proposti non siano già stati pubblicati, nè simultaneamente inviati ad altri editori. Testi Riassunto e summary saranno posizionati in prima pagina. Per calcolare gli spazi, si tenga conto che una colonna corrisponde a circa 1500 caratteri spazi inclusi. Una pagina intera si compone di 4500 caratteri (se solo testo), di 3000 caratteri (se testo più una tabella 6 o figura), di 1500 caratteri (se testo più due tabelle/figure). Titoli Si raccomanda che i titoli siano brevi. La redazione si riserva il diritto di apportare le modifiche che si rendessero necessarie. Bibliografia La bibliografia deve essere numerata consecutivamente nel testo. Alla fine del lavoro le voci saranno elencate nell’ordine numerico in cui sono state citate (e quindi non in ordine alfabetico), come esemplificato di seguito: Riviste: Rossi M et al. Titolo del lavoro. Rivista 1998; (5): 444-888. Volumi: Rossi M et al. Titolo del lavoro. In: Titolo del libro, seconda edizione. Bianchi e Viola (eds), Casa Editrice, Milano 1995: pp. 200-400. Illustrazioni e tabelle Le illustrazioni possono essere inviate come disegni originali oppure come fotografie in bianco e nero, indicando il nome dell’autore, il numero dell’illustrazione e il senso di lettura. Ogni tabella deve avere un titolo ed essere autoesplicativa (le sigle devono essere accompagnate da legenda esauriente). Il numero delle illustrazioni e delle tabelle deve essere finalizzato alla comprensione del testo; la redazione si riserva il diritto di modificare o eliminare le figure che non soddisfino questa esigenza. Bozze Solo su specifica richiesta, le bozze saranno inviate all’autore e dovranno essere restituite entro 5 giorni dal ricevimento. Sono accettate solo correzioni di carattere tipografico. Riproduzioni Gli autori non riceveranno, per i lavori pubblicati, alcun compenso. L’editore Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 si riserva il diritto, secondo la normativa vigente, di ripubblicare gli articoli in raccolte, supplementi, o in altre forme editoriali indicando i riferimenti bibliografici della prima pubblicazione di Pathos. Articoli commissionati dall’editore L’editore potrà richiedere a specialisti: editoriali, recensioni e/o articoli su argomenti specifici. In alcuni casi viene definito un compenso per tale prestazione. A pubblicazione avvenuta l’editore si riserva il diritto, secondo la normativa vigente, di ripubblicare gli articoli in raccolte o supplementi (come sopra riportato) senza oneri aggiuntivi. Estratti A pubblicazione avvenuta, gli autori riceveranno copia giustificativa, cartacea o elettronica. Copie supplementari o la stampa di estratti dovranno essere richieste a Publiediting, che invierà un preventivo scritto per le relative spese. Uniformità La redazione si riserva il diritto di apporre modifiche al testo per uniformità redazionale. I lavori inviati non saranno restituiti. PATHOS IN FORMATO ELETTRONICO Pathos è da oggi disponibile anche in forma elettronica. Per ricevere il pdf completo della rivista è sufficiente inoltrare la richiesta a: publiediting@publiediting. itindicando nome, cognome, professione, indirizzo mail e numero telefonico per eventuali comunicazioni. Alla pubblicazione del nuovo numero, la redazione trasmetterà un messaggio email con un link per il download del documento. Editoriale DOLOR ET FUNCTIO LAESA UN CONGRESSO INTERDISCIPLINARE DOLOR ET FUNCTIO LAESA AN INTERDISCIPLINARY CONGRESS Sergio Mameli Presidente Nazionale Società Italiana dei Clinici del Dolore Giovanni M. Pisanu Segretario Nazionale Società Italiana dei Clinici del Dolore Alla vigilia del primo congresso interdisciplinare tra fisiatri e algologi (Rome,Rehabilitation 2010-XIX Congresso Nazionale SICD, Società Italiana dei Clinici del Dolore) la preoccupazione è piuttosto forte: l’aspetto innovativo che caratterizza un congresso congiunto è, infatti, un elemento non sempre gradito agli iscritti di una società di alta specializzazione e, comunque, costituisce motivo di perplessità. A dire il vero, era così forte la volontà di esplorare nuove strade e di uscire dalla ristretta nicchia di esperti di algologia, che abbiamo abbracciato con decisione la nuova esperienza. L’idea è nata dalla certezza che nella gestione del malato affetto da dolore cronico ogni figura professionale può esprimere al meglio le proprie competenze, cosicché, la collaborazione tra tutti i professionisti coinvolti, non possa far altro che migliorare la qualità di vita del paziente. Sulla centralità del ruolo del malato va giocata la partita per la sua salute: si cercherà di muovere le pedine in gioco fino a mettere in scacco matto la malattia. Il dolore che diventa malattia rappresenta un avversario molto agguerrito da sconfiggere e complessa è la strategia da adottare: riteniamo pertanto che sia opportuno far ricorso a una task force di validi professionisti i quali, dotandosi di armi diverse ma convergenti sullo stesso obiettivo, possa far raggiungere al paziente il giusto e agognato sollievo. L’elemento conoscitivo e innovativo del congresso è facilmente identificabile nel titolo: Dolor et Functio Laesa. Algologi e fisiatri, insieme a numerosi ospiti, specialisti e operatori delle altre branche sanitarie, affronteranno le problematiche di alcune delle patologie più comuni che affliggono i pazienti del mondo occidentale: il mal di schiena e la spalla dolorosa, le patologie muscolari e scheletriche, il dolore neuropatico, le cefalee croniche e le nevralgie facciali, i traumi del lavoro, della strada e dello sport, il dolore nel paziente oncologico e nel paziente spastico. In tutte queste gravi e complesse patologie si cercherà di individuare quali soluzioni siano più opportune e innovative per risolvere i due elementi che le accomunano: ovvero il dolore, sia acuto che cronico, e la limitazione funzionale. Si cercherà, in particolare, di dimostrare come queste due componenti possano essere affrontate e risolte solo grazie a una fattiva Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 7 collaborazione e integrazione, diretta non a evidenziare le capacità dei singoli specialisti, ma i vantaggi del lavoro sinergico; solo la cooperazione propositiva e mirata alla risoluzione dei problemi può, infatti, evolvere in un reale beneficio per il paziente con dolore. L’approfondimento diagnostico ottenuto con il confronto dei punti di vista diversi che scaturiscono dalla peculiare formazione dei gruppi specialistici implicati, costituirà la base propositiva per trovare adeguate soluzioni attraverso l’adozione di terapie farmacologiche, presidi fisici e chirurgici (neuromodulazione farmacologica ed elettrica, trattamenti neurolesivi), terapie innovative e avanzate (ecoguidate, laserterapie, elettromagnetiche, eccetera), supporti psicologici e soprattutto riabilitativi, sostenute da opportune scelte di comunicazione con il paziente, che saranno sviluppate nelle tre giornate congressuali ricche e intense. In margine a tali iniziative, si cercherà di promuovere le innovazioni e le proposte che si spera verranno da giovani medici, infermieri e tecnici, che potranno avanzare le loro idee 8 più fresche in una sessione poster dedicata alle esperienze cliniche provenienti dai principali centri nazionali. Tutto ciò in ottemperanza e sotto l’egida della nuova Legge sulla Terapia del Dolore e Cure Palliative, n° 38 del 15 Marzo 2010, che sarà discussa insieme ai principali promotori della stessa. Nella presentazione della brochure congressuale si rimarca che la finalità è proprio quella di mettere in relazione le due componenti fondamentali della maggior parte delle patologie dei pazienti che giungono a noi: il dolore e la funzione alterata. Il nostro impegno organizzativo è stato grande e gli obiettivi sono stati perseguiti con convinzione. Ci auguriamo davvero che tale sforzo sia ripagato dal valore scientifico delle proposte dei relatori e che le nostre iniziali preoccupazioni siano fugate dalla forte adesione e dall’apprezzamento dei partecipanti. Non ultima, è concreta la speranza che, dopo questa prima iniziativa, anche altre figure professionali impegnate in questa dura battaglia possano unirsi a noi nella convinzione che uniti si diventa decisamente più forti. Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 Rassegna clinica ASSOCIAZIONE TRA PREGABALIN E PALMITOILETANOLAMIDE (PEA) PER IL TRATTAMENTO DEL DOLORE NEUROPATICO COMBINATION OF PREGABALIN AND PALMITOYLETHANOLAMIDE (PEA) FOR NEUROPATHIC PAIN TREATMENT Paolo Desio Ambulatorio di Terapia del Dolore Azienda Ospedaliera di Busto Arsizio - Presidio Ospedaliero di Saronno RIASSUNTO 30 pazienti con età compresa tra i 32 e 78 anni, affetti da dolore neuropatico, sono stati sottoposti a una terapia medica con pregabalin associato a palmitoiletanolamide per un periodo di 45 giorni. Tutti i pazienti hanno terminato lo studio senza riportare effetti collaterali; in tutti i pazienti è stata osservata una significativa riduzione dell’intensità del dolore e un miglioramento dell’impotenza funzionale. Il miglioramento della sintomatologia clinica era associato a un recupero della qualità del sonno e a una buona valutazione soggettiva dell’efficacia della terapia. In conclusione, è stata verificata l’efficacia di un nuovo approccio multiterapeutico per il controllo del dolore cronico basato sull’uso di pregabalin + palmitoiletanolamide; la terapia è stata ben tollerata e ha permesso ai pazienti una migliore qualità della vita. Parole chiave Palmitoiletanolamide (PEA), pregabalin, nevralgia post-herpetica, neuropatia diabetica periferica, dolore neuropatico SUMMARY 30 patients ranging between 32 to 78 years, suffering from neuropathic pain, were treated with pregabalin and palmitoylethanolamide for 45 days. All patients have completed the study and no side effect was reported; in all patients it has been observed a significant reduction of pain intensity that was associated to a better quality of the sleep. The improvement of the clinical symptomatology was associated to a recovery of quality of sleep and to a good subjective evaluation of the effectiveness of the therapy. In conclusion, the efficacy of a new multitherapeutic approach for neuropathic pain, based on pregabalin + palmitoylethanolamide has been proved; the therapy showed to be safe and allows patients to have a better quality of life. Key words Palmitoylethanolamide (PEA), pregabalin, post-herpetic neuralgia, diabetic peripheral neuropathy, neuropathic pain Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 9 INTRODUZIONE Il dolore cronico può essere conseguenza di una lesione, infiammazione o infezione di nervi periferici. Questo tipo di dolore viene definito neuropatico ed è stato ampiamente osservato che la modulazione dei processi sensoriali nelle regioni che sono affette dalla patologia viene alterata. Malgrado decenni di ricerche rivolte a risolvere il problema del dolore neuropatico, le terapie farmacologiche disponibili non sono ancora soddisfacenti.1 La ragione di questo insuccesso potrebbe in parte risiedere nel fatto che i farmaci sviluppati agiscono prevalentemente su cellule neuronali e non su cellule immunitarie e/o gliali, cellule che rappresentano una componente inscindibile dei nervi periferici, dei gangli delle radici dorsali e del midollo spinale. Ormai é ampiamente dimostrato che l’attivazione di cellule periferiche del sistema immunitario come i mastociti2,3 e di cellule immunocompetenti centrali come la glia, microglia e astroglia4,5 rappresenti un fattore critico nell’iniziare e mantenere il dolore patologico. Coerentemente ai suggerimenti dell’European Federation of IASP Chapters (EFIC), secondo cui l’esito delle terapie per il dolore neuropatico può emergere dalla comprensione dei meccanismi patogenetici,6 l’evidenza della inscindibilità tra le attività dei neuroni somatosensoriali e le cellule immunitarie nella genesi e nel mantenimento del dolore neuropatico incoraggia lo sviluppo di approcci terapeutici che abbiano come target anche cellule immunitarie. 10 Approcci terapeutici innovativi dovrebbero, inoltre, mirare a ottenere un giusto bilancio tra una adeguata remissione del dolore e una buona tollerabilità, per evitare che l’instaurarsi di un circolo vizioso che alterni la mancanza di efficacia a effetti indesiderati intolleranti induca una mancata compliance del paziente. Tra le molecole emergenti in grado di modulare l’attività di cellule immunitarie nelle condizioni associate a dolore neuropatico desta grande interesse la palmitoiletanolamide (PEA). La PEA, molecola lipidica endogena strutturalmente simile all’endocannabinoide anandamide ma che, a differenza di quest’ultima, non ha effetti psicotropi, è una N-acetiletilammide che esplica la sua attività analgesi- Tabella 1 Elementi della Valutazione Geriatrica Multidimensionale DPN PHN Totale Maschio 4 12 16 Femmina 7 7 14 Sesso Tipo di dolore Fibromuscolare 1 1 Osteoarticolare 5 5 Diffuso (comorbilità fibromialgia) 2 2 Muscolotensivo 3 3 Lancinante 4 4 Urente 9 9 Penetrante 3 3 Trafittivo 3 3 Terapia in atto/pregressa FANS 1 1 Anticonvulsivanti 3 3 Anticonvulsivanti + anti depressivi triciclici 3 3 Anticonvulsivanti + FANS 5 5 Anticonvulsivanti + FANS + anti depressivi triciclici 1 1 FANS + Miorilassanti 1 1 FANS + TENS 3 3 TENS + anticonvulsivanti 12 12 TENS + anticonvulsivanti + anti depressivi triciclici 1 1 Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 ca mediante la down regulation delle cellule mastocitarie e l’inibizione dell’attivazione microgliale.7-11 Recentemente è stato osservato che la PEA somministrata in combinazione con l’ossicodone a bassa titolazione induce una riduzione significativa dell’intensità del dolore nei pazienti con low back pain e che la terapia non causa effetti indesiderati.12 I risultati di questo lavoro suggeriscono che terapie che utilizzino più agenti terapeutici attivi sia su cellule neuronali che non neuronali possono contrastare il dolore neuropatico ed essere ben tollerate dall’organismo. Incoraggiati da questi risultati, lo scopo del presente studio è stato quello di verificare gli effetti della terapia con bassi dosaggi di un farmaco analgesico appartenente alla famiglia degli anticonvulsivanti, il pregabalin,13,14 somministrato in associazione con la PEA, in pazienti con dolore cronico conseguente a neuropatia diabetica periferica (DPN) o a nevralgia post herpetica (PHN). I risultati ottenuti dimostrano che questa associazione induce un ottimo controllo del dolore ed è ben tollerata dai pazienti. po 0) i pazienti erano in trattamento antalgico con differenti terapie (FANS, miorilassanti, anticonvulsivanti, antidepressivi triciclici, TENS e iontoforesi) con risultati non soddisfacenti. Al basale (tempo 0) sono state valutate l’intensità del dolore e l’impotenza funzionale. L’intensità del dolore è stata determinata mediante la Scala Analogica Visiva (VAS); la scala è rappresentata da una linea lunga 10 cm in cui un’estremità indica l’assenza del dolore e l’altra il peggiore dolore immaginabile. Al paziente veniva richiesto di tracciare un segno in corrispondenza del livello di dolore provato. La distanza, misurata in millimetri, partendo dall’estremità che indica l’assenza di dolore, rappresenta la misura dell’intensità del dolore. L’impotenza funzionale è stata deter- minata mediante una scala semantica a 5 livelli: assente (A), quasi assente (QA), lieve (L), notevole (N), totale (T). Solo i pazienti con dolore cronico (dolore presente da almeno 6 mesi) con uno score della VAS >60 mm sono stati inseriti nello studio (Figura 2). Non sono stati ammessi allo studio i pazienti con età inferiore a 18 anni e con compromissione renale. Lo studio ha valutato l’efficacia della terapia con dosaggi crescenti di pregabalin associati a un dosaggio fisso di PEA. La durata della terapia è stata di 45 giorni; il dosaggio del pregabalin è stato: 2 cps da 75mg/die per i primi 10 (1 cps assunta la mattina, 1 cps una alla sera), 1 cps da 75 mg la mattina e 1 cps da 150 mg la sera dall’11° al 20° giorno; 2 cps da 150 mg/die dal 21° al 30° giorno; 2 cps Figura 1 Diminuzione dell’intensità del dolore a diversi tempi dal trattamento con pregabalin + palmitoiletanolamide in pazienti con dolore cronico 80 70 60 MATERIALI E METODI Lo studio è stato condotto tra marzo e agosto 2009. Sono stati arruolati 30 pazienti, 17 maschi e 13 femmine, di età compresa tra 32 e 78 anni. Il dolore cronico era dovuto a neuropatia diabetica periferica o a nevralgia post herpetica. La tipologia di dolore che i pazienti manifestavano e le terapie farmacologiche in atto o pregresse sono riportate nella Tabella 1. Al momento dell’arruolamento (tem- Score VAS (mm) 50 40 30 20 10 0 0 10 20 30 45 Tempo (giorni) I valori rappresentano le medie ± ES. n=30 la riduzione della VAS risulta significativa nei tempi con il modello ANOVA a misure ripetute senza ipotesi sulla varianza (p<0,0340); l’effetto è significativo con p<0,0001 Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 11 da 200 mg/die dal 31° giorno al 45. Il dosaggio della PEA è stato di 2 cps da 600mg/die (una cps la mattina, una cps alla sera) dal primo al quarantacinquesimo giorno. Durante il periodo di studio, la VAS e l’impotenza funzionale sono state determinate ai tempi 10, 20, 30 e 45 giorni dall’inizio della terapia. Al termine dello studio, l’interferenza del dolore sulla qualità del sonno è stata valutata mediante una scala arbitraria a tre punti che definiva la qualità del sonno “migliorata, inalterata o peggiorata”. Inoltre, è stato chiesto al paziente di dare un giudizio globale sulla terapia assunta scegliendo tra le voci: non efficace, lievemente efficace, efficace, molto efficace. Tutte le rilevazioni sono state effettuate sempre dallo stesso sperimentatore. L’analisi statistica dei risultati dell’intensità del dolore è stata effettuata mediante il test di ANOVA a misure ripetute mentre per l’impotenza funzionale è stata effettuata un’analisi dei ranghi utilizzando il test di KruskalWallis. I pazienti coinvolti hanno accettato di partecipare allo studio fornendo il loro consenso informato. RISULTATI Tutti i pazienti arruolati hanno terminato lo studio senza manifestane effetti collaterali. In tutti i pazienti trattati con pregabalin + PEA si è osservata una remissione del dolore; l’effetto era indipendente dalla condizione patologica cui il dolore cronico era associato e dipendente dal tempo di trattamento (Tabella 1); infatti, la riduzione del dolore era presente sia nei pazienti con DPN che in quelli con PHN. Una lieve riduzione dell’intensità del dolore (sebbene non significativa) era già presente al primo controllo effettuato 10 giorni dopo l’inizio della terapia; nei controlli successivi (20 e 30 giorni) la riduzione dello score medio della VAS è incrementata con l’aumentare del tempo e a fine trattamento il dolore era clinicamente non rilevante, infatti lo score medio della VAS che al basale era 70±20.4 e 80±17.2 era diventato 20±4.6 e 20±3.7 rispettivamente nei pazienti con DPN e PHN (Tabella 2). L’analisi statistica, effettuata con il test ANOVA a misure ripetute senza ipotesi sulla varianza, dimostra che la riduzione della VAS in funzione del tempo è statisticamente significativa (p<0,0001; Figura 1). Alla riduzione del dolore indotta dal trattamento con pregabalin + PEA si associa un miglioramento dell’impotenza funzionale (Figura 2); infatti, al T0 l’impotenza era totale nel 23.3% dei pazienti (7), notevole nel 40% (12) e lieve nel 36,7 % (11), mentre a fine trattamento nessun paziente presentava impotenza totale o notevole, il 3,3% dei pazienti aveva un’impotenza lieve (1), il 26.7% quasi assente (8) e il 70% assente (21). L’analisi dei ranghi conferma che la composizione delle risposte varia significativamente nel tempo (p<0,0001, test di Kruskal-Wallis; Figura 2). La qualità del sonno nei pazienti trattati con pregabalin + PEA era migliorata in 26 pazienti (87%) e rimasta invariata in 4 pazienti (13%). Il 30 % (9) dei pazienti sottoposti alla terapia ha ritenuto la terapia molto efficace, il 70% (21) efficace. Nessun paziente ha ritenuto la terapia lievemente efficace o non efficace. Tabella 2 Diminuzione dell’intensità del dolore a diversi tempi dal trattamento con pregabalin + palmitoiletanolamide in pazienti con dolore cronico associato a neuropatia diabetica periferica (DPN) o nevralgia post-herpetica (PHN) Tempo (giorni) Patologia 12 0 10 20 30 45 DPN 70±21.4 60±17.0 40±12.9 30±8.2 20±4.6 PHN 80±17.2 60±14.0 50±10.2 30±6.7 20±3.7 Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 I risultati ottenuti indicano che la terapia con bassi dosaggi di pregabalin associato alla PEA per un periodo di 45 giorni ha indotto una riduzione significativa dell’intensità del dolore neuropatico sia dovuto a DPN che a PHN. La riduzione del dolore ha permesso un miglioramento dell’impotenza funzionale e della qualità del sonno. Nessun effetto indesiderato è stato riportato dai pazienti. Il pregabalin è il primo farmaco approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) per il trattamento delle polineuropatie diabetiche e nevralgie post herpetiche. Gli studi clinici che hanno confermato l’efficacia del farmaco hanno anche riportato che i più comuni effetti collaterali della terapia sono le vertigini e la sonnolenza.15 Il pregabalin è considerato avere un basso potenziale d’abuso e, se usato non correttamente, una limitata possibilità di sviluppare dipendenza. Per questo la DEA (Drug Enforcement Administration americana) ha classificato il farmaco pregabalin come sostanza in Tabella V del Controlled Substances Act degli Stati Uniti (Schedule V). L’efficacia di pregabalin è stata valutata rispetto a placebo in pazienti affetti da neuropatia diabetica o nevralgia post erpetica. Gli studi pubblicati hanno dimostrato che 300 mg/die di pregabalin riduce il punteggio del dolore rispetto al placebo da - 0,18 a 1,57 punti (basandosi su una scala di 10 punti) e 600 mg da -0,64 a -1,79.16-18 Nel presente studio il pregabalin è stato usato a un dosaggio non tera- dell’impotenza funzionale e un miglioramento della qualità del sonno, condizione che consente ai pazienti di avere un self-care più rapido, e un recupero e un reinserimento alla vita di tutti i giorni più veloce ed efficace. Non meno importante è il risultato relativo all’assenza di effetti indesiderati associati alla terapia. Infatti, il successo delle terapie farmacologiche è spesso influenzato dalla poca tollerabilità dei farmaci alle dosi terapeutiche e spesso non c’è compliance da parte del paziente. I risultati ottenuti non chiariscono se l’azione delle due molecole che agiscono su target differenti, neuroni per il pregabalin e mastociti/microglia per la PEA, sia sinergico che additivo. La possibilità che l’effetto sia esplicato solo dalla PEA non può essere esclusa. La PEA è stata, infatti, peutico, ciò nonostante l’associazione con la PEA ha permesso di evidenziare una lieve remissione della sintomatologia già 10 giorni dopo l’inizio del trattamento e una consistente riduzione dell’intensità del dolore e degli altri parametri valutati decisamente superiore a quello riportato in precedenza.16-18 L’uso di una combinazione di più analgesici al fine di ottenere un rapporto ottimale tra l’effetto terapeutico e gli effetti indesiderati è uno dei suggerimenti che emerge dalle linee guida europee per il trattamento farmacologico del dolore neuropatico;19,20 i risultati ottenuti nel presente lavoro sono una conferma dell’efficacia di questo approccio multiterapeutico. Infatti, con la terapia utilizzata è stato possibile avere un miglior controllo del dolore associato a una riduzione Figura 2 Miglioramento dell’impotenza funzionale a diversi tempi dal trattamento con pregabalin + palmitoiletanolamide in pazienti con dolore cronico 100 T N L QA A 90 80 70 Score VAS (mm) CONCLUSIONI 60 50 40 30 20 10 0 0 10 20 30 45 Tempo (giorni) I valori sono espressi in % dei pazienti totali. n= 30; la modifica della distribuzione è statisticamente significativa, Test di Kruskal-Wallis p<0,0001; Grado di impotenza: T= totale; N= notevole; L=lieve; QA=quasi assente; A= assente. Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 13 usata a un dosaggio risultato efficace in condizioni di dolore neuropatico a diversa eziogenesi quali le neuropatie periferiche di origine compressiva, la nevragia del pudendo, le polineuropatie dolorose di varia origine.7,8,10,11 Ulteriori approfondimenti sono necessari per capire come interagiscono le due molecole per indurre gli effetti terapeutici osservati, in particolare utilizzando un disegno di studio che preveda sia una numerosità campionaria maggiore per le varie condizioni patologiche considerate sia un confronto con un gruppo che riceva solo PEA. La PEA è una molecola endogena al nostro organismo, gli studi clinici che hanno caratterizzato gli effetti della molecola hanno coinvolto un numero elevato di soggetti, e ne hanno evidenziarono l’ottima tollerabilità sia negli adulti che nei bambini.21-25 Questa caratteristica rende la PEA una molecola d’elezione per terapie croniche e/o destinate a popolazioni geriatriche. E’ noto, infatti che la prevalenza del dolore aumenti con l’età, in relazione a processi degenerativi muscolo-scheletrici, fratture ossee, patologie del sistema cardiovascolare, eccetera In conclusione, in questo studio è stata verificata l’efficacia di un nuovo approccio multiterapeutico per il controllo del dolore cronico che consente ai pazienti di avere una qualità della vita dignitosa e al contempo di ridurre i pesanti carichi economici, dai costi del servizio sanitario ai costi per l’assenza dal lavoro, con conseguenti mancati introiti per il singolo e per l’economia globale. 14 BIBLIOGRAFIA 1) Finnerup NB, Sindrup SH, Jensen TS. The evidence for pharmacological treatment of neuropathic pain. Pain 2010; 150 (3): 573-581. 2) Nicol GD, Vasko MR. Unraveling the story of NGF-mediated sensitization of nociceptive sensory neurons: ON or OFF the Trks? Mol Interv 2007; 7(1): 26-41. 3) Vallejo R, Tilley DM, Vogel L, Benyamin R. 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Medicina del dolore, Ospedale di Stato della Repubblica di San Marino Nicolino Monachese U.O.C. Anestesia e Terapia Intensiva, Ospedale di Stato della Repubblica di San Marino Daniele Battelli Scuola di Specializzazione in Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia Pierluigi Arcangeli U.O.C. Ortopedia, Ospedale di Stato della Repubblica di San Marino RIASSUNTO Nella chirurgia in regime di daysurgery i protocolli per la valutazione e la terapia del dolore post-operatorio rivestono una particolare importanza poiché l’assistenza ospedaliera termina precocemente, quando i problemi relativi al dolore chirurgico sono ancora in fase evolutiva. E’ molto importante far giungere in sala operatoria un paziente consapevole delle procedure alle quali sarà sottoposto e delle problematiche che potrà incontrare. Determinante è l’appropriatezza della terapia antalgica post-operatoria, che deve consistere in una terapia per os o transdermica; ma un ruolo importante lo riveste il care infermieristico, che accompagna il paziente dalla preparazione all’intervento sino ai primi giorni successivi la sua dimissione. In questo studio sono stati comparati tre protocolli di analgesia post-operatoria, confrontando efficacia ed effetti collaterali di idromorfone, buprenorfina e ossicodone, associati a una strategia di counselling del paziente operando. SUMMARY In a day-surgery setting, the use of protocols for post-operative analgesia is strongly reccomended, such as the patient caring done by nurses: this is because the patient leaves the hospital during the development of the postoperative problems that should be treated even when he’s came back home. Doing this, an important step is to take into the operating theatre a welleducated patient, about the surgical event, its complications and its risks. The administration route of the analgesic drugs must be oral or transcutaneous. It’s truly important, for us, to have well studied protocols, but a truly important role is played by the nurse caring, that should embrace the patient from the surgical preparation to the first days immediately after discharge. This study compares efficacy and adverse effects of three post-operative analgesia protocols, using hydromorphone, oxycodone and buprenorphine, associated with a patient counselling done by nurses. Parole chiave Day surgery, idromorfone, ossicodone, buprenorfina Key words Day surgery, hydromorphone, oxycodone, buprenorphine Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 15 INTRODUZIONE Uno degli obiettivi a cui deve mirare un servizio di day-surgery è controllare efficacemente il dolore post-operatorio, proprio perché non vi è permanenza notturna all’interno della struttura ospedaliera, la quale sarebbe sicura fonte di minor preoccupazione per il paziente e per gli operatori. Dal gennaio 2008, nell’unità di Day Surgery Multidisciplinare dell’Ospedale di Stato della Repubblica di San Marino, si sono utilizzati tre diversi protocolli analgesici, validati dalla Commissione Ospedale Senza Dolore, che hanno permesso di dimettere entro le ore 20.00 i pazienti operati con tecniche di osteotomia combinata al piede e alla trapezio metacarpica mantenendo standards assistenziali qualitativi elevati. Sfogliando la letteratura disponibile, vi è carenza di studi scientifici che validino l’utilizzo di protocolli di analgesia orale in day surgery, per cui il nostro lavoro è partito dalla ricerca della molecola disponibile per os o per via transcutanea che ci fornisse le migliori garanzie di un buon controllo del dolore, possibilmente con pochi effetti collaterali.1-6 3 - Individuare il protocollo migliore in rapporto a efficacia, effetti collaterali e soddisfazione del paziente. MATERIALI E METODI Una settimana prima dell’intervento si è proceduto a mettere in atto un counselling pre-operatorio tramite un colloquio con il paziente, informan- dolo su come si sarebbe svolto l’intervento, quale anestesia sarebbe stata praticata e quale sarebbe stato lo schema terapeutico. Si è informato poi il paziente su quali sarebbero stati i possibili effetti collaterali e come contenerli, oltre alla condotta che avrebbe dovuto adottare al domicilio. Inoltre, ogni paziente è stato educato su come rilevare il proprio dolore (NRS). Si è lasciato il paziente libero di esprimere Tabella 1 Protocolli di analgesia post-operatoria utilizzati Protocollo Giorno intervento Giorni 1-4 Buprenorfina 7.00: buprenorfina TTS Al bisogno ketoprofene 35 mcg/h per 4 gg 100 mg per os sino In S.O. dose starter buprenorfina 150 mg a un massimo di 200 mg/die Al bisogno ketoprofene 100 mg i.v. Ossicodone 7.00: ossicodone 10 mg per os 7.00: ossicodone 10 mg per os 15.00: ossicodone 10 mg per os 13.00: ketoprofene 100 mg per os ketoprofene 100 mg i.v. 19.00: ossicodone 10 mg per os 23.00: ossicodone 10 mg ketoprofene 100 mg per os Al bisogno paracetamolo 1g per os 7.00: idromorfone 12 mg per os 7.00: idromorfone 12 mg per os 15.00: ketoprofene 100 mg i.v. il giorno 1, poi a scalare 22.00: ketoprofene 100 mg per os (8 mg i giorni 2 e 3, OBIETTIVI Idromorfone 1 - Controllare in modo adeguato il dolore post-operatorio in interventi molto dolorosi come alluce valgo e rizoartrosi, che prevedono un’osteotomia o l’asportazione di un osso. 2 - Offrire come via di somministrazione del farmaco la via orale o quella transcutanea. 16 4 mg il giorno 4) 13.00: ketoprofene 100 mg per os Al bisogno paracetamolo 1 gr. per os Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 le proprie paure e perplessità adottando tecniche di ascolto attivo. Gli interventi sono stati eseguiti in anestesia loco-regionale (blocco di plesso brachiale, blocco popliteo o blocco sciatico-femorale). Il dolore è stato rilevato utilizzando la scala NRS ai seguenti tempi: - all’ingresso in reparto - al rientro dalla sala operatoria - alla prima chiamata per dolore - due ore dopo la prima chiamata - alla seconda chiamata per dolore - dopo due ore dalla seconda chiamata - alla dimissione - dalla prima alla quarta giornata post-operatoria. Allo stesso tempo sono stati registrati gli effetti collaterali manifestati dai pazienti, registrando i tre principali eventi avversi correlati alla terapia con oppiacei sistemici: nausea, vomito e stipsi. In quarta giornata è stata rilevata la soddisfazione del paziente, chiedendo di esprimere una valutazione, su scala da 1 a 10, circa la gestione del dolore post operatorio. Dopo l’intervento, per 4 giorni consecutivi, il paziente è stato contattato telefonicamente per fornire supporto emotivo e per valutare il decorso post-operatorio. La parte relazionale e di raccolta dati è stata gestita da un’unica persona esperta in relazione d’aiuto (gestalt counsellor). Ogni paziente è stato dimesso con un prospetto terapeutico e le dosi farmacologiche necessarie al trattamento del dolore per i 4 giorni successivi all’intervento. I dati relativi a ogni paziente sono stati registrati su scheda elettronica informatizzata. RISULTATI Il protocollo 3 risulta essere il più efficace dal punto di vista del controllo del dolore. I punteggi NRS medi in questo protocollo si mantengono sta- bilmente sotto la media degli altri due utilizzati. Sebbene, come si può evincere dalla distribuzione degli interventi per protocollo, l’idromorfone sia stato utilizzato maggiormente con la tecnica D (PDO - meno dolorosa rispetto alle Tabella 2 Suddivisione degli interventi per protocollo terapeutico e tecnica chirurgica Tecnica/Protocollo A B C D Totali Buprenorfina 7 15 2 0 24 Ossicodone 7 43 1 1 52 Idromorfone 7 3 5 9 24 Totali 21 61 8 10 100 Legenda: A: Osteotomia alluce + osteotomia di più di un metatarso + mezzo di sintesi. B: Osteotomia + mezzo di sintesi C: Trapeziectomia e plastica in sospensione secondo Welby modiÀcata. D: PDO (Percutaneus Distal Osteotomy) Figura 1 Dati demografici della popolazione (totale 100) 70 68 Maschi Femmine 35 23 6 3 0 <=50 anni Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 >=51 anni 17 altre tre), le tecniche A e C accontano per il 50 per cento degli interventi svolti con questo protocollo. Tali tecniche sono molto dolorose, ma anche in esse si conferma l’efficacia del protocollo. L’incidenza dei tre principali effetti collaterali è sostanzialmente minore con l’utilizzo di idromorfone e questo porta ad una maggiore soddisfazione del paziente circa la gestione del dolore post-operatorio che, unitamente all’ottima efficacia sul dolore, ci porta ad affermare che questo sia il protocollo maggiormente affidabile. Figura 2 Media del punteggio NRS suddiviso per protocollo dei vari giorni Protocollo 1 Protocollo 2 Protocollo 3 3,0 2,66 2,5 2,66 2,23 2,0 1,72 1,65 1,5 1,41 1,35 1,42 0,92 1,0 1,10 1,23 0,75 0,83 CONCLUSIONI I valori di NRS e il grado di soddisfazione dei pazienti riguardo alla gestione del dolore ci permettono di affermare che, utilizzando questi farmaci, è possibile controllare in modo adeguato il dolore post-operatorio nelle osteotomie dell’avampiede e negli interventi complessi del polso, interventi notoriamente molto dolorosi. Alla luce dei risultati ottenuti possiamo sostenere che il protocollo migliore in rapporto a efficacia, effetti collaterali e soddisfazione del paziente possa essere il protocollo 3 (idromorfone). La minore incidenza di effetti collaterali di questo principio attivo gioca un ruolo fondamentale. In un contesto di day-surgery, dimettendo il paziente già in prima giornata, è auspicabile che questi, ritornato al domicilio, possa affrontare serenamente il post-operatorio, senza il sopraggiungere di effetti avversi che possono richiedere, nella peggiore delle ipotesi, una riospedalizzazione per essere trattati. La soddisfazione 18 0,63 0,5 0,25 dimissione 1° gg 2° gg 3°gg 4° gg Figura 3 Effetti collaterali suddivisi per protocollo 75% 63% 62% 54% 38% 37% 29% 33% 17% nausea vomito Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 stipsi Protocollo 1 Protocollo 2 Protocollo 3 Figura 4 Soddisfazione del paziente (su scala da 1 a 10) per la qualità dell’analgesia post-operatoria 10 9,7 9,5 9,0 8,5 8,5 protocollo 1 protocollo 2 8,5 8,0 7,5 del paziente per la terapia antalgica ricevuta e per il comfort dovuto alla ridotta ospedalizzazione costituisce un indubbio vantaggio anche in termini di pain relief. Crediamo che studi come questo, poco presenti in letteratura, effettuati su numeri consistenti di pazienti, siano di notevole importanza nel mondo della medicina che sta evolvendo sempre più verso un trattamento in day-service, decentrato e soprattutto a ridotta ospedalizzazione. Negli ultimi anni si sono affacciate sul mercato numerose preparazioni orali di oppioidi forti, che trovano largo campo di applicazione in questo tipo di chirurgia, offrendo al paziente una via di somministrazione molto comoda e l’efficacia analgesica dell’oppioide. Sono necessari studi su vasta scala che protocollo 3 validino definitivamente questa classe di farmaci e che rispondano a domande che, a nostro parere, riscuotono forte interesse: quali possano essere i campi di applicazione, i dosaggi ottimali, gli schemi terapeutici sicuri per l’autosomministrazione al proprio domicilio in seguito a un intervento chirurgico. Dal feed-back continuo con i pazienti, emerge anche un altro dato molto significativo: la relazione personale tra professionista dell’assistenza e paziente. Dal momento del primo colloquio fino al quarto giorno dopo l’intervento, avere lo stesso professionista come punto di riferimento tranquillizza in maniera determinante i pazienti. Poter esprimere il dolore e soprattutto sapere che a quel dolore il professio- Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 nista crede, contribuisce a instaurare un rapporto di fiducia estremamente importante. Voltaire dice “si usano farmaci che si conoscono poco in corpi che si conoscono ancora meno”. Crediamo che la prima parte di questa affermazione continuerà a essere vera, essendo questo il motore della ricerca scientifica, mentre per quanto riguarda la seconda parte, pensiamo che il personale sanitario possa fare tanto per renderla meno attuale. L’infermiere può rappresentare la sintesi perfetta di questa esperienza integrata essendo colui che si attiva non solo per il “cure”, ma soprattutto per il “care”. BIBLIOGRAFIA 1) Pergolizzi J, Aloisi AM, Dahan A, Flitz J, Langford R, Likar R, Mercadante S, Morlion B, Raffa RB, Sabatowski R, Sacerdote P, Torres LM, Weinbroum AA. Current knowledge of buprenorphine and its unique pharmacological profile. 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Anestesia, Rianimazione e Terapia del Dolore IRCCS Centro di Riferimento Oncologico della Basilicata Rionero in Vulture (PZ) RIASSUNTO Le malattie reumatiche sono un insieme di patologie che interessano in genere le articolazioni o le strutture anatomiche adiacenti o con esse funzionalmente correlate quali ossa, muscoli, tendini, borse, fasce, legamenti e il cui sintomo principale è rappresentato dal dolore. Un controllo del dolore ottimale rappresenta un prerequisito per il successo terapeutico di numerose malattie reumatologiche. Molti pazienti possono presentare numerose difficoltà in termini di trattamento del dolore e di conseguenza devono essere indirizzati presso un adeguato centro di trattamento del dolore. SUMMARY Rheumatic diseases are a group of pathologies that usually affect the joints or adjacent anatomical structures or functionally related such as bones, muscles, tendons, bursa, fascia, ligaments, and whose main symptom is the pain. Optimal pain control is a prerequisite for successful therapy of many rheumatic diseases. Many patients may present many difficulties in terms of pain relief and therefore must be addressed at an appropriate pain treatment center. Key words Rheumatic diseases, pain, drugs, NSAIDs, opioids, adjuvants Parole chiave Malattie reumatiche, dolore, farmaci, FANS, oppioidi, adiuvanti Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 21 INTRODUZIONE Le malattie reumatiche, al primo posto in Italia tra quelle cronico-degenerative, sono state oggetto di un sondaggio presentato recentemente a Milano. Scopo dell’indagine, condotta su un campione di 800 donne tra i 45 e i 65 anni, è stato quello di evidenziare l’impatto delle malattie reumatiche sulla qualità di vita e la gestione del dolore.1 Le caratteristiche del dolore nei diversi tipi di malattie reumatiche cambiano in rapporto con la natura della malattia e del suo meccanismo patogenetico. Oggi si sa che assumere un farmaco antidolorifico “al bisogno” senza una precisa raccomandazione medica sul dosaggio massimo da non superare, può esporre al rischio di danni cardiovascolari da abuso di antinfiammatori. Per contro resistere al dolore e non assumere farmaci espone al rischio di far diventare cronico un episodio doloroso acuto.2 FISIOPATOLOGIA Dal punto di vista fisiopatologico si riconoscono cinque categorie di sindromi dolorose reumatiche: - Sindromi dolorose infiammatorie - Sindromi dolorose meccaniche - Sindromi dolorose da compressione nervosa - Sindromi dolorose complesse regionali - Sindromi fibromialgiche Nelle sindromi dolorose infiammatorie il dolore si presenta nel contesto di un processo infiammatorio acuto o cronico e si associa di solito ad altri 22 segni classici dell’infiammazione (calor, tumor, rubor, functio laesa). Il meccanismo alla base di questo tipo di dolore è un meccanismo chimico e un ruolo importante è svolto dalle prostaglandine e dalla prostaciclina. Rientrano in questa classe di sindromi dolorose le artriti settiche, le artriti da microcristalli e quelle che riconoscono un meccanismo immunitario quali l’artrite reumatoide. Nelle sindromi dolorose meccaniche il dolore, che si presenta di solito correlato a particolari attività o posture e scompare a riposo o in seguito allo scarico dell’arto interessato, è legato ad alterazioni dell’architettura dell’articolazione che possono essere secondarie a malattie reumatiche di natura infiammatoria o derivare da processi degenerativi. In un’alta percentuale di casi il dolore lamentato dal paziente rientra nella categoria delle sindromi dolorose da compressione nervosa che può interessare le radici nervose come avviene ad esempio nelle cervicobrachialgie o lombosciatalgie da processi osteofitosici o da erniazioni discali o i nervi periferici come si osserva nelle neuropatie da intrappolamento. Il dolore da compressione radicolare si irradia al dermatomero innervato dalla radice, è accentuato dai movimenti che provocano trazione della radice o che aumentano la pressione intrarachidea. In rapporto alla gravità della lesione nervosa possono associarsi deficit sensitivi e/o motori e alterazione dei riflessi osteo-tendinei. Il sintomo tipico delle sindromi canalicolari è rappresentato dalle parestesie e anche in questo caso il paziente può lamentare alterazioni sensitivo-motorie in corrispondenza di aree limitate in- Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 nervate dalle fibre nervose interessate. Quando la lesione nervosa è molto grave sia che si tratti di una lesione di una radice che di un nervo periferico, il dolore può assumere il carattere di un dolore da deafferentazione. Le sindromi dolorose complesse regionali sono caratterizzate da manifestazioni dolorose intense a carattere in genere urente associate a disturbi trofici delle aree interessate (interessamento osseo e di tutti i piani tissutali a esso vicini). Se ne riconoscono forme primitive e forme secondarie a traumi, malattie neurologiche e circolatorie. Alla base del meccanismo patogenetico vi è un’azione irritativa sui nocicettori vasali con conseguente iperattività simpatica con successiva vasocostrizione arteriolare e dilatazione venulare e stasi capillare con edema locale. Le sindromi fibromialgiche sono sindromi croniche muscolo-scheletriche caratterizzate da dolore diffuso in assenza di sinovite o miosite. Caratteristica è la dolorabilità alla digito-pressione in corrispondenza dei tenderpoints, punti dolenti caratteristici che non provocano mai dolore riferito e irradiato ma rimangono dolenti nella sede di stimolazione. Al dolore si associano astenia, disturbi del sonno, parestesie, deficit cognitivi, depressione e ansietà. Per porre diagnosi di fibromialgia almeno 11 dei 18 tender points esaminati devono risultare dolenti alla digitopressione e inoltre il paziente deve riferire dolore diffuso da almeno tre mesi. Le sindromi fibromialgiche sono determinate da alterazioni quantitative e qualitative del sonno che risulta poco ristoratore, da alterazioni del sistema di modulazione del dolore con riduzione della soglia, stato psicologico del paziente, attività fisica, stress psicofisici. In un ipotetico trattamento step-up del dolore muscoloscheletrico le linee guida OMS prevedono un trattamento iniziale di tipo non farmacologico, seguito da paracetamolo fino a 4 g/die;3 il paracetamolo permane un farmaco di prima linea per il basso costo e i suoi benefici profili di sicurezza ed efficacia. Poi, qualora si abbia un peggioramento del dolore, vengono somministrati FANS a bassi dosaggi o a dosi piene, oppioidi deboli o forti e adiuvanti. Come adiuvanti intendiamo farmaci che possono aiutare nel controllo del dolore senza tuttavia intervenire direttamente nei meccanismi di analgesia. Tra questi includiamo antidepressivi, benzodiazepine, neurolettici, miorilassanti, anticonvulsivanti, anestetici. TRATTAMENTI FARMACOLOGICI I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) rappresentano una delle classi più usate di farmaci che agiscono inibendo le cicloossigenasi (Cox 1 e 2): la Cox 1 media la produzione di trombossano A2 nelle piastrine, determinando l’aggregazione piastrinica e la vasocostrizione, mentre la Cox 2, un enzima inducibile presente nelle zone sede di infiammazione, catalizza la sintesi di prostaciclina endoteliale, che contrasta efficacemente il tromobossano A2, determinando vasodilatazione e inibizione piastrinica. Tutti i FANS hanno proprietà antinfiammatorie e rappresentano spesso, a dosaggi sostanzialmente più bassi di quelli richiesti per sopprimere l’infiammazione, il primo trattamento offerto ai pazienti con malattia reumatologica, con lo scopo di ridurre il dolore. Il rischio di tossicità con i comuni FANS può essere ridotto somministrando la minore dose compatibile con il sollievo della sintomatologia algica e riducendo o sospendendo il trattamento una volta che i pazienti hanno ottenuto una buona risposta farmacologica.4,5 Un quesito che viene spesso posto è se i FANS presentino un’azione superiore ad analgesici semplici quali il paracetamolo: numerosi studi fanno propendere per una maggiore efficacia dei FANS soprattutto perchè in grado di alleviare il dolore sia a riposo che al movimento e sono particolarmente utili quando il dolore è associato all’infiammazione. I FANS presentano effetti collaterali, la cui frequenza aumenta con l’età. La tossicità gastrointestinale, dalla semplice dispepsia sino al sanguinamento da erosione o alla perforazione, rappresenta un grande problema. Molti pazienti che non hanno manifestato alcun problema, possono manifestare all’improvviso serie complicanze gastrointestinali e non vi è alcun modo per capire se un paziente sia sul punto di sviluppare problemi seri. L’approccio più ragionevole sembra essere rappresentato dall’associazione di paracetamolo da solo o insieme ai FANS, con l’accortezza di non prolungare il trattamento per lungo tempo e di fare sì che l’anziano o il paziente in non buone condizioni generali evitino l’uso di questa classe di farmaci. L’uso degli inibitori della Cox 2 è stato limitato al trattamento dei sintomi algici e infiammatori in pazienti affet- Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 ti da osteoartrosi o artrite reumatoide ad alto rischio di gravi complicanze del tratto gastrointestinale superiore quali emorragia o perforazioni. I dati sinora disponibili non hanno mostrato un beneficio gastrointestinale significativo e consistente degli inibitori Cox 2 rispetto ai FANS; inoltre viene raccomandata una particolare attenzione nell’uso degli inibitori Cox 2 in pazienti con fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione, ipercolesterolemia, diabete, abitudine al fumo) e in pazienti con vasculopatia periferica in quanto determinano una riduzione della produzione di prostaciclina e comportano una potenziale alterazione dell’omeostasi coagulativa creando uno stato pro trombotico.6 L’uso di analgesici narcotici7-10 può trovare impiego anche in reumatologia, tenendo ben presenti alcune limitazioni: infatti il trattamento con oppioide, comportando un adeguato controllo della sintomatologia dolorosa, soprattutto nelle patologie degenerative, potrebbe portare alla perdita “dell’effetto protettivo” del dolore caricando in maniera eccessiva l’articolazione. Gli oppioidi forti sono stati utilizzati con successo in vari tipi di dolore cronico non oncologico ma sono stati raramente utilizzati in studi controllati. L’uso del fentanyl transdermico è stato provato in pazienti con dolore osteoarticolare di entità mediasevera e che richiedevano interventi di protesizzazione di anca o ginocchio . Il fentanyl transdermico11 ha determinato una riduzione del valore della scala VAS e un miglioramento della Western Ontario and Mc Master Universities Osteoarthritis Index (WOMAC) anche se il trattamento è 23 stato accompagnato da nausea, vomito e sonnolenza). Una recente survey della Children’s Arthritis and Rheumatology Research Alliance ha evidenziato come circa il 60 per cento dei medici intervistati fosse contrario all’uso degli oppioidi per il trattamento di pazienti con artrite idiopatica giovanile e con persistenza della sintomatologia dolorosa, nonostante un diverso trattamento farmacologico. Il timore maggiore riguardava l’incidenza di effetti collaterali o la possibile insorgenza di una sindrome da dipendenza.12 La somministrazione di oppioidi (quali ossicodone, propossifene, tramadolo, morfina, meperidina, fentanyl, o idrossicodone) per il trattamento di dolore a carico della colonna vertebrale è stato studiato su 230 pazienti per circa 3 anni; gli oppioidi hanno ridotto significativamente l’intensità del dolore , senza che si verificasse una dose escalation e quindi senza sviluppo di tolleranza. L’incidenza di effetti collaterali (costipazione e sedazione) è stata lieve e non ha richiesto la sospensione del trattamento terapeutico. Non si è inoltre osservata una tendenza all’abuso. L’uso di morfina solfato a rilascio controllato ha comportato la comparsa di effetti collaterali di minore entità nel 73 per cento di pazienti con dolore di tipo muscolo-scheletrico che non hanno richiesto la sospensione del trattamento, assicurando d’altra parte un’adeguata risoluzione della sintomatologia dolorosa. Molto spesso la rotazione degli oppioidi nei pazienti con dolore reumatologico è da sola in grado di evitare gli effetti collaterali ed evitare la sospensione del trattamento con conseguente peggioramento della 24 sintomatologia dolorosa. Una recente valutazione Cochrane ha evidenziato come molti pazienti sottoposti a trattamento con oppioidi long-term vadano incontro a effetti collaterali o a un insufficiente sollievo del dolore. Una debole evidenza mette in luce che i pazienti in grado di proseguire il trattamento con oppioidi presentano un migliore sollievo del dolore. Non vi sono tuttavia evidenze relative a una migliore qualità di vita; si è comunque osservata un’elevata frequenza di effetti avversi minori (nausea e cefalea), mentre non sono stati riportati eventi avversi seri quale la comparsa di dipendenza farmacologica.13 Un oppioide atipico come il tramadolo14 somministrato da solo o in associazione con il paracetamolo può essere preferibile nei pazienti anziani a causa dell’aumentata incidenza di sonnolenza e costipazione che si verifica con gli oppioidi. Il tramadolo rappresenta un’opzione per quei pazienti che sono a rischio di effetti collaterali correlati alla somministrazione di FANS, ma sono riluttanti ad assumere oppioidi forti. Il meccanismo d’azione combina l’attività oppioide centrale sui recettori μ con un meccanismo secondario spinale di inibizione della ricaptazione delle monoamine. L’efficacia analgesica del tramadolo è simile a quelli degli oppioidi leggeri come la codeina e il d-propossifene. E’ difficilmente responsabile di tachifilassi ed è utilizzato per il trattamento a medio-lungo termine di dolore moderato-severo. L’uso del tramadolo cloridrato in pazienti con malattia osteoarticolare del ginocchio, confermata dai criteri diagnostici dell’ American College of Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 Rheumatology, ha determinato un miglioramento significativo e clinicamente importante del dolore, della funzione fisica e delle condizioni generali. Di recente il trattamento con tapentadolo si è dimostrato efficace nel trattamento del dolore moderatosevero da artrosi del ginocchio.15 La combinazione di farmaci analgesici riveste numerosi benefici, tenendo conto delle molteplici vie coinvolte; infatti l’associazione di agenti con differenti meccanismi di azione e con azione centrale e periferica consente di ottenere un più ampio spettro di sollievo del dolore per l’effetto additivo o sinergistico dei diversi farmaci.16,17 Numerosi studi hanno dedotto che la comune combinazione del paracetamolo con la codeina od il tramadolo ha permesso di ottenere un maggiore sollievo del dolore se paragonato all’azione dei singoli farmaci. In particolare l’uso dell’associazione tramadolo-paracetamolo si è mostrato superiore all’associazione codeina-paracetamolo in pazienti con low back pain o con dolore di tipo osteoartritico con minori effetti collaterali.17,18 La stessa combinazione è risultata efficace nel trattamento della fibromialgia, dell’osteoartrite o nel trattamento del dolore da altre cause reumatiche non risolto dai FANS I trattamenti topici rappresentano una opzione addizionale per quei pazienti che non possono tollerare la terapia sistemica; sia i FANS che la capsaicina che i patch alla lidocaina gel 5% sono efficaci. Vari studi hanno dimostrato che il trattamento per via topica è superiore rispetto al trattamento con placebo; inoltre il trattamento topico raramente causa effetti collaterali sistemici ed è sicuro in pazienti con problemi gastrointestinali preesistenti. Analoghi studi sull’uso della capsaicina topica hanno dimostrato la sua efficacia e la sua buona tollerabilità con notevoli effetti analgesici.19 Il trattamento intraarticolare come la somministrazione di ialuronato sodico rappresenta un trattamento relativamente nuovo nell’ambito dell’osteoartrite del ginocchio, efficace almeno quanto l’uso di FANS orali. La durata dell’effetto analgesico va dagli 8 ai 16 mesi e può essere risomministrato.20 L’uso di farmaci adiuvanti comporta la somministrazione di antidepressivi come l’amitriptilina, antipsicotici come la carbamazepina, anticonvulsivanti come la gabapentina o di cortisonici. Dati derivanti da 41 studi depongono per l’efficacia dell’effetto analgesico degli antidepressivi triciclici. L’effetto analgesico compare alle dosi più basse di quelle comunemente usate per la depressione e con un onset più rapido (una settimana) rispetto al tempo richiesto per l’effetto antidepressivo. Nullo sembra essere l’effetto analgesico correlato alla somministrazione degli inibitori della serotonina (SSRIs). E’ stato invece osservata un’azione analgesica della venlafaxina, un inibitore della ricaptazione della serotonina-noradrenalina. L’esperienza con la gabapentina e attualmente con il pregabalin è ampia e favorevole, così come positivo è risultato l’uso della carbamazepina, della lamotrigina e del topiramato.2 L’infusione di analgesici per via intratecale mediante una pompa totalmente impiantabile rappresenta un trattamento terapeutico sofisticato per quei pazienti che soffrono di dolore cronico severo non responsivo alla terapia medica tradizionale.14 TRATTAMENTI NON FARMACOLOGICI Nonostante l’efficacia del trattamento farmacologico del dolore, persistono disabilità, distress psicologico, fatica e scarsa qualità della vita. Per questa ragione l’uso di trattamenti di tipo non farmacologico rappresenta una componente chiave della maggior parte dei programmi di trattamento del dolore. Nella maggior parte dei pazienti con alterazioni muscolo-scheletriche programmi di attività fisica quali attività aerobica, flessibilità e rinforzo muscolare giocano un ruolo fondamentale. Approcci psicologici di rilassamento, biofeedback e cognitivo-comportamentali sono spesso utilizzati nell’ambito di altri trattamenti farmacologici e riabilitativi del dolore cronico reumatologico. L’agopuntura si è dimostrata efficace nella forma severa osteoartritica del ginocchio. Un recente studio ha dimostrato l’efficacia del trattamento con agopuntura con miglioramento del dolore e maggiore capacità di deambulazione. CONCLUSIONI Il sollievo del dolore può non essere sempre correlato strettamente al miglioramento della malattia. L’effetto del trattamento del dolore va ben oltre il miglioramento momentaneo del disturbo poiché promuove importanti Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 outcomes sia di salute generale che di funzionalità. Il dolore dovrebbe essere sempre valutato in maniera routinaria e, se presente, trattato in maniera tale da promuovere un miglioramento sul piano psicologico, fisico e di qualità della vita. BIBLIOGRAFIA 1) Indagine SWG su campione di 800 donne tra 45 e 65 sostenuta da Movimento Italiano Casalinghe e Merck Sharp & Dome, 2010. 2) Fitzcharles MA, Lussier D, Shir Y. Drugs Aging 2010; 27: 471-490. 3) Towheed TE, Judd MJ, Hochberg MC et al. Cochrane Database Syst Rev 2003; 2: CD004257. 4) Haroutiunian S, Drennan DA, Lipman AG. Pain Med 2010; 11: 535-549. 5) Sarzi-Puttini P, Atzeni F, Lanata L et al. Reumatismo 2010; 62: 172-188. 6) Lee H. Harv Heart Lett. 2004; 15: 8. 7) Mahowald ML, Singh JA, Majeski P. Arthritis Rheum 2005; 52: 312-321. 8) Cherasse A, Muller G, Ornetti P et al. Joint Bone Spine 2004; 71: 572-576. 9) Grilo RM, Bertin P, Scotto di Fazano C et al. Joint Bone Spine 2002; 69: 491-494. 10) Lang LJ, Pierer M, Stein C, et al. Ann N Y Acad Sci 2010; 1193: 111-116. 11) Langford R, McKenna F, Ratcliffe S et al. Arthritis Rheum 2006; 54 : 1829-1837. 12) Kimura Y, Walco GA, Sugarman E et al. Arthritis Rheum 2006; 55 :81-85. 13) Babul N, Noveck R, Chipman H, et al. J Pain Symptom Manage 2004; 28: 59-71. 14) Noble M, Treadwell JR, Tregear SJ et al. Cochrane Database Syst Rev 2010; 20; 1: CD006605. 15) Afilalo M, Etropolski MS, Kuperwasser B et al. Clin Drug Investig 2010; 30: 489-505. 16) Katz N, Hale M, Morris D et al. Postgrad Med 2010; 122: 112-128. 17) Raffaeli W, Pari C, Corvetta A et al. J Opioid Manage 2010; 6: 40-46. 18)Dhillon S. Clin Drug Investig 2010; 30: 711-738. 19) Haroutiunian S, Drennan DA, Lipman AG. Pain Med 2010; 11: 535-549. 20) Hepper CT, Halvorson JJ, Duncan ST et al. J Am Acad Orthop Surg 2009; 17: 638-646. 25 Ricordi MARIO TIENGO UN GIOVANE, ANTICO AMICO MARIO TIENGO A YOUNG AND OLD FRIEND Renato Coluccia Presidente AILAD Direttore scientifico Clinica al Parco, Lugano La notizia della scomparsa di Mario mi è giunta in un pomeriggio di fine estate, il 3 settembre, mentre tornavo a Milano dalle mie vacanze. Star, la sua amatissima e affezionatissima moglie, mi annunciava il triste evento, prevedibile purtroppo da parecchi mesi. mezzi di comunicazione. Questo è stato possibile, ma anche facile, perché Mario era un laico, nel significato più veritiero del termine, possedendo vasta ed eclettica cultura generale e scientifica (negli ultimi anni si definiva soltanto neurobiologo), con atteggiamenti di pensiero e pratici scevri da pregiudizi o vincoli ideologici, di scienza e non. Non voglio raccontarne la biografia, che tratterò prossimamente in altra sede. Mi pare quasi riduttivo ricordare che Mario è stato un grande dell’anestesiologia italiana, padre fondatore dell’algologia. Ha ricoperto infatti la prima Cattedra mondiale di Fisiopatologia e Terapia del Dolore, istituita dall’Università Statale di Milano nel 1982, trasferendo il ruolo di professore ordinario dalla Cattedra di Anestesia e mantenendo anche la direzione (in alternanza con Rinaldo Trazzi) della Scuola di Perfezionamento in Anestesiologia e Terapia del Dolore, anch’essa da lui istituita qualche anno prima. Tali doti gli hanno consentito la realizzazione di importanti ricerche scientifiche, la pubblicazione di numerosi scritti (sui quali tutti abbiamo studiato), la partecipazione a conferenze, dibattiti e riunioni culturali varie e vaste per i temi in discussione. A molte di esse ho avuto la fortuna e il privilegio di partecipare attivamente, alcune volte anche organizzando o proponendo argomenti. Proprio nel 2002 avevamo festeggiato insieme ad altri amici il ventennale della “sua Cattedra del dolore”, in maniera solenne come l’evento storico meritava, nell’Aula di Rappresentanza dell’Università di Milano. Ciò è avvenuto con la partecipazione di numerose personalità del mondo sanitario, accademico e non, e ha trovato ampio spazio sui Fra le infinite attività che si possono elencare, ma il ricordarle tutte richiederebbe una monografia (chissà se un giorno ciò sarà realizzabile), desidero rammentare per i più giovani che Mario Tiengo è stato membro onorario IASP (International Association for the Study of Pain), socio fondatore dell’AISD (Associazione Italiana per lo Studio del Dolore), di riviste di algologia come Algos e Pathos e ideatore, socio fondatore, insieme a un gruppo di amici, dell’AILAD (Associazione Italiana Lotta Al Dolore), alla cui direzione gli sono succeduto da circa un anno. Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 27 Desidero terminare questa testimonianza ricordando i tratti di Mario Tiengo, quale scienziato ma anche umanista, uomo di grande cultura a tutto campo, medico, nonché abile divulgatore delle sue conoscenze a qualunque tipo di pubblico. mia idea, di cui spesso si era parlato, di portare a Milano presso il nostro circolo, la Società del Giardino, di cui è stato presidente e che considerava la sua “seconda casa”, una sorta di rappresentanza della fiorentina Accademia della Crusca. Ho definito Mario Tiengo un giovane, antico amico: perché? Antico perché rappresentava la memoria storica di tanti fatti, scientifici e non, di cui abbiamo discusso spessissimo insieme. Ci consultavamo per scambiarci idee e opinioni, incontrandoci molto di frequente negli orari più disparati; a volte anche bisticciando come compagni di scuola, per rivederci dopo qualche ora senza alcuna acrimonia. Mario Tiengo è stato, oltre a un grande scienziato, anche quello che io ho cercato di raccontare, ma lo è ancora, perché i suoi pensieri e soprattutto i suoi numerosi scritti rimangono a disposizione di tutti. Amico giovane, perché la sua mente era sempre impegnata in programmi e progetti per un futuro infinito. Nel luglio della scorsa estate infatti, pur completamente consapevole della sua precaria salute, si interessava ai programmi dell’AILAD, così come alla possibilità di concretizzare una NWAC WORLD ANESTHESIA CONGRESS Rome April 11-15, 2011 Marriott Park Hotel Congress Organizer Fedra Congressi Viale dei SS. Pietro e Paolo 23, Rome 00144, Italy Tel +39-06-52247328 [email protected] 28 Voglio ricordare, fra i tanti libri, Guarire dal dolore, 1995; Fisiopatologia e terapia del dolore, 1996; La percezione del dolore: ruolo della corteccia frontale, 2001; Il dolore. Una prospettiva antropologica, 2004; La storia del dolore, 2005. La sua giovinezza mentale, che ci manca molto, continua a ispirarci nel dolore di non poterlo più rivedere per parlare e discutere assieme nei luoghi per noi abituali. PAIN IN EUROPE VII 21-24 September, 2011 7th Congress of the European Federation of IASP® Chapters (EFIC®) HAMBURG, Germany Information: EFIC Office Medialaan, 24 -B-1800 Vilvoorde Belgium efi[email protected] Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 56mo CONGRESSO NAZIONALE SIAARTI Torino 5-8 ottobre 2011 Centro Congressi Lingotto Segreteria scientifica: segreteria scientifi[email protected] Tel + 39 0116706561 Segreteria organizzativa: [email protected] Tel +39 011.2446911 Report congressuali IL DOLORE NELLA DONNA VULVODINIA, DOLORE PELVICO CRONICO E DOLORE DA PARTO A cura della Redazione Dal 14 al 17 novembre si è svolto a Milano il Congresso Nazionale della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia e l’Associazione dei Ginecologi Ospedalieri (SIGO-AOGOI), in cui si è affrontato come priorità, per la prima volta, il tema del dolore nella donna. Si è discusso, in sessioni e corsi intracongressuali, oltre al dolore del parto, il tema del dolore pelvico cronico e la vulvodinia, allo scopo di migliorare la capacità diagnostica e terapeutica dei ginecologi su un fronte ancora troppo trascurato. Su questi argomenti è particolarmente impegnata la Fondazione Graziottin (www.fondazionegraziottin.it), affiliata a SIGO, che riunisce alcuni dei più autorevoli esperti italiani, con spirito multisciplinare e forte attenzione alla sensibilizzazione degli operatori e delle pazienti. La vulvodinia II termine vulvodinia indica il dolore costante o intermittente, riferito alla regione vulvare, di durata superiore ai tre o ai sei mesi, a seconda delle definizioni. II termine include condizioni molto diverse. Interessa il 10-15 per cento delle donne ed è quindi estremamente rilevante per la salute la sua conoscenza nella pratica clinica ginecologica. Può essere spontanea, oppure provocata/ peggiorata, dal rapporto sessuale, dalla visitaginecologica ma anche da alcuni tipi di abbigliamento o di igiene intima. Può essere localizzata al vestibolo vaginale: infatti, la causa più frequente è una condizione infiammatoria del vestibolo vaginale, nota come “vestibolite vulvare”; al clitoride, e in questo caso si parla di clitoralgia; a zone più limitate e asimmetriche delle grandi e piccole labbra, specie se il dolore vulvare è acquisito e secondario a episiotomia o altri interventi (es. laser vulvare); la vulvodinia può avere allora una componente infiammatoria e neurogena monolaterale. Si riconoscono fattori predisponenti, fattori precipitanti e fattori di mantenimento. I primi includono le infezioni vaginali recidivanti da candida nonché tutte le altre condizioni infiammatorie (infettive e non) del vestibolo vulvare; l’ipertono del muscolo elevatore, che può essere “miogeno”, ossia espressione di un alterato tono di base congenito o acquisito in risposta a infiammazione vestibolare cronica e/o a dolore, oppure associato a fobia del coito (in tal caso tipico della condizione nota come vaginismo): tutti questi fattori predispongono anzitutto alla vestibolite vulvare. Tra i fattori predisponenti vi possono essere condizioni di patologia cutanea vulvare quali il Lichen sclerosus. Tra i fattori precipitanti, il più frequente e rilevante è il rapporto sessuale: quando causa dolore, si parla di dispareunia. Sono inoltre rilevanti i fattori iatrogeni, tra cui l’episiotomia/rafia, il laser vulvare, alcuni trattamenti farmacologici, la radioterapia genitale, vescicale o anale. Tra i fattori di mantenimento, il più frequente è purtroppo l’omissione diagnostica, cui seguono l’inadeguatezza delle misure terapeutiche, quando non siano etiologicamente mirate, e la non compliance e non aderenza al trattamento, farmacologico, riabilitativo e/o relativo alla modificazione degli stili di vita. La donna affetta da vulvodinia si trova ad affrontare lunghi iter prima di poter ricevere una diagnosi corretta da un medico competente in materia e sapere cosa fare o non fare per non aggravare la situazione, oppure come comportarsi in caso di eventuale gravidanza. Il dolore pelvico cronico Il dolore pelvico cronico (CPP) costituisce un problema grave per la donna, una sfida diagnostica e terapeutica per il medico, un problema di notevole rilevanza sociale per i costi, Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 29 quantizzabili e non quantizzabili, che comporta. E’ caratterizzato dalla persistenza di dolore, continuo o intermittente, a interessamento pelvico, di durata superiore ai sei mesi. Interessa progressivamente organi pelvici diversi. Indipendentemente dalla prima patologia di esordio (intestinale, vescicale, ginecologica) tende a estendersi a organi e apparati vicini, coinvolgendo quindi molteplici funzioni. Comprendere le basi fisiopatologiche della comorbilità e della sua progressione nel CPP è essenziale per disegnare strategie terapeutiche etiologicamente e fisiopatologicamente orientate. L’obiettivo ultimo dei corsi e delle sessioni previste al Congresso è che il ginecologo eviti diagnosi superficiali di tipo psicogeno e mostri nei confronti del dolore un atteggiamento diagnostico attento e rigoroso, con empatia, attenzione, disponibilità proattiva alla valutazione rapida e rigorosa anche delle comorbilità, essenziale per una terapia multimodale efficace. In parallelo, l’obiettivo è di aumentare la fiducia del medico nell’affrontare efficacemente il dolore della paziente e la sua soddisfazione, nel sentirsi Figura 1 Sondaggio SIGO 2009 Ritieni che possa esistere un nesso fra lo scarso ricorso all’epidurale in Italia e l’alto tasso di tagli cesarei? non hanno risposto 2% no 45% si 53% protagonista di una diagnosi e di una terapia che possono cambiare decisamente in meglio la vita della donna. L’analgesia epidurale Secondo i più recenti dati,1 solo il 16 per cento delle strutture ospedaliere pubbliche e convenzionate offre l’analgesia epidurale alle partorienti. Eppure, l’apprezzamento della tecnica da parte delle pazienti non manca: nelle strutture che offrono questa servizio, in modo gratuito e continuativo, in media il 90 per cento delle partorienti ne fa richiesta. In Paesi quali la Gran Bretagna e la Francia, le tecniche di analgesia epidurale sono utilizzate dal 70 per cento delle partorienti, da1 90 per cento negli Stati Uniti d’America. La situazione italiana è estremamente varia, sia per l’ampiezza dell’offerta sia per le diverse modalità di rimborso. La Lombardia stanzia 5 milioni di euro all’anno distribuiti a tutti i punti nascita, mediante integrazione del DRG del parto vaginale al fine di promuovere l’analgesia in travaglio in tutto il territorio. II Veneto, con un meccanismo distributivo analogo, solo nello scorso anno ha stanziato fondi per 1 milione di euro complessivi. L’Emilia Romagna ha emesso delle linee-guida per prevedere un punto nascita che offra l’analgesia epidurale in ogni Provincia. La Sicilia ha emanato un decreto che, rinegoziando i DRG, pone al primo posto il rimborso regionale per il parto spontaneo con analgesia, seguito dal parto spontaneo e poi dal taglio cesareo, nel tentativo di ridurre così il numero dei cesarei, ancora troppo elevato, e di valorizzare il parto senza dolore. Secondo il sondaggio sul parto, promosso dalla SIGO nel 2009, per un ginecologo su due esiste un legame fra lo scarso ricorso all’analgesia epidurale e l’alto tasso di cesarei. 1) 65mo Congresso della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione Ter. Intensiva (Siaarti), 2010 Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 Report congressuali IL DOLORE NELLE MALATTIE OSTEOARTICOLARI UNA CAMPAGNA INFORMATIVA ANMAR DESTINATA AI PAZIENTI A cura della Redazione Il 17 novembre è stata presentata a Milano la campagna “Liberati dal dolore”: un libretto informativo con suggerimenti utili per i pazienti che soffrono di dolore articolare e un sito Internet dedicato ai diversi tipi di dolore e alle patologie reumatiche più comuni. Parlare di malattie reumatiche osteoarticolari significa far riferimento a più di 150 tipologie differenti e a una classe di patologie che in termini di morbilità si collocano al secondo posto dopo le malattie cardiorespiratorie. Le forme più frequenti e conosciute sono l’artrosi e l’osteoporosi, ma non va dimenticato l’ampio ed eterogeneo capitolo delle artriti, tra cui l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica, la spondilite anchilosante, le spondiloartriti e la complessa varietà di connettiviti, malattie più gravi che possono coinvolgere organi importanti come cuore e polmoni. Si tratta di condizioni caratterizzate da notevoli ripercussioni sul piano non soltanto assistenziale e sanitario ma anche sociale, dovuto soprattutto all’impatto che il sintomo cardine, il dolore, il più delle volte è cronico, come lo stesso processo patologico che sta alla base. Proprio per questa particolare caratterizzazione, le malattie osteoarticolari, indipendentemente dalle loro possibili declinazioni, impongono innanzitutto una diagnosi precoce: un presupposto irrinunciabile al fine di utilizzare al meglio le opzioni terapeutiche disponibili nell’intento di alleviare il decorso e assicurare al paziente il massimo benessere possibile. Non solo: il dolore osteoarticolare mina anche i rapporti di un individuo con la famiglia, la vita sessuale e le relazioni sociali. Tali implicazioni sono ulteriormente amplificate nei casi in cui una patologia, quale l’artrite reumatoide e non solo, colpisce una persona in giovane età, al culmine della produttività. Per queste ragioni, le patologie articolari dovrebbero essere indagate presto. Un esempio eloquente è rappresentato dall’artrite reumatoide: il riconoscimento dei segni e sintomi precoci, agevolato da percorsi facilati e dall’esecuzione di semplici e poco costosi esami, consente da un lato di non perdere tempo prezioso con l’uso di terapie inefficaci e dall’altro di ricorrere tempestivamente a farmaci attivi direttamente sulle dinamiche responsabili della malattia. Per informare il pubblico (soprattutto gli anziani) su questi temi, ANMAR (Associazione Nazionale Malati Reumatici) e UniTre (Università della Terza Età) hanno attivato questa campagna di informazione che prevede la distribuzione del libretto informativo attraverso le 305 sedi di UniTre e un dialogo aperto a tutti gli interessati attraverso sondaggi e suggerimenti nel sito dedicato. Per informazioni: www.liberatidaldolore.it L’ANMAR, Associazione Nazionale Malati Reumatici, nasce a Roma il 10 gennaio 1985 da un gruppo di pazienti e di medici che, di comune accordo, cercano da oltre venti anni di diffondere e favorire la conoscenza delle “malattie reumatiche” presso la società, le istituzioni sanitarie e le autorità nazionali. Nata con questa primaria esigenza, l’ANMAR oggi presta particolare attenzione alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica attraverso importanti e fondamentali campagne informative, rivolte soprattutto alle difficoltà di gestire i diversi problemi collegati all’insorgenza e all’evoluzione di queste malattie. ANMAR Onlus è composta da 19 associazioni regionali, ciascuna con sede in ogni singola Regione, ed è pertanto presente e attiva su tutto il territorio nazionale. Per informazioni: www.anmar-italia.it. Volume 17 PATHOS Nro 4, 2010 31 CORSO AVANZATO TEORICO-PRATICO DI FISIOPATOLOGIA, SEMEIOTICA E TERAPIA DEL DOLORE OSPEDALE SACRO CUORE, NEGRAR (VERONA) CON IL PATROCINIO DELLA SICD Sull’esperienza dello “storico” Corso avanzato realizzato da Guido Orlandini, a partire dal 2001, presso l’Ospedale di Tortona (Al), con la collaborazione di Gerardo Serra si propone ora una riedizione aggiornata presso l’Ospedale Sacro Cuore di Negrar (Verona). Si tratta di un Corso Teorico-Pratico rivolto agli algologi che desiderano approfondire le proprie conoscenze in tema di fisiopatologia del dolore e clinica algologica.L’algologia acquisterà la dignità di una specializzazione medica e s’inserirà nel panorama sanitario soltanto se, culturalmente e metodologicamente, includerà nel suo bagaglio culturale le fasi della procedura clinica comuni alle altre discipline: la diagnosi, la decisione terapeutica e l’esecuzione della terapia. Obiettivo del corso è di diffondere la metodologia clinica per porre la diagnosi in algologia, scegliere la terapia e attuarla nella convinzione che il compito primario dell’algologo (che non è più il “terapista del dolore”) non sia soltanto “eseguire la terapia del dolore” ma anche “porre la diagnosi patogenetica del dolore” e “scegliere la cura”. Il corso è rigorosamente a numero chiuso, riservato a 6 partecipanti. Si articola in 4 Seminari di 5 giorni intervallati di 3-4 mesi, comprendenti ciascuno un ciclo di lezioni e di esercitazioni pratiche in ambulatorio e in sala operatoria. Guido Orlandini, Gerardo Serra ELENCO DEI DOCENTI Bevilacqua M. (Mestre) Chisari S. (Catania) Costa C. (Catania) Della Volta G. (Brescia) De Negri P. (Caserta) Follini L. (Parma) Giacopuzzi L. (Verona) Gottin L. (Verona) La Grua Marco (Prato) Magarotto R. (Verona) Manganotti (Verona) Manduca S. (Piacenza) Mameli S. (Cagliari) Marchettini P. (Milano) Micheli F. (Piacenza) Molina E. (Parma) Orlandini G. (Tortona) Papa A. (Napoli) Pari G. (Rimini) Pinato G. (Mestre) Ravaioli L. (Forlì) Sabato A.F. (Roma) Serra G. (Verona) PROGRAMMA Fisiopatologia del dolore Da lunedi 20 a venerdì 24 settembre 2010 Semeiotica del dolore Da lunedì 15 novembre a venerdì 19 novembre 2010 Tecniche antalgiche farmacologiche e neuromodulazione Da lunedì 24 gennaio a venerdì 28 gennaio 2011 Tecniche antalgiche neurolesive Da lunedì 7 marzo a venerdì 11 marzo 2011 Informazioni generali Costo di partecipazione: Euro 3500,00 inclusi la colazione di lavoro, il coffee break, la cena sociale il giovedì sera di ogni seminario. Per informazioni generali e per ricevere il programma dettagliato: [email protected] Crediti ECM richiesti per le seguenti figure professionali: MEDICI - FISIOTERAPISTI LOGOPEDISTI - TERAPISTI OCCUPAZIONALI - TECNICI ORTOPEDICI – INFERMIERI – TECNICI RADIOLOGI Patrocinio: La Sapienza .,-, ((( *1%-,--!.,-, #! !"" #!*$!/-0)/-1% !"#'#!#*! 9 DICEMBRE *#%'&# &-!-*$ 6$,1*46#&# $-,'$$-,'*#,%#" +,#,-1#'&$# 6*,#46-#'46&1# 9 5 '&+6 6**+'-$9*+6$$'&,# ##%# *'#, >DIBF8AD8CABA $,'*#56&$$#46*+$$ '*,'*#56'&&'46##*'46'.#$.+,*#&4 6#*$$# $,'*#56-**46 -#46*",,#&# 9 '*,'*#56$+#.'+,&1'46(46*&+"# 6#%**#&' $,'*#56+$46*$&#. 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