Villa San Benedetto Menni
L
INFORMA MENTE
Periodico di Informazione Quadrimestrale
Anno 5 - Numero 15 - Ottobre 2007
Settembre mese di centenarie!
I
l mese di settembre per la nostra RSA ha
rappresentato un traguardo molto importante: due nostre care ospiti hanno compiuto
infatti i tanto attesi 100 anni!
La Signora Alessandra, che risiede al Piano
Terra, e la Signora Tosca che invece risiede al
Secondo Piano, hanno trascorso con noi un bel
pomeriggio di festa, rispettivamente il giorno
17 ed il giorno 28 settembre.
In entrambi i reparti queste importanti date
sono state nominate da mesi, tutti gli ospiti
hanno Òcontato i giorniÓ che mancavano allÕevento con trepidazione ed emozione, cos“ come
noi operatori!
Giˆ, perchŽ non • da tutti arrivare a questo traguardo cos“ in forma come loro! Hanno sempre
lo spirito necessario per fare due chiacchiere,
per raccontare stralci della loro lunga vita e,
salute permettendo, per partecipare a tutte le
attivitˆ animative e feste che si svolgono nei
reparti!
Proprio perchŽ lÕintera Casa ha
vissuto con trasporto lÕattesa
del raggiungimento di questo
importante traguardo, voglio
condividere con voi lettori
questa gioia, presentandovi
in breve le nostre due protagoniste:
Alessandrina M., chiamata in
famiglia Adalgisa, • nata a Erba il 17
settembre 1907. é stata la prima di 4 figli, 3
sorelle ed un fratello.
La famiglia aveva a Erba un mulino, lÕunico della
zona, che dunque permetteva loro un buon
tenore di vita. Alessandra ed una sorella hanno
potuto infatti frequentare il Collegio di Como
che era situato nellÕarea dellÕex Ospedale
Psichiatrico S. Martino fino alla classe 6¡.
Terminati gli studi, • rimasta a casa ad aiutare
la mamma nelle faccende domestiche. La
Signora Alessandra ricorda con affetto una
frase che la madre ripeteva spesso a lei e alle
sorelle: ÒImpara lÕarte e mettila da parteÓ. Nel
corso della sua lunga vita ha fatto tesoro di
queste parole ed ha potuto constatare che
erano molto veritiere. Infatti, intorno ai ventÕanni, ha frequentato a Milano un corso per imparare a cucire pantaloni da uomo; lavoro che in
quel periodo non ha svolto, ma che al momento
opportuno si • rivelato molto utile.
Una sorella si • poi sposata e con il marito •
partita per il Brasile; Alessandra • andata con
loro, e per 10 anni ha vissuto
lˆ aiutando ad accudire le
due nipoti. Ha imparato a
parlare il Portoghese ed
ha insegnato alle nipoti il
dialetto brianzolo!
Tornata in Italia, la situazione economica della
famiglia non era pi• molto
florida; la seconda guerra
mondiale aveva infatti portato
alla chiusura del mulino e quindi dellÕattivitˆ del
padre. La signora Alessandra ha allora messo a
frutto le parole insegnatale dalla madre ed •
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INFORMA MENTE
andata a lavorare come sarta nella ditta
Corbetta di Erba, dove • rimasta fino allÕetˆ
della pensione.
La nostra Alessandrina non si •
mai sposata, e non ama
molto parlare di questo
aspetto della sua vitaÉ
Purtroppo il suo fidanzato, che era aviatore, •
venuto a mancare in giovane etˆ e cos“ lei non ha
pi• cercato lÕamore. Amore
che per˜ non le • mancato da
parte della famiglia, che • sempre stata molto unita e presente. Ancora oggi
• in contatto con lÕunica sorella rimasta in vita
oltre a lei, la sorella in Brasile, che ora ha 96
anni, e con i nipoti e pronipoti (6 oltre oceano
e 2 in Italia).
Grosso rimpianto della sua vita • quello di non
essere rimasta in Brasile in modo definitivo;
stava molto bene lˆ e avrebbe voluto invecchiare insieme alla sua famiglia, ma gli eventi
della vita lÕhanno riportata qui in Italia. Nel
1999 si • trasferita presso la nostra struttura
dove • arrivata a questo importante traguardo
con serenitˆ.
Tosca B., nata allÕIsola dÕElba il 28 settembre
1907. é stata la maggiore di ben 9 fratelli: 4
maschi e 5 femmine.
é andata a scuola fino alla 5¡
elementare, poi, fidanzatasi
molto giovane con un
Ufficiale della Marina,
riferisce di aver avuto una
vita molto bella e ricca di
viaggi! Il suo fidanzato,
infatti, quando poteva la
raggiungeva
allÕIsola
dÕElba, altrimenti le mandava un telegramma con specificato il porto in cui si trovava e lei
partiva per raggiungerlo. Racconta di viaggi in
giro per lÕItalia ma anche di belle gite fatte fino
in Svizzera! La vita della signora Tosca • stata
quindi allÕinsegna dei viaggi e della scoperta di
posti molto belli. Si • sposata a 24 anni, e
quando parla del marito traspare lÕemozione
dÕaver vissuto davvero un grande amore. ÒLui
mi adorava racconta cos“ come io stravedevo
per lui. Abbiamo passato insieme 50 anni di
vita stupendi!Ó. Hanno avuto due figlie, che
hanno dato alla signora 4 nipoti; una vive qui
vicino, ed • proprio lei che ha pensato di far
avvicinare la nonna 4 anni fa, portandola qui
da noi. La signora Tosca parla con molta
nostalgia della sua terra, ma riconosce che da
sola non poteva pi• stare e che la vicinanza
della nipote sicuramente • molto positiva.
Parlando di Marciana Marina, il suo paese dÕorigine, il racconto si arricchisce di emozioni e
bei ricordi. Durante la nostra chiacchierata la
signora Tosca descrive con una tale accuratezza la sua casa che sembra quasi di vederla a
due passi dal mare; racconta di panorami stupendi e di quanto fosse bello vedere il mare a
volte ingrossato a volte invece cos“ calmo e
blu. La casa era molto bella e grande, ed •
ancora di proprietˆ della loro famiglia.
La signora Tosca ultimamente si definisce
stanca e un poÕ acciaccata, ma sicuramente
contenta di poter vivere lÕemozione del raggiungimento dei 100 anni cos“ come di poterla
condividere con noi.
Sommario
Settembre mese
di centenarie!
1
Un momento di riflessione insieme
a Benedetto Menni
3
PRIMO PIANO
Vacanza Romagnola
Un esperienza da condividere
Calendario iniziative di Villa S. Benedetto
4
5
6
APPROFONDIMENTI
È ora di alzarsi forza, devi andare a…
“Prego: favorisca patente,
libretto e… carta di qualità!”
La residenzialità
7
8
10
VOLONTARIATO
Intervista allo psichiatra
Formazione, cineforum e tanto altro ancora
News
11
13
14
Per concludere, rinnoviamo come animatrici
dellÕRSA i nostri auguri alla Signora Alessandrina e alla Signora Tosca, e auguriamo
loro di trascorrere serenamente e in salute la
loro festa.
Elena Giovannetti
FORMAZIONE
Formazione - Questionario di gradimento 15
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Un momento di riflessione insieme a Benedetto Menni
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preso su di sŽ la sofferenza dellÕumanitˆ, facendosi servo-salvatore perchŽ solo cos“ lÕuomo pu˜
recuperare la sua identitˆ radicata in Dio.
roseguiamo con la rassegna
epistolare di Benedetto
Menni che con molta ÒpassioneÓ ha saputo scrivere e
descrivere i veri momenti di
guida e di stimolo allÕattivitˆ e
allÕopera di beneficenza.
LÕinfermo
sacramento di Cristo
ÒÉfaremo molto bene ai poveri
infermi i quali, quanto pi• sono
sventurati, tanto pi• rappresentano, al
vivo, Ges•, nostro Redentore amatissimoÓ
Ges• rivela lÕamore di Dio sanando
ogni infermitˆ umana, ha compassione
per chi soffre, ridona vita per chi lÕha persa,
perchŽ la gloria di Dio si manifesti sul volto
dellÕuomo sofferente, scoprendo Dio-amore,
identificato, unito con lÕuomo nella sofferenza.
LÕincontro con lÕuomo malato • un luogo teologico, dove Dio si fa presente e si fa carne; • la
sua rivelazione di amore. é il sacramento
dellÕEucaristia vissuta col sofferente.
Se lÕEucaristia • il sacrificio stesso del corpo e
del sangue del Signore Ges•, offerto per la salvezza dellÕuomo, • lo stesso Ges• che soffre
nel volto del sofferente. Egli stesso dice:
Éogni volta che avete fatto queste cose a uno
solo di questi miei fratelli pi• piccoli, lÕavete
fatto a me (Mt. 25) LÕamore per Dio, non fa differenza dellÕamore per lÕuomo sofferente, perchŽ amare Dio si completa nellÕamare uomo.
(lettera 346 di san Benedetto Menni)
Conoscere lÕuomo, amarlo, servirloÉ • conoscere Dio in lui perchŽ la storia umana • luogo
dellÕincontro con Dio. é lui che si • fatto uomo,
nato, sofferente e morto ma risorto. LÕuomo •
capace di conoscenza e dÕamare; nellÕessere
umano si rivela qualcosa di Dio, cio• il suo
mistero dÕincarnazione.
LÕincontro
LÕuomo incontra lÕuomo sofferente, emarginato,
sfigurato, a volte dimenticatoÉcerca la sua
somiglianza che • in Dio ma questo Dio • un
Dio uomo, spogliato, sofferto e crocifisso perchŽ Egli ama tanto e non vuole che nessuno si
perda, ma abbia la vita in lui nella pienezza; per
questo ha offerto la sua vita in cambio di una
vita nuova. La vita trovata viene poi condivisa
nellÕamore, perchŽ lÕincontro diventi vita che si
trasforma in amore.
LÕincontro con lÕuomo porta alla conoscenza
dellÕessere uomo, trova la sua dignitˆ, lÕesistenza e magari, la pienezza di essere chiamato figlio-creatura.
Non pu˜ parlare sullÕuomo se non ha una conoscenza della vita umana la quale esprime la
totalitˆ del suo essere: corpo, anima e spirito.
Ma per capire ha bisogno dÕessere come lui
nella sua natura umana, e quindi saper andare
in fondo al mistero di Dio incarnato, che •
Ges•. Egli si • incarnato, divenuto uomo e ha
Per san Benedetto Menni, accogliere un malato, • accogliere Dio, la sua viva immagine; • la
grande espressione dellÕospitalitˆ che implica
accoglienza dellÕospite, attenzione alle sue
necessitˆ, assistenzaÉ si tratta di mettere il
malato al centro dellÕopera ospedaliera, servire
lui non solo corpi malati, ma uomini malati,
composti di anima e corpo, con necessitˆ e
infermitˆ corporale e spirituale (lettera di san
Benedetto Menni al suo Ordine). Cio• servire
cristianamente, difendendo la sua dignitˆ e
diritto umano, e offrire il servizio di qualitˆ sia
dal punto di vista scientifico (medico) che spirituale. Solo cos“ si vive la parola, trovando il
senso nel servizio.
Suor Wenda
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PRIMO PIANO
Vacanza Romagnola
una lucertola a prendere il sole e chi chiacchierava o brontolava.
Alle ore 11 cÕera il primo tuffo nellÕacqua salata, bisogna sottolineare la bravura e lÕimpegno
dei coraggiosi nuotatori (Franco, Anna e Marina) che si cimentavano in piroette, acrobazie
e tante bevute.
Verso le 12.15, un poÕ per il caldo e un
poÕ per la fame, si riprendeva la via
del ritorno per pranzare. Dopo la
meritata pennichella pomeridiana ci si schierava sulle
sdraio a prendere il sole,
intervallando bagni, passeggiate ai mercatini
della spiaggia e gite al
largo sul pedal˜.
Tutte le sere dopo aver
cenato, le proposte di
uscita variavano: a piedi
ci si recava sul lungo
mare ad ammirare le
vetrine dei negozi e a
gustarsi un buon gelato. In pulmino si andava allo sbaraglio,
lungo strade e viuzze
sconosciute alla ricerca di un posticino per
gustare prodotti tipici
della zona (piadine,
cassoni, gelati artigianali
ecc.).
QuestÕesperienza, anche se
stancante, • stata arricchente
e costruttiva perchŽ ha permesso
agli operatori coinvolti di scoprire lati e
aspetti di ognuno che la vita comunitaria non
evidenziava.
Le figure professionali coinvolte hanno assunto
diversi ruoli propri della vita sociale perchŽ,
oltre a portare avanti gli obiettivi educativi perseguiti, • stato necessario fare maternage proteggendoli, tranquillizzandoli e coccolandoli.
Alla luce di ci˜ particolarmente significativo •
opo un anno di vita comunitaria, di condivisione degli stessi spazi si • osservato in
alcuni ospiti un sufficiente adattamento e
una buona capacitˆ di adeguarsi ai ruoli socialmente condivisi, riuscendo cos“ a far fronte alle
esigenze e ai bisogni comuni.
A fronte di ci˜ le diverse figure professionali
coinvolte hanno elaborato un progetto,
mirato a proporre ad alcuni
ragazzi della comunitˆ, un
soggiorno-vacanza.
LÕobiettivo principale,
oltre allÕaspetto ludicoricreativo che questÕesperienza offriva (un
ambiente e un soggiorno accogliente e
gradevole), era quello di mantenere in un
contesto nuovo le
autonomie e le abilitˆ
fino ad ora raggiunte
dai ragazzi.
Non • stato facile ma
tra alti e bassi, la mattina del 26 agosto siamo
partiti per Torre Pedrera una piccola frazione sita a nord di
Rimini. Dopo varie peripezie, lamenti pianti e
qualche canzoncina,
siamo giunti sani e salvi a
destinazione.
La giornata tipo iniziava alle
7.40, quando in tutte tre le camere
la sveglia suonava simultaneamente e
allora tutti in piedi per ÒstirarsiÓ, lavarsi, indossare il costume e scendere di corsa per riempire il pancino con il ricco buffet dellÕalbergo.
Dopo aver completato lÕigiene orale ci si recava tutti insieme a piedi alla spiaggia privata, il
tragitto era lungo ma una volta arrivati cÕera
chi si metteva ancora a riposare sulla sdraio,
chi giocava con la sabbia, chi si metteva come
D
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stato il nostro ruolo nel
mantenere una relazione privilegiata
con lÕospite, lÕessere il punto di riferimento e dar loro
la certezza di
essere sempre
presenti.
Ringraziamo nuovamente i medici, le
coordinatrici del reparto e il Dottor Sesana per
la disponibilitˆ e la fiducia
dataci, auspicando per lÕanno
2008 di ripetere unÕesperienza simile per˜ a Rio De Janeiro.
Cinzia Invernizzi, Simona Matta e Marilena Ciceri
Un esperienza da condividere
Sono un Ausiliaria e racconto la mia esperienza nel reparto di RSA secondo piano.
LÕ
Ausiliario socio assistenziale
ASA, • un operatore dellÕarea
sociale che in virt• di una specifica formazione e basandosi sulle
sue capacitˆ di relazionarsi correttamente, attua un intervento diretto
con lÕospite e la famiglia. LÕobiettivo
del suo lavoro • mantenere e recuperare il benessere psicofisico dellÕospite e supplire alle sue carenze di
autonomia nelle sue funzioni personali essenziali, igienico sanitarie e
relazionali, attraverso interventi, sia
propri sia coordinati, con altri operatori (assistenti sociali, educatori,
personale sanitario, amministrativi).
LÕASA • la figura che, secondo la
mia opinione, • a pi• contatto con
lÕospite nellÕarco di tutta la giornata.
Il lavoro, infatti, inizia al mattino con il prendersi cura dellÕigiene, dare la colazione, imboccare
gli ospiti non autosufficienti, farli camminare
per garantire loro un poÕ di movimento. Poi arriva il pranzo e anche questa • una occasione
per star vicino a chi ha pi• bisogno, si accom-
pagnano al letto coloro che riposano nel pomeriggio, sopraggiunge lÕora del the e della cena e
poi ha inizio il riposo notturno.
é un lavoro che richiede molte energie ma,
secondo me, pi• che un impegno fisico, richiede, soprattutto, un impegno psicologico. Prima
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INFORMA MENTE
come abbiamo passato
la giornata. Ricordo,
una sera in cui dovendo riaccompagnare un
ospite al suo letto, egli
si • mostrato particolarmente resistente e
aggressivo allora, io e
una collega gli abbiamo preso la mano, gli
abbiamo chiesto della
figlia e subito il suo
sguardo • cambiato, si
• calmato e siamo cos“
riuscite a portarlo a
letto serenamente.
Questi sono i momenti
pi• gratificanti e a fine
turno mi chiedo sempre se ho fatto bene il mio
lavoro, se ho fatto il meglio per gli ospiti e se
ho capito, veramente le loro esigenze, il tutto
per ricominciare il giorno dopo con una marcia
in pi•.
di tutto sono tanti gli
ospiti non autosufficienti che non possono
svolgere le normali
attivitˆ di vita quotidiana come mangiare
da soli, camminare,
lavarsi e a volte parlare ed esprimere i bisogni pi• semplici. Ci si
pone, quindi spesso,
con un atteggiamento
sostitutivo prendendosi la responsabilitˆ di
fare al posto loro e di
farlo al meglio per
loro, mettendosi nei
loro panni e capire
cosa provano, pertanto la relazione e la fiducia
che lÕospite ha nei nostri confronti, credo che
sia importante. Conoscere lÕospite, cercare di
capire cosa provi, conoscere le sue abitudini,
conoscere anche la sua vita passata, entrare in
relazione con lui, farsi conoscere, credo che sia
fondamentale per chi crede in questo lavoro. Io,
sono da poco assunta e ho incontrato alcune
difficoltˆ nellÕentrare in relazione con lÕospite
nel conoscerlo e nel farmi conoscere ma,
soprattutto, nel conquistare la sua fiducia.
Difficoltˆ che sto superando stando a contatto
con tanti ospiti, informandomi sulle loro condizioni fisiche, osservandoli, ascoltandoli e conoscendoli, cercando, in particolare, di stare con
loro essendo me stessa e non nascondendomi
dietro un ruolo. Il lavoro che svolgo in RSA • un
lavoro impegnativo ma ripagato dal sorriso dellÕospite o dal fatto che conoscendoci e chiamandoci entrambi per nome ci ringraziamo per
Spesso vedo gli ospiti tristi, silenziosi, arrabbiati della loro condizione fisica e quasi rassegnati di vivere in una casa di riposo. é in questi
casi che provo un p˜ di frustrazione e mi rendo
conto di quanto manchi un sostegno psicologico che li aiuti a vedere la loro vecchiaia in
maniera pi• serena e ad accettare la loro condizione fisica. Secondo la Sig.ra A. del 2¡ piano
gli ASA che lavorano l“ sono tutti bravi, ci sono
sia quelli che sentono di pi• questo lavoro e
quelli che fanno questo lavoro perchŽ non
hanno potuto farne altri. Mi sembra importante
anche questa opinione.
Rosa Messere
Calendario iniziative di Villa S. Benedetto Ottobre-Dicembre 2007
Sabato 20 Ottobre
Castagnata
Gioved“ 1 Novembre
Festivitˆ di Tutti i Santi
Menni. Alla sera Cena
con i volontari della struttura.
Marted“ 30 Ottobre
Anniversario Suor Maria
Giuseppina Recio, fondatrice
delle Suore Ospedaliere
del Sacro Cuore di Ges•
Venerd“ 2 Novembre
Commemorazione dei Defunti
Venerd“ 7 Dicembre
Inaugurazione del Mercatino
di Natale, che si chiuderˆ
mercoled“ 26 Dicembre.
Mercoled“ 21 Novembre
Canonizzazione di Benedetto
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APPROFONDIMENTI
È ora di alzarsi forza, devi andare a …
Orario di lavoro e orario di vita
i capita spesso di guardare lÕorologio e
dire..Ó o mamma,.. sono giˆ le tre del
pomeriggio..Ó Ebbene, quello che vivo,
nella mia quotidianitˆ e penso in quella di altri
di voi, • che il tempo non basta mai. LÕorologio
scandisce i nostri impegni, le nostre attivitˆ ma
soprattutto i nostri ritmi, in funzione sia delle
ore di luce che di buio, cos“ come lÕattivitˆ lavorativa che costituisce, nella maggior parte delle
persone, un impegno di grosso calibro nella
propria quotidianitˆ.
to su un periodo di sette giorni e in un arco
temporale di riferimento medio di 12 mesi
(ARIS-UNEBA). Questo consente di rispettare
il limite di 48 ore, attraverso una specie di
regola della compensazione: in una settimana
lavorativa si potrˆ superare il limite, in unÕaltra
settimana non si supererˆ il limite, purchŽ, nel
periodo di riferimento, vi siano, in media, settimane lavorative inferiori a 48 ore.
M
Ci˜ • reso necessario dallÕesigenza di garantire
sempre, senza soluzione di continuitˆ, ottimali
livelli di assistenza. Si costituisce cos“ una
banca ore (in eccesso o in difetto) che deriva
dallÕaccantonamento delle ore di lavoro superiori e inferiori alle 36/38. Esse, non danno origine immediatamente a maggiorazioni retributive, ma entrano nel computo medio che in Villa
San Benedetto • fissato nellÕarco temporale di
un mese. Vi • poi, nella nostra specifica struttura, un accordo che permette il pagamento
della sola maggiorazione al superamento delle
20 ore calcolato in un periodo di sei mesi e in
accordo con il dipendente.
LÕorario di lavoro • stato regolamentato in tanti
modi e in tempi diversi, anche in funzione delle
evoluzioni migliorative che accompagnano le
sempre pi• emergenti necessitˆ.
Legato fortemente alle esigenze sociali ed economiche delle collettivitˆ sviluppate, troviamo
orari di lavoro pieni, parziali, a turni, di giornata,
notturni, il fine settimana, spezzati, inseriti in periodi, definiti, indefiniti, stagionali, a progetto ecc.
Insomma le tipologie sono tante e varie e sta
alla fortuna di tutti noi saper conciliare i tempi
di lavoro con i tempi pi• prettamente privati.
Per dare un poÕ di numeriÉ, in un anno un lavoratore, potenzialmente, potrebbe lavorare
2.496 ore (48x52 settimane, esclusi i periodi di
ferie) in rapporto ad un tetto di ore, a pagamento ordinario, di 1.872 Ð per un tempo pieno
di 36 Ð e di 1.976 Ð per un tempo pieno di 38 Ð.
Insomma un conto • quanto il lavoratore pu˜
per legge lavorare, un conto • la retribuzione
oraria ordinaria, supplementare e straordinaria
agganciata allÕorario di lavoro e disciplinato dai
contratti applicati. é insito comunque, che il
ricorso a ore di lavoro eccedenti la norma,
viene circoscritto a esigenze reali e particolari,
cos“ come i vari contratti collettivi regolamentano anche il tetto massimo di superamento del
limite (ARIS 180 e UNEBA 160 ore straordinarie annue/pro-capite). Sempre, continuando a
dare un p˜ di numeri, il 2006 si • chiuso con un
totale di ore lavorate cumulate, per tutti i
dipendenti, paria a 179 che suddiviso per il
totale dei dipendenti in servizio al 31 dicembre
Dal punto di vista giuridico • il decreto legislativo n. 66 del 2003, in attuazione della direttiva
comunitaria n. 93/104/CE, che ha dato un
assetto organico e riassuntivo allÕintera materia, comunque integrato e sviluppato sia dai
CCNLL di categoria sia da accordi sindacali
territoriali o aziendali di miglior favore.
In generale lÕorario normale di lavoro • stabilito
in 40 ore settimanali, calcolate non necessariamente sulla base della settimana lavorativa, ma
per ogni periodo di sette giorni. Ai contratti collettivi • data la possibilitˆ di stabilire un orario
normale di lavoro inferiore alle 40 ore. Per
esempio i nostri contratti lo stabiliscono in 36 e
38 ore e pu˜ essere programmato in turni giornalieri diurni e notturni, con calendari di lavoro
plurisettimanali o annuali e con orari superiori e
inferiori alle 36/38 ore. LÕorario settimanale
non pu˜ superare le 48 ore, comprese le ore di
lavoro straordinario. Il limite delle 48 • calcola-
7
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INFORMA MENTE
Facciamo degli esempi il turno del mattino finisce alle ore 14.00 se il giorno dopo si riprende
con un mattino, il periodo di riposo intercorrente da un giorno allÕaltro • di 17 ore.
2006 (177) • pari a +1. In sostanza la media
mensile, calcolata su un periodo di 12 mesi
delle ore in eccesso o in difetto Ð rispetto al
tempo pieno di 36/38 Ð • di 157 ore per un
caso e 165 ore per il secondo caso.
Se si riprende con un turno di pomeriggio il
periodo intercorrente • di 24. Pi• problematico
• quando si termina il turno di pomeriggio alle
ore 22.00 e si ricomincia il giorno dopo con il
mattino alle ore 07.00. in questo caso le ore di
riposo sono 9.
Un altro aspetto importante • per esclusione il
periodo di non lavoro tra un turno e lÕaltro
(riposo giornaliero). Un tema di grande attualitˆ • rivestito dalla questione del riposo di 11
ore consecutive in ogni periodo di 24 ore. La
legge rinvia di fatto alle specificazioni contrattuali, infatti il contratto UNEBA precisa che le
11 ore giornaliere possono anche essere frazionate nelle 24 ore purchŽ complessivamente non
inferiori. Il contratto ARIS invece, si attiene alla
normativa nazionale e pertanto prevede le 11
ore consecutive tra un turno e lÕaltro.
Quindi attenzione quando si cambiano i turni!!
Questo mette in evidenza, ancor di pi•, di
quanti elementi bisogna considerare nella programmazione dei propri orari di vita e di lavoro.
Sonia Belbusti
“Prego: favorisca patente, libretto e … carta di qualità!”
Il Sistema di Gestione della Qualità
fra controllo e possibile garanzia di una dimensione umana della cura.
I
l Sistema di Gestione della
Qualitˆ • per molti sinonimo di una modalitˆ di
controllo e valutazione
del lavoro molto burocratizzata. Molti la
immaginano come
una
pericolosa
minaccia che assume
la forma di un cumulo di scartoffie in
continua crescita, dal
quale alla fine rischieremo di essere sommersi. Non solo. Il cumulo va costruito. E lo si fa
quotidianamente compilando
schede, registrando dati ed
interventi, scrivendo e ancora scrivendo, programmando, discutendo, pensando,
impiegando in tutto questo ÒfareÓ parte del
tempo che quotidianamente si direbbe meglio
speso se investito nelle mansioni di rito che
ogni operatore deve svolgere verso i
degenti.
In realtˆ, per quanto realistica e sensata possa essere
questa immagine, rischia
di fornirci una sbrigativa
e autoassolutoria possibilitˆ di sfuggire da una
responsabilitˆ importante.
Quale essa sia • facile e
forse scomodo dirlo: si
tratta di valutare se quello
che facciamo tutti i giorni al
lavoro viene eseguito secondo
parametri che garantiscano, in
qualche modo, la miglior presa in carico possibile dellÕospite, se questa porta a
dei risultati e se questi risultati siano quelli attesi
o meno. In ultima analisi, nel nostro caso, se
tutto il Òsistema curaÓ messo in atto • sinonimo
di umanitˆ, di qualitˆ e come dimostrarlo.
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zionassero • limitata. Inoltre chi decide se un
dato modo di operare • opportuno oppure no?
Della miriade di conseguenze che un nostro
intervento pu˜ produrre, quali sono quelle considerate utili e quali no? Se ogni volta si dovesse decidere tutto questo il lavoro sarebbe
impossibile da svolgere. La ÒproceduraÓ ci
aiuta a mettere in pratica quella che fino ad
allora • stata valutata essere lÕazione, attuabile, pi• idonea a garantire il miglior servizio
allÕospite; non da meno, la ÒproceduraÓ mette
al riparo lÕoperatore da critiche riferibili a
modalitˆ operative arbitrarie. ÒFino ad allora?Ó
S“, perchŽ non • detto che si possa fare di
meglio, che a qualcuno non venga unÕidea
migliore per rendere un servizio pi• garante di
qualitˆ, pi• Òqualitativamente umanoÓ.
Se il nostro lavoro consistesse esclusivamente
nel costruire qualcosa di materiale sarebbe
sicuramente pi• semplice valutare la qualitˆ del
nostro fare. Invece la caratteristica essenziale
della nostra professione • quella di esistere ed
operare in un contesto non materiale, fatto di
relazioni, comportamenti, dinamiche, riferibili
non solo a coloro a cui il servizio viene erogato, ma anche agli erogatori del servizio stesso.
Le dimensioni umana, personale, soggettiva
diventano gli elementi che caratterizzano il contesto nella sua totalitˆ - operatori, degenti, servizi - e quelli attorno ai quali si rivendicano
diritti, doveri e prese di posizione rispetto al
nostro operare.
Ma come coniugare questi concetti decisamente astratti con il doveroso riscontro del servizio
fornito?
Quando ci risulta facile lamentarci dellÕimperfezione del sistema, dellÕapparente meccanicitˆ e
ridondanza, del tempo impiegato a compilare
schede, registrare parametri e inserire crocette
negli appositi spazi; quando, comprensibilmente, ci sentiamo portati a vivere le incombenze
che il sistema ci propina come delle maledizioni
o delle perdite di tempo, spostiamo lÕattenzione
su quanto di buono e di utile ci pu˜ fornire, soprattutto in termini di ridiscussione del nostro
operato (punto delicato per ognuno di noi) e in
nuovi spunti operativi che non sono compresi
nel nostro repertorio professionale.
Il Sistema di Gestione della Qualitˆ ci viene
incontro, cercando di rendere meno astratti e
soggettivi gli elementi costitutivi del nostro
lavoro e, soprattutto, i risultati e le procedure
che si seguono per ottenerli. Pu˜ essere definito come un processo che ci costringe a mettere
la testa in ogni situazione che affrontiamo, a
riflettere ed interrogarci su cosa stiamo facendo, sul come, sulle finalitˆ, sugli effetti delle
nostre azioni. Non lascia spazio alla casualitˆ,
al rischio, non contempla lÕesistenza di terreni
inesplorati. Dˆ voce al cambiamento, al miglioramento del servizio, alla tutela del lavoro dellÕoperatore e dei diritti dellÕospite. AffinchŽ
tutto questo possa diventare un processo automatico ci si deve dare la possibilitˆ di analizzarlo, di valutarlo sulla base di ci˜ che passo dopo
passo viene messo in opera in ogni ambito, per
ogni ruolo, in ogni circostanza. Pertanto va reso
patrimonio comune, accessibile e discutibile. Va
registrato. Va scritto. E nulla vieta, anzi •
auspicabile, lÕindirizzarsi verso un sistema di
registrazione fatto di un numero minimo di
ÒschedeÓ, essenziali e funzionali a comprendere
a che punto siamo e da l“ valutare in che direzione proseguire.
Il SGQ non si propone di sostituire quello che •
il cuore della capacitˆ professionale di ognuno
di noi, fatto soprattutto di motivazione, esperienza, intuito, conoscenze tecniche e umanitˆ.
Egli si propone invece di aiutarci a indirizzare
meglio tutti questi elementi in modo da farli
convogliare, con minor sforzo e con maggior
facilitˆ, verso lÕottenimento di risultati condivisi
e condivisibili. Ci rende protagonisti noi ed il
degente, nella quotidianitˆ, tanto sulla ÒcartaÓ
quanto nella realtˆ.
In questÕottica, anche lÕiniziale sforzo di costruire
tutto un insieme di procedure da zero, oggettivamente faticoso, pu˜ trovare un senso e darci
una motivazione per proseguire il lungo percorso intrapreso, verso una migliore qualitˆ interna e una maggiore competitivitˆ esterna della
Struttura.
Una modalitˆ apparentemente pi• ÒumanisticaÓ
rischia di sconfinare nel soggettivismo, dove
ognuno segue degli schemi che ha appreso per
esperienza, ma dove la possibilitˆ di condividere questi schemi e di cambiarli in caso non fun-
Maddalena Pinti
9
L
INFORMA MENTE
La residenzialità
Le caratteristiche peculiari delle strutture residenziali
U
azioni organizzate attorno a dei rituali regolari.
na struttura residenziale • un luogo che
diventa per un periodo la ÒcasaÓ del
paziente, qualora questo, per vari motivi,
abbia perso, non abbia o non possa pi• abitare
la sua casa.
Attraverso la ripetizione quotidiana di eventi
strutturati, di setting, e di attivitˆ programmate,
cos“ come il ripetersi di interazioni interpersonali, si crea una cornice di significati e di azioni,
che pu˜ essere interiorizzata dal paziente.
Gli viene offerto, innanzitutto, un luogo in
grado come minimo di garantirgli la sopravvivenza, soddisfando quei bisogni comuni a tutti,
che permettono di non morire fisicamente e
psichicamente. Ma non solo! In questa
situazione, infatti, lÕabitare
stesso assume valenza
terapeutica, e le dimensioni della domesticitˆ
e della quotidianitˆ
rappresentano il
contenitore allÕinterno del quale si
stabiliscono rapporti interpersonali significativi.
Uno dei problemi, sempre presente nelle strutture residenziali, • il conflitto tra le esigenze
individuali e le regole imposte dalla vita comunitaria. Al paziente, infatti, viene chiesto continuamente di mediare il suo interesse personale con quello degli altri, e di dare un
contributo attivo e intenso per il funzionamento del gruppo.
Le strutture residenziali offrono
una realtˆ complessa che
richiede una serie di competenze da parte dellÕoperatore:
la capacitˆ, innanzitutto, di
prendersi carico globalmente
del paziente; il saper vivere e
condividere con lo stesso gli
aspetti della quotidianitˆ, compresi i pi• banali; la capacitˆ di
lavorare in equipe con altre figure professionali; avere unÕottica olistica in grado di
cogliere le potenzialitˆ
terapeutiche dellÕuso
in uno stesso contesto di modelli e
orientamenti diversi; essere in grado
di correggere e
contenere le complesse relazioni che
i pazienti propongono, quali le dinamiche simbiotiche,
fusionali, rifiutanti,
distruttiveÉ
Uno degli obiettivi
principali
delle
strutture residenziali
• quello di rispondere a
un bisogno fondamentale
dellÕindividuo, che • quello
di sentirsi parte di qualcosa, di sentirsi legato
al proprio ambiente di
vita, di avere dei
punti di riferimento
importanti in figure
affettivamente
significative.
Per fare in modo
che ci˜ si realizzi •
importante
il
ÒclimaÓ, lÕÒatmosferaÓ che si crea tra gli
operatori, tra i pazienti
e tra gli operatori e i pazienti. é necessaria una sollecitazione attiva, che si esprime anche attraverso determinate
A questo proposito •
necessario approntare una
serie di accorgimenti che consenta-
10
L
INFORMA MENTE
no agli operatori di entrare ed uscire continuamente dalle relazioni per poter mantenere la
Ògiusta distanzaÓ, come, ad esempio, le supervisioni o le riunioni di equipe.
Tutto questo allo scopo di offrire al paziente
uno spazio emotivo e un luogo fisico che siano
alla portata della sua capacitˆ di relazione. La
struttura residenziale • chiamata a sostituire
qualche cosa che viene a mancare allÕospite,
per far s“ che i suoi bisogni vengano comunque
salvaguardati.
Clara Polito
VOLONTARIATO
Intervista allo psichiatra
uando ho proposto questo argomento alla
redazione di Informalmente, la prima
domanda • stata Òchi inter visti?Ó. Ho
risposto Òme stessoÓ quasi scherzosamente.
Ma mentre mi venivano proposti i motivi per i
quali la mia scelta (e ci˜ che avrei scritto) forse
non avrebbe portato a un risultato proprio proprio obiettivo, in me si • andata rafforzando la
convinzione che ho effettivamente un mezzo
per farmi le domande giuste, quelle obiettive,
quelle col tranello e quelle scomode: utilizzando
quelle che mi fanno sempre utenti e familiari e
alle quali io rispondoÉ
Q
In primo luogo, perchŽ ha fatto lo psichiatra?
Ho sempre pensato che non cÕ• niente di pi•
complicato del comportamento di un essere
umano e del suo modo di interagire con lÕambiente; e che non cÕ• niente di pi• misterioso
dei quadri di malattia che colpiscono questo
aspetto del funzionamento umano. Volevo capire meglio. Eppoi, quando ho dovuto scegliere
tra le due opzioni che mi prospettavo, cÕerano
pochi bambini e la crescita ÒzeroÓ della popolazione italiana non mi lasciava ben sperare per
la mia idea alternativa, la pediatria.
Due opzioni molto diverseÉ
Neppure tanto: sono le due branche della medicina in cui • meno scontata la piena e consapevole collaborazione del paziente.
Questa • lÕunica difficoltˆ che incontra
nella sua professione?
Assolutamente no. In cima a quelle che chiunque incontra nel lavoro Ð qualsiasi lavoro Ð e a
quelle che incontra qualsiasi medico, io ci metterei il fatto che, a differenza delle altre branche della medicina, in psichiatria • frequente il
caso in cui il concetto di benessere che hanno
in mente il paziente, i suoi familiari e il medico
non collimi. SicchŽ ognuno si muove in una
direzione diversa, mirando a obiettivi diversi e
dando peso diverso a determinati fattori. E
valutando in maniera diversa i concetti di
miglioramento o guarigione, e le aspettative
che sono loro connesse.
Ma non dovrebbe essere il paziente ad
avere ragione?
Nel senso che il suo concetto di benessere •
quello pi• calzante?
S“, in questo senso.
Non credo. E talvolta non • neppure quello che
ha pi• peso. Vede, spiego spesso che stare
bene non significa svegliarsi la mattina vedendo tutto rosa, con un sorriso stampato sulle
labbra e la leggerezza nel cuore, come molte
persone chiedono Òvoglio stare bene, essere
feliceÓ. Io penso che stare bene significhi essere in grado di affrontare, ogni mattina, al risveglio, quello che ci riserverˆ la giornata; vivere
questÕultima non solo con i migliori risultati, ma
anche con i minori danni possibili; ed essere
sempre pronti a cogliere quei fugaci e sporadici
momenti di gioia che la vita ci riserva. Senza
troppe pretese.
Come psichiatra non posso pensare di perseguire la felicitˆ del mio paziente, in maniera
contingente, contestuale. Io perseguo lÕefficacia e lÕefficienza con cui utilizza gli strumenti
11
L
INFORMA MENTE
perchŽ non utilizzare questÕultima che,
per esempio, non ha effetti collaterali
come i cosiddetti psicofarmaci? Lei usa
i farmaciÉ
Domanda complessa e articolata per rispondere alla quale vorrei affrontare un argomento per
volta. PerchŽ non utilizzare sempre la psicoterapia e lasciare da parte i farmaci?
PerchŽ non tutte i disturbi, le patologie, sono
affrontabili, gestibili, curabili, arginabili con la
psicoterapia (soprattutto non con la sola psicoterapia). Alcune patologie, per loro stessa
natura, infatti, comportano tali alterazioni dei
meccanismi di pensiero, percezione, comprensione, relazione, che non cÕ• altra via se non
quella farmacologica. Un esempio? Le psicosi
di tipo schizofrenico.
Ed anche altre patologie, apparentemente
meno impegnative, gravi o invalidanti, come i
disturbi dÕansia, che nella psicoterapia hanno
terapia specifica, in particolari situazioni di acuzie non sono immediatamente gestibili con la
psicoterapia: il paziente • troppo angosciato,
per esempio, per poter affrontare una seduta.
E poi cÕ• la questione dei tempi. Per quanto
lento sia un farmaco nel fare effetto, la psicoterapia rischia di essere pi• lunga. Non • una
regola (per esempio, esiste una forma di psicoterapia chiamata breve con caratteristiche specifiche e attuabile solo in presenza di determinate, irrinunciabili condizioni di base), ma spesso • quello che accade.
Io uso i farmaci, • vero; ma credo anche che un
buon intervento non possa prescindere da un
approccio anche psicologico.
psichici in suo possesso per adattarsi al meglio
delle sue possibilitˆ. Per adattare il motto: non
gli regalo pesce; provo a insegnargli a pescare.
E perchŽ dice che il modo di interpretare il concetto di benessere da parte del
paziente talvolta non • neppure quello
che ha pi• peso?
PerchŽ ogni singolo individuo non vive in un
eremo come un eremita, ma • parte Ð volente o
nolente Ð di strutture sociali sempre pi• complesse, a partire dalla coppia, alla famiglia fino
alla societˆ in senso pi• ampio. Nel corso del
trattamento, un occhio va tenuto anche alle
ricadute che i cambiamenti indotti nel paziente
causeranno sul suo entourage, in modo da non
esporlo a nuove tensioni o problemi che non
riuscirebbe a gestire esponendolo di conseguenza ad altre difficoltˆ e a possibili ricadute.
Quindi, talvolta • meglio non farlo stare
troppo meglio?
No, non intendo questo. Ma, per tornare al mio
esempio, le direi che mentre provo a insegnargli a pescare cerco anche di spiegargli cosa
pescare, dove farlo, e quando e con chi.
Non • un poÕ quello che fa lo psicologo
o lo psicoterapeuta? Che differenza cÕ•
tra loro e lo psichiatra?
In termini pratici e molto semplicistici, lo psichiatra • un medico; lo psicologo no. Lo psicologo • stato istruito sul pensiero e sul comportamento, su come si sviluppano e su come
evolvono e su come possono Ð diciamo cos“ Ð
disfunzionare. Per essere psicoterapeuta, lo
psicologo si deve espressamente preparare,
seguendo corsi specifici e sottoponendosi a
una psicoterapia didattica. Lo psichiatra ha studiato le malattie mentali e ne ricerca le cause;
pu˜ a sua volta essere psicoterapeuta, avendo
seguito analogo iter di preparazione o essendo
stato preparato allÕuopo nellÕambito dei corsi
che da medico lo portano a essere psichiatra.
Tuttavia, solo lo psichiatra, qualsiasi sia la sua
impostazione Ð psicodinamica o biologica, psicologica o medica - pu˜ prescrivere farmaci.
Quindi lei applica i due approcci contemporaneamente?
Ci provo. Nelle intenzioni e nei progetti il doppio intervento cÕ• sempre. Fino a partire dal
momento in cui mi avvicino a un paziente, lo
interpello, ci parlo, pongo una diagnosi, progetto una terapia, la spiegoÉ Non credo sia possibile fare lo psichiatra prescindendo dallÕuno o
dallÕaltro tipo di approccio. Una comprensione
del mio e dellÕaltrui comportamento • alla base
delle mie relazioni Ð delle relazioni di chiunque
Ð e quindi non vedo perchŽ non dovrebbe
esserlo anche in quelle con i miei pazienti.
Ecco un punto cruciale: i farmaci. PerchŽ usarli? Se esiste la psicoterapia,
(continua sul prossimo numero)
12
Diego Inghilleri
L
INFORMA MENTE
Formazione, cineforum e tanto altro ancora
per i volontari di Villa San Benedetto Menni
LÕiniziativa si articolerˆ in tre serate il
cui programma prevede due momenti:
un primo momento dedicato alla visione del film e in un secondo durante il
quale avrˆ luogo un approfondimento
e una discussione mediata anche dalla
presenza di un medico.
E
ccoci, ancora una volta, su queste
pagine per aggiornarci su ci˜ che
c'• di nuovo nel settore volontariato a ÒVilla San BenedettoÓ.
Importante ed entusiasmante, sia per
la proposta sia per le ricadute che promette, • stato l'inizio del corso di formazione per i volontari. Come gruppo di coordinamento, lo abbiamo pensato, lo abbiamo proposto, ne abbiamo organizzato i particolare con il
conduttore ed abbiamo aspettato che la prima
sessione avesse il via. Il riscontro alla fine •
stato gratificante: sia il conduttore che i partecipanti sono stati coinvolti in un'atmosfera di
autenticitˆ e di disponibilitˆ che ha reso il lavoro coinvolgente e produttivo.
Altro fiore all'occhiello • stata l'organizzazione
di un ciclo di proiezioni cinematografiche
(cineforum) con il comune di Tavernerio.
Fine di tale iniziativa • puntare lÕobiettivo su
alcuni aspetti della malattia mentale: quelli che
spesso sono pi• visibili e con cui • pi• difficile
misurarsi; quelli che passano inosservati e che
invece dovrebbero essere meglio accolti, capiti
e considerati; tutti calati nella vita quotidiana in
modo da poterne valutare lÕincidenza su chi ne
soffre, su chi li incontra, su chi ci convive. Per
questo scopo si • deciso di utilizzare un mezzo
che del disagio mentale si • spesso interessato: il ÒcinemaÓ. DallÕampia filmografia a disposizione, si sono scelti lavori di ampio respiro,
allÕapparenza forse poco impegnativi ma molto
incisivi. Quello che si • voluto fare, infatti, non •
stato rivolgersi tanto a opere che trattano della
malattia psichiatrica, quanto a pellicole dove la
malattia psichiatrica ed il disagio che ne consegue sono co-protagonisti, come lo sono nel quotidiano. Conoscere le difficoltˆ che incontra chi
sopporta un simile peso, potrebbe aiutare nel
difficile compito non solo di comprenderne i limiti, ma anche di apprezzarne le possibilitˆ Ð operative, sociali e relazionali- che rimangono fonte
di gratificazione per la persona stessa, per chi
gli vive accanto e conta su di lei per la societˆ.
Le date di proiezione sono:
- venerd“ 5 OTTOBRE 2007;
- venerd“ 26 OTTOBRE 2007;
- venerd“ 16 NOVEMBRE 2007 alle ore 21,00
e avranno sede presso la sala civica ÒRosario
LivatinoÓ del Comune di Tavernerio.
I film scelti sono: ÒIPOTESI DI COMPLOTTOÓ,
interpretato da Mel Gibson e Julia Roberts, per
conoscere il disturbo delirante; ÒA BEAUTIFUL
MINDÓ, con Russel Crowe, per trattare la schizofrenia; il terzo film • stato individuato in Ò4
PAZZI IN LIBERTA'Ó per affrontare in modo
simpatico il disturbo schizofrenico paranoideo,
il disturbo di personalitˆ ossessivo e un tipo di
personalitˆ artistica.
Le proiezioni si svolgeranno nella sala comunale ÒRosario LivatinoÓ a Tavernerio senza costo
di entrata. Prossimamente esporremo il volantino in bacheca.
Il progetto ÓOpen DayÓ, che ha come obiettivo
lÕorganizzazione di una giornata di ÒPorte
AperteÓ per tutte le associazioni del paese e
quindi anche per la nostra sede, prosegue con
la realizzazione di un gruppo di lavoro formato
dai rappresentanti delle varie associazioni presenti ad Albese. Questa occasione ci permetterˆ di aprirci alla realtˆ del nostro circondario
in un rapporto di conoscenza e collaborazione
reciproca.
La realizzazione di questi progetti • possibile
grazie al supporto di varie persone, volontari e
non, che si rendono disponibili con le loro capacitˆ e la loro inventiva arricchendo di possibilitˆ
lÕoperato dellÕAssociazione.
Mariangela Forasacco
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INFORMA MENTE
A Maria
Il nostro più affettuoso e sincero saluto.
Ti ricorderemo sempre come persona e come collega.
Il dono pi• grande che ci hai lasciati • la tua intensa generositˆ e disponibilitˆ ad imparare. Aperta amorevolmente,
a qualsiasi miglioramento della tua individualitˆ e della tua
professionalitˆ, per garantire, sempre ed ad ogni costo, un
buon servigio ai nostri ospiti.
Grazie! Tutti i tuoi colleghi.
News
A tutti i dipendenti
N
el mese di dicembre 2007, in occasione della busta paga, verrˆ anche distribuito il
questionario per la rilevazione del clima aziendale.
Oltre a invitarvi con una elevata e generale partecipazione vi comunico che il ritiro del
cedolino di dicembre dovrˆ avvenire da parte dei singoli interessati, direttamente presso
lÕufficio personale, affinchŽ possa essere consegnato il questionario in oggetto.
QuestÕanno si compone di 51 domande a risposta chiusa similmente alla tipologia di
domande che erano state previste lÕanno scorso. Richiederˆ un tempo variabile tra i 5 e i
10 min. per la compilazione ma, sono sicura, che sarˆ speso bene alla luce di un sano
miglioramento. Ringrazio fin da ora.
Sonia Belbusti
Abbiamo il piacere di accogliere nell’anno 2007
- LUCA - 13.01.2007 figlio di Gualtieri Cristina (asa RSD)
- FAIDI - 24.02.2007 figlia di Mences Noemi (inf RSA)
- FRANCESCA - 11.04.2007 figlia di De Oliveira Rita (inf RSP) e Marinaro Antonio (oss RSD)
- PIETRO - 26.04.2007 figlio di Ceruti Valentina (ani RSA)
- SOFIA - 19.05.2007 figlia di Piazza Chiara (edu RSP)
- MATTEO - 01.07.2007 figlio di Percali Mirella (inf RSP)
- REBECCA - 27.07.2007 figlia di Allia Luana (asa RSA)
- MATTIA - 22.08.2007 figlio di Maggioni Francesca (inf RSA)
- LISA - 09.09.2007 figlia di Bellati Laura (edu RSP)
É e attendiamo ancora i nati di ben altre 4 dipendenti!
14
L
INFORMA MENTE
FORMAZIONE
Corsi di formazione
per educatori professionali
Ortoterapia quale strumento tecnico
nella riabilitazione
Luogo: Scuola agraria del parco di Monza
Viale Cavrigna, 3
Data: dal 16.10.2007 al 18.10.2007
Costo: 300,00 Euro
Info: Fantucchio Rosella - Tel. 039.2302979206
E-mail: [email protected]
Quali comunitˆ terapeutiche
per i pazienti borderline?
Luogo: Milano via Daverio, 7
Salone degli affreschi Societˆ Umanitaria
Data: 17.11.2007
Costo: 100,00 Euro
Info: Burattin Alessandro - Tel. 3331349559
E-mail: [email protected]
La tecnologia al servizio
della qualitˆ della vita
Luogo: c/o Ledha via Livigno, 2 Milano
Data: dal 08.11.2007 al 04.12.2007
Costo: Gratiuto
Info: Cremona Anna - Tel. 02.6570425
E-mail: [email protected]
LÕeducatore progettista: lÕevoluzione di una
professione Òmodulo di approfondimentoÓ
Luogo: AIAS di Milano via Paolo Mantegazza, 10
Data: 25 e 26.10.2007
Costo: Gratuito
Info: Galli Daniela - Tel. 02.3302021
E-mail: [email protected]
La risorsa gruppo nella terapia psichiatrica
Luogo: Voghera
Data: dal 05.11.2007 al 22.12.2007
Costo: Gratuito
Info: Cappella Andrea - Tel. 0383343011
E-mail: [email protected]
Corsi di formazione per infermieri
Le nuove responsabilitˆ
ed il ruolo dellÕinfermiere professionale
Luogo: Brescia-p/sso Laser soc. coop.
Via Callegari,11 - Brescia
Data: 17.12.2007
Costo: Gratuito
Info: Severino Linda - Tel. 0498944570
E-mail: [email protected]
Infermieri e terapia farmacologica:
conoscenze e competenza
Luogo: Azienda Speciale Comunale
ÒCremona solidaleÓ
Data: 28-29.11.2007
Costo: 85,00 Euro
Info: Zampini Cinzia - Tel. 0372533622
E-mail: [email protected]
La risorsa gruppo nella terapia psichiatrica
Luogo: Voghera
Data: dal 05.11.2007 al 22.12.2007
Costo: Gratuito
Info: Cappella Andrea - Tel. 0383343011
E-mail: [email protected]
Le neuropatie: percorso clinico,
diagnostico e terapeutico
Luogo: aula magna P.O Desio via Mazzini, 1
e ambulatorio EMG Desio
Data: dal 24.11.2007 al 30.11.2007
Costo: Gratuito
Info: Multimedia Sistem - Tel. 0362383333
E-mail: [email protected]
Comunicare • salutare.
Strategie per migliorare la comunicazione
interna ed il lavoro di strada.
Luogo: Fondazione onlus casa di riposo
Cittˆ di Sondrio
via Don Guanella, 36 - Sondrio
Data: dal 26.10.2007 al 23.11.2007
Costo: Gratuito
Info: Management Consulting - Tel. 0458402994
E-mail: [email protected]
Corsi di formazione per fisioterapisti
Obiettivo qualitˆ. LÕanziano oggi
fra residenzialitˆ e domicilio;
alcune problematiche sanitario-assistenziale
Luogo: Centro sociale via Sacchetti, 1
Vigevano - Pavia.
Data: 15-17.10.2007
Costo: Gratuito
Info: Gulino Enrica - Tel. 0381299431
E.mail: [email protected]
Il metodo Feldenkrais e lÕanziano.
Si pu˜ smettere di imparare?
Luogo: Sondrio
Data: 20-21.10.2007
Costo: 150,00 Euro
Info: Bolotta Rosa - Tel. 026174352
E-mail: [email protected]
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L
INFORMA MENTE
In questa edizione del giornalino, la redazione ha pensato di chiedere alcune opinioni ai nostri
lettori riferite al gradimento di lettura di Informalmente. Voglia al riguardo compilare le domande a seguire dando un giudizio personale, tagliare lungo la linea prestampata e porre il questionario nellÕapposita cassetta delle lettere situata al piano terra in prossimitˆ della portineria o
negli ambulatori. Il suo giudizio sarˆ utile al fine di migliorare il giornalino stesso e ci darˆ
importanti informazioni circa la prosecuzione del nostro lavoro. La compilazione • molto semplice, basta barrare la casella di interesse.
Grazie per la collaborazione.
Lei • un:
O
O
O
O
O
La redazione
ospite
parente
volontario
dipendente
lettore occasionale
é la prima volta che legge Informalmente
Dove ha conosciuto informalmente
Legge il giornalino
O
O
O
O
O
O
O
O
O
SI
reparto
portineria
ambulatorio
altro luogo
NO
specifica quale ÉÉÉÉÉÉÉ
specifica quale ÉÉÉÉÉÉÉ
sempre, quando esce
occasionalmente
mai
me lo leggono altre persone
altro ÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ.
Ritiene che gli argomenti siano:
O
O
O
O
O
trattati esaurientemente
specifici per la realtˆ di Villa S. Benedetto
utili
interessanti
altro ÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ
SI
SI
SI
SI
NO
NO
NO
NO
Quali suggerimenti ha da proporci?
Grazie, pu˜ imbucare il questionario compilato nella cassetta sita in portineria o nel contenitore presso gli ambulatori.
Redazione • Diego Inghilleri, Emanuele Fumagalli, Valentina Ceruti, Sara Verga, Francesca Magistrelli, Mariangela Forasacco, Maddalena Pinti.
Impaginazione grafica e stampa • Arti Grafiche Maggioni - Dolzago.
,
Per informazioni e suggerimenti: Redazione Informalmente
Via Roma 16 - 22032 Albese con Cassano - Tel. 031.4291511 E-mail: [email protected]
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QUESTIONARIO DI GRADIMENTO DEL GIORNALINO INFORMALMENTE
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Informalmente n.15 - Suore Ospedaliere