5/2008 NOTIZIARIO DI STORIA E ATTUALITÀ SANTAGATESE n. 5 reg. trib. ps nr. 427 - Dir. Resp. G. Dall’Ara. Redazione Sant’Agata Feltria Fax 0541/929744 - Grafica e fotocomposizione: il Ponte - Stampa: La Pieve poligrafica editore, V. Verucchio - email: [email protected] Sommario Il paese dei libri 2 Il pollaio 3 Il muro di via Cupa 4 Arte all’epoca dei Fregoso 5 Penuria di grano 6 I personaggi che han fatto la storia 7 Savignano di Rigo 8 Lettere alla Rocca 9 La strada del vino 10 Il cavallo rubato 11 Fotocronaca 12 Quando Libiano era con noi ROCCA È UN’INIZIATIVA Comitato Fiere Ed Iniziative Promozionali “ Un giorno arrivò in paese un antiquario e vi aprì una libreria. La sua libreria era enorme e piena di libri vecchi, libri usati e antichi. A tutti sembrò strano vedere qualcuno di fuori, venire in un paesino di appena 1.500 abitanti (un paesino fuori dai grandi itinerari, pieno di case vuote e palazzi disabitati), e imbarcarsi in una avventura come quella. Ma poi negli anni, la sua libreria si ingrandì, e veniva gente da sempre più lontano per comperare libri, curiosare e trovare titoli introvabili altrove. Sul suo esempio giunsero nel piccolo paese altri librai che aprirono ancora altre librerie. E questo accadeva mentre altrove le librerie chiudevano, perché si diceva “i lettori di libri sono sempre di meno e il mercato librario è in crisi”. Una stampa di S. Agata degli anni ‘30 Oggi in paese ci sono 38 librerie, due legatorie di libri, ed ogni appassionati di cultura. anno arrivano 300 mila persone interes- Ma questa poteva essere anche la storia sate ai libri e alla cultura. di un paesino come il nostro, o come il Questa è la storia vera di un libraio, Ri- vostro, se solo in passato ci fosse stata chard Booth, e di un paesino del Galles, più sensibilità nei confronti della cultuHay-on-Wye. Un esempio di successo ra, più intelligenza, o se solo oggi ci fosse che ha contagiato altri 12 piccoli paesi più amore per il paese, più voglia di dare in Europa, “i paesi dei libri”. Insieme a una mano a chi si occupa di cultura, più Redu in Belgio, a Bredevoort in Olan- disponibilità nei confronti di chi vuole da, a Wunsdorf in Germania..., ce n’è investire nella cultura, perché la consianche uno italiano, Montereggio, vicino dera una risorsa, che può creare anche a Pontremoli. I paesi del libro sono oggi reddito e occupazione. L’esempio del consorziati in una rete europea, ed or- paesino di Hay-on-Wye dice che a volte ganizzano eventi legati ai libri, organiz- basterebbe poco, basterebbe non mettezano convegni, mostre e festival, e sono re il bastone tra le ruote di chi si vuole frequentati da turisti, scrittori, editori, e impegnare. G.D. La Rocca Novembre / Dicembre 2008 La Rocca Settembre/Ottobre 2008 News STORIA DEI NOSTRI MONTI ridosso del forno e sopra il porcile è ricavato il pollaio per l’allevamento delle galline… Mentre la carne di maiale serviva soprattutto per “svernare”, il pollame offriva la carne e il brodo per le ricorrenze festive di tutto l’anno; il brodo serviva anche per “tirarsi un po’ su” nei momenti più faticosi o durante malattie e convalescenze di qualche famigliare. Le uova fritte con lo strutto, nella padella di rame sul fuoco del camino, insieme alla “crescente” fritta costituivano la necessaria premessa, come colazione mattutina, al duro lavoro dei campi. I muri interni del pollaio erano di solito intonacati e imbiancati a calce, per tenere lontani “i pulen”, parassiti dei polli. Il pollaio era situato in posizione soleggiata e accanto al forno per evitare l’umidità. Il pollame accedeva al pollaio per mezzo di una scaletta a pioli di legno posizionata all’esterno, poi attraverso una piccola porticina. Una porta più grande, con finestrotto protetto da una fitta rete, serviva alla massaia per entrare nel pollaio. All’interno del pollaio erano posizionati i “posatoi” sui quali i polli andavano ad “appollaiarsi” durante la notte. I nidi per deporre le uova erano ricavati in nicchie nel muro o in cassette di legno. Nel nido era posto “l’indice”, “l’ends”, uovo di gesso, che indicava alle galline dove fare il loro dovere. Il nido per “la cova” era solitamente posto in un angolo un po’ appartato. Ogni tanto la massaia, introducendo un dito nelle parti intime della gallina, sentiva se aveva l’uovo e contenta la lasciava andare con le consorelle che raggiungeva sbattendo le ali. Attorno al pollaio c’era sempre un cortile dove i polli potevano razzolare e mangiare in maniera autonoma liberamente…: Una rara immagine di S. Agata del 1926. La foto è stata scattata da Francesco Dell’Amore erano le famose “galline ruspanti”. Durante i periodi ovaioli la massaia dava alle galline un pasto di pane bagnato e farina di frumento che faceva il tuorlo più giallo, oltre a granaglie di vario tipo. L’acqua veniva messa in appositi abbeveratoi scavati nella pietra di arenaria: “l’ebie di poll”. All’imbrunire le galline venivano invitate ad “andare a letto” tramite una cantilena ritmata «Alet… a let… a let!». Porte e porticine del pollaio venivano accuratamente chiuse, perché volpi, faine, donnole e …animali a due zampe non facessero razzia dei polli. Come il porcile, anche il pollaio era collocato ben in vista vicino a casa, e costituiva una sicura riserva di cibo in epoche in cui un uovo poteva costituire un pranzo o una cena di tutto rispetto! E.P. Tratto da “E’ Zoch” periodico Romagnolo di storia e cultura. Numero 32 Il muro di via Cupa S Agata F. Come gran parte dei lettori del nostro giornale sa già, l’estate scorsa è crollato il muro di via Cupa (dagli anni ’60 denominata via Beato Filippo Maffei). Per la verità è crollata solo una parte, seppure molto grande, del muro di sostegno, che divide il Convento delle Clarisse dalla strada comunale. In passato via “Cupa” fungeva da strada di circonvallazione di S. Agata (le vie di comunicazione verso San Donato e Novafeltria, che percorriamo oggi, sono recenti). Nel mese di maggio del 1939 la via era già stata danneggiata da una alluvione, ed in particolare era rimasto “compromesso” il muro di sostegno (lungo 40 metri) della strada, al punto tale che si dovette sospendere il transito. Fu così deciso di provvedere alla demolizione del muro e alla sua ricostruzione. Essendo la via comuna- le, i lavori furono decisi dall’Amministrazione Comunale (l’allora Sindaco era Pasquale Cellarosi) con delibera del 29 aprile 1946, nella quale si legge che “a causa dell’instabilità del terreno dovuto alla frana che ha minato per lungo tratto il muro che è in gran parte diroccato” si decide di “iniziare i lavori di riparazione della mura di sostegno di via Cupa che presenta un serio pericolo all’incolumità pubblica, e per lenire la disoccupazione degli operai del Comune; di impegnare questa Amministrazione Comunale a rimborsare allo Stato la metà della spesa sostenuta per l’esecuzione del lavoro”. I lavori furono eseguiti con perizia del Genio Civile. Non resta che augurarci che, come già in passato, l’Amministrazione Comunale sia sollecita, trovi i fondi necessari e possa ricostruire al più presto il muro. P Grazie ai volontari che hanno provveduto a scrivere e distribuire il giornale, grazie al lavoro di redazione di Enzo Liverani che digita gli articoli e cura l’archivio dei sottoscrittori, a Paola Boldrini che distribuisce la Rocca dal primo numero, cioè da sempre, a Mario Nalin che si occupa della tipografia e della piegatura dei giornali, ad Alessia Della Mea che distribuisce il giornale e raccoglie le adesioni nella cartoleria di piazza Garibaldi, ad Arrigo Bonci che coordina la distribuzione, alle fotografie di Marco Zanchini e di Emanala Liverani, e grazie ai lettori e sostenitori, numerosi come sempre. Se il giornale vi piace ditelo ai vostri amici, e chiedete loro di sottoscrivere, per ricevere regolarmente la Rocca! Se volete aiutarci a fare più bello questo giornale, inviateci articoli, fotografie, ricordi, lettere e commenti. Se non siete d’accordo con il contenuto degli articoli pubblicati, o più semplicemente volete dire la vostra opinione, scriveteci. Sottoscrivi anche tu per la Rocca Sostenitore 15 Euro Benemerito 25 Euro Le sottoscrizioni possono essere inviate alla redazione della Rocca, Casella Postale 26, 61019 S. Agata Feltria (Pesaro), oppure presso la nuova cartolibreria in Piazza Garibaldi a S. Agata Feltria. Banditi e ladri ennabilli, 23 settembre 1619. Il vicario. Ho sentito dire ch’el signore di Sant’Agata ha dato il comando al signor Alessandro di casa Fregosa, bastardo, contro banditi e ladri che praticano nel Rettorato, et ch’iersera da detto signor Alessandro fu fatto prigione Scipione, padre di Stefano della Rocha, castello di detto Rettorato, uno de ladri e banditi che si dice essere per il paese, et in casa di detto Scipione, ci è stata trovata roba rubbata de più persone, et si dice che quel Giovanni Domenico dai Piani, bandito e ladro, che se n’è fugito da Monte Gello, aver fatto saper a detto signor Alessandro esser in casa di detto Scipione nel tal luogo roba rubbata, avendo auto a male che Stefano suo compagno l’abbia dato in mane della corte di Monte Gello, e detto signor Alessandro è in collera contro Stefano, che più presto ha voluto darg’in mano della corte di Vostra Altezza Serenissima (il duca d’Urbino) ch’in man sua, e che sbrancia (sic) di voler far contro detto Stefano. (M.B.) Il giornale del tuo paese Le vostre foto, il nostro sito web Avete scattato delle belle fotografie? Inviatecele subito. Le pubblicheremo sul giornale e nel nostro sito web. Se è da molto tempo che non lo visitate fatelo subito! Il sito web curato da Gino Sampaoli è ora pieno di informazioni e di fotografie inedite del nostro paese. Nel sito trovate i numeri della Rocca usciti dal 2001 ad oggi. Ecco l’indirizzo http://santagata.altervista.org. Un’immagine del muro crollato in via Cupa SOTTOSCRIZIONI A C’era una volta... Il Pollaio (e forse ancora c’è) Piacenti Graziella, Sant’Agata Feltria Piacenti Paola, Talamello Caminati Erika, Sant’Agata Feltria Sampaoli Gianfranca, Peschiera Borromeo Gregori Angelo, Casalfiumanese Sorbini Bruno, Pesaro Gianessi Ferdinando, Novafeltria Zanotti Elena, Forli Rossi Guglielmina, Sant’Agata Feltria Fabbri Tarcisio, Sant’Agata Feltria Bossari Flora, Sant’Agata Feltria Manzi Rosalba, Sant’Agata Feltria Sabatine Manzi Janice, Cranberry – USA Babbini Luigi, Sant’Agata Feltria Urbini Peppino, Sant’Agata Feltria Mariani Sincero, Sant’Agata Feltria Paci Maria, Pegli – Genova Toni Carla, Novafeltria Sartini Guerrino, Sant’Agata Feltria Pradella dr. Alberto, Sant’Agata Feltria Paolucci Edgardo, Sant’Agata Feltria Migliarini Rosella, Sant’Agata Feltria Manzi Federico, Sant’Agata Feltria Giovannini Roberto, Sant’Agata Feltria Narducci Marisa, Limbiate Guidi Rosanna, Firenze Guidi Elide, Bagno a Ripoli (Fi) Molari Lodovico, Novafeltria Masini Giancarlo, Rimini Comitato Pro Petrella Guidi, Sant’Agata Feltria Marani Paola, Sant’Agata Feltria Rinaldi Emidio, Bologna Para Elide, Milano (Sant’Agata F.) Guerra Ambra, Palazzolo Mil.se Lolletti Sergio, Forlì Diana Adalgisa, Genova Ceresani Caterina, Savignano di Rigo La Rocca Novembre/Dicembre 2008 La Rocca Novembre/Dicembre 2008 ARTE brevi di storia Arte e artisti alla corte dei Fregoso Penuria di Grano P ubblichiamo alcuni ti sono rimaste fino al le diverse espressioni della religione con passaggi del nuovo passaggio dei Francesi e il procedere della Controriforma hanno libro di Franco Dalall’arrivo dei Piemontesi il loro maggior sviluppo, che le chiese e l’Ara dedicato a S. Agata (vedi inventari Collegia- gli oratori si arricchiscono di opere di che sarà in distribuzione ta e Confraternite): si autori soprattutto della vicina Romagna. nel 2009. Leggendo un inconoscono ormai le vi- Troviamo allora opere di Centino, Barventario di Rocca Fregoso cende della Pietà detta di biani e Bertucci, passando per il Nicolò del dicembre 1816, si resta Raffaello, in realtà dello riminese del Chiostro di san Girolamo. allibiti dallo stato in cui spagnolo Berruguete, che Ai Cappuccini padre Benigno parla di la residenza degli antichi con Giusto di Gand ha copia coeva dal Reni dei Cappuccini di signori è ridotta alla parlasciato imperitura me- Faenza, e di Guercino (se è vero che la tenza dei Conventuali. Ci moria nello Studiolo di tela dell’altar maggiore dei Cappuccini si aspetterebbe di trovare Federico da Montefeltro, di Cesena giunge là da Sant’Agata!). qualche cosa di notevole: il quale alla figlia Gentile Dopo il 1630 arriva l’opera più nota: la mobili, quadri… nulla. che va sposa ad Agostino Pala di san Girolamo di Pietro da CorFinestre e porte divelte, Fregoso dà la Pietà, ora tona. Anch’essa legata ai Fregoso, alla cassette di chiodi, l’archia Brera. chiesa dove gli ultimi Fregoso si fanno vio senza porta alla mercé Della stessa epoca è seppellire. L’opera ricorda il soggiorno del primo venuto… forse un’altra piccola tavola a Sant’Agata della corte dei nipoti di qualche porta usata per “da viaggio”, la Pietà di papa Barberini mandati in avanscoperEcco un ritratto di chiudere porcili, come è Vittore Crivelli, molto ta a controllare la situazione del ducaCaterina, figlia di successo nel secolo scorso. meno dotato del fratello to d’Urbino che ha perduto la propria Costanza Fregoso Eppure fra le righe comCarlo, ma – dice Marchi autonomia, come fra breve la perderà il pare “un quadro della cena degli apostoli – “nel dipinto di Sant’Agata ha sfiorato feudo dei Fregoso. Scultori, artigiani del ed altri due quadri con cornice di legno… la genialità”. Anche quest’opera non è legno, affiancano i pittori realizzando il alquanti libri… vetrata nella camera ver- più a Sant’Agata, ma è custodita (forse battistero di fine ‘500 in legno dorato e so mezzogiorno… due partite di vetrate… anche salvata) nella Galleria Nazionale le numerose ancone sugli altari, ridonquadro con Immagine della B.V. Altro delle Marche. Si è parlato anche di Raf- danti d’oro. Quella della cinquecentequadro di S.Giuseppe da Copertino… nel- faello… Mantegna… Arriva da Sanse- sca Madonna del Rosario è datata 1628. la camera del camino manca la vetrata… polcro il Doceno; a Petrella degli Oliva Sappiamo di organi in legno, firmati e manca la vetrata in camera del Turrino… una raffinata placchetta bronzea. E dopo datati, della prima metà del ‘600. Uno mancano le campane”. Ma “quali robbe” la battaglia di Lepanto i dipinti del Ro- dovrebbe restarne. Possiamo concludere (le cose che si trovano) “l’Ill.mo sig. An- sario a Petrella, Sant’Agata e San Dona- il periodo con la riconsacrazione della gelo Celli disse esserle state cedute in conto to. Ma è nel ‘600, quando il potere dei Chiesa Collegiata nel 1710, quando gli del suo credito contro” i padri conventua- Fregoso si consolida, gli ultimi della fa- altari vengono impreziositi da bei paliotli. Non è un fatto di cronaca isolato nella miglia risiedono abitualmente in loco, e ti in scagliola. (F. D.) storia locale. Nei momenti critici, a volte con la miglior buona intenzione di salvaguardarli dal nemico e dai ladri, i beni mobili passano di mano, spesso dalla pubblica proprietà alla privata, senza contropartita. (...) A Genova Ottaviano e Federigo si circondano di artisti, che poco purtroppo possono operare in un clima di lotte continue che culminano nella disfatta e nell’esilio perpetuo. Ed ecco che a Sant’Agata fanno ciò che non hanno potuto fare altrove, iniziando dalla ricostruzione della Chiesa. (...) Del ‘400 resta ai Cappuccini la maiolica di Xanto Avelli. Ma opere di autori importan- La Fiera del Tartufo presentata a Rimini, nel 2001 T ratto da sedute del Consiglio Comunale di Sant’Agata Feltria. 9 aprile 1916 - “Poiché nel Comune non trovasi quantità tale di grano da poter soddisfare ai bisogni della popolazione, si delibera di acquistare, dal Consorzio Granario di Pesaro, 75 q.li di grano, per rivenderlo, poi, al prezzo di lire 44,50, tenendo presente che il prezzo di acquisto, porto Santarcangelo stazione, è di lire 41,50, più trasporto da Santarcangelo a S. Agata per lire 2,50 più facchinaggio ed altre spese, lire 0,50, per un totale di, appunto, lire 44,50”. Nella stessa seduta viene anche fissato il prezzo del granturco in lire 32,50 al q.le, quello della farina naturale di grano in lire 47 al q.le e quello della farina naturale di granturco in lire 35 al q.le. 31 marzo1917 - “Considerato che, data la posizione topografica del Comune di S. Agata Feltria e la lontananza dello scalo ferroviario, il trasporto del grano è molto costoso, tenuto presente che il grano, dalla stazione di Santarcangelo non può essere trasportato qui direttamente, dappoichè i carrettieri, giunti a Mercatino Marecchia, non vogliono più oltre proseguire, per il dislivello altimetrico da Mercatino a S. Agata, per cui il grano deve sostare colà e devesi quindi andare all’incontro alla spe- sa per uno speciale magazzino di deposito, si aumenta il prezzo massimo del grano, come da calmiere, a lire 55 al q.le”. 26 settembre1917 - “Poiché non è possibile provvedere al fabbisogno del grano pel razionamento della popolazione con i mezzi ordinari del Bilancio Comunale, essendo sprovvista la Cassa di fondi, poiché la contrattazione di uno speciale mutuo richiede delle lunghe pratiche, le quali, nei momenti attuali, paralizzano il sollecito funzionamento di sì importanti e necessari servizi, poiché il Sindaco, per il bene della popolazione, è disposto ad anticipare il denaro occorrente per l’acquisto del fabbisogno del grano, mentre la Giunta gliene porge sentite grazie”. Gli vengono, comunque, corrisposti gli interessi legali. 13 marzo1919 - “Ritenuto che il grano, porto Pesaro, costa lire 53,80; poiché furono spediti quintali di grano per distribuirsi ai lavoratori produttori, quantità insignificante alla richiesta dei medesimi; tenuto presente che, per la cattiva stagione e molta neve caduta, la farina occorrente per il Razionamento non si è potuta prelevare dalla stazione di Santarcangelo”. Nella stessa seduta si procede ad una “... liquidazione relativa ad un trasporto di farina e grano, mediante camion, essen- Il pane venale di Sartiano S antagata, li 12 ottobre 1698. Il podestà. Sopra l’esposto nell’ingiunte preci della Communità di Sartiano, castello annesso a questa giurisditione, m’occorre con tutta riverenza riferire a Vostra Signoria Illustrissima (il legato apostolico) come, pigliate informationi da chi dovevo, ho ritrovato che sotti li diciasette d’agosto prossimo passato, l’oratrice pose all’incanto secondo il solito, l’appalto del pane venale, e fece reiterate diligenze per invenire oblatore, ma non essendovi alcun concorrente fu astretta, secondo il solito di detto luogo, a deputare dodici fornari solliti a fabricar pane, quali s’estraono a sorte et astringono uno dopo l’altro a prendere tal ministero per un mese, essendo li sudetti obligati a spianare in tal tempo il grano datoli dalli due abbondantieri elletti, che fanno prima scandaglio in conformità del prezzo che hanno pagato, e quello somministrare al prezzo corrente al popolo di detto luogo, con rendere ciascuno di essi in fine del suo mese, alli prefati abbondantieri li conti, e restituire l’estratto del pane venduto. (M.B.) do impossibilitato il Comune ad eseguire detto trasporto con i bovi, i quali non possono girare, stante la malattia epizootica e stante la mancanza, nel Comune, di carri speciali, con mandato speciale diffidare i Molini Albani a non mettere la razione di marzo qualora non si sia fornito il camion”. Polemiche di inizio secolo S ant’Agata Feltria 15 settembre 1907. Quel gruppetto di mascalzoni che come riferiva l’Avvenire d’Italia fischiò un giovane frate cha pacificamente transitava per via, poi in faccia al convento ripeté una più canagliesca gazzarra, cerca ora, davanti all’esecrazione degli onesti, di riparare dietro la prova copiaticcia e menzognera di uno scrittorello, tentando, nel Popolano, una smentita. Vuole il libero corrispondente, così libero nel rilevare le menzogne del Prete, una più esplicita conferma? Eccola: è verissimo che da un gruppetto di teppisti si fischiò il Frate; è verissimo che si ripetè la volgare gazzarra in faccia al convento; ed è verissimo ancora cha da più di uno di quei teppisti si esternò palesemente il proposito vigliacco di aggredire il frate se fosse stato solo. Vuole di più? Intanto questo sappia, che gli onesti, nauseati dalle canagliate di certi teppisti, lo sono non meno dalla spudoratezza di certe menzogne. Pagina a cura di Franco Vicini La Rocca Novembre/Dicembre 2008 La Rocca Novembre/Dicembre 2008 PERSONAGGI storia di Savignano di Rigo Giuseppe Raggi Lorenzo Cappelli N ato a SavignaIl dottor Raggi trasse dalla no di Rigo nel professione medica gran1835, fu studi soddisfazioni ed altretdente in Urbino, si lautante ne ebbe dalla poesia reò a Bologna nel 1860; per quella vena semplice partecipò ai movimenti e umile, che gli era naturisorgimentali per l’unirale e che tanto piaceva tà d’Italia e nel 1859, alle genti del tempo; ma nelle file della Guardia quella poesia ammantata Nazionale, insieme al spesso di pungente satira fratello Enrico (padre non mancò di arrecargli dell’eroico Decio), partegrattacapi e serie noie, cipò alla presa di S. Leo quando intese volgerla con i Cacciatori, dimocontro personaggi potenti strando coraggio, valore del tempo, imbelli e pree grande amor di patria. suntuosi. Stemma dei Fregoso, Fu medico condotto a tratto dal nuovo libro di In occasione dell’inauBorghi a Rontagnano e gurazione della strada Franco Dall’Ara a Sant’Agata Feltria per sulla storia di S. Agata F. che da Perticara, passanmolti anni, durante i do per la località Cà del quali fu eletto consigliere Pozzo, va a congiungersi provinciale di Forlì in rappresentanza di con quella che porta a Sant’Agata F. suldetto comune. Andato in pensione, si la Serra Masini, il Dott. Raggi scrisse e stabilì a Mercatino di Talamello, dove divulgò una poesia intitolata “Brindisi” aveva il figlio Giovanni, che esercitava la (alla stregua della poesia del Giusti: “Il professione di farmacista e dove venne brindisi di Girella”) nella quale lanciava eletto consigliere comunale. Attraverso frecce avvelenate all’indirizzo del re Viti vari verbali di sedute consigliari si è torio Emanuele II°, che si chiude con venuti a conoscenza dell’attività ammi- questi versi: E allor Italia e tutta Euronistrativa svolta a favore del comune di pa/ con pochi e innocui colpi di scopa/ Mercatino Talamello e poi di Mercatino daranno l’ultima spazzata ai re/ e la ReMarecchia, dopo la separazione da Tala- pubblica verrà da sé!/ Onore e merito mello e la costituzione di comune indi- di lei sarà/ senza sconvolgere la società/ pendente, avvenuta per merito suo. Ci trovar un termine di transazione/ tra piace ricordare un suo intervento nella l’uom famelico e l’Epulone. riunione consigliare del 4 agosto 1900, Nei versi venne individuato il reato di in occasione del regicidio di Umberto lesa maestà ed il Dott. Giuseppe Raggi I°, che, al di sopra della sua ideologia fu classificato “sorvegliato speciale” in politica, di sentimenti repubblicani, domicilio coatto, che noi chiamiamo dimostrando grande umanità e ripu- “arresti domiciliari”. gnanza per gli atti di violenza, in rap- A trarlo fuori da quella difficile e poco presentanza del sindaco, del consiglio onorevole situazione, intervennero gli comunale ed a nome della cittadinanza, amici Sen. Giuseppe Vaccai e l’On. Ansi espresse in questi termini: “Io credo, gelo Battelli. E nei confronti dell’On. onorevoli colleghi, che nella odierna Battelli ebbe sempre fraterna amicizia adunanza il nostro pensiero debba esse- e riconoscenza non solo per l’assistenza re quello di esternare il nostro dolore e avuta in campo politico e giudiziario, di fare atto di devota sudditanza al re ma anche per l’opera svolta di sviluppo che oggi cinge una corona grondante economico, industriale e commerciale del sangue di suo padre, così vilmente nella zona della Valmarecchia e partie crudelmente spento per mano di un colarmente per Mercatino Marecchia, suddito iniquo”. come appare nella poesia scritta nel 1906, in occasione di una campagna elettorale, che qui riproduciamo: Io pure all’onorevole Battelli il mio saluto sincero, cordialissimo porgo il benvenuto. Se fido ad altro labaro gli nego all’urna il voto, non nego al di lui merito l’omaggio mio devoto; ammetto senza scrupoli che un uom del suo talento, del suo valor scientifico stia bene in Parlamento. Evviva dunque all’ospite, evviva allo scienziato, evviva e auguri fervidi al nostro deputato, recante il grato annunzio che noi con lieto cuore udrem qui sul Marecchia il fischio del vapore, e per più bello e comodo e celere cammino, vedrem congiuta Rimini al nostro Mercatino. Il Dott. Raggi, nella sua opera poetica, ha sempre dimostrato un viscerale attaccamento alla sua patria d’adozione, Mercatino Marecchia, ed ogni occasione, ogni avvenimento era buono per dimostrarlo, come nel 1896, in occasione della commemorazione e della posa di una targa alla memoria di Curzio Neri, giovane ventiduenne, morto di colera nel 1886, per l’opera di assistenza praticata volontariamente ai colerosi. Sulla targa in marmo posta sotto il porticato del Palazzo Comunale, furono scolpiti tre versi di una poesia del Dott. Raggi, dedicata a Curzio Neri: Tu sereno correndo a fato certo/ salvasti noi di te co’l sacrificio/ e meritasti del martirio il serto. Il Dott. Giuseppe Raggi morì il 21 ottobre 1914 a Mercatino Marecchia, nel cui cimitero riposano le sue spoglie a fianco di quelle del figlio Giovanni, che gli era morto tragicamente nel 1907. A. Varotti L orenzo Cappelli non era oriundo di Savignano di Rigo, ma per vari motivi si sente il dovere e la necessità di annoverarlo in questa comunità. Egli era nato il 28 aprile 1868 a Romagnano di Sant’Agata Feltria; dopo qualche anno si trasferì a Mercato Saraceno e poscia fu affidato al collegio vescovile di Modigliana, dove compì gli studi ginnasiali e poi i classici a Cesena. Si laureava a Bologna nell’anno accademico 1893-94 a pieni voti, in chirurgia. Sotto la guida di professori di fama internazionale si specializzò nella chirurgia ortopedica, diventando da subito direttore supplente dell’Istituto ortopedico di Milano e quindi dirigente del Policlinico di Milano; direttore e redattore capo dell’Archivio Italiano di Ortopedia. Dopo aver dedicato alcuni anni alla chirurgia ortopedica, estese la sua attività alla chirurgia gene- Francesco Sapori F rancesco Sapori è un altro personaggio che s’intende associare alla comunità savignanese, pur non figurando nativo di Savignano di Rigo. Egli era figlio di Ovidio Sapori di Massalombarda e di Lidia Raggi, figlia del dott. Giuseppe Raggi. Francesco Sapori merita di essere ricordato qui, perché entrato a far parte della famiglia dei Raggi e perché visse parecchi anni a Savignano, a Perticara ed a Sant’Agata Feltria, nella casa dei genitori e nei luoghi che gli ispirarono la trama del suo romanzo “La casa dei nonni”, incentrata sulla vita, usi e costumi di quelle popolazioni, di quelle comunità di minatori a cui i protagonisti del romanzo (Decio e Luciana), realmente vissuti, appartenevano: le famiglie dei Masi e degli Ercolani di Perticara. Il romanzo nelle successive edizioni, a iniziare dal 1938, assunse il titolo di “L’Aquilone”. Il prof. Lorenzo Cappelli rale e ad alcune specialità della stessa, raggiungendo il più alto grado di celebrità. Nel 1901 fu promosso chirurgo primario dell’Ospedale di Santa Sofia e per riusciti interventi sul pancreas, sul polmone e sull’apparato gastrico, gli fu conferita la libera docenza in medicina operatoria presso l’Università di Modena nel 1910. Nel 1911, su concorso, fu nominato primario dell’Ospedale di Fano, che, per i suoi meriti professionali, venne dichiarato e riconosciuto quale centro chirurgico di primaria importanza, per i numerosi atti operatori di alta chirurgia, unici in quei tempi, specie per quanto riguarda gli interventi al cuore. Allo scoppio della guerra 19115-18 è presente come volontario, col grado di maggiore medico, sul fronte operativo, dove più intensa infuriava la lotta. E fu sul Podgora, nel luglio 1915, che ebbe la ventura di prestare la sua opera a Decio Raggi, colpito mortalmente da una orribile ferita. Il maggiore medico Lorenzo Cappelli era il cognato di Decio, per aver sposato la di lui sorella Giacoma Raggi. Nel 1918 fu promosso Tenente Colonnello; nel 1919 fu vice Presidente della Società Italiana di Ortopedia; nel 1924 divenne chirurgo primario dell’Ospedale Civile di Ancona, rimanendovi per ben vent’anni, trasformando la Divisione Chirurgica in Clinica Operatoria e creando l’Associazione dei Volontari del Sangue (AVIS). Visse una vita completamente dedicata al servizio degli ospedali, creando in tutti una scuola di chirurgia per la preparazione di una folta schiera di allievi. Il prof. Lorenzo Cappelli moriva in Ancona il 24 febbraio 1949. A oltre cinquant’anni dalla morte, è ricordato in tutti i luoghi dove ha lasciato i segni della sua opera umanitaria e della sua professionalità altamente qualificata, con l’intestazione di vie, piazze, edifici ed istituti, al suo nome, ed alla erezione di lapidi e busti commemorativi. Per tutti, ad esaltazione della sua scienza chirurgica svolta in vita, vale la dedica scolpita nel tempietto che la città di Ancona gli ha eretto: Lorenzo Cappelli/ Onore della Chirurgia Italiana./Per un ventennio prodigò nel Civile Ospedale/ l’opera insigne con passione generosa/ ammirato e stimato dal popolo di Ancona/ che qui volle custodire le spoglie mortali. Amedeo Varotti Con l’esposizione della biografia di questi personaggi, la mia modesta fatica per l’estensione della storia di Savignano di Rigo, ha termine. Chiedo venia a quanti abbia deluso le aspettative e auguro alle nuove generazioni di riprendere le fila del mio discorso, nella ricerca e nella stesura di una storia più ampia e migliore di questa da me scritta, se non altro per mantenere viva la memoria di quanti hanno dato lustro al montano, ridente villaggio di Savignano di Rigo. Amedeo Varotti Grazie al Maestro Varotti per il bel lavoro che ha portato avanti in questi anni su Svignano di Rigo, e per aver scelto il nostro giornale per la pubblicazione. La Redazione della Rocca La Rocca Novembre/Dicembre 2008 La Rocca Novembre/Dicembre 2008 lettere alla rocca cultura Barbarossa è nel sito della Gibson Chiusa la mostra in piazza C aro direttore, visto che fu così gentile di ospitare nel periodico da Lei diretto nel 2002 un articolo sul sottoscritto e la Jazz Band nata a Sant’Agata ormai, ahimè per l’età, una trentina d’anni fa, Le comunico un ulteriore riconoscimento ricevuto in quanto sono stato inserito nel sito ufficiale della Gibson US quale chitarrista, peraltro unico italiano che vi compare. I siti in questione sono i seguenti: www.gibson.com/bfg/players.htm; www.gibson.com/bfg/player_Barbarossa.htm Ora al di là del riconoscimento personale mi preme sottolineare che non è venuto meno l’attaccamento a Sant’Agata tant’è che potrà riscontrare sia negli articoli di giornale in proposito, che allego, viene richiamato il Montefeltro, ma soprattutto, ed è più pregnante, nei siti a cui lo “specifico su Gibson” di cui sopra rimanda per scaricare la musica, il famoso MP3.COM USA e GARAGEBAND USA, potrà constatare che viene menzionata sempre la nostra amata Sant’Agata Feltria quale genesi del tut- D N to: http://www.mp3.com/artist/asfaltoby-gabriel-barbarossa/summary/ http://www.garageband.com/artist/gabrielebarbarossa. Il vecchio Vitaminic è stato ormai soppresso e quindi la Band è stata ammessa in quest’ultimi due se vuole i più prestigiosi a livello USA. Tutta questa apparente sviolinata in realtà è solo per comunicaLe una notizia della quale sarebbe venuto a conoscenza comunque, magari per vie traverse Una lettera del prof. Vitali opo l’evento dedicato ad Angelo Berardi (v. Rocca n. 4/2008) ci scrive il prof. Carlo Vitali. Grazie per la giornata, che mi è parsa molto ben organizzata. Vi segnalo che sul catalogo del Sartori, indice topografico, l’unica voce relativa a S. Agata F. è questa: Il Trionfo della divina Sapienza Cantata a tre voci [...] [cioè in questo caso oratorio] Chiesa dei Padri Cappuccini, 27 ottobre 1799 Poesia del dr. Luigi Bartolini, medico condotto di S.A.F. Musica Giuseppe Tosi Casotti, maestro di cappella di S.A.F. Personaggi: Sapienza divina, Delitto, Illusione (più coro). L’argomento è “politico”: si ringrazia la Madonna per la restaurazione papalina. Il libretto è stampato a Rimini da Giacomo Marsoner; un esemplare unico nella Comunale di Faenza. Però questo indice si ferma all’anno 1800; per altre ricerche nel periodo posteriore ci vorrebbe tempo e lavoro in quantità. Carlo Vitali S e i con commenti del caso soprattutto sul fatto che da tempo non ritorno a “e Paes”. In realtà non sono tornato per impegni e problemi personali, ma la cosa più importante ovvero il mio legame con Sant’Agata non è mutato nè diminuito bensì continuo, come è ovvio che sia per un “amore”, a portarla nel cuore ed anche in posti e ‘’siti lontani’’. Un cordiale saluto. Gabriele Barbarossa egli ultimi giorni di settembre 2008 la mostra di Padre Marella, organizzata dal Comitato per la Salvaguardia dei Beni Artistici e Culturali di Sant’Agata Feltria, è stata fatta sgomberare per cedere il passo ad un punto vendita di oggettistica allestito durante l’ultima Fiera del Tartufo. La mostra, inaugurata nel maggio scorso, aveva sede nella stanza Parrocchiale di Piazza Garibaldi. È la seconda rassegna a cura del Comitato, che dal 2006 si sta dando da fare per valorizzare la cultura del territorio e i personaggi illustri nati o vissuti a Sant’Agata. Questo servizio tuttavia, sembra non essere stato molto gradito a chi ha preferito utilizzare il locale per fini, diciamo così, più profittevoli, concedendolo in affitto a persone forestiere per l’imminente Fiera del Tartufo. In effetti fino ad ora il locale era stato dato in prestito al Comitato per organizzare eventi culturali atti a valorizzare il nostro paese, ma tali eventi di certo non restituiscono nell’immediato un grande guadagno in termini economici... Il Comitato si è visto così sfrattato dalla nuova sede e si è trovato di fronte al fatto compiuto. I membri del Comitato senza darsi per vinti e pur di poter proseguire l’opera intrapresa si sono addirittura offerti di devolvere lo stesso affitto richiesto dalla Parrocchia al nuovo affittuario. Ma questa proposta non è valsa a nulla, anzi non è stata nemmeno presa in considerazione, e si è preferita così una attività commerciale del tutto estranea alla causa di Don Marella e di Sant’Agata in generale, ma per contro, ben inglobata nell’ambito fieristico. Senza contare inoltre che il mese di ottobre sarebbe stato senza dubbio il periodo più propizio per ottenere un piccolo introito da poter ripartire tra l’Opera Don Marella e altre opere di beneficenza, tra cui il convento e chiesa delle suore Clarisse e quella del Soccorso. Se in questi ultimi tempi una cosa buona era stata creata, grazie al lavoro, alla volontà e alla passione di pochi santagatesi, questa è stata rapidamente surclassata da ben altre esigenze: il Comitato, che peraltro aveva provveduto a restaurare e rimettere in sesto la stanza, si ri- In chiesa per scampare alla cattura trova così ad essere alla ricerca di una sede in cui stabilirsi. Questo ci rattrista fortemente, a maggior ragione se ricordiamo il discorso fatto dal nostro vescovo Mons. Luigi Negri in occasione proprio dell’inaugurazione della Mostra di Padre Marella “un’iniziativa culturale di questo tipo, fatta in sinergia con la Parrocchia, dimostra che la Chiesa non può perdere nessuna occasione di educazione del suo popolo”. E.L. Ringrazio E.L. per aver riassunto la vicenda della mostra su Don Marella. Nel frattempo il Comitato non ha chiuso i battenti. Ora è impegnato a mettere in scena una nuova commedia (sulla vita di don Marella), e su un progetto di valorizzazione dei reperti archeologici rinvenuti nel territorio comunale. Concludo con una riga di incoraggiamento tratta dal messaggio che il Vescovo ha fatto pervenire al Comitato l’8 settembre scorso: “Sentitemi sempre con voi nella vostra preziosa opera”. G.D. Una bella immagine degli attori del musical su Madre Teresa, messo in scena nell’estate 2008 dai giovani dell’Oratorio antagata, li 24 dicembre 1697. Il podestà. Francesco Sartini del territorio di Sant’Agata, mentre era condotto in prigione per causa civile, essendo arrivato vicino alla chiesa parochiale, ritrovandosi poco custodito dalli sbirri, vedendo ivi ritrovarsi Giovanni Francesco Calabati, suo cugino, chiamandolo in aiuto, fra la forza usata dal medemo per fugire e l’assistenza che subito li prestò il sudetto Calabati, sfugì dalle mani della Corte, e si ritirò nella chiesa sudetta; per tal causa fu condannato per cinque anni ad opus (lavori forzati). Per altro egli non ha avuto altro pregiuditio; è d’anni ventuno, povero di nascita e facoltà, unico per mantenere la sua famiglia. (M.B.) La Rocca Novembre/Dicembre 2008 La Rocca Novembre/Dicembre 2008 Rassegna Stampa D a Il Resto del Carlino. Quella Fiera è una vetrina troppo importante per il paese, perchè un gruppo di balordi possa “imbrattarla” così. Amministratori, forze dell’ordine, Pro Loco e cittadini: rimbocchiamoci le maniche. È in sintesi l’accorato appello che un gruppo di residenti santagatesi ha lanciato dopo alcuni fatti incresciosi che si sono verificati durante l’ultima, domenica (quella dei record: 35mila visitatori!) della Fiera del Tartufo. In calce alla missiva, consegnata giovedì in Comune, ci sono una trentina di firme. Il tono è pacato, il contenuto è importante. “Consapevoli che la Fiera nazionale del Tartufo Bianco pregiato ha delle priorità su altre manifestazioni che si svolgono sul territorio santagatese, consapevoli che con il nostro atteggiamento non intendiamo arrecare danno agli organizzatori di tali eventi, desideriamo denunciare alcuni fatti incresciosi”. Il perimetro è quello compreso tra piazza Fabri e il dedalo di vie e viuzze del centro storico intorno a via Battelli. Qui, tra le 18 e le 19.30, si sono verificati “atti di puro vandalismo - prosegue la lettera - gruppi di ubriachi hanno ripetutamente tenuto comportamenti indecenti”, suscitando il rimbrotto di residenti e turisti. “Hanno orinato su e giù per le vie e una ragazza intorno ai 20 anni ha espletato le proprie funzioni organiche al centro della strada che porta alla scalinata della Rocca Fregoso”. Indignazione mista a perplessità devono aver provato abitanti e turisti che si recavano tranquillamente nei negozi del centro. Alcune bancarelle non riuscivano a proteggersi dalle sciocchezze degli ubriachi, che racconto storico La strada del vino hanno sostato per più di 1 ora in zona. A questo punto è “importante che si prenda provvedimenti contro chi fa scempio delle nostre vie (persino la facciata del monastero delle Clarisse è stata utilizzata come vespasiano, ndr), e contro chi pensa di poterla fare franca recando disordine” approfittando del fatto che il paese è preso d’assalto dalla folla. Polizia Municipale e Carabinieri garantiscono il presidio, ma gli “sbandati” agiscono tra una “ronda” e l’altra. In occasione della Fiera, via Battelli diventa la “via del vino”: non è forse il caso - si chiedono in paese - di allestire bagni chimici anche in prossimità di quella strada? (m.c.) Questo il tono fin troppo pacato di un articolo pubblicato sul Carlino nel mese di ottobre, che denuncia una situazione molto pesante che si ripete da anni. Non resta che sperare che – dopo le elezioni amministrative - con la prossima Amministrazione Comunale anche questa situazione finisca (GD). I Un’immagine autunnale (Enzo Liverani) Carnevale 1950 in piazza Il cavallo rubato l forestiero che giunge nel castello di Palazzo, sul confine santagatese (Stato Pontificio) con la Toscana, la sera del 25 novembre 1806, è un giovane di circa 26 anni, ha la pronuncia toscana, porta un cappello tondo con tela incerata, un giacchetto di panno celeste e calzoni lunghi all’ussara, dello stesso colore. Egli monta un buon cavallo di tre o quattro anni di pelame baio scuro, dal piede destro balzano, con “maschera bianca in faccia che pende sino all’abbeveratora”. Cavallo e cavaliere si fermano per mangiare. Costui s’intrattiene a parlare con i soldati della dogana, poi tutti se ne vanno a dormire senza nulla sospettare, non avendo il forestiero dato adito a dubbi, riguardo agli obblighi doganali. Ma il mattino seguente, quando il picchetto dei soldati sta per ritornare a Sant’Agata, il capo squadra chiede al padrone di casa se il forestiero s’è levato, ricevendo per risposta che quegli non si era neppure coricato essendosi dato ad una fuga precipitosa non appena i soldati si erano ritirati per dormire, lasciando il cavallo e una bella sella all’inglese nella stalla, e senza aver pagato il conto. Nasce quindi il sospetto che il forestiero fosse una spia e il cavallo rubato. Per ordine del tribunale di Sant’Agata Feltria il cavallo, che è un “polledro gentile, non ancor del tutto domato, da non potersi sottoporre a viaggi, e molto meno ad alcuna vettura” (per cui non può produrre alcun profitto), è l’oggetto di una Notificazione del podestà, con la quale si porta a cognizione di tutti Ecco un’immagine di Palazzo e dei luoghi dei quali parla l’articolo di Marco Battistelli che esso è stato sistemato, provvisoriamente, nella stalla della famiglia Casotti e che chiunque abbia qualche diritto da rivendicare sopra lo stesso, debba presentarsi in cancelleria e dedurre le sue pretensioni. Alla data del 9 dicembre 1806, ancora non si è presentato nessuno a rivendicare qualsivoglia diritto sull’animale, cosicché il podestà di Sant’Agata, preoccupato per le spese occorrenti per il suo mantenimento, che col tempo potrebbero superare il suo valore commerciale, implora un superiore provvedimento del delegato apostolico di Urbino, mentre non gli tace che il suo bargello (capo della milizia) ha già scritto ai colleghi di Borgo San Sepolcro, Sestino e altri luoghi circonvicini per informarli della presenza in Sant’Agata del cavallo “supposto rubato”. A fine dicembre si fa il calcolo delle spese fino a quel momento sostenute per il mantenimento del puledro. Sono passati 34 giorni dal suo…arresto e la lista presentata in tribunale per la refezione mostra l’importo totale di scudi romani 9 e baiocchi 5, così ripartito: scudi 2 per l’albergatore di Palazzo; baiocchi 50 a Francesco Vicini per la ferratura del cavallo, ch’era “mancante di tutti li ferri”; scudi 4 e mezzo ad Antonio Vicini per libre 1.450 di “fieno di soda” e di prato, il primo somministrato in maggiore quantità per evitare il pericolo di bolsaggine; scudi 2 e baiocchi 20 a Luigi Mariani, servitore di casa Casotti, “per custodia di governare, abbeverare e pulire il cavallo per giorni 34”. Il 31 dicembre il cavallo viene prelevato dal bargello di campagna perché così ha disposto l’Udienza di Pesaro. In questa città di Sant’Agata, il 5 gennaio 1807, su ordine del capitano della piazza, il nostro è messo all’asta e il migliore offerente lo paga scudi romani 35 e baiocchi uno; un solo baiocco in più di quanto l’avevano valutato i periti. L’aggiudicazione era stata fatta nella piazza principale della città, dalla pubblica “trombetta”. Marco Battistelli Anni ’54-55. Riconoscibili in piedi: Guglielmo Rinaldi, Giovanna Rinaldi, Maria Camporesi, Cesare Rinaldi. In basso: Rosario Marchese, Maria Cinarelli, Marina Gambetti, Anna Rinaldi 10 11 La Rocca Novembre/Dicembre 2008 LIBIANO R Quando perdemmo Libiano iportiamo i documenti relativi alla perdita di Libiano, uno dei castelli storici di S. Agata. 14-9-1923 Viste le domande degli Elettori di Libiano al Governo del Re per ottenere che la loro frazione venga disgiunta da questo Comune ed aggregata a quello di Mercatino Marecchia; vista la deliberazione del Consiglio Municipale di Mercatino Marecchia, favorevole all’accoglimento della domanda; vista la nota Sottoprefettizia nr. 77 del 21 Agosto 1923, invitante questa Rappresentanza a pronunziarsi in merito, in ordine all’art. 120 della vigente Legge Comunale e Prov.le; considerato che il distacco dal nostro Comune di qualsiasi sua parte riuscirebbe sommamente dannoso alla generalità del Comune stesso, cui una sottrazione di territorio e di abitanti arrecherebbe impoverimento di entrate, senza sensibile diminuzione di spese; che la domanda dei frazionisti di Libiano, non può essere determinata da colpa dell’Amministrazione d’aver ostacolato o di voler ostacolare nessuna delle loro giuste aspirazioni, mentre è nel programma ripartire equamente, fra le varie parti del Comune, il beneficio d’opere e di servizi pubblici progettati, così che anche le frazioni più lontane possono riaversi del danno di qualche eventuale incuria dei loro interessi, purchè il buon volere degli Amministratori sia sorretto dalla fiducia degli amministrati e dalla consapevolezza del loro amore al nostro Comune e del loro intendimento al volerne il bene, delibera di proporre al Consiglio parere contrario all’accoglimento della domanda. 28-11-1925 La Giunta, visto che la Regia Sottoprefettura di Urbino, con sua nota del 9 Aprile c.a., ha ritornato a quest’Ufficio la pratica per la separazione della frazione di Libiano da questo Comune per aggregarsi a quello limitrofo di Mercatino Marecchia, significando che il Ministero dell’Interno non ritiene che gli elementi forniti dal Sindaco di questo comune, con la nota 10-1-1925, nr. 31, non siano di tal rilievo da costituire, senz’altro, ostacolo alla presa in considerazione dell’istanza della frazione di Libiano; considerato che il distacco della frazione sopraddetta, specie nell’attuale situazione critica finanziaria di questo Comune, può costituire la sua com- pleta rovina; considerato, inoltre, che da parte dei frazionisti di Libiano non vi sono ragioni così forti da indurli a passare sotto il Comune limitrofo di Mercatino, giacché dal medesimo non potranno certamente ottenere, in breve tempo, le lamentate comodità, di cui manca- 1956, quando i palchi erano sempre pieni (Cleto, Nino, Valerio e Arnaldo) no, mentre saranno, invece, assoggettati ad un aggravio di tasse, specie per quella sui terreni e fabbricati, attualmente ivi applicata nel doppio di quella in vigore in questo Comune; ritenuto che il distacco della frazione di Libiano da questo Comune, può essere causa della rottura dei buoni rapporti esistenti fra Mercatino e S. Agata, e può, anche, cagionare forti disturbi all’ordine pubblico di questo Paese. Sicura di rendersi interprete del sentimento di tutta l’Amm.ne Com.le ed anche della popolazione delle altre Frazioni, la Giunta delibera di autorizzare il Sindaco, perché inoltri un nuovo ricorso al Ministero dell’Interno, allo scopo di evitare il progettato passaggio della frazione di Libiano a quello di Mercatino. 9-11-1929 Si apprende che Libiano è stato aggregato a Novafeltria l’1-1-1929. a cura di Franco Vicini Gruppo scolastico 1977 A scuola nel 1957, riconoscibili: Lorenzo e Paolo Marani, Oscar Amantini, Gilberto Masini, Renzo Rossi, Umberto Cappelli, Pierluigi Paci, Maria Sartini, Maurizio Giuliani, Paolo Camporesi, Daniele Masini (grazie a Oscar) 12