imp.2 20-06-2008 15:09 Pagina 1 L’Europa delle corti e il Grand Tour Quarant’anni dopo la prima e unica esposizione in Italia che, grazie ad Isa Belli Barsali, lo ebbe protagonista, Pompeo Batoni (Lucca 1708-Roma 1787) torna a impadronirsi dal 6 dicembre 2008 al 29 marzo 2009 delle sale del Palazzo Ducale della sua città, per mostrare gran parte dei suoi dipinti più significativi provenienti da vari musei del mondo. Sarà questa un’opportunità unica per riaffermare in patria un nuovo apprezzamento dell’opera sua che, celebratissima lui vivente, solo in tempi relativamente recenti ha ritrovato sicuri consensi di critica e vasto successo di pubblico come hanno confermato le grandi esposizioni dedicategli nel 2007 dal Museum of Fine Arts di Houston e, a seguire, dalla National Gallery di Londra. Al pari di queste, anche l’esposizione lucchese si avvarrà della supervisione di Edgar Peters Bowron, il maggior conoscitore di Batoni, con Hugh Honour e Peter Björn Kerber, per l’occasione affiancati da un gruppo di studiosi italiani formato da Liliana Barroero, Enrico Colle, Fernando Mazzocca, Carlo Sisi e coordinato da Maria Teresa Filieri. Rispetto alle precedenti manifestazioni, a Lucca verrà presentata una diversa e più ampia selezione di dipinti e, accanto ad essi, sarà esposto un nucleo di preziosi disegni provenienti da collezioni pubbliche e private. Nelle varie sale troveranno inoltre collocazione mobili e oggetti d’arte di altissima qualità, essenziali per restituire l’aria del tempo in cui l’artista ha ambientato le splendenti allegorie, le luminose scene sacre, i celebri ritratti. Una incessante attività quella sostenuta da Batoni per tutta la sua lunga esistenza conclusasi nel 1787 a Roma, dove era arrivato a diciannove anni dalla nativa Lucca. Qui, sulla facciata di una casa in via dell’Anguillara, un busto ottocentesco ricorda che il 25 gennaio del 1708 vi era nato il figlio di Paolino, orafo, e Chiara Sesti, proprio accanto alla chiesa di San Frediano dove il neonato ricevette col battesimo i nomi di Pompeo Girolamo. Sono praticamente nulle le notizie sulla sua formazione lucchese, ma sappiamo dell’abilità nel disegno di cui egli dette precocemente prova, forse maturata nella bottega di due affermati artisti locali Giovan Domenico Lombardi e Domenico Brugieri. Altrettanto nota è la volontà manifestata dal padre, deciso a fare del figlio un argentiere che portasse avanti la fortunata attività famigliare, mentre Pompeo « nato Pittore », volle comunque seguire la sua vocazione e partì per Roma, grazie a una pensione concessagli da alcuni nobili lucchesi disposti a scommettere sulle indubbie qualità del giovane. Poco si conosce anche del successivo apprendistato romano che Batoni trascorse forse presso Francesco Ferdinandi detto l’Imperiali; ma sono tuttavia eloquenti nei suoi primi lavori le suggestioni dei Carracci, del Guercino, di Domenichino e Guido Reni: una formazione dunque essenzialmente classicistica, orientamento al quale Batoni resterà fedele per tutta la carriera. A Roma il giovane, come tanti altri artisti, copiava Raffaello nelle Stanze Vaticane e i Carracci, e faceva disegni delle statue classiche esposte nel Belvedere in Vaticano, molto richiesti e ben pagati dai viaggiatori. Egli non disdegnò di dipingere figure destinate a popolare i paesaggi realizzati da altri artisti, come le tele eseguite ‘in società’ col fiammingo Van Bl?men. Erano quelli gli anni del grande entusiasmo suscitato dagli scavi di Ercolano e Pompei, i cui tesori diffusi attraverso innumerevoli disegni e incisioni contribuivano ad aumentare l’enorme interesse per le antichità classiche. Viaggiatori italiani e stranieri arrivavano a Roma catturati dalle meraviglie che le strepitose raccolte d’arte di principi e prelati dell’Urbe concedevano loro di ammirare e copiare. È in questa città, nella casa-atelier di via Bocca di Leone 25, che Batoni iniziò il suo fortunato viaggio verso la fama, viaggio che la mostra intende ripercorrere cronologicamente, circoscrivendo tuttavia le varie tematiche che con frequenza si imp.2 20-06-2008 15:09 Pagina 2 Pompeo Batoni 1708-1787 1708 – Pompeo Batoni nasce a Lucca dal celebre orafo Paolino Batoni. Collabora dapprima con il padre e, ancora giovanissimo, diventa famoso nella città per la sua abilità nella decorazione e cesellatura dei metalli preziosi. 1727 – All’età di 19 anni, Pompeo Batoni lascia il laboratorio del padre per andare a studiare pittura a Roma. 1727-32 – Batoni passa il suo tempo studiando le antiche sculture in Vaticano e gli affreschi di Raffaello e Annibale Carracci e disegnando da modelli viventi nelle accademie private degli artisti locali. Diventa subito famoso per la sua abilità nel copiare le sculture classiche. I suoi disegni destano l’interesse di antiquari inglesi e di collezionisti romani , fornendogli sia una fonte di reddito che l’inizio della fama. 1729 – Sposa Caterina Setti. 1732 – Batoni deve la sua prima commissione pubblica ad un temporale nell’ aprile di quell’anno. Cercando rifugio per un improvviso acquazzone, il Conte Forte Gabrielli Valletta di Gubbio si riparò nel porticato del Palazzo dei conservatori , dove incontrò il giovane intento a disegnare un bassorilievo antico. Ammirato dalla sua abilità e precisione, Gabrielli i chiese di poter vedere alcuni dei suoi dipinti e rimase così colpito dal talento di Batoni che gli offrì l’incarico per l’altare della cappella della famiglia Gabrielli in San Gregorio al Celio – Vergine con bambino con quattro Santi Camaldolesi. 1732-40 – Seguono ulteriori incarichi, La visione di San Filippo Neri (1733-4 Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Barberini, Roma), Il Trionfo di Venezia (1737, North Carolina Museum of Art, Raleigh) e Allegoria delle Arti (1740, Stadelsches Kunstinstitut, Francoforte). 1740 – La fama di Batoni è ora fortemente affermata come pittore storico, specialmente fra i nobili mecenati di Lucca, Firenze e Forlì, per i quali produce quadri mitologici e devozionali. La morte della moglie Caterina nel 1742 lascia Batoni con cinque figli da mantenere costringendolo a metter mano a diverse commissioni. 1740-43 – La serie Apostoli e Dio Padre (National Trust, Basildon Park) 1743 – La morte di Meleagro e Minerva infonde l’anima nell’automa di Prometeo (Collezione privata); tuttavia le più importanti commissioni degli anni ‘40 furono per la Chiesa, come L’estasi di Santa Caterina da Siena di quell’anno (Museo Nazionale di Villa Guinigi, Lucca). 1745/6 – Il Tempo ordina alla Vecchiaia di distruggere la bellezza ((National Gallery, Londra) 1746-55 – L’enorme pala d’altare di Batoni voluta per San Pietro – La caduta di Simon Mago (S. Maria degli Angeli, Roma) – rappresenta l’apice del suo sviluppo come pittore storico. Il dipinto fu esposto in San Pietro nel 1755, ma il progetto di trasformarlo in un mosaico fu abbandonato nel giro di un anno e nel 1757 la tela rifiutata fu trasferita nella sede attuale. E’ questo un momento decisivo nella carriera di Batoni. Da quel momento, l’equilibrio che aveva mantenuto fra la pittura religiosa/mitologica e il ritratto si sposta rapidamente a favore di ripresentano a caratterizzare una produzione nel complesso omogenea. Esemplare in tal senso è la grande Allegoria delle Arti (1740), dipinta per il fiorentino Vincenzo Maria Riccardi e ora a Francoforte, che ci consegna il paradigma di una poetica classica compiutamente barocca. Le ‘Arti Liberali’ appaiono come figure femminili ideali, dai tratti fisiognomici delicati e chiari, che delineano come in un «Raffaello visto attraverso la lente di Guido Reni», un prototipo femminile al quale Batoni nei dipinti d’invenzione si manterrà sempre fedele. Anche quello della mitologia è un terreno in cui il pittore si aggirò con frequenza e sempre con felice leggerezza. Il prestigio di Batoni – e le quotazioni dei quest’ultimo, grazie anche ai legami da lui creati coi visitatori inglesi e irlandesi in viaggio a Roma. 1747 – Batoni sposa Maria Fattori dalla quale avrà altri 7 figli. Tre dei suoi figli lo aiutarono nel suo laboratorio. 1750-60 – Durante questo decennio Batoni produce quasi sessanta ritratti solo di inglesi. 1759 – Batoni si trasferisce in una grande casa in Via Bocca di Leone a Roma, che comprende sia uno studio che alcune sale espositive. 1760-70 – L’ eccezionale produzione di ritratti del Grand Tour di Batoni continua durante questo decennio e con la sua fama di ritrattista ormai consolidata nell’ Europa continentale e in Inghilterra, seguono importanti commissioni da nobili e case reali europee , compreso Papa Clemente XII (1760, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Barberini, Roma). 1776 - Batoni dipinge L’apparizione dell’angelo ad Agar (Galleria Nazionale di Arte Antica, Palazzo Barberini, Roma) per Lord Arundell. 1780 – D’ora in avanti la produzione di ritratti di Batoni diminuisce, ma questi ultimi anni furono segnati da una serie notevole di ritratti che rappresentano uno stile totalmente nuovo e danno l’impressione di un più profondo accordo fra il pittore e il soggetto del ritratto. 1787 – Pompeo Batoni muore a Roma il 4 febbraio. suoi dipinti - fecero un balzo in avanti dopo che ebbe dipinto per il lucchese Lodovico Sardini il Prometeo che crea l’uomo dalla creta e la Morte di Meleagro, due storie tratte dalle Metamorfosi di Ovidio, nonché il dipinto con La fuga di Enea da Troia, opera di grande tensione drammatica, commissionata. Anche per Batoni allora si aprirono le porte dell’Accademia di San Luca, la più antica scuola d’arte al mondo, di cui fu membro fedele per quarantacinque anni senza mai diventarne princeps, cosa che non lo preoccupò essendo egli soprattutto « amante della tranquillità». Purtroppo non fu serena la sua vita privata, funestata nel 1742 dalla morte della prima moglie Lucia, figlia del custode della Farnesina, e per imp.2 20-06-2008 15:09 Pagina 4 questo non gradita ai mecenati lucchesi che dopo il matrimonio avevano sospeso la corresponsione della pensione. Il pittore, trovatosi con cinque figli in tenera età da mantenere, iniziò ad accettare più commissioni contemporaneamente e questo determinò i grandi ritardi nei tempi di consegna per i quali Batoni sarà sempre rimproverato. Egli tuttavia continuò a dipingere per le famiglie nobili di Lucca: per i Buonvisi, nel 1746, realizzò L’educazione di Achille e Achille e le figlie di Licomede, tele il cui soggetto ha, come di consueto, matrice letteraria: l’episodio con le figlie di Licomede proviene dall’Achille a Sciro, opera su libretto del Metastasio e l’Iconologia di Cesare Ripa (1593) offre al pittore materia per la nobilissima scena di contenuto dolore che è l’Antioco e Stratonice. In parallelo alla realizzazione di opere a soggetto mitologico, Batoni ricevette commissioni per numerosi dipinti a tematica religiosa sull’onda del prestigio procuratogli dalla grande tela con Gesù consegna le chiavi a San Pietro, richiestagli da Benedetto XIV Lambertini per la Caffeaus in Vaticano. Tra le più cristalline realizzazioni di tema sacro del primo periodo romano, si pone la Visitazione della Galleria Pallavicini, la cui composizione felicemente risolta rimanda al Domenichino, mentre trovano chiaro riferimento in Guido Reni il Dio Padre e i tre apostoli San Pietro, San Paolo, San Filippo, in collezione privata inglese, caratterizzati da barba e capelli bianchi mossi e fluenti, come tutti i personaggi maschili in età matura che Batoni realizzerà. Il disegno meticoloso, le pose eleganti, una tavolozza vibrante di luce e un sottile gioco dei colori cominciarono ad essere noti ed apprezzati non solo a Roma. Batoni creò infatti pale d’altare per la chiesa dei Santi Faustino e Giovita di Chiari (La Vergine coi santi Gerolamo, Giacomo maggiore e Filippo Neri) e La Vergine col Bambino e San Giovanni Nepomuceno, per Santa Maria della Pace di Brescia. Nel frattempo inviò a Lucca l’Estasi di Santa Caterina da Siena per l’omonima chiesa appena edificata (1743), un dipinto importante in cui le tinte si fanno più sature, il chiaroscuro è più pronunciato e la luce è concentrata in un ‘imbuto di energia’ come raramente si riscontra lungo tutto il percorso del pittore. Di poco posteriore fu l’esecuzione del Martirio di san Bartolomeo destinato alla chiesa di San Ponziano di Lucca, dove Batoni inscena una rappresentazione classica per eccellenza, in cui la bellezza pare arrestare il dramma. Di estrema delicatezza poi i dipinti en pendant commissionati da un nobile inglese in cui Batoni riesce a sintetizzare con grande efficacia i temi di due Discorsi della Montagna, La purezza del cuore e La mansuetudine. Rappresenta un caso particolare, la richiesta di una tela con L’angelo appare ad Agar nel deserto rivolta al pittore da un inglese fervente cattolico, una singolare eccezione in un periodo in cui la clientela anglosassone di fede protestante acquistava opere sacre degli antichi, ma non era solita richiederne ai pittori contemporanei. Va infine ricordata la splendida pala con Il matrimonio di santa Caterina e i santi Girolamo e Lucia, dipinta da Batoni nel 1779, in assenza di commissione e pertanto manifestazione del suo più privato coinvolgimento sentimentale: le due sante rappresentate portano i nomi della prima moglie, Lucia, e della seconda, Caterina, che gli sarà vicina fino alla fine, mentre la figura maschile allude al pittore il quale aveva come secondo nome proprio Girolamo. Seppure l’artista già avesse al suo attivo vari ritratti, è a partire dagli anni Cinquanta che Batoni si ‘specializza’ nel genere del ritratto che più di ogni altro gli porterà fama e la definizione di «artista dei forastieri» coniata da colleghi invidiosi. Paris-Lyon-Torino-Milano-Parma-ModenaFirenze-Roma-Napoli e poi su per Ravenna e Venezia, questo l’itinerario classico delle carrozze provenienti soprattutto da Inghilterra e Irlanda. Di Thomas Nugent era la guida più diffusa e consultata in questo club anglofono, autentico Who’s who della società britannica: stessi luoghi, stessi amici, stessi intermediari come l’inglese Thomas Jenkins, il più noto dei cosiddetti ‘bear leaders’ e, in loco, il cardinale Albani la cui collezioane d’arte costituiva tappa obbligata. Erano costoro a introdurre presso Batoni i giovani gentiluomini appena usciti dall’università, inesperti del mondo – e un po’ babbei secondo l’impietoso giudizio di Horace Walpole ma anche politici, diplomatici, avvocati, militari, uomini di chiesa e, unico personaggio non ben nato, però notissimo in patria, l’attore e autore di testi teatrali David Garrick. Anche se tra i ritrattati da Batoni non mancano le donne, le coppie di coniugi e qualche bambino, la prevalenza maschile è schiacciante. I viaggiatori assai spesso vestivano all’ultima moda e in modo vistoso, abituale era il rosso della seta o dei velluti impreziositi da bordi di pelliccia e ricami, segno distintivo del loro status di turisti culturalmente motivati. Batoni si mostrò molto abile nel ritrarre la condizione privilegiata e la stima sociale di cui godevano i ritrattati, nonché la loro piacevolezza fisionomica e, grandemente apprezzata, la riconoscibilità (incredible likeness), ma soprattutto l’artista codificò in un genere l’uso di inserire sullo sfondo dei ritratti architetture celeberrime della Roma antica e altrettanto famose statue variamente collocate: un’idea non originale ma che grazie a Batoni diventò moda. Le antiche vestigia tuttavia non erano inserite nei dipinti come ‘imperitura testimonianza di virtù morale e civile’, come accadrà ai più coerenti tra gli artisti neoclassici, ma rappresentavano un prezioso souvenir da mostrare orgogliosamente, quasi a garantire l’avvenuto soggiorno nella città Eterna, nodo cruciale della cultura dell’epoca. Il via vai di privilegiati turisti provenienti da tutta Europa, facevano di Roma la vera capitale del mondo. Certo per la città questa non era una novità, ma è col Settecento che una consapevolezza più largamente diffusa della ‘necessità’ di dover fare tappa nell’Urbe, ampliò il fenomeno su un più vasto palcoscenico internazionale. Tutti in fila dunque nell’atelier del Batoni che mentre dipingeva amava circondarsi di persone che conversavano e ascoltavano musica. I ritrattati, còlti in atteggiamento nonchalant e talvolta, per il nostro gusto quasi ridicolo, ripetevano inevitabilmente gli stessi gesti. Le pose, di tre ore scarse l’una, duravano circa quindici giorni ed erano dedicate soprattutto a ritrarre il volto; per l’abito e l’ambientazione, compresi i levrieri spesso presenti nei suoi dipinti, Batoni si prendeva un tempo maggiore. Talora il ritrattato riceveva una miniatura su avorio del solo volto, tanto perché non ritornasse a mani vuote in patria, dove aspettava a lungo - pare molto a lungo, anche due o tre anni prima di ricevere l’opera finita. I prezzi dei imp.2 20-06-2008 15:09 Pagina 6 Batoni torna a scuola La mostra è un’occasione privilegiata per le scuole per approfondire la conoscenza di un periodo storico artistico, di un clima culturale e di uno stile che Pompeo Batoni rappresenta in maniera per certi versi esemplare e unica. La mostra sarà pertanto arricchita da un progetto didattico articolato in itinerari tematici di visita elaborati in relazione all’età dei ragazzi e in riferimento ai programmi scolastici, condotto da un gruppo selezionato di storici dell’arte e supportati da materiali didattici appositamente elaborati. Alle scuole materne (ultimo anno) e alle primarie sarà dedicato un percorso didattico sul tema del ritratto, per fare la conoscenza dei protagonisti della vita di corte internazionale dell’epoca e soprattutto per trovare, attraverso una caccia al tesoro, gli attributi che rendevano riconoscibili principi e sovrani. Un secondo percorso sarà incentrato sul tema del paesaggio che per i più piccoli si concentrerà sull’analisi dei dettagli e il riconoscimento di elementi naturalistici, in rapporto al soggetto del dipinto. Ai ragazzi delle scuole secondarie di primo grado lo stesso percorso sarà proposto con una maggiore attenzione alla lettura del contesto storico, geografico e allegorico in relazione alle finalità del dipinto. Un tema di approfondimento proposto, con approcci differenziati, a scuole primarie e secondarie sarà incentrato sul confronto tra i soggetti sacri delle splendide pale d’altare e quelli profani, illustrati mirabilmente nelle celebri scene mitologiche, con particolare approfondimento del tema dell’allegoria. La pittura di storia quale specchio di un particolare contesto sociale e di una certa committenza saranno gli spunti dei percorsi dedicati alle scuole secondarie di secondo grado, collegandosi all’analisi stilistica che, nell’ambito del percorso espositivo, evidenzierà il rapporto di Batoni con neoclassicismo, la corrente internazionale che si affermò negli ultimi anni del secolo XVIII e cui egli offrì un contributo rilevante. Pompeo Batoni, “l’artista dei forestieri”: a questa definizione si ispira l’approfondimento del rapporto tra l’artista e la committenza, del contesto socio culturale dell’epoca, e la ricostruzione del clima culturale delle corti europee, esemplificato in mostra con opere pittoriche ma anche arredi e scenografie. Ciascun percorso sarà dunque articolato attraverso l’illustrazione di una selezione di opere funzionali al tema, sulle quali i ragazzi saranno stimolati dall’operatore didattico a lavorare per imparare a individuare e riconoscere i principali elementi di carattere iconografico, tecnico, stilistico e storico. Per informazioni e prenotazioni Tel. 199 199 111 - dall’estero +39 2 43353522 [email protected] ‘dipinti ambientati’ di Batoni erano comunque vantaggiosi per i turisti anglosassoni e, sia la figura intera che il mezzo busto, risultavano molto meno costosi di quelli di due inglesi all’epoca lanciatissimi come Reynolds e Gainsborough. Ma come detto non erano solo i Grand Tourists a desiderare un ritratto da Batoni. Esponenti delle grandi famiglie regnanti d’Europa si presentavano nell’atelier romano del pittore e posavano per lui; tra questi personaggi l’imperatore Giuseppe II, Piero Leopoldo granduca di Toscana, il Principe Karl Wilhelm Ferdinand duca di Braunschweig, l’Elettore Karl Theodor. E per compiacere i regnanti, Batoni andò oltre: fece rivivere sulla tela i morti, come nell’Allegoria della morte dei due figli di Ferdinando IV di Napoli (1763), dove i due fanciulli prematuramente scomparsi, vengono raffigurati mentre un angelo li aiuta amorevolmente a salire in cielo; o anche nel ritratto postumo commissionato dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria in memoria del marito Francesco I da poco defunto, le cui sembianze Batoni ricavò da altri ritratti e incisioni. Tra le grandi figure che passarono nel suo atelier non mancarono i pontefici: posò per Batoni Pio VI che entrò in gran confidenza col pittore il quale ebbe l’accortezza di ritrarlo secondo tradizione, seduto sul seggio pontificio, evitando così l’errore fatto col suo predecessore Clemente XIII, che, raffigurato in piedi, perdeva ogni maestà e risultava intimidito e quasi goffo. Roma, conosciuta come l’Accademia d’Europa, era senza rivali per l’educazione al disegno dei giovani artisti. Accanto all’Accademia di San Luca e all’Académie de France, esisteva a in città, presso il Palazzo dei Conservatori, l’Accademia del Disegno – altrimenti conosciuta come Accademia Capitolina del Nudo – che era stata fondata da Benedetto XIV nel 1754. Ma i marmi antichi da soli non avrebbero offerto a Batoni la possibilità di padroneggiare tutte le pose e la varietà dei movimenti del corpo umano, pertanto l’artista, forse già istruito a Lucca in gioventù e a Roma insegnante lui stesso presso l’Accademia di San Luca, per tutta la vita si esercitò nel disegno sia frequentando lezioni presso altri pittori, come Laurent Pécheux, sia nel proprio studio. In mostra si presenteranno alcune accademie realizzate da Batoni, per lo più nudi maschili, che sono concentrate negli anni Sessanta e Settanta del Settecento, le sole conservatesi, accanto ad una accurata selezione di disegni preparatori e di bozzetti, entrambi di grande importanza per conoscere il suo modo di lavorare. 1. San Giovanni 2. Morte di Meleagro 3. Prometeo che crea l’uomo dalla creta 4. Visitazione 5. Ritratto di Edward Augustus 6. Girolama Santacroce Conti 7. 8. 9. 10. 11. In copertina imp.2 20-06-2008 15:09 Pagina 8 Oltre la mostra: il ‘700 nella città di Batoni 8. Palazzo Ducale La mostra sarà ospitata nel Quartiere di Parata del Palazzo Ducale, edificio storico, da sempre sede del governo cittadino. Ad eccezione della Galleria dell’Ammannati, progettata dall’omonimo architetto fiorentino nel Cinquecento e che di tale impianto conserva ancora il pavimento in cotto e il soffitto a cassettoni, il quartiere venne allestito e decorato all’inizio dell’Ottocento durante il Principato dei Baciocchi e il Ducato di Borbone, risultando, quindi, in sintonia per affinità di stile e di gusto con le opere del pittore e con gli arredi che saranno esposti a loro corredo. Attraverso lo scalone monumentale, progettato da Lorenzo 34. Chiesa di San Romano Anche se non strettamente connesso con la figura del Batoni, la contiguità del Palazzo Ducale con la chiesa domenicana di San Romano, ne rende consigliabile la visita. I due edifici sono tra loro in comunicazione diretta attraverso un passaggio aereo che consentiva ai sovrani di assistere alle funzioni religiose da un palco loro riservato. All’interno della chiesa è possibile ammirare un significativo campionario della cultura figurativa lucchese della prima metà del Settecento, ovvero dal momento in cui il Batoni iniziava il suo percorso formativo fino a quello della sua piena attività romana. Per di più proprio a uno dei due maestri frequentati in patria, Giovan Domenico Lombardi, si deve un nucleo di Nottolini, si accede alla Sala degli Staffieri, dove ricorrono ripetute allusioni alla Repubblica di Lucca mediante il simbolo della Pantera, i suoi santi protettori, Pietro e Paolino, e l’affresco con l’Allegoria della Libertà dipinto da Pietro Testa. L’enfilade di ambienti che prende l’avvio dalla Sala degli Staffieri è contrassegnata da una decorazione ad affresco e in stucco stilisticamente omogenea. Nella Sala delle Guardie, gli affreschi dipinti sulle pareti come finti arazzi narrano le Storie dell’imperatore Traiano, esempio di sovrano di grande integrità morale. Al pittore milanese Luigi Ademollo le pitture furono commissionate da Maria Luisa di Borbone. Segue la Sala dei Ciamberlani, ovvero i nobili che facevano parte della Corte, connotata da un’elegante decorazione in stucco. Al centro del soffitto della Sala del Trono, segnata dai simboli araldici borbonici, campeggia la personificazione della Sapienza dipinta dal lucchese Domenico Del Frate. E’ invece opera del fiorentino Gaspero Martellini la decorazione della volta della Sala dei Consiglieri o dei Ministri, raffigurante la sfida tra Pallade e Nettuno per il nome da attribuire alla città di Atene. Chiude la serie di sale il Gabinetto del Sovrano, celebrato da Domenico Del Frate nelle vesti di Apollo per sottolinearne le qualità culturali. tele collocate nella tribuna e in una cappella del transetto. Particolarmente degne di nota sono i due grandi dipinti raffiguranti Storie del Beato Bernardo Tolomei, rivelatori della capacità ritrattistica del loro autore, forse di stimolo per il suo illustre allievo. L’esemplificazione di quanto veniva prodotto nella città natale del Batoni in contemporanea alla sua attività romana di metà Settecento è offerta dalla decorazione ad affresco della cappella di Sant’Agnese, nel transetto destro, con maestose e scenografiche costruzioni architettoniche dipinte a trompe l’oeil dal lucchese Bartolomeo De Santi e figure di Francesco Antonio Cecchi, relative a episodi della vita di Santa Caterina da Siena. 5. Museo Nazionale di Palazzo Mansi 33. Museo Nazionale di Villa Guinigi A prescindere dalla presenza del Ritratto dell’Arcivescovo Giovan Domenico Mansi di Pompeo Batoni, nella sezione dedicata all’arte tra la fine del Settecento e il Novecento, la visita al palazzo è consigliabile per la conoscenza del clima culturale e sociale caratterizzante il mondo dei patrizi lucchesi nella fase del loro maggiore splendore. Edificato sul finire del Seicento dalla famiglia Mansi secondo criteri di gusto tipicamente barocchi, la dimora presenta le stratificazioni succedutesi nel Dopo la soppressione degli edifici sacri che li ospitavano originariamente, le chiese di Santa Caterina e di San Ponziano, i due unici dipinti di commissione pubblica eseguiti da Pompeo Batoni per la città d’origine l’Estasi di Santa Caterina (foto 1) e il Martirio di San Bartolomeo (foto 2) - sono oggi conservati nella sala dedicata alla pittura lucchese del Settecento, a chiusura del percorso espositivo del Museo di Villa Guinigi. Questo deve il suo nome a Paolo Guinigi, Signore di Lucca all’inizio del Quattrocento, che fece costruire la villa allora al di fuori della cinta muraria di epoca medievale. La visita del museo risulta indispensabile per la conoscenza dell’evoluzione del territorio a partire dagli insediamenti di epoca etrusca comprendendo una vasta e sfaccettata campionatura della produzione artistica nei più diversi settori. Risalenti agli anni quaranta del Settecento, che segnano la prepotente ascesa del Batoni nell’ambiente figurativo romano, le due tele ben esemplificano il linguaggio raffinato e di filiazione classicistica che fin dagli esordi ne impronta la produzione. Immediatamente collegabile al celebre prototipo di Lorenzo Bernini - l’Estasi di Santa Teresa in Santa Maria della Vittoria a Roma – quella relativa a Santa Caterina, invece espressiva dell’attenzione riservata dal Batoni ai modelli del classicismo bolognese e romano la pala con il Martirio di San Bartolomeo. corso del tempo. Alla fase seicentesca risale l’assetto dell’appartamento estivo del piano terreno e quello del piano nobile, connotato dalla presenza di affreschi di scuola bolognese e fiorentina e della preziosa alcova in legno intagliato e dorato. Posteriore di circa un secolo è l’allestimento della Galleria del Tofanelli, cosiddetta dal nome dell’artista, Stefano Tofanelli, responsabile del progetto decorativo e d’arredo in stile neoclassico. Rispecchia un gusto otto-novecentesco la disposizione sulle pareti dell’appartamento di parata degli arazzi fiamminghi che segna l’ultima modifica apportata dalla famiglia prima della cessione del palazzo allo Stato. 19. Palazzo Pfanner Come esempio di particolare suggestione del gusto costruttivo e ornamentale di una dimora patrizia della Lucca tra Sei e Settecento, si propone la visita al palazzo oggi Pfanner, ubicato in prossimità della casa natale del Batoni, sita in via dell’Anguillara, e a questi certamente nota. Il carattere particolarmente aggiornato sui canoni architettonici del tempo, di respiro anche internazionale, ha fatto sì che il progetto dell’edificio sia stato tradizionalmente, pur in assenza di riscontri documentari, riferito al celebre architetto messinese Filippo Juvarra, in effetti presente in loco negli anni venti del Settecento. Appartenente in origine ai Moriconi, famiglia di mercanti attiva soprattutto in Polonia, e presto passato ai Controni, l’edificio si distingue tra gli altri cittadini per il carattere scenografico dell’impianto architettonico della facciata prospiciente il giardino, caratterizzata da un aereo scalone monumentale e visibile anche dall’alto delle mura rinascimentali. A differenza delle altre aree a verde pertinenti le residenze patrizie, solitamente nascoste alla vista dei passanti, questa del palazzo, arricchita da statue allegoriche, risulta in tal modo perfettamente inserita nel tessuto urbano. Ugualmente scenografica appare l’organizzazione decorativa dell’interno con particolare riferimento al salone affrescato all’inizio del Settecento. imp.2 20-06-2008 15:09 Pagina 10 Nelle mura di Lucca: chiese e monumenti da non perdere 25. Piazza Anfiteatro E’ la più nota e fotografata delle piazze lucchesi. Il nome ne ricorda l’origine romana e la destinazione e ne spiega la particolarissima forma ellittica, inconsueta per questo tipo di spazi. Fu costruito per spettacoli e giochi nella seconda metà del I secolo d.C. Decaduta progressivamente l´originaria funzione, l´edificio, con la sua mole e la posizione esterna alle mura che cingevano la città romana divenne un pericolo per la sicurezza della città, potendo cadere in mano ad eventuali aggressori. E´ probabile quindi che, almeno dal VI secolo d.C., in occasione delle guerre gotiche l´anfiteatro sia stato fortificato a scopo militare chiudendone le arcate esterne. In seguito, alle strutture superstiti all’abbandono e alle 1. Le mura urbane 35. Basilica di San Frediano La Basilica di San Frediano è il complesso ecclesiastico lucchese di maggiori dimensioni dopo quello del Duomo. L´interno è suddiviso in tre navate coperte con capriate a vista e affiancate lateralmente da numerose cappelle gentilizie adorne delle opere di Jacopo della Quercia, Matteo Civitali e lo splendido fonte battesimale medievale. Sull’ampia facciata in calcare bianco campeggia un grande mosaico bizantineggiante, un evento unico nel panorama artistico lucchese Nella parte absidale della chiesa il possente campanile coronato da una merlatura a coda di rondine si eleva a guardia, a poca distante dalle mura rinascimentali. La fisionomia medievale e rinascimentale di Lucca è racchiusa nelle sue larghe mura cinquecentesche. Più di 4 km ininterrotti di muraglia lungo la quale sono disposti 11 bastioni e nella quale si aprono cinque porte di ingresso. La più antica, dedicata a San Pietro era l´unica attraverso cui transitavano i forestieri. All’interno di Porta Santa Maria, si può osservare il grande meccanismo che consentiva il sollevamento della pesante saracinesca di sbarramento al sottostante ingresso e all’esterno, due raffigurazioni della pantera, simbolo araldico della città. Ristrutturate nel XIX secolo, le Mura costituiscono oggi un originale parco urbano disposto attorno alla città con passeggiate e giardini. spoliazioni, si sovrapposero col tempo nuovi edifici, utilizzati per abitazioni e, per un certo periodo, anche come carceri. Tra il 1830 e il 1839, l’architetto Lorenzo Nottolini pensò per questo singolare oggetto archeologico all’interno della città, un nuovo destino. Le costruzioni che avevano progressivamente occupato l´antica arena furono rimosse liberando lo spazio esterno il perimetro esterno regolarizzato e definito da una strada che corre tutto intorno all’edificio, trasformato nell’attuale piazza. Fu destinata fino alla metà del ‘900 a mercato delle vettovaglie e dopo un breve periodo di trascuratezza nuovamente restaurato e restituito alla città come una della piazze più frequentate ed ambite per concerti, festival, mostre ed altri eventi. 17. Cattedrale di San Martino La facciata è collegata, attraverso il campanile, al vecchio palazzo dell´Opera del Duomo. La fondazione della Cattedrale di San Martino di Lucca andrebbe ascritta, secondo la tradizione, all´operato di San Frediano, vescovo di Lucca morto nel 588. Tra il 1060 ed il 1070, la chiesa fu completamente riedificata per volontà di Anselmo da Baggio, il quale divenuto papa con il nome di Alessandro II (1061-1073) la consacrò solennemente alla presenza di ventitré vescovi e di Matilde di Canossa. Nel corso del Trecento nuovi lavori di ristrutturazione le conferirono l’aspetto attuale, con grande ricchezza di decori policromi e figurazioni simboliche. La chiesa è particolarmente cara a i lucchesi per custodire il sarcofago di ilaria del carretto, preziosa opera di Jacopo della Quercia e il miracoloso crocifisso medievale comunemente noto come Volto santo. 15. Chiesa di San Michele La chiesa di San Michele in Foro si trova nel centro fisico e ideale dell’antico perimetro urbano della città romana e fin dalla fondazione è denominata “San Michele ad forum”. L´esterno della chiesa è caratterizzato da un´alta facciata a vela ricchissima di sculture e di intarsi; le murature sono costituite in massima parte da blocchi di calcare perfettamente squadrati e ritmate da un colonnato che si svolge lungo tutto il perimetro. Le quattro loggette della facciata risalgono a un progetto di innalzamento dell’edificio elaborato, nella prima metà del secolo XIII. Buon Compleanno, Maestro! Concerto al Teatro del Giglio, 22 dicembre Info e prenotazioni: tel. 0583.46531 - 0583.467521 [email protected] www.teatrodelgiglio.it Puccini e Lucca. “Quando sentirò la dolce nostalgia della mia terra nativa” Mostra a cura di Gabriella Biagi Ravenni, Giulio Battelli, Giuseppe Pintorno, Dieter Schickling fino al 22 dicembre, Palazzo Guinigi Ingresso gratuito Appena fuori dalla Mura della città, immerse nella campagna lucchese, oltre trecento ville sorgono in uno scenario naturale circondato da colline. Si tratta di palazzi di campagna, costruiti da mercanti lucchesi nell’arco di circa cinque secoli, dal Quattrocento alla prima metà dell’Ottocento. Le ville, spesso rimaste di proprietà delle famiglie che le fecero costruire, rappresentano una delle principali attrazioni turistiche del territorio e la maggior parte è aperta al pubblico. Le ville attualmente visitabili sono: Villa Bernardini, località Vicopelago www.villabernardini.it Villa Grabau, San Pancrazio www.villagrapau.it Villa Mansi, località Segromigno in Monte www.villamansi.it Villa Massei, Massa Macinaia Villa Oliva, San Pancrazio www.villaoliva.it Villa Reale, Marlia comune di Capannori www.parcovillareale.it Villa Torrigiani, località Camigliano Villa Bernardini Edificata entro il 1615 da Bernardino Bernardini, come testimonia l’iscrizione sul portale d’ingresso, la Villa Bernardini di Vicopelago, conserva anche una copia dal dipinto di Pompeo Batoni con Ercole fanciullo che strozza i serpenti, eseguito nel 1743 per il marchese Gerini di Firenze e oggi agli Uffizi. Appuntamenti culturali Celebrazioni per il 150° anniversario della nascita di Giacomo Puccini Una corona di ville nella campagna lucchese Durante il periodo della mostra la città di Lucca e il suo territorio offriranno un ricco programma di iniziative culturali e di appuntamenti. Per informazioni consultare: www.provincia.lucca.it www.comunidellaprovinciadilucca.it www.comune.lucca.it Villa Torrigiani La Villa, inizialmente di proprietà dei Santini a Camigliano, passata nell’Ottocento per via ereditaria ai Torrigiani ed oggi dei Colonna di Stigliano, conserva due copie di opere di Pompeo Batoni, raffiguranti rispettivamente La Verità additata dal tempo e La Verità svelata. imp.2 20-06-2008 15:09 Pagina 12 1 Mura urbane Opera delle Mura Il centro storico di Lucca 2 Museo della Zecca 3 Porta San Donato VIA B TE AT M UC 5 Museo Nazionale Palazzo Mansi e Pinacoteca V E OR 4 Museo Nazionale del Fumetto e dell immagine metto e dell’immagine CI PIAZZALE MARTIRI DELLA LIBERTA’ 6 Chiesa di San Paolino VI A CC HI A III 7 Museo Paolo Cresci per la storia dell emigrazione a storia VIA J D Pinacoteca VE SORTITA SAN MARTINO PORTA SANTA MARIA 8 Palazzo Ducale VIA L 1 EA .M AR IT PIAZZA SANTA MARIA 20 35 9 Casa natale di Giacomo Puccini R 3 19 10 Chiesa di Santa Maria Corteorlandini Puccini 11 Biblioteca Statale rteorlandini 12 Palazzo Orsetti sede del Comune di Lucca 31 27 11 20 10 2 2 25 12 5 I CANTICI 13 Teatro del Giglio eAuditorium S.Girolamo Comune di Lucca 9 14 Palazzo Pretorio 15 Chiesa di San Michele in Foro orium S. Girolamo 32 6 18 15 16 Complesso monumentale e archeologico della cattedrale 24 33 14 7 17 Cattedrale di San Martino 21 4 le e archeologico 18 Torre delle Ore 1 29 8 19 Palazzo Pfanner 20 Ex Real Collegio letto o - Tel. 0583 26 16 13 o anca 28 22 ovanni - Tel. 0 21 Palazzo Bernardini 17 30 24 22 Biblioteca Civica Agor 31 VI A 23 23 Centro Studi Puccini 24 Torre e Palazzo Guinigi SORTITA VALADIER PIAZZALE DEL RISORGIMENTO rtita So lla De ertà Lib 27 Porta di Borgo PIAZZALE RICASOLI VIA C PIAZZA CURTATONE PHARMACY H / 24 AN TO RE SA N 26 Chiesa di Santa Maria Bianca CO NC OR DI O 25 Piazza dell Anfiteatro 28 Porta San Gervasio 29 Villa Bottini ex Buonvisi 30 Complesso di San Micheletto 31 Orto botanico 32 Chiesa di San Francesco 33 Museo Nazionale diVilla Guinigi 1. Mura urbane 2. Museo della Zecca 3. Porta San Donato 4. Museo Nazionale del Fumetto e dell’immagine 5. Museo Nazionale Palazzo Mansi e Pinacoteca 6. Chiesa di San Paolino 7. Museo Paolo Cresci per la storia dell’emigrazione 8. Palazzo Ducale 9. Casa natale di Giacomo Puccini 10. Chiesa di Santa Maria Corteorlandini 11. Biblioteca Statale 12. Palazzo Orsetti sede del Comune di Lucca 13. Teatro del Giglio e Auditorium S. Girolamo 14. Palazzo Pretorio 15. Chiesa di San Michele in Foro 16. Complesso monumentale e archeologico della cattedrale 17. Cattedrale di San Martino 18. Torre delle Ore 19. Palazzo Pfanner 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. Ex Real Collegio Palazzo Bernardini Biblioteca Civica Agor Centro Studi Puccini Torre e Palazzo Guinigi Piazza dell’Anfiteatro Chiesa di Santa Maria Bianca Porta di Borgo Porta San Gervasio Villa Bottini ex Buonvisi Complesso di San Micheletto - Fondazione Ragghianti Orto botanico Chiesa di San Francesco Museo Nazionale di Villa Guinigi Chiesa di San Romano San Frediano ■ Oltre la mostra: il ‘700 nella città di Batoni ■ Nelle mura di Lucca: chiese e monumenti da non perdere VI A Foro