Anno Accademico 2013-2014
!
I"Sapienti"di"Israele"
Introduzione!al!corso!di!Sapienziali!
!
!
Dispense'ad'esclusivo'uso'degli'studenti'del'corso!
ALESSANDRO)BIANCALANI)
Istituto Superiore di Scienze Religiose “Beato Niccolò Stenone”
PISA
Prof. Alessandro Biancalani – AA 2013-2014 Istituto Superiore Scienze Religiose - Pisa
Corso)A.T.)(Libri)Sapienziali))
)
Presentazione
Le presenti dispense nascono da un’esigenza didattica precisa: accostare gli studenti del
corso al mondo sapienziale senza doversi sobbarcare tutte le problematiche che tale mondo
presuppone per un approccio di studio soddisfacente.
Nella prospettiva didattica, quindi, presento un sussidio che potrà risultare utile, almeno
per la dislocazione degli argomenti, pensati per offrire la maggiore gradualità possibile
nell’approccio ai sapienti d’Israele.
Per questo nel primo capitolo ho premesso il fenomeno sapienziale in quanto tale,
cercando subito, prima di qualunque definizione, di vedere le soluzioni adottate dagli
studiosi di settore. È all’interno di quest’ottica, poi, che propongo una panoramica generale
sulle sapienze diffuse in tutto l’Oriente antico.
Nel secondo capitolo la prospettiva è focalizzata sulla sapienza di Israele: vedremo in
prima istanza la tradizione sapienziale anche negli altri scritti dell’Antico Testamento. A
questo livello ci porremo la domanda se si possa parlare di sapienza in genere o di
letteratura sapienziale. È qui che tenteremo una definizione di sapienza.
Nel terzo capitolo, dopo aver presentato la sapienza d’Israele, ci soffermeremo sulla
proposta sapienziale dei saggi d’Israele. Partiremo proprio dalle figure di questi sapienti
cercando di coglierne sia la sfera privata che quella pubblica. Per fare questo con maggiore
compiutezza, ripercorreremo anche le figure analoghe del vicino oriente. Infine proveremo a
vedere il passaggio dalla figura dei saggi a quella dei rabbi. A seguire sarà proposta
un’analisi delle forme letterarie della letteratura sapienziale, alcune tematiche di riferimento
ed infine un approfondimento sulla natura teologica della ḥokmâ biblica. Concluderà il
capitolo un accostamento tra il mondo sapienziale e quello dell’Apocalittica.
Nel quarto capitolo l’oggetto dell’esposizione sarà completamente assorbito dalla
presentazione della letteratura non canonica. Ritengo che lo studente, per farsi una corretta
idea dei sapienti d’Israele, debba prendere contatto con quel mondo che in larga parte fece
da sfondo alla nascita di tali scritti. Naturalmente il capitolo si presenta come una carrellata
di sintesi e vuole offrire gli elementi necessari per potersi muovere dentro questo complesso
universo. A riprova della dimensione eminentemente didattica del capitolo ho aggiunto alla
fine una breve presentazione di alcune figure importanti citate spesse all’interno dei vari
trattati sulla Scrittura: Giuseppe Flavio e Filone D’Alessandria.
Nel quinto capitolo, che chiude la presentazione dei sapienti d’Israele, si ritorna,
attraverso le questioni conclusive, su alcune domande di fondo che riguardano l’intero
mondo dei sapienti d’Israele. A questo livello problematicizzare alcune questioni dovrà
risultare più facile per lo studente che ha percorso, attraverso i precedenti quattro capitoli, il
mondo sapienziale. Lo sguardo è retrospettivo e conclusivo, orientato, però, a cogliere
l’attualità del presente studio dei libri sapienziali.
Spero che la fatica possa essere apprezzata soprattutto come approccio chiaro allo studio
di una materia che ha in sé tutti gli elementi per affascinare chi ci si addentri lasciandosi
coinvolgere. Il mio augurio è quello di toccare con mano la sapienza di questi saggi perché
sappia orientare concretamente le scelte della nostra vita verso la vera Sapienza rivelata.
1
Prof. Alessandro Biancalani – AA 2013-2014 Istituto Superiore Scienze Religiose - Pisa
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)
Indice Generale
1) Il)fenomeno)sapienziale)
a. Natura!della!sapienza!biblica!
i. Pragmatismo'
ii. Eudemonismo'
iii. internazionalismo'
b. Alcune!interpretazioni!
i. Von'Rad:'conoscenza'empirica'del'creato'
ii. Whybray:'atteggiamento'verso'la'vita'
iii. Crenshaw:'auto'comprensione'in'rapporto'alle'cose'
iv. Murphy:'tentativo'di'dare'ordine'al'comportamento'umano'
c. Un!fenomeno!diffuso!in!tutto!l’oriente!
i. La'sapienza'egiziana'
ii. La'sapienza'mesopotamica'
iii. La'sapienza'cananea'
2) Presentazione)della)sapienza)d’Israele)
a. La!tradizione!sapienziale!negli!altri!scritti!dell’Antico!Testamento!
i. Il'Pentateuco'
ii. La'storia'deuteronomista'
iii. La'letteratura'profetica'
iv. L’opera'del'cronista'
b. Sapienza!e!letteratura!sapienziale!
i. La'letteratura'sapienziale'
1. Il)lessico)della)sapienza)
2. Letteratura)o)tradizione)
ii. Le'alternative'all’elemento'sapienziale'
c. La!sapienza!come!risposta!adeguata!all’esistenza!umana!
i. Definizione'di'sapienza'
ii. Esperienza'e'conoscenza'
iii. Mancata'corrispondenza'tra'esperienza'e'conoscenza'
iv. Le'diverse'risposte'al'fallimento'epistemologico'
3) La)proposta)sapienziale)d’Israele)
a. La!figura!del!sapiente!
i. La'sfera'privata'
ii. La'sfera'pubblica'
1. Tradizione)egiziana)
2. Tradizione)mesopotamica)
3. Tradizione)israelita)
iii. Dai'sapienti'ai'rabbi'
b. Le!forme!letterarie!della!letteratura!sapienziale!
i. Il'proverbio'
ii. La'comparazione'
iii. L’enigma'
iv. Favola'e'allegoria'
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v. Il'discorso'sapienziale'
vi. L’inno'
vii. Il'poema'didascalico'
viii. Il'dialogo'
ix. Il'poema'autobiografico'
x. La'letteratura'onomastica'
xi. Il'procedimento'della'soluzione'differita'
c. Alcune!tematiche!di!riferimento!
i. Antropologia'e'sapienza'
ii. Le'risposte'della'teologia'
iii. Funzione'della'teologia'della'creazione'
iv. La'paternità'salomonica'della'sapienza'
d. La!concezione!della!ḥokmâ'biblica!
i. Natura'teologica'della'ḥokmâ'
ii. La'ḥokmâ'e'la'problematica'sapienziale'
1. Il)problema)della)retribuzione)
2. L’enigma)del)male)e)della)sofferenza)
3. La)concezione)della)morte)e)dell’immortalità)
iii. Sapienza'ed'Apocalittica'
iv. La'ḥokmâ'nella'rilettura'del'Nuovo'Testamento'
!
4) La)letteratura)non)canonica)
a. Traduzione!ed!interpretazione!della!scrittura!
i. Targumim'
ii. Traduzioni'greche'
iii. Midrashim'
b. La!bibbia!riscritta!
i. Libro'dei'Giubilei'
ii. Genesis'apoeryphon'
iii. Liber'antiquitatum'biblicarum'
iv. Vita'di'Adamo'ed'Eva'
c. Letteratura!apocalittica!
i. La'tradizione'enochica'
ii. Esdra'
iii. Apocalisse'siriaca'di'Baruc'(2Bar)'
iv. Apocalisse'di'Abramo'
v. Oracoli'sibillini'
vi. Apocalisse'greca'di'Baruc'(3Bar)'
d. Letteratura!testamentaria!
i. Testamento'dei'XII'patriarchi'
ii. Testamento'di'Mosè'
iii. Testamento'di'Abramo'
iv. Testamento'di'Giobbe'
e. Letteratura!filosofico=sapienziale!
i. 3'Maccabei'
ii. 4'Maccabei'
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iii. Giuseppe'e'Aseneth'
iv. PseudoZAristea'
v. PseudoZFocilide'
vi. PseudoZMenandro'
f. Preghiera!e!liturgia!
i. Preghiera'di'Manasse'
ii. Preghiere'sinagogali'
g. Gli!scritti!di!Qumran!
i. Testi'biblici'e'apocrifi'
ii. Testi'propri'della'setta'
1. Scritti)normativi)
2. Inni)e)preghiere)liturgiche)
3. Commenti)biblici)
iii. Testi'non'letterari'
h. Storiografia!
i. Flavio'Giuseppe'
ii. Filone'd’Alessandria'
i. Letteratura!rabbinica!
!
5) Alcune)questioni)conclusive)
a. Perché!un!rinnovato!interesse!per!i!sapienti?!
b. Un!corpus!sapienziale?!
c. Perché!un!corpus!sapienziale?!
d. Altro!materiale!sapienziale!al!di!fuori!di!questo!corpus?!
e. Attualità!della!sapienza!biblica!
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I Sapienti d’Israele
1. Il fenomeno sapienziale
a. Natura della sapienza biblica
In diverse occasioni, soprattutto nei decenni passati, è stata mossa alla sapienza l’accusa
di essere pragmatica ed eudemonistica. La parziale rigidità di questa tesi, corrispondente a
una visione scorretta e poco rispettosa della sapienza biblica. In questa fase di presentazione
mi interessa far cogliere un principio: il punto con il quale ci si mette ad osservare un
fenomeno influenzerà inevitabilmente anche tutti i risultati, per questo è necessario aprire
più possibile la piattaforma dibattimentale per porre basi quanto meno rispettose di
impostazioni diverse e complementari.
i.
Pragmatismo
L’accusa di pragmatismo è basata indubbiamente su dati oggettivi presenti in alcune
testimonianze dell’antica sapienza di Pr 10-29 ed in certe istruzioni del Siracide. In questi
testi la domanda “che cosa è bene per l’uomo?” riceve risposte apparentemente estranee alle
esigenze dell’etica e vicine al proprio interesse.
Alcuni!esempi!possono!dare!l’idea:!!
“Il'servo'intelligente'si'guadagna'il'favore'del're,'l’inetto'è'oggetto'della'sua'ira”!(Pr!14,35);!!
“Il'dono'è'un'talismano'per'chi'lo'offre,'ha'successo'in'qualunque'circostanza”!(Pr!17,8);!!
“Il'regalo'apre'tutte'le'vie'all’uomo,'lo'fa'giungere'fino'ai'grandi”!(Pr!18,16);!!
“Un'regalo'fatto'in'segreto'calma'la'collera,'un'segno'discreto'di'ossequi'placa'il'furore''
violento”!(Pr!21,14).!!
Tuttavia non mancano esempi di segno opposto: “Chi brama guadagni eccessivi
distrugge la propria casa, chi detesta vivrà” (Pr 15,27). In realtà negli esempi addotti non si
è di fronte ad una raccomandazione assoluta del dono interessato, perché le sentenze sono
meramente descrittive, senza alcuna valutazione etica. Il sapiente coglie l’ambiguità delle
situazioni e anche la sua risposta partecipa di questa ambiguità; la prudenza deve far da
guida in simili frangenti: “Non essere tra quelli che si fanno garanti, non impegnarti per
debiti altrui; se non hai di che pagare, ti toglieranno il letto su cui riposi” (Pr 22,26-27). In
ogni caso si tratta di un pragmatismo giustificato, della necessità di non assumere
atteggiamenti sconsiderati che compromettano l’esistenza propria e quella della famiglia.
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Prof. Alessandro Biancalani – AA 2013-2014 Istituto Superiore Scienze Religiose - Pisa
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A proposito di garanzie il Siracide presenta una serie di casi che richiedono prudenza,
ma introdotti da un’osservazione dettata da un profondo senso di umanità: “L’uomo buono
garantisce per il prossimo... ma bada di non rovinarti” (Sir 29,14a.20b). Questo consiglio
trova conferma altrove: “Non offrire garanzie al di là delle tue possibilità” (Sir 8,13a). In
termini generali la sapienza antica affonda, tuttavia, le proprie radici in una humus etica così
solida che l’accusa di pragmatismo si rivela in realtà infondata.
ii.
Eudemonismo
Il presunto vizio di eudemonismo1 appare del tutto fuori luogo2. In proposito si citano di
solito affermazioni di Qohelet, in genere fuori contesto, sul godersi la vita. Tuttavia è
necessario osservare che quando l’autore dell’Ecclesiaste dà questo consiglio, considera i
beni da godere come un dono di Dio:
“L’unico'bene'dell’uomo'è'mangiare'e'bere'e'godere'il'frutto'del'proprio'lavoro,'e'anche''
questo'ho'visto'che'è'un'dono'di'Dio”!(2,24);!!
“Ho'concluso'che'l’unico'bene'dell’uomo'è'godersela'e'avere'una'buona'vita.'Ma'che'un'uomo''
mangi'e'beva'e'goda'del'prodotto'del'suo'lavoro'è'un'dono'di'Dio”)(3,12=13);!!
“Se'Dio'concede'a'un'uomo'beni'e'ricchezza'e'la'facoltà'di'goderne...'anche'questo'è'un'dono''
1!Per!è!una!dottrina!morale!che!identifica!il!bene!con!la!felicità.!Il!nome!deriva!dal!termine!greco!eudaimonia,!che!
letteralmente! vuol! dire! “essere' con' un' buon' (eu)' demone' (daimon)”,! intendendo! quest’ultima! parola,! non! nel!
significato! negativo! che! ha! oggi! ma,! nel! senso! di! genio,! spirito! guida.! L’eudemonismo! presenta! vari! aspetti! a!
seconda! di! cosa! s’intenda! per! felicità.! Presso! gli! antichi! greci! e! latini! la! parola,! nell’uso! comune,! poteva! essere!
intesa!nel!senso!che!si!considerava!felice!chi!per!fortuna!possedeva!dovizia!di!beni!materiali!(olbios!in!greco,!felix!
in!latino)!oppure!chi!poteva!godere!di!uno!stato!d’animo,!tutto!interiore!e!spirituale,!che!rendeva!sereno!chi!lo!
provasse!(eudaimon!in!greco,!beatus!in!latino).!Per!i!sofisti!la!seconda!condizione!di!eudaimonia!si!identificava!
con! la! prima,! mentre! per! Socrate! la! felicità! interiore! era! l’effetto! di! un! comportamento! retto! e! virtuoso.! Per!
Aristotele!la!felicità!era!la!conseguenza!di!un!atteggiamento!razionale!che!fosse!in!grado!di!distinguere!il!giusto!
mezzo! tra! opposti! comportamenti! estremi:! così! ad! esempio! può! dirsi! di! possedere! la! virtù! del! coraggio! chi! si!
tiene!nel!mezzo!tra!gli!estremi!della!viltà!e!della!temerarietà.!Dato!che!il!giusto!mezzo!si!identifica!con!la!virtù!
anche!per!Aristotele!la!vita!virtuosa!porta!alla!felicità.!Per!i!Cirenaici!la!felicità!consisteva,!invece,!nell’edonismo,!
cioè! nel! conseguimento! del! piacere! attuale,! del! momento.! Per! le! scuole! di! pensiero! dei! filosofi! ellenistici! e!
romani,! la! felicità! si! identificava! ancora! una! volta! con! la! serenità,! la! tranquillità! d’animo! che! si! raggiunge! con!
l’atarassia,!vale!a!dire!con!l’imperturbabilità,!l’indifferenza!di!fronte!ai!desideri!e!alle!passioni,!che!per!i!cinici!e!gli!
stoici,! che! preferiscono! parlare! di! apatia,! si! ottiene! eliminando! dal! proprio! animo! qualsiasi! desiderio! di! beni!
materiali!e!impostando!la!propria!esistenza!sulla!pratica!della!virtù.!Per!gli!epicurei!si!può!legittimamente!godere!
dei! beni! sensibili! purché! l’uomo,! con! la! propria! ragione,! sappia,! ben! calcolando! quali! bisogni! debbano! essere!
soddisfatti,! non! rendersene! schiavo.! Per! gli! scettici,! infine,! lo! stato! di! atarassia! si! raggiunge! con! quella!
imperturbabilità! che! deriva! dalla! sospensione! di! ogni! giudizio! (l’epochè),! cioè! l’astensione! da! un! determinato!
giudizio! o! valutazione,! qualora! non! risultino! disponibili! sufficienti! elementi! per! formulare! il! giudizio! stesso.! L’!
l’epochè!come!un!processo!cognitivo,!nonché!uno!stato!della!mente,!particolarmente!implicato!nella!formazione!
di!giudizi!etici!e!morali.!Nella!filosofia!moderna!l’eudemonismo!assume!il!significato!della!ricerca!del!benessere!
sociale!per!cui!si!preferisce!parlare!di!utilitarismo,!dottrina!per!la!quale!è!“bene”!(o!“giusto”)!ciò!che!aumenta!la!
felicità!degli!esseri!sensibili.!Si!definisce!perciò!utilità!la!misura!della!felicità!di!un!essere!sensibile.!
2!Cf.!H.! GESE,!Lehre'und'Wirklichkeit'in'der'alten'weisheit.'Studen'zu'den'spruchen'Salomos'und'zu'dem'buche'Hiob,!
in! Journal! of! theological! studies,! Vol.! 11! (1960)! 7=11.! L’autore! la! liquida! come! Fehlinterpretation,! cioè!
interpretazione!erronea.!
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)
di'Dio”!(5,18).!!
Il consiglio di Qohelet non è, dunque, basato su un freddo eudemonismo, sulla ricerca
del piacere per il piacere (atteggiamento che egli considererebbe certamente vanità) ma
nella persuasione che le occasioni per l’uomo di un sano godimento delle cose dipendono
dall’imperscrutabile disegno divino. Non si può negare che gli attributi di pragmatismo ed
eudemonismo applicati alla sapienza furono largamente accettati nel passato.
Indubbiamente la domanda fondamentale della sapienza riguarda ciò che è bene per
l’uomo. Tuttavia l’interprete non deve dimenticare che è impossibile comprendere la
sapienza biblica se si prescinde dal concetto d’ordine. Il mondo è una creazione ordinata
affidata all’intelligenza umana. Ma è anche una creazione morale, capace in se stessa di
premiare la giustizia e punire i disordini. Il sapiente è chiamato a scoprire le risorse della
creazione che la costituiscono appunto come ordine e a sottomettersi al principio che le
regola: soltanto così il sapiente potrà essere giusto. Pragmatismo? In ogni caso si tratta di
un pragmatismo che corrisponde alla volontà di attenersi a un ordine del creato.
iii.
Internazionalismo
Spesso la sapienza biblica è stata definita internazionalista. Effettivamente se si
confronta la letteratura sapienziale dell’Antico Testamento con l’abbondante lascito
letterario dalle caratteristiche analoghe particolarmente delle culture dell’Egitto e della
Mesopotamia, si dovrà concludere che, per i contenuti e le forme letterarie, Israele sembra
debitore della cultura letteraria di altre regioni del Vicino Oriente. Da questa prospettiva
risulta appropriato definire universalista la letteratura sapienziale biblica. Tuttavia, e
soprattutto in seguito al puntiglioso studio di Schmid3, non è possibile ricorrere a questa
definizione senza articolare le proprie affermazioni.
Al di là della vicinanza tematica e formale della sapienza biblica e di quella
extrabiblica, Schmid ritiene che, come accadde nel corso della storia dell’Egitto e della
Mesopotamia, anche in Israele le circostanze storiche portarono decisamente a una
nazionalizzazione della sapienza, in particolare con un processo di teologizzazione. Benché
molti punti di questa linea interpretativa restano da chiarire, è certo che definire
internazionalista la sapienza biblica comporta a questo punto un serio rischio di equivocità.
3!H.H.!SCHMID,!Wesen'und'Geschichte'der'Weisheit.!Berlin!1966.
7
In!particolare!pp.!144=201.!!
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)
b. Alcune interpretazioni
Che cosa s’intende, dunque, con l’espressione Letteratura sapienziale? A che cosa ci si
riferisce in concreto? A seconda del libro di testo capitatoci tra le mani, si possono scoprire
con qualche sorpresa le seguenti proposte: la letteratura sapienziale comprende:
1) Proverbi,! Giobbe,! Ecclesiaste,! Ecclesiastico,! Sapienza,! Salmi,! Cantico,!
Lamentazioni,!Rut,!Tobia.!!
2) L’elenco!precedente!meno!i!Salmi.!!
3) Sono!esclusi!i!Salmi!e!il!libro!delle!Lamentazioni.!!
4) Vengono!esclusi!anche!Rut!e!Tobia.!!
5) Viene!escluso!anche!il!Cantico.!!
6) Dall’elenco!viene!depennato!anche!Giobbe.!Ovviamente!sono!possibili!
molte!altre!varianti.!
Qual è la causa di questa discordanza? Le ragioni sono essenzialmente due: lo spettro
semantico del concetto di sapienza non è stato sufficientemente precisato; in altri strati
letterari, inoltre, dell’Antico Testamento (storiografia deuteronomista, profezia) compaiono
di tanto in tanto alcuni tipi umani, alcuni atteggiamenti sociali e diversi aspetti teologici
comuni ai libri ritenuti sapienziali dagli specialisti più autorevoli (Proverbi, Ecclesiaste,
Ecclesiastico, Giobbe, Sapienza). Passo in rassegna le definizioni più significative proposte
negli ultimi decenni.
ii. G. Von Rad: conoscenza empirica del creato
Secondo von Rad la sapienza implica una conoscenza empirica dell’ordine del creato:
“una conoscenza pratica delle leggi della vita e del mondo basata sull’esperienza”
definizione che è alla base dei suoi studi successivi4.
L’ordine cui si allude si può cogliere tanto nella creazione quanto nel tessuto sociale. Il
successo dell’uomo nella vita dipendeva dalla sua disposizione e dalla sua abilità
nell’individuare quest’ordine e nel vivere in armonia con esso. Per il sapiente esisteva una
sorta d’interazione tra una condotta sociale corretta e l’ordine iscritto nella creazione (per
quanto non fosse in grado di oggettivare le due sfere mediante l’astrazione). Il bene e il
male erano forze attive che l’uomo poteva sperimentare immediatamente. Il modo migliore
per garantire la felicità e il successo nella vita consisteva nel neutralizzare le forze del male
e nel liberare quelle del bene. Inoltre l’esperienza era lo strumento più adatto per portare a
4! G.! VON! RAD,! Teologia' dell’Antico' Testamento,! I.! Teologia! delle! tradizioni! storiche! d’Israele,! Brescia! 1972,! 470.!
Vedi!anche!ID.,!La'sapienza'in'Israele,!Torino!1975.!
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compimento questa impresa. Da qui derivava l’importanza della letteratura epigrammatica5,
)
della compilazione di usanze sociali, di norme di convivenza e di istruzioni. Chi le seguiva
si assicurava il conseguimento della felicità attraverso il controllo della propria vita; chi
preferiva il cammino dei malvagi si avviava all’autodistruzione. A parere di Von Rad è
questo il miglior punto di riferimento per stabilire l’ambito e l’importanza della dottrina
della retribuzione.
La sapienza così descritta (adeguamento alle esigenze dell’ordine del mondo) è un
prodotto della riflessione umana sull’umana esperienza. Ma qual è l’origine di questo ordine
del mondo? A chi o a che cosa si deve il suo perpetuarsi e la sua stabilità? Von Rad si
oppone all’identificazione di questa sapienza con un attributo divino o con una
personificazione di Dio. Piuttosto egli fa riferimento al senso iscritto da Dio nella creazione,
il mistero divino del creato. Si tratta di una qualità del mondo, di una ragione universale
implicita in ciò che chiama continuamente in causa l’uomo6. Anche se i due concetti di
sapienza (quella sperimentale e quella collegata al mistero) sono diversi, vi è, però, tra essi
un intimo legame. Il primo si afferma nella vita stessa dell’uomo e viene mobilitato
attraverso la riflessione e l’adeguamento all’ordine conosciuto. Il secondo, il mistero
primordiale della creazione, trae origine dal creatore. Tuttavia gli uomini che intendono
accedere al secondo devono anzitutto disporsi a conseguire il primo. Se la sapienza
5
In!tal!modo!è!definito!un!breve!componimento!poetico!ispirato!a!un!motivo,!una!situazione!o!una!vicenda!di!
ambito! circoscritto,! l’epigramma! è! presente! fin! dall'età! arcaica! della! letteratura! greca! ed! è! il! protagonista!
indiscusso!della!scena!letteraria!dell'età!ellenistica.!Originariamente!il!termine!(dal!greco!epí!e!gràmma,!“scritto'
sopra”)!indicava!l'iscrizione!in!prosa!o!in!poesia!per!commemorare!un!defunto,!posta!su!tombe,!oggetti!votivi!o!
lapidi! rievocative.! Le! più! antiche! attestazioni! di! epigrammi! risalgono! al! sec.! VIII! a.C.! (il! “vaso' di' Dìpylon”! e! la!
“coppa'di'Nestore”)!e!veniva!chiamato!epigramma!anche!l'oggetto!di!pietra!su!cui!l'incisione!era!scolpita.!In!età!
arcaica!è!l'epigramma!tombale!ad!avere!il!massimo!sviluppo,!per!la!funzione!sociale!che!adempie:!la!trasmissione!
del! nome! –! e! quindi! il! klèos,! la! gloria! –! del! defunto! ai! posteri! come! unica! difesa! contro! la! dimenticanza! della!
morte.! Con! l’età! classica! l'epigramma! comincia! ad! assumere! un! valore! letterario! autonomo! svincolandosi!
dall'incisione!epigrafica!e!dall’epitaffio!tombale.!Numerosi!sono!gli!epigrammi!del!sec.!V!a.C.!pervenuti!in!buono!
stato!(tra!questi!un!gruppo!di!componimenti!anonimi!dedicati!alla!celebrazione!dei!caduti!nelle!guerre!contro!la!
Persia):! quelli! di! Simonide,! in! particolare,! segnano! l'ingresso! dell'epigramma! nell'ambito! della! vera! e! propria!
storia! letteraria;! quelli! di! Platone,! di! dubbia! autenticità,! ampliano! l'orizzonte! tematico! spostando! l'attenzione!
sull'argomento!amoroso!e!sull'ambiente!del!simposio.!L’ellenismo!è!l'epoca!in!cui!si!ebbe!la!maggior!produzione!
di!epigrammi.!In!questa!età,!oltre!ad!essere!un!componimento!d'occasione,!destinato!a!un!preciso!committente,!
l’epigramma! diviene! il! testo! preferito! per! essere! recitato! davanti! a! un! uditorio! colto! e! competente,! capace! di!
cogliere!le!allusioni!di!cui!il!breve!testo!poetico!è!intessuto.!Spesso!il!pubblico!è!quello!del!simposio,!dove!fino!
alla! tarda! antichità! rimase! l’abitudine! di! recitare! testi! leggeri! e! per! lo! più! d’argomento! erotico.! Se! i! temi!
abbracciati! sono! i! più! vari! (erotici,! conviviali,! funebri,! scene! quotidiane,! descrizioni! paesaggistiche),! unico! è!
l’ideale! poetico.! L’eleganza! formale! e! la! levigata! preziosità! stilistica,! la! brevità! e! la! conclusione! concettosa,!
brillante!o!comunque!inaspettata!sono!i!caratteri!che!fanno!di!questo!genere!letterario!il!modello!esemplare!di!
tutta!la!cultura!ellenistica.!Il!metro!usato!è!quasi!esclusivamente!il!distico!elegiaco.!
6!G.!VON!RAD,!La'sapienza,!145.!
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sperimentale dev’essere intesa come un mezzo per avere successo nella vita, l’acquisizione
della sapienza teologica costituisce il fine della vita stessa.
iii. R.N. Whybray: atteggiamento della vita
Pur condividendo molte opinioni con Von Rad, Whybray se ne differenzia nettamente
per quanto riguarda la collocazione sociale della sapienza. Mentre lo studioso tedesco
sostiene che la riflessione sulla vita costituiva l’occupazione di una specifica classe di
persone espressa da una tradizione concreta, Whybray non crede nell’esistenza di un gruppo
professionale o esoterico. Perciò egli preferisce parlare di tradizione intellettuale anziché di
tradizione sapienziale7. Secondo Whybray la sapienza dell’Antico Testamento è un
universo intellettuale che riflette un atteggiamento verso la vita. In ogni generazione vi sono
persone che riflettono sulle eterne domande della vita e rendono partecipi gli altri delle loro
riflessioni. Da questo punto di vista possiamo dire che è esistita in Israele una tradizione
intellettuale distinta da altre tradizioni: storiche, giuridiche, cultuali o profetiche.
Von Rad ritiene che le dottrine coltivate nel circoli dei sapienti di professione divennero
di dominio pubblico. Whybray, invece, pur non escludendo lo sviluppo di una tradizione
letteraria sapienziale in Israele, ritiene che tale prospettiva intellettuale appartenesse già alla
pubblica opinione: non divenne di dominio pubblico perché lo era sempre stata. I due autori
concordano nel ritenere che la riflessione sulla vita costituisce il punto di partenza dell’attività sapienziale e che l’articolazione di questa riflessione venne acquistando un
carattere distinto. Tuttavia le loro concezioni divergono in due punti: la funzione svolta da
questa riflessione articolata nella formazione della tradizione d’Israele e l’esistenza di una
classe di sapienti di professione responsabili della conservazione e di eventuali sviluppi
della tradizione intellettuale.
Tuttavia, se è vero che la tradizione biblica conferisce il titolo di sapienti (ḥākāmîm) a
diversi rappresentanti dell’amministrazione dello stato (consiglieri, consulenti politici),
come si deve interpretare il loro ruolo all’interno della tradizione intellettuale se non si può
parlare di una classe professionale? Inoltre, come vanno considerati gli educatori e i
pedagoghi o gli autori dei cosiddetti libri sapienziali? Richiamandosi essenzialmente al suoi
studi sui termini ḥokmā/sapienza e ḥākām/sapiente Whybray giunge alla conclusione che,
7!Tesi!sviluppata!in!R.N.! WHYBRAY,!The'Intellectual'Tradition'in'the'Old'Testament,!(BZAW!135),!Berlin=New!York,!
1974.!'
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stando all’impiego di questi termini nell’Antico Testamento: “la sapienza è certamente una
dote naturale che alcune persone possiedono in grado maggiore di altre... un’intelligenza
innata di carattere generale”8.
Questa capacità naturale può rivelarsi in molteplici circostanze, dall’arte della
navigazione alla consulenza politica. Era considerato sapiente chiunque dimostrasse di
possedere un grado di abilità sufficiente a portare a termine in modo ineccepibile un
determinato compito. Da questo punto di vista difficilmente si può parlare di un gruppo
professionale specializzato. Questa intelligenza è imparentata più con la sagacia che con un
deposito di conoscenze al cui conseguimento l’uomo deve votarsi. Lo sviluppo dell’abilità e
della sagacia può esercitarsi in molteplici attività, dalla creazione artistica alla consulenza di
corte, senza escludere l’esercizio dell’autocontrollo. Tuttavia in una società come quella
israelitica dell’epoca l’intelligenza era spontaneamente associata al dominio del linguaggio.
Questa circostanza ha indotto spesso, secondo Whybray, ad assumere l’opinione erronea
secondo cui i consiglieri, gli educatori e gli scrittori sapienziali erano sapienti di professione
educati in apposite scuole. Non si vuole mettere in dubbio la funzione educativa della tôrâ
sacerdotale o del dābār profetico ma va posta in discussione, a parere del nostro autore,
l’esistenza di un sistema educativo organizzato a corte, presso il tempio, nelle scuole
profetiche o nell’ambiente degli scribi.
Se, sulla scorta della tesi di Whybray, neghiamo l’esistenza di scuole organizzate, chi
scrisse i Proverbi e la restante letteratura biblica correlata? Il rapporto padre/figlio, così
frequente nel Proverbi9, rimanderebbe a un ambiente familiare e l’educazione alle diverse
professioni non sarebbe altro che un’estensione dell’educazione familiare. Coloro che
composero i libri sapienziali erano in possesso di un’abilità certamente superiore agli altri,
ma la tradizione intellettuale che essi cristallizzarono apparteneva al patrimonio comune del
popolo.
Questa tesi di Whybray ha il pregio di non ridurre la sapienza a un lascito esoterico
coltivato da una classe professionale e posto al servizio di un élite di studenti, ma non rende
sufficiente conto della dimensione diacronica di questa tradizione intellettuale10.
8!R.N.!WHYBRAY,!The'Intellectual,!6=7.!
9!Ad!Esempio:!Pr!1,8.10.15;!2,1;!3,1.11;!4,1.10.20;!5,1.7.20;!6,1.20;!7,1.24!
10!Cf.!in!particolare!J.L.! CRENSHAW,!Old'Testament'Wisdom,!Atlanta!1981,!28=31.!Cf.!Anche!G.! VON! RAD,!La!Sapienza,!
23=30.'Infatti!uno!sguardo!superficiale!sembra!contraddire!tale!tesi.!Cf.!Sir!24,30=34;!33,16=19;!51,23.!
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iv. J.L. Crenshaw: autocomprensione in rapporto alle cose
Crenshaw è il terzo autore che ha cercato di fissare una definizione della sapienza alla
luce degli studi dei predecessori11. Egli distingue tra letteratura sapienziale, tradizione
sapienziale e pensiero sapienziale. Così facendo è in grado di evidenziare l’importanza delle
diverse manifestazioni della realtà sapienziale nell’Antico Testamento senza doverle
affrontare tutte insieme e con lo stesso metodo. Oltre a criticare la definizione di von Rad
esposta in precedenza, in quanto troppo ampia e inefficace, presenta la propria nei termini
seguenti:
“ricerca' di' autocomprensione' in' rapporto' alle' cose,' la' gente' e' il' creatore.' Questa' ricerca' di'
senso' procede' a' tre' livelli:' 1.' sapienza' della' natura,' tentativo' di' padroneggiare' le' cose' in'
funzione' della' sopravvivenza' umana' e' del' benessere;' 2.' sapienza' giuridica' e' pratica' basata'
sui' rapporti' umani' all’interno' di' una' società' ordinata' ovvero' di' uno' stato' e' 3.' sapienza'
12
teologica'che'prende'le'mosse'dalla'teodicea,'proclamando'Dio'come'significato'ultimo” .!!
Distinguendo letteratura, tradizione e pensiero, Crenshaw riprende la posizione di
Whybray il quale, a suo parere, ha meglio rilevato che la sapienza è tanto un atteggiamento
quanto una tradizione vivente e un corpus letterario.
v. R. Murphy: tentativo di dar ordine al comportamento umano
Una quarta interpretazione del problema è quella proposta da Murphy13. Anzitutto egli
pone serie obiezioni alla tesi secondo cui “la sapienza biblica nasce dal tentativo
d’individuare un ordine nella vita dell’uomo”. Chi sostiene questa tesi esagera la possibile
influenza esercitata dalla dottrina egiziana della ma’at sul pensiero israelitico. I sapienti
dell’Egitto antico credevano nell’esistenza di un ordine del mondo, la ma’at (ordine, verità,
giustizia), sorta di semi divinità che regolava al tempo stesso l’ordine cosmico, i rapporti
sociali e il mondo degli dèi. Questi tre ambiti erano correlati tra loro. Tutto doveva
adeguarsi a questo ordine del mondo. Molti studiosi sostengono che questa idea dell’ordine
influenzò le concezioni israelitiche di giustizia e diritto.
Murphy non nega l’influsso che le altre culture del Vicino Oriente esercitarono su
Israele, tanto nell’ambito delle idee quanto nelle espressioni letterarie, ma ritiene in debita
11!J.L.! CRENSHAW,!Method'in'Determining'Wisdom'Influence'Upon'Historical'Literature,!JBL!88(1969)!129=142.!Cf.!
anche!ID.,!Studies'in'Ancient'Israelite'Wisdom,!New!York!1976,!481=494.!E!ID.,!Old'Testament'Wisdom,!27=41.!
12!J.L.!CRENSHAW,!Studies,!484.!
13! R.E.! MURPHY,! Wisdom' –' Theses' and' Hypotheses,! in! J.! G.! Gammie! e! altri! (edd.),! Israel' Wisdom.' Theological' and'
Literary' Essays' in' Honor' of' Samuel' Terrien,! New! York! 1978,! 35=42.! Inoltre! R.E.! MURPHY,! Wisdom' Theses,! in! J.!
Armenti!(ed.),!Winsdom'and'Knowledge.'Papin'Festschrift,!Philadelphia!1976,!187=200.!
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l’individuazione di parallelismi tra Israele e l’Egitto per quanto riguarda la percezione e
l’importanza dell’ordine cosmico. In particolare, confuta le argomentazioni basate
sull’apparente corrispondenza tra l’ordine naturale e quello sociale e i loro reciproci influssi.
Secondo Murphy i testi sapienziali sono interessati alla condotta umana e non all’ordine
della natura. Quando un aforisma o un’istruzione giustappone i due ordini si limita a
ricercare la comparazione, l’illustrazione di un ordine a partire dall’altro. Il campo della
similitudine è cosa ben diversa dal postulato che esista un ordine onnicomprensivo. Se da un
lato non si può negare che nell’Antico Testamento viene spesso affrontato il conflitto tra
l’ordine del mondo e il caos, dall’altro dobbiamo dubitare che gli israeliti antichi credessero
in una incidenza diretta della condotta dell’uomo su quest’ordine.
Di conseguenza Murphy ritiene che “la sapienza biblica nasce dal tentativo di mettere
ordine nella vita dell’uomo”. Questa concezione modifica il punto di vista relativo
all’ordine del mondo, poiché, invece di affermare che l’uomo sperimenta Dio nel contesto
dell’ordine stabilito, si dovrà dire che egli lo sperimenta nella ricerca dell’ordine: cercando
di stabilire un ordine - per quanto probabile e relativo - nel tessuto talora caotico dei rapporti
sociali mediante il ricorso all’analisi e alla classificazione dei risultati dell’esperienza.
Con questa breve rassegna delle opinioni più significative abbiamo cercato di
evidenziare la complessità della tematica sapienziale. Anche se tutte queste proposte non si
discostano eccessivamente l’una dall’altra, adottano tuttavia punti di partenza diversi e
prospettive peculiari.
c. Un fenomeno diffuso in tutto l’Oriente
La tradizione sapienziale d’Israele non fu un elemento originale nel mosaico di culture
del Vicino Oriente. La Bibbia stessa parla della sapienza degli orientali e degli egiziani (1Re
5,10-11; cf. Is 19,11-13) e arriva persino a includere testi sapienziali stranieri (Pr 30: “detti
di Agur, da Massa”; Pr 31,1-9: “Parole di Lemuel, re di Massa”).
In Egitto e Mesopotamia furono coltivate prima che in Israele molteplici discipline che
hanno lasciato un’importantissima eredità letteraria. Se paragoniamo queste opere con la
letteratura sapienziale d’Israele sono immediatamente percepibili sorprendenti analogie e
anche talune coincidenze formali e tematiche, e persino cosmografiche, benché non
sfuggano le differenze, talvolta profonde. Anzitutto lo stesso termine ebraico ḥokmâ, tipico
della tradizione sapienziale biblica, non può essere applicato all’analoga letteratura egiziana,
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per la quale è preferibile parlare di istruzione (egiziano, sboyet). Riguardo alla Mesopotamia
non vi è una parola in grado di rendere, per quanto approssimativamente, lo spettro
semantico dei termini ḥokmâ/sapienza e ḥākām/sapiente. La semplice presenza di queste
analogie e differenze rappresenta, al di là di un mero interesse intellettuale un incentivo alla
comparazione dell’Antico Testamento con tutte queste letterature extrabibliche.
Prima di tutto un contributo per una panoramica della sapienza vicina ad Israele e, poi,
alcuni tentativi di cogliere una chiave di lettura complessiva della tradizione sapienziale. La
sapienza in Israele, dunque, non ebbe origine endogena, né si sviluppò nell’isolamento dagli
antichi vicini del Vicino Oriente Antico. Per far emergere i punti di contatto con questo
ampio orizzonte culturale e teologico e anche la presa di distanza critica che Israele ha
espresso all’interno della sua letteratura sapienziale, presento di seguito una breve
panoramica delle principali tradizioni sapienziali del vicino Oriente.
i. La Sapienza egiziana
La storia di Israele mostra che l’Egitto esercitò primariamente un’influenza sulla
sapienza israelitica, anche se Israele non condivise il concetto fondamentale della sapienza
egiziana espresso attraverso il termine ma’at, che evoca una creazione ordinata in modo
divino. Tale nozione si adatta meglio a religioni della fertilità che al monoteismo di Israele.
La sapienza egiziana era particolarmente legata all’ambiente di corte, dato che il suo
scopo principale consisteva nel fornire un’educazione adeguata ai futuri burocrati. Di
conseguenza, questa letteratura assunse in gran parte la forma dell’istruzione.
L’invenzione del sistema di scrittura geroglifico prima del 3000 a.C. richiese e rese
possibile lo sviluppo di una élite letteraria. A scopo educativo, alcuni insegnanti
prepararono trattati didattici che dovevano servire agli alunni per imparare a leggere e a
scrivere, a saper tenere dei discorsi e anche per inculcare regole di comportamento
accettabile soprattutto a corte.
Divennero comuni scuole per formare tali scribi e accanto ad esse si svilupparono
biblioteche. Risalgono all’Antico Impero (2815-2400) alcune Istruzioni: la fine
dell’Insegnamento per Kaghemni, composto da un visir per suo figlio che era destinato a
diventare visir a sua volta, l’inizio dell’Insegnamento di Hergedef e l’Insegnamento di Ptahhotep, l’unico testo di questo periodo che sia stato conservato per intero.
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La messa in discussione della sapienza tradizionale e della sua capacità di condurre al
successo e al bene appare con la crisi politica e religiosa del Primo Periodo Intermedio
(2270-2050), segnato dall’anarchia, dal frazionamento dello stato e dalla violazione delle
tombe (specialmente quelle regali). Il crollo dei monumenti funerari antichi mostra la
fragilità del credo dell’Antico Impero. Le affermazioni di Hergedef (verso il 2640) sulla
morte:
“Adorna' la' tua' casa' nella' necropoli' e' arricchisci' il' tuo' posto' all’occidente...' Accogli! (questa!
regola)!poiché'la'vita'è'per'noi'una'grande'cosa,'e'la'casa'della'morte'è'destinata'alla'vita”,!!
vengono contestate dalle composizioni di questo periodo caratterizzate da un modo di
pensare pessimistico e cinico. Ricordiamo: il Dialogo di un Disperato con la sua anima, il
Racconto di un Contadino eloquente e il Canto di un Arpista. Nel primo testo si legge, per
esempio:
“Se'pensi'alla'sepoltura'è'un’amarezza'del'cuore,'è'un'portare'pianto'facendo'miserabile'un'
uomo;'è'un'portare'via'un'uomo'dalla'sua'casa,'gettandolo'sull’altura.'Mai'uscirai'su'a'vedere'
il'sole!”.!'
In mezzo ad una società disorganizzata e incerta dell’avvenire, i dubbi espressi
sull’efficacia della religione funeraria tradizionale sottolineano l’ignoranza circa ciò che
attende gli uomini dopo la morte e mettono in evidenza tanto il carattere ineluttabile di
questa che l’ombra da essa proiettata sulla vita di ciascuno.
La riunificazione del paese introdusse il Medio Impero (2000-1800). La prosperità che
lo caratterizzò richiese un’allargata burocrazia e un maggior numero di scribi per istruire i
quali vennero preparati nuovi materiali come l’Insegnamento di Khety, nel quale viene fatto
l’elogio della professione dello scriba, un tema che diventerà un elemento popolare nella
letteratura del Nuovo Impero (1300-1050).
Un’altra forma sapienziale egiziana è l’onomasticon, il tentativo di enumerare tutti i
fenomeni naturali o in un gruppo più specializzato di essi, sotto titoli generici (cf.
l’Insegnamento di Amenemope, che risale al Nuovo Impero).
I sapienti che hanno composto queste opere erano scribi e molti di loro svolgevano ruoli
a corte in qualità di consiglieri. Il loro iter formativo era piuttosto elaborato. Dopo
un’istruzione elementare, gli studenti più brillanti si sottoponevano ad un periodo di
tirocinio per un addestramento più avanzato, specialmente nel campo dei mestieri e del
commercio. Un’ulteriore educazione specializzata era, poi, necessaria per quegli scribi che
aspiravano ad assumere incarichi amministrativi nel governo, al tempio, nell’esercito, o che
15
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volevano intraprendere una carriera nel campo della medicina, dell’astronomia, della magia
o nell’interpretazione dei sogni. Molti di questi saggi furono autori di opere nelle quali
l’istruzione morale era preminente. Nell’incitare i lettori a vivere in conformità con ma’at,
l’ordine stabilito dagli dèi nei tempi originari, essi trasmettevano gli insegnamenti delle
generazioni passate. Il saggio era, però, anche esperto di arti magiche, sapeva predire il
futuro e interpretare i sogni.
In conclusione: anche se è pervenuta a noi solo una piccola parte del materiale scritto
dell’antico Egitto, si può ritenere con certezza che i saggi abbiano avuto un ruolo importante
nello sviluppo della civiltà egiziana. I loro scritti ebbero un effetto profondo e durevole sulla
vita intellettuale ed etica dell’antico Egitto.
ii. La sapienza mesopotamica
Tre diverse civiltà, tra loro collegate, elaborarono in Mesopotamia documenti
sapienziali. La prima fu Sumer, che produsse testi sapienziali datati approssimativamente
attorno al 2500 a.C. Numerosi documenti ritrovati a Fara (antica Suruppak) e in altri luoghi
(per esempio Tell-Abu-Salabikh) mostrano l’esistenza di un’istituzione educativa, un luogo
di apprendimento, conosciuto in seguito come “edubba”, “casa della tavoletta”14. Il gruppo
di saggi che lavorava sviluppò nel corso dei secoli un curriculum di studi che comprendeva
varie discipline: alfabetizzazione, aritmetica, musica (vocale e strumentale), preparazione
all’elaborazione di diversi documenti (per il palazzo e per il tempio), composizione di
archivi e di cronache (preservando così eventi importanti per le generazioni future), stesura,
redazione, copia e studio di varie opere letterarie: miti e racconti epici, inni, preghiere, canti,
lamenti. Tra queste opere ricordiamo, per esempio, una versione sumera del motivo di
Giobbe che si intitola: “Un uomo e il suo dio”. In quest’opera una persona assolutamente
giusta soffre e grida continuamente al suo dio finché questi non risponde e tramuta la sua
sofferenza in gioia.
Era il contenuto collettivo, comprensivo, enciclopedico di queste opere letterarie che
formava le opinioni teologiche e cosmologiche degli studenti, ispirava le credenze religiose
e plasmava gli ideali morali ed etici. Tutto questo patrimonio gli studenti dovevano poi
inculcare, in un modo o nell’altro, nelle menti e nei cuori di re e cortigiani, di sacerdoti e
14!Con!il!termine!Edubba,!letteralmente!Casa(E2)!delle!tavolette(DUB),!i!sumeri!indicavano!l'istituzione!e!il!luogo!
in!cui!i!giovani!venivano!introdotti!all'arte!della!scrittura.!
16
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amministratori del tempio, una volta divenuti alti funzionari del palazzo o del tempio. Molti
degli studenti appartenevano alla nobiltà sumera: erano figli di re, governatori, ambasciatori,
amministratori del tempio, alti ufficiali dell’esercito, scribi, archivisti, contabili. È importante approfondire il rapporto tra questi intellettuali e la vita religiosa, rappresentata
simbolicamente dal tempio, il quale svolgeva un ruolo di primo piano nella vita spirituale
sumera. In esso esercitavano sacerdoti, indovini, esorcisti che erano stati formati nella
scuola (edubba). Nei secoli furono loro a sviluppare le interpretazioni intellettuali e i
concetti spirituali che fornivano il fondamento e la cornice del pensiero e della pratica
religiosa sumera. Essi includevano le convinzioni cosmologiche e il credo religioso, la fede
nell’esistenza di un pantheon antropomorfico invisibile, la sua organizzazione e il modo di
agire, la nozione della creazione dell’umanità, una visione negativa dell’esistenza.
I saggi sumeri, coerentemente con la loro visione del mondo, non avevano un’eccessiva
confidenza nell’umanità e nel suo destino. Erano, infatti, convinti che gli uomini fossero
stati impastati con l’argilla e creati per un unico scopo: servire gli dèi, fornendo loro cibo,
bevanda, riparo e lasciandoli liberi di svolgere la loro divina attività. La vita era segnata da
incertezza e insicurezza derivante dall’ignoranza circa il destino che gli dèi, imprevedibili e
inscrutabili, riservavano agli uomini. Oltre a ciò, i saggi introdussero la dottrina della
sofferenza e della sfortuna come conseguenza del peccato, da cui nessuno era esente. In
questa prospettiva non esisteva l’idea di una sofferenza ingiusta.
Come i saggi diedero forma e svilupparono i concetti ideologici e religiosi che
governavano il tempio, così fecero pure per le rappresentazioni simboliche e per i sentimenti
che dominavano il palazzo e specialmente il re, il quale era di natura divina grazie
specialmente al “me”15, l’insieme delle leggi divine che fondavano la sua autorità in quanto
15!Un!concetto!equivalente,!per!importanza,!a!quello!di!ma’at!nel!mondo!egiziano.!Enki'è!un!dio!della!mitologia!
sumera,!più!tardi!conosciuto!come!Ea!in!accadico!e!nella!mitologia!babilonese.!Originariamente!era!identificato!
come! la! divinità! protettrice! di! Eridu,! la! capitale! religiosa! dell’antica! Mesopotamia.! Più! tardi! l'influenza! del! suo!
culto! si! diffuse! in! tutta! la! Mesopotamia,! nella! regione! di! Canaan! e! tra! gli! Ittiti! e! gli! Hurriti.! Era! la! divinità! dei!
mestieri! (gašam),! del! bene,! dell'acqua,! del! mare,! dei! laghi! (a,! aba,! ab),! della! sapienza! (gestú,! letteralmente!
“orecchio”)! e! della! creazione! (Nudimmud:! nu,! somiglianza,! dim' mud,! generare).! È! stato! associato! alla! fascia!
meridionale!delle!costellazioni!chiamate!stelle'di'Ea,!ma!anche!con!la!costellazione!AŠZIKU,!il'quadrato'di'Pegaso.!
Il! suo! numero! sacro! è! il! 40.! Un! vasto! numero! di! miti! riguardanti! Enki! sono! stati! raccolti! da! molti! siti! di! scavo,!
estesi!dal!sud!dell’Iraq!fino!alla!costa!orientale.!Le!sue!prime!apparizioni!possono!essere!rinvenute!in!iscrizioni!
cuneiformi!attraverso!tutta!la!regione,!risalenti!prevalentemente!a!partire!dal!terzo!millennio!dell’era!ellenistica.!
I! suoi! miti! sembrano! aver! influenzato! alcune! storie! bibliche! e! coraniche.! L'esatto! significato! del! suo! nome! è!
incerto:!comunemente!viene!tradotto!come!“Signore'della'terra”:!il!sumerico!EN!viene!tradotto!con!l'equivalente!
di! signore,! originariamente! veniva! attribuito! agli! Alti! Sacerdoti;! ki! che! significa! terra.! Esistono! altre! teorie!
riguardante!l'attributo!ki!indicando!come!origine!un!probabile!kig!di!significato!sconosciuto,!o!kur!che!significa!
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vicario degli dèi. Il re veniva glorificato per mezzo di una serie di inni, composti
nell’edubba, istituzione in parte finanziata dal re stesso. Questi inni, che glorificavano e
celebravano il re, erano senza dubbio strumentali all’elaborazione del pensiero del sovrano,
dovevano plasmare le sue idee e ispirargli la convinzione che tutti i suoi atti16 avevano un
unico scopo: rendere felice, prospero e sicuro il suo popolo. Il re era una figura ideale: bello,
forte, coraggioso, intelligente, saggio, ecc. Era cioè l’uomo completo e perfetto. Riceveva
numerose benedizioni dagli dèi, specialmente da Enlil,17 nel giorno della sua incoronazione
o quando usciva in battaglia contro i nemici di Sumer. Tali benedizioni divine erano
collegate a tutto ciò che è essenziale per un regno ideale: un trono governato da leggi divine,
una corona duratura, uno scettro che esercitasse un forte controllo sul popolo, fertilità del
suolo e del bestiame, tributi dai paesi vicini e lontani. Tra i suoi compiti c’era
l’amministrazione della giustizia. Si può dire che tutto il mondo babilonese e non solo
Sumer, condivisero l’idea che il re possedeva una misura particolarmente abbondante di sapienza, che gli era stata donata dagli dèi, e la manifestava compiendo azioni a loro gradite,
in particolare costruendo templi.
tumulo'sepolcrale.!Il!nome!Ea!è!probabilmente!di!origine!hurrita!mentre!altri!sostengono!che!probabilmente!sia!
di! origine! semitica! e! possa! significare! “vita”! ed! in! questo! caso! utilizzato! per! “primavera”,! “acqua' corrente”.! In!
sumerico!E=A!significa!“la'casa'dell’acqua”!ed!è!stato!suggerito!che!questo!nome!fosse!originariamente!attribuito!
al!tempio!della!divinità!di!Eridu.!Il!principale!tempio!di!Enki!è!chiamato!EZabzu,!che!significa!tempio'abzu!(anche!
EZenZgurZa,! che! significa! casa' delle' acque' sotterranee),! un! tempio! di! tipo! ziggurat! circondato! dalle! paludi!
dell’Eufrate!presso!l’antica!costa!di!Eridu!nel!Golfo!Persico.!Egli!era!il!custode!dei!poteri!divini!chiamati!Me,!i!doni!
della!civilizzazione.!Le!prime!iscrizioni!reali!del!terzo!millennio!a.C.!menzionano!“le'canne'di'Enki”.!Nonostante!
tali!canne!fossero!un!importante!materiale!dedicato!alla!manifattura,!come!nell'intreccio!di!cestini!e!contenitori,!
e!raccolto!all’esterno!delle!mura!cittadine,!era!utilizzato!principalmente!per!il!trasporto!dei!morti!o!dei!malati.!
Questo! fatto! collega! Enki! con! il! Kur! o! l’oltretomba! della! mitologia! sumera.! In! un’altra! tradizione! ancora! più!
antica,!Nammu,!la!dea!creatrice!della!materia!primordiale!e!divinità!madre!ritratta!come!“colei'che'ha'dato'alla'
luce' i' grandi' dei”,! veniva! raffigurata! come! la! madre! di! Enki! e! forza! creatrice! dell’acqua,! e! si! diceva! che! la! sua!
esistenza!precedesse!quella!di!Ea=Enki.!
16!Guerre,!costruzione!di!templi,!canali!e!strade,!mantenimento!del!culto,!promulgazione!di!leggi.!
17! Divinità! del! pantheon! mesopotamico:! col! padre! Anu! e! col! figlio! Ea=Enki,! costituiva! la! triade! cosmica.!
Teologicamente!nella!triade!occupava!il!secondo!posto,!ma!di!fatto!era!il!detentore!della!sovranità,!esercitando!il!
governo! attivo! del! mondo.! Ogni! re! riceveva! l'investitura! da! Enlil,! per! l'intercessione! della! divinità! protettrice!
della!sua!città.!Un!grandioso!atto!cosmogonico!fonda!il!potere!di!Enlil:!la!separazione!del!Cielo!dalla!Terra,!che!
permette!lo!svolgersi!della!vita!e!delle!attività!umane.!Enlil!separò!il!Cielo!(dove!venne!relegato!Anu)!e!la!Terra!
(donata!alla!dea!degli!Inferi,!Ereshkigal),!e!s'inserì!nel!mezzo!come!dominatore.!La!sua!sede!è!l'“atmosfera”!e!il!
suo! nome! significherebbe! “Signore' Vento”.! Dall'alto! domina! gli! eventi:! è! il! signore! dei! destini! e! l'inflessibile!
reggitore! dell'ordine.! Punisce! ogni! trasgressione! irretendo! i! colpevoli.! Con! il! diluvio! punisce! l'umanità! tutta,!
quando! crede! che! non! segua! l'ordine! da! lui! stabilito.! Enlil! ha! insegnato! all'uomo! come! vivere! civilmente! sulla!
Terra,!donandogli!la!zappa!come!simbolo!dell'attività!umana!(sia!agricola!sia!edificatoria).!La!sua!sposa!è!Ninlil!
(femminile!di!Enlil),!assimilata!in!seguito!a!Ishtar;!gli!si!attribuiva!come!paredra!anche!Ninkursag!(Signora!della!
Montagna).! Dalla! “montagna”! (emblema! della! dominazione! dall'alto)! prendeva! nome! anche! il! suo! tempio!
principale!che!aveva!sede!a!Nippur:!l'Ekur!o!“Casa'della'Montagna”.!
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)
E tuttavia neanche il re, con tutta la sua sapienza, poteva sottrarsi alla morte. È il tema
sviluppato nell’Epopea di Gilgamesh, il testo più famoso di tutta la letteratura
mesopotamica. In essa si descrive il fallimento di tutta la sapienza umana davanti alla morte
nella forma di un confronto senza scampo tra il desiderio dell’uomo e la volontà degli dèi,
l’uno che cerca di impadronirsi di ciò che gli altri detengono. In Gilgamesh, la morte appare
come il limite insuperabile che gli dèi hanno imposto ai viventi. La sapienza, anche se
orientata verso la vita e il benessere, è deludente, perché essa fa soprattutto scoprire
all’uomo i suoi limiti, che sono i limiti della condizione mortale. Le riflessioni sulla morte
di Gilgamesh non sono isolate. Si ricordi anche il mito di Adapa, il più celebre dei sette
saggi leggendari antidiluviani18. All’inizio si afferma che il dio Ea “a quest’uomo dona la
sapienza, ma non la vita eterna”. Il seguito mostra la mancanza di discernimento di Adapa,
il quale, malgrado la sua sapienza eccezionale, non riesce a soddisfare il suo desiderio di
divenire immortale.
Babilonia possedette la più ricca tradizione sapienziale del Vicino Oriente Antico. I
termini babilonesi che indicano la sapienza, tuttavia, si riferiscono prevalentemente
all’abilità nella divinazione e nei riti liturgici. Tra le opere significative ricordiamo: il
Poema del giusto sofferente, che risale al 1500-1200 a.C. e presenta alcune affinità e alcune
differenze rispetto a Giobbe. Come Giobbe, il sofferente esprime completa innocenza, molto
dolore, e descrive la sua sofferenza fisica usando termini convenzionali (mancanza di
appetito, incubi). A differenza di Giobbe, però, la sua sofferenza è attribuita in modo più
diretto all’ira della divinità. Inoltre nel testo babilonese si parla di incantesimi (specialmente
della loro inefficacia). Intorno al 1000 a.C., un testo conosciuto come Teodicea contiene una
18
Adapa! è! un! personaggio! della! mitologia! mesopotamica,! sacerdote! e! figlio! del! dio! Enki,! protagonista!
dell'omonimo! mito.! Le! attestazioni! letterarie! più! antiche! risalgono! ad! un! testo! babilonese! del! XIV! sec.! a.C.,!
rinvenuto!in!Egitto,!mentre!le!più!recenti!provengono!dalla!biblioteca!del!re!assiro!Assurbanipal,!del!VII!secolo!
a.C.! Recentemente! è! stato! rinvenuto! un! analogo! testo! in! lingua! sumerica,! non! ancora! pubblicato.! Secondo! il!
racconto,! Adapa! ha! ricevuto! dal! padre! divino! il! dono! della! saggezza,! ma! non! quello! della! vita! eterna.! La! sua!
funzione!è!quella!di!accudire!alla!mensa!del!tempio!del!dio!Ea,!di!cui!è!custode!e!sacerdote,!nella!città!di!Eridu!
(odierna! Abu=Shahrain! in! Iraq),! anticamente! prospiciente! il! Golfo! Persico,! e! a! tale! scopo! si! dedica!
quotidianamente! alla! pesca.! In! un! giorno,! però,! in! acque! calmissime,! la! sua! barca! viene! rovesciata! da! Shutu,!
divinità! femminile! del! Vento! del! Sud.! Adirato! Adapa! scaglia! una! maledizione! contro! la! dea! e! le! spezza! le! ali.!
L'assenza!naturale!del!vento!comporta!uno!stravolgimento!dei!cicli!vegetali,!e!Adapa!viene!chiamato!al!cospetto!
del!dio!del!Cielo!Anu!per!essere!giudicato.!Salvatosi!grazie!ai!consigli!del!padre!Enki/Ea,!è!perdonato!dal!dio!Anu,!
il!quale!gli!offre!un!vestito!e!dell'olio,!tradizionali!doni!orientali!d'ospitalità,!ed!anche!il!pane!e!l’acqua!della!vita,!
che!gli!avrebbero!presumibilmente!permesso!di!divenire!immortale.!Adapa!accetta!i!primi!doni,!ma!sempre!su!
consiglio! del! padre! rifiuta! i! secondi,! mantenendo! così! la! sua! natura! mortale.! La! problematica! e! l'eventuale!
simbologia! che! offre! il! testo! sono! tutt'altro! che! chiare,! e! molte! sono! le! interpretazioni! che! gli! studiosi! hanno!
proposto.!Allo!stato!attuale!degli!studi!ancora!in!corso!gli!viene!riconosciuta!la!natura!sapienziale,!confermata!dal!
termine!Apkallu!(antico!saggio!ed!esorcista)!che!la!tradizione!babilonese!gli!ha!uniformemente!attribuito.!
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serie di discorsi tra un sofferente e i suoi amici. Il sofferente sostiene che gli dèi l’hanno
punito senza motivo, mentre gli amici affermano che egli ha provocato la divinità e deve
essere paziente attendendo la ricompensa. Di nuovo è sorprendente il parallelo con Giobbe.
I Consigli della sapienza, 1500-1200 a.C., contengono molti proverbi simili a quelli biblici
per forma e contenuto.
In Assiria la letteratura didattica ebbe origine da due contesti diversi: la corte (nobiltà e
saggi) e gli scribi. Già prima del 700 a.C. saggio era una designazione del re.
L’associazione tra la sapienza e il re coinvolse sia l’attività che l’ufficio del re. Sargon parla
della sua sapienza; Sennacherib si distingue per i suoi programmi di costruzione. Anche
Merodach-Baladan II, l’usurpatore babilonese del trono assiro (721-710), riceve il titolo di
saggio nella letteratura assira. Tra le opere di questo periodo ricordiamo il poema di Ahigar
che fu consigliere di Sennacherib (704-681) e di suo figlio Esarhaddon (680-669), il quale
cercò di ucciderlo per timore che egli usasse la sua sapienza per sobillare il popolo contro il
re.
In Mesopotamia, oltre al re, il saggio per eccellenza, erano considerati sapienti:
artigiani, architetti, costruttori, ufficiali del culto, indovini, musicisti, esorcisti, medici,
scribi, consiglieri, insegnanti. Si può notare che il re era considerato saggio non in senso
intellettuale, ma nella misura in cui sapeva riconoscere la supremazia degli dèi facendo ciò
che era loro gradito. Per il re, dunque, la riverenza verso gli dèi era il principio della
sapienza. Ma il termine, come si è detto poc’anzi, era applicato anche ad alcune categorie di
persone che esercitavano delle professioni che richiedevano abilità. Degno di nota è anche il
fatto che la letteratura mesopotamica non riserva a una classe di scribi particolari (astrologi,
maghi, persone sagge dal punto di vista etico e religioso) in senso specifico il vocabolario
sapienziale.
iii. La Sapienza cananea
La sapienza a Ugarit non differisce sensibilmente da quella babilonese e, più in
generale, dal tono complessivo che questo genere assume nel Vicino Oriente Antico19. Si
19
Ugarit!è!un'antica!città!del!vicino!Oriente,!attuale!Ras!Shamra!(collina'del'finocchio),!pochi!chilometri!a!nord!
della!città!moderna!di!Latakia!in!Siria.!Fu!la!capitale!dell’antico!regno!di!Ugarit,!ed!era!situata!allo!sbocco!sul!Mar!
Mediterraneo!di!un’antica!via!proveniente!dalla!Mesopotamia,!in!corrispondenza!dei!confini!tra!la!potenza!ittita!
a!nord!e!la!sfera!d'influenza!egiziana,!a!cui!appartenne,!a!sud.!Ugarit!prende!posto!accanto!ad!Ur!e!ad!Eridu!come!
una! delle! più! antiche! città! del! mondo,! con! antecedenti! preistorici! che! risalgono! al! VI! millennio! a.C.:! sebbene!
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)
trovano consigli di ordine generale (“sii prudente nel parlare, evita le liti, scegli la tua
sposa in modo assennato, preferisci i saggi agli stupidi”, ecc.). Si tratta, quindi, di una
sapienza essenzialmente pratica. Nella letteratura ugaritica sono state trovate anche tavolette
che contengono una sfida all’insegnamento tradizionale, ortodosso, riguardante la
sofferenza, simile alla problematica affrontata da Giobbe. Le tavolette contengono la storia
di un giusto sofferente, abbandonato dagli dèi, già considerato morto dal suo ambiente, che
esistano! tracce! di! insediamento! ancora! precedenti,! fu! in! questo! periodo! che! iniziò! ad! acquisire! una! vera! e!
propria!forma!urbana,!con!la!costruzione!di!un!muro!di!cinta!fortificato,!in!epoca!ancora!neolitica.!Appartenne!
più!tardi!alla!sfera!di!influenza!del!regno!egiziano:!sono!stati!rinvenuti!piccoli!oggetti!di!origine!egizia,!dell'epoca!
dei!faraoni!Sesostris!I!(1971=1926!a.C.),Sesostris!II!e!Amenemhet!III!e!la!cultura!artistica!mostra!forti!caratteri!
egiziani.! La! più! antica! evidenza! scritta! del! nome! della! città! proviene! invece! dalla! vicina! città! di! Ebla! e! risale!
intorno! al! 1800! a.C.! Successivamente! cadde! sotto! il! controllo! degli! Hyksos! (probabilmente! urriti! o! mitanni).!
Durante! il! periodo! della! sua! massima! fioritura,! tra! il! XVI! e! il! XIII! secolo! a.C.,! la! città! ebbe! contatti! costanti! con!
l’Egitto!e!con!Cipro.!L'ultimo!re!di!Ugarit!dell’età!del!bronzo,!Hammurapi!o!Amurapi,!fu!un!contemporaneo!del!re!
ittita! Suppiluliuma! II,! ma! la! data! esatta! del! suo! regno! è! ignota.! In! quest'epoca! la! città! venne! distrutta,! forse! in!
seguito!all'invasione!dei!popoli!del!mare:!in!base!ad!una!spada!con!il!nome!del!faraone!Merneptah!trovata!negli!
strati! di! distruzione,! la! data! di! questo! evento! fu! fissata! intorno! al! 1230! a.C.,! ma! una! tavoletta! cuneiforme!
rinvenuta! nel! 1986! mostra! che! dovette! avvenire! piuttosto! intorno! al! 1185! a.C.,! in! corrispondenza! dell'ottavo!
anno!di!regno!del!faraone!Ramses!III.!In!base!ai!frammenti!di!ceramica!micenea!rinvenuti!sempre!negli!strati!di!
distruzione!tale!data!sembra!corrispondere!anche!al!passaggio!dal!periodo!tardo=elladico!IIIB!a!quello!IIIC,!che!
corrisponde! ugualmente! alla! fine! dei! regni! micenei.! È! discusso! se! Ugarit! sia! stata! distrutta! prima! o! dopo! la!
capitale! ittita! Hattusa.! La! collocazione! di! Ugarit! fu! dimenticata! fino! al! 1928,! quando! un! contadino! scoprì!
accidentalmente! un'antica! sepoltura,! appartenente! all'antica! necropoli! della! città.! I! successivi! scavi! furono!
condotti,! in! condizioni! politiche! spesso! difficili,! prevalentemente! dall'archeologo! Claude! Schaeffer,! del! Museo!
preistorico!e!gallo=romano!di!Strasburgo.!Gli!scavi!scoprirono!un!palazzo!reale!di!ben!90!vani,!che!si!articolavano!
intorno!ad!8!cortili,!e!diverse!residenze!private!di!pregio,!due!delle!quali!includevano!archivi!di!documenti!(uno!
dei! quali! appartenente! ad! un! diplomatico! di! nome! “Rapanu”).! Nel! punto! più! alto! del! sito,! sull'acropoli,! si!
trovavano!i!due!templi!di!Baal!e!Dagat!(o!forse!Anat,!sorella!ed!amante!di!Baal),!che!rappresentavano!il!centro!
spirituale!della!città.!Entrambi!si!componevano!di!un!atrio!quadrato!e!di!una!cella!trasversale.!Presso!i!templi!si!
trovavano!le!abitazioni!dei!sacerdoti!e!le!biblioteche,!che!svolgevano!anche!la!funzione!di!scuole!di!scrittura.!Qui!
sono! stati! scoperti! testi! mitologici,! due! bacinelle! d'oro! (una! conservata! al! Louvre! di! Parigi,! l'altra! al! Museo!
Archeologico! di! Aleppo),! vari! doni! votivi,! tra! cui! anche! tre! ancore! di! pietra.! In! cima! alla! collina! su! cui! la! città!
venne!edificata!sorgevano!due!templi!principali,!uno!dedicato!a!Baal,!re'figlio'di'El,!e!uno!a!Dagon,!un!dio!ctonio!
della! fertilità! e! della! ricchezza.! Gli! scavi! di! Ugarit! misero! in! luce! diversi! archivi! di! tavolette! di! argilla! (uno! di!
palazzo,!uno!templare!e!due!privati),!con!testi!diplomatici,!legali,!economici,!amministrativi,!scolastici,!letterari!e!
religiosi,!e!datati!all'ultima!fase!di!vita!della!città,!intorno!al!1200!a.C.,!quando!venne!distrutta!dalle!scorrerie!dei!
popoli! del! mare.! Un! altro! archivio,! in! parte! disperso! sul! mercato! nero,! fu! rinvenuto! nel! 1958:! le! tavolette!
superstiti!sono!attualmente!conservate!a!Claremont!(California)!negli!Stati!Uniti,!presso!l'Istituto!di!Antichità!e!
Cristianesimo!(“Institute'for'Antiquity'and'Christianity”)!della!Scuola!teologica!di!Claremont!(Claremont'School'of'
Theology)!e!sono!state!pubblicate!da!Loren!R.!Fisher!nel!1971.!Ancora!altri!archivi!furono!riportati!alla!luce!nel!
1973nel!corso!di!scavi!di!emergenza!(120!tavolette)!e!nel!1994!(300!tavolette!rinvenute!in!un!vasto!edificio!che!
fu!utilizzato!negli!ultimi!anni!della!vita!della!città).!La!maggior!parte!di!queste!tavolette!sono!scritte!in!quattro!
lingue:! sumerico,! accadico! (il! linguaggio! della! diplomazia! nel! Vicino! Oriente! antico),! urrita! e,! infine,! ugaritico!
(lingua,! quest'ultima,! del! tutto! sconosciuta! fino! al! momento! della! scoperta! degli! archivi).! Si! sono! rinvenute!
tavolette!scritte!in!alfabeto!geroglifico!egiziano!e!ittita!e!in!alfabeto!cuneiforme!cipriota,!sumerico!e!ugaritico.!I!
testi! rinvenuti! nelle! tavolette! degli! archivi! ugaritici! comprendono! oltre! a! lettere,! documenti! legali,! come!
trasferimenti! di! proprietà! di! terreni,! alcuni! trattati! internazionali! e! diverse! liste! amministrative,! anche! poemi!
narrativi!di!carattere!mitologico:!sono!stati!identificati!frammenti!di!diverse!opere!poetiche,!tra!cui!la!“Leggenda'
di' Keret”,! la! “Leggenda' di' DanZel”,! il! “Mito' di' BaalZAliyan”,! e! la! “Morte' di' Baal”.! I! poemi! ugaritici! hanno! diverse!
caratteristiche!che!si!troveranno!più!tardi!nei!poemi!ebraici,!come!il!gusto!per!il!parallelismo,!i!metri!e!i!ritmi,!e!
alcuni! riferimenti! a! eventi! storici! e! persino! concetti! mitologici! che! vi! compaiono,! si! trovano! successivamente!
anche!nell’Antico!Testamento.!
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)
rimane fedele al suo dio che alla fine lo salva e gli dà gloria. Infine ricordiamo un testo che,
affrontando il problema della morte, si esprime in termini già noti: “Nel momento in cui
guardiamo il sole, in quel medesimo istante siamo nell’ombra. Tutti gli uomini si
addormentano presso Ereshkigal (dea del mondo sotterraneo) e noi siamo fatti per divenire
suoi figli”.
Conclusione
Alcuni elementi si ritrovano in modo trasversale all’interno di diverse culture: per
esempio, l’importanza della corte nell’elaborare un’ideologia globalmente sapienziale, la
funzione svolta dal re in questo contesto, l’esistenza di istituzioni formative che possiamo
definire scuole, un bagaglio di temi e motivi comuni che si specificano all’interno delle
singole situazioni. Lo sfondo comune fa risaltare ciò che è particolare e permette comunque
di apprezzare la ripresa anche critica che in Israele verrà fatta di questo universo
affascinante20.
Dopo aver posto le basi per comprendere il fenomeno sapienziale come cultura di sfondo
della rivelazione biblica, ci avviciniamo al testo sacro per studiarne in prima istanza la
consistenza del materiale all’interno della rivelazione, successivamente passeremo ad
un’analisi puntuale anche delle forme utilizzate dalla Bibbia, cercando, in conclusione, di
cogliere alcune tematiche di riferimento ed i suoi contatti con l’apocalittica. Concluderà la
presente introduzione, a mo’ di appendice, una carrellata sulle opere della letteratura non
canonica, che completerà il panorama entro il quale ci muoviamo.
2. Presentazione della Sapienza d’Israele
Avvicinandoci al mondo sapienziale biblico è utile fare ciò con passi graduali. Un
primo significato approccio è quello di vedere la tradizione sapienziale all’interno degli altri
scritti dell’Antico Testamento. Questo ci fornirà degli elementi interessanti per la
valutazione stessa degli scritti propri del corpus sapienziale.
20!Il!termine!assiro!che!significa!“sapienza”!(nemequ)!denota,!tra!altre!cose,!possesso!dì!abilità!per!l’adempimento!
di!un’occupazione.!In!questo!senso!richiama!il!termine!ebraico!hokmá.!Queste!somiglianze!tra!l’Assiria!e!Israele!
dipendono!dal!generale!sviluppo!culturale,!dalle!influenze!comuni!e!soprattutto!dall’influenza!politica!esercitata!
dall’Assiria!su!Israele.!
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)
a. La tradizione sapienziale negli altri scritti dell’Antico Testamento
i. Il Pentateuco
Nelle narrazioni del Pentateuco soltanto Giuseppe viene designato con l’aggettivo
ḥākām. Tuttavia atteggiamenti e caratteri generalmente associati al mondo dei sapienti
(sagacia, perspicacia, spirito di sopravvivenza) si possono facilmente individuare in altre
figure maschili e femminili del Pentateuco. Possiamo ricordare l’astuzia di Giacobbe per
carpire la primogenitura a Esaù o la dissimulazione e la finzione cui ricorrono le matriarche
israelitiche per perseguire loro scopi: sotterfugi di Sara per sbarazzarsi di Agar; l’opportuno
intervento di Rebecca affinché Isacco mandi Giacobbe in Mesopotamia a cercarsi una
sposa; il consiglio di Rachele affinché Giacobbe prenda come concubina Bila per procurarsi
una discendenza. In tutti questi casi le matriarche ricorrono a una retorica particolare. Esse
non affrontano direttamente il marito perché risulterebbero sconfitte; e nemmeno ricorrono
al linguaggio della sottomissione
perché la loro richiesta sarebbe debole sul piano
psicologico. I loro discorsi sono basati su una retorica capace di suscitare e fomentare nel
marito il senso di colpa. In Gen 16,5 Sara dice ad Abramo: “La violenza che subisco ti è
ascritta a colpa... Che il Signore giudichi tra te e me”. Astuzia femminile? No, semmai
astuzia sapienziale giacché lo stesso tipo di trucchi ricorre nel comportamento di alcune
figure maschili.
La costante tonalità intellettuale del Deuteronomio, il suo carattere didascalico e
riflessivo e inoltre la sua preoccupazione per la scrittura e l’istruzione (imparare e insegnare
la legge, le imprese di Jahvè e la storia della salvezza) suggeriscono che quest’opera fu
scritta da persone vicine (se non appartenenti) a circoli di scribi.
ii. La storia deuteronomista
Prendendo in esame la storia deuteronomista si scopre che il modello del sapiente
israelita è Salomone, l’uomo più sapiente che sia mai esistito (cf. 1Re 5,9-14). Jahvè
concesse al re di Gerusalemme un “cuore saggio e prudente” per governare il popolo (1Re
3,12), cioè il frutto di un dono particolare. Se si eccettua questa tradizione la storiografia
deuteronomista non presenta una visione molto positiva della sapienza tradizionale.
Probabilmente ciò esprime un conflitto tra il punto di vista deuteronomista (che riteneva
l’essere sapiente una caratteristica insufficiente per essere un buon re) e le fonti letterarie
della storiografia deuteronomista. In effetti queste fonti rivelano una concezione della
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)
sapienza intesa come sagacia, astuzia e perspicacia che emargina (o prescinde da)
preoccupazioni etiche. La sapienza è la capacità di riconoscere gli schemi del
comportamento umano e di sfruttarli a proprio vantaggio. È sufficiente riprendere 2Sam
13,1-19; 14,1-2,0; 20,14-22 per mostrare che il termine saggio o saggia non è
necessariamente legato alla dimensione etica. Tuttavia nel circoli deuteronomisti la sapienza
intesa come perspicacia va perdendo terreno di fronte al trionfo della tôrâ. Secondo Dt 4,5-6
una condotta sapiente è correlata alle Leggi e al precetti di Jahvè. Se Israele li mette in
pratica sarà internazionalmente riconosciuto come popolo sapiente. In breve, il punto di
vista deuteronomista sulla sapienza differisce dall’idea tradizionale attestata dalle fonti della
storia deuteronomista. La concezione che vede nella sapienza la perspicacia nel
comprendere a fondo l’ordine sociale e il cuore umano viene sostituita dalla volontà di
comprensione del volere e delle decisioni di Jahvè:
“Nella'tradizione'salomonica'la'sapienza'è'un'dono'immediato,'carismatico'e'l’intelligenza'di'
Salomone'ne'è'la'prova.'Nel'pensiero'deuteronomista'la'sorgente'della'sapienza'è'la'torà'e'la'
21
prova'ne'è'l’obbedienza'del'popolo” .!
iii. La letteratura profetica
Per quanto riguarda la presenza del pensiero sapienziale nella letteratura profetica, ci
si trova di fronte a una polarità: da una parte è probabile che il libro di Osea rispecchi
indirettamente la presenza dei sapienti nel corpus profetico in qualità di redattori; d’altra
parte i sapienti menzionati esplicitamente come ḥǎkāmîm nella letteratura profetica sono
quasi sempre antagonisti dei profeti in questioni connesse al tema della giustizia e,
soprattutto, nelle decisioni politiche. Interrogarsi sulla natura di questi sapienti comporta,
quindi, la soluzione di due problemi: qual era il ruolo sociale del sapiente che appare nella
letteratura profetica; com’è possibile distinguere i sapienti buoni da quelli cattivi. L’opera di
Whybray costituisce un buon punto di partenza, poiché studia approfonditamente il valore
contestuale dei termini connessi alla sapienza, come ḥkm e altri22. Suo unico errore è
ritenere che il termine ḥākām non venne mai usato in senso tecnico per designare una classe
sociale determinata23. Alcuni testi, come Is 3,1-4; 5,18-24; 29,13-14; 31,1-3; Ger 18,18;
21!P.K.!MCCARTER!JR.,!The'Sage'in'the'Deuteronomistic'History,'in!J.G.!Gammie!–!L.G.!Perdue!(edd.),!The'Sage,'!292!
22! R.N.! WHYBRAY,! The' Intellectual' Tradition,! Berlin! –! New! York! 1974.! Sull’importanza! metodologica! di! questo!
studio!cf.!R.E.!CLEMENTS,!Prophecy'and'Tradition,!Atlanta!1975,!82.!
23!W.!MCKANE,!Prophets'and'Wise'Men,!London!1965.!L’autore!critica!questa!posizione.!!
24
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49,7; 50,35-36; 51,57, comparati con altri testi dei Proverbi24, che rispecchiano una sede
)
cortigiana in cui può svilupparsi la giustizia o la corruzione, rivelano che gli ḥǎkāmîm
oppositori dei profeti sono uomini di stato, consiglieri, membri delle classi elevate ricche e
corrotte e anche scribi. Tutti costoro pongono la loro sapienza umana al di sopra dei disegni
di Jahvè rivelati al profeti.
iv. L’opera del cronista
Per quanto attiene all’opera del Cronista (primo e secondo libro delle Esdra e
Neemia) è da osservare che il sostantivo ḥākām non viene mai impiegato nel senso di
sapiente, il che non significa che l’autore non fosse interessato all’ambito sapienziale. Se si
vuole comprendere il grado d’interesse del Cronista in questo campo, basterà prendere in
esame le caratteristiche dell’ufficio di scriba: scrittore, notaio, ufficiale di corte, interprete e
insegnante della torà.
b. Sapienza e letteratura sapienziale
i. La letteratura sapienziale
1°) Il lessico della Sapienza
Il carattere sfuggente del concetto stesso di sapienza ha spinto alcuni ad elaborare una
serie di opere di carattere linguistico complesse nella struttura e ambigue nel risultati, se non
fuorvianti. Gli sforzi metodologici in questa direzione non sempre seguono il percorso
corretto. Perciò, anziché cercare un’ingannevole completezza nella scelta dei termini da
prendere in esame, occorre partire da un nucleo fondamentale di lessemi che comprenda
soltanto quelli incontestabilmente radicati nella cosiddetta letteratura sapienziale e
caratterizzati da una corrispondenza semantica (seppure parziale) con i nostri sapiente,
sapienza e antonimi.
La radice ebraica che più si avvicina ai nostri concetti di sapiente e sapienza è ḥkm. Il
suo spettro semantico è talmente polivalente che le lingue d’arrivo moderne, dovendo
interpretare il significato di alcuni lessemi derivati, si trovano spesso di fronte a notevoli
incertezze. Come esempio di questa complessità valga la riproduzione di questa pagina di
vocabolario:
24!Ad!es.:!8.15=16;!16.10.12=13;!20.18.26.28;!21.30=31;!24.6;!25.5;!28.11;!29.4.14.26.!
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)
“La' radice' ḥkm' designa' in' maniera' indifferenziata' la' sfera' ‘sapienziale’,' ossia' la' sfera' della'
ragione,' intelligenza,' sapere' e' abilità.' Le' differenziazioni' dipendono' dal' contesto,' senza'
precisazioni'di'carattere'terminologico.'Gli'ambiti'o'categorie'sono:'ciò'che'è'naturale'e'ciò'
che'è'acquisito.'Come'capacità'radicalmente'umana:'ragione,'intelligenza.'Le'qualità'naturali'
del'conoscere,'giudicare,'agire.'Del'conoscere:'intelligenza,'talento,'perspicacia,'penetrazione,'
finezza,' ingegno.' Del' giudicare:' misura,' prudenza,' giudizio,' ragione,' assennatezza,' senno.'
Dell’agire:'abilità,'capacità.'Come'qualità'acquisite:'del'conoscere:'sapere,'sapienza,'cultura,'
erudizione;'del'giudicare:'prudenza,'ponderazione,'autocontrollo,'tatto,'avvedutezza,'cautela;'
dell’agire:' destrezza,' metodo,' esperienza,' perizia,' idoneità,' prontezza.' L’aggettivo' (ḥākām)'
può' inoltre' designare' una' professione' o' i' suoi' cultori:' dotti,' maestri,' dottori,' artigiani.' Il'
sostantivo' (ḥokmâ)' può' indicare' una' personificazione.' In' molti' casi' l’aggettivo' comprende'
qualità' appartenenti' a' categorie' diverse,' ad' esempio' intelligenza' e' prudenza,' sapere' ed'
esperienza,' caratteri' naturali' e' acquisiti,' ecc.' In' diversi' casi' predomina' il' significato' di'
25
assennatezza,'prudenza;'il'significato'di'sapere'intellettuale'è'poco'frequente” .!
Profondamente radicata nel lessico sapienziale è inoltre la radice bîn. Come nel caso di
ḥkm il verbo presenta uno spettro semantico ampio ma piuttosto indifferenziato: intendere,
comprendere; conoscere, penetrare, percepire; distinguere, discernere; fare attenzione,
avvertire, osservare, presagire, considerare, tener in conto, essere consapevole; riflettere. Il
sostantivo derivato (bînā) si riferisce a: intelligenza, talento; istinto, prudenza; sapere,
comprensione, penetrazione, perspicacia; giudizio, discernimento; abilità, destrezza, perizia;
avvedutezza26.
Accanto a questo lessico, che definisce la sapienza dal punto di vista positivo, è
opportuno porre in rilievo i fondamenti semantici presentati da una serie di antonimi: ’ĕwîl,
kesîl, lēs, petî; ’inwwelet, kesîlût, siklût, ecc. I loro significati coincidono per lo più con i
nostri termini stolto, sciocco, sempliciotto, ignorante; dissennato, stupido, incapace,
inesperto; ingenuo, candido, disgraziato, innocente, incauto; insensato, imprudente;
beffardo, insolente, cinico, sfacciato, impudente. A questo elenco di aggettivi si dovrebbero
aggiungere le rispettive qualità astratte: stoltezza, ignoranza, stupidità, ingenuità,
imprudenza, ecc.
A partire da questo nucleo essenziale di lessemi è possibile tentare una descrizione del
fenomeno sapienziale abbozzata nelle pagine che seguono.
25!A.L.!SCHÖKEL,!Diccionario'Bìblico'HebreoZEspanol,!Valencia!1990,!226.!
26!A.L.!SCHÖKEL,!Diccionario'Bìblico'HebreoZEspanol,!Valencia!1990,!97=99.!
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2°) Letteratura o tradizione
Una prima valutazione di questo lessico obbliga a porre in discussione l’idoneità del
termine letteratura e la sua inadeguatezza all’Antico Testamento nel suo insieme. In
particolare per due ragioni: la semplice costatazione che la terminologia sapienziale (e gli
atteggiamenti umani a essa correlati) compare in altri strati letterari dell’Antico Testamento
induce alla cautela. Si può certamente parlare di esempi di sapienza al di fuori dei libri
sapienziali. Basta pensare al lessico e al carattere di alcuni salmi27, alla formulazione delle
tradizioni profetiche di Amos28, alle narrazioni Jahviste della creazione e del peccato (Gen
2-3)29, ad alcune sequenze della storia di Giuseppe (Gen 37-50)30, alle tradizioni giuridiche
dei libri dell’Esodo e dei Numeri31 o ad ampie sezioni della narrazione sulla successione al
trono (2Sm 9-20; 1Re 1-2) per individuare la presenza dell’elemento sapienziale all’interno
di generi letterari assai diversi. Questa presenza impone di considerare secondario, per il
nostro intento, il termine Letteratura. D’altra parte i cinque libri quasi universalmente
riconosciuti come sapienziali (Proverbi, Giobbe, Ecclesiaste o Qohelet, Ecclesiastico o
Siracide e Sapienza) risalgono a epoche diverse: ciò lascia supporre che tali opere sorsero in
una humus sociologica determinata, non necessariamente legata alle formulazioni letterarie.
Nel libro dei Proverbi, ad esempio, si possono individuare strati diversi32 distinguibili per la
forma (istruzione, proverbio isolato, ecc.) e gli interessi teologici peculiari. Tutto ciò rivela
uno sforzo redazionale, un lavoro editoriale che intende raccogliere in un’unica opera il
precipitato di un’esperienza secolare.
ii. Le alternative all’elemento sapienziale
Una volta scartato il termine letteratura a favore del termine oggettivamente più adatto
di tradizione molti autori hanno messo in causa l’aggettivo sapienziale. Soprattutto nella
27!Tutti!i!commentatori!del!Salterio,!affrontando!la!classificazione!per!generi!dei!salmi,!ricorrono!alla!categoria!
dei!Salmi'sapienziali!(o!salmi'didattici).!
28! Sono! interessanti,! in! questa! prospettiva,! l’opera! di! H.W.! WOLFF,! Amos’' geistige' Heimat,! (WMANT! 18),!
Neukirchen!1964,!e!l’articolo!di!S.! TERRIEN,!Amos'and'Wisdom,!in!J.L.!Crenshaw!(ed.),!Studies'in'Ancient'Israelite'
Wisdom,!New!York!1976,!448=455.!
29!A.L.!SCHÖKEL,!Motivos'sapienciales'y'de'alianza'en'Gen'2Z3,!Bib!43(1962)!295=316.!
30! Così! G.! VON! RAD,! Josephsgeschichte' und' ältere' Chokma,! in! G.! Von! Rad! (ed.),! Gesammelte' Studien' zum' Alten'
Testament,!München!1971,!272=280.!
31!Si!vedano,!E.! GERSTENBERGER,!Wesen'und'Herkunft'des'“apodiktischen'Rechts”,!(WMANT!20),!Neukirchen!1965;!
W.! RICHTER,! Recht' un' Ethos.' Versuch' einer' Ortung' des' weistateuch:' Sounndings,! in! J.! G.! Gammie! –! L.! G.! Perdue!
(edd.),!The'Sage'in'Israel'and'the'Ancient'Near'east,!Winona!Lake!1990,!280=286.!
32!Oltre!alle!intestazioni!di!1,1;!10,1;!22,17;!25,1;!30,1;!31,1.!
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nostra cultura occidentale questo aggettivo (e il sostantivo corrispondente sapienza)
presenta a livello denotativo confini tali da rendere frustrante lo sforzo per adeguarlo alla
realtà biblica.
Sapiente evoca alle nostre orecchie il concetto di colto, specialista in qualche ramo del
sapere33, persona talmente immersa nel proprio settore da vivere talvolta al di fuori della
realtà quotidiana che lo circonda. E questo non è davvero il modello di persona desumibile
dal termini ebraici ḥākām e ḥokmâ come abbiamo potuto verificare in precedenza.
A motivo di tale inadeguatezza gli specialisti hanno tentato definizioni più adatte. Lo
stesso titolo di un’opera di Whybray assume a questo proposito valore programmatico. A
suo giudizio, poiché il sostantivo ḥokmâ/sapienza è sinonimo di intelligenza nel significato
più ampio di capacità, attitudine, perspicacia ed efficienza e posto che il termine
ḥākām/sapiente allude certamente a un membro di una classe professionale in Israele,
l’aggettivo intellettuale risulta il più appropriato. In realtà questa scelta ripropone le stesse
difficoltà che comporta l’aggettivo sapienziale. Se accettiamo la proposta alternativa di
Whybray, come si spiega la caratterizzazione di Ionadab in 2Sm 13,3 come: “’iš ḥākām
me’ōd? Uomo molto astuto?” Nell’ambito di atteggiamenti intellettuali difficilmente
rientrano l’astuzia e la malizia di Ionadab. Von Rad rifiuta le definizioni eccessivamente
tecniche e preferisce parlare di tradizione didattica34. Se si considera che la sapienza
israelitica (e quella del Vicino Oriente in genere) presenta una chiara tendenza educativa,
l’attributo proposto da von Rad risulta particolarmente adatto. In ogni caso è opportuna
qualche precisazione. L’aggettivo didattico connota in genere un ambito scolastico; da
questo punto di vista l’impiego di tale aggettivo per definire la sapienza biblica non sarebbe
appropriato. Tuttavia se ampliamo legittimamente lo spettro semantico del termine didattico
fino a identificarlo con educativo, risulta allora giustificata l’espressione tradizione
didattica. Infatti la sapienza biblica è caratterizzata da un forte impulso verso la formazione
integrale dell’uomo.
È opportuno tentare l’uso dell’aggettivo umanistico e verificarne i risultati. Pur essendo
un fenomeno particolarmente complesso, non c’è dubbio che la sapienza intende dare
33! Di! fronte! al! pericolo! di! fraintendere! il! termine! sapienza! identificandolo,! sia! pure! inavvertitamente,! con!
corrente' intellettuale,! G.! VON! RAD,! La' Sapienza,! 17,! afferma:! “…è' legittimo' chiedersi' se,' al' presente,' l’impegnativa'
denominazione' di' ‘sapienza’' non' costituisca' un' ostacolo' più' che' un' aiuto' per' la' comprensione,' giacché' travisa'
l’autentico'significato'del'termine,'anziché'esprimerlo'adeguatamente”.!
34!G.!VON!RAD,!La'Sapienza,!23ss.!
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risposta a una serie di domande: “Cos’è bene per l’uomo?”; “cosa è legittimo per l’uomo?”.
Questo bene (il factum della conservazione di sé) e questa legittimità (il debitum etico),
presentati come l’orizzonte degli atteggiamenti e delle attività dell’essere umano, non sono
orientati esclusivamente verso i rapporti sociali ma si dispiegano altresì verso la direzione
verticale dei rapporti con il creatore. Nel mondo della sapienza l’israelita è consapevole
della propria individualità, pur sapendo che questa va armonizzata a livello sociale e
teologico. L’impulso verso la coltivazione integrale dell’essere umano, tanto sul piano della
sua naturale inclinazione sociale quanto su quello della sua dimensione creaturale può
essere definito umanistico. Un elemento sembra convalidare questa definizione: nella
sapienza di Israele è assente una dimensione storica della fede. Colui che è abituato alla
concezione della storia, presente soprattutto nell’opera deuteronomista e nei profeti (in
particolare la dialettica tra offerta e rifiuto, peccato e redenzione), certamente sarà sorpreso
di fronte al silenzio della letteratura sapienziale a questo proposito. I Proverbi, Giobbe o
Qohelet non fanno alcun riferimento alla storia del popolo che li espresse. Persino la visione
della storia d’Israele proposta dal Siracide (Sir 44-50) non può essere affrontata dal punto di
vista della teologia della storia, ma piuttosto da quello delle manifestazioni della sapienza
incarnata. Soltanto il libro della Sapienza (opera tarda) presenta alcuni spunti di novità.
Insomma, la sapienza d’Israele è interessata più all’individuo e alla sua realizzazione che
alla nazione e al suo presunto destino storico.
c. La sapienza come risposta adeguata all’esistenza umana
Grazie alle osservazioni fin qui avanzate siamo in grado di tentare una definizione di
questo fenomeno così complesso denominato sapienza. Non si tratta di un esperimento di
laboratorio; presentiamo, invece, una definizione del concetto di sapienza biblica tenendone
presente l’evoluzione storica: i caratteri nuovi da essa integrati nel corso di un processo le
cui fasi puntuali non siamo in grado di determinare.
i. Definizione di sapienza
A causa della varietà e ricchezza di significati contenuti nel termini ḥākām/sapiente e
ḥokmâ/sapienza, come si è visto, ci troviamo di fronte a una difficoltà quasi irresolubile:
cercare una definizione di tipo scolastico. Von Rad definisce la sapienza come la
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“conoscenza pratica delle leggi della vita e del mondo basata sull’esperienza”35; secondo
Cazelles, la sapienza è:
“l’arte' di' avere' successo' nella' vita' sia' sul' piano' privato' sia' su' quello' sociale.' Essa' è' basata'
sull’umanesimo'e'sulla'riflessione'(e'osservazione)'sul'corso'delle'cose'e'sul'comportamento'
36
umano” .!!
A parere di Crenshaw, la sapienza è la “ricerca della comprensione di sé in rapporto
alle cose, la gente e il creatore”37. Sebbene queste tre definizioni pongano in rilievo aspetti
più o meno complementari, quella di Crenshaw ci pare la più adeguata nonostante trascuri
l’aspetto dell’autorealizzazione umana, elemento indispensabile per conoscere la natura
della sapienza. In ogni caso bisogna riconoscere che tentare una definizione di tipo
scolastico significa in generale rinunciare a qualche elemento particolare, poiché la sapienza
costituisce allo stesso tempo un corpus letterario, un modo di pensare e una tradizione38.
A nostro parere è più corretto tentare una definizione sulla base delle linee di forza che
convergono sui termini ḥākām e ḥokmâ. Inaspettatamente due testi dell’Antico Testamento
mettono la sapienza in relazione con la mantica39 (in particolare l’oniromanzia40) e con la
magia. In Gen 41,8 gli ḥǎkǎmîm/sapienti sono citati in parallelismo con gli
ḥarṭummîm/maghi/indovini in occasione dell’interpretazione dei sogni del faraone. In Es
7,11 vi è un altro parallelismo con mekaššefîm/maghi-operatori d’incantesimi all’origine del
confronto tra Aronne con il suo bastone magico e gli stregoni egiziani. Questa concezione
della ḥokmâ è isolata nell’Antico Testamento, ma profondamente radicata in Mesopotamia.
D’altra parte è sorprendente che questi due testi riproducano tradizioni collegate all’ambito
culturale egiziano.
35!G.!VON!RAD,!La'Sapienza,!264!
36!H.!CAZELLES,!Bible,'sagesse,'science,!RevSR!48!(1960)!42s.!
37!J.L.! CRENSHAW,!Method'in'Determining'Wisdom'Influence'Upon'‘Historical’'Literature,!in!JBL(1969)!130.132.!Cf.!
anche!ID.,!Studies'in'Ancient'Israelite'Wisdom,!New!York!1976,!481=494.''
38!J.L.!CRENSHAW,!Wisdom'in'the'Old'Testament,!in!IDB!Suppl.!(1976),!952=956.!
39! La! divinazione! o! mantica! è! la! pratica! di! ricavare! informazioni! da! fonti! soprannaturali.! Va! distinta! dalla!
predizione!della!fortuna,!in!quanto!la!divinazione!ha!caratteristiche!formali,!rituali!e!spesso!sociali,!solitamente!
in!un!contesto!religioso,!mentre!la!predizione!della!fortuna!è!una!pratica!più!quotidiana!e!a!scopo!personale.!
40! L’incubazione! è! una! pratica! magico=religiosa! che! consiste! nel! dormire! in! un’area! sacra! allo! scopo! di!
sperimentare!in!sogno!rivelazioni!sul!futuro!(oniromanzia)!oppure!di!ricevere!cure!o!benedizioni!di!vario!tipo.!
Rituali!di!incubazione!si!conoscono!già!in!epoca!sumerica.!Questa!pratica!richiedeva!che!un!sognatore!scendesse!
in!un!luogo!sacro!sotterraneo,!dormisse!una!notte!sognando!e!andasse!da!un!interprete!a!raccontare!il!sogno,!che!
di!solito!rivelava!una!profezia.!Nell’antica!Grecia,!l’incubazione!veniva!praticata!dai!membri!del!culto!di!Asclepio!
e! le! offerte! votive! ritrovate! nei! suoi! centri! di! culto! ad! Epidauro,! Pergamo! e! Rome! attestano! l’efficacia! del! rito.!
L’incubazione!venne!adottata!da!certe!sette!cristiane!ed!è!tuttora!in!uso!in!pochi!monasteri!greci.!In!Nordafrica!la!
pratica!dell’incubazione,!estremamente!antica!(è!segnalata!già!da!Erodoto),!è!tuttora!molto!vivace.!Essa!si!pratica!
soprattutto! presso! le! sepolture! dei! famigliari! o! di! qualche! santo! o! marabutto.! Il! termine! che! la! designa! più! di!
frequente!è!asensi!(dal!verbo!ens!“passare'la'notte”).!
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Tuttavia la maggior parte dei contesti in cui appaiono i termini ḥākām e ḥokmâ sono
correlati all’intelligenza pratica: destrezza e abilità; astuzia e ingegno. Bisogna osservare,
anzitutto, che il contenuto della terminologia sapienziale non è necessariamente collegato
con un determinato orientamento etico41. Tra gli altri casi è sapiente colui che mostra una
particolare capacità nello svolgere un compito o nell’esercitare una funzione: artigiani42,
nocchieri43, ecc.. Il termine ḥākām è inoltre collegato alla capacità di governare (cf. 1Re
3,8-11). In negativo (= stupido) il termine viene impiegato persino per un feto che non sa
trovare l’uscita dal ventre materno (cf. Os 13,13). La sapienza come astuzia e ingegno si
manifesta, soprattutto, nell’istinto di sopravvivenza, come si può desumere da 2Sm 14;
20,14ss. In questo caso il termine è logicamente applicato anche agli animali (Pr 30,24). Il
suo rapporto con il giudizio44, la riflessione e la prudenza fanno della ḥokmâ la sapienza
pratica che si apprezza soprattutto al culmine della vita, quando l’essere umano è capace di
muoversi con sicurezza tra gli scogli della vita, distinguendo il bene dal male per giungere,
per quanto possibile, indenne alla meta desiderata.
Nell’Antico Testamento la radice ḥkm non è esplicitamente messa in relazione con
quella che è attualmente definita la cultura. Tuttavia la compilazione e la trasmissione di
onomastici nel mondo dei sapienti rende plausibile, in via deduttiva, ritenere che la ḥokmâ
definisse anche la cultura della persona colta. Gli onomastici, antenati delle nostre
enciclopedie, raccoglievano elenchi di elementi che, sulla base di analogie esteriori,
appartenevano al mondo della natura animata e inanimata: minerali, piante, animali, aree
geografiche, razze, ecc. Gli onomastici coltivati particolarmente in Egitto erano basati su
osservazioni focalizzate sulla diversità dei fenomeni dal punto di vista delle loro
interrelazioni teleologiche. Alcuni testi, come Gb 28,38-39 e Sap 7,17-20, che presentano
un’articolata sapienza della natura indicano questa direzione.
In precedenza si è osservato che la radice ḥkm non è necessariamente collegata a
comportamenti etici. Tuttavia la sapienza biblica, intesa non solo come atteggiamento ma
come progetto educativo basato sulla formulazione di norme di condotta, è profondamente
41!Secondo!Ger!4,22!ci!sono!persone!hakamîm'lehara!“sapienti'per'fare'il'male”;!cf.!Es!1,10;!2Sm!13,3=5;!1Re!2,6;!Is!
31,2.! Tuttavia! bisogna! tener! conto! dell’opinione! contraria! di! Ben! Sira:! “Non' è' sapienza' l’essere' esperto' in'
malvagità”!(Sir!19,22).!
42!ḥǎkām'ḥǎrāšîm,!Is!3,3;!40,20;!cf.!Es!36,4;!Ger!10,9;!1Cr!22,15.!
43!ḥōbelîm'='ḥǎkāmîm,!Ez!17,8.!
44!Non!un!giudizio!astratto,!ma!un!giudizio!inteso!come!discernimento,!In!questo!senso,!quando!siamo!testimoni!
di! una! decisione! dalle! prevedibili! conseguenze! negative! o! di! un’affermazione! spropositata! per! imprudenza! in!
italiano!diciamo!di!chi!la!compie!o!la!pronuncia:!“Non'ha'giudizio!”.!
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correlata con l’attuazione di prese di posizione etiche. Tant’è vero che non sorprende
l’identificazione, presente soprattutto nei Proverbi45, tra sapiente o onesto (e,
correlativamente, di stolto e malvagio: “il frutto della giustizia è albero di vita, e il saggio
conquista la gente” (11,30)46.
La ḥokmâ è spesso legata a idee religiose cosicché talvolta equivale alla pietà
dell’uomo. Il sapiente è dotato di una capacità di penetrazione religiosa sufficiente a fargli
scoprire che Dio ha creato (e che regge) il mondo e a fargli percepire la propria
appartenenza al mondo delle creature. Avendo preso coscienza dei limiti cui è sottoposta la
sua condizione di creatura, il sapiente coltiva nella propria interiorità la virtù del timore del
Signore.
Un
timore
non
sinonimo
di
terrore,
ma
di
disposizione
scaturita
dall’autocomprensione dell’uomo come creatura contingente nelle mani di Dio. Da questo
punto di vista timore del Signore equivale a religione, la quale non trova la propria
espressione nel culto, bensì nel compiti quotidiani che costituiscono la trama dello sviluppo
dell’essere umano inteso come progetto. In questa prospettiva è comprensibile in tutta la sua
profondità il frequente ritornello sapienziale: “Il principio (radice, corona, pienezza) della
sapienza è il timore del Signore”47.
Nell’Antico Testamento il legame della ḥokmâ con l’escatologia e l’apocalittica risulta
altrettanto limitato quanto quello con la mantica e la magia, almeno se ci si limita alle
testimonianze letterarie canoniche. Secondo Is 33,5-6:
“Il'Signore...colmerà'Sion'di'giustizia'e'diritto...'la'sapienza'(ḥokmâ)'e'la'conoscenza'(da‘at)'
saranno'il'suo'rifugio'di'salvezza,'il'timore'del'Signore'sarà'il'suo'tesoro”.!!
In questo contesto sapienza equivale a pietà pratica orientata alla giustizia con la quale il
Signore colmerà Sion nel tempo della salvezza escatologica. Is 11,2 è un testo ricco di
elementi sapienziali: spirito di Jahvè, che è spirito di ḥokmâ (sapienza), di bînâ
(intelligenza), di ‘ēsâ (consiglio), di da‘at (conoscenza), di jir’at jhwh (timore del Signore).
Sono i doni che Dio elargirà alla guida messianica dei tempi ultimi. Poiché vengono
45!Si!può!vedere!anche!Is!33,5=6,!dove!“giustizia'e'diritto”!sono!in!parallelismo!con!“sapienza'e'sapere”.!
46! Scrive! V.! Morla:! “Nella' letteratura' gnomica' è' quasi' topica' l’equiparazione' “saggio/giusto”' e' “stolto/malvagio”,'
che' instaura' un' rapporto' intrinseco' tra' l’elemento' etico' e' quello' sapienziale.' Lo' stolto' è' destinato' all’errore,' alla'
perdita' della' via,' al' traviamento' (=' peccato)”,! in! Proverbios,! Madrid=Estella,! 58.! La! poesia! gnomica! è! un! genere!
poetico!che!vuole!proporre!delle!sentenze!in!versi.!Ricca!di!massime!e!di!precetti,!si!propone,!anche!attraverso!
esempi! di! vita! pratica,! di! risvegliare! la! coscienza! morale! del! lettore,! di! metterlo! in! guardia! da! alcuni!
comportamenti!che!potrebbero!portarlo!ad!una!vita!non!onesta.!La!poesia!gnomica!è!caratterizzata!dalla!brevità:!
in! alcuni! componimenti! è! infatti! di! due! versi.! I! versi,! nella! maggior! parte! dei! casi,! sono! semplici! e! chiari! e! si!
capisce!immediatamente!il!significato.!
47!Pr!1,7;!Sir!1,14.16.18.20;!cf.!Pr!4,7;!Gb!28,28.!
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identificati con la rûǎḥ jhwh (spirito del Signore), è implicito che il loro conferimento
travalica le possibilità umane di acquisizione. Il rapporto tra la ḥokmâ e l’apocalittica è
riscontrabile quasi esclusivamente nel libro di Daniele; la loro identificazione è senza dubbio tarda. Anche in Dn 2,30 e 5,11.14 si tratta di un conferimento e non di un’acquisizione.
La sapienza di Daniele, che gli consente di scostare il velo dei segreti del futuro, del nuovo
eone, è un sapere rivelato, sovrumano, una sapienza trasmessa per opera divina.
Se, correndo il rischio dell’imprecisione, tentiamo dopo questa breve panoramica una
definizione della sapienza biblica, potremmo parlare dell’attitudine e del metodo che
portano all’autorealizzazione dell’uomo nella sfera privata e in quella professionale. Ciò
non significa che l’attitudine, o disponibilità, e il metodo siano indissociabili. In realtà anche
la prudenza e l’astuzia personali innate si possono definire sapienziali. Tuttavia il metodo48
implica il ricorso a una serie di mezzi la cui efficacia è già stata sperimentata
collettivamente; inoltre l’autodisciplina richiesta dal metodo facilita l’assimilazione dei
principi. Le immagini evocate da Sir 6,18-36 chiariscono perfettamente quanto abbiamo
detto. La ricerca della realizzazione è universale come aspirazione dell’uomo, ma non nei
suoi contenuti pratici. Insomma, le diverse forme di realizzazione osservabili nel diversi
contesti culturali dipendono da altrettante concezioni antropologiche diverse. Se Israele
concepiva l’uomo come creatura tra le creature, cioè dal punto di vista della società e del
rapporto con il creatore, ne consegue che la realizzazione di sé era concepita in termini di
rapporto con il mondo, con gli altri e con Dio. Cosi si può parlare di una sapienza della
natura, di una sapienza sociale e di una sapienza teologica. L’israelita percepiva tanto il
cosmo quanto il mondo dei rapporti umani come un tutto armoniosamente intessuto. Il
cammino della sapienza comportava una conoscenza pratica di entrambe queste realtà
ordinate; l’uomo poteva così adattarsi in modo non traumatico a questi ordini. Non cercare
con sapienza (o non accettare) il proprio posto al loro interno rivelava un atteggiamento non
solo stolto ma ingiusto. Dio aveva creato tutte le cose con sapienza49, ma si trattava di un
tutto ordinato (cosmo). L’attività provvidenziale di Dio volta a conservare quest’ordine
buono (cf. Gen 1) è chiamata giustizia. Mentre la sapienza primordiale, testimone
dell’attività creatrice di Dio, si presenta all’uomo per essergli compagna50 e istruirlo nei
48!Meta=hodos!=!in!cammino,!cf.!Pr!4,25=27.!
49!Con!la!Sapienza,!cf.!Pr!8,22=3!1;!Gb!18,13=27;!Sir!24,1=9;!Sap!7,24=27.!
50!Pr!8,34;!cf.!9,1=6.!
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segreti (cf. Sap 7,11-21), l’atteggiamento umano di rispetto e di integrazione negli ordini
creati merita di essere definito non solo sapiente (partecipe della sapienza primordiale) ma
anche giusto (noi diremmo conforme). Per questa ragione si dà equivalenza (non solo
formale o pragmatica ma quasi materiale) tra i concetti di ḥokmâ (sapienza) e ṣedāqâ (giustizia) nella tradizione sapienziale dell’Antico Testamento.
Abbiamo, così, tratteggiato gli elementi essenziali, partendo dal livello terminologico,
della sapienza. Abbiamo, inoltre, visto come il vero rapporto sia fra esperienza e conoscenza
con una fluttuanza semantica che è necessario subito chiarire.
ii. Esperienza e conoscenza
Nella maggior parte delle attestazioni bibliche (all’interno e all’esterno della letteratura
sapienziale) la sapienza d’Israele si fonda su una netta fiducia nelle possibilità della
conoscenza umana. A partire dall’esperienza (in particolare l’esperienza comunitaria)
l’uomo è in condizione di ricavare principi generali che gli siano d’aiuto nella ricerca della
realizzazione di sé nell’ambito dell’ordine sociale e cosmico. Questo ottimismo
epistemologico è evidenziato non solo nell’orientamento generale dell’attività sapienziale
ma anche in formulazioni particolari: soprattutto nell’istruzione e nell’esortazione.
In effetti la sapienza si definisce in parte come lo sforzo per elaborare regole di
comportamento. li compito del maestro di sapienza consiste nel trasmettere la conoscenza
mediante la disposizione critica di sentenze. Da questo sforzo sorge la ḥokmâ quale norma
di condotta adeguata. Come il profeta è l’uomo del dābār (parola) e il sacerdote comunica
la tôrâ (legge), così il sapiente offre ‘ēṣâ (consiglio). La fiducia nelle possibilità della
conoscenza umana si esprime in formulazioni concrete. Il pathos sapienziale è orientato
molto spesso all’impegno personale nell’ottenimento della ḥokmâ. La sapienza, quasi fosse
un bene commerciale, si può e si deve acquistare/comprare51 mettendo sull’altro piatto della
bilancia, se necessario, tutti gli averi52; come se l’aspirante sapiente dovesse affrontare un
rapporto amoroso, la sapienza, secondo Pr 4,6-8, deve essere amata (’hb), conquistata (sll),
abbracciata (ḥbq). Anche il Siracide ricorre al linguaggio erotico (Sir 14,20-17) ma con
immagini meno aggressive ed esplicite, presentando una scena di costume che ricorda Ct
2,9. L’amante tiene d’occhio i movimenti dell’amata, si apposta alla sua porta, spia
51!qnh,!Pr!4,5.7;!cf.!2,!4;!16,16!
52!bekolZqinjānekā,!Pr!4,7b.!
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attraverso le finestre, origlia dietro alla porta e finalmente decide di stabilirsi accanto alla
sua dimora. La scena si conclude con immagini vegetali e di nidificazione che danno
un’idea di protezione e sicurezza. In altre occasioni questo fine pedagogico è ottenuto
ricorrendo alle immagini del raccolto (Sir 6,19) o della caccia (Sir 6,17). Insomma, la
sapienza è un bene che si trova alla portata dello sforzo volenteroso dell’uomo: “Se lo vuoi,
figlio mio, diventerai sapiente; se ti impegni sarai abile” (Sir 6,32).
Risulta chiaramente che sia negli aforismi isolati sia nelle istruzioni il conseguimento
della sapienza costituisce una condizione necessaria per poter vivere una vita piena. Al
riguardo bastano alcuni esempi:
“L’animo' generoso' prospera,' colui' che' disseta' sarà' dissetato.' Chi' accaparra' grano' è'
maledetto'dalla'gente,'chi'lo'vende'è'coperto'di'benedizioni”!(Pr!11,25s).!
“Chi'coltiva'il'proprio'campo'si'sazierà'di'pane,'chi'va'a'caccia'di'sciocchezze'non'ha'giudizio”!
(Pr!11,25).!
“La'sventura'perseguita'il'peccatore,'agli'onesti,'pace'e'prosperità”!(Pr!13,21).!
“Beato'colui'che'trova'saggezza,'chi'acquista'intelligenza,'perché'rende'più'dell’argento,'vale'
più'dell’oro”!(Pr!3,13=14).!
“Ascolta,'figlio'mio,'accetta'il'mio'parere,'non'respingere'il'mio'consiglio:'metti'i'tuoi'piedi'nel'
suoi' ceppi,' il' tuo' collo' nella' sua' catena;' piega' la' tua' spalla' e' portala,' non' ti' pesino' i' suoi'
legami…'Alla'fine'troverai'in'lei'riposo,'ed'essa'ti'si'cambierà'in'gioia;'i'suoi'ceppi'saranno'per'
te' un' baluardo,' le' sue' catene' una' veste' di' gloria;' il' suo' giogo' un' ornamento' d’oro,' i' suoi'
legami'fili'di'porpora;'te'ne'rivestirai'come'di'una'tunica'di'gloria,'te'ne'cingerai'come'di'una'
corona'magnifica”!(Sir!6,23=25.28=31).!
Sulla base di questi e molti altri esempi che esprimono l’idea del valore della sapienza,
si può muovere all’attività sapienziale l’accusa di essere utilitarista ed eudemonista? Questi
aggettivi sono stati ampiamente impiegati da alcuni studiosi nell’intento di definire la
sapienza biblica. In realtà, riconoscendo un’innegabile dose di pragmatismo che cerca di
assicurare all’uomo una vita degna, una buona vita diremmo, non si può fare a meno di
considerare che questa vita dev’essere intesa alla luce del concetto di ordine sopra esposto.
Dio nel suo atto creativo ha stabilito un ordine; all’uomo ha affidato il compito di scoprirlo
e di conservarlo. Il cammino della sapienza porta alla scoperta e all’accettazione di
quest’ordine. Chi vi si adatta sarà felice; chi vi si oppone è destinato all’autodistruzione. In
qualche modo questa concezione della retribuzione, elemento fondamentale per
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comprendere i testi sapienziali biblici, costituisce un teologumeno53 inseparabile dall’idea di
ordine (cosmico e sociale). Anche se si può parlare di una sanzione intramondana delle
azioni buone e cattive, il pragmatismo della sapienza mantiene nondimeno il suo carattere
teologico.
Finora abbiamo cercato di esporre a grandi linee le conseguenze derivanti dalla fiducia
nelle possibilità della conoscenza umana di ottenere la sapienza e sottomettersi a essa.
Tuttavia bisogna riconoscere che, persino nei contesti in cui è presente questo ottimismo,
alcune sentenze mettono sottilmente in discussione tali possibilità:
“All’uomo'appartengono'i'progetti,'la'loro'formulazione'viene'dal'Signore.'L’uomo'pensa'che'
il'suo'procedere'sia'retto,'ma'il'Signore'scruta'i'motivi.'Affida'le'tue'opere'al'Signore,'e'i'tuoi'
progetti'si'compiranno”!(Pr!16,1=3).!!
Così osserva Morla:
“Si'tratta'di'una'serie'di'sentenze'in'cui'la'sanzione'religiosa'si'colloca'al'di'sopra'dell’operato'
umano...' L’apparizione' di' questa' sanzione' può' spiegarsi' in' due' modi.' È' possibile' che' con' il'
passare' del' tempo' gli' stessi' sapienti' siano' divenuti' più' consapevoli' dei' limiti' della' sapienza'
intramondana'empirica'e'della'necessità'di'sottomettere'tutto'al'giudizio'definitivo'di'Dio.'In'
alternativa' si' può' ritenere' di' trovarsi' davanti' a' una' dura' risposta' jahvista' alle' pretese' dei'
sapienti' (che' risultano' così' sottoposte' a' una' nuova' interpretazione)' nel' senso' che' solo' Dio'
54
può'orientare'nella'direzione'giusta'il'mondo'e'la'storia” .!
Al riguardo è particolarmente significativo il passo di Pr 3,5:
“Confida'nel'Signore'con'tutto'il'cuore'e'non'fidarti'della'tua'intelligenza.'Tienilo'presente'in'
tutte'le'tue'vie,'ed'egli'raddrizzerà'tutti'i'tuoi'sentieri.'Non'ti'tenere'per'saggio,'temi'il'Signore'
ed'evita'il'male”.!!
Accanto a numerosi testi simili a questo per forma e contenuto non è difficile imbattersi
in sentenze che, senza negare esplicitamente il valore e il successo dello sforzo umano nella
ricerca e nell’ottenimento della sapienza, la concepiscono come un dono, un dono
condizionato quasi sempre dall’atteggiamento religioso: il timore/rispetto del Signore55. È
necessario supporre, con alcuni studiosi, di trovarsi di fronte a due anelli della catena del
processo evolutivo del concetto di sapienza? Si può parlare di crisi di fiducia nello sforzo
conoscitivo dell’uomo che portò ad attendere da Dio quanto la creatura non era in grado di
ottenere? Senza volere negare questa possibilità preferiamo rispondere affermativamente a
53!Il!teologumeno!è!un'ipotesi!teologica!riportata!come!fatto!storico.!Anche!sorta!d'immagine!o!simbolo,!destinata!
a!far!capire!un'affermazione!di!fede.!
54!V.!MORLA,!Proverbios,!99=100.!
55!Pr!2,6s;!Gb!28,27s;!Sir!1,9=10.19=20;!39,6=8.!
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quest’altra domanda: è possibile pensare alla coesistenza lungo il corso della storia d’Israele
ed in seno alla tradizione sapienziale di entrambe le tendenze: l’ottimismo epistemologico e
l’aspra presa di coscienza dei fallimenti mani nella ricerca del senso?
iii. Mancata corrispondenza tra esperienza e conoscenza
Israele ha sempre saputo che l’uomo propone e Dio dispone: dalla commovente
desolazione di Caino di fronte al rifiuto delle sue offerte da parte di Jahvè fino all’elezione
puramente gratuita d’Israele, dall’emarginazione di Esaù e Saul all’esaltazione di Giacobbe
e Davide.
“Non' vi' è' sapienza' né' prudenza' né' consiglio' davanti' al' Signore.' Il' cavallo' si' prepara' alla'
battaglia,'ma'la'vittoria'è'un'dono'del'Signore”!(Pr!11,30=31).!!
Certamente coesistettero in Israele la fiducia nel frutti portati dall’esperienza e la
convinzione che nel conoscere non può essere persa di vista la dimensione verticale.
L’esperienza stessa insegnava che in certi casi un’azione retta e un sano sforzo educativo
inesplicabilmente falliscono. Qohelet lo osserva con amarezza:
“Tutto'ho'visto'nella'mia'vita'senza'senso:'onesti'che'periscono'per'la'loro'onestà,'malvagi'che'
prosperano'per'la'loro'malvagità”!(Qo!7,15).!“Ma'sulla'terra'accade'un’altra'vanità:'vi'sono'
onesti'cui'tocca'la'sorte'dei'malvagi'e'malvagi'cui'tocca'la'sorte'degli'onesti”!(Qo!8,14).!!
La fiducia nella capacità della sapienza di conseguire i propri obiettivi perde terreno di
fronte all’irruzione di eventi sfortunati nella vita dell’uomo:
“Non' è' degli' agili' la' corsa,' né' dei' forti' la' guerra,' né' dei' capaci' il' pane,' né' degli' accorti' la'
ricchezza,'né'degli'intelligenti'l’onore,'sono'invece'sempre'in'agguato'il'tempo'e'il'caso”!(Qo!
9,11).!
C’è un tertium quid che, senza essere chiamato, atteso o evocato, irrompe con
conseguenze negative tra l’uomo e il suo progetto. Questo elemento arbitrario ha a che fare
con Dio? Nell’AT non vi è una sola pagina in cui sia stabilita con chiarezza l’esistenza di un
principio del male estraneo e indipendente da Jahvè56. Neppure Giobbe nella sua agonia
fisica e mentale riesce a pensare a una sorgente del male diversa da Jahvè:
“Se' accettiamo' da' Dio' i' benefici,' non' dovremo' accettare' il' male?”! (Gb! 2,10).! “Dio' mi' ha'
amareggiato...'il'suo'furore'mi'assale'e'mi'perseguita,'digrigna'i'denti'contro'di'me,'aguzza'i'
suoi'occhi'ostili...'lo'vivevo'tranquillo'quando'mi'ha'stritolato,'mi'ha'afferrato'per'il'collo'e'mi'
ha'squartato...'Mi'ha'trafitto'i'fianchi'senza'pietà,'ha'versato'a'terra'la'mia'bile,'mi'ha'aperto'
le'carni'ferita'su'ferita”!(Gb!16,7=14).!
56!In!modo!chiaro!e!per!noi!difficilmente!spiegabile!afferma!1Sm!16,14:“Lo'Spirito'del'Signore'aveva'abbandonato'
Saul'e'lo'atterriva'uno'spirito'malvagio'mandato'dal'Signore”.!
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Il problema della mancata corrispondenza tra esperienza e conoscenza non avrebbe una
così grande importanza se la possibilità o l’impossibilità di conoscere non fossero
intrinsecamente collegate al mistero di Dio. Spesso incontrare la sapienza e incontrare Dio
sono aspetti di uno stesso problema:
“Coloro'che'la'amano'[la'sapienza],'amano'la'vita;'quelli'che'la'cercano,'ottengono'il'favore'
del'Signore;'quelli'che'la'possiedono,'conseguono'la'gloria'del'Signore…Quelli'che'la'servono,'
servono'il'Santo;'Dio'ama'coloro'che'la'amano”!(Sir!4,12=14).!
L’identificazione della sapienza con Dio è quasi completa. Non a caso nell’AT i verbi
cercare e servire hanno spesso Dio per oggetto57. Di conseguenza lo scetticismo circa la
possibilità di ottenere la sapienza implica talvolta il dubbio sulla possibilità di conoscere
Dio. Se l’uomo sperimenta dolorosamente il fallimento sul terreno dei fenomeni che si
trovano alla sua portata, intimamente connessi alla sua condizione di creatura (in particolare
nell’ordine sociale), come potrà avere accesso alla conoscenza di Dio? Sulla base di queste
riflessioni è possibile comprendere la portata dei detti di Agur:
“Ho'faticato,'Dio,'e'sono'allo'stremo.'Sono'più'bruto'che'uomo,'manco'd’intelligenza'umana;'
non'ho'appreso'la'sapienza,'né'conosco'la'scienza'santa”!(Pr!30,1=3).!
Il rapporto tra la conoscenza dei fenomeni alla portata dell’uomo e la conoscenza di Dio
è evidente in molti testi sapienziali. Un certo tipo di sapienza si colloca solo nel primo
ambito:
“Vi' sono' tre' cose' che' mi' sorpassano' e' quattro' che' non' riesco' a' comprendere:' il' cammino'
dell’aquila'nel'cielo,'il'cammino'del'serpente'sulla'roccia,'il'cammino'della'nave'in'alto'mare,'
il'cammino'dell’uomo'per'la'fanciulla”!(30,18=19).!
Nemmeno la sapienza critica di Qohelet giunge a comprendere: “il cammino dell’uomo
per la fanciulla” ma collega questa impotenza conoscitiva all’ambito divino:
“Se' ignori' come' uno' spirito' entri' nelle' membra' di' un' seno' gravido,' nemmeno' intenderai' le'
opere'di'Dio,'che'tutto'compie”!(Qo!11,5).!
!
iv. Le diverse risposte al fallimento epistemologico
Benché i Proverbi siano incentrati prevalentemente su una concezione della sapienza
che si può definire convenzionale, alcuni testi citati testimoniano di una corrente sotterranea
che critica le possibilità della conoscenza. L’elemento più importante a questo proposito
consiste in un fenomeno letterario riscontrabile anche nell’Ecclesiastico: la personificazione
della sapienza. In Pr 1,20-33 si trova il primo discorso della Sapienza personificata: una
57!Dt!4,29;!10,18;!17,12;!21,5;!Is!61,6;!Ger!33,11;!Os!35!5;!5,6;!Sof!1,6;!1,3,!ecc.!
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predicatrice dai toni profetici che esorta gli inesperti ad accogliere il suo insegnamento; un
invito che suona come minaccia, poiché il successo o il fallimento dell’uomo (la vita o la
morte) dipendono dalla sua sequela58. La sua autorità, quindi, è pressoché divina. Non
accettare il sapere che essa propone equivale a rifiutare il timore del Signore (cf. 1,29). In
altre parole l’accettazione del suo sapere da parte dell’uomo non implica più (come nel caso
dell’insegnamento dei sapienti) una predisposizione naturale o acquisita mediante la
correzione, ma il timore del Signore, cioè uno spirito religioso, una coscienza di sé come
creatura legata a Dio e da lui dipendente: la disposizione religiosa intesa come condizione di
possibilità della sapienza autentica (ovvero efficace). Il Siracide riprende questa idea in
4,11-19. Da questo punto di vista può essere curioso confrontare Sir 2,1 e 4,17. Secondo il
primo testo colui che si appresta a servire il Signore59 deve prepararsi ad affrontare dure
prove; secondo l’altro testo la Sapienza personificata mette l’uomo alla prova con le sue
esigenze. Chi è questa donna Sapienza dalle pretese divine?
Le sorprese non sono finite, perché in alcuni testi troviamo che la Sapienza trae origine
da Dio stesso. Secondo Pr 8,22-31 si tratta di un essere primordiale creato da Dio e
testimone d’eccezione dell’opera della creazione, nella quale Dio dispiegò tutta la sua
sapienza. Per questa ragione la Sapienza, in qualità di maestra, presenta referenze d’incomparabile valore. Tuttavia la sua è un’esistenza funzionale, orientata alla convivenza con gli
uomini (cf. 8,31b-36). Anche il Siracide (Sir 24) riprende questa concezione, pur
sviluppandola in una nuova direzione. Si tratta sempre di una creatura primordiale (24,9),
ma la novità si presenta già all’inizio del capitolo: “si vanta in mezzo al suo popolo”. Qui,
diversamente dai Proverbi, la Sapienza cerca un luogo dove abitare e il creatore le ordina di
stabilirsi in Israele (24,7-8). Essa mette radici in mezzo al popolo eletto, cresce e porta frutto
(24,12-17). Ma qual è il nome di questa creatura? L’autore lo dice chiaramente in 14,13:
“Questo è il libro dell’alleanza dell’Altissimo, la legge che Mosè ci diede come eredità per
la comunità di Giacobbe”. Insomma, la Sapienza s’identifica con la tôrâ.
Non c’è dubbio che, a causa del mancato adeguamento tra lo sforzo sapienziale e i
risultati attesi, i sapienti si videro stimolati a cercare una via per uscire dalla crisi. La
sapienza convenzionale credeva che il mondo fosse un’entità morale, che la sottomissione ai
suoi ordini mediante la conoscenza comportasse ripercussioni positive e la disobbedienza
58!Si!veda!pure!Pr!8,1=11.31=36;!9,1=6.!!
59!Il!che!equivale!sostanzialmente!a!temere!il!Signore!stando!ai!vv=!7=9!e!15=17.!
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agli stessi ordini avesse conseguenze fatali. Nell’ordine cosmico (e sociale) esisteva una
sorta di paradigma morale incaricato di far corrispondere l’azione ed il suo risultato.
Un’azione onesta comportava sicurezza, benessere e lunga vita; al contrario un’azione
ingiusta dava luogo a una catena d’insuccessi, sofferenze e frustrazioni. Da questo punto di
vista il libro di Giobbe è emblematico. Il suo autore colse in modo acuto e drammatico
l’ingenuità della dottrina della retribuzione. Abbiamo osservato che i Proverbi propongono
una soluzione con la personificazione della sapienza: la sapienza insegnata dal maestri non è
più un insegnamento neutrale e diviene un’educazione divina. I Proverbi ribadiscono l’idea
con il seguente argomento: se l’ordine cui deve sottomettersi l’uomo non è frutto del caso
ma della suprema sapienza divina, l’incongruenza tra azione e risultato è dovuta a illusione
o mancata comprensione da parte dell’uomo. Ben Sira, invece, preferisce la fuga in avanti.
La sapienza con la quale Dio creò il mondo è affidata agli uomini, abita loro e ha un nome:
legge. Se l’uomo non vuole sbagliare non deve fare altro che osservare i contenuti della
legge mosaica. L’autonomia dell’antica sapienza è divenuta eteronomia. Nei Proverbi, nel
Siracide e nella Sapienza60 la teologia della creazione riflette un passaggio decisivo
nell’evoluzione del concetto di sapienza.
Qohelet non crede che il cosmo sia un’entità morale né nella sua struttura né nelle sue
funzioni. Non lo è nella struttura perché rispecchia una circolarità priva di apparente
finalità: tutto si ripete con una monotonia mortale (1,4-7): “Ciò che è stato, sarà; ciò che è
avvenuto, avverrà ancora: non c’è niente di nuovo sotto il sole” (1,9). E non lo è nemmeno
nelle sue funzioni, perché evita incomprensibilmente di stimolare la virtù ricompensandola.
Essere saggio o stolto è lo stesso, perché talvolta l’azione saggia produce risultati che ci si
aspetterebbe da un agire dissennato e viceversa. Ma c’è un’altra ragione più profonda: che
senso ha essere saggio se bisogna poi lasciare in questo mondo il frutto della sapienza,
quando la morte fa svanire nel nulla il savio e lo stolto? (cf. 2, 14-16).
“La'sorte'degli'uomini'e'quella'delle'bestie'è'la'stessa:'muore'l’uno'e'muore'l’altra,'tutti'hanno'
lo'stesso'soffio'vitale'e'l’uomo'non'è'superiore'agli'animali.'Tutti'sono'vanità”!(3,19).!!
Tuttavia l’assenza di una finalità riconoscibile nell’ordine della creazione e lo
sconvolgente pensiero della morte non piegano Qohelet:
60!Consideriamo!l’esplicita!connessione!tra!sapienza!e!creazione!formulata!in!questo!libro:!“Esporrò'che'cos’è'la'
sapienza'e'come'essa'nacque,'non'vi'terrò'nascosto'alcun'segreto;'risalirò'fino'all’inizio'della'creazione”!(Sap!6,22).!
!
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“Questa'è'la'mia'conclusione:'è'cosa'buona'e'ha'valore'mangiare'e'bere'e'godere'il'frutto'della'
fatica' che' l’uomo' sopporta' sotto' il' sole' nei' pochi' anni' che' Dio' gli' concede.' Questa' è' la' sua'
ricompensa”!(5,17).!!
Non si tratta tuttavia di un freddo edonismo, poiché Qohelet sa che il godimento è un
dono di Dio (cf. 5,18). Come l’uomo ignora qual è il momento opportuno per compiere
l’azione fruttuosa secondo il punto di vista umano, così non deve disprezzare i doni che gli
capitano.
Pur non credendo che il mondo sia un’entità morale, Giobbe segue coordinate assai
diverse rispetto a Qohelet. La dottrina della retribuzione va in crisi, sulla bocca di Giobbe,
in modo più costruttivo. Il suo caso personale mette in dubbio la stessa teologia israelitica: o
Dio ignora la realtà umana oppure agisce in mala fede. Già nel cap. 3 il protagonista muove
alcune critiche indirette alla sapienza e bontà divine. I discorsi degli amici, modellati
secondo i principi della più ortodossa dottrina della retribuzione, sono vuoti; essi sono
consolatori inopportuni (cf. 16,1-3). Giobbe resta completamente solo. C’è una sola via
d’uscita: “Dimostrerò la colpevolezza del mio nemico e l’ingiustizia del mio avversario”
(2-7,7). Così termina il dialogo tra Giobbe e i suoi amici. Mentre gli echi delle parole di
questi ultimi si perdono per sempre nell’immensità del grande dubbio, una voce anonima
pone il problema nei suoi giusti termini: “Da dove si trae la sapienza?” (28,12-20). La
risposta potrebbe sembrare scoraggiante per colui che si sforza di ottenerla a qualunque
costo (cf. Pr 4,7):
“Dio' solo' ne' conosce' la' via...' Quando' assegnò' al' vento' il' suo' peso' e' stabilì' la' misura' per' le'
acque...'allora'la'vide'e'la'misurò,'la'comprese'e'la'scrutò.'E'disse'all’uomo:'Temere'il'Signore'
è'sapienza,'astenersi'dal'male'è'prudenza”!(28,23=28).!!
Anche se non viene detto esplicitamente, la sapienza è concepita qui come un dono
concesso da Dio a quanti lo temono.
Il desiderio di Giobbe di avere un incontro con Dio si compie al di là di ogni attesa. I
discorsi di Dio nei cc. 38-41 sono pura teologia della creazione. Da questo punto di vista
essi sviluppano il contenuto enunciato nel cap. 28. Dopo il primo discorso divino Giobbe
tenta una prima risposta. Di fronte ai misteri della creazione egli confessa la propria
meschinità e la propria leggerezza nel parlare: “Mi sento piccino, che cosa risponderò? Mi
chiuderò la bocca con la mano” (40,4). Ma Giobbe conosceva già la propria meschinità!
Egli dà l’impressione di voler dire qualcos’altro, ma non osa. Dopo il secondo discorso, Dio
ottiene da Giobbe una confessione in piena regola:
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“Parlai' di' cose' troppo' grandi' che' non' comprendevo,' di' meraviglie' che' superano' la' mia'
intelligenza...'Ti'conoscevo'solo'per'sentito'dire,'ora'ti'hanno'visto'i'miei'occhi”!(42,3=5).!!
Questa sorprendente confessione costituisce de facto una condanna della dottrina della
retribuzione. Se Giobbe non conosceva bene Dio, donde veniva la ricchezza e la stabilità
familiare e sociale di cui godeva in precedenza? (cap. 1; cf. cap. 29). Se una vita vissuta in
pienezza era il risultato di atteggiamenti personali di giustizia e di religiosità, bisogna forse
concludere che nel caso di Giobbe tutto era dovuto al caso? Infatti adesso il protagonista
dice che conosceva Dio solo per sentito dire.
In tutta questa storia si ha l’impressione che Satana conoscesse Giobbe meglio di Dio
stesso. Mentre quest’ultimo sosteneva tenacemente l’integrità del suo servo (cf. 1,8; 2,3),
Satana sapeva che la religiosità di Giobbe era interessata, poiché si limitava a benedire un
Dio che gli elargiva la sua benedizione (cf. 1,8; 2,4-5). Solo quando si trova nella bufera,
senza la sua siepe protettiva (cf. 1,10), Giobbe inizia il doloroso cammino della ricerca della
sapienza. Alla fine scopre che non conosceva Dio e solo la visione l’ha messo in grado di
accettare la sua condizione di creatura. È vero che Giobbe ha incontrato Dio, ma è forse meno vero che Dio ha incontrato Giobbe?
Alla stregua di certi passaggi dei Proverbi e del Siracide, anche in Giobbe la sapienza e
la teologia della creazione costituiscono un’unità indissolubile. Ma qual è in definitiva la
funzione della seconda? La cosa intrigante di tale riflessione è la sua dimensione fondativa:
la creazione testimonia chi è Dio davanti al sapiente. Egli è, dunque, invitato a lasciarsi
dalla sua opera ponendo in relazione sua concreta esistenza.
3. La proposta sapienziale d’Israele
Abbiamo cercato di individuare il fenomeno sapienziale ponendolo in relazione con il
contesto circostante, passando in rassegna quattro possibili interpretazioni di tale fenomeno.
Ci siamo, poi, resi conto che la proposta sapienziale d’Israele la rintracciamo anche nelle
altre parti del canone anticotestamentario come patrimonio acquisito. È qui che abbiamo
approfondito il lessico della sapienza d’Israele abbozzando una possibile definizione di
sapienza cercando, però, di non scinderla dalla sua proposta esistenziale. L’ultima
importante acquisizione è stata quella di cogliere il ruolo della teologia della creazione,
come epifania del Dio creatore ed ordinatore.
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A questo punto è necessario chiedersi: chi erano i rappresentanti di questa tradizione
sapienziale? Quali sono i tratti caratteristici della figura del sapiente? Quali gli scenari della
sua attività? Tenteremo una presentazione storico-genetica. Il percorso metterà su due piani
la sfera pubblica da una parte e dall’altra la sfera privata. Alcune considerazioni le si
ritrovano già trattate nel primo capitolo delle presenti dispense. Lo scopo di ritornare su tali
argomenti adesso, offerti con un taglio differente, è quello di condurci al passaggio dai
sapienti ai rabbi. In questo avremo completato l’esposizione sulle origini della sapienza, ma
anche descritto le figure che nel tempo si sono successe e hanno incarnato la figura del
sapiente codificato, poi, dalla tradizione sapienziale.
a. La figura del sapiente
i. La sfera privata
Deve risultare chiaro sin dall’inizio che il contenuto del termine ḥākām/sapiente,
sebbene legato alla sfera scolastica e pubblica, non si esaurisce in esse61. Dobbiamo
supporre che la famiglia e la tribù fossero le sedi di origine, uso e conservazione della
sapienza israelitica62.
Soprattutto nei Proverbi e nel Siracide troviamo la formula Ascolta, figlio, o simili,
nell’intestazione di alcune istruzioni63. Per quanto sia innegabile l’evidenza che questa
formula era impiegata dal sapienti nel rivolgersi al loro discepoli, bisogna riconoscere che il
fatto stesso di assumere il ruolo del padre è un indizio non soltanto del desiderio dei sapienti
che il loro insegnamento fosse rispettato, ma che il padre svolgeva nell’ambito familiare
funzioni sapienziali, educative. La formula familiare venne poi codificata nella tradizione
letteraria sapienziale. Uno dei doveri del padre era la formazione dei figli tanto nel campo
delle tradizioni religiose quanto nell’ambito della convivenza sociale in genere64.
Nell’ambito familiare esisteva una linea ininterrotta di trasmissione di conoscenza di padre
in figlio, come si può ricavare da Pr 4,3ss.
61!Cf.!2Sam!13,4;!14,2;!20,16.!
62!Cf.!C.R.! FONTAINE,!The'Sage'in'Family'and'Tribe,!in!J.!G.!Gammie!–!L.!G.!Perdue!(edd.),!The'Sage'in'Israel'and'the'
Ancient'near'east,!Eisenbrauns!1990,!155=164.!
63!Pr!1,8;!2,1;!3,1.21;!4,1.10.20;!5,1;!6,1,!ecc.;!Sir.!1,28;!2,1;!3,1.17;!4,1.20;!6,18,!ecc.!
64!Cf.!Es!12,26s;!Dt!4,9;!6,7;!ecc.!
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Da questo quadro non può essere esclusa la madre e la sua funzione di sapiente. Nella
letteratura israelitica è frequente la sua menzione accanto al padre65 o senza di lui (Pr 31,1).
È noto che nell’Israele antico, come in altre società, le donne svolgevano un ruolo
significativo nel consolidare i vincoli familiari. Anche se i loro poteri non erano Istituzionali
come quelli del marito, in pratica erano equiparabili. Il ruolo della madre come sapiente,
come per il padre, si basa sulla sua autorità sul figlio. Dalla madre dipendeva il processo di
adattamento, la socializzazione del bambino. È vero che, non appena questi cresceva, la sua
educazione era affidata al maschi della famiglia66. Tuttavia anche in tal caso non esistevano
ruoli fissi, perché, secondo Pr 31,1, il re Lemuel ricevette dalla bocca della madre
un’istruzione direttamente collegata all’arte di governare. Se teniamo conto di questo primo
legame fondamentale - il rapporto madre-figlio nell’ambito della socializzazione - non sorprende che tanto la sapienza quanto la tôrâ siano rappresentate mediante l’artificio letterario
della personificazione femminile67.
ii. La sfera pubblica
Naturalmente il compito del sapiente non può essere circoscritto all’ambito familiare
(che di fatto è il meno conosciuto). Sulla base del materiale biblico disponibile, la sfera
pubblica appare come la più idonea all’attività sapienziale. Questa affermazione non si
applica solo alla tradizione dell’Antico Testamento. Da questo punto di vista sembra esistita
una comunanza di interessi educativi in tutto il Vicino Oriente.
1°) Tradizione egiziana
Ne1 mondo extrabiblico troviamo le tradizioni dell’Egitto e della Mesopotamia. In 1Re
5,10 si dice che “la sapienza di Salomone era superi re alla sapienza di tutti gli orientali e
di tutta la sapienza d’Egitto”. Il fascino esercitato dalla cultura egiziana sugli israeliti colpì
anche alcuni scrittori greci antichi. Se consideriamo che l’enigmatica scrittura geroglifica fu
inventata intorno al 3000 a.C. e la sua padronanza richiedeva una speciale applicazione, non
65!Pr!1,8;!6,20;!10,1;!Sir!3,3=7!
66!!La!bêt’āb!o!la!mišpāḥâ!a!seconda!dei!casi.!
67!Secondo!alcuni!la!figura!della!Sapienza!primordiale!in!Pr!8,22=31!sembra,!per!certi!versi,!un!adattamento!del!
mito! gnostico! dell’uomo! primordiale.! Cf.! G.! FOHRER,! Sophia,! in! J.L.! Crenshaw! (ed.),! Studies' in' Ancient' Israelite'
Winsdom,! New! York! 1976,! 78.! Se! questo! adattamento! potesse! essere! dimostrato,! sarebbe! molto! significativo! il!
passaggio!dall’uomo!del!mito!gnostico!alla!donna!nella!tradizione!biblica.!
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sorprende che in epoca antica siano sorte in Egitto élites di uomini illuminati che, insieme
alla padronanza della scrittura e della lettura, coltivavano altre discipline affini o collegate.
A giudicare dalla letteratura composta68 tra il 2600 a.C. e il primo secolo dell’era
cristiana69 possiamo inferire che il compito dei sapienti egiziani comprendeva anche
discipline collegate con la coltivazione di un comportamento corretto, con lo sviluppo della
pratica del linguaggio e anche con gli arcani del protocollo e dell’etichetta di corte. Non per
nulla le aristocrazie cortigiane, burocratiche militari, affidavano al sapienti la formazione
dei loro figli o eredi. Perciò fecero la loro comparsa scuole legate alla corte. D’altra parte i
periodi di prosperità e di espansionismo politico e culturale favorirono proliferazione delle
cariche burocratiche e degli incarichi civili (funzionari di corte, scribi, diplomatici, ecc.).
Questo processo esigeva la composizione di opere e materiali atti a svolgere una funzione
educativa: manuali contenenti formulari per intestare le lettere, con frasi fatte in stile
cancelleresco; vocabolari comparati; onomastici. Questo sviluppo fu necessariamente
accompagnato dalla proliferazione di scuole che col tempo si localizzarono anche intorno al
santuari. Tuttavia le fonti d’ispirazione didascalica non si devono ricercare soltanto
nell’attività di propaganda politica. Soprattutto durante il Nuovo Regno (1567-1085 a.C.
circa) furono composte opere orientate all’etica e la pietà personale. Detto in breve, i
sapienti egiziani erano scribi istruiti, esperti nella cosiddetta letteratura sapienziale e autori
o, in molti casi, compilatori delle opere usate come materiale educativo. In particolare la
loro presenza nell’ambiente di corte implicava lo sviluppo di diverse funzioni: magia (cf. Es
7,11), interpretazione di sogni (cf. Gen 41,8), consulenza politica (cf. Is 19,11), rapporti
diplomatici, chirurgia, incarichi di cancelleria, ecc.
2°) Tradizione mesopotamica
Per quanto riguarda la Mesopotamia vi erano alcune differenze tra la cultura sumerica e
quella accadica. A Sumer poterono essere considerati sapienti coloro che verso la fine del
quarto millennio a.C. inventarono un sistema di scrittura semipittografico e scrissero un
manuale elementare per insegnarne i segni. Lo stesso epiteto si potrà applicare agli alti
68!Data!approssimativa!dell’Insegnamento'per'Kaghemni.!Per!una!traduzione!italiana!con!introduzione!e!note!si!
veda!A.! ROCCATI!(ed.),!Sapienza'egizia.!La'letteratura'educativa'in'Egitto'durante'il'II'millennio'a.C.,!Brescia!1994,!
29=31.!Cf.!inoltre!A.H.! GARDINER,!The'Instruction'Addressed'to'Kagemni'and'His'Brethren;!JEA!32(1946)!71=74.!Un!
commento!lo!si!può!trovare!in!W.!MCKANE,!Proverbs,!(OTL),!London!1977,!65=67.!
69!Epoca!di!composizione!del!Papiro!Insinger.!
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funzionari dei templi di diverse città, che trasformarono i segni dei loro predecessori in un
sistema fonetico di scrittura sillabica e ideografica e svilupparono intorno a questo lavoro
tutto un sistema educativo.
Tuttavia una vera e propria istituzione educativa non sembra sorta a Sumer prima del
2500 a.C.. Si tratta della edubba (casa delle tavolette), autentico centro culturale dalle
caratteristiche umanistiche in cui si coltivavano discipline collegate alla linguistica, alla
letteratura e alla religione. Gli alunni70 erano preparati soprattutto nella scrittura e nella
lettura, benché coltivassero anche le discipline matematiche, l’archivistica e la musica. In
questo modo divenivano esperti particolarmente nella compilazione, studio e redazione di
un gran numero di opere letterarie appartenenti al deposito tradizionale degli antenati:
epigrammi, proverbi, codici legali, istruzioni educative, iscrizioni regie, liste di re e dinastie,
modelli di contratti legali; miti e racconti epici, orazioni, canti. Questa preparazione
umanistica si riscontra nelle dispute risalenti a quell’epoca che si sono conservate: “Disputa
tra la zappa e l’aratro”, “Dispute tra l’argento e il potente rame”, “Disputa tra l’estate e
l’inverno”, “Disputa tra il melograno e il grano”71. Con questo curriculum i discepoli si
trovavano nelle migliori condizioni per entrare al servizio del pio e della corte. Nella
letteratura accadica, invece, il sapiente per eccellenza è il re72. Il resto dei mortali
considerati sapienti apparteneva a diverse categorie professionali (artigiani, architetti,
personale del culto, indovini, esorcisti, chirurghi, consiglieri del re e, naturalmente, maestri
e scribi). Curiosamente, alcuni testi designano come sapiente (emqu, ersu) colui che è
particolarmente esperto nella strategia bellica.
3°) Tradizione israelita
Per delineare adeguatamente questo tipo di tradizione è necessario porre in sede di
premessa alcuni limiti insormontabili: la mancanza d’informazioni esplicite obbliga lo
studioso ad argomentazioni deduttive, che richiedono la massima cautela. Disponiamo,
tuttavia, dei modelli dell’Egitto e della Mesopotamia, che per analogia possono essere
70! Per! lo! più! principi! e! figli! di! alti! funzionari:! governatori,! ambasciatori,! personale! dell’amministrazione! del!!!
tempio,!cancellieri,!scribi,!alti!ufficiali,!ecc.!
71!Al!riguardo!si!veda!S.N.! KRAMER,!The'Sage'in'Sumerian'Literature.'A'Composite'Portrait,!in!J.!G.!Gammie!–!L.!G.!
Perdue!(edd.),!The'Sage,!34=36.!
72!A!giudicare!dal!nome!proprio!SarruZmuda!(“il're'è'sapiente”),!ricorrente!in!alcuni!documenti!del!primo!periodo!
sargonico!(intorno!al!2340!a.C.),!era!piuttosto!diffusa!la!credenza!secondo!la!quale!il!re!fosse!in!possesso!di!un!
grado!sovrumano!di!giudizio,!dote!particolare!degli!déi.!
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d’aiuto in questo tentativo. Abbiamo osservato in queste due aree culturali che la funzione
pubblica del sapiente si attuava essenzialmente in tre ambiti: la corte, il tempio e la scuola.
La Corte
In Israele la sapienza era un attributo richiesto soprattutto ai re73. Salomone, di fatto, è
passato alla storia come modello paradigmatico della sapienza politica. Questo rapporto è
così importante che la guida messianica escatologica riceverà dal Signore una dotazione
particolare di “spirito di sapienza e intelligenza” (ḥokmâ e bînâ, Is 11,2). Ciononostante è
degno di nota che nell’Antico Testamento si parla soltanto della sapienza di Davide (2Sm
14,10) e di Salomone (1Re 3; 5,9-14). Possiamo però cercare altri indizi per evidenziare il
rapporto tra la sapienza e la corte. È evidente il legame tra il consiglio (‘ēṣâ) e la sapienza
(ḥokmâ)74. Il consiglio può manifestarsi anche nell’ambito municipale e nella sfera
amministrativa (cf. Ez 7,26; Esd 10,8) ma è del tutto indispensabile nella sfera politica.
Nonostante la loro presunta sapienza i monarchi si circondavano di consiglieri politici e
militari (cf. 2Re 18,20; Pr 20,18). Lo stesso Davide faceva affidamento su Achitofel e Cusai
(cf. 2Sm 17,1-16). Del primo viene detto significativamente che i suoi consigli erano
ascoltati:
“come' un' oracolo' (debar' hā’ĕ1ōhîm)' sia' quando' consigliava' Davide' sia' quando' consigliava'
Assalonne”!(2Sm!16,23).!!
In questa vicenda vediamo Assalonne che chiede consiglio:
“Dunque,'consigliatemi:'che'cosa'si'può'fare?”!(2Sm!16,20).!!
Anche Roboamo fece ricorso al consiglio politico (cf. 1Re 11,6-14).
Nell’Antico Testamento tale rapporto tra la sapienza e il consiglio appare anche in
contesti extraisraelitici. In relazione all’Egitto leggiamo in Isaia: “I sapienti (ḥǎkāmîm) del
faraone danno consigli (‘ēṣâ) dissennati” (Is 19,11). Essi non sanno ciò che il Signore
prepara (j‘ṣ) contro l’Egitto (v. 12). Viene ricordata, inoltre, la casta dei śarîm/notabili, che
in Esd 10,8 offrono la loro consulenza (‘ēṣâ) amministrativa. Se risaliamo al v. 3 quanti
offrono consigli compaiono in parallelismo con auguri, indovini e maghi: professioni
collegate all’ambito sapienziale. In Is 47,13 a proposito di Babilonia si legge: “Ti sei
stancata dei tuoi molti consiglieri”. La sapienza (ḥokmâ) e la conoscenza (dē‘â) sono
ricordate in questo stesso contesto (v. 10). Tuttavia non si può ignorare che, nello stesso v.
73!Sulla!sapienza!regale!si!veda!L.!KALUGILA,!The'Wise'King,!Lund!1980,!69=131.!
74!Cf.!Pr!1,25.30;!8,14;!12,15;!19,20.!
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13, insieme ai consiglieri ed esattamente come nel testo del profeta ricordato in precedenza,
si parla di maghi (“scongiurano il cielo”), astrologi (“scrutano le stelle”) e indovini
(“pronosticano ciò che accadrà”). Il libro dei Proverbi offre numerosi esempi della
funzione svolta da questo tipo di sapienti di corte. L’efficienza delle decisioni politiche,
soprattutto in campo militare, dipende dai consiglieri (jô‘ǎṣîm; 11,14; 15,22; 24,6).
Nell’ambiente di corte, accanto al consigliere (jô‘ēṣ) sono ricordati l’amico del re
(rēǎ‘/rē‘eh hammelek), e lo scriba (sōfēr). Alla prima categoria appartiene Cusai amico di
Davide (2Sm 15,37; 16,16) e un certo Zabud, cortigiano di Salomone. Di Cusai sappiamo
che ricorse alla propria sapienza per salvare Davide; del secondo personaggio non sappiamo
nulla. Non si può escludere che il termine jô‘ēṣ servisse per designare ciascuno dei membri
del consiglio della corona, mentre rē‘eh hammelek poteva riferirsi al consigliere privato. Il
termine sōfēr presenta minori problemi d’interpretazione. Si tratta dello scriba o segretario
(professione illustre in tutto il Vicino Oriente) al servizio non soltanto del re ma anche dei
principali commercianti. Il suo ruolo a corte, in particolare quando è ricordato al singolare
(cf. 2Sm 20,15) e con l’articolo75, sembra quello di segretario e di cronista, qualcosa di
analogo al nostro segretario di stato. Probabilmente era il capo degli scribi.
Il tempio
Da questi dati si può dedurre (sempre con cautela) che nel
ambiente di corte la
tradizione sapienziale era promossa e coltivata. Tanto i consiglieri politici quanto gli scribi
necessitavano di un curriculum che consentisse di svolgere le proprie mansioni. Come
accadeva negli altri paesi del Vicino Oriente, anche le corti e i templi israelitici furono
certamente centri di sviluppo delle diverse scienze e arti. I santuari con le loro classi di
sacerdoti e scribi, furono inoltre al centro di una fervida attività culturale più legata
probabilmente alla conservazione e alla trasmissione delle tradizioni religiose. Si ricava
facilmente da queste premesse che i vari tipi di letteratura del periodo monarchico si devono
alla penna di scribi di corte o sacerdotali: annali, racconti storici, leggi, norme cultuali,
salmi e, senza dubbio, materiale sapienziale (cf. Pr 25,1). Gran parte di questi materiali si
75!Cf.!2Re!18,18.37;!22,3.8ss;!Ger!36,10.!
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conserva nell’Antico Testamento: altri, come gli annali del regno di Giuda76 e gli annali del
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regno d’Israele sono andati malauguratamente perduti77.
La scuola
Che cosa si può dire della sapienza scolastica? La carenza di dati obiettivi nello stesso
Antico Testamento può essere compensata dalle numerose allusioni relative alla probabile
esistenza di scuole nell’Israele antico78. L’unica menzione esplicita è tarda (inizi del II
secolo a.C.): “Voi, ignoranti, venite a me e dimorate nella mia scuola (bêt midrāš)” (Sir
51,23). Da questo passo si può dedurre non solo l’esistenza di scuole nell’Israele antico, ma
anche un dato sul loro carattere: gli alunni potevano abitarvi79. Di Qohelet viene detto80:
“Qohelet, oltre a essere sapiente, insegnò al popolo ciò che sapeva” (Qo 12,9). La
personalità del ḥākām era collegata all’insegnamento (lmd) il quale implica un luogo ove
possa avvenire la trasmissione delle conoscenze. Sappiamo, peraltro, che quasi certamente,
almeno a partire dalla seconda metà del III secolo a.C., esistettero scuole in Israele. Tuttavia
restano aperte due questioni: se esistette durante il periodo monarchico e quale fu il loro
carattere. Anzitutto è da tenere presente che non si sta parlando di scuole nel significato
moderno del termine. Inoltre l’esistenza di persone sapienti implica necessariamente la
presenza di centri educativi, poiché la famiglia e i precettori privati poterono coesistere con
le scuole. Il rapporto maestro-discepolo era l’essenziale. Per il luogo dell’insegnamento vi
sono svariate possibilità: dalla casa stessa del maestro fino al luoghi pubblici più frequentati
(Pr 1,20-21; 8,1-3)81.
Gli studiosi vanno accettando gradualmente la tesi che siano esistite scuole nel periodo
monarchico. Le ragioni sono molteplici. In primo luogo, se è vero che, come sopra si è
76!Cf.!2Re!15,6;!16,19.!
77!Cf.!2Re!14,28;!15,11.15.21!
78! Fondamentale,! al! riguardo,! è! l’opera! di! A.! LEMAIRE,! Le' scuole' e' la' formazione' della' Bibbia' nell’Israele' antico,!
Brescia! 1981.! Si! possono! vedere! inoltre! H.J.! HERMISSON,! Studien' zur' israelitischen' Spruchweisheit' (WMANT! 28),!
Neukirchen!1968,!97=136;!R.N.!WHYBRAY,!The'Intellectual'Tradition,!33=43;!B.!LANG,!Schule'und'Unterricht'im'alten'
Israel,!in!M.!Gilbert!(ed.),!La'sagesse'de'l’Ancien'Testament,!Gembloux!1979,!186=201;!J.L.! CRENSHAW,!Education'in'
Ancient'Israel;!JBL!104(1985)!601=615;!E.! PUECH,!Les'écoles'dans'l’Israël'préexilique:'donne'épigraphiques,!VTS!40!
(1988),!189=203.!
79!ljn,!stesso!verbo!e!stesso!ambito!sociale!in!Pr!15,31.!
80!Probabilmente!da!un!suo!discepolo!che!scrisse!l’epilogo.!
81! Si! può! cercare! un’analogia! più! vicina! al! primo! caso! nell’insegnamento! di! Gesù! ai! discepoli! (e! alla! gente! in!
genere),!che!spesso!si!svolgeva!all’aria!aperta,!anche!se!non!viene!escluso!il!domicilio!privato!del!maestro!(cf.!Mc!
2,15).! Secondo! Gv! 1,38=39,! i! primi! discepoli! di! Gesù! gli! si! avvicinarono! chiamandolo! maestro! (rabbi)! e!
domandandogli!dove!viveva:!“quel'giorno'restarono'con'lui”.!
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visto, le civiltà vicine a Israele (in particolare Egitto e Mesopotamia) sentirono l’esigenza di
ricorrere a precise istituzioni educative per garantire la formazione degli scribi e di altri
pubblici funzionari, non si può escludere che in Israele la medesima necessità fosse
avvertita proprio a partire dalla strutturazione amministrativa dello stato al tempi di Davide
e Salomone82. In secondo luogo, bisogna rifarsi agli studi epigrafici di Lemaire per cogliere
l’ampio sviluppo dell’attività letteraria intorno al 600 a.C.. Secondo questo autore gli
ostraca e i sigilli scoperti in città come Gezer, Lakish, Arad, Qadesh-Barnea e altre rivelano
un’attività letteraria con caratteristiche tali83 che sarebbe inspiegabile senza ricorrere a centri
educativi. In terzo luogo, lo stesso Antico Testamento contiene numerose allusioni velate a
un certo tipo di scuole di sapienti. In 1Re 12,8 si dice che Roboamo: “trascurò il consiglio
degli anziani e consultò i giovani educati con lui”. In 2 Re 10,15s si accenna ai precettori
dei principi. Accanto a queste ipotetiche scuole, che potremmo definire laiche, alcuni testi
consentono di parlare anche di scuole profetiche e di scuole associate al santuari. In 2Re 6,1
la comunità di profeti raccolta introno a Eliseo si lamenta con il maestro: “Il luogo in cui
abitiamo sotto la tua direzione è piccolo per noi”. Il profeta Isaia, in 8,16, allude al propri
discepoli. Stando al ruolo di precettore che Eli svolge nel riguardi del giovane Samuele (cf.
1Sm 1-3), non si può negare che in alcuni santuari o nelle vicinanze vi fossero luoghi di
formazione. Il sacerdote Ioiada aveva curato l’istruzione del giovane re Ioas (cf. 2Re 12,3).
In questa direzione va anche il racconto sarcastico di Is 28,7-13. Si può cercare un’analogia
più vicina al primo caso nell’insegnamento di Gesù ai discepoli (e alla gente in genere), che
spesso si svolgeva all’aria aperta, anche se non viene escluso il domicilio privato del
maestro (cf. Mc 2,15). Secondo Gv 1,38-39, i primi discepoli di Gesù gli si avvicinarono
chiamandolo maestro e domandandogli dove viveva: “quel giorno restarono con lui”.
Tutte queste scuole non corrispondevano certo a un solo modello. La maggior parte di
esse era paragonabile alle nostre scuole elementari, cui pochi alunni intorno a un maestro
apprendevano i rudimenti di lettura, scrittura e aritmetica. D’altra parte bisogna supporre
che a Gerusalemme e in altri grandi centri abitati vi fossero scuole di livello più elevato
destinate ai figli dei nobili, delle famiglie patrizie e dei grandi commercianti. Probabilmente
vi veniva insegnata qualche lingua internazionale (soprattutto l’aramaico) e rudimenti di
82! Si! veda! T.N.D.! METTINGER,! Solomonic' State' Officials.' A' Study' of' the' Civil' Government' Officials' of' the' Israelite'
Monarch,!Lund!1971,!140=157.!
83! Tra! l’altro! contengono! abbecedari,! elenchi! di! nomi! propri,! formule! di! saluto! per! intestare! le! lettere,! liste! di!
mesi!e!di!nomi!di!misure!di!peso,!parole!scritte!due!volte!(tecnica!di!apprendimento!della!scrittura),!ecc.!
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letteratura ebraica, storia d’Israele, geografia della Siria-Palestina, dell’Egitto e della
Mesopotamia, diritto ebraico e internazionale. In altre parole, questi studenti avevano una
sorta d’istruzione sapienziale84. Tra di essi vi saranno adolescenti cui erano rivolte le messe
in guardia contro “la donna straniera dalle parole seducenti di prostituta” (Pr 2,16-19; 5,314; 6,24-35; 7,6-27) e consigli sull’importanza della disciplina e dell’istruzione (Pr 1,4;
20,11; 22,6.15; 23,13); inoltre alcuni di essi si preparavano a divenire cortigiani o
consiglieri del re (cf. Pr 8,15-18; 16,10-15; 25,2-15)85. La Bibbia non ha tramandato nessun
nome di maestro di sapienza del periodo preesilico. Tuttavia, stando alla tradizione biblica
stessa e ai paralleli soprattutto egiziani, il maestro era abitualmente chiamato padre ma
anche mōrê o melammed “maestro”, Pr 5,13; Sl 119,99) e lo studente figlio. Inoltre è logico
ritenere che l’aggettivo ḥākām fosse applicato al maestro di sapienza, se teniamo presenti,
tra gli altri testi, Pr 13,14; 22,17; Sir 38,24; 50,27s. Per queste ragioni ci pare infondata
l’opinione di Whybray secondo cui sarebbe improbabile che il termine ḥǎkāmîm potesse
essere applicato a sapienti di professione86.
iii. Dai sapienti ai rabbi
In tutti i sistemi religiosi si osservano di tanto in tanto autentiche innovazioni che
comportano un certo grado di rottura con il passato e l’apertura di un indubbio percorso
evolutivo, consapevole o meno. Possiamo parlare d’innovazione e di rottura anche nella
storia religiosa del popolo ebraico, in particolare nel tema che stiamo trattando, una rottura
riscontrabile nelle circostanze storiche e culturali che diedero origine al giudaismo classico.
All’interno di queste coordinate culturali si riscontra un movimento che, partendo da una
storia sulla quale agisce direttamente la rivelazione divina, s’incentra sullo studio e sulla
reinterpretazione di questa rivelazione. Gli scribi sapienti dell’Israele antico furono i
guardiani del tesoro rivelato e lo mettevano per iscritto così come l’avevano ricevuto. I
nuovi sapienti, nati ed educati nel clima dell’incipiente giudaismo, si dedicarono ad
ampliare questo tesoro con un certo metodo esegetico.
84!Il!libro!dei!Proverbi!corrisponde!bene!a!questo!tipo!di!insegnamento.!
85!Per!una!panoramica!sull’istruzione!di!questo!tipo!ed!i!suoi!destinatari!cf.!R.! GORDIS,!The'social'Background'of'
winsdom'literature,!HUCA!18(1944)!77=118;!B.! KOVACS,!Is'there'a'ClassZethic'in'Proverbs?,!in!J.L.!Crenshaw!–!J.T.!
Willis,!Essay'in'Old'Testament'Ethics.'In'memoriam'J.'P.'Hyatt,!New!York!1974,!171=189;!B.V.! MALCHOW,!A'manual'
for'future'monarchs:!CBQ!47(1985)!238=245.!
86!Cf.!R.N.!WHYBRAY,!The'Intellectual'Tradition,!31=48.!
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)
Al riguardo è emblematica la figura di Esdra. Secondo Esd 7,10 questo esperto nella
legge mosaica svolse la sua attività studiando (drš)87 e insegnando (limmad) la tôrâ. Egli si
dedicò, in altre parole, all’insegnamento della rivelazione scritta mediante uno studio
esauriente e ispirato. Questo cambiamento di prospettive nell’attività del sapiente è
riscontrabile anche, nel Siracide, in cui di nuovo twrh appare come complemento oggetto
del verbo drš (32,15). D’altra parte l’autore del Siracide è persuaso del carattere
quasi-profetico del proprio insegnamento (cf. 24,33) e concepisce la “meditazione della
legge dell’Altissimo” come il principale compito del sapiente (cf. 39,1). L’esegesi della
rivelazione scritta, favorita dall’aiuto divino, diviene un veicolo di revelatio continua. La
parola viva comincia a perdere terreno di fronte al consolidarsi della rivelazione esegetica.
Questo è un nuovo modo di accesso alla volontà di Dio, che riflette le caratteristiche di un
nuovo tipo di comunità. L’istruzione della comunità è basata sullo studio esegetico della
tôrâ; l’esegesi diventa l’autentica struttura dell’esperienza religiosa.
Anche i settari di Qumran seguono questo percorso. Per gli esseni la legge mosaica
costituiva la loro eredità peculiare, perché l’interpretazione che ne davano, agevolata
dall’ispirazione del Maestro di giustizia, era l’unica interpretazione possibile. L’esegesi
della torà e la sua messa in pratica diventano il vero cammino della salvezza. In questo
contesto storico, in cui la profezia è venuta scomparendo e perdendo terreno davanti allo
studio e all’insegnamento della tôrâ, dobbiamo situare il passaggio dalla sapienza
tradizionale al rabbinismo.
Dopo aver mostrato lo sfondo culturale della sapienza d’Israele, rendendo conto delle
diverse ipotesi sul tavolo, abbiamo avvicinato questo mondo attraverso i suoi personaggi
più rappresentativi, i sapienti. Abbiamo imparato a vedere che i confini tra la sapienza
contenuta nei libri sapienziali ed il resto della tradizione anticotestamentaria non sono così
netti e definiti. Soprattutto la figura del sapiente si è evoluta nel tempo rideterminandosi
nelle diverse epoche. Adesso non ci resta che affrontare il corpus sapienziale dal punto di
vista letterario cominciando dalle sue forme più tipiche, passando per le tematiche
teologiche più rilevanti per concludere indagando i suoi rapporti con l’apocalittica.
87!Il!verbo!drš!è!usato!nella!letteratura!deuteronomistica!e!profetica!per!descrivere!la!consultazione!dell’oracolo.!
il!suo!impiego!in!questo!testo!di!Esdra!è!significativo:!non!si!tratta!di!consultare!il!Signore,!ma!la!torà,!la!norma!
scritta.!
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b. Le forme letterarie della letteratura sapienziale88
)
Adottando il termine letteratura restringiamo intenzionalmente il campo d’indagine al
Proverbi, Giobbe, Ecclesiaste, Ecclesiastico e Sapienza. Oltre a riconoscere l’importanza
della tradizione sapienziale nell’Antico Testamento, come abbiamo fatto sommariamente
nella sezione precedente, sarebbe metodologicamente impossibile (e praticamente fonte di
confusione) presentare una rassegna della ricerca critico-formale sulla sapienza secondo
questa prospettiva. Parlare di forme letterarie (sapienziali) presuppone la soluzione di una
serie di problemi: da quali siano la finalità e la funzione di questo tipo di letteratura nella
vita dell’Israele antico fino all’identità della sede vitale concreta di tali forme. Per
cominciare consideriamo valida l’impostazione di Crenshaw:
“La'letteratura'sapienziale'si'suddivide'in'quattro'categorie:'1.'giuridica,'2.'naturalistica,'3.'
pratica' e' 4.' teologica.' È' necessario' distinguere' tra' letteratura' sapienziale,' tradizione'
sapienziale'e'pensiero'sapienziale.'Corrispondentemente'abbiamo:'1.'una'sapienza'del'clan'o'
familiare....,'2.'una'sapienza'di'corte...e'3.'una'sapienza'scribale”89.!
i. Il proverbio
La forma fondamentale della letteratura sapienziale è il proverbio (māšāl)90. Sulla base
della sua ipotetica etimologia gli specialisti hanno proposto diverse spiegazioni di questo
vocabolo ebraico, da “similitudine”91 fino a “parola potente”92, passando per “parola alata”
a motivo del suo carattere paradigmatico e atemporale93. Vi sono diversi tipi di mašal, quasi
tutti attestati nel libro dei Proverbi: proverbio popolare, istruzione, esortazione, il proverbio
numerico e la comparazione o paragone.
Il proverbio popolare, al di fuori della letteratura sapienziale, può apparire in prosa (“è
dunque anche Saul tra i profeti?”, 1Sam 10,12) anche se si presenta, di solito, in forma
88!Si!possono!consultare,!tra!gli!altri,!R.E.!MURPHY,!Form'Criticism'and'Wisdom'Literature:'CBQ!31(1969)!475=483;'
J.L.! CRENSHAW,! Wisdom,' in! J.H.! Hayes! (ed.),! Old' Testament' Criticism,' San! Antonio! 1977,! 215=264;' R.E.! MURPHY,!
Wisdom' Literature' (FOLT),! Grand! Rapids! 1981;' J.L.! CRENSHAW,! Old' Testament' Wisdom,! 36=39;! G.! VON! RAD,! La'
Sapienza,!31=53;!C.!WESTERMANN,!Wurzeln'der'Weisheit,'Göttingen!1990,!15=114.!
89!J.L.!CRENSHAW,!Wisdom,'in!J.H.!Hayes!(ed.),!Old'Testament'Criticism,!227.!
90!A!questa!parola!ebraica!corrispondono!i!termini!italiani!proverbio,!massima,!sentenza,!apoftegma,!epigramma!e!
il!generico!detto,!anche!se!lo!spettro!semantico!di!māšāl'è!tanto!ampio!da!poter!comprendere!persino!un!poema!
didattico.! Si! veda! O.! EISSFELDT,! Der' Maschal' im' Alten' Testament,! Giessen! 1913;! A.H.! GODBEY,! The' Hebrew' Mašal:!
AJSL!39(1922=1923)!89=108;!A.S.! HERBERT,!The'Parable'(Mašal)'in'the'Old'Testament:!SJT!7(1954)!180=196;!A.R.!
JOHNSON,!Mašal:!VTS!3(1955)!162=169;!L.A.!SCHÖKEL!=!J.!VÍLCHEZ!LÍNDEZ,!I!Proverbi,!Roma!1988,!109.!
91!Per!la!sua!capacità!di!riprodurre!la!realtà!o!per!il!suo!inizio!formale!“Come'...”.!
92!Pronunciata!da!un!potente!o!dotata!di!uno!speciale!potere.!
93!Questa!etimologia!è!stata!sostenuta!da!W.!MCKANE,!Proverbs,!Philadelphia!1970,!22=33.!
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metrica94. In generale è formato da uno stico con i due emistichi articolati in parallelismo.
)
Lo stile è lapidarlo ed epigrammatico, molto adatto all’elaborazione di metafore. Per lo più
non è espresso in forma imperativa poiché, come risultato dell’esperienza sociale collettiva,
si limita a riassumere le osservazioni della vita quotidiana. Tuttavia il suo scopo è
eminentemente didascalico almeno nel senso più ampio del termine. Se il proverbio è una
forma elementare di conoscenza che cerca di mettere ordine nella multiforme varietà dei
fenomeni naturali e sociali per consentire all’uomo di dominare la realtà e di operare di
conseguenza, scegliendo l’azione e il momento opportuni per valorizzare le proprie capacità
di essere umano inteso come progetto e schivando al tempo stesso tutti gli scogli che
porterebbero all’insuccesso e all’autodistruzione, allora la sua funzione può ben essere
definita educativa.
Oltre al rapporto formale e temporale con il proverbio isolato si riscontrano nel libro dei
Proverbi alcune aggregazioni tematiche, ad esempio 25,2-7 a proposito del re.
Secondo molti studiosi la funzione pedagogica del proverbio porta, dal punto di vista
formale, alla sua disintegrazione, poiché alla forma semplice si vengono ad aggiungere
elenchi d’imperativi e le motivazioni (generalmente proposizioni dichiarative o causali
introdotte dalla congiunzione kî) che espongono le conseguenze negative derivanti dalla
mancata osservanza dell’esortazione iniziale. La forma che ne risulta è detta istruzione,
anch’essa caratterizzata dal vocativo “figlio” e particolarmente frequente in Pr 1-995 e nel
Siracide96. Tuttavia l’idea che la forma semplice composta di un solo stico si sia evoluta
fino a costituire gruppi di due o più stichi mediante l’aggiunta di motivazioni o di
proposizioni subordinate97 ha cominciato a subire un processo di revisione e critica da un
trentennio. Oggi, basandosi soprattutto sugli studi comparativi tra la sapienza israelitica e
quella egiziana, si contesta questa presunta evoluzione formale98.
Il carattere didascalico del proverbio si riscontra anche nell’esortazione o avvertimento,
orientato a inculcare un modo di pensare o una condotta corretta. A questo scopo il sapiente
ricorre di solito al comando seguito dalla motivazione. Si possono avere esortazioni
94!Confrontiamo!i!proverbi!italiani:!“fare'di'necessità'virtù”!(privo!di!rima!e!di!ritmo),!“cuor'il'ciel'l’aiuta”!(privo!di!
rima,!ma!ritmato),!“il'bel'gioco'dura'poco”!(dotato!di!rima!e!di!ritmo).!
95!Ad!es.:!1,8=19;!2,1=22;!3,1=12.21=26;!4,1=9.10=27;!5,1=14;!6,20=35;!inoltre!si!veda!Pr!22,17=24,22.!
96!Ad!es.:!2,1=6;!3,17=24;!11,29=34.!
97! Così! già! O.! EISSFELDT,! Der' Maschal;' in! seguito! J.! SCHMIDT,! Studien' zur' Stilistik' der' alttestamentlichen'
Spruchliteratur,'Münster!1936.!
98!Così!G.! VON! RAD,!La'Sapienza,!23=24.!Si!veda!soprattutto!CH.! KAYATZ,!Studien'zu'Proverbien'1=9!(WMANT!22),!
Neukirchen/Vluyn!1966.
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)
negative ma la distinzione risalente a Richter tra la forma impeditiva (con ’al) e quella
proibitiva (con lō’)99, modellata in analogia con le forme negative dei testi giuridici, non è
pertinente nella letteratura del corpus sapienziale100.
L’intento didascalico del mašal è espresso anche nel proverbio numerico,
originariamente legato all’enigma e alla mnemotecnica. Il suo schema corrisponde alla
formula x/x + 1, anche se, forse, il più comune è 3/4 (3+1): “Vi sono tre cose che... e una
quarta che ...”. Dopo aver riferito il termine “x + 1”, viene esposto ciò cui l’ultima cifra si
riferisce. Celebri i proverbi numerici di Pr 30101. Vi sono alcune varianti meno rigide sul
piano formale, come i proverbi relativi a una sola realtà nonostante lo schema x / x + i (ad
esempio Amos negli oracoli con cui si apre il libro, 1,3-1,8) o quelli in cui si parla soltanto
di x (Sir. 25,1). Questa forma proverbiale risale probabilmente all’impiego dell’enigma in
ambito scolastico. 11 maestro propone la sfida dell’x / x + i, incitando l’allievo a completare
lo schema mediante la ricerca di analogie nella sfera naturale e sociale.
ii. La comparazione
La comparazione o paragone, molto frequente nella letteratura sapienziale, si propone di
sottolineare la superiorità di certi modelli di comportamento su altri. Particolare interesse
per il sofisticato impiego d’immagini sono i paragoni dei cc. 25-26 dei Proverbi.
Le varianti formali positive più comuni sono: come ...così:
“Come' vernice' applicata' a' vasellame' di' coccio,' sono' le' labbra' lusinghiere' con' un' cuore'
perverso”!(Pr!26,23)!!
“Come'il'cane'torna'al'suo'vomito,'lo'stolto'insiste'nelle'sue'dissennatezze”!(Pr!26,11)!!
“Come'crepitio'dei'pruni'sotto'la'pentola,'tale'è'il'riso'dello'stolto”!(Qo!7,6)!!
“Al'fumo'e'il'vapore'del'forno'precedono'le'fiamme,'così'le'ingiurie'precedono'il'sangue”!(Sir!
22,24)!!
Oppure X... come Y:
“Le'gambe'dello'zoppo'vacillano'incerte,'come'il'proverbio'sulla'bocca'degli'stolti”!(Pr!26,7)''
O ancora X... e Y:
“La'porta'gira'sui'cardini,'e'il'pigro'nel'letto”!(Pr!26,14)!!
E infine X... ma ancor più Y: una serie si trova in Sir 40-18-26.
Le forme negative sono meno elaborate: non... né:
99!W.!RICHTER,!Recht'und'Ethos'(SANT!xv),!München!1966,!68=146.!
100!Così!R.N.!MURPHY,!Form'Criticism,!481;
cf.!J.L.!CRENSHAW,!Wisdom,!235=236.!
101!Meno!noti!sono!quelli!di!Pr!6,16=19;!Sir!25,7=11;!26,28;!50,25=26;!Gb!5,19=22;!13,20=22;!33,14=15.!
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)
“Non'giova'mangiare'molto'miele,'né'eccedere'in'parole'd’elogio”!(Pr!25,17)!!
“La'neve'non'conviene'all’estate,'né'la'pioggia'alla'mietitura,'né'l’onore's’addice'allo'stolto”!
(Pr!26,1)!!
Tuttavia il tipo di comparazione forse più ricercato è il proverbio tôb...min “Meglio (è
preferibile)...piuttosto che”102:
“meglio'abitare'in'un'angolo di'soffitta'che'in'una'casa'grande'con'una'moglie'litigiosa”!(Pr!
21,9)!!
“Un'piatto'di'verdura'con'amore'è'meglio'di'un'bue'grasso'con'rancore”!(Pr!15,17)!!
iii. L’enigma
Oltre al proverbio in senso stretto è opportuno ora sottolineare una forma letteraria che
mostra con esso una certa affinità: l’enigma (ḥîdâ)103. Dal punto di vista del contenuto e
della funzione non vi è una differenza essenziale tra l’aforisma e l’enigma104. La distinzione
può essere di forma. L’ambiguità o la mutevolezza delle circostanze in cui si svolge
l’esistenza dell’uomo implica da parte dell’educatore/sapiente un’impostazione e
un’elaborazione in grado di riflettere quest’ambiguità. In tal modo si permette al
lettore/alunno una scelta di tempo e d’azione che abbia successo o profitto. Ben conosciuta
è l’apparente contraddizione espressa dalla coppia di frasi di Pr 26,4-5: “Non rispondere
allo stolto... Rispondi allo stolto...”. Questo passo è sorprendentemente enigmatico; in realtà
tale stile intende dare all’uomo la facoltà di scegliere atteggiamenti ed interventi adeguati
alla varietà di circostanze cui egli potrà trovarsi di fronte nel corso della vita. Da questo
punto di vista l’aforisma riserva spesso sorprese e perplessità, molto simile in questo alla
natura dell’enigma. In proposito non è fuori luogo l’osservazione di Crenshaw secondo cui:
“L’enigma' funziona' come' un' paradosso' esemplare' rispetto' al' paradosso' costituito' dalla'
realtà,' e' colui' che' propone' enigmi,' ovvero' il' sapiente,' ritiene' sua' funzione' essenziale' la'
formulazione'di'analogie'in'grado'di'rappresentare'la'realtà”105.!!
Tanto nell’aforisma quanto nell’enigma il lettore è costretto a “indovinare” ciò che
quelle formule nascondono a causa della loro ambiguità. Propriamente parlando l’enigma
allo stato puro è raro nell’Antico Testamento. Il caso più celebre è rappresentato
dall’indovinello proposto da Sansone al filistei:
102!Questo!tipo!di!comparazione!è!usato!spesso!da!Qohelet!(4,6;!4,9.13;!6,9;!7,1=3.5.8;!9,4)!e!il!Siracide!(10,27;!
19,24!19,24;!20,2;!20,18.25.31;!30,14.17;!41,15;!42,14).!
103!Cf.!H.!TORCZYNER,!The'Riddle'in'the'Bible:!HUCA!1(1924)!125=149;!S.H.!BLANK,!Riddle,!in!IDB!IV(1962)!78=79;!M.!
HAIN,!Rätsel,'Stuttgart!1966;!H.P.!MÜLLER,!Der'Begriff'‘Rätsel’'im'Testament:!VT!20(1970)!465=489.!
104!Māšāl!e!ḥîdâ!sembrano!formare!un!parallelismo!in!Sal.!78,2.;!Pr.!1,6;!Sir!39,3.!
105!J.L.!CRENSHAW,!Wisdom,!240.!
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)
“Da'colui'che'mangia'è'uscito'cibo'e'dal'forte'è'uscita'dolcezza”!(Gdc!14,14)106.!
Non mancano tuttavia dati sufficienti per supporre il ricorso a questo tipo di strumento
retorico e letterario nell’Israele antico, soprattutto in manifestazioni indirette e nell’uso frequente di un tipo di linguaggio caratteristico di questa forma letteraria. Jahvè “gli (a Mosè)
parlò a faccia a faccia, apertamente e non per enigmi” (Nm 12,8); la regina di Saba cercò
inutilmente di mettere alla prova Salomone mediante alcuni enigmi (cf. 1Re 10,1-3). In ogni
caso, come si è osservato in precedenza, l’enigma pare intimamente collegato al proverbio
numerico sì che “potrebbe darsi che le sentenze numeriche appartengano immediatamente
al genere degli enigmi”107.
Sulla base di queste analogie letterarie e attraverso un appropriato studio delle figure
retoriche, in particolare delle immagini, è possibile decifrare il linguaggio enigmatico
presente nell’Antico Testamento. Le immagini sessuali si prestano particolarmente a questo
impiego in tutte le culture, probabilmente a motivo del fascino e del carattere misterioso che
hanno sempre circondato l’origine del sesso e dei rapporti sessuali.
“Questo'è'il'comportamento'della'donna'adultera:'mangiare,'pulirsi'la'bocca'e'poi'dire:'‘non'
ho'fatto'niente'di'male’”!(Pr!30,20)!
“Fossa'profonda'è'la'prostituta”!(Pr!23,27a)!
“Come'un'viandante'assetato'apre'la'bocca'e'beve'qualunque'acqua'in'cui'si'imbatte,'così'essa'
si'offre'a'qualunque'uomo'e'apre'la'faretra'a'qualunque'freccia”!(Sir!26,12)108.!!
iv. Favola e allegoria
Anche la favola e l’allegoria109, il cui significato è cifrato mediante la metafora, sono
collegate in qualche modo all’enigma. La favola si caratterizza per avere come personaggi
realtà del mondo vegetale e animale. Questo travestimento di realtà umane sotto una veste
non umana persegue una duplice finalità: intrattenere e ammaestrare. Da un lato è evidente
la vis comica della favola: volpi che elogiano corvi o confidenze civettuole tra piante.
D’altra parte questa sorta di alienazione di ciò che è realmente sperimentato o
sperimentabile verso un quadro di riferimento non umano facilita una comprensione più
106!Su!questo!enigma!cf.!O.! EISSFELDT,!Die'Rätsel'in'Jud'14:!ZAW!30(1910)!132=135;!ID.,!Introduzione'I,!184s.;!J.P.!
PORTER,!Samson’s'Riddle:'judges'XIV,1'8:!JTS!13(1962)!106=109.!
107!G.!VON!RAD,!La'Sapienza,!42.!
108! Si! tratta! di! tre! esempi! di! linguaggio! enigmatico,! anche! se! l’identificazione! sintagmatica! o! contestuale!
impedisce! di! parlare! di! enigmi! in! senso! stretto.! Un! linguaggio! analogo,! applicato! ad! altre! realtà,! si! ritrova,! ad!
esempio,!in!Pr!5,15=19;!6,23;!16,15;!20,27;!23,29=35;!25,2=3;!27,20;!Qo!12,1=7.!
109!Cf.!R.J.! WILLIAMS,!The'Fable'in'the'Ancient'Near'East,'in!E.C.!Hobbs!(ed.),!A'Stubborn,'Dallas!1956,!3=16;!G.! VON!
RAD,!La'Sapienza,'46=51;!J.L.!CRENSHAW,!Wisdom, 245=247.!!
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)
immediata e profonda di ciò che s’intende trasmettere. La comicità ed il ricorso a un
universo simbolico costituiscono un modello di linguaggio di gran lunga superiore al
linguaggio discorsivo. Altrimenti sarebbe inspiegabile il successo e il valore permanente dei
film di Walt Disney che trascendono l’interesse legato all’età, alla cultura, al sesso e alla
condizione sociale. Non a caso “la favola è una delle forme originali dell’attività
intellettuale dell’uomo”110.
Proprio come per l’enigma, è difficile trovare una favola completa nel corpus
sapienziale. Al di fuori di esso possiamo citare Gdc 9,8-15, un attacco frontale alle pretese
monarchiche di Abimelek, più che alla monarchia in quanto tale, come ritiene von Rad111.
Di fronte al rifiuto delle specie vegetali più nobili (ulivo, fico, vite) ad accettare il
conferimento della regalità, l’arbusto più inutile e dannoso (il rovo =Abimelek) è pronto ad
accettare. Il culmine tragicomico è rappresentato dall’invito pronunciato dal rovo: questo in
realtà non dà ombra né chi cerca di ripararsi sotto di esso ne esce illeso! Oltre a questo testo
soltanto 2Re 14,9 presenta elementi favolistici: è tuttavia troppo breve e l’applicazione al
confronto tra Amazia e Ioas non sembra originale.
Per la sua capacità di rivelare satiricamente aspetti non interiorizzati (troppo ovvi e
familiari) della vita quotidiana, la favola aveva facile impiego nell’ambito politico. Un
artista in grado di manipolare la favola a scopi didascalici applicandola a circostanze
politiche si avvicina, più o meno consapevolmente, all’allegoria112, perché la maggior parte
degli elementi morfologici della favola possono contribuire ad un procedimento allegorico:
“Molti' di' essi' richiedono' una' puntuale' attualizzazione' interpretativa.' Gli' elementi' non'
pertinenti'vengono'semplicemente'trascurati”113.!!
Così due favole originali sono state trasformate, da Ezechiele, in pure allegorie: l’aquila
e il cedro (17,1-10) e la leonessa e i suoi cuccioli (19,1-14). Contro l’opinione di
Crenshaw114 riteniamo che Pr 5,15-19 e Qo 12,1-6 non siano allegorie. Piuttosto si tratta di
poemi in chiave allegorica. Dal punto di vista formale gl’imperativi e la domanda retorica
del primo testo ne rendono impossibile l’inclusione in questa categoria letteraria. Il suo tono
è esortativo e moraleggiante, esplicitamente didascalico. Il secondo testo non può essere
110!G.!VON!RAD,!La'Sapienza,'46.!
111!G.!VON!RAD,!La'Sapienza,'47.!
112!Si!veda!J.L.!CRENSHAW,!Wisdom,
246s.!
113!G.!VON!RAD,!La'Sapienza,'48.!
114!Cf.!J.L.!CRENSHAW,!Wisdom,
246.!
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)
definito un’allegoria per il carattere manifesto di alcuni passi. Converrà, allora, definirlo un
poema elegiaco in chiave allegorica.
v. Il discorso sapienziale
Nel suo studio su Pr 1-9115 Lang distingue tra istruzione (Lehrrede) e discorso
sapienziale (Weisheitsrede). Esempi di quest’ultimo si trovano in Pr 1,20-33; 8,1-11.12.21;
9,1-6: si tratta di un appello pubblico rivolto dalla sapienza stessa personificata. Lo stile è
marcatamente didascalico e autodescrittivo. L’affinità dei suoi motivi con quelli della letteratura egiziana incentrata sulla ma’at (giustizia, ordine) è così notevole che sarebbe
inadeguato parlare di semplici coincidenze. Allo stesso titolo della Sapienza di Pr 8, questa
semidivinità egiziana è caratterizzata dalla preesistenza; ama coloro che la amano (cf. Pr
8,17); offre vita e protezione a coloro che la servono (cf. Pr 1,33; 3,16.18; 8,35). Nell’arte
essa viene rappresentata con il simbolo della vita in una mano e uno scettro, simbolo di
onore e ricchezza, nell’altra (cf. Pr 3,16)116. Inoltre vi è un altro elemento notevole
nell’appello della Sapienza: la sua intonazione profetica, evidente nell’annuncio del
giudizio, nelle minacce, nella durezza d’orecchi di coloro al quali essa si rivolge, l’idea del
cercare e non trovare, ecc. Tutti questi aspetti sono presenti in modo particolare in Pr 1.
vi. L’inno
L’inno117 occupa una posizione privilegiata nella ricerca sulle forme letterarie
sapienziali, in particolare per la sua affinità con altri ambiti letterari. Prima di proseguire,
sono, tuttavia, opportune un paio di osservazioni pratiche. Da un lato il ricorso al termine
“inno” in questo contesto implica l’identificazione di alcuni elementi formali in determinati
poemi sapienziali che consentano di accostarli alla categoria degli inni nei Salmi. Dall’altro
parliamo di inni a proposito di poemi innici in lode descrittivi della Sapienza intesa come
tramite fra jahvé e la creazione.
115!B.!LANG,!Die'weisheitliche'Lehrrede,!Stuttgart!1972.!
116! Interessante! lo! studio! di! CH.! KAYATZ,! Studien' zu' Proverbien' 1Z9! (WMANT! 22),! Neukirchen/Vluyn! 1966.! Una!
rassegna!di!questi!aspetti!la!troviamo!in!R.N.!MURPHY,!Wisdom'Literature,!50=52.!
117! Si! può! vedere! W.! BAUMGARTNER,! Die' literarischen' Gattungen' in' der' Weisheit' des' Jesus' Sirach:! ZAW! 34(1914)!
161=198;!F.! CRÜSEMANN,!Studien'zur'Formgeschichte'con'Hymnus'und'Danklied'in'Israel,!Neukirchen/Vluyn!1969;!
B.L.!MACK,!Wisdom'Myth'and'MythoZlogy:!Interp!24(1970)!46=60.!
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)
Da molto tempo sono stati identificati nella letteratura sapienziale alcuni motivi innici
che indubbiamente ricordano i Salmi118.
Tuttavia l’intrinseco rapporto formale e tematico di questi frammenti innici e gli inni dei
Salmi costringe lo studioso a riconoscere l’impossibilità di parlare di un genere autonomo
denominato “inno sapienziale”. Ciò sarebbe sbagliato ed equivoco119. Diverso è il caso di
quegli inni che cercano di definire il rapporto tra la creazione e il creatore, tra l’opera sapiente ed il sapiente artefice, o di cantare l’origine divina della Sapienza e la sua “vocazione
mondana”. Si possono citare Gb 28; Pr 8,22-31; Sir 24,1-21; 42,15-43,33; Sap 7,22-8,1. Il
retroterra egiziano di questa serie di inni e di altri testi sapienziali analoghi è stato illustrato
da Kayatz120. Tutti questi testi sono così originali per quanto riguarda la tematica e la forma
che possiamo parlare con tutta legittimità di un genere innico sapienziale: la lode della
Sapienza. Questo tipo d’inno, sotto la prospettiva della teodicea, cerca da un lato di
rintuzzare le proteste contro la giustizia divina e, dall’altro, di preservare l’autorevolezza
dell’insegnamento del sapiente. Al tempo stesso il rapporto tra jahvé ed il mondo è
presentato evitando di ricorrere alla forma della rivelazione. Tuttavia risulta difficile
ammettere che in quei testi la Sapienza abbia carattere d’ipostasi; riteniamo che la Sapienza
personificata si avvicini di più alla categoria del mezzo espressivo letterario, quantunque
non possa esservi ridotta.
vii. Il poema didascalico
All’interno del poema didascalico si possono individuare esempi profani e religiosi.
Questo tratto non influisce minimamente sulle sue caratteristiche formali, che sono il tema
di questa sezione. Dal punto di vista del “modo” il poema didascalico è caratterizzato
principalmente dal suo impulso educativo; sul piano formale questo genere letterario è per
lo più espositivo e quasi del tutto privo d’imperativi. In un certo senso presenta numerose
affinità con l’inno ma, a differenza di questo, ha un carattere meno obiettivo e
magniloquente, più intimista ed edificante. D’altra parte questo tipo di poema enuncia
dall’inizio il tema che sarà trattato, a differenza dell’inno il cui esordio consiste di solito in
118! Gb! 5,9=16;! 9,5=12;! 12,13=25;! 26,5=14;! Sir! 23,19=20;! Sap! 11,21=26.! Leggermente! diverso! è! il! caso! di! Sir!
39,16=35! perché! il! suo! intento! è! fondamentalmente! didascalico! e! corrisponde! ad! un! impulso! istruttivo!
(39,12=15).!
119!Cf.!R.N.!MURPHY,!A'Consideration'of'the'Classification'‘Wisdom'Psalms’:!VTS!9(1962)!156=167!(spec.!160s).!
120! CH.! KAYATZ,! Einführung' in' die' a1ttestamentliche' Weisheit,' Neukirchen! 1969,! 70=78.' Meno! affidabile,! per!
mancanza!di!equilibrio,!B.!LANG,!Frau'Weisheit,'Düsseldorf!1975.!
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un’espressione di elogio o di lode. Un caso di poema profano, che presenta anche tratti
autobiografici, è rappresentato da Pr 24,30-34: “Sono passato vicino al campo del pigro”
preannuncia che sarà trattato il tema della pigrizia. Tra i poemi didascalici si possono
comprendere Sir 1,1-10; 1,11-20 e 39,16-35, benché si debba riconoscere che si avvicinano
alle caratteristiche dell’inno. Anche in questi il tema viene annunciato dall’inizio:
1,1:!“Ogni'sapienza'viene'dal'Signore”!
1,11:!“Il'timore'del'Signore'è'gloria'e'onore”!
39,16:!“Le'opere'di'Dio'sono'tutte'buone”!
Vi sono, tuttavia, poemi di difficile classificazione a motivo della commistione di forme
e contenuti che presentano. Il Siracide, che aveva il vantaggio di operare nel seno di una
tradizione sapienziale lunga e vasta e aveva raggiunto un indubbio dominio delle proprie
forme letterarie, presenta diversi esempi di questo tipo121.
viii. Il dialogo
Il dialogo costituisce un’altra forma letteraria sapienziale, limitata, però, al solo libro di
Giobbe122. In realtà questo capolavoro della letteratura universale non può essere catalogato
sulla base di un unico genere letterario. In Giobbe sono presenti alcuni tratti della disputa
giuridica, della lamentazione (sia in forma drammatica sia come modello di una supplica
che ha trovato ascolto), della controversia, ecc. Ma predominante è senza dubbio il dialogo,
il modo più adatto per porre, discutere e risolvere una questione.
ix. Il poema autobiografico
Il poema autobiografico ha indubbiamente le sue prime manifestazioni nella letteratura
egiziana. Re e uomini di stato trasmettono le proprie esperienze a figli e successori123. La
confessione autobiografica è espressa in prima persona singolare, anche se in realtà il
maestro di sapienza può far proprie esperienze altrui. Solitamente si citano Pr 4,3-9; 24,3034; Qo 1,12-2,26; Sir. 33,16-18; 51,13-22. Le parti autobiografiche sono di solito introdotte
121! Cosa! si! può! dire,! ad! esempio,! di! Sir! 16,24=17,14?' Si! tratta! di! un! inno,! di! un! poema! didascalico! o! di! una!
istruzione?!Da!un!lato!spiccano!i!motivi!innici!(ad!es.!16,26ss);'l’intento!didascalico!è!rivelato!dal!fatto!che!questo!
testo! è! un! commento! a! Gen! 1=2! e! dal! tenore! letterale! di! 16,25! (“ti' esporrò' la' disciplina' e' ti' farò' conoscere' la'
dottrina”).! Infine! l’istruzione! è! evidente! nelle! caratteristiche! formali! dell’esordio:! “Ascoltami,' figlio,' apprendi' la'
dottrina,'applica'il'tuo'cuore'alle'mie'parole”!(uso!degli!imperativi!e!del!vocativo!“figlio”).!
122! Sul! dialogo,! in! particolare! nel! libro! di! Giobbe! e! nella! letteratura! mesopotamica,! si! veda! H.! RICHTER,!
Erwägungen' zum' Hjobproblem:! EvTh! 18(1958)! 302=324;! H.! GESE,! Lebre' und' Wirklichkeit' in' der' alten' Weisheit,!
Tübingen!1958,!51=78;!J.L.!CRENSHAW,!Wisdom,!253=256;!G.!VON!RAD,!La'Sapienza,!44=46.!
123!J.L.!CRENSHAW,!Wisdom,!256=257.!
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da rā‘îtî (“ho visto”) o jāda‘tî (“so”). Anche Pro 7 mostra alcuni tratti autobiografici (cf. vv.
6ss).
x. La letteratura onomastica
Stando alla tradizione di 1Re 5,13 (“[Salomone] parlò di piante, dal cedro del Libano
all’issopo che germoglia sul muro, e di animali, uccelli, rettili e pesci”)124, è probabile che
in Israele fosse coltivato un genere di letteratura nota come onomastici125, i lontani
progenitori delle nostre enciclopedie. In effetti queste liste di “nomi” comprendevano
qualsivoglia tipo di realtà e fenomeni del mondo degli uomini e della natura: razze, paesi,
vegetali, uccelli, rettili, ecc. In definitiva erano frutto della volontà sapienziale di porre
ordine nel mondo dell’esperienza. Non sorprende che Israele coltivasse questo tipo di sapere
quando si consideri l’abbondante materiale dell’Egitto e della Mesopotamia. Per quanto riguarda la letteratura sapienziale d’Israele vengono solitamente citati testi come Gb 28;
36,27-37,13; i cc. 38-41; Sir 43,1-26; Sap 7,17-20; 14,25-26. Questa sapienza naturalistica
svolge generalmente la funzione di manifestare la gloria di Dio nella creazione e di servire
così da elemento di supporto nello spinoso problema della teodicea.
xi. Il procedimento della soluzione differita
Fin qui si sono sommariamente esposte le principali forme letterarie della tradizione
sapienziale. Tuttavia resta da ricordare un procedimento stilistico non ancora messo in
rilievo dagli studiosi: la soluzione differita. Si tratta di un procedimento riscontrabile in
pochi testi, ma che dovette essere usato volentieri dal sapienti nella loro attività educativa. I
maestri ricorsero a tutte le astuzie della retorica per attrarre l’attenzione dei loro alunni,
stimolarne la curiosità, suscitare l’intelligenza e fornire strumenti atti a esercitarla. A tal
proposito si è parlato dell’enigma e del proverbio numerico. Su questa stessa linea del
ricorso all’elemento enigmatico e della sollecitazione dell’intelligenza si colloca la
“soluzione differita”. Almeno tre sono gli esempi: Pr 5,15-19; 23,29; Gb 28.
Negli ultimi due testi si esorta alla ricerca di una soluzione mediante il ricorso formale a
una domanda. In Pr 23,29 le domande consecutive sono sei. L’obiettivo è l’individuazione
124! Un! elenco! più! articolato! e! complesso! si! trova! in! Sap! 7,17=20,! in! cui! si! parla,! in! altri! termini,! di! filosofia,!
cosmologia,!astrologia,!zoologia,!demonologia,!botanica!e!medicina.!
125! Sul! tema! cf.! H.! RICHTER,! Die' Naturweisheit' des' Alten' Testaments' im' Buche' Hiob:! ZAW! 70(1958)! 1=20;! G.! VON!
RAD,!Gesammelte'Studien'zum'Alten'Testament,!München!1958,!262=271.'
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di un tipo di persona. Le prime cinque domande possono riferirsi a innumerevoli situazioni
vitali: molti atteggiamenti sbagliati possono causare guai, lamenti, litigi, gemiti e percosse.
L’alunno/ascoltatore è in grado di elencarne all’interrogante una lunga serie. Tuttavia
l’immagine che costituisce la sesta domanda pone termine finalmente alla “suspense”. “Di
chi gli occhi annebbiati?”. Gli occhi dell’alunno/ascoltatore s’illuminano: dell’ubriacone! E
infatti la risposta è: “Di chi si perde dietro al vino” (v. 30).
Il ricorso alle domande costituisce anche l’intreccio tra le diverse parti del poema di Gb
28. La lettura/ascolto dei primi 11 versetti, pur essendo intelligibile (il senso di ciò che
viene detto è comprensibile), non consente di comprenderne lo scopo (dove andrà a parare
l’autore?). La domanda del v. 12 già apre una pista: si tratta di riflettere sull’origine della
sapienza. Una prima risposta in forma incompleta (“L’uomo... non la può trovare... L’abisso
dice: non è in me”, vv. 13-14) non fa che accentuare l’interesse per la soluzione
dell’enigma. Tuttavia il poeta continua con lo stesso stile descrittivo con il quale aveva
cominciato. Nulla può essere paragonato alla sapienza. Il lettore/ascoltatore è sulle spine.
Nuovamente risuona la domanda (v. 20) e ancora una volta si ricorre a una risposta
incompleta e alla descrizione (“È occulta... nascosta”; solo la sua fama è nota, vv. 21-22)
ritardando intenzionalmente la soluzione, che arriva soltanto a partire dal v. 23.
In Pr 5,15-19 non si hanno domande. Il carattere enigmatico del poema, tuttavia, è
scoperto sin dall’inizio in virtù delle immagini acquatiche. Per la verità il lettore “ignorava”
il loro carattere d’immagini finché non gli viene fornita la chiave interpretativa. Fino al v.
18b si parla di “acqua”, “correnti”, “cisterna”, “pozzo”, “sorgenti”, “ruscelli” naturali. La
prima sorpresa si ha quando il poeta esorta a non dividere questi beni con gli altri. Perché?
Perché questa fonte benedetta è la sposa della tua giovinezza (v. 18b). Il riferimento alla
sposa rende improvvisamente evidente il valore d’immagini degli elementi acquatici
menzionati in precedenza e facilita l’identificazione del significato approssimativo di tali
immagini. Questa, come per gli altri testi sopra ricordati, è una “soluzione differita”.
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c. Alcune tematiche di riferimento
Nei paragrafi precedenti si sono esposti in modo non sistematico numerosi punti
dottrinali della tradizione sapienziale126. In questa sezione si presenta un’esposizione
succinta delle chiavi interpretative di questa tradizione: l’uomo come centro dell’interesse
sapienziale, l’uomo in un mondo ordinato, la crisi della fede nell’ordine e nelle possibilità
della conoscenza, il processo di teologizzazione della sapienza.
i. Antropologia e sapienza
La questione fondamentale della sapienza potrebbe essere formulata nel modo seguente:
che cosa è bene per l’uomo? L’essere umano costituisce il punto di partenza, il fondamento
e il fine ultimo dell’impresa sapienziale127. Tale considerazione ci servirebbe assai poco se
perdessimo di vista la considerazione che il sapiente abita un mondo che egli considera ordinato128. Questo mondo, che comprende l’essere umano, la natura e il cosmo, è retto dalle
norme stabilite da Dio nell’atto della creazione. L’atto creativo originario di Gen 1 è diretto
a separare e ordinare. Il sapiente confida nella capacità della sua ragione di discernere,
esporre in modo sistematico e rispettare (e contribuire a far rispettare) l’articolazione di
quest’ordine. I proverbi, le esortazioni e le istruzioni dei sapienti nascono da un desiderio di
oggettivare letterariamente le caratteristiche di quest’ordine e di prescrivere all’uomo la
sottomissione ad esso, cercando il momento opportuno per portare a termine l’azione giusta.
Chi si sottomette a quest’ordine e si astiene dal male riceve la garanzia di una vita compiuta.
Al contrario chi crea disordine e vive in esso è destinato alla morte (fallimento dell’uomo
inteso come progetto umano). Si può affermare che per il sapiente è bene ciò che, in
conformità all’ordine sociale e cosmico stabilito da Dio, aiuta l’uomo nella realizzazione di
sé.
La sapienza afferma di essere fondata sull’esperienza e, perciò, si presta, per
definizione, alla verificabilità storica. Non a caso una delle fonti primarie della sapienza è la
tradizione degli antenati. All’interno di questa tradizione il giovane israelita matura nel suo
processo di socializzazione. Ma qual è il ruolo dell’esperienza e dell’ideologia nell’antica
126!Per!un!quadro!di!riferimento!bibliografico!si!può!consultare!G.! PÉREZ,!Humanismo'y'religión'en'los'sabios'de'
Israel:!Sal!27(1979)!349=383;!28(1980)!5=33;!ID.,!Sabiduría'y'Palabra,!león!1987.!
127!Interessanti!le!osservazioni!di!H.H.!SCHMID,!Wesen'und'Geschichte,!155=169.!
128!Si!può!vedere!in!proposito!il!lavoro!di!L.G.! PERDUE,!Cosmology'and'the'Social'Order'in'the'Wisdom'Tradition,!in!
J.G.!Gammie!–!L.G.!Perdue!(edd.),!The'Sage,!457=478;!inoltre!H.!GESE,!Lehre'und'Wirklichkeit,!35=41.!
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sapienza? Il binomio “giusto-malvagio”, frequente nella letteratura sapienziale e nei Salmi,
costituisce la base dell’antropologia religiosa biblica. A partire dalla categoria dell’ordine è
giusta la persona non solo “onesta” ma anche volontariamente sottomessa (dietro la guida
del sapiente) a quest’ordine129. Malvagio, d’altra parte, è detto l’uomo non solo nella sua
dimensione etica negativa ma anche per il suo atteggiamento che prescinde dall’ordine o lo
perverte. Non stupisce, quindi, che in diversi strati letterari della tradizione biblica si
sovrappongano elementi etici e sapienziali: saggio è sinonimo di giusto e stolto equivale a
malvagio. La dottrina della retribuzione garantisce il corretto funzionamento di questa
tipologia. Si osservi che il libro dei Proverbi è basato quasi per intero su questo presupposto
dottrinale.
Tuttavia le presumibili componenti ideologiche della retribuzione che resero questa
dottrina un automatismo quasi dogmatico risultarono gravemente compromesse quando si
cominciò a percepire l’incongruenza tra azione e risultato. Com’è possibile che un’azione o
una vita oggettivamente buone possano portare alla sventura o al fallimento? Giobbe e
Qohelet assumono al riguardo un valore simbolico: il dubbio del primo sull’esistenza di un
ordine e sulla giustizia divina nasce dolorosamente dal suo incomprensibile declino fisico e
sociale; il cinismo del secondo demolisce la fiducia dell’uomo nelle possibilità della
conoscenza e perciò nel carattere illusorio dell’attività sapienziale130. In essi s’impone non
solo un’irresolubile crisi epistemologica ma una perdita di fiducia nella conoscibilità di Dio
e nella bontà del suo progetto creaturale. La crisi del progetto sapienziale risiede nella
mancata persuasione che Dio abbia creato un mondo capace di ricompensare la virtù e
punire il male.
ii. Le risposte della teologia
Di fronte alla crisi della fiducia nella conoscenza umana, nella giustizia retributiva del
mondo (e, perciò, nell’ordine) e nella conoscibilità del volere di Dio, la stessa sapienza
cercò una serie di risposte a partire dall’ambito della teologia. Questo processo di
129! Sulla! storia! del! binomio! sapienziale! “giustizia' Z' ordine' cosmico”! si! veda! l’ottimo,! stimolante! lavoro! di! H.H.!
SCHMID,!Gerechtigkeit'als'Weltordnung,'Tübingen!1968,!166=186.!
130!Sui!limiti!della!conoscenza!si!veda!G.!VON! RAD,!La'Sapienza,!95=105;!J.! BLENKINSOPP,!Wisdom'and'Law'in'tbe'Old'
Testament,'Oxford!1983,!41=73.!A!proposito!della!crisi!del!senso!in!Qohelet!si!veda!O.! KAISER,!Der'Mensch'unter'
dem'Schicksal'(BZAW!161) Berlin!1985,!91=109.!
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teologizzazione dell’attività sapienziale131 si manifesta in almeno quattro aspetti: la
descrizione dell’homo religiosus, la personificazione della sapienza, la “nomizzazione” della
sapienza, la storicizzazione della sapienza.
La descrizione dell’homo religiosus è tratteggiata con convinzione, e in modo più o
meno preciso, in Gb 28 e Sir 1. Già nel prologo dei Proverbi accanto all’esortazione
(ribadita mediante una serie di sinonimi) a conseguire la sapienza compare l’allusione al
timore del Signore, menzione indubbiamente significativa; il compilatore dei Proverbi non
intende spacciare una merce dubbia: “Il timore del Signore è il principio del sapere” (1,7).
“Timore del Signore” equivale formalmente a spirito religioso, a coscienza di sé in quanto
creatura132. L’autore dell’incomparabile poema di Gb 28 si muove all’interno delle stesse
coordinate: la ricerca della sapienza è votata al fallimento quando l’uomo basa la propria
azione sull’impegno personale, l’abilità e la tecnica. La soluzione è indicata nel finale:
“Temere il Signore [= essere religioso] è sapienza; evitare il male, intelligenza” (28,28).
Solo l’apertura alla trascendenza (la sfera in cui dimora la sapienza) conferisce all’uomo
sapienza e discernimento. Il timore del Signore è un punto programmatico nel Siracide; da
questo punto di vista l’inizio del libro è privo di equivoci:
“Ogni' sapienza' viene' dal' Signore! (1,1)! ...Il' timore' del' Signore' è' motivo' di' gloria' e' di' onore!
(1,11)!...Il'timore'di'Dio'allieta'il'cuore!(1,12)!...Colui'che'teme'il'Signore'finirà'bene!(1,13)!...'
Principio' della' sapienza' è' temere' il' Signore! (1,14)! ...Pienezza' della' sapienza' è' temere' il'
Signore!(1,16)!...Corona'della'sapienza'è'temere'il'Signore!(1,18)!...Radice'della'sapienza'è'teZ
mere'il'Signore!(1,20)!...Il'timore'del'Signore'cancella'i'peccati!(1,21)”.!
La descrizione della ḥokmâ celeste costituisce un’altra risposta della teologia alla crisi
della conoscenza. La virtù del timore del Signore non risolve l’intero problema: come può,
infatti, manifestarsi la verità nell’ambito del discorso umano? Come può sapere l’uomo se le
deduzioni basate sull’osservazione dei fenomeni naturali e dei rapporti umani hanno
carattere di oggettività e valore? Su che cosa si basa la pretesa autorevolezza del sapiente? I
Proverbi, il Siracide e la Sapienza propongono soluzioni analoghe e complementari. Nel
Proverbi una serie d’istruzioni abbandonano la finzione paterna dell’“Ascolta, figlio” per
cedere il posto a un personaggio femminile dal tratti di profetessa. La Sapienza personificata
esorta l’uomo ad ascoltare e a eseguire i suoi precetti “pena la morte”, arrogandosi, perciò,
una prerogativa che apparteneva in maniera quasi esclusiva a Jahvé (Pr. 1,20-33; 8,1-21; cf.
131!Si!veda!H.H.!SCHMID,!Wesen'und'Geschicke,!144=155.!
132!Su!questo!concetto!nell’ambito!della!conoscenza!cf.!G.!VON!RAD,!'Sapienza,!57=74.!
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)
Sir 4,15-19). Veniamo in seguito a sapere che questa Sapienza è un’entità celeste, una creatura di jahvé che precede la creazione (Sir 24,1-6.9) ma dotata di una vocazione terrena,
giacché “gioiva insieme ai figli degli uomini” (Pr 8,22-31; cf. Sir 24,7-8). Non vi è dubbio
che la funzione di questa personificazione poetica consiste nell’affermare con chiarezza che
la sapienza è un attributo di Dio, una qualità che lo accompagna da sempre; e tuttavia essa è
alla portata dell’uomo in ogni circostanza purché egli sia aperto verso la sua origine. D’altra
parte la menzione della “casa” della Sapienza in 9,1-3 fa pensare che dietro la
personificazione si trovi la figura del sapiente che invita i discepoli a frequentare la propria
scuola (“la casa dell’insegnamento” di Sir 51,23). Così la sapienza si definisce, piuttosto,
come “carisma” che non come “capacità”. Di fronte a questa idea della sapienza come
dono, una sapienza che guida l’uomo verso il proprio compimento religioso e umano,
sarebbe eccessivo affermare che ci troviamo di fronte agli albori della teologia della grazia?
Il terzo aspetto della teologizzazione della sapienza si trova ancora una volta nel
Siracide al cap. 24133. Si osserva un evidente processo di “concentrazione” della sapienza:
essa lascia la propria smisurata dimora celeste, viene ad abitare in Giacobbe, si stabilisce a
Gerusalemme e termina incarnandosi nella legge. Questo percorso sfocia in ciò che abbiamo
chiamato “nomizzazione”. Si tratta di un’evoluzione sorprendente della teologia del
Siracide, che ha indubbiamente avuto un’influenza decisiva nella teologia della legge del
giudaismo. Il Siracide affronta con fermezza e decisione la crisi epistemologica della
sapienza: nella legge divina è racchiuso tutto ciò che occorre all’uomo per essere sapiente.
Con la nomizzazione della legge da parte del Siracide si dà luogo alla storicizzazione e
alla nazionalizzazione della sapienza134. Il processo cominciato nel cap. 24 trova il proprio
culmine in Sir 44,1-50,21. L’“elogio degli antenati” tende a sottolineare che la sapienza si è
via via incarnata nei principali personaggi ed eventi della storia d’Israele.
iii. Funzione della teologia della creazione
Risulta chiaro, come abbiamo visto, che la sapienza, almeno negli stadi più avanzati
della sua evoluzione, si muove nel quadro di una teologia della creazione. La fede nel Dio
creatore è unita alla fede in un Dio che retribuisce da un duplice punto di vista: nell’ambito
133!J.!MARBOCK,!Weisheit'im'Wandel:!BBB!37(1971)!34=80;!J.!BLENKINSOPP,!Wisdom'and'Law,!140=145.!
134! Su! questo! processo! di! nazionalizzazione! cf.! J.C.! Rylaarsdam,! Revelation' in' Jewish' Eisdom' Literature,! Chicago!
1946,!18=46.!
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della sovranità divina e nell’ambito dell’ordine (cosmico e sociale). Se vogliamo, dunque,
raggiungere una conclusione sufficientemente solida a proposito della funzione della
teologia della creazione della tradizione sapienziale, dobbiamo anzitutto delineare un profilo
essenziale della teologia della creazione come si manifesta nel pensiero d’Israele in
generale.
Cominciamo con un dato incontestabile e con un pregiudizio. A partire dai lavori di
Gunkel in particolare135 viene considerata sostanzialmente corretta l’idea che, nel quadro
della teologia dell’Antico Testamento, i concetti di creazione e caos sono inseparabili.
L’osservazione sarebbe superflua se tenessimo presente lo sfondo di Gen 1. Per l’israelita
delle origini, che si muoveva a proprio agio nel mondo degli archetipi mitici, vi era la
necessità assoluta di mantenere la tensione tra la creazione e il caos. Qualsiasi squilibrio
nell’ordine del creato comportava una perdita di terreno davanti alla minaccia del caos.
D’altra parte un pregiudizio da superare assolutamente, se si vuole formulare una diagnosi
corretta del ruolo della teologia della creazione nell’attività sapienziale, è la subordinazione
della teologia della creazione alla historia salutis.
Secondo alcuni la creazione non è un elemento primario della fede d’Israele, ma il
supporto della storia della salvezza; in altre parole il suo ruolo sarebbe relegato a quello di
punto di sostegno per l’opera salvifica storica di jahvé136. Ciò non significa, secondo questi
autori, che la fede nella creazione non fosse antica in Israele. Piuttosto essa fu posta in
secondo piano in quanto dogma centrale della fede cananaica, il che costituiva certamente
una minaccia per la fede jahvista. Ecco perché la creazione occupa una posizione marginale
nella teologia israelitica.
La confutazione più netta e seria di questa tendenza alla riduzione dell’importanza della
teologia della creazione nel pensiero religioso d’Israele si deve a H.H. Schmid137 secondo il
135! Soprattutto! H.! GUNKEL,! Schopfung' und' Chaos' in' Urzeit' und' Endzeit,! Göttingen! 1895;! inoltre! ID.,! Genesis,!
Göttingen!1901,!91977.!
136!G.!Von!Rad,!grazie!a!un!apprezzamento!eccessivo!ed!esclusivista!dei!primitivi!credo!israeliti!rispetto!al!valore!
dei! loro! contenuti,! afferma! non! senza! qualche! rischio:! “(Israele)! imparò' a' considerare' la' creazione' nel' contesto'
teologico' della' storia' della' salvezza' ...' jahvé' gli' aveva' schiuso' l’ambito' della' storia,' e' in' tale' prospettiva' doveva'
essere' anzitutto' precisato' il' concetto' di' creazione”! (Teologia' dell’Antico' Testamento,! I,! 165).! In! un’opera!
posteriore,! tuttavia,! egli! attenua! il! suo! pensiero:! “Già' la' sapienza' più' antica...' parla' spesso' del' Signore' come'
Creatore...'Non'vi'è'alcun'dubbio'che'la'ricerca'più'antica'delle'leggi'che'reggono'le'cose'si'riferiva'implicitamente'in'
Israele'ad'un'insieme'e'tendeva'a'ritrovarlo”!(Sapienza,!143).!
137! Si! può! consultare! H.H.! SCHMID,! Schöpfung,' Gerechtigkeit' und' Heil:! ‘Schöpfungstheologie’' als' Gesamthorizont'
biblischer' Theologie:! ZThK! 70(1973)! 1=19.! Cf.,! dello! stesso! autore,! Wesen' und' Geschichte' der' Weisheit' (BZAW!
101)!Berlin!1966,!144=155.!
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)
quale la creazione è nulla più nulla meno dell’orizzonte in cui si muovono le prospettive
storiche d’Israele. Non si tratta, dunque, di un’idea marginale della teologia biblica, bensì
della sua essenza. Crenshaw, dal canto suo, ritiene che la chiave interpretativa più obiettiva
per affrontare la discussione sulla teologia della creazione consista nel valutare seriamente il
concetto di caos138.
Come sopra si è osservato, il concetto di ordine è essenziale per la comprensione del
pensiero sapienziale139. Quest’ordine, stabilito da Dio con la creazione, è costantemente
minacciato dall’irruzione delle forze del caos, del disordine, soprattutto nel mondo
dell’uomo. Il caos si manifesta tanto nella perversione quanto nell’ignoranza umana. Un
esempio della prima è fornito da Qohelet: “Dio fece l’uomo retto, ma egli cercò
innumerevoli trucchi” (Qo 7,29)140. Anche l’ignoranza dell’uomo era percepita come
minaccia. Se all’uomo sfuggono il significato e lo scopo essenziali della vita, come può
essere certo che la sua azione, per quanto meditata e misurata, non contribuirà a peggiorare
le cose, a fomentare il caos?
“Osservai'tutti'i'compiti'assegnati'da'Dio'agli'uomini'per'affliggerli:'egli'fece'ogni'cosa'bella'a'
suo'tempo'e'ha'dato'all’uomo'il'mondo'perché'pensasse;'ma'l’uomo'non'comprende'le'opere'
che'Dio'fece”!(Qo!3,10=11)
Secondo Qohelet, Dio non solo nasconde maliziosamente all’uomo il tempo opportuno
per agire,
soprattutto lo priva dell’accesso al suo mistero: “Benché i giusti e i sapienti
con le loro opere siano nelle mani di Dio, l’uomo non sa se Dio lo ama o lo odia” (Qo 9,1).
Di conseguenza, alla malizia e all’ignoranza umana come elementi di distorsione dell’ordine
bisognerà aggiungere i dubbi sulla presenza divina e la qualità della sua efficacia nel mondo
degli uomini. Sin dall’inizio i sapienti mantennero la tensione tra l’idea che il creatore
conserva l’ordine dell’universo e l’inquietante consapevolezza della natura silenziosa di
questo lontano creatore. Di fronte al timore che, a un dato momento, Dio possa abbandonare
il mondo alle forze annichilatrici del caos, i sapienti introdussero le loro speculazioni sulla
sapienza personificata proprio nel contesto della teologia della creazione141. Questa
personificazione mira a rendere Dio accessibile e insieme attivo in un momento in cui si
avevano seri dubbi sulla sua giustizia; si cerca di mostrare che la ratio presente nel cosmo
138!J.L.!CRENSHAW!(ed.),!Studies'in'Ancient'Israelite'Wisdom,!New!York!1976,!27=35.!!
139!Si!veda!H.D.!PREUSS,!Einführung'in'die'alttestamentliche'Weisheitsliteratur,!Stuttgart!1987,!175=177.!
140!“Fallaci'ragionamenti”!corrisponde!all’ebraico!hiššebōnōt.!Altri!traducono!“preoccupazioni”.!
141!Pr!8,22=31;!Sir!1,4=9;!24,3.8=9;!Sap!7,26=27.!
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sin dall’origine non può essere abbandonata da Dio, perché la sapienza che esprime e
garantisce l’ordine: “è riflesso della luce eterna, specchio nitido dell’attività di Dio e
immagine della sua bontà” (Sap 7,26). Perciò si può affermare che nel pensiero sapienziale
la teologia della creazione intende rispondere, almeno in parte, alla questione della teodicea,
cioè della difesa della sapienza e della giustizia divine. Sarà, quindi, necessario sradicare il
pregiudizio secondo cui la teologia della creazione è un’ancella dell’historia salutis.
Piuttosto la si dovrà collocare nell’intestazione della teodicea, poiché la sua funzione è
spiegare e preservare la fede nella giustizia e nell’integrità divine.
iv. La paternità salomonica della sapienza
La questione della paternità salomonica di molte opere del corpus sapienziale può
sembrare marginale o da liquidare con una semplice pseudepigrafia. Vale la pena, in sede di
introduzione al mondo sapienziale, spendere qualche parola per chiarire meglio il
riferimento salomonico, riconducendolo nel suo sfondo culturale.
Quattro opere sapienziali sono attribuite in modo manifesto o allusivo a Salomone:
Proverbi, Qoelet e Sapienza, senza dimenticare il Cantico dei Cantici. Come si spiega tale
paternità, se consideriamo che l’opera più antica tra queste fu compilata circa
cinquecent’anni dopo il regno di Salomone? Indubbiamente le leggende relative alla
sapienza di questo re d’Israele contribuirono a determinarne l’attribuzione, in particolare
quelle riflesse in 1Re 3; 5,9-14; 10,1-13, leggende coltivate, d’altra parte, in ambito giudaico, arabo, etiopico e cristiano. Sulla scorta di queste narrazioni leggendarie e folcloristiche
Israele giunse alla persuasione che la sapienza divina stessa si era incarnata in Salomone.
Un documentato giudizio negativo sulla storicità dei testi sopra citati del primo libro dei
Re non esclude l’esistenza di un certa attività letteraria all’epoca di Salomone.
Effettivamente, poiché questo re si vide costretto a consolidare l’impero ereditato dal padre
mediante la creazione, tra l’altro, di un’imponente amministrazione centrale, si rendeva
quanto meno necessaria l’assunzione di personale specializzato non solo ebraico ma
appartenente alle restanti popolazioni della comunità internazionale del Vicino Oriente.
Oltre a esperti nelle lingue dell’epoca, al monarca abbisognavano consiglieri politici, esperti
di diritto, diplomatici, ecc. Per svolgere tutti questi incarichi era richiesto non solo un ade-
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guato livello culturale ma soprattutto la padronanza del linguaggio e l’abilità oratoria142,
)
competenza particolarmente curata nel mondo dei sapienti. Da questo punto di vista e
ipotizzando un tentativo di stabilire un tipo di governo dell’amministrazione dalle
caratteristiche analoghe a quello rappresentato all’epoca dall’Egitto, Salomone può
indubbiamente essere stato una sorta di “mecenate”. Questa valutazione va tuttavia
sostenuta con cautela.
Se il re s’interessò attivamente alla promozione della vita intellettuale di corte, la sua
epoca fu caratterizzata tra l’altro dall’inizio di un’intensa attività rivolta alla compilazione e
alla sistemazione delle tradizioni letterarie dell’Israele antico, come ritengono molti
studiosi. Questa attività avrebbe comportato un ampliamento di orizzonti sulle possibilità
della conoscenza, che implicava proposte di modelli di comportamento, studio dei diversi
aspetti della personalità individuale, interessi scientifici e coltivazione della retorica. Tale
apertura, operata sotto l’influenza di alcune culture vicine (in particolare dell’Egitto),
avrebbe favorito l’insorgenza di uno spirito umanistico. È possibile, a parere di questi
studiosi, che l’orientamento “illuminato” favorisse una nuova comprensione dell’azione di
Dio verso il popolo. Dio non interveniva direttamente negli eventi quotidiani della vita del
popolo e perciò la sua azione poteva essere colta solo mediante la fede. I disegni divini si
attuavano attraverso agenti umani. Questa concezione dell’azione divina nascondeva un
seme pericoloso che ben presto germogliò rigogliosamente producendo in Israele un
atteggiamento di palese scetticismo143.
Indubbiamente l’epoca di Salomone dovette essere caratterizzata dall’interesse per le
novità culturali necessariamente implicate dalla messa in movimento della macchina statale
e dallo sviluppo di relazioni politiche e commerciali con l’esterno. Tuttavia, di qui a
sostenere che i progressi di quest’epoca rendono pertinente la definizione di “illuminismo
salomonico” corre una differenza abissale. Non soltanto perché ci muoviamo sul terreno
malfermo delle ipotesi, ma anche per la mancanza di un fondamento oggettivo
142!Ricordiamo!ad!esempio,!in!un!diverso!contesto!di!rapporti!sociali,!l’abilità!del!discorso!della!donna!“saggia”!di!
Tekoa!di!fronte!a!Davide!(2Sam!14).!
143!Da!G.!Von!Rad!mutuo!questa!riflessione:!“Tutta'la'vicenda'terrena'è'soggetta'...'ad'alcune'leggi'che'sfuggono'
completamente'all’umana'comprensione...'La'storia'di'Giuseppe'...'relega'l’intervento'divino'a'un'nascondimento,'a'
una' lontananza,' a' un’inconoscibilità' radicali.' Finché' esisteva' un' interprete' carismatico,' come' per' la' storia' di'
Giuseppe,'non'c’era'nessun'pericolo.'Ma'che'cosa'accadeva'quando'l’uomo,'con'questa'radicale'conoscenza'di'fede,'
era' lasciato' solo,' come' ce' lo' mostra' il' libro' del' Qohelet,' nel' quale' la' domanda' ‘come' può' l’uomo' intendere' il' suo'
cammino?’'ha'acquisito'ormai'la'tonalità'del'dubbio'(Qo'3,11;'7,24;'8,17)?'Lo'scetticismo'di'Qohelet'ha'radici'assai'
profonde”!(Josephsgeschichte'und'ältere'Chokma,'in!G.!Von!Rad,!Gesammelte'Studien,!278).'
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all’affermazione che l’epoca salomonica segnerebbe la linea di confine tra una concezione
pansacrale e una visione profana della realtà144. La distinzione tra sacro e profano deriva dai
fondamenti moderni dell’antropologia religiosa e non può essere applicata a Israele. Se poi
accettiamo di usare quelle categorie nel caso della storia religiosa d’Israele ci vediamo
obbligati a riconoscere che il pansacrale e il secolare coesistettero sin dall’inizio, come è
dimostrato, tra l’altro, dall’antica leggenda di Sansone (Gdc 13-16). L’affermazione
secondo cui nel periodo salomonico scomparve l’interpretazione sacrale della realtà risulta
sotto tutti gli aspetti infondata a causa dell’evidenza (persino letteraria) del contrario.
Pur ammettendo la coltivazione delle lettere alla corte di Salomone, pare eccessivo
considerare quell’epoca come il cardine essenziale su cui ruota la porta d’accesso al mondo
della sapienza. In effetti, se i racconti di i Re sopra citati appartengono al dominio della
leggenda, donde proviene l’attribuzione a Salomone dell’opera sapienziale? La spiegazione
di Crenshaw ci pare ingenua:
“La' sapienza' assicura' il' benessere' e' garantisce' la' ricchezza' e' la' felicità...' Perciò' l’equazione'
tra' sapienza' e' ricchezza' nella' concezione' sapienziale' antica' porta' naturalmente' alla'
conclusione' che,' se' Salomone' fu' l’uomo' più' ricco' della' storia' d’Israele,' egli' dovette' essere'
anche'il'più'sapiente”145.!
Abbandonato il terreno delle ipotesi, resta certo che la leggenda salomonica è
profondamente radicata nella storia d’Israele. Se riteniamo probabile che alla corte di
Salomone fu dato inizio al progetto “sapienziale” di compilazione e preservazione della
tradizione epigrammatica d’Israele dato confermato dagli “altri proverbi di Salomone
trascritti dagli scribi di Ezechia, re di Giuda” secondo Pr 25,1, non occorre cercare altre
ragioni per giustificare l’attribuzione a Salomone di alcuni libri sapienziali. Come Davide fu
considerato autore di numerosi salmi e a Mosè fu attribuito il corpus legale del Pentateuco,
Salomone passò alla storia come il fautore della tradizione sapienziale.
d. La concezione della ḥokmâ biblica
i. Natura teologica della ḥokmâ
Abbiamo, ormai, dipanato molte riflessioni sulla sapienza andando a cercarla nel suo mondo
di origine e nei contatti con le culture che furono da stimolo per Israele e la sua tradizione storica.
Nell’ultima parte del nostro percorso ci siamo incamminati verso una collocazione teologica della
144!Secondo!il!modello!proposto!da!G.!VON!RAD,!La'Sapienza,!164.!
145!J.L.!CRENSHAW,!Old'Testament'Wisdom,!54.!
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sapienza, soprattutto nel quadro della teologia della creazione. A questo punto non ci resta che
affrontare alcune tematiche aperte che anche la tradizione sapienziale dovette affrontare, quali il
problema della retribuzione, le domande dinanzi al male e alla sofferenza, la concezione della
morte e dell’immortalità. In conclusione cercheremo di cogliere alcuni elementi della rilettura
neotestamentaria della ḥokmâ.
La peculiarità teologica della ḥokmâ biblica e da ricercarsi in particolar modo nella
reinterpretazione che essa fa del fenomeno sapienziale all’interno della rivelazione biblica e
della sua specifica esperienza religiosa, man mano configurata nel travagliato processo canonico
successivo. I libri sapienziali e il loro messaggio contengono, infatti, soprattutto una grande
riflessione teologica sul mistero di Dio, sulla creazione e sulla vita, sull’uomo e
sull’interpretazione degli eventi storici, sul presente segnato dalla sofferenza e sul futuro aperto alla
speranza dell’immortalità e del premio eterno. A partire dalla definizione comune di sapienza
come “conoscenza pratica delle leggi della vita e dell’universo, basata sull’esperienza”146,
esamineremo alcune questioni circa la natura stessa della ḥokmâ e la sua successiva
reinterpretazione teologica.
Carattere religioso della ḥokmâ
Una prima questione riguarda la connessione tra sapienza profana e sapienza religiosa.
Data la grande mole di detti sapienziali riguardanti le materie profane, alcuni autori hanno
ipotizzato nella formazione teologico-letteraria della ḥokmâ l’origine “profana” del suo stadio
originario, a cui sarebbe seguito, come punto di arrivo di un lungo processo di spiritualizzazione, la
sapienza religiosa e la sua applicazione jahvistica147. Nondimeno tale ipotesi non ha trovato
conferma nei risultati degli studi biblici e nelle ricerche comparate al modello sapienziale del
vicino Oriente antico, che invece hanno rivelato la totale prevalenza originaria del modello
sapienziale di stampo religioso in Israele. In questi ultimi decenni una maggiore conoscenza
del contesto vitale in cui e nata la letteratura sapienziale semitica ha permesso di superare la
dicotomia sacro-profano e di evidenziare più ampiamente la natura religiosa della sapienza in
Israele fin dalle sue origini148.
146!G.!VON!RAD,!Teologia'dell’Antico'Testamento,!I,!470.!
147!Cf.!H. ! G UNKEL ,!Die'israelitische'Literatur,!in!P.!Innerberg!(ed.),!Die'Kultur'der'Gegenwart,'Berlin=Leipzig!
1906,!90;!W.!MCKANE,!Proverbs.'A'New'Approach,'London!1970,!16=17.!
148!Cf.!L.A.!SCHÖKEL!=!J.!VÍLCHEZ!LÍNDEZ,!I'Proverbi,!60=61.!
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Ḥokmâ, creazione e storia
Un altro aspetto è costituito da alcune specifiche relazioni che definiscono meglio il quadro
sapienziale della ḥokmâ biblica e consentono di tracciare la parabola del suo sviluppo teologico.
Una prima relazione e costituita dal rapporto tra la sapienza e l’ordine cosmico, di cui la
letteratura sapienziale e fortemente debitrice. Infatti, uno dei primi campi di osservazione e di
confronto del saggio e dato dall’ordine cosmico e più in generale dalla natura e dalla “teologia
della creazione”149. Come abbiamo avuto modo già di approfondire la differenza della
concezione tipicamente dualistica del cosmo di derivazione orfica e largamente diffusa nella
visione platonica del mondo, la natura creata nella prospettiva biblico-sapienziale non si
concepisce come una realtà separata e contrapposta all’uomo, ma come possibilità di vita e di
senso. La vicinanza della ḥokmâ al concetto egiziano di ma’at, che indica l’ordine originario e
primigenio del mondo e della vita e mostra all’uomo la retta via da seguire, permette di
cogliere ancora meglio la connessione tra sapienza e mondo creato. Nella prospettiva sapienziale
biblica l’idea del cosmo non può essere separata da quella di creazione in quanto Dio stesso e
all’origine dell’ordine cosmico, non come forza immanente, bensì come creatore trascendente,
che mantiene e garantisce la stabilità del mondo.
Ferma stando questa idea centrale, nel mondo biblico, inoltre, la creazione viene collocata
in un orizzonte chiaramente soteriologico: il popolo ebraico, infatti, ha fatto esperienza della
salvezza operata da Dio, salvatore e Liberatore, all’interno del mondo che Dio stesso ha creato,
sostiene, guida e fa vivere. Il compito del sapiente e di cercare Dio in, e attraverso, quell’ordine
universale che rivela la sua misteriosa presenza (cf. Gb 38-41). Tale ordine proviene dalla sapienza stessa che è all’origine del mondo creato e ne è il fondamento (Pr 8,22-31; Sir 24). Il sapiente,
d’altra parte, riafferma la giustizia divina facendo appello all’attività ordinatrice e salvifica della
sapienza, che ripropone il problema del senso della storia e della creazione nella prospettiva della
teodicea. A differenza delle concezioni deterministiche e mitiche delle culture mediorientali, il
Dio di Israele, creatore e signore del mondo e della storia agisce con assoluta libertà, non
vincolato da leggi e determinismi meccanicistici, ne costretto da necessità e schemi umani. In
definitiva, il ruolo della sapienza è quello di poter coniugare insieme la trascendenza e
l’immanenza di Dio, la sua inafferrabilità e la sua presenza attiva ed operante nel mondo.
149!Cf.!G.!VON!RAD,!La'Sapienza,'134=145;!M.!ADINOLFI,!!Antropocosmismo'biblico'e'anticosmismo,'in!G.!De!Gennaro!(ed.),!
Il' cosmo' nella' Bibbia,' Napoli! 1982,! 29=49;! A.! BONORA,! Cosmo,' NDTB! 322=340;! L.! MAZZINGHI,! Il! cosmo' nel' libro' della'
Sapienza,'in!A.!Bonora!=!M.!Priotto!e!coll.,!Libri'sapienziali'ed'altri'scritti,'381=398.!
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Nell’ambito dell’analisi teologica, alcuni autori hanno rilevato come il rapporto tra sapienza
creatrice e storia possa costituire un problema, in quanto la letteratura sapienziale, soprattutto nella
sua forma più antica, sembra non interessarsi direttamente a quella fede storica, radicata cioè negli
eventi della storia, caratteristica dal popolo d’Israele e rappresentata ad esempio dalla teologia
dell’esodo, dell’alleanza, oppure dal tema messianico nelle sue diverse forme, ma propone un
modello sapienziale di vita tratto dalla quotidianità dell’uomo150. La questione non e priva di
rilievo, poiché il problema se la sapienza antica si interessi alla storia o sia astorica riguarda profondamente la natura della ḥokmâ e la collocazione teologica della letteratura sapienziale e del suo
messaggio nell’ambito dell’Antico Testamento. L’opinione di H.H. Schmid che vede lo sviluppo
della sapienza forgiarsi in tre stadi (stadio orale, stadio letterario, universalizzazione della sapienza),
geneticamente comuni a tutti i processi sapienziali, permette di recuperare non solo la valenza
storica della sapienza recente (cf. Sir 44-49; Sap 10-19), che s’innesterebbe in strati sapienziali molto
antichi, ma anche la sua originaria forma di apparizione ed espressione, che ha trovato alla fine
del suo percorso la sua collocazione canonica nella letteratura sapienziale a noi nota.
Ḥokmâ e rivelazione di Dio
Un altro tema centrale e costituito dalla rivelazione di Dio nella storia, che si manifesta
secondo un misterioso progetto superiore, inaccessibile alle sole forze della mente e del cuore
dell’uomo a causa dei limiti della sua natura e dell’oscuramento causato dal suo peccato (cf Gb 42,3).
La rivelazione di Dio è un dono fatto a ciascun uomo, che cerca affannosamente una risposta agli
enigmi della sua esistenza (Sal 73,21-22). Dio solo, “al quale appartengono le cose nascoste” (Dt
29,28), e la possibile chiave di lettura del mistero della vita, e per questa ragione, prima ancora
che gli esseri umani decidano di mettersi a cercare la verità, e Dio stesso che prende l’iniziativa e
si rivolge loro, autocomunicandosi attraverso la sapienza. A differenza del modello profetico
secondo cui la rivelazione è comunicata direttamente dalla “parola di Jahvè” rivolta per mezzo del
profeta al popolo, la sapienza fa appello alla riflessione umana, all’intelligenza pratica e alla
capacità intellettiva dei saggi (Pr 2,1-5; 8,12.14). Tuttavia essa rappresenta un dono di Dio (Pr 2,6),
in quanto ogni sapere vero deriva da una sapienza trascendente l’uomo (Pr 8,15-21.32-36; 9,1-6)
che è rivelazione di Dio nella creazione (Sal 19,1; Sir 43), nella storia (Sir 44-50), nelle Scritture e
150!
L’opinione! è! riportata! e! discussa! in! H.H. ! S CHMID ,! Wesen' und' Geschichte' der' Weisheit.' Eine'
Untersuchung'zur'altorientalischen'und'israelitischen'Weisheitsliteratur,'BZAW!101(1966)!2=6;!cf.!L.A.!SCHÖKEL!=!
J.!VÍLCHEZ!LÍNDEZ,!I'Proverbi,'70=71.!
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nelle parole dei profeti (Sir 39,1-4), oppure nel processo di graduale “personificazione” della
ḥokmâ (Gb 28; Pr 8-9; Sir 24; Bar 3,9-4,4), la cui figura e presentata come mediatrice della
rivelazione divina e perfino, talvolta, identificata con la stessa sapienza di Dio151.
Mediante la sapienza che è presente nel mondo Dio fa conoscere il suo progetto di
salvezza e contestualmente rivela se stesso perché l’uomo lo possa incontrare152. Lo sviluppo di
tale processo rivelativo evidenzia due aspetti teologici principali, relativi al mistero di Dio
stesso: solo Jahvè possiede pienamente la ḥokmâ, mediante la quale ha creato il mondo e lo
sostiene153. Jahvè, inoltre, da origine alla ḥokmâ, sia come realtà presente nel mondo e nella storia sia
come realtà preesistente al mondo, associata alla creazione e sussistente in forma autonoma accanto a
Dio (Gb 28; Pr 1-9)154. La prospettiva teologica contenuta nel modello sapienziale conferisce al
concetto di rivelazione divina un nuovo orizzonte che si aggiunge alla teologia della creazione ed
alla rivelazione profetica, consentendo lo sviluppo di alcuni temi che saranno accolti nella
rivelazione neotestamentaria, in modo speciale nella riflessione cristologica155.
ii. La ḥokmâ e la problematica sapienziale
È diventata comune la distinzione proposta da J.L. McKenzie tra la “sapienza
convenzionale”, che attiene alla dimensione originaria della ḥokmâ nelle sue espressioni
popolari (proverbi e detti) e forme religiose (preghiere e salmi), e la “sapienza critica”,
che fa riferimento alla riflessione più elaborata e dotta sui grandi temi della esistenza umana e
sugli interrogativi circa il senso della vita e l’enigma del dolore e della morte (Giobbe,
Qohelet e Sapienza)156. Mentre la sapienza convenzionale riflette sulla vita quotidiana e le sue
opportunità di successo, la sapienza critica, partendo dai grandi interrogativi della vita,
151!Cf.!G.!FOHRER,!Sophia,'769.!
152!A!tale!proposito!rileva!Alonso!Schökel:!“La'rivelazione'o'manifestazione'di'Dio'si'realizza'in'un'incontro'
tra' Dio' e' l’uomo' quale' incontro' personale' dialogico,' dove' ii' protagonista' e' Dio,' ma' l’uomo' non' può' mancare.'
Dio'si'rivela'all’uomo'in'un’esperienza'profondamente'religiosa”!(L.A.!SCHÖKEL!=!J.!VÍLCHEZ!LÍNDEZ,!I'Proverbi,'93).!
153!Diverse!sono!le!espressioni!artistiche!e!cosmiche!con!le!quali!si!indica!la!ḥokmâ'come!proprietà!e!facoltà!
di!Jahvé:!Is!4,13.28;!Ger!10,12;!51,15;!Sal!104,24;!Gb!26,12;!Pr!3,19=20.!
154!Circa!il!tema!della!“personificazione”!della!sapienza!in!Pr!8;!Sir!24!e!Gb!28,!cf.!G.!Von!Rad,!La'Sapienza,'134=145;!
M.!GILBERT,!Sapienza,'NDTB!1438=1440;!!L.A.!SCHÖKEL!=!J.!VÍLCHEZ!LÍNDEZ,!I'Proverbi,!86=88.!
155! Sulla! prospettiva! cristologica! della! sapienza! cf.! fra! altri! A.! F EUILLET ,! Le' Christ' Sagesse' de' Dieu' d’après' les'
épîtres'pauliniennes,'Paris!1966;!ID.,!Jésus'et'la'Sagesse'divine'd’après'les'évangiles'synoptiques,'RB!62(1955)!161=196;!
F.!CHRIST,!Jesus'Sophia.'Die'Sophia'Christologie'bei'den'Synoptikern,'Zürich!1970;!M.J.! SUGGS,!Wisdom,'Christology'and'
Law'in'Matthew’s'Gospel,'Cambridge!1970;!J.N.! A LETTI ,! Colossiens'1,15Z20.'Genre'et'exégèse'du'texte.'Fonction'de'la'
thématique'sapientielle,'Roma!1981.!
156! Cf! J.L.! M C K ENZIE ,! A' Theology' of' the' Old' Testament,' Garden! City=New! York! 1974,! 203=227.! L’autore! adotta!
inoltre! l’espressione! “antiZsapienza”! per! indicare! la! contrapposizione! sussistente! tra! la! sapienza!
convenzionale! (di' carattere! universale)! e! la! posizione! critica! della! “sapienza' colta”! circa! i! problemi!
dell’esistenza!umana!e!della!giustizia!di!Dio,!cosi!come!emerge!dai!libri!di!Giobbe!e!Qohelet!(cf.!pp.!165=177).!
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trasforma la domanda sapienziale in un appassionato “discorso su Dio” e sul destino umano.
Protagonisti di questa “crisi della sapienza” sono soprattutto Giobbe e Qohelet157. Tre sono
almeno i nodi centrali del “discorso su Dio” da segnalare: a) il problema della retribuzione; b)
l’enigma del male e della sofferenza; c) la concezione della morte e dell’immortalità158.
1°) Il problema della retribuzione
La domanda sul senso della sofferenza nell’esistenza umana in rapporto a Jahvé
veniva affrontata nell’antica tradizione dei saggi dalla prospettiva classica della
retribuzione159, secondo cui, già in questa vita, Dio premia l’uomo giusto e castiga
l’empio (Pr 10,3; Qo 3,17; Sap 10,6; Sal 11,5). Il percorso sapienziale è dominato da questa
problematica della retribuzione, proposta in diversi testi con varie sfumature. Si parla di
una retribuzione personale nei proverbi popolari (Pr 11,21.31; 19,17; Gb 1,9; 22,2), per la
quale il singolo soffre ed esperimenta il dolore in conseguenza delle proprie mancanze
etiche e religiose. Inoltre, viene affermata la retribuzione collettiva che coinvolge singoli
gruppi o l’intero popolo di Dio (Sir 11,20-28; Qo 9,5). Occorre evidenziare tuttavia come
la dottrina della retribuzione non sia esclusiva del contesto sapienziale, ma abbia una sua
formulazione anche in altri contesti biblici (Gn 18,23-32; Nm 16,22; 2Sam 24,17; Ez 18)160.
Affermando il principio secondo cui “l’inizio della sapienza è il timore del
Signore” (Pr 1,7), i sapienti ratificano l’idea che Dio favorisce e protegge l’uomo
giusto161. Nondimeno, l’evidenza di ciò che avviene sulla terra, cioè la sofferenza
incomprensibile del giusto e la prosperità dell’empio, sembrano contraddire il principio
retributivo e provocano la contestazione che raggiunge il suo più alto grado in Giobbe e
Qohelet162. Per Giobbe, il motivo teologico dell’inaccettabilità della sapienza convenzionale
157! Cf! F.! F ESTORAZZI ,! Giobbe' e' Qohelet.' Crisi' della' sapienza,' in! R.! Fabris! (ed.),! Problemi' e'prospettive'di'scienze'
bibliche,'Brescia!1981,!233=258;!B.!M AGGIONI ,!Giobbe'e'Qohelet.'La'contestazione'sapienziale'nella'Bibbia,'Assisi!1989.!
158! Contestualmente! a! questi! temi! ce! ne! sono! altri! implicati! nella! riflessione! della! sapienza! critica,! quali!
l’identità! della! Torah,! il! valore! del! lavoro! e' della! civiltà,! il! ruolo! dell’educazione! e! della! formazione! delle!
giovani! generazioni,! l’interpretazione! della! storia,! la! nuova! visione! dell’uomo! e! della! donna! di! fronte! ai!
cambiamenti! epocali! e! alle! nuove! slide! culturali! emergenti,! i! modelli! di! spiritualità! sapienziale;! cf.! i!
contributi!in!A.! B ONORA! =! M.! P RIOTTO !e!coll.,!Libri'Sapienziali'e'altri'scritti,'381=433;!A.! NICACCI,!La'casa'della'sapienza.'
Voci'e'volti'della'sapienza'biblica,'Milano!1994.!
159!Cf.!A.!BONORA,!Retribuzione,'NDTB!1331=1333.!
160!Cf.!W.! EICHRODT,!Teologia'dell’Antico'Testamento,'Brescia!1979,!244=255;!464;!G.! VON! R AD ,! Teologia'dell’Antico'
Testamento,!I,'304=308.!
161!Cf.!L’amore!di!Jahvè!per!il!giusto:!1Sam!2,9;!Gb!36,7;!Sal!1,6;!14,5;!34,16;!37,17;!73,1;!146,8;!Pr!2,7;!3,32;!
10,3;!15,29;!Qo!9,1;!Sap!2,18;!3,1;!la!prosperità!del!giusto:!Sal!37,16;!92,13;!107,42;!112,2;!118,15;!Pr!10,25.30;!
11,21.28.30;!12,3.7.21;!13,25;!15,6;!28,1;!29,6.!
162!La!riflessione!profetica!aveva!già!contestato!ed!escluso!il!principio!della!retribuzione!collettiva,!secondo!la!
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)
non sta tanto nella questione della sofferenza in se stessa, bensì nel come poter credere e in
quale Dio credere di fronte all’assurdità della vita sottoposta alla prova, quando si è vissuto in
conformità a ciò che è giusto. La risposta al suo dilemma apparirà per contrasto rispetto alla
motivazione retribuzionista che traspare dalla domanda di Satana rivolta a Jahvè circa il
comportamento del giusto Giobbe: “Forse che Giobbe teme Dio per nulla?” (Gb 1,9). Infatti,
l’esistenza di un amore gratuito e totale diventa una scommessa di Dio sull’uomo, e Giobbe,
appellandosi a Dio e reagendo con forza d’animo nella prova, nonostante i suoi interrogativi,
dimostrerà superato il razionalismo etico-teologico, rappresentato dal ragionamento dei suoi
amici. Commenta Ravasi:
“Il' Dio' messo' in' scena' in' questo' racconto' popolare' è' un' Dio' che' ‘scommette’' sull’uomo,'
convinto' di' trovare' in' Giobbe' anche' amore' e' gratuità' e' non' solo' una' bieca' religiosità'
d’interesse,' e' quindi,' magica.' Tuttavia' questa' interessante' prospettiva' è' ancora' inceppata' nei'
meccanismi'sorpassati'della'teoria'della'retribuzione,'il'canone'teologico'fondamentale'precedente'
alla'crisi'dell’esilio'(VI'sec.)”163.!
Da un’attenta lettura dei testi si ricava come il tema della retribuzione connesso alla
problematicità dell’esistenza umana non possa essere confinato nell’ambito di un semplicistico
dettato dogmatico, frutto di un razionalismo etico, in quanto esso viene smentito dall’aporia
della realtà stessa che agli occhi dell’uomo diviene irrazionale. Il rifiuto di sottomettersi alle
logiche di un teismo razionalistico, preoccupato di salvare ad ogni costo la concezione della
giustizia umana (Gb 4,17-21; 7,20-21; 9,2-3; 21,2; 35,5; 40,4-5; 42,6), fa di Giobbe l’uomo che
grida e cerca la verità, si appella e si affida all’assoluta libertà e giustizia di Dio. Il messaggio
sapienziale nella sua forma più critica produce una nuova visione teologica di Dio, quale si
rivela realmente al credente nella teofania pur rimanendo mistero inaccessibile (Gb 38-42).
La complessa figura del Qohelet sembra superare la stessa prospettiva critica di Giobbe e collocarsi
in una posizione di transizione e di distacco dal presente storico (Qo 2,12-15.20-27): la vita,
anche se premiata dal benessere e dal successo, porta in se un’inquietante domanda di senso.
2°) L’enigma del male e della sofferenza
La riflessione biblica circa il problema della retribuzione ha come presupposto la
consapevolezza dell’esistenza del male nel mondo ed il convincimento che il bene deve essere
ricompensato, mentre il peccato e le colpe personali debbono ricevere i1 meritato castigo,
quale!“i'genitori'pagano'per'i'peccati'dei'figli'e'i'figli'per'i'genitori”!(cf.!Ger!31,29=30;!Ez!18).!
163!G.!RAVASI,!Giobbe.'Traduzione'e'commento,!Borla,!Roma!1979,!56.!
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proporzionato alla loro gravità. La mancanza di una prospettiva trascendente della salvezza fu
in definitiva il motivo per cui ogni sofferenza e dolore dell’uomo in questa vita doveva essere spiegata come sanzione derivante da peccati e colpe personali. dialogo di Giobbe con i suoi
amici evidenzia, infatti, come la sofferenza ed il dolore divengano un enigma quando non sono
inglobate nel progetto di redenzione che si compie nella storia, ma che presuppone l’aldilà.
Nondimeno, d’altra parte, presso i sapienti permane la convinzione che la sofferenza
umana sia frutto della fragilità dell’essere creature e questa situazione esistenziale deve essere
accolta come dono, in quanto la limitatezza dell’uomo postula l’infinito di Dio, a cui l’essere
deve potersi collegare (Sal 66,10). Il superamento di un “Dio etico”164 ed il recupero della
categoria della fedeltà all’alleanza evidenziano un nuovo modo di concepire il dolore e la
sofferenza: mentre nella visione umana il dolore e la sofferenza rappresentano un dramma
assurdo ed un motivo di disperato appello di soccorso (Sal 69,2; 102,3), nell’ottica di Dio
l’accettazione della sofferenza è per l’uomo crescita di sapienza (Gb 33,19-28), prova della fede (Qo
3,18), possibilità di pentimento e di conversione (Sir 18,21), spiegazione dell’assurdità del male
(Pr 20,30), fecondità di vita e di salvezza (Sal 126,5-6), acquisto della vita eterna (Sap 2-3)165.
Il tema della sofferenza trova nel Salterio la sua traduzione pin adeguata nel contesto
della preghiera. Infatti, il libro dei salmi costituisce una sintesi delle invocazioni e delle suppliche
elevate a Jahvé nelle più diverse situazioni della vita, soprattutto nel dolore e nella sofferenza. P.
Beauchamp rileva come i salmi si elevano a Dio cominciando “dalla polvere”, cioè
cominciando dalla realtà umana in tutta la sua drammaticità ed in ogni suo dolore166. Si tratta di
“composizioni ‘umane e popolari’, simili alla vita che conosce più spesso il colore della miseria
che non quello della gioia”167. Nell’ampio numero delle composizioni salmodiche di suppliche
personali e comunitarie, e possibile individuare un percorso teologico ricco di grandi e
suggestive immagini riguardanti l’enigma della sofferenza e del dolore umano168. Le
164!Cf.!la!suggestiva!riflessione!filosofica!di!P.!RICOEUR,!La'symbolique'du'mal,'Paris!1960,!292=293.!
165!G.!VON!R AD ,!La'Sapienza,!177=187.!
166!Cf!P.!BEAUCHAMP,!!Salmi'notte'e'giorno,!Cittadella,!Assisi!1983,!'51=88.!
167!G.!RAVASI,!Il'Libro'dei'salmi,!Vol.!I,!EDB,!Bologna!1981,!49.!
168!La!tragedia!del!dolore!e!della!sofferenza!viene!spesso!simboleggiata!da!alcune!metafore!che!presentano!il!
male!come!il!“nemico'violento”:!il!cane!(Sal!22),!le!guerre!(Sal!3,7;!27,3;!55,19;!56,22),!la!caccia!(Sal!7,6.16;!
31,5;!35,7=8;!57,7).!La!struttura!della!composizione!di!supplica!solitamente!comprende!tre!protagonisti:!1)!la!
personificazione!del!male=nemico,!che!minaccia!la!vita!del!salmista,!espressa!mediante!simbologie:!un!male!
fisico!segno!della!maledizione!divina!(Sal!6;!22;!38;!88;!102),!il!peccato!che!schiaccia!nella!solitudine!l’uomo!e!lo!
allontana!sempre!di!più!da!Dio!(Sal!6;!38;!51;!130),!una!catastrofe!nazionale,!una!persecuzione!di!nemici!(35,19;!
38,20;! 69,5;! 86,17),! un! giudizio! esemplare! (Sal! 7,2;! 142,7);! 2)! il! giudizio! di! Jahvé,! spesso! chiamato! in! causa!
come!in!un!processo!a!porte!aperte!(Sal!6,4;!13,2=3;!35,17;!42,10;!43,2;!90,13),!per!sposare!la!causa!dell’orante!
ed! eliminare! il! male=nemico;! 3)! l’io! del! salmista,! che! si! manifesta! nel! dolore! esistenziale,! attraverso! tre!
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situazioni di sofferenza e di dolore sono varie: il giusto perseguitato (Sal 3; 5), la situazione
della malattia (Sal 6; 38; 39), il grido di un innocente accusato (Sal 17; 22; 140-143), la preghiera
del peccatore davanti ai pericoli (Sal 25), una protesta dell’uomo che soffre (Sal 26), un appello
di fede per l’uomo provato dal dolore (Sal 28) e vicino alla morte (Sal 86; 88; 130), il lamento di
uno scomunicato nel tempio (Sal 42-43), il dolore ed il riconoscimento dei peccati (Sal 51), la
sofferenza di chi è vittima della calunnia (Sal 64), la preghiera di un anziano (Sal 71), la fine di un
esule (Sal 102).
Allo stesso modo, le suppliche collettive si riferiscono alla situazione di sofferenza del
popolo: l’oppressione da parte dei nemici (Sal 44), la preghiera per la nazione sconfitta (Sal 60),
il lamento sulle rovine di Gerusalemme (Sal 74), la supplica per Israele umiliato (Sal 79),
l’invocazione di salvezza dall’assedio dei nemici (Sal 83), la preghiera per la pace (Sal 85), la
richiesta di misericordia per la fragilità umana (Sal 90), il riconoscimento della povertà e del
bisogno di Dio (Sal 123), la richiesta di giustizia durante l’esilio (Sal 137). Il tema del dolore
umano viene riproposto sia nella sapienza critica di Giobbe e Qohelet sia nella preghiera salmica,
segnata da una straordinaria e vibrante densità lirica, unica nel suo genere, in grado di rendere il
dolore un “mistero vicino”, mediante la risposta di fede:
“I' Salmi'sono'ideologicamente'vicini'alla'teologia'dei'‘discorsi'di'Dio’'presenti'in'Gb'38Z42.'II'
dolore' e' mistero' che' può' essere' certamente'sondato'e'scavato'nel'suo'interno'ma'che'rimane'pur'
sempre'mistero'da'accogliere'e'vivere'nella'pace'della'fede.'E'questo'e'possibile'solo'perché'avviene'un'
incontro,' un' dialogo' personale' con' Dio' generato' dalla' stessa' sofferenza.' In' questa' esperienza'
personale'si'intuisce'che'Dio'è'talmente'superiore'da'non'poter'essere'considerato'un'‘responsabile’'
che' deve' essere' denunciato' e' giudicato,' ma' contemporaneamente' si' comprende' che' egli' deve'
essere'‘responsabile’'in'ragione'del'suo'amore'per'l’uomo”169.!
3°) La concezione della morte e dell’immortalità
Un’ulteriore questione della riflessione sapienziale e dominata dal pensiero sulla morte e
dalle prospettive escatologiche, cosi come emerge in particolare modo dalla lettura di Proverbi,
Qohelet e Sapienza170. Secondo il messaggio contenuto del libro dei Proverbi, la morte è
momenti:! a)! il! ricordo! della! felicità! di! un! tempo! perduta;! b)! la! situazione! tragica! del! presente,! pieno! di!
nostalgia;! c)! la! speranza! per! il! futuro.! È! significativo! che! nell’ultimo! atto,! il! salmo! termini! sempre! con!
un’azione! positiva! ricca! di! speranza,! nella! confidenza! di! Dio! che! ascolta! la! supplica! ed! esaudisce! l’orante.!
Talvolta!il!salmista!proclama!il!beneficio!ottenuto!all’intera!assemblea.!Cf!C.! WESTERMANN,!The'Role'of'the'Lament'in'
the'Theology'of'the'Old'Testament,'Interp!28(1974)!20=38.!
169!G.!RAVASI,!Giobbe,!92.!
170!Riguardo!al!libro!della!Sapienza,!cf,!in!particolare!M.V.! FABBRI,!Creazione'e'salvezza'nel'libro'della'Sapienza.'Esegesi'di'
Sapienza'1,13Z15,'Roma!1998.!
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considerata come il naturale epilogo dell’esistenza umana. Essa diventa un assillante
interrogativo ed un problema drammatico solo in presenza di un decesso prematuro,
quando ci si domanda quale sia il rapporto tra l’agire dell’uomo e la sorte che si sta compiendo (Pr 11,19; 21,25; 10,21; 13,14; 14,17; 18,21; 15,24). Non sembra esserci soluzione di
fronte al mistero della morte prematura, per la quale si richiede la vigilanza non solo per
gli iniqui, ma anche per i saggi (Pr 14,12; 16,25). In epoca esilica, l’influsso
deuteronomistico ha permesso un ulteriore sviluppo della concezione sulla morte nel
libro dei Proverbi: il pensiero della fine si evolve in maniera sistematica, focalizzando
soprattutto il rapporto tra stoltezza, morte e peccato (Pr 8,36; 11,19; 14,12; 16,25), fino ad
arrivare a parlare della morte non tanto in termini biologici, quanto morali. Cosi chi
accoglie l’invito della sapienza “entra nella vita” (Pr 9,1-6) mentre chi siede al
banchetto della stoltezza e da considerarsi come un morto (Pr 9,13-18).
Si assiste ad un processo di spiritualizzazione e di sublimazione del concetto di
morte che consentirà di mettere le basi e sviluppare il pensiero escatologico dell’aldilà ed
il valore dell’esperienza religiosa della morte in vista di una vita ultraterrena. Secondo
Qohelet, l’esistenza appare priva di ordine e di giustizia è la fatica dell’uomo sulla terra è
solo vanità che urta contro il limite invalicabile della morte. Si tratta, secondo l’autore, di
una realtà incomprensibile che travalica i limiti della logica umana, supera le distinzioni
sociali e culturali e induce ciascun uomo a valutare l’esistenza in un ottica diversa, fino
a diventare “principio di sapienza” (cf Qo 7,2). Nondimeno l’evento della fine dell’uomo
sulla terra resta per l’autore uno smacco senza prospettive di soluzione.
Nella difficile interpretazione del libro si distinguono due aspetti: ironizzando
con coloro che intendevano difendere l’idea di immortalità, Qohelet immagina
un’esistenza ultraterrena nello Sheôl, che accomuna tutti morti, senza distinzione (Qo
3,19-21); inoltre, l’enigmatico autore considera l’evento della morte alla Luce dell’esistenza
dell’uomo come “passaggio” tra un “prima” ed un “dopo”, caratterizzato da un epilogo
pessimistico e lucidamente rovinoso (Qo 2,20.23). In questa visione amara dell’incognita della
morte, di fronte all’aspirazione alla felicità così minacciata ed umiliata, non resta all’uomo che
“godere ed agire bene nella vita” (Qo 3,12-13.22; 5,17-19; 8,15; 9,7-9), agire nel “timore di Dio”
(Qo 5,6b), aprirsi alla provvidenza divina perché tutto “viene dalle mani di Dio” (Qo
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2,24)171, e ricordarsi del Creatore prima che “ritorni la polvere alla terra..., e lo spirito torni a
Dio che lo ha dato” (Qo 12, 7).
Secondo la prospettiva descritta dal libro della Sapienza, l’uomo, fatto ad immagine e
somiglianza di Dio (Sap 2,23), deve decidere con la sua libertà di raggiungere il proprio destino
di immortalità e di incorruttibilità. Tale destino finale consiste nella partecipazione alla stessa vita
di Dio e al suo amore (Sap 3,9), poiché infatti: “le anime dei giusti sono nelle mani di Dio” (Sap
3,1) e la loro “speranza di immortalità e soddisfatta” (Sap 3,4). In Sap 1,12-13 la morte non va
intesa solo come fine dell’esistenza fisica, bensì come separazione da Dio prodotta per opera del
diavolo (Sap 2,24): in questo senso, solo gli empi ne fanno esperienza e nel giudizio finale
conosceranno la totale rovina. I giusti, invece, vivranno presso Dio nell’amore e conosceranno la
verità attraverso la sapienza (Sap 9,13.17). Nel libro della Sapienza si riafferma il rapporto tra
l’agire del singolo e il proprio destino (Sap 1,6-10) e si fa sempre più esplicito il concetto di
immortalità, seppur ancora in forma indeterminata. La conclusione del libro è segnata
dall’annuncio della vittoria finale sulla morte (cf. Is 25,8), che troverà in Dn 12,1-4 e 2Mac 7,
elaborata con maggiore chiarezza, l’idea della risurrezione dei morti e della vita Beata ultraterrena172.
iii. Sapienza ed Apocalittica
Il rapporto tra la profezia tarda e l’apocalittica è stato individuato da tempo. Sebbene la
profezia sia scomparsa nel periodo postesilico, alcune sue rappresentazioni sopravvissero e
furono rielaborate dalla nascente apocalittica173. La tesi secondo cui l’apocalittica affonda la
proprie radici essenzialmente nel pensiero sapienziale è del pari già classica: il gusto dei
sapienti per la pseudepigrafia è coltivato dall’apocalittica, i cui presunti autori sono sapienti
(Dn 1,3ss; 2,48) o scribi (Esdra); l’universalismo e l’individualismo dell’apocalittica hanno
il loro modello nella sapienza; il determinismo storico dell’apocalittica, con la sua
suddivisione della storia in periodi, trova le proprie corrispondenze nel pensiero sapienziale
orientale che assegna un tempo prefissato a tutti gli eventi, essendo compito dei sapienti
171!Cf!B.!M AGGIONI,!Giobbe'e'Qohelet.'La'contestazione'sapienziale'nella'Bibbia,'Cittadella,!Assisi!2002,!73=77.!
172!Sulla!prospettiva!biblica!della!morte,!cf.!A. ! B ONORA ,!Morte,'NDTB!1017=1019.!
173! Si! veda! soprattutto! P.D.! HANSON,! The' Dawn' of' Apocatyptic,! PhiladeIphia! 1983;! inoltre! D.S.! RUSSELL,!
L’apocalittica'giudaica'(2oo!a.C.!=!1oo!d.C.),'Brescia!1991.!
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riconoscere i tempi opportuni; la sapienza e l’apocalittica, inoltre, condividono la
preoccupazione per la teodicea174.
In un articolo Gammie delinea altri possibili punti di contatto tra la sapienza e
l’apocalittica175. Egli individua tre aree: famiglia, monarchia ed, infine, Israele e le nazioni.
Secondo la sapienza antica il nucleo familiare, prima della crisi provocata dall’influsso della
cultura ellenistica, costituiva tra le altre cose un elemento essenziale in appoggio alla
giustizia divina. Fino all’avvento del periodo ellenistico l’idea di solidarietà familiare
giocava un ruolo importante tra i sapienti come mezzo per far fronte alla minaccia di un
universo caotico, in cui fosse permessa la sofferenza del giusto e la prosperità del malvagio.
Di fronte alla minaccia di questa anomia i sapienti si sforzarono di spiegare che, anche se un
individuo iniquo fosse stato temporaneamente esente dal meritato castigo, questo si sarebbe
abbattuto presto o tardi sulla sua discendenza (cf. Es20,5-6; Pr 21,12; Gb 15,34-35; Sir
41,11-13). Da un altro punto di vista il figlio ha il dovere di vendicarsi dei nemici del padre
e rimeritare i favori degli amici (Sir 30,6). Questa visione ideologica della vita della
famiglia cercava di rispondere alle accuse d’ingiustizia rivolte a Dio (teodicea).
Tuttavia nel periodo postesilico, soprattutto a causa del trionfo dell’individualismo,
l’ideologia familiare cominciò a incrinarsi ed i libri sapienziali non ricorsero più a essa,
mentre si andava affermando la fede nella sopravvivenza ultraterrena. La famiglia come
unità sociale non era più centrale nella difesa della giustizia divina perché nell’altra vita
sarebbero state compensate le sofferenze del mondo presente. Da qui provengono certe
affermazioni di alcuni scrittori tardi:
“Non' desiderare' molti' figli' buoni' a' nulla...' è' meglio' morire' sterile' che' avere' discendenti'
arroganti”!(Sir!16,1=3)!!
“Beata' la' sterile' irreprensibile...' e' l’eunuco' che' non' si' è' macchiato' le' mani' d’iniquità”! (Sap!
3,13=14)!
“Meglio'essere'senza'figli'e'avere'la'virtù”!(Sap!4,1)!
Queste e altre affermazioni analoghe erano impensabili nella sapienza antica.
Anche per quanto riguarda i re si può osservare un significativo spostamento d’accento.
Il re e il suo governo giusto occupavano una posizione privilegiata nel quadro dell’ordine
divino della creazione (cf. Pr 25,2-3). Col passare del tempo, tuttavia, specialmente dopo il
174! La! tesi! è! argomentata! da! G.! VON! RAD,! Teologia' dell’Antico' Testamento,' II.! Teologia' delle' tradizioni' profetiche'
d’Israele,' Brescia! 1974,! 356=364.! Critica! questa! posizione! W.! SCHMITHALS,! L’apocalittica.' Introduzione' e'
interpretazione,'Brescia!1976,!117=122.!
175!J.G.!GAMMIE,!From'Prudentialism'to'Apocalypticism,'in!J.G.!Gammie!=!L.G.!Perdue!(edd.),!The'Sage,'479=497.!!
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crollo della monarchia, l’ideologia regale cominciò a declinare tra i sapienti a favore
dell’eternità della sovranità divina. Ciononostante gli apocalittici si spinsero oltre fino ad
affermare che il regno eterno sarebbe stato trasferito da Dio a “uno dall’aspetto di figlio
d’uomo” e “al popolo dei santi dell’Altissimo” (cf. Dn 7,13.27). Anche dal punto di vista
dell’ideologia monarchica, dunque, si riscontra uno spostamento della sapienza verso
concezioni di tipo apocalittico.
Nell’insegnamento dei sapienti su Israele e le nazioni si nota una focalizzazione
dell’interesse per l’identità nazionale articolato in tre fasi: la sapienza personificata
stabilisce definitivamente la propria dimora in Israele (cf. Sir 24); l’ascesa delle altre
nazioni in questo mondo cesserà a vantaggio della preminenza del popolo di Dio nel mondo
futuro; il resto delle nazioni sono idolatre. La storicizzazione della sapienza nel Siracide, il
suo vincolo definitivo con Israele, è definita da Gammie “profetizzazione” della sapienza,
appunto per via delle affinità con la teologia profetica dell’elezione. Il processo in virtù del
quale viene messa a fuoco la visione d’Israele come regno dei santi dell’Altissimo può
essere descritto come “escatologizzazione” della sapienza. La natura idolatrica del resto
delle nazioni (cf. Sap 11,15-15,19) non è che un corollario dell’esclusivismo nazionalista
d’Israele. Come nell’antica sapienza vi fu un dualismo etico espresso nel binomio
«giusto-malvagio», così l’identità nazionale d’Israele sfociò in un dualismo storico e
cosmico: Israele come erede legittimo del futuro regno di Dio con la conseguente emarginazione dei restanti regni empi; la decadenza del mondo presente e la messa in risalto del
mondo futuro.
Pur condividendo, in generale, l’analisi di Gammie, riteniamo che egli non arrivi a
chiarire del tutto i possibili punti di contatto tra il dualismo cosmico elaborato dal pensiero
apocalittico e la sapienza. Ancora una volta dobbiamo rifarci all’importanza della teologia
della creazione nel mondo dei sapienti176. Non risulta eccessivo asserire che i sapienti operano chiaramente all’interno della teologia della creazione e che la teologia dei sapienti è
essenzialmente teologia della creazione. Né dobbiamo ritenere che si tratti di una
“vocazione tarda” della sapienza. Lo stesso binomio “giusto-malvagio”, indubbiamente
antico nel campo sapienziale177, corrisponde all’idea di ordine giusto e alla fede in una creazione morale che retribuisce le buone azioni allo stesso titolo delle cattive. La profezia,
176!Al!riguardo!si!deva!L.!BOSTRÖM,'The'God'of'the'Sages,!Stockholm!1990,!47=140.!
177!Si!tratta!di!una!tipologia!comune!al!pensiero!israelita!e!alle!letterature!dell’Egitto!e!della!Mesopotamia.!
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invece, si manteneva in un ambito di riferimenti storici, non assimilati dalla sapienza
almeno fino al Siracide e alla Sapienza: elezione e alleanza.
Di fronte al fallimento storico d’Israele i profeti sperano in un nuovo Davide, una nuova
Gerusalemme e una nuova alleanza. Poiché il presente si fa oscuro a causa dell’apostasia
d’Israele, il profetismo cerca la nuova salvezza nel futuro. 1 profeti, dunque, coltivano una
“teologizzazione del pensiero storico”. Persino le sezioni inniche sulla creazione di Isaia
sono intese in funzione della storia. Ovviamente nessuno può negare che l’escatologia
profetica abbia fornito agli apocalittici materiale utile per elaborare il proprio schema dei
tempi futuri. Tuttavia la teologia sapienziale della creazione presenta un quadro ideale per la
comprensione del nuovo eone apocalittico. In effetti col passare dei tempo si fece strada tra i
sapienti il ragionevole dubbio che il mondo non corrispondesse adeguatamente alla condotta
umana. In alcuni discorsi di Giobbe sembra di poter cogliere il sospetto che una sorta
d’ingiustizia si annidi nell’ordine naturale (cf. 14,7-12.). Sarà Qohelet, tuttavia, a descrivere
tragicamente il monotono andare e venire delle cose senza che appaia l’esistenza di un
progetto sul cosmo (cf. 1,4-7). Sulla base di queste prospettive pessimiste non sorprende che
la speranza delle successive generazioni di scribi si concretizzi nella possibilità, sempre
aperta all’onnipotenza di Dio, che questo cosmo decaduto ceda il posto a un nuovo ordine
cosmico, retto dalla tôrâ, in cui i giusti possano prosperare liberati dalla contaminazione
degli empi. L’esistenza della corruzione umana (dualismo etico) responsabile in ultima
analisi della degenerazione del creato, non avrà ragion d’essere tra le possibilità del[a nuova
creazione (dualismo cosmico). Tuttavia questo percorso di ricerca necessita di ulteriori
approfondimenti.
iv. La ḥokmâ nella rilettura del Nuovo Testamento
In queste riflessioni finali vedremo l’eredità che la tradizione sapienziale lasciò agli
scritti neotestamentari. È una traccia che, però, ha una sua logica: la tradizione sapienziale
non esaurì la portata spirituale e teologica, semplicemente fu assunta e riproposta dalla
visione cristiana, portandone a compimento alcune intuizioni, nell’ottica della centralità
cristologica
.Le istanze proprie della teologia sapienziale, dunque, hanno avuto una rilettura
neotestamentaria rilevante, sia per la stretta relazione storico-letteraria del fenomeno
sapienziale con quello cristiano, sia per i singoli temi e le categorie teologiche utilizzate
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dagli autori neotestamentari. In primo luogo, l’interpretazione sapienziale è stata direttamente applicata alla rivelazione di Dio in Gesù Cristo, in un doppio senso: nel corso della
sua missione terrena Gesù è stato “maestro di sapienza”178 ed identificato con la stessa
“sapienza di Dio”. I riferimenti cristologici traspaiono soprattutto sul piano letterario dal
modello della sua preghiera (Mt 11,25-30), dal mistero della sua persona di Figlio
“sapienza di Dio” (1Cor 1,24.30), primogenito di ogni creatura e artefice della creazione
(Col 1,15-20, cf. Pr 8,22-31), splendore della gloria di Dio e impronta della sua sostanza
(Eb 1,3; cf. Sap 7,25-26). Nella cristologia giovannea si ripropone il modello sapienziale
quando si parla della preesistenza del Figlio, parola di Dio (Gv 1; cf. Pr 8; Sir 24; Sap
9,1-2), nel contesto della rivelazione alla samaritana (Gv 4,13-14), nell’immagine
dell’acqua della vita in Gv 7,37-38 (cf. Sir 24,21) e nel discorso sul “pane di vita” (Gv
6,26-58; cf. Pr 9,1-6; Sir 24,19-21).
Una seconda utilizzazione neotestamentaria si rileva nella teologia paolina.
L’Apostolo adotta il concetto di sapienza (sophia), ponendo in opposizione la “sapienza di
questo mondo” (1Cor 1,21) divenuta stolta (Rom 1,21-23), arrogante ed omicida (1Cor
2,8), che Dio ha condannato (1Cor 3,19-20), alla “follia” della croce (1Cor 2,14; cf. 1Cor
1,17-25) che manifesta mediante il paradosso della morte di Cristo la vera Sapienza di
Dio.
“La'Sapienza'di'Dio'è'di'andare'al'contrario'delle'pretese'umane:'salvandoci'per'mezzo'di'
un'messia'crocefisso,'Dio'ha'manifestato'la'profondità'della'sua'Sapienza.'Paolo,'quindi,'non'
identifica' Gesù' con' la' Sapienza,' ma' vede' nel' mistero' della' croce' la' manifestazione' della'
Sapienza'di'Dio:'per'i'discepoli'di'Gesù,'il'Crocifisso'diventa'autentica'Sapienza'di'Dio;'la'croce'fa'
parte'integrante'della'Sapienza'salvifica'di'Dio'(1Cor'1,30;'2,7)”179.!
In questa nuova prospettiva si comprende come la rivelazione della vera sapienza avvenga in
modo paradossale: essa non è accordata ai sapienti e agli scaltri di questo mondo che rimangono
confusi (1Cor 1,27), ma ai piccoli, perché non è il frutto di uno sforzo umano, bensì dono gratuito del
Padre (Mt 11,25). La sapienza e una realtà divina e misteriosa, anche se nascosta all’intelligenza
178! Oltre! la! bibliografia! sopra! accennata! (di! A.! Feuillet,! F.! Christ,! M.J.! Suggs,! J.N.! Aletti),! cf.! A.! BARUCQ! =! P.!
GRELOT,!Sapienza,'DTB!1156=1157.!Un’ampia!attestazione!di!tale!ministero!sapienziale!di!Gesù!è!presente!nei!
vangeli:! l’insegnamento! magistrale! di! Gesù! (Mc! 1,21),! l’utilizzazione! dei! generi! letterari! e! dei! metodi!
didattici! del! rabbinismo! (Mt! 5=7),! il! riconoscimento! corale! di! una! sapienza! superiore! (Mt! 13,54),! che! gli!
proviene!fin!dall’infanzia!(Lc!2,40.52),!l’accostamento!diretto!alla!ḥokmâ'(Mt!11,19;!Lc!7,34=35)!e!alla!figura!di!
Salomone!(Mt!12,42!e!par.),!ecc.!
179!M. ! G ILBERT ,!Sapienza,'1441;!cf!A.!F EUILLET ,!Le'Christ'Sagesse'de'Dieu'd’après'les'épîtres'pauliniennes,'Paris!1966;!
A.! B ARUCQ! = ! P.! G RELOT,! Sapienza,'DTB!1157=1158.!Riguardo!alla!teologia!della!croce!in!Paolo,!cf!K.H.! SCHELKLE,! Paolo.'
Vita,'lettere,'teologia,'Brescia!1990!(orig.!ted.!19882),!187=194.!
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umana (1Cor 2,7-9; Rm 11,33-36; Col 2,3); si manifesta nel compimento della salvezza (Ef 3,10) e
può essere comunicata solo mediante lo Spirito di Dio a coloro che gli si sottomettono (1Cor 2,1016; 12,8; Ef 1,17). Tuttavia alla luce della rivelazione di Cristo, sapienza di Dio, non viene esclusa
l’istanza morale della vita cristiana e della sua dimensione riflessiva e sapienziale. II credente è
chiamato ad interpretare sapienzialmente la propria esistenza in Cristo e ad assumere la ricchezza e
la verità della sapienza antica come un “dono dall’alto” (Gc 3,13-17), traducendo l’ideale del
messaggio cristiano in rettitudine morale e testimonianza di carità (1Cor 13)180.
L’itinerario proposto ha consentito di sistematizzare la vasta e ricca materia sapienziale
all’interno delle coordinate letterarie e teologiche indicate mediante una sintetica visione
d’insieme, avendo presente lo sviluppo genetico della ḥokmâ, lt confronto con gli studi
comparati circa il fenomeno sapienziale relativo alle culture del Vicino Oriente antico e il
progresso della vasta produzione teologica intorno al macrocosmo sapienziale. Con sempre
maggiore evidenza si comprende come la conoscenza dei libri Sapienziali sia condizione
indispensabile per comprendere il messaggio biblico nella sua piena maturità espressiva e
teologica.
A testimonianza della complessità di questa singolare sezione biblica sia il faticoso processo
di canonizzazione della letteratura sapienziale ed il suo specifico posto nel panorama della Bibbia
ebraica e cristiana. Il! confronto! con! l'intera! letteratura! biblica! lascia,! inoltre,! preferite!
sempre! meglio! come! la! collezione! sapienziale! appaia! di! occhi! di! tutti! un! esempio!
straordinario! quanto! difficile! dell’autocoscienza! dell’Israele! biblico! e! della! rapida!
evoluzione! del! suo! credo! storico. Unitamente al travaglio della tradizione ebraica, la
vicenda della letteratura sapienziale ha conosciuto un percorso problematico anche
all’interno del confronto cristiano, sia agli albori del cristianesimo che nel corso della storia
successiva nello sviluppo delle interpretazione biblico-teologica successiva181. In tal modo
l’istanza teologico-interpretativa si carica di una molteplicità di motivazioni che rendono
oggi i Sapienziali terreno fertile di comunicazione tra culture, luogo privilegiato di incontro
di confronto di esperienze religiose, occasione di studio e di verifica della vita e della fede
del popolo eletto e della sua identità.
180!A.!B ARUCQ! = ! P.!G RELOT ,!Sapienza,'DTB!1158=1159.!
181!Per!l’epoca!antica!cf.!R.I.!WILKEN,!Aspects'of'Wisdom'in'Judaism'and'Early'Christianity,!London!1975,!67=199.!
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4. La Letteratura non canonica
Oggetto!di!questa! appendice! è! la! produzione! letteraria! del! giudaismo! che! non! è! entrata! a!
far!parte!del!canone!biblico!e!la!cui!datazione!può!essere!fatta!risalire!ad!un!arco!di!tempo!che!va!
grosso!modo!dal!sec.!III!a.C.!al!sec.!Il!d.C.!Il!riferimento!alla!canonicità!degli!scritti!come!criterio!
per! la! delimitazione! di! un! corpus' letterario,! pur! essendo! largamente! legittimato! dalla!
consuetudine,!ha!senso!soltanto!all’interno!di!un!discorso!teologico,!mentre!presenta!difficoltà!e!
limiti! evidenti! da! un! punto! di! vista! più! propriamente! storico! e! letterario.! La! netta! distinzione,!
all’interno!della!letteratura!giudaica!di!questo!periodo,!tra!canonico!e!non!canonico,!tuttavia,!ha!
anche! precise! ragioni! storiche,! legate! alle! circostanze! della! trasmissione! dei! testi;! la! maggior!
parte!di!questi!scritti,!infatti,!si!è!conservata!soltanto!grazie!all’interesse!dei!cristiani,!in!quanto!
nel! giudaismo! farisaicoDrabbinico,! la! corrente! dominante! a! partire! dal! 70! d.C.,! essi! non!
suscitarono!interesse!alcuno;!conobbero,!quindi,!veicoli!di!trasmissione!diversi!e!furono!valorizD
zati! come! un! corpus! a! sé! stante,! distinto! dal! corpus' degli! scritti! biblicoDcanonici.! È! chiaro,!
comunque,! che,! nella! prospettiva! di! un’analisi! storicoDletteraria! coerente,! lo! studio! di! queste!
opere!non!va!disgiunto!da!quello!degli!scritti!canonici!contemporanei.!!
Come! criteri! per! la! catalogazione! di! questa! vasta! produzione! letteraria! del! giudaismo! del!
182
183
secondo! tempio ,! o! del! giudaismo! medio ,! sono! stati! proposti! di! volta! in! volta! quello! della!
184
lingua! degli! scritti ,! quello! delle! correnti! ideologiche! o! degli! ambienti! culturali! che! li! hanno!
185
186
prodotti ,!quello!dei!rispettivi!generi!letterari .!Noi!ci!siamo!attenuti,!anche!se!con!una!certa!
elasticità,! a! quest’ultimo! criterio.! Dato! il! carattere! introduttorio! di! questo! volume,! ci! siamo!
limitati!a!segnalare!le!opere!più!importanti!e!significative;!per!una!presentazione!degli!scritti!qui!
non!menzionati!e!per!ulteriori!informazioni!su!quelli!menzionati!rimandiamo!alle!trattazioni!più!
specialistiche,!segnalate!nella!bibliografia.!
a. Traduzione ed interpretazione della Scrittura
i. Targumim
Lingua! franca! dell’impero! persiano,! l’aramaico! si! era! imposto! progressivamente! anche! in!
Palestina,! diventando! il! più! comune! veicolo! di! comunicazione! nel! periodo! del! Secondo! Tempio.!
L’ebraico,! anche! se! non! del! tutto! soppiantato! come! lingua! parlata,! sopravviveva!
prevalentemente! nella! sfera! del! culto! e! nella! sinagoga,! e! restava! la! lingua! dotta! delle! scuole.!
Nella!liturgia!sinagogale!era!prevista!la!lettura!ad!alta!voce!di!un!brano!della!Tôrâ,!secondo!una!
lectio' continua' che! si! completava! in! un! ciclo! triennale! (più! tardi! ridotto! ad! un! ciclo! annuale,!
secondo! l’usanza! delle! comunità! babilonesi),! seguito! da! un! brano! dei! profeti! (haftarah).' Tale!
lettura!doveva!essere!fatta!nella!“lingua'santa”,!cioè!in!ebraico;!ma!poiché!l’ebraico!non!era!più!
familiare!a!tutti!negli!ultimi!secoli!dell’era!precristiana,!si!instaurò!la!consuetudine!di!farla!seguire!
da! una! traduzione! in! aramaico,! che! veniva! recitata! versetto! per! versetto! nel! caso! della! Tôrâ,! e!
ogni! tre! versetti! nel! caso! delle! haftaroth' profetiche.! Tale! traduzione! si! chiamava! targum' (dalla!
radice! rgm' =' chiamare)' e! l’interprete! meturgeman.' Più! che! di! vere! e! proprie! traduzioni,! si!
trattava! di! parafrasi! del! testo! biblico,! che! veniva! spiegato,! ampliato,! semplificato,! abbellito,!
attualizzato,! a! seconda! del! pubblico! e! delle! circostanze,! con! intenti! prevalentemente!
didatticoDpastorali.!
182!Cf!J.!MAIER,!Il'giudaismo'del'secondo'tempio.'Storia'e'religione,'Brescia!1991;!l’estensione!temporale!del!periodo!
è!un!po’!più!ampia!di!quella!da!noi!fissata,!in!quanto!abbraccia!anche!tutto!il!cosiddetto!periodo!persiano!(secc.!
V=IV!a.C.).!
183!Cf!G.!BOCCACCINI,!Medio'giudaismo.'Il'pensiero'giudaico'dal'300'a.C.'al'200'd.C.,'Genova!1993.!
184! È! questo! il! criterio! adottato! in! E.! SCHÜRER,! Storia' del' popolo' giudaico' al' tempo' di' Gesù' Cristo,' vol.! III,1=2,!
edizione!diretta!e!riveduta!da!G.!Vermes,!F.!Millar!e!M.!Goodman.!
185!Cf.!ad!es.,!L.!ROST,!Introduzione'agli'Apocrifi'dell’Antico'Testamento,'compresi'i'principali'testi'qumranici,'Torino!
1980.!
186! È! questo! il! criterio! sotteso! alla! grande! raccolta! di! scritti! apocrifi! curata! da! J.H.! CHARLESWORTH! (ed.),! The' Old'
Testament'Pseudepigrapha,'vol.'I:'Apocalyptic'Literature'and'Testaments;'vol.'II:'Expansions'of'the'“Old'Testament”'
and'Legends,'Wisdom'and'Philosophical'Literature,'Prayers,'Psalms'and'Odes,'Fragments'of'Lost'JudeoZhellenistic'
Works,!Garden!City!(NY)!1983=85.!
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Oggi! noi! possediamo! dei! targumim' di! tutta! la! Bibbia! ebraica,! fatta! eccezione! per!
EsdraDNeemia! e! Daniele.! Nati! come! traduzioni! orali,! mandate! a! memoria! e! trasmesse! da! un!
interprete! all’altro,! furono! poi! successivamente! messi! per! iscritto! al! termine! di! un! lungo! e!
complesso!processo!di!stratificazione!e!revisione!redazionale,!durato!diversi!secoli.!La!scoperta!di!
187
testi!targumici!a!Qumran !documenta!l’esistenza!di!traduzioni!aramaiche!in!forma!scritta!già!nel!
sec.! I! a.C.,! anche! se! non! si! può! affermare! con! certezza! che! esse! fossero! collegate! all’attività!
sinagogale.!I'targumim'più'importanti!sono!quello!di!Onqelos'al!Pentateuco!e!quello!di!Jonathan'
ben' Uzziel' ai! Profeti,! che! sono! il! risultato! di! un! lavoro! di! edizione! e! di! revisione! progressivo! da!
parte! delle! accademie! babilonesi! conclusosi! verso! il! sec.! V! d.C.! Tra! i! targumim' palestinesi! al!
Pentateuco!figurano!il!cosiddetto!Targum'Pseudo?Jonathan,'molto!prolisso!e!ricco!di!digressioni,!
sottoposto! ad! un! lungo! processo! di! revisioni! successive! non! conclusosi! prima! dei! secc.! VIIDVIII!
d.C.;! il! Targum' Neophiti' I,! scoperto! di! recente! in! un! manoscritto! della! Biblioteca! Apostolica!
Vaticana,! che! contiene! numerose! glosse! marginali! e! interlineari! e! la! cui! redazione! potrebbe!
risalire!ai!secc.!IIDIII!d.C.;!e!i!Targumim'frammentari,'che!non!coprono!continuativamente!il!testo!
biblico,! ma! soltanto! determinati! gruppi! di! versetti! preventivamente! selezionati.! Il! fatto! che! “gli'
scritti”,!vale!a!dire!i!libri!sapienziali,!non!venissero!letti!nella!liturgia!sinagogale!non!ha!impedito!la!
raccolta! e! la! trasmissione! di! targumim' anche! per! questa! sezione! della! Bibbia! ebraica.! Si! tratta,!
tuttavia,!di!vere!e!proprie!opere!di!esegesi,!destinate!alle!scuole!e!piuttosto!tardive.!!
L’importanza! dei! targumim' per! lo! studio! del! NT! deriva,! da! un! lato,! dall’antichità! dei!
materiali!tradizionali!che!essi!trasmettono,!nonostante!la!redazione!più'o'meno!tardiva!(antichità,!
comunque,! che! dovrà! essere! vetificata! e! valutata! caso! per! caso),! e! dall’altro,! dai! metodi! di!
interpretazione! e! dalle! tecniche! esegetiche! che! mettono! in! atto,! illustrandoci! come! la! Bibbia!
venisse! concretamente! intesa! e! spìegata! alla! gente! negli! ultimi! secoli! del! periodo! del! Secondo!
Tempio!e!nei!primi!secoli!dell’era!cristiana.!
ii. Traduzioni greche
In!seguito!alle!conquiste!di!Alessandro!Magno!verso!la!fine!del!sec.!IV!a.C.,!la!lingua!greca!e!
la!cultura!ellenistica!si!affermarono!in!tutto!il!bacino!del!Mediterraneo.!Anche!la!Palestina!risentì!
del!nuovo!clima!culturale,!entrando!dapprima!nella!sfera!di!influenza!dei!Lagidi!d’Egitto!(fino!al!
198! a.C.)! e! poi! subendo! la! dominazione! dei! Seleucidi! di! Siria,! che! si! concluse! con! l’insurrezione!
dei! Maccabei.! Ma! furono! soprattutto! i! Giudei! della! diaspora! a! lasciarsi! permeare! dalla! nuova!
cultura.! L’inserimento! del! giudaismo! nel! quadro! culturale! dell’ellenismo! determinò! ben! presto!
l’esigenza! di! disporre! di! una! traduzione! delle! Scritture! in! greco.! I! primi! testi! ad! essere! tradotti!
furono! senza! dubbio! le! preghiere! e! gli! scritti! utilizzati! nella! liturgia! sinagogale:! la! Tôrâ,!
innanzitutto,! per! il! suo! carattere! normativo;! e,! poi,! i! profeti! e! i! salmi,! cantati! o! letti! durante! le!
funzioni! liturgiche;! seguirono,! infine,! gli! altri! libri! biblici.! Questa! attività! di! traduzione! si! svolse!
soprattutto! ad! Alessandria,! la! grande! metropoli! situata! sul! delta! del! Nilo,! dove! fin! dalla!
fondazione!si!era!insediata!una!importante!colonia!di!Giudei.!
La!più!antica!traduzione!della!Scrittura!in!greco!viene!chiamata!“la'LXX”!perché!un!racconto!
leggendario,! riportato! nella! Lettera' dello' Pseudo?Aristea' a' Filocrate' (probabilmente! del! sec.! Il!
a.C.),! la! attribuisce! ad! un! gruppo! di! settanta! (più! precisamente! settantadue,! sei! per! ogni! tribù)!
traduttori,! fatti! venire! dalla! Palestina! ad! Alessandria! da! Tolemeo! II! Filadelfo! (283D246! a.C.)! su!
istanza!del!bibliotecario!Demetrio!di!Falero,!desideroso!di!includere!nella!famosa!biblioteca!della!
città!egiziana!una!versione!greca!della!Legge!dei!Giudei.!A!parte!i!dettagli!leggendari,!il!racconto!
dello! PseudoDAristea! sembra! aver! conservato! una! notizia! non! priva! di! valore! storico:! è,! infatti,!
verosimile! che! la! traduzione! greca! del! Pentateuco! sia! stata! occasionata! proprio! dall’esigenza,!
manifestata!dalla!corte!tolemaica,!di!possedere!la!raccolta!dei!testi!legislativi!che!regolavano!la!
vita!della!comunità!giudaica!alessandrina,!la!quale!godeva,!come!è!noto,!di!un’ampia!autonomia.!
Il! nome! di! LXX,! che! sulla! base! della! leggenda! dello! PseudoDAristea! andrebbe! riferito! alla!
traduzione!della!sola!Tôrâ,!fu,!poi,!esteso!a!questa!antica!traduzione!greca!nel!suo!complesso.!Si!
trattava,! come! nel! caso! dei! targumim,' di! una! traduzioneDinterpretazione,! che! in! alcuni! casi!
abbreviava!(ad!es.!Gb),!in!altri!ampliava!(ad!es.!Is),!in!altri!ancora!riscriveva!completamente!(ad!
187!Si!tratta!della!traduzione!in!aramaico!di!alcuni!versetti!di!Lv!16!e!di!Gb!3=5!(4Q'156Z157)!e!di!IIQ'TgJob,!che!
contiene!Gb!17=42.!
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Corso)A.T.)(Libri)Sapienziali))
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es.!Est)!il!testo!biblico.!Inoltre,!furono!scritti!direttamente!in!greco!dei!libri!nuovi!(ad!es.!Sap,!2!
Mac,!ecc.).!
La!traduzione!greca!dei!LXX!godette!del!favore!dei!Giudei!grecofoni!della!diaspora!fino!agli!
inizi! del! sec.! Il! d.C.! A! partire! da! questo! momento,! essa! fu! sempre! meno! considerata! negli!
ambienti!giudaici,!sia!per!ragioni!polemiche!(la!LXX!era!la!traduzione!greca!usata!dagli!autori!del!
NT,! e! stava! diventando! il! testo! biblico! dei! cristiani),! sia! perché! il! testo! ebraico,! grazie! al! lavoro!
delle! scuole! rabbiniche,! si! stava! standardizzando! e! si! sentiva! il! bisogno! di! disporre! di! una!
traduzione!greca!che!rispecchiasse!fedelmente!questo!nuovo!testo!“ufficiale”.!Questa!situazione!
stimolò! la! produzione! di! nuove! traduzioni,! tra! le! quali! figurano! quelle! di! Aquila,! Simmaco! e!
Teodozione,! che! noi! conosciamo! soprattutto! grazie! al! lavoro! filologico! di! Origene! (sec.! III),! che!
nella!sua!opera!intitolata!Hexapla'riportò!su!sei!colonne!(donde!il!nome)!il!testo!ebraico,!la!sua!
trascrizione!fonetica!in!lettere!greche,!le!traduzioni!di!Aquila,!Simmaco,!dei!LXX!e!di!Teodozione.!
iii. Midrashim
Il! midrash' è! un! fenomeno! molto! complesso,! che! ingloba! tutta! l’attività! di! esegesi! e! di!
interpretazione!delle!Scritture!così!come!la!intendevano!gli!antichi.!Il!termine!deriva!dalla!radice!
ebraica! drš,! che! significa! “esaminare,' cercare”.! Il! fenomeno! del! midrash' è! già! presente! nella!
Bibbia!stessa.!Per!fare!un!esempio,!l’opera!del!Cronista!si!presenta!come!una!reinterpretazione!
attualizzante!dell’opera!del!cosiddetto!Deuteronomista,!alla!luce!di!una!situazione!storica!nuova,!
quella!delle!comunità!giudaiche!alla!fine!dell’epoca!persiana.!
Per!quanto!riguarda!il!contenuto,!il!midrash'si'presenta!sotto!due!forme.!La!ricerca!applicata!
alle! parti! narrative! ha! dato! origine! al! midrash' haggadico' (da! una! radice! che! significa!
“raccontare”),! il! quale! analizza! il! senso! profondo! dei! racconti! biblici! e! spesso! li! amplifica! e! li!
sviluppa! per! sottolineare! meglio! la! portata! e! il! senso! degli! avvenimenti! del! passato.! Il! suo!
obiettivo!è!quello!di!proporre!una!lettura!edificante!e!istruttiva.!Applicata!alle!parti!legislative,!la!
ricerca!dà!origine,!invece,!al!midrash'halakico'(dalla!radice!hlk,'che!significa!“camminare”,!donde!
il!senso!di!norma!di!condotta,!direttiva),!che!si!sforza!di!estrarre!dal!testo!biblico!precise!regole!di!
comportamento! per! le! diverse! situazioni,! oppure! di! trovarvi! la! giustificazione! a! posteriori! di!
un’usanza!comunemente!praticata.!
Tutta! questa! attività! di! ricerca! esegeticoDinterpretativa! si! è,! poi,! concretizzata! in! prodotti!
188
letterari! chiamati! midrashim.' Si! distinguono! midrashim' di! epoca! tannaitica ! (secc.! IDII! d.C.)! e!
midrashim'di!epoca!amoraitica!(secc.!IIIDV).!Tra!i!primi,!segnaliamo!Mekhilta'de'Rabbi'Ishmael'e!
Mekhilta'de'Rabbi'Simeon'(commenti!a!Es);!Sifra'(commento!a!Lv);!Sifre'Num'(commento!a!Nm)!e!
Sifre'Deut'(commento!a!Dt).!Tra!i!secondi,!va!menzionata!la!grande!raccolta!del!Midrash'Rabbah,'
che!comprende!commenti!ai!cinque!libri!del!Pentateuco!e!alle!cinque!megillot'(Ct,!Rt,!Lam,!Qo,!
Est).!A!questi!vanno!aggiunte!le!raccolte!di!midrashim,'di!redazione!più!tardiva,!che!riflettono!la!
prassi! omiletica! sinagogale! (ad! es.! Pesiqta' de' Rab' Kahana,' Pesiqta' Rabbati,'
Tanhuma?Jelammedenu).!
188!I!Tannaim,!in!ebraico:!‫( !!תנאים‬sing.! ‫תנא‬,!Tanna!“ripetitori”,!“insegnanti”)!furono!quei!saggi!rabbini!le!cui!opinioni!
vennero! raccolte! nella! Mishnah,! nel! periodo! 10=220! d.C.! circa.! L'era! dei! Tannaim,! conosciuta! anche! come!
“periodo'mishnaico”,!durò!circa!210!anni.!Venne!dopo!il!periodo!degli!Zugot!(“coppie,'paia”)!e!fu!subito!seguito!
dal! periodo! degli! Amoraim! ("interpreti")! La! radice! tanna! in! ebraico:! ‫ !!תנא‬è! l'equivalente! aramaico! della! radice!
ebraica! shanah! in! ebraico:! ‫!שנה‬,! che! è! anche! la! radice! nella! parola! Mishnah.! Il! verbo! shanah! in! ebraico:! ‫!!שנה‬
significa! letteralmente! “ripetere! [ciò! che! è! insegnato]”! e! viene! usato! per! significare! “imparare”.! Il! periodo!
mishnaico! viene! comunemente! suddiviso! in! cinque! periodi! secondo! le! generazioni.! Si! conoscono! circa! 120!
Tannaim!che!vissero!in!diverse!zone!della!Terra!di!Israele.!Il!centro!spirituale!dell'ebraismo!in!quel!periodo!era!
Gerusalemme! ma,! dopo! la! distruzione! del! Secondo! tempio,! il! rabbino! Jochanan! Ben! Zakkai! e! i! suoi! studenti!
fondarono! un! nuovo! centro! religioso! a! Yavne.! Altri! centri! furono! stabiliti! a! Lod! e! a! Bnei! Brak.! Alcuni!Tannaim!
lavoravano! come! manovali! (per! es.,! come! carbonari! o! calzolai)! oltre! a! mantenere! posizioni! di! insegnanti! e!
giuristi.!Furono!anche!leader!del!popolo!e!intermediari/negoziatori!con!l'Impero!Romano.!
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b. La Bibbia riscritta
Al!genere!letterario!del!midrash'si'ricollegano!alcuni!scritti!“apocrifi”,!che!reinterpretano!la!
Scrittura! e! la! attualizzano.! Essi! seguono! passo! passo! il! testo! biblico,! lo! interpretano! e! lo!
amplificano!a!seconda!delle!necessità,!cercano!di!risolverne!le!difficoltà!dottrinali,!dando!origine!
ad! una! sorta! di! haggadah' preDrabbinica,! la! quale,! una! volta! inserita! nel! tessuto! del! racconto!
scritturistico,!produce!una!vera!e!propria!“Bibbia'riscritta”.!
i. Libro dei Giubilei
189
Verosimilmente! opera! di! un! autore! esseno ,! o! comunque! ideologicamente! vicino! al!
movimento!essenico,!e!composto!sull’ultimo!scorcio!del!sec.!Il!a.C.,!si!presenta!come!una!rilettura!
di! Gn! e! dei! primi! capitoli! di! Es.! Il! libro! si! apre! raccontando! come! Mosè,! salito! sul! Sinai! per!
ricevervi!le!tavole!della!Legge,!in!realtà!vi!abbia!ricevuto!una!rivelazione,!che!riguardava!tutta!la!
storia! precedente,! dalla! creazione! fino! a! quel! momento,! e! anche,! per! sommi! capi,! il! destino!
futuro!di!Israele.!Il!racconto!della!storia!è!scandito!secondo!uno!schema!artificiale!di!cinquanta!
giubilei! di! anni:! al! termine! di! questo! periodo! simbolico,! Israele! potrà! entrare! nella! terra!
promessa.! L’autore! segue! un! calendario! solare! (e! non! lunare):! l’anno! consta! di! 364! giorni! ed! è!
suddiviso! in! quattro! trimestri! di! eguale! durata! (13! settimane! ciascuno).! Sulla! base! di! questo!
calendario,!anche!le!principali!feste!giudaiche!hanno!una!cadenza!fissa.!I!materiali!genesiaci!sono!
in!alcuni!casi!riassunti,!in!altri!amplificati!attraverso!il!ricorso!a!sviluppi!leggendari,!la!cui!origine!è!
in! parte! nota:! si! riconoscono! riferimenti! alla! letteratura! enochica,! al! Testamento' di' Levi'
(aramaico),! ai! materiali! narrativi! utilizzati! da! 1Q' GenAp.' L’autore! attinge,! dunque,! a! materiale!
tradizionale!conservato!e!tramandato!negli!ambienti!sacerdotali!più!intransigenti.!Egli!condivide!
l’esaltazione!per!la!restaurazione!nazionale!operata!dai!Maccabei,!ma!considera!il!tempio!come!
ancora! contaminato.! E! questo! ci! porta! necessariamente! ad! un! ambiente! come! quello! essenico,!
che!aveva!rotto!i!ponti!con!il!sacerdozio!di!Gerusalemme!e!con!la!dinastia!asmonaica.!
Il' Libro' dei' Giubilei' ci! è! noto! per! intero! soltanto! attraverso! quattro! manoscritti! in! etiopico!
classico.! La! loro! datazione! piuttosto! recente! (dal! sec.! XV! al! sec.! XIX)! indica! come! il! libro! abbia!
svolto!un!ruolo!importante!nella!cultura!etiopica.!Frammenti!del!testo!ebraico!sono!stati!trovati!a!
Qumran! in! diverse! grotte.! Ci! sono! noti,! inoltre,! frammenti! di! una! versione! greca,! piuttosto!
letterale,! di! una! versione! siriaca! e! di! una! versione! latina.! La! lingua! originale! doveva! essere!
l’ebraico,!come!confermano!i!frammenti!qumranici;!il!libro!fu!poi!tradotto!in!greco!e!da!questa!
lingua!in!etiopico,!in!siriaco!e!in!latino.!
ii. Genesis apoeryphon (1Q GenAp)
Lo! scritto,! ritrovato! nella! grotta! 1! di! Qumran,! si! presenta! come! una! parafrasi! di! Gn! in!
aramaico,!mutila!dell’inizio!e!della!fine.!Oltre!ad!alcuni!frammenti!delle!colonne!iniziali,!il!rotolo!
ha!restituito!altre!22!colonne,!purtroppo!mal!conservate!e!soltanto!parzialmente!leggibili!a!causa!
delle!grosse!lacune.!Dal!punto!di!vista!palcografico,!il!documento!può!essere!datato!tra!il!50!a.C.!e!
189!Tra!i!gruppi!ebraici!di!età!ellenistico=romana,!conosciuti!e!documentati!anche!da!autori!greci!e!latini,!quello!
degli!Esseni!è!forse!oggi!il!più!noto,!a!causa!della!scoperta,!effettuata!a!Qumran!nel!1947,!dei!manoscritti!del!Mar!
Morto,!appartenenti!a!una!comunità!di!questo!tipo.!Già!nell'antichità!avevano!scritto!su!di!essi,!per!ricordare!i!più!
rilevanti,!Filone!Alessandrino!(Quod'omnis'probus'liber'sit),!Giuseppe!Flavio!(Guerra'Giudaica),!che!ci!attesta!di!
esserne!stato!discepolo,!e!Plinio!il!Vecchio!(Naturalis'Historia).!Sulla!loro!origine!e!sul!significato!del!nome!(puri,!
bagnanti,!silenziosi,!pii)!non!c’è!accordo!tra!gli!studiosi.!Molto!probabilmente!ebbero!inizio!dalla!metà!circa!del!II!
sec.!a.C.!in!epoca!maccabea,!e!di!essi!non!si!fa!mai!menzione!prima!degli!Asmonei.!Di!vita!appartata!e!solitaria,!si!
erano!organizzati,!fuori!dal!contesto!sociale,!in!comunità!isolate!di!tipo!monastico!e!cenobitico;!protetti!da!Erode!
il!Grande,!al!tempo!di!Gesù!erano!oltre!4000!e!vivevano!dispersi!in!tutto!il!paese;!circa!150!erano!quelli!residenti!
a! Qumran.! Questo! sito! andò! incontro! a! una! fine! violenta! nel! 68! d.C.! a! opera! dei! romani! a! causa! del! loro!
coinvolgimento!nelle!sommosse!negli!anni!della!guerra!che!si!concluse!con!il!crollo!di!Gerusalemme.!Prima!della!
fine!però!riuscirono!a!nascondere!la!loro!biblioteca!nelle!grotte!circonvicine.!Alcuni!scampati,!sembra,!si!unirono!
agli! zeloti! di! Masada! e! ne! condivisero! la! sorte.! Lo! proverebbe! il! ritrovamento,! durante! gli! scavi! del! 1963! a!
Masada,! di! un! frammento! di! pergamena! dei! Canti' della' santificazione' del' sabato! noto! dai! ritrovamenti! della!
grotta!4.!
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il!50!d.C.!Per!quanto!riguarda!il!genere!letterario,!I! Q'GenAp'può!essere!considerato!come!uno!
degli!ultimi!esempi,!in!senso!cronologico,!di!quella!letteratura!a!carattere!narrativo!inaugurata!da!
libri!biblici!come!Rut,!Ester,!Giuditta,!e!ripresa!da!uno!scritto!come!Giub,'che!tra!l’altro!ne!ricopre!
anche!i!contenuti.!Dal!punto!di!vista!ideologico,!l’opera!non!si!presenta!come!un!prodotto!tipico!
del! pensiero! essenico;! si! tratta! piuttosto! di! uno! scritto! a! carattere! edificante,! senza! particolari!
connotazioni!dottrinali,!che!presuppone!un!pubblico!non!colto,!come!suggerisce!anche!l’uso!della!
lingua!aramaica.!
iii. Liber antiquitatum biblicarum
L’opera,! erroneamente! trasmessa! insieme! alle! opere! di! Filone! d’Alessandria,! si! presenta!
come! una! rassegna! della! storia! biblica! da! Gn! 5! fino! a! 1Sam! 31,4.! La! narrazione! si! interrompe!
bruscamente! con! l’episodio! di! Saul! morente.! Si! tratta! di! una! rielaborazione! midrashica! del!
materiale! biblico,! che! attribuisce! particolare! importanza! alle! genealogie,! introduce! preghiere! e!
inni! nuovi,! abbellisce! il! racconto! ricreando! circostanze! e! personaggi,! sovente! con! trame!
romanzesche.!Vi!si!fa!grande!uso!dei!discorsi,!dove,!in!una!sorta!di!flashDback,!vengono'ricordati!e!
citati!come!esempi!fatti!ed!episodi!prima!tralasciati.!L’autore!doveva!essere!un!palestinese,!forse,!
di! Gerusalemme,! probabilmente! vicino! alle! correnti! farisaiche,! poiché! attribuisce! grande!
importanza! alla! pratica! della! Legge.! Lo! scritto! può! essere! datato! poco! dopo! il! 70! d.C.,! poiché!
contiene!un!accenno!implicito!alla!distruzione!del!tempio.!
Dell’opera!dello!PseudoDFilone!possediamo!soltanto!una!traduzione!latina,!tramandataci!da!
una! ventina! di! manoscritti! medievali! (secc.! XIDXV)! provenienti! dall’Austria! e! dalla! Germania.! Il!
lessico,!la!lingua!ricca!di!metafore!e!la!sintassi!fanno!pensare!ad!un!originale!ebraico,!sul!quale!
sarebbe!stata!condotta!una!traduzione!greca,!andata!perduta;!questa!traduzione!greca!sarebbe!
all’origine!della!versione!latina!giunta!fino!a!noi.!
iv. Vita di Adamo ed Eva
Si! tratta! di! un! midrash' haggadico! su! Gn! 1D4.! Vi! si! raccontano! le! vicende! di! Adamo! ed! Eva!
dopo!la!cacciata!dal!Paradiso,!con!rapidi!accenni!agli!episodi!di!Caino!e!Abele!e!alla!nascita!di!Set.!
Vengono!infine!descritti!i!riti!funebri!che!le!potenze!angeliche,!guidate!da!Michele,!allestiscono!
per! i! due! protoplasti.! L’opera,! che! si! inserisce! in! un! più! vasto! ciclo! di! Adamo,! comprendente!
scritti!non!soltanto!giudaici,!ma!anche!cristiani!e!gnostici,!si!propone!di!completare!i!dati!biblici!in!
senso! edificante:! si! riflette! sul! senso! del! peccato! originale,! insistendo! sulla! responsabilità! della!
donna!e!sottolineando!la!necessità!della!penitenza!come!rimedio!per!vincere!le!tentazioni.!
Lo! scritto! ci! è! giunto! in! due! distinte! recensioni,! che! presentano! due! titoli! diversi,! ma!
procedono! per! lo! più! parallelamente,! anche! se! ciascuna! contiene! materiale! esclusivo.! La!
recensione!greca,!attestata!da!una!ventina!di!manoscritti,!si!presenta!come!una!rivelazione!fatta!
a!Mosè!dall’arcangelo!Michele,!e!riporta!quindi!il!titolo!di!Apocalisse'di'Mosè.'L’originale!da!cui!
dipende!sembra!essere!stato!redatto!in!ebraico,!come!documentano!numerosi!tratti!linguistici,!in!
particolare! di! carattere! sintattico.! La! recensione! latina,! invece,! tramandata! da! numerosi!
manoscritti!medioevali,!riporta!come!titolo!Vita'di'Adamo!ed'Eva;'e!sembra!essere!stata!condotta!
direttamente! su! di! un! originale! greco,! come! rivelano! numerosi! calchi! lessicali.! La! datazione! va!
posta!tra!il!sec.!I!a.C.!ed!il!sec.!I!d.C.!
c. Letteratura apocalittica
Il!termine!apocalittica!è!di!origine!recente,!ed!è!stato!coniato!da!studiosi!tedeschi!del!primo!
‘800! per! indicare! un! genere! letterario,! rappresentato! per! antonomasia! dall’Apocalisse! di'
Giovanni,! che' si! ritrova! anche! in! diverse! opere! giudaiche.! Se! è! vero! che! si! possono! individuare!
alcune! caratteristiche! squisitamente! letterarie! che! sono! comuni! alle! diverse! opere! (visioni,!
rivelazioni!di!segreti!celesti,!periodizzazione!della!storia!e!sua!fine,!simbolismi,!ecc.),!lo!stesso!non!
190
si! può! dire! per! le! ideologie! loro! sottese,! che! invece! appaiono! essere! anche! molto! diverse .!
190! Il! termine! di! apocalittica,! con! i! suoi! derivati,! si! è! rivelato,! nel! dibattito! più! recente,! carico! di! una! profonda!
ambiguità,!dovuta!ai!diversi!usi!cui!esso!è!stato!sottoposto!e!ai!diversi!significati!di!cui!è!stato!caricato.!Per!uscire!
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Queste!diversità!appaiono!comprensibili!soltanto!qualora!ci!si!ponga!in!una!prospettiva!storica,!
ammettendo! che! un! complesso! di! idee! possa! essere! suscettibile! di! evoluzione! e! sviluppo,! e!
quindi!di!cambiamento.!Se!ci!si!pone!in!questa!prospettiva,!si!constata!come!gli!scritti!apocalittici!
giudaici! più! antichi! veicolino! una! corrente! di! pensiero! ideologicamente! ben! caratterizzata,! che!
fiorisce! in! opposizione! al! sistema! teologicoDdottrinale! instaurato! in! Palestina! dal! gruppo! dei!
reduci!dall’esilio!babilonese,!e!culminato!con!le!riforme!di!Neemia!ed!Esdra!nella!seconda!metà!
del!sec.!V!a.C.,!affiancandosi!ad!altre!correnti!di!opposizione,!come!il!samaritanesimo!e!l’ideologia!
espressa! in! alcuni! scritti! del! canone! biblico! ebraico,! quali! Rut,! Giona,! Giobbe,! Qoelet.' A' fronte!
dell’ideologia!esdrina!che,!radicalizzando!la!“teologia'del'Patto”!espressa!nei!primi!scritti!profetici!
e! nell’opera! storiografica! deuteronomistica,! riteneva! l’uomo! pienamente! libero! e! responsabile!
delle!proprie!azioni!davanti!a!Dio,!e!quindi!artefice!della!propria!salvezza!attraverso!l’osservanza!
della! Legge,! l’apocalittica,! sviluppando! alcune! idee! caratteristiche! della! “teologia' della'
Promessa”,! fiorita! nei! circoli! vicini! alla! monarchia,! esprime! la! sua! opposizione! proponendo! una!
concezione! del! male! e! del! peccato! come! realtà! autonome! rispetto! all’uomo,! introdotte! nel!
mondo! in! seguito! ad! un! peccato! angelico,! e! quindi! non! direttamente! riconducibili! ad! una! sua!
scelta! libera! e! responsabile,! ma! piuttosto! incombenti! inesorabilmente! su! di! lui,! condannato! a!
191
subirle .!
i. La tradizione enochica
Diversi! scritti! apocrifi! hanno! come! protagonisti! i! patriarchi! antidiluviani;! tra! questi! ultimi,!
Enoc,! che! “non' ci' fu' più,' poiché' Dio' lo' rapì”! (Gn! 5,24),! rappresenta! il! profeta! per! eccellenza,!
depositario!e!rivelatore!dei!segreti!divini.!La!sua!leggenda!si!ampliò!progressivamente,!tanto!che!
ci!sono!giunte!diverse!opere!tramandate!sotto!il!suo!nome.!
1" Enoc" (etiopico)' D! Quest’opera,! completamente! messa! da! parte! dal! farisaismo,! ebbe,!
invece,! grande! importanza! nella! Chiesa! dei! primi! secoli,! tanto! da! essere! citata! come! Scrittura!
da!questa!palude!piuttosto!infida,!cito!un!brano!tratto!da!un!intervento!di!E.!Lupieri,!che!tenta!di!fare!un!po’!di!
chiarezza,!distinguendo!tre!significati!diversi!del!termine:!“In'primo'luogo,'‘l’apocalittica’'in'senso'lato'indica'un'
fenomeno'letterario'di'lunghissima'durata'che,'per'il'giudaismo,'occupa'i'circa'cinque'secoli'sopra'indicati'[sec.'VZIV'
a.C.' Z' 135' d.C.],' ma' che' esiste' tuttora' in' quanto' genere' letterario' non' solo' giudaico,' bensì' presente' in' tutte' le'
religioni' scaturite' dal' tronco' giudaicoZcristianoZislamico.' A' proposito' di' tale' apocalittica,' occorre' osservare' che,'
come' per' qualsiasi' altro' genere' letterario,' alla' somiglianza' formale' fra' i' testi' non' corrisponde' identità' di' vedute'
ideali.'Come'non'ci'si'aspetta,'cioè,'che'due'tragedie'o'due'romanzi,'per'il'fatto'stesso'di'essere'tragedie'o'romanzi,'
veicolino'le'stesse'idee,'non'ci'si'può'attendere'che'due'apocalissi,'anche'se'giudaiche,'abbiano'contenuti'ideologici'
simili' (specie,' poi,' quando' siano' state' scritte' a' secoli' di' distanza' l’una' dall’altra).' In' secondo' luogo,' il' termine'
‘Apocalittica’'può'indicare'una'visione'del'mondo'di'tipo'apocalittico'(apocalypticism).'Una'tale'visione'del'mondo'
non' solo' risulta' condivisibile' da' giudei' di' diversa' matrice' ideologica,' ma' può' essere' presente' al' di' fuori' del'
giudaismo'e'può'ritrovarsi'in'opere'o'in'parti'di'opere'che'non'sono'letterariamente'definibili'come'‘apocalissi’.'Così'
possiamo'parlare'di'un'discorso'apocalittico,'ad'esempio'in'un'‘vangelo’,'o'di'un'brano'apocalittico'in'una'‘lettera’,'
ad' esempio' di' Paolo.' In' terzo' luogo,' infine,' il' termine' indica' una' tradizione' giudaica' apocalittica' in' senso' stretto,'
che' ha' prodotto' una' serie' particolare' di' testi' (quasi' tutti' ‘apocalissi’),' dietro' alla' quale' si' può' supporre' una'
continuità'ideale'distinta'da'quella'delle'grandi'e'più'famose'correnti'del'pensiero'giudaico”!(E.!LUPIERI,!Il!problema'
del' male' e' della' sua' origine' nell’apocalittica' giudaica,' in! C.! Giannotto! [a! cura! di],! La' domanda' di' Giobbe' e' la'
razionalità'sconfitta,'Trento!1995,!3!1=51,!spec.!34).!Cf.!anche!P.D.! HANSON,!Apocalypticism,'IDB,!Supplementary!
Volume,!Nashville!1976,!28=34.!
191!È!merito!di!uno!studioso!italiano,!Paolo!Sacchi,!dell’Università!di!Torino,!l’aver!introdotto!nello!studio!degli!
scritti!apocalittici!quella!prospettiva!storica!che!sola!permette!di!comprenderne!lo!sviluppo.!In!particolare!egli!
distingue!quattro!tappe!nell’evoluzione!del!pensiero!apocalittico,!le!prime!tre!delle!quali!sono!rappresentate!dai!
diversi!tomi!che!formano!il!pentateuco!di!1'Enoc:'la!prima!apocalittica!(dalle!origini!al!200!ca.!a.C.),!attestata!da!
opere!come!il'Libro'dei'Vigilanti!ed!il'Libro'dell’Astronomia;!la'seconda!apocalittica!(sec.!II!a.C.),!attestata!dal!Libro'
dei' Sogni;! la! terza! apocalittica! (sec.! 1! a.C.),! attestata! dall’Epistola! di! Enoc' e' dal! Libro' delle' Parabole;! la' quarta!
apocalittica! (sec.! I! d.C.),! attestata! da! 2Baruc! e! 4Esdra.! P.! Sacchi! ha! raccolto! in! un! volume! i! suoi! contributi! più!
significativi! allo! studio! dell’apocalittica:! L’apocalittica' giudaica' e' la' sua' storia,! Brescia! 1990.! Per! un!
inquadramento! generale! dei! diversi! problemi,! si! veda! anche! P.! SACCHI,! Storia! del' secondo' tempio.' Israele' tra' VI'
secolo'a.!C.'e'I'secolo'd.'C.,'Torino!1994.!È!chiaro!che!P.!Sacchi!usa!il!termine!di!apocalittica!nella!terza'accezione!
descritta!da!E.!Lupieri!alla!nota!190.!
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nello! stesso! NT! (Gd! 14D15)! e! negli! scritti! di! numerosi! Padri! della! Chiesa.! Essa! ci! è! giunta! in!
versione!completa!soltanto!in!etiopico,!e!questa!circostanza!va!posta!in!relazione!con!lo!status!di!
libro! canonico! del! quale! gode! 1! Enoc' nella! Chiesa! etiopica.! Frammenti! estesi! del! libro! si! sono!
conservati!in!greco!e!in!aramaico!(questi!ultimi!provenienti!da!Qumran).!A!parte!i!capp.!1D5!che!
servono! da! introduzione,! l’opera! si! presenta! composta! da! cinque! tomi,! come! il! Pentateuco!
mosaico:! 1)! Libro' dei' Vigilanti! (ce.! 6D36);! 2)! Libro' delle' Parabole! (cc.! 27D71),! che! sostituisce!
nell’opera! giunta! a! noi! un! più! antico! Libro' dei' Giganti;! 3)' Libro' dell’Astronomia' (cc.! 72D82);! 4)'
Libro'dei'Sogni'(cc.!83D90);!5)'Epistola'di'Enoc'(cc.!91D104);'servono!da!conclusione!i!cc.!105D108.!
Il"Libro"dei"Vigilanti"(LV),!primo!tomo!del!pentateuco!enochico,!narra!la!caduta!degli!angeli!
in! termini! estremamente! drammatici,! concludendo! che! dal! loro! peccato! sono! derivati! tutti! i!
peccati!degli!uomini.!Esso!presenta!una!stratificazione!piuttosto!complessa,!che!attesta!una!lunga!
storia! della! tradizione.! La! presenza! nei! primi! capitoli! del! libro! non! di! Enoc,! ma! di! Noè! ha! fatto!
pensare!all’esistenza!di!un!Libro'di'Noè,'oggi!perduto,!che!avrebbe!lasciato!tracce!all’interno!della!
tradizione! enochica.! L’interesse! dell’autore! verte! essenzialmente! sul! problema! del! male.! Esso!
deriva!dal!peccato!degli!angeli,!che!si!unirono!con!le!donne,!sciupando!in!questo!modo!l’ordine!
della!natura!così!come!era!stato!voluto!da!Dio,!il!quale!aveva!concesso!la!generazione!soltanto!
agli! uomini,! perché! mortali.! Secondo! un! altro! strato! del! libro,! la! causa! del! male! va! piuttosto!
ricercata!nel!fatto!che!gli!angeli!caduti!insegnarono!alle!donne!i!mestieri!e!le!scienze,!che!erano!
dei! segreti! celesti.! Dagli! angeli! unitisi! alle! donne! nacquero! i! giganti,! esseri! mostruosi! che!
riempirono! tutta! la! terra.! In! seguito! all’invocazione! degli! uomini! e! all’intercessione! degli! angeli!
rimasti!fedeli!a!Dio,!quest’ultimo!fece!legare!negli!inferi!gli!angeli!ribelli!e!fece!cadere!i!giganti!in!
lotte!fratricide,!fino!alla!loro!completa!distruzione;!ma!questa!misura!si!rivelò!di!scarsa!efficacia,!
in!quanto!le!anime!dei!giganti,!continuarono!ad!aggirarsi!sulla!terra!sotto!forma!di!spiriti!malvagi,!
spingendo! gli! uomini! alla! trasgressione! e! causando! loro! danni! di! ogni! genere.! Tracce! di! questo!
racconto! si! trovano,! in! forma! estremamente! concentrata! e! frammentaria,! in! Gn! 6,1D4.' L’autore!
del! LV! ammette,! dunque,! la! sopravvivenza! di! un’anima! immortale.! E! nel! corso! del! suo! viaggio!
celeste,!Enoc!ha!precisamente!modo!di!conoscere!il!destino!delle!anime!dei!morti!e!i!luoghi!in!cui!
esse! abitano! in! attesa! del! Grande! Giudizio.! La! scoperta! a! Qumran! di! frammenti! del! LV,! il! più!
antico!dei!quali,!che!comprende!passi!tratti!dai!cc.!1D12,'è!databile!paleograficamente!verso!il!175!
ca.! a.C.,! ha! indotto! a! ripensare! drasticamente! tutto! il! problema! della! datazione.! In! realtà,! la!
complessa!stratificazione!letteraria!che!si!ritrova!nel!LV!induce!a!postulare!una!lunga!preistoria,!
che! necessariamente! ci! riporta! alquanto! più! indietro! nel! tempo.! Per! lo! strato! più! antico! si! può!
pensare!addirittura!ad!una!datazione!anteriore!al!400!a.C.;!gli!altri!strati!sono!un!po’!più!recenti,!
ma,!comunque,!non!posteriori!al!sec.!III!a.C.!Cronologicamente!di!poco!posteriore!al!LV!doveva!
essere!il!Libro'dei'Giganti'(LG)!ora!perduto,!e!sostituito!nel!pentateuco!enochico!dal!Libro'delle'
Parabole.'Difficile!da!datare!in!modo!preciso,!ma,!comunque,!collegato!alle!tradizioni!del!LV!e!del!
LQ! è! il! Libro' dell’Astronomia' (LA),! che! si! propone! di! illustrare! diversi! problemi! di! carattere!
astronomico,!tra!i!quali!quello!del!calendario!solare!di!364'giorni,!messo!in!rapporto!con!le!fasi!
lunari.!
Il" Libro" dei" Sogni" (LS)! contiene! due! visioni,! la! prima! delle! quali! riguarda! il! diluvio! e! la!
seconda!presenta!una!panoramica!della!storia!universale!dalla!creazione!all’avvento!del!regno!di!
Dio!alla!fine!dei!tempi.!I!vari!popoli!che!si!succedono!sulla!scena!della!storia!sono!rappresentati!in!
quest’ultima! visione! da! animali.! L’autore! narra! fatti! ed! avvenimenti! fino! al! 164! a.C.;! è,! quindi,!
intorno!a!questa!data!che!va!posta!la!sua!composizione.!Nella!prospettiva!del!LS!la!storia!appare!
in! qualche! modo! predeterminata.! Alle! sue! origini,! si! individua! un! personaggio! preciso,! il! capo!
degli!angeli!ribelli!(che!si!può!identificare!con!il!diavolo),!il!quale!è!il!vero!e!proprio!principio!del!
male,!una!creatura!che!approfitta!della!sua!libertà!per!ribellarsi!a!Dio!e!spingere!gli!altri!angeli!e!
gli!uomini!a!fare!altrettanto.!Il!male!si!è!talmente!radicato!nella!natura!stessa!dell’uomo,!che!il!
diluvio! non! fu! sufficiente! ad! eliminarlo! dalla! faccia! della! terra.! Così,! sopravvissuto! al! diluvio,! il!
male! è! destinato! ad! aumentare! sempre! di! più,! fino! al! momento! finale,! quando! verrà! il! Messia,!
che!governerà!tutta!la!terra!e!renderà!migliori!tutti!gli!uomini.!Dell’immortalità!dell’anima!non!si!
parla!più;!l’introduzione!di!una!prospettiva!storicoDdiacronica!permette!di!collocare!alla!fine!dei!
tempi!l’avvento!di!un!mondo!migliore!e!libero!dal!male.!
L’Epistola" di" Enoc" (EE)! è! incentrata! intorno! ad! una! periodizzazione! della! storia! in! dieci!
settimane,! che! mantiene! e! sviluppa! il! predeterminismo! del! LS.! In! questo! libro,! la! riflessione! sul!
problema!della!presenza!del!male!nel!mondo!e!del!suo!rapporto!con!la!libertà!e!la!responsabilità!
dell’uomo! si! fa! esplicita.! L’autore,! in! controtendenza! con! i! precedenti! tomi! del! pentateuco!
enochico,! ignora! l’episodio! del! peccato! angelico! e! prende! una! posizione! precisa! in! favore! della!
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)
piena!libertà!e!responsabilità!dell’uomo.!L’EE!sembra!essere!più!recente!del!LS.!La!sua!datazione!
va!posta,!quindi,!tra!la!fine!del!sec.!II!e!gli!inizi!del!sec.!I!a.C.!
Il" Libro" delle" parabole" (LP)! si! apre! con! un’introduzione,! dove! si! precisa! che! la! visione! che!
seguirà! è! la! “seconda”! visione! di! Enoc;! l’autore! dimostra,! quindi,! di! conoscere! tradizioni!
enochiche! a! lui! anteriori.! Il! libro! si! presenta! come! una! successione! di! tre! discorsi,! detti!
comunemente!“parabole”!(donde!il!titolo).!Vi!si!parla!di!gerarchie!angeliche,!di!dimore!dei!giusti,!
dell’epoca!messianica!e!dell’assalto!finale!dei!pagani!contro!Gerusalemme,!del!giudizio!finale!che!
un! personaggio,! chiamato! Figlio! dell’Uomo! eserciterà! nei! confronti! degli! uomini! e! degli! angeli;!
negli! ultimi! capitoli! è! Enoc! stesso! ad! essere! identificato! con! questo! Figlio! dell’Uomo.! L’autore!
abbandona! qui! le! grandi! periodizzazioni! della! storia! umana! predeterminata! da! Dio,!
caratteristiche!del!LS!e!dell’EE,!e!sposta!il!discorso!del!determinismo!al!destino!del!singolo!uomo,!
riprendendo!alcuni!temi!della!dottrina!dei!due!spiriti!caratteristica!di!Qumran.!Viene!sviluppata!la!
riflessione!sull’origine!del!male!come!conseguenza!del!peccato!angelico,!e!ad!essa!si!affianca!una!
requisitoria!contro!i!potenti!della!terra,!considerati!tutti!come!malvagi,!mentre!giusti!sono!coloro!
che! non! hanno! la! forza! di! difendersi,! i! deboli! e! gli! oppressi.! L’elemento! più! caratteristico! del!
pensiero! del! LP! ruota! intorno! alla! figura! del! salvatore! escatologico,! chiamato! Figlio! dell’Uomo,!
probabilmente!in!riferimento!alla!visione!di!Dn!7.!Questo!personaggio!sovrumano!avrà!il!compito!
di!rivelare!in!che!cosa!consista!la!vera!giustizia!di!Dio.!Egli!fu!creato!prima!degli!astri!e!sarà!luce!e!
speranza!di!tutti!quanti!soffrono;!giudicherà!severamente!i!malvagi!e!instaurerà!il!mondo!futuro,!
dove!abiterà!per!sempre!insieme!con!gli!uomini!come!rappresentante!di!Dio.!Il!LP!è!il!tomo!più!
recente!del!pentateuco!enochico,!e!la!sua!datazione!va!posta!verosimilmente!nella!prima!metà!
del!sec.!I!a.C.!
2Enoc"(slavo)!D!Quest’opera,'il!cui!titolo!suona!anche!Libro'dei'segreti'di' Enoc,'racconta!di!
Enoc! che,! ormai! prossimo! alla! morte,! viene! preso! da! due! angeli! e! portato! fino! alla! presenza! di!
Dio,! che! abita! nel! settimo! cielo,! dopo! aver! visitato,! uno! per! uno,! tutti! i! cieli! intermedi.! Enoc,!
quindi,!ha!modo!di!conoscere!le!strutture!celesti,!le!cause!dei!fenomeni!atmosferici,!le!leggi!che!
governano!i!movimenti!degli!astri,!i!segreti!della!durata!del!tempo,!e!al!tempo!stesso!le!strutture!
dell’al!di!là,!con!i!luoghi!di!punizione!per!i!malvagi!e!di!premio!per!i!giusti.!Giunto!alla!presenza!di!
Dio,! che! Enoc! può! vedere! (contrariamente! alle! tradizioni! più! antiche,! secondo! le! quali! Dio! non!
poteva! essere! visto! direttamente! da! una! creatura! umana),! riceve! un’ultima! fondamentale!
rivelazione,!che!è!il!segreto!della!creazione,!ignoto!persino!agli!angeli.!Nascono!così!i!360!libri!di!
Enoc,!che!contengono!tutto!lo!scibile.!Riaccompagnato!sulla!terra,!Enoc!vi!rimane!per!un!mese,!
nel! quale! insegna! ai! figli! tutto! quanto! ha! visto! nel! corso! del! suo! viaggio! celeste.! Alla! fine! del!
periodo! assegnatogli,! il! patriarca! è! ricondotto! in! cielo.! Inizia! così! la! cosiddetta! “appendice' di'
Melchisedek”,! un! nuovo! sviluppo! del! racconto! incentrato! appunto! sulla! figura! di! Melchisedek! e!
sull’istituzione! di! un! sacerdozio! nuovo! ed! eterno.! Quest’ultima! sezione! sembra! sviluppare! una!
tradizione!sacerdotale!enochica,!con!particolare!riferimento!ai!rapporti!tra!le!funzioni!di!Enoc!e!
quelle! di! Melchisedek.! L’autore! di! 2Enoc' mostra! di! conoscere! molto! bene! la! tradizione!
sapienziale;! palesi! sono! gli! influssi! del! Siracide.! Il! calendario! è! quello! solare! di! 364! giorni,! nella!
tradizione! del! LA! e! di! Giubilei.' La! morale! è! caratterizzata! dal! precetto! dell’amore! per! tutti! gli!
esseri!viventi,!che!trova!il!suo!fondamento,!per!quanto!riguarda!l’uomo,!nel!fatto!che!Dio!lo!ha!
creato!a!sua!immagine.!Questa!morale!incentrata!sull’amore!ha!fatto!pensare!ad!influssi!cristiani.!
Lo! scritto! ci! è! giunto! in! due! recensioni,! una! lunga! ed! una! breve,! in! paleoslavo.! La! critica! più!
recente! tende! a! privilegiare! la! recensione! breve! come! la! più! antica.! La! datazione! va! fissata!
verosimilmente!nel!sec.!I!d.C.!La!lingua!originale!potrebbe!essere!stata!l’ebraico,!anche!se!non!si!
192
può!escludere!il!greco .!
ii. Esdra
Attestato! da! una! complessa! tradizione! manoscritta! in! diverse! lingue! (latino,! siriaco,!
193
georgiano,!etiopico,!copto,!arabo),!4Esda 'si'presenta!come!un’apocalisse,!che!comprende!sette!
192!Accanto!a!1Enoc'e!2Enoc,'va!segnalato!ancora!un!3Enoc'(ebraico),'che!appartiene!alla!cosiddetta!letteratura!
delle!hekalot,'una!collezione!di!scritti!del!primo!rabbinismo!in!ebraico!e!aramaico!che!riguardano!i!misteri!del!
mondo!celeste.!
193! Numerose! sono! le! opere! attribuite! a! Esdra;! seguendo! la! numerazione! della! Vulgata,' 1Esd' designa! il! libro!
canonico!di!Esdra;!2Esd'il!libro!canonico!di!Neemia;!3Esd'un!libro!di!Esdra!che!compare!soltanto!nella!LXX,!col!
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)
visioni,!durante!le!quali!il!protagonista,!conversando!con!Dio!direttamente!o!con!un!suo!angelo,!
riceve!una!serie!di!rivelazioni!relative!alla!sorte!dei!giusti!e!degli!empi,!al!giudizio!divino,!al!senso!
della! storia.! Il! punto! di! partenza! è! fornito! qui,! come! in! molti! altri! scritti! apocalittici,! dalla!
riflessione!sul!significato!della!catastrofe!nazionale!del!586,!con!la!distruzione!del!tempio!e!l’esilio!
a! Babilonia.! L’opera! è! dominata! da! un! profondo! pessimismo! sulle! sorti! dell’uomo.! Il! peccato!
angelico,! tanto! importante! per! la! tradizione! enochica,! scompare! dall’orizzonte! di! 4Esd' e! non! è!
neppure! menzionato.! L’autore! si! sofferma! a! riflettere! sull’importanza! della! Legge! e! sul! senso!
della! responsabilità! dell’uomo.! Dio,! nella! sua! giustizia,! ha! offerto! la! Legge! a! tutti! gli! uomini;!
soltanto!Israele,!però,!l’ha!accolta.!In!questa!prospettiva,!quindi,!tutti!i!pagani!vengono!condanD
nati,!in!quanto!hanno!rifiutato!la!Legge.!Ma!la!condizione!degli!Ebrei,!che!l’hanno!accolta,!non!è!
migliore,! perché! essi! continuano! a! trasgredirla,! come! l’avevano! trasgredita! in! passato.! Nessun!
uomo!è!senza!peccato;!e!la!salvezza!sembra!essere!fuori!della!portata!dell’uomo,!perché!questi!
porta!la!piena!responsabilità!delle!proprie!azioni.!Ad!attenuare!questa!idea!della!piena!libertà!e!
responsabilità! umane! interviene,! tuttavia,! la! considerazione! che! Adamo,! il! padre! dell’umanità,!
oltre! al! dono! della! libera! scelta,! aveva! ricevuto! anche! quello! che! il! testo! latino! chiama! cor'
malignum.!Si!tratta!di!una!vera!e!propria!forza!malvagia,!che!ogni!uomo!eredita!da!Adamo!e!che!
prevale!sulla!sua!libertà!di!scelta,!inducendolo!inesorabilmente!a!compiere!il!male,!senza,!però,!
sminuire! la! sua! responsabilità.! Di! qui! il! pessimismo! radicale! sul! destino! dell’umanità,! che! 4Esd'
vede! destinata,! salvo! poche! eccezioni,! alla! perdizione.! Nell’ultima! visione,! Esdra! è! presentato!
come!il!nuovo!Mosè;!su!invito!di!Dio,!egli!si!ritira!insieme!a!cinque!scribi!e!scrive!94!libri!sacri,!dei!
quali!24!sono!quelli!del!canone!veterotestamentario,!destinati!alla!pubblica!lettura,!e!70,!invece,!
sono! destinati! soltanto! ai! sapienti,! in! quanto! contengono! le! dottrine! esoteriche! che! Esdra! ha!
ricevuto!nelle!sue!visioni.!L’opera!è!stata!scritta!verosimilmente!in!ebraico,!dal!quale!fu!tratta!una!
versione!greca,!andata!perduta.!Da!questa!traduzione!greca!sono!state!tratte!le!traduzioni!giunte!
fino! a! noi.! La! datazione! va! posta! alla! fine! del! sec.! I! d.C.! o! agli! inizi! del! sec.! II.! La! presenza!
dell’opera! nelle! edizioni! della! Vulgata! ne! ha! favorito! la! diffusione! negli! ambienti! cristiani,! che!
l’hanno!sempre!tenuta!in!grande!considerazione,!probabilmente!per!la!conferma!che!poteva!dare!
alla!dottrina!del!peccato!originale.!
iii. Apocalisse siriaca di Baruc (2Bar)
Sopravvissuto! soltanto! in! una! versione! siriaca! (manoscritto! del! sec.! VI,! conservato! alla!
194
Biblioteca!Ambrosiana!di!Milano),!2!Bar !contiene!una!serie!di!rivelazioni!trasmesse!al!visionario!
immediatamente! prima! e! dopo! la! caduta! di! Gerusalemme,! nell’ambito! di! una! cornice! narrativa!
comune! a! molti! scritti! del! genere! apocalittico.! L’opera! non! segue! uno! schema! espositivo! molto!
ben!articolato,!sicché!risulta!difficile!individuarne!la!struttura.!Fatta!eccezione!per!la!parte!finale,!
che! contiene! la! Lettera' di' Baruc,! si! ritrovano! nel! testo! alternativamente! le! preghiere! o! le!
domande! formulate! dal! profeta! e! le! risposte! divine.! Le! domande! esprimono! le! preoccupazioni!
dell’autore:!significato!della!caduta!di!Gerusalemme,!equità!del!giudizio!divino,!sorte!finale!degli!
uomini.!Per!quanto!riguarda!la!dottrina!della!retribuzione,!lo!scritto!si!sforza!di!trovare!un!punto!
di!conciliazione!tra!il!predeterminismo,!confinato!sul!piano!della!storia,!e!le!esigenze!della!libertà!
e!responsabilità!personali.!!
La!storia!si!sviluppa!secondo!le!linee!di!un!rigido!piano!divino,!scandito!in!dodici!periodi;!il!
male!prevale!in!misura!sempre!maggiore!sul!bene!e,!col!passare!del!tempo!si!fa!sempre!più!forte,!
fino! al! momento! della! grande! battaglia! finale,! quando! sarà! definitivamente! sconfitto.! La! figura!
del!Messia,!dai!tratti!sovrumani,!non!svolge!in!questo!contesto!un!ruolo!da!protagonista,!ma!ha!
semplicemente! il! compito! di! condannare! sul! monte! Sion! l’ultimo! dei! re! della! terra! prima! della!
risurrezione!e!del!giudizio!finali.!L’autore!di!2Bar'conosce!il!mito!del!peccato!degli!angeli,!come!
nella! tradizione! enochica,! ma! non! lo! considera! fondante! e! ne! ignora! le! implicazioni.! Conosce!
titolo!di! Esdraj a’;!4Esd'l’apocalisse!di!Esdra;!5Esd!i!cc.!1=2!dell’Apocalisse,!che!sono!stati!aggiunti!più!tardi;!6Esd!
i!cc.!15=16!dell’Apocalisse,!che!ne!formano!un’appendice!tardiva.!
194! Si! conoscono! diverse! opere! intitolate! a! Baruc;! con! la! sigla! 1Bar' (o' semplicemente! Bar)! si! indica! il! Baruc'
deuterocanonico;! con! 2Bar' l’Apocalisse! siriaca! di! Baruc;! con! 3Bar' l’Apocalisse! greca! di! Baruc;! con! 4Bar' i!
“Paralipomeni'di'Geremia”,!un!apocrifo!che!sembra!avere!come!obiettivo!quello!di!completare!il!libro!biblico!di!
Geremia,! raccontando! la! conquista! di! Gerusalemme! e! la! deportazione! a! Babilonia,! nonché! il! ritorno! in! patria!
degli!esiliati.!
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)
anche! il! peccato! di! Adamo,! ma! sottolinea! che! il! protoplasto! fu! soltanto! un! cattivo! modello! per!
quanti!vennero!dopo!di!lui;!anche!gli!angeli!peccarono!seguendo!il!suo!esempio.!In!questo!modo!
viene! ribadita! la! piena! libertà! e! responsabilità! sia! degli! angeli,! sia! degli! uomini.! Il! testo! siriaco!
giunto! a! noi! è! probabilmente! una! traduzione! dal! greco.! Alcuni! autori! pensano! che! il! greco!
potrebbe!essere!anche!la!lingua!originaria;!altri!invece!propendono!per!un!originale!semitico.!La!
datazione!va!posta!dopo!il!70!d.C.,!probabilmente!verso!la!fine!del!sec.!I.!
iv. Apocalisse di Abramo
Si! tratta! di! un’opera! composita,! conservatasi! soltanto! in! slavo! antico,! e! comprende! un!
racconto!leggendario!relativo!alla!conversione!di!Abramo!dall’idolatria!al!monoteismo!(cc.!1D8)!e!
un’apocalisse!costruita!sul!racconto!del!sacrificio!del!patriarca!di!Gn!15!(cc.!9D3!1).!In!quest’ultima!
parte,!Abramo!riceve!le!rivelazioni!dall’angelo!Yaoel,!che!lo!accompagna!in!un!viaggio!celeste,!nel!
corso!del!quale!egli!può!ammirare!il!trono!di!Dio,!la!merkavah'descritta!in!Ez!1.!Segue!una!visione!
di!tutto!il!corso!della!storia!dalla!caduta!di!Adamo!alla!distruzione!del!tempio.!Il!tempo!finale!è!
suddiviso!in!dodici!parti,!al!termine!delle!quali!i!discendenti!di!Abramo!eseguiranno!il!giudizio!sui!
pagani.!Dal!punto!di!vista!del!contenuto,!lo!scritto!si!presenta!come!essenzialmente!giudaico,!con!
alcune! probabili! interpolazioni! cristiane! e! gnostiche,! queste! ultime! dovute! al! fatto! che! la!
trasmissione!del!testo!slavo!è!passata!tra!le!mani!dei!bogomili,!un!gruppo!gnosticheggiante!del!
sec.! X.! Il! testo! slavo! sembra! essere! una! traduzione! dal! greco,! che! a! sua! volta! rimanda! ad! un!
originale!semitico.!L’allusione!alla!distruzione!del!tempio!induce!a!porre!la!datazione!dello!scritto!
a!dopo!il!70!d.C.;!il!probabile!riferimento!contenuto!nelle!Recognitiones'pseudoDclementine!(33)!
fissa!il!terminus'ante'quem'alla!metà!circa!del!sec.!Il!d.C."
v. Oracoli sibillini
Sibylla' era! il! nome! con! il! quale! i! Greci! e! i! Romani! dell’antichità! chiamavano! le! donne!
invasate!dalla!divinità,!le!quali,!in!preda!all’estasi,!predicevano!eventi!futuri,!per!lo!più!infausti,!di!
propria! iniziativa! e! senza! essere! legate! ad! una! sede! oracolare! fissa.! Le! Sibille! più! famose! erano!
quella!di!Eritre,!nella!Ionia,!e!quella!di!Cuma,!nell’Italia!meridionale.!Gli!scritti!attribuiti!alla!Sibilla!
incominciarono! a! proliferare! nel! mondo! ellenistico! a! partire! dal! sec.! II! a.C.,! specialmente!
nell’Egitto! dei! Tolomei.! Anche! i! Giudei,! e! più! tardi! i! Cristiani,! si! richiamarono! a! questo!
personaggio!per!diffondere!scritti!missionari!e!apologetici.!
Gli! Oracoli! sibillini' sono! uno! scritto! pseudepigrafico! che! originariamente! doveva!
comprendere!XV!libri,!dei!quali!sono!giunti!a!noi!soltanto!i!libri!IDVIII!e!XIDXIV.!La!critica!è!unanime!
nel! riconoscere! l’origine! giudaica! dei! libri! IIIDV.! Gli! Oracoli! sono! scritti! in! esametri! greci,! in! una!
lingua!artificiale!che!si!richiama!a!quella!omerica.!Gli!autori!dimostrano!di!conoscere!molto!bene!
sia! la! letteratura! veterotestamentaria! sia! quella! greca! e! continuamente! mescolano! le! leggende!
della!mitologia!pagana!con!le!storie!bibliche.!In!questo!modo,!Orfeo,!Omero,!Esiodo,!Pindaro!ed!
Eschilo! diventano! i! portavoce! del! giudaismo.! La! Sibilla! annuncia! le! catastrofi! future! ed! invita! i!
pagani! al! pentimento;! nelle! battaglie! e! negli! sconvolgimenti! che! caratterizzeranno! la! fine! dei!
tempi,!la!funzione!del!Messia!è!limitata:!egli!sarà!totalmente!sottomesso!alla!volontà!di!Dio!e!non!
intraprenderà!alcuna!azione!importante!di!propria!iniziativa.!Gerusalemme!sarà!il!teatro!di!questi!
ultimi! avvenimenti,! e! vedrà! tutte! le! nazioni! pagane! sfilare! davanti! al! Grande! Re! per! porgergli!
offerte! e! doni.! Non! trattandosi! di! un’opera! unitaria,! va! fissata! una! data! per! le! singole! parti;! la!
datazione!dei!tre!libri!propriamente!giudaici!può!essere!posta!verosimilmente!tra!il!sec.!II!a.C.!ed!
il!sec.!I!d.C.,!con!ogni!verosimiglianza!in!Egitto.!
vi. Apocalisse greca di Baruc (3Bar)
Attestata! da! una! tradizione! manoscritta! in! greco! e! in! slavo! antico,! questo! scritto! contiene!
una! serie! di! rivelazioni! che! Baruc! riceve! da! un! angelo! mentre! sta! piangendo! sulle! rovine! di!
Gerusalemme!distrutta!da!Nabucodonosor.!L’angelo!conduce!il!visionario!attraverso!cinque!cieli,!
dove! egli! ha! modo! di! vedere! come! vengono! puniti! i! malvagi,! di! conoscere! le! leggi! dei! corpi!
celesti,!di!ammirare!gli!angeli!nella!loro!funzione!di!intercessori!presso!Dio.!Diversamente!da!altre!
apocalissi,!tuttavia,!Baruc!non!giunge!a!contemplare!in!modo!diretto!il!trono!divino.!Nonostante!
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alcune! interpolazioni! cristiane,! l’opera! è! senz’altro! di! origine! giudaica;! per! la! data! di!
composizione,!non!ci!sono!indizi!precisi;!se!il!“libro'di'Baruc”!di!cui!parla!Origene!in!De'principiis'
11,3,6'(dove!però!si!fa!riferimento!a!sette!cieli,!e!non!a!cinque)!è!questo,!allora!il!terminus'ante'
quem'va!fissato!agli!inizi!del!sec.!III.!
d. Letteratura testamentaria
Il! genere! letterario! del! “testamento”! o! “discorso' d’addio”! ha! già! antecedenti! biblici! (cf.! la'
benedizione'di'Giacobbe:!Gn!49;'il!discorso!d’addio!di!Mosè:!Dt'33;'i'discorsi'd’addio'di'Giosuè:!Gs!
23D24;!il!testamento!di!Samuele:!1Sam!12)'ed!è!stato!ripreso!in!epoca!ellenistica!nella!letteratura!
sapienziale! (cf.! Tb! 4).' L’antenato,! sul! letto! di! morte,! impartisce! ai! figli! una! serie! di! istruzioni! da!
trasmettere! a! tutta! la! discendenza;! comunica! loro! le! rivelazioni! ricevute! e! fornisce! indicazioni!
relative!al!loro!futuro,!mettendoli!in!guardia!dai!pericoli!cui!andranno!incontro.!
i. Testamento dei XII patriarchi
Si!tratta!dei!discorsi!di!commiato!pronunciati!dai!dodici!figli!di!Giacobbe!prima!di!morire,!e!
che!prendono!spunto!da!un!episodio!della!loro!vita,!per!lo!più!connesso!con!la!storia!di!Giuseppe.!
Tutti! e! dodici! i! testamenti! presentano! la! stessa! struttura! di! fondo.! Si! comincia! con! il! racconto!
autobiografico!della!vita!del!patriarca;!segue!un!discorso!parenetico,!che!denuncia!un!vizio!di!cui!
il! patriarca! si! è! reso! colpevole! o! che! ha! saputo! evitare! grazie! all’aiuto! di! Dio;! conclude! una!
sezione!che!comprende!due!serie!di!passi!profeticoDapocalittici.!La!prima!serie!comprende!i!passi!
nei! quali! il! patriarca! raccomanda! la! fedeltà! alle! due! stirpi! di! Levi! e! di! Giuda,! perché! ad! esse! è!
legata!in!modo!particolare!la!salvezza!futura!di!Israele;!si!tratta!quindi!di!passi!che!affrontano!il!
problema! del! messianismo,! problema! profondamente! sentito! nel! giudaismo! a! cavallo! dell’era!
cristiana.! La! seconda! serie! di! passi! riguarda! piuttosto! la! storia! di! Israele:! il! patriarca! racconta!
come! Israele! peccherà! gravemente! contro! Dio;! come! Dio! lo! punirà! con! l’esilio;! e,! infine,! come!
Israele! un! giorno! potrà! fare! ritorno! in! patria.! In! TestLevi' e! in! TestNefiali' grande! importanza! è!
accordata!ai!sogni!e!al!loro!valore!premonitorio.!
Sull’origine!e!la!datazione!dell’opera!la!critica!è!divisa.!Ci!sono!alcuni!che!la!considerano!il!
prodotto!di!un!autore!cristiano!del!sec.!II,!che!avrebbe!utilizzato!tradizioni!giudaiche!più!antiche;!
altri,!invece,!la!ritengono!di!origine!giudaica,!composta!in!ambienti!vicini!all’essenismo!nel!I!sec.!
a.C.! e! in! seguito! ritoccata! da! mani! cristiane.! Quest’ultima! ipotesi! sembra! la! più! verosimile.! La!
tradizione!manoscritta!ci!ha!consegnato!il!testo!in!tre!lingue!diverse:!greco,!armeno!e!paleoslavo.!
La!lingua!originale!dovette,!però,!essere!l’ebraico.!Esistono,!poi,!abbondanti!testimonianze!di!una!
tradizione! testuale! aramaica:! frammenti! di! un! TestLevi' sono! stati! ritrovati! nella! Genizah' del!
195
Cairo ! e! a! Qumran.! La! grotta! IV! di! Qumran! ha! fornito! anche! frammenti! di! un! TestNeftali' in!
195! La! ghenizah! (scritto! anche! geniza,! ghenizà! o! gheniza,! in! ebraico! ‫[“ !גניזה‬luogo! di]! deposito”;! plur.! genizot! o!
ghenizot)!è!quella!parte!della!sinagoga!destinata!a!servire!da!deposito,!principalmente!delle!opere!che!trattino!
argomenti!religiosi!redatti!in!ebraico,!divenuti!inutilizzabili,!in!attesa!che!esse!siano!sotterrate!in!un!cimitero,!dal!
momento!che!è!proibito!categoricamente!gettare!documenti!scritti!in!cui!compaia!uno!dei!sette!Nomi!sacri!di!Dio,!
ivi! comprese! le! lettere! personali! e! i! contratti! legali! che!=! allo! stesso! modo! dell'Islam! che! prevede! l'abbondante!
uso! della! basmala! =! si! aprono! con! un'invocazione! a! Dio.! In! pratica! le! ghenizot! contengono! anche! documenti!
profani,!che!abbiano!o!meno!la!formula!d'invocazione!tanto!usata,!come!pure!i!documenti!redatti!in!altre!lingue!
che! non! siano! l'ebraico,! ma! che! utilizzino! l’alfabeto! ebraico! (è! questo,! tra! gli! altri,! il! caso! degli! idiomi! giudeo=
arabi,! del! giudeo=persiano,! del! ladino! e! dell'yiddish).! Esisteva! la! consuetudine! (minhag)! consistente! nella!
raccolta!solenne!del!materiale!posto!nella!gheniza,!prima!che!esso!fosse!sotterrato!nei!cimiteri.!Le!sinagoghe!di!
Gerusalemme! seppellivano! il! contenuto! della! gheniza! dopo! sette! anni,! così! come! negli! anni! di! siccità,! al! fine! di!
favorire!la!caduta!della!pioggia.!La!gheniza!di!gran!lunga!più!famosa,!per!l'importanza!quantitativa!e!qualitativa!
dei!testi!che!vi!erano!stati!depositati,!è!quella!annessa!alla!Sinagoga!di!Ezra!di!Fusta!(Il!Cairo),!edificata!nell'882!
sul! luogo! dove! si! ergeva! in! antico! una! chiesa! dedicata! all'arcangelo! Michele,! sopravvissuta! fino! alla! conquista!
persiana!sasanide!dell’Egitto!da!parte!dello!Scià!Cosroe!nel!616,!per!essere!trasformata!in!sinagoga.!Riscoperta!
nel! 1864! da! Jacob! Saphir,! il! gran! numero! di! frammenti! cartacei,! pergamenacei! e! in! papiro! ivi! conservati! e!
dimenticati! (circa! 280.000),! furono! dapprima! studiati! (a! partire! dal! 13! maggio! 1896)! da! Solomon! Schechter! e,!
più!tardi,!dall'orientalista!olandese!Shlomo!Dov!Goitein.!Tra!i!documenti!rinvenuti!vi!sono!opere!di!Yehuda!Ha=
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)
ebraico,!simile!nella!struttura!e!nei!contenuti!a!quello!greco,!ma!ispirato!ad!una!ideologia!diversa,!
che!lo!avvicina!agli!ambienti!farisaici,!e!di!datazione!probabilmente!un!po’!più!recente.!
ii. Testamento di Mosè
Conosciuto!anche!sotto!il!nome!di!Assunzione'di'Mosè,'è!un!racconto!leggendario!nel!quale!
Mosè,! sul! punto! di! morire,! detta! a! Giosuè! il! suo! testamento! e! lo! investe! della! sua! carica.! Il!
contenuto!del!testamento!è!in!realtà!una!rivelazione!sul!futuro!di!Israele,!e!ne!ritraccia!a!grandi!
linee!la!storia,!giungendo!fino!al!tempo!di!Erode!e!dei!suoi!figli.!La!parte!conclusiva!è!consacrata!
alla! descrizione! degli! ultimi! tempi:! prova! e! persecuzione! di! Israele,! fuga! nel! deserto! di! un!
sacerdote!della!tribù!di!Levi!di!nome!Taxo,!che!con!i!suoi!sette!figli!preferisce!andare!incontro!alla!
morte! piuttosto! che! trasgredire! la! Legge,! giudizio! finale! e! salvezza! per! i! giusti.! La! datazione!
dell’opera!va!posta!nei!primi!decenni!del!sec.!I!d.C.!L’autore,!vicino!agli!ambienti!essenici,!è!un!
buon! testimone! dell’inquietudine! escatologica! che! serpeggiava! in! Palestina! al! tempo! del!
ministero!di!Giovanni!Battista!e!di!Gesù.!
Il!testo!ci!è!giunto!in!una!traduzione!latina!completa!contenuta!in!un!palinsesto!del!sec.!VI!
che! si! trova! all’Ambrosiana! di! Milano.! I! diversi! riferimenti! che! ricorrono! in! Gd! e! nei! Padri! della!
Chiesa! sono! probabilmente! tratti! da! una! versione! greca! intermedia.! Le! numerose! espressioni!
semitiche!indicano!che!l’originale!doveva!essere!in!ebraico!o!in!aramaico.!
iii. Testamento di Abramo
Nonostante! il! titolo,! non! si! tratta! di! un! testamento! vero! e! proprio,! ma! piuttosto! di! un!
racconto! leggendario! relativo! alla! morte! di! Abramo.! Al! patriarca! viene! inviato,! al! momento!
previsto!per!la!sua!morte,!l’arcangelo!Michele!per!chiedergli!di!rendere!la!sua!anima.!Egli,!però,!si!
rifiuta,!e!chiede!di!essere!condotto!a!visitare!tutto!quanto!il!mondo!abitato.!La!sua!richiesta!viene!
esaudita,! e! Abramo! può! rendersi! conto! del! grande! numero! di! peccati! commessi! sulla! terra.! Il!
patriarca! viene,! infine,! condotto! nel! luogo! in! cui! le! anime,! dopo! aver! lasciato! i! loro! corpi,! sono!
sottoposte!ad!un!triplice!giudizio,!il!cui!criterio!è!unicamente!etico,!senza!alcuna!distinzione!fra!
giudei!e!pagani.!
L’opera!ci!è!giunta!in!greco!in!una!duplice!forma:!un!testo!breve!e!un!testo!lungo,!attestati!
da! diversi! manoscritti.! È! difficile! stabilire! se! queste! due! forme! del! testo! risalgano! o! no! ad! uno!
stesso!originale.!Si!tratta!senz’altro!di!due!recensioni,!i!cui!rapporti!non!sono!di!filiazione!diretta,!
anche!se!restano!pur!sempre!in!qualche!modo!imparentate.!I!materiali!utilizzati!sono!certamente!
giudaici,! anche! se! hanno! subito! nel! corso! del! processo! di! trasmissione! dei! rimaneggiamenti!
cristiani.!La!lingua!originaria!era!probabilmente!l’ebraico,!anche!se!non!mancano!i!fautori!di!un!
originale! greco,! che! sarebbe! stato! redatto! in! ambiente! egiziano;! la! datazione! può! essere! posta!
verosimilmente!nei!secc.!IDII!d.C.!Le!versioni!copta,!araba!ed!etiopica!contengono,!oltre!a!TestAbr,!
anche!un!Testamento'di'Isacco!ed!un!Testamento'di'Giacobbe,'opere!di!redazione!più!tarda,!che!
rivelano!forti!influssi!cristiani.!
iv. Testamento di Giobbe
Dal! punto! di! vista! formale,! si! tratta! del! discorso! d’addio! di! Giobbe,! il! quale,! sul! letto! di!
morte,!convoca!i!suoi!figli!per!comunicare!loro!le!sue!ultime!volontà!e!procedere!alla!divisione!dei!
suoi! beni.! Il! contenuto,! però,! non! riguarda! il! futuro,! come! nella! restante! letteratura!
testamentaria,! ma! si! presenta! piuttosto! come! una! rielaborazione! leggendaria! del! materiale! del!
libro! biblico.! I! discorsi,! gli! inni! e! le! preghiere! hanno! un! tono! fortemente! moralistico;! alla! fine,!
l’anima! di! Giobbe! è! portata! in! cielo! dagli! angeli.! L’opera! ci! è! stata! tramandata! in! quattro!
manoscritti!greci;!l’utilizzazione!costante!del!testo!di!Gb!nella!versione!greca!dei!LXX!fa!pensare!
che!il!greco!fosse!anche!la!lingua!originale.!La!data!di!composizione!oscilla!tra!il!sec.!I!a.C.!ed!il!
sec.!I!d.C.!e!l’ambiente!d’origine!è!probabilmente!l’Egitto.!
Levi!(c.!1080=1145)!e!una!trentina!di!trattati!del!grande!medico!e!filosofo!Rabbi!Moses!ben!Maimon!(Maimonide,!
o!“Rambam”,!1135=1204),!oltre!a!taluni!lavori!esegetici!(Mishna).!
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)
e. Letteratura filosofico-sapienziale
i. 3Maccabei
Il!libro!racconta,!in!forma!romanzata,!un!episodio!della!storia!dei!Giudei!di!Alessandria!sotto!
Tolomeo!IV!Filopatore!(221D205!a.C.).!Vi!si!narra!che!il!re,!di!passaggio!a!Gerusalemme!dopo!la!
vittoria! su! Antioco! il! Grande! a! Rafia! nel! 217! a.C.,! si! sentì! offeso! per! non! aver! potuto! visitare!
l’interno! del! tempio! e! meditò! propositi! di! vendetta.! Al! suo! ritorno! in! Egitto,! fece! condurre! in!
catene!tutti!i!Giudei!del!paese!nell’ippodromo!di!Alessandria,!con!l’intenzione!di!farli!travolgere!e!
calpestare!da!500!elefanti!drogati.!L’intervento!all’ultimo!minuto!di!due!angeli,!scesi!dal!cielo!in!
seguito!alle!preghiere!dei!Giudei,!impedì!la!tragedia!e!costrinse!il!re!a!recedere!dal!suo!proposito.!
Una! festa! fu! da! allora! celebrata! per! commemorare! l’episodio.! Il! racconto! contiene! certamente!
elementi!leggendari,!anche!se!non!mancano!riferimenti!a!fatti!precisi!e!storicamente!attendibili.!
là! probabile! che! l’autore! si! sia! ispirato! ad! un! analogo! racconto! riportato! da! Flavio! Giuseppe! (C.!
Ap.!2,50D55),!il!quale,!però,!lo!data!sotto!Tolomeo!VIII!Fiscone!(145D116!a.C.)!e!ne!attribuisce!la!
ragione!all’appoggio!che!i!Giudei!avrebbero!assicurato!a!Cleopatra,!avversaria!politica!di!Tolomeo!
VIII.!L’intento!dell’opera!è!didascalico!e!vuole!sottolineare!come!l’amorevole!provvidenza!divina!
assicuri! sempre! la! salvezza! del! giusto! e! la! punizione! del! malvagio.! Per! quanto! riguarda! la!
datazione,! essa! deve! essere! compresa! tra! il! sec.! II! a.C.,! periodo! al! quale! risalgono! le! aggiunte!
greche! a! Daniele! che! 3Mac! dimostra! di! conoscere,! ed! il! 70! d.C.,! perché! si! presuppone! che! il!
tempio!di!Gerusalemme!sia!ancora!in!funzione.!Il!libro!è!scritto!in!un!greco!piuttosto!ampolloso!e!
retorico,! e! sembra! che! questa! fosse! anche! la! lingua! originale.! L’ambiente! d’origine! è!
verosimilmente!quello!alessandrino.!
ii. 4Maccabei
Il! libro! affronta,! in! forma! di! discorso! o! di! panegirico,! un! tema! filosofico! caro! allo! spirito!
ellenistico:! il! dominio! della! ragione! sulle! passioni.! L’argomento! è! svolto! attraverso! l’analisi! di!
esempi! tratti! dalla! vita! di! Giacobbe,! di! Giuseppe,! di! Davide! e! dalla! passata! storia! di! Israele.!
Particolare!attenzione!è!dedicata!all’episodio!di!Eleazaro!e!dei!sette!fratelli!Maccabei,!di!cui!parla!
anche!2Mac,!e!che!qui!è!descritto!con!dovizia!di!dettagli!e!peculiare!enfasi!retorica,!e!al!tema!del!
martirio! in! generale,! dove! si! esaltano! il! coraggio! e! lo! spirito! di! sacrificio! di! quanti,! durante! la!
persecuzione,! sono! pronti! a! dare! la! vita! per! rimanere! fedeli! a! Dio.! Lo! sfondo! filosofico! è!
rappresentato! dai! temi! delle! scuole! medioDplatonica! e! stoica.! L’autore! crede! in! una! forma! di!
immortalità!e!di!vita!celeste!del!pio!subito!dopo!la!morte,!e!nel!valore!espiatorio!e!purificatorio!
del! sacrificio! dei! martiri.! Una! datazione! verso! la! metà! del! sec.! I! d.C.! sembra! verosimile;! non! vi!
sono!indicazioni!chiare!che!suggeriscano!un!preciso!ambiente!d’origine.!
iii. Giuseppe e Aseneth
Si! tratta! di! un! racconto! che,! prendendo! spunto! da! Gn! 41,45.50,! narra! la! romantica! storia!
d’amore! tra! Giuseppe! e! Aseneth,! figlia! di! un! sacerdote! egizio! di! Eliopoli.! La! ragazza,! dotata! di!
grande! fascino! e! molto! morigerata,! si! converte! al! vero! Dio! per! poter! sposare! Giuseppe,! ma!
suscita!l’animosità!dei!fratelli!di!quest’ultimo!e!del!figlio!del!faraone,!che!era!il!suo!pretendente.!
Ci! sono! tutti! gli! ingredienti! del! romanzo! ellenistico:! protagonisti! straordinariamente! belli! e!
virtuosi,! ambiente! esotico,! intrighi! e! macchinazioni.! L’origine! del! racconto! va! probabilmente!
cercata!in!una!rielaborazione!midrashica!dell’episodio!di!Gn!41;!nella!sua!forma!attuale,!tuttavia,!
si! tratta! senz’altro! di! una! composizione! greca,! come! si! può! chiaramente! desumere! dalle!
caratteristiche! della! lingua! e! da! alcune! idee! tipiche! del! romanzo! ellenistico.! Gli! obiettivi!
sembrano! essere! apologetici:! si! trattava,! da! un! lato,! di! favorire! ed! elogiare! la! conversione! dei!
gentili!al!giudaismo,!e!dall’altro,!di!rassicurare!l’elemento!giudaico!sulle!benefiche!conseguenze!
dei!matrimoni!misti.!Il!luogo!di!composizione!è!quasi!sicuramente!l’Egitto!e!la!datazione!va!posta!
tra!il!sec.!I!a.C.!e!il!sec.!I!d.C."
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)
iv. Pseudo-Aristea
Sotto! lo! pseudonimo! di! Aristea,! un! pagano! colto! che! viveva! alla! corte! di! Tolomeo! II,! ci! è!
giunta! una! Lettera' indirizzata! a! Filocrate,! fratello! dell’autore,! dove! si! racconta! l’episodio! della!
traduzione! in! greco! della! Legge! mosaica.! La! leggenda! sull’origine! della! traduzione! dei! LXX,!
tuttavia,! rappresenta! soltanto! la! cornice! narrativa! dell’opera! che,! in! realtà,! è! una! vera! propria!
esaltazione! della! legislazione,! della! tradizione! sapienziale! e! della! cultura! giudaiche! scritta! con!
ogni! verosimiglianza! da! un! giudeo! alessandrino! e! messa! in! bocca! ad! un! pagano.! Lo! scopo!
dell’operetta! è! duplice.! Da! un! lato,! vuole! essere! un! documento! propagandistico! che! esalta! il!
prestigio!della!Legge!mosaica,!tenuta!in!massima!considerazione!anche!dalle!più!alte!personalità!
politiche!e!culturali!del!paganesimo;!dall’altro,!vuole!legittimare!l’autorità!della!traduzione!greca!
dei!LXX!presso!gli!ambienti!giudaici,!sottolineandone!il!carattere!di!evento!straordinario,!sancito!
dall’autorevolezza! dei! traduttori,! fatti! venire! dagli! ambienti! sacerdotali! di! Gerusalemme.! Lo!
scritto! presenta! alcuni! saggi! di! esegesi! allegorica! dell’AT,! e! si! dilunga! sul! tema! tipicamente!
ellenistico!della!filantropia,!presentandolo!come!l’essenza!stessa!della!sapienza!biblica.!In!questa!
prospettiva,! l’incontro! e! la! fusione! della! cultura! giudaica! e! di! quella! ellenistica! sono! dimostrati!
non!soltanto!possibili,!ma!auspicabili.!La!datazione!va!posta!con!ogni!verosimiglianza!un!po’!più!
tardi!degli!eventi!che!racconta,!vale!a!dire!nel!sec.!II!a.C."
v. Pseudo-Focilide
Sotto! il! nome! di! Focilide,! un! poeta! gnomico! greco! del! sec.! VI! a.C.,! circolava! in! epoca!
ellenistica! un! poema! composto! dì! 230! esametri,! che! conteneva! massime! e! istruzioni! morali! di!
vario! tipo.! È! probabile! che! sotto! lo! pseudonimo! si! nasconda! un! autore! giudaico,! impregnato! di!
cultura! ellenistica.! L’operetta! venne! usata! come! manuale! scolastico! nel! periodo! bizantino;! per!
questa! ragione! ci! è! giunta! in! numerosi! manoscritti! e,! a! partire! dal! sec.! XVI,! anche! in! edizioni! a!
stampa.! Il! contenuto! è! quasi! esclusivamente! etico,! con! riferimenti! soltanto! occasionali! alle!
dottrine! specificamente! giudaiche! del! Dio! unico! e! della! retribuzione! del! giusto.! Lo! sfondo! delle!
norme! relative! alla! vita! civile! (proprietà,! matrimonio,! ecc.),! tuttavia,! sembra! essere! costituito!
dalla! legislazione! mosaica! così! come! la! si! ritrova! nel! Pentateuco.! L’opera! era! probabilmente!
destinata! ad! un! pubblico! giudaicoDellenistico,! che,! ritrovando! in! un! autore! greco! norme! etiche!
presenti!anche!nell’AT,!avrebbe!potuto!rinsaldare!l’attaccamento!alle!proprie!radici!giudaiche!e!al!
tempo!stesso!sentirsi!incoraggiato!nello!sforzo!di!conciliare!il!giudaismo!con!la!cultura!ellenistica.!
Per! la! data! di! composizione,! non! è! possibile! suggerire! indicazioni! più! precise! all’interno! del!
generico!periodo!ellenistico;!l’ambiente!è!verosimilmente!quello!alessandrino.!
vi. Pseudo-Menandro
Una! raccolta! di! aforismi! attribuiti! al! poeta! attico! Menandro! (sec.! IV! a.C.)! ci! è! giunta!
attraverso!un!manoscritto!siriaco!del!sec.!VII!conservato!al!British!Museum.!Anche!in!questo!caso!
si! tratta! di! una! raccolta! di! massime! morali! senza! specifica! caratterizzazione! religiosa,! che!
interessano! tutti! gli! aspetti! della! vita! pratica.! I! paralleli! più! stretti! all’interno! della! letteratura!
biblica!sono!con!Pr,!Gb,!Sir.!La!silloge!può!essere!attribuita!ad!un!autore!di!fede!monoteistica,!che!
avesse!una!certa!familiarità!sia!con!la!cultura!ellenistica!sia!con!la!tradizione!sapienziale!giudaica.!
La!datazione,!sulla!base!di!elementi!interni!al!testo,!va!posta!nel!periodo!romano,!probabilmente!
nel!sec.!III!d.C.!La!lingua!originale!potrebbe!essere!il!siriaco,!ma!più!verosimilmente!il!greco.!
f. Preghiera e liturgia
i. Salmi di Salomone
Si! tratta! di! una! raccolta! di! 18! salmi,! conservati! in! greco! e! in! una! traduzione! siriaca,! che!
circolava! con! questa! attribuzione,! dovuta! probabilmente! alla! necessità! di! distinguerli! dai! salmi!
canonici,! fin! dall’epoca! patristica.! I! salmi! riprendono! i! generi! del! salterio! canonico! (inni,!
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lamentazioni,!discorsi!sapienziali,!ecc.),!sovente!arricchiti!da!lunghe!riflessioni.!Essi!sono!imbevuti!
della!pietà!tradizionale;!insistono!sulla!libertà!dell’uomo!e!sulla!sua!responsabilità,!sulla!necessità!
di! osservare! i! comandamenti! della! Legge! e! sullo! stretto! collegamento! tra! la! salvezza! nella! vita!
futura! e! il! comportamento! tenuto! nella! vita! presente.! Queste! idee! inducono! a! pensare! che!
l’autore! fosse! vicino! alla! setta! dei! farisei,! e! riconoscesse! l’autorità! del! tempio,! ma! senza! dare!
troppa! importanza! al! culto! e! ai! sacrifici.! La! lingua! originale! sembra! essere! stata! l’ebraico,!
l’ambiente!d’origine!la!Palestina,!e!la!data!di!composizione!il!sec.!I!a.C."
ii. Preghiera di Manasse
Si!tratta!di!un’integrazione!a!2Cr!33,18D19,!nella!quale!il!re!Manasse,!condotto!in!prigionia,!
umilmente! confessa! i! suoi! peccati! davanti! a! Dio! e! ne! implora! il! perdono.! La! preghiera! non! è!
inclusa! nel! testo! di! 2Cr! nei! manoscritti! dei! LXX,! ma! fa! parte,! in! molti! manoscritti! greci,! di! una!
raccolta!di!inni!e!preghiere!posta!in!appendice!al!salterio.!È!impossibile!fornire!indicazioni!precise!
circa!la!possibile!datazione!della!preghiera.!Potrebbe!essere!contemporanea!o!di!poco!posteriore!
alla! traduzione! greca! di! 2Cr;! di! sicuro! si! può! dire! che,! siccome! è! riportata! nella! Didascalia'
apostolorum'siriaca!(secc.!IIDIII!d.C.),!deve!essere!anteriore!a!quella!data.!Composizioni!analoghe!
si!ritrovano!nelle!Aggiunte'greche'ad'Ester'(preghiere!di!Mardocheo!ed!Ester)!e.!nelle!Aggiunte'
greche'a'Daniele'(preghiera!di!Azaria;!cantico!dei!tre!fanciulli).!
iii. Preghiere sinagogali
La! sinagoga! nasce! come! il! luogo! di! preghiera! dei! Giudei! della! diaspora,! impossibilitati! a!
partecipare! in! modo! regolare! al! culto! che! si! celebrava! nel! tempio! a! Gerusalemme.! La! prassi!
sinagogale! prevedeva! esclusivamente! una! liturgia! della! parola! (preghiera,! lettura! della! Torah! e!
sua! spiegazione),! essendo! l’atto! supremo! del! culto,! il! sacrificio,! riservato! al! tempio!
gerosolimitano.!Le!prime!testimonianze!sicure!di!sinagoghe!risalgono!al!sec.!III!a.C.!e!provengono!
dall’Egitto;!l’istituzione!si!diffuse!comunque!in!tutta!la!diaspora,!e!assicurò!la!sopravvivenza!del!
giudaismo!dopo!la!distruzione!del!secondo!tempio!(mai!ricostruito)!nel!70!d.C.!
Tra! le! preghiere! che! si! recitavano! comunemente! nella! sinagoga! figurano! innanzitutto! lo!
Shema’,'una!professione!di!fede!che!prende!il!nome!dalla!prima!parola!di!Dt!6,4.!Si!compone!di!
alcuni!versetti!biblici!(Dt!6,4D9;!11,13D21;!Nm!15,37D41)!e!di!una!serie!di!tre!benedizioni!(recita!del!
mattino)!più!una!quarta,!aggiunta!nella!recita!della!sera!(cf!Sal!119,164:!«sette!volte!al!giorno!io!ti!
lodo»).!Un’altra!preghiera!è!quella!delle!Shemoneh'‘esreh'(=!diciotto![sottinteso:!benedizioni]).!È!
in!ebraico!e!rappresenta!la!preghiera!per!eccellenza!del!giudaismo,!tanto!che!era!semplicemente!
chiamata!teffilah'(preghiera,!appunto).!È!giunta!a!noi!in!due!redazioni,!una!palestinese,!più!sobria!
e! più! antica,! e! una! babilonese.! Il! corpo! centrale! è! rappresentato! dalle! benedizioni! IVDXV;! IDIII! e!
XV1DXVIII!fungono!da!cornice.!Vi!risuonano!temi!caratteristici!dell’AT!e!in!particolare!quello!della!
misericordia! di! Dio.! La! XII! benedizione,! quella! relativa! alla! condanna! dei! minim,' termine! che!
copre! genericamente! tutti! gli! apostati! e! gli! eretici! del! giudaismo! (compresi,! quindi,! anche! i!
cristiani),!è!un’aggiunta!che!il!Talmud!(bBer'28b?29a)!fa!risalire!alla!fine!del!sec.!I!d.C.,!all’epoca!di!
Gamaliele!II.!Giustino!(Dial.'96;'107)!ne!conferma!l’esistenza!già!nel!sec.!II.!In!aramaico!è,!invece,!
il! Qaddish,' preghiera! di! conclusione! che! veniva! recitata! dopo! altre! preghiere! o! al! termine! del!
culto! sinagogale;! palese! è! la! sua! intonazione! escatologica,! in! particolare! nell’invocazione! della!
manifestazione!della!regalità!di!Dio,!che!richiama!il!“Padre'nostro”.!Altre!preghiere!sinagogali!si!
possono! ritrovare,! secondo! alcuni! studiosi,! nei! libri! VII! e! VIII! delle! Costituzioni' apostoliche,' una!
raccolta!di!scritti!canonicoDliturgici!risalente!al!IV!sec.;!qui!esse!sono!state!cristianizzate!attraverso!
l’aggiunta! di! riferimenti! alla! persona! e! alla! funzione! mediatrice! di! Gesù! Cristo,! ma! avrebbero!
mantenuto! l’impronta! giudaica! originaria.! La! datazione! può! essere! verosimilmente! fissata! tra! il!
150!e!il!300!d.C.!
g. Gli scritti di Qumran
Il!sito!di!Qumran!si!trova!sulla!riva!nordDoccidentale!del!Mar!Morto;!fin!dal!sec.!XIX!vi!erano!
stati! scoperti! resti! archeologici,! ma! fu! soltanto! a! partire! dal! 1947! che! divenne! famoso! per! la!
scoperta!fortuita,!fatta!da!alcuni!beduini,!di!numerosi!manoscritti!nascosti!nelle!grotte!adiacenti.!
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)
Gli! scavi! effettuati! in! seguito! alla! sensazionale! scoperta! hanno! portato! alla! luce! i! resti! di! un!
importante!insediamento,!costruito!sulle!rovine!di!una!antica!fortezza!israelitica!e!iniziato!verso!
la!fine!del!sec.!II!a.C.!Salvo!alcuni!decenni!di!abbandono!in!seguito!forse!ad!un!terremoto,!il!sito!fu!
abitato!fino!al!68!d.C.,!quando!fu!distrutto!dalle!truppe!romane!che!combattevano!in!Palestina!
per! domare! la! rivolta! giudaica.! L’insediamento! comprendeva! diversi! edifici,! con! grandi! sale! di!
riunione,!uno!scriptorium,!un!refettorio,!forni!per!la!cottura!del!pane!e!della!ceramica,!vari!cortili!
e! numerose! botteghe.! Un! complesso! sistema! di! cisterne! e! vasche! permetteva! di! raccogliere! e!
canalizzare! l’acqua.! Nei! pressi! del! sito! principale! sono! stati! rinvenuti! resti! di! altri! edifici,!
prevalentemente! adibiti! ad! uso! agricolo,! tra! i! quali! due! mulini,! e! infine! un! grande! cimitero! con!
oltre!mille!tombe.!
Dai!documenti!scoperti!nelle!grotte!circostanti!sappiamo!che!un!gruppo!religioso,!convinto!
di! rappresentare! il! vero! popolo! di! Dio! del! nuovo! Patto! degli! ultimi! giorni,! si! era! ritirato! nel!
deserto,!probabilmente!sotto!la!guida!di!un!capo,!che!i!documenti!chiamano!Maestro!di!giustizia,!
dopo!aver!rotto!con!il!sacerdozio!di!Gerusalemme,!ritenuto!illegittimo,!e!con!il!tempio,!ritenuto!
contaminato;!il!gruppo!era!organizzato!sotto!la!guida!dei!sacerdoti,!cui!si!doveva!un’obbedienza!
assoluta;! prevedeva! la! messa! in! comune! dei! beni,! un’applicazione! particolarmente! rigida! della!
Legge,!l’estensione!delle!norme!di!purità!anche!ai!laici,!la!pratica!del!celibato!(anche!se!non!per!
tutti),!un!calendario!solare!di!364!giorni!(52!settimane)!invece!del!calendario!lunare,!una!rigida!
teoria! della! predestinazione,! connessa! ad! un! pronunciato! dualismo,! con! la! conseguente! netta!
contrapposizione! tra! le! forze! del! bene! e! quelle! del! male,! una! forte! tensione! escatologica.! Gli!
studiosi! sono! oggi! concordi! nell’identificare! questo! gruppo! con! gli! Esseni,! altrimenti! noti! dalle!
notizie!di!Filone,!Flavio!Giuseppe!e!Plinio.!
I! manoscritti! ritrovati! si! presentano! sotto! forma! di! rotoli! di! pelle! (la! maggior! parte)! o! di!
papiro,!con!un’unica!eccezione:!il!rotolo!di!rame.!Le!lingue!dei!testi!sono!l’ebraico!e!l’aramaico,!
più! raramente! il! greco.! La! pubblicazione,! curata! da! un! comitato! scientifico! internazionale,! ha!
proceduto!con!molta!lentezza.!In!seguito!alle!recenti!polemiche,!scoppiate!negli!USA!e!in!Israele!
tra! la! fine! degli! anni! ‘80! e! l’inizio! degli! anni! ‘90,! anche! il! materiale! ancora! inedito,! proveniente!
soprattutto!dalla!grotta!4,!è!stato!messo!a!disposizione!degli!studiosi;!tutto!il!materiale!scoperto,!
quindi,! è! oggi! accessibile,! almeno! in! forma! fotografica.! Gli! scritti! qumranici! possono! essere!
suddivisi! in! tre! grandi! gruppi:! A.! testi! biblici! e! apocrifi;! B.! testi! propri! della! setta;! C.! testi! non!
letterari.!
i. Testi biblici e apocrifi
A!Qumran!sono!stati!trovati!manoscritti,!completi!o!frammentari,!di!tutti!i!libri!della!Bibbia!
ebraica! ad! eccezione! di! Est.! L’importanza! di! questa! scoperta! per! la! storia! del! testo! ebraico! è!
enorme.! Precedentemente,! si! conosceva! soltanto! il! cosiddetto! testo! masoretico! (TM),! frutto! di!
un!lungo!lavoro!di!critica!e!di!revisione!condotto,!durante!la!seconda!metà!del!primo!millennio!
d.C.,! da! studiosi! chiamati! «masoreti»,! e! a! noi! noto! attraverso! manoscritti! piuttosto! recenti:! il!
codice!di!Leningrado!(oggi!S.!Pietroburgo;!contiene!l’intera!Bibbia!ebraica,!ed!è!datato!nel!1008),!
il!codice!di!Aleppo!(quasi!completo,!risale!agli!inizi!del!sec.!X),!altri!codici!parziali!(databili!nel!sec.!
IX);!e!il!cosiddetto!“Pentateuco'samaritano”,!che!rappresenta!un!tipo!testuale!diverso,!con!circa!
6000! varianti! rispetto! al! TM.! Le! scoperte! di! Qumran! di! fatto! ci! riportano! indietro! di! circa! 1000!
anni,! e! documentano! l’esistenza! di! tipi! testuali,! diversi! da! quelli! altrimenti! noti,! in! un! arco! di!
a
tempo!che!va!dal!sec.!III!a.C.!al!sec.!I!d.C.!Tra!i!manoscritti!più!importanti!segnaliamo!4Q'Sam ,!
che!presenta!un!testo!piuttosto!diverso!dal!TM!e!vicino!a!quello!dei!LXX;!]Q!Isa,!un!manoscritto!
b
completo!di!Is,!che!riporta!numerosissime!varianti!rispetto!al!TM;!1Q!Is ,'molto!vicino!al!TM;!MQ'
Ps,!che!contiene!una!parte!del!Salterio,!con!i!salmi!disposti!in!un!ordine!diverso!da!quello!del!TM.!
In!manoscritti!frammentari!sono!presenti!anche!passi!di!alcuni!deuterocanonici!(Tb!in!ebraico!e!
aramaico;!Sir!in!ebraico;!ecc.).!!
Per!quanto!riguarda!gli!apocrifi,!ricordiamo!che!a!Qumran!sono!stati!ritrovati!frammenti!dei!
pentateuco!enochico!(LV,!LA,!LS,!EE);!della!letteratura!testamentaria!(TestLevi;'TestNeftali;'ecc.);!
di!versioni!targumiche!(Tg!a!Lv;!Tg!a!Gb;!ecc.);!dei!Libro'dei'Giubilei'in!ebraico.!
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)
ii. Testi propri della setta
Dell’origine!e!della!storia!della!comunità!qumranica!le!fonti!esterne!forniscono!informazioni!
piuttosto! scarne.! La! presenza! tra! i! manoscritti! scoperti! nelle! grotte! di! scritti! che! riguardano! la!
vita,!l’organizzazione!e!l’ideologia!della!comunità!si!è!rivelata!provvidenziale!per!lo!storico.!
1°) Scritti normativi
Regola"della"comunità!D!Come!si!può!evincere!dal!grande!numero!di!manoscritti!identificati,!
196
questo! doveva! rappresentare! il! più! importante! testo! normativo! della! comunità.! 1Q' S ! è! il!
manoscritto! più! completo.! Si! apre! con! il! rituale! del! rinnovamento! del! Patto! e! dell’ingresso! dei!
nuovi!membri!nella!comunità,!cui!segue!una!sezione!di!carattere!teologico,!dove!viene!esposta!la!
dottrina!dei!due!spiriti,!che!vede!l’umanità!suddivisa!in!due!gruppi:!i!figli!della!luce!e!i!figli!delle!
tenebre,!destinati!a!contrapporsi!l’uno!all’altro!fino!al!giudizio!finale.!La!seconda!parte!è!dedicata!
ad!un!insieme!di!norme!che!regolano!l’organizzazione!interna!della!comunità:!il!noviziato;!l’orario!
della! giornata;! le! sanzioni! da! comminare! in! caso! di! violazione! delle! regole! fondamentali;! i!
provvedimenti! di! carattere! penale! relativi! alla! violazione! deliberata! della! Legge! mosaica;! il!
calendario!e!le!feste;!la!purità!legale.!Due!appendici!completano!questa!regola:!1Q'Sa!contiene!
prescrizioni! relative! non! al! presente,! ma! al! futuro! escatologico;! 1Q! Sb' consta! di! una! serie! di!
preghiere! e! benedizioni.! Dal! punto! di! vista! letterario,! lo! scritto! si! presenta! come! il! risultato! di!
un’evoluzione! piuttosto! lunga,! documentata! dalla! sovrapposizione! di! più! strati,! risalenti! ad!
epoche!diverse.!
Regola"della"guerra'D!Si!tratta!di!un!compendio!di!arte!militare,!che!contiene!anche!norme!
di!carattere!cultuale,!relativo!al!grande!combattimento!escatologico;!in!questo!scontro!finale,!che!
durerà!quarant’anni,!le!forze!del!bene!saranno!impegnate!in!una!lotta!senza!tregua!contro!quelle!
del!male,!e!alla!fine,!dopo!una!serie!di!vicissitudini,!con!l’aiuto!degli!angeli!riporteranno!lo!sperato!
successo.! Vengono! descritti! fin! nei! minimi! particolari! l’impiego! delle! trombe,! le! insegne! militari!
con!le!relative!iscrizioni,!lo!schieramento!delle!truppe!in!ordine!di!battaglia,!l’equipaggiamento!e!i!
compiti!dei!singoli!gruppi!dell’esercito.!Si!tratta!di!un’opera!nata!probabilmente!dalla!fusione!di!
un!manuale!militare!e!di!un’apocalisse,!dove!la!grande!battaglia!escatologica!è!descritta!in!modo!
molto!realistico!come!una!campagna!militare!destinata!a!svolgersi!nella!cornice!del!Medio!OrienD
te! biblico,! ma! senza! l’intervento! di! alcun! messia! e! senza! alcun! riferimento! a! speculazioni!
cosmiche.!
Documento" di" Damasco! D' Quest’opera' era! già! nota! da! tempo,! grazie! a! due! manoscritti!
incompleti! dei! secc.! IXDX! ritrovati! nella! Genizah' del! Cairo! e! pubblicati! nel! 1910.! La! sua! origine!
qumranica! è! provata! dai! numerosi! frammenti! ritrovati! in! diverse! grotte.! Il! titolo! deriva! dal!
197
riferimento! che! nello! scritto! si! fa! alla! fuga! della! comunità! a! Damasco .! Si! tratta! di! un’opera!
molto!vicina!alla!Regola'della'comunità,'di!cui!completa!e!conferma!le!disposizioni.!là!composta!
di! due! parti:! la! prima! è! un’esortazione! ai! convertiti,! che! sono! venuti! in! esilio! a! Damasco! per!
suggellare! un! Nuovo! Patto,! dopo! le! ripetute! infedeltà! di! Israele.! Sono! frequenti! i! riferimenti! a!
passi! biblici,! seguiti! da! commenti! allegorizzanti.! La! seconda! parte! contiene! una! serie! di! norme,!
che!riflettono!l’interpretazione!settaria!dei!comandamenti!biblici!relativi!ai!giuramenti,!al!sabato,!
ai! tribunali,! alle! leggi! di! purità;! altre! si! riferiscono! all’organizzazione! interna! della! comunità.! Il!
documento!sembra!essere!più!recente!della!Regola'della'comunità'e!del!Libro'dei'Giubilei,!cui!si'
fa!allusione!in!alcuni!passi.!
Il" rotolo" del" tempio! D' Scoperto' soltanto! nel! 1956! nella! grotta! 11! (11HQ' T),! è! il! più! lungo!
manoscritto! di! Qumran.! È! una! raccolta! di! diverse! disposizioni! riguardanti! soprattutto! il! tempio!
(costruzione! e! arredi),! i! sacrifici! e! il! culto,! i! sabati! e! le! feste,! per! le! quali! è! presupposto! un!
calendario!solare.!Gran!parte!del!materiale!legislativo!dipende!più!o!meno!direttamente!da!Es,!Lv!
e!soprattutto!Dt.!Lo!scritto!segue!in!genere!la!disposizione!del!materiale!nei!libri!biblici!dai!quali!
dipende,!ma!si!nota!un!notevole!sforzo!per!sistematizzare,!armonizzare!e!reinterpretare!le!leggi.!
L’obiettivo! dell’autore! è! comunque! quello! di! presentare! il! contenuto! dello! scritto! come!
196! I! manoscritti! di! Qumran! sono! citati! indicando! il! numero! della! grotta! in! cui! sono! stati! ritrovati! ed! una! sigla!
(che!rappresenta!un’abbreviazione!del!titolo)!o!un!numero.!
197! La! sigla! CD! con! la! quale! il! documento! è! citato! rimanda! all’inglese! Cairo' Document' oppure! Covenant' of'
Damascus.'
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)
rivelazione! immediata! di! YHWH,! che! parla! normalmente! in! prima! persona.! Sui! rapporti! dello!
scritto! con! la! comunità! qumranica! la! critica! non! è! concorde.! Alcuni! ritengono! che! il! rotolo! sia!
nato!fuori!della!comunità,!in!un!ambiente!religioso!analogo!a!quello!che!ha!visto!nascere!il!Libro'
dei'Giubilei.'Altri,!invece,!sottolineano!gli!stretti!rapporti!con!altri!scritti!qumranici,!in!particolare!
il! Documento' di' Damasco' e! alcuni! pesharim.' Per! quanto! riguarda! la! datazione,! sembra! che! il!
documento!sia!più!antico!degli!scritti!di!Qumran!con!i!quali!presenta!analogie.!
Lettera" halakica" (4QMMT)! D! Si! tratta! di! una! lettera! scritta! dal! gruppo! qumranico! agli!
ambienti! sacerdotali! di! Gerusalemme,! compreso! il! sommo! sacerdote.! Lo! scopo! della! lettera!
sembra!essere!quello!di!identificare!ed!elencare!quali!fossero!le!differenze!di!halakah'tra!i!due!
gruppi! rivali! e! di! invitare! gli! avversari! a! cambiare! condotta.! Il! tutto! è! espresso! in! toni!
sorprendentemente!amichevoli.!Si!inizia!con!la!descrizione!dettagliata!di!un!calendario!solare!di!
364!giorni,!cui!segue!l’elenco!dei!22!punti!legali!sui!quali!i!due!gruppi!divergono.!
2°) Inni e preghiere liturgiche
Inni! D! Una' raccolta! di! preghiere! della! comunità! sotto! forma! di! salmi! di! ringraziamento,! di!
lode! e! di! penitenza! è! stata! trovata! nella! grotta! 1! (1Q' H).! L’autore,! che! potrebbe! essere!
identificato!con!lo!stesso!Maestro!di!giustizia,!esprime!in!queste!preghiere!le!proprie!angosce,!le!
proprie! speranze! e! la! propria! fiducia! in! Dio;! si! tratta! di! meditazioni! molto! personali,! perché!
manca! qualsiasi! riferimento! alla! collettività! di! Israele! o! alla! sua! storia.! In! queste! preghiere! si!
scorge! un! senso! molto! acuto! della! grandezza! e! della! santità! divine,! che! contrastano! con! una!
consapevolezza!altrettanto!lucida!della!miseria!e!della!nullità!umane.!
a
Una! serie! di! salmi! non! canonici! è! contenuta! in! 11QPs , e! comprende! Sal! 151,! già! noto!
perché!posto!alla!fine!del!salterio!dei!LXX;!altri!due!salmi!già!noti!attraverso!una!versione!siriaca;!
una!Preghiera'per'la'liberazione;!un’Apostrofe'a'Sion;!un!Inno'al'creatore;'e!un!Elenco'dei'poemi'
di'David,'che!rivela!uno!stretto!rapporto!con!il!calendario!liturgico!solare.!Ad!essi!vanno!aggiunti!
alcuni!testi!frammentari!che!contengono!diverse!preghiere!liturgiche.!Di!particolare!interesse!si!
presenta!uno!scritto!cui!è!stato!dato!il!titolo!di!Canti'per'l’olocausto'del'sabato'(4QShirShabb),!e!
che! si! riferisce! ad! una! liturgia! angelica.! La! fonte! di! ispirazione! sembra! essere! Ez! 1D2:! vi! si!
descrivono! il! santuario! celeste,! il! carro! che! funge! da! trono! per! la! divinità;! le! diverse! fasi! di! una!
liturgia!angelica;!il!presupposto!che!sta!alla!base!dello!scritto!è!quello!della!corrispondenza!tra!il!
culto! celeste! e! quello! terreno.! Nessun! elemento! interno! allo! scritto! permette! di! individuare! un!
punto!di!riferimento!per!la!datazione.!Paleograficamente,!i!manoscritti,!tutti!frammentari,!trovati!
a!Qumran!e!a!Masada,!possono!essere!datati!nel!sec.!I!a.C.!
3°) Commenti biblici
Il! termine! pesher' viene! usato! nel! libro! biblico! di! Daniele! per! indicare! l’interpretazione! dei!
sogni! (Dn! 2;! 4;! 7).! A! Qumran! esso! indica! un! particolare! tipo! di! esegesi! dei! testi! scritturistici,!
soprattutto! profetici,! che! ne! riferisce! i! contenuti! al! passato,! presente! o! futuro! della! setta.!
L’autore!comincia!col!citare!il!testo!biblico,!scomposto!in!frasi!brevi;!alla!citazione!segue!l’esegesi!
vera!e!propria,!introdotta!normalmente!dall’espressione:!“la'sua'interpretazione'si'riferisce'a”.!Lo!
scopo! dell’esegesi! è! quello! di! identificare! i! riferimenti! alle! vicende! della! setta,! nascosti! sotto! il!
significato! letterale! dei! testi.! I! pesharim' qumranici! normalmente! interpretano! i! libri! biblici! in!
modo!sistematico,!versetto!dopo!versetto;!ma!non!mancano!i!casi!in!cui!sono!interpretati!versetti!
tratti!da!libri!diversi!e!raccolti!intorno!ad!un!tema!unitario.!
Pesher" di" Abacuc" (1Q" pHab)! –! È! il! commentario! meglio! conservato! di! quelli! scoperti! a!
Qumran.!Contiene!un’interpretazione!dei!primi!due!capitoli!di!Ab.!Il!testo!citato!è!molto!vicino!al!
TM;!il!commento!attualizza!i!temi!del!libro!biblico,!applicandoli!alle!vicende!della!setta.!Secondo!
questo!tipo!di!esegesi,!il!destino!dei!singoli!membri!della!setta!è!stato!preannunciato!dai!profeti,!
e! le! difficoltà! che! essi! debbono! affrontare! nel! tempo! presente! sono! previste! nel! piano!
provvidenziale! di! Dio,! e! quindi! hanno! carattere! di! necessità.! Per! superarle,! non! resta! che!
rimettersi! completamente! alla! volontà! di! Dio.! Oltre! al! pesher' di! Abacuc,! sono! stati! trovati!
frammenti!di!diversi!altri!pesharim'profetici!(di!Isaia,!di!Sofonia,!di!Naum,!di!Michea)!e!numerosi!
pesharim'dei!Salmi.!
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Accanto! ai! pesharim' vanno! ancora! segnalati! una! raccolta! di! testimonia' (4Q' Test),' che!
raggruppa! diversi! testi! biblici! intorno! al! tema! delle! attese! messianiche! della! comunità;! un!
midrash' sugli! ultimi! giorni! che! prende! lo! spunto! da! un! florilegio! di! testi! biblici! (4Q' Flor);' e! 11Q'
Melch,' un! sorta! di! midrash' escatologico! che! applica! ad! un! futuro! liberatore! celeste,! chiamato!
Melchisedek,!una!serie!di!passi!veterotestamentari!che!si!riferiscono!all’anno!giubilare.!
iii. Testi non letterari
Accanto! a! diversi! frammenti! di! oroscopi! e! calendari,! è! degno! di! menzione! un! documento!
inciso! su! rame! anziché! scritto! su! papiro! o! pergamena:! si! tratta! del! cosiddetto! Rotolo' di' rame,'
scoperto!nella!grotta!3'(3Q'15).'Lo'scritto!elenca!i!nomi!di!una!sessantina!di!luoghi!della!Palestina,!
dove! sarebbero! nascosti! altrettanti! tesori,! consistenti! in! grandi! quantità! di! oro,! argento,! aromi.!
L’ossidazione! del! supporto! di! rame! ha! reso! particolarmente! difficile! la! lettura! del! testo.! Gli!
studiosi! non! sono! concordi! sul! significato! di! questo! documento,! che! potrebbe! essere! datato!
verso! la! fine! del! sec.! 1! d.C.! Per! alcuni! si! tratterebbe! di! un’opera! di! fantasia,! e! il! suo! interesse!
sarebbe! esclusivamente! limitato! alla! lingua! e! alla! topografia.! Secondo! altri,! invece,! i! tesori!
sarebbero! esistiti! (o! esisterebbero)! realmente,! e! rappresenterebbero! il! tesoro! del! tempio!
trafugato! da! Gerusalemme! poco! prima! della! conquista! romana,! oppure! il! materiale! prezioso!
raccolto!dagli!adepti!alla!setta!di!Qumran,!oppure!ancora!il!denaro!raccolto!dopo!la!distruzione!
del! tempio! e! destinato! alla! sua! ricostruzione.! A! favore! di! questa! seconda! ipotesi! depongono! lo!
stile!molto!prosaico!e!realistico!del!documento!e!il!fatto!che!esso!risulti!inciso!su!materiale!più!
prezioso!e!meno!deperibile!del!papiro!o!della!pergamena.!
h. Storiografia
La! tradizione! storiografica! biblica,! concretizzatasi! nelle! grandi! compilazioni! del! cosiddetto!
“Deuteronomista”! e! del! Cronista,! si' era! interessata! al! passato! di! Israele! soprattutto! per! il! suo!
significato!teologico,!in!quanto!permetteva!di!cogliere!i!modelli!di!intervento!divino!nella!storia!e!
conteneva! indicazioni! precise! sul! comportamento! da! evitare! e! da! seguire! per! il! futuro.! Per! il!
giudaismo!ellenistico,!la!conoscenza!del!passato!faceva!parte!dei!canoni!della!cultura!contempoD
ranea.! Un! popolo! meritava! di! essere! annoverato! tra! le! nazioni! civili! soltanto! se! era! in! grado! di!
raccontare!la!propria!storia!passata.!In!questo!contesto,!anche!i!popoli,!in!precedenza!considerati!
come!barbari!dai!Greci,!cercarono,!per!così!dire,!di!redigere,!secondo!i!canoni!della!storiografia!
del!tempo,!la!loro!storia,!in!modo!da!renderla!accessibile!a!tutti!nel!grande!crogiuolo!della!cultura!
ellenistica.!Un!certo!tono!apologetico,!il!più!delle!volte!dissimulato,!era!sotteso!a!queste!storie,!
con! l’obiettivo! di! conferire! loro! pari! dignità! rispetto! alla! storia! dei! Greci.! Così,! come! Berosso!
aveva!scritto!sotto!Antioco!I!(sec.!III!a.C.)!i!suoi!Chaldaica'e!Manetone!sotto!Tolomeo!II!(sec.!III!
a.C.)!i!suoi!A!egyptiaca,'diversi!autori!giudei!(o!samaritani)!redassero!la!storia!della!loro!nazione!
dalle!origini!fino!al!loro!tempo!per!esaltarne!le!doti!e!i!meriti!agli!occhi!del!pubblico!ellenizzato.!
Alessandro!Polistore,!un!compilatore!greco!del!sec.!I!a.C.,!ne!ha!raccolto!diversi!estratti!nella!
sua!opera!Sui!Giudei,'utilizzati!successivamente!da!Flavio!Giuseppe!e!da!Eusebio!di!Cesarea!nella!
sua!Preparazione'evangelica,'dove!sono!riportati!in!citazioni!letterali.!La!raccolta!del!Polistore!si!
rivela,!quindi,!una!fonte!essenziale!per!conoscere!le!opere!e!ricostruire!lo!spirito!della!storiografia!
giudaica!in!ambiente!alessandrino.!Tra!gli!autori!citati!dal!Polistore!figurano!un!certo!Demetrio,"
che!scrisse!sotto!Tolomeo!IV!un!libro!intitolato!Sui!re'della'Giudea;'gli!estratti!a!noi!noti,!tuttavia,!
riguardano!la!storia!dei!patriarchi!e!di!Mosè,!e!la!principale!preoccupazione!dell’autore!è!quella!di!
confermare,! attraverso! una! meticolosa! analisi! cronologica,! la! veridicità! dei! dati! scritturistici;!
Etipolenio," che! scrisse! verso! la! metà! del! sec.! II! a.C.,! anch’egli! autore! di! un! libro! Sui! re' della'
Giudea,' dove! Mosè! è! presentato! come! il! primo! filosofo,! inventore! dell’alfabeto! e! maestro! dei!
Fenici;! Artapano," autore! di! un! volume! Sui! Giudei' redatto! verso! la! fine! del! sec.! III! a.C.,! che!
presenta! Mosè! come! l’iniziatore! della! civiltà! egizia! e! maestro! di! Orfeo;! uno! pseudoDEcateo! di!
Abdera," che! nel! suo! Sui! Giudei' esalta! con! finalità! palesemente! apologetiche! le! tradizioni! del!
giudaismo!e!racconta!le!origini!e!i!primi!sviluppi!della!comunità!giudaica!di!Alessandria;!e!ancora!
Aristea!l’esegeta,!Cleodemo,!e!uno!pseudoDEupolemo,"verosimilmente!di!origine!samaritana,!che!
dimostra!di!conoscere!le!tradizioni!apocrife!di!1Enoc.'
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)
Accanto! a! questi! autori! andrebbero! menzionati! anche! Giasone! di! Cirene" e! 2Maccabei;! il'
cosiddetto!3Esdra'(titolo!che!ha!nella!Vulgata;'nei!LXX!è!1Esdra),'che!racconta,!parallelamente!a!
1D2! Cr,! Esd! e! Ne,! la! storia! di! Israele! dalla! pasqua! celebrata! sotto! Giosia! nel! 622/621! alla!
proclamazione! della! Legge! sotto! Esdra,! esaltando! l’opera! di! quest’ultimo! e! sottolineando!
l’importanza! e! il! valore! delle! istituzioni! giudaiche;! e! anche! 1Maccabei,' che,! però,! rimanda!
piuttosto!ad!un!ambiente!di!tipo!palestinese!e!ad!una!redazione!originale!in!lingua!semitica.!
i. Flavio Giuseppe
Sacerdote! di! tendenze! filoDfarisaiche,! nato! nel! 37/38! d.C.,! fu! impegnato! nella! rivolta!
antiDromana! del! 66D70.! Catturato! dai! Romani! in! circostanze! poco! chiare! nel! 67,! fu!
successivamente!liberato!da!Vespasiano,!al!quale!aveva!predetto!l’investitura!imperiale,!e!rimase!
molto! legato! alla! dinastia! dei! Flavii,! dai! quali! ricevette! il! nomen.' Dopo' aver! seguito! Tito! nella!
campagna!del!70!contro!Gerusalemme,!si!stabilì!a!Roma!dove!morì!agli!inizi!del!sec.!II.!
La!sua!opera!più!importante!è!La'guerra'giudaica,'dove!racconta!gli!avvenimenti!della!storia!
della! Palestina! da! Antioco! IV! fino! alla! caduta! di! Gerusalemme! e! allo! spegnimento! degli! ultimi!
focolai!di!ribellione.!In!una!prima!redazione,!ora!perduta,!l’opera!fu!scritta!in!aramaico!e!doveva!
servire! alla! propaganda! romana! nelle! estreme! regioni! orientali! dell’impero.! La! redazione! greca,!
invece,! pubblicata! successivamente! a! Roma! e! unica! superstite,! perseguiva! una! chiara! finalità!
apologetica:!si!trattava!di!far!ricadere!l’intera!responsabilità!del!conflitto!su!certi!gruppi!giudaici,!
in! particolare! gli! Zeloti,! scagionando! sia! il! popolo! giudaico! nel! suo! complesso,! sia! l’aristocrazia!
farisaica,! la! quale,! piuttosto! riluttante! ad! appoggiare! insurrezioni! armate,! si! proponeva! di!
risollevare!le!sorti!del!giudaismo!attraverso!un!progetto!di!rinnovamento!prettamente!religioso.!
Le!fonti!utilizzate!sono!diverse,!ma!difficilmente!identificabili!con!precisione.!
In! seguito! Giuseppe! lavorò! ad! un! altro! progetto,! quello! delle! Antichità' giudaiche,' che!
ricopre!la!storia!di!Israele!dalla!creazione!fino!al!64!d.C.,!imitando!le!Antichità'romane'di!Dionigi!
di! Alicarnasso! (sec.! I! a.C.).! L’autore! tesse,! in! forma! indiretta,! l’elogio! della! propria! nazione! e! si!
propone! di! esporre,! in! forma! piana! e! comprensibile,! al! pubblico! greco! i! fondamenti! e! i! tratti!
essenziali!della!cultura!e!della!storia!giudaiche.!L’intelaiatura!del!racconto!è!fornita!naturalmente!
dal! materiale! biblico,! che! Giuseppe! legge! in! una! prospettiva! strettamente! “storica”,!
conformemente!ai!canoni!della!cultura!ellenistica.!Per!gli!ultimi!secoli!fa!ricorso!inoltre!a!1Mac,!
ad! opere! di! autori! come! Nicola! di! Damasco,! andate! perdute,! e! ad! altre! fonti! non! meglio!
identificabili.!Dimostra!di!conoscere!la!traduzione!greca!dei!LXX,!e!ne!fa!grande!uso.!In!alcuni!casi!
(ad! es.,! la! storia! di! Mosè)! abbellisce! i! racconti! biblici! facendo! ricorso! ad! elementi! leggendari!
alquanto! pittoreschi,! provenienti! da! tradizioni! haggadiche.! Quest’opera! di! Giuseppe! godrà! di!
grande! fortuna! soprattutto! negli! ambienti! cristiani! e! influenzerà! molto! profondamente! la! loro!
rappresentazione!della!storia!antica!di!Israele;!nel!giudaismo!riorganizzato!dalle!scuole!farisaiche,!
invece,!cadrà!presto!nell’oblio.!
In!appendice!alla!seconda!edizione!delle!Antichità'(100'ca.),!Giuseppe!pubblicò!una!sua!Vita,'
racconto! autobiografico! in! cui! rispondeva! alle! accuse! di! un! certo! Giusto! di! Tiberiade,! volte! a!
mettere! in! dubbio! la! lealtà! del! suo! comportamento! ai! tempi! in! cui! era! impegnato! nella! rivolta!
antiromana! in! Galilea.! Più! o! meno! allo! stesso! periodo! risale! anche! il! Contro' Apione,' una! vera! e!
propria!apologia!del!giudaismo!contro!i!suoi!detrattori,!che!fornisce!un!interessante!spaccato!dei!
pregiudizi!antiDgiudaici!del!sec.!I!d.C.!
ii. Filone d’Alessandria
Nato!ad!Alessandria!verso!il!13!a.C.!da!una!facoltosa!famiglia,!Filone!ebbe!una!formazione!di!
tipo!giudaico!ed!ellenistico.!È!il!principale!rappresentante!del!giudaismo!alessandrino,!e!a!tutta!la!
sua!opera!è!sotteso!lo!sforzo!di!operare!una!sintesi!tra!il!pensiero!biblico,!nel!quale!si!radicava!la!
sua! fede! giudaica,! e! la! riflessione! filosofica! che! fioriva! allora! nel! mondo! ellenistico,! dove! si!
dibattevano!i!temi!caratteristici!del!platonismo!medio,!del!neopitagorismo!e!dello!stoicismo.!!
Filone! ha! scritto! moltissimo.! Il! suo! pensiero! si! sviluppa! in! particolare! nei! commenti! al!
Pentateuco,!che!egli!conosce!nella!traduzione!dei!LXX.!Si!distinguono!tre!gruppi!di!opere:!
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)
1" I" Quaestiones" et" solutiones,! che! sono! una! sorta! di! esposizione! dei! problemi! del!
Pentateuco!con!finalità!catechetiche!sotto!forma!di!domanda!e!risposta;!ci!sono!rimaste!quelle!
relative!a!Genesi!ed!Esodo.!
2" I" Allegoria" delle" leggi,! commento! allegorico! a! passi! scelti! di! Genesi! (comprende:! Legum'
Allegoriae! D! De! Cherubim! D! De' sacrificiis! Abelis! et! Caini' ?' Quod' deteriuspotiori' insidiari'
soleat' ?' Deposteritate' Caini' ?' De' gigantibus' ?' Quod' Deus' sit' immutabilis' ?' De' agrícultura' ?' De'
plantatione' Noe' ?' De' ebrietate' ?' De' sobrietate' ?' De' confusione' linguarum' ?' De' migratione' A'
brahae'?'Quis'rerum'divinarum'heres'sit'?'De'congressu'quaerendae'eruditionis'causa'?'De'fuga'et'
in'ventione'?'De'mutatione'nominum'?'De'somniis).'L’idea!fondamentale!sottesa!a!questo!gruppo!
di!opere!è!che!la!storia!dell’umanità!e!dell’Israele!del!periodo!patriarcale!nasconde,!sotto!il!velo!
della! lettera,! un! complesso! di! profondi! insegnamento! sull’anima! e! sulla! morale.! I! diversi!
personaggi,!buoni!e!cattivi,!delle!storie!bibliche!rappresentano!i!diversi!stati!dell’anima!così!come!
si!manifestano!negli!uomini;!l’obiettivo!del!commento!allegorico!di!Filone!è!quello!di!analizzare!
questi!personaggi!sia!nei!loro!rapporti!reciproci!sia!nei!loro!rapporti!con!la!divinità!e!con!il!mondo!
dei!sensi!e!di!estrarre!da!questa!analisi!un!insegnamento!morale.!
3" I" Esposizione" della" Legge,' una! presentazione! sistematica! della! legge! mosaica,! di! cui!
l’autore! vuole! spiegare,! probabilmente! ad! un! pubblico! più! vasto! di! quello! dell’Allegoria! delle'
leggi,' il' contenuto,! il! valore! e! il! significato! (comprende:! De' mundi' opificio' ?' De' Abrahamo' ?' De'
Iosepho - De'decalogo'?'De'specialibus'legibus'?'De'virtutibus'?'De'proemiis'et'poenis).'A!questa!
trìlogìa,! che! rappresenta! la! realizzazione! massima! del! genio! filoniano,! vanno! aggiunte! ancora!
alcune!opere!di!carattere!storico,!tra!le!quali!il!De'vita'Moysis,'che!alcuni!preferiscono!connettere!
con! l’Esposizione' della' Legge;' il' De' vita' contemplativa,' dove! viene! esaltata! l’esperienza!
comunitaria!dei!Terapeuti,!una!sorta!di!«monaci»!giudei!stanziati!in!Egitto;!il!Quod'omnis'probus'
liber' sit,' dove! gli! Esseni! di! Palestina! sono! presentati! come! un! esempio! di! vita! guidata! dalla!
sapienza;!l’In'Flaccum,'requisitoria!contro!il!prefetto!romano!che!aveva!duramente!perseguitato!i!
Giudei!ad!Alessandria!nel!32!d.C.;!il!De'legatione'ad'Caium,'resoconto!di!una!legazione!inviata!dai!
Giudei!alessandrini!all’imperatore!Caligola!e!guidata!dallo!stesso!Filone.!
Nel! suo! tentativo! di! conciliare! i! dati! biblici! con! quelli! della! cultura! ellenistica,! Filone! ha!
elaborato! un! sistema! di! pensiero! eclettico,! in! cui! si! sforza! di! presentare! i! presupposti!
fondamentali!della!fede!giudaica!in!categorie!greche.!Il!suo!monoteismo!è!al!tempo!stesso!biblico!
e!platonico.!Dio!è!per!Filone!l’essere!assolutamente!trascendente,!che!sfugge!ad!ogni!tentativo!di!
approccio! da! parte! della! ragione! umana.! Non! potendo! entrare! direttamente! in! rapporto! con! la!
materia,! si! serve! di! potenze! intermediarie! per! creare! e! governare! il! mondo.! La! più! elevata! di!
queste!potenze!è!il!Logos,'immagine!di!Dio,!modello!di!tutte!le!creature:!è!grazie!a!lui!che!l’anima!
umana! riesce! ad! elevarsi! fino! a! Dio! e! a! raggiungerlo! attraverso! una! contemplazione! che! è! al!
tempo!stesso!intellettuale!e!spirituale.!Questa!tensione!mistica,!che!pervade!tutto!il!pensiero!di!
Filone,!attinge!soprattutto!al!platonismo!e!al!pitagorismo,!così!come!la!sua!teoria!dei!vizi!e!delle!
virtù!è!profondamente!debitrice!nei!confronti!dello!stoicismo.!
Ma,! nonostante! questi! debiti! nei! confronti! delle! tradizioni! filosofiche! greche,! Filone! resta!
profondamente! giudeo! nel! suo! costante! riferimento! al! dato! scritturistico.! E! per! cogliere! i!
significati! profondi! del! testo! sacro,! nascosti! sotto! la! superficie! a! volte! fuorviante! della! lettera,!
Filone!ricorre!al!metodo!allegorico,!da!tempo!praticato!nelle!scuole!di!Alessandria!soprattutto!per!
la! lettura! dei! classici,! Omero! in! particolare.! E! grazie! a! questo! metodo,! al! quale! l’esemplarismo!
platonico! fornisce! la! necessaria! base! teorica,! egli! riesce! ad! estrarre! dalle! singole! parole! della!
Scrittura,!dai!dettagli!più!insignificanti!dei!suoi!racconti,!precisi!riferimenti!alle!realtà!del!mondo!
celeste!o!profondi!insegnamenti!morali.!L’esegesi!letterale!non!è!rifiutata,!ma!costituisce!soltanto!
il!primo!passo!sul!quale!si!potrà!innestare,!ad!un!livello!più!profondo,!l’esegesi!allegorica,!a!sua!
volta!suscettibile!di!approfondimenti!progressivi!e!graduati.!Si!può!riscontrare!in!tutto!questo!un!
primo,! embrionale! abbozzo! di! una! teoria! dei! sensi! della! Scrittura,! che! costituirà! uno! degli!
strumenti! più! efficaci! dell’esegesi! patristica! e! medioevale,! una! volta! postulata! l’incarnazione!
storica!del!Logos'nella!persona!di!Gesù.!
i. La Letteratura rabbinica
La!distruzione!del!Secondo!Tempio!nel!70!d.C.!ad!opera!dei!Romani!segnò!una!frattura!nella!
storia! del! giudaismo! e! fu! sentita! come! una! catastrofe! di! gravità! non! minore! a! quella!
rappresentata! dalla! distruzione! del! Primo! Tempio! nel! 587! a.C.! ad! opera! dei! Babilonesi.! Certi!
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)
gruppi! giudaici! coltivarono! la! speranza! di! un! riscatto! dall’umiliazione! subita! e! di! una!
restaurazione!dell’indipendenza!politica,!e!si!misero!a!preparare!la!riscossa;!ma!anche!la!seconda!
rivolta! giudaica! del! 135! d.C.! fu! repressa! e! soffocata! nel! sangue! dall’imperatore! Adriano,! che!
cacciò! i! Giudei! da! Gerusalemme,! ribattezzata! Aelia' Capitolina,! proibendo! loro! di! risiedere! nella!
città.!I!maestri!farisei,!invece,!che!già!avevano!sconsigliato!la!rivolta!del!66,!ritenendola!una!follia!
dal!punto!di"vista!politicoDmilitare,!guidarono!un!altro!tipo!di!riscossa,!di!carattere!prettamente!
religioso.!La!distruzione!del!Tempio!fu!interpretata!come!un!castigo!divino!a!punizione!dei!peccati!
di! Israele;! in! questa! prospettiva,! si! affermò! la! convinzione! che! non! le! armi! avrebbero! potuto!
riscattare!Israele!e!dargli!una!speranza!di!salvezza!futura,!ma!soltanto!un!ritorno!alla!pratica!della!
Legge.!Venuta!meno!la!funzione!del!sacerdozio!in!seguito!alla!distruzione!del!santuario,!furono!i!
maestri!farisei!a!farsi!carico!del!destino!del!popolo,!grazie!alla!fitta!rete!di!scuole!e!di!sinagoghe!
che!permetteva!di!diffondere!ovunque!il!loro!insegnamento.!
Il! primo! artefice! della! riorganizzazione! religiosa! fu! Yohanan! ben! Zakkai,! il! quale! lasciò!
Gerusalemme! con! alcuni! discepoli! e! si! ritirò! a! Yavneh! (Iamnia),! una! piccola! cittadina! a! qualche!
chilometro!dal!mare,!dove!fondò!una!scuola!e!istituì!un!“gran'consiglio”,!che!doveva!continuare!
l’opera!del!Sinedrio.!Sotto!i!suoi!successori,!tra!i!quali!spicca!la!figura!di!Gamaliele!II,!l’attività!del!
“gran' consiglio”! ebbe! un’importanza! decisiva! per! il! futuro! del! giudaismo.! Uno! sforzo! fu!
intrapreso!per!delimitare!la!lista!dei!libri!adatti!al!servizio!liturgico!e!all’insegnamento,!mettendo!
in!moto!un!processo!che!avrebbe!portato!alla!fissazione!di!un!canone!delle!Scritture;!si!iniziò!un!
grande!lavoro!per!definire!il!testo!ebraico!consonantico!della!Bibbia!e!fissarlo!in!modo!unitario;!si!
iniziò! un’attività! di! revisione! della! versione! greca! dei! LXX,! resa! sospetta! dall’utilizzazione!
privilegiata! da! parte! dei! cristiani,! e! di! standardizzazione! delle! versioni! aramaiche.! Dopo! la!
seconda!rivolta!giudaica!del!135!d.C.,!la!scuola!di!Yavneh!fu!trasferita!dapprima!a!Usha,!in!Galilea,!
e! poi! a! BetDShearim.! È! qui! che! si! concluse! il! lavoro,! già! iniziato! a! Yavneh,! di! raccolta! e!
codificazione! di! tradizioni! dal! contenuto! disparato,! risalenti! ad! epoche! diverse,! per! lo! più! di!
carattere! giuridico! (halakah),' che! avevano! lo! scopo! di! spiegare! e! completare! la! Torah! scritta,!
adattandola! alle! situazioni! concrete.! Queste! tradizioni,! dapprima! trasmesse! in! forma! orale! da!
maestro!a!discepolo!nell’ambito!della!scuola,!furono!fissate!per!iscritto!all’inizio!del!sec.!III!sotto!
rabbi! Yehudah! haDNasi,! e! prendono! il! nome! di! Mishnah,' dalla! radice! ebraica! šnh' che! significa!
“ripetere”.!Redatta!in!ebraico!tardo,!la!Mishnah'è'suddivisa,!sulla!base!dei!contenuto,!in!6!ordini!
(sedarim),'66!trattati!e!523!capitoli.!Accanto!alla!torah!scritta,!essa!si!presenta!come!una!seconda!
torah,! la! torah! orale,! e! tutte! e! due! insieme! costituiscono! d’ora! in! poi! i! due! grandi! pilastri! del!
giudaismo,!che!ne!assicureranno!la!sopravvivenza!anche!senza!tempio!e!senza!stato.!Verso!il!250,!
parte! del! materiale! halakico! che! non! era! entrato! a! far! parte! della! Mishnah' fu! raccolto! nella!
Toseftah!(=!“aggiunta”),!una!compilazione!strutturata!in!modo!simile!alla!precedente.!I!maestri!di!
questo! primo! periodo! del! giudaismo! farisaico! (secc.! IDII! d.C.),! conclusosi! con! la! redazione! della!
Mishnah,'sono!chiamati!Tannaim,'e!sono!quasi!tutti!palestinesi.!
A! partire! dal! sec.! III! d.C.! sono! le! scuole! babilonesi! ad! imporsi.! Le! accademie! di! Sura! e! di!
Nehardea,! sotto! i! maestri! Rab! e! Samuele! raggiunsero! un! tale! grado! di! sviluppo! che! il! loro!
prestigio! si! impose! a! tutto! il! giudaismo.! La! tradizione! orale,! una! volta! messa! per! iscritto! nella!
Mishnah,' fu! a! sua! volta! sottoposta! ad! esegesi! ed! interpretazione! nelle! scuole.! I! commenti! dei!
dottori! sulla! legge! orale! furono! poi! fissati! per! iscritto! e! presero! il! nome! di! Gemarah' (='
“complemento”).! La! riunione! di! Mishnah' (testo! base),! Gemarah' (commenti! e! discussioni),! e! di!
baraitoth!(tradizioni!restate!“esterne”!alla!Mishnah)!diede!origine!al!Talmud,'che!noi!conosciamo!
in! due! recensioni:! il! Talmud' di' Gerusalemme,' redatto! verso! la! fine! del! sec.! IV,! che! raccoglie! i!
commenti!elaborati!nelle!accademie!palestinesi;!ed!il!Talmud'di'Babilonia,'redatto!verso!la!fine!
del! sec.! V,! che! raccoglie! i! commenti! elaborati! nelle! scuole! babilonesi.! I! maestri,! palestinesi! e!
babilonesi,! che! furono! attivi! nei! secc.! IIIDV! d.C.! ricevettero! il! nome! di! Amoraim.' Il' Talmud!
rappresenta! la! più! vasta! compilazione! della! letteratura! giudaica,! che! al! materiale! strettamente!
halakico!aggiunge!spesso!digressioni!di!tipo!haggadico,!fornendo!uno!spaccato!molto!vivo!di!tutti!
gli!aspetti!della!vita!del!giudaismo!dell’epoca.!
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)
5. Questioni conclusive
Abbiamo cercato mostrare gli elementi basilari per prendere contatto con il mondo sapienziale.
Per raggiungere questo scopo l’excursus sulla letteratura non canonica ha voluto offrire un quadro
panoramico seppur sintetico di un ambito non facilmente scindibile fra canonico e non canonico. Per
quanto riguarda il patrimonio scritturistico della Chiesa questo è un dato acquisito, ma quando si
scende a livello dell’interpretazione del testo non possiamo pensare di estrapolare in maniera avulsa
dal contesto la Scrittura canonica pensando soltanto in se stessa di trovare i criteri interpretativi, senza
i riferimenti inscindibili al contesto che ne hanno costituito lo sfondo culturale di riferimento.
Al termine, dunque, del percorso proviamo a tracciare a ritornare all’oggi del nostro corso sui
libri sapienziali cercando di cogliere qualche riflessione sull’attualità di questa parte del canone
biblico.
a. Perché un rinnovato interesse per i sapienti?
Una prima ragione dell’attuale interesse per la sapienza dell’Antico Testamento è che fino a
poco tempo fa questa parte delle nostre Bibbie attirava ben poco l’attenzione dei cristiani. Rispetto
all’uso che la liturgia della Parola fa di altre parti dell’Antico Testamento, i testi sapienziali fanno
la figura dei parenti poveri. Già i Padri della Chiesa commentavano più volentieri la Genesi, i
Salmi oppure i profeti. La trascuratezza del passato per i sapienti d’Israele suscita qualche
domanda, e, come una dimenticanza, richiede di essere riparata. Quegli antichi testi ci riservano
perciò il fascino della scoperta.
Ancora una seconda ragione, presente soprattutto fra gli esegeti di mestiere, ma non soltanto
fra loro, spiega questo ritorno ai sapienti della Bibbia. La conoscenza che oggi possiamo averne, è
stata completamente rinnovata nel XX secolo. Fino alla meta del XIX secolo si riteneva, infatti, che
la sapienza biblica fosse la più antica. La Scrittura non parlava di Salomone come dell’archetipo
dei sapienti? E ciò durò fino al giorno in cui, nel 1822, grazie a Champollion198, venne decifrata
l’antica lingua egiziana: quel fatto diede progressivamente accesso a tutta una serie di testi
sapienziali dell’epoca faraonica, i più antichi dei quali risalivano addirittura alla metà del terzo
millennio a.C. Analoghe scoperte si aggiunsero intorno alla meta del medesimo XIX secolo,
quando anche le civiltà della Mesopotamia cominciarono a svelare, a poco a poco, i loro segreti.
198!Jean!François!Champollion!detto!Champollion!il!Giovane!(Figeac,!23!Dicembre!1790!–!Parigi,!4!Marzo!1832)!è!
stato!un!archeologo!ed!egittologo!francese.!È!considerato!il!padre!dell’Egittologia!avendo!per!primo!decifrato!i!
geroglifici!nel!1822,!sostenendo!che!la!scrittura!egizia!era!una!combinazione!tra!fonetica!e!ideogrammi.!Diceva!di!
sé!stesso:!“Sono'tutto'dell'Egitto'e'l'Egitto'è'tutto'per'me”.!
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Allorché, nel primo millennio a.C., si sviluppò la letteratura sapienziale biblica, quelle sapienze
egiziane e mesopotamiche erano ancora ben vive e in fase creativa. E cosi la sapienza biblica si
presenta oggi sotto una Luce del tutto nuova: essa s’inserisce di fatto nell’ampio contesto culturale
del Medio Oriente199. Ben lungi, quindi, dal venire considerata come la più antica, la sapienza
biblica rappresenta piuttosto lo specifico contributo d’Israele a una corrente di pensiero che le è
antecedente e di cui anch’essa in parte beneficia.
Più recentemente ancora, la decifrazione dei testi ritrovati, a partire dal 1947, nelle grotte di
Qumran, sulla riva occidentale del mar Morto, ha rivelato dei testi sapienziali fino a quel momento
sconosciuti e che mostrano come la corrente sapienziale continuasse, nel giudaismo, ancora agli
inizi dell’era cristiana. A questo fatto si aggiunse un altro tipo di scoperta, fatta dagli esegeti del
XX secolo, soprattutto nella seconda metà, e cioè che un’impressionante quantità di testi, nei
vangeli e negli scritti paolini, vede in Gesù un maestro di sapienza, e più d’una volta lo
presenta con i lineamenti specifici della Sapienza divina cosi com’essa appare nell’Antico
Testamento.
Ebbene, queste scoperte riguardano sempre dei testi che s’inseriscono, tutti quanti, in una
medesima tradizione. Gli scritti sapienziali di tutto il Medio Oriente vennero ricopiati per secoli,
esercitando un preponderante influsso sulla cultura. Il fatto che la sapienza medio-orientale antica
sia stata trascritta e conservata è unico, nella storia mondiale, se appena si eccettua un libro di
Confucio, peraltro assai posteriore alle più antiche sapienze dell’Egitto e della Mesopotamia.
Lo scritto sapienziale permette una trasmissione che facilita la formazione della gioventù, ed
insieme permette anche degli scambi interculturali. Il testo aramaico di Achikar, per esempio,
influenzerà Esopo e Tobia; la sapienza di Amenemope avrà un’eco nella raccolta dei sapienti di
Pr 22,17-23,14. Tutte quelle antiche sapienze andarono perdute, spesso prima dell’era cristiana,
eccetto quelle che la Bibbia preziosamente conservava.
Mentre andava scoprendo i sapienti dell’antico Medio Oriente, il XX secolo si è reso pure
conto che anche l’Africa sta ancora trasmettendo una sapienza il cui ruolo nella società è
fondamentale. Attualmente, perciò, prima che la modernità la faccia sparire, si stanno
raccogliendo proverbi e altre espressioni della sapienza africana, fin qui puramente orali, come
quelle della maggior parte dei popoli. D’un tratto, il confronto fra la sapienza africana e quella
dell’Antico Testamento fa apparire somiglianze che sorprendono. E pure in Occidente si
199!La!maggior!parte!dei!testi!sapienziali!del!Medio!Oriente!antico!si!può!consultare!in!Jean!Leveque,!Sagesse'de'l’Égypte'
ancienne'e!Sagesse'de'Mésopotamie,'Supplement'dei!Cahiers'Évangile,!nn.!46!e!85,!Paris,!Éd.!du!Cerf,!1984!e!1993.!
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cominciano a pubblicare raccolte di proverbi popolari, per lingue, per regioni.
Tutto questo è nuovo e, quindi, affascina. Il fatto è che in Occidente il modo di pensare è
stato plasmato più dalla cultura greca e latina che da quella del Medio Oriente antico. È vero,
anche in Grecia il libro di Esiodo (VIII secolo a.C.), Le opere e i giorni, si capisce meglio leggendolo
alla luce delle sapienze medio-orientali; ma fin dal V secolo a.C. la Grecia sviluppa una filosofia
che, a differenza delle antiche sapienze, permetterà di dare una struttura al sapere. Ed è proprio
quella strutturazione che principalmente mancava nelle antiche sapienze medio-orientali. Il
pensiero greco s’impose e assicurò il successo dell’Occidente. Anche la Chiesa ne beneficiò, al
tempo delle grandi controversie cristologiche dei Padri, e, poi, ancora al momento della
riscoperta di Aristotele da parte della scolastica nei secoli XII e XIII. Il successo della Grecia
fece sì che le sapienze della Bibbia fossero capite sempre meno, e da allora passarono in secondo
piano, fino a quando una nuova luce, portata appunto dalle scoperte citate, ne favori l’accesso.
b. Un!corpus!sapienziale?!
La Bibbia propone un corpus di scritti sapienziali? Si e no. Nella Bibbia ci sono dei gruppi
di libri o scritti costituiti in corpus. È il caso del Pentateuco, che la tradizione attribuiva a Mose;
è il caso anche dei profeti, che raccoglie in quattro libri le opere attribuite a Isaia, Geremia,
Ezechiele e ai dodici altri profeti di cui non sono stati conservati che pochi scritti; è ancora il caso
del salterio, che la tradizione mette sotto il patrocinio di Davide. Nel Nuovo Testamento è il caso dei
quattro vangeli o delle lettere paoline. Ma per i libri sapienziali è vero soltanto in parte. Per
capirci, ripercorreremo, quindi, cronologicamente la storia della progressiva costituzione di
quello che diventerà il nostro Antico Testamento.
È all’epoca persiana, al ritorno dall’esilio babilonese nel corso del VI secolo, che bisogna
probabilmente far risalire il grandioso tentativo dei rimpatriati di salvare l’essenziale del
patrimonio religioso e letterario d’Israele. Possiamo pensare che intorno al 400 a.C. il
Pentateuco fosse definitivamente costituito nella forma che conosciamo oggi. La medesima attività
di salvataggio riguardò anche gli scritti del profetismo, in via d’estinzione, e le narrazioni sul
ruolo dei priori profeti - non scrittori - dell’epoca dei re, anche se quelle raccolte avrebbero ancora
subito ritocchi e aggiunte in seguito; lo stesso dovette accadere al salterio, che riuniva più raccolte
d’origine diversa. È in tale contesto che possiamo collocare l’unificazione in una sola raccolta delle
collezioni sapienziali che formano il libro dei Proverbi. Libro che naturalmente venne posto sotto
il patrocinio di Salomone. Ma non tutte le raccolte assemblate nel libro dei Proverbi risalgono a
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quel re di leggendaria sapienza, poichè alcune sono esplicitamente attribuite agli stranieri (Pro
30,1-14) e Lemuel (Pro 31,1-9). Forse anche la stessa struttura del libro cambiò nel tempo,
visto che l’antica versione greca dei Settanta dispone le collezioni in un ordine diverse. Il tutto
venne inquadrato, per così dire, da una lunga introduzione (Pro 1 -9) e, a mo’ di conclusione,
dal ritratto della “donna forte” (Pro 31,10-31). In certo qual modo, tutto quest’insieme, cioè il libro
dei Proverbi, costituisce un primo corpus sapienziale nella Bibbia ebraica.
Un successivo ampliamento accoglierà nella Bibbia ebraica due altri libri tipicamente
sapienziali, Giobbe e Qohelet. Ma i contesti storici in cui questi libri vennero scritti sono diversi.
La maggior parte delle collezioni assemblate nel libro dei Proverbi può contenere un certo
nucleo anteriore all’epoca persiana, anche se, poi, l’editore della raccolta, cioè del libro, vi diede
un’ultima mano. L’introduzione, in cui si percepisce l’influsso di Deuteronomio e di profeti come
Geremia, è il ritratto che lo chiude paiono, invece, delle composizioni posteriori all’esilio. Al
contrario, nella sua parte essenziale il libro di Giobbe dev’essere l’opera d’un genio che per lo
più si data nella prima meta del V secolo, in piena epoca persiana. Mentre il libretto di Qohelet,
che entrò in seguito nel canone ebraico, dev’essere stato composto intorno alla meta del III secolo,
cioè sotto il dominio dei Lagidi, gli eredi egiziani di Alessandro Magno.
La Bibbia ebraica contiene insomma tre libri sapienziali. Almeno agli occhi degli esegeti
moderni. Perché, se pur fanno tutt’e tre parte degli Scritti, che è la terza parte della Bibbia ebraica,
in essa non costituiscono però un corpus a sé. Non c’è nulla di formale, a livello di
raggruppamento, che li tenga uniti fra loro. E tuttavia la versione greca giudaica dei Settanta
accoglie ancora due altre opere sapienziali: quella di Ben Sira e il libro della Sapienza di
Salomone. Ben Sira scrisse in ebraico a Gerusalemme nel primo quarto del II secolo a.C. I due terzi
del testo ebraico sono stati, ormai da un secolo, a poco a poco ritrovati, ma è grazie alla traduzione
greca del nipote dell’autore che l’opera si conservò nei secoli. In ogni caso, Ben Sira scrisse mentre
Gerusalemme era passata dalle mani dei Lagidi a quelle dei Seleucidi di Antiochia e la sua
sapienza ha ancora sempre le movenze della corrente sapienziale del Medio Oriente. Invece il
libro della Sapienza di Salomone è un prodotto giudaico, certo, ma della diaspora alessandrina.
L’autore - anonimo - scrisse direttamente in greco, usando un genere letterario tipico della retorica
greca; è impastato di cultura greca ellenistica, ma insieme mantiene uno stretto contatto con la cultura giudaica. Con questo libro si lascia chiaramente la corrente sapienziale del Medio Oriente
antico per mettersi nell’alveo della cultura greca, probabilmente all’epoca dell’imperatore
Augusto.
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Nessuno di questi due libri venne, però accolto nel canone ebraico. Per la Sapienza di
Salomone, ben si capisce, trattandosi di un’opera scritta direttamente in greco. Per Ben Sira le cose
andarono diversamente: il giudaismo palestinese ne aveva conosciuto e apprezzato l’originale
ebraico, ma, poi, l’abbandonò; così che la sapienza di Ben Sira sopravvisse soltanto nella
versione dei Settanta, da cui i cristiani l’ereditarono. Su questi due libri, i cristiani sono ancora
oggi divisi. Protestanti e anglicani non ne riconoscono la canonicità, mentre i cattolici e gli
ortodossi accettano l’uno e l’altro nel loro canone. I protestanti e gli anglicani continuano ad avere
le esitazioni che si erano fatte sentire nell’antichità cristiana, e non ritengono Antico Testamento
se non i libri della Bibbia ebraica. Ma allora, quale giudizio dare della sapienza veterotestamentaria,
se non confessando che, con Giobbe e Qohelet, essa si concluse con un fallimento? Fallimento e
disfatta, diceva un esegeta luterano. E, in tal caso, come si può capire che il Nuovo Testamento per non dire di Qumran, ad esempio - ritrovi un tono di serenità per parlare di sapienza o per
esprimersi alla maniera dei sapienti? Senza l’opera di Ben Sira e la Sapienza di Salomone,
quello iato resta un enigma.
Ma per quanti accettano la canonicità dei due libri trasmessi dai Settanta, il nostro Antico
Testamento offre un nuovo orizzonte, che supera i limiti della Bibbia ebraica. Questa, con i
Proverbi, offriva un primo corpus e, con Giobbe e Qohelet, procedeva a un primo ampliamento.
Con Ben Sira e Sapienza, i Settanta passavano a un secondo ampliamento, portandoci alle soglie
dell’era cristiana. Compresi in questi termini e così brevemente contestualizzati, agli occhi degli
esegeti questi cinque libri sapienziali costituiscono un corpus sapienziale.
c. Perché un corpus sapienziale?
Una prima risposta viene da una semplice costatazione: nessun altro libro dell’Antico
Testamento utilizza con altrettanta frequenza le parole “sapienza” e “sapiente”. Il principale
terra dei cinque libri che consideriamo sapienziali è proprio quello della sapienza e della sua
acquisizione da parte dell’uomo.
Una seconda risposta riguarda l’atteggiamento di fondo degli autori dei cinque libri sapienziali.
Questi autori non raccontano il passato storico, non promulgano leggi per Israele, non
profetizzano nel nome del Signore ne cantano le sue lodi nell’azione liturgica. Anche se fanno
parte di quel medesimo popolo d’Israele e ne condividono la fede, il loro intento e tuttavia
diverso, e ciò li apparenta ai sapienti dell’antico Medio Oriente. Mentre il Pentateuco, i libri
storici e i profeti sono, nella loro essenza, attenti alla rivelazione del Dio d’Israele nella storia del
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popolo che egli si scelse e all’accoglienza di quella rivelazione, i sapienti d’Israele vanno oltre la
prospettiva storica, per mettersi in un orizzonte universale maggiormente sensibile alla realtà
quotidiana dell’esistenza umana in quanto tale. Essi non chiamano alla fedeltà all’alleanza, ma alla
piena maturazione delle virtualità contenute nella natura umana. La base del loro messaggio
non è una teologia dell’alleanza, ma piuttosto, come si è potuto dire, una teologia della creazione,
del creato. In effetti, in ogni vita umana, anche dell’antico Israele, ci son tanti di quei fatti concreti,
tante di quelle realtà quotidiane, di quelle scelte da fare, decisioni da prendere, comportamenti
che è preferibile tenere, insomma tanti di quegli enigmi non risolti dalla teologia dell’alleanza,
tante di quelle esperienze concrete, spesso quotidiane, che gli altri corpus biblici non affrontano e
su cui solamente i sapienti tentano di far luce!
La loro parola non è quella di messaggeri che trasmettono, come Mosè o i profeti, una parola
divina o un oracolo ricevuto. E anche se le leggi del Pentateuco o gli oracoli profetici
suppongono, per formularli, la collaborazione dell’intelligenza umana del messaggero, nei
sapienti è, invece, proprio questa a svolgere in pienezza il suo ruolo: la loro parola è il prodotto
della personale riflessione. Le leggi o gli scritti profetici enunciano in maniera imperativa dei
comportamenti da seguire, i profeti annunciano gli interventi divini nel corso della storia; i
sapienti, invece, semplicemente propongono degli atteggiamenti umani da adottare: la loro parola
si colloca sul piano del consiglio che uno da, con tutto il riserbo che dove avere chi suggerisce sulla
base della propria personale esperienza.
Tutti i testi biblici tendono a guidare gli uomini verso la felicità. Fra essi, i libri sapienziali
vedono la felicità come la riuscita della vita nelle sue dimensioni pin immediate e concrete.
Insegnano il saper fare ed il saper vivere in tutti i campi dell’esistenza non toccati dalla Legge e
dai profeti.
Come i profeti, i sapienti ebbero dei discepoli. Ma mentre quelli dei profeti erano
d’orientamento carismatico, quelli dei sapienti si mettevano alla scuola dei maestri - nei limiti in
cui si possa sostenere l’esistenza di scuole prima di Ben Sira (Sir 51,23) - per riceverne una buona
educazione. Come in ogni società organizzata, anche in Israele dovettero esistere dei luoghi in cui
la gioventù poteva prepararsi ad assumere delle responsabilità nella comunità e nella stessa
società. Appunto i sapienti erano i suoi maestri. Essi dovevano formare i figli delle migliori
famiglie, ai quali impartivano una cultura internazionale, insegnavano i comportamenti più
convenienti per l’uomo ben educato. La discrezione ed il riserbo, soprattutto dinanzi alle situazioni
strane dell’esistenza quotidiana, dovevano far parte del loro bagaglio.
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A tutto ciò dobbiamo ancora aggiungere due caratteristiche dei sapienti. Anzitutto, furono
dei moralisti. Se cercano di mostrare le vie del saper fare e del saper vivere, non trascurano
tuttavia di far vedere che quelle vie sono picchettate da una morale di cui la loro esperienza è la
loro riflessione, più prosaiche di quelle dei profeti risaltare tutto il valore. I sapienti stigmatizzarono
insomma l’immoralità e l’ingiustizia, proprio come fecero anche la Legge e i profeti, ma su basi
diverse, quelle d’un umanesimo.
Inoltre, se i sapienti non proclamano le esigenze del Dio dell’alleanza in quanto tali, sono
però lo stesso dei veri credenti. Proprio come non è senza morale, la sapienza d’Israele non è
neppure senza religione. La sapienza d’Israele non è laica né secolare, nel senso che il Dio
d’Israele non vi avrebbe spazio. Anzi, fu precisamente nel momento in cui la sapienza biblica passò
al suo stadio di libro che il Dio dell’alleanza viene chiaramente percepito - dal profetismo, in
particolare dal secondo Isaia, e da quella classe sacerdotale che redasse la prima pagina della Genesi
- come l’unico Dio, creatore del cielo e della terra. Questo è peraltro, l’abbiamo già detto, il
fondamento teologico della loro impresa. E quando il modo d’agire di Dio nell’esistenza umana
diventerà, con Giobbe e Qohelet, misterioso - nel senso d’incomprensibile e d’imprevedibile per
l’intelligenza umana la sapienza biblica - lascerà apparire tutto suo tremendo disagio. Quel
Dio che tace o appare tanto lontano non verrà però mai negato o escluso dalla riflessione.
Allorché, poi, con Ben Sira e la Sapienza di Salomone, la sapienza biblica avrà ritrovato una
maggiore serenità, sarà perché l’opera del Signore nell’antica storia delle origini d’Israele sarà
apparsa al sapiente credente come profondamente umanistica, come una sapienza d’ordine
superiore in cui la storia sacra si rivela nella sua dimensione universale.
Nei cinque libri sapienziali dell’Antico Testamento ci sono insomma delle armoniche che
ne giustificano l’unita in corpus. Per esprimere il suo insegnamento, la sapienza biblica, come
quella del Medio Oriente antico e quella di tutti i popoli che la trasmettono oralmente, ricorre
a forme letterarie specifiche, i cosiddetti generi letterari. E, tuttavia, i cinque libri sapienziali
dell’Antico Testamento presentano fra loro delle differenze tali che è impossibile ritrovare
dappertutto i medesimi generi letterari. In particolare la Sapienza di Salomone va catalogata a
parte, a motivo dell’influsso ellenistico che subì, anche a livello dei generi letterari. Ma a questo
livello si ammette una parentela fra Proverbi e Ben Sira, mentre Giobbe e Qohelet ne differiscono
notevolmente. Non sono, dunque, dei medesimi generi letterari che spingono a vedere tutti questi
libri come un corpus sapienziale.
La forma letteraria sapienziale di base è, come ovunque, il proverbio o la massima. Assai
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brevi, come il più delle volte in Pr 10-29, si presentano con una grande varietà d’espressioni tipiche,
universali anch’esse: “chi fa questo...”, “l’uomo che...”, “meglio e...” ecc. Alcuni proverbi sono
puramente descrittivi, includendo a volte un confronto, per esempio con il mondo animale; altri,
invece, sollecitano a tenere un certo comportamento oppure sconsigliano quell’altro.
Altre forme letterarie sapienziali sono le favole, le domande enigmatiche, i proverbi numerici
(vedi Pr 30,15-31; Sir 25,7-11), le parabole, le liste di realtà analoghe. Queste ultime, come prima
investigazione del mondo (si veda 1Re 5,12-13) o sistema pratico per facilitare la memorizzazione,
sono alla base di Gb 38,2-40,5 e di Sir 42,15-43,33. Anche il racconto è sapienziale (Gb 1-2;
42,7-17). Infine, anche il dialogo che fa riflettere appartiene ai generi sapienziali.
Un ultimo fatto testimonia a favore d’un corpus sapienziale nell’Antico Testamento. Ed è che
questi libri riflettono sulla Sapienza divina. Il libro dei Proverbi le dedica tre passi (Pr 1,20-33;
8; 9,1-6). Gb 28 torna sul terra; così pure fanno Ben Sira, in alcuni dei suoi passi principali, e la
Sapienza di Salomone (soprattutto Sap 7-9). Si tratta d’un florilegio di testi che è bene leggere nei
loro reciproci rapporti, senza, tuttavia, cancellare l’originalità di ciascuno.
d. Altro materiale sapienziale al di fuori di questo corpus?
Se i sapienti erano degli educatori, dobbiamo proprio stupirci di trovar tracce di sapienza un
po’ in tutta la Bibbia? Ogni persona colta, anche un profeta, in certe circostanze poteva benissimo
esprimersi alla maniera dei sapienti. Ed e facile individuare due tipi di ricorso a ciò che è
propriamente sapienziale, seguendo peraltro un ordine cronologico.
Di tanto in tanto, come abbiamo modo di vedere, delle forme sapienziali di base s’incontrano
anche nei pin antichi libri storici: il proverbio (1Sam 24,14; 1Re 20,11), l’enigma (Gdc 14,14), la
favola (Gdc 9,7-15; 2Re 14,9), la parabola (2Sam 12,1-4). Alcune narrazioni sottolineano la
sapienza femminile (per esempio 1Sam 25; 2Sam 14). Questi passi hanno il vantaggio di fare ben
risaltare l’uso della sapienza in determinati e precisi contesti.
C’è anche di più. Un primo gruppo di passi contesta una certa concezione del potere che
pretende d’essere sapiente ma senza realmente praticare l’insegnamento dei maestri di sapienza.
In Gn 2-3 possiamo intuire la critica d’una sapienza regia che crede di potersi sostituire alla
sapienza divina. La sapienza di Giuseppe in Egitto potrebbe essere del medesimo ordine
(soprattutto Gn 40-44), come pure la narrazione della successione di Davide, dove le politiche
d’intrallazzo sono destinate a fallire (2Sam 9-1Re 2). Anche la sapienza di Salomone finisce per
fallire, a causa delle sue stravaganze politiche e religiose (1Re 3-11). Isaia, il primo a proclamare
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la sapienza del Dio d’Israele (Is 31,2) e a riporre la sua speranza in un re veramente sapiente (Is
11,1-5, se questo passo e veramente suo), critica aspramente la sedicente sapienza dei politici del
suo tempo (Is 10,13; 19,11-15; 29,14). Con costoro, anche Geremia sarà ugualmente duro (Ger
9,22-23); e così pure Ezechiele con le imprese commerciali del re di Tiro (Ez 28,1-9). Ma, se anche denunciano una falsa sapienza, non per ciò questi passi diventano, tuttavia, dei passi
sapienziali: essi mantengono il loro genere letterario proprio, che è quello della narrazione o
dell’oracolo.
Un secondo gruppo di testi appare più tardi. Ciò che caratterizza la maggior parte di essi e
che vedono un rapporto fra sapienza e legge. La legge d’Israele, contenuta nel nostro Pentateuco, e autentica sapienza. Anche Dt 4,6 lo riconosce. E ancora su questa linea che dobbiamo
leggere certi salmi, in cui gli elementi sapienziali sono oggi da tutti riconosciuti (Sal 1; 19; 119).
Altri salmi d’intonazione sapienziale semplicemente insegnano (Sal 37; 91; 112; 127) o riflettono,
di fronte a Dio, sulla sorte dell’uomo (Sal 49; 73; 90; 139). Un testo di Baruc (Bar 3,9 - 4,4)
esplicita il legame fra sapienza e legge. Tobia, ultima incarnazione dell’arameo Achikar,
trasmette due insegnamenti tipicamente sapienziali (Tb 4,3-19; 14,8-11), ma questo racconto
intende piuttosto far vedere che la fedeltà alle prescrizioni della legge in materia d’eredità verrà
ricompensata. Anche Daniele appare come un sapiente, al pari di Giuseppe, in forza del suo
attaccamento alla legge e al suo Dio (Dn 1; 2; 4-5). Ma, un’altra volta ancora, tutti questi passi,
eccetto quello di Baruc, hanno un loro proprio genere letterario: non li si mette perciò nel corpus
sapienziale.
e. Attualità della sapienza biblica!
Se la Torah ed i profeti mettono in evidenza i grandi momenti della storia biblica, i
“tempi forti” ed eccezionali, la sapienza illumina il quotidiano, valorizza il banale e ne fa un
cammino di accesso possibile a Dio. In questa ferialità la sapienza testimonia una fede che
non dubita nemmeno di fronte all’apparente silenzio di Dio e si fa carico della ricerca
dell’uomo, anche se incerta e balbettante.
All’interno dell’Antico Testamento, quella sapienziale è la riflessione più “ecumenica”:
approfitta di ogni movimento di pensiero, qualunque sia la fede o la cultura in cui si
esprime. Essa si apre cosi all’universale non per soddisfare una curiosità, ma per arricchire e
spiegare l’esperienza di ciascuno.
Caratteristica della riflessione sapienziale è anche la capacità di mettere in discussione
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le idee ricevute. Non si può indefinitamente ripetere la fede in forme arcaiche inaccessibili
ai nostri contemporanei. La sapienza cerca sempre di riformulare la fede con le parole di
oggi. Coerentemente a questa prospettiva, i sapienti invitano anche a riflettere sul modo di
utilizzare il sapere e la cultura, non come un potere che permetta di irrigidirsi su posizioni e
vantaggi acquisiti, ma come un dono destinato al successo e al bene di tutti.
A partire da Pr 1-9 inizia una riflessione sistematica intorno alla sapienza stessa
cominciando a riconoscere in maniera più approfondita la sua funzione. Il cammino
percorso può essere descritto in questi termini: si parte dai valori che possono essere
apprezzati da tutti, in quanto oggetto di discernimento e di impegno eticamente
responsabile, aperto al mistero di Dio. Nella confusione della vita si va alla ricerca di
strumenti interpretativi per paura del caos, per avere un senso, una direzione.
Questo senso assumerà i tratti di una personificazione femminile, “la sapienza”. La
sapienza, poi, la quale ha un’impostazione antropologica che, nel momento in cui riconosce
un ordine prestabilito del mondo, cerca anche di offrire un indirizzo di vita, cioè un senso, è
pure colei che si pone con forza il problema della teodicea. L’uomo, diventato sapiente,
pone Dio sotto accusa (Giobbe; Qoelet; Sal 37; 49; 73), ma proprio in questo momento, che
potrebbe essere di somma hybris, Qoelet denuncia i limiti della sapienza di fronte al
Creatore.
L’espressione tradizionale “il timore di Dio è il principio della sapienza” significa per
lui che Dio resta il Signore e che davanti a Lui ogni sapienza umana può venir meno e
diventare follia. Il timore di Dio resta aperto a Dio stesso e permette alla sapienza di
ricuperare il suo posto di fronte al Creatore. La teologia sapienziale della creazione
mantiene la sua validità solo quando riesce a ricordare di non essere tutta la rivelazione di
Dio e osa credere che nel Creatore c’è il Dio che nella sua condiscendenza ha promesso di
donarsi ai suoi: “Essi saranno per me un popolo e io sarò il loro Dio”.
Tutta una massa di settori della vita quotidiana è stata toccata, nella Bibbia, solamente dai
sapienti. Anche Gesù ha spesso parlato alle folle in un linguaggio sapienziale che esse capivano
in maniera più intuitiva. E ancor oggi in Africa non capita che il prete chiuda la sua omelia con un
proverbio ben noto agli ascoltatori, come sintesi culturalmente ben integrata del messaggio
dell’omelia? I fedeli lo ricorderanno ed il messaggio passerà facilmente.
Ancora in Africa, non è affatto il diritto occidentale a dirimere tutti i conflitti, ma molto
spesso è il diritto consuetudinario, fondato essenzialmente sulla tradizionale sapienza locale. E
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anche ai nostri giorni, non ci si avvantaggerebbe se si sapesse apprezzare la sapienza biblica in
modo diverso da una testimonianza d’un passato ormai morto? Se ogni sapienza e universale e
atemporale, non è una ragione in più per ascoltarla? Può ancora far luce sui nostri passi.
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