Sentieri ANNO 1II - N. 3 - AUTUNNO 2015 “Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri (Salmo 24) BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI S. MARIA NASCENTE DI PIEVE DI CADORE E DI S. TOMMASO APOSTOLO DI POZZALE Piazza Tiziano 41, Pieve di Cadore (BL) SIGNORE, Iscrizione Tribunale di Belluno n. 2/2013 • Direttore don Diego Soravia • Resp. ai sensi di legge don Lorenzo Sperti - Poste It. Spa, sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) art.1, c.2, NE/BL • Stampa Tip. Piave Srl (BL)Iscrizione Tribunale di Belluno n. 2/2013 • Poste It. Spa, sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) art.1, c.2, NE/BL • OCCASIONI IMPORTANTI Nello scorrere del tempo stiamo andando verso l’autunno ma, nella vita ecclesiale, sembra invece che ci stiamo incamminando verso una primavera ricca di promesse e di speranze La prima luce ci arriva dal Sinodo sulla famiglia che vedrà la Chiesa affrontare con serenità alcuni aspetti delicati della vita di coppia. “Le quarantenni nate alla fine degli anni Sessanta hanno scelto la convivenza in un caso su quattro, chi è nata nella prima metà degli anni Settanta lo ha fatto in un caso su tre. Si calcola che nel 2015, con la crisi, le convivenze supereranno i matrimoni, come già avviene nelle grandi città del Nord e che le diciottenni di oggi non si sposeranno senza prima aver provato a convivere, in media per due anni. I sociologi le considerano coppie più fragili, ma anche più paritarie del passato per stile di vita, condivisione dei lavori domestici, età e reddito; preferiscono rinunciare al patto definitivo e ideali alti di amore, a vantaggio di una continua verifica della relazione di coppia; vogliono controllare se la convivenza peggiorerà la vita, come lui\lei si comporterà effettivamente… Si parla di una “strategia adattativa”, come paura dei legami “eterni” a vantaggio di legami precari, mobili, negoziabili. Non si tratta tanto di un rifiuto motivato e deciso del matrimonio, ma di una sfiducia nella possibilità di realizzare pienamente nel matrimonio le aspettative che l’amore suscita. Il matrimonio resta un traguardo possibile, ma solo dopo che si è sottoposto a verifica il rapporto di coppia, in un confronto continuo che dovrà confermare o smentire la scelta”. I Padri Sinodali ci hanno detto che “ prendersi cura delle famiglie ferite e far sperimentare l’infinita misericordia di Dio é da tutti considerato un principio fondamen- tale”. Ci si attende “un grande fiume di misericordia” a proposito dei divorziati risposati. Ma si guarderà anche a tutte quelle famiglie dove, ogni giorno, si cresce nell’amore, nella comprensione reciproca e nella pazienza. L’altra grande luce ci viene offerta da Papa Francesco con la lettera enciclica Laudato si’. Al centro del percorso dell’enciclica, c’è un interrogativo: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che ora stanno crescendo?”, ha detto il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente dl Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, presentando ai giornalisti la nuova Enciclica del Papa, e tutto ciò, ha commentato il cardinale, “porta ad interrogarsi sul senso dell’esistenza e sui valori che stanno alla base della vita sociale”. Fondamentale l’appello del Papa ad una “conversione ecologica”, a “cambiare rotta” per rispondere ai “gemiti” della terra e di tutti gli “scartati” del mondo. La necessità di difendere il lavoro: “Affermiamo che «l’uomo è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale». Ciononostante, quando nell’essere umano si perde la capacità di contemplare e di rispettare, si creano le condizioni perché il senso del lavoro venga stravolto. Conviene ricordare sempre che l’essere umano è nello stesso tempo « capace di divenire lui stesso attore responsabile del suo miglioramento materiale, del suo progresso morale, dello svolgimento pieno del suo destino spirituale ». […] Siamo chiamati al lavoro fin dalla nostra creazione. Non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sé nella Tua Chiesa c’è̀ posto per tutti: per il bambino e per l’anziano, per il giovane e per l’adulto, per l’uomo e per la donna, per chi studia e per chi lavora, per chi soffre e per chi gioisce. Come tasselli di un grande mosaico siamo incastonati uno vicino all’altro, ognuno al proprio posto, ognuno con un proprio compito. Se qualche tassello manca, il disegno non è completo. Per questo, Tu Signore, ci affidi il compito di prenderci particolare cura di quei tasselli più deboli, incrinati, coperti dalla polvere! Solo così̀, saremo in grado di far risplendere davanti al mondo la bellezza del tuo grande capolavoro che è la Chiesa. Amen. stessa. Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale. In questo senso, aiutare i poveri con il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe sempre essere di consentire loro una vita degna mediante il lavoro”. La terza luce ci viene regalata dal Giubileo: il Papa ha voluto che il nuovo anno pastorale sia vissuto nella gioiosa riscoperta della misericordia di Dio nei nostri confronti. Misericordia: é l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro mostrandoci il suo vero volto. E’ la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. E’ la a riscoperta di Dio che é più grande del nostro peccato. Ci torneremo sopra a queste tre grandi occasioni: proposte per sentirci chiesa in cammino verso traguardi gioiosi. don Diego 2 Sentieri Le ciacole... ma non solo LA BIRRA E IL PRETE Mentre si sta svolgendo la “sagra di San Piero”, anch’io mi muovo tra le bancarelle esposte e sento un po’ di dialogo tra una commerciante e una cliente: “sai che bella sagra abbiamo fatto! Quanta gente e quanto divertimento: birra a fiumi! Pensa: perfino il prete - che in gamba! - ha ballato”. Entro in Chiesa per prepararmi alla Messa domenicale e mi metto a riflettere su ciò che ho appena percepito tra i banchetti della piazza. Ho subito pensato a quale sia il metro di valutazione d’una festa: forse la quantità di birra consumata? Sarà che la birra é buona, sarà che il caldo s’è fatto sentire in questi mesi ma non credo sia la sbronza di adulti e di giovani la prova della riuscita d’una manifestazione paesana. Ho poi pensato a quel prete: non so i particolari della sagra, della località e del tango o del valzer. Ho pensato che un prete debba essere in gamba per... la sua santità, per la testimonianza alle volte coraggiosa e generosa nel vivere il suo servizio per la gente e tra la gente. Non sarà un giro di mazurca o di polka che renderà più fratello quel sacerdote capace di vera comunione con la sua comunità. A proposito: mi è sembrato che quella commerciante si esprimesse con una cadenza dialettale della pianura veneta. giorno. Non mi sembra però che la Chiesa, o la Parrocchia sia un negozio che offre, a buon prezzo, qualcosa di concreto o di utile per la vita di casa. Credo che la Chiesa, messa al centro del paese dai nostri antenati, sia un luogo d’incontro tra noi e Dio: varcando quella porta abbiamo ricevuto il germe della fede con il Battesimo, lo abbiamo fatto crescere con la Cresima, la Confessione, la Comunione. Lì dentro è stato consacrato l’amore degli sposi nel matrimonio. Varcando quella porta possiamo pregare insieme, ascoltare la parola di Dio. Lì dentro possiamo sempre maturare la nostra fede fino a quando varcheremo quella porta per l’ultima volta per andare incontro al nostro Dio nella visione eterna. La Chiesa non è una bottega dove comperare Dio con qualche spicciolo o tirarlo dalla nostra parte quando una diagnosi medica ci fa preoccupare. La Chiesa non è una bottega dove fare la coda per attendere il proprio turno per essere serviti; la chiesa di sassi è un segnale di quella chiesa viva che siamo noi: essa è orientata verso oriente, là dove sorge il sole perché noi, d’un sole speciale abbiamo bisogno. E’ Dio in Gesù la no- LA BOTTEGA Ogni mattina apro la chiesa, verso le otto e poi rientro in canonica. Nel breve tratto di strada ho l’opportunità di salutare chi sta andando al lavoro o chi accompagna i figli a scuola. Una mattina, con ancora le grosse chiavi in mano, un parrocchiano mi saluta e mi dice: “Arcidiacono, é andato ad aprire la sua bottega?”. Con un sorriso l’ho lasciato proseguire mentre quella “bottega” mi risuonava dentro insistentemente. Rientrando in casa ho continuato a pensare a quella frase ed ho cercato di capire quali possano essere le motivazioni per cui questo mio parrocchiano guardi alla chiesa come una “bottega”. Certo è che viviamo in un paese di tanti negozi e molte persone vi trovano ciò che serve per la vita d’ogni stra luce e chi lo incontra non cammina nelle tenebre e non avanza verso il niente. Ecco cos’è la chiesa al centro del paese: una fontana sempre pronta ad offrire un’acqua che non delude tutti coloro che si soffermano da lei. Lì dentro si può entrare sempre ed ottenere gratuitamente ciò di cui maggiormente abbiamo bisogno; lì dentro, ricchi solo delle nostre miserie, ci sentiamo accolti per quello che siamo mentre veniamo invitati a mi- gliorare la nostra vita ogni volta che ci sentiamo interpellati da una Parola che entra nel profondo e ci trasforma mentre usciamo per riprendere la vita d’ogni giorno. Se poi quel mio parrocchiano avesse inteso, parlando di bottega, che attorno alla chiesa girano soldi e lui, scandalizzato del tintinnare delle monete, avesse pensato che in questa chiesa non gli andava di entrare, allora posso sinceramente dire che tutto ciò che entra nella vita parrocchiale è ben documentato non solo dentro la chiesa, ma anche fuori, sulla bacheca di quella “bottega” diversa da tutte le altre. Restauri costosi, sostegno ai bisognosi, aiuto ai terremotati, migliorie in paese, apertura alla vita nascente: ecco alcuni “prodotti” che siamo contenti di poter offrire a chi ci guarda con occhi e cuore sereni. E’ proprio vero che il nostro modo di guardare e vivere il paese condiziona la comprensione della realtà stessa. PIPOPE “Come va con PIPOPE?”. Preso alla sprovvista dalla strana domanda non ho saputo rispondere e poi ho compreso che quella mia parrocchiana voleva sapere come stavo vivendo la situazione che s’era creata all’inizio dell’estate con il servizio pastorale allargato alla Parrocchia di Perarolo. Nella mente di quella parrocchiana PIPOPE voleva significare Pieve, Pozzale e Perarolo. La domanda allora m’ha fatto piacere ed ho scambiato alcune riflessioni non tanto sul mio essere sacerdote “allargato” ma sull’ importanza della presenza attiva e concreta dei Parrocchiani nei vari paesi. E’ evidente che il sacerdote non può arrivare da per tutto come nel passato quando in ogni paese c’era il parroco. Oggi è richiesta una maggior collaborazione e un coinvolgimento più concreto e costante di chi si sente parte viva della Comunità. La Parrocchia non è “affare” esclusivo del Parroco; i parrocchiani non sono collaboratori di tanto in tanto come in una famiglia il ruolo dei genitori e dei figli: costanza, impegno, sacrificio non guardano l’orologio o si attivano di tanto in tanto. Non so se quella parrocchiana si aspettasse questa riflessione come riposta alla sua simpatica domanda. Io gliel’ho fatta lo stesso e mi auguro che tra il dire e il fare le nostre Comunità si sentano in cammino e si vada avanti insieme... Sui sentieri del Vangelo. ANAGRAFE DI PIEVE Sentieri PER VOLERSI BENE Hanno cominciato a vivere con il Sacramento del Battesimo Un giorno, un vecchio monaco fece la seguente domanda ai suoi discepoli: “Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?” Rispose uno di loro : “Gridano perché perdono la calma”. 3. DE CARLO ALICE, di Virginio e di Giorgia Antoniacomi, nata a Pieve il 22 febbraio e battezzata il 14 giugno. 4. CETTA CLAUDIA, di Paolo e di Costella Elena, nata a Pieve di Cadore il 10.03 e battezzata il 19 luglio. 5. TABACCHI BEATRICE, di Federico e di Vanuza José Dos Santos, nata a Pieve di Cadore il 14 settembre 2012 e battezzata il 2 agosto. GIUNTI AL TRAGUARDO DELL’ETERNITA’ 7. COSTELLA LUCIANA, di 78 anni, morta l’8 giugno a Pieve. 8. DA COL GIUSTINA ved. Sonaggere, di anni 97, morta a Pieve il 25 luglio. ESTATE AL SANTUARIO Anche quest’estate, dalla festa della Madonna del Carmine in poi, un gruppo di persone ha offerto la propria disponibilità per tenete aperto il Santuario del Cristo tutte le mattinate. E’ stato un servizio molto importante e gradito dai tanti visitatori di quel luogo di preghiera e di riflessione. Anche alcune comitive parrocchiali hanno inserito nel loro viaggio una sosta al santuario per la celebrazione della Messa. Tutto ciò si é reso possibile perché c’è stato chi ha offerto la propria disponibilità ad aprire e chiudere il luogo di culto. A loro vada la riconoscenza della Comunità. Ricordo che al venerdì e al sabato alle 8.00 c’è la celebrazione della Messa con la possibilità del Sacramento della Confessione: i Parroci del Cadore si alternano per questo importante servizio. 3 Così era l’altare maggiore in Santa Maria fino agli anni ‘40 del secolo scorso. INTERROGA Interroga la bellezza della terra, Interroga la bellezza dell’aria diffusa e soffusa. Interroga la bellezza del cielo, interroga l’ordine delle stelle, interroga il sole, che col suo splendore rischiara il giorno; interroga la luna, che col suo chiarore modera le tenebre della notte. Interroga le fiere che si muovono nell’acqua, che camminano sulla terra, che volano nell’aria: anime che si nascondono, corpi che si mostrano; visibile che si fa guidare, invisibile che guida. Interrogali! Tutti ti risponderanno: guardaci, siamo belli! La loro bellezza li fa conoscere. Questa bellezza mutevole chi l’ha creata, se non la Bellezza Immutabile? Sant’Agostino Chiese nuovamente il monaco : “Ma perché alzare la voce se la persona sta di fronte a noi?” Replicò un altro discepolo :“Beh, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci ascolti!” Il monaco tornò a domandare: “Ma non è proprio possibile parlargli a voce bassa?” Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il vecchio monaco, che continuò : “Non sapete proprio dirmi perché si grida contro un'altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono, tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l'uno con l'altro. D'altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente e dolcemente. E perché? Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra le loro anime è breve. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l'amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. È questo quello che accade ai cuori di due persone che si amano, si avvicinano”. Il vecchio monaco concluse dicendo:“Quando voi avrete l'occasione di discutere con qualcuno, non permettete che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare ancor di più, perché prima o poi arriverà un giorno in cui la distanza sarà tale che non incontreranno mai più la strada per tornare”. Adesso sai come custodire un amore o un’amicizia. 4 Sentieri DITEMI SE NON È UN MARITO STUPENDO! Una giovane donna tornava a casa dal lavoro, quando con il parafango andò ad urtare il paraurti di un'altra auto. Si mise a piangere quando vide che era una macchina nuova, appena ritirata dal concessionario. Come avrebbe potuto spiegare il danno al marito? Il conducente dell'altra auto fu comprensivo, ma spiegò che dovevano scambiarsi il numero della patente ed i dati del libretto. Quando la donna cercò i documenti in una grande busta marrone, cadde fuori un pezzo di carta. In una decisa calligrafia maschile c'erano queste parole: "In caso di incidente, ricorda, tesoro, che io amo te, non la macchina!". Parole d'oro che riportarono la primavera nel cuore della donna! GENITORI SI DIVENTA DITEMI SE NON È UNA MOGLIE STUPENDA! Vi sono donne che dicono: "Mio marito può pescare, se desidera, ma i pesci li dovrà pulire lui!". Non io! A qualunque ora della notte io mi alzo dal letto e lo aiuto a disporre, pulire e salare i pesci. E’ così bello noi due soli in cucina, ogni tanto i nostri gomiti accanto. E lui dice cose del tipo: “Questo mi ha dato del filo da torcere. Luccicava come l'argento, quando balzò in aria .. . !". E mima il salto con la mano. Attraversa la cucina, come un profondo fiume, il silenzio del primo incontro. Infine i pesci sono sul piatto, si va a dormire. L'aria balugina d'argento: siamo marito e moglie". (Adelia Prado) Matrimonio e personalità Primo: non urlare (salvo una volta alla settimana). Secondo: non strafare (la mamma troppo valente fa la figlia buona a niente). Il figlio domanda al papà: "Papà è vero che il matrimonio modifica la personalità?". "Certo, figliolo! Prima di sposarci io parlavo e lei ascoltava. Qualche tempo dopo il matrimonio, era lei che mi parlava ed io ascoltavo. Adesso parliamo tutti e due insieme e sono i nostri vicini che ci ascoltano". Terzo: ricordati di amare ( la nostra influenza arriva fin dove arriva il nostro amore). Quarto: fa’ il bene prima di parlarne (nell’educazione sono vietate le recite). Quinto: impara a parlare (le armi possono vincere, le parole convincere). Sesto: ricordati di essere ciò che vuoi trasmettere (la parola è suono, l’esempio é tuono). Settimo: non desiderare d’essere perfetto (l’acqua troppo chiara non ha ranocchi, zoccolo troppo levigato scivola sul bagnato, anche le scimmie cadono dagli alberi). Ottavo: non dimenticare di pregare ( a pregare non si sbaglia mai). Nono: non perdere il sorriso ( i genitori che non si divertono ad educare hanno sbagliato mestiere). Decimo: non desiderare un figlio diverso da quello che hai. Abbi rispetto per quello che é. RIDERE IN FAMIGLIA Piccolo Stato “La testimonianza di coppie che vivono in pienezza il matrimonio cristiano mette in luce il valore di questa unione indissolubile e suscita il desiderio di intraprendere sempre nuovi cammini di fedeltà Un padre si confida con il miglior amico: "La mia famiglia è come un piccolo Stato. Mia moglie è il ministro degli Interni. Mia figlia è il ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni. Mio figlio è il ministro del Turismo. Mia suocera è il ministro della Guerra!". L'amico: "E tu sei il Presidente del Consiglio?". "lo? lo sono il povero contribuente! ". Tesoro Pierino: "Tu mamma mi chiami sempre 'Tesoro'. Quanto posso valere?". La mamma: "Milioni e milioni!". Pierino: "Allora potresti, per favore, anticiparmi cento euro?". Sentieri UNA DATA IMPORTANTE PER L’ARCIDIACONO EMERITO il 2 luglio 1955 mon. Renzo Mari- una solenne celebrazione insieme nello veniva ordinato sacerdote ad altri sacerdoti che vivevano un nella Cattedrale di Belluno: que- loro significativo anniversario st’anno egli ha raggiunto il signi- mentre noi abbiamo pregato per ficativo traguardo dei 60 anni di lui nelle celebrazioni domenicali vita pastorale iniziata come Ca- d’inizio luglio. Per l’occasione pellano in Zoldo e vissuta tra di mons. Marinello, ha distribuito noi per una ventina d’anni fino al un’immagine - realizzata da Vico gennaio del 2013. Nella Parroc- Calabrò - raffigurante le chiese chia di Valle egli ha presenziato parrocchiali del suo lungo ministero sacerdotale: Dosoledo, Domegge, Longarone e Pieve di Cadore. Ormai la data è passata: non manchi la nostra preghiera per Mons. Renzo: una preghiera di ringraziamento per il bene che egli ha seminato tra di noi e una preghiera al Signore perché altri giovani sentano la chiamata al sacerdozio e vi rispondano con generosità. 5 CORO “CADORE” IN FESTA L’estate 2015 sarà ricordata come meravigliosa occasione di festa per il Coro “Cadore” in occasione dei 50 anni di attività canora. Concerti, attestati di benemerenza ai coristi, applausi a Pieve e in altri paesi: ecco ciò che ha reso bella e partecipata la festa. Il maestro Gino Ruoso può dirsi veramente soddisfatto dei suoi Coristi e del clima di famiglia presente nel coro reso ancor più robusto con la presenza di alcuni componenti del Coro di Pozzale. E’ proprio vero che “l’unione fa la forza” e il Coro “Cadore” lo sta sperimentando mentre taglia alla grande il traguardo dei suoi primi 50 anni. Non è mancata la partecipazione alla Messa in suffragio dei Coristi defunti; un particolare ricordo è stato fatto per il primo e indimenticabile maestro Giampiero Genova. Un momento importante s’è avuto presso il cinema san Giorgio di Domegge con la presenza del famoso Coro “Monte Cauriol” di Genova: le emo- zioni suscitate dai canti popolari erano palpabili in tutti i presenti. L’augurio che indirizziamo a tutti i Coristi é d’incoraggiamento a continuare ad incontrarsi per le prove, a perfezionare l’amalgama delle voci, ad ampliare il già apprezzato repertorio musicale. Il Coro “Cadore” degnamente ci rappresenta e noi, di tutti loro, ci sentiamo orgogliosi. Lunga vita al Coro “Cadore”: è l’augurio di tutti i paesani al nostro Coro. 6 Sentieri Un’icona particolare in Santa Maria Nascente Lunedì 29 giugno, nella ricorrenza dei santi apostoli Pietro e Paolo, la chiesa arcidiaconale di Pieve di Cadore ha accolto un nutrito numero di fedeli per la solenne celebrazione culminata con la benedizione dell’icona della natività di Maria, pregevole dono dei fratelli Giacobbe, mons. Attilio, mons. Giulio e il loro fratello Valentino. Questo dono era stato precedentemente portato a conoscenza dei parrocchiani attraverso “Sentieri” il bollettino parrocchiale della Pieve: due pagine di commento dell’icona, del significato delle immagini che, nell’icona originale del XV° secolo si può venerare a Novgorod in Russia. Era ben necessaria un’immagine riguardante la nascita di Maria nella Chiesa dedicata proprio a Santa Maria Nascente e l’applauso scoppiato in chiesa al termine della celebrazione ha voluto significare la gratitudine di Pieve a questi suoi donatori concittadini. Nella foto vediamo infatti i concelebranti la solenne Messa e, sullo sfondo, l’icona ben visibile per la vivacità dei suoi colori. E’ certamente un dipinto particolare in questa Chiesa che custodisce le grandi opere dei Vecellio: un po’ alla volta anche il nostro occhio si abituerà alla novità mentre la fede ci farà guardare a quell’opera con un motivo di speranza; Maria infatti nasce ed l’aurora di un mondo nuovo, Lei è data a noi come segno di consolazione e di sicura speranza. Noi guarderemo a quell’icona e pregheremo Maria perché non venga meno la speranza in chi vive la montagna con le sue fatiche e preoccupazioni; chiederemo a Maria il dono della vita nelle nostre case affinché anche il Cadore possa essere “nascente”. L’anagrafe dei nostri Comuni infatti continua inesorabile a registrare il calo delle nascite e là dove vien meno la vita, vengono a mancare, di conseguenza, tutti i servizi. L’aver accolto nella Chiesa madre di tutte le chiese del Cadore quell’icona che propone la vita può essere un piccolo, ma concreto messaggio di fiducia e di speranza. Guarderemo allora a quell’icona non con l’occhio del critico o dell’esperto di arte ma con l’atteggiamento della fede che ha bisogno di segni esterni per essere rafforzata; una fede che poi ... esce di chiesa per diventare motore di vita personale e sociale: proprio di questo ne abbiamo bisogno. Quando, in passato, i fedeli guardavano un quadro e una pittura sulle pareti della loro chiesa, non erano interessati allo stile del pittore e nemmeno alla cornice dell’opera pittorica: la scena riprodotta richiamava ciò che avevano imparato a catechismo e ciò che stavano celebrando. Era la famosa “Bibbia dei poveri” che alimentava la fede in chi si soffermava a guardare un quadro o una scena di quel grande libro che é la Bibbia. Nel nostro caso, la nascita della Madonna non la troviamo descritta in nessuna pagina della Bibbia ma la troviamo nella devozione popolare dei primi secoli del cristianesimo quando l’annuncio cristiano si diffondeva tra i popoli. Ecco allora comparire i nomi dei genitori della Madonna: i santi Gioacchino e Anna; la loro devozione si diffuse molto velocemente fino ad arrivare ai ... nostri antenati che hanno voluto scegliere il momento della nascita della Madonna come segno della fede - uno dei primi segni - in terra cadorina. Abbiamo ringraziato pubblicamente i donatori dell’icona: lo facciamo anche da queste colonne nella certezza d’interpretare i sentimenti grati di tutti i parrocchiani che possono alzare lo sguardo e gioire per il dono della vita data a Maria, una vita che Lei ha poi offerto come salvezza eterna per tutti noi. Quello che sei è il dono di Dio a te, quello che diventi è il tuo dono a Dio. (Hans Urs von Balthasar) L'ultimo posto L'inferno era ormai al completo e fuori dalla porta una lunga fila di persone attendeva di entrare. Il diavolo fu costretto a bloccare all'ingresso tutti i nuovi "aspiranti". "E' rimasto un solo posto libero, e logicamente deve toccare al più grosso dei peccatori.", proclamò. "C'è almeno qualche pluriomicida tra di voi?". Per trovare il peggiore di tutti, il diavolo cominciò ad esaminare i peccatori in coda. Dopo un po' ne vide uno di cui non si era accorto prima. "Che cosa hai fatto tu?", gli chiese. "Niente. lo sono un uomo buono e sono qui soltanto per un equivoco." "Hai fatto certamente qualcosa!" ghignò il diavolo, "tutti fanno qualcosa" . "Ah, lo so bene", disse l'uomo convinto, "ma io mi sono sempre tenuto alla larga. Ho visto come gli uomini perseguitavano altri uomini, ma non ho partecipato a quella folle caccia. Lasciano morire di fame i bambini eli vendono come schiavi; hanno emarginato i deboli come spazzatura. Non fanno che escogitare perfidie ed imbrogli per ingannarsi a vicenda. Io solo ho resistito alla tentazione e non ho fatto niente. Mai." "Assolutamente niente?", chiede il diavolo incredulo. "Sei sicuro di avere visto tutto?". "Con i miei occhi!". "E non hai fatto niente?", ripeté il diavolo. "No!". Il diavolo ridacchiò: "Entra, amico mio. Il posto è tuo!" Sentieri INTERESSANTI CONFERENZE A cura della Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore, nell’ambito dell’estate tizianesca 2015, sono state proposte due occasioni per meglio conoscere il grande pittore Michelangelo nelle sue opere pittoriche presenti nella Cappella Sistina. Il prof. Augusto Gentili ha intrattenuto il folto pubblico con due relazioni: nella prima, con lo sguardo rivolto al soffitto della Sistina egli ci ha parlato della creazione e dell’umanità rinnovata: il problema della salvezza dalle origini alla fine del mondo. Nelle seconda serata invece il nostro sguardo era concentrato sul Giudizio Universale che ha come centro il Cristo, Uomo nuovo e Maria che sembra intercedere per una salvezza di perdono e di misericordia. Mi ha impressionato l’attenzione del pubblico mentre l’oratore ap- SUOR MARIA EMILIANA Certamente qualcuno di POZZALE ricorderà suor Maria Emiliana: ella ha offerto il suo servizio a Verona, a Cossila (VC) nella clinica Fornaca di Torino e anche a Pozzale per alcuni anni. La madre generale delle Suore Carmelitane di santa Teresa così ha scritto di lei: “ la fotografia che la ritrae la mostra sorridente e serena, come eravamo abituate a conoscerla. Sempre contenta, sempre riconoscente al Signore e a tutti, di carattere allegro e gioviale. Negli ultimi anni, la malattia e la forzata permanenza a letto hanno cambiato la sua fisionomia. ma la serena e fiduciosa accettazione della volontà di Dio é rimasta radicata in lei, perché fondata su una profonda umiltà e alimentata dall’intenso rapporto vissuto con il Signore”. Suor Maria Emiliana è morta alla vigilia della festa della Madonna del Carmine a Rodengo Saviano (BS); il suo corpo, in attesa della risurrezione, riposa nel cimitero di Danta di Cadore, paese dove ella era nata nel 1928. 7 profondiva riflessioni teologiche e estetiche. Veramente due belle serate di cultura! Questi appuntamenti facevano parte d’un ricco programma di iniziative proposte dal Centro Studi Tiziano e Cadore non solo per Pieve ma anche per tutto il territorio cadorino: concerti musicali, proposte archeologiche, inviti a tavola di Vecellio con focacce, quaglie, erbe degli orti e formaggi di capra, oppure a tavola con Galeazzo di Pietro castellano di Botestagno, con carni bianche al gusto di salvia, dolci alla rosa e al gelsomino; non sono mancati approfondimenti storici e inviti a mostre tematiche sull’arte e l’architettura oltre i mille metri. Conferenze, laboratori per bambini, concerti, inviti a tavola: un ricco programma che ha animato la nostra estate. Resta aperta una domanda: ci siamo accorti di queste proposte e vi abbiamo partecipato superando l’antico brontolio sul niente di nuovo nelle nostre contrade? 8 Un nuovo “Falco” “Oggi domenica 9 agosto, alle ore 21, sulla piazzola dell'Elicottero, siete tutti invitati ad ascoltare il Coro Cadore e la Sorgente Classic Ensemble , e per dire a voce alta GRAZIE a Angelo Costola e tutti Angeli del SUEM e del Soccorso Alpino, loro hanno sempre risposto alle nostre chiamate, ora non possiamo mancare quando dobbiamo dire GRAZIEEEEEEE !”. Questo era il testo dell’invito per una serata molto ben riuscita a partire dal clima serale mite e dall’atmosfera che s’è creata tra il coro, l’orchestra e il numeroso pubblico. Il “Lions Club” ha proposto un’occasione veramente attesa e riuscita per sottolineare l’importanza dell’Elicottero, di chi l’ha “inventato”, il primario angelo Costola, i tecnici e gli operatori del soccorso. Il ricordo é andato a coloro che hanno perso la vita a Rio Gere e agli altri componenti del Soccorso Alpino deceduti in tragiche circostanze. Il giorno seguente è avvenuta la presentazione del nuovo elicottero con le sue innovative tecniche per un soccorso sempre più sicuro e celere. La presenza del Governatore del Veneto, Luca Zaia, ha sottolineato l’importanza di quest mezzo per la sicurezza in montagna. Egli ha inoltre rassicurato le nostre Autorità e i numerosi cittadini sull’efficienza del nostro Ospedale al centro d’interessanti interventi edilizi: nuovo pronto soccorso, nuova TAC, nuovo elicottero; in definitiva : abbiamo vissuto aluci importanti momenti della nostra piccola ma preziosa storia locale. La benedizione dell’Arcidiacono era per il nuovo elicottero, per la sicurezza di chi lo utilizzerà ma anche perché le promesse di chi ha preso la parola siano mantenute per la nostra sicurezza e per la vita in montagna. Sentieri LA ZUPPA ATTENZIONE ALLE NOSTRE PREVENZIONI NEI RIGUARDI DEGLI EXTRACOMUNITARI E DEI PROFUGHI In un grande selfservice una signora anziana prese una grossa ciotola di zuppa, la sistemò sul vassoio e poi, dopo aver pagato, posò il vassoio su un tavolino libero. Appese la borsetta alla sedia e stava per sedersi e degustare la fumante e profumata zuppa quando si accorse di aver dimenticato il cucchiaio. Lasciò tutto e si recò alla cassa, dove c’erano le posate. Quando ritornò, vide con sorpresa che il suo posto era occupato da un giovane africano che stava tranquillamente mangiando la sua zuppa. La donna rimase perplessa e indignata. Poi, con un po’ di malcelato sussiego, si sedette sulla sedia vicina e affondò il cucchiaio nella zuppa, sotto il naso dell’intruso. Il giovane sorrise e continuò a mangiare. Lei prese una cucchiaiata, anche il giovane ne prese una. Lei pensava: “Che sfrontato! Se solo avessi più coraggio! È ora di finirla con questi immigrati!”. Così̀ ogni volta che lei prendeva una cucchiaiata, l’uomo di fronte a lei, senza fare un minimo cenno, ne prendeva una anche lui. Continuarono fino a che non rimase una piccola quantità̀ di zuppa e la donna pensò: “Ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando sarà finita”. Il giovane le lasciò l’ultima cucchiaiata. Poi si alzò, la salutò educatamente e se ne andò. La donna guardò la sedia: la sua borsa era scomparsa. Un ladro! Era solo un comunissimo ladro! Delusa, arrabbiata, tutta rossa in volto si guardò intorno. Ma il giovane era scomparso senza lasciare traccia. Poi, mentre si guardava intorno, la rabbia si trasformò in confusione e profondo imbarazzo. Sul tavolino accanto, c’era un vassoio senza cucchiaio, con una zuppa che si stava raffreddando. Sulla sedia, appesa come l’aveva lasciata, c’era la sua borsa. Sentì tanta vergogna e capì solo allora che lei aveva sbagliato tavolino e che quel giovane che mangiava una zuppa uguale alla sua l’aveva divisa con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore, al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si era sentita ferita nell’orgoglio. Quante volte nella nostra vita, senza saperlo, abbiamo “mangiato la zuppa” di un altro? Quante volte al giorno, rubiamo tempo, stima, affetto, attenzione e neanche ci sfiora il rimorso? Alcuni momenti vissuti il 10 agosto nel momento della consegna del nuovo “Falco” presso l’Ospedale del Cadore. Sentieri Un defibrillatore in Piazza Tiziano Il silenzio che parla 9 Il silenzio è talvolta tacere, ma è sempre ascoltare. Un’assenza di rumore che fosse vuota della nostra attenzione alla parola di Dio non sarebbe silenzio. Una giornata piena di rumori, piena di voci, può essere una giornata di silenzio se il rumore diventa per noi l’eco della presenza di Dio, se le parole sono per noi messaggi e sollecitazioni di Dio. Nella mattinata del 21 agosto molte persone hanno colto l’invito del Lions Club Cadore per ritrovarsi in Piazza Tiziano all’inaugurazione del defibrillatore: uno dono veramente utile per un primo soccorso quando il cuore si mette a fare i capricci. Negli interventi più volte s’é sentite queste parole: “generosità, solidarietà, collaborazione, servizio, attenzione al territorio”. Nella preghiera di benedizione abbiamo pregato prima di tutto per i Soci del Lions Club che hanno donato il prezioso apparecchio salva vita, poi per i possibili utenti ma anche per coloro che impareranno a utilizzare questo mezzo posto proprio al centro della frequentata piazza Tiziano. Altri strumenti di questo tipo erano già stati donati dal Lions Club alle strutture sportive del territorio nella speranza di non dover mai condividere esperienze luttuose in chi pratica lo sport. L’ORO NEL CAMPO C’era una volta un uomo che faceva il giardiniere. Non era ricco, ma lavorando sodo era riuscito a comperare una bella vigna. Aveva anche allevato tre figli robusti e sani. Ma proprio qui stava il suo cruccio: i tre ragazzi non mostravano in alcun modo di condividere la passione del padre per il lavoro campestre. Un giorno il giardiniere sentì che stava per giungere la sua ultima ora. Chiamò perciò i suoi ragazzi e disse loro: “Figli miei, debbo rivelarvi un segreto: nella vigna è nascosto tanto oro da bastare per vivere felici e tranquilli. Cercate questo tesoro, e dividetevelo fraternamente tra voi”. Detto questo, spirò. Il giorno dopo i tre figli scesero nella vigna con zappe, vanghe e rastrelli, e cominciarono a rimuovere profondamente il terreno. Cercarono per giorni e giorni, poiché la vigna era grande e non si sapeva dove il padre avesse nascosto l’oro di cui aveva parlato. Alla fine si accorsero di aver zappato tutta la terra senza aver trovato alcun tesoro. Rimasero molto delusi. Ma dopo qualche tempò, compresero il significato delle parole del padre: infatti quell’anno la vigna diede una quantità enorme di splendida uva, perché era stata ben curata e zappata. Vendettero l’uva e ne ricavarono molti rubli d’oro, che poi divisero fraternamente secondo la raccomandazione del padre. E da quel giorno compresero che il più grande tesoro per l’uomo è il frutto del suo lavoro. Lev Tolstoj Quando parliamo di noi stessi, quando parliamo tra noi, usciamo dal silenzio. . Quando ripetiamo con le nostre labbra gli intimi suggerimenti della Parola di Dio nel profondo di noi stessi, lasciamo il silenzio intatto. Il silenzio non ama la confusione delle parole. Sappiamo parlare o tacere, ma non sappiamo accontentarci delle parole necessarie. Oscilliamo senza posa tra un mutismo che affossa la carità e una esplosione di parole che svia la verità. Il silenzio ̀e carità e verità. Esso risponde a colui che chiede qualcosa, ma non da ̀ che parole cariche di vita. Il silenzio, come tutti gli impegni della vita, ci induce al dono di noi stessi e non ad un’avarizia mascherata. Ma esso ci tiene uniti per mezzo di questo dono. Non ci si può donare quando ci si ̀e sprecati. Le vane parole di cui rivestiamo i nostri pensieri sono un continuo sperpero di noi stessi. “Vi sarà chiesto conto di ogni parola”, Di tutte quelle che bisognava dire e che la nostra avarizia ha frenato. Di tutte quelle che bisognava tacere e che la nostra prodigalità avrà seminato ai quattro venti della nostra fantasia o dei nostri nervi» Madeleine Delbrel 10 Sentieri I TIZIANO CHE POTREMMO RUBARE Sopralluogo di un ladro immaginario a Pieve di Cadore, paese natale del grande artista cinquecentesco Nell’archivio della canonica ho trovato un ritaglio di giornale del 1968 che ha attirato la mia attenzione perché parlava della nostra terra, quasi 50 anni or sono. Il giornalista, Marco Nozza, é arrivato a Pieve dopo che a Medole, in provincia di Mantova, hanno rubato un quadro di Tiziano collocato in Chiesa. Il giornalista si chiede se é facile rubare un quadro così importante e allora ipotizza un suo sopralluogo nella nostra Chiesa arcidiaconale, proprio come farebbe un esperto ladro. La descrizione fatta dal giornalista rievoca un po’ di storia nostra, con nomi di persone che alcuni lettori ricordano ancora. Tra tutti, emerge la figura di mons. Fiori. Ho pensato di pubblicare l’articolo in queste pagine: sarà certamente gradito da tutti. Non posso però non ricordare che alcuni anni dopo il ‘68, la nostra Chiesa fu realmente visitata dai ladri ed il furto del quadro di Tiziano suscitò un comprensibile scalpore. Da allora furono installati vari sistemi di sicurezza e di allarme con controlli continui per la sicurezza dei capolavori presenti nella nostra Chiesa. Speriamo che fatti reali o immaginari di furti e di ladri non si verifichino mai più. dal nostro inviato MARCO NOZZA PIEVE DI CADORE, maggio 1968 “Ma é così facile rubare un Tiziano? Ai ladri di Medole (Mantova) è andata bene, almeno finora. Più nessuna traccia della pala d'altare trafugata nella notte del 25 aprile scorso. Sparita come può sparire un tappeto, un asciugamano, un paio di mutande. Chi lo sa dov'è? Forse in America. Forse in Australia. E perché non in uno studio di Zurigo?· E se fosse in una cantina di Corso Sempione, a Milano? E perché non potrebbe essere in un campo di grano della Bassa mantovana? Chissà poi se l’opera é ancora intera o se invece non é già stata tagliata a rettangoli, per smerciarla meglio. L’Interpol indaga. E la gente è qua, abbastanza sgomenta, a chiedersi com'è che è possibile rubare un Tiziano nell'anno di grazia 1968, farlo sparire, cancellarlo alla faccia della Terra. Per vedere di dare una risposta - non accademica, ma pratica, concreta, realistica - ho fatto una prova. Dove c'è qualche Tiziano, ho svolto un sopralluogo. Proprio come fa il ladro, prima del colpo. Questo che leggete è il resoconto, in tredici punti, scheletrici, del sopralluogo svolto a Pieve di Cadore, paese natale di Tiziano Vecellio. l) PALA D'ALTARE DI PIEVE. E’ conosciuta come «pala di San Tiziano», il santo patrono del paese. Raffigura una « Sacra conversazione"· Ma la gente di qui, ormai da secoli, preferisce quest’altra definizione del quadro: «La famiglia di Tiziano ». Infatti: nella Madonna il pittore ha ritratto la figlia Lavinia; nel Vescovo il fratello maggiore Francesco; nel Sant'Andrea il figlio Pomponio. La quarta persona, alle spalle del Vescovo, è lui, il Tiziano. S'è fatto l’autoritratto. Colla barba, la veste nera, il berretto nero, il bastone da pellegrino. (N.B. qui c’è un po’ di confusione nel giornalista) 2) POSIZIONE. La tela si trova nella terza cappella a sinistra entrando. Misura metri 1,20 per 80 centimetri. E'' quindi più maneggevole di quella di Medole, che misurava metri 2,76 per 1,08. Non è disposta nemmeno molto alta. Basta una scala metà di quella adoperata dai ladri mantovani. 3) NOTA STORICA. Il Tiziano ha dipinto il quadro nel 1560, in memoria del fratello Francesco, morto l'anno prima a Pieve. Siccome l'Aretino, lingua forcuta, andava dicendo che Tiziano, geloso dell'arte del fratello Francesco, l'aveva fatto tornare al paesello a star dietro ai commerci (i Vecellio erano ricchi commercianti di legna), allora Tiziano fece la pala per smentire quella mala lingua. 4) ORARI DELLA CHIESA. Apertura ore 7, per la messa prima. Chiusura ore 12. Riapertura ore 16. Chiusura definitiva all'imbrunire. 5) SORVEGLIANZA. Il sacrestano si chiama Pietro Finotti. Ma non fa solo il sacrestano. Fa anche il bidello delle scuole medie di via Carducci, che è la via dove c'è la casa natale del Tiziano. In chiesa, quindi, c'è sì e c'è no. Più no che si. I vigili urbani sono due: Mario Coletti e Franco Faè. Guardia notturna: Pietro Schintu, ex- carabiniere. Per il suo lavoro prende, dalla parrocchia, 1040 lire. Recentemente ha avuto un aumento. Prima, erano 1020 lire. Tanto i due vigili quanto la guardia notturna hanno altri giri da compiere, altre incombenze, oltre a quella di badare al Tiziano. Poi, c'è l’arcidiacono, monsignor Angelo Fiori, chiamato « il Vescovo del Cadore». Ma, di lui, ai punti 10 - 11 e 12. 6) CARABINIERI. La caserma è situata a . 78 passi, precisi, Ii ho contati, dall'ultimo gradino della scalinata della chiesa, sulla strada che scende a Tai di Cadore, frazione di Pieve, che è poi la strada che porta al bivio Belluno-Cortina. Una volta, a Pieve, c'era la tenenza. Adesso l’hanno trasferita a Cortina. Anche la direzione dei pompieri l'hanno trasferita a Cortina. Lamento generale: «Quei quattro tedeschi di ampezzani si portano via tutto loro». 7) PORTE DELLA CHIESA. Sono quattro. Tutte sprangate dal di dentro. Con grandi chiavi. Serratura segreta. Un mazzo ce l'ha l'arcidiacono. L'altro mazzo ce l'ha il sacrestano-bidello. La porta più adatta per un possibile scasso sarebbe quella laterale, sulla sinistra dell'altar maggiore. Ma, appena fuori, a pochi metri, c'è il caffè Tiziano, che è sempre affollato. D'estate, rimane aperto fino a notte fonda. 8) SACRESTIA. Quelli di Medole, per fare il colpo, si sono nascosti in sacrestia. Anzi, in un bugigattolo che dà in sacrestia. La sacrestia di Pieve rimane sempre chiusa, tranne le ore delle funzioni. La chiave ce l'ha l’arcidiacono. Perché? « Perché non è una sacrestia, è una pinacoteca »: la definizione è dello stesso arcidiacono. In mezzo a quadri di grande valore, c'è un altro Tiziano, che pochi conoscono. Una tavoletta che serviva da porticina del vecchio ciborio, già addossato alla parete dell'abside e poi, nel 1938, sistemato in sacrestia. Rappresenta un « Cristo morto eretto sul Sepolcro "· Ha scritto Adolfo Venturi, nel 1927: « Il minuscolo quadro ha purtroppo sofferto per restauri, ma l'aureo monocromo riflette tutta la luce del pennello che ha dipinto il San Sebastiano della PaIa Vaticana ... Una tragica grandezza si sprigiona dal volto », Misura 30 centimetri per 25. Manegevolissimo. 9) ALTRO TIZIANO. E tre! Si trova nel coro della chiesa, sulla parete di sinistra di chi guarda l'altar maggiore. E' la cosiddetta pala Genova, eseguita per la cappella della Sentieri Adorazione dei Magi, di autore ignoto del XVI secolo: é un olio su tavola, presente in sacrestia e ora prestato per una mostra di El Greco a Treviso famiglia Genova, antica famiglia di Pieve. Fino no a poco tempo fa erano pochi quelli che credevano tizianesco il quadro. Gli elenchi e gli inventari che si trovano nell’archivio parrocchiale parlano tutti quanti di opera tizianesca dei primi anni del pittore, molto deteriorata dal tempo e da restauri eseguiti da gente poco esperta. Manca la scritta « Titianus faciebat » Però, in occasione della mostra di pittura organizzata a Belluno nel settembre del 1938, il quadro ripulito dalla Sovrintendenza al le Belle Arti, è stato presentate come opera originale del grande Maestro. Adesso occorrerebbe un altro restauro. « Fatto bene», dice l'arcidiacono. 10) ARCIDIACONO. Monsignor Angelo Fiori ha 74 anni. E' un uomo vigoroso, anche se adesso viaggia con un bastoncino, per via di un recente colpetto. Cadorino di nascita, è a Pieve da più di trent'anni. Grande intenditore di Tiziano. Da giovane ha insegnato storia dell'arte in Seminario. Due anni fa, ha pubblicato un libro intitolato: «Le opere d'arte in S. Maria di Pieve di Cadore», che è la sua chiesa. 11) PRECEDENTI DELL’ARCIDIAGONO. Nella notte del 9 settembre 1943, in attesa dell’arrivo dei tedeschi ( « prima i francesi, poi gli austriaci, adesso i tedeschi , ) , e «visto che la Sovrintendenza se ne infischiava'» monsignor Fiori staccò i suoi Tiziano e li portò su in alto nella cupola, aiutato da due uomini di fiducia: Romeo De Tone, sacrestano, e Pietro Sonaggere, muratore. Li nascose in 11 una nicchia della cupola. Solo loro tre sapevano quel segreto. Il 12 settembre arrivano i tedeschi. Chiedono dov'è il Tiziano. Monsignore risponde che non lo sa: sono venuti quelli della Sovrintendenza, dice, e l'hanno portato via loro. I tedeschi non ci credono. Guardano qua e là. Ma non gli salta in mente di guardare su in alto, verso la cupola. Fanno giurare il prete. Il prete, chiedendo perdono al Dio degli artisti, giura. 12) ALTRO PRECEDENTE. Un giorno, a monsignor Fiori, uno dell'accademia dice: «Monsignore, mi presti il Tiziano per 99 anni ». « Bravo lei! - risponde monsignore «fra 99 anni io forse non ci sono più e il prete che sarà al mio posto può darsi che preferisca i soldi al quadro. E invece il quadro è patrimonio di Pieve. Provi a chiederlo agli abitanti di Pieve, se glielo danno ». 13) GLI ABITANTI DI PIEVE. Sono 4039, in data l aprile 1968. Tengono a Tiziano più che ad ogni altra cosa. Anche per far rabbia a quelli di Belluno, che invece non hanno neanche un Tiziano (vergogna!) e per di più pare non gliene importi nemmeno molto. Anche i molti emigranti di Pieve vanno matti per il loro Tiziano. Emigrano in Germania, fanno i gelatai. Il più famoso di loro è Tiziano Vecellio, ultimo discendente diretto del grande pittore. Ha sposato un’olandese. Tutte le estati torna. Fa la guardia al suo Parente meglio di cinque guardie. Ma tutti, qui, stravedono per il loro Tiziano. Caffè Tiziano. Bar Tiziano.. Liquore Tiziano. Aperitivo Tiziano. Sulla lapide della casa natale dell’artista, ci sono scritte queste parole: « Modesto tributo al Sommo che per le vie dell'arte preparava il Risorgimento della Patria». Un ante-marcia del Risorgimento anche lui, insomma. Guai a toccarglielo, il loro Tiziano. Dico a uno, in un caffè: « Non avete paura che ve lo portino via come l'hanno portato via a Medole? Quello mi guarda come i suoi antenati, per secoli, han guardato gli austriaci. CONCLUSIONE. Colpo non consigliabile. Forse è meglio andare su a Zoppè di Cadore, metri 1461 d'altezza, in mezzo alle montagne, dove c'è un altro Tiziano. Zoppè: 468 abitanti, di cui più della metà all'estero ...”. 12 Sentieri MOMENTI ESTIVI INTERESSANTI La nostra estate é iniziata con gli ultimi giorni di scuola: i genitori e le insegnanti si sono organizzati per una solenne celebrazione in Chiesa; non potendo pregare negli ambiti scolastici ci si é ritrovati numerosissimi in Chiesa per ringraziare il Signore al termine del cammino scolastico: una celebrazione ben riuscita, preparata bene, coinvolgente piccoli e grandi. Un’iniziativa da riproporre all’inizio del nuovo anno scolastico. ***** Una lunga serie di concerti vocali e strumentali ha animato le serate estive nelle nostre chiese: in primo piano il Coro “Cadore” nel suo prestigioso anniversario sostenuto dall’affetto e dagli applausi del pubblico, Abbiamo apprezzato il “Volinvoce”, la “Schola Cantorum” di Lorenzago, la Corale “San Marco” , i Cantori di Zoppè con il canto patriarchino. L’organo e la viola ci hanno fatto apprezzare alcuni mottetti del Seicento tedesco: una proposta dell’Associazione Organi storici del Cadore. A questo proposito: quando sentiremo di nuovo il suono dell’organo nella chiesa arcidiaconale? C’è chi vorrebbe costituire un comitato per raccogliere i fondi per un intervento robusto e radicale. Per ora l’organo é lì, muto in attesa di tempi migliori resi tali da qualche generoso benefattore. ***** Lo Stabat Mater dolorosa di Pergolesi ha incanta il numeroso pubblico nel concerto offerto dalla Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore ad opera di Dolomiti Synfonia. Anche nella Chiesa di Sottocastello il Kalicantus Ensemble ci ha coinvolti con la musica picta: il colore che suona. Non sono mancate alcune celebrazioni religiose particolari ad iniziare dalla Messa in onore di sant’Antonio presso la chiesetta a Sottocastello. Un gruppo di persone s’è incontrato nella preghiera mantenendo in vita una tradizione antica che vedeva la gente salire dal profondo greto del Piave quando ancora non c’era la diga e il gerlo non era un oggetto ornamentale da museo ma un normale peso da portare spesso. Il Parroco ha invitato a tener viva l’occasione d’incontrarci non solo per venerare un grande santo ma anche per apprezzare il gusto di stare insieme. Un altro appuntamento l’abbiamo vissuto a Pozzale per la festa del patrono, san Tommaso apostolo. L’orario della Messa al mattino forse non ha favorito la partecipazione dei parrocchiani il 3 luglio mentre più numerosa del solito si presentava la gente in chiesa la domenica seguente quando, accanto alle bancarelle dei venditori, molti si sono dati appuntamento in Chiesa dove era appena rientrato il famoso polittico del Carpaccio. Sta migliorando l’organizzazione e la partecipazione alla “sagra”: speriamo non ci si dimentichi della celebrazione religiosa in onore del patrono del paese. ***** Anche a Sottocastello ha avuto grande successo la sagra in onore di san Lorenzo; é stato bello vedere tante persone impegnate nei vari servizi. Volti sorridenti nonostante la fatica e il caldo del bel tempo: ecco gli ingredienti delle serate che hanno visto un numeroso pubblico di gente in festa. Anche la Messa ha avuto la sua buona partecipazione e non é mancata la preghiera per gli ammalati e per chi era impegnato a servire polenta, capriolo e baccalà sull’esempio di san Lorenzo, dia- cono a servizio dei poveri nella Roma antica. ***** In Chiesa arcidiaconale non é passata inosservata la celebrazione dei santi Pietro e Paolo con la benedizione dell’icona della Natività di Maria. Ora il quadro é lì, sulla parete in presbiterio; é lì e ci ricorda la Madonna data a noi come patrona, segno di consolazione e di sicura speranza. Il valore artistico dell’icona ha avuto anche l’apprezzamento del critico Vittorio Sgarbi che, dopo aver offerto una pacata riflessione sull’importanza della fede nell’arte dei Vecellio, ha voluto rientrare in Chiesa e passare in rassegna tutte le opere d’arte presenti nel luogo sacro e in sacrestia. ***** Quando ritornerà la “Pala Genova”da Torino dove si trova per il restauro, allora potremo gustare un’opera preziosa dell’arte custodita nella nostra Chiesa. Per ora invece, molti si sono accorti del “gonfalone di Tiziano” collocato presso l’altare laterale della Madonna: è possibile ammirarlo su ambedue i lati mentre in precedenza era collocato in alto, sulla parete e visibile solo da un lato. Molti hanno espresso stupore e meraviglia nel vedere quest’opera Sentieri attribuita a Orazio Vecellio su disegno di Tiziano. ***** Un gruppo di ragazzi e ragazze delle nostre Comunità hanno partecipato a “Copada 2015”: l’esperienza di campeggio proposta dalle Parrocchie del Cadore. Con il prossimo bollettino leggeremo alcune riflessioni e emozioni vissute dai ragazzi durante quell’esperienza di gruppo che resterà indelebile nella loro memoria e nella loro formazione. ***** Agosto volgeva al termine, con le sue stupende giornate di sole, quando il centro di Pieve s’é animato per la presenza dei “Veci”: gli Alpini presenti nella Caserma Calvi nel recente passato. Favoriti dal bel tempo si sono presentati più numerosi del solito anche in Chiesa per la Messa durante la quale abbiamo ricordato la figura di Pierluigi Bergamo: importante responsabile dell’ANA Cadore da poco “andato avanti”. ***** Ci siamo anche sentiti vicini ai tanti Bellunesi che a Mattmark, in Svizzera, celebravano i 50 anni dalla disgrazia che uccise 88 Italiani di cui 17 Bellunesi. I nostri 3 giovani Caduti di Sottocastello erano già stati commemorati in un’apposita manifestazione vissuta alcuni giorni prima a Sottocastello con al santa Messa e con una lapide in Cimitero. MARIA, DONNA IN CAMMINO 13 Santa Maria, donna della strada, come vorremmo somigliarti nelle nostre corse trafelate, ma non abbiamo traguardi; siamo pellegrini come te, ma senza santuari verso cui andare. Siamo più veloci di te, ma il deserto ingoia i nostri passi. Camminiamo sull’asfalto, ma il bitume cancella le nostre orme. Donaci, ti preghiamo, il gusto del- la vita. Facci assaporare l’ebbrezza delle cose. Offri risposte materne alle domande di significato circa il nostro interminabile andare. Santa Maria, donna della strada, fa che i nostri sentieri siano, come furono i tuoi, strumento di comunicazione con la gente; liberaci dall’ansia della metropoli e donaci l’impazienza di Dio. Santa Maria, donna della strada, facci capire come, più che sulle mappe della geografia, dobbiamo cercare sulle tavole della storia le carovaniere dei nostri pellegrinaggi. Prendici per mano e facci scorgere la presenza sacramentale di Dio sotto il filo dei giorni, negli accadimenti del tempo, nel volgere delle stagioni umane, nei tramonti delle onnipotenze terrene, nei crepuscoli mattinali di popoli nuovi, nelle attese di solidarietà̀ che si colgono nell’aria. Se ci vedi allo sbando, sul ciglio della strada, fermati Samaritana dolcissima, per versare sulle nostre ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. E poi rimettici in carreggiata. Dalle nebbie di questa “valle di lacrime”, in cui si consumano le nostre afflizioni, facci volgere gli occhi verso i monti da dove verrà l’aiuto. E allora sulle nostre strade fiorirà̀ l’esultanza del Magnificat. Come avvenne in quella lontana primavera, sulle alture della Giudea, quando ci salisti tu. don Tonino Bello 14 Sentieri il Palio delle F r a z i o n i Sentieri SERIAMENTE E SERENAMENTE 15 Beati quelli che sanno ridere di se stessi, non avranno mai finito di divertirsi. Beati quelli che sanno distinguere una montagna dal ponticello di una talpa, saranno loro risparmiate molte preoccupazioni. Beati quelli che sono capaci di riposare e dormire senza bisogno di cercare scuse, diventeranno saggi. Beati quelli che sanno tacere e ascoltare, impareranno molte cose nuove. Beati quelli che sono abbastanza intelligenti da non prendersi sul serio, saranno stimati dai loro amici. Beati voi, se sapete guardare seriamente le piccole cose e serenamente le cose serie, andrete lontano nella vita. Beati voi, se sapete apprezzare un sorriso e dimenticare uno sberleffo, la vostra strada sarà piena di sole. Beati voi, se siete capaci di interpretare sempre benevolmente gli atteggiamenti altrui, anche quando le apparenze sono contrarie, passerete per ingenui, ma questo è il prezzo della carità. Beati quelli che pensano prima di agire e ridono prima di pensare, eviteranno di commettere molte sciocchezze. Beati voi, se sapete tacere e sorridere quando vi interrompono, vi contraddicono vi pestano i piedi, il vangelo comincia a penetrare nel vostro cuore. Beati soprattutto voi che sapete riconoscere il Signore in tutti quelli che incontrate, avete trovato la vera luce, avete trovato la vera saggezza. 16 Sentieri LA FATICA DI GUARDARE AVANTI Nell'oratorio in cui lavoro come responsabile laico un giorno incontro un signore piuttosto anziano che non avevo mai visto. Iniziamo a chiacchierare e scopro che, anni addietro, è stato membro del consiglio pastorale, ha preso parte attivamente alla vita della parrocchia e dell'oratorio, ha partecipato e contribuito a diverse iniziative. Poi basta: cambiato il prete dell'oratorio, ormai due coadiutori fa, in parrocchia non ha messo più piede. «Quando c'era il mio don - così diceva - non sai com'era questo oratorio! La domenica pomeriggio c'erano centinaia di ragazzi, alle uscite si andava con otto pullman... adesso invece...» e inizia a dirmi tutto il male possibile degli attuali preti. Al momento non ho avuto la prontezza di ribattere. Quella breve conversazione però mi è rimasta dentro e mi ha fatto riflettere. Non perché la domenica in oratorio le centinaia di ragazzi e gli otto pullman non li vedo neanche col binocolo. Quello che mi ha rattristato è il modo di pensare la Chiesa che ho intravisto sotteso a quella conversazione e che purtroppo mi rendo conto essere piuttosto diffuso nelle nostre comunità cristiane. Tre sono i suoi tratti distintivi: - Lo sguardo rivolto nostalgicamente ad un passato mitizzato: tutto ciò che si faceva una volta, quando c'era quel prete, quando c'era quella suora, è idealizzato ed epurato di qualsiasi imperfezione. Le esperienze vissute sono quel paradiso da cui siamo decaduti, ma che rappresenta ancora l'orizzonte verso cui tende ogni aspettativa e ogni possibilità di futuro. - La ricerca del colpevole: se non siamo più nel paradiso dev'essere colpa di qualcuno. Normalmente la colpa è di chi è venuto dopo i mitici condottieri di allora, che diventa quindi il bersaglio preferito, il responsabile di ogni nefandezza. - L'attesa di un salvatore. Rimane la speranza, il sogno, che finalmente giunga qualcuno a riportarci gli anti- chi fasti, capace con la sua forza e il suo carisma di farci tornare in paradiso. Mi preoccupa molto questo modo di pensare, che per fortuna non è di tutti. Mi preoccupa perché è il contrario rispetto alla visione cristiana della storia e alla visione di Chiesa del Concilio. Questa aspettativa di ritorno al passato è la stessa che impedì a tanti contemporanei di Gesù di riconoscere in lui il Figlio di Dio, perché non si poneva l'obiettivo di sconfiggere la dominazione romana e restaurare il Regno di Davide ma quello di recuperare le "pecore perdute della casa di Israele" (Mt 15,24). Mi preoccupa l'incapacità, la paura, di guardare in faccia alla realtà e comprendere la reale portata dei problemi che ci troviamo davanti come Chiesa. Certo, è più facile dare la colpa al prete di turno piuttosto che affrontare il fatto che una pastorale del tempo libero potrebbe risultare fuori luogo nell'epoca dei quattro sport per ragazzo, dei corsi di musica, dei corsi di teatro, dei corsi di chissà cosa... È più facile piuttosto che affrontare il problema di famiglie che hanno, quando va bene, solo la domenica per stare insieme, o di ragazzi che aspettano il fine settimana per vedere il proprio papà perché passano la settimana con la mamma e il compagno della mamma e i figli del compagno della mamma... Star dentro la realtà complessa di oggi è difficile, costa fatica. Per questo cerchiamo il modo di semplificarla, per non doverci mettere in discussione e non doverci porre domande a cui non sappiamo dare una risposta. Troviamo un colpevole, ce la prendiamo con lui, e non ci pensiamo più. Mi preoccupa un laicato che, cinquant'anni dopo il Concilio, fa ancora così fatica ad assumersi le proprie responsabilità, fa ancora così fatica a farsi carico della propria comunità cristiana, rimanendo invece inerte in attesa di qualcuno che sia sopra le parti e metta ordine. Mi preoccupa perché non è questa la dinamica di un'autentica fraternità. È infantile correre sempre dal Padre perché sia lui a risolverci i problemi. Se questo accade da adulti abbiamo confuso il Padre con il giudice ed è il contrario della logica cristiana: è proprio per risolvere questa confusione che Gesù è morto sulla croce. Abbiamo bisogno di guadare in faccia la realtà. I fasti antichi non torneranno e, se hanno prodotto questa mentalità, oserei dire per fortuna. Non ci saranno salvatori carismatici che ci restituiranno il paradiso, perché è la realtà a non essere più quella di una volta. Dobbiamo toglierci dalla testa il mito del passato, dobbiamo smettere di desiderare che torni ciò che è stato. Perché la Chiesa è guidata dallo Spirito e lo Spirito è novità, è vivacità, è freschezza. Il grandioso passato è finito, serve abbandonare il rimpianto ed aprirsi al futuro, desiderando, attendendo, costruendo l'inedito. Quell'inedito che ancora non intravvediamo ma che sarà la forma futura della Chiesa. Una Chiesa che dovrà avere, se non altro per necessità visto il sempre minor numero di sacerdoti, una forte trazione laicale. Laici adulti e consapevoli, genuinamente pervasi di spirito evangelico, che si assumano la responsabilità di costruire la Chiesa senza aspettare che siano altri a farlo. Rimaniamo in ascolto fiducioso dello Spirito, senza paletti e aspettative, solo col desiderio di essere autenticamente per l'uomo di oggi luce del mondo e sale della terra. Allora l'inedito inizierà a prendere forma. Gabriele Cossovich (articolo tratto da www.vinonuovo.it)