Sentieri
ANNO 1II - N. 3 - AUTUNNO 2015
“Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri (Salmo 24)
BOLLETTINO DELLE PARROCCHIE DI S. MARIA NASCENTE DI PIEVE DI CADORE
E DI S. TOMMASO APOSTOLO DI POZZALE
Piazza Tiziano 41, Pieve di Cadore (BL)
SIGNORE,
Iscrizione Tribunale di Belluno n. 2/2013 • Direttore don Diego Soravia • Resp. ai sensi di legge don Lorenzo
Sperti - Poste It. Spa, sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n. 46) art.1, c.2, NE/BL • Stampa
Tip. Piave Srl (BL)Iscrizione Tribunale di Belluno n. 2/2013 • Poste It. Spa, sped. in A.P., D.L. 353/2003 (conv. in L.
27/2/04 n. 46) art.1, c.2, NE/BL •
OCCASIONI IMPORTANTI
Nello scorrere del tempo stiamo andando verso l’autunno ma, nella vita
ecclesiale, sembra invece che ci
stiamo incamminando verso una primavera ricca di promesse e di speranze
La prima luce ci arriva dal Sinodo
sulla famiglia che vedrà la Chiesa affrontare con serenità alcuni aspetti
delicati della vita di coppia. “Le quarantenni nate alla fine degli anni Sessanta hanno scelto la convivenza in
un caso su quattro, chi è nata nella
prima metà degli anni Settanta lo ha
fatto in un caso su tre. Si calcola che
nel 2015, con la crisi, le convivenze
supereranno i matrimoni, come già
avviene nelle grandi città del Nord e
che le diciottenni di oggi non si sposeranno senza prima aver provato a
convivere, in media per due anni. I
sociologi le considerano coppie più
fragili, ma anche più paritarie del passato per stile di vita, condivisione dei
lavori domestici, età e reddito; preferiscono rinunciare al patto definitivo
e ideali alti di amore, a vantaggio di
una continua verifica della relazione
di coppia; vogliono controllare se la
convivenza peggiorerà la vita, come
lui\lei si comporterà effettivamente…
Si parla di una “strategia adattativa”,
come paura dei legami “eterni” a
vantaggio di legami precari, mobili,
negoziabili. Non si tratta tanto di un
rifiuto motivato e deciso del matrimonio, ma di una sfiducia nella possibilità di realizzare pienamente nel
matrimonio le aspettative che
l’amore suscita. Il matrimonio resta
un traguardo possibile, ma solo dopo
che si è sottoposto a verifica il rapporto di coppia, in un confronto continuo che dovrà confermare o
smentire la scelta”. I Padri Sinodali ci
hanno detto che “ prendersi cura delle
famiglie ferite e far sperimentare l’infinita misericordia di Dio é da tutti
considerato un principio fondamen-
tale”. Ci si attende “un grande fiume
di misericordia” a proposito dei divorziati risposati. Ma si guarderà
anche a tutte quelle famiglie dove,
ogni giorno, si cresce nell’amore,
nella comprensione reciproca e nella
pazienza.
L’altra grande luce ci viene offerta
da Papa Francesco con la lettera enciclica Laudato si’. Al centro del
percorso dell’enciclica, c’è un interrogativo: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che
verranno dopo di noi, ai bambini che
ora stanno crescendo?”, ha detto il
cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente dl Pontificio Consiglio della giustizia e della pace,
presentando ai giornalisti la nuova
Enciclica del Papa, e tutto ciò, ha
commentato il cardinale, “porta ad
interrogarsi sul senso dell’esistenza
e sui valori che stanno alla base della
vita sociale”. Fondamentale l’appello
del Papa ad una “conversione ecologica”, a “cambiare rotta” per rispondere ai “gemiti” della terra e di tutti
gli “scartati” del mondo.
La necessità di difendere il lavoro:
“Affermiamo che «l’uomo è l’autore,
il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale».
Ciononostante,
quando nell’essere umano si perde la
capacità di contemplare e di rispettare, si creano le condizioni perché il
senso del lavoro venga stravolto.
Conviene ricordare sempre che l’essere umano è nello stesso tempo « capace di divenire lui stesso attore
responsabile del suo miglioramento
materiale, del suo progresso morale,
dello svolgimento pieno del suo destino spirituale ». […] Siamo chiamati al lavoro fin dalla nostra
creazione. Non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano
con il progresso tecnologico: così facendo l’umanità danneggerebbe sé
nella Tua Chiesa c’è̀ posto per
tutti: per il bambino e per l’anziano, per il giovane e per
l’adulto, per l’uomo e per la
donna, per chi studia e per chi
lavora, per chi soffre e per chi
gioisce.
Come tasselli di un grande mosaico siamo incastonati uno vicino all’altro, ognuno al proprio
posto, ognuno con un proprio
compito.
Se qualche tassello manca, il disegno non è completo. Per questo, Tu Signore, ci affidi il
compito di prenderci particolare
cura di quei tasselli più deboli,
incrinati, coperti dalla polvere!
Solo così̀, saremo in grado di
far risplendere davanti al
mondo la bellezza del tuo
grande capolavoro che è la
Chiesa. Amen.
stessa. Il lavoro è una necessità, è
parte del senso della vita su questa
terra, via di maturazione, di sviluppo
umano e di realizzazione personale.
In questo senso, aiutare i poveri con
il denaro dev’essere sempre un rimedio provvisorio per fare fronte a delle
emergenze. Il vero obiettivo dovrebbe
sempre essere di consentire loro una
vita degna mediante il lavoro”.
La terza luce ci viene regalata dal
Giubileo: il Papa ha voluto che il
nuovo anno pastorale sia vissuto nella
gioiosa riscoperta della misericordia
di Dio nei nostri confronti. Misericordia: é l’atto ultimo e supremo con
il quale Dio ci viene incontro mostrandoci il suo vero volto. E’ la
legge fondamentale che abita nel
cuore di ogni persona quando guarda
con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. E’ la a
riscoperta di Dio che é più grande del
nostro peccato.
Ci torneremo sopra a queste tre
grandi occasioni: proposte per sentirci chiesa in cammino verso traguardi gioiosi.
don Diego
2
Sentieri
Le ciacole... ma non solo
LA BIRRA E IL PRETE
Mentre si sta svolgendo la “sagra di
San Piero”, anch’io mi muovo tra le
bancarelle esposte e sento un po’ di
dialogo tra una commerciante e una
cliente: “sai che bella sagra abbiamo
fatto! Quanta gente e quanto divertimento: birra a fiumi! Pensa: perfino
il prete - che in gamba! - ha ballato”.
Entro in Chiesa per prepararmi alla
Messa domenicale e mi metto a riflettere su ciò che ho appena percepito tra i banchetti della piazza. Ho
subito pensato a quale sia il metro di
valutazione d’una festa: forse la
quantità di birra consumata? Sarà che
la birra é buona, sarà che il caldo s’è
fatto sentire in questi mesi ma non
credo sia la sbronza di adulti e di giovani la prova della riuscita d’una manifestazione paesana. Ho poi pensato
a quel prete: non so i particolari della
sagra, della località e del tango o del
valzer. Ho pensato che un prete debba
essere in gamba per... la sua santità,
per la testimonianza alle volte coraggiosa e generosa nel vivere il suo servizio per la gente e tra la gente. Non
sarà un giro di mazurca o di polka che
renderà più fratello quel sacerdote capace di vera comunione con la sua
comunità.
A proposito: mi è sembrato che
quella commerciante si esprimesse
con una cadenza dialettale della pianura veneta.
giorno. Non mi sembra però che la
Chiesa, o la Parrocchia sia un negozio che offre, a buon prezzo, qualcosa
di concreto o di utile per la vita di
casa. Credo che la Chiesa, messa al
centro del paese dai nostri antenati,
sia un luogo d’incontro tra noi e Dio:
varcando quella porta abbiamo ricevuto il germe della fede con il Battesimo, lo abbiamo fatto crescere con
la Cresima, la Confessione, la Comunione. Lì dentro è stato consacrato
l’amore degli sposi nel matrimonio.
Varcando quella porta possiamo pregare insieme, ascoltare la parola di
Dio. Lì dentro possiamo sempre maturare la nostra fede fino a quando
varcheremo quella porta per l’ultima
volta per andare incontro al nostro
Dio nella visione eterna.
La Chiesa non è una bottega dove
comperare Dio con qualche spicciolo
o tirarlo dalla nostra parte quando una
diagnosi medica ci fa preoccupare.
La Chiesa non è una bottega dove
fare la coda per attendere il proprio
turno per essere serviti; la chiesa di
sassi è un segnale di quella chiesa
viva che siamo noi: essa è orientata
verso oriente, là dove sorge il sole
perché noi, d’un sole speciale abbiamo bisogno. E’ Dio in Gesù la no-
LA BOTTEGA
Ogni mattina apro la chiesa, verso
le otto e poi rientro in canonica. Nel
breve tratto di strada ho l’opportunità
di salutare chi sta andando al lavoro o
chi accompagna i figli a scuola.
Una mattina, con ancora le grosse
chiavi in mano, un parrocchiano mi
saluta e mi dice: “Arcidiacono, é andato ad aprire la sua bottega?”. Con
un sorriso l’ho lasciato proseguire
mentre quella “bottega” mi risuonava
dentro insistentemente.
Rientrando in casa ho continuato a
pensare a quella frase ed ho cercato
di capire quali possano essere le motivazioni per cui questo mio parrocchiano guardi alla chiesa come una
“bottega”.
Certo è che viviamo in un paese di
tanti negozi e molte persone vi trovano ciò che serve per la vita d’ogni
stra luce e chi lo incontra non
cammina nelle tenebre e non avanza
verso il niente.
Ecco cos’è la chiesa al centro del
paese: una fontana sempre pronta ad
offrire un’acqua che non delude tutti
coloro che si soffermano da lei. Lì
dentro si può entrare sempre ed ottenere gratuitamente ciò di cui maggiormente abbiamo bisogno; lì
dentro, ricchi solo delle nostre miserie, ci sentiamo accolti per quello che
siamo mentre veniamo invitati a mi-
gliorare la nostra vita ogni volta che
ci sentiamo interpellati da una Parola
che entra nel profondo e ci trasforma
mentre usciamo per riprendere la
vita d’ogni giorno.
Se poi quel mio parrocchiano
avesse inteso, parlando di bottega,
che attorno alla chiesa girano soldi e
lui, scandalizzato del tintinnare delle
monete, avesse pensato che in questa chiesa non gli andava di entrare,
allora posso sinceramente dire che
tutto ciò che entra nella vita parrocchiale è ben documentato non solo
dentro la chiesa, ma anche fuori,
sulla bacheca di quella “bottega” diversa da tutte le altre. Restauri costosi, sostegno ai bisognosi, aiuto ai
terremotati, migliorie in paese, apertura alla vita nascente: ecco alcuni
“prodotti” che siamo contenti di
poter offrire a chi ci guarda con
occhi e cuore sereni.
E’ proprio vero che il nostro modo di
guardare e vivere il paese condiziona
la comprensione della realtà stessa.
PIPOPE
“Come va con PIPOPE?”. Preso alla
sprovvista dalla strana domanda non
ho saputo rispondere e poi ho compreso che quella mia parrocchiana
voleva sapere come stavo vivendo la
situazione che s’era creata all’inizio
dell’estate con il servizio pastorale
allargato alla Parrocchia di Perarolo.
Nella mente di quella parrocchiana
PIPOPE voleva significare Pieve,
Pozzale e Perarolo. La domanda allora m’ha fatto piacere ed ho scambiato alcune riflessioni non tanto sul
mio essere sacerdote “allargato” ma
sull’ importanza della presenza attiva
e concreta dei Parrocchiani nei vari
paesi.
E’ evidente che il sacerdote non può
arrivare da per tutto come nel passato quando in ogni paese c’era il
parroco. Oggi è richiesta una maggior collaborazione e un coinvolgimento più concreto e costante di chi
si sente parte viva della Comunità.
La Parrocchia non è “affare” esclusivo del Parroco; i parrocchiani non
sono collaboratori di tanto in tanto
come in una famiglia il ruolo dei genitori e dei figli: costanza, impegno,
sacrificio non guardano l’orologio o
si attivano di tanto in tanto.
Non so se quella parrocchiana si
aspettasse questa riflessione come riposta alla sua simpatica domanda. Io
gliel’ho fatta lo stesso e mi auguro
che tra il dire e il fare le nostre Comunità si sentano in cammino e si
vada avanti insieme... Sui sentieri del
Vangelo.
ANAGRAFE DI PIEVE
Sentieri
PER VOLERSI BENE
Hanno cominciato a vivere
con il Sacramento del Battesimo
Un giorno, un vecchio monaco
fece la seguente domanda ai
suoi discepoli: “Perché le persone
gridano quando sono arrabbiate?”
Rispose uno di loro : “Gridano
perché perdono la calma”.
3. DE CARLO ALICE, di Virginio e di Giorgia Antoniacomi, nata
a Pieve il 22 febbraio e battezzata
il 14 giugno.
4. CETTA CLAUDIA, di Paolo e
di Costella Elena, nata a Pieve di
Cadore il 10.03 e battezzata il 19
luglio.
5. TABACCHI BEATRICE, di
Federico e di Vanuza José Dos
Santos, nata a Pieve di Cadore il
14 settembre 2012 e battezzata il
2 agosto.
GIUNTI AL TRAGUARDO
DELL’ETERNITA’
7. COSTELLA LUCIANA, di
78 anni, morta l’8 giugno a Pieve.
8. DA COL GIUSTINA ved. Sonaggere, di anni 97, morta a Pieve
il 25 luglio.
ESTATE AL SANTUARIO
Anche quest’estate, dalla festa
della Madonna del Carmine in
poi, un gruppo di persone ha offerto la propria disponibilità per
tenete aperto il Santuario del Cristo tutte le mattinate.
E’ stato un servizio molto importante e gradito dai tanti visitatori
di quel luogo di preghiera e di riflessione. Anche alcune comitive
parrocchiali hanno inserito nel
loro viaggio una sosta al santuario
per la celebrazione della Messa.
Tutto ciò si é reso possibile perché
c’è stato chi ha offerto la propria
disponibilità ad aprire e chiudere
il luogo di culto. A loro vada la riconoscenza della Comunità.
Ricordo che al venerdì e al sabato alle 8.00 c’è la celebrazione
della Messa con la possibilità del
Sacramento della Confessione: i
Parroci del Cadore si alternano per
questo importante servizio.
3
Così era l’altare maggiore in Santa
Maria fino agli anni ‘40 del secolo
scorso.
INTERROGA
Interroga
la bellezza della terra,
Interroga la bellezza
dell’aria
diffusa e soffusa.
Interroga la bellezza
del cielo,
interroga l’ordine
delle stelle,
interroga il sole,
che col suo splendore
rischiara il giorno;
interroga la luna,
che col suo chiarore
modera le tenebre
della notte.
Interroga le fiere
che si muovono nell’acqua,
che camminano sulla terra,
che volano nell’aria:
anime che si nascondono,
corpi che si mostrano;
visibile che si fa guidare,
invisibile che guida.
Interrogali!
Tutti ti risponderanno:
guardaci, siamo belli!
La loro bellezza
li fa conoscere.
Questa bellezza mutevole
chi l’ha creata,
se non la Bellezza
Immutabile?
Sant’Agostino
Chiese nuovamente il monaco :
“Ma perché alzare la voce se la persona sta di fronte a noi?”
Replicò un altro discepolo
:“Beh, gridiamo perché desideriamo che l'altra persona ci
ascolti!”
Il monaco tornò a domandare:
“Ma non è proprio possibile parlargli a voce bassa?”
Varie altre risposte furono
date ma nessuna convinse il
vecchio monaco, che continuò :
“Non sapete proprio dirmi perché
si grida contro un'altra persona
quando si è arrabbiati? Il fatto è
che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano
molto. Per coprire questa distanza
bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono,
tanto più forte dovranno gridare
per sentirsi l'uno con l'altro.
D'altra parte, che succede quando
due persone sono innamorate?
Loro non gridano, parlano soavemente e dolcemente. E perché?
Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra le loro anime
è breve. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano.
E quando l'amore è più intenso
non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori
si intendono. È questo quello che
accade ai cuori di due persone che
si amano, si avvicinano”.
Il vecchio monaco concluse dicendo:“Quando voi avrete l'occasione di discutere con qualcuno,
non permettete che i vostri cuori si
allontanino, non dite parole che li
possano distanziare ancor di più,
perché prima o poi arriverà un
giorno in cui la distanza sarà tale
che non incontreranno mai più la
strada per tornare”.
Adesso sai come custodire un
amore o un’amicizia.
4
Sentieri
DITEMI
SE NON È UN MARITO STUPENDO!
Una giovane donna tornava a casa dal lavoro,
quando con il parafango andò ad urtare il paraurti
di un'altra auto.
Si mise a piangere quando vide che era una macchina nuova, appena ritirata dal concessionario.
Come avrebbe potuto spiegare il danno al marito?
Il conducente dell'altra auto fu comprensivo, ma
spiegò che dovevano scambiarsi il numero della
patente ed i dati del libretto.
Quando la donna cercò i documenti in una grande
busta marrone, cadde fuori un pezzo di carta.
In una decisa calligrafia maschile c'erano queste
parole: "In caso di incidente, ricorda, tesoro, che
io amo te, non la macchina!".
Parole d'oro che riportarono la primavera nel
cuore della donna!
GENITORI SI DIVENTA
DITEMI
SE NON È UNA MOGLIE STUPENDA!
Vi sono donne che dicono: "Mio marito può pescare, se desidera, ma i pesci li dovrà pulire lui!".
Non io!
A qualunque ora della notte io mi alzo dal letto e
lo aiuto a disporre, pulire e salare i pesci.
E’ così bello noi due soli in cucina, ogni tanto i
nostri gomiti accanto.
E lui dice cose del tipo: “Questo mi ha dato del
filo da torcere. Luccicava come l'argento, quando
balzò in aria .. . !". E mima il salto con la mano.
Attraversa la cucina, come un profondo fiume, il
silenzio del primo incontro.
Infine i pesci sono sul piatto, si va a dormire.
L'aria balugina d'argento: siamo marito e moglie".
(Adelia Prado)
Matrimonio e personalità
Primo: non urlare (salvo una volta
alla settimana).
Secondo: non strafare (la mamma
troppo valente fa la figlia buona a
niente).
Il figlio domanda al papà: "Papà è
vero che il matrimonio modifica la
personalità?".
"Certo, figliolo! Prima di sposarci io
parlavo e lei ascoltava. Qualche
tempo dopo il matrimonio, era lei
che mi parlava ed io ascoltavo.
Adesso parliamo tutti e due insieme e sono i nostri vicini che ci
ascoltano".
Terzo: ricordati di amare ( la nostra
influenza arriva fin dove arriva il
nostro amore).
Quarto: fa’ il bene prima di parlarne (nell’educazione sono vietate
le recite).
Quinto: impara a parlare (le armi
possono vincere, le parole convincere).
Sesto: ricordati di essere ciò che
vuoi trasmettere (la parola è suono,
l’esempio é tuono).
Settimo: non desiderare d’essere
perfetto (l’acqua troppo chiara non
ha ranocchi, zoccolo troppo levigato scivola sul bagnato, anche le
scimmie cadono dagli alberi).
Ottavo: non dimenticare di pregare
( a pregare non si sbaglia mai).
Nono: non perdere il sorriso ( i genitori che non si divertono ad educare hanno sbagliato mestiere).
Decimo: non desiderare un figlio
diverso da quello che hai. Abbi rispetto per quello che é.
RIDERE IN FAMIGLIA
Piccolo Stato
“La testimonianza di coppie che vivono in pienezza il matrimonio
cristiano mette in luce il
valore di questa unione
indissolubile e suscita il
desiderio di intraprendere sempre nuovi cammini di fedeltà
Un padre si confida con il miglior
amico: "La mia famiglia è come un
piccolo Stato.
Mia moglie è il ministro degli Interni. Mia figlia è il ministro delle
Poste e delle Telecomunicazioni.
Mio figlio è il ministro del Turismo.
Mia suocera è il ministro della
Guerra!".
L'amico: "E tu sei il Presidente del
Consiglio?". "lo? lo sono il povero
contribuente! ".
Tesoro
Pierino: "Tu mamma mi chiami
sempre 'Tesoro'. Quanto posso valere?".
La mamma: "Milioni e milioni!".
Pierino: "Allora potresti, per favore,
anticiparmi cento euro?".
Sentieri
UNA DATA IMPORTANTE PER L’ARCIDIACONO EMERITO
il 2 luglio 1955 mon. Renzo Mari- una solenne celebrazione insieme
nello veniva ordinato sacerdote ad altri sacerdoti che vivevano un
nella Cattedrale di Belluno: que- loro significativo anniversario
st’anno egli ha raggiunto il signi- mentre noi abbiamo pregato per
ficativo traguardo dei 60 anni di lui nelle celebrazioni domenicali
vita pastorale iniziata come Ca- d’inizio luglio. Per l’occasione
pellano in Zoldo e vissuta tra di mons. Marinello, ha distribuito
noi per una ventina d’anni fino al un’immagine - realizzata da Vico
gennaio del 2013. Nella Parroc- Calabrò - raffigurante le chiese
chia di Valle egli ha presenziato parrocchiali del suo lungo ministero sacerdotale: Dosoledo, Domegge, Longarone e Pieve di
Cadore.
Ormai la data è passata: non manchi la nostra preghiera per Mons.
Renzo: una preghiera di ringraziamento per il bene che egli ha seminato tra di noi e una preghiera
al Signore perché altri giovani
sentano la chiamata al sacerdozio
e vi rispondano con generosità.
5
CORO “CADORE” IN FESTA
L’estate 2015 sarà ricordata
come meravigliosa occasione
di festa per il Coro “Cadore” in
occasione dei 50 anni di attività
canora. Concerti, attestati di
benemerenza ai coristi, applausi a Pieve e in altri paesi:
ecco ciò che ha reso bella e
partecipata la festa.
Il maestro Gino Ruoso può
dirsi veramente soddisfatto dei
suoi Coristi e del clima di famiglia presente nel coro reso
ancor più robusto con la presenza di alcuni componenti del
Coro di Pozzale. E’ proprio
vero che “l’unione fa la forza” e
il Coro “Cadore” lo sta sperimentando mentre taglia alla
grande il traguardo dei suoi
primi 50 anni.
Non è mancata la partecipazione alla Messa in suffragio
dei Coristi defunti; un particolare ricordo è stato fatto per il
primo e indimenticabile maestro Giampiero Genova.
Un momento importante s’è
avuto presso il cinema san
Giorgio di Domegge con la presenza del famoso Coro “Monte
Cauriol” di Genova: le emo-
zioni suscitate dai canti popolari erano palpabili in tutti i presenti.
L’augurio che indirizziamo a
tutti i Coristi é d’incoraggiamento a continuare ad incontrarsi per le prove, a perfezionare l’amalgama delle
voci, ad ampliare il già apprezzato repertorio musicale. Il
Coro “Cadore” degnamente ci
rappresenta e noi, di tutti loro,
ci sentiamo orgogliosi. Lunga
vita al Coro “Cadore”: è l’augurio di tutti i paesani al nostro
Coro.
6
Sentieri
Un’icona particolare in Santa Maria Nascente
Lunedì 29 giugno, nella ricorrenza
dei santi apostoli Pietro e Paolo, la
chiesa arcidiaconale di Pieve di Cadore ha accolto un nutrito numero di
fedeli per la solenne celebrazione culminata con la benedizione dell’icona
della natività di Maria, pregevole
dono dei fratelli Giacobbe, mons. Attilio, mons. Giulio e il loro fratello
Valentino.
Questo dono era stato precedentemente portato a conoscenza dei parrocchiani attraverso “Sentieri” il
bollettino parrocchiale della Pieve:
due pagine di commento dell’icona,
del significato delle immagini che,
nell’icona originale del XV° secolo si
può venerare a Novgorod in Russia.
Era ben necessaria un’immagine riguardante la nascita di Maria nella
Chiesa dedicata proprio a Santa
Maria Nascente e l’applauso scoppiato in chiesa al termine della celebrazione ha voluto significare la
gratitudine di Pieve a questi suoi donatori concittadini. Nella foto vediamo infatti i concelebranti la
solenne Messa e, sullo sfondo,
l’icona ben visibile per la vivacità dei
suoi colori.
E’ certamente un dipinto particolare
in questa Chiesa che custodisce le
grandi opere dei Vecellio: un po’ alla
volta anche il nostro occhio si abituerà alla novità mentre la fede ci farà
guardare a quell’opera con un motivo
di speranza; Maria infatti nasce ed
l’aurora di un mondo nuovo, Lei è
data a noi come segno di consolazione e di sicura speranza. Noi guarderemo a quell’icona e pregheremo
Maria perché non venga meno la
speranza in chi vive la montagna con
le sue fatiche e preoccupazioni; chiederemo a Maria il dono della vita
nelle nostre case affinché anche il Cadore possa essere “nascente”. L’anagrafe dei nostri Comuni infatti
continua inesorabile a registrare il
calo delle nascite e là dove vien meno
la vita, vengono a mancare, di conseguenza, tutti i servizi.
L’aver accolto nella Chiesa madre
di tutte le chiese del Cadore quell’icona che propone la vita può essere
un piccolo, ma concreto messaggio di
fiducia e di speranza. Guarderemo allora a quell’icona non con l’occhio
del critico o dell’esperto di arte ma
con l’atteggiamento della fede che ha
bisogno di segni esterni per essere
rafforzata; una fede che poi ... esce di
chiesa per diventare motore di vita
personale e sociale: proprio di questo
ne abbiamo bisogno.
Quando, in passato, i fedeli guardavano un quadro e una pittura sulle pareti della loro chiesa, non erano
interessati allo stile del pittore e nemmeno alla cornice dell’opera pittorica: la scena riprodotta richiamava
ciò che avevano imparato a catechismo e ciò che stavano celebrando.
Era la famosa “Bibbia dei poveri”
che alimentava la fede in chi si soffermava a guardare un quadro o una
scena di quel grande libro che é la
Bibbia. Nel nostro caso, la nascita
della Madonna non la troviamo descritta in nessuna pagina della Bibbia
ma la troviamo nella devozione popolare dei primi secoli del cristianesimo quando l’annuncio cristiano si
diffondeva tra i popoli. Ecco allora
comparire i nomi dei genitori della
Madonna: i santi Gioacchino e Anna;
la loro devozione si diffuse molto velocemente fino ad arrivare ai ... nostri
antenati che hanno voluto scegliere il
momento della nascita della Madonna come segno della fede - uno
dei primi segni - in terra cadorina.
Abbiamo ringraziato pubblicamente
i donatori dell’icona: lo facciamo
anche da queste colonne nella certezza d’interpretare i sentimenti grati
di tutti i parrocchiani che possono alzare lo sguardo e gioire per il dono
della vita data a Maria, una vita che
Lei ha poi offerto come salvezza
eterna per tutti noi.
Quello che sei
è il dono di Dio a te,
quello che diventi
è il tuo dono a Dio.
(Hans Urs von Balthasar)
L'ultimo posto
L'inferno era ormai al completo e
fuori dalla porta una lunga fila di persone attendeva di entrare. Il diavolo
fu costretto a bloccare all'ingresso
tutti i nuovi "aspiranti".
"E' rimasto un solo posto libero, e logicamente deve toccare al più grosso
dei peccatori.", proclamò.
"C'è almeno qualche pluriomicida
tra di voi?".
Per trovare il peggiore di tutti, il diavolo cominciò ad esaminare i peccatori in coda. Dopo un po' ne vide uno
di cui non si era accorto prima.
"Che cosa hai fatto tu?", gli chiese.
"Niente. lo sono un uomo buono e
sono qui soltanto per un equivoco."
"Hai fatto certamente qualcosa!"
ghignò il diavolo, "tutti fanno qualcosa" . "Ah, lo so bene", disse l'uomo
convinto, "ma io mi sono sempre tenuto alla larga. Ho visto come gli uomini perseguitavano altri uomini, ma
non ho partecipato a quella folle caccia. Lasciano morire di fame i bambini eli vendono come schiavi; hanno
emarginato i deboli come spazzatura.
Non fanno che escogitare perfidie ed
imbrogli per ingannarsi a vicenda.
Io solo ho resistito alla tentazione e
non ho fatto niente. Mai."
"Assolutamente niente?", chiede il
diavolo incredulo. "Sei sicuro di
avere visto tutto?". "Con i miei
occhi!". "E non hai fatto niente?", ripeté il diavolo. "No!".
Il diavolo ridacchiò: "Entra, amico
mio. Il posto è tuo!"
Sentieri
INTERESSANTI
CONFERENZE
A cura della Fondazione Centro
Studi Tiziano e Cadore, nell’ambito dell’estate tizianesca 2015,
sono state proposte due occasioni
per meglio conoscere il grande
pittore Michelangelo nelle sue
opere pittoriche presenti nella
Cappella Sistina. Il prof. Augusto
Gentili ha intrattenuto il folto pubblico con due relazioni: nella
prima, con lo sguardo rivolto al
soffitto della Sistina egli ci ha parlato della creazione e dell’umanità
rinnovata: il problema della salvezza dalle origini alla fine del
mondo. Nelle seconda serata invece il nostro sguardo era concentrato sul Giudizio Universale che
ha come centro il Cristo, Uomo
nuovo e Maria che sembra intercedere per una salvezza di perdono e di misericordia.
Mi ha impressionato l’attenzione
del pubblico mentre l’oratore ap-
SUOR MARIA EMILIANA
Certamente qualcuno di POZZALE ricorderà suor Maria Emiliana:
ella ha offerto il suo servizio a Verona, a Cossila (VC) nella clinica Fornaca di Torino e anche a Pozzale per alcuni anni. La madre generale
delle Suore Carmelitane di santa Teresa così ha scritto di lei: “ la fotografia che la ritrae la mostra sorridente e serena, come eravamo abituate a conoscerla. Sempre contenta, sempre riconoscente al Signore e
a tutti, di carattere allegro e gioviale. Negli ultimi anni, la malattia e la
forzata permanenza a letto hanno cambiato la sua fisionomia. ma la
serena e fiduciosa accettazione della volontà di Dio é rimasta radicata
in lei, perché fondata su una profonda umiltà e alimentata dall’intenso
rapporto vissuto con il Signore”.
Suor Maria Emiliana è morta alla vigilia della festa della Madonna del
Carmine a Rodengo Saviano (BS); il suo corpo, in attesa della risurrezione, riposa nel cimitero di Danta di Cadore, paese dove ella era nata
nel 1928.
7
profondiva riflessioni teologiche
e estetiche. Veramente due belle
serate di cultura! Questi appuntamenti facevano parte d’un ricco
programma di iniziative proposte
dal Centro Studi Tiziano e Cadore
non solo per Pieve ma anche per
tutto il territorio cadorino: concerti
musicali, proposte archeologiche,
inviti a tavola di Vecellio con focacce, quaglie, erbe degli orti e
formaggi di capra, oppure a tavola
con Galeazzo di Pietro castellano
di Botestagno, con carni bianche
al gusto di salvia, dolci alla rosa e
al gelsomino; non sono mancati
approfondimenti storici e inviti a
mostre tematiche sull’arte e l’architettura oltre i mille metri.
Conferenze, laboratori per bambini, concerti, inviti a tavola: un
ricco programma che ha animato
la nostra estate. Resta aperta una
domanda: ci siamo accorti di queste proposte e vi abbiamo partecipato superando l’antico brontolio
sul niente di nuovo nelle nostre
contrade?
8
Un nuovo “Falco”
“Oggi domenica 9 agosto, alle ore
21, sulla piazzola dell'Elicottero,
siete tutti invitati ad ascoltare il Coro
Cadore e la Sorgente Classic Ensemble , e per dire a voce alta GRAZIE a
Angelo Costola e tutti Angeli del
SUEM e del Soccorso Alpino, loro
hanno sempre risposto alle nostre
chiamate, ora non possiamo mancare
quando dobbiamo dire GRAZIEEEEEEE !”.
Questo era il testo dell’invito per
una serata molto ben riuscita a partire
dal clima serale mite e dall’atmosfera
che s’è creata tra il coro, l’orchestra e
il numeroso pubblico. Il “Lions
Club” ha proposto un’occasione veramente attesa e riuscita per sottolineare l’importanza dell’Elicottero, di
chi l’ha “inventato”, il primario angelo Costola, i tecnici e gli operatori
del soccorso. Il ricordo é andato a coloro che hanno perso la vita a Rio
Gere e agli altri componenti del Soccorso Alpino deceduti in tragiche circostanze.
Il giorno seguente è avvenuta la presentazione del nuovo elicottero con le
sue innovative tecniche per un soccorso sempre più sicuro e celere. La
presenza del Governatore del Veneto,
Luca Zaia, ha sottolineato l’importanza di quest mezzo per la sicurezza
in montagna. Egli ha inoltre rassicurato le nostre Autorità e i numerosi
cittadini sull’efficienza del nostro
Ospedale al centro d’interessanti interventi edilizi: nuovo pronto soccorso, nuova TAC, nuovo elicottero;
in definitiva : abbiamo vissuto aluci
importanti momenti della nostra piccola ma preziosa storia locale. La benedizione dell’Arcidiacono era per il
nuovo elicottero, per la sicurezza di
chi lo utilizzerà ma anche perché le
promesse di chi ha preso la parola
siano mantenute per la nostra sicurezza e per la vita in montagna.
Sentieri
LA ZUPPA
ATTENZIONE ALLE NOSTRE PREVENZIONI
NEI RIGUARDI DEGLI EXTRACOMUNITARI
E DEI PROFUGHI
In un grande selfservice una signora anziana prese una grossa ciotola
di zuppa, la sistemò sul vassoio e poi, dopo aver pagato, posò il vassoio
su un tavolino libero. Appese la borsetta alla sedia e stava per sedersi
e degustare la fumante e profumata zuppa quando si accorse di aver dimenticato il cucchiaio. Lasciò tutto e si recò alla cassa, dove c’erano le
posate.
Quando ritornò, vide con sorpresa che il suo posto era occupato da un
giovane africano che stava tranquillamente mangiando la sua zuppa. La
donna rimase perplessa e indignata. Poi, con un po’ di malcelato sussiego, si sedette sulla sedia vicina e affondò il cucchiaio nella zuppa,
sotto il naso dell’intruso.
Il giovane sorrise e continuò a mangiare. Lei prese una cucchiaiata,
anche il giovane ne prese una. Lei pensava: “Che sfrontato! Se solo
avessi più coraggio! È ora di finirla con questi immigrati!”.
Così̀ ogni volta che lei prendeva una cucchiaiata, l’uomo di fronte a lei,
senza fare un minimo cenno, ne prendeva una anche lui. Continuarono
fino a che non rimase una piccola quantità̀ di zuppa e la donna pensò:
“Ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando sarà finita”. Il
giovane le lasciò l’ultima cucchiaiata. Poi si alzò, la salutò educatamente e se ne andò. La donna guardò la sedia: la sua borsa era scomparsa. Un ladro! Era solo un comunissimo ladro!
Delusa, arrabbiata, tutta rossa in volto si guardò intorno. Ma il giovane era scomparso senza lasciare traccia. Poi, mentre si guardava intorno, la rabbia si trasformò in confusione e profondo imbarazzo. Sul
tavolino accanto, c’era un vassoio senza cucchiaio, con una zuppa che
si stava raffreddando. Sulla sedia, appesa come l’aveva lasciata, c’era
la sua borsa.
Sentì tanta vergogna e capì solo allora che lei aveva sbagliato tavolino
e che quel giovane che mangiava una zuppa uguale alla sua l’aveva divisa con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore, al contrario di
lei che aveva sbuffato e addirittura si era sentita ferita nell’orgoglio.
Quante volte nella nostra vita, senza saperlo, abbiamo “mangiato la
zuppa” di un altro? Quante volte al giorno, rubiamo tempo, stima, affetto, attenzione e neanche ci sfiora il rimorso?
Alcuni momenti vissuti il
10 agosto nel momento
della consegna del nuovo
“Falco” presso l’Ospedale
del Cadore.
Sentieri
Un defibrillatore in Piazza Tiziano
Il silenzio
che parla
9
Il silenzio è talvolta tacere,
ma è sempre ascoltare. Un’assenza di rumore che fosse
vuota della nostra attenzione
alla parola di Dio non sarebbe
silenzio. Una giornata piena di
rumori, piena di voci, può essere una giornata di silenzio se
il rumore diventa per noi l’eco
della presenza di Dio, se le parole sono per noi messaggi e
sollecitazioni di Dio.
Nella mattinata del 21 agosto molte persone hanno colto l’invito del
Lions Club Cadore per ritrovarsi in Piazza Tiziano all’inaugurazione del
defibrillatore: uno dono veramente utile per un primo soccorso quando
il cuore si mette a fare i capricci. Negli interventi più volte s’é sentite
queste parole: “generosità, solidarietà, collaborazione, servizio, attenzione al territorio”. Nella preghiera di benedizione abbiamo pregato
prima di tutto per i Soci del Lions Club che hanno donato il prezioso apparecchio salva vita, poi per i possibili utenti ma anche per coloro che
impareranno a utilizzare questo mezzo posto proprio al centro della
frequentata piazza Tiziano. Altri strumenti di questo tipo erano già stati
donati dal Lions Club alle strutture sportive del territorio nella speranza
di non dover mai condividere esperienze luttuose in chi pratica lo sport.
L’ORO NEL CAMPO
C’era una volta un uomo che faceva il giardiniere. Non era ricco, ma
lavorando sodo era riuscito a comperare una bella vigna. Aveva anche
allevato tre figli robusti e sani. Ma proprio qui stava il suo cruccio: i
tre ragazzi non mostravano in alcun modo di condividere la passione
del padre per il lavoro campestre. Un giorno il giardiniere sentì che
stava per giungere la sua ultima ora. Chiamò perciò i suoi ragazzi e
disse loro: “Figli miei, debbo rivelarvi un segreto: nella vigna è nascosto tanto oro da bastare per vivere felici e tranquilli. Cercate questo tesoro, e dividetevelo fraternamente tra voi”. Detto questo, spirò.
Il giorno dopo i tre figli scesero nella vigna con zappe, vanghe e rastrelli, e cominciarono a rimuovere profondamente il terreno. Cercarono per giorni e giorni, poiché la vigna era grande e non si sapeva
dove il padre avesse nascosto l’oro di cui aveva parlato. Alla fine si
accorsero di aver zappato tutta la terra senza aver trovato alcun tesoro.
Rimasero molto delusi.
Ma dopo qualche tempò, compresero il significato delle parole del
padre: infatti quell’anno la vigna diede una quantità enorme di splendida uva, perché era stata ben curata e zappata. Vendettero l’uva e ne
ricavarono molti rubli d’oro, che poi divisero fraternamente secondo
la raccomandazione del padre. E da quel giorno compresero che il
più grande tesoro per l’uomo è il frutto del suo lavoro.
Lev Tolstoj
Quando parliamo di noi
stessi, quando parliamo tra
noi, usciamo dal silenzio. .
Quando ripetiamo con le nostre labbra gli intimi suggerimenti della Parola di Dio nel
profondo di noi stessi, lasciamo il silenzio intatto.
Il silenzio non ama la confusione delle parole. Sappiamo
parlare o tacere, ma non sappiamo accontentarci delle parole necessarie. Oscilliamo
senza posa tra un mutismo che
affossa la carità e una esplosione di parole che svia la verità.
Il silenzio ̀e carità e verità.
Esso risponde a colui che
chiede qualcosa, ma non da
̀
che parole cariche di vita. Il silenzio, come tutti gli impegni
della vita, ci induce al dono di
noi stessi e non ad un’avarizia
mascherata. Ma esso ci tiene
uniti per mezzo di questo dono.
Non ci si può donare quando ci
si ̀e sprecati. Le vane parole di
cui rivestiamo i nostri pensieri
sono un continuo sperpero di
noi stessi.
“Vi sarà chiesto conto di ogni
parola”, Di tutte quelle che bisognava dire e che la nostra
avarizia ha frenato. Di tutte
quelle che bisognava tacere e
che la nostra prodigalità avrà
seminato ai quattro venti della
nostra fantasia o dei nostri
nervi»
Madeleine Delbrel
10
Sentieri
I TIZIANO CHE POTREMMO RUBARE
Sopralluogo di un ladro immaginario a Pieve di Cadore,
paese natale del grande artista cinquecentesco
Nell’archivio della canonica ho
trovato un ritaglio di giornale del
1968 che ha attirato la mia attenzione perché parlava della nostra terra, quasi 50 anni or sono.
Il giornalista, Marco Nozza, é arrivato a Pieve dopo che a Medole,
in provincia di Mantova, hanno
rubato un quadro di Tiziano collocato in Chiesa. Il giornalista si
chiede se é facile rubare un quadro così importante e allora ipotizza un suo sopralluogo nella
nostra Chiesa arcidiaconale, proprio come farebbe un esperto
ladro.
La descrizione fatta dal giornalista rievoca un po’ di storia nostra, con nomi di persone che
alcuni lettori ricordano ancora.
Tra tutti, emerge la figura di
mons. Fiori. Ho pensato di pubblicare l’articolo in queste pagine: sarà certamente gradito da
tutti.
Non posso però non ricordare
che alcuni anni dopo il ‘68, la
nostra Chiesa fu realmente visitata dai ladri ed il furto del quadro di Tiziano suscitò un
comprensibile scalpore. Da allora furono installati vari sistemi
di sicurezza e di allarme con controlli continui per la sicurezza dei
capolavori presenti nella nostra
Chiesa. Speriamo che fatti reali o
immaginari di furti e di ladri non
si verifichino mai più.
dal nostro inviato
MARCO NOZZA
PIEVE DI CADORE,
maggio 1968
“Ma é così facile rubare un Tiziano? Ai ladri di Medole (Mantova)
è andata bene, almeno finora. Più
nessuna traccia della pala d'altare trafugata nella notte del 25 aprile
scorso. Sparita come può sparire un
tappeto, un asciugamano, un paio di
mutande.
Chi lo sa dov'è? Forse in America.
Forse in Australia. E perché non in
uno studio di Zurigo?· E se fosse in
una cantina di Corso Sempione, a Milano? E perché non potrebbe essere in
un campo di grano della Bassa mantovana? Chissà poi se l’opera é ancora intera o se invece non é già stata
tagliata a rettangoli, per smerciarla
meglio. L’Interpol indaga. E la gente
è qua, abbastanza sgomenta, a chiedersi com'è che è possibile rubare un
Tiziano nell'anno di grazia 1968,
farlo sparire, cancellarlo alla faccia
della Terra. Per vedere di dare una risposta - non accademica, ma pratica,
concreta, realistica - ho fatto una
prova. Dove c'è qualche Tiziano, ho
svolto un sopralluogo.
Proprio come fa il ladro, prima del
colpo. Questo che leggete è il resoconto, in tredici punti, scheletrici, del
sopralluogo svolto a Pieve di Cadore,
paese natale di Tiziano Vecellio.
l) PALA D'ALTARE DI PIEVE.
E’ conosciuta come «pala di San
Tiziano», il santo patrono del paese.
Raffigura una « Sacra conversazione"· Ma la gente di qui, ormai da
secoli, preferisce quest’altra definizione del quadro: «La famiglia di Tiziano ». Infatti: nella Madonna il
pittore ha ritratto la figlia Lavinia; nel
Vescovo il fratello maggiore Francesco; nel Sant'Andrea il figlio Pomponio. La quarta persona, alle spalle del
Vescovo, è lui, il Tiziano. S'è fatto
l’autoritratto. Colla barba, la veste
nera, il berretto nero, il bastone da
pellegrino. (N.B. qui c’è un po’ di
confusione nel giornalista)
2) POSIZIONE. La tela si trova
nella terza cappella a sinistra entrando. Misura metri 1,20 per 80 centimetri. E'' quindi più maneggevole di
quella di Medole, che misurava metri
2,76 per 1,08. Non è disposta nemmeno molto alta. Basta una scala
metà di quella adoperata dai ladri
mantovani.
3) NOTA STORICA. Il Tiziano ha
dipinto il quadro nel 1560, in memoria del fratello Francesco, morto
l'anno prima a Pieve. Siccome l'Aretino, lingua forcuta, andava dicendo
che Tiziano, geloso dell'arte del fratello Francesco, l'aveva fatto tornare
al paesello a star dietro ai commerci
(i Vecellio erano ricchi commercianti
di legna), allora Tiziano fece la pala
per smentire quella mala lingua.
4) ORARI DELLA CHIESA. Apertura ore 7, per la messa prima. Chiusura ore 12. Riapertura ore 16.
Chiusura definitiva all'imbrunire.
5) SORVEGLIANZA. Il sacrestano
si chiama Pietro Finotti. Ma non fa
solo il sacrestano. Fa anche il bidello
delle scuole medie di via Carducci,
che è la via dove c'è la casa natale del
Tiziano. In chiesa, quindi, c'è sì e c'è
no. Più no che si. I vigili urbani sono
due: Mario Coletti e Franco Faè.
Guardia notturna: Pietro Schintu, ex-
carabiniere. Per il suo lavoro prende,
dalla parrocchia, 1040 lire. Recentemente ha avuto un aumento. Prima,
erano 1020 lire. Tanto i due vigili
quanto la guardia notturna hanno altri
giri da compiere, altre incombenze,
oltre a quella di badare al Tiziano.
Poi, c'è l’arcidiacono, monsignor Angelo Fiori, chiamato « il Vescovo del
Cadore». Ma, di lui, ai punti 10 - 11 e
12.
6) CARABINIERI. La caserma è
situata a . 78 passi, precisi, Ii ho contati, dall'ultimo gradino della scalinata della chiesa, sulla strada che
scende a Tai di Cadore, frazione di
Pieve, che è poi la strada che porta al
bivio Belluno-Cortina. Una volta, a
Pieve, c'era la tenenza. Adesso
l’hanno trasferita a Cortina. Anche la
direzione dei pompieri l'hanno trasferita a Cortina. Lamento generale:
«Quei quattro tedeschi di ampezzani
si portano via tutto loro».
7) PORTE DELLA CHIESA.
Sono quattro. Tutte sprangate dal di
dentro. Con grandi chiavi. Serratura
segreta. Un mazzo ce l'ha l'arcidiacono. L'altro mazzo ce l'ha il sacrestano-bidello. La porta più adatta per
un possibile scasso sarebbe quella laterale, sulla sinistra dell'altar maggiore. Ma, appena fuori, a pochi
metri, c'è il caffè Tiziano, che è sempre affollato. D'estate, rimane aperto
fino a notte fonda.
8) SACRESTIA. Quelli di Medole,
per fare il colpo, si sono nascosti in
sacrestia. Anzi, in un bugigattolo che
dà in sacrestia. La sacrestia di Pieve
rimane sempre chiusa, tranne le ore
delle funzioni. La chiave ce l'ha l’arcidiacono. Perché? « Perché non è
una sacrestia, è una pinacoteca »: la
definizione è dello stesso arcidiacono. In mezzo a quadri di grande valore, c'è un altro Tiziano, che pochi
conoscono. Una tavoletta che serviva
da porticina del vecchio ciborio, già
addossato alla parete dell'abside e
poi, nel 1938, sistemato in sacrestia.
Rappresenta un « Cristo morto eretto
sul Sepolcro "· Ha scritto Adolfo Venturi, nel 1927: « Il minuscolo quadro
ha purtroppo sofferto per restauri, ma
l'aureo monocromo riflette tutta la
luce del pennello che ha dipinto il
San Sebastiano della PaIa Vaticana ...
Una tragica grandezza si sprigiona
dal volto », Misura 30 centimetri per
25. Manegevolissimo.
9) ALTRO TIZIANO. E tre! Si
trova nel coro della chiesa, sulla parete di sinistra di chi guarda l'altar
maggiore. E' la cosiddetta pala Genova, eseguita per la cappella della
Sentieri
Adorazione dei Magi, di autore
ignoto del XVI secolo: é un olio
su tavola, presente in sacrestia e
ora prestato per una mostra di
El Greco a Treviso
famiglia Genova, antica famiglia di
Pieve. Fino no a poco tempo fa erano
pochi quelli che credevano tizianesco
il quadro. Gli elenchi e gli inventari
che si trovano nell’archivio parrocchiale parlano tutti quanti di opera tizianesca dei primi anni del pittore,
molto deteriorata dal tempo e da restauri eseguiti da gente poco esperta.
Manca la scritta « Titianus faciebat »
Però, in occasione della mostra di pittura organizzata a Belluno nel settembre del 1938, il quadro ripulito
dalla Sovrintendenza al le Belle Arti,
è stato presentate come opera originale del grande Maestro. Adesso occorrerebbe un altro restauro. « Fatto
bene», dice l'arcidiacono.
10) ARCIDIACONO. Monsignor
Angelo Fiori ha 74 anni. E' un uomo
vigoroso, anche se adesso viaggia
con un bastoncino, per via di un recente colpetto. Cadorino di nascita, è
a Pieve da più di trent'anni. Grande
intenditore di Tiziano. Da giovane ha
insegnato storia dell'arte in Seminario. Due anni fa, ha pubblicato un
libro intitolato: «Le opere d'arte in S.
Maria di Pieve di Cadore», che è la
sua chiesa.
11) PRECEDENTI DELL’ARCIDIAGONO.
Nella notte del 9 settembre 1943, in
attesa dell’arrivo dei tedeschi ( «
prima i francesi, poi gli austriaci,
adesso i tedeschi , ) , e «visto che la
Sovrintendenza se ne infischiava'»
monsignor Fiori staccò i suoi Tiziano
e li portò su in alto nella cupola, aiutato da due uomini di fiducia:
Romeo De Tone, sacrestano, e Pietro
Sonaggere, muratore. Li nascose in
11
una nicchia della cupola. Solo loro
tre sapevano quel segreto. Il 12 settembre arrivano i tedeschi. Chiedono
dov'è il Tiziano. Monsignore risponde che non lo sa: sono venuti
quelli della Sovrintendenza, dice, e l'hanno portato via loro. I tedeschi non
ci credono. Guardano qua e là. Ma
non gli salta in mente di guardare su
in alto, verso la cupola. Fanno giurare
il prete. Il prete, chiedendo perdono
al Dio degli artisti, giura.
12) ALTRO PRECEDENTE. Un
giorno, a monsignor Fiori, uno dell'accademia dice: «Monsignore, mi
presti il Tiziano per 99 anni ».
« Bravo lei! - risponde monsignore «fra 99 anni io forse non ci sono più
e il prete che sarà al mio posto può
darsi che preferisca i soldi al quadro.
E invece il quadro è patrimonio di
Pieve. Provi a chiederlo agli abitanti
di Pieve, se glielo danno ».
13) GLI ABITANTI DI PIEVE.
Sono 4039, in data l aprile 1968. Tengono a Tiziano più che ad ogni altra
cosa. Anche per far rabbia a quelli di
Belluno, che invece non hanno neanche un Tiziano (vergogna!) e per di
più pare non gliene importi nemmeno
molto. Anche i molti emigranti di
Pieve vanno matti per il loro Tiziano.
Emigrano in Germania, fanno i gelatai. Il più famoso di loro è Tiziano
Vecellio, ultimo discendente diretto
del grande pittore. Ha sposato
un’olandese. Tutte le estati torna. Fa
la guardia al suo Parente meglio di
cinque guardie. Ma tutti, qui, stravedono per il loro Tiziano. Caffè Tiziano. Bar Tiziano.. Liquore Tiziano.
Aperitivo Tiziano. Sulla lapide della
casa natale dell’artista, ci sono
scritte queste parole: « Modesto
tributo al Sommo che per le vie
dell'arte preparava il Risorgimento della Patria». Un ante-marcia del Risorgimento anche lui,
insomma. Guai a toccarglielo, il
loro Tiziano. Dico a uno, in un
caffè: « Non avete paura che ve lo
portino via come l'hanno portato
via a Medole?
Quello mi guarda come i suoi antenati, per secoli, han guardato gli
austriaci.
CONCLUSIONE. Colpo non
consigliabile. Forse è meglio andare su a Zoppè di Cadore, metri
1461 d'altezza, in mezzo alle montagne, dove c'è un altro Tiziano.
Zoppè: 468 abitanti, di cui più
della metà all'estero ...”.
12
Sentieri
MOMENTI ESTIVI INTERESSANTI
La nostra estate é iniziata con gli
ultimi giorni di scuola: i genitori
e le insegnanti si sono organizzati
per una solenne celebrazione in
Chiesa; non potendo pregare negli
ambiti scolastici ci si é ritrovati
numerosissimi in Chiesa per ringraziare il Signore al termine del
cammino scolastico: una celebrazione ben riuscita, preparata bene,
coinvolgente piccoli e grandi.
Un’iniziativa da riproporre all’inizio del nuovo anno scolastico.
*****
Una lunga serie di concerti vocali
e strumentali ha animato le serate
estive nelle nostre chiese: in primo
piano il Coro “Cadore” nel suo
prestigioso anniversario sostenuto
dall’affetto e dagli applausi del
pubblico, Abbiamo apprezzato il
“Volinvoce”, la “Schola Cantorum” di Lorenzago, la Corale
“San Marco” , i Cantori di Zoppè
con il canto patriarchino. L’organo
e la viola ci hanno fatto apprezzare alcuni mottetti del Seicento
tedesco: una proposta dell’Associazione Organi storici del Cadore.
A questo proposito: quando sentiremo di nuovo il suono dell’organo nella chiesa arcidiaconale?
C’è chi vorrebbe costituire un comitato per raccogliere i fondi per
un intervento robusto e radicale.
Per ora l’organo é lì, muto in attesa di tempi migliori resi tali da
qualche generoso benefattore.
*****
Lo Stabat Mater dolorosa di Pergolesi ha incanta il numeroso pubblico nel concerto offerto dalla
Fondazione Centro Studi Tiziano
e Cadore ad opera di Dolomiti
Synfonia. Anche nella Chiesa di
Sottocastello il Kalicantus Ensemble ci ha coinvolti con la musica picta: il colore che suona.
Non sono mancate alcune celebrazioni religiose particolari ad
iniziare dalla Messa in onore di
sant’Antonio presso la chiesetta a
Sottocastello. Un gruppo di persone s’è incontrato nella preghiera
mantenendo in vita una tradizione
antica che vedeva la gente salire
dal profondo greto del Piave
quando ancora non c’era la diga e
il gerlo non era un oggetto ornamentale da museo ma un normale
peso da portare spesso.
Il Parroco ha invitato a tener viva
l’occasione d’incontrarci non solo
per venerare un grande santo ma
anche per apprezzare il gusto di
stare insieme.
Un altro appuntamento l’abbiamo vissuto a Pozzale per la
festa del patrono, san Tommaso
apostolo. L’orario della Messa al
mattino forse non ha favorito la
partecipazione dei parrocchiani il
3 luglio mentre più numerosa del
solito si presentava la gente in
chiesa la domenica seguente
quando, accanto alle bancarelle
dei venditori, molti si sono dati
appuntamento in Chiesa dove era
appena rientrato il famoso polittico del Carpaccio. Sta migliorando l’organizzazione e la
partecipazione alla “sagra”: speriamo non ci si dimentichi della
celebrazione religiosa in onore del
patrono del paese.
*****
Anche a Sottocastello ha avuto
grande successo la sagra in
onore di san Lorenzo; é stato
bello vedere tante persone impegnate nei vari servizi. Volti sorridenti nonostante la fatica e il
caldo del bel tempo: ecco gli ingredienti delle serate che hanno
visto un numeroso pubblico di
gente in festa.
Anche la Messa ha avuto la sua
buona partecipazione e non é
mancata la preghiera per gli ammalati e per chi era impegnato a
servire polenta, capriolo e baccalà
sull’esempio di san Lorenzo, dia-
cono a servizio dei poveri nella
Roma antica.
*****
In Chiesa arcidiaconale non é
passata inosservata la celebrazione dei santi Pietro e Paolo con
la benedizione dell’icona della
Natività di Maria. Ora il quadro
é lì, sulla parete in presbiterio; é lì
e ci ricorda la Madonna data a noi
come patrona, segno di consolazione e di sicura speranza.
Il valore artistico dell’icona ha
avuto anche l’apprezzamento del
critico Vittorio Sgarbi che, dopo
aver offerto una pacata riflessione
sull’importanza della fede nell’arte dei Vecellio, ha voluto rientrare in Chiesa e passare in
rassegna tutte le opere d’arte presenti nel luogo sacro e in sacrestia.
*****
Quando ritornerà la “Pala Genova”da Torino dove si trova per il
restauro, allora potremo gustare
un’opera preziosa dell’arte custodita nella nostra Chiesa. Per ora
invece, molti si sono accorti del
“gonfalone di Tiziano” collocato
presso l’altare laterale della Madonna: è possibile ammirarlo su
ambedue i lati mentre in precedenza era collocato in alto, sulla
parete e visibile solo da un lato.
Molti hanno espresso stupore e
meraviglia nel vedere quest’opera
Sentieri
attribuita a Orazio Vecellio su disegno di Tiziano.
*****
Un gruppo di ragazzi e ragazze
delle nostre Comunità hanno partecipato a “Copada 2015”:
l’esperienza di campeggio proposta dalle Parrocchie del Cadore.
Con il prossimo bollettino leggeremo alcune riflessioni e emozioni
vissute dai ragazzi durante quell’esperienza di gruppo che resterà
indelebile nella loro memoria e
nella loro formazione.
*****
Agosto volgeva al termine, con
le sue stupende giornate di sole,
quando il centro di Pieve s’é animato per la presenza dei “Veci”:
gli Alpini presenti nella Caserma Calvi nel recente passato.
Favoriti dal bel tempo si sono presentati più numerosi del solito
anche in Chiesa per la Messa durante la quale abbiamo ricordato la
figura di Pierluigi Bergamo: importante responsabile dell’ANA
Cadore da poco “andato avanti”.
*****
Ci siamo anche sentiti vicini ai
tanti Bellunesi che a Mattmark,
in Svizzera, celebravano i 50 anni
dalla disgrazia che uccise 88 Italiani di cui 17 Bellunesi. I nostri 3
giovani Caduti di Sottocastello
erano già stati commemorati in
un’apposita manifestazione vissuta alcuni giorni prima a Sottocastello con al santa Messa e con
una lapide in Cimitero.
MARIA, DONNA
IN CAMMINO
13
Santa Maria, donna della
strada, come vorremmo somigliarti nelle nostre corse trafelate,
ma non abbiamo traguardi; siamo
pellegrini come te, ma senza santuari verso cui andare. Siamo più
veloci di te, ma il deserto ingoia
i nostri passi. Camminiamo sull’asfalto, ma il bitume cancella le
nostre orme.
Donaci, ti preghiamo, il gusto
del- la vita. Facci assaporare l’ebbrezza delle cose. Offri risposte
materne alle domande di significato circa il nostro interminabile
andare.
Santa Maria, donna della
strada, fa che i nostri sentieri
siano, come furono i tuoi, strumento di comunicazione con la
gente; liberaci dall’ansia della
metropoli e donaci l’impazienza
di Dio.
Santa Maria, donna della
strada, facci capire come, più
che sulle mappe della geografia,
dobbiamo cercare sulle tavole
della storia le carovaniere dei nostri pellegrinaggi.
Prendici per mano e facci scorgere la presenza sacramentale di
Dio sotto il filo dei giorni, negli
accadimenti del tempo, nel volgere delle stagioni umane, nei
tramonti delle onnipotenze terrene, nei crepuscoli mattinali di
popoli nuovi, nelle attese di solidarietà̀ che si colgono nell’aria.
Se ci vedi allo sbando, sul ciglio
della strada, fermati Samaritana
dolcissima, per versare sulle nostre ferite l’olio della consolazione e il vino della speranza. E
poi rimettici in carreggiata.
Dalle nebbie di questa “valle di
lacrime”, in cui si consumano le
nostre afflizioni, facci volgere gli
occhi verso i monti da dove verrà
l’aiuto. E allora sulle nostre
strade fiorirà̀ l’esultanza del Magnificat.
Come avvenne in quella lontana
primavera, sulle alture della Giudea, quando ci salisti tu.
don Tonino Bello
14
Sentieri
il Palio
delle
F
r
a
z
i
o
n
i
Sentieri
SERIAMENTE
E SERENAMENTE
15
Beati quelli che sanno ridere di
se stessi, non avranno mai finito
di divertirsi.
Beati quelli che sanno distinguere una montagna dal ponticello di una talpa, saranno loro
risparmiate molte preoccupazioni.
Beati quelli che sono capaci di
riposare e dormire senza bisogno di cercare scuse, diventeranno saggi.
Beati quelli che sanno tacere e
ascoltare, impareranno molte
cose nuove.
Beati quelli che sono abbastanza intelligenti da non prendersi
sul serio, saranno stimati dai
loro amici.
Beati voi, se sapete guardare
seriamente le piccole cose e serenamente le cose serie, andrete
lontano nella vita.
Beati voi, se sapete apprezzare
un sorriso e dimenticare uno
sberleffo, la vostra strada sarà
piena di sole.
Beati voi, se siete capaci di interpretare sempre benevolmente
gli atteggiamenti altrui, anche
quando le apparenze sono contrarie, passerete per ingenui, ma
questo è il prezzo della carità.
Beati quelli che pensano prima
di agire e ridono prima di pensare, eviteranno di commettere
molte sciocchezze.
Beati voi, se sapete tacere e sorridere quando vi interrompono,
vi contraddicono vi pestano i
piedi, il vangelo comincia a penetrare nel vostro cuore.
Beati soprattutto voi che sapete
riconoscere il Signore in tutti
quelli che incontrate, avete trovato la vera luce, avete trovato
la vera saggezza.
16
Sentieri
LA FATICA DI GUARDARE AVANTI
Nell'oratorio in cui lavoro come responsabile laico un giorno incontro
un signore piuttosto anziano che non
avevo mai visto. Iniziamo a chiacchierare e scopro che, anni addietro, è
stato membro del consiglio pastorale,
ha preso parte attivamente alla vita
della parrocchia e dell'oratorio, ha
partecipato e contribuito a diverse
iniziative. Poi basta: cambiato il prete
dell'oratorio, ormai due coadiutori fa,
in parrocchia non ha messo più piede.
«Quando c'era il mio don - così diceva - non sai com'era questo oratorio! La domenica pomeriggio c'erano
centinaia di ragazzi, alle uscite si andava con otto pullman... adesso invece...» e inizia a dirmi tutto il male
possibile degli attuali preti.
Al momento non ho avuto la prontezza di ribattere. Quella breve conversazione però mi è rimasta dentro
e mi ha fatto riflettere. Non perché la
domenica in oratorio le centinaia di
ragazzi e gli otto pullman non li vedo
neanche col binocolo.
Quello che mi ha rattristato è il modo di pensare la Chiesa che ho
intravisto sotteso a
quella conversazione e
che purtroppo mi rendo
conto essere piuttosto
diffuso nelle nostre comunità cristiane. Tre
sono i suoi tratti distintivi:
- Lo sguardo rivolto nostalgicamente ad un passato mitizzato: tutto ciò
che si faceva una volta,
quando c'era quel prete,
quando c'era quella suora, è idealizzato ed epurato di qualsiasi imperfezione. Le esperienze vissute sono
quel paradiso da cui siamo decaduti,
ma che rappresenta ancora l'orizzonte
verso cui tende ogni aspettativa e
ogni possibilità di futuro.
- La ricerca del colpevole: se non
siamo più nel paradiso dev'essere
colpa di qualcuno. Normalmente la
colpa è di chi è venuto dopo i mitici
condottieri di allora, che diventa
quindi il bersaglio preferito, il responsabile di ogni nefandezza.
- L'attesa di un salvatore. Rimane la
speranza, il sogno, che finalmente
giunga qualcuno a riportarci gli anti-
chi fasti, capace con la sua forza e il
suo carisma di farci tornare in paradiso.
Mi preoccupa molto questo modo di
pensare, che per fortuna non è di tutti.
Mi preoccupa perché è il contrario rispetto alla visione cristiana della storia e alla visione di Chiesa del
Concilio. Questa aspettativa di ritorno al passato è la stessa che impedì
a tanti contemporanei di Gesù di riconoscere in lui il Figlio di Dio, perché non si poneva l'obiettivo di
sconfiggere la dominazione romana e
restaurare il Regno di Davide ma
quello di recuperare le "pecore perdute della casa di Israele" (Mt 15,24).
Mi preoccupa l'incapacità, la paura,
di guardare in faccia alla realtà e
comprendere la reale portata dei problemi che ci troviamo davanti come
Chiesa. Certo, è più facile dare la
colpa al prete di turno piuttosto che
affrontare il fatto che una pastorale
del tempo libero potrebbe risultare
fuori luogo nell'epoca dei quattro
sport per ragazzo, dei corsi di musica,
dei corsi di teatro, dei corsi di chissà
cosa...
È più facile piuttosto che affrontare
il problema di famiglie che hanno,
quando va bene, solo la domenica per
stare insieme, o di ragazzi che aspettano il fine settimana per vedere il
proprio papà perché passano la settimana con la mamma e il compagno
della mamma e i figli del compagno
della mamma...
Star dentro la realtà complessa di
oggi è difficile, costa fatica. Per questo cerchiamo il modo di semplificarla, per non doverci mettere in
discussione e non doverci porre domande a cui non sappiamo dare una
risposta. Troviamo un colpevole, ce
la prendiamo con lui, e non ci pensiamo più.
Mi preoccupa un laicato che, cinquant'anni dopo il Concilio, fa ancora
così fatica ad assumersi le proprie responsabilità, fa ancora così fatica a
farsi carico della propria comunità
cristiana, rimanendo invece inerte in
attesa di qualcuno che sia sopra le
parti e metta ordine. Mi preoccupa
perché non è questa la dinamica di
un'autentica fraternità. È infantile
correre sempre dal Padre perché sia
lui a risolverci i problemi. Se questo
accade da adulti abbiamo confuso il
Padre con il giudice ed è il contrario
della logica cristiana: è proprio per risolvere questa confusione che Gesù è
morto sulla croce.
Abbiamo bisogno di guadare in faccia la realtà. I fasti antichi non torneranno e, se hanno prodotto questa
mentalità, oserei dire per fortuna.
Non ci saranno salvatori carismatici
che ci restituiranno il paradiso, perché è la realtà a non essere più quella
di una volta. Dobbiamo toglierci
dalla testa il mito del
passato, dobbiamo smettere di desiderare che
torni ciò che è stato. Perché la Chiesa è guidata
dallo Spirito e lo Spirito
è novità, è vivacità, è freschezza. Il grandioso
passato è finito, serve abbandonare il rimpianto
ed aprirsi al futuro, desiderando, attendendo, costruendo l'inedito.
Quell'inedito che ancora non intravvediamo
ma che sarà la forma futura della Chiesa. Una Chiesa che
dovrà avere, se non altro per necessità visto il sempre minor numero di
sacerdoti, una forte trazione laicale.
Laici adulti e consapevoli, genuinamente pervasi di spirito evangelico,
che si assumano la responsabilità di
costruire la Chiesa senza aspettare
che siano altri a farlo.
Rimaniamo in ascolto fiducioso
dello Spirito, senza paletti e aspettative, solo col desiderio di essere autenticamente per l'uomo di oggi luce
del mondo e sale della terra. Allora
l'inedito inizierà a prendere forma.
Gabriele Cossovich
(articolo tratto da www.vinonuovo.it)
Scarica

occasioni importanti - ARCIDIACONATO del CADORE