DOMENICA 9 AGOSTO 2015 In Italia EURO 1,50 www.corriere.it Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 Servizio Clienti - Tel. 02 63797510 mail: [email protected] FONDATO NEL 1876 Abitudini d’Europa Società La puntualità dei tedeschi merito di Calvino Varoufakis lo sapeva? La necessità del rancore È giusto dare sfogo ai risentimenti (con misura) di Emanuele Trevi nel supplemento di Giancarlo Dimaggio nel supplemento La rottura che serve Politica Il leader: «Presto alle urne». Sul blog: più rimpatri. Asse con la Lega. Orfini: sciacalli LE PAROLE NON DETTE SUL SUD Senato, un piano per l’elezione semi-diretta. I ribelli del Pd resistono di Ernesto Galli della Loggia Ma l’accordo con l’Iran potrà aiutare il Medio Oriente? «Programma in Rai? Perché no?» dice Grillo al Corriere. Sul blog chiede più rimpatri ed è lite col Pd. Senato, piano di mediazione. No dei ribelli dem. di Ian Bremmer ● GIANNELLI MARTINA, PIZZETTI E LA RIFORMA alle pagine 2, 3 e 5 Buzzi, Galluzzo, Guerzoni Martirano, Zapperi IL BILANCIO E IL RICICLAGGIO I sei miliardi di spese in più di Mario Sensini a pagina 6 Soldi «sporchi» Un anno record L’abbandono del bicameralismo e «l’ancoraggio del nuovo Senato alle Istituzioni territoriali» sono innovazioni «da non disperdere», ma si può lavorare su «forme di partecipazione diretta dei cittadini alla composizione» di Palazzo Madama: a tentare una nuova mediazione sulle riforme sono, con una lettera al Corriere, il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e il sottosegretario per le Riforme Luciano Pizzetti. Che, per cogliere l’obiettivo, propongono di agire sull’articolo relativo alla «definizione del procedimento legislativo o quello sui sistemi elettorali regionali», dedicando anche «una riflessione ulteriore» al Titolo V per «rilanciare la stagione del regionalismo, dandole maggior impulso e rinnovata legittimazione». a pagina 2 continua a pagina 26 di Fiorenza Sarzanini a pagina 20 DOPO LA SFIDA TV RITIRATO UN INVITO Shanghai Mandzukic-Dybala, Lazio battuta. Polemica sulle riprese domande, dirette e precise, non gli soQ uelle no piaciute. E così Donald Trump, il pirotec- nuova Juve (senza Pirlo, Tevez e Vidal) nel solco di quella Due gol e Supercoppa L avecchia: sempre vincente. I due acquisti in attacco, Mandzukic (sopra, mentre fotografa i compagni) e Dybala, È subito Juventus hanno segnato i gol che sono valsi, contro la Lazio, la di Mario Sconcerti e Paolo Tomaselli Supercoppa italiana sul campo (accidentato) di Shanghai. alle pagine 36 e 37 Arzilli Polemica Rai per le riprese tv cinesi. nico candidato alla nomination repubblicana per la Casa Bianca, ha attaccato la giornalista della rete tv conservatrice Fox News, Megyn Kelly, con espressioni scortesi e sessiste, culminate con una frase che — secondo la maggior parte dei commentatori — alludeva a un comportamento dettato dalle mestruazioni. Un eccesso che è valso a Trump l’esclusione da un forum organizzato da un sito repubblicano. Mentre il partito si interroga sui danni che la candidatura del miliardario potrebbe infliggergli. a pagina 11 Rodotà IL NEGOZIATO Grecia, intesa tra i creditori di Maria Serena Natale a pagina 9 S 9 771120 498008 Offese alle donne Trump è un caso per i repubblicani di Massimo Gaggi di Aldo Grasso LA TRAGEDIA DI CEFALÙ ● PADIGLIONE ITALIA Difende i cani LA PROMOZIONE DELLA SOPRINTENDENTE AL CUBO e finisce ucciso batti il mostro in prima padella proprietà, di Cacciari? Di Nostra (in risposta, Codello ha dai cinghiali gina. Il «mostro» in quetutti? Forse qualche linea guida querelato Italia Nostra e Stella). 50 8 0 9> D opo il chiasso e la confusione, alla fine il Congresso degli Stati Uniti approverà l’accordo con l’Iran. Questo è facile. Il difficile? Capire cosa succederà prossimamente in Medio Oriente. L’Iran si atterrà ai termini dell’accordo, quanto meno all’inizio. Ha troppi vantaggi per disattenderlo. Si calcola che le sanzioni siano costate al Paese quasi il 20 per cento del suo Pil, dal 2010 a oggi. Dopo il taglio delle sanzioni, si prevede che Teheran riversi altri 600 mila barili di petrolio sui mercati mondiali entro la prossima primavera. La cifra salirà a un 1 milione di barili al giorno entro il 2016. Una lettera per mediare Con i listini regionali continua a pagina 27 stione, però, non è un poveraccio finito ai disonori della cronaca. È un albergo di rara bruttezza, «lo spropositato catafalco bianco che raddoppia e stupra l’Hotel Santa Chiara sul Canal Grande… un cazzotto cementizio» (Gian Antonio Stella, venerdì sul Corriere). La nuova ala dello storico hotel (esiste da più di 500 anni) è un enorme cubo bianco, fuori contesto, l’impatto visivo è sconcertante. Di chi la colpa? Dei progettisti, L’ANALISI Voto e Rai, il ritorno di Grillo LAPRESSE - DANIELE BADOLATO «L o Stato non è solo le sue risorse economiche, i finanziamenti pubblici. Lo Stato è anche la legge e i diritti eguali. Cioè il contrario del dominio degli interessi privati o di clan, il contrario dell’evasione fiscale generalizzata, del clientelismo, della logica della raccomandazione a spese del merito, dello sperpero del pubblico denaro. Ci piacerebbe che i nostri concittadini del Mezzogiorno d’Italia se lo ricordassero e ce lo ricordassero più spesso. E che dunque, ad esempio, fossero loro per primi, i loro deputati, le loro assemblee locali, a chiederci sì più spesa pubblica, ma anche un’azione sempre più energica delle forze dell’ordine, un controllo sempre più incisivo da parte degli organi dello Stato sulla vita sociale delle loro contrade, contro quelli di loro, e Dio sa quanti sono, i quali pensano e agiscono in modo ben diverso. Che contro tutti questi ci chiedessero, loro, più severità, più intransigenza. Perché invece ciò non accade ormai se non rarissime volte? Il problema del Mezzogiorno, del suo mancato sviluppo, non è anche questo silenzio della grande maggioranza della società meridionale, a cui da tempo fa eco colpevolmente il silenzio e il disinteresse del resto del Paese? Non è da qui che bisogna allora ricominciare?». Sono queste le parole che mi sarebbe piaciuto sentir dire da Matteo Renzi venerdì scorso alla direzione del Pd, parlando delle condizioni del Sud, al posto del «rottamare i piagnistei» e dello «zero chiacchiere» con cui invece ha condito il suo discorso. ANNO 140 - N. 188 Curriculum Codello scrive pure di essere stata membro di commissioni d’esame la Soprintendenza avrebbe dovuto darla. E qui entra in campo Renata Codello che, secondo la proprietà dell’hotel, ha fornito assistenza nella revisione del progetto. Bell’assistenza! Nel frattempo, Codello è stata promossa dal ministro Dario Franceschini alla Soprintendenza più importante d’Italia, quella di Roma. E dire che a Venezia il suo operato è stato sempre accompagnato da polemiche, elencate con puntiglio da Italia Basta andare sul sito del Mibac per scoprire che Codello vanta un curriculum di ben 42 pagine (forse un record nella Pubblica amministrazione), dove elenca anche le sue partecipazioni a commissario d’esame e membro di giuria di qualche premio. Un curriculum per la burocrazia, che ancora una volta ha vinto. Non sarebbe meglio istituire il ministero dei Mali culturali? © RIPRODUZIONE RISERVATA di Riccardo Bruno U n uomo di 77 anni è morto a Cefalù, in Sicilia, ucciso da un cinghiale. La vittima voleva difendere i suoi cani dall’assalto di un branco di questi animali, sempre più numerosi in Italia dopo il ripopolamento a scopo venatorio degli Anni 50. Una scelta fatta con scarso rispetto della pianificazione faunistica, fino all’anarchia. alle pagine 18 e 19 Di Giacomo commento di Danilo Mainardi 2 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera # Primo piano Le riforme Il confronto con gli altri Paesi Il nodo ● Sull’elezione dei componenti del nuovo Senato è in corso un confronto per trovare una mediazione che superi i contrasti emersi sul ddl Boschi ● La minoranza del Pd ha proposto di far eleggere i senatori «dai cittadini su base regionale in concomitanza (cioè su scheda separata, ndr) con l’elezione dei consigli regionali» ● Nel testo del governo, invece, si parla di una elezione di secondo livello. Vale a dire che sono i consigli regionali ad eleggere al loro interno i rappresentanti da mandare a Palazzo Madama ● Fra i due estremi, negli ultimi giorni sta emergendo, attraverso un emendamento della relatrice Anna Finocchiaro, una sorta di terza via: l’elezione semidiretta con il listino bloccato a scorrimento 1 A Berlino In Germania la Camera alta, il «Bundesrat», è l’organo attraverso il quale i «Länder» (l’equivalente delle Regioni) partecipano al potere legislativo centrale e all’amministrazione dello Stato federale e si occupano di questioni Ue. È composta dai rappresentanti dei governi dei Länder. Non vota la fiducia all’esecutivo 2 A Parigi Il Senato francese è composto da 348 membri eletti a suffragio indiretto: possono votare circa 150.000 «grandi elettori», per la maggior parte costituiti da amministratori locali (sindaci, consiglieri municipali, consiglieri dipartimentali e consiglieri regionali), oltre ai deputati dell’Assemblea nazionale 3 A Londra Il Parlamento inglese è formato dalla Camera dei Comuni e dalla Camera dei Lord. Solo la Camera dei Comuni è elettiva. In passato l’appartenenza alla Camera dei Lord era per tutti i membri (i «pari») un diritto ereditario. Ora è composta da membri ereditari, membri a vita e lord spirituali, ossia vescovi della Chiesa anglicana 4 A Washington Negli Stati Uniti il Senato è formato da cento membri eletti a suffragio universale, due per ogni Stato federato. Tra i suoi poteri la ratifica dei trattati internazionali e l’approvazione delle nomine di molti funzionari e dei giudici federali. Condivide con la Camera il potere legislativo e le funzioni di controllo sull’operato dell’esecutivo L’idea di una mediazione con l’indicazione dei nomi nel listino regionale Apertura di Forza Italia, ma la minoranza pd resiste: no a scorciatoie Senato, spunta l’elezione semidiretta ROMA Tra i senatori eletti «dai» consigli regionali (testo ddl Renzi-Boschi) e i senatori «eletti dai cittadini su base regionale in concomitanza con l’elezione dei consigli regionali» (emendamenti minoranza pd), c’è una terza via che a settembre è destinata a prendere forma con un emendamento della relatrice Anna Finocchiaro. È un ibrido, un’«elezione semidiretta»: «Un punto di incontro a metà strada per non farsi male a vicenda», secondo una simmetria del sottosegretario Luciano Pizzetti. Un compromesso, insomma. Che consentirebbe al governo di non arretrare su posizioni troppo remote mentre i 30-31 dissidenti dem potrebbero avanzare sì di qualche metro ma non strappare il suffragio universale per il nuovo Senato. Tra i due estremi, elezione di 2° grado ed elezione diretta, salta fuori allora il «listino bloccato a scorrimento» che consente al cittadino di «concorrere» nella scelta dei consiglieri Il ministro Il tweet con cui ieri Maria Elena Boschi, titolare delle Riforme, ha augurato «buone vacanze» ai parlamentari regionali destinati ad entrare nel nuovo Senato dei 100. In pratica, quando l’elettore voterà per il consiglio regionale troverà sulla scheda i nomi già stampati dei candidati che, se eletti nell’ente territoriale, andranno a far parte del Senato. Se il primo del «listino» non ce la fa, scatta il secondo e così via. Fermo restando che l’ordine di partenza lo stabiliscono i segretari dei partiti. La formula del compromesso ha molti ispiratori. La presidente Finocchiaro, il capogruppo Luigi Zanda, il sottosegretario Luciano Pizzetti e il ministro Maurizio Martina, Gaetano Quagliariello di Ncd. Tutti nella veste di «pontieri» che non Le ferie saltate 150 funzionari saltano le ferie per il numero di emendamenti, complimenti di Grasso hanno mai chiuso il dialogo con la minoranza dem a patto che non fosse messa in discussione la «connessione» tra la figura del consigliere regionale e quella di senatore dell’assemblea delle autonomie territoriale. Per non correre il rischio di dover modificare l’articolo 2 del ddl Boschi-Renzi (quello che stabilisce la composizione e l’elezione del Senato), i fautori del «listino» pensano di aggirare l’ostacolo introducendo nell’articolo 10 della legge costituzionale (il procedimento legislativo) un principio secondo il quale sarà la legge ordinaria a stabilire poi come farà nel dettaglio il cittadino a «concorrere» nella scelta dei consiglieri regionali degni di varcare il portone di Palazzo Madama. L’«elezione semidiretta», che bolle in pentola da tempo, non piace alla minoranza dem: «Sul Senato elettivo si scelga la via maestra e non inutili scorciatoie», avverte Federico Fornaro. Mentre Miguel Gotor spiega che «così i senatori saranno indicati dai segretari raf- forzando la tendenza dell’Italicum che consentirà a chi vince il premio di maggioranza di eleggere anche organi di garanzia come il presidente della Repubblica e i giudici costituzionali». Pure Nicola Morra (M5S) respinge l’elezione semidiretta. Invece, la proposta Zanda-Finocchiaro si incastra con il lodo Quagliariello (Ncd) e non fa a cazzotti con gli emendamenti di FI e della senatrice Cinzia Bonfrisco (Progressisti riformatori). Dice l’azzurro Lucio Malan: «Siamo aperti a varie soluzioni». Ma il nuovo lodo non spazza via il rischio di un voto sull’articolo 2 concesso in Aula che potrebbe unire la «strana maggioranza» pronta a minare la linea Boschi-Renzi. Intanto, sono oltre 150 i dipendenti del Senato che hanno rinunciato alle ferie per occuparsi degli emendamenti. Il presidente Piero Grasso li ha ringraziati. Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA La lettera Chi sono Ecco la soluzione. Senza tradire la riforma C Maurizio Martina, 36 anni, ministro delle Politiche agricole, e Luciano Pizzetti, 56 anni sottosegretario aro direttore, il Pd è una comunità plurale, pilastro del sistema democratico italiano. Questa consapevolezza deve guidarci per evitare che il pluralismo si traduca in dirigismo o anarchia. Le regole della comunità non sono una camicia di forza ma la base della convivenza. Se venissero meno, più nessuna classe dirigente sarà legittimata. La libertà di coscienza è un di più di responsabilità, non un liberi tutti. Questo presuppone che nel Pd si attrezzino, oltre la contingenza del buon governo, luoghi e strumenti di elaborazione politica e culturale che non sono sin qui esistiti. Venendo al merito. La legge elettorale è stata l’esito di un ascolto dentro e fuori il Pd che ha prodotto modifiche sostanziali rispetto alle impostazioni iniziali. È un fatto. La riforma costituzionale viene da lontano, ha le sue fondamenta nell’Ulivo e in tante elaborazioni del centrosinistra ed anch’essa ha subito rilevanti cambiamenti rispetto al progetto iniziale del governo. Il monocameralismo è il punto di forza condiviso. Il testo approvato dal Senato è stato peggiorato in alcune parti importanti nel passaggio alla Camera. In particolare sulle funzioni proprie del nuovo Senato e sugli istituti di garanzia. Scelte generate dalla convergenza tra parti della minoranza pd e opposizioni parlamentari. La stessa minoranza pd al Senato propone di porvi rimedio. È un fatto importante e significativo da cogliere per migliorare la qualità della riforma. L’altra innovazione strategica da non disperdere è l’ancoraggio del nuovo Senato alle Istituzioni territoriali, che sarebbe ancora più organica se riuscissimo ad affrontare il grande tema delle Regioni a partire da più efficienti e produttive aggregazioni territoriali. Interessi convergenti di piccolo cabotaggio hanno purtroppo sinora concorso a impedirlo ma noi pensiamo che occorra riaprire uno spazio di lavoro in questa direzione. Forme di partecipazione diretta dei cittadini alla composizione del nuovo Senato, da stabilire per principio in Costituzione e regolate con legge ordinaria, non debbono prescindere da questa acquisizione. È importante che la figura del senatore coincida con quella del consigliere regionale, se saltasse questa connessione si tornerebbe al classico sistema bicamerale, con un Senato semplicemente ridotto nelle funzioni. Così come sarebbe necessario che i presidenti di Regione entrassero di diritto nel nuovo Senato. Per questo proponiamo di agire oltre l’articolo 2 (art. 57 Cost.). Vi sono altre parti del testo di riforma in cui questo obiettivo può essere meglio colto. Ad esempio l’articolo 10 relativo alla definizione del procedimento legislativo (art. 70 Cost.) o l’articolo 35 concernente i sistemi elettorali regionali (art. 122 Cost.). La stagione del regionalismo non è morta, ed anzi occorre rilanciarla dandole maggior impulso e rinnovata legittimazione. Viceversa si ripresenterà sotto forma di più forti divisioni e lacerazioni del sistema nazionale. Perciò una riflessione ulteriore andrebbe condotta sul Titolo V per metterlo meglio a punto. Rivolgiamo per queste ragioni un appello a tutto il Pd affinché su basi comuni e legittimanti si possa costruire un sistema repubblicano rinnovato. Forte nella rappresentanza democratica, adeguato nelle decisioni. Maurizio Martina Ministro delle Politiche agricole Luciano Pizzetti Sottosegretario per le Riforme Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 PRIMO PIANO 3 # Il retroscena di Marco Galluzzo L’ultimo argine posto da Renzi: l’alternativa è un mostro giuridico Il premier convinto che il compromesso sia in grado di far rientrare il dissenso interno L’iter ● Il 10 marzo scorso la Camera approva nella sua prima lettura — le leggi di natura costituzionale richiedono due deliberazioni per ciascuna Camera — il ddl Boschi che modifica il Senato. 537 sì, 125 no ● A luglio il testo arriva in commissione Affari costituzionali al Senato per la seconda lettura di Palazzo Madama (il primo ok ad agosto 2014). L’approdo in Aula (e il varo), previsto entro luglio, viene rimandato a settembre ● Venerdì è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti: sono 513.450, la maggior parte (510.293) voluti dal vicepresidente del Senato Calderoli, Lega. A loro volta 28 senatori, esponenti della minoranza pd, presentano 17 emendamenti ● Al centro del dibattito c’è l’elezione dei senatori. Il ddl Boschi stabilisce che sia indiretta — i membri di Palazzo Madama vengono scelti dai consiglieri regionali — i 28 dem insistono sul Senato eletto direttamente dai cittadini ● Sull’elezione diretta si sta però formando una maggioranza trasversale che include, oltre alla minoranza pd, le opposizioni. Conterebbe su 166 voti su 320. Il governo rischia di non avere i numeri ROMA «Sono convinto che si troverà una soluzione, la maggioranza non è mai venuta meno e nessuno ha voglia di provocare una crisi di governo su un dettaglio della riforma del Senato che è già stato votato e condiviso, è da irresponsabili solo pensarlo». Matteo Renzi va in vacanza per alcuni giorni, affida allo stato maggiore del suo partito, ai ministri a lui più vicini, il suo personale barometro sulla situazione in Senato. Non ha gradito ovviamente i toni e il merito delle posizioni della minoranza dem, ma è convinto di essere dalla parte del giusto e di non potersi muovere dalla sua posizione: «Chi pensa all’elezione diretta dei senatori pensa a un mostro giuridico, lo dicono tutti i costituzionalisti, semmai il compromesso che può essere raggiunto è attraverso l’indicazione dei nuovi senatori al momento delle elezioni regionali». È la stessa soluzione di cui parla il Nuovo centrodestra, che ha illustrato il presidente della prima commissione del Senato, il democratico Luigi Zanda, una soluzione — legata all’idea di un listino ad hoc, ma su base regionale — che appare in grado di poter trovare consensi anche in alcune frange dell’opposizione, a cominciare da Forza Italia. Ma che soprattutto a Palazzo Chigi ritengono in grado di convincere e far rientrare anche una parte di quei 28 senatori democratici che sul punto hanno sfidato il capo del governo. In ogni caso l’ipotesi è una sorta di argine per Matteo Renzi: oltre il presidente del Consiglio non ha voglia di andare, significherebbe snaturare la riforma, ricominciare daccapo con le letture parlamentari, ipotesi che farebbe rima con una crisi di governo che nessuno vuole, «tantomeno Berlusconi». Per non parlare, aggiungono nello staff renziano, proprio di una buona fetta di quei senatori che in questi giorni rilasciano interviste apparentemente inflessibili, ma in realtà terrorizzati dall’ipotesi Del resto Renzi, così come le persone a lui più vicine, è convinto che il merito della questione sia solo apparentemente il Senato elettivo. Racconta il suo pensiero chi gli ha parlato nelle ultime ore: «Gli stessi senatori che stanno facendo questa battaglia, l’hanno già fatta sulla composizione, sulla tipologia delle competenze, su tanti altri punti su cui si è trovata alla fine una convergenza. Ora fanno l’ennesima battaglia per colpire me e la mia immagine, il sistema di indicazione dei senatori c’entra poco o nulla». E a proposito di immagine del premier ieri Matteo Renzi aveva sulla sua scrivania, prima di lasciare Palazzo Chigi nel pomeriggio, un sondaggio che ha rafforzato le sue tesi: Pd in crescita al 34,5%, Lega e Forza Italia in flessione di mezzo punto, soddisfazione per quanto fatto dall’esecutivo in crescita al 33%, quattro punti in più in una settimana, fiducia nel presidente del Consiglio al 36%, tre punti in più dell’ultima rilevazione. Altri motivi per ritenere che a settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari, lo scontro con la minoranza assumerà come in passato modalità diverse. L’obiettivo resta quello di recuperare almeno una decina di senatori e di arrivare ad un voto finale in cui le opposizioni, se dovessero convergere, sarebbero aggiuntive e non sostitutive dei numeri della maggioranza. La strada obbligata Il leader ai suoi: nessuno vuole una crisi di governo su un dettaglio di una crisi di legislatura. Un ragionamento condito con altre riflessioni, comunque convergenti su un punto: la battaglia della minoranza dem, così com’è, non può essere accolta. Il compromesso del listino ha i requisiti, per le modalità con cui verrebbero indicati i senatori, per far rientrare ancora una volta il dissenso interno, così come accaduto negli ultimi mesi prima sul Jobs act, poi sulla riforma elettorale, quindi sul provvedimento che ha riguardato la scuola. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il colloquio con Calderoli ● La parola «Così ho sfornato gli emendamenti Matteo impari a fare il democristiano» LISTINO Tra le ipotesi di mediazione sull’elettività del Senato c’è l’utilizzo del listino per votare, insieme ai candidati per i consigli regionali indicati sulla scheda principale, i rappresentanti che siederanno a Palazzo Madama. Pensieroso Il presidente del Consiglio Matteo Renzi in aula al Senato La sua spada di Damocle è una banale chiavetta usb. Cinquecentomila emendamenti già depositati e altri 6 milioni pronti a materializzarsi con un semplice clic a settembre, quando la riforma del Senato approderà in Commissione. «Mi sono attrezzato — spiega guascone Roberto Calderoli —. Ho un programmino informatico che da un testo base è capace di ricavare decine di migliaia di varianti. Si cambia una parola, un articolo, un numero, e il giochino è fatto». A gennaio, per il primo passaggio, si era «accontentato» di sfornarne 44 mila. Curioso destino, quello dell’ex ministro alla Semplificazione, che nel marzo 2010 si improvvisò Nerone per incenerire 375 mila tra leggi e regolamenti. Ora la battaglia si profila di tenore opposto e passa proprio dalla produzione di carta (seppure, al momento, solo virtuale). «Così com’è questa riforma del Senato non passerà» MILANO tuona Calderoli. La sua chiavetta è un’arma di «dissuasione di massa» per indurre Matteo Renzi ad ascoltare le richieste che salgono da Palazzo Madama. Una su tutte: reintrodurre l’elezione diretta dei senatori. Secondo l’ex ministro pd Vannino Chiti sarebbero almeno 141 i voti a favore della modifica, ma c’è chi calcola che si possa arrivare ben oltre quota 160 (la maggioranza assoluta) e magari anche a 170. «Macché — ridacchia Calderoli — i malpancisti sono almeno 200. Se Renzi non si ferma va a sbattere». Il senatore leghista è unanimemente riconosciuto come un grande esperto di taglia e cuci istituzionale, la perizia con cui si muove tra articoli, commi e regolamenti ne ha fatto una sorta di Grande vecchio Dicembre 2014 Roberto Calderoli con tre colleghi senatori leghisti deposita gli emendamenti contro la legge elettorale ❞ Mi sono attrezzato Ho un programmino informatico che da un testo base è capace di ricavare decine di migliaia di varianti (Benvegnù-Guaitoli) per chi voglia esercitarsi nella guerriglia parlamentare. «Stavolta la minoranza pd non tornerà indietro. Lo vedo come vengono trattati da appestati». Torna l’ipotesi di un patto del Nazareno bis. «Con Berlusconi ho parlato — spiega Calderoli —. Dice che non ha intenzione di ristabilire un rapporto con Renzi, ma qualche timore ce l’ho. Si sussurra che sarebbe disposto a votare la riforma del Senato in cambio di una modifica dell’Italicum per tornare al premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista più votata. Spero non sia vero perché così sancirebbe l’eutanasia di Forza Italia…». Cioè, rottura totale con la Lega in una stagione in cui andranno al voto quasi tutte le più importanti città (Milano, Torino, Bologna, Napoli e forse Roma). Lo scenario pare da vigilia di un conflitto dirompente su diversi fronti, eppure per Calderoli la soluzione è più vicina di quanto non paia. Lo spiega co- sì: «Renzi deve essere realista. Se accetta il ritorno al Senato elettivo, magari attraverso il cosiddetto “listino”, può ottenere il risultato storico di una riforma votata dall’80% del Parlamento. Ho parlato anche con lui e mi ha confidato che su questo fronte è disponibile mentre non accetta alcuna modifica all’Italicum. Il ministro Boschi è più rigida, ma qui si tratta di trovare una via d’uscita che consenta di reintrodurre l’elettività senza che questo appaia una vittoria della minoranza pd». Un traguardo che non sembra così difficile da raggiungere. «Se la richiesta di modifica viene da un ampio schieramento sarebbe un segno di apertura e di lungimiranza accettarla. I vecchi democristiani erano maestri in questo — conclude Calderoli — Renzi smetta di fare proclami e dimostri di saper essere concreto». Cesare Zapperi © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 # Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera 5 Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 # Primo piano I Cinque Stelle ❞ Sono molto soddisfatto dei 5 Stelle Adesso io e Casaleggio stiamo ai margini La nostra funzione è far rispettare quelle poche regole che ci sono Non credo che l’anno prossimo andrò in tour per le elezioni comunali Ormai la gente ha capito che si vota un’idea e non per i personaggi Siamo da sempre contrari a questa riforma del Senato e a favore dell’elezione diretta Ma non si tratta di essere fuori dall’intesa tra Pd e FI: o noi o loro dal nostro inviato Emanuele Buzzi MARINA DI BIBBONA (LIVORNO) «Sono arrivato da un paio d’ore soltanto, come fate a essere qui?»: Beppe Grillo si gode la vista del mare dal suo ombrellone sulla spiaggia di Marina di Bibbona. Il suo arrivo in spiaggia fa da magnete per turisti e sostenitori. Il leader dei Cinque Stelle distribuisce parole e sorrisi, ma non nega qualche stoccata. Punge il Financial Times («che giudica il merito in base al ristorante dove si pranza»), ma con toni lontani da quelli che a volte echeggiano dal blog. «Esiste anche il diritto al silenzio», insiste Grillo, ma poi il discorso scivola sui figli, il lavoro, la «destrutturazione della società». «Il Jobs act ha reso i rapporti sociali disgregati — attacca — In Italia si gioca sulla flessibilità delle persone, un esercito di sotto-occupati 24 ore al giorno». Secondo il capo politico dei Cinque Stelle la causa di questo cambiamento — «che provoca logoramenti anche a livello affettivo» — va ricercata anche in un modello sociale «che va verso l’abolizione del risparmio». «Il Movimento ha un’altra visione del mondo», chiosa. E lei, ultimamente, è più defilato, è soddisfatto del Movimento? «Molto. Il Movimento sta andando bene, la gente sta vedendo che non c’è altra possibilità oltre a noi, sta capendo che la nostra rivoluzione è l’onestà intellettuale. Il nostro problema è il tempo: dobbiamo andare il prima possibile alle elezioni». I Cinque Stelle stanno crescendo nei sondaggi... «Fare opposizione tutta la vita non è nel nostro dna. Dobbiamo affrettare i tempi. Anche per questo ci riuniremo a Imola il prossimo 17-18 ottobre, per scambiarci idee». Che cosa pensa del nuovo assetto che si è dato il Movimento? «Con la creazione della piattaforma Rousseau ci sono dei responsabili dei vari settori: persone di fidata capacità che sono dall’inizio con noi. Piano, piano io e Casaleggio stiamo ai margini, la nostra funzione sa- Il caso L’INTERVISTA BEPPE GRILLO «Il Movimento ha bisogno di andare al voto presto Ritorno in Rai? Perché no» In spiaggia col leader: l’opposizione non è nel nostro dna rà quella di far rispettare quelle poche regole che ci sono da rispettare». Ma la vedremo l’anno prossimo in tour per le Amministrative? «Non credo. Quest’anno non ho fatto nessun tipo di tour amministrativo ed è andata benissimo lo stesso: la gente sta cominciando a capire che non si vota più il personaggio, si vota un’idea e il Movimento è un’idea di mondo diversa. È un po’ come quelli che una volta votavano il Pci: la gente non votava Natta, ma l’idea che rappresentava». C’è chi scatta foto con il cellulare. Grillo intanto scherza: «È venuto munito d’acqua, quanto intende restare?». Dall’Italia si passa all’Europa, spesso nel mirino dei Cinque Stelle. ● La parola ROUSSEAU Il nuovo sistema operativo del Movimento 5 Stelle, la piattaforma ideata da Gianroberto Casaleggio, è nel nome scelto un omaggio al filosofo francese Jean Jacques Rousseau, considerato dallo stratega del M5s uno dei padri della democrazia diretta. Rousseau è stato ideato e concepito per consentire ai militanti di votare, condividere progetti, promuovere iniziative attraverso il web. «Perché questa non è l’Europa che immaginavano i padri fondatori, ma un’Europa di moneta, spread e banche. Abbiamo anche indetto un referendum sull’euro che dovrebbe essere fatto entro la fine dell’anno. Noi dobbiamo essere autonomi come nazione e anche nell’Unione. Il nostro piano B è noto da tempo: nazionalizzare le banche e creare una moneta parallela che almeno per i primi tempi chiameremo lira forte». Nei giorni scorsi il Movimento ha sostenuto la candidatura nel cda Rai di Carlo Freccero. «Una persona competente, un creativo finalmente e non un amministrativo. Hanno fatto la scelta migliore possibile. L’ho sentito anche per fargli i complimenti. Peccato che....». Buen retiro Il fondatore del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo, 67 anni, mentre passeggia l’estate scorsa sulla spiaggia di Marina di Bibbona, in provincia di Livorno, dove ha una residenza. È lì che l’ex comico sta trascorrendo anche quest’anno un periodo di vacanza (Ansa) Dica «Che come presidente abbiamo scelto una persona che ha quasi affossato Rainews: credo che come manager non sia all’altezza». E gli altri consiglieri eletti? «Quasi tutti habitué del Pd». Senta, Freccero ha detto che la vedrebbe bene in Rai... «Io potrei fare benissimo una trasmissione: perché no? È chiaro che in veste di leader politico ciò non sarebbe permesso. In ogni caso il sistema attuale sta cambiando, si va verso battaglie epocali. Ci giocheremo il futuro con la banda larga, speriamo diventi fruibile per tutti. La tv generalista forse resisterà qualche anno». Tornerà in tv? «Io in realtà sto lavorando su uno spettacolo per il prossimo anno, uno show internazionale. Non so ancora se andrà nei palazzetti, nelle piazze...». Crede si possa trovare una mediazione sulla riforma del Senato? Proverete a dire la vostra per non rischiare di essere esclusi dall’asse Pd-Forza Italia? «Noi siamo sempre stati contrari a questa riforma. Siamo per il Senato elettivo e uno dei nostri punti fermi, sin dai tempi del V-Day è il voto di preferenza. Non si tratta di essere esclusi dall’asse Pd-FI: è una visione differente della politica. O noi, o loro». © RIPRODUZIONE RISERVATA La nuova battaglia: ripulire piazza Montecitorio Gli M5S suggeriscono sanzioni agli esercenti. L’invito a Boldrini: vigili sul decoro ROMA Montecitorio caput mon- nezza. Per gli onorevoli pentastellati la città eterna che abbraccia il Palazzo è ridotta a una «discarica a cielo aperto», tanto che il loro capogruppo ha scritto alla presidente della Camera, Laura Boldrini, (nonché ai deputati questori) denunciando «la gravità di un dilagante degrado» e sollecitando controlli e sanzioni. Chi sporca, paga. È un po’ questa l’idea del deputato bellunese Federico D’Incà, classe 1976, nel cui occhiutissimo mirino sono finite le fioriere che circondano il palazzo progettato da Gian Lorenzo Bernini. Basta con gli avanzi di coni gelato, Degrado A Montecitorio e nei dintorni, denuncia il Movimento 5 Stelle, è facile imbattersi in cumuli di spazzatura abbandonati (BenvegnùGuaitoli) con i bicchierini e le bottigliette d’acqua che spuntano tra foglie e fiori. Dopo aver imposto risparmi e diete alimentari ai parlamentari, i Cinquestelle desiderano conoscere se «in prossimità del Palazzo siano osservate le norme di igiene prescritte dalle leggi e dai regolamenti comunali e perché non ne venga sollecitata l’applicazione, anche tramite la comminazione di sanzioni». Insomma, incalza D’Incà, perché Laura Boldrini non vigila sul decoro di piazza Montecitorio? «Lo spettacolo a cui si assiste ogni mattina — si legge nella missiva datata 23 luglio — non è molto differente da una vera e propria “discarica a cielo aperto”, dove a malapena si spazza e non vengono lavati i marciapiedi impastati di alimenti e rifiuti e pieni di bottiglie e bicchieri vuoti». E poiché bar e gelaterie di via degli Uffici del Vicario e dintorni «godono di una posizione centrale e privilegiata», D’Incà lancia una proposta. Siano i fortunati esercizi a tenere puliti i nastri d’asfalto che cingono Montecitorio: «Non sarebbe esagerato affermare che dovrebbe essere previsto un servizio privato aggiuntivo a carico degli esercenti». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera # Primo piano Il bilancio pubblico La radiografia Il budget dei ministeri Maggiori uscite rispetto allo stanziamento iniziale 2015, dati in milioni di euro Le modifiche del bilancio di assestamento 2015 ROMA Non solo le pensioni, con l’imprevisto della sentenza della Consulta, costata 3 miliardi di euro. Lo Stato, quest’anno, spenderà di più anche per la sicurezza, la scuola, la disoccupazione, le calamità naturali, e soprattutto per fronteggiare l’immigrazione. La spesa cresce, e se i conti pubblici quest’anno riusciranno a chiudere meglio del previsto sarà, nei fatti, solo per la diminuzione degli interessi sui titoli di Stato. Il bilancio di assestamento 2015 all’esame del Senato indica un aumento della spesa di 12 miliardi rispetto agli stanziamenti iniziali dell’anno, un calo degli esborsi per gli interessi su Bot, Btp e conti di Tesoreria per quasi 8 miliardi, con la sostanziale stabilità della spesa in conto capitale. Dall’altra parte c’è un aumento nominale delle entrate di 6,6 miliardi. In realtà è cambiato il modo di contabilizzare i rimborsi fiscali, per cui bisogna sottrarre 7,3 miliardi sia alle spese che alle entrate. E il risultato non cambia: il miglioramento dei conti pubblici resta di 1,3 miliardi. Come rimane evidente l’aumento reale della spesa, pari ad almeno 5-6 miliardi di euro rispetto alla legge di Bilancio del 2015. Più fondi per i migranti Il «Budget rivisto», appena messo a punto dalla Ragioneria dello Stato, prevede per i soli ministeri un aumento degli stanziamenti, rispetto a gennaio, di 4,5 miliardi di euro. Il grosso riguarda le pensioni: il rimborso parziale della mancata indicizzazione, dopo la sentenza della Consulta, determina maggiori uscite di 3 miliardi per le Politiche Sociali. Cresce di 700 milioni di euro, però, anche il bilancio di previsione del ministero dell’Interno. In questo caso, a determinare la maggior spesa, sono i trasferimenti agli enti locali (251 milioni), e soprattutto l’assistenza agli immigrati, per la quale quest’anno servono 410 milioni in più. Cresce anche il budget della sicurezza e la tutela dell’ordine pubblico, di 61 milioni. I nuovi conti della Difesa registrano i maggiori costi per 450 milioni delle missioni di pace all’estero, rifinanziate nel corso dell’anno. Il ministero dell’Istruzione vede crescere il Spese iniziali assestate differenza Correnti 444,7 457,6 +11,9 Interessi 87,4 79,5 -7,9 C/capitale 38,2 38,4 +0,2 TOTALE spese Entrate Esteri Istruzione Interno Difesa Sviluppo Ec. Salute Agricoltura Trasporti Inf. Politiche Soc. Giustizia -212 Ambiente +4,2 516,7 523,3 +6,6 Saldo +1,4 +142,7 +194,2 +699 +450 +177 La vicenda +34 +18 -32 +3.071 +1 Corriere della Sera Fonte: Ragioneria generale dello Stato I costi per le ambasciate. In milioni di euro 2015 2014 Ambasciata Rappresentanza 16,9 18,3 13 12,8 12,3 13 Washington Pechino 10,2 9,8 Mosca 12 12,1 8 8,2 Tokyo 7,8 8,1 7,7 8,1 6,4 6,6 6,4 6,6 6 6,2 5,5 6,1 Il Cairo Berlino Tel Aviv Madrid Parigi Buenos Aires I conti dello Stato proprio budget di 194 milioni, in gran parte per i maggiori costi sostenuti per gli insegnanti di sostegno a seguito della sentenza della Consulta del 2010. Lo Sviluppo Economico può contare su 177 milioni in più, 153 dei quali destinati agli incentivi al sistema produttivo. Le emergenze Per l’immigrazione 410 milioni in più, per la Protezione civile 446 milioni aggiuntivi Il budget della Giustizia registra una riduzione di 212 milioni: la spesa prevista per farsi carico dei Tribunali, prima sulle spalle dei Comuni, era sovrastimata ed è stata rivista. Taglio vero, invece, per Trasporti e Infrastrutture: ci sono 194 milioni in più per le opere strategiche, anche a fronte delle calamità naturali, ma 268 in meno sullo sviluppo e la sicurezza della mobilità locale e 70 in meno a strade ed autostrade. Si riduce di 9 milioni, rispetto alle dotazioni iniziali, anche la spesa dei Beni Culturali. Tagli ai contributi Ue Il bilancio del ministero dell’Economia, che è il più consistente, non presenta grandi variazioni. Nominalmente c’è un taglio di 15 miliardi ai fondi destinati alle autonomie locali, ma anche in questo caso si tratta di una partita contabile, perché la stessa cifra rispunta fuori, col segno meno, sullo stato di previsione delle entrate. Si segnalano, invece, la riduzione dei contributi al bilancio della Ue, che vale un miliardo di euro tondo, l’aumento degli stanziamenti a favore della Protezione civile per 446 milioni di euro, 285 milioni in meno da spendere per le opere pubbliche, 220 in più per le politiche sociali e, infine, una sforbiciata da 100 milioni di euro al capitolo dei Rapporti con le confessioni religiose. 5,8 6,6 Ue Onu Bruxelles New York La spesa viva sale di 5-6 miliardi rispetto al budget Il miglioramento dei conti 2015 grazie ai minori interessi sui Bot e i Btp Non ci sono solo le esigenze impreviste dell’economia a cui far fronte. Tirano più del previsto anche la spesa per il personale dei ministeri, e quella per gli acquisti. Il costo del personale (76,8 miliardi) sale di 206 milioni rispetto allo stanziamento di inizio anno, e di 1,6 miliardi rispetto al consuntivo 2014, quasi la metà dei quali imputabili al personale della ● La parola LEGGE DI STABILITÀ Con la legge di Stabilità il governo ha la facoltà di introdurre innovazioni normative in materia di entrate e di spesa, fissando anche il tetto dell’indebitamento dello Stato. Deve essere presentata dall’esecutivo al Parlamento entro il 15 ottobre (in passato era il 30 settembre). Il Parlamento ha tempo di esaminarla, emendarla e approvarla entro il 31 dicembre, ultima data possibile. © RIPRODUZIONE RISERVATA scuola. Crescono, però, anche le retribuzioni delle forze di Polizia e della Guardia di Finanza, con lo sblocco degli scatti d’anzianità. Il costo medio delle retribuzioni per il personale impiegato dai ministeri è di 43.063 euro, in aumento rispetto ai 42.401 del 2014. Il più alto si registra al ministero della Salute (62.643 euro in media), il più basso al ministero dell’Istruzione, con una media di 39.430 euro. Nella fascia bassa anche i dipendenti dei Beni Culturali, con 39.336 euro, in quella più alta il personale in servizio alla Giustizia (56.737 euro) e all’Ambiente (55.568 euro). Sopra la media anche i costi per il personale dell’Economia e degli Esteri. Sale, infine, la spesa per l’acquisto di beni di consumo: in questo caso, a far crescere il conto (100 milioni), sono le divise delle forze dell’ordine e il materiale tecnico-specialistico necessario agli Interni. Mario Sensini La Ragioneria La dieta delle ambasciate Il costo totale delle sedi scende a 629 milioni La più cara? A Bruxelles La scure sulle consulenze ma crescono gli incarichi ai professionisti I risparmi? Benzina e carta ROMA (m. sen.) Nonostante un taglio pesante, ROMA (m. sen.) Crollano i costi sostenuti dall’amministrazione pubblica centrale per le consulenze ed i carburanti, mentre continuano ad aumentare le spese per le prestazioni professionali e specialistiche. Dal 2009 al 2015, secondo il budget rivisto della Ragioneria, il costo delle consulenze è passato da 236 ad appena 74 milioni di euro, con una flessione di quasi 50 milioni tra il 2014 e quest’anno. La spesa per i carburanti, attribuibile prevalentemente alle forze armate e di polizia, è scesa da 429 milioni di euro del 2009 a 372 milioni nel 2014, fino ai 257 milioni previsti nel budget di quest’anno, anche se la Ragioneria avverte che il calo del 2015 non rappresenta di Madrid ha un budget superiore a quella di Parigi (6,4 milioni contro 6), pari a quello della rappresentanza a Tel Aviv, e di poco inferiore a quello dell’ambasciata di Teheran. Da segnalare anche i 5,1 milioni del bilancio dell’ambasciata di Kabul, in crescita rispetto al 2014. Nel complesso le sedi diplomatiche costeranno nel 2015 circa 629 milioni di euro, parecchio di meno rispetto ai 655 milioni di costo che si sono registrati nel consuntivo del 2014. Nel budget di quest’anno appare, per la prima volta, anche l’ambasciata a Mogadiscio, nello Stato fallito della Somalia, che è anche la più piccola di tutte con un budget di 129 mila euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il bilancio di assestamento 2015 all’esame del Senato corregge questi andamenti, riducendo il saldo netto da finanziare di 1,3 miliardi di euro ● Per migliorare i conti è decisiva la minor spesa per interessi, pari a circa 7,9 miliardi di euro, di cui oltre 5 per gli interessi sui titoli di Stato in circolazione ● Il budget di spesa del 2015 quasi tutti i ministeri è stato rivisto al rialzo dalla Ragioneria dello Stato ● Oltre che per le pensioni si spende di più per gli immigrati, la sicurezza, la scuola, il sostegno alle famiglie, le calamità naturali © RIPRODUZIONE RISERVATA Diplomazia da oltre 1,5 milioni di euro rispetto al 2014, la Rappresentanza presso la Ue di Bruxelles resta la più costosa sede diplomatica all’estero. Nel budget rivisto del 2015 degli Esteri, pesa per 16,9 milioni di euro, seguita a distanza dalle ambasciate di Washington (13 milioni contro 12,8 del 2014), Pechino (12,3 contro 13) e dalla Rappresentanza Onu di New York (12 contro 12,1 del 2014). Tra le sedi più costose (e importanti), ci sono poi le ambasciate di Mosca, Tokyo, Il Cairo, che precedono quella di Berlino. Costano molto anche i consolati dei Paesi del Sud America, come quelli di Caracas e Buenos Aires, e quelli di New York e Shanghai. L’ambasciata Onu Ginevra ● La spesa pubblica reale sta crescendo nel 2015 di circa 5 miliardi rispetto agli stanziamenti di inizio anno ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA I conti dello Stato. In miliardi di euro «un’effettiva riduzione dei costi», ma riflette operazioni contabili. Scendono anche i costi di carta e cancelleria, passati da 157 milioni del 2009 ai 135 di quest’anno, mentre la spesa per le locazioni, in flessione fino al 2014, quest’anno risale: dai 912 milioni del 2009, si passa ai 736 del 2014, agli 834 previsti quest’anno. Quello che non si riesce ad abbattere, invece, à il costo sostenuto dallo Stato per le prestazioni non consulenziali commissionate ai professionisti. Dagli 898 milioni di euro del 2009, si passa ai 990 del 2011, ad oltre un miliardo nel 2012, fino ai 1.150 milioni di euro contemplati nel bilancio rivisto del 2015. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 7 # 8 # Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera 9 Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 # Primo piano Il negoziato La crisi di Maria Serena Natale Grecia, prima intesa con i creditori Riforme e più tagli in cambio di aiuti Il dossier tecnico all’esame del governo. Le riserve tedesche e l’ipotesi del prestito ponte Il profilo DALLA NOSTRA INVIATA BRUXELLES Un accordo preliminare di 27 pagine: è il risultato degli intensi negoziati tecnici dell’ultima settimana tra Atene e i creditori internazionali. Si apre la fase politica e il testo passa al vaglio del governo greco, per essere poi presentato agli Stati dell’Unione. Malgrado le resistenze di Berlino, la trattativa accelera e la Commissione Ue conferma lo spirito costruttivo di tutte le parti definendo «ambizioso ma possibile raggiungere un accordo nei prossimi giorni, preferibilmente prima del 20 agosto», la data entro la quale la Grecia deve rimborsare 3,4 miliardi di euro alla Banca centrale europea. La tabella di marcia è serrata. Per martedì si attende la valutazione finale dell’esecutivo di Atene e un’analisi aggiornata sulla sostenibilità del debito, a quel punto governo e Parlamento potranno approvare il piano entro giovedì. Questo consentirebbe ai ministri finanziari dell’eurozona di avere un confronto, anche in teleconferenza, il giorno successivo. Secondo l’edizione domenicale del quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, già ieri pomeriggio i ministri di Finanze ed Economia Euclid Tsakalotos e Giorgios Stathakis hanno fatto il punto con i negoziatori di Commissione, Bce, Fondo monetario internazionale e Meccanismo europeo di stabilità. «Siamo in dirittura d’arrivo — ha detto Stathakis appena prima della riunione —. Manca solo l’ultimo indispensabile confronto». «Noi siamo pronti» conferma il vicepremier Yannis Dragasakis. Cominciano a trapelare dettagli sul piano di riforme, privatizzazioni e tagli alla spesa Il debito greco Il ministro delle Finanze greco Euclid Tsakalotos ieri ad Atene con i rappresentanti dei creditori della Grecia: il Fondo monetario, la Commissione europea e la Banca centrale europea. L’incontro si è svolto in un albergo della capitale alla presenza dei membri dell’Esm, il meccanismo di stabilità dell’eurozona in percentuale sul Pil 156,9 2012 175 177,1 2013 2014 in miliardi di euro 319,1 317 304,7 2012 2013 2014 d’Arco che Atene dovrà approvare a tempo di record per sbloccare il terzo pacchetto di salvataggio da 86 miliardi. Si teme un’ulteriore stretta sull’Iva, che secondo indiscrezioni i creditori vorrebbero rivedere estendendo la fascia più alta ad un maggior numero di prodotti e tassando nuovi servizi. Dopo gli sforzi del governo di Alexis Tsipras di cancellare l’odiato lessico dell’austerità, in Grecia si torna a parlare di «memorandum». E il prossimo, dicono ad Atene, sarà il più duro. A queste condizioni e senza un alleggerimento del debito, gli analisti prevedono un ulteriore tracollo dell’economia, senza piano B. Il primo ministro conta ormai sul sostegno stabile della «troika interna», come è stata ribattezzata l’alleanza dei conservatori di Nuova Democrazia, dei centristi liberali di To Potami e dei socialisti di Pasok. Tanto che l’ex ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis, leader dei duri e puri della Piattaforma di Sinistra, arriva a minacciare la nascita di un nuovo movimento dalla costola oltranzista di Syriza, «e Tsipras sarà responsabile della rottura». Tsipras, per ora, pare certo di poter tirare la corda finché la paura dello scenario Grexit terrà unito il Paese. Da Berlino la cancelliera Angela Merkel ribadisce che avrebbe preferito un negoziato meno affrettato, senza escludere la possibilità di un prestitoponte, ipotesi che non piace ad Atene. Secondo la legge tedesca, prima di dare il via libera al Frattura Nord-Sud La Finlandia ha fatto sapere che potrebbe sfilarsi dal terzo piano di sostegno salvataggio il Parlamento federale dovrà essere convocato in seduta straordinaria, prevista per il 17-18 agosto. Riemerge così la linea di frattura NordSud che attraversa l’Unione. Ai rigoristi guidati da Germania e Finlandia (Helsinki fa sapere che stavolta potrebbe sfilarsi) si contrappone il fronte Sud. In queste ore Tsipras è in contatto diretto con il presidente francese François Hollande. In un colloquio telefonico i due hanno convenuto, spalleggiati dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, che «si può e si deve trovare un accordo» addirittura prima di Ferragosto. © RIPRODUZIONE RISERVATA ● La parola ● La parola TROIKA PRESTITO PONTE Il termine troika (terzina) deriva dal russo e indica, di solito, un triumvirato. In questa accezione, la troika più nota dei tempi sovietici è quella che governò per breve tempo l’Urss dopo la morte di Stalin: Georgij Malenkov, Lavrentiy Beria e Nikita Kruscev. Nel caso della crisi greca, con troika (termine che Atene ha chiesto di bandire) si indicano, invece, i creditori ufficiali: Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale. In questi ultimi mesi il termine è stato, però, utilizzato anche nella politica interna ellenica: il primo ministro Alexis Tsipras conta ora sul sostegno stabile della cosiddetta «troika interna», come è stata ribattezzata l’alleanza dei conservatori di Nuova Democrazia, dei liberali di To Potami e dei socialisti di Pasok. «Prestito ponte» è la traduzione del termine anglosassone «bridge loan». Indica un prestito concesso per un breve periodo di tempo da parte degli istituti di credito, in attesa di essere sostituito con la ricezione di altri fondi, di solito un finanziamento permanente a lungo termine. Nel caso specifico della Grecia, da un lato le scadenze di Atene con la Bce mettono fretta al governo greco; dall’altra la Germania vuole capire meglio l’evolversi della situazione. Per prolungare la trattativa di qualche settimana è necessario, appunto, un «prestito ponte». L’Unione Europea dovrà quindi decidere se chiudere un accordo per un programma di salvataggio complessivo per Atene entro agosto o se ci sarà invece bisogno del «prestito ponte». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera # Esteri Accordo con l’Iran Obama allo scontro col gruppo pro Israele Il presidente sfida la potentissima Aipac: «State facendo soltanto disinformazione» Si alza il tono dello scontro fra Barack Obama e la potente lobby degli ebrei conservatori d’America, che si oppone all’intesa con l’Iran. Mancano cinque settimane al voto del Congresso sul testo dell’accordo, che elimina in parte le sanzioni a Teheran in cambio di una serie di restrizioni al suo programma nucleare, e il presidente Usa ha scelto la linea dello strappo. In un incontro a porte chiuse alla Casa Bianca con i rappresentanti dell’Aipac (The American Israel Public Affairs Committee) avrebbe accusato la lobby pro-israeliana di spendere milioni di dollari in pubblicità contro l’intesa e di diffondere dichiarazioni false. «Controbatterò con forza», avrebbe concluso Obama, secondo la ricostruzione fatta dal New York Times. E il giorno dopo, intervenendo all’American University, ha denunciato pubblicamente i «lobbisti» che spendono somme enormi — almeno 20 milioni — per disinformare e «strombazzare» la «stessa retorica» che ha portato gli Usa in guerra con l’Iraq. Una presa di posizione senza precedenti per un inquilino della Casa Bianca, fa notare il quotidiano, che ricorda due soli casi: Ronald Reagan che sfidò le obiezioni di Israele e dell’Aipac alla vendita di aerei Awacs Dietro le quinte Duro attacco durante un incontro alla Casa Bianca. E il voto divide gli ebrei d’America all’Arabia Saudita nel 1981 e George Bush che un decennio dopo si definì «un piccolo uomo solo» contro un migliaio di lobbisti a Capitol Hill. Gli stessi lobbisti che da settimane premono sui parlamentari per convincerli a votare «no» all’accordo con gli ayatollah (qualche giorno fa, più di 700 aderenti all’Aipac si sono riuniti allo scopo a Washington, rifiutando peraltro un invito alla Casa Bianca). La posta in gioco, per Obama, è altissima. In più di un’occasione ha sottolineato come l’intesa di Vienna sia un cardine della politica estera del suo secondo mandato. E benché sia certo che le Camere a maggioranza repubblicana bocceranno in prima battuta l’intesa, gli oppositori difficilmente riusciranno a mettere insieme i due terzi necessari per opporsi al successivo veto presidenziale, anche se hanno appena incassato l’appoggio del democratico Chuck Schumer, il più influente senatore ebreo. E’ una decisione che in realtà sta lacerando la comunità ebraica — tradizionalmente schierata con i democratici — e i suoi rappresentanti. Sander Levin, il deputato ebreo di più lungo corso, si è già dichiarato per il «sì» mentre Grace Meng, 20 milioni di dollari spesi finora dalla lobby filoisraeliana per la campagna contro l’intesa sul nucleare tra Usa e Iran democratica newyorchese eletta in un distretto a maggioranza ebraica, voterà «no». Un diplomatico israeliano a Washington, secondo il quotidiano di Tel Aviv Haaretz, avrebbe confermato al suo governo che «la comunità ebraica in America non è allineata dietro Israele». La spaccatura è emersa anche durante l’incontro alla Casa Bianca fra Obama e una ventina di leader dell’associazionismo Il personaggio Chi sono Schumer, il senatore del «no» in notturna ● L’Aipac, o American Israel Public Affairs Committee, è una lobby fondata nel 1951 a sostegno dello Stato di Israele ● L’Aipac ha più di 100.000 membri in Usa, 17 uffici regionali e «un vasto bacino di donatori» Contrario Il senatore dem ebreo Chuck Schumer dirà no all’accordo (Afp) ● Secondo il New York Times, il suo comitato «Citizens for a nuclear free Iran» ha un budget da 25 milioni di dollari per fare pubblicità in tv contro l’intesa con Teheran ebraico, tra cui i «duri» dell’Aipac, che avrebbero accusato il presidente di bollarli come «guerrafondai». Secondo alcuni testimoni, Obama sarebbe andato oltre nel criticare il gruppo. «Le parole hanno conseguenze, specialmente quando provengono dalle autorità», ha commentato Malcolm Hoenlein. Ma il leader statunitense avrebbe contrattaccato, lamentandosi degli spot tv che lo dal nostro inviato Massimo Gaggi paragonano a Neville Chamberlain, il premier britannico che firmo l’Accordo di Monaco con Adolf Hitler nel 1938. Il peso politico — e psicologico — dell’opinione degli ebrei d’America è evidente. Entrambe le parti lo hanno compreso e lo scontro, finora relegato dietro le quinte, comincia ad emergere anche in pubblico. Sara Gandolfi © RIPRODUZIONE RISERVATA NEW YORK Più ancora del «no» di Chuck Schumer all’accordo con l’Iran sul nucleare, a far infuriare la Casa Bianca è stato il modo nel quale l’influente senatore democratico, un ebreo eletto a New York, l’ha comunicato. Non tanto l’ora scelta: le dieci di sera di giovedì, durante il dibattito repubblicano di Cleveland. Schumer ha cercato di togliere visibilità a una decisione che deve essere stata, per lui, assai sofferta. A preoccupare il team di Obama è la scelta di Schumer di uscire allo scoperto con oltre un mese d’anticipo, visto che il Congresso voterà a ridosso della scadenza del 16 settembre. Obama ha fatto di tutto per convincere il senatore che quella siglata a Vienna è la migliore intesa possibile. Il parlamentare è stato varie volte alla Casa Bianca, gli esperti del governo hanno risposto per ore a centinaia di richieste di chiarimenti. Ma il presidente sapeva che Schumer, eletto a New York da una base «liberal» sostanzialmente favorevole all’intesa con Teheran, ha fortissimi legami col mondo ebraico. E l’Aipac, la «superlobby» contraria all’accordo, l’ha letteralmente messo sotto assedio inviando ben 60 attivisti nel suo ufficio. La sua defezione su un nodo così delicato ci poteva anche stare. Schumer, però, non è un senatore qualunque: tra un anno, col ritiro di Harry Reid, dovrebbe diventare il leader dei democratici al Congresso. Si possono affidare le chiavi del gruppo parlamentare a un leader che volta le spalle al suo presidente su uno degli atti più importanti del suo mandato? Anche se qualche ex del team Obama ora accenna a una riconsiderazione della questione leadership, i precedenti non mancano. Basti pensare a quello recentissimo del Tpp, il via libera al trattato di libero scambio coi Paesi asiatici, osteggiato anche da Nancy Pelosi, capo dei democratici alla Camera. Ma la differenza sta proprio qui: la Pelosi annunciò la sua scelta all’ultimo momento, lasciando a Obama il tempo di fare campagna tra gli altri deputati. La sortita anticipata di Schumer rende più difficile il lavoro di «reclutamento» della Casa Bianca. Che, al momento, minimizza: solo 7 deputati e 5 senatori democratici hanno detto che non sosterranno l’accordo. Ma l’obiettivo di mettere insieme una «minoranza di blocco» di 40 senatori sta svanendo. Il Congresso voterà contro l’accordo, costringendo Obama a usare il suo potere di veto. Per difendere il quale avrà bisogno di almeno 34 senatori. A oggi i numeri sono dalla sua parte, ma la volata è lunga e la pressione della «lobby» ebraica in Congresso è fortissima. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 ESTERI 11 # Il caso DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Guerra di Donald Trump contro le donne o guerra dell’«establishment» repubblicano contro un candidato troppo ingombrante, straricco, che rischia di allontanare dai conservatori grosse fette dell’elettorato e che un domani potrebbe anche piantare in asso il partito, candidandosi come indipendente? La tempesta non accenna a placarsi a destra, alimentata dallo stesso Trump che, furioso per il trattamento ricevuto dalla Fox, la rete più seguita dai conservatori Usa, continua ad attaccare Megyn Kelly, la giornalista che gli ha rivolto le domande più taglienti sui suoi insulti alle donne, mentre gli strateghi della sua campagna parlano di «attacco programmato e coordinato». Già durante il dibattito di Cleveland il miliardario aveva risposto alla conduttrice con tono minaccioso («io sono stato gentile con lei, ma forse non avrei dovuto, visto come mi sta trattando»). Subito dopo Trump ha cominciato, tra dichiarazioni televisive e tweet, un vero tiro al bersaglio: Megyn accusata di essere stata professionalmente scorretta, di averlo bombardato anziché fare giornalismo. Poi l’uso di espressioni scortesi e sessiste come «bella pupa». Infine una frase che ha scatenato un altro putiferio: «La Kelly aveva il sangue agli occhi e dappertutto». Come dire che aveva le mestruazioni commentano i più. Erick Erickson, celebre «blogger» conservatore e animatore del forum «Red State» che ieri aveva organizzato ad Atlanta un raduno di leader repubblicani, strappa l’invito a Trump: «Mi piace il suo carattere, capisco che a volte esagera perché si sente maltrattato dal suo partito, ma c’è una linea rossa che un candidato alla Casa Bianca non dovrebbe mai superare: quella della decenza. E Trump l’ha varcata trattando quella giornalista come una in preda a una tempe- Sulle donne Trump passa il segno Boicottato anche dai repubblicani Il miliardario sulla giornalista della Fox: «Aveva il sangue agli occhi e dappertutto» Sessismo La giornalista Megyn Kelly, qui sopra, è stata chiamata «bella pupa» da Trump, nella foto sopra con la consorte Melania e la moglie di Ted Cruz, dopo il dibattito tv sta ormonale. Invitiamo Meqyn Kelly al suo posto». Ieri alla «convention» di «Red State» tutti i candidati hanno espresso solidarietà a Megyn e alla Fox, pur evitando di tirare in ballo direttamente Trump. Che ha fatto un goffo tentativo di correggere il tiro: «Quando ha detto dappertutto pensava al naso — hanno sostenuto i suoi collaboratori —, ci vuole una mente perversa per pensare al ciclo mestruale». Intanto, mentre si aspetta di vedere come lo «show» di Cleveland ha inciso sul giudizio degli elettori (i primi sondaggi indicano un lieve calo di Trump che, però, resta saldo in testa) la proprietà della Fox scende in campo per difendere i suoi giornalisti: il capo della rete, Roger Ailes, definisce i suoi tre «anchor», Chris Wallace e Bret Baier, oltre alla Kelly, «il miglior team televisivo di sempre». Si fa sentire anche il padrone della rete Rupert Murdoch, un «tycoon» come Trump: «Il mio amico Donald deve imparare a rispettare la stampa». Oltre che i suoi giornalisti e la dignità delle donne, la Fox difende il suo successo: il dibattito di Cleveland, definito da molti il migliore di sempre per la durezza e l’immediatezza delle domande rivolte a tutti i candidati, non solo a Trump, è stato sicuramente il più seguito della storia delle tv «cable»: 24 milioni di spettatori, record assoluto per una trasmissione non sportiva su queste reti. Nella campagna di quattro anni fa i dibattiti tra i candidati repubblicani non superarono mai i 7 milioni di spettatori. Merito, più che dell’abilità dei conduttori, della curiosità per Trump che piace a molti mentre anche chi lo disprezza accorre a vedere lo spettacolo dell’elefante che fa sfracelli nella cristalleria. Solo che l’elefante rischia di fare grossi danni al partito repubblicano e questa considerazione fa riemerge il sospetto di 24 milioni di spettatori hanno seguito in diretta il dibattito tv: un record storico © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il personaggio Una stella a destra: è la supermanager Carly di Maria Laura Rodotà C arly Fiorina non è l’antiHillary. Contro Hillary perderebbe. Carly Fiorina, al momento, è l’antiDonald Trump. La repubblicana vecchio stile che viene dal big business e sa attaccare alla giugulare senza fare figuracce. Giovedì sera ha vinto il dibattito dei poveracci, i candidati indietro nei sondaggi relegati all’ora dell’aperitivo in un’arena vuota; e alla fine, su Google, le ricerche sul suo nome erano più numerose di quelle su The Donald, il famosissimo megapalazzinaro da reality. Ha colpito e affondato Trump a distanza; ricordando come abbia parlato con Bill Clinton prima di candidarsi, come abbia donato molti soldi alla sua fondazione e alla campagna di Hillary per il Senato, come abbia cambiato idea opportunisticamente su molte cose. In trentasei ore è diventata la preferita di molti repubblicani/e perplessi/su Trump e di vari conservatori importanti dei mass media. Anche perché si è subito schierata con Megyn Kelly, l’anchorwoman della Fox che aveva fatto domande vere a Trump e che Trump aveva accusato su Twitter di avere le mestruazioni. Subito dopo un’altra conduttrice Fox, Greta Van Susteren, le ha chiesto se trovava sessista essere Vicepresidente? Difficile che vinca il voto femminile come candidata presidente. Come vice può darsi considerata il miglior candidato alla vicepresidenza. Lei ha risposto che corre per la Casa Bianca, ovvio. Ma nelle Fantaprimarie, al momento (si voterà davvero, partendo dall’Iowa, tra sei mesi) al secondo posto nel ticket c’è spesso lei. Personaggio formidabile e controverso, texana laureata a Stanford (ma la sua narrativa elettorale prevede che lei dica «ho cominciato come segretaria»), una vita nella «corporate America» delle multinazionali. Prima manager alla AT&T, poi amministratore delegato della Hewlett Packard. Da cui fu mandata via dopo sei anni e molte critiche, e il licenziamento di 30 mila lavoratori dopo la fusione con la Compaq (anche per questo come numero uno del ticket rischierebbe; sui posti di In rosa Carly Fiorina, 60 anni, ex manager di Hewlett Packard, intervistata dai giornalisti dopo un forum ospitato da Fox News tra i sette candidati repubblicani più indietro nei sondaggi (Getty) lavoro persi con le megafusioni, il capitalista Mitt Romney fu massacrato negli spot elettorali, nel 2012). Ora racconta «mi hanno cacciato durante una rissa da consiglio di amministrazione. Chi osa e innova provoca reazioni forti». Poi ha lavorato con John McCain nella campagna del manovre politico-mediatiche per ostacolare la corsa di un candidato che non pochi sospettano addirittura di «intelligenza col nemico», cioè la famiglia Clinton. E’ stato lo stesso miliardario a mettersi in una condizione difficile quando, in apertura del dibattito, ha onestamente confessato che non esclude di candidarsi da indipendente, se non fosse lui il prescelto dei repubblicani per la Casa Bianca. Potenzialmente un altro Ross Perot, la cui candidatura, nel 1992, tolse voti a Bush padre e regalò la vittoria a Bill Clinton. Che sente spesso Trump, ha avuto grossi finanziamenti da lui e di recente gli ha telefonato consigliandogli di candidarsi. Massimo Gaggi 2008. Poi, nel 2010, ha speso sei milioni e mezzo di dollari per correre in California contro la democratica Barbara Boxer, e ha straperso. Guadagnando però un certo rispetto per l’energia e l’autodisciplina, era appena fuori dalla chemio dopo una doppia mastectomia; e «ha fatto campagna per il Senato degli Stati Uniti praticamente calva», ricordano i suoi staffer. Fiorina ricorda altro. Ripete di continuo che lei viene dal mondo dell’economia, è una leader, e conosce «più leader internazionali di tutti i candidati tranne Hillary; ma io non li usavo per le photo opportunity». E così via attaccando, sulle sue e-mail da segretario di Stato, sull’attentato a Bengasi, sulla sua difesa di Planned Parenthood, la più grande organizzazione negli Usa a fornire contraccettivi e praticare aborti, a cui i repubblicani vogliono togliere i finanziamenti pubblici. La maggioranza delle americane è pro aborto, le dichiarazioni ultraconservatrici di Fiorina per compiacere i repubblicani che votano alle primarie non sembrano ideali per vincere il voto femminile come candidata presidente. Come vice, a questo punto, può darsi. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 # Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 ESTERI 13 # Lo scenario di Fabrizio Dragosei Così la Russia si isola dal mondo Cala una nuova Cortina di Ferro Divieto di espatrio ai dipendenti pubblici, svolta autarchica in economia La vicenda ● La Russia ha varato alcune norme sui viaggi all’estero dei dipendenti di settori «strategici» che di fatto impediscono l’espatrio di milioni di cittadini se non in Paesi ritenuti «amichevoli», come Vietnam, Cuba e la Cina ● I dipendenti di ministeri come quello degli Esteri o di aziende statali come le Ferrovie devono consegnare il passaporto ai loro dirigenti: il documento viene riconsegnato solo se la vacanza è «approvata» ● Crescenti restrizioni si applicano anche agli stranieri che vogliano visitare la Russia: ottenere un visto turistico è sempre più complicato ● La situazione, dovuta alle crescenti tensioni a causa della crisi ucraina e delle sanzioni contro Mosca, ricorda i tempi dell’Unione Sovietica, quando a espatriare erano solo pochi «fidati e selezionati», come politici, atleti o (rari) studiosi MOSCA Nessuno oggi descriverebbe la situazione con le parole usate da Winston Churchill nel 1946: «Una Cortina di Ferro è scesa attraverso il continente». È però innegabile che qualche cosa di estremamente rilevante è cambiato nei rapporti della Russia con il resto del mondo. Milioni di cittadini non hanno più la possibilità di viaggiare all’estero, se non in Paesi ritenuti «amichevoli». Lo Stato sta avviando decine di programmi per sostituire con prodotti autarchici i beni che giungono dall’Europa o dagli Stati Uniti e si è arrivati al punto (che per fortuna non è stato superato) di voler bloccare anche le importazioni di medicinali salvavita essenziali per pazienti con malattie croniche. Dopo aver etichettato come «agente straniero» le organizzazioni non governative che ricevono fondi dall’estero, il Parlamento ha inoltre avviato l’approvazione di una norma per bloccare del tutto l’ingresso nel Paese di persone e organizzazioni definite «non desiderabili». A seguito della crisi politica La campagna «Fatevi un selfie assieme a Lenin» di Maura Bertanzon «#LeninLives». Lenin vive. Su Instagram, soprattutto. L’ultima trovata per lustrare la memoria mai veramente sepolta del padre dell’Urss porta la firma di un gruppo di giovani attivisti comunisti russi. Con questo hashtag hanno lanciato un concorso, invitando tutti a farsi un selfie con Vladimir Ilyich. Costo dell’operazione: zero. Risultati: massimi. Sul social network spopolano ora gli autoscatti con busti e statue del leader. Non è difficile: in giro per la Russia ce ne sono oltre seimila. I vertici del partito comunista, con il leader Zyuganov, plaudono all’iniziativa. I detrattori storcono il naso: è un «gesto disperato», dicono. In palio, per il concorso, ci sono dei tablet. Simbolo della contemporaneità. Con la memoria, però, già in parte riempita da 45 volumi: l’opera omnia di Lenin. #LeninLives. Stretta sui visti Pure per gli stranieri è difficile arrivare: il visto turistico richiede procedure complesse e dell’isolamento (con le sanzioni e tutto il resto) legati alle vicende ucraine, la Russia si sta chiudendo su se stessa in un processo che ricorda molto da vicino quello che accadeva in passato. Sergej, un giovane soldato basato non lontano dagli Urali (il nome è di fantasia, per motivi di sicurezza), ha un figlio di sette mesi, ma non lo ha mai visto. Durante la visita di una delegazione, ha conosciuto Anna (altro nome di fantasia), una cittadina occidentale e se ne è innamorato. Lei è rimasta incinta, ma a Sergej non viene dato il permesso di andare all’estero per vedere il bambino. Nella sua stessa situazione sono tutti i militari, i poliziotti, gli agenti del fisco, i funzionari della procura e delle dogane, gli agenti segreti. Tutti quelli che in Russia vengono chiamati silovikì e che dipendono dai ministeri «armati». Fra i quattro e i cinque milioni di persone, secondo alcune stime. Ai quali si devono forse aggiungere i dipendenti di aziende statali, come le Ferrovie, i cui massimi dirigenti sono finiti nella lista dei personaggi sottoposti a sanzioni occidentali per l’annessione della Crimea. Chiariamolo subito: non esiste alcun divieto ufficiale al- © RIPRODUZIONE RISERVATA l’espatrio, né per i dipendenti pubblici né per quelli privati. Ci sono «raccomandazioni» che vengono però seguite con il massimo zelo dai dirigenti. La prima venne formulata dal ministero degli Esteri, un elenco di 114 Paesi che è meglio evitare. Poche sono le nazioni giudicate «affidabili», soprattutto perché non hanno trattati particolari con gli Stati Uniti: Bielorussia, Kirghizistan, Tagikistan, Turchia, Egitto, Vietnam, Camerun e poche altre. Una fonte del ministero della Difesa ha raccontato a Gazeta.ru che i dipendenti devono consegnare i passaporti ai su- ● periori i quali li custodiscono in cassaforte. Quando vanno in vacanza, se il Paese scelto è ok, viene consegnato loro il documento di espatrio. Al ministero dell’Interno e all’Fsb (servizi segreti) i passaporti sono in mano al Dipartimento risorse umane, e la procedura è praticamente identica. Stessa cosa al Servizio di Protezione dei personaggi pubblici. Un dirigente della Protezione civile, Aleksej Vagutovich, ha spiegato che da loro si seguono le raccomandazioni del ministero degli Esteri: «Visto che sono militari, i nostri dipendenti devono concordare le ferie per iscritto». I poli- La parola SILOVIKÌ La parola russa, letteralmente «uomini della forza», indica i militari, i poliziotti, gli agenti del fisco, i funzionari della procura e delle dogane, e anche gli agenti segreti. Tutti quelli che in Russia dipendono dai ministeri «armati». In totale si tratta di un’importante parte della società, tra i quattro e i cinque milioni di persone, secondo alcune stime, ai quali si devono aggiungere ovviamente anche i familiari: a loro le nuove «raccomandazioni» volute del Cremlino precludono i viaggi nei Paesi considerati «ostili» per via delle sanzioni contro Mosca. Le destinazioni a rischio sono 114, secondo una lista stilata dalle autorità russe. © 2015 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE Luciano Fontana PRESIDENTE Maurizio Costa AMMINISTRATORE DELEGATO VICEDIRETTORE VICARIO Pietro Scott Jovane Barbara Stefanelli CONSIGLIERI VICEDIRETTORI Daniele Manca Antonio Polito (ROMA) Venanzio Postiglione Giampaolo Tucci Gerardo Braggiotti, Laura Cioli, Paolo Colonna, Teresa Cremisi, Dario Frigerio, Tom Mockridge, Stefano Simontacchi DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Luciano Fontana [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 - Tel. 0262821 DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Dir. Communication Solutions Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 www.rcscommunicationsolutions.it 5 milioni i russi interessati dalle nuove norme sull’espatrio 50 per cento la diminuzione dei viaggi all’estero di cittadini russi 114 i Paesi che le autorità di Mosca hanno inserito nella lista dei «luoghi da evitare» ziotti di Mosca, secondo l’agenzia Rbk, possono andare solo in Cina, a Cuba e in Vietnam. Il quotidiano Kommersant ha rivelato che anche nelle aziende statali vigono le stesse raccomandazioni. La notizia è stata smentita, ma diverse fonti hanno confermato che alle Ferrovie o alla Rosneft (petrolio) nessuno si azzarda a dispiacere ai capi. Cinque milioni di persone, più i loro familiari. Se si sommano a tutto questo la crisi economica e la discesa del rublo, i risultati sono clamorosi. I russi che vanno all’estero sono diminuiti anche del 50 per cento, secondo dati di Rosstat. Pure per gli stranieri è difficile arrivare in Russia. E non solo per le organizzazioni che potrebbero essere etichettate come «indesiderabili». In Francia e in altri Paesi il semplice visto turistico richiede procedure sempre più lunghe e complesse. «E la gente spesso rinuncia», dice l’addetto di una grande agenzia di viaggi parigina. Le compagnie aeree tagliano i voli, visto che il numero dei passeggeri crolla: la Delta ha cancellato il New York-Mosca. Per ridurre la dipendenza dall’Occidente, il governo vorrebbe far salire il numero dei programmatori da 350.000 a un milione. Ma l’idea di combatte- re contro Microsoft o Oracle è stata sbeffeggiata dagli esperti del settore. Il tentativo di sostituire Google con un motore di ricerca russo chiamato con poca fantasia Sputnik, è stata fallimentare: solo tremila contatti al giorno. L’anno scorso la Duma aveva passato in prima lettura una legge che prevedeva fino a 5 anni di carcere per chi importava medicinali non previsti ufficialmente in Russia. Poi ci si è resi conto che si sarebbero colpiti farmaci salvavita e si è ripiegato su una norma più blanda. Ma l’idea è quella di sostituire le importazioni in tutti i settori. Un’impresa titanica visto che la dipendenza dall’estero è enorme: 90% per le macchine utensili, 60% nelle attrezzature per petrolio e gas, 70% per la metalmeccanica pesante. C’è chi si lamenta o addirittura, se può, si trasferisce all’estero. Ma è preoccupante vedere come una buona percentuale della popolazione approva quello che sta accadendo: quasi un terzo di chi ha risposto a un sondaggio del centro indipendente Levada si è detto favorevole al blocco dei viaggi all’estero per chi svolge particolari mansioni. @Drag6 © RIPRODUZIONE RISERVATA EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-6282.8238 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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Nero su nero” € 8,49; con “Asterix” € 7,49; “La scienza come un romanzo” € 9,40; con “I capolavori dell’Arte” € 7,40; con “Maigret” € 8,40;con “Rocky Joe” € 11,49; con “Naruto” € 6,49; con “Beast Quest” € 7,90; con “Topolino Story” € 8,49; con “Le leggende dell’alpinismo” € 12,49; con “Masha e Orso” € 7,49; con “Mazinga” € 11,49; con “Le avventure di Arsène Lupin” € 8,40; con “Biblioteca della Resistenza” € 9,40; con “II Guerra mondiale” € 12,49 14 # Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera 15 Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 # Cronache Profughi, Lega e 5 Stelle all’attacco Il Pd: «Gli sciacalli si ritrovano» Ieri 800 sbarcati in Italia, isole greche al collasso. Londra vuole chiudere il tunnel DALLA NOSTRA INVIATA La nave ● La motonave «Siem Pilot» è sbarcata ieri a Reggio Calabria con a bordo 800 migranti, di cui 658 uomini, 94 donne (due incinte) e 48 minori ● I migranti saranno trasferiti in varie regioni d’Italia: 50 in Umbria, 150 in Lombardia, 100 in Veneto, 100 in Toscana, 100 in Campania, 100 in Piemonte, 50 in Liguria, 100 in Emilia Romagna e 50 nelle Marche BRUXELLES Dopo le parole di pa- pa Francesco sulla «violenza» dei respingimenti dei profughi che equivalgono a un atto di guerra, dopo l’appello della Commissione europea per un approccio più solidale alla crisi dei migranti, il segretario della Lega Nord Matteo Salvini commenta su Twitter: «Altri 800 clandestini sbarcati. Li staranno portando a Bruxelles o in Vaticano…?». Dal Nord al Sud d’Europa il tema accende il dibattito politico e polarizza l’opinione pubblica, governi e opposizioni giocano la carta sicurezza. Con un’inedita consonanza di toni con la Lega, il Movimento 5 Stelle chiede dal blog di Beppe Grillo «giro di vite sui permessi di soggiorno, sorveglianza più stretta, sistemi efficienti per il rimpatrio forzato, procedura specifica per i ricorsi contro il diniego dell’asilo». «Ci manca solo che Grillo si iscriva alla Lega — commenta il presidente pd Matteo Orfini —. Perché alla fine gli sciacalli si ritrovano sempre: a destra». Proprio a Salvini si rivolgeva ieri l’editoriale del quotidiano cattolico Avvenire: «Siamo stanchi di questa politica vuota di ideali e di sagge iniziative che gioca a svuotare il cuore della gente per riempirlo di risentimento». Mentre l’Osservatore Romano condannava la decisione francese di rafforzare «gli sbarramenti di filo spinato e la dura linea di respingimento adottata da Londra». La giornalista tedesca e le reazioni Anja sfida i commenti sul web «Il linguaggio dell’odio sta legittimando la xenofobia» DALLA NOSTRA INVIATA Chi è «Questo era il mio commento, ora aspetto i vostri». Così la giornalista Anja Reschke chiudeva l’editoriale trasmesso mercoledì sera nella striscia di approfondimento della tv pubblica tedesca Ard. Di commenti ne sono arrivati 20 mila in poche ore, 9 milioni le visualizzazioni. Il tema era l’odio. In un intervento di due minuti Reschke ha sparato a zero sul feroce linguaggio anti immigrati ormai ampiamente accettato in Rete, segno del crescente senso di impunità nei settori dove non fa più scandalo dare addosso allo straniero: «Di fronte a frasi come “sporchi parassiti, facciamoli annegare” si scatena un consenso eccitato con una valanga di “mi piace”. E se prima eri un piccolo razzista qualunque, all’improvviso ti senti grande». Così, superando tabù e dandosi forza gli uni con gli altri, cresce una comunità virtuale che poi irrompe nel reale. Il crinale è scivoloso, Anja è stata accusata di voler limitare la libera espressione in nome del politicamente corretto. «Ma se dicessi in pubblico che dobbiamo accogliere i rifugiati economici, cosa accadrebbe? Riceverei un fiume di commenti pieni d’odio». Tema esplosivo in Germania, dove il riemergere delle pulsioni xenofobe, la criminalizzazione di gruppi connotati su base etnica o religiosa, la retorica viscerale e degradante rimandano in automatico alle persecuzioni naziste, evocate in questi giorni da commentatori di tutti gli schieramenti. Attacchi e incendi a strutture d’accoglienza sono in aumento, circa 200 dall’inizio dell’anno. Il Paese resta un modello di accoglienza e integrazione, eppure la violenza verbale denunciata da Reschke ha lentamente messo all’angolo la maggioranza silenziosa. «Se non credete che tutti i rifugiati siano parassiti da stanare, bruciare o gasare, allora ditelo a voce alta, prendete posizione, mettete alla gogna chi dice il contrario». La maggioranza dei commenti approvava. M. S. Na. [email protected] BRUXELLES ● Anja Reschke, 42 anni, giornalista e conduttrice del programma «Panorama» sulla tv tedesca Ard. Il suo editoriale contro l’odio xenofobo in Rete è diventato virale ed è stati visto 9 milioni di volte © RIPRODUZIONE RISERVATA Nel Mediterraneo la situazione si aggrava giorno dopo giorno. L’Alto Commissariato Onu per i rifugiati ha definito «vergognose» le condizioni di accoglienza nella Grecia già stremata dalla crisi finanziaria, dove dall’inizio dell’anno sono arrivate via mare oltre 124 mila persone, con un aumento del 750% rispetto al 2014. Le isole sono al collasso, la Commissione europea è pronta a sbloccare risorse per aiutare Atene a gestire i flussi attingendo al Fondo Asilo e a quello per la Sicurezza interna. «Stiamo facendo il lavoro sporco per la Gran Bretagna» dicono sulla Manica i poliziotti Al mare Bagnanti sull’isola greca di Kos prendono il sole mentre sbarcano migranti e profughi (Reuters) francesi schierati nella battaglia di Calais. I 15 agenti della polizia di frontiera a guardia all’Eurotunnel non ce la fanno a mantenere l’ordine. Così capita che un gruppo di trenta migranti non debba scavalcare le recinzioni del terminale di Coquelles perché ha indovinato la combinazione per aprire la serratura elettronica dei cancelli. Cercando i tasti più consumati. E succede che un sudanese di quarant’anni superi quattro barriere di sicurezza e 400 telecamere di sorveglianza, si lanci a piedi nelle tenebre della galleria, percorra oltre 50 chilometri in uno spazio di 90 centimetri, con i treni superveloci che gli sfrecciano accanto, per essere preso dopo 11 ore a pochi passi dall’uscita inglese, Folkestone, Kent, fine della corsa. Allarmato dall’impresa di Abdul Rahman Haroun e dal rischio emulazione, il governo britannico ha considerato la possibilità di chiudere di notte il tunnel. Anche se il Regno Unito non ha mai abolito i controlli alle frontiere perché resta fuori dall’Area di libera circolazione di Schengen, la chiusura avrebbe un forte valore simbolico nel momento in cui l’Europa si sfalda. L’ipotesi, discussa in un vertice del comitato Cobra per le emergenze nazionali, ha sollevato l’immediata reazione della società Eurotunnel, che si dice pronta a chiedere centinaia di milioni di sterline di risarcimento. Le ombre continuano a prendere il mare, in silenzio. Maria Serena Natale [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera CRONACHE # PORTFOLIO ALESSANDRO GRASSANI L’esodo dei migranti Clima estremo 1 Erdene Tuya, 29 anni, si sveglia con il figlio di tre anni Tuvchinj che tiene abbracciata una pecorella. Il marito e un altro figlio di sei anni sono andati a prendersi cura del gregge. Le foto sono state scattate nel 2011 dopo un inverno rigidissimo che ha portato 20 mila pastori a migrare verso la capitale, Ulan Bator, la cui popolazione è raddoppiata negli ultimi 20 anni. Un inverno persino più tremendo di quello del 1944 che ha impresso un ricordo indelebile nella memoria di chi l’ha vissuto. Negli ultimi 15 anni si sono verificati inverni straordinari per ben quattro volte 2 Nella provincia di Arkhangai, a circa 30 chilometri dal villaggio di Ulziit, la famiglia Tsamba ha perso venti capi di bestiame in due giorni a causa del rigido inverno mongolo 3 Erdene Tuya spinge fuori dal suo gher (la tenda tradizionale) una pecora che cerca di entrare per stare al caldo 4 Il tredicenne Mohidul, che soffre di problemi mentali, sdraiato nella sua casa a Dacca, in Bangladesh: la famiglia è arrivata in città nel 2007, dopo che il ciclone Sidr ha distrutto i campi che coltivavano e tutti i loro beni nel villaggio d’origine Chi è ● Alessandro Grassani è un fotografo milanese, nato nel 1977 ● Mongolia, Bangladesh, Kenya: con i suoi reportage documenta le migrazioni massicce a causa del clima ● Prossima tappa: Haiti. Il suo progetto è stato esposto all’Onu 1 Mongolia ● Repubblica parlamentare dell’Asia, con capitale Ulan Bator e quasi 3 milioni e 200 mila abitanti. Gengis Khan vi fondò il suo impero nel 1206. Non ha accesso al mare ❞ 2 3 Bangladesh Nel 2010 in Mongolia per il freddo sono morti 8 milioni di capi di bestiame: oltre 20 mila pastori sono stati costretti a migrare verso la capitale ● Repubblica parlamentare, si stacca dal Pakistan nel 1971 con una guerra di indipendenza, dopo una prima divisione dall’India nel 1947. Ha oltre 161 milioni di abitanti. La capitale è Dacca. Con oltre 1.100 abitanti per km quadrato, è uno degli Stati più densamente popolati al mondo 4 Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 CRONACHE 17 # ambientali 5 Gelo, siccità e acqua rendono invivibili le zone rurali: popoli in fuga verso le città 5 Bangladesh, distretto di Satkhira. Una donna tiene in braccio il figlio davanti alla sua casa nel villaggio di Debnagar. Le inondazioni hanno colpito il villaggio per nove anni consecutivi, 5 mesi su 12 6 La 35enne Golape, immigrata a Dacca nel 2009 con la famiglia, vive accanto ai binari del treno nello slum di Kawran, dove non c’è acqua corrente né lavoro 7 Un uomo nel villaggio di Seis al confine tra Etiopia e Kenya: gli abitanti non hanno più nulla da bere né da mangiare dopo una lunga siccità 8 Nel distretto di Turkana in Kenya, i pastori nomadi devono scavare molto in profondità per trovare l’acqua per dissetare se stessi e i propri animali in quello che una volta era il letto del fiume 9 Un pastore della tribù Turkana con il suo fucile in spalla vaga in cerca di un terreno dove far pascolare il gregge in una zona al confine tra Kenya ed Etiopia 6 di Chiara Mariani «N el 2010 in Mongolia, per il freddo eccezionale, sono morti circa 8 milioni di capi di bestiame: oltre 20 mila pastori sono stati costretti a migrare verso la capitale, Ulan Bator, la cui popolazione è raddoppiata negli ultimi 20 anni. Un inverno persino più tremendo di quello del 1944 che ha impresso un ricordo indelebile nella memoria di chi l’ha vissuto. Purtroppo negli ultimi 15 anni si sono verificati inverni straordinari per ben 4 volte. E pare che questo fenomeno sia l’altra faccia della medaglia del riscaldamento globale». Alessandro Grassani, fotografo milanese nato nel 1977, si è preso a cuore la questione. Dopo la steppa si è diretto nel Kenya, nel distretto del Turkana, dove in due anni ha piovuto una sola volta e gli scontri tribali per il controllo delle piccole risorse idriche sono all’ultimo sangue. La rotta migratoria di chi fugge l’arsura termina a Nairobi, dove negli ultimi 20 anni la percentuale di chi cerca la sopravvivenza negli slum della città è salita dal 26% al 74%. «Anche nel Bangladesh il problema è l’acqua: la violenza dei monsoni, le insistenti inondazioni, i cicloni e l’innalzamento del livello del mare rendono invivibili le zone rurali e spingono le popolazioni verso le città. Dacca, la capitale, attualmente ha una popolazione di 14 milioni di abitanti e si stima che nel 2050 sarà di 50 milioni. Ogni anno si registrano 300 mila nuovi arrivi, molti dei quali migranti ambientali». La prossima tappa è prevista in autunno: «Secondo le Nazioni Unite Haiti è il quarto Paese al mondo più colpito dal cambiamento climatico. Il degrado ambientale (l’isola ha il più alto tasso di deforestazione al mondo) ostacola la naturale capacità di reagire agli eventi climatici estremi. Metà dei residenti di Port-auPrince non sono nati lì: la città ogni anno è la destinazione di migliaia di migranti ambientali che inseguono l’illusione di una vita migliore». Il progetto di Grassani, già vincitore nel Sony World Photography Award nel 2012, è stato esposto nel 2014 nel quartier generale delle Nazioni Unite a Ginevra e attualmente è allestito fino al 30 settembre all’XI Festival di La Gacilly in Bretagna (www.festivalphoto-lagacilly.com). © RIPRODUZIONE RISERVATA 7 Kenya ● Repubblica presidenziale, con 40 milioni di abitanti e capitale Nairobi. Nel 1963 diventa indipendente dall’Inghilterra. È culla della cultura swahili, unita dalla lingua kiswahili e dalla religione islamica e nata dall’incontro tra gli indigeni locali e gli arabi, fondatori di molte città costiere ❞ 8 9 Nel distretto del Turkana ha piovuto una sola volta in due anni e gli scontri tribali per il controllo delle esigue risorse idriche sono all’ultimo sangue. La rotta di chi fugge l’arsura termina a Nairobi 18 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera CRONACHE # Ucciso da un cinghiale per salvare i suoi cani Cefalù, 77enne muore vicino alla sua casa. Ferita la moglie. La polemica: sono troppi e fuori controllo È uscito da casa al mattino, con i suoi cani, sulle colline sopra Cefalù, da un lato l’azzurro del mare dall’altro le cime delle Madonie, terra bella e selvaggia. Salvatore Rinaudo, 77 anni, si è trovato di fronte un branco di cinghiali, i cani hanno iniziato ad abbaiare. La moglie Rosa si è accorta di tutto: «Ho visto che mio marito si è bloccato, poi si è messo in mezzo per salvare le sue bestie. A questo punto i cinghiali gli sono saltati addosso». Rinaudo è stato sopraffatto, non ha avuto scampo, è morto dilaniato dai morsi degli animali. La signora Rosa, 73 anni, si è precipitata fuori: «Ho cercato di recuperare Salvatore, di tirarlo dentro. Mentre provavo a prenderlo e portarlo via sono stata aggredita anche io. Non ci sono parole per descrivere quello che ho visto. Sono distrutta». L’hanno portata al pronto soccorso con ferite alle gambe e all’addome, ma per fortuna non gravi e già nel pomeriggio ha potuto lasciare l’ospedale. Un’altra vittima (dopo quella di maggio nel Bresciano) che ha riaperto le polemiche sulla proliferazione incontrollata dei cinghiali, nonostante un etologo come Enrico Alleva puntualizzi che l’animale «si è sentito attaccato ed ha avuto un naturale comportamento di difesa probabilmente anche per la presenza dei suoi cuccioli». Il sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, è infuriato: «Siamo colpiti e profondamente addolorati per quanto accaduto. Ma anche molto arrabbiati, perché questa è una tragedia annunciata». Il primo cittadino ricorda che «più volte è stato segnalato il pericolo e per questo è stata chiesta anche una campagna di abbattimento controllato. Ma non è stata mai adottata alcuna misura». Un’emergenza che coinvolge tutti i Comuni del Parco delle Madonie e che spinge il sindaco di Pollina, Magda Culotta, che è anche deputato del Pd, ad attaccare il presidente Crocetta: «L’empasse del go- La Regione Il governatore Crocetta: «Già domani un piano di messa in sicurezza» verno regionale ha creato uno stallo decisionale che ha messo in serio pericolo la sicurezza del territorio e l’incolumità dei cittadini e dei turisti». Il governatore promette che questa volta si farà presto e che già nella giunta di domani sarà discusso «un piano di messa in sicurezza». Aggiunge Crocetta: «Il problema dell’eccessivo popolamento di cinghiali è previsto nel disegno di legge sui parchi. Chiederemo al presidente della Commissione ambiente di estrapolare l’articolo in modo tale da inserirlo nel primo ddl utile che verrà discusso in aula». Anche per Angelo Pizzuto, presidente del Parco delle Madonie, le cause di quanto accaduto vanno ricercate soprattutto nell’inerzia politica: «Il legislatore non ha ancora pre- so gli idonei provvedimenti, lasciando al caso ed alla fortuna la risoluzione di un problema atavico». E spiega che «l’unico sistema ritenuto idoneo a frenare il proliferare di questi animali ibridi inselvatichiti è l’abbattimento selettivo supervisionato dalle forze dell’ordine, sul quale abbiamo anche riscosso il favore delle autorità ma finora nulla è stato fatto». Lo scorso 22 maggio un altro pensionato, Severo Zatti, 72 anni di Iseo, era stato colpito da un cinghiale. Stanco di vedere il proprio campo devastato, quella notte era uscito imbracciando un fucile da caccia. L’hanno trovato alcune ore dopo morto dissanguato, accanto alla carcassa dell’animale. R. Bru. © RIPRODUZIONE RISERVATA A maggio L’intervista ● L’ultimo caso di una vittima di cinghiali risale al 22 maggio scorso. L’episodio si è verificato a Iseo, nel Bresciano Giulia Maria Crespi: distruggono tutto, andrebbero limitati ● Severo Zatti, 72 anni, aveva sentito dei rumori vicino al suo campo coltivato (e sistematicamente distrutto dai cinghiali) ed era uscito armato di fucile, hanno ricostruito i carabinieri. L’uomo si era poi trovato di fronte l’animale e aveva sparato colpendolo ● Il cinghiale ferito l’ha quindi attaccato ferendolo all’arteria femorale. Zatti ha perso quasi subito conoscenza ed è morto dissanguato Sulla strada Un gruppo di cinghiali nel Parco delle Madonie, al confine con il luogo della tragedia (foto Dapress) TECNOCASIC S.p.A. TRIBUNALE DI NAPOLI Avviso di appalto aggiudicato Stazione Appaltante: Tecnocasic S.p.A., Viale Armando Diaz, 86 - 09125 Cagliari. Oggetto dell’appalto: procedura per l’affidamento dei servizi di copertura assicurativa della Tecnocasic S.p.A.. Tipo di procedura: aperta. L’appalto è diviso in 3 lotti: I Lotto - servizio di copertura assicurativa per la responsabilità infortuni cumulativa aziendale dei dipendenti della Tecnocasic S.p.A.. Importo complessivo presunto a base d’asta € 295.000,00. Importo aggiudicato: € 186.033,30 derivante dall’applicazione all’importo posto a base d’asta, del ribasso unico ed incondizionato del 36,93786%. Aggiudicataria: Reale Mutua Assicurazioni S.p.A.. II Lotto - servizio di copertura assicurativa per la responsabilità civile verso terzi e verso prestatori di lavoro. Importo complessivo presunto a base d’asta: € 73.000,00. Importo aggiudicato: € 61.333,33 derivante dall’applicazione all’importo posto a base d’asta, del ribasso unico ed incondizionato del 15,982%. Aggiudicatario: Generali Italia S.p.A.e UnipolSai in coassicurazione. III Lotto - servizio di copertura assicurativa per la responsabilità ambientale insediamenti. Importo complessivo presunto a base d’asta: € 132.000,00. Importo aggiudicato: € 93.060,00 derivante dall’applicazione all’importo posto a base d’asta, del ribasso unico ed incondizionato del 29,5%. Aggiudicataria: ACE European Group Limited Rappresentanza Generale per l’Italia. Data di aggiudicazione: la data di decorrenza dei 32 mesi sarà quella prevista dai termini di legge relativi a ciascun lotto. L’avviso di aggiudicazione del presente appalto è stato spedito alla G.U.U.E. per la relativa pubblicazione il 28/07/2015. Responsabile del Procedimento L’Amministratore Unico Dottor Gianmarco Serra Dottor Oscar Serci FALLIMENTO 254/2013 G.D. DOTT. ANGELO DEL FRANCO Il Fallimento 254/2013 già operante nel settore della produzione industriale di serramenti in legno. VENDE I SEGUENTI BENI SUDDIVISI IN TRE LOTTI. Lotto 1) Stabilimento industriale sito in Acerra Zona ASI - Località Pantano di circa mq. 25.800 (di cui mq 12.700 di superficie di lavorazione e depositi, mq. 1.400 di uffici e servizi e mq. 11.656 di area scoperta) dotato di impianti ad alta tecnologia anche per il riciclo e la generazione energetica da scarti della produzione. Prezzo base € 6.584.000,00. Lotto 2) Linea Produttiva a ciclo continuo ad alta tecnologia, per la produzione industriale di infissi in legno, con una capacità massima di produzione di circa 80/90 finestre al giorno prezzo base € 1.644.369,60. Lotto 3) Mobili e arredi d’ufficio di alto pregio. prezzo base € 50.000,00. Le offerte in busta chiusa dovranno essere cauzionate con un importo minimo del 15% del prezzo base; rialzo minimo in caso di gara 10% su offerta più alta. Scadenza termine per il deposito delle offerte 5/10/2015 ore 12.30, presso la Cancelleria VII Sezione Civile del Tribunale di Napoli; data di apertura delle buste e dell’eventuale gara 6/10/2015 ore 12,30. Eventuale vendita con incanto il 20/10/2015, ore 12.30. Le offerte potranno essere presentate per singoli lotti. La Curatela privilegerà offerte per l’intero complesso industriale costituente (lotto UNICO). Gli interessati all’acquisto, potranno richiedere eventuale finanziamento bancario presso gli istituti disponibili a tale operazione. INFORMAZIONI E CHIARIMENTI Per informazioni, consultazioni di perizie di stima e per eventuali sopralluoghi CONTATTARE I CURATORI: dott. Luigi Gatta e avv. Caterina Cassese - tel. 081 2298620 081 7146025; e-mail [email protected] / [email protected]. Ordinanza di vendita e perizia di stima su: www.astegiudiziarie.it (cod. A314073, A314074, A314075). ● Il corpo è stato ritrovato qualche ora più tardi dai familiari a una ventina di metri dall’animale ucciso Giulia Maria Crespi è stata fondatrice del Fai, ambientalista per credo e per professione. Ha portato in Italia l’agricoltura biodinamica basata sulla qualità e la salute della terra e ancora oggi, superati i 90 anni, lavora nelle sue aziende. Una donna dalla grande passione per la natura, che da anni ha ingaggiato una battaglia con i cinghiali. Solo parlarne la innervosisce: «Io sono per l’ecologia e per la biodiversità e non ucciderei un ragno. Ma loro sono una catastrofe». In Sicilia due persone sono state attaccate, una è morta. I cinghiali sono un problema? «Ora è successa questa tragedia ma non sono pericolosi per l’uomo, non attaccano. Io giro sempre per i boschi. Il problema è che i cinghiali sono dei distruttori del paesaggio e una tragedia per gli agricoltori. In Sardegna tante aziende hanno dovuto chiudere. Al Nord si deve fare la guardia perché dopo la semina invadono i campi e distruggono tutto. E La legge i politici non fanno nien«Servirebbe te perché hanno paura di una legge per perdere voti». poterne ridurre Cosa dovrebbero fail numero» re? «Una legge in barba agli animalisti. È inutile dire “facciamo la selezione”, bisognerebbe permettere la caccia al cinghiale per sette o otto mesi all’anno, ma questo fa insorgere gli ambientalisti e anche i cacciatori sportivi». Così se ne controllerebbe il numero... «E non lo si fa. Poi servirebbe anche un’altra cosa». Cosa? «Si devono impedire gli allevamenti. Si prevedano delle multe. Li allevano per darli ai cacciatori ma così facilitano la riproduzione. Qui in Toscana ce ne sono moltissimi e non sono più i cinghiali maremmani, sono dei porcastri importati dall’Est». Lei è presidente onoraria del Fai, non le mancheranno gli incontri con membri del governo, lo ha mai proposto? «Anni fa a Zaia, quando era ministro dell’Agricoltura, ma non condivise, mi trattò anche male. I governi fanno orecchie da mercante per non perdere voti». Melania Di Giacomo ROMA © RIPRODUZIONE RISERVATA ● Il caso La protesta sul fiume Brenta «Lasciati soli dopo il tornado» CAUSA II Sez.Civ.Trib.NAPOLI G.I. Mazzocca R.G.C. 23389/1985 Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 - Fax 02 2588 6114 Via Campania, 59 C - 00187 Roma Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 C.so Vittorio Emanuele II, 60 70122 Bari Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126 Avv. Gloria Ronco c/o uff.vend.giud. Napoli C.so Vittorio Emanuele 663B (tel. 081-7617254 fax: 081-5980089) vende senza incanto il 23/9/15 ore 16: unità immobiliare in Napoli “Palazzo Bagnara” su più livelli collegati da scale interne composta da: locale interrato con accesso da Piazza Dante Alighieri n. 88 e dall’androne del palazzo Bagnara alla Piazza Dante Alighieri n. 89; mq. 332 catastali locale scantinato con accesso dal Vico S. Domenico Soriano n. 10/D mq. 75 catastali sup. utile compl. mq. 422. in stato di abbandono - bene storico vincolato ai sensi ex Legge 1089/39 e 42/2004 - ant. 67, apportate modifiche interne - rispristino dei luoghi ad esclusivo carico e spese dell’aggiudicatario. PREZZO BASE:€ 588.553,00 OFFERTE IN AUMENTO: € 5.000,00. Offerte busta chiusa c/o uff. entro il 22/9/15 (escluso sabato) ore 9,30/12,30 con AC NT ordine Avv. e n.ro proc. 10% prezzo offerto per cauzione. 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Il Palazzetto dello Sport è costituito da un corpo di fabbrica sede delle manifestazioni spettacolari, con capienza complessiva di 6357 posti a sedere, e da un corpo di fabbrica, adiacente e collegato al primo, che raccoglie i servizi generali e quelli per l’allenamento e preparazione degli atleti, suddiviso su 2 piani, con al centro un ulteriore campo da gioco, e dotato di 4 gruppi indipendenti di spogliatoi, spogliatoi per gli arbitri, palestra, sala per proiezioni, sala di soggiorno con servizi di ristoro, centro per formazione giovanile, uffici per presidenza ed amministrazione, oltre alla centrale termica, idrica ed elettrica. L’immobile contiene beni mobili inventariati. E’ attualmente nella detenzione della provincia di Caserta. Non emergono diritti di terzi opponibili all’acquirente. Prezzo ribassato: Euro 6.873.485,17. In caso di aggiudicazione definitiva del bene concesso in uso a seguito di vendita fallimentare, il contratto si risolve di diritto anche se I’aggiudicazione dovesse intervenire prima del termine di scadenza del presente contratto e la Provincia di Caserta è tenuta a rilasciare I’immobile entro 30 giorni dal decreto di trasferimento del G.D.. Vendita senza incanto il 06/10/2015 ore 12.00, innanzi al Notaio delegato Dott. Giovanni Reccia. Deposito offerte entro le ore 12.00 del giorno 05/10/2015 presso lo studio del delegato in San Cipriano d’Aversa, Via Luigi Caterino, 118. In caso di mancanza di offerte, eventuale vendita con incanto il 20/10/2015 ore 12.00 alle medesime condizioni, con deposito domande entro le ore 12.00 del 19/10/2015. Info c/o Curatore (Avv. Raffaele Trotta, tel. 0823.778062) o c/o Cancelleria Fall.re e su www.astegiudiziarie.it (cod. A158406). L’ANIFA a rettifica di quanto erroneamente comunicato precisa che il Sig. Alcide Cerato è stato assolto dall’accusa di associazione a delinquere. La nostra attività sindacale non ha alcun intento diffamatorio, pertanto ci teniamo a porgere le nostre scuse al Sig. Alcide Cerato. I l tornado durò mezz’ora e fu un inferno: un morto, 87 feriti, 432 case distrutte, una villa seicentesca rasa al suolo con le sue piante secolari. Erano le cinque del pomeriggio dell’8 luglio, una data nera per quel fazzoletto di Riviera del Brenta compresa fra i comuni di Cazzago, Mira e Dolo, terra di artigiani e di piccoli imprenditori, dove si abbattè la furia della natura come mai prima di allora. Gli amministratori calcolarono il costo della ricostruzione: 100 milioni di euro. Chiesero un aiuto allo Stato «ma quell’aiuto non è arrivato», hanno urlato ieri manifestando con i cittadini sulle acque del Brenta con una barca che trainava i manichini di un operaio e di un artigiano. «Senza aiuti annegheremo». Ce l’hanno con Roma «che tace», con il presidente del Consiglio «che promette e non mantiene», con la politica «che ci ha lasciati soli». Chiedono la cancellazione dell’Iva sulle ristrutturazioni e una maggiore attenzione alle loro sciagure. «Renzi venga almeno a vedere come stiamo ridipingendo le nostre case». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 19 CRONACHE # ● Il commento di Danilo Mainardi Prede e predatori Storia di una difficile convivenza e del nostro fallimento di fronte alla natura C’ è qualcosa d’assurdo nella storia del cinghiale nel nostro Paese. Sempre più numerosi razzolano non solo nelle campagne, monti e colline, ma anche alle porte delle città. Accade in Italia e non solo. Ne sono stati abbattuti a Berlino, altri fotografati a New York e, per tornare da noi, ricordo le immagini, viste sulle pagine di un quotidiano, di un cinghiale che si aggirava sui tetti di una casa a Sillano in provincia di Lucca. L’aggressione di queste ore in Sicilia conferma la gravità della situazione. L’assurdità sta nel fatto che questi animali invasivi, numerosi e dunque pericolosi, sono stati immessi nel nostro Paese a partire dagli Anni 50, a scopo principalmente venatorio. I capi immessi dapprima erano importati dall’Est Europa, ma poi sono stati rilasciati in natura cinghiali allevati — in allevamenti nazionali — nati perciò in cattività e ibridati col maiale. Il ripopolamento è proseguito così, per anni, con scarso rispetto dei criteri di pianificazione faunistica, con immissioni non programmate, fino all’abusivismo e all’anarchia. Questo nonostante le linee guida rese note da tempo dal ministero dell’Ambiente e da Ispra. E ora tutti a esprimere stupore e lamentazioni per il fatto che i cinghiali sono ovunque, tantissimi, di grande stazza (perché così li abbiamo selezionati). Come noto, poi, sono prolificissimi, fino a oltre una decina di cuccioli per parto, con conseguente costante incremento delle popolazioni. Anche perché i L’inserimento Siamo stati noi a introdurli a partire dagli anni Cinquanta a scopo principalmente venatorio Poi ne abbiamo perso il controllo predatori naturali, lupi soprattutto, in Italia, nel frattempo, erano stati fatti fuori e, quando si è iniziato il recupero, a lungo se ne è contrastato e tuttora si contrasta il ritorno. Come se i predatori non servissero a niente, come se i principi basi dell’ecologia e della biologia fossero solo chiacchiere di ricercatori. Insomma, in questo quadro l’esplosione demografica del cinghiale non poteva che essere attesa e scontata. Emergenza fauna, è stato scritto sulla stampa a proposito dei numeri insostenibili di cervi, caprioli, cinghiali nel nostro Paese. Nel contempo lupi e orsi, sono classificati «specie problematiche» con esplicite proposte, avanzate periodicamente dalle diverse amministrazioni, di imbracciare le doppiette per risolvere i problemi. La convivenza fra l’uomo e le altre specie sembra davvero difficile e forse non resta che ammettere il fallimento di Homo sapiens e il successo di Sus scrofa, il cinghiale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il dibattito di Riccardo Bruno ❞ Sono liberi di fare danni e la comunità deve pagare anche gli indennizzi Servono abbattimenti controllati La Forestale ILLUSTRAZIONE DI ANTONIO MONTEVERDI «Li hanno trovati anche in alta montagna, a grufolare a duemila metri. Esemplari che a volte raggiungono i due quintali. Una popolazione vastissima, nessuno sa esattamente quanti siano in Italia». Per Luciano Sammarone, comandante provinciale a Isernia del Corpo forestale, il primo problema sui cinghiali è esattamente questo: «Si dice che sono tantissimi, ma la questione non viene mai affrontata in modo coordinato. L’approccio giusto sarebbe: vediamo in un territorio qual è la fauna selvatica presente, quali sono le colture da tutelare, i centri abitati, e poi stabiliamo le priorità. A quel punto si deve procedere con piani di abbattimento mirati. Non come si fa adesso, i cinghiali sono lasciati liberi di fare i danni e poi la comunità deve pagare anche il costo degli indennizzi. È un sistema schizofrenico». Che bisogna fermare l’avanzata di questi ungulati, quasi scomparsi nei primi decenni del Novecento e via via reintrodotti per la gioia dei cacciatori, sono praticamente tutti d’accordo. Da anni. E da anni si fa poco o niente. Nel lontano 2009 tre Comuni all’interno del Parco delle Madonie, Collesano, Petralia Sottana e Castelbuono, poco distanti da dove ieri Salvatore Rinaudo ha perso la vita, decisero di fare da soli e emisero ordinanze per abbattere i cinghiali in eccesso. Un’associazione animalista fece ricorso e il Tar gli diede ragione: come si fa ad autorizzare l’abbattimento di animali protetti se non si sa nemmeno quanti sono?, motivarono i giudici. Il cinghiale appartiene alla fauna selvatica tutelata dalle leggi nazionali. La caccia è consentita per tre mesi all’anno, in genere dal primo ottobre al 31 dicembre; Regioni e Province, se è necessario, possono autorizzare «eliminazioni» extra, ma in questo caso può intervenire solo personale autorizzato. La caccia è vietata all’interno dei parchi e delle aree protette. Per questo, e per le grandi capacità di adattamento, il numero dei cinghiali è cresciuto in modo esponenziale. «E spesso non siamo di fronte al cinghiale autoctono, più piccolo e di peso minore — aggiunge il comandante della Forestale Sammarone —, ma animali venuti dall’estero, molto più grandi. A ❞ Cacciatori e ambientalisti uniti. La Forestale: sono liberi di fare danni 95 Per cento Le province italiane nelle quali è diffuso il cinghiale 10 Cuccioli Quelli a cui può arrivare una figliata (sono due all’anno) li, e prodotto d’eccellenza da difendere a ogni costo. Ma non si possono sempre alzare barriere e recinti per proteggere i raccolti, o le strade dove i cinghiali sono sempre più spesso causa di incidenti. «È un’emergenza nazionale, una situazione insostenibile — protesta Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti —. Non è più solo una questione di risarcimento dei danni, è diventato un fatto di sicurezza delle persone e della vita nelle campagne. Negli ultimi dieci anni gli animali selvatici sono quasi decuplicati e l’aumento dei cinghiali e di altri ungulati ha messo in allarme non solo le imprese agricole, ma anche la società e l’ambiente». Franco Ferroni, responsabile Aree protette e politiche agricole del Wwf, aggiunge un altro elemento di riflessione e pole- mica : «Attorno al cinghiale c’è un mercato nero che vale centinaia di migliaia di euro: per un esemplare abbattuto legalmente, ce ne sono almeno due uccisi illegalmente». Per questo suggerisce un decreto che autorizzi anche gli agricoltori a catturarli e utilizzarli e preveda mattatoi mobili per garantire una macellazione controllata. Un tema che sottolinea anche il presidente nazionale di Arcicaccia, Osvaldo Veneziano, chiedendo una normativa straordinaria «che consenta di utilizzare la carne di cinghiale non La diffusione Non si quanti siano, forse più di un milione L’allarme Coldiretti: emergenza nazionale Una situazione insostenibile: in dieci anni sono decuplicati e mettono a rischio persone e ambiente La Coldiretti Sono un milione, l’Italia è invasa «Regole per catturarli e venderli» volte si incrociano con i maiali, e la capacità riproduttiva diventa maggiore. Alcune femmine riescono a partorire anche due volte all’anno». Ogni figliata dieci cuccioli, con risultati ormai sotto gli occhi di tutti. L’Ispra (l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale) ha stimato che possano aver superato il milione di esemplari, diffusi in tutte le venti regioni e nel 95% delle province. Il periodo più critico è proprio questo, da agosto a ottobre: i torrenti sono a secco, nei boschi c’è poco cibo, per questo si spingono in pianura, vicino ai campi e ai centri abitati. Proprio un paio di giorni fa i vertici dell’Ambito territoriale di caccia Firenze-Prato hanno ricordato agli agricoltori di verificare bene l’efficienza delle recinzioni elettrificate. L’uva è piatto prediletto per gli anima- ❞ più al nero, legalizzandone il commercio e con i conseguenti controlli sanitari». Paradossi di un animale tutelato eppure lasciato che si diffondesse a beneficio di chi gli spara, che fa paura quando si ha la sfortuna di trovarselo davanti ma non quando siamo a tavola. E così, come accade per altre specie, siamo incapaci di trovare il giusto confine tra la protezione della natura e quella dei nostri interessi. «Abbiamo perso il giusto approccio con l’ambiente — osserva il comandante Sammarone —. A volte si va a vivere in una casa isolata nel bosco e poi ci si lamenta che davanti passano i lupi, o anche gli orsi. È vero, il cinghiale è estremamente aggressivo, ma riflettiamo anche sui nostri comportamenti». © RIPRODUZIONE RISERVATA Attorno ai cinghiali c’è il mercato nero: quelli uccisi illegalmente sono il doppio di quelli uccisi legalmente Il Wwf 20 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera CRONACHE # L’Italia dei soldi sporchi di Fiorenza Sarzanini Le cifre del fenomeno C Da quali reati provengono i soldi riciclati ase, palazzi, ma anche attività commerciali, alberghi e resort di lusso. Il 2014 si conferma l’anno record per il riciclaggio con migliaia di operazioni per occultare e poi reimpiegare il denaro proveniente da attività illecite. Il rapporto della Guardia di Finanza lo quantifica in 2,8 miliardi di euro. E ciò che desta maggiore allarme è la tipologia dei reati all’origine del trasferimento dei fondi: perché ben 1,1 miliardi di euro provengono da frodi fiscali. Sono dunque soldi sottratti alle casse dello Stato, ricchezze «risparmiate» e nascoste da chi non paga le imposte. L’attività di contrasto svolta dalle Fiamme Gialle ha dato buoni frutti, si è riusciti a ottenere «il sequestro di 5.645 asset patrimoniali di cui 5.094 beni e 551 aziende». Ma il volume d’affari dei criminali — uomini dei clan organizzati, ma anche imprenditori e personaggi che gestiscono affari con la pubblica amministrazione — continua a crescere minando pericolosamente l’economia. Tanto che la relazione sugli ultimi dodici mesi rende conto degli strumenti di prevenzione antiriciclaggio usati «per intercettare in tempo reale le nuove pratiche criminali soprattutto quando realizzate con metodi diversi dai semplici trasferimenti fisici di valuta, come nel caso dell’utilizzo di moneta elettronica o virtuale (ad esempio bitcoin) o di ricorso ad articolati societari (trust, fiduciarie, società estere con azioni al portatore)». Discorso a parte, ma non meno importante, riguarda i money transfer, perché «negli ultimi dodici mesi il valore delle rimesse all’estero — in gran parte effettuate attraverso questo circuito — si è attestato a 5,3 miliardi di euro». Il dossier cita i casi più eclatanti, ma anche indicativi dei «sistemi» più utilizzati. Costruzioni e discoteche La criminalità organizzata investe in immobili e in locali notturni. E proprio in questi settori si concentrano le verifiche delle Fiamme Gialle per cercare di recuperare il denaro sottratto allo Stato. I provvedimenti di sequestro nel settore immobiliare hanno avuto un valore di «570 milioni di euro, pari al 38 per cento totale delle aziende interessate dai controlli che è pari a un miliardo e mezzo di euro». Il rap- ● La parola RICICLAGGIO Il reato di riciclaggio (articolo 648 bis del codice penale) punisce «chiunque trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitti non colposi». In pratica chi maneggia soldi o altre ricchezze che costituiscano il ricavo di altri reati. Incorre nel reato anche chi contribuisce a nascondere o a ostacolare la scoperta questi beni. La pena prevista dal codice è la reclusione da quattro a dodici anni e la multa da 1.032 a 15.493 euro. Pena aumentata per chi compie riciclaggio nell’esercizio di un’attività professionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA Quali sono le norme violate (numero di casi) 1,1 miliardi di euro Evasione fiscale 152,4 Truffa Furti, rapine, ricettazione 107,9 Corruzione/concussione 76,3 Contrabbando Altro 79 Persone denunciate per riciclaggio 63 68 37,9 Associazione mafiosa Traffico di droga 147 211,5 milioni di euro Bancarotta fraudolenta Usura 1.806 16,1 1.483 7 12 2,5 131 arrestate Trasferimenti irregolari di denaro Omessa registrazione di dati Omessa segnalazione di operazioni sospette Omessa istituzione di archivio Irregolari trasferimenti tramite money transfer Corriere della Sera Nel 2014 il record di operazioni per nascondere e riciclare denaro frutto di attività illecite La Finanza: dalle frodi fiscali 1,1 miliardi (sui 2,8 tracciati) porto della Finanza illustra anche i «risultati ottenuti nel settore dei “servizi di supporto alle imprese” con oltre 282 milioni di euro di sequestri e il dato relativo alle “attività di intrattenimento e divertimento” nel cui ambito sono scattati i sigilli per 230 milioni di euro». Gli hotel in Val d’Aosta Tre mesi fa è stato arrestato un imprenditore di Legnano che aveva «depositato su conti correnti cifrati aperti presso alcune banche svizzere milioni di euro non dichiarati al Fisco da liberi professionisti e industriali italiani». Il meccanismo prevedeva l’investimento delle provviste «in società in stato Il dossier ● La Guardia di Finanza ha tirato le somme con una relazione dell’attività svolta nel corso del 2014 sul contrasto al riciclaggio ● Secondo le Fiamme Gialle la stima dei «soldi sporchi» maneggiati in Italia è di 2,8 miliardi di euro prefallimentare che poi venivano “svuotate” con fittizi trust liquidatori cui trasferire l’attivo delle aziende decotte, privando le società del patrimonio e destinandole unicamente al fallimento. E così sono scattati i sigilli allo ”Champoluc Paradise Resort” in provincia di Aosta; un complesso immobiliare in Brianza; un immobile a Rapallo; l’albergo “Le Miramonti Wellness Hotel” de La Thuile in Val d’Aosta; diversi appartamenti di pregio a Courmayeur; immobili commerciali e abitazioni in Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta; un’imbarcazione modello Fairline 52; quote societarie». Gli Emirati Arabi In Romagna sono state individuate società «cartiere» «prive di qualsiasi struttura operativa, di attrezzature, macchinari e strumentazioni idonee per realizzare i lavori indicati nelle fatture». In realtà «le imprese erano state create al solo scopo di emettere fatture per operazioni inesistenti e consentire a un’altra società a vocazione internazionale (con sede in Lombardia), dedita al montaggio e alla manutenzione di grossi impianti produttivi, di consumare una frode fiscale per oltre 31 milioni di euro». Annotano gli investigatori: «La società lombarda, ha realizzato impianti La novità Tra i nuovi metodi illeciti usati per far nascondere denaro compaiono i bitcoin petroliferi negli Emirati Arabi ottenendo rilevanti ricavi di natura estera (quindi senza l’applicazione dell’Iva nello Stato italiano) e si è avvalsa per anni di questi soggetti compiacenti, instaurando un meccanismo fraudolento che le ha consentito di abbattere illecitamente il reddito imponibile, l’importo sul quale l’Erario calcola le imposte dovute, attraverso indebiti rimborsi d’Iva e il riconoscimento di costi inesistenti». Qualche mese fa il Nucleo di polizia tributaria di Forlì ha avviato un monitoraggio su «58.000 soggetti che negli anni dal 2009 al 2014 hanno effettuato movimentazioni finanziarie tra l’Italia e la Repubblica di San Marino. Le prime 1.050 verifiche, hanno consentito di scoprire redditi nascosti al Fisco per oltre 850 milioni di euro ed evasione per oltre 153 milioni di euro». Nella lista ci sarebbero numerosi nomi eccellenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 CRONACHE 21 # Sulla piazza Fiori e candele portate dagli amici sulla panchina dove Andrea trascorreva le giornate Lecce ❞ Era buono e innocuo, sempre gentile e sorridente, passava le giornate sulla sua panchina, sia d’estate che d’inverno I clienti del bar La vicenda ● Andrea Soldi (nella foto), 45 anni, torinese, persona affetta da disturbi mentali ma ritenuta inoffensiva, mercoledì viene sottoposta a un trattamento sanitario obbligatorio (Tso). Durante l’operazione Andrea muore ● Per l’episodio la procura di Torino ha iscritto al registro degli indagati i tre vigili urbani che hanno tentato di eseguire il ricovero e lo psichiatra che lo aveva disposto. Il reato ipotizzato dal pm Guariniello è omicidio colposo Il dramma del padre di Andrea: chiesi il Tso, non me lo perdono ❞ Torino, indagati vigili e psichiatra. La relazione: «Preso al petto, non al collo» DALLA NOSTRA INVIATA «Non si trattano così nemmeno le bestie da portare al macello. Se ripenso a quella scena mi viene da piangere. Io ho portato la divisa per una vita, so cos’è il senso del dovere e dello Stato. E l’altro giorno, mi creda, il senso dello Stato qui non c’era». Sebastiano Pischedda, 76 anni, è un ex carabiniere in pensione e mercoledì pomeriggio guardava piazza Umbria dalla finestra di casa sua. Ha visto Andrea Soldi seduto sulla solita panchina, ha visto gente che si agitava attorno a lui e poi ha visto «quello che si è messo dietro di lui e gli ha stretto il braccio attorno al collo. E che non mi si venga a dire che non è vero, so distinguere un collo da un petto». Andrea aveva 45 anni e quelli erano i suoi ultimi minuti di vita. Dovevano ricoverarlo per un Tso, trattamento sanitario obbligatorio. Un intervento quasi di routine per lui, già sottoposto ad altri Tso e in cura psichiatrica da molto tempo. Ogni tanto smetteva di prendere i farmaci e bisognava costringerlo a ricominciare. Per farlo erano arrivati lo psichiatra, un infermiere e tre agenti della polizia municipale. Si doveva soltanto portarlo in ospedale, anche contro la sua volontà. «E invece l’hanno caricato sulla lettiga che non si TORINO muoveva più dopo averlo tenuto per terra a faccia in giù e ammanettato con le braccia dietro la schiena» si arrabbia Pinuccia, la moglie dell’ex carabiniere. «Abbiamo scattato una fotografia con il telefonino (adesso nelle mani degli inquirenti, ndr). Povero Andrea. Era una presenza fissa, non ha mai dato fastidio a nessuno. Ci mancherà quel verso che faceva... lo sentivamo al vigili urbani, soprattutto. Eppure è ancora tutto da scrivere il capitolo della responsabilità di questa storia. Chi ha sbagliato? Se davvero l’agente ha stretto il suo braccio al collo di Andrea com’è possibile che lo psichiatra, che a quanto pare sarebbe il responsabile dell’esecuzione del Tso, non abbia ordinato di interrompere l’operazione davanti a un uso eccesivo della forIl ricordo Il biglietto lasciato ieri sulla panchina di Andrea e che ricorda la sua abitudine di fare il verso del lupo, che divertiva i bambini mattino e dicevamo: ecco, è arrivato Andrea». Ululava come fanno i lupi, Andrea. Lo sapevano i bambini del quartiere, che correvano davanti a lui a imitarlo con il consenso divertito delle mamme tutte in lutto, ieri, davanti alla sua panchina piena di fiori. Maria, Rosa, Giovanna, Rita, Roberta... improvvisano capannelli, lasciano biglietti per il «tenero lupo mannaro», maledicono persone che non conoscono. I za? Più di un testimone racconta di Andrea «con il volto cianotico» e il medico, oppure l’infermiere, non l’hanno notato? Ieri il sostituto procuratore Raffaele Guariniello ha indagato i tre agenti municipali e il medico. Domani l’autopsia proverà a chiarire la dinamica dei fatti e poi si valuteranno le relazioni presentate in procura dallo psichiatra e dai vigili. Nel documento degli agenti si racconta che Andrea è stato afferrato non per il collo ma «nella parte superiore del busto», si dice che era «renitente alla somministrazione delle cure», si parla del suo «stato di delirio» e si ricostruisce anche il viaggio in ambulanza verso l’ospedale (uno degli agenti è salito con l’infermiere): nessuno, spiegano i vigili, ha detto che il paziente stava andando sotto i parametri vitali né sono state messe in moto procedure di urgenza. Insomma: una strada che porta dritto verso un rimpallo delle responsabilità fra vigili e azienda sanitaria. Tutto questo mentre il padre di Andrea, Renato, dice a chi gli sta vicino che «non mi perdonerò mai di aver chiesto io stesso il Tso...» e mentre l’avvocato della famiglia (che è anche cugino), Giovanni Maria Andrea, si dice «commosso dall’aiuto che stiamo ricevendo». La barista cinese della piazza, i romeni che lì bivaccano, la gente che abita nei palazzi accanto, quelli che mercoledì pomeriggio erano di passaggio o i pensionati che ci passano ore: tutti sono andati a testimoniare «in onore di Andrea». Tutti l’hanno descritto «buono, innocuo, sempre gentile e sempre lì, sulla sua panchina, da mattina a sera, estate e inverno». E tutti invocano una sola cosa: giustizia. Giusi Fasano Quello in divisa che si è messo dietro di lui gli ha stretto un braccio attorno al collo. Non mi si venga a dire che non è vero Il carabiniere testimone ❞ Nessuno ci ha detto che il paziente stava andando sotto i parametri vitali, né sono state messe in atto le procedure d’urgenza La polizia municipale Non accetta la separazione, uccide la moglie e si toglie la vita L’ha aspettata per strada, nel centro del paese, e le ha sparato a bruciapelo. Poi ha cercato di togliersi la vita con la stessa arma, una calibro 9 per uso sportivo regolarmente detenuta. È successo nel pomeriggio di ieri a Squinzano, in provincia di Lecce. L’uomo, Sergio Pagani, 45 anni, operaio precario, ha ucciso così la moglie, Rita Paola Marzo, 41 anni, dalla quale si era separato di recente. Pagani, che si è sparato alla testa, è morto in serata all’ospedale Vito Fazzi di Lecce, dove era stato portato d’urgenza e ricoverato in rianimazione. I carabinieri della Compagnia di Campi e del Nucleo investigativo del capoluogo hanno ascoltato, come persone informate sui fatti, parenti e amici della coppia (che ha due figli di 15 e 11 anni) per cercare di dare un senso all’omicidio-suicidio. Alla fine delle audizioni gli investigatori si sono convinti del movente: lui non accettava la separazione. Non risulta tuttavia che la donna avesse sporto denuncia contro il marito per eventuali minacce o stalking, ma i conoscenti hanno comunque raccontato di un uomo disperato e incapace di pensare a un futuro senza sua moglie. Qualche mese fa Pagani era stato sollecitato dalla compagna a lasciare la casa di famiglia, dove viveva con lei e i loro figli. Si era così trasferito nell’abitazione dei genitori. Un trasloco molto sofferto e mai accettato fino in fondo. Ieri pomeriggio ha atteso la moglie per strada e ha cercato di parlarle. I due hanno iniziato a discutere animatamente, fino a litigare incuranti dei passanti. Al culmine della discussione lui avrebbe estratto la calibro 9 ed esploso un colpo. Rita Paola Marzo è morta sul colpo accanto ad alcuni testimoni oculari che nulla hanno potuto fare. L’uomo ha poi cercato di togliersi la vita puntandosi l’arma alla tempia e premendo nuovamente il grilletto. Portato d’urgenza all’ospedale, è morto nel reparto di Rianimazione dopo alcune ore e dopo che i medici hanno tentato un disperato intervento. Rita Paola Marzo faceva la parrucchiera a domicilio. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Di nuovo una frana, Cortina isolata per un giorno Sassi e terra si staccano dal monte Sorapiss. Il sindaco: «Servono interventi strutturali» CORTINA D’AMPEZZO (BELLUNO) I disagi ● Una nuova frana è caduta nella notte tra venerdì e ieri sulla statale Alemagna tra San Vito di Cadore e Cortina d’Ampezzo; la celebre località turistica è rimasta isolata per alcune ore. La strada è stata riaperta ieri alle 21 Ancora paura, ancora una montagna che si sgretola. Alle porte di Cortina. Sassi, ghiaia e un fiume di fango. Questa volta è toccato al Sorapiss, altro gigante dolomitico, sulla sinistra della valle del Boite. Con ancora da seppellire le tre vittime del disastro dell’Antelao a San Vito di Cadore, altre rocce e detriti sono crollati. L’altra notte, alle 2.30 sotto l’ennesima «bomba d’acqua». Fortunatamente nessuna vittima: sotto la frana non c’è un paese, ma la strada 51 di Alemagna, che quest’estate è martoriata. La strada delle vacanze verso Cortina è finita nei guai nel giorno di bollino nero e le code hanno raggiunto i 15 chilometri. La frana ha invaso la sede stradale ad Acquabona, continuando fino a deviare il corso del torrente Boite. Si calcolano 20 mila metri cubi di materiale. Spazzata via in quel tratto anche la pista ciclabile. È un punto storicamente critico, ma quest’estate si contano già tre frane, L’incidente In Alto Adige gruppo di escursionisti investito da una scarica di pietre Grave una donna con quelle del 22 giugno e dell’8 luglio con due auto coinvolte, senza vittime. «Nel punto più difficile — spiega il sindaco di Cortina Andrea Franceschi — era stato costruito un invaso che ha ben funzionato. Ma questa volta, e in luglio, la frana è scesa un po’ più a valle». Il traffico ieri è stato interrotto tutto il giorno e un nuovo forte temporale pomeridiano ha ritardato la riapertura. Chi era diretto a Cortina è stato costretto a compiere giri attraverso il Passo Tre Croci o il Passo Falzarego, o da nord giungendo attraverso la Val Pusteria. Chiusa per frana anche la strada del Passo Giau. Il transito Emergenza Mezzi al lavoro ieri pomeriggio sulla statale Alemagna verso Cortina, invasa da una frana sull’Alemagna è ripreso alle 21. «Nell’immediato — continua il sindaco — stiamo lavorando per un sistema di allerta, poi serviranno interventi strutturali». Problemi anche in Valtellina a causa di due frane: la statale dello Stelvio è chiusa e secondo fonti Anas sarà riaperta al traffico solo nei prossimi giorni. Spavento infine per un gruppo di escursionisti in val Fiscalina, in Alto Adige, colpito da una scarica di sassi durante un temporale. Cinque persone sono rimaste ferite, una donna è stata trasportata in gravi condizioni a Bolzano. Massimo Spampani © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera CRONACHE # La storia di Elena Tebano La grande domanda sulla prostituzione è sempre quella (vietarla o legalizzarla?), la novità sono le parti in campo: da un lato la più importante associazione al mondo per la difesa dei diritti umani, Amnesty International, che a sorpresa si schiera a favore della depenalizzazione. Dall’altro un manipolo di star hollywoodiane, da Meryl Streep a Kate Winslet a Lena Dunham, che invece uniscono le loro (potenti) voci a coloro che si oppongono. Motivo dello scontro è un documento preparato dall’associazione per l’«International Council Meeting» in corso a Dublino, l’assemblea mondiale di Amnesty che si tiene ogni due anni e ne decide programmi, priorità e strategie. Il testo, che sarà votato nei prossimi giorni (e quindi ancora non rappresenta una presa di posizione ufficiale), sostiene che «la criminalizzazione della prostituzione non fa altro che aumentare la discriminazione nei confronti di coloro che vendono sesso, mettendoli più a rischio di persecuzioni e violenze, inclusi gli abusi da parte della polizia» e chiede «la migliore tutela possibile dei diritti umani dei lavoratori e lavoratici del sesso, attraverso misure che includono la depenalizzazione della prostituzione». La bozza del documento, resa pubblica nelle settimane scorse, ha suscitato le immediate proteste di una serie di organizzazioni (femministe e non). E una lettera aperta della Coalition Against Trafficking in Women («Coalizione contro la tratta delle donne», Catw): «Ogni giorno combattiamo l’appropriazione maschile del corpo delle donne, dalle mutilazioni genitali ai matrimoni forzati, dalla violenza domestica alla violazione dei loro diritti riproduttivi. Pagare denaro per una simile appropriazione non elimina la violenza che le donne subiscono nel commercio del sesso. È incomprensibile che un’organizzazione per i diritti umani della levatura di Amnesty International non riesca a riconoscere che la prostituzione è una causa e una conseguenza della diseguaglianza di genere», scrivono i firmatari, tra i quali ci sono le attrici Meryl Streep, Carey Mulligan Kate Winslet, Anne Hathaway, Angela Bassett, Lena Dunham, Emily Blunt, Emma Thompson, Debra Winger, l’attore Kevin Kline, il regista Jonathan Demme, e le femministe Gloria Stei- 1 1 2 Anne Hathaway, 32 anni, è arrivata al successo con «Il diavolo veste Prada» (Olycom) 3 Carey Mulligan, 30 anni, è tra le protagoniste del film in uscita «Suffragette» (Ap) 4 5 4 6 7 «Depenalizzare la prostituzione» Le grandi attrici contro Amnesty La campagna per le lavoratrici del sesso. Ma Hollywood si ribella: «È schiavitù» ● Il testo U n estratto del documento di 15 pagine che sarà votato dall’assemblea generale di Amnesty International in corso fino all’11 agosto a Dublino, in Irlanda. «Risoluzione 2.3 del board internazionale Politiche per la depenalizzazione della legalizzazione» si legge. E poi: «Il Consiglio internazionale CHIEDE al board internazionale di adottare politiche che cerchino di assicurare la migliore tutela possibile dei diritti umani dei lavoratori e lavoratrici del sesso, attraverso misure che includono la depenalizzazione della prostituzione» A Firenze Quella scritta omofoba sul manifesto di Mika di chi non sa accettare un mondo che cambia di Ivan Cotroneo 3 2 Lena Dunham, 29 anni, autrice e protagonista della serie tv «Girls» (Olycom) nem ed Eve Ensler. A stretto giro sul Guardian è seguito il commento sarcastico di Molly Smith, pseudonimo di una prostituta e attivista, che accusa le celebrities di «aggredire Amnesty per il fatto oltraggioso di basare la sua politica su quello che diciamo noi che vendiamo sesso». Al netto delle polemiche sulle presunzioni delle star, lo scontro riflette i due approcci predominanti alla prostituzione. Catw, le associazioni religiose e quelle femministe più tradizionali ritengono che chiunque venda sesso sia sempre una vittima (di violenze, tratta, o anche solo povertà) e quindi sostengono il «modello svedese» (sempre più diffuso e adottato anche da Norvegia, Islanda, Canada, e Irlanda del Nord) che vieta la prostituzione perseguendo i clienti. E denunciano che la legalizza- La campagna Il documento punta a «migliorare la tutela dei diritti umani». E a ridurre i rischi sanitari ● La parola SEX WORKER Lavoratore del sesso è la traduzione del termine inglese sex worker, che indica non solo la prostituzione, ma può essere riferito anche ad altre attività: a tutte quelle in cui, dietro retribuzione, si usano la sessualità e l’immaginario erotico a scopi ricreativi e di intrattenimento, in spazi reali o virtuali. Si chiamano lavoratrici e lavoratori del sesso coloro che svolgono professioni connesse al mercato del sesso. Amnesty international chiede un riconoscimento ufficiale di questo status, la depenalizzazione dei lavoratori del sesso. Sex worker ha sostituito il termine prostituzione, in virtù delle battaglie di chi vuole vedere riconosciuta legalmente questo tipo di attività. zione dei bordelli in Germania ha aumentato la tratta delle donne. Il documento di Amnesty International invece «riconosce e rispetta la capacità di autodeterminazione dei lavoratori del sesso». E quindi è a favore di politiche di decriminalizzazione che promuovano la riduzione dei rischi per chi si prostituisce. «Il modello più riuscito è quello della Nuova Zelanda, dove dal 2003 lo stato facilita la creazione di piccole imprese di “sex workers” — spiega Giulia Garofalo Geymonat, autrice di Vendere e comprare sesso (Il Mulino) —. Le ricerche indicano che per chi vende sesso è indispensabile lavorare in un ambiente sicuro (per esempio con altre colleghe, con segretarie, buttafuori, con l’appoggio della polizia), poter selezionare i propri clienti, mantenere la decisione ultima sui servizi che offre, e poter dire no in ogni momento. Queste misure minime sono vietate da moltissime legislazioni, inclusa quella svedese e la nostra, mentre non lo sarebbero in un regime di decriminalizzazione». L’inglese Kate Winslet, 39 (Afp) 5 Meryl Streep, 66 (Reuters) 6 Emily Blunt, 32 (Italy Photo Press) 7 Emma Thompson (Ap). Sono alcune delle attrici che hanno firmato l’appello della «Coalition Against Trafficking in Women» (Coalizione contro la tratta delle donne) contro la richiesta di Amnesty International di depenalizzare la prostituzione e tutte le attività ad essa connesse. Le firmatarie sostengono che «lo scambio di denaro non elimina la violenza che le donne subiscono nel commercio del sesso» © RIPRODUZIONE RISERVATA C’ è una brutta scritta, sul manifesto di una bella persona e di un bravo artista. La scritta insulta, ferisce, fa arrabbiare. La scritta dice «frocio». La scritta vuol dire che il tuo orientamento sessuale è da stigmatizzare, da segnalare, da offendere. Sembra una scritta di cinquant’anni fa, invece è di ieri. È comparsa sui manifesti che annunciavano il concerto di Mika a Firenze. È sempre difficile commentare una notizia del genere. Hai la tentazione del rifiuto, il pensiero che sarebbe meglio affogare nel silenzio quelle che magari sono le stupidaggini di un gruppetto di idioti. In fondo basta una mano vigliacca, una bomboletta spray e una mente disconnessa per scrivere «frocio» su un manifesto. Però sai, che è così che comincia tutto, da un insulto, e che non esistono parole leggere, ci sono offese che portano lontano, alla incomprensione e alla legittimazione della violenza. Quindi, caro Mika, se questa fosse una lettera a te, se questo fosse un fatto commentato insieme agli altri nella chiacchierata che abbiamo avuto giorni fa al Corriere della Sera, ci terrei a dirti che io non credo che il mondo sia questo e — se lo è — è evidente che lo sarà ancora per poco. La direzione che le coscienze di tutti stanno prendendo è un’altra, ce lo dicono le nuove leggi, quelle già applicate negli altri Paesi, e che speriamo vengano applicate presto anche da noi. Ce lo dicono i voti popolari, la volontà del presidente degli Stati Uniti, la condanna di Strasburgo che il Paese in cui vivo si è meritatamente beccato. Quello che sta succedendo ora, ti direi che è l’ultima, e forse per questo più violenta, recrudescenza dell’intolleranza, i gesti stupidi e disperati di chi non sopporta che il mondo stia cambiando. Andrebbero ignorati per questo? No, al contrario andrebbero segnalati, commentati, stigmatizzati e puniti ancora più duramente. E speriamo che venga fatto. Tu però devi saperlo, lo sai già, che non ti fermeranno, non fermeranno nessuna delle persone impegnate in questo cambiamento che è già in atto. Non fermeranno il mondo, saranno loro a essere fermati. Il mondo non è questo, la città in cui canterai non è questa, nemmeno l’Italia, nonostante tutto, è più questo. Se anche volesse non può più esserlo. Non è più tempo per l’intolleranza. Non è più tempo per la negazione delle libertà. Siamo pronti a combattere ancora, dovremo farlo perché la violenza — verbale e non — non si ferma. Tu lo fai con la tua musica. E sai che non ti fermeranno, non fermeranno più nessuno. Time is on our side. Ti direi che non è una tua canzone, ma potrebbe esserla. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 CRONACHE 23 # La storia di Wladimir Calvisi I segreti del Calendario Universale (svelati da un gruppo di studenti) Realizzato nel 1831 calcola date, maree e fasi lunari di 4.000 anni Il concorso ● Il Politecnico di Torino, con il contributo di Seat Pagine Gialle e in collaborazione con la Pia Congregazione dei Banchieri, Negozianti e Mercanti, ha organizzato un concorso tra studenti per scoprire l’algoritmo che regola il funzionamento meccanico del Calendario di Plana e per realizzare un’interfaccia digitale in modo che chiunque possa utilizzarlo sul web ● Al concorso hanno partecipato quattro squadre: ha vinto il team composto da Roberto Cappato, Sergio Spano e Meysam Nasiri. A premiarli Lorenzo Masetta (della Pia Congregazione), Enrico Macii (vicerettore del Politecnico di Torino), Vincenzo Santelia (ad Seat Pagine Gialle) ed Elide Tisi (vice sindaco di Torino) ● Vincitori, team e progetto sul sito www.cappella deimercanti.it/ calendariouniversale U L’opera n giro di manovella aziona corde e ruote dentate. Lentamente i cilindri si muovono e compongono una sequenza. I numeri si allineano. E da piccole finestrelle compare la risposta. I giorni della settimana e i santi, le maree e le fasi lunari, le festività «mobili» e il ciclo solare. Di 4.000 anni. Perché il Calendario Meccanico Universale di Giovanni Antonio Amedeo Plana non è un gioco ottocentesco. Segna in modo perfetto tutte le informazioni di ogni giorno, dall’anno uno dell’era cristiana e per i prossimi duemila anni. Astronomo e matematico, Plana si è guardato bene dal divulgare i segreti della sua macchina. Del suo «calendario per quaranta secoli» non ha lasciato nessuna spiegazione, nes- Giovanni Antonio Amedeo Plana (1781-1864) è stato matematico e astronomo. Nel 1831 realizzò il Calendario Universale (a sinistra) che permette di identificare la collocazione mensile e settimanale di ogni giorno dell’anno dalla piemontese è nascosto dietro la porta della sacrestia. Appeso a un muro com’è, può sembrare un grosso quadro. La «cornice» spessa, i colori del legno vissuto. Una sequenza di giorni, le festività religiose e l’elenco dei Papi, da San Pietro a Gregorio XVI. Le effigi di Giulio Cesare e Gregorio XIII. Due sovrani, Carlo Alberto e Leopoldo II, e un richiamo a dei convegni scientifici, forse simbolicamente, al di sopra dei Papi. Ma i cardini sul lato destro svelano che questa macchina ha un cuore. Nascosto in nove tamburi capaci di elaborare fino a 46.000 dati. In sacrestia È conservato in sacrestia, appeso a una parete della Cappella dei Mercanti a Torino sun manuale, nessuno scritto. Ma ha previsto tutto: il calendario Giuliano fino al 1582, il salto di 10 giorni con il passaggio al Gregoriano, le irregolarità degli anni bisestili, le fasi dei cicli lunari e solari, i sistemi di calcolo delle diverse epoche. Un marchingegno infallibile, sintesi dell’equilibrio tra matematica e meccanica. Una perfezione quasi misteriosa che oggi è stata svelata da tre studenti del Politecnico di Torino. Sono loro — Meysam Nasiri, Roberto Cappato e Sergio Spano — che hanno scoperto l’algoritmo che regola il funzionamento del calendario, hanno creato un’interfaccia digitale che si può utilizzare online e realizzato un prototipo in scala, messo a disposizione dei visitatori della Cappella dei Mercanti a Torino, dove il Calendario è custodito. Un team «assemblato» un po’ per caso grazie a un concorso organizzato dal Politecnico insieme a Seat Pagine Gialle, che di quella macchina volevano svelare i segreti e renderli accessibili a tutti, e con la collaborazione della Pia Congregazione dei Banchieri, Negozianti e Mercanti. «Da quando l’ho scoperto ho avuto un solo obiettivo: capire come funzionava», racconta Nasiri, 31 anni, iraniano. Ha studiato disegno industriale e sul calendario ci ha fatto la tesi di laurea. «Decodificare il mec- nascita di Cristo fino al 4000, le fasi lunari e solari e le maree. Adesso un team di studenti (foto sopra) ne ha scoperto il funzionamento 46 Mila I dati che il sistema di tamburi del Calendario Universale di Plana è in grado di elaborare canismo, intuire il funzionamento quasi senza poterlo toccare, tanto è fragile. Fare un percorso di ingegneria inverso, per risalire alle origini, alla logica di quell’epoca, ai segreti», spiega. «Il concorso (vinto superando altre tre squadre di studenti, ndr) è stato il coronamento di un percorso. Come scoprire l’anima di un oggetto stupefacente, del primo com- puter della storia. Svelare l’armonia che Plana aveva trovato». Realizzato nel 1831, quasi messo in disparte per decenni, il capolavoro dello scienziato A Rimini L’emiro sulla A14 con la golf-car Un principe degli Emirati Arabi Uniti è stato fermato dalla polizia di Rimini mentre circolava con una golf car sull’autostrada A14. L’emiro si è giustificato dicendo che non sapendo come far ritorno in albergo ha attivato il navigatore del telefono e si è ritrovato lì. «Poteva essere utilizzato dalla Chiesa per conoscere l’esatta cadenza delle festività, dalla Marina militare per prevedere le maree, dagli agricoltori per semine e raccolti. Può essere usato per il futuro, ma anche per il passato — sottolinea Nasiri —. Ha ancora tanto da raccontare. È il fascino della logica, la bellezza del ragionamento matematico». E della tecnica. Così il team non solo ha codificato le formule, ma anche realizzato una riproduzione perfetta. «Un lavoro intenso — racconta Cappato, 42 anni, vent’anni di esperienza da progettista meccanico e da poco iscritto a ingegneria, grande amico del terzo membro del team, Sergio, 23 anni, che dopo il premio è fuggito in vacanza in Sardegna — e un viaggio affascinante dentro una macchina fantastica». Il suo prototipo in scala è uguale all’originale («ma in alluminio e acciaio, i materiali di oggi, che così permetteranno a chi lo vorrà di testarlo. E poi era impossibile rifare tutto in legno e carta come all’epoca e con quella perfezione»). «Adesso il Calendario Universale appartiene un po’ di più a tutti — conclude sorridendo —. Mistero svelato? Sì, ma in fondo qualche altro segreto ce l’ha. Che non diremo mai». © RIPRODUZIONE RISERVATA LETTERE & INTERVENTI NUOVO SENATO Quali sono i compiti? Prima di decidere se il nuovo Senato debba essere elettivo, non bisognerebbe stabilire, con chiarezza e completezza, quali saranno i compiti del nuovo ramo del Parlamento? Calderoli ha dichiarato anche che questi sono stati redatti in due mesi e mezzo. Poiché si dice pronto a presentarne altri 6 milioni e mezzo, significa che ha cominciato a scriverli 3 anni fa, cioè prima della nascita del governo Renzi! Giorgio Tescari, Milano Mario Scarbocci San Donato Milanese (Mi) A proposito degli oltre 500.000 emendamenti alla riforma del Senato (Corriere di ieri) l’«instancabile» Roberto Vittorio Cravotta PRIMA CASA Esattoria e banche L’Esattoria può iscrivere ipoteca sulla prima casa di abitazione e residenza, ma non può espropriarla mettendola all’asta. La banca, già tutelata nel suo credito Selargius (Ca) ITALIANI E TEDESCHI Costo dello Stato Un amico tedesco mi chiede: come mai in Germania, dove siamo circa 80 milioni abbiamo un costo Stato/pro- capite di circa 6.500 euro l’anno, mentre voi in Italia, dove siete circa 62 milioni, avete un costo di circa 13.000 euro? Forse Renzi potrebbe spiegarcelo... Gino Vercesi, Arese (Mi) DURANTE I VIAGGI Obbligo di acqua a bordo Venerdì 7 agosto, puntuale come un orologio svizzero, si è registrato l’ennesimo esodo vacanziero «surreale fra scontri e malori». Ai guidatori bloccati sono state distribuite ben 10mila bottiglie d’acqua. Appare inverosimile che milioni di automobilisti che programmano un viaggio anche di lungo percorso non si siano dotati di una borsa frigo e non abbiano tenuto conto del rischio di affrontare pericolose situazioni. Bisognerebbe introdurre una normativa simile a quella per il periodo invernale: chi percorre certe strade in determinati mesi ha l’obbligo di dotarsi di catene o gomme da neve. D’estate, nei ✒ ROBERTO CALDEROLI Gli emendamenti avendo iscritto ipoteca sulla stessa casa per il mutuo concesso, può espropriarla e metterla all’asta. È questa una strana discriminazione che privilegia l’interesse privato quando quello pubblico ha mostrato rispetto per il risvolto umanitario. percorsi a rischio, dovrebbe vigere obbligo di viaggiare con borsa frigo con qualche litro d’acqua per le eventuali emergenze. Ma chi ha pagato quelle bottigliette d’acqua? E si pensa davvero che problemi così complessi possano essere risolti o alleviati da qualche litro d’acqua, se la situazione, già gravissima, è stata lasciata precipitare? Franco Bellini, Udine Le lettere vanno indirizzate al Corriere della Sera, via Solferino 28, 20121 Milano. Fax: 02.6282.7579 E-mail: [email protected], oppure al sito www.corriere.it. La rubrica di Sergio Romano riprenderà martedì 15 settembre. 24 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera CRONACHE # Parole anni 90 M Da Veltroni a Vauro di Luca Mastrantonio UN’ESTATE ITALIANA Il «buonismo» muore di cattiveria UN’ORA SOLA TI VORREI L’infanzia a leggere i suoi fumetti, le curiosità sull’educazione dei figli e sulla sua abilità di stratega L’incontro tra Gianfranco Zola e «Aquila della Notte» di Elvira Serra Chi è ● Tex Willer è il protagonista di Tex, il fumetto scritto e creato da Gian Luigi Bonelli e disegnato da Aurelio Galleppini: la prima uscita è del 30 settembre 1948. Tuttora l’albo è pubblicato da Sergio Bonelli Editore ● Tex è un ranger, ma è anche capo di tutte le tribù Navajo con il nome di Aquila della Notte. Ha un figlio, Kit Willer, nato da Lilyth, una squaw navajo morta dopo aver preso il vaiolo, a tradimento, da una coperta infetta ● I suoi compagni di avventure sono Kit Carson, anche lui ranger, e Tiger Jack, guerrero navajo A ll’ombra di un piccolo canyon, nella Riserva Navajo, il viso pallido — per la verità parecchio abbronzato — si è appena avvicinato all’uomo senza età con giacca di pelle, pantaloni a frange, mocassini indiani e una fascia Wampum sulla testa. «Mi chiamo Gianfranco Zola, sono un tuo ammiratore». Si rende conto di aver commesso due errori: gli ha dato del tu e ha detto una cosa banale. Ma se non altro è riuscito a nascondere la copia de I valorosi di Fort Kearny che vorrebbe farsi firmare. Meglio dopo, non adesso. Aquila della Notte lo misura con lo sguardo mentre Kit Carson avanza con il caffè. Zola sa già che non gli piacerà: è un caffè americano. E poi sa che non gli offriranno lo zucchero, non li ha mai visti usarlo. Ma l’ultima cosa che vuole è far uore ventenne il «buonismo», sentimento che divenne ideologia con Veltroni, che su Epoca il 9 luglio 1995 ammetteva: «Sì, è vero, sono buonista». Un anno prima era uscito il best-seller Va’ dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro (che odiava quell’etichetta). Dopo anni di agonia, tra crisi economica e antipolitica (ieri i grillini hanno detto «basta buonismo con gli immigrati»), il colpo finale arriva da Vauro che ad Agorà, prima di esprimere disprezzo per Salvini, ha premesso di essere un «buonista». Vauro buonista? Il vignettista è noto per battute al vetriolo e battutacce, come quella rivolta a Storace che ricordava i «compagni» che gli avevano sparato in un attentato: «La prossima volta gli dirò di mirare meglio». Così muore il buonismo, di cattiveria. ([email protected]) Ricordi Tex quella mia prima bici? © RIPRODUZIONE RISERVATA qualche anno allena e basta: ora guida l’Al-Arabi, in Qatar. Aquila della Notte tutto questo non lo sa. Ma gli basta piantargli gli occhi addosso come frecce per capire che è un uomo buono. Lo lascia parlare. «Te lo devo proprio dire, con tuo figlio Kit hai fatto un ottimo lavoro. Come sei riuscito a farlo crescere con tutte quelle straordinarie capacità? Io ne ho tre: Andrea, Martina e Samuele. Non mi lamento, non mi fraintendere! Sono educatissimi e rispettosi. Però vivo un conflitto, dentro di me. Ho avuto poco, da piccolo, perché c’era poco. E questo mi ha lasciato una fame, una voglia di andarmi a prendere le cose che non so se loro avranno mai... Ti faccio un esempio, la bicicletta... La mia prima me l’ero assemblata da solo, i pedali da un amico, il telaio da un altro, e la prima notte aveva dormito accanto al mio letto. Per loro non è stato così: appena me l’hanno chiesta ho comprato la più bella. Avrei potuto prendere un rottame e promettere che se si fossero comportati bene ne sarebbe arrivata una migliore. Ma non ci sono riuscito. Sai, faccio un lavoro che mi ha permesso una vita agiata. Comprare le cose è più facile». Tex resta in silenzio e allora Gianfranco prende coraggio e gli fa un’altra domanda. «Come fai a tenerti così giovane? I tuoi riflessi e la tua attenzione sono sempre quelli di un ragazzino!». Gli sembra che sia rimasto perplesso, era una domanda un po’ scema, lo sapeva! Allora rimedia: «Come fai a elaborare piani strategici stra- Chi è Nella Riserva indiana Faccia a faccia in un piccolo canyon, nella Riserva Navajo, mentre Kit Carson prepara il caffè: «So già che non mi piacerà, è americano. E poi non avranno neanche lo zucchero» Gianfranco Zola è nato a Oliena, nel Nuorese, nel 1966. Ha giocato nel Napoli, Parma, Cagliari e Chelsea e in Nazionale. Oggi allena l’Al-Arabi in Qatar arrabbiare Tex Willer, ha a disposizione un’ora sola e non può buttare via nemmeno un minuto. Improvvisa, fa come gli viene. «Tex, io leggo le tue avventure da quando avevo 7 anni. Mio padre Ignazio e mia madre Giovanna Maria lavoravano al bar, a Oliena, e io e mia sorella Silvia trascorrevamo ore e ore da soli. Un giorno un amico di famiglia arrivò con una cassetta piena delle tue storie pubblicate da Sergio Bonelli. All’inizio ero troppo piccolo e guardavo solo le figure, ma ho capito subito che stavi dalla parte dei buoni. Crescendo, ho imparato ad apprezzare la tua capacità di capire rapidamente chi hai davanti, la tua onestà. Non ti nego che non so se avrei agito come te quando ti hanno imprigionato e condannato a morte e hai rifiutato di scappare per dimostrare la tua innocenza». Tex ne ha visti tanti, nella vita. Non sa che questo piccoletto è un Member of the British Empire, «Magic Box» per i tifosi inglesi che si sono innamorati delle sue magie di fantasista al Chelsea. È stato calciatore del Napoli, del Parma e del Cagliari (per dirne alcune), da Aquila della Notte Il disegnatore di Tex, Aurelio Galleppini (Galep) si ispirò all’attore statunitense Gary Cooper ordinari in pochissimo tempo? Sai, mi piacerebbe riuscirci anch’io, mi sarebbe molto utile... E vorrei poter essere più diretto, come sei tu che non le mandi a dire e, quando serve, due cazzotti li tiri subito... Io devo essere diplomatico, nel mio piccolo ho un ruolo di comando e quando mi confronto con uno, altri dieci mi osservano per poi decidere come comportarsi con me». Kit Carson sta tornando, com’è possibile che l’ora sia già passata? Diamine!, non gli ha detto che gli dispiace per Lilyth, la moglie morta per il vaiolo preso a tradimento da una coperta infetta: avrebbe voluto sapere se aveva desiderato incontrare un’altra donna. E neppure che detesta Mefisto, ma forse questo è meglio, si sa mai con il mago... Lo abbraccia, sorprendendolo. «Ho un peso dentro... Con te saluto un periodo della mia giovinezza che non ritornerà mai più.. A quei tempi avrei potuto fare altre cose molto più dannose per la mia educazione, e invece tu mi hai tenuto sulla strada giusta. Grazie Tex». @elvira_serra © RIPRODUZIONE RISERVATA Mareggiare di Paolo Di Stefano Montagna (in) cantata di Marco Del Corona Una tempesta nel Pacifico del mago Salgari L’Everest e le vette che esaltano i sentimenti L’autore Emilio Salgari (1862-1911) scrittore di romanzi e padre di Sandokan L’autore Reinhold Messner, 70 anni, primo ad aver scalato le quattordici cime da 8000 «N el pomeriggio il vento crebbe di violenza, e il barometro si abbassò bruscamente, mentre le onde provenienti dal sud si facevano più frequenti e sempre più alte». La Nuova Georgia di «Un dramma nell’Oceano Pacifico» (1900) resiste all’uragano anche grazie alla mano ferrea del vecchio Asthor, ma quando il vento perde ogni ritegno, la povera nave comincia a rollare disperatamente: «Tuffava nel seno delle onde spumeggianti i suoi solidi fianchi, montava sulla cresta delle montagne mobili, precipitava nel fondo degli abissi, sferzava i marosi col suo albero di bompresso, tanto s’inchinava colla prua, ma usciva sempre vittoriosa da quegli assalti furiosi, che non le lasciavano tregua». La tempesta incalza, il vento ruggisce e i suoi fischi stridono, le onde muggiscono, il vascello barcolla, gli sguardi dei marinai impallidiscono scrutando le tenebre. Nel buio sparisce il signor Collin e Miss Anna teme il peggio, poi il misterioso naufrago Bill sale sul ponte di comando. Il suo fascino, come quello del vecchio mago Salgari, è irresistibile. Emilio Salgari, «Romanzi di giungla e di mare», 2001, Einaudi © RIPRODUZIONE RISERVATA «P uò essere difficile da capire, ma chi sta in alto provoca sempre delle invidie, per lo meno da parte di coloro che vorrebbero anche salire. E questi per il momento siamo noi». La montagna è solitudine e confronto. Confronto con noi stessi, ovvero le nostre aspirazioni e le nostre forze. È anche dialogo silenzioso ma costante, intenso, a volte assordante con chi ci ha preceduti e chi verrà dopo, anche nei luoghi più desolati. Nel resoconto della prima ascensione dell’Everest senza ossigeno, Reinhold Messner annotò pensieri che valgono per tutti. «Il compiacimento del suc- cesso della vetta è accompagnato da una buona dose di preoccupazione: ce la faremo ancora? Questo dubbio si riflette nei nostri discorsi e se veramente la salita non dovesse più riuscirci, la critica è già puntata sulla conduzione della spedizione. Dobbiamo rifarci su qualcuno per la nostra sfortuna». Se le percezioni e i sentimenti in montagna si esaltano, questo vale anche per le passioni meno nobili. Anche l’invidia. Siamo uomini, in montagna di più. Reinhold Messner, «Everest», 1978, traduzione Ornella Antonioli Gogna, De Agostini © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 CRONACHE 25 # In questo numero La fiera del mercato L’Internet della casa Il mito del manga Sindrome Caporetto Nel Medioevo la rivoluzione passa dalla piazza: qui nasce l’Europa moderna, spiega Amedeo Feniello Serena Danna realizza una mappa della casa intelligente: migliora la qualità, ma stimola gli hacker Igort racconta i suoi tentativi di incontrare Tsuge Yoshiharu, leggenda del fumetto giapponese Davide Ferrario torna sul Carso per girare un film sulle catastrofi (e le resurrezioni) del Paese La Lettura E’ in edicola da questa mattina il supplemento culturale del «Corriere della Sera» Sui social network la condivisione dei luoghi (reali e virtuali) legati a emozioni, radici, viaggi Sei architetti illustri hanno raccontato a «la Lettura» la loro piazza del cuore; i lettori stanno facendo altrettanto attraverso l’hashtag #lamiapiazza su Instagram, Twitter e Facebook con fotografie di piazze spesso legate a ricordi, aneddoti, emozioni 1 @TassoniMichela (Twitter): Plaça de Catalunya, Barcellona 2 @psicomatta (Twitter) 3 @xsyrianchildren (Twitter): Homs, Siria, dove sorgeva The Clock Tower 1 2 Scelte e foto dei lettori 4 @massimcoppola (Twitter): piazza San Francesco, Salerno LE NOSTRE MILLE PIAZZE 5 stefanogabbana (Instagram): La piazzetta di Portofino 6 @Andrea_ilfarin (Twitter): Times Square, New York 7 _tilde1002_ (Instagram): piazza Unità d’Italia, Trieste 10 8 @MaxCortinov -is (Twitter): piazza del Duomo, Milano 9 marianodiotto (Instagram): Prato della Valle, Padova 10 @GuidoGiannelli (Twitter): piazza del Popolo, Ascoli Piceno 9 8 «D i un’altra stagione, in foto e nella vita, #lamiapiazza del cuore: piazza del Popolo #AscoliPiceno», scrive @GuidoGiannelli. E in un afoso pomeriggio estivo pubblica un’immagine notturna dei portici illuminati dalle luci del Natale, nel mondo di Twitter che può annullare il tempo e le distanze. Una piazza racconta di noi. Di quello che eravamo quando l’abbiamo attraversata. @VicentiDomenico posta piazza Duomo ad Altamura (Bari): «i miei primi 24 anni...». @luliban piazza Santa Croce a Firenze: «un grande spazio dove crescere, giocare, ridere, amare». E @ValeriaCartella, accanto a un bianco e nero di Naso, nel Messinese: «#lamiapiazza è quella del mio piccolo paese d’origine che mi regala sempre grandi #emozioni». Sono molti gli utenti che tornano alle radici, tra le migliaia (5 mila ieri solo su Twitter) che stanno partecipando alla nuova campagna social de «la Let- 7 tura» #lamiapiazza. Un’iniziativa che continua sugli account Twitter, Instagram e Facebook dell’inserto e del Corriere della Sera: dopo le scelte di sei architetti, tocca ai lettori segnalare le loro preferenze (reali o di fantasia). Mentre su «la Lettura» in edicola da oggi e per tutta la settimana un articolo affronta il tema della piazza medievale come luogo di origine dell’Europa moderna. In Rete, Piazza Unità d’Italia a Trieste e le perle dell’Umbria (a Perugia, Gubbio, Foligno) sono finora le più gettonate. E qualcuno allarga il campo. «Piazze che non sono piazze... #valpusteria» scrive @FabioIozzi sopra un’immagine di montagna. @CardinaliF: «#lamiapiazza è il mar Ligure». Mentre @eucromia rende omaggio a Lucio Dalla: «la nostra piazza è questa», dice. E rinvia su YouTube alla canzone Piazza Grande. Alessia Rastelli 3 4 © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 5 26 ● Stati Uniti e Iran La lotta all’Isis è la priorità di Washington: finché non invia truppe sul terreno deve affidarsi a Teheran Ma il rilancio economico del Paese cambia gli equilibri dell’area spingendo l’Arabia Saudita a perseguire i suoi scopi geopolitici ANALISI & COMMENTI SEGUE DALLA PRIMA SE NEI MASTER AMERICANI INSEGNANO «MASCOLINITÀ» P rima di andare avanti a leggere, pensate a cosa vuole dire, per voi, esser un «uomo buono». Fatto? Ora pensate a cosa vuole dire essere un «vero uomo». Bene, avete appena partecipato alla prima lezione del master in «Studi sulle mascolinità» del professore di sociologia Michael Kimmel, che dirige il Center for the Study of Men and Masculinities alla Stony Brook University, Stato di New York. Come racconta sul New York Times Jessica Bennett, allo stupore degli studenti Kimmel ha reagito invitandoli a immaginare che la frase «era un brav’uomo» venga detta al loro funerale; espediente narrativo efficace, oltre che macabro e formidabile lapsus (vuole celebrare il funerale del vecchio maschio monolitico). Kimmel ha poi tracciato sulla lavagna due colonne; da una parte «l’uomo buono»: cioè premuroso, altruista, onesto; dall’altra il «vero uomo» (qui le risposte sono arrivate più rapidamente): ovvero autoritario, che sa rischiare, che vince la debolezza, che cammina come un vero uomo e non piange mai... Sorpresi dalla diversità delle risposte? Ci sono molti modi di essere uomini, ha chiosato Kimmel, che spiega come la teoria di genere, vessillo del femminismo e delle comunità omo e bisex, vada applicata anche ai maschi. Così le neo-femministe esulteranno e le sentinelle cattoliche scatteranno in piedi allarmate; i postcomunisti italiani, invece, penseranno di aver anticipato i tempi quando nel 1977 nelle sale usciva Berlinguer ti voglio bene di Giuseppe Bertolucci, con Roberto Benigni: siamo in un circolo rosso, dove si discute di tematiche femminili e, dal pubblico, un uomo lamenta, bofonchiando in toscano, che si sta trascurando il punto di vista maschile: «La donna, la donna, la donna... ma l’uomo?». Non resta che un dubbio, di genere accademico: un master sulla mascolinità è un «buon master»? Ed è anche un «master vero»? @criticalmastra © RIPRODUZIONE RISERVATA Su Corriere.it Puoi condividere sui social network le analisi dei nostri editorialisti e commentatori: le trovi su www.corriere.it L’ACCORDO SUL NUCLEARE AIUTERÀ IL MEDIO ORIENTE? di Ian Bremmer bai fanno affari con Teheran da tempo, e si troveranno in prima fila per rispondere alla crescente domanda di beni e servizi. Sono anche aiutate dalla presenza negli Emirati di una comunità della diaspora iraniana che preme a favore di questi rapporti commerciali. La Turchia si trova in una situazione simile, e cercherà similmente di capitalizzare il ritorno dell’Iran. L’appoggio dell’Iran ai mili- tanti e ai terroristi dovrebbe preoccupare gli Usa. Ma per una zona così caotica e violenta come il Medio Oriente è ora che Washington scelga finalmente le priorità. Oltre a sostenere Assad e Hezbollah, l’Iran continuerà anche a finanziare le milizie irachene Shia che attualmente combattono contro l’Isis. Washington ha ripetutamente affermato che l’obiettivo primario nella regione è sconfiggere IL DIBATTITO DELLE IDEE NUOVI LINGUAGGI ARTE INCHIESTE RACCONTI #193 Domenica 9 agosto 2015 EURO 0,50 / di Luca Mastrantonio ignifica introiti molto maggiori per l’Iran e un’altrettanto maggiore liquidità iniettata in una regione già instabile. Un Iran rivitalizzato economicamente sposterà decisivamente l’ago della bilancia degli equilibri di potere in Medio Oriente. C’è da aspettarsi che l’Iran spenda le nuove risorse per proteggere Bashar al-Assad e appoggiare Hezbollah. D’altronde, Teheran lo ha fatto per anni, anche con le sanzioni. L’Arabia Saudita, il rivale tradizionale di Teheran, spenderà più proventi dal petrolio per contrastare l’aumento dell’influenza iraniana. Con una nuova minaccia nella regione, Riyadh sarà costretta a perseguire i propri obiettivi geopolitici, alimentando l’incertezza nel Medio Oriente. Altri Paesi del Golfo si posizioneranno tra i due pesi massimi dell’area, per trarre il maggiore vantaggio dalla riapertura dell’economia iraniana. In particolare gli Emirati Arabi Uniti, pronti per approfittare del ritorno dell’Iran all’economia globale. Le aziende di Du- DORIANO SOLINAS S ● Il corsivo del giorno Anno 5 - N. 32 (#193) Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano - Supplemento culturale settimanale da vendersi esclusivamente in abbinamento a Corriere della Sera ¤ 1,00 ¤ 0,50 + il prezzo del quotidiano. In CH Tic. Fr 1,00 # Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera Ennio Ludovico Chiggio per il Corriere della Sera l’Isis. L’accordo metterà alla prova questa intenzione. Finché gli americani si rifiutano di inviare truppe in un altro conflitto m e d i o - o r i e n t a l e a p e r to , Washington dovrà operare con quello che ha. Cioè l’Iran. Gli obiettivi di Washington e Teheran convergono attualmente contro l’Isis, ma non c’è da scommettere su una prossima piena distensione tra Usa e Iran. Quest’ultimo ovviamente giocherà sui margini delle condizioni dell’accordo nucleare — lo ha già indicato assumendo un atteggiamento intransigente in merito alle ispezioni. E i margini sono esattamente quelli che Washington vorrebbe evitare. Al momento cruciale, le altre potenze mondiali che hanno siglato l’accordo probabilmente non appoggeranno una «linea dura». In particolare la Russia e la Cina sono molto meno preoccupate delle ambizioni nucleari di Teheran di quanto non siano per i benefici commerciali ed energetici che la rinascita dell’Iran comporterebbe per loro. Gli Usa devono riconoscere le realtà geopolitiche e agire a partire da queste come meglio possono. È chiaramente nell’interesse economico dell’Iran rispettare l’accordo, ma ciò non significa che Teheran agirà automaticamente in modo corretto nei confronti degli altri. Nel 2009, il programma nucleare dell’Iran subì attacchi informatici che riuscirono a rallentare il suo programma nucleare, ma anche a convincerlo a investire nelle sue capacità informatiche. Da allora, l’Iran ha fatto progressi significativi e si dice che abbia lanciato attacchi informatici contro importanti compagnie aeree, energetiche e belliche in più di una dozzina di Paesi. Per quanto non ancora al livello di Cina o Russia, le capacità dell’Iran migliorano costantemente. È questo, semmai, che dovrebbe frenare Washington riguardo all’Iran. Ma l’aggressione informatica dell’Iran è totalmente indipendente dall’accordo nucleare. E se si considerano obiettivamente le sue implicazioni geopolitice, risulta essere buono per gli Usa, le potenze mondiali alleate e l’Iran. Il tempo dirà se sarà altrettanto favorevole per il resto del Medio Oriente. (Traduzione di Ettore Claudio Iannelli) © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 LA QUESTIONE MERIDIONALE LE PAROLE SUL SUD CHE NESSUNO DICE SERVE UNA ROTTURA di Ernesto Galli della Loggia Prospettiva diversa Deputati e concittadini del Mezzogiorno devono rivendicare che lo Stato è anche legge e diritti uguali per tutti, non solo sperpero di soldi e interessi privati, di clan SEGUE DALLA PRIMA L a rottura decisa rispetto al passato di cui il nostro Paese ha bisogno dovrebbe essere, infatti, anche una rottura nel linguaggio. E non già, come si capisce, verso il basso, verso i tweet e gli hashtag, bensì verso l’alto, verso la dimensione in cui si esprimono per l’appunto quelle visioni generali nuove e audaci di cui abbiamo bisogno. Di cui ha bisogno in modo tutto speciale il Mezzogiorno. L’inizio del cui declino attuale coincide con l’inizio della crisi che dagli anni Novanta del secolo scorso — combinando elementi nazionali e internazionali, assommando il post-sessantottismo ai più vari diktat dell’Europa di Bruxelles — va disintegrando lo Stato italiano storico, formatosi con il Risorgimento e durato fin verso la fine della Prima Repubblica. È la crisi che da oltre un ventennio va mangiandosi tutte le strutture amministrative del nostro vecchio Stato, tutti i suoi abituali ambiti d’azione di un tempo (dall’istruzione al controllo sugli enti locali, alla tutela del paesaggio e del patrimonio artistico), per effetto del trionfo delle retoriche (e delle prassi) decentralizzatrici, sindacal-partecipative, democraticistiche, antimeritocratiche. È la crisi che ha inghiottito anche tutte le culture politiche del Novecento italiano, tutte le loro premesse storicoideali, nonché naturalmente tutti i partiti che esse avevano prodotto. Ed è infine la crisi che ha spinto ad accettare il dogma della privatizzazione, l’«andare sul mercato», di quasi tutte le reti nazionali di servizi (dalla rete ferroviaria e delle stazioni, alle Poste, agli aeroporti, alle autostrade) con il loro crollo qualitativo per il pubblico indifferenziato e il loro riorientamento classista a favore di chi può spendere; che ha spinto a considerare inammissibile qualunque ruolo sociale o economico diretto dello Stato, o quasi. È in tutti questi modi che nell’ultimo venticinquennio quello che ho chiamato lo Stato italiano classico è andato decomponendosi. Ora, il problema del Mezzogiorno, la «questione meridionale», era precisamente la questione di quello Stato, la principale sfida alla sua esi- stenza, il massimo dei suoi problemi storici, a cominciare da quello del consenso. E infatti fino a venticinque anni fa, fin quando quello Stato è esistito, il Mezzogiorno è stato sempre sentito dalle classi dirigenti italiane come un ineludibile banco di prova. Dalle classi dirigenti e, si può ben dire, dall’intera cultura storica e politica nazionale; la quale ha sempre considerato necessario per il progresso del Mezzogiorno due cose: da un lato l’apertura di un forte conflitto sociale e politico all’interno della stessa società meridionale (condizione resa a suo tempo finalmente possibile dall’avvento della democrazia repubblicana), dall’altro l’intervento deciso in tale conflitto di un attore esterno a fianco dei «buoni» contro i «cattivi»: fossero gli operai del Nord alleati immaginari dei contadini del Sud, fosse un’altrettanto immaginaria piccola imprenditoria antinotabilare, ma alla fine sempre e soprattutto lo Stato. Lo Stato i cui protagonisti politici del Novecento, in un modo o nell’altro, non a caso ebbero tutti dietro quella cultura storica e politica che ho appena detto: Mussolini il meridionalismo vociano e nittiano, il popolare trentino De Gasperi l’ispirazione del siciliano Sturzo, il comunista piemontese Togliatti la lezione del sardo Antonio Gramsci. Il Mezzogiorno è precipitato nell’irrilevanza, si è avvitato nella decrescita, è scomparso come «questione», nel momento in cui si è dissolto questo complesso nodo storico al cui centro c’era Infrastrutture L’impressione è che al presidente del Consiglio piaccia immaginare che costruire l’Alta Velocità fino a Reggio Calabria cambierà le cose lo Stato nazionale italiano: perché innanzi tutto si è dissolto questo Stato e per effetto di una tale dissoluzione. Ho però l’impressione che per tutti questi discorsi il nostro presidente del Consiglio non abbia molto interesse. Che sia assai lontana dal suo pensiero l’idea che per raddrizzare le sorti del Mezzogiorno la prima cosa da fare sia, come io invece credo, riprendere in mano, ricostruire, dove occorra accrescere, la macchina dello Stato, ristabilire il significato culturale e politico dei suoi tradizionali ambiti d’azione, la sua efficienza, la sua capacità di controllo e d’intervento capillare, anche la sua forza repressiva. A Matteo Renzi, piace di più immaginare che costruire l’Alta Velocità fino a Reggio Calabria, questo sì cambierà le cose (ma perché non le ha cambiate la costruzione dell’autostrada? Perché?). Ai miei occhi è la prova che di quella parte del Paese che governa egli non conosce molto, forse non l’ha mai neppure troppo frequentata. Se avesse visto di persona, infatti, anche una sola volta, come gli abitanti e le autorità dell’intera costa che da Maratea va fino a Pizzo hanno ridotto quei luoghi, gli sarebbe venuto almeno il sospetto, sono sicuro, che il suo Frecciarossa non servirà assolutamente a nulla. IL VELENO DI QUEL DOLORE INTOSSICA IL NOSTRO FUTURO Q uell’immagine dei bambini in mare aggrappati ai loro salvagenti è solo l’ultima sequenza di una realtà drammatica a cui i media, con il loro occhio telescopico, da anni ci espongono. Effetti collaterali della tecnologia: è perché vediamo (e dunque diventiamo testimoni) che siamo costretti a riflettere sul modo in cui, come singoli e collettività, stiamo davanti al dolore degli altri. Di fronte alla tragedia dei migranti, non c’è solo l’amara sensazione che la crosta dell’abitudine stia un po’ per volta sterilizzando i cuori e le menti. A pesare è il senso di impotenza per l’incapacità di trovare soluzioni efficaci e condivise. Un fallimento che scava dentro ciascuno di noi e le nostre democrazie. L’essere umano ha un’ottima capacità di adattamento. Sa adattarsi a (quasi) tutto: anche a convivere con il fatto di sapere che, al di là del mare, vi sono decine di migliaia di disperati che cercano di scappare da guerre insensate o economie distrutte. Di rinvio in rinvio, ciò che non avremmo mai potuto pensare è oggi un dato di fatto: il Mediterraneo, dove amiamo prendere il sole e fare il bagno, è la frontiera su cui muoiono più persone al mondo. Non basta l’indignazione, che è solo una sterile emozione utile per tacitare la nostra coscienza. Nè un generico buonismo: la soluzione di aprire indiscriminatamente le porte non c’è. Troppa gente, troppi problemi. Le grandi migrazioni sono processi molto complessi e dolorosi che vanno go- # IL SELFIE CON KARDASHIAN LA SOCIAL-POLITIK DI HILLARY COMMENTI DAL MONDO L’Atto di Helsinki: una guida per la crisi ucraina agosto di 40 anni fa, ● ❞ Ad a Helsinki, 35 Paesi, di Nato e Patto di Varsavia, firmarono l’Atto finale, la Dichiarazione che diede poi vita all’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Un editoriale sul Japan Times auspica che lo spirito e i principi di allora (inviolabilità delle frontiere, risoluzione pacifica delle controversie) siano ripresi oggi, sulla crisi ucraina. Più ancora, c’è da «imparare dalla perseveranza che i partecipanti alla conferenza di Helsinki mostrarono nel raggiungere, con il dialogo, conclusioni reciprocamente accettabili». La corsa all’Artico fra opportunità e (grossi) rischi dice che ogni crisi celi ● ❞ Siun’opportunità. Ma può anche darsi che la nuova opportunità nasconda una crisi ancora peggiore. È il timore che emerge da un editoriale di Le Monde, sulla corsa alle risorse dell’Artico. La crisi climatica, con lo scioglimento dei ghiacci, ha reso meno utopica sia la possibilità di sfruttare gas e petrolio artici, che quella di aprire nuove rotte navali. «Ma i rischi ecologici sono immensi», nota il quotidiano francese. E si augura che, come per l’Antartico, anche per l’Artico si arrivi a una governance «più collettiva e più attenta all’interesse generale». a cura di Luca Angelini © RIPRODUZIONE RISERVATA LA TRAGEDIA DEI MIGRANTI di Mauro Magatti ●M 27 vernati. Se ci si riesce. Intendiamoci, se pensiamo alla Ue (500 milioni di abitanti, la più grande economia del mondo), ci sono ancora realistici margini di assorbimento. Ma prima di decidere quanta gente possiamo ospitare, occorre ammettere che siamo di fronte a un problema scabroso, che non ci piace, che non vorremmo, che richiede risorse. Ma che tuttavia esiste. E che, dunque, va affrontato. L’ignavia che paralizza l’Europa ci sta già cambiando. Nessuno può pensare di non venire inquinato dall’«aria» che respira. In democrazia, ciò che in- Derive etiche L’ignavia ormai cronica che paralizza l’Europa ci sta già cambiando profondamente entre una parte d e l l ’o p i n i o n e pubblica era distratta dal dibattito tra i candidati alla nomination repubblicana per la Casa Bianca, a Los Angeles, nella casa del manager di Justin Bieber, avveniva un evento destinato a lasciare il segno: il selfie di Kim Kardashian con Hillary Clinton. Che non si tratti di un autoscatto qualsiasi lo testimonia il fatto che quella foto, postata dalla socialite sul suo account Instagram, abbia fatto parlare parecchio di sé (12,5 milioni di risultati su Google alla ricerca: Kardashian Clinton selfie). Ma il punto è un altro: con quell’immagine si è definitivamente passati, in politica, dall’era dei testimonial a quella degli influencer. Il «capitale» di Kardashian sta non nella capacità di fare qualcosa, ma in quella di influenzare qualcuno: è a questo, in fondo, che i suoi follower (cosa diversa dai fan) si espongono a milioni (41,9) su Instagram, dove dalla loro beniamina ottengono una teoria infinita di selfie (perfettamente codificati: il volto di Kim si deve vedere sempre tutto, e se c’è il marito Kanye West l’unica persona autorizzata a infilarsi tra loro è la figlia: tutte regole infrante da quello con Clinton). Dell’autorappresentazione di sé, Kardashian ha quasi fatto una scienza (con tanto di «manuale»: Selfish), sicuramente una professione. Può essere, quello con Clinton, un autoscatto casuale? La risposta è evidentemente (e bilateralmente) no. La domanda, a questo punto, non è nemmeno: «perché?», ma: «chi ci guadagna?». Le malelingue di alcuni (pochi) follower-ribelli ritengono che il team Clinton abbia pagato Kardashian, sulla base del meccanismo della fiorente economia degli influencer su Instagram (che, non a caso, è il social network che monetizza più rapidamente di qualunque altro). È però francamente difficile pensare a una cosa simile: in questo caso, infatti, il vantaggio è stato condiviso. La candidata ha rubato (almeno un po’) la scena persino a Trump (mica facile); Kim e marito hanno di nuovo riempito la Rete dei loro imprescindibili sguardi, e del loro star power. Insieme hanno spostato, di qualche pixel, i confini della comunicazione politica. Davide Casati © RIPRODUZIONE RISERVATA ANKARA FINANZIA LA MOSCHEA NELLA CRISTIANA ROMANIA L a più grande moschea d’Europa sarà finanziata dalla Turchia, sorgerà a Bucarest, coprirà un’area di 11 mila metri quadrati e avrà un’università per 6 mila studenti. Costo previsto, tre milioni di euro. Perché un’operazione così imponente in un Paese dove, con 70 mila fedeli, la comunità musulmana costituisce appena lo 0,3% della popolazione? Il premier socialdemocratico Victor Ponta è sotto attacco per aver dato il via libera a un piano del quale si discute da un decennio e che potrebbe non resistere all’onda delle proteste, sostenute dagli stessi musulmani che non vedono l’urgenza del progetto — la concessione della vasta area vicino al centro della capitale è stata comunque salutata con soddisfazione dal capo della comunità locale, il Mufti Yusuf Murat: «Un’offerta che esprime rispetto per le minoranze». Sui social cresce il movimento «Non vogliamo la mega-moschea a Bucarest»; preoccupati gli ebrei romeni, che vedono nel luogo una possibile base per «attività terroristiche». Ponta respinge al mittente le accuse di irresponsabilità e denuncia «il tentativo di mettere in pericolo la pace e la solidarietà interconfessionale». Il timore è che la moschea diventi un nodo sulle rotte fondamentaliste del Balcani, una facile piattaforma di lancio dell’estremismo verso il cuore d’Europa e che all’interno ravvivi le tensioni interreligiose. La Romania è un Paese di profonda fede cristiana ortodossa che nei secoli ha combattuto per sottrarsi alla morsa dell’Impero Ottomano, la vicenda rischia di trasformare la comunità islamica in un bersaglio. Soprattutto, il piano rientra nelle grandi manovre espansionistiche della Turchia del presidente Recep Tayyip Erdogan, che proprio finanziando moschee e centri religiosi all’estero ha esteso l’influenza politica, economica e culturale di Ankara. I progetti in cantiere vanno da Budapest a Tirana fino a Lanham in Maryland, Stati Uniti. Maria Serena Natale [email protected] sieme facciamo o non facciamo decide della nostra identità come persone e come popoli. Oltre che della legittimazione delle istituzioni nelle quali viviamo. Comunque la vogliamo mettere, qualsiasi soluzione pensiamo si debba adottare (intervenire nei paesi nel Nord Africa, spingere l’Europa a un accordo più generoso, perseguire gli scafisti...), dovremmo tutti almeno concordare sul fatto che vivere in una società nella quale ci si abitua a non far niente di fronte a un massacro quotidiano non è privo di conseguenze. Dove andrà a depositarsi il veleno iniettato dall’esposizione quotidiana allo «spettacolo» della sofferenza e della morte altrui? Come saranno i figli di una società capace di una tale rimozione collettiva? Che fine faranno i nostri ideali democratici, la difesa dei diritti individuali, la sacralità della persona nel momento in cui impariamo a girare la faccia dall’altra parte di fronte a disperati in fuga? Al di là dell’azione generosa dei volontari, per salvare la dignità del nostro essere cittadini occorre esigere una risposta politica adeguata alla portata del problema. Lo si va ripetendo tutti, compresi i politici, da anni. Il fatto che non si arrivi ad alcuna soluzione — nell’epoca in cui le nostre società hanno soluzioni per tutto — significa che la soluzione in realtà non è una priorità, non interessa. Non interessa i politici, non interessa l’opinione pubblica, non interessa la nostra coscienza. Se alla fine le cose restassero così come sono state fino ad oggi, sarebbe un brutto segno per le nostre democrazie. C’è forse qualcosa di più urgente di un problema di questa natura? © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera # Economia «Saipem, tagli e nuovi progetti per restare un big mondiale» La Lente di Fabrizio Massaro Confesercenti, dopo 5 anni più imprese nel turismo L’amministratore delegato Cao: l’Iran? La nostra storia è iniziata lì, ci saremo «I l turismo può essere il motore della ripresa dell’Italia» è uno dei temi chiave del dibattito sulla crescita. L’indicazione sembra sia presa sul serio dagli imprenditori, almeno stando ai dati Confesercenti su ricettività e turismo, grazie anche alla maggiore cultura del cibo e all’interesse per il nostro Paese e all’Expo. Per la prima volta dal 2010 sono in aumento sia gli alberghi sia i ristoranti sia i bar. E se a livello nazionale la media annua nel secondo trimestre è +2% con 8.199 nuovi esercizi, a spingere di più sono il Sud (+2,5%) e i capoluoghi di regione (4.189 nuovi esercizi). Il settore che cresce di più è la ristorazione, +3% a livello nazionale con picchi in Umbria (+4,6%), Lombardia (+4,5%) e Sicilia (+3,9%). Alberghi, hotel e pensioni segnano +2,7% con 1.333 nuove strutture, con in testa Puglia (+9,8%), Lazio (+6,7%) e Sicilia (+5,8%). In generale l’aumento è più rilevante nel Sud e nelle Isole (+3,9%) che al CentroNord (+2,3%). Stabili invece i bar, 0,7%. L’inversione di tendenza è positiva ma bisogna considerare che dal 2010 i consumi sono calati dell’8,5% nei bar e del 7,9% nei ristoranti e che sono crollate persino colazioni (3,3%) e pausa-pranzo: 15,1 miliardo l’anno di volume d’affari (-18%) con una calo medio della spesa del 13%. E Confesercenti denuncia la concorrenza sleale della «ricettività e ristorazione parallele tramite web, con imprese irregolari che si celano dietro all’etichetta social per non rispettare la legge». «Spesso si dimentica che Saipem è fra le prime sei aziende italiane per ricavi: oltre 12 miliardi, di cui il 90% all’estero». Dietro, ad esempio, ci sono big come Luxottica e Pirelli. Stefano Cao, 64 anni, è l’amministratore delegato della società di servizi petroliferi controllata dall’Eni (43%) dal 30 aprile scorso e a lui spetta il compito di rilanciarla. Ex direttore generale E&P del Cane a sei zampe, è stato già alla guida di Saipem dal ‘96 al 2000. La semestrale è stata l’occasione per un’anticipazione della strategia — taglio dei costi, razionalizzazione del portafoglio e del perimetro del business — ma «il piano industriale sarà presentato con i dati del terzo trimestre: avremmo dovuto prepararlo per febbraio ma vista la situazione abbiamo deciso di anticipare», spiega Cao che mercoledì sarà a Londra per un giro di incontri con gli investitori. Il prezzo del barile è crollato. Che scenario vi aspettate? «Questa è la terza grande crisi petrolifera di prezzo a cui assisto e il modello non si discosta molto da quelle di fine Anni 80 e 90: c’è una reazione molto vivace dei naturali clienti della Saipem, cioè delle oil company, con una contrazione a volte feroce dei budget di investimento che provoca un naturale deterioramento dei rapporti con i contrattisti. La crisi sarà più lunga e più profonda di allora, ma il modello che mi aspetto è quello. E mi attendo che il prezzo resti basso ancora per un po’. Bisogna reagire in maniera efficace, resettare la cultura aziendale: lanciare un piano aggressivo di efficienza e ristrutturazione, appoggiandosi sulle eccellenze, e Saipem ne ha tante». Avete annunciato un taglio di 8.800 posti in tre anni, pari a circa il 15% della forza lavoro. L’Italia sarà interessata? «Una società che opera in 65 Paesi e in modo ciclico deve mantenere una mentalità predisposta alla ristrutturazione continua elevata a modello di gestione come tutte le società eccellenti del mondo. Ma non bisogna perdere il controllo del know how, rappresentato dalla MILANO Chi è ● Stefano Cao, 64 anni, è l’amministratore delegato della Saipem dal 30 aprile scorso, A lui è stato affidato il compito di rilanciare la società di servizi petroliferi controllata dall’Eni con il 43% ● Ex direttore generale della divisione Esplorazione e produzione dell’Eni, è stato già alla guida di Saipem dal 1996 al 2000. Cao ha fatto il suo ingresso all’Eni la prima volta nel 1976. È stato anche capo cantiere della nave posa-tubi Castoro Sei. Dal 2002 al 2006 è stato presidente di Assomineraria © RIPRODUZIONE RISERVATA Così 6 mesi in Piazza Affari 7,85 euro +1,23% 12,011 10,948 Ordini acquisiti per area geografica (€ 3.500 milioni) €313 €468 Americhe €136 Africa Occidentale e resto Africa €32 9,886 Africa Settentrionale 8,823 €700 7,761 Marzo Aprile Maggio Giugno ❞ Siamo vicini all’assegnazione di progetti per 5 miliardi. Stiamo negoziando lavori per 31 miliardi totali Eni vuole deconsolidare la sua partecipazione? Per Saipem non cambia nulla, problemi e opportunità restano gli stessi Luglio Agosto 6,698 Italia €145 Resto d’Europa Medio Oriente €1.663 CSI €43 Estremo Oriente d’Arco direzione, dalle competenze manageriali e ingegneristiche. E il core è in Italia». La Saipem ha ereditato una situazione con contratti con bassa marginalità e vostri costi non riconosciuti. Come sono i rapporti con le compagnie petrolifere? E con l’Eni? «L’Eni è un cliente importante ma come gli altri. Il rapporto è assolutamente configurabile come quello con le altre oil company. Non è nemmeno il primo cliente di Saipem, è il terzo dietro a Saudi Aramco e Total. I contratti a basso margine si riferiscono a un periodo precedente il 2012, che vanno verso il naturale completamento. Il portafoglio acquisito dal 2013 in poi è più in linea con i margini per il business». Avete nuovi progetti in corso? Il South Stream è cancellato. E il Turkish Stream? «Il portafoglio complessivo di offerte che stiamo preparando o negoziando è di 31 miliardi. Qui dentro ci sono progetti per 5 miliardi molto vicini all’assegnazione a noi o progetti che sono stati assegnati ma che non entrano in portafoglio perché in attesa della decisione finale del cliente, come Anadarko in Mozambico. Il South Stream o il Turkish Stream invece sono fuori dal piano». A livello europeo le infrastrutture, almeno sulla carta, sembrano uno dei settori strategici. Si parla anche di un raddoppio del Nord Stream. Avete aspettative? «Il piano si focalizzerà sulle linee core di business. Stiamo rianalizzando una serie di attività come ad esempio l’Alta Velocità, le bonifiche ambientali e la gestione dei sistemi di produzione galleggiante per riconcentrarci sul core business. Le risposte finali faranno parte del piano. Le infrastrutture energetiche invece sono per definizione core: il Nord Stream era stato fatto anche da Saipem e un raddoppio sarebbe un’ottima opportunità». E l’Iran? «La storia di Saipem all’este- Il nodo del debito «La sua riduzione è un grande tema: la dimensione non è coerente con l’azienda» ro è nata in Iran, è un ottimo mercato: quando sarà pronto a partire, ci saremo. Devono rifare tutte le infrastrutture petrolifere e sviluppare milioni di barili già scoperti. Questo significa più impianti di oil&gas, più raffinerie e petrolchimici. Il tutto a terra e offshore. Una grande opportunità». Ci saranno novità sul riassetto azionario? Gli analisti si aspettano un aumento di capitale intorno ai 3 miliardi. «Il debito ha una dimensione che non è coerente con quella dell’azienda e con il business in cui opera. Uno dei grandi temi è la sua riduzione. Di soluzioni ce ne sono svariate, le stiamo ana- lizzando tutte e le comunicheremo. Sul resto chiedete agli azionisti». Con questo mercato del petrolio è prevedibile un periodo di aggregazioni? «Alla fine sia degli Anni 80 sia degli Anni 90 le crisi hanno rappresentato per Saipem un’opportunità di crescita per discontinuità. Un paio di esempi: l’acquisizione del ramo d’azienda Micoperi e degli asset Brown & Root e Bouygues. Qui però siamo ancora alla traversata del deserto. Dobbiamo attrezzarci al meglio e in parallelo guardare quelle che saranno le opportunità future per essere pronti a coglierle. Però il piano che presenteremo sarà di ristrutturazione». L’Eni vuole deconsolidare la partecipazione in Saipem. È indifferente chi saranno i nuovi soci? «Qualunque sia la struttura dell’azionariato a livello industriale per Saipem non cambia nulla, i problemi e le opportunità rimangono gli stessi». Avete ereditato il caso algerino. Vi ha posto un problema di governance? «Ho trovato una situazione molto evoluta in termini positivi, con una governance molto più presente e attenta. Il presidente Paolo Andrea Colombo è parte attiva per continuare lo sviluppo della governance, però molto lavoro era stato fatto negli ultimi due anni». Stefano Agnoli Francesca Basso © RIPRODUZIONE RISERVATA Ikea, caccia alle foreste nell’Est europeo (ma non in Russia) Dalla Romania ai Paesi baltici la campagna acquisti della multinazionale del mobile. L’ira degli ambientalisti 55 miliardi le vendite di Ikea entro il 2020. La multinazionale svedese punta a raggiungere questi ricavi anche con l’acquisto di foreste MILANO Potremmo definirla una vera e propria campagna di espansione nell’Est Europa. Una sorta di ricerca dello «spazio vitale» per attenuare il costo della materia prima — il legno — per gli analisti in crescita da qui ai prossimi anni. Ecco perché Ikea ha da poco comprato una foresta in Romania, gestendo per la prima volta internamente tutte le operazioni di disboscamento destinando il materiale ai due punti vendita di Bucarest. Acquisizione che fa il paio con i circa 10 mila ettari comprati in pochi anni in Estonia, Lituania e Lettonia, non gestiti autonomamente ma appaltati ad aziende della subfornitura. Lo shopping — ha detto un portavoce della multinazionale svedese al «Wall Street Journal» — proseguirà anche altrove, non in Russia dove Ikea ha incontrato qualche ostacolo in tema di sostenibilità ambientale. All’inizio del 2015 le autorità forestali locali si sono messe di traverso nella regione della Carelia, al confine con la Finlandia. Dove alcuni addetti di Ikea — per conto della sua controllata Swedwood — avevano cominciato a tagliare alberi senza le necessarie approvazioni. La I prodotti Gli interni di un punto vendita Ikea a Milano. In primo piano i tavoli in legno politica di Ikea ha attirato un vespaio di polemiche anche in Svezia, dove alcune società no profit hanno stigmatizzato il comportamento della multinazionale ritenendo le pratiche adottate «molto brutali» per l’alto valore di conservazione degli alberi disboscati. L’azienda a suo modo si difende. Contrattaccando. 1) Il tema dei prezzi. Con la filiera tutta interna ad Ikea — dall’albero al tavolo «Mockelby» venduto al cliente — la multinazionale svedese sostiene di aver abbassato i prezzi al dettaglio su scala globale. 2) La società starebbe lavorando sul design dei prodotti per fare un miglior uso del legno, utilizzando ad esempio anche le cime degli alberi ed altri pezzi irregolari che altrimenti non verrebbero utilizzati. Con un risparmio anche in termini di energie rinnovabili. Fabio Savelli @fabiosavelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 ECONOMIA 29 # Duty free Operazione lampo per il cambio della governance di World duty free, il gruppo dei negozi aeroportuali il cui controllo è passato dai Benetton agli svizzeri di Dufry, che diventano così i leader mondiali del settore con un business complessivo superiore a 3,6 miliardi. Con l’annuncio che la vendita decisa in marzo è stata conclusa in ogni sua parte, il cda di Wdf si è infatti riunito a Milano per cambiare i componenti indicati da Benetton con quelli della nuova controllante, nominando Wdf (ex Benetton) è di Dufry, Julian Diaz nuovo presidente presidente con deleghe lo stesso amministratore delegato di Dufry, Julian Diaz. Non che ci fossero più particolari problemi, ma meglio non rischiare: al «bando» per l’acquisto del 50,1% che Edizione ha messo in vendita hanno partecipato anche i cinesi di Boyu Capital, che non intendevano lasciare a Dufry la leadership in un settore che ancora fatica a guadagnare con continuità ma che con l’aumento del traffico passeggeri negli aeroporti e con le economie di scala ora applicabili potrebbe molto a breve migliorare. I cinesi si sono opposti in molti modi alla vendita a Dufry e sulla vicenda nei mesi scorsi aveva svolto accertamenti anche la Consob. Il presidente di Edizione, Gilberto Benetton, ha sempre detto di «aver venduto molto bene negli interessi nostri e di tutti gli azionisti» e non ha mai manifestato preoccupazioni per possibili ricorsi di soci o altri soggetti interessati. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagare con una app sul telefonino In arrivo il portafoglio elettronico Il progetto di Francesco Di Frischia Il sistema Abi-Cbi per il passaggio diretto e online di denaro tra conti correnti Il sistema ● Il Consorzio Cbi, che opera sotto l’egida dell’Abi, sta lavorando al mobile payment: basteranno pochi tocchi su una app dedicata su smartphone e tablet per pagare anche senza contante ● Il Consorzio, nato nel 1995, collega attualmente oltre 980 mila imprese e 580 istituti finanziari ROMA Restituire i soldi della pizza a un amico. Passare la «paghetta» al figlio. Se non si ha moneta contante in tasca, oggi queste operazioni sono impossibili da compiere. Come anche saldare il conto del taxi (a esclusione dei pochi mezzi abilitati a bancomat e carte di credito). Ma tra sei mesi, attraverso il «portafoglio elettronico» che il Consorzio Cbi, che opera sotto l’egida dell’Abi (Associazione bancaria italiana), sta preparando, basteranno pochi tocchi su una app dedicata su smartphone e tablet. Ecco in sintesi l’obiettivo del sistema di mobile payment in fase di realizzazione. Ne ha spiegato finalità e contenuti Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi e presidente del Cbi, il Consorzio, nato nel 1995, che collega attualmente oltre 980 mila imprese, 580 istituti finanziari (tra cui Poste Italiane e Cartalis) e rappresenta il 98% del settore bancario italiano. «Dopo la realizzazione in Numero operazioni pro capite con strumenti diversi dal contante Anno 2013 308 275 243 203 129 80 Regno Unito Francia Germania Spagna Area Euro Fonte: Relazione annuale della Banca d'Italia Europa e in Italia dell’Area unica dei pagamenti in euro (Sepa) — spiega Sabatini — la nuova frontiera è spostare denaro tra persone fisiche utilizzando gli strumenti tecnologici oggi disponibili. Per questo banche o gestori di sistemi di pagamento stanno attivando servizi per consentire ai cittadi- Commercio I dati di luglio Cina, esportazioni giù dell’8,3% Il commercio estero cinese continua a decrescere a luglio. Secondo quanto riferiscono le agenzie di dogana, le esportazioni sono diminuite dell’8,3% rispetto a luglio 2014 (195,10 miliardi di dollari) mentre le importazioni sono diminuite dell’8,1% (152,07 miliardi di dollari). © RIPRODUZIONE RISERVATA Dati Istat In calo le imprese che creano lavoro Nel 2014 sono state 50 mila in meno In Italia le imprese che creano lavoro sono sempre meno, a certificarlo è l’Istat, che per il 2014 stima una diminuzione annua del 3% delle aziende attive con dipendenti. Il loro numero è infatti sceso a 1,5 milioni. Si tratta di dati anticipati e l’Istat non dà cifre assolute ma il calcolo è presto fatto: circa 50 mila aziende in meno in un anno. Scende anche il numero degli occupati, oltre 13 milioni, ma in riduzione dell’1,4%. E non è tutto, anche l’anno precedente era stato archiviato con il segno meno. A pagare il prezzo più alto sono le imprese più piccole, quelle che vanno da uno a nove addetti (-3,2%), che sono la stragrande maggioranza delle realtà che si avvalgono di dipendenti. Ma risultano in ritirata anche tutte le altre classi dimensionali, tranne la fascia che va dai 100 ai 249 addetti, che se non altro tiene (+0,1%). A fare peggio sono le costruzioni (-6,5%). Pochi i comparti che si salvano, tra cui emergono le telecomunicazioni e la fornitura di energia elettrica. © RIPRODUZIONE RISERVATA Italia d’Arco ni di trasferire denaro da un conto corrente a un altro». Con questi sistemi si riduce molto l’uso del contante e aumenta l’efficienza degli strumenti di pagamento. E l’operazione «si può eseguire usando una semplice app messa a disposizione dalla banca — aggiunge il presidente del Cbi — 197 le operazioni pro capite con strumenti diversi dal contante nella Ue-27 nella massima sicurezza». Sul mercato sono disponibili in Italia e in Europa già alcuni sistemi simili, ma «collegano solo alcune banche tra loro — precisa Sabatini — mentre l’interoperabilità, anche in una prospettiva europea, collegherà il servizio di mobile payment di tutte le banche e consentirà a un cliente della banca A di effettuare un trasferimento di fondi al cliente della banca B utilizzando le app che la banca mette a disposizione». Così, pur non appartenendo allo stesso istituto di credito, non ci saranno ostacoli al trasferimento di denaro. Per il portafoglio elettronico il Consorzio Cbi sta creando un grande data base che colleghi i numeri di telefono con l’identificativo del cliente: quando con lo smartphone verrà disposto il trasferimento di una certa somma, attraverso il data base, si opererà automaticamente il collegamento tra il telefono e il conto corrente. Mettere a di- sposizione questa piattaforma consentirà di aumentare la competizione tra banche che si suppone faranno a gara per offrire il nuovo servizio, un po’ come è avvenuto nel settore telefonico. «Speriamo entro l’anno di arrivare a predisporre il nuovo sistema. Su questo il Consorzio Cbi sta lavorando per una soluzione italiana di interoperabilità per arrivare poi nel più grande contesto europeo». Al momento non sono stati decisi tetti di spostamento del denaro, sarà poi ogni istituto di credito che potrà decidere in modo autonomo eventuali limiti. E a chi è preoccupato delle frodi online, il direttore generale dell’Abi assicura: «È più facile farsi sottrarre un portafoglio che subire una frode informatica, perché i circuiti della moneta elettronica in Italia garantiscono la massima sicurezza al cliente, rispecchiando i più elevati standard». © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera # BILANCIO D’ESERCIZIO di RCS MEDIAGROUP S.P.A. al 31.12.2014 In applicazione alla legge del 5 agosto 1981 n.416 e dell’art.1, comma 34, del D.L. 545/96 convertito con legge 23 dicembre 1996 n. 650 Prospetto di Conto Economico (^) Prospetto della Situazione patrimoniale finanziaria (^) (Valori in Euro) I Ricavi delle vendite Ricavi diffusionali Note 13 13 Esercizio 2014 630.720.040 289.769.606 Esercizio 2013 629.689.464 301.248.205 14 249.492.919 252.517.970 13 305.522.789 292.494.892 - di cui verso parti correlate Ricavi pubblicitari - di cui verso parti correlate Ricavi editoriali diversi 14 9.533.041 13 35.427.645 14 14.066.997 14.391.350 15 16 16 483.815 (445.358.104) (135.693.438) (1.059.116) (422.177.254) (114.460.298) - di cui verso parti correlate II II Variazione delle rimanenze prodotti finiti, semilavorati e prodotti in corso Acquisti e consumi materie prime e servizi Acquisti e consumi materie prime e merci Costi per godimento beni di terzi Costi per il personale Altri ricavi e proventi operativi Oneri diversi di gestione Accantonamenti 27.002.254 XXI 13.329.249 - 12.617.875 500.000 19 (19.768.175) (27.847.709) 14 27 (418.927) - (660.670) (9.800.000) 20 (9.248.577) (6.351.591) 27 (4.358.000) (870.446) 21 22 22 22 22 (5.578.876) (18.331.277) (263.806) (13.963.843) (16.988.073) (5.080.300) (16.274.418) (263.806) (19.509.397) (37.671.717) 27 (3.466.573) (22.588.322) 23 (32.528.513) 4.105.336 (137.651.283) 7.526.687 (39.043.736) (732.791) - (2.431.722) (200.000) 17 (166.346.431) (258.107.693) 14 27 (4.629.150) 5.097.300 18 14 27 - di cui non ricorrenti V VI VII VIII IX Svalutazione crediti Ammortamenti attività immateriali Ammortamenti investimenti immobiliari Ammortamenti immobili, impianti e macchinari Svalutazione immobilizzazioni - di cui non ricorrenti X Risultato operativo Proventi finanziari X (Oneri) finanziari - di cui verso parti correlate 14 2.944.628 5.729.188 23 (52.714.495) (33.428.064) 14 (31.742.209) (18.381.975) 24 (24.506.002) 8.924.486 14 (22.052.013) 8.924.913 (105.643.674) 10.777.024 (94.866.650) (22.703.543) (154.628.174) 34.375.625 (120.252.549) (28.184.221) - di cui verso parti correlate XI Altri proventi ed oneri da attività e passività finanziarie (*) - di cui verso parti correlate Risultato ante imposte Imposte sul reddito Risultato attività destinate a continuare Risultato attività destinate alla dismissione e dismesse (*) XII XIII 25 32.114.794 (47.987.553) 14 27 - di cui verso parti correlate - di cui non ricorrenti IV 14 (4.980.174) (59.833.373) 16 - di cui verso parti correlate - di cui non ricorrenti II 5.526.688 2.303 - di cui verso parti correlate Crediti diversi e altre attività correnti (40.392.465) (635.623) - di cui verso parti correlate - di cui non ricorrenti II 1.283.570.398 4.265.839 25 XXI (54.529.608) (557.403) - di cui verso parti correlate - di cui non ricorrenti III 1.227.617.169 XVIII XIX 14 27 - di cui verso parti correlate - di cui non ricorrenti 25 26 - di cui verso parti correlate 14 Risultato dell’esercizio (24.770.668) (19.321.912) (117.570.193) (148.436.770) (^) Anche ai sensi della Delibera CONSOB n. 15519 del 27 luglio 2006. (*) Il risultato delle attività destinate alla dosmissione e dismesse dell’esercizio 2013 comprende la riclassifica della svalutazione della partecipazione in Gruppo Finelco S.p.A., per 18,2 milioni. 33 - di cui verso parti correlate (Valori in Euro) Utile/(perdita) dell’esercizio Altre componenti di conto economico complessivo: - saranno successivamente riclassificate nell’utile (perdita) d’esercizio Utili (perdite) su copertura flussi di cassa Riclassificazione a conto economico di utili (perdite) su copertura flussi di cassa Effetto fiscale su copertura flussi di cassa Utili (perdite) derivanti dalla valutazione a fair value attività finanziarie disponibili per la vendita Riclassificazione a conto economico di utili (perdite) derivanti dalla valutazione a fair value delle attività finanziarie disponibili per la vendita - non saranno successivamente riclassificate nell’utile (perdita) d’esercizio (Perdita)/utile attuariale su piani a benefici definiti Effetto fiscale su attuarizz. Piani a benefici definiti Totale altre componenti di conto economico complessivo Totale conto economico complessivo Note 40 Esercizio 2014 (117.570.193) Esercizio 2013 (148.436.770) (6.361.732) 8.757.079 (658.720) (8.330) 910.835 10.443.222 (3.122.366) 32.110 - - (2.940.246) 808.568 (403.381) (117.973.574) 1.970.144 (541.790) 9.692.155 (138.744.615) - 15.644.223 65.659.680 1.559.682.692 18.406.792 221.673.162 14 52.574.143 41.629.898 37 35.313.621 39.248.881 14 262.656 - di cui verso parti correlate 25 - di cui verso parti correlate XXVII Crediti finanziari correnti XXVII Disponibilità liquide e mezzi equivalenti Totale attività correnti Attività non correnti destinate alla dismissione 796.108 9.073.105 2.103.258 209.753 47.866.551 42.607.101 14 47.866.551 41.692.614 38 39 709.229 336.228.195 36.850.000 956.526 331.965.567 24.740.717 14 37.550.000 - 1.823.685.612 1.916.388.976 475.134.602 118.646.973 (27.150.528) (43.703.707) (117.570.193) 405.357.147 380.830.604 475.134.602 73.174.786 (27.150.528) 26.720.646 (148.436.770) 78.012.417 477.455.153 767.245.186 - di cui verso parti correlate TOTALE ATTIVITA’ PASSIVITA’ E PATRIMONIO NETTO XXVI Capitale sociale XXVI Riserve XXVI Azioni proprie XXVI Utili (perdite) portati a nuovo XXVI Utile (perdita) dell’esercizio XXVI Fondo perdita in fomazione Totale patrimonio netto XXVII Debiti finanziari non correnti 9.191.341 14 38 - di cui verso parti correlate XXV 2.290 4.230.215 168.199 15.776.407 69.202.927 1.450.607.417 12.684.498 230.462.955 35 36 Attività per imposte correnti 3.043.607 14 34 25 - di cui verso parti correlate 40 40 40 40 40 40 38 - di cui verso parti correlate 14 160.928.202 519.259.258 XXVII Passività finanziarie per strumenti derivati 38 16.563.132 15.627.131 - di cui verso parti correlate 14 15.073.840 15.266.853 41 42 25 43 41.925.575 16.798.586 913.382 2.191.695 44.606.774 37.426.474 3.845.170 1.893.655 XXII XXIII XXIV XXI Benefici relativi al personale Fondi per rischi e oneri Passività per imposte differite Debiti diversi e altre passività non correnti - di cui verso parti correlate Totale passività non correnti XXVII Debiti verso banche 14 1.953.696 1.880.656 38 459.222.974 36.798.754 870.644.390 24.311.100 14 13.165.843 8.762.504 - di cui verso parti correlate XXVII Debiti finanziari correnti Prospetto di Conto economico complessivo 117.007.825 4.500.000 63.541.360 1.283.570.398 14 Altre attività non correnti Attività per imposte anticipate Totale attività non correnti Rimanenze Crediti commerciali (26.626.091) (268.673.220) 31 dicembre 2013 69.201.964 3.500.000 57.999.479 1.227.617.169 32 38 Crediti finanziari non correnti (46.962.052) (261.677.113) 31 dicembre 2014 28 29 30 31 - di cui verso parti correlate XVII XVII 14 16 Note XVII Attività finanziarie disponibili per la vendita XXVII Attività finanziarie per strumenti derivati XVII - di cui verso parti correlate Costi per servizi 9.184.336 35.946.367 (Valori in Euro) ATTIVITA’ XIV Immobili, impianti e macchinari XVI Investimenti immobiliari XV Attività immateriali XVII Partecipazioni valutate al costo 38 585.230.045 201.535.554 - di cui verso parti correlate 14 547.198.126 193.058.171 XXVII Passività finanziarie per strumenti derivati XXI Passività per imposte correnti 38 25 6.451.090 1.510.706 9.385.503 - di cui verso parti correlate 14 6.405.014 9.339.427 44 207.448.397 186.500.055 14 36.283.283 23.281.138 42 45 42.497.805 80.679.400 59.159.551 85.886.964 14 4.283.312 9.585.473 959.105.491 1.823.685.612 568.289.433 1.916.388.976 XX Debiti commerciali - di cui verso parti correlate XXIII XXI Quote a breve term.fondi rischi e oneri Debiti diversi e altre passività correnti - di cui verso parti correlate Totale passività correnti Passività associate ad attività destinate alla dismissione TOTALE PASSIVITA’ E PATRIMONIO NETTO (^) Anche ai sensi della Delibera CONSOB n. 15519 del 27 luglio 2006. Le Note richiamate negli schemi di bilancio costituiscono parte integrante del bilancio depositato presso il Registro delle Imprese di Milano e reso pubblico ai sensi di legge. Il bilancio è stato redatto secondo i principi contabili internazionali. BILANCIO CONSOLIDATO DELLA RCS MEDIAGROUP S.p.A. AL 31 DICEMBRE 2014 Da pubblicare ai sensi dell’articolo 1, comma 33, del D.L. 23 ottobre 1996 n. 545, convertito con legge 23 dicembre 1996 n. 650 STATO PATRIMONIALE CONSOLIDATO (in milioni di euro) (in milioni di euro) ATTIVITA’ XVII Immobili, impianti e macchinari XVIII Investimenti Immobiliari XVI Attività immateriali XIX Partecipazioni in società collegate e joint venture XIX Attività finanziarie disponibili per la vendita XXVIII Attività finanziarie per strumenti derivati XIX Crediti finanziari non correnti XIX XIX XX XXI CONTO ECONOMICO CONSOLIDATO (in milioni di euro) Note 31 dicembre 2014 32 33 34 35 36 37 38 31 dicembre 2013 (^) 118,7 24,9 508,8 48,5 4,6 5,6 132,1 30,3 504,4 114,4 5,9 7,6 - di cui verso parti correlate 17 0,2 - Altre attività non correnti Attività per imposte anticipate Totale attività non correnti Rimanenze Crediti commerciali 39 27 19,3 147,8 878,2 78,8 392,6 19,2 148,3 962,2 85,4 393,6 40 41 - di cui verso parti correlate 17 40,0 41,4 Crediti diversi e altre attività correnti 42 99,1 104,6 - di cui verso parti correlate 17 0,1 4,3 XXIII XXVIII XXIX Attività per imposte correnti Attività finanziarie per strumenti derivati Crediti finanziari correnti 27 37 43 8,7 11,8 10,6 15,8 - di cui verso parti correlate 17 XXIX Disponibilità liquide e mezzi equivalenti 43 - di cui verso parti correlate 17 XXIII XXV XXV XXV XXV XXV XXV Totale attività correnti Attività non correnti destinate alla dismissione TOTALE ATTIVITA’ PASSIVITA’ E PATRIMONIO NETTO Capitale sociale Altri strum. finanz. rappres. patrimonio Azioni proprie Riserve Utili (perdite) portati a nuovo Utile (perdita) dell’esercizio Totale patrimonio netto di gruppo Patrimonio netto di terzi Totale Debiti e passività non correnti finanziarie 10,2 13,7 0,6 620,7 20,1 1.603,0 475,1 (27,1) 7,7 94,6 (218,5) 331,8 3,1 334,9 430,6 43 475,1 (27,1) (23,2) (45,6) (110,8) 268,4 4,6 273,0 393,8 - di cui verso parti correlate 17 161,9 179,2 XXVI Passività finanziarie per strumenti derivati 37 16,5 15,6 - di cui verso parti correlate 17 15,1 15,3 XXIV XXIII XXIII XXIII Benefici relativi al personale Fondi per rischi e oneri Passività per imposte differite Altre passività non correnti 51 52 27 53 53,7 28,5 75,6 3,3 51,3 42,8 89,6 3,1 - di cui verso parti correlate 17 - 0,6 XXVII Totale Passività non correnti Debiti verso banche 43 571,4 38,9 633,0 26,2 - di cui verso parti correlate 17 14,4 11,2 Debiti finanziari correnti XXV XXVI XXVII XXVII XXIII XXII XXIII XXVII 44 46 46/49 43 58,8 26,9 - di cui verso parti correlate 17 14,4 14,8 Passività finanziarie per strumenti derivati Passività per imposte correnti Debiti commerciali 37 27 54 1,1 395,2 1,5 0,5 373,1 - di cui verso parti correlate 17 28,6 22,4 Quote a breve term. fondi rischi e oneri Debiti diversi e altre passività correnti 52 55 55,2 126,2 77,1 129,8 - di cui verso parti correlate 17 - - 675,4 1.519,8 635,1 1.603,0 Totale passività correnti Passività associate ad attività destinate alla dismissione TOTALE PASSIVITA’ E PATRIMONIO NETTO (^) I dati al 31 dicembre 2013 sono stati rivisti per riflettere gli effetti retroattivi dell’adozione dei principi contbili IFRS 10 e IFRS 11 relativi al perimetro di consolidamento in vigore a partire dal 1° gennaio 2014. RCS MEDIAGROUP S.P.A. RICAVI DELLE VENDITE: Vendita di copie Pubblicità Diretta Tramite concessionaria Ricavi da editoria on line 277.631.683 245.361.220 241.482.729 3.878.491 73.060.298 06 07 08 09 10 II II II Incremento immobilizzazioni per lavori interni Variazione delle rimanenze prodotti finiti, semilavorati e prodotti in corso Consumi materie prime e servizi II Costi per il personale II Altri ricavi e proventi operativi - di cui verso parti correlate - di cui verso parti correlate - di cui non ricorrenti - di cui verso parti correlate - di cui non ricorrenti - di cui verso parti correlate - di cui non ricorrenti Abbonamenti Pubblicità Ricavi da vendita di informazioni Ricavi da altra attività editoriale Totale voci 01+02+05+08+09 11.897.239 61.163.059 2.690.091 31.976.748 630.720.040 Progressivo al 31 dicembre 2014 2013 (^) 1.279,4 1.314,1 17 272,1 368,3 40 18 0,7 (889,2) (3,9) (928,6) 17 31 (87,8) (8,6) (94,0) (2,4) 19 (325,5) (412,0) 17 31 (18,4) (19,5) (8,3) (79,3) 20 29,8 32,8 17 31 1,6 - 2,8 0,5 21 (31,4) (46,6) II Oneri diversi di gestione V Accantonamenti 31 (7,8) (4,5) IV Svalutazione crediti commerciali diversi 22 (18,6) (27,3) - di cui non ricorrenti - di cui verso parti correlate 31 17 (4,2) (3,1) (9,2) (0,6) 23 23 23 23 (39,3) (21,5) (1,0) (21,7) (43,7) (24,7) (1,4) (48,0) - di cui non ricorrenti - di cui verso parti correlate - di cui non ricorrenti VI VII VIII IX Ammortamenti attività immateriali Ammortamenti immobili, impianti e macchinari Ammortamenti investimenti immobiliari Svalutazione immobilizzazioni X Risultato operativo Proventi finanziari X Oneri finanziari - di cui non ricorrenti - di cui verso parti correlate - di cui verso parti correlate XI XIII Altri proventi ed oneri da attività e passività finanziarie Quote proventi (oneri) da valutazione partecipazioni con il metodo del patrimonio netto Risultato ante imposte Imposte sul reddito XIV Risultato attivita destinate a continuare Risultato attività destinate alla dismissione e dismesse XII - di cui non ricorrenti - di cui verso parti correlate XV 31 17 (0,2) (15,7) (0,1) 52 (15,2) (11,9) 31 (3,5) (22,6) 24 (53,5) 2,4 (201,2) 3,2 17 0,3 1,0 24 (43,8) (35,9) 17 (18,6) (16,4) 25 (2,3) 0,7 26 (1,4) (2,5) 27 (98,6) 4,3 (235,7) 28,5 31 - (2,5) 28 (94,3) (16,1) (207,2) (11,6) 17 Utile / (perdita) dell’esercizio Attribuibile a: Utile/(perdita) attribuibile ai terzi Utile/(perdita) attribuibile ai soci della Capogruppo Utile / (perdita) dell’esercizio Risultato delle attività destinate a continuare per azione base in euro Risultato delle attività destinate a continuare per azione diluito in euro Risultato delle attività destinate a dismissione e dismesse per azione base in euro Risultato delle attività destinate a dismissione e dismesse per azione diluito in euro (0,7) - (110,4) (218,8) 30 30 0,4 (110,8) (110,4) (0,20) (0,20) (0,3) (218,5) (218,8) (0,82) (0,82) 30 (0,03) (0,05) 30 (0,03) (0,05) 29 (^) I dati al 31 dicembre 2013 sono stati rivisti per riflettere gli effetti retroattivi dell’adozione dei principi contbili IFRS 10 e IFRS 11 relativi al perimetro di consolidamento in vigore a partire dal 1° gennaio 2014. - Le note richiamate negli schemi di bilancio costituiscono parte integrante del bilancio depositato presso il Registro delle Imprese di Milano e reso pubblico ai sensi di legge. - Il bilancio consolidato è stato redatto secondo i principi contabili internazionali. RCS MEDIAGROUP S.P.A. CONCESSIONARIA DI PUBBLICITA’ 2014 C.F. 12086540155 Anno 2014 PROSPETTO DI DETTAGLIO DELLE VOCI DEL BILANCIO DI ESERCIZIO AL 31.12.2014 Da pubblicare ai sensi dell’art. 1, comma 33, del decreto-legge 23 ottobre 1996 n. 545 convertito con legge 23 dicembre 1996 n. 650 01 02 03 04 05 Ricavi delle vendite 11,4 10,7 1,1 604,7 36,9 1.519,8 Note 16 I Elenco delle testate servite in esclusiva (In applicazione alla legge del 5 agosto 1981 n. 416 e dell’art. 1, comma 34, del D.L. 545/96 convertito con Legge 23 dicembre 1996 n. 650) Sette Sette Green Vivimilano Corriere della Sera Corriere Economia Corriere Motori La lettura La Gazzetta dello Sport Sport Week Trovocasa Trovocasa Pregio Amica Amica Speciale Bellezza Mon Amour Io Donna-Il femminile del Corriere della Sera IO DONNA WEDDING BOOK IO DONNA FASHION BOOK Oggi Io cucino Dove Style Magazine Living Abitare Io e il mio Bambino Insieme Dolce Attesa Donna e Mamma Guida Io e il mio Bambino Il Giornale dell’Infanzia Imagine Corriere del Veneto Corriere di Bologna Corriere Fiorentino Corriere del Mezzogiorno/ Campania Corriere del Mezzogiorno/ Puglia Economia e Management (Rcs Libri) CORRIERE.IT GAZZETTA.IT VIVIMILANO.IT CORRIERE DEL MEZZOGIORNO.IT Corriere Bologna.it Corriere Veneto.it Corriere Fiorentino.it 31 Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 # BILANCIO D’ESERCIZIO DI TROVOLAVORO S.r.l. al 31.12.2014 In applicazione alla legge del 5 agosto 1981 n. 416 e dell’art. 1, comma 34, del D.L. 545/96 convertito con legge 23 dicembre 1996 n. 650 Prospetto di Conto Economico Prospetto della Situazione patrimoniale finanziaria (Valori in Euro) I Ricavi delle vendite Ricavi diffusionali Ricavi pubblicitari Note 10 10 10 - di cui verso parti correlate Ricavi editoriali diversi - di cui verso parti correlate II Acquisti e consumi materie prime e servizi Acquisti e consumi materie prime e merci - di cui verso parti correlate Costi per servizi - di cui verso parti correlate Costi per godimento beni di terzi - di cui verso parti correlate III Costi per il personale Esercizio 2014 2.498.221 3.164 2.011.774 Esercizio 2013 2.830.145 2.147.164 11 16.304 30.195 10 483.283 682.981 11 59.000 220.700 12 12 (2.138.658) (480.385) (2.250.669) (722.102) 11 (473.060) (719.768) 12 (1.528.824) (1.388.588) 11 (483.391) (282.008) 12 (129.449) (139.979) 11 (104.690) (109.811) 13 (779.776) (1.111.485) - di cui non ricorrenti 21 (146.000) (51.500) II Altri ricavi e proventi operativi 14 85.500 14.045 II Oneri diversi di gestione - di cui verso parti correlate - di cui verso parti correlate IV V VI VI VII Accantonamenti Svalutazione crediti Ammortamenti attività immateriali Ammortamenti immobili, impianti e macchinari Risultato operativo Proventi finanziari - di cui verso parti correlate VII (Oneri) finanziari - di cui verso parti correlate VIII Risultato ante imposte Imposte sul reddito Risultato dell’esercizio 11 34.126 2.538 15 (18.310) (23.361) 11 (488) (452) 16 17 18 18 19 (8.069) (124.530) (87.560) (382) (573.564) 35.767 4.575 (73.979) (97.695) (679) (709.103) 24.981 11 35.631 24.395 19 (5.182) (4.500) 11 (1.254) (393) 20 (542.979) 119.454 (423.525) (688.622) 158.517 (530.105) Note Utilie/(perdita) dell’esercizio (Perdita)/utile attuariale su piani a benefici definiti Effetto fiscale su attuarizz. Piani a benefici definiti Totale altre componenti di conto economico complessivo Totale conto economico complessivo 33 Esercizio 2014 (423.525) Esercizio 2013 (530.105) 29.077 (423.525) 29.077 (501.028) Note 22 23 20 24 31 dicembre 2014 31 dicembre 2013 166.222 54.711 220.933 1.023.089 382 38.783 32.530 71.695 1.551.048 - di cui verso parti correlate 11 85.319 687.695 XIII Crediti diversi e altre attività correnti 25 230.899 228.308 XIII Attività per imposte correnti - di cui verso parti correlate - di cui verso parti correlate XVIII Crediti finanziari correnti 11 1.186 - 20 238.986 201.240 11 236.894 178.761 26 - di cui verso parti correlate 11 Totale attività correnti Attività non correnti destinate alla vendita TOTALE ATTIVITA’ PASSIVITA’ E PATRIMONIO NETTO XVII Capitale sociale XVII Riserve XVII Utili (perdite) portati a nuovo XVII Utile (perdita) dell’esercizio Totale patrimonio netto XIV Benefici relativi al personale XV Fondi per rischi e oneri XVI Passività per imposte differite Totale passività non correnti XVIII Debiti verso banche XIII Passività per imposte correnti XII Debiti commerciali 27 27 27 27 28 29 20 26 20 30 - di cui verso parti correlate XIII Prospetto di Conto economico complessivo importi in euro (Valori in Euro) ATTIVITA’ Immobili, impianti e macchinari IX Attività immateriali X Attività per imposte anticipate Totale attività non correnti XI Crediti commerciali Debiti diversi e altre passività correnti - di cui verso parti correlate 1.461.842 1.171.667 1.461.842 3.442.438 3.514.133 674.410 1.687.868 (61.818) (423.525) 1.876.935 157.958 16.035 90 174.083 488 636.539 674.410 2.522.401 (351.083) (530.105) 2.315.623 111.125 9.631 1.996 122.752 587 12.662 505.824 11 257.183 181.587 31 197.529 556.685 11 Totale passività correnti Passività associate ad attività destinate alla dismissione TOTALE PASSIVITA’ E PATRIMONIO NETTO 1.171.667 2.664.641 2.885.574 358 280 834.556 2.885.574 1.075.758 3.514.133 Le Note richiamate negli schemi di bilancio costituiscono parte integrante del bilancio depositato presso il Registro delle Imprese di Milano e reso pubblico ai sensi di legge. Il bilancio è stato redatto secondo i principi contabili internazionali. TROVOLAVORO S.R.L. CONCESSIONARIA DI PUBBLICITA’ 2014 Elenco delle testate servite in esclusiva (In applicazione alla legge del 5 agosto 1981 n. 416 e dell’art. 1, comma 34, del D.L. 545/96 convertito con Legge 23 dicembre 1996 n. 650) Corriere di Bologna Corriere del Veneto Corriere dell’Alto Adige Corriere della Sera La Gazzetta dello Sport Oggi Syle Magazine Corriere Fiorentino Corriere del Trentino Corriere del Mezzogiorno Sportweek Unione Sarda Io Donna Dove 32 # Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera 33 Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 # Cultura SETTE GIORNI DI TWEET I consigli di Cinzia Leone, giornalista, autrice di graphic novel e romanzi. Da oggi twitterguest è Leila Marzocchi: un libro al giorno sull’account @La_Lettura Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Will Eisner, Contratto con Dio. Bronx: ebrei a caccia di fortuna litigano con Dio e il suo Contratto Arthur Koestler, Ladri nella notte. Un kibbutz nel 1934, tra la Bibbia, Marx, Herzl e la nascita dell’ Haganah Vladimir Nabokov, Parla, ricordo. Autobiografia di un geniale émigré in bilico sull’abisso dilatato dei ricordi Shalom Auslander, Prove per un incendio. Cosa faresti scoprendo un’anziana Anna Frank nella tua soffitta? Igort, Quaderni ucraini. Reportage disegnato sull’holodomor, la carestia usata da Stalin per piegare l’Ucraina Aharon Appelfeld, Il ragazzo che voleva dormire. Il sonno per fuggire il ricordo, dopo la Shoah Carlo Panella, Il libro nero del Califfato. La guerra di civiltà dello scisma islamico e il culto dell’Apocalisse Domani in Romagna, a San Mauro Pascoli, l’imputato è la contestazione giovanile Il Sessantotto sotto processo Mughini: l’illusione rivoluzionaria generò violenza. Boato: cambiarono i rapporti umani di Antonio Carioti D al 1968 è passato quasi mezzo secolo, ma della contestazione giovanile si continua a discutere con calore, tanto che a San Mauro Pascoli, in Romagna, domani si terrà un vero e proprio processo simbolico. Si tratta del tradizionale appuntamento organizzato dall’associazione Sammauroindustria, presieduta da Miro Gori, ogni 10 agosto, data in cui nel 1867 venne ucciso il padre del poeta, Giovanni Pascoli, da cui la località prende il nome. In passato sono finiti alla sbarra Giuseppe Mazzini, Palmiro Togliatti, il conte di Cavour e molti altri. Quest’anno il pubblico giudicherà i giovani contestatori. Tra quei ragazzi in rivolta c’era anche Giampiero Mughini, che però domani svolgerà, insieme a Giancarlo Mazzuca, il ruolo di accusatore. Come mai? «Non voglio certo mettere in croce il mio passato — risponde —, anche perché senza il Sessantotto in Italia la modernità, nella cultura e nel costume, non sarebbe diventata appannaggio delle masse. Ma dalle frange più furibonde del movimento io mi dimisi già il 1° maggio 1969, quando vidi i miei compagni di generazione, compresa la ragazza che amavo, sfilare a Catania sotto i ritratti di Mao e di Stalin. Allora ruppi con l’idea velleitaria, anzi imbecille, di fare la rivoluzione in Occidente, da cui sarebbero sgorgati il settarismo gruppettaro e la violenza omicida. La guerra civile psicotica che vivemmo poi si deve anche a quella sbandata ideologica. Gli assassini di Luigi Calabresi non venivano da Marte, come qualcuno oggi sembra credere». Invece Marco Boato, un altro ex sessantottino che a San Mauro vestirà con Marcello Flores la toga dell’avvocato difensore, considera sbagliato istituire un collegamento diret- Un’immagine degli scontri di Valle Giulia tra polizia e studenti universitari a Roma, il 2 marzo 1968 (foto Ap) ❞ Orsina: si affermò un’idea di libertà disgiunta da ogni senso etico ❞ De Bernardi: si avviò la stagione dei diritti civili che modernizzò la società to tra contestazione e terrorismo: «La lotta armata venne dopo, negli anni Settanta, come nefasta degenerazione minoritaria dell’estrema sinistra. E andò in senso opposto al movimento delle origini. Il Sessantotto fu un una protesta collettiva, libertaria, di massa, alla luce del sole, che cambiò gli equilibri sociali e i modi di pensare della gente, mentre i gruppi armati erano clandestini, elitari, militarizzati, isolati dal contesto sociale. Il movimento prese degli abbagli ideologici, ci furono anche derive staliniste, confinate peraltro alla Statale di Milano. Ma il Sessantotto nel suo complesso ebbe un positivo carattere antiautoritario». C’è però chi eccepisce anche sulle spinte libertarie. Per esempio lo storico Giovanni Orsina, che nel 2005 ha curato con Gaetano Quagliariello un volume dal titolo La crisi del sistema politico italiano e il Ses- santotto (Rubbettino): «In un Paese con un debole senso dello Stato, la contestazione di ogni autorità e tradizione ha finito per assecondare e accentuare le spontanee tendenze anarcoidi degli italiani, scassando ulteriormente un sistema istituzionale già molto fragile, fino a rendere la società ingovernabile. Sul piano del costume si è giustamente posto l’accento sull’autodeterminazione dell’individuo, ma purtroppo è stato trascurato il correlativo principio di responsabilità. Così ha preso piede una concezione della libertà disgiunta da qualsiasi indirizzo etico, che reclama sempre più Tesi a confronto «La follia dei terroristi tradì il movimento» «Chi sparò a Calabresi non veniva da Marte» diritti e non vuol sentir parlare di doveri». Però di affermare i diritti c’era un gran bisogno, obietta un altro storico, Alberto De Bernardi, autore con Flores del libro Il Sessantotto (Il Mulino, 2002): «Senza il Sessantotto non avremmo avuto le leggi sul divorzio e sull’aborto, né il nuovo diritto di famiglia. Può aver alimentato forme di individualismo esasperato, ma ha rotto molte incrostazioni, ha modernizzato la mentalità diffusa, ha cambiato i comportamenti degli stessi organi statali (pensiamo alla magistratura), ha introdotto un nuovo e più dinamico concetto di cittadinanza. Il suo vero punto debole è consistito nell’incapacità di produrre una progettualità politica all’altezza delle aspettative che aveva suscitato». Su questo concorda anche Boato: «Nel 1988 uno degli esponenti migliori del Sessantotto all’Università di Trento, Mauro Rostagno, poco prima di cadere da eroe civile in Sicilia sotto i colpi della mafia, esaltò a distanza di vent’anni l’esperienza della contestazione: disse che grazie a noi erano cambiati i rapporti umani, ma aggiunse che per fortuna non avevamo vinto sul piano politico-ideologico. Io mi trovo d’accordo con lui». Il fatto è, sottolinea Orsina, che proprio su quell’opzione perdente i contestatori avevano puntato le loro carte: «La grande illusione del Sessantotto era appunto quella che la politica potesse cambiare radicalmente il mondo e la vita, consentendo agli uomini di prendere in mano il loro destino. Nei fatti la contestazione è stata l’ultima fiammata di un’utopia fallimentare». Tuttavia, nota De Bernardi, non è giusto addossare tutte le colpe ai giovani: «Le istituzioni e i partiti tradizionali avrebbero dovuto accogliere le critiche dei contestatori come uno stimolo per avviare un’iniziativa riformatrice. Invece non seppero elaborare risposte costruttive. L’unica strategia di ampio respiro messa in campo allora fu il compromesso storico di Enrico Berlinguer, quanto di più lontano si potesse immaginare dallo spirito del Sessantotto». Mughini però non se la sente di assolvere i contestatori: «In fondo il Pci cercò di frenare gli estremisti, ma si portava dietro troppe ambiguità: basti pensare all’ex partigiano comunista che regalò la sua vecchia pistola al brigatista rosso Alberto Franceschini perché ne facesse buon uso. D’altronde, quando anche la crema della cultura italiana agitava il libretto di Mao o bollava Luigi Calabresi come un torturatore, placare gli animi era difficile. E per giunta molti dei protagonisti di quelle follie oggi fanno finta che non siano mai accadute». @A_Carioti Precedenti Ogni anno il 10 agosto a San Mauro Pascoli si svolge un processo simbolico a un personaggio o a una vicenda storica. Quello dedicato al Sessantotto si tiene domani alle 21, organizzato come sempre dalla associazione Sammauroindustria. Tra gli imputati degli anni scorsi: Giuseppe Mazzini (nel ritratto più in alto), Camillo Benso conte di Cavour (al centro), Palmiro Togliatti (nella foto in basso) © RIPRODUZIONE RISERVATA Umberto Curi affronta il delicato passaggio alla maggiore età Né sottomessi né parricidi. La terza via per diventare adulti di Marco Rizzi Il libro L ● Umberto Curi, La porta stretta. Come diventare maggiorenni, Bollati Boringhieri, pp. 224, 16 a porta stretta è quella che, secondo il vangelo di Luca, occorre attraversare combattendo per raggiungere la salvezza. Traslata dal mondo celeste a quello terreno, la soglia da varcare è quella della maggiore età, ovvero dell’autonomia e dell’emancipazione dell’individuo da ogni pensiero precostituito: sapere aude, abbi il coraggio di conoscere, secondo il motto di Orazio. Per illustrare come si sia di volta in volta consumato questo attraversamento nel corso della storia del pensiero occidentale, Umberto Curi convoca Kant e Platone, Hegel e Dostoe- vskij, ma anche l’Edipo di Sofocle — che accompagna Curi nelle sue ricerche ormai da trent’anni — e l’Amleto di Shakespeare, e altri ancora. Nelle loro pagine, l’ingresso nella maggiore età comporta necessariamente l’uccisione del padre, il parricidio, che assegna una dimensione eroica e allo stesso tempo tragica a chi trova il coraggio e la forza per compiere un simile passo. All’opposto, però, Curi individua una seconda modalità per conseguire il medesimo risultato: quella di chi, in piena libertà, si sottomette totalmente al Padre, sino a svuotarsi di sé e varcare la soglia non con un gesto di ribellione, bensì di amore assoluto. È ovviamente il caso di Sacrificio Gesù, ma ancor più di Abramo che più volte presta obbedienza alla chiamata del Padre: quando parte dalla sua terra, quando crede alla promessa di un figlio contro ogni apparen- za, quando, avutolo, non esiterebbe a sacrificarlo. Anche così, l’uomo non può sottrarsi al conflitto — agon, in greco —, ma questa volta con se stesso: è il senso profondo dell’agonia di Particolare del Sacrificio di Isacco di Michelangelo Merisi, detto Caravaggio (1571-1610). Il quadro, risalente al 1598, è conservato negli Stati Uniti, a Princeton, presso la Fondazione Barbara Piasecka Johnson Cristo nel Getsemani. Nel momento in cui l’accesso alla maggior età pare cristallizzarsi nell’opposizione tra ribellione e sottomissione, Curi scarta improvvisamente. Lo scrivano Bartleby di Melville con il suo motto «preferirei di no» — già oggetto dell’attenzione di Deleuze e Agamben — mostra la forza tranquilla della mitezza, che può sottrarsi tanto all’obbedienza, quanto al parricidio, grazie alla consapevole resistenza contro quanti vorrebbero piegarla alle logiche del mondo. La maggior età non è uno stato acquisito una volta per tutte, ma la nostra vita è segnata da un ininterrotto combattimento. © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera # Durante la «Turandot» Cede il trono, il tenore Voleri si rompe una vertebra Spettacoli Si è procurato la frattura della quarta vertebra lombare Marco Voleri, 40 anni (nella foto), il tenore toscano che è caduto venerdì sera da un’altezza di due metri durante l’ultima scena della «Turandot» al Gran Teatro all’aperto di Torre del Lago (Lucca), durante il Festival Puccini. La caduta è stata causata dal cedimento di una piattaforma elevatrice su cui si trovava il trono dove era seduto. Prognosi di 30 giorni dopo il ricovero all’ospedale di Livorno. Da nove anni il tenore convive con la sclerosi multipla. Il documentario Un omaggio alla lunga carriera di Jean-Paul DALLA NOSTRA INVIATA La storia ● Insieme sulla copertina di «Paris Match» Anthony Delon, 51 anni, e Alyson Le Borges, 28, figlia naturale dell’attore che, per anni, non la riconobbe. Alyson, oggi modella è il frutto di un flirt con la ballerina del Crazy Horse Marie-Hélène Le Borges ● La pace fra Anthony e Alyson è arrivata di recente: la ragazza, vissuta per anni come figlia segreta, incontrò il nonno Alain solo a 11 anni; nel 2008 portò Anthony (nel frattempo sposato e papà di due bambini) dal giudice, obbligandolo a un test di paternità PARIGI Cinematograficamente parlando, è uno scoop. Per la prima volta un regista è riuscito a riunire due Delon, Alain e il figlio Anthony, e due Belmondo, Jean-Paul e Paul, nello stesso documentario. Una doppia coppia d’assi per Cyril Viguier, produttore con Annabel Productions del lungo omaggio della durata di un’ora e mezza dedicato a Bébel che sarà trasmesso dopo l’estate dalla catena francese TF1 e presentato in anteprima a Montecarlo. «Sarà la riunione dei quattro mostri» ha commentato, felice, JeanPaul, che ha compiuto 82 anni lo scorso aprile e aveva annunc ciato la fine della sua carriera. Alain Delon, c che festeggerà g 80 anni l’8 gli n novembre prossimo, non comp pariva davanti a alle telecamere d due anni, per da r ragioni di salute, m non è voluto ma m mancare all’appello degli amici di Belmon e incontrare Belmondo il figlio dell’eterno amico e rivale, Paul, 52 anni, ex pilota automobilistico, anche lui prestato al cinema: «Era una felicità tutti i giorni, tuo padre può dirtelo — ha raccontato, commosso, Delon senior a Belmondo junior —. Sono cinquant’anni che lui e io corriamo i 100 metri insieme. O i mille metri. Cinquant’anni. Un colpo io, un colpo lui, tutte e due in testa. È da tanto tempo che tuo padre io corriamo i 100 metri insieme. Abbiamo corso come nessun’altro i 100 metri assieme». Nei due minuti del making off, anticipati da Le Point.fr, Anthony Delon s’inchina al «nemico» fraterno di suo padre: «Gli uomini della mia ge- Quasi amici nerazione sono cresciuti con Bébel. Ogni suo nuovo film era un avvenimento. E anche l’uomo: ammiro e rispetto la sua battaglia e il suo coraggio». Intitolato Belmondo par Belmondo, Belmondo visto da Belmondo, il film è infatti un road movie ideato e coprodotto da Paul che, alla guida della sua Mustang, ha accompagnato il padre in un lungo pellegrinaggio sui luoghi in cui sono stati girati alcuni dei suoi film più famosi: il ponte di BirHakeim a Parigi, in ricordo de Il poliziotto della brigata criminale, per la regia di Henri Verneuil, o a Villerville, villaggio del Calvados, dove fu ambientato Quando torna l’inverno, sempre di Verneuil, nel ’62. E a Roma, sfondo de La ciociara di Vittorio de Sica. Padre e figlio sono volati anche fino a Rio de Janeiro, per ripercorrere Belmondo e Delon riuniti dai due figli Bébel: un incontro di quattro mostri Alain: 50 anni che corriamo insieme Coppie Sopra, JeanPaul Belmondo, 82 anni, abbraccia l’eterno amico e rivale Alain Delon, 79 anni. A sinistra, Bébel in compagnia del figlio di Alain, Anthony Delon, 50 anni l’antico set de L’uomo di Rio, girato nel ’64 sotto la direzione di Philippe de Broca: «Spesso si attende quando è troppo tardi per fare questo genere di documentario, di introspezione» avverte il terzogenito di JeanPaul. Che aggiunge: «Per tutta la mia vita ho sentito quasi sempre gente che veniva a complimentarsi per mio pa- Andy Garcia: «Coppola? Un burattinaio» Locarno celebra l’attore cubano. «Bocciato ai provini, il teatro non era per me» LOCARNO Week end americano al Festival di Locarno: lo straziante James White di Josh Mond, le cui assonanze col film di Moretti Mia madre sono impressionanti, il pugile Jake Gyllenhaal che ritrova onore, dignità e pure retorica in Southpaw di Fuqua e il divertentissimo Trainwreck di Judd Apatow, sfracello di risate. La star premiata Andy Garcia (seconda celebrità cubana dopo Tomas Milian) ricorda la fuga dal regime castrista che anche oggi gli pare tanto attivo tanto da impedire a lui il ritorno a casa, a Hollywood di produrre insieme. Il giovanotto, guardato con languore da signore e ragazzine, ha vissuto a Miami e Los Angeles, vedendo due film di 007 al mattino e allenandosi a baseball col «mister» Mickey Rourke. «Bene lo sport, pure oggi gioco a golf, ma non ero fatto per il teatro: alle audizioni fui scartato, mi prendevano solo a caricare merci durante le tournée. Sono passato di maestro in maestro, Sorriso Andy Garcia, 59 anni Critico La star: «Oggi un film ad alto budget viene rovinato dalle chiacchiere in rete» dall’improvvisatore Hashby al preciso De Palma degli Intoccabili fino al burattinaio Coppola che mi tenne sulla corda tre mesi prima di scegliermi per il Padrino III, fortuna che alla Paramount ero amico del gran capo Frank Mancuso». Chi ha alimentato la vena di attore? «La vita che insegna sempre; ma io credo ancora ai sogni che si avverano». Sogni sono stati i film di Frears, Figgis, «attento a evitare gli stereotipi del latino, del messicano e le scene di sesso, che le mie tre figlie non gradirebbero. Io volevo fare il cattivo: per convincere Hashby accesi un sigaro nel suo ufficio e insultai la sua segretaria». E oggi? «Oggi ci sono altre possibilità, le serie tv sono una scelta. Ma tutti parlano di cinema spesso senza sapere nulla: si fa la recensione della recensione, mentre un film ad alto budget viene rovinato dalle chiacchiere in rete». Maurizio Porro © RIPRODUZIONE RISERVATA dre. Ogni volta venivano a dirmi quanto amavano mio padre, come avevano vissuto con mio padre ed erano cresciuti con mio padre». Alain, co-protagonista con Jean-Paul di quasi una decina di film, come Borsalino, si dice certo che «non ci sarebbe stato un Belmondo senza Delon, né un Delon senza Belmondo». E mentre si appresta a celebrare gli 80 anni del capostipite, il clan Delon ufficializza sull’ultimo numero di Paris Match anche la riconciliazione di Anthony con la figlia a lungo nascosta e respinta, Alyson Le Bourges, nata 28 anni fa da una notte d’amore dell’allora giovanissimo Delon junior con una ballerina del Crazy Horse, Marie-Hélène. Poco più che maggiorenne la ragazza aveva trascinato il padre in tribunale, ottenendo un test di paternità, risultato indiscutibilmente positivo. Anche se basta guardare gli occhi di Alyson per capire che i giudici hanno disposto le analisi per un eccesso di scrupolo. Soltanto adesso, però, le tre paia di inconfondibili iridi si sono finalmente riunite. Elisabetta Rosaspina © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 SPETTACOLI 35 # Ascesa e caduta della band di Dr. Dre «Ci siamo salvati con la rabbia del rap» In «Straight Outta Compton» la storia del gruppo N.W.A. che rivoluzionò la musica Il film più impegnato della cine estate Usa, perlopiù d’evasione spettacolare, è Straight Outta Compton, diretto da F. Gary Gray e prodotto da Ice Cube e Dr. Dre che ne hanno curato anche la colonna sonora, subito ai primi posti delle classifiche musicali Usa. A metà degli anni 80, le strade di Compton, California, erano tra le più pericolose del Paese. Quando cinque giovani trasferirono le loro esperienze in una musica brutale ma sincera, il gangster rap, in cui gridavano la loro ribellione agli abusi dei poliziotti (il parallelo con quanto sta accadendo oggi negli Stati Uniti d’America è impressionante), riuscirono a dare finalmente voce a una generazione silenziosa. Seguendo l’ascesa e la caduta della band N.W.A. (abbreviativo di Niggaz With Attitude), Straight Outta Compton racconta la storia stupefacente di questi ragazzi — Ice Cube (interpretato da O’Shea Jackson Jr., figlio del rapper), Dr. Dre (Corey Hawkins), Eazy E (Jason Mitchell), DJ Yella (Neil Brown Jr.), MC Ren (Aldis Hodge) — urlando al mondo intero cosa davvero voleva dire vivere nei ghetti, diedero inizio a una vera e propria guerra culturale, stravolgendo per sempre la musica e la cultura pop. Il film, che nelle sale Usa uscirà venerdì, è candidato a LOS ANGELES In arrivo ● Il film «Straight Outta Compton», diretto da F. Gary Gray, racconta le origini, la rapida ascesa e il declino degli N.W.A., storico collettivo gangsta rap in cui hanno militato tre padri fondatori del genere: Eazy-E, Dr. Dre e Ice Cube che sono anche produttori del film che uscirà in Italia l’1 ottobre ● Il disco Esce l’11 settembre, a 16 anni dal suo ultimo disco, «Compton», atto finale della carriera di Dr. Dre Tra gli ospiti dell’album Eminem, Ice Cube, Kendrick Lamar e Snoop Dogg ❞ Ice Cube La vita nei ghetti era misera, ma noi eravamo ricchi perché avevamo il nostro hip hop Protagonisti Da sinistra, Corey Hawkins (Dr. Dre), O’Shea Jackson Jr. (Ice Cube), Jason Mitchell (Eazy E), Aldis Hodge (Mc Ren) e Neil Brown Jr. (DJ Yella), protagonisti di «Straight Outta Compton» diventare una sorta di bandiera contro le ondate di razzismo che recentemente stanno attraversando l’America. Presente all’incontro di presentazione del film, Dr. Dre (di cui nel film si ascolta «California Love», oltre a «Gin & Juice» eseguita da Snoop Dogg e «Role Model», eseguita da Eminem, come «Rap God» e la celeberrima «The Boyz-N-The-Hood») ha ricordato con parole commosse la creatività della band. Se- Storia, cultura e divertimento: due itinerari nel Mediterraneo con MSC Crociere Si dice Mediterraneo e subito affiorano le immagini delle civiltà millenarie di cui è stato la culla. I porti sorti sulle sue coste sono stati crocevia di persone, commerci e idee che giungevano dal mare per poi irradiarsi sulla terraferma. Ora è possibile riscoprire alcuni dei luoghi più belli del Mediterraneo Occidentale e Orientale a bordo della nave MSC Fantasia, scegliendo tra due itinerari di 12 giorni e 11 notti che combinano l’emozione della scoperta con il piacere del relax e del divertimento. La prima tratta, con partenze dal 6 al 5 aprile prevede scali in Marocco, Spagna e Portogallo. frustrazione, alla rabbia delle strade di Compton dove la polizia dava la caccia agli spacciatori di crack e coca». E il film è finito, in anticipo sull’uscita, sulle prime pagine dei giornali per il gioco di specchi con la realtà di oggi in quartieri dove spesso la polizia eccede in violenza contro comunità emarginate. Afferma Ice Cube: «Certo, vedendo il film si pensa anche ai fatti di Ferguson. Per me, arrivare alla sua realizzazione è stato un lungo sogno. Volevo che fossero ben chiare la cultura e la sottocultura che rendono “campioni di sopravvivenza” numerosi giovani non certo solo afroamericani. Ho pianto vedendo il film, perché la sua eco arriva da ieri a oggi anche per le violenze dei poliziotti di Los Angeles. Sono orgoglioso che sia stato mio figlio a inter- Capitale europea della movida e al tempo stesso indiscussa capitale culturale, Barcellona è una città coloratissima e accogliente, un luogo perfetto dove sorseggiare un fresco bicchiere di sangria e sostare ammirati di fronte a “Guernica”, l’opera di Picasso forse più famosa al mondo. Il viaggio fra culture e tradizioni differenti continua nell’affascinante Casablanca, dove i monumenti islamici e i tipici mercati della Medina Vecchia convivono accanto alle moderne costruzioni di culto cattolico. MSC Fantasia farà poi rotta su Tenerife, l’isola più nota delle Canarie, con i suoi paesaggi incontaminati che la rendono perfetta per ogni tipo di viaggiatore: spiagge dorate e mare limpido per gli amanti del relax, percorsi trekking per i più sportivi. Il tour prosegue poi verso Madeira, una delle isole più verdi del Portogallo e la città di Funchal, importante punto di approdo per le navi dirette verso le Indie e il nuovo mondo. Ultima tappa nella suggestiva Malaga, sulla costa del Sol, meta ideale per concludere una vacanza indimenticabile. Scenari diversi ma altrettanto unici per l’itinerario che dal 17 dicembre al 25 marzo toccherà Grecia e Israele. Katakolon, un tempo piccolo villaggio di pescatori ed oggi porto moderno, è il punto di partenza per una visita al sito in cui sono nati i giochi olimpici. Olimpia e Atene sono delle vere e proprie città-museo che celebrano la perfezione architettonica della civiltà greca e la grandezza degli dei e di personaggi mitologici riprodotti in statue immortali. Madre natura non è stata da meno: le spiagge e il mare di Rodi e Lindos regalano uno spettacolo unico. Tappa successiva è Haifa, uno dei luoghi più significativi per rivivere le origini della religione cristiana e visitare i luoghi in cui visse Gesù. Ultima tappa a Heraklion, sull’isola di Creta, città ricca di musei e testimonianze della civiltà minoica. Un ultimo tuffo nella storia prima del rientro in Italia. rissimo, ha detto: «Vorrei che il film generasse commozione e pensieri nelle platee di tutte le età, perché oltre alla violenza e alla solitudine sono in esso contenute anche la forza e la vitalità creativa di tanti ragazzi di ieri e di oggi nel mondo, attraversato dalla violenza delle gang ma anche dalla brutale repressione della polizia». Paul Giamatti, quasi irriconoscibile nella parte di Jerry Heller, manager del gruppo, ha ricordato: «Per mesi ho studiato il ruolo, approfondito la vita, le ire, le fratture, ma anche l’impegno di questa band. Sono ritornato agli anni 80, quando mi svegliavo al mattino ascoltando “Appetite for Destruction” degli N.W.A. e la sera andavo a dormire con “Rap God” di Eminem e con “Gin & Juice” di Snoop Dogg. Tutti ragazzi che, nonostante le loro fragilità e contraddizioni, senza paura hanno dato voce alla pretare l’Ice Cube che da ragazzo sono stato prima con il gruppo e poi intraprendendo la carriera solista. Eravamo poveri, ma anche ricchi perché avevamo la nostra musica». Il rapper ha poi ricordato il leader degli N.W.A., Eazy E, morto di Aids nel 1995: «Mi mancano il suo sense of humor e la sua capacità di intuire quello di cui la gente aveva bisogno». Giovanna Grassi © RIPRODUZIONE RISERVATA Speck, dolci e specialità da forno: l’Alto Adige diventa il regno del gusto Ecco due eventi da segnare subito in agenda, dedicati agli amanti dei sapori genuini e dei prodotti che custodiscono gelosamente le tradizioni gastronomiche del territorio. Un’occasione per far felice il palato, certo, ma anche per andare alla scoperta di cittadine e borghi incastonati in paesaggi naturali di rara bellezza. Il primo incontro da non perdere è la Festa dello Speck Alto Adige (www. festadellospeck.it), in programma il 3 e 4 ottobre in Val di Funes. Centro della kermesse dedicata al re dei salumi altoatesini sarà Santa Maddalena, un delizioso paesino ai piedi delle Alpi che ospiterà appuntamenti per grandi e piccini: dalle danze folcloristiche agli spettacoli musicali e i concerti, dal percorso didattico-sensoriale al mercato contadino e di artigianato locale, dall’incoronazione della nuova Regina dello Speck all’estrazione della lotteria con ricchi premi - il tutto condito da squisite e stuzzicanti degustazioni di Speck Alto Adige IGP. Contemporaneamente alla Festa dello speck, dal 2 al 4 ottobre Bressanone ospiterà il tradizionale Mercato del Pane e dello Strudel Alto Adige (www.mercatodelpane.it). Piazza Duomo si riempirà dei profumi irresistibili del pane fragrante e delle le specialità da forno con il Marchio di Qualità Alto Adige. Dal 2011, grazie al progetto Regiograno, si è dato un nuovo impulso alla coltivazione dei cereali in Alto Adige creando una stretta rete di collaborazione tra agricoltori, mugnai e panificatori con l’obiettivo di preservare la biodiversità del paesaggio culturale. Vengono così tutelate tipicità come le pagnotte venostane in coppia, il pane alla segale, le pagnotte pusteresi, lo Schüttelbrot ma anche dolci tradizionali come lo strudel di mele. Una vera festa dei sensi. 36 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera # Che serata Sport Dybala in Paradiso entra, segna e alza il primo trofeo «Indimenticabile» (p.tom.) Non era pronto per debuttare da titolare, ma quanto basta per segnare alla prima occasione. Paulo Dybala è l’unico degli juventini scesi in campo a Shanghai che non aveva ancora vinto nulla in carriera: «Per me è una cosa indimenticabile: entrare, segnare e alzare un trofeo — dice l’argentino pagato 40 milioni —. La società ha fatto un investimento molto grande su di me, io cercherò di dare indietro tutto quello che mi ha dato». L’argentino si è beccato anche qualche urlaccio: «Pensavo che la palla passasse, ma non è stato così e Allegri si è arrabbiato. Gli ho chiesto scusa a fine partita e © RIPRODUZIONE RISERVATA lui mi ha spiegato di non forzare certe giocate». A Shanghai I campioni d’Italia si aggiudicano la Supercoppa, il trofeo che apre la stagione Le pagelle DAL NOSTRO INVIATO A SHANGHAI Juventus Pogba uomo-assist 6 Buffon Dopo un’ora fa mezza parata. Ne seguirà un’altra mezza. 7 Barzagli Recupera all’ultimo da un infortunio, ma chi se ne accorge? 7 Bonucci Il suo salvataggio nel finale su Candreva racchiude il solito messaggio: la forza della Juve parte dalla sua solidità difensiva. 6,5 Caceres Qualche macchia sulla camicia, ma anche salvataggi tempestivi. 6,5 Lichtsteiner Chi se non lui poteva imprecare contro una zolla? Buon primo tempo, poi controlla. 7 Sturaro Il cross per il gol di Mandzukic è una delle cose migliori della serata. A conferma che non è solo un «Gattuso». 6 Marchisio Fare il regista su un campo così è dura. Meglio quando si abbassa a protezione della difesa. 7,5 Pogba Meno fronzoli, più continuità nelle giocate, tra cui una gran palla per Mandzukic e lo scarico-assist per il gol di Dybala. Il ragazzo promette bene. 6 Evra Gioca basso, praticamente un terzino. 7 Mandzukic Due palle gol: la prima la sbaglia; la seconda la segna, di testa, con un grande stacco. Ha spalle larghe, corsa. E personalità. 5,5 Coman Gioca dall’inizio ma senza il consueto cambio di passo. 6,5 Dybala Debutto intenso: segna e si prende qualche parola da Allegri per un paio di palloni persi. 7 Allegri Vince ancora, con modulo e interpreti da battaglia, più la qualità di Pogba e Dybala. Partenza anche migliore del previsto. p. tom. Primo titolo Il capitano bianconero Buffon alza la Supercoppa Italiana tra i compagni dopo la vittoria della Juventus sulla Lazio nello stadio di Shanghai (LaPresse) La Juve non fa una piega © RIPRODUZIONE RISERVATA DAL NOSTRO INVIATO Lazio Cataldi dà qualità 6 Marchetti Esplosivo nella parata di piede su Mandzukic, a inizio ripresa. Meriterebbe più protezione dai difensori sui gol. 6 Basta Sul primo gol anche lui è in ritardo. Però è tra i più continui. 5,5 De Vrij Non si vede la solita sicurezza. 5,5 Gentiletti Anche lui deve inseguire Mandzukic e pure Coman. Non fa danni, almeno. 5 Radu Lavora molto, ma dalla sua fascia nascono quasi tutti i pericoli. 5,5 Onazi Sbaglia sul 2-0, non riuscendo a spegnere la miccia juventina. 5 Biglia Vale il discorso fatto per Marchisio, ma lui non lotta. La prima da capitano è un flop. 6 Candreva Corre tanto fino alla fine. Senza troppo successo. 6 Cataldi Dietro a Klose, con un occhio (quasi due) su Marchisio, a cui dà fastidio. Un paio di palloni di qualità riesce comunque a tirarli fuori. 5,5 Anderson Contro la Juve fatica ancora. Eppure ci prova, specie all’inizio. Poi si incupisce tra le patate del campo cinese. 5,5 Klose Un velo per Candreva è tra le cose migliori, segno di una prestazione extralight. Ma quando lui esce la Lazio peggiora. 5 Djordjevic Con lui la squadra non mette più la testa fuori. 5 Pioli Sempre k.o. contro la Juve (11 volte) e contro Allegri (11 anche qui). La Lazio è ben messa in campo, ha giocatori di qualità. Ma in certe serate un po’ di sangue agli occhi non guasterebbe. p.tom. © RIPRODUZIONE RISERVATA Con il vento contro. Su un campo in cui ti aspetteresti di vedere qualche talpa all’improvviso. Senza sei titolari rispetto alla squadra che è arrivata in finale di Champions League a giugno. La Juventus non fa una piega. Si è tolta qualche ruga, puntando su Dybala. Ha cambiato la faccia cattiva di Tevez con quella di Mandzukic. Ha messo il 10 sulle spalle di un Pogba tutto nuovo. Ed è ripartita da un’altra vittoria — nessuno ha vinto 7 volte la Supercoppa come i bianconeri — contro una Lazio che ha fatto troppo poco per regalarsi anche qualche rimpianto o qualche recriminazione. Non che la Juventus — mai così imprecisa nella gestione Allegri, con appena il 70.4 % di passaggi riusciti — abbia travolto i biancocelesti. Ma la solidità difensiva, comprese le coperture a centrocampo, e la capacità di accelerare quando il tempo comincia a stringere, sono sempre quelle di una grande squadra. Se poi il piedone sul pedale è quello di Pogba, oltre ai muscoli e a una maggiore fame di vittoria, la Juve fa la differenza con la qualità dei suoi campioni. La Lazio invece ha un capitano, Biglia, che il giorno prima fa capire che se ne potrebbe andare: sarà un caso, ma la squadra di Pioli parte meglio dell’avversario però non trova le risorse, atletiche ma anche motivazionali, per stare in partita più a lungo possibile. Eppure era la Juve che aveva più da perSHANGHAI Il vento, il campo infame, le novità, gli infortuni: i bianconeri superano tutto e battono la Lazio con Mandzukic e Dybala dere. Dopo aver perso per strada tre titolari sul mercato e tre titolari per infortunio. Con i dubbi, anche legittimi sulla consistenza e sulla reazione ai blocchi di partenza dei nuovi arrivati. Allegri però ne mette in campo dall’inizio solo uno, Mandzukic, che sia in Germania che in Spagna ha sempre segnato e vinto in Supercoppa. Accanto a lui, in un 3-5-2 molto conservativo sugli esterni, c’è Coman. Ed è una sorpresa. Ma il talento esplosivo classe ’96 si perde più di tutti tra le zolle infide di un campo indecente. Il vento, colpo di coda benevolo del tifone, è altrettanto fastidioso. Risultato: primo tempo carico di errori tecnici involontari, con le sedie che volano a bordo campo più pericolose dei tiri in porta, che non si vedono. Per la gioia dei trentamila cinesi che cantano in perfetto italiano, la partita inizia dopo l’intervallo. La Lazio, che si è messa addosso un 4-2-3-1 interessante ma rivedibile, alza un attimo la cresta, con un paio di verticalizzazioni al limite dell’area juventina. La reazione della Juve è simile a quella nella finale di Coppa Italia dopo il La polemica Regia disastrosa. La Rai: prendetevela con la Lega Tv Anche il cronometro è andato in tilt Telecamere impazzite, replay intempestivi, cronometro che si blocca: la regia della finale della Supercoppa fa un mezzo disastro e la Rai si scusa con i telespettatori che protestano in massa e valuta se chiedere i danni d’immagine alla Lega precisando che «la Lega Calcio ha tenuto per sé i diritti di ripresa e regia dell’evento», stesso format di accordo che vale per la Supercoppa e per la finale di Coppa Italia. A Shanghai ieri come a Doha nel dicembre dell’anno scorso (lì la regia fu assegnata ad Al-Jazeera e poi girata a una tv portoghese), la Lega ha lasciato a Infront il compito dell’allestimento tecnico. Che l’advisor, acquisito di recente dalla cinese Wanda, ha girato a un service locale: «La produzione e la regia televisiva dell’evento — la nota pubblicata ieri dalla Lega —, come in tutte le precedenti edizioni in Cina, sono state fornite dalla Uvs Co.Ltd, società cinese licenziataria dell’organizzazione della competizione, che le ha appaltate all’emittente locale Shanghai Tv». Il tutto mentre la Rai, da contratto, era tenuta a provvedere ai soli telecronisti, senza poter mettere bocca nella produzione dell’evento ma, considerato il marchio in alto a destra del teleschermo, mantenendone di fatto la responsabilità editoriale. Un po’ come se il cervello non sapesse cosa combinano braccia e gambe, anomalia che, ovviamente, ha portato allo scontro. Ieri, infatti, dopo i problemi nel primo tempo e il litigio telefonico Rai-Lega nell’intervallo, nel furgoneregia cinese si è seduto un tecnico italiano e le cose sono migliorate. Il danno, però, ormai era fatto. «Gli effetti prodotti sono devastanti per la nostra immagine — scrive Raisport —. Non abbiamo responsabilità per l’indegno prodotto trasmesso e comprendiamo le lamentele dei telespettatori». In serata c’è stato un contatto tra il direttore generale Rai e la Lega. Beretta si è scusato a nome della Lega e tra le parti è stato fissato un incontro. Andrea Arzilli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 SPORT 37 # Estero Un brillante Matteo Darmian (foto), miglior giocatore in campo, trascina il Manchester United al successo nella prima giornata della Premier contro il Tottenham. L’azzurro ex Toro imbriglia il temuto Harry Kane e contribuisce alle ripartenze dei Red Devils. Su una di queste, dopo 22 minuti, Rooney «costringe» Walker all’autorete che decide la partita. Dopo le sconfitte con l’Arsenal nella Community Shield e con la Fiorentina, il Chelsea di Mourinho soffre anche contro gli scatenati gallesi Darmian trascina il Manchester United Ok il Leicester di Ranieri Chelsea, pari sofferto Prevedibile ma tosta Quando conta la Juve c’è sempre di Mario Sconcerti L Tifosi Juventini di Shanghai (LaPresse) Juventus Lazio 2 0 Marcatori: Mandzukic 24’, Dybala 28’ s.t. JUVENTUS (3-5-2): Buffon 6; Barzagli 7, Bonucci 7, Caceres 6,5; Lichtsteiner 6,5, Sturaro 7 (Pereyra s.v. 45’ s.t.), Marchisio 6, Pogba 7,5, Evra 6; Mandzukic 7 (Llorente s.v. 35’ s.t.), Coman 5,5 (Dybala 6,5 16’ s.t.). All.: Allegri 7 LAZIO (4-2-3-1): Marchetti 6; Basta 6, De Vrij 5,5, Gentiletti 5,5, Radu 5; Onazi 5,5, Biglia 5; Candreva 6, Cataldi 6 (Kishna s.v. 30’ s.t.), Candreva 6, Anderson 5,5 (Morrison s.v. 42’ s.t.); Klose 5,5 (Djordjevic 5 17’ s.t.). All.: Pioli 5 Arbitro: Banti 6 Recupero 0’ più 4’ doppio palo di Djordjevic, quasi come la sveglia del lunedì mattina alle 8: Pogba spedisce Mandzukic davanti a Marchetti, ma la prima conclusione del croato è parata da Marchetti. Entrano Dybala e Djordjevic e le differenze aumentano. Prima della mezzora, in 5 minuti la partita appena cominciata è già finita: Sturaro vince un rimpallo con Anderson e crossa in mezzo per il testone di Mandzo che vola tra Basta e De Vrij (1-0). Mandzukic non è solo il classico puntone: è lui a crossare un pallone che Onazi devia sui piedi di Pogba, scarico per Dybala del francese, botta sotto la traversa e tutti a casa. Eppure Pioli è soddisfatto per l’ennesima sconfitta: «Volevamo vincere, peccato. Ma ho ritrovato la squadra che conosco, con grande spirito e cuore. Ci sono delle cose da sistemare ovviamente, ma credo ci toglieremo altre soddisfazioni. E sa- Evitate le critiche Allegri: «Bene così, sennò sai le critiche e i dubbi. Ora aspetto novità dal mercato» remo pronti per i preliminari di Champions col Bayer Leverkusen». Allegri invece ha l’aria quasi provata, la vittoria per lui è un sollievo: «Se no, sai le critiche e i dubbi. Era importante vincere per l’autostima e le certezze e abbiamo dimostrato carattere, in attesa di altre novità dal mercato. Sono molto contento per Pogba, ci aspettiamo un salto di qualità da lui, che sia un punto di riferimento per tutta la squadra». Il vero uomo nuovo è una vecchia conoscenza. E questo, per gli avversari, sarà un problema in più. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Advocaat. Vittorie in trasferta per l’Aston Villa (2-1) sul campo della matricola Bournemouth e del Crystal Palace (3-1) a Norwich. Oggi si giocano: Arsenal-West Ham, Newcastle-Southampton (ore 14.30) e Stoke City-Liverpool (ore 17, sempre su Sky Sports). La 1ª giornata si chiude domani alle 17 con Stoke City-Liverpool. Batosta per il Lugano di Zeman che perde 6-1 col Grasshoppers nella 4ª giornata del campionato svizzero. © RIPRODUZIONE RISERVATA Segnano Jovetic e Icardi contro l’Athletic Bilbao qualche lampo di Inter ● Il commento a Juve ha vinto nettamente, in una finale è quel che conta. C’è stato un forte ritorno dell’ordine in campo, la concentrazione della vecchia Juve quando il risultato conta. Ma ci sono stati anche avvertimenti che hanno aria importante. Il centrocampo ha perso molta fantasia. Pogba ieri è stato il migliore, ma Pogba è una roccia solitaria, non ha ancora tutte le caratteristiche per rappresentare la qualità intera di un reparto. L’errore finale è aggiungere sulle fasce giocatori come Lichtsteiner ed Evra, uomini tattici che portano resistenza, non più idee. Tutto questo ha reso la Juve un po’ prevedibile, molto chiusa, sempre in partita e poco brillante in generale. Non è un caso che il gol di Mandzukic sia venuto dall’unico bel cross della gara. Quasi impossibile dire adesso se questo sia stato un limite di giornata, peraltro trionfale, o una vera caratteristica della nuova squadra. E tanto meno se questa squadra basti per ripetere il cammino di un anno fa. Credo però abbia ragione Allegri nel pretendere un uomo di fantasia in più. Non è necessario di per se stesso, ma per fare sponda e integrare tutto il resto della squadra. Strano l’uso di Coman al posto di Dybala. Si spiega solo con il mancato adattamento di Dybala nel ruolo di seconda punta. Gioca benissimo, ma non «sente» la squadra. Gran gol comunque il suo. La Lazio ha giocato benino nella prima ora senza tirare mai in porta. Ha qualcosa di triste addosso che la scorsa stagione diventava allegria alla prima discesa di Anderson. Ora è lenta, sembra non fidarsi di se stessa. Una squadra un po’ piegata dalle nuove responsabilità e dalla mancanza di centrocampisti verticali. Anderson e Candreva devono fare le ali e tutto il resto. Portano palla, tentano il dribbling, tentano gli assist,tirano in porta. Troppo. Ma senza questo loro lavoro la Lazio esiste poco. È stata infine una partita complessa per il campo pessimo e per il vento del quasi tifone che ha sfiorato Shanghai. Senza parlare del dilettantismo esasperato delle riprese tv. Ma non possiamo lamentarci troppo. Siamo noi ad aver scelto i soldi di Shanghai. Qualunque grande paese gioca la finale di Supercoppa nazionale orgogliosamente in casa propria. Noi mendichiamo un ingaggio e dobbiamo © RIPRODUZIONE RISERVATA tacere. dello Swansea: avanti con Oscar, i Blues si fanno raggiungere da Ayew ma nel primo tempo tornano avanti con un autogol di Federico Fernandez. Nella ripresa però al 7’ il portiere Courtois travolge Gomis: espulsione e rigore, trasformato dallo stesso Gomis: 2-2. Ricomincia alla grande l’avventura di Claudio Ranieri nella Premier, dopo l’esperienza col Chelsea dal 2000 al 2004 e il fresco esonero da c.t. della Grecia. Il suo Leicester City ha battuto 4-2 l’ambizioso Sunderland di Mancini: «Sollevato? Ma non ero preoccupato nemmeno prima» DAL NOSTRO INVIATO Coppa Italia LivornoAncona 2-0 (dts); SpeziaBrescia 1-0. Oggi alle 17: ModenaTuttocuoio. Ore 19: TeramoCittadella. Ore 20: AvellinoCasertana, VicenzaCosenza. Ore 20.30: Lanciano-Juve Stabia, NovaraL’Aquila, PerugiaReggiana, Pro VercelliAlessandria, TernanaBassano, Trapani-Como. Ore 20.45: Cesena-Lecce, Crotone-Salò, Latina-Pavia, PescaraSudtirol, SalernitanaPisa. Ore 21: Bari-Foggia, CagliariEntella. Domani 20.30: Catania-Spal Amichevoli AtalantaChievo 1-1, Gijon-Palermo 3-1, BolognaSantarcangelo 3-0, EmpoliGenoa 0-1 PARMA Il digiuno è finito. L’Inter trova la via del gol e del primo successo in 7 partite in questa estate fin qui avara di calcio e vittorie. Contro l’Athletic Bilbao delle riserve (di titolari i baschi hanno presentato in avvio il solo Etxeita), i nerazzurri mostrano d’essere un cantiere con lavori in stato d’avanzamento. Dal forno del silente Tardini di Parma, dove appena 5 mila intrepidi seguono il match, escono le prelibatezze di Jovetic e Icardi. Il montenegrino è l’anima, la testa e il killer di una squadra già ancorata alle sue giocate, attese come semplici disegni su un foglio intonso. L’ex del Manchester City spinge l’attacco e trasforma in ricami le cuciture di un centrocampo che, privo di Kovacic per affaticamento e Kondogbia per una leggera lombalgia, ha nel giovane Gnoukouri una mezzala dai buoni inserimenti, in Medel il mediano giusto per coprire la difesa a quattro, e può poggiarsi su Guarin all’occorrenza. L’Inter cresce, piano ma discretamente, aspettando ancora qualche regalo dal mercato. Il Bilbao non è il Bayern Monaco, ma avversario più abbordabile e Jovetic fatica poco a impossessarsi del campo. La sua seconda rete di fila, dopo il rigore contro gli arabi dell’Al Ahli, è un sinistro sotto l’incrocio imbeccato da un appoggio di Gnoukouri. Sembra tutto di una semplicità disarmante per lui, anche il colpo di testa con cui poco prima aveva tentato di bucare il portiere dell’Atletico. «Sto bene e sto conoscendo i compagni. Icardi? È un attaccante fortissimo, l’ha dimostrato l’anno scorso e la nostra intesa continua a crescere. È vero ho segnato due gol nelle ultime due gare, ma a me si chiedono quelli, sono venuto per questo», ha sottolineato il montenegrino uscito dopo un’oretta. Linea condivisa dal direttore sportivo Piero Ausi- Inter Athletic Bilbao 2 0 Marcatori: Jovetic 28’ p.t.; Icardi 38’ s.t. INTER (4-3-1-2): Handanovic (Carrizo 22’ s.t.); Santon (Ranocchia 1’ st), Miranda (Nagatomo 16’ s.t.), Murillo (Manaj 23’ s.t.), Juan Jesus; Guarin (Palacio 1’ st), Medel (Di Marco 16’ s.t.) Gnoukouri; Brozovic; Jovetic (Montoya 16’ s.t.), Icardi. All.: Mancini. ATHLETIC BILBAO (5-3-2): Iraizoz; Boveda, Etxeita (Iriondo 1’ s.t.), Gurpegi, Aurtenexte, Lecue (Aketxe 39’ s.t.); Unai Lopez (Galarreta 33’ s.t.), Elustondo (Eraso 10’ s.t.), Undabarrena (Laporte 10’ s.t.); Ibai Gomez (Vesga 10’ s.t.), Guillermo (Viguera 10’ s.t.). All.: Valverde. Arbitro: Pasqua lio: «Lo abbiamo preso per questo, perché fa gol. Poi deve trovare ancora la condizione». E non è poi lontanissima. I nerazzurri riabbracciano anche il bomber Mauro Icardi. Mancini l’ha lasciato in campo fino alla fine e il capocannoniere della passata stagione ha ripagato la fiducia, firmando di testa in tuffo il primo gol stagionale e il 2-0 finale. I nerazzuri sono però ancora un’incompiuta. Magari Mancini non l’avrà fatto apposta, ma quando a inizio ripresa ha sostituito Santon con Ranocchia si è presentato con una linea di difesa a quattro composta da soli centrali. Un’elegante sottolineatura per ribadire la penuria di alternative sulle fasce. Mancini aspetta e non si scompone: «Sollevato per questa vittoria? Ma prima non ero per niente preoccupato». Guido De Carolis Primo Stevan Jovetic, 25 anni, segna l’1-0 al Bilbao colpendo al volo di sinistro un cross rasoterra. Quello del Montenegrino è il primo gol su azione dell’Inter in cinque partite (LaPresse) © RIPRODUZIONE RISERVATA Pronto il contratto Cassano torna alla Samp, oggi la firma Il ritorno ● Antonio Cassano, 33 anni, tornerà in campo con un biennale da 700 mila euro a stagione, ma con la clausola anticassanate Il lungo inseguimento è finito. Il sogno di Antonio Cassano di tornare alla Sampdoria diventerà realtà oggi con la firma del contratto biennale (700 mila euro a stagione) e magari anche il primo allenamento. Il secondo matrimonio tra FantAntonio e i blucerchiati può dunque celebrarsi, a quasi cinque anni dalla burrascosa interruzione del primo, nato sotto i migliori auspici nell’estate 2007, quando arrivò in prestito dal Real Madrid, e culminato nel quarto posto e nella storica qualificazione ai preliminari di Champions League del 2009-10. E proprio dopo che il sogno europeo della Samp venne spezzato dal Werder Brema, successe il patatrac. La data è quella del 26 ottobre 2010: l’allora presidente Riccardo Garrone invita Cassano a una serata in un club di tifosi a Sestri Levante, ma lui rifiuta di partecipare. In quei concitati momenti insulta e apostrofa pesantemente Garrone. Uno scatto d’ira che segna la carriera (da quel momento non gioca più con la Samp) e la vita del giocatore. Cassano infatti si pente, si arriva alla pace. Nel giorno della scomparsa di Garrone (21 gennaio 2013), Antonio commenta: «Un dolore straziante, oggi è uno dei giorni più brutti e tristi della mia vita. Rimarrai per sempre nel mio cuore e ti vorrò bene per sempre». E recentemente, in tv, definisce, «un errore clamoroso» la lite con l’ex numero uno doriano. L’amore per Genova, città in cui ha trovato anche la compagna della sua vita, Carolina, fa sognare a Cassano un ritorno sotto la Lanterna. Impossibile subito dopo la rottura; man mano sempre più voluto negli ultimi tempi. Sia da Antonio, sia dal presidente Ferrero. L’ipotesi di un Cassano-bis non ha scaldato particolarmente Walter Zenga che, più o meno convinto, dopo aver salvato la panchina nonostante l’eliminazione dal preliminare di Europa League potrà contare sulla sua classe. Il contratto conterrà una carta privata che garantirà alla Samp la possibilità di rescindere unilateralmente l’intesa in caso di nuove «cassanate». Ferrero brinda: «Non lo prendo per due anni, ma per farne la nostra bandiera: dimostrerà di essere un grande uomo». Avrà ragione lui? Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera # oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ACQUISTIAMO, VENDIAMO, PERMUTIAMO •OROLOGI MARCHE PRESTI- GIOSE, gioielli firmati, brillanti, coralli. 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La certezza è che sarà una gara straordinaria, trenta vasche di passione per uno dei 1500 stile più eccitanti della storia, confronto non solo di stili natatori ma anche di culture e di fedine: da una parte colui che nel 2014 ha subito uno stop di tre mesi per doping e che secondo Filippo Magnini andrebbe squalificato a vita; dall’altra il nostro che, da bravo ragazzo qual è, evita sempre ogni illazione «perché Sun è un grande che andrebbe forte comunque». Greg nuoterà in corsia 4. Se l’è conquistata ieri in una batteria condotta in scioltezza, un 14’51”04 in cui «non ho tirato tantissimo e gli ultimi 600 metri li ho fatti blandi perché tanto non c’era nessuno a impensierirmi». Nemmeno Sun Yang. Il quale ha tenuto Greg fino ai 1000 e poi si è sfilato per chiudere terzo in 14’55”11, preceduto pure dall’americano Jager in 14’53”34. Il dibattito in piscina si è subito aperto: cinese in difficoltà o cinese tattico? L’impressione visiva era quella di uno non proprio al meglio, ma Paltrinieri ha un’altra teoria e naturalmente è quella che conta: «No, macché crollato. Secondo me cercava solo di prendere una corsia laterale per non farsi vedere, come negli 800 (dove ha vinto dalla corsia 7, ndr)». Pretattica, insomma. Ma magari la volontà di evitare il cheek-to-cheek corsia 4 contro corsia 3 è anche il segno di una crepa nel titanio, o no? «Forse sì», sorride Paltrinieri, che già altre volte qui a Kazan ha raccontato come Sun — dopo gli 800 in cui Greg gli è rimasto davanti fino ai 750 metri per poi chiudere d’argento con record europeo e un miglioramento di 2”5 — abbia cominciato a temerlo. Il baskettaro mancato di Carpi, invece, tattiche non ne fa. Abile semplificatore di situazioni complesse, per raccontare la sua forma dice solo che sta bene con un sorrisone grande così, e per illustrare la sua straKAZAN Il ruggito di Phelps Tempo da record ai campionati Usa «Ci vediamo a Rio» DAL NOSTRO INVIATO Pronto Gregorio Paltrinieri, 20 anni, dopo l’argento conquistato negli 800 va oggi a caccia dell’oro dei 1500 stile libero (LaPresse) La strategia di Paltrinieri per detronizzare Sun Yang «Mi teme: attaccherò subito» Sfida stellare nei 1500: il discusso cinese evita il confronto di corsie La staffetta di Federica e Filippo «Se fosse stato per tutto l’amore che ci abbiamo messo avremmo vinto», ha detto Filippo Magnini. E Federica Pellegrini (la coppia nella foto Afp) ha scherzato: «Sì ma tu che cambio mi hai dato?». Alla fine la staffetta 4x100 stile libero mista, novità per un Mondiale, con Orsi e Ferraioli, è quinta. tegia spiega che «dovrò attaccare, creare un gap e cercare di non farmi più recuperare». La trama ideale sarebbe questa: Paltrinieri effettua un paio di strappi intorno ai 400 e ai 900 e si presenta ai 1400 con un forte vantaggio. Quanto? «Una ventina di secondi sarebbe l’ideale». In realtà si accontenterebbe di tre: potrebbero bastare per contenere il prevedibile rush di un tizio che in passato è stato capace di volare l’ultimo 100 in meno di 54”. Il colpo è difficile «ma si può fare», sorride Greg andando a rilassare i preziosi muscoli sotto la supervisione del tecnico Stefano Morini, la cui fiducia negli ultimi giorni è cresciuta in maniera esponenziale. Non generico ottimismo, ma il risultato di un teorema affascinante: «Ai Mondiali 2013 Gregorio ha fatto 7’50” negli 800 e poi 14’45” nei 1500; agli Europei 2014 7’45 e 14’39”93 (il suo record, ndr); qui ha fatto 7’40”, dunque fate voi…». Un super tempo è alle viste, insomma. E se poi non basterà per l’oro applaudiremo Sun. «Non è la gara della vita — dice bene Morini di un talento che ha solo 20 anni e una carriera di gloria davanti —, ma è senz’altro una gara che Gregorio può vincere». Quello che deve per forza è l’altro. Stavolta la leggerezza può fare la differenza. Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Settebello smarrisce due tesori ai rigori Sconfitta bis con la Grecia, addio bronzo: il biglietto per i Giochi è ancora da conquistare DAL NOSTRO INVIATO La Grecia ci aveva introdotto alle durezze del Mondiale stendendoci all’esordio, la Grecia ci batte di nuovo all’ultima partita e ci soffia due tesori in un colpo solo: la medaglia di bronzo e la qualificazione diretta ai Giochi di Rio, che adesso andrà ricercata l’anno prossimo agli Europei di Belgrado a gennaio o al torneo preolimpico in Italia ad aprile. La sentenza (11-9) arriva ai rigori dopo che i quattro tempi erano finiti 7-7 (doppiette di Figlioli e Aicardi, reti di Di Fulvio, Fondelli e Velotto). Poi i greci sono stati più freddi dai cinque metri: per noi trasformano solo Figlioli e Luongo, con errori di Velotto e Di Fulvio; loro invece fanno 4 su 4 e sono liberi di festeggiare il secondo bronzo mondiale dopo quello di Montreal 2005 dietro Serbia e Croazia (netto 11-4 nella finale per l’oro). KAZAN Quello della Grecia è stato un grande Mondiale, mai sconfitta nei tempi regolamentari e k.o. soltanto ai rigori, in semifinale, con la Croazia. Giorgetti lo ammette: «Hanno meritato». Il nostro invece è stato un torneo ad alti e bassi e alla fine questo stress ha influito su una squadra con sette esordienti e ancora in formazione: «È stato un percorso faticoso — racconta il c.t. Campagna —. Alla seconda partita già rischiavamo l’eliminazione, la pressione di quindici giorni si è fatta sentire proprio nel momento più delicato». Peccato, perché dopo avere eliminato l’Ungheria campione del mondo nei quar- Affondato Matteo Aicardi, numero 11 dell’Italia, marcato da un greco (Lapresse) ti, sembrava che il Settebello avesse svoltato per la via giusta. «Ma questo è tipico delle squadre ancora in crescita — continua Campagna —. Ci sono ancora dettagli sui cui lavorare per tornare in alto. E comunque ricordiamo anche che tutto stavolta è svanito per un soffio: non dimenticherò per un po’ la traversa e palla sulla linea di Di Fulvio a 4” dalla fine. Sarebbe stato l’8-7 finale...». Nuovamente quarto come a Barcellona 2013, il Settebello dovrà presto ripartire per il progetto Rio con due certezze: «Campagna tecnico, il nostro vero punto fermo, e un salto di qualità mentale — dice il veterano Figlioli, che un Mondiale lo ha vinto a Shanghai nel 2011 —. La strada è lunga, ma nel dolore si impara sempre». Anche se per guarirlo, adesso, ci vorrà un po’. al. p. © RIPRODUZIONE RISERVATA Così ieri Nuoto finali 50 farfalla D 1.Sjostrom (Sve) 24’’96 2. Ottesen (Dan) 25’’34 3. Lu (Cin) 25’’37 50 sl U 1. Manaudou (Fra) 21’’19 2. Adrian (Usa) 21’’52 3. Fratus (Bra) 21’’55 5. Orsi (Ita) 21’’86 200 dorso D 1. Seebohm (Aus) 2’05’’81 2. Franklin (Usa) 2’06’’34 3. Hosszu (Ung) 2’06’’84 100 farfalla D 1. Le Closi (Saf) 50’’56 2. Cse (Ung) 50’’87 3. Schooling (Sin) 50’’96 800 sl D 1. Ledecky (Usa) 8’07’’39 2. Boyle (Nze) 8’17’’65 3. Carlin (Gbr) 8’18’’15 4x100 sl U/D 1. Usa 3’23’’05 2. Olanda 3’23’’10 3. Canada 3’23’’59 5. Italia (Orsi, Magnini, Pellegrini, Ferraioli) 3’25’’26 Pallanuoto U finale 3° posto Italia 9 Grecia 11 Medagliere OAB Cina 14 10 10 Usa 12 11 5 Russia 943 Gbr 716 Australia 6 2 6 Francia 4 1 0 Italia 238 Sudafrica 2 3 0 Ungheria 2 2 4 Germania 2 1 4 Giappone 2 1 4 Svezia 210 Brasile 142 Corea N. 1 0 1 Olanda 070 Così oggi Finali ore 16.32 50 dorso U 50 rana D 400 sl U 50 sl D 1.500 sl D 400 misti D 4x100 misti U 4x100 misti D Così in tv diretta RaiSport1, Eurosport KAZAN Un capitolo di storia di questi Mondiali russi si è scritto a San Antonio: laggiù nel Texas ai campionati Usa un certo Michael Phelps ha nuotato i 200 farfalla in 1’52”94, tempo che gli sarebbe valso l’oro qui dove Laszlo Cseh (altro campione ancora sulla cresta dell’onda) ha vinto in 1’53”48. Il messaggio di MP, che appena toccata la parete ha alzato l’indice del Number One al cielo, è chiaro: «I’m back». Escluso dai Mondiali in seguito a una squalifica di sei mesi per guida in stato di ebbrezza e ritornato in gara solo il 16 aprile scorso con risultati sconfortanti, il Cannibale di Baltimora si è gradualmente ripreso fino a recuperare la forma dei bei tempi: il crono di San Antonio è il migliore al mondo nel 2015 e il suo sesto migliore di sempre, il secondo col costume in tessuto. A 30 anni, insomma, l’allievo di Bob Bowman si candida a protagonista dei Giochi di Rio, dove cercherà di aggiungere altre medaglie alle 22 che già tiene sulle mensole di casa. «Tutto è possibile se lo vuoi davvero — ha commentato dopo il successo —. Sono passato attraverso tante vicissitudini, ma adesso lo posso dire: l’anno prossimo sarà maledettamente Cannibale Michael Phelps, 30 anni (Afp) divertente». Già rientrato una volta nel 2014 (si era ritirato dopo i 4 ori e i 2 argenti a Londra 2012), Phelps è pronto a vivere una terza vita da fenomeno. «È bello essere di nuovo qui». Chissà cosa ne pensano Cseh e gli altri. A proposito di storia, Katie Ledecky, vincendo ieri a Kazan anche gli 800 stile libero, è diventata il primo nuotatore, donna o uomo, a realizzare il Grande Slam dello stile libero: 200-400-800-1500. Come nei 1500, l’americana ha stabilito il record del mondo (8’07”39, abbassato di 3”21), dando 10” alla seconda e con un passaggio a metà gara (4’03”22) che le sarebbe valso l’argento nei 400. A conti fatti, l’unica gara in cui ha dovuto faticare davvero sono stati i 200 contro la Pellegrini, il che dimostra una volta di più la grandezza dell’azzurra, più vecchia di nove anni. Diciotto anni, mamma ex nuotatrice, Katie si rivelò 15enne con l’oro negli 800 ai Giochi di Londra 2012, dove fu l’atleta americano più giovane nella storia olimpica Usa. Grande lavoratrice in vasca — con carichi di 16/20 km giornalieri —, nel palmares ha già un oro olimpico e nove ori mondiali in sole due edizioni: forse un giorno sarà una Phelps (senza l’ebbrezza, si spera). al. p. © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera # Si è spento ieri, circondato dallamore dei suoi familiari Giuseppe Macaluso Ne danno il triste annuncio la moglie Nina e i figli Antonio e Luca.- Il ricordo di un marito e padre meraviglioso li accompagnerà per sempre. - Montecchio, 9 agosto 2015 Rcs Quotidiani partecipa al lutto del collega Antonio Macaluso per la scomparsa del padre Giuseppe Macaluso - Milano, 9 agosto 2015. La Direzione e la Redazione del Corriere della Sera sono vicine ad Antonio Macaluso per la scomparsa del padre Giuseppe Macaluso Luciano Fontana, Daniele Manca, Antonio Polito, Venanzio Postiglione, Barbara Stefanelli, Giampaolo Tucci, Stefano Agnoli, Francesco Alberti, Giovanni Angeli, Luca Angelini, Alessandra Arachi, Cristina Argento, Marco Ascione, Antonella Baccaro, Enrico Bagnoli, Paolo Baldini, Alessandro Balistri, Andrea Balzanetti, Carlo Baroni, Francesca Basso, Pierluigi Battista, Francesco Battistini, Gianluca Bauzano, Adriana Bazzi, Paolo Beltramin, Renato Benedetto, Gianmario Benzing, Leonard Berberi, Giovanni Bianconi, Alessandro Bocci, Sergio Bocconi, Francesca Bonazzoli, Fabio Boni, Riccardo Bozzi, Fausto Brambilla, Marzio Breda, Riccardo Bruno, Stefano Bucci, Goffredo Buccini, Fulvio Bufi, Rossella Burattino, Emanuele Buzzi, Fabrizio Caccia, Manuela Cagiano, Enrico Caiano, Ivo Caizzi, Domenico Calcagno, Wladimir Calvisi, Alessandro Cannavò, Valerio Cappelli, Alessandro Capponi, Maurizio Caprara, Antonio Carioti, Davide Casati, Antonio Castaldo, Marco Castoldi, Alessandra Cattaneo, Federica Cavadini, Fabio Cavalera, Giovanna Cavalli, Aldo Cazzullo, Federico Cella, Sandra Cesarale, Marco Cianca, Carlo Cinelli, Gianluigi Colin, Claudio Colombo, Paolo Conti, Alessandra Coppola, Ruggiero Corcella, Anna Corno, Emilia Costantini, Lorenzo Cremonesi, Marco Cremonesi, Manuela Croci, Matteo Cruccu, Laura Cuppini, Fabio Cutri, Daniele Dallera, Ilenia Damiata, Serena Danna, Cristina DAmico, Paola DAmico, Vito DAngelo, Alessandra DErcole, Margherita De Bac, Corinna De Cesare, Carlotta De Leo, Roberto De Ponti, Federico De Rosa, Simona De Santis, Massimiliano Del Barba, Marco Del Corona, Bruno Delfino, Claudio Del Frate, Paola Di Caro, Francesco Di Frischia, Lavinia Di Gianvito, Giuseppe Di Piazza, Paolo Di Stefano, Dario Di Vico, Maurizio Donelli, Antonio DOrrico, Pasquale Elia, Paolo Fallai, Andrea Fanti, Maurizio Faravelli, Michele Farina, Giuseppina Fasano, Giuliana Ferraino, Luigi Ferrarella, Luciano Ferraro, Fulvio Fiano, Maria Egizia Fiaschetti, Fabio Finazzi, Flavia Fiorentino, Cinzia Fiori, Michele Focarete, Paolo Foschi, Paolo Foschini, Massimo Fracaro, Massimo Franco, Renato Franco, Davide Frattini, Gianna Fregonara, Angela Frenda, Rinaldo Frignani, Federico Fubini, Alessandro Fulloni, Massimo Gaggi, Andrea Galli, Marco Galluzzo, Nicola Gandelli, Anna Gandolfi, Sara Gandolfi, Mario Garofalo, Luca Gelmini, Angela Geraci, Mario Gerevini, Mara Gergolet, Antonella Gesualdo, Maurizio Giannattasio, Marco Gillo, Cesare Giuzzi, Roberto Gobbi, Iacopo Gori, Davide Gorni, Daria Gorodisky, Agostino Gramigna, Roberto Gressi, Laura Guardini, Giuseppe Guastella, Monica Guerzoni, Fabrizio Guglielmini, Flavio Haver, Roberto Iasoni, Marco Imarisio, Mariolina Iossa, Luigi Ippolito, Paolo Isotta, Andrea Laffranchi, Irene Lasalvia, Paolo Lepri, Marco Letizia, Paolo Ligammari, Carlo Davide Lodolini, Michele Lovison, Nino Luca, Piergiorgio Lucioni, Davide Lucisano, Chiara Maffioletti, Alessandra Mangiarotti, Michele Manno, Michela Mantovan, Roberto Marabini, Chiara Nilla Mariani, Enrico Marro, Cristina Marrone, Biagio Marsiglia, Laura Martellini, Dino Martirano, Giuditta Marvelli, Fabrizio Massaro, Luca Mastrantonio, Viviana Mazza, Maria Teresa Meli, Ernesto Menicucci, Gianluca Mercuri, Dino Messina, Luca Milani, Stefano Montefiori, Daniela Monti, Grazia Maria Mottola, Alessandra Muglia, Elsa Muschella, Cristina Musetti, Armando Nanni, Maria Serena Natale, Daniela Natali, Maurizio Natta, Andrea Nicastro, Carlotta Niccolini, Riccardo Nisoli, Guido Olimpio, Paolo Ottolina, Ester Palma, Marilisa Palumbo, Pierluigi Panza, Marcello Parilli, Alessandro Pasini, Andrea Pasqualetto, Carlos Passerini, Emanuela Pelati, Tommaso Pellizzari, Fabrizio Peronaci, Matteo Persivale, Wilma Petenzi, Paola Pica, Gaia Piccardi, Virginia Piccolillo, Sergio Pilone, Francesca Pini, Ferruccio Pinotti, Carmen Plotino, Raffaella Polato, Paola Pollo, Mario Porqueddu, Michela Proietti, Luisa Pronzato, Alessandra Puato, Rita Querzè, Alessia Rastelli, Pierenrico Ratto, Stefano Ravaschio, Arianna Ravelli, Simona Ravizza, Massimo Rebotti, Sara Regina, Alessio Ribaudo, Monica Ricci Sargentini, Stefano Righi, Luigi Ripamonti, Orsola Riva, Roberto Rizzo, Sergio Rizzo, Stefano Rodi, Maria Laura Rodotà, Fabrizio Roncone, Elisabetta Rosaspina, Ilaria Sacchettoni, Annachiara Sacchi, Maria Silvia Sacchi, Alessandro Sala, Nicola Saldutti, Paolo Salom, Lorenzo Salvia, Stefano Salvia, Guido Santevecchi, Giovanni Santucci, Giuseppe Sarcina, Fiorenza Sarzanini, Edoardo Sassi, Fabio Savelli, Giangiacomo Schiavi, Alfio Sciacca, Roberta Scorranese, Federica Seneghini, Andrea Senesi, Mario Sensini, Marta Serafini, Elvira Serra, Massimo Si- deri, Elisabetta Soglio, Maria Rosaria Spadaccino, Martino Spadari, Daniele Sparisci, Matteo Speroni, Armando Stella, Maria Strada, Giovanni Stringa, Cristina Taglietti, Danilo Taino, Stefania Tamburello, Elena Tebano, Massimo Tedeschi, Paolo Tomaselli, Marco Toresini, Giuseppe Toti, Alessandro Trocino, Antonio Troiano, Isidoro Trovato, Stefania Ulivi, Luca Valdiserri, Paolo Valentino, Giacomo Valtolina, Flavio Vanetti, Gian Guido Vecchi, Silvia Vedani, Maria Teresa Veneziani, Pier Luigi Vercesi, Francesco Verderami, Rossella Verga, Lorenzo Viganò, Edoardo Vigna, Marco Vinelli, Paolo Virtuani, Barbara Visentin, Maria Volpe, Giovanna Volta, Claudia Voltattorni, Carlo Vulpio, Luca Zanini, Cesare Zapperi, Giulia Ziino, Massimo Zingardi, Diamante DAlessio, Segreteria di Redazione Corsera, Segreteria di Direzione, Centro Documentazione. - Milano, 9 agosto 2015. Partecipano al lutto: Ferruccio de Bortoli. Fabrizio Dragosei. Paolo Ermini. Marisa Fumagalli. Mario Luzzatto Fegiz. Giacomo Ferrari. Luciano Micconi. Paolo Mereghetti. Antonio Morra. Ottavio Rossani. Caro Antonio, ti sono vicino in questo momento di grande dolore per la perdita del tuo papà Giuseppe Luciano Fontana. - Milano, 9 agosto 2015. Carissimo Antonio, ti siamo vicini e ti abbracciamo fortissimo nel dolore per la scomparsa del tuo papà Giuseppe È mancato allaffetto dei suoi cari il marito, papà e nonno perfetto Don Giuseppe Ghezzi Giorgio Fossati già parroco di Cinisello Balsamo e di Trezzo sullAdda.- La celebrazione della liturgia esequiale avverrà lunedì 10 agosto 2015 alle ore 16.- Ciao Don Peppino, preziosa guida spirituale, amico generoso, coraggioso, paziente e instancabile.- Ci hai donato tanto, ci hai amati, ci hai insegnato la gioia.- Rimani in noi per sempre.- Tutti i componenti ed amici del Gruppo Pellegrini Associazione e Pellegrini di Assisi di Trezzo sullAdda. - Trezzo sullAdda, 8 agosto 2015. ne danno il triste annuncio la moglie Francesca, i figli Fabio Patrizia e Dario, i nipoti e i parenti.- Un particolare ringraziamento allamico professore Osvaldo Chiara per la sua amorevole dedizione e al sempre disponibile dottore Roberto Confalonieri.- Il funerale si svolgerà martedì 11 agosto alle ore 11 presso la parrocchia San Giuseppe della Pace in via Piero della Francesca a Milano. - Rapallo, 7 agosto 2015. Caro Partecipano al lutto: Gianfranco e Maria Rosaria Ferradini. Silvana e Alberto Corti. Le famiglie Paesano Poggi. La famiglia Paganini. Ciao papino ti voglio un mondo di bene.- La tua Cucciola. - Milano, 7 agosto 2015. Meraviglioso nonno sarai per sempre nel mio cuore.- Baby GeorgeGregorio. - Milano, 7 agosto 2015. Claudio Sammarco con Maria Cristina, Lucia, Chiara e Marisa partecipa allimmenso dolore per la perdita dellamato cognato Rag. Giorgio Fossati grande esempio di uomo che ha dedicato tutta la sua vita alla famiglia e al lavoro. - Isola dElba, 8 agosto 2015. Il nostro affetto va a te e a tutta la tua bella famiglia.- Daniele Manca, Antonio Polito, Venanzio Postiglione, Giangiacomo Schiavi, Barbara Stefanelli, Giampaolo Tucci. - Milano, 9 agosto 2015. Mario e Anna Valenti con Elena e Andrea, Franco e Cy Bertacco con Alessandra Benedetta e Paolo partecipano al grande dolore di Francesca Fabio Patrizia e Dario per la scomparsa del caro amico Il Comitato di Redazione del Corriere della Sera è vicino al collega Antonio Macaluso per la perdita del padre - Santa Margherita, 8 agosto 2015. Giuseppe Macaluso - Milano, 9 agosto 2015. Fiorenza e Giovanni abbracciano Antonio nel dolore per la perdita del padre Giuseppe Macaluso - Roma, 9 agosto 2015. Roberto Gressi e Laura Ferraris si stringono ad Antonio per la perdita del padre Giuseppe Macaluso - Roma, 9 agosto 2015. Paolo Conti è vicino con affetto nel dolore allamico Antonio per la perdita del padre Giuseppe Macaluso - Roma, 9 agosto 2015. Marco Cianca si unisce allamico Antonio in questo momento di profondo sgomento per la scomparsa dellamato papà Giuseppe Macaluso - Roma, 9 agosto 2015. Massimo Franco abbraccia con tanto affetto Antonio ed è vicino alla famiglia in questo momento di grande dolore per la perdita del padre Giuseppe Macaluso - Roma, 9 agosto 2015. Con laffetto e lamicizia di una vita abbraccio Francesca nel ricordo della sua indimenticabile mamma Angelica Mayer Passerin dEntrèves Gabri con Alberto Anna Federico. - Milano, 9 agosto 2015. Carola con Ajardo, Mica, Paolo con Barbara, Lodovico con Silvana, Pietro con Ghita Jacini e figli sono vicini a Carlo, Cristina, Francesca, Maurizio e ai loro famigliari nel ricordo della carissima Angelica Mayer Passerin dEntrèves grande amica della loro mamma. - Milano, 7 agosto 2015. Giorgio Fossati Armando Cossutta, con Anna Maura e Dario, con Elena e Mauro, con Simon Carlotta Matilde e Guido, annuncia la scomparsa di sua moglie adorata Emi da oltre settanta anni compagna inseparabile della vita.- Ne ricorda il sorriso gioioso, la vivida intelligenza, la sensibile generosità e la grande bellezza ai tanti che le hanno voluto bene. - Roma, 8 agosto 2015. Cara Angelo Minoggio Partecipano al lutto: Il Presidente ed il Consiglio di Amministrazione unitamente ai dipendenti di tutti i reparti produzione del Salumificio Fratelli Beretta S.p.A. La società Fluorsid SpA di Cagliari, con Tommaso Giulini, il presidente Pasquale Lavanga e lamministratore delegato Michele Lavanga, partecipa al lutto della moglie Carla, dei figli Massimo, Luca e Pietro e dei parenti tutti per la dolorosa scomparsa del Wanda, Aldo e Erica partecipano al dolore per la scomparsa di Enza - Milano, 8 agosto 2015. Franco Martegani, i colleghi ed i collaboratori di Martegani e Partners, partecipano con grande commozione al grave lutto della famiglia Pagani e della società Tenova per limprovvisa ed immatura scomparsa del Dott. Vittorio Pagani al quale ci legano molti anni di collaborazione professionale.- Ciao Vittorio, voglio soprattutto ricordarti per una bella e spensierata escursione al "Sentiero dei Fiori", nel gruppo dellAdamello, di una quindicina di anni fa di cui conservo delle splendide fotografie.- Un abbraccio forte, Franco. - Monza, 9 agosto 2015. 2012 - 2015 Attilio Guardone La famiglia Giulini partecipa al lutto della moglie Carla e dei figli Massimo, Luca e Pietro per la scomparsa del dott. ing. Guido Moschini nel ricordo del suo rapporto amicale e di stretta collaborazione di oltre cinquanta anni con il padre Carlo. - Milano, 8 agosto 2015. mamma ti ringraziamo per la grande gioia che ci hai dato, per i preziosi insegnamenti di vita costruiti con esempi quotidiani, per i valori di altruismo, generosità e lealtà che hai saputo trasmetterci.- Ti vogliamo bene quanto tu ce ne hai voluto.- Anna Maura Dario. - Roma, 8 agosto 2015. Simon Carlotta Matilde e Guido ricordano la loro nonna Grazie per tutte le storie che ci hai letto ed inventato, per le golosità che ci hai fatto assaggiare, per la pazienza ad ascoltarci, ad ascoltare tutti i giovani, per lesempio di tutta la tua vita.- Ci mancherai, trasmetteremo tutto quello che ci hai insegnato ai giovani che verranno. - Roma, 8 agosto 2015. Adele Piero e Anna, Titti Sergio, Alessandra Angelo e i nipoti tutti sono vicini al caro Armando Anna Maura e Dario con grande affetto per la perdita della cara Emilia Clemente Cossutta - Milano, 8 agosto 2015. Marco, Silvana, Mariapaola sono vicini alle care cugine Cristina, Simonetta e Stefania nel dolore per la perdita della carissima mamma Miranda - Milano, 7 agosto 2015. Sergio, Marietta e Carlo Tibaldo piangono con la sua famiglia la perdita dellamica di sempre Miranda Sideri - Roma, 8 agosto 2015. Il Presidente e lEsecutivo Nazionale A.N.D.I. partecipano commossi alla improvvisa perdita del Gerardo Ghetti, Marco Scarpelli, il Presidente Stefano Mirenghi e tutto il personale di Oris Broker partecipano commossi alla grave perdita del LAssociazione Amici della Musica Vittorio Cocito ricorda con affetto il proprio Direttore Artistico, Maestro Folco Perrino e lammirevole continua sua opera a favore della cultura musicale. - Novara, 7 agosto 2015. - Milano, 8 agosto 2015. Ettore, Rita e Attilio Borri partecipano al dolore di Marilinda per la perdita del caro zio, Maestro Bianca, Marco e Nicole addolorati abbracciano Carla e Fabrizio e ricordano con affetto il caro - Novara, 7 agosto 2015. Roberto Folco Perrino Giorgio Micheloni - Milano, 7 agosto 2015. Roberto Bonetti Partecipano al lutto: Alessandra, Arianna e Pierluigi Paesano. Caterina, Anna, Umberto sono vicini ai nonni Silvia e Francesco e alla zia Claudia per la perdita di Giorgio e insieme a Barbara e Vittorio, Augusto, Nini e i cugini Riva, Bonetti, Drugman abbracciano con affetto Francesca, Gianni e Caterina. - Milano, 8 agosto 2015. www.necrologi.corriere.it TARIFFE ONLINE (Iva esclusa): € 20 Roberto Agnelotti € 15 Biografia € 50 Abbonamento annuale pagina defunto € 60 Fotografia + biografia + abbonamento annuale pagina defunto € 100 Sei sempre con noi Roberto Agnelotti la famiglia ringrazia quanti hanno preso parte al suo dolore.- Ringrazia in particolare i medici e gli infermieri dellOspedale di Santa Maria Nuova e i dottori Maria Francesca Nardi, Anna Maria e Giancarlo Borea che hanno assistito lamico fino allultimo giorno. - Firenze, 9 agosto 2015. 9 agosto 1979 - 9 agosto 2015 Come ogni giorno la mamma e Daniela ricordano Edmondo Di Gregorio e insieme a lui il padre Remo. - Milano, 9 agosto 2015. 1990 - 2015 Gazzetta dello Sport TARIFFE QUOTIDIANO (Iva esclusa): PER Necrologie: € 2,50 PAROLA: Adesioni al lutto: € 5,50 Diritto di trasmissione: pagamento differito € 5,00 Anniversari e ringraziamenti a modulo Corriere della Sera Gazzetta dello Sport € 300,00 a modulo € 185,00 a modulo Avv. Michele Citro Negli anni ho trovato la forza di portarti nel futuro con me, con le figlie e le adorate nipotine.- Teresa. - Rapallo, 9 agosto 2015. 9 agosto 2005 - 9 agosto 2015 Dott. Giampaolo Paoni esprimendo le più sentite condoglianze alla signora Roberta ed ai figli. - Milano, 8 agosto 2015. Diritto di trasmissione: pagamento differito € 5,00 Ti ricorda sempre con nostalgia e affetto la tua Chiara. - Milano, 9 agosto 2015. dott. Giampaolo Paoni esprimendo le più sentite condoglianze alla famiglia. - Milano, 8 agosto 2015. Corriere della Sera TARIFFE QUOTIDIANO (Iva esclusa) : PER Necrologie: € 6,50 PAROLA: Adesioni al lutto: € 13,00 Fotografia dott. Paolo Palagi Giampaolo Paoni SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Partecipazioni al lutto online Da un anno sei andato via A un mese dalla scomparsa del LAgenzia Società Cattolica Roma Grandi Rischi partecipa al dolore per la scomparsa di e-mail: [email protected] È possibile richiedere servizi aggiuntivi, disponibili solo on line La tua scomparsa, tre anni fa, ha segnato la fine di un mondo, ma il tuo stile vivrà sempre nel cuore di chi ti ha conosciuto.- I tuoi cari. - Milano, 9 agosto 2015. ing. Guido Moschini abbraccia con affetto la famiglia. - Milano, 8 agosto 2015. www.necrologi.corriere.it I testi verranno pubblicati anche sul sito Silvana la mamma della tua Chiara. - Montù Beccaria, 9 agosto 2015. Giampaolo Paoni ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 Tel. 02 50984519 Attilio Guardone Tommaso e Ilaria Giulini sono affettuosamente vicini alla moglie Carla, ai figli Massimo, Luca e Pietro e a tutti i nipoti per la scomparsa del caro Mayer Nahum commosso per limprovvisa scomparsa dellamico SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE Il mare, le vele spiegate, respiravamo la libertà.Grazie per avermi insegnato a navigare, anche nella vita.- Marina. - Milano, 9 agosto 2015. dott. ing. Guido Moschini ricordandolo come eccellente imprenditore e dirigente industriale, che ha fatto crescere, a Caserta, la sua azienda Laminazione Sottile, con la ricerca e lottima gestione, portandola ad alti valori nellindustria italiana e internazionale. - Cagliari, 8 agosto 2015. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Enza Gigante Mencarelli - Milano, 8 agosto 2015. Giovedì 6 agosto 2015 è mancato ne danno lannuncio la moglie Irene Peloni e i figli Marco, Maurizio, Gian Luigi. - Milano, 8 agosto 2015. Don Peppino con il cuore e la mente al ricordo della tua fervida e commossa preghiera nei pellegrinaggi a Lourdes e Fatima, puntuale incontro di tanti anni.- Nella preghiera sono vicino a tutti i tuoi cari fedeli, pellegrini e compagni di meravigliosi itinerari che accuratamente preparavi con amore, esorto tutti a vederti, ora, ancor più entusiasta e radioso di allora.- Mi unisco al loro grazie, nella Santa Messa con i miei parrocchiani.- Don Franco Deambrogio. - Treville, 8 agosto 2015. È mancata allaffetto dei suoi cari Ne danno il triste annuncio Vittorio, i figli Paola e Guido e le loro famiglie.- I funerali si terranno a Milano nella chiesa SantAngelo Merici lunedì 10 agosto.- Per lorario telefonare al numero 3356947039. - Milano, 8 agosto 2015. Ileana Oprandi Wiget Mi manchi tanto mamma, ma so che da lassù vegli su di me e la mia famiglia.- Franco con Barbara, Alessandro e Annalisa. - Milano, 9 agosto 2015. Eduardo e Valeria insieme ai figli Federico, Giacomo e Domitilla ricordano con affetto Federico Orlando nel primo anniversario della sua scomparsa. - Santa Marinella, 9 agosto 2015. Maria Luisa Sotgiu In occasione del trigesimo il fratello, le sorelle, i nipoti, unitamente ad Alice e famiglia, ricordano con nostalgia Marisa Sotgiu ricercatrice, studiosa di neuroscienze. - Milano, 9 agosto 2015. 2005 - 2015 Marco Cavagna Sei sempre me, il cuore del mio cuore.- Manu. - Sesto San Giovanni, 9 agosto 2015. “IL QUOTIDIANO IN CLASSE”. PERCHÉ FERMARSI AI PREGIUDIZI, QUANDO SI POSSONO SVILUPPARE OPINIONI? Da 15 anni “Il Quotidiano in Classe” educa gli studenti all’importanza di un’informazione di qualità, supportandoli nello sviluppo dello spirito critico e del senso civico e allenandoli alla partecipazione alla vita sociale. Perché solo grazie alla piena padronanza della propria testa le nuove generazioni potranno crescere e i giovani diventare i cittadini liberi di domani. [email protected] www.osservatorionline.it call center 055/41.19.18 martedì-venerdì 9.30-13.30 Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015 SPORT 41 # Ciclismo Giro di Polonia a Izagirre, Aru chiude quinto Tiro a volo Skeet, la Spada trionfa e si candida per Rio Tennis Derby Vinci-Knapp a Montreal. Torna Djokovic Lo spagnolo Ion Izagirre (Movistar) ha vinto la classifica finale del Giro di Polonia, conclusosi ieri. Quinto e migliore degli azzurri, Fabio Aru (Astana), al rientro dopo il Giro d’Italia, staccato di 15’’ dal leader della gara. Nella settima e ultima tappa della corsa del World Tour, una cronometro individuale di 25 chilometri con partenza e arrivo a Cracovia, successo in 28’45” del polacco Marcin Bialoblocki, che ha preceduto di 2’’ il bielrousso Vasil Kiryienka (Team Sky) e di 59” l’olandese Rick Flens (LottoNL-Jumbo). Nuova vittoria del tiro a volo italiano. La 33 enne poliziotta umbra Katiuscia Spada ha vinto a Gabala (Azerbaigian) la prova di skeet donne della 4a tappa di Coppa del Mondo. Nel medal match per l’oro l’azzurra ha battuto la statunitense Morgan Craft per 4-3 dopo spareggio, resosi necessario perché la finale si era chiusa sul 15-15. Al terzo posto la britannica Amber Hill. Con questo successo la Spada rilancia la propria candidatura in chiave Rio 2016: per l’Olimpiade l’Italia ha ottenuto nello skeet donne le due carte olimpiche. Dopo aver sbancato Wimbledon per la terza volta e dopo un mese di meritata vacanza, il numero 1 del mondo Novak Djokovic fa il suo ritorno nel circuito a Montreal. Nel Master 1000 canadese due azzurri in tabellone: Seppi esordisce contro il francese Simon, con cui ha perso tutti e quattro i precedenti, e Fognini sfida un altro francese, Monfils (confronti diretti 3-3). Nel tabellone femminile subito un derby italiano tra la Vinci e la Knapp; Sara Errani debutta con la Mladenovic e Flavia Pennetta con la wild card Dabrowski. Indianapolis parla spagnolo, Rossi dietro Motogp a rischio pioggia. Marquez ritrova la pole seguito da Pedrosa e Lorenzo. Valentino solo 8° «C’era traffico e ho anche sbagliato, sarà dura trovare posto sul podio». La sorpresa Petrucci (5°) In prima fila a Indianapolis c’è la Spagna: Marquez (terza pole consecutiva), Pedrosa, Lorenzo. Valentino Rossi non va nemmeno in seconda — alla fine delle qualifiche è ottavo —, ma un italiano, quello che non ti aspetti, c’è: si chiama Danilo Petrucci, ha 24 anni, viene da Terni e monta Ducati: il suo quinto tempo (ma lui mette in chiaro: «L’obiettivo è arrivare tra i primi dieci») sorprende più della terza fila di Valentino che oggi rischia di lasciare la posizione di leader del Mondiale dopo 10 prove, su 18, salvo imprese a cui peraltro the Doctor ci ha massicciamente abituato. «Ho migliorato molto il setting della moto — spiega Rossi — ma il problema è che ci sono Marquez, Lorenzo e anche Pedrosa e sarà dura trovare un posto sul podio». Rossi rivela la strategia: «Indianapolis non è una pista come le altre, ti chiede qualcosa di più e noi abbiamo tanti dettagli da mettere a punto. Abbiamo tolto peso davanti e la moto ora è più reattiva e curva meglio. Sarebbe sta- Indietro Valentino Rossi, leader della classifica mondiale con 179 punti, oggi partirà dall’ottava posizione (Reuters) to meglio essere in seconda fila, ma c’era troppo traffico e ho anche sbagliato». Davanti alla Yamaha di Rossi c’è anche l’altra Ducati, quella di Iannone, terzo nella graduatoria generale. Anche lui non esulta: «Non siamo veloci come vorremmo. Pensavamo che questo circuito ci favorisse invece ci ha creato problemi. Ora dobbiamo chiederci perché». Marquez, che gli sta addosso a 4 punti, ha tutta l’intenzione di rimettersi in corsa, non solo per tornare sul podio ideale ma soprattutto per giocarsi forse l’ultima chance di confermare 13 i punti di vantaggio di Rossi su Lorenzo nella classifica piloti il titolo, che ha conquistato nelle due ultime stagioni. E Indianapolis è «la sua pista». «Ci proverò al cento per cento, ogni gara è diversa dall’altra. Io e Lorenzo — ammette il ventiduenne campione — siamo quelli con il miglior passo. Ma non dimentichiamo Valentino, che sta arrivando piano piano. In gara dovremo inventarci qualcosa per restare davanti, sarà fondamentale gestire gli pneumatici». Anche perché il meteo minaccia pioggia, che potrebbe diventare la subdola variabile del Gran premio. «Si scivola tanto in pista — ribadisce il connazionale e compagno di scuderia Dani Pedrosa — ed è importante disporre di un buon set per la gara anche se Marquez e Lorenzo sono più veloci». Lui, Lorenzo, però non è così convinto: «Non siamo riusciti a migliorare la moto come pensavamo, ma nel warm up sistemeremo e le cose». Riflessioni, incertezze e speranze per uno dei Gran premi più incerti e importanti della stagione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Moto Gp risultati e griglia 1. Marquez (Spa, Honda) 1’31’’884 2. Pedrosa (Spa, Honda)1’32’’055 3. Lorenzo (Spa, Yamaha) 1’32’’186 4. Crutchlow (Gbr, Honda) 1’32’’208 5. Petrucci (Ita, Ducati) 1’32’’243 6. Smith (Gbr, Yamaha) 1’32’’269 7. Iannone (Ita, Ducati) 1’32’’468 8. Rossi (Ita, Yamaha) 1’32’’511 9. Vinales (Spa, Suzuki) 1’32’’571 10. Dovizioso (Ita, Ducati) 1’32’’636 Classifica piloti 1. Rossi 2. Lorenzo 3. Iannone 4. Marquez 5. Dovizioso 6. Smith 7. Pedrosa 9. P. Espargaro 10 Vinales 179 166 118 114 87 87 67 64 57 Così oggi e in tv Ore 15.40 warm up Ore 20 gara Diretta Sky MotoGp Moto2 Gara ore 18.20. Qualifiche: 1. Rins (Spa) 1’36’’549: 2. Rabat (Spa) 1’36’’686; 3. Kallio (Fin) 1’36’’865; 9. Morbidelli (Ita). Classifica: 1. Zarco 179, 2. Rabat 114; 3. Lowes 107; 4. Rins 103; 8. Morbidelli 62 Moto3 Gara ore 17. Qualifiche: 1. Kent (Gbr) 1’40’’703; 2. Oliveira (Por); 3. Khairuddin (Mal); 4. Bastianini (Ita). Classifica: 1. Kent 190; 2. Bastianini 124; 3. Oliveira 102; 4. Fenati 99 Doping Rugby La Procura del Coni chiede gli atti Ferrari sarà convocato Il Mondiale si avvicina e gli All Blacks finiscono al tappeto Dottor Mito Il dottor Michele Ferrari, 62 anni, sarà convocato dalla Procura Antidoping del Coni, rischia l’inibizione a vita (Afp) Con la chiusura delle indagini su Michele Ferrari, Gottlieb e Daniel Taschler, la procura (penale) di Bolzano ha lanciato un bell’assist a quella (sportiva) del Coni. Ieri Tammaro Maiello, capo della Procura Nazionale Antidoping, ha chiesto a Bolzano la documentazione di incontri e telefonate tra il medico Ferrari e i due Taschler, il padre Gottlieb (vicepresidente della federazione mondiale di biathlon) e il figlio Daniel, biathleta di alto livello. Maiello comincerà a lavorarci subito dopo ferragosto (alcune carte, che provenivano dall’«indagine madre» di Padova sono già in suo possesso) e a settembre il Dottor Mito (mai sanzionato direttamente dal Coni) verrà convocato a Roma. Rischia l’inibizione a vita. È proprio il fronte delle inibizioni l’altro pallino del Coni. I regolamenti sportivi internazionali richiedono infatti che la lista degli «infrequentabili» sia adeguatamente pubblicizzata ai tesserati: entro la fine dell’anno è attesa una normativa ad hoc. Continua a divampare, intanto, la polemica sui «mancati provvedimenti antidoping» della Iaaf, la federazione internazionale di atletica. L’agenzia antidoping Wada corre ai ripari tenendo (finalmente) sotto controllo la federazione mentre la Iaaf, pur ribandendo di essere all’avanguardia nel settore, sta cercando una collaborazione (o una tregua) con quegli esperti scientifici internazionali che la ritengono poco attiva. Marco Bonarrigo © RIPRODUZIONE RISERVATA Perplessi Gli All Blacks sembrano stupiti a fine partita: le facce spiegano chiaramente la loro scarsa confidenza con la sconfitta (Reuters) Ogni tanto capita anche a loro di perdere. Raramente in verità, meno di una volta l’anno. Però succede. Ieri a Sydney gli All Blacks sono stati battuti 27-19 dall’Australia. È la terza sconfitta in 4 anni e 52 partite (le altre a Twickenham con l’Inghilterra e a Johannesburg con il Sudafrica) ma fa comunque rumore perché tra poco più di un mese (il 18 settembre) comincia in Inghilterra la Coppa del Mondo. La Nuova Zelanda è campione in carica ed è la grande favorita. Nessun dubbio sul fatto che i neri siano i migliori, ma il Mondiale lo hanno vinto solo due volte, e sempre giocando in casa. Logico, dunque, che la sconfitta di ieri abbia fatto un gran piacere a chi sogna di batterli in Inghilterra, logico che loro non l’abbiano presa benissimo. «Dobbiamo guardare in faccia la realtà — ha commentato il c.t. dei neri Steve Hansen —, siamo stati battuti da una squadra che oggi è stata migliore di noi». Quell’oggi ha un significato preciso.E lo stesso Hansen ha provveduto a chiarire: «È capitato, ma non siamo diventati scarsi all’improvviso». La controprova tra una settimana, quando l’Australia concederà la rivincita a Auckland. In palio non c’è solo la Bledisloe Cup (un trofeo che riguarda solo le due nazioni del sud) , ma la possibilità di preparare il Mondiale con un minimo di tranquillità. Un’altra sconfitta farebbe infatti scattare tutti gli allarmi. Allarmi scattati già a Durban dove il Sudafrica, altra squadra che il Mondiale vorrebbe vincerlo, ha perso 37-25 con l’Argentina. © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera # Tv TELERACCOMANDO di Maria Volpe ,*22 ,*2% #*22 #*12 Da Jovanotti a Mina, storia del tormentone (*22 (*2% (*%% )2*1% )2*%% ) -!/7,D'/- )0 /?,-<' ) -!/7,D'/- ' /?,-<' ) -!/7,D'/- 12)0 /?,-<' ?-D'/- 7+'%'/8 )1*22 ?-D'/- 7+'%'/8 )1*12 )0*02 )&*22 )%*&2 )-*%2 )-*%% )#*%2 12*22 12*0% ) -!/7,4 /1 ) -!/7,D'/- ?'D ) -!/7,D'/- 7'< 1)*12 1 ,*22 #*02 +"+, (*)% ! 7,,<'/ 27 >E0=3 )2*&% ! 7,,<'/ 27 >EE.3 )1*)2 +'<<' 17'/+/8' +"+, )0*22 1 -!/7,4 )0*02 1 -!/7,4 )0*&% )&*02 )%*02 )-*02 ),*02 )#*2% )#*%2 <<4 +"+, )) +"+, 12*02 -!/7,D'/- 1)*2% '2 +"+,4 /- +B 6/?%&+'- /<< - +"+,4 /- 7- '++ 10*02 ) C he fine hanno fatto i tormentoni di un tempo (che da giugno a settembre non ci mollavano un attimo...)? Spariti. I critici dicono che non è un periodo di brillante fantasia, che non si pensa più ai contenuti, che è cambiato il ruolo delle radio. Per questo motivo resistono i vecchi successi. Cinzia Fiorato ripercorre le vecchie estati segnate dai tormentoni: «Abbronzatissima», «Sapore di sale», «Estate», tutte canzoni che ci fanno ricordare i sapori, gli odori, i colori delle lontane stagioni calde. Edoardo Vianello, Gino Paoli, Mina (foto), Tony Esposito, Bruno Martino, Celentano, Alan Sorrenti, Francesco Baccini, Jovanotti sono solo alcuni degli artisti che hanno composto le melodie che «Un mare di canzoni» ripropone stasera. Speciale Tg1 Rai1, ore 23.30 In India e a Praga con Dario e Camila T orna l’appuntamento coi viaggi. Dalle religioni dell’India ai misteri di Praga, dalle Seychelles ai paesaggi della Kamchatka. In studio le interviste di Camila Raznovich e le incursioni satiriche di Dario Vergassola, comandante per l’occasione di un’improbabile compagnia aerea: la DarioFlot. Kilimangiaro Summer Nights Rai3, ore 21.05 11*&2 +"+, <<?+'< 2*0% ) -!/7,D'/- 2*%% -!/7,D'/- )*22 /?,-<' )*2% /?,-<' &*)2 7'< 10*02 1/7< 2*1% 1 -!/7,D'/- 2*&% <<?+'< )*)% '2 +"+, 1*)2 1 -!/7,D'/- )%*%% )-*0% )#*2% )#*)2 )(*&2 12*1% 1)*)2 11*&2 2*1% +"+, +"+, -!/7,D'/- +"+, +"+, +"+, +"+, -!/7,D'/- 2*02 )1*02 )0*)% )&*)% )%*02 ),*22 )(*22 12*22 1)*02 ! +"+, +"+, +"+, +"+, 10*22 )%*22 &2 )-*&2 1/7< ),*22 0 1/7< ),*%2 1/7< )#*12 1 1/7< )(*)2 1/7< 12*22 1/7< 12*%2 1/7< 1)*)% 10*22 1/7< ,*02 /?,-<' ,*&% " /,,' 2 < 0.#:3 (*1% )2 (*0% +"+, )2*1% ))*)2 + <<4 )1*1% /?,-<' )0*)% /?,-<' )0*1% /4 )&*22 -!/7,D'/- )&*)% 0 -!/7,D'/- )&*02 /,,' 2 < 0. =3 )-*)% 1 /,,' 2 < 0. $3 /4 - '<'/0 -!/7,D'/- -!/7,D'/- 7'< <<?+'< ),*%2 )#*)2 )(*22 )(*02 12*22 12*)2 1)*2% 7'<4 /-?/-/ 7'/ 7%88/+ ,'+ D-/@'& 10*02 0 -!/7,D'/- 10*&2 -!/7,D'/- 10*%% /?,-<' 2*&% +"+, 2*%% 0 -!/7,D'/- ),*%2 * 1 )#*%2 ' )#*%% /4 12*&2 + /4 1)*)% /?,-<' 11*)2 '! 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Una programmazione che, nel suo complesso, è vista da una sola parte del Paese: la fetta più anziana. I dati offrono un quadro impietoso e preoccupante per le sorti del servizio pubblico. Degli 8.205.000 spettatori che, nel 2015, hanno seguito in prime time un programma di una delle tre reti generaliste del servizio pubblico, 3.508.000 hanno più di 65 anni, una percentuale che supera il 40%. Se a questi sommiamo gli spettatori con più di 55, TECHETECHETÈ Mike Bongiorno «Techetechetè»: 3.939.000 spettatori, 20,69% di share. Rai1, lunedì 3 agosto, ore 20.43 IL CAVALIERE ELETTRICO Robert Redford «Il cavaliere elettrico»: 312.000 spettatori, 2,01% di share. La7, mercoledì 5 agosto, ore 21.31 )/! %% 2* 2<( 2** 277 minuti di televisione, non poche), ma è anche vero che le reti commerciali tradizionali, e ancor di più alcune «native digitali», sono in grado di catalizzare molto meglio un ascolto giovane. Una delle ragioni fondative del public service broadcasting in tutta Europa è il principio di «universalità», che oggi si traduce nel «servire diversi pubblici». Campo Dall’Orto viene da un mondo molto attento agli universi giovanili (Mtv Italia e poi Europe), e ha ben presente il tema del «gap generazionale». (a.g.) In collaborazione con Massimo Scaglioni, elaborazione Geca Italia su dati Auditel © RIPRODUZIONE RISERVATA 2<2 2*< 2* 2*( 2<6 /&)'5 %% *(( 7<<1 7<7( 7<71 7< 7<<( 7<* 7< < 7<6 7<71 8/ # tocchiamo il 60% (5.076.000 spettatori). I consumatori abituali della tv pubblica generalista costituiscono una piramide che è inversamente proporzionale all’età: i 15-24enni, ad esempio, rappresentano la punta, sono cioè molto pochi (335.000, il 4%). Se si osservano i dati dell’intero giorno, l’invecchiamento medio dei canali Rai diventa ancora più drammatico, con qualche sensibile differenza fra le reti (Rai2 presidia un po’ meglio le fasce d’età intermedie, fra 35 e 55 anni), e gli ultrasessantacinquenni che diventano uno su due. È vero, naturalmente, che la tv è un mezzo frequentato più raramente dai giovani (adolescenti e ventenni guardano comunque mediamente due ore e 20 8): /#&) -8/5) * !)05) 77 !)05) #' %5#&) -8/5) 7( !)05) 055&/ '"*# '(* #(* "# "0 #'"# # #" "#, "#" '"0 '+ +/)!/00#:&'5 %.'5##%)' "/)'5 +/ %.//#:) # )//'5# 5%'5#" :# :# +#9 #'#0#:, / )!!# 5&+)/%# % )/):05 08% '5/)08 ++''#') +#9 0)% %5/):, )&'# /):0# 5&+)/%# +#9 #'5'0# % )/):05 % '5/) 0+00) '" )/5#, 8%" 5&+)/% 08% 8 ++''#') +#9 0)% 08% /05) %% /!#)'#, &/5$ :/0) &5 055#&' '8# +#)!! :/0) #% 8 /0#8 % '5/) &#!%#)/ )' 0)% % )/, &%+ !$#((# ' ' :)/5# #'05#% ')/5%'5#) /!!#8'! +/5 % '5/) 8/)+ )' /):0# 5&+)/%# '" )/5# 5/ %.05 %% /'# % /!#)'# %+#' #% 8 %% /&'#, )//'5# #'05#%# 5%'5#" )'5#'8') +)/5/ +#9 '8# %)%# +#)!! 08%%.05/&) )/ 8/)+, /:% %.%5 +/00#)' 08% /05) % )'5#''5 & )' /-8'5# 5&+)/%# # %)/ 08% '5/)05 #5//'), $# #*"0 *"0'# ' )05 )/#') #%') /'5) ';# /#05 '): )%)!' #/'; /8!# ')' .-8#% )& &+)00) +)%# /# )5'; 5';/) '!# , %/# 5'# %/&) %!"/) !%#/# %# )% 8:)%) )+/5) #)!!# ):0# &+)/%# : )/; <36 )/; 3 )/; 231 )/; 3( # !" )# !#! #*. ) ##! #4!# )* !. 00 0$ 0$ 0 0/ 0 0 // /0 // / /, / / ) %#**# .! )#.#! 1!# )!4 !#2 !" !. 0 $" 0$ 0 05 00 0 // /$ /0 /0 /0 /+ / !" %) 0" $ 0 0 0 0, 00 ('1 **! !# %# !. !" /0 /0 / /$ / /, /+ ) # )1 *) * #.!4 & ) !. /0 / / /0 / 0" / !" # #)!# )!.# )*. ! !4 )#! 0 00 0 0 0/ 0 0 /+ / // /, / / /+ !" !. $, 0 /') !" 21 32 31 8 31 1 42 58 54 38 85 BARI CAGLIARI FIRENZE GENOVA MILANO NAPOLI PALERMO ROMA TORINO VENEZIA NAZIONALE 12 8 22 22 7 31 62 78 71 13 8 8 43 30 20 64 34 19 77 33 73 71 68 80 24 7 24 22 15 39 90 6 28 46 45 84 46 56 29 21 17 78 21 12 !" 0 $ !. !" /5 ) 0 #* )+/5) 10eLotto I numeri vincenti 1 32 7 38 8 42 12 43 13 54 20 58 21 62 22 64 30 71 31 78 21 Numero Oro 7 17 26 !" // ) 0 !! ):0# $, 0+ 00 / # 4 2 8 55 9 3 8 5 3 72 1 41 Numero Jolly 89 Numero SuperStar Jackpot indicativo prossimo concorso: 10.100.000,00 Ai 6: Ai 5+ Ai 5: Ai 4: 180,34 Ai 3: 10,00 Ai 5 stella:380.170,50 15.206,82 Ai 4 stella: 18.034,00 Ai 3 stella: 1.000,00 Ai 2 stella: 100,00 Agli 1 stella: 10,00 Agli 0 stella: 5,00 Lotto Svizzero Estrazione di sabato 8 agosto 6 17 Chance 6 20 23 Joker Replay www.corriere.it/giochiepronostici ' 39 813147 1 40 LA SOLUZIONE DI IERI 5 8 4 7 3 6 1 2 9 3 1 7 2 8 9 4 6 5 2 9 6 1 4 5 3 7 8 8 6 2 4 7 3 9 5 1 7 5 1 6 9 8 2 4 3 4 3 9 5 1 2 7 8 6 1 7 5 9 6 4 8 3 2 9 2 3 8 5 7 6 1 4 6 4 8 3 2 1 5 9 7 # 8 3 6 2 4 3 6 7 3 2 8 9 Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 Altri giochi su www.corriere.it "*# - #' )#!. )# 0/5 /5/ )#!. 1*# / ( " #( " ( ** ((# 050 '# ! 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