DOMENICA 9 AGOSTO 2015
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FONDATO NEL 1876
Abitudini d’Europa
Società
La puntualità dei tedeschi
merito di Calvino
Varoufakis lo sapeva?
La necessità del rancore
È giusto dare sfogo
ai risentimenti (con misura)
di Emanuele Trevi
nel supplemento
di Giancarlo Dimaggio
nel supplemento
La rottura che serve Politica Il leader: «Presto alle urne». Sul blog: più rimpatri. Asse con la Lega. Orfini: sciacalli
LE PAROLE
NON DETTE
SUL SUD
Senato, un piano per l’elezione semi-diretta. I ribelli del Pd resistono
di Ernesto Galli della Loggia
Ma l’accordo
con l’Iran
potrà aiutare
il Medio Oriente?
«Programma in Rai? Perché
no?» dice Grillo al Corriere. Sul
blog chiede più rimpatri ed è lite col Pd. Senato, piano di mediazione. No dei ribelli dem.
di Ian Bremmer
● GIANNELLI
MARTINA, PIZZETTI E LA RIFORMA
alle pagine 2, 3 e 5
Buzzi, Galluzzo, Guerzoni
Martirano, Zapperi
IL BILANCIO E IL RICICLAGGIO
I sei miliardi
di spese in più
di Mario Sensini
a pagina 6
Soldi «sporchi»
Un anno record
L’abbandono del bicameralismo e «l’ancoraggio del nuovo Senato alle Istituzioni territoriali»
sono innovazioni «da non disperdere», ma si
può lavorare su «forme di partecipazione diretta
dei cittadini alla composizione» di Palazzo Madama: a tentare una nuova mediazione sulle riforme sono, con una lettera al Corriere, il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e il
sottosegretario per le Riforme Luciano Pizzetti.
Che, per cogliere l’obiettivo, propongono di agire sull’articolo relativo alla «definizione del procedimento legislativo o quello sui sistemi elettorali regionali», dedicando anche «una riflessione ulteriore» al Titolo V per «rilanciare la stagione del regionalismo, dandole maggior impulso
e rinnovata legittimazione».
a pagina 2
continua a pagina 26
di Fiorenza Sarzanini a pagina 20
DOPO LA SFIDA TV RITIRATO UN INVITO
Shanghai Mandzukic-Dybala, Lazio battuta. Polemica sulle riprese
domande, dirette e precise, non gli soQ uelle
no piaciute. E così Donald Trump, il pirotec-
nuova Juve (senza Pirlo, Tevez e Vidal) nel solco di quella
Due gol e Supercoppa L avecchia:
sempre vincente. I due acquisti in attacco,
Mandzukic (sopra, mentre fotografa i compagni) e Dybala,
È subito Juventus
hanno segnato i gol che sono valsi, contro la Lazio, la
di Mario Sconcerti e Paolo Tomaselli
Supercoppa italiana sul campo (accidentato) di Shanghai.
alle pagine 36 e 37 Arzilli
Polemica Rai per le riprese tv cinesi.
nico candidato alla nomination repubblicana
per la Casa Bianca, ha attaccato la giornalista della rete tv conservatrice Fox News, Megyn Kelly,
con espressioni scortesi e sessiste, culminate
con una frase che — secondo la maggior parte
dei commentatori — alludeva a un comportamento dettato dalle mestruazioni. Un eccesso
che è valso a Trump l’esclusione da un forum organizzato da un sito repubblicano. Mentre il partito si interroga sui danni che la candidatura del
miliardario potrebbe infliggergli.
a pagina 11 Rodotà
IL NEGOZIATO
Grecia, intesa tra i creditori
di Maria Serena Natale
a pagina 9
S
9 771120 498008
Offese alle donne
Trump è un caso
per i repubblicani
di Massimo Gaggi
di Aldo Grasso LA TRAGEDIA DI CEFALÙ
● PADIGLIONE ITALIA
Difende i cani
LA PROMOZIONE DELLA SOPRINTENDENTE AL CUBO e finisce ucciso
batti il mostro in prima padella proprietà, di Cacciari? Di Nostra (in risposta, Codello ha dai cinghiali
gina. Il «mostro» in quetutti? Forse qualche linea guida querelato Italia Nostra e Stella).
50 8 0 9>
D
opo il chiasso e la confusione, alla fine il Congresso degli Stati Uniti approverà
l’accordo con l’Iran. Questo è
facile. Il difficile? Capire cosa
succederà prossimamente in
Medio Oriente.
L’Iran si atterrà ai termini dell’accordo, quanto meno all’inizio. Ha troppi vantaggi per
disattenderlo. Si calcola che le
sanzioni siano costate al Paese
quasi il 20 per cento del suo
Pil, dal 2010 a oggi. Dopo il
taglio delle sanzioni, si prevede che Teheran riversi altri
600 mila barili di petrolio sui
mercati mondiali entro la
prossima primavera. La cifra
salirà a un 1 milione di barili al
giorno entro il 2016.
Una lettera per mediare
Con i listini regionali
continua a pagina 27
stione, però, non è un poveraccio finito ai disonori della
cronaca. È un albergo di rara
bruttezza, «lo spropositato catafalco bianco che raddoppia e
stupra l’Hotel Santa Chiara sul
Canal Grande… un cazzotto cementizio» (Gian Antonio Stella,
venerdì sul Corriere). La nuova
ala dello storico hotel (esiste da
più di 500 anni) è un enorme
cubo bianco, fuori contesto,
l’impatto visivo è sconcertante.
Di chi la colpa? Dei progettisti,
L’ANALISI
Voto e Rai, il ritorno di Grillo
LAPRESSE - DANIELE BADOLATO
«L
o Stato non è
solo le sue
risorse
economiche, i
finanziamenti
pubblici. Lo Stato è anche la
legge e i diritti eguali. Cioè il
contrario del dominio degli
interessi privati o di clan, il
contrario dell’evasione fiscale
generalizzata, del
clientelismo, della logica
della raccomandazione a
spese del merito, dello
sperpero del pubblico
denaro. Ci piacerebbe che i
nostri concittadini del
Mezzogiorno d’Italia se lo
ricordassero e ce lo
ricordassero più spesso. E
che dunque, ad esempio,
fossero loro per primi, i loro
deputati, le loro assemblee
locali, a chiederci sì più spesa
pubblica, ma anche
un’azione sempre più
energica delle forze
dell’ordine, un controllo
sempre più incisivo da parte
degli organi dello Stato sulla
vita sociale delle loro
contrade, contro quelli di
loro, e Dio sa quanti sono, i
quali pensano e agiscono in
modo ben diverso. Che
contro tutti questi ci
chiedessero, loro, più severità,
più intransigenza. Perché
invece ciò non accade ormai
se non rarissime volte? Il
problema del Mezzogiorno,
del suo mancato sviluppo,
non è anche questo silenzio
della grande maggioranza
della società meridionale, a
cui da tempo fa eco
colpevolmente il silenzio e il
disinteresse del resto del
Paese? Non è da qui che
bisogna allora ricominciare?».
Sono queste le parole che
mi sarebbe piaciuto sentir
dire da Matteo Renzi venerdì
scorso alla direzione del Pd,
parlando delle condizioni del
Sud, al posto del «rottamare i
piagnistei» e dello «zero
chiacchiere» con cui invece
ha condito il suo discorso.
ANNO 140 - N. 188
Curriculum
Codello
scrive pure
di essere
stata membro di commissioni
d’esame
la Soprintendenza avrebbe dovuto darla. E qui entra in campo
Renata Codello che, secondo la
proprietà dell’hotel, ha fornito
assistenza nella revisione del
progetto. Bell’assistenza!
Nel frattempo, Codello è stata
promossa dal ministro Dario
Franceschini alla Soprintendenza più importante d’Italia, quella di Roma. E dire che a Venezia
il suo operato è stato sempre accompagnato da polemiche,
elencate con puntiglio da Italia
Basta andare sul sito del Mibac per scoprire che Codello
vanta un curriculum di ben 42
pagine (forse un record nella
Pubblica amministrazione), dove elenca anche le sue partecipazioni a commissario d’esame
e membro di giuria di qualche
premio. Un curriculum per la
burocrazia, che ancora una volta
ha vinto. Non sarebbe meglio
istituire il ministero dei Mali
culturali?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Riccardo Bruno
U
n uomo di 77 anni è morto a
Cefalù, in Sicilia, ucciso da
un cinghiale. La vittima voleva difendere i suoi cani dall’assalto di
un branco di questi animali, sempre più numerosi in Italia dopo il
ripopolamento a scopo venatorio
degli Anni 50. Una scelta fatta con
scarso rispetto della pianificazione faunistica, fino all’anarchia.
alle pagine 18 e 19 Di Giacomo
commento di Danilo Mainardi
2
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
#
Primo piano Le riforme
Il confronto con gli altri Paesi
Il nodo
● Sull’elezione
dei componenti
del nuovo
Senato è in
corso un
confronto per
trovare una
mediazione
che superi i
contrasti
emersi sul ddl
Boschi
● La
minoranza del
Pd ha proposto
di far eleggere i
senatori «dai
cittadini su
base regionale
in
concomitanza
(cioè su scheda
separata, ndr)
con l’elezione
dei consigli
regionali»
● Nel testo del
governo,
invece, si parla
di una elezione
di secondo
livello. Vale a
dire che sono i
consigli
regionali ad
eleggere al loro
interno i
rappresentanti
da mandare a
Palazzo
Madama
● Fra i due
estremi, negli
ultimi giorni sta
emergendo,
attraverso un
emendamento
della relatrice
Anna
Finocchiaro,
una sorta di
terza via:
l’elezione
semidiretta con
il listino
bloccato a
scorrimento
1
A Berlino
In Germania la Camera alta, il
«Bundesrat», è l’organo attraverso
il quale i «Länder» (l’equivalente
delle Regioni) partecipano al potere
legislativo centrale e
all’amministrazione dello Stato
federale e si occupano di questioni
Ue. È composta dai rappresentanti
dei governi dei Länder. Non vota la
fiducia all’esecutivo
2
A Parigi
Il Senato francese è composto da
348 membri eletti a suffragio
indiretto: possono votare circa
150.000 «grandi elettori», per la
maggior parte costituiti da
amministratori locali (sindaci,
consiglieri municipali, consiglieri
dipartimentali e consiglieri
regionali), oltre ai deputati
dell’Assemblea nazionale
3
A Londra
Il Parlamento inglese è formato
dalla Camera dei Comuni e dalla
Camera dei Lord. Solo la Camera
dei Comuni è elettiva. In passato
l’appartenenza alla Camera dei
Lord era per tutti i membri (i
«pari») un diritto ereditario. Ora è
composta da membri ereditari,
membri a vita e lord spirituali, ossia
vescovi della Chiesa anglicana
4
A Washington
Negli Stati Uniti il Senato è formato
da cento membri eletti a suffragio
universale, due per ogni Stato
federato. Tra i suoi poteri la ratifica
dei trattati internazionali e
l’approvazione delle nomine di
molti funzionari e dei giudici
federali. Condivide con la Camera il
potere legislativo e le funzioni di
controllo sull’operato dell’esecutivo
L’idea di una mediazione con l’indicazione dei nomi nel listino regionale
Apertura di Forza Italia, ma la minoranza pd resiste: no a scorciatoie
Senato, spunta l’elezione semidiretta
ROMA Tra i senatori eletti «dai»
consigli regionali (testo ddl
Renzi-Boschi) e i senatori «eletti dai cittadini su base regionale
in concomitanza con l’elezione
dei consigli regionali» (emendamenti minoranza pd), c’è
una terza via che a settembre è
destinata a prendere forma con
un emendamento della relatrice Anna Finocchiaro. È un ibrido, un’«elezione semidiretta»:
«Un punto di incontro a metà
strada per non farsi male a vicenda», secondo una simmetria del sottosegretario Luciano
Pizzetti. Un compromesso, insomma. Che consentirebbe al
governo di non arretrare su posizioni troppo remote mentre i
30-31 dissidenti dem potrebbero avanzare sì di qualche metro
ma non strappare il suffragio
universale per il nuovo Senato.
Tra i due estremi, elezione di
2° grado ed elezione diretta,
salta fuori allora il «listino bloccato a scorrimento» che consente al cittadino di «concorrere» nella scelta dei consiglieri
Il ministro
Il tweet con cui
ieri Maria Elena
Boschi, titolare
delle Riforme,
ha augurato
«buone vacanze»
ai parlamentari
regionali destinati ad entrare
nel nuovo Senato dei 100. In
pratica, quando l’elettore voterà
per il consiglio regionale troverà sulla scheda i nomi già stampati dei candidati che, se eletti
nell’ente territoriale, andranno
a far parte del Senato. Se il primo del «listino» non ce la fa,
scatta il secondo e così via. Fermo restando che l’ordine di
partenza lo stabiliscono i segretari dei partiti.
La formula del compromesso ha molti ispiratori. La presidente Finocchiaro, il capogruppo Luigi Zanda, il sottosegretario Luciano Pizzetti e il ministro
Maurizio Martina, Gaetano
Quagliariello di Ncd. Tutti nella
veste di «pontieri» che non
Le ferie saltate
150 funzionari saltano
le ferie per il numero
di emendamenti,
complimenti di Grasso
hanno mai chiuso il dialogo
con la minoranza dem a patto
che non fosse messa in discussione la «connessione» tra la figura del consigliere regionale e
quella di senatore dell’assemblea delle autonomie territoriale.
Per non correre il rischio di
dover modificare l’articolo 2 del
ddl Boschi-Renzi (quello che
stabilisce la composizione e
l’elezione del Senato), i fautori
del «listino» pensano di aggirare l’ostacolo introducendo nell’articolo 10 della legge costituzionale (il procedimento legislativo) un principio secondo il
quale sarà la legge ordinaria a
stabilire poi come farà nel dettaglio il cittadino a «concorrere» nella scelta dei consiglieri
regionali degni di varcare il
portone di Palazzo Madama.
L’«elezione semidiretta»,
che bolle in pentola da tempo,
non piace alla minoranza dem:
«Sul Senato elettivo si scelga la
via maestra e non inutili scorciatoie», avverte Federico Fornaro. Mentre Miguel Gotor
spiega che «così i senatori saranno indicati dai segretari raf-
forzando la tendenza dell’Italicum che consentirà a chi vince
il premio di maggioranza di
eleggere anche organi di garanzia come il presidente della Repubblica e i giudici costituzionali». Pure Nicola Morra (M5S)
respinge l’elezione semidiretta.
Invece, la proposta Zanda-Finocchiaro si incastra con il lodo
Quagliariello (Ncd) e non fa a
cazzotti con gli emendamenti
di FI e della senatrice Cinzia
Bonfrisco (Progressisti riformatori). Dice l’azzurro Lucio
Malan: «Siamo aperti a varie
soluzioni».
Ma il nuovo lodo non spazza
via il rischio di un voto sull’articolo 2 concesso in Aula che potrebbe unire la «strana maggioranza» pronta a minare la linea
Boschi-Renzi. Intanto, sono oltre 150 i dipendenti del Senato
che hanno rinunciato alle ferie
per occuparsi degli emendamenti. Il presidente Piero Grasso li ha ringraziati.
Dino Martirano
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La lettera
Chi sono
Ecco la soluzione. Senza tradire la riforma
C
Maurizio
Martina, 36
anni, ministro
delle Politiche
agricole, e
Luciano
Pizzetti, 56
anni
sottosegretario
aro direttore,
il Pd è una comunità plurale, pilastro del sistema
democratico italiano. Questa consapevolezza deve
guidarci per evitare che il pluralismo si traduca in
dirigismo o anarchia. Le regole della comunità non sono
una camicia di forza ma la base della convivenza.
Se venissero meno, più nessuna classe dirigente sarà
legittimata. La libertà di coscienza è un di più di
responsabilità, non un liberi tutti. Questo presuppone
che nel Pd si attrezzino, oltre la contingenza del buon
governo, luoghi e strumenti di elaborazione politica e
culturale che non sono sin qui esistiti.
Venendo al merito.
La legge elettorale è stata l’esito di un ascolto dentro e
fuori il Pd che ha prodotto modifiche sostanziali rispetto
alle impostazioni iniziali. È un fatto.
La riforma costituzionale viene da lontano, ha le sue
fondamenta nell’Ulivo e in tante elaborazioni del
centrosinistra ed anch’essa ha subito rilevanti
cambiamenti rispetto al progetto iniziale del governo. Il
monocameralismo è il punto di forza condiviso. Il testo
approvato dal Senato è stato peggiorato in alcune parti
importanti nel passaggio alla Camera. In particolare
sulle funzioni proprie del nuovo Senato e sugli istituti di
garanzia. Scelte generate dalla convergenza tra parti
della minoranza pd e opposizioni parlamentari. La stessa
minoranza pd al Senato propone di porvi rimedio. È un
fatto importante e significativo da cogliere per
migliorare la qualità della riforma.
L’altra innovazione strategica da non disperdere è
l’ancoraggio del nuovo Senato alle Istituzioni territoriali,
che sarebbe ancora più organica se riuscissimo ad
affrontare il grande tema delle Regioni a partire da più
efficienti e produttive aggregazioni territoriali. Interessi
convergenti di piccolo cabotaggio hanno purtroppo
sinora concorso a impedirlo ma noi pensiamo che
occorra riaprire uno spazio di lavoro in questa direzione.
Forme di partecipazione diretta dei cittadini alla
composizione del nuovo Senato, da stabilire per
principio in Costituzione e regolate con legge ordinaria,
non debbono prescindere da questa acquisizione. È
importante che la figura del senatore coincida con quella
del consigliere regionale, se saltasse questa connessione
si tornerebbe al classico sistema bicamerale, con un
Senato semplicemente ridotto nelle funzioni. Così come
sarebbe necessario che i presidenti di Regione
entrassero di diritto nel nuovo Senato. Per questo
proponiamo di agire oltre l’articolo 2 (art. 57 Cost.). Vi
sono altre parti del testo di riforma in cui questo
obiettivo può essere meglio colto. Ad esempio l’articolo
10 relativo alla definizione del procedimento legislativo
(art. 70 Cost.) o l’articolo 35 concernente i sistemi
elettorali regionali (art. 122 Cost.).
La stagione del regionalismo non è morta, ed anzi
occorre rilanciarla dandole maggior impulso e rinnovata
legittimazione. Viceversa si ripresenterà sotto forma di
più forti divisioni e lacerazioni del sistema nazionale.
Perciò una riflessione ulteriore andrebbe condotta sul
Titolo V per metterlo meglio a punto.
Rivolgiamo per queste ragioni un appello a tutto il Pd
affinché su basi comuni e legittimanti si possa costruire
un sistema repubblicano rinnovato. Forte nella
rappresentanza democratica, adeguato nelle decisioni.
Maurizio Martina Ministro delle Politiche agricole
Luciano Pizzetti Sottosegretario per le Riforme
Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
PRIMO PIANO
3
#
Il retroscena
di Marco Galluzzo
L’ultimo argine posto da Renzi:
l’alternativa è un mostro giuridico
Il premier convinto che il compromesso sia in grado di far rientrare il dissenso interno
L’iter
● Il 10 marzo
scorso la
Camera
approva nella
sua prima
lettura — le
leggi di natura
costituzionale
richiedono due
deliberazioni
per ciascuna
Camera — il
ddl Boschi che
modifica il
Senato. 537 sì,
125 no
● A luglio il
testo arriva in
commissione
Affari
costituzionali al
Senato per la
seconda lettura
di Palazzo
Madama (il
primo ok ad
agosto 2014).
L’approdo in
Aula (e il varo),
previsto entro
luglio, viene
rimandato a
settembre
● Venerdì è
scaduto il
termine per la
presentazione
degli emendamenti: sono
513.450, la
maggior parte
(510.293)
voluti dal
vicepresidente
del Senato
Calderoli, Lega.
A loro volta 28
senatori,
esponenti della
minoranza pd,
presentano 17
emendamenti
● Al centro del
dibattito c’è
l’elezione dei
senatori. Il ddl
Boschi
stabilisce che
sia indiretta — i
membri di
Palazzo Madama vengono
scelti dai
consiglieri
regionali — i 28
dem insistono
sul Senato
eletto
direttamente
dai cittadini
● Sull’elezione
diretta si sta
però formando
una
maggioranza
trasversale che
include, oltre
alla minoranza
pd, le
opposizioni.
Conterebbe su
166 voti su
320. Il governo
rischia di non
avere i numeri
ROMA «Sono convinto che si
troverà una soluzione, la maggioranza non è mai venuta meno e nessuno ha voglia di provocare una crisi di governo su
un dettaglio della riforma del
Senato che è già stato votato e
condiviso, è da irresponsabili
solo pensarlo».
Matteo Renzi va in vacanza
per alcuni giorni, affida allo
stato maggiore del suo partito,
ai ministri a lui più vicini, il suo
personale barometro sulla situazione in Senato. Non ha gradito ovviamente i toni e il merito delle posizioni della minoranza dem, ma è convinto di
essere dalla parte del giusto e
di non potersi muovere dalla
sua posizione: «Chi pensa all’elezione diretta dei senatori
pensa a un mostro giuridico, lo
dicono tutti i costituzionalisti,
semmai il compromesso che
può essere raggiunto è attraverso l’indicazione dei nuovi
senatori al momento delle elezioni regionali».
È la stessa soluzione di cui
parla il Nuovo centrodestra,
che ha illustrato il presidente
della prima commissione del
Senato, il democratico Luigi
Zanda, una soluzione — legata
all’idea di un listino ad hoc, ma
su base regionale — che appare in grado di poter trovare
consensi anche in alcune frange dell’opposizione, a cominciare da Forza Italia. Ma che soprattutto a Palazzo Chigi ritengono in grado di convincere e
far rientrare anche una parte di
quei 28 senatori democratici
che sul punto hanno sfidato il
capo del governo.
In ogni caso l’ipotesi è una
sorta di argine per Matteo Renzi: oltre il presidente del Consiglio non ha voglia di andare, significherebbe snaturare la riforma, ricominciare daccapo
con le letture parlamentari,
ipotesi che farebbe rima con
una crisi di governo che nessuno vuole, «tantomeno Berlusconi». Per non parlare, aggiungono nello staff renziano,
proprio di una buona fetta di
quei senatori che in questi
giorni rilasciano interviste apparentemente inflessibili, ma
in realtà terrorizzati dall’ipotesi
Del resto Renzi, così come le
persone a lui più vicine, è convinto che il merito della questione sia solo apparentemente
il Senato elettivo. Racconta il
suo pensiero chi gli ha parlato
nelle ultime ore: «Gli stessi senatori che stanno facendo questa battaglia, l’hanno già fatta
sulla composizione, sulla tipologia delle competenze, su tanti altri punti su cui si è trovata
alla fine una convergenza. Ora
fanno l’ennesima battaglia per
colpire me e la mia immagine,
il sistema di indicazione dei senatori c’entra poco o nulla».
E a proposito di immagine
del premier ieri Matteo Renzi
aveva sulla sua scrivania, prima
di lasciare Palazzo Chigi nel pomeriggio, un sondaggio che ha
rafforzato le sue tesi: Pd in crescita al 34,5%, Lega e Forza Italia in flessione di mezzo punto,
soddisfazione per quanto fatto
dall’esecutivo in crescita al 33%,
quattro punti in più in una settimana, fiducia nel presidente
del Consiglio al 36%, tre punti
in più dell’ultima rilevazione.
Altri motivi per ritenere che a
settembre, alla ripresa dei lavori parlamentari, lo scontro con
la minoranza assumerà come
in passato modalità diverse.
L’obiettivo resta quello di recuperare almeno una decina di
senatori e di arrivare ad un voto
finale in cui le opposizioni, se
dovessero convergere, sarebbero aggiuntive e non sostitutive dei numeri della maggioranza.
La strada obbligata
Il leader ai suoi:
nessuno vuole
una crisi di governo
su un dettaglio
di una crisi di legislatura.
Un ragionamento condito
con altre riflessioni, comunque
convergenti su un punto: la
battaglia della minoranza dem,
così com’è, non può essere accolta. Il compromesso del listino ha i requisiti, per le modalità con cui verrebbero indicati i
senatori, per far rientrare ancora una volta il dissenso interno,
così come accaduto negli ultimi mesi prima sul Jobs act, poi
sulla riforma elettorale, quindi
sul provvedimento che ha riguardato la scuola.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il colloquio con Calderoli
● La parola
«Così ho sfornato
gli emendamenti
Matteo impari a fare
il democristiano»
LISTINO
Tra le ipotesi di mediazione
sull’elettività del Senato c’è
l’utilizzo del listino per
votare, insieme ai candidati
per i consigli regionali
indicati sulla scheda
principale, i rappresentanti
che siederanno a Palazzo
Madama.
Pensieroso Il presidente del Consiglio Matteo Renzi in aula al Senato
La sua spada di Damocle è una banale chiavetta usb.
Cinquecentomila emendamenti già depositati e altri 6
milioni pronti a materializzarsi
con un semplice clic a settembre, quando la riforma del Senato approderà in Commissione. «Mi sono attrezzato —
spiega guascone Roberto Calderoli —. Ho un programmino
informatico che da un testo base è capace di ricavare decine di
migliaia di varianti. Si cambia
una parola, un articolo, un numero, e il giochino è fatto». A
gennaio, per il primo passaggio, si era «accontentato» di
sfornarne 44 mila.
Curioso destino, quello dell’ex ministro alla Semplificazione, che nel marzo 2010 si
improvvisò Nerone per incenerire 375 mila tra leggi e regolamenti. Ora la battaglia si profila
di tenore opposto e passa proprio dalla produzione di carta
(seppure, al momento, solo
virtuale). «Così com’è questa riforma del Senato non passerà»
MILANO
tuona Calderoli. La sua chiavetta è un’arma di «dissuasione di
massa» per indurre Matteo
Renzi ad ascoltare le richieste
che salgono da Palazzo Madama. Una su tutte: reintrodurre
l’elezione diretta dei senatori.
Secondo l’ex ministro pd Vannino Chiti sarebbero almeno
141 i voti a favore della modifica, ma c’è chi calcola che si possa arrivare ben oltre quota 160
(la maggioranza assoluta) e
magari anche a 170. «Macché
— ridacchia Calderoli — i malpancisti sono almeno 200. Se
Renzi non si ferma va a sbattere». Il senatore leghista è unanimemente riconosciuto come
un grande esperto di taglia e
cuci istituzionale, la perizia
con cui si muove tra articoli,
commi e regolamenti ne ha fatto una sorta di Grande vecchio
Dicembre 2014 Roberto Calderoli con tre colleghi senatori leghisti
deposita gli emendamenti contro la legge elettorale
❞
Mi sono
attrezzato
Ho un
programmino
informatico
che da un
testo base
è capace
di ricavare
decine
di migliaia
di varianti
(Benvegnù-Guaitoli)
per chi voglia esercitarsi nella
guerriglia parlamentare. «Stavolta la minoranza pd non tornerà indietro. Lo vedo come
vengono trattati da appestati».
Torna l’ipotesi di un patto
del Nazareno bis. «Con Berlusconi ho parlato — spiega Calderoli —. Dice che non ha intenzione di ristabilire un rapporto con Renzi, ma qualche timore ce l’ho. Si sussurra che
sarebbe disposto a votare la riforma del Senato in cambio di
una modifica dell’Italicum per
tornare al premio di maggioranza alla coalizione e non alla
lista più votata. Spero non sia
vero perché così sancirebbe
l’eutanasia di Forza Italia…».
Cioè, rottura totale con la Lega
in una stagione in cui andranno al voto quasi tutte le più importanti città (Milano, Torino,
Bologna, Napoli e forse Roma).
Lo scenario pare da vigilia di
un conflitto dirompente su diversi fronti, eppure per Calderoli la soluzione è più vicina di
quanto non paia. Lo spiega co-
sì: «Renzi deve essere realista.
Se accetta il ritorno al Senato
elettivo, magari attraverso il cosiddetto “listino”, può ottenere
il risultato storico di una riforma votata dall’80% del Parlamento. Ho parlato anche con
lui e mi ha confidato che su
questo fronte è disponibile
mentre non accetta alcuna modifica all’Italicum. Il ministro
Boschi è più rigida, ma qui si
tratta di trovare una via d’uscita
che consenta di reintrodurre
l’elettività senza che questo appaia una vittoria della minoranza pd». Un traguardo che
non sembra così difficile da
raggiungere. «Se la richiesta di
modifica viene da un ampio
schieramento sarebbe un segno di apertura e di lungimiranza accettarla. I vecchi democristiani erano maestri in questo — conclude Calderoli —
Renzi smetta di fare proclami e
dimostri di saper essere concreto».
Cesare Zapperi
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4
#
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
5
Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
#
Primo piano I Cinque Stelle
❞
Sono molto
soddisfatto
dei 5 Stelle
Adesso io e
Casaleggio
stiamo
ai margini
La nostra
funzione
è far
rispettare
quelle
poche
regole
che ci sono
Non credo
che l’anno
prossimo
andrò
in tour
per le
elezioni
comunali
Ormai
la gente
ha capito
che si vota
un’idea
e non per
i personaggi
Siamo
da sempre
contrari
a questa
riforma
del Senato
e a favore
dell’elezione
diretta
Ma non
si tratta di
essere fuori
dall’intesa
tra Pd e FI:
o noi o loro
dal nostro inviato
Emanuele Buzzi
MARINA DI BIBBONA (LIVORNO)
«Sono arrivato da un paio d’ore
soltanto, come fate a essere
qui?»: Beppe Grillo si gode la
vista del mare dal suo ombrellone sulla spiaggia di Marina di
Bibbona. Il suo arrivo in spiaggia fa da magnete per turisti e
sostenitori. Il leader dei Cinque
Stelle distribuisce parole e sorrisi, ma non nega qualche stoccata. Punge il Financial Times
(«che giudica il merito in base
al ristorante dove si pranza»),
ma con toni lontani da quelli
che a volte echeggiano dal
blog.
«Esiste anche il diritto al silenzio», insiste Grillo, ma poi il
discorso scivola sui figli, il lavoro, la «destrutturazione della
società». «Il Jobs act ha reso i
rapporti sociali disgregati —
attacca — In Italia si gioca sulla
flessibilità delle persone, un
esercito di sotto-occupati 24
ore al giorno». Secondo il capo
politico dei Cinque Stelle la
causa di questo cambiamento
— «che provoca logoramenti
anche a livello affettivo» — va
ricercata anche in un modello
sociale «che va verso l’abolizione del risparmio».
«Il Movimento ha un’altra visione del mondo», chiosa.
E lei, ultimamente, è più
defilato, è soddisfatto del Movimento?
«Molto. Il Movimento sta
andando bene, la gente sta vedendo che non c’è altra possibilità oltre a noi, sta capendo
che la nostra rivoluzione è
l’onestà intellettuale. Il nostro
problema è il tempo: dobbiamo andare il prima possibile
alle elezioni».
I Cinque Stelle stanno crescendo nei sondaggi...
«Fare opposizione tutta la vita non è nel nostro dna. Dobbiamo affrettare i tempi. Anche
per questo ci riuniremo a Imola
il prossimo 17-18 ottobre, per
scambiarci idee».
Che cosa pensa del nuovo
assetto che si è dato il Movimento?
«Con la creazione della piattaforma Rousseau ci sono dei
responsabili dei vari settori:
persone di fidata capacità che
sono dall’inizio con noi. Piano,
piano io e Casaleggio stiamo ai
margini, la nostra funzione sa-
Il caso
L’INTERVISTA BEPPE GRILLO
«Il Movimento ha bisogno
di andare al voto presto
Ritorno in Rai? Perché no»
In spiaggia col leader: l’opposizione non è nel nostro dna
rà quella di far rispettare quelle
poche regole che ci sono da rispettare».
Ma la vedremo l’anno prossimo in tour per le Amministrative?
«Non credo. Quest’anno non
ho fatto nessun tipo di tour
amministrativo ed è andata benissimo lo stesso: la gente sta
cominciando a capire che non
si vota più il personaggio, si vota un’idea e il Movimento è
un’idea di mondo diversa. È un
po’ come quelli che una volta
votavano il Pci: la gente non votava Natta, ma l’idea che rappresentava».
C’è chi scatta foto con il cellulare. Grillo intanto scherza:
«È venuto munito d’acqua,
quanto intende restare?». Dall’Italia si passa all’Europa,
spesso nel mirino dei Cinque
Stelle.
●
La parola
ROUSSEAU
Il nuovo sistema operativo
del Movimento 5 Stelle,
la piattaforma ideata
da Gianroberto Casaleggio,
è nel nome scelto
un omaggio al filosofo
francese Jean Jacques
Rousseau, considerato
dallo stratega del M5s
uno dei padri della
democrazia diretta.
Rousseau è stato ideato
e concepito per consentire
ai militanti di votare,
condividere progetti,
promuovere iniziative
attraverso il web.
«Perché questa non è l’Europa che immaginavano i padri
fondatori, ma un’Europa di
moneta, spread e banche. Abbiamo anche indetto un referendum sull’euro che dovrebbe essere fatto entro la fine
dell’anno. Noi dobbiamo essere autonomi come nazione e
anche nell’Unione. Il nostro
piano B è noto da tempo: nazionalizzare le banche e creare
una moneta parallela che almeno per i primi tempi chiameremo lira forte».
Nei giorni scorsi il Movimento ha sostenuto la candidatura nel cda Rai di Carlo
Freccero.
«Una persona competente,
un creativo finalmente e non
un amministrativo. Hanno fatto la scelta migliore possibile.
L’ho sentito anche per fargli i
complimenti. Peccato che....».
Buen
retiro
Il fondatore
del Movimento
Cinque Stelle
Beppe Grillo,
67 anni,
mentre
passeggia
l’estate scorsa
sulla spiaggia
di Marina
di Bibbona,
in provincia
di Livorno,
dove ha una
residenza.
È lì che l’ex
comico sta
trascorrendo
anche
quest’anno
un periodo
di vacanza
(Ansa)
Dica
«Che come presidente abbiamo scelto una persona che
ha quasi affossato Rainews:
credo che come manager non
sia all’altezza».
E gli altri consiglieri eletti?
«Quasi tutti habitué del Pd».
Senta, Freccero ha detto
che la vedrebbe bene in Rai...
«Io potrei fare benissimo
una trasmissione: perché no? È
chiaro che in veste di leader politico ciò non sarebbe permesso. In ogni caso il sistema attuale sta cambiando, si va verso
battaglie epocali. Ci giocheremo il futuro con la banda larga,
speriamo diventi fruibile per
tutti. La tv generalista forse resisterà qualche anno».
Tornerà in tv?
«Io in realtà sto lavorando su
uno spettacolo per il prossimo
anno, uno show internazionale. Non so ancora se andrà nei
palazzetti, nelle piazze...».
Crede si possa trovare una
mediazione sulla riforma del
Senato? Proverete a dire la vostra per non rischiare di essere esclusi dall’asse Pd-Forza
Italia?
«Noi siamo sempre stati
contrari a questa riforma. Siamo per il Senato elettivo e uno
dei nostri punti fermi, sin dai
tempi del V-Day è il voto di preferenza. Non si tratta di essere
esclusi dall’asse Pd-FI: è una visione differente della politica.
O noi, o loro».
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La nuova battaglia: ripulire piazza Montecitorio
Gli M5S suggeriscono sanzioni agli esercenti. L’invito a Boldrini: vigili sul decoro
ROMA Montecitorio caput mon-
nezza. Per gli onorevoli pentastellati la città eterna che abbraccia il Palazzo è ridotta a
una «discarica a cielo aperto»,
tanto che il loro capogruppo ha
scritto alla presidente della Camera, Laura Boldrini, (nonché
ai deputati questori) denunciando «la gravità di un dilagante degrado» e sollecitando
controlli e sanzioni.
Chi sporca, paga. È un po’
questa l’idea del deputato bellunese Federico D’Incà, classe
1976, nel cui occhiutissimo mirino sono finite le fioriere che
circondano il palazzo progettato da Gian Lorenzo Bernini. Basta con gli avanzi di coni gelato,
Degrado
A Montecitorio
e nei dintorni,
denuncia
il Movimento
5 Stelle, è facile
imbattersi
in cumuli
di spazzatura
abbandonati
(BenvegnùGuaitoli)
con i bicchierini e le bottigliette d’acqua che spuntano tra foglie e fiori. Dopo aver imposto
risparmi e diete alimentari ai
parlamentari, i Cinquestelle
desiderano conoscere se «in
prossimità del Palazzo siano
osservate le norme di igiene
prescritte dalle leggi e dai regolamenti comunali e perché non
ne venga sollecitata l’applicazione, anche tramite la comminazione di sanzioni». Insomma, incalza D’Incà, perché Laura Boldrini non vigila sul decoro di piazza Montecitorio?
«Lo spettacolo a cui si assiste
ogni mattina — si legge nella
missiva datata 23 luglio — non
è molto differente da una vera e
propria “discarica a cielo aperto”, dove a malapena si spazza e
non vengono lavati i marciapiedi impastati di alimenti e rifiuti e pieni di bottiglie e bicchieri vuoti». E poiché bar e gelaterie di via degli Uffici del Vicario e dintorni «godono di
una posizione centrale e privilegiata», D’Incà lancia una proposta. Siano i fortunati esercizi
a tenere puliti i nastri d’asfalto
che cingono Montecitorio:
«Non sarebbe esagerato affermare che dovrebbe essere previsto un servizio privato aggiuntivo a carico degli esercenti».
Monica Guerzoni
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6
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
#
Primo piano Il bilancio pubblico
La radiografia
Il budget dei ministeri
Maggiori uscite rispetto allo stanziamento iniziale 2015, dati in milioni di euro
Le modifiche del bilancio di assestamento 2015
ROMA Non solo le pensioni, con
l’imprevisto della sentenza della Consulta, costata 3 miliardi
di euro. Lo Stato, quest’anno,
spenderà di più anche per la sicurezza, la scuola, la disoccupazione, le calamità naturali, e
soprattutto per fronteggiare
l’immigrazione. La spesa cresce, e se i conti pubblici quest’anno riusciranno a chiudere
meglio del previsto sarà, nei
fatti, solo per la diminuzione
degli interessi sui titoli di Stato.
Il bilancio di assestamento
2015 all’esame del Senato indica un aumento della spesa di 12
miliardi rispetto agli stanziamenti iniziali dell’anno, un calo degli esborsi per gli interessi
su Bot, Btp e conti di Tesoreria
per quasi 8 miliardi, con la sostanziale stabilità della spesa in
conto capitale. Dall’altra parte
c’è un aumento nominale delle
entrate di 6,6 miliardi. In realtà
è cambiato il modo di contabilizzare i rimborsi fiscali, per cui
bisogna sottrarre 7,3 miliardi
sia alle spese che alle entrate. E
il risultato non cambia: il miglioramento dei conti pubblici
resta di 1,3 miliardi. Come rimane evidente l’aumento reale
della spesa, pari ad almeno 5-6
miliardi di euro rispetto alla
legge di Bilancio del 2015.
Più fondi per i migranti
Il «Budget rivisto», appena
messo a punto dalla Ragioneria
dello Stato, prevede per i soli
ministeri un aumento degli
stanziamenti, rispetto a gennaio, di 4,5 miliardi di euro. Il
grosso riguarda le pensioni: il
rimborso parziale della mancata indicizzazione, dopo la sentenza della Consulta, determina maggiori uscite di 3 miliardi
per le Politiche Sociali. Cresce
di 700 milioni di euro, però,
anche il bilancio di previsione
del ministero dell’Interno. In
questo caso, a determinare la
maggior spesa, sono i trasferimenti agli enti locali (251 milioni), e soprattutto l’assistenza
agli immigrati, per la quale
quest’anno servono 410 milioni
in più. Cresce anche il budget
della sicurezza e la tutela dell’ordine pubblico, di 61 milioni.
I nuovi conti della Difesa registrano i maggiori costi per
450 milioni delle missioni di
pace all’estero, rifinanziate nel
corso dell’anno. Il ministero
dell’Istruzione vede crescere il
Spese
iniziali
assestate
differenza
Correnti
444,7
457,6
+11,9
Interessi
87,4
79,5
-7,9
C/capitale
38,2
38,4
+0,2
TOTALE spese
Entrate
Esteri
Istruzione
Interno
Difesa
Sviluppo Ec.
Salute
Agricoltura
Trasporti Inf.
Politiche Soc.
Giustizia -212
Ambiente
+4,2
516,7
523,3
+6,6
Saldo
+1,4
+142,7
+194,2
+699
+450
+177
La vicenda
+34
+18
-32
+3.071
+1
Corriere della Sera
Fonte: Ragioneria generale dello Stato
I costi per le ambasciate. In milioni di euro
2015
2014
Ambasciata
Rappresentanza
16,9 18,3
13 12,8 12,3 13
Washington
Pechino
10,2 9,8
Mosca
12 12,1
8 8,2
Tokyo
7,8 8,1
7,7 8,1
6,4 6,6
6,4 6,6
6 6,2
5,5 6,1
Il Cairo
Berlino
Tel Aviv
Madrid
Parigi
Buenos
Aires
I conti
dello Stato
proprio budget di 194 milioni,
in gran parte per i maggiori costi sostenuti per gli insegnanti
di sostegno a seguito della sentenza della Consulta del 2010.
Lo Sviluppo Economico può
contare su 177 milioni in più,
153 dei quali destinati agli incentivi al sistema produttivo.
Le emergenze
Per l’immigrazione 410
milioni in più, per la
Protezione civile 446
milioni aggiuntivi
Il budget della Giustizia registra una riduzione di 212 milioni: la spesa prevista per farsi carico dei Tribunali, prima sulle
spalle dei Comuni, era sovrastimata ed è stata rivista. Taglio
vero, invece, per Trasporti e Infrastrutture: ci sono 194 milioni in più per le opere strategiche, anche a fronte delle calamità naturali, ma 268 in meno
sullo sviluppo e la sicurezza
della mobilità locale e 70 in
meno a strade ed autostrade. Si
riduce di 9 milioni, rispetto alle
dotazioni iniziali, anche la spesa dei Beni Culturali.
Tagli ai contributi Ue
Il bilancio del ministero dell’Economia, che è il più consistente, non presenta grandi variazioni. Nominalmente c’è un
taglio di 15 miliardi ai fondi destinati alle autonomie locali,
ma anche in questo caso si tratta di una partita contabile, perché la stessa cifra rispunta fuori, col segno meno, sullo stato
di previsione delle entrate. Si
segnalano, invece, la riduzione
dei contributi al bilancio della
Ue, che vale un miliardo di euro
tondo, l’aumento degli stanziamenti a favore della Protezione
civile per 446 milioni di euro,
285 milioni in meno da spendere per le opere pubbliche,
220 in più per le politiche sociali e, infine, una sforbiciata
da 100 milioni di euro al capitolo dei Rapporti con le confessioni religiose.
5,8 6,6
Ue
Onu
Bruxelles New York
La spesa viva sale di 5-6
miliardi rispetto al budget
Il miglioramento dei conti
2015 grazie ai minori
interessi sui Bot e i Btp
Non ci sono solo le esigenze
impreviste dell’economia a cui
far fronte. Tirano più del previsto anche la spesa per il personale dei ministeri, e quella per
gli acquisti. Il costo del personale (76,8 miliardi) sale di 206
milioni rispetto allo stanziamento di inizio anno, e di 1,6
miliardi rispetto al consuntivo
2014, quasi la metà dei quali
imputabili al personale della
● La parola
LEGGE DI STABILITÀ
Con la legge di Stabilità il governo ha la
facoltà di introdurre innovazioni normative
in materia di entrate e di spesa, fissando
anche il tetto dell’indebitamento dello Stato.
Deve essere presentata dall’esecutivo al
Parlamento entro il 15 ottobre (in passato
era il 30 settembre). Il Parlamento ha tempo
di esaminarla, emendarla e approvarla
entro il 31 dicembre, ultima data possibile.
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scuola. Crescono, però, anche
le retribuzioni delle forze di Polizia e della Guardia di Finanza,
con lo sblocco degli scatti d’anzianità. Il costo medio delle retribuzioni per il personale impiegato dai ministeri è di
43.063 euro, in aumento rispetto ai 42.401 del 2014. Il più
alto si registra al ministero della Salute (62.643 euro in media), il più basso al ministero
dell’Istruzione, con una media
di 39.430 euro. Nella fascia bassa anche i dipendenti dei Beni
Culturali, con 39.336 euro, in
quella più alta il personale in
servizio alla Giustizia (56.737
euro) e all’Ambiente (55.568
euro). Sopra la media anche i
costi per il personale dell’Economia e degli Esteri.
Sale, infine, la spesa per l’acquisto di beni di consumo: in
questo caso, a far crescere il
conto (100 milioni), sono le divise delle forze dell’ordine e il
materiale tecnico-specialistico
necessario agli Interni.
Mario Sensini
La Ragioneria
La dieta delle ambasciate
Il costo totale delle sedi
scende a 629 milioni
La più cara? A Bruxelles
La scure sulle consulenze
ma crescono gli incarichi
ai professionisti
I risparmi? Benzina e carta
ROMA (m. sen.) Nonostante un taglio pesante,
ROMA (m. sen.) Crollano i costi sostenuti
dall’amministrazione pubblica centrale per le
consulenze ed i carburanti, mentre continuano
ad aumentare le spese per le prestazioni
professionali e specialistiche. Dal 2009 al 2015,
secondo il budget rivisto della Ragioneria, il
costo delle consulenze è passato da 236 ad
appena 74 milioni di euro, con una flessione di
quasi 50 milioni tra il 2014 e quest’anno. La
spesa per i carburanti, attribuibile
prevalentemente alle forze armate e di polizia, è
scesa da 429 milioni di euro del 2009 a 372
milioni nel 2014, fino ai 257 milioni previsti nel
budget di quest’anno, anche se la Ragioneria
avverte che il calo del 2015 non rappresenta
di Madrid ha un budget superiore a quella di
Parigi (6,4 milioni contro 6), pari a quello della
rappresentanza a Tel Aviv, e di poco inferiore a
quello dell’ambasciata di Teheran. Da segnalare
anche i 5,1 milioni del bilancio dell’ambasciata
di Kabul, in crescita rispetto al 2014. Nel
complesso le sedi diplomatiche costeranno nel
2015 circa 629 milioni di euro, parecchio di
meno rispetto ai 655 milioni di costo che si
sono registrati nel consuntivo del 2014. Nel
budget di quest’anno appare, per la prima volta,
anche l’ambasciata a Mogadiscio, nello Stato
fallito della Somalia, che è anche la più piccola
di tutte con un budget di 129 mila euro.
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● Il bilancio di
assestamento
2015 all’esame
del Senato
corregge questi
andamenti,
riducendo il
saldo netto da
finanziare di
1,3 miliardi di
euro
● Per
migliorare i
conti è decisiva
la minor spesa
per interessi,
pari a circa 7,9
miliardi di euro,
di cui oltre 5
per gli interessi
sui titoli di
Stato in
circolazione
● Il budget di
spesa del 2015
quasi tutti i
ministeri è
stato rivisto al
rialzo dalla
Ragioneria
dello Stato
● Oltre che per
le pensioni si
spende di più
per gli
immigrati, la
sicurezza, la
scuola, il
sostegno alle
famiglie, le
calamità
naturali
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Diplomazia
da oltre 1,5 milioni di euro rispetto al 2014, la
Rappresentanza presso la Ue di Bruxelles resta
la più costosa sede diplomatica all’estero. Nel
budget rivisto del 2015 degli Esteri, pesa per 16,9
milioni di euro, seguita a distanza dalle
ambasciate di Washington (13 milioni contro
12,8 del 2014), Pechino (12,3 contro 13) e dalla
Rappresentanza Onu di New York (12 contro 12,1
del 2014). Tra le sedi più costose (e importanti),
ci sono poi le ambasciate di Mosca, Tokyo, Il
Cairo, che precedono quella di Berlino. Costano
molto anche i consolati dei Paesi del Sud
America, come quelli di Caracas e Buenos Aires,
e quelli di New York e Shanghai. L’ambasciata
Onu
Ginevra
● La spesa
pubblica reale
sta crescendo
nel 2015 di
circa 5 miliardi
rispetto agli
stanziamenti di
inizio anno
ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA
I conti dello Stato. In miliardi di euro
«un’effettiva riduzione dei costi», ma riflette
operazioni contabili. Scendono anche i costi di
carta e cancelleria, passati da 157 milioni del
2009 ai 135 di quest’anno, mentre la spesa per le
locazioni, in flessione fino al 2014, quest’anno
risale: dai 912 milioni del 2009, si passa ai 736
del 2014, agli 834 previsti quest’anno. Quello
che non si riesce ad abbattere, invece, à il costo
sostenuto dallo Stato per le prestazioni non
consulenziali commissionate ai professionisti.
Dagli 898 milioni di euro del 2009, si passa ai
990 del 2011, ad oltre un miliardo nel 2012, fino
ai 1.150 milioni di euro contemplati nel bilancio
rivisto del 2015.
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Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
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Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
#
Primo piano Il negoziato
La crisi
di Maria Serena Natale
Grecia, prima intesa con i creditori
Riforme e più tagli in cambio di aiuti
Il dossier tecnico all’esame del governo. Le riserve tedesche e l’ipotesi del prestito ponte
Il profilo
DALLA NOSTRA INVIATA
BRUXELLES Un accordo preliminare di 27 pagine: è il risultato
degli intensi negoziati tecnici
dell’ultima settimana tra Atene
e i creditori internazionali. Si
apre la fase politica e il testo
passa al vaglio del governo greco, per essere poi presentato
agli Stati dell’Unione. Malgrado le resistenze di Berlino, la
trattativa accelera e la Commissione Ue conferma lo spirito
costruttivo di tutte le parti definendo «ambizioso ma possibile raggiungere un accordo nei
prossimi giorni, preferibilmente prima del 20 agosto», la
data entro la quale la Grecia deve rimborsare 3,4 miliardi di
euro alla Banca centrale europea. La tabella di marcia è serrata. Per martedì si attende la
valutazione finale dell’esecutivo di Atene e un’analisi aggiornata sulla sostenibilità del debito, a quel punto governo e
Parlamento potranno approvare il piano entro giovedì. Questo consentirebbe ai ministri
finanziari dell’eurozona di avere un confronto, anche in teleconferenza, il giorno successivo.
Secondo l’edizione domenicale del quotidiano tedesco
Frankfurter Allgemeine Zeitung, già ieri pomeriggio i ministri di Finanze ed Economia
Euclid Tsakalotos e Giorgios
Stathakis hanno fatto il punto
con i negoziatori di Commissione, Bce, Fondo monetario
internazionale e Meccanismo
europeo di stabilità. «Siamo in
dirittura d’arrivo — ha detto
Stathakis appena prima della
riunione —. Manca solo l’ultimo indispensabile confronto».
«Noi siamo pronti» conferma
il vicepremier Yannis Dragasakis.
Cominciano a trapelare dettagli sul piano di riforme, privatizzazioni e tagli alla spesa
Il debito greco
Il ministro
delle Finanze
greco Euclid
Tsakalotos ieri
ad Atene con i
rappresentanti
dei creditori
della Grecia:
il Fondo
monetario, la
Commissione
europea e la
Banca centrale
europea.
L’incontro si è
svolto in un
albergo della
capitale alla
presenza dei
membri
dell’Esm, il
meccanismo
di stabilità
dell’eurozona
in percentuale sul Pil
156,9
2012
175 177,1
2013
2014
in miliardi di euro
319,1 317
304,7
2012
2013
2014
d’Arco
che Atene dovrà approvare a
tempo di record per sbloccare
il terzo pacchetto di salvataggio
da 86 miliardi. Si teme un’ulteriore stretta sull’Iva, che secondo indiscrezioni i creditori vorrebbero rivedere estendendo la
fascia più alta ad un maggior
numero di prodotti e tassando
nuovi servizi. Dopo gli sforzi
del governo di Alexis Tsipras di
cancellare l’odiato lessico dell’austerità, in Grecia si torna a
parlare di «memorandum». E
il prossimo, dicono ad Atene,
sarà il più duro. A queste condizioni e senza un alleggerimento del debito, gli analisti
prevedono un ulteriore tracollo
dell’economia, senza piano B.
Il primo ministro conta ormai sul sostegno stabile della
«troika interna», come è stata
ribattezzata l’alleanza dei conservatori di Nuova Democrazia,
dei centristi liberali di To Potami e dei socialisti di Pasok.
Tanto che l’ex ministro dell’Energia Panagiotis Lafazanis,
leader dei duri e puri della Piattaforma di Sinistra, arriva a minacciare la nascita di un nuovo
movimento dalla costola oltranzista di Syriza, «e Tsipras
sarà responsabile della rottura». Tsipras, per ora, pare certo
di poter tirare la corda finché la
paura dello scenario Grexit terrà unito il Paese.
Da Berlino la cancelliera Angela Merkel ribadisce che
avrebbe preferito un negoziato
meno affrettato, senza escludere la possibilità di un prestitoponte, ipotesi che non piace ad
Atene. Secondo la legge tedesca, prima di dare il via libera al
Frattura Nord-Sud
La Finlandia ha fatto
sapere che potrebbe
sfilarsi dal terzo
piano di sostegno
salvataggio il Parlamento federale dovrà essere convocato in
seduta straordinaria, prevista
per il 17-18 agosto. Riemerge
così la linea di frattura NordSud che attraversa l’Unione. Ai
rigoristi guidati da Germania e
Finlandia (Helsinki fa sapere
che stavolta potrebbe sfilarsi)
si contrappone il fronte Sud. In
queste ore Tsipras è in contatto
diretto con il presidente francese François Hollande. In un
colloquio telefonico i due hanno convenuto, spalleggiati dal
presidente della Commissione
Jean-Claude Juncker, che «si
può e si deve trovare un accordo» addirittura prima di Ferragosto.
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● La parola
● La parola
TROIKA
PRESTITO PONTE
Il termine troika (terzina)
deriva dal russo e indica, di
solito, un triumvirato. In
questa accezione, la troika
più nota dei tempi sovietici
è quella che governò per
breve tempo l’Urss dopo la
morte di Stalin: Georgij
Malenkov, Lavrentiy Beria e
Nikita Kruscev. Nel caso
della crisi greca, con troika
(termine che Atene ha
chiesto di bandire) si
indicano, invece, i creditori
ufficiali: Commissione
europea, Banca centrale
europea e Fondo monetario
internazionale. In questi
ultimi mesi il termine è
stato, però, utilizzato anche
nella politica interna
ellenica: il primo ministro
Alexis Tsipras conta ora sul
sostegno stabile della
cosiddetta «troika interna»,
come è stata ribattezzata
l’alleanza dei conservatori
di Nuova Democrazia, dei
liberali di To Potami e dei
socialisti di Pasok.
«Prestito ponte» è la
traduzione del termine
anglosassone «bridge
loan». Indica un prestito
concesso per un breve
periodo di tempo da parte
degli istituti di credito, in
attesa di essere sostituito
con la ricezione di altri
fondi, di solito un
finanziamento permanente
a lungo termine. Nel caso
specifico della Grecia, da
un lato le scadenze di Atene
con la Bce mettono fretta al
governo greco; dall’altra la
Germania vuole capire
meglio l’evolversi della
situazione. Per prolungare
la trattativa di qualche
settimana è necessario,
appunto, un «prestito
ponte». L’Unione Europea
dovrà quindi decidere se
chiudere un accordo per un
programma di salvataggio
complessivo per Atene
entro agosto o se ci sarà
invece bisogno del
«prestito ponte».
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Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
#
Esteri
Accordo con l’Iran
Obama allo scontro
col gruppo pro Israele
Il presidente sfida la potentissima Aipac:
«State facendo soltanto disinformazione»
Si alza il tono dello scontro
fra Barack Obama e la potente
lobby degli ebrei conservatori
d’America, che si oppone all’intesa con l’Iran. Mancano
cinque settimane al voto del
Congresso sul testo dell’accordo, che elimina in parte le sanzioni a Teheran in cambio di
una serie di restrizioni al suo
programma nucleare, e il presidente Usa ha scelto la linea
dello strappo. In un incontro a
porte chiuse alla Casa Bianca
con i rappresentanti dell’Aipac
(The American Israel Public Affairs Committee) avrebbe accusato la lobby pro-israeliana di
spendere milioni di dollari in
pubblicità contro l’intesa e di
diffondere dichiarazioni false.
«Controbatterò con forza»,
avrebbe concluso Obama, secondo la ricostruzione fatta dal
New York Times. E il giorno dopo, intervenendo all’American
University, ha denunciato pubblicamente i «lobbisti» che
spendono somme enormi —
almeno 20 milioni — per disinformare e «strombazzare»
la «stessa retorica» che ha portato gli Usa in guerra con l’Iraq.
Una presa di posizione senza
precedenti per un inquilino
della Casa Bianca, fa notare il
quotidiano, che ricorda due soli casi: Ronald Reagan che sfidò
le obiezioni di Israele e dell’Aipac alla vendita di aerei Awacs
Dietro le quinte
Duro attacco durante
un incontro alla Casa
Bianca. E il voto divide
gli ebrei d’America
all’Arabia Saudita nel 1981 e George Bush che un decennio dopo si definì «un piccolo uomo
solo» contro un migliaio di
lobbisti a Capitol Hill. Gli stessi
lobbisti che da settimane premono sui parlamentari per
convincerli a votare «no» all’accordo con gli ayatollah (qualche giorno fa, più di 700 aderenti all’Aipac si sono riuniti allo scopo a Washington, rifiutando peraltro un invito alla
Casa Bianca).
La posta in gioco, per Obama, è altissima. In più di un’occasione ha sottolineato come
l’intesa di Vienna sia un cardine della politica estera del suo
secondo mandato. E benché
sia certo che le Camere a maggioranza repubblicana bocceranno in prima battuta l’intesa,
gli oppositori difficilmente riusciranno a mettere insieme i
due terzi necessari per opporsi
al successivo veto presidenziale, anche se hanno appena incassato l’appoggio del democratico Chuck Schumer, il più
influente senatore ebreo.
E’ una decisione che in realtà
sta lacerando la comunità
ebraica — tradizionalmente
schierata con i democratici —
e i suoi rappresentanti. Sander
Levin, il deputato ebreo di più
lungo corso, si è già dichiarato
per il «sì» mentre Grace Meng,
20
milioni di
dollari spesi
finora dalla
lobby filoisraeliana per
la campagna
contro l’intesa
sul nucleare
tra Usa e Iran
democratica newyorchese eletta in un distretto a maggioranza ebraica, voterà «no». Un diplomatico israeliano a Washington, secondo il quotidiano di
Tel Aviv Haaretz, avrebbe confermato al suo governo che «la
comunità ebraica in America
non è allineata dietro Israele».
La spaccatura è emersa anche durante l’incontro alla Casa
Bianca fra Obama e una ventina
di leader dell’associazionismo
Il personaggio
Chi sono
Schumer,
il senatore
del «no»
in notturna
● L’Aipac, o
American Israel
Public Affairs
Committee,
è una lobby
fondata
nel 1951 a
sostegno dello
Stato di Israele
● L’Aipac ha
più di 100.000
membri in Usa,
17 uffici
regionali e «un
vasto bacino
di donatori»
Contrario Il senatore dem ebreo Chuck Schumer dirà no all’accordo (Afp)
● Secondo il
New York
Times, il suo
comitato
«Citizens for a
nuclear free
Iran» ha un
budget da 25
milioni di
dollari per fare
pubblicità in tv
contro l’intesa
con Teheran
ebraico, tra cui i «duri» dell’Aipac, che avrebbero accusato il
presidente di bollarli come
«guerrafondai». Secondo alcuni testimoni, Obama sarebbe
andato oltre nel criticare il
gruppo. «Le parole hanno conseguenze, specialmente quando provengono dalle autorità»,
ha commentato Malcolm Hoenlein. Ma il leader statunitense avrebbe contrattaccato, lamentandosi degli spot tv che lo
dal nostro inviato
Massimo Gaggi
paragonano a Neville Chamberlain, il premier britannico
che firmo l’Accordo di Monaco
con Adolf Hitler nel 1938. Il peso politico — e psicologico —
dell’opinione degli ebrei
d’America è evidente. Entrambe le parti lo hanno compreso e
lo scontro, finora relegato dietro le quinte, comincia ad
emergere anche in pubblico.
Sara Gandolfi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
NEW YORK Più ancora del «no»
di Chuck Schumer all’accordo
con l’Iran sul nucleare, a far
infuriare la Casa Bianca è stato
il modo nel quale l’influente
senatore democratico, un
ebreo eletto a New York, l’ha
comunicato. Non tanto l’ora
scelta: le dieci di sera di
giovedì, durante il dibattito
repubblicano di Cleveland.
Schumer ha cercato di togliere
visibilità a una decisione che
deve essere stata, per lui, assai
sofferta. A preoccupare il team
di Obama è la scelta di
Schumer di uscire allo
scoperto con oltre un mese
d’anticipo, visto che il
Congresso voterà a ridosso
della scadenza del 16
settembre. Obama ha fatto di
tutto per convincere il
senatore che quella siglata a
Vienna è la migliore intesa
possibile. Il parlamentare è
stato varie volte alla Casa
Bianca, gli esperti del governo
hanno risposto per ore a
centinaia di richieste di
chiarimenti. Ma il presidente
sapeva che Schumer, eletto a
New York da una base
«liberal» sostanzialmente
favorevole all’intesa con
Teheran, ha fortissimi legami
col mondo ebraico. E l’Aipac,
la «superlobby» contraria
all’accordo, l’ha letteralmente
messo sotto assedio inviando
ben 60 attivisti nel suo ufficio.
La sua defezione su un nodo
così delicato ci poteva anche
stare. Schumer, però, non è un
senatore qualunque: tra un
anno, col ritiro di Harry Reid,
dovrebbe diventare il leader
dei democratici al Congresso.
Si possono affidare le chiavi
del gruppo parlamentare a un
leader che volta le spalle al suo
presidente su uno degli atti
più importanti del suo
mandato? Anche se qualche ex
del team Obama ora accenna a
una riconsiderazione della
questione leadership, i
precedenti non mancano.
Basti pensare a quello
recentissimo del Tpp, il via
libera al trattato di libero
scambio coi Paesi asiatici,
osteggiato anche da Nancy
Pelosi, capo dei democratici
alla Camera. Ma la differenza
sta proprio qui: la Pelosi
annunciò la sua scelta
all’ultimo momento, lasciando
a Obama il tempo di fare
campagna tra gli altri deputati.
La sortita anticipata di
Schumer rende più difficile il
lavoro di «reclutamento» della
Casa Bianca. Che, al momento,
minimizza: solo 7 deputati e 5
senatori democratici hanno
detto che non sosterranno
l’accordo. Ma l’obiettivo di
mettere insieme una
«minoranza di blocco» di 40
senatori sta svanendo. Il
Congresso voterà contro
l’accordo, costringendo
Obama a usare il suo potere di
veto. Per difendere il quale
avrà bisogno di almeno 34
senatori. A oggi i numeri sono
dalla sua parte, ma la volata è
lunga e la pressione della
«lobby» ebraica in Congresso
è fortissima.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
ESTERI
11
#
Il caso
DAL NOSTRO INVIATO
NEW YORK Guerra di Donald
Trump contro le donne o guerra dell’«establishment» repubblicano contro un candidato
troppo ingombrante, straricco,
che rischia di allontanare dai
conservatori grosse fette dell’elettorato e che un domani
potrebbe anche piantare in asso il partito, candidandosi come indipendente?
La tempesta non accenna a
placarsi a destra, alimentata
dallo stesso Trump che, furioso per il trattamento ricevuto
dalla Fox, la rete più seguita dai
conservatori Usa, continua ad
attaccare Megyn Kelly, la giornalista che gli ha rivolto le domande più taglienti sui suoi insulti alle donne, mentre gli
strateghi della sua campagna
parlano di «attacco programmato e coordinato». Già durante il dibattito di Cleveland il miliardario aveva risposto alla
conduttrice con tono minaccioso («io sono stato gentile
con lei, ma forse non avrei dovuto, visto come mi sta trattando»). Subito dopo Trump ha
cominciato, tra dichiarazioni
televisive e tweet, un vero tiro
al bersaglio: Megyn accusata di
essere stata professionalmente
scorretta, di averlo bombardato anziché fare giornalismo.
Poi l’uso di espressioni scortesi
e sessiste come «bella pupa».
Infine una frase che ha scatenato un altro putiferio: «La Kelly aveva il sangue agli occhi e
dappertutto». Come dire che
aveva le mestruazioni commentano i più. Erick Erickson,
celebre «blogger» conservatore e animatore del forum «Red
State» che ieri aveva organizzato ad Atlanta un raduno di leader repubblicani, strappa l’invito a Trump: «Mi piace il suo
carattere, capisco che a volte
esagera perché si sente maltrattato dal suo partito, ma c’è
una linea rossa che un candidato alla Casa Bianca non dovrebbe mai superare: quella della
decenza. E Trump l’ha varcata
trattando quella giornalista come una in preda a una tempe-
Sulle donne Trump passa il segno
Boicottato anche dai repubblicani
Il miliardario sulla giornalista della Fox: «Aveva il sangue agli occhi e dappertutto»
Sessismo
La giornalista
Megyn Kelly,
qui sopra, è
stata chiamata
«bella pupa»
da Trump, nella
foto sopra con
la consorte
Melania e
la moglie di Ted
Cruz, dopo il
dibattito tv
sta ormonale. Invitiamo Meqyn Kelly al suo posto».
Ieri alla «convention» di
«Red State» tutti i candidati
hanno espresso solidarietà a
Megyn e alla Fox, pur evitando
di tirare in ballo direttamente
Trump. Che ha fatto un goffo
tentativo di correggere il tiro:
«Quando ha detto dappertutto
pensava al naso — hanno sostenuto i suoi collaboratori —,
ci vuole una mente perversa per
pensare al ciclo mestruale». Intanto, mentre si aspetta di vedere come lo «show» di Cleveland ha inciso sul giudizio degli
elettori (i primi sondaggi indicano un lieve calo di Trump
che, però, resta saldo in testa) la
proprietà della Fox scende in
campo per difendere i suoi
giornalisti: il capo della rete,
Roger Ailes, definisce i suoi tre
«anchor», Chris Wallace e Bret
Baier, oltre alla Kelly, «il miglior team televisivo di sempre». Si fa sentire anche il padrone della rete Rupert Murdoch, un «tycoon» come Trump:
«Il mio amico Donald deve imparare a rispettare la stampa».
Oltre che i suoi giornalisti e
la dignità delle donne, la Fox
difende il suo successo: il dibattito di Cleveland, definito da
molti il migliore di sempre per
la durezza e l’immediatezza
delle domande rivolte a tutti i
candidati, non solo a Trump, è
stato sicuramente il più seguito
della storia delle tv «cable»: 24
milioni di spettatori, record assoluto per una trasmissione
non sportiva su queste reti.
Nella campagna di quattro anni fa i dibattiti tra i candidati
repubblicani non superarono
mai i 7 milioni di spettatori.
Merito, più che dell’abilità dei
conduttori, della curiosità per
Trump che piace a molti mentre anche chi lo disprezza accorre a vedere lo spettacolo
dell’elefante che fa sfracelli nella cristalleria.
Solo che l’elefante rischia di
fare grossi danni al partito repubblicano e questa considerazione fa riemerge il sospetto di
24
milioni di
spettatori
hanno
seguito
in diretta
il dibattito tv:
un record
storico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● Il personaggio
Una stella a destra: è la supermanager Carly
di Maria Laura Rodotà
C
arly Fiorina non è l’antiHillary. Contro Hillary
perderebbe. Carly
Fiorina, al momento, è l’antiDonald Trump. La
repubblicana vecchio stile che
viene dal big business e sa
attaccare alla giugulare senza
fare figuracce. Giovedì sera ha
vinto il dibattito dei poveracci,
i candidati indietro nei
sondaggi relegati all’ora
dell’aperitivo in un’arena
vuota; e alla fine, su Google, le
ricerche sul suo nome erano
più numerose di quelle su The
Donald, il famosissimo
megapalazzinaro da reality.
Ha colpito e affondato Trump
a distanza; ricordando come
abbia parlato con Bill Clinton
prima di candidarsi, come
abbia donato molti soldi alla
sua fondazione e alla
campagna di Hillary per il
Senato, come abbia cambiato
idea opportunisticamente su
molte cose. In trentasei ore è
diventata la preferita di molti
repubblicani/e perplessi/su
Trump e di vari conservatori
importanti dei mass media.
Anche perché si è subito
schierata con Megyn Kelly,
l’anchorwoman della Fox che
aveva fatto domande vere a
Trump e che Trump aveva
accusato su Twitter di avere le
mestruazioni. Subito dopo
un’altra conduttrice Fox, Greta
Van Susteren, le ha chiesto se
trovava sessista essere
Vicepresidente?
Difficile che vinca il
voto femminile come
candidata presidente.
Come vice può darsi
considerata il miglior
candidato alla vicepresidenza.
Lei ha risposto che corre per la
Casa Bianca, ovvio. Ma nelle
Fantaprimarie, al momento (si
voterà davvero, partendo
dall’Iowa, tra sei mesi) al
secondo posto nel ticket c’è
spesso lei. Personaggio
formidabile e controverso,
texana laureata a Stanford (ma
la sua narrativa elettorale
prevede che lei dica «ho
cominciato come segretaria»),
una vita nella «corporate
America» delle
multinazionali. Prima
manager alla AT&T, poi
amministratore delegato della
Hewlett Packard. Da cui fu
mandata via dopo sei anni e
molte critiche, e il
licenziamento di 30 mila
lavoratori dopo la fusione con
la Compaq (anche per questo
come numero uno del ticket
rischierebbe; sui posti di
In rosa
Carly Fiorina,
60 anni, ex
manager
di Hewlett
Packard,
intervistata dai
giornalisti dopo
un forum
ospitato da Fox
News tra i sette
candidati
repubblicani
più indietro nei
sondaggi
(Getty)
lavoro persi con le megafusioni, il capitalista Mitt
Romney fu massacrato negli
spot elettorali, nel 2012). Ora
racconta «mi hanno cacciato
durante una rissa da consiglio
di amministrazione. Chi osa e
innova provoca reazioni forti».
Poi ha lavorato con John
McCain nella campagna del
manovre politico-mediatiche
per ostacolare la corsa di un
candidato che non pochi sospettano addirittura di «intelligenza col nemico», cioè la famiglia Clinton. E’ stato lo stesso
miliardario a mettersi in una
condizione difficile quando, in
apertura del dibattito, ha onestamente confessato che non
esclude di candidarsi da indipendente, se non fosse lui il
prescelto dei repubblicani per
la Casa Bianca. Potenzialmente
un altro Ross Perot, la cui candidatura, nel 1992, tolse voti a
Bush padre e regalò la vittoria a
Bill Clinton. Che sente spesso
Trump, ha avuto grossi finanziamenti da lui e di recente gli
ha telefonato consigliandogli
di candidarsi.
Massimo Gaggi
2008. Poi, nel 2010, ha speso
sei milioni e mezzo di dollari
per correre in California
contro la democratica Barbara
Boxer, e ha straperso.
Guadagnando però un certo
rispetto per l’energia e
l’autodisciplina, era appena
fuori dalla chemio dopo una
doppia mastectomia; e «ha
fatto campagna per il Senato
degli Stati Uniti praticamente
calva», ricordano i suoi
staffer.
Fiorina ricorda altro. Ripete
di continuo che lei viene dal
mondo dell’economia, è una
leader, e conosce «più leader
internazionali di tutti i
candidati tranne Hillary; ma
io non li usavo per le photo
opportunity». E così via
attaccando, sulle sue e-mail
da segretario di Stato,
sull’attentato a Bengasi, sulla
sua difesa di Planned
Parenthood, la più grande
organizzazione negli Usa a
fornire contraccettivi e
praticare aborti, a cui i
repubblicani vogliono togliere
i finanziamenti pubblici. La
maggioranza delle americane
è pro aborto, le dichiarazioni
ultraconservatrici di Fiorina
per compiacere i repubblicani
che votano alle primarie non
sembrano ideali per vincere il
voto femminile come
candidata presidente. Come
vice, a questo punto, può
darsi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
12
#
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
ESTERI
13
#
Lo scenario
di Fabrizio Dragosei
Così la Russia si isola dal mondo
Cala una nuova Cortina di Ferro
Divieto di espatrio ai dipendenti pubblici, svolta autarchica in economia
La vicenda
● La Russia ha
varato alcune
norme sui
viaggi all’estero
dei dipendenti
di settori
«strategici»
che di fatto
impediscono
l’espatrio di
milioni di
cittadini se non
in Paesi ritenuti
«amichevoli»,
come Vietnam,
Cuba e la Cina
● I dipendenti
di ministeri
come quello
degli Esteri o di
aziende statali
come le
Ferrovie
devono
consegnare il
passaporto ai
loro dirigenti: il
documento
viene
riconsegnato
solo se la
vacanza è
«approvata»
● Crescenti
restrizioni si
applicano
anche agli
stranieri che
vogliano
visitare la
Russia:
ottenere un
visto turistico è
sempre più
complicato
● La
situazione,
dovuta alle
crescenti
tensioni a
causa della crisi
ucraina e delle
sanzioni contro
Mosca, ricorda i
tempi
dell’Unione
Sovietica,
quando a
espatriare
erano solo
pochi «fidati e
selezionati»,
come politici,
atleti o (rari)
studiosi
MOSCA Nessuno oggi descriverebbe la situazione con le parole usate da Winston Churchill
nel 1946: «Una Cortina di Ferro
è scesa attraverso il continente». È però innegabile che qualche cosa di estremamente rilevante è cambiato nei rapporti
della Russia con il resto del
mondo. Milioni di cittadini
non hanno più la possibilità di
viaggiare all’estero, se non in
Paesi ritenuti «amichevoli». Lo
Stato sta avviando decine di
programmi per sostituire con
prodotti autarchici i beni che
giungono dall’Europa o dagli
Stati Uniti e si è arrivati al punto (che per fortuna non è stato
superato) di voler bloccare anche le importazioni di medicinali salvavita essenziali per pazienti con malattie croniche.
Dopo aver etichettato come
«agente straniero» le organizzazioni non governative che ricevono fondi dall’estero, il Parlamento ha inoltre avviato l’approvazione di una norma per
bloccare del tutto l’ingresso nel
Paese di persone e organizzazioni definite «non desiderabili». A seguito della crisi politica
La campagna
«Fatevi un selfie
assieme a Lenin»
di Maura Bertanzon
«#LeninLives». Lenin vive.
Su Instagram, soprattutto.
L’ultima trovata per lustrare
la memoria mai veramente
sepolta del padre dell’Urss
porta la firma di un gruppo
di giovani attivisti comunisti
russi. Con questo hashtag
hanno lanciato un concorso,
invitando tutti a farsi un
selfie con Vladimir Ilyich.
Costo dell’operazione: zero.
Risultati: massimi. Sul social
network spopolano ora gli
autoscatti con busti e statue
del leader. Non è difficile: in
giro per la Russia ce ne sono
oltre seimila. I vertici del
partito comunista, con il
leader Zyuganov, plaudono
all’iniziativa. I detrattori
storcono il naso: è un «gesto
disperato», dicono. In palio,
per il concorso, ci sono dei
tablet. Simbolo della
contemporaneità. Con la
memoria, però, già in parte
riempita da 45 volumi:
l’opera omnia di Lenin.
#LeninLives.
Stretta sui visti
Pure per gli stranieri è
difficile arrivare: il visto
turistico richiede
procedure complesse
e dell’isolamento (con le sanzioni e tutto il resto) legati alle
vicende ucraine, la Russia si sta
chiudendo su se stessa in un
processo che ricorda molto da
vicino quello che accadeva in
passato.
Sergej, un giovane soldato
basato non lontano dagli Urali
(il nome è di fantasia, per motivi di sicurezza), ha un figlio di
sette mesi, ma non lo ha mai visto. Durante la visita di una delegazione, ha conosciuto Anna
(altro nome di fantasia), una
cittadina occidentale e se ne è
innamorato. Lei è rimasta incinta, ma a Sergej non viene
dato il permesso di andare all’estero per vedere il bambino.
Nella sua stessa situazione
sono tutti i militari, i poliziotti,
gli agenti del fisco, i funzionari
della procura e delle dogane,
gli agenti segreti. Tutti quelli
che in Russia vengono chiamati
silovikì e che dipendono dai
ministeri «armati». Fra i quattro e i cinque milioni di persone, secondo alcune stime. Ai
quali si devono forse aggiungere i dipendenti di aziende statali, come le Ferrovie, i cui massimi dirigenti sono finiti nella lista dei personaggi sottoposti a
sanzioni occidentali per l’annessione della Crimea.
Chiariamolo subito: non esiste alcun divieto ufficiale al-
© RIPRODUZIONE RISERVATA
l’espatrio, né per i dipendenti
pubblici né per quelli privati. Ci
sono «raccomandazioni» che
vengono però seguite con il
massimo zelo dai dirigenti. La
prima venne formulata dal ministero degli Esteri, un elenco
di 114 Paesi che è meglio evitare. Poche sono le nazioni giudicate «affidabili», soprattutto
perché non hanno trattati particolari con gli Stati Uniti: Bielorussia, Kirghizistan, Tagikistan,
Turchia, Egitto, Vietnam, Camerun e poche altre.
Una fonte del ministero della
Difesa ha raccontato a Gazeta.ru che i dipendenti devono
consegnare i passaporti ai su-
●
periori i quali li custodiscono in
cassaforte. Quando vanno in vacanza, se il Paese scelto è ok,
viene consegnato loro il documento di espatrio. Al ministero
dell’Interno e all’Fsb (servizi segreti) i passaporti sono in mano al Dipartimento risorse
umane, e la procedura è praticamente identica. Stessa cosa al
Servizio di Protezione dei personaggi pubblici. Un dirigente
della Protezione civile, Aleksej
Vagutovich, ha spiegato che da
loro si seguono le raccomandazioni del ministero degli Esteri:
«Visto che sono militari, i nostri dipendenti devono concordare le ferie per iscritto». I poli-
La parola
SILOVIKÌ
La parola russa, letteralmente «uomini della forza», indica i
militari, i poliziotti, gli agenti del fisco, i funzionari della
procura e delle dogane, e anche gli agenti segreti. Tutti quelli
che in Russia dipendono dai ministeri «armati». In totale si
tratta di un’importante parte della società, tra i quattro e i
cinque milioni di persone, secondo alcune stime, ai quali si
devono aggiungere ovviamente anche i familiari: a loro le
nuove «raccomandazioni» volute del Cremlino precludono i
viaggi nei Paesi considerati «ostili» per via delle sanzioni
contro Mosca. Le destinazioni a rischio sono 114, secondo una
lista stilata dalle autorità russe.
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www.rcscommunicationsolutions.it
5
milioni i russi
interessati
dalle nuove
norme
sull’espatrio
50
per cento la
diminuzione
dei viaggi
all’estero di
cittadini russi
114
i Paesi che le
autorità di
Mosca hanno
inserito nella
lista dei «luoghi
da evitare»
ziotti di Mosca, secondo l’agenzia Rbk, possono andare solo in
Cina, a Cuba e in Vietnam. Il
quotidiano Kommersant ha rivelato che anche nelle aziende
statali vigono le stesse raccomandazioni. La notizia è stata
smentita, ma diverse fonti hanno confermato che alle Ferrovie
o alla Rosneft (petrolio) nessuno si azzarda a dispiacere ai capi. Cinque milioni di persone,
più i loro familiari. Se si sommano a tutto questo la crisi economica e la discesa del rublo, i
risultati sono clamorosi. I russi
che vanno all’estero sono diminuiti anche del 50 per cento, secondo dati di Rosstat.
Pure per gli stranieri è difficile arrivare in Russia. E non solo per le organizzazioni che potrebbero essere etichettate come «indesiderabili». In Francia
e in altri Paesi il semplice visto
turistico richiede procedure
sempre più lunghe e complesse. «E la gente spesso rinuncia», dice l’addetto di una grande agenzia di viaggi parigina.
Le compagnie aeree tagliano i
voli, visto che il numero dei
passeggeri crolla: la Delta ha
cancellato il New York-Mosca.
Per ridurre la dipendenza
dall’Occidente, il governo vorrebbe far salire il numero dei
programmatori da 350.000 a un
milione. Ma l’idea di combatte-
re contro Microsoft o Oracle è
stata sbeffeggiata dagli esperti
del settore. Il tentativo di sostituire Google con un motore di
ricerca russo chiamato con poca fantasia Sputnik, è stata fallimentare: solo tremila contatti
al giorno.
L’anno scorso la Duma aveva
passato in prima lettura una
legge che prevedeva fino a 5 anni di carcere per chi importava
medicinali non previsti ufficialmente in Russia. Poi ci si è resi
conto che si sarebbero colpiti
farmaci salvavita e si è ripiegato
su una norma più blanda. Ma
l’idea è quella di sostituire le
importazioni in tutti i settori.
Un’impresa titanica visto che la
dipendenza dall’estero è enorme: 90% per le macchine utensili, 60% nelle attrezzature per
petrolio e gas, 70% per la metalmeccanica pesante.
C’è chi si lamenta o addirittura, se può, si trasferisce all’estero. Ma è preoccupante vedere come una buona percentuale della popolazione approva quello che sta accadendo:
quasi un terzo di chi ha risposto a un sondaggio del centro
indipendente Levada si è detto
favorevole al blocco dei viaggi
all’estero per chi svolge particolari mansioni.
@Drag6
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0,50; m/m/g/d Corsera + CorMez. € 1,00 + € 0,50; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 1,00
+ € 0,50 + € 0,50; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 1,00 + € 0,50 + € 0,50. In Veneto,
non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 1,00 + € 0,50; ven. Corsera +
Sette + CorVen. € 1,00 + € 0,50 + € 0,50; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 1,00 + € 0,50
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0,66 + € 0,50 + € 0,84. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera
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PREZZI: *Non acquistabili separati, il venerdì Corriere della Sera + Sette € 2,00 (Corriere
€ 1,50 + Sette € 0,50); il sabato Corriere della Sera + IoDonna € 2,00 (Corriere € 1,50 +
IoDonna € 0,50). A Como e prov., non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + Cor.
Como € 1,30 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,30 + € 0,50 + € 0,20; sab.
La tiratura di sabato 8 agosto è stata di 447.108 copie
PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,20; Austria € 2,20; Belgio € 2,20; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. Fr. 3,00 (quando
pubblicato con Style Magazine Fr. 3,50); Cipro € 2,20; Croazia Hrk 17; CZ Czk. 64; Francia € 2,20; Germania € 2,20; Grecia € 2,50; Irlanda €
2,20; Lux € 2,20; Malta € 2,20; Monaco P. € 2,20; Olanda € 2,20; Portogallo/Isole € 2,50; SK Slov. € 2,20; Slovenia € 2,20; Spagna/Isole € 2,50;
ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7971 del 9-2-2015
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#
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
#
Cronache
Profughi, Lega e 5 Stelle all’attacco
Il Pd: «Gli sciacalli si ritrovano»
Ieri 800 sbarcati in Italia, isole greche al collasso. Londra vuole chiudere il tunnel
DALLA NOSTRA INVIATA
La nave
● La motonave
«Siem Pilot»
è sbarcata ieri
a Reggio
Calabria con
a bordo 800
migranti, di cui
658 uomini, 94
donne (due
incinte) e 48
minori
● I migranti
saranno
trasferiti in
varie regioni
d’Italia: 50 in
Umbria, 150
in Lombardia,
100 in Veneto,
100 in
Toscana, 100
in Campania,
100 in
Piemonte,
50 in Liguria,
100 in Emilia
Romagna e 50
nelle Marche
BRUXELLES Dopo le parole di pa-
pa Francesco sulla «violenza»
dei respingimenti dei profughi
che equivalgono a un atto di
guerra, dopo l’appello della
Commissione europea per un
approccio più solidale alla crisi
dei migranti, il segretario della
Lega Nord Matteo Salvini commenta su Twitter: «Altri 800
clandestini sbarcati. Li staranno portando a Bruxelles o in
Vaticano…?».
Dal Nord al Sud d’Europa il
tema accende il dibattito politico e polarizza l’opinione pubblica, governi e opposizioni
giocano la carta sicurezza. Con
un’inedita consonanza di toni
con la Lega, il Movimento 5
Stelle chiede dal blog di Beppe
Grillo «giro di vite sui permessi
di soggiorno, sorveglianza più
stretta, sistemi efficienti per il
rimpatrio forzato, procedura
specifica per i ricorsi contro il
diniego dell’asilo».
«Ci manca solo che Grillo si
iscriva alla Lega — commenta
il presidente pd Matteo Orfini
—. Perché alla fine gli sciacalli
si ritrovano sempre: a destra».
Proprio a Salvini si rivolgeva ieri l’editoriale del quotidiano
cattolico Avvenire: «Siamo
stanchi di questa politica vuota
di ideali e di sagge iniziative
che gioca a svuotare il cuore
della gente per riempirlo di risentimento». Mentre l’Osservatore Romano condannava la
decisione francese di rafforzare «gli sbarramenti di filo spinato e la dura linea di respingimento adottata da Londra».
La giornalista tedesca e le reazioni
Anja sfida i commenti sul web
«Il linguaggio dell’odio
sta legittimando la xenofobia»
DALLA NOSTRA INVIATA
Chi è
«Questo era il mio commento, ora
aspetto i vostri». Così la giornalista Anja Reschke
chiudeva l’editoriale trasmesso mercoledì sera
nella striscia di approfondimento della tv pubblica tedesca Ard. Di commenti ne sono arrivati
20 mila in poche ore, 9 milioni le visualizzazioni.
Il tema era l’odio.
In un intervento di due minuti Reschke ha
sparato a zero sul feroce linguaggio anti immigrati ormai ampiamente accettato in Rete, segno
del crescente senso di impunità nei settori dove
non fa più scandalo dare addosso allo straniero:
«Di fronte a frasi come “sporchi parassiti, facciamoli annegare” si scatena un consenso eccitato
con una valanga di “mi piace”. E se prima eri un
piccolo razzista qualunque, all’improvviso ti
senti grande». Così, superando tabù e dandosi
forza gli uni con gli altri, cresce una comunità
virtuale che poi irrompe nel reale.
Il crinale è scivoloso, Anja è stata accusata di
voler limitare la libera espressione in nome del
politicamente corretto. «Ma se dicessi in pubblico che dobbiamo accogliere i rifugiati economici, cosa accadrebbe? Riceverei un fiume di commenti pieni d’odio». Tema esplosivo in Germania, dove il riemergere delle pulsioni xenofobe,
la criminalizzazione di gruppi connotati su base
etnica o religiosa, la retorica viscerale e degradante rimandano in automatico alle persecuzioni naziste, evocate in questi giorni da commentatori di tutti gli schieramenti. Attacchi e incendi
a strutture d’accoglienza sono in aumento, circa
200 dall’inizio dell’anno.
Il Paese resta un modello di accoglienza e integrazione, eppure la violenza verbale denunciata da Reschke ha lentamente messo all’angolo la
maggioranza silenziosa. «Se non credete che
tutti i rifugiati siano parassiti da stanare, bruciare o gasare, allora ditelo a voce alta, prendete posizione, mettete alla gogna chi dice il contrario».
La maggioranza dei commenti approvava.
M. S. Na.
[email protected]
BRUXELLES
● Anja
Reschke,
42 anni,
giornalista e
conduttrice del
programma
«Panorama»
sulla tv tedesca
Ard. Il suo
editoriale
contro l’odio
xenofobo in
Rete è diventato virale ed è
stati visto 9
milioni di volte
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nel Mediterraneo la situazione si aggrava giorno dopo
giorno. L’Alto Commissariato
Onu per i rifugiati ha definito
«vergognose» le condizioni di
accoglienza nella Grecia già
stremata dalla crisi finanziaria,
dove dall’inizio dell’anno sono
arrivate via mare oltre 124 mila
persone, con un aumento del
750% rispetto al 2014. Le isole
sono al collasso, la Commissione europea è pronta a sbloccare risorse per aiutare Atene a
gestire i flussi attingendo al
Fondo Asilo e a quello per la Sicurezza interna.
«Stiamo facendo il lavoro
sporco per la Gran Bretagna»
dicono sulla Manica i poliziotti
Al mare
Bagnanti
sull’isola greca
di Kos
prendono il
sole mentre
sbarcano
migranti
e profughi
(Reuters)
francesi schierati nella battaglia di Calais. I 15 agenti della
polizia di frontiera a guardia all’Eurotunnel non ce la fanno a
mantenere l’ordine. Così capita
che un gruppo di trenta migranti non debba scavalcare le
recinzioni del terminale di Coquelles perché ha indovinato la
combinazione per aprire la serratura elettronica dei cancelli.
Cercando i tasti più consumati.
E succede che un sudanese di
quarant’anni superi quattro
barriere di sicurezza e 400 telecamere di sorveglianza, si lanci
a piedi nelle tenebre della galleria, percorra oltre 50 chilometri in uno spazio di 90 centimetri, con i treni superveloci
che gli sfrecciano accanto, per
essere preso dopo 11 ore a pochi passi dall’uscita inglese,
Folkestone, Kent, fine della
corsa.
Allarmato dall’impresa di
Abdul Rahman Haroun e dal rischio emulazione, il governo
britannico ha considerato la
possibilità di chiudere di notte
il tunnel. Anche se il Regno
Unito non ha mai abolito i controlli alle frontiere perché resta
fuori dall’Area di libera circolazione di Schengen, la chiusura
avrebbe un forte valore simbolico nel momento in cui l’Europa si sfalda. L’ipotesi, discussa
in un vertice del comitato Cobra per le emergenze nazionali,
ha sollevato l’immediata reazione della società Eurotunnel,
che si dice pronta a chiedere
centinaia di milioni di sterline
di risarcimento. Le ombre continuano a prendere il mare, in
silenzio.
Maria Serena Natale
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
16
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
CRONACHE
#
PORTFOLIO ALESSANDRO GRASSANI
L’esodo dei migranti
Clima
estremo
1 Erdene
Tuya, 29 anni,
si sveglia con il
figlio di tre anni
Tuvchinj che
tiene
abbracciata
una pecorella.
Il marito e un
altro figlio di sei
anni sono
andati a
prendersi cura
del gregge. Le
foto sono state
scattate nel
2011 dopo
un inverno
rigidissimo che
ha portato 20
mila pastori a
migrare verso
la capitale, Ulan
Bator, la cui
popolazione è
raddoppiata
negli ultimi
20 anni. Un
inverno persino
più tremendo
di quello del
1944 che ha
impresso un
ricordo
indelebile nella
memoria di chi
l’ha vissuto.
Negli ultimi 15
anni si sono
verificati
inverni
straordinari per
ben quattro
volte
2 Nella
provincia di
Arkhangai, a
circa 30
chilometri dal
villaggio di
Ulziit, la
famiglia
Tsamba ha
perso venti
capi di
bestiame in
due giorni a
causa del rigido
inverno
mongolo
3 Erdene
Tuya spinge
fuori dal suo
gher (la tenda
tradizionale)
una pecora che
cerca di entrare
per stare al
caldo
4 Il tredicenne
Mohidul, che
soffre di
problemi
mentali,
sdraiato nella
sua casa a
Dacca, in
Bangladesh:
la famiglia è
arrivata in città
nel 2007, dopo
che il ciclone
Sidr ha
distrutto i
campi che
coltivavano e
tutti i loro beni
nel villaggio
d’origine
Chi è
● Alessandro
Grassani è un
fotografo
milanese, nato
nel 1977
● Mongolia,
Bangladesh,
Kenya: con i
suoi reportage
documenta le
migrazioni
massicce a
causa del clima
● Prossima
tappa: Haiti. Il
suo progetto è
stato esposto
all’Onu
1
Mongolia
● Repubblica parlamentare
dell’Asia, con capitale Ulan
Bator e quasi 3 milioni e 200
mila abitanti. Gengis Khan vi
fondò il suo impero nel
1206. Non ha accesso
al mare
❞
2
3
Bangladesh
Nel 2010 in
Mongolia per il
freddo sono morti
8 milioni di capi
di bestiame: oltre
20 mila pastori
sono stati costretti
a migrare verso
la capitale
● Repubblica parlamentare,
si stacca dal Pakistan nel
1971 con una guerra di
indipendenza, dopo una
prima divisione dall’India nel
1947. Ha oltre 161 milioni di
abitanti. La capitale è Dacca.
Con oltre 1.100 abitanti per
km quadrato, è uno degli
Stati più densamente
popolati al mondo
4
Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
CRONACHE
17
#
ambientali
5
Gelo, siccità e acqua rendono invivibili
le zone rurali: popoli in fuga verso le città
5 Bangladesh,
distretto di
Satkhira. Una
donna tiene in
braccio il figlio
davanti alla sua
casa nel
villaggio di
Debnagar. Le
inondazioni
hanno colpito il
villaggio per
nove anni
consecutivi,
5 mesi su 12
6 La 35enne
Golape,
immigrata a
Dacca nel 2009
con la famiglia,
vive accanto ai
binari del treno
nello slum di
Kawran, dove
non c’è acqua
corrente né
lavoro
7 Un uomo
nel villaggio di
Seis al confine
tra Etiopia e
Kenya: gli
abitanti non
hanno più nulla
da bere né da
mangiare dopo
una lunga
siccità
8 Nel distretto
di Turkana in
Kenya, i pastori
nomadi
devono
scavare
molto in
profondità
per trovare
l’acqua per
dissetare se
stessi e i propri
animali in
quello che una
volta era il letto
del fiume
9 Un pastore
della tribù
Turkana con
il suo fucile in
spalla vaga in
cerca di un
terreno dove
far pascolare il
gregge in una
zona al confine
tra Kenya ed
Etiopia
6
di Chiara Mariani
«N
el 2010 in Mongolia,
per il freddo eccezionale, sono morti
circa 8 milioni di capi di bestiame: oltre 20 mila pastori sono
stati costretti a migrare verso la
capitale, Ulan Bator, la cui popolazione è raddoppiata negli ultimi 20 anni. Un inverno persino
più tremendo di quello del 1944
che ha impresso un ricordo indelebile nella memoria di chi
l’ha vissuto. Purtroppo negli ultimi 15 anni si sono verificati inverni straordinari per ben 4 volte. E pare che questo fenomeno
sia l’altra faccia della medaglia
del riscaldamento globale».
Alessandro Grassani, fotografo
milanese nato nel 1977, si è preso a cuore la questione. Dopo la
steppa si è diretto nel Kenya, nel
distretto del Turkana, dove in
due anni ha piovuto una sola
volta e gli scontri tribali per il
controllo delle piccole risorse
idriche sono all’ultimo sangue.
La rotta migratoria di chi fugge
l’arsura termina a Nairobi, dove
negli ultimi 20 anni la percentuale di chi cerca la sopravvivenza negli slum della città è salita
dal 26% al 74%. «Anche nel Bangladesh il problema è l’acqua: la
violenza dei monsoni, le insistenti inondazioni, i cicloni e
l’innalzamento del livello del
mare rendono invivibili le zone
rurali e spingono le popolazioni
verso le città. Dacca, la capitale,
attualmente ha una popolazione
di 14 milioni di abitanti e si stima che nel 2050 sarà di 50 milioni. Ogni anno si registrano 300
mila nuovi arrivi, molti dei quali
migranti ambientali». La prossima tappa è prevista in autunno:
«Secondo le Nazioni Unite Haiti
è il quarto Paese al mondo più
colpito dal cambiamento climatico. Il degrado ambientale
(l’isola ha il più alto tasso di deforestazione al mondo) ostacola
la naturale capacità di reagire
agli eventi climatici estremi.
Metà dei residenti di Port-auPrince non sono nati lì: la città
ogni anno è la destinazione di
migliaia di migranti ambientali
che inseguono l’illusione di una
vita migliore». Il progetto di
Grassani, già vincitore nel Sony
World Photography Award nel
2012, è stato esposto nel 2014 nel
quartier generale delle Nazioni
Unite a Ginevra e attualmente è
allestito fino al 30 settembre all’XI Festival di La Gacilly in Bretagna (www.festivalphoto-lagacilly.com).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
7
Kenya
● Repubblica presidenziale,
con 40 milioni di abitanti e
capitale Nairobi. Nel 1963
diventa indipendente
dall’Inghilterra. È culla della
cultura swahili, unita dalla
lingua kiswahili e dalla
religione islamica e nata
dall’incontro tra gli indigeni
locali e gli arabi, fondatori di
molte città costiere
❞
8
9
Nel distretto del Turkana ha piovuto una sola volta in due anni e gli
scontri tribali per il controllo delle esigue risorse idriche sono
all’ultimo sangue. La rotta di chi fugge l’arsura termina a Nairobi
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Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
CRONACHE
#
Ucciso da un cinghiale per salvare i suoi cani
Cefalù, 77enne muore vicino alla sua casa. Ferita la moglie. La polemica: sono troppi e fuori controllo
È uscito da casa al mattino,
con i suoi cani, sulle colline sopra Cefalù, da un lato l’azzurro
del mare dall’altro le cime delle Madonie, terra bella e selvaggia. Salvatore Rinaudo, 77
anni, si è trovato di fronte un
branco di cinghiali, i cani hanno iniziato ad abbaiare. La moglie Rosa si è accorta di tutto:
«Ho visto che mio marito si è
bloccato, poi si è messo in
mezzo per salvare le sue bestie.
A questo punto i cinghiali gli
sono saltati addosso». Rinaudo è stato sopraffatto, non ha
avuto scampo, è morto dilaniato dai morsi degli animali.
La signora Rosa, 73 anni, si è
precipitata fuori: «Ho cercato
di recuperare Salvatore, di tirarlo dentro. Mentre provavo a
prenderlo e portarlo via sono
stata aggredita anche io. Non
ci sono parole per descrivere
quello che ho visto. Sono distrutta». L’hanno portata al
pronto soccorso con ferite alle
gambe e all’addome, ma per
fortuna non gravi e già nel pomeriggio ha potuto lasciare
l’ospedale.
Un’altra vittima (dopo quella
di maggio nel Bresciano) che
ha riaperto le polemiche sulla
proliferazione incontrollata
dei cinghiali, nonostante un
etologo come Enrico Alleva
puntualizzi che l’animale «si è
sentito attaccato ed ha avuto
un naturale comportamento di
difesa probabilmente anche
per la presenza dei suoi cuccioli». Il sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, è infuriato:
«Siamo colpiti e profondamente addolorati per quanto
accaduto. Ma anche molto arrabbiati, perché questa è una
tragedia annunciata». Il primo
cittadino ricorda che «più volte è stato segnalato il pericolo e
per questo è stata chiesta anche una campagna di abbattimento controllato. Ma non è
stata mai adottata alcuna misura». Un’emergenza che coinvolge tutti i Comuni del Parco
delle Madonie e che spinge il
sindaco di Pollina, Magda Culotta, che è anche deputato del
Pd, ad attaccare il presidente
Crocetta: «L’empasse del go-
La Regione
Il governatore Crocetta:
«Già domani
un piano di messa
in sicurezza»
verno regionale ha creato uno
stallo decisionale che ha messo in serio pericolo la sicurezza
del territorio e l’incolumità dei
cittadini e dei turisti».
Il governatore promette che
questa volta si farà presto e che
già nella giunta di domani sarà
discusso «un piano di messa
in sicurezza». Aggiunge Crocetta: «Il problema dell’eccessivo popolamento di cinghiali
è previsto nel disegno di legge
sui parchi. Chiederemo al presidente della Commissione
ambiente di estrapolare l’articolo in modo tale da inserirlo
nel primo ddl utile che verrà
discusso in aula».
Anche per Angelo Pizzuto,
presidente del Parco delle Madonie, le cause di quanto accaduto vanno ricercate soprattutto nell’inerzia politica: «Il
legislatore non ha ancora pre-
so gli idonei provvedimenti,
lasciando al caso ed alla fortuna la risoluzione di un problema atavico». E spiega che
«l’unico sistema ritenuto idoneo a frenare il proliferare di
questi animali ibridi inselvatichiti è l’abbattimento selettivo
supervisionato dalle forze dell’ordine, sul quale abbiamo anche riscosso il favore delle autorità ma finora nulla è stato
fatto».
Lo scorso 22 maggio un altro pensionato, Severo Zatti, 72
anni di Iseo, era stato colpito
da un cinghiale. Stanco di vedere il proprio campo devastato, quella notte era uscito imbracciando un fucile da caccia.
L’hanno trovato alcune ore dopo morto dissanguato, accanto
alla carcassa dell’animale.
R. Bru.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
A maggio
L’intervista
● L’ultimo caso
di una vittima
di cinghiali
risale al 22
maggio scorso.
L’episodio si è
verificato a
Iseo, nel
Bresciano
Giulia Maria Crespi:
distruggono tutto,
andrebbero limitati
● Severo Zatti,
72 anni, aveva
sentito dei
rumori vicino al
suo campo
coltivato (e
sistematicamente distrutto
dai cinghiali) ed
era uscito
armato di
fucile, hanno
ricostruito i
carabinieri.
L’uomo si era
poi trovato di
fronte
l’animale e
aveva sparato
colpendolo
● Il cinghiale
ferito l’ha
quindi
attaccato
ferendolo
all’arteria
femorale. Zatti
ha perso quasi
subito
conoscenza ed
è morto
dissanguato
Sulla strada Un gruppo di cinghiali nel Parco delle Madonie, al confine con il luogo della tragedia (foto Dapress)
TECNOCASIC S.p.A.
TRIBUNALE DI NAPOLI
Avviso di appalto aggiudicato
Stazione Appaltante: Tecnocasic S.p.A., Viale Armando Diaz, 86 - 09125 Cagliari. Oggetto dell’appalto: procedura per l’affidamento dei servizi di copertura
assicurativa della Tecnocasic S.p.A.. Tipo di procedura: aperta.
L’appalto è diviso in 3 lotti:
I Lotto - servizio di copertura assicurativa per la responsabilità infortuni cumulativa aziendale dei dipendenti della Tecnocasic S.p.A.. Importo complessivo
presunto a base d’asta € 295.000,00. Importo aggiudicato: € 186.033,30
derivante dall’applicazione all’importo posto a base d’asta, del ribasso unico ed
incondizionato del 36,93786%. Aggiudicataria: Reale Mutua Assicurazioni
S.p.A..
II Lotto - servizio di copertura assicurativa per la responsabilità civile verso terzi
e verso prestatori di lavoro. Importo complessivo presunto a base d’asta: €
73.000,00. Importo aggiudicato: € 61.333,33 derivante dall’applicazione all’importo posto a base d’asta, del ribasso unico ed incondizionato del 15,982%.
Aggiudicatario: Generali Italia S.p.A.e UnipolSai in coassicurazione.
III Lotto - servizio di copertura assicurativa per la responsabilità ambientale insediamenti. Importo complessivo presunto a base d’asta: € 132.000,00. Importo aggiudicato: € 93.060,00 derivante dall’applicazione all’importo posto a
base d’asta, del ribasso unico ed incondizionato del 29,5%. Aggiudicataria:
ACE European Group Limited Rappresentanza Generale per l’Italia.
Data di aggiudicazione: la data di decorrenza dei 32 mesi sarà quella prevista
dai termini di legge relativi a ciascun lotto. L’avviso di aggiudicazione del presente
appalto è stato spedito alla G.U.U.E. per la relativa pubblicazione il 28/07/2015.
Responsabile del Procedimento
L’Amministratore Unico
Dottor Gianmarco Serra
Dottor Oscar Serci
FALLIMENTO 254/2013
G.D. DOTT. ANGELO DEL FRANCO
Il Fallimento 254/2013 già operante nel settore della produzione industriale di serramenti in legno. VENDE I SEGUENTI BENI SUDDIVISI IN TRE LOTTI.
Lotto 1) Stabilimento industriale sito in Acerra Zona ASI - Località Pantano di circa
mq. 25.800 (di cui mq 12.700 di superficie di lavorazione e depositi, mq. 1.400 di
uffici e servizi e mq. 11.656 di area scoperta) dotato di impianti ad alta tecnologia
anche per il riciclo e la generazione energetica da scarti della produzione. Prezzo base
€ 6.584.000,00.
Lotto 2) Linea Produttiva a ciclo continuo ad alta tecnologia, per la produzione industriale di infissi in legno, con una capacità massima di produzione di circa 80/90 finestre al giorno prezzo base € 1.644.369,60.
Lotto 3) Mobili e arredi d’ufficio di alto pregio. prezzo base € 50.000,00.
Le offerte in busta chiusa dovranno essere cauzionate con un importo minimo del
15% del prezzo base; rialzo minimo in caso di gara 10% su offerta più alta. Scadenza
termine per il deposito delle offerte 5/10/2015 ore 12.30, presso la Cancelleria VII Sezione Civile del Tribunale di Napoli; data di apertura delle buste e dell’eventuale gara
6/10/2015 ore 12,30.
Eventuale vendita con incanto il 20/10/2015, ore 12.30.
Le offerte potranno essere presentate per singoli lotti. La Curatela privilegerà offerte
per l’intero complesso industriale costituente (lotto UNICO).
Gli interessati all’acquisto, potranno richiedere eventuale finanziamento bancario
presso gli istituti disponibili a tale operazione.
INFORMAZIONI E CHIARIMENTI
Per informazioni, consultazioni di perizie di stima e per eventuali sopralluoghi CONTATTARE I CURATORI: dott. Luigi Gatta e avv. Caterina Cassese - tel. 081 2298620 081 7146025; e-mail [email protected] / [email protected]. Ordinanza di vendita e perizia di stima su: www.astegiudiziarie.it (cod. A314073, A314074, A314075).
● Il corpo è
stato ritrovato
qualche ora più
tardi dai
familiari a una
ventina di metri
dall’animale
ucciso
Giulia Maria Crespi è stata fondatrice del
Fai, ambientalista per credo e per professione.
Ha portato in Italia l’agricoltura biodinamica basata sulla qualità e la salute della terra e ancora
oggi, superati i 90 anni, lavora nelle sue aziende.
Una donna dalla grande passione per la natura,
che da anni ha ingaggiato una battaglia con i cinghiali.
Solo parlarne la innervosisce: «Io sono per
l’ecologia e per la biodiversità e non ucciderei un
ragno. Ma loro sono una catastrofe».
In Sicilia due persone sono state attaccate,
una è morta. I cinghiali sono un problema?
«Ora è successa questa tragedia ma non sono
pericolosi per l’uomo, non attaccano. Io giro
sempre per i boschi. Il problema è che i cinghiali
sono dei distruttori del paesaggio e una tragedia
per gli agricoltori. In Sardegna tante aziende
hanno dovuto chiudere. Al Nord si deve fare la
guardia perché dopo la
semina invadono i campi e distruggono tutto. E
La legge
i politici non fanno nien«Servirebbe
te perché hanno paura di
una legge per
perdere voti».
poterne ridurre
Cosa dovrebbero fail numero»
re?
«Una legge in barba
agli animalisti. È inutile
dire “facciamo la selezione”, bisognerebbe permettere la caccia al cinghiale per sette o otto mesi all’anno, ma questo fa insorgere gli ambientalisti e anche i cacciatori sportivi».
Così se ne controllerebbe il numero...
«E non lo si fa. Poi servirebbe anche un’altra
cosa».
Cosa?
«Si devono impedire gli allevamenti. Si prevedano delle multe. Li allevano per darli ai cacciatori ma così facilitano la riproduzione. Qui in Toscana ce ne sono moltissimi e non sono più i
cinghiali maremmani, sono dei porcastri importati dall’Est».
Lei è presidente onoraria del Fai, non le
mancheranno gli incontri con membri del governo, lo ha mai proposto?
«Anni fa a Zaia, quando era ministro dell’Agricoltura, ma non condivise, mi trattò anche
male. I governi fanno orecchie da mercante per
non perdere voti».
Melania Di Giacomo
ROMA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
● Il caso
La protesta sul fiume Brenta
«Lasciati soli dopo il tornado»
CAUSA II Sez.Civ.Trib.NAPOLI G.I. Mazzocca R.G.C. 23389/1985
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Avv. Gloria Ronco c/o uff.vend.giud. Napoli C.so Vittorio Emanuele 663B (tel. 081-7617254
fax: 081-5980089) vende senza incanto il 23/9/15 ore 16: unità immobiliare in Napoli “Palazzo
Bagnara” su più livelli collegati da scale interne composta da: locale interrato con accesso da
Piazza Dante Alighieri n. 88 e dall’androne del palazzo Bagnara alla Piazza Dante Alighieri n. 89;
mq. 332 catastali locale scantinato con accesso dal Vico S. Domenico Soriano n. 10/D mq. 75
catastali sup. utile compl. mq. 422. in stato di abbandono - bene storico vincolato ai sensi ex
Legge 1089/39 e 42/2004 - ant. 67, apportate modifiche interne - rispristino dei luoghi ad esclusivo carico e spese dell’aggiudicatario. PREZZO BASE:€ 588.553,00 OFFERTE IN AUMENTO:
€ 5.000,00. Offerte busta chiusa c/o uff. entro il 22/9/15 (escluso sabato) ore 9,30/12,30
con AC NT ordine Avv. e n.ro proc. 10% prezzo offerto per cauzione. Eventuale vendita con
incanto il 29/9/15 ore16; domande entro il 28/9/15 (escluso sabato) ore 9,30/12,30 con 2 A/C
NT ordine Avv. e n.ro proc. 9%+1% prezzo base per cauzione. Documentazione su sito
www.astegiudiziarie.it (cod. A313175) - per info: [email protected].
di Andrea Pasqualetto
TRIBUNALE DI SANTA MARIA CAPUA VETERE
FALL. N. 5/04 R.F. - G.D. Dott. Gian Piero Scoppa
Lotto unico: Comune di Castel Morrone, Loc, “Pezza delle Noci”, S.S. Sannitica. Complesso sportivo denominato “PalaMaggiò”, con la relativa area pertinenziale. Il complesso sportivo è costituito dal Palazzetto per lo Sport, dalla Palazzina Atleti,
dai locali per gli uffici e per gli impianti tecnologici, oltre ad un ampio parcheggio di ca. ha 5 e suddiviso in 3 zone (pubblico,
ospiti, atleti), il tutto esteso per una sup. compl. (sommando aree scoperte pertinenziali e aree di sedime dei manufatti costituenti
il complesso) di mq. 78.797. Il Palazzetto dello Sport è costituito da un corpo di fabbrica sede delle manifestazioni spettacolari,
con capienza complessiva di 6357 posti a sedere, e da un corpo di fabbrica, adiacente e collegato al primo, che raccoglie i
servizi generali e quelli per l’allenamento e preparazione degli atleti, suddiviso su 2 piani, con al centro un ulteriore campo da
gioco, e dotato di 4 gruppi indipendenti di spogliatoi, spogliatoi per gli arbitri, palestra, sala per proiezioni, sala di soggiorno
con servizi di ristoro, centro per formazione giovanile, uffici per presidenza ed amministrazione, oltre alla centrale termica,
idrica ed elettrica. L’immobile contiene beni mobili inventariati. E’ attualmente nella detenzione della provincia di Caserta. Non
emergono diritti di terzi opponibili all’acquirente. Prezzo ribassato: Euro 6.873.485,17. In caso di aggiudicazione definitiva del
bene concesso in uso a seguito di vendita fallimentare, il contratto si risolve di diritto anche se I’aggiudicazione dovesse intervenire prima del termine di scadenza del presente contratto e la Provincia di Caserta è tenuta a rilasciare I’immobile entro 30
giorni dal decreto di trasferimento del G.D.. Vendita senza incanto il 06/10/2015 ore 12.00, innanzi al Notaio delegato Dott.
Giovanni Reccia. Deposito offerte entro le ore 12.00 del giorno 05/10/2015 presso lo studio del delegato in San Cipriano d’Aversa,
Via Luigi Caterino, 118. In caso di mancanza di offerte, eventuale vendita con incanto il 20/10/2015 ore 12.00 alle medesime
condizioni, con deposito domande entro le ore 12.00 del 19/10/2015. Info c/o Curatore (Avv. Raffaele Trotta, tel. 0823.778062)
o c/o Cancelleria Fall.re e su www.astegiudiziarie.it (cod. A158406).
L’ANIFA a rettifica di quanto erroneamente comunicato precisa che il Sig.
Alcide Cerato è stato assolto dall’accusa di associazione a delinquere.
La nostra attività sindacale non ha
alcun intento diffamatorio, pertanto
ci teniamo a porgere le nostre scuse
al Sig. Alcide Cerato.
I
l tornado durò mezz’ora e fu un inferno: un morto, 87
feriti, 432 case distrutte, una villa seicentesca rasa al suolo
con le sue piante secolari. Erano le cinque del pomeriggio
dell’8 luglio, una data nera per quel fazzoletto di Riviera del
Brenta compresa fra i comuni di Cazzago, Mira e Dolo, terra di
artigiani e di piccoli imprenditori, dove si abbattè la furia
della natura come mai prima di allora. Gli amministratori
calcolarono il costo della ricostruzione: 100 milioni di euro.
Chiesero un aiuto allo Stato «ma quell’aiuto non è arrivato»,
hanno urlato ieri manifestando con i cittadini sulle acque del
Brenta con una barca che trainava i manichini di un operaio e
di un artigiano. «Senza aiuti annegheremo». Ce l’hanno con
Roma «che tace», con il presidente del Consiglio «che
promette e non mantiene», con la politica «che ci ha lasciati
soli». Chiedono la cancellazione dell’Iva sulle ristrutturazioni
e una maggiore attenzione alle loro sciagure. «Renzi venga
almeno a vedere come stiamo ridipingendo le nostre case».
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Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
19
CRONACHE
#
● Il commento
di Danilo Mainardi
Prede e predatori
Storia di una difficile
convivenza
e del nostro fallimento
di fronte alla natura
C’
è qualcosa d’assurdo nella storia del
cinghiale nel nostro Paese. Sempre più
numerosi razzolano non solo nelle
campagne, monti e colline, ma anche alle
porte delle città. Accade in Italia e non solo.
Ne sono stati abbattuti a Berlino, altri
fotografati a New York e, per tornare da noi,
ricordo le immagini, viste sulle pagine di un
quotidiano, di un cinghiale che si aggirava sui
tetti di una casa a Sillano in provincia di
Lucca. L’aggressione di queste ore in Sicilia
conferma la gravità della situazione.
L’assurdità sta nel fatto che questi animali
invasivi, numerosi e dunque pericolosi, sono
stati immessi nel nostro Paese a partire dagli
Anni 50, a scopo principalmente venatorio. I
capi immessi dapprima erano importati
dall’Est Europa, ma poi sono stati rilasciati in
natura cinghiali allevati — in allevamenti
nazionali — nati perciò in cattività e ibridati
col maiale. Il ripopolamento è proseguito
così, per anni, con scarso rispetto dei criteri di
pianificazione faunistica, con immissioni non
programmate, fino all’abusivismo e
all’anarchia. Questo nonostante le linee guida
rese note da tempo dal ministero
dell’Ambiente e da Ispra. E ora tutti a
esprimere stupore e lamentazioni per il fatto
che i cinghiali sono ovunque, tantissimi, di
grande stazza (perché così li abbiamo
selezionati). Come noto, poi, sono
prolificissimi, fino a oltre una decina di
cuccioli per parto, con conseguente costante
incremento delle popolazioni. Anche perché i
L’inserimento
Siamo stati noi a introdurli
a partire dagli anni Cinquanta
a scopo principalmente venatorio
Poi ne abbiamo perso il controllo
predatori naturali, lupi soprattutto, in Italia,
nel frattempo, erano stati fatti fuori e, quando
si è iniziato il recupero, a lungo se ne è
contrastato e tuttora si contrasta il ritorno.
Come se i predatori non servissero a niente,
come se i principi basi dell’ecologia e della
biologia fossero solo chiacchiere di
ricercatori. Insomma, in questo quadro
l’esplosione demografica del cinghiale non
poteva che essere attesa e scontata.
Emergenza fauna, è stato scritto sulla stampa
a proposito dei numeri insostenibili di cervi,
caprioli, cinghiali nel nostro Paese. Nel
contempo lupi e orsi, sono classificati «specie
problematiche» con esplicite proposte,
avanzate periodicamente dalle diverse
amministrazioni, di imbracciare le doppiette
per risolvere i problemi. La convivenza fra
l’uomo e le altre specie sembra davvero
difficile e forse non resta che ammettere il
fallimento di Homo sapiens e il successo di
Sus scrofa, il cinghiale.
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Il dibattito
di Riccardo Bruno
❞
Sono liberi
di fare
danni e la
comunità
deve pagare
anche gli
indennizzi
Servono
abbattimenti controllati
La Forestale
ILLUSTRAZIONE DI ANTONIO MONTEVERDI
«Li hanno trovati anche in alta montagna, a grufolare a duemila metri. Esemplari che a volte raggiungono i due quintali.
Una popolazione vastissima,
nessuno sa esattamente quanti
siano in Italia». Per Luciano
Sammarone, comandante provinciale a Isernia del Corpo forestale, il primo problema sui
cinghiali è esattamente questo:
«Si dice che sono tantissimi,
ma la questione non viene mai
affrontata in modo coordinato.
L’approccio giusto sarebbe: vediamo in un territorio qual è la
fauna selvatica presente, quali
sono le colture da tutelare, i
centri abitati, e poi stabiliamo
le priorità. A quel punto si deve
procedere con piani di abbattimento mirati. Non come si fa
adesso, i cinghiali sono lasciati
liberi di fare i danni e poi la comunità deve pagare anche il costo degli indennizzi. È un sistema schizofrenico».
Che bisogna fermare l’avanzata di questi ungulati, quasi
scomparsi nei primi decenni
del Novecento e via via reintrodotti per la gioia dei cacciatori,
sono praticamente tutti d’accordo. Da anni. E da anni si fa
poco o niente. Nel lontano 2009
tre Comuni all’interno del Parco delle Madonie, Collesano,
Petralia Sottana e Castelbuono,
poco distanti da dove ieri Salvatore Rinaudo ha perso la vita,
decisero di fare da soli e emisero ordinanze per abbattere i
cinghiali in eccesso. Un’associazione animalista fece ricorso
e il Tar gli diede ragione: come
si fa ad autorizzare l’abbattimento di animali protetti se
non si sa nemmeno quanti sono?, motivarono i giudici.
Il cinghiale appartiene alla
fauna selvatica tutelata dalle
leggi nazionali. La caccia è consentita per tre mesi all’anno, in
genere dal primo ottobre al 31
dicembre; Regioni e Province,
se è necessario, possono autorizzare «eliminazioni» extra,
ma in questo caso può intervenire solo personale autorizzato.
La caccia è vietata all’interno
dei parchi e delle aree protette.
Per questo, e per le grandi capacità di adattamento, il numero
dei cinghiali è cresciuto in modo esponenziale. «E spesso non
siamo di fronte al cinghiale autoctono, più piccolo e di peso
minore — aggiunge il comandante della Forestale Sammarone —, ma animali venuti dall’estero, molto più grandi. A
❞
Cacciatori e ambientalisti uniti. La Forestale: sono liberi di fare danni
95
Per cento
Le province
italiane nelle
quali è diffuso
il cinghiale
10
Cuccioli
Quelli a cui può
arrivare una
figliata (sono
due all’anno)
li, e prodotto d’eccellenza da difendere a ogni costo. Ma non si
possono sempre alzare barriere
e recinti per proteggere i raccolti, o le strade dove i cinghiali
sono sempre più spesso causa
di incidenti.
«È un’emergenza nazionale,
una situazione insostenibile —
protesta Roberto Moncalvo,
presidente della Coldiretti —.
Non è più solo una questione di
risarcimento dei danni, è diventato un fatto di sicurezza
delle persone e della vita nelle
campagne. Negli ultimi dieci
anni gli animali selvatici sono
quasi decuplicati e l’aumento
dei cinghiali e di altri ungulati
ha messo in allarme non solo le
imprese agricole, ma anche la
società e l’ambiente».
Franco Ferroni, responsabile
Aree protette e politiche agricole del Wwf, aggiunge un altro
elemento di riflessione e pole-
mica : «Attorno al cinghiale c’è
un mercato nero che vale centinaia di migliaia di euro: per un
esemplare abbattuto legalmente, ce ne sono almeno due uccisi illegalmente». Per questo
suggerisce un decreto che autorizzi anche gli agricoltori a catturarli e utilizzarli e preveda
mattatoi mobili per garantire
una macellazione controllata.
Un tema che sottolinea anche il
presidente nazionale di Arcicaccia, Osvaldo Veneziano,
chiedendo una normativa straordinaria «che consenta di utilizzare la carne di cinghiale non
La diffusione
Non si quanti siano,
forse più di un milione
L’allarme Coldiretti:
emergenza nazionale
Una
situazione
insostenibile: in dieci
anni sono
decuplicati
e mettono
a rischio
persone
e ambiente
La Coldiretti
Sono un milione, l’Italia è invasa
«Regole per catturarli e venderli»
volte si incrociano con i maiali,
e la capacità riproduttiva diventa maggiore. Alcune femmine
riescono a partorire anche due
volte all’anno».
Ogni figliata dieci cuccioli,
con risultati ormai sotto gli occhi di tutti. L’Ispra (l’Istituto per
la protezione e la ricerca ambientale) ha stimato che possano aver superato il milione di
esemplari, diffusi in tutte le
venti regioni e nel 95% delle
province. Il periodo più critico
è proprio questo, da agosto a
ottobre: i torrenti sono a secco,
nei boschi c’è poco cibo, per
questo si spingono in pianura,
vicino ai campi e ai centri abitati. Proprio un paio di giorni fa i
vertici dell’Ambito territoriale
di caccia Firenze-Prato hanno
ricordato agli agricoltori di verificare bene l’efficienza delle
recinzioni elettrificate. L’uva è
piatto prediletto per gli anima-
❞
più al nero, legalizzandone il
commercio e con i conseguenti
controlli sanitari».
Paradossi di un animale tutelato eppure lasciato che si diffondesse a beneficio di chi gli
spara, che fa paura quando si
ha la sfortuna di trovarselo davanti ma non quando siamo a
tavola. E così, come accade per
altre specie, siamo incapaci di
trovare il giusto confine tra la
protezione della natura e quella
dei nostri interessi.
«Abbiamo perso il giusto approccio con l’ambiente — osserva il comandante Sammarone —. A volte si va a vivere in
una casa isolata nel bosco e poi
ci si lamenta che davanti passano i lupi, o anche gli orsi. È vero, il cinghiale è estremamente
aggressivo, ma riflettiamo anche sui nostri comportamenti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Attorno ai
cinghiali c’è
il mercato
nero:
quelli uccisi
illegalmente
sono
il doppio di
quelli uccisi
legalmente
Il Wwf
20
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
CRONACHE
#
L’Italia dei soldi sporchi
di Fiorenza Sarzanini
Le cifre del fenomeno
C
Da quali reati provengono i soldi riciclati
ase, palazzi, ma anche
attività commerciali,
alberghi e resort di
lusso. Il 2014 si conferma l’anno record per il
riciclaggio con migliaia di operazioni per occultare e poi reimpiegare il denaro proveniente
da attività illecite. Il rapporto
della Guardia di Finanza lo
quantifica in 2,8 miliardi di euro. E ciò che desta maggiore allarme è la tipologia dei reati all’origine del trasferimento dei
fondi: perché ben 1,1 miliardi di
euro provengono da frodi fiscali. Sono dunque soldi sottratti
alle casse dello Stato, ricchezze
«risparmiate» e nascoste da chi
non paga le imposte. L’attività
di contrasto svolta dalle Fiamme Gialle ha dato buoni frutti, si
è riusciti a ottenere «il sequestro di 5.645 asset patrimoniali
di cui 5.094 beni e 551 aziende».
Ma il volume d’affari dei criminali — uomini dei clan organizzati, ma anche imprenditori e
personaggi che gestiscono affari con la pubblica amministrazione — continua a crescere
minando pericolosamente
l’economia. Tanto che la relazione sugli ultimi dodici mesi
rende conto degli strumenti di
prevenzione antiriciclaggio
usati «per intercettare in tempo
reale le nuove pratiche criminali soprattutto quando realizzate
con metodi diversi dai semplici
trasferimenti fisici di valuta, come nel caso dell’utilizzo di moneta elettronica o virtuale (ad
esempio bitcoin) o di ricorso ad
articolati societari (trust, fiduciarie, società estere con azioni
al portatore)». Discorso a parte,
ma non meno importante, riguarda i money transfer, perché
«negli ultimi dodici mesi il valore delle rimesse all’estero —
in gran parte effettuate attraverso questo circuito — si è attestato a 5,3 miliardi di euro». Il
dossier cita i casi più eclatanti,
ma anche indicativi dei «sistemi» più utilizzati.
Costruzioni e discoteche
La criminalità organizzata
investe in immobili e in locali
notturni. E proprio in questi
settori si concentrano le verifiche delle Fiamme Gialle per
cercare di recuperare il denaro
sottratto allo Stato.
I provvedimenti di sequestro
nel settore immobiliare hanno
avuto un valore di «570 milioni
di euro, pari al 38 per cento totale delle aziende interessate
dai controlli che è pari a un miliardo e mezzo di euro». Il rap-
●
La parola
RICICLAGGIO
Il reato di riciclaggio
(articolo 648 bis del codice
penale) punisce «chiunque
trasferisce denaro, beni o
altre utilità provenienti da
delitti non colposi». In
pratica chi maneggia soldi
o altre ricchezze che
costituiscano il ricavo di
altri reati. Incorre nel reato
anche chi contribuisce a
nascondere o a ostacolare
la scoperta questi beni. La
pena prevista dal codice è la
reclusione da quattro a
dodici anni e la multa da
1.032 a 15.493 euro. Pena
aumentata per chi compie
riciclaggio nell’esercizio di
un’attività professionale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Quali sono le norme violate (numero di casi)
1,1 miliardi di euro
Evasione fiscale
152,4
Truffa
Furti, rapine, ricettazione
107,9
Corruzione/concussione
76,3
Contrabbando
Altro
79
Persone denunciate
per riciclaggio
63
68
37,9
Associazione mafiosa
Traffico di droga
147
211,5 milioni di euro
Bancarotta fraudolenta
Usura
1.806
16,1
1.483
7
12
2,5
131
arrestate
Trasferimenti
irregolari
di denaro
Omessa
registrazione
di dati
Omessa
segnalazione
di operazioni
sospette
Omessa
istituzione
di archivio
Irregolari
trasferimenti
tramite
money transfer
Corriere della Sera
Nel 2014 il record di operazioni
per nascondere e riciclare denaro
frutto di attività illecite
La Finanza: dalle frodi fiscali
1,1 miliardi (sui 2,8 tracciati)
porto della Finanza illustra anche i «risultati ottenuti nel settore dei “servizi di supporto alle
imprese” con oltre 282 milioni
di euro di sequestri e il dato relativo alle “attività di intrattenimento e divertimento” nel cui
ambito sono scattati i sigilli per
230 milioni di euro».
Gli hotel in Val d’Aosta
Tre mesi fa è stato arrestato
un imprenditore di Legnano
che aveva «depositato su conti
correnti cifrati aperti presso alcune banche svizzere milioni di
euro non dichiarati al Fisco da
liberi professionisti e industriali italiani». Il meccanismo prevedeva l’investimento delle
provviste «in società in stato
Il dossier
● La Guardia di
Finanza ha
tirato le
somme con
una relazione
dell’attività
svolta nel corso
del 2014 sul
contrasto al
riciclaggio
● Secondo le
Fiamme Gialle
la stima dei
«soldi sporchi»
maneggiati in
Italia è di 2,8
miliardi di euro
prefallimentare che poi venivano “svuotate” con fittizi trust liquidatori cui trasferire l’attivo
delle aziende decotte, privando
le società del patrimonio e destinandole unicamente al fallimento. E così sono scattati i sigilli allo ”Champoluc Paradise
Resort” in provincia di Aosta;
un complesso immobiliare in
Brianza; un immobile a Rapallo; l’albergo “Le Miramonti
Wellness Hotel” de La Thuile in
Val d’Aosta; diversi appartamenti di pregio a Courmayeur;
immobili commerciali e abitazioni in Lombardia, Piemonte e
Valle d’Aosta; un’imbarcazione
modello Fairline 52; quote societarie».
Gli Emirati Arabi
In Romagna sono state individuate società «cartiere» «prive di qualsiasi struttura operativa, di attrezzature, macchinari
e strumentazioni idonee per realizzare i lavori indicati nelle
fatture». In realtà «le imprese
erano state create al solo scopo
di emettere fatture per operazioni inesistenti e consentire a
un’altra società a vocazione internazionale (con sede in Lombardia), dedita al montaggio e
alla manutenzione di grossi impianti produttivi, di consumare
una frode fiscale per oltre 31
milioni di euro». Annotano gli
investigatori: «La società lombarda, ha realizzato impianti
La novità
Tra i nuovi metodi
illeciti usati per far
nascondere denaro
compaiono i bitcoin
petroliferi negli Emirati Arabi
ottenendo rilevanti ricavi di natura estera (quindi senza l’applicazione dell’Iva nello Stato
italiano) e si è avvalsa per anni
di questi soggetti compiacenti,
instaurando un meccanismo
fraudolento che le ha consentito di abbattere illecitamente il
reddito imponibile, l’importo
sul quale l’Erario calcola le imposte dovute, attraverso indebiti rimborsi d’Iva e il riconoscimento di costi inesistenti».
Qualche mese fa il Nucleo di
polizia tributaria di Forlì ha avviato un monitoraggio su
«58.000 soggetti che negli anni
dal 2009 al 2014 hanno effettuato movimentazioni finanziarie
tra l’Italia e la Repubblica di San
Marino. Le prime 1.050 verifiche, hanno consentito di scoprire redditi nascosti al Fisco
per oltre 850 milioni di euro ed
evasione per oltre 153 milioni
di euro». Nella lista ci sarebbero numerosi nomi eccellenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
CRONACHE
21
#
Sulla piazza
Fiori e candele
portate dagli
amici sulla
panchina dove
Andrea
trascorreva le
giornate
Lecce
❞
Era buono e
innocuo,
sempre
gentile e
sorridente,
passava le
giornate
sulla sua
panchina,
sia d’estate
che
d’inverno
I clienti
del bar
La vicenda
● Andrea Soldi
(nella foto), 45
anni, torinese,
persona affetta
da disturbi
mentali ma
ritenuta
inoffensiva,
mercoledì
viene sottoposta a un
trattamento
sanitario
obbligatorio
(Tso). Durante
l’operazione
Andrea muore
● Per
l’episodio la
procura di
Torino ha
iscritto al
registro degli
indagati i tre
vigili urbani che
hanno tentato
di eseguire il
ricovero e lo
psichiatra che
lo aveva
disposto.
Il reato
ipotizzato dal
pm Guariniello
è omicidio
colposo
Il dramma del padre di Andrea:
chiesi il Tso, non me lo perdono ❞
Torino, indagati vigili e psichiatra. La relazione: «Preso al petto, non al collo»
DALLA NOSTRA INVIATA
«Non si trattano così
nemmeno le bestie da portare
al macello. Se ripenso a quella
scena mi viene da piangere. Io
ho portato la divisa per una vita,
so cos’è il senso del dovere e
dello Stato. E l’altro giorno, mi
creda, il senso dello Stato qui
non c’era». Sebastiano Pischedda, 76 anni, è un ex carabiniere in pensione e mercoledì pomeriggio guardava piazza
Umbria dalla finestra di casa
sua. Ha visto Andrea Soldi seduto sulla solita panchina, ha
visto gente che si agitava attorno a lui e poi ha visto «quello
che si è messo dietro di lui e gli
ha stretto il braccio attorno al
collo. E che non mi si venga a
dire che non è vero, so distinguere un collo da un petto».
Andrea aveva 45 anni e quelli
erano i suoi ultimi minuti di vita. Dovevano ricoverarlo per un
Tso, trattamento sanitario obbligatorio. Un intervento quasi
di routine per lui, già sottoposto
ad altri Tso e in cura psichiatrica da molto tempo. Ogni tanto
smetteva di prendere i farmaci e
bisognava costringerlo a ricominciare. Per farlo erano arrivati lo psichiatra, un infermiere e
tre agenti della polizia municipale. Si doveva soltanto portarlo
in ospedale, anche contro la sua
volontà. «E invece l’hanno caricato sulla lettiga che non si
TORINO
muoveva più dopo averlo tenuto
per terra a faccia in giù e ammanettato con le braccia dietro la
schiena» si arrabbia Pinuccia, la
moglie dell’ex carabiniere. «Abbiamo scattato una fotografia
con il telefonino (adesso nelle
mani degli inquirenti, ndr). Povero Andrea. Era una presenza
fissa, non ha mai dato fastidio a
nessuno. Ci mancherà quel verso che faceva... lo sentivamo al
vigili urbani, soprattutto. Eppure è ancora tutto da scrivere il
capitolo della responsabilità di
questa storia. Chi ha sbagliato?
Se davvero l’agente ha stretto il
suo braccio al collo di Andrea
com’è possibile che lo psichiatra, che a quanto pare sarebbe il
responsabile dell’esecuzione
del Tso, non abbia ordinato di
interrompere l’operazione davanti a un uso eccesivo della forIl ricordo
Il biglietto
lasciato ieri
sulla panchina
di Andrea e che
ricorda la sua
abitudine di
fare il verso del
lupo, che
divertiva i
bambini
mattino e dicevamo: ecco, è arrivato Andrea».
Ululava come fanno i lupi,
Andrea. Lo sapevano i bambini
del quartiere, che correvano davanti a lui a imitarlo con il consenso divertito delle mamme
tutte in lutto, ieri, davanti alla
sua panchina piena di fiori. Maria, Rosa, Giovanna, Rita, Roberta... improvvisano capannelli, lasciano biglietti per il «tenero lupo mannaro», maledicono
persone che non conoscono. I
za? Più di un testimone racconta di Andrea «con il volto cianotico» e il medico, oppure l’infermiere, non l’hanno notato?
Ieri il sostituto procuratore
Raffaele Guariniello ha indagato i tre agenti municipali e il
medico. Domani l’autopsia proverà a chiarire la dinamica dei
fatti e poi si valuteranno le relazioni presentate in procura dallo psichiatra e dai vigili. Nel documento degli agenti si racconta che Andrea è stato afferrato
non per il collo ma «nella parte
superiore del busto», si dice che
era «renitente alla somministrazione delle cure», si parla
del suo «stato di delirio» e si ricostruisce anche il viaggio in
ambulanza verso l’ospedale
(uno degli agenti è salito con
l’infermiere): nessuno, spiegano i vigili, ha detto che il paziente stava andando sotto i parametri vitali né sono state messe in moto procedure di urgenza. Insomma: una strada che
porta dritto verso un rimpallo
delle responsabilità fra vigili e
azienda sanitaria.
Tutto questo mentre il padre
di Andrea, Renato, dice a chi gli
sta vicino che «non mi perdonerò mai di aver chiesto io stesso il Tso...» e mentre l’avvocato
della famiglia (che è anche cugino), Giovanni Maria Andrea,
si dice «commosso dall’aiuto
che stiamo ricevendo». La barista cinese della piazza, i romeni
che lì bivaccano, la gente che
abita nei palazzi accanto, quelli
che mercoledì pomeriggio erano di passaggio o i pensionati
che ci passano ore: tutti sono
andati a testimoniare «in onore
di Andrea». Tutti l’hanno descritto «buono, innocuo, sempre gentile e sempre lì, sulla sua
panchina, da mattina a sera,
estate e inverno». E tutti invocano una sola cosa: giustizia.
Giusi Fasano
Quello in
divisa che si
è messo
dietro di lui
gli ha
stretto un
braccio
attorno al
collo. Non
mi si venga
a dire che
non è vero
Il carabiniere
testimone
❞
Nessuno ci
ha detto che
il paziente
stava
andando
sotto i
parametri
vitali, né
sono state
messe in
atto le
procedure
d’urgenza
La polizia
municipale
Non accetta
la separazione,
uccide la moglie
e si toglie la vita
L’ha aspettata per strada, nel
centro del paese, e le ha
sparato a bruciapelo. Poi ha
cercato di togliersi la vita con
la stessa arma, una calibro 9
per uso sportivo regolarmente
detenuta. È successo nel
pomeriggio di ieri a
Squinzano, in provincia di
Lecce. L’uomo, Sergio Pagani,
45 anni, operaio precario, ha
ucciso così la moglie, Rita
Paola Marzo, 41 anni, dalla
quale si era separato di
recente. Pagani, che si è
sparato alla testa, è morto in
serata all’ospedale Vito Fazzi di
Lecce, dove era stato portato
d’urgenza e ricoverato in
rianimazione. I carabinieri
della Compagnia di Campi e
del Nucleo investigativo del
capoluogo hanno ascoltato,
come persone informate sui
fatti, parenti e amici della
coppia (che ha due figli di 15 e
11 anni) per cercare di dare un
senso all’omicidio-suicidio.
Alla fine delle audizioni gli
investigatori si sono convinti
del movente: lui non accettava
la separazione. Non risulta
tuttavia che la donna avesse
sporto denuncia contro il
marito per eventuali minacce o
stalking, ma i conoscenti
hanno comunque raccontato
di un uomo disperato e
incapace di pensare a un
futuro senza sua moglie.
Qualche mese fa Pagani era
stato sollecitato dalla
compagna a lasciare la casa di
famiglia, dove viveva con lei e i
loro figli. Si era così trasferito
nell’abitazione dei genitori. Un
trasloco molto sofferto e mai
accettato fino in fondo. Ieri
pomeriggio ha atteso la
moglie per strada e ha cercato
di parlarle. I due hanno
iniziato a discutere
animatamente, fino a litigare
incuranti dei passanti. Al
culmine della discussione lui
avrebbe estratto la calibro 9 ed
esploso un colpo. Rita Paola
Marzo è morta sul colpo
accanto ad alcuni testimoni
oculari che nulla hanno
potuto fare. L’uomo ha poi
cercato di togliersi la vita
puntandosi l’arma alla tempia
e premendo nuovamente il
grilletto. Portato d’urgenza
all’ospedale, è morto nel
reparto di Rianimazione dopo
alcune ore e dopo che i medici
hanno tentato un disperato
intervento. Rita Paola Marzo
faceva la parrucchiera a
domicilio.
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Di nuovo una frana, Cortina isolata per un giorno
Sassi e terra si staccano dal monte Sorapiss. Il sindaco: «Servono interventi strutturali»
CORTINA D’AMPEZZO (BELLUNO)
I disagi
● Una nuova
frana è caduta
nella notte tra
venerdì e ieri
sulla statale
Alemagna tra
San Vito di
Cadore e
Cortina
d’Ampezzo; la
celebre località
turistica è
rimasta isolata
per alcune ore.
La strada è
stata riaperta
ieri alle 21
Ancora paura, ancora una
montagna che si sgretola. Alle
porte di Cortina. Sassi, ghiaia e
un fiume di fango. Questa volta
è toccato al Sorapiss, altro gigante dolomitico, sulla sinistra
della valle del Boite. Con ancora da seppellire le tre vittime
del disastro dell’Antelao a San
Vito di Cadore, altre rocce e detriti sono crollati. L’altra notte,
alle 2.30 sotto l’ennesima
«bomba d’acqua». Fortunatamente nessuna vittima: sotto la
frana non c’è un paese, ma la
strada 51 di Alemagna, che
quest’estate è martoriata. La
strada delle vacanze verso Cortina è finita nei guai nel giorno
di bollino nero e le code hanno
raggiunto i 15 chilometri.
La frana ha invaso la sede
stradale ad Acquabona, continuando fino a deviare il corso
del torrente Boite. Si calcolano
20 mila metri cubi di materiale.
Spazzata via in quel tratto anche
la pista ciclabile. È un punto
storicamente critico, ma quest’estate si contano già tre frane,
L’incidente
In Alto Adige gruppo di
escursionisti investito
da una scarica di pietre
Grave una donna
con quelle del 22 giugno e dell’8
luglio con due auto coinvolte,
senza vittime. «Nel punto più
difficile — spiega il sindaco di
Cortina Andrea Franceschi —
era stato costruito un invaso che
ha ben funzionato. Ma questa
volta, e in luglio, la frana è scesa
un po’ più a valle».
Il traffico ieri è stato interrotto tutto il giorno e un nuovo
forte temporale pomeridiano
ha ritardato la riapertura. Chi
era diretto a Cortina è stato costretto a compiere giri attraverso il Passo Tre Croci o il Passo
Falzarego, o da nord giungendo attraverso la Val Pusteria.
Chiusa per frana anche la strada del Passo Giau. Il transito
Emergenza Mezzi al lavoro ieri pomeriggio sulla
statale Alemagna verso Cortina, invasa da una frana
sull’Alemagna è ripreso alle 21.
«Nell’immediato — continua il
sindaco — stiamo lavorando
per un sistema di allerta, poi
serviranno interventi strutturali». Problemi anche in Valtellina a causa di due frane: la statale dello Stelvio è chiusa e secondo fonti Anas sarà riaperta
al traffico solo nei prossimi
giorni. Spavento infine per un
gruppo di escursionisti in val
Fiscalina, in Alto Adige, colpito
da una scarica di sassi durante
un temporale. Cinque persone
sono rimaste ferite, una donna
è stata trasportata in gravi condizioni a Bolzano.
Massimo Spampani
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22
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
CRONACHE
#
La storia
di Elena Tebano
La grande domanda sulla
prostituzione è sempre quella
(vietarla o legalizzarla?), la novità sono le parti in campo: da
un lato la più importante associazione al mondo per la difesa dei diritti umani, Amnesty
International, che a sorpresa si
schiera a favore della depenalizzazione. Dall’altro un manipolo di star hollywoodiane, da
Meryl Streep a Kate Winslet a
Lena Dunham, che invece uniscono le loro (potenti) voci a
coloro che si oppongono.
Motivo dello scontro è un
documento preparato dall’associazione per l’«International
Council Meeting» in corso a
Dublino, l’assemblea mondiale di Amnesty che si tiene ogni
due anni e ne decide programmi, priorità e strategie. Il testo,
che sarà votato nei prossimi
giorni (e quindi ancora non
rappresenta una presa di posizione ufficiale), sostiene che
«la criminalizzazione della
prostituzione non fa altro che
aumentare la discriminazione
nei confronti di coloro che
vendono sesso, mettendoli
più a rischio di persecuzioni e
violenze, inclusi gli abusi da
parte della polizia» e chiede
«la migliore tutela possibile
dei diritti umani dei lavoratori
e lavoratici del sesso, attraverso misure che includono la depenalizzazione della prostituzione».
La bozza del documento, resa pubblica nelle settimane
scorse, ha suscitato le immediate proteste di una serie di
organizzazioni (femministe e
non). E una lettera aperta della
Coalition Against Trafficking
in Women («Coalizione contro
la tratta delle donne», Catw):
«Ogni giorno combattiamo
l’appropriazione maschile del
corpo delle donne, dalle mutilazioni genitali ai matrimoni
forzati, dalla violenza domestica alla violazione dei loro
diritti riproduttivi. Pagare denaro per una simile appropriazione non elimina la violenza
che le donne subiscono nel
commercio del sesso. È incomprensibile che un’organizzazione per i diritti umani della levatura di Amnesty International non riesca a riconoscere
che la prostituzione è una causa e una conseguenza della diseguaglianza di genere», scrivono i firmatari, tra i quali ci
sono le attrici Meryl Streep,
Carey Mulligan Kate Winslet,
Anne Hathaway, Angela Bassett, Lena Dunham, Emily
Blunt, Emma Thompson, Debra Winger, l’attore Kevin Kline, il regista Jonathan Demme,
e le femministe Gloria Stei-
1
1
2
Anne
Hathaway, 32
anni, è arrivata
al successo con
«Il diavolo
veste Prada»
(Olycom)
3
Carey Mulligan,
30 anni, è tra le
protagoniste
del film in
uscita
«Suffragette»
(Ap)
4
5
4
6
7
«Depenalizzare la prostituzione»
Le grandi attrici contro Amnesty
La campagna per le lavoratrici del sesso. Ma Hollywood si ribella: «È schiavitù»
●
Il testo
U
n estratto del documento di 15 pagine
che sarà votato dall’assemblea generale di Amnesty International in corso
fino all’11 agosto a Dublino, in Irlanda. «Risoluzione 2.3 del board internazionale Politiche per la depenalizzazione della
legalizzazione» si legge. E poi: «Il Consiglio
internazionale CHIEDE al board internazionale di adottare politiche che cerchino di
assicurare la migliore tutela possibile dei
diritti umani dei lavoratori e lavoratrici del
sesso, attraverso misure che includono la
depenalizzazione della prostituzione»
A Firenze
Quella scritta omofoba
sul manifesto di Mika
di chi non sa accettare
un mondo che cambia
di Ivan Cotroneo
3
2
Lena Dunham,
29 anni, autrice
e protagonista
della serie tv
«Girls»
(Olycom)
nem ed Eve Ensler.
A stretto giro sul Guardian è
seguito il commento sarcastico di Molly Smith, pseudonimo di una prostituta e attivista, che accusa le celebrities di
«aggredire Amnesty per il fatto oltraggioso di basare la sua
politica su quello che diciamo
noi che vendiamo sesso».
Al netto delle polemiche
sulle presunzioni delle star, lo
scontro riflette i due approcci
predominanti alla prostituzione. Catw, le associazioni religiose e quelle femministe più
tradizionali ritengono che
chiunque venda sesso sia sempre una vittima (di violenze,
tratta, o anche solo povertà) e
quindi sostengono il «modello svedese» (sempre più diffuso e adottato anche da Norvegia, Islanda, Canada, e Irlanda
del Nord) che vieta la prostituzione perseguendo i clienti. E
denunciano che la legalizza-
La campagna
Il documento punta
a «migliorare la tutela
dei diritti umani». E a
ridurre i rischi sanitari
●
La parola
SEX WORKER
Lavoratore del sesso è la
traduzione del termine
inglese sex worker, che
indica non solo la
prostituzione, ma può
essere riferito anche ad
altre attività: a tutte quelle
in cui, dietro retribuzione,
si usano la sessualità e
l’immaginario erotico a
scopi ricreativi e di
intrattenimento, in spazi
reali o virtuali. Si chiamano
lavoratrici e lavoratori del
sesso coloro che svolgono
professioni connesse al
mercato del sesso. Amnesty
international chiede un
riconoscimento ufficiale di
questo status, la
depenalizzazione dei
lavoratori del sesso. Sex
worker ha sostituito il
termine prostituzione, in
virtù delle battaglie di chi
vuole vedere riconosciuta
legalmente questo tipo di
attività.
zione dei bordelli in Germania
ha aumentato la tratta delle
donne.
Il documento di Amnesty
International invece «riconosce e rispetta la capacità di autodeterminazione dei lavoratori del sesso». E quindi è a favore di politiche di decriminalizzazione che promuovano la
riduzione dei rischi per chi si
prostituisce. «Il modello più
riuscito è quello della Nuova
Zelanda, dove dal 2003 lo stato
facilita la creazione di piccole
imprese di “sex workers” —
spiega Giulia Garofalo Geymonat, autrice di Vendere e comprare sesso (Il Mulino) —. Le
ricerche indicano che per chi
vende sesso è indispensabile
lavorare in un ambiente sicuro
(per esempio con altre colleghe, con segretarie, buttafuori, con l’appoggio della polizia), poter selezionare i propri
clienti, mantenere la decisione ultima sui servizi che offre,
e poter dire no in ogni momento. Queste misure minime
sono vietate da moltissime legislazioni, inclusa quella svedese e la nostra, mentre non lo
sarebbero in un regime di decriminalizzazione».
L’inglese Kate
Winslet, 39
(Afp)
5
Meryl Streep,
66 (Reuters)
6
Emily Blunt, 32
(Italy Photo
Press)
7
Emma
Thompson
(Ap). Sono
alcune delle
attrici che
hanno firmato
l’appello della
«Coalition
Against
Trafficking in
Women»
(Coalizione
contro la tratta
delle donne)
contro la
richiesta di
Amnesty
International di
depenalizzare
la prostituzione
e tutte le
attività ad essa
connesse. Le
firmatarie
sostengono
che «lo
scambio di
denaro non
elimina la
violenza che
le donne
subiscono nel
commercio del
sesso»
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C’
è una brutta scritta, sul manifesto di
una bella persona e di un bravo artista. La scritta insulta, ferisce, fa arrabbiare. La scritta dice «frocio». La scritta
vuol dire che il tuo orientamento sessuale è
da stigmatizzare, da segnalare, da offendere. Sembra una scritta di cinquant’anni fa,
invece è di ieri. È comparsa sui manifesti
che annunciavano il concerto di Mika a Firenze.
È sempre difficile commentare una notizia del genere. Hai la tentazione del rifiuto,
il pensiero che sarebbe meglio affogare nel
silenzio quelle che magari sono le stupidaggini di un gruppetto di idioti. In fondo
basta una mano vigliacca, una bomboletta
spray e una mente disconnessa per scrivere
«frocio» su un manifesto.
Però sai, che è così che comincia tutto, da
un insulto, e che non esistono parole leggere, ci sono offese che portano lontano, alla
incomprensione e alla legittimazione della
violenza. Quindi, caro Mika, se questa fosse
una lettera a te, se questo fosse un fatto
commentato insieme agli altri nella chiacchierata che abbiamo avuto giorni fa al Corriere della Sera, ci terrei a dirti che io non
credo che il mondo sia questo e — se lo è —
è evidente che lo sarà ancora per poco.
La direzione che le coscienze di tutti
stanno prendendo è un’altra, ce lo dicono le
nuove leggi, quelle già applicate negli altri
Paesi, e che speriamo vengano applicate
presto anche da noi.
Ce lo dicono i voti popolari, la volontà del
presidente degli Stati Uniti, la condanna di
Strasburgo che il Paese in cui vivo si è meritatamente beccato. Quello che sta succedendo ora, ti direi che è l’ultima, e forse per
questo più violenta, recrudescenza dell’intolleranza, i gesti stupidi e disperati di chi
non sopporta che il mondo stia cambiando.
Andrebbero ignorati per questo? No, al
contrario andrebbero segnalati, commentati, stigmatizzati e puniti ancora più duramente. E speriamo che venga fatto. Tu però
devi saperlo, lo sai già, che non ti fermeranno, non fermeranno nessuna delle persone
impegnate in questo cambiamento che è
già in atto. Non fermeranno il mondo, saranno loro a essere fermati. Il mondo non è
questo, la città in cui canterai non è questa,
nemmeno l’Italia, nonostante tutto, è più
questo. Se anche volesse non può più esserlo. Non è più tempo per l’intolleranza. Non
è più tempo per la negazione delle libertà.
Siamo pronti a combattere ancora, dovremo farlo perché la violenza — verbale e non
— non si ferma.
Tu lo fai con la tua musica. E sai che non
ti fermeranno, non fermeranno più nessuno. Time is on our side.
Ti direi che non è una tua canzone, ma
potrebbe esserla.
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Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
CRONACHE
23
#
La storia
di Wladimir Calvisi
I segreti del Calendario Universale
(svelati da un gruppo di studenti)
Realizzato nel 1831 calcola date, maree e fasi lunari di 4.000 anni
Il concorso
● Il Politecnico
di Torino, con il
contributo di
Seat Pagine
Gialle e in
collaborazione
con la Pia
Congregazione
dei Banchieri,
Negozianti
e Mercanti,
ha organizzato
un concorso
tra studenti
per scoprire
l’algoritmo
che regola il
funzionamento
meccanico del
Calendario
di Plana
e per realizzare
un’interfaccia
digitale
in modo
che chiunque
possa
utilizzarlo
sul web
● Al concorso
hanno
partecipato
quattro
squadre: ha
vinto il team
composto
da Roberto
Cappato,
Sergio Spano e
Meysam Nasiri.
A premiarli
Lorenzo
Masetta (della
Pia Congregazione), Enrico
Macii
(vicerettore del
Politecnico di
Torino),
Vincenzo
Santelia (ad
Seat Pagine
Gialle) ed Elide
Tisi (vice
sindaco di
Torino)
● Vincitori,
team e
progetto
sul sito
www.cappella
deimercanti.it/
calendariouniversale
U
L’opera
n giro di manovella
aziona corde e ruote
dentate. Lentamente i
cilindri si muovono e
compongono una sequenza. I
numeri si allineano. E da piccole finestrelle compare la risposta. I giorni della settimana e i
santi, le maree e le fasi lunari,
le festività «mobili» e il ciclo
solare. Di 4.000 anni. Perché il
Calendario Meccanico Universale di Giovanni Antonio Amedeo Plana non è un gioco ottocentesco. Segna in modo perfetto tutte le informazioni di
ogni giorno, dall’anno uno dell’era cristiana e per i prossimi
duemila anni.
Astronomo e matematico,
Plana si è guardato bene dal divulgare i segreti della sua macchina. Del suo «calendario per
quaranta secoli» non ha lasciato nessuna spiegazione, nes-
Giovanni
Antonio
Amedeo Plana
(1781-1864)
è stato
matematico e
astronomo. Nel
1831 realizzò il
Calendario
Universale (a
sinistra) che
permette di
identificare la
collocazione
mensile e
settimanale di
ogni giorno
dell’anno dalla
piemontese è nascosto dietro
la porta della sacrestia. Appeso
a un muro com’è, può sembrare un grosso quadro. La «cornice» spessa, i colori del legno
vissuto. Una sequenza di giorni, le festività religiose e l’elenco dei Papi, da San Pietro a
Gregorio XVI. Le effigi di Giulio Cesare e Gregorio XIII. Due
sovrani, Carlo Alberto e Leopoldo II, e un richiamo a dei
convegni scientifici, forse simbolicamente, al di sopra dei Papi. Ma i cardini sul lato destro
svelano che questa macchina
ha un cuore. Nascosto in nove
tamburi capaci di elaborare fino a 46.000 dati.
In sacrestia
È conservato in
sacrestia, appeso a una
parete della Cappella
dei Mercanti a Torino
sun manuale, nessuno scritto.
Ma ha previsto tutto: il calendario Giuliano fino al 1582, il salto
di 10 giorni con il passaggio al
Gregoriano, le irregolarità degli anni bisestili, le fasi dei cicli
lunari e solari, i sistemi di calcolo delle diverse epoche. Un
marchingegno infallibile, sintesi dell’equilibrio tra matematica e meccanica. Una perfezione quasi misteriosa che oggi è
stata svelata da tre studenti del
Politecnico di Torino. Sono loro — Meysam Nasiri, Roberto
Cappato e Sergio Spano — che
hanno scoperto l’algoritmo che
regola il funzionamento del calendario, hanno creato un’interfaccia digitale che si può utilizzare online e realizzato un
prototipo in scala, messo a disposizione dei visitatori della
Cappella dei Mercanti a Torino,
dove il Calendario è custodito.
Un team «assemblato» un po’
per caso grazie a un concorso
organizzato dal Politecnico insieme a Seat Pagine Gialle, che
di quella macchina volevano
svelare i segreti e renderli accessibili a tutti, e con la collaborazione della Pia Congregazione dei Banchieri, Negozianti
e Mercanti.
«Da quando l’ho scoperto ho
avuto un solo obiettivo: capire
come funzionava», racconta
Nasiri, 31 anni, iraniano. Ha
studiato disegno industriale e
sul calendario ci ha fatto la tesi
di laurea. «Decodificare il mec-
nascita di
Cristo fino al
4000, le fasi
lunari e solari e
le maree.
Adesso un
team di
studenti (foto
sopra) ne ha
scoperto il
funzionamento
46
Mila
I dati che
il sistema
di tamburi
del Calendario
Universale
di Plana
è in grado
di elaborare
canismo, intuire il funzionamento quasi senza poterlo toccare, tanto è fragile. Fare un
percorso di ingegneria inverso,
per risalire alle origini, alla logica di quell’epoca, ai segreti»,
spiega. «Il concorso (vinto superando altre tre squadre di
studenti, ndr) è stato il coronamento di un percorso. Come
scoprire l’anima di un oggetto
stupefacente, del primo com-
puter della storia. Svelare l’armonia che Plana aveva trovato».
Realizzato nel 1831, quasi
messo in disparte per decenni,
il capolavoro dello scienziato
A Rimini
L’emiro sulla A14
con la golf-car
Un principe degli Emirati
Arabi Uniti è stato fermato
dalla polizia di Rimini
mentre circolava con una
golf car sull’autostrada A14.
L’emiro si è giustificato
dicendo che non sapendo
come far ritorno in albergo
ha attivato il navigatore del
telefono e si è ritrovato lì.
«Poteva essere utilizzato dalla Chiesa per conoscere l’esatta
cadenza delle festività, dalla
Marina militare per prevedere
le maree, dagli agricoltori per
semine e raccolti. Può essere
usato per il futuro, ma anche
per il passato — sottolinea Nasiri —. Ha ancora tanto da raccontare. È il fascino della logica, la bellezza del ragionamento matematico».
E della tecnica. Così il team
non solo ha codificato le formule, ma anche realizzato una
riproduzione perfetta. «Un lavoro intenso — racconta Cappato, 42 anni, vent’anni di
esperienza da progettista meccanico e da poco iscritto a ingegneria, grande amico del
terzo membro del team, Sergio, 23 anni, che dopo il premio è fuggito in vacanza in Sardegna — e un viaggio affascinante dentro una macchina
fantastica». Il suo prototipo in
scala è uguale all’originale
(«ma in alluminio e acciaio, i
materiali di oggi, che così permetteranno a chi lo vorrà di testarlo. E poi era impossibile rifare tutto in legno e carta come
all’epoca e con quella perfezione»). «Adesso il Calendario
Universale appartiene un po’ di
più a tutti — conclude sorridendo —. Mistero svelato? Sì,
ma in fondo qualche altro segreto ce l’ha. Che non diremo
mai».
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LETTERE & INTERVENTI
NUOVO SENATO
Quali sono i compiti?
Prima di decidere se il nuovo
Senato debba essere elettivo,
non bisognerebbe stabilire,
con chiarezza e completezza,
quali saranno i compiti del
nuovo ramo del Parlamento?
Calderoli ha dichiarato anche
che questi sono stati redatti in
due mesi e mezzo. Poiché si
dice pronto a presentarne altri
6 milioni e mezzo, significa
che ha cominciato a scriverli 3
anni fa, cioè prima della
nascita del governo Renzi!
Giorgio Tescari, Milano
Mario Scarbocci
San Donato Milanese (Mi)
A proposito degli oltre 500.000
emendamenti alla riforma del
Senato (Corriere di ieri)
l’«instancabile» Roberto
Vittorio Cravotta
PRIMA CASA
Esattoria e banche
L’Esattoria può iscrivere
ipoteca sulla prima casa di
abitazione e residenza, ma
non può espropriarla
mettendola all’asta. La banca,
già tutelata nel suo credito
Selargius (Ca)
ITALIANI E TEDESCHI
Costo dello Stato
Un amico tedesco mi chiede:
come mai in Germania, dove
siamo circa 80 milioni
abbiamo un costo Stato/pro-
capite di circa 6.500 euro
l’anno, mentre voi in Italia,
dove siete circa 62 milioni,
avete un costo di circa 13.000
euro? Forse Renzi potrebbe
spiegarcelo...
Gino Vercesi, Arese (Mi)
DURANTE I VIAGGI
Obbligo di acqua a bordo
Venerdì 7 agosto, puntuale
come un orologio svizzero, si è
registrato l’ennesimo esodo
vacanziero «surreale fra
scontri e malori». Ai guidatori
bloccati sono state distribuite
ben 10mila bottiglie d’acqua.
Appare inverosimile che
milioni di automobilisti che
programmano un viaggio
anche di lungo percorso non si
siano dotati di una borsa frigo
e non abbiano tenuto conto del
rischio di affrontare pericolose
situazioni. Bisognerebbe
introdurre una normativa
simile a quella per il periodo
invernale: chi percorre certe
strade in determinati mesi ha
l’obbligo di dotarsi di catene o
gomme da neve. D’estate, nei
✒
ROBERTO CALDEROLI
Gli emendamenti
avendo iscritto ipoteca sulla
stessa casa per il mutuo
concesso, può espropriarla e
metterla all’asta. È questa una
strana discriminazione che
privilegia l’interesse privato
quando quello pubblico ha
mostrato rispetto per il
risvolto umanitario.
percorsi a rischio, dovrebbe
vigere obbligo di viaggiare con
borsa frigo con qualche litro
d’acqua per le eventuali
emergenze. Ma chi ha pagato
quelle bottigliette d’acqua? E
si pensa davvero che problemi
così complessi possano essere
risolti o alleviati da qualche
litro d’acqua, se la situazione,
già gravissima, è stata
lasciata precipitare?
Franco Bellini, Udine
Le lettere vanno indirizzate al Corriere della Sera,
via Solferino 28, 20121 Milano. Fax: 02.6282.7579
E-mail: [email protected], oppure al sito www.corriere.it.
La rubrica di Sergio Romano riprenderà martedì 15
settembre.
24
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
CRONACHE
#
Parole anni 90
M
Da Veltroni a Vauro
di Luca Mastrantonio
UN’ESTATE
ITALIANA
Il «buonismo»
muore di cattiveria
UN’ORA SOLA
TI VORREI
L’infanzia a leggere i suoi fumetti,
le curiosità sull’educazione dei figli
e sulla sua abilità di stratega
L’incontro tra Gianfranco Zola
e «Aquila della Notte»
di Elvira Serra
Chi è
● Tex Willer è il
protagonista di
Tex, il fumetto
scritto e creato
da Gian Luigi
Bonelli e
disegnato
da Aurelio
Galleppini:
la prima uscita
è del 30
settembre
1948. Tuttora
l’albo è
pubblicato da
Sergio Bonelli
Editore
● Tex è un
ranger, ma è
anche capo di
tutte le tribù
Navajo con il
nome di Aquila
della Notte. Ha
un figlio, Kit
Willer, nato da
Lilyth, una
squaw navajo
morta dopo
aver preso il
vaiolo, a
tradimento, da
una coperta
infetta
● I suoi
compagni di
avventure sono
Kit Carson,
anche lui
ranger, e Tiger
Jack, guerrero
navajo
A
ll’ombra di un piccolo canyon, nella Riserva Navajo, il viso pallido —
per la verità parecchio abbronzato
— si è appena avvicinato all’uomo
senza età con giacca di pelle, pantaloni a frange, mocassini indiani e
una fascia Wampum sulla testa. «Mi chiamo
Gianfranco Zola, sono un tuo ammiratore». Si
rende conto di aver commesso due errori: gli ha
dato del tu e ha detto una cosa banale. Ma se non
altro è riuscito a nascondere la copia de I valorosi di Fort Kearny che vorrebbe farsi firmare. Meglio dopo, non adesso.
Aquila della Notte lo misura con lo sguardo
mentre Kit Carson avanza con il caffè. Zola sa già
che non gli piacerà: è un caffè americano. E poi
sa che non gli offriranno lo zucchero, non li ha
mai visti usarlo. Ma l’ultima cosa che vuole è far
uore ventenne il «buonismo», sentimento che divenne
ideologia con Veltroni, che su Epoca il 9 luglio 1995
ammetteva: «Sì, è vero, sono buonista». Un anno prima
era uscito il best-seller Va’ dove ti porta il cuore di Susanna
Tamaro (che odiava quell’etichetta). Dopo anni di agonia, tra
crisi economica e antipolitica (ieri i grillini hanno detto «basta
buonismo con gli immigrati»), il colpo finale arriva da Vauro
che ad Agorà, prima di esprimere disprezzo per Salvini, ha
premesso di essere un «buonista». Vauro buonista? Il vignettista
è noto per battute al vetriolo e battutacce, come quella rivolta a
Storace che ricordava i «compagni» che gli avevano sparato in
un attentato: «La prossima volta gli dirò di mirare meglio». Così
muore il buonismo, di cattiveria. ([email protected])
Ricordi
Tex
quella mia
prima bici?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
qualche anno allena e basta: ora guida l’Al-Arabi, in Qatar. Aquila della Notte tutto questo non
lo sa. Ma gli basta piantargli gli occhi addosso
come frecce per capire che è un uomo buono.
Lo lascia parlare.
«Te lo devo proprio dire, con tuo
figlio Kit hai fatto un ottimo lavoro. Come sei riuscito a farlo
crescere con tutte quelle straordinarie capacità? Io ne ho
tre: Andrea, Martina e Samuele. Non mi lamento, non mi
fraintendere! Sono educatissimi e rispettosi. Però vivo un conflitto, dentro di me. Ho avuto poco,
da piccolo, perché c’era poco. E questo mi ha lasciato una fame, una voglia di andarmi a prendere le cose che non so se loro avranno mai... Ti
faccio un esempio, la bicicletta... La mia prima
me l’ero assemblata da solo, i pedali da un amico, il telaio da un altro, e la prima notte aveva
dormito accanto al mio letto. Per loro non è stato così: appena me l’hanno chiesta ho comprato
la più bella. Avrei potuto prendere un rottame e
promettere che se si fossero comportati bene ne
sarebbe arrivata una migliore. Ma non ci sono
riuscito. Sai, faccio un lavoro che mi ha permesso una vita agiata. Comprare le cose è più facile».
Tex resta in silenzio e allora Gianfranco prende coraggio e gli fa un’altra domanda. «Come fai
a tenerti così giovane? I tuoi riflessi e la tua attenzione sono sempre quelli di un ragazzino!».
Gli sembra che sia rimasto perplesso, era una
domanda un po’ scema, lo sapeva! Allora rimedia: «Come fai a elaborare piani strategici stra-
Chi è
Nella Riserva indiana
Faccia a faccia in un piccolo canyon,
nella Riserva Navajo, mentre Kit
Carson prepara il caffè: «So già che
non mi piacerà, è americano. E poi
non avranno neanche lo zucchero»
Gianfranco Zola è nato
a Oliena, nel Nuorese, nel
1966. Ha giocato
nel Napoli, Parma, Cagliari
e Chelsea e in Nazionale.
Oggi allena l’Al-Arabi
in Qatar
arrabbiare Tex Willer, ha a disposizione un’ora
sola e non può buttare via nemmeno un minuto.
Improvvisa, fa come gli viene. «Tex, io leggo le
tue avventure da quando avevo 7 anni. Mio padre
Ignazio e mia madre Giovanna Maria lavoravano
al bar, a Oliena, e io e mia sorella Silvia trascorrevamo ore e ore da soli. Un giorno un amico di famiglia arrivò con una cassetta piena delle tue
storie pubblicate da Sergio Bonelli. All’inizio ero
troppo piccolo e guardavo solo le figure, ma ho
capito subito che stavi dalla parte dei buoni. Crescendo, ho imparato ad apprezzare la tua capacità di capire rapidamente chi hai davanti, la tua
onestà. Non ti nego che non so se avrei agito come te quando ti hanno imprigionato e condannato a morte e hai rifiutato di scappare per dimostrare la tua innocenza».
Tex ne ha visti tanti, nella vita. Non sa che
questo piccoletto è un Member of the British
Empire, «Magic Box» per i tifosi inglesi che si
sono innamorati delle sue magie di fantasista
al Chelsea. È stato calciatore del Napoli, del
Parma e del Cagliari (per dirne alcune), da
Aquila della Notte
Il disegnatore di Tex,
Aurelio Galleppini (Galep)
si ispirò all’attore
statunitense Gary Cooper
ordinari in pochissimo tempo? Sai, mi piacerebbe riuscirci anch’io, mi sarebbe molto utile... E
vorrei poter essere più diretto, come sei tu che
non le mandi a dire e, quando serve, due cazzotti li tiri subito... Io devo essere diplomatico, nel
mio piccolo ho un ruolo di comando e quando
mi confronto con uno, altri dieci mi osservano
per poi decidere come comportarsi con me».
Kit Carson sta tornando, com’è possibile che
l’ora sia già passata? Diamine!, non gli ha detto
che gli dispiace per Lilyth, la moglie morta per il
vaiolo preso a tradimento da una coperta infetta: avrebbe voluto sapere se aveva desiderato incontrare un’altra donna. E neppure che detesta
Mefisto, ma forse questo è meglio, si sa mai con
il mago... Lo abbraccia, sorprendendolo. «Ho
un peso dentro... Con te saluto un periodo della
mia giovinezza che non ritornerà mai più.. A
quei tempi avrei potuto fare altre cose molto più
dannose per la mia educazione, e invece tu mi
hai tenuto sulla strada giusta. Grazie Tex».
@elvira_serra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Mareggiare di Paolo Di Stefano
Montagna (in) cantata di Marco Del Corona
Una tempesta nel Pacifico del mago
Salgari
L’Everest e le vette che esaltano i
sentimenti
L’autore
Emilio Salgari
(1862-1911)
scrittore
di romanzi
e padre
di Sandokan
L’autore
Reinhold
Messner, 70
anni, primo
ad aver
scalato le
quattordici
cime da 8000
«N
el pomeriggio il vento
crebbe di violenza, e il barometro si abbassò bruscamente, mentre le onde provenienti dal
sud si facevano più frequenti e sempre
più alte». La Nuova Georgia di «Un
dramma nell’Oceano Pacifico» (1900)
resiste all’uragano anche grazie alla
mano ferrea del vecchio Asthor, ma
quando il vento perde ogni ritegno, la
povera nave comincia a rollare disperatamente: «Tuffava nel seno delle onde spumeggianti i suoi solidi fianchi,
montava sulla cresta delle montagne
mobili, precipitava nel fondo degli abissi, sferzava i marosi col suo albero
di bompresso, tanto s’inchinava colla
prua, ma usciva sempre vittoriosa da
quegli assalti furiosi, che non le lasciavano tregua». La tempesta incalza, il
vento ruggisce e i suoi fischi stridono,
le onde muggiscono, il vascello barcolla, gli sguardi dei marinai impallidiscono scrutando le tenebre. Nel
buio sparisce il signor Collin e Miss
Anna teme il peggio, poi il misterioso
naufrago Bill sale sul ponte di comando. Il suo fascino, come quello del
vecchio mago Salgari, è irresistibile.
Emilio Salgari, «Romanzi di
giungla e di mare», 2001, Einaudi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«P
uò essere difficile da capire,
ma chi sta in alto provoca
sempre delle invidie, per lo
meno da parte di coloro che vorrebbero anche salire. E questi per il momento siamo noi». La montagna è solitudine e confronto. Confronto con noi
stessi, ovvero le nostre aspirazioni e le
nostre forze. È anche dialogo silenzioso ma costante, intenso, a volte assordante con chi ci ha preceduti e chi verrà dopo, anche nei luoghi più desolati.
Nel resoconto della prima ascensione
dell’Everest senza ossigeno, Reinhold
Messner annotò pensieri che valgono
per tutti. «Il compiacimento del suc-
cesso della vetta è accompagnato da
una buona dose di preoccupazione: ce
la faremo ancora? Questo dubbio si riflette nei nostri discorsi e se veramente la salita non dovesse più riuscirci, la
critica è già puntata sulla conduzione
della spedizione. Dobbiamo rifarci su
qualcuno per la nostra sfortuna». Se le
percezioni e i sentimenti in montagna
si esaltano, questo vale anche per le
passioni meno nobili. Anche l’invidia.
Siamo uomini, in montagna di più.
Reinhold Messner, «Everest», 1978,
traduzione Ornella Antonioli Gogna,
De Agostini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
CRONACHE
25
#
In questo numero
La fiera del mercato
L’Internet della casa
Il mito del manga
Sindrome Caporetto
Nel Medioevo la rivoluzione passa
dalla piazza: qui nasce l’Europa
moderna, spiega Amedeo Feniello
Serena Danna realizza una mappa
della casa intelligente: migliora
la qualità, ma stimola gli hacker
Igort racconta i suoi tentativi di
incontrare Tsuge Yoshiharu,
leggenda del fumetto giapponese
Davide Ferrario torna sul Carso
per girare un film sulle catastrofi
(e le resurrezioni) del Paese
La Lettura E’ in edicola da questa mattina il supplemento culturale del «Corriere della Sera»
Sui social network la condivisione dei luoghi (reali e virtuali) legati a emozioni, radici, viaggi
Sei architetti
illustri hanno
raccontato a
«la Lettura» la
loro piazza del
cuore; i lettori
stanno facendo
altrettanto
attraverso
l’hashtag
#lamiapiazza
su Instagram,
Twitter e
Facebook con
fotografie di
piazze spesso
legate a ricordi,
aneddoti,
emozioni
1
@TassoniMichela (Twitter):
Plaça de
Catalunya,
Barcellona
2
@psicomatta
(Twitter)
3
@xsyrianchildren (Twitter):
Homs, Siria,
dove sorgeva
The Clock
Tower
1
2
Scelte e foto dei lettori
4
@massimcoppola (Twitter):
piazza San
Francesco,
Salerno
LE NOSTRE
MILLE PIAZZE
5
stefanogabbana (Instagram):
La piazzetta di
Portofino
6
@Andrea_ilfarin (Twitter):
Times Square,
New York
7
_tilde1002_
(Instagram):
piazza Unità
d’Italia, Trieste
10
8
@MaxCortinov
-is (Twitter):
piazza del
Duomo, Milano
9
marianodiotto
(Instagram):
Prato della
Valle, Padova
10
@GuidoGiannelli (Twitter):
piazza del
Popolo, Ascoli
Piceno
9
8
«D
i un’altra stagione, in foto e nella
vita, #lamiapiazza del cuore: piazza del Popolo #AscoliPiceno»,
scrive @GuidoGiannelli. E in un afoso pomeriggio estivo pubblica un’immagine notturna
dei portici illuminati dalle luci del Natale, nel
mondo di Twitter che può annullare il tempo
e le distanze.
Una piazza racconta di noi. Di quello che
eravamo quando l’abbiamo attraversata. @VicentiDomenico posta piazza Duomo ad Altamura (Bari): «i miei primi 24 anni...». @luliban piazza Santa Croce a Firenze: «un grande
spazio dove crescere, giocare, ridere, amare».
E @ValeriaCartella, accanto a un bianco e nero
di Naso, nel Messinese: «#lamiapiazza è quella del mio piccolo paese d’origine che mi regala sempre grandi #emozioni». Sono molti gli
utenti che tornano alle radici, tra le migliaia (5
mila ieri solo su Twitter) che stanno partecipando alla nuova campagna social de «la Let-
7
tura» #lamiapiazza. Un’iniziativa che continua
sugli account Twitter, Instagram e Facebook
dell’inserto e del Corriere della Sera: dopo le
scelte di sei architetti, tocca ai lettori segnalare
le loro preferenze (reali o di fantasia). Mentre
su «la Lettura» in edicola da oggi e per tutta la
settimana un articolo affronta il tema della
piazza medievale come luogo di origine dell’Europa moderna.
In Rete, Piazza Unità d’Italia a Trieste e le
perle dell’Umbria (a Perugia, Gubbio, Foligno)
sono finora le più gettonate. E qualcuno allarga il campo. «Piazze che non sono piazze...
#valpusteria» scrive @FabioIozzi sopra un’immagine di montagna. @CardinaliF: «#lamiapiazza è il mar Ligure». Mentre @eucromia
rende omaggio a Lucio Dalla: «la nostra piazza
è questa», dice. E rinvia su YouTube alla canzone Piazza Grande.
Alessia Rastelli
3
4
© RIPRODUZIONE RISERVATA
6
5
26
●
Stati Uniti e Iran La lotta all’Isis è la priorità di Washington:
finché non invia truppe sul terreno deve affidarsi a Teheran
Ma il rilancio economico del Paese cambia gli equilibri dell’area
spingendo l’Arabia Saudita a perseguire i suoi scopi geopolitici
ANALISI
& COMMENTI
SEGUE DALLA PRIMA
SE NEI MASTER
AMERICANI
INSEGNANO
«MASCOLINITÀ»
P
rima di andare
avanti a leggere,
pensate a cosa vuole
dire, per voi, esser
un «uomo buono». Fatto?
Ora pensate a cosa vuole
dire essere un «vero
uomo». Bene, avete appena
partecipato alla prima
lezione del master in
«Studi sulle mascolinità»
del professore di sociologia
Michael Kimmel, che dirige
il Center for the Study of
Men and Masculinities alla
Stony Brook University,
Stato di New York.
Come racconta sul New
York Times Jessica Bennett,
allo stupore degli studenti
Kimmel ha reagito
invitandoli a immaginare
che la frase «era un
brav’uomo» venga detta al
loro funerale; espediente
narrativo efficace, oltre che
macabro e formidabile
lapsus (vuole celebrare il
funerale del vecchio
maschio monolitico).
Kimmel ha poi tracciato
sulla lavagna due colonne;
da una parte «l’uomo
buono»: cioè premuroso,
altruista, onesto; dall’altra
il «vero uomo» (qui le
risposte sono arrivate più
rapidamente): ovvero
autoritario, che sa
rischiare, che vince la
debolezza, che cammina
come un vero uomo e non
piange mai... Sorpresi dalla
diversità delle risposte? Ci
sono molti modi di essere
uomini, ha chiosato
Kimmel, che spiega come la
teoria di genere, vessillo del
femminismo e delle
comunità omo e bisex, vada
applicata anche ai maschi.
Così le neo-femministe
esulteranno e le sentinelle
cattoliche scatteranno in
piedi allarmate; i postcomunisti italiani, invece,
penseranno di aver
anticipato i tempi quando
nel 1977 nelle sale usciva
Berlinguer ti voglio bene di
Giuseppe Bertolucci, con
Roberto Benigni: siamo in
un circolo rosso, dove si
discute di tematiche
femminili e, dal pubblico,
un uomo lamenta,
bofonchiando in toscano,
che si sta trascurando il
punto di vista maschile:
«La donna, la donna, la
donna... ma l’uomo?». Non
resta che un dubbio, di
genere accademico: un
master sulla mascolinità è
un «buon master»? Ed è
anche un «master vero»?
@criticalmastra
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’ACCORDO SUL NUCLEARE
AIUTERÀ IL MEDIO ORIENTE?
di Ian Bremmer
bai fanno affari con Teheran da
tempo, e si troveranno in prima
fila per rispondere alla crescente domanda di beni e servizi.
Sono anche aiutate dalla presenza negli Emirati di una comunità della diaspora iraniana
che preme a favore di questi
rapporti commerciali. La Turchia si trova in una situazione
simile, e cercherà similmente di
capitalizzare il ritorno dell’Iran.
L’appoggio dell’Iran ai mili-
tanti e ai terroristi dovrebbe
preoccupare gli Usa. Ma per una
zona così caotica e violenta come il Medio Oriente è ora che
Washington scelga finalmente
le priorità. Oltre a sostenere Assad e Hezbollah, l’Iran continuerà anche a finanziare le milizie irachene Shia che attualmente combattono contro l’Isis.
Washington ha ripetutamente
affermato che l’obiettivo primario nella regione è sconfiggere
IL DIBATTITO DELLE IDEE
NUOVI LINGUAGGI ARTE INCHIESTE RACCONTI
#193
Domenica
9 agosto 2015
EURO 0,50
/
di Luca Mastrantonio
ignifica introiti molto maggiori
per l’Iran e un’altrettanto maggiore liquidità iniettata in una
regione già instabile.
Un Iran rivitalizzato economicamente sposterà decisivamente l’ago della bilancia degli
equilibri di potere in Medio
Oriente. C’è da aspettarsi che
l’Iran spenda le nuove risorse
per proteggere Bashar al-Assad
e appoggiare Hezbollah. D’altronde, Teheran lo ha fatto per
anni, anche con le sanzioni.
L’Arabia Saudita, il rivale tradizionale di Teheran, spenderà
più proventi dal petrolio per
contrastare l’aumento dell’influenza iraniana. Con una nuova minaccia nella regione, Riyadh sarà costretta a perseguire
i propri obiettivi geopolitici, alimentando l’incertezza nel Medio Oriente. Altri Paesi del Golfo
si posizioneranno tra i due pesi
massimi dell’area, per trarre il
maggiore vantaggio dalla riapertura dell’economia iraniana.
In particolare gli Emirati Arabi
Uniti, pronti per approfittare
del ritorno dell’Iran all’economia globale. Le aziende di Du-
DORIANO SOLINAS
S
● Il corsivo del giorno
Anno 5 - N. 32 (#193) Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano - Supplemento culturale settimanale da vendersi esclusivamente in abbinamento a Corriere della Sera ¤ 1,00 ¤ 0,50 + il prezzo del quotidiano. In CH Tic. Fr 1,00
#
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
Ennio Ludovico Chiggio
per il Corriere della Sera
l’Isis. L’accordo metterà alla
prova questa intenzione. Finché
gli americani si rifiutano di inviare truppe in un altro conflitto
m e d i o - o r i e n t a l e a p e r to ,
Washington dovrà operare con
quello che ha. Cioè l’Iran.
Gli obiettivi di Washington e
Teheran convergono attualmente contro l’Isis, ma non c’è
da scommettere su una prossima piena distensione tra Usa e
Iran. Quest’ultimo ovviamente
giocherà sui margini delle condizioni dell’accordo nucleare —
lo ha già indicato assumendo
un atteggiamento intransigente
in merito alle ispezioni. E i margini sono esattamente quelli
che Washington vorrebbe evitare. Al momento cruciale, le altre
potenze mondiali che hanno siglato l’accordo probabilmente
non appoggeranno una «linea
dura». In particolare la Russia e
la Cina sono molto meno preoccupate delle ambizioni nucleari
di Teheran di quanto non siano
per i benefici commerciali ed
energetici che la rinascita dell’Iran comporterebbe per loro.
Gli Usa devono riconoscere le
realtà geopolitiche e agire a partire da queste come meglio possono.
È chiaramente nell’interesse
economico dell’Iran rispettare
l’accordo, ma ciò non significa
che Teheran agirà automaticamente in modo corretto nei
confronti degli altri. Nel 2009, il
programma nucleare dell’Iran
subì attacchi informatici che
riuscirono a rallentare il suo
programma nucleare, ma anche
a convincerlo a investire nelle
sue capacità informatiche. Da
allora, l’Iran ha fatto progressi
significativi e si dice che abbia
lanciato attacchi informatici
contro importanti compagnie
aeree, energetiche e belliche in
più di una dozzina di Paesi. Per
quanto non ancora al livello di
Cina o Russia, le capacità dell’Iran migliorano costantemente. È questo, semmai, che dovrebbe frenare Washington riguardo all’Iran.
Ma l’aggressione informatica
dell’Iran è totalmente indipendente dall’accordo nucleare. E
se si considerano obiettivamente le sue implicazioni geopolitice, risulta essere buono per gli
Usa, le potenze mondiali alleate
e l’Iran. Il tempo dirà se sarà altrettanto favorevole per il resto
del Medio Oriente.
(Traduzione di Ettore
Claudio Iannelli)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
LA QUESTIONE MERIDIONALE
LE PAROLE SUL SUD
CHE NESSUNO DICE
SERVE UNA ROTTURA
di Ernesto Galli della Loggia
Prospettiva diversa
Deputati e concittadini
del Mezzogiorno
devono rivendicare
che lo Stato è anche legge
e diritti uguali per tutti,
non solo sperpero di soldi
e interessi privati, di clan
SEGUE DALLA PRIMA
L
a rottura decisa rispetto al passato di cui
il nostro Paese ha bisogno dovrebbe essere, infatti, anche una rottura nel linguaggio. E non già, come si capisce, verso il basso, verso i tweet e gli hashtag,
bensì verso l’alto, verso la dimensione in cui si
esprimono per l’appunto quelle visioni generali
nuove e audaci di cui abbiamo bisogno. Di cui ha
bisogno in modo tutto speciale il Mezzogiorno.
L’inizio del cui declino attuale coincide con
l’inizio della crisi che dagli anni Novanta del secolo scorso — combinando elementi nazionali e
internazionali, assommando il post-sessantottismo ai più vari diktat dell’Europa di Bruxelles —
va disintegrando lo Stato italiano storico, formatosi con il Risorgimento e durato fin verso la fine
della Prima Repubblica. È la crisi che da oltre un
ventennio va mangiandosi tutte le strutture amministrative del nostro vecchio Stato, tutti i suoi
abituali ambiti d’azione di un tempo (dall’istruzione al controllo sugli enti locali, alla tutela del
paesaggio e del patrimonio artistico), per effetto
del trionfo delle retoriche (e delle prassi) decentralizzatrici, sindacal-partecipative, democraticistiche, antimeritocratiche. È la crisi che ha inghiottito anche tutte le culture politiche del Novecento italiano, tutte le loro premesse storicoideali, nonché naturalmente tutti i partiti che
esse avevano prodotto. Ed è infine la crisi che ha
spinto ad accettare il dogma della privatizzazione, l’«andare sul mercato», di quasi tutte le reti
nazionali di servizi (dalla rete ferroviaria e delle
stazioni, alle Poste, agli aeroporti, alle autostrade) con il loro crollo qualitativo per il pubblico
indifferenziato e il loro riorientamento classista
a favore di chi può spendere; che ha spinto a
considerare inammissibile qualunque ruolo sociale o economico diretto dello Stato, o quasi.
È in tutti questi modi che nell’ultimo venticinquennio quello che ho chiamato lo Stato italiano
classico è andato decomponendosi.
Ora, il problema del Mezzogiorno, la «questione meridionale», era precisamente la questione
di quello Stato, la principale sfida alla sua esi-
stenza, il massimo dei suoi problemi storici, a cominciare da quello del consenso. E infatti fino a
venticinque anni fa, fin quando quello Stato è
esistito, il Mezzogiorno è stato sempre sentito
dalle classi dirigenti italiane come un ineludibile
banco di prova. Dalle classi dirigenti e, si può ben
dire, dall’intera cultura storica e politica nazionale; la quale ha sempre considerato necessario per
il progresso del Mezzogiorno due cose: da un lato l’apertura di un forte conflitto sociale e politico
all’interno della stessa società meridionale (condizione resa a suo tempo finalmente possibile
dall’avvento della democrazia repubblicana),
dall’altro l’intervento deciso in tale conflitto di un
attore esterno a fianco dei «buoni» contro i «cattivi»: fossero gli operai del Nord alleati immaginari dei contadini del Sud, fosse un’altrettanto
immaginaria piccola imprenditoria antinotabilare, ma alla fine sempre e soprattutto lo Stato. Lo
Stato i cui protagonisti politici del Novecento, in
un modo o nell’altro, non a caso ebbero tutti dietro quella cultura storica e politica che ho appena
detto: Mussolini il meridionalismo vociano e nittiano, il popolare trentino De Gasperi l’ispirazione del siciliano Sturzo, il comunista piemontese
Togliatti la lezione del sardo Antonio Gramsci.
Il Mezzogiorno è precipitato nell’irrilevanza, si
è avvitato nella decrescita, è scomparso come
«questione», nel momento in cui si è dissolto
questo complesso nodo storico al cui centro c’era
Infrastrutture
L’impressione è che al presidente
del Consiglio piaccia immaginare
che costruire l’Alta Velocità fino
a Reggio Calabria cambierà le cose
lo Stato nazionale italiano: perché innanzi tutto
si è dissolto questo Stato e per effetto di una tale
dissoluzione.
Ho però l’impressione che per tutti questi discorsi il nostro presidente del Consiglio non abbia molto interesse. Che sia assai lontana dal suo
pensiero l’idea che per raddrizzare le sorti del
Mezzogiorno la prima cosa da fare sia, come io
invece credo, riprendere in mano, ricostruire,
dove occorra accrescere, la macchina dello Stato,
ristabilire il significato culturale e politico dei
suoi tradizionali ambiti d’azione, la sua efficienza, la sua capacità di controllo e d’intervento capillare, anche la sua forza repressiva. A Matteo
Renzi, piace di più immaginare che costruire
l’Alta Velocità fino a Reggio Calabria, questo sì
cambierà le cose (ma perché non le ha cambiate
la costruzione dell’autostrada? Perché?). Ai miei
occhi è la prova che di quella parte del Paese che
governa egli non conosce molto, forse non l’ha
mai neppure troppo frequentata. Se avesse visto
di persona, infatti, anche una sola volta, come gli
abitanti e le autorità dell’intera costa che da Maratea va fino a Pizzo hanno ridotto quei luoghi,
gli sarebbe venuto almeno il sospetto, sono sicuro, che il suo Frecciarossa non servirà assolutamente a nulla.
IL VELENO DI QUEL DOLORE
INTOSSICA IL NOSTRO FUTURO
Q
uell’immagine dei
bambini in mare
aggrappati ai loro
salvagenti è solo
l’ultima sequenza
di una realtà drammatica a cui i
media, con il loro occhio telescopico, da anni ci espongono.
Effetti collaterali della tecnologia: è perché vediamo (e dunque diventiamo testimoni) che
siamo costretti a riflettere sul
modo in cui, come singoli e
collettività, stiamo davanti al
dolore degli altri.
Di fronte alla tragedia dei
migranti, non c’è solo l’amara
sensazione che la crosta dell’abitudine stia un po’ per volta
sterilizzando i cuori e le menti.
A pesare è il senso di impotenza per l’incapacità di trovare soluzioni efficaci e condivise. Un
fallimento che scava dentro
ciascuno di noi e le nostre democrazie.
L’essere umano ha un’ottima
capacità di adattamento. Sa
adattarsi a (quasi) tutto: anche
a convivere con il fatto di sapere che, al di là del mare, vi sono
decine di migliaia di disperati
che cercano di scappare da
guerre insensate o economie
distrutte. Di rinvio in rinvio, ciò
che non avremmo mai potuto
pensare è oggi un dato di fatto:
il Mediterraneo, dove amiamo
prendere il sole e fare il bagno,
è la frontiera su cui muoiono
più persone al mondo.
Non basta l’indignazione,
che è solo una sterile emozione
utile per tacitare la nostra coscienza. Nè un generico buonismo: la soluzione di aprire indiscriminatamente le porte
non c’è. Troppa gente, troppi
problemi. Le grandi migrazioni sono processi molto complessi e dolorosi che vanno go-
#
IL SELFIE CON KARDASHIAN
LA SOCIAL-POLITIK DI HILLARY
COMMENTI
DAL MONDO
L’Atto di Helsinki:
una guida
per la crisi ucraina
agosto di 40 anni fa,
●
❞ Ad
a Helsinki, 35 Paesi, di
Nato e Patto di Varsavia,
firmarono l’Atto finale, la
Dichiarazione che diede poi
vita all’Organizzazione per la
sicurezza e la cooperazione
in Europa. Un editoriale sul
Japan Times auspica che lo
spirito e i principi di allora
(inviolabilità delle frontiere,
risoluzione pacifica delle
controversie) siano ripresi
oggi, sulla crisi ucraina. Più
ancora, c’è da «imparare
dalla perseveranza che i
partecipanti alla conferenza
di Helsinki mostrarono nel
raggiungere, con il dialogo,
conclusioni reciprocamente
accettabili».
La corsa all’Artico
fra opportunità
e (grossi) rischi
dice che ogni crisi celi
●
❞ Siun’opportunità.
Ma può
anche darsi che la nuova
opportunità nasconda una
crisi ancora peggiore. È il
timore che emerge da un
editoriale di Le Monde, sulla
corsa alle risorse dell’Artico.
La crisi climatica, con lo
scioglimento dei ghiacci, ha
reso meno utopica sia la
possibilità di sfruttare gas e
petrolio artici, che quella di
aprire nuove rotte navali.
«Ma i rischi ecologici sono
immensi», nota il quotidiano
francese. E si augura che,
come per l’Antartico, anche
per l’Artico si arrivi a una
governance «più collettiva e
più attenta all’interesse
generale».
a cura di Luca Angelini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA TRAGEDIA DEI MIGRANTI
di Mauro Magatti
●M
27
vernati. Se ci si riesce.
Intendiamoci, se pensiamo
alla Ue (500 milioni di abitanti,
la più grande economia del
mondo), ci sono ancora realistici margini di assorbimento.
Ma prima di decidere quanta
gente possiamo ospitare, occorre ammettere che siamo di
fronte a un problema scabroso,
che non ci piace, che non vorremmo, che richiede risorse.
Ma che tuttavia esiste. E che,
dunque, va affrontato.
L’ignavia che paralizza l’Europa ci sta già cambiando. Nessuno può pensare di non venire
inquinato dall’«aria» che respira. In democrazia, ciò che in-
Derive etiche
L’ignavia ormai cronica
che paralizza l’Europa
ci sta già cambiando
profondamente
entre una parte
d e l l ’o p i n i o n e
pubblica era distratta dal dibattito tra i candidati
alla nomination repubblicana
per la Casa Bianca, a Los Angeles, nella casa del manager di
Justin Bieber, avveniva un
evento destinato a lasciare il segno: il selfie di Kim Kardashian
con Hillary Clinton. Che non si
tratti di un autoscatto qualsiasi
lo testimonia il fatto che quella
foto, postata dalla socialite sul
suo account Instagram, abbia
fatto parlare parecchio di sé
(12,5 milioni di risultati su Google alla ricerca: Kardashian
Clinton selfie). Ma il punto è un
altro: con quell’immagine si è
definitivamente passati, in politica, dall’era dei testimonial a
quella degli influencer.
Il «capitale» di Kardashian
sta non nella capacità di fare
qualcosa, ma in quella di influenzare qualcuno: è a questo,
in fondo, che i suoi follower
(cosa diversa dai fan) si espongono a milioni (41,9) su Instagram, dove dalla loro beniamina ottengono una teoria infinita di selfie (perfettamente codificati: il volto di Kim si deve
vedere sempre tutto, e se c’è il
marito Kanye West l’unica persona autorizzata a infilarsi tra
loro è la figlia: tutte regole infrante da quello con Clinton).
Dell’autorappresentazione di
sé, Kardashian ha quasi fatto
una scienza (con tanto di «manuale»: Selfish), sicuramente
una professione. Può essere,
quello con Clinton, un autoscatto casuale? La risposta è
evidentemente (e bilateralmente) no.
La domanda, a questo punto, non è nemmeno: «perché?», ma: «chi ci guadagna?».
Le malelingue di alcuni (pochi)
follower-ribelli ritengono che
il team Clinton abbia pagato
Kardashian, sulla base del meccanismo della fiorente economia degli influencer su Instagram (che, non a caso, è il social network che monetizza più
rapidamente di qualunque altro). È però francamente difficile pensare a una cosa simile:
in questo caso, infatti, il vantaggio è stato condiviso. La
candidata ha rubato (almeno
un po’) la scena persino a
Trump (mica facile); Kim e marito hanno di nuovo riempito la
Rete dei loro imprescindibili
sguardi, e del loro star power.
Insieme hanno spostato, di
qualche pixel, i confini della
comunicazione politica.
Davide Casati
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ANKARA FINANZIA LA MOSCHEA
NELLA CRISTIANA ROMANIA
L
a più grande moschea
d’Europa sarà finanziata dalla Turchia, sorgerà a Bucarest, coprirà
un’area di 11 mila metri
quadrati e avrà un’università
per 6 mila studenti. Costo previsto, tre milioni di euro. Perché un’operazione così imponente in un Paese dove, con 70
mila fedeli, la comunità musulmana costituisce appena lo
0,3% della popolazione? Il premier socialdemocratico Victor
Ponta è sotto attacco per aver
dato il via libera a un piano del
quale si discute da un decennio
e che potrebbe non resistere all’onda delle proteste, sostenute
dagli stessi musulmani che
non vedono l’urgenza del progetto — la concessione della
vasta area vicino al centro della
capitale è stata comunque salutata con soddisfazione dal capo
della comunità locale, il Mufti
Yusuf Murat: «Un’offerta che
esprime rispetto per le minoranze».
Sui social cresce il movimento «Non vogliamo la mega-moschea a Bucarest»; preoccupati
gli ebrei romeni, che vedono
nel luogo una possibile base
per «attività terroristiche».
Ponta respinge al mittente le
accuse di irresponsabilità e denuncia «il tentativo di mettere
in pericolo la pace e la solidarietà interconfessionale».
Il timore è che la moschea diventi un nodo sulle rotte fondamentaliste del Balcani, una facile piattaforma di lancio dell’estremismo verso il cuore
d’Europa e che all’interno ravvivi le tensioni interreligiose. La
Romania è un Paese di profonda fede cristiana ortodossa che
nei secoli ha combattuto per
sottrarsi alla morsa dell’Impero
Ottomano, la vicenda rischia di
trasformare la comunità islamica in un bersaglio. Soprattutto, il piano rientra nelle grandi
manovre espansionistiche della Turchia del presidente Recep
Tayyip Erdogan, che proprio finanziando moschee e centri religiosi all’estero ha esteso l’influenza politica, economica e
culturale di Ankara. I progetti
in cantiere vanno da Budapest a
Tirana fino a Lanham in Maryland, Stati Uniti.
Maria Serena Natale
[email protected]
sieme facciamo o non facciamo decide della nostra identità
come persone e come popoli.
Oltre che della legittimazione
delle istituzioni nelle quali viviamo.
Comunque la vogliamo mettere, qualsiasi soluzione pensiamo si debba adottare (intervenire nei paesi nel Nord Africa, spingere l’Europa a un accordo più generoso, perseguire
gli scafisti...), dovremmo tutti
almeno concordare sul fatto
che vivere in una società nella
quale ci si abitua a non far
niente di fronte a un massacro
quotidiano non è privo di conseguenze. Dove andrà a depositarsi il veleno iniettato dall’esposizione quotidiana allo
«spettacolo» della sofferenza e
della morte altrui? Come saranno i figli di una società capace
di una tale rimozione collettiva? Che fine faranno i nostri
ideali democratici, la difesa dei
diritti individuali, la sacralità
della persona nel momento in
cui impariamo a girare la faccia
dall’altra parte di fronte a disperati in fuga?
Al di là dell’azione generosa
dei volontari, per salvare la dignità del nostro essere cittadini occorre esigere una risposta
politica adeguata alla portata
del problema.
Lo si va ripetendo tutti, compresi i politici, da anni. Il fatto
che non si arrivi ad alcuna soluzione — nell’epoca in cui le
nostre società hanno soluzioni
per tutto — significa che la soluzione in realtà non è una
priorità, non interessa. Non interessa i politici, non interessa
l’opinione pubblica, non interessa la nostra coscienza.
Se alla fine le cose restassero
così come sono state fino ad
oggi, sarebbe un brutto segno
per le nostre democrazie. C’è
forse qualcosa di più urgente di
un problema di questa natura?
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28
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
#
Economia
«Saipem, tagli e nuovi progetti
per restare un big mondiale»
La Lente
di Fabrizio Massaro
Confesercenti,
dopo 5 anni
più imprese
nel turismo
L’amministratore delegato Cao: l’Iran? La nostra storia è iniziata lì, ci saremo
«I
l turismo può
essere il motore
della ripresa
dell’Italia» è uno dei temi
chiave del dibattito sulla
crescita. L’indicazione
sembra sia presa sul serio
dagli imprenditori, almeno
stando ai dati Confesercenti
su ricettività e turismo,
grazie anche alla maggiore
cultura del cibo e
all’interesse per il nostro
Paese e all’Expo. Per la
prima volta dal 2010 sono in
aumento sia gli alberghi sia
i ristoranti sia i bar. E se a
livello nazionale la media
annua nel secondo
trimestre è +2% con 8.199
nuovi esercizi, a spingere di
più sono il Sud (+2,5%) e i
capoluoghi di regione
(4.189 nuovi esercizi). Il
settore che cresce di più è la
ristorazione, +3% a livello
nazionale con picchi in
Umbria (+4,6%), Lombardia
(+4,5%) e Sicilia (+3,9%).
Alberghi, hotel e pensioni
segnano +2,7% con 1.333
nuove strutture, con in testa
Puglia (+9,8%), Lazio
(+6,7%) e Sicilia (+5,8%). In
generale l’aumento è più
rilevante nel Sud e nelle
Isole (+3,9%) che al CentroNord (+2,3%). Stabili invece
i bar, 0,7%. L’inversione di
tendenza è positiva ma
bisogna considerare che dal
2010 i consumi sono calati
dell’8,5% nei bar e del 7,9%
nei ristoranti e che sono
crollate persino colazioni (3,3%) e pausa-pranzo: 15,1
miliardo l’anno di volume
d’affari (-18%) con una calo
medio della spesa del 13%. E
Confesercenti denuncia la
concorrenza sleale della
«ricettività e ristorazione
parallele tramite web, con
imprese irregolari che si
celano dietro all’etichetta
social per non rispettare la
legge».
«Spesso si dimentica
che Saipem è fra le prime sei
aziende italiane per ricavi: oltre
12 miliardi, di cui il 90% all’estero». Dietro, ad esempio, ci sono
big come Luxottica e Pirelli. Stefano Cao, 64 anni, è l’amministratore delegato della società di
servizi petroliferi controllata
dall’Eni (43%) dal 30 aprile scorso e a lui spetta il compito di rilanciarla. Ex direttore generale
E&P del Cane a sei zampe, è stato
già alla guida di Saipem dal ‘96 al
2000. La semestrale è stata l’occasione per un’anticipazione
della strategia — taglio dei costi,
razionalizzazione del portafoglio e del perimetro del business
— ma «il piano industriale sarà
presentato con i dati del terzo
trimestre: avremmo dovuto prepararlo per febbraio ma vista la
situazione abbiamo deciso di
anticipare», spiega Cao che mercoledì sarà a Londra per un giro
di incontri con gli investitori.
Il prezzo del barile è crollato. Che scenario vi aspettate?
«Questa è la terza grande crisi petrolifera di prezzo a cui assisto e il modello non si discosta molto da quelle di fine Anni
80 e 90: c’è una reazione molto
vivace dei naturali clienti della
Saipem, cioè delle oil company,
con una contrazione a volte feroce dei budget di investimento
che provoca un naturale deterioramento dei rapporti con i
contrattisti. La crisi sarà più
lunga e più profonda di allora,
ma il modello che mi aspetto è
quello. E mi attendo che il prezzo resti basso ancora per un po’.
Bisogna reagire in maniera efficace, resettare la cultura aziendale: lanciare un piano aggressivo di efficienza e ristrutturazione, appoggiandosi sulle eccellenze, e Saipem ne ha tante».
Avete annunciato un taglio
di 8.800 posti in tre anni, pari
a circa il 15% della forza lavoro. L’Italia sarà interessata?
«Una società che opera in 65
Paesi e in modo ciclico deve
mantenere una mentalità predisposta alla ristrutturazione continua elevata a modello di gestione come tutte le società eccellenti del mondo. Ma non bisogna perdere il controllo del
know how, rappresentato dalla
MILANO
Chi è
● Stefano Cao,
64 anni, è
l’amministratore delegato
della Saipem
dal 30 aprile
scorso, A lui è
stato affidato il
compito di
rilanciare la
società di
servizi
petroliferi
controllata
dall’Eni con il
43%
● Ex direttore
generale della
divisione
Esplorazione e
produzione
dell’Eni, è stato
già alla guida di
Saipem dal
1996 al 2000.
Cao ha fatto il
suo ingresso
all’Eni la prima
volta nel 1976.
È stato anche
capo cantiere
della nave
posa-tubi
Castoro Sei. Dal
2002 al 2006
è stato
presidente di
Assomineraria
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Così 6 mesi in Piazza Affari
7,85 euro
+1,23%
12,011
10,948
Ordini acquisiti per area geografica (€ 3.500 milioni)
€313
€468
Americhe
€136
Africa Occidentale
e resto Africa
€32
9,886
Africa
Settentrionale
8,823
€700
7,761
Marzo
Aprile Maggio Giugno
❞
Siamo vicini
all’assegnazione di
progetti per
5 miliardi.
Stiamo
negoziando
lavori per
31 miliardi
totali
Eni vuole
deconsolidare la sua
partecipazione? Per
Saipem
non cambia
nulla,
problemi e
opportunità
restano
gli stessi
Luglio
Agosto
6,698
Italia
€145
Resto d’Europa
Medio Oriente
€1.663
CSI
€43
Estremo Oriente
d’Arco
direzione, dalle competenze
manageriali e ingegneristiche. E
il core è in Italia».
La Saipem ha ereditato una
situazione con contratti con
bassa marginalità e vostri costi non riconosciuti. Come
sono i rapporti con le compagnie petrolifere? E con l’Eni?
«L’Eni è un cliente importante ma come gli altri. Il rapporto è
assolutamente configurabile
come quello con le altre oil
company. Non è nemmeno il
primo cliente di Saipem, è il terzo dietro a Saudi Aramco e Total. I contratti a basso margine si
riferiscono a un periodo precedente il 2012, che vanno verso il
naturale completamento. Il portafoglio acquisito dal 2013 in poi
è più in linea con i margini per il
business».
Avete nuovi progetti in corso? Il South Stream è cancellato. E il Turkish Stream?
«Il portafoglio complessivo di
offerte che stiamo preparando o
negoziando è di 31 miliardi. Qui
dentro ci sono progetti per 5 miliardi molto vicini all’assegnazione a noi o progetti che sono
stati assegnati ma che non entrano in portafoglio perché in
attesa della decisione finale del
cliente, come Anadarko in Mozambico. Il South Stream o il Turkish Stream invece sono fuori
dal piano».
A livello europeo le infrastrutture, almeno sulla carta,
sembrano uno dei settori
strategici. Si parla anche di
un raddoppio del Nord Stream. Avete aspettative?
«Il piano si focalizzerà sulle
linee core di business. Stiamo
rianalizzando una serie di attività come ad esempio l’Alta Velocità, le bonifiche ambientali e
la gestione dei sistemi di produzione galleggiante per riconcentrarci sul core business. Le
risposte finali faranno parte del
piano. Le infrastrutture energetiche invece sono per definizione core: il Nord Stream era stato
fatto anche da Saipem e un raddoppio sarebbe un’ottima opportunità».
E l’Iran?
«La storia di Saipem all’este-
Il nodo del debito
«La sua riduzione
è un grande tema:
la dimensione non è
coerente con l’azienda»
ro è nata in Iran, è un ottimo
mercato: quando sarà pronto a
partire, ci saremo. Devono rifare tutte le infrastrutture petrolifere e sviluppare milioni di barili già scoperti. Questo significa
più impianti di oil&gas, più raffinerie e petrolchimici. Il tutto a
terra e offshore. Una grande opportunità».
Ci saranno novità sul riassetto azionario? Gli analisti si
aspettano un aumento di capitale intorno ai 3 miliardi.
«Il debito ha una dimensione
che non è coerente con quella
dell’azienda e con il business in
cui opera. Uno dei grandi temi è
la sua riduzione. Di soluzioni ce
ne sono svariate, le stiamo ana-
lizzando tutte e le comunicheremo. Sul resto chiedete agli
azionisti».
Con questo mercato del petrolio è prevedibile un periodo di aggregazioni?
«Alla fine sia degli Anni 80
sia degli Anni 90 le crisi hanno
rappresentato per Saipem
un’opportunità di crescita per
discontinuità. Un paio di esempi: l’acquisizione del ramo
d’azienda Micoperi e degli asset
Brown & Root e Bouygues. Qui
però siamo ancora alla traversata del deserto. Dobbiamo attrezzarci al meglio e in parallelo
guardare quelle che saranno le
opportunità future per essere
pronti a coglierle. Però il piano
che presenteremo sarà di ristrutturazione».
L’Eni vuole deconsolidare
la partecipazione in Saipem.
È indifferente chi saranno i
nuovi soci?
«Qualunque sia la struttura
dell’azionariato a livello industriale per Saipem non cambia
nulla, i problemi e le opportunità rimangono gli stessi».
Avete ereditato il caso algerino. Vi ha posto un problema
di governance?
«Ho trovato una situazione
molto evoluta in termini positivi, con una governance molto
più presente e attenta. Il presidente Paolo Andrea Colombo è
parte attiva per continuare lo
sviluppo della governance, però molto lavoro era stato fatto
negli ultimi due anni».
Stefano Agnoli
Francesca Basso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ikea, caccia alle foreste nell’Est europeo (ma non in Russia)
Dalla Romania ai Paesi baltici la campagna acquisti della multinazionale del mobile. L’ira degli ambientalisti
55
miliardi le
vendite di Ikea
entro il 2020.
La
multinazionale
svedese punta
a raggiungere
questi ricavi
anche con
l’acquisto
di foreste
MILANO Potremmo definirla
una vera e propria campagna di
espansione nell’Est Europa.
Una sorta di ricerca dello «spazio vitale» per attenuare il costo della materia prima — il legno — per gli analisti in crescita da qui ai prossimi anni. Ecco
perché Ikea ha da poco comprato una foresta in Romania,
gestendo per la prima volta internamente tutte le operazioni
di disboscamento destinando
il materiale ai due punti vendita di Bucarest. Acquisizione
che fa il paio con i circa 10 mila
ettari comprati in pochi anni in
Estonia, Lituania e Lettonia,
non gestiti autonomamente
ma appaltati ad aziende della
subfornitura. Lo shopping —
ha detto un portavoce della
multinazionale svedese al
«Wall Street Journal» — proseguirà anche altrove, non in
Russia dove Ikea ha incontrato
qualche ostacolo in tema di sostenibilità ambientale. All’inizio del 2015 le autorità forestali
locali si sono messe di traverso
nella regione della Carelia, al
confine con la Finlandia. Dove
alcuni addetti di Ikea — per
conto della sua controllata
Swedwood — avevano cominciato a tagliare alberi senza le
necessarie approvazioni. La
I prodotti
Gli interni di un
punto vendita
Ikea a Milano.
In primo piano
i tavoli in legno
politica di Ikea ha attirato un
vespaio di polemiche anche in
Svezia, dove alcune società no
profit hanno stigmatizzato il
comportamento della multinazionale ritenendo le pratiche
adottate «molto brutali» per
l’alto valore di conservazione
degli alberi disboscati. L’azienda a suo modo si difende. Contrattaccando. 1) Il tema dei
prezzi. Con la filiera tutta interna ad Ikea — dall’albero al tavolo «Mockelby» venduto al
cliente — la multinazionale
svedese sostiene di aver abbassato i prezzi al dettaglio su scala globale. 2) La società starebbe lavorando sul design dei
prodotti per fare un miglior
uso del legno, utilizzando ad
esempio anche le cime degli alberi ed altri pezzi irregolari che
altrimenti non verrebbero utilizzati. Con un risparmio anche
in termini di energie rinnovabili.
Fabio Savelli
@fabiosavelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
ECONOMIA
29
#
Duty free
Operazione lampo per il cambio della governance
di World duty free, il gruppo dei negozi
aeroportuali il cui controllo è passato dai Benetton
agli svizzeri di Dufry, che diventano così i leader
mondiali del settore con un business complessivo
superiore a 3,6 miliardi. Con l’annuncio che la
vendita decisa in marzo è stata conclusa in ogni
sua parte, il cda di Wdf si è infatti riunito a Milano
per cambiare i componenti indicati da Benetton
con quelli della nuova controllante, nominando
Wdf (ex Benetton)
è di Dufry,
Julian Diaz
nuovo presidente
presidente con deleghe lo stesso amministratore
delegato di Dufry, Julian Diaz. Non che ci fossero
più particolari problemi, ma meglio non rischiare:
al «bando» per l’acquisto del 50,1% che Edizione
ha messo in vendita hanno partecipato anche i
cinesi di Boyu Capital, che non intendevano
lasciare a Dufry la leadership in un settore che
ancora fatica a guadagnare con continuità ma che
con l’aumento del traffico passeggeri negli
aeroporti e con le economie di scala ora applicabili
potrebbe molto a breve migliorare. I cinesi si sono
opposti in molti modi alla vendita a Dufry e sulla
vicenda nei mesi scorsi aveva svolto accertamenti
anche la Consob.
Il presidente di Edizione, Gilberto Benetton, ha
sempre detto di «aver venduto molto bene negli
interessi nostri e di tutti gli azionisti» e non ha mai
manifestato preoccupazioni per possibili ricorsi di
soci o altri soggetti interessati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pagare con una app sul telefonino
In arrivo il portafoglio elettronico
Il progetto
di Francesco Di Frischia
Il sistema Abi-Cbi per il passaggio diretto e online di denaro tra conti correnti
Il sistema
● Il Consorzio
Cbi, che opera
sotto l’egida
dell’Abi, sta
lavorando al
mobile
payment:
basteranno
pochi tocchi su
una app
dedicata su
smartphone e
tablet per
pagare anche
senza contante
● Il Consorzio,
nato nel 1995,
collega
attualmente
oltre 980 mila
imprese e 580
istituti
finanziari
ROMA Restituire i soldi della
pizza a un amico. Passare la
«paghetta» al figlio. Se non si
ha moneta contante in tasca,
oggi queste operazioni sono
impossibili da compiere. Come
anche saldare il conto del taxi
(a esclusione dei pochi mezzi
abilitati a bancomat e carte di
credito). Ma tra sei mesi, attraverso il «portafoglio elettronico» che il Consorzio Cbi, che
opera sotto l’egida dell’Abi (Associazione bancaria italiana),
sta preparando, basteranno
pochi tocchi su una app dedicata su smartphone e tablet.
Ecco in sintesi l’obiettivo del sistema di mobile payment in fase di realizzazione. Ne ha spiegato finalità e contenuti Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi e presidente del
Cbi, il Consorzio, nato nel 1995,
che collega attualmente oltre
980 mila imprese, 580 istituti
finanziari (tra cui Poste Italiane
e Cartalis) e rappresenta il 98%
del settore bancario italiano.
«Dopo la realizzazione in
Numero operazioni pro capite con strumenti diversi dal contante
Anno 2013
308
275
243
203
129
80
Regno Unito
Francia
Germania
Spagna
Area Euro
Fonte: Relazione annuale della Banca d'Italia
Europa e in Italia dell’Area unica dei pagamenti in euro (Sepa) — spiega Sabatini — la
nuova frontiera è spostare denaro tra persone fisiche utilizzando gli strumenti tecnologici
oggi disponibili. Per questo
banche o gestori di sistemi di
pagamento stanno attivando
servizi per consentire ai cittadi-
Commercio I dati di luglio
Cina, esportazioni giù dell’8,3%
Il commercio estero cinese continua a decrescere a luglio.
Secondo quanto riferiscono le agenzie di dogana, le
esportazioni sono diminuite dell’8,3% rispetto a luglio 2014
(195,10 miliardi di dollari) mentre le importazioni sono
diminuite dell’8,1% (152,07 miliardi di dollari).
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Dati Istat
In calo le imprese che creano lavoro
Nel 2014 sono state 50 mila in meno
In Italia le imprese che creano lavoro sono sempre meno,
a certificarlo è l’Istat, che per il 2014 stima una diminuzione
annua del 3% delle aziende attive con dipendenti. Il loro numero
è infatti sceso a 1,5 milioni. Si tratta di dati anticipati e l’Istat
non dà cifre assolute ma il calcolo è presto fatto: circa 50 mila
aziende in meno in un anno. Scende anche il numero degli
occupati, oltre 13 milioni, ma in riduzione dell’1,4%. E non è
tutto, anche l’anno precedente era stato archiviato con il segno
meno. A pagare il prezzo più alto sono le imprese più piccole,
quelle che vanno da uno a nove addetti (-3,2%), che sono la
stragrande maggioranza delle realtà che si avvalgono di
dipendenti. Ma risultano in ritirata anche tutte le altre classi
dimensionali, tranne la fascia che va dai 100 ai 249 addetti, che
se non altro tiene (+0,1%). A fare peggio sono le costruzioni
(-6,5%). Pochi i comparti che si salvano, tra cui emergono le
telecomunicazioni e la fornitura di energia elettrica.
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Italia
d’Arco
ni di trasferire denaro da un
conto corrente a un altro».
Con questi sistemi si riduce
molto l’uso del contante e aumenta l’efficienza degli strumenti di pagamento. E l’operazione «si può eseguire usando
una semplice app messa a disposizione dalla banca — aggiunge il presidente del Cbi —
197
le operazioni
pro capite
con strumenti
diversi
dal contante
nella Ue-27
nella massima sicurezza».
Sul mercato sono disponibili
in Italia e in Europa già alcuni
sistemi simili, ma «collegano
solo alcune banche tra loro —
precisa Sabatini — mentre l’interoperabilità, anche in una
prospettiva europea, collegherà il servizio di mobile payment
di tutte le banche e consentirà
a un cliente della banca A di effettuare un trasferimento di
fondi al cliente della banca B
utilizzando le app che la banca
mette a disposizione». Così,
pur non appartenendo allo
stesso istituto di credito, non ci
saranno ostacoli al trasferimento di denaro.
Per il portafoglio elettronico
il Consorzio Cbi sta creando un
grande data base che colleghi i
numeri di telefono con l’identificativo del cliente: quando con
lo smartphone verrà disposto il
trasferimento di una certa
somma, attraverso il data base,
si opererà automaticamente il
collegamento tra il telefono e il
conto corrente. Mettere a di-
sposizione questa piattaforma
consentirà di aumentare la
competizione tra banche che si
suppone faranno a gara per offrire il nuovo servizio, un po’
come è avvenuto nel settore telefonico.
«Speriamo entro l’anno di
arrivare a predisporre il nuovo
sistema. Su questo il Consorzio
Cbi sta lavorando per una soluzione italiana di interoperabilità per arrivare poi nel più grande contesto europeo». Al momento non sono stati decisi
tetti di spostamento del denaro, sarà poi ogni istituto di credito che potrà decidere in modo autonomo eventuali limiti.
E a chi è preoccupato delle frodi online, il direttore generale
dell’Abi assicura: «È più facile
farsi sottrarre un portafoglio
che subire una frode informatica, perché i circuiti della moneta elettronica in Italia garantiscono la massima sicurezza al
cliente, rispecchiando i più elevati standard».
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30
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
#
BILANCIO D’ESERCIZIO di RCS MEDIAGROUP S.P.A. al 31.12.2014
In applicazione alla legge del 5 agosto 1981 n.416 e dell’art.1, comma 34, del D.L. 545/96 convertito con legge 23 dicembre 1996 n. 650
Prospetto di Conto Economico (^)
Prospetto della Situazione patrimoniale finanziaria (^)
(Valori in Euro)
I
Ricavi delle vendite
Ricavi diffusionali
Note
13
13
Esercizio 2014
630.720.040
289.769.606
Esercizio 2013
629.689.464
301.248.205
14
249.492.919
252.517.970
13
305.522.789
292.494.892
- di cui verso parti correlate
Ricavi pubblicitari
- di cui verso parti correlate
Ricavi editoriali diversi
14
9.533.041
13
35.427.645
14
14.066.997
14.391.350
15
16
16
483.815
(445.358.104)
(135.693.438)
(1.059.116)
(422.177.254)
(114.460.298)
- di cui verso parti correlate
II
II
Variazione delle rimanenze prodotti finiti, semilavorati e prodotti in corso
Acquisti e consumi materie prime e servizi
Acquisti e consumi materie prime e merci
Costi per godimento beni di terzi
Costi per il personale
Altri ricavi e proventi operativi
Oneri diversi di gestione
Accantonamenti
27.002.254
XXI
13.329.249
-
12.617.875
500.000
19
(19.768.175)
(27.847.709)
14
27
(418.927)
-
(660.670)
(9.800.000)
20
(9.248.577)
(6.351.591)
27
(4.358.000)
(870.446)
21
22
22
22
22
(5.578.876)
(18.331.277)
(263.806)
(13.963.843)
(16.988.073)
(5.080.300)
(16.274.418)
(263.806)
(19.509.397)
(37.671.717)
27
(3.466.573)
(22.588.322)
23
(32.528.513)
4.105.336
(137.651.283)
7.526.687
(39.043.736)
(732.791)
-
(2.431.722)
(200.000)
17
(166.346.431)
(258.107.693)
14
27
(4.629.150)
5.097.300
18
14
27
- di cui non ricorrenti
V
VI
VII
VIII
IX
Svalutazione crediti
Ammortamenti attività immateriali
Ammortamenti investimenti immobiliari
Ammortamenti immobili, impianti e macchinari
Svalutazione immobilizzazioni
- di cui non ricorrenti
X
Risultato operativo
Proventi finanziari
X
(Oneri) finanziari
- di cui verso parti correlate
14
2.944.628
5.729.188
23
(52.714.495)
(33.428.064)
14
(31.742.209)
(18.381.975)
24
(24.506.002)
8.924.486
14
(22.052.013)
8.924.913
(105.643.674)
10.777.024
(94.866.650)
(22.703.543)
(154.628.174)
34.375.625
(120.252.549)
(28.184.221)
- di cui verso parti correlate
XI
Altri proventi ed oneri da attività e passività finanziarie (*)
- di cui verso parti correlate
Risultato ante imposte
Imposte sul reddito
Risultato attività destinate a continuare
Risultato attività destinate alla dismissione e dismesse (*)
XII
XIII
25
32.114.794
(47.987.553)
14
27
- di cui verso parti correlate
- di cui non ricorrenti
IV
14
(4.980.174)
(59.833.373)
16
- di cui verso parti correlate
- di cui non ricorrenti
II
5.526.688
2.303
- di cui verso parti correlate
Crediti diversi e altre attività correnti
(40.392.465)
(635.623)
- di cui verso parti correlate
- di cui non ricorrenti
II
1.283.570.398
4.265.839
25
XXI
(54.529.608)
(557.403)
- di cui verso parti correlate
- di cui non ricorrenti
III
1.227.617.169
XVIII
XIX
14
27
- di cui verso parti correlate
- di cui non ricorrenti
25
26
- di cui verso parti correlate
14
Risultato dell’esercizio
(24.770.668)
(19.321.912)
(117.570.193)
(148.436.770)
(^) Anche ai sensi della Delibera CONSOB n. 15519 del 27 luglio 2006.
(*) Il risultato delle attività destinate alla dosmissione e dismesse dell’esercizio 2013 comprende la riclassifica della svalutazione della partecipazione in Gruppo Finelco
S.p.A., per 18,2 milioni.
33
- di cui verso parti correlate
(Valori in Euro)
Utile/(perdita) dell’esercizio
Altre componenti di conto economico complessivo:
- saranno successivamente riclassificate nell’utile (perdita) d’esercizio
Utili (perdite) su copertura flussi di cassa
Riclassificazione a conto economico di utili (perdite) su copertura flussi di cassa
Effetto fiscale su copertura flussi di cassa
Utili (perdite) derivanti dalla valutazione a fair value attività finanziarie disponibili per la vendita
Riclassificazione a conto economico di utili (perdite) derivanti dalla valutazione a fair
value delle attività finanziarie disponibili per la vendita
- non saranno successivamente riclassificate nell’utile (perdita) d’esercizio
(Perdita)/utile attuariale su piani a benefici definiti
Effetto fiscale su attuarizz. Piani a benefici definiti
Totale altre componenti di conto economico complessivo
Totale conto economico complessivo
Note
40
Esercizio 2014
(117.570.193)
Esercizio 2013
(148.436.770)
(6.361.732)
8.757.079
(658.720)
(8.330)
910.835
10.443.222
(3.122.366)
32.110
-
-
(2.940.246)
808.568
(403.381)
(117.973.574)
1.970.144
(541.790)
9.692.155
(138.744.615)
-
15.644.223
65.659.680
1.559.682.692
18.406.792
221.673.162
14
52.574.143
41.629.898
37
35.313.621
39.248.881
14
262.656
- di cui verso parti correlate
25
- di cui verso parti correlate
XXVII Crediti finanziari correnti
XXVII Disponibilità liquide e mezzi equivalenti
Totale attività correnti
Attività non correnti destinate alla dismissione
796.108
9.073.105
2.103.258
209.753
47.866.551
42.607.101
14
47.866.551
41.692.614
38
39
709.229
336.228.195
36.850.000
956.526
331.965.567
24.740.717
14
37.550.000
-
1.823.685.612
1.916.388.976
475.134.602
118.646.973
(27.150.528)
(43.703.707)
(117.570.193)
405.357.147
380.830.604
475.134.602
73.174.786
(27.150.528)
26.720.646
(148.436.770)
78.012.417
477.455.153
767.245.186
- di cui verso parti correlate
TOTALE ATTIVITA’
PASSIVITA’ E PATRIMONIO NETTO
XXVI Capitale sociale
XXVI Riserve
XXVI Azioni proprie
XXVI Utili (perdite) portati a nuovo
XXVI Utile (perdita) dell’esercizio
XXVI Fondo perdita in fomazione
Totale patrimonio netto
XXVII Debiti finanziari non correnti
9.191.341
14
38
- di cui verso parti correlate
XXV
2.290
4.230.215
168.199
15.776.407
69.202.927
1.450.607.417
12.684.498
230.462.955
35
36
Attività per imposte correnti
3.043.607
14
34
25
- di cui verso parti correlate
40
40
40
40
40
40
38
- di cui verso parti correlate
14
160.928.202
519.259.258
XXVII Passività finanziarie per strumenti derivati
38
16.563.132
15.627.131
- di cui verso parti correlate
14
15.073.840
15.266.853
41
42
25
43
41.925.575
16.798.586
913.382
2.191.695
44.606.774
37.426.474
3.845.170
1.893.655
XXII
XXIII
XXIV
XXI
Benefici relativi al personale
Fondi per rischi e oneri
Passività per imposte differite
Debiti diversi e altre passività non correnti
- di cui verso parti correlate
Totale passività non correnti
XXVII Debiti verso banche
14
1.953.696
1.880.656
38
459.222.974
36.798.754
870.644.390
24.311.100
14
13.165.843
8.762.504
- di cui verso parti correlate
XXVII Debiti finanziari correnti
Prospetto di Conto economico complessivo
117.007.825
4.500.000
63.541.360
1.283.570.398
14
Altre attività non correnti
Attività per imposte anticipate
Totale attività non correnti
Rimanenze
Crediti commerciali
(26.626.091)
(268.673.220)
31 dicembre 2013
69.201.964
3.500.000
57.999.479
1.227.617.169
32
38
Crediti finanziari non correnti
(46.962.052)
(261.677.113)
31 dicembre 2014
28
29
30
31
- di cui verso parti correlate
XVII
XVII
14
16
Note
XVII Attività finanziarie disponibili per la vendita
XXVII Attività finanziarie per strumenti derivati
XVII
- di cui verso parti correlate
Costi per servizi
9.184.336
35.946.367
(Valori in Euro)
ATTIVITA’
XIV
Immobili, impianti e macchinari
XVI
Investimenti immobiliari
XV
Attività immateriali
XVII Partecipazioni valutate al costo
38
585.230.045
201.535.554
- di cui verso parti correlate
14
547.198.126
193.058.171
XXVII Passività finanziarie per strumenti derivati
XXI
Passività per imposte correnti
38
25
6.451.090
1.510.706
9.385.503
- di cui verso parti correlate
14
6.405.014
9.339.427
44
207.448.397
186.500.055
14
36.283.283
23.281.138
42
45
42.497.805
80.679.400
59.159.551
85.886.964
14
4.283.312
9.585.473
959.105.491
1.823.685.612
568.289.433
1.916.388.976
XX
Debiti commerciali
- di cui verso parti correlate
XXIII
XXI
Quote a breve term.fondi rischi e oneri
Debiti diversi e altre passività correnti
- di cui verso parti correlate
Totale passività correnti
Passività associate ad attività destinate alla dismissione
TOTALE PASSIVITA’ E PATRIMONIO NETTO
(^) Anche ai sensi della Delibera CONSOB n. 15519 del 27 luglio 2006.
Le Note richiamate negli schemi di bilancio costituiscono parte integrante del bilancio depositato presso il Registro delle Imprese di Milano
e reso pubblico ai sensi di legge.
Il bilancio è stato redatto secondo i principi contabili internazionali.
BILANCIO CONSOLIDATO DELLA RCS MEDIAGROUP S.p.A. AL 31 DICEMBRE 2014
Da pubblicare ai sensi dell’articolo 1, comma 33, del D.L. 23 ottobre 1996 n. 545, convertito con legge 23 dicembre 1996 n. 650
STATO PATRIMONIALE CONSOLIDATO (in milioni di euro)
(in milioni di euro)
ATTIVITA’
XVII
Immobili, impianti e macchinari
XVIII
Investimenti Immobiliari
XVI
Attività immateriali
XIX
Partecipazioni in società collegate e joint venture
XIX
Attività finanziarie disponibili per la vendita
XXVIII
Attività finanziarie per strumenti derivati
XIX
Crediti finanziari non correnti
XIX
XIX
XX
XXI
CONTO ECONOMICO CONSOLIDATO (in milioni di euro)
Note
31 dicembre 2014
32
33
34
35
36
37
38
31 dicembre 2013 (^)
118,7
24,9
508,8
48,5
4,6
5,6
132,1
30,3
504,4
114,4
5,9
7,6
- di cui verso parti correlate
17
0,2
-
Altre attività non correnti
Attività per imposte anticipate
Totale attività non correnti
Rimanenze
Crediti commerciali
39
27
19,3
147,8
878,2
78,8
392,6
19,2
148,3
962,2
85,4
393,6
40
41
- di cui verso parti correlate
17
40,0
41,4
Crediti diversi e altre attività correnti
42
99,1
104,6
- di cui verso parti correlate
17
0,1
4,3
XXIII
XXVIII
XXIX
Attività per imposte correnti
Attività finanziarie per strumenti derivati
Crediti finanziari correnti
27
37
43
8,7
11,8
10,6
15,8
- di cui verso parti correlate
17
XXIX
Disponibilità liquide e mezzi equivalenti
43
- di cui verso parti correlate
17
XXIII
XXV
XXV
XXV
XXV
XXV
XXV
Totale attività correnti
Attività non correnti destinate alla dismissione
TOTALE ATTIVITA’
PASSIVITA’ E PATRIMONIO NETTO
Capitale sociale
Altri strum. finanz. rappres. patrimonio
Azioni proprie
Riserve
Utili (perdite) portati a nuovo
Utile (perdita) dell’esercizio
Totale patrimonio netto di gruppo
Patrimonio netto di terzi
Totale
Debiti e passività non correnti finanziarie
10,2
13,7
0,6
620,7
20,1
1.603,0
475,1
(27,1)
7,7
94,6
(218,5)
331,8
3,1
334,9
430,6
43
475,1
(27,1)
(23,2)
(45,6)
(110,8)
268,4
4,6
273,0
393,8
- di cui verso parti correlate
17
161,9
179,2
XXVI
Passività finanziarie per strumenti derivati
37
16,5
15,6
- di cui verso parti correlate
17
15,1
15,3
XXIV
XXIII
XXIII
XXIII
Benefici relativi al personale
Fondi per rischi e oneri
Passività per imposte differite
Altre passività non correnti
51
52
27
53
53,7
28,5
75,6
3,3
51,3
42,8
89,6
3,1
- di cui verso parti correlate
17
-
0,6
XXVII
Totale Passività non correnti
Debiti verso banche
43
571,4
38,9
633,0
26,2
- di cui verso parti correlate
17
14,4
11,2
Debiti finanziari correnti
XXV
XXVI
XXVII
XXVII
XXIII
XXII
XXIII
XXVII
44
46
46/49
43
58,8
26,9
- di cui verso parti correlate
17
14,4
14,8
Passività finanziarie per strumenti derivati
Passività per imposte correnti
Debiti commerciali
37
27
54
1,1
395,2
1,5
0,5
373,1
- di cui verso parti correlate
17
28,6
22,4
Quote a breve term. fondi rischi e oneri
Debiti diversi e altre passività correnti
52
55
55,2
126,2
77,1
129,8
- di cui verso parti correlate
17
-
-
675,4
1.519,8
635,1
1.603,0
Totale passività correnti
Passività associate ad attività destinate alla dismissione
TOTALE PASSIVITA’ E PATRIMONIO NETTO
(^) I dati al 31 dicembre 2013 sono stati rivisti per riflettere gli effetti retroattivi dell’adozione dei principi contbili IFRS 10 e IFRS 11 relativi al perimetro di consolidamento in vigore a partire dal 1° gennaio 2014.
RCS MEDIAGROUP S.P.A.
RICAVI DELLE VENDITE:
Vendita di copie
Pubblicità
Diretta
Tramite concessionaria
Ricavi da editoria on line
277.631.683
245.361.220
241.482.729
3.878.491
73.060.298
06
07
08
09
10
II
II
II
Incremento immobilizzazioni per lavori interni
Variazione delle rimanenze prodotti finiti, semilavorati e prodotti in corso
Consumi materie prime e servizi
II
Costi per il personale
II
Altri ricavi e proventi operativi
- di cui verso parti correlate
- di cui verso parti correlate
- di cui non ricorrenti
- di cui verso parti correlate
- di cui non ricorrenti
- di cui verso parti correlate
- di cui non ricorrenti
Abbonamenti
Pubblicità
Ricavi da vendita di informazioni
Ricavi da altra attività editoriale
Totale voci 01+02+05+08+09
11.897.239
61.163.059
2.690.091
31.976.748
630.720.040
Progressivo al 31 dicembre
2014
2013 (^)
1.279,4
1.314,1
17
272,1
368,3
40
18
0,7
(889,2)
(3,9)
(928,6)
17
31
(87,8)
(8,6)
(94,0)
(2,4)
19
(325,5)
(412,0)
17
31
(18,4)
(19,5)
(8,3)
(79,3)
20
29,8
32,8
17
31
1,6
-
2,8
0,5
21
(31,4)
(46,6)
II
Oneri diversi di gestione
V
Accantonamenti
31
(7,8)
(4,5)
IV
Svalutazione crediti commerciali diversi
22
(18,6)
(27,3)
- di cui non ricorrenti
- di cui verso parti correlate
31
17
(4,2)
(3,1)
(9,2)
(0,6)
23
23
23
23
(39,3)
(21,5)
(1,0)
(21,7)
(43,7)
(24,7)
(1,4)
(48,0)
- di cui non ricorrenti
- di cui verso parti correlate
- di cui non ricorrenti
VI
VII
VIII
IX
Ammortamenti attività immateriali
Ammortamenti immobili, impianti e macchinari
Ammortamenti investimenti immobiliari
Svalutazione immobilizzazioni
X
Risultato operativo
Proventi finanziari
X
Oneri finanziari
- di cui non ricorrenti
- di cui verso parti correlate
- di cui verso parti correlate
XI
XIII
Altri proventi ed oneri da attività e passività finanziarie
Quote proventi (oneri) da valutazione partecipazioni con il metodo del
patrimonio netto
Risultato ante imposte
Imposte sul reddito
XIV
Risultato attivita destinate a continuare
Risultato attività destinate alla dismissione e dismesse
XII
- di cui non ricorrenti
- di cui verso parti correlate
XV
31
17
(0,2)
(15,7)
(0,1)
52
(15,2)
(11,9)
31
(3,5)
(22,6)
24
(53,5)
2,4
(201,2)
3,2
17
0,3
1,0
24
(43,8)
(35,9)
17
(18,6)
(16,4)
25
(2,3)
0,7
26
(1,4)
(2,5)
27
(98,6)
4,3
(235,7)
28,5
31
-
(2,5)
28
(94,3)
(16,1)
(207,2)
(11,6)
17
Utile / (perdita) dell’esercizio
Attribuibile a:
Utile/(perdita) attribuibile ai terzi
Utile/(perdita) attribuibile ai soci della Capogruppo
Utile / (perdita) dell’esercizio
Risultato delle attività destinate a continuare per azione base in euro
Risultato delle attività destinate a continuare per azione diluito in euro
Risultato delle attività destinate a dismissione e dismesse per azione base
in euro
Risultato delle attività destinate a dismissione e dismesse per azione
diluito in euro
(0,7)
-
(110,4)
(218,8)
30
30
0,4
(110,8)
(110,4)
(0,20)
(0,20)
(0,3)
(218,5)
(218,8)
(0,82)
(0,82)
30
(0,03)
(0,05)
30
(0,03)
(0,05)
29
(^) I dati al 31 dicembre 2013 sono stati rivisti per riflettere gli effetti retroattivi dell’adozione dei principi contbili IFRS 10 e IFRS 11 relativi al perimetro di consolidamento in vigore a partire dal 1° gennaio 2014.
- Le note richiamate negli schemi di bilancio costituiscono parte integrante del bilancio depositato presso il Registro delle Imprese di Milano
e reso pubblico ai sensi di legge.
- Il bilancio consolidato è stato redatto secondo i principi contabili internazionali.
RCS MEDIAGROUP S.P.A. CONCESSIONARIA DI PUBBLICITA’ 2014
C.F. 12086540155 Anno 2014
PROSPETTO DI DETTAGLIO DELLE VOCI DEL BILANCIO DI ESERCIZIO AL 31.12.2014
Da pubblicare ai sensi dell’art. 1, comma 33, del decreto-legge 23 ottobre 1996 n. 545
convertito con legge 23 dicembre 1996 n. 650
01
02
03
04
05
Ricavi delle vendite
11,4
10,7
1,1
604,7
36,9
1.519,8
Note
16
I
Elenco delle testate servite in esclusiva (In applicazione alla legge del 5 agosto 1981 n. 416 e dell’art. 1, comma 34, del D.L. 545/96 convertito con Legge 23 dicembre 1996 n. 650)
Sette
Sette Green
Vivimilano
Corriere della Sera
Corriere Economia
Corriere Motori
La lettura
La Gazzetta dello Sport
Sport Week
Trovocasa
Trovocasa Pregio
Amica
Amica Speciale
Bellezza Mon Amour
Io Donna-Il femminile del
Corriere della Sera
IO DONNA WEDDING BOOK
IO DONNA FASHION BOOK
Oggi
Io cucino
Dove
Style Magazine
Living
Abitare
Io e il mio Bambino
Insieme
Dolce Attesa
Donna e Mamma
Guida Io e il mio Bambino
Il Giornale dell’Infanzia
Imagine
Corriere del Veneto
Corriere di Bologna
Corriere Fiorentino
Corriere del Mezzogiorno/
Campania
Corriere del Mezzogiorno/
Puglia
Economia e Management
(Rcs Libri)
CORRIERE.IT
GAZZETTA.IT
VIVIMILANO.IT
CORRIERE DEL MEZZOGIORNO.IT
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Corriere Veneto.it
Corriere Fiorentino.it
31
Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
#
BILANCIO D’ESERCIZIO DI TROVOLAVORO S.r.l. al 31.12.2014
In applicazione alla legge del 5 agosto 1981 n. 416 e dell’art. 1, comma 34, del D.L. 545/96 convertito con legge 23 dicembre 1996 n. 650
Prospetto di Conto Economico
Prospetto della Situazione patrimoniale finanziaria
(Valori in Euro)
I
Ricavi delle vendite
Ricavi diffusionali
Ricavi pubblicitari
Note
10
10
10
- di cui verso parti correlate
Ricavi editoriali diversi
- di cui verso parti correlate
II
Acquisti e consumi materie prime e servizi
Acquisti e consumi materie prime e merci
- di cui verso parti correlate
Costi per servizi
- di cui verso parti correlate
Costi per godimento beni di terzi
- di cui verso parti correlate
III
Costi per il personale
Esercizio 2014
2.498.221
3.164
2.011.774
Esercizio 2013
2.830.145
2.147.164
11
16.304
30.195
10
483.283
682.981
11
59.000
220.700
12
12
(2.138.658)
(480.385)
(2.250.669)
(722.102)
11
(473.060)
(719.768)
12
(1.528.824)
(1.388.588)
11
(483.391)
(282.008)
12
(129.449)
(139.979)
11
(104.690)
(109.811)
13
(779.776)
(1.111.485)
- di cui non ricorrenti
21
(146.000)
(51.500)
II
Altri ricavi e proventi operativi
14
85.500
14.045
II
Oneri diversi di gestione
- di cui verso parti correlate
- di cui verso parti correlate
IV
V
VI
VI
VII
Accantonamenti
Svalutazione crediti
Ammortamenti attività immateriali
Ammortamenti immobili, impianti e macchinari
Risultato operativo
Proventi finanziari
- di cui verso parti correlate
VII
(Oneri) finanziari
- di cui verso parti correlate
VIII
Risultato ante imposte
Imposte sul reddito
Risultato dell’esercizio
11
34.126
2.538
15
(18.310)
(23.361)
11
(488)
(452)
16
17
18
18
19
(8.069)
(124.530)
(87.560)
(382)
(573.564)
35.767
4.575
(73.979)
(97.695)
(679)
(709.103)
24.981
11
35.631
24.395
19
(5.182)
(4.500)
11
(1.254)
(393)
20
(542.979)
119.454
(423.525)
(688.622)
158.517
(530.105)
Note
Utilie/(perdita) dell’esercizio
(Perdita)/utile attuariale su piani a benefici definiti
Effetto fiscale su attuarizz. Piani a benefici definiti
Totale altre componenti di conto economico complessivo
Totale conto economico complessivo
33
Esercizio
2014
(423.525)
Esercizio
2013
(530.105)
29.077
(423.525)
29.077
(501.028)
Note
22
23
20
24
31 dicembre 2014
31 dicembre 2013
166.222
54.711
220.933
1.023.089
382
38.783
32.530
71.695
1.551.048
- di cui verso parti correlate
11
85.319
687.695
XIII
Crediti diversi e altre attività correnti
25
230.899
228.308
XIII
Attività per imposte correnti
- di cui verso parti correlate
- di cui verso parti correlate
XVIII Crediti finanziari correnti
11
1.186
-
20
238.986
201.240
11
236.894
178.761
26
- di cui verso parti correlate
11
Totale attività correnti
Attività non correnti destinate alla vendita
TOTALE ATTIVITA’
PASSIVITA’ E PATRIMONIO NETTO
XVII Capitale sociale
XVII Riserve
XVII Utili (perdite) portati a nuovo
XVII Utile (perdita) dell’esercizio
Totale patrimonio netto
XIV Benefici relativi al personale
XV
Fondi per rischi e oneri
XVI Passività per imposte differite
Totale passività non correnti
XVIII Debiti verso banche
XIII Passività per imposte correnti
XII
Debiti commerciali
27
27
27
27
28
29
20
26
20
30
- di cui verso parti correlate
XIII
Prospetto di Conto economico complessivo
importi in euro
(Valori in Euro)
ATTIVITA’
Immobili, impianti e macchinari
IX
Attività immateriali
X
Attività per imposte anticipate
Totale attività non correnti
XI
Crediti commerciali
Debiti diversi e altre passività correnti
- di cui verso parti correlate
1.461.842
1.171.667
1.461.842
3.442.438
3.514.133
674.410
1.687.868
(61.818)
(423.525)
1.876.935
157.958
16.035
90
174.083
488
636.539
674.410
2.522.401
(351.083)
(530.105)
2.315.623
111.125
9.631
1.996
122.752
587
12.662
505.824
11
257.183
181.587
31
197.529
556.685
11
Totale passività correnti
Passività associate ad attività destinate alla dismissione
TOTALE PASSIVITA’ E PATRIMONIO NETTO
1.171.667
2.664.641
2.885.574
358
280
834.556
2.885.574
1.075.758
3.514.133
Le Note richiamate negli schemi di bilancio costituiscono parte integrante del bilancio depositato presso il Registro delle
Imprese di Milano e reso pubblico ai sensi di legge.
Il bilancio è stato redatto secondo i principi contabili internazionali.
TROVOLAVORO S.R.L. CONCESSIONARIA DI PUBBLICITA’ 2014
Elenco delle testate servite in esclusiva (In applicazione alla legge del 5 agosto 1981 n. 416 e dell’art. 1, comma 34, del D.L. 545/96 convertito con Legge 23 dicembre 1996 n. 650)
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Corriere del Veneto
Corriere dell’Alto Adige
Corriere della Sera
La Gazzetta dello Sport
Oggi
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Unione Sarda
Io Donna
Dove
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#
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
33
Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
#
Cultura
SETTE GIORNI DI TWEET
I consigli di Cinzia Leone,
giornalista, autrice di
graphic novel e romanzi.
Da oggi twitterguest è Leila
Marzocchi: un libro al giorno
sull’account @La_Lettura
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
Will Eisner,
Contratto
con Dio.
Bronx: ebrei
a caccia
di fortuna
litigano
con Dio e il suo
Contratto
Arthur
Koestler, Ladri
nella notte.
Un kibbutz
nel 1934,
tra la Bibbia,
Marx, Herzl
e la nascita
dell’ Haganah
Vladimir
Nabokov,
Parla, ricordo.
Autobiografia
di un geniale
émigré in bilico
sull’abisso
dilatato
dei ricordi
Shalom
Auslander,
Prove per un
incendio.
Cosa faresti
scoprendo
un’anziana Anna
Frank nella tua
soffitta?
Igort, Quaderni
ucraini.
Reportage
disegnato
sull’holodomor,
la carestia
usata da Stalin
per piegare
l’Ucraina
Aharon
Appelfeld,
Il ragazzo
che voleva
dormire.
Il sonno
per fuggire
il ricordo,
dopo la Shoah
Carlo Panella,
Il libro nero
del Califfato.
La guerra
di civiltà
dello scisma
islamico
e il culto
dell’Apocalisse
Domani in Romagna, a San Mauro Pascoli, l’imputato è la contestazione giovanile
Il Sessantotto sotto processo
Mughini: l’illusione rivoluzionaria generò violenza. Boato: cambiarono i rapporti umani
di Antonio Carioti
D
al 1968 è passato quasi
mezzo secolo, ma della contestazione giovanile si continua a discutere con calore, tanto che a
San Mauro Pascoli, in Romagna, domani si terrà un vero e
proprio processo simbolico. Si
tratta del tradizionale appuntamento organizzato dall’associazione Sammauroindustria,
presieduta da Miro Gori, ogni
10 agosto, data in cui nel 1867
venne ucciso il padre del poeta,
Giovanni Pascoli, da cui la località prende il nome. In passato
sono finiti alla sbarra Giuseppe
Mazzini, Palmiro Togliatti, il
conte di Cavour e molti altri.
Quest’anno il pubblico giudicherà i giovani contestatori.
Tra quei ragazzi in rivolta
c’era anche Giampiero Mughini, che però domani svolgerà,
insieme a Giancarlo Mazzuca,
il ruolo di accusatore. Come
mai? «Non voglio certo mettere
in croce il mio passato — risponde —, anche perché senza
il Sessantotto in Italia la modernità, nella cultura e nel costume, non sarebbe diventata
appannaggio delle masse. Ma
dalle frange più furibonde del
movimento io mi dimisi già il
1° maggio 1969, quando vidi i
miei compagni di generazione,
compresa la ragazza che amavo, sfilare a Catania sotto i ritratti di Mao e di Stalin. Allora
ruppi con l’idea velleitaria, anzi
imbecille, di fare la rivoluzione
in Occidente, da cui sarebbero
sgorgati il settarismo gruppettaro e la violenza omicida. La
guerra civile psicotica che vivemmo poi si deve anche a
quella sbandata ideologica. Gli
assassini di Luigi Calabresi non
venivano da Marte, come qualcuno oggi sembra credere».
Invece Marco Boato, un altro
ex sessantottino che a San
Mauro vestirà con Marcello
Flores la toga dell’avvocato difensore, considera sbagliato
istituire un collegamento diret-
Un’immagine degli scontri di Valle Giulia tra polizia e studenti universitari a Roma, il 2 marzo 1968 (foto Ap)
❞
Orsina:
si affermò
un’idea
di libertà
disgiunta
da ogni
senso etico
❞
De Bernardi:
si avviò
la stagione
dei diritti
civili che
modernizzò
la società
to tra contestazione e terrorismo: «La lotta armata venne
dopo, negli anni Settanta, come nefasta degenerazione minoritaria dell’estrema sinistra.
E andò in senso opposto al movimento delle origini. Il Sessantotto fu un una protesta collettiva, libertaria, di massa, alla
luce del sole, che cambiò gli
equilibri sociali e i modi di
pensare della gente, mentre i
gruppi armati erano clandestini, elitari, militarizzati, isolati
dal contesto sociale. Il movimento prese degli abbagli ideologici, ci furono anche derive
staliniste, confinate peraltro alla Statale di Milano. Ma il Sessantotto nel suo complesso ebbe un positivo carattere antiautoritario».
C’è però chi eccepisce anche
sulle spinte libertarie. Per
esempio lo storico Giovanni
Orsina, che nel 2005 ha curato
con Gaetano Quagliariello un
volume dal titolo La crisi del sistema politico italiano e il Ses-
santotto (Rubbettino): «In un
Paese con un debole senso dello Stato, la contestazione di
ogni autorità e tradizione ha finito per assecondare e accentuare le spontanee tendenze
anarcoidi degli italiani, scassando ulteriormente un sistema istituzionale già molto fragile, fino a rendere la società
ingovernabile. Sul piano del
costume si è giustamente posto l’accento sull’autodeterminazione dell’individuo, ma
purtroppo è stato trascurato il
correlativo principio di responsabilità. Così ha preso piede
una concezione della libertà disgiunta da qualsiasi indirizzo
etico, che reclama sempre più
Tesi a confronto
«La follia dei terroristi
tradì il movimento»
«Chi sparò a Calabresi
non veniva da Marte»
diritti e non vuol sentir parlare
di doveri».
Però di affermare i diritti
c’era un gran bisogno, obietta
un altro storico, Alberto De
Bernardi, autore con Flores del
libro Il Sessantotto (Il Mulino,
2002): «Senza il Sessantotto
non avremmo avuto le leggi sul
divorzio e sull’aborto, né il nuovo diritto di famiglia. Può aver
alimentato forme di individualismo esasperato, ma ha rotto
molte incrostazioni, ha modernizzato la mentalità diffusa, ha
cambiato i comportamenti degli stessi organi statali (pensiamo alla magistratura), ha introdotto un nuovo e più dinamico
concetto di cittadinanza. Il suo
vero punto debole è consistito
nell’incapacità di produrre una
progettualità politica all’altezza
delle aspettative che aveva suscitato».
Su questo concorda anche
Boato: «Nel 1988 uno degli
esponenti migliori del Sessantotto all’Università di Trento,
Mauro Rostagno, poco prima
di cadere da eroe civile in Sicilia sotto i colpi della mafia,
esaltò a distanza di vent’anni
l’esperienza della contestazione: disse che grazie a noi erano
cambiati i rapporti umani, ma
aggiunse che per fortuna non
avevamo vinto sul piano politico-ideologico. Io mi trovo d’accordo con lui».
Il fatto è, sottolinea Orsina,
che proprio su quell’opzione
perdente i contestatori avevano
puntato le loro carte: «La grande illusione del Sessantotto era
appunto quella che la politica
potesse cambiare radicalmente
il mondo e la vita, consentendo
agli uomini di prendere in mano il loro destino. Nei fatti la
contestazione è stata l’ultima
fiammata di un’utopia fallimentare».
Tuttavia, nota De Bernardi,
non è giusto addossare tutte le
colpe ai giovani: «Le istituzioni
e i partiti tradizionali avrebbero dovuto accogliere le critiche
dei contestatori come uno stimolo per avviare un’iniziativa
riformatrice. Invece non seppero elaborare risposte costruttive. L’unica strategia di
ampio respiro messa in campo
allora fu il compromesso storico di Enrico Berlinguer, quanto
di più lontano si potesse immaginare dallo spirito del Sessantotto».
Mughini però non se la sente
di assolvere i contestatori: «In
fondo il Pci cercò di frenare gli
estremisti, ma si portava dietro
troppe ambiguità: basti pensare all’ex partigiano comunista
che regalò la sua vecchia pistola al brigatista rosso Alberto
Franceschini perché ne facesse
buon uso. D’altronde, quando
anche la crema della cultura
italiana agitava il libretto di
Mao o bollava Luigi Calabresi
come un torturatore, placare
gli animi era difficile. E per
giunta molti dei protagonisti di
quelle follie oggi fanno finta
che non siano mai accadute».
@A_Carioti
Precedenti
Ogni anno il 10
agosto a San
Mauro Pascoli
si svolge un
processo
simbolico a un
personaggio o
a una vicenda
storica. Quello
dedicato al
Sessantotto si
tiene domani
alle 21,
organizzato
come sempre
dalla
associazione
Sammauroindustria. Tra
gli imputati
degli anni
scorsi:
Giuseppe
Mazzini (nel
ritratto più in
alto), Camillo
Benso conte di
Cavour (al
centro),
Palmiro
Togliatti (nella
foto in basso)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Umberto Curi affronta il delicato passaggio alla maggiore età
Né sottomessi né parricidi. La terza via per diventare adulti
di Marco Rizzi
Il libro
L
● Umberto
Curi, La porta
stretta. Come
diventare
maggiorenni,
Bollati
Boringhieri,
pp. 224, 16
a porta stretta è quella
che, secondo il vangelo di
Luca, occorre attraversare
combattendo per raggiungere
la salvezza. Traslata dal mondo
celeste a quello terreno, la soglia da varcare è quella della
maggiore età, ovvero dell’autonomia e dell’emancipazione
dell’individuo da ogni pensiero
precostituito: sapere aude, abbi il coraggio di conoscere, secondo il motto di Orazio.
Per illustrare come si sia di
volta in volta consumato questo attraversamento nel corso
della storia del pensiero occidentale, Umberto Curi convoca
Kant e Platone, Hegel e Dostoe-
vskij, ma anche l’Edipo di Sofocle — che accompagna Curi
nelle sue ricerche ormai da
trent’anni — e l’Amleto di
Shakespeare, e altri ancora.
Nelle loro pagine, l’ingresso
nella maggiore età comporta
necessariamente l’uccisione
del padre, il parricidio, che assegna una dimensione eroica e
allo stesso tempo tragica a chi
trova il coraggio e la forza per
compiere un simile passo. All’opposto, però, Curi individua
una seconda modalità per conseguire il medesimo risultato:
quella di chi, in piena libertà, si
sottomette totalmente al Padre,
sino a svuotarsi di sé e varcare
la soglia non con un gesto di ribellione, bensì di amore assoluto. È ovviamente il caso di
Sacrificio
Gesù, ma ancor più di Abramo
che più volte presta obbedienza alla chiamata del Padre:
quando parte dalla sua terra,
quando crede alla promessa di
un figlio contro ogni apparen-
za, quando, avutolo, non esiterebbe a sacrificarlo. Anche così, l’uomo non può sottrarsi al
conflitto — agon, in greco —,
ma questa volta con se stesso: è
il senso profondo dell’agonia di
Particolare
del Sacrificio
di Isacco
di Michelangelo
Merisi,
detto
Caravaggio
(1571-1610).
Il quadro,
risalente
al 1598,
è conservato
negli Stati Uniti,
a Princeton,
presso la
Fondazione
Barbara
Piasecka
Johnson
Cristo nel Getsemani.
Nel momento in cui l’accesso alla maggior età pare cristallizzarsi nell’opposizione tra ribellione e sottomissione, Curi
scarta improvvisamente. Lo
scrivano Bartleby di Melville
con il suo motto «preferirei di
no» — già oggetto dell’attenzione di Deleuze e Agamben —
mostra la forza tranquilla della
mitezza, che può sottrarsi tanto
all’obbedienza, quanto al parricidio, grazie alla consapevole
resistenza contro quanti vorrebbero piegarla alle logiche
del mondo. La maggior età non
è uno stato acquisito una volta
per tutte, ma la nostra vita è segnata da un ininterrotto combattimento.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
34
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
#
Durante la «Turandot»
Cede il trono, il tenore Voleri si rompe una vertebra
Spettacoli
Si è procurato la frattura della quarta vertebra lombare Marco Voleri,
40 anni (nella foto), il tenore toscano che è caduto venerdì sera da
un’altezza di due metri durante l’ultima scena della «Turandot» al
Gran Teatro all’aperto di Torre del Lago (Lucca), durante il Festival
Puccini. La caduta è stata causata dal cedimento di una piattaforma
elevatrice su cui si trovava il trono dove era seduto. Prognosi di 30
giorni dopo il ricovero all’ospedale di Livorno. Da nove anni il tenore
convive con la sclerosi multipla.
Il documentario
Un omaggio
alla lunga
carriera
di Jean-Paul
DALLA NOSTRA INVIATA
La storia
● Insieme sulla
copertina di
«Paris Match»
Anthony Delon,
51 anni, e
Alyson Le
Borges, 28,
figlia naturale
dell’attore che,
per anni, non la
riconobbe.
Alyson, oggi
modella è il
frutto di un flirt
con la ballerina
del Crazy Horse
Marie-Hélène
Le Borges
● La pace fra
Anthony e
Alyson è
arrivata
di recente: la
ragazza,
vissuta per
anni come
figlia segreta,
incontrò il
nonno Alain
solo a 11 anni;
nel 2008 portò
Anthony (nel
frattempo
sposato e papà
di due
bambini) dal
giudice,
obbligandolo
a un test
di paternità
PARIGI Cinematograficamente
parlando, è uno scoop. Per la
prima volta un regista è riuscito a riunire due Delon, Alain e il
figlio Anthony, e due Belmondo, Jean-Paul e Paul, nello stesso documentario. Una doppia
coppia d’assi per Cyril Viguier,
produttore con Annabel Productions del lungo omaggio
della durata di un’ora e mezza
dedicato a Bébel che sarà trasmesso dopo l’estate dalla catena francese TF1 e presentato in
anteprima a Montecarlo. «Sarà
la riunione dei quattro mostri»
ha commentato, felice, JeanPaul, che ha compiuto 82 anni
lo scorso aprile e aveva annunc
ciato
la fine della
sua carriera.
Alain Delon,
c
che
festeggerà
g 80 anni l’8
gli
n
novembre
prossimo, non comp
pariva
davanti
a
alle
telecamere
d due anni, per
da
r
ragioni
di salute,
m non è voluto
ma
m
mancare
all’appello degli amici di
Belmon e incontrare
Belmondo
il figlio dell’eterno amico e rivale, Paul, 52 anni, ex pilota
automobilistico, anche lui prestato al cinema: «Era una felicità tutti i giorni, tuo padre
può dirtelo — ha raccontato,
commosso, Delon senior a Belmondo junior —. Sono cinquant’anni che lui e io corriamo i 100 metri insieme. O i mille metri. Cinquant’anni. Un
colpo io, un colpo lui, tutte e
due in testa. È da tanto tempo
che tuo padre io corriamo i 100
metri insieme. Abbiamo corso
come nessun’altro i 100 metri
assieme».
Nei due minuti del making
off, anticipati da Le Point.fr,
Anthony Delon s’inchina al
«nemico» fraterno di suo padre: «Gli uomini della mia ge-
Quasi
amici
nerazione sono cresciuti con
Bébel. Ogni suo nuovo film era
un avvenimento. E anche l’uomo: ammiro e rispetto la sua
battaglia e il suo coraggio».
Intitolato Belmondo par Belmondo, Belmondo visto da
Belmondo, il film è infatti un
road movie ideato e coprodotto da Paul che, alla guida della
sua Mustang, ha accompagnato il padre in un lungo pellegrinaggio sui luoghi in cui sono
stati girati alcuni dei suoi film
più famosi: il ponte di BirHakeim a Parigi, in ricordo de
Il poliziotto della brigata criminale, per la regia di Henri
Verneuil, o a Villerville, villaggio del Calvados, dove fu ambientato Quando torna l’inverno, sempre di Verneuil, nel ’62.
E a Roma, sfondo de La ciociara di Vittorio de Sica. Padre e
figlio sono volati anche fino a
Rio de Janeiro, per ripercorrere
Belmondo e Delon riuniti dai due figli
Bébel: un incontro di quattro mostri
Alain: 50 anni che corriamo insieme
Coppie
Sopra, JeanPaul
Belmondo, 82
anni, abbraccia
l’eterno amico
e rivale Alain
Delon, 79 anni.
A sinistra,
Bébel in
compagnia del
figlio di Alain,
Anthony
Delon, 50 anni
l’antico set de L’uomo di Rio,
girato nel ’64 sotto la direzione
di Philippe de Broca: «Spesso
si attende quando è troppo tardi per fare questo genere di documentario, di introspezione»
avverte il terzogenito di JeanPaul. Che aggiunge: «Per tutta
la mia vita ho sentito quasi
sempre gente che veniva a
complimentarsi per mio pa-
Andy Garcia: «Coppola? Un burattinaio»
Locarno celebra l’attore cubano. «Bocciato ai provini, il teatro non era per me»
LOCARNO Week end americano al Festival di Locarno: lo straziante James White di Josh Mond,
le cui assonanze col film di Moretti Mia madre
sono impressionanti, il pugile Jake Gyllenhaal
che ritrova onore, dignità e pure retorica in Southpaw di Fuqua e il divertentissimo Trainwreck
di Judd Apatow, sfracello di risate.
La star premiata Andy Garcia (seconda celebrità cubana dopo Tomas Milian) ricorda la fuga
dal regime castrista che anche oggi gli pare tanto
attivo tanto da impedire a lui il ritorno a casa, a
Hollywood di produrre insieme. Il giovanotto,
guardato con languore da signore e ragazzine,
ha vissuto a Miami e Los Angeles, vedendo due
film di 007 al mattino e allenandosi a baseball
col «mister» Mickey Rourke.
«Bene lo sport, pure oggi gioco a golf, ma non
ero fatto per il teatro: alle audizioni fui scartato,
mi prendevano solo a caricare merci durante le
tournée. Sono passato di maestro in maestro,
Sorriso Andy Garcia, 59 anni
Critico
La star: «Oggi un film
ad alto budget viene
rovinato dalle
chiacchiere in rete»
dall’improvvisatore Hashby al preciso De Palma
degli Intoccabili fino al burattinaio Coppola che
mi tenne sulla corda tre mesi prima di scegliermi per il Padrino III, fortuna che alla Paramount
ero amico del gran capo Frank Mancuso».
Chi ha alimentato la vena di attore? «La vita
che insegna sempre; ma io credo ancora ai sogni
che si avverano». Sogni sono stati i film di Frears, Figgis, «attento a evitare gli stereotipi del latino, del messicano e le scene di sesso, che le
mie tre figlie non gradirebbero. Io volevo fare il
cattivo: per convincere Hashby accesi un sigaro
nel suo ufficio e insultai la sua segretaria».
E oggi? «Oggi ci sono altre possibilità, le serie
tv sono una scelta. Ma tutti parlano di cinema
spesso senza sapere nulla: si fa la recensione
della recensione, mentre un film ad alto budget
viene rovinato dalle chiacchiere in rete».
Maurizio Porro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
dre. Ogni volta venivano a dirmi quanto amavano mio padre, come avevano vissuto con
mio padre ed erano cresciuti
con mio padre».
Alain, co-protagonista con
Jean-Paul di quasi una decina
di film, come Borsalino, si dice
certo che «non ci sarebbe stato
un Belmondo senza Delon, né
un Delon senza Belmondo».
E mentre si appresta a celebrare gli 80 anni del capostipite, il clan Delon ufficializza sull’ultimo numero di Paris Match anche la riconciliazione di
Anthony con la figlia a lungo
nascosta e respinta, Alyson Le
Bourges, nata 28 anni fa da una
notte d’amore dell’allora giovanissimo Delon junior con una
ballerina del Crazy Horse, Marie-Hélène.
Poco più che maggiorenne la
ragazza aveva trascinato il padre in tribunale, ottenendo un
test di paternità, risultato indiscutibilmente positivo. Anche
se basta guardare gli occhi di
Alyson per capire che i giudici
hanno disposto le analisi per
un eccesso di scrupolo. Soltanto adesso, però, le tre paia di
inconfondibili iridi si sono finalmente riunite.
Elisabetta Rosaspina
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Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
SPETTACOLI
35
#
Ascesa e caduta della band di Dr. Dre
«Ci siamo salvati con la rabbia del rap»
In «Straight Outta Compton» la storia del gruppo N.W.A. che rivoluzionò la musica
Il film più impegnato della cine estate Usa, perlopiù d’evasione spettacolare, è
Straight Outta Compton, diretto da F. Gary Gray e prodotto da
Ice Cube e Dr. Dre che ne hanno curato anche la colonna sonora, subito ai primi posti delle
classifiche musicali Usa.
A metà degli anni 80, le strade di Compton, California, erano tra le più pericolose del Paese. Quando cinque giovani trasferirono le loro esperienze in
una musica brutale ma sincera,
il gangster rap, in cui gridavano la loro ribellione agli abusi
dei poliziotti (il parallelo con
quanto sta accadendo oggi negli Stati Uniti d’America è impressionante), riuscirono a dare finalmente voce a una generazione silenziosa. Seguendo
l’ascesa e la caduta della band
N.W.A. (abbreviativo di Niggaz
With Attitude), Straight Outta
Compton racconta la storia stupefacente di questi ragazzi —
Ice Cube (interpretato da
O’Shea Jackson Jr., figlio del
rapper), Dr. Dre (Corey
Hawkins), Eazy E (Jason Mitchell), DJ Yella (Neil Brown
Jr.), MC Ren (Aldis Hodge) —
urlando al mondo intero cosa
davvero voleva dire vivere nei
ghetti, diedero inizio a una vera
e propria guerra culturale, stravolgendo per sempre la musica
e la cultura pop.
Il film, che nelle sale Usa
uscirà venerdì, è candidato a
LOS ANGELES
In arrivo
● Il film
«Straight Outta
Compton»,
diretto da F.
Gary Gray,
racconta le
origini, la
rapida ascesa e
il declino degli
N.W.A., storico
collettivo
gangsta rap in
cui hanno
militato tre
padri fondatori
del genere:
Eazy-E, Dr. Dre
e Ice Cube che
sono anche
produttori del
film che uscirà
in Italia
l’1 ottobre
● Il disco
Esce l’11
settembre, a
16 anni dal suo
ultimo disco,
«Compton»,
atto finale della
carriera di
Dr. Dre
Tra gli ospiti
dell’album
Eminem, Ice
Cube, Kendrick
Lamar e
Snoop Dogg
❞
Ice Cube
La vita nei ghetti era
misera, ma noi eravamo
ricchi perché avevamo
il nostro hip hop
Protagonisti
Da sinistra,
Corey Hawkins
(Dr. Dre),
O’Shea Jackson
Jr. (Ice Cube),
Jason Mitchell
(Eazy E), Aldis
Hodge (Mc Ren)
e Neil Brown Jr.
(DJ Yella),
protagonisti di
«Straight Outta
Compton»
diventare una sorta di bandiera
contro le ondate di razzismo
che recentemente stanno attraversando l’America. Presente
all’incontro di presentazione
del film, Dr. Dre (di cui nel film
si ascolta «California Love», oltre a «Gin & Juice» eseguita da
Snoop Dogg e «Role Model»,
eseguita da Eminem, come
«Rap God» e la celeberrima
«The Boyz-N-The-Hood») ha
ricordato con parole commosse la creatività della band. Se-
Storia, cultura e divertimento: due itinerari
nel Mediterraneo con MSC Crociere
Si dice Mediterraneo e subito affiorano le immagini delle civiltà millenarie di cui è stato
la culla. I porti sorti sulle sue coste sono stati
crocevia di persone, commerci e idee che
giungevano dal mare per poi irradiarsi sulla
terraferma. Ora è possibile riscoprire alcuni
dei luoghi più belli del Mediterraneo Occidentale e Orientale a bordo della nave MSC
Fantasia, scegliendo tra due itinerari di 12
giorni e 11 notti che combinano l’emozione
della scoperta con il piacere del relax e del
divertimento. La prima tratta, con partenze
dal 6 al 5 aprile prevede scali in Marocco,
Spagna e Portogallo.
frustrazione, alla rabbia delle
strade di Compton dove la polizia dava la caccia agli spacciatori di crack e coca». E il film è finito, in anticipo sull’uscita, sulle prime pagine dei giornali
per il gioco di specchi con la realtà di oggi in quartieri dove
spesso la polizia eccede in violenza contro comunità emarginate.
Afferma Ice Cube: «Certo,
vedendo il film si pensa anche
ai fatti di Ferguson. Per me, arrivare alla sua realizzazione è
stato un lungo sogno. Volevo
che fossero ben chiare la cultura e la sottocultura che rendono “campioni di sopravvivenza” numerosi giovani non certo
solo afroamericani. Ho pianto
vedendo il film, perché la sua
eco arriva da ieri a oggi anche
per le violenze dei poliziotti di
Los Angeles. Sono orgoglioso
che sia stato mio figlio a inter-
Capitale europea della movida e al tempo
stesso indiscussa capitale culturale, Barcellona è una città coloratissima e accogliente,
un luogo perfetto dove sorseggiare un fresco
bicchiere di sangria e sostare ammirati di
fronte a “Guernica”, l’opera di Picasso forse
più famosa al mondo. Il viaggio fra culture e
tradizioni differenti continua nell’affascinante Casablanca, dove i monumenti islamici e
i tipici mercati della Medina Vecchia convivono accanto alle moderne costruzioni di
culto cattolico. MSC Fantasia farà poi rotta su
Tenerife, l’isola più nota delle Canarie, con i
suoi paesaggi incontaminati che la rendono
perfetta per ogni tipo di viaggiatore: spiagge
dorate e mare limpido per gli amanti del relax, percorsi trekking per i più sportivi. Il tour
prosegue poi verso Madeira, una delle isole
più verdi del Portogallo e la città di Funchal,
importante punto di approdo per le navi dirette verso le Indie e il nuovo mondo. Ultima
tappa nella suggestiva Malaga, sulla costa del
Sol, meta ideale per concludere una vacanza
indimenticabile. Scenari diversi ma altrettanto unici per l’itinerario che dal 17 dicembre
al 25 marzo toccherà Grecia e Israele. Katakolon, un tempo piccolo villaggio di pescatori ed oggi porto moderno, è il punto di
partenza per una visita al sito in cui sono nati
i giochi olimpici. Olimpia e Atene sono delle
vere e proprie città-museo che celebrano la
perfezione architettonica della civiltà greca
e la grandezza degli dei e di personaggi mitologici riprodotti in statue immortali. Madre
natura non è stata da meno: le spiagge e il
mare di Rodi e Lindos regalano uno spettacolo unico. Tappa successiva è Haifa, uno dei
luoghi più significativi per rivivere le origini
della religione cristiana e visitare i luoghi in
cui visse Gesù. Ultima tappa a Heraklion,
sull’isola di Creta, città ricca di musei e testimonianze della civiltà minoica. Un ultimo
tuffo nella storia prima del rientro in Italia.
rissimo, ha detto: «Vorrei che il
film generasse commozione e
pensieri nelle platee di tutte le
età, perché oltre alla violenza e
alla solitudine sono in esso
contenute anche la forza e la vitalità creativa di tanti ragazzi di
ieri e di oggi nel mondo, attraversato dalla violenza delle
gang ma anche dalla brutale repressione della polizia».
Paul Giamatti, quasi irriconoscibile nella parte di Jerry
Heller, manager del gruppo, ha
ricordato: «Per mesi ho studiato il ruolo, approfondito la vita,
le ire, le fratture, ma anche
l’impegno di questa band. Sono ritornato agli anni 80, quando mi svegliavo al mattino
ascoltando “Appetite for Destruction” degli N.W.A. e la sera andavo a dormire con “Rap
God” di Eminem e con “Gin &
Juice” di Snoop Dogg. Tutti ragazzi che, nonostante le loro
fragilità e contraddizioni, senza paura hanno dato voce alla
pretare l’Ice Cube che da ragazzo sono stato prima con il
gruppo e poi intraprendendo
la carriera solista. Eravamo poveri, ma anche ricchi perché
avevamo la nostra musica». Il
rapper ha poi ricordato il leader degli N.W.A., Eazy E, morto
di Aids nel 1995: «Mi mancano
il suo sense of humor e la sua
capacità di intuire quello di cui
la gente aveva bisogno».
Giovanna Grassi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Speck, dolci e specialità da forno:
l’Alto Adige diventa il regno del gusto
Ecco due eventi da segnare subito in agenda, dedicati agli amanti dei sapori genuini
e dei prodotti che custodiscono gelosamente le tradizioni gastronomiche del territorio.
Un’occasione per far felice il palato, certo,
ma anche per andare alla scoperta di cittadine e borghi incastonati in paesaggi naturali di
rara bellezza. Il primo incontro da non perdere è la Festa dello Speck Alto Adige (www.
festadellospeck.it), in programma il 3 e 4 ottobre in Val di Funes. Centro della kermesse
dedicata al re dei salumi altoatesini sarà Santa Maddalena, un delizioso paesino ai piedi delle Alpi che ospiterà appuntamenti per
grandi e piccini: dalle danze folcloristiche
agli spettacoli musicali e i concerti, dal percorso didattico-sensoriale al mercato contadino e di artigianato locale, dall’incoronazione
della nuova Regina dello Speck all’estrazione
della lotteria con ricchi premi - il tutto condito da squisite e stuzzicanti degustazioni di
Speck Alto Adige IGP. Contemporaneamente
alla Festa dello speck, dal 2 al 4 ottobre Bressanone ospiterà il tradizionale Mercato del
Pane e dello Strudel Alto Adige (www.mercatodelpane.it). Piazza Duomo si riempirà dei
profumi irresistibili del pane fragrante e delle
le specialità da forno con il Marchio di Qualità Alto Adige. Dal 2011, grazie al progetto
Regiograno, si è dato un nuovo impulso alla
coltivazione dei cereali in Alto Adige creando una stretta rete di collaborazione tra agricoltori, mugnai e panificatori con l’obiettivo
di preservare la biodiversità del paesaggio
culturale. Vengono così tutelate tipicità come
le pagnotte venostane in coppia, il pane alla
segale, le pagnotte pusteresi, lo Schüttelbrot
ma anche dolci tradizionali come lo strudel
di mele. Una vera festa dei sensi.
36
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
#
Che serata
Sport
Dybala in Paradiso
entra, segna
e alza il primo trofeo
«Indimenticabile»
(p.tom.) Non era pronto per debuttare da titolare, ma quanto basta
per segnare alla prima occasione. Paulo Dybala è l’unico degli
juventini scesi in campo a Shanghai che non aveva ancora vinto
nulla in carriera: «Per me è una cosa indimenticabile: entrare,
segnare e alzare un trofeo — dice l’argentino pagato 40 milioni —. La
società ha fatto un investimento molto grande su di me, io cercherò
di dare indietro tutto quello che mi ha dato». L’argentino si è beccato
anche qualche urlaccio: «Pensavo che la palla passasse, ma non è
stato così e Allegri si è arrabbiato. Gli ho chiesto scusa a fine partita e
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lui mi ha spiegato di non forzare certe giocate».
A Shanghai I campioni d’Italia si aggiudicano la Supercoppa, il trofeo che apre la stagione
Le pagelle
DAL NOSTRO INVIATO A SHANGHAI
Juventus
Pogba uomo-assist
6 Buffon Dopo un’ora fa mezza
parata. Ne seguirà un’altra mezza.
7 Barzagli Recupera all’ultimo da
un infortunio, ma chi se ne accorge?
7 Bonucci Il suo salvataggio nel
finale su Candreva racchiude il solito
messaggio: la forza della Juve parte
dalla sua solidità difensiva.
6,5 Caceres Qualche macchia sulla
camicia, ma anche salvataggi
tempestivi.
6,5 Lichtsteiner Chi se non lui
poteva imprecare contro una zolla?
Buon primo tempo, poi controlla.
7 Sturaro Il cross per il gol di
Mandzukic è una delle cose migliori
della serata. A conferma che non è
solo un «Gattuso».
6 Marchisio Fare il regista su un
campo così è dura. Meglio quando si
abbassa a protezione della difesa.
7,5 Pogba Meno fronzoli, più
continuità nelle giocate, tra cui una
gran palla per Mandzukic e lo
scarico-assist per il gol di Dybala. Il
ragazzo promette bene.
6 Evra Gioca basso, praticamente
un terzino.
7 Mandzukic Due palle gol: la prima
la sbaglia; la seconda la segna, di
testa, con un grande stacco. Ha
spalle larghe, corsa. E personalità.
5,5 Coman Gioca dall’inizio ma
senza il consueto cambio di passo.
6,5 Dybala Debutto intenso: segna
e si prende qualche parola da Allegri
per un paio di palloni persi.
7 Allegri Vince ancora, con modulo
e interpreti da battaglia, più la
qualità di Pogba e Dybala. Partenza
anche migliore del previsto.
p. tom.
Primo titolo Il capitano bianconero Buffon alza la Supercoppa Italiana tra i compagni dopo la vittoria della Juventus sulla Lazio nello stadio di Shanghai (LaPresse)
La Juve non fa una piega
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DAL NOSTRO INVIATO
Lazio
Cataldi dà qualità
6 Marchetti Esplosivo nella parata
di piede su Mandzukic, a inizio
ripresa. Meriterebbe più protezione
dai difensori sui gol.
6 Basta Sul primo gol anche lui è in
ritardo. Però è tra i più continui.
5,5 De Vrij Non si vede la solita
sicurezza.
5,5 Gentiletti Anche lui deve
inseguire Mandzukic e pure Coman.
Non fa danni, almeno.
5 Radu Lavora molto, ma dalla sua
fascia nascono quasi tutti i pericoli.
5,5 Onazi Sbaglia sul 2-0, non
riuscendo a spegnere la miccia
juventina.
5 Biglia Vale il discorso fatto per
Marchisio, ma lui non lotta. La prima
da capitano è un flop.
6 Candreva Corre tanto fino alla
fine. Senza troppo successo.
6 Cataldi Dietro a Klose, con un
occhio (quasi due) su Marchisio, a cui
dà fastidio. Un paio di palloni di
qualità riesce comunque a tirarli fuori.
5,5 Anderson Contro la Juve fatica
ancora. Eppure ci prova, specie
all’inizio. Poi si incupisce tra le
patate del campo cinese.
5,5 Klose Un velo per Candreva è
tra le cose migliori, segno di una
prestazione extralight. Ma quando
lui esce la Lazio peggiora.
5 Djordjevic Con lui la squadra non
mette più la testa fuori.
5 Pioli Sempre k.o. contro la Juve
(11 volte) e contro Allegri (11 anche
qui). La Lazio è ben messa in
campo, ha giocatori di qualità. Ma in
certe serate un po’ di sangue agli
occhi non guasterebbe.
p.tom.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Con il vento contro.
Su un campo in cui ti aspetteresti di vedere qualche talpa all’improvviso. Senza sei titolari
rispetto alla squadra che è arrivata in finale di Champions League a giugno. La Juventus non
fa una piega. Si è tolta qualche
ruga, puntando su Dybala. Ha
cambiato la faccia cattiva di Tevez con quella di Mandzukic.
Ha messo il 10 sulle spalle di un
Pogba tutto nuovo. Ed è ripartita da un’altra vittoria — nessuno ha vinto 7 volte la Supercoppa come i bianconeri — contro
una Lazio che ha fatto troppo
poco per regalarsi anche qualche rimpianto o qualche recriminazione.
Non che la Juventus — mai
così imprecisa nella gestione
Allegri, con appena il 70.4 % di
passaggi riusciti — abbia travolto i biancocelesti. Ma la solidità difensiva, comprese le coperture a centrocampo, e la capacità di accelerare quando il
tempo comincia a stringere,
sono sempre quelle di una
grande squadra. Se poi il piedone sul pedale è quello di Pogba, oltre ai muscoli e a una
maggiore fame di vittoria, la Juve fa la differenza con la qualità
dei suoi campioni.
La Lazio invece ha un capitano, Biglia, che il giorno prima
fa capire che se ne potrebbe andare: sarà un caso, ma la squadra di Pioli parte meglio dell’avversario però non trova le risorse, atletiche ma anche motivazionali, per stare in partita
più a lungo possibile. Eppure
era la Juve che aveva più da perSHANGHAI
Il vento, il campo infame,
le novità, gli infortuni:
i bianconeri superano tutto
e battono la Lazio
con Mandzukic e Dybala
dere. Dopo aver perso per strada tre titolari sul mercato e tre
titolari per infortunio. Con i
dubbi, anche legittimi sulla
consistenza e sulla reazione ai
blocchi di partenza dei nuovi
arrivati. Allegri però ne mette
in campo dall’inizio solo uno,
Mandzukic, che sia in Germania che in Spagna ha sempre
segnato e vinto in Supercoppa.
Accanto a lui, in un 3-5-2 molto
conservativo sugli esterni, c’è
Coman. Ed è una sorpresa. Ma
il talento esplosivo classe ’96 si
perde più di tutti tra le zolle infide di un campo indecente. Il
vento, colpo di coda benevolo
del tifone, è altrettanto fastidioso. Risultato: primo tempo
carico di errori tecnici involontari, con le sedie che volano a
bordo campo più pericolose
dei tiri in porta, che non si vedono.
Per la gioia dei trentamila cinesi che cantano in perfetto
italiano, la partita inizia dopo
l’intervallo. La Lazio, che si è
messa addosso un 4-2-3-1 interessante ma rivedibile, alza un
attimo la cresta, con un paio di
verticalizzazioni al limite dell’area juventina. La reazione
della Juve è simile a quella nella
finale di Coppa Italia dopo il
La polemica
Regia disastrosa. La Rai: prendetevela con la Lega
Tv Anche il cronometro è andato in tilt
Telecamere impazzite, replay intempestivi,
cronometro che si blocca: la regia della finale della
Supercoppa fa un mezzo disastro e la Rai si scusa
con i telespettatori che protestano in massa e
valuta se chiedere i danni d’immagine alla Lega
precisando che «la Lega Calcio ha tenuto per sé i
diritti di ripresa e regia dell’evento», stesso format
di accordo che vale per la Supercoppa e per la
finale di Coppa Italia. A Shanghai ieri come a Doha
nel dicembre dell’anno scorso (lì la regia fu
assegnata ad Al-Jazeera e poi girata a una tv
portoghese), la Lega ha lasciato a Infront il compito
dell’allestimento tecnico. Che l’advisor, acquisito di
recente dalla cinese Wanda, ha girato a un service
locale: «La produzione e la regia televisiva
dell’evento — la nota pubblicata ieri dalla Lega —,
come in tutte le precedenti edizioni in Cina, sono
state fornite dalla Uvs Co.Ltd, società cinese
licenziataria dell’organizzazione della
competizione, che le ha appaltate all’emittente
locale Shanghai Tv».
Il tutto mentre la Rai, da contratto, era tenuta a
provvedere ai soli telecronisti, senza poter mettere
bocca nella produzione dell’evento ma, considerato
il marchio in alto a destra del teleschermo,
mantenendone di fatto la responsabilità editoriale.
Un po’ come se il cervello non sapesse cosa
combinano braccia e gambe, anomalia che,
ovviamente, ha portato allo scontro. Ieri, infatti,
dopo i problemi nel primo tempo e il litigio
telefonico Rai-Lega nell’intervallo, nel furgoneregia cinese si è seduto un tecnico italiano e le cose
sono migliorate. Il danno, però, ormai era fatto.
«Gli effetti prodotti sono devastanti per la nostra
immagine — scrive Raisport —. Non abbiamo
responsabilità per l’indegno prodotto trasmesso e
comprendiamo le lamentele dei telespettatori». In
serata c’è stato un contatto tra il direttore generale
Rai e la Lega. Beretta si è scusato a nome della Lega
e tra le parti è stato fissato un incontro.
Andrea Arzilli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
SPORT
37
#
Estero
Un brillante Matteo Darmian (foto), miglior
giocatore in campo, trascina il Manchester United
al successo nella prima giornata della Premier
contro il Tottenham. L’azzurro ex Toro imbriglia il
temuto Harry Kane e contribuisce alle ripartenze
dei Red Devils. Su una di queste, dopo 22 minuti,
Rooney «costringe» Walker all’autorete che decide
la partita. Dopo le sconfitte con l’Arsenal nella
Community Shield e con la Fiorentina, il Chelsea di
Mourinho soffre anche contro gli scatenati gallesi
Darmian trascina
il Manchester United
Ok il Leicester di Ranieri
Chelsea, pari sofferto
Prevedibile ma tosta
Quando conta
la Juve c’è sempre
di Mario Sconcerti
L
Tifosi Juventini di Shanghai (LaPresse)
Juventus
Lazio
2
0
Marcatori: Mandzukic 24’, Dybala 28’
s.t.
JUVENTUS (3-5-2): Buffon 6; Barzagli
7, Bonucci 7, Caceres 6,5; Lichtsteiner 6,5,
Sturaro 7 (Pereyra s.v. 45’ s.t.), Marchisio
6, Pogba 7,5, Evra 6; Mandzukic 7
(Llorente s.v. 35’ s.t.), Coman 5,5 (Dybala
6,5 16’ s.t.). All.: Allegri 7
LAZIO (4-2-3-1): Marchetti 6; Basta 6,
De Vrij 5,5, Gentiletti 5,5, Radu 5; Onazi
5,5, Biglia 5; Candreva 6, Cataldi 6
(Kishna s.v. 30’ s.t.), Candreva 6,
Anderson 5,5 (Morrison s.v. 42’ s.t.);
Klose 5,5 (Djordjevic 5 17’ s.t.). All.: Pioli
5
Arbitro: Banti 6
Recupero 0’ più 4’
doppio palo di Djordjevic, quasi come la sveglia del lunedì
mattina alle 8: Pogba spedisce
Mandzukic davanti a Marchetti, ma la prima conclusione del
croato è parata da Marchetti.
Entrano Dybala e Djordjevic e
le differenze aumentano. Prima della mezzora, in 5 minuti
la partita appena cominciata è
già finita: Sturaro vince un rimpallo con Anderson e crossa in
mezzo per il testone di Mandzo
che vola tra Basta e De Vrij (1-0).
Mandzukic non è solo il classico puntone: è lui a crossare un
pallone che Onazi devia sui
piedi di Pogba, scarico per Dybala del francese, botta sotto la
traversa e tutti a casa.
Eppure Pioli è soddisfatto
per l’ennesima sconfitta: «Volevamo vincere, peccato. Ma ho
ritrovato la squadra che conosco, con grande spirito e cuore.
Ci sono delle cose da sistemare
ovviamente, ma credo ci toglieremo altre soddisfazioni. E sa-
Evitate le critiche
Allegri: «Bene così,
sennò sai le critiche
e i dubbi. Ora aspetto
novità dal mercato»
remo pronti per i preliminari
di Champions col Bayer Leverkusen».
Allegri invece ha l’aria quasi
provata, la vittoria per lui è un
sollievo: «Se no, sai le critiche e
i dubbi. Era importante vincere
per l’autostima e le certezze e
abbiamo dimostrato carattere,
in attesa di altre novità dal mercato. Sono molto contento per
Pogba, ci aspettiamo un salto
di qualità da lui, che sia un
punto di riferimento per tutta
la squadra». Il vero uomo nuovo è una vecchia conoscenza. E
questo, per gli avversari, sarà
un problema in più.
Paolo Tomaselli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Advocaat. Vittorie in trasferta per l’Aston Villa (2-1)
sul campo della matricola Bournemouth e del
Crystal Palace (3-1) a Norwich. Oggi si giocano:
Arsenal-West Ham, Newcastle-Southampton (ore
14.30) e Stoke City-Liverpool (ore 17, sempre su
Sky Sports). La 1ª giornata si chiude domani alle
17 con Stoke City-Liverpool. Batosta per il Lugano
di Zeman che perde 6-1 col Grasshoppers nella 4ª
giornata del campionato svizzero.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Segnano Jovetic e Icardi
contro l’Athletic Bilbao
qualche lampo di Inter
● Il commento
a Juve ha vinto
nettamente, in una
finale è quel che
conta. C’è stato un forte
ritorno dell’ordine in
campo, la concentrazione
della vecchia Juve quando il
risultato conta. Ma ci sono
stati anche avvertimenti
che hanno aria importante.
Il centrocampo ha perso
molta fantasia. Pogba ieri è
stato il migliore, ma Pogba
è una roccia solitaria, non
ha ancora tutte le
caratteristiche per
rappresentare la qualità
intera di un reparto.
L’errore finale è aggiungere
sulle fasce giocatori come
Lichtsteiner ed Evra,
uomini tattici che portano
resistenza, non più idee.
Tutto questo ha reso la Juve
un po’ prevedibile, molto
chiusa, sempre in partita e
poco brillante in generale.
Non è un caso che il gol di
Mandzukic sia venuto
dall’unico bel cross della
gara. Quasi impossibile dire
adesso se questo sia stato
un limite di giornata,
peraltro trionfale, o una
vera caratteristica della
nuova squadra. E tanto
meno se questa squadra
basti per ripetere il
cammino di un anno fa.
Credo però abbia ragione
Allegri nel pretendere un
uomo di fantasia in più.
Non è necessario di per se
stesso, ma per fare sponda
e integrare tutto il resto
della squadra. Strano l’uso
di Coman al posto di
Dybala. Si spiega solo con il
mancato adattamento di
Dybala nel ruolo di seconda
punta. Gioca benissimo, ma
non «sente» la squadra.
Gran gol comunque il suo.
La Lazio ha giocato benino
nella prima ora senza tirare
mai in porta. Ha qualcosa
di triste addosso che la
scorsa stagione diventava
allegria alla prima discesa
di Anderson. Ora è lenta,
sembra non fidarsi di se
stessa. Una squadra un po’
piegata dalle nuove
responsabilità e dalla
mancanza di
centrocampisti verticali.
Anderson e Candreva
devono fare le ali e tutto il
resto. Portano palla,
tentano il dribbling,
tentano gli assist,tirano in
porta. Troppo. Ma senza
questo loro lavoro la Lazio
esiste poco. È stata infine
una partita complessa per il
campo pessimo e per il
vento del quasi tifone che
ha sfiorato Shanghai. Senza
parlare del dilettantismo
esasperato delle riprese tv.
Ma non possiamo
lamentarci troppo. Siamo
noi ad aver scelto i soldi di
Shanghai. Qualunque
grande paese gioca la finale
di Supercoppa nazionale
orgogliosamente in casa
propria. Noi mendichiamo
un ingaggio e dobbiamo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
tacere.
dello Swansea: avanti con Oscar, i Blues si fanno
raggiungere da Ayew ma nel primo tempo tornano
avanti con un autogol di Federico Fernandez. Nella
ripresa però al 7’ il portiere Courtois travolge
Gomis: espulsione e rigore, trasformato dallo
stesso Gomis: 2-2. Ricomincia alla grande
l’avventura di Claudio Ranieri nella Premier, dopo
l’esperienza col Chelsea dal 2000 al 2004 e il
fresco esonero da c.t. della Grecia. Il suo Leicester
City ha battuto 4-2 l’ambizioso Sunderland di
Mancini: «Sollevato? Ma non ero preoccupato nemmeno prima»
DAL NOSTRO INVIATO
Coppa Italia
LivornoAncona 2-0
(dts); SpeziaBrescia 1-0.
Oggi alle 17:
ModenaTuttocuoio. Ore
19: TeramoCittadella. Ore
20: AvellinoCasertana,
VicenzaCosenza. Ore
20.30:
Lanciano-Juve
Stabia,
NovaraL’Aquila,
PerugiaReggiana,
Pro VercelliAlessandria,
TernanaBassano,
Trapani-Como.
Ore 20.45:
Cesena-Lecce,
Crotone-Salò,
Latina-Pavia,
PescaraSudtirol,
SalernitanaPisa. Ore 21:
Bari-Foggia,
CagliariEntella.
Domani 20.30:
Catania-Spal
Amichevoli
AtalantaChievo 1-1,
Gijon-Palermo
3-1, BolognaSantarcangelo
3-0, EmpoliGenoa 0-1
PARMA Il digiuno è finito. L’Inter trova la via del gol e del primo successo in 7 partite in
questa estate fin qui avara di
calcio e vittorie. Contro l’Athletic Bilbao delle riserve (di titolari i baschi hanno presentato in avvio il solo Etxeita), i nerazzurri mostrano d’essere un
cantiere con lavori in stato
d’avanzamento. Dal forno del
silente Tardini di Parma, dove
appena 5 mila intrepidi seguono il match, escono le prelibatezze di Jovetic e Icardi. Il montenegrino è l’anima, la testa e il
killer di una squadra già ancorata alle sue giocate, attese come semplici disegni su un foglio intonso. L’ex del Manchester City spinge l’attacco e trasforma in ricami le cuciture di
un centrocampo che, privo di
Kovacic per affaticamento e
Kondogbia per una leggera
lombalgia, ha nel giovane
Gnoukouri una mezzala dai
buoni inserimenti, in Medel il
mediano giusto per coprire la
difesa a quattro, e può poggiarsi su Guarin all’occorrenza. L’Inter cresce, piano ma discretamente, aspettando ancora qualche regalo dal mercato.
Il Bilbao non è il Bayern Monaco, ma avversario più abbordabile e Jovetic fatica poco a
impossessarsi del campo. La
sua seconda rete di fila, dopo il
rigore contro gli arabi dell’Al
Ahli, è un sinistro sotto l’incrocio imbeccato da un appoggio
di Gnoukouri. Sembra tutto di
una semplicità disarmante per
lui, anche il colpo di testa con
cui poco prima aveva tentato
di bucare il portiere dell’Atletico. «Sto bene e sto conoscendo i compagni. Icardi? È un attaccante fortissimo, l’ha dimostrato l’anno scorso e la nostra
intesa continua a crescere. È
vero ho segnato due gol nelle
ultime due gare, ma a me si
chiedono quelli, sono venuto
per questo», ha sottolineato il
montenegrino uscito dopo
un’oretta. Linea condivisa dal
direttore sportivo Piero Ausi-
Inter
Athletic Bilbao
2
0
Marcatori: Jovetic 28’ p.t.; Icardi 38’ s.t.
INTER (4-3-1-2): Handanovic (Carrizo
22’ s.t.); Santon (Ranocchia 1’ st),
Miranda (Nagatomo 16’ s.t.), Murillo
(Manaj 23’ s.t.), Juan Jesus; Guarin
(Palacio 1’ st), Medel (Di Marco 16’ s.t.)
Gnoukouri; Brozovic; Jovetic (Montoya
16’ s.t.), Icardi. All.: Mancini.
ATHLETIC BILBAO (5-3-2): Iraizoz;
Boveda, Etxeita (Iriondo 1’ s.t.), Gurpegi,
Aurtenexte, Lecue (Aketxe 39’ s.t.); Unai
Lopez (Galarreta 33’ s.t.), Elustondo
(Eraso 10’ s.t.), Undabarrena (Laporte
10’ s.t.); Ibai Gomez (Vesga 10’ s.t.),
Guillermo (Viguera 10’ s.t.). All.: Valverde.
Arbitro: Pasqua
lio: «Lo abbiamo preso per
questo, perché fa gol. Poi deve
trovare ancora la condizione».
E non è poi lontanissima.
I nerazzurri riabbracciano
anche il bomber Mauro Icardi.
Mancini l’ha lasciato in campo
fino alla fine e il capocannoniere della passata stagione ha
ripagato la fiducia, firmando
di testa in tuffo il primo gol
stagionale e il 2-0 finale. I nerazzuri sono però ancora
un’incompiuta. Magari Mancini non l’avrà fatto apposta, ma
quando a inizio ripresa ha sostituito Santon con Ranocchia
si è presentato con una linea di
difesa a quattro composta da
soli centrali. Un’elegante sottolineatura per ribadire la penuria di alternative sulle fasce.
Mancini aspetta e non si
scompone: «Sollevato per
questa vittoria? Ma prima non
ero per niente preoccupato».
Guido De Carolis
Primo
Stevan Jovetic,
25 anni,
segna l’1-0
al Bilbao
colpendo al
volo di sinistro
un cross
rasoterra.
Quello del
Montenegrino
è il primo gol
su azione
dell’Inter
in cinque partite
(LaPresse)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pronto il contratto
Cassano torna alla Samp, oggi la firma
Il ritorno
● Antonio
Cassano, 33
anni, tornerà in
campo con un
biennale da
700 mila euro
a stagione, ma
con la clausola
anticassanate
Il lungo inseguimento è finito. Il
sogno di Antonio Cassano di tornare
alla Sampdoria diventerà realtà oggi
con la firma del contratto biennale
(700 mila euro a stagione) e magari
anche il primo allenamento. Il
secondo matrimonio tra FantAntonio
e i blucerchiati può dunque
celebrarsi, a quasi cinque anni dalla
burrascosa interruzione del primo,
nato sotto i migliori auspici nell’estate
2007, quando arrivò in prestito dal
Real Madrid, e culminato nel quarto
posto e nella storica qualificazione ai
preliminari di Champions League del
2009-10. E proprio dopo che il sogno
europeo della Samp venne spezzato
dal Werder Brema, successe il
patatrac. La data è quella del 26
ottobre 2010: l’allora presidente
Riccardo Garrone invita Cassano a
una serata in un club di tifosi a Sestri
Levante, ma lui rifiuta di partecipare.
In quei concitati momenti insulta e
apostrofa pesantemente Garrone. Uno
scatto d’ira che segna la carriera (da
quel momento non gioca più con la
Samp) e la vita del giocatore. Cassano
infatti si pente, si arriva alla pace. Nel
giorno della scomparsa di Garrone (21
gennaio 2013), Antonio commenta:
«Un dolore straziante, oggi è uno dei
giorni più brutti e tristi della mia vita.
Rimarrai per sempre nel mio cuore e
ti vorrò bene per sempre». E
recentemente, in tv, definisce, «un
errore clamoroso» la lite con l’ex
numero uno doriano.
L’amore per Genova, città in cui ha
trovato anche la compagna della sua
vita, Carolina, fa sognare a Cassano
un ritorno sotto la Lanterna.
Impossibile subito dopo la rottura;
man mano sempre più voluto negli
ultimi tempi. Sia da Antonio, sia dal
presidente Ferrero. L’ipotesi di un
Cassano-bis non ha scaldato
particolarmente Walter Zenga che,
più o meno convinto, dopo aver
salvato la panchina nonostante
l’eliminazione dal preliminare di
Europa League potrà contare sulla sua
classe. Il contratto conterrà una carta
privata che garantirà alla Samp la
possibilità di rescindere
unilateralmente l’intesa in caso di
nuove «cassanate». Ferrero brinda:
«Non lo prendo per due anni, ma per
farne la nostra bandiera: dimostrerà
di essere un grande uomo». Avrà
ragione lui?
Filippo Bonsignore
© RIPRODUZIONE RISERVATA
38
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
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Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
SPORT
39
#
DAL NOSTRO INVIATO
Nei 200 farfalla
Come sempre, Greg ha
scritto su un foglio che tempo
farà. Di solito non sbaglia, perché il suo cronometro interiore
è infallibile. Il metallo della
medaglia, invece, non si può
prevedere ma solo sperare.
Il passato e i palmarès dicono che il primatista del mondo
Sun Yang resta favorito per
l’oro. Il presente e le sensazioni
raccontano però che mai fino a
oggi Gregorio Paltrinieri è stato
così vicino alla Locomotiva di
Hangzhou. La certezza è che sarà una gara straordinaria, trenta vasche di passione per uno
dei 1500 stile più eccitanti della
storia, confronto non solo di
stili natatori ma anche di culture e di fedine: da una parte colui che nel 2014 ha subito uno
stop di tre mesi per doping e
che secondo Filippo Magnini
andrebbe squalificato a vita;
dall’altra il nostro che, da bravo
ragazzo qual è, evita sempre
ogni illazione «perché Sun è un
grande che andrebbe forte comunque».
Greg nuoterà in corsia 4. Se
l’è conquistata ieri in una batteria condotta in scioltezza, un
14’51”04 in cui «non ho tirato
tantissimo e gli ultimi 600 metri li ho fatti blandi perché tanto non c’era nessuno a impensierirmi». Nemmeno Sun
Yang. Il quale ha tenuto Greg fino ai 1000 e poi si è sfilato per
chiudere terzo in 14’55”11, preceduto pure dall’americano Jager in 14’53”34. Il dibattito in
piscina si è subito aperto: cinese in difficoltà o cinese tattico?
L’impressione visiva era
quella di uno non proprio al
meglio, ma Paltrinieri ha un’altra teoria e naturalmente è
quella che conta: «No, macché
crollato. Secondo me cercava
solo di prendere una corsia laterale per non farsi vedere, come negli 800 (dove ha vinto
dalla corsia 7, ndr)». Pretattica,
insomma. Ma magari la volontà di evitare il cheek-to-cheek
corsia 4 contro corsia 3 è anche
il segno di una crepa nel titanio, o no? «Forse sì», sorride
Paltrinieri, che già altre volte
qui a Kazan ha raccontato come
Sun — dopo gli 800 in cui Greg
gli è rimasto davanti fino ai 750
metri per poi chiudere d’argento con record europeo e un miglioramento di 2”5 — abbia cominciato a temerlo.
Il baskettaro mancato di Carpi, invece, tattiche non ne fa.
Abile semplificatore di situazioni complesse, per raccontare la sua forma dice solo che sta
bene con un sorrisone grande
così, e per illustrare la sua straKAZAN
Il ruggito di Phelps
Tempo da record
ai campionati Usa
«Ci vediamo a Rio»
DAL NOSTRO INVIATO
Pronto Gregorio Paltrinieri, 20 anni, dopo l’argento conquistato negli 800 va oggi a caccia dell’oro dei 1500 stile libero (LaPresse)
La strategia di Paltrinieri
per detronizzare Sun Yang
«Mi teme: attaccherò subito»
Sfida stellare nei 1500: il discusso cinese evita il confronto di corsie
La staffetta di Federica e Filippo
«Se fosse stato per tutto l’amore che ci abbiamo
messo avremmo vinto», ha detto Filippo Magnini. E
Federica Pellegrini (la coppia nella foto Afp) ha
scherzato: «Sì ma tu che cambio mi hai dato?». Alla
fine la staffetta 4x100 stile libero mista, novità per un
Mondiale, con Orsi e Ferraioli, è quinta.
tegia spiega che «dovrò attaccare, creare un gap e cercare di
non farmi più recuperare». La
trama ideale sarebbe questa:
Paltrinieri effettua un paio di
strappi intorno ai 400 e ai 900 e
si presenta ai 1400 con un forte
vantaggio. Quanto? «Una ventina di secondi sarebbe l’ideale».
In realtà si accontenterebbe di
tre: potrebbero bastare per
contenere il prevedibile rush di
un tizio che in passato è stato
capace di volare l’ultimo 100 in
meno di 54”.
Il colpo è difficile «ma si può
fare», sorride Greg andando a
rilassare i preziosi muscoli sotto la supervisione del tecnico
Stefano Morini, la cui fiducia
negli ultimi giorni è cresciuta
in maniera esponenziale. Non
generico ottimismo, ma il risultato di un teorema affascinante: «Ai Mondiali 2013 Gregorio ha fatto 7’50” negli 800 e
poi 14’45” nei 1500; agli Europei
2014 7’45 e 14’39”93 (il suo record, ndr); qui ha fatto 7’40”,
dunque fate voi…». Un super
tempo è alle viste, insomma. E
se poi non basterà per l’oro applaudiremo Sun. «Non è la gara della vita — dice bene Morini di un talento che ha solo 20
anni e una carriera di gloria davanti —, ma è senz’altro una
gara che Gregorio può vincere». Quello che deve per forza è
l’altro.
Stavolta la leggerezza può fare la differenza.
Alessandro Pasini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il Settebello smarrisce due tesori ai rigori
Sconfitta bis con la Grecia, addio bronzo: il biglietto per i Giochi è ancora da conquistare
DAL NOSTRO INVIATO
La Grecia ci aveva introdotto alle durezze del Mondiale
stendendoci all’esordio, la Grecia ci batte di nuovo all’ultima
partita e ci soffia due tesori in
un colpo solo: la medaglia di
bronzo e la qualificazione diretta ai Giochi di Rio, che adesso andrà ricercata l’anno prossimo agli Europei di Belgrado a
gennaio o al torneo preolimpico in Italia ad aprile. La sentenza (11-9) arriva ai rigori dopo
che i quattro tempi erano finiti
7-7 (doppiette di Figlioli e Aicardi, reti di Di Fulvio, Fondelli
e Velotto). Poi i greci sono stati
più freddi dai cinque metri: per
noi trasformano solo Figlioli e
Luongo, con errori di Velotto e
Di Fulvio; loro invece fanno 4
su 4 e sono liberi di festeggiare
il secondo bronzo mondiale
dopo quello di Montreal 2005
dietro Serbia e Croazia (netto
11-4 nella finale per l’oro).
KAZAN
Quello della Grecia è stato
un grande Mondiale, mai sconfitta nei tempi regolamentari e
k.o. soltanto ai rigori, in semifinale, con la Croazia. Giorgetti
lo ammette: «Hanno meritato». Il nostro invece è stato un
torneo ad alti e bassi e alla fine
questo stress ha influito su una
squadra con sette esordienti e
ancora in formazione: «È stato
un percorso faticoso — racconta il c.t. Campagna —. Alla seconda partita già rischiavamo
l’eliminazione, la pressione di
quindici giorni si è fatta sentire
proprio nel momento più delicato». Peccato, perché dopo
avere eliminato l’Ungheria
campione del mondo nei quar-
Affondato
Matteo Aicardi,
numero 11
dell’Italia,
marcato da un
greco (Lapresse)
ti, sembrava che il Settebello
avesse svoltato per la via giusta.
«Ma questo è tipico delle squadre ancora in crescita — continua Campagna —. Ci sono ancora dettagli sui cui lavorare
per tornare in alto. E comunque ricordiamo anche che tutto stavolta è svanito per un soffio: non dimenticherò per un
po’ la traversa e palla sulla linea
di Di Fulvio a 4” dalla fine. Sarebbe stato l’8-7 finale...».
Nuovamente quarto come a
Barcellona 2013, il Settebello
dovrà presto ripartire per il
progetto Rio con due certezze:
«Campagna tecnico, il nostro
vero punto fermo, e un salto di
qualità mentale — dice il veterano Figlioli, che un Mondiale
lo ha vinto a Shanghai nel 2011
—. La strada è lunga, ma nel
dolore si impara sempre».
Anche se per guarirlo, adesso, ci vorrà un po’.
al. p.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Così ieri
Nuoto finali
50 farfalla D
1.Sjostrom
(Sve)
24’’96
2. Ottesen
(Dan)
25’’34
3. Lu (Cin)
25’’37
50 sl U
1. Manaudou
(Fra)
21’’19
2. Adrian (Usa)
21’’52
3. Fratus (Bra)
21’’55
5. Orsi (Ita)
21’’86
200 dorso D
1. Seebohm
(Aus) 2’05’’81
2. Franklin
(Usa) 2’06’’34
3. Hosszu (Ung)
2’06’’84
100 farfalla D
1. Le Closi (Saf)
50’’56
2. Cse (Ung)
50’’87
3. Schooling
(Sin)
50’’96
800 sl D
1. Ledecky
(Usa) 8’07’’39
2. Boyle (Nze)
8’17’’65
3. Carlin (Gbr)
8’18’’15
4x100 sl U/D
1. Usa 3’23’’05
2. Olanda
3’23’’10
3. Canada
3’23’’59
5. Italia (Orsi,
Magnini,
Pellegrini,
Ferraioli)
3’25’’26
Pallanuoto U
finale 3° posto
Italia
9
Grecia
11
Medagliere
OAB
Cina 14 10 10
Usa
12 11 5
Russia
943
Gbr
716
Australia 6 2 6
Francia 4 1 0
Italia
238
Sudafrica 2 3 0
Ungheria 2 2 4
Germania 2 1 4
Giappone 2 1 4
Svezia
210
Brasile
142
Corea N. 1 0 1
Olanda
070
Così oggi
Finali ore 16.32
50 dorso U
50 rana D
400 sl U
50 sl D
1.500 sl D
400 misti D
4x100 misti U
4x100 misti D
Così in tv
diretta
RaiSport1,
Eurosport
KAZAN Un capitolo di storia di
questi Mondiali russi si è
scritto a San Antonio: laggiù
nel Texas ai campionati Usa un
certo Michael Phelps ha
nuotato i 200 farfalla in
1’52”94, tempo che gli sarebbe
valso l’oro qui dove Laszlo
Cseh (altro campione ancora
sulla cresta dell’onda) ha vinto
in 1’53”48. Il messaggio di MP,
che appena toccata la parete ha
alzato l’indice del Number One
al cielo, è chiaro: «I’m back».
Escluso dai Mondiali in
seguito a una squalifica di sei
mesi per guida in stato di
ebbrezza e ritornato in gara
solo il 16 aprile scorso con
risultati sconfortanti, il
Cannibale di Baltimora si è
gradualmente ripreso fino a
recuperare la forma dei bei
tempi: il crono di San Antonio
è il migliore al mondo nel 2015
e il suo sesto migliore di
sempre, il secondo col
costume in tessuto. A 30 anni,
insomma, l’allievo di Bob
Bowman si candida a
protagonista dei Giochi di Rio,
dove cercherà di aggiungere
altre medaglie alle 22 che già
tiene sulle mensole di casa.
«Tutto è possibile se lo vuoi
davvero — ha commentato
dopo il successo —. Sono
passato attraverso tante
vicissitudini, ma adesso lo
posso dire: l’anno prossimo
sarà maledettamente
Cannibale Michael Phelps, 30 anni (Afp)
divertente». Già rientrato una
volta nel 2014 (si era ritirato
dopo i 4 ori e i 2 argenti a
Londra 2012), Phelps è pronto
a vivere una terza vita da
fenomeno. «È bello essere di
nuovo qui». Chissà cosa ne
pensano Cseh e gli altri. A
proposito di storia, Katie
Ledecky, vincendo ieri a Kazan
anche gli 800 stile libero, è
diventata il primo nuotatore,
donna o uomo, a realizzare il
Grande Slam dello stile libero:
200-400-800-1500. Come nei
1500, l’americana ha stabilito il
record del mondo (8’07”39,
abbassato di 3”21), dando 10”
alla seconda e con un
passaggio a metà gara
(4’03”22) che le sarebbe valso
l’argento nei 400. A conti fatti,
l’unica gara in cui ha dovuto
faticare davvero sono stati i
200 contro la Pellegrini, il che
dimostra una volta di più la
grandezza dell’azzurra, più
vecchia di nove anni. Diciotto
anni, mamma ex nuotatrice,
Katie si rivelò 15enne con l’oro
negli 800 ai Giochi di Londra
2012, dove fu l’atleta
americano più giovane nella
storia olimpica Usa. Grande
lavoratrice in vasca — con
carichi di 16/20 km giornalieri
—, nel palmares ha già un oro
olimpico e nove ori mondiali
in sole due edizioni: forse un
giorno sarà una Phelps (senza
l’ebbrezza, si spera).
al. p.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
#
Si è spento ieri, circondato dall’amore dei suoi
familiari
Giuseppe Macaluso
Ne danno il triste annuncio la moglie Nina e i figli
Antonio e Luca.- Il ricordo di un marito e padre
meraviglioso li accompagnerà per sempre.
- Montecchio, 9 agosto 2015
Rcs Quotidiani partecipa al lutto del collega Antonio Macaluso per la scomparsa del padre
Giuseppe Macaluso
- Milano, 9 agosto 2015.
La Direzione e la Redazione del Corriere della
Sera sono vicine ad Antonio Macaluso per la scomparsa del padre
Giuseppe Macaluso
Luciano Fontana, Daniele Manca, Antonio Polito,
Venanzio Postiglione, Barbara Stefanelli, Giampaolo Tucci, Stefano Agnoli, Francesco Alberti,
Giovanni Angeli, Luca Angelini, Alessandra Arachi,
Cristina Argento, Marco Ascione, Antonella Baccaro, Enrico Bagnoli, Paolo Baldini, Alessandro Balistri, Andrea Balzanetti, Carlo Baroni, Francesca
Basso, Pierluigi Battista, Francesco Battistini, Gianluca Bauzano, Adriana Bazzi, Paolo Beltramin, Renato Benedetto, Gianmario Benzing, Leonard Berberi, Giovanni Bianconi, Alessandro Bocci, Sergio
Bocconi, Francesca Bonazzoli, Fabio Boni, Riccardo
Bozzi, Fausto Brambilla, Marzio Breda, Riccardo
Bruno, Stefano Bucci, Goffredo Buccini, Fulvio Bufi,
Rossella Burattino, Emanuele Buzzi, Fabrizio Caccia, Manuela Cagiano, Enrico Caiano, Ivo Caizzi,
Domenico Calcagno, Wladimir Calvisi, Alessandro
Cannavò, Valerio Cappelli, Alessandro Capponi,
Maurizio Caprara, Antonio Carioti, Davide Casati,
Antonio Castaldo, Marco Castoldi, Alessandra Cattaneo, Federica Cavadini, Fabio Cavalera, Giovanna Cavalli, Aldo Cazzullo, Federico Cella, Sandra
Cesarale, Marco Cianca, Carlo Cinelli, Gianluigi
Colin, Claudio Colombo, Paolo Conti, Alessandra
Coppola, Ruggiero Corcella, Anna Corno, Emilia
Costantini, Lorenzo Cremonesi, Marco Cremonesi,
Manuela Croci, Matteo Cruccu, Laura Cuppini, Fabio Cutri, Daniele Dallera, Ilenia Damiata, Serena
Danna, Cristina D’Amico, Paola D’Amico, Vito
D’Angelo, Alessandra D’Ercole, Margherita De
Bac, Corinna De Cesare, Carlotta De Leo, Roberto
De Ponti, Federico De Rosa, Simona De Santis,
Massimiliano Del Barba, Marco Del Corona, Bruno
Delfino, Claudio Del Frate, Paola Di Caro, Francesco Di Frischia, Lavinia Di Gianvito, Giuseppe Di
Piazza, Paolo Di Stefano, Dario Di Vico, Maurizio
Donelli, Antonio D’Orrico, Pasquale Elia, Paolo
Fallai, Andrea Fanti, Maurizio Faravelli, Michele
Farina, Giuseppina Fasano, Giuliana Ferraino, Luigi Ferrarella, Luciano Ferraro, Fulvio Fiano, Maria
Egizia Fiaschetti, Fabio Finazzi, Flavia Fiorentino,
Cinzia Fiori, Michele Focarete, Paolo Foschi, Paolo
Foschini, Massimo Fracaro, Massimo Franco, Renato Franco, Davide Frattini, Gianna Fregonara,
Angela Frenda, Rinaldo Frignani, Federico Fubini,
Alessandro Fulloni, Massimo Gaggi, Andrea Galli,
Marco Galluzzo, Nicola Gandelli, Anna Gandolfi,
Sara Gandolfi, Mario Garofalo, Luca Gelmini, Angela Geraci, Mario Gerevini, Mara Gergolet, Antonella Gesualdo, Maurizio Giannattasio, Marco Gillo, Cesare Giuzzi, Roberto Gobbi, Iacopo Gori,
Davide Gorni, Daria Gorodisky, Agostino Gramigna, Roberto Gressi, Laura Guardini, Giuseppe
Guastella, Monica Guerzoni, Fabrizio Guglielmini,
Flavio Haver, Roberto Iasoni, Marco Imarisio, Mariolina Iossa, Luigi Ippolito, Paolo Isotta, Andrea
Laffranchi, Irene Lasalvia, Paolo Lepri, Marco Letizia, Paolo Ligammari, Carlo Davide Lodolini, Michele Lovison, Nino Luca, Piergiorgio Lucioni, Davide Lucisano, Chiara Maffioletti, Alessandra
Mangiarotti, Michele Manno, Michela Mantovan,
Roberto Marabini, Chiara Nilla Mariani, Enrico
Marro, Cristina Marrone, Biagio Marsiglia, Laura
Martellini, Dino Martirano, Giuditta Marvelli, Fabrizio Massaro, Luca Mastrantonio, Viviana Mazza,
Maria Teresa Meli, Ernesto Menicucci, Gianluca
Mercuri, Dino Messina, Luca Milani, Stefano Montefiori, Daniela Monti, Grazia Maria Mottola, Alessandra Muglia, Elsa Muschella, Cristina Musetti,
Armando Nanni, Maria Serena Natale, Daniela
Natali, Maurizio Natta, Andrea Nicastro, Carlotta
Niccolini, Riccardo Nisoli, Guido Olimpio, Paolo
Ottolina, Ester Palma, Marilisa Palumbo, Pierluigi
Panza, Marcello Parilli, Alessandro Pasini, Andrea
Pasqualetto, Carlos Passerini, Emanuela Pelati,
Tommaso Pellizzari, Fabrizio Peronaci, Matteo Persivale, Wilma Petenzi, Paola Pica, Gaia Piccardi,
Virginia Piccolillo, Sergio Pilone, Francesca Pini,
Ferruccio Pinotti, Carmen Plotino, Raffaella Polato,
Paola Pollo, Mario Porqueddu, Michela Proietti,
Luisa Pronzato, Alessandra Puato, Rita Querzè,
Alessia Rastelli, Pierenrico Ratto, Stefano Ravaschio, Arianna Ravelli, Simona Ravizza, Massimo
Rebotti, Sara Regina, Alessio Ribaudo, Monica Ricci
Sargentini, Stefano Righi, Luigi Ripamonti, Orsola
Riva, Roberto Rizzo, Sergio Rizzo, Stefano Rodi, Maria Laura Rodotà, Fabrizio Roncone, Elisabetta Rosaspina, Ilaria Sacchettoni, Annachiara Sacchi, Maria Silvia Sacchi, Alessandro Sala, Nicola Saldutti,
Paolo Salom, Lorenzo Salvia, Stefano Salvia, Guido
Santevecchi, Giovanni Santucci, Giuseppe Sarcina,
Fiorenza Sarzanini, Edoardo Sassi, Fabio Savelli,
Giangiacomo Schiavi, Alfio Sciacca, Roberta Scorranese, Federica Seneghini, Andrea Senesi, Mario
Sensini, Marta Serafini, Elvira Serra, Massimo Si-
deri, Elisabetta Soglio, Maria Rosaria Spadaccino,
Martino Spadari, Daniele Sparisci, Matteo Speroni,
Armando Stella, Maria Strada, Giovanni Stringa,
Cristina Taglietti, Danilo Taino, Stefania Tamburello, Elena Tebano, Massimo Tedeschi, Paolo Tomaselli, Marco Toresini, Giuseppe Toti, Alessandro
Trocino, Antonio Troiano, Isidoro Trovato, Stefania
Ulivi, Luca Valdiserri, Paolo Valentino, Giacomo
Valtolina, Flavio Vanetti, Gian Guido Vecchi, Silvia
Vedani, Maria Teresa Veneziani, Pier Luigi Vercesi,
Francesco Verderami, Rossella Verga, Lorenzo Viganò, Edoardo Vigna, Marco Vinelli, Paolo Virtuani, Barbara Visentin, Maria Volpe, Giovanna Volta,
Claudia Voltattorni, Carlo Vulpio, Luca Zanini, Cesare Zapperi, Giulia Ziino, Massimo Zingardi, Diamante D’Alessio, Segreteria di Redazione Corsera,
Segreteria di Direzione, Centro Documentazione.
- Milano, 9 agosto 2015.
Partecipano al lutto:
– Ferruccio de Bortoli.
– Fabrizio Dragosei.
– Paolo Ermini.
– Marisa Fumagalli.
– Mario Luzzatto Fegiz.
– Giacomo Ferrari.
– Luciano Micconi.
– Paolo Mereghetti.
– Antonio Morra.
– Ottavio Rossani.
Caro Antonio, ti sono vicino in questo momento
di grande dolore per la perdita del tuo papà
Giuseppe
Luciano Fontana. - Milano, 9 agosto 2015.
Carissimo Antonio, ti siamo vicini e ti abbracciamo fortissimo nel dolore per la scomparsa del tuo
papà
Giuseppe
È mancato all’affetto dei suoi cari il marito, papà
e nonno perfetto
Don Giuseppe Ghezzi
Giorgio Fossati
già parroco di Cinisello Balsamo e di Trezzo
sull’Adda.- La celebrazione della liturgia esequiale
avverrà lunedì 10 agosto 2015 alle ore 16.- Ciao
Don Peppino, preziosa guida spirituale, amico generoso, coraggioso, paziente e instancabile.- Ci hai
donato tanto, ci hai amati, ci hai insegnato la
gioia.- Rimani in noi per sempre.- Tutti i componenti ed amici del Gruppo Pellegrini Associazione
e Pellegrini di Assisi di Trezzo sull’Adda.
- Trezzo sull’Adda, 8 agosto 2015.
ne danno il triste annuncio la moglie Francesca, i
figli Fabio Patrizia e Dario, i nipoti e i parenti.- Un
particolare ringraziamento all’amico professore
Osvaldo Chiara per la sua amorevole dedizione e
al sempre disponibile dottore Roberto Confalonieri.- Il funerale si svolgerà martedì 11 agosto alle
ore 11 presso la parrocchia San Giuseppe della Pace in via Piero della Francesca a Milano.
- Rapallo, 7 agosto 2015.
Caro
Partecipano al lutto:
– Gianfranco e Maria Rosaria Ferradini.
– Silvana e Alberto Corti.
– Le famiglie Paesano Poggi.
– La famiglia Paganini.
Ciao
papino
ti voglio un mondo di bene.- La tua Cucciola.
- Milano, 7 agosto 2015.
Meraviglioso
nonno
sarai per sempre nel mio cuore.- Baby GeorgeGregorio. - Milano, 7 agosto 2015.
Claudio Sammarco con Maria Cristina, Lucia,
Chiara e Marisa partecipa all’immenso dolore per
la perdita dell’amato cognato
Rag. Giorgio Fossati
grande esempio di uomo che ha dedicato tutta la
sua vita alla famiglia e al lavoro.
- Isola d’Elba, 8 agosto 2015.
Il nostro affetto va a te e a tutta la tua bella famiglia.- Daniele Manca, Antonio Polito, Venanzio Postiglione, Giangiacomo Schiavi, Barbara Stefanelli,
Giampaolo Tucci. - Milano, 9 agosto 2015.
Mario e Anna Valenti con Elena e Andrea, Franco e Cy Bertacco con Alessandra Benedetta e Paolo
partecipano al grande dolore di Francesca Fabio
Patrizia e Dario per la scomparsa del caro amico
Il Comitato di Redazione del Corriere della Sera
è vicino al collega Antonio Macaluso per la perdita
del padre
- Santa Margherita, 8 agosto 2015.
Giuseppe Macaluso
- Milano, 9 agosto 2015.
Fiorenza e Giovanni abbracciano Antonio nel
dolore per la perdita del padre
Giuseppe Macaluso
- Roma, 9 agosto 2015.
Roberto Gressi e Laura Ferraris si stringono ad
Antonio per la perdita del padre
Giuseppe Macaluso
- Roma, 9 agosto 2015.
Paolo Conti è vicino con affetto nel dolore
all’amico Antonio per la perdita del padre
Giuseppe Macaluso
- Roma, 9 agosto 2015.
Marco Cianca si unisce all’amico Antonio in questo momento di profondo sgomento per la scomparsa dell’amato papà
Giuseppe Macaluso
- Roma, 9 agosto 2015.
Massimo Franco abbraccia con tanto affetto Antonio ed è vicino alla famiglia in questo momento
di grande dolore per la perdita del padre
Giuseppe Macaluso
- Roma, 9 agosto 2015.
Con l’affetto e l’amicizia di una vita abbraccio
Francesca nel ricordo della sua indimenticabile
mamma
Angelica Mayer
Passerin d’Entrèves
Gabri con Alberto Anna Federico.
- Milano, 9 agosto 2015.
Carola con Ajardo, Mica, Paolo con Barbara, Lodovico con Silvana, Pietro con Ghita Jacini e figli
sono vicini a Carlo, Cristina, Francesca, Maurizio e
ai loro famigliari nel ricordo della carissima
Angelica Mayer
Passerin d’Entrèves
grande amica della loro mamma.
- Milano, 7 agosto 2015.
Giorgio Fossati
Armando Cossutta, con Anna Maura e Dario, con
Elena e Mauro, con Simon Carlotta Matilde e Guido, annuncia la scomparsa di sua moglie adorata
Emi
da oltre settanta anni compagna inseparabile della
vita.- Ne ricorda il sorriso gioioso, la vivida intelligenza, la sensibile generosità e la grande bellezza
ai tanti che le hanno voluto bene.
- Roma, 8 agosto 2015.
Cara
Angelo Minoggio
Partecipano al lutto:
– Il Presidente ed il Consiglio di Amministrazione
unitamente ai dipendenti di tutti i reparti produzione del Salumificio Fratelli Beretta S.p.A.
La società Fluorsid SpA di Cagliari, con Tommaso
Giulini, il presidente Pasquale Lavanga e l’amministratore delegato Michele Lavanga, partecipa al
lutto della moglie Carla, dei figli Massimo, Luca e
Pietro e dei parenti tutti per la dolorosa scomparsa
del
Wanda, Aldo e Erica partecipano al dolore per
la scomparsa di
Enza
- Milano, 8 agosto 2015.
Franco Martegani, i colleghi ed i collaboratori di
Martegani e Partners, partecipano con grande
commozione al grave lutto della famiglia Pagani e
della società Tenova per l’improvvisa ed immatura
scomparsa del
Dott. Vittorio Pagani
al quale ci legano molti anni di collaborazione professionale.- Ciao Vittorio, voglio soprattutto ricordarti per una bella e spensierata escursione al
"Sentiero dei Fiori", nel gruppo dell’Adamello, di
una quindicina di anni fa di cui conservo delle
splendide fotografie.- Un abbraccio forte, Franco.
- Monza, 9 agosto 2015.
2012 - 2015
Attilio Guardone
La famiglia Giulini partecipa al lutto della moglie
Carla e dei figli Massimo, Luca e Pietro per la scomparsa del
dott. ing. Guido Moschini
nel ricordo del suo rapporto amicale e di stretta
collaborazione di oltre cinquanta anni con il padre
Carlo. - Milano, 8 agosto 2015.
mamma
ti ringraziamo per la grande gioia che ci hai dato,
per i preziosi insegnamenti di vita costruiti con
esempi quotidiani, per i valori di altruismo, generosità e lealtà che hai saputo trasmetterci.- Ti vogliamo bene quanto tu ce ne hai voluto.- Anna
Maura Dario. - Roma, 8 agosto 2015.
Simon Carlotta Matilde e Guido ricordano la loro
nonna
Grazie per tutte le storie che ci hai letto ed inventato, per le golosità che ci hai fatto assaggiare, per
la pazienza ad ascoltarci, ad ascoltare tutti i giovani, per l’esempio di tutta la tua vita.- Ci mancherai, trasmetteremo tutto quello che ci hai insegnato
ai giovani che verranno. - Roma, 8 agosto 2015.
Adele Piero e Anna, Titti Sergio, Alessandra Angelo e i nipoti tutti sono vicini al caro Armando Anna Maura e Dario con grande affetto per la perdita
della cara
Emilia Clemente Cossutta
- Milano, 8 agosto 2015.
Marco, Silvana, Mariapaola sono vicini alle care
cugine Cristina, Simonetta e Stefania nel dolore
per la perdita della carissima mamma
Miranda
- Milano, 7 agosto 2015.
Sergio, Marietta e Carlo Tibaldo piangono con
la sua famiglia la perdita dell’amica di sempre
Miranda Sideri
- Roma, 8 agosto 2015.
Il Presidente e l’Esecutivo Nazionale A.N.D.I.
partecipano commossi alla improvvisa perdita del
Gerardo Ghetti, Marco Scarpelli, il Presidente
Stefano Mirenghi e tutto il personale di Oris Broker
partecipano commossi alla grave perdita del
L’Associazione Amici della Musica Vittorio Cocito
ricorda con affetto il proprio Direttore Artistico,
Maestro
Folco Perrino
e l’ammirevole continua sua opera a favore della
cultura musicale. - Novara, 7 agosto 2015.
- Milano, 8 agosto 2015.
Ettore, Rita e Attilio Borri partecipano al dolore
di Marilinda per la perdita del caro zio, Maestro
Bianca, Marco e Nicole addolorati abbracciano
Carla e Fabrizio e ricordano con affetto il caro
- Novara, 7 agosto 2015.
Roberto
Folco Perrino
Giorgio Micheloni
- Milano, 7 agosto 2015.
Roberto Bonetti
Partecipano al lutto:
– Alessandra, Arianna e Pierluigi Paesano.
Caterina, Anna, Umberto sono vicini ai nonni Silvia
e Francesco e alla zia Claudia per la perdita di
Giorgio e insieme a Barbara e Vittorio, Augusto,
Nini e i cugini Riva, Bonetti, Drugman abbracciano
con affetto Francesca, Gianni e Caterina.
- Milano, 8 agosto 2015.
www.necrologi.corriere.it
TARIFFE ONLINE (Iva esclusa):
€ 20
Roberto Agnelotti
€ 15
Biografia
€ 50
Abbonamento annuale pagina
defunto
€ 60
Fotografia + biografia +
abbonamento annuale pagina
defunto
€ 100
Sei sempre con noi
Roberto Agnelotti
la famiglia ringrazia quanti hanno preso parte al
suo dolore.- Ringrazia in particolare i medici e gli
infermieri dell’Ospedale di Santa Maria Nuova e i
dottori Maria Francesca Nardi, Anna Maria e Giancarlo Borea che hanno assistito l’amico fino all’ultimo giorno. - Firenze, 9 agosto 2015.
9 agosto 1979 - 9 agosto 2015
Come ogni giorno la mamma e Daniela ricordano
Edmondo Di Gregorio
e insieme a lui il padre Remo.
- Milano, 9 agosto 2015.
1990 - 2015
Gazzetta dello Sport
TARIFFE QUOTIDIANO (Iva esclusa):
PER
Necrologie: € 2,50
PAROLA: Adesioni al lutto: € 5,50
Diritto di trasmissione: pagamento differito € 5,00
Anniversari e ringraziamenti a modulo
Corriere della Sera Gazzetta dello Sport
€ 300,00 a modulo € 185,00 a modulo
Avv. Michele Citro
Negli anni ho trovato la forza di portarti nel futuro
con me, con le figlie e le adorate nipotine.- Teresa.
- Rapallo, 9 agosto 2015.
9 agosto 2005 - 9 agosto 2015
Dott. Giampaolo Paoni
esprimendo le più sentite condoglianze alla signora Roberta ed ai figli. - Milano, 8 agosto 2015.
Diritto di trasmissione: pagamento differito € 5,00
Ti ricorda sempre con nostalgia e affetto la tua
Chiara. - Milano, 9 agosto 2015.
dott. Giampaolo Paoni
esprimendo le più sentite condoglianze alla famiglia. - Milano, 8 agosto 2015.
Corriere della Sera
TARIFFE QUOTIDIANO (Iva esclusa) :
PER
Necrologie: € 6,50
PAROLA: Adesioni al lutto: € 13,00
Fotografia
dott. Paolo Palagi
Giampaolo Paoni
SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB,
E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO
DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO
L’accettazione delle adesioni è subordinata
al pagamento con carta di credito
Partecipazioni al lutto online
Da un anno sei andato via
A un mese dalla scomparsa del
L’Agenzia Società Cattolica Roma Grandi Rischi
partecipa al dolore per la scomparsa di
e-mail: [email protected]
È possibile richiedere servizi aggiuntivi,
disponibili solo on line
La tua scomparsa, tre anni fa, ha segnato la fine
di un mondo, ma il tuo stile vivrà sempre nel cuore
di chi ti ha conosciuto.- I tuoi cari.
- Milano, 9 agosto 2015.
ing. Guido Moschini
abbraccia con affetto la famiglia.
- Milano, 8 agosto 2015.
www.necrologi.corriere.it
I testi verranno pubblicati anche sul sito
Silvana la mamma della tua Chiara.
- Montù Beccaria, 9 agosto 2015.
Giampaolo Paoni
ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA
13.30-19.30
Tel. 02 50984519
Attilio Guardone
Tommaso e Ilaria Giulini sono affettuosamente
vicini alla moglie Carla, ai figli Massimo, Luca e
Pietro e a tutti i nipoti per la scomparsa del caro
Mayer Nahum commosso per l’improvvisa scomparsa dell’amico
SERVIZIO
ACQUISIZIONE NECROLOGIE
Il mare, le vele spiegate, respiravamo la libertà.Grazie per avermi insegnato a navigare, anche
nella vita.- Marina. - Milano, 9 agosto 2015.
dott. ing. Guido Moschini
ricordandolo come eccellente imprenditore e dirigente industriale, che ha fatto crescere, a Caserta,
la sua azienda Laminazione Sottile, con la ricerca
e l’ottima gestione, portandola ad alti valori nell’industria italiana e internazionale.
- Cagliari, 8 agosto 2015.
RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano
Enza Gigante Mencarelli
- Milano, 8 agosto 2015.
Giovedì 6 agosto 2015 è mancato
ne danno l’annuncio la moglie Irene Peloni e i figli
Marco, Maurizio, Gian Luigi.
- Milano, 8 agosto 2015.
Don Peppino
con il cuore e la mente al ricordo della tua fervida
e commossa preghiera nei pellegrinaggi a Lourdes
e Fatima, puntuale incontro di tanti anni.- Nella
preghiera sono vicino a tutti i tuoi cari fedeli, pellegrini e compagni di meravigliosi itinerari che accuratamente preparavi con amore, esorto tutti a
vederti, ora, ancor più entusiasta e radioso di allora.- Mi unisco al loro grazie, nella Santa Messa
con i miei parrocchiani.- Don Franco Deambrogio.
- Treville, 8 agosto 2015.
È mancata all’affetto dei suoi cari
Ne danno il triste annuncio Vittorio, i figli Paola e
Guido e le loro famiglie.- I funerali si terranno a
Milano nella chiesa Sant’Angelo Merici lunedì 10
agosto.- Per l’orario telefonare al numero
3356947039. - Milano, 8 agosto 2015.
Ileana Oprandi Wiget
Mi manchi tanto mamma, ma so che da lassù vegli
su di me e la mia famiglia.- Franco con Barbara,
Alessandro e Annalisa. - Milano, 9 agosto 2015.
Eduardo e Valeria insieme ai figli Federico, Giacomo e Domitilla ricordano con affetto
Federico Orlando
nel primo anniversario della sua scomparsa.
- Santa Marinella, 9 agosto 2015.
Maria Luisa Sotgiu
In occasione del trigesimo il fratello, le sorelle, i
nipoti, unitamente ad Alice e famiglia, ricordano
con nostalgia Marisa Sotgiu ricercatrice, studiosa
di neuroscienze. - Milano, 9 agosto 2015.
2005 - 2015
Marco Cavagna
Sei sempre me, il cuore del mio cuore.- Manu.
- Sesto San Giovanni, 9 agosto 2015.
“IL QUOTIDIANO IN CLASSE”. PERCHÉ FERMARSI AI PREGIUDIZI,
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Da 15 anni “Il Quotidiano in Classe” educa gli studenti all’importanza di un’informazione di qualità, supportandoli nello sviluppo dello spirito critico
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potranno crescere e i giovani diventare i cittadini liberi di domani.
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martedì-venerdì 9.30-13.30
Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
SPORT
41
#
Ciclismo
Giro di Polonia a Izagirre, Aru chiude quinto
Tiro a volo
Skeet, la Spada trionfa e si candida per Rio
Tennis
Derby Vinci-Knapp a Montreal. Torna Djokovic
Lo spagnolo Ion Izagirre (Movistar) ha vinto la classifica finale del
Giro di Polonia, conclusosi ieri. Quinto e migliore degli azzurri, Fabio
Aru (Astana), al rientro dopo il Giro d’Italia, staccato di 15’’ dal leader
della gara. Nella settima e ultima tappa della corsa del World Tour,
una cronometro individuale di 25 chilometri con partenza e arrivo a
Cracovia, successo in 28’45” del polacco Marcin Bialoblocki, che ha
preceduto di 2’’ il bielrousso Vasil Kiryienka (Team Sky) e di 59”
l’olandese Rick Flens (LottoNL-Jumbo).
Nuova vittoria del tiro a volo italiano. La 33 enne poliziotta umbra
Katiuscia Spada ha vinto a Gabala (Azerbaigian) la prova di skeet
donne della 4a tappa di Coppa del Mondo. Nel medal match per l’oro
l’azzurra ha battuto la statunitense Morgan Craft per 4-3 dopo
spareggio, resosi necessario perché la finale si era chiusa sul 15-15.
Al terzo posto la britannica Amber Hill. Con questo successo la Spada
rilancia la propria candidatura in chiave Rio 2016: per l’Olimpiade
l’Italia ha ottenuto nello skeet donne le due carte olimpiche.
Dopo aver sbancato Wimbledon per la terza volta e dopo un mese di
meritata vacanza, il numero 1 del mondo Novak Djokovic fa il suo
ritorno nel circuito a Montreal. Nel Master 1000 canadese due
azzurri in tabellone: Seppi esordisce contro il francese Simon, con cui
ha perso tutti e quattro i precedenti, e Fognini sfida un altro francese,
Monfils (confronti diretti 3-3). Nel tabellone femminile subito un
derby italiano tra la Vinci e la Knapp; Sara Errani debutta con la
Mladenovic e Flavia Pennetta con la wild card Dabrowski.
Indianapolis parla spagnolo, Rossi dietro
Motogp a rischio pioggia. Marquez ritrova la pole seguito da Pedrosa e Lorenzo. Valentino solo 8°
«C’era traffico e ho anche sbagliato, sarà dura trovare posto sul podio». La sorpresa Petrucci (5°)
In prima fila a Indianapolis
c’è la Spagna: Marquez (terza
pole consecutiva), Pedrosa, Lorenzo. Valentino Rossi non va
nemmeno in seconda — alla fine delle qualifiche è ottavo —,
ma un italiano, quello che non
ti aspetti, c’è: si chiama Danilo
Petrucci, ha 24 anni, viene da
Terni e monta Ducati: il suo
quinto tempo (ma lui mette in
chiaro: «L’obiettivo è arrivare
tra i primi dieci») sorprende
più della terza fila di Valentino
che oggi rischia di lasciare la
posizione di leader del Mondiale dopo 10 prove, su 18, salvo
imprese a cui peraltro the
Doctor ci ha massicciamente
abituato.
«Ho migliorato molto il setting della moto — spiega Rossi
— ma il problema è che ci sono
Marquez, Lorenzo e anche Pedrosa e sarà dura trovare un posto sul podio». Rossi rivela la
strategia: «Indianapolis non è
una pista come le altre, ti chiede qualcosa di più e noi abbiamo tanti dettagli da mettere a
punto. Abbiamo tolto peso davanti e la moto ora è più reattiva e curva meglio. Sarebbe sta-
Indietro
Valentino Rossi,
leader della
classifica
mondiale con
179 punti, oggi
partirà dall’ottava
posizione
(Reuters)
to meglio essere in seconda fila, ma c’era troppo traffico e ho
anche sbagliato».
Davanti alla Yamaha di Rossi
c’è anche l’altra Ducati, quella
di Iannone, terzo nella graduatoria generale. Anche lui non
esulta: «Non siamo veloci come vorremmo. Pensavamo che
questo circuito ci favorisse invece ci ha creato problemi. Ora
dobbiamo chiederci perché».
Marquez, che gli sta addosso a
4 punti, ha tutta l’intenzione di
rimettersi in corsa, non solo
per tornare sul podio ideale ma
soprattutto per giocarsi forse
l’ultima chance di confermare
13
i punti
di vantaggio
di Rossi su
Lorenzo nella
classifica piloti
il titolo, che ha conquistato
nelle due ultime stagioni. E Indianapolis è «la sua pista». «Ci
proverò al cento per cento,
ogni gara è diversa dall’altra. Io
e Lorenzo — ammette il ventiduenne campione — siamo
quelli con il miglior passo. Ma
non dimentichiamo Valentino,
che sta arrivando piano piano.
In gara dovremo inventarci
qualcosa per restare davanti,
sarà fondamentale gestire gli
pneumatici». Anche perché il
meteo minaccia pioggia, che
potrebbe diventare la subdola
variabile del Gran premio. «Si
scivola tanto in pista — ribadisce il connazionale e compagno di scuderia Dani Pedrosa
— ed è importante disporre di
un buon set per la gara anche
se Marquez e Lorenzo sono più
veloci». Lui, Lorenzo, però non
è così convinto: «Non siamo
riusciti a migliorare la moto come pensavamo, ma nel warm
up sistemeremo e le cose».
Riflessioni, incertezze e speranze per uno dei Gran premi
più incerti e importanti della
stagione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Moto Gp
risultati e griglia
1. Marquez (Spa, Honda) 1’31’’884
2. Pedrosa (Spa, Honda)1’32’’055
3. Lorenzo (Spa, Yamaha)
1’32’’186
4. Crutchlow (Gbr, Honda)
1’32’’208
5. Petrucci (Ita, Ducati) 1’32’’243
6. Smith (Gbr, Yamaha) 1’32’’269
7. Iannone (Ita, Ducati) 1’32’’468
8. Rossi (Ita, Yamaha) 1’32’’511
9. Vinales (Spa, Suzuki) 1’32’’571
10. Dovizioso (Ita, Ducati)
1’32’’636
Classifica piloti
1. Rossi
2. Lorenzo
3. Iannone
4. Marquez
5. Dovizioso
6. Smith
7. Pedrosa
9. P. Espargaro
10 Vinales
179
166
118
114
87
87
67
64
57
Così oggi e in tv
Ore 15.40 warm up
Ore 20 gara
Diretta Sky MotoGp
Moto2
Gara ore 18.20. Qualifiche: 1. Rins
(Spa) 1’36’’549: 2. Rabat (Spa)
1’36’’686; 3. Kallio (Fin) 1’36’’865;
9. Morbidelli (Ita). Classifica: 1.
Zarco 179, 2. Rabat 114; 3. Lowes
107; 4. Rins 103; 8. Morbidelli 62
Moto3
Gara ore 17. Qualifiche: 1. Kent
(Gbr) 1’40’’703; 2. Oliveira (Por); 3.
Khairuddin (Mal); 4. Bastianini
(Ita). Classifica: 1. Kent 190; 2.
Bastianini 124; 3. Oliveira 102; 4.
Fenati 99
Doping
Rugby
La Procura del Coni
chiede gli atti
Ferrari sarà convocato
Il Mondiale si avvicina
e gli All Blacks
finiscono al tappeto
Dottor Mito
Il dottor
Michele
Ferrari,
62 anni, sarà
convocato
dalla Procura
Antidoping del
Coni, rischia
l’inibizione
a vita (Afp)
Con la chiusura delle indagini su Michele
Ferrari, Gottlieb e Daniel Taschler, la procura
(penale) di Bolzano ha lanciato un bell’assist a
quella (sportiva) del Coni. Ieri Tammaro
Maiello, capo della Procura Nazionale
Antidoping, ha chiesto a Bolzano la
documentazione di incontri e telefonate tra il
medico Ferrari e i due Taschler, il padre
Gottlieb (vicepresidente della federazione
mondiale di biathlon) e il figlio Daniel,
biathleta di alto livello. Maiello comincerà a
lavorarci subito dopo ferragosto (alcune carte,
che provenivano dall’«indagine madre» di
Padova sono già in suo possesso) e a settembre
il Dottor Mito (mai sanzionato direttamente dal
Coni) verrà convocato a Roma. Rischia
l’inibizione a vita. È proprio il fronte delle
inibizioni l’altro pallino del Coni. I regolamenti
sportivi internazionali richiedono infatti che la
lista degli «infrequentabili» sia adeguatamente
pubblicizzata ai tesserati: entro la fine dell’anno
è attesa una normativa ad hoc. Continua a
divampare, intanto, la polemica sui «mancati
provvedimenti antidoping» della Iaaf, la
federazione internazionale di atletica. L’agenzia
antidoping Wada corre ai ripari tenendo
(finalmente) sotto controllo la federazione
mentre la Iaaf, pur ribandendo di essere
all’avanguardia nel settore, sta cercando una
collaborazione (o una tregua) con quegli esperti
scientifici internazionali che la ritengono poco
attiva.
Marco Bonarrigo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Perplessi
Gli All Blacks
sembrano
stupiti a fine
partita: le facce
spiegano
chiaramente la
loro scarsa
confidenza con
la sconfitta
(Reuters)
Ogni tanto capita anche a loro di perdere.
Raramente in verità, meno di una volta l’anno.
Però succede. Ieri a Sydney gli All Blacks sono
stati battuti 27-19 dall’Australia. È la terza
sconfitta in 4 anni e 52 partite (le altre a
Twickenham con l’Inghilterra e a Johannesburg
con il Sudafrica) ma fa comunque rumore
perché tra poco più di un mese (il 18 settembre)
comincia in Inghilterra la Coppa del Mondo. La
Nuova Zelanda è campione in carica ed è la
grande favorita. Nessun dubbio sul fatto che i
neri siano i migliori, ma il Mondiale lo hanno
vinto solo due volte, e sempre giocando in casa.
Logico, dunque, che la sconfitta di ieri abbia
fatto un gran piacere a chi sogna di batterli in
Inghilterra, logico che loro non l’abbiano presa
benissimo. «Dobbiamo guardare in faccia la
realtà — ha commentato il c.t. dei neri Steve
Hansen —, siamo stati battuti da una squadra
che oggi è stata migliore di noi». Quell’oggi ha
un significato preciso.E lo stesso Hansen ha
provveduto a chiarire: «È capitato, ma non
siamo diventati scarsi all’improvviso». La
controprova tra una settimana, quando
l’Australia concederà la rivincita a Auckland. In
palio non c’è solo la Bledisloe Cup (un trofeo
che riguarda solo le due nazioni del sud) , ma la
possibilità di preparare il Mondiale con un
minimo di tranquillità. Un’altra sconfitta
farebbe infatti scattare tutti gli allarmi. Allarmi
scattati già a Durban dove il Sudafrica, altra
squadra che il Mondiale vorrebbe vincerlo, ha
perso 37-25 con l’Argentina.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
42
Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
#
Tv
TELERACCOMANDO
di Maria Volpe
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Da Jovanotti
a Mina, storia
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he fine hanno fatto i
tormentoni di un tempo
(che da giugno a settembre
non ci mollavano un
attimo...)? Spariti. I critici
dicono che non è un
periodo di brillante
fantasia, che non si pensa
più ai contenuti, che è
cambiato il ruolo delle
radio. Per questo motivo
resistono i vecchi successi.
Cinzia Fiorato ripercorre le
vecchie estati segnate dai
tormentoni:
«Abbronzatissima»,
«Sapore di sale», «Estate»,
tutte canzoni che ci fanno
ricordare i sapori, gli odori,
i colori delle lontane
stagioni calde. Edoardo
Vianello, Gino Paoli, Mina
(foto), Tony Esposito,
Bruno Martino, Celentano,
Alan Sorrenti, Francesco
Baccini, Jovanotti sono solo
alcuni degli artisti che
hanno composto le
melodie che «Un mare di
canzoni» ripropone stasera.
Speciale Tg1
Rai1, ore 23.30
In India e a Praga
con Dario e Camila
T
orna l’appuntamento
coi viaggi. Dalle
religioni dell’India ai
misteri di Praga, dalle
Seychelles ai paesaggi della
Kamchatka. In studio le
interviste di Camila
Raznovich e le incursioni
satiriche di Dario
Vergassola, comandante
per l’occasione di
un’improbabile compagnia
aerea: la DarioFlot.
Kilimangiaro Summer
Nights
Rai3, ore 21.05
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43
Corriere della Sera Domenica 9 Agosto 2015
#
Sul web
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso
Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
LA TELEVISIONE IN NUMERI
Servire diversi pubblici per ringiovanire l’offerta della Rai
Top & flop
F
ra le sfide che il nuovo direttore generale
della Rai Antonio Campo dall’Orto dovrà
affrontare subito ce n’è una particolarmente importante: ringiovanire l’offerta della
Rai. Una programmazione che, nel suo
complesso, è vista da una sola parte del Paese: la
fetta più anziana.
I dati offrono un quadro impietoso e preoccupante per le sorti del servizio pubblico. Degli
8.205.000 spettatori che, nel 2015, hanno seguito in
prime time un programma di una delle tre reti generaliste del servizio pubblico, 3.508.000 hanno
più di 65 anni, una percentuale che supera il 40%.
Se a questi sommiamo gli spettatori con più di 55,
TECHETECHETÈ
Mike Bongiorno
«Techetechetè»: 3.939.000
spettatori, 20,69% di share.
Rai1, lunedì 3 agosto,
ore 20.43
IL CAVALIERE ELETTRICO
Robert Redford
«Il cavaliere elettrico»:
312.000 spettatori, 2,01%
di share. La7, mercoledì 5
agosto, ore 21.31
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minuti di televisione, non poche), ma è anche vero
che le reti commerciali tradizionali, e ancor di più
alcune «native digitali», sono in grado di catalizzare molto meglio un ascolto giovane.
Una delle ragioni fondative del public service
broadcasting in tutta Europa è il principio di «universalità», che oggi si traduce nel «servire diversi
pubblici». Campo Dall’Orto viene da un mondo
molto attento agli universi giovanili (Mtv Italia e poi
Europe), e ha ben presente il tema del «gap generazionale». (a.g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni,
elaborazione Geca Italia su dati Auditel
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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tocchiamo il 60% (5.076.000 spettatori).
I consumatori abituali della tv pubblica generalista costituiscono una piramide che è inversamente
proporzionale all’età: i 15-24enni, ad esempio, rappresentano la punta, sono cioè molto pochi
(335.000, il 4%). Se si osservano i dati dell’intero
giorno, l’invecchiamento medio dei canali Rai diventa ancora più drammatico, con qualche sensibile differenza fra le reti (Rai2 presidia un po’ meglio
le fasce d’età intermedie, fra 35 e 55 anni), e gli ultrasessantacinquenni che diventano uno su due. È
vero, naturalmente, che la tv è un mezzo frequentato più raramente dai giovani (adolescenti e ventenni guardano comunque mediamente due ore e 20
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BARI
CAGLIARI
FIRENZE
GENOVA
MILANO
NAPOLI
PALERMO
ROMA
TORINO
VENEZIA
NAZIONALE
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10eLotto
I numeri vincenti
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21 Numero Oro
7
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3
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1
41 Numero Jolly
89 Numero SuperStar
Jackpot indicativo prossimo concorso: 10.100.000,00
Ai 6:
Ai 5+
Ai 5:
Ai 4:
180,34
Ai 3:
10,00
Ai 5 stella:380.170,50
15.206,82
Ai 4 stella: 18.034,00
Ai 3 stella:
1.000,00
Ai 2 stella:
100,00
Agli 1 stella:
10,00
Agli 0 stella:
5,00
Lotto Svizzero Estrazione di sabato 8 agosto
6
17
Chance
6
20
23
Joker
Replay
www.corriere.it/giochiepronostici
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39
813147
1
40
LA SOLUZIONE DI IERI
5
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1
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2
4
3
6
7
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2 8
9
Come si gioca
Bisogna riempire la
griglia in modo che ogni
riga, colonna e riquadro
contengano una sola
volta i numeri da 1 a 9
Altri giochi su www.corriere.it
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Superenalotto - Combinazione vincente del 8-8-2015
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GIOCHI E PRONOSTICI SUDOKU DIABOLICO
Estrazioni di sabato 8 agosto 2015
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Domenica 9 Agosto 2015 Corriere della Sera
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