Bimestrale dell’“Associazione Amici del Banco”
Anno I° - n. 3 / 2005 Tribunale di Sassari n. 265/2004 - Distribuzione gratuita - Poste Italiane spa. spedizione in a.p. - 70% - DCB Sassari
Lettera aperta di un
amico in pensione
Cara Amica, caro Amico, scrivo a Te,
che sei mio ex collega, perché come me
pensionato del Banco di Sardegna, o
della Banca di Sassari, o della Bipiesse,
o della Sardaleasing, o di Numera, o di
Tholos, ed anche a Te che ancora presti
la tua collaborazione attiva in una di
queste Aziende per le quali i nostri Amici
pensionati hanno pur’essi lavorato!
Vi scrivo queste note perché coltivo un
grande sogno!
Perché, come tutti gli altri Amici che già
fanno parte dell’Associazione, aspiro a
dar forza, forma e sostanza ad una grande unione di donne e di uomini decisi ad
ampliare e ricreare grandi spazi di amicizia e solidarietà, per dare più senso e
più significato alla nostra vita di ex lavoratori, per completare e vitalizzare
anche all’esterno il nostro attivismo di
lavoratori ancora impegnati in azienda.
La nostra Associazione offre l’opportunità a quanti ad essa aderiscono di
essere presenti nelle iniziative culturali,
ricreative, sociali, di solidarietà attiva
verso gli studenti e i giovani senza lavoro, di impulso alle azioni di sviluppo
che competono alle Istituzioni ed alle
Aziende, per il bene della nostra Isola.
Per tutto questo ti invito a compilare il
modulo di domanda riprodotto nell’ultima pagina del giornale per l’iscrizione all’Associazione!
Non permettere al tuo desiderio di
estrema autonomia di perdere l’occasione di ritrovare tanti Amici, di riabbracciarli anche, se vuoi, solo idealmente, ma sapendo che, se tu hai tanti
impegni che assorbono tutto il tuo
tempo, ci sono altri che, anche a tuo
nome, operano per l’amicizia e la solidarietà della grande famiglia che si
identifica con i lavoratori di tutti i tempi
del Banco e delle sue Società collegate.
Non negare la tua adesione
all’Associazione! Se non ci potrai dare
oggi la tua collaborazione attiva,
sapremo attendere la tua disponibilità!
Non negarci oggi l’iscrizione!
La modesta quota sociale che Tu ti
impegnerai a corrispondere annualmente sarà, comunque, la prova tangibile del tuo interesse per l’attività e la
vitalità dell’Associazione. In pari
tempo essa esprimerà la misura della
nostra forza e del nostro “peso” nella
società in cui operiamo.
Più soci saremo, maggiormente incisiva sarà la nostra azione!
Più Amici, più solidarietà! Più Amici,
più forza!
G. Tito Sechi
Presidente dell’Associazione Amici del Banco
La Sardegna prima della Storia
Dai dinosauri all’uomo
Reca questo titolo il volume di Pier Giorgio Pinna, edito da CUEC.
Il lavoro è il risultato di una serie di
inchieste, che riguardano in prevalenza il
mondo dei fossili, svolte dall’Autore per
“La Nuova Sardegna”. Tali inchieste,
arricchite ed elaborate, hanno dato luogo
a questa guida divulgativa illustrata sul
mondo della paleontologia nell’isola.
La prefazione è di Giovanni Lilliu, la
postfazione di Sergio Frau, la grafica
dello Studio Biplano con la collaborazione di Paolo Curreli e Francesco Molinu.
Nel lavoro si evidenzia che la
Continua a pag. 6
Reminiscenze personali
UN BANCHIERE DI LUNGO CORSO
Dodici settembre 1953. Viale Umberto, n. 36. Direzione generale dell’Istituto
di credito agrario per la Sardegna: colloquio col dottor Angelo Giagu de
Martini, segretario della Direzione generale dell’Istituto di credito agrario
per la Sardegna. Prova di dattilografia, superata, assunzione immediata.
Inizia il mio lavoro di bancario, conclusosi trentacinque anni dopo, trascorsi tra l’Istituto di credito agrario per la Sardegna (nato nel 1927 dalla
fusione delle Casse provinciali di credito agrario di Sassari e Cagliari) e il
Banco di Sardegna, istituto di credito di diritto pubblico (nato nel 1953, dall’assorbimento dell’I.C.A.S. nel Banco di Sardegna, istituito con provvedimento dall’Alto Commissario per la Sardegna, Pietro Pinna, 1944).
Venticinque anni vissuti, come tutti i dipendenti dell’epoca, caratterizzati
dal potenziamento dell’Icas, con l’assunzione di giovani laureati, primo fra
essi, il dottor Giagu, essendo direttore generale il comm. Oreste Pieroni.
L’apporto di giovani laureati in discipline attinenti ai settori operativi
dell’Azienda consente il consolidamento territoriale e il potenziamento
delle Casse comunali di credito agrario (con l’intesa e la partecipazione
della Regione) mediante l’istituzione, ad iniziativa e cura dello stesso
Istituto, di Uffici di corrispondenza in tutti i comuni dell’isola. E il Banco
così crebbe, gettando le basi per la riorganizzazione e l’ammodernamento
della struttura, incrementando lo sviluppo del credito agrario, finanziando
la proprietà contadina e la produzione agricola, consolidando il capitale e
il patrimonio immobiliare.
Gli anni del Banco con l’esercizio del credito ordinario sono stati molto
impegnativi per il dott. Giagu, in funzione di segretario del Consiglio d’amministrazione. Con questo indirizzo il dott. Giagu pone le basi per lo sviluppo e l’organizzazione interna e periferica dell’Azienda, si facilitano i rapporti con altre Istituzioni bancarie pubbliche e private, crea i presupposti per
facilitare l’approvazione della legge istitutiva del Banco di Sardegna, come
istituto di credito di diritto pubblico.
Gli anni successivi sono di innovazione e trasformazione delle banche, che
coinvolgono anche il Banco di Sardegna, come istituto di credito di diritto
pubblico, più rispondente alle esigenze della collettività isolana, creando i
presupposti per raggiungere nuovi traguardi nel settore del credito, istituendo sezioni speciali di opere pubbliche, di credito fondiario e dell’istituzione della Sardaleasing. Sono, però, anche gli anni di maggior travaglio
della banca, conseguente ai rapporti per la partecipazione e il sostegno alla
soluzione di problemi economici (chimica, petrolchimica, siderurgica,
mineraria, ecc.) portano alla trasformazione del Banco di Sardegna in
società per azioni e alla conseguente nascita della Fondazione del Banco.
L’opera intelligente e continua del dottor Giagu, interprete delle norme di legge,
delle direttive del Consiglio e delle sue applicazioni si esaurisce con la cessazione dalla carica di Direttore generale del Banco di Sardegna ed il collocamento in pensione nel 1991 ed il riconoscimento della Repubblica, il cui
Presidente lo insignisce Cavaliere del lavoro.
Gli Amici del Banco, molti dei quali hanno avuto anche rapporti di stretta
collaborazione, non possono non ricordare con simpatia l’averlo avuto
come collega, certamente (siamo tutti pensionati bancari), ma nelle diverse
fasi di rapporto, Segretario di Direzione generale dell’Istituto di credito
agrario per la Sardegna; Segretario di Consiglio d’amministrazione del
Banco di Sardegna, istituto di credito di diritto pubblico e, infine, Direttore
generale del Banco di Sardegna (1969-1991).
Mario Era
Il Banco con FederExport
per le imprese sarde
Per esportare
create i consorzi
Vi è una realtà italiana fatta di piccole e medie imprese che per
esportare hanno costituito ben 118
consorzi. Sono quasi quattromila
queste imprese lungimiranti che
hanno capito che occorre
“Cooperare per crescere”. Con
questo slogan propositivo il Banco
di Sardegna e FederExport hanno
invitato, venerdì 23 settembre, le
imprese produttrici sarde ad Olbia
per il II Forum Internazionale. Il
primo Forum si era tenuto a
Portoconte lo scorso anno.
L’incontro è servito per fare il
punto sui risultati dell’export
conseguiti dalle imprese consorziate, sulle problematiche presenti, sulla necessità di riforme
normative che alleggeriscano i
“lacci e lacciuoli” e siano mirate
a sostenere ed incentivare l’export delle piccole e medie imprese, posto che ormai la globalizzazione ed altri fattori hanno ridotto a lumicino le grandi imprese
italiane.
Continua a pag. 8
SOMMARIO
Lettera aperta
pag.
1
Un banchiere di lungo corso
»
1
Per esportare create consorzi
»
1-8
La Sardegna prima della Storia
»
1-6
La nascita e lo sviluppo del credito
»
2-3
Basilea 2
»
3-9
Un collega valoroso
»
4
Incontro a “La Scala”
»
4
Quando in banca si ride
»
4
Invito a Palazzo
»
4
In memoria degli amici scomparsi
»
4
Il viale Marconi ed il suo traffico
»
5
La Sardegna dei sortilegi
»
5
Boh!
»
5
Una squadra per la città
»
6
Mario Da Passano
»
6
Gli oliveti di Sassari
»
7
Berchideddu
»
8
Extracomunitari a Sassari
»
9
Ferrovie in agonia
»
10
Spigolature
»
10
La Ziddai
»
11
La “prima” Pintadera
»
11
Concorso Borsa Premio
»
11
Pasta e fagioli con cozze
»
12
La Burrida
»
12
Consigli utili
»
12
2
Pagine della nostra storia
La nascita e lo sviluppo del credito in Sardegna
attraverso la lettura di Luigi Siotto
Il lavoro di Luigi Siotto “Del credito fondiario e
del credito agrario in Sardegna”1 offre uno
straordinario spunto per ripercorrere le tappe
della storia del credito nella nostra isola a partire dalle sue origini fino ad arrivare al momento
della costituzione a Cagliari, nel 1944, del
Banco di Sardegna di Cagliari2.
Scrive nel 1948 Siotto delle grandi necessità
della proprietà immobiliare sarda, evidenziando
le gravi deficienze dei nostri villagi; esigenze sia di tipo quantitativo – numero
di case e di vani – sia di tipo qualitativo,
dato il genere “assai grezzo e quasi primitivo” di buona parte delle costruzioni.
Né meno impellenti erano i bisogni della
proprietà rustica. L’agricoltura sarda,
afferma Siotto, pur non potendo arrivare
a conquiste clamorose era tuttavia
suscettibile di notevoli miglioramenti sia
nel campo produttivo che in quello
sociale. I miglioramenti e risanamenti,
nonché la ripresa e sviluppo delle
costruzioni edilizie, la riorganizzazione
dell’ordinamento fondiario, i miglioramenti nell’attività agraria, richiedevano
però capitali ingenti che i proprietari
sardi non avevano ed erano pertanto
costretti a ricorrere al credito. Lo sviluppo della Sardegna, secondo Siotto, era
sempre stato condizionato dal problema
del credito. A partire dai Monti
Frumentari, che avevano lo scopo esclusivo di assicurare il grano alle semine ed
al consumo dei contadini che ne fossero
privi. Per tali caratteristiche, sostiene
Siotto, seppure di credito si vuole in
questo caso parlare, si trattava comunque di un credito in forma molto embrionale. E d’altra parte, aggiunge Siotto, la
Sardegna arrivò praticamente sino alla
fine del Regno Sardo (1848) senza possedere alcun Istituto di credito propriamente detto in quanto l’attività delle
Casse di Risparmio di Cagliari e Alghero, sorte
nel 1845, era stata nei primi anni tanto modesta
da passare quasi “inavertita”.
Il primo Istituto di credito degno di tale nome
che insediò in Sardegna fu la Banca Nazionale
che inaugurò la sua prima succursale a Cagliari
nel 1857 e successivamente la filiale di Sassari
nel 1861. Con la costituzione del Banco di
Cagliari (1869) si iniziò tutta una serie di esperimenti bancari che fallirono i loro scopi in
pochi anni e che lasciarono un profondo scetticismo nei risparmiatori sardi che, secondo
Siotto, durava ancora ai tempi in cui egli scriveva. Fra questi – come li definisce l’Autore –
“esperimenti” si colloca la Cassa di Risparmio di
Cagliari (1844 - 1845), primo vero istituto di credito specializzato della Sardegna (credito fondiario) dalle cui ceneri nacque, nel 1898, il Credito
Fondiario Sardo, autorizzato nel 1920 ad operare non più solo in Sardegna ma in tutto il Regno.
Dopo il fallimento di tutte le iniziative bancarie
Luigi Siotto
Primo Presidente del Banco di Sardegna
22 dicembre 1955 - 4 novembre 1959
realizzate fra il 1869 e il 1891, di cui precendentemente accennato, si tornò alla sola attività della
Banca Nazionale, e fu solo dopo il 1900 che la
Banca Commerciale e il Credito Italiano aprirono filiali nell’isola sollevandola da una profonda
depressione nella quale si era venuta a trovare. A
quest’opera di ripresa contribuì anche la legge 28-1897 relativa al credito agrario che istituiva,
nelle due province sarde, le Sezioni della Cassa
Ademprivile per amministrare i beni ex ademprivili incamerati dal demanio nell’isola. Ma,
fatto ancor più importante, questa stessa legge
ricostituì i Monti Frumentari e Nummari3.
Infine, nel 1920 furono istituite le Casse
Provinciali di Credito Agrario di Cagliari e
Sassari le quali ebbero facoltà di eseguire tutte e
tre le specie di operazioni (di esercizio, per
miglioramenti agrari, per miglioramenti fondiario-agrari) allora previste. Esse furono successivamente fuse con R.D.L. nel 1927 nell’Istituto
di Credito Agrario per la Sardegna. Questo, pur
svolgendo un’attività notevole, non ha
mai goduto delle disponibilità necessarie
per far fronte alle necessità dell’agricoltura dell’isola.
Vale la pena, sostiene Siotto, citare altri
due tentativi significativi.
Il primo, è rappresentato dalla Società
Bancaria Sarda fondata nel 1904 che, pur
avendo la forma di banca di credito ordinario si focalizzò soprattutto sull’agricoltura
e, dopo un brillante inizio, cessò di operare
e nel 1926 venne posta in liquidazione.
Il secondo è l’istituzione da parte del
Credito Fondiario Sardo, nel 1925, di una
sezione di credito ordinario che raggiunse uno sviluppo insolito per la Sardegna
con le sue 12 filiali e una vastissima rete
di corrispondenti (rese praticamente bancabili quasi tutti i comuni dell’isola).
Secondo Siotto ciò dettò serie preoccupazioni nei grandi Istituti nazionali e questa
fu la sua rovina. Infatti, dopo alcuni anni
tali Istituti riuscirono a far breccia
sull’Ispettorato per il Credito e il
Risparmio che ordinò, nel 1937, lo scioglimento della Sezione di credito ordinario con la motivazione che ciascun Ente
dovesse specializzarsi in un dato ramo
del credito. Nonostante ciò il Credito
Fondiario Sardo seppe, successivamente
a tale “amputazione”, assestare e consolidare la sua struttura e proseguire in un
significativo sviluppo attraveso la sua
attività fondamentale.
A questo punto della sua analisi storica Siotto
sottolinea la gravità della vicenda Credito
Fondiario Sardo in termini di totale assenza
delle Autorità sarde dell’epoca. Questo perché il
Credito Fondiario Sardo, con la sua sezione di
credito ordinario e la fusione del Credito
Agrario per la Sardegna avrebbe potuto dare origine ad un vero Istituto regionale di credito che,
sul tipo del Banco di Napoli e del Banco di
Sicilia avesse le sue Sezioni di credito ordinario,
di credito fondiario e di credito agrario. E,
Continua a pag. 3
3
La nascita e lo sviluppo del credito in Sardegna
attraverso la lettura di Luigi Siotto
Segue da pag. 2
aggiunge Siotto, di un Istituto di questo tipo
la Sardegna aveva sicuramente bisogno
come sottolineava una gran parte di economisti dell’epoca. Infatti, sostiene Siotto,
all’epoca vi era una considerevole domanda
di finanziamenti da parte di piccoli industriali e commercianti; domanda che non
poteva essere soddisfatta in quanto larga
parte del risparmio sardo veniva assorbita
dai grandi Istituti di credito nazionale mentre le disponibilità del Credito Agrario e del
Credito Fondiario Sardo erano insufficienti
a soddisfare tale domanda.
Siotto sostiene che l’organizzazione unitaria
del credito, attuata attraverso la creazione di
un grande Istituto regionale avrebbe portato
enormi vantaggi all’economia isolana attraverso l’assorbimento completo del risparmio sardo ed il suo reimpiego opportunamente distribuito fra i vari rami della produzione in relazione ai singoli bisogni stagionali e a seconda delle diverse contingenze.
In sostanza, la tesi sostenuta da Siotto è che,
in contrapposizione a quanto avveniva allora in termini di dispersione di mezzi e di
energie, un Istituto di questo tipo avrebbe
dovuto concentrare tutte le forze per impedire l’esodo dalla Sardegna dei capitali sardi
e massimizzare le economie (data la compenetrazione dei diversi rami di attività) nelle
spese generali riducendo così al minimo il
costo del denaro; ma soprattutto, attraverso
le sue diverse sezioni, sarebbe stato in grado
di indirizzare il risparmio verso quel settore
di attività che, ad un dato momento avesse
dovuto avere maggiore necessità.
Ma un tale Istituto non venne costituito.
Nacque infatti a Cagliari con D.L.L. 28-12-
1944 N° 417 recante provvedimenti regionali per la Sardegna il Banco di Sardegna,
Istituto di Credito di diritto pubblico avente
personalità giuridica, il quale venne autorizzato a compiere tutte le operazioni di banca
e al quale venne annessa una Sezione autonoma per l’esercizio del credito Industriale.
Con tale evento si conclude l’analisi di
Siotto che, lo ricordiamo, pubblica il lavoro
oggetto di questo articolo nel 1948. La conclusione di Siotto è che tale evento non rappresentava la soluzione ai problemi del credito in Sardegna, in quanto, contrariamente
alla tesi da lui proposta, creava un terzo
Istituto regionale di credito (dopo il Credito
Fondiario Sardo e l’Istituto di credito
Agrario per la Sardegna - ICAS) anziché
come auspicabile, un unico Istituto complesso a sezioni autonome4.
Maria Pulina
1
Da: Studi sassaresi, vol. XXII, Gallizzi, Sassari, 1948.
2
Il Banco di Sardegna di Cagliari che nacque nel 1944,
per carenze di dotazione e di capitale, attivò solo una
Sezione di Credito Industriale. Successivamente, nel
1953 venne creato, dalla fusione dell’ICAS (Istituto di
Credito Agrario per la Sardegna) e del Banco di
Sardegna di Cagliari, il Banco di Sardegna, Istituto di
credito di diritto pubblico con sede legale a Cagliari e
sede amministrativa e direzione generale a Sassari, di
cui Siotto fu il primo presidente.
3
n.d.r. A differenza della tipologia di attività svolta dai
Monti Frumentari, come precedentemente descritta, i
Monti Nummari erano finalizzati alla concessione di
anticipazioni in denaro agli agricoltori.
4
n.d.r. Come già accennato in nota 2, successivamente al
Banco di Sardegna di Cagliari nacque, nel 1953, il
Banco di Sardegna, Istituto di credito di diritto pubblico con sede legale a Cagliari e con sede amministrativa e Direzione Generale a Sassari. Nel tempo il banco
di Sardegna si configurò con Sezioni autonome di credito agrario e fondiario, come auspicato da Siotto.
Mentre la Sezione di credito industriale diede vita al
CIS - Credito Industriale Sardo, con sede in Cagliari.
BASILEA 2:
Le azioni di professionalizzazione
della rete commerciale delle banche
Il numero 2 de “La Pintadera” riportava un articolo1 sul
Nuovo Accordo sul capitale, noto come Basilea 2, che
evidenziava tra l’altro come quest’ultimo cambierà i
rapporti banca-impresa. In particolare, dal lato delle
imprese si sottolineava la necessità di sviluppare una
nuova cultura basata sulla “trasparenza” e, dal lato delle
banche, l’assunzione di un ruolo più attivo di supporto
alle imprese per l’ottimizzazione della propria posizione
di rischio.
In questo articolo si vuole focalizzare l’attenzione sugli
impatti che il cambiamento nei rapporti banca-impresa
ha sulla rete di vendita delle banche e sulle azioni che è
opportuno che queste ultime intraprendano per preparare professionalmente al meglio i ruoli di relazione con la
clientela. A tal fine è utile partire da una domanda: come
cambia, concretamente, il rapporto gestore della relazione-cliente a seguito dell’applicazione di Basilea 2?
In primo luogo, la necessità di definire un rating, vale a
dire un indicatore sintetico del grado di rischio da assegnare a ciascun cliente, implica l’applicazione da parte
dei gestori di un processo di analisi della clientela più
strutturato e standardizzato rispetto al passato. In particolare, si richiede un maggiore approfondimento da
parte del gestore dell’analisi qualitativa (misurazione
della capacità imprenditoriale, delle prospettive del mercato dell’azienda, valutazione dei piani industriali, analisi dei flussi finanziari, ecc.) che consente di cogliere
sfumature e aspetti rilevanti difficilmente desumibili
dalle sole analisi quantitative tradizionali.
In secondo luogo, il gestore per ottimizzare la relazione
con il cliente potrà:
• suggerire azioni migliorative della posizione complessiva, evidenziandone gli impatti sul rating, sul
pricing e sul valore complessivo;
• identificare il pacchetto di offerta prodotti che, per
tipologie e caratteristiche, ottimizza le condizioni
praticabili;
• proporre specifici servizi di consulenza per aiutare la
clientela a migliorare la propria posizione di rischio.
Emergono quindi evidenti le implicazioni sul profilo
professionale del gestore. Nella sfera relazionale saranno fondamentali:
• l’efficacia con cui il gestore comunicherà al cliente
gli impatti dell’introduzione di Basilea 2, le variabili
utilizzate per l’assegnazione del rating e le nuove
logiche di determinazione del pricing che sarà strettamente collegato al rating assegnato;
• la capacità di assumere un ruolo consulenziale a supporto del cliente, nell’individuazione delle possibili
azioni da attivare per migliorarne il posizionamento
verso la banca.
Nella sfera delle competenze sarà necessario soprattutto
lo sviluppo e/o il rinforzo:
• delle capacità di analisi del business, in quanto la
bontà della valutazione degli elementi qualitativi che
Continua a pag. 9
4
UN COLLEGA VALOROSO
INCONTRO A “LA SCALA”
Lo ricordo ancora perfettamente anche se sono trascorsi ormai tantissimi anni
Martedì 4 ottobre 2005 hanno avuto inizio gli incontri fra gli amici nel locale
Francesco Puliga era un uomo d’altri tempi; alto, robusto, fortissimo; abbron“LA SCALA” che un gruppo di soci dell’Associazione Amici del Banco ha
zato dal sole. Sempre gioioso. Svolgeva il suo lavoro di addetto all’ufficio
individuato a Sassari in via Volentè.
“apertura corriere” della Sede del Banco di Sardegna di Cagliari con estrema
La struttura dispone di una bellissima sala con bar e cucina annessa e può
diligenza, sempre rispettoso e disponibile nei confronti dei colleghi e dei supeospitare sino a 100 persone sedute. Si può ascoltare della buona musica e
riori. Uno dei suoi compiti era quello di recarsi quotidianamente all’Ufficio
ammirare un bel paesaggio da una terrazza che si affaccia verso il golfo
postale centrale per ritirare il mare di corrispondenza indirizzata al Banco;
dell’Asinara. Non può essere ignorata la vista della bellissima pineta che cirallora non esistevano le”E-mail”, l’”home Banking” o Internet.
conda la scuola professionale “Ipia”.
Possedeva una moto, forse “Guzzi”, rossa, di sua proprietà, con la quale si
La disponibilità di parcheggio, la presenza di un Supermercato e di una pizzeria
recava ogni mattina all’Ufficio postale di Piazza del Carmine con decine di
renderanno sicuramente più agevole la presenza dei soci promotori e di quelli che
chili di plichi in partenza e rientrava in Sede con altrettanti chili di posta in
nel tempo vorranno condividere quanto sino ad oggi realizzato.
arrivo. Per svolgere meglio il suo lavoro gli avevano dato una borsa di pelle
Tutti coloro che hanno aderito all’iniziativa sono consapevoli delle difficoltà
ormai scolorita e sdrucita; all’interno di questa poteva stipare si e no il 40 perche inevitabilmente si presenteranno, ma anche fiduciosi della buona riuscita
cento della massa di corrispondenza in
del progetto in forza dei ripetuti imput
arrivo o in partenza e lui si arrangiava
ricevuti da diversi amici circa la manlegando con un grosso spago la corricanza di un locale come punto di incona cura di Antonio Loi
spondenza in esubero che sistemava
tro per creare aggregazione e dove
saldamente con altro spago nella parte Nei primi anni settanta, il Banco aprì in Sassari l’Agenzia n° 2, in pieno potersi confrontare portando ognuno le
posteriore del sellino della sua moto.
centro storico, nel Corso Vittorio Emanuele, in un vecchio stabile ubica- proprie esperienze.
Per la sua dote di disponibilità e per la to quasi di fronte a quello ove attualmente opera la predetta Dipendenza. Siamo certi che facendo gruppo potrepeculiarità del suo lavoro ogni giorno Ricordo, particolarmente ai non sassaresi, che a circa venti metri da quel- mo discutere argomenti di varia natura
veniva richiesto da diversi colleghi, lo stabile, sfocia nel Corso Vittorio Emanuele la famosa, per quei tempi, trovando magari la soluzione di quei
dell’esecuzione di operazioni personali Via dei Corsi. La leggenda narra, tra l’altro, che i fanti della gloriosa problemi che da soli non saremo riuscialle poste. Lo conoscevano e lo stima- “Brigata Sassari” prima di affrontare le battaglie sul Carso, proprio lì spa- ti a risolvere.
rassero i primi colpi di gioventù.
vano tutti gli addetti ai vari sportelli Allo sportello della neo Dipendenza venne destinato l’unico siciliano Il locale ospiterà le assemblee della
postali; quando rientrava in Sede, ter- doc.allora in organico al Banco; dipendente, si diceva, molto portato alle Associazione Amici del Banco –
minato lo smistamento della corrispon- relazioni con la clientela.
Sezione di Sassari e sarà la sede ideale
denza del Banco, faceva il giro dei vari Subito dopo l’apertura dello sportello in un afoso pomeriggio agostano, in per programmare tutti assieme le iniziauffici per consegnare ai colleghi le mancanza di clienti, mentre dialogavo con il predetto collega, improvvi- tive di carattere culturale, ricreativo e
copie dei telegrammi o le ricevute samente notai che il suo volto si apriva ad uno smagliante sorriso, ed sociale.
anche i baffeti, a quel tempo nerissimi, tendevano ad orientarsi all’insù.
postali; riceveva da tutti un ringrazia- Volgendo lo sguardo verso l’ingresso capii immediatamente il motivo di Potremo indire incontri per discutere
mento e una simpatica battuta.
del Fondo Aggiuntivo Pensioni e conotanto interesse.
Possedeva anche una barca a remi (di Avanzava con passo titubante verso il bancone una giovane donna, di scere dal nostro valido rappresentante
quelle vecchie robuste barche da pesca- bella presenza, alquanto formosa, tipica figura di popolana molto vistosa Vanni Lubino, al quale vanno gli augutore) che teneva nel porticciolo di ed abbigliata in maniera non certo castigata.
ri di tutto il gruppo per la sua recente
Marina Piccola a Cagliari e utilizzava, In risposta alla domanda di rito rivoltagli dall’operatore di sportello, ten- elezione, tutte le novità inerenti al
dente a conoscere a quale tipologia di operazione bancaria fosse interesnei giorni di riposo, per dedicarsi al suo sata, la cliente, con fare noncurante, introdusse una mano all’interno della Fondo stesso.
hobby, la pesca. Ricordo che un sabato scollatura, e da quel “sito”, che a Cagliari è noto come il “canale di Non mancherà la musica,il ballo,il
mattina mi invitò a una battuta di pesca Mammarranca”, tiro fuori un rotolo di banconote di grossa taglia bisbi- gioco di carte, sedute di scacchi e bridal polpo. La giornata era bella e lumi- gliando a mezza voce: “a me li mette a libretto”. “Certo signora”, fu la ge e quant’altro manifestato dai frenosa e con quattro vigorose vogate ci pronta risposta dell’impiegato, “ho però necessità di alcuni dati personali quentatori, ovviamente tutto sempre nel
eravamo trovati oltre i moli del portic- necessari per la statistica, sa…la Banca d’Italia….stia tranquilla però, le rispetto delle norme di legge che regolaciolo, in mare aperto. Inizia la pesca, notizie sono strettamente riservate. Mi dica signora, quale è la sua pro- mentano l’utilizzo del locale.
fessione?” ”Soggu BBBBBBB”, fu l’immediata risposta della controparche pareva fortunata, quando improvvi- te, senza imbarazzo alcuno ne tentennamento di sorta. “No signora”, Abbiamo tanto entusiasmo che speriasamente si leva un forte vento di mae- tentò di replicare il dipendente, “la statistica della Banca d’Italia non mo di trasmettere a tutti quegli amici
strale che spinge la barca al largo. Da credo contemplati questa voce, però provo a controllare,…. ma no …, che ancora ci guardano con pessimismo
esperto marinaio Francesco si era reso non c’è proprio, anche se, visto il reddito ci dovrebbe essere….. però non ed incredulità e speriamo si convincano
immediatamente conto del pericolo che c’è. Se Lei è d’accordo possiamo classificarla quale “CASALINGA”, nel breve del contrario.
incombeva e, senza dire una parola, cosa ne pensa?”. “Già anda bé, tantu in casa lu fozzu”.
Mario Vacca
vira di bordo e, in piedi come gli auten- PS: Ciao GiBi a disposizione cinquemila
tici marinai, ha iniziato a remare controvento per rientrare in porto. La burrasca prendeva sempre più violenza e
sempre maggiore preoccupazione leggevo sul viso di Francesco e sempre
maggior vigore notavo nella sua voga. Siamo rientrati salvi in porto, lui stremato, io un po’….impaurito.
Rinnovando anche quest’anno l’ormai
tradizionale invito, le banche il 1° ottoMa non sono questi episodi che volevo raccontarvi. Intendevo solo presentarbre hanno aperto gli scrigni dei loro
vi Francesco Puliga e dirvi che è stato un eroe.
L’affetto e la simpatia che ci univa
palazzi per rendere omaggio ai propri
Nel febbraio del 1943 Cagliari era stata violentemente bombardata da centiagli Amici scomparsi, con i quali
clienti ed a tutti i cittadini secondo i
naia di aerei “alleati” che l’avevano rasa a suolo. Una bomba aveva colpito in
negli anni abbiamo condiviso lavoro,
più squisiti canoni dell’ospitalità.
pieno la Sede storica del Banco di Sardegna in Via Torino, sventrandola; le
Il
Banco
di
Sardegna
ha
ricevuto
i
progetti e collaborazioni, si conserva
casseforti erano state spostate dalla loro ubicazione e aperte tanto che biglietsuoi
ospiti
a
Sassari,
nel
Palazzo
di
nei nostri cuori.
ti di banca erano sparsi fra le macerie un po’ dappertutto. Francesco, che aveva
Viale Umberto, a Mores, nell’edificio
intuito quella tragedia era corso, dopo il “cessato allarme”, a controllare e
Per rinnovare questa cara comunandell’antico Monte granatico ed a
davanti a quello spettacolo, in una città deserta, senza polizia, con il pericolo
za di affetti, la Sezione di Sassari
Genova a Palazzo Spinola dei Marmi.
di atti di sciaccallaggio, impossibilitato ad informare i suoi superiori che erano
della
nostra Associazione ha provveA Sassari, inoltre, il Sanpaolo ha aperscomparsi, prende la decisione di non abbandonare la Banca (al tempo ICAS)
duto
a
far celebrare una Santa Messa
to ai visitatori il suo Palazzo
e, per due giorni e due notti ininterrottamente ha fatto la guardia a quello che
in
memoria
di tutti i colleghi defunti
Giordano. Plaudiamo all’iniziativa del
restava della Sede salvando i denari e gli arredi.
Banco di rendere visitabili pure gli
presso la Parrocchia del Cristo
Nessuno, in seguito, ha messo in evidenza o premiato quest’atto di attaccaantichi edifici dei Monti Frumentari.
Redentore, giovedì 10 novembre, cui
mento al lavoro. Desidero farlo ora io portando a conoscenza degli “Amici del
Per questo motivo l’Associazione si
hanno partecipato numerosissimi
Banco” quest’atto valoroso perché perduri il ricordo di un uomo semplice, di
rende disponibile in futuro a collabocolleghi in pensione ed in servizio,
un collega onesto.
rare per l’assistenza dei visitatori in
unitamente ai familiari.
ZULU
diverse antiche sedi frumentarie.
QUANDO IN BANCA SI RIDE
Invito a Palazzo
IN MEMORIA
DEGLI AMICI
SCOMPARSI
5
IL VIALE MARCONI
ED IL SUO TRAFFICO
Costernato ed allibito ho appreso dell’ennesimo incidente (l’ultimo mortale è
accaduto l’8 Giugno c.a.) verificatosi sul nostro Viale Marconi, arteria di vitale importanza per tutta la nostra cittadinanza e non solo.
Sono sgomento per la tragica perdita di un giovane nostro cittadino, colpevole soltanto di recarsi in moto al lavoro a quell’ora, come quasi tutti i pendolari, del lavoro e dello studio.
Sono inoltre allibito e scandalizzato per il senso di impotenza e di fatalità e
forse anche per l’indifferenza che paralizza da lungo tempo tutte le autorità
preposte alla sicurezza stradale ed alla incolumità dei cittadini.
È vero che sulla carreggiata è presente la doppia striscia bianca continua, così
come è vero che gli utenti della strada sono indisciplinati.
Ma è anche vero che più di un automobilista, nelle lunghe code davanti ai
semafori (perché, caduto il tappo de “Is Pontis Paris”, ora sono i semafori a
creare ingorghi micidiali), si spazientisce e cerca una scorciatoia: le infrazioni più frequenti, oltre al superamento del ridicolo limite di velocità a 50 Km/h,
sono il mancato rispetto delle corsie d’incolonnamento e l’inversione di marcia. Poi ci sono quelli che, infischiandosene bellamente di tutti i divieti, attraversano il viale Marcono per entrare ed uscire negli spazi del Centro
Commerciale e di tutti gli esercizi di cui il viale è costellato.
Chiunque di noi si rechi a Cagliari con mezzi propri lo fa a rischio della propria incolumità, come se partecipasse alla battaglia quotidiana di una cruenta
guerra mai dichiarata.
Per dare maggiore sicurezza alla strada, a mio avviso, è di primaria importanza la presenza costante degli agenti della polizia urbana finalizzata alla repres-
sione immediata di tutte le infrazioni e di tutti gli abusi (e nonsoltanto per
piazzare l’autovelox); solo la loro presenza costante e la loro inflessibilità può
contribuire in maniera determinante ad una necessaria campagna di rieducazione stradale sul campo. Nulla è più diseducativo del lassismo (vero o soltanto percepito) da parte delle autorità preposte a far rispettare la legge.
Essendo però sbagliato confidare soltanto sul rispetto delle norme, che diventano insopportabilmente penalizzanti in presenza di strutture inadeguate, chiedo se
non si ritenga giunto ormai il momento di mettere finalmente mano alla viabilità
esterna alla città di Quartu Sant’Elena ed a quella dell’area vasta di Cagliari.
È pensabile un viale Marconi con spartitraffico centrale, che renda impossibili le manovre azzardate, munito di corsia d’emergenza, di piste ciclabili e
pedonali, con sovrappassi o sottopassi e con piazzole attrezzate per la sosta
degli autobus del CTM, dove i passeggeri possano attendere ed utilizzare i
mezzi in tutta sicurezza? È pensabile poter disporre di un viale Marconi pensato ed attrezzato a misura d’uomo e non soltanto a misura di “commerciante”, ma anche i commercianti sono utenti e schiavi di questa strada, per cui la
sua razionalizzazione andrebbe anche a loro beneficio, oltre che a vantaggio
di tutta la collettività.
Non credo si tratti di un’impresa impossibile da realizzare, anche perché sono
pochi chilometri di strada, su cui però gravita un volume di traffico del tutto
eccezionale per i canoni della Sardegna. Ideale sarebbe un accordo tra tutti gli
Enti interessati per una radicale razionalizzazione del sistema viario intercomunale.
Non credo che sia impossibile neppure il reperimento dei fondi necessari; con
un pò di pazienza e molta pratica, è possibile identificare gli strumenti programmatici che ne assicurino la copertura finanziaria.
Se si riuscirà a realizzare quest’opera, si contribuirà in maniera notevole e
benemerita al risparmio di immense risorse (umane, materiali e finanziarie)
che giornalmente vengono ingoiate dalla macchina infernale dell’infortunistica stradale.
Cordiali saluti.
ANDREA MANUNZA
LA SARDEGNA DEI SORTILEGI
È probabilmente capitato ad ognuno
di noi che molte delle storie, fiabe e
leggende raccontate dalle nostre
madri o nonne non corrispondessero
a quelle che più frequentemente trovavamo nei libri di scuola o in altri
libri. Così come sarà capitato di non
capire fino in fondo se le nostre
mamme e nonne, nel raccontarle, si
stavano riferendo a personaggi e fatti
realmente esistiti e accaduti; cosa
che, sicuramente, non sapevano
neanche loro in quanto le avevano a
loro volta sentite raccontare secondo
un processo di trasmissione orale di
una magia di cui, come sostengono
gli Autori di questo libro, c’era bisogno in quanto, per crescere in un
mondo duro e difficile come quello
dei nostri padri, le forze normali dell’uomo non bastavano, c’era bisogno
del soprannaturale. E forse a noi non
interessava neppure che ci venisse
svelato quel segreto su qual era il
limite tra realtà e leggenda in ciò che
ci sentivamo raccontare.
Questo libro è una raccolta di racconti popolari tradizionali, di miti e
leggende che gli Autori interpretano
con la metafora del viaggio. Un viaggio nella memoria della nostra Isola,
per il quale ciascuno di loro ha scelto una delle quattro grandi aree geografiche che tradizionalmente delimitano e definiscono la loro regione
di provenienza: la Gallura (Franco
Fresi), il Logudoro (Franco Enna), la
Barbagia (Natalino Piras) e il
Campidano (Gian Luca Medas).
La Gallura di Franco Fresi, nella
sezione intitolata Racconti del Paese,
è un microcosmo dove storie di vita di
tutti i giorni si mescolano a credenze,
magie e sortilegi: ecco allora il personaggio de La femina agabbadòri,
colei che nel racconto viene chiamata
per praticare una sorta di eutanasia al
vecchio moribondo, sofferente da
tanto tempo. A quei tempi, non solo le
forze dell’uomo non bastavano per
sopravvivere alle difficoltà e alla solitudine ma, qualche volta anche per
morire occorreva rivolgersi a personaggi primordiali. Ed ecco ancora, nel
racconto Sequestro con sorpresa, il
personaggio del santàiu, uno dei tanti
girovaghi, quasi mendicanti, che portavano per le campagne una cassettina
con la statua in miniatura al quale i
devoti campagnoli chiedevano grazie
e salute. Un santàiu, accolto come
mendicante in una casa la notte della
vigilia di Natale, aveva salvato tutta la
famiglia da un fulmine scomparendo
l’indomani. “Era Macistu, il Maestro”,
aveva detto il padrone di casa non trovandolo l’indomani mattina e vedendo
il giaciglio che era stato predisposto
per lui intatto. “Che vergogna, è venuto Nostro Signore a casa mia e non
l’abbiamo riconosciuto”.
Nelle Storie dal Logudoro, invece,
Franco Enna preferisce ricondurci
alle paristorias, alle leggende antiche di eroi e di giganti, da Eracle a
Eleonora d’Arborea utilizzando però
come filo conduttore gli umori di un
vecchio parroco di paese, Babbai
Maiale, che racconta a suo modo le
storie della Bibbia sulle origini del
mondo. Ed ecco allora la leggenda
dell’Arca di Noè in cui, per colpa
della moglie di Noè che si lascia
“ammaliare” da un animale tanto
strano quanto brutto, il Maligno
riesce ad entrare nell’Arca e, quando
il Diluvio cessa anche il demonio
esce all’aperto e diffonde nell’aria,
nell’acqua e nei campi la sua insaziabile malignità. Ecco perché, sentenzia Babbai Maiale, nonostante il
Diluvio Universale niente è cambiato nella vita degli uomini. Malos fini
tando e malos sezios ot tottugantos,
cattivi erano e cattivi siete rimasti
tutti quanti!
In Storie della Barbagia di Natalino
Piras, il personaggio centrale è
Mussingallone, una sorta di antico e
moderno Bertoldo, un personaggio
della tradizione orale e scritta conosciuto principalmente in area nuorese
– barbaricina, che si prende gioco di
sciocchi. Come nel racconto in cui
mobilita tutto il paese nella costruzione della Torre che serve per raggiungere il sole, tagliarlo e venderlo
alla gente dei paesi vicini.
Infine, in Storie del Campidano, Gian
Luca Medas ha scelto di raccontare la
creazione del mondo in termini di
rappresentazione scenica in cui Issu e
Issa (Adamo ed Eva) percorrono il
loro cammino di espiazione “deportati” in Sardegna, dopo il peccato originale. Ma, alla storia della creazione
del mondo Gian Luca Medas aggiunge anche altre leggende del mondo
religioso, come ad esempio quelle di
Fra’Ignazio, della Madonna di
Bonaria, di Sant’Efis, nonché storie
di Janas di cui alcune d’animo buono
e altre, le Biringhines, crudeli in
quanto, per prevedere il futuro devono mangiare carne umana, possibilmente di neonato.
emmepi
BOH!!!
Dalla stampa isolana sono stati
segnalati negli ultimi tempi numerosi e durevoli stati di crisi che hanno
colpito le industrie operanti in
Sardegna con gravi ripercussioni
sulla stabilità dei posti di lavoro:
- crisi dell’industria metallurgica
- crisi dell’industria tessile
- crisi dell’industria chimica
- crisi dell’industria estrattiva (settore lapideo)
- crisi di alcuni comparti dell’industria agroalimentare
- crisi (o segnali di cedimento) dell’industria turistica.
Dalla stessa stampa si è appreso che
la Sardegna non sarà più inclusa fra
le Regioni italiane ammesse a beneficiarie delle politiche comunitarie di
sostegno previste dall’Obiettivo 1,
avendo raggiunto un livello di PIL
pro capite superiore al 75% della
media comunitaria.
Boh!!
AlfaSigma
6
UNA SQUADRA PER LA CITTÀ
MARIO DA PASSANO
Ricordo che durante la mia infanzia Sassari ferie anonime di quelle città del “continente” tarci fuori strada, non offrirebbe la certezza
era racchiusa in una limitata rete di strade gestite dalla diffusa speculazione edilizia. di una corretta soluzione. Sassari, come
capoluogo del Nord Sardegna, affronta oggi
che raggruppava tutta la sua economia con Quartieri anonimi e senza vitalità.
la presenza, oltre che degli abitanti, dei Nell’esodo generalizzato abitanti-artigiani l’ennesima sfida: rinunciare, in seguito ai
laboratori di falegnami, fabbri, agricoltori, dal centro storico, inoltre, molti hanno scel- nuovi assetti provinciali, al territorio
meccanici e piccoli negozianti. Tutti opera- to di trasferirsi nell’agro, sfidando le regole dell’Alta Gallura, che negli ultimi vent’anni
vano in una piccola comunità. Gli ambulan- edilizie più elementari. Edificando case a ha fatto registrare il massimo sviluppo in
ti che allestivano i mercatini di Piazza Tola, macchia di leopardo senza servizi e tuttavia Sardegna, per ricostruirsi un nuovo ruolo di
guida della fetta più contenuta che le rimane.
piazza Mazzotti e quello più grande di Porta senza le pastoie e il malessere della città.
Macello animavano il centro e offrivano Poverissima di parcheggi e con una vivi- Se ciò che l’aspetta sarà un aggravio di diffiagli acquirenti della città e dei paesi vicini le bilità sempre più insopportabile, non si fa coltà o rinnovate prospettive di sviluppo
rispettive merci novità stagionali e le mode fatica a vedere i risultati. Oggi Sassari è dipenderà solo da noi. Bisogna tener conto,
del tempo. Ci si conosceva un po’ tutti e ridotta a rivitalizzarsi parzialmente sol- crederci fermamente, che questa città possienelle cose positive e negative della vita tanto in rarissime circostanze come la de grandi individualità e potenzialità
comune tutti si sentivano parte integrante “Faradda” o i riti della Settimana santa. imprenditoriali e che, con la realizzazione
della stessa comunità. Sassari era una città Troppo scarne e molto diluite le occasio- degli elementi di base può uscire dal torpore
- e in parte lo è ancora. Ha sempre accolto ni di incontro perché si possa parlare di in cui si avvita da troppi anni.
in modo del tutto naturale e senza traumi gli perpetuazione di quelle tradizioni che Personalmente, sono convinto che così
avverrà ed è per questo
“accudiddi”, qualunmotivo che cerco di
que fosse la loro proLa
Sardegna
prima
della
Storia.
Dai
dinosauri
all’uomo
comunicare
come
venienza. Ciascuno,
poi, da parte sua Segue da pag. 1 posso il mio pensiero.
Oggi, e sempre più nel
arrivasse dai paesi
vicini o dal “conti- Sardegna è una inesauribile miniera, un immenso museo paleontologico a futuro, il progetto di
nente”, non faticava cielo aperto che si rivela, da questo punto di vista, una terra davvero unica rinascita economica e
granché a integrarsi sia in Italia che nel Mediterraneo. Basti pensare che almeno un quinto della sociale di Sassari deve
essere condiviso dalla
con i residenti. Del superficie della Sardegna ha un considerevole interesse paleontologico.
resto, a Sassari hanno E alla scoperta di questo patrimonio Pier Giorgio Pinna ci conduce attraverso stragrande maggiorangovernato sinora non un percorso “alla portata di tutti” in termini di lessico (peraltro aiutati in appen- za degli abitanti. La sua
pochi sindaci nativi di dice da un glossario) e gradevole per le belle immagini, schede di sintesi e realizzazione richiede
altre località.
mappe che arricchiscono il percorso; sono anche presenti, in chiusura del volu- che tutti i responsabili
delle organizzazioni
Rammento ancora le me, alcune schede per itinerari.
che amministrano e
strade cittadine che
Un
libro
quindi
per
“far
conoscere”.
Dove
il
porsi
il
problema
di
come
“conooperano nel territorio
soprattutto nelle giorscere”
per
valorizzare
ed
evitare
il
depauperamento
del
patrimonio
descritto
nel
cooperino come se
nate di festa, risuonalibro
è
il
messaggio
di
fondo
che
lo
stesso
Autore
afferma
di
voler
trasmettere.
facessero parte dello
vano, insieme
ai
canti sardi, motivi Infatti, sostiene Pinna che la Sardegna, pur disponendo di un’inesauribile stesso organismo. E’
napoletani e romani miniera di fossili, non riesce a sfruttare questa risorsa. Anzi, quando si toc- necessario che le istitulanciati a tutto volu- cano determinati temi, molti politici e imprenditori appaiono scettici, a volte zioni migliorino il sisteme dalle radio dei addirittura diffidenti: quello dei fossili non sembra essere un settore interes- ma di relazioni che le
uniscono. Le iniziative
negozi dei barbieri. In sante nel quale fare investimenti.
questo e in altri modi Invece, a fini di valorizzazione sarebbe importante in primo luogo la collabora- richiedono maggiore e
semplici e popolari ( zione tra Istituti Scientifici (Università, Soprintendenza) e collezionisti profes- più solido coordinamolti si ricorderanno sionali. Per la conservazione occorrono Musei. In evidenza va tenuto il Museo mento, unico presupposto per tradurle in fatti
i venditori ambulanti
provenienti dal napo- Paleontologico “Domenico Lovisato” di Cagliari e altri piccoli Musei con sezio- concreti. Si può e si
ni
paleontologiche
che
si
stanno
costituendo.
Ma
per
la
conoscenza
bisogna
avvideve fare di più, questa
letano che vendevano
per le strade magliette cinare gli interessati ai giacimenti fossiliferi con veri e propri itinerari turistici. è una certezza. La stagione del decadimento
e lenzuola), un po’ Bisogna parlarne nelle scuole, informare con i mezzi mediatici.
tutti si coagulavano Pier Giorgio Pinna indica alcuni modelli all’estero e in Italia. In Francia, economico e sociale
con una facilità negli Stati Uniti, in Spagna e in Gran Bretagna la valorizzazione di questo non può e non deve
straordinaria. Persone patrimonio è cominciata da tempo: giacimenti estesissimi che ricevono la essere un fatto irreversie abitudini di diversa visita di decine di studiosi, centinaia di scolaresche e di migliaia di appas- bile. Dobbiamo lavoraprovenienza si fonde- sionati. Un flusso turistico (ed economico) ininterroto. In Italia, in Trentino re come se fossimo tutti
vano in un unico Alto Adige esistono esposizioni di pregio che richiamano turisti da tutta componenti della squapacifico calderone di Europa; in Toscana sono presenti ben cinque Musei paleontologici; a Bolca, dra “Città di Sassari”.
dedicarci
rumore e odori del vicino a Verona, sin dalla fine della seconda guerra mondiale si sfruttano le Dovremo
tutti a riflettere sulla
centro storico. Il
risorse
di
un
immenso
giacimento
di
fossili
marini.
necessità comune di un
grande Paolo Galleri,
con i suoi disegni, le E in Sardegna? A parte i già citati Musei Domenico Lovisato e gli altri pic- dialogo costruttivo tra
caricature e le poesie, coli con sezioni paleontologiche, il nodo insoluto resta sempre l’incapacità di quanti presiedono e
da quel grande osser- convogliare fondi, anche nazionali ed europei, per creare ricchezza cultura- sono interessati alla
vatore che era, ha rap- le, occupazione e un ritorno economico. L’obiettivo è allora uno solo: fare gestione della cosa
presentato
quel capire quale ricchezza può derivare dalle nostre testimonianze più remote. pubblica. Verificare i
mondo con impareg- L’idea base è che in ogni centro considerato dagli specialisti di particolare rapporti tra Enti,
giabile maestria.
significato, sia valutata la possibilità di far sorgere percorsi culturali, musei Istituzioni e Società
Questo preambolo diffusi, itinerari turistici. E che l’intero pacchetto sia poi venduto al meglio civile per analizzare lo
stato dell’arte e trovare
per dire che, quando sulla penisola e all’estero.
aggiustamenti in corso
si parla di Sassari, di
emmepi d’opera, perché aldilà
un centro storico
delle posizioni politivivo, allegro, cionfraiolo e laborioso sappiamo tutti benissi- devono fare da collante per il centro stori- che, degli schieramenti di parte e degli
mo a che cosa ci riferiamo. E’ opinione co, la sua memoria, i suoi valori. Non organismi di rappresentanza siamo, innancomune che, quando si diventa grandi, si resta che un’ esistenza grigia, molto grigia zitutto, cittadini di Sassari e, nonostante le
ritorna con la mente ai tempi andati. Beh, in questa città capoluogo di provincia e difficoltà, innamorati della nostra città.
alle soglie dei 60 anni lo faccio anch’io, che ama fregiarsi di titoli come “città Continuare a mantenere le distanze tra le differenti posizioni e specificare i distinguo tra
non tanto per auspicare un ritorno al pas- regia” e “città turistica”.
sato, sarebbe un’assurdità, quanto per dire Il giornale “Nuova Sardegna”, con la sua meriti e demeriti non potrà assicurare a
che da molto tempo questa è una città feri- cronaca quotidiana, ci conferma nei vari Sassari un futuro credibile e di buona salute.
ta, senza una precisa identità, con un’ani- aspetti questa realtà. L’economia si è sfi- Ritengo indispensabile avere alcuni proma travagliata. La trasformazione è adde- lacciata, tanto da perdere progressiva- getti pilota sui quali richiedere la converbitabile alla fuga in massa dal centro stori- mente tutte le possibilità di crescita che in genza e la priorità di tutti coloro che posco verso quartieri di nuova realizzazione, qualche maniera si sono presentate. sono con la loro opera contribuire al
ai molti residenti che hanno perduto, nel Qualche treno è passato ma non lo abbia- miglioramento delle cose.
tempo, le motivazioni per rimanerci. Gli mo preso preferendo perderci in discus- Per la creazione di una squadra è necessario
avere alcuni obiettivi strategici comuni:
artigiani, ingolositi da una proposta affret- sioni estenuanti e senza costrutto.
tata e non pianificata in maniera adeguata, Il naturale sbocco turistico estivo, Due aspetti ritengo particolarmente prioritari:
in buona parte si sono trasferiti a Predda Platamona, dopo la rimpianta dipartita del - i collegamenti con i centri vicini:
Alghero, Porto Torres, Sorso, Sennori;
Niedda, anche se oggi si assiste ad una mitico sindaco Oreste Pieroni, è il classico
loro fuga anche dalla zona industriale, tra- esempio delle occasioni perdute: si è preferi- - il recupero della vivibilità del centro storico.
sformatasi progressivamente in un mega to abbandonare a se stesso l’unico tratto di
centro commerciale peraltro sufficiente mare della città. La demagogia e l’invidia I collegamenti tra Sassari e l’Hinterland
per un mercato di almeno il triplo di abi- spicciola anche con il comune di Sorso allo stato attuale rappresentano una grantanti rispetto al nostro. Questa realtà hanno di solito avuto il sopravvento sugli de debolezza e sono un freno allo svilupabnorme danneggia ancor di più la disse- indirizzi generali degli anni passati. Da trop- po. Il primo lotto della metropolitana,
pi anni Sassari non sente parlare di un piano ancora da inaugurare, senza un suo natustata e fragile economia del territorio.
La città, che avrebbe dovuto espandersi in regolatore concreto, con tutto ciò che signi- rale allargamento ad Alghero-Aeroporto,
maniera naturale verso il mare, per lunghi fica: danni irreversibili al patrimonio della PortoTorres e Sorso, in tempi brevi,
anni è stata al contrario dirottata verso la sua storia. Buona parte della memoria è stata sarebbe un’incompiuta estremamente
parte alta in quartieri periferici come cancellata per sempre. E adesso, la ricerca dannosa per tutto il sistema produttivo.
Prunizzedda ed Eba Ciara che recano impres- dei colpevoli, il desiderio di attribuire una La sua realizzazione consentirebbe invece
sa una connotazione molto simile a certe peri- paternità agli errori del passato, oltre a por- di ottenere quella fluidità nei collegamen-
In un Convegno così intitolato il 29 giugno
scorso l’Università degli Studi di Sassari
ha commemorato il Prof. Mario Da
Passano, docente di chiara fama recentemente scomparso. All’incontro, organizzato dal Preside della Facoltà di Scienze
Politiche, Prof. Virgilio Mura e dal
Direttore del Dipartimento di Storia, Prof.
Antonello Mattone, ha partecipato un pubblico di amici, docenti, studenti, estimatori
dello studioso. Il valore delle opere e la
figura di Mario Da Passano sono stati analizzati ed illustrati dai professori Ettore
Dezza, Vito Piergiovanni e Mario
Sbriccoli, rispettivamente delle Università
di Pavia, Genova e Macerata.
Per sintetizzare in poche parole le qualità e
la figura dello studioso riteniamo illuminante il giudizio espresso da Mario
Sbriccoli: Mario Da Passano è “il più grande storico della legislazione penale che
l’Italia abbia avuto”.
Opere recenti del docente scomparso sono:
il volume “Emendare o Intimidire? La
codificazione del diritto penale in Francia e
in Italia durante la Rivoluzione e l’Impero”
e l’inedito “Delitto di Regina Coeli”.
La Pintadera con questa breve nota, nel
ricordare lo Studioso, rinnova le sue
espressioni di affetto e di solidarietà alla
collaga Maria Grazia Cadoni ed al figlio
Andrea per la dolorosa perdita del loro
amato marito e genitore.
e la storia del diritto moderno
(G.T.S.)
ti che darebbe finalmente fiato a tutta l’economia dei centri storici interessati. Farebbe
diminuire a livelli fisiologici la necessità di
costruire ulteriori parcheggi e darebbe molti
altri vantaggi sia ai residenti che ai turisti. E’
un tema che rappresenta l’interesse di tutti,
non ha colore politico e sul quale si possono
ottenere delle convergenze progettuali trasversali ai normali schieramenti.
Per il centro storico sarebbe auspicabile adottare
il metodo che molte amministrazioni comunali
del Nord Italia adottano da tempo: ciascun proprietario di abitazione è responsabile del decoro
esterno della propria casa. Nel caso che un proprietario non mantenga in condizioni dignitose la
facciata della casa viene richiamato dal Comune
a provvedere alla manutenzione. Se rifiuta, l’operazione viene effettuata dall’amministrazione
comunale con l’imputazione al proprietario in
cartella esattoriale degli oneri relativi.
Facilitiamo il ritorno al centro degli artigiani (
almeno di quelli che non creano disturbanti acustici o inquinamento particolare). Valorizziamo
queste imprese e incoraggiamole in ogni modo.
Credo che riguardo a queste idee si possono e
si devono trovare convergenze operative.
Sarebbe veramente una bella cosa per tutti.
Il bicchiere può essere mezzo pieno o meno
vuoto. La mano che regge il bicchiere deve
essere ferma e i muscoli coordinati tra loro.
Altrimenti, anche il contenitore, oltre al contenuto, poco o molto che sia, andrà disperso.
Tutti devono sentirsi parte della mano che
regge il bicchiere mezzo pieno della città.
Sebastiano Casu
7
Economia e ambiente
GLI OLIVETI DI SASSARI:
com’erano e come sono. Cosa ne sarà?
Tempo fa, nel mentre che badavo alla mia campagnetta da poco ereditata (un oliveto vicino a Sassari di 6.000 metri quadrati), mi capitò di scambiare quattro chiacchere con un confinante che non conoscevo, né sapevo che lavoro facesse, né che
ruolo occupasse nella vita sociale.
Parlando del più e del meno arrivammo ad esternarci le nostre opinioni sullo stato
degli oliveti di Sassari. Al mio interlocutore dissi che, secondo me, ormai, dei tanto
decantati oliveti di Sassari - sempre lindi, ben seguiti e belli con i loro stretti viottoli delimitati dai ben noti muretti a secco e, nel mezzo di ogni podere, arricchiti da
piccole case rustiche dai tetti rossi, il tutto ben mimetizzato nell’intenso verde restava ben poca cosa, come si poteva vedere dando un’occhiata intorno alla città.
Allungando lo sguardo a tutti gli oliveti del circondario di Sassari, potevamo chiaramente osservare che questi erano ora invasi da una miriade di case di ogni tipo e
foggia sorte a casaccio in mezzo agli alberi, con grave pregiudizio per la sopravvivenza delle campagne stesse. Alle mie manifestazioni di disappunto per la piega che
stava prendendo l’evolversi della situazione con riguardo all’ambiente, il mio confinante mi faceva notare che ormai gli oliveti intorno a Sassari interessavano solo
come terreni dove poterci costruire la casa in campagna per andarci ad abitare, o
soggiornarci periodicamente, o venderla per specularci. Detti terreni perciò non
avevano nessun valore agricolo ed ogni proprietario non vedeva l’ora di costruirci
o di vendere. Anche lui del resto si dichiarava orientato in tal senso, mentre io, che
dimostravo interesse soltanto per le piante, ero da considerarsi una mosca bianca.
Al mio dirimpettaio dissi anche che, secondo me, tutte le case sorte da poco, così
confusamente ed affrettatamente negli oliveti, erano da considerarsi fuori legge
perché, in quanto destinate ad
abitazione, mancavano delle
infrastrutture essenziali, quali
le fogne, l’acqua della rete
idrica, una viabilità appropriata ecc. e la colpa di tanto
abuso e degrado non era soltanto dei proprietari delle
campagne ma soprattutto di
chi aveva dato l’autorizzazione a costruirvi.
Il mio confinante si trovò perfettamente d’accordo con me,
anche perché, osservò, una
recente ricognizione aerea
sugli oliveti di Sassari, aveva
confermato i rischi di compromissione ed alterazione
del complesso arboreo, patrimonio che aveva dato a
Sassari un’immagine di città
immersa in un sano, arioso e
felice verde, da considerarsi
perciò come una cornice
essenziale per l’erogazione del necessario ossigeno alla città. Un vero e proprio
parco pubblico insomma, con al centro la città, fruibile da tutti senza abitarlo né
alterarlo, ma solo coltivarlo in linea con la tradizione ormai consolidata da secoli.
Il mio confinante, con molta spontaneità, mi disse però anche che:
“se non facciamo così, cioè se non diamo le autorizzazioni a costruire, non ci votano”.
Stavo parlando con l’assessore all’urbanistica del Comune di Sassari che in poche
battute condensava i motivi dell’autodistruzione di una città, delle sue tradizioni e
delle sue campagne. Dal giorno di quel colloquio ad oggi sono passati diversi lustri
e la situazione degli oliveti di Sassari non ha fatto altro che peggiorare sempre di
più.
Sassari insomma, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, non ha saputo difendersi dall’assalto delle auto, delle strade e del cemento; né ha saputo difendere i suoi splendidi oliveti impiantati secoli fa dai padri camillini; né ha saputo
conservare le sue preziose fonti naturali (le acque dei dintorni di Sassari erano ben
conosciute ed apprezzate per la loro bontà e salubrità sin da tempi assai remoti).
Circa le fonti naturali di Sassari e l’acqua che beviamo, c’è da dire che ora l’acqua
la compriamo e siamo convinti di bere acque minerali pregiate solo perché vengono da fuori, senza pensare che quell’acqua non potrà mai essere pura come quella
che avevamo dalle nostre fonti. Basti pensare che l’acqua, in quanto bene biodegradabile nel breve tempo, non può passare impunemente le soste che fa nelle stive
delle navi, nei Tir al sole e nei negozi, con conseguenti alterazioni dannose per la
nostra salute.
Forse per la salute è meno dannoso bere l’acqua del rubinetto di casa!.
Sassari quindi è stata travolta e stravolta dalla parte negativa del così detto “progresso” per il non lodevole comportamento di un discreto numero di quelle persone che abbiamo eletto per governarci “saggiamente”.
II mio barbiere, che è un nostalgico del noto ventennio, mi dice spesso che se ci
fosse stato “Lui” questi scempi non sarebbero avvenuti (perchè gli amministratori
comunali avrebbero adempiuto all’incarico solo per dovere civico, senza interessi
personali e senza oneri per il Comune; non come succede adesso che lo fanno unicamente per tornaconto personale!) e Sassari ora avrebbe avuto i suoi oliveti integri e produttivi, sì da essere in grado, con l’utilizzo dei propri prodotti tipici (olio
pregiato, acque sorgive, agriturismo ecc.) di sopperire a quasi tutte le necessità che
la vita moderna impone.
I sistemi nostalgici ed impositivi del mio barbiere non possono certo fermare i
moderni sistemi democratici anche se questi, a volte, hanno aspetti piuttosto negativi, soprattutto dal punto di vista ambientale. Nostalgie a parte comunque, sono
convinto che gli oliveti intorno alla città costituivano (e forse quello che resta può
essere ancora salvato) un patrimonio di tutti i cittadini; un patrimonio tipico, irripetibile, che creava, e crea ancora in parte, un ecosistema prezioso e valido per
un’ottima vivibilità dell’uomo nella zona; insomma necessario come l’aria e l’acqua, e quindi da non utilizzarsi come terreno per costruirci la casa di abitazione, la
piscina, il campo da tennis ed altro. Gli oliveti di Sassari andavano certificati a
livello europeo per la loro bellezza e salubrità ed andavano tutelati per la loro produttività. Il prodotto avrebbe senz’altro costituito una fonte tangibile di reddito per
la comunità, soprattutto adesso con i sopraggiunti mezzi meccanici per la raccolta
delle olive, che hanno praticamente risolto tutti i problemi connessi alle asperità
del suolo, al frazionamento dei poderi ed alla presenza di altre colture.
Insomma, pochi individui, in cambio di voti, hanno consentito la manipolazione in
negativo di una parte notevole di un bene che era ed è di tutta la comunità. E se
quelli che non hanno contribuito a tale scempio si organizzassero e chiedessero il
ripristino dei beni andati distrutti, oppure l’incriminazione per disastro ambientale
dei colpevoli!. Quali ne sarebbero le conseguenze?.
Le leggi vigenti non consentono di abbattere gli ulivi; il suolo non può essere
modificato a proprio piacimento; le falde acquifere non possono essere inquinate
da scarichi - di qualunque natura essi siano -; ne l’aria può essere contaminata dai
miasmi provenienti dalle abitazioni prive di fogne.
Di recente un tribunale sardo
ha ordinato l’abbattimento di
una casa costruita nel circondario di un centro abitato perché, pur avendo avuto il proprietario il permesso comunale a costruire, mancavano le
infrastrutture atte a supportare
un igienico e moderno
impianto di casa di abitazione
(piano paesaggistico, fogne,
strade, acqua, luce, ecc.).
A Sassari è successo purtroppo un’autentico saccheggio
del suo circondario olivetato,
con abbattimento di alberi,
apertura sconsiderata di strade, costruzione di ville, piscine e campi sportivi vari senza
minimamente preoccuparsi di
nulla. Basti pensare agli
essenziali scarichi fognari!.
Un mio amico che si è costruito la villa a Monte Bianchinu
(che è un sito fra i più ambiti), a cui facevo notare che non mi sembrava regolare poter
abitare detta casa per la mancanza delle fogne nella zona, mi fece presente che lui era
il proprietario del terreno e quindi poteva fare in buona sostanza ciò che voleva; del
resto il Comune aveva dato sia il permesso a costruire che il permesso ad abitare quella casa ed inoltre aveva pagato gli oneri di urbanizzazione. Se le fogne non c’erano
era semmai un problema del Comune! .Anche il conseguente inquinamento dell’aria
e dell’acqua era un problema del Comune.
Un’altro mio amico che casa in campagna non ne ha, a proposito di quelli che abitano in campagna e della mancanza di fogne commenta così la situazione anomala:
“prima hanno rovinato gli oliveti - che erano e sono un bene comune - per sistemarsi
in ampi spazi; ora vogliono i servizi a spese di tutti. Sarebbe una soluzione iniqua”.
Conosco nuclei familiari che abitano in campagna da più di trenta anni e mai hanno
svuotato il pozzo nero!. Casi del genere ce ne sono a centinaia e le linde fontanelle naturali che prima ornavano il circondario sono diventate cloache e sono state
disattivate. (Un pò come succede nei tratti di costa inquinati. Chi di dovere, anziché preoccuparsi di scoprire da dove proviene l’inquinamento e combatterlo per
eliminarlo, fa molto più in fretta a risolvere il caso vietando la balneazione!).
I liquami fognari provenienti dai pozzi neri (dire fosse asettiche è in pratica la stessa cosa) sono ormai penetrati in profondità nei terreni intorno a Sassari, con la conseguenza che le preziose acque delle falde acquifere sono diventate imbevibili.
(Ma noi beviamo acqua minerale!, dicono coloro che abitano in campagna, senza
considerare però che le falde acquifere possono portare le acque in ogni angolo del
globo e le acque minerali che siamo costretti ad acquistare, con un discreto dispendio finanziario, risentono anche di questo inquinamento che viene prodotto a
Sassari. - “Forse è l’unica cosa che esportiamo”-!).
Un mio cognato, che ha un fratello che vive a Washington, ha potuto visitare il
parco comunale di quella città. Trattasi di parco, aperto a tutti, che contiene magnifici alberi e tanti animali selvatici (anche cervi e daini). In questo parco quel
Comune consentì, con adeguata contropartita finanziaria, la costruzione di un
numero limitato di unità abitative di pregio, naturalmente entro l’ambito di un disegno architettonico ben studiato e dotato di adeguate infrastrutture. Non esistono
recinzioni, le strade sono poche e ben mimetizzate; chi vi abita può coltivare solo
piccoli spazi e nei modi stabiliti dal Comune.
Pietro Moirano
segue nel prossimo numero
8
BERCHIDEDDU
Per esportare create i consorzi
Sviluppo targato Banco di Sardegna
Segue da pag. 1
Il forum ha registrato gli interventi, fra
gli
altri,
dei
Presidenti
dell’Associazione degli Industriali del
Nord Sardegna e dell’Isola, Massimo
Putzu e Gianni Biggio; del Presidente
e del Direttore Generale del Banco,
prof. Antonio Sassu e Dott. Natalino
Oggiano, del Vice Presidente
FederExport e Presidente della Banca
di Sassari, Ivano Spallanzani; del
Presidente FederExport, Gianfredo
Comazzi; dell’Assessore regionale
alla Programmazione Francesco
Pigliaru. Due tavole rotonde, alle quali
hanno partecipato numerosi altri
esperti hanno discusso di “Politiche
l’altro, la funzione dello “Sportello
internazionale per le esportazioni”,
con funzioni di coordinamento e non
come sovrastruttura, ponendo in evidenza, inoltre, che con la riforma del
titolo quinto della Costituzione, in
approvazione in Parlamento, ritorna
alla competenza primaria dello Stato
la disciplina della promozione dell’esportazione, oggi frammentata a
livello di regioni ricche e di regioni
povere.
Su queste problematiche di vitale
importanza delle imprese della
nostra Isola, l’Associazione Amici
del Banco vuole richiamare l’atten-
per il rilancio delle piccole e medie
imprese” e di “Un Sistema Italia più
integrato: le leve per l’internazionalizzazione”.
Di rilevante interesse per le imprese
sarde segnaliamo tre indicazioni di
rilievo scaturite dall’incontro: il
Presidente Sassu ha assicurato particolari trattamenti di favore nei confronti degli imprenditori dell’Isola
che si consorzieranno per esportare; il
Dott. Oggiano ha richiamato l’attenzione sull’insostituibile funzione dei
consorzi fidi, specie in prospettiva
Basilea 2 e per la funzione di cooperazione che potrebbe favorire la
nascita dei consorzi export; il Vice
Ministro Adolfo Urso ha chiarito, tra
zione del mondo politico e di quello
economico: l’impresa e la cultura
dell’Isola possono realmente crescere e svilupparsi soltanto promuovendo gli scambi internazionali e, in
particolare, le esportazioni. Si metta
fine alle scoordinate apparizioni
nelle mostre e nelle fiere internazionali sul turismo e sulle produzioni
locali degli enti locali e delle imprese: la Sardegna deve avere un marchio e un punto d’intesa unico. La
via dei Consorzi, della cooperazione
e del coordinamento è, nel mondo
globalizzato, l’unica che possa portare al concreto sviluppo economico
e sociale dei Sardi.
Giuseppe Tito Sechi
Gli anni Cinquanta cambiarono il “mondo” anche della comunità di Berchiddeddu e frazioni: apertura della strada per LoiriOlbia, che pose fine al secolare isolamento di quelle popolazioni; impianto di posti di telefono pubblico presso negozietti della
zona, che consentirono il contatto con i propri cari lontani,
“persino” in Continente; impianto e fornitura della corrente
elettrica, che “illuminò” le case, consentì di conoscere i fatti del
mondo attraverso la radio e introdusse l’uso delle lavatrici, liberando le donne dell’immane sacrificio del bucato nei fiumi
della zona.
Sempre in quegli anni, ai primi barlumi del progresso, s’interessò della zona il Banco di Sardegna con l’istituzione a
Berchiddeddu della Cassa Comunale di Credito Agrario. La sua
realizzazione non solo fu atto lungimirante del Banco, ma
anche dall’appassionato interessamento del Sindaco di
Buddusò, Francesco Molinu, e del suo Delegato, Guido
Murrighile (Berchiddeddu passò dal comune di Buddusò a
quello di Olbia il 16 agosto 1958), i quali non tralasciarono
occasione per convincere la competente Sede di Pattada della
creazione della Cassa in una zona di oltre mille abitanti su un’area di seimila ettari agli inizi dello sviluppo socio economico.
Il primo dipendente della Cassa fu il dinamico e intraprendente
Lorenzo Molinas, commerciante del luogo e addetto al Servizio
Abigeato, mentre il primo Consiglio di Amministrazione fu
costituito da Lorenzo Arcadu (presidente), piccolo proprietario
e apicoltore; Guido Murrighile, Delegato del Sindaco, prima di
Buddusò e poi di Olbia, figura carismatica e punto di riferimento per molta gente del luogo; Paolo Beccu, uno dei pochi
proprietari della zona, persona saggia ed apprezzato ufficiale
dei barracelli. Tutte persone del luogo, che conoscevano vita e
miracoli di quella gente povera, ma laboriosa, dignitosa e onesta.
L’apertura della Cassa di Credito, che divenne una sorta di
Tesoriere della comunità, contribuì indiscutibilmente al miglioramento della zona in tutti i settori e all’eliminazione del divario purtroppo esistente tra proprietari terrieri e povera gente,
consentendo a questa, attraverso prestiti pluriennali di acquistare bestiame in numero proporzionale all’appezzamento di terreno posseduto, evitando così di dover provvedere all’allevamento delle bestie per conto d’altri, come invece avveniva nella
soccida e nella mezzadria.
La stessa Cassa, con i suoi prestiti fiduciari o gli anticipi sui contributi regionali da esigersi da parte degli abitanti della zona, è
da annoverare tra i maggiori protagonisti del progresso locale, se
pensiamo che molte opere si sono potute realizzare grazie ad
essa: miglioramenti fondiari, recinzioni, pozzi, acquisto di materiale edilizio, ecc., che gli ideatori ed i lettori di la “Pintadera”
conoscono meglio di qualsiasi altra persona per tante personali
esperienze.
Anche l’aspetto urbano ne risentì positivamente: intonaco dato
all’interno e nelle facciate delle case; rifacimento dei tetti;
aumento delle stanze in ogni singola abitazione e la costruzione di nuovi caseggiati forniti di servizi igienici e docce fecero,
dopo qualche anno, della ridente solatia Berchiddeddu con le
candide casette dai tetti rossi nell’amena vallata d’Olevà,
un’oasi di operosità.
La presenza della Cassa contribuì alla trasformazione di un’economia di sopravvivenza in una più razionale, in cui la gente,
agevolata anche dai primi collegamenti stradali e telefonici con
altri paesi, abbandonò gradualmente il sistema del baratto istituendo quello dello scambio delle merci con il corrispettivo in
denaro: non più, quindi, un determinato numero di pecore per
una vacca o olio con miele o lardo con formaggio, ma tutto rapportato in lire, senza trasferimento di bestiame da un paese
all’altro e senza portare “pesi sulle spalle”.
Di quel periodo mi piace ricordare il pane ornato senza pintadera dalle donne della zona in occasione di particolari ricorrenze religiose o propiziatorie, usando semplicemente striscioline
di pasta lavorata, ricavata dalla farina di trigu sardu (grano
duro) o trigu cossu (grano tenero), che “fermavano” sui pani a
forma circolare. Quindi non un disegno fisso impresso dalla
pintadera, ma una serie di mini sculture ideate e poi elaborate
dalle abili mani delle contadine.
Gianfranco Trudda
9
BASILEA 2:
Le azioni di professionalizzazione
della rete commerciale delle banche
Segue da pag. 3
entrano nel calcolo del rating dipende dalla capacità
del gestore di apprezzare correttamente elementi
quali le strategie di mercato dell’impresa, il grado di
innovatività, la qualità del management, ecc.;
• delle capacità di comprensione degli impatti che i
diversi elementi valutativi hanno nella determinazione del rating, al fine di poter correttamente individuare azioni in ottica migliorativa da suggerire al cliente
e presentare, anche attraverso il supporto di simulazioni, i vantaggi (ad esempio in termini di condizioni
praticabili) delle azioni suggerite sui diversi fattori
(andamentali, qualitativi, di bilancio).
Per far fronte all’adeguamento di professionalità sin qui
descritto le banche potranno far leva sui tradizionali
strumenti di sviluppo del Personale: comunicazione, formazione e supporto, sistemi di incentivazione.
In primo luogo, infatti ai ruoli della rete dovrà essere
fornita una chiara comunicazione dei contenuti del cambiamento che l’introduzione di Basilea 2 implica, lavorando soprattutto lungo la catena gerarchica e dal Centro
verso la periferia (es. Capi Area, Capi Filiale, Gestori).
In particolare, sarà fondamentale comunicazione sia gli
impatti sul proprio ruolo sia i messaggi da trasmettere
nelle comunicazioni con la clientela.
In secondo luogo, dal lato della formazione sarà necessario programmare interventi focalizzati in particolare:
• su tematiche di business e analisi finanziaria;
• sulle logiche e modalità di funzionamento dello specifico modello di rating della banca (vale a dire delle
variabili considerate e dell’impatto delle stesse sul
profilo di rischio complessivo del cliente, che ne
determinano l’assegnazione ad una specifica classe di
rating con implicazioni anche sul pricing o tasso e
condizioni praticate);
• sul rinforzo delle capacità di gestione della relazione
e comunicazione, con riferimento specifico all’articolazione di efficaci argomentazioni di “vendita” in un
contesto che prevede un nuovo approccio alla valutazione delle rischiosità del cliente e alla definizione
del pricing;
• sull’acquisizione delle capacità per operare con i
nuovi processi e procedure del credito che saranno
introdotte.
Alle azioni di formazione sarà però necessario affiancare, perlomeno nelle prime fasi, interventi di supporto alla
nuova operatività dei gestori. Alcune esempi riguardano:
• la costituzione di “task force” di affiancatori on the
job;
• l’attivazione di servizi di help-desk informatico e di
assistenza nell’utilizzo delle nuove procedure;
• la predisposizione di strumenti esperti che abilitino il
gestore a svolgere un ruolo realmente consulenziale.
Infine, per motivare la rete commerciale a compiere il
significativo sforzo di cambiamento richiesto, sarà
opportuno far leva sui sistemi di incentivazione. In questo senso non è possibile ipotizzare soluzioni specifiche
in quanto gli interventi di dettaglio dipendono dalle
caratteristiche particolari del modello di incentivazione
che ciascuna banca ha in essere. In termini generali si
può però indicare l’opportunità di una presenza nel
modello di indicatori della qualità del credito, della redditività corretta per il rischio o, in altri termini, di indicatori del valore complessivo generato a livello di portafoglio e/o di cliente.
Salvatore Cambosu
1
Salvatore Cambosu, “Basilea 2: Una nuova politica del credito”, in La
Pintadera, anno I n. 2, pag. 7.
EXTRACOMUNITARI A SASSARI
È da un po’ di tempo che a Sassari si sono insediati numerosi extracomunitari (soprattutto
cinesi, arabi, russi ed anche negri) che svolgono svariate attività. I cinesi sono commercianti che esercitano la loro attività per lo più in posti fissi; negli arabi si notano ambulanti ma
anche generici disposti a fare qualsiasi lavoro; i russi, o meglio le russe (in massima parte
ucraine), sono vedove oltre la cinquantina in cerca di lavoro per il mondo, perché nel loro
paese d’origine non esiste la pensione di reversibilità. Le russe hanno un livello d’istruzione pari a quello della nostra scuola media superiore.
I cinesi, i più numerosi, sono presenti in nuclei familiari con bambini delle età più svariate
che frequentano le nostre scuole.
Anche negli arabi si notano nuclei familiari.
L’altro giorno mi sono imbattuto in un bambino cinese di circa tre anni che parlava perfettamente l’italiano, ma anche il cinese e l’inglese. Devo dire che la cosa mi ha lasciato perplesso perchè i miei nipoti, che hanno 16 ed 8 anni, parlano solo l’italiano.
Di una cosa mi sono convinto, quando i miei nipoti saranno in età adulta, le loro potenzialità di trovare lavoro saranno senz’altro minori di quelle degli extracomunitari che ora ci circondano, soprattutto con riguardo ai cinesi, perché questi provengono da un mondo che ha
risolto di recente in maniera rivoluzionaria importanti problemi sociali, hanno perciò una
forte carica di affermazione, conoscono molte lingue, si addentrano nella nostra cultura ed
hanno alle spalle un mondo in forte espansione che li spinge a produrre e a progredire.
Insomma gli extracomunitari che ci stanno invadendo hanno abbracciato bene il fenomeno
della globalizzazione e, stando così le cose, ci sovrasteranno anche perché noi, che non
abbiamo avuto il coraggio di risolvere nessuno dei problemi sociali che ci assillano, non
abbiamo entusiasmi, tanto meno voglia di espanderci e, soprattutto stiamo invecchiando.
Anche a Sassari quindi avremo sempre più bisogno degli extracomunitari.
Ci serviranno i cinesi perché ci porteranno abbigliamento a buon mercato; fra poco ci porteranno le loro auto, che costeranno meno della metà delle nostre e chissà che non ci portino a breve, a costi popolari com’è loro caratteristica, medicinali ed assistenza sanitaria, visto
che da noi hanno costi proibitivi; gli arabi e gli africani ci faranno lavori generici a basso
costo e le ucraine, che ci faranno da badanti, visto che nella nostra popolazione gli anziani
stanno aumentando vistosamente, saranno indispensabili perché i loro costi sono accessibili un po’ a tutti (chiedono tre euro l’ora, contro i tredici euro che chiede il personale locale,
peraltro introvabile).
Questa nostra, non tanto futura, totale dipendenza dai paesi emergenti, visto che ci porteranno praticamente tutto e nulla abbiamo da contraccambiare, emarginerà le nostre genti.
Occorre pertanto valorizzare, su iniziative del Comune, i nostri giovani facendo intraprendere, obbligatoriamente a tutti, validi studi universitari che consentano loro di evolversi e conseguire diplomi a valenza globale sì da poter lavorare dignitosamente ovunque.
L’università è, in buona sostanza, l’unica risorsa che abbiamo a Sassari ed è totalmente da
abolire il numero chiuso che è quello che contribuisce a spegnere gli entusiasmi dei giovani.
In attesa che possa concretizzarsi quest’utopia al momento però che cosa possiamo fare noi
dell’associazione “Amici del Banco” per i nostri giovani in quanto culturalmente inferiori
ai figli degli extracomunitari?. Qualcosa la possiamo fare, visto che rientra negli scopi della
nostra Associazione anche quello di adoperarsi per diffondere al cultura ed anche il Banco
è impegnato in tal senso.
Possiamo organizzare, per i nostri nipoti e per i figli dei colleghi in servizio, corsi di lingue
orientali in modo che, quando andranno all’università, possano essere culturalmente alla
pari con i figli degli immigrati.
Non è difficile al momento trovare, fra gli extracomunitari, personale disposto a dar lezioni
a buon mercato.
Prego il Direttore di pubblicare questa mia lettera provocatoria e, nell’attesa di vedere le reazioni di quanti la leggono, ringrazio.
pm
10
SPIGOLATURE
di G. Tito Sechi
Studiosi di rango. Il 29 giugno scorso l’Università degli Studi di Sassari
ha commemorato Mario Da Passano,
docente di chiara fama recentemente
scomparso, dal prof. Mario Sbriccoli
definito “il più grande storico della
legislazione penale che l’Italia abbia
avuto”. Opere recenti: il volume
“Emendare o Intimidire? La codificazione del diritto penale in Francia
e in Italia durante la Rivoluzione e
l’Impero” e l’inedito “Delitto di
Regina Coeli”.
Sardi con onore. Auguri a Pasquale
Chessa per il Premio dell’Aquila
d’Oro conferitogli a Ferrara lo scorso
24 settembre per il suo libro “Guerra
Civile”, edito da Mondadori. La
nostra Associazione, nell’ambito di
programmati incontri culturali, si
adopererà perché venga a Sassari per
una chiaccherata con noi.
Vicende FS in Sardegna
FERROVIE IN AGONIA
Stiamo assistendo, noi tutti abitanti di quest’Isola tanto ammirata
quanto trascurata, al lento e inesorabile declino del sistema di trasporto su rotaia. Le Istituzioni ogni tanto emettono un flebile lamento, indecise forse se sia più opportuno passare tutto sotto silenzio
oppure rimboccarsi le maniche, riappropriarsi delle competenze in
materia ed imboccare decisamente la via del recupero e della ferma
contestazione nei confronti di Trenitalia e dello Stato.
L’unica voce decisa, un vero e persistente grido di dolore, viene
invece dai sindacati dei ferrovieri. Sembra essere solo questa la categoria di lavoratori colpita da questa lenta agonia delle ferrovie. Non
possiamo prevedere quando tutte le organizzazioni sindacali, le
organizzazioni imprenditoriali, le associazioni che tutelano i consumatori e lo stesso mondo della cultura e del volontariato si mobiliteranno per una grande e decisa lotta comune. Il trasporto ferroviario,
lo sanno tutti, è e rimane una indispensabile infrastruttura per lo sviluppo economico e sociale dell’Isola.
Consideriamo solo che un efficiente, diffuso, funzionale sistema di
trasporto su rotaia, anche per la Sardegna significherebbe: meno
morti e meno stress tra gli utenti della strada; minori costi di trasporto; meno inquinamento; più efficace penetrazione delle nostre
merci nei mercati d’oltremare e scambi commerciali a costi più contenuti; maggiore mobilità, più socializzazione, più turismo. Quanti,
per le lunghe distanze, non preferirebbero un treno rapido, puntuale,
sicuro ad un’avventura su un mezzo gommato con la probabile
decurtazione dei punti della patente per gli onnipresenti limiti di
velocità su strade inadeguate?
Il pessimismo, comunque è d’obbligo. Se non fosse per i Ferrovieri
…
Un socio che non si rassegna
Piccolo è brutto. Alla grande rassegna
del “made in Italy” che si è tenuta a
Londra, alla Fiera di Earls Court, dal
23 al 25 settembre, la Sardegna del
turismo, della cultura e della civiltà
nuragica, dei preziosi prodotti dell’agroalimentare e dell’artigianato, si è
presentata ancora una volta alla spicciolata, divisa e disorganizzata. I primi
passi per la cooperazione e l’integrazione li hanno fatti i Comuni della
Gallura e quelli del Monte Acuto. E
pensare che Londra rappresenta il
mercato sardo per eccellenza, almeno
in termini di turismo del low cost. Un
mercato, quindi, che incomincia a
conoscere la Sardegna, verso il quale i
consorzi misti, enti e imprese, semmai
saranno costituiti, non dovranno più
andare attraversando il mare con zattere o, al più, in barca a remi!
Campanili inutili, anzi dannosi. La
Gallura è cresciuta molto in questi
ultimi decenni. Grazie soprattutto alla
felice osmosi tra l’imprenditoria locale e quella venuta da fuori che ha
generato un salto di qualità e dato
slancio alle nuove generazioni, non
solo di imprenditori, ma anche di
amministratori o di professionisti.
Tuttavia, sino a quando non verranno
abbattutti i campanili delle contrapposizioni, lo sviluppo resterà infrenato e sacrificato. Un consiglio spassionato ai Galluresi! Siate più Gallura e
meno tempiesi, olbiesi, calangianesi,
ecc. ecc. Così nel sughero, così nel
granito. Così pure nel vino: sia
Vermentino DOCG, e non vermentino di Monti, di Tempio, di Olbia, ecc.
ecc. Insomma costituite questi benedetti Consorzi e cercate assieme i
mercati, consolidate la vostra ricchezza. La ricchezza della Sardegna!
SardiNews. Il prestigioso mensile
diretto da Giacomo Mameli ha pubblicato nel numero uscito a luglio un
ampio dossier realizzato dal
Presidente della nostra Associazione
sulla seconda edizione del Concorso
“Il Banco di Sardegna per la Scuola”,
al quale gli “Amici del Banco”,
secondo le finalità statutarie, ha dato
il suo concorso d’idee e di collaborazione. Il servizio da conto della cerimonia di premiazione che si è tenuta
a Sassari l’8 giugno scorso ed illustra
i lavori realizzati dai giovani degli
Istituti di Arbus, Isili e Cagliari, vincitori nell’ordine dei primi tre premi.
Un nuovo D.H. Lawrence per la
Sardegna? I quotidiani “La Nuova
Sardegna” e “Il Nord Sardegna”
hanno di recente dato ampia notizia
dell’inusitato interesse manifestato
dalla rockstar gallese Julian Cope per
la nostra grande ed ancora inesplorata civiltà nuragica. Il “nostro” musicista-scrittore (ha pubblicato un volume sulle culture megalitiche europee
la cui copertina riproduce il portale di
una Tomba dei Giganti di Olbia) ha
tenuta una conferenza, visitato numerosi siti archeologici, dimostrando
una conoscenza ammirata della
Sardegna, alla quale intende dedicare
un libro ed un film. Se son rose …
fioriranno.
L’Isola dei Nuraghi. È certo nostro
destino che la più significativa ed originale civiltà del Mediterraneo occidentale venga fatta conoscere al
mondo da studiosi, scrittori ed artisti
stranieri! Noi Sardi ancora, anche
negli atti ufficiali della Regione, parliamo al più di cultura nuragica, senza
l’orgoglio e la volontà di volare alto.
Manchiamo ancora di un grande ed
autorevole Museo Nazionale della
Civiltà Nuragica e di un Centro Studi e
Ricerche, senza del quale gli scavi non
serviranno a dissipare i tanti misteri
dei nostri antenati ed a far conoscere la
Sardegna. Dell’istituzione di queste
indispensabili strutture a Sassari, la
nostra Associazione ha formulato la
proposta in occasione di un Convegno
da noi organizzato in questa città nel
dicembre del 2004. Per tutta risposta il
1° aprile di quest’anno i giornali davano notizia che la Giunta regionale
aveva stanziato cospicui fondi per il
“Museo della cultura nuragica” da realizzare …a Cagliari.
Limba sarda comuna. Una commissione di esperti, di cui fanno parte, tra
gli altri l’antropologico Giulio
Angioni, lo storico Manlio Brigaglia
ed i linguisti Roberto Bolognesi e
Michele Contini, sta lavorando per
trovare l’accordo per la scelta della
lingua sarda “ufficiale”, quella che
sarà utilizzata, assieme all’italiano,
anche per gli atti della pubblica
amministrazione regionale. Che si sia
finalmente deciso, almeno per la lingua, di far fuori le divisioni e le frammentazioni croniche dei Sardi, sempre schierati gli uni contro gli altri? E
poi, non esiste già il Logudorese, lingua doc?
11
BANDITA LA TERZA EDIZIONE DEL CONCORSO
“IL BANCO DI SARDEGNA PER LA SCUOLA”
con la collaborazione della nostra Associazione
50.000 Euro per premiare i migliori progetti degli studenti dei Licei e degli Istituti Tecnici e Professionali della Sardegna.
Lo scorso 28 ottobre è stato approvato il
Regolamento della terza edizione del concorso
per le Scuole Superiori dell’Isola istituito dal
Banco ed organizzato con la collaborazione della
nostra Associazione e dell’Ufficio Scolastico
Regionale della Sardegna. Di seguito pubblichiamo un estratto del documento per dar conto
ai nostri Associati ed a tutti i colleghi delle società della sub-holding del nostro lavoro e dell’impegno di volontario servizio a favore dei giovani
espletato dall’Associazione secondo le finalità
del suo Statuto.
Partecipanti al concorso. Sono ammessi a partecipare al concorso gli studenti regolarmente
iscritti e frequentanti, per l’anno scolastico 20052006, l’ultima classe dei Licei e degli Istituti
Tecnici e Professionali della Sardegna, facenti
parte di una o più sezioni, che si impegnino a realizzare in comunione tra loro e con l’assistenza
degli insegnanti, in conformità alle vigenti direttive scolastiche, uno dei progetti di studio e
ricerca prescelto tra quelli proposti dal
Regolamento. Il team partecipante, a pena di
esclusione, deve essere costituito da non meno di
dieci studenti.Al fine di favorire la partecipazione e lo sviluppo di relazioni di lavoro tra i giovani, è consentita la partecipazione anche di più
team appartenenti ad un solo Istituto, come pure
la formazione di team interdisciplinari, costituiti
da studenti appartenenti a non più di tre Istituti.
Del team possono far parte anche studenti delle
quarte classi, in numero non superiore ad un terzo
dei componenti del gruppo.
Oggetto del concorso. Con l’intento di promuovere la cultura d’impresa e stimolare le facoltà di
analisi e lo spirito creativo dei giovani che si
accingono a lasciare le scuole secondarie di
secondo grado per affrontare il mondo del lavoro
professionale e delle attività commerciali, ovvero
quello degli studi superiori universitari, formano
oggetto del concorso Progetti di studio e di ricerca elaborati dagli studenti, sapientemente coordinati dai docenti incaricati.
A tal fine gli elaborati devono essere mirati ad
offrire l’opportunità ai giovani diplomandi di
svolgere analisi e ricerche sui peculiari aspetti
sociali, culturali, storici ed economici, della
complessa ed originale realtà del territorio in cui
vivono, finalizzati alla ideazione, progettazione
e realizzazione simulata di un’attività imprenditoriale, per quanto possibile innovativa ed originale, preferibilmente sotto forma di cooperativa
giovanile o femminile. Il termine previsto per la
realizzazione dei Progetti ed il loro inoltro al
Banco di Sardegna scadrà improrogabilmente il
30 aprile 2006.
Entro la predetta data gli elaborati, corredati dell’elenco nominativo degli studenti che hanno attivamente partecipato alla realizzazione del lavoro
e dell’indicazione dei docenti che li hanno assistiti, sottoscritto dal Preside dell’Istituto, dovranno
essere spediti a mezzo posta, con plico raccomandato A.R., all’indirizzo indicato al precedente
art.2, oppure al medesimo indirizzo recapitati a
mano .
Gli elaborati, realizzati in non meno di tre copie,
possono essere costituiti, oltre che dal testo dattilo-
scritto - corredato necessariamente della bibliografia e dell’indicazione specifica delle altre fonti
assunte a base della ricerca – anche da foto, filmati,
grafici, ed altro materiale illustrativo. Tutto il materiale, inoltre, deve essere riprodotto anche su supporto informatico.
Commissioni giudicatrici. I Progetti partecipanti
al concorso saranno analizzati e recensiti in prima
istanza da Commissioni Tecniche Provinciali,
costituite da esperti delle materie in concorso,
nominati dal Banco di Sardegna d’intesa con
l’Associazione Amici del Banco. La graduatoria di
merito, la scelta dei vincitori e l’indicazione degli
eventuali segnalati sono rimesse alla Commissione
Centrale d’esame del Concorso, alla quale spetta il
va e di coordinamento con i singoli Istituti scolastici e con l’Ufficio Scolastico della Sardegna,
nonché con le Commissioni giudicatrici è espletata dall’”Associazione Amici del Banco”, d’intesa con il Banco di Sardegna.
Cerimonia di premiazione. L’esito del concorso sarà proclamato nel corso della cerimonia
ufficiale di premiazione che si terrà a Sassari
non oltre la prima decade del mese di giugno
2006, in data che sarà tempestivamente resa pubblica a mezzo dei mass media e sarà ufficialmente comunicata agli studenti concorrenti per il
tramite dei propri Istituti scolastici di appartenenza.
Destinazione e ripartizione delle borse-premio.
giudizio finale sulla scorta delle schede di recensione elaborate dalle Commissioni Tecniche e dell’esame diretto degli elaborati in concorso.
La Commissione Centrale sarà formata dal
Presidente del Banco di Sardegna, che la presiederà, dai Rettori delle Università di Cagliari e di
Sassari, dal Presidente dell’Associazione degli
Industriali della Sardegna, dal Presidente regionale dell’API Sarda, dal Direttore dell’Ufficio
Scolastico Regionale, dal Presidente
dell’”Associazione Amici del Banco” o dai loro
Rappresentanti. I giudizi e la graduatoria espressi dalla Commissione d’esame sono definitivi e
insindacabili.
Criteri di valutazione degli elaborati. Il giudizio delle Commissioni esaminatrici riferito a ciascun Progetto in gara sarà espresso sulla base di
un voto compreso tra 0 (zero) e 10 (dieci) attribuito in relazione a ciascuno dei seguenti parametri: (1) – Coerenza con la traccia proposta; (2)
– Completezza della trattazione; (3) – Originalità
della proposta; (4) – Analisi economica. Budget;
(5) – Conti economici e previsionali dei primi tre
anni di attività; (6) – Statuto e atto costitutivo;
(7) – Fattibilità; (8) – Attività di coordinamento
della Scuola.
Segreteria del concorso. L’attività organizzati-
Le borse-premio sono destinate a premiare il lavoro di gruppo degli studenti che hanno attivamente
partecipato alla realizzazione dei migliori Progetti
presentati al Concorso. Esse saranno così ripartite
dalla Commissione centrale:
PRIMO PREMIO: euro quindicimila (€
15.000), destinato agli studenti che hanno realizzato il Progetto primo classificato;
SECONDO PREMIO: euro settemila (€ 7.000),
destinato agli studenti che hanno realizzato il
Progetto secondo classificato;
TERZO PREMIO: euro cinquemila (€ 5.000),
destinato agli studenti che hanno realizzato il
progetto terzo classificato.
QUARTO PREMIO: euro quattromila (€
4.000), destinato agli studenti che hanno realizzato il Progetto quarto classificato;
QUINTO PREMIO: euro tremila (€ 3.000),
destinato agli studenti che hanno realizzato il
Progetto quinto classificato;
PREMI DAL SESTO AL DECIMO: ciascuno di
euro duemila (€ 2.000), destinati agli studenti
che hanno realizzato i Progetti classificati dal
sesto al decimo posto.
Ciascun premio sarà ripartito in parti uguali tra
tutti i componenti del team cui è stato assegnato.
Inoltre:
LA ZIDDAI
Dumani
so’ li candareri,
sott’a un zéru
di zirigli
la Ziddai
azzési
è pronta
a ra faradda
cu’ ri balchòni
e ri parazzi
tinti di manti
riccamaddi
e di bandéri.
L’àgniri
intantu
hani pisaddu
battagliòra
e frùndiani
li zirigli
da un’ara
all’althra
di ru zéru
carignéndi
l’ari
di ra nòtti
finz’a isthudassi
ill’òrthi
e ill’aribari.
Dumani
li bètti
cururaddi
azzendarani
la Ziddai
più ghe li zirigli
di ra nòtti
e l’àgniri
appazaddi
currèndi
cu’ ri bètti
azzèsi
fazaràni
accudì
li sassaresi
a ra Ziddai,
da ra Cònza
a Cappuzzini
e da ri Mucci
finz’a
Luna e Sòri.
Dino Siddi
( da “Pà rimunì un cuzzòru”
Ed. Chiarella – Sassari)
“PREMI AMICIZIA”, costituiti da sei (6) contributi di Euro mille (€ 1.000) ciascuno saranno
assegnati agli Istituti scolastici convenzionati col
Banco di Sardegna per il servizio di Tesoreria che
risulteranno classificati, in relazione ai progetti
realizzati dai propri studenti, ai primi sei posti di
apposita graduatoria di merito.
TARGHE DI MERITO E DI PARTECIPAZIONE. In occasione della cerimonia ufficiale di
premiazione agli Istituti scolastici classificati in
graduatoria nelle prime dieci posizioni sarà attribuita una Targa di riconoscimento del risultato
conseguito a livello regionale. Una targa di partecipazione sarà pure assegnata agli altri Istituti
scolastici ricompresi in graduatoria.
Temi oggetto del concorso.
I progetti di studio e di ricerca devono essere
redatti con riferimento alla realtà economica e
sociale della Sardegna, avendo presenti le finalità in precedenza riportate.
La parte introduttiva dell’elaborato, contenente le
motivazioni che hanno ispirato l’opera e le analisi
e le ricerche effettuate, dovrà essere redatta anche
in una lingua estera di libera scelta.
Premessa un’accurata indagine analitica della
realtà economica e sociale della comunità comunale/provinciale in cui opererà l’impresa, si individui e descriva un settore di intervento nel quale,
in base ad una adeguata ricerca di mercato, risulti
redditizia un’attività d’impresa innovativa, volta
alla produzione di beni e/o servizi.
L’indagine analitica, oltre che su dati e documenti ufficiali e relativa letteratura, deve mirare
anche ad acquisire notizie, giudizi ed indicatori
di tendenza
Una volta prescelto uno dei numerosi filoni di
ricerca offerti e disponibili sul tema proposto ed
effettuata una attenta analisi, censimento e catalogazione delle risorse offerte dal territorio
comunale/provinciale/regionale e di quelle ancora da scoprire o da creare con fantasia imprenditoriale, si descriva ed analizzi questa idea originale e si effettui una adeguata indagine di mercato facendo anche ricorso alle Camere di
Commercio, agli organismi istituzionali ed alle
categorie imprenditoriali dei settori interessati,
possibilmente con interviste ad amministratori,
imprenditori ed esperti locali. Costituisce elemento di valutazione anche la progettazione di
un idoneo sito Internet.
La realizzazione del progetto prescelto, redatto
secondo le indicazioni specifiche pertinenti,
deve comprendere la costituzione simulata dell’impresa, munita dei requisiti previsti per beneficiare delle specifiche e diversificate provvidenze statali e regionali, che dovranno essere specificate nell’elaborato. Il Progetto dovrà essere
corredato dello Statuto, dell’atto costitutivo, del
master plan, nel quale dovranno in particolare
essere analizzate le esigenze tecniche, organizzative e finanziarie ritenute necessarie per l’avvio
dell’attività d’impresa, nonché del bilancio
d’impianto e del budget relativo ai primi tre anni
di esercizio.
LA “PRIMA”
PINTADERA
Pintadera il nome che gli archeologi
hanno dato a questo tipo di piccolo marchio in terracotta, col quale si “segnava “
il pane nei paesi del Mediterraneo, a
cavallo dell’anno mille prima di Cristo.
Simbolo del grano e del lavoro della terra,
è stato scelto come logo del Banco di
Sardegna.e denominazione del nostro
giornale.
La terracotta, esposta nel Museo nazionale
G. A. Sanna, di Sassari, è stata rinvenuta
presso il nuraghe Santu Antine, di Torralba
(SS). Il reperto è attribuito alla cultura
nuragica, prima età del ferro: 900-500 a.c.
12
L’ANGOLO DELLA FAMIGLIA
Il cuciniere
Pasta e fagioli con cozze
La Burrida
Ingredienti per 4 o 6 persone:
È un piatto tipico della Sardegna meridionale e viene servito essenzialmente come antipasto; è molto più gustosa se mangiata fredda almeno due
giorni dopo la sua preparazione e può essere consumata tranquillamente
anche a più riprese.
Le quantità di questa ricetta sono considerate per cinque, sei persone.
Ingredienti:
Un chilo e mezzo di gattuccio di mare
che i pescivendoli normalmente offrono
già spellato e tagliato a tocchetti;
due spicchi di aglio;
il fegato dello stesso pesce;
tre etti di noci;
un quarto di olio extravergine di oliva;
due bicchieri di aceto di vino
300 grammi di fagioli borlotti
800 grammi di cozze
150 grammi di pasta (bavette n. 13)
2 patate medie
6 pomodori di media grandezza
2-3 spicchi di aglio
prezzemolo, basilico, peperoncino
1 cipolla non grande, olio extra vergine di oliva
Mettere in un tegame capace l’olio di oliva (4 cucchiai) unendo un po’di peperoncino, la cipolla tagliata finemente, uno spicchio d’aglio e un po’ di prezzemolo tritato. Far cucinare per 2 minuti, aggiungete mezzo bicchiere di vernaccia e continuare
la cottura per 2
minuti ancora, unite
le patate tagliate a
tocchetti, continuate
la cottura per altri 6
minuti circa.
In un tegamino a
parte mettere a bollire con acqua e sale e
uno spicchio di aglio
in camicia i fagioli
per circa 10 minuti.
Raschiate le cozze
con
l’apposita
spazzolina sotto l’acqua corrente, risciacquatele accuratamente. Ponetele
in un tegame, coprite e fatele aprire a fuoco vivo, eliminate la parte vuota
della conchiglia, togliere il liquido trasferendolo in una chicchera dopo
averlo filtrato, aggiungere 4 cucchiai di olio e un po’ di aglio e prezzemolo tritato, farli saltare per 2 minuti a fuoco vivo.
Trasferite i fagioli nel tegame, associate i pomodori dopo averli passati nel
passa pomodoro, aggiungete 2 o 3 bicchieri del brodo dei fagioli, un rametto di basilico e continuare la cottura quanto basta. Aggiungere il liquido
delle cozze con altri 3 o 4 bicchieri di acqua, portare a bollitura e versare la
pasta dopo averla tagliati a pezzettini, appena e cotta la pasta (al dente)
trasferite le cozze nel tegame e continuate la cottura della pasta quanto basta.
Lavare il pesce e metterlo a bollire in acqua, salata normalmente, fino al
raggiungimento della giusta cottura, scolarlo e farlo raffreddare; nella
stessa acqua di cottura del pesce cuocere per pochi minuti il suo fegato.
A parte far soffriggere nell’olio gli spicchi d’aglio divisi in 4 o spappolati
e farli dorare; aggiungere il fegato ben schiacciato con una forchetta e le
noci, precedentemente sbucciate e finemente tritate, aggiungere quindi il
sale e rosolare a fuoco moderato fino a quando la miscela non diventi perfettamente amalgamata; aggiungere un po’ per volta l’aceto e continuare
la cottura fino a quando la salsa non diventi omogenea.
In una terrina provvista di coperchio stendere a strati i pezzi del gattuccio
ormai freddo e ricoprirli con l’intingolo del fegato ben caldo. Terminata
quest’ultima operazione coprire la terrina e lasciar riposare almeno 24 ore
prima di servire.
(d.t.)
Consigli utili
Cavoli senza odore
Quando questi ortaggi si lessano nell’ambiente si impregna di un odore
non gradevole. Per eliminare l’inconveniente aggiungere all’acqua di cottura due noci intere, ovviamente lavate, oppure aggiungere un cucchiaio
di latte all’acqua dove bolle il cavolo. Questo secondo espediente contribuirà a rendere l’ortaggio più saporito.
(d.t.)
R.G.
Associazione Amici del Banco
Sede Legale: Via Moleschott, 16 - Tel. 079 296564 - Fax 079226579 - 07100 Sassari
Direttore responsabile: Mario Era
RICHIESTA DI ISCRIZIONE ALL’ASSOCIAZIONE
Redattore capo: Antonio Loi
Il sottoscritto ________________________________________________________________
Redazione
Sezione Sassari
Giuseppe Tito Sechi, Salvino Casu,
Pietro Moirano, Mario Vacca
Sezione Cagliari-Oristano
Andrea Manunza, Dina Tuveri, Gigi Zuddas
Bruno Serreli
Sezione Nuoro
Salvatore Cambosu
nato a ______________________________________________ il ______________________
residente a __________________________ via ______________________________ n. ____
Tel. _____________________ Fax _____________________ Cell. _____________________
nella qualità di _______________________________________________________________
(Pensionato ovvero Dipendente del _________________ indicare l’Azienda di appartenenza)
chiede di essere iscritto all’Associazione Amici del Banco, ai sensi dell’art. 4 dello Statuto,
ed autorizza l’Associazione al trattamento dei dati personali per gli usi amministrativi necessari per il funzionamento dell’organizzazione.
Il sottoscritto, inoltre, precisa che:
r È disponibile ad offrire concreta collaborazione.
r Non è, all’attualità, disponibile ad offrire specifica collaborazione.
• Inoltre,
resto in attesa di ricevere dall’Associazione il modulo recante la disposizione permanente di addebito della
quota sociale annuale.
Cordiali saluti.
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(firma leggibile)
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Sassari
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un banchiere di lungo corso