NEWSLETTER 21-2012
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NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO
IL Q.I. DI CASINI
La febbre terzana che ha colpito Bersani, che sproloquia
di "non vittoria", ha colpito anche Azzurro Caltagirone, in
arte Casini.
Premessa: il MoVimento 5 Stelle ha rifiutato in passato il
rimborso elettorale di un milione e settecentomila euro per le
regionali e rinuncerà ai rimborsi per le prossime politiche, che
potrebbero superare i 100 milioni di euro e più con le attuali
previsioni di voto. Quindi i soldi il M5S non li vuole. Difficile da capire per i partiti che sui soldi
ci campano, ma è "Tutto Vero", come titolò la Gazzetta dello Sport dopo la vittoria della
nazionale in Germania che poi andò a Berlino.
La mossa “piercasinanda” (copyright Travaglio) è da vero politico consumato. Riflettete: se il
M5S non vuole i soldi è allora necessaria una legge ad hoc per impedirgli di prenderli!
L'UDC ha presentato un emendamento che condiziona l'erogazione dei contributi all'esistenza
di uno Statuto, che tutti i partiti hanno, come è ovvio e quindi è ad hoc per il M5S. La Camera
ha approvato entusiasta con 342 si, 104 astenuti e 54 no. Il MoVimento 5 Stelle ha uno
Statuto di soli 7 punti che non prevede neppure l'esistenza di un tesoriere, né tanto meno di
finanziamenti elettorali. Si chiama "Non Statuto", ma è uno Statuto a tutti gli effetti.
Lo propongo come modello ai partiti, non invocherò il copyright. Invece di tagliare i loro
contributi di un miliardo di euro, li tagliano al M5S che non li vuole. Geniale!
L'emendamento udiccino conteneva anche un appello alla democrazia, lo Statuto (quello che
consente di prendere i soldi) deve essere "conformato a principi democratici nella vita interna
con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze, ai diritti degli
iscritti". Ma questo è un autogol, una mossa degna di Tafazzi, del QI di Casini.
I candidati nei partiti sono infatti "nominati" dai segretari di partito grazie alla legge elettorale
"Porcellum", alla faccia della democrazia interna, quindi non potranno più percepire rimborsi.
Giusto? Giusto! A proposito, qualcuno mi presta i soldi per la colazione?
(dal Blog di Beppe Grillo - maggio 2012)
ORTO DEI CAMPESI, INTEGRAZIONE E BIOCULTURA AGRICOLA
Durante il duro autunno e il lungo inverno tipici dell’Alta Irpinia, un gruppo di
“studenti-agricoltori” ha dissodato, zappato e seminato l’Orto dei Campesi, primo
esperimento di orto biologico all’Istituto di Istruzione Superiore Angelo Maria Maffucci
di Calitri (AV) diretto dal Preside Gerardo Vespucci.
Lo scopo del progetto - realizzato insieme all'Albero Vagabondo® e visibile sul sito
www.alberovagabondo.it e su Facebook - è quello di promuovere gli orti nelle scuole come
strumento di collaborazione e integrazione diffondendo in Alta Irpinia e nei Monti Picentini la
cultura dell'agricoltura biologica in quanto metodo di coltivazione alternativo all'uso di
diserbanti, fitofarmaci e pesticidi. In particolare, l'Orto dei Campesi è stato creato con la
duplice finalità di favorire l'integrazione dei diversamente abili e diminuire le condizioni di
disagio giovanile nella scuola.
Quest'anno, insieme all'Orto dei Nonni della Scuola elementare di Santo Stefano del Sole e
all'Orto Pizzolo buono del Centro Integrazione Giada di Rocca San Felice, l'Orto dei Campesi
riprende, modulandola, l'esperienza "AAA Agricoltura biologica, ambiente, abilità diverse" già
sviluppata a Sant'Angelo dei Lombardi nel 2010. Si è utilizzata a Calitri una metodologia
didattica collaborativa che prevede la creazione di due gruppi di lavoro - gruppo orto e gruppo
comunicazione - trasversali alle classi Terza Istituto d'Arte e Prima Liceo Artistico.
La figura centrale del maestro dell'orto, a Calitri l'alunno Antonio Zarra, trasmette ai suoi
"apprendisti" le competenze direttamente sul campo in una pratica di teamworking in cui
ognuno insegna subito quello che impara all'altro migliorando prestazione e capacità di
interazione. Il fine è quello di sviluppare autodisciplina in un contesto giocoso e proporre
metodi di collaborazione e cooperazione integrando il gruppo classe e generando indipendenza,
autostima e autoefficacia. Al contempo si promuove e diffonde la conoscenza di metodi di
coltivazione sostenibili in territori con un basso grado di sensibilizzazione ambientale.
Dopo aver individuato gli spazi adeguati a novembre è stato realizzato dagli alunni un disegno
tecnico dell'orto definendo sia le misure generali, che gli spazi. La scuola ha un cortile interno a
pianta quadrata, suddiviso in due spazi fiancheggiati da alberi e cespugli e uno spazio esterno
dove sono stati seminati agli, piselli, fave, cipolle nella semina invernale e piante aromatiche in
primavera. Gli studenti si sono impegnati a rotazione nel pulire, dissodare, squadrare, zappare,
seminare e nei lavori di manutenzione.
Coordinatore del progetto è Antonio Vella e i docenti assegnati sono Fabiana Di Cecca, Vito
Natale e Angela Tufano con la collaborazione dell'educatrice Loredana Toto e il supporto di
tutto il corpo docente e dei collaboratori scolastici. Virginiano Spiniello, in quanto ideatore
dell'Albero Vagabondo e presidente dell'AGS ha curato le varie fasi e trasferito la metodologia
delle esperienze precedenti con l'aiuto e l'esperienza del prof. Natale nella fase primaverile dei
lavori nell'orto.
La fresatura è stata realizzata dalla Comunità Montana Alta Irpinia, i semi e le piantine sono
stati regalati da Corbo Cereali, di Rapone (PZ), e altri materiali sono stati messi a disposizione
da Mira Zootecnica di Calitri. Gli alunni del gruppo orto (tra i più fattivi Sebastian Scura,
Umberto Cubelli, Vito Metallo, Mariano Di Milia, Domenico Zarrilli, Roberto Borea, Lucia
Piumelli, Caterina Di Cecca, Angela Acocella) e comunicazione (Miriam Di Paolo, Maria Teresa
Mastrogiacomo, Angela Di Maio, Maria Chiara Di Paolo, Riccardo Maffucci, Francesco Ziccardi,
Vincenzo Malanga,) sono stati coadiuvati, nella fase di ripulitura delle adiacenze dell'orto, dal
gruppo pulizia della Classe I del Liceo Scientifico.
La documentazione fotografica presente nel sito, ma anche la realizzazione dell'ufficio stampa
sono a cura degli studenti del gruppo comunicazione che, comunque, si è spesso mescolato
con il gruppo orto. Dopo la neve e la pioggia, all'arrivo della primavera, come è abitudine di chi
semina, ci si appresta adesso al raccolto e, come promesso a inizio anno dal coordinatore, tutti
ora aspettano una grande padellate di fave e cipolle alla calitrana! Chissà se le fave
basteranno...
(Fonte: http://www.alberovagabondo.it/)
(dalla Newsletter di www.fertirrigazione.it - maggio 2012)
Rassegna culinaria "Dire, fare...
mangiare!" Parlare diVino
Tutto quello che volevi sapere sulla bevanda degli
dei e non hai mai osato chiedere!
Martedì 29 maggio, ore 20, all'Osteria di Fuori Porta
Cena con il vino come protagonista.
Parleremo di vino prodotto da aziende biologiche ... e lo gusteremo!
Con noi ci sarà Giuseppe Bregolato, piccolo produttore di vino biologico dei Colli
Euganei.
Per saperne di più, clicca qui per il volantino della serata e clicca qui per il modulo
da compilare per partecipare alla serata.
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Bio (T)Rekk: passeggiata e visita all'azienda agricola di Marco Osti
Biorekk propone una gita di due giorni in montagna sabato 16 e domenica 17 giugno.
Andiamo in zona Molveno (TN) a conoscere l'Azienda di Marco Osti, il produttore che
con le sue mele è stato ospite a gennaio della Rassegna culinaria "Dire, fare...
mangiare!"
Sabato 16 sarà l'occasione per fare una escursione (di 2 o 3 ore) dormendo in rifugio
oppure, per chi preferisce qualcosa di più tranquillo, sarà possibile fare una semplice
passeggiata e poi dormire in paese a Molveno.
Domenica 17 visiteremo l'azienda agricola biologica di Marco Osti e il suo frutteto.
Le iscrizioni sono aperte fino al 2 giugno.
Per l'iscrizione utilizzare il modulo online - Per i dettagli e i costi delle due giornate
leggere il programma dettagliato e l'infografica scarica QUI il programma
Per altre informazioni scrivi a: [email protected]
Nel caso qualcuno non potesse venire già da sabato 16, può raggiungerci direttamente
domenica 17 da Padova.
(da www.biorekk.org - maggio 2012)
TERRA FUTURA 2012
Dal 25 al 27 maggio a Fortezza da Basso, Firenze, si tiene la
mostra convegno delle buone pratiche di sostenibilità, la nona
edizione di Terra Futura. Sono presenti dodici sezioni dell'area
espositiva,con circa 600 aree e oltre 5000 realtà rappresentate. Ci
sono modelli di produzione,di consumo, di gestione dei beni comuni
e di governo dei territori.
In questa manifestazione vengono messe in evidenza anche le buone
pratiche e le esperienze che pongono al centro la persona e ridanno
valore al lavoro e combattono l'illegalità e le mafie. Durante l'incontro si parla del progetto
S.Francesco, che è un programma sociale contro le mafie per intercettare in anticipo i rischi
per i lavoratori. Nella manifestazione è presente “Made in No”, la prima linea bio-equo nata da
un progetto di rete tra soggetti del nata da un progetto di rete tra soggetti del nord e d el sud
del mondo.
Per le ragazze è possibile partecipare al laboratorio di Modica che insegna a fare la cioccolata e
dolciumi; il progetto online "Oro@casa" mette in rete le aziende agricole che coinvolgono
cooperative locali nella piantumazione degli alberi. Il costante loro stato è possibile seguirlo nel
sito, poichè ogni albero è georeferenziato per 10 anni. E'presente "la via della seta" della
cooperativa Wipala, che vede coinvolte 6000 donne del Vietnam per la lavorazione di sciarpe e
stole in seta. In Fortezza, nei tre giorni, ci sono mostre, spettacoli, animazioni e laboratori
interattivi, dedicati ai più piccoli per costruire oggetti e giochi con materiali da riciclo.
Tutte le informazioni sulla manifestazione – promossa fra l’altro da Banca Popolare
Etica – si possono trovare sul sito Internet di Terra Futura 2012.
MONTI INCONTRA I TERREMOTATI: FATTI VOSTRI!
In Italia negli ultimi 60 anni i terremoti sono stati parecchi, dal Belice all'Irpinia, dal Friuli
all'Umbria, fino ad arrivare all'ultima tragedia in ordine di tempo che fu quella dell'Aquila.
Così come sono stati molti i governi ritrovatisi a gestire queste catastrofi, talvolta operando
con una discreta efficienza, molto spesso dando prova di profonda disorganizzazione. In alcuni
casi, penso ad esempio al Friuli, i cittadini sono potuti rientrare nelle proprie abitazioni,
completamente ricostruite da stato e regione, in tempi ragionevolmente brevi, in altri hanno
dovuto attendere decenni all'interno dei container.
In alcuni casi la gestione della calamità é filata via liscia, in molti
altri i fondi destinati ai terremotati sono stati oggetto
d'intrallazzi, speculazioni e tangenti senza fine. Mai e poi mai è
però stato messo in dubbio il principio basilare in virtù del quale
lo stato aveva la piena responsabilità di procedere alla
ricostruzione delle case distrutte e alla ristrutturazione degli
edifici lesionati.
Poi é arrivato il governo golpista delle banche, capitanato da Mario Monti e le cose sono
cambiate radicalmente, riducendo allo status di dilettanti tutti i truffatori del
passato....Dimostrando un tempismo che ha dell'incredibile, l'usuraio di Goldman Sachs aveva
infatti inserito, nel decreto di riforma della protezione civile, un articolo che sgrava totalmente
lo stato dalla responsabilità di ricostruire (o rifondere) gli immobili distrutti o danneggiati dalle
calamità naturali, subordinando i diritti dei cittadini colpiti alla stipula di assicurazioni private,
secondo un meccanismo che nel testo non é ancora stato approfondito.
In parole povere, i cittadini dell'Emilia Romagna, vittime del terremoto della scorsa notte, che
ha provocato 7 morti ed oltre 5000 sfollati, saranno i primi figli di un dio minore, che nel nome
delle banche li priva del diritto a vedere le proprie case ricostruite o ristrutturate dallo stato,
come accaduto nei decenni passati a tutti i loro sventurati predecessori e come qualsiasi senso
etico, umano e solidale imporrebbe di fare, senza neppure prendere in considerazione una
diversa eventualità.
Monti il banchiere, troppo impegnato negli Usa a ricevere gli ordini del padrone, per
interessarsi in qualche misura dell'attentato di Brindisi e del terremoto che ha devastato
l'Emilia Romagna, solo stamattina ha trovato il tempo per recarsi nelle zone terremotate, a
testimoniare la presenza di uno stato che ormai alligna solamente nelle cartelle di Equitalia e
nei progetti di militarizzazione e repressione sul territorio. Accolto da sonore bordate di fischi
ed improperie di vario genere, ma imperturbabile come sempre, l'algido funzionario si é
limitato a bofonchiare qualche frase di circostanza, unitamente alla promessa (troppo buono
lei) di una sospensione dell'IMU, da lui introdotta, per gli edifici lesionati o distrutti.
Ci mancherebbe solamente che il governo, oltre a disinteressarsi della ricostruzione,
pretendesse anche una tassa sulle macerie da chi dorme in macchina, per chiudere
compiutamente il cerchio della follia. Poi si é affrettato, con il suo codazzo di auto blu e agenti
speciali, ad abbandonare questi luoghi di disperazione, per dedicarsi a cose ben più importanti,
come la messa in pratica degli ordini ricevuti da Washington e la messa in strada degli italiani
che ancora posseggono una casa in cui abitare.
Se Silvio Berlusconi, solo per citare una delle figure più misere che abbiano governato questo
paese, avesse affrontato il terremoto dell'Aquila con una simile "partecipazione" e partendo da
questi presupposti, avrebbe senza dubbio ricevuto in faccia un Duomo di Milano a grandezza
naturale, se é vero che fu oggetto di critiche feroci, anche da parte del sottoscritto, proprio
in merito alla gestione del suddetto terremoto, pur non essendosene lavato le mani con
indifferenza come sta accadendo oggi che l'Italia è in mano ad una congrega di banchieri.
State piangendo i vostri morti, rimasti ammazzati nei capannoni dove lavoravano nella notte di
sabato su domenica? Dormite in auto o in tenda da tre giorni sotto una pioggia scrosciante,
perché le vostre case sono state lesionate dal sisma? Siete in difficoltà ed avete paura, perché
un terremoto di grossa entità ha colpito la zona in cui vivete che era considerata a basso
rischio sismico? La crisi e le nuove tasse vi hanno già spolpato e dopo il terremoto non sapete
più dove sbattere la testa? Cazzi vostri, sfigati!
(da Il Corrosivo di Marco Cedolin - maggio 2012)
LA VITA DEL PIANETA É IN PERICOLO: DIAMO TUTTO IL
NOSTRO AMORE PER SALVARLO
Penso sia utile meditare su alcuni tristi esempi di quanto sta accadendo in
questi ultimi tempi in relazione a vari aspetti della vita. E allo stesso tempo
rendersi conto dell'importanza di impegnarsi perché si facciano
sempre maggiori scelte concrete in direzione della vita.
A livello mondiale troppi potenti (governi, multinazionali, ecc.) stanno distruggendo
progressivamente la vita del Pianeta. É sufficiente pensare all'utilizzo indiscriminato dei
combustibili fossili che producono l'effetto serra con l'innalzamento della temperatura
dell'atmosfera che causa lo scioglimento dei ghiacciai (per esempio 2-3 mm di crescita all'anno
dell'oceano Atlantico), squilibri atmosferici che producono piogge torrenziali, uragani e in altri
momenti siccità. Catastrofi, queste, che si sviluppano con particolare violenza nei Paesi
Tropicali, ma che ora si fanno sentire anche da noi.
Chiari segnali sono le piogge torrenziali di inizio novembre del 2011 in Liguria (in particolare
Genova) e al Sud della Francia e nella seconda metà di novembre dello stesso anno in Sud
Italia. In questi casi si vede anche a livello locale l'incapacità di proteggere correttamente
l'ambiente naturale, permettendo di costruire edifici in zone con terreni friabili, di distruggere
foreste e di sviluppare coltivazioni senza biodiversità.
Si deve inoltre ricordare che, con l'estrazione dalla terra di grandi quantità di petrolio, ecc. si
squilibra la superficie terrestre e di conseguenza si nota un forte aumento dei terremoti.
Sempre più pericoloso sta diventando lo sviluppo del nucleare, anche quello chiamato
«pacifico» ma in realtà «mortifero» con emissioni di radioattività che si mantengono
elevatissime per decine di migliaia di anni.
Di particolare rilievo è il problema dell'acqua, principalmente nelle mani di potenti società
private. C'è il forte rischio che, per la mancanza sempre più forte di acqua potabile, si arrivi a
100 milioni di morti all'anno nel Mondo. A tutto questo si aggiungono guerre per farsi padroni
del Pianeta ed impadronirsi delle risorse altrui come accaduto in Iraq, Afghanistan e Libia, con
la spudoratezza di chiamarle guerre di liberazione dei popoli.
In questo contesto sono di una profondità eccezionale le parole dello scienziato Patch Adams
riportate in «Giorni non violenti 2012» di «Qualevita» (rivista abruzzese): «Continuiamo a
fare guerre nel Mondo e a distruggere l'ambiente... Le persone devono insorgere e cambiare,
altrimenti siamo finiti. Dobbiamo fare una rivoluzione... dobbiamo cambiare il sistema di valori
globale. Attualmente il sistema poggia sul potere e sui soldi, occorre invece basarlo sulla
compassione e sulla generosità».
É giunto il momento per tutti noi di seguire quanto propone questo scienziato, impegnandosi
con amore in ogni istante della nostra vita. Si tratta di piccoli segni, ma sono questi che
possono dare risultati concreti. Innanzitutto dobbiamo parlare con semplicità e chiarezza, ma
senza aggressività, a chi ci circonda e con particolare attenzione ai giovani, speranza di un
futuro di giustizia e di pace. É poi importante promuovere movimenti in direzione della vita e
parteciparvi con entusiasmo.
Esempi tipici sono quelli dei movimenti antinucleari ed ecologici in Germania, che hanno spinto
il Governo a prendere la decisione di uscire gradualmente, entro una decina di anni, dal
nucleare civile, promuovendo sempre piú il risparmio energetico, in particolare con un buon
riciclaggio dei materiali, e le fonti rinnovabili (solari dirette ed indirette) di energia pulita ed
inesauribile finché esiste il Sole. Altri esempi sono quelli di movimenti italiani che hanno
promosso con esito positivo i recenti referendum del giugno 2011 sul nucleare e sull'acqua. Si
pensi che il 26 ottobre 2011 il Consiglio Comunale di Napoli ha votato la ripubblicizzazione del
servizio idrico, che verrà quindi gestito da un Ente di Diritto Pubblico «Acqua Bene Comune
Napoli» al posto della Società per Azioni Arin.
Il padre comboniano Alex Zanotelli si é impegnato e si continua ad impegnare con coraggio e
tenacia in questo campo, sempre condividendo la sua vita con la popolazione e con i più umili,
lontano dalla mentalità del potere. Egli si è espresso dicendo che «sopratutto dobbiamo dire
grazie alla tenacia e alla grinta dei Comitati Campani per l'acqua pubblica», dove c'é stata una
forte partecipazione della popolazione, ed ha sottolineato: «É un momento, questo, di gioia e
di festa per Napoli perché é diventata la capitale italiana dell'acqua pubblica».
Padre Alex é dunque anche promotore di una Chiesa che sia sempre piú coerente con il
Vangelo, in accordo con quanto espresse il Vescovo di Molfetta, Tonino Bello, ora passato
all'altra vita: «E anche tu, Chiesa, guardati dalle insidie nascoste del potere. A te non si
addicono i segni del potere. Ma solo il potere dei segni».
Sicuramente gli esempi positivi sopra menzionati e di tanti altri che ognuno di noi incontra
nella vita ci potranno dare la forza di impegnarci con sempre più amore e gratuitá,
abbandonando ogni forma di egoismo, per la costruzione di un mondo migliore: un augurio
questo per tutti, perché tutti siamo chiamati a camminare in direzione della vita.
(*) Enrico Turrini: Fisico di origine trentina, già componente del comitato scientifico dell'Università
internazionale delle Istituzioni dei Popoli per la Pace, e Presidente della Camera dei ricorsi di Fisica II
dell'Ufficio europeo dei brevetti di Monaco di Baviera (Germania), dove vive.
(scritto da Enrico Turrini (*) su www.grillonews.it - maggio 2012)
LE NAZIONI UNITE CONFERMANO:
“IL BIO OFFRE BENEFICI ALL’AFRICA”. ALTRO
CHE IMPATTO NEGATIVO SULL’AMBIENTE…
Non si è ancora spenta l’eco della “lettera” a Nature in cui si indica
una resa agronomica inferiore per il Bio rispetto al convenzionale,
teoria che ha dato la stura all’ipotesi che l’agricoltura biologica, se
estesa in modo generalizzato, avrebbe un impatto negativo
sull’ambiente, in quanto consuma moltissimo terreno, cosa che determinerebbe una maggiore
deforestazione e perdita di biodiversità, con uno zoom piuttosto miope laddove servirebbe il
grandangolo, che Petko Draganov, il vice segretario generale dell’Unctad, l’organo delle Nazioni
Unite che presiede alle politiche di sviluppo e commercio, si lascia “scappare” una dichiarazione
emblematica: “L’agricoltura biologica può offrire un’ampia schiera di benefici per i Paesi in via
di sviluppo e per l’Africa in particolare, dalla sicurezza alimentare, allo sviluppo economico, alla
tutela ambientale, alla salute”.
Convergere verso l’agricoltura biologica in Africa sarà, dunque, un bene per le esigenze
nutrizionali del continente, per l’ambiente, per i redditi degli agricoltori, per i mercati africani e
per l’occupazione. Draganov, inoltre, nel corso della Conferenza africana sul biologico,
tenutasi a Lusaka, Zambia, ha sottolineato che l’Unctad sostiene fortemente l’agricoltura
biologica nel continente nero.
I tre giorni di incontro a Lusaka hanno tracciato lo sviluppo di un piano d’azione africano per il
Bio destinato a stimolare l’espansione del settore e a snellire i processi di certificazione,
permettendo una più efficace commercializzazione per i prodotti biologici. Stando alle
considerazioni prodotte nel corso della conferenza, l’agricoltura biologica “si adatta” bene
all’Africa, in considerazione dei costi legati all’importazione e all’impiego di input chimici, al
90% di provenienza extra-continentale, della conservazione della fertilità del terreno in una
regione dove il degrado dei suoli e l’espansione dei deserti sono una seria preoccupazione, del
ricorso a risorse rinnovabili disponibili localmente, del forte presidio umano sull’attività agricola
e pastorale.
Secondo l’Unctad, infine, l’agricoltura biologica può aumentare le rese agricole del 100 per
cento o più e aiutare gli agricoltori africani a una migliore remunerazione per i loro prodotti.
Precisiamo che l’Unctad ha lavorato nell’ultimo decennio con Ifoam, la Fao e l’United Nations
Environment Programme (Unep) alla riduzione degli ostacoli tecnici per gli scambi di prodotti
biologici, facilitando l’armonizzazione e il riconoscimento reciproco delle norme di produzione
biologica. Tra i frutti di questa collaborazione si può citare l’East African Organic Product
Standard, lanciato nel 2007.
(da www.blogbiologico.it - maggio 2012)
ANCORA CEMENTO E CAPANNONI A CAMIN
Nella seduta della commissione urbanistica del Comune di Padova del 18
Aprile scorso si è discussa anche la richiesta di variante al PRG per la
lottizzazione da parte della ZIP per l’area a sud di via Germania a
Camin, un’area verde di circa sei ettari, adiacente al parco acquatico
“Padovaland”.
Secondo i proponenti, si tratta della valorizzazione di aree “vecchie”
della ZIP attualmente non utilizzate. In realtà, l’area di Camin compresa
tra Via Germania e Via Gramogne, vincolata a “verde attrezzato”, non è
una area “vecchia”, ma una area “antica”: si tratta infatti di un
bell’esempio di campagna veneta, ultimo sopravvissuto all’avanzare dei capannoni. Non è
un’area abbandonata, come si è accennato in commissione, ma è ben coltivato dai pochi
residenti, con la presenza di alberi secolari, fossati, siepi, orti curati, che con il complesso di
Padovaland costituisce un polmone verde unico a due passi dalla città.
La proposta di “staccare” quest’area, e con la perequazione depositarla vicino al casello di
Padova-Bologna, non ha senso in quanto l’area vicino al casello è sotto i tralicci dell’alta
tensione, e quindi assolutamente inutilizzabile come “verde attrezzato”.
Non ha senso perchè in cambio della perdita netta di circa 6 ettari di verde, inseguendo il
miraggio di alcuni posti di lavoro, Camin si ritroverà con l’ennesima fila di capannoni vuoti,
mentre a poca distanza vengono svenduti fior fiore di capannoni industriali (per trovarli, basta
fare un giretto in internet). Un altro schiaffo al paese di Camin, che ha pagato un caro prezzo
allo sviluppo della città.
Proprio per tutelare quest’area e gli edifici storici presenti al
suo interno, nel 2004 i residenti con alcuni appassionati hanno
fondato il “Circolo di Campagna® Wigwam ®“IL PRESIDIO”
…sotto il portico…A.P.S.”, affiliata al World Wigwam® Circuit,
un’associazione ambientalista nata negli anni ’70 che conta più
di 300 circoli in ogni parte del mondo (www.wigwam.it).
“IL PRESIDIO” …sotto il portico… prende il nome dall’ultima
casa rurale rimasta nella via, risalente alla seconda metà del
‘600, con due archi a tuttotondo che delimitano un ampio
portico. E proprio sotto questo portico si svolgono la maggior
parte delle attività del “PRESIDIO”, che da marzo a ottobre sforna innumerevoli proposte per i
soci (e non solo ), proprio per riportare”a casa “ le persone che hanno abbandonato questi
luoghi in seguito agli espropri più o meno forzati dovuti alla costruzione della zona industriale
di Padova.
E, insieme a spettacoli teatrali, cinema all’aperto, concerti, conferenze, il punto di forza sono le
feste rurali, durante le quali spesso vengono offerti i prodotti dei vicini orti. A proposito degli
orti: già dalla fondazione del “PRESIDIO” ci si era proposti il recupero delle aree abbandonate
di via Gramogne con una attività di orti sociali. In pochi anni, gli “ortolani volontari” sono
diventati una decina, e con il loro lavoro accurato e instancabile hanno creato un magnifico
“community garden”, un ciclopico orto-giardino ricco di biodiversità.
E a proposito di biodiversità, da alcuni anni “IL PRESIDIO “ collabora con “Civiltà Contadina” (i
“Seed Saver”) per creare un “orto antico”, un orto dove vengono conservate antiche varietà
di ortaggi ormai sparite dalle nostre campagne (e dalle nostre tavole…). Questo progetto nel
2011 ha ricevuto la menzione speciale al premio ARCI “Impatto Zero” (patrocinato dal Comune
di Padova), un concorso indetto per valorizzare le buone pratiche amiche dell’ambiente.
E a distanza di poco meno di un anno, mentre il Comune si prepara ad aderire al “Parco
Agricolo Metropolitano” per valorizzare le aree agricole residuali, noi quest’anno come premio
avremo una colata di cemento e asfalto che ci seppellirà, per sempre.
Firma per bloccare la lottizzazione industriale tra via Germania e Via
Gramogne! Clicca qui sotto al link:
http://www.firmiamo.it/diciamo-no-a-nuovo-cemento-e-asfalto-a-camin
Circolo di Campagna® Wigwam® "IL PRESIDIO"...sotto il portico...
(da Ecopolis Newsletter - maggio 2012)
LA FARINA 00 E' DANNOSA PER LA SALUTE:
ECCO PERCHE'
La farina 00 è nociva: dietro il suo aspetto apparentemente
innocuo, il suo colore candido e la sua consistenza così
vaporosa e leggera, si nasconde un vero e proprio pericolo
per la salute umana.
Questa farina - diffusissima nei supermercati e comunemente usata negli impieghi casalinghi si ottiene attraverso la macinazione industriale del chicco di grano, che comporta l'eliminazione
del germe (ovvero il cuore nutritivo del chicco, che contiene aminoacidi, acidi grassi, sali
minerali, vitamine del gruppo B e vitamine E) e della crusca (la parte più esterna,
particolarmente ricca di fibre). Tutto questo porta a un impoverimento della materia prima: da
questa macinazione si ottiene infatti una farina raffinata, che si mantiene a lungo, ma risulta
terribilmente depauperata e ricchissima di zuccheri.
Abbiamo chiesto al professor Franco Berrino, ex direttore del Dipartimento di medicina
predittiva e per la prevenzione dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e consulente della
Direzione scientifica, quali sono gli effetti negativi dell'uso abituale di questo tipo di farina.
"La farina 00 - come tutti i prodotti raffinati - provoca un aumento della glicemia e il
conseguente incremento dell'insulina, fenomeno che nel tempo porta ad un maggior accumulo
di grassi depositati". Tutto questo si traduce quindi con un indebolimento dell'organismo,
sempre più soggetto a malattie di ogni tipo, tumori inclusi.
Quali farine bisogna scegliere allora?
"L'ideale – spiega Berrino – è acquistare grano biologico dai nostri
contadini (possibilmente il grano duro, che ha un contenuto più basso
di zuccheri) e macinarselo da soli. In casa".
Vi sembra impossibile? Niente affatto! Sui siti di e-commerce
esistono ormai tantissimi rivenditori di piccoli mulini a pietra
casalinghi a costi relativamente contenuti (si va dai 300 ai 500 euro)
che permettono di macinare il grano in casa e auto produrre farine
sane e di qualità. In questo modo il chicco verrà semplicemente
polverizzato senza essere privato del germe e della crusca, elementi
che forniscono sostanze preziosissime per il nostro organismo.
La differenza tra una farina macinata a pietra e la 00 industriale è palpabile: la prima è
granulosa e color sabbia, la seconda ha l'aspetto del gesso.
E per i fissati della manitoba?
"Essendo ricca di glutine – ha continuato il professor Berrino – la manitoba permette di
ottenere pani e dolci più soffici e vaporosi, ma poiché anche questa è una farina raffinata
comporta gli stessi rischi della 00 e va usata con moderazione". Insomma, il suggerimento è
consumare queste farine il meno possibile. Proprio come tutti i prodotti raffinati, zucchero
bianco incluso! Attenzione poi al pane integrale, o pseudo tale!
La maggior parte dei pani denominati integrali (specie quelli acquistati al supermercato) sono
composti da farina 0, cui viene aggiunto un derivato della crusca, anche questa privata delle
sue sostanze più preziose e finemente rimacinata. In breve, uno scarto raffinato di lavorazione
industriale, che diventa doppiamente nocivo per l'organismo umano.
Ma come possiamo riconoscerlo?
Il pane integrale vero ha un colore scuro omogeneo (oltre che un sapore completamente
diverso), mentre quello ottenuto da farina e crusca raffinate è sostanzialmente bianco (dato
dalla 0 o 00), con puntini scuri dati dalla crusca. Insomma, se proprio non avete tempo e
voglia di macinare il grano e produrre la farina in casa, evitate almeno di acquistare il finto
pane integrale o le farine del supermercato, optando invece per quelle macinate a pietra. Tra
le più famose ricordiamo quelle del molino Quaglia e Marino, ma in realtà esistono ancora
piccoli molini a pietra semisconosciuti e sempre più rari, che vale la pena andare a cercare.
(dalla Newsletter di Greenme - maggio 2012)
MICHAEL, DALL’AMERICA ALL’ITALIA PER
SALVARE I VITIGNI AUTOCTONI ITALIANI
Michael Loos ha avuto un'idea originale, ambiziosa e un po'
avventurosa: fare il giro d'Italia, regione per regione, a bordo di un
camper che farà da laboratorio e redazione mobile per raccontare in
tempo reale le straordinarie peculiarità del vino italiano. Il progetto
si chiama “20 Mondi”, perché ogni Regione è come un mondo a sé
stante, con la propria storia, le proprie tradizioni, le proprie peculiarità, che Michael
documenterà e racconterà online ed attraverso una serie di “app” (guide di viaggio digitali su
www.20mondi.com). Lo abbiamo raggiunto per telefono per farci raccontare qualcosa in più.
Ho 49 anni e sono originario dell’Ohio. Sono venuto a Firenze nel 1989: l'idea originale era di
rimanere solo un anno, ma poi quell’anno si è trasformato in 23 anni e non ho più guardato
indietro!. La storia, design, e, naturalmente, il cibo ed il vino sono le prime cose che mi hanno
attirato di questo paese, ma di anno in anno, mi trovo affascinato dalla meraviglia che sento
ancora ogni giorno: la diversità delle culture, delle personalità, dei linguaggi, dei territori,
ancora mi stupiscono e fanno ogni giorno sì che ogni giorno che passo qui sia un giorno di
scoperta.
Sento di aver appena toccato la superficie di ciò che l'Italia è. Prima di venire qui, i vini che
conoscevo erano soprattutto quelli californiani, senza dubbio grandi vini, ma con una
uniformità di gusto che mi faceva sentire come se stessi bevendo essenzialmente sempre gli
stessi ricchi, succosi, vini. Quando sono arrivato in Italia, mi sono sentito come di aver
scoperto un nuovo mondo: i vini italiani sono estremamente diversi nel gusto, ciascuno degli
oltre 350 vitigni autoctoni ha le sue caratteristiche specifiche e il proprio profumo.
Le diverse sensazioni che ricevo nel bere i diversi vini ancora mi incanta:tanto che non ho
ancora trovato il mio vino preferito, ogni regione me ne offre uno! Quando visito un posto e
bevo un bicchiere di vino locale mi sento come se stessi veramente bevendo il succo della terra
e ogni regione ha un succo diverso. Io non sono un esperto, io non sono un sommelier, ma
adoro scoprire i tesori nascosti in un territorio, mi piace parlare con i piccoli produttori, quelli
che con amore e infinita pazienza, sono capaci di creare questi meravigliosi vini profondamente
radicati nel territorio.
Un bicchiere di vino calabrese mi fa assaporare il sole della sua terra, un bicchiere di vino
trentino fa permette al mio palato di esplorare la natura selvaggia delle sue montagne. In
questo paese non c’è un vino che sia simile ad un altro e, credo, non c'è posto sulla terra che
possa donare una tale gioia ai sensi. Il mio progetto è quello di rintracciare i vitigni autoctoni
d'Italia e produrre video-storie delle persone che fanno questi vini. Vogliamo raccontare le loro
storie, spiegare il lavoro e l'amore che viene messo nella creazione di una bottiglia di vino e di
rendere pubblico partecipe della magica esperienza che è degustare un particolare vino.
I nostri video non forniranno dati tecnici, ma informazioni culturali e storiche, in modo che
chiunque possa arrivare a conoscere la terra, la lingua e le persone che producono questi vini.
Vogliamo evidenziare la meravigliosa, straordinaria esperienza che è bere un bicchiere di vino
quando si riesce a capirne la storia, il background culturale e le tradizioni che l'hanno creato.
Vorrei che il mio progetto sensibilizzasse sul fatto che gran parte di questa unicità è a rischio.
Mi auguro che, grazie ad esso, la richiesta di questi vini aumenti. Attraverso le vendite online,
voglio mettere i consumatori di tutto il mondo in contatto con questi 'produttori di miracoli’ per
permettere ai persone di ogni dove di assaporare il sole calabrese, le colline toscane, le Alpi
Trentino, e assicurare ai produttori un giusto introito.
Il progetto 20 MONDI è appena iniziato. Siamo nella fase di start-up e al momento stiamo
raccogliendo fondi per sostenere il lavoro da fare. Mi sono impegnato in questo progetto
perché penso che sarebbe un peccato se la specificità dei vini italiani venisse persa nella corsa
alla globalizzazione che favorisce i vini di produzione industriale con il solo scopo di fare facili
guadagni. Abbiamo bisogno di aiutare i piccoli produttori a sopravvivere e prosperare
producendo queste meraviglie artigianali.
La produzione del vino autoctono italiano non è qualcosa che possa essere ricreata da qualche
altra parte, non solo sono necessari i vitigni autoctoni, ma c’è anche bisogno di questa terra,
occorre questo clima, sono necessarie queste tradizioni.
Tutto ciò è qualcosa che non può e non deve essere
copiato. E qualcosa che deve essere salvaguardato e la
prosperità dei piccoli produttori italiani deve essere
garantita.
(da Agricoltura italiana online - maggio 2012)
PARKINSON DA PESTICIDI: RICONOSCIUTA IN FRANCIA LA MALATTIA
PROFESSIONALE
Lunedì 7 maggio è entrato in vigore in Francia un decreto che conferisce al morbo di Parkinson
lo status di malattia professionale per gli agricoltori, e stabilisce esplicitamente un nesso di
causalità tra questa patologia e l'uso di pesticidi.
Lo scorso febbraio, la vittoria in tribunale di un agricoltore che aveva intentato una causa
contro la Monsanto per averlo avvelenato con i vapori di uno dei suoi erbicidi, Lasso, aveva già
creato un precedente.
A seguire una manifestazione di agricoltori al Salone dell'Agricoltura, presso lo stand
dell’industria dei fitofarmaci, richiedeva il riconoscimento delle malattie professionali legate
all'uso dei pesticidi e il ritiro dei prodotti pericolosi.
Il riconoscimento ufficiale rappresenta dunque una vittoria per questa mobilitazione e
acquisisce un carattere importante sia a livello simbolico che concreto apr endo la possibilità a
sostegni finanziari per l’incapacità di continuare a lavorare. Un percorso cui dar seguito in Italia
aggredendo radicalmente le problematiche legate a produzione, uso e residui dell’agrochimica.
Un esempio da seguire, dunque, e una strada, quella dei pesticidi, da abbandonare.
(da Bioagricultura Notizie - maggio 2012)
TELEFONI CELLULARI: COME PROTEGGERSI DALL'ELETTROSMOG
Quando ho fatto la prima comunione - erano gli anni '50 - il mio padrino mi ha regalato un
orologio; negli ultimi anni si usa regalare il primo cellulare. E' considerato un bel regalo perché,
si dice, è molto utile: i ragazzi non si perdono e sono più facilmente controllati dai genitori.
In questi ultimi anni, a partire dagli adulti, il cellulare è diventato uno status symbol: ormai
sembra che senza cellulare sia impossibile relazionare con amici e colleghi. Faccio notare che
fino a non molti anni fa esistevano le cabine telefoniche pubbliche e si poteva telefonare da
qualsiasi posto. In molti stati europei le cabine telefoniche pubbliche funzionano regolarmente.
Ma se il cellulare è uno degli oggetti della tecnologia più venduti al mondo (in Italia si sono
venduti 3 cellulari per abitante) e ci permettono con gli ultimi modelli anche tutte le
connessioni ad internet, perché si discute tanto?
Negli ultimi anni si è diffusa la consapevolezza per alcuni pericoli un tempo ignorati. Ad
esempio il lavoro nelle miniere di carbone, le fibre di amianto, il fumo delle sigarette. Per
quanto riguarda le onde elettromagnetiche, non c'è ancora nessuna preoccupazione per gli
effetti che molti studiosi indipendenti dicono essere molto pericolosi, soprattutto per i ragazzi.
L'insorgere di malattie causate da esposizione a onde elettromagnetiche a radiofrequenza non
si manifesta subito, perché i tempi di latenza sono superiori ai 10 anni.
L'impatto sul corpo delle onde elettromagnetiche varia in funzione della distanza. Se il
cellulare, invece di essere appoggiato sull'orecchio, è tenuto alla distanza di un braccio, che è
la distanza naturale di quando si invia un SMS o si utilizza l'auricolare, l'impatto è di 10/20
volte inferiore. L'altro fattore è la durata della telefonata. Da queste semplici constatazioni
conseguono i seguenti consigli: invece di telefonare, invia un SMS.
Per tre motivi:
la trasmissione di un SMS dura meno di un secondo;
quando si invia un SMS la distanza del cellulare dal corpo è maggiore di quando si
telefona con il cellulare all’orecchio;
costa molto meno;
se devi telefonare, fai telefonate brevi. Le lunghe chiacchierate falle con il fisso;
quando è possibile, attiva il vivavoce. Se non puoi attivare il vivavoce, usa l’auricolare.
non usare auricolari del tipo blue-tooth perché emettono continuamente o.e.m.;
prima di appoggiare il cellulare all’orecchio, accertati che la persona chiamata abbia
risposto. Per accorciare i tempi di esposizione alle o. e.m.;
a casa evita il cordless, usa il fisso. Perche il cordless emette o.e.m. come un
cellulare; il fisso no;
tieni il cellulare in una tasca esterna o nello zaino. Per aumentare la distanza dal corpo;
prima di telefonare, controlla le tacche in alto a sinistra. Se sono meno di quattro
spostati. Più sono le tacche evidenziate, minore è il campo elettromagnetico che il
cellulare deve emettere per collegarsi con la stazione radio base;
chi guida non deve telefonare. Perché quando si telefona durante la guida il rischio di
incidenti aumenta di 5 volte;
quando comperi un cellulare scegli fra i modelli a basse emissioni. Troverai
l’informazione nel libretto di istruzioni. La misura delle emissioni viene chiamata “Tasso
di assorbimento” o SAR, e non dovrebbe superare 0.4 W/m;
durante la notte spegni il cellulare. Perché il cellulare acceso emette, a tempi regolari,
dei segnali per mantenersi in contatto con la stazione radio base;
il cellulare deve essere spento: a scuola, in aereo, in ospedale, al cinema, a teatro, in
presenza di persone con pacemaker o apparecchi acustici.
Sandro Ambrosio - Legambiente Este
(da Ecopolis Newsletter - maggio 2012)
Il weekend alla Costigliola di
Rovolon:
26 maggio: PAROLE DI TERRA
Incontri per il corpo e per lo spirito, con Stefano Bruccoleri, meccanico e
ciclista;
27 maggio: ASSEMBLEA dei SOCI di AIAB VENETO;
PAROLE DI TERRA
Con giochi, laboratori, banchetti, ciclo escursione, esperienze bio, biobuffet e bio-bar, allegria, il viaggio e le parole, e…dove si nasconde il
buco?
CORSO DI ORTICOLTURA BIOLOGICA
Uscita didattica promossa da El Tamiso: semina e trapianto….come fare?
(con Giuseppe Bregolato) e introduzione al mondo delle api (con
Francesco Sette).
Le notizie non sono sufficienti questa settimana……bisogna leggere anche:
AUTISMO: ENCEFALOPATIA INDOTTA DALLE SOSTANZE
NEUROTOSSICHE CONTENUTE NEI VACCINI
da Autismovaccini
RICONVERTIRE L'AGRICOLTURA AL
BIOLOGICO. ECCO COME E PERCHÉ
da Il Cambiamento
DOSSIER SU PARCO AGRICOLO PAESAGGISTICO
da Salviamo il paesaggio Padova
ELEFANTI ACCORSI IN MASSA ALLA VEGLIA FUNEBRE DEL LORO
AMICO UMANO
da Greenme
10 ALIMENTI CHE SAREBBE MEGLIO
SCEGLIERE BIOLOGICI
da Greenme
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newsletter 21-2012