LA PIZZA E IL TRICOLORE
PERCHE’ LA PIZZA? Perché il tricolore?
Il tema dell‟Unità d‟Italia è vasto e
profondo, ma, al suo interno, abbiamo
voluto sviluppare assieme ai bambini
ricoverati
un argomento accattivante e nello stesso
tempo in grado di entusiasmarli e
coinvolgerli.
La pizza ha cominciato ad affermarsi
proprio in quel periodo ed è stata da
allora così tanto apprezzata, da
diffondersi prima in tutto il Paese e poi
nel mondo intero, portando dovunque lo
spirito fantasioso ed intraprendente degli
italiani.
Pizza: strato sottile d‟impasto ottenuto
mescolando farina di grano, acqua, sale, lievito e
olio d‟oliva; su questo strato, in genere a forma di
disco col bordo più spesso, si dispongono gli
ingredienti prima della cottura in forno.
Gli ingredienti scelti caratterizzano sapore, aroma,
colore, consistenza dei diversi tipi di pizza a cui
danno anche nome.
LE ORIGINI DELLA PIZZA
La realizzazione
delle prime pizze risale a
tempi antichissimi.
Migliaia di anni fa l‟uomo
diventò agricoltore e raccolse
i chicchi di grano; quando ne
aveva bisogno pestava
questi chicchi e se ne nutriva.
Scoprì anche che poteva
impastare quel grano
macinato il più finemente
possibile con acqua, e
arrostire quell‟impasto, a
forma di disco su pietre
roventi.
La focaccia molto bassa, non
lievitata che ne risulta è il primo
pane: o forse la prima pizza non
lievitata e senza condimento.
Si può immaginare anche la
rapida evoluzione dei “forni”,
strumento per eccellenza di
panificatori e pizzaioli ante
litteram: il primo, rudimentale,
nasce quando la pietra
arroventata che funge da “piano di
cottura” è coperta da un vaso di
terracotta a cilindro o a campana.
Poi si passa a costruire
una buca di pietre
arroventate in cui porre
l‟impasto; infine si arriva
al forno a due piani, uno
per il focolare e l‟altro
per la cottura.
Pompei: forni per la cottura del pane
In Egitto,pane,
focacce, schiacciate
e simili occupavano
un ruolo essenziale
nell‟alimentazione
quotidiana.
Forno egizio
Tra il 600
e il ‟700 a Napoli
La pizza si mangia
soprattutto per strada ed è
preparata da umili venditori
per gente umile; è bianca
ed è pratica, perché basta
piegarla in quattro, “a
libretto” per mangiarla.
Verso la fine del „700 la rossa
pizza di pomodoro viene cucinata
nei forni a legna delle botteghe e
venduta poi in banchi all‟aperto o
lungo le strade e i vicoli della città:
un garzone porta in equilibrio sulla
testa la “stufa” in cui stanno in
caldo le pizze, diverse per
condimenti ed ingredienti, e le
consegna direttamente ai clienti,
in casa o per strada.
Nel 1780 viene fondata la pizzeria “Pietro e
basta così” la cui tradizione, a due secoli di
distanza, è continuata dall‟Antica Pizzeria
Brandi: può essere considerata la prima, in
senso moderno anche se per altri bisogna
aspettare per questo il 1830 e la nascita
della pizzeria Port‟Alba, che si trovava a
fianco dell‟arco che, da piazza Dante
immetteva in via Costantinopoli.
Era una pizzeria col forno rivestito di mattoni
refrattari e il fuoco alimentato a legna.Fu
luogo d‟incontro di artisti e scrittori famosi,
come D‟Annunzio e Salvatore Di Giacomo.
Pizzeria Port‟Alba
Nel 1889 in Italia è il tempo dei Savoia.
Sua Maestà Umberto I e la consorte regina
Margherita,
in visita a Napoli, esprimono il desiderio di
assaggiare la pizza.
Il pizzaiolo Raffaele Esposito, della pizzeria “Pietro
e basta così”
ne offre tre: la “mastunicola”(sopravvissuta pizza
“bianca”),
la pizza alla marinara (pomodoro, aglio, acciughe,
olio d‟oliva), la pizza
pomodoro e mozzarella (pomodoro, aglio,
mozzarella, basilico, olio d‟oliva).
La regina, in particolare apprezza la pizza
pomodoro e mozzarella tanto da elogiare addirittura
per iscritto il pizzaiolo.
Come unica forma di ringraziamento possibile,
Esposito dedica la pizza alla mozzarella alla stessa,
ribattezzandola “Margherita”.
Dai primi anni ‟60, l‟avvento delle
pizzerie diventa un fenomeno di massa,
una nuova generazione di pizze, legate
all‟interpretazione di piatti della
tradizione gastronomica nazionale, che
è sempre, o quasi, legata alle cucine
regionali.
LA PIZZA NEL MONDO
Dal 1875 alla prima guerra mondiale milioni e
milioni di italiani, provenienti soprattutto dalle
regioni del sud, lasciano il Paese, diretti verso
le Americhe, portando con sé la propria cultura
anche alimentare
La prima pizzeria viene aperta a New York nel
1895: qui la pizza si afferma come cibo
appetitoso e nutriente, oltre che economico.
Con la fine della guerra, la pizza si afferma
come uno dei simboli della cucina italiana,
probabilmente il più conosciuto e amato nel
mondo.
LA PIZZA TRA CULTURA GASTRONOMICA E FAST - FOOD
Negli Stati Uniti e in varie parti del mondo
esistono numerose catene di pizzerie; una delle
maggiori catene in franchising è “Pizza Hut”, la
quale ha aperto propri ristoranti in 86 paesi del
mondo.Dal 1999 è attiva in Italia la catena
“Spizzico”, collegata al marchio “Autogrill”, che
propone un concetto a metà strada tra la
pizzeria e il fast-food, tipico del Nordamerica;
inoltre, “Autogrill”, attraverso una società
americana, acquisita nel 1999, controlla
indirettamente “Pizza Hut”, non presente in
Italia.
In Spagna e Portogallo è popolare “Telepizza”,
che effettua consegne a domicilio.
PER
IMMAGINI
ZUMMATE,
ZUMMATE
AVANTI…
PER
ANTEPRIME
ZUMMATE,
ZUMMATE
ANCORA
TENDENZIALMENTE
UTILIZZEREI I
TANTI
TEMERARI
AVANZAMENTI…
PER
EVITARE
ZUMMARE
ZUMMARE
INDIETRO…
SAPIENTEMENTE
TENTERETE
UNIFORMI
ZUMMATE,
ZUMMANDO
INNANZITUTTO
COLORI
OSCURI
SENZA
IMMAGINI…
PIZZA PAZZA
TUTTA
A PEZZI
STUZZICOSI
VIVA L’ITALIA – VIVA LA PIZZA
Strofa 1:
Dopo centocinquant‟anni quante cose abbiam visto passar;
siam famosi per la moda, per la musica e per la Carrà.
Bella Italia criticata per la sua superficialità.
“Qui non c‟è organizzazione!”
Ma poi tutti che vengono qua.
Noi litighiamo per ogni cosa.
Per la politica o per la morosa.
Ma c‟è qualcosa che ci accomuna e che rafforza la nostra unità.
Rit.
Oh oh oh oh oh! LA PIZZA!
Oh oh oh oh oh ! Che PIZZA!
E‟ come aver nel piatto la bandiera del tricolor:
Pomodoro, mozzarella col basilico ma che sapor.
Dal profondo Mezzogiorno fino in alto alla foce del Po
Ci sentiamo più italiani e mangiamo fin quando si può.
Strofa 2:
C‟è la Rossa di Ferrari, c‟è l‟Azzurro del buon Celentano
C‟è l‟Arancio di Sicilia e c‟è Verdi che canta Libiam
C‟è la Rosa del ciclismo, c‟è Modugno dipinto di blu
Bianco/rosso/nero azzurro è lo Stivale dai mille color.
Ma quanto è bella questa nazione
Noi lo vediamo alla televisione
E che cos‟è che ci rappresenta e che nel mondo dà celebrità
Rit.
Oh oh oh oh oh!
LA PIZZA!
Oh oh oh oh oh!
Che PIZZA!
E‟ come aver nel piatto la bandiera del tricolor
Pomodoro, mozzarella col basilico ma che sapor
Dalle Alpi alle Piramidi dal Congo fino in Perù
Tutti mangiano la pizza e che rabbia se non ce n‟è più.
1889: Re Umberto I e la Regina Margherita si recano
a Napoli nella loro reggia estiva di Capodimonte.
Un giorno legge un libro
sulla pizza e ne rimane
affascinata.
Don Raffaele utilizza i forni reali assieme alla moglie,
Donna Rosa, per preparare la pizza alla Regina.
BIBLIOGRAFIA
Tratto da:
www.ndonio.it
www.averanapoli.it/storia.htm
“Il libro della pizza” V.Buonassisi, Fabbri Editori
www.cookaround.com
www. Fuocoelegna.it/pizza.php.
www.pizzamondo.it
www.pizza – planet.it
Website lineone.net/traditio/pizza.html
www.taccuinistorici.it/ita/news/moderna/acibo - di strada/pizza - gioiello - napol...
it.wikipedia.org/wiki/Pita
www.brandi.it/italiano/index3.html
D.Saltarello: “Viva l‟Italia – Viva la pizza”
Fondazione Oratori Milanesi; da “L‟album del mio
Stivale”
Grazie
dell’attenzione
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La pizza e il tricolore