«UMANITA’ NOVA» 27 Gennaio 2013 Legge di stabilità Anche i ricchi piangono? L'algido governo Monti ha chiuso la propria esperienza il 24 dicembre, uscendo di scena con l'approvazione a grande maggioranza della legge di stabilità. E' stato l'ultimo atto di un governo coerente, che da buon gattopardo ha cambiato tutto senza cambiare nulla: il mandato era quello di modificare la struttura del rapporto capitale-lavoro, senza toccare gli equilibri sociali, prelevando il minimo alle classi proprietarie e risanare soprattutto a spese dei poveri. Fatto! ... si potrebbe dire senza sbagliare troppo di segno. Proviamo ad esaminare in sintesi l'azione complessiva del governo, la direzione di marcia intrapresa, gli ultimi provvedimenti e gli effetti che tutto questo ha determinato sulla struttura economica e sociale. I principali interventi del governo sono farina del sacco Fornero: riforma delle pensioni e mercato del lavoro sono stati i punti alti dell'attacco senza quartiere alle ultime vestigia della resistenza sindacale. La ministra che piange si è resa odiosa all'universo mondo, torna ad insegnare e si dichiara insoddisfatta del proprio operato, ma le sue vittime hanno ben diversi e fondati motivi per addolorarsi davvero. L'età pensionabile è stata allungata in maniera insopportabile e i pasticci indegni sugli esodati non sono certo un complotto delle opposizioni. La riforma del mercato del lavoro ha cancellato l'art. 18, introdotto la possibilità di licenziare per motivi economici (di fatto a discrezione padronale), non ha stabilizzato in alcun modo i precari e ha completato l'opera distruttrice del Collegato Lavoro del precedente Ministro Sacconi. Il governo Monti ha poi reso definitivo anche in Italia il principio del pareggio di bilancio, rendendo così totalmente inservibile qualunque strumento di una eventuale politica economica tesa ad arginare gli effetti devastanti della crisi economica: la strategia di qualunque governo sarà costretta in tal modo a svolgere un ruolo pro-ciclico, peggiorando le cose quando già vanno male, insistendo su tagli e sacrifici anche con l'economia boccheggiante. La spesa pubblica, d'altro canto, da strumento di stimolo al ciclo economico diventa con la spending review ed il fiscal compact il principale terreno di modifica dei rapporti tra le classi, attuata attraverso il ridimensionamento del numero degli addetti pubblici, il taglio dei trasferimento agli enti locali e ai trasporti, la compressione della spesa sanitaria e la soppressione dei servizi. Qualunque argomento pro-créscita si è schiantato nel vuoto pneumatico del Ministero di Passera, ansioso più di apparire che di esistere, al di là delle promesse da marinaio di restituire alle imprese i crediti d'imposta o dello sforzo costante per assicurare alle grandi opere (Tav, Autostrade, Porti, banda larga) i finanziamenti necessari per tenere su le consorterie riunite. Alla fine si è anche scoperto che i progetti proposti "in buona fede" dagli amici di Confindustria venivano girati via fax direttamente a McKinsey: tanto per applicare anche al pubblico gli stessi criteri del privato … Alla fine della fiera la legge di stabilità è stata varata dopo qualche giorno dal pagamento del saldo dell'Imu: un salasso totale da 24 miliardi di euro (almeno 4 provenienti dalla prima casa), che ha rappresentato la prima vera patrimoniale di una certa consistenza applicata alla classe proprietaria italiana. Un anticipo che sarà seguito, a giorni, dall'applicazione dell'imposta sul deposito titoli (1 x mille per il 2012 - 1,5 x mille nel 2013). Anche i ricchi piangono? Ancora no, noi pensiamo naturalmente che sia "troppo poco e troppo tardi", certo però che Monti aveva (ha?) il problema di fare pagare i "suoi", perché non si può pensare di succhiare ancora risorse dai ceti "non proprietari" per finanziare la macchina statale. Anche la classe dirigente deve mettere mano al portafoglio, l'ora è grave e bisogna salvare il sistema ... D'altronde i ricchi la loro compensazione l'hanno già avuta, perché Monti ha salvato i loro capitali: un BTP 4% 2037 un anno fa valeva 65 sul mercato e oggi sfiora 90, forse è il caso di pagare, senza fiatare, un po' di patrimoniale camuffata, quando i propri "danei" sono saliti del cinquanta per cento in un anno ... Persino la Tobin-Tax, limata allo 0,12% sui guadagni realizzati sui prodotti finanziari.scambiati sui mercati regolamentati e allo 0,22% per gli altri, non è in grado di spaventare o di incidere più di tanto. La vituperata Imu cambierà natura, in base alla nuova legge di stabilità: i 7-8 miliardi provenienti dalle abitazioni andrà ai Comuni, mentre l'imposta maturata sui beni produttivi, capannoni e impianti industriali sarà appannaggio dello Stato. Le Province avranno un anno ancora di moratoria, troppi interessi politici hanno consigliato di rimandare la loro soppressione ... L'aumento dell'Iva scatterà dal 1 luglio e alzerà la terza aliquota dal 21 al 22%, mentre quelle al 4%, e al 10% resteranno ferme. Anche così l'aumento del prelievo sui consumi e sull'imposizione indiretta farà salire i prezzi e taglierà i salari reali. L'aumento della pressione fiscale non sarà invertito: è naufragato il progetto di abbassare le due aliquote fiscali di base (23% fino a 15.000 euro e 27% fino al 28.000 euro). Se i ricchi piangono (o se anche solo gli spunta qualche lacrimuccia), i poveri non devono ridere... Stesso discorso vale per la revisione di detrazioni e deduzioni: per le prime tetto annuo di 3.000 euro, per le seconde franchigia di 250 euro. In compenso arriva la Tares, la nuova tassa sui rifiuti, che si preannuncia simpatica come un calcio negli stinchi: sì pagherà in quattro rate a partire da aprile e potrebbe seguire le orme dell'Imu, con un bei salasso a saldo prima, della fine dell'anno. Alle imprese naturalmente ponti d'oro: è vero che si taglia dal 27,5 al 20% la detrazione fiscale per le auto aziendali, ma si regalano dai 2014 fortissime esenzioni lrap per ogni nuova assunzione a tempo indeterminato. Ben 7.500 euro a testa, che salgono a 13.500 euro se si tratta di giovani under 35 o donne. Al sud queste cifre diventano ancora maggiori: 15.000 e 21.000 euro rispettivamente. La pressione dei sindacati ha ottenuto qualcosa: sono stati tagliati di soli 30 milioni i contributi per i patronati, sono saliti gli stanziamenti per gli ammortizzatori sociali (fino a 1,7 miliardi), è stata rifinanziata la detassazione per gli incrementi di produttività (2,1 miliardi nel triennio 2013-2015). E stata ricostituita la gratuità delle ricongiunzioni previdenziali e abolito il prelievo del 2,5% sul TFR degli statali. L'aumento degli stanziamenti per CIG e altri strumenti analoghi ha motivazioni molto preoccupanti, e qui veniamo all'effetto complessivo delle politiche montiane. I1 2012 è stato, dopo il 2010, il secondo peggior anno degli ultimi quaranta, in termini di utilizzo della Cig: un miliardo e novanta milioni di ore di Cig. autorizzata rendono in modo plastico e sintetico la dimensione del crollo in atto. 520.000 persone hanno passato l'intero anno in Cig, ma sono passati dalla Cig in totale 2 milioni di lavoratori e in totale sono stati 4 milioni i lavoratori che hanno avuto a che fare con gli ammortizzatori sociali per sopravvivere (un terzo dei 12 milioni di lavoratori assicurati presso l'lnps). Sul reddito medio dei lavoratori questo datò ha inciso per circa 8.000 euro di minor guadagno, in totale significa 4,2 miliardi di euro in meno di salario erogato. Si calcola che dall'inizio della crisi, cioè da cinque anni a questa parte, siano stati autorizzati 4,4 miliardi di ore di Cig ... Un fenomeno devastante che ha abbassato drasticamente il livello di sicurezza percepito dai lavoratori, ma anche dalle istituzioni finanziarie e dalle banche (che non erogano più mutui), causando a catena un crollo delle compravendite di case, e dunque dell'edilizia e del mercato immobiliare. Un circolo vizioso che si avvita su se stesso, mentre le banche sono già sedute su 122 miliardi di sofferenze lorde e usano la liquidità fornita dalla BCE all'l% per comprarsi i titoli del debito pubblico (che, a sua volta ha toccato il record storico di 2.025 miliardi di euro). I capitali sono salvi, a questo giro, l'economia reale un po' meno. I disoccupati veri sono oltre tre milioni e mezzo, il 2012 si è chiuso a -2% ed anche il 2013 non sembra avviato verso marce trionfai (-1% la recente previsione Bankit). Sarebbe il caso di provare a cambiare qualcosa, ma quelli che in queste settimane si contendono il potere politico non sembrano intenzionati a parlare di problemi veri. E' una guerra di immagine e di finte scaramucce, gestite sullo share dei programmi televisivi e sulle percentuali dei sondaggi. Meglio non confrontarsi con le questioni spinose, buttiamola in caciara e speriamo che me la cavo. I nostri candidati non sono sulle vostre liste, ma le vostre mani sono nelle nostre tasche: quando saremo in tanti a dirgli di smettere, avremo cominciato a risolvere qualcuno dei nostri molti problemi. Renato Strumia Breve constatazione L’unica speranza è che il nostro giornalista abbia farneticato e che quelle da lui raccontate siano solo “balle stratosferiche”, da comunisti, pardon da anarchici, quindi P. L. Bersani non centra nulla, né con gli uni né con gli altri! Purtroppo se andate a vedere il vostro conto corrente, ormai quasi obbligatorio per tutti, vi accorgerete che non passa momento che non subisca simpatici salassi. La poca protezione di quei miseri e sudati risparmi avuta grazie all’acquisto di Titoli di Stato ora, con le varie, crescenti e sempre più numerose imposte sul bollo, sta svanendo. Per esempio, su mille euro di interessi, fra gabelli e balzelli vari, me ne sono rimasti meno della metà, questo perché sono molto ricco. Bene, per me fine dei Titoli di Stato e, se si potesse, fine anche delle banche, ma non si può. L’augurio è quello che Monti e tutti i suoi degni compari, passati, presenti e futuri finiscano presto nel più profondo degli Inferi, sempre che Lucifero ne sopporti la loro infame e nauseante presenza. V. R. IO NON VOTO NEWS e se proprio devo … Voto Beppe Grillo [email protected] Savona Mercoledì 20 Marzo 2013 Fondato nel 2012 – Anno II NUMERO 36 [email protected] Caro Grillo, alla roulette si può anche perdere Caro Grillo, dopo le smentite sul fatto che favorireste la nascita di un governo “tecnico” sembra che vogliate costringere Pd e Pdl a un abbraccio mortale per far nascere un qualche esecutivo, con la prospettiva di rivotare a luglio e a settembre. La logica, dal tuo punto di vista, è quella di aspettare qualche mese per poi ottenere un successo elettorale ancora più largo di quello ottenuto dieci giorni fa. Insomma, alla prima giocata hai vinto una somma enorme, adesso stai puntando tutte le fiches su un solo numero, con l’idea di sbancare il casinò. In tutto questo, però, ci sono vari problemi. Il più ovvio è che Pd e Pdl insieme potrebbero solo appoggiare un “governo del presidente” diretto da Visco o Saccomanni, non metterebbero certo insieme D’Alema a fare il ministro degli Esteri e Cicchitto a fare il ministro degli Interni. Quindi, se non votate la fiducia a qualcuno (o discutete con qualcuno della possibilità di creare una maggioranza per un governo 5 Stelle) si torna al “governo tecnico”. L’inghippo sta nel fatto che i governi cosiddetti tecnici fanno danni, per la precisione riducono gli italiani in miseria come ha fatto Monti. E siccome queste elezioni sono state per l’appunto un referendum su Monti, in cui il 90% degli italiani ha risposto che di banchieri e assimilati non ne vuole sentir parlare per almeno vent’anni, pensi che sarebbe saggio far nascere un governo di questo tipo? Gli elettori non sono stupidi e, alle prossime elezioni, si ricorderebbero di questa tua scelta. Il secondo problema è la legge elettorale. Improvvisamente, sembra esserci l’unanimità per cambiarla: supponiamo che si faccia la cosa più semplice e cioè che si abolisca il pasticcio del premio di maggioranza e si voti con un sistema proporzionale, magari con le preferenze. In questo caso, però, l’Italia si dividerebbe alle prossime elezioni in tre grandi blocchi: Movimento 5 stelle, centrosinistra e alleati, centrodestra e alleati. Il problema di come comporre una maggioranza rimarrebbe identico ad oggi. Si sente anche molto parlare di “modello francese”. Funziona così: si vota in due turni, vince chi ha preso più della metà più 1 dei voti al primo turno, altrimenti c’è un ballottaggio, a cui in genere partecipano solo i due candidati più votati, talvolta anche coloro che hanno superato una certa soglia: nelle elezioni per l’Assemblée Nationale la barriera da superare è il 12,5% degli aventi diritto al voto. In materia elettorale, come ho cercato di spiegare nel mio recente libretto, tutto dipende dai dettagli ed è facile aggiustare le regole per favorire qualcuno a danno di qualcun altro. Ora, il sistema a due turni è concepito per favorire i due grandi partiti e impedire la rappresentanza delle piccole forze politiche in parlamento: non molto democratico, vero? €0 L’ANGOLO DEL RELAX Tu potresti anche infischiartene e, partendo dalla posizione di primo partito già ottenuta, pensare che questo sistema ti andrebbe benissimo. Non è così. Benché l’elettorato 5 Stelle sia molto largo e diversificato, è chiaro che i valori a cui si riferisce (l’onestà, la trasparenza, l’ecologia, il lavoro) sono i valori della sinistra: la gente non ti ha votato per farsi rimborsare l’Imu o nella speranza di continuare a godere delle briciole del sistema di potere berlusconiano-leghista. Questo significa che l’elettorato di sinistra si dividerà fra quelli che resteranno fedeli al Pd e quelli che voteranno per il Movimento 5 stelle mentre, presumibilmente, l’elettorato di destra voterà compatto. Risultato? Tutto dipenderà da quanto gli elettori del Pd saranno disposti a votare per i tuoi candidati al ballottaggio e da quanto gli elettori 5 stelle saranno disposti a sostenere un candidato del Pd rimasto in competizione contro uno di centrodestra. Questo significa che i rapporti tra i due pezzi dell’elettorato di sinistra saranno fondamentali e che è perfettamente possibile che la diffidenza reciproca spinga molti di loro ad astenersi, facilitando la vittoria dei candidati berlusconiani. Un governo pseudoMonti, seguito da elezioni con di nuovo il Caimano a palazzo Chigi? Pensiamoci bene. La torre a. Butto giù b. Butto giù c. Butto giù d. Spero caschi la torre Soluzione: ROMA ARCORE 5 marzo 2013 di Fabrizio Tonello | I MARZIANI CI SPIANO Uno dei deputati eletti nelle liste del Movimento 5 stelle ha detto che abbiamo microchip sotto pelle ed io ho sentito un brivido e mi sono detto: c'era proprio bisogno di eleggerlo? Bastava chiedere a me, che faccio lo psichiatra da quasi 40 anni, e sapete quanti "deputati" vi avrei trovato, anche più fantasiosi di questo? E se fossero i marziani, che stanno per invaderci? Beh, anche se fosse, non credo che potremmo andare peggio di così. Quindi GUARDATE IL CIELO! (citazione dal film: La cosa da un altro mondo). Francesco I Silvio unico Habemus Papa! Habemus Pappa! EURO NEURO Dottor A. C. Alcuni esperti del settore ritengono imminente un’invasione extraterrestre! Anche se così fosse in Italia le cose non potrebbero oltremodo peggiorare! a pag. 2 · Anche i ricchi piangono? · Breve constatazione a pag. 3 · Chavez, la strada che porta alla … · Italia? Ci vorrebbe un Chavez… a pag. 4 · Sanità: spese farmaceutiche · L’angolo della cucina · G. P. mi scrive e commento · Omaggio a Lucio Battisti · Una canzone per voi Chavez, la strada che porta alla successione. scuce le relazioni sul fondale del business Elezioni entro 30 giorni dell’energia, l’ha affidata per sei anni al fedele Favorito per la successione è il vicepresidente Maduro: toni morbidi ma fermi, è già stato ministro degli Esteri. Chavista della prima ora e appassionato Castrista, dovrà vedersela con un altro nome forte del partito socialista: il presidente del Parlamento, il militare Diosdado Cabello, il cui potere è enormemente cresciuto negli ultimi anni. Elezioni entro trenta giorni. Questo prevede la Costituzione del Venezuela, articolo 233. Anche se non è detto che la data del voto non sia fatta scivolare dal governo più avanti. La stessa Carta prevede che fino alla convocazione alle urne il potere sia esercitato dal presidente del parlamento, Diosdado Cabello. Militare, a fianco di Chavez dalla prima ora, Cabello è tra gli uomini più influenti del Venezuela. Il suo potere personale, enormemente cresciuto insieme al suo patrimonio grazie ai vincoli stretti con i nuovi ricchi allevati all’ombra del chavismo, ne fa il principale rivale di Nicolas Maduro, vicepresidente esecutivo, indicato questa notte come reggente dal ministro degli Esteri Jaua, nonostante la Costituzione, ed erede designato da Hugo Chavez come successore nel suo ultimo discorso pubblico. Entrambi possono proporsi al governo del Paese. La prima battaglia tra i due sarà per ottenere la candidatura come candidato governativo del partido socialista unido del Venezuela, psuv, ossia la leadership del partito che ha in mano la macchina del governo. Salvo colpi di mano dell’ultimo momento, il favorito tra i due è Maduro. Cinquant’anni, due metri, cento chili, Nicolás Maduro – ex batterista del gruppo rock Enigma – ha fama di moderato per la sua cordialità caribeña e i toni morbidi mantenuti come ministro degli Esteri, ma è sempre stato il rottweiler di Hugo Chávez nella lotta politica interna. Dopo avergli fatto fare una fulminea carriera a grandi balzi tra ruoli parlamentari e incarichi di fiducia, Chavez prima di partire a dicembre per l’Avana per la sua quarta operazione chirurgica aveva detto: “Se succedesse qualcosa Nicolás concluderà il mio mandato”. “Para donde va, el autobusero Nicolás!” è stata la frase di designazione, un’investitura polticamente rilevantissima. A Chávez è sempre piaciuto molto ricordare che il suo fedelissimo era l’autista degli autobus che integrano il servizio di metropolitana di Caracas. Lì ha fatto la gavetta Maduro. E’ stato il capo agguerrito del sindacato della metro. Ha partecipato, da chavista, all’Assemblea costituente. Eletto in parlamento nel 2000, sei anni dopo è arrivato il grande salto: ministro degli Esteri. La Casa amarilla – la Farnesina venezuelana – è sempre stato un luogo infido per Hugo Chávez: nelle sue pieghe sono rimasti infilati, dopo quattordici anni di governo, silenziosi oppositori. Nonostante gli innumerevoli repulisti, sono ancora molti i superstiti di Acción democratica e Copei, i due grandi partiti alternatisi per decenni al potere prima dell’avvento dell’era chavista, ad aggirarsi per i suoi corridoi. “Ci mettiamo Nicolás tra i vampiri” disse Chávez la sera prima del rimpasto di governo del 2006. La diplomazia vera, quella del petrolio, invece l’ha sempre gestita personalmente il presidente, aprendo e chiudendo il rubinetto delle forniture agli alleati fuori e dentro l’America latina. L’altra, quella che cuce e Nicolás. Dicono di lui che quando si presenta alle riunioni con le mani in tasca e il vocione da stadio è inutile andargli sotto di fioretto. Ma non è uno di quelli che risolvono la discussione a pugni sul tavolo. Basta non toccargli Fidel Castro. Su quello non transige. Cita a memoria il grande vecchio della rivoluzione cubana come neanche Hugo Chávez la prima volta che tornò dall’Avana da presidente eletto. “Quello che ha fatto Fidel nei confronti del Venezuela non lo ha fatto nessuno nel mondo – ripete spesso con aria adorante - lo rispettiamo e abbiamo chiara coscienza del ruolo che ci indica per i prossimi anni”. Con l’immancabile ritratto di Simòn Bolìvar “el libertador” dietro alla scrivania e le citazioni di Fidel Castro e Hugo Chávez a portata di mano, Nicolás Maduro si appresta ora a fare la difficile parte dell’erede designato. Sua moglie, Cilia Flores, avvocato, anche lei chavista della prima ora, ha ottime relazioni, una lunga esperienza e molto potere. E’ stata presidente del Parlamento dal 2006 al 20011 e vicepresidente del partito socialista unito del Venezuela, il partito di governo. Un anno fa Chávez l’ha nominata procuratore generale della Repubblica. Sono loro due la coppia politica del momento in Venezuela. Diosdado Cabello promette battaglia ad entrambi. Sarà una lotta senza esclusione di colpi. Il potere da ereditare è immenso. 6 marzo 2013 Angela Nocioni Italia? Ci vorrebbe un Chavez… Hugo Chavez è morto. E’ stato un grande rivoluzionario che ha cambiato in meglio il volto del Venezuela, dell’America Latina e del mondo. Lo piangono i poveri, che grazie a lui hanno recuperato la loro dignità, le persone semplici e quelle oneste. Si rallegrano i corvi e coloro che hanno perso i loro privilegi. Anche la morte è un fenomeno di classe. Si rallegrano, ma non si facciano illusioni. Un popolo che impara a esercitare i suoi diritti difficilmente torna indietro al precedente stato di schiavitù ed emarginazione. Ed è disposto a combattere e morire per difendere la sua democrazia. Inquietanti davvero le dichiarazioni di Nicolas Maduro, secondo le quali alle radici della malattia che ha ucciso Chavez ci sarebbe un avvelenamento da parte di agenti esterni. Certo, non sarebbe la prima volta. E’ probabile che di un avvelenamento da polonio sia morto Yasser Arafat, e la storia, per limitarsi ai fatti oramai noti, della Cia e di enti analoghi, è piena di tentativi, a volte riusciti, di eliminare i nemici politici degli Stati Uniti fisicamente. Ciò rende ancora più difficile e rischiosa la transizione verso il dopo Chavez. Occorre vigilare affinché sia rispettata la volontà che il popolo venezuelano sarà chiamato ad esprimere di nuovo prossimamente in elezioni presidenziali straordinarie a norma di Costituzione. C’è da immaginare che chi vuole il ritorno del Venezuela all’abituale status di servetto docile del potere imperiale, quello dei privilegi dell’oligarchia e l’annullamento delle conquiste rivoluzionarie conseguite negli ultimi quindici anni, non lascerà nulla di intentato per ottenere i propri obiettivi. Bisogna inoltre istituire una Commissione internazionale d’inchiesta che faccia pienamente luce sulle circostanze della malattia e della morte di Chavez. Nonostante tutto, occorre restare ottimisti, anche in questo momento di grande tristezza. Uno degli elementi che maggiormente inducono a tale ottimismo è la grande compattezza regionale acquisita dall’America Latina, proprio in gran parte per impulso degrande leader venezuelano, che è stato all’altezza del ruolo che aveva scelto, quello di essere epigono e continuatore di Simon Bolivar. I popoli dell’America Latina, da poco usciti da secoli di oppressione, guardano al futuro in tutto il continente. E’ una forza immensa che né complotti né dispiegamento di grandi mezzi finanziari e militari riescono a contenere. C’è da sperare che i settori meno beceri del potere statunitense lo capiscano fino in fondo e vadano a una nuova stagione di coesistenza pacifica e di cooperazione positivo nel rispetto reciproco. E’ nel continente americano che, come ho avuto occasione di osservare più volte, si collocano le nuove frontiere dell’umanità. Quel socialismo del XXI secolo evocato proprio da Hugo Chavez e che costituisce l’unica via d’uscita praticabile ai problemi globali che incalzano: crisi ambientale, diseguaglianze sociali, tendenza alla guerra. L’Europa, avvilita dalle politiche neoliberiste della Merkel, è sempre meno rilevante e solo da un incontro con i nuovi fenomeni rivoluzionari che avvengono ai suoi confini potrà trarre nuova linfa ed effettivo rinnovamento. Invece, la sua tendenza è rinchiudersi a difesa del suo fittizio e sempre meno effettivo benessere. Ma in questo modo va verso il suicidio definitivo. E in Italia? Un po’ di autocritica ci vuole. I leader che vengono scelti corrispondono in buona misura al carattere nazionale. Il bravo popolo venezuelano, dopo aver subito per decenni dittatura e corruzione, ha scelto un soldato onesto e combattivo che si è rivelato un grande leader rivoluzionario. Gli Italiani, anch’essi in fondo brava gente, hanno avuto prima il fascismo, poi la Resistenza, la Costituzione, ma subito dopo il regime democristiano, il CAF e poi Berlusconi e infine Monti. Ora, si prendono un po’ di respiro dando largo consenso a un bravo comico che a volte dice anche cose giuste, ma il cui programma è un coacervo di contraddizioni difficilmente solubili. Speriamo che non si tratti solo di un intermezzo comico in attesa del ritorno dei soliti poco divertenti cialtroni. Certo è che una figura tipo Chavez non si vede all’orizzonte. Per chi vuole lasciare le cose come stanno si tratta sicuramente di un bene. 6 marzo 2013 di Fabio Marcello Sanità: spese farmaceutiche Voglio partire con un esempio. Per questioni mediche private ho acquistato un prodotto farmaceutico per la vista: lacrime artificiali consistente in 15 flaconcini da 20 ml ciascuno per un totale di 300 ml al modico prezzo di 20,50 Euro. Da un semplice calcolo risulta quindi che il prodotto citato costa circa 0,06833 €/ml cioè 68,33 €/l, come un buon barolo piemontese o di un pregiato champagne francese. Il farmaco in questione è composto prevalentemente da acqua fisiologica con disciolto qualche sale per simulare le lacrime. Lo stesso discorso vale per qualunque altro medicinale: prezzi esorbitanti che mentre da un lato impoveriscono sempre più i malati dall’altro contemporaneamente arricchiscono a dismisura le industrie farmaceutiche. Ma non finisce qui perché il salasso economico continua negli ospedali, sia per gli alti costi farmaci, sia per quelli dei vari macchinari utilizzati. Ecco perché dopo le elevate trattenute sanitarie, i vari esorbitanti ticket il malato è arrivato al punto di pagare quasi tutte le medicine e spesso anche salati ticket sulle prestazioni ospedaliere. Mi si consenta di dire anche che i lauti stipendi del personale medico, elargiti senza validi motivi, non contribuiscono certamente a migliorare il bilancio della sanità pubblica. D’accordo che una laurea in medicina non è ne una in lettere o in matematica, ma il divario creatosi risulta eccessivo, tutto ciò a fronte del massacrante lavoro degli infermieri, la cui retribuzione è inversamente proporzionale ai loro alti impegni sociali. Per ottenere in alcuni settori specifiche prestazioni specialistiche ospedaliere, esempio in campo dentistico, si devono aspettare tempi biblici, tanto che spesso le carie “muoiono” da sole o il paziente defunge. Allora si deve andare in uno studio dal dentistico. L’ultima volta che mi è toccato all’uscita mi sono sentito molto più leggero: 150 Euro per una otturazione fatta con un po’ di cemento, si che era speciale ma …, con i saluti e un viscido «Poi passi che le preparerò la ricevuta fiscale» che a me è parso suonare come un «Non si azzardi a farlo altrimenti cambia dentista», o giù di li. Tornando “a bomba” c’è da dire che sui costi di farmaci e affini incidono molto le mitiche, mistiche e immancabili “bustarelle” per gli addetti ai lavori, che siano politici dei comuni, delle regioni, dello stato ovvero funzionari di altri settori pubblici, non fa alcuna differenza. Mercificare la salute dei cittadini è atto indegno persino per i nostri politici, che non perdono mai l’occasione per riempirsi i conti correnti, fare incetta di vari titoli e … chi più ne ha più ne metta. Soluzioni? Dio, in un momento di generosità, potrebbe mandare un altro diluvio, ma limitato a questi loschi individui. Come può fare? Può, può! Se no che Dio sarebbe? e chi purtroppo ha avuto invece 2. 4. 5. 6. 7. e forse avrà anche 8. Certamente! La gh……….!!! Pasta Introduzione Un uovo intero, 1,5 hg di farina e 0,5 hg di Su richiesta del carissimo amico G. P. in ulteriore farina, due manciate di borragini, questo numero viene pubblicato il testo della un cucchiaino di vino bianco e uno di latte, una canzone “Te lo leggo negli occhi” di Dino. noce di burro, un pizzico di sale, acqua q.b. $ Mondare e lavare le borragini, lessarle e Te lo leggo negli occhi – Dino 1964 asciugarle passandole in padella con il burro, ( Bardotti, Endrigo) tritarle molto finemente e impastare con gli altri Finirà me l'hai detto tu ingredienti. Tirare la pasta molto fine (ultimo ma non sei sincera, ingranaggio della macchina impastatrice) te lo leggo negli occhi infarinando ulteriormente se risultasse troppo hai bisogno di me. molle; disporre un po’ di ripieno su una striscia Forse vuoi dirmi ancora no di 3/4 cm di larghezza, ribaltarla su se stessa e ma tu hai paura, tagliare la striscia e i ravioli. Iterare il processo. te lo leggo negli occhi $ stai soffrendo per me. Passare i ravioli nel burro fuso con la salvia e E nei tuoi occhi che piangono la noce moscata, salare, pepare e spolverare con mille ricordi non muoiono il parmigiano. Dolcetto o Bonarda sono i vini perdonami se puoi consigliati per questo primo. e resta insieme a me. A cura di V. R. Tra di noi forse nascerà Anche noi mangiamo … un amore vero, te lo leggo negli occhi tu lo leggi nei miei. … con vero gusto e … Ma non sei sincera … sommo entusiasmo! te lo leggo negli occhi e… stai soffrendo per me. E nei tuoi occhi che piangono mille ricordi non muoiono perdonami se puoi e resta insieme a me. Tra di noi forse nascerà un amore vero, te lo leggo negli occhi tu lo leggi nei miei. Si, ma dalla parte sbagliata!!! $ La canzone “Te lo leggo negli occhi” portata al successo da Dino era stata data a Michele che la rifiutò perché aveva “Ti ringrazio perché”. Le parole sono di Bardotti e la musica Omaggio a Lucio Battisti dell'immenso Sergio Endrigo. 1. Io ti venderei 3. Quella del diluvio mi sembra una buona soluzione, anche se un po’ difficile da realizzare, ne conosci un’altra efficace? G. P. mi scrive: Ti offro un paio di spunti. Hanno fatto vedere Catanzaro Juventus dell'82. Lo sai che il fallo Burro a piacere, quattro foglie di salvia, due da rigore non lo hanno fatto vedere nel replay? pizzichi di noce moscata, due di sale e due di Palla contro lo stomaco del difensore e subito il rigore, mentre hanno fatto vedere la ripetizione pepe, sei cucchiai di parmigiano grattugiato. del tiro di Brady. Ripieno G. P. Due uova intere, sei carciofi, un bicchiere di latte, una noce di burro, q. b. di parmigiano La visione del DVD “Campionato io ti amo” grattugiato per rendere consistente l’impasto, 1981/82 della collana allegata alla “Gazzetta due pizzichi di sale e due di pepe, una dello Sport”, conferma quanto scritto da G. P. spolverata di noce moscata e una di maggiorana. con l’aggiunta di una rete assolutamente Mondare i carciofi e farli bollire, tritarli molto regolare annullata al viola Antognoni. C’è stata finemente e passarli nel burro, raffreddare il sempre grande omertà in quegli anni e c’è trito e, dopo avere aggiunto gli altri ingredienti, tuttora, tant’è che “i non juventini”, quando legarlo con le uova. Il ripieno in eccesso, se vincono i gobbi si chiedono: “Sarà vera gloria?” V. R surgelato, può essere utilizzato in seguito. V. R. C’è chi ha avuto Hugo Chavez Ravioli Verdi Burro e Salvia Per quattro persone Condimento Silvio Berlusconi e Nicole Minetti Il salame Renato Brunetta Ancora tu Andrea Agnelli Sognando e risognando Trio Equino “Monti, Casini & Fini” Il leone e la gallina Giovanni CalderoIi & Mara Carfagna Una giornata uggiosa Pier Luigi Bersani e i “PD” Le tre verità S. Berlusconi, M. Monti e P. L. Bersani Le alettanti promesse Silvio Berlusconi a cura di V. R. G.P. Una delle canzoni in assoluto più suggestive di Dino. Un’introduzione che resta sospesa per poi svilupparsi in modo energico e fluttuante. Anche qui sono presenti tutte le caratteristiche della grande canzone. Se ci soffermiamo sugli autori (quando un brano è così bello nasce spontaneo il desiderio di saper chi l’ha composto), ecco facilmente spiegato: testo di Bardotti e musica di Endrigo, garanzie di assoluta qualità, un binomio che nel tempo ha offerto al pubblico grandi emozioni. Red Ronnie Dopo il parere lungimirante di si tali esperti non mi resta che tacere e darvi appuntamento alla prossima canzone. a cura di V. R.