«UMANITA’ NOVA» 27 Gennaio 2013
Legge di stabilità
Anche i ricchi piangono?
L'algido governo Monti ha chiuso la propria
esperienza il 24 dicembre, uscendo di scena con
l'approvazione a grande maggioranza della
legge di stabilità. E' stato l'ultimo atto di un
governo coerente, che da buon gattopardo ha
cambiato tutto senza cambiare nulla: il mandato
era quello di modificare la struttura del rapporto
capitale-lavoro, senza toccare gli equilibri
sociali, prelevando il minimo alle classi
proprietarie e risanare soprattutto a spese dei
poveri. Fatto! ... si potrebbe dire senza sbagliare
troppo di segno.
Proviamo ad esaminare in sintesi l'azione
complessiva del governo, la direzione di marcia
intrapresa, gli ultimi provvedimenti e gli effetti
che tutto questo ha determinato sulla struttura
economica e sociale.
I principali interventi del governo sono farina
del sacco Fornero: riforma delle pensioni e
mercato del lavoro sono stati i punti alti
dell'attacco senza quartiere alle ultime vestigia
della resistenza sindacale. La ministra che
piange si è resa odiosa all'universo mondo, torna
ad insegnare e si dichiara insoddisfatta del
proprio operato, ma le sue vittime hanno ben
diversi e fondati motivi per addolorarsi davvero.
L'età pensionabile è stata allungata in maniera
insopportabile e i pasticci indegni sugli esodati
non sono certo un complotto delle opposizioni.
La riforma del mercato del lavoro ha cancellato
l'art. 18, introdotto la possibilità di licenziare per
motivi economici (di fatto a discrezione
padronale), non ha stabilizzato in alcun modo i
precari e ha completato l'opera distruttrice del
Collegato Lavoro del precedente Ministro
Sacconi.
Il governo Monti ha poi reso definitivo anche
in Italia il principio del pareggio di bilancio,
rendendo così totalmente inservibile qualunque
strumento di una eventuale politica economica
tesa ad arginare gli effetti devastanti della crisi
economica: la strategia di qualunque governo
sarà costretta in tal modo a svolgere un ruolo
pro-ciclico, peggiorando le cose quando già
vanno male, insistendo su tagli e sacrifici anche
con l'economia boccheggiante. La spesa
pubblica, d'altro canto, da strumento di stimolo
al ciclo economico diventa con la spending
review ed il fiscal compact il principale terreno
di modifica dei rapporti tra le classi, attuata
attraverso il ridimensionamento del numero
degli addetti pubblici, il taglio dei trasferimento
agli enti locali e ai trasporti, la compressione
della spesa sanitaria e la soppressione dei
servizi. Qualunque argomento pro-créscita si è
schiantato nel vuoto pneumatico del Ministero
di Passera, ansioso più di apparire che di
esistere, al di là delle promesse da marinaio di
restituire alle imprese i crediti d'imposta o dello
sforzo costante per assicurare alle grandi opere
(Tav, Autostrade, Porti, banda larga) i
finanziamenti necessari per tenere su le
consorterie riunite. Alla fine si è anche scoperto
che i progetti proposti "in buona fede" dagli
amici di Confindustria venivano girati via fax
direttamente a McKinsey: tanto per applicare
anche al pubblico gli stessi criteri del privato …
Alla fine della fiera la legge di stabilità è stata
varata dopo qualche giorno dal pagamento del
saldo dell'Imu: un salasso totale da 24 miliardi
di euro (almeno 4 provenienti dalla prima casa),
che ha rappresentato la prima vera patrimoniale
di una certa consistenza applicata alla classe
proprietaria italiana. Un anticipo che sarà
seguito, a giorni, dall'applicazione dell'imposta
sul deposito titoli (1 x mille per il 2012 - 1,5 x
mille nel 2013). Anche i ricchi piangono?
Ancora no, noi pensiamo naturalmente che sia
"troppo poco e troppo tardi", certo però che
Monti aveva (ha?) il problema di fare pagare i
"suoi", perché non si può pensare di succhiare
ancora risorse dai ceti "non proprietari" per
finanziare la macchina statale. Anche la classe
dirigente deve mettere mano al portafoglio, l'ora
è grave e bisogna salvare il sistema ...
D'altronde i ricchi la loro compensazione
l'hanno già avuta, perché Monti ha salvato i loro
capitali: un BTP 4% 2037 un anno fa valeva 65
sul mercato e oggi sfiora 90, forse è il caso di
pagare, senza fiatare, un po' di patrimoniale
camuffata, quando i propri "danei" sono saliti
del cinquanta per cento in un anno ... Persino la
Tobin-Tax, limata allo 0,12% sui guadagni
realizzati sui prodotti finanziari.scambiati sui
mercati regolamentati e allo 0,22% per gli altri,
non è in grado di spaventare o di incidere più di
tanto.
La vituperata Imu cambierà natura, in base
alla nuova legge di stabilità: i 7-8 miliardi
provenienti dalle abitazioni andrà ai Comuni,
mentre l'imposta maturata sui beni produttivi,
capannoni e impianti industriali sarà
appannaggio dello Stato. Le Province avranno
un anno ancora di moratoria, troppi interessi
politici hanno consigliato di rimandare la loro
soppressione ...
L'aumento dell'Iva scatterà dal 1 luglio e
alzerà la terza aliquota dal 21 al 22%, mentre
quelle al 4%, e al 10% resteranno ferme. Anche
così l'aumento del prelievo sui consumi e
sull'imposizione indiretta farà salire i prezzi e
taglierà i salari reali.
L'aumento della pressione fiscale non sarà
invertito: è naufragato il progetto di abbassare le
due aliquote fiscali di base (23% fino a 15.000
euro e 27% fino al 28.000 euro). Se i ricchi
piangono (o se anche solo gli spunta qualche
lacrimuccia), i poveri non devono ridere...
Stesso discorso vale per la revisione di
detrazioni e deduzioni: per le prime tetto annuo
di 3.000 euro, per le seconde franchigia di 250
euro. In compenso arriva la Tares, la nuova
tassa sui rifiuti, che si preannuncia simpatica
come un calcio negli stinchi: sì pagherà in
quattro rate a partire da aprile e potrebbe seguire
le orme dell'Imu, con un bei salasso a saldo
prima, della fine dell'anno.
Alle imprese naturalmente ponti d'oro: è vero
che si taglia dal 27,5 al 20% la detrazione
fiscale per le auto aziendali, ma si regalano dai
2014 fortissime esenzioni lrap per ogni nuova
assunzione a tempo indeterminato. Ben 7.500
euro a testa, che salgono a 13.500 euro se si
tratta di giovani under 35 o donne. Al sud queste
cifre diventano ancora maggiori: 15.000 e
21.000 euro rispettivamente.
La pressione dei sindacati ha ottenuto
qualcosa: sono stati tagliati di soli 30 milioni i
contributi per i patronati, sono saliti gli
stanziamenti per gli ammortizzatori sociali
(fino a 1,7 miliardi), è stata rifinanziata la
detassazione per gli incrementi di produttività
(2,1 miliardi nel triennio 2013-2015). E stata
ricostituita la gratuità delle ricongiunzioni
previdenziali e abolito il prelievo del 2,5% sul
TFR degli statali.
L'aumento degli stanziamenti per CIG e
altri strumenti analoghi ha motivazioni
molto preoccupanti, e qui veniamo all'effetto
complessivo delle politiche montiane.
I1 2012 è stato, dopo il 2010, il secondo
peggior anno degli ultimi quaranta, in termini
di utilizzo della Cig: un miliardo e novanta
milioni di ore di Cig. autorizzata rendono in
modo plastico e sintetico la dimensione del
crollo in atto. 520.000 persone hanno passato
l'intero anno in Cig, ma sono passati dalla Cig
in totale 2 milioni di lavoratori e in totale sono
stati 4 milioni i lavoratori che hanno avuto a
che fare con gli ammortizzatori sociali per
sopravvivere (un terzo dei 12 milioni di
lavoratori assicurati presso l'lnps). Sul reddito
medio dei lavoratori questo datò ha inciso per
circa 8.000 euro di minor guadagno, in totale
significa 4,2 miliardi di euro in meno di salario
erogato. Si calcola che dall'inizio della crisi,
cioè da cinque anni a questa parte, siano stati
autorizzati 4,4 miliardi di ore di Cig ...
Un fenomeno devastante che ha abbassato
drasticamente il livello di sicurezza percepito
dai lavoratori, ma anche dalle istituzioni
finanziarie e dalle banche (che non erogano più
mutui), causando a catena un crollo delle
compravendite di case, e dunque dell'edilizia e
del mercato immobiliare. Un circolo vizioso
che si avvita su se stesso, mentre le banche
sono già sedute su 122 miliardi di sofferenze
lorde e usano la liquidità fornita dalla BCE
all'l% per comprarsi i titoli del debito pubblico
(che, a sua volta ha toccato il record storico di
2.025 miliardi di euro).
I capitali sono salvi, a questo giro, l'economia
reale un po' meno. I disoccupati veri sono oltre
tre milioni e mezzo, il 2012 si è chiuso a -2%
ed anche il 2013 non sembra avviato verso
marce trionfai (-1% la recente previsione
Bankit). Sarebbe il caso di provare a cambiare
qualcosa, ma quelli che in queste settimane si
contendono il potere politico non sembrano
intenzionati a parlare di problemi veri. E' una
guerra di immagine e di finte scaramucce,
gestite sullo share dei programmi televisivi e
sulle percentuali dei sondaggi. Meglio non
confrontarsi con le questioni spinose,
buttiamola in caciara e speriamo che me la
cavo. I nostri candidati non sono sulle vostre
liste, ma le vostre mani sono nelle nostre
tasche: quando saremo in tanti a dirgli di
smettere, avremo cominciato a risolvere
qualcuno dei nostri molti problemi.
Renato Strumia
Breve constatazione
L’unica speranza è che il nostro giornalista
abbia farneticato e che quelle da lui raccontate
siano solo “balle stratosferiche”, da comunisti,
pardon da anarchici, quindi P. L. Bersani non
centra nulla, né con gli uni né con gli altri!
Purtroppo se andate a vedere il vostro conto
corrente, ormai quasi obbligatorio per tutti, vi
accorgerete che non passa momento che non
subisca simpatici salassi. La poca protezione di
quei miseri e sudati risparmi avuta grazie
all’acquisto di Titoli di Stato ora, con le varie,
crescenti e sempre più numerose imposte sul
bollo, sta svanendo. Per esempio, su mille euro
di interessi, fra gabelli e balzelli vari, me ne
sono rimasti meno della metà, questo perché
sono molto ricco. Bene, per me fine dei Titoli
di Stato e, se si potesse, fine anche delle
banche, ma non si può. L’augurio è quello che
Monti e tutti i suoi degni compari, passati,
presenti e futuri finiscano presto nel più
profondo degli Inferi, sempre che Lucifero ne
sopporti la loro infame e nauseante presenza.
V. R.
IO NON VOTO NEWS
e se proprio devo … Voto Beppe Grillo
[email protected]
Savona Mercoledì 20 Marzo 2013
Fondato nel 2012 – Anno II NUMERO 36
[email protected]
Caro Grillo, alla roulette si può anche perdere
Caro Grillo, dopo le smentite sul fatto che
favorireste la nascita di un governo “tecnico”
sembra che vogliate costringere Pd e Pdl a un
abbraccio mortale per far nascere un qualche
esecutivo, con la prospettiva di rivotare a luglio
e a settembre. La logica, dal tuo punto di vista, è
quella di aspettare qualche mese per poi ottenere
un successo elettorale ancora più largo di
quello ottenuto dieci giorni fa. Insomma, alla
prima giocata hai vinto una somma enorme,
adesso stai puntando tutte le fiches su un solo
numero, con l’idea di sbancare il casinò.
In tutto questo, però, ci sono vari problemi.
Il più ovvio è che Pd e Pdl insieme potrebbero
solo appoggiare un “governo del presidente”
diretto da Visco o Saccomanni, non
metterebbero certo insieme D’Alema a fare il
ministro degli Esteri e Cicchitto a fare il
ministro degli Interni. Quindi, se non votate la
fiducia a qualcuno (o discutete con qualcuno
della possibilità di creare una maggioranza per
un governo 5 Stelle) si torna al “governo
tecnico”.
L’inghippo sta nel fatto che i governi
cosiddetti tecnici fanno danni, per la
precisione riducono gli italiani in miseria come
ha fatto Monti. E siccome queste elezioni sono
state per l’appunto un referendum su Monti, in
cui il 90% degli italiani ha risposto che di
banchieri e assimilati non ne vuole sentir parlare
per almeno vent’anni, pensi che sarebbe saggio
far nascere un governo di questo tipo? Gli
elettori non sono stupidi e, alle prossime
elezioni, si ricorderebbero di questa tua scelta.
Il secondo problema è la legge elettorale.
Improvvisamente, sembra esserci l’unanimità
per cambiarla: supponiamo che si faccia la cosa
più semplice e cioè che si abolisca il pasticcio
del premio di maggioranza e si voti con
un sistema proporzionale, magari con le
preferenze. In questo caso, però, l’Italia si
dividerebbe alle prossime elezioni in tre grandi
blocchi: Movimento 5 stelle, centrosinistra e
alleati, centrodestra e alleati. Il problema di
come comporre una maggioranza rimarrebbe
identico ad oggi.
Si sente anche molto parlare di “modello
francese”. Funziona così: si vota in due turni,
vince chi ha preso più della metà più 1 dei voti
al primo turno, altrimenti c’è un ballottaggio, a
cui in genere partecipano solo i due candidati
più votati, talvolta anche coloro che hanno
superato una certa soglia: nelle elezioni per
l’Assemblée Nationale la barriera da superare è
il 12,5% degli aventi diritto al voto.
In materia elettorale, come ho cercato
di spiegare nel mio recente libretto, tutto
dipende dai dettagli ed è facile aggiustare le
regole per favorire qualcuno a danno di qualcun
altro. Ora, il sistema a due turni è concepito
per favorire i due grandi partiti e impedire
la rappresentanza delle piccole forze politiche
in parlamento: non molto democratico, vero?
€0
L’ANGOLO DEL RELAX
Tu potresti anche infischiartene e, partendo dalla
posizione di primo partito già ottenuta, pensare
che questo sistema ti andrebbe benissimo. Non è
così.
Benché l’elettorato 5 Stelle sia molto largo e
diversificato, è chiaro che i valori a cui si
riferisce (l’onestà, la trasparenza, l’ecologia, il
lavoro) sono i valori della sinistra: la gente non
ti ha votato per farsi rimborsare l’Imu o nella
speranza di continuare a godere delle briciole
del sistema di potere berlusconiano-leghista.
Questo significa che l’elettorato di sinistra si
dividerà fra quelli che resteranno fedeli al Pd e
quelli che voteranno per il Movimento 5 stelle
mentre, presumibilmente, l’elettorato di destra
voterà compatto. Risultato? Tutto dipenderà da
quanto gli elettori del Pd saranno disposti a
votare per i tuoi candidati al ballottaggio e da
quanto gli elettori 5 stelle saranno disposti a
sostenere un candidato del Pd rimasto in
competizione contro uno di centrodestra.
Questo significa che i rapporti tra i due pezzi
dell’elettorato di sinistra saranno fondamentali
e che è perfettamente possibile che la diffidenza
reciproca spinga molti di loro ad astenersi,
facilitando
la
vittoria
dei
candidati
berlusconiani. Un governo pseudoMonti,
seguito da elezioni con di nuovo il Caimano a
palazzo Chigi? Pensiamoci bene.
La torre
a. Butto giù
b. Butto giù
c. Butto giù
d. Spero caschi la torre
Soluzione:
ROMA
ARCORE
5 marzo 2013
di Fabrizio Tonello |
I MARZIANI CI SPIANO
Uno dei deputati eletti nelle liste del
Movimento 5 stelle ha detto che abbiamo
microchip sotto pelle ed io ho sentito un brivido
e mi sono detto: c'era proprio bisogno di
eleggerlo? Bastava chiedere a me, che faccio lo
psichiatra da quasi 40 anni, e sapete quanti
"deputati" vi avrei trovato, anche più fantasiosi
di questo? E se fossero i marziani, che stanno
per invaderci? Beh, anche se fosse, non credo
che potremmo andare peggio di così.
Quindi GUARDATE IL CIELO! (citazione
dal film: La cosa da un altro mondo).
Francesco I
Silvio unico
Habemus Papa!
Habemus Pappa!
EURO
NEURO
Dottor A. C.
Alcuni esperti del settore ritengono
imminente un’invasione extraterrestre!
Anche se così fosse in Italia le cose non
potrebbero oltremodo peggiorare!
a pag. 2
· Anche i ricchi piangono?
· Breve constatazione
a pag. 3
· Chavez, la strada che porta alla …
· Italia? Ci vorrebbe un Chavez…
a pag. 4
· Sanità: spese farmaceutiche
· L’angolo della cucina
· G. P. mi scrive e commento
· Omaggio a Lucio Battisti
· Una canzone per voi
Chavez, la strada che porta alla successione. scuce le relazioni sul fondale del business
Elezioni entro 30 giorni
dell’energia, l’ha affidata per sei anni al fedele
Favorito per la successione è il
vicepresidente Maduro: toni morbidi ma
fermi, è già stato ministro degli Esteri.
Chavista della prima ora e appassionato
Castrista, dovrà vedersela con un altro nome
forte del partito socialista: il presidente del
Parlamento, il militare Diosdado Cabello, il
cui potere è enormemente cresciuto negli
ultimi anni.
Elezioni entro trenta giorni. Questo prevede la
Costituzione del Venezuela, articolo 233. Anche
se non è detto che la data del voto non sia fatta
scivolare dal governo più avanti. La stessa Carta
prevede che fino alla convocazione alle urne il
potere sia esercitato dal presidente del
parlamento, Diosdado Cabello. Militare, a
fianco di Chavez dalla prima ora, Cabello è tra
gli uomini più influenti del Venezuela. Il suo
potere personale, enormemente cresciuto
insieme al suo patrimonio grazie ai vincoli
stretti con i nuovi ricchi allevati all’ombra del
chavismo, ne fa il principale rivale di Nicolas
Maduro, vicepresidente esecutivo, indicato
questa notte come reggente dal ministro degli
Esteri Jaua, nonostante la Costituzione, ed erede
designato da Hugo Chavez come successore nel
suo ultimo discorso pubblico.
Entrambi possono proporsi al governo del
Paese. La prima battaglia tra i due sarà per
ottenere la candidatura come candidato
governativo del partido socialista unido del
Venezuela, psuv, ossia la leadership del partito
che ha in mano la macchina del governo. Salvo
colpi di mano dell’ultimo momento, il favorito
tra i due è Maduro. Cinquant’anni, due metri,
cento chili, Nicolás Maduro – ex batterista del
gruppo rock Enigma – ha fama di moderato per
la sua cordialità caribeña e i toni morbidi
mantenuti come ministro degli Esteri, ma è
sempre stato il rottweiler di Hugo Chávez nella
lotta politica interna.
Dopo avergli fatto fare una fulminea carriera a
grandi balzi tra ruoli parlamentari e incarichi di
fiducia, Chavez prima di partire a dicembre per
l’Avana per la sua quarta operazione chirurgica
aveva detto: “Se succedesse qualcosa Nicolás
concluderà il mio mandato”. “Para donde va, el
autobusero Nicolás!” è stata la frase di
designazione,
un’investitura
polticamente
rilevantissima. A Chávez è sempre piaciuto
molto ricordare che il suo fedelissimo era
l’autista degli autobus che integrano il servizio
di metropolitana di Caracas. Lì ha fatto la
gavetta Maduro. E’ stato il capo agguerrito del
sindacato della metro. Ha partecipato, da
chavista, all’Assemblea costituente. Eletto in
parlamento nel 2000, sei anni dopo è arrivato il
grande salto: ministro degli Esteri. La Casa
amarilla – la Farnesina venezuelana – è sempre
stato un luogo infido per Hugo Chávez: nelle
sue pieghe sono rimasti infilati, dopo quattordici
anni di governo, silenziosi oppositori.
Nonostante gli innumerevoli repulisti, sono
ancora molti i superstiti di Acción democratica e
Copei, i due grandi partiti alternatisi per decenni
al potere prima dell’avvento dell’era chavista,
ad aggirarsi per i suoi corridoi. “Ci mettiamo
Nicolás tra i vampiri” disse Chávez la sera
prima del rimpasto di governo del 2006.
La diplomazia vera, quella del petrolio, invece
l’ha
sempre
gestita
personalmente
il
presidente, aprendo e chiudendo il rubinetto
delle forniture agli alleati fuori e dentro
l’America latina. L’altra, quella che cuce e
Nicolás. Dicono di lui che quando si presenta
alle riunioni con le mani in tasca e il vocione
da stadio è inutile andargli sotto di fioretto. Ma
non è uno di quelli che risolvono la
discussione a pugni sul tavolo. Basta non
toccargli Fidel Castro. Su quello non transige.
Cita a memoria il grande vecchio della
rivoluzione cubana come neanche Hugo
Chávez la prima volta che tornò dall’Avana da
presidente eletto. “Quello che ha fatto Fidel
nei confronti del Venezuela non lo ha fatto
nessuno nel mondo – ripete spesso con aria
adorante - lo rispettiamo e abbiamo chiara
coscienza del ruolo che ci indica per i prossimi
anni”.
Con l’immancabile ritratto di Simòn Bolìvar
“el libertador” dietro alla scrivania e le
citazioni di Fidel Castro e Hugo Chávez a
portata di mano, Nicolás Maduro si appresta
ora a fare la difficile parte dell’erede
designato. Sua moglie, Cilia Flores, avvocato,
anche lei chavista della prima ora, ha ottime
relazioni, una lunga esperienza e molto potere.
E’ stata presidente del Parlamento dal 2006 al
20011 e vicepresidente del partito socialista
unito del Venezuela, il partito di governo. Un
anno fa Chávez l’ha nominata procuratore
generale della Repubblica. Sono loro due la
coppia politica del momento in Venezuela.
Diosdado Cabello promette battaglia ad
entrambi. Sarà una lotta senza esclusione di
colpi. Il potere da ereditare è immenso.
6 marzo 2013
Angela Nocioni
Italia? Ci vorrebbe un Chavez…
Hugo Chavez è morto. E’ stato un grande
rivoluzionario che ha cambiato in meglio il
volto del Venezuela, dell’America Latina e del
mondo. Lo piangono i poveri, che grazie a lui
hanno recuperato la loro dignità, le persone
semplici e quelle oneste. Si rallegrano i corvi e
coloro che hanno perso i loro privilegi. Anche
la morte è un fenomeno di classe.
Si rallegrano, ma non si facciano illusioni.
Un popolo che impara a esercitare i suoi diritti
difficilmente torna indietro al precedente stato
di schiavitù ed emarginazione. Ed è disposto a
combattere e morire per difendere la sua
democrazia.
Inquietanti davvero le dichiarazioni di
Nicolas Maduro, secondo le quali alle radici
della malattia che ha ucciso Chavez ci sarebbe
un avvelenamento da parte di agenti esterni.
Certo, non sarebbe la prima volta. E’ probabile
che di un avvelenamento da polonio sia morto
Yasser Arafat, e la storia, per limitarsi ai fatti
oramai noti, della Cia e di enti analoghi, è piena
di tentativi, a volte riusciti, di eliminare i
nemici politici degli Stati Uniti fisicamente.
Ciò rende ancora più difficile e rischiosa la
transizione verso il dopo Chavez. Occorre
vigilare affinché sia rispettata la volontà che il
popolo venezuelano sarà chiamato ad esprimere
di nuovo prossimamente in elezioni
presidenziali straordinarie a norma di
Costituzione. C’è da immaginare che chi vuole
il ritorno del Venezuela all’abituale status di
servetto docile del potere imperiale, quello dei
privilegi dell’oligarchia e l’annullamento delle
conquiste rivoluzionarie conseguite negli ultimi
quindici anni, non lascerà nulla di intentato
per ottenere i propri obiettivi. Bisogna inoltre
istituire una Commissione internazionale
d’inchiesta che faccia pienamente luce sulle
circostanze della malattia e della morte di
Chavez.
Nonostante tutto, occorre restare ottimisti,
anche in questo momento di grande tristezza.
Uno degli elementi che maggiormente
inducono a tale ottimismo è la grande
compattezza regionale acquisita dall’America
Latina, proprio in gran parte per impulso
degrande leader venezuelano, che è stato
all’altezza del ruolo che aveva scelto, quello di
essere epigono e continuatore di Simon
Bolivar.
I popoli dell’America Latina, da poco usciti
da secoli di oppressione, guardano al futuro in
tutto il continente. E’ una forza immensa che né
complotti né dispiegamento di grandi mezzi
finanziari e militari riescono a contenere. C’è
da sperare che i settori meno beceri del potere
statunitense lo capiscano fino in fondo e
vadano a una nuova stagione di coesistenza
pacifica e di cooperazione positivo nel rispetto
reciproco.
E’ nel continente americano che, come ho
avuto occasione di osservare più volte, si
collocano le nuove frontiere dell’umanità. Quel
socialismo del XXI secolo evocato proprio da
Hugo Chavez e che costituisce l’unica via
d’uscita praticabile ai problemi globali che
incalzano: crisi ambientale, diseguaglianze
sociali, tendenza alla guerra. L’Europa, avvilita
dalle politiche neoliberiste della Merkel, è
sempre meno rilevante e solo da un incontro
con i nuovi fenomeni rivoluzionari che
avvengono ai suoi confini potrà trarre nuova
linfa ed effettivo rinnovamento. Invece, la sua
tendenza è rinchiudersi a difesa del suo fittizio
e sempre meno effettivo benessere. Ma in
questo modo va verso il suicidio definitivo.
E in Italia? Un po’ di autocritica ci vuole.
I leader che vengono scelti corrispondono in
buona misura al carattere nazionale. Il bravo
popolo venezuelano, dopo aver subito per
decenni dittatura e corruzione, ha scelto un
soldato onesto e combattivo che si è rivelato un
grande leader rivoluzionario. Gli Italiani,
anch’essi in fondo brava gente, hanno avuto
prima il fascismo, poi la Resistenza, la
Costituzione, ma subito dopo il regime
democristiano, il CAF e poi Berlusconi e infine
Monti. Ora, si prendono un po’ di respiro
dando largo consenso a un bravo comico che a
volte dice anche cose giuste, ma il cui
programma è un coacervo di contraddizioni
difficilmente solubili. Speriamo che non si tratti
solo di un intermezzo comico in attesa del
ritorno dei soliti poco divertenti cialtroni. Certo
è che una figura tipo Chavez non si vede
all’orizzonte. Per chi vuole lasciare le cose
come stanno si tratta sicuramente di un bene.
6 marzo 2013
di Fabio Marcello
Sanità: spese farmaceutiche
Voglio partire con un esempio. Per questioni
mediche private ho acquistato un prodotto
farmaceutico per la vista: lacrime artificiali
consistente in 15 flaconcini da 20 ml ciascuno
per un totale di 300 ml al modico prezzo di
20,50 Euro. Da un semplice calcolo risulta
quindi che il prodotto citato costa circa
0,06833 €/ml cioè 68,33 €/l, come un buon
barolo piemontese o di un pregiato champagne
francese. Il farmaco in questione è composto
prevalentemente da acqua fisiologica con
disciolto qualche sale per simulare le lacrime.
Lo stesso discorso vale per qualunque altro
medicinale: prezzi esorbitanti che mentre da
un lato impoveriscono sempre più i malati
dall’altro contemporaneamente arricchiscono a
dismisura le industrie farmaceutiche. Ma non
finisce qui perché il salasso economico continua
negli ospedali, sia per gli alti costi farmaci, sia
per quelli dei vari macchinari utilizzati. Ecco
perché dopo le elevate trattenute sanitarie, i vari
esorbitanti ticket il malato è arrivato al punto di
pagare quasi tutte le medicine e spesso anche
salati ticket sulle prestazioni ospedaliere. Mi si
consenta di dire anche che i lauti stipendi
del personale medico, elargiti senza validi
motivi, non contribuiscono certamente a
migliorare il bilancio della sanità pubblica.
D’accordo che una laurea in medicina non è ne
una in lettere o in matematica, ma il divario
creatosi risulta eccessivo, tutto ciò a fronte del
massacrante lavoro degli infermieri, la cui
retribuzione è inversamente proporzionale ai
loro alti impegni sociali.
Per ottenere in alcuni settori specifiche
prestazioni specialistiche ospedaliere, esempio
in campo dentistico, si devono aspettare tempi
biblici, tanto che spesso le carie “muoiono” da
sole o il paziente defunge. Allora si deve andare
in uno studio dal dentistico. L’ultima volta che
mi è toccato all’uscita mi sono sentito molto più
leggero: 150 Euro per una otturazione fatta con
un po’ di cemento, si che era speciale ma …,
con i saluti e un viscido «Poi passi che le
preparerò la ricevuta fiscale» che a me è parso
suonare come un «Non si azzardi a farlo
altrimenti cambia dentista», o giù di li.
Tornando “a bomba” c’è da dire che sui costi
di farmaci e affini incidono molto le mitiche,
mistiche e immancabili “bustarelle” per gli
addetti ai lavori, che siano politici dei comuni,
delle regioni, dello stato ovvero funzionari di
altri settori pubblici, non fa alcuna differenza.
Mercificare la salute dei cittadini è atto
indegno persino per i nostri politici, che non
perdono mai l’occasione per riempirsi i conti
correnti, fare incetta di vari titoli e … chi più ne
ha più ne metta. Soluzioni? Dio, in un momento
di generosità, potrebbe mandare un altro diluvio,
ma limitato a questi loschi individui. Come può
fare? Può, può! Se no che Dio sarebbe?
e chi purtroppo
ha avuto invece
2.
4.
5.
6.
7.
e forse avrà anche
8.
Certamente! La gh……….!!!
Pasta
Introduzione
Un uovo intero, 1,5 hg di farina e 0,5 hg di
Su richiesta del carissimo amico G. P. in
ulteriore farina, due manciate di borragini, questo numero viene pubblicato il testo della
un cucchiaino di vino bianco e uno di latte, una canzone “Te lo leggo negli occhi” di Dino.
noce di burro, un pizzico di sale, acqua q.b.
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Mondare e lavare le borragini, lessarle e
Te
lo
leggo
negli
occhi
– Dino
1964
asciugarle passandole in padella con il burro,
(
Bardotti,
Endrigo)
tritarle molto finemente e impastare con gli altri
Finirà me l'hai detto tu
ingredienti. Tirare la pasta molto fine (ultimo
ma non sei sincera,
ingranaggio della macchina impastatrice)
te lo leggo negli occhi
infarinando ulteriormente se risultasse troppo
hai bisogno di me.
molle; disporre un po’ di ripieno su una striscia
Forse vuoi dirmi ancora no
di 3/4 cm di larghezza, ribaltarla su se stessa e
ma tu hai paura,
tagliare la striscia e i ravioli. Iterare il processo.
te lo leggo negli occhi
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stai soffrendo per me.
Passare i ravioli nel burro fuso con la salvia e
E nei tuoi occhi che piangono
la noce moscata, salare, pepare e spolverare con
mille ricordi non muoiono
il parmigiano. Dolcetto o Bonarda sono i vini
perdonami se puoi
consigliati per questo primo.
e resta insieme a me.
A cura di V. R.
Tra di noi forse nascerà
Anche noi mangiamo …
un amore vero,
te lo leggo negli occhi
tu lo leggi nei miei.
… con vero gusto e …
Ma non sei sincera
… sommo entusiasmo!
te lo leggo negli occhi
e…
stai soffrendo per me.
E nei tuoi occhi che piangono
mille ricordi non muoiono
perdonami se puoi
e resta insieme a me.
Tra di noi forse nascerà
un amore vero,
te lo leggo negli occhi
tu lo leggi nei miei.
Si, ma dalla parte sbagliata!!!
$
La canzone “Te lo leggo negli occhi”
portata al successo da Dino era stata data
a Michele che la rifiutò perché aveva
“Ti ringrazio perché”.
Le parole sono di Bardotti e la musica
Omaggio a Lucio Battisti
dell'immenso Sergio Endrigo.
1. Io ti venderei
3.
Quella del diluvio mi sembra una buona
soluzione, anche se un po’ difficile da
realizzare, ne conosci un’altra efficace?
G. P. mi scrive:
Ti offro un paio di spunti. Hanno fatto vedere
Catanzaro Juventus dell'82. Lo sai che il fallo
Burro a piacere, quattro foglie di salvia, due da rigore non lo hanno fatto vedere nel replay?
pizzichi di noce moscata, due di sale e due di Palla contro lo stomaco del difensore e subito il
rigore, mentre hanno fatto vedere la ripetizione
pepe, sei cucchiai di parmigiano grattugiato.
del tiro di Brady.
Ripieno
G. P.
Due uova intere, sei carciofi, un bicchiere di
latte, una noce di burro, q. b. di parmigiano
La visione del DVD “Campionato io ti amo”
grattugiato per rendere consistente l’impasto, 1981/82 della collana allegata alla “Gazzetta
due pizzichi di sale e due di pepe, una dello Sport”, conferma quanto scritto da G. P.
spolverata di noce moscata e una di maggiorana. con l’aggiunta di una rete assolutamente
Mondare i carciofi e farli bollire, tritarli molto regolare annullata al viola Antognoni. C’è stata
finemente e passarli nel burro, raffreddare il sempre grande omertà in quegli anni e c’è
trito e, dopo avere aggiunto gli altri ingredienti, tuttora, tant’è che “i non juventini”, quando
legarlo con le uova. Il ripieno in eccesso, se vincono i gobbi si chiedono: “Sarà vera gloria?”
V. R
surgelato, può essere utilizzato in seguito.
V. R.
C’è chi ha avuto Hugo Chavez
Ravioli Verdi Burro e Salvia
Per quattro persone
Condimento
Silvio Berlusconi e Nicole Minetti
Il salame
Renato Brunetta
Ancora tu
Andrea Agnelli
Sognando e risognando
Trio Equino “Monti, Casini & Fini”
Il leone e la gallina
Giovanni CalderoIi & Mara Carfagna
Una giornata uggiosa
Pier Luigi Bersani e i “PD”
Le tre verità
S. Berlusconi, M. Monti e P. L. Bersani
Le alettanti promesse
Silvio Berlusconi
a cura di V. R.
G.P.
Una delle canzoni in assoluto più suggestive
di Dino. Un’introduzione che resta sospesa per
poi svilupparsi in modo energico e fluttuante.
Anche qui sono presenti tutte le caratteristiche
della grande canzone. Se ci soffermiamo sugli
autori (quando un brano è così bello nasce
spontaneo il desiderio di saper chi l’ha
composto), ecco facilmente spiegato: testo di
Bardotti e musica di Endrigo, garanzie di
assoluta qualità, un binomio che nel tempo ha
offerto al pubblico grandi emozioni.
Red Ronnie
Dopo il parere lungimirante di si tali esperti
non mi resta che tacere e darvi appuntamento
alla prossima canzone.
a cura di V. R.
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Numero 36 - IO NON VOTO NEWS