LA BIBBIA E GLI ALIENI:
MITOPOIESI MODERNA O NEO-EVEMERISMO SOSTENIBILE?
(SECONDA PARTE) di Fabio Marino
Anno IV nr.
19
Tracce
La rivista elettronica del mistero
d’eternità
Questa rivista telematica, in formato pdf, non è una testata giornalistica, infatti non ha alcuna periodicità. Non può
pertanto considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001. Viene fornita in download gratuito solamente agli utenti registrati del portale e una copia è inviata agli autori e ai collaboratori. Per l’eventuale utilizzo di testi
e immagini è necessario contattare i rispettivi autori.
DALLA GENESI ALL’EDEN
INSERTO CENTRALE DI 20 PAGINE
The
BLUE ROOM PROJECT
Roberto La Paglia
SILA STELLA DEL CANE
Magia Rituale, fenomeno UFO
e strategie del controllo
Carlo Barbera
IL TRANSITO DI VENERE E
LA “FINE” DI UN CICLO
LE MISTERIOSE
ORIGINI
DELL’ANTICO
TESTAMENTO
Simone Barcelli
Roberto La Paglia
IL CAINO
BIBLICO
Alessandro Demontis
Débora Goldstern
intervista
Christopher Dunn
L'aura umana
Alfonso Neto
La conferenza di
Antonio Chiumiento
a Porto Cesareo
(7 Luglio 2012)
Resoconto del C.U.T.
Antonello Vozza
Gianluca Rampini
intervista Nick Pope
Tecnologia
perduta
nell’Antico
Egitto
Cieli aperti
menti chiuse
LE FIRME DI QUESTO
NUMERO
Alateus
Aezio (Il Fatto Storico)
Daniele Bagnoli (Dita di
Fulmine)
Antonello Vozza (C.U.T.)
Simone Lega (Edizioni XII)
Debora Goldstern
Alfonso Neto
Roberto La Paglia
Carlo Barbera
Antonella Beccaria
Alessandro Demontis
Stefano Panizza
Michele Proclamato
Noemi Stefani
Fabio Marino
Simone Barcelli
Gianluca Rampini
CONTENUTI
ARTICOLI
Pag.15 Alessandro Demontis - Il Caino biblico
Pag.44
Pag.18 Alfonso Neto - L’aura umana
EDITORIALE
Roberto La Paglia
(Traduzione e adattamento dallo spagnolo di Simone Barcelli)
Pag.38 Domenico Dati - Cos’è la gravità?
Pag.64 Antonello Vozza - La conferenza di Antonio Chiumiento a Porto Cesario
Pag.45
Pag.72 Roberto La Paglia - Le misteriosi origini della Genesi
THE BLUE ROOM PROJECT
Roberto La Paglia
Pag.88 AA.VV. - Eredità atlantidee per Templari d'oltreoceano
Pag.50
Pag.96 Simone Barcelli - La civiltà di Asikli Hoyuk
SIRIO, LA STELLA DEL CANE
Carlo Barbera
RECENSIONI
Pag.5 Simone Barcelli, “Il ritorno del Serpente Piumato” (Cerchio della Luna Editore, 2012)
Pag. 59 Leonardo Dragoni, “La verità sui cerchi nel grano” (Edizioni Alvorada, 2010)
Pag.60
IL TRANSITO DI VENERE
E LA FINE DI UN CICLO
Simone Barcelli
Pag.58
NEWS
Redazionale
INTERVISTE
Pag.31 Gianluca Rampini intervista Nik Pope
(Cieli aperti menti chiuse)
Pag.59
SEGNALI IN LIBRERIA
Stefano Panizza
Pag. 66 Debora Goldstern intervista Christopher Dunn
(Tecnologia perduta dell’Antico Egitto)
Traduzione e adattamento dallo spagnolo di Simone Barcelli
RUBRICHE
Pag. 3 NOTE A MARGINE di Gianluca Rampini
Pag. 4 CONTAMINAZIONI di Luigi Milani
Pag. 7 LIBRARSI di Carpeoro
Pag. 8 IL FATTO STORICO di Aezio
Pag. 9 DITA DI FULMINE di Daniele Bagnoli
Pag.10 LUCI DALL’OLTREVERSO di Fabio Marino
Pag.21 XAARAN di Antonella Beccaria
Pag.23 L’OTTUPLICE SAPERE ORIENTALE di Michele Proclamato
Pag.63 NON PRENDIAMOCI SUL SERIO della redazione
Pag.80 CONFESSO, HO VIAGGIATO di Noemi Stefani
Pag.86 LIFE AFTER LIFE di Noemi Stefani
NAVIGA TRA LE PAGINE CON IL SIMBOLO
REDAZIONE
Progetto grafico e impaginazione
a cura di Simone Barcelli.
Revisione testi a cura della redazione.
Gianluca Rampini [email protected]
Simone Barcelli [email protected]
Fabio Marino [email protected]
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Traduzioni
Sabrina Pasqualetto [email protected]
Anna Florio [email protected]
Antonio Nicolosi [email protected]
Germana Maciocci [email protected]
Carla Masolo [email protected]
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NOTE A MARGINE
di Gianluca Rampini
Il fattore umano
Mi scuserete se ancora una volta faccio
uso personale del mezzo. Nel farlo però
vorrei affrontare un tema che, a mio parere, è fondamentale per chi tratta di
tematiche di confine. In particolare per
chi si occupa di ufologia e di contatti tra
umani ed alieni.
Il fattore umano o, per meglio dire, la
testimonianza umana, il valore dei testimoni. Questo argomento ha assunto una
valenza personale per una ragione piuttosto particolare. Da molti mesi a questa
parte, con i ritmi che la vita odierna consente, sto lavorando ad un libro in cui ho
raccolto la storia personale e, a dir poco,
sconvolgente di una donna. Non posso
ancora svelare la natura delle sue esperienze ma, date le premesse, qualcuno
un’idea riuscirà a farsela. Un’insegnante,
una ricercatrice che conoscevo per altre
ragioni rispetto al segreto che ha voluto
condividere con me. Il tutto è avvenuto
per caso. Non entro nei dettagli della
vicenda perché non hanno in questa sede rilevanza ma devo dire che ho molto
riflettuto sull’opportunità di portare a
termine questo lavoro. Nonostante abbia trovato verifiche indipendenti a supporto della storia che mi è stata raccontata, se mi limitassi ai fatti, nulla potrebbe essere dimostrato come vero.
Devo quindi impormi un ragionamento
che poi, come dicevo, può essere condivido da chiunque si occupi di argomenti
così sfuggenti. Devo valutare quanto per
me conti la sola testimonianza delle persone coinvolte nella storia.
Si può prescindere da questo? Si deve
prescindere da questo? Ci sono molte
situazioni in cui i fatti descritti da un testimone non lasciano alcuna evidenza
riscontrabile dietro di sé.
Vanno quindi scartati?
Il defunto Monsignor Balducci, demonologo del Vaticano, che spesso si è occupato di questioni ufologiche sosteneva
che la testimonianza ha un valore altrettanto rilevante delle prove “scientifiche”.
Naturalmente da chi provenga da un
contesto religioso non è che ci possa
aspettare un’opinione tanto diversa.
Le apparizioni Mariane, o fenomeni BVM
( Beata Vergine Maria) come si usa chiamarli in ufologia, sono esempi perfetti di
questo genere di situazioni.
Molte persone, non solo religiosi, sono
propense a valutare con metro diverso la
credibilità di testimoni solo per l’oggetto
di ciò che viene visto o vissuto. Si è più
propensi a credere che tre ragazzini abbiano veramente visto la Madonna piuttosto che un gruppo di boscaioli abbiano
vissuto un’esperienza di contatto con
esseri alieni. Travis Walton ed i suoi colleghi, protagonisti del rapimento dello
stesso, hanno superato sei diversi test
poligrafici (macchina della verità)
nell’ambito delle indagini che precedettero il ritrovamento dello scoparso Walton (il caso di Travis Walton è forse il più
famoso e credibile caso di rapimento
alieno, ndr).
Senza voler offendere la sensibilità di
nessuno, anche fatti molto più importanti e dati per veri, non sono altro che testimonianze. La Resurrezione di Gesù è
forse l’esempio più eclatante. I quattro
Vangeli che ne parlano, tutti per altro in
modo diverso, non sono che la testimonianza degli Apostoli. Sì, è vero, c’è la
Sindone. Ma ammesso e non concesso
che sia vera (probabilmente lo è), essa
testimonia uno sconosciuto fenomeno
energetico, forse associato alla figura di
3
Gesù, ma non necessariamente alla sua
resurrezione dalla morte. Quindi in definitiva buona parte della Fede Cristiana
deve affidarsi al racconto di chi sostiene
di aver vissuto quei momenti. Non so se
ci avete riflettuto spesso ma non è cosa
da poco. Noi critichiamo tanto religioni
come quella dei Mormoni, ad esempio,
perché basata sull’incredibile racconto
del fondatore, Joseph Smith. Ma a voler
essere onesti si tratta sempre di credere
alla parole di chi le racconta.
Di certo io non ho l’opportunità di sottoporre la persona in questione alla macchina della verità ma ho cercato in tutti i
modi di forzare qualche contraddizione
che però non si è verificata. Nonostante
tutto dovrò fidarmi delle sue parole, per
lo meno dovrò fidarmi del fatto che lei
consideri reali le esperienze che ha condiviso con me. Il mio ruolo alla fine sarà
quello di tramite tra lei e chiunque vorrà
leggere della sua esperienza, di tramite
tra lei e qualcuno che possa aver vissuto
una esperienza paragonabile.
Ed io che pensavo che con il passare degli anni e l’accumularsi dell’esperienza
avrei consolidato le mie opinioni, avrei
progressivamente composto il puzzle di
questa nostra realtà. Nei fatti invece mi
rendo conto che l’unica consapevolezza
che ho raggiunto è che il numero di pezzi
del puzzle non fa altro che aumentare.
Tornando al punto, come considerare
una testimonianza, ritengo che chi come
noi si occupa di questi argomenti sia tenuto per lo meno ad ascoltare queste
testimonianze e con un po’ di intuito e di
esperienza cercare di discernere tra
quelle oneste e quelle che non lo sono.
Sapendo che l’errore è sempre dietro
l’angolo.
CONTAMINAZIONI
di Luigi Milani
Il detective dell’impossibile
Il mondo del fumetto ha spesso
affrontato tematiche di confine,
le stesse che interessano, o così
ci auguriamo, i lettori della nostra rivista.
Nel nostro Paese uno degli autori più rappresentativi è senza
ombra di dubbio Alfredo Castelli, autore, redattore e storico del
fumetto. Il celebre fumettista
milanese, classe 1947, dopo i
fasti di serie divenute leggendarie, quali Gli Aristocratici, su disegni di uno straordinario Ferdinando Tacconi, nel 1982 realizza
per Bonelli Editore il personaggio di Martin Mystère, il detective dell’impossibile, protagonista
dell’omonima serie a fumetti.
Mystère è uno studioso che vive
affascinanti e scatenate avventure alle prese con misteri irrisolti – uno tra tutti Atlantide –
tra UFO e fatti considerati inspiegabili dalla scienza ufficiale
e perciò spesso colpevolmente
rimossi.
L’approccio del professore ai vari
misteri che si trova ad affrontare è di tipo scientifico, e lo spessore conferito al personaggio,
non ultimo un certo eloquio forbito e ironico – tipico peraltro
del suo autore, il grande Castelli, da molti non a torto conside-
rato una sorta di Umberto Eco
del fumetto – rappresentano un
unicum nella produzione fumettistica di casa nostra.
Coniugando abilmente temi e
linguaggi “alti” con ambientazioni e situazioni mutuate da un
4
certo cinema d’antan di ambientazione esotico-avventurosa,
Castelli è riuscito a innovare
profondamente il panorama fumettistico nostrano, senza neppure lasciarsi ingabbiare dal
meccanismo della serialità. In
tal senso non è esagerato affermare che Martin Mystère rappresenta una sorta di ipotetico e
spericolato anello di congiunzione tra il tradizionale fumetto popolare e quello cosiddetto
d’autore. Il risultato è raggiunto
grazie anche all’indubbio prestigio dei suoi autori, tra i quali,
oltre allo stesso Castelli, non
possiamo non ricordare le
splendide matite di Giancarlo
Alessandrini, principale disegnatore della serie, nonché suo copertinista.
Tra i personaggi presenti sin dagli inizi nella serie ricordiamo gli
Uomini in Nero, una setta segreta che da migliaia di anni si propone di rintracciare ed eliminare possibili tracce, non solo di
un remoto, ovviamente non codificato passato della razza umana, ma anche e soprattutto dei
presunti contatti che si ipotizza
siano intercorsi tra i nostri progenitori e antichissime civiltà
extraterrestri, ben più evolute
della nostra. Ciò al fine di mantenere un imprescindibile status
quo che consenta agli Uomini in
Nero di perseguire scopi tanto
oscuri quanto perniciosi.
Se qualcuno tra i nostri lettori
crede di ravvisare in questa trama echi della teoria del complotto, largamente diffusa nella
cultura popolare d’oltreoceano,
ebbene sappia che è nel giusto.
Castelli infatti fa propria anche
questa tendenza, ovviamente
piegandola alle proprie necessità narrative, senza tralasciare di
miscelarla con elementi mutuati
dalle opere di autori a noi ben
noti, quali Erich von Däniken o
l’immancabile Peter Kolosimo.
Nello specifico, per quanto concerne le origini degli Uomini in
Nero, queste si perderebbero
nella notte dei tempi, e sarebbero legate agli esiti della leggendaria guerra che avrebbe visto protagoniste le civiltà perdute di Atlantide e Mu.
Un altro esempio illuminante
dell’approccio di Castelli è rappresentato dall’introduzione del
personaggio di Java nel classico
5
ruolo del partner dell’eroe. Java
è nientemeno che un Uomo di
Neanderthal, scoperto
dall’instancabile studioso in
Mongolia.
Ancora: l’arma che utilizza il dinamico professore è
un’antichissima pistola, proveniente dal continente perduto di
Mu, in grado di emettere raggi
paralizzanti. Particolare non trascurabile, o perfido inside joke a
seconda delle chiavi di lettura
adottate, il nome dell’arma è
Murchadna, termine d’origine
sanscrita che sta per
“stupefacente”, usato nella tradizione mitologica indiana per
indicare uno dei dardi di Kama
Deva, il dio del piacere sessuale
e dell’amore carnale.
La serie del BVZM – acronimo
ironico che sta per “Buon Vecchio Zio Martin”, un’altra grande
innovazione: il personaggio
“invecchia”, a differenza di
quanto avviene di solito per gli
altri eroi del fumetto – ha poi
generato le Storie da Altrove,
serie di albi speciali a cadenza
annuale dedicata al disvelamento dei fantasiosi retroscena di
avvenimenti storici narrati in una chiave quasi distopica. Non
di rado fanno la loro comparsa
nelle storie personaggi storici
realmente esistiti, dai nostri Gabriele D’Annunzio e Garibaldi a
Sherlock Holmes e Dracula.
In una prossima puntata ci sposteremo invece negli Stati Uniti,
dove andremo a esaminare,
sempre dal nostro peculiare angolo d’osservazione, l’opera di
un vero e proprio titano del fumetto, Jack “The King” Kirby.
Il trucco è nella sottile inquietudine
dell’atmosfera, rispetto al colpo di scena che
strappa un sussulto. Dopo Seasons e la nuova
edizione di Ci sono stati dei disordini, L’estate
del diavolo rappresenta un’ulteriore bella prova
della versatilità dell’autore, che si dimostra in
grado di spaziare con uguale disinvoltura dalla
narrazione impegnata del romanzo breve dedicato al ricordo dei fatti del G8 di Genova, alla
fiction pura di una raccolta di racconti sovrannaturali e fantastici.
Halloween è in arrivo; niente di meglio quindi che lasciarsi
andare ad un’atmosfera un po’ dark e leggere racconti di
spiriti e di avvenimenti soprannaturali, soprattutto se le storie provengono da una penna raffinata ed elegante come
quella di Luigi Milani. L’estate del diavolo è una raccolta di
racconti essenzialmente noir che si ricollegano alla lunga
tradizione delle gothic novel e dei “Racconti del Terrore e del
Mistero”, mantenendo una linea parallela rispetto all’horror
contemporaneo che sempre di più tende a momenti splatter
del tutto assenti nei racconti di Milani.
6
LIBRARSI
di Carpeoro
Simone Barcelli
IL RITORNO DEL SERPENTE PIUMATO
Il dio Quetzalcoatl tra Vecchio e
Nuovo Mondo
Gennaio 2012 Cerchio della Luna Editore
Ho conosciuto Simone Barcelli
qualche anno fa, ero direttore
della rivista Hera da una decina
di mesi e mi si presentò in redazione con la sua bella compagna un giovanottone con un
simpatico accento romagnolo
che mi mise in mano un libriccino dal titolo Tracce d’Eternità
mentre un gran sorriso che gli
illuminava tutto il volto. In realtà Simone non era un esordiente nel mondo dei misteri: già
da tempo con altre persone
era contitolare di un portale di
archeologia eretica e di altre
tematiche di ricerca di confine
molto conosciuto dal nome Paleoseti, e in aggiunta ne stava
per fondare uno nuovo, oggi
tra i pilastri di queste tematiche sul web col medesimo titolo del suo libro Tracce
d’Eternità. Fu proprio la lettura
del volumetto che mi aveva
portato, terminata piacevolmente in un paio di giorni, che
mi spinse a proporgli, senza
indugio, una collaborazione
stabile e continuativa con la
rivista da me diretta, bruciando
sul tempo il tentennamento
piuttosto snobistico e supponente di una rivista concorrente, che non riusciva, e non riuscì mai a vendere, più della
metà delle copie che vendeva
Hera al tempo della mia direzione. Da allora ho avuto modo
di collaborare con Simone e ho
avuto anche il piacere altri due
suoi libri, prima L’enigma delle
origini della razza umana
(2011) e poi quello uscito recentemente, Il ritorno del Serpente
Piumato
(2012).
Quest’ultimo in particolare si
occupa delle vestigia archeologiche, mitiche e simboliche delle civiltà meso e sudamericane
centrando l’attenzione sulla
figura centrale e fondante. Non
sono certamente addentro come Simone per entrare nel merito degli argomenti trattati,
ma posso certificare che, come
gli altri, ha la straordinaria qualità di offrire al lettore un completo quadro d’insieme della
presenza della divinità, con diversi nomi e a diverse latitudini
della divinità in oggetto. Un viaggio assolutamente documentato all’inseguimento del della
presenza del Serpente Piumato
7
ponendo in stupefacente evidenza le analogie ricorrenti con
la nostra tradizione cristica, o
cristiana che dir si voglia, supportato da annotazioni, citazioni e riferimenti puntuali e circostanziati e da molte immagini la maggior parte delle quali
scattate
personalmente
dall’Autore con evidente passione per la sua ricerca. Una
bella narrazione, una vacanza
culturale, ma anche un viaggio
scientifico. Cosa si può chiedere di più a un libro e al suo povero autore?
Carpeoro
IL FATTO STORICO
di Aezio
Quotidiano di Storia e Archeologia
La città
“perduta”
di Sliasthorp
Gli archeologi danesi dell’Università di Aarhus pensano di aver
trovato la leggendaria città vichinga di Sliasthorp, nella baia di
Schlei nel nord della Germania, vicino al confine con la Danimarca. Finora sono state scavate circa 200 case e mucchi di
armi. Nell’VIII secolo, Sliasthorp servì come un centro militare
strategico per i primi re danesi. Gli archeologi hanno anche
scoperto una grande casa che venne bruciata nel decimo secolo e, secondo alcune fonti, Sliasthorp venne attaccata proprio in quel periodo. “Sia il vallo di Dannevirke che la grande
città vichinga di Hedeby potevano essere controllati da questo
luogo”, ha dichiarato l’archeologo Andres Dobat. “Il sito è
enorme. Dovunque scaviamo, troviamo case – ne abbiamo
contate circa 200″, dice Dobat. “E le case che abbiamo scavato
finora erano piene di reperti: perline, gioielli, pezzi di vetro,
asce, chiavi e punte di freccia”.
“Non siamo ancora pienamente consapevoli del significato
avuto da questo sito. Ma i nostri scavi ci hanno già dato una
prospettiva completamente nuova su molte cose, compresa
l’organizzazione militare dell’età vichinga e la natura delle prime città in Scandinavia”. Le prime fonti scritte sulla storia della Danimarca – gli Annales Regni Francorum dell’804 – dicono
che Sliasthorp svolse un ruolo importante in epoca vichinga.
L’aggressivo re vichingo Gøtrik (noto anche come Godfred o
Gudfred) decise di trasformare quello che all’inizio del IX secolo era un piccolo insediamento in un centro militare, vicino al
confine del primi regno danese.
Strategicamente, fu una scelta intelligente. Il lungo vallo di
Dannevirke era situato a poche centinaia di metri a sud. Così,
qualora ci fosse bisogno di rinforzi al confine con l’impero carolingio, sarebbero potuti facilmente arrivare da Sliasthorp. La
città poteva ospitare l’esercito del re Godfred: ciò permetteva
al re di contrattaccare nel caso in cui lo Jutland venisse attaccato da Carlo Magno. Essendo inoltre vicino alla baia di Schlei,
le navi vichinghe potevano facilmente trasportare personale,
armi e cibo da e verso la città. Sliasthorp venne poi effettivamente attaccata. “Abbiamo trovato i resti di un’enorme casa
distrutta dalle fiamme nel corso del X secolo”, racconta Dobat.
“La casa era lunga oltre 30 metri e larga 9, e nei resti dei pilastri dei muri e dell’ingresso, abbiamo trovato frecce e triboli.
Ciò suggerisce che la casa venne attaccata durante un conflitto militare e bruciata”.
Science Nordic
LEGGI GLI ALTRI ARTICOLI DE “IL FATTO STORICO”
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DITA DI FULMINE
di Daniele Bagnoli
“Vernice del deserto" potrebbe
contribuire a scoprire la vita su Marte
Curiosity è appena sbarcato su Marte con il preciso intento di scovare (sempre ammesso che esistano) tracce di vita presente o passata sul
pianeta. Ma gli astronomi rimasti sulla Terra non hanno impiegato il loro tempo nel solo progetto di esplorazione marziana: grazie ai moderni microscopi, infatti, hanno scoperto che la la patina che ricopre alcuni campioni di roccia terrestre, del tutto simili nell'aspetto ad alcune
rocce marziane, potrebbe essersi originata dalla morte di miliardi di microrganismi. La principale ipotesi sulla formazione di questa
"laccatura" della roccia, uno strato scuro tendente al nero che riveste anche alcune formazioni rocciose terrestri, prevede che alcuni microrganismi, dopo la morte, abbiano ceduto parte del loro manganese per formare, assieme ad alcuni minerali argillosi, una patina spessa qualche millesimo di millimetro. "Ogni forma di vita terrestre ha bisogno di manganese per eseguire molte funzioni biologiche" spiega Barry E.
DiGregorio, co-autore della ricerca e professore alla University of Buckingham. DiGregorio e il suo team hanno recentemente pubblicato
sulla rivista Geomorphology uno studio sulla formazione di quella che viene chiamata "vernice del deserto" (rock varnish) nelle condizioni
ambientali di alcuni fiumi nordamericani. "I microrganismi coinvolti nella formazione di questa vernice rocciosa a base di manganese, osservati in alcuni dei campioni che abbiamo esaminato, assorbono questo elemento dalla polvere atmosferica, dal vapore acqueo e da altre forme di precipitazioni, tutte presenti anche su Marte".
PROSEGUI LA LETTURA DELL’ARTICOLO SUL SITO DITA DI FULMINE
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LUCI DALL’OLTREVERSO
di Fabio Marino
LA BIBBIA E GLI ALIENI
MITOPOIESI MODERNA
O NEO-EVEMERISMO
SOSTENIBILE?
SECONDA PARTE
CONSIDERAZIONI LOGICHE E GENERALI
Nella parte precedente abbiamo
iniziato ad analizzare alcune dissonanze che inducono a pensare che
la “revisione” di cui è oggetto la
Bibbia da parte di giovani esperti
ha poco a che vedere con un neoevemerismo, ma è solo una mitopoiesi moderna. In questa seconda
parte, entriamo un po’ più in dettaglio, ed è altresì opportuno segnalare che la trattazione sarà volutamente di carattere generale e
non approfondita (ma comunque
piuttosto accurata), per facilitare
la scorrevolezza del testo. Da ultimo, verranno esposte teorie certamente scientifiche ed accreditate
in campo internazionale, ma che
non necessariamente e in tutti i
casi riflettono il mio pensiero.
E cominciamo dalle fonti che vengono utilizzate per avvalorare talune idee - diciamo così - un pochino
azzardate.
Iniziamo subito col dire che l’idea
di un “Dio” o di “Dèi” che fossero
in realtà extraterrestri non è nuova, né originale. Infatti, risale al
1973 (sic!) la fondazione, da parte
di un ex-giornalista, Claude Vorilhon, rinominatosi Rael, di un movimento a carattere religioso e
“settario”.
Secondo il suo racconto, Vorilhon
sarebbe stato contattato da un
rappresentante di una civiltà extraterrestre, gli Elohim (quando si dice la coincidenza…), il 13 dicembre
1973, nel cratere di un vulcano
spento vicino a Clermont-Ferrand.
L’evoluzione del Raelismo, ovviamente, non ci interessa in questa
sede; ma è la prova che un’ideamadre nasce quarant’anni fa su
basi presuntamente rivelate, e dà
la stura a una serie di argomentazioni ed affinamenti al riguardo.
Basti pensare che l'affermazione
Fig. 1: una donna raeliana e i suoi simboli
10
cardine dei Raeliani e dei loro emuli attuali sarebbe che il genere
umano (e solo esso) sia stato artificialmente creato venticinque mila
anni fa da esseri provenienti da un
altro mondo; in linea puramente
teorica, una tecnologia sufficientemente sviluppata potrebbe essere
in grado di compiere una tale attività di ingegneria genetica. Peccato, però, che le moderne scoperte
biomolecolari rivelino una stretta
affinità del genere umano in buona
sostanza con ogni organismo vi-
Fig. 2: un frammento di Bibbia masoretica
vente sulla Terra, e nel suo genoma non siano presenti segni di alterazione genetica…
Ma la cosa interessante è che i moderni pseudo esegeti, del tutto digiuni di lavori imponenti sulla storia del popolo ebraico,
dell’ebraismo e della sua letteratura basino le loro costruzioni
“bizzarre” su alieni ed extraterrestri non sui testi più antichi, ma sul
testo masoretico. Parliamo, quindi
(e sia detto a chiare lettere) di un
testo composto, edito e diffuso da
un gruppo di ebrei noto come Masoreti fra il primo e il X secolo d.C.
In altre parole, laddove i più prudenti fra gli esegeti biblici collocano la redazione pressoché definitiva della Bibbia nel periodo della
cattività babilonese (a partire dal
587 a.C.), costoro traducono
(spesso arbitrariamente e in maniera errata, sintatticamente, etimologicamente e semioticamente) testi SUCCESSIVI di OLTRE
quindici secoli, con tutto ciò che
ne consegue: alterazioni dei copi-
sti, errori dei medesimi, aggiustamenti in corso d’opera, modificazione di termini dell’ebraico antico, e, last but not least, perdita
dell'effettiva pronuncia vocalizzata
delle parole. Come è possibile leggere “addirittura” in Wikipedia:
“Nel corso del tempo si sono sviluppate differenze nella sillabazione e nella pronuncia non solo tra le
scuole della Palestina e di Babilonia (differenze già notate nel III
secolo) ma nelle varie sedi d'insegnamento di ogni paese. In Babilonia la scuola di Sura differiva da
quella di Nehardea; differenze simili esistevano nelle scuole della
Palestina, dove la principale sede
d'insegnamento negli ultimi tempi
era la città di Tiberiade. Queste
differenze devono essersi accentuate con l'introduzione dei segni
grafici per la pronuncia e cantillazione; e ogni località, seguendo la
tradizione della sua scuola, aveva
un codice standard che includeva
le sue letture (il grassetto è mio).”
Un ulteriore, significativo esempio
11
è il famoso tetragramma YHWH
(comunemente letto dai non ebrei
come Jahvè), la cui lettura REALE è
ormai sconosciuta agli stessi Ebrei,
che al suo posto da tempo immemorabile e per rispetto al nome di
Dio leggono Adonai, come nel famoso “Shemà Israel ( :”)‫שמע ישראל‬
‫(“שמע ישראל י*ה*ו*ה אלהינו י*ה*ו*ה‬
,”‫אחד‬e cioè: “Ascolta, Israele, il
Signore è il nostro Dio, il Signore è
Uno”.
La frase contiene proprio il Tetragramma ,‫ ה*ו*ה‬come detto non
pronunciabile, e quindi viene letta
"Shema' Ysrael, Ado-nai Eloheinu,
Ado-nai ehad".
Ma arriviamo alla “vexata
quaestio” di El, Eloha, Elohim e variazioni sul tema, e, visto che ci
siamo, cerchiamo anche di identificare questo “alieno” di nome Jahvè. Vi va di imbarcarvi in un viaggio che, per la necessaria tirannia
dello spazio, sarà superficiale e
limitato, ma spero illuminante?
Partiamo, allora!
Innanzi tutto, chi erano gli Ebrei?
Da dove venivano? Qual era la loro
religione originale? Contrariamente a quel che normalmente si pensa, e cioè che il popolo ebraico abbia attraversato una prolungata
fase di nomadismo a partire
dall’alta Mesopotamia
(segnatamente, con ogni probabilità, da Harran) fino a giungere alla
Palestina, per poi spostarsi in Egitto in epoca ancora imprecisata
(ma comunque intorno ai primi
secoli del II millennio a.C.), i ritrovamenti archeologici più recenti
assegnano agli Ebrei un’origine
meno “avventurosa”. Essi, in effetti, avrebbero fatto parte proprio
del popolo cananeo, con cui condividono molte cose, a partire (in
una fase diciamo “proto-ebraica”)
dalle credenze religiose. Vi sono
molti segni, archeologici e anche
nel testo biblico, di una fase (non
sappiamo quanto prolungata) di
politeismo da parte della futura
Figura 3: la stele di Merenptah, inizi del XIII sec. a.C.
nazione ebraica.
Uno di questi segni è dato proprio
dalla persistenza di parole come
Figura 4: “Israele” in geroglifico
“Elohim” nel contesto biblico, che
però nella redazione definitiva assumeranno ben altra connotazione, come vedremo.
12
V’è di più: la prima volta che viene
citato il nome di Israele è nella famosa stele di Merenptah (foto sopra) e i geroglifici che parlano chiaramente di Israele sono questi:
Seguendo la regola normale il testo
viene letto "verso le facce degli esseri umani, degli uccelli, ecc", cioè
da destra verso sinistra.
La traslitterazione è come segue: y
s r i ’ r/l (ysri’l: la somiglianza
con il nome "Israele" nell'ebraico
è evidente); vi sono poi alcuni elementi grafici (detti “determinativi”)
che consentono di identificare un
“popolo di Israele” che è
“straniero”.
Si tratta del primo esempio, in assoluto, dell'esistenza di un gruppo
etnico chiamato “Israele”, il cui nome contiene, indiscutibilmente, la
radice (così comune a tanti termini
ebraici) “el”. Ma chi era El?
El (il cui plurale è... El-im, non Elohim!) era la divinità principale dei
Cananei, segnatamente dei Cananei del Nord. Egli era il Dio supremo di una strana assemblea divina,
poco nota, e il termine El si riferisce alla Divinità in sé, in quanto
tale. Dal termine El discende il termine Eloha, che si riferisce alla Divinità in senso generico, e che contempla un plurale usuale, come
detto Elohim, con il chiaro significato (in ottica cananea, s'intende) di
“dèi”.
Non può sorprendere, dunque, che
se (come gli studi archeologici e
scientifici più accreditati dimostrano) gli Ebrei furono, ai loro primordi, politeisti, la parola Elohim non
può non ricorrere nei loro testi. In
ogni caso, poiché alcuni “studiosi”
ritengono evidente anche la
“variazione sessuale” degli angeli in
astronave che quei “poveri primitivi” ritenevano dèi, va sottolineato
che la “Asherah” di cui qualcuno
parla come sorella/moglie di Dio
era un personaggio esclusivamente
cananeo, e, soprattutto, che in Ebraico non esiste una parola equivalente a “dea”.
Tuttavia, con il passare dei secoli,
Israele si avviò prima alla
monolatria/enoteismo, e poi al
monoteismo. Che successe?
Perché rimasero i segni degli Elohim nel Sacro Libro?
Per un motivo molto semplice: perché il termine assunse le caratteristiche di SINGOLARE, non di plurale. In effetti, per quanto riguarda il
fatto che El sarebbe il padre di altri
dèi, gli Elohim, divinità minori maschili citati spesso nella Bibbia (o il
“capo” di una spedizione extraterrestre...), occorre tener presente
che l'uso di un simile plurale sarebbe né più né meno che una forma
di "pluralis maiestatis" o meglio
plurale "di astrazione" (come più
correttamente si chiama in ebraico), allo stesso modo in cui, per
riferirsi alla divinità siro-palestinese
di Baal (Signore, Padrone), si usava
il plurale di rispetto "Ba‘alim", o
per Astarte si parlava di
"Astarti" (Giudici 10:6). Insomma, il
plurale (che diventa singolare perché il verbo che lo segue è al singolare: una peculiarità della lingua
ebraica) è rimasto sia come
“inconscia” reliquia dei tempi politeisti, sia per indicare la TOTALITA'
degli attributi della Divinità. Un'evenienza frequente nell'antichità,
al punto che anche nelle lettere di
Amarna si trovano esempi analoghi.
In quelle missive, spesso il vassallo
si appellava al Faraone definendolo
“miei dèi, mio dio sole”: in pratica,
affermava che il Faraone era la
totalità del suo pantheon.
Cosa dire, però, del Salmo 82, citato nella prima parte? Senza scomo-
dare Sant'Agostino, che già 1.700
anni fa aveva adeguatamente spiegato la parte “sospetta” del salmo
(“...6 Io ho detto: "Voi siete dèi, siete tutti figli dell'Altissimo. 7 Tuttavia voi morrete come gli altri uomini, e cadrete come ogni altro potente"), tutte le principali correnti
esegetiche concordano nel ritenere
che gli “dèi” di cui si parla sono in
realtà i Giudici, a cui era stata affidata dall'Altissimo (“El-yon”) la cura della giustizia, e che in realtà
stavano cadendo nella corruzione,
abdicando di fatto al compito loro
affidato (“...3 Difendete il debole e
l'orfano fate giustizia all'afflitto e al
povero. 4 Liberate il misero e il bisognoso; salvatelo dalla mano degli
empi. 5 Essi non conoscono nulla e
non intendono nulla, e camminano
nelle tenebre tutti i fondamenti della terra sono smossi...”).
Da qui, l'osservazione che anche i
Giudici, “potenti come dèi” sulla
Terra in virtù del Patto diretto con
YHWH, sono in realtà soggetti alla
naturale legge della morte come
tutti gli uomini.
Se non bastasse, si dovrebbe pensare in primo luogo al rapporto
speciale che gli ebrei ritenevano e
ritengono di avere con l'Unico Dio.
In quest'ottica, i Giudici sono “dèi”
perché chiamati ad amministrare la
giustizia in conformità a quella contenuta nella parola di Dio; in secondo luogo, l'esegesi cristiana del Salmo 82 prende le mosse dal fatto
che la Scrittura definisce "dèi" coloro ai quali Dio rivolge la sua Parola.
Si è innalzati insomma al rango di
interlocutori di Dio, quando Egli
rivolge direttamente la sua Parola,
e in certo senso si viene resi simili a
Colui che ci parla. Inoltre, non bisogna dimenticare TRE elementi fondamentali:
1 – è fuori di discussione, sotto
qualsiasi ottica, che il Salmo 82 sia
un attacco contro le magistrature
corrotte. Dio pronuncia un’aspra
requisitoria contro i giudici respon13
sabili di corruzione e di ingiustizia.
La sentenza pronunciata da Dio è
severissima e nessuno può rifugiarsi nell’immunità e nell’impunità;
2 – i fautori di ipotesi alternative
dimenticano, regolarmente, a) che il Salmo POTREBBE contenere
(come altre parti della Bibbia e come già segnalato) elementi
“tradizionali” di stampo politeista
(cosa, come detto, niente affatto
sorprendente); b) - che esiste un
ultimo versetto (regolarmente ignorato e mai citato) che recita: “8
Sorgi, Dio, a giudicare la terra, perché a te appartengono tutte le
genti.”: è evidente, dunque, che il
Dio di cui si parla (e comunque lo si
voglia chiamare) non è il
“magister” di una ristretta porzione
di territorio e/o il “padre-padrone”
di un singolo popolo, ma il
“Dominus” di ogni popolazione,
per cui, in effetti, il Salmo termina
con la speranza che Dio, il vero Altissimo, prenda in mano la situazione e ponga tutta l’umanità sotto la sua diretta giurisdizione;
3 - viene usata l'espressione
"elohim" un titolo che designa sicuramente potere ma che può essere
utilizzato tanto per Dio quanto per
gli uomini. Infatti nel contesto del
Salmo 82 i protagonisti sono dei
giudici, ovvero persone che erano
caratterizzate da una certa autorità, ed è chiaro il linguaggio sarcastico che viene utilizzato, perché
questi "elohim" in realtà erano dei
giudici iniqui e per questo motivo
Dio li giudicherà.
Ma sottolineiamolo, una volta di
più: quando, nella Bibbia, si parla di
“Elohim” intendendo “Dio”, è invariabilmente al singolare il verbo
che segue il sostantivo, rendendo
perciò quest'ultimo (per la grammatica ebraica) di genere singolare.
Affermazioni diverse da questa
sono certamente quanto meno
tendenziose.
Resta ora da “interpretare” il ruolo
di Jahvè in tutto questo.
In effetti, la succitata stele di Merenptah non ne fa cenno alcuno.
Anzi, per secoli non esisterà alcun
testo che citi contemporaneamente Israele e YHWH!
Sorprendente, invece, è il fatto che
esistano riferimenti egizi a YHWH
ben prima della stele, e che tali
riferimenti sembrino essere connessi con una località, non con una
Divinità.
Questo luogo pare esser posto nella regione meridionale di Canaan
(guarda la combinazione...), il che
lascia facilmente supporre la nascita sincretistica di un unica figura
divina a partire dall'El del Nord (il
futuro Regno di Efraim o di Israele,
caratteristicamente “portato” all'adorazione di tutto quello che gli
passava per le mani, al punto di
essere il centro costante delle invettive profetiche) e dallo YHWH
del Sud, il Dio del patto, il Signore
degli Ebrei giunti in Egitto al seguito degli Hyksos e poi ritornati in
patria, con un Dio dal nome antico,
ma dagli attributi nuovi. Attributi,
tra l'altro, spesso mutuati dai Madianiti (una tribù di cui era capo e
sacerdote Ietro, il suocero di Mosè), con connotazioni a volte simili
a quelle di Aton, tanto da lasciare
spazio all'ipotesi freudiana sulla
nascita del Dio ebraico.
E che YHWH fosse un Dio in un certo senso “nuovo” lo si evince dalla
stessa Bibbia, in quanto nella teofania del roveto ardente sull'Har
Karkom - figura 5, in pagina - (che
parrebbe essere il vero Monte Sinai - ma di questo discuteremo in
un prossimo articolo) la voce dice a
Mosè:
“Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di
Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di
Giacobbe, ma a loro non mi sono
rivelato con il mio vero nome”.
Una cosa va sottolineata: è probabile che il libro più antico della Bibbia non sia il “Genesi”, ma proprio
l'“Esodo”, che andrebbe perciò riguardato come la storia dell'epopea di un popolo APPARENTEMENTE
nuovo.
Cosa è accaduto, dunque, al “Dio
nazionale ebraico”?
Perché questa idea di uno YHWH
“extraterrestre”?
Che fine fa El? E che cosa è successo (SE è successo) davvero durante
l'Esodo?
Infine, quali sono le considerazioni
di carattere storico e logico che mi
spingono a... respingere l'ipotesi di
un “neo-evemerismo”?
Lo vedremo nella prossima, conclusiva parte di questa rubrica
(diventata troppo lunga); ma qualche indizio, a là Ellery Queen è giusto fornirlo: pensate a una serie di
dèi, che diventano uno, poi si sdoppiano in due per tornare a essere
uno; pensate alle date accertate
con una certa sicurezza dall'archeologia; pensate allo
scacchiere geopolitico della seconda metà del II millennio a.C.; pensate a un Esodo che non fu un'invasione.
Come Ellery, anch'io sono certo che
siete arrivati alla soluzione del caso...
Fig. 5: la sommità dell'Har Karkom (Monte dello Zafferano)
14
IL CAINO BIBLICO
Alessandro Demontis
Il personaggio biblico
chiamato Caino, celebre per
aver assassinato il fratello
Abele, è uno di quelli sui quali
si son svolte ricerche per
verificarne l’attendibilità
storica.
Seppur avara di parole in
merito a questo personaggio,
la Bibbia ci lascia alcune frasi
chiave che possono aiutare
nella ricerca.
15
Se finora non si è riusciti a
riconoscere la possibilità che
Caino sia davvero esistito è
solo perché non si è tentato
di mettere in relazione le
poche informazioni bibliche
Signore e abitò nel paese di
Nod, ad oriente di Eden.
Ora Caino si unì alla moglie
che concepì e partorì Enoch;
poi divenne costruttore di una
città, che chiamò Enoch, dal
nome del figlio.”
Genesi 4:16-17
con le fonti mesopotamiche
relative.
Un tentativo simile è stato
fatto da Zecharia Sitchin, il
quale pensa di aver
identificato la stirpe
discendente da Caino negli
Amakandu.
Questo nome, in un testo
canaanita, è attribuito a un
personaggio nato dall’unione
della Terra e del Mare
Sotterraneo, ma è anche il
nome di una tribù che si
spostò nella terra di Dunnu/
Dan (il testo chiama ‘Dunnu
dei due fiumi’).
Secondo il testo BM74329
conservato al British
Museum, il leader degli
Amakandu si chiamava Ka’in,
e fondò una città con due
torri.
Questi particolari ci
rimandano a ciò che la Bibbia
dice di Caino:
“Caino si allontanò dal
16
Potrebbe la terra di Nod
essere la terra di Dunnu?
L’indicazione di ‘Dunnu dei
due fiumi’ potrebbe riferirsi ai
fiumi mesopotaici Tigri ed
Eufrate, sulle sponde dei quali
stava l’E.din sumero e l’Eden
biblico.
Può la città con le due torri
essere la città costruita da
Caino/Ka’in per il figlio
Enoch?
Le liste reali assire ci
tramandano di due re che
sembrano fare riferimento a
questo mito, un’usanza molto
diffusa tra i babilonesi e gli
assiri, i quali incorporavano
nei propri nom reali quelli di
divinità ed eroi del passato.
Questi re sono Asur-en-duni
(nella lista di re assiri è AsurDan I), il cui nome significa:
Ashur signore di Dun/Dan, e
Asur-bel-ka'ini (nella lista di re
assiri è Asur-bel-Kati), il cui
nome significa Ashur signore
dei kainiti.
A questo punto è interessante
notare che nel II millennio, a
est della mesopotamia, viveva
un popolo chiamato ‘Kenita’,
al quale si deve la nascita
della prima forma di
Yahwismo. Stando alle fonti
bibliche, i Keniti erano
stanziati sia nella terra di
‘Levante’ (corrispondente alla
parte estrema a nordest del
Sinai fino alla parte superiore
della mesopotamia) sia in
17
Canaan e nell’ odierno Iran.
Jethro, suocero di Mosè, è
uno dei Keniti famosi nella
Bibbia. Il nome sembra essere
di origine iraniana, e in
aramaico QENI significa
‘lavoratore dei metalli’, un
particolare che ci riporta a
Tubal-Cain, discendente di
Caino, che secondo la Bibbia
fu il primo fabbro fondatore
della metallurgia.
L’argomento è certamente
interessante e meritevole di
approfondimento.
Ciò che si può dire da questa
breve analisi è che
effettivamente potrebbe
esserci un legame tra Caino e
le popolazioni Kenite, esperti
metallurgi, attraverso suo
figlio Tubal-Cain, appunto il
‘fondatore’ della lavorazione
dei metalli.
L'aura umana
Alfonso Neto
Traduzione e adattamento dallo spagnolo
a cura di Simone Barcelli
L'aura umana è, come suggerisce il nome, una sorta di alone
luminoso, ma normalmente invisibile per l'occhio umano, che
forma un grande campo elettricamente carico e circonda il corpo degli individui.
Se imparare a distinguere l'aura
può essere, a volte, una questione di quindici o venti minuti,
la maggior parte delle persone
18
non sono a conoscenza della
sua esistenza, probabilmente a
causa di una sorta di cecità funzionale.
La gente spesso guarda gli oggetti in modo selettivo, in modo
che ignora la maggior parte dei
dettagli, perché si focalizza l'attenzione solo su alcuni aspetti
salienti.
Molte ricerche sono state effettuate per dimostrare e rilevare
l'aura umana. Tra i pionieri c’era
il dottor Walter J. Kilner, il primo a condurre una serie di esperimenti scientifici al fine di
determinare, con l’ausilio di apparecchiature di laboratorio, la
natura dell’aura.
Questi esperimenti sono stati
avviati nel 1908, quando il dottor Kilner osservò in primo luogo un alone attorno al corpo umano. Poi si avvide della possibilità che l’aureola (o aura) potesse riflettere lo stato fisiologico del uomo, anzi, scoprì che i
colori e i motivi formanti l’aura
erano collegati a determinate
malattie e disturbi fisici.
Nel 1920 il Dr. Kilner pubblicò il
suo libro “atmosfera umana”,
testo che mise in evidenza
l’opinione dell'autore, secondo
cui il 95%degli individui normali
può imparare a vedere e interpretare la propria aura.
In Russia il metodo Kerlian, con
un metodo fotografico, ha permesso agli scienziati di fotografare e valutare il campo magnetico che circonda ogni essere
umano, senza eccezioni.
Recentemente i ricercatori della
Stanford University (USA) hanno
migliorato l'invenzione russa,
fotografando il colore dell'aura
umana.
Un ricercatore presso la Cornell
University, il professor Otto
Rhan, ha scoperto dopo lunghi
studi che la radiazione umana
più intensa proviene dalla punta
delle dita, in particolare quelle
della mano destra.
La prova della vera natura
dell’aura umana, è nei dipinti
religiosi in cui compaiono aloni
bianchi intorno alle figure di
santi e vergini.
Grazie, quindi, agli sforzi di molti ricercatori, oggi è possibile
fare affermazioni specifiche e di
peso in relazione al aura umana.
Il campo che circonda il corpo
fisico, che di solito si estende
per circa tre pollici, capelli inclusi, si ritiene possa essere di origine eterica o bioplasma.
Questa striscia è sensibile al tocco, e un individuo può trovare la
propria essenza reale senza
troppe difficoltà.
Alcuni ricercatori hanno scoperto che l’aura interna risponde
alla forza di attrazione dei magneti. Quindi, la nostra aura ha
una massa, probabilmente a
causa della presenza di particelle di ferro.
L’aura si estende intorno al corpo in uscita, come ad esempio i
capezzoli e le dita e non si tratta
di superfici più o meno piatte.
Curiosamente, questo è vero
anche per qualsiasi corpo conduttore elettricamente carico.
Scienziati provenienti da Russia,
19
Stati Uniti e Gran Bretagna, hanno scoperto che, attraverso
l’aura, è forse possibile determinare il carico massimo elettrico.
Quanto più splende l’aura di un
individuo, maggiore è la carica
elettrica in grado di trasmettere.
Ogni individuo che utilizza tecniche di respirazione, può imparare ad aumentare l’energia
dell’aura e orientarla a piacimento attraverso un certo punto.
Quando un individuo si rende
conto per la prima volta della
presenza dell’aura, non può notare la sua evoluzione in forme
e colori.
La capacità di distinguere i disegni colorati nell’aura è una questione di pazienza e pratica.
Altre persone riescono a vedere
immediatamente i colori, ma
pochi conoscono l’arcobaleno di
luce intorno al proprio corpo,
presente fin dall’infanzia.
Sebbene l’interpretazione dei
colori dell’aura abbiano ancora
bisogno di ulteriore ricerca (e
quindi di documentazione), si
può cercare un accenno di plausibile verità.
Ad esempio, sulla stretta relazione tra la presenza di alcuni
colori e lo stato emotivo della
persona, il suo stato fisiologico
e il suo stato mentale.
La maggior parte delle prove
raccolte fino ad oggi sono di carattere empirico, e questo argomento è ancora aperto ad ulteriori ricerche per quanto riguarda l’interpretazione da assegnare alle singole sfumature e tonalità.
Le interpretazioni più diffuse
per quanto riguarda i colori
dell'aura sono comunque questi:
- il rosso, che di solito rappresenta energia e vitalità. Quando
una persona si arrabbia, la sua
aura è prevalentemente rossastra;
- il blu, legato allo studio della
filosofia, ma sono numerosi gli
studi sulle diverse tonalità di
questo colore;
- il giallo, un segno di attività
mentale, rappresenta l’analisi
critica e il ragionamento logico;
- il nero, la prova di dolo o anche del male o di una profonda
depressione;
- il bianco, invece, richiede necessariamente ulteriori indagini.
Yoga e oculisti credono che indichi una persona evoluta, come
20
un insegnante o un guru.
D’altronde, al bianco si attribuisce la definizione di pace e armonia, spesso notato nei bambini piccoli. In caso di malattie,
si presentano macchie marroni
attorno agli organi malati. O comunque delicati;
- il grigio, che sembra essere legato alle emozioni di una natura
negativa, come la paura e in generale a tutti i tipi di depressione.
- una miscela di colore gialloverde sembra essere associata
alla frode e all’inganno, anche
se il verde accompagna quelle
persone che amano la vita
all’aria aperta.
Nonostante quanto affermato
in questo articolo, sarà bene ricordare che resta ancora molto
da fare per essere sicuri del significato dei diversi colori che
integrano l’aura umana.
XAARAAN
di Antonella Beccaria
La spada nella roccia all’eremo di
Montesiepi e la leggenda di San Galgano
Una spada nella roccia italiana. È nell’eremo di Montesiepi antecedente all’abbazia di San
Galgano, a Chiusdino, in provincia di Siena. Una spada nella roccia italiana. È nell’eremo di
Montesiepi antecedente all’abbazia di San Galgano, a Chiusdino, in provincia di Siena.
NOVITA’
Antonella Beccaria, Giacomo Pacini
È inimmaginabile per chiunque la quantità di Male
che bisogna accettare per ottenere il Bene”, afferma il
Divo Giulio
Prima edizione marzo 2012
Divo ritratto nel fortunato film di Paolo Sorrentino. E
Giulio Andreotti, l’uomo in carne e ossa, di male ne ha
attraversato tanto o, quantomeno, tante sono state le realtà opache che hanno accompagnato la sua
storia. Fin dai tempi della Seconda guerra mondiale e dei suoi rapporti con i servizi segreti alleati, proseguendo con la stagione dei dossier, l’esplosione del terrorismo, le coperture degli stragisti neofascisti,
l’allestimento di apparati non ortodossi, come Gladio e l’Anello, fino alle clientele necessarie per raccogliere consenso e ai rapporti ambigui con la mafia. Difficile dire se il Divo Giulio sia stato il maggiore statista italiano del Novecento o il grande Belzebù che si è nutrito della parte più oscura della storia nazionale. Quello che è certo è che ripercorrere la sua vicenda significa attraversare tutti i maggiori scandali italiani dal dopoguerra a oggi, dal golpe Borghese al delitto Moro, dalla P2 a Michele Sindona, fino
all’omicidio del giornalista d’assalto Mino Pecorelli. Questa biografia di Giulio Andreotti, rigorosa e documentata, ricostruisce per la prima volta senza pregiudizi e senza timori l’intera storia politica, quella ufficiale e quella inconfessabile, del ‘grande vecchio’ dell’Italia del Novecento, tracciando un percorso inquietante dentro le ombre più dense della prima Repubblica.
21
“Desperados” di James D. Horan: un saggio
che va oltre i miti e le leggende di
un’epopea lontana
L’autore è lo storico e giornalista
James D. Horan, scomparso nel
1981, che nel libro Desperados –
L’epopea dei fuorilegge americani
da Jesse James a Butch Cassidy (uscito poche settimane
fa per i tipi della Odoya), dà
un’immagine sui generis di
un’epopea di solito contrassegnata da eroismi (luminosi
o tenebrosi che siano) a tutto tondo:
Horan ripercorre le storie
vere di leggendari banditi,
fuorilegge e assaltatori di
banche, treni e diligenze del
West. Un ritratto unico e nitido, autorevole e appassionante di queste ombre a cavallo che attraversarono la
scena del grande melodramma americano del Middle
Border, dove si traccia un
illuminante e inedito parallelo tra la banda dei fratelli
James e Younger e il famigerato Mucchio Selvaggio che
circondava Butch Cassidy. Tutti
uomini in carne e ossa, disperati
e malvagi ma non privi di fascino.
Il libro ci rivela così il carattere
insicuro e ombroso nascosto dietro alla maschera da bandito di
Jesse James, sfatando al contem-
dati o un gesto galante verso il
gentil sesso. La sua morte per
mano di Bob Ford mise fine a un
regno del terrore che sconvolse il
Middle West per ben sedici anni.
Ma ancora più a ovest
Butch Cassidy, Sundance
Kid e i loro compagni erano pronti a profilarsi e incombere sullo stesso
“banditesco sentiero”. Dal
1882 al 1889 il Mucchio
Selvaggio formò un piccolo esercito che riunì centinaia di spietati razziatori,
malviventi, giocatori
d’azzardo, ladri di cavalli,
ballerine d’infimo ordine e
cowboy rinnegati. Dal loro
covo sulle colline sfidarono il governo degli Stati
Uniti tenendo testa a interi squadroni di cavalleria,
fino a quando i suoi capi si
trasferirono in Sud America, rimanendo simboli vipo il mito del Robin Hood che
venti di un’intera era della storia
non trascura mai una nobile atamericana.
tenzione nei confronti dei disere- Per leggerne ancora si veda qui.
Gli ignoti che si riuniscono sotto la sigla Anonymous promettono battaglia contro censura, imperialismo, finanza
d’assalto, devastatori dell’ambiente e militarismo. Questo libro è un’inchiesta su una forma di lotta da nuovo
millennio che ha finito per colpire sette religiose, corporation, partiti reazionari e dittature mediorientali. Ogni
volta che verrà compiuto un abuso, compariranno gli anonimi fustigatori il cui volto è rappresentato dalla maschera del giustiziere Guy Fawkes. E già oggi si può intuire il loro scopo: servizi digitali che garantiscano agli utenti la libertà di espressione.
AVVERTENZA di Antonella Beccaria
Mi rivolgo a voi, Anonymi. Questa non vuole essere la ricostruzione completa al millimetro della vostra storia.
Qualcuno di voi me l’ha raccontata o almeno mi ha fornito la sua visione che non per forza è quella di tutti. Poi
ne ho letto, rimbalzando un po’ ovunque per il web, e in fase di stesura delle pagine che seguono ho compiuto
una scelta arbitraria: estrapolare da ciò che avete firmato, in toto o in parte, alcune operazioni che mi sembra vi
descrivano meglio. Rimane fondamentale l’inciso «secondo me». Leggetelo come il necessario imho, in my humble opinion, come si usa scrivere nelle mailing list e nei gruppi di discussione in rete. Quella che voi e altri lettori
incontrerete scorrendo questo testo è una specie di biografia non autorizzata. E se alla fine ciò che leggerete non
vi piacerà, non “bombardate” troppo forte il mio sito. All’origine del libro c’è la volontà di tributarvi un merito
indiscutibile: combattere per la libertà di informazione. Perché, credetemi, almeno un tratto in comune ce
l’abbiamo, voi e io: crediamo che l’informazione debba essere libera. A qualunque costo. E comunque la prenderete, sarà stato un viaggio entusiasmante. Un viaggio all’interno di un enorme scherzo tremendamente serio.
22
L’OTTUPLICE SAPERE ORIENTALE
di Michele Proclamato
L’AGOSAPERE
Una piccola premessa
Non è difficile per me vedere e a
volte intuire, ciò che a molti può
sembrare improbabile o inspiegabile. È un dono, questo, ricevuto
nella penombra di una basilica
viva e parlante, oggi ferita. Convivo con questo talento, passando
dall’euforia datami dallo
“scoprire”, alla tristezza di una
situazione per la quale mi sento
spesso solo parzialmente compreso, se non deriso, al massimo
tollerato, come si può tollerare
un vicino di casa riservato, sicuramente inoffensivo, ma certamente un po’… strano. In ogni caso,
ho scelto questo destino fatto di
un sapere che mi ha reso sempre
più simile a un ponte teso fra le
sue mille interpretazioni, che io
so essere solo apparentemente
diverse. Il mio fine ultimo e la
speranza prima, sono quelli di
traghettare aspetti superficialmente ancora intesi come
“esoterici”, in un ambito scientifico strettamente ufficiale, poiché,
con tutto il cuore, credo che il futuro dell’uomo potrà avere un
nuovo impulso, da una terza via,
dettata dalla fusione di questi due aspetti, oggi ancora pericolosamente distanti. Vorrei perciò dimostrare che l’Agopuntura, sostanzialmente, è una delle tante,
eccelse, interpretazioni, di quel
sapere universale del quale mi
occupo da anni, affinchè si possano chiarire alcuni aspetti, oggi
probabilmente sconosciuti alla
medicina ufficiale, che ancor più
potrebbe progredire se, con se-
rietà, accettasse di prendere in
esame altri punti di vista. Mi scuso, quindi, fin da ora, se nel mio
scrivere, a volte, si avvertirà
l’insopportabile sentore di una
saccenza non avvalorata, in questo caso specifico, da titoli o attestati medici specifici, ma spero
vorrete considerarmi come un
pioniere che cerca di ri-aprire antiche porte con chiavi conoscitive
che ho solo ri-forgiato. Senza indugiare oltre, passo, pertanto,
alle vere eterogenee motivazioni
del mio scrivere.
Una medicina nata
in Mesopotamia
Con estrema onestà, dico che non
mi occupo di Agopuntura e non
ho esperienze dirette della sua
capacità curativa, ma credo di
aver capito, in sintesi, che tale
tecnica terapeutica
(contravvenendo a ogni canone
curativo occidentale di tipo ufficiale), basandosi
sull’interpretazione del fluire di
un’energia femminile e maschile
(Yin e Yang) chiamata QI, sia in
grado, da millenni, di curare
l’uomo attraverso
l’identificazione di canali energetici definiti Meridiani e nodi, nei
quali vengono immessi degli aghi
specifici, affinchè le due energie
di cui sopra, vengano, tonificate
in caso di deficienza, o liberate e
fatte defluire, in caso di eccesso.
In tale contesto, la malattia, di
per sé, è il frutto di una serie di
comportamenti mentali o alimentari che culminano in stati energetici caratterizzati da una so23
stanziale mancanza di equilibrio
fra i due tipi di energia. Ho appreso, inoltre, che oggi la medicina
occidentale ha parzialmente accettato l’uso dell’Agopuntura, anche ufficialmente, in quanto, innegabilmente, ci si è resi conto
che esistono meccanismi fisici
che avvalorano la sua utilità in un
grandissimo numero di disturbi,
nei quali la “malattia” non avrebbe altro modo di essere combattuta e vinta se non attraverso
l’uso chimico e farmacologico.
Ma persiste tutt’oggi, sempre da
parte della medicina ufficiale, una
sostanziale diffidenza verso questo sistema curante, dovuta soprattutto ad un motivo fondamentale, il seguente: il raffinato
sistema di meridiani utilizzato da
ben 5000 anni dagli agopuntori
cinesi, materialmente, non ha
una corrispondenza anatomica
diretta nel corpo umano
“occidentale”. Ci si trova, quindi,
di fronte ad un paradosso in termini per il quale, un tipo di medicina effettivamente valido per
una civiltà, non è ritenuto completamente tale per una civiltà
“altra”, come la nostra. Non solo:
l’Agopuntura funziona chiaramente anche in Occidente, ma,
sostanzialmente, la nostra medicina… non sa perché. E qui inizia il
mio di lavoro, poiché rimango allibito di fronte a tanta superficialità occidentale. Infatti, con lo
stesso sistema conoscitivo con cui
i cinesi curano, divinano ed esercitano “marzialmente” la loro destrezza fisica, noi occidentali ab-
biamo costruito, dipinto, scolpito, numerato, eccetera. Si tratta
di un sistema figlio di una fisiologia celeste, impressa senza tema
in quella umana e regalataci in
tempi e modi sconosciuti, in un
momento della storia tutto da
definire. Partirò, quindi, proprio
dai Meridiani dell’Agopuntura,
per tracciare un quadro estremamente complesso, la cui sintesi,
però, a mio avviso, risiede in
un'unica parola: OTTAVA. Chi ha
avuto modo di approcciare i miei
studi sa che, per me, vi sono delle sequenze numeriche di fondamentale importanza per la comprensione di ciò che ci circonda,
perciò, per prima cosa, desidero
riassumere i “numeri” dell’antica
medicina taoista in questione. Vi
sono 8 Meridiani “curiosi” ai quali viene imputata la formazione
del corpo umano, che, a loro volta, danno origine a 12 organi. Tali
organi sono garanti di 12 meridiani principali, responsabili ciascuno di 4 meridiani secondari
definiti:
Tendino-muscolari, Distinti,
Luo longitudinali e Luo trasversali,
per un totale di 48 meridiani.
Di conseguenza, la somma di organi, meridiani secondari e principali ammonta a 72 unità.
Arrivati a questo punto, ho riassunto l’essenza numericocostitutiva dell’insieme ed è il
momento di passare all’esame di
un resoconto plurimillenario mesopotamico, noto come Lista
Sumera dei Re, affinché si possa
cominciare a vedere come e
quanto sia diffusa tale sequenza
numerica, garante, essenzialmente - come ho appreso attraverso i miei studi - della codifica,
mai completamente decifrata
dall’uomo, di un sistema creativo, che definirei… divino.
Prima però, desidero anticipare
ai “pazienti” lettori, che questa
mia interpretazione, pur avendo
le caratteristiche descrittive di
uno studio storico, “spero” potrà
dare risposte anche mediche, ad
un presunto mistero per il quale,
sulla Terra, l’anatomia umana e
la sua fisiologia, sembrano avere
più interpretazioni ed utilizzi diversi, comunque gravidi di effetti
positivi, come l’Agopuntura dimostra.
Lista Sumera dei Re
Dopo la discesa della regalità
dai cieli,
La regalità fu a Eridu,
In Eridu Alulim divenne re,
Egli regnò per 28800 anni.
Alalgar regnò per 36000 anni.
"Due" re;
Essi regnarono per 64800 anni.
Poi Eridu cadde
E la regalità fu spostata a BadTibira
Divenne re a Bad-Tibira Enmenluanna;
Egli regnò per 43200 anni.
Enmengalanna regnò per 28800
anni.
Dumuzi il pastore regnò per
36000 anni.
"Tre" re essi regnarono 108000
anni.
Bad-ti-bira cadde
E la regalità fu spostata a Larak.
A Larak, Ensipadzidanna regnò
28800 anni.
"Un" re ……. Egli regnò per
28800 anni.
Larak cadde
E la regalità fu spostata a Sippar.
A Sippar Enmeduranna divenne
re
E governò per 21000 anni
Poi Sippar cadde
E la regalità fu spostata a Shuruppak.
Ubaratutu divenne re, egli governò per 18600 anni
24
"Un" re …….. egli governò per
18600 anni.
In "Cinque" città “Otto”re,
essi regnarono per” 241200”
anni,
Poi il Diluvio “travolse tutto”.
Quella che avete appena letto è
la traduzione di ciò che, inciso in
caratteri cuneiformi, fa sfoggio
di sé, da migliaia di anni, su un
prisma in pietra, passato alla
storia come Prisma di Blundell,
dal nome del suo scopritore.
Ho studiato, e profondamente
mi impegno tutt’ora nel farlo, il
significato di tale testo ed ho imparato a mie spese e da tempo,
quanto sia sicuro nascondere in
un luogo visibile a tutti, qualcosa
di estremamente importante,
rendendolo praticamente…
invisibile. Ora, seguendo il filo
conduttore della simbologia e
dell’analogia, che guida fin
dall’inizio i miei studi e le mie
ricerche, vorrei procedere con la
“mia” dimostrazione delle motivazioni poste alla base di questa
“scienza” orientale, chiedendovi
la pazienza e la disponibilità ad
abbracciare un percorso solo apparentemente tortuoso e fuorviante. Cercherò, quindi, di accompagnarvi attraverso quelle
che sono state le innumerevoli
domande che mi sono posto e
che hanno condizionato le mie
“peregrinazioni” nei vari campi
del sapere.
Per prima cosa, proviamo a sostituire gli OTTO Meridiani Curiosi, con gli Otto Re mesopotamici, ottenendo in tal modo Otto
frequenze temporali.
Osserviamo poi il computo finale degli Otto momenti regnanti,
dove possiamo ritrovare, numericamente, qualcosa che molto
ha a che fare con i 12 organi ed i
relativi 12 meridiani principali e,
proseguendo nell’esame, è mol-
to importante notare, che tale
computo possiede una strana
particolarità: esso, infatti, è frazionabile in 1\3 e 2\3 di un ulteriore somma pari a 36 unità. Passiamo ora all’esame del luogo in
cui si svolge tutta la scena: il testo parla di 5 città, esattamente
come 5 sono gli Elementi principali presenti nell’Agopuntura.
Credo, quindi, di poter affermare
che le analogie numeriche, pur
appartenenti a significati e contesti temporali, geografici e civili
completamente diversi, sembrano essere molteplici.
Ritengo, inoltre, importante sottolineare che la lista termina la
sua descrizione parlando di Re,
città e momenti regnanti, posti
storicamente prima del Diluvio e
penso sappiate, che la scienza è
disposta ad avvalorare tale catastrofico evento, o più eventi minori del genere, incasellandoli in
un ambito storico piuttosto aleatorio, posizionato fra i 10000 ed i
12000 anni fa. Faccio questa precisazione, per dare una pur minima idea del contesto storico attraverso il quale ci stiamo muovendo. Ciò premesso, diviene
spontaneo domandarsi cosa rappresentano quegli enormi archi
di tempo, chiaramente intesi
dall’archeologia in modo piuttosto goliardico, tanto da abbandonare il reperto, senza spiegazione, in una polverosa teca, in quel
di Oxford, ma per avere una risposta è necessario fare un ulteriore passaggio.
Cimatica
A questo punto, abbandoniamo
la Lista per parlare di una scienza
semi-ufficiale, chiamata Cimatica. Oggi è appurato, grazie ad
una lunga serie sperimentale culminata negli anni ‘70 in pubblicazioni ed articoli su riviste accreditate, che determinati materiali,
come: sabbia, polvere, acqua,
ecc. ecc, dimostrano una plasmabilità piuttosto accentuata, se
stimolati dal suono.
Vorrei qui riportare, brevemente, un ”espe-rimento” utilizzato
dal prof. Richard Buck-minster
Fuller (filosofo, architetto, inventore, ecc. ecc.), per dimostrare ai
suoi studenti il pote-re strutturante del suono. In sintesi, egli
intinge-va un palloncino bianco,
(di quelli, una volta, sempre pre-
senti nei pressi delle giostre), in
una vernice molto densa, poi lo
poneva accanto a una cassa acustica e incrementando una frequenza prestabilita, mostrava
come sulla superficie colorata
apparissero prima dei punti, che,
25
in brevissimo tempo, venivano
collegati da rette ben precise
(Figg. 1,2). I
l risultato finale era rappresentato da una rete geometrica nella
quale, a volte, era possibile notare la coesistenza di un insieme di
solidi, famosi da millenni presso
ogni civiltà e comunemente chiamati in occidente: solidi Platonici
(Fig.3).
Il Prof. Fuller spiegava che quel
palloncino, nella spasmo-dica
ricerca di un equilibrio, pur di
non esplodere, riesce a veicolare
l’energia sonora che lo colpisce,
in quell’intricato substrato geometrico. Substrato che, sostanzialmente, rappresenta un luogo
di bassa pressione dove, l’alta
pressione sonora viene canalizzata, ottenendo un concreto equilibrio dinamico, garante del futuro
sferico dello sfortunato orpello
infantile.
Ora, immaginiamo la Lista Sumera dei Re sotto il punto di vista
Cimatico. Facendo le dovute sostituzioni, possiamo percepire,
negli enormi archi di tempo,
l’essenza vibrazionale dei Meridiani Curiosi e, proseguendo in
questo gioco di corrispondenze
Sino-Mesopotamiche, possiamo
ipotizzare la Lista, come la sintesi
della descrizione di un sistema
creante di tipo sonicoenergetico, in grado di palesarsi
geometricamente, grazie a meridiani e punti ben precisi, attraverso i quali scorre un tipo di energia che potremmo ora identificare con il QI. In tal modo, siamo in grado di “interpretare” la
struttura responsabile, nella tradizione cinese, della nascita della
forma del corpo umano, in modo
sicuramente inedito e forse illuminante. Continuando a
“giocare” con i numeri e per portare a termine ciò che gioco non
è, sono costretto ad utilizzare un
secondo esempio millenario, per
poter fornire ulteriori informazioni su quello che si nasconde
dietro il significato numerico dei
Meridiani, ma, soprattutto, per
meglio comprendere il senso energetico dello Yin e dello Yang,
anche perché, spero vi stiate domandando che cosa, in quella
che sembra essere la descrizione
di un momento creativo, è destinato a diventare il palloncino.
L’Agopuntura celeste
Esiste, anche in questo caso da
millenni, un esempio che, solo
apparentemente, rappresenta
una visione cosmologica egizia. Il
suo nome, ormai famoso in tutto
il mondo, è “Zodiaco di Dendera”
e la sua esecuzione viene fatta
risalire al 57 d.C., in pieno periodo Tolemaico. Si tratta di un disco in pietra di alcuni metri di
diametro, trafugato dal tempio
di Dendera durante il periodo di
dominazione napoleonica, dove
oggi, nella camera delle stelle,
rimane solo una copia. Osserviamo l’immagine (Fig. 4),
risalente ad una riproduzione di
fine ottocento di Gerolamo Segato. Di nuovo, permettetemi di
condurvi in questa indagine.
In sintesi stiamo vedendo
un’enorme sfera, che contiene
una serie di Esseri, sicuramente
compositi e viventi, che rappresentano pianeti, stelle e costellazioni. All’esterno di tale visione si
può notare un’altra serie di enormi Esseri, suddivisi in Neter, (le
tipiche divinità egizie con la testa
di falco) e Donne umane.
Stiamo, quindi, osservando una
visione celeste riguardante la Via
Lattea, che presenta una strana
particolarità. Infatti, mentre ciò
che si trova all’interno della sfera, grazie ai nostri mezzi scientifici, è quasi obsoleto, ciò che appare all’esterno non è affatto
contemplato ai giorni nostri ed
inoltre, per gli egizi, gli Esseri,
che come enormi Atlanti sorreggono la visione celeste, sono materialmente molto più grandi,
non solo delle stelle, ma addirittura di intere costellazioni. Di
conseguenza, vorrei che usaste il
numero, per capire il perché di
una simile simbologia, tenendo
presente una massima di Giordano Bruno:
”Il numero è limpido principio
fisico, metafisico e razionale”.
Torniamo, quindi, ai numeri, osservando che gli Atlanti in questione sono 12 e, chiaramente,
sorreggono quello spaccato siderale attraverso 24 braccia.
È pertanto semplice rivedere in
tale rappresentazione, un modo
con il quale la somma della Lista
Sumera dei Re, a distanza di tempo, riappare presso un’altra civiltà. Posso ora dirvi che il computo
totale di corpi celesti contenuti
in quella sfera lattea, che molto
ricorda il famoso palloncino del
professore americano, è pari a
“72” unità.
Tornando nuovamente agli Esseri, possiamo osservare che si
suddividono in modo frazionario
26
in 1\3 femminili, paria 4 unità e 2
\3 maschili, pari ad 8 unità. Siamo, quindi, di fronte a nuove informazioni numeriche ben precise, condensabili nel concetto
Taoista di Yin e Yang.
Stiamo osservando, forse per la
prima volta, il QI suddiviso in
modo frazionario, nella sua accezione maschile e femminile, da
una civiltà che sicuramente può
aiutarci a capire determinati concetti energetici che crediamo appannaggio del solo mondo orientale. Ovviamente, dei grandi osservatori celesti come gli egizi
non potevano essere così ottusi
da vedere presso il 30° parallelo
esclusivamente 72 corpi celesti,
chiaramente ciò è inverosimile,
essi erano e sono infinitamente
di più e la cosa è palese, visivamente, oggi come allora. Quindi,
penso che ciò che gli egizi stanno
cercando di dirci attraverso tale
rappresentazione, è qualcosa
che ancora a molti sfugge. Infatti, non stanno descrivendo una
semplice visione siderale, bensì
un meccanismo creante che, in
questo caso, pone nei numeri in
questione, il fondamento del materiale celeste. Quindi, essi sono,
contemporaneamente, causa
materica e sistemica di una creazione, in questo caso macroscopica. Consideriamo poi, “come”,
il meccanismo frazionario posto
all’esterno dello zodiaco, si ripercuote al suo interno: i 72 esempi
siderali sono la somma di
un’ulteriore suddivisione (la cui
spiegazione qui tralascio), costituita da 24 corpi celesti femminili
e 48 maschili, quindi gli egizi applicavano l’idea di Yin e Yang persino alla creazione stellare. Ma
devo aggiungere che non è tutto.
Infatti, Dendera rappresenta la
seconda parte di un atto creante,
per noi inesistente, iniziato in
Mesopotamia, un big bang dode-
cafonico del passato.
Sommando poi, tutti i riferimenti
numerici presenti nello Zodiaco
(36+72), avremo 108 unità, delle
quali, 1\3 (36) per noi sono invisibili. Di nuovo, gli egizi suggeriscono un fatto essenziale, che
dovrebbe essere fondamentale
per chi si occupa di agopuntura,
e cioè, che la nostra realtà (e vedremo anche la sua fisiologia), è
saldamente legata, direi fusa,
con un sistema dimensionale di
cui siamo perfettamente
all’oscuro, anche se, in altri campi dello scibile umano, già da decenni, le cose non stanno esattamente così.
In sintesi: il palloncino rappresenta, “spazialmente”, la Galassia, mentre le OTTO frequenze
l’energia destinata a diventare
corpi celesti, la cui appartenenza
maschile o femminile ed i relativi
rapporti, delineano quella sottile
trama geometrica attraverso la
quale scorre l’energia creante, o
meglio, il QI.
E, come ho avuto modo di accertare, l’uomo, presso tutte le civiltà del passato, è specchio
frattale di questa struttura dimensionale.
Vero, falso, probabile? Andiamo
avanti.
Gli esempi dimensionali
Mi rendo conto di quanto sia difficile accettare una tematica come la mia, sempre ai confini
dell’inverosimile, ma, io per primo, ho dovuto accogliere una
realtà secondo la quale il passato
umano rivela, in questo senso,
sorprese conoscitive che andrebbero valutate con molta più serietà e fiducia, soprattutto alla
luce del fatto che, proprio la nostra civiltà, sta cercando in tutti i
modi di appurare, nei laboratori
di fisica nucleare di tutto il mondo, quale sia il segreto della materia, come essa sia veramente
composta, ma soprattutto cosa
ne è responsabile. In tale contesto, negli ultimi decenni, una
Teoria del Tutto si è andata affermando, resistendo, per ora,
all’arrivo di altre, come quella
piuttosto geometrica (Algebra di
Lie E8), del fisico Antony Garret
Lisi. Mi riferisco alla Teoria delle
Stringhe.
Un principio secondo il quale, lo
dico in modo molto semplicistico, la materia altro non è che figlia di un sistema multidimensionale. Si è arrivati ad ipotizzare 26 dimensioni, nelle quali,
sostanzialmente, delle corde, o
stringhe, vibrano (suono) a grandezze invisibili per i nostri attuali
strumenti, ma il motivo per cui
insisto sulla dimensionalità della
materia, è duplice.
Il primo è numerico.
Ritengo che sia molto importante sapere che i presupposti equazionali della Teoria sopra citata,
furono ideati da un grandissimo
matematico Indiano: Srinivasa
Aiyangar Ramanujan.
Lui, geniale bramino ormai famosissimo, ipotizzò, nel secolo scorso, una realtà di-mensionale Ottuplice dalla quale dipende la
“nostra”, e motivò tutto ciò attraverso le sue celeberrime Equazioni Modulari (Fig. 5).
Ma qual è il sistema numerico da
cui trae ispirazione per descrivere tale visione creante del tutto?
Come si può dedurre
dall’immagine allegata, è il seguente:
”8-12-24”.
27
Oggi, questi numeri, definiti magici dai fisici più accreditati
(come ad esempio: Michio Kaku),
sono il fondamento numerico
della Teoria delle Stringhe, una
teoria dimensionale, motivo per
cui, anche a livello medico, dovremmo predisporci ad accettare
una realtà nella quale,
l’anatomia umana potrebbe possedere caratteristiche non valutate appieno.
Perché insisto su tale concetto?
Per un motivo ben preciso, riposto proprio in quella presunta
mancata corrispondenza fra meridiani-nodi cinesi ed anatomia
ufficiale occidentale.
Io mi sento di affermare, infatti,
che l’Agopuntura funziona, semplicemente perché simula, ripercorre e ricorre ad una struttura
anatomica, posta dimensionalmente altrove, ma perfettamente coerente e COLLEGATA a tutti
i livelli materici, COMPRESI
QUELLI ANATOMICI. La struttura
meridianica, quindi, solo apparentemente non corrisponde a
quella anatomica ufficiale. Essa,
infatti, fondamentalmente, si
ispira alla sua matrice sistemica.
Per cui sarebbe estremamente
utile, per capire certi risultati
medici ascrivibili all’Agopuntura,
comprendere quali sono quelle
caratteristiche dimensionali alle
quali si ispira. E questo è il secondo motivo per il quale voglio
soffermarmi su questo aspetto.
Ritorniamo all’immagine dello
Zodiaco di Dendera ed osserviamo il suo interno. Con un minimo
di attenzione è possibile notare
che tutti i corpi celesti obbediscono ad una spirale sinistrorsa,
che culmina con una strana coscia centrale. Questo significa
che al suo interno vi è movimento.
Un movimento dettato da una
legge chiarissima un tempo.
Ora osserviamo gli Esseri posti
all’esterno: sono disposti sfericamente e sono… immobili.
Di conseguenza: all’interno dello
Zodiaco vi è spazio per muoversi
e tempo per farlo, all’esterno invece, il concetto di tempo e spazio deve essere inteso diversamente, vista la sua immobilità.
Ancora: se all’interno vi è movimento, spazio, tempo e materia,
non può mancare la caducità,
quindi la morte. E all’esterno?
All’esterno no! Stiamo, quindi,
osservando un luogo archetipico
dove tempo, spazio, movimento,
materia e morte, trovano la loro
causa, ma non esistono. Queste,
dimensionalmente, sono le caratteristiche a cui si ispira numericamente l’Agopuntura. Sostanzialmente, essa, quando opera
sull’anatomia umana, lo fa con
riferimento all’anatomia archetipica della creazione tutta, la stessa dell’uomo e, trovandoci di
fronte ad un tipo di creazione
cimatica, è di estrema importanza tutelarla, facendo sì che la
struttura a bassa pressione, il
corpo umano, non manifesti ostruzioni energetiche o malattie,
affinchè la struttura archetipica
dimensionale, gli Otto meridiani
curiosi (ad alta pressione), continui ad emanare energia, nel pieno rispetto di un equilibrio, tutelato da numeri che rappresentano intervalli musicali dodecafonici.
Fisiologia numerica
Se la mia analisi avesse connotati
esclusivamente teorici, non dovremmo trovare, nella realtà,
nessun tipo di appiglio, ma se ciò
che sto dicendo corrisponde al
vero, allora dovremmo trovare
esempi non solo umani, ma planetari o stellari, che si rifanno ad
un simile meccanismo archetipico. Prima di passare a tale analisi, però, sono costretto ad inda-
gare ancora la simbologia zodiacale egizia. Provate con me ad
utilizzare gli esseri in modo numerico. Sommando le loro parti,
possiamo ottenere 36 unità e,
vista la loro disposizione, ecco
perché, da sempre, suddividiamo
la sfera in 360° e potrei anche
aggiungere che qui risiede il motivo fondamentale per cui il Tempo è stato unanimemente suddiviso nel modo corrente (12-24
ore). Per tornare, però, al nocciolo della questione, proviamo a
moltiplicare l’invisibile (36) per il
visibile (i 72 corpi celesti) ed avremo un risultato che, in questa
dimensione, viene definito: Precessione degli Equinozi (Fig. 6).
La Precessione degli Equinozi gode di una fama dimenticata, che
a stento oggi riusciamo a giustificare. L’uomo la conosce da tempo immemorabile, senza sapere
chi sia stato capace di temporalizzare un cammino assiale terrestre pari a 25.920 anni. Ma vediamo sinteticamente in cosa
consiste.
Sostanzialmente, l’ipotetico asse
terrestre Nord–Sud disegna
un’altrettanto ipotetica ellisse
celeste, attraverso spostamenti
pari a 1° dei 360° celesti, ogni 72
anni. La conseguenza più evidente di questa “corsa” platonica è
l’apparizione - ogni 2160 anni
circa - all’Equinozio di Primavera,
alle spalle del Sole, di una nuova
costellazione zodiacale.
La scienza ufficiale motiva tale
“movimento-terrestre”, attraverso l’attrazione gravitazionale Lu28
ni-Solare. Come è facile notare, i
numeri di cui ci stiamo occupando riappaiono questa volta, in
un contesto, secondo me, solo
apparentemente planetario. Infatti, sarebbe d’uopo immaginare cosa mettono in campo i corpi
celesti, affinchè questo impeccabile meccanismo si consumi. Perché ciò avvenga, infatti, le velocità orbitali, rotazionali e le direzioni seguite da un massa enorme di corpi celesti, dovranno sintonizzarsi, affinchè la Terra, il
Sole, il Sistema solare e le relative costellazioni, con i relativi sistemi orbitali, rotazionali e direzionali possano allinearsi in un
determinato luogo spaziale, in un
preciso istante, dopo un altrettanto preciso periodo.
Per darvi un’idea: la Terra ha una
velocità rotazionale equatoriale
pari a 1.668 Km orari, ai quali si
somma una velocità di fuga di
11.186 metri al secondo. Ora,
immaginate tutte queste velocità
a livello galattico e chiedetevi se
un simile evento precessionale
potrebbe esistere, se l’unica ragione motivante fosse
l’attrazione Luni-solare!
Affinchè ciò avvenga, è necessaria, a mio avviso, una legge galattica in grado di armonizzare, non
i movimenti di più corpi siderali,
bensì la fisiologia di un unico essere vivente, chiaramente composito, come ad esempio, la Via
Lattea. Di conseguenza, lo schema numerico dimensionale di cui
sopra viene utilizzato affinchè
tutto ciò avvenga con estrema
precisione, in un arco di tempo
millenario. Per cui avremo una
corrispondenza tangibile, a livello galattico, di un sistema numerico dimensionale, in grado di
gestire, non solo la fisiologia siderale, ma anche, e giustamente,
quella umana, come nel caso
dell’Agopuntura. Ora vi doman-
do: vi sembra più corretta
l’interpretazione del fenomeno
in questione da parte della scienza ufficiale, o quella suggeritaci
dagli egizi? Perché, anche in questo caso, effetti falsamente
“locali” come quelli precessionali, sono sostanzialmente decisi a
livelli sistemici altri. Allo stesso
modo si comporta l’Agopuntura.
Di conseguenza e giustamente, il
sistema dei meridiani è un sistema curante non locale, in grado
di agire localmente, grazie alla
perfetta interpretazione di una
legge creante dimensionale, capace di armonizzare e raggiungere ogni parte o organo del nostro
corpo universale, attraverso un
sistema simpatico di risonanza,
di stampo cimatico.
In altre parole: curare un organo
sollecitando alcuni punti posti,
ad esempio, sull’orecchio del paziente, è l’applicazione di un sapere, conscio dei rapporti archetipici esistenti in un corpo umano. Accennavo, all’inizio,
all’uomo. La medicina ufficiale,
non dovrebbe ignorare come e
quanto i processi circolatori, respiratori e cardiaci utilizzino intervalli che rappresentano frazioni o multipli numerici precessionali. Un esempio, fra le centinaia
che la fisiologia umana può offrire è il seguente:
È, a mio avviso, evidente come e
quanto l’essere umano interpreti
in pieno, non una fisiologia esclusivamente terrestre, ma uno
schema creante, come già ricordato, universale.
Dovremmo, quindi, chiederci
perché esistono simili corrispondenze numeriche fra la fisiologia
umana, quella celeste ed il sistema curante dei meridiani e, forse, potremmo renderci conto di
quanto la nostra visione anatomica sia sostanzialmente parziale, direi arretrata.
Se dovessi poi riassumere come,
dove e quanto, il sistema numerico in questione è apparso nella
storia umana, dovrei ri-scrivere
un libro ormai storico, dal titolo:
”Il Mulino di Amleto”, scritto dal
Prof. Giorgio De Santillana, nel
1969.
Altre interpretazioni
Per avvalorare maggiormente il
mio punto di vista, vorrei ora ricorrere ad un secondo tipo di
anatomia, quello Vedico, per dimostrare che la struttura anatomica umana, può avere più interpretazioni ed usi, mai errati se
riferiti alla “matrice” in questione. Penso sia noto che lo Yoga,
se applicato secondo canoni ben
precisi, dia all’uomo capacità tali
da poter interagire “mentalmente“, oltre che fisicamente,
con vari aspetti della fisiologia
umana. In questo caso, alimentazione, meditazione ed una ben
precisa “attività” fisica, concentrata nell’ottenimento di determinate ”posizioni“, possono avere, come risultato finale, uno stato psicofisico spiritualmente eccelso definito Nirvana.
Insomma, il risultato finale si potrebbe intendere come una Guarigione, piuttosto “elevata”, dal
29
peso del vivere in questa realtà.
Allora, vediamo che tipo di fisiologia anatomica viene utilizzata
dagli Yogi, da millenni, per ottenere tutto ciò.
Iniziamo dicendo che 8 sono gli
stadi principali dello Yoga: 4 fisici
e 4 mentali.
Aggiungiamo poi, che l’anatomia
in questione è sostanzialmente
costituita da 72000 Nadi, che sono essenzialmente dei canali energetici destinati a convogliare
un tipo di energia dalle caratteristiche composite, definita in questo caso: Prana.
Infine possiamo osservare che 3
gruppi di Nadi principali, disposti
all’interno ed ai lati della colonna
vertebrale, sono chiamati a veicolare 4 tipi di energia ben precisa.
Tralascio il contesto Chakra, poichè richiede dei passaggi conoscitivi che mi allontanerebbero
troppo dall’argomento in questione.
Proseguiamo, quindi, con il nostro esame: come viene coagulata e finalizzata una simile struttura anatomica?
Attraverso 108 posizioni Yogiche.
Di nuovo osserviamo come si
raggruppano gli Esseri intorno
allo Zodiaco di Dendera: 3 gruppi
di 4.
Ed il computo totale di elementi?
108 unità.
Ebbene, a questo punto, il
“cerchio” si può chiudere, dicendo che la l’anatomia Vedica, come quella Taoista, si basa sullo
stesso livello sistemico creante,
con alcune piccole modifiche.
Vi domando: possiamo negare
che lo Yoga abbia effetti benefici
sul corpo e sulla mente?
Credo proprio di no, eppure, anche in questo caso, esso utilizza
un’anatomia che non coincide
con quella occidentale.
Ecco dimostrato come sulla Terra
sembrano esistere diverse interpretazioni anatomiche di cui
quella occidentale è solo l’ultima
arrivata e la più limitata, nonché
limitante, poiché frutto non dimensionale. Prima di lasciarvi,
permettetemi di ritornare in Cina, per mostrarvi una delle interpretazioni più sublimi di ciò che
mi piacerebbe che anche Voi
chiamaste l’OTTAVA: l’IChing.
(Fig.8)
E’facile, a questo punto, cogliere
le caratteristiche principali di un
simbolo in grado di rappresentare il mondo dell’arte divinatoria
cinese e vedere, all’interno di un
OTTAGONO, 24 linee spezzate e
12 intere.
Lo stesso schema dei meridiani
viene utilizzato dai sapienti cinesi
per divinare e la cosa molto dovrebbe farci riflettere su ciò che
definiamo realtà e le sue caratteristiche spazio-temporali.
Nel frattempo, vorrei congedarmi, mostrandovi uno dei sigilli
ermetici utilizzati da Giordano
Bruno (Fig.9), non per divinare,
bensì per
riportare “a
galla” un
certo tipo di
memoria
immortale,
che, detto
fra noi, è…
la stessa cosa. Chissà, forse potrebbe esserci utile per capire,
perché in Piazza San Pietro, al
Bernini, (Fig. 10)
fu ordinato di porre OTTO Direzioni come quelle utilizzate dei
Nativi Americani per pregare e
curare. (Fig.11)
Ma sto, come mio solito, andando fuori tema, in fondo, io
sono solo il vicino… un po’ strano.
30
Gianluca Rampini intervista Nick Pope
Cieli aperti
menti chiuse
Ciao Nick, prima di tutto vogliamo ringraziarti per essere nostro ospite. La maggior parte
delle persone sanno che sei un
ricercatore Ufo e che hai un
background governativo. Puoi
raccontarci qualcosa in più a
questo proposito e come sia avvenuta la transizione alla ricerca non governativa?
stesse risorse per svolgere questo genere di indagini.
Dal tuo punto di vista com’è realmente il rapporto tra la ricerca Ufo gevernativa e quella privata? C’è solo quello che vediamo o c’è dell’altro al di fuori
della vista del pubblico?
Mi spiace dire che in molti casi i
governi non prendono in seria
considerazione la ricerca privata. Ci sono state alcune eccezioni in cui si svilupparono collaborazioni (tentai per esempio di
costruire un buon rapporto tra il
MoD e alcuni dei maggiori gruppi britannici di ricerca) ma sono
rare.
Ho lavorato per il Governo Britannico per ventun’anni, al Ministero della Difesa.
Dal 1991 al 1994 fui destinato a
una sezione in cui i miei compiti
includevano indagini sugli avvistamenti Ufo. Quando lasciai il
Mod (Ministry of Defense, ndt)
ho portato avanti alcune delle
ricerche in questo campo in ambito privato, sebbene ora non
Prima di affrontare l’argomento
abbia più lo stesso tempo e le
Ufo vero e proprio, ci piacereb31
be sapere qualcosa di più del
tuo lavoro con i media, con il
cinema e le serie tv. Ti è stato
chiesto di dare un punto di vista più realistico per promuovere film o serie tv.
È corretto? Cosa pensi delle
moderne produzioni su questo
argomento? C’è un qualche
programma segreto per svelare
o insabbiare informazioni, oppure è solo show business?
È solo show business. Ora lavoro
come conduttore e giornalista
mentre continuo a occuparmi di
promozione di film o serie tv di
fantascienza. Ho anche scritto
due romanzi sci-fi io stesso.
Non c’è nessun programma segreto. I film devono divertire, i
documentari devono informare.
Il mio lavoro è generalmente di
Ricostruzione di ciò che incontrarono i militari della base di Bentwaters, ( Rendleshan Forest )
creare interesse per il prodotto.
Ma capisco che alcune persone
diventino sospettose a questo
riguardo, dato il mio precedente
lavoro per il Ministero della Difesa.
caso sul mio sito
(www.nickpope.net). Certamente è uno dei casi ufologici più
rilevanti e solidi che abbiamo,
forse il più solido di tutti. Come
in tutti i casi ci sono alcuni punti
deboli (ad esempio le differenza
Ok. Addentriamoci adesso
tra i racconti dei testimoni), ma
nell’ufologia. Tu hai lavorato
preso nel suo complesso è un
molto sul “Rendelsham Forest caso molto robusto. Non va diIncident”, forse il più importan- menticato che il Mod (Ministero
te caso ufologico moderno do- della Difesa, ndt) lo classifica
po Roswell, o forse addirittura come “non spiegato”.
più importante di Roswell perché l’oggetto non identificato, Affrontiamo brevemente la
in questo caso, era operativo. questione dei cerchi nel grano.
Resiste questo caso? Ci sono
Sappiamo che non hai una popunti deboli o è realmente così sizione definitiva a questo proimportante?
posito, ma noi siamo interessati soprattutto a una tua afferC’è molto materiale su questo mazione circa l’interesse della
32
famiglia reale per questo argomento.
Puoi spiegarci meglio?
Posso dire poco riguardo
l’interesse della famiglia reale
in questo argomento, a causa
della delicatezza della questione, ma non è un segreto che nel
corso degli anni, alcuni membri
della famiglia reale abbiano dimostrato un interesse concreto
e personale negli Ufo e in altri
aspetti del paranormale. È discutibile fino a che punto questo
possa essere definito un interesse ufficiale, il che è quasi una
domanda costituzionale.
Scorrendo il tuo sito ci par di
capire che tu supporti il SETI.
Credi sia realmente utile ed efficace, soprattutto tenendo
presente tutta l’attività Ufo sul
nostro pianeta e la limitazione
dello spettro di ricerca, dovuto
all’utilizzo di onde radio?
stica di Stephen Hawking riguardo al rischio di inviare
messaggi a potenziali ascoltatori oppure l’idea del Meti (il
Meti è un programma per inviare messaggi verso lo spazio,
sostanzialmente la versione atCome ho detto spesso, Il SETI e tiva del Seti. M sta per Messala comunità ufologica cercano ge, ndr) è qualcosa da prendela stessa cosa, ma in luoghi dif- re in seria considerazione?
ferenti e con diverse metodologie. Sono un sostenitore del SE- Per quanto rispetto Stephen HaTI.
wking, credo che Frank Drake e
Credo che il loro lavoro sia mol- Seth Shostak abbiano ragione in
to eccitante e potrebbero essere questo caso, quando sottolineaproprio loro, e non gli ufologi, a no che siamo una civiltà indivicompiere la clamorosa scoperta duabile ormai da molti anni, ad
della vita extraterrestre.
esempio attraverso le trasmissione radio televisive. Quindi è
E condividi l’opinione pessimi- tardi per preoccuparsi del Meti.
33
Una civiltà che abbia la capacità di minacciarci, se esiste, è già
al corrente della nostra esistenza.
Ci sono molte voci a proposito
di un possibile programma spaziale segreto della Nasa. Credi
si siano veramente fermati
nell’andare nello spazio o questo è ciò che vogliono farci credere?
Nell’industria aereonautica militare la tecnologia corre sempre
10 o 15 anni avanti rispetto a
quanto noi pensiamo. In altre
parole, in qualsiasi momento, ci
sono velivoli segreti e droni,
l’esistenza dei quali non verrà
resa pubblica per molti anni a
venire.
Lo stesso principio va applicato
al programma spaziale.
È sicuramente vero.
La Nasa, ad esempio, ha lanciato
diversi satelliti militari, le cui
specifiche sono state classificate.
Sono sicuro che le cose poi
vanno ben oltre a questo.
(rivelazione, ndt) ufficiale a proposito della presenza extraterrestre sul nostro pianeta.
Puoi tu, provenendo da una posizione governativa, darci una
prospettiva migliore su questo
argomento?
mia divisione la tolse, essendosi
convinto che l’oggetto fosse un
prototipo segreto americano.
Ora la fotografia e i negativi sono scomparsi a tutto ciò che ne
rimane è una povera fotocopia
di una ricostruzione schematica
basata sui miei ricordi.
Per quanto ne so io, non esiste
nessun piano di divulgazione in
questo senso.
L’argomento più sensibile e in
qualche modo oscuro, in ufoloUno dei partecipanti del Disclogia, sono i rapimenti alieni.
sure Project del Greer ha dichia- Abbiamo sentito parlare di que- Qual è la tua opinione in proporato che sul lato oscuro della
sta foto (vedi sotto, in pagina) sito?
Luna c'è una base umana. Così del caso Calvine come la miglioil segreto sulla Luna non sareb- re mai ricevuta dal Ministero
Proprio come il fenomeno Ufo,
be che non ci siamo mai stati,
della Difesa ma che è poi stata anche questo non ha una singola
ma che ci siamo ancora e siamo perduta.
spiegazione. Credo ci siano diffeuna presenza regolare. Cosa ne Ci puoi spiegare questa storia? renti spiegazioni per il fenomeno
pensi, in generale, del Disclosudelle abductions. Alcuni casi sare Project?
Un approfondimento sull’intera ranno di certo falsi, altri potrebvicenda lo si può trovare sul mio bero essere attribuiti a qualche
Il Disclosure Project ha fatto
sito www.nickpope.net . Essen- forma di allucinazione o illusiomolte cose buone ma, inevitabil- zialmente ci furono spedite alcu- ne.
mente, alcune testimonianze so- ne foto di un Ufo che i nostri e- A questo si possono aggiungere
no impossibili da verificare.
sperti scientifici e tecnici confer- sogni realistici, paralisi del sonAffermazioni come queste rien- marono essere reali e inquano, sindrome dei falsi ricordi e
trano nel “interessanti se vere”. dranti un Ufo a forma di diavari altri aspetti.
mante di circa 25 metri di diaComunque, quanto detto non
Molte persone nel campo
metro. Una copia è stata appesa spiega tutti i casi e sospetto ci
dell’ufologia si aspettano ci sarà al muro del mio ufficio per molti sia qualche altro fattore
una qualche forma di disclosure anni, fino a quando il capo della all’opera.
Alcuni studi scientifici su addotti
non mostrano prove di patologia
The Calvine Ufo recostruction
psicologiche o di falsità e nel ritornare a quelle esperienze mostrano vere reazioni psicologiche
(ad esempio, respiro e battito
cardiaco aumentati) non rilevate
nei gruppi di controllo di non addotti.
È recentemente nata una nuova
ipotesi sul caso Roswell, secondo la quale si tratterebbe di un
velivolo russo e che la ragione
34
della segretezza fosse dipesa al
non voler riconoscere una simile superiorità alla tecnologia
russa.
Ti sembra plausibile?
meno Ufo in generale fosse il
prodotto di una campagna di
depistaggio creata durante la
Guerra Fredda contro i sovietici,
potrebbe contenere qualche verità. Ma dubito sia una soluzioNon credo. Se fosse vero, dubito ne definitiva.
che gli americani avrebbero allestito la storia del disco volante Da Roswell, e passando per
per i media, per poi ricorrere al- l’incontro di Eisenahowe a Mula smentita.
rok con alcuni alieni, è opinioDetto ciò, la storia che il fenone comune che il governo ame-
ricano abbia in atto una qualche collaborazione con alcune
razze aliene.
Credi sia vero?
E nel caso, è solo una questione americana?
Non ho informazioni a questo
proposito. Se è successo, di certo non è successo nel Regno Unito.
Sulla tua pagine Facebook ho
visto che hai postato alcuni
commenti fatti sul sito di Graham Hancock.
Questo mi fa venire in mente il
suo libro “Supernatural”, nel
quale afferma che le visite aliene possono essere un fenomeno innescato da uno stato alterato di coscienza.
Ci può essere qualcosa di vero?
Hai mai affrontato l’argomento
delle esperienze sciamaniche?
Graham Hancock potrebbe aver
ragione, sebbene come ho detto
prima, dubito ci sia una spiegazione sola per tutti i racconti di
rapimenti alieni.
Ma vale certamente la pena analizzare le esperienze sciamaniche e gli stati alterati di coscienza in relazione ai rapimenti
alieni ed altri fenomeni paranormali.
Oltre ai casi di Roswell e Rendelsham Forest, quale consideri essere il miglior caso che
supporti l’ipotesi della presenza extraterrestre?
Non credo necessariamente che
questi casi supportino l’ipotesi
extraterrestre; inspiegato signi-
35
fica inspiegato, non alieno. Ma
l’altro caso più difficile da spiegare, oltre a quelli citati, è probabilmente il “Cosford incident”.
Una serie di avvistamenti che
avemmo nel Regno Unito per un
periodo di sei ore il 30 e 31 marzo 1993.
Dei rapporti che ricevetti e investigai, uno dei più interessanti
venne da una pattuglia di polizia militare alla Royal Airforce Base di Cosford.
I militari videro l’UFO volare direttamente sopra la base militare.
Ma il più impressionante mi arrivò dall’ufficiale meteorologico
di una seconda base militare, a
Shawbury.
Egli vide un grande oggetto volante non identificato, a forma
di delta, muoversi lentamente
attraverso la base, a circa 70
metri dal terreno, a un velocita
di non più di 30 km/h. Egli vide
l’Ufo sparare un raggio di luce
(come un laser) verso il terreno,
sondando il terreno avanti e indietro, poco oltre le reti di recinzione, come se stesse cercando
qualcosa. L’ufficiale sentì uno
spiacevole ronzio a una bassa
frequenza provenire da quel velivolo, specificando che lo sentì
bene quanto le mie parole. Egli
stimò le dimensioni dell’oggetto
essere tra quelle di un C-130 e
quelle di un Boeing 747.
Poi mi disse che il raggio si ritrasse in un modo innaturale e
che l’oggetto sfrecciò via
all’orizzonte molto più veloce di
un qualsiasi velivolo militare.
Qui si tratta di un esperto ufficiale dell’aereonautica con otto
anni di servizio, che ha regolarmente visto elicotteri e aerei, e
che nonostante questo ha affermato che ciò che vide non era
come niente che avesse mai visto.
Noi lanciammo una completa
indagine ma l’avvistamento rimane tutt’ora inspiegato.
tive, posso dire che il fenomeno
Ufo, qualsiasi cosa sia, pone un
problema di sicurezza difensiva
e di volo. Inoltre, è certamente
degno di un più serio studio
scientifico di quello che esiste al
momento.
Tornando a Facebook e ai social network in generale,
Per quanto sia difficile realizza- l’ufologia moderna è pesantare un’immagine completa di
mente influenzata da questi
questo argomento, puoi riassu- nuovi media e dal loro potere
mere la tua posizione riguardo di interazione.
all’intero fenomeno ufo?
Quanto questo è positivo e
quando negativo?
La riassumerei così: la maggior
parte degli avvistamenti può
I nuovi media e i social network
essere spiegato in termini con- sono una spada a doppio taglio
venzionali, ma alcuni non pos- per l’ufologia, così come per
sono. Non abbiamo spiegazioni molti altri argomenti.
definitive per questi ultimi, no- Sul lato positivo, è molto facile
nostante vi siano molte teorie. reperire materiale, condividere
Non posso escludere una spie- ricerche, localizzare testimoni e
gazione extraterrestre, ma non così via.
ci sono nemmeno prove a soste- Il lato negativo è che si da voce
gno.
a un sacco di gente matta, delle
Basandomi sulle mie ricerche e quali sarebbe meglio non sentir
investigazioni ufficiali governa- proprio parlare.
36
La torre di controllo della base di Cosford.
C’è un sacco di buon materiale
in rete, ma è sempre più difficile
trovarlo, tra tutte le altre porcherie.
È preoccupante il fatto che le
persone non sono molto predisposte a dare il giusto peso alle
informazioni e nel discernere
quali sono le fonti attendibili e
quali no.
Condivido l’idea che la comunità ufologica stia andando in circolo, avendo sempre le stesse
discussioni e controversie avute
nel passato. D’altro canto
l’argomento è sempre condotto
dagli eventi. Non saprei dire cosa porterà il futuro, ma mentre
alcuni sviluppi sembreranno simili a eventi passati, altri invece, sono certo, saranno nuovi e
Ho la sensazione che l’Ufologia interessanti.
sia in qualche modo impantanata, niente di veramente im- Bene, ringraziandoti di nuovo
portante accade più, o se suc- per il tuo tempo, come facciacede viene catturato dal rumo- mo usualmente, chiudiamo
re di fondo della rete.
l’intervista chiedendo
Cosa possiamo aspettarci in
l’opinione a proposito
questo campo negli anni a ve- dell’incombente dicembre
nire?
2012.
37
Siamo ormai molto vicini.
Ti aspetti che succeda qualcosa
di realmente percettibile?
Ho condotto approfondite ricerche in questo senso e sono sicuro che niente di inusuale succederà.
Quando finisce un calendario,
non significa che il mondo finisca.
Il mio calendario finisce ogni
anno e tutto quello che succede
è che devo comprarmene uno
nuovo.
COS’E’ LA GRAVITA’
Domenico Dati
Dalla Scienza convenzionale per avere una
spiegazione di cosa
sia la gravità (una
delle quattro interazioni fondamentali),
dobbiamo risalire al
Caduta di un grave 1666 a Sir Isaac Newton , e a
quando la sua testa fu colpita da
un’irriverente mela (anche se sembra
non sia mai accaduto, una leggenda
insomma).
E comunque, prima di questo
“tragico” evento, ci fu Galileo Galilei che riuscì a determinare, tramite
sfere e un piano inclinato, il valore
d’accelerazione di gravità molto vicino al valore convenzionale di
(9,80665 m/s2), stabilita dalla terza CGPM nel 1901.
Senza contare gli esperimenti sulla
caduta dei gravi condotti sulla torre
di Pisa.
In questo filmato viene riproposto
l’esperimento di Galileo Galilei, da
un’astronauta sulla Luna (missione
Apollo 15)
38
http://www.youtube.com/watch?v=5C5_dOEyAfk Trat-
to da Wikipedia
Galileo Galilei formula una sua teoria
sulla caduta dei gravi sottoposti
Effetto fionda
ad accelerazione di gravità, poi dobbiamo quindi attendere Sir Isacc
Newton e la sua mela che la
“codifica” in legge della gravitazione
universale, ma presentava ancora dei
“punti deboli” che verranno affrontati da Albert Einstein nella Teoria della
relatività generale.
In soldoni, la gravità nella fisica classica è interpretata come una forza d’attrazione conservativa
agente fra corpi massivi, la cui manifestazione più evidente,
nell’esperienza quotidiana, è la forza
peso.
Come definizione, in fisica il campo
gravitazionale è un definito come la
deformazione dello spaziotempo creata dalla presenza di corpi
dotati di massa o energia.
Si tratta del campo associato
all’interazione gravitazionale, una
delle quattro interazioni fondamentali.
In meccanica classica, il campo gravitazionale è trattato come un campo
di forze conservativo, mentre
in relatività generale è un campo tensoriale, rappresentato matematicamente da un tensore metrico, legato
alla curvatura dello spazio-tempo attraverso il tensore di Riemann.
Il campo gravitazionale generato dalla Terra, ad esempio, in prossimità
della superficie terrestre assume valori prossimi a 9,8 m/s², e per convenzione si adotta tale valore di riferimento per l’accelerazione di gravità.
L’effettiva accelerazione che la Terra
produce su un corpo in caduta varia,
al variare del luogo in cui questa è
misurata.
Il valore dell’accelerazione aumenta
con la latitudine per due ragioni:
- la rotazione della Terra, che produce una forza centrifuga che si oppone
all’attrazione gravitazionale; questo
effetto da solo fa sì che
l’accelerazione di gravità sia
9,823 m/s² ai poli e 9,789 m/s²
all’equatore;
- lo schiacciamento della Terra ai poli,
che allontana ulteriormente dal centro della Terra ogni corpo che si trova
alle basse latitudini, facendo sì che la
forza di gravità che agisce su di esso
sia leggermente inferiore, dato che è
inversamente proporzionale al quadrato della distanza tra i baricentri
del corpo e della Terra.
La combinazione di questi due effetti
rende il valore di g misurato ai poli
circa lo 0,5% più grande di quello misurato all’equatore.
Riassumendo, secondo la Scienza
convenzionale se non abbiamo massa
o energia, non possiamo avere un
campo gravitazionale e quindi la gravità (una “mela” difficile da digerire).
Infatti, qualcuno come il ricercatore Erik Verlinde ha iniziato a mettere
in discussione “la mela” con altre Teorie
…e secondo la Scienza di Confine che
cos’è la gravità?
Ma prima alcune considerazioni.
Ora proviamo per un’instante a immaginare il nostro pianeta Terra
(nonostante la sua massa) senza forza gravità su di esso, che cosa succederebbe ?
Per prima cosa addio all’atmosfera,
non ci sarebbe più nessun tipo di forza a contenere i gas senza più peso
che compongono l’atmosfera terrestre, l’acqua degli oceani, quella che
scorre nei fiumi o delle cascate si troverebbe a fluttuare libera.
Forse solo le piante rimarrebbero ben
piantate nel terreno (finché non inizia
anch’esso a fluttuare), inutile dire che
fine farebbero tutte le specie animali:
http://www.youtube.com/watch?v=O9XtK6R1QAk
http://www.youtube.com/watch?v=JAWuMd6GOfs
Senza la gravità la vita non può esistere; la cara gravità, che diamo tanto
per scontato, è più importante
dell’aria che respiriamo e dell’acqua
che beviamo.
Esiste una forza in natura che interagisce con la materia in modo immediato, anche se ci troviamo nello spazio: il magnetismo.
Intimamente, almeno una volta, avremo pensato che il magnetismo
c’entra con la gravità, ma in che modo, dal momento che i magneti permanenti interagiscono solo con alcuni
metalli (che possono essere anche
39
diamagnetici o paramagnetici) e non
certo sulla carne o sulle ossa.
Ma se noi stessi fossimo dei magneti
posti nello spazio (in assenza di gravità) ad abitare su un gigantesco polo
magnetico, ecco che inizieremmo ad
avvicinarci alla realtà.
Un’altra considerazione è che la gravità oltre ad essere continua è anche molto precisa, stabile, quasi paragonabile a degli “invisibili binari” sui
quali la vita può appoggiarsi sopra,
scorrendo verso la propria direzione
(crescita).
Dobbiamo quindi immaginare una
forza magnetica (una “Colla Magnetica”) capace d’interagire su qualunque
tipo di materia che esiste sul nostro
pianeta, a cui siamo sottoposti continuamente, istante per istante, e che
imprime un’accelerazione a ogni atomo di cui è composta la materia stessa.
Scriveva Edward Leedskalnin, il creatore di Coral Castle (Homestead in
Florida, USA) nel suo libro “Magnetic
Current” del 1945 :
In un magnete permanente il “vero
magnete” non è il metallo ma le particelle che compongono il campo magnetico e che vi ci scorrono
all’interno.
Le particelle che compongono il campo magnetico sono “piccolissime”
e penetrano qualunque cosa, attraversano più facilmente il metallo che
l’aria.
Sono in costante movimento da una
direzione contro l’altra e se guidate
nei giusti canali, possiedono il movimento perpetuo.
I magneti del Nord e Sud possono essere magneti (forza magneti-
Tubo Vortex riflessione/inversione (da immaginare in verticale)
ca) singolarmente (o solo del Nord
o solo del Sud ed è una dichiarazione di monopolo magnetico)
Il Nord e Sud come magneti individuali sono forze cosmiche,
esse mantengono insieme questa
terra e qualunque cosa su di essa.
Per essere di qualche uso pratico
devono essere presenti in grande
quantità.
In un magnete permanente a volte alcune particelle riescono a
sfuggire dal campo magnetico, ma sopraggiungono altre a
prendere il loro posto.
Sono delle dichiarazioni che descrivono il magnetismo in una maniera completamente diversa da
quello che è il classico dipolo magnetico in fisica.
I monopoli magnetici sono la
“Colla Magnetica” che può essere
sia positiva (del Nord) o negativa
(del Sud), in ambedue i casi ha
effetto su qualunque tipo
di materia esistente sulla terra.
Ma da dove proviene un flusso
così potente, veloce e abbondante di particelle monomagnetiche positive, tale da imprimere ai gravi quella che poi viene percepita come
“accelerazione di gravità”?
Questo viene spiegato da Pier Luigi Ighina, nella sua “Legge del Ritmo” (e le particelle monomagnetiche altro non sono
che l’atomo magnetico).
La Fonte di questo “Flusso” è il
nostro sole, unico corpo attivo di
tutto il sistema solare; dal sole
parte il flusso d’energia monomagnetica positiva (di “Colla Magnetica”), seguendo un movimento a spirale, come un vettore o un
nastro trasportatore, trasporta
luce, calore e radiazioni con esso
(ed è quindi quella che diverrà
gravità sulla terra).
Il vortice di Flusso d’energia positiva discendente proveniente dal
sole, investirà il pianeta Terra sottoponendolo a una formidabile
pressione magnetica: le particelle
trapasseranno qualunque tipo di
materia presente sul pianeta, imprimendo una “prima accelerazione gravitazionale” verso il
centro del pianeta.
Le particelle mono-magnetiche
positive vorticando (verso destra)
attraverseranno la materia senza
danno, poiché la materia stessa è
formata da queste particelle
(sia positive che negative) che si
sono unite solidificandosi in una
particella neutra (come in
un microscopico magnete permanente a livello atomico).
Nessun tipo di materia presente
sul pianeta può fermarle poiché
piccolissime, arriveranno da tutte
le parti fino a un’esatto punto situato nel centro del pianeta, dove
collideranno.
A questo punto , come similmente
si verifica in un Tubo Vortice di
Ranque-Hilsch (Ranque-Hilsch
Vortex Tube – RHVT), avverrà una
riflessione e inversione delle particelle mono-magnetiche: l’energia
da positiva (fascia rossa nella figura) diventa negativa (fascia blu) e
40
cambia verso, velocità, colore e
polarità, risalendo verso
la superficie del pianeta (si realizza un’aspirazione d’energia monomagnetica proveniente dal sole,
che darà vita al fenomeno finale
della gravità).
Risalendo lentamente e vorticando in senso opposto (sinistro), trapassando qualunque tipo
di materia, imprimeranno una “seconda accelerazione ma
questa volta antigravitazionale”
(trattandosi di un flusso ascendente), che stabilizza e definisce
quella che viene finalmente percepita come “forza di gravità” (in
questo dualistico vorticare ascendente e discendente, non viene
formata materia in modo accidentale e ne viene dissolta quella già
esistente, solo esercitata la risultante e stabile “forza di gravità”
come la avvertiamo, a causa delle
differenti velocità delle due correnti di flusso mono-magnetiche).
Il Flusso d’energia monomagnetica negativa opaco aspirato dal sole, risalirà fino ad esso,
dove ostacolerà/impedirà la fuoriuscita d’energia magnetica positiva luminosa nel suo punto
d’impatto, dando origine a una“macchia solare” perforando
con verso sinistroso la granulazione fotosferica solare.
http://www.youtube.com/watch?v=n7q8oknyHek
loro viaggio verso la terra (si muo- forma di vita terrestre non risenvono dal sole nello spazio con mo- tono la potente pressione esercitata dall’energia magnetica luminosa se non indirettamente come
peso o forza di gravità (o come
vedremo in seguito, una “prima
forza di gravità”).
Entriamo con l’energia solare
nell’interno del globo terrestre (il
magma viene riscaldato da essa e
siccome niente può fermare il penetrare di queste particelle se non
Il sole è come un proiettore cinematole particelle stesse, esse raggiungrafico che proietta la sua rotazione
geranno tutte insieme un unico
esatto punto nel centro del pianevimento a spirale a causa della
ta in cui si scontreranno); vedreloro uguale polarità positiva, ten- mo così che al centro di esso le
dono a respingersi tra di loro).
particelle solari, non rallentate
Esse attraversano la luna che ne
perché sfuggite all’impatto con le
rallenta in parte la velocità e giun- sostanze terrestri, formano come
gono sulla terra esercitando su di un piccolo sole. Questo piccolo
essa una notevole forza e pressio- sole (interno) della terra
ne (come un’arancia stretta salda- (chiamato Aurora) agisce come
mente in un pugno). Esse scendo- una parabola infuocata che attrae
no verso la terra con movimento a verso di sé le particelle
dell’energia solare rallentate dalla
materia terrestre e quindi prive di
luminosità e riflettendole le rilancia verso il sole (scontrandosi avviene un’inversione e riflessione;
l’energia calda Yang diventa fredda, yin cambia colore dal giallo al
blu, risalendo al sole con rotazione sinistrosa). Il sole attrae verso
di sé le particelle rallentate e riflesse dal fuoco interno della terspirale e si introducono in essa
come farebbe una grossa vite che ra, grazie alla minor potenza che
le differenziano da quelle che nel
stringa senza far conoscere la
pressione esterna. È appunto gra- sole stesso sono ancora a livello
Energia è il movimento delle par- zie a questo movimento a spirale originario (l’energia terrestre yin
essendo vicina alla sua origine coticelle che compongono la mate- che gli esseri umani e ogni altra
lora il cielo di blu, cosa che non
ria solare in continua trasformariesce alla gialla solare
zione.
Yang distante dalla sua origine).
Magnetica è la capacità posseduta
In questo modo, a partire dal cenda tali particelle di respingere partro della terra, si sviluppa un moticelle uguali a se stesse e di attivimento ascendente di energia
rare quelle differenti.
magnetica non luminosa, che in
Luminosa è la potenza di velocità
parte bilancia la pressione
del movimento di tali particelle.
dell’energia solare sulla superficie
Seguiamo queste particelle di eterrestre (quindi la forza di gravità
nergia magnetica luminosa nel
Queste immagini provengono dal
telescopio giapponese Hinode; gli
astronomi, visionandole, sono rimasti confusi perché mostrano le
emissioni di plasma ricadere verso
la superficie del sole, venendo aspirate all’interno del sole stesso
e riassorbite (vedere anche
la Teoria di Nassim Haramein).
“Con queste conoscenze possibili a
realizzarsi in un tempo non lontano, il genere umano verrà portato
ad una rinnovata esistenza in armonia con le forze della natura”
(PierLuigi Ighina).
Inizieremo la trattazione della
Legge del ritmo con estratti dai
vari allegati che Ighina pubblicava
a nome del C.I.S.M (Centro Internazionale Studi Magnetici). Andiamo a vedere che cos’è il sole da
vicino, con la mente libera. Esso è
formato di una materia che si
muove, si arroventa, si trasforma
producendo Energia MagneticaLuminosa (o asiatico
Yang, ndr). Cosa vuol dire Energia
Magnetica Luminosa?
41
che avvertiamo è una forza risultante tra l’energia discendente gialla luminosa Yang e quella ascendente anti-G blu opaca
yin).
Vediamo ora cosa succede quando l’energia magnetica priva di
luce, salendo dalla terra con movimento a spirale di senso contrario
a quello dell’energia luminosa,
viene assorbita nella fornace solare.
gravitazionale del Sole che applica
la sua pressione sulla superficie di
pianeti , su tutte le cose su di essi
e nelle loro profondità cm3 per
cm3 (Gravità). Per questa ragione
la Terra e gli altri pianeti del sistema solare sono considerati FERMI
(IMMOBILI).
2) Nel sistema solare qualunque
effetto di movimento (quale orbitale o di rotazione) è illusorio, poiché dato dal movimento a spirale
http://www.youtube.com/watch?v=Gvb11bmE1vU dell’energia magnetica positiva
Penetrando nel sole essa provoca, (Yang), che come un vettore tranella parte intaccata, un impedi- sporta luce, calore e radiazioni
mento all’uscita dell’energia ma- provenienti dal Sole, che seguono
gnetica luminosa, creando una
il percorso a spirale dell’energia.
macchia scura chiamata dagli es- http://www.youtube.com/watch?v=oH7yuBFQAAA
seri umani “macchia solare”
Pier Luigi Ighina: “Qui abbiamo la
(l’esplosione o eruzione solare si macchina rotativa che produce il
verifica in prossimità di queste
movimento rotatorio d’energia
macchie solari dovute appunto
Solare. La quale da la possibilità di
all’impedimento/ ostacolo subita far vedere gli oggetti in movimendall’uscita energetica).
to per impressione e se voi vedete.
Le macchie solari, come è noto,
Quest’oggetto qua sopra ch’è ferproducono variazioni sul campo
mo si vede l’immagine in movimagnetico terrestre e sono provo- mento. (proiezione esterna ma nel
cate non solo dalla terra ma ancaso della terra la proiezione è
che dall’energia non luminosa di interna su di essa). Questo è la
ritorno dagli altri pianeti del siste- cosiddetta presa in giro che il sole
ma solare.
fa a tutti gli scienziati del mondo!
Il duplice movimento a spirale di Quando gli scienziati cominceranenergia magnetica ascendente e no a capire questo cominceranno
discendente, che collega il sole e a conoscere cos’è il ritmo solarela terra, è stato chiamato “Ritmo terrestre!”
Magnetico”(ed è la vera essenza Segue un’interessante animazione
dell’Etere).
di sistema solare, da prendere in
Esso è il promotore di ogni vitalità considerazione il modele manifestazione energetica esi- lo Ticonico (dove il sole va consistente sul globo terrestre.
derato al centro al posto della
Terra).
Considerazioni
Modello Sistema Solare (da selezionare il
1) La Terra e tutti gli altri corpi
Tychonian)
celesti sono immersi nella morsa
Attività Solare e Macchie solari in Real
Time
Aggiornamento
La legge del ritmo dimostrata
Si noti la perforazioda Edward Leedskalnin? Nel suo
ne con verso sinistroso della granulazione libro “Magnetic Current”, scopre
fotosferica
42
una differenza molto interessante
tra i due poli d’una barra magnetica. Infatti, le particelle magnetiche sono uguali in forza e numeri
in entrambi i poli. Ma non si comportano allo stesso modo, infatti
c’è un po’ più di attrazione con il
Polo Sud verso il basso a spingere
via la limatura di ferro, mentre
non vi è più l’attrazione mentre si
solleva la limatura di ferro con il
Polo Nord. Anche se le forze sono
uguali in forza, non significa che
siano esattamente identiche.
Questa differenza della forza attrattiva dei poli magnetici su di un
corpo metallico (limatura di ferro)
può esser data, appunto, dal disturbo che esercitano i flussi della
legge del ritmo d’Ighina: le forze
uguali si sommano (quelle dei magneti e dell’energia Yang/yin),
schiacciando di più la limatura di
ferro, mentre forze opposte si sottraggono diminuendo l’attrazione
risultante sulla limatura. Credo
che sia questo il modo in cui Leedskalnin si sia orientato su gravità
e antigravità (e dimostra che la
gravità è un fenomeno di natura
magnetica!)
In oltre osservate la disposizione
della limatura non schiacciata che
chiaramente è sottoposta a forza
diagonale…( tipo “/” o di tipo “\”)
N.B. benché le forze sembrino uguali è nella differenza di velocità
con cui precipitano i monopoli
positivi sulla terra ad imprimere
l’accelerazione ai gravi, mentre
l’energia negativa più lenta la
compensa.
Il transito di
Venere
e la fine di
un ciclo
SIRIO
la Stella del Cane
The Blue Room Project
43
SIGNS Magazine – Anno II – Numero 5 – Settembre 2012
EDITORIALE
Quanto realmente conosciamo del mondo che ci circonda, e quanto ancora si
nasconde ai nostri occhi, gelosamente
custodito da un passato che, forse, non si
sente ancora pronto a palesarsi in uno
scenario che di certo lo sminuirebbe e lo
taccerebbe di falsità. La situazione attuale non ci concede certo molte divagazioni, le priorità sono cambiate e con esse è
cambiato anche il mondo di vivere e sentire quanto ci accade intorno In un momento così particolarmente delicato, nel
quale il futuro non soltanto si tinge di
nero ma, sempre più spesso, si nasconde
all’orizzonte dei nostri sguardi, il fatto
stesso di impegnarsi a capire diventa un
valore aggiunto del quale si sente un estremo bisogno. Per quanto cultura e
conoscenza vengano ormai relegati nei
più oscuri meandri di un sistema caratterizzato dall’informazione stile “mordi e
fuggi”, ampiamente di parte e non così
libera come molti ancora si ostinano a
farci credere, è necessario rimboccarsi le
maniche e ricominciare da zero, e non
soltanto da un punto di vista sociale, economico o politico, la vera necessità è
quella di riscoprirsi e dare un senso alla
nostra esistenza. Quando si inizia a perdere la coscienza di se stessi, quando la
nostra stessa identità è offuscata dalle
incertezze e dai dubbi, probabilmente
bisogna fermarsi un attimo, riprendere
fiato e iniziare a domandarsi quale sia il
vero senso di tutto ciò che ci circonda, di
quello che ci tiene prigionieri e di quello
che potrebbe invece renderci liberi. Ho
sempre pensato che la ricerca nel campo
delle tematiche misteriose non sia soltanto un particolare hobby al quale si
dedicano animi sognatori e fantasie sfrenate; indagare le nostre origini, la storia,
i suoi enigmi, oppure volgere lo sguardo
in alto e pensare che altre forme di vita,
non necessariamente simili alla nostra,
possano popolare l’universo, è un cammino che si snoda attraverso due ben
distinte fasi, che si riveleranno in seguito
in perfetta sinergia tra loro. Non si può
indagare il mistero senza prima indagare
su noi stessi, senza effettuare quella riscoperta del proprio essere che sarà il
primo passo verso un nuovo modo di
sentire e percepire il mondo. Chi indaga
il mistero quasi sempre si ritrova a scoprire che, in realtà, ha sempre indagato
se stesso, perché proprio l’uomo è il più
grande dei misteri. Da questa consapevolezza nasce la speranza di un mondo e di
un futuro migliore, costruito da uomini e
donne che si sentono intimamente partecipi di quanto gli accade intorno. Questa
varietà di sensazioni, modi di percepire e
di osservare le cose, è anche il riassunto
di questo nuovo inserto di SIGNS, attraverso il quale ci addentreremo nel mondo dei segreti militari con le notizie relative al Blue Room Project, ma esploreremo anche connessioni che risiedono in
dimensioni diverse, in correnti di pensiero che formano quasi un ponte attraverso il quale cielo e terra, stelle e pianeti,
simboli e realtà, si incontrano continuamente all'ombra di Sirio, la Stella del Cane, l'importante contributo firmato
dall'amico Carlo Barbera.
Questo ed altro troverete nelle pagine
44
che seguono, un menu che predilige poche ma importanti portate, il tutto condito dalla certezza che non possiamo costruire il presente se non siamo consapevoli del nostro passato, e non possiamo
accedere a questa consapevolezza se
ignoriamo totalmente le nostre origini,
così come non possiamo costruire il futuro se non abbiamo bene in mente chi
siamo e chi vogliamo essere.
Buona lettura
Roberto La Paglia
Rivista di informazione ufologica, esopolitica,
misteri e scienze di frontiera.
Supplemento gratuito,
abbinato a “Tracce d’eternità”
Direttore Responsabile Emilio Raciti
Direttore Editoriale Roberto La Paglia
Coordinatore Salvatore Giusa
Webmaster e coordinazione in Rete Roberto La Paglia
Editor esterno / Direttore grafica Simone Barcelli
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The Blue Room Project
Roberto La Paglia
Molto spesso il colore blu viene associato
al volo e, in particolare, viene usato come
identificativo rispetto a tutto ciò che orbita intorno alla tecnologia aerospaziale e
all’aviazione militare.
Si tratta del colore dell’Air Force, che ricorda il cielo e i suoi infiniti misteri; non a ca-
so quindi, dato che uno degli enigmi più
impenetrabili è quello degli Ufo, il progetto sviluppato nella base di Wright Patterson venne battezzato “Blue Room Project”.
Su questo identificativo sono sorte decine
e decine di ipotesi, tutte legate tra loro da
45
un unico filo conduttore: il progetto Blue
Room riguarda artefatti extraterrestri in mano al governo, sarebbe quindi la prova definitiva del fatto che la verità è stata per anni
manipolata e abilmente nascosta ai nostri
occhi.
Una affermazione del genere, che rispecchia
in fondo quel ragionevole dubbio ormai presente nella maggior parte di coloro che, direttamente o indirettamente, seguono la
questione Ufo, potrebbe acquistare maggior
valore qualora si riuscisse a rispondere con
assoluta certezza ad un semplice quesito:
esiste veramente il Blue Room Project?
I dati in nostro possesso, provenienti da indagini effettuate da ricercatori indipendenti,
riescono a fornirci soltanto due informazioni, due indizi che diventano il punto di partenza per questa indagine: il progetto Blue
Room nacque intorno agli Anni ’50 e fu sicuramente operativo nel periodo tra il 1955 e
il 1965; esisterebbe uno spezzone di pellicola in 35 mm che documenterebbe quanto
classificato all’interno del progetto.
Trovandoci costretti a confrontarci con quelle che, al momento, appaiono come pure e
semplici ipotesi, non possiamo fare altro che
scavare più a fondo in cerca di notizie più
consistenti.
Nel gergo in uso presso l’Intelligence, una
Blue Room identifica una porzione di spazio
posta all’interno di un edificio di massima
sicurezza, uno spazio progettato e attrezzato
per contenere elementi classificati ad alta
sensibilità o di elevato interesse tecnologico.
A questo punto è lecito supporre che, se
Wright Patterson è effettivamente collegata
con la questione Ufo, una Blue Room al suo
interno non può essere di certo casuale; anche in questo modo, comunque, rimaniamo
ancora legati al campo delle ipotesi, proviamo quindi a spostare la nostra attenzione su
un altro fronte, quello della documentazione.
Una delle prime richieste inoltrate al FOIA
(Freedom of Information Act), venne fatta il
30 dicembre del 1980 dal ricercatore William Moore; il 7 gennaio del 1981, Moore
ricevette una laconica risposta da parte della U.S. Air Force attraverso la quale veniva
informato che non esiste alcun file riguardante un Progetto Blue Room, così come
non esiste materialmente nessuna Blue
Room in nessuna delle basi dislocate nel territorio americano.
Nonostante ciò bisogna registrare un evento
che sembra smentire queste due affermazioni: il fatto in questione riguarda il senatore ed ex generale Barry Goldwater, il quale,
durante una intervista, riferì di un suo colloquio avvenuto nella prima metà degli Anni
’60, con il generale Curtis LeMay. Durante
quella conversazione il senatore disse di essere a conoscenza di una stanza nella base
di Wright Patterson nella quale venivano custodite attrezzature e macchinari posti sotto
il massimo codice di segretezza.
Si potrebbe ovviamente obiettare che non
necessariamente il senso di questa frase
debba essere riferito a materiali di origine
aliena, potrebbe anche trattarsi di tecnologia terrestre in fase di sperimentazione, questo però non chiarisce per quale motivo,
quando Goldwater chiese di accedere alla
sala, gli venne bruscamente negato il permesso.
46
Riconoscendo che anche questo dubbio non
scioglie completamente le riserve sulla questione, non ci resta che passare ad un successivo documento, la lettera di un privato
cittadino, Brian Parks, indirizzata al FOIA;
proprio a questa lettera i militari risposero
in maniera del tutto sorprendente, contraddicendo quanto scritto in risposta a William
Moore.
“…esiste una sala chiamata Blue Room ma
tutti i file e i documenti che la riguardano,
siano essi fotografici che contributi video,
sono stati bruciati”!
L’Air Force ammette quindi l’esistenza di una
Blue Room, un progetto in funzione già da
anni che per qualche misterioso motivo è
stato soppresso, arrivando addirittura a distruggere completamente ogni tipo di documentazione.
La lettera riportata in foto è del tutto chiara,
riporta un numero di progetto e un numero
di identificazione USAF entrambi relativi alla
Blue Room; i fraintendimenti, a questo punto, sono ridotti al minimo: i filmati girati in
35 mm sono stati distrutti, insieme a tutto il
resto del materiale, il 9 settembre del 1965,
stranamente dopo qualche anno
dall’interesse manifestato da Goldwater e
dal rifiuto di fargli visitare il progetto.
Il Blue Room Project quindi, come la stessa
lettera conferma, venne avviato nel 1955 e
andò avanti per diversi anni; i relativi filmati
vennero distrutti (?) dalle Forze Armate nel
1965; il colonnello Anderson, che firma la
lettera, fornisce anche un numero di protocollo e un identificativo.
Potremmo a questo punto ragionevolmente
affermare che un Blue Room Project è effet-
tivamente esistito, anche se non possiamo
con altrettanta certezza identificare di cosa
il progetto stesso si occupasse.
L’indagine sarebbe quindi chiusa, ma in realtà non è così!
La questione si complica
Proprio quando alcuni dubbi stavano per
sciogliersi la questione si complica; d’altra
parte chiunque abbia un minimo di esperienza rispetto a questo tipo di indagini non
dovrebbe certo stupirsi.
Nel maggio del 2012 Anthony Bragaglia spedisce una mail al centro richieste del FOIA,
chiedendo maggiori delucidazioni rispetto al
progetto Blue Book.
Dopo poco tempo una mail di risposta lo avvisa del fatto che è stato assegnato un numero di protocollo alla sua richiesta; passano ancora pochi giorni e una nuova mail, firmata Lynn Kane Centro Analisi FOIA, lo avvisa che la sua richiesta è stata girata al NASIC
(National Air and Space Intelligence Center),
il quale si ripromette di rispondere al più
presto essendo l’ente al quale fa riferimento
il Blue Room Project.
In pratica, nella risposta, Lynne Kane, ammette nuovamente che l’Air Force è a conoscenza del Blue Room Project, che questo è
stato ospitato presso la base di Wright Patterson, e che adesso è parte del NASIC che
ne è responsabile.
Questa risposta riapre l’intera questione e
aggiunge una nuova, curiosa, coincidenza al
discorso rimasto in sospeso che riguardava
la vera finalità della Blue Room.
Pur confermando ancora una volta
l’esistenza del Progetto non si accenna a
nessuna distruzione o chiusura dello stesso,
47
mentre il riferimento al NASIC risulta particolarmente curioso, visto che proprio in un
documento rilasciato da questa organizzazione, documento che ne definisce la mission, si legge testualmente: “…raccogliere e
analizzare dati di intelligence su attuali e future minacce provenienti dall’aria e dallo
spazio”.
La tentazione di accostare questo estratto
all’idea diffusa che la Blue Room contenga
reperti alieni è di certo molto forte, ma andiamo avanti con il nostro racconto.
Il 17 maggio 2012, ad appena tre giorni
dall’ultima mail, Bragaglia riceve una lettera
che fa cadere nuovamente un velo misterioso sull’intero caso.
“Department of the Air Force
National Air & Space Intelligence Center (AF
ISR Agency)
Wright-Patterson AFB Ohio
17 maggio 2012
NASIC / SCOK (FOIA)
4180 Watson Way
Wright-Patterson AFB OH 45433-5648
Mr. Anthony Bragalia
(Indirizzo)
Abbiamo cercato più volte in passato per
quanto riguarda i record associati a "Blue
Room" ma senza alcun esito. Qualora interpretasse questa risposta come una negazione di informazioni potrà appellarsi al segretario dell'Air Force entro 60 giorni dalla data
della presente lettera. In questo caso dovrà
allegare al suo appello i motivi per il riesame
e una copia della presente lettera. L'appello
sarà trasmesso al segretario dell'Air Force,
Thru: NASIC / SCK (FOIA), 4180 Way Watson,
Wright-Patterson AFB OH 4533-5648.
Cordiali saluti,
Gery D. Huelsman
Libertà NASIC Manager Information Act”
Se non esiste alcun record, a cosa si riferiva
il colonnello Anderson?
Questa stessa domanda venne rivolta da
Gentile Signor Bragalia:
Questa lettera viene scritta in merito alla
sua richiesta, datata 26 aprile 2012 e indirizzata al Freedom of Information Act (FOIA),
in merito ai record relativi al "Blue
Room".Alla sua richiesta è stato assegnato il
numero di protocollo FOIA 2012-03668-F.
E’ stata condotta una ricerca in merito ai record da lei richiesti, ma senza nessun risultato.
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Bragaglia il 5 giugno 2012 proprio al NASIC,
insieme a un altro dubbio: come avrebbe
fatto il colonnello Anderson ad ammettere
che la pellicola della Blue Room era stata distrutta se di questa misteriosa camera non
esiste alcun record? Quali fonti aveva consultato? Se non esiste alcun record da dove
provengono i numeri di identificazione riportati nella risposta?
In merito alle nuove richiesta si attende ancora una risposta; sembra quasi di assistere
ad un remake della vicenda che ebbe come
pro ta go ni sta la mi ster ios a IPU
(Interplanetary Phenomenon Unit), sulla
quale ancora si attendono risposte, ma questa è un’altra storia, l’ennesimo racconto di
verità nascoste che purtroppo sembra ormai
diventato così comune quando si cerca di
capire cosa realmente si muove dietro gli
spessi drappi che nascondono il potere ai
nostri occhi.
Nell'era della comunicazione globale istantanea - l'ufologia, anziché trarre giovamento da un'informazione
sempre più libera ed incontrollabile, ha subito un grave danno. Perchè oggi chiunque, nel più assoluto anonimato e senza avere un minimo di preparazione in materia, può impunemente riversare nel Web le informazioni più assurde, i falsi video più spudorati, le storie più inverosimili. Ed è stato così che, all'alba del
terzo Millennio, di pari passo con la progressiva apertura di molti archivi governativi e militari, anziché assistere alla morte della «congiura del silenzio» UFO (il sistematico insabbiamento di dati sino all'eliminazione
fisica di chi sapeva o diceva troppo), abbiamo visto nascere la «congiura del rumore», vale a dire l'inondazione della Rete con materiale fasullo, al punto che oggi, persino per i ricercatori più esperti, diventa difficoltoso districarsi nella ragnatela di bugie. In quest'opera La Paglia non cedendo alla seduzione degli scoop
da Web ricostruisce puntigliosamente quello che fu il substrato bellico e militarista in cui si manifestò per
le prime volte in maniera palese il fenomeno UFO: il Ventennio fascista, la Seconda Guerra Mondiale, il
maccartismo della Guerra Fredda. Fu in quest'ultimo contesto di spie, di caccia alle streghe e di operazioni
top secret USA che, nel Paese che ha il più alto numero di servizi segreti, iniziarono a muoversi misteriosi
«silencers» dai sistemi spicci e violenti, i fantomatici Men in Black che oggi ispirano film e fumetti; e fu quello il periodo in cui si segnalarono orripilanti mattanze di uomini e animali, con modalità che di convenzionale avevano ben poco. E in barba a ciò, l'Amministrazione americana (presto imitata da quella sovietica) e la
scienza ufficiale continuarono a negare, a non vedere, a non sapere. O peggio, a dire di non sapere… Qui
interviene l'autore, documenti alla mano, svelando anche la storia dell'ufologia occulta, vale a dire quel
rapporto - spesso ignorato - che lega gli UFO alle religioni, siano esse «tradizionali» (come il Cristianesimo e
le sue manifestazioni mariane) o «pagane», come lo gnosticismo. Quindi scava a fondo nei segreti militari: dal progetto HAARP alle scie chimiche, dai Governi Ombra alle basi sotterranee; infine, passa al setaccio gli enigmi spaziali di questa e di altre terre, Marte incluso: scoprirete così
le molteplici tipologie aliene ed il modus operandi degli E.T. stessi, attraverso rapimenti UFO, sparizioni di feti, ma anche fenomeni di occultamento sottomarino e persino di «luci fantasma" e di «UFO di ghiaccio».
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Magia Rituale, fenomeno UFO e strategie del controllo
SIRIO
la Stella del Cane
Carlo Barbera
La personale esperienza nel campo delle manifestazioni
UFO e del Contatto con Entità Extraterrestri ci porta a
considerare il fenomeno come espressione della coscienza umana e della mente, collocandolo nel campo
di quelle forze più intimamente legate al nostro essere
e al nostro andare, in altre parole, alla nostra identità
cosmica, ed eterna.
Non volendo neppure prendere in considerazione le
scientifiche idiozie degli scettici ad oltranza e dei debunkers, l’ipotesi Extraterrestre, che per prima ha tentato di spiegare il fenomeno UFO, è stata affiancata da
altre teorie di cospirazione e di controllo mentale che
dipingono un’umanità succube di governi ombra e vampiri alieni, e da teorie di squarci nel continuum spaziotempo che permettono l’ingresso ad apparizioni ultraterrene, che possono indifferentemente assumere la
forma di dischi volanti, Uomini-Falena, Chupacabras o,
se vogliamo, la vergine Maria.
Quel che è certo è che il fenomeno UFO è complesso e
multiforme e non può essere spiegato esclusivamente
in termini di piccoli e poco socievoli scherzi della natura, provenienti da Zeta Reticoli a bordo dei loro caduchi
mezzi volanti, con sei dita, la pelle grigia, la passione
per la violazione della privacy e per l’umano DNA.
Il termine UFO indica, molto meno emotivamente, un
fenomeno aereo di natura non identificata, sia esso una
forma di luce plasmatica percepita dagli occhi umani,
più o meno soggetti ad una qualsiasi forma di espansione di coscienza, o un ben più materiale veicolo spaziale
sperimentale che esegue incomprensibili manovre nei
cieli dell’Area 51.
Sarà solo la nostra fantasia a limitare i connotati del
fenomeno, mai negandogli i connotati di un fatto
“reale” ma rendendolo semmai inesplicabile, un labirinto misterioso quanto la nostra mente.
Per chi, come noi, è esploratore della coscienza, non è
difficile collegare il fenomeno UFO e la pratica del Contatto Extraterrestre alla magia, alla meditazione, alla
psichedelia, e a tutte quelle pratiche atte all’espansione
della coscienza e del campo di percezione della realtà.
Senza voler assolutamente dire che gli UFO sono frutto
di allucinazioni, possiamo invece affermare con una
discreta certezza che sono il prodotto di una coscienza
espansa. Vale a dire che i testimoni di avvistamenti Ufo,
coscienti o meno, raggiungono in quel preciso momento, per disparati motivi, uno stato di coscienza dilatato,
recettivo quindi a gamme di frequenze abitualmente
non percepibili o relegate a livelli subconsci e non elaborate dalla mente cosciente.
Simili stati di coscienza, raggiunti per mezzo di trance
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indotta o spontanea, mettono in comunicazione i medium ed i channelers con energie sottili ed entità. Lo
stesso dicasi per le operazioni magiche dove i maghi
realizzano rituali per invocare spiriti e demoni.
LA MAGIA RITUALE DI ALEISTER CROWLEY
Un esempio classico e completo di tali procedure può
essere la famosa “Amalantrah Working” (Operazione
Amalantrah) realizzata nel 1918 dal leggendario occultista inglese Aleister Crowley. Tale operazione magica
produsse una serie di visioni che Crowley ricevette da
Gennaio a Marzo di quell’anno attraverso la “Donna
Scarlatta” del tempo, Roddie Minor. Nella sua vita, Crowley, ebbe un certo numero di “Donne Scarlatte”, che
agirono come “Canali” per le trasmissioni ultraterrene
di origine angelica e/o demoniaca evocate dalle sue
operazioni magiche.
La Donna Scarlatta aveva un ruolo fondamentale nei
rituali di magia sessuale realizzati da Crowley, che combinava, con molta disinvoltura, droghe e pratiche definite al tempo, oscene e bestiali, atte ad evocare quelle
energie potenti e misteriose ‘praeter-umane’ dalle quali Crowley voleva così ardentemente attingere.
Riportiamo alcune frasi di uno dei più grandi conoscitori di Crowley, Kenneth Grant, pubblicate nel suo
“Aleister Crowley e il Dio Occulto” (Ed.Astrolabio):
decenni.
Crowley chiamò tali esseri "entità Enochiane" presumibilmente perchè per l’evocazione fu utilizzata una
“chiamata Enochiana”, un sistema cabalistico di linguaggio concepito nel diciassettesimo secolo dal mago
elisabethiano, Dr.John Dee.
Tramite le “chiamate Enochiane” il Dr.John Dee ed il
suo “scrutatore”, Edward Kelly, ebbero, più di un secolo
prima, i loro strani incontri con quelli che definirono
“piccoli uomini”, che si muovevano all’interno di “una
piccola nuvola fiammeggiante”.
Il favorevole risultato magico ottenuto da Crowley in
questa operazione lascia pensare che, con la magia rituale, egli aprì intenzionalmente un portale di ingresso
che permise alle entità LAM, come ad altre entità, un
accesso al piano della Terra.
Alcuni sono convinti che Crowley attinse dalla stessa
oscura e misteriosa riserva sub-conscia collettiva da cui,
negli ultimi decenni, scaturisce il fenomeno di massa
delle “abductions”, come descritte e documentate da
esperti nel campo come Budd Hopkins, John Mack, David Jacobs ed altri. Ma prima di addentrarci in tali considerazioni è importante sottolineare che la maggioranza
degli addotti riescono a ricordare e ricostruire i dettagli
delle loro esperienze con gli alieni solo dopo essersi
sottoposti a sedute di regressione ipnotica.
E’ doveroso a questo punto ricordare che per mezzo
della regressione ipnotica, il soggetto viene introdotto
ad uno stato di coscienza alterato, sicuramente dilatato, non dissimile a quello prodotto dall’hashish e dal
sesso rituale descritto in operazioni magiche come
l’Amalantrah Working, ed utilizzato per innescare
l’apertura di un portale di ingresso a queste misteriose
entità. Secondo Kenneth Grant, questa tradizione è stata tramandata e resa viva dagli Adepti moderni di Aleister Crowley, i quali seguono i suoi passi praticando
magia rituale per rendere attiva la Corrente 93, flusso
di volontà stellare veicolata da queste “entità aliene”.
Nel suo “Outside the Circles of Time” Grant scrive:
”Alcuni credono che il fenomeno UFO sia una parte del
“miracolo”, e una crescente massa di prove sembra
suggerire che entità misteriose sono presenti
all’interno dell’atmosfera terrestre da tempo immemorabile e che un numero sempre maggiore di persone
nascono con l’innata capacità di vedere, o in qualche
modo percepire la loro presenza… Quelle che un tempo
erano le preghiere per un intervento divino sono ora
divenute un’invocazione ad entità extraterrestri o inter-
“Crowley era consapevole della possibilità di aprire i
cancelli spaziali e di immettere una corrente extraterrestre nell’onda vitale umana…Vuole una tradizione occulta - espressa da Lovecraft in modo persistente nei
suoi scritti – che un qualche potere transfinito e superumano stia schierando le sue forze con l’intento di invadere e prendere possesso di questo pianeta… Questo
ricorda gli oscuri accenni di Charles Fort riguardo alla
presenza sulla terra di una società segreta già in contatto con esseri cosmici che, forse, sta già preparando la
via per il loro avvento. Crowley dissipa l’aura di male
con cui Lovecraft e Fort tingono il fatto; egli preferisce
interpretarlo thelemicamente, non come un attacco alla
coscienza umana, ma abbracciando altre stelle ed assorbendo le loro energie in un sistema che ne è quindi
arricchito e reso veramente cosmico…”
Attraverso l’Operazione Amalantrah – che nei rituali
includeva l’ingestione di hashish e mescalina – Crowley
entrò in contatto con un’entità interdimensionale chiamata LAM, che risulta essere estremamente simile
all’immagine di “grigio” divenuta popolare negli ultimi
51
dimensionali, a seconda se le manifestazioni siano intese accadere all’interno della coscienza umana, o
all’esterno di essa, invocazioni rivolte a entità apparentemente oggettive ma spesso invisibili.
La Loggia Nuova Iside possiede nei suoi archivi i sigilli di
alcune di queste entità. I sigilli provengono da un grimoire di origine sconosciuta che forma una parte
dell’oscura qabalah di Besqul, localizzata dai maghi nel
Tunnel di Quliefi. Il grimoire descrive Quattro Porte di
ingresso extraterrestre nel e dall’Universo conosciuto.”
Grant si riferisce a una forma di magia rituale praticata
da gruppi come la Golden Dawn e l’Ordo Templi Orientis (O.T.O.). I "Sigilli" sono composti da linee e diagrammi che rappresentano le firme di entità accessibili ad un
mago addestrato che abbia familiarità con le “chiamate
Enochiane” ed altri metodi di evocazione degli “spiriti”.
Un grimoire è un elenco di tali sigilli ed un manuale per
il loro uso.
Nel 1946, un noto discepolo di Crowley, Jack Parson, un
tempo capo della branca californiana dell’O.T.O. e celebre scienziato missilistico, utilizzò questa tradizione di
contatto interdimensionale e, con l’aiuto di “Frater H”,
realizzò nel deserto californiano una serie di operazioni
magiche chiamate “Babalon Workings” che portarono
al contatto con un genere di entità, niente affatto dissimile al LAM di Crowley.
La vicenda si rende ancor più bizzarra se si tiene presente che il collega di Parson in tale operazione, citato
come Frater H, era in realtà L.Ron Hubbard, più tardi
conosciuto come il capo carismatico e fondatore di
Scientology.
Sembra che Hubbard svolse un ruolo simile a quello di
Edward Kelly, “scrutatore” del già citato Dr.John Dee, di
cui Crowley era un ardente ammiratore.
Uno scrutatore opera come un recettore di comunicazioni ultraterrene, spesso usando una sfera di cristallo,
in congiunzione con i rituali e le cerimonie del mago, al
fine di convocare esseri provenienti da altre dimensioni.
Mago e scrutatore lavorano assieme, mano nella mano,
evocando questi esseri ultraterreni: siano essi angeli,
demoni o spiriti dei defunti.
La Donna Scarlatta di Crowley adempiva a questa stessa funzione; ad esempio, la prima moglie di Crowley,
Rose Kelly, ricevette in stato di trance magica i tre capitoli del celebre Libro della Legge, il manoscritto che
traccia la fondazione della filosofia magico-religiosa di
Crowley, Thelema.
Da un punto di vista magico, il portale d’ingresso per
entità extraterrestri aperto da Crowley con il contatto
con l’entità LAM può essere stato potenziato ed ulteriormente aperto dall’operazione Babalon di Parson ed
Hubbard, producendo uno straordinario salto in avanti
nel paradigma della coscienza umana.
Come Kenneth Grant scrive:
“L’Operazione (Babalon) ebbe inizio…esattamente prima dell’ondata di inspiegabili fenomeni aerei definiti
Dischi Volanti. Parson aprì una porta e qualcosa l’ha
attraversata volando.”
Alcuni ricercatori, ipotizzano che la detonazione delle
due bombe atomiche sul Giappone alla fine della Seconda Guerra Mondiale, possa aver in qualche modo
contribuito all’apertura di questa porta tra le dimensioni o, almeno, attratto la curiosità di nostri vicini galattici.
La Storia Thelemica racconta che nel 1947 terminò il
primo stadio dell’Operazione Babalon, quando le strade
di Parson ed Hubbard si divisero tumultuosamente
(sembra che Hubbard fuggì con la moglie di Parson e
una gran parte della sua ingente fortuna). Fu in quello
stesso anno, che ebbe inizio l’era moderna degli UFO,
con l’avvistamento di Kenneth Arnold, sul Monte Rainer, nello Stato di Washington, seguito, non molto tempo dopo dal leggendario schianto di un disco volante a
Roswell, in New Mexico.
Il 1947 fu anche l’anno del trapasso della Grande Bestia, Aleister Crowley e, solo l’anno successivo, nel
1948, Albert Hoffmann diede la nascita all’LSD.
Accanito sostenitore della connessione tra i misteriosi
eventi che fermentarono nell’inconscio collettivo tra il
1946 ed il 1948, il ricercatore John Judge, rilasciò
un’intervista a radio KPFK di Los Angeles, il 12 Agosto
1989, in un programma chiamato “Unidentified Fascist
Observatories” (Osservatori Fascisti Non Identificati), in
cui dichiarò che Kenneth Arnold e Jack Parson erano
colleghi di volo, sebbene non sono stati trovati riscontri
a supporto di tale dichiarazione.
Quel che è certo è che Parson ed Hubbard realizzarono
la loro operazione magica ed il loro contatto interdimensionale con entità aliene nel deserto della California, negli stessi anni in cui questa zona fu teatro di straordinarie manifestazioni ed attività di dischi volanti.
LA CORRENTE STELLARE DI SIRIO
In questo scenario sorsero in quegli anni “contattati”
come Gorge Adamski e Gorge Hunt Williamson che descrivevano il proprio tipo di messaggeri cosmici traspor-
52
tati da dischi volanti, navi sigariformi, spesso originari
dal pianeta Venere, o altri pianeti del nostro sistema
solare.
Nel 1930, prima dell’incontro con i suoi “Fratelli dello
Spazio”, George Adamski gestì un monastero denominato “Ordine Reale del Tibet”, che gli permise di ottenere un permesso per produrre del vino sacrificale durante il periodo del Proibizionismo.
Quando il Proibizionismo terminò, anche il monastero
di Adamski chiuse le sue porte, ed egli decise di aprire
un chiosco di panini vicino all’Osservatorio di Monte
Palomar. Qui Adamski dichiarò di aver aiutato gli astronomi a fotografare diversi UFO, ma tale dichiarazione
non fu mai confermata dal personale dell’osservatorio.
Il primo incontro di Adamski con i Fratelli dello Spazio
avvenne nel Deserto Mojave, il 20 Novembre 1952,
quando, in compagnia di Gorge Hunt Williamson ed
alcuni altri amici, fu testimone di un inseguimento di un
oggetto sigariforme da parte di jet militari.
Proprio prima di scomparire alla vista, la nave spaziale
espulse un disco argentato, che atterrò a breve distanza da Adamski e i suoi compagni.
Quando egli si avvicinò al disco fu salutato da un uomo
con lunghi capelli bianchi, vestito con una tuta ad unico
pezzo.
L’uomo spiegò telepaticamente di essere originario di
Venere e di essere preoccupato dalla possibilità che le
radiazioni della boma atomica potessero raggiungere
altri pianeti del sistema solare; disse anche che vari esseri provenienti da tutta la galassia stavano visitando la
Terra nutrendo la stessa preoccupazione.
Secondo lo stesso Adamski, egli fu preso a bordo di una
nave aliena e volò visitando diversi luoghi nell’universo,
compreso il lato oscuro della Luna.
Durante il corso della sua scorribanda aerea, Adamski
scattò una serie di fotografie delle quali, sebbene famosissime, è stata spesso discussa l’autenticità.
In “Osservatori Fascisti Non Identificati”, John Judge
asserì che Adamski era uno strumento della CIA, e nel
suo giro di conferenze nel mondo negli anni ’50 e ’60
seminò disinformazione per conto dell’Agenzia.
Il collega di Adamski, Gorge Hunt Williamson, autore di
molti libri sugli UFO, promulgò l’idea di un battaglia tra
il bene ed il male, tra i “buoni” provenienti dalla Stella
del Cane, Sirio, contro i “cattivi” provenienti da Orione.
Il pianeta Sirio è un tema ricorrente nel campo
dell’Occulto e del fenomeno UFO.
La Stella d’Argento, il misterioso ed antico Ordine Ini-
ziatico riattivato da Crowley, era simbolo ed espressione della diretta volontà di Nu-Iside (Sirio) e, come Kenneth Grant ha dichiarato, Crowley “identificava inequivocabilmente il suo Santo Angelo Guardiano con Sothis
(Sirio), o Set-Iside.”.
A questo proposito, deve essere ricordato il “Mistero di
Sirio” di Robert Temple, pubblicato nel 1977, che documenta la storia della tribù Dogon in Africa, e dei loro
favolosi incontri con i Nommo, una razza di esseri, con
tre occhi e chele da granchio, provenienti da Sirio.
Secondo quanto racconta la leggenda dei Dogon, questi
emissari intergalattici tramandarono alla tribù africana
dati astronomici risalenti fino al 3200e.v., tra cui la conoscenza che Sirio ha una stella compagna, invisibile
all’occhio nudo.
Queste leggende anticipano enormemente l’avvento
dei telescopi, e furono successivamente confermate
dagli astronomi. Questa stella compagna, Sirio B, non fu
mai fotografata prima del 1970.
Oltre alla conoscenza riguardante Sirio B, i Dogon conoscevano le quattro Lune di Giove, l’anello attorno a Saturno, e che i pianeti del nostro sistema solare orbitano
attorno al sole.
Nel “Mistero di Sirio”, Temple fa risalire il contatto con i
Nommo a Sumer, circa nel 4500 e.v. A quel tempo, egli
dice, queste creature con tre occhi e chele da granchio,
apparvero nelle loro potenti navi spaziali provenienti
dalle stelle, concedendo all’umanità vasti segreti; rivelando misteri e conoscenza esoterica che fu tramandata ad Adepti di varie società segrete in Egitto, nel Medio Oriente ed in Grecia.
Temple sostiene che questi iniziali contatti posero i semi per le varie religioni misteriche, i cui germogli includono personaggi come Giordano Bruno, il Dr.John Dee,
l’intera tradizione che pose le pietre di fondazione della
Massoneria, ed altre scuole segrete di conoscenza esoterica come i Cavalieri Templari e i Rosacroce.
La Massoneria sostiene che la civilizzazione della Terra
fu inizialmente formata da Iniziati provenienti dal sistema solare di Sirio, equiparati alla Trinità Egiziana di Iside, Osiride e Horus. In questa mitologia, Osiride è un
precursore del Cristo, divinità morente che poi risorge,
formando le basi del sacerdozio Egiziano
dell’adorazione del dio Sole.
Gli adepti di queste religioni misteriche si sono sempre
riferiti a se stessi, in un modo o in un altro, come Illuminati, coloro che sono stati “illuminati” dall’adorazione
del dio solare e della dea lunare.
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Nel suo trattato, Temple nota che l’intero calendario
Egiziano compiva una rivoluzione attorno ai movimenti
di Sirio e che il calendario annuale iniziava con i “giorni
del cane”, il periodo in cui Sirio sorgeva dietro il Sole.
Secondo Philip Vandenburg nel suo “La maledizione del
Faraone”: “un archeologo chiamato Duncan MacNaughton scoprì nel 1932 che il lungo tunnel oscuro nella
Grande Piramide di Cheope funziona come un telescopio, rendendo visibili le stelle anche durante il giorno.
La grande Piramide è orientata, secondo MacNaughton,
per fornire una visione, dalla Camera del Re, dell’area
del cielo del Sud in cui Sirio si muove durante l’anno”.
La più brillante stella dei cieli, Sirio, è utilizzata nella
navigazione perchè rimane fissa nel cielo. Volendo fare
un paragone, Sirio è approssimativamente 35 volte più
grande del nostro sole, ed è considerata nei circoli esoterici come “il dio occulto del cosmo”.
Il famoso emblema dell’occhio ‘che tutto vede’ sospeso
sopra la piramide tronca, oltre ad essere un motivo comune alla tradizione massonica è, prima di tutto, la descrizione dell’Occhio di Sirio. Non è un segreto che molti dei padri fondatori della Nazione Americana furono
Massoni; ciò spiega la strana presenta dell’Occhio di
Sirio sulla banconota da un dollaro, un simbolo visto
ogni giorno da milioni di persone in tutto il pianeta,
un’immagine impressa per sempre nella psiche umana.
In tempi recenti, un intero esercito di teorici della cospirazione attribuisce all’antico simbolo dei connotati
insidiosi ed oscuri. Per essi l’occhio nel triangolo rappresenta i temibili “Illuminati”, oscuri e potenti personaggi che occupano gli occulti posti alla cima della Piramide, e che connettono fra loro ordini fraterni e società
segrete come i Cavalieri di Malta, la Massoneria e i Rosacroce, in un’estesa trama di cospirazione atta ad istituire un nuovo ordine mondiale, un futuristico incubo
Orwelliano, una società totalitaria mascherata da democrazia libertaria, che usa linguaggi e simboli della
Massoneria per programmare le masse.
A rendere ulteriormente confusa una situazione già
abbastanza complessa, il XX° secolo ha visto sorgere
una nuova generazione di contatti che rendevano omaggio alla “Stella del Cane”, accrescendo di ulteriori
elementi la leggenda dell’Occhio sospeso sulla Piramide.
Proprio al volgere del secolo, un gentiluomo di Haiti di
nome Lucien-Francois Jean-Maine costituì un ordine
chiamato il “Culto del Serpente Nero”, che utilizzava
rituali dell’O.T.O. di Crowley combinati con pratiche
voodoo.
Secondo quanto riferito, operazioni magiche condotte
con questi rituali nel 1922, evocarono un’entità chiamata LAM, esattamente la stessa entità con cui Aleister
Crowley entrò in contatto alcuni anni prima.
Il già citato contattista gorge Hunt Williamson, tra il
1950 ed il 1960, evocò alcuni presunti abitanti di Sirio,
conversando con essi in linguaggio “enochiano” o
“angelico”, già usato da John Dee nel 1700 e successivamente da Aleister Crowley.
Nei suoi vari libri e nelle molte conferenze Williamson
parlò anche della presenza sulla Terra di una società
segreta che era stata in contatto con Sirio per migliaia
di anni; l’emblema di questa società segreta era
l’occhio di Horus, altrimenti conosciuto come l’occhio
che tutto vede.
In un affascinante saggio intitolato: “Magia, Sesso, Assassinio, e la Scienza del Simbolismo”, l’autore James
Shelby Downard descrive un “culto di adorazione a Sirio” che era arrivato fino ai più alti livelli della CIA.
In questo brano provocatorio, Shelby descrive uno dei
loro rituali che avevano luogo nell’Osservatorio Palomar sotto la luce di Sirio, telescopicamente focalizzata
per inondare i suoi partecipanti della luce della maestosa Stella del Cane.
PSICOTRONICA
Dopo l’onda di interesse per Sirio iniziata nel 1970 da
Robert Temple, nel 1974, lo scrittore di fantascienza
Philip F.Dick visse una sorta di “esperienza mistica” che
ebbe origine in una serie di “contatti” che egli definì
“trasmissioni psicotroniche”.
Esse iniziarono il 20 Marzo 1974, sotto forma di potenti
onde mentali che lo inondarono con una quantità smisurata di impulsi cerebrali audio visivi, descritti da Dick
come violenti e sgradevoli, dei “messaggi morti”.
Durante le settimane seguenti, fu disturbato da manifestazioni notturne nella sua camera da letto, “attività di
fosforo viola, per otto ore ininterrotte”; tale manifestazione era la sorgente degli impulsi mentali che sopraffacevano Dick con immagini di grafica moderna ed estratta, con musica sovietica che risuonava nella testa,
nomi e parole pronunciate in linguaggio russo. Lo scrittore giunse alla conclusione di essere il bersaglio delle
trasmissioni di agenti del controllo mentale sovietico.
Inizialmente Dick aveva una percezione negativa delle
emanazioni che invadevano la sua mente ma successivamente cominciò a percepire nella forza che lo contattava qualcosa di completamente differente.
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In una lettera a Ira Einhom, datata 10 Febbraio 1978,
Dick entrò nei particolari della sua esperienza con le
aggressioni psicotroniche è dichiarò che, ad un certo
punto, le trasmissioni gli “sembravano senzienti”. Spiegò che percepiva chiaramente una forma di vita aliena,
localizzata in uno strato superiore dell’atmosfera della
Terra, che era stata “…attratta e potenziata dalle trasmissioni psicotroniche sovietiche a micro-onda.” E
che, attraverso di esse era entrata in contatto con lui.
Questa forma di vita aliena operava come una
“stazione”, un terminale di una qualche forma di rete di
comunicazione interplanetaria che “…conteneva e trasmetteva grandi quantità di informazioni.”.
Secondo le affermazioni di Dick, nei mesi che seguirono, il contatto con l’entità aliena che intanto aveva battezzato Zebra, migliorò enormemente le sue condizioni
mentali e fisiche. Inoltre l’entità aliena gli fornì complesse e precise informazioni riguardo se stesso e riguardo suo figlio che, secondo Zebra, era affetto dalla
nascita da un grave difetto non diagnosticato che richiedeva urgente ed immediata chirurgia.
La moglie di Dick si precipitò con il bambino dal medico
chiedendo un controllo riguardo il difetto indicato da
Zebra e, con lo sgomento generale, si apprese che il
bimbo era effettivamente affetto da quella grave deformazione.
Un intervento chirurgico fu programmato d’urgenza
per il giorno seguente ed il bambino fu salvato. La moglie di Dick, Tessa ed altri testimoni degli eventi hanno
da allora confermato le predizioni di Zebra riguardante
le sue condizioni mediche e quelle del figlio, Christopher.
Phil Dick era sicuro della totale positività di Zebra e notò il suo grande disprezzo per i sovietici e per i loro esperimenti psicotronici. Zebra rivelò a Dick che la Terra
stava morendo, e che lo sconsiderato utilizzo dei gas
propellenti stava “…distruggendo lo strato di atmosfera
in cui Zebra…esisteva”.
Solo diversi anni dopo la sua mistica esperienza con
Zebra, Phil Dick scrisse una novella, basata su questi
eventi, intitolata VALIS. Nel romanzo Zebra prese il nome di VALIS (Vast Active Living Intelligence System) e
veniva identificato come un prodotto del sistema stellare di Sirio e descrivendo i suoi operatori come esseri
con tre occhi e muniti di chele.
Mai prima di allora Phil Dick aveva citato Sirio nei suoi
racconti ma con VALIS la Stella del Cane ebbe in quegli
anni una grande popolarità, alla quale contribuirono
altri casi nella letteratura del contatto.
MK ULTRA
C’è da dire che la stella Sirio non è stata solo menzionata nella ricerca occulta e nella fenomenologia del contatto ufologico ma è anche stata posta in relazione ad
alcuni esperimenti di controllo mentale facenti parte del
nefasto progetto della CIA denominato MK ULTRA.
Iniziato presumibilmente nel 1953, all’interno di un programma esente dalla supervisione del Congresso, il progetto MK-ULTRA era composto da agenti addestrati come “spie psichiche”, che testavano radiazioni, shock
elettrici, microonde ed impianti elettrici su soggetti inconsapevoli.
Lo scopo finale di MK-ULTRA era quello di creare assassini programmati.
A questo proposito la CIA testò anche un’ampia gamma
di droghe al fine di scoprire il composto chimico ideale
per il controllo mentale. L’LSD fu una delle droghe che
interessò maggiormente gli psichiatri della CIA, al punto
che nel 1953, l’Agenzia tentò di acquistare l’intero fabbisogno mondiale di acido lisergico dai Laboratori Sandoz, in Svizzera. E’ un dato di fatto che, per molti anni,
la CIA fu la sorgente principale di LSD legale o meno.
Negli ultimi decenni varie informazioni sulla tecnologia
del controllo mentale si sono diffuse nella comunità di
ricerca, anche grazie ad un gentile signore finlandese di
nome Martin Koski ed alle sue affermazioni riportate in
un libretto che titola “la mia vita dipende da voi”. Koski
ha diffuso la sua terribile descrizione di un mondo soggetto ad un esteso controllo mentale, documentando
l’alterazione cerebrale subita su se stesso e su molti altri. I presunti operatori di queste nefaste operazioni di
controllo mentale includevano agenzie di Intelligence
come la Royal Canadian Mounted Police (RCMP), la CIA
e l’Intelligence Finlandese.
Sirio viene evocata, nei racconti di Koski, ancora una
volta in un episodio di controllo mentale. Egli sosteneva
di essere stato rapito e che i “dottori” che avevano operato su di lui avevano dichiarato di essere “alieni provenienti da Sirio”.
Nel suo libro Koski sosteneva che questi personaggi gli
avevano impiantato uno schermo nella memoria per
celare la loro identità e le loro intenzioni.
Sulla base di affermazioni come questa trovò credito la
teoria, sostenuta da un gruppo di ricercatori nei primi
anni ’90, che i rapimenti alieni fossero una copertura
per il programma di controllo mentale messo in atto dal
progetto MK-ULTRA, un inganno perpetrato dagli spettri
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della CIA.
Secondo Walter Bowart, nella sua riedizione di
‘Operation Mind Control’, una vittima del controllo
mentale racconta di un incidente accaduto presumibilmente all’inizio degli anni ’70. Nei ricordi recuperati
attraverso la regressione ipnotica, è stato rivelato che
la vittima era stata al centro di un finto rapimento alieno, con l’intenzione di creare uno schermo che avrebbe
nascosto il reale programma in atto sulla vittima. Il soggetto dichiarò di aver visto un bambino vestito in un
piccolo costume alieno, simile in apparenza a quello
degli alieni di Spielberg.
Questo non fornisce certamente una spiegazione esauriente per l’intero fenomeno ufologico e neppure vuole
significare che forme di intelligenza extraterrestre non
abbiano mai visitato la Terra. E’ comunque sconcertante considerare l’impatto che il fenomeno dei rapimenti
alieni ha avuto sulla coscienza umana e quanto tutto
ciò abbia mutato le credenze e le strutture psichiche di
milioni di abitanti di questo pianeta, creando un nuovo
paradigma che solo alcune decine di anni fa era del tutto impensabile.
Walter Bowart nel suo “Operation Mind Control”, afferma che alla fine degli anni ’70, il membro del Congresso
Americano Charlie Rose, ebbe un incontro con un inventore canadese che aveva ideato e costruito un elmetto che simulava stati di coscienza e di realtà sensoriale. Rose prese parte ad un esperimento che consisteva nella riproduzione di un programma di rapimento
alieno dallo scenario estremamente realistico e drammatico. L’elmetto produceva campi magnetici a bassa
frequenza sui lobi temporali, l’area di effetto associata
alla distorsione temporale e ad altri stati alterati di coscienza.
E’ probabile che l’inventore dell’elmetto fosse il
Dr.Michael Persinger, clinico neuropsichiatria e professore di neuroscienza, il cui lavoro negli anni si è focalizzato sugli effetti dei campi elettromagnetici sugli organismi biologici e sul comportamento umano. Il
Dr.Persinger fu anche l’inventore di un “elmetto magico” di cui si occupò la stampa americana in quegli anni.
Alcuni ricercatori collegarono il nome di Persinger alle
operazioni di intelligenze connesse al progetto MK ULTRA.
Egli sosteneva la teoria che gli UFO sono il prodotto di
effetti elettromagnetici rilasciati dalla crosta terrestre
sottoposta a stiramenti tettonici.
L’elmetto di Persinger aveva caratteristiche simili alla
fantomatica
apparecchiatura
denominata
TLE
(Temporal Lobe Epilepsy) ritenuta da molti il congegno
utilizzato dagli aggressori psichici per sferrare trasmissioni psicotroniche come quelle riportate nel romanzo
VALIS di Philip Dick.
Una delle fenomenologie più frequenti attribuite al TLE
è la visione del divino, la creazione di forme di comunicazione diretta con dio o con divinità di qualsiasi forma
e natura.
COMMUNION
Whitley Strieber, autore del best seller “Communion”,
nel tentativo di spiegare la propria esperienza di rapimento, prese in esame la possibilità di essere stato vittima del TLE.
Gli esami che eseguì per accertare un condizionamento
psicotronico risultarono negativi ma rimane notevole la
componente magica nella sua esperienza e nel suo personale modo di affrontarla.
Dopo l’iniziale regressione ipnotica che lo rese cosciente per la prima volta della presenza dei “visitatori”,
Strieber iniziò a praticare una forma di meditazione per
evocare nella sua mente la loro immagine, in modo da
poterli descrivere con maggiore dovizia di particolari.
Al primo tentativo di evocazione riuscì a visualizzare con
estrema facilità un alieno grigio nel campo visivo della
sua mente.
Cosciente o meno di aver compiuto un’evocazione magica a tutti gli effetti, Strieber, ripeté l’esperimento in
molte occasioni, evocando volontariamente questi esseri oltre il velo della percezione.
Precedentemente alle sue esperienze di contatto, Strieber fu un membro della Fondazione Gurdjeff,
un’organizzazione di auto-trasformazione dedicata alle
tecniche di meditazione e di espansione della coscienza
elaborate dal mistico russo G.I.Gurdjeff. Strieber ha
spiegato
che
le
tecniche
apprese
in
quell’addestramento e particolarmente una forma di
canto a doppia tonalità, gli avevano permesso di rimanere cosciente in alcune esperienze con i visitatori che
altrimenti avrebbe vissuto in modo inconsapevole.
Ciò che allora Strieber non sapeva era che lo stesso Gurdjeff era in contatto con esseri di Sirio, proprio attraverso questo metodo del canto a doppio tono, che può
anche essere definito come “Canto Enochiano”.
In Communion, Strieber sostiene che lo stato mentale
prodotto dagli incontri con i ‘visitatori’ potrebbe assomigliare a quello prodotto da una rara droga chiamata
Tetradotossina, che in piccole dosi causa anestesia e-
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sterna, e in dosi maggiori può provocare esperienze di
“uscita dal corpo”. Dosi ancora maggiori di tale droga
possono simulare esperienze di morte. Secondo Strieber, la Tetradotossina è la sostanza di base per il
“veleno degli zombies” di Haiti. Ciò che non dice è che
la Tetradotossina fu precisamente uno dei molti componenti psicoattivi utilizzati dalla CIA per il loro leggendario progetto MK-ULTRA.
In Communion, Strieber sostiene la possibilità che i Grigi, per comunicare, possono non aver utilizzato telepatia mentale ma qualcosa di natura più tecnica come onde
a frequenza extra bassa irradiate nel suo cervello.
Su questa linea, Strieber aggiunge che la stessa terra
genera una grande quantità di campi magnetici nel
campo da 1 a 30 hertz.che interagiscono con la nostra
mente e la nostra energia. Esistono forse condizioni naturali per la risposta del nostro cervello, come esperienza psicologica della nostra specie vivente su questa creatura macrocosmica. Esiste una relazione con il nostro
pianeta che non abbiamo ancora compreso completamente e forse gli antichi dei, gli esseri elementari e i
moderni visitatori sono solo un effetto di un mistero più
grande.
IL FUTURO
Affrontando il fenomeno ufologico e l’ipotesi extraterrestre dal punto di vista esoterico della magia rituale,
abbiamo tracciato uno scenario forse oscuro, forse inquietante, privo cioè di risposte che possano sedare la
nostra atavica ansia di uomini di fronte a realtà sconosciute. Abbiamo piuttosto messo in evidenza occulte
relazioni tra mondi distanti o spesso in apparente conflitto fra loro, mondi nascosti, sia pure per differenti
motivi, agli uomini ignari di un destino di cui non risultano essere padroni.
Sono gesta di uomini ai margini ad aver tracciato la storia, con lettere d’oro o di sangue. Sono gesta che spesso
rimangono oscure, nascoste tra le pieghe del mondo,
appunti ai confini della Storia degli uomini e della civiltà.
Sono atti di coraggio o di viltà, come eroici e maledetti
sono gli uomini ed i loro sogni più profondi.
Le porte dimensionali aperte dalle epiche operazioni
magiche del Dr.John Dee e di Aleister Crowley sono tramandati come sogni di visionari e perversi. E’ la Storia,
che si sbarazza degli eroi, maledicendoli con la propria
viltà. Altri hanno fatto della perversione un’arte di logica e forse sono proprio quelli che la Storia la scrivono
indisturbati.
Ciò che vogliamo ipotizzare è l’effettivo potere di tali
Atti, liberandoli da ogni valutazione morale e da ogni
restrizione ideologica. Liberare il potere che ha reso
possibile l’ingresso nella sfera della coscienza umana di
un nuovo paradigma cosmico, all’interno del quale la
razza umana può trovare la propria funzione simbiotica
con le altre razze dell’universo.
I tentativi degli uomini, spesso goffi e disastrosi, di possedere tale potere hanno generato dei mostri senza
testa, che si nutrono degli incubi da loro stessi generati.
Non è questa la storia che condurrà al futuro e non è
questa la storia che la futura umanità ricorderà alle sue
origini.
L’onda stellare di Sirio, che scorre impetuosa dalle Porte
del Tempo, appare essere l’artefice della nostra Mutazione. La straordinaria accelerazione evolutiva del ‘900,
che include le due guerre mondiali e tutte le tremende
convulsioni della razza umana, sembra istruita da invincibili potenze cosmiche, regolate dalla legge della Forza.
La Forza che conduce alla Mutazione e all’Evoluzione
che è virtù nelle mani del singolo uomo, eppure lo travalica essendo Volontà stessa dell’Universo.
Se c’è qualcosa da invocare, prima di tutto, è l’apertura
della mente di fronte allo sconosciuto, la disponibilità a
mettere in discussione se stessi e le strutture portanti
del proprio mondo. Oltre ciò vi è l’esperienza, la diretta
conoscenza delle cose che apre nuovi portali alla saggezza.
Oltre ciò vi è l’esperienza diretta dell’universo, quello
che, ormai certamente, sembra essere il nostro futuro.
"La mia osservazione dell’Universo mi convince che ci
sono esseri di intelligenza e potere di più alta qualità
che qualsiasi cosa che possiamo concepire come umana;
che essi non sono necessariamente basati sulle strutture
cerebrali e nervose che noi conosciamo, e che l’unica e
sola possibilità per il genere umano di avanzare
nell’insieme è di prendere contatto individualmente con
tali esseri”.
A.Crowley, 1944
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NEWS
I primi neuroni coltivati sulla nanocellulosa
(ANSA) – GOTHENBURG, 4 APR – Cellule nervose coltivate su nanoimpalcature di cellulosa potrebbero essere il primo passo verso la
creazione di modelli tridimensionali del cervello. Il risultato si deve all’universita’ di
Chalmers e all’universita’ di Gothenburg che
hanno mostrato che la nanocellulosa stimola
la formazione di un network di neuroni. La
tecnica, secondo i ricercatori, potrebbe contribuire alle ricerche sul cervello in particolare studi che riguardano la malattia di Alzheimer e la malattia di Parkinson.
Morto Neil Armstrong, primo uomo sulla Luna
(TGCOM 24) All'età di 82 anni è morto Neil Armstrong, il
primo uomo che il 21 luglio del 1969 mise piede sulla Luna. A
dare la notizia è stata la rete americana Nbc. Armstrong, comandante della missione Apollo 11, aveva subito un intervento chirurgico di quadruplo bypass coronarico lo scorso 7 agosto. Obama: "E' stato tra i più grandi eroe americani". Neil
Armstrong è morto per "le complicazioni post operatorie"
dopo l'intervento chirurgico di quadruplo bypass coronarico
che subì il 7 agosto scorso. Lo ha reso noto la famiglia dell'austronauta che ha definito Neil "un eroe americano riluttante",
che, "ha servito la nazione con orgoglio,
come pilota di caccia della marina, di aerei
sperimentali e austronauta". Neil Armstrong si colloca tra i più grandi eroi americani: così il presidente statunitense, Barack Obama, commenta la scomparsa del
primo uomo che mise piede sulla luna.
"Michelle e io siamo profondamente colpiti
dalla morte di Armstrong", afferma il presidente in una nota. "Neil è stato tra i più
grandi eroi americani, ma non solo del suo
tempo, ma di tutti i tempi", aggiunge Obama, sottolineando
come "quando lui e il suo equipaggio atterrarono sulla luna si
realizzarono le aspirazioni di un'intera nazione. Dimostrarono
come lo spirito americano può andare oltre l'inimmaginabile"
e che "niente è impossibile". "Oggi - conclude il presidente
americano - lo spirito pioneristico di Neil vive in tutti quegli
uomini e quelle donne che hanno votato le loro vite alla scoperta dell'ignoto". Si tratta di un uomo - conclude Obama "che ci ha insegnato l'enorme potere di un piccolo passo".
Armstrong raggiunse la luna a bordo dell'Apollo 11 insieme
con Buzz Aldrin e Michael Collins il 20 luglio del 1969. Fu il
primo uomo a posare piede sul suolo lunare, quando pronunciò la storica frase: "That's a small step for a men a giant leap
for mankind", un piccolo passo per un uomo, un balzo da gigante per l'umanità. Neil Armstrong nacque il 5 agosto 1930
in Ohio figlio di Stephen Koenig Armstrong e Viola Louise Engel, famiglia di origine tedesca. Combattè come pilota di jet
per la marina militare americana nella guerra di Corea. Ha
frequentato la Purdue University, dove si laureò in ingegneria
aeronautica nel 1955. Diventò pilota civile e per la NASA testò
l'X-15, in grado di raggiungere i 6.401 km/h. Fu selezionato
come astronauta nel 1962. Per il Programma Gemini comandò
la missione Gemini 8, che fu la prima che vide l'aggancio di
due oggetti orbitanti, nel 1966, ma subito
dopo l'aggancio la missione fu interrotta a
causa di un malfunzionamento dei propulsori di manovra. Nel 1968 fu comandante
dell'equipaggio di riserva nella missione
Apollo 8, che prevedeva anche orbite lunari. Il 6 maggio 1968 sfuggi' miracolosamente alla morte in un incidente durante una
esercitazione con il simulatore volante LLRV
(Lunar Landing Research Vehicle). Nel luglio
1969, Armstrong comandò la missione di
allunaggio Apollo 11. Durante la fase di avvicinamento, Armstrong prese i controlli manuali del modulo lunare Eagle e lo
pilotò fuori da una zona particolarmente rocciosa. Le sue prime parole furono, "Houston, qui Base della Tranquillità. L'Aquila è atterrata". Quasi sette ore più tardi, il 21 luglio, uscì
dal Lem e divenne il primo essere umano a camminare sulla
Luna. Dopo il pensionamento dalla NASA, Armstrong insegnò
ingegneria all'Università di Cincinnati. E' stato membro delle
commissioni che indagarono sull'incidente dell'Apollo 13 nel
1970 e dello Space Shuttle Challenger nel 1986. Il 13 agosto
1969 il Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon gli assegnò la
Medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza
civile americana.
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SEGNALI IN LIBRERIA
LA VERITÀ SUI CERCHI NEL GRANO
LEONARDO DRAGONI
EDIZIONI ALVORADA
Falso e bugiardo. Non
il libro, ma l’ambiente
che gira attorno ai
crop circle. Non so se
la frase possa sposare
appieno il pensiero di
Leonardo Dragoni, ma
la sensazione che si ha
leggendo le sue pagine è proprio questa. E
non potrebbe essere
altrimenti, nel momento in cui vengono
snocciolati, senza soluzione di continuità,
tutta una serie di personaggi equivoci e
situazioni inaccettabili, anche al semplice
buon senso. Si parte,
infatti, da banali illazioni che nessuno verifica. Con il tempo
verranno, poi, arricchite dai particolari più improbabili e veicolate come verità scientifiche. E si prosegue con affermazioni
sensazionalistiche lanciate da sedicenti esperti, indifferenti del
fatto che siano prive di qualunque supporto. Sanno, infatti,
che sarà la massa dei belivier a farsi inconsapevolmente carico
della diffusione del loro messaggio. Perché la credibilità di
un’idea non è il risultato delle prove che la sostengono, ma del
fatto che tanti ne parlino, in una sorta di autoreferenza che si
poggia sul nulla (o al massimo su una spruzzatina di scienza).
Insomma, ingenuità e faciloneria sembrano farla da padrone.
Ma il peggio lo si raggiunge di fronte alle vergognose invenzioni di sana pianta che, purtroppo, sembrano una costante nella
presentazione della casistica, forse figlie dell’incredibile business di cui ormai è impregnato il fenomeno. Una parentesi
personale. Mi ha fatto piacere che nella parte finale del libro
sia stata pubblicata, unitamente ad altre interviste, quella fatta allo scrivente alcuni anni or sono. Allora ero un belivier,
ottenebrato dalla scellerata divulgazione che da sempre si fa
sull’argomento (con le dovute, seppur rare, eccezioni). Poi, ha
avuto il sopravvento un lungo e faticoso approfondimento
autonomo, che mi ha portato ad averne una visione diametralmente opposta. Un j’accuse, nella sostanza, che spero faccia
capire di come sia sempre necessario dubitare di quanto venga
detto e scritto, ed in fondo anche delle mie parole, e si debba
imparare a ragionare con la propria testa. Tornando al libro,
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direi che non è di facilissima lettura, specialmente nella prima
parte. Non perché il linguaggio sia nebuloso o i contenuti complessi, ma per la costante attenzione, necessaria a seguire i
ragionamenti proposti incessantemente dall’autore. Debbo,
poi, riconoscergli una pazienza certosina a smontare le tante
(troppe) teorie che circolano sul fenomeno, figlie, a volte, delle
fantasie più sfrenate. A dire il vero, nella fase iniziale di ogni
singolo processo, fa di tutto per tentare il lettore a dar credito
alla “strana” idea di turno. Poi, però, cala implacabile, ma sempre con rispetto, la mannaia della ragione, che ne rende evidente l’inconsistenza. Anche se mi sembra di cogliere che, nonostante tutte le evidenze contrarie, ulteriormente dimostrate dalla casistica analizzata, la porta del mistero l’abbia solo
socchiusa. Forse l’ancora di salvataggio è l’assenza, nella stragrande maggioranza dei casi, di una seria documentazione. In
altre parole, se dove è stato possibile reperirla si è constatato
che nulla vi era di anormale, ove mancante, a livello puramente teorico, nulla si può dire. Ragionamento formalmente corretto, non c’è che dire. O forse, il suo dubbio, è anche la comprensibile concessione alla speranza che, dico per fortuna,
guida l’Uomo, nonostante tutto e contro tutti. Non mi sento,
invece, di condividere l’apprezzamento, seppur solo accennato, all’opera di Haselhoff e del BLT. Perché le aspettative, trattandosi di uomini di scienza, erano tante e non credo siano
state mantenute. Erano loro che dovevano far fare il salto di
qualità allo studio del fenomeno (non certo chi accosta i cerchi
all’improbabile Nibiru o alla fine dei tempi), salto che, in realtà,
non c’è stato (ed il totale e successivo disimpegno del primo, e
parziale del secolo, non può far pensare niente di buono. Fortunatamente negli ultimi anni, Cicap a parte, sono usciti allo
scoperto alcuni validi ricercatori che, seppur timidamente,
hanno cominciato a guardare con occhi nuovi e disincantati al
fenomeno (e Dragoni è uno di questi). Strada tutta in salita,
avviso, e per due motivi. A buttar li che un cerchio è perfetto e
creato per di più durante un nubifragio, ci vuole un battito di
ciglia, a smontar la storia un lungo e faticoso lavoro di ricerca
ed analisi (più semplice cedere al “meraviglioso”). Poi, nel migliore dei casi, viene fatta attorno al ricercatore terra bruciata,
nel peggiore, invece, si passa agli insulti, se non alle minacce.
Come in molte credenze irrazionali, il fanatismo gioca la sua
parte, evidentemente. In conclusione, mi permetto di consigliare il libro a chi vuol davvero capire, i creduloni ne stiano
alla larga, perderebbero solo tempo e denaro.
Stefano Panizza
Il transito di Venere
e la fine di un ciclo
Simone Barcelli
La notizia, già diffusa all’inizio di marzo, a margine
dei lavori della terza edizione di “Kon Tiki, Rassegna del Documentario di Archeologia e di Viaggi”,
ha ripreso a correre incontrollata sul web poco più
di tre mesi fa. In quell’occasione l’archeologa Maria Longhena, apprezzata saggista, avrebbe dichiarato che il passaggio di Venere tra la Terra e il Sole, avvenuto il 5 giugno, di fatto avrebbe anticipato la fine del calendario Maya (e la fine del mondo) perché “L’allineamento del Sole e di Venere
simboleggia eventi nefasti poiché la divinità legata
a questo pianeta era associata a guerre, alluvioni,
carestie, tragedie”. La studiosa, riferendosi alla
fine del ciclo calendariale al compimento del Conto lungo, ha tirato in ballo anche le incisioni sulla
pietra rinvenuta a Tortuguero, che prevedono “la
discesa dal cielo di un essere soprannaturale, il
quale porterà…”: non si può desumere altro dalla
lastra perché illeggibile. Poiché la posta il ballo è
davvero alta (ne va della sopravvivenza
dell’umanità…), urge fare alcune considerazioni
per riportare ordine in queste rivelazioni prive di
senso.
Il transito di Venere L’evento, oltre che raro, era
particolarmente atteso dagli astronomi perché ha
permesso di comprendere qualcosa in più di questo pianeta, tanto simile alla Terra. L’osservazione
avvenuta con la luce riflessa della Luna, poiché il
telescopio Hubble, non potendo essere puntato in
direzione del Sole, è stato rivolto verso il nostro
60
satellite, catturando la luce solare riflessa, permettendo di isolare quella che ha attraversato
l’atmosfera di Venere. La sperimentazione poi proseguirà nell’osservazione dei pianeti esterni al nostro sistema solare.
I prossimi transiti di Venere davanti al Sole avverranno nel dicembre 2117 e nel dicembre 2125,
perché il duplice fenomeno si concretizza nel giro
di otto anni. Il mondo (o il calendario Maya…) sarebbe dovuto quindi terminare già l’8 giugno
2004, con il primo di questi due transiti. Facendo
una ricerca a ritroso di questi transiti, scopriremo
che il tragico destino avrebbe potuto realizzarsi
diverse volte in passato: 7 dicembre 1631, 4 dicembre 1639, 6 giugno 1761, 3 giugno 1769, 9 dicembre 1874 e 6 dicembre 1882.
Un calendario imperfetto Oggi la scrittura maya,
in buona parte decifrata, può dirsi pienamente
compresa e questo ha permesso di svelare la cronologia di questo popolo, calcolata partendo da
un punto determinato del Lungo computo risalente al 6 settembre 3114 a.C., che a ben vedere doveva rappresentare qualcosa di davvero importante che andava tramandato.
La durata di quest’era, presidiata dal dio Xolotl
come rappresentazione gemellare di Quetzalcoatl,
è fissata in 5125 anni. La leggenda vuole che questo Sole possa terminare con esplosioni e terremoti, alla fine di un ciclo di 52 anni come avvenuto per i precedenti. Tenendo in considerazione la
durata complessiva delle quattro ere (17.141 anni), facendo di conto (la cronologia Mexica/
Nahuatl pone il diluvio che distrusse il primo Sole
approssimativamente 13.133 anni prima della
compilazione del Codice, risalente all’11.600 a.C.),
il Quinto Sole iniziato nel 3114 a.C. terminerebbe
nel fatidico 2012. Ma è anche vero che Maya e
Aztechi avevano in uso due calendari che incrociandosi tra loro, ogni 52 anni preannunciavano la
possibile fine del Sole con il ritorno del Serpente
Piumato. La data corretta per quest’avvenimento,
ammesso e non concesso che sia esatta la data
iniziale del calendario, andrebbe dunque spostata
al 2039 (esattamente 520 anni dopo il 1519, che
segna l’arrivo di Cortes nel Nuovo Mondo). Nella
tomba 116 di Tikal, scolpita su due ossi, è raffigurata la canoa celeste, associata alla Via Lattea, che
conduce il dio del mais al centro dell’Universo nella notte della creazione del mondo, che per Linda
Schele e David Freidel (protagonisti della decodifica dei codici Maya) è il 13 agosto 3114 a.C. In ogni
modo la data iniziale del calendario maya è ancora
fortemente discussa. Sull’argomento si è espresso
in maniera davvero esaustiva il ricercatore Stefano Panizza: “…Ma a guardare bene non tutti gli
archeologi sono concordi sulla data d’inizio del
calendario (fondamentale per calcolarne la fine).
Ci sono ben ventuno versioni, e quasi tutte diverse.
La più antica (Robert Heneling) parte dal 1 aprile
del 8498 a.C., la più recente (Vaillant) inizia l’8 aprile del 2594 a.C., con una sostanziale predominanza per i mesi di aprile ed agosto. Vediamole
tutte e ventuno con i rispettivi autori: Robert Heneling 1 aprile 8498 a.C. – Charles P.Bowditch 16
dicembre 3634 a.C. – Charles H. Smiley 26 giugno
3392 a.C. – Nancy K. Owen 20 maggio 3379 a.C. –
Maud W. Makemson 11 febbraio 3374 a.C. – Herbert J.Spinden 15 ottobre 3374 a.C. – D.H. Kelley 6
luglio 3207 a.C. – Martin 3 aprile 3171 a.C. –
J.T.Goodman 8 agosto 3114 a.C. – Juan H. Martinez 9 agosto 3114 a.C. – Goodman, Martinez,
Thompson 11 agosto 3114 a.C. – Nowotny 11 agosto 3114 a.C. – Beyer 12 agosto 3114 a.C. – Grube,
Sabloff, Lounsbury, Thompson (1935) F.Lounsbury
(1978) 13 agosto 3114 a.C. – Bohm, Bohumil e
Vladimir Bohm 4 agosto 3100 a.C. – kreichgauer
14 maggio 2997 a.C. – Hocheitner 28 dicembre
2868 a.C. – Escalona Ramos 19 marzo 2584 a.C. –
Weitzel 3 aprile 2594 a.C – Antoon, Leon, Vollemaere 5 aprile 2594 a.C. – Vaillant 8 aprile 2594 a.C.
Oggi si tende, invece, a dare per sicura la data del
11 (o 13) agosto del 3114 a.C. che invece proprio
certa non la è. Qualche voce fuori dal coro lo ha
comunque ribadito. Mi riferisco ai fratelli Bohumil
e Vladimir Boehm, con uno studio pubblicato sulla
rivista Astronomiche Nachrichten, che ritengono
che la data finale sia da posticipare all’anno 2116.
Oppure
al
professor
Gerardo
Aldana
61
dell’università californiana di Santa Barbara che,
nel suo ultimo libro Calendars and years II: Astronomy and time in the Ancient and Medieval world,
ritiene ci sia stato un errore di conversione del calendario maya in quello gregoriano (per lui la fine
del calendario è il 21 dicembre del 2013). Ad ulteriore prova della possibilità che la data del 21 dicembre 2012 possa non essere quella corretta, vi
sono precise discrepanze astronomiche. Eclissi e
movimenti del pianeta Venere, per i quali abbiamo
le relative date nel calendario maya, non corrispondono, infatti, ai fenomeni celesti che sappiamo essere avvenuti in ben determinati periodi…”.
Il dio “cattivo” Il Serpente Piumato (Quetzalcoatl
per gli Aztechi, Kukulkan per i Maya) era considerato il dio della stella del mattino con il titolo di
Tlahuizcalpantecuhtli
o
Tlahuizcalpantecutli
(“signore della stella dell’aurora”), personificazione della stella del mattino, in sostanza il pianeta
Venere quando appare al mattino. Dalle numerose rappresentazioni rinvenute nella Mesoamerica,
non c’è ombra di dubbio che il Serpente Piumato
vada associato a questo pianeta. Questa divinità
non era cattiva, anzi: era un dio benevolo che istruiva i nativi insegnando loro arti e mestieri. Associato ai venti, alla medicina e alla fertilità, la sua
permanenza tra gli umani corrisponde a un ciclo
felice, l’Età dell’Oro dell’Anàhuac. Il fratello gemello Xolotl era la stella della sera: invariabilmente ci si riferiva al pianeta Venere. Xolotl era colui
che aiutava i defunti nel loro viaggio e per tale ragione è raffigurato come uno scheletro o come un
uomo con la testa di cane (similmente alla divinità
egizia Anubi). Come gemello di Quetzalcoatl rappresentava l’aspetto demoniaco di Venere, stella
della sera. Nell’età delle Acque aveva salvato
l’umanità bagnando col proprio sangue le ossa dei
morti tanto da riportarli in vita.
La stele Maya che smentisce la fine del mondo
Citare le incisioni presenti sulla stele Maya di Tortuguero (una pietra calcarea denominata
“Monumento 6”, rinvenuta sulla collina di Tortuguero, a Macuspana, nel 1958) è oltretutto controproducente per avvallare teorie sulla fine del
mondo. Nel marzo 2011 in Messico, a Villahermosa (nello stato del Tabasco), c’è stata una conferenza stampa nel corso della quale è stata mostrata al pubblico parte della stele che, seppur incompleta (quattro delle sette parti della stelesaranno
esposte quest’anno al Museo Regionale di Antropologia Carlos Pellicer; i pezzi mancanti sono conservati al Metropolitan Museum di New York e in
collezioni private), smentisce la data finora erroneamente interpretata come un annuncio di fine
del mondo: il 23 dicembre 2012.
In quell’occasione l’antropologo e archeologo José
Luis Romero, vice direttore dell’INAH (l’Istituto
Nazionale di Antropologia e Storia di Città del
Messico), ha dichiarato al riguardo che “in quel
poco che possiamo vedere, in ogni lato della stele,
è impressa la data del 23 dicembre 2012, in cui si
prevede l’arrivo di un signore del cielo, in coincidenza con la chiusura di un numero di cicli”.
La data incisa sulla pietra, come ha ribadito Romero, rimanda a Bactum XIII, che corrisponde
all’inizio di una nuova era e non certamente, come finora supposto, alla fine del mondo.
Juan Antonio Ferrer Aguilar, referente locale
dell’INAH, ha aggiunto che il contenuto delle iscrizioni si riferisce alla battaglia combattuta da Balam Ahau nel VII secolo d.C. e ad altre date importanti del suo periodo di governo: il 23 dicembre
2012 è da intendere come data del declino del dio
maya “dei nove passaggi” Bolom Yokte, associato
alla creazione dell’universo, annunciante una nuova era.
Scritto questo, c’è da aggiungere che l’attesa per il
5 giugno 2012 non ci ha rubato certamente il sonno. Qualche incubo, invece, potrebbe averlo chi,
privo di senno, continua a mettere in circolazione
notizie così tendenziose.
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Non prendiamoci sul serio...
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La conferenza di Antonio Chiumiento
a Porto Cesareo (7 Luglio 2012)
Resoconto del C.U.T.
Antonello Vozza
Sabato 7 Luglio 2012 è stata
svolta nella stupenda cornice di
Porto Cesareo la conferenza del
Dott. Antonio Chiumiento, professore in economia e matematica.
L’evento è stato organizzato dal
nostro caro amico Cosimo Fanizza, senza il cui impegno questa
conferenza non si sarebbe svolta.
Siamo arrivati giusto qualche minuto prima per veder entrare il
professore che mi ha riconosciuto e ha poi associato tutti i componenti.
Eravamo in quattro, oltre me: il
presidente Vincenzo Puletto,
Franco Pavone e Sergio Patrono.
Abbiamo scambiato due convenevoli e conosciuto i suoi collaboratori Luca Bortali e Ofelia
Stradella, quindi ci siamo raccontati qualche aneddoto di storia ufologica.
Il professore si è dimostrato davvero una persona simpatica, con
cui abbiamo immediatamente
stretto amicizia (una sua eccellente caratteristica), tanto che
alle ultime battute della conferenza Chiumiento ha invitato al
tavolo dei relatori anche il nostro presidente!
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Una altra sua caratteristica, bene precisarlo, è che non parla
mai né di alieni, né di velivoli extrarrestri: il professore lascia
decidere l’interlocutore, così come faremo noi adesso, evitando
di dire se sia un pregio o meno,
ma è sua indole di matematico,
come ama ripetere. L’evento, iniziato verso le 21 circa, si è concluso poco dopo le 23.30, quando il professore ha presentato
sommariamente l’ultimo suo libro, Alieni Tra Noi, che abbiamo
acquistato, in cui ha scritto
dell’esperienza del caso Mortegliano.
verso Taranto dopo aver
salutato.
Per il resto, siamo contenti d’aver conosciuto
un ricercatore serio come il Prof. Chiumiento, o
meglio Antonio, una persona che di certo non
merita tutto ciò che sta
subendo in questo periodo.
Sono venute a galla ulteriori novità, almeno per il sottoscritto:
era una voce, ma il professore
ha chiaramente detto che a contattarlo è stato il padre del testimone chiave, Leonard D’Andrea,
Giuseppe: questi è un militare in
pensione, già apparentente al 2°
Reparto di stanza ad Aviano, ove
si istruiscono i militari
all’approccio verso gli oggetti
volanti non identificati.
La creatura (che sembrava agitata sino all’arrivo del D’Andrea)
inoltre, e anche questa era solo
una voce, ha sfiorato Leonard
sia sul torace -sopra la giacca - e
sul viso, senza tuttavia toccarlo,
ma a quel punto avviene qualcosa che Leonard non ha ancora
messo a fuoco.
Il professore ha raccolto inoltre
quasi tutte le testimonianze dei
presenti, circa 15, 16 testimoni,
anche se all’appello mancano gli
occupanti di due auto che non si
sono ancora fatti sentire.
Ha concluso col dire che tutti i
dettagli, dichiarazioni dei testimoni integrali comprese, saranno disponibili sul suo prossimo
libro.
Ci saremmo voluti intrattenere
di più, purtroppo il tempo è tiranno e ci siamo reincamminati
65
Christopher Dunn
Tecnologia perduta
dell’Antico Egitto
Intervista esclusiva di Deborah Goldstern
Traduzione e adattamento dallo spagnolo a cura di Simone Barcelli
L’ingegnere aerospaziale Christopher Dunn parla in esclusiva della
sua ricerca su uno dei monumenti
più importanti della storia del
mondo archeologico, la Piramide
di Giza, forse un’opera architettonica di riferimento, che conserva
ancora i segreti inviolabili sulla
sua costruzione.
Dunn, che ha raggiunto la fama
nel 1988 con il suo libro "The Giza
Power Plant: Technologies of Ancient Egypt", è uno degli studiosi
66
più autorevoli, con più di quarantacinque anni di lavoro ininterrotto nel
compito di svelare i misteri rimasti
sul passato egiziano, concentrandosi
in particolare sul mistero della Piramide di Giza.
Nel 2010 è uscito il secondo libro di
Dunn "Lost Technologies of Ancient
Egypt: Advanced Engineering in the
Temples of the Pharaohs", un successo come il precedente.
come uno dei principali operatori del
settore. Nella sua opera classica,
“Piramidi di Giza e Templi”, risalente
al XIX secolo, Petrie si riferisce all'uso
di trapani nella costruzione di questi
monumenti in pietra ed io ho pensato
che questa era una dichiarazione rivoluzionaria e controversa per
l’epoca. Questa tecnica, con punte di
diamante, poteva essere in uso presso le dinastie egizie per la perforazione del porfido, ancor prima della
Parliamo dall’inizio Come mai un in- comparsa della ruota del vasaio.
gegnere aerospaziale si interessa ai
misteri della Piramide di Giza?
Potrebbe spiegarci il lavoro di Petrie?
Per quello che posso ricordare, l'Egitto è sempre fascinoso per me. Dopo Petrie è stato introdotto nella materia
aver lavorato in produzione per sedici attraverso Tompkins, dopo l'acquisianni, ho letto "I segreti della Grande zione di una copia del suo libro del
Piramide" di Peter Tompkins. Questo 1883. In qualità di ingegnere sono
libro mi ha ispirato, in quanto intro- stato molto sorpreso di scoprire che il
duce diversi punti di vista sulla natura grande pubblico non era a conoscendella Grande Piramide, proponendo za degli elementi di prova presentati
una serie di idee circa la sua costruda Petrie a sostegno della tesi che
zione. La teoria della tomba è stata
metodi di produzione avanzati sono
messa in discussione e la mia mente, stati usati nell'antico Egitto. Petrie ha
improvvisamente, si è aperta a realiz- descritto manufatti che dimostrano
zare che la storia era molto più ricca e come gli antichi Egizi usassero sofisticomplessa di quanto ci viene insegna- cati torni, seghe e trapani. Questi mato.
nufatti sono ancor oggi al Museo PeQuando si tratta di tecnologia utiliz- trie di Londra. Ho visitato questo muzata nell'antico Egitto, il nome di Wil- seo diverse volte e scritto molto sui
liam Matthew Flinders Petrie appare suoi studi, sulla capacità di foratura
degli antichi Egizi. Petrie ha trovato
chiaramente difficoltà a convincere i
suoi colleghi che gli antichi egizi avrebbero avuto bisogno, per fare quel
tipo di lavoro, di punte di diamante;
nei suoi scritti e nelle conferenze, Petrie ha relazionato di come gli antichi
egizi fossero in grado di forare il granito e lasciare scanalature a spirale, a
cento centimetri di distanza.
Le ricerche di Petrie sono state finanziate dalla Royal Society di Londra,
quindi è comprensibile che non poteva andare oltre nella trattazione
dell’argomento perché sarebbe stato
troppo controverso. Come ingegnere,
però, leggendo il suo libro, è chiaro
che egli non accettava il punto di vista classico e attuale; dalla descrizione di questi artefatti, i tecnici hanno
67
concluso che gli elementi necessari
per la loro produzione non sono emersi nel corso della ricerca archeologica.
Ho trattato del lavoro Petrie in un capitolo del mio secondo libro, che contiene anche un aggiornamento circaa
queste ricerche. In sintesi, nel corso
della storia sono stati utilizzati molti
metodi per forare materiali. Dai primi
lavori con l'impiego di sabbia, osso,
pietra e legno, si è passati a un metodo più avanzato e preciso. Il mio lavoro recente si concentra non solo sugli
strumenti utilizzati per tagliare la pietra, ma anche sulle macchine necessarie per guidarli, che hanno permesso la creazione di geometrie precise e
complesse di molti artefatti
L'ipotesi proposta in "Lost Technologies of Ancient Egypt: Advanced Engineering in the Temples of the Pharaohs" è che la Piramide di Giza ha
funzionato come una sorta di centrale elettrica, basata sulla produzione
di idrogeno, poi convertito in microonde lanciate nello spazio. Si allude
anche alla piramide come sintonizzatore terrestre. Quali sono stati i passaggi che ha dovuto sostenere per
arrivare a questa tesi, e quali conclusioni ha tratto sulla base di questi
studi?
La fonte principale per la produzione
di energia nella Grande Piramide non
è l’idrogeno, ma l'energia meccanica
della Terra che è dinamica energia
sismica. L'energia potenziale bloccata
nelle piastre della Terra ha per risultato di spingere l'uno all'altro. Quando queste piastre scivolato, come è
avvenuto in India e Indonesia nel
2004, viene rilasciata una quantità
enorme di energia. Nello stesso anno
lo slittamento ha generato uno tsunami che ha causato 230.000 vite! Si
stima che l'energia rilasciata nella
superficie della terra, solo dal terremoto in Indonesia, era equivalente a
1500 bombe atomiche simili a quelle
di Hiroshima.
Propongo che le piramidi sono state
utilizzate per sfruttare l'energia del
pianeta. Ciò è stato fatto in modo che
fosse in armonia con le frequenze naturali della Terra, quindi la descrizione di una piramide come un
"sintonizzatore terrestre" è abbastanza precisa, e che tiene conto delle
placche terrestri come "scatole di risonanza", che è molto appropriato.
Facendo vibrare la piramide
(sintonizzatore), la Terra (tavola armonica) risuona, e le conseguenti oscillazioni della stessa consentono
alle piastre di scivolare delicatamente
invece di muoversi assieme in blocco.
John Cadman ha dimostrato, con un
modello di lavoro, che la camera sotterranea e i passaggi principali da un
settore a un altro, agiscono come un
generatore di impulsi introdotto nella
Piramide. La vibrazione che ne risulta
viene catturata dalla "Camera del Re"
e dai risonatori di linea della Grande
Galleria, che portano il suono attraverso l'aria, dirigendola verso la Ca-
68
mera del Re.
È stato inoltre dimostrato che la Camera del Re è un assemblaggio preciso di granito, specificamente sintonizzato, come spazio che risponde armonicamente sulla frequenza della Terra, come se fosse uno strumento musicale. Questa energia viene assorbita
dalla Piramide e lo "strumento" meccanico è la Grande Galleria Grande.
Con l'introduzione di idrogeno, che
viene creato nella cosiddetta
"Camera della Regina", il gas assorbe
energia a una frequenza armonica
superiore, elevandolo a una melodia
superiore. L’onda che ne scaturisce
viene guidata, stimolando l’emissione
di energia.
Ancora oggi, quattordici anni dopo la
pubblicazione di questo libro, questa
ipotesi sembra fantastica e futuristica. Tuttavia, le nuove prove sembra-
no sostenerla.
Uno dei pochi pezzi che sembrano
sfuggire alla censura, attualmente in
mostra nel Museo del Cairo, è l'album
chiamato Principe Sabu, scoperto nei
pressi della piramide di Sakkara e attribuito al prima dinastia. L'oggetto
sembra riferirsi a un antico manufatto
di fattura sconosciuta; perché viene
ignorato l'uso e la tecnologia di questo meccanismo?
È un pezzo di artigianato incredibile.
Ho potuto fotografare il reperto nel
1986 e ne ho scritto al riguardo nel
mio libro. Si tratta di un piatto di pareti sottili, che ha tre lobi piegati verso
l'interno in modo equidistante.
I lobi sono anche a parete sottile. Il
centro ha un asse (una porzione rialzata) con un foro. Ci sono state molte
speculazioni su come sia stato realizzato il piatto e come sia stato utilizzato. Tra le teorie proposte, quella che
fosse un dispositivo per la combustione del petrolio, quella di un dispositivo
rotante in grado di reare il suono oppure un meccanismo per ricevere e/o
trasmettere segnali.
Si ipotizza inoltre che sia stata fatta
da macchinari semplici con l'utilizzo di
tecniche più avanzate.
Dall’osservazione visiva dell'oggetto,
le parti sono accurate. Sarebbe necessario fornire una risposta definitiva
circa la loro composizione e precisione
geometrica, prima di fare affermazioni forti riguardo all'uso.
È l'artefatto egizio più notevole e ha
bisogno di un esame più attento, forse
sono necessarie informazioni aggiuntive.
Quando si tratta di screditare la tesi
di questa tecnologia nell’Egitto predinastico, s’invoca la mancanza di
strumenti sviluppati per la costruzione di questi monumenti, mai recuperati sul posto durante gli scavi. Tuttavia, questa presunta mancanza di
prove non può spiegare alcuni di
questi edifici, in particolare la piramide di Giza, che sfida tutte le leggi oggi conosciute. Cosa ne pensi di questa controversia?
La mancanza di prove non è una prova e non spiega nulla. Abbiamo l'obbligo di essere fedeli ai metodi scientifici e proporre soluzioni che funzionano. Si noti che la civiltà egizia è durata
3000 anni. Ci viene insegnato che gli
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strumenti che sono stati utilizzati all'inizio della civiltà erano in pietra, scalpelli di rame, martelli e asce; corda
per legare e trascinare oggetti, manici
in legno, rulli, eccetera. Ci viene insegnato che gli egiziani usavano questi
stessi strumenti per migliaia di anni.
È ragionevole proporre, per una civiltà
intelligente che ha espresso il suo genio in edifici e statue, il fatto che non
fosse abbastanza intelligente per migliorare strumenti e metodi?
Tutti gli sforzi che sono stati fatti dagli
egittologhi per dimostrare questi metodi primitivi, hanno fallito miseramente. I risultati non si possono confrontare con gli originali, né si possono riprodurre certe opere ingegneristiche dell’Antico Egitto. Pertanto, non è
difficile confutare questi metodi primitivi suggeriti in una parte della documentazione archeologica. Gli egittologi hanno fatto molto bene la loro parte.
La nostra sfida, come osservatori interessati e persone in cerca della verità,
è quella di dimostrare i metodi di la-
voro e ricercare le prove, ma gli strumenti non sono quelli indicati dalla
documentazione archeologica.
Nel 1992 un evento importante, prima che fosse sospeso, fu
l’introduzione del robot creato
dall’ingegnere tedesco Rudolf Gantenbrink nel condotto della Camera
della Regina. Nel 2002 il National Geographic inviò il robot o Pyramid Rover, ma il progetto fallì. Recentemente una società privata, quella del Djedi robot, ha fatto rivelazioni esplosive di sconosciuti geroglifici e disegni
non umani, ma per ora non sono altro che questo. Come sono avvenute
tutte queste scansioni?
Ho seguito da vicino questa inchiesta,
come milioni di persone in tutto il
mondo. Ho scritto circa la scoperta di
Gantenbrink nel mio libro, ho pubblicato articoli e relazionato circa le
scansioni successive dopo che il mio
libro era stato pubblicato. Questi articoli possono essere letti nel mio sito
www.gizapower.com.
La spedizione del 2002, seppur interrotta, ha generato molto interesse.
Penso sia stato un passo molto importante perché apre un'altra area di studio. Cosa dobbiamo sperare? L'esplorazione più recente nel 2011 è stata
molto significativa per me. È stata anche la meno pubblicizzata, rispetto
alle scansioni precedenti, e
l’Occidente ha prestato poca attenzione.
Prima della scansione, nel 2002, ho
fatto una previsione di quello che avrebbe trovato dietro la porta Gan-
70
tenbrink. Dopo i risultati, ho dovuto
modificare in parte la stima, ma la
previsione era essenzialmente la stessa: dietro quella porta si dovevano
trovare le prove della presenza di cavi
e di un albero, in basso, attraverso il
quale le sostanze chimiche potevano
venire pompate.
Le immagini della spedizione del 2011
hanno mostrato immagini sgranate,
tra cui quella che inquadrava quelli
che potevano essere fili elettrici; ma
ancora più importante è stato il fatto
che ha rivelato con chiarezza quali
sono i simboli elettrici. Quei simboli
sul pavimento dietro la "porta", non
sono geroglifici. Si è ipotizzato che
fossero marchi in muratura, ma sono
unici e non si trovano da nessun'altra
parte, in questa o in qualsiasi altra
piramide.
Ma visto nel contesto della teoria della centrale elettrica, con accessori ed
elettrodi metallici, questi segni possono essere chiaramente interpretati
come simboli del potere. Quelli con
una forma simile a un numero di cinque sono i connettori, e quello in mezzo è un simbolo per un cavo elettrico
con doppini ritorti. Inoltre, vi è una
linea dipinta sul terreno, a identificare
la polarità dell'elettrodo sul lato che
viene verniciato.
Zahi Hawass, per nove anni al Consiglio Supremo delle Antichità in Egitto, era un avversario difficile per le
ricerche sulla civiltà egizia, almeno
quelle che contgraddicevano l'età
accettata dalla maggior parte degli
studiosi. Ha avuto scontri animati
con ricercatori del calibro di Robert
Bauval, John Anthony West e Graham Hancock, tra gli altri. Nel 2011 la
sua rimozione dalla carica è stato interpretato come un segnale di forte
cambiamento. Sulla scorta della sua
lunga esperienza in Egitto, pensa che
possiamo aspettarci cambiamenti
significativi nel settore o continueremo a ripetere gli stessi dogmi conservatori?
trebbe aver avuto nella storia egiziana per una rapida transizione. Sappiamo che questa idea è fortemente contrastata dagli egittologi più ortodossi,
che negano la presenza di Atlantide
nel passato dell'Egitto. L'idea di una
cultura madre, come fonte di ogni conoscenza avanzata, sembra sollevare
un diffuso rifiuto, ma le prove a favore
di questa ipotesi sono sempre maggiori.
neano che l’Egitto può essere uno dei
luoghi più importanti in cui questi
enigmi verranno alla luce. Lei sente
qualcosa di speciale in questa data,
qualsiasi cosa accadrà?
Le date diventano speciali quando la
gente le rende speciali. È difficile per
me credere che i Maya potessero prevedere gli eventi di diverse migliaia di
anni. Non ci credo. C'è sempre stato
un segmento della società che propoPenso che sia prematuro pensare che Fa sua questa idea di un passato de- ne e sostiene l'idea del giorno del giuquesto fatto permetterà una nuova
rivante da Atlantide, o propone altre dizio. Io personalmente non la penso
interpretazione degli antichi Egizi.
ipotesi?
così. Io sono vivo oggi perché ciò che è
Quando la politica e l'ideologia sono
stato profetizzato in passato non è
più influenti della ricerca scientifica, la La mia convinzione è che la Terra, nel- avvenuto.
scienza ne esce sofferente. Molti egi- la preistoria, sia stata abitata da una
ziani di oggi hanno abbracciato que- civiltà avanzata. Questa civiltà è stata Ultima domanda. Cosa consiglia a
ste nuove indagini sui loro monumen- distrutta, e ciò di cui discutiamo oggi, coloro che che si avvicinano allo stuti; anche il mio lavoro ha riscontrato è lo scheletro dei suoi successi. In Egit- dio del passato in maniera critica?
commenti positivi, ma la loro voce
to si propone che una razza di persone
deve essere ascoltata da coloro che
chiamate Khemitians, fossero respon- La mia raccomandazione per chi vuole
detengono il potere.
sabili per le piramidi. In altre parti del compiere le proprie ricerche, o moniSi tratta di dibattere sulla questione
mondo esistono leggende e miti che
torare la ricerca degli altri, è quella di
della tecnologia, chi possa aver deter- narrano di razze superiori. Il mito di
essere onesti, leggere o ascoltare beminato la sua accellerata nell’arcaico Atlantide è credibile, ma difficile da
ne. Assicurarsi che le prove siano inEgitto, presumibilmente durante le
provare.
terpretate correttamente. Se possibiprime dinastie. La mitica Atlantide è Si parla molto del 2012 come un an- le, esaminare le prove di persona. Biuno dei nomi indicati come un proba- no critico, in cui si pensa che molti
sogna chiedere agli esperti, senza inbile candidato e l'influenza che posegreti saranno rivelati. Altri sottoli- namorarsi mai delle proprie idee.
71
DALLA GENESI ALL’EDEN
LE MISTERIOSE
ORIGINI
DELL’ANTICO
TESTAMENTO
ROBERTO LA PAGLIA
Ponendoci alla ricerca delle
origini del popolo ebraico, e
usando a tale scopo le informazioni contenute nell’Antico
Testamento, arriviamo alla
conclusione che tutto abbia
avuto inizio a partire dai Patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe.
Tale conclusione si rivela in
72
perfetta sintonia con la tradizione biblica e il pensiero corrente; difficilmente viene messa in discussione, è un fatto
scontato che le origini degli
Ebrei possono essere ricostruite attraverso le migrazioni di
Abramo.
Scopo di queste pagine è quello di andare oltre, di osservare
i vari scenari con diversi occhi
e, soprattutto, in relazione a
quanti, in quegli stessi scenari,
erano presenti e contribuivano a formare i vari periodi storici e le innumerevoli correnti
religiose e culturali.
Iniziamo quindi a seguire i
passi di Abramo; partito da un
luogo chiamato Ur dei Caldei
si dirige verso Haran, quindi
nel paese di Canaan, la Terra
Promessa che in seguito assumerà il nome di Israele.
Tralasciando il fatto che Ur dei
Caldei potrebbe anche non
essere la città sumera di Ur
(Cyrus H. Gordon la identifica
con Urfa, nella Mesopotamia
settentrionale), andiamo avanti rapidamente nel nostro
racconto.
Dopo una lunga serie di vicissitudini e migrazioni, gli Ebrei
arrivano in Egitto, vi dimorano
per un lungo periodo, rappresentato dal numero epico/
simbolico di quattrocento anni, per poi diventare protagonisti del famoso Esodo che li
riporterà nella loro Terra Promessa.
Abbiamo prove certe riguardo
agli eventi appena descritti?
Pur trovandoci di fronte ad alcuni autori che riportano
73
l’Esodo come una pura invenzione, testimonianze archeologiche venute alla luce in Israele ne confermerebbero la
veridicità, sia pure in proporzioni molto più ridotte, mentre per quanto riguarda la linea temporale si continua a
rimanere incerti tra il XVII secolo a.C. e il XII secolo a.C.
Da notare che queste due datazioni rappresentano anche
due diverse correnti; i fautori
del XII secolo a.C. si rifanno
infatti a quanto riporto in “The
Bible and the Ancient Near East” di Cyrus H. Gordon e Gary
A. Rendsburg, mentre i fautori
del XVII secolo considerano
l’Esodo come un ricordo
dell’antica eruzione vulcanica
che distrusse l’isola di Thera;
da quest’ultima osservazione
potrebbero nascere diverse
connessioni che ci porterebbero alle altrettanto famose
migrazioni dal continente
sommerso di Atlantide, ma si
tratta di divagazioni che non
riguardano l’argomento principale di questo articolo.
Quello che riguarda invece la
migrazione di Abramo dalla
Mesopotamia a Canaan, almeno dal punto di vista
dell’archeologia, rimane ancora avvolto nel mistero; in ogni
caso lo scenario che più ci interessa, quello che viene fuori
dagli episodi appena narrati,
indica uno sviluppo culturale
non certo isolato ma con radici profonde nelle tradizioni
della Mesopotamia settentrionale, nel paese di Canaan e
nel nord dell’antico Egitto.
Si tratta in pratica di migrazioni e lunghe soste in paesi essenzialmente pagani, con numerosi tratti in comune, che
prediligevano un pantheon
sotterraneo e che si affidavano a un sistema religioso di
tipo politeista.
Non andremmo quindi molto
lontani dalla verità affermando che gli antenati degli ebrei
erano probabilmente di origine mesopotamica.
Abramo quindi, spostandosi
da un paese con una tradizione religiosa densa di insondabili misteri, fonda la dinastia
ebraica nel paese di Canaan,
un luogo nel quale la divinità
suprema era rappresentata da
El, padre di tutti gli Dei, noto
anche con il nome di Ab-Adam
74
(il Padre dell’Uomo).
Il dio El era assiso su un trono
che si trovava al centro dei
Due Abissi, con lui regnavano i
suoi figli: Yam, Baal, Mot e la
figlia Anat.
Da notare che il dio El assumeva il nome di El-Elyon, che
tradotto letteralmente significa “Dio Altissimo”.
Seguendo la linea di pensiero
dell’autrice britannica Karen
Armstrong (“A History of God),
potremmo anche azzardare
l’ipotesi, per molti versi logica
e storicamente accettabile,
che Abramo fosse in origine
devoto al Dio Altissimo, ElElyon, signore del paese di Canaan.
Questo in sintesi lo scenario di
provenienza degli Ebrei al loro
ingresso in Egitto, paese nel
quale la situazione mutò radicalmente; è noto infatti che
proprio in quel periodo, in Egitto, si sviluppava una nuova
corrente religiosa nota come
Monolatria, ovvero
l’adorazione in esclusiva di
un Dio senza per questo negare l’esistenza degli altri, da
non confondersi quindi con il
Monoteismo (negazione degli altri Dei).
Lo scenario, sostanzialmente, non sembra cambiare;
anche nel paese di Canaan
Abramo si ritrova a confrontarsi con una religione pagana derivata in gran parte dai
culti mesopotamici, una religione che, come lo stesso
Antico Testamento riporta
più volte, attraeva enormemente gli ebrei.
Non si può logicamente negare che a un certo punto il
sincretismo divenne l’unico
modo per riaccostare la casta
sacerdotale al popolo; fu un
percorso lento, che si prolungò nel corso di migliaia di anni, del quale si possono notare tracce sparse nei testi biblici, soprattutto quando si
accenna ai misteriosi Elohim.
Tenuto conto di questo lento
processo, quando venne re-
almente composto l’Antico
Testamento?
Quasi certamente i vari libri
vennero ricomposti, e questo
avvenne in un periodo imprecisato, un periodo sul
quale ancora oggi il dibattito
è completamente aperto;
quello che sappiamo con certezza riguarda un lasso di
tempo tra il 617 e il 537 a.C.,
periodo durante il quale gli
ebrei vennero tratti in cattività dai Babilonesi.
Esisteva già in quel tempo un
dogma religioso proprio del
popolo ebraico? Possiamo
completamente escludere il
fatto che, proprio in tale occasione, vennero adattate
alcune leggende allora diffuse nella città di Babilonia?
Di certo gli ebrei avevano già
dei testi religiosi propri, in
seguito soppiantati
dall’Antico Testamento, testi
che purtroppo oggi non possiamo confrontare nell’ottica
di uno studio comparativo.
Questa circostanza è certo
75
un grave problema in vista di
una maggiore comprensione
di quelle che furono le vicende che portarono alla stesura
della Bibbia così come oggi la
conosciamo, ci impedisce di
trovare nella diversità punti
di contatto che potrebbero
essere a loro volta indizi rivelatori di fatti, circostanze e
ulteriori similitudini atte a
comprendere meglio la storia delle civiltà.
A differenza dell’antico Egitto
nel quale ciò non avvenne (i
testi delle Piramidi si possono confrontare, ad esempio,
con i Testi dei Sarcofagi), gli
Ebrei possiedono un solo
gruppo di testi, divulgato dai
sacerdoti che risiedevano a
Gerusalemme.
Si tratta in pratica di una sorta di “monopolio” che ci impedisce di andare indietro;
cosa accadde ai testi antecedenti?
L’unico modo che ci resta per
tentare di intravedere cosa si
potrebbe nascondere dietro
l’Antico Testamento è quello
di rileggerlo con occhi diversi, tenendo sempre bene in
mente quanto scritto finora
relativamente alle origini.
Tutti conosciamo il racconto
della Genesi, inutile ripeterlo
in questo contesto, nel quale
però è opportuno far notare
come lo scenario sia completamente cambiato rispetto
alle vecchie tradizioni pagane dalle quali proveniva Abramo.
Non esistono più gli Dei ma
un solo Dio, e non si tratta di
un essere fisico bensì di una
entità ultraterrena; non si
parla più delle vicende divine, il protagonista assoluto è
adesso il genere umano, in
poche parole cambia completamente la prospettiva
pur mantenendo intatti alcuni temi di fondo quali la cosmogonia, la creazione, il Diluvio e la nascita di una nuova terra.
Questi ultimi particolari diventano assolutamente importanti, si tratta infatti delle
prove che esisteva già una
precedente teologia, una
formazione culturale dalla
quale si è attinto abbondantemente.
Volendo però trascurare
quest’ultima affermazione ci
si potrebbe ritrovare in pieno dilemma: una nuova religione rivelata misteriosamente?
Una verità che soppianta e
pone alla stregua di fantastiche invenzioni le precedenti
cosmogonie?
Forse le cose non sono andate esattamente così.
Riprendiamo nuovamente in
mano la Genesi, il racconto
nel quale un essere soprannaturale crea in maniera del
tutto pacifica il mondo; nessuna fisicità, nessun contatto, nessuna azione
“sospetta” che lo possa mettere in relazione agli Dei mesopotamici o egiziani.
Questa natura così pacifica
subisce però di colpo
un’improvvisa mutazione;
tutto ha inizio con il Diluvio
Universale, quindi lo stesso
Dio scende sulla Terra per
disperdere le genti e confondere le lingue (episodio della
Torre di Babele), continua
poi scagliando zolfo e fuoco
sulle città di Sodoma e Gomorra.
Questa fisicità si accentua
andando avanti nella lettura;
Dio appare tra vento, terremoti, fuoco, fulmini, tutti
scenari che riportano alla
mente le divinità pagane;
potrebbe comunque trattarsi di pura coincidenza, ma
non è così, e per dimostrarlo
76
basterà andare avanti nella
lettura, passando al Libro dei
Salmi, e più esattamente al
Salmo 88.
Proprio in questa occasione
faremo la conoscenza di Rahab, fatto a pezzi dal Dio degli Eserciti; ma chi è Rahab?
Il primo indizio ci viene dato
dal profeta Isaia il quale lo
descrive come un drago che,
al tempo delle generazioni
passate, viveva nel mare; in
pratica sarebbe il più conosciuto Leviatano.
La storia che è stata riportata assume un particolare significato quando si prova a
leggerla in maniera globale,
facendo molta attenzione
alla descrizione fornita dalla
Bibbia.
Questi gli elementi da tenere in considerazione: Rahab
abitava nelle profondità del
mare, era un drago o un serpente dalla forma tortuosa,
è stato fatto a pezzi.
Iniziamo adesso a ripercorrere la strada all’indietro:
con il termine grande mare
oppure oceano, sia gli abitanti della Mesopotamia che
gli antichi egizi usavano descrivere il cielo e gli abissi
spaziali; un serpente dalla
forma tortuosa era una delle
raffigurazioni del Nilo, lo
smembramento era l’azione
che contribuì alla creazione
del mondo secondo il canone egizio. Tutte queste curiose coincidenze sembrano indicare quindi nella figura di
Rahab non certo un mostro
ma una divinità, mentre le
descrizioni riportate nella
Bibbia sembrano voler narrare sommessamente una
vera e propria battaglia tra il
Dio di Israele e lo stesso Rahab o Leviatano.
Quest’ultimo particolare ci
riporta alle battaglie condotte dagli Dei sumeri e da
quelli egiziani, un contesto
dal quale l’Antico Testamento non sembra del tutto immune.
Se questa battaglia effettivamente avvenne, e ciò rispetterebbe le antiche tradizioni
dalle quali si andò evolvendo
in maniera sincretica la cosmogonia ebraica, perché
non viene riportata
nell’Antico Testamento?
Probabilmente non sarebbe
stata consona a un Dio che
non è più fisico, e proprio
per tale motivo venne eliminata, pur rimanendo sotto
forma allegorica.
Ma i misteri non si fermano
qui.
Riprendiamo ancora una volta la Genesi, in particolare il
periodo che riguarda la creazione, creazione che avvenne in sei giorni.
Durante il primo giorno vengono separate le tenebre
dalla luce; questo passaggio
è da sempre stato spiegato
dicendo che si tratta della
luce del giorno, ma andando
avanti ci accorgiamo che sole, luna e stelle vennero create il quarto giorno, a quale
luce quindi si riferisce
l’Antico Testamento?
La soluzione non è semplice,
77
tranne che si avanzi l’ipotesi
che la luce creata il primo
giorno sia da intendersi in
modo completamente diverso; se la luce non era quindi
quella che comunemente
intendiamo essa non poteva
essere che Dio stesso, disceso sulla Terra per attestare la
propria unicità.
Questa attestazione è evidente quando si cita la separazione della luce dalle tenebre; Dio separò il concetto di
Monolatria lasciando negli
Inferi gli altri Elohim e ribadendo la propria unicità.
In tal senso, e certo non a
caso, sia in Mesopotamia
che in Egitto il luogo nel quale vivevano gli Dei era sotterraneo, così come nella cosmogonia durante la creazione il Dio Supremo era letteralmente e fisicamente precipitato sulla Terra fecondandola.
Questa spiegazione svelerebbe un secondo mistero
contenuto nella Genesi: per
quale motivo, se il sole, la
luna e le stelle vennero creati il quarto giorno, già a iniziare dal primo si legge ad
ogni chiusura la frase “…e fu
sera e fu mattina”?
Logicamente notte e giorno
non sarebbero dovute esistere mancando gli elementi
essenziali per fare una distinzione, ma se intendiamo
la separazione di luce e tenebre come un simbolo di
morte e resurrezione, caduta e rinascita, anche la frase
appena citata risulta facilmente comprensibile, poi-
ché anch’essa non è altro
che una affermazione esoterica di morte e rinascita.
La linea di ricerca appena
intrapresa apre però anche
una seconda visione della
creazione; potremmo infatti
trovarci a leggere il resoconto di due ben distinte creazioni: durante i primi tre
giorni viene creato il mondo
metafisico, mentre nei restanti tre prende vita il mondo fisico.
Quelle riportate sono ovviamente ipotesi, ragionevoli
dubbi fondati su curiosi e
molteplici parallelismi che
sembrano incastrarsi perfettamente tra loro; narrare la
storia di un popolo senza tenere conto delle sue radici,
delle vicende che lo videro
protagonista e dei coinvolgimenti che logicamente lo
legarono alle civiltà con le
quali entrò in contatto, significherebbe riportare una idea parziale del suo passato.
Questo metodo di ricerca
non è certo un modo per
screditare una religione o
delle intime convinzioni; la
fede è un intimo convincimento che merita sempre e
comunque il dovuto rispetto,
Roberto La Paglia
CANARIE: UN VIAGGIO NEL MISTERO
Editore Paranormaltour
Non è facile spiegare in poche righe quali strade,
quali sensazioni ci portino ad affrontare tematiche
che, a prima vista, potrebbero apparire infinitamente
lontane da quello che è il nostro quotidiano. Una delle tante risposte potrete trovarla proprio tra le pagine che state per leggere, una selezione per certi versi unica nel suo genere, la prima che si prefigge di
raccogliere e sottoporre all’attenzione del grande
pubblico uno degli aspetti forse meno conosciuti ma
estremamente affascinante delle Canarie, i suoi antichi e moderni misteri. Molto spesso questo incredibile “paradiso terrestre” viene ampiamente menzionato soltanto negli spazi pubblicitari delle agenzie turistiche, questo scenario ha portato, nel tempo, ad accantonare spesso la storia
dell’arcipelago, con le sue numerose leggende, i luoghi mitici e gli innumerevoli fatti
misteriosi che ancora oggi ne disegnano i contorni.
78
la storia e le sue innumerevoli connessioni, così come
lo studio dei miti e delle antiche cosmogonie, sono e dovrebbero essere dei resoconti asettici e sempre aperti a
un costante aggiornamento,
poiché si tratta dell’unico
modo che abbiamo per tentare di comprendere le nostre origini e provare a dare
un senso diverso, forse meno
angosciante, alla nostra presenza su questo pianeta.
I LIBRI DI ROBERTO LA PAGLIA
79
CONFESSO, HO VIAGGIATO
di Noemi Stefani
EL ALAMEIN
Passato e presente s’incontrano
Estate si associa al pensiero di
vacanze e mi reputo fortunata
finché potrò farle. Brevi, solo pochi giorni, se posso nei luoghi che
preferisco, dove la mia mente
insegue la storia e l'archeologia,
per cercare i posti dove quei fatti
accadevano nel tempo.
Il Mediterraneo e l'Egitto, che
ormai ho visitato più volte, sono i
miei luoghi preferiti.
Ascoltando le proposte dell'agenzia di viaggi, mi sono lasciata
subito incantare da una fotografia che rapiva lo sguardo. Era soltanto una spiaggia come tante,
ma la trasparenza e il colore turchino del mare erano aldilà
d’ogni immaginazione per la loro
bellezza e il senso di pace che
m’ispirava. Il nome poi, ha completato e chiuso il cerchio facendomi desiderare di essere già lì.
El Alamein.
Quel nome mi faceva tornare
indietro nel tempo. Quando alle
medie studiavo storia e la seconda guerra mondiale non era soltanto un programma scolastico.
Per me la vera storia era quella
che sentivo dalla voce di mio padre, quella che ci parla attraverso i ricordi.
Mio padre era stato richiamato
militare a Bengasi e per non far
scadere i documenti si era spo80
sato per procura con la mamma.
Lei a Milano alla chiesa di S.Luigi
con un amico di famiglia che faceva le veci; lui sotto una pianta
di palme nel deserto Libico.
Nemmeno un po’ di festa per il
matrimonio, né allora né dopo
perché tanto era inutile spendere dei soldi che non ce n'erano,
ma si erano voluti sempre bene
ugualmente, fino alla fine. Era
tornato giusto in tempo, prima
dell'apocalisse, prima di esser
bloccato lì dalla guerra.
Se non mi piaceva la minestra,
sorrideva, e mi spiegava com'era
il suo pranzo nel deserto.
La sua razione era fatta di un primo strato di mosche, uno di cibo
e quando si alzava il vento (il Ghibli) un dito di sabbia sul fondo.
C'era poco da fare gli schizzinosi
se volevi sopravvivere. In quei
giorni tristi, spesso capitava che
nelle famiglie più d’uno partisse
per la guerra. Così si erano arruolati i fratelli della mamma: il Bepi
nell'aereonautica ancora a livelli
sperimentali; l'Emilio, disperso in
Russia; e il Nanni, carrista ad El
Alamein.
Ci sono state migliaia di morti in
questa stupida guerra, e loro sono stati fortunati. Sono tornati
tutti e tre. Del primo non si diceva nulla. Si era soltanto incattivito e chiuso ancor di più nel suo
carattere ostico. L'altro è tornato
quando ormai si disperava di rivederlo.
Il Nanni si era salvato per miracolo. Era riuscito a sopravvivere fingendosi morto e nascondendosi
sotto un mucchio di cadaveri. Era
vivo, ma beveva perché aveva
molto da dimenticare. Non era
più lo stesso. Folle dalla paura, si
svegliava di notte e si metteva a
urlare “Eccoli… arrivano!”, e spa81
rava nel cortile. Raccontava delle
punture che gli facevano nel petto prima di mandarli all'attacco,
delle atrocità che aveva visto con
i suoi occhi. Aveva visto bruciare,
con il lanciafiamme, dei poveri
negri dentro i loro tucul, e diceva
“Cosa avran fa de mal quei pori
cristian”. I tucul erano una sorta
di costruzioni di paglia impastata
nel fango, che si possono ancora
vedere nei piccoli centri in Africa.
Aveva visto i Mammalucchi armati di scimitarra mutilare e
sventrare dei corpi senza alcuna
pietà.
Era tornato sconvolto, era troppo per lui, beveva, e beveva.
Invece era quasi allegro quel
giorno, che con il suo più grande
amico (detto "il longo", perché
era alto) erano andati ad arruolarsi come volontari e così risolvevano il problema della disoccupazione. In alternativa c'erano le
miniere, e sarebbe dovuto partire ugualmente. Lui era contento
e la nonna, invece, piangeva per
la rabbia e lo sconforto. Sapeva
cosa voleva dire guerra perché
aveva già vissuto sulla sua pelle
quella del '15, e non pensava di
essere coinvolta ancora in un'altra tragedia.
fischiare nelle fessure delle vetrate, e muovere le tende oscuranti.
Una stanza d'albergo è sempre
un luogo estraneo la prima sera.
È come se fosse rimasto qualcosa. L'energia delle tante persone
che si sono fermate qui, i loro
pensieri. L'aria è satura di odori,
hanno dormito in quel letto, dove avrei dormito io.
Soltanto quando incomincio ad
aprire la valigia, a buttare qua e
là le mie cose che poi vedo in giro, la stanza diventa più familiare
e rassicurante.
Spengo la luce e provo a dormire, sono stanca e vento permet-
Sì, perché il Nanni lo avevano
preso abile e arruolato, mentre
"il longo" era rimasto a casa per
il fisico non adatto.
Pensavo a queste cose quando il
Boeing è atterrato nel deserto
all'aeroporto di El Alamein.
Più di 45 gradi.
Un aeroporto senza aria condizionata, dove più di trecento persone in fila attendevano di avere
il visto di entrata, mentre due
funzionari grondavano di sudore
e qualche volta sbagliavano i timbri, costringendoci a rifare la fila.
Quanti tipi di sudore esistono,
quanti tipi di odore in tanti corpi
umani diversi costretti a stare
troppo vicini uno all'altro?
Tanti.
Gli abiti incollati alla pelle, finalmente siamo arrivati al Ghazala
Resort.
È sera, e dalla terrazza della hall
vedo un posto qualunque, una
piscina con pochi che si attardano a parlare, un mare qualunque
e nel fondo una barriera e pochi
scogli.
C'è molto vento, e mi mette un
senso di tristezza. Il vento c'era
anche quella sera e lo sentivo
82
tendo mi addormento.
Mi svegliano delle voci forti.
Un occhio al mio orologio sul comodino, sono le tre e mezzo di
notte.
Ma chi grida così?
Sembra una televisione ad alto
volume.
Temporeggio un attimo, tra il
sonno e la veglia e spero che finisca da sé, e poi penso di chiamare la reception per i rumori molesti.
Mi fermo appena in tempo, perché dall'armadio che ho di fronte
al letto, vedo filtrare una luce
azzurra.
La televisione è la mia.
Si è accesa da sola.
E si spegne da sola perché se ne
va la corrente.
Buio totale, nemmeno le luci d'emergenza.
Mi alzo e vado a guardare dal
terrazzino della stanza.
Fuori la luna illumina un paesaggio spettrale.
Non posso evitare di pensare alla
battaglia, a quei poveri morti.
Di fronte a me sono ben definite
le dune del deserto con qualche
rara palma e un cielo di piombo
con poche stelle.
Solo tre brillano luminose.
Sono quelle della cintura di Orione, le stesse che immagino allineate sopra le piramidi al Cairo a
poco più di trecento chilometri
da me.
La corrente torna, e anche l'aria
condizionata.
Nelle notti seguenti succederà
spesso che la televisione si accenda e si spenga da sola per
questi sbalzi di tensione inspiegabili.
Il Ghazala Resort si trova in una
posizione strategica per chi vuol
visitare più posti.
È stato costruito pochi anni fa da
uno sceicco del luogo, che abita
una villona abbastanza vicina
all'hotel.
A pochi chilometri dall'aeroporto
di El Alamein, è in una zona
(Dabah) rinomata per la sua bellezza e frequentata da tutta l'élite degli egiziani, circa centoquaranta chilometri da Alessandria,
trecentodieci dal Cairo, e circa
quattro ore dall'Oasi di Siwa.
È anche abbastanza vicino al museo dedicato alla seconda guerra
mondiale e al sacrario dedicato
ai militari italiani, tedeschi e inglesi caduti in questa terra.
83
Che cosa ricordo di più?
Una sabbia bianca e impalpabile
come cipria.
Onde che scavano e franano la
riva, acqua verde, azzurra, turchina, blu cobalto e persino rosa, a
secondo dei raggi del sole e da
come si spostano le nuvole. Colori che cambiano continuamente
e che non avevo mai ammirato
prima nella loro purezza.
Se il paradiso esiste davvero, deve essere un posto molto simile a
questo.
Alessandria d'Egitto
Alessandria d'Egitto, qui si fece la
storia nei secoli. M’impressiona
girare per le strade di questa città ricostruita da architetti italiani. Sembra di passeggiare nella
vecchia Milano, o Torino, sembra
di stare in Italia... I romani sono
passati di qui. Si vede la loro
traccia guardando il grande scavo dell'Anfiteatro Romano. E' imponente, peccato che gli scavi
siano stati interrotti perché nel
900 gli egiziani hanno costruito
orrendi palazzoni proprio in mezzo ai ruderi e quindi non hanno
nessuna intenzione di farsi demolire le loro case, nemmeno
per una buona causa come la
storia. Non poteva mancare la
visita alla famosissima Biblioteca
di Alesssandria demolita più volte nel corso della storia e ricostruita in modo imponente usando le tecniche più innovative. Gli
egiziani hanno voluto mantenere
il più possibile il ricordo della
struttura originale costruendo
tutto con una simbologia. Per
terminare la breve visita ad Alessandria, la guida ci mostra il luo-
go, dove probabilmente si ergeva
il famosissimo Faro. S’innalzava a
guidare le navi che lo vedevano
da molte miglia di distanza. Era
costruito tenendo conto della
tecnica degli specchi del grande
Archimede, ed è andato distrutto, finito in mare durante uno dei
tanti terremoti nei secoli. È rimasta la fortezza di Qaitbay, ricostruita su quello che in origine
era il palazzo della bella Cleopatra. Quanta storia che si può sol-
84
tanto immaginare. Il tempo ha
lasciato soltanto vaghi segni e un
lontano ricordo.
El Alamein - Seconda guerra
mondiale
Dopo un po’ l'autobus si ferma
lungo la strada assolata, ma quasi nessuno vuole scendere. Troppo caldo. Guardiamo dai finestrini una lapide, diventata famosa
per le parole incise nella piastra.
“MANCO' LA FORTUNA NON IL
VALORE. 01 LUGLIO 1942”, appena 111 km da Alessandria.
Qui i soldati italiani si sono dovuti fermare e arrendere. Proseguiamo per il Museo Militare,
dove sono esposti i reperti della
battaglia, le vecchie divise, manichini vestiti come soldati di allora, fucili, baionette, granate, maschere antigas, cucchiai, scarponi
senza suola, e quant'altro è stato
ritrovato in mezzo alle sabbie del
deserto. Fa molto caldo, ma io mi
sento i brividi e sudo freddo. Ne
hanno ritrovati soltanto pochi di
questi ragazzi, circa 4,500 su
40,000. Guardo le foto di Rommel alle pareti mentre visita le
trincee. Ma guarda, c'è un piccolo monumento al soldato carri-
sta... Penso allo zio Nanni...
“Visto, ti hanno fatto il monumento”, e mi scappa un sorriso...
Sento un groppo allo stomaco,
pensieri vanno e vengono. Uomini trattati come carne da macello
per l'ottusità di chi li governa e
decide di vita e di morte. Quando
siamo arrivati al Sacrario Italiano,
c'era più di un km da fare a piedi
sotto il sole del mezzogiorno da
dove ci ha lasciato il pullman. Sul
muro all'entrata un'altra frase
storica che appartiene a Rommel, generale tedesco e grande
stratega detto "la volpe del deserto". “Il soldato tedesco ha stupito il mondo, il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco”. Un viale terroso, fiorito da
cespugli di buganvillee, rosa e
lilla, ai lati con tante lapidi a memoria dei bersaglieri, fanti, alpini
e tutti i corpi militari che hanno
combattuto. C'è un guardiano
sulla porta del Sacrario e sorride
gentile a chi entra. Tante scritte
sui muri per ricordare chi non c'è
più e tante lapidi con tanti nomi
italiani. Mi si stringe il cuore e
non posso restare più di tanto.
Percepisco la paura della morte
imminente, la disperazione di
lasciare la vita quando invece è
ancora piena di promesse. Prego
per loro, senza voce, senza parole, e lascio quell'ombra velocemente. Il resto della settimana è
volato in un attimo, ma a me era
rimasto un senso di oppressione
che ancora adesso stenta ad andare via. Una nota in rosa. Al ritorno, altra attesa penosa all'aeroporto, più di trecento persone
chiuse in un locale, senza aria
condizionata e senza finestre,
per aspettare il volo. C'erano anche bambini molto piccoli e faceva pena vederli piangere in braccio a genitori impotenti. Bisogna-
85
va solo aspettare. Il Boeing era
visibile dalle vetrate sporche. Una buona notizia, che sollievo, si
parte mezzora prima. Mai successo in nessun viaggio. E notizia
ancora migliore, si atterra alla
Malpensa mezz'ora prima. Il pilota era una donna, e non aggiungo nessun altro commento, non
ce n'è bisogno.
LIFE AFTER LIFE
di Noemi Stefani
Jesus insegnaci la vita
La PAZIENZA
<<Non è sempre facile avere pazienza. Sentire che bisogna saper
aspettare il tempo di risposta di
quelli che ci ascoltano. E se non
arriva quello che vorremmo allora tutto deve essere fermato,
lasciato lievitare come se fosse
un pane.
Il pane non può essere servito
crudo. Il processo è completo
quando la farina e l'acqua insieme al sale e al lievito hanno creato una sostanza che si solleva
soffice, gonfia e pronta per essere elaborata dalle mani.
Gli incapaci sbagliano gli ingredienti, il tempo di lievitazione e
la cottura.
Uscirà dal forno una sostanza
che non nutre, è poco bella da
86
vedere e sarà sgradita al palato...
La PAZIENZA
Bisogna saper servire con pazienza, dare amore senza avere
tutto presto, e dentro di noi ciò
che serve, è il senso di dare con
amore che conta.
Senza amore anche le azioni più
nobili non portano nessun frut-
to. Perché il frutto è il risultato
di un processo d'amore che viene dal sacrificio di un piccolo seme.
Senza morire dell'ego resta poco
da fare...
Dare non è fare grandi azioni, o
decidere per grandi imprese.
Darai tutto il tuo amore e senza
avere ritorno sarà il dono per
grandi opere.
Ti porterai a essere una persona
che vale se decidi che tu non sei
una semplice apparenza, se ti
senti portato verso chi è più debole, e salvare e servire sono gli
unici desideri che ti distinguono.
Perché vi affannate a rincorrere
ciò che vorreste, cercate sempre
di possedere e di tenere stretto
quello che vi resta tra le mani?
Meritare le cose dipende da ciò
che deve essere, dall'uso che voi
farete di ciò che vi verrà dato.
Se non avete, non vuol dire che
non potrete avere.
Significa che ci sono dei tempi e
delle azioni che si devono completare, che il destino non è dato per avere cose o sentimenti
che restano inespressi, non è
tutto PRESTO.
Abbiate PAZIENZA, lasciate lievitare il vostro senso per quello
che vorreste, state a guardare
come tutto si compie secondo
una legge precisa che collega gli
eventi a tessere un tessuto per
voi esatto.
Nemmeno un sasso passa inconcludente, perché anche la sua
funzione viene registrata da Chi
tiene conto di tutte le cose e avrà cura che per quel sasso tutto
serva a renderlo adatto al luogo
e alla dimensione che deve avere.
Moglie tieniti forte a chi ti ha
voluto compagna perché se resti
annoiata dei suoi errori anche lui
poi non troverà motivo per darti
amore e fedeltà che tu pretendi.
E tu marito non essere meschino
con chi ti dedica tanto tempo e
sentimento.
Seguila nelle sue difficoltà che è
degna di rispetto perché sa portare tanto peso e resta lieta.
Molto viene dato a chi sa stare
secondo il testo (destino) che
vuole. Se viene tolto qualcosa è
sempre per dare al testo un senso capace di formare il tema che
si è scelto.
Seguite il cammino che volete,
pensate che è stato scelto per
voi e con il vostro consenso prima di essere carne, tenetene
87
conto e sollevatevi dai pensieri
di morte che pesano.
Una vita finisce e un'altra continua a vivere senza forma apparente, senza peso, esattamente
in linea con la Creazione.
PAZIENZA allora! Tutto va e tutto viene verso chi è capace di
tenere il corso degli eventi secondo la sua vera natura.
Lasciate che tutto sia... Sarà senza peso e vi porta a salire >>
P.S: Se servono chiarimenti avete l'indirizzo della mia posta elettronica. Scrivetemi pure in
privato, vi risponderò.
Eredità atlantidee per
Templari d'oltreoceano
AA.VV.
Il presente articolo è una riedizione più elaborata di articoli
dell’autore, già pubblicati sullle
riviste Hera e Il Giornale dei Misteri
Col progressivo incremento del
revisionismo storico, dall'apocrifia
accademica svincolano resti di
insediamenti Vichinghi in Canada,
tracce di Fenici in Brasile, di romani sulle coste texane e fondali di
Rio De Janeiro, così in Nordamerica, con ricercatori a caccia di un
tesoro rossocrociato nascosto
sull'isola di Oak.
Da accurate indagini del prof. Enrico Calzolari (fig 1), nel 2007 appresi uno studio con elementi illuminanti segreti templari, nonché
dissacranti la storicità del più noto navigatore genovese.
A declassare Colombo, anche la
verosimile flotta cinese dell'amiraglio Zeng He, alla testa di 300
navi con un'ammiraglia di abnorme dimensione (dieci volte una
Caravella), approdante sulla costa
statunitense del Pacifico agli albori del 1400.
88
Soprassedendo il Cipango, ovunque non sopiscono efferate indagini alla conoscenza templare,
pregna di incensite ricchezze e
arcane dottrine aventi simbolismi
di una sospetta matrice... atlantidea.
Quello di Atlantide non è più solo
un mito, ma perdute memorie
ricostituite da scoperte mai ufficializzate, come nell'Atlantico occidentale (fig 2), probabile primario continente "perduto", e intendiamoci, pure sott'acqua, ove da
tempo Graham Hancock e prede-
cessori puntarono l'indice investigativo.
Il mare nasconde verità legate
all'occulto passato terrestre, e la
superficie conserva preziosi reperti costellati da simboli di non
esclusa pre arcaica estrazione,
appartenente ad antichi così remoti da poter antecedere il popolo degli iconografici Atlantidei?
Forse, e forse giunti dalle stelle o
rinati dalle ceneri di un'evoluta ed
estinta umanità spazzata via prima dello sbarco Anunnaki del
450.000 A.C. (fonte: Zecharia Sitchin).
Per reminiscenza atlantidea, un
esempio lunigianese potrebbe
testimoniare la tragedia relativa
alla "scomparsa" di continenti
(Antartide) o del suo sommerso/
inabissato ex grande avamposto
atlantico al di là delle colonne
d'Ercole.
Si tratta di una doppia spirale di
origine templare (fig 3) visibile
presso la chiesa di Porto Venere
in S.Lorenzo (SP), avente in basso
un segmento dentato (sospetta
catena montuosa) e in alto due
lettere greche Lamda sovrastanti
due cerchi simboleggianti: forse il
sole e la luna (Calzolari: “...si sostiene che i Templari ebbero a identificare il Sole in Dio e la Luna
nella Madonna…”).
Il professore tuttavia, non esclude
una mia personale interpretazione di lettura, e cioè né Sole o Luna, ma due pianeti rappresentanti
la Terra e un pianeta in transito
attiguo ad essa, ovvero ciò che il
compianto Sitchin e Roberto Bon-
fig. 4
cristiano dettagliarono con Nibiru,
primo indiziato circa globali diluvi
terrestri ogni 3600 anni. Sempre
in mia considerazione, le due spirali di succitata effige suggerirebbero ondate di marea travolgenti
una terra costituita da monti
prossimi ad essere investiti da
mega-tsunami.
Calzolari comunque, sostiene che
l'effige spezzina può determinarsi
nel sistema di lettura "colmate le
valli e spianate i monti" (vuotopieno a cremagliera) e in un secondo sistema di lettura determinante che, le due lettere lamda
sovrapposte simboleggerebbero il
doppio senso del movimento rotatorio della Terra con due angoli
di inclinazione dell'eclittica: l'attuale 23°27' e l'antecedente 24° al
cataclisma globale creato da due
corpi celesti che, passando vicini,
causarono il catastrofico innalzamento delle maree.
Come tutte le genti e i miti al
mondo raccontano di questi eventi, anche i Templari in rimembranza potrebbero essere stati
partecipi a tale apprendimento.
Secondo Calzolari, la loro attività
transoceanica portò essi a carpire
(e ricordare in Lunigiana) epiche
narrazioni mesoamericane e loro
costumi.
Questi, sono constatabili in una
figura muraria realizzata dai Templari presso Codiponte ove sono
raffigurate due facce di riconducibile fattezza oltreoceanica, aventi
89
per ornamento due identici copricapi tipici degli Amerindi (fig 4,
Chiesa a Codiponte, SP).
Questi avrebbero trasmesso ai
Templari conoscenze e simboli
ereditati da avi sopravissuti alla
tragedia dell'Atlantide sprofondata oltre le colonne d'ercole; tuttavia, questa, per calcolo delle probabilità, dovrebbe essere stata la
più grande colonia marina dell'impero atlantideo, avente come madre patria l'attuale Antartide, ove
"anonime" spedizioni scientifiche
avrebbero scoperto occulte meraviglie imprigionate tra i ghiacci
(alto fig 5).
Altresì, le attuali vette delle Azzorre (già meta Cartaginese e forse Templare) rappresenterebbero
l'apice di un vasto territorio un
tempo emergente dal mare e rap-
presentante la parte di un impero
atlantideo.
È ipotizzabile che i Templari sapessero questo, e molto altro a
noi oggi appena noto.
Nei bassi fondali a sud ovest delle
Azzorre, furono rilevate rovine da
cui si può delineare un tracciato
sino al muro di Bimini, e da lì sino
a Cuba: una serie di ex isole collimanti con la descrizione di Platone conducente a occidente. Nel
mare meridionale cubano, a 600
metri di profondità, giace un complesso piramidale tutt'altro che
blasonato rispetto al megalitico
Yonaguni giapponese (basso fig 5
unità sottomarina sovietica in esplorazione).
Il 18/12/09, la trasmissione Voyager mandava in onda un esteso
capitolo denominato La Notte dei
Templari: indagini di ricercatori
europei e statunitensi, confermavano quanto Calzolari ebbe a tra-
smettermi in precedenza.
Per oltre due secoli, i Templari
attraversarono segretamente l'Atlantico anticipando Colombo di
almeno trecento anni.
Sulla questione, evitando contesti
di ricerca circa tracce di ori Templari nascosti in Islanda, Canada,
Scozia o Pirenei, si tenterà di scoprire le ragioni che spinsero i rossocrociati ad attraversare repentinamente l'oceano, con indizi circa
la loro presenza nel nuovo continente. Nel libro Arte Precolombina di Alberto Rex Gonzales, sono
raffigurate placche discoidali in
bronzo arsenioso appartenute
alle misconosciute civiltà dell'Aguada e del Beni (dal 600 al 900
d.C.). Alla luce di un attenta analisi combinata con Calzolari, non è
dato sapere da CHI dette civiltà
abbiano ereditato i misteriosi simboli insiti nei bronzi (lascito atlantideo? I sospetti non mancano).
In uno di questi (fig 6, placca del
Beni) si appura la presenza di due
doppie spirali che riconducono a
quella di Porto Venere e molte
altre site negli ornamentali templari d'Italia e dell'Europa medioevale.
In comprovazione, la presenza
simbolica del Tau (alfabeto greco)
inciso in piccolo sopra la doppia
spirale superiore (alto fig 7), riscontra con la simbologia lunigianese dove imperava l'ordine Templare dei Cavalieri del Tau (basso
fig 7: simbolo Tau in Val di Pino).
Come Calzolari insegna, i valichi
lunigianesi ed i porti del levante
ligure formavano un'imponente
sistema viario templare convergente ai porti di Ile Rousse e St.
Florent (Corsica), noti per aprire
rotte verso la Spagna e relative
Canarie.
I Templari in Portogallo, custodi
della rotta atlantica che dalle Canarie portava alle Americhe, condivisero tale conoscenza con il
reame Portoghese, che, al fine di
90
proteggere i cavalieri dall'Inquisizione, non chiuse il loro l'ordine,
ma, lo mutuarono nel nome di
Ordo do Cristo (Ordine di Cristo).
Nel Medioevo perciò, gli ex Templari di adozione portoghese attraversarono l'Atlantico più volte
per giungere nella Mesoamerica e
più a meridione come in... Patagonia!
Da una estesa relazione libraria
del Bartocci e attigue analisi di
Calzolari, si enuncia come presso
il centro portoghese di Sagres con
illecito Cristoforo Colombo
(complice il fratello Bartolomeo)
riuscì a ottenere una rotta atlantica costata la vita al corrotto ex
capo Templare dell'Ordo do Cristo, pugnalato dal Re Giovanni I
per violazione del segreto atlantico e tradimento.
Pertanto, la ragione per cui Colombo impresse la Croce Templare sulle vele delle Caravelle spagnole, non sarebbe stata per inneggiare l'araldica di Genova (che
mai lo accreditò), ma piuttosto
per "onorare" gli ex Templari
dell'Ordo do Cristo che permisero
la fuga di notizie avvenuta al centro di Sagres, già fondato dal Principe Enrico (figlio di Re Giovanni I)
e maestro del nuovo ordine cri-
stiano, tra cui membri figurava
un certo Vasco De Gama!
Tra le singolari connotazioni di
Colombo, una emerge nel libro di
Roberto Marino Colombo, l'ultimo
dei Templari; il navigatore però,
non incarnò originarie virtù
dell'ordine, ma quelle di un ramingo fuggiasco (col figlio Diego)
dall'ospitale Portogallo che ne
ordinò la cattura, a cui scampò
rifugiandosi in Spagna.
Perché, dunque, la Lunigiana sarebbe stata un epicentro Templare ricco di simbologie presenti in
Sudamerica?
Calzolari ricorre agli antichissimi
valichi preistorici lunigianesi: i
Templari sfruttarono vie di comunicazione utilizzate da paleolitici
liguri e autoctoni dell'Oltrepò Pavese (dal 17000 a.C. > fine ultima
glaciazione) valicanti i passi per
trasportare l'argento che estraevano da Monte Valerio (Cento
Camerelle, Piombino).
Nel valico di Porciorasco ed annesso ex sito Templare, è presen-
te un disco Solare (fig 8) tipico del
Guatemala.
Come per l'esempio di Codiponte
ed altri, si potrebbe pensare che
gli amerindi avrebbero potuto,
nel passato, giungere in Europa e
trasmettere la loro simbologia.
Tuttavia, teoricamente ciò potrebbe risultare improbabile: degli amerindi, non risultano cronache di grande navigazione, e le
loro imbarcazioni (canoe, piroghe,
91
eccetera) perlopiù erano adatte a
percorrenze fluviali, ivi le più
grandi (fig 9) più consone alla navigazione costiera che oceanica.
Al merito però, va detto che alcune delle antiche cronache amerinde rivelano che Maya, Atzechi e
Incas sarebbero i discendenti di
alcuni scampati al disastro di Atlantide, e ciò denoterebbe una
persa ed antica conoscenza di navigazione atlantica (altrimenti,
detti avi come avrebbero potuto
salvarsi?). Già l'ebreo Abraham
Zacuto (matematico e astronomo)
dichiarò che i Templari soppressi
in Parigi, sotto tortura rivelarono
di aver raggiunto lontane terre a
occidente.
Azzorre e Canarie, quindi, sarebbero state un avamposto per rotte verso le Americhe con opportuno appoggio sull'asse Bermuda.
In base ai reperti descritti dallo
studioso José Vizinho (allievo di
Zacuto, conoscitore della Carta
Medicea) le Azzorre furono meta
cartaginese, poichè egli rilevò loro
monete datate 300 a.C., mentre
le Canarie, già note erano a Fenici
e Romani.
È possibile, quindi, che certe simbologie siano state trasmesse al
vecchio continente e agli Amerindi da una civiltà atlantica scomparsa tra i flutti del mare?
È una probabilità che si veste di
certezze, come è certo che i fondali atlantici nascondano antiche
vestigia (fig 10).
Si vedano anche, gli esempi Messicani del complesso di Uxmal
(alto fig 11), con spirali quadrangolari comuni nell'antica Grecia,
visibili anche in vasi etruschi, o
greci e romani come al museo El-
fesina di Elusi (centro fig 11), come le lettere Lamda di Uxmal collimanti con le due Lamda nell'effige di Porto Venere (basso fig 11),
le cui spirali parentelano con numerosissimi reperti europei e
d'oltreoceano. Che optare? Greci
assimilanti simbologie dalla nemica Atlantide o Greci navigatori
che raggiusero il Messico? Templari influenzati dalla cultura Ellena o da genti oltreoceaniche? Fu
la cultura amerinda a produrre
dette simbologie o qualcuno le
trasmise a loro arrivando da dove?
O forse transoceanici Fenici trasmisero agli Amerindi ciò che
(anche) nutriva la vicina Grecia?
Indizi suggeriscono il contrario.
O più semplicemente, in un dimenticato passato terrestre una
scomparsa e remota civiltà colonizzò tutto il pianeta lasciando
tracce archeologiche in ogni con92
tinente.
Circa approdi al nuovo continente, non sono pochi i sostenitori
della tesi fenicia, ma anche quella
romana, già indagata sulle coste
texane dall'esperto Osvaldo Carigi. I Fenici possedevano navi veloci, robuste e particolarmente adatte per affrontare il mare in
tempesta (esempio navale poi
assimilato dai Romani).
Nel 1872 Ladislau Netto, ex direttore del Museo Nazionale di Rio
de Janeiro, fu licenziato per aver
dichiarato di aver scoperto alla
foce del Fiume Paraiba una piastra avente incisioni fenice, similmente rinvenute cento anni dopo
in Honduras su pietre e anfore
giacenti innanzi la costa.
Al noto archeologo subacqueo
Robert Marx, dopo aver recuperato sospette anfore fenice e romane nei bassi fondali brasiliani
(1982), fu negata dalle autorità
brasiliane l'immersione presso
due probabili relitti romani da lui
individuati (tutt'oggi il cacciatore
di tesori, vive l'impossibilità di
perlustrare i fondali brasiliani, fig
12).
Pertanto, se i Fenici furono i primi
e i romani secondi ad approdare
oltreoceano, Roma, con la vittoria
nelle guerre puniche, avrebbe
carpito rotte oceaniche dai Fenici
che a loro volta (tesi da non escludere) potrebbero essere stati emissari navigatori per conto dei
Faraoni egiziani (cocaina e caffeina rinvenuta nelle mummie: elementi esclusivamente reperibili
nel "nuovo continente").
Dette rotte transoceaniche sarebbero poi state ereditate dal Sacro
Romano Impero, e successiva-
mente custodite in segreto dalla
nascente Santa sede romana dello Stato Pontificio.
Sic stantibus rebus, da essa i Templari a loro volta sarebbero riusciti a trafugare documenti relativi a
segreti oltreoceanici (quindi, le
rotte!).
Tuttavia, prima dell'avvento templare, non è detto che avi lusitani
non fossero già conoscitori delle
Americhe per due motivi:
1) tale popolo da tempi immemorabili ha sempre avuto innanzi a
93
sè l'Atlantico;
2) commercialmente i Fenici, frequentavano assiduamente le coste atlantiche della penisola iberica, e perciò, è lecito supporre che
entrambi i popoli abbiano condiviso ciò che altri non sapevano.
È comunque certo che le placche
di bronzo arsenioso di Alberto Rex
Gonzales, denunciano elementi
impossibili a ignorarsi.
Simboli anellanti culture assai distanti tra loro nel tempo e nello
spazio... con Greci, Precolombiani, Templari e i misteriosi Atlantidei? Platone: “davanti alla foce
chiamata Colonne d'Ercole, c'era
un isola che offriva un passaggio
alle altre isole e dalle isole a tutto
il continente che sta dalla parte
opposta di quello che è veramente
il mare”.
Ed è proprio da "quella parte opposta", che una placca di bronzo
rinvenuta a Cercania de Cochabamba (Bolivia, fig13, civiltà sconosciuta) richiama un contesto
Greco-Romano con simbologie
assunte dai Templari.
Come a Elfesina di Elusi, in siti archeologici e musei, su alcuni vasi
e manufatti è possibile riscontrare
il fiore della vita (alto sx fig 13),
che nella casistica, può presentarsi a numero variabile di petali.
Questi similmente, è presente in
succitata placca boliviana con due
fiori a noe e dieci petali dettagliati
con una spirale e due labirinti.
Nel contesto sudamericano, la
realtà delle spirali in oggetto assume parentela al cospetto delle
numerosissime spirali petroglifiche appartenute agli eruditi Anasazi; l'inspiegabile scomparsa di
tale misterioso popolo mesoamericano, si accosta all'equivalente
scomparsa dei peruviani Incas,
nonchè le estinte civiltà del Beni e
dell'Aguada.
Vista la spirale, un'altra consuetudine simbolica ricorrente in Europa e nei bronzi in questione fa il
Le prove indiziarie qui inizialmente raccolte, stanno a indicare che i
Templari assunsero nella loro simbologia esoterica, elementi che
appartenevano sia agli Amerindi
sia ai Greci. Certo, i romani molto
assorbirono dalla cultura greca, e
quindi i Templari avrebbero potuto cogliere elementi dalla loro eredità; ma non si spiega come gli
Amerindi del nord Argentina, Perù, Bolivia e Cile andino (aree presidiate dal Beni e Aguada) possano aver condiviso la medesima
simbologia.
La tesi di Calzolari ha una risposta: sarebbero stati i Templari a
ricevere dagli Amerindi codeste
simbologie.
Altresì è difficoltoso dimostrare
l'opposto; gli oltreoceanici non
avrebbero potuto aver attinto
nulla dai Templari, a prova del
fatto che l'ordine dei crociati nacque oltre due, tre secoli dopo la
verso al labirinto.
Il suo archetipo encefalico dalle
ignote origini (fig 14) è diffuso in
tutto il mondo, e si ritiene che
forse, il più antico sia a Luzzanas
(Sardegna, 6000 a.C.): si tratta di
petroglifi, pitture rupestri, tracciati terreni o botanici, incisioni oggettistiche e numismatiche.
Il modello che a noi interessa presenta forma rettangolare o quadrata come in una placca di bronzo della cultura divinatoria demoninata Las Manos Vacias; la provenienza è sconosciuta e l'appartenenza non è certa (si suppone
Aguada).
Nelle sue incisioni centrali è possibile constatare la presenza di una
spirale e due labirinti: per comparazione Calzolari esibisce un eclatante esempio presente in Lunigiana presso la Chiesa di Monte
dei Bianchi; la familiarità dei labirinti è impressionante, peraltro
assai poco dissimile dal labirinto
coniato su una moneta della antica Grecia (es. fig15).
94
datazione delle placche di bronzo
arsenioso (600-900 d.C.) e relativa
scomparsa dei loro possessori.
Tali simboli quindi, i Templari li
avrebbero conosciuti da successivi autoctoni sudamericani relativi
al termine dell'era precolombiana, periodo Incas, Azteco e opportunamente Maya nella Mesoamerica.
Nella prossima e ultima parte, emergeranno ancora elementi pre
95
colombiani, in primis costituenti
uno dei simboli più familiari al
contesto Templare...
Croci Orbicolari!
E molto altro...
(Continua nel prossimo numero)
La civiltà
di Asikli Hoyuk
Simone Barcelli
Asikli Hoyuk, a circa trenta
chilometri da Aksaray, è un
sito archeologico al centro
della Cappadocia; poco conosciuto, non pare destare particolare interesse e non è nemmeno inserito come meta preminente dagli operatori turistici. Eppure, in pieno Neolitico (attorno all’8000 a.C.), fu
scelto per crearvi un importante insediamento di qualche
migliaio di residenti, immerso
com’era in un paesaggio vulcanico dominato da quelle
che un tempo erano valli fluviali, poi trasformatesi in depositi di tufo: una zona fertile
e ricca di ossidiana, due buone ragioni per convincere i no-
stri antenati a fermarsi, cambiando radicalmente le precedenti abitudini.
tazioni oscillanti tra 7000 e
6.600 a.C. Gli scavi sistematici
iniziarono solamente sul finire
degli anni Ottanta del secolo
Archeologi al lavoro Il sito,
scorso sotto la guida di Ufuk
tuttora oggetto di studio, fu
Esin, in considerazione
individuato nel 1964
dell’urgenza di procedere alla
dall’archeologo Ian A. Todd,
mappatura completa
che rinvenne in strati superfi- dell’insediamento, poiché era
ciali migliaia di artefatti realiz- imminente la realizzazione di
zati con l’ossidiana, segno del- una diga sul lago Mamasin, le
la presenza di una notevole
cui acque avrebbero sommerindustria, il cui prodotto era
so parzialmente il sito (sorte
destinato per lo più al comgià toccata all’insediamento di
mercio in un ambito che deve Nevali Cori). Da allora le camconsiderarsi assai vasto, abpagne di scavo si sono sussebracciando tutto il Vicino Oguite quasi senza sosta, anche
riente. I primi accertamenti
se oggi non sussiste più alcun
con la tecnica del C-14, esepericolo di sommersione, coguiti all’epoca su almeno cin- me confermato recentemente
que manufatti, produssero da96
8200-7400 a.C., facendo di Asikli Hoyuk uno dei primi siti
neolitici dell’altopiano
dell’Anatolia. Non c’è dubbio
che questa località, fin dal Paleolitico, fosse meta dei
cacciatori/raccoglitori che vagavano nei dintorni, nel primo
tentativo di stanziamento sedentario.
Scheletri in casa Le abitazioni
in mattoni crudi finora rinvenute sono quattrocento, allidall’archeologo Gunes Duru,
dalle piogge. La parte più inte- neate e adiacenti, tanto da
con il quale mi sono breveressante che si sta scavando è suggerire una convivenza somente intrattenuto proprio ad senz’altro quella in fondo allo ciale senza i classici requisiti
legati alla proprietà privata. La
Asikli Hoyuk; grazie a una co- scavo stratigrafico
noscenza locale, ho potuto
dell’insediamento, dov’è stata presenza di pochi edifici ben
più grandi rispetto alla media,
infatti accedere direttamente rinvenuta anche una formapossono intendersi come luoall’interno del sito, documen- zione rotondeggiante con
tando gli scavi più recenti con all’interno alcune buche: po- ghi di aggregazione di una
le immagini a corredo di que- trebbe essere stato un pozzo parte della comunità. Poiché
sto resoconto. L’archeologo mi per la raccolta dell’acqua pio- gli edifici sono privi di apertuha spiegato che molte delle
vana. Le ultime datazioni con re sulle pareti, similmente alle
abitazioni già scavate sono ora il C-14, eseguite stavolta sulle abitazioni di Catalhoyuk (ma
protette con coperture per
ceramiche rinvenute in tre dif- anche a quelle degli indiani
Anasazi), si ritiene che
evitare possibili deterioraferenti strati di occupazione,
menti provocati soprattutto
hanno prodotto il risultato di l’ingresso avvenisse dal tetto
piano mediante scale di legno
removibili. Un’area dedicata, a
ridosso del sito, presenta ricostruzioni attendibili di queste
abitazioni, realizzate con materiale e tecnica dell’epoca.
All’interno delle camere
‘multifunzione’, ampie mediamente sui venti mq., sono state individuate una settantina
di sepolture, quasi tutte corredate da offerte funebri di
collane e braccialetti. Infatti, i
defunti erano seppelliti in posizione fetale all’interno di
fosse create sotto il pavimento degli edifici stessi.
97
Dall’analisi dei resti scheletrici
sappiamo che la vita media
dell’uomo era attorno ai cinquantacinque anni, mentre
quella della donna non andava oltre i venticinque: le evidenti deformità riscontrate
sulle articolazioni suggeriscono che il gentil sesso fosse impiegato anche in lavori solitamente svolti dai maschi, come
il trasporto di carichi particolarmente pesanti. Il campione
ci permette inoltre di attestare al 50% la mortalità infantile; un’analoga percentuale è
riservata agli scheletri che
presentano evidenti segni di
bruciature, a conferma che
sovente, dopo il decesso, i
corpi erano inceneriti in forni
predisposti allo scopo (forse
all’interno di santuari o templi
destinati alle pratiche religiose), come d’altronde già accertato negli scavi di Cayoyu e
Nevali Cori, con il rinvenimento di analoghi focolari. Poiché
ad Asikli Hoyuk non è stato
ancora rinvenuto quello che
potremmo definire un cimitero, per il momento si scorge la
possibilità che la sproporzione
tra le sepolture e il numero di
abitazioni sia riconducibile a
un culto funebre riservato a
una ristretta classe di dignitari. Stupisce, semmai, la completa mancanza di manufatti
che possano richiamare precisi simbolismi legati a pratiche
religiose, come ad esempio
quelle della Dea Madre o del
Toro Celeste, attestate a Catalhoyuk, Gobekli Tepe e altri siti
similari presenti in Turchia,
ma anche nella vasta area di
riferimento, cioè il bacino del
Mediterraneo.
Collane e bracciali Una ventina di anni fa si rinvenne nel
sito una collana con dieci per98
le di agata magistralmente
perforate per quasi dieci millimetri, databile ad almeno il
7000 a.C. La scoperta induce a
considerare che gli ‘artigiani’
di Asikli Hoyuk avessero raggiunto un livello sorprendente
di tecnologia nella lavorazione
di questi manufatti, tenendo
in considerazione che l’agata è
una varietà di quarzo che, per
la particolare durezza, si può
forare ancor oggi solo con
l’utilizzo di un trapano munito
di punta conica diamantata.
Una semplice punta d’acciaio
non riuscirebbe nemmeno a
scalfire l’agata, anzi la scheggerebbe. Una simile tecnologia, addirittura risalente a novemila anni fa, non può essere assolutamente conciliabile
con le conoscenze che oggi
pensiamo di avere del nostro
passato. Senza dimenticare
che una tecnica del genere
avrebbe richiesto uno svilup-
Trapanazioni Un ultimo (per
ora) indizio da non sottovalutare, che in questo contesto
non ci pare per niente fuori
posto, è fornito dal rinvenimento, sempre ad Asikli Hoyuk, dello scheletro di una
giovane donna che presenta
tracce della prima trapanazione al cervello finora conosciuta: anche questo reperto è custodito al Museo Archeologico
di Aksaray. Probabilmente si
trattava di un intervento chirurgico, poiché è stato determinato che la tecnica fu utilizzata mentre la ragazza era ancora in vita e il decesso avvenne pochi giorni dopo. La gente
che visse ad Asikli Hoyuk continua a inviarci messaggi, nepo lento e graduale di almeno ottenibile solamente con l’uso anche tanto cifrati, che non
qualche centinaio d’anni. Nel di lenti telescopiche. Lo sosappiamo (o non vogliamo)
frattempo, a questa magnifica stengono i ricercatori
accettare. Forse perché non si
collana si è aggiunto un altro dell’Institut Français d’Etudes tratta solo di stravolgere comstupefacente manufatto: un
Anatoliennes di Istanbul e del pletamente le cronologie finobraccialetto d’ossidiana, rinve- Laboratoire de Tribologie et
ra accettate: bisognerebbe
nuto nel 1995 e databile allo
de Dynamiques des Systèmes ammettere l’esistenza di una
stesso periodo della collana,
di Saint-Etienne, (lo studio è
civiltà, tra Paleolitico e Neoliche oltre a presentarsi in for- stato pubblicato dal Journal of tico, talmente evoluta da asma quasi regolare, denota
Archaeological Science nel di- somigliare dannatamente alla
un’incredibile simmetria della cembre 2011), che hanno anostra.
cresta anulare centrale e una nalizzato il reperto con il meBibliografia
superficie, simile a uno spec- todo della tribologica multihttp://www.asiklihoyuk.org
http://www.asiklihoyuk.org/neolithic_in_t
chio, accuratamente pulita e
scala, tecnica già sviluppata
rifinita. Realizzare questo
per l’industria automobilistica urkey_en.pdf
http://phys.org/news/2011-12-oldestbracciale, ora esposto al Mu- (per determinare le proprietà obsidian-bracelet-reveals-amazing.html
seo Archeologico di Aksaray,
meccaniche della carrozzeria) http://www.ancientwisdom.co.uk/turkeyashikli.htm
richiederebbe oggi una tecni- e ora adattata all’archeologia.
ca complessa di lucidatura,
Venerdì 23 novembre 2012 ore 18:00 a Ravenna, Casa Melandri, via Ponte Marino 2,
per il XXXIX ciclo annuale 2012-2013 del Centro Relazioni Culturali di Ravenna,
presentazione del libro "L'enigma delle origini della razza umana" di Simone Barcelli
(Cerchio della Luna Editore, 2011).
Intervengono la giornalista Antonella Beccaria di Bologna e la giornalista Viola Talentoni di
Forlì.
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N° 19 - Tracce d`Eternità