Presenze di
carità francescana
nel Veneto
Messaggio dei Vescovi
del Veneto
in occasione dell’offerta dell’olio alla Lampada Votiva
in onore di San Francesco d’Assisi Patrono d’Italia
C
arissimi fratelli e sorelle nella comune vocazione cristiana, a voi tutti auguriamo «pace
vera e sincera carità nel Signore».
Con queste consolanti parole di San Francesco d’Assisi nella sua Lettera ai fedeli, noi, Vescovi
delle Chiese particolari che sono nel Veneto, vi annunciamo che quest’anno la nostra Regione avrà
la grazia e il privilegio di offrire l’olio per la Lampada Votiva in onore di San Francesco d’Assisi,
Patrono d’Italia.
Nei giorni 3-4 ottobre 2008, noi Pastori, insieme con gli Amministratori della Cosa Pubblica
e voi Fedeli tutti, saremo ad Assisi in pellegrinaggio alla Tomba del Poverello per esprimere, attraverso l’accensione della Lampada Votiva, la lode e il ringraziamento a Dio che ha dato alla Chiesa
e al mondo, in San Francesco, un testimone autentico della bellezza e perennità del Vangelo di
Gesù Cristo.
Il Veneto si sente particolarmente legato alla figura e alla spiritualità del Santo di Assisi. La
storia di questo fecondo legame affonda le sue radici nei brevi accenni delle Fonti Francescane (LM
8,9: FF 1154) che narrano della sosta di San Francesco a Venezia al ritorno dalla Terra Santa,
nella primavera del 1220. Tale storia si arricchisce lungo i secoli di innumerevoli e svariati segni
di una presenza e di una testimonianza francescane, che raccontano la sempre nuova vitalità del
carisma evangelico suscitato dallo spirito del Poverello d’Assisi.
Il pellegrinaggio delle genti venete ad Assisi diventa, allora, un’occasione favorevole per riscoprire i valori alti del vivere insieme, illuminati dalla luce del Vangelo che San Francesco ha
abbracciato come unica regola di vita per sé e per i suoi frati e ha proposto come risposta originale
alle autentiche aspirazioni del cuore dell’uomo di ogni tempo: del nostro tempo in particolare.
La nostra Regione, come l’Italia tutta, è oggi chiamata ad affrontare la sfida dell’incontro di
popoli e culture diversi. Viviamo un tempo di mobilità umana straordinaria che ci offre l’opportunità di comprendere l’ansia di San Francesco di portare a tutti i popoli, vicini e lontani, cristiani,
musulmani e seguaci di altre religioni, l’annuncio di «pace e bene» e la parola del Vangelo. Così, da
lui assistiti, possiamo annunciare con vigore il Dio dell’Amore fattosi uomo per noi, punto focale
della spiritualità e della missionarietà del Poverello d’Assisi.
Ci piace ricordare come i primi passi del cammino di conversione di Francesco d’Assisi siano
accompagnati dal suo gesto generoso di offrire l’olio per la lampada che ardeva accanto all’altare
della chiesetta di San Damiano. Qui egli ascolta la voce del Crocifisso: «Francesco, va’ e ripara la
mia casa che, come vedi, è tutta in rovina» (2 Cel 6,10: FF 593). Il simbolo dell’olio unisce, per
così dire, la vocazione di Francesco alla sua missione. «L’altissimo, onnipotente, bon Signore» lo
invita ad uscire da se stesso e dai suoi progetti di grandezza e di potere per andare nella «periferia»,
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dove si trovano gli ultimi, soprattutto gli ultimi degli ultimi: i lebbrosi, fratelli ai quali «usare
misericordia» (2 Test 1: FF 110). Sarà l’abbraccio al lebbroso che svincolerà Francesco dal mondo
e da se stesso per aggrapparsi al Dio dell’Amore; quel Dio che gli dà il coraggio di spogliarsi delle
preziose vesti donategli dal padre esclamando: «D’ora in poi, potrò dire liberamente: Padre nostro,
che sei nei cieli, non padre Pietro di Bernardone» (2 Cel 7,12: FF 597).
Così il centro del messaggio di Francesco è l’annuncio gioioso della paternità di Dio nella quale
tutti gli uomini e le creature si riconoscono fratelli e imparano a tessere relazioni nuove, redente,
cariche di comunione e di speranza. La fraternità francescana, vissuta per vocazione da religiosi,
religiose e laici, ha cercato sempre di essere, per la Chiesa e per il mondo, l’evangelico lievito capace
di far fermentare la pasta per un pane spezzato nell’amore e condiviso nella pace.
Andando ad Assisi – Vescovi, Amministratori, Popolo di Dio – per offrire l’olio della Lampada
Votiva, segno dell’operosità della nostra gente, ci ricorderemo che «noi siamo dinnanzi a Dio il
profumo di Cristo» (2Cor 2,15) e riascolteremo l’invito di San Francesco a fare del Vangelo l’unica
e vera ispirazione delle nostre scelte personali e comunitarie. L’esempio del Poverello ci ricorderà
che siamo cittadini del cielo. Iscritti a quell’anagrafe, possiamo chiamare con tutta verità «Padre
nostro» il Padre che sta nei cieli, percorrendo le vie dell’accoglienza e della solidarietà, per fare
delle nostre case e delle nostre città il luogo dell’incontro, del dialogo, della condivisione, della pace;
soprattutto della testimonianza umile, forte ed evidente della nostra fede.
Come Pastori delle Diocesi del Veneto, invitiamo i parroci e i fedeli di tutte le parrocchie a
prepararsi spiritualmente al grande evento, in particolar modo programmando nei prossimi mesi
pellegrinaggi alla tomba del Santo e ai luoghi francescani, in collaborazione con i competenti uffici
diocesani.
A tutta la famiglia francescana rivolgiamo l’invito a diffondere in questo tempo la conoscenza di
San Francesco e ad animare la preghiera per la nostra terra. Auspichiamo vivamente che per coloro
che non potranno recarsi ad Assisi siano promosse iniziative di preghiera e di festa nell’ambito
della Diocesi, delle comunità parrocchiali e francescane. Confidiamo che tutte le nostre comunità
cristiane sapranno cogliere la grande opportunità che è loro donata in questo particolare anno di
grazia.
Su tutti e su ciascuno di voi invochiamo la Benedizione del Padre celeste con le parole che Francesco
amava usare quando benediceva il suo più amato e fedele seguace, frate Leone:
«Il Signore vi benedica e vi custodisca;
mostri il Suo volto e abbia misericordia di voi.
Rivolga il Suo volto su di voi e vi dia pace».
Vostri aff.mi
† Angelo Cardinale Scola, Patriarca di Venezia
† S.E. Lucio Soravito De Franceschi, Vescovo di Adria-Rovigo
† S.E. Giuseppe Andrich, Vescovo di Belluno-Feltre
† S.E. Angelo Daniel, Vescovo di Chioggia
† S.E. Ovidio Poletto, Vescovo di Concordia-Pordenone
† S.E. Antonio Mattiazzo, Vescovo-Arcivescovo di Padova
† S.E. Andrea Bruno Mazzocato, Vescovo di Treviso
† S.E. Giuseppe Zenti, Vescovo di Verona
† S.E. Cesare Nosiglia, Vescovo di Vicenza
† S.E. Corrado Pizziolo, Vescovo di Vittorio Veneto
† S.E. Beniamino Pizziol, Vescovo Ausiliare di Venezia
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Messaggio dei
Francescani del Veneto
“PACE VERA E SINCERA CARITÀ”
«A
tutti i cristiani, religiosi, chierici e laici, uomini e donne, a tutti gli abitanti del
mondo intero, frate Francesco, loro servo e suddito, ossequio rispettoso, pace vera dal
cielo e sincera carità nel Signore».
Carissimi Fratelli e Sorelle che condividete con noi la grazia del battesimo, è con le parole
affettuose che il Poverello di Assisi rivolge a tutti i fedeli in Cristo che pure noi – francescani presenti
nel Veneto – vi salutiamo fraternamente e vi auguriamo «pace vera dal cielo e sincera carità
nel Signore».
Insieme ai nostri Vescovi, agli Amministratori della Cosa Pubblica ed a tutti Voi che testimoniate la comune fede cristiana nelle terre del Veneto, desideriamo condividere la gioia di offrire,
il prossimo 4 ottobre, l’olio per la lampada votiva in onore di san Francesco d’Assisi, Patrono
d’Italia.
Ad Assisi, nella chiesetta di San Damiano, dopo aver ascoltato dal Crocifisso lì presente l’invito: «Va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina», Francesco volle offrire «denaro a
un sacerdote perché provvedesse una lampada e l’olio, e la sacra immagine non rimanesse priva,
neppure per un istante, dell’onore, doveroso, di un lume».
A ricordo di quel gesto di delicatezza e dolcezza verso il Signore, offrendo l’olio delle nostre
terre anche noi desideriamo rendere lode e onore alla santità del Signore e ringraziarlo per la sua
presenza nella vita nostra, delle nostre famiglie, delle comunità cristiane e della società civile. E
chiediamo con fiducia al Poverello di Assisi la grazia di saperci “consumare” pure noi – sul suo
esempio – amando Dio come «offerta di lode e non per altro» ed anche «i nostri prossimi come
noi stessi».
Sappiamo che Francesco d’Assisi ha visitato la nostra terra veneta: di ritorno dalla Terra Santa
(primavera o estate del 1220) lo troviamo pellegrino fra «le paludi di Venezia»; viene poi segnalato
come predicatore «tra la Lombardia e la Marca Trevigiana» e quindi «vicino al Po» e a Verona.
Presenze discrete e non appariscenti, eppure caratterizzate da quello stile sobrio e schietto descritto
da un suo biografo: «Incominciò, infatti, a percorrere città e villaggi e ad annunziarvi il regno di
Dio, non basandosi sui discorsi persuasivi della sapienza umana, ma sulla dimostrazione di spirito
e di potenza. A chi lo vedeva, sembrava un uomo dell’altro mondo: uno che, la mente e il volto
sempre rivolti al cielo, si sforzava di attirare tutti verso l’alto».
Percorrendo idealmente le nostre terre in compagnia di Francesco d’Assisi, non possiamo fare
a meno di coglierne in primo luogo tutta la ricchezza e la bellezza: segni che rimandano – per
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tutti i credenti in Dio – alla bontà del Creatore e Signore dell’universo. La nostra regione, infatti,
comprende quasi ogni paesaggio naturale possibile: marino, campestre, lacustre, collinoso, fluviale,
montano...
Nello spirito insegnatoci da Francesco (Cantico di Frate Sole) possiamo avvicinarci a Dio anche nella contemplazione della bellezza che ci circonda nei nostri luoghi cari, dal ‘fratello mare’ alle
‘sorelle Dolomiti’, benedicendolo per il dono dei numerosi e variegati frutti che da sempre questa
terra offre ai suoi abitanti.
Parimenti nasce il perenne monito cristiano e francescano di nulla impadronirci di tali risorse,
depauperandole, ma sapendole custodire e condividere anche con le generazioni future o le genti
ospiti che da qualche anno stanno sempre più collaborando nel lavoro.
In secondo luogo, notiamo che la nostra terra è intessuta dell’esperienza della fede cristiana sin
dagli inizi del cristianesimo, come ci testimoniano solenni tracce monumentali delle prime comunità evangelizzate (Aquileia, Torcello) e altri frequentissimi luoghi di fede e carità sorti ovunque
nei secoli in ogni angolo della regione (parrocchie, pievi, santuari, romitori, monasteri…).
Dal XIII secolo in poi i “figli di san Francesco” e le “figlie di santa Chiara d’Assisi” insieme a
schiere di Terziari francescani hanno collaborato significativamente nel testimoniare e animare
questa fede in modo capillare e sempre creativo animati dallo spirito del Vangelo, regola di vita
intuita e scelta da Francesco. Ricordiamo, in particolare, sant’Antonio di Padova e il beato Luca
Belludi, san Leopoldo Mandić e il beato fra Claudio Granzotto, la beata Elena Enselmini e la
beata Elisabetta Vendramini, la beata Eurosia Fabris in Barban presentata al Convegno Ecclesiale
di Verona (ottobre 2006) quale esemplare figura di “santità feriale”.
Francesco d’Assisi è stato testimone e poi protagonista di un passaggio epocale: da una ‘società
cristiana’ ad una ‘società che desidera vivere la fede cristiana’. Egli condivise con tanti altri uomini
e donne del suo tempo l’inquietudine per la necessità di un rinnovato confronto personale e comunitario con il Dio Padre annunciato da Gesù Cristo, passando così da un vago sentimento religioso
ad un’autentica esperienza di fede. Una dinamica sempre attuale, nei nostri giorni forse persino
urgente. È bene ricordare che questo passaggio venne interpretato da Francesco non tanto come un
gesto di volontà, quanto piuttosto come dono di Dio. Un Dio da invocare con fede perché ci indichi
come operare camminando sui passi della «pace vera e sincera carità», scoprendo la sua volontà.
È lo stesso Francesco, pertanto, che ci consegna le «fragranti parole del Signore» come dono del
Dio Altissimo e Onnipotente.
«Pace vera dal cielo», prima di tutto. È un dono del Signore da invocare continuamente
nella preghiera e che rende capaci di relazioni nuove con Dio e con le persone che si incontrano.
L’esperienza di avere Dio come Padre che ama gratuitamente e usa misericordia verso tutti porta il Poverello di Assisi e tutti noi a guardare alle persone non in modo superficiale, o pregiudiziale,
ma intuendo in essi le tracce di quel Dio la cui immagine è nell’uomo (Genesi 1,27). Il biografo
ci racconta infatti come spesso Francesco solesse dire: «Un uomo è quanto è agli occhi di Dio, e non
più» intendendo certamente che solo a Dio è lecito il giudizio sulle persone, ma anche che – in
virtù del sacrificio di Gesù Cristo nostro Signore – agli occhi di Dio Padre ogni persona è amabile
e aperta alla redenzione e all’incontro con Lui.
L’anelito di condividere questo segreto e queste verità di fede lo spingono missionario anche in
contesti di provato pericolo o tra i cristiani eretici o ancora tra uomini di altre fedi e costumi. Così
avvenne con i musulmani, in occasione del celebre incontro col sultano Melek-El-Kamil, dove
– pur non avvenendo alcuna conversione – si fece esperienza di rispetto e dialogo provvidente.
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Il frutto di sapienza maturato in queste intense esperienze si è tradotto poi in Francesco con il
proporre una modalità ben precisa di evangelizzazione in questi contesti potenzialmente ‘ostili’:
vivere in queste realtà e relazionarsi con le persone «senza fare dispute o liti», confessando semplicemente la propria fede cristiana e testimoniandola autenticamente nella pace. Con questa
testimonianza fatta più di opere che di parole suscitare una domanda di fede negli interlocutori, e
solo allora presentargli con umiltà ed entusiasmo la radice e ragione di questo stile di vita, così che
«quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché credano in Dio onnipotente Padre e Figlio e Spirito Santo, creatore di tutte le cose, e nel Figlio Redentore e Salvatore».
In secondo luogo, Francesco ci invita a vivere una «sincera carità nel Signore» verso il
prossimo, chiunque esso sia. E con uno stile semplice e umile che porti ad accogliere il piccolo e il
povero, l’abbandonato e il forestiero, per amore del Signore e non per altro. Così, la nostra carità si
fa occhio che rispetta, cuore che si commuove, mano che cura, sorriso che crea relazione, presenza
che non lascia soli. Ne sono testimonianza – seppur povera e sempre da migliorare – le tante opere
caritative sorte anche nelle nostre terre venete nel nome di Francesco d’Assisi: mense per i poveri;
centri di accoglienza e di ascolto; centri per tossicodipendenti o alcolisti, per persone disabili, per
minori in difficoltà; strutture di aiuto alla vita in centri di accoglienza per donne sole di fronte
alla maternità; assistenza negli ospedali e nelle carceri. Senza dimenticare l’impegno di mantenere
vivo il dialogo con le altre espressioni della fede cristiana e con chi appartiene a religioni diverse
da quella cristiana …
Riconosciamo anche, con umiltà, che tutti dobbiamo crescere – guardando al Poverello di
Assisi – nell’assumere il paradigma della interculturalità, nell’avere più slancio nel dialogo ecumenico ed interreligioso, nel farci carico della povertà diffusa di moltissime famiglie monoreddito o
di pensionati, nell’accogliere con più consapevolezza il confronto con le varie diversità culturali e
religiose…, in breve nel farci compagni di viaggio amorevoli e pieni di compassione verso la nostra
società che sta faticando e soffrendo nel suo cammino storico.
In questi tempi inquieti per le pressanti trasformazioni sociali, economiche e culturali anche
nella nostra terra veneta, pure per noi cristiani e per le nostre singole comunità parrocchiali o religiose ci sia di aiuto Francesco, maestro dello Spirito, che tra i tanti modi con cui si relazionava con
Dio nella preghiera sapeva anche dirgli: «O alto e glorioso Dio, illumina le tenebre del cuore mio.
Dammi una fede retta, speranza certa, carità perfetta e umiltà profonda. Dammi, Signore, senno
e discernimento per compiere la tua vera e santa volontà. Amen».
E mentre ci rechiamo pellegrini ad Assisi o visitiamo – nella nostra Regione Veneto – i moltissimi luoghi che custodiscono la memoria di San Francesco o in cui oggi si vive il suo carisma, ci
accompagni la preghiera che Egli ha rivolto alla sua città e alla sua terra natale prima di morire,
la sera del 3 ottobre 1226:
«Ti prego, o Signore Gesù Cristo, padre delle misericordie, di non voler guardare alla nostra
ingratitudine, ma di ricordarti sempre della immensa compassione che le hai dimostrato, affinché
sia sempre il luogo e il soggiorno di quelli che ti conoscono veramente e che glorificano il tuo nome
benedetto e glorioso nei secoli dei secoli. Amen».
Fra Gianni Cappelletto, Ofm Conv.
Presidente del Mo.Fra.NE
(Movimento francescano del Nord-Est)
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Messaggio del Presidente
della Regione del Veneto
F
rancesco è una figura che sentiamo a noi contemporanea innanzitutto per la sua
grande libertà mentale.
Hanno scritto di lui che fu uomo semplice e affascinante, capace di esprimere
un’energia incredibile, una vitalità straordinaria che lo portò di fatto, credo lo si possa
dire, a rifondare la Chiesa cattolica.
Raccolse in brevissimo tempo attorno a sé un movimento di uomini e donne
dalla fortissima tensione morale, persone dotate di virtù da ritenersi rivoluzionarie allora
come adesso. E questo loro generoso anticonformismo si diffuse in tutt’Europa già nei
primi decenni del Duecento.
Francesco e i suoi compagni, i suoi frati, raccontano gli storici, vissero la loro vita
in modo austero e lieto, anche se i loro contemporanei spesso li ritennero ciarlatani,
potenziali ladri, sicuramente degli indesiderabili.
Il movimento francescano si estese a tutta l’Italia e nel resto d’Europa. Ecco perché
Venezia divenne subito, prima ancora della morte di Francesco avvenuta nel 1226, una
città francescana.
Sì, Venezia è città francescana fin dal 1222, quando i frati costruiscono una prima
chiesa che nel corso del tempo diventerà la Ca’ Grande, cioè i Frari attuali. Ma Venezia
è città francescana perché c’è anche San Francesco del Deserto, un isolotto della laguna
che dette riparo, dice la tradizione, a Francesco di ritorno dalla Siria dove era andato per
tentare di convertire i musulmani.
E poi c’è ancora San Francesco della Vigna, grande chiesa palladiana nel cuore di
Castello.
Più francescana di così Venezia non potrebbe essere.
Dunque, siamo autorizzati anche dalla nostra storia a donare autorevolmente l’olio
ad Assisi.
Consapevole di questa straordinaria esperienza spiri-tuale, il Veneto sarà ad Assisi per dare una testimonianza dello storico legame e della grande devozione della
sua gente verso San Francesco, un Santo che impegna l’uomo d’oggi ad un’esperienza di vita rivoluzionaria, sempre aperta al dialogo.
Giancarlo Galan
Presidente della Regione del Veneto
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Messaggio del Sindaco di Venezia
P
er la quarta volta, dopo le cerimonie del 1953, del 1970, del 1988, il Comune
di Venezia presiederà, in rappresentanza dell’intera Regione del Veneto, l’accensione della lampada votiva dei Comuni d’Italia sulla tomba di San Francesco in Assisi,
con l’olio proveniente e offerto dal territorio veneto. E’ un evento che suscita diverse e
profonde riflessioni, in cui i valori religiosi del messaggio di Francesco – valori del Vangelo che Egli volle unica regola di vita – si fondono con i valori civili della storia di Venezia:
con la vocazione e il ruolo di luogo d’incontro tra popoli e culture, di spazio d’accoglienza aperta e fiduciosa, di annuncio e profezia di pace, che la Città tuttora attesta e proclama, valori quanto mai necessari in questi nostri giorni sofferenti per le inedite sfide che
provengono dal tumultuoso evolversi della mobilità di grandi masse di persone.
È un evento che ci ricorda come la presenza e la testimonianza francescana
in Venezia – radicata sui brevi accenni che le Fonti francescane ci hanno tramandato
di una sosta in Laguna di San Francesco al ritorno dalla Terra Santa, nella primavera
del 1220 – sia oggi ancora di straordinaria vivacità e attualità: dalla Basilica dei Frari
alla Basilica del Redentore, dalla Chiesa di San Francesco della Vigna all’isola di San
Francesco del Deserto, dall’Istituto di studi ecumenici all’Opera Santa Maria del Porto,
dai Monasteri delle Clarisse alle Scuole delle suore francescane al Convento di Via
Cappuccina a Mestre, per citare soltanto i luoghi più significativi della variegata attività
delle Famiglie francescane, che con la testimonianza operosa del messaggio evangelico di
carità contribuisce anche alla costruzione di una comunità civica solidale.
A Francesco, Patrono d’Italia, si rivolge l’Italia dei Comuni: quei Comuni che
non soltanto hanno scritto, in secoli lontani, pagine altissime di civiltà, ma che tuttora
costituiscono – con il contributo della straordinaria e singolare ricchezza di ciascuno di
essi – l’ossatura più robusta dello Stato e della società italiana: sono i Comuni, infatti,
il più immediato punto di riferimento delle richieste dei cittadini e delle esigenze del
territorio; oggi essi svolgono di fatto un ruolo centrale e non periferico, che dovrà essere
riconosciuto come base di una vera riforma dello Stato. Sono i Comuni, oggi, a fare
l’Italia ricca delle sue diversità e insieme unita nella solidarietà, l’Italia che dobbiamo e
vogliamo portare in Europa.
Massimo Cacciari
Sindaco di Venezia
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PRESENTAZIONE
C
ari Fratelli e Sorelle in Cristo, il Signore vi dia pace!
Francesco d’Assisi deve la sua “conversione” all’incontro con il lebbroso.
Ecco come il suo primo biografo, il Celano, descrive il fatto: «Fra tutti gli orrori
della miseria umana, Francesco sentiva ripugnanza istintiva per i lebbrosi. Ma,
ecco, un giorno ne incontrò proprio uno, mentre era a cavallo nei pressi di Assisi. Ne provò grande fastidio e ribrezzo; ma per non venire meno alla fedeltà
promessa, come trasgredendo un ordine ricevuto, balzò da cavallo e corse a
baciarlo. E il lebbroso, che gli aveva steso la mano, come per ricevere qualcosa,
ne ebbe contemporaneamente denaro e un bacio. Subito risalì a cavallo, guardò qua e là – la campagna era aperta e libera tutt’attorno da ostacoli –, ma non
vide più il lebbroso. Pieno di gioia e di ammirazione, poco tempo dopo volle
ripetere quel gesto: andò al lebbrosario e, dopo aver dato a ciascun malato del
denaro, ne baciò la mano e la bocca» (FF 592).
Ispirandoci al “bacio al lebbroso” del nostro Fondatore, noi Francescani
cerchiamo – meglio che ci è possibile – di farci occhio che vede le necessità
degli altri, cuore che si commuove a compassione, mano che cura le ferite,
sorriso che crea relazione, presenza che non lascia soli. Ne sono testimonianza
– seppur povera e sempre da migliorare – le tante opere caritative sorte nel
nome di Francesco d’Assisi anche nella nostra regione veneta: mense per i poveri; centri di accoglienza e di ascolto; centri per tossicodipendenti o alcolisti,
per persone disabili, per minori in difficoltà; strutture di aiuto alla vita in centri
di accoglienza per donne sole di fronte alla maternità; assistenza negli ospedali
e nelle carceri; centri di assistenza per anziani e scuole per far crescere bambini
e giovani verso la piena maturità umana, cristiana e sociale.
Proprio questo vuol ricordare il presente libretto che raccoglie alcune tra
le iniziative più significative che noi Francescani – in fedeltà al nostro carisma
specifico – stiamo portando avanti in Veneto. Riconosciamo al tempo stesso,
guardando al Poverello di Assisi, che tutti dobbiamo crescere nel farci carico
oggi anche della povertà diffusa di moltissime famiglie monoreddito o di pensionati, nell’accogliere con più consapevolezza il confronto con le varie diversità culturali e religiose… In breve, nel farci compagni di viaggio amorevoli e
pieni di compassione verso la nostra società che sta faticando e soffrendo nel
suo cammino storico.
Ci sostenga in questo impegno la comune preghiera al Poverello d’Assisi
– patrono d’Italia –, la vostra stima e la vostra collaborazione: è questo l’olio
che, insieme, vogliamo offrire a San Francesco il 3-4 ottobre del presente anno,
perché continui a benedirci e a ispirarci azioni concrete di “sincera carità” perché tutti possiamo vivere una “pace vera”.
FRA GIANNI CAPPELLETTO, Ofm Conv.
Presidente del Movimento Francescano del Nord-Est
17 settembre 2008
Memoria dell’impressione delle stimmate di San Francesco d’Assisi
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Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Belluno
Mensa dei poveri
Belluno
Frati Minori Cappuccini
I
Frati cappuccini sono presenti a Belluno fin dal 1937. Fin da quell’anno, come
nello stile dell’Ordine, le porte sono state
aperte ai più poveri: la mensa del convento
in questo modo ha sempre offerto ospitalità alle persone bisognose della città, giorno
dopo giorno. Fino a pochi anni fa, erano
l
ll
principalmente
i b
bellunesi
indigenti a frequentare la mensa, non essendo
la città di montagna un gran collettore di persone migranti. All’incirca dal
2003 a questa parte però le cose sono cambiate, e lo si vede anche dal piccolo osservatorio della mensa dei poveri, dove hanno cominciato ad arrivare tante persone brasiliane. La provenienza non è casuale, perché i loro avi
venivano proprio dalle valli bellunesi: nel momento in cui la “terra promessa” è diventata l’Italia, i figli e i nipoti sono tornati alla radice, alla ricerca di
opportunità di lavoro. Così, da una decina di persone a ogni pasto, e sempre quelle, la mensa dei poveri ha visto un rapido crescere dell’accoglienza,
con punte di 40 persone, anche se la media è più bassa.
Anche a motivo di questa novità degli ultimi anni, la mensa ha ingrandito e sistemato gli spazi di accoglienza. A inizio 2008 sono stati inaugurati i
lavori, per i quali è stato concesso un contributo dalla Fondazione Cariverona.
Il ruolo caritativo della mensa dei poveri è apprezzato e riconosciuto
anche da tutta la cittadinanza di Belluno, che negli anni ’90 ha insignito il
convento del Premio San Martino.
Coinvolta nell’attenzione ai più bisognosi è anche la Parrocchia dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine annessa al convento. Oltre al gruppo
della San Vincenzo, che distribuisce una volta la settimana vestiario e mobili
usati, la comunità assieme ai frati anima la quarta domenica di avvento la
“Festa della condivisione”: bambini del catechismo, dell’Azione cattolica,
degli Scout, passano casa per casa raccogliendo generi alimentari, che vengono donati alla mensa.
Via Gregorio XVI, 9 - 32100 Belluno (BL) - Tel 0437 940003
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Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Belluno
Residenza Sanitaria
Ass.le “Casa Padre Kolbe”
Pedavena
Frati Minori Conventuali
N
asce come Casa di Soggiorno perr
Anziani e non autosufficienti, dallaa
ristrutturazione dell’ex seminario ginna-siale, sorto sulle colline di Murle – Peda-vena (Bl) nel 1960 con l’annessa chiesa.
Inaugurata il 1° ottobre 1989, per celebrare l’Ottavo Centenario della
nascita di san Francesco d’Assisi, è stata dedicata alla memoria del santo
martire polacco p. Massimiliano Kolbe.
È un’opera che testimonia la possibilità, l’utilità e la necessità oggi di
collaborare tra laici e religiosi, lasciando ai primi la gestione amministrativa
e riservando ai secondi l’animazione e assistenza spirituale.
Dispone di una struttura polivalente per anziani con adeguate caratteristiche di residenzialità fissa o temporanea e con specifici spazi per riunioni,
convegni, manifestazioni; con vasto giardino e parco protetto. Tutti gli alloggi delle persone accolte sono in gran parte in camere singole ed alcune
doppie, forniti di servizi adeguati e nel rispetto delle vigenti norme di
sicurezza, per un totale di 144 posti letto.
Alle persone anziane e non autosufficienti, sono prestati servizi infermieristici, medici, fisioterapici, di igiene e di cura della persona, di animazione
e ristorazione anche personalizzata, di assistenza psicologica e spirituale.
I dipendenti della Residenza Sanitaria Assistenziale sono un centinaio.
Una trentina, invece, sono i membri dell’Associazione di Promozione sociale
“P. Massimiliano Kolbe, che prestano il loro servizio gratuito e volontario.
Dal 2003 è operante nella stessa struttura anche il Centro Residenziale
“S. Maria Gloriosa”, costruito d’intesa con la Diocesi di Belluno – Feltre, per
sacerdoti e religiosi non autosufficienti, attualmente in numero di 14.
In tale Centro hanno anche la propria comunità, le sei Suore infermiere
della Congregazione “Madre del Carmelo” del Kerala – India, il Convento
dei Frati per l’animazione spirituale e l’Associazione di Promozione sociale
“P. Massimiliano Kolbe”.
Via S. Antonio, 9 - 32034 Pedavena (BL) - Tel. 0439 318000 Fax 0439 318259
[email protected] www.ceris.it
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Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Caritas Antoniana - Padova
Frati Minori Conventuali
L
a Caritas Antoniana è il braccio caritativo
del “Messaggero di sant’Antonio”.
Essa gestisce, seleziona e verifica i progetti
di solidarietà realizzati grazie alle donazioni
dei lettori. Ha ormai più di 30 anni ma le sue
radici sono ben più antiche: deriva dal Pane
dei poveri, la prima opera di carità istituita
presso la Basilica del Santo nel 1898, in concomitanza con la prima uscita del periodico.
Caritas Antoniana nella sua forma attuale nasce nel 1976, dopo il boom economico,
quando le condizioni di vita dell’Italia sono migliorate mentre nei paesi del
Terzo mondo la situazione rimane drammatica. Occorre un’istituzione che
sappia cogliere il grido dei più poveri e sia in grado di operare anche fuori
dai confini nazionali.
Il primo periodo è incerto: la maggior parte dei progetti si realizza ancora
in territorio italiano ma allo stesso tempo Caritas Antoniana infittisce le reti di
relazione con i missionari dell’ordine, sparsi nei cinque continenti, gettando
le basi del futuro.
Alla fine degli anni ’80 la svolta: l’intervento di Caritas Antoniana si rivolge
alle situazioni di estrema povertà, escluse dai circuiti della cooperazione internazionale, dove spesso operano coraggiosi missionari. Un’altra novità è che
da quegli anni inizia una sistematica informazione sull’operato della Caritas
Antoniana nel “Messaggero di sant’Antonio”. I frutti sono immediati: nel 1994
i progetti realizzati sono 30, nel 1997 sono 94, oggi sono circa 150 all’anno,
con punte che arrivano ai 170. I beneficiari sono specie bambini e donne:
l’anello debole delle società povere eppure l’unico da cui può iniziare il cambiamento.
Gli ambiti di intervento vanno dall’accesso ai servizi primari alla promozione dei diritti umani, dalla formazione scolastica e professionale all’avviamento
al lavoro, dall’animazione comunitaria alla creazione di progetti complessi che
mirano a eliminare più cause di povertà e a diventare modelli di sviluppo.
Cambiano anche i mezzi della solidarietà: Caritas Antoniana si avvicina alla
finanza etica e alla formula del microcredito. Ciò che invece si mantiene nel
tempo è la volontà di far restare questa struttura caritativa una realtà agile,
basata sul volontariato, senza un pesante apparato che sottrarrebbe fondi alla
solidarietà.
Via Donatello, 21 - 35123 Padova - Tel 049 657421 Fax 049 8225650
www.caritasantoniana.org
12
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Casa di Accoglienza
“Beata Elena
Enselmini”
Padova
Frati Minori Conventuali
I
Frati Conventuali animano nel quar-tiere dell’Arcella, a ridosso della sta-zione di Padova, il santuario-parrocchiaa
dedicato a sant’Antonio, in ricordo dell
suo incontro con “sorella morte” avvenutaa
in questo luogo la sera del 13 giugno 1231.
Rileggendo la storia della presenza francescana in questo luogo, la fraternità dei frati e i laici si sono lasciati interpellare dai due testimoni della
carità che animano la nostra comunità di fede: sant’Antonio e la Beata
Elena Enselmini “patrona dei sofferenti”, il cui corpo riposa proprio nella
chiesa dell’Arcella. La loro giovane vita spesa con passione per Dio e i
fratelli ha fatto maturare la decisione di offrire uno spazio solidale ai più
bisognosi.
Così il desiderio comune di frati e laici di trovare nell’attenzione alla persona malata la strada per educare tutta la comunità parrocchiale a un’accoglienza sempre più profonda ha portato alla nascita della casa di accoglienza “Beata Elena Enselmini”. Un segno che invita a leggere nella fragilità
dell’altro una ricchezza e un dono per la propria esperienza di vita.
Nell’accoglienza di persone malate nel corpo e nello spirito questo servizio offre agli operatori impegnati nel mondo della sofferenza un contributo
di fede e umanità nel segno di sant’Antonio e della beata Elena Enselmini.
L’opera dispone di 10 camere doppie con il bagno, una piccola lavanderia e una cucina per scaldare le vivande.
La gestione è affidata esclusivamente a volontari.
Nel segno dell’ accoglienza, il Santuario anima una comunità parrocchiale con ampi spazi dedicati all’educazione dei ragazzi, adolescenti e giovani.
Via Bressan, 1 - 35132 Padova - Tel 049 605517 - 049 605915 Fax 049 605915
[email protected]
13
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Casa “Madre Teresa di Calcutta”
Sarmeola di Rubano
Suore Clarisse Francescane
C
asa Madre Teresa di Calcutta è un centro polifunzionale unico nel suo genere nel Veneto
finalizzato all’accoglienza e assistenza dei malati di
Alzheimer e delle loro famiglie. È un’opera scaturita dal grande Giubileo del 2000. In quell’anno santo
papa Giovanni Paolo II invitò a contemplare il volto di Cristo redentore sottolineando
la necessità fissare lo sguardo anche sul volto dei poveri e dei sofferenti in cui Egli si
nasconde e manifesta.
La diocesi di Padova, dopo una attenta analisi, ha individuato nei malati di Alzheimer
una delle fasce socialmente più bisognose. Casa Madre Teresa è nata per esprimere
profonda solidarietà nei loro confronti per la particolare situazione che si trovano a
vivere a causa della malattia. Altrettanta attenzione e sostegno sono rivolte alle loro
famiglie sulle quali spesso grava in modo quasi esclusivo l’onere dell’assistenza.
La nuova struttura, inaugurata dal vescovo di Padova monsignor Antonio Mattiazzo
e dal patriarca di Venezia cardinale Angelo Scola il 23 settembre 2005, sorge accanto al
complesso dell’Opera della Provvidenza sant’Antonio. Insieme costituiscono una cittadella
o scuola della carità, che testimoniano ed educano all’amore verso il prossimo.
Complessivamente il centro può ospitare 80 presenze divise tra diurno e
residenziale. Un elemento qualificante dell’itinerario terapeutico è costituito dai giardini
d’Alzheimer.
Accanto alla cura dei malati e al supporto della famiglia la struttura promuove la
ricerca medica e scientifica sulla malattia di Alzheimer e sulle demenze senili. Decisivi
sono i collegamenti e le collaborazioni con i centri medici di ricerca e di terapia della
malattia Alzheimer (Università), con le istituzioni pubbliche (Ulss, Comuni, Regioni),
preposte all’assistenza nel territorio, con le associazioni di auto - aiuto e con il volontariato
di settore. La nascita di questa struttura inoltre contribuisce a sostenere e divulgare la
cultura di attenzione nei confronti delle tematiche legate alla malattia e agli aspetti
umani coinvolti.
Dal suo nascere è presente per il servizio ai malati una comunità di suore indiane
originarie del Kerala, le suore clarisse francescane.
Via Mazzini, 93 - 35030 Sarmeola di Rubano PD - Tel 049 8972611 Fax 049 8989232
[email protected]
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Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Casa “Sant’Antonio”
Padova
Suore Terziarie Francescane Elisabettine
L
a Casa di Accoglienza Sant’Antonio haa
avuto origine nel 1996 dall’esperienzaa
dei Centri Aiuto alla Vita e dalla sensibilitàà
cresciuta attorno alle problematiche relative
all’accoglienza della vita in situazioni socialii
e clinicamente complesse, per dare ospitali-tà e sostegno a mamme, anche sieropositi-ve, in attesa di un bambino.
La struttura è di proprietà degli Istitutii
Riuniti Padovani di Educazione e Assistenza si trova in via Cesare Battisti a
Padova. È stata recentemente ristrutturata con il contributo della Caritas di
Padova e della Provincia Patavina dei Frati minori conventuali che hanno
voluto donare alla città di Padova un segno di carità nell’VIII° centenario
della nascita di Sant’Antonio.
La casa offre accoglienza fino a quattro mamme con bambino.
Le suore terziarie francescane elisabettine sono presenti nella struttura
per la gestione della casa, condividono la vita quotidiana delle giovani
mamme accolte e le sostengono in tutto il percorso, spesso anche dopo
l’uscita dalla comunità. La gestione amministrativa è invece seguita dal Centro Aiuto alla Vita che a Padova gestisce un’altra casa per mamme in difficoltà, Casa Maria, in via Gabelli, struttura nella quale hanno operato le
suore elisabettine fino al 2004.
L’iniziativa si inserisce all’interno delle tutele ideali e operative della civiltà della vita e vuole rappresentare, oltre a una testimonianza di carità e
di accoglienza, anche un segno di speranza per tutti.
Via Cesare Battisti 249 - 35121 Padova - Tel 049 657633
15
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Casa “Santa Chiara”
Padova
Suore Terziarie Francescane Elisabettine
C
asa Santa Chiara è una comunità che accoglie persone malate di
Aids in fase conclamata. Il suo obiettivo è accompagnare e assistere le persone residenti fino al decorso della vita.
Nata nel 1994, per le suore terziarie francescane elisabettine di Padova è un segno di
fedeltà alle origini e alle scelte di servizio
ai poveri della Madre fondatrice, la Beata
l b
d
Elisabetta
Vendramini.
Gestita dalla famiglia religiosa in convenzione con
l’Azienda Ulss 16 di Padova, la casa accoglie 12 persone.
Casa Santa Chiara è stata aperta per rispondere all’emergenza sociale
e sanitaria della fine degli anni ’80 quando l’Aids, oltre alla prospettiva di
morte, portava con sé un alone di esclusione, rifiuto che rendeva drammatico vivere questa malattia.
Leggendo le esigenze del territorio, dal 1997 la casa si è aperta anche a
un servizio di assistenza domiciliare seguendo, nel loro ambiente di vita,
circa 20 persone con Aids.
Da settembre 2006 le suore elisabettiane hanno dato avvio all’accoglienza anche di malati oncologici in fase terminale, evolvendo parzialmente in
“hospice”. Questo allargamento si è rivelato un’opportunità di condivisione,
rispetto, integrazione tra vissuti personali, nazionalità, provenienze culturali e sociali diverse.
Fin dalla sua nascita la casa si propone anche un obiettivo di sensibilizzazione e di sviluppo di una mentalità solidale, ponendosi come testimonianza evangelica e provocazione positiva per la città e per l’intera società.
Lo stile proposto è semplice: accogliere queste persone e costruire con
loro relazioni che dicano le dimensioni della famiglia, l’accoglienza semplice e benevolente, l’amore e la comprensione. In questo servizio all’uomo è
parte fondamentale l’équipe di lavoro costituita dalle diverse figure professionali e dai volontari.
Fondamentale è anche essere accanto ai famigliari e con loro vivere il
percorso verso la morte del proprio caro. Il dolore, la malattia e la morte,
vissuti nel calore della relazione umana, diventano “profezia” di un tempo
che si compie e dà pieno significato alla vita propria e altrui.
Via S. Giovanni da Verdara, 56 - 35137 Padova - Tel - Fax 049/8762117
www.casasantachiara.org
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Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Comunità Educativa
“Bettini” - Padova
Suore Terziarie Francescane Elisabettine
L
a storia del Bettini prende vita grazie a
un sacerdote veneziano, il filippino Padre
Ferdinando Bettini. Egli, interpellato dallo sta-n
to di miseria e di pericolo in cui versavano un
gran numero di ragazze orfane, non indugiò a porre in atto una risposta alla
quale dedicò tutta la sua esistenza.
Inizialmente l’opera ebbe sede a Venezia, in una povera abitazione che
ben presto si rivelò insufficiente ad accogliere il numero crescente di giovani
ospiti.
Nel 1867 P. Bettini trasferì la sede a Ponte di Brenta in uno spazio più confortevole e attrezzato. Caterina Forner, una delle prime giovani accolte a Venezia, indotta dal desiderio che l’opera sopravvivesse e si sviluppasse propose,
attraverso il Vescovo di Padova, l’incorporazione ad un istituto di religiose. Fra
le varie Congregazioni interpellate, accolsero la proposta le Suore Elisabettine,
scorgendovi la possibilità di interpretare ed esprimere concretamente il proprio carisma.
Il “Bettini”, come è comunemente conosciuto a Ponte di Brenta, nei diversi
periodi storici ha sempre offerto ospitalità ai minori più bisognosi di accoglienza.
Oggi accoglie minori di qualunque nazionalità e religione in tre comunità
alloggio e in un centro diurno.
La Missione educativa della comunità consiste nell’accogliere e prendersi
cura di minori che provengono da famiglie in difficoltà o da situazioni ambientali a rischio.
Consapevole del diritto di ogni minore a vivere nella propria famiglia, la
Comunità si fa presenza viva e discreta, sempre attenta al suo ruolo complementare, temporaneo, di sostegno e di appoggio.
Nella Comunità, tutti sono chiamati a “vivere” attivamente. Ciascuno, risorsa per se stesso e per gli altri, è chiamato a condividere il quotidiano in una
relazione costruttiva, finalizzata a migliorare la qualità della vita personale e
comunitaria.
Tutti i collaboratori, fraternità di religiose e laici, della Comunità Educativa
Bettini condividono il mandato educativo offrendo accoglienza e assistenza ai
minori, affinché essi trovino, nel rispetto delle loro radici, la relazione educativa proficua e la fiducia per poter costruire un proprio futuro.
Via A. Fiorazzo, 7 - 35129 Padova - Tel 049 8939511 Fax 049 8939590
[email protected]
17
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Comunità “San Francesco”
Monselice
Frati Minori Conventuali
L
a Comunità San Francesco nasce a Monselice nel luglio del 1980 per iniziativa
di tre frati minori conventuali, come casa di
accoglienza e di condivisione del disagio
giovanile.
Nel tempo si organizza come comunità
terapeutica per tossicodipendenti e alcolisti.
L’incontro, nel 1984, con V. Hudolin e
con ll’organizzazione d
da llui ffondata dei Club degli Alcolisti in Trattamento,
contribuisce a tracciare le linee guida programmatiche: scelta della risorsa
famiglia, scelta del territorio, scelta di non uso di droghe e alcol.
Dalla collaborazione con il Ser.T. di Monselice nasce nel 1996 il programma “madre-bambino” per genitori tossicodipendenti o alcolisti con i
loro bambini.
Nel 1998 prende avvio, in collaborazione con il Ser.T. 2 di Padova, il
programma “dissuefazione metadone” rivolto alle persone che assumono
metadone e che desiderano togliersi tale dipendenza.
La Comunità offre un ambiente accogliente e strutturato dove è possibile
sperimentare uno stile di vita drug-free.
Personale specialistico ed operatori qualificati garantiscono lo svolgimento attento dei programmi terapeutici; la presenza costante, giorno e
notte, dei frati alimenta un clima di serena ed operosa famigliarità.
Questi in sintesi i progetti in cui la Comunità è impegnata:
) programma terapeutico riabilitativo per tossicodipendenti;
) programma terapeutico riabilitativo per alcolisti;
) programma per la dissuefazione da metadone;
) programma madre-bambino (accoglienza residenziale di donne tossicodipendenti o alcoliste con il proprio figlio di età compresa tra zero e
cinque anni);
) programma reinserimento sociale e lavorativo;
) corso “multifamiliare di accoglienza”;
) gruppo di auto aiuto.
Via Candie, 7 - 35043 Monselice (PD) - Tel 0429 783144 Fax 0429 783036
[email protected] www.comunitasanfrancesco.org
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Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Cucine economiche
popolari
Padova
Suore Terziarie Francescane Elisabettine
L
e cucine economiche popolari sono
o
un’opera della chiesa locale padovana.
Ebbero origine nel 1882 per iniziativa dii
una signora protestante, Stefania Ombono,
a seguito dell’emergenza fame nella popola-zione cittadina per una alluvione che colpìì
la città di Padova.
Risolta questa emergenza, costatando che erano comunque presenti in
città molte persone che non potevano accedere a un pasto quotidiano, il
vescovo di Padova Monsignor Giuseppe Callegari diede stabilità all’opera
assumendone la gestione nel 1883 e affidandone il servizio alle suore terziarie francescane elisabettine.
Vari furono, nel corso del ‘900, i cambi di sede (ad esempio durante la
guerra a motivo dei bombardamenti) e le trasformazioni.
Dal 1985 prende avvio, accanto al servizio mensa, il centro di ascolto e
di pronta accoglienza diurna.
Nel 1991 la struttura è stata ampliata, permettendo di offrire alle persone che vi accedono oltre alla mensa (pranzo e cena) anche un servizio
di ambulatorio medico, di guardaroba, lavanderia, sala soggiorno, ascolto,
compagnia, informazioni, orientamento.
Le cucine popolari offrono una risposta ai bisogni primari e immediati.
Destinatari del servizio sono italiani e stranieri il più sovente di recente arrivo o in via di sistemazione, persone senza fissa dimora, ex carcerati, malati,
giovani e adulti in cerca di lavoro, donne dell’Est, ragazze madri con bimbi,
famiglie in difficoltà relazionali, economico-finanziarie, e tutte le forme del
disagio sociale e familiare. Il centro è aperto a tutti e non fa distinzione di
razza, lingua, religione.
Oggi assume le caratteristiche di un “pronto soccorso sociale”.
È presente una comunità di suore elisabettine che, in collaborazione con
personale laico, giovani in servizio civile, volontari, garantisce l’organizzazione, la qualità, la continuità del servizio.
Via Niccolò Tommaseo, 12 - 35131 Padova - Tel 049 8750858 Fax 049 661093
www.cucinepopolari.it
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Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Mensa dei poveri
“San Leopoldo” - Padova
Frati Minori Cappuccini
I
cappuccini giunsero a Padova nel 1537,
insediandosi inizialmente a Roncone,
una frazione di Albignasego, alle porte della
città, ma già nel 1554 riuscirono a trovare
una sede in città, nel sobborgo di Santa Croce, dove oggi sorge il santuario di san Leopoldo Mandić .
Il servizio di mensa per i poveri si fa
risalire al giugno del 1934, quando vennero inaugurati due nuovi refettori, per i trecento che ogni giorno bussavano al convento. Per loro la domenica veniva anche celebrata la santa
messa in modo da donare, assieme al cibo per il corpo, anche quello per
l’anima. Il vitto quotidiano per un numero così elevato di persone, allora
come oggi, proveniva dalla questua dei frati e dalla carità dei cristiani laici.
Le persone che per necessità bussano alla portineria del convento sono in continuo aumento. Ogni settimana una trentina di fratelli e sorelle vengono aiutate con una borsa di generi alimentari per le rispettive famiglie. Non mancano neppure le richieste di
denaro per pagare le bollette in scadenza, per vestiario o per medicine.
Il grosso dell’attività di accoglienza avviene però presso la mensa dei poveri, che serve un centinaio di ospiti per ogni pranzo. Aiutano i frati in questo
servizio circa cinquanta volontari iscritti all’associazione «Amici di San Francesco», terziari francescani e non.
I locali dell’attuale mensa dei poveri sono stati di recente ristrutturati, con il
contribuito anche di alcune realtà cittadine (Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo,Diocesi e Comune).Ora l’ambiente si presenta accogliente,pulito e luminoso.
Gli ospiti sono per lo più stranieri, ma non mancano anche gli italiani,
specie persone sole che faticano a provvedere alle più indispensabili necessità. Tra loro anche molte donne, che dopo aver consumato il pasto si
informano per cercare un lavoro modesto. Quando lo trovano, tornano poi
per ringraziare dell’aiuto ricevuto. Gli uomini, invece, incontrano maggiori
difficoltà a trovare un’occupazione. Molti vivono anche il degrado causato
dall’alcol o da malattie. A tutti, indistintamente, il servizio cerca di mettersi
a disposizione, con l’accoglienza e l’aiuto concreto.
Via Cappuccini, 3 - 35123 Padova (PD) - Tel 049 8801311
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Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Opera della Provvidenza
“Sant’Antonio”
Sarmeola di Rubano
Suore Terziarie Francescane Elisabettine
- Suore Francescane di san Luigi Gonzaga
L
’Opera della Provvidenza Sant’Antonio (OPSA)
è una fondazione religiosa della diocesi di Pa-o
dova del 1955. La struttura fu voluta dal vescovo
Girolamo Bortignon per offrire concreta rispostaa
o
alla situazione di emarginazione in cui vivevano
tante persone con disabilità psicofisiche gravi,
constatata nella sua prima visita pastorale.
Nel 1956 mons. Francesco Frasson ebbe l’incarico perseguire il progetto e per quasi
quarant’anni fu padre, direttore e anima della struttura. Il 19 marzo 1960 nove bambini
con grave disabilità furono i primi ospiti. Entro la fine dello stesso anno le persone
accolte erano più di trecento. Da allora a tutti viene offerta una casa attrezzata a riceverli, curarli, proteggerli e dove è prioritaria l’attenzione per la loro dignità. Fede, carità,
preghiera e fiducia nella provvidenza sono i pilastri a sostegno dell’operato dell’OPSA
e punti di riferimento nel suo cammino.
La visita di papa Giovanni Paolo II il 12 settembre 1982 è una delle tappe più significative della sua storia.
Fin dall’apertura all’interno della casa operano le suore elisabettine impegnate nell’assistenza e nella cura materna degli ospiti. Dal 2006 si è stabilita anche la comunità
delle suore francescane di san Luigi Gonzaga: una congregazione indiana della regione
del Pondycherry.
Oggi l’OPSA è una grande realtà al servizio degli ultimi. La struttura ospita oltre
800 persone seguite in modo attento da personale medico e paramedico specializzato,
affiancato da numerosi volontari che si avvicendano nella cura degli ospiti. Sono effettuati interventi assistenziali personalizzati per sviluppare ed utilizzare al meglio le potenzialità residue delle persone accolte. Lo sforzo è volto a coniugare le peculiarità di
una grande struttura con la costruzione di un ambiente e un clima familiare: da sempre
obiettivo prioritario e vero criterio organizzatore di tutta l’Opera della Provvidenza.
Le mutate condizioni sociali e culturali chiedono all’OPSA di cogliere e anticipare,
con senso profetico, le nuove sfide che la disabilità deve affrontare. Gli ultimi fra gli
ultimi sono oggi i disabili adulti e anziani senza un’adeguata rete sociale e familiare di
appoggio, insieme ai giovani con handicap psicofisici gravissimi che i famigliari non
sono in grado di gestire a domicilio.
Via della Provvidenza, 68 - 35030 Sarmeola di Rubano PD - Tel 049 8972811 Fax 049 8976266
[email protected]
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Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Opera “Il pane dei poveri”
Padova
Suore Terziarie Francescane Elisabettine
D
on Antonio Locatelli (1839-1902), sacerdote della diocesi di Padova, si distinse
per la profonda devozione verso Sant’Antonio e per la sua sensibilità e attenzione
verso bisognosi o indigenti. La città di Padova, da secoli, aveva coltivato l’abitudine di
donare un’offerta in denaro per i poveri in
giorno di sabato. Egli pensò di trasformare
tale abitudine cittadina in “pane”.
Nel 1887, nella cappellina di sant’Antonio situata in via Cappelli, egli
pose due contenitori: in uno si potevano riporre messaggi per chiedere
grazie, l’altro destinato ad accogliere un’offerta in denaro, poi utilizzata
per comperare il pane per i poveri. Inizialmente la distribuzione del pane
avveniva una volta alla settimana. Grazie anche ai proventi della tipografia
e alla pubblicazione della rivista “Il Santo dei miracoli”, cominciarono ad
aumentare le offerte così la distribuzione cominciò a diventare quotidiana.
In pochi anni tale istituzione caritativa, la prima opera dell’Associazione
Universale di sant’Antonio, ebbe una prodigiosa diffusione in tutta la città.
Oggi la distribuzione del pane si effettua in via Locatelli dalle 9.00 alle
11.00 ogni giorno, esclusa la domenica. Dal 1945 la gestione e il coordinamento di quest’Opera fu affidata dal vescovo mons. Carlo Agostini alla
Congregazione delle Suore Elisabettine, che tuttora svolge questo servizio.
Il pane viene distribuito in prevalenza ad extracomunitari, a persone senza
fissa dimora, a famiglie povere dove il capofamiglia sia senza lavoro, e a
quanti lo richiedano perché non hanno di che vivere.
Coadiuvate da alcuni volontari le suore elisabettine incaricate alla distribuzione del pane ascoltano e cercano di capire le reali condizioni di vita e
di necessità di quanti richiedono questo dono; danno anche qualche indumento a chi ne ha bisogno, insieme a consigli o indirizzi utili per aiutare
le persone a uscire dalla povertà. A tutti cercano di offrire, insieme al pane
materiale, anche il pane della consolazione, della misericordia, della solidarietà, per difendere e salvaguardare la dignità di ciascuno.
Associazione Universale sant’Antonio: Piazza del Santo 1 - 35132 Padova
[email protected]
22
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Opera “Pane dei poveri”
Padova
Frati Minori Conventuali
È
il “centro d’ascolto” della Basilica di san-t’Antonio per le varie forme di povertàà
presenti soprattutto nel territorio.
Fondata nel 1897, è stata così denomi-nata nel ricordo del pane che una mammaa
aveva donato al Santo per averle guarito ill
o
bambino: tanto pane quanto pesava il suo
piccolo. Essa è l’espressione caritativa dellaa
Basilica in quanto “Santuario Pontificio”: è
quindi la carità del Santo, trasmessa attraverso l’attuale Pontefice e il suo
Delegato, nonché i religiosi della Basilica.
Dispone infatti di quanto i pellegrini e i fedeli donano in Basilica specificamente per i poveri. Il denaro viene trasformato: in pane, fornito da vari
panifici a determinate famiglie; in pasti, offerti presso le Cucine Economiche Popolari della città; in pacchi-viveri; in contributi vari per spese sanitarie e servizi di prima necessità a cui singoli e famiglie non sono sempre in
grado di far fronte.
L’Opera interviene anche in Italia e all’estero, rispettando quel carattere di mondialità tipico dei tanti pellegrini che giungono alla Tomba di
S.Antonio.
Presso la sede operano un frate della Basilica, due consorelle delle Suore
Francescane dei Poveri addette specificamente all’ascolto, e otto volontari
impegnati nei servizi amministrativi, nella prima accoglienza e nel rapporto
epistolare con i carcerati.
Gli operatori curano un rapporto dignitoso, sereno e fiducioso, nel rispetto delle fedi e con attenzione alle culture di appartenenza.
Preoccupa gli operatori la situazione che è venuta a crearsi in questi
ultimi anni, cioè il rapporto insostenibile per tanti single e famiglie tra
pensioni e bassi stipendi da una parte e il raddoppiamento dei costi e la
precarietà del lavoro dall’altra. A ciò si aggiunga il drammatico problema
di troppi giovani immigrati senza lavoro o stanchi di cercarlo, nonché degli
ex-carcerati lasciati spesso dalle famiglie, tutti costretti a tanti espedienti
per sopravvivere.
Via Orto Botanico, 7 - 35123 Padova - Tel 049 655870
www.santantonio.org/portale/operapdp.asp
23
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Progetto “Miriam”
Padova
Suore Francescane dei Poveri
L
e Suore Francescane dei Poveri sono presenti in Diocesi di Padova dal 1988, a servizio dei poveri della
città. Operano in diversi settori: all’Opera Pane dei Poveri
della Basilica del Santo in collaborazione con i frati minori
conventuali; presso il reparto di Pediatria Neonatale delll’Azienda
d Ospedaliera
dl
ddi Padova
d accompagnando con l’ascolto e il sostegno i genitori dei bambini
ricoverati e seguendo i bambini stessi; nella lotta alla tratta con il Progetto “Miriam”, in collaborazione con la Caritas Diocesana.
“Ci vogliono delle donne che si prendano cura di donne costrette alla prostituzione”. In risposta
a questo appello del Vescovo di Padova le Suore francescane dei Poveri si sono messe a disposizione
per aprire una casa d’accoglienza. Nel 1996 nasce così “Progetto Miriam”.
Questo servizio è in continuità con l’opera della Fondatrice, Madre Francesca Schervier, che con
le sue prime compagne accolse giovani donne, desiderose di uscire dalla prostituzione per cambiare
vita. Oggi Progetto Miriam lavora in rete con la Caritas diocesana, con i Servizi Sociali, con altri Enti
e Associazioni, con la Questura e il Numero Verde contro la tratta. In modo particolare il Progetto
offre:
) un immediato rifugio a donne in situazione di emergenza o pericolo;
) accoglienza e accompagnamento a donne vittime di tratta, in un percorso di protezione,
sostegno verso l’autonomia e integrazione nel territorio;
) appartamenti di seconda accoglienza, per una graduale indipendenza abitativa e lavorativa;
) ospitalità a mamme sole e aiuto nella cura dei propri figli;
) un “Laboratorio Creativo” come luogo di incontro e di apprendimento di alcune abilità
lavorative e della lingua italiana;
) un contributo nella sensibilizzazione del territorio per contrastare il fenomeno del traffico
degli esseri umani.
Il percorso di speranza delle donne accolte comprende l’accompagnamento sanitario e legale, la
regolarizzazione, l’incontro, l’avvio ad attività lavorative, l’incoraggiamento costante e la fiducia
reciproca. Dall’inizio del progetto ad oggi sono state accolte più di 200 giovani immigrate,
condividendo con loro il dolore di ferite profonde e i difficili passi verso una dignità e autostima da
ritrovare, ma anche la gioia delle piccole e grandi conquiste.
Comunità “Nazareth” Via del Santo, 52 - 35123 Padova - Tel 049 660266
[email protected] [email protected]
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Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Seminario Teologico
“Sant’Antonio Dottore”
Padova
Frati Minori Conventuali
I
l convento «S. Antonio Dottore» si trova a
n
poca distanza dall’Ospedale di Padova, in un
luogo, dunque, assai propizio per essere messo
o
a disposizione di coloro che chiedono ospitalitàà
per qualche tempo, allo scopo di rimanere accanto ai propri cari ricoverati.
Di frequente, infatti, si ricevono richieste in questo senso da persone provenienti
da zone geografiche molto lontane da Padova che accompagnano qualche loro
familiare, bisognoso di cure mediche presso il locale ospedale.
Nei limiti delle possibilità si cerca di mettere a disposizione alcune stanze,
soprattutto per coloro che manifestano comprensibilmente una certa difficoltà nel
cercare un’altra sistemazione in albergo. La casa mette a disposizione alcuni decorosi
ambienti in cui si può pernottare e trovare qualche momento di riposo durante il
periodo faticoso dell’assistenza.
Questo piccolo aiuto è poca cosa rispetto alle sofferenze che spesso queste
persone portano con sé, ma la gratitudine sincera che viene manifestata fa capire
come anche tale offerta concreta di ospitalità possa essere un sostegno importante.
Recentemente l’area del convento in cui vengono accolti questi fratelli e sorelle
è stata dedicata alla memoria di p. Placido Cortese, che durante la Seconda Guerra
Mondiale si prodigò per mettere in salvo molti ebrei che trovarono in lui un valido
aiuto. Fu sequestrato dalle SS l’8 ottobre 1944 e quindi martirizzato nella sede della
Gestapo di piazza Oberdan, a Trieste, dopo essere stato interrogato e torturato senza
svelare i nomi dei suoi collaboratori.
La sua testimonianza accompagna i frati nel mantenere vivo il desiderio di non
chiudersi di fronte alle povertà che bussano alla porta del convento.
Un’altra forma di ospitalità praticata dalla fraternità è rivolta verso alcune persone
senza fissa dimora, ospitate in convento durante i mesi più freddi, affinché possano
trascorrere la notte in un luogo riscaldato e confortevole.
Via S. Massimo, 25 - 35128 Padova - Tel 049 8200711 Fax 049 8200779
[email protected]
25
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Padova
Villaggio “Sant’Antonio”
Noventa Padovana
Frati Minori Conventuali
I
l Villaggio sant’Antonio opera per la promozione integrale della persona dal 1955
con una comunità francescana di Frati Minori
Conventuali della Basilica di S. Antonio e una
comunità di Suore Francescane Missionarie di
Assisi. Realizza progetti di accoglienza e di formazione per ragazzi, giovanissimi e giovani, provenienti talora da situazioni di
disagio personale e/o familiare.
Nato come orfanotrofio, il Villaggio è stato sempre attento alle evoluzioni dei
bisogni emergenti dei giovani e delle famiglie del territorio, alle nuove articolazioni dello stato sociale, ai cambiamenti del mondo della scuola e del lavoro. Dai
primi anni ’80 il Villaggio ha prestato attenzione anche alla disabilità intellettiva
giovanile e ne ha sviluppato un articolato settore d’intervento (Area Disabilità),
che si affianca all’altro settore di intervento, l’Area Minori.
Presupposto del servizio di carità e dello “stare tra gli ultimi”, secondo lo stile
francescano, è la centralità e la dignità della persona, di ogni persona, in un’ottica
di promozione del benessere individuale, familiare e territoriale, nella condivisione e nella ricerca continua della qualità del proprio intervento.
L’Area Minori offre una pluralità di risposte ai bisogni di preadolescenti e
adolescenti di entrambi i sessi e delle loro famiglie.
Sono attive forme di prevenzione primaria, con l’accompagnamento e il sostegno del minore e della sua famiglia nel loro ciclo evolutivo, e forme di prevenzione secondaria e terziaria, ovvero l’intervento-presa in carico di situazioni di grave
disagio o crisi familiare.
Tre i progetti in questo settore di intervento.
) Centro educativo “Eppicentro”: mira a creare contesti educativi che favoriscano il benessere, l’apprendimento e la crescita globale delle ragazze e dei
ragazzi dai 9 ai 16 anni provenienti dalle varie scuole del territorio. L’attività,
che si svolge nel pomeriggio, prevede gruppi di apprendimento cooperativo che
aiutano i ragazzi nell’attività di studio e nello svolgimento dei compiti, oltre a laboratori, incontri, gioco e sport.
) Comunità educativa residenziale per minori “Casa dell’alleanza”
26
E’ una struttura d’accoglienza per sei minori,
in età scolare e preadolescenti di sesso maschile,
situata in un contesto abitativo esterno al Villag-gio, che si sostituisce temporaneamente alla fami-glia d’origine.
) Comunità educativa residenziale per minorii
“Terzo piano”
Accoglie sei minori preadolescenti e adole-scenti di sesso maschile la cui condizione è carat-terizzata da una multiproblematicità della situa-zione rispetto alla dimensione relazionale, sociale
e di personalità con stili di vita inadeguati che
siano a rischio di devianza ed emarginazione.
Per ciascuno si struttura un “progetto educativo individuale” condiviso con i Servizi sociali invianti.
L’obiettivo è ridare senso alla loro storia ed al loro futuro, grazie a una normale
abitazione, l’inserimento nel territorio e la partecipazione attiva e responsabile alla
vita della comunità.
L’Area Disabilità sviluppa programmi per giovani e adulti psichici e psicofisici per
i quali non è prevedibile un percorso formativo o lavorativo né una vita autonoma.
Due i progetti attivati in questo settore di intervento.
) Comunità alloggio “La Barchessa”
E’ una struttura educativo-assistenziale per 15 disabili intellettivi adulti, con
la funzione di sostituire il nucleo familiare qualora questo sia impossibilitato ad
assolvere il proprio compito. La Comunità dispone anche di un posto per l’accoglienza
temporanea programmata. Durante la settimana gli ospiti della Comunità frequentano
il Centro Diurno. La Comunità si propone come laboratorio dinamico d’integrazione
con il territorio, come luogo di relazioni in cui interagiscono in sinergia più agenzie
educative.
) Centro diurno Villaggio S. Antonio
Opera nell’area della riabilitazione sociale e si rivolge a disabili intellettivi in
età post scolare per i quali non siano prevedibili in via temporanea o permanente
percorsi di tipo formativo o lavorativo. Gli utenti sono inseriti in gruppi di laboratorio
di 8-9 persone strutturati come ambienti privilegiati per l’esercizio e l’apprendimento
di autonomie personali, di regole comunitarie e di attività pre-lavorative.
Via Cappello, 79 - 35027 Noventa Padovana (PD) - Tel 049 625066 Fax 049 625751
www.villaggiosantantonio.org
27
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Rovigo
Mensa dei poveri
Lendinara
Frati Minori Cappuccini
I
frati cappuccini sono presenti nel territorio lendinarese dal 1810, trasferendosi nel 1832 presso l’attuale convento, in una
precedente struttura sorta già nel 1304 e dedicata a Sant’Agata, dove fino alle soppressioni napoleoniche viveva una comunità di
monache benedettine. Il rapporto con la cittadinanza si consolidò sempre più, tanto che
dopo l’ultima guerra, un comitato di cittadini
d
d vita ai ffesteggiamenti per la ricorrenza del 4 ottobre Festa di san Frandiede
cesco patrono d’Italia, coinvolgendo anche i comuni vicini: tale ricorrenza è
ancor oggi molto partecipata, e si caratterizza come espressione della carità
della fraternità e di tutta la popolazione, visto che gli invitati principali della
grande tavolata del pranzo sono i poveri e gli indigenti del luogo.
Presso i locali messi a disposizione del convento, sempre nel secondo dopoguerra, sorse anche una scuola professionale che insegnò a molte generazioni un mestiere per poter vivere.
Altra attività caritativa da sempre presente presso il convento è la mensa
dei poveri: in un ambiente familiare viene servito un pasto ad ogni pranzo
dell’anno. L’accoglienza e la gentilezza di chi lo serve, e il clima di amicizia
che si crea fanno la differenza.
Nel 1994 la locale fraternità dell’Ordine francescano secolare assieme ai
simpatizzanti ha dato vita al “Centro francescano di accoglienza per i poveri”, sviluppando nel tempo nuove iniziative, quali l’accoglienza notturna con
alcuni posti letto, un servizio doccia, raccolta e smistamento di vestiti usati,
oltre alla distribuzione di mobili e alimenti. Un centro di ascolto molto attivo
soprattutto per gli emarginati e gli extracomunitari, che sempre più numerosi
si affacciavano alle porte del convento per chiedere aiuto, per trovare una
sistemazione provvisoria, un lavoro, una casa. Il numero dei volontari coinvolti è di circa 50 persone. Inizialmente erano soprattutto gli extracomunitari
che usufruivano dei servizi offerti, ma recentemente emergono sempre più le
realtà locali di disagio che hanno imparato a conoscere e ad accettare l’aiuto
offerto con amore e semplicità.
La formazione dei volontari viene curata dall’Ofs e dall’associazione “Amici
di San Francesco”.
Via S. Francesco, 17 - 45026 Lendinara (RO) - Tel 0425 641044
28
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Rovigo
Mensa dei poveri - Rovigo
Frati Minori Cappuccini
R
isale al tredicesimo secolo la primaa
presenza dei francescani a Rovigo,
ma è nel 1887 che vengono poste le fon-o
damenta del complesso attuale, dedicato
a san Lorenzo da Brindisi, costituito dallaa
chiesa e dal convento dei frati cappuccini.
Attualmente il convento svolge diverse at-tività caritative, grazie all’impegno deii
frati cappuccini e alla collaborazione deii
volontari
appartenenti
all’associazione
«Amici di San Francesco», che sono unaa
d l convento aii poverii tutquarantina. Il servizio di mensa viene offerto dal
ti i giorni, festività comprese, per circa quaranta persone al giorno. Ogni
quindici giorni i frati offrono anche generi alimentari di prima necessità a più di cento persone che preferiscono prepararsi i pasti a casa propria. Fino a non molto tempo fa si provvedeva anche alla distribuzione
gratuita di vestiario, un servizio ora sospeso per la sua crescente complessità e anche perché altre associazioni già provvedono nel territorio.
I poveri che si rivolgono al convento sono badanti provenienti dai Paesi
dell’Est; stranieri in Italia da poco tempo e ancora in cerca di lavoro; extracomunitari regolari o no, alcuni di passaggio, altri stabili a Rovigo da
tempo, con un lavoro poco retribuito.
Si presentano però anche problematiche di tipo diverso e più difficili
da gestire: situazioni di alcolismo o di disagio mentale, persone condotte
da dolorose vicissitudini, quali fallimenti in famiglia o in ambito lavorativo,
ad allontanarsi dai loro affetti e spinte al rifiuto della società civile e delle
sue regole. In alcuni casi l’intervento di frati e dei volontari, tramite l’interessamento presso gli organi competenti (comune di residenza, assessorati
e assistenti sociali) ha permesso di trovare uno sbocco positivo a qualche
situazione penosa con l’inserimento in comunità adeguate.
Il convento può sostenere le sue opere caritative grazie al generoso contributo di molte persone, di alcuni negozi ed enti, sia in denaro che in generi alimentari o altro. Particolare attenzione a questa dimensione caritativa
viene data da fra Arcangelo, questuante del convento da ben quarantanove
anni. Il suo operare, costate e premuroso, davvero è fondamentale. È un
punto di riferimento per i volontari, quando manca qualcosa, e per tutti i
benefattori del convento.
Via Cappuccini, 18 - 45100 Rovigo (RO) - Tel 0425 421496
29
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Venezia
Casa di prima
accoglienza per donne in
difficoltà “Giuseppe Taliercio”
Mestre
Frati Minori Conventuali Associazione S. Antonio
C
ostituita nel 2002 da 40 soci fondatori,
tutti appartenenti alla Parrocchia Sacro
Cuore di Mestre, l’Associazione sant’Antonio onlus è una libera associazione senza
scopo di lucro, che ha il fine di svolgere attività assistenziale e/o utilità
sociale, particolarmente rivolta all’accoglienza, perseguendo l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale.
Conta 180 soci.
Prima opera dell’associazione è stata la realizzazione della casa di prima
accoglienza per donne in difficoltà “Giuseppe Taliercio” a Mestre, ubicata
nello stabile completamente ristrutturato in cui sorgeva l’ex convento di
suore elisabettiane ed ex asilo parrocchiale.
La casa di prima accoglienza è stata inaugurata dal patriarca di Venezia
- cardinale Angelo Scola - il 18 novembre 2003 e ha iniziato la sua attività
il 14 aprile 2004, grazie alla disponibilità di una trentina di volontari che si
alternano nella sua gestione tutti i giorni dell’anno.
È in grado di accogliere per 6 giorni (dalle 17:30 alle 9.00 del giorno
successivo) un massimo di 21 persone, in camere a 1-2-3 letti, tutte dotate
di bagno e doccia.
Alle ospiti, oltre al dormire, viene servita la cena (predisposta dalla mensa diocesana per indigenti di “Ca’ Letizia”) e la prima colazione.
Fino ad oggi la casa ha accolto 2500 ospiti, soprattutto provenienti dall’Ucraina e dalla Moldavia.
Via Aleardi, 154 - 30172 Mestre (VE) - Tel e Fax 041 5317715
30
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Venezia
Coop. di solidarietà sociale
“Giuseppe Olivotti ”
Mira
Frati Minori Cappuccini
L
a Cooperativa Giuseppe Olivotti è unaa
Comunità Terapeutica maschile che ac-coglie persone dipendenti da sostanze stupe-facenti o psicotrope con disturbi relazionali,
psichici e del comportamento che necessitano di riabilitazione psicosociale e terapia di gruppo e/o individuale.
Al suo interno, il Centro Studi si occupa di progettazione e gestione
di attività di formazione, aggiornamento e riqualificazione professionale,
interventi di cooperazione internazionale, progetti di promozione del benessere e prevenzione del disagio, percorsi di orientamento e inserimento
lavorativo.
Nasce nel 1970 sotto gli auspici del Patriarca Luciani, come Ente apolitico e senza scopi di lucro.
Nel 1980 matura e il progetto di una Casa di accoglienza e di avviamento
al lavoro per detenuti o dimessi dal carcere e trova sostegno nella Caritas
Veneziana e nei Frati Cappuccini Veneti, che si assumono l’onere di assicurare una presenza stabile come guida di tutta l’esperienza. La Casa viene
inaugurata nel 1981: un’officina, una carrozzeria, un laboratorio di ceramica
artistica e uno di pizzeria e panificazione vengono fin da subito resi operativi. Nel 1985 diventa “Cooperativa di solidarietà sociale”. Nel 1990 apre la
casa di Pagnano d’Asolo (Tv), sede della fase residenziale della Comunità
Terapeutica. Nel corso degli anni si intensificano le collaborazioni con Comuni e Usl del territorio. Nel 2002 la cooperativa viene riconosciuta dal Ministero della Istruzione per la formazione e l’aggiornamento del personale
direttivo e docente della scuola, e a seguire viene accreditata dalla Regione
Veneto come Ente di formazione superiore.
L’impegno per il futuro è orientato a migliorare sempre più l’accoglienza,
cura e reinserimento dei giovani ospitati nelle strutture della G. Olivotti e,
soprattutto, a promuovere azioni di tipo “culturale” e formativo per incidere
sul contesto locale e regionale e promuovere la cultura della solidarietà e
della promozione del benessere personale, familiare e sociale.
Via Nazionale, 57 - 30034 Mira (VE) - Tel 041 420223 Fax 041 421007
www.olivotti.org
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Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Venezia
Mensa dei poveri
“Sant’Antonio di Padova”
Mestre
Frati Minori Cappuccini
I
cappuccini giunsero a Mestre nel 1612.
Fin dall’inizio i poveri della città usufruirono di un ristoro presso il convento
dove, inizialmente, si distribuiva solo pane.
Il primo locale adibito a mensa consisteva in una stanza con la capienza di circa una ventina di ospiti. Con il
passare degli anni aumentò la richiesta dei pasti, quindi si rese necessario
aumentare lo spazio, fino a raggiungere la disponibilità di sessanta posti.
Con la caduta del muro di Berlino le frontiere dei Paesi dell’Est si aprirono e un gran numero di nuovi poveri si affacciò alle porte della mensa di
Mestre. Le strutture di accoglienza, ben presto, divennero insufficienti.
La fraternità dei cappuccini decise così di intraprendere consistenti lavori di ampliamento e adeguamento dei locali per offrire un servizio dignitoso per le persone e rispettoso delle norme di legge. I lavori furono portati
a termine nel 1999, a tempo di record, in duecentodieci giorni. La nuova
mensa fu inaugurata e benedetta ufficialmente il 18 dicembre 1999. Venne
dedicata a sant’Antonio di Padova, il santo della carità, patrono della Provincia veneta dei frati cappuccini.
La nuova mensa ha la capienza di circa cento posti a sedere dove gli
ospiti si turnano. Un’attrezzata cucina e l’aiuto di una cuoca regolarmente
assunta garantiscono il servizio, con l’aiuto dei volontari dell’associazione
«Amici di S. Francesco». La cucina prepara in media duecento pasti caldi che
vengono serviti dalle 11.00 alle 12.00, tutti i giorni, domeniche e festività
comprese, con il sistema «self service» e con stoviglie a perdere. Anche se
non mancano i poveri locali, gli ospiti sono in prevalenza stranieri, provenienti dall’Est europeo e dal Nordafrica.
Per la gestione delle nuove strutture e a causa dell’incremento costante degli ospiti sono andate via via aumentando le persone disposte a fare
volontariato, lavorando in stretta sintonia con i frati nella loro attività caritativa. Il loro numero si aggira attualmente attorno alla settantina, tutti
accomunati dal desiderio d’incontrare Cristo nelle persone più bisognose e
dalla disponibilità a dedicare tempo, cuore e mezzi a chi non ha niente.
P.tta S. Carlo, 2 - 30172 Mestre (VE) - Tel 041 951725
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Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Verona
Associazione
“La Fraternità”
Verona
Frati Minori
L
’associazione “La Fraternità”, formata daa
8
laici e religiosi, ha preso vita nel 1968
presso il convento di San Bernardino di Ve-rona. Cuore e mente di questa attività è fraa
Giuseppe Prioli, che si dedica al mondo delle
carceri da circa 45 anni.
I volontari sono uomini e donne di tutte
le età che operano soprattutto nel carcere di Montorio e nell’area di Verona e
provincia, si riuniscono settimanalmente e investono buona parte delle loro
energie nella formazione.
Perché non basta la buona volontà per entrare in un istituto di pena. Bisogna sapere quali parole pronunciare, quali gesti si possono o non si possono compiere, come entrare in rapporto con i detenuti, capire quali sono
le loro esigenze. Spiega fra Beppe: “Le prime cose che i carcerati cercano,
soprattutto nei cappellani, sono l’ascolto e l’accoglienza. Ne hanno un enorme bisogno, perché il carcere li obbliga a fermarsi, a riflettere su quello che
è accaduto nella loro vita”.
Parte dei soci hanno l’autorizzazione per operare in carcere e organizzano
colloqui individuali e di gruppo, incontrano i detenuti stranieri, danno vita
ad attività ricreative e culturali, corsi di catechesi e animazione della liturgia.
Altre attività sono invece fuori dal carcere: accompagnamento e reinserimento sociale, familiare e lavorativo degli ex detenuti, sostegno alle famiglie dei
carcerati, sensibilizzazione della società civile ai temi del carcere e della pena.
Senza mai dimenticare le vittime di reato e i loro parenti. Anche chi non se
la sente di entrare in carcere, ha quindi modo di dare attivamente il proprio
contributo. Un esempio è la corrispondenza con i detenuti di altre carceri italiane: i volontari de “La Fraternità” hanno tre caselle postali, dove si accumulano un migliaio di lettere l’anno, da carcerati che si trovano in altre regioni.
Come francescano, fra Beppe ha un altro obiettivo, che va oltre l’assistenza e il conforto di una stretta di mano: “Devo dare loro la certezza che Dio
non li abbandonerà. “Prego il Signore che questi ragazzi non abbiano mai
l’idea del suicidio e per questo parlo molto di questo argomento e del significato della vita”.
Via Antonio Provolo, 28 - 37123 Verona - Tel/fax 045 8004960
www.lafraternita.it
33
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Verona
Centro di ascolto e
accoglienza “Parrocchia
Tempio Votivo” - Verona
Frati Minori Conventuali
C
i sono realtà che non si possono ignorare
e a volte finiscono con l’imporsi per la
loro urgenza e drammaticità. E’ quanto accaduto a Verona alla parrocchia del Tempio Votivo che, trovandosi nel piazzale della stazione
ferroviaria, ha dovuto far fronte alla crescente
ondata di immigrati che cercavano nella chiesa la soluzione ai problemi più svariati e complessi.
Usufruendo di un piccolo spazio che dalla chiesa immetteva direttamente
sul piazzale, un gruppo di volontari diede vita anni fa a un “Centro d’ascolto”,
per offrire almeno il vestiario indispensabile e qualche coperta.
L’esperienza è andata crescendo grazie anche alla disponibilità dei parrocchiani, cui è in sempre maggior numero, ma è presto risultato chiaro che non
ci si poteva fermare qui: aumentavano le richieste di un tetto dove dormire, di
un aiuto per il pagamento delle bollette o per la situazione di minori a rischio.
Ora si opera a stretto contatto con le assistenti sociali di zona, e per situazioni di particolare emergenza si ricorre alle risorse della rete di carità attiva nel
territorio nell’assistenza di primo livello.
Ogni anno le persone assistite sono circa 600. Da tre anni poi, in collaborazione con il Comune, sfruttando le possibilità offerte dalla legislazione
vigente, funziona anche un ‘front-office’ per l’emergenza freddo, allo scopo di
accogliere e indirizzare alle apposite strutture i molti immigrati che, sprovvisti
di regolari documenti di soggiorno, si troverebbero a passare le notti all’addiaccio. Funziona nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio con operatori sempre
aggiornati sui posti letto disponibili.
L’ultima iniziativa è sorta come estrema risposta al fenomeno di tanti neonati
abbandonati per strada o nei luoghi più impropri: in collaborazione con l’Associazione “Operazione Vivere” e con l’appoggio dell’Ospedale Policlinico di
Borgo Roma e della Croce Verde è stata aperta, sempre nello spazio del Centro
d’Ascolto, una “culla salva bebé” (la così detta “ruota” presente un tempo in tanti conventi). Collegata ininterrottamente con gli organi dell’emergenza sanitaria,
garantisce la possibilità di sopravvivenza al neonato e l’assoluta segretezza a
chi lo voglia abbandonare.
P.le 25 aprile, 8 - 37138 Verona - Tel 045 569125 Fax 045 8195177
[email protected]
34
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Verona
Centro per la famiglia
“La Rete” - Cerea
Piccole Suore della Sacra Famiglia
I
l Centro per la famiglia “La rete” si artico-la in diverse attività e ambiti di servizio.
) Il Consultorio Familiare, posto a soste-gno della famiglia, offre informazione, for-mazione, prevenzione, sostegno.
) La comunità Mamma-Bambino: è unaa
struttura che ospita donne gestanti e madrii
con figli, per sostenere il percorso alla gravi-danza, rafforzare le risorse personali, accom-pagnare il reinserimento sociale, offrire accoglienza in situazioni di emergenza sociale e/o abitativa.
Può ospitare fino a un massimo di 5 nuclei mamma-bambino, affiancati
dalla presenza di personale educativo specializzato.
La presenza degli educatori risponde alle esigenze educative di promuovere e rafforzare le capacità genitoriali, sviluppare l’autonomia di gestione della
vita quotidiana, trovare risorse proprie ed esterne, alimentare la dimensione
dei valori umani e relazionali.
L’accoglienza dei nuclei familiari viene concordata dal referente con i Servizi richiedenti in base alla disponibilità dei posti, alla finalità della struttura
e alla compatibilità con gli ospiti già presenti.
È attivo un servizio di pronta accoglienza per un nucleo mamma-bambino,
che consente di per far fronte con tempestività a situazioni di emergenza.
) La Comunità educativa per minori: è una struttura che ospita ragazze
dai 13 ai 18 anni temporaneamente prive di un idoneo ambiente familiare.
Può ospitare al massimo 8 ragazze, accompagnate nelle attività quotidiane
da personale educativo specializzato. All’interno della comunità le ragazze
sono aiutate a vivere il gruppo stesso come valore ed esperienza di arricchimento affettivo, di scoperta dell’altro, di cooperazione, di comprensione e di
rispetto reciproci. Gli obiettivi principali sono legati al raggiungimento di un
sufficiente livello di autonomia. È attivo un servizio di pronta accoglienza per
offrire sostegno, protezione e sicurezza nelle situazioni di emergenza.
) Il Centro Diurno per minori rappresenta una risorsa per quelle situazioni in cui è necessario fornire supporto alla famiglia e accompagnamento ai
ragazzi per una parte della giornata.
P.zza Sommariva, 1 - 37053 Cerea (VR) - Tel 0442 80113
[email protected] www.pssf.it
35
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Verona
Mensa dei poveri
“S. Bernardino”
Verona
Frati Minori
A
Verona S. Bernardino viene offerto ai
poveri il servizio del pasto, tutti i giorni
feriali. Spesso sono oltre 100 le persone che
ne usufruiscono, in vari turni; è la cucina del
convento a preparare il cibo e sono i frati
assieme ai volontari a portarlo in tavola.
Alcuni giorni alla settimana c’è la possibilità della doccia. Alcuni frati
assieme ai volontari assicurano a quanti vivono per strada la doccia mettendo a disposizione il necessario (asciugamano, shampoo, sapone, rasoi usa
e getta, e quando la provvidenza lo consente anche biancheria). La mensa
e la carità ad essa legata è resa possibile da offerte e donazioni di privati,
Istituti, della Croce Rossa e del Banco Alimentare. L’apporto dei laici è prezioso e sono molti i volontari che mettono a disposizione qualche ora per
prestare la loro opera alla mensa poveri; grazie a loro si riesce ad assicura
più volte la settimana il servizio delle docce. Quanti desiderano collaborare
sono introdotti e accompagnati anche da uno specifico cammino di formazione.
Al momento, grazie al sostegno della Fondazione CariVerona si sta ristrutturando una parte del convento che ospiterà la mensa e altri servizi di
prima necessità per i poveri della città.
Convento S. Bernardino Str.ne A. Provolo, 28 - 37123 Verona - Tel 045 596497
[email protected]
36
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Verona
Mensa dei poveri
“San Leopoldo Mandić”
Verona
Frati Minori Cappuccini
I
frati cappuccini arrivarono a Verona nell
1535. Dopo una lunga serie di traslochii
in varie località della città si stabilirono nel-la zona che occupano ancor oggi nel 1893.
i hi
il 1
b 1937
193
Per rispondere dignitosamente alla crescente richiesta,
17 ottobre
venne inaugurato il refettorio dei poveri, grazie alla carità del benefattore
Attilio Rossi. È durante la seconda guerra mondiale che la piccola mensa
vide i suoi giorni più difficili. Comunque la Provvidenza allora come adesso
non ha mai abbandonato i frati e i poveri. Nel 1965 venne costruito e benedetto il nuovo locale, adiacente alla chiesa, che per tanti anni accolse qualche decina di «barboni», tra i quali Bernardo, in ricordo del quale nacquero
gli «amici di Bernardo», un gruppo di volontari che ogni notte incontra i
senza tetto portando loro cibo caldo e coperte.
Il 10 novembre 1999, in una ex carrozzeria adiacente al convento e alla
chiesa dei cappuccini, viene aperta la nuova mensa intitolata a san Leopoldo
Mandic´, costruita ex novo, in grado di ospitare settantasei persone sedute.
Per il servizio ai poveri servono tante mani: si fanno avanti i primi volontari
di quella che poi diventerà l’associazione «Amici di San Francesco».
Attualmente la mensa accoglie fino a centocinquanta ospiti al giorno,
prevalentemente provenienti dall’Europa dell’est, ma anche da Tunisia, Marocco, Brasile, India, e italiani. L’accoglienza non si limita al pasto caldo: a
volte si arriva a sostenere anche economicamente il rientro in patria di chi
non riesce a vivere dignitosamente, o a prestare assistenza durante i ricoveri ospedalieri, e ad accompagnare nel difficile percorso della disintossicazione dall’alcool. Occorre fornire orientamenti esatti per risolvere svariati
problemi di salute, lavoro, alloggio.
I volontari che collaborano con i frati sono circa centocinquanta. I pasti
sono preparati nella cucina del convento. I generi alimentari sono donati
da aziende locali, privati cittadini, piccoli negozianti, supermercati e dal
banco alimentare. La grande partecipazione di volontari ha reso possibile
rispondere alle crescenti esigenze delle persone bisognose e sono nati così
altri servizi quali la distribuzione del vestiario, la scuola di italiano, la distribuzione di generi alimentari da cucinare a casa propria, il servizio docce.
Via Col. Fincato, 35/b - 37131 Verona (VR) - Tel 045 525374
37
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Vicenza
Comunità terapeutica
“Ca’ delle ore”
coop. Sociale - Breganze
Frati Minori
I
l primo passo di impegno nell’emarginazione sociale con la Comunità d’Accoglienza
nasce nel 1981 per volontà dei frati minori Veneto-Friulani e nel 1985 nasce l’omonima cooperativa gestita dai frati e dai soci, come luogo
i
i
U vero e proprio “laboratorio di vita” che offre la possibilità
di sperimentazione.
Un
di intraprendere un percorso di cura e di conoscenza di sé a coloro che vivono la
dipendenza da sostanze stupefacenti o alcol.
Negli ultimi vent’anni, anche in risposta alla progressiva metamorfosi della
figura del tossicodipendente, i Frati hanno sentito l’esigenza di un nuovo tipo di
dialogo con questa realtà e più in generale con tutto l’universo dell’emarginazione
e del disagio. In risposta a questa necessità Ca’ delle Ore nel 1997 dà il via al Progetto Sankalpa (primo giorno di una nuova vita).
L’approccio terapeutico del progetto Sankalpa si basa su una concezione olistica dell’uomo, che pone attenzione all’unicità dell’individuo e perciò utilizza diverse metodologie d’intervento non vincolate ad una prassi clinica standardizzata.
Tutto ciò richiede una continua capacità di rinnovarsi, permettendo alle innate
potenzialità della persona di riemergere sgravate dal peso del passato.
Le pratiche terapeutiche e le numerose attività mirano pertanto a rendere l’individuo capace di affrontare l’esistenza libero da ogni condizionamento.
Da queste premesse si comprende come la semplice permanenza in un luogo
terapeutico non è sufficiente per ottenere dei risultati, mentre si rende indispensabile un intenso coinvolgimento, frutto di una chiara determinazione al cambiamento. I Frati affiancano con la loro attività educativa e professionale questo
delicato processo.
Il programma è strutturato in un’unica fase che comprende: accoglienza, residenzialità e reinserimento.
Al termine del programma è previsto il reinserimento lavorativo: per la particolarità e la delicatezza del momento, è previsto un costante sostegno psicologico di
accompagnamento, con attività di aggregazione e formazione continua.
Il tempo di permanenza all’interno della struttura è previsto nella durata di
un anno, ma va ancora considerata l’unicità dell’individuo come unico metro di
valutazione.
Fraternità San Francesco Via Brogliati Contro, 30 - 36042 Breganze (VI)
Tel 0445 873216 Fax 0445 307427
www.cadelleore.it www.sankalpa.it
38
Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Vicenza
Fraternità Francescana
Tezze di Arzignano
Frati Minori
N
ella Fraternità Francescana di Tezze dii
Arzignano (VI) convergono due espe-rienze religiose-sociali diverse: quella deii
“frati operai” che vivono e lavorano con laa
n
gente, e quella di chi condivide la vita con
gli emarginati in comunità.
i
lla costituzione
i i
Nel 1975 il Definitorio Provinciale autorizzava
di una
“piccola Fraternità pastorale”, trasformatasi subito in “Fraternità di lavoro”,
a Montecchio Maggiore (VI), dove il primo nucleo composto di quattro frati
viveva in un appartamento preso in affitto. La sua finalità era di fornire una
testimonianza sacerdotale e religiosa come operai in mezzo a operai. L’iniziativa fu approvata dal vescovo di Vicenza. In seguito l’indirizzo originario
venne arricchito dedicandosi all’assistenza dei disabili creando la cooperativa L.P.V. di Arzignano. Nell’agosto 1984 la Fraternità si costituì come
associazione “Fraternità Francescana”, si trasferì a Tezze di Arzignano, e si
aprì particolarmente all’accoglienza in comunità di minori in situazione di
disagio familiare.
La “Comunità di Costo” (con sede a pochi passi da Tezze di Arzignano) fa
parte della comunità nazionale di Capodarco (Roma) nella quale Fr. Alessio
è vissuto per cinque anni dal 1972, trasferendo poi quell’esperienza ad Arzignano. Ha anche altri punti di attività a Monte Pulgo (Cornedo Vicentine),
a Durlo, a Crespadoro e a Thiene.
Essenziale alle due comunità è la condivisione e la convivenza specialmente con le persone più deboli: la dimensione della condivisione, con la
scelta preferenziale degli “ultimi”, è ritenuta elemento essenziale. La comunità non è “istituto” ma “famiglia” dove si riconosce la dignità di ciascuno;
ci si autogestisce per quanto possibile; si è reciprocamente a servizio gli uni
degli altri; si dà “ad ognuno ciò di cui ha bisogno e gli si chiede ciò che può
dare”; non c’è la mania del “numero” ma piuttosto della “qualità di vita” per
essere anche testimonianza di fraternità universale, dove la fede dei frati
diventa sostegno per tutti.
Gli stessi frati collaborano pastoralmente con i parroci della zona mantenendo con essi frequenti e cordiali rapporti. Fr. Alessio presta servizio
anche alla casa di riposo di Arzignano.
Fraternità Francescana, Via F.lli Bandiera, 4 - 36071 Tezze d’Arzignano (VI)
Tel 0444 482310
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Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Vicenza
Mensa dei poveri
Schio
Frati Minori Cappuccini
Q
uello di Schio fu il primo «eremo» ad accogliere i frati Cappuccini nell’Italia del
nord, nel 1536.
Ancora oggi, il convento di Schio rievoca
la vita santa e particolarmente austera che
vi conducevano i Cappuccini specialmente
nel primo cinquantennio della loro esistenza. Quel luogo era l’immagine stessa della
spoliazione e della povertà: un autentico romitorio, costruito “di vimini e
bitume senza pietre”, come narrano le prime cronache. Tra alterne vicende,
la presenza dei frati è rimasta costante fino ad oggi nel piccolo convento.
L’attenzione alle varie povertà si esprime tradizionalmente fin dal primo
insediamento della fraternità. Un esempio di tale predilezione per gli ultimi è stata incarnata per tanti anni dalla figura di fra Matteo Zorzetto (+
03.06.1989), per il quale è ancora ben vivo l’interesse popolare. Fin da
quando girava per Schio e dintorni – questuando di casa in casa per i confratelli e i poveri – era ritenuto un frate “santo”. Le sue spoglie riposano
nella chiesa dei cappuccini dal settembre 2002, quando vi furono traslate
dal cimitero comunale.
Ancora oggi la comunità è attenta non solo alle esigenze spirituali e religiose dei fedeli ma va incontro pure alle necessità concrete e immediate di
quanti hanno bisogno di aiuto e assistenza.
Sono i poveri, che si presentano alla porta del convento, persone bisognose, con difficoltà di vario genere, stranieri, operai e altri. La cucina del
convento assicura loro il cestino del pranzo che viene distribuito il mattino
alle ore 11.00.
In questa forma di vicinanza continua e premurosa sono attivi i frati e
una ventina di volontari, che operano divisi in vari gruppi disponibili per i
lavori, la pulizia, i servizi, il decoro del convento.
Via Cappuccini, 52 - 36015 Schio (VI) - Tel 0445 520689
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Presenze di carità francescana nel Veneto
Diocesi di Vicenza
Mensa dei poveri
“S. Lucia” - Vicenza
Frati Minori
A
Vicenza, presso il convento di santa Lu-e
cia, viene svolto dalla fraternità locale
il servizio mensa poveri (tre volte la settima-na) e di distribuzione viveri (settimanale). Sii
o
tratta di un servizio impegnativo ma molto
o
importante per la città di Vicenza, in quanto
le richieste di aiuto sono numerose.
o
Le risorse per far fronte a questo bisogno
vengono reperite attraverso un approvvigionamento mensile al Banco Alimentare di Verona, e una rete di solidarietà con una sessantina di negozi. Vi
è la collaborazione di alcuni volontari e degli assistenti sociali.
In sintonia con lo stile di attenzione ai poveri proprio della tradizione
francescana la Provincia Veneta dei frati minori ha deciso di rinnovare e riqualificare la mensa dei poveri, antica tradizione dei frati di S. Lucia, in una
logica di promozione umana, rinnovando il locale-mensa e adeguandolo
alle vigenti norme igenico-sanitarie e di ristrutturare una parte del convento
che verrà destinata ad “housing sociale”, a servizio di persone in situazione
di indigenza. La gestione di questi servizi sarà effettuata in piena collaborazione con la Chiesa vicentina, tramite la Caritas diocesana.
Convento S. Lucia B.go S. Lucia, 34 - 36100 Vicenza - Tel 0444 513042
[email protected]
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Presenze di carità francescana nel Veneto
INDICE
MESSAGGIO DEI VESCOVI DEL VENETO ................................................................
MESSAGGIO DEI FRANCESCANI DEL VENETO ......................................................
MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE DEL VENETO ........................
MESSAGGIO DEL SINDACO DI VENEZIA ................................................................
PRESENTAZIONE ........................................................................................................
pag.
pag.
pag.
pag.
pag.
2
4
7
8
9
DIOCESI DI BELLUNO
Mensa dei poveri, Belluno - Frati Minori Cappuccini ................................................... pag.10
Residenza Sanitaria Assistenziale “Casa Padre Kolbe”,
Pedavena - Frati Minori Conventuali ....................................................................... pag.11
DIOCESI DI PADOVA
Caritas Antoniana, Padova - Frati Minori Conventuali ................................................... pag.12
Casa di Accoglienza “Beata Elena Enselmini”, Padova - Frati Minori Conventuali ...... pag.13
Casa “Madre Teresa di Calcutta”, Sarmeola di Rubano - Suore Clarisse Francescane... pag.14
Casa “Sant’Antonio”, Padova - Suore Terziarie Francescane Elisabettine ...................... pag.15
Casa “Santa Chiara”, Padova - Suore Terziarie Francescane Elisabettine ..................... pag.16
Comunità Educativa “Bettini”, Padova - Suore Terziarie Francescane Elisabettine ....... pag.17
Comunità “San Francesco”, Monselice - Frati Minori Conventuali ................................ pag.18
Cucine economiche popolari, Padova - Suore Terziarie Francescane Elisabettine ....... pag.19
Mensa dei poveri “San Leopoldo”, Padova - Frati Minori Cappuccini ........................... pag.20
Opera della Provvidenza “Sant’Antonio”, Sarmeola di Rubano
Suore Terziarie Francescane Elisabettine e Suore Francescane di san Luigi Gonzaga. pag.21
Opera “Il pane dei poveri”, Padova - Suore Terziarie Francescane Elisabettine .............. pag.22
Opera “Pane dei poveri”, Padova - Frati Minori Conventuali ........................................ pag.23
Progetto “Miriam”, Padova - Suore Francescane dei Poveri .......................................... pag.24
Seminario Teologico “Sant’Antonio Dottore”, Padova - Frati Minori Conventuali ........ pag.25
Villaggio “Sant’Antonio”, Noventa Padovana - Frati Minori Conventuali ...................... pag.26
DIOCESI DI ROVIGO
Mensa dei poveri, Lendinara - Frati Minori Cappuccini ................................................ pag.28
Mensa dei poveri, Rovigo - Frati Minori Cappuccini ..................................................... pag.29
DIOCESI DI VENEZIA
Casa di prima accoglienza per donne in difficoltà “Giuseppe Taliercio”,
Mestre - Frati Minori Conventuali e Associazione S. Antonio .................................. pag.30
Cooperativa di solidarietà sociale “Giuseppe Olivotti”, Mira Frati Minori Cappuccini ............................................................................................ pag.31
Mensa dei poveri “Sant’Antonio di Padova”, Mestre - Frati Minori Cappuccini ............ pag.32
DIOCESI DI VERONA
Associazione “La Fraternità”, Verona - Frati Minori .......................................................
Centro di ascolto e accoglienza “Parrocchia Tempio Votivo”,
Verona - Frati Minori Conventuali ............................................................................
Centro per la famiglia “La Rete”, Cerea - Piccole Suore della Sacra Famiglia ...............
Mensa dei poveri “S. Bernardino”, Verona - Frati Minori...............................................
Mensa dei poveri “San Leopoldo Mandic´”, Verona - Frati Minori Cappuccini .............
pag.34
pag.35
pag.36
pag.37
DIOCESI DI VICENZA
Comunità terapeutica “Ca’ delle ore” coop. Sociale, Breganze - Frati Minori ...............
Fraternità Francescana, Tezze di Arzignano - Frati Minori ............................................
Mensa dei poveri, Schio - Frati Minori Cappuccini........................................................
Mensa dei poveri “S. Lucia”, Vicenza - Frati Minori .......................................................
pag.38
pag.39
pag.40
pag.41
pag.33
A cura di Fra Flaviano Gusella
Alberto Friso
Copyright © 2008
MOVIMENTO FRANCESCANO NORD - EST
Finito di stampare Settembre 2008
Edizioni Messaggero - Padova
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