subito ne resi inteso Monsignor Vicario Generale con incaricarlo che non
imprimendosi dal detto Simone facesse le opportune diligenze se ciò si
effettuasse da altro libraro, giacché io ero sicuro, che nella stamperia regia
nulla vi fosse di nuovo. Mi rispose Mons.r Vicario che stimava falso il
supposto, come V. E . si degnerà rilevare dall'annesso di lui biglietto originale , e successivamente mi disse in voce, che chiamato il Simone era
stato da esso accertato non esservi novità su tal particolare, e che solamente
aveva fatto di nuovo imprimere il detto primo tomo, ma senza veruna
aggionta, e colla stessa data della prima stampa. I o intanto sottomano, e
per terza persona ho procurato di avere detta ristampa, in cui con infinita
mia sorpresa lessi nel principio le approvazioni di tutti i cinque Tomi non
solo della Curia secolare, ma anche della Ecclesiastica coll'imprimatur dello
stesso M.r Vicario Generale, e del Canonico Deputato. Corsi io subito a
renderne consapevole il Sig.r Card, arcivescovo, quale parimente molto sorpreso fece chiamare M.r Vicario dimostrandosene ambedue rammaricatissimi.
Il frontespizio del detto I tomo, come anche l'approvazione del P.e Capobianco e l'imprimatur del Vicario Generale appariscono stampati nel 1758.
L'approvazione poi del P.e Sacco coll'imprimatur della Camera reale sono
colla data dell'anno 1759, e la dedica al P.e Priore di questa Certosa è in
data di Marzo 1760 . H o proposto al Sig.r Cardinale di far carcerare lo
stampatore, o almeno con editto pubblico notificare che l'approvazione della
sua curia è suppositizia, ma confidentemente significo a V . E . avermi egli
risposto in questi precisi termini: — Non voglio che a me succeda quanto
accadde al Sig.r Cardinale Spinelli, e non sono i primi casi dello sfratto dato
ai Vicarii G e n e r a l i — . Mons.r Vicario però più sensibile a tal inconvenienier sera era di sentimento di ricorrere al Reggente della Vicaria per far
seguire l'accennata carcerazione, e di avanzare altresì una rappresentanza ai
SS.ri della Reggenza contro detto Simone stampatore, avendo creduto per
tal effetto ritenersi il mio libretto, quale perciò non spedisco all'È. V., ma
facilmente col procaccio di sabbato scorso ne saranno state costà spedite
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II 2 maggio 1761, dal Vicario Sanseverino si scrive al Nunzio: « ...da
questa Curia non si è mai data licenza alcuna di stampare la consaputa
opera,
e va a credere che possa esser stato supposto il falso a V. E. che si ristampi.
Ad ogni maniera, per abbondare
in cautela, e per poterle dimostrare
la sua
rispettosa
attenzione,
à mandalo
chiamando
it libraro Simone,
ed il Sig.r
Canonico Deputato
per vedere, ed appurare destramente
per mezzo di essi
se altro Libraro avesse di soppiatto ristampato,
e di tutto si darà la premura
di renderne
consapevole
VE. V. per sua intelligenza
e quiete...»
(A.S.V.,
Napoli, 4 1 5 , f. 3 5 1 ) .
Le rimosttanze del Sansevetino sono manifestate nella sua lettera del 5
maggio 1761 al cardinale Torrigiani ( S A V I O , pp. 13-14) e nella risposta di
quest'ultimo, del 19 dello stesso mese ( S A V I O , p. 14).
II Sersale si riferisce agli avvenimenti napoletani del 1747, seguiti
al decreto reale del 29 die. 1746 di soppressione del tribunale del S. Officio
a Napoli (cfr. P A P A , p. 3 5 9 ) .
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