Riscaldamento globale - Wikipedia
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In climatologia l'espressione Riscaldamento globale è usata per indicare, in
riferimento alla storia climatica della Terra, le fasi di aumento della temperatura
media dell'atmosfera terrestre e degli oceani dovute a cause naturali (cicli solari,
moti della Terra, variazioni dei gas atmosferici,...). Molto spesso l'espressione
viene impropriamente usata come sinonimo di surriscaldamento climatico
(global warming nella letteratura scientifica in inglese) che al contrario indica il
contributo antropico alla recente fase di riscaldamento del clima terrestre degli
ultimi 150 anni. Le due espressioni sono entrambe utilizzate e ricomprese
all'interno della più vasta tematica sui mutamenti climatici che di per sè
comprende anche le fasi di raffreddamento globale, quali ad esempio le
glaciazioni, e i cambiamenti nei regimi di precipitazione.
Indice
1 Cause del riscaldamento
1.1 Variazione attività solare ed altri fattori cosmici
1.2 Gas serra nell'atmosfera
1.2.1 Vapore acqueo (H2O)
1.2.2 Anidride carbonica (CO2)
1.2.3 Metano (CH4)
1.2.4 Variazioni dei gas serra e teoria del Global Warming
1.3 Surriscaldamento degli oceani
1.4 Retroazione
1.5 Evoluzione delle temperature degli altri pianeti del Sistema solare
2 Effetti del riscaldamento globale
2.1 Ambientali
2.1.1 Ulteriori effetti
2.2 Economici
3 Variazione della temperatura terrestre
4 Misure correttive
4.1 Protocollo di Kyōto
5 Dibattito scientifico
5.1 Climategate
5.2 Finanziamenti della Exxon per teorie alternative
6 Dibattito politico
7 Bibliografia
8 Note
9 Voci correlate
10 Altri progetti
11 Collegamenti esterni
Anomalia media della temperatura atmosferica
a terra e della superficie dei mari, così come
ricostruita dall'IPCC, negli ultimi 150 anni
Anomalia media della temperatura atmosferica
a terra e della superficie dei mari, così come
registrata negli ultimi 30 anni dai satelliti[1].
Cause del riscaldamento
Il mantenimento della temperatura della biosfera terrestre attorno a valori medi adatti alla vita è dovuto principalmente all'azione
combinata di cinque fattori:
1. Calore interno del pianeta
2. Irraggiamento solare, che fornisce l'energia per l'effetto serra ed elementi correlati alle variazioni dell' attività solare e delle
macchie solari.
3. Effetto delle correnti oceaniche e dell'evaporazione marina (e dei fenomeni ad essa correlati)
4. Presenza dell'atmosfera, che attenua gli sbalzi di temperatura giornalieri e stagionali
5. Effetto serra naturale, che amplifica l'effetto termico dell'irraggiamento solare
La variazione quantitativa di uno o più di questi fattori può causare un riscaldamento globale o raffreddamento globale dell'
atmosfera e superficie terrestre.
Variazione attività solare ed altri fattori cosmici
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Gli ultimi studi riguardanti l'influenza del Sole sul clima terrestre hanno
approfondito la conoscenza delle dinamiche che legano il clima terrestre
all'attività solare. Fino a qualche anno fa la quasi totalità della comunità
scientifica internazionale, sulla base della ricostruzione del clima per mezzo di
modelli, aveva maturato la convinzione che le variazioni nell'intensità della
radiazione solare, non potessero giustificare da sole il forte riscaldamento
attuale, attribuendo a tali variazioni di intensità fluttuazioni di temperatura
inferiori a 0.2 °C nell’arco di qualche decennio. Tuttavia oggigiorno molti
studiosi fanno notare che l’influenza del Sole sul clima della Terra si esplica,
non tanto attraverso le fluttuazioni – modeste - della quantità di energia solare
in arrivo sul pianeta, quanto piuttosto attraverso un meccanismo più complesso
legato all’attività solare. L’attività del Sole, infatti, viene misurata non in base
alla quantità di energia irradiata nello spazio dalla nostra stella ma quanto
piuttosto dal numero di macchie solari (Sunspot Number) che compiono sulla
sua superficie e che raggiungono un valore massimo ogni 11-12 anni.
Approfonditi studi portati a termine nel 2009 da scienziati statunitensi e
tedeschi del National Center for Atmospheric Research (NCAR) a Boulder,
Colorado, basati su oltre un secolo di osservazioni meteorologiche, hanno
messo in luce il legame tra attività solare e fluttuazioni del clima terrestre,
spiegando in dettaglio la complessa interazione tra la radiazione solare,
l’atmosfera e l’oceano. I risultati degli studi, pubblicati sul Journal of Climate e
su Science, dimostrano come anche un piccolo aumento di attività solare
influenzi in maniera determinante l'area tropicale e le precipitazioni di tutto il
Relazione tra i cicli di attività solare misurata
globo terrestre. In particolare una maggiore attività solare produce un
attraverso le macchie solari e le variazione nella
riscaldamento della troposfera tropicale (dove aumenta la quantità di ozono
temperatura terrestre. I grafici mostrano la stretta
prodotta dai raggi UV-A), un aumento della forza dei venti alisei, un aumento
correlazione tra attività solare e la variazione delle
dell'evaporazione nella zona equatoriale e dell'annuvolamento e delle
temperature superficili terrestri, in particolar modo
precipitazioni. Lo studio rileva come ci sia una indubbia associazione fra il
con le temperature degli oceani.
periodico picco dell'attività solare e lo schema delle precipitazioni e della
temperatura superficiale delle acque del Pacifico. Il modello messo a punto dai
ricercatori mostra anche le influenze che i picchi solari hanno su due importanti fenomeni collegati al clima: La Niña e El Niño,
eventi associati ai cambiamenti nella temperatura delle acque superficiali del Pacifico orientale. In particolare l'attività solare risulta
influire su La Niña e El Niño, rafforzandoli o contrastandoli[2].
Un’altra importante relazione è stata osservata tra il flusso dei raggi cosmici che
arrivano sulla Terra e l’aumento o diminuzione della copertura nuvolosa
terrestre. A sua volta il flusso di particelle cosmiche che giungono sulla Terra
varia con il variare dell’attività solare. Quando l’attività solare aumenta,
aumenta anche il vento solare, un flusso di particelle cariche che si propaga
nello spazio insieme al suo forte campo magnetico. Ma tale campo magnetico
posto tra il Sole e la Terra deflette i raggi cosmici, velocissime particelle cariche
provenienti dal sole e dallo spazio intergalattico. I raggi cosmici, altamente
energetici, hanno la proprietà di ionizzare l’atmosfera, specie là dove questa è
più densa (e quindi gli urti sono più numerosi) a bassa quota. Le molecole
d’aria elettrizzate dai raggi cosmici costituiscono, insieme al pulviscolo
atmosferico, nuclei di condensazione per il vapore acqueo circostante,
favorendo in tal modo la formazione di nubi nella bassa atmosfera. A loro volta,
le nubi basse hanno la proprietà di raffreddare la Terra. Quindi ad un’attività
solare più intensa corrisponde un'inferiore copertura nuvolosa e di conseguenza
maggiore energia che giunge fino alla superficie terrestre (contribuendo così al
riscaldamento climatico)[3].
L’attività solare è aumentata nel corso degli ultimi 300 anni e in particolare
negli ultimi 50 anni. Negli ultimi 30 anni l’aumento dell’attività solare ha
prodotto una notevole riduzione del flusso di raggi cosmici con conseguente
minore formazione di nubi in prossimità del suolo contribuendo al forte
riscaldamento della Terra degli ultimi decenni. Nell’ultimo decennio, tuttavia,
l’attività solare sembra aver subito un lento declino. Questo giustificherebbe
l’improvviso aumento della nuvolosità bassa negli ultimi anni[4].
Relazione tra la variazione della copertura
nuvolosa terrestre e il flusso di raggi cosmici sulla
Terra.
Gas serra nell'atmosfera
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Per approfondire, vedi la voce Effetto serra.
Sono chiamati gas serra quei gas presenti in atmosfera, che sono trasparenti
alla radiazione solare in entrata sulla Terra ma riescono a trattenere, in maniera
consistente, la radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre,
dall'atmosfera e dalle nuvole. I gas serra possono essere di origine sia naturale
che antropica, e assorbono ed emettono a specifiche lunghezze d'onda nello
spettro della radiazione infrarossa. Questa loro proprietà causa il fenomeno
noto come effetto serra. Il vapore acqueo (H2O), il biossido di carbonio (CO2),
l'ossido di diazoto (N2O), il metano (CH4) sono i gas serra principali
nell'atmosfera terrestre. L'ozono (O3) che spesso è elencato tra i gas serra in
realtà non è da considerarsi propriamente uno di essi: infatti la sua azione in
atmosfera è soprattutto "raffreddante" poiché si comporta da filtro verso i raggi
solari UVB e UVC. Oltre a questi gas di origine anche naturale, esiste un'ampia
gamma di gas serra rilasciati in atmosfera di origine esclusivamente antropica,
come gli alocarburi, tra i quali i più conosciuti sono i clorofluorocarburi (CFC),
e molte altre molecole contenenti cloro e fluoro dannose per lo strato di ozono
stratosferico, la cui emissione è regolamentata dal Protocollo di Montreal. I vari
gas che formano l'atmosfera non contribuiscono tutti allo stesso modo per
l'effetto serra: infatti molecole come quella di azoto (N2) o ossigeno (O2) che
costituiscono il 98% della nostra atmosfera, non sono capaci di assorbire molta
radiazione. I gas migliori per l'effetto serra sono quelli che hanno una struttura
molecolare asimmetrica: in generale quindi tutti i gas biatomici che si trovano
nell'atmosfera non sono buoni gas serra (proprio perché hanno una struttura
lineare) mentre il metano (CH4), il vapore acqueo (H2O), l’ossido nitroso
(N2O), i gas fluorurati (idrofluorocarburi HFC, esafluoro di zolfo SF6,
perfluorocarburi PFC, clorofluorocarburi CFC) sono buoni gas serra proprio
perché hanno una struttura asimmetrica. L'anidride carbonica (CO2) pur
avendo una struttura lineare (con i tre atomi in fila O-C-O) e quindi non avendo
un elevato “potenziale serra”, è tuttavia considerato da alcuni uno dei maggiori
responsabili dell’effetto serra. La composizione chimica media al suolo
dell'atmosfera terrestre è la seguente:
Elemento
Variazione della temperatura globale, rispetto alla
media, negli ultimi 2000 anni in base a modelli di
vari autori così come rappresentati dall'IPCC
Andamento dei valori di temperatura globale (in
rosso) e dell'anidride carbonica presente
nell'atmosfera (in blu) negli ultimi 1000 anni. Non
è però più presente nell'ultimo report dell'IPCC
(AR4) .
percentuale in volume
Azoto (N2)
78,08 %
Ossigeno (O2)
20,95 %
Argon (Ar)
0,93 %
Vapore acqueo (H2O)
0,33% in media (variabile da circa 0% a 5-6%) GAS SERRA
Anidride carbonica (CO2) 0,038% GAS SERRA
Neon (Ne)
0,00181% (18 ppm)
Elio (He)
0,0005% (5 ppm)
Metano (CH4)
0,0002% (2 ppm) GAS SERRA
Idrogeno (H2)
0,00005% (0,5 ppm)
Kripton (Kr)
0,000011% (0,11 ppm)
Xeno (Xe)
0,000008% (0,08 ppm)
Ozono (O3)
0,000004% (0,04 ppm)
Vapore acqueo (H2O)
Il principale gas a effetto serra è il vapore acqueo (H2O), responsabile in un range che va dal 36 al 70% dell'effetto serra.
Nell’atmosfera, le molecole di acqua catturano il calore irradiato dalla superficie terrestre diramandolo in tutte le direzioni,
riscaldando così la superficie della terra prima di essere irradiato nuovamente nello spazio. Il vapore acqueo atmosferico è parte del
ciclo idrologico, un sistema chiuso di circolazione dell'acqua dagli oceani e dai continenti verso l'atmosfera in un ciclo continuo di
evaporazione, traspirazione, condensazione e precipitazione. Tuttavia l'aria calda può assorbire molta più umidità e di conseguenza
le temperature in aumento intensificano ulteriormente l'aumento di vapore acqueo in atmosfera e quindi il cambiamento climatico
in quello che a livello teorico è chiamato effetto serra a valanga.
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Anidride carbonica (CO2)
L'anidride carbonica è responsabile per il 5% / 20% (secondo la teoria più accreditata per il 15 %) dell'effetto serra ed interagisce
con l'atmosfera per cause naturali e antropiche: I serbatoi naturali della CO2 sono gli oceani (che contengono il 78% della CO2), i
sedimenti fossili (22%), la biosfera terrestre(6%), l'atmosfera (1%).
Gran parte dell'anidride carbonica degli ecosistemi viene immessa in atmosfera. Un certo numero di organismi hanno la capacità di
assimilare la CO2 atmosferica. Il carbonio, grazie alla fotosintesi delle piante, che combina l'anidride carbonica e l'acqua in
presenza di energia solare, entra nei composti organici e quindi nella catena alimentare, ritornando infine in atmosfera attraverso la
respirazione. Si possono individuare delle variazioni annuali della concentrazione di CO2 atmosferica: durante l'inverno si registra
un aumento di concentrazione dovuto al fatto che nelle piante a foglia caduca prevale la respirazione; durante l'estate invece la
concentrazione di CO2 atmosferica diminuisce per l'aumento complessivo della fotosintesi ovvero la fase attiva di accumulo di
carbonio.
Gli oceani hanno un ruolo fondamentale nel bilancio del carbonio, costituiscono una vera e propria riserva di carbonio sotto forma
di ione bicarbonato e contengono quantità enormi di CO2, fino al 79% di quella naturale. Gli oceani possono rilasciare o assorbire
CO2 in quanto è solubile in acqua. L'incremento di temperatura dell'acqua diminuisce la solubilità del biossido di carbonio, pertanto
l'aumento della temperatura degli oceani sposta CO2 dal mare all'atmosfera. Gli oceani, assorbendo la CO2 atmosferica, tendono a
mantenere più stabile la sua concentrazione nell'atmosfera; se invece la concentrazione nell'atmosfera tende ad abbassarsi, gli
oceani possono liberare anidride carbonica fungendo così da riequilibratori o feedback. Questo bilancio naturale tra emissioni da
parte della biosfera e assorbimento da parte degli oceani, in assenza di attività antropica ed in prima approssimazione, è sempre in
pareggio. Esso coinvolge valori di emissioni e assorbimenti maggiori rispetto alle emissioni antropiche. Tuttavia, per quanto piccole
rispetto al totale, le emissioni antropiche sono sufficienti a squilibrare l'intero sistema. L'anidride carbonica si va così accumulando
nell'atmosfera in quanto i processi di assorbimento da parte dello strato rimescolato dell'oceano non riescono a compensare
l'aumento del flusso di carbonio entrante in atmosfera. Le emissioni legate all'attività umana sono dovute in primis all'uso di energia
fossile quali petrolio, carbone e gas naturale; la restante parte è dovuta a fenomeni di deforestazione e cambiamenti d'uso delle
superfici agricole. Il contributo della deforestazione è peraltro molto incerto ed oggi al centro di molti dibattiti: le stime indicano
valori compresi tra un minimo di 0.6 e un un massimo di 2 miliardi di tonnellate di carbonio all'anno (rispettivamente 2.2 e 7.3
miliardi di tonnellate di CO2). Per quanto concerne la persistenza media in anni della CO2 in atmosfera, l'IPCC considera un
intervallo compreso tra i 50 e i 200 anni che, dipende sostanzialmente dal mezzo di assorbimento. L'anidride carbonica
nell'atmosfera e aumentata di circa il 10% dal 1960 ad oggi. Ad esempio la stazione di rilevazione di Mauna Loa (Hawaii) ha
registrato in tale periodo una variazione da 320 ppm (1960) a 360 ppm (2000). Va ricordato infatti che CO2 non è l'unico gas serra,
ma rappresenta circa il 5% del totale dei gas serra, mentre il vapore acqueo è il principale gas per assorbimento termico.
Metano (CH4)
Il metano (CH4) è considerato responsabile dell'effetto serra per circa l'8%, la sua capacità nel trattenere il calore è infatti 30 volte
maggiore a quella dell’anidride carbonica. La sua concentrazione atmosferica media sta aumentando con un tasso medio annuo
valutato tra l’1.1% e l’1.4%. Il metano è il prodotto della degradazione di materiale organico in ambiente anaerobico. Le principali
fonti di metano sono i terreni paludosi (25-170 Tg annui; 1 Tg o teragrammo = 1012 grammi, ossia 1 milione di tonnellate), le risaie
(40-179 Tg), la fermentazione del concime organico (40-110 Tg), la combustione della biomassa (30-110 Tg), la produzione e la
distribuzione di gas naturale (20-50 Tg), l’estrazione del carbone (10-40 Tg), le termiti (5-45 Tg) e non ultimo lo scioglimento del
permafrost con emissioni non ancora quantificate. E´da rilevare il forte aumento delle emissioni di metano anche da parte delle
discariche; inoltre si è avuto un aumento delle emissioni provenienti dal settore energetico, e una diminuzione di quelle del settore
agricolo.
Variazioni dei gas serra e teoria del Global Warming
Nell'attuale fase di riscaldamento del pianeta si sta assistendo ad un incremento del 10 % circa nella concentrazione atmosferica di
anidride carbonica o biossido di carbonio (CO2), uno dei gas serra. Tale incremento di circa 2 ppm all'anno (in due secoli il valore
della concentrazione è passato da 280 ppm a 380 ppm, il valore più alto da 650.000 anni a questa parte[5]) è legato principalmente
all'uso di combustibili fossili che durante il periodo carbonifero (tra 345 e 280 milioni di anni fa) avevano "fissato" la CO2 nel
sottosuolo, trasformandolo dalla forma gassosa a quella solida o liquida di petrolio, carbone o gas naturale. Negli ultimi 150-200
anni, a partire dalla rivoluzione industriale, la combustione dei giacimenti fossili ha invertito il processo avvenuto durante il periodo
carbonifero liberando grandi quantità di anidride carbonica (circa 27 miliardi di tonnellate all'anno[6]). Secondo le stime, il pianeta
riuscirebbe oggi a riassorbire, mediante la fotosintesi clorofilliana e l'azione delle alghe degli oceani, meno della metà di tali
emissioni, anche a causa della deforestazione[7]. L'attività umana ha infatti ridotto la biomassa vegetale in grado di assorbire la CO2
fin dalla rivoluzione agricola neolitica, trasformando i boschi in campi o città. Oggi la deforestazione (in particolare in Amazzonia)
continua ad aumentare ed aggrava ulteriormente la situazione. A contribuire ulteriormente vi è la maggior produzione di metano
dovuto a fermentazione tipico dell'allevamento anch'esso cresciuto in modo significativo e delle colture a sommersione (ad esempio
il riso).
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Secondo il comitato di esperti delle Nazioni Unite (Intergovernmental Panel on Climate Change) l'attuale riscaldamento non può
essere spiegato se non attribuendo un ruolo significativo anche a questo aumento di concentrazione di CO2 nell'atmosfera (teoria
del Global Warming)[8]. Negli ultimi anni numerosi studi pubblicati su riviste scientifiche stanno contraddicendo le conclusioni dell
IPCC criticandone i metodi di acquisizione, elaborazione e modellizzazione dei dati. Va osservato che negli studi sulle variazioni
climatiche del passato è stato dimostrato che le variazioni dei livelli di CO2 registrate sono una conseguenza delle variazioni di
temperatura e non una causa (esiste un ritardo di 800 anni tra i picchi di temperatura ed i corrispondenti picchi di CO2
nell'atmosfera).
L'effetto serra è un fenomeno naturale e necessario per permettere alla superficie terrestre di avere temperature adatte alla vita, in
particolare quella umana; ad esempio la decomposizione di piante ed animali morti o la normale attività geotermica dei vulcani
emettono enormi quantità di gas serra, ma in questi casi si tratta di emissioni costanti o in lentissima evoluzione (dell'ordine di
migliaia o milioni di anni). Anche in concomitanza di grandi eruzioni catastrofiche si sono determinate evidenti mutazioni del clima
a livello globale (di solito però abbassando le temperature a causa delle eccezionali quantità di polveri emesse in atmosfera, come
nel caso delle eruzioni dei vulcani Pinatubo o Krakatoa). Tuttavia questo genere di fenomeni non hanno comportato mutamenti
permanenti del clima. L'ipotesi dell'IPCC è invece che l'incremento antropico di CO2 porti ad un riscaldamento globale non
riassorbibile dal sistema pianeta; il dibattito è comunque ancora aperto all'interno della comunità scientifica [9][10], sebbene la
grande maggioranza dei ricercatori sia in accordo con le conclusioni principali dell'IPCC[11][12].
Surriscaldamento degli oceani
L'incremento della CO2 dovuto alle fonti fossili verrebbe amplificato dal conseguente surriscaldamento degli oceani. Le acque
marine contengono disciolta una grande quantità di CO2 ed il riscaldamento dei mari ne causerebbe l'emissione in atmosfera.
Inoltre, il riscaldamento dovuto all'aumento della temperatura produce una maggior evaporazione dei mari liberando in atmosfera
ulteriori quantità di vapore acqueo, il principale gas serra, accrescendo ulteriormente la temperatura globale e, secondo alcuni
ricercatori, aumentando quantità e violenza di piogge ed uragani tropicalizzando il clima.
Le proiezioni del modello climatico adottato dall'IPCC indicano che la temperatura media superficiale del pianeta si dovrebbe
innalzare di circa 1,1 °C - 6,4 °C durante il XXI secolo[13]. Questo intervallo di valori risulta dall'impiego di vari scenari sulle
emissioni future di gas serra, assieme a diversi valori di sensibilità climatica. Benché molti studi riguardano l'andamento nel XXI
secolo, il riscaldamento e l'innalzamento del livello dei mari potrebbero continuare per più di un migliaio di anni, anche se i livelli di
gas serra verranno stabilizzati. Il ritardo nel raggiungimento di un equilibrio sarebbe dovuto alla grande capacità termica degli
oceani[13].
Secondo alcuni studi [14] la stasi delle temperature globali negli ultimi 10 anni (2000-2009) sarebbe imputabile proprio all'accumulo
di calore da parte degli oceani per le loro elevate capacità termiche con conseguente riscaldamento anche degli strati sotto
superficiali come alcune evidenze sperimentali sembrano confermare.
Retroazione
Quando una tendenza al riscaldamento provoca effetti che inducono ulteriore riscaldamento si parla di retroazione positiva, mentre
quando gli effetti producono raffreddamento si parla di retroazione negativa. La principale retroazione positiva nel sistema
climatico comprende il vapore acqueo, mentre la principale retroazione negativa è costituita dall'effetto della temperature sulle
emissioni di radiazione infrarossa: all'aumentare della temperatura di un corpo, la radiazione emessa aumenta in proporzione alla
potenza quarta della sua temperatura assoluta (legge di Stefan-Boltzmann). Questo effetto fornisce una potente retroazione
negativa che stabilizza il sistema climatico nel tempo.
Uno degli effetti a retroazione positiva invece è in relazione con l'evaporazione dell'acqua. Se l'atmosfera è riscaldata, la pressione
di saturazione del vapore aumenta e con essa aumenta la quantità di vapore acqueo nell'atmosfera. Poiché esso è un gas serra, il
suo aumento rende l'atmosfera ancora più calda, e di conseguenza una maggiore produzione di vapore acqueo. Questo processo
continua fino a quando un altro fattore interviene per interrompere la retroazione. Il risultato è un effetto serra molto più grande di
quello dovuto alla sola CO2, anche se l'umidità relativa dell'aria rimane quasi costante[15].
Gli effetti di retroazione dovuti alle nuvole sono attualmente un campo di ricerca. Viste dal basso, le nuvole emettono radiazione
infrarossa verso la superficie, esercitando un effetto di riscaldamento; vista dall'alto, le nuvole riflettono la luce solare ed emettono
radiazione verso lo spazio, con effetto opposto. La combinazione di questi effetti risultano in un raffreddamento o in un
riscaldamento netto a seconda del tipo e dell'altezza delle nuvole. Queste caratteristiche sono difficili da includere nei modelli
climatici, in parte a causa della piccola estensione delle stesse nei modelli simulativi[15].
Un effetto più sottile è costituito dai cambiamenti nel gradiente adiabatico mentre l'atmosfera si scalda. La temperatura atmosferica
diminuisce col l'aumentare dell'altezza nella troposfera. Poiché l'emissione di radiazione infrarossa è legata alla quarta potenza del
valore della temperatura, la radiazione emessa dall'atmosfera superiore è minore rispetto a quella emessa dall'atmosfera inferiore.
La maggior parte della radiazione emessa dall'atmosfera superiore viene irradiata verso lo spazio mentre quella dell'atmosfera
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inferiore viene riassorbita dalla superficie o dall'atmosfera. Quindi, l'intensità dell'effetto serra dipende da quanto la temperatura
decresce con l'altezza: se essa è superiore, l'effetto serra sarà più intenso, mentre se è inferiore l'effetto sarà più debole. Queste
misurazioni sono molto sensibili agli errori, rendendo difficile stabilire se i modelli climatici aderiscono alle osservazioni[16].
Un altro importante processo a retroazione è costituito dall'albedo del ghiaccio[17]:
quando la temperatura globale aumenta, i ghiacci polari si sciolgono ad un tasso
superiore. Sia la superficie emersa che le acque riflettono meno la luce solare
rispetto al ghiaccio, quindi la assorbono maggiormente. Per questo motivo
aumenta il riscaldamento globale, che incrementa lo scioglimento dei ghiacci e
continua il processo.
Il riscaldamento è anche un fattore scatenante per il rilascio di metano da varie
sorgenti presenti sia sulla terra che sui fondali oceanici. Il disgelo del permafrost,
come nelle torbiere ghiacciate in Siberia creano una retroazione positiva a causa
del rilascio di anidride carbonica (CO2) e metano (CH4)[18]. Analogamente,
l'aumento della temperatura degli oceani, può rilasciare metano dai depositi di
idrati di metano e clatrati di metano presenti nelle profondità in base all'ipotesi dei
clatrati. Questi fenomeni sono attualmente oggetto di intense ricerche.
Con il riscaldamento degli oceani si prevede inoltre un feedback positivo sulla
concentrazione di CO2 in atmosfera a causa della diminuzione della capacità di
assorbimento diretto per solubilità ed anche da parte degli ecosistemi oceanici.
Infatti il livello mesopelagico (situato ad una profondità compresa tra 200 m e
1000 m) subisce una riduzione delle quantità di nutrienti che limitano la crescita
delle diatomee in favore dello sviluppo del fitoplancton. Quest'ultimo è una pompa
biologica del carbonio meno potente rispetto alle diatomee[19].
Andamento dei ghiacci nell'emisfero
settentrionale
Andamento dei ghiacci nell'emisfero
meridionale
Infine un altro feedback climatico molto discusso è quello delle correnti
oceaniche: lo scioglimento dei ghiacci polari dovuto al riscaldamento globale
porterebbe ad una alterazione della circolazione termoalina e a una conseguente alterazione del cosiddetto Nastro Trasportatore
Oceanico, in particolare del ramo superficiale nord-atlantico ovvero la Corrente del Golfo, con effetto di raffreddamento
sull'emisfero settentrionale, in particolare sul continente europeo, contrastando, annullando o addirittura invertendo il trend al
riscaldamento degli ultimi decenni.
Evoluzione delle temperature degli altri pianeti del Sistema solare
Di recente è stato osservato che tutti i pianeti del sistema solare starebbero subendo un aumento della temperatura[20]. I telescopi
spaziali attraverso i sensori termici constatano un aumento della temperatura per il pianeta Giove di 10 °C come temperatura
media. Su Marte l'aumento della temperatura è indicato anche dalla forte diminuzione delle calotte polari (che sono molto più
fredde di quelle terrestri, contengono anidride carbonica ghiacciata, il famoso 'ghiaccio secco' usato per creare l'effetto nebbia negli
spettacoli, oltre all'acqua ghiacciata).[21]. Anche nei pianeti più lontani come Urano, Nettuno e Plutone si constatano aumenti di
temperatura. Fattori estranei alla Terra sembrerebbero quindi influenzare l'aumento della temperatura nel sistema solare, ma è
ancora poco chiaro se si tratti dell'influenza del Sole (che come detto ha variato poco la sua attività -vedi grafico- ed è molto
lontano dai pianeti coinvolti), delle variazioni di quantità della polvere interstellare (che filtra i raggi solari) o siano dovute ad altri
fattori ancora sconosciuti[22]. Non esistono infatti ancora prove definitive per queste teorie, anche in considerazione della relativa
novità degli studi[23]. Il fattore antropico e il ruolo svolto dalla biosfera sono invece cause unicamente presenti sul nostro pianeta.
Effetti del riscaldamento globale
Ambientali
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I modelli climatici elaborati dall'IPCC indicano un potenziale aumento della temperatura,
durante il XXI secolo, compreso tra 1,4 e 5,8 °C.
Risulta tuttora molto difficile prevedere come realmente influirà sul sistema pianeta l'attuale
riscaldamento globale. Il clima globale è un sistema non lineare multifattoriale, per cui la
climatologia può stabilire delle tendenze, ma non eventi di dettaglio a breve periodo tipici
invece delle analisi meterologiche.
Alcuni effetti sull'ambiente sono, almeno in parte, già attribuibili al riscaldamento del
pianeta. Nel suo rapporto del 2001 l'IPCC suggerisce che il generale ritiro dei ghiacci
continentali, l'arretramento della calotta polare artica, l'aumento del livello dei mari, in
particolare in quelle con minori tassi di evaporazione, a causa dell'espansione termica e
dello scioglimento dei ghiacci continentali oltre che dei ghiacciai montani, le modifiche nella
distribuzione delle piogge e l'aumento nell'intensità e frequenza di eventi meteorologici
estremi sono attribuibili in parte al riscaldamento globale[24].
Attualmente l'IPCC ritiene che il riscaldamento attuale a livello meteorologico si stia
manifestando e si manifesterà proprio attraverso un aumento della 'meridianizzazione' della
circolazione atmosferica ovvero con una spiccata predisposizione verso scambi meridiani
con conseguente aumento della frequenza e dell'intensità di eventi estremi quali alluvioni,
siccità, ondate di caldo e di gelo.
Sempre secondo l'IPCC alcuni effetti, come l'aumento delle morti, degli esodi in massa e le
perdite economiche, potrebbero essere esacerbati dall'aumento della densità di popolazione
in alcune regioni del globo[25], nonostante potrebbe essere mitigato il numero di vittime per
le conseguenze dei climi freddi.
Cambiamento dell'accumulo nevoso
sul Kilimanjaro, fra il 1993 ed il
2000. Il Kilimanjaro ha perduto l'82%
delle nevi perenni nel XX secolo a
causa di una significativa riduzione
delle precipitazioni.
È tuttavia difficile collegare eventi specifici al riscaldamento globale. Per molte di queste
predizioni infatti fonti diverse danno dati di supporto contrastanti come ad esempio per
l'innalzamento dei livelli dei mari.[26] ;i dati pubblicati dalla NASA mostrano un
innalzamento superiore ai quindici centimetri a partire dal 1870 [7] (http://climate.nasa.gov
/keyIndicators/index.cfm#SeaLevel)
Il quarto e più recente rapporto dell'IPCC riporta alcuni dati sull'incremento nell'intensità
dei cicloni tropicali nell'Oceano Atlantico settentrionale a partire dal 1970, correlato
Andamento della variazione dello
all'aumento delle temperature superficiali del mare, ma le previsioni a lungo termine sono
spessore medio dei ghiacciai a livello
complicate dalla qualità dei dati antecedenti l'inizio delle osservazioni satellitari. Il rapporto
mondiale.I Dati sono forniti da una
stesso afferma inoltre che non esiste un andamento chiaro nel numero annuale dei cicloni
sottorganizzazione (WGMS)
[13]
tropicali nel mondo . Altri effetti paventati dall'IPCC comprendono l'innalzamento del
dell'UNEP
livello dei mari di 180 — 590 mm nel 2090-2100 rispetto ai valori del periodo
1980-1999[13], ripecussioni sull'agricoltura, rallentamenti nella corrente nord-atlantica
causati dalla diminuzione della salinità dell'Oceano Atlantico dovuta allo scioglimento dei ghiacci, riduzioni dello strato di ozono,
aumento nell'intensità di eventi meteorologici estremi[27], acidificazione degli oceani e la diffusione di malattie come la malaria e la
dengue[28][29]. Uno studio prevede che di un campione di 1 103 specie di piante ed animali, dal 18% al 35% si estingueranno per il
2050, in base ai futuri mutamenti climatici[30]. Tuttavia, pochi studi hanno documentato una relazione diretta tra l'estinzione di
specie e i mutamenti climatici[31] e uno studio suggerisce che il tasso di estinzione è ancora incerto[32].
Gli effetti del riscaldamento climatico potrebbero essere più significativi se non vi fosse stata una relativa riduzione
dell'irraggiamento solare dovuta all'inquinamento atmosferico cioè al particolato atmosferico e ai solfati nel fenomeno noto come
oscuramento globale. Paradossalmente, una riduzione dell'inquinamento (in particolare degli SOx e del particolato) potrebbe
portare quindi ad un aumento delle temperature globali superiore a quanto inizialmente ipotizzato.[33]
Il riscaldamento sperimentato negli ultimi anni sta inoltre sciogliendo i ghiacci artici, tanto che l'ESA il 14 settembre 2008 ha
annunciato la riapertura del celeberrimo Passaggio a nord-ovest a settentrione del continente nord americano, per il discioglimento
dei ghiacci.[34][35]. Si è aperto inoltre anche il passaggio a nord-est (a settentrione della Russia) nel Mare glaciale artico. Il primo
precedente documentato risale al 1903 quando Roald Amundsen riuscì nell'impresa di traversare il passaggio a nord-ovest. Per il
passaggio a nord-est si può risalire al 1878 e alla spedizione del barone Adolf Erik Nordenskiöld. Epoche in cui i rompighiaccio
moderni non erano ancora disponibili.
Nel settembre 2007 i ghiacci Antartici hanno invece raggiunto la loro massima estensione (16,3 milioni di km², leggermente
superiore alla media), da quando si effettuano registrazioni (1978) sulla calotta glaciale dell'Antartico; viceversa, l'anno seguente,
l'estensione è stata fra le minori mai registrate.[36].
Nel giugno 2008, la rivista scientifica National Geographic precognizzò che lo strato dei ghiacci stagionali artici sarebbe scomparso
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totalmente entro l'estate dello stesso anno, cosa che però non si è verificata.[37]. Questa è una delle molte predizioni rivelatesi poi
errate apparse negli ultimi anni. La spedizione DAMOCLES (Developping Arctic Modelling and Observing Capabilities for
Long-term Environmental Studies) in ogni caso prevede la fusione totale della calotta artica prima del 2020[38].La marina
americana ritiene che,sebbene vi siano delle significative incertezze,il consenso scientifico corrente sia tale per cui l'artico sarà
quasi completamente privo di ghiaccio in estate a partire da un anno tra il 2030 e il 2040. Ritiene pertanto che potrebbe essere
necessario incrementare le sue capacità operative in tale regione [39].
Ulteriori effetti
Per approfondire, vedi la voce Acidificazione degli oceani.
Molti altri fenomeni sono spesso citati come conseguenza del riscaldamento globale. Uno di essi è la riduzione del pH degli oceani
per effetto dell'aumento della CO2 nell'atmosfera e di conseguenza l'aumento della quantità disciolta in acqua.[40]. Infatti la CO2
dissolta in acqua forma acido carbonico, che ne aumenta l'acidità. Si stima che il valore del pH all'inizio dell'era industriale fosse
pari a 8,25 ed oggi sia diminuito a 8,14 nel 2004[41], con proiezioni che prevedono un'ulteriore diminuzione del valore di una
quantità variabile tra 0,14 e 0,5 per il 2100[13][42]. Poiché molti organismi ed ecosistema sono in grado di adattarsi solo ad uno
stretto intervallo di valori del pH, è stato ipotizzato un possibile evento di estinzione, che distruggerebbe la catena alimentare[43].
Per approfondire, vedi la voce Tropicalizzazione del Mediterraneo.
Per approfondire, vedi la voce Meridionalizzazione del Mediterraneo.
Per approfondire, vedi la voce Migrazione lessepsiana.
Nel mar Mediterraneo si assiste da alcuni anni ad un ingresso di specie tropicali (Tropicalizzazione del Mediterraneo), in molti casi
lessepsiani ovvero penetrati dal mar Rosso attraverso il Canale di Suez, nei bacini più settentrionali come quelli italiani si assiste
invece ad un aumento delle specie termofile meridionali prima presenti solo sulle coste nordafricane (Meridionalizzazione del
Mediterraneo), questi cambiamenti faunistici sono messi in relazione al riscaldamento climatico. Soprattutto nella parte orientale
del Mediterraneo questi processi stanno avendo effetti consistenti sulle specie autoctone e si hanno esempi di gravi danni ecologici
(come quello, molto noto, dell'invasione di Caulerpa taxifolia e Caulerpa racemosa) anche lungo le coste italiane.
Economici
Alcuni economisti hanno cercato di stimare i costi economici aggregati netti dei
danni causati dai mutamenti climatici. Tali stime sono lontane da presentare
conclusioni definitive: su circa un centinaio di stime, i valori variano da 10 $ per
tonnellata di carbonio (3 dollari per tonnellata di anidride carbonica) fino a 350
dollari (95 dollari per tonnellata di anidride carbonica), con una media di 43 dollari
per tonnellata di carbonio (12 dollari per tonnellata di anidride carbonica).
Lo Stern Review, un rapporto molto pubblicizzato sull'impatto economico
potenziale, ha ipotizzato una riduzione del PIL globale di un punto percentuale a
causa degli eventi meteorologici estremi e nello scenario peggiore la riduzione del
20% dei consumi globali pro capite[44].
La metodologia, e le conclusioni di questa pubblicazione sono state criticate da
molti economisti[45], mentre altri hanno accolto favorevolmente il tentativo di
quantificare il rischio economico[46][47].
Proiezione dell'aumento delle temperature per
vari scenari di stabilizzazione (bande colorate).
La linea nera situata a metà dell'area grigia
indica le stime migliori; le linee rosse e blu
sono i limiti probabili. (IPCC Fourth
Assessment Report)
Gli studi preliminari suggeriscono che i costi e i benefici della mitigazione del fenomeno di riscaldamento globale sono a grandi
linee attorno alla stessa cifra[48].
In base al programma ambientale delle Nazioni Unite (United Nations Environment Programme - UNEP), i settori economici che
dovranno affrontare con maggiore probabilità gli effetti avversi del cambiamento climatico includono le banche, l'agricoltura e i
trasporti[49]. Le nazioni in via di sviluppo che sono dipendenti dall'agricoltura saranno particolarmente colpite[50].
Variazione della temperatura terrestre
Nel corso della storia della Terra si sono succedute ciclicamente modificazioni del clima che hanno portato il pianeta ad
attraversare diverse ere glaciali alternate ad epoche più calde. Le cause di queste modificazioni climatiche sono state
principalmente legate all'andamento dell'attività del sole o da quella eruttiva della Terra (per emissione di CO2). Circa 200 mila
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anni fa, queste significative variazioni del clima hanno permesso all'uomo il passaggio dello stretto di Bering, la colonizzazione
dell'Australia o della Groenlandia (il cui nome significa "terra verde"). Attualmente, il pianeta sta uscendo da un periodo freddo
denominato piccola glaciazione durato dal 1550 al 1800 che ha seguito il periodo medievale, più caldo (tra il 1100 ed il 1400).
Durante il periodo caldo medievale è avvenuta la colonizzazione della Groenlandia, che fu battezzata "terra verde" indicando come
all'epoca vi fossero delle zone prive di ghiacci perenni.
Misure correttive
Il consenso scientifico attorno al riscaldamento globale e le previsione di aumento delle temperature hanno convinto varie nazioni,
aziende ed individui ad adottare delle misure per cercare di limitare questo fenomeno. Molti gruppi ambientalisti incoraggiano
inoltre linee di condotta per i consumatori[51][52], ed è stato suggerito l'impiego di quote sulla produzione mondiale di combustibili
fossili, indicandoli come una fonte diretta di emissioni di CO2[53][54].È stato altresì suggerita una tassa sulle emissioni di
carbonio[55] che eviterebbe l'imposizione di un sistema di quote sulle emissioni (quote che potrebbero essere allocate su base
individuale o nazionale, e potrebbero essere commerciate tra i vari beneficiari).Una tassa sulle emissioni è in vigore in Danimarca
dal 1990 [8] (http://www.nytimes.com/2008/03/25/opinion/25prasad.html) e ha portato alla riduzione delle emissioni del 15% dal
1990 ad oggi. Sono attualmente in progetto delle misure per ridurre le emissioni causate dalla deforestazione [9] (http://www.unredd.org/AboutREDD/tabid/582/language/en-US/Default.aspx) specialmente nei paesi in via di sviluppo. In un tentativo di adattarsi
al riscaldamento globale, è stato anche proposto di sviluppare delle metodologie di controllo meteorologico [10]
(http://www.wmo.int/pages/prog/arep/wwrp/new/documents/WM_statement_guidelines_approved.pdf) . Sono allo studio anche
progetti di geoingegneria più ambiziosi ma che potrebbero avere degli effetti imprevisti, quali per esempio il rilascio su scala
massiccia di solfati nell'atmosfera che dovrebbero ridurre l'irraggiamento solare oscurando leggermente il cielo [56] Sempre per
mitigare il riscaldamento globale, è stato proposto di introdurre nuove leggi che obblighino a costruire case più efficienti dal punto
di vista energetico [11] (http://www.est.org.uk/myhome/climatechange/stats/homeenvironment/) [12] (http://money.guardian.co.uk
/utilities/story/0,11992,1541051,00.html?gusrc=ticker-103704) .
Protocollo di Kyōto
Per approfondire, vedi la voce Protocollo di Kyōto.
Il principale accordo internazionale per il controllo del riscaldamento globale è il Protocollo di
Kyōto, un emendamento al United Nations Framework Convention on Climate Change
negoziato nel 1997. Il Protocollo copre più di 160 nazioni globalmente e più del 55% delle
emissioni di gas serra globali[57]. Solo gli Stati Uniti e il Kazakhstan non hanno ratificato il
trattato.
Emissioni mondiali di gas serra
Il Presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha contestato il Protocollo di Kyoto
per persona nell'anno 2000
giudicandolo ingiusto ed inefficace per la soluzione del problema del riscaldamento globale,
affermando che "esclude l'80% del mondo, tra i principali stati per popolazione come Cina e
India e potrebbe costituire una seria minaccia per l'economia degli Stati Uniti"[58]. Il governo statunitense ha invece proposto il
miglioramento delle tecnologie per l'energia[59], mentre alcuni stati e città statunitensi hanno iniziato a supportare localmente il
Protocollo di Kyoto, attraverso la Regional Greenhouse Gas Initiative[60]. Lo U.S. Climate Change Science Program è invece un
programma di cooperazione tra più di 20 agenzie federali per indagare i cambiamenti climatici.
L'Europa ha recentemente proposto come soluzione al riscaldamento globale, oltre al supporto del Protocollo di Kyoto, il
cosiddetto "Pacchetto Clima 20-20-20", che prevede l'aumento del 20% nell'efficienza energetica, la riduzione del 20% delle
emissioni di gas serra e l'aumento del 20% della quota di energie rinnovabili entro il 2020[61].
Dibattito scientifico
Per approfondire, vedi la voce Oscuramento globale.
Per approfondire, vedi la voce Controversia sul cambiamento climatico.
Per analizzare in modo accurato le modificazioni del clima, le Nazioni Unite hanno costituito una Commissione Intergovernativa sul
Cambiamento Climatico (IPCC) che raccoglie accademici provenienti delle nazioni del G8. Secondo quanto riportato
dall'Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite (IPCC), la temperatura superficiale globale del pianeta
sarebbe aumentata di 0,74 ± 0,18 °C durante gli ultimi 100 anni, fino al 2005[62][63].
L'IPCC ha inoltre concluso nei suoi 'studi di attribuzione' delle cause (peso di ciascun contributo, antropico e naturale) che «la
maggior parte dell'incremento osservato delle temperature medie globali a partire dalla metà del XX secolo è molto probabilmente
da attribuire all'incremento osservato delle concentrazioni di gas serra antropogenici»[13][64] attraverso un aumento dell'effetto
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serra. Viceversa i fenomeni naturali come le fluttuazioni solari e l'attività vulcanica hanno contribuito marginalmente al
riscaldamento nell'arco di tempo che intercorre tra il periodo pre-industriale e il 1950 e hanno causato un lieve effetto di
raffreddamento nel periodo dal 1950 all'ultima decade del XX secolo[65][66].
Queste conclusioni sono state supportate da almeno 30 associazioni e accademie scientifiche[67], tra cui tutte le accademie
nazionali della scienza dei paesi del G8[68][69][70].
Le conclusioni raggiunte dall'IPCC sono basate anche da un'analisi di oltre 928 pubblicazioni scientifica dal 1993 al 2007, in cui si
osserva che il 75% degli articoli accetta, esplicitamente o implicitamente, la tesi scientifica del contributo antropico al
riscaldamento, mentre il restante 25% degli articoli copre unicamente metodologie o paleoclimatologia per cui non esprime opinioni
in merito [71].
Ci sono comunque ricercatori scettici sul ruolo antropico nell'attuale riscaldamento: essi rappresentano una minoranza nella
comunità scientifica, sebbene negli ultimi anni il loro numero abbia conosciuto un significativo aumento[72]. Tra questi "scettici" vi
sono, tra gli altri, anche il premio Nobel Kary Mullis, oltre che ex membri dei vari comitati IPCC come il meteorologo Hajo Smit o
Philip Lloyd,nonché fisici dell'atmosfera come Fred Singer. Le criticità espresse da tali ricercatori sono diverse e variano dalla
politicizzazione e estremizzazione dei documenti conclusivi dell'IPCC fino alle perplessità sulla possibilità di stabilire una relazione
tra aumento di CO2 e riscaldamento globale. Alcuni di essi inoltre rimarcano il ruolo di altri fattori naturali sul clima tra cui il
principale sarebbe la variazione dell'attività solare ma anche l'effetto dei raggi cosmici avrebbe un ruolo sul mutamento climatico.
Le loro criticità trovano peraltro riscontro nella diminuzione della temperatura media globale che si è verificata
approssimativamente tra il 1940 e il 1976,[73] nonostante continuasse ad aumentare con la stessa costanza la concentrazione di
CO2 nell'atmosfera nel medesimo intervallo di tempo, così come nell'abbassamento della temperatura globale osservato nell'ultimo
decennio rispetto al picco del 1998. Viene in particolare messa in dubbio la validità degli attuali modelli climatici utilizzati che non
sono in grado di ricostruire efficacemente il clima passato né sono stati in grado di predire il parziale raffreddamento dell'ultimo
decennio.[74] Queste tesi sono state raccolte in un documentario della CBC. Il matematico e fisico teorico Freeman Dyson, che fin
dagli anni 70 teorizzava la necessità di attuare il sequestro del carbonio piantando nuovi alberi in aree enormi,[75] nel 2007 ha
invece rivalutato la questione del riscaldamento globale affermando che "l'allarmismo sul riscaldamento globale è fortemente
esagerato" dopo aver calcolato che "il problema dell'anidride carbonica nell'atmosfera è un problema di gestione del terreno, non
un problema meteorologico". Secondo lo scienziato gli errori commessi sarebbero legati al fatto che nessun modello matematico
atmosferico o oceanico è in grado di predire il modo in cui dovrebbe essere gestita la terra;[76][77] infine sottolinea che dovrebbero
avere maggiore priorità altri problemi globali.[78]
Di contro, come rilevato dallo stesso articolo di Science, la maggioranza degli scienziati concorda sul fatto che sia necessario
trovare urgentemente sistemi di contenimento delle emissioni: tra essi, per quanto riguarda l'Italia, vi è il premio Nobel Carlo
Rubbia. In quest'ottica il ricorso al solare termodinamico e all'energia nucleare garantirebbe un importante contributo nella
diminuzione delle emissioni di gas serra.[79] Molti sono gli scienziati che, pur riconoscendo il ruolo antropico, sono scettici riguardo
alle misure adottate per contenere le emissioni e ritengono il protocollo di Kyōto sia troppo blando e poco incisivo in termini di
risultati sul clima. Ad aumentare la perplessità vi è il fatto che i principali emettitori di anidride carbonica (USA e Cina) non lo
applicheranno sulle proprie economie. È tutt'oggi tema di accese discussioni la reale entità e gli effetti del riscaldamento, dovute al
fatto che il clima terrestre non è considerabile come un sistema statico, avendo presentato nella sua storia cambiamenti graduali ma
intensi anche senza l'intervento dell'uomo. Sia ai tempi dell'Impero Romano che nel Medioevo le temperature medie sono state
leggermente più alte che in altri periodi, permettendo la colonizzazione della Groenlandia e la coltivazione estesa di viti nell'Europa
del Nord. Entrambi questi periodi sono stati seguiti da periodi di raffreddamento climatico: a Londra il fiume Tamigi gelava tanto
da permetterne il passaggio a cavallo e lo svolgimento di mercati natalizi sulla sua superficie ghiacciata.
Climategate
Per approfondire, vedi la voce Climategate.
Il 20 novembre 2009 sono apparsi su internet alcuni file contenenti scambi di mail e modelli climatici provenienti dai server del
Centro per la Ricerca Climatica (CRU) dell'Università dell'East Anglia[80]. Questo centro di ricerca è uno dei più influenti tra quelli
che studiano i cambiamenti climatici naturali e antropici e molti dei corrispondenti succitati fanno parte del Gruppo
intergovernativo sul mutamento climatico). Il contenuto delle mail e l'analisi del software usato dall'istituto per le sue predizioni
climatiche hanno destato vaste polemiche non ancora sopite. In particolare hanno suscitato scalpore diversi carteggi in cui ad
esempio la CRU, guidata da Phil Jones, si accordava con l'editor di una rivista, per bloccare per circa un anno la pubblicazione di
un articolo che denunciava l'inadeguatezza degli attuali modelli climatici nello spiegare la discrepanza tra la temperatura registrata
al suolo e quella registrata nella bassa troposfera[81]. Il ritardo era funzionale a permettere la contemporanea pubblicazione di un
corposo controarticolo della CRU cui era stata offerta dall'editor una corsia preferenziale[82]. Un altro elemento che ha fatto molto
discutere è stata la reticenza dei ricercatori della CRU di fornire i dati su cui costruivano i propri modelli. Pur esistendo un
dispositivo normativo che li obbligava a fornirli a chi ne avesse fatto richiesta (FOIA), i ricercatori inglesi li hanno forniti solo a
scienziati allineati, negandoli in modo sistematico ai loro avversari, i critici verso il riscaldamento antropico[83]. In ultimo il codice
del software rinvenuto appariva al di sotto degli standard e presentava interventi e note in cui erano presenti evidenti manipolazioni
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ed aggiustamenti dei dati[84].La successiva inchiesta del governo inglese sull'affidabilità delle ricerche effettuate dagli scienziati
della CRU hanno assolto gli scienziati coinvolti dall'accusa di aver alterato i dati o di aver esagerato la minaccia del cambiamento
climatico[85].Diversi scienziati e gli stessi dirigenti dell'IPCC sono stati accusati di conflitti di interesse in quanto collegati a
movimenti o aziende che potrebbero beneficiare di incentivi economici o ricadute di immagine positive grazie all'imposizione di
restrizioni alle emissioni di CO2[86].
Finanziamenti della Exxon per teorie alternative
Secondo la Union of Concerned Scientists circa 40 tra ricercatori ed organizzazioni che contestano il ruolo umano nei fenomeni di
riscaldamento globale, si sono rivelati essere finanziati dalla ExxonMobil, di cui fa parte l'italiana Esso. Nel dossier della UCS si
legge che la Exxon ha finanziato campagne di contestazione del riscaldamento globale a matrice antropica, elargendo dal 1998 al
2005 16 milioni di dollari a decine di organizzazioni, gruppi e ricercatori che si oppongono alla teoria.[87] I finanziamenti della
Exxon sono stati biasimati dalla Royal Society (l'accademia nazionale inglese delle scienze).[88] . GreenPeace ha avviato una
campagna per denunciare e tenere traccia dei finanziamenti erogaati della Exxon denominata ExxonSecrets [89].
Dibattito politico
Il graduale incremento dei dati scientifici disponibili sul riscaldamento globale ha alimentato a partire dagli anni settanta un
crescente dibattito politico che ha poi iniziato a considerare tra le sue priorità anche il contenimento delle emissioni dei gas serra e
l'utilizzo di fonti energetiche alternative e rinnovabili.
Nel 2007 alcune organizzazioni internazionali hanno riconosciuto l'importanza della sensibilizzazione sul riscaldamento globale in
atto nel nostro pianeta. Per la prima volta l'orologio dell'apocalisse è stato modificato con una motivazione non inerente
esclusivamente il pericolo nucleare, ma anche sul mutamento climatico. Il premio Nobel per la pace è stato assegnato al Comitato
intergovernativo sul cambiamento climatico e ad Al Gore, quest'ultimo ha organizzato il Live Earth e girato Una scomoda verità,
film che ha ricevuto il premio Oscar al miglior documentario, anche se recentemente ha ricevuto molte critiche sulla sua
attendibilità scientifica e sulla reale fondatezza di previsioni eccessivamente catastrofistiche.[90]
Anche a livello europeo il riscaldamento climatico è diventata una priorità. Per la fine del 2008 erano attese una serie di misure
legislative volte a ridurre i gas a effetto serra del 20%[91].
Nel dicembre 2009 si è svolto il Vertice di Copenhagen, dove per la prima volta nella storia si è tentato di raggiungere, fra enormi
difficoltà [92] un punto di vista comune fra la maggior parte degli Stati mondiali.[93] Tuttavia secondo molti osservatori questo
accordo, che di fatto riguarda Stati Uniti, Cina, India, Sud Africa e Brasile, dandosi degli obiettivi di massima (fra cui tentare di
limitare a 2 °C l'aumento della temperatura globale media) ma non vincolanti, è solamente un primo passo a cui dovranno farne
seguito altri per avere una ragionevole efficacia.
Bibliografia
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ISBN 88-04-53730-2
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Numero speciale di Geoscience (http://www.brgm.fr/dcenewsFile?ID=119)
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di ricercatori riferenti a (http://www.yearofplanetearth.org/content/downloads/ClimateChange.pdf) IUGS, UNESCO ed altre
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Note
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Pleistocene from Antarctic Ice Cores
(http://www.sciencemag.org/cgi/content/short/310/5752/1317)
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8. ^ (EN) (PDF) Climate Change 2007 (http://www.ipcc.ch
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9. ^ Sono attualmente circa 650 gli scienziati che presentano una
posizone critica nei confronti delle conclusioni dell'IPCC
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maggiore rispetto all'andamento dal 1901 al 2000 fornito nel
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averaged temperatures since the mid-twentieth century is very
likely due to the observed increase in anthropogenic
greenhouse gas concentrations»
^ «Recenti stime (Figura 9.9) indicano un effetto combinato
relativamente piccolo delle forze naturale nell'evoluzione della
media globale delle temperature nella seconda metà del XX
secolo, con un lieve raffreddamento netto causato dagli effetti
combinati del sole e dei vulcani» (traduzione dall'inglese, op.
cit. p. 29; vedi anche figura 9.9 a p. 26 e la tabella FAQ
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^ «Senza gli effetti antropogenici, il riscaldamento nel XX
secolo è lieve. Le simulazioni che includono solo le forze
naturali portano ad un picco di riscaldamento nel XX secolo di
circa 0,2 °C (1950), che viene ridotto di circa la metà nella fine
del secolo a causa dell'incremento delle attività vulcaniche.»
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^ Il rapporto del 2001 è stato firmato dalle accademie
scientifiche dei seguenti paesi: Australia, Belgio, Brasile,
Canada, Caraibi, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia,
Irlanda, Italia, Malesia, Nuova Zelanda, Svezia e Regno Unito.
Il rapporto del 2007 è stato sostenuto anche da Messico e
Sudafrica. Tra le società scientifiche sono incluse: American
Meteorological Society, American Geophysical Union,
American Institute of Physics, American Astronomical Society,
American Association for the Advancement of Science,
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Voci correlate
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Effetto serra
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Ciclo del carbonio
Protocollo di Kyōto
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Collegamenti esterni
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