DOMENICA 7 SETTEMBRE 2014 ANNO 139 - N. 212 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 Le indagini «Quei segni sospettii sul braccio di Stasi» Scenari letterari Se Telemaco incontra Ulisse L’arte sublime di riconoscersi Il servizio sul delitto di Garlasco a pagina 19 di Pietro Citati a pagina 27 I VALORI E IL SOGNO MULTICULTURALE LA DEBOLEZZA DELLE REGOLE di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA C 9 771120 498008 40 9 0 7> Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano on la presenza nelle proprie file di un numero rilevante di persone provenienti da Europa e Usa la sfida che il cosiddetto Stato Islamico e il terrorismo jihadista lanciano all’Occidente non è più solo, e tanto, una sfida di carattere militare. È una sfida diretta a quello che forse è stato negli ultimi decenni il principale luogo comune culturale che ha dominato le élite e quindi le opinioni pubbliche di questa parte del mondo. È una sfida al multiculturalismo. All’idea cioè che debbano (e quindi possano) esistere società con una molteplicità di culture anche diversissime: basta che vi siano regole capaci di assicurarne la pacifica convivenza. Dando così per scontati due assunti che invece non lo sono per nulla: a) che le regole (per esempio la parità dei sessi o l’habeas corpus) siano in qualche modo neutrali, universalmente accettate e accettabili, e non siano invece, come sono, il prodotto di valori storici propri di certe culture ma non di altre; e b) che le società siano tenute insieme principalmente dalle regole, dai codici e dalle Costituzioni, piuttosto che da legami identitari profondi, dalla condivisone innanzi tutto psicologica ed emotiva dei valori storici di cui sopra. Per capirci: se ogni cittadino di questa parte del mondo ha un soprassalto di repulsa nel vedere un crocifisso fatto a pezzi o una sinagoga data alle fiamme, non è perché ci sia una legge che vieti queste cose, ma per ragioni che con ciò non hanno nulla a che fare, e che semmai sono la premessa necessaria di una tale legge. Le regole, le leggi, funzionano, per l’appunto, solamen- Padiglione Italia te se premesse del genere esistono. Le società occidentali attuali, viceversa, sembrano essersi fatte un punto d’onore nel progressivo indebolimento dei loro valori identitari, del legame con la tradizione culturale, dunque con la storia, sostituiti da una vera e propria fissazione, all’opposto, sulle regole e su chi e come le amministra (dai giudici ai tribunali). Da tempo, in tal modo, esse appaiono sempre più avviate sulla strada dell’astrattezza e del formalismo, in una parola dell’irrealtà. Non a caso: per ambire a qualche consistenza, infatti, il sogno multiculturale ha bisogno di una società senza valori e senza storia, bensì costituita e retta solo da regole universali assurte esse, in quanto tali, al rango di valori supremi. Con le conseguenze sulla dimensione stessa del «politico», nonché sulla consistenza della cultura politica e la capacità di decidere delle loro leadership, che sono sotto gli occhi di tutti. L’intera politica dell’immigrazione e dell’accoglienza praticate dai Paesi dell’Europa occidentale — un’immigrazione proveniente in prevalenza dalla grande area della cultura islamica — si è ispirata al sogno multiculturale di cui sto dicendo. Un sogno che comporta come primo risultato la convinzione che nulla bisogna fare affinché chi giunge nei nostri Paesi sia indotto a integrarsi assimilandone i tratti culturali, cioè gli unici che possono produrre anche il rispetto delle loro regole (sì da ottenere in tal modo — ma solo in tal modo — anche la piena cittadinanza in un tempo ragionevole). di Elena Tebano nel supplemento www.abb.it Il giudizio degli italiani su Renzi IL COPIONE DI BRUXELLES NON AIUTA L’EUROPA Bocciate le misure per la crescita ma il consenso sale al 64% di DARIO DI VICO di NANDO PAGNONCELLI D ue italiani su tre hanno fiducia nel premier Matteo Renzi. Le mosse sull’economia però non convincono. Giannelli Il premier e Squinzi ice Renzi: «Di là c’è un convegno in un hotel cinque stelle sul lago con Barroso, Trichet, Almunia ed Enrico» (Letta). «Di qua si apre un rubinettificio alla periferia di Brescia con Annibale, Domenico, Luciano, Elio. Quale crede che sia il mio posto?». Chi sono Annibale e gli altri? «Sono i vecchi operai della Bonomi, quelli che ho citato dal palco. Li ho visti all’ingresso e mi sono fatto dire i nomi». CONTINUA ALLE PAGINE 2 E 3 CONTINUA ALLE PAGINE 4 E 5 «Quelli di Cernobbio non ne azzeccano una» DA PAGINA 2 A PAGINA 5 di ALDO CAZZULLO Mutazioni D E LA SINISTRA SI SCOPRE SUPERFICIALE di MARCO DEMARCO A PAGINA 32 M artin Wolf è un giornalista inglese del Financial Times e Romano Prodi un ex presidente della Commissione europea. A dividerli, in passato e oggi, è il giudizio sull’euro, ma ieri a Cernobbio sono stati i protagonisti della giornata riservata alle prospettive dell’Europa. Davanti alla loro passione e alla loro vis polemica i falchi di Bruxelles ovvero gli eurocrati più vicini alle posizioni tedesche, Jeroen Dijsselbloem e Jyrki Katainen, hanno fatto barriera ma a tratti sono parsi quasi intimiditi. Ferraino, Massaro, Meli, Pica, Sensini Rohrwacher migliore attrice. Il Leone d’oro al film svedese Puglia Un morto e un disperso. Turisti in fuga Una marea di fango: paura e distruzione sulle spiagge del Gargano d’oro al filosofico Piccione svedese di Roy AnAlba madre ossessiva L eone dersson. Chiude la Mostra di Venezia e gli applausi all’Italia sono tutti per Alba Rohrwacher (nella foto con la è la regina di Venezia Coppa Volpi), miglior attrice per Hungry Hearts di Saverio di PAOLO MEREGHETTI CONTINUA A PAGINA 14 Costanzo, che trascina sul podio il collega Adam Driver. SERVIZI E COMMENTI ALLE PAGINE 34 E 35 Cappelli, Manin, Ulivi Un uomo è morto e un altro è disperso dopo che un nubifragio ha devastato il Gargano, in Puglia. Un migliaio i turisti evacuati, mentre fiumi di acqua e fango hanno invaso campeggi, alberghi e resort nelle località di Peschici, San Menaio, Rodi Garganico, Vieste, Vico del Gargano, Carpino, San Marco in Lamis e San Giovanni Rotondo. A far pagare il conto, salatissimo, al territorio è stato il dissesto idrogeologico della zona e l’incapacità di prevenirlo e contrastarlo, tra abusi e cattiva organizzazione. Il ragazzo ucciso Napoli e il corteo che nega lo Stato di MARCO IMARISIO L ALLE PAGINE 10 E 11 Vulpio e persone oneste che ieri pomeriggio al presidio di rione Traiano hanno intonato cori inneggianti alla camorra «che ti protegge», contro lo Stato «che ti uccide» sono vittime e complici della loro rovina. Chi abbraccia queste pulsioni eversive perpetua la propria condanna. con un commento di Anna Meldolesi A PAGINA 32 E ALLE PAGINE 16 E 17 L’aeroporto Dallo sciopero delle valigie ai voli sospesi di Aldo Grasso rattate il Russo e troverete il Cosacco. Grattate il Cosacco e troverete Al Bano. Da quando Federica Mogherini è diventata Lady Pesc, si è aperto il problema della sua sostituzione agli Esteri. Non solo: la Mogherini era accusata di vicinanza al governo russo nei rapporti con l’Ucraina. Nominata Alto rappresentante per la Politica estera ha dovuto però indossare l’elmetto (ha parlato più volte di «aggressione russa» all’Ucraina paventando nuove sanzioni europee) e i rapporti con il presidente Putin si sono deteriorati. Il fatto è che siamo messi così male che non possiamo fare a meno della Russia: per il suo gas, per le esportazioni, per i ricchi investimenti che gli oligarchi stanno facendo in Italia (giorni fa il ma- Caratteri Addio caro diario tradito dai social Banchieri e manager G Affidato a cantanti e showman l’ultimo treno per Mosca Oggi Il sondaggio Aumenta l’apprezzamento a sei mesi dall’esordio. Critici commercianti e partite Iva «Il grande Putin incompreso» La canzone stonata di Al Bano ❜❜ Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Fondato nel 1876 AFP / GABRIEL BOUYS www.abb.it In Italia EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 Albano Carrisi, in arte Al Bano gnate Dmitry Arzhanov si è preso mezza Capri per celebrare il suo quarantaduesimo compleanno). Una soluzione ci sarebbe, Berlusconi permettendo: nominare ministro degli Esteri Al Bano Carrisi e sottosegretari Pupo e Toto Cutugno. È vero che questa soluzione ricorda un po’ la tetra politica del doppio binario (sul fronte ucraino siamo con la Nato in rotta di collisione con Mosca, sul fronte felicità siamo con Putin), ma di questi tempi non si può andare tanto per il sottile. Perché Al Bano? Intervistato dal nostro Francesco Battistini, il cantante pugliese ha dichiarato: «Penso che Putin abbia ragione. Quella parte d’Ucraina era Russia ed è Russia… Putin è un grande politico che sta dimostrando in questa vicenda tutto il suo valore. Gli danno del dittatore, ma lui ha il popolo dalla sua parte… Se da ingrati non capiamo la sua politica in Ucraina, poi è giusto che ci dica: attenti, ho la Russia in mano». Al Bano, i Ricchi e Poveri, Riccardo Fogli, Adriano Celentano (idoli da quelle parti) sono il nostro ultimo treno per Mosca, approfittiamone. Tutto ciò che è troppo penoso per essere detto, può essere cantato. Gratta gratta, la soluzione Al Bano (sponsorizzata da Raiuno che venerdì sera ha riproposto la mitica reunion moscovita tra Al Bano e Romina, benedetta dal coro dell’Armata Rossa) ci permetterebbe di salvare capra e cavoli, import ed export: «Senti nell’aria c’è già un raggio di sole più caldo che va come un sorriso che sa di felicità». © RIPRODUZIONE RISERVATA Le cattive abitudini di Fiumicino di SERGIO RIZZO P roteste, voli cancellati, turisti a terra. Caos aeroporti: nuova giornata di disagi per l’agitazione degli uomini radar. Fiumicino, lo scalo di Roma, dallo sciopero delle valigie al caos di ieri, diventa un simbolo negativo. Ciò che è accaduto in Francia due mesi e mezzo fa, con ripercussioni economiche maggiori, non è paragonabile agli effetti dello sciopero indetto ieri. Ma la domanda è: con la reputazione che hanno i nostri servizi pubblici, possiamo permetterci di avere il principale aeroporto del Paese, e molti altri, che funziona a corrente alternata? A PAGINA 21 2 Primo Piano italia: 51575551575557 Il governo Il premier ❜❜ Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera Enunciano i problemi, anziché risolverli. I grandi esperti hanno fallito mentre la rubinetteria è un settore d’eccellenza del made in Italy Renzi, asse anti «salotti» con Squinzi «A Cernobbio si chiacchiera, qui si fa» Il capo del governo: nella pubblica amministrazione molto grasso che cola SEGUE DALLA PRIMA Annibale è un bel vecchio con una benda su un occhio e il bastone; Aldo Bonomi, che nella nuova fabbrica ha investito 50 milioni di euro e darà lavoro a 220 operai, lo abbraccia: «Annibale mi portava a scuola quand’ero piccolo e mi pompava le ruote della bicicletta». Guardi Renzi che anche sul lago, a Cernobbio, si impara qualcosa, venerdì c’erano Shimon Peres e John McCain. «Infatti ci vanno cinque ministri, ci saranno più ministri a Cernobbio che a Bologna per la chiusura della festa dell’Unità, compreso il compagno Poletti», ride indicando il ministro del Lavoro, applaudito per il La madrina molto discorso più breve della storia: 40 secondi praticamente in dialetto emiliano. Si inserisce il presidente di Confindustria Squinzi: «A Cernobbio non mi hanno mai visto e mai nemmeno mi vedranno», dice citando forse inconsapevolmente una canzone di De Gregori a proposito del festival di Sanremo. «Cernobbio è una fiera delle vanità — conclude Squinzi —. Io sono uno abituato a stare L’evento in fabbrica». Poletti accuL’inaugurazione sa un improvviso mal di del nuovo schiena e decide di non stabilimento andare a Cernobbio neandella Bonomi che lui. Riprende Renzi: Group a «Noi andiamo avanti. Gussago, Cattivi e determinati. Io di proprietà accetto le critiche, ma del numero preferisco quelle della due di gente a quelle dei soliti Confindustria noti, che stanno lì da Aldo Bonomi, trent’anni e non ne hanno è stata mai azzeccata una. Per presentata fortuna, vedo che tra la dalla showgirl gente il sentimento nei russa Natasha miei confronti è ancora Stefanenko, positivo. E non perché 43 anni amino me. Perché in me vedono uno che nell’Italia ci crede davvero». È davvero convinto di aver fatto la scelta giusta per l’Italia, impuntandosi sulla Mogherini? «Certo. Non è stata una vittoria di qualcuno; è stata una vittoria del Paese, cui viene affidato un ruolo cruciale in un momento cruciale. Mi verrebbe voglia di tirare fuori i titoli di quest’estate, quando dicevano: “Tornerà a mani vuote…”». D’Alema ha riaperto le ostilità. «Perfetto. Mi attaccano D’Alema e Bersani: cosa posso volere di più dalla vita? Mancava Rosy Bindi, la attendevo con ansia, e ora si è aggiunta pure lei. En plein». L’avversario è connaturato al renzismo, il nemico è fondamentale per uno che si è costruito contro la classe dirigente del suo partito, e ora che è al governo continua a muoversi come se fosse all’opposizione: non a caso applaude quando il padrone di casa Bonomi ricorda l’insostenibilità del fisco e il peso della burocrazia. L’occasione di avere nelle stesse ore e a pochi chilometri un simbolo dell’establishment come Cernobbio è ghiotta, e infatti davanti agli operai bresciani il premier accenna più volte a «grandi convegni» da disertare, a «luoghi in cui si discute mentre qui si fa», a «coloro che enunciano i problemi anziché risolverli»; perché «i grandi esperti hanno fallito, mentre la rubinetteria è un settore d’eccellenza del made in Italy». Ma l’applauso più facile e più fragoroso lo ottiene quando grida che «abbiamo troppi 220 gli operai del nuovo stabilimento del gruppo Bonomi a Gussago, Brescia politici, e con la riforma del Senato abbiamo finalmente cominciato a ridurli». Il retrotesto è evidente, e rimanda alle categorie grilline: io sono uno di voi, non uno di loro; «il presidente del Consiglio non è che un bonus pater familias». All’ingresso della fabbrica, tricolore, inno di Mameli e il prete — don Virgilio Tonetti da Lumezzane San Sebastiano — con turibolo per la benedizione. Servizio d’ordine agitatissimo. Il senatore Mucchetti sul palco delle autorità. La soubrette russa Natasha Stefanenko saluta «il nostro presidente del Consiglio». La folla lo chiama da dietro il cancello, lui si nega, «scusate sono in un ritardo vergognoso, ci salutiamo dopo», ma neppure alla fine troverà il tempo di stringere qualche mano (a parte gli operai dello stabilimento). Renzi esordisce promettendo che non parlerà più di gufi, «per non of- Stretta di mano Il premier Matteo Renzi con un dipendente del nuovo stabilimento delle rubinetterie Bonomi ieri a Gussago, in provincia di Brescia (Liverani) Io sto qui con Annibale e gli altri operai. Là c’è un convegno in un hotel 5 stelle ❜❜ D’Alema e Bersani attaccano: cosa posso volere di più?. Mancava Bindi, ora c’è pure lei ❜❜ 198 giorni La durata del governo Renzi, in carica dal 22 febbraio fendere i gufi», intesi come specie ornitologica. Non si tiene però dal raccontare l’aneddoto prediletto, quello di «Ginettaccio Bartali» che diceva sempre «l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare» ma poi «rischiava la pelle per portare in bicicletta i documenti falsi per salvare gli ebrei» (qui Annibale, che a differenza dei cronisti non l’ha mai sentita, si commuove, «anche se io ero per Coppi»). Il discorso è improntato sulle due Italie: l’Italia dei professoroni, dei pessimisti, «di quelli che chiacchierano», insomma Dietro le quinte Oggi la chiusura della Festa dell’Unità con il premier francese Valls, lo spagnolo Sanchez e l’olandese Samsom Riforme chiave in Senato, la strategia per evitare trappole Il Jobs act, l’Italicum e il nodo dei frondisti La cautela del segretario pd sui tempi ROMA — Quel che dice in pubblico Matteo Renzi lo ripete anche in privato. «Non possiamo fare finta sulle riforme perciò non dovremo guardare in faccia nessuno», è la frase di incitamento che il presidente del Consiglio ripete ai suoi interlocutori in questi giorni. Accompagnata da una constatazione ovvia quanto veritiera: «Ci giochiamo la nostra credibilità in Europa». Quell’Europa che chiede all’Italia di mandare in porto, tra le tante riforme, il Jobs act. La legge delega sul lavoro è al Senato. Il premier dice che «prevedibilmente sarà approvata entro l’anno». Prevedibilmente, già, perché a palazzo Madama la situazione e quella che è, come si é visto nei giorni convulsi dell’approvazione del disegno di legge che pone fine al bicameralismo perfetto e che rivede il Titolo V della Costituzione. E in quel ramo del Parlamento, dove la maggioranza è quanto mai risicata, approderà anche l’esame dell’Italicum. Due riforme a cui Renzi tiene molto e che una parte dei dissidenti del Partito democratico attende al varco. Renzi è convinto, e non da og- gi, che «la vera sfida si gioca tra la gente, nelle fabbriche, nelle scuole...» ( motivo per cui ha preferito andare a Gussago piuttosto che a Cernobbio) e ripete che «il serbatoio del consenso popolare è tale da non prevedere soste ai box». Però sa anche che comunque il passaggio parlamentare è delicato e che in quella sede non incontrerà la gente, ma senatori che non la pensano come lui. Dalle parti di palazzo Chigi si ritiene che ormai la presenza di frondisti nel Partito democratico sia strutturale. Perciò il presidente del Consiglio per quel che riguarda la legge delega sul lavoro ha preferito non impiccarsi a una data. Non vuole e non cerca il Vietnam. Il Jobs act è atteso in Europa ed è stato sollecitato anche a Cernobbio: la partita è troppo importante per giocarsela male, tanto più che una sconfitta non è prevista. Lo slogan «la gente sta con me e non con l’establishment» funziona sempre: fa presa sugli italiani. Ma al Senato la storia è diversa e ci vorranno tutta la perizia e l’avvedutezza possibili per superare ostacoli e insidie. La sfida Il premier si dice convinto che la vera sfida «si giochi tra la gente, nelle fabbriche, nelle scuole» Renzi ha ben presente la situazione, ieri, però ha distolto la sua attenzione per qualche ora da questi problemi per dedicarsi al discorso che terrà oggi alla Festa dell’Unità di Bologna. «Sarà un comizio vecchio stile», sorride il premier. Ma non sarà «vecchio stile» l’antipasto che il capo del governo offrirà al popolo della Festa, con la presenza del primo ministro francese Manuel Valls, del segretario del Psoe Pedro Sanchez e del vicepremier olandese Diederik Samsom. «La loro presenza — sottolinea il presidente del Consiglio — conferma che questo Partito democratico ha una visione strategica europea, non solo nazionale e che la vittoria di Federica Mogherini è frutto di un disegno, non di un caso». Renzi ha for- temente voluto la presenza dei tre, perché, ha spiegato ai collaboratori, «darà l’idea che anche in Europa si sta affacciando una nuova classe dirigente progressista, anche all’insegna del ricambio generazionale». La formula «vecchio stile» però tornerà a farla da padrona quando i leader europei verranno invitati a una tortellinata insieme ai dirigenti del Pd. Mentre ieri si dedicava al suo Il comizio Con i suoi scherza: noi leader sul palco daremo l’idea del ricambio in Europa. Ma sarà un comizio vecchio stile Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 ❜❜ L’analisi Molto positivo (voti 8-10) Positivo (voti 6-7) Non sa Sì a chi ce la mette tutta perché ancora crede al futuro, sì a quelli che hanno costruito l’Italia e che ancora oggi si spaccano la schiena Negativo (voti 4-5) Molto negativo (voti 1-3) 1 Giudizio sull'operato del governo Renzi 2 Giudizio sul presidente del Consiglio Matteo Renzi TOTALE TOTALE Valori % 23 presidente del Consiglio, e pensa: come siete caduti in basso». Poi alla fine non si trattiene e attacca «i gufi che cominciano a criticare fin dalla mattina presto, che schiaffeggiano pure le nuvole, che tengono il broncio pure all’arcobaleno», contrapposti a «coloro che ce la mettono tutta perché ancora credono al futuro del Paese; a cominciare da voi bresciani, teste dure che avete fatto la storia d’Italia», non a caso «il Nord cresce come e a volte meglio della Germania». Chiusura con il consueto «non molleremo di un centimetro», «costi quel che costi». Squinzi lo bacia sulle guance. Renzi scappa, gli altri passano al brindisi con franciacorta e bagoss. Il punto è che pure a Cernobbio, accanto a chi attende il cadavere del governo lungo il lago, qualcuno diceva più o meno le stesse cose: l’Italia ha potenzialità immense; deve rinunciare a pigrizie e facili garanzie per poterle cogliere. Certi ambienti però, nella strategia di Renzi, è meglio averli nemici che alleati. «Avanti così, cattivi e determinati». Aldo Cazzullo © RIPRODUZIONE RISERVATA intervento alla Festa il presidente del Consiglio spiegava ai suoi che non intende entrare nelle polemiche scatenate in questi giorni da alcuni leader pd della generazione passata. Anche se chi lo conosce bene dubita che Renzi sorvoli del tutto sull’argomento. Senza esagerare però perché il profilo che il premier vuole darsi alla Festa è quello dell’uomo di governo. Anche a Bologna, quindi rivendicherà le cose fatte finora dal suo esecutivo e ritornerà su quelle ancora da fare. Del resto è stato proprio questo il leitmotiv del suo discorso di ieri in fabbrica. E per dimostrare che il governo sta facendo di tutto, nonostante le accuse di «annuncite», per «rilanciare il Paese», ieri Renzi ha incontrato il gran capo del colosso dell’acciao indiano, Sajian Jindal, sugli investimenti a Piombino. Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA 23 1% 40% Ncd-Centro 4% 12% 36% 15% 21 18 19 17 17 Pd 19 19 24 4% Pd 55% 8% Totale 100% 7% Ncd-Centro 13% 11% Totale 100% Totale 100% 4 Giudizio sulla riforma della scuola TOTALE Totale 100% Valori % 27 44% 48% 10% FI 32% 1% 34% 19% FI 26% 31% 26% Trend 39 15 5 Giudizio sulla nomina di Federica Mogherini TOTALE 31% 31% 1% 29% Trend 25 24 36 35 Valori % 23 16 Valori % 40 35 Totale 100% 23% 1% Valori % 20 17 9% M5S Totale 100% 30% 21 68% 30% Totale 100% 25% 2% 40 32% 1% 10% M5S Totale 100% 12 36 35 29 30 28 30 24 23 25 17 20 15 6 Giudizio sugli interventi a sostegno della crescita economica TOTALE Valori % 25 25 25 20 19 20 23 et lug 5s et lug et 24 12 1 5s 30 lug et lug 5s 30 et lug 5s 30 et lug 5s 30 et lug 5s 30 1 30 5 1 et lug 30 et lug 5s 30 et 5s lug 1 22 19 10 5s 10 17 13 15 11 30 0,9 36 1 1 5 la percentuale di incremento della produzione industriale a giugno 28 35 5s di Cernobbio; e l’Italia «di quelli che fanno, che hanno costruito il Paese, che ancora oggi si spaccano la schiena», insomma dei rubinettifici, «punto di forza del Bresciano che è uno dei cuori dell’economia italiana». Il mondo globalizzato, è l’idea di Renzi, finora è stato vissuto come una minaccia; «in realtà il nostro spazionazione è maggiore che in passato. Tra dieci anni avremo 800 milioni di nuovi consumatori. Non dobbiamo solo attrezzarci per accoglierli come turisti; dobbiamo puntare sulla qualità del made in Italy, fare qui prodotti che nessuno riesce a fare altrove, anche se in tanti provano a copiarli». Il premier cita Carlo Maria Cipolla: la nostra forza non è solo la cultura, ma «la capacità di fare cose straordinarie». L’Obama della notte della rielezione (senza nominarlo: «Anche qui da noi il meglio deve ancora venire»). E Adriano Olivetti: «Nel settore pubblico abbiamo applicato il suo principio: il dirigente non può guadagnare più di dieci volte l’ultimo impiegato, e pazienza per i dirigenti convinti di esercitare una missione divina. C’è ancora molto grasso che cola nell’amministrazione pubblica». Indulge fin troppo nell’autoironia: «Saluto i fratelli Aldo e Carlo Bonomi, so che ci sono anche delle sorelle, volevo cominciare con “fratelli e sorelle”, ma avreste pensato: questo qui si è montato la testa». Un’operaia grida «bravo Matteo!», e lui: «È mia cugina, l’ho pure pagata». «Uno vede chi è oggi il 3 Giudizio sulla riforma della pubblica amministrazione TOTALE Valori % Valori % 30 ❜❜ I gufi cominciano ad attaccare la mattina presto, schiaffeggiano pure le nuvole, tengono il broncio pure all’arcobaleno 3 Primo Piano italia: 51575551575557 Sondaggio realizzato da Ipsos PA per Corriere della Sera presso un campione casuale nazionale rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne secondo genere, età, livello di scolarità, area geografica di residenza, dimensione del comune di residenza. Sono state realizzate 996 interviste (su 9.211 contatti), mediante sistema CATI, il 2 e il 3 settembre 2014. Il documento informativo completo riguardante il sondaggio sarà inviato ai sensi di legge, per la sua pubblicazione, al sito www.sondaggipoliticoelettorali.it C.D.S. Il sondaggio Esecutivo stabile al 58%. Promossa la riforma della scuola, spaccatura sulla pubblica amministrazione Il premier convince quasi due italiani su tre Ma non sulla crescita partite Iva e piccoli imprenditori zia una flessione (da 104,4 a penalizzati da una domanda in- 101,9): si tratta del terzo calo terna che non decolla; disoccupa- consecutivo, dopo un periodo di ti, sempre più preoccupati di ri- costante crescita registrato dal manere ai margini della società, e dicembre 2013 fino allo scorso casalinghe, quotidianamente alle maggio. prese con la quadratura del bilanQuesto dato sembrerebbe in cio familiare. contraddizione con i risultati del Il perdurante consenso della sondaggio odierno, ma non lo è: maggioranza dei cittadini per il un’analisi più approfondita dei governo risulta davvero sorpren- dati Istat, infatti, evidenzia che il dente, tenuto conto di tre aspetti: calo riguarda soprattutto il clima gli indicatori economici che ri- economico (-6,6 punti) e molto mangono negativi (o addirittura meno la situazione personale il peggiorano); l’abituale pessimi- cui indice si riduce solo leggersmo che caratterizza l’opinione mente (-1,1). Semplificando, si pubblica al rientro dalle Pesc) non si esprime, ignorando ferie; l’atteggiamento deil tema o dichiarando di avere po- I critici cisamente critico nei conche informazioni per giudicare. f ro n t i d e l l ’ es e c u t i vo Tra i più critici artigiani, In generale si conferma il gran- commercianti e partite espresso da molti media de sostegno per il governo e per il nel mese di agosto. A quedi Nando Pagnoncelli premier da parte degli elettori del Iva insieme con sto proposito sembra che Pd (il 40% dei quali, lo ricordia- disoccupati e casalinghe la «luna di miele» di Renzi mo, rappresenta elettorato nuocon la stampa sia terminata, osserva che aumenta la divaricavo, proveniente da partiti diversi) quella con l’establishment (im- zione tra i giudizi sulla situazione e di quelli centristi e un consenso prenditori, realtà associative, sin- economica del Paese, sempre più inusuale, sebbene più contenuto, Il dato dacati e, in generale, corpi inter- negativi, e quelli sulla condizione presso gli dei partiti di opposizio- La tradizionale relazione medi) attraversi una fase delica- personale che non è certamente ne (FI e M5S). ta, mentre quella con i cittadini rosea ma almeno non è peggioratra andamento Tra i segmenti sociali risultano continua senza cedimenti. ta. Come dire: l’Italia va male ma più critici con l’esecutivo quelli economico del Paese e In realtà l’indice della fiducia io me la cavo. più esposti alle conseguenze del- gradimento viene meno dei consumatori rilevato dalE se lo scenario generale non la crisi: artigiani, commercianti, l’Istat nel mese di agosto eviden- migliora, la colpa è di chi resiste al cambiamento, dei conservatori, di chi non vuole rinunciare a L’iniziativa dei democratici con la foto-simbolo e i ricordi rendite di posizione o privilegi… ma certamente non di Renzi. Così la pensano i suoi numerosi sostenitori. In questa fase, quindi, sembrano venir meno sia la tradizionale Per l’ultimo giorno della Festa dell’Unità di Bologna, relazione tra l’andamento econoche stasera prevede il discorso di chiusura di Matteo mico del Paese e il consenso sia la Renzi, il Pd presenterà e distribuirà il libretto «40,8% capacità dei media di influenzare Lo scatto» sullo scorso 25 maggio, la notte delle significativamente l’opinione Europee che sancì uno storico risultato per i pubblica che, al contrario, in lardemocratici. Una raccolta di riflessioni e spunti — ga misura giudica il premier alle per ricordare quel momento e per «capitalizzare la prese con una battaglia molto dufiducia accordata dagli italiani» — affidati anche ai ra, solo contro tutti, per «fare protagonisti dell’immagine di copertina (nella foto) uscire il paese dalla palude». E scattata quella serata: da Speranza a Boschi, da Madia questa «solitudine» lo rafforza a Mogherini, Guerini, Pinotti, Serracchiani e Zanda. agli occhi dei cittadini. I consensi salgono dal 61 al 64 per cento Sulle misure prevalgono i giudizi negativi I l primo sondaggio realizzato dopo la pausa estiva fa registrare un consenso stabile per l’operato del governo: il 58% degli intervistati esprime complessivamente valutazioni positive (rispetto al 59% di fine luglio), con un incremento del 3% di quelle «molto positive». E il sostegno a Renzi cresce: quasi due su tre (64%) esprimono un giudizio positivo con un aumento del 3% rispetto a luglio. Peraltro le opinioni su alcuni interventi presentati o attuati dall’esecutivo risultano controverse: la riforma della pubblica amministrazione risulta apprezzata dal 42% dei cittadini e non gradita dal 40%; la riforma della scuola ottiene un buon livello di consenso (48% i giudizi positivi, 35% quelli negativi) mentre i provvedimenti a sostegno della crescita economica sono giudicati più negativamente (46%) che positivamente (42%). La decisione che incontra il favore più elevato è stata la nomina del ministro degli esteri Federica Mogherini alla guida della diplomazia europea: 49% contro 28% di giudizi negativi. Va sottolineato che una parte non trascurabile dei cittadini (dal 12% nel caso degli interventi per la crescita al 23% per la nomina del commissario Scenari Un «libretto» celebra le Europee © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Primo Piano Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 La crescita L’incontro I tassi di interesse della Bce Valori in % Bruxelles delude banchieri e manager: «Risposte troppo lente alla crisi» Prodi: Draghi? Non può sparare l’ultima cartuccia per colpa dei tedeschi Wolf: molta attenzione alle politiche di bilancio, poca alle soluzioni L’agenda In sala E Trichet fermò Casaleggio: tempo scaduto DA UNO DEI NOSTRI INVIATI CERNOBBIO — Pare che Gianroberto Casaleggio non abbia dalla sua il dono della sintesi. E almeno a detta dei presenti, la relazione sulla internet economy presentata ieri dall’esperto di comunicazione e ispiratore dei 5Stelle al seminario Ambrosetti non avrebbe sofferto di qualche sforbiciata qui e là. Deve averlo pensato anche Jean-Claude Trichet, l’ex presidente della Bce e moderatore della sessione “ripensare il sistema educativo” che si è trovato prima a richiamare Casaleggio al rispetto dei tempi stabiliti, 15 minuti ampiamente sforati, e infine a togliergli la parola spegnendo i microfoni. La lunga presentazione dell’intellettuale vicino a Beppe Grillo non è piaciuta alla platea dalla quale si è levato più di un mugugno, qualche “basta!” un applauso di conforto al banchiere francese. Già lo scorso anno, al suo debutto a Villa d’Este, il “guru” era stato accolto con relativa freddezza da quella stessa comunità disposta quest’anno a ricevere invece quasi come una star la “quota rossa”, il leader greco della sinistra europea Alexis Tsipras. Cappellino bianco sulle 23, Casaleggio è arrivato sulla terrazza a lago servendosi di un ingresso laterale, accompagnato dal figlio Davide. Tutto l’intervento è stato giocato sull’importanza del digitale e sulla necessità dello sviluppo della banda larga per l’Italia scesa al 98esimo posto per velocità di download dopo la Grecia e prima del Kenia. Paola Pica © RIPRODUZIONE RISERVATA La ricetta Monti «Abs di Stato per i cantieri» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI CERNOBBIO — Mario Monti scuote la platea del workshop Ambrosetti con una sollecitazione «intellettuale» sull’intervento della Bce nell’economia reale. Finora la linea prescelta da Mario Draghi - non potendo acquistare titoli pubblici - è stata di sostenere il settore privato con prestiti alle banche a costo praticamente zero (i cosiddetti Tltro) e acquistandone i crediti a rischio (Abs o Asset Backed Securities, ovvero titoli rappresentativi di credito garantito da un bene). Ma Monti chiede: perché non fare Abs con il debito contratto per gli investimenti pubblici? Non si tratterebbe di acquisto tout court di titoli di Stato: ad essere oggetto di Abs, nella visione di Monti, non sarebbero i titoli che finanziano il disavanzo corrente ma quelli che finanziano una infrastruttura. «Nell’ambito di politiche di incoraggiamento degli investimenti pubblici, si puo usare la flessibilità possibile entro il 3% del deficit/pil. Non è una proposta attuale ma un disegno a cui pensare» precisa Monti che ha poi aggiunto: «Renzi sarebbe dovuto venire». «D’accordo con Monti» si dice uno dei massimi rappresentanti del potere finanziario tedesco in Italia: il numero uno di Deutsche Bank Italia, Flavio Valeri. «Ma senza un progetto da realizzare, che cosa metto a collaterale per la Bce? Serve un progetto europeo di investimenti sulle infrastrutture, che non possono che essere le reti: gasdotti, banda larga, autostradali, ferroviarie. Dunque non eurobond ma euro-infrastructure bond, con titoli che poi possono essere scontati dal debito pubblico dei Paesi». Fabrizio Massaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Oggi Dopo la giornata di ieri, dedicata ai temi europei a cui hanno partecipato tra gli altri il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso e Jean-Claude Trichet, il forum Ambrosetti si conclude oggi con un dibattito sull’Italia nel quadro dell’economia globale Gli ospiti Tra gli ospiti attesi il sindaco di Torino Piero Fassino, il commissario alla spending review Carlo Cottarelli, la presidente della Camera Laura Boldrini. In mattinata, a partire dalle 8,30, parleranno di «un’alternativa per l’Italia» il segretario della Lega Nord Matteo Salvini e il consigliere politico di Forza Italia Giovanni Toti I temi A seguire un dibattito su giustizia e sicurezza con Raffaele Cantone e Piercamillo Davigo. Attesi dalle 11,35 i ministri Maria Elena Boschi, Maurizio Lupi e Pier Carlo Padoan invitato a parlare di economia e finanza La chiusura Sulla competitività e la crescita parleranno Sergio Marchionne, amministrator e delegato di Fiat e il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi. Alle 13,45 prevista la chiusura dei lavori. SEGUE DALLA PRIMA A unire la strana coppia WolfProdi è il giudizio negativo sulle politiche di Angela Merkel. Per il giornalista «l’Eurozona non può essere un’enorme Germania» e per il professore bolognese la dirigenza di Berlino sta tradendo lo spirito di Helmut Kohl che contribuì a creare la moneta unica in un clima di solidarietà europea. Sul piano delle ricette economiche sia Wolf che Prodi sostengono che senza un rilancio della domanda aggregata tutti i discorsi sul futuro dell’Europa vanno a farsi benedire e ci aspetta un decennio di stagnazione. «Dite pure che sono rimasto keynesiano ma Keynes era un ragazzo in gamba» ha scandito Prodi e l’inglese ha aggiunto di giudicare incredibile che sia tornate in auge le idee della scuola liberista austriaca. Parlando di Mario Draghi l’ex premier italiano lo ha definito «un raffinato costruttore di paracadute che non può sparare l’ultima car- tuccia altrimenti i tedeschi lo ammazzano». La Bce oltre non può andare e invece più che paracadute «servirebbe un nuovo motore». Wolf e Prodi hanno avuto campo libero anche perché nella sala di Villa d’Este a un certo punto ascoltando i Trichet, i Barroso, gli Almunia era parso come se il risultato delle ultime elezioni europee fosse stato in qualche modo già archiviato. Il terremoto populista c’è stato solo a metà e così la nomenklatura di Bruxelles può brindare e ricominciare a tessere la solita tela fatta di organigrammi, di bilanciamenti di potere tra i vari organismi e di esercizi di stile sulla conciliazione rigore/crescita. Mentre sta nascendo il secolo asiatico, gli americani hanno varato un nuovo Il dibattito Gli esercizi di stile per conciliare rigore/crescita. Wolf: «L’Eurozona non può essere un’enorme Germania» 0,05% 15 ottobre 3,75 4,0 3,5 11 giugno 0,15 3,0 2,50 2 2,5 2,0 2,00 2 13 novembre 0,25 1,50 1,5 1,50 1 1,25 1,25 1 1,00 1,0 1,00 1,00 0,75 0,75 0,50 0 0,5 0,0 2008 2009 2010 2011 straordinario ciclo tecnologico e sta ritornando in auge ruolo e soggettività della Nato, le classi dirigenti del Vecchio Continente si baloccano con arsenico e vecchi merletti. Come ha ricordato Wolf - usando come metafora la Lettonia e forse alludendo alla provenienza dei due falchi - i piccoli Paesi salgono in cattedra a insegnare ai grandi come fare le riforme. «Sono stupefatto della compiacenza che l’euro- 2012 2013 2014 zona ha verso se stessa così come della troppa attenzione concessa alle politiche di bilancio e della poca alle vere cause della crisi». Anche Mario Monti, molto più cauto rispetto ai due frombolieri, ha comunque ammonito la nuova dirigenza di Bruxelles a non seguire il vecchio copione: «Nel Parlamento europeo le forze ostili all’integrazione si sono rafforzate e si faranno sentire». Prodi ha anche indicato quali sono i nuovi motori della ri- I protagonisti Movimento 5 stelle Gianroberto Casaleggio, guru del M5S Syriza Tra gli ospiti del workshop anche Alexis Tsipras, leader di Syriza La storia L’ex presidente della Commissione: fu Roma ad acconsentire che Berlino violasse gli accordi Quella notte italiana del 2003 e lo strappo al patto Il 24 novembre la Germania ottenne di sforare il limite DA UNO DEI NOSTRI INVIATI CERNOBBIO — Per Romano Prodi, all’epoca presidente della Commissione Ue, fu la notte della «ribellione dei governi, della violazione dei Trattati». Per Lorenzo Bini Smaghi, allora “sherpa” del presidente di turno dell’Ecofin, Giulio Tremonti, «la prima applicazione intelligente del patto di Stabilità». Il tema della tavola rotonda della mattinata di Cernobbio è la flessibilità delle regole di bilancio in Europa, ma la discussione sfocia presto sullo «strappo» del 2003, quando il Consiglio dei ministri delle Finanze guidato proprio da Tremonti, dopo nove ore di riunione al calor bianco e con una contestata decisione a maggioranza qualificata, salvò Francia e Germania, che stavano sforando il tetto del deficit del 3% per il terzo anno consecutivo, dalle durissime sanzioni proposte dalla Commissione Prodi. E davanti all’attuale presi- dente dell’Eurogruppo, l’olandese Jerome Dijsselbloem, e all’attuale Commissario agli affari monetari, il finlandese Jrki Katainen, tra gli «italiani», allora protagonisti assoluti della scena, la discussione, e una polemica che undici anni non hanno sopito, si riaccendono. Dice Mario Monti, all’epoca Com- missario al mercato interno, che un mancato rispetto del Trattato «minerebbe la credibilità europea, come accadde dopo quella notte del 2003». Romano Prodi, che con l’appoggio dello stesso Monti portò pochi mesi dopo la Commissione a presentare un ricorso alla Corte di Giustizia contro i governi europei, risolto con una sentenza salomonica, rincara. «Semplicemente, la Francia e la Germania dissero alla Commissione di tacere, e per giunta non vollero dare più poteri a Eurostat», lasciando ai greci il diritto di continuare a imbrogliare. «L’Italia aveva la presidenza di turno, e Tremonti sghignazzava...» dice Prodi con un sorriso amaro, sostenendo l’idea di un grande piano di rilancio dell’Europa per accompagnare le riforme strutturali rese più difficili dalla crisi. Tremonti è lì che sorride, non parla, ma si volta verso Bini Smaghi, seduto proprio lì davanti, mentre questi prende la parola. Dice a Prodi che forse è vero il contrario, La ribellione Il giorno «della ribellione dei governi». Il ruolo dell’ex ministro dell’Economia, Tremonti Italia-Germania-Francia Roma Nella notte di «ribellione dei governi» Giulio Tremonti era presidente di turno dell’Ecofin Berlino Nell’estate dello «strappo» il ministro dell’Economia tedesco era Hans Eichel che «sono le riforme strutturali, e la fiducia che queste generano, a consentire il grande rilancio dell’Europa». E Bini Smaghi dà la sua interpretazione dei «fatti» di quel 24 novembre 2003. Quando nel Consiglio Ecofin, sotto la regia di Tremonti, fu proprio lui a guidare quella che Prodi definisce «ribellione». I ministri delle Finanze, col voto contrario dei falchi di sempre (tra i quali la Finlandia, e l’Olanda dell’irriducibile Gerrit Zalm), approvarono solo la parte politica della Parigi Francis Mer, nel 2003 era il ministro francese dell’Economia e delle Finanze Raccomandazione della Commissione, cancellando ogni riferimento giuridico alle violazioni del Trattato. E dunque la richiesta a Berlino e a Parigi di una manovra correttiva di bilancio immediata, e di un procedimento che avrebbe potuto portare anche alla sanzione di un deposito infruttifero di una Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 # I numeri in Europa Euro/dollaro Variazione del Pil rispetto al trimestre precedente 2,5 Primo trimestre 2,0 Secondo trimestre 1,295 2,7 1,298 L’Europa L’attesa in vista dell’Ecofin a Milano 1,5 0,6 0,5 0,4 0,1 0,8 0,9 -0,1 -0,2 1,293 -0,6 2.00 ITALIA Olanda -0,4 Belgio 6.00 10.00 14.00 18.00 22.00 Lo Spread Btp/Bund 300 1,0 1,0 0,6 0,5 0,5 250 Il commissario Ue: investimenti pubblico-privati Dijsselbloem: felice per le ambizioni italiane La chiusura di venerdì 0,1 -0,2 -0,3 200 Slovenia DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Slovacchia Grecia Finlandia -0,9 Malta -0,3 -0,7 Estonia Cipro -0,6 Lettonia -0,3 -0,5 Lussemburgo 0 -1,0 132 punti base 0,7 0,6 150 100 nov 2013 Fonti: Banca d’Italia/Eurostat presa europea ovvero energia, infrastrutture, ricerca & sviluppo e politica industriale. «Bisogna riportare il continente al livello di progresso tecnologico degli altri Paesi. E i 100 miliardi di investimenti previsti dal nuovo presidente Juncker sono pochi per una popolazione di 500 milioni di persone». Jyrki Katainen, il finlandese che a Bruxelles ha ereditato la poltrona di Olli Rehn, forse non si aspettava un attacco concentrico di politica e giornalismo. Non ha però perso la testa e ha comunque replicato con ordine: «Ma se l’area euro smettesse di consolidare i bilanci e permettesse ad alcuni Paesi di sforare il 3%, secondo voi, si rafforzerebbe la fiducia dei mercati? Secondo me se si stimola l’economia solo con l’indebitamento e l’iniezione di denaro fresco non si dà vita a qualcosa di duraturo». La via giusta per il commissario scandinavo è quella L’ex premier Romano Prodi al dibattito su crescita e rigore somma consistente, vincolata alla sistemazione dei conti. Alle quattro di mattina, dopo riunioni plenarie accesissime e un’infinità di incontri bilaterali, in conferenza stampa Giulio Tremonti parlò di un «voto coerente con lo spirito e la lettera del Trattato», mentre Pedro Solbes, Commissario agli affari monetari, minacciava fuoco e fiamme. «Ma la Germania non fece altro che chiedere un anno in più di tempo per rientrare dal disavanzo, offrendo in cambio le riforme» dice Bini Smaghi, poi assurto al Comitato Esecutivo della Banca Centrale Europea, preoccupatissima, in quel novembre del 2003, che la decisione dell’Ecofin potesse «minare la credibilità dell’Europa e la fiducia in finanze pubbliche sane». Fatto sta che la Germania, l’allora grande malato d’Europa si prese i suoi tempi, fece le riforme, e cominciò a correre, almeno lei. «Si dice che quella notte si violò il Patto. Per me fu la prima volta in cui il Patto è stato applicato con flessibilità. Ed è la stessa filosofia che si sta applicando con successo anche oggi con altri paesi, come l’Irlanda e la Spagna» conclude Bini Smaghi. Mario Sensini © RIPRODUZIONE RISERVATA 3% il tetto del deficit consentito dall’Europa. Nel 2003 Francia e Germania lo sforarono per tre anni consecutivi Altolà di Katainen: fiducia a rischio se si supera il 3% mar mag lug set 2014 di lavorare per mobilitare capitali privati. Il dibattito a Bruxelles, dunque, riparte esattamente da dove eravamo rimasti tanto che Prodi scuotendo la testa ha concluso: «Quando governavo a Roma ho fatto la formichina e tagliato il rapporto deficit/Pil ma l’economia allora cresceva. Oggi francamente non saprei proprio cosa fare». Dario Di Vico @dariodivico © RIPRODUZIONE RISERVATA Le istituzioni Pietro Grasso e Josè Manuel Barroso CERNOBBIO — La disciplina è alternativa alla crescita? Il tema è tornato al centro del dibattito europeo, dopo che anche la Bce ha usato toni nuovi e invitato i Paesi europei a «fare di più», usando la poltica di bilancio per sostenere la domanda aggregata, perché «gli spazi ci sono», senza rompere le regole Ue. Ma bisogna venire sul lago di Como, dove oggi si conclude il Workshop Ambrosetti, per scoprire che, alla fine, gli intransigenti sono proprio i più giovani. Così succede che Jyrki Katainen, 42 anni, vice presidente della Commissione Ue per gli Affari economici e monetari ed ex ministro delle Finanze finlandese, si guadagna il titolo di falco, dicendo no a qualsiasi forma di flessibilità nei confronti delle politiche fiscali. Se si permettesse ai Paesi di sforare il 3% di deficit per qualche anno, ci sarebbe un contraccolpo in termini di fiducia, sostiene. Per correggere gli scostamenti dei conti pubblici, meglio usare perciò «programmi intelligenti di spending review». E anche nei Paesi in surplus, come la Germania, gli investimenti dovrebbero essere una combinazione pubblicoprivato, afferma. Perfino un duro come l’olandese Jeroen Dijsselbloem, 49 anni, presidente dell’Eurogruppo e ministro delle Finanze nei Paesi Bassi, appare più disponibile, con un’apertura di credito al- Affari economici Jyrki Katainen l’Italia di Matteo Renzi. «Sono molto felice che il governo italiano adesso sia così ambizioso da voler realizzare alcune delle riforme strutturali necessarie. Insieme alla politica monetaria, credo che questo potrà dare una spinta alle ripresa economica», afferma al Corriere. Dijsselbloem appoggia le ultime misure dalla Bce, che completano le decisioni annunciate lo scorso giugno. Ma «tutti i provvedimenti - ammette - richiedono un certo tempo per Il giudizio A metà ottobre il giudizio sui progetti di bilancio degli Stati da parte della Commissione avere effetto. Il programma di prestiti Tltro partirà entro fine settembre e le banche dovrebbero fare il massimo uso di questa opportunità». L’olandese sa bene però che l’azione dell’Eurotower non basta a far ripartire l’Europa. «Non penso che le mosse della Bce siano sufficienti, ma è tutto quello che possiamo chiedere e aspettarci dalla politica monetaria». Un ulteriore allenamento, il cosiddetto Quantitative Easing, «è una scelta della Bce, che decide ciò che è necessario nell’ambito del suo mandato», dice Dijsselbloem. E in ogni caso «la politica monetaria avrà successo se anche i politici faranno la loro parte. Misure e sforzi ulteriori ora devono venire dall’Europa nel suo insieme e dai governi nazionali». Più flessibilità a chi fa le riforme? «Tutti i leader dell’eurozona sono d’accordo che il Patto di stabilità e di crescita non si tocca. La flessibilità è già prevista nei trattati nel caso di un deterioramento della situazione economica». Ma «l’Italia non ne ha bisogno visto che il premier Renzi insiste che il deficit italiano resterà entro il limite del 3% in rapporto al Pil», valuta Dijsselbloem. Quanto alla richiesta di più elasticità per ridurre il suo debito pubblico, «spetterà alla Commissione Ue, quando i progetti di bilancio saranno sul tavolo europeo a metà ottobre». Giuliana Ferraino © RIPRODUZIONE RISERVATA Vista sul lago Francia Gran Bretagna -0,2 Germania -1,0 0,1 0,2 Austria 0 -0,5 0,6 Irlanda 0,4 0,0 0,0 Portogallo 0,8 0,8 0,7 0,5 Spagna 1,0 Il leader L’applauso della platea per il giovane Tsipras È stato tra i più ammirati di Cernobbio. A Villa d’Este Alexis Tsipras ha catturato l’attenzione come pochi altri. Il giovane leader della sinistra greca è stato accolto come una star e ha risposto alle attenzioni con un atteggiamento perfettamente in linea. © RIPRODUZIONE RISERVATA 5,1% il tasso di disoccupazio ne della Germania oggi, considerata la locomotiva d’Europa. In Italia è al 12,9% 20 miliardi i tagli annunciati alla spesa pubblica da Matteo Renzi che ha ribadito il rispetto del tetto del 3% Il manager Galateri: un salotto? No, un bel giardino (pa.pic) «Posso essere considerato uno che i salotti buoni li ha frequentati, ma da molti anni non esistono più e qui a Villa d’Este non c’e un salotto ma un bellissimo giardino». Già presidente di Mediobanca e Telecom Italia, oggi numero uno di Generali, Gabriele Galateri di Genola, classe 1947, replica così alla presa di distanza del premier Matteo Renzi dalla grande finanza. © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il confronto Conti pubblici Padoan apre sul taglio del cuneo fiscale Camusso: no al blocco degli stipendi per gli statali, tetto alle retribuzioni più alte DAL NOSTRO INVIATO Andrea Garibaldi ROMA — Ieri è stato il giorno dei reciproci apprezzamenti tra il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, e il premier Matteo Renzi, entrambi all’inaugurazione dello stabilimento delle Rubinetterie bresciane del gruppo Bonomi, a Gussago. Ma nei prossimi giorni il confronto si caricherà di contenuti, con le richieste degli imprenditori in vista della legge di Stabilità per il 2015, che il governo approverà entro il 15 ottobre. Mercoledì Confindustria riunirà il comitato di presidenza e giovedì il direttivo e la giunta. La priorità, per l’organizzazione guidata da Squinzi, è la stessa dello scorso anno: il taglio del cuneo fiscale, cioè delle tasse che gravano su azienda e lavoratori prima della retribuzione netta. Proprio di questi tempi, un anno fa, Confindustria aveva sottoscritto un documento con Cgil, Cisl e Uil dove si chiedeva un massiccio taglio del cuneo al governo Letta. Il taglio del 10% dell’Irap deciso dall’esecutivo Renzi in occasione del bonus da 80 euro per i lavoratori è ritenuto insufficiente da Confindustria. Che chiede di più. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 Legge Biagi Da sempre coinvolto sui temi del lavoro, dal ‘95 al 2000 Sacconi ha ricoperto la carica di branch office director presso l’Oil, l’Organizzazione internazionale del lavoro di Ginevra. Nei primi anni 2000 ha partecipato al gruppo di lavoro che ha varato la legge Biagi (legge 30 del 2003) che ha profondamente cambiato le regole del mercato del lavoro. Dal 2008 al 2011 è stato ministro del Lavoro e del welfare per uno dei governi guidati da Silvio Berlusconi. Mobilità obbligatoria, stop al trattenimento in servizio, turnover più flessibile. Così il decreto sulla Pubblica amministrazione diventato legge ad agosto. Stipendi congelati anche nel 2015 Casa Ritardo Il ministro Pier Carlo Padoan ieri all’ingresso sul palco della Festa nazionale dell’Unità di Bologna. La leader della Cgil Susanna Camusso è arrivata in ritardo causa sciopero. E il confronto con il titolare dell’Economia è saltato domanda di Alberto Orioli, vicedirettore del Sole 24 ore, sulla possibilità di una tassa patrimoniale: «Per fare una patrimoniale bisogna conoscere quale sia il patrimonio... E poi una patrimoniale l’abbiamo già messa», riferendosi alle tasse sulla casa. Quanto alle privatizzazioni di Eni ed Enel, non ci sono diversità di opinione col presidente del Consiglio Renzi: «Si tratta di scegliere i tempi, per valorizzare al massimo ciascuna azienda». Tutto il dibattito è una puntualizzazione sull’accordo che esiste fra Padoan e Renzi, sulle già citate riforme in particolare. Padoan, tuttavia, finito l’impegno qui, si sposta al workshop di Cernobbio, dove Renzi è stato invano atteso. Alle 21, con tre ore di ritardo sul programma, arriva Susanna Camusso, nella parte dell’ospite scomodo per il Pd: «Noi siamo stati contentissimi degli 80 euro in busta paga, ma non è che in nome di quello potete fare qualunque cosa, come bloccare i contratti nazionali o moltiplicare le tipologie di contratti a termine. Il contratto a tutele crescenti che state per varare va bene se sostituisce altre forme di contratti. Dobbiamo dire a 4 milioni di giovani che non resteranno a vita precari». Con pathos, sempre Taddei invita a cercare «i punti che uniscono Pd e Cgil, non solo quelli che dividono». Taddei insiste che il governo ora sta facendo ciò che si sarebbe dovuto fare dieci anni fa: ridare dignità al lavoro, con il Jobs Act in discussione al Senato. E comunque promette: «Il Pd è l’unico partito che valga la pe- na che ci sia. A patto che sia capace di scegliere, ciò che la politica dovrebbe fare. Noi siamo qui perché toccheremo interessi particolari. Li toccheremo in nome di un interesse generale». La Camusso non si doma: «Vi voglio bene, ma mettiamoci nell’ordine di idee che le imprese non hanno sempre ragione, che devono ricominciare a investire». E sugli stipendi della Pubblica amministrazione: «Prima di bloccarli mettiamo il tetto a quelli più alti, chiudiamo le società che esistono solo per i consigli di amministrazione, tagliamo le 30 mila stazioni appaltanti. Non vorrei che non si vogliano calpestare i piedini a precisi interessi». Sacconi: la riforma del lavoro? Una svolta Come l’abolizione della scala mobile Capogruppo Ncd Maurizio Sacconi, classe 1950, veneto di Conegliano, ha esordito in politica con la militanza nel Psi. Successivamente è passato a Forza Italia e al Pdl. Oggi è una delle anime del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, partito di cui è capogruppo al Senato. Le richieste delle imprese al governo Pubblico impiego Intervista Il relatore: paradossale che sia Ncd a fidarsi di Renzi e non il Pd, partito del premier Il percorso Mercoledì il direttivo In cantiere ROMA — Per Maurizio Sacconi si tratta della riforma che potrebbe segnare una svolta paragonabile a quella del 1984 sulla scala mobile (il congelamento del meccanismo di indicizzazione automatica dei salari). «Riforma con un contenuto economico, ma che ha segnato anche mutamenti culturali». Adesso, il superamento dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello sui licenziamenti senza giusta causa, non solo «incoraggerebbe gli imprenditori ad assumere», dice Sacconi, ma darebbe anche a livello internazionale il segnale che in Italia si sia finalmente «affermata una cultura favorevole all’impresa e al lavoro, al posto di quella ostile degli anni Settanta». E Sacconi, non è solo ex ministro del Lavoro, ma presidente della commissione Lavoro del Senato, dove l’esame del disegno di legge delega Poletti, il cosiddetto Jobs Act, sta entrando nel vivo, e relatore di maggioranza dello stesso provvedimento, l’uomo quindi che deve presentare gli emendamenti concordati col governo. Solo che sull’articolo 18 l’accordo non c’è, perché il Pd è contrario a toglierlo, come invece chiede il Nuovo centrodestra, di cui Sacconi è anche capogruppo al Senato. Perché insistete? «Perché è una riforma per fare lavoro e produttività. Siamo gli unici in Europa ad avere l’articolo 18. Ma sarebbe anche banco di prova sul quale misurare la trasformazione in senso socialdemocratico del Pd e occasione per un centrodestra che voglia ritrovarsi senza essere populista. Dopo varie in- certezze in Forza Italia, Renato Brunetta ha detto che sono pronti a convergere su questo e sulla delega fiscale. Sarebbe importante». Perché togliere il reintegro al lavoro in caso di licenziamento senza giusta causa è una riforma necessaria? «Tutte le istituzioni internazionali, dal Fondo monetario all’Ocse, dalla Commissione alla Banca centrale europea, segnalano la necessità di combinare l’ossigeno che verrà dall’allentamento della politica monetaria con le riforme strutturali e indicano per l’Ita- ❜❜ In Europa Siamo gli unici in Europa ad avere l’articolo 18 lia la priorità assoluta del mercato del lavoro. Si tratta di avere il coraggio per esempio della Germania nel 2003 del cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder con le riforme Hartz e in Spagna l’anno scorso. Tutte riforme nel segno della maggiore flessibilità». Perché il testo attuale del disegno di legge delega non vi soddisfa? «Perché manca la riforma dello Statuto dei lavoratori e comunque non si può riformare tutto tranne l’articolo 18. Lo Statuto è del 1970, ma codifica leggi e contratti degli anni Cinquanta e Sessanta. Quindi è vecchio non solo anagraficamente, ma riflette un contesto sociale ed economico stabile in cui vi era l’illusione dello sviluppo infinito. Noi vogliamo che nella riforma sia inserita la delega al governo a riformare tutto lo Statuto. Comprese la possibilità di licenziare in cambio di un adeguato indennizzo economico; la possibilità di attribuire al lavoratore mansioni inferiori se questo risponde a esigenze produttive; l’eliminazione del divieto delle tecnologie di controllo del lavoro a distanza che inibisce il telelavoro». Il Pd è contrario e anche dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non sono arrivate aperture. Come pensa di superare questi ostacoli? «È incredibile che il Pd sia contrario a una delega ampia, dicendo che non si fida. Ma come, è stato Renzi a dire che bisogna cambiare lo Statuto e lui è anche segretario del Pd, così come del Pd è Poletti. Insomma il paradosso è che noi siamo disposti a fidarci 2 Ristrutturazioni senza necessità di permesso del Comune per chi si limita a intervenire all’interno delle mura di casa. È una delle misure contenute nel decreto sblocca Italia Municipalizzate 3 Tutto rinviato alla legge di Stabilità per quanto riguarda i tagli alle società partecipate dagli enti locali, una delle misure di spending review proposte dal commissario Carlo Cottarelli Occupazione 4 Il Jobs Act, il disegno di legge delega Poletti sul lavoro, interviene sia su forme contrattuali che su politiche attive del lavoro. Il governo punta su un via libera entro l’anno Giustizia ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA BOLOGNA — Susanna Camusso, segretario Cgil, bloccata da uno sciopero. Del sindacato autonomo dei controllori di volo, però. Fatto sta che salta, alla Festa nazionale dell’Unità, il dibattito, forse scontro, fra lei (che accusa Renzi di fare «solo parole») e il ministro all’Economia di Renzi, Pier Carlo Padoan. Così, Padoan va sul palco con Filippo Taddei, responsabile Economia del Pd. Padoan annuncia l’intenzione del governo di tagliare il cuneo fiscale per le imprese: «Non è detto che non riusciamo a farlo nella legge di Stabilità». Ma il motivo conduttore di tutti i suoi interventi sono le riforme strutturali. Riforme da mettere in atto: «Non basta l’annuncio, non basta l’avvio dell’iter parlamentare, occorre un’implementazione reale. Solo in quel caso l’Europa ci concederà la flessibilità sui conti». Le riforme, tuttavia, non vanno realizzate perché l’Europa le chiede: «Dobbiamo farle perché servono a noi, perché ci guadagniamo noi». Esempio: gli investimenti privati sono in calo e «noi dobbiamo ridare fiducia alle imprese, convincerle che investire si può, tirare fuori le risorse da sotto il materasso si può, se togliamo l’oppressione di troppe regole». Padoan cita il decreto competitività: «Due mesi dopo il suo varo, le imprese private hanno emesso due miliardi di minibond. Risultato a costo zero per la spesa pubblica». Stesso discorso per la diminuzione dello spread, che avrà valore solo se durerà almeno un anno e durerà, probabilmente, se l’Italia farà le riforme. Stesso discorso per le misure decise dalla Banca centrale europea, che «serviranno se faremo le riforme strutturali». Padoan risponde anche alla 5 La riforma discussa dal Consiglio dei ministri del 29 agosto vuole dimezzare l’arretrato della giustizia civile, rivedere falso in bilancio, prescrizione e responsabilità civile dei magistrati più di quanto lo sia il Pd. Tocca a Renzi sciogliere il nodo in coerenza con se stesso». Che cosa accadrebbe, secondo lei, se passasse la vostra proposta? «Le imprese avrebbero un quadro regolatorio più semplice. In particolare la certezza della possibile risoluzione del rapporto di lavoro e del suo costo con l’effetto di una maggiore propensione ad assumere nell’epoca dell’incertezza». E poi chi aiuterebbe il licenziato a ritrovare un lavoro? «La maggiore flessibilità si deve coniugare con la migliore formazione spostando la spesa dalla offerta alla domanda: si dia al lavoratore un voucher che liberamente può spendere presso il centro di orientamento, collocamento o formazione che sceglie, pubblico o privato che sia, e a risultato ottenuto il voucher viene incassato dal centro». Lei ha citato il modello tedesco. Lì il successo è fatto anche di milioni di minijob, lavoretti a 450 euro al mese. È questo il futuro? «No. Ma aiutano a non essere inattivi. In Italia i minijob ci sono già con i “buoni lavoro”, ma ne va estesa e semplificata la possibilità. Così come dobbiamo spingere sull’apprendistato per chi lascia la scuola rendendolo possibile già dall’età di 14 anni, anziché di 15. Più in generale dobbiamo rivalutare il lavoro manuale e la integrazione tra scuola e lavoro. E, secondo il modello tedesco e spagnolo, considerare comunque l’azienda il baricentro del dialogo, della naturale collaborazione tra imprenditore e lavoratori, ove si adattano le regole, si decidono i salari, si realizzano protezioni sociali integrative». Secondo lei l’articolo 18 andrebbe tolto solo per i neoassunti o per tutti. «Si vedrà con i decreti delegati». Enrico Marro © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 7 Governo Il caso 20 400 A Torino Boschi: «Richieste legittime» miliardi La spesa per le cinque forze di polizia italiane: Arma dei Carabinieri (con un personale di 105.000 unità), Polizia di Stato (95.000), Guardia di Finanza (60.000), Polizia penitenziaria (38.884) e Corpo forestale dello Stato (7.615) Il ministro alle Riforme Maria Elena Boschi saluta un agente alla Festa del Pd di Torino. «Le loro richieste sono legittime e il governo sta lavorando per una soluzione, spero in un clima di confronto che non è quello di questi giorni», ha detto ieri. E alla collega di partito Rosy Bindi, convinta che le ministre siano state scelte anche per l’avvenenza, replica: «Saremo giudicati per quanto siamo bravi non per quanto siamo belli» (Ansa) euro La perdita netta mensile in busta paga subita con il blocco dei compensi per una qualifica intermedia (ispettore di Polizia o maresciallo dei Carabinieri) con 20 anni di servizio: 200 euro per mancati scatti, 200 per mancati rinnovi contrattuali I conti di Interno e Difesa sulle forze dell’ordine: 873 milioni per l’accordo A Palazzo Chigi un dossier per sbloccare i salari ROMA — Per assecondare le richieste di Forze armate e forze dell’ordine servono 873 milioni di euro da stanziare per il 2015. Gli uffici tecnici dei ministeri dell’Interno e della Difesa rifanno i conti in vista dell’incontro annunciato dal premier Matteo Renzi con sindacati e rappresentanze, che dovrebbe svolgersi la prossima settimana, forse giovedì. E riescono a far scendere ulteriormente la copertura finanziaria necessaria a sbloccare il tetto stipendiale inizialmente prevista in un miliardo e 200 milioni di euro. La relazione che sarà consegnata nelle prossime ore a Palazzo Chigi ricostruisce quanto accaduto sino a ora e mette a punto le cifre necessarie a risolvere la questione. È un ulteriore tentativo fatto per scongiurare lo sciopero minacciato la scorsa settimana, una mobilitazione senza precedenti per protestare contro la scelta di prorogare il «blocco» dei salari nel 2015, nonostante gli impegni presi a fine luglio che escludevano una simile eventualità. Già domani il premier dovrebbe incontrare il ministro dell’Interno Angelino Alfano e quello della Difesa Roberta Pinotti per mettere a punto la strategia. Le somme accantonate Per il governo è un problema grave da risolvere perché c’è la consapevolezza — del resto riconosciuta pubblicamente da ministri e rappresentanti delle istituzioni — che si tratta di richieste legittime e dunque si sta cercando una via di uscita che non appaia una clamorosa retromarcia rispetto all’annuncio del ministro Marianna Madia dell’approvazione di un provvedimento per prorogare anche nel 2015 il blocco degli stipendi degli statali senza alcuna distinzione per il comparto sicurezza e soprattutto senza lasciare Il presidente della commissione Bilancio della Camera Boccia contro le misure sugli statali «Non ci si vergogna del confronto» «Caro Matteo... Con l’amicizia di sempre». Comincia (e finisce) così la lettera che Francesco Boccia, presidente commissione Bilancio della Camera, ha pubblicato nel suo Blog su «L’Huffington Post» e inviato a Renzi da Chicago dove ha chiuso un «lavoro sulla tassazione dell’economia digitale». Missiva dura, con cui l’esponente lettiano del Pd chiede al premier «un colpo d’ala forte e imprevisto» e contesta i tagli «qua e là», il blocco degli stipendi statali, la «mancanza di ascolto» e di concertazione con i sindacati: «Non ci si vergogna del confronto». Boccia suggerisce di lasciar crescere leggermente il debito per tagliare drasticamente le imposte: «Per cancellare le paure servono fatti. Alla politica delle suggestioni gli italiani hanno sempre pagato un tributo pesante». Bacchetta anche il Renzi segretario Pd: «Il gruppo dirigente andava scosso, ma non fatto diventare oggetto di scherno o di pulizia etnica». © RIPRODUZIONE RISERVATA aperto alcuno spiraglio. Una posizione netta che in realtà non appare sostenibile visto che i soldi da utilizzare per il 2014 erano già stati trovati. Non a caso nella relazione tecnica stilata nelle ultime ore viene evidenziato come «nel luglio scorso sono state effettuate riunioni tra i capi di gabinetto dei ministeri interessati, i vertici delle forze di polizia, quelli dello Stato Maggiore della Difesa e il ragioniere generale dello Stato, servite a predisporre una nuova ipotesi condivisa per uno sblocco anticipato al 1° novembre 2014, con un onere complessivo di circa 270 milioni di euro, avente copertura finanziaria da idonei risparmi sugli stanziamenti per il personale delle forze di Polizia e delle Forze armate che derivava sostanzialmente dal posticipo degli arruolamenti». L’emendamento cancellato L’intesa prevedeva la presentazione di un emendamento alla legge sulla Pubblica amministrazione. E proprio per risolvere la questione il ministro Pinotti aveva chiesto di utilizzare 158 milioni di euro destinati al reclutamento del personale. Una variazione di bilancio analoga era stata messa a punto dal Viminale, ma la proposta non è stata ritenuta idonea e alla fine la norma non è stata inserita nel testo inviato al Parlamento. Sembrava una decisione tecnica, nulla faceva prevedere che alla fine si sarebbe arrivati allo scontro proprio perché le risorse erano già disponibili e dunque non c’era bisogno di alcun esborso ulteriore. Le maggiori spese riguardano il 2015, ma su questo l’intesa era già stata raggiunta con la garanzia che il tetto stipendiale sarebbe stato rimosso. La nuova mediazione La sortita del ministro Madia ha La vicenda Il comunicato Nel pomeriggio di giovedì i sindacati di Polizia, Corpo forestale, Polizia penitenziaria, Vigili del fuoco e i Cocer di Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza hanno diramato un comunicato per annunciare una protesta senza precedenti: lo sciopero generale, deciso contro il blocco degli stipendi annunciato dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia per il 2015 La richiesta Nel comunicato si avanza la richiesta immediata di «dimissioni di tutti i capi dei vari corpi e dipartimenti, civili e militari, e dei relativi ministri poiché non sono stati capaci di rappresentare i sacrifici, la specificità, la professionalità e l’abnegazione del proprio personale» La trattativa Immediata è arrivata la risposta di Palazzo Chigi: «Li riceverò personalmente — ha detto il premier Matteo Renzi — ma non accetto ricatti e 5 corpi di polizia sono troppi». In queste ore il governo tenta di evitare lo sciopero e i sindacati, pur tenendo il punto, hanno aperto al confronto scatenato le proteste e adesso si lavora alla ricerca di una soluzione. La strada percorsa in queste ore esplora la possibilità di ripristinare lo sblocco relativo al 2014 da ottobre, oppure da novembre in modo da far scattare gli aumenti previsti dagli scatti di carriera e farli valere anche nel 2015. La relazione tecnica predisposta per Palazzo Chigi fornisce le indicazioni sulla cifra necessaria e soprattutto il limite oltre il quale non sarà possibile scendere: «L’onere finanziario prevedibile per la rimozione del blocco nel 2015 è stimato in 873 milioni di euro circa per l’intero comparto Difesa, Sicurezza e Soccorso pubblico». L’apertura dei ministri Pur criticando i toni utilizzati dai rappresentanti di agenti e militari, giudicati «inaccettabili», Alfano e Pinotti ribadiscono «la piena disponibilità a trovare una soluzione». In linea si muove anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti quando dichiara: «Si è avviato un momento di confronto. Il presidente Renzi è stato chiaro, si può fare, ma bisogna tener conto del contesto e del quadro economico: si può discutere. La situazione non è semplice perché dobbiamo fare i conti con le risorse ed è un problema che abbiamo». E con le forze dell’ordine si schiera il presidente del Senato, Pietro Grasso, che «confida nel loro senso di responsabilità» ma tiene a sottolineare come le richieste siano «accettabili e legittime anche perché sono state promesse». In attesa di una soluzione, la mobilitazione viene confermata anche con iniziative provocatorie. Ieri è stato diffuso un videomessaggio dal titolo eloquente: «Montalbano tradito». Per il 23 settembre è già stato convocato un presidio di alcuni sindacati di polizia durante il quale gli agenti si metteranno «in fila per donare il sangue». Fiorenza Sarzanini [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 Primo Piano Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Partiti Le scelte Il ritorno di Fitto scuote Forza Italia: opposizione debole, primarie subito L’ex governatore contro la linea di Berlusconi: abbiamo una crisi identitaria Dopo la chiusura Ipotesi Arpe per il rilancio dell’«Unità» L’addio di Fago ROMA — Matteo Fago ha gettato la spugna sull’Unità. Lui, l’azionista principale del quotidiano che fu di Antonio Gramsci e che dal primo agosto ha cessato le pubblicazioni, venerdì scorso ha mandato una lettera della sua Editoriale 90 dicendo che ritirava l’offerta per rilevare l’Unità, ovvero per pagare i debiti del giornale e per poterlo quindi far tornare in edicola. Servono almeno 10 milioni per arrivare a un cosiddetto concordato «in bonis» necessario per cancellare i 30 milioni di debiti accumulati dall’Unità. Prima di cessare le pubblicazioni il quotidiano perdeva 800900 mila euro al mese. Ma le offerte per rilevare il giornale non mancano. Dice infatti Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd: «Vedo spiragli più che positivi perché il mondo dell’economia e dell’editoria hanno dato manifestazioni di interesse». Fra le più concrete sembra esserci l’offerta del banchiere Matteo Arpe in una cordata con il quotidiano online Lettera 43 di Paolo Madron, attraverso la società news3. L’offerta sarebbe già pronta, sostanziata in un piano industriale della durata di tre anni e in un piano editoriale. Tra le prime dichiarazioni d’intento ci sarebbe quella di voler rinunciare ai finanziamenti pubblici. La caratteristica dell’offerta di Arpe è anche pionieristica in Europa: un giornale online che acquista un giornale di carta e di fatto se ne mette a capo, invertendo le priorità. Un altro punto caratterizzante è l’indipendenza del giornale dal partito (il Pd) pur mantenendo sempre un’esplicita vocazione di giornale di sinistra. C’è ancora un po’ di tempo per poter valutare le proposte, visto che il giudice per il concordato non è stato ancora nominato e la nomina ci sarà dal 16 settembre in poi. Intanto molti dei giornalisti (un’ottantina in tutto) in questi giorni stanno lavorando sul sito web dell’Unità, gratuitamente e in maniera volontaria, che è stato riattivato dal 30 agosto. E tutti sperano che oggi il premier Matteo Renzi, in chiusura della Festa dell’Unità a Bologna, dica qualcosa di importante sul futuro del loro giornale. Al.Ar. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Tanto per capire la temperatura del fuoco che cova sotto la cenere, dentro Forza Italia. Ieri, a margine della kermesse dei giovani azzurri «Everest» che sta andando in scena a Giovinazzo, in Puglia, chiedono a Maurizio Gasparri — che insieme ad Annagrazia Calabria è uno degli organizzatori dell’evento — che cosa pensi delle voci che danno Raffaele Fitto come possibile candidato alle prossime Regionali. «Fitto è una persona talmente importante che sarebbe un ottimo candidato, scandisce generoso il vicepresidente del Senato. Ma quando questa stessa domanda viene rivolta al diretto interessato, e cioè a Fitto stesso, la risposta è improntata al gelo. «Fanno il mio nome per pren- La strategia «Fanno il mio nome come candidato in Puglia solo per prendere inutilmente tempo» dere tempo. È un modo per prendere inutilmente tempo». Nulla di personale con Gasparri, che pure aveva dato conto nelle sue dichiarazioni del niet dell’europarlamentare al possibile ritorno in Puglia. Ma ieri, dopo aver gelato i misteriosi autori dei rumors che lo danno già con biglietto di ritorno Bruxelles-Bari, Fitto — dopo un’estate all’insegna dell’autoconsegna del silenzio — è tornato all’attacco. A favore delle primarie. E contro «l’intelligenza» forzista col nemico Renzi. Insomma, contro la «linea» di Silvio Berlusconi e dei berlusconiani ortodossi. Quando prende la parola nella tavola rotonda sul futuro del centrodestra, Fitto evita giri di parole, sfugge gli eufemismi e va dritto al punto. «Il tema è se mettiamo o no in campo un meccanismo per capire chi siamo come centrodestra». Perché, «se non mettiamo in campo l’opposizione a un governo che ringhia ma non morde», allora «intraprendiamo un percorso difficile». E non è che l’inizio. «Se gli atti che il governo produce sono opposti alla nostra area di riferi- Dalle riforme alla legge elettorale, dagli stipendi del pubblico impiego all’articolo 18, passando per le alleanze in vista delle prossime Regionali. La Summer School della Fondazione Magna Carta, che apre i battenti oggi a Frascati, sarà l’occasione per capire in che direzione sarà orientata la bussola del Nuovo centrodestra. A cominciare dalle certezze. E cioè da quella Costituente con Udc e Popolari sui cui gli alfaniani vogliono accelerare ad ogni costo, soprattutto dopo il varo dell’intergruppo parlamentare. Che la Costituente voglia aumentare il proprio peso rispetto all’agenda di governo è chiarissimo. «I popolari si faranno sentire nella maggioranza», spiega Gaetano Quagliariello, deus ex machina della Fondazione Magna Carta e coordinatore nazionale del Ncd. Sul tavolo ci sono le riforme, ovviamente. E soprattutto gli interventi alla legge elettorale, con gli alfaniani pronti a insistere nuovamente sulle preferenze. Senza dimenticare il tema delle alleanze, che l’avvicinarsi della maxi tornata di elezioni regionali — si comincerà a novembre con Calabria ed Emilia Romagna — rimetterà in primo piano. Forza Italia e Ncd tentano la strada del dialogo. Ma se l’obiettivo della prima è sottrarre regioni ai democratici, il secondo punta ad aumentare il proprio peso specifico per trattare meglio alla tornata primaverile. Ma, trattative a parte, già da oggi si capirà che il Nuovo centrodestra punta ad alzare l’asticella anche nel rapporto con Renzi. Sull’archiviazione dell’articolo 18, così come sugli stipendi del pubblico impiego (Alfano s’è ritagliato un ruolo da mediatore), Ncd tornerà ad alzare la voce. E a farsi sentire. mento, abbiamo un problema di identità politica o no?», insiste l’europarlamentare. E sì, rimarca, «dobbiamo confrontarci democraticamente» e «affrontare una crisi identitaria che abbiamo al nostro interno». Tutti messaggi diretti ad Arcore. Come quando Fitto sottolinea che «non voler vedere questi problemi è un errore grande», come dimostra il fatto che «dal 2008 abbiamo perso due milioni di voti». Vuole le primarie, Fitto. E poco gli importa che Berlusconi le stia per aggirare, che Giovanni Toti le abbia derubricate e anche che a Villa San Martino stia per insediarsi una «troika» che vaglierà i candidati per le prossime regionali. «Toti aveva firmato con me a luglio ai banchetti fuori Montecitorio per dare il via libera alla consultazione», ricorda l’europarlamentare. «La mia posizione è continuare su quella strada. Se invece l’alternativa alle primarie è quella di riunioni nazionali tra pochi, ecco, mi sembra un’alternativa sbagliata». Per capire se dentro Forza Italia si riaprirà quel confronto che l’estate aveva sopito, per capire se la cenere sarà definitivamente spazzata, toccherà aspettare questa mattina. Quando, alle 11, Berlusconi alzerà il telefono e telefonerà ai giovani riuniti a Giovinazzo. Non si può escludere nulla. Nemmeno che tatticamente l’ex Cavaliere scelga la strada di attaccare l’esecutivo, soprattutto sul dossier del blocco degli stipendi al pubblico impiego. Confermando il dialogo sulle riforme, che invece rimane. Come rimane l’incipit di questo settembre che, anche per Forza Italia, si annuncia come decisamente caldo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Tommaso Labate Il leader Stamattina è attesa la reazione dell’ex premier, che telefonerà a un meeting dei giovani azzurri Oggi via alla Summer School Legge elettorale e Regionali, Ncd vuole alzare l’asticella La strategia Il sì del leader di FI al dialogo con il Pd Lo scorso 18 gennaio Berlusconi sigla con Renzi, segretario del Pd non ancora premier, un patto su legge elettorale, Senato e Titolo V. Nonostante diverse resistenze in Forza Italia, i due leader si incontrano altre tre volte (14 aprile, 3 luglio e 6 agosto) per rinnovare l’intesa e concordare modifiche alle soglie di sbarramento e per ottenere il premio Il rapporto difficile con l’esecutivo Dentro FI molti falchi contestano la convinzione del leader che si debba mantenere un’apertura di credito a Renzi per non offrire una rottura che spianerebbe al premier la porta del voto. Per esponenti come Brunetta l’abbraccio col Pd rischia di essere «mortale», ma l’ex Cavaliere rassicura: «Se resta lì dovrà fare tagli e sacrifici che gli costeranno consensi» Il tentativo con Ncd per le alleanze locali FI punta ora ad ottenere vantaggi sull’Italicum: se si dovesse andare, come sembra, verso un abbassamento delle soglie di sbarramento , i piccoli partiti come l’Ncd avranno più potere, ma solo se coalizzati. Perciò Berlusconi ha deciso che è necessario riannodare l’alleanza di centrodestra e ha appena nominato un comitato ad hoc per programmi e alleanze in vista delle Regionali A Bologna Andrea Orlando, ieri alla Festa dell’Unità, passa davanti a un ritratto di Enrico Berlinguer. Il ministro ha affrontato il tema della responsabilità civile dei giudici: «Lo Stato deve fare in parte da scudo non per difendere il magistrato, ma la magistratura» (foto Mistrulli) © RIPRODUZIONE RISERVATA Il volume Gli ultimi scritti del leader psi, che seguì fino alla fine le vicende italiane. La citazione di Croce: in politica l’onestà è la capacità Le carte di Craxi ad Hammamet: così ci siamo arresi «I parametri europei non diventino dogmi La Seconda Repubblica? Falsa rivoluzione» MILANO — Bettino Craxi, negli anni di Hammamet (1994-2000), scrive. Articoli, note, interventi, a getto continuo. Scrive nella convinzione di impedire che prevalga «la storia dei vincitori». Il leader socialista, premier dal 1983 al 1987, è riparato nella città tunisina in seguito alle accuse di corruzione e finanziamento illecito dei partiti. Da lì, da quella casa da cui «può quasi toccare l’Italia con la mano», segue meticolosamente fatti e persone della Seconda Repubblica subentrati al sisma che ha azzerato la Prima. Partecipa, e con passione, a una vicenda dalla quale è ormai del tutto escluso, il suo nome rimosso e quasi impronunciabile, tranne che per i fedelissimi. Questa mole di carte che quasi quotidianamente spedisce via fax da Hammamet finisce perlopiù, annota lo stesso leader del Psi, «nei cestini della carta» dei grandi quotidiani. Eppure continuerà a scrivere fino a un mese prima della morte. Il volume Bettino Craxi. Io parlo, e continuerò a parlare, curato dallo storico Andrea Speri, raccoglie quegli interventi, una parte inediti e altri che all’epoca furono pubblicati solo da fogli socialisti come L’Avanti e Critica Sociale oppure da giornali locali. Un lavoro che, sostiene il curatore, può servire «alle nuove generazioni che di Craxi sanno poco» e «a quelle vecchie che di lui ritengono di sapere tutto e che forse troppo in fretta ne hanno fatto — come disse Cossiga — un capro espiatorio». La raccolta è un documento storico, ma non solo. È anche un punto di vista sulla politica di un leader nel momento della sua caduta: «Ripetere le proprie idee fino a sfiancarsi, è il solo modo per difendere la propria libertà: difendo la politica, la sua autonomia, il suo valore». Lo stile diretto, le cose «prese di petto», si ritrovano nel libro, a cominciare dall’incipit: «A dieci anni ho fracassato a sassate i vetri della Casa del fascio del paesino dove la mia famiglia era sfollata». Parti del volume riguardano la vicenda giudiziaria vista con gli occhi dell’interessato: la giustizia è «politica», i processi «speIn Tunisia Bettino Craxi (1934-2000) ad Hammamet: l’ex leader del Psi si rifugiò in Tunisia dal ‘94 alla morte: con fax e lettere aperte, continuò a commentare le vicende della politica italiana ciali», i magistrati «angeli vendicatori» e Hammamet «un esilio». Sono gli aspetti più noti del pensiero del segretario del Psi sul passaggio — Craxi lo chiama il «disegno» — che ha portato alla fine della Prima Repubblica: «I partiti aggrediti si arresero». Un capitolo sull’Europa, per i temi, sembra scritto ieri: «I parametri di Maastricht» annota nel ‘97 «non possono diventare dogmi: senza nuove condizioni l’Italia finirà in un limbo o andrà all’inferno». Gli aspetti più inediti riguardano la Seconda Repubblica, una «falsa rivoluzione» secondo Craxi: il primo governo del centrodestra, le mosse di Bossi, Fini, Buttiglione, il governo tecnico di Dini, Prodi e il successivo D’Alema: quasi tutto è «trasformismo». Si salva Berlusconi, «nuovo» almeno per quanto riguarda la politica. Craxi associa la pro- Il libro In uscita Il libro Bettino Craxi. Io parlo, e continuerò a parlare. Note e appunti sull’Italia vista da Hammamet (pp. 264, 18), a cura di Andrea Spiri ed edito da Mondadori, raccoglie articoli e interventi del leader del Partito socialista scritti in Tunisia tra il 1994 e il 1999. Il volume sarà in libreria da martedì pria vicenda giudiziaria alle inchieste sul Cavaliere e quando il 22 novembre ‘94 arriva l’avviso di garanzia della Procura di Milano Craxi sostiene di saperlo già: «Me lo scrissero a luglio, il mese dei veleni, in cui si ordiscono congiure prima di andare in vacanza». La «congiura» contro il Cavaliere e quella contro di lui: le successive inchieste sul leader di Forza Italia (e la prima condanna nel ‘97) lo spingeranno a profetizzare l’«eliminazione» dalla scena anche di Berlusconi e, per l’Italia, un destino cattocomunista lungo «un ventennio». Ma il cruccio più pressante resta il discredito in cui è caduta la politica fino a immaginare un futuro dominato da «plutocrazia e videocrazia» dove i cittadini diventano «gente». Che lui stesso, Craxi, possa essere una delle cause di quel discredito non è un argomento. Non ci sono autocritiche, ma una chiamata di correo al Pci-Pds sul finanziamento illegale: D’Alema, in particolare, «non poté non occuparsi personalmente» dei soldi al suo partito. Il tema dell’onestà Craxi lo affronta usando alcuni passaggi di un saggio del ‘31 di Benedetto Croce: «Ma che cos’è dunque l’onesta politica? Non è altro che la capacità politica... Perché è evidente che le pecche che possa eventualmente avere un uomo fornito di capacità e genio politico, se concernono altre sfere di attività, lo renderanno improprio in altre sfere, ma non già nella politica…perché in quella è la sua passione, il fine sostanziale della sua vita». Massimo Rebotti © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 Giustizia Il ministro annuncia un emendamento al decreto Lotta all’arretrato civile Orlando: bonus fiscale a chi sceglie alternative «Riforma né pro né contro l’ex Cavaliere» ROMA — Ancora pochi mesi e si volta pagina. È la promessa di Andrea Orlando, che dalla Festa dell’Unità di Bologna è tornato a parlare della riforma della Giustizia, provvedimento al quale il governo Renzi attribuisce un valore cruciale per rimettere in cammino il Paese. La riforma, ricorda il ministro, «è attesa da vent’anni» ed è quindi difficile pensare «che si faccia in venti giorni», ma le prime leggi potrebbero entrare in vigore all’inizio del 2015, annuncia il Guardasigilli. E assicura che la «sua» riforma non è contro le toghe. «Mi rendo conto che c’è una spinta dei magistrati, o di una parte, a mantenere così le cose, ma non credo si possa parlare in nessun modo di una volontà punitiva» ha assicurato l’esponente del Pd durante il dibattito con Donatella Ferranti sul tema «Una giustizia più veloce e moderna». Le nuove norme non saranno contro qualcuno, garantisce Orlando, saranno per l’Italia e le sue isti- La storia Il percorso Il sì dell’esecutivo e l’iter parlamentare La riforma della Giustizia, dopo il via libera del Consiglio dei ministri, passerà ora all’esame delle Camera e del Senato Il piano per ridurre i tempi dei processi La parte di riforma civile, che viaggia per decreto, inciderà sui processi con l’obiettivo di dimezzare l’arretrato in 3 anni I punti da definire e lo scontro interno Molti punti, come le intercettazioni e la prescrizione, sono ancora oggetto di scontro nella maggioranza tuzioni: «Lo Stato deve fare in parte da scudo non per difendere il magistrato, ma per difendere la magistratura». Il primo obbiettivo del capitolo sulla giustizia civile è velocizzare i processi, abbattendo almeno in parte la mostruosa montagna di cause in attesa. E qui sta la novità: un emendamento al decreto che consenta sgravi fiscali a quei cittadini che «alleggeriscono il sistema», scegliendo forme di giudizio alternative alle aule dei tribunali. Chi contribuisce a sgravare il numero dei processi potrà «recuperare parte delle spese sostenute» ha anticipato Orlando, spiegando che l’aiuto offerto dal cittadino allo Stato deve in qualche modo essere ricompensato. Davanti ai militanti del suo partito il ministro ha risposto alle critiche difendendo il provvedimento. «La vera privatizzazione della giustizia civile c’è oggi — ha affermato — nel momento in cui la giurisdizione non è in grado di dare dei tempi accettabili al processo e i più deboli soccombono, perché non sono in grado di aspettare». Per il Guardasigilli sbaglia chi pensi di «difendere un feticcio», che scava un solco tra chi può permettersi il «lusso» di attendere il giudizio e chi invece non può farlo. Quanto agli organici, per Orlando la scarsezza di personale è «la priorità delle priorità». Lo confermano i numeri: «Siamo a un punto di rottura, 9.000 vuoti di organico con un’età media sopra i 55 anni». Il che vuol dire, ha chiosato, che in alcune realtà «siamo al di sotto della soglia di sopravvivenza». Sul piano politico il tema che più tormenta i democratici è forse l’abbraccio con Berlusconi. E qui Orlando ha spiegato come non sia sua intenzione «fare una cosa a Le altre priorità «Sul personale siamo al punto di rottura, alcune realtà sotto alla soglia di sopravvivenza» favore o contro di lui». Il governo parla con tutte le opposizioni e non cerca altre maggioranze, anche perché si è scelto di non modificare la Costituzione riguardo alla giustizia. E infine la controprova per rassicurare i militanti democrat: «Se le vicende di Berlusconi avessero un peso, allora non ci sarebbero state certe lamentele di Forza Italia su alcuni punti della riforma». M.Gu. © RIPRODUZIONE RISERVATA Con il tramonto del berlusconismo, sembra essersi rotto un vecchio patto non scritto. L’amarezza di Cascini: «Tutti hanno capito che la legalità non conviene» Da Mani pulite al «chi sbaglia paga» L’amore infranto tra sinistra e toghe Hanno detto Caselli: è stata la politica a delegare. Spataro: vedo solo marketing È come l’amore impossibile con la signora della porta accanto, né con te, né senza di te. Intossicato, come le passioni fatali. «Il Pd? La sinistra? Bah, la verità è che nessun partito investe più sulla magistratura: forse perché tutti hanno capito che la legalità non conviene», ridacchia amaro Giuseppe Cascini, pm di punta nella nuova e aggressiva Procura romana di Giuseppe Pignatone, già segretario dell’Anm e voce forte di Magistratura democratica, la corrente «rossa» delle toghe: «C’era comunque un equivoco. In questi vent’anni non era la magistratura a voler far fuori Berlusconi ma la politica che, non riuscendoci, sperava lo facessimo noi. Tutto ciò è finito». Di sicuro ogni cambio di stagione porta i suoi frutti avvelenati nella lunga storia di attrazione tra sinistra e magistrati che, per alcuni, comincerebbe con la questione morale evocata da Berlinguer nella famosa intervista a Scalfari del luglio 1981. L’idea della diversità comunista — e dunque di un rapporto preferenziale con le toghe, che quella diversità avrebbero certo sancito — prenderebbe le mosse da lì. Anche se appare angusto ridurre così la visione del segretario del Pci (Berlinguer pensava a un’autoriforma dei partiti, alla loro ritirata da enti e istituzioni, non certo a uno tsunami giustizialista). È però possibile che, oggi, il tramonto del berlusconismo e l’alba del renzismo abbiano davvero rotto un vecchio patto non scritto e tante volte sgualcito. «Chi sbaglia, paga!», ha proclamato il giovane premier del Pd rilanciando il tema spinosissimo della responsabilità civile dei giudici. La voleva Craxi, la chiesero gli italiani con un referendum, l’ha sempre predicata Berlusconi. Renzi ne propone certo una versione light (e indiretta). Tuttavia… «Chi sbaglia paga è uno slogan, può portare a qualche… apprensione», ammette Donatella Ferranti, doppia militanza Pd e Md, e presiden- te della commissione Giustizia della Camera: «Ma noi non vogliamo fare una riforma in odio a qualcuno, men che meno ai magistrati». I grani del rosario però son lì a snocciolarsi. Mica soltanto la responsabilità civile: pure le intercettazioni e perfino le ferie (troppe, secondo Renzi e forse secondo molti cittadini comuni). Dunque c’è chi evoca tempi bui, chi ricorda la Bicamerale di D‘Alema (fallita), la bozza Boato (sepolta), il tentativo della riforma Mastella (azzoppato di lì a poco anche da un’inchiesta giudiziaria). Insomma i momenti in cui il maggiore azionista della sinistra italiana provò a camminare senza stampelle togate. «Il partito dei giudici? Mai esistito. La sini- Clima nuovo All’origine della lunga attrazione, la «questione morale» evocata da Berlinguer. Oggi lo slogan lanciato da Renzi suona come la fine di ogni sospetto di collateralismo stra, anche quando governava, con Prodi, soffriva molto la magistratura», sostiene Michele Emiliano, ex sindaco pd di Bari, ex pm. Cosa cambia adesso? «Tutto. Renzi è legittimato a mettere mano a lentezze e inefficienze della categoria». Fine ricreazione. Il ministro Orlando ha parlato di «magistrati ai quali è piaciuto incarnare la funzione di cambiare la società, che è invece politica». Certo era il sogno della toga rossa Ciccio Misiani, intransigente e visionario. «Ma non della maggioranza di Md», obietta Giancarlo Caselli, che per alcuni fu con Luciano Violante anima dell’alleanza toghe-Pci, soprattutto negli anni del terrorismo: «Nella mia carriera mi hanno dato del fascista, servo sciocco di Dalla Chiesa ai tempi delle Br; e del comunista a Palermo, come Falcone, il che mi onora. L’anomalia del Paese è che quando un magistrato si occupa di un politico viene accusato lui stesso di fare politica. E certo ha ragione Orlando, spetta alla politica la funzione del buon governo: ma — è storia degli ultimi vent’anni — la politica ha delegato problemi gravissimi alla magistratura (per dirne due, mafia e corruzione). Sempre con un’asticella da non superare. Se la si supera, comincia l’attacco: si fa uso distorto del garantismo, nel senso di maggiori chance di farla franca soprattutto per imputati eccellenti. L’interfaccia di tutto questo è la normalizzazione, tagliarci le unghie. A me confezionarono una legge contra personam per avere osato fare il processo Andreotti». Sergio D’Angelo, pm della pretura nella Milano pre-Tangentopoli, entrò in Md nel ’74, ne uscì nel ’91: da apostata. Oggi è molto richiesto da quei saggisti tesi a dimostrare come nella corrente «rossa» dell’Anm abbia allignato il male assoluto: «Md ha smesso di avere idee proprie quando il Pci se n’è impadronito negli anni Ottanta. Fino ad allora aveva prevalso il garantismo. Adesso è un centro di interesse come un altro, è finita, non ha più ossatura politica». Giudizio duro. Contro cui si oppone chi non t’aspetti, Emanuele Macaluso, uno degli ultimi grandi dirigenti comunisti che sempre contrastò la deriva giustizialista: «Md nacque come reazione al porto delle nebbie, contro una magistratura asservita alla Dc. E talora non solo alla Dc». Negli occhi, le lotte accanto a Li Causi, il blocco criminale di mafiosi e agrari... «Su 36 dirigenti sindacali ammazzati in Sicilia non ci fu nemmeno una sentenza di condanna! Md rovesciò questa situazione. Ma ciò portò alla giustizia di classe, non allo stato di diritto, frontiera su cui eravamo attestati Napolitano, Chiaromonte e io. Il Pci non ebbe la forza per questo Michele Emiliano «Il partito dei giudici? Mai esistito. La sinistra, anche al governo, soffriva i pm» Donatella Ferranti «Autonomia dei magistrati e obbligatorietà dell’azione penale? Principi intoccabili» Emanuele Macaluso «Md nacque come reazione al porto delle nebbie, contro una magistratura asservita alla Dc» passo». Certe storie procedono a balzi. Il più recente conflitto di Giorgio Napolitano, diventato presidente della Repubblica, con Antonio Ingroia e gli altri pm palermitani della trattativa Stato-mafia ha affrettato il distacco del Pd dalle toghe? «Ingroia ha piegato tutta la sua attività giudiziaria a un obiettivo politico, la sua fine sta tutta lì», sorride Macaluso: «Napolitano s’è battuto per un principio. E per il futuro. Anche per il prossimo presidente». La stagione del collateralismo, oggi, pare pronta per gli archivi. Durò poco più d’un anno al tempo di Mani pulite, giusto l’illusione di Occhetto di veder cadere gli avversari tenendo il partito in salvo. Tutto è ancora vivo nel ricordo di Gherardo Colombo che, nel 1998, in una clamorosa intervista a Giuseppe D’Avanzo sul Corriere, sostenne che la bicamerale di D’Alema fosse figlia della «società del ricatto». «Sedici anni dopo — ragiona Colombo — il non emerso è ancora forte e ancora in grado di condizionare le relazioni politiche. Tuttavia, il rischio adesso non è che si agisca perché si è ricattabili, ma perché si è… convinti. E dire che non sarebbe difficile riformare la giustizia complessivamente, in modo che funzioni». Armando Spataro, procuratore di Torino, a lungo ha condiviso con lui impegno e inchieste a Milano; è stato tra i fondatori di Movimento per la giustizia, ora alleato di Md nel «cartello» Area: «Rischiamo riforme approvate senza adeguata riflessione. Alcune annunziate con grafici a torta e tecniche da marketing che, specie in assenza di testi, nulla dicono sui contenuti. Esempi? Chi giudica non nomina, chi nomina non giudica, per la riforma del Csm, alludendo ad una giustizia disciplinare corporativa, in realtà smentita dai fatti. Oppure chi sbaglia paga, per introdurre la responsabilità civile dei giudici, ma senza nulla dire sulla realtà internazionale alla quale la nostra è conforme. Insomma slogan o ovvietà assolute. Sembra che sul banco degli imputati vi siano tutti i magistrati, unici responsabili dei guasti». Il clima è questo. «Io però, nonostante tutto, continuo ad aver fiducia nella sensibilità del ministro Orlando». La Ferranti , dal suo scranno in commissione Giustizia, pare (quasi) categorica: «Autonomia dei magistrati e obbligatorietà dell’azione penale sono principi intoccabili!». Dunque lo farebbe un hashtag #staiserenaAnm? «Oddio, nooo, scriva “tranquilla”, serena no, dai! Chi sbaglia proprio tanto, beh, alla fine, paga». Goffredo Buccini © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Maltempo L’alluvione in Puglia La pioggia e il fango devastano il Gargano Un morto e un disperso, un migliaio di turisti evacuati. Auto e roulotte trascinate in mare 5,8 Milioni di persone Quelle che vivono in aree a rischio alluvioni o frane. Rappresentano il 9,6 per cento della popolazione italiana, per un totale di 2,4 milioni di famiglie. Oltre il 60 per cento degli edifici che sorge nelle aree «sensibili» è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica per le costruzioni DAL NOSTRO INVIATO PESCHICI (Foggia) — Sette anni fa fu il fuoco. Un gigantesco incendio che mise in fuga duemila turisti e fece tre vittime. Adesso è l’acqua, caduta dal cielo come non avveniva da ottant’anni — tanta pioggia in cinque giorni quanta non se n’era vista in tutto l’autunno scorso —, che ha fatto scappare più di mille turisti e ha ingoiato due persone, Antonio Facenna, un ragazzo di 24 anni, e il settantenne Vincenzo Blenxs, ufficialmente ancora «disperso». L’anno scorso e nel 2001, invece, fu la terra a tremare — qui, avviene con una certa frequenza — e a mettere a dura prova la resistenza del promontorio del Gargano con scosse che non hanno ucciso, ma ne hanno lavorato i fianchi e hanno lasciato i segni. Per sua fortuna il Gargano è geomorfologicamente come un pugile solido, se va al tappeto si rialza e continua a combattere, difficile assestargli il colpo del knock down. Ma anche un boxeur così coriaceo non può resistere all’infinito alla potenza del fuoco, dell’acqua, della terra, e ridursi a sperare che un giorno non venga a saggiarne la fibra anche l’aria, magari con la forza devastante di un uragano. Gli incendi del 2007 furono accidentali ma anche dolosi, con la finalità di bruciare per costruire anche nei posti più improbabili. L’alluvione di questi giorni invece è stata un fenomeno naturale, è vero, ma il deflusso delle acque, l’esondazione di canali e torrenti, le frane e gli smottamenti, le undici strade interrotte, hanno dimostrato che quando non ci si prende cu- Le precipitazioni In cinque giorni è caduta la stessa acqua che in un intero autunno: non accadeva da 80 anni ra della terra, dei corsi d’acqua, delle strade, e quando si costruisce fin sotto i costoni delle montagne, una sola pioggia torrenziale basta e avanza a trasformare i punti critici in punti tragici. Anche se a proteggerti hai i tronchi e le radici degli alberi della Foresta Umbra e tutto il sistema boschivo e i pascoli del Parco nazionale del Gargano. Anche ieri, come sette anni fa, la gente si è sentita in trappola ed è scappata via terrorizzata. I campeggi, gli alberghi, i resort, che già se la son dovuta vedere con una stagione turistica menomata dalla recessione economica, si sono trasformati in luoghi di pena. «Il dissesto non solo uccide e devasta territori ma aumenta il debito pubblico — ha detto Erasmo D’Angelis, coordinatore della task force di Palazzo Chigi —. Solo negli ultimi 7 mesi i nubifragi e gli allagamenti hanno causato vittime e sfollati e prodotto 3,4 miliardi di danni e devastazioni». Le località più colpite — Peschici, San Menaio, Rodi Garganico e Vieste sulla costa, Vico del Gargano, Carpino, San Marco in Lamis e San Giovanni Rotondo all’interno —, hanno vissuto giorni di panico, con l’acqua alla gola è il caso di dire, e gli sfollati a decine, i sindaci in difficoltà, i bambini in lacrime, le auto e le roulotte trascinate in mare, i soccorritori ammirevoli nell’abnegazione, ma impantanati anche loro nel fango e sempre con gli occhi rivolti al cielo nella speranza che smettesse di diluviare. Poi però è andata via anche la corrente (a 5 mila utenze), le linee telefoniche si sono interrotte, in qualche comune l’acqua ha rotto le condotte del gas e persino il segnale dei cellulari si è affievolito. E in tutta l’area colpita dal maltempo è calato un silenzio irreale. A San Marco in Lamis, dove gli sfollati sono al momento 150, i danni avrebbero potuto essere ancora più gravi, forse catastrofici, se negli anni passa- 29 Mila chilometri quadrati È l’estensione delle aree ad alta criticità in Italia: circa il 10% della superficie del territorio che riguardano l’81,9% dei comuni (6.633). In una risoluzione approvata lo scorso anno all’unanimità dalla commissione Ambiente della Camera si chiedevano maggiori finanziamenti per far fronte all’emergenza 52 I danni Da sinistra in senso orario, la spiaggia di Peschici invasa dalla melma, che ne ha mangiato più della metà; stabilimenti balneari inondati a Rodi Garganico; il paese di Peschici semisommerso. Qui sotto l’auto dove è rimasto ucciso Antonio Facenna, 24 anni, in un canalone di scolo in località Coppa Rossa, nei pressi del lago di Varano (Ansa) Miliardi È il costo complessivo dei danni causati dalle frane in Italia dal 1951 al 2009. Dunque, secondo i dati forniti dall’Ispra, circa un miliardo di euro all’anno e, complessivamente, più di quanto servirebbe per realizzare l’insieme delle opere di mitigazione del rischio idrogeologico sull’intero territorio nazionale 1,3 Miliardi Legambiente calcola che, tra il dicembre 2009 e il giugno 2012, lo Stato abbia stanziato 1 miliardo e 37 milioni di euro per i danni causati da alluvioni e frane. Soldi destinati a tamponare le emergenze. Molto di meno è stato stanziato per la prevenzione di tali fenomeni e la cura del territorio L’analisi Tra abusi e cattiva organizzazione Il territorio fragile e sovrappopolato dei luoghi di vacanza 600 Q di ANNA MELDOLESI Milioni Sono i fondi stanziati per l’alluvione di Sarno, nel Salernitano, di cui 100 milioni di fondi europei andati perduti perché non impegnati in progetti entro il 31 dicembre 2001. Nella tragedia del 5 maggio 1998, la più grande degli ultimi anni, morirono 159 persone tra i paesi di Sarno e Quindici uesta volta è toccato al Gargano, funestato dal maltempo ancora nel pieno della stagione turistica. Nel passato recente altri paradisi sulle coste italiane hanno pagato prezzi ancora più elevati. La Sardegna nel novembre del 2013. Le Cinque Terre due anni prima. È l’Italia della bellezza e delle vacanze che annega e frana nell’incuria? «Sicuramente le località turistiche presentano del- le specificità per chi si occupa di calamità naturali, anche se nella mappa delle frane e delle alluvioni degli ultimi cinquant’anni non esiste una sola provincia che non abbia avuto un morto o un ferito». A parlare è Fausto Guzzetti, direttore dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Cnr, e ci ricorda che a rischio è tutto il Paese. Certo il meridione deve vedersela con l’abusivismo edilizio, e il gradiente di organizzazione per la gestione del territorio tende a calare dal nord verso il sud. Ge- stire i servizi di sicurezza in contesti come quello dell’ultima emergenza a Peschici, inoltre, può essere particolarmente complicato. C’è da tenere in conto l’aumento stagionale della popolazione, che d’estate è assai più numerosa rispetto al resto dell’anno. E poi c’è la mancata conoscenza del territorio da parte dei turisti, che hanno più difficoltà a prevedere se una pioggia intensa allagherà una zona piuttosto che un’altra. «Si tratta di due fattori di vulnerabilità che dovrebbero spingerci a dedicare un’attenzione ancora maggiore alle aree turistiche», ci dice Guzzetti. Dal 1964 a oggi in Italia si contano 5.250 vittime tra morti e feriti a causa di tragedie legate al dissesto idrogeologico, gli sfollati e i senzatetto sono stati complessivamente 150.000. Nel 2014 solo le frane hanno ucciso o ferito 15 persone, lasciandone almeno 600 senza casa. Il progetto Iffi (Inventario dei fenomeni franosi in Italia) ha mappato 450.000 frane e si tratta certamente di una sottostima. Sono pochi i Paesi europei che possono vantare iniziative simili di cartografia, ma per molti altri aspetti siamo gravemente in difetto. L’incuria è più matrigna L’incuria La disattenzione all’ambiente e l’incuria fanno aumentare i fattori di rischio: la situazione peggiora andando a Sud della natura, nel nostro caso. «Gli eventi naturali sono gli stessi che hanno scolpito i paesaggi, rendendoli così belli e interessanti. Quello che ci differenzia rispetto agli Stati europei confinanti non è tanto la geologia quanto la disattenzione al territorio». Si punta spesso il dito contro i cambiamenti climatici — e in effetti sembra esserci un aumento degli eventi meteorologici estremi — ma il dibattito scientifico su questo punto è ancora aperto. Di certo sono cresciuti i danni, anche perché nel corso dei decenni è aumentata la popolazione e con essa l’urbanizzazione. Si stima che dal dopoguerra al 1990 le calamità naturali ci siano costate 0,7 miliardi all’anno. Questa cifra è salita a 1,2 per il periodo dal 1991 al 2009. Ma dal 2010 al 2012 è arrivata a 2,5 miliardi ogni dodici mesi. Prevenire e mitigare anziché riparare e piangere i danni converrebbe, anche se non esistono ancora calcoli affidabili per il contesto italiano. Cosa bi- Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 Vittima Aveva 24 anni, travolto con la sua auto dentro un canale di scolo ti non fossero stati costruiti muri di contenimento nella parte più alta del paese — ecco un esempio di previdenza e di cura dei luoghi — e non si fosse intervenuti con i lavori necessari sul Canale della Schiavonesca. Ma altrove, nelle campagne, nella marine e nei paesi colpiti, le chiacchiere su fratello fuoco del 2007 sono state ripetute uguali e precise di fronte a sorella acqua del 2014. E se ci si lascia tentare dal fracking — quelle robuste iniezioni di acqua nel sottosuolo e nel fondale marino per cercare ed estrarre quello scarso petrolio che forse c’è, ma è spurio, s ca m b i a n d o i l Ga r g a n o e l’Adriatico per il Nord Dakota — tra qualche anno ascolteremo le stesse chiacchiere anche per sorella terra. Lo dicono tutti, ma proprio tutti, i geologi che conoscono ogni faglia e ogni budello del Gargano e del mare che lo bagna, due tesori che hanno fatto di questi luoghi una delle più apprezzate mete turistiche d’Europa, e che giustamente adesso tornano a invocare l’istituzione della figura del «geologo condotto», proprio come il veterinario o il medico pubblico per la cura di animali e persone. In questi giorni di pioggia, invece, il Gargano è diventato nero, cupo, disperato, impotente. Gli ombrelloni scaraventati via dal vento, le baie dalla sabbia fina e dorata trasformate in pantani di fango, le roulotte rovesciate e sfasciate dalla furia dell’acqua, e quei due elicotteri della Guardia forestale che ronzavano nell’aria alla ricerca del La paura Il sindaco di San Marco in Lamis, Cera: «Vedevo scendere tanti detriti, ho avuto paura» Carlo Vulpio © RIPRODUZIONE RISERVATA boschiva è aumentata, ma nemmeno i boschi sono controllati come un tempo. Gli appezzamenti agricoli, poi, sono cresciuti di dimensioni insieme alla meccanizzazione, perciò i dreni ai limiti delle proprietà non bastano più. E poi cosa ser- Antonio, tradito dalla terra che non voleva abbandonare Imprenditore agricolo, si era rifiutato di emigrare DAL NOSTRO INVIATO CARPINO (Foggia) — Non è vero che è stato imprudente e che abbia voluto proseguire a tutti i costi, con la sua auto, sulla strada attraversata dal fiume d’acqua per andare a lavorare nell’azienda di famiglia. Antonio Facenna stava semplicemente tornando a casa. L’azienda in cui lavorava con i genitori, infatti, era anche la sua casa e si trova a Carpino, in pieno Parco nazionale del Gargano, sulla strada tra Vico del Gargano, dove Antonio è nato, e Coppa Rossa. Era figlio unico, Antonio, e aveva 24 anni. La sua Renault Clio è stata travolta dall’acqua e ritrovata l’altro ieri a Canale Puntone, trascinata a sei chilometri di distanza, completamente ricoperta di fango. Sono stati i sommozzatori a ritrovare il corpo e, ieri sera, la prefettura di Foggia ha confermato che si trattava proprio di lui, Antonio, quel ragazzo che a Carpino era diventato un esempio da seguire per l’attaccamento alla sua terra. Studente, Antonio Facenna dopo le superiori aveva deciso di dedicarsi all’allevamento e all’arte della lavorazione del caciocavallo podolico, una prelibatezza da buongustai, perché si ricava dal latte della vacca podolica, razza proveniente dalla regione ucraina della Podolia. Antonio, per questa sua passione e per la determinazione di continuare a tener viva la tradizione di famiglia fino dai suoi bisnonni, si è anche meritato un documentario del Carpino Folk Festival, una manifestazione legata a uno dei più grandi autori di musica popolare, Matteo Salvatore, per il quale Italo Calvino disse: «Le parole di Matteo Salvatore noi le dobbiamo ancora inventare». Antonio non componeva musica né scriveva canzoni, ma la sua era lo stesso poesia. A rivederlo in quel documentario, la gente si commuove per la leggerezza e la convinzione con cui parla di latte, pascoli, formaggi, mucche e lavoro non come condanna, ma come strada per realizzare se stessi ed essere in qualche modo anche felici. Non è stato però facile per lui coltivare questa passione e presentarsi al prossimo con queste credenziali. Diceva, per una forma di pudore, di frequentare l’università fuori e di tornare in azienda a lavorare solo durante le vacanze o i periodi in cui gli impegni di studio glielo consentivano. Non voleva che la gente lo burlasse o lo considerasse «non riuscito». Sapeva bene che ancora oggi un ragazzo che si sporca le mani con il la- virebbe per segnare una svolta? «Le competenze sono frammentate, credo che sarebbe utile riorganizzarle. Nemmeno la Commissione Grandi Rischi, della quale faccio parte, riesce a occuparsi del problema come vorrebbe», continua Guzzetti. La scheda voro agricolo non è esattamente un ragazzo ambìto e davvero rispettato come tutti gli altri. Colpa dell’ignoranza e dei pregiudizi che ancora resistono e che adesso tutti cercano di negare, come se non ricordassero quanta fatica ci sia voluta a convincere Antonio a prender parte a quel documentario che celebra la sua scelta e la offre come esempio di una emigrazione rifiutata. Anche dicendo la piccola bugia dello «studente fuori sede». Ora si strappano tutti i capelli, e forse è per questo che qualcuno ha tolto quel video da YouTube. La manutenzione Il ricercatore del Cnr Guzzetti: «Bisognerebbe investire in piccoli progetti di manutenzione invece che in grandi opere» I precedenti sognerebbe fare? «Innanzitutto investire sui piccoli progetti di manutenzione anziché sulle grandi opere». In passato c’erano i cantonieri che pulivano le cunette delle strade e ora non ci sono più, ricorda per esempio Guzzetti. È vero che la superficie povero Vincenzo «disperso» e che in tutto questo disastro, se lo rintracciassero, forse non avrebbero nemmeno un punto sicuro sul quale atterrare. Mentre per l’altra vittima, Antonio Facenna, son dovuti intervenire i Vigili del fuoco e i sommozzatori, che lo hanno ritrovato dopo un giorno di ricerche. Le condizioni del tempo sono leggermente migliorate e le previsioni lasciano ben sperare, ma il sindaco di San Marco in Lamis, Angelo Cera, confessa di aver avuto paura, tanta paura. «Non ho vergogna a dirlo — ammette —. A un certo punto non sapevo cosa fare, temevo per la vita delle persone. Ho anche usato le sirene e gli altoparlanti, ma vedevo scendere tanto fango. Una cosa impressionante». Ma anche questa volta, il Gargano ha resistito. 5 maggio 1998 Due milioni di metri cubi di fango si riversano su Sarno (Salerno) causando 137 morti (150 con quelli di Quindici) 1° ottobre 2009 Le colate di fango travolgono diverse case e auto tra Giampilieri Superiore e Scaletta Zanclea: 37 morti 25 ottobre 2011 Le piogge fanno esondare i fiumi Vara, Magra e Taro tra Liguria e Toscana. Le vittime sono 12 18 novembre 2013 Gli effetti del ciclone Cleopatra (440 millimetri d’acqua in poche ore) causano 18 vittime in Sardegna C. Vul. (ha collaborato Lucia Casamassima) © RIPRODUZIONE RISERVATA Ma c’è anche un terzo fronte, quello della ricerca. Il geomorfologo è uno degli scienziati che lo scorso aprile ha scritto al presidente del Consiglio Matteo Renzi per applaudire la decisione del governo di investire 1,5 miliardi di euro per la tutela e la sicurezza del territorio, ma anche per chiedere che la comunità scientifica italiana possa fare la sua parte. Probabilmente servirebbero investimenti ancora maggiori per il dissesto idrogeologico ma questo è comunque il più sostanzioso della storia della Repubblica. Gli scienziati vorrebbero che l’1% della somma fosse investito in studi di previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi. «La comunità scientifica italiana, che un tempo era all’avanguardia per ciò che riguarda i rischi naturali, può e deve contribuire a cambiare il modo di gestire il problema idrogeologico in questo Paese». @annameldolesi © RIPRODUZIONE RISERVATA L’alluvione Un’eccezionale ondata di maltempo si è abbattuta nei giorni scorsi sul Gargano. Tra i paesi più colpiti Peschici, Vieste, Rodi Garganico, Vico del Gargano, Carpino, San Marco in Lamis e San Giovanni Rotondo. La situazione più difficile si è registrata a Peschici dove una bomba d’acqua che non ha precedenti nella storia degli ultimi 80 anni tra le 4 e le 5 del mattino di ieri ha fatto esondare numerosi canali allagando la piana, travolgendo interi campeggi e strutture turistiche. I mille turisti che si trovavano nei campeggi sono stati evacuati all’alba dai soccorritori che hanno evitato una tragedia Le vittime Un 24enne, Antonio Facenna (foto sopra), è stato trovato morto ieri dopo tre giorni di ricerche tra Carpino e il lago di Varano. Il 70enne Vincenzo Blenxs risulta disperso a Peschici dopo essere stato travolto con la sua auto dalla piena di un canalone. Oltre ai campeggiatori evacuati (40 sono ospitati in strutture ricettive, gli altri sono tornati a casa), altre 40 persone hanno dovuto abbandonare le loro case a San Marco in Lamis e altre 15 famiglie a San Giovanni Rotondo 12 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Esteri New Delhi Il fuciliere di Marina ha avuto un’ischemia. Si complica la strategia della Farnesina La vicenda «Latorre rientri in Italia per curarsi» Ricorso alla Corte suprema indiana La mossa dei legali del marò. Obiettivo: a casa per recuperare L’asimmetria piomba nel caso dei marò. Non è detto porti buon vento. L’altro ieri, i legali dei due fucilieri di Marina trattenuti a Delhi, hanno presentato un ricorso, che sarà avanzato lunedì alla Corte suprema indiana, per far rientrare in Italia Massimiliano Latorre, colpito il 1° settembre da un’ischemia (e in via di progressivo miglioramento, secondo fonti ufficiali). La ragione della richiesta sta nelle sue condizioni di salute: non che sia stato curato male nella capitale indiana; anzi, il ministro Roberta Pinotti ha assicurato che l’intervento dei medici è stato ottimo e tempestivo; piuttosto, perché il recupero da un’ischemia consiglia un ambiente disteso, non stressante, diverso dalle condizioni di semidetenzione — nell’ambasciata italiana ma con il divieto di lasciare Delhi — in cui si troverebbe Latorre una volta dimesso dall’ospedale (forse già oggi). La richiesta sarà avanzata a nome del fuciliere, non dello Stato italiano che non ha titolo per farlo. Si tratta però di un passaggio che rende ancora più complessa la situazione diplomatica e giudiziaria. Da una parte, ovviamente, è sperabile che la Corte suprema accetti il ricorso e consenta a Latorre di recuperare forze e tempra a casa propria. In quel caso, però, per il governo italiano si aprirebbe la questione dell’affidavit. L’Alta corte indiana, infatti, se decidesse di accettare la richiesta del marò vorrebbe garanzie, con ogni probabilità l’assicurazione (confermata dalle autorità italiane) che dopo un certo periodo di tempo (si possono immaginare tre mesi) egli torni in India. A quel punto, il governo italiano rischierebbe due inferni. Da una parte, ci sarebbero pressioni interne fortissime per trattenerlo definitivamente in Italia. Dall’altra, si aprirebbe la questione del rapporto con l’India, rispetto alla quale non solo la regola diplomatica vuole che un impegno preso sia rispettato ma la quale tratterrebbe sul suo territorio l’altro marò, Salvatore Girone: l’India è una democrazia e non lo tratterebbe da ostaggio; ma difficilmente userebbe i guanti Clima cambiato Funzionari del governo di Delhi sarebbero andati a trovare il militare in ospedale La speranza I riflessi della detenzione sulla salute dei marò potrebbero indurre Modi a sbloccare il caso Replica dello show su Rai 1 Proteste per il concerto filorusso di Al Bano Polemiche per il concerto di Al Bano e Romina Power a Mosca trasmesso (in replica) venerdì sera su Rai Uno. «In Ucraina è in corso un drammatico conflitto e, nel giorno del delicato vertice della Nato in Galles, la Rai manda in onda in prima serata nella rete ammiraglia un vecchio concerto reunion con Al Bano e Romina Power, che risale a un anno fa e si è tenuto proprio a Mosca. Un concerto filorusso, concluso dal grido “Viva la Russia!” di Al Bano» hanno tuonato ieri i deputati del Pd membri della commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi, Lorenza Bonaccorsi e Gero Grassi. «È opportuno che i vertici Rai spieghino chi ha preso una decisione del genere» è stata la richiesta dei parlamentari. «Viene da domandarsi se ci sia qualcuno che verifica i palinsesti della Rai» polemizzano i deputati Pd. bianchi. Certo, in tre mesi si può sperare che l’intera vicenda finisca. Ma l’esperienza fa dire che non è affatto detto. Insomma, un’ulteriore complicazione. Va però notato che, sul piano della dinamica introdotta dal malore di Latorre, l’intero caso sembra riprendere importanza anche in India e accelerare: alcuni funzionari del governo di Delhi sarebbero stati in ospedale a salutare il marò, un segno di attenzione non scontato. La nuova dimensione presa dalla vicenda, cioè i riflessi sulla salute dei due militari — in India da più di due anni e mezzo — potrebbe inoltre spingere il primo ministro Narendra Modi a rompere gli indugi e a spingere per una soluzione del caso in tempi ragionevoli, non fosse altro che per togliersi una distrazione e un potenziale imbarazzo internazionale. Dalla risposta che darà la Corte suprema alla richiesta che sarà formalizzata lunedì si potrà forse capire se il clima è in qualche misura cambiato. La decisione dei giudici, tra l’altro, difficilmente ci sarà subito: a Delhi qualcuno ipotizza Ricovero Il 1° settembre il fuciliere di Marina Massimiliano Latorre (foto) viene ricoverato in ospedale a New Delhi per un attacco ischemico. Il ministro della Difesa Pinotti vola in India per accertarsi delle sue condizioni Possibili dimissioni Le sue condizioni sono definite «in continuo miglioramento»: i medici potrebbero dimetterlo oggi Domani l’udienza I legali del marò domani presenteranno alla Corte suprema dell’India la richiesta di rimpatrio per poter continuare le terapie riabilitative in Italia che prima di esprimersi la Corte voglia sentire, in via informale, l’orientamento delle autorità politiche. Si avvicinano, insomma, giornate importanti: fondamentale che Roma non tolga lo sguardo dall’obiettivo. Le novità di questa settimana, infatti, hanno in parte cambiato i termini della situazione dei due marò e il ritorno in Italia di Latorre potrebbe cambiarli ulteriormente. L’ipotesi di avanzare un ricorso a un arbitrato internazionale e di chiedere d’urgenza lo spostamento dei due militari in un Paese terzo in attesa del processo è una carta che potrebbe dovere essere giocata d’urgenza. Se la Corte suprema respingesse la richiesta di Latorre ci sarebbe un’argomentazione in più per avanzarla. Ma se anche venisse accettata, i motivi per chiedere a un giudice internazionale che anche a Girone venga concesso di lasciare l’India rimarrebbero in essere, rafforzati anzi dall’implicita ammissione della Corte suprema dello stress che comporta tenere in semicattività e nell’incertezza quotidiana una persona. Argomenti per il governo di Roma, per il team legale italiano guidato a Sir Daniel Bethlehem ma anche per Delhi, la quale rischia di passare in breve da una posizione di forza a una difficilmente difendibile. Danilo Taino @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Esteri 13 italia: 51575551575557 # I leader Prima dei nuovi scontri telefonata tra i presidenti Poroshenko e Putin che ostentavano sicurezza sulla tenuta del cessate il fuoco Italia-Germania Cambio a Berlino, arriva Benassi DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il fucile e il gatto Un gattino attraversa la strada vicino a un check point sorvegliato da miliziani filo russi alla periferia di Donetsk, in Ucraina (Reuters) Ucraina, tregua già in bilico Cannonate su Mariupol 1 Mosca arresta «spia» estone Le tappe Il cessate il fuoco tra Kiev e Donetsk Il Cremlino: se ci saranno sanzioni Ue, reagiremo MOSCA — Le cannonate che, nella serata di ieri, hanno colpito Mariupol, città controllata dai governativi, sembrano già mettere a rischio la fragile tregua in Ucraina. Un posto di controllo dell’esercito di Kiev è andato in fiamme. In precedenza c’erano stati altri sporadici incidenti nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Prima dei nuovi scontri i due presidenti Vladimir Putin e Petro Poroshenko si erano sentiti al telefono ostentando ottimismo sulla tenuta del cessate il fuoco. Ora occorre accelerare al massimo le procedure per attuare gli altri punti dell’accordo raggiunto in Bielorussia. I due leader hanno così chiesto il coinvolgimento immediato dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa che avrà il compito di monitorare il cessate il fuoco e favorire l’arrivo degli aiuti umanitari. In serata la Croce Rossa ha fatto sapere di non essere riuscita a portare a termine la missione prevista a Luhansk, una delle due città sotto assedio da settimane, proprio perché qualcuno ha ricominciato a sparare. Le parti si accusano reciprocamente, ma la verità è che nessuno è in grado di controllare completamente i suoi. Non la Russia che deve fare i conti con leader indipendentisti i quali continuano a insistere su una richiesta di totale indipendenza del Donbass. Non il presidente Poroshenko perché dalla sua parte oltre all’esercito regolare combattono milizie e forze paramilitari assai partico- lari. Basti pensare a quei gruppi di estrema destra che vanno in giro con la svastica sull’elmetto e che rispondono solo ai loro leader. Ieri sera i ribelli dovevano iniziare a liberare i circa duecento prigionieri di guerra che detengono. Domani sarà l’esercito a lasciare andare gli uomini che ha in custodia e che continua a definire «banditi». Poi occorrerà creare dei veri corridoi umanitari per l’arrivo di generi alimentari e per il passag- Gli osservatori I leader di Mosca e Kiev chiedono il coinvolgimento immediato dell’Osce gio dei civili. Ma la parte più difficile sarà la definizione del futuro status del sudest ucraino. Poroshenko continua a parlare vagamente di una qualche forma di sostanziale autonomia. La Russia chiede invece che si arrivi a un vero e proprio Stato federale e alla neutralità del Paese, né con la Nato né con Mosca. Ma a Kiev Poroshenko ha il problema dei falchi della sua eterogenea coalizione, a cominciare dal primo ministro Arsenij Yatsenyuk che gioca in proprio. Il presidente ha sciolto il Parlamento sperando di vincere le prossime elezioni, ma tutto dipenderà da due fattori fondamentali:la pace e la situazione economica. Poroshenko non può cedere troppo alle richieste di Putin, anche se que- Il 5 settembre viene siglato un accordo a Minsk, in Bielorussia, per il cessate il fuoco tra l'Ucraina e i separatisti filorussi di Donetsk. Una tregua durante il vertice Nato I quattordici punti del patto siglato 2 L’accordo sul cessate il fuoco è composto da quattordici punti. Che comprendono, tra gli altri, apertura di corridoi umanitari, scambio di prigionieri, no all’uso di aerei contro civili e città L’incognita dei falchi per i due schieramenti 3 La tregua tiene. Ma sia Kiev che i separatisti faticano a controllare i falchi. Poroshenko guarda avanti, alle elezioni per rinsaldare il suo potere. Mosca prova a tenere a freno i filorussi sti ha il coltello dalla parte del manico grazie ai successi degli indipendentisti che «non» sono stati aiutati da truppe russe che «non» sono in territorio ucraino. Con le elezioni alle porte, sarà anche difficile per il presidente ucraino proseguire con le riforme economiche che stanno rendendo la vita sempre più difficile ai suoi cittadini. I conti sono catastrofici, ma in nessun Paese un governo può pensare di varare misure di grande austerità e due mesi dopo vincere le elezioni. Intanto il clima tra Russia e Unione Europea che potrebbe attuare nuove sanzioni in qualsiasi momento (ma il Cremlino minaccia altre contromisure), è sempre teso. Ieri i russi hanno arrestato un ufficiale dei servizi segreti estoni che, secondo loro, ha varcato il confine armato, con 5 mila euro e apparecchiature ricetrasmittenti. Gli estoni hanno accusato Mosca di aver rapito il loro uomo in Estonia mentre era impegnato in una operazione anti-contrabbando. Poi hanno abbassato i toni, dicendo che si è trattato di un «singolo incidente, al quale si sta lavorando». BERLINO — Cambio della guardia nello storico palazzo di Tiergartenstrasse. Pietro Benassi è stato nominato dal Consiglio dei ministri nuovo ambasciatore italiano in Germania. Succederà ad Elio Menzione, che ha lasciato l’incarico per raggiunti limiti di età. Romano, 56 anni, Benassi torna così a Berlino dove è stato dal 2002 al 2005 consigliere d’ambasciata, responsabile dell’ufficio politico. Nel corso della sua carriera ha prestato servizio a Varsavia, alla rappresentanza permanente presso l’Unione Eropea a Bruxelles, e a Tunisi, dove ha diretto la nostra rappresentanza diplomatica. Alla Farnesina è stato ultimamente capo di gabinetto del ministro degli Esteri del governo Letta, Emma Bonino. Il nuovo ambasciatore ha di fonte a sé un compito molto impegnativo. In una Germania sempre più protagonista della dialettica europea, dovrà fare sentire con forza la voce di un’Italia che cambia e che vuole cambiare. Potrà avvalersi, però, dei risultati del lavoro compiuto dal suo predecessore. Nei due anni trascorsi a Berlino, Menzione ha dato un impulso ai rapporti bilaterali e all’immagine del nostro Paese, in uno scenario in movimento, oggi caratterizzato anche dal buon feeling personale che si è creato tra Angela Merkel e Matteo Renzi. Fino alla presentazione delle credenziali al presidente Joachim Gauck nello Schloss Bellevue, il «Quirinale tedesco», l’ambasciata italiana a Berlino sarà guidata dall’incaricato d’affari, il ministro plenipotenziario Giovanni Pugliese. Fabrizio Dragosei Drag6 P.L. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Alla festa dell’Unità Sull’Isis: «Quello non è l’islam. Non c’è nessuna guerra di religione». E su Frontex Plus: «Ora una gestione comune» Mogherini: un conflitto in Europa non è impossibile La ministra, scelta come Lady Pesc: «Paura per l’esame a Strasburgo? Sono sopravvissuta al Parlamento...» DAL NOSTRO INVIATO BOLOGNA — Il mazzo di fiori e poi l’applauso del tendone centrale della Festa nazionale dell’Unità, mai così pieno nei giorni precedenti. Quasi una festa in famiglia — la kermesse bolognese del Pd — per Federica Mogherini, 41 anni, futura lady Pesc e ministro degli Esteri ancora per poco: «Mi fa una strana impressione essere adesso qui, dove sono stata per 20 anni…». Dura poco però. Si parla di guerra, di minacce ai confini dell’Europa, di orrori e di risposte spesso tardive. Lei non si sottrae e il primo messaggio che manda conferma l’allarme che circola tra le capitali del Vecchio continente: «Chi ha avuto paura in questi giorni che si potesse ritornare indietro nella storia, ha avuto ragione. Non è impossibile che scoppino conflitti anche sul territorio europeo, di questo dobbiamo essere tutti consapevoli». Venti di guerra incrociati, «non solo il caso dell’Ucraina sul quale ovviamente si concentra la nostra attenzione», ma focolai alle frontiere che «insidiano i nostri valori e la nostra sicurezza». Platea silenziosa, quasi gelata. Eppure la titolare della Farnesina qualche notizia rassicurante l’ha in serbo e riguarda proprio il contenzioso tra Ucraina e Russia: «Qualcosa di nuovo negli ultimi due giorni è avvenuto: abbiamo un primo concreto segnale di pace. Finora non c’era mai stata una firma e non c’erano mai state tante ore di tregua rispettata». Una condizione fondamentale, ha aggiunto, «per sviluppare i punti concordati»: dal ritiro del personale Crisi a Est ❜❜ Tra le pentole Mogherini alla Festa nazionale dell’Unità russo, al blocco dell’invio delle armi, al controllo delle frontiere, fino ad arrivare ad elezioni locali. Parlare di pace, certo, «è ancora presto», ma «il lavoro comune sta dando i primi frutti». Non è serata da battute. Solo per un attimo, la futura Alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri Gli sforzi Sulla crisi ucraina è ancora presto per parlare di pace ma lo sforzo comune sta iniziando a dare frutti e la politica di sicurezza, si concede una pausa. È quando, incalzata dalle domande di Antonella Rampino, inviata de La Stampa, si sofferma sull’esame (ma lei preferisce parlare di «confronto») che dovrà affrontare davanti alle commissioni del Parlamento europeo prima di prendere possesso della nuova carica. «C’è chi mi ha detto — afferma ridendo — che, se sono sopravvissuta al Parlamento italiano, a Strasburgo sarà una passeggiata…». Patrizia Toia, europarlamentare pd, la rassicura («Le prime uscite di Federica sono state apprezzate»), ma come insegna il passato (vedi il caso di Rocco Buttiglione, bocciato nell’ottobre 2004 per alcune dichiarazioni sui gay), resta comunque un passaggio da prendere con le molle. Ma è un attimo. Si torna alla guerra, anzi, all’orrore innescato dalle decapitazioni dell’Isis. Qui la Mogherini alza i toni: «Quello non è islam. Contro di loro non c’è alcuna guerra di religione e non è neanche il terzo tempo della guerra in Iraq: è la risposta al disperato appello di arabi e musulmani, oltre che cristiani, yazidi e altre minoranze, contro un’organizzazione crudele e terroristica». Possono avere tante facce le guerre. Quella dell’immigrazione, con l’Italia in prima fila e l’Europa spesso distratta, sta battendo ogni frontiera quanto a numero di vittime. La missione «Frontex Plus» è vista con speranza dalla futura lady Pesc, a una condizione: «Finora si è usata la parola “solidarietà” nei confronti del nostro Paese, che si è sobbarcato il peso maggiore: ora però deve passare il messaggio di una gestione responsabile comune del problema: se l’Europa non fa questo, perderà l’anima». Sarà un lavoro lungo che dovrà agire «sulle cause dei flussi», ma soprattutto far leva sulla Libia: «I libici devono scegliere se continuare sul piano militare o spostare i loro conflitti sul piano politico e parlamentare: se faranno così, l’Europa li sosterrà». Infine la tormentata vicenda dei marò. La richiesta dei legali di far rientrare in Italia Massimiliano Latorre dopo il malore che lo ha colpito nei giorni scorsi «è pienamente sostenuta dal governo e speriamo sia ascoltata dalla Corte suprema indiana». Il militare «è stato curato eccellentemente in India, ma ha bisogno di riposo e della famiglia…». Braccio di ferro infinito. Francesco Alberti © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Esteri Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 La testimonianza Prigioniera per 20 giorni. «Gli uomini ci guardavano da dietro, non potevamo coprirci. Una ginecologa ci ha visitate» Il sogno multiculturale LA DEBOLEZZA DELLE REGOLE SEGUE DALLA PRIMA DAL NOSTRO INVIATO DOHUQ (Iraq settentrionale) — «Gli uomini arrivano a ogni ora, notte e giorno. Talvolta soli, oppure in due o tre. Ogni volta i nostri guardiani ordinano a tutte le ragazze di scendere nella sala a piano terra. È un locale molto ampio, lussuoso, con poltrone, tappeti e tante lampade. Alcuni uomini impiegano poco tempo a scegliere. Meno di cinque minuti. Altri anche due ore. Stanno nella sala, chiacchierano, ogni tanto tornano a guardarci. Noi restiamo sedute in attesa. Quasi tutti ci prendono per la testa, ci costringono a guardarli negli occhi, vogliono che sciogliamo i capelli. Poi ci fanno girare per guardare anche da dietro. Non possiamo coprirci. I nostri carcerieri ci hanno preso gli scialli e i veli perché qualcuna ha provato a usarli per impiccarsi. Quando scelgono una donna la prendono per la mano. Quasi tutte gridano, implorano di restare, di essere uccise piuttosto. Non c’è troppa violenza, due guardiani spintonano quelle che resistono di più, le scortano alla porta. Loro piangono, quasi sempre piangono… Poi è finita. Tutte quelle che sono state prese non sono più tornate. Dicono che alcune sono state portate in Siria, date in spose ai guerriglieri. Ma io non so. So solo che non sono tutti guerriglieri quelli che vengono a prenderci. Alcuni ci vogliono come seconde o terze mogli. Ci sono uomini vecchi, con i denti gialli. Mi fanno schifo. Ho visto uomini di oltre sessant’anni prendere ragazze di diciassette. Non so quanto pagano, non so neppure se pagano. Io penso che ci comprino, perché me lo hanno detto qui a Dohuq, dopo che sono scappata. Ma quando ero prigioniera non sapevo che ci vendessero. L’unica cosa che ci dicevano tutto il tempo era che dovevamo convertirci all’Islam. Che era una cosa giusta, naturale. Se lo avessimo fatto spontaneamente, tutto sarebbe stato più facile per noi. Saremmo diventate spose di arabi musulmani e state benissimo». Così parla Amira, 17 anni, del clan yazidi dei Mahlo, originaria del villaggio di Qatania e per 20 giorni ridotta alla condizione di schiava dello Stato Islamico in Iraq. La chiamiamo Amira perché dice che il suo nome comincia per A, ma quello vero non lo rivela. Rifiuta di essere fotografata. «Ho paura per le oltre 50 donne delle nostre famiglie rimaste con i persecutori. Devono essere furiosi per la mia fuga, se ora scoprono che parlo ai giornalisti potrebbero prendersela con loro». La sua è una testimonianza diretta sul Califfato. Una delle tante sugli orrori che si stanno consumando contro i non sunniti per mano dei jihadisti. Ieri i media curdi segnalavano un centinaio di bambini (sembra 45 yazidi e una cinquantina sciiti) tenuti in ostaggio a Mosul nell’orfanotrofio di Dar al-Baraim. Alcuni sarebbero stati presi nella cittadina di Tal Afar in giugno, altri da quella di Shingal ai primi di agosto. Amira conferma La comunità Una ragazzina yazida in coda in un villaggio vicino al fiume Tigri, aspetta di ricevere aiuti. La sua comunità è stata duramente colpita dall’Isis Amira, schiava a 17 anni «Ti sciolgono i capelli, poi pagano ed è finita» Parla una ragazza yazida sfuggita all’Isis In ostaggio a Mosul anche 100 bambini la presenza dei bambini-ostaggio. «Ho visto che nel commissariato di Tal Afar e poi a Mosul venivano selezionati e portati via i bambini. Tutti quelli sopra ai sette anni venivano separati dalle madri», spiega. L’abbiamo intervistata per tre ore due giorni fa nella scuola superiore «Braiati» (Fratellanza) nel centro di Dohuq trasformata temporanea- mente in centro di raccolta per le centinaia di migliaia di yazidi fuggiti nelle regioni curde. È stato possibile raggiungerla grazie all’aiuto del cugino Dakhill Mahlo, il 24enne che avevamo incontrato per caso tra i profughi scappati dalla montagna di Sinjar ormai oltre tre settimane fa e che aveva raccontato disperato della giovane moglie Bushra presa la notte tra il tre e quattro agosto con 106 altri familiari. Tra loro c’era anche Amira. Il suo racconto inizia dunque dove finisce quello di Dakhill. «Ci hanno caricati sulle auto e portati al villaggio di Sibae. Ci hanno derubato di tutto. Continuavano a gridare che dovevamo convertirci. Gli uomini sono stati separati subito, oltre quaranta. Penso li Il caso In una città tedesca arriva la ronda islamica Il governo: niente sharia sul nostro territorio Manifesto A Wuppertal BERLINO — Ronde islamiche in Germania. Per far «rispettare» la sharia. A Wuppertal, città del Nordreno-Westfalia, nei giorni scorsi, sono stati individuati dalle forze dell’ordine presunti «agenti» che indossavano casacche arancioni con la scritta «polizia della sharia», che pattugliavano le strade del centro. «La sharia non sarà tollerata sul suolo tedesco» ha assicurato il ministro degli Interni Thomas De Maizière. Stessa posizione espressa dal collega alla Giustizia, Heiko Maas: «Solo lo Stato ha la responsabilità dell’affermazione del diritto e della legge. E con questo è chiaro che nessuna giustizia parallela illegale verrà tollerata». Presa di distanza anche dal Consiglio centrale degli islamici: «Questi bulli non parlano nel nostro nome — ha commentato il presidente Mazyeck — questa gente danneggia enormemente i musulmani». abbiano uccisi poco dopo attorno al villaggio. Noi donne siamo state portate alla cittadina di Sinjar e chiuse nella stazione di polizia. Qui c’erano tantissime altre donne, forse 800 ed è avvenuta una prima selezione. Soprattutto separavano le vergini dalle sposate, solo i bambini molto piccoli potevano stare con le mamme». Dopo 24 ore è spostata per due giorni a Tal Afar. Quindi sta quattro o cinque giorni a Badush, la prigione di Mosul. «Nel carcere eravamo forse 1.500. Nella mia cella ne ho contate sino a 150. È stato allora che alcune sono state portate via una per una. Ma la nostra condizione di schiave da vendere è diventata evidente nella casa lussuosa a Mosul. Ci sono stata per almeno una settimana. Le nostre guardie sembravano un gruppo speciale: tutti turcomanni sunniti iracheni. Non ho visto stranieri. Hanno portato una dottoressa a visitarci. È stata l’unica donna che ho visto con loro. Ha effettuato un controllo ginecologico, più accurato alle incinte e le sposate». Lei è stata violentata? Amira nega. Ma se pure fosse avvenuto, non lo ammetterebbe mai. Infine la fuga verso le linee dei curdi siriani. «È stato il 24 agosto. Con altre due donne ci avevano portato al villaggio di Rabiah, a pochi chilometri dal confine. C’è stato un bombardamento. Il caos, scoppi, paura. Le nostre guardie dicevano che erano i caccia americani. Nel panico non hanno chiuso la porta del capannone dove stavamo. Così siamo scappate verso il deserto. Abbiamo incontrato un pastore, che ci ha accompagnato dai curdi. Gli dobbiamo la vita». Lorenzo Cremonesi Il caso limite che indica dove possa portare una prassi del genere è quello della Gran Bretagna, dove alle comunità islamiche è stata riconosciuta senza troppi problemi la cittadinanza, ma insieme, paradossalmente, anche la facoltà di auto amministrarsi dando loro la possibilità di applicare al proprio interno addirittura le regole della sharia. Con la conseguenza, per esempio, di cui si è saputo di recente, di autorità di polizia spinte a chiudere gli occhi su una catena di crimini gravissimi (pedofilia, stupri, avviamento alla prostituzione, traffico di esseri umani), verificatisi all’interno di una di queste comunità, per il timore che perseguirli avrebbe significato tirarsi addosso l’accusa di etnocentrismo, di pregiudizio culturale, magari di islamofobia o chissà cos’altro. Come meravigliarsi allora se proprio dalla Gran Bretagna proviene il maggior numero di persone con passaporto europeo — non necessariamente di origine islamica, ci sono anche dei convertiti — accorse ad arruolarsi nelle schiere del Califfato di Al Baghdadi? Ma la Gran Bretagna è solo la parte di un tutto. La Gran Bretagna siamo noi con le nostre società. Società che ormai credono illegittimo in qualunque ambito non dico imporre, ma neppure suggerire, criteri di comportamento sulla base di ciò che è bene e ciò che è male, e al massimo affidano questo compito solo al codice penale (seppure…); che svalutano sistematicamente qualunque cosa sia considerata parte di una tradizione (dalla fede religiosa all’eredità culturale); che sembrano sempre più convinte che neppure più la natura costituisca un limite per checchessia. Ebbene, i combattenti europei sotto le bandiere dello Stato Islamico, in specie quelli che arrivano dalle nostre società, ci mandano a dire che, declinati a questo modo, i valori di libertà e di tolleranza che noi ci ostiniamo a credere così attraenti e desiderabili da tutti — anche da chi approda tra noi provenendo dai più lontani altrove — a una parte del mondo e alle sue culture, invece, non piacciono per nulla. Anzi, non pochi di coloro che ne fanno parte li considerano quanto di più ostile possa esistere al loro più intimo modo di essere, quanto di più contrario al modo in cui essi concepiscono una collettività umana: fino al punto di impugnare un coltello per sgozzare chi in qualche modo rappresenta quei valori che sono i nostri. Non è allora venuto il momento di chiederci in quanti altri casi la nostra libertà produca in realtà solo odio e disprezzo? Di domandarci una buona volta perché ciò accade, se per avventura non ci sia qualcosa nel progetto multiculturale che non funziona? Non è per nulla detto, infatti, che le culture siano nate per intendersi. Forse, anzi, è tragicamente vero il contrario; così come sicuramente è vero che a cambiare le cose non bastano né i sogni né tanto meno i buoni sentimenti. Ernesto Galli della Loggia © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Jihad in Europa Mehdi Nemmouche aprì il fuoco e uccise 4 persone al Museo Ebraico. «Quando non ci picchiava, cantava. Voleva finire in prima pagina» «L’attentatore di Bruxelles mi ha torturato in Siria» Un giornalista francese liberato riconosce uno dei suoi aguzzini DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Il jihadista francese che il 24 maggio ha ucciso quattro persone al Museo ebraico di Bruxelles, Mehdi Nemmouche, 29 anni, che aveva combattuto in Siria ed è stato arrestato in Francia dopo la strage, è stato uno dei carcerieri di alcuni ostaggi occidentali detenuti dall’Isis. La notizia è stata pubblicata ieri da Le Monde, rompendo l’embargo chiesto dai servizi segreti francesi che avevano pregato i media di tacere per non compromettere le indagini in corso e la vita di altri prigionieri. Dopo la rivelazione del giornale, sono arrivate le conferme degli ex ostaggi. Tra loro il giornalista di Le Point Nicolas Hénin, che ieri sera ha raccontato nei dettagli la prigionia e le torture subite da Nemmouche da giugno a dicembre 2013. «Si guarda le mani, fa scrocchiare le dita come fanno i pugili e si aggiusta i guanti. Li vedi questi guanti da moto? Li ho comprati per colpirti. Solo per te. Ti piacciono?», racconta Hénin del primo incontro con il suo torturatore. «Quando Nemmouche non cantava, torturava. Faceva parte di un piccolo gruppo di francesi che terrorizzavano la cinquantina di prigionieri siriani detenuti nelle celle vicino alla nostra. Ogni sera, i colpi cominciavano a piovere nella sala dove io stesso ero stato interrogato. La tortura durava tutta la notte, fino alle preghiere del mattino. Il terrorista Mehdi Nemmouche Alle urla dei prigionieri rispondevano talvolta delle grida in francese». Hénin, che ha riconosciuto subito il terrorista quando sono state diffuse le prime immagini dell’attentato al museo ebraico, traccia il ritratto di un megalomane, un uomo mosso da un enorme ego e dalla voglia di celebrità. «Tutto quel che Nemmouche voleva era un bel processo. Finire in prima pagina, come è capitato a Mohammed Merah (l’autore dei massacri di Tolosa), che Nemmouche citava spesso come esempio». L’uomo, che potrebbe avere sorvegliato anche l’americano James Foley decapitato il 20 agosto, era uno dei circa 900 jihadisti con passaporto francese che combattono nelle file dell’Isis in Siria, e che secondo gli allarmi del ministero dell’Interno potrebbero tornare in Europa per compiere attentati (come ha fatto Nemmouche a Bruxelles). Un altro ex ostaggio, Didier François, ha protestato ieri contro la decisione di Le Monde di pubblicare la notizia: «Una scelta irresponsabile che mette in pericolo gli altri occidentali ancora detenuti». S. Mon. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Esteri 15 italia: 51575551575557 # La strage di Chevaline Ma una chiave potrebbe esserci: cosa ricorderanno le bambine di 6 e 9 anni? Alta Savoia, 200 agenti e due anni dopo Per i francesi (forse) il delitto perfetto Quattro piste, sforzi enormi, nessun risultato: la resa del pm Massacro nella foresta nel settembre 2012 Il 5 settembre 2012 a Chevaline, Alta Savoia, vengono uccisi con vari proiettili alla testa il britannico di origine irachena Saad Al-Hilli, la moglie Iqbal e la suocera, su una Bmw Salve le due bambine della coppia di turisti DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Massacro di Chevaline, due anni dopo. Centinaia di agenti al lavoro in Francia e in Gran Bretagna, ogni pista valutata e seguita, tre persone arrestate nel corso delle lunghe indagini ma subito rilasciate, e un procuratore, Eric Maillaud, a capo dell’inchiesta, che ormai cede allo sconforto: «Abbiamo raccolto una quantità gigantesca di indizi su automobili, munizioni, documenti, testimonianze, e ancora non è possibile formulare un’ipotesi più forte delle altre. In questi due anni ogni novità ha finito per complicare il mistero, invece di farci capire qualcosa di più. Ci vorrebbe una svolta vera, un colpo di fortuna, un testimone o una prova decisiva saltata fuori all’improvviso. Altrimenti dovremo rassegnarci, forse è stato un delitto perfetto». La strage del 5 settembre 2012 sul lago di Annecy, in Alta Savoia, è uno dei fatti di cronaca più spaventosi degli ultimi anni. Intorno alle 15 di quel giorno, un pensionato inglese (ex pilota della Raf) che stava facendo la sua passeggiata quotidiana in bicicletta nella foresta ha visto questa scena: una bambina di sette anni, Zainab AlHilli, ferita alla testa, sanguinante, che traballa e poi crolla a La vicenda La figlia maggiore della coppia di turisti angloiracheni, Zainab, 7 anni, resta gravemente ferita. Resta indenne la più piccola, Zeena, che si era nascosta sotto il cadavere della madre L’ipotesi del ciclista come vero bersaglio Il luogo del massacro La Bmw familiare crivellata di colpi a Chevaline il 5 settembre 2012 con a bordo una famiglia anglo-irachena terra accanto a un’auto ferma, con il motore acceso, una Bmw familiare. Vicino alla bambina il cadavere dell’uomo che poco prima aveva superato il pensionato in mountain bike, ossia Sylvain Mollier, 45 anni, abitante nella zona, ucciso con sette colpi. Dentro l’auto, altri tre corpi senza vita, con due pallottole in testa ciascuno: Saad AlHilli, il padre cinquantenne, ingegnere anglo-iracheno; sua moglie Iqbal, 47 anni, dentista Sondaggi Scozia, secessionisti in testa LONDRA — Gli indipendentisti scozzesi sono in testa ad un sondaggio per la prima volta, in vista del referendum che si terrà il prossimo 8 settembre. Lo riportano i principali quotidiani britannici, precisando che la rilevazione realizzata da YouGov per il Sunday Times rivela che i «sì» per l’indipendenza di Edimburgo hanno raggiunto il 51%. Il contagio Il provvedimento scatterà dal 18 e fino al 21 settembre Ebola in Sierra Leone «Vietato uscire di casa» per sei milioni di abitanti «Per quattro giorni proibito uscire di casa»: è l’ultima ordinanza del governo della Sierra Leone per contrastare l’avanzata di Ebola. Dal 18 al 21 settembre circa 6,5 milioni di abitanti saranno chiamati a restare nelle loro abitazioni. L’obiettivo? Frenare l’epidemia e permettere agli operatori sanitari di individuare e isolare nuovi casi. Almeno 20 mila persone saranno impiegate nell’attività di polizia per far rispettare il blocco. Non è la prima volta che il governo di Freetown ricorre a misure del genere: due settimane fa c’era stata la giornata «stay at home». Ventiquattro ore di autoisolamento non hanno ridotto il contagio. Come le vicine Liberia e Guinea, la Sierra Leone sta com- denziale anti-virus, dice che l’ulteriore «approccio aggressivo è necessario per fermare il contagio una volta per tutte». Ma una portavoce di Medici senza frontiere, l’ong più presente sul territorio (ha impiegato almeno 156 operatori sanitari stranieri e oltre 1.700 locali nei tre Paesi dell’Africa Occidentale con 5 centri e 500 posti letto), ha criticato il blocco stabilito dal governo di Freetown: «In base alla nostra esperienza queste misure non aiutano a controllare Ebola, poiché inducono le persone a nascondersi e a perdere fiducia negli operatori». A Monrovia, capitale della Liberia, la chiusura della baraccopoli di West Point dove l’epidemia stava dilagando è stata poi sospesa dopo la sollevazione popolare sfociata in violenze. «Quello di cui la Sierra Leone e la Liberia hanno urgentemente bisogno — sostiene Msf — sono più posti letto in centri di trattamento. E ne hanno bisogno adesso». Ora i centri di trattamento per i malati di Ebola in Sierra Leone (404 vittime confermate) sono due: l’ospedale governativo di Kenema e quello di Msf a Kailahun. Un centro alla periferia della capitale dovrebbe essere pronto nelle prossime settimane. Chi potrebbe fornire «adesso» più posti letto, personale Calcio Anche i tifosi della Costa d’Avorio «combattono» contro Ebola e attrezzature? L’Oms, braccio sanitario dell’Onu, stima che l’epidebattendo una battaglia disperata: nei tre Paesi più mia raggiungerà nei prossimi mesi i 20 mila casi colpiti circa metà delle 2.105 vittime (1.841 con- (10 mila morti) ma sostiene di non avere mandafermate) secondo l’Organizzazione Mondiale del- to né forze (specie dopo i recenti tagli di bilancio) la Sanità (Oms) sono morte nel giro degli ultimi per operare come struttura di pronto intervento 30 giorni. In mancanza di medici (65 per tutto il per grandi emergenze come questa. BisognerebPaese prima dell’ultima emergenza) si prova con be che i Grandi della Terra discutessero ogni tanto le leggi e la polizia: il Parlamento ha già approvato anche della riforma dell’Oms. Intanto la Sierra Leuna disposizione che condanna a due anni di pri- one si comporta un po’ come fa il mondo nei suoi gione i familiari che non «denunciano» un mala- confronti: chiusura delle frontiere, stop ai voli, to o un sospetto a casa. chiusura della gente nelle case. Ebola non sta sguCombattere la paura di Ebola con la paura e sciando in Occidente. Ma in Africa avanza ancora. Michele Farina l’isolamento. Città in quarantena, posti di blocco, sospese le scuole e il campionato di calcio. Ben @mikele_farina Kargbo, consigliere speciale della squadra presi© RIPRODUZIONE RISERVATA irachena con passaporto svedese; la madre di lei Suhaila alHallaf, 74 anni, venuta dalla Svezia per passare le vacanze in campeggio con la famiglia. Otto ore dopo i gendarmi ritroveranno, pietrificata dalla paura ma indenne, Zeena, quattro anni, che è riuscita a salvarsi nascondendosi sotto il cadavere della mamma nei sedili posteriori dell’auto. In questi due anni gli investigatori sono a mano a mano diminuiti, dai 200 iniziali si è Nella strage resta ucciso anche un ciclista che passava di lì: Sylvain Mollier. Due settimane dopo, spunta l’ipotesi che potesse essere lui, separato e neopapà (con una nuova compagnia) il bersaglio principale Il marito segreto morto in America A luglio è emerso che nel giorno del massacro è morto in Mississippi il marito segreto di Iqbal. Ma invano gli investigatori francesi e inglesi cercano da due anni autore e movente della strage passati oggi a 40 che presto diventeranno 20 perché — come è evidente dalle parole del procuratore — ci si affida ormai alla fortuna, più che ai progressi dell’inchiesta. L’ultimo colpo di scena risale a luglio, quando si è scoperta una coincidenza stupefacente: quello stesso 5 settembre 2012, poche ore dopo la strage in Francia, a Natchez, Mississippi, 8.000 chilometri di distanza dal lago di Annecy, è morto anche il primo marito — segreto — di Iqbal Al-Hilli, una delle quattro vittime di Chevaline. Il decesso di James Thompson era stato rubricato all’epoca come attacco cardiaco, gli inquirenti francesi avrebbero voluto poi riesumarne la salma ma i familiari americani si sono opposti. «Per adesso non c’è niente che ci permetta di collegare ufficialmente i due eventi», dice Maillaud. Finora gli agenti hanno evocato le piste (opposte) di un’azione dei servizi per proteggere o procacciarsi segreti militari, un complotto del fratello di Saad Al-Hilli in lite per l’eredità, un killer psicopatico e solitario, e pure un agguato al solo Sylvain Mollier, con la famiglia anglo-irachena del tutto estranea e coinvolta per puro caso. Non bisogna comunque dimenticare che due bambine sono sopravvissute all’orrore: Zainab e Zeena oggi hanno 9 e 6 anni, vivono in Inghilterra con gli zii materni, e un giorno potrebbero ricordare qualcosa. Il delitto, visto che ci sono superstiti, non è stato poi così perfetto. Stefano Montefiori Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache Napoli Scritte sui muri contro le forze dell’ordine. De Magistris: scosso dalla tragedia Blocchi stradali e lacrimogeni Tensione al corteo per Davide I genitori: «No a violenze in suo nome». La folla: giustizia NAPOLI — È degenerato in scontri tra manifestanti e polizia il corteo svoltosi ieri pomeriggio al Rione Traiano per protestare contro l’uccisione, avvenuta nella notte tra giovedì e venerdì scorsi, del diciassettenne Davide Bifolco ad opera di un carabiniere che ha esploso — pare per errore — un colpo d pistola contro il ragazzo al termine di un inseguimento tra una pattuglia del radiomobile e lo scooter sul quale il ragazzo viaggiava insieme ad altri due giovani. Dopo la manifestazione, convocata in un primo momento da un centro sociale della zona, ma sviluppata poi autonomamente dalla cittadinanza del quartiere, un gruppo di facinorosi ha organizzato un blocco stradale in via Cinthia, nei pressi dello svincolo della tangenziale, non lontano dal luogo dove l’altra notte è avvenuta la tragedia. Ne sono scaturiti tafferugli con gli uomini del reparto mobile della polizia che hanno esploso contro i manifestanti un paio di candelotti lacrimogeni dopo essere stati bersagliati dal lancio di alcuni oggetti. Un episodio di violenza dal quale hanno preso le distanze i La vicenda La vittima Davide Bifolco (sotto) è stato ucciso venerdì nel Rione Traiano di Napoli dal colpo esploso da un carabiniere al termine di un inseguimento. Il ragazzo, che avrebbe compiuto 17 anni il prossimo 29 settembre, si trovava insieme ad altri due giovani su uno scooter senza casco e assicurazione: i tre non si sono fermati all’alt dei militari. Il carabiniere trentaduenne che gli ha sparato è indagato per omicidio colposo famigliari di Davide Bifolco: «Nessuno deve sentirsi autorizzato a compiere atti di violenza anche verbale in suo nome. Chi vuole bene a Davide deve rispettarlo. Chi usa la violenza in suo nome fa un danno a lui e alla nostra famiglia», hanno fatto sapere il papà, Giovanni, e la madre, Flora Mussorofo. Entrambi, insieme con il figlio Tommaso, avevano preso parte alla manifestazione che si era svolta in precedenza, partita sotto una pioggia battente da viale Traiano, dove il ragazzo è stato ucciso (e dove era esposto uno striscione con la scritta «Lo Stato non ci difende ma ci uccide. Difendiamoci») e arrivata fino a piazza Giovanni XIII, proprio davanti alla caserma dei carabinieri del Rione Traiano. Molti gli slogan contro i carabinieri (insultati anche da scritte comparse sui muri del quartiere), ma anche slogan in cui si chiedeva semplicemente giustizia. Durante il corteo la madre di Davide, riferendosi al carabiniere che ha sparato al figlio, ha detto: «Deve marcire in carcere, non deve avere un’ombra di pace per tutta la vita». Tommaso Bifolco, invece ha detto: «Quel carabiniere deve pagare. Dovrebbero lasciarlo a noi per dieci minuti». Sul fronte delle indagini, in attesa dell’autopsia e della perizia balistica che si svolgeranno domani, rimane per ora aperta l’ipotesi che il colpo sia partito accidentalmente dalla pistola del carabiniere (che è indagato per omicidio colposo), e che l’inseguimento sia nato perché i militari avevano individuato tra i tre sullo scooter un giovane ricercato per furto, Arturo Equabile. Ieri però di fronte alle telecamere presenti al Rione Traia- ❜❜ La testimonianza Il latitante non c’è, sono io che guidavo lo scooter e poi sono fuggito no si è presentato un altro ragazzo, che ha detto di chiamarsi Enzo Ambrosio, il quale ha riferito di essere lui quello che l’altra notte è riuscito ad allontanarsi a piedi (il terzo giovane che viaggiava sullo scooter, Salvatore Triunfo, era stato invece fermato e successivamente rilasciato con una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale e fa- voreggiamento del latitante): «Il latitante non c’è. Sono io che sono scappato. Ci hanno rincorso, ci hanno tamponato e buttato in aria. Per paura sono scappato. Non ci siamo fermati perché non avevamo la patente né l’assicurazione», ha detto Ambrosio. Che però finora non si è presentato in Procura a dare la sua versione dei fatti: identificato verrà interrogato, forse già oggi, dal pubblico ministero Manuela Persico, che conduce le indagini. Continuano intanto numerosi i commenti alla vicenda. Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha scritto sul suo profilo Facebook: «Sono profondamente scosso, come tutti i napoletani, da questa tragedia. È inaccettabile che un ragazzo possa morire in questo modo, a 17 anni. Siamo vicini alla sua famiglia. Devo dire che la mancanza di chiarezza contribuisce a non affievolire l’inquietudine». Il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro ha invece dichiarato: «La morte di un diciassettenne è un dramma per la famiglia, per gli amici. Comprendo il dolore. Si accerteranno le responsabilità e sarà necessario verificare tutti gli aspetti sull’episodio, cosa che sta facendo la magistratura; per questo ci vuole prudenza nei giudizi». Ma questo, ha aggiunto Caldoro, «è anche il momento per confermare la stima ed il rispetto per il lavoro che fanno tanti ragazzi nell’Arma dei carabinieri, nella polizia, nelle forze dell’ordine». F. B. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Cronache 17 italia: 51575551575557 ❜❜ La morte, soprattutto se di un giovane, è sempre una tragedia. Ma fermarsi all’alt dei carabinieri è un obbligo Matteo Salvini Segretario della Lega Nord La protesta Ieri decine di persone (a sinistra) hanno manifestato contro le forze dell’ordine per la morte del ragazzo. Sopra, un gruppo di giovani assalta un’auto della Digos Il quartiere Al corteo nel rione Traiano, una delle zone più critiche di Napoli, hanno partecipato anche i familiari del giovane (la madre di Davide, in mezzo, con i pantaloni chiari) I cori Durante il corteo, organizzato da un centro sociale, i manifestanti hanno gridato insulti contro i carabinieri e chiesto «giustizia per questo figlio di Napoli» (Ansa) Il racconto Un collega del militare che ha sparato: «Immagino come si sente, lui è il primo a sapere di aver sbagliato» «Pochi e sotto pressione, ma non siamo pistoleri» DAL NOSTRO INVIATO NAPOLI — Ai due ragazzi in motorino senza casco che gli sfrecciano davanti non ci fa neppure caso. «Quello è il meno. Certo, so bene che la legalità comincia dai dettagli, ma a parlare da lontano sono buoni tutti. Cosa significa fare il carabiniere in questa città bisogna viverlo e vederlo da vicino, non c’è altro modo». L’umore è cupo come il cielo che incombe su Mergellina e sulla caserma Caracciolo. L’appuntato ha lo stesso grado e quasi la stessa età del collega che la scorsa notte ha sparato addosso a un ragazzo inerme. L’Alfa 155 che ha speronato il motorino è partita da qui, dalla sede del Radiomobile dell’Arma vicina alla vecchia stazione ferroviaria. «Non ci ho parlato ma immagino come si sente. Lui è il primo a sapere di aver sbagliato». La voglia di parlare è poca, anche sotto anonimato. «Vorrei che la gente sapesse che non siamo pistoleri o giustizieri della notte, non conosco nessuno che si sente così. Ne conosco tanti, me compreso, che sentono sulla loro pelle la fatica di lavorare in una città dove la tensione è continua, dove non sai mai quello che ti aspetti, una città che ti condanna a vivere con il colpo in canna». L’altra mattina gli telefonato un Sparita l’omertà ha collega di Milano «Adesso che uno con il quale otto andei nostri ha fatto ni fa aveva fatto il di addestraqualcosa di brutto corso mento. «Succede ci sono decine solo da voi» gli ha detto, e poi gli ha di testimoni» chiesto quando si decideranno a cambiare le regole di ingaggio. «La classica domanda di chi non conosce la realtà di cui si parla. A Napoli? Inseguire e ammanettare la gente senza colpo in canna o senza pistola nella città dove non sai mai chi ti trovi davanti, in zone dove a ogni motorino corrisponde un’arma forse pronta a sparare? Magari altrove. Non qui». Il crinale di questa conversazione è molto sottile. Ogni parola può sembrare il tentativo di giustificare l’ingiustificabile, l’appuntato ne è consapevole. Anche i numeri possono essere letti in controluce. «La tragedia è avvenuta quasi alle tre di notte. Quella pattuglia era uscita alle 18. I nostri turni sono di sei ore e lasciamo perdere il fatto che solo la metà degli straordinari che facciamo ci viene riconosciuta e pagata, non è questa la sede. In quel momento c’erano per strada solo altre quattro auto nostre. Mettiamocene altre quattro della Polizia, perché una fetta la facciamo noi, un’altra loro. Sono otto macchine, in una città da due milioni di abitanti, nell’area metropolitana più grande e violenta d’Europa». La cronaca recente produce qualche pezza d’appoggio a uno stato d’animo che volge al brutto. Andando a ritroso, quattro Tra i carabinieri napoletani: «Nell’area più violenta d’Europa la notte al lavoro per la strada solo 8 auto delle forze dell’ordine» giorni fa nel quartiere di San Giovanni a Teduccio un commando a bordo di due scooter ha esploso quaranta colpi di kalashnikov contro una palazzina dove forse abitava l’esponente di un clan rivale, e solo per caso non c’è andato di mezzo qualche ignaro inquilino. Il giorno seguente durante un controllo al Materdei, nel cuore del rione Sanità, i carabinieri fermano quattro persone sospette su un’auto. Fuga, inseguimento, arresto. Erano armati fino ai denti. Con quelle stesse armi avevano fatto il tiro al bersaglio con le finestre delle case dove abitano le famiglie che si spartiscono il quartiere. «Non c’è più un disegno di grande criminalità. Si ammazzano per il controllo di un isolato, di pochi numeri civici. Casino totale, addio al Sistema con maiuscola, frammentazione dei clan. La camorra è diventata gangsterismo urbano, il problema è questo. E noi ci siamo in mezzo. Puoi capire come ci sentiamo tranquilli a un posto di blocco o durante un inseguimento. E adesso dobbiamo sentire lezioni di Galateo delle forze dell’ordine da parte di quelli che sanno sempre tutto, ma a distanza. Il colpo in canna è poco ortodosso? E Napoli cos’è allora?». Napoli è una città che contiene almeno altre venti città dove i carabinieri sono stranieri, persone non grate, cittadini di un altro Stato senza visto d’ingresso. L’appuntato ascolta il lungo rosario e annuisce, ogni tanto corregge, precisa, conosce a memoria quei nomi. «Per voi ci sono solo Scampia e Secondigliano, da giovedì notte forse anche rione Traiano. Ma ci sono posti anche peggiori. C’è il rione Luzzatti a Gianturco, appena dietro il centro direzionale dove ci sono gli uffici della procura, c’è il rione Amicizia alla Doganella, che se entri con l’auto dopo puoi uscire solo in retromarcia. E poi il Bisignano a Barra, Pazzigno a San Giovanni a Teduccio. Ci andiamo qualche volta quando si fanno i pattu- Gangster glioni, ma garantire una presenza co- «Qui si ammazzano stante è quasi im- per il controllo di un possibile. Non è paisolato. La camorra ura, ma semplice buon senso. Pochi oggi è gangsterismo contro tanti, una urbano» questione di inferiorità numerica. E appena ti vedono non ti fanno certo le feste». Anche un gesto normale come il racconto alle autorità di ciò che si è visto può essere letto come un segno di ostilità da chi è abituato a ricevere solo silenzi. «Adesso che uno dei nostri ha fatto qualcosa di brutto, prendo atto della numerosa quantità di testimoni desiderosi di parlare e di essere utili alle indagini. Mi fa piacere. Spero che sia l’inizio di un nuovo corso. Ma temo che sia solo una parentesi dovuta a circostanze particolari». Nel maggio di quest’anno l’appuntato era di pattuglia quando un pregiudicato venne ucciso a Pianura. «Lo ammazzarono in mezzo alla strada, in pieno giorno, le sei di sera se ricordo bene. Ci mettemmo a chiedere alle persone nelle case di fronte, ai negozianti, ai passanti. Nessuno aveva visto nulla. Nessuno sapeva chi fosse quell’uomo, che poi scoprimmo residente nella stessa via del delitto. Questa è la regola. Con noi non parlano. Non si fidano. In certi quartieri non siamo noi gli interlocutori della gente, non siamo noi i tutori dell’ordine, i guardiani della loro tranquillità. Sono gli altri». Marco Imarisio © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Cronache Istruzione Quest’anno aumenta la quota di finanziamenti legati alla qualità. «Dare più soldi a chi ha tanti studenti e pochi professori» Soldi all’Università, si cambia. Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini lo ha annunciato alla festa dell’Unità di Bologna (e lo aveva fatto sapere con una lettera al presidente della Conferenza dei rettori Stefano Paleari già a fine luglio). Da quest’anno i riconoscimenti economici per gli atenei più meritevoli peseranno di più: la quota premiale del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) passa infatti dal 13,5 al 18% (ovvero da 819 milioni a 1,3 miliardi). Contemporaneamente la clausola di salvaguardia che fissa un tetto al taglio che possono subire gli atenei da un anno all’altro scende dal 5 al 3,5%. «È un fatto importante. La cifra per le università che si mettono in gioco su base competitiva aumenta in modo sensibile sia in termini percentuali che in numeri assoluti», commenta Paleari. Certo, sul fronte della misurazione del merito, siamo ancora indietro. Manca un sistema di valutazione compiuto della qualità della didattica. Al momento l’unico parametro certo è quello relativo alla ricerca, licenziato dall’Anvur dopo anni di lavori (e non senza strascichi polemici) a luglio 2013 ed è relativo al periodo 2004-2010. Un «canone» da aggiornare e senz’altro perfettibile ma pur sempre un primo passo per la valutazione delle nostre università. Se la «quota premiale» sale al 18%, il grosso dei finanziamenti (75%) resta comunque in capo alla cosiddetta «quota base», cioè ai parametri fino ad ora di spesa storica che, trascinandosi nel tempo, hanno finito per creare anche grandi disparità economiche fra gli Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 I numeri I finanziamenti all’università Sviluppo dell’università italiana Ffo: Fondo finanziamento ordinario 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 6.603 -163 -912 -2.4 -12.1 110 6.556 -47 -959 -0.7 -12.8 109 Totale atenei Statali Non statali tradizionali Non statali telematici 96 Ffo Italia (mln euro)* 7.515 7.282 7.044 7.083 6.698 6.766 Variaz. assoluta (mln euro) -233 -238 39 -385 68 Variaz. assoluta cumulata (mln euro) -233 -471 -432 -817 -749 Variazione percentuale annua -3.1 -3.3 0.6 -5.4 1.0 Variazione percentuale cumulata -3.1 -6.3 -5.7 -10.9 -10.0 Ffo per abitante (euro) 125 121 117 118 112 113 Docenti e ricercatori ** 60.636 58.778 56.000 55.033 54.309 53.323 * Stima a parità di perimetro. Per gli anni 2015-16 a legislazione vigente 78 39 4 ** Atenei statali, tutti i ruoli 4 5 6 6 13 18 35 36 41 46 53 65 1950 1960 1970 1980 1990 2000 Fonte: Conferenza dei rettori delle università italiane 11 67 2010 CORRIERE DELLA SERA I rettori: «Premiate il merito, bloccate i tagli alle università» E. R. liardo (il Ffo è passato da 7,5 a 6,7 miliardi, mentre in Germania l’università costa allo Stato 25 miliardi, in Francia 20, in Inghilterra 10). «A legislazione vigente l’anno prossimo ci sarà un ulteriore salasso da 163 milioni. Il taglio previsto quest’anno era stato evitato all’ultimo dal governo Letta inserendo nella finanziaria 170 milioni per l’università», spiega Paleari. Il suo auspicio è che anche Renzi faccia lo stesso visto il dichiarato intento di investire in istruzione e ricerca. «La mia proposta al governo — dice — è di destinare per intero il recupero del taglio ai giovani ricercatori. Dobbiamo frenare la fuga dei cervelli, non servirli su un piatto d’argento agli altri Paesi dopo averli formati». In 5 anni il taglio di fondi all’università si è tradotto in un’emorragia di ricercatori: da oltre 60 mila a 53 mila. «Nessun comparto pubblico ha subito una simile contrazione. Questo mina la competitività del nostro Paese, le sue prospettive di crescita futura. Ma è mai possibile — conclude Paleari — che gli italiani spendano per l’università meno che per il canone Rai?». © RIPRODUZIONE RISERVATA Orsola Riva Paleari: si spende meno per la ricerca che per il canone Rai atenei del tutto svincolate dal merito. È così che l’anno scorso l’università Bicocca di Milano (che nella classifica Anvur sulla qualità della ricerca era risultata prima a pari merito con l’università di Padova) ha ricevuto — in proporzione al numero di studenti — meno soldi di quella di Messina che stava in fondo alla classifica. Proprio per arginare queste storture, il ministero sta lavorando a un nuovo sistema di calcolo della quota base incentrato sui cosiddetti «costi standard» in modo che la dote a cui ha diritto ciascun ateneo sia strettamente collegata al numero di corsi di laurea che ha acceso, a quanti sono i suoi studenti e docenti e al rapporto fra gli uni e gli altri. «L’idea — spiega Paleari — è che un’università che ha un corso con tanti studenti e pochi prof abbia diritto 59 52 46 40 a più soldi di un’altra che ha per lo stesso corso tanti prof per pochi studenti». La bozza a cui sta lavorando il ministero prevede una introduzione progressiva dei costi standard che peserebbero per il 20% quest’anno, per il 40 il prossimo e così via fino a coprire il 100 per cento della spesa storica nel 2018. Il provvedimento di distribuzione dei fondi sarà presentato nei prossimi giorni e recepito in un decreto governativo (previo passaggio all’Anvur e al ministero dell’Economia per l’approvazione dei costi standard). Paleari dice di apprezzare il gran lavoro del ministro e del suo staff anche se i dettagli non sono ancora noti. La somma finale resta però a «costo zero». Anzi molto negativa. Dal 2009 a oggi (decreto Tremonti), l’università italiana ha subito tagli per quasi un mi- L’«Economist» «Atenei al top a Roma e Milano» L’Italia non convince per qualità della vita, con buona pace del mito ormai fané della Dolce vita, ma è promossa per qualità del sistema educativo. Almeno, quello delle sue due metropoli. «Sia Roma che Milano totalizzano un punteggio pari a 100 nel nostro indice di valutazione», spiega Jon Copestake, l’analista capo dell’Economist Intelligence Unit, che cura l’indice di vivibilità. Insomma, se Roma si posiziona solo al 49° posto, con Milano al 46°, nella hit-parade sulla «vivibilità» delle megalopoli globali (il podio va a Melbourne, Vienna e Vancouver), scuole e università italiane sono di qualità internazionale: «Un punteggio perfetto — dice Copestake —. Guardando ai 30 parametri valutati dalla classifica, le due città hanno ottimi voti anche per l’ambiente culturale». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 # Il giallo di Garlasco «Segni di colluttazione sul braccio di Stasi» Dopo sette anni spunta una foto sospetta MILANO — Un paio di segni. Due foto che tornano in primo piano. E una domanda, a questo punto fondamentale: perché ci si accorge soltanto ora di quel dettaglio? O quel dettaglio, più semplicemente, è stato considerato, ai tempi, poco o per niente determinante ai fini delle indagini? Sette anni dopo il delitto di Chiara Poggi l’attenzione torna ad alcune immagini scattate dai carabinieri di Garlasco (Pavia) ad Alberto Stasi: su un avambraccio si vedrebbero due tracce, simili a graffi, forse il frutto di una colluttazione. Ci sarebbe anche questo elemento tra gli indizi raccolti durante l’estate dal sostituto procuratore di Milano Laura Barbaini nell’ambito del processo di appello «bis» in cui Stasi è imputato per l’omicidio della sua ex fidanzata, morta a 26 anni. Secondo indiscrezioni, la dottoressa Barbaini, che sta conducendo il secondo processo d’Appello contro il ragazzo, ha condotto una serie di indagini concentrando fra le altre cose la sua attenzione anche su alcune foto scattate all’indagato (da sempre soltanto lui) da uno dei carabinieri della stazione di Garlasco subito dopo il ritrovamento del cadavere. Quel giorno, mentre a casa di Chiara gli inquirenti eseguivano i primi Imputato Alberto Stasi fidanzato di Chiara Poggi, uccisa nel 2007 rilievi, uno dei brigadieri in servizio fece qualche scatto al suo fidanzato. E in quelle immagini comparirebbe anche un avambraccio con i segni delle due presunte ferite. Ad attirare l’attenzione del carabinieri furono proprio quei segni superficiali, simili a graffi, che fecero pensare a una colluttazione. Sempre secondo indiscrezioni di ieri quelle immagini finirono nel fascicolo prima della Procura di Vigevano e poi in quello processuale. Ora, sette anni dopo la morte della giovane, sarebbero state «ripescate» dal procuratore generale Barbaini. Gli interrogativi però non mancano. Il primo su tutti: perché ci si accorge soltanto ora della possibile rilevanza di quegli scatti? Le immagini sono state ingrandite per essere visualizzate meglio, in ogni dettaglio, o già allora l’obiettivo puntò direttamente ai due segni sospetti? Sembra certo che sette anni fa gli scatti non siano stati presi in considerazione dagli inquirenti poiché dagli atti non risulta che sia mai stato chiesto all’ex studente bocconiano di spiegare il motivo di quei segni. Fino a quando — nei giorni scorsi — quelle immagini (riprodotte di nuovo) sarebbero state consegnate alla dottoressa Barbaini perché le confrontasse con quelle vecchie già presenti negli atti. Nello stesso passaggio il magistrato avrebbe anche sentito come teste il brigadiere che scattò quelle fotografie e che fu il primo a parlare con Alberto Stasi poco dopo l’omicidio della sua fidanzata. Una novità, questa delle immagini, che arriva poche ore dopo quella sul presunto ritrovamento di tracce di cromosoma maschile sulle unghie di Chiara Poggi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso La donna: tre compagni più grandi colpivano mio figlio con calci e schiaffi. L’istituto: sospesi per mezza giornata Bulli e razzismo al liceo francese di Roma Bufera sulla scuola d’élite per la denuncia della moglie dell’ex console Alunni celebri Il cantante Riccardo Cocciante, 68 anni, ex allievo del liceo Chateaubriand Il ministro Marianna Madia, 34 anni, andava alla scuola francese Il divulgatore Alberto Angela, 52 anni, ha frequentato il liceo Il regista Enrico Vanzina, 65 anni, è tra gli alunni celebri ROMA — Ha cambiato scuola, ma i segni — fisici e psicologici — dei soprusi subìti per oltre quattro mesi non sono scomparsi. Botte e insulti razzisti fra i banchi esclusivi dello Chateaubriand, il prestigioso istituto francese frequentato soprattutto da figli di intellettuali, giornalisti, facoltosi professionisti, politici, attori, registi. E molti diplomatici, italiani e stranieri. Il top dell’istruzione e dell’apprendimento delle lingue, un’educazione di alto livello per un costo di almeno 7 mila euro all’anno. Ma per un ragazzino di 13 anni, J. M. figlio dell’ex console di Francia nella Capitale, in carica fino ad agosto, sono state invece settimane da incubo: tre compagni di scuola più grandi, quattordicenni, italiani, gli hanno ripetuto «sei un brutto negro», lo hanno preso a schiaffi e calci durante la ricreazione. Una persecuzione rivelata ora dalla madre e confermata dal preside Joel Lust, che parla di altri episodi di bullismo all’interno dell’istituto. «Nel febbraio scorso — racconta la donna — mio figlio, che aveva 12 anni e da tempo tornava spesso a casa da scuola con segni di contusioni, ha avuto dolori fortissimi all’addome e l’abbiamo portato in ospedale. Abbiamo scoperto che erano l’effetto di una tensione psicologica, prolungata e fortissima: solo a quel punto — prosegue la moglie dell’ex console, dipendente dell’ambasciata francese — ci ha confessato che dalla fine dell’anno precedente tre compagni di classe italiani lo colpivano con schiaffi e calci, insultandolo, almeno duetre volte a settimana. Lo abbiamo messo in malattia e ad aprile ha cambiato scuola, perdendo l’anno. Ha subìto danni psicologici accertati. E ci sono molti altri casi simili: lì razzismo e violenza sono pratica quotidiana, “brutto negro” e “viva il duce” sono espressioni comuni. E molti lasciano ogni anno la scuola perché non vengono tutelati». Un’accusa precisa, circostanziata, quella della moglie dell’alto diplomatico francese. Non è chiaro se la donna abbia presentato denuncia anche alle autorità italiane, visto che per il momento a polizia e carabinieri non risultano fatti di questo genere. Ma i genitori degli alunni — sia quelli iscritti all’Ape (Associazione genitori alunni) sia all’Upel (Unione dei genitori) — hanno scritto al- l’Agenzia dell’insegnamento francese all’estero (Aefe) a Parigi per segnalare questo e altri episodi di bullismo e razzismo allo Chateaubriand, dove il tredicenne non sarebbe l’unica vittima e dove saluti romani, slogan fascisti, botte agli studenti più giovani non sarebbero una novità. «Il fenomeno è molto più diffuso, molti non denunciano per paura e la scuola fa troppo poco», confermano i rappresentanti dei genitori che sui loro siti internet hanno da tempo inserito documenti e relazioni, nonché programmi con iniziative contro i bulli e l’harcelement, ovvero la persecuzione sistematica dei ragazzi. Una questione molto sentita, quindi, nella scuola che fra gli ex alunni vede il ministro Ma- Le famiglie in allarme Tra i banchi anche saluti romani e slogan fascisti. «Fenomeni di violenza diffusi, ma molti non denunciano per paura. E l’istituto fa troppo poco» rianna Madia, i figli di Michele Santoro ed Emilio Fede, dell’ex sindaco Franco Carraro, di Vasco Rossi e del presentatore Jocelyn, e cognomi del calibro di Eco, Comencini e Vanzina, Angela, Cocciante e Mastroianni. Alla scuola della Capitale — che ha conosciuto anche proteste e occupazioni — sono iscritti 1.500 ragazzi, dalle elementari al diploma superiore, di 30 nazionalità, divisi nelle sedi di Villa Borghese e Villa Patrizi ( Po r ta P i a ) . G l i alunni italiani rappresentano il 60 per cento degli iscritti, i francesi appena il 15. Con il passare degli anni la rivalità è aumentata, con una netta prevalenza di studenti romani. Ed è comparsa la politica, quella di estrema destra, che ha preso il sopravvento sulle comitive rap degli anni Novanta che avevano come punto di ritrovo i bar di piazzale Flaminio. «A quei teppisti la scuola non ha fatto nulla — accusa ancora la madre del tredicenne —, li hanno costretti solo a scrivere un compito sul bullismo». Immediata la replica del preside Lust, in carica da due anni e con un’esperienza di un quarto di secolo nell’insegnamento fra Madagascar e Canada: «Non è vero — ribatte —, sul caso abbiamo istituito una commissione interna, con una psicologa esterna, che all’unanimità ha concluso che si è trattato di episodi di intimidazione fisica e non di persecuzione. I tre sono stati sospesi per mezza giornata e abbiamo fatto incontri formativi in tutte le classi. È vero invece — ammette il preside — che ci sono stati episodi di razzismo e bullismo, ma sono 60 Per cento La quota di alunni italiani iscritti nella struttura stati limitati, come avviene in tutte le scuole, niente di più. L’anno scorso sono stati 3-4, come quello del figlio del console: uno di razzismo, uno con slogan fascisti, ma siamo sempre intervenuti con l’educazione». Episodi che non sarebbero però usciti dalle mura dello Chateaubriand. «Sarebbe stato utile convocare i quattro ragazzi coinvolti e farli parlare fra loro», chiarisce la psicologa Sara Di Michele, membro esterno della commissione, che aggiunge: «La famiglia del tredicenne non ha voluto». Rinaldo Frignani © RIPRODUZIONE RISERVATA Arezzo Scomparsa dal primo maggio Un frate accusato di sequestro Da tempo nel paese la gente chiacchierava di quell’amicizia tra Guerrina e frate Gratien, religioso di origine congolese. Illazioni, malelingue, calunnie senza alcun fondamento dicevano altri. Fino a quando, il 1° maggio, Guerrina Piscaglia, 50 anni, un marito in cassa integrazione e un figlio disabile di 22 anni al quale è molto attaccata, è scomparsa e pochi giorni fa il frate della congregazione africana che regge la parrocchia di Ca’ Raffaello, minuscola frazione del comune aretino di Badia Tedalda ai confini tra la Toscana e la Romagna, è stato iscritto nel registro degli indagati per sequestro di persona. Il provvedimento è stato deciso dal sostituto procuratore Marco Dioni che per sette ore ha interrogato il religioso. Chiedendogli, senza ottenere una risposta convincente, anche di un particolare contenuto della denuncia di scomparsa presentata dal marito della donna, ovvero una misteriosa riunione organizzata il giorno prima della sparizione in casa della donna alla quale avevano partecipato, oltre al marito, anche frate Gratien e uno sconosciuto venditore ambulante che frequentava la montagna a bordo di una vecchia auto di colore giallo. Molti i sopralluoghi effettuati dai carabinieri del Ris di Roma, ma i risultati ancora restano riservatissimi. Marco Gasperetti © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 italia: 51575551575557 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Cronache 21 italia: 51575551575557 Trasporti Un mese fa l’odissea dei viaggiatori senza bagaglio per un altro sciopero di SERGIO RIZZO S uccede anche nelle migliori famiglie. «Caos nei cieli d’Europa per sciopero controllori Francia», titolava l’Ansa il 25 giugno scorso. E anche allora disagi negli aeroporti di tutta Europa, centinaia di voli cancellati, proteste delle compagnie. Succede, da che esiste l’aviazione civile. I meno giovani ricorderanno come per stroncare lo sciopero degli uomini radar che aveva messo in ginocchio gli Stati Uniti il presidente Ronald Reagan ne licenziò d’un colpo decine di migliaia. Succede. Ma quello che è accaduto in Francia due mesi e mezzo fa, con ripercussioni economiche ben maggiori, non è minimamente paragonabile agli effetti dello sciopero indetto ieri da un paio di sigle sindacali dei nostri controllori di volo. Loro sono la Francia, e noi l’Italia. A loro si perdona più facilmente un disservizio, una protesta, un ritardo. E poi a Parigi, sciopero o no, si ritorna sempre. Mentre a Roma… Giusto un mese fa era in pieno svolgimento a Fiumicino lo sciopero bianco dei lavoratori dell’handling Alitalia contro gli esuberi previsti per l’acquisizione della compagnia italiana da parte dell’araba Etihad. Migliaia di bagagli di viaggiatori appena arrivati all’aeroporto o in partenza dallo scalo romano rimasero a terra, ammucchiati negli androni e nei magazzini. Per restituirli ai legittimi proprietari, la stragrande maggioranza dei quali (ovviamente) turisti, si caricarono su tir e si spedirono in giro per gli aeroporti italiani ed europei mentre il capo della rivolta, intervistato in forma anonima da Repubblica, prometteva lotta senza quartiere. A oltranza. In fila Decine di passeggeri in attesa ai banchi delle compagnie aeree. Sopra uno dei tabelloni con gli orari delle partenze da Fiumicino: molti i voli cancellati (Ansa/Telenews) Aerei cancellati, turisti stranieri a terra Le cattive abitudini di Fiumicino Nuova giornata di disagi per l’agitazione dei controllori di volo L’agosto nero La decisione Agli inizi di agosto le maestranze degli addetti di Alitalia, mentre veniva ufficializzata per loro la procedura di mobilità, attuano uno sciopero bianco Il caos Centinaia di valigie allo scalo di Roma Fiumicino non vengono consegnate o non partono per nulla. Alla fine saranno 14-15 mila i bagagli rimasti fermi e che saranno poi riportati ai proprietari con costi extra per la compagnia aerea Sui giornali inglesi Lo sciopero dei controllori di volo di ieri in Italia, invece, ha avuto ripercussioni sui media britannici (foto sopra) dove si parla di decine di voli cancellati da e per gli scali inglesi Si trova in una situazione oggettivamente difficile, quel signore, insieme ai suoi colleghi nella lista degli esuberi. Ma qui non vogliamo entrare nel merito delle motivazioni di quell’agitazione di un mese fa, o dello sciopero degli uomini radar. In entrambi i casi si è trattato di proteste tutto sommato limitate. Tuttavia la domanda alla quale si deve rispondere è: con la reputazione che hanno i nostri servizi pubblici, ci possiamo per- mettere di avere il principale aeroporto del Paese — e molti altri sparsi per tutta la penisola, visto che ieri sono saltati decine di arrivi e decolli da Venezia a Catania passando per Orio al Serio — che per un motivo e per l’altro funziona a corrente alternata? E proprio nei giorni più delicati per gli spostamenti dei turisti stranieri? Andrebbe ricordato co- Reputazione A giugno si bloccarono gli scali francesi ma la ripercussione mediatica fu molto minore Il volto del Paese L’aeroporto romano è il volto del Paese per milioni di persone che vengono in Italia me nel 2013, un anno nel quale il turismo mondiale ha registrato un autentico boom con un aumento delle presenze in Europa del 2,6 per cento, l’Italia abbia subito, unica fra i 28 Paesi dell’Unione, un calo di ben il 4,6 per cento. Il che la dice lunga su come funzionano da noi le cose. Allo sciopero di ieri, dicono i dati, ha aderito appena un controllore di volo su quattro. Di più: la protesta era stata anticipata con un congruo anticipo, a differenza di quella del mese scorso. Ma questo non ha impedito alle compagnie internazionali low cost quali Easyjet e Ryanair di cancellare un numero impressionante di voli. Sappiamo come funziona. Le agitazioni vengono anche utilizzate da certe compagnie per risparmiare tagliando rotte anche quando magari non è necessario. E scaricando la responsabilità sulle proteste: in questo caso, sui soliti italiani incapaci e scansafatiche. Fin troppo facile. Gli effetti di un’agitazione come quella di un mese fa o di ieri vanno però ben oltre le loro semplici conseguenze economiche. Certamente rilevanti, se si pensa che per restituire i bagagli non consegnati ad agosto l’Alitalia ha speso oltre un milione, e che soltanto Ryanair ha annullato ieri 96 voli da e per l’Italia (ma nel complesso, solo a Fiumicino, sono stati 130 quelli cancellati). Perché l’aeroporto Leonardo Da Vinci non è soltanto il principale scalo italiano, ma è la faccia del Paese agli occhi di milioni di persone che vengono in Italia. E non è, diciamo la verità, una gran bella faccia per un Paese che già non è considerato al top dell’efficienza. Oggi lo sciopero dei controllori di volo, mentre i turisti ritornano a casa. Ieri i bagagli che restano a terra, proprio nel giorno in cui l’amministratore delegato della Etihad viene a chiudere l’accordo per comprare la nostra compagnia di bandiera sull’orlo del crac. Tutti i giorni, viaggiatori ignari che arrivano e devono scucire un patrimonio per farsi portare dal taxi in città. O rassegnarsi a prendere un trenino che a tutto assomiglia tranne che a una metropolitana: avvilente, rispetto ad aeroporti come quello di Madrid. Anche se non peggiore rispetto allo stato disastroso del trasporto pubblico urbano di Roma. Ci si può allora lamentare se la storia finisce, com’è finita, sui giornali e sui siti internet stranieri come emblema di tutti peggiori i luoghi comuni sull’Italia? © RIPRODUZIONE RISERVATA I dati dell’Aci Canale di Sicilia Ogni anno 40 mila incidenti causati dal sonno al volante La bambina nata a bordo della nave che salva i migranti Quarantamila incidenti (in Italia) e 240 mila (nell’Unione europea) che si potrebbero evitare dormendo quando il corpo lo richiede. Il sonno al volante, infatti, è la causa del 22% di tutti gli scontri per le strade: spesso molto gravi, con un rischio di mortalità più che doppio rispetto a quelli determinati da altre cause. A sostenerlo è l’Aci, Automobile Club d’Italia, che ha presentato ieri a Monza — in occasione del Gran Premio di Formula 1 — la campagna «Sleep stop» che evidenzia i benefici di una breve pausa di sonno durante i lunghi tragitti in auto. L’iniziativa — sostenuta dalla Federazione internazionale Italia ed Europa dell’automobile — si propone La stanchezza provoca di convincere i conducenti a il 22% di tutti gli scontri non sottovalutare i segnali di stanchezza al volante e a In Europa sono 240 concedersi 15-20 minuti di mila ogni dodici mesi riposo. Nell’ambito della campagna è stato predisposto un questionario, pubblicato su www.aci.it, che possono compilare gli automobilisti. «Il problema è serio: ogni anno 800 automobilisti muoiono di sonno sulle strade italiane», dice il presidente dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani. «L’attenzione delle istituzioni internazionali sul tema della sonnolenza alla guida è sempre più alta — aggiunge Jean Todt, presidente Fia — e lo dimostra la direttiva Ue che sottopone gli automobilisti a test valutativi al momento del rilascio o del rinnovo della patente per accertare patologie che compromettano il riposo notturno». È stata chiamata Yambambi Yete la bimba nata sulla nave «Euro» della Marina militare, che ha soccorso sua madre imbarcata a bordo di un gommone nel Canale di Sicilia con altri 92 migranti. «La piccola pesa circa 3 chili e sta bene, come la mamma. Per noi è stata una grandissima gioia, che ci dà nuove motivazioni e conferma l’importanza della missione», ha detto il capitano di fregata Cristian Nardone, comandante della «Euro». Fatimada, la mamma, originaria del Gambia, si trovava insieme con il marito Lame Yete (magazziniere che viveva a Tripoli), al figlio e ad altre 90 In gommone persone su un gommone in difficoltà. Il personale medico La madre viaggiava della nave italiana che li ha con altre 92 persone soccorsi «si è subito reso a bordo di un conto che il parto era gommone in difficoltà imminente e che non ci sarebbe stato il tempo di realizzare un’evacuazione medica con l’elicottero in dotazione sulla fregata. A quel punto è stato necessario organizzare uno spazio sulla nave per permettere alla donna di partorire in condizioni igieniche e di sicurezza adeguate». Alle 15.23 di ieri Yambambi è venuta alla luce «senza complicazioni» ed è stata affidata alla mamma e al papà. La notizia della nascita a bordo ha fatto il giro della nave e diversi marinai hanno proposto ai genitori di aggiungere «Eura» come secondo nome per la bambina. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 italia: 51575551575557 www.yamatovideo.com Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 Lo studio Senza emettere suoni o usare un computer sono stati trasmessi e ricevuti saluti: «Ciao», «Buongiorno» Le cifre Condé Nast L’invio L’esperimento L’Italia piace agli stranieri Ma gli hotel: arrivi in calo I messaggi pensati e poi «tradotti» in codice binario – pari a 140 bit – vengono inviati via Internet a un altro computer a Strasburgo 8.000 k m FRANCIA Più di tutti. Meglio di tutti. È l’Italia, per il secondo anno consecutivo, la miglior destinazione al mondo. Lo dicono i risultati del sondaggio condotto dalla versione inglese di Condé Nast Traveller, un punto di rifermento per il turismo di lusso. Il nostro Paese ottiene un giudizio medio di 94,49 punti (su un massimo di cento). Gli elementi di forza? La cultura e la cucina. Al secondo posto si piazzano gli Stati Uniti (93,89 punti). Medaglia di bronzo per la Francia (92,98). A livello cittadino, invece, le cose cambiano. New York — tra le destinazioni non inglesi — batte tutte, seguita da Parigi, Roma e Barcellona. Venezia chiude la cinquina. Ma se dal Regno Unito arriva un ottimo risultato, non si può dire lo stesso per quelli forniti ieri da Federalberghi. Perché il mix di crisi economica e capricci del meteo ha portato INDIA La conversione Il «trasmittente» in India Il «ricevente» in Francia Questi segnali vengono trasmessi a un pc e convertiti in codice binario: Il volontario indossa un casco con elettrodi (in grado di registrare i segnali cerebrali) e si trova davanti a uno schermo su cui si muove una palla 1 Se la palla passa sulla parte superiore il volontario deve pensare di alzare la mano per aver pensato l’alzata di mano Una volta arrivati i segnali vengono inviati sotto forma di impulsi luminosi al caschetto della persona ricevente che li traduce in messaggio 1011011001 0101101001 1001011101 0 per aver immaginato il cerchio con il piede Se questa passa sulla parte inferiore il volontario deve pensare di tracciare un cerchio con il piede Fonte: «Conscious Brain-to-Brain Communication in Humans Using Non-Invasive Technologies» Parlarsi solo con la forza della mente L’eterna ricerca della telepatia trice di caschi per elettro-encefalografie senza fili o wi-fi, che ha promosso l’esperimento (per questo c’è chi ha paventato un conflitto di interessi). I volontari sono stati posti davanti ad uno schermo su cui si muoveva una palla e invitati a pensare di alzare una mano quando la palla passava sulla parte superiore dello schermo, informazione tradotta dal computer come «1». E a pensare di tracciare un cerchio con il piede quando si muoveva in basso, gesto tradotto con «0». Una serie di 140 bit sono stati inviati dalla sede indiana a quella di Strasburgo e poi trasmessi al cervello, grazie all’utilizzo di robot di stimolazione magnetica transcranica. Nel 2013, neurobiologi dell’università Duke della Carolina del Nord (Stati Uniti) erano riusciti a trasmettere informazioni tra due ratti tramite una forma di telepatia. Attualmente è anche in sperimentazione per i malati di Sla un prototipo che collega ordini cerebrali a varie tecnologie utili per il malato. Sigmund Freud, padre della psichiatria, alla telepatia credeva. Nel 1909, insieme con il suo allievo ungherese Ferenczi, fece una serie di esperimenti su una sensitiva berlinese. Nello stesso tempo svolse esperimenti di telepatia con la figlia Anna. In una lettera del 1911 scriveva a Jung: «In fatto di occultismo sono diventato molto umile dopo la grande lezione degli esperimenti di Ferenczi». Occultismo? Sì, perché all’epoca il termine tedesco okkultismus designava scientificamente quell’insieme di fenomeni chiamati in altre lingue parapsicologia, metapsichica, ricerca psichica, telepatia. Anche la telepatia era okkultismus. Uomini comunicano tra India e Francia con sensori cerebrali e Rete segnali in codice binario, a sua volta li invia via Internet ad un altro computer. Questo, a sua volta, li traduce in impulsi luminosi e li invia al caschetto della persona ricevente. Complicato, ma solo a parole. «Volevamo vedere se era possibile comunicare direttamente tra due persone leggendo le at- tività cerebrali della prima e poi trasmettendole a un’altra a grandissima distanza tramite i sistemi di comunicazioni esistenti», spiega Alvaro PascualLeone, neurologo della facoltà di medicina della bostoniana università di Harvard, co-autore della ricerca. Allo studio hanno preso parte anche fisici e neurologi dell’università di Barcellona, dell’azienda di robotica e neuroscienze spagnola Starlab e della società francese Axilium Robotics. Quello del 19 agosto è stato un primo passo dopo una decina di anni di tentativi non proprio di successo. Pascual-Leone è anche fondatore dell’azienda Starlab, produt- Primo successo L’esperimento il 19 agosto su quattro volontari: primo successo dopo dieci anni di tentativi ✒ Ora bisogna sapere quante volte riesce di EDOARDO BONCINELLI N on si tratta di telepatia nel senso tradizionale del termine, ma comunque di qualcosa di fantastico e quasi fantascientifico: trasmettere parole, elementari, da un cervello a un altro a 5.000 miglia di distanza, «senza fili». È possibile? Sì, non facile ma possibile. Il trucco sta nel trasformare onde cerebrali in onde elettromagnetiche, che poi vanno amplificate e trasmesse. All’altro capo del sistema ci sarà un ricevitore all’origine di una serie di operazioni inverse. Occorrerebbe ovviamente avere qualche particolare in più e mettere l’occhio sulla statistica del sistema — quante volte su cento il gioco riesce? 70, 90 o addirittura 100? — ma non vale la pena di prenderla per la classica «bufala estiva». Sappiamo da tempo trasformare segnali cerebrali in segnali elettromagnetici, per aiutare persone gravemente paralizzate e costrette all’immobilità. In questa maniera sappiamo anche muovere con precisione estrema un arto meccanico nei cosiddetti esperimenti di Bci, brain computer interface, interfacciamento di cervello e computer. Quello che c’è in più qui è la trasmissione senza fili e la distanza, ma certo questo non è un problema, dai tempi di... Marconi. Detto che non è impossibile, che scenari si aprono per il futuro sulla base di questa certo non usuale notizia? Pericoli per la «lettura del pensiero» non ce ne sono; se il primo individuo non vuole trasmettere nulla, nulla viene trasmesso. Se però i due soggetti sono consenzienti si potrebbe mettere su una gigantesca comunità di conversanti: un social network globale per tutto e per tutti. Vista la frequenza e l’assiduità con la quale molte persone usano il cellulare, c’è da credere che la cosa prenderebbe piede. Scherzi a parte, tutto ciò potrebbe essere l’avvio di una nuova fase della nostra evoluzione culturale con la formazione di una comunità cerebrale, se non neurale, di soggetti liberamente ma facilmente comunicanti. Chi vede il demonio dappertutto inorridirà, ma chi ha fiducia nell’uomo potrebbe intravedere brillanti opportunità. Per cento Il calo del tasso di occupazione tra i lavoratori a tempo indeterminato nel settore alberghiero luglio e agosto — mesi clou per il turismo italiano — a registrare un saldo negativo rispetto all’anno precedente. A rilevarlo è l’indagine congiunturale di Federalberghi che segnala il crollo della domanda interna, non compensata dall’aumento dei visitatori stranieri. Il saldo dei pernottamenti da giugno a agosto è pari allo 0% (rispetto allo stesso periodo del 2013): se giugno ha registrato un incremento, i mesi di luglio e agosto fanno registrare un ribasso rispettivamente dello 0,6% e dello 0,2%. L’andamento è determinato dal calo della domanda italiana (-0,6%) e da un leggero incremento di quella straniera (+0,6%). Negativi i dati sull’occupazione: nello stesso periodo si registra un -1,3% frutto di un -2,9% di lavoratori a tempo indeterminato e di un -0,3% di lavoratori a tempo determinato. © RIPRODUZIONE RISERVATA Mario Pappagallo @Mariopaps © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Sudoku Diabolico 4 3 Giochi e pronostici 1 6 9 1 9 7 4 8 2 Puzzles by Pappocom Trasmettere i propri pensieri, o leggere ciò che passa nella testa altrui, è stato sempre un sogno dell’uomo. Fin dai suoi primi passi nella Storia. Telepatia in amore, ai fini del potere, come potente «arma» in guerra, per leggere le mosse di un nemico o per carpire informazioni a chi non vuole rivelarle, in medicina per comunicare con persone paralizzate o incapaci di parlare. Un sogno che comincia a materializzarsi con la telepatia hi tech, sperimentata con successo il 19 agosto da un gruppo di ricerca internazionale. Forse primo passo (molto embrionale per ora) di una nuova era. Simile a quella che già percorriamo virtualmente nei romanzi o nei film ambientati nello spazio, in universi paralleli, in anni neanche tanto lontani nel futuro (Babylon 5 dove ci sono esseri umani ogm telepatici, per esempio, si svolge nel 2068). Il 19 agosto, quattro persone, due in Francia (Strasburgo) e due in India, sono riuscite a scambiarsi «buon giorno», «arrivederci», «ciao», solo collegando i loro cervelli via Internet. Niente di scritto, nessuna parola. Seduti a circa 8 mila chilometri di distanza gli uni dagli altri. L’esperimento, pubblicato sulla rivista scientifica PlosOne è stato realizzato utilizzando un casco dotato di elettrodi che registrano i segnali cerebrali di una persona e li trasmettono ad un Pc che, dopo aver convertito i -2,9 8 6 9 2 5 3 9 1 3 7 3 4 Altri giochi su www.corriere.it 8 6 Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 LA SOLUZIONE DI IERI 3 8 5 7 4 9 1 6 2 9 7 4 1 6 2 8 3 5 1 2 6 3 5 8 7 9 4 5 4 7 9 8 3 6 2 1 6 3 1 4 2 7 9 5 8 8 9 2 5 1 6 4 7 3 7 5 9 8 3 4 2 1 6 2 1 8 6 9 5 3 4 7 4 6 3 2 7 1 5 8 9 Lotto Estrazioni di sabato 6 settembre 2014 BARI CAGLIARI FIRENZE GENOVA MILANO NAPOLI PALERMO ROMA TORINO VENEZIA NAZIONALE 73 11 3 71 83 73 48 28 26 9 35 7 85 14 85 31 36 53 40 35 12 13 36 55 29 80 40 22 25 41 86 53 24 35 70 36 26 38 49 54 78 17 8 86 22 72 90 51 24 78 89 5 79 68 3 10eLottoI numeri vincenti 3 7 9 11 12 14 26 28 29 31 35 36 40 48 53 55 71 73 83 85 73 Numero Oro SuperenalottoCombinazione vincente 26 33 53 61 73 82 23 numero Jolly 21 numero SuperStar Jackpot indicativo prossimo concorso: 25.800.000,00 Ai 6: - Ai 4: 370,72 Ai 3 stella: 2.078,00 Ai 3: 20,78 Ai 2 stella: 100,00 Ai 5+ Ai 5 stella: - Agli 1 stella: 10,00 Ai 5: 64.984,40 Ai 4 stella: 37.072,00 Agli 0 stella: 5,00 Lotto Svizzero 7 11 32 33 34 39 1 Chance www.corriere.it/giochiepronostici Joker 692561 Replay 13 24 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Economia A Wall Street Il gruppo cinese sorpasserà il social network che raccolse 16,6 miliardi. Capitalizzazione prevista di 163 miliardi La lente CORRIERECONOMIA ECCO COME Il tesoro di Alibaba vale più di Facebook GUADAGNARE CON I TASSI ZERO Domani il collocamento, previsto un incasso di 24 miliardi di dollari G uadagnare con i tassi vicini allo zero. Dopo la mossa della Banca centrale europea che ha tagliato il costo del denaro allo 0,05 per cento, i portafogli degli investitori si trovano a fare i conti con rendimenti sempre più magri. Anche se, con la dinamica dei prezzi praticamente ferma (-0,1 per cento nell’ultimo anno), i rendimenti pur molto bassi sono reali. «CorrierEconomia», il supplemento di economia e finanza in edicola domani con il. «Corriere della Sera», ha fatto una ricognizione sulle strategie utili a chi si domanda come investire adesso. Con i rendimenti bassi per guadagnare più del due per cento è necessario prendersi più rischi sia in campo obbligazionario che in campo azionario. Chi preferisce i bond e ha guadagnato molto con i Btp negli ultimi tre anni ora deve decidere se realizzare i profitti accumulati. Ora sul fronte obbligazionario bisogna allungare molto le scadenze: il Btp a dieci anni rende poco più del 2% lordo. L’altra strada da percorrere è quella dei bond in valuta: il rafforzamento del dollaro e di altra valute sulla scia della moneta Usa, aiuta l’export delle aziende italiane e indica una direzione per investire. Senza però esagerare perché la scommessa valutaria comporta sempre una buona dose di rischio. E la Borsa? Alle azioni non piace la deflazione, ma la liquidità abbondante sul mercato per ora può sostenere le quotazioni. Giuditta Marvelli DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — Domani alle 9.30 ora di New York, quando com’è tradizione suona la campanella di Wall Street, si aprirà la caverna di Alibaba. È arrivato il giorno dell’Ipo (l’Offerta pubblica iniziale) delle azioni del gigante cinese dell’e-commerce. Il prezzo di un’azione è stato stimato tra i 60 e i 66 dollari; la valutazione effettiva si avrà nella settimana del 15 settembre, al termine del road show che porterà l’offerta di Alibaba anche a Hong Kong, Singapore, Londra, Los Angeles e il Medio Oriente. Al prezzo di 66 dollari l’Ipo potrebbe fruttare 24 miliardi di dollari circa: sarebbe il record nella storia della Borsa, finora detenuto con 22,1 miliardi dalla Agricultural Bank of China che debuttò nel giugno 2010 a Hong Kong e Shanghai. Nel campo di internet il primato è di Facebook con 16 miliardi nel maggio 2012 a New York e una capitalizzazione di mercato di 81,2 miliardi (ora ne vale 201). La valutazione di Alibaba potrebbe attestarsi a 163 miliardi di dollari secondo i conti del «Financial Times»; 155 per il «Wall Street Journal». Amazon vale 160 miliardi, eBay 67. Il fondatore di Alibaba, l’ex professore di inglese Jack Ma, che nel 1999 ha aperto la Cina al commercio online, ha scritto una lunga lettera agli investitori: «Fin dall’inizio volevamo una società cinese ma che dollari ad azione milioni di titoli in vendita Verso la Borsa 163 miliardi di dollari 24 421,2 7,95 il valore della società miliardi di dollari la cifra che potrebbe raccogliere con la quotazione 1999 la data di fondazione della società Confronto delle più grandi quotazioni tech 320 miliardi di dollari il giro d’affari nel 2013 85 60-66 19,6 38 26 70 Il fondatore Jack Ma, il fondatore e presidente di Alibaba, è diventato ormai l’uomo più ricco della Cina con una fortuna stimata in 21,8 miliardi di dollari 2012 2013 struttura di governance architettata da Jack Ma. Si tratta di una partnership di 27 uomini con il diritto di nominare anche dopo l’Ipo la maggioranza dei membri del consiglio d’amministrazione. Il cinese Ma difende la strategia nella sua lettera spiegando che «il nostro ecosistema è troppo complesso e troppo importante perché dipenda da uno o due fondatori o consiglieri d’amministrazione, per quanto possano essere capaci». Una frase che si può interpretare in diversi modi. Jack insiste che gli azionisti dovranno «condividere una visione segnata da una missione, una visione di lungo termine, non basata su guadagni di breve termine». Jack Ma ha dovuto rivelare l’assetto azionario per questa operazione: il fondatore ha l’8,8% del pacchetto. Ne metterà sul mercato l’uno per cento, che dovrebbe fruttargli 841 milioni di dollari. Yahoo, che ha il 22,4%, venderà un 6% incassando tra i 7 e gli 8 miliardi. Il gruppo telecom giapponese SoftBank, primo azionista con il 30% circa di Alibaba, non prevede di cedere azioni in questa Ipo. Negli ultimi mesi Alibaba ha speso molto, in campi diversi (si dice per agire prima di essere soggetto al controllo degli azionisti di Wall Street). Per 192 milioni Jack Ma si è comprato il 50% dell’Evergrande di Guangzhou, il club di calcio guidato da Lippi e rinforzato con Diamanti e Gilardino: da allora la squadra è stata eliminata dalla Coppa di Cina e dalla Champions d’Asia che aveva vinto l’anno scorso; anche in campionato è in testa ma ha perso diverse volte da formazioni molto meno ricche e tra i tifosi cinesi circola la voce che Alibaba abbia portato un sortilegio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Patuano: Brasile, acceleriamo gli investimenti © RIPRODUZIONE RISERVATA TRIBUNALE CIVILE DI BOLOGNA Sezione Fallimentare il giorno 19 settembre 2014 ad ore 13,00 per il lotto n. 1 presso la sala delle udienze del Tribunale di Bologna Sala Tassinari - Municipio di Bologna - Piazza Maggiore 6 - Bologna VENDITA SENZA INCANTO DEL COMPLESSO AZIENDALE DI PERTINENZA DEL FALLIMENTO CASTELLI SPA IN LIQUIDAZIONE N. 142/14 G.D.: Dott. Pasquale Liccardo CURATORE: dott. Mauro Morelli Si procede alla vendita del complesso aziendale avente quale attività principale “progettazione, produzione, distribuzione e installazione, sia in proprio che in nome e/o per conto di terzi, di mobili, pareti amovibili divisorie ed attrezzate, sedie per ufficio, per ambienti comuni e per collettività, mobili in genere, serramenti, arredamenti in legno ed in qualsivoglia altro materiale tecnologicamente atto alla produzione ed al commercio”. 1) La vendita ha riguardo al complesso aziendale stimato dal Prof. Angelo Paletta compreso tutti i beni mobili nella consistenza indicata nella relazione di stima redatta dal Prof. Ing. Giuseppe Cantore contenuto nel fascicolo del fallimento CONDIZIONI DI VENDITA Per il lotto 1 il prezzo base d’asta è di € 2.500.000,00 composto dall’intero complesso aziendale ed in particolare da beni mobili, magazzino, marchi, nonché diritti di proprietà intellettuale; Le offerte in aumento non potranno essere inferiori ad Euro 10.000,00 per il lotto n. 1, Modalità di pagamento Termine massimo di pagamento è 60 giorni dall’aggiudicazione. Ogni offerente, tranne il fallito e tutti i soggetti per legge non ammessi alla vendita, dovrà depositare entro le ore 12 dell’ultimo giorno non festivo precedente quello delle vendite, presso l’Ufficio Unico Vendite presso il Tribunale di Bologna, Via Farini n. 1, unitamente all’istanza in bollo di partecipazione all’asta, la ricevuta di effettuato pagamento sul conto corrente bancario n. 52.225,42, Cod. Iban IT 91 B 01030 02400 000005222542, acceso presso Monte Paschi di Siena sede di Bologna Via Rizzoli n. 6 di una somma pari al 20% del prezzo da lui proposto da imputarsi a cauzione; Per maggiori informazioni relative alle modalità di partecipazione alle vendite rivolgersi al curatore della procedura fallimentare dott. Mauro Morelli con studio in Bologna tel. 051/223336. Avviso di vendita e perizie di stima su www.astegiudiziarie.it. Guido Crosetto, ex parlamentare del Pdl e tra i fondatori di Fratelli d’Italia, potrebbe approdare in Finmeccanica e da lì diventare presidente dell’Aiad, l’Associazione delle aziende italiane che si occupano di aerospazio, difesa e sicurezza. L’ex sottosegretario e fondatore di Fratelli d’Italia conferma: «Me l’hanno chiesto da mesi, ma io non ho ancora deciso». dia prodotti dal gruppo guidato da Vincent Bolloré. Un passo avanti verso quella convergenza che sta alimentando le attese per un possibile ingresso di Mediaset sulla scena. «In una fase di trasformazione del settore i distributori di contenuti potrebbero in futuro avvicinarsi ai distributori di dati — ha spiegato Recchi —, chiunque vende contenuti per noi è un interlocutore. Oggi abbiamo un accordo solido e stabile con Sky — ha ricordato il presidente di Telecom — ma ogni società di contenuti per noi è un venditore di prodotti». Dunque anche Mediaset con la quale tuttavia «ad oggi non ci sono stati contatti» ha aggiunto Recchi escludendo discussioni «su un’alleanza. Non ne abbiamo mai parlato». Secondo alcuni osservatori il tema della convergenza potrebbe riportare l’attenzione sul tema della rete, su cui il presidente della Cdp, Franco Bassanini, via Twitter, è entrato in polemica con Recchi: «Giuseppe Recchi a Cernobbio: "Rete tlc inadeguata, in Italia manca la domanda!" — ha twittato Bassanini —. Della serie: saremo il Paese dei mandolini e della pizza». L’ingresso in Telecom di Vivendi è legato all’uscita di Telco. I soci della cassaforte, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali sono tutti venditori. Ieri a Cernobbio il presidente delle Generali, Gabriele Galateri di Genola ha ribadito la posizione della compagnia triestina «La quota in Telecom — ha detto — verrà gestita nell’ottica della redditività e dell’interesse degli assicurati e degli azionisti». Sulla stessa linea il direttore generale di Intesa Sanpaolo, Gaetano Miccichè: «Venderemo la quota quando ci sarà la migliore utilità». © RIPRODUZIONE RISERVATA Federico De Rosa DA UNO DEI NOSTRI INVIATI CERNOBBIO — La battuta d’arresto su Gvt non cambia (per adesso) i piani di Telecom Italia sul Brasile dove, anzi, l’amministratore delegato, Marco Patuano, ha deciso di accelerare gli investimenti. «L’opportunità che stiamo vedendo in Brasile è quella di accelerare i nostri investimenti e fare la banda ultralarga mobile sulla scorta di quello che stiamo facendo in Italia dove abbiamo risultati molto interessanti — ha spiegato il manager che insieme al presidente di Telecom Giuseppe Recchi ha partecipato ieri al workshop organizzato da The European House-Ambrosetti a Villa d’Este —. Sono sicuro che dovremo guardare al Brasile come a un’opzione di crescita». Certo, qualcosa rispetto ai piani originali andrà rivisto ora che Telefonica ha messo le mani su Gvt, soffiandola proprio a Tim Brasil. «Il fatto di avere una revisione dei nostri programmi originali non è certamente qualcosa che deve sorprendere» ha detto Patuano, «siamo aperti a valutare tutte le alternative che dimostrino di offrire una crescita organica». Ma il Brasile è solo uno dei fronti aperti. C’è anche l’Argentina, dove l’accordo per la cessione di Telecom Argentina alla Fintech di David Martinez rischia di non arrivare a compimento. Telecom ha esteso fino al 25 ottobre il temine per il closing ma «le estensioni non possono durare all’infinito». È molto probabile che a fine ottobre la controllata argentina torni nel perimetro delle attività. Sullo sfondo resta sempre il nodo relativo all’azionariato e in particolare lo «scambio» tra Telefonica e Vivendi, suggellato dalla Giuseppe Recchi e Marco Patuano cessione di Gvt che Cesar Alierta pagherà anche girando a Vivendi l’8,2% di Telecom Italia e liquidando così la sua posizione. L’ingresso di Vivendi apre nuovi scenari per il gruppo telefonico, che potrebbe a questo punto beneficiare dei contenuti me- Nomine Quella sorpresa di Crosetto in Finmeccanica CERNOBBIO — Ferrovie dello Stato non ci sta a farsi tirare in ballo dal Ntv nella polemica sulla concorrenza aggressiva, o sleale, operata nei confronti del primo vettore alternativo sulla alta Velocità, oggi in grave crisi finanziaria. «Non ce l’hanno con noi ma con l’Authority sui Trasporti, che deve indicare i criteri per la determinazione del pedaggio da parte di Rfi», spiega Michele Elia (foto) amministratore delegato delle Fs. «Loro ritengono che attualmente sia troppo alto». Tutto l’iter Guido Santevecchi Telecom Bassanini accusa: la rete? Non è adeguata. Non siamo il Paese dei mandolini Contenuti Recchi: contenuti, accordo solido e stabile con Sky «Italo-Ntv? Nessun ostruzionismo da Fs» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI 2004 D’ARCO appartenesse al mondo, negli ultimi dieci anni ci siamo misurati sulla nostra capacità di cambiare la Cina. Ora saremo giudicati sul grado di progresso che porteremo al mondo». Non sono parole modeste, d’altra parte i numeri sono con il cinquantenne di Hangzhou: con le sue piattaforme Taobao (simile a eBay) e Tmall (in cui i grandi marchi vendono direttamente ai consumatori) ha 279 milioni di compratori attivi e 8,5 milioni di venditori. Controlla l’80 per cento dell’ecommerce cinese, in costante crescita. Alibaba è anche molto più redditizio dei grandi gruppi internet americani, con margini operativi di profitto al 43 per cento nel secondo quadrimestre di quest’anno (Amazon nello stesso periodo ha solo raggiunto il pareggio). Quindi, quella delle azioni di Alibaba sembra davvero la caverna del tesoro. Ma gli analisti mettono in guardia sulla D’Elia © RIPRODUZIONE RISERVATA per il nuovo pedaggio, precisa, dovrebbero concludersi tra 6-12 mesi. Attualmente Ntv paga 105 milioni per l’accesso alla rete ad Alta Velocità, già ridotti di recente dai precedenti 120. «Secondo le regole Ue il pedaggio deve essere legato ai costi diretti per la circolazione sulla rete», continua Elia, e serve a Rfi per rimborsare il debito di 4,2 miliardi contratto per gli investimenti sulla alta Velocità. «Ed è un pedaggio uguale per tutti, per Trenitalia come per Ntv. Non c’è alcuna prevaricazione da parte nostra. La concorrenza è fatta tra imprese, anche sulle tariffe. Sono stati loro a dire che entravano nel mercato per abbassare i prezzi. Ora come fanno a dire che sbagliamo noi perché facciamo tariffe a 9 euro? Adesso poi le stanno proponendo loro...». Circa l’approdo in Borsa delle Ferrovie, Elia ha indicato invece come data di riferimento la fine del 2015. «Stiamo lavorando, c’è bisogno di una stabilizzazione delle regole e di tutti i fattori in gioco, spero che tutto si definisca nel 2015». Fabrizio Massaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Economia 25 italia: 51575551575557 Industria L’ipotesi di una parziale riapertura anche dell’altoforno Il caso Jindal a un passo dalla Lucchini Missione indiana a Firenze L’incontro con il premier e i lavori al porto di Piombino La divisa Walmart? Se la pagano i dipendenti Un semplice specchietto infografico pubblicato sull’intranet aziendale che avvisa del cambio della divisa dei lavoratori. «Per aiutare i clienti a trovarvi» spiega con un messaggio Barbara Simone, responsabile delle risorse umane. Un messaggio come tanti, se non fosse che in Walmart, la multinazionale statunitense della grande distribuzione che ha pubblicato qualche giorno fa l’avviso sul web, sono volate proteste e commenti anonimi indignati. Perché la nuova divisa (t-shirt bianche o blu e pantaloni neri o color kaki. Vietati i jeans) è a carico dei dipendenti. «Con tutto il rispetto per l’azienda - ha scritto un lavoratore online - questo è un altro onere finanziario per la nostra famiglia in cui il mio stipendio è l‘unica fonte di reddito. Pagare per una nuova uniforme è sciocco, quella che abbiamo cos’ha che non va? ». Dello stesso identico tenore le altre segnalazioni pubblicate sul web. «Continuare a cambiare il dress-code non ci aiuta, soprattutto se è a carico nostro». Polemiche e segnalazioni che sono finite anche su Our Walmart, una pagina online creata proprio in difesa dei dipendenti Walmart. Non è la prima volta infatti che il colosso Usa fondato negli anni ‘60 da Sam Walton, finisce al centro delle polemiche. Nel 2011 fu addirittura intentata una mega class action da un milione e mezzo di impiegate che lamentavano discriminazioni salariali. E a fine 2013 alcuni lavoratori dell’Ohio, in occasione della festa del ringraziamento, fecero partire una vera e propria colletta alimentare interna per sostenere il menu del ringraziamento suscitando polemiche sui bassi salari erogati dal colosso americano. «Potete comprare le nuove divise con lo sconto nel nostro store online» si è affrettata a precisare la responsabile delle risorse umane Barbara Simone. E i commenti indignati sono giustamente triplicati. Corinna De Cesare © RIPRODUZIONE RISERVATA Un incontro riservatissimo con il premier Matteo Renzi ieri mattina in prefettura, poi un summit con il governatore della Toscana Enrico Rossi. E, a sorpresa, una scritta sul libro degli ospiti che ha il sapore di un accordo vicino: «Speriamo di aiutare Piombino a tornare ai vecchi giorni di gloria con il nuovo piano industriale». Il magnate indiano Sajian Jindal, alla guida del gruppo Jsw (oltre 9 miliardi di fatturato) torna a Firenze dove quattro anni fa si era sposata la figlia Tanvi con un matrimonio da favola e mille invitati, e apre una nuova stagione sulle Acciaierie Lucchini e sui 2300 operai (più mille lavoratori dell’indotto) da anni nella tempesta della crisi. Jindal ha già avanzato da mesi una proposta di acquisto parziale del polo siderurgico di Piombino, ma esclusivamente per la produzione a freddo, quella dei laminatoi. Stavolta però per la prima volta l’industriale indiano parla di piano industriale e della possibilità di tornare a produrre acciaio con la lavorazione a caldo. Nei colloqui con Renzi e Vertice Sajian Jindal, 54 anni, alla guida del colosso indiano Jsw. A destra, le acciaierie di Piombino con Rossi (al meeting hanno partecipato anche il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi, il sottosegretario alla presidenza Luca Lotti e il commissario straordina- La città Il sindaco: «E’ un grande passo in avanti, la mia città torna a sperare» L’occupazione Il piano prevede il mantenimento dei livelli occupazionali Dossier Cgia di Mestre sul lavoro Mancano progettisti software e analisti MILANO — Oltre 29 mila assunzioni ma circa 8.500 rischiano di rimanere senza coperture. È la stima della Cgia di Mestre sulla top ten delle professioni che nel 2014 presentano le maggiori difficoltà di reclutamento. Un dato, quest’ultimo, molto inferiore a quello riferito al 2009 che, in termini assoluti, era pari a quasi 17.600. Se all’inizio della crisi non si trovava oltre la metà degli infermieri /ostetriche, dei falegnami e degli acconciatori, nel 2014 le professionalità più difficili da trovare sono gli analisti e i progettisti di software (37,7%), i programmatori (31,2%), gli ingegneri energetici e meccanici (28,1%), i tecnici della sicurezza sul lavoro (27,7%) ed esperti informatici (27,4%). © RIPRODUZIONE RISERVATA rio della Lucchini Piero Nardi) Jindal avrebbe assicurato la volontà del suo gruppo di mantenere i livelli occupazionali attuali e in futuro di aumentare i posti di lavoro e di rilanciare l’industria. In una prima fase, sino a dicembre, gli indiani garantirebbero la produzione dei laminatoi per realizzare vergelle, barre, rotaie, senza però escludere una parziale riapertura dell’altoforno. Poi presenteranno il piano industriale dei prossimi due anni. E qui le indiscrezioni parlano della costruzione di un impianto Corex che oltre a una produzione avanzata ha meno impatto sull’inquinamento (il gruppo ne gestisce già due in India). Jindal è rimasto colpito dai risultati degli ultimi lavori effettuati sui fondali del porto di Piombino che garantiranno, come gli ha assicurato il governatore Rossi, l’arrivo di grandi navi per il trasporto dell’acciaio. Infine una nota di colore. Matteo Renzi avrebbe scherzato con il magnate ricordandogli il matrimonio della figlia: «Chi sceglie Firenze, sa il fatto suo», avrebbe detto il premier. Soddisfatto il sindaco di Piombino, Massimo Giuliani (Pd): «E’ un grade passo in avanti, la mia città torna a sperare». Marco Gasperetti [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 italia: 51575551575557 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 I sette giorni su Twitter di Francesco Fistetti Ogni settimana un ospite suggerisce un libro al giorno ai follower de @La_Lettura. Ecco i consigli del filosofo Francesco Fistetti 27 italia: 51575551575557 Domenica Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Niccolò Machiavelli, «Il principe». Cinquecento anni dopo, resta il testo fondativo della modernità politica. David Graeber, «Debito». Una storia affascinante del debito. «Chi deve cosa e a chi?». Luciano Canfora, «La crisi dell’utopia». Una lettura intrigante del Platone comunista, deriso da Aristofane. Jacques Godbout, «Il linguaggio del dono». E se fosse il dono che fa funzionare le società di mercato? Manuel Vázquez Montalbán, «Quintetto di Buenos Aires». Un romanzo su Buenos Aires, crocevia del mondo globale. Franco Lo Piparo, «Il professor Gramsci e Wittgenstein». Un dialogo a distanza fra il carcere di Turi e Cambridge. Enzo Traverso, «Che fine hanno fatto gli intellettuali?». Addio spiriti critici, trionfano i mediatici. Cultura La nuova stagione del Super Sound Sunday, il nuovo programma di Oprah Winfrey, comincia oggi negli Usa con Paulo Coelho che parlerà della sua vita, dei suoi film e dei suoi libri (su www.supersoulsunday.com streaming in diretta alle 17 italiane). In onda pure spezzoni di La mia Transiberiana, film di Elisabetta Sgarbi sul viaggio di Coelho dedicato a Solzhenitsyn. Il volume Il nuovo libro di Piero Boitani (1947), «Riconoscere è un dio. Scene e temi del riconoscimento nella letteratura», è pubblicato da Einaudi (pp. 474, 34). L’autore insegna Letterature comparate alla Sapienza di Roma ed è socio dei Lincei e della British Academy. A fianco: Ugo Attardi (19232006), «Ulisse uccide i Proci», particolare di PIETRO CITATI I L’arte sublime di riconoscersi Telemaco incontra il padre Ulisse ed esce dall’ignoranza Un motivo che unisce Genesi e Pirandello, Roth e Dante rivela nel cuore di Telemaco: lo stesso terrore che le donne di Eleusi avevano provato davanti a Demetra, Achille davanti ad Atena, Elena davanti ad Afrodite. Ulisse risponde: Non sono affatto un dio: perché mi eguagli agli dei? / Ma sono tuo padre, per il quale tu soffri / gemendo tanti dolori, subendo gli insulti degli uomini. Lo bacia e piange. Telemaco non gli crede: «Non sei Ulisse, tu, mio padre, ma un demone m’incanta perché pianga ancora di più, gemendo… Somigli agli dei, che hanno il vasto cielo». Ulisse insiste. Mai più ti verrà un altro Odisseo qui, / ma sono io quello, che soffrendo sventure e molto vagando / sono tornato al ventesimo anno nella terra dei padri. Allora i due scoppiano in pianto: singhiozzano più fittamente e acutamente di uccelli, ai quali i contadini tolgono i figli ancora implumi. Il paragone è capovolto: Ulisse e Telemaco si ritrovano, mentre gli uccelli perdono i piccoli. Nel corso di venti anni, Ulisse e Telemaco avevano represso nel cuo- re tante lacrime, si erano allontanati così completamente l’uno dall’altro, che ora, nel momento di ritrovarsi, tutte le lacrime vengono alla luce, fitte e acute, e danno loro un doloroso senso di perdita, come se si smarrissero per sempre. In questo momento, Telemaco riconosce il padre: non ha bisogno di metterlo alla prova né di segni, in un libro dove tutti — Ulisse, Penelope, Laerte — mettono gli altri alla prova e domandano segni. Telemaco ha visto il padre quando era bambino: dopo venti anni non lo ricorda; eppure lo abbraccia piangendo, perché è giovane e ingenuo, e il viaggio a Pilo e a Sparta ha colmato la sua mente di immagini paterne. Tra padre e figlio si stabiliscono un’affinità e una complicità strettissime. Ulisse educa Telemaco: gli insegna in poche ore tre aspetti essenziali della sua arte di vivere: la sopportazione, le parole gentili, dolci, di miele, e il segreto, cuore della sapienza. Nessuno, nemmeno Laerte, Penelope ed Eumeo, dovrà sapere che il re nascosto è uscito dall’ombra. Sotto la guida di Ulisse, Telemaco cresce rapidamente. Soltanto lui, nell’Odissea, si trasforma così sotto i nostri occhi, mentre Ulisse non si trasforma, ma si sposta dall’una all’altra delle molte possibilità del suo mondo interiore. Appena arrivato nel palazzo, Telemaco ci sembra un altro uomo: esperto, sicuro di sé, cosciente, tranquillo; capace di osservare con precisione gli uomini e le cose, come chi ha sciolto le incertezze giovanili nell’esattezza dell’età matura. Diventa quello che aveva sempre sognato: ciò che non credeva di poter mai diventare; il figlio del padre. Così il riconoscimento è completo. *** Il recentissimo, eccellente libro di Piero Boitani Riconoscere è un dio. Scene e temi del riconoscimento nella letteratura (Einaudi) sviluppa uno dei Metamorfosi Nell’«Odissea» si stabilisce una stretta affinità tra padre e figlio. E quest’ultimo diventa davvero un uomo temi fondamentali della Poetica di Aristotele. Secondo Aristotele, «il riconoscimento (anagnorisis) è un mutamento da ignoranza a conoscenza, che conduce ad amicizia oppure all’ostilità. Mentre l’Iliade è semplice e luttuosa, l’Odissea è complessa, perché dappertutto ci sono riconoscimenti». Nessuna definizione migliore verrà proposta per duemila anni. Riconoscere è un dio segue questo filo analizzando le opere maggiori della letteratura universale: Le Coefore, l’Elettra di Sofocle e Euripide, Re Lear, Amleto, la Genesi, Il paradiso perduto, Giuseppe e i suoi fratelli, Elena di Euripide, I Vangeli, Il racconto d’inverno, I racconti di Canterbury, la Commedia, La terra desolata, Il conte di Montecristo, Il fu Mattia Pascal, Giobbe di Joseph Roth. Il talento straordinario di Piero Boitani nasce dall’unione di due doni: una incomparabile ricchezza di conoscenze e l’arte sottilissima di cogliere le relazioni che rendono vivo e molteplice un testo, e lo legano a tutte le altre opere passate e future. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dialoghi Gli scrittori amici a colloquio: il libro su diritto e fede di Ian, quello sulla Shoah di Martin. E altre confidenze (anche alcoliche) McEwan e Amis, vite parallele: amiamo le cose che vanno male dal nostro inviato MICHELE FARINA LONDRA — «Le nostre vite parallele — dice Martin Amis — Abbiamo cominciato a pubblicare nello stesso periodo, entrambi abbiamo scritto 14 romanzi e due raccolte. E poi matrimoni, divorzi, figli, nuovi matrimoni: tutto nello stesso periodo...». «Vuoi dire che moriremo nello stesso periodo?» scherza Ian McEwan. Due amici, Martin e Ian, due tra i più grandi scrittori inglesi viventi, che si trovano a riflettere (dialogo pubblicato ieri dal «Telegraph») sui loro ultimi lavori let- terari, che naturalmente escono in contemporanea. The Zone of Interest è il secondo romanzo che Amis scrive sulla Shoah. In The Children Act McEwan esplora i dilemmi tra stato di diritto e religione quando si tratta di scelte mediche che riguardano i minori. Come nasce un romanzo: ospite di una cena con molti magistrati, McEwan si imbatte in un volume di sentenze scritte dal giudice padrone di casa. «Notai che molte erano legate alla religione: genitori cattolici che non vogliono veder separati i loro gemelli siamesi, un teenager testimone di Geova che rifiuta la trasfusione salva-vita... Da oggi Luca Dalisi, illustratore e fumettista, sceglie i libri per i follower de @La_Lettura Oprah Winfrey riparte con Coelho Letture Piero Boitani esplora per Einaudi scene e temi del ritrovarsi nella letteratura universale l primo riconoscimento famigliare nell’Odissea avviene nella capanna di Eumeo, ad Itaca. La capanna di Eumeo è simile a una di quelle locande così frequenti nel romanzo europeo del Settecento e dell’Ottocento: luogo di incontro e di intreccio delle trame, spazio del racconto parlato. I cani scodinzolano senza abbaiare: si sente un rumore di piedi; Telemaco arriva davanti alla porta della stalla. Eumeo si alza stupefatto, e dalle mani gli cadono i vasi del vino. Piangendo va incontro a Telemaco, gli bacia il capo, gli occhi e le mani, lo abbraccia, come un padre accoglie un figlio che torna, il decimo anno, da una terra lontana. Gli dice: Sei tornato Telemaco, mia dolce luce. Io non credevo / di rivederti, dopoché con la nave partisti per Pilo. Sono le stesse parole che, fra poco, Penelope dirà al figlio. Che intensità di affetto, che dolcezza del cuore: il servo ama il figlio del padrone come se ne fosse la madre. L’uomo tornato da una terra lontana, Ulisse, è lì, mentre Eumeo piange e abbraccia Telemaco. Tace. Ignoriamo quali sentimenti percorrano il suo cuore, dietro gli occhi di corno. Mentre Eumeo lascia la stalla, Atena appare nella sua metamorfosi preferita, come una esperta tessitrice. Telemaco non la vede, «perché gli dei non appaiono visibili a tutti». La scorgono i cani, che hanno il dono di percepire il divino più degli uomini: si spaventano, uggiolano e fuggono. Anche Ulisse la vede: la dea gli fa cenno coi sopraccigli; Ulisse esce dalla stalla e le sta di fronte. La dea gli ordina di rivelarsi al figlio, lo tocca con la verga d’oro, ne eleva la statura e il vigore, stende la pelle delle guance, fa ritornare nera la barba, lo ringiovanisce, e gli pone sul corpo un mantello e una tunica. Quando Ulisse trasformato ritorna nella stalla, Telemaco lo guarda impaurito. Volge altrove lo sguardo, temendo che il padre sia un dio, e gli promette sacrifici e doni d’oro. «Risparmiaci». Quale terrore degli dei si Luca Dalisi è il nuovo #twitterguest Ian McEwan (66 anni, foto Ap) è autore di romanzi e racconti. L’ultimo libro uscito in Italia (quest’anno da Einaudi) è «Espiazione» Martin Amis (65 anni, foto Tim Jenkins) è scrittore e saggista. In Italia «The Zone of Interest» uscirà (da Einaudi) nell’autunno del 2015 Tante storie sulla frattura tra lo spirito laico e un mondo di sincere convinzioni legate al credo religioso». «Questi sistemi di credenze — chiosa Amis — sono mondi chiusi. Religione, ma anche ideologia». A volte neppure: «Nel caso di Hitler — dice Amis — non c’era ideologia. C’erano due o tre idee: Lebensraum, espansione territoriale; allucinante antisemitismo; semplice volontà di restare al potere. La gente non fu attratta dal nazismo per la sua ideologia. Fu una sorta di adunata per sadici, e questo doveva essere». McEwan: «Sì, cosa sono in fondo quelle bandiere nere dell’Isis se non un grande catalizzatore per ogni aspirante torturatore disponibile. Cercano il loro posto nella storia, non è così?». E sul perché i romanzieri siano attratti da questi mondi, «noi amiamo le cose che vanno male» (McEwan), «e amiamo gli estremi, i sistemi chiusi: cose che costituiscono un mondo a sé» (Amis). Due amici uniti anche dal cosa non fare dopo cena: non leggere più i libri che hanno scritto: «Una volta la mia notte ideale era una bottiglia di vino e cinque ore passate a rileggere le mie cose» dice Amis. E McEwan: «Adesso cinque bottiglie e basta». © RIPRODUZIONE RISERVATA Festival di Mantova Elif Shafak e i nuovi feticci: «Troppa paura delle differenze» dal nostro inviato CRISTINA TAGLIETTI MANTOVA — Elif Shafak è al Festivaletteratura dove ieri ha presentato il suo nuovo libro, La città ai confini del cielo (Rizzoli), ambientato nella Istanbul del XVI secolo. È qui per parlare di Oriente e Occidente, di secoli di scontri e incomprensioni, ma anche di scambi e di confronti. Ponte credibile tra le due realtà, Elif Shafak (42 anni, nella foto), autrice di un romanzo, La bastarda di Istanbul, che ha avuto grande successo di pubblico e critica, ma anche suscitato molte polemiche, vive tra Londra e la città sul Bosforo. «Oggi — dice al “Corriere” — mi preoccupa la feticizzazione dell’identico. I razzisti, i fondamentalisti, i terroristi, vogliono tutti la stessa cosa: creare uno spazio dove non ci siano differenze, dove tutti siano uguali. Dove c’è questo tipo di pensiero non c’è vita, non c’è democrazia, non c’è arte, non c’è cultura. Non ci sono libri, spesso, perché lo scrittore ha bisogno di storie e le storie hanno bisogno di diversità». La condizione femminile nel Medio Oriente (e non solo) è uno dei suoi temi: «Bisogna rafforzare una cultura in cui le donne possano essere libere e felici anche fuori di casa. In Turchia siamo ancora al livello che se arriva la notizia di una donna molestata, subito tutti dicono: avrà avuto la minigonna. Questo è il tipo di mentalità». Ma neppure l’opposto le sta bene, come vietare alle donne di indossare il velo islamico: «Noi abbiamo 7 parole per indicarlo, voi una sola, vorrà pur dire qualcosa...». Il problema, dice, è che in Medio Oriente «le energie femminili sono state schiacciate, compresse, le donne sono state messe ai margini. Basta camminare in città per rendersi conto come lo spazio pubblico sia occupato dagli uomini. Come donne abbiamo bisogno di ricostruire la nostra coscienza di genere, acquisire maggior consapevolezza del valore della solidarietà. Una volta in Turchia si diceva sorellanza. Ho sempre creduto nel movimento femminista». Ma questo è un problema di tutti, non soltanto delle donne. «No, certo. Dobbiamo riuscire a parlare più forte degli estremisti. Sono pochi ma urlano, noi siamo di più ma parliamo a voce troppo bassa». © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 italia: 51575551575557 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Eventi 29 italia: 51575551575557 JEWISH AND THE CITY La manifestazione Parole, teatro e musica L’incanto del narrare in 11 luoghi della città Aquaro a pagina 30 Il dibattito Dal tempo ai pregiudizi Le moderne schiavitù sono sottili e invisibili Scorranese a pagina 30 L’identità Un’eredità trasmessa non tramite i geni ma attraverso i racconti Jesurum a pagina 31 La tavola Non c’è una sola cucina E con le rivisitazioni nasce la «jewecology» Frenda a pagina 31 Le paladine della pace Non amo gli eroi L’unica leader è stata mia madre di LIZZIE DORON Q uando mi è stato chiesto di parlare della leadership delle donne, mi sono domandata se sia attuale parlarne come una questione di genere. La mia mente ha iniziato a visualizzare personaggi celebri. Ha snocciolato gente come Churchill, Roosevelt, Stalin, Clinton, Ben Gurion, Golda Meir e Angela Merkel. Sono apparsi anche militari, guerrieri come Achille, Patton, Annibale, Montgomery e Rommel, e poi si sono fatti vivi i filosofi, leader a loro modo, con Heiddeger, Adorno, Popper, Sholem. Ho sorriso a tutti questi volti che spuntavano dalla mia memoria, persone che hanno influenzato così tanti, hanno allevato discepoli, frapposto credenti e avversari, indicato a tutti noi le vie del bene e del male. Mi sono resa conto che ieri come oggi la maggior parte dei leader sono uomini e che la «questione di genere» anche in questo campo è una discussione da affrontare. Ma la mia mente si è posta un’altra domanda: chi è il tuo leader, Lizzie? La lista che da poco si era creata è svanita, come spazzata via, e un solo volto si è materializzato, il volto di colei che ha costruito per me un mondo in cui vivere, mia madre, Helena. E in un battito di ciglia sono tornata ad essere la bambina cresciuta in un piccolo quartiere di Tel Aviv, un quartiere dove tutti gli abitanti erano sopravvissuti alla Shoah. Erano tutti vittime di grandi leader, politici e militari, e anche vittime dei filosofi, responsabili anch’essi di aver pavimentato la ❜❜ La passione S’infuriava con il preside della scuola e urlava che a sua figlia, nata dopo la guerra, bisognava insegnare solo ad amare la vita strada che ha portato mia madre e la sua generazione negli abissi di polvere e oscurità. E queste persone ora dovevano riportare la vita dentro se stessi. E se mi guardo indietro, sono state le donne a intraprendere il cammino, a sostenere la rinascita e fondare una nuova esistenza. Gli uomini accanto a loro forse mantenevano le proprie famiglie, ma spesso dentro erano spezzati, privi di energie, come morti. Posso condividere con voi la via scelta da mia madre Helena, una di quelle donne. Mi viene in mente la lettera che mandò al preside delle elementari comunicando che non sarei andata a scuola alla cerimonia in ricordo di Trumpeldor. Dovete sapere che il signor Trumpeldor è stato un eroe che scelse come ultime parole prima di morire in battaglia «È bello morire per il nostro paese». Il suo eroismo e sacrificio scaldavano i cuori nell’Israele degli anni Sessanta e agli studenti si insegnava che il suo esempio era quello da seguire. E solo mia madre si infuriava e urlava che a sua figlia, nata dopo la guerra, bisogna insegnare solo ad amare la vita e se a combattere allora solo se obbligati, e anche allora solo per vivere e non certo perché è bello morire. E, mentre tutti i miei compagni partecipavano alla cerimonia, io me ne stavo a casa. In questo modo, già da bambina ho imparato che non bisogna farsi ingannare da un leader o uno slogan. Mia madre mi ha insegnato a dubitare, commentare, e a non idolatrare un uomo o un’opinione. Non si faceva impressionare nemmeno dalla leadership militare. Nei giorni in cui lo Stato d’Israele sottolineava la necessità della sicurezza e Moshé Dayan e Arik Sharon erano gli eroi a cui molti guardavano con ammirazione, lei mi ripeteva continuamente che nelle guerre non ci sono vincitori, solo feriti e morti. Erano parole che lei pronunciava in un periodo in cui l’eroismo era una forma di linfa esistenziale per un paese nato dopo la guerra. SEGUE A PAGINA 31 La copertina Quelle pecore simbolo del sacrificio Il collage riproduce i dipinti dell’israeliano Menashe Kadishman (1932). Kadishman, un tempo pastore, associa alle pecore colorate una ricca simbologia che rimanda alla religione: l’agnello sacrificale, per esempio, richiama il gesto di Abramo e di Isacco. Nel 1978 Kadishman portò un gregge vivente alla Biennale di Venezia, episodio che ha ispirato il film «Dove vai in vacanza?» nell’episodio di (e con) Alberto Sordi Esperienze di libertà Il tema biblico dell’uscita dall’Egitto e il senso della festa di Pèsach: da qui parte il Festival internazionale di cultura ebraica, a Milano dal 13 al 16 settembre, per raccontare in molti modi il viaggio metaforico dell’umanità 30 Eventi JEWISH AND THE CITY italia: 51575551575557 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera Jonathan Gottschall Sarà domani alle 11 alla Sormani con la Lecture «Siamo ciò che narriamo» e alle 18.30 alla Fondazione Feltrinelli La guida «Jewish and the City», festival internazionale di cultura ebraica, dal 13 al 16 settembre, è promosso dalla Comunità ebraica di Milano, in collaborazione con il Comune di Milano, Fondazione Corriere della Sera e Teatro Franco Parenti. Ingresso gratuito. www.jewishandthecity.it L’appuntamento Undici luoghi di Milano per un viaggio fra tradizione e attualità Parola, teatro e musica L’incanto della narrazione Il Festival si aggancia al valore della Pasqua ebraica C ercare se stessi, esplorare i perché di un cammino, sono i passi esistenziali dell’uomo. Da sempre. Per l’Ebraismo, queste domande cominciano con l’Esodo dall’Egitto e proseguono fino ad oggi. Ma sono anche gli interrogativi di ogni individuo, al di là dei contesti politico-religiosi. Ecco perché «Jewish and the City», seconda edizione del festival di cultura ebraica a Milano, dal 13 al 16 settembre prossimi, non si esaurisce in un racconto di un popolo, ma è il «Pèsach: il viaggio più lungo», scelto come tema da «colui che sa di non sapere», ricorda Roberto Della Rocca, responsabile scientifico del festival e direttore del Dipartimento culturale dell’unione delle comunità ebraiche italiane. Alla ricerca di possibili risposte, incontriamo lo psicologo evoluzionista Jonathan Gottschall, autore de «L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso liberi» (Bollati Boringhieri), che già domani, alle 11, nella Biblioteca Sormani, terrà una lectio magistralis sull’arte del racconto. È la preview-raccontata di un festival che entrerà nel vivo, sabato 13, in forma di narrazione teatrale e musicale, alla Rotonda della Besana, tra le undici sedi di una città, Milano, «naturalmente portata alla condivisione e allo scambio», ricorda Daniele Cohen, assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano. La Besana è il luogo scelto dalla regista Andrée Ruth Shammah, per «Seder. Che cosa è cambiato?», dove un avvenimento scandito nel tempo, il racconto nel racconto, portico dopo portico, trae spunto dal «Seder di Pèsach», la cena della Pasqua ebraica. E sempre sotto i portici della Besana, sede del Museo dei bambini, il giorno dopo, dalle dieci del mattino, toccherà ai più piccoli proseguire quel racconto ispirato all’Haggadah (il compendio delle principali omelie rabbiniche) in una mostra-gioco, «Il mercato delle storie». «Si cercheranno risposte, in questi giorni di festival, all’interno di discipline provenienti da mondi differenti», spiega l’assessore Cohen. Domenica 14, la Sinagoga centrale si sdoppierà in due momenti apparentemente diversi. La studiosa di ebraismo Catherine Chalier ricorderà quanto ciascuno di noi faccia parte di una lunga storia iniziata prima e destinata a proseguire («in pratica, una riflessione sul rispetto per il prossimo, dal momento che oggi siamo schiavi dei pregiudizi, delle ideologie e di un consumismo aggressivo e globalizzato», aggiunge Della Rocca), mentre l’attore Gioele Dix si chiederà, in «E Mosè battè la roccia», che cosa ci sia sfuggito del racconto della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana. Potrebbe esserci sfuggito il giusto ruolo della figura femminile, analizzato, domenica 14, in occasione della quindicesima giornata europea della cultura ebraica, all’interno de «Le donne nell’Esodo», dalle tre del pomeriggio in Sinagoga. E ancora, «Donne e Diaspora» in forma di sette note, se a suonare è il quartetto klezmer, tutto al femminile, de «Les Nuages Ensemble», dalle 15 di domenica alla Besana. Ricorda Della Rocca, relatore lui stesso, martedì 16, a chiusura del festival: «Anche se quella ebraica è sempre stata una cultura di minoranza ma ben radicata e tesa all’uguaglianza, non vuol dire che non esistano delle nuove schiavitù pronte a rivoluzionarne l’esistenza». Concetto che fa suo il rabbino Benedetto Carucci Viterbi, tra gli ospiti del Teatro Franco Parenti, invitato, in soli diciotto simbolici minuti (tempo in cui L’anteprima Le storie che ci hanno reso liberi è il tema della lectio magistralis che lo psicologo evoluzionista Jonathan Gottschall tiene domani come prologo alla manifestazione Il palcoscenico rituale Alla Besana in scena il «Seder di Pèsach», la cena più suggestiva. E i piccoli arricchiscono il racconto ispirato all’Haggadah, il compendio delle omelie rabbiniche il pane azzimo si trasforma nel pane lievitato e proibito durante il Pesach), a parlare di «Liberi dal faraone», in pieno terzo millennio. Restiamo in tema. Lunedì 15, dalle 17, alla Fondazione Corriere della Sera, «I comandamenti della libertà»: dieci relatori, nei quindici minuti da talk americano, sono chiamati a esprimersi sui precetti della Torah; coordina Stefano Jesurum, giornalista e membro del Comitato promotore di Jewish and the City. Di corsa, in questo viaggio alla ricerca di se stessi, segnaliamo l’appuntamento di martedì 16, in Sinagoga, con Adin Steinsaltz, tra i più autorevoli commentatori di Talmud al mondo e relatore su un tema attualissimo: «Chi è lo straniero, e che cosa significa rispettarlo». Magari è l’uomo dietro l’angolo, uno dei sette violinisti di «Ascolta Chagall», il concerto omaggio al grande pittore russo, la sera di martedì, in piazzetta di Palazzo Reale, a due passi dalla grande mostra dedicata al genio del racconto dipinto. Peppe Aquaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Il dibattito Un incontro al teatro «Parenti» analizza le nuove forme di asservimento. Come l’ansia della trasparenza a tutti i costi Quel chiacchiericcio che ci tiene in schiavitù Molte parole vuote, complice la rete E rischia di vincere il conformismo I n una recente intervista a «El País», il capo di Stato dell’Uruguay, Pepe Mujica, ha dichiarato: «Sono stato schiavo per molti anni. Prima schiavo della dittatura e, in seguito, prigioniero delle mie rigidità ideologiche». Nelle parole dell’anziano presidente c’è la lucidità dei poeti e dei rivoluzionari: la libertà e la schiavitù convivono più frequentemente di quanto si pensi. E di moderne forme di schiavitù si parlerà a «Jewish and The City», domenica 14: al Franco Parenti si confronteranno religiosi, scrittori e storici. Cominciando col precisare che forse oggi sarebbe meglio parlare delle schiavitù, al plurale: dai pregiudizi sessuali e sociali ai persecutori interni (o sensi di colpa), a imbrigliarci oggi sono reti invisibili, spesso accomodanti e vischiose. «Il tempo, per esempio — commenta Rav Benedetto Carucci Viterbi, studioso di ermeneutica ebraica —. Nelle Scritture si legge che il popolo ebraico uscì in fretta dall’Egitto. Una fuga che è anche liberazione, quasi un parto. Ma oggi il tempo diventa una gabbia: il quando ci fa dimenticare che cosa e come». Schiavi di una scansione temporale che annulla il desiderio? O schiavi perché troppo liberi? Non è un paradosso: è la spina dorsale di un libriccino fulminante di Peter Sloterdijk, Stress e libertà (Cortina, 2012): oggi siamo costretti a compiere decine di micro-scelte ogni giorno, quasi ogni ora, cosa che ci crea ansia. La libertà stanca. O la finta libertà: può davvero dirsi libera una società dove certi pregiudizi, razziali, sessuali e sociali, sopravvivono tenaci? «Più che di sopravvi- venza, nel caso dei pregiudizi parlerei di un aumento vertiginoso — dice Luigi Zoja, psicanalista e tra i partecipanti al dibattito milanese —. Paradossalmente, in una società più complessa questi diventano molto sottili, sfuggenti». Il caso che ha coinvolto la Federcalcio e il suo presidente, Carlo Tavecchio, è un esempio: quella sui «mangia-banane» è stata vista da molti come una frase infelice che però rivela un retroterra dove certi pre- giudizi si danno per assodati, fanno parte del linguaggio colorito. Parole. Oggi molto importanti: tra social network, blog e piattaforme web, il mondo scrive moltissimo. E forse questo aspetto «sociale» della parola è una forma di schiavitù. L’impulso a scrivere un commento, l’ansia di essere brillanti o ironici in rete, la spinta continua a dire la propria, a volte, possono oscurare l’oggetto della riflessione, offuscando i fatti. «Parola come buccia, guscio vuoto, stereotipo e non archetipo, per dirla con Jung», sintetizza Zoja. Siamo ben lontani dalla parola creatrice che informa le Sacre Scritture e, in modi molto diversi, l’universo eso- Il rabbino Carucci Viterbi: «Il tempo è diventato una gabbia. L’ossessione per il quando oscura il che cosa e come» Lo psicanalista Zoja: «I pregiudizi oggi sono aumentati. In una società più complessa, diventano sottili e molto più sfuggenti» I suoni della festa Uno scatto tratto dall’edizione 2013 di «Jewish and The City» a Milano. La foto di Francesco Emanuele Ratti illustra una parte delle attività che hanno animato via San Barnaba, zona dove si trova la sede della Società Umanitaria. Per quattro giorni, le strade sono state ravvivate da concerti, reading e spettacoli terico. La parola che produce e che modifica le cose (come nelle formule alchemiche) ha lasciato il passo al chiacchiericcio del quale non sappiamo fare a meno e che ci riduce in schiavitù social-tecnologica? Anche di questo gigantesco colloquiare collettivo parla Libertà di parola, libro di Nigel Warburton (ancora Cortina) dove, inoltre, ci si pone la domanda: è giusto che tutti possano dire la loro, compreso chi nega l’Olocausto o chi bestemmia? «Schiavitù è anche il conformismo», chiosa Carucci Viterbi, andando al cuore di un’altra forma di asservimento sulla quale si discute da anni: l’ansia della trasparenza, del dire la verità a tutti i costi. Ne parla un libro da poco uscito per nottetempo, La società della trasparenza, di Byung-Chul Han, dove si legge: «L’obbligo di trasparenza riduce l’uomo a un elemento funzionale del sistema. In questo consiste la sua violenza». Mentre Zoja cita Brodskij: «La sconsolante verità per la quale un uomo liberato non sempre è un uomo libero». Così, al Parenti, si parlerà di prigionia reale (con Lucia Castellano, una vita dedicata al carcere «progressista» di Bollate) e di prigionia metaforica — con Nathalia Romanenko si ricorderanno compositori dimenticati dal pubblico, perché anche la scomparsa della memoria è una gabbia. In fondo, quella ebraica è una tradizione culturale che, proprio a causa delle persecuzioni sopportate nella sua storia, ha spesso trovato le chiavi di una libertà espressiva originale: la grande mostra che si sta per aprire a Milano su Chagall è una prova. L’artista originario di Vitebsk, in Bielorussia, confessò: «Dipingo ciò che non riesco a dire con le parole». Roberta Scorranese [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Catherine Chalier La filosofa terrà la lectio magistralis «Raccontare per essere» domenica 14 alla Sinagoga Centrale, ore 11 Sacre Scritture Una rivisitazione fotografica della storia biblica di Giacobbe ed Esaù fatta da Adi Nes e compresa nella serie «Biblical Stories», realizzata tra il 2007 e il 2008 (foto: courtesy dell’artista). Nato nel 1966 in Israele, Adi Nes riflette spesso sull’attualità attraverso temi sociali, religiosi e culturali. La scelta di interpretare le scene bibliche è frutto di un costante rapporto con le tradizioni della cultura ebraica. I suoi lavori sono stati esposti, tra l’altro, all’Hôtel de Sully a Parigi e il Jewish Museum di New York. ✒ Intorno alla tavola della nostra identità di STEFANO JESURUM Y etziàt Mitzràim, l’uscita dall’Egitto. Ciascuno dal proprio Egitto, materiale e spirituale. I travagliati percorsi verso la libertà, che non è ancora liberazione interiore; il significato profondo dell’alterità, dell’essere stranieri; l’importanza vitale del racconto che ad ogni Pèsach viene ripetuto midòr ledòr, di generazione in generazione. E proprio come intorno alla tavola del sèder di Pasqua – che milioni di uomini e donne hanno negli occhi attraverso l’Ultima Cena leonardesca – si mette in gioco e si rinforza la propria identità, così, nel medesimo modo, relatori e partecipanti alla 2a edizione di Jewish and the City si metteranno in gioco con se stessi e con l’Altro. Un confronto che è cultura, ricerca di un punto d’incontro nelle Eventi 31 italia: 51575551575557 differenze. Narrando così – e insieme anche proponendo (per esempio alla Fondazione Corriere della Sera) – i «dieci comandamenti» della libertà. Raccontando, e ascoltando. Perché nell’ebraismo tutto, o quasi, è racconto. Voci che si tramandano e tramandano storie, passato che è presente e futuro, assenza di tempo, forse eternità. In una continuità solidamente e al tempo stesso «liquidamente» fondata su parole dette e scritte, labirinto di interpretazioni, dibattiti, dissensi. Perché, mutuando Amos Oz e sua figlia Fania, l’eredità, da padri e madri a figli e figlie, è trasmessa attraverso la narrazione e non tramite i geni. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Gioele Dix L’attore e regista sarà protagonista del reading «E Mosè battè la roccia», domenica 14 alla Sinagoga Centrale, alle 12 Meret Meyer Vicepresidente dello Chagall Committee, sarà lunedì 15 a Palazzo Reale, ore 12.30, all’incontro «Chagall, l’ebreo in viaggio» Don Gino Rigoldi Il presidente della Comunità Nuova Onlus interverrà domenica 14 alle 18.30 alla Società Umanitaria Nel piatto Innovare senza sconfessare. E al festival tornano gli show-cooking Non una, cento cucine E con le rivisitazioni nasce la «jewecology» Dagli Usa all’Italia, i nuovi guru del cibo «L a cucina ebraica? Non esiste». Claudia Roden è lapidaria. Food writer inglese, è autrice di quella che sull’argomento viene considerata la «bibbia»: The book of jewish food. «Mi pongono sempre questa domanda — spiega —. In realtà ciò che qui è familiare come cibo ebraico, è totalmente sconosciuto agli ebrei d’Egitto, Marocco e India. Cibo regionale, locale, diventa ebreo quando viaggia con gli ebrei verso nuove patrie [... eppure] dopo anni di ricerca, posso dire che ogni regione o Paese ha i suoi particolari piatti ebraici e questi sono spesso molto differenti dalla cucina locale. Gli ebrei hanno adottato le cucine dei Paesi in cui sono vissuti, ma in ogni Paese la loro cucina ha avuto un gusto e note caratteristiche speciali e qualche piatto originale che l’ha reso distinto e riconoscibile». La sfida, dunque, è capire di cosa parliamo quando ragioniamo di cibo ebraico. E perché oggi, più di prima, è diventato di moda. Specie tra i giovani. Lo testimonia un articolo del «New York Times» di pochi mesi fa. Si racconta di «un esercito di giovani cuochi, molti ebrei-america n i , a r r i va to s u l l a s ce n a newyorkese a rielaborare e riscoprire i cibi dei loro antenati. Imponendo la tendenza aringafriendly: esattamente come nel XIX secolo per gli ebrei dell’Europa orientale». Di aringhe, e anche zuppe di cavoli, ne sa qualcosa Menachem Senderowicz, proprietario di Jezebel, il nuovo ristorante kosher di Manhattan dove «si può mangiare ebraico senza sentirsi tristi». «Abbiamo scoperto che i nostri antenati sapevano meglio di noi cosa stavano facendo», aggiunge Jeffrey Yoskowitz, proprietario di Gefilteria, ditta di successo che negli Usa produce Controllo di qualità In alto prodotti certificati kosher (Ansa); qui sopra Jasmine Guetta e Manuel Kanah, autore del blog Labna.it. A sinistra, Claudia Roden le versioni non ortodosse di pesce gefilte, la carpa stufata aromatizzata alle mandorle. Un’ondata che comprende successi alimentari come Mile End Deli o Russ & Daughters Cafe, dove servono il leggendario pesce affumicato e sono maestri nel remixare classici come la zuppa di merluzzo o il gelato halvah al caramello (ne fa uno buonissimo al cioccolato lo chef palestinese Yotam Ottolenghi, nel suo locale monotavolo di Soho, a Londra). Tutto, però, nell’ottica dell’ecosostenibilità. La chiamano infatti jeweco- logy. Parole d’ordine: fresco, locale e di stagione. Una rete mediatica e intellettuale che vuole preservare la tradizione innovando i cibi dei nonni. E puntando sulla purezza del prodotto. Come predicano i kosher food blogger. Da Devra Ferst, autore di The Jew & The Carrot, a 7 bites di Lindsay Wess. Per l’Italia Labna, con Benedetta Jasmine Guetta, Dinner in Venice di Alessandra Rovati. All’interno di «Jewish and the city», Guetta, con Manuel Kanah, altro autore del blog, sarà protagonista, domenica 14, di due show cooking al Teatro «Parenti», alle 15 e alle 17.30. Titolo: mangiare alla giudia. O Jewish kitchen, gestito dalla Comunità ebraica di Venezia. Nuove generazioni che imparano ad affumicare il pesce o fare la challah come le nonne... Per poi magari servirla alle cene del sabato sera con Cheddar e olio harissa. Ma condividendo le stesse regole: quelle della kasherut. Kasher significa «permesso» e contraddistingue i cibi concessi agli ebrei osservanti e le regole per cucinarli. E anche i locali kosher sono una tendenza inarrestabile. A Vienna c’è Ohel Moshe Bakery, un panificio che il venerdì è preso d’assalto dagli osservanti che comprano le pagnotte di «challah», il pane del sabato. Ha dolci deliziosi come i Rugelach, simili a brioche, o i Kolach, originari dall’Europa dell’Est. A Parigi, da Chez Marianne si può gustare il lato mediterraneo della cucina kosher con falafel, humus e insalata di carciofi. Sempre qui Simone Zanoni, 38enne chef allievo di Gordon Ramsay, ha aperto il Raphael, il primo ristorante kosher di lusso. Ma è Deb Perelman, autrice del blog The Smitten Kitchen, di origini ebraiche, ad aver trovato nella sua cucina una Terza via: «Io sono io. E non mia nonna o i miei antenati. Così, ad esempio, quando faccio il dolce di Pasqua, aggiungo un pizzico di farina. Quello tradizionale, senza farina, lo trovo terribile. Oppure, agli apple latkes io aggiungo dello sciroppo al caramello che li rende più dolci. Amo il cibo ebraico, sia chiaro, ma penso che oggi ci siano mezzi per migliorarlo. Senza per questo modificarne la struttura portante. Abbiamo così tanti nuovi ingredienti a disposizione! La frutta secca, l’olio vegetale, la crema invece dell’olio di cocco... Inventare non significa tradire ma crescere». Angela Frenda angelafrenda © RIPRODUZIONE RISERVATA Donne e potere L’altro festival L’arte quotidiana di una leadership casalinga E a Roma va in scena la notte della Cabbalà SEGUE DA PAGINA 29 Ma mia madre era coraggiosa, critica, non aveva paura di esprimere un’idea diversa e nemmeno nella vita di tutti i giorni rinunciava ai suoi principi, a partire dalla sensibilità verso il prossimo e i suoi bisogni. E così, a soli sette anni e un grande desiderio di avere lo smalto sulle unghie, mia madre, in modo del tutto inaspettato mi diede il permesso di comprare dello smalto rosso da Leah, la manicurista del quartiere. La gioia che provai nell’applicarlo alle unghie svanì a scuola quando le mie compagne e la maestra mi presero in giro. Tornai a casa in lacrime. Mia madre rimase tranquilla e mi disse di non preoccuparmi perché avevo fatto una mitzvà. Leah era da poco rimasta vedova e ora aveva bisogno di sostegno: meglio comprarle lo smalto che farle la carità. Credo di aver capito, grazie a lei, che L’autrice Lizzie Doron è nata a Tel Aviv, dove vive, nel 1953. Per la Giuntina ha pubblicato cinque romanzi: «Perché non sei venuta prima della guerra?», «C’era una volta una famiglia», «Giornate tranquille», «Salta, corri, canta!», «L’inizio di qualcosa di bello» la vera leadership non la si trova nei parlamenti, sui campi di battaglia o all’interno di importanti saggi. E ho capito di aver avuto una leader casalinga, una donna che mi ha insegnato che devo essere Mentsch ogni singolo giorno della mia vita. È una parola in yiddish, unica, significa essere una persona che conduce una vita etica fino in fondo, un essere umano. E mia madre aggiungeva che non basta essere Mentsch nella vita di tutti i giorni, perché ci sono anche momenti che trascendono la vita di tutti i giorni, e in questi frangenti drammatici dobbiamo diventare giusti tra le nazioni. Ed era questo, per lei, il più alto livello di umanità al mondo: essere un giusto tra le nazioni. Per lei essere un leader non dipendeva certo dal genere, per lei era un modo di comportarsi, un sentimento di solidarietà, era sensibilità verso il prossimo. I capi di governo, i generali, i filosofi, per lei erano solo persone che esercitavano una professione — quasi sempre per elevare solo se stessi, commentava. Vorrei concludere con un’informazione che ho ricevuto dopo la morte di mia madre. A quanto pare, a salvarle la vita quando era malata in campo di concentramento, era stato un medico nazista poi condannato a morte. Nonostante tutte le difficoltà pratiche e psi- ❜❜ Persona etica fino in fondo Lei diceva: non basta essere Mentsch nella vita quotidiana, serve anche nei frangenti drammatici cologiche partì per andare a testimoniare in suo favore e là affermò, tra le altre cose, che, come insegna la tradizione dei suoi padri, chi salva una vita salva il mondo intero. E quell’uomo non fu ucciso. Allora chi è un leader? Quali le caratteristiche? Uomo o donna? Sono tornata al punto di partenza. Forse semplicemente una persona buona, capace di migliorare le cose, per te e per gli altri. La mia leader è mia madre. E quindi, riguardo ai capi di governo, ai generali e ai filosofi che chiedono di essere seguiti dalle persone, ho il profondo obbligo di controllare, preoccuparmi, studiare se essi meritino di essere i miei leader di oggi. Uomini o donne che siano. Lizzie Doron © RIPRODUZIONE RISERVATA Lizzie Doron sarà domenica 14 al Teatro Parenti per l’incontro «Condotte e condottiere - Libere di essere donne» Mentre Milano ospita il« Jewish and The City», sabato 13 settembre Roma propone la Notte della Cabbalà, che inaugura il Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica (fino al 17 settembre). Il tema è «la famiglia». Molti gli ospiti, tra i quali Fania Oz (figlia di Amos) e il musicista israeliano Idan Raichel (nella foto). Tra gli incontri previsti, il dialogo sulla bioetica tra il Rabbino Capo Riccardo Di Segni e Antonio Monda. 32 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile LA RIFORMA DEL LAVORO ✒ L’accorato appello di papa Francesco, che ha parlato di una Terza guerra mondiale che si sta combattendo a tappe, ha reso più urgenti gli sforzi che pochi, in verità, stanno compiendo per scongiurare l’inevitabile. La Comunità di Sant’Egidio, che molti hanno giustamente definito l’Onu di Trastevere, da decenni continua a promuovere l’incontro di tutte le religioni e dei laici volonterosi con l’obiettivo di percorrere assieme l’accidentato sentiero che deve portare alla pace. Ogni anno, in un luogo diverso, l’incontro internazionale raccoglie le voci e canalizza la passione di chi non ha mai smesso di lottare e di pregare per una globale convivenza. Ad Anversa, da stamane e per tre giorni, l’incontro del 2014 ha un titolo che riconosce e premia l’ottimismo della volontà: «La pace è il futuro». Non è soltanto un cammino. Deve diventare una certezza. Negli anni più difficili, quando si discuteva del primato di una religione sulle altre, la Comunità di Sant’Egidio continuava imperterrita sulla strada del dialogo, incurante di appunti e critiche. Oggi, con il sostegno di papa Francesco, il suo impegno è universalmente riconosciuto, ma i conflitti in tante regioni tribolate sono infinitamente più gravi rispetto al passato. Iracheni, siriani, egiziani, palestinesi, israeliani, russi, pachistani, indiani, libanesi ne parleranno in decine di incontri con tutti i capi religiosi, dando vita a quelle Nazioni Unite delle religioni che anche in questi giorni vengono continuamente evocate come l’unica possibilità per promuovere davvero la pace. Di una Onu delle religioni ne ha parlato l’altro giorno al Pontefice l’ex presidente di Israele Shimon Peres. In verità, un’analoga iniziativa era stata proposta anni fa dal principe Hassan di Giordania, fratello del grande Re Hussein. Ne aveva anche prospettato la sede: Istanbul, a cavallo tra due continenti. Oggi, dalle macerie delle guerre che insanguinano il mondo, e in particolare il Medio Oriente, si levano grida di disperazione e di dolore che papa Francesco ha colto con la sensibilità di capo della Chiesa Cattolica e con la straordinaria lucidità di grande leader planetario. Le religioni non sono la causa delle guerre, anche se a volte ne sono state il manipolato pretesto. Insomma, mai sono state il vero problema, però adesso c’è assoluto bisogno che diventino parte della soluzione. Antonio Ferrari [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA LA RIVOLUZIONE DELLA «BIG HISTORY» SE LO STUDIOSO INCONTRA IL FILANTROPO ✒ Che cosa succede se uno storico con idee innovative incontra un filantropo come Bill Gates? Una silenziosa rivoluzione destinata a dare un nuovo volto al sistema educativo statunitense. Lo studioso in questione, l’australiano David Christian, seguace delle Annales, la scuola di storiografia francese che ha introdotto la multidisciplinarietà e il concetto di lunga durata, a un certo punto del suo percorso ha pensato di allargare ancora di più l’orizzonte. E ha ideato il concetto di Big History, grande storia, che contempla una narrazione totale in cui si inseriscono anche le vicende umane. Un passo avanti dunque anche rispetto alla World History, che dagli anni Ottanta ha superato una visione eurocentrica riconoscendo i debiti della cultura occidentale verso le altre civilizzazioni. Con pragmatismo anglosassone, la narrazione della Big History, che tiene assieme la storia del mondo passando dal Big Bang alla nascita dell’homo sapiens, dall’introduzione dell’agricoltura allo sviluppo della storia moderna, è diventata un Dvd che nel 2008 ha folgorato «il secchione» Bill Gates, il fonda- tore della Microsoft che da quando è diventato filantropo a tempo pieno ha destinato mezzo miliardo di dollari della sua Fondazione per elevare gli standard educativi americani. Di questi fondi, dieci milioni vanno al programma Big History di David Christian. L’aspetto rilevante è che la diffusione del nuovo metodo di divulgazione storica non è destinato alle università ma alle high school, i licei. Come ha raccontato Andrew Ross Sorkin, su «The New York Times Magazine», quest’autunno quindicimila studenti di 1.200 scuole, da Seattle a New York, seguiranno i corsi di storia secondo il nuovo metodo. Con l’aiuto di Bill Gates e di un’équipe di ingegneri e tecnici informatici il corso di Christian è diventato un testo elettronico arricchito da infografiche e video che è aperto ai contributi e ai suggerimenti dei vari insegnanti che decidono di adottarlo. Per superare le strettoie burocratiche Gates non si è rivolto ai dipartimenti ma alle singole high school che hanno un grado di autonomia da noi impensabile. Dino Messina Minori indennità, più certezza di giudizio Perché conviene il Jobs act alla tedesca di MICHELE SALVATI e MARCO LEONARDI È ricominciato nella commissione Lavoro del Senato l’iter legislativo del Jobs act, la legge delega sulle riforme della legislazione del lavoro proposta dal governo. La materia è molto ampia — va dagli ammortizzatori alle politiche attive, dalle semplificazioni normative al riordino dei contratti — ma è probabile che l’attenzione interna e internazionale si concentrerà soprattutto sulle tutele relative al licenziamento individuale. Insomma, riprenderà il tormentone sull’articolo 18, che non si è sopito neppure durante le ferie. Questa concentrazione politica e mediatica è eccessiva: altre materie sono importanti ed è poi l’insieme quello che conta. Ma siccome avverrà così, avanziamo una «modesta proposta» che potrebbe essere una buona via d’uscita per il governo. Renzi ha detto che il modello di riferimento per il mercato del lavoro è la Germania. Siamo d’accordo. Si pensi a come sarebbe efficace poter dire in sede europea, a chi rinfaccia al governo le sue resistenze in materia, che la disciplina italiana del licenziamento individuale è identica a quella tedesca. L’articolo 18, inteso come protezione contro il licenziamento individuale senza giusta causa, esiste in tutti Paesi a democrazia avanzata, seppure con varia intensità. È poco credibile che l’Italia possa prendere a modello i Paesi anglosassoni, dove il licenziamento individuale è politicamente e culturalmente più accettato, ma non per questo senza regole. Può però «diventare come la Germania» e ci manca poco a raggiungere l’obiettivo: già la riforma Fornero aveva preso quel Paese come esempio e gran parte del percorso di avvicinamento è stato fatto. Anche in Italia è oggi obbligatorio un tentativo di conciliazione di fronte al giudice prima di andare in tribunale e la reintegrazione del lavoratore non è più necessaria in caso di licenziamento ingiustificato: nella maggioranza dei casi basta una indennità monetaria. La conciliazione obbligatoria funziona e più del 50% dei casi non arriva in tribunale, come in Germania. Nei casi che arrivano in giudizio, per la metà vincono i lavoratori e solo in pochi casi più gravi c’è la reintegrazione. Cosa manca dunque a diventare esattamente come la Germania? Anzitutto, si tratta di un problema rilevante? I numeri dei licenziamenti ex articolo 18 in Italia sono molto bassi, meno di 10.000 all’anno. Ma questo non dimostra che l’attuale disciplina sia un problema irrilevante per le imprese, come sostengono i suoi difensori: molte imprese non si azzardano a fare licenziamenti individuali, che pure sarebbero per loro convenienti, per il timore di un possibile giudizio di reintegro. Inoltre l’indennità per il licenziamento è tra i 12 e i 24 BEPPE GIACOBBE SANT’EGIDIO E IL SUMMIT TRA LE FEDI SOLUZIONE, NON PRETESTO PER LE GUERRE mesi di salario, un’indennità ragionevole per i lavoratori anziani ma molto alta per chi è in azienda da poco tempo. Per «diventare come la Germania» possiamo allora limitarci a due modifiche dell’attuale disciplina, che non ci sembrano politicamente impossibili nelle attuali condizioni. Non è necessario impedire al lavoratore di impugnare in giudizio un licenziamento individuale per motivi economici. Anche in Germania lo si può fare e nei casi di ingiustizia più grave si può ottenere anche la reintegrazione nel posto di lavoro. Si deve però ridurre l’incertezza del giudizio, perché in Germania, di fatto, l’incertezza è poca, i sindacati sono collaborativi e i giudici normalmente prendono per buone le motivazioni dell’imprenditore. In Spagna hanno risolto la questione scrivendo nella legge che, se l’azienda è in perdita, ciò costituisce di per sé una giusta causa di licenziamento. Solo se l’azienda è in perdita? Non potrebbe essere un giustificato motivo quello di adattare la forza lavoro al mutamento della situazione economica, così com’è valutata dall’imprenditore? Possibile che non ci sia un modo per ridurre l’arbitraria sostituzione della valutazione del giudice a quella dell’imprenditore? In secondo luogo, per «fare come la Germania», è necessario ridurre l’indennità di licenziamento per i lavoratori con poca anzianità di servizio: per dare un’idea, se un lavoratore è in azienda da sei mesi l’indennità di licenziamento potrebbe essere di un mese e così via. Se è questo il contratto unico a tutele crescenti, allora ci si avvicina alla Germania, dove c’è la stessa quantità di contratti a termine dell’Italia e non ci si è mai preoccupati di un contratto unico a tutele crescenti: si possono lasciare le regole vigenti per i contratti a termine anche in Italia, con un limite di rinnovo fino a tre o cinque anni. Se è ottimista sul futuro, è probabile che l’azienda decida di stabilizzare il lavoratore con un contratto a tempo indeterminato: le aziende decidono le stabilizzazioni più in riferimento alle prospettive di crescita che al costo del lavoro. Se poi quelle prospettive non si realizzassero, non si tratterebbe di un rischio intollerabile perché si potrebbe procedere a licenziamenti individuali con ragionevole certezza e a costi accettabili. Due sole modifiche, dunque. Anzi, a rigore, una sola, perché in astratto un cambio nell’atteggiamento dei giudici e del sindacato potrebbe avvenire anche a legislazione vigente. Ma, siccome è difficile che ciò avvenga dopo una lunga storia di conflitti e sospetti, lo si può stimolare con regole che inducano giudici e sindacato ad un atteggiamento meno ostile nei confronti delle decisioni aziendali. Pietro Ichino è convinto che il suo «contratto di ricollocazione» risolverebbe il problema. Potrebbe essere. L’importante è che imprenditori onesti, che vivono in un ambiente difficile, si convincano che il giudice riconoscerà le buone ragioni economiche che li hanno indotti ad un licenziamento individuale. E solo allora saremo diventati… «come la Germania». Almeno in questo. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA MUTAZIONI I CORI ANTI-STATO AL PRESIDIO DI NAPOLI LA SCELTA DI CHI INTONA LA PROPRIA ROVINA La sinistra di governo si scopre superficiale ✒ di MARCO DEMARCO La camorra ti protegge, lo Stato ti uccide. Le persone oneste che ieri pomeriggio al presidio di rione Traiano hanno intonato questo e altri cori simili sono vittime e complici della loro rovina, delle loro vite spese in un ghetto dove la grande colpa dello Stato è invece la sua assenza. Dovrebbero volerne di più, di Stato, avrebbero ogni diritto a invocare segni tangibili di una presenza salvifica che li liberi dalla punizione di una periferia disperata e priva di qualunque servizio essenziale anche perché proprio la camorra ha deciso che la sua destinazione d’uso dovesse essere quella di mercato all’aperto di eroina. Quando parte un colpo significa che qualcuno ha sparato. I prudenti giri di parole letti e ascoltati in questi giorni non rendono più leggero il peso di quel che è accaduto al rione Traiano, non diminuiscono le responsabilità, non cancellano l’assurdità di una morte come quella di Davide Bifolco. Ci saranno indagini, ci sarà un processo. Funziona così. Si chiama democrazia, si chiama Stato. Quella cosa che ci tiene tutti insieme, e una che funziona meglio non l’hanno ancora inventata. Dobbiamo crederci, non c’è altra scelta. Non puoi farne a meno, non hai il diritto di sputarci sopra. Altrimenti ti metti nelle mani di quelli che per i loro sporchi traffici hanno ogni interesse a cavalcare la rabbia e l’indignazione altrui, e così fai una scelta di campo. Non solo illegale. Anche rovinosa, autolesionista. Ci sono secoli di storia e decenni di macerie recenti a dimostrarlo. Rione Traiano non c’entra nulla con Ferguson. L’unico razzismo è quello di chi si rassegna all’idea di una Napoli irredimibile, sempre uguale a se stessa e alla sua miseria. Le uniche vere eccezioni napoletane sono le sue città dentro la città, interi rioni impermeabili alla legalità dove lo Stato è sostituito da un anti-Stato che condanna i suoi sudditi a un degrado perpetuo. L’uccisione di Davide ha fatto riemergere una malattia della quale la manifestazione in suo nome è stata un sintomo evidente. I cori e le voci di ieri sono la conseguenza dell’innesco di una carica anti-Stato presente e percepibile da tempo in alcuni quartieri, di Napoli e di altre città del Sud. Le radici storiche e sociali di questa pulsione eversiva sono fin troppo chiare. Ma chi la abbraccia sceglie anche di perpetuare la propria condanna, di rinunciare a ogni legittima speranza in una vita migliore. Marco Imarisio © RIPRODUZIONE RISERVATA «C he sarà mai», la sinistra italiana non l’ha mai detto. Lo dice ora con Renzi. Ora che incontra Berlusconi al Nazareno; quando deve commentare le negative variazioni del Pil; o quando c’è da replicare alla copertina dell’Economist, quella del gelato. Per l’«unfit» appioppato a Berlusconi venne giù il mondo e l’allora premier dovette impegnarsi in una causa per diffamazione, che poi perse. Ora invece la musica è cambiata. Che sarà mai! «Preferisco rispondere con leggerezza», ha spiegato Renzi citando Calvino e leccando allegramente il suo cono crema e limone. Prima di lui, la sinistra ha sempre drammatizzato, storicizzato, problematizzato, ma mai si è autorappresentata leggera e volutamente superficiale. Buonista, semmai. Ma Veltroni, che pure ha contribuito non poco all’alleggerimento, si è comunque portato dietro un carico pesante di nostalgie. E poi ha aggiunto, più che sottrarre: ha messo dentro i Kennedy e Jovanottini senza mai togliere Berlinguer, tanto per dire. E invece quando Renzi ha fatto entrare quel carretto di gelati nel Palazzo, tutto è cambiato. Col dessert servito ai giornalisti non c’è stata più storia per la polenta classista di Bertolucci o per la crostata all’inciucio di D’Alema. Il quale ora critica il go- verno e lamenta scarsi risultati? E che sarà mai. «Ha fatto il suo tempo», dice la renziana Serracchiani. Una sinistra che un tempo si vantava di essere laica e progressista, anche se non sempre lo è stata, ora è dunque orgogliosa di dirsi leggera e finanche superficiale. In Il desiderio di essere come Tutti, l’ultimo libro di Francesco Piccolo, «di sinistra» per autodefinizione, ad esempio, la laicità è assente come parola e come concetto. E di progressismo neanche a parlarne. La superficialità, di contro, c’è sempre: dalle prime alle ultime pagine. Ad un certo punto, Piccolo addirittura se la sposa, essendosi essa incarnata in Chesaramai, la sua compagna nella vita reale. Nel libro, Piccolo la chiama proprio così: Chesaramai. E spiega perché. Perché è un continuo e realistico invito a non prendertela, al «che vuoi che sia». Quello di Chesaramai è un altro modo, più benevolo e indulgente, di vivere la vita. Nulla a che vedere, si direbbe, col galleggiamento qualunquistico o col sugherismo terzista; o con la leggerezza di Italo Calvino, troppo elitaria; o con quella di Milan Kundera, troppo colpevole; piuttosto un omaggio alla «forza delle cose», a quell’idea per niente snob che fu di Goffredo Parise e che Francesco Piccolo fa ora sua. Quando Berlusconi vince le elezioni la prima volta, Chesaramai non drammatizza. «Passerà», dice. Mentre tutti gli altri «di sinistra» già si disperano, perché pensano che la storia sia finita lì, come quando hanno ammazzato Moro, come quando è morto Berlinguer. Ed è finita? Macché. La laicità implica una distinzione. Come la tolleranza, l’altro da tollerare. E dunque si porta dietro l’impegno, la storia, la nostalgia dei padri e delle generazioni migliori, e tanta, troppa cultura politica. La superficialità, teorizza Piccolo, ti consegna invece al presente. Essa ha tanta legittimità di esistere quanto la profondità. Per certi versi, anzi, ti responsabilizza di più e meglio. L’impegno come opposto della superficialità, si legge ancora nel libro, aveva un suo quid quando la sinistra era parte minoritaria e perdente della società; quando più si impegnava, più si distingueva moralmente e più si isolava politicamente. Ma oggi? Oggi che la sinistra è, se non «Tutti», come il titolo del libro suggerisce, di sicuro più del 40 per cento dei votanti, perché continuare ad avere la puzza al naso? Oggi non è l’avversario che scaraventa la superficialità addosso alla sinistra, perché non tiene conto delle compatibilità o perché insegue chimere o perché non le insegue abbastanza. Oggi è la sinistra che se la prende e se la porta a casa. @mdemarco55 © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 33 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere IL RITORNO VIRTUALE A VENEZIA DI UN CAPOLAVORO PERDUTO Risponde Sergio Romano Ho letto con interesse una sua risposta di qualche settimana fa sulla restituzione, nel 1815, delle opere d’arte italiane trasportate in Francia e sul ruolo determinante del Canova. Mi sembra di ricordare che i francesi si erano pure impegnati a restituire una grande tela del Veronese che si trova al Louvre: «Le Nozze di Cana». Ho pure letto che su questa restituzione si erano impegnati con un accordo stipulato prima dell’entrata in guerra dell’Italia nella Prima guerra mondiale. Poi il trasporto non sarebbe mai stato effettuato perché giudicato «pericoloso» per la tela. È vero? Francesco Biondani francesco@ biondaniweb.it CULTURE DIVERSE Il lato migliore Caro Romano, la Chiesa cattolica accoglie a braccia aperte i musulmani che se ne vanno dall’Africa e dal Medio Oriente. Per contro i musulmani scacciano e uccidono i cristiani che vivono da sempre nelle nazioni islamiche. Cosa ne pensa di questa situazione così sbilanciata? Pietro Volpi [email protected] Penso che nei confronti e scontri fra culture diverse vince sempre quella che sa dare una migliore dimostrazione delle sue qualità e delle sue virtù. STIPENDI BLOCCATI Caro Biondani, l trasporto delle «Nozze di Cana» al Louvre, dove il grande quadro è tuttora esposto, avvenne nel settembre del 1797, durante la prima campagna del generale Bonaparte in Italia, e fu molto più di un’asportazione. Fu la separazione forzata dei due elementi che formavano insieme uno stesso capolavoro: la concezione architettonica di Palladio per il refettorio dei frati benedettini nel convento dell’isola di San Giorgio Maggiore e la grande tela, sul fondo della sala, che i frati avevano affidato al pennello di Paolo Veronese. Non so se il governo francese avesse dato qualche affidamento prima dell’ingresso dell’Italia in guerra, a fianco degli Alleati, nel maggio del 1915; ma è certamente vero che l’eventuale trasporto dell’opera si scontrò con difficoltà molto I premio di una lotteria o un regalo del governo, ma il frutto di un lungo percorso di studi, di un concorso pubblico, di trasferimenti non graditi e di fiducia nei confronti dello Stato. Paolo Cigliola [email protected] TURISMO Poco rispetto Sebbene il nostro Paese offra tantissimo per i turisti, purtroppo i nostri esercenti tendono sempre ad approfittarsi di questi ultimi, molte volte aumentando i prezzi o comunque gestendo la vendita in modo diverso rispetto alla gente del posto. Questa è una cultura maggiori di quelle che si opporrebbero al temporaneo trasporto dei Bronzi di Riace da Reggio Calabria a Milano per la Esposizione Universale del 2015. Il quadro è eccezionalmente grande (quasi 7 metri per 10) e nel 1797, per essere trasportato a Parigi, venne tagliato in più parti: una soluzione che nessuno, oggi, oserebbe proporre. Vi furono altri tentativi, fra cui quello di Vittore Branca, quando il grande studioso di Boccaccio collaborava con l’Unesco, ma il passaggio del tempo finì per conferire al Louvre una proprietà di fatto, oggi difficilmente contestabile. Quando André Malraux, nel mag- totalmente diversa da ciò che avviene all’estero quando siamo noi italiani ad essere turisti. In questo caso si trova rispetto, precisione e una totale cultura «pro turista». Se imparassimo anche noi a fare così, ne vedremmo in breve tempo i risultati. Edoardo Rabascini [email protected] TAGLI Misure più popolari Molto spesso si dice che per superare la crisi il governo debba fare delle scelte gio del 1958 (non era ancora il ministro della Cultura del generale De Gaulle), pronunciò nel refettorio di San Giorgio Maggiore un discorso sul «Segreto dei grandi veneziani», Vittorio Cini, creatore e presidente della Fondazione che porta il suo nome, disse al conferenziere: «Peccato che lei non abbia parlato sotto le luci e i colori di uno dei più prodigiosi miracoli coloristici della pittura veneziana, qui in ideale armonia (…) con la rasserenante architettura realizzata dal Palladio per questo Cenacolo». Manifestava un forte rimpianto, ma con una signorilità e un’eleganza che escludevano qualsiasi ulteriore rivendicazione. Oggi, caro Biondani, lei troverà nel refettorio di San Giorgio Maggiore, quando le accadrà di visitare Venezia, un «secondo originale». Gra- zie a un accordo con il Louvre e alla straordinaria tecnologia del laboratorio di un artista inglese, Adam Lowe, «Le nozze di Cana» sono state scannerizzate e riprodotte con un sistema che consente di ricreare «tutti gli elementi dell’originale, le linee, le sfumature di colore, persino le imperfezioni della tela di supporto e i segni dell’usura del tempo. Non solo: grazie a un lavoro di minuziosa ricostruzione filologica e restauro virtuale, è possibile vedere ciò che i rimaneggiamenti novecenteschi del dipinto avevano coperto»(http:// o l d . c i n i . i t / u p l o a d s / b ox / d70bd1f97d913a4bab9816e3 24e9c5cc.pdf). «Le nozze di Cana» sono «tornate» nel refettorio di San Giorgio Maggiore l’11 settembre 2007, 220 anni dopo la loro forzata partenza per Parigi. impopolari. Questo è vero se l’azione governativa è orientata al taglio delle pensioni, degli stipendi o a mettere altre tasse. Ma il governo potrebbe decidere, per esempio, di applicare i costi standard nell’acquisto del materiale sanitario da parte delle Regioni, fare un serio intervento sulle aziende municipalizzate, sostituire la miriade di regolamenti edilizi con un unico regolamento valido per l’intero territorio nazionale, limitare l’azione dei Comuni nel costruire monumenti al nulla o cattedrali nel deserto sprecando denaro pubblico. Questi e altri interventi simili credo possano influire positivamente sulla popolarità del governo. Pure di tanto! Aspettative deluse Il blocco degli stipendi per il quinto anno consecutivo mortifica ancora una volta le ragionevoli aspettative di retribuzione e di carriera di milioni di lavoratori (e delle loro famiglie) per i quali il posto di lavoro non è il La tua opinione su sonar.corriere.it Marijuana di Stato prodotta dall’esercito per scopi terapeutici. Siete d’accordo sul progetto? @ Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Il premier ha disertato Cernobbio per l’inaugurazione di una fabbrica di rubinetti a Brescia. Ha fatto bene? 66 No 34 © RIPRODUZIONE RISERVATA Gualtiero M.F.Schirinzi gualtiero.schirinzi@ alice.it LAVORO Carenza di informatici Ho sentito che le aziende non riescono a trovare informatici. Mi meraviglio perché so che molti ingegneri (Nokia -Siemens, Italtel, Alcatel, Celestica, Eutelia, Nortel) inutilmente da anni stanno cercando un lavoro. Francesca Piccirilli francescapiccirilli@ hotmail.com CICLISTI Meno arroganza Finalmente il ministro Lupi combatte l’arroganza dei ciclisti che vogliono trasferire in città la guerra contro gli automobilisti e i pedoni. Se fossero veramente interessati alla mobilità sostenibile andrebbero a piedi o in autobus. Bruno Telleschi, Roma E-mail: [email protected] oppure: www.corriere.it oppure: [email protected] Più o Meno di Danilo Taino Statistical Editor Con la testa all’ingiù le tasse vanno solo su C erte volte ci si abitua a guardare il mondo a testa in giù. Rimettersi di tanto in tanto sui piedi può fare bene: cambiare paradigma ridisegna l’ordine delle cose. Le statistiche sulla tassazione in Italia, in Europa e nel mondo aiutano: e suggeriscono che, forse, nel dibattito su spending review, vincoli europei di bilancio, crescita dell’economia potremmo ribaltare la prospettiva. Innanzitutto, il confronto mondiale (i dati sono quelli riportati nella pubblicazione di Eurostat «Taxation trends in the European Union, 2014»). Nella Ue a 28, le tasse (compresi i contributi sociali) raccolte dai governi sono state, nel 2012, pari al 39,4% del Prodotto interno lordo. Nei 18 Paesi dell’eurozona sono arrivate al 40,4%. Nel mondo, c’è qualche Stato più esoso, ad esempio la ricca ed eccentrica Norvegia (42,2%). Ma fuori dall’Europa le tasse sono molto, molto più basse: il 24,7% del Pil negli Stati Uniti, il 27,8% in Canada, il 30,3% in Giappone, il 27,8% in Australia. In generale, si tende a spiegare queste differenze con il fatto che in Europa c’è un alto livello — quindi costoso — di Welfare State. L’argomentazione ha debolezze intrinseche. Per esempio, è difficile sostenere che le protezioni sociali della Ue sono efficienti, destinate solo a chi ne ha davvero bisogno; o negare che spesso sono addirittura incentivanti del non lavoro. E, in una buona parte dei Paesi, il Welfare gigante toglie risorse alla crescita dell’economia, con l’effetto di gonfiare la disoccupazione, abbassare i redditi, ridurre la competitività rispetto al resto del mondo. Ma quel che è più inteL’imposizione ressante è vedere come si colloca al 44% del Pil l’Italia. Il totale delle tasse raccolte, sempre considerando i contriè un macigno. sociali, nel 2012 è stato pari a Se rovesciassimo buti 689,3 miliardi, il 44% del Pil (nel 2000 era del 41,5%), decisamente il paradigma? sopra la media dell’eurozona. Siamo il sesto Paese della Ue per livello di tassazione, ma mentre i cinque più esosi — Danimarca (48,1%), Belgio (45,4%), Francia (45,0%), Svezia (44,2%), Finlandia (44,1%) — possono rivendicare una qualità elevata di servizi pubblici per noi è notoriamente diverso (dal 2000 in poi, tra l’altro, Svezia, Finlandia e Danimarca hanno ridotto il carico fiscale, Stoccolma addirittura del 7,3%). Per dare l’idea di quanto sia pesante l’imposizione in Italia: nella Ue a 28 siamo settimi per tasse indirette come percentuale del Pil (ma al 26° posto per Iva), quinti per imposte dirette, ottavi per contributi sociali, settimi per tasse sul lavoro, secondi per tasse sul capitale, quarti per tasse sull’energia, quarti per tasse sulla proprietà. La questione è un macigno, forse il maggiore, sull’attività dell’intero Paese. Perché dunque il dibattito è tutto sul tagliare le spese, fatto che finora non è avvenuto, e si dice che solo dopo si potranno abbassare le imposte? Probabilmente avrebbe più senso guardare la realtà raddrizzando la prospettiva: darsi obiettivi progressivi ma vincolanti di riduzione delle tasse e sulla base di questi costringere lo Stato a tagliare le spese, non il contrario. In fondo, s’è visto: a testa in giù si sbaglia strada. @danilotaino ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Interventi & Repliche Le spese per la difesa Uno dei passaggi più qualificanti della dichiarazione finale del vertice Nato è costituito dalla rinnovata attenzione verso il tema delle spese per la Difesa. Dal vertice è infatti giunto un forte richiamo, condiviso da tutti i Paesi, affinché sia fermato qualsiasi ulteriore calo di tali spese e, nell’arco di un decennio, si arrivi a destinare almeno il 2% del Pil a questo. Una questione dunque delicata per l’Italia, alle prese con l’assenza di una cultura complessiva su questi temi che ha prodotto la situazione attuale, fatta di forze armate con pochi fondi (l’1% circa del Pil), a loro volta mal spesi. Il punto è che nonostante gli impegni presi, questo governo non appare intenzionato a invertire la rotta; prova ne siano i pesanti tagli già apportati al bilancio della Difesa e che lo stesso presidente del Consiglio non abbia fornito alcuna indicazione concreta in proposito, affidandosi a generici richiami al patto di Stabilità dell’Ue. Si può dunque ipotizzare fin da ora che l’Italia non terrà fede al proprio impegno? Giovanni Martinelli, [email protected] La riforma ideale per la scuola La «supplentite» Renzi la supererà solo quando si darà a ciascuna scuola italiana la facoltà di nominare il personale di cui ciascuna scuola stessa ha bisogno. Basta a quell’ingorgo enorme e burocratico che sono le graduatorie, numerosissime quanto inutili e dannose (ce ne sono oltre sessanta tipi!). La soppressione delle graduatorie avrà moltissimi meriti: 1) le scuole diventeranno veramente responsabili dei docenti che assumono (rispondendone di fronte alle famiglie e agli alunni stessi), 2) permetterà di sopprimere il 90% del personale dei provveditorati (enti, per altro, pressoché inutili, facendo risparmiare allo Stato centinaia di milioni ogni anno), 3) potrà dimezzare la pletora dei direttori generali del ministero dell’Istruzione e del loro apparato, 4) non permetterà ai sindacati della scuola di incassare — grazie al meccanismo delle graduatorie — cifre scandalose dalle migliaia e migliaia di aspiranti supplenti. L’opposizione a Renzi però, da parte dei ministeriali e dei sindacati, sarebbe non feroce, ma ferocissima; non meno che da parte del ministero del Tesoro che, sul precariato di povera gente, © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. CONSIGLIERI DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,20; Argentina $ 25,50 (recargo envio al interior $ 1,50); Austria € 2,20; Belgio € 2,20; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. Fr. 3,00 (quando pubblicato con Style Magazine Fr. 3,50); Cipro € 2,20; Croazia Hrk 17; CZ Czk. 64; Francia € 2,20; Germania € 2,20; Grecia € 2,50; Irlanda € 2,20; Lux € 2,20; Malta € 2,20; Monaco P. € 2,20; Olanda € 2,20; Portogallo/Isole € 2,50; SK Slov. € 2,20; Slovenia € 2,20; Spagna/Isole € 2,50; Hong Kong HK$ 45; specula sul ritardo nell’immissione in ruolo. Se Renzi riuscirà a realizzare una simile riforma, io crederò nei miracoli. Daniele Straniero, già preside del liceo classico Parini di Milano conseguenti possibili esiti patologici sulla loro progenie. Erminio Giavini già docente di Biologia dello Sviluppo Università di Milano I rischi dell’eterologa Caccia alle nutrie Nell’ambito della diatriba sulla fecondazione eterologa e, in particolare, sull’anonimato o meno del donatore, mi pare che non si sia tenuto in considerazione un problema biologico importante. Se due persone di sesso diverso, figli inconsapevoli dello stesso padre biologico, si incontrassero e decidessero di fare figli in maniera naturale avremmo a che fare con un rapporto incestuoso tra due fratelli con Ho letto le critiche di associazioni ambientaliste circa l’autorizzazione per cacciare la nutria e con il terreno coperto di neve. La nutria è specie alloctona, ben ambientata in Italia, portatrice di patologie pericolose, che fa gravi danni all’agricoltura. Quanto alla caccia su terreni innevati, questa è praticata nei confronti di alcune specie di ungulati, soprattutto i cinghiali. Vittorio Zanuso, [email protected] EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 - USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 - Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia - 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang Chark, Phrakhanong - Bangkok 10260 - Thailandia na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d Corsera + CorMez. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. PREZZI: *Non acquistabili separati, il venerdì Corriere della Sera + Sette € 1,90 (Corriere € 1,40 + Sette € 0,50); il sabato Corriere della Sera + IoDonna € 1,90 (Corriere € 1,40 + IoDonna € 0,50). A Como e prov., non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + Cor. Como € 1,20 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20; sab. Corsera + IoDon- La tiratura di sabato 6 settembre è stata di 469.889 copie ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7682 del 18-12-2013 Thailandia THB 190; UK Lg. 1,80; Ungheria Huf. 700; U.S.A. USD 5,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l’estero tel. 0039-0263.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70. SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni). * Con “Sette” € 2,90; con “Io Donna” € 2,90; con “Style Magazine” € 3,40; con “Living” € 5,30; con “La matematica come un romanzo” € 9,30; con “Tutto Pratt” € 12,39; con “Le grandi storie Disney” € 9,39; con “La Biblioteca di Papa Francesco” € 12,30; con “Grandangolo” € 7,30; con “Lettere d'amore” € 8,30; con “Agatha Christie” € 8,30; con “I sentieri della Grande Guerra” € 14,30; con “Tu sei il male” € 11,30; con “Alle radici del male” € 11,30; con “Skylander” € 11,30; con “Diabolik. Nero su nero” € 8,39; con “Vasco Rossi - Feedback” € 11,39; con “Grande Guerra. 100 anni dopo” € 12,39; con “Geronimo Stilton. Viaggio nel tempo” € 8,30; con “Tiziano Terzani” € 10,30; con “I capolavori dell’Arte” € 7,30; con “Ufo Robot” € 7,39; con “James Bond collection” € 11,39; con “English Express” € 12,39 34 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli ✒ In platea APPLAUSI ALL’ITALIA (E A ROHRWACHER) RIPARTIAMO DA QUI di PAOLO MEREGHETTI A lba Rohrwacher tiene alta la bandiera italiana alla 71esima Mostra di Venezia. Con un ruolo a rischio — una madre che per troppo amore finisce per far male al figlio — questa attrice schiva e minuta, lontanissima dai canoni acclamati della «bellezza italica», ha saputo conquistare una meritatissima Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile in Hungry Hearts di Saverio Costanzo. Trascinando sul podio anche il suo collega Adam Driver, premiato per l’interpretazione maschile. L’accoppiata, che un po’ ha sorpreso soprattutto per il riconoscimento all’attore visto il gran numero di prove eccellenti (ricordiamo almeno quelle di Michael Keaton, Viggo Mortensen o Elio Germano), acquista ulteriore forza dal resto dei premi, tutti ampiamente condivisibili. Il Leone d’oro a Roy Andersson per il suo «filosofico» piccione sul ramo, quello d’argento per la regia ad Andrej Konchalovskij e il Gran I riconoscimenti Premio della giuria a Look of Silence di Oppenheimer (che il giurato Tim Roth ha Leone d’oro definito «un capolavoro» «A Pigeon Sat on a rendendo pubblica durante Branch Reflecting on la premiazione la sua Existence» passione ma anche, se ne di Roy Andersson deduce, le divisioni che non Leone d’argento hanno permesso al film di «Le notti bianche del conquistare il primo postino» premio), quei tre di Andrej Konchalovskij riconoscimenti — dicevo — Gran premio giuria premiano alcuni dei film «The Look of Silence» migliori visti al festival. di Joshua Oppenheimer Certo, personalmente avrei Miglior attrice voluto che anche altri titoli Alba Rohrwacher per ottenessero un qualche «Hungry Hearts» riconoscimento: dispiace per di Saverio Costanzo l’esclusione di Anime nere, di Miglior attore Red Amnesia, di Le dernier Adam Driver coup de marteau (che pure per «Hungry Hearts» ha fatto vincere al suo interprete Romain Paul il premio Mastroianni per la miglior giovane speranza) ma i premi sono quelli e non si possono moltiplicare come i pani e i pesci. Piuttosto gli applausi e i consensi generali confermano che si può tranquillamente fare un festival senza i blockbuster di Hollywood (tra parentesi: i titoli più deludenti erano proprio quelli che davano l’impressione di essere stati selezionati solo per merito della star che li interpretavano…) ma cercando tra chi crede ancora in un cinema di ricerca e di scavo. Un discorso a parte merita la selezione italiana che ha raccolto apprezzamenti pressoché unanimi, soprattutto dopo anni di fischi e contestazioni. Può essere un buon punto di ripartenza per rinsaldare un rapporto col pubblico che qui a Venezia ha saputo fondere, nei film presentati, una ritrovata energia narrativa con l’entusiasmo di un gruppo invidiabile di interpreti. Due elementi capaci di far presa sul pubblico (sensibile alle «belle storie» e ai «bravi attori») e di aprire al nostro cinema la strada di una sua piena rinascita. Anche in mancanza di Leoni d’oro o d’argento. © RIPRODUZIONE RISERVATA Madrina Luisa Ranieri sul palco (40 anni) Venezia 2014 Konchalovskij è d’argento, il Gran premio della giuria a Oppenheimer. Ovazione per il giovanissimo Romain Paul. Anche «Belluscone» ottiene un riconoscimento Leone di Svezia VENEZIA — Dove, se non a Venezia, un Piccione può vincere un festival? A catturare il Leone d’oro è il Piccione filosofo dello svedese Roy Andersson. Che, come dice il lungo titolo Siede su un ramo a riflettere sull’esistenza. Sulla morte prima ancora che sulla vita. Un apologo noir, surreale e grottesco con due venditori di denti di vampiro, maschere spaventose e sacchetti ghignanti, in viaggio picaresco dal cabaret espressionista di Lotte la zoppa, al caffè dove Carlo XII, re gay di Svezia, entra a cavallo per arruolare un giovane barista come suo amante. «Oggi non sarei un regista se non ci fosse stato il cinema italiano — ha ringraziato Andersson, 71 anni — in particolare Vittorio De Sica. La scena di Ladri biciclette con l’enorme quantità di bici e lenzuola lasciate al Monte dei Pegni, è stata per me una lezione di cinema e di vita, un monito a prestare sempre attenzione all’umanità dolente». E se la Svezia vince per la prima volta il Leone d’oro, l’Italia conquista un doppio premio grazie al film di Saverio Costanzo. Le due Coppe Volpi vanno a Adam Driver e Alba Rohrwacher, che in Hungry Hearts sono impegnati in un lacerante corpo a cuore. Dopo l’oro dello scorso anno a Sacro Gra di Francesco Rosi, dopo il Gran premio della Vince il «Piccione» di Andersson Premiati gli attori di Costanzo Leopardi e «Anime nere» i delusi giuria di Cannes ad Alice Rohrwacher per Le meraviglie, è il terzo riconoscimento consecutivo al nostro cinema. Segno di una ripresa non effimera. Resta però la delusione per Martone e Munzi. Perché sia Il giovane favoloso (la cui colonna sonora di Apparat ha vinto il premio Piero Piccioni) sia Anime nere sono stati molto applauditi anche dalla critica straniera. Altro premio, speciale della giuria di Orizzonti a Belluscone di Franco Maresco. Assente alla Mostra, ha mandato un messaggio: «Voglio dedicarlo alla mia Palermo, che tanto mi fa arrabbiare ma che resta la città della mia vita, quella con la luce più bella del mondo». Felino d’argento ad Andrej Konchalo- CI SONO STORIE CHE MERITANO DI ESSERE RICORDATE PER SEMPRE. Jaeger-LeCoultre sostiene l’arte cinematografica e si dedica a preservarne il patrimonio, contribuendo al restauro di film storici. Siamo orgogliosi di essere partner di alcuni dei più importanti Film Festival Internazionali: così facendo la Manifattura premia anche l’ingegno e la creatività dei registi sia attraverso il premio “Glory to the Filmmaker”, che con un programma di sostegno al processo creativo, in collaborazione con la Film Society del Lincoln Center di New York. PARTNER DI Emergente Romain Paul, 15 anni vskij, 77 anni, miglior regista. Il microcosmo poetico di Le notti bianche del postino, girato su un lago sperduto del nord della Russia con la gente del posto, ha emozionato la giuria. E lui stesso ha confessato di sentirsi «Un bambino che apre i doni di Natale. Proprio qui, 52 anni fa, vinsi il mio primo Leone con il mio primo corto». Titolo, Boy and the Pigeon. Sempre lui, il Piccione. Capace persino di sconfiggere l’Uomo uccello di Iñárritu, quel Birdman quotatissimo anche per la straordinaria interpretazione di Michael Keaton. Una conferma invece alle previsioni è arrivata con The Look of Silence, incoronato con il Gran premio della giuria. Trattenuto a Chicago da Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Konchalovskij Andrej Konchalovskij (77 anni) con la moglie Julia. Il cineasta russo è stato premiato con il Leone d’argento per la migliore regia («The Postman’s White Nights») Protagonisti Al bacio Il vincitore Roy Andersson (71 anni), già Premio della giuria a Cannes nel 2000 per «Canzoni del secondo piano» Spettacoli 35 italia: 51575551575557 Bani-Etemad La «signora del cinema iraniano», la regista Rakhshan BaniEtemad (60 anni), con il premio alla Miglior sceneggiatura ricevuto per il film «Ghesseha» («Tales») L’anno delle sorelle L’emozione dell’attrice. Alice aveva già conquistato Cannes L’Alba della felicità, riservata e tenace: «Coppa al coraggio» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI VENEZIA — «Non so niente, ma sono felicissima», dice Alba Rohrwacher nella hall dell’albergo. È lei la migliore attrice a Venezia: «È stato premiato il coraggio, è bellissimo condividere questo riconoscimento con Adam Driver. È un film facile e sorprendente, ma realizzato in condizioni difficili, ed esiste solo perché è stato tenacemente voluto da Saverio Costanzo. Per questo alla cerimonia è stato sottolineata la parola “coraggio”. La Coppa Voluna tempesta che ha bloccato i voli, il regista Joshua Oppenheimer è comparso in video. «Il mio protagonista Adi ha voluto questo film affinché i criminali del genocidio in Indonesia riconoscessero le loro responsabilità. E così poterli perdonare e vivere al loro fianco senza paure. Nessuno però ha ammesso le sue colpe. Solo una figlia ha chiesto scusa per conto del padre. E ora anche l’Occidente dovrebbe trovare il coraggio di riconoscere il ruolo che ha svolto in quel genocidio». «È un capolavoro — ha precisato il giurato Tim Roth ritirando il premio per conto del regista —. Mi ha commosso al di là di ogni parola. È stato come veder nascere un figlio». La serata, condotta con grazia da Luisa Ranieri e a cui hanno assistito il presidente del Senato Grasso, quello della Commissione europea Barroso, il ministro Franceschini, ha visto anche il doppio premio a Court dell’indiano Tamhane (oltre al De Laurentiis di 100 mila dollari, miglior film di Orizzonti) e quello per la miglior sceneggiatura all’iraniano Tales. «Il cinema è la lingua che accomuna tutti i popoli e questo riconoscimento è un immenso regalo ai miei connazionali che lo amano», ha esclamato la regista Rakhshan Bani-Etemad, i capelli coperti da un velo rosa. Infine il Mastroianni a Romain Paul, 15 anni, applauditissimo ed emozionatissimo protagonista di Le dernier coup de marteau dove la Sesta di Mahler gli svela di essere figlio di un direttore d’orchestra. Alexandre Desplat, presidente della giuria e compositore, l’ha abbracciato forte salutando: «Viva la musica, viva il cinema». Giuseppina Manin © RIPRODUZIONE RISERVATA ❜❜ In carriera Vincenti Alice Rohrwacher (33), sorella di Alba, con il Grand Prix di Cannes ricevuto quest’anno per il film «Le meraviglie» pi la dedico a Saverio». Alba cerca di mantenere il riserbo fino all’ultimo. E sorride, nascondendo il suo volto così poco italiano dietro agli occhiali da sole. Ma il ruolo della bugiarda non le riesce. Questa giovane donna che esce dal copyright della bellezza femminile vince la Coppa Volpi insieme con Adam Driver, l’attore americano del momento, tra Guerre Stellari e Martin Scorsese. Sono i protagonisti di Hungry Hearts, il piccolo (è costato 1 milione e mezzo), grande (per l’intensità) film italiano di Saverio Costanzo. Stamattina sono tutti già in volo per il Festival di Toronto. È il dramma ambientato a New York di una giovane coppia: un figlio che non cresce per le scelte radicali della madre vegana. Alle volte uno è incompleto, ed è soltanto giovane. Alba buca lo schermo con apparente casualità, la pelle color latte ne esalta l’espressione apparentemente mite, portando un disagio che va al di là della fisicità, un’inquietudine che forse le viene dalla solitudine della campagna umbra in cui è cresciuta. Ma in questo film il suo sguardo si incupisce: «Le azioni di Mina, il mio personaggio, partono da intenti amorevoli e finisce con lo sbagliare. Crede di avere ragione su ogni co- sa, il marito non sa più come comportarsi, cerca di salvare la famiglia. Mina è intransigente, non è pazza come ha scritto qualcuno», dice Alba. Le sorelle dei festival, lei e Alice, che con Le meraviglie quattro mesi fa ha vinto il Gran premio della giuria a Cannes. Anche Alice è qui, presidente della giuria per le opere prime: «Ho fatto due film da regista, c’è una forma di tenerezza e ironia nell’aver chiesto a me di presiedere una giuria. Con Court di Chaitanya Tamhane, che esplora il mondo giudiziario dell’India, abbiamo voluto premiare il coraggio e la gioia di fidarsi degli spettatori, è un regista di cui vogliamo vedere il prossimo film». Tutte e due usano la parola «coraggio» per analizzare le opere in cui credono. Fino a poco tempo fa hanno cercato di restare separate e di non avere una comune immagine pubblica. È rimasta la riservatezza, il pudore, la feroce determinazione di entrambe. A chi le chiede come si sarebbe comportata lei, nella situazione di Mina, lei che madre non è, Alba risponde gentile ma ferma: «Non lo so, co- Se conto quelli appena finiti, ho già girato trentatré film Mi rendo conto di non avere più una vita privata munque non parlerei mai di queste cose in pubblico». Sono restie a parlare l’una dell’altra; restie a parare della loro adolescenza anomala, la vita nella fattoria, la casa più vicina a quattro chilometri, la madre insegnante, il padre apicoltore tedesco. La prima ad avere successo è stata Alba, 35 anni (Alice ne ha due in meno). Quello di Costanzo è il suo trentesimo film in dieci anni, tutti con registi italiani tranne uno: Glück di Doris Dörrie. «In realtà ho appena finito quelli di Bellocchio e Garrone, e sto per cominciarne uno in Francia. Caspita sono già trentatré, vuol dire che non ho una vita privata!». Da bambina, Alba voleva fare l’acrobata al circo. Da ragazza si è iscritta a Medicina. La sera prima dell’esame di Istologia aveva gli occhi spalancati dall’emozione: «Non riuscivo a dormire, dovevo recitare in un teatrino». D’istinto si iscrive a una scuola di recitazione a Firenze, si sentiva protetta dai personaggi: «Era quello che volevo fare». Dice: verrà un giorno in cui si dirà che sono la sorella di Alice. Oggi è Alice la sorella di Alba. Ma sono, semplicemente, le sorelle del cinema italiano. Valerio Cappelli Sorriso Alba Rohrwacher (35) con la Coppa Volpi © RIPRODUZIONE RISERVATA La Mostra delle curiosità Il generoso Al e i capricci a tavola di Ashley, stravaganze al Lido DA UNO DEI NOSTRI INVIATI VENEZIA — Triste, solitario y final. Più Soriano che Pasolini l’Abel Ferrara che venerdì sera alla Pagoda suonava la chitarra al non affollatissimo party per il suo film, mentre mezzo lido aveva traversato la laguna per approdare a Venezia al Guggenheim per festeggiare con pastiere e babà la nuova romantica e criminale coppia Zingaretti-D’Amore. Chiude Venezia 71, il Lido risprofonda nel suo torpore (secolare, ha fatto notare il presidente Baratta, citando la frase del Volpi quando si trattò di scegliere la sede della Mostra: «La fasemo al Lido perché l’è un po’ straco»), il buco del mancato palazzo, là dove sorgeva la pineta e ancora resta l’amianto, ha davanti un altro inverno per raccogliere pozzanghe- re e erbacce. Restano i flm — che stanno arrivando nelle sale e girano per i festival — e un gioco di contrasti, conferme e sorprese. Un Al Pacino più stakanovista che mai fa sballare per eccesso di generosità gli orari delle interviste, dilatando la consueta striminzita mezzoretta fino a un’ora e più. Il gesto liberatorio di Frances McDormand che al party in suo onore scende dai tacchi e calza le infradito. Mentre Ashley Green (la Alice Cullen di Twilight) fa impazzire il catering della CQ House: rifiuta il raffinato menu a base di pesce, chiede pasta in bianco, poi quando il piatto è in tavola pretende la pizza. Come in un’opera di James Franco nulla è come appare o come ci si aspetta. L’invasione di abiti e veli bianchi sul red carpet (per Io sto con la sposa) ruba la scena e batte nella gara dei flash Bélen Rodriguez, arrivata ad occupare lo spazio che negli anni d’oro era affollatissimo. Solo nel 2009, per dire, su quel tappeto rosso si ricorda un ingorgo da leggenda: Hugo Chavez, Noemi Letizia, Sylvester Stallone, Milingo, Tinto Brass, Paris Hilton, la coppia GregoraciBriatore, citiamo a memoria. Rodriguez comunque rilancia e si improvvisa critica cinematografi- Il borsino Al Pacino Sempre disponibile e generoso nelle interviste al festival Ashley Green No al menu di pesce Vuole la pasta, poi cambia idea: pizza Frances McDormand Al party in suo onore, scende dai tacchi e calza le infradito ca: «Da quel poco che ho visto e sentito qui c’è voglia di commedie gioiose». Sorprendentemente in linea con Milla Jovovich a cui però l’ottimismo gioca un brutto scherzo: «Ci fa piacere che il pubblico abbia riso, Shakespeare voleva divertire», anticipa, salvo scoprire qualche ora dopo che il suo Cymbeline riceve più fischi che risate. Nessuna sorpresa, invece, per il premio «Nanni Moretti mi si nota di più». Non c’è stata gara. Vince a mani basse Lars Von Trier con la miglior performance in conferenza stampa (per Nymphomaniac I e II. Director’s Cut) grazie al sodale (e solidale) Stellan Skarsgård che si è prestato a fare da ponte umano al regista danese. Appuntamento a Venezia 72. James Franco, com’è noto, non mancherà. Stefania Ulivi © RIPRODUZIONE RISERVATA Grasso e Baratta Il presidente del Senato Pietro Grasso (69 anni, a sinistra) con il presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta (74 anni), alla cerimonia di chiusura del festival Dietro le quinte Verdone: ci siamo divisi sul verdetto Ho vissuto recluso come Silvio Pellico DA UNO DEI NOSTRI INVIATI VENEZIA — «Una bella esperienza ma è stata massacrante. Non credo che la ripeterei», dice Carlo Verdone, che ha fatto parte della giuria presieduta dal musicista francese Alexandre Desplat. «È mancata l’unanimità, ma non c’è stato bisogno di riunioni suppletive. Io sono uno aperto al dialogo, ho cercato di dire cose sensate e equilibrate». Come ha trovato la giuria? «Molto intellettuale». Il regista tedesco Philip Gröning e l’austriaca Jessica Hausner, l’attore Tim Roth, la scrittrice Usa di origine indiana Jhumpa Lahiri… «Sono andati su YouTube a vedersi spezzoni dei miei film», racconta Verdone. Mai come quest’anno il cinema italiano è stato apprezzato: lei come si è posto rispetto ai film in gara del nostro Paese? «Sono tre buoni film, quello di Saverio Costanzo ha colpito per la regia e soprattutto per la performance dei due attori. Un piccolo film claustrofobico, angusto, che sale sempre di più di tensione, e gli altri due li ha lasciati indietro. Anche se Martone e Munzi non hanno avuto premi, hanno fatto lavori importanti». Desplat In smoking L’attore e regista Carlo Verdone (63) aggiunge con una nota stonata, fraintendendo la domanda: «Io sono francese ma non ho spinto i film francesi». Arrivato al Lido, Verdone ha trovato, al pari dei suoi colleghi, una sorta di manuale del «buon giurato», istruzioni redatte dal direttore artistico Alberto Barbera, novità di quest’anno, che sa un po’ di editto bulgaro: vietato parlare se non alla conferenza stampa finale. In sostanza, non puoi esprimere giudizi sui film in concorso. Carlo condivide con James Franco il primato del bagno di folla. Benché «sdoganato» dal ruolo che Sorrentino gli ha dato in La grande bellezza, Carlo rappresenta l’«altro» cinema, quello popolare, un corpo estraneo a una certa prospettiva radicale dei festival. Così lo hanno messo nelle mani di una guardia del corpo. «Andavo avanti e indietro due volte al giorno dall’hotel alle sale di proiezione. Ho vissuto per due settimane come allo Spielberg — sorride —, mi sono sentito Silvio Pellico». I fan non gli davano tregua. Ha provato una volta a fare due passi sulla spiaggia ma non era aria: «Alcuni poi tornavano, ma se ci siamo fatti la foto insieme ieri, ancora stai qui?». Verdone fu già nella giuria di Venezia nel 1994: «C’erano David Lynch, Uma Thurman, Margherita Buy, Olivier Assayas. Ma soprattutto Mario Vargas Llosa». Lo scrittore peruviano. «Sì, e quello non lo smuovevi dalle sue idee nemmeno col carro armato, ti inchiodava con la forza dei ragionamenti». Carlo e Margherita spinsero per Lamerica di Gianni Amelio. Non ci fu nulla da fare: «Cominciò a dire che c’era un compiacimento del regista, che i personaggi sembravano insetti impazziti, che era un manierismo neorealista sopra le righe… Parlava troppo bene. Infatti ci distrusse con il suo eloquio». V. Ca. © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 italia: 51575551575557 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Spettacoli 37 italia: 51575551575557 Su Canale 5 Sesta edizione. «Sono una mamma architetto al lavoro all’Aquila» Dal 20 al 25 settembre Una nobile in casa Cesaroni Christiane: con me temi seri Prix Italia a Torino sull’innovazione «È un orgoglio sapere che la gran parte del materiale che verrà utilizzato durante il Prix Italia proverrà dai nostri archivi». Così il presidente della Rai Tarantola a proposito della 66ma edizione del Prix Italia, che si svolgerà a Torino dal 20 al 25 settembre. Il Prix Italia è il grande appuntamento annuale che la Rai organizza per «dialogare» e confrontarsi sul campo della qualità dell’offerta con gli altri operatori della televisione, della radio e del web d’Europa e del mondo. Saranno 230 le opere in concorso, 30 i Paesi dei cinque continenti presenti, 50 le aziende che si confronteranno, 90 i relatori. Il tema dominante di questa edizione è l’innovazione. Filangieri è il nuovo volto della serie. Bene gli ascolti È Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ABILE impiegata ufficio commerciale inglese francese Windows, Mac offerte ordini follow-up, offresi. 331.12.23.422 AMMINISTRATIVO esperto aziende medio piccole, gestione completa fino al bilancio, trentennale esperienza, esamina proposte anche tenuta contabilità presso clienti zona Milano nord. Disponibilità immediata. 339.37.40.496 ASSISTENTE alla poltrona ottimo curriculum, cerca lavoro part/full-time. Tel. 338.91.34.547 ASSISTENTE segretaria diplomata, pluriesperienza, inglese e tedesco, cerca impiego full-time o part-time, tel. 348.60.92.068. CAPO contabile/responsabile contabilità, seria, ventennale esperienza valuta proposte. Ottima conoscenza gestionali contabilità, pacchetto office. 339.89.47.309 COMMERCIALE, lunga esperienza, valuta nuove opportunità. Tel.: 328.09.88.200 Franco. [email protected] CONTABILE autonoma pluriennale esperienza primanota banche clienti fornitori globale gestione ufficio contabile spedizioni import-export, buon inglese. Cinisello limitrofi. 349.32.42.819. C ONTABILE laureato, pluriennale esperienza, offresi per amministrazione, contabilità generale, clienti fornitori, banche, Iva, bilancio. Tel. 349.59.01.004 02.39.21.05.43 CONTABILE ordinarie, semplificate, dichiarazioni fiscali, intra/black list offresi. Tel. 334.60.74.075 DISEGNATORE autonomo esperto carpenterie metalliche pesanti e leggere Autocad 2D offresi. 02.25.62.541 - 338.84.33.920 ELETTROTECNICO in lista mobilità, esperienza tecnica, tecnico commerciale, acquisti, logistica, zona Milano. Tel: 338.43.16.574. ESPERTA paghe e contributi autonoma nell'elaborazione paghe, esamina proposte da CDL, aziende. 393.16.20.197 Simone Battle, 25 anni, ex star di «X Factor» Usa 2011 e cantante della girl band G.R.L. è stata trovata morta venerdì nella sua casa di Los Angeles. La Battle si sarebbe suicidata. ESPERTO area acquisti, 40enne, conoscenze tecniche import e documentazioni doganali, inglese, francese fluenti, esperienza quinquennale Regno Unito. 333.84.71.206 GEOMETRA esperto-referenziato responsabile commessa-cantiere, Italia-estero, inglese-francese, edilizia infrastrutture - montaggi impianti industriali. Nigeria +234.80.20.77.20.67 RESPONSABILE amministrazione vendite, esperienza anche commerciale e post vendita, inglese ottimo. 333.43.04.187 TRUST laureato esperto istituzione Trust, tutela del patrimonio, delocalizzazione aziende, contabilità, bilanci, dichiarativi. 02.87.22.37.26 ESPERTO tecnico commerciale italiano residente in Brasile da dieci anni offresi per rappresentare imprese italiane del comparto componenti auto e industriali di grandi serie. Interessati inviare e-mail a: [email protected] OFFRESI esperienza trentennale sales & marketing, creazione e gestione reti vendita agenti e rivenditori settore ospedaliero e dentale. 348.44.00.469 [email protected] RETI AGENTI, massima qualità. Esperto crea, avvia e gestisce reti vendita appositamente per aziende clienti. 338.37.66.816 CONDUTTORE manutentore di impianti condizionamento riscaldamento con patente secondo grado vapore cerca lavoro. 328.42.68.082 COMMESSA ventennale esperienza offresi per lavoro serio, libera subito, Milano e limitrofi. 339.14.86.855 CUOCO italiano referenziato, affidabile cerca lavoro, anche stagionale, lunga esperienza Italia/estero. Disposto viaggiare. Ottima conoscenza inglese. Tel. 06.70.11.439 CERCA lavoro ragazza srilankese 27enne, permesso di soggiorno, esperienza domestica. Chiamare: 388.95.77.790 CERCO urgentemente lavoro possibilmente Milano centro, dalle 8 alle 15 (trattabili) ottime referenze. Colf, stiratrice, baby sitter. Cell. 389.53.70.985 COLLABORATORE domestico ragazzo srilankese offresi anche badante, ottima presenza, ottime referenze. 388.93.06.393 COLLABORATRICE italiana pratica gestione autonoma casa, cucina, stiro, senza impegni famigliari, offresi fissa. Tel: 348.91.08.151 CONIUGI 47enni del nord Italia valutano proposte come custodi. Massima disponibilità, anche a trasferirsi. 335.62.05.625 COPPIA o signora srilankese offresi domestici, custodi, portinai, autista, patente D. 388.99.91.133 COPPIA referenziata offresi come custodi con alloggio per condominio o aziende. No patente. 335.56.07.589. COPPIA srilankese cerca lavoro colf, custode, referenziati, patentati, decennale esperienza Italia. 389.68.84.136 COPPIA umbra referenze ventennali, disponibilità trasferirsi, ottime capacità lavorative. Volontà e serietà. Telefonare 0546.56.02.03 339.26.02.083 DOMESTICO srilankese offresi anche badante, part-time, giardiniere, operaio. Ottime referenze. 388.93.06.393 SIGNORA peruviana cerca lavoro pulizie, baby sitter dalle 13 in poi. 340.49.64.854 SRILANKESE esperienza decennale patente, trilingue, referenze ottime offresi domestico fisso. 329.20.93.409 SRILANKESE 44enne offresi come custode, giardiniere, cuoco, patente B/ DE, referenziato, 329.75.77.962 CONTABILE neopensionato, autonomo fino bilancio, adempimenti/dichiarazioni, offresi contabilità piccola azienda. 328.68.59.679 DIRIGENTE scolastico pensionato settembre 2012 esperienza quarantennale esaminerebbe offerte lavoro coordinatore istituti paritari disposto viaggiare. 340.57.62.532 PER trovare soluzioni diminuzione costi assemblaggi elettromeccanici esperienza ventennale Mail: [email protected] Cell. 339.83.42.162 PROFESSORE di madrelingua inglese dà lezioni private a casa o ufficio. 327.30.24.103 COPPIA srilankese con qualifica Oss, cerca lavoro colf, badante, villa custode, patente, referenziati. 389.98.80.677 La rassegna Il mare e le donne al Salina Doc Fest troppo timida. Non ho dimostrato quello che avrei saputo fare». Dove darebbe il suo meglio? «Mi piace la commedia italiana. Penso a Verdone: deve essere una bella esperienza anche solo conoscerlo». A Milano, anche primo impiego, attività commerciale ricerca 3 ambosessi. Mansioni: amministrative, controllo e commerciali. 02.24.30.29.21 BRERA Solferino: loft/appartamenti restaurati, bilivelli, biservizi, mini piscina, sauna, mq. 120/160. CE in corso. 331.43.23.979 PER investimento nostra clientela ricerchiamo palazzine, attici, appartamenti semicentrali Milano. Liba 335.68.94.589 SOCIETÀ d'investimento internazionale acquista direttamente appartamenti e stabili in Milano. 02.46.27.03 LAVORO Eventi Ristoranti Shop CASA Ogni giorno oltre 8 MILIONI DI LETTORI con l’abbinata Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport nelle edizioni stampa e digital MONFERRATO Aqui Terme, comoda cascina, 80.000 metri, parte irrigabile, vigneto, bosco, prato, due grandi case pietra vista, soffitti a botte, porticati, fienili, stalle. Euro 160.000 trattabili. 349.79.07.892 Vendesi appartamenti casa Clima A, riscaldamento Geotermia, garage, giardino, zona protetta Unesco, soleggiata panoramica, campo golf, piste sci. Informazioni: 0471.59.50.40 335.53.09.944 DIANO MARINA costruttore vende appartamenti abitabili subito. Palazzina trifamiliare, terrazzi, pannelli solari. 348.88.72.838 PORTOFINO Piazzetta splendido attico mq 80 circa terrazzino perfettamente ristrutturato panoramicissimo ottimo investimento. Possibilità parziale permuta anche con imbarcazione 335.83.50.876 LONATE POZZOLO (VA) vicinanze Malpensa vendesi/affittasi edificio industriale nuovo 2.700 mq. + 450 mq. uffici arredati, 2 campate h. 12 mt, 1 campata h. 8.50 mt, completo impianti tecnici, cabina 630 Kw, pronto immediato utilizzo. CE: D, 41,26 kWh/mc. Tel. 335.20.75.86 BUSTO ARSIZIO (VA) zona Madonna Regina vendesi terreno fabbricabile 5612 mq lottizzato per 14 villette a schiera - Tel. 335.20.75.86 ACQUISTARE, vendere aziende, immobili, ricercare soci, joint-venture? Trentennale esperienza nazionale, internazionale, pagamenti garantiti. www.cogefim.com - 02.39.26.11.91 ATTIVITÀ da cedere/acquistare artigianali, industriali, turistico alberghiere, commerciali, bar, aziende agricole, immobili. Ricerca soci. Business Services 02.29.51.80.14 TRA Langhe e Monferrato paesaggi Unesco vendesi prestigiosa azienda vitivinicola agrituristica vigneti DOCG cantine ottimo commerciale. 348.82.60.397/6 ACQUISTIAMO Argento, Oro, Monete, Diamanti. QUOTAZIONI: •ORO USATO: Euro 18,75/gr. •ARGENTO USATO : Euro 270,00/kg. •GIOIELLERIA CURTINI via Unione 6 - 02.72.02.27.36 335.64.82.765 MM Duomo-Missori ARGENTO ACQUISTIAMO: •ARGENTI D'ANTIQUARIATO . •ARGENTO USATO: Euro 270,00/kg. •MONETE ARGENTO . •GIOIELLERIA CURTINI via Unione 6 - 02.72.02.27.36 335.64.82.765 MM Duomo-Missori Collezionista Milanese •ACQUISTA DIPINTI SCULTURE DISEGNI dei più importanti artisti italiani, esteri, '800, '900, moderni, contemporanei. Acquisto anche antiche porcellane, vasi, giade, buddha, lacche, bronzi, dipinti cinesi. Massima riservatezza. No perditempo. 339.20.07.707 PUNTO D'ORO www.piccoliannunci.rcs.it [email protected] www.piccoliannunci.rcs.it [email protected] www.piccoliannunci.rcs.it [email protected] Acquistiamo •AUTOMOBILI E FUORISTRADA, •ZONA CAREZZA. Vere occasioni! L’appuntamento 7 GIORNI SU 7 Annunci “INquotidiano EVIDENZA” Saldi «Donne e Mediterraneo» sono i temi scelti dal Salina Doc Fest di quest’anno, il concorso nazionale del documentario narrativo in programma sull’isola siciliana dal 23 al 27 settembre. Giunta all’ottava edizione, la rassegna diretta da Giovanna Taviani potrebbe avere il destino segnato a causa del mancato finanziamento da parte della Regione: «Sono costretta a dimettermi e a chiudere l’esperienza per emigrare altrove». E in difesa del festival si è espresso Roberto Saviano: «Sarebbe una bella provocazione se continuasse a chiamarsi Salina Doc Fest pur svolgendosi in un’altra città». Tra gli ospiti in programma, Moni Ovadia, Wilma Labate, Edoardo Winspeare, Maria Pia Calzone, Irene Grandi. © RIPRODUZIONE RISERVATA MANZONI 170 mq. Giardino, box. CE: F - IPE: 110 kWh/mqa. 335.68.94.589 MILANO Via Filzi vendiamo mq 80 ingresso, cucina, bagno, due camere, ripostiglio, postauto, cantina. CE G IPE 215,14 KWh/mqa Immobiliare Aimi 349.46.38.446 Sguardo Christiane Filangieri, 36 anni, ha recitato in diverse fiction tra cui «Ho sposato uno sbirro» e «I liceali» Chiara Maffioletti DOLOMITI A Milano per apertura nuovo punto vendita, selezioniamo anche alla prima esperienza 6 addetti alle vendite e gestione reparto. Full time. Tel: 02.49.63.71.35 Viaggi oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Morta la cantante Simone Battle Mostre www.piccoliannunci.rcs.it [email protected] Aveva 25 anni con Claudio già al provino. In questa stagione «si tratteranno temi seri, ma con semplicità». Omosessualità, malattia, ambiente. Una puntata sarà a L’Aquila, dove Sofia ricostruirà la Basilica di Santa Maria di Collemaggio dopo il terremoto. Parecchio materiale arriverà poi dal rapporto con i ragazzi: «Avrò tre figli grandi: Sofia è diventata mamma a 18 anni. È stato interessante: con l’adolescente ribelle sul set abbiamo fatto delle litigate tostissime». Lei che adolescente è stata? «Studiavo, niente grilli per la testa. E non ho rischiato di diventare mamma a 18 anni. Ora si bruciano un po’ le tappe. Io non l’ho fatto». Eppure per lei la popolarità è arrivata a 20 anni, grazie a una serie di pubblicità-tormentone della Tim di cui era testimonial: «Avevo appena finito la scuola e, pur andando bene, non ho mai pensato all’università: volevo l’indipendenza. Lavoravo come accompagnatrice turistica e il sogno era condurre programmi di viaggio, alla Licia Colò. Quella pubblicità ha aperto la strada alla recitazione». Che ora ama moltissimo: «È una sfida: ogni scena può essere fatta in mille modi diversi e non saprai mai quale è il migliore. Ci perdo la testa». Per questo passa ore sui copioni. Ma ha senso farlo anche con prodotti popolari? «In questa serie sì. La mia insegnante di recitazione lavora nel cinema: leggendo i copioni di Sofia si è stupita per quanto fosse costruita in profondità». Seguiva «I Cesaroni»? «Avevo visto qualcosa della prima serie». Il cinema l’affascina «molto: in due ore puoi raccontare fino in fondo un personaggio, ponderando ogni aspetto. Ora c’è più apertura nello scegliere anche attori televisivi». Si è mai sentita categorizzata? «Non c’è un episodio in particolare. Forse spesso non si pensa che la Filangieri, biondina, può inventare dei personaggi che non ti aspetteresti». Il ruolo di Sofia è già un traguardo: «Mostro molto di quello che ho imparato». Resta ora da aggiustare un lato del suo carattere: «Non mi so promuovere. A molti provini sono stata Corsi Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: Coppia Claudio Amendola (51) e Christiane Filangieri nella serie Spettacoli nata in Germania, ha vissuto in Brasile e fin da quando era bambina ha viaggiato per il mondo: sul suo passaporto il cognome di una grande famiglia nobile. Prossima destinazione, Garbatella. Christiane Filangieri, discendente (tra gli altri) del giurista illuminista Gaetano Filangieri, è il nuovo volto femminile nella sesta serie (prodotta da Publispei) della veracissima famiglia dei «Cesaroni» (ottimo esordio mercoledì sera su Canale 5 con 4 milioni 781 mila spettatori e il 20,8% di share). Nonostante i natali, non si sente un’aliena: «Proprio aver viaggiato tanto mi ha abituata a frequentare ambienti diversi. Dove mi metti, sto. Anche in una famiglia super romana come quella dei Cesaroni». Sarà Sofia, architetto e mamma di tre figli, rimasta sola. Uscita di scena Lucia, storico personaggio interpretato da Elena Sofia Ricci, adesso occuperà lei i pensieri di Claudio Amendola. «Al momento, per la serie, Lucia è a New York. Non prendo il ruolo che era di Elena Sofia, il mio è un personaggio nuovo. Con lei ci siamo parlate, è deliziosa, mi ha augurato il meglio. Ognuno fa le sue scelte nella vita, la ruota continua a girare». L’idea di entrare in un gruppo collaudato un po’ la intimoriva: «Ho pensato: chissà come mi accoglieranno. Invece è nato un bellissimo feeling compriamo contanti, supervalutazione gioielli antichi, moderni, orologi, oro, diamanti. Sabotino 14 Milano. 02.58.30.40.26 qualsiasi cilindrata con passaggio di proprietà e pagamento immediato. Autogiolli, Milano. 02.89504133 - 338.7431476 PADRONA autorevolissima 899.842.411. Viziosa 899.842.473. Euro 1,30min/ivato. VM18. Futura Madama31 Torino. Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport con le edizioni stampa e digital offrono quotidianamente agli inserzionisti una audience di oltre 8 milioni di lettori, con una penetrazione sul territorio che nessun altro media è in grado di ottenere. La nostra Agenzia di Milano è a disposizione per proporvi offerte dedicate a soddisfare le vostre esigenze e rendere efficace la vostra comunicazione. TARIFFE PER PAROLA IVA ESCLUSA Rubriche in abbinata obbligatoria: Corriere della Sera - Gazzetta dello Sport: n. 0: € 4,00; n. 1: € 2,08; n. 2, 3, 14: € 7,92; n. 5, 6, 7, 8, 9, 12, 20: € 4,67; n. 10: € 2,92; n. 1: € 3,25; n. 13: € 9,17; n. 15: € 4,17; n. 17: € 4,58; n. 18, 19: € 3,33; n. 21: € 5,00; n. 24: € 5,42. Rubriche in abbinata facoltativa: n. 4: Corriere della Sera € 4,42; Gazzetta dello Sport € 1,67; abbinata € 5,00. n. 16: Corriere della Sera € 1,67; Gazzetta dello Sport € 0,83; abbinata € 2,08. n. 22: Corriere della Sera € 4,08; Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 4,67. n. 23: Corriere della Sera € 4,08; Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 5,00. RICHIESTE SPECIALI Data Fissa: +50% Data successiva fissa: +20% Per tutte le rubriche tranne la 21, 22 e 24: Neretto: +20% Capolettera: +20% Neretto riquadrato: +40% Neretto riquadrato negativo: +40% Colore evidenziato giallo: +75% In evidenza: +75% Prima fila: +100% Tablet: + € 100 Rubrica 4 “Avvisi Legali”: 1 modulo: € 400 2 moduli: € 800 Rubriche Compravendite immobiliari Nel testo dell’inserzione è obbligatorio indicare la classe energetica di appartenenza dell’immobile e il relativo indice di prestazione energetica espresso in kWh/mqa o kWh/mca a seconda della destinazione d’uso dell’edificio. 38 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Sport La visita Il presidente della Rossa a Monza: «Eccessivo il tormentone su di me. Posso restare per altri tre anni, se ci saranno novità sarò il primo a dirle» Così al via alle ore 14 Ore 14: Gp d’Italia Il circuito Monza (5.793 m) 53 giri per 306,720 km Così in tv ore 14: Raiuno, SkySportF1 Griglia di partenza 1ª FILA 44 Hamilton (Gbr) Mercedes 1’24’’109 6 Rosberg (Ger) Mercedes 1’24’’383 2ª FILA 77 Bottas (Fin) Williams 1’24’’697 19 Massa (Bra) Williams 1’24’’865 3ª FILA 20 Magnussen (Dan) McLaren 1’25’’314 22 Button (Gbr) McLaren 1’25’’379 4ª FILA 14 Alonso (Spa) Ferrari 1’25’’430 1 Vettel (Ger) Red Bull 1’25’’436 5ª FILA 3 Ricciardo (Aus) Red Bull 1’25’’709 11 Perez (Mes) Force India 1’25’’944 6ª FILA 7 Raikkonen (Fin) Ferrari 1’26’’110 25 Vergne (Fra) Toro Rosso 1’26’’157 7ª FILA 27 Hulkenberg (Ger) Force India 1’26’’279 99 Sutil (Ger) Sauber 1’26’’588 8ª FILA 21 Gutierrez (Mes) Sauber 1’26’’692 13 Maldonado (Ven) Lotus 1’27’’520 9ª FILA 8 Grosjean (Fra) Lotus 1’27’’632 10 Kobayashi (Gia) Caterham 1’27’’671 10ª FILA 17 Bianchi (Fra) Marussia 1’27’’738 4 Chilton (Gbr) Marussia 1’28’’247 11ª FILA 26 Kvyat (Rus) Toro Rosso 1’26’’070 9 Ericsson (Sve) Caterham 1’28’’562 Kvyat retrocesso di 10 posizioni per sostituzione motore Mondiale piloti 1. Rosberg (Ger) 220 2. Hamilton (Gbr) 191 3. Ricciardo (Aus) 156 4. Alonso (Spa) 121 5. Bottas (Fin) 110 6. Vettel (Ger) 98 7. Hülkenberg (Ger) 70 8. Button (Gbr) 68 9. Massa (Bra) 40 10. Raikkonen (Fin) 39 11. Magnussen (Dan) 37 12. Perez (Mes) 33 Mondiale costruttori 1. Mercedes 411 2. Red Bull-Renault 254 3. Ferrari 160 4. Williams-Mercedes 150 5. McLaren-Mercedes 105 6. Force India-Mercedes 103 Prossimo appuntamento 14/10: Gp di Singapore MONZA — Arriva come al solito, il sabato mattina, se ne va prima del solito, senza assistere alle qualifiche dai box (e non era mai successo), appena dopo aver saputo che le due Ferrari sono settima e dodicesima, che sarà stato anche previsto ma fa comunque male. Non può essere un Gp di Monza come gli altri, per Luca di Montezemolo: i gesti sono gli stessi, le pacche sulle spalle agli uomini rossi, gli incontri con Lauda, Ecclestone, Todt, il saluto dal muretto ai tifosi che lo acclamano, un abbraccio forse un po’ più lungo e intenso a Fernando Alonso, con gli occhi velati. Se non era commozione, sarà stato l’effetto del «polverone», parola sua, che si è scatenato attorno a lui. L’atmosfera no, non poteva essere la stessa, perché Monza 2014 passerà alla storia come la sua ultima da presidente Ferrari dopo 23 anni. Montezemolo lo sa e, sui La scelta di Luca gradini del motorhome, parla a una folla di giornalisti. «In estate abbiamo sempre bisogno di creare dei tormentoni, questo mi è parso eccessivo — comincia Montezemolo —. Io sto lavorando, chiudiamo l’anno con il record di risultati economici, al Salone di Parigi presenteremo una Ferrari nuova, a ottobre a Los Angeles festeggeremo i nostri 60 anni in America con una macchina in 10 esemplari». E poi, entrando nel merito: «Solo a marzo ho dato la mia disponibilità agli azionisti e alla gente della Ferrari per un impegno di altri tre anni. Se poi ci fossero novità, sarò io il primo a dirlo». Non è, come si vede, una smentita. È, semmai, un mettere i puntini sulle i: Montezemolo vuole apparire Montezemolo: «Disponibile ad andare avanti» ma procede con Torino la trattativa per l’addio Alternativa Fernando Alonso, 33 anni, e, a destra, Sebastian Vettel, 27. Se davvero lo spagnolo dovesse lasciare la Ferrari, il tedesco della Red Bull sarebbe l’alternativa (Ansa) Ippica come padrone del proprio destino. Come dire: se la Ferrari dovesse diventare un’altra cosa, dopo la quotazione della Fca, e lui non dovesse godere dell’autonomia di sempre, po- Alonso sotto contratto «Su Alonso un altro polverone, ha un contratto fino al 2016» Ma il piano B è Vettel trebbe essere lui ad andarsene. In ogni caso, una trattativa con Torino per decidere il «come» lasciarsi è già in atto. Il ministro dei Trasporti Lupi (che con Montezemolo ha parlato di treni) dice che «può essere utile anche in altri importanti ruoli». Alitalia? Montezemolo ci scherza su: «Spero di prenderla domani, nel senso di salire su un aereo». Comunque vada nelle prossime settimane si chiuderà l’era Montezemolo, un’era vin- Tennis La Milano del galoppo fa splendere l’autunno A New York va in scena la caduta degli dei Priore Philip torna in pista e concede il bis Djokovic e Federer k.o., finale Nishikori-Cilic Prima giornata della stagione autunnale di corse all’ippodromo di Milano. Apertura con il Premio Sga-Asa selezionata 19 settembre, gara condizionata sui 1.500 mt di pista media per i 2 anni, con un match in casa tra i compagni di scuderia Hero Look e Cassiano Fan, con il primo che si è imposto nella sfida davanti a Zoan. Cassiano Fan solo terzo. Nella seconda corsa — Premio Palazzo Mariano — Maiden sui 1.500 mt divisa in due, primi a scendere in pista i maschi: Azari è giunto secondo dietro a Mia Eccellenza. Terzo Brixton Gun, solo sesto Miami Beach. Nella terza corsa — Premio Oldaniga — Maiden sempre sui 1.500 mt, è il turno delle femmine e Cherie Good vince davanti ad Aria Di Primavera e Zida. Nel Premio Merate - Maiden o a vendere sul doppio chilometro di pista media, si passa ai tre anni. Ritirato Dark Sea, è finita con Thomas Sensazione davanti al tedesco Pissarro, e Relationship. Corsa clou del giorno la 5 — Premio Giuliano Moroni — condizionata sul miglio di pista media per i tre anni. Tasso tecnico molto elevato e occasione per rivedere in pista Priore Philip dopo la sensazionale vittoria nel Vittadini di gruppo 2. Priore ha staccato di nuovo tutti. Secondo posto per Cleo Fan e terzo per Dress Drive. Nel Premio Adamello, completato da due handicap per i 3 anni ed oltre, si è imposto Tubinga davanti a Drop The Gun e Brasilian Sunset. Settima e ultima corsa, il Premio San Rocco. Per la chiusura non cambia la categoria rispetto alla corsa precedente, ma si accorcia sul miglio. Anche qui diverse le possibilità di vittoria, e tra i numerosi candidati c’era il giovan Red Rebel che si è però ritirato. La vittoria è andata a Caruso davanti a Liu Gin e Blue Feeling. © RIPRODUZIONE RISERVATA NEW YORK — La caduta degli dei sconvolge New York. Prima salta Novak Djokovic, steso dal giapponese Kei Nishikori. Poi, quando ancora lo stupore per il primo giapponese in finale nella storia degli Us Open è vivo nell’aria dei Queens, salta anche Roger Federer, annullato dal croato Marin Cilic. La finale di domani, oltre che inattesa, sarà così storica, perché dopo nove anni è la prima di uno Slam senza uno fra Djokovic, Federer o Nadal: accadde nel 2005 all’Australian Open, Safin contro Hewitt. A Nishikori, numero 10 del ranking, sono serviti 4 set (6-4, 1-6, 7-5, 63) per battere Djokovic, numero 1 del mondo, ottenendo il miglior risultato della sua carriera e del tennis giapponese. «È una sensazione fantastica — ha detto il 24enne di Matsue —. Come ho fatto? Ho cercato di dimenticare contro chi stavo giocando e mi sono concentrato solo sul mio tennis». La stessa fine del serbo è toccata poi a Federer, caduto ancora più nettamente in tre set (6-3, 6-4, 6-4) contro il numero 14 del mondo. Cilic, gigante di 1.98 allenato da Goran Ivanisevic, ha sfruttato da buon allievo il suo fantastico servizio, non dando mai scampo al numero 3 del ranking contro il quale in precedenza aveva perso tutti e cinque gli scontri diretti: «Non avrei mai immaginato di potere giocare così — ha detto alla fine —. Ivanisevic mi ha dato quel pizzico in più in tutti i fondamentali. Ora sto giocando davvero bene, e quando servo così sento che posso battere chiunque». Ieri si è visto, anche se in finale il favorito pare Nishikori, che in carriera conduce 5-2 su Cilic, 2-0 quest’anno. Nella semifinale femminile Serena Williams ha disintegrato la russa Ekaterina Makarova (6-1, 6-3) e oggi contro Caroline Wozniacki (Eurosport dalle 22.35) andrà all’assalto del sesto titolo Us Open e del 18° Slam in carriera . © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Vuelta: tappa a Hesjedal Fontana bronzo nella Mbk Volley, k.o. contro Portorico Vuelta, 14ª tappa nelle Asturie (Santander-La Camperona, 200 km). Vittoria per distacco del canadese Ryder Hesjedal, davanti a Zaugg e Erviti; Contador (12°) resta il leader della classifica, davanti a Valverde (a 42”) e a Froome (1’13”); Aru è sesto a 2’45”. Oggi 15ª tappa ( Oviedo-Lagos de Covadong, 152 km). Marco Aurelio Fontana, terzo ai Giochi di Londra, ha conquistato il bronzo nel cross country anche ai Mondiali di mountain bike in corso a Hajfell, in Norvegia. L’oro è andato al francese Absalon, l’argento allo svizzero Schurter. Era dal 1997 che un azzurro non saliva sul podio in questa specialità. Microfoni aperti Luca di Montezemolo parla ai giornalisti a Monza. Nel tondo, Raikkonen arriva al circuito su una Jeep Renegade (Ansa) cente, piena di ricordi indimenticabili: «A Monza ho vinto il primo titolo da direttore sportivo nel ’75, con Schumacher abbiamo ottenuto successi bellissimi: a proposito, forza Michael. Con Alonso abbiamo trionfato nel 2010. Ora sono qui per stare vicino a Marco Mattiacci: qualche piccolissimo miglioramento si è visto. Questa sarà la prima Monza senza Domenicali, è stato parte importante della mia vita, ma nello sport i risultati sono tut- Sport 39 italia: 51575551575557 to». Domenicali sarà oggi al circuito invitato da Ecclestone e dal presidente Aci Milano Ivan Capelli. Montezemolo sembra non risparmiargli una critica indiretta quando parla del peso politico della Rossa: «Sono contento dell’approccio di Mattiacci, nelle riunioni gli ho detto di non guardare in faccia a nessuno. Adesso si sente la voce della Ferrari, ma adesso si accorgono anche di cosa vuol dire in termini di audience non avere una Ferrari competitiva». I cavalli di battaglia sono quelli di sempre: «Le regole devono essere semplici, con al centro il tifoso. La F1 è ricerca, non si può congelare lo sviluppo dei motori per un anno. E poi ci vogliono i test». Ma più che il futuro della F1, al centro della scena c’è il futuro della Rossa (Piero Ferrari rassicura: «Non esiste una F1 senza Ferrari, se qualcuno volesse fare l’esperimento di non correre spero di non esserci, ma non succederà»), quello di Montezemolo, ma anche quello di Alonso. «È un altro tormentone, ha un contratto importante fino al 2016», le parole del presidente. Fernando risponde «no» a chi gli chiede se il suo futuro sarà influenzato da un cambio alla presidenza. «Nessuna relazione. Poi Montezemolo mi aveva detto che sarebbe rimasto». Ma la trattativa del suo rinnovo non fa passi avanti. Nel contratto di Alonso non ci sono clausole di uscita (legate ai risultati), quindi lo spagnolo potrebbe andarsene solo con l’accordo delle due parti. Lo scenario più verosimile è che il matrimonio continui. In ogni caso, Maranello sta già lavorando a un eventuale piano B, che si chiama Sebastian Vettel. Senza Alonso, ma soprattutto senza Montezemolo, sarebbe proprio un’altra Ferrari. Clamoroso al Mondiale in Polonia. L’Italia si arrende a Portorico per 3-1. Gli azzurri, dopo aver vinto il primo set 25-19, hanno perso i tre successivi: 25-19, 25-23, 25-22. Oggi alle 20.15 (diretta RaiSport1), l’Italia affronta gli Stati Uniti: una sconfitta metterebbe fine al suo Mondiale. Qualifiche Dominio dei motori Mercedes. Il ferrarista: «Ho tirato al limite» Atletica leggera Il gran ritorno di Hamilton Alonso: «Ora gara perfetta» A Rieti la sfida Gatlin- Powell C’è la Del Buono Lewis in pole davanti a Rosberg. Fernando è 7° Con la McLaren Segafredo in pista dopo 20 anni MONZA — (f.van.) Non è il «title sponsor», che sarà annunciato per la fine della stagione, ma è un marchio importante (oltretutto italiano) e storico perché legato a grandi pagine e a grandi piloti. Segafredo Zanetti, brand-icona dell’industria del caffè, torna in F1 dopo 20 anni di assenza e lo fa legandosi di nuovo alla McLaren, della quale fu già partner dal 1984 al 1986, ai tempi di Lauda, Prost, Rosberg. Ma l’azienda emiliana sponsorizzò anche Ayrton Senna nell’anno del debutto (1984, alla Toleman) e poi nel tragico 1994, che vide la sua morte a Imola. «Nel ventennale della scomparsa del mio amico Ayrton, mi è sembrato opportuno rientrare in F1, facendolo con un team che già conosco e che ha grandi progetti» dice il presidente Massimo Zanetti. Il marchio apparirà sul retro dell’ala posteriore e in altre zone primarie delle monoposto. © RIPRODUZIONE RISERVATA MONZA — Sei su sei. Non c’è solo la Mercedes, come team, a dominare nel parco di Monza e a catturare la prima fila con la combinazione 44 (Hamilton, che non centrava la pole da Barcellona, storia di quattro mesi fa) e 6 (Rosberg), ma una famiglia allargata che imbarca anche le due Williams e nell’occasione perfino le due McLaren, escludendo giusto le Force India solo perché nelle monoposto orientali c’è qualcosa di scarso che annacqua la supremazia delle power unit della Stella di Stoccarda, davvero inquietante per la concorrenza. «Ho tirato al limite e questo era il massimo possibile, mentre adesso il massimo possibile diventa fare una gara perfetta per aiutare la squadra e accumulare punti» dice Fernando Alonso, settimo e primo degli altri con la Ferrari (e di nuovo davanti a Raikkonen, bocciato nel Q2 a causa di un errore), ma con un secondo e tre decimi di scarto che riassume le debolezze — di trazione e di prestazione nell’uscita dalle curve — della F14 T. Il disc jockey non cambia musica una trentina di metri più in là, dove c’è la Energy Station della Red Bull, anche se di «energy» nel motore Renault delle RB10 ce n’è ben poca e questo sia Vettel sia Ricciardo, i soli scalpi eccellenti che Fernando ha potuto collezionare in un sabato quaresimale, l’hanno afferrato: «Il problema è che siamo poco veloci» è la riflessione di Daniel, che difficilmente potrà ripetere l’impresa di Spa e salire a quattro vittorie nella stagione, pur coltivando sempre la pazza idea di «scippare il titolo a Rosberg o ad Hamilton». Vedendo gli scarti, nella circostanza occorre una buona dose di ottimismo. La vera alternativa, infatti, pare la Williams. Soprattutto quella di Bottas, ringalluzzito dalle proiezioni sul passo- 6 gara e pronto a sfoderare il celebre motto — «Attaccare al massimo» — dell’ex asso dei rally Markku Alen, presente a Monza. «È sempre così, per me. Ma senza esagerare, senza superare una precisa linea di confine» dice Iceman-2. E poi i conti vanno fatti con l’oste d’argento vestito. Provocati sugli strascichi della polemica di Spa, sia Hamilton sia Rosberg reagiscono con i nervi distesi. I rimbrotti dei boss Mercedes rimbomberanno nei timpani? «Per nulla» dice Lewis; «il messaggio (guai a scontrarsi, ndr) è lo stesso fin dall’inizio e non è cambiato» aggiunge Nico. Più nello specifico: «Mi sentirò libero di combattere», riprende l’inglese; «Se avrò una chance al secondo giro, stavolta sarò cauto? Ve- i motori Mercedes ai primi 6 posti con le due Mercedes, le Williams e le due McLaren dremo, il team ci ha detto di continuare a lottare», sottolinea il tedesco, che più che alla leadership iridata, e dunque a un Gp di conserva, pensa al suo primo centro nell’autodromo brianzolo, per dare una gioia «ai tanti amici italiani che tifano per me». La Mercedes è pronta ad azionare la modalità «tritatutto» e questo lo sa bene Alonso («Lewis e Nico non avranno problemi») e lo sa pure la McLaren, anche se la terza fila di Magnussen e Button saluta l’avvento (anzi: il ritorno) della sponsorizzazione Segafredo. È la prima di una serie di novità in arrivo per il team che nel 2015 sarà motorizzato Honda e che, pur avendo pronto il contratto per Vettel (l’accordo con il tedesco c’è su ogni aspetto), spera ancora per un po’ nel sì di Fernando il ferrarista. I polveroni di questi giorni alla Rossa potrebbero aiutare. RIETI – Il tradizionale pomeriggio di fine estate dedicato all’atletica leggera si rinnova con il 44 ° RietiMeeting allo stadio «Raul Guidobaldi» (diretta RaiSport 2, alle 17 alle 19) battezzato dopo le imprese del passato «Tempio del mezzofondo». Nell’anno orfano dei grandi appuntamenti e dei record con il contagocce (solo la polacca Wlodarczyk ha migliorato un mondiale: m 79,58 nel lancio del martello) l’attenzione si è spostata sulle grandi sfide e i ritorni dal passato. Justin Gatlin, lo statunitense che ha espiato con 4 anni di stop la colpa del doping, venerdì sera a Bruxelles ha corso i 100 metri riannodando il filo della sua storia (9”77) e rimpadronendosi di un crono che aveva segnato la sua prima vita agonistica. Allora fu primato mondiale, adesso che sull’atletica si è abbattuto il ciclone Bolt, è miglior prestazione stagionale, ma tanto è bastato allo statunitense per chiarire agli scettici che da «puliti» si può andare forte ugualmente. Sarà a Rieti sulla pista che nel 2007 regalò ad Asafa Powell un altro primato del mondo (9”74), sfidando proprio il giamaicano, ieri alle prese con gli scioperi negli aeroporti. Poi Bohdan Bondarenko nell’ alto, per provare ad arrampicarsi sul trono mondiale d’annata, da dove è appena stato buttato giù da Mutaz Barshim (m 2,43 a Bruxelles) e il solito grande mezzofondo con la sfida lanciata negli 800 da Federica Del Buono, il più bel prodotto di un’atletica italiana alla disperata ricerca di talenti. Flavio Vanetti Valerio Vecchiarelli © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Primo Lewis Hamilton vola verso la pole position (Getty Images) Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Cosa c’è di Nuovo notizie dalle aziende a cura di RCS MediaGroup Pubblicità NOVITÀ DA LINEA ACT F&F PRESENTA PAPAYA ACT 3G LA PITAYA GIALLA DI PRODIGI DELLA TERRA DICLOREUM 3% SCHIUMA CUTANEA VITASNELLA CEREAL BREAKFAST Linea Act ha messo a punto 2 nuovi prodotti che combattono in modo efficace e naturale la pediculosi senza agenti chimici e insetticidi. LendinOut Act Azione preventiva previene l’infestazione dei pidocchi: si tratta di una lozione spray a base di estratti vegetali (lavanda, azadirachta, olio di melaleuca) la cui applicazione crea un ambiente sfavorevole all’insediamento dei pidocchi. Gli agenti filmanti creano un rivestimento sul capello che aiuta ad ostacolare l’adesione delle lendini. Facile e veloce da applicare grazie al formato spray, non unge e asciuga rapidamente. LendinOut Act Trattamento antipidocchi shampoo+pettine è un nuovo speciale Dispositivo Medico studiato per l’eliminazione rapida di pidocchi e lendini dai capelli, un trattamento che agisce meccanicamente senza agenti chimici. In farmacia e parafarmacia. www.linea-act.it I benefici della Papaya sono noti, ma con la fermentazione questo frutto offre il massimo. F&F srl presenta Papaya Act 3g. Papaya Fermentata Polvere, integratore alimentare ottenuto tramite processo di fermentazione naturale della Papaya che ne esalta le naturali proprietà conferendo al prodotto proprietà antiossidanti eccezionali e favorevoli per la risposta immunitaria dell’organismo. OGM free ed arricchita con Vitamine B2 e B12 che ne aumentano l’efficacia, consente un miglioramento del benessere fisico e mentale. Le spiccate proprietà antiossidanti combattono i radicali liberi; i minerali, le vitamine e gli aminoacidi di cui è naturalmente ricco il prodotto rinforzano il sistema immunitario. Adatta a tutti, in particolare a chi è sottoposto ad intenso stress. In farmacia nel formato convenienza da 30 bustine. www.linea-act.it Viene dalla Colombia la Pitaya Gialla, il frutto straordinario scoperto in Colombia che interviene in modo tutto nuovo sull’armonia intestinale, da quest’anno finalmente disponibile anche in Italia, grazie alla linea Prodigi della Terra. Grazie al confezionamento in “fette di frutto disidratato” la Pitaya Gialla può essere utilizzata in ogni situazione: il sapore gradevole, l’elevato contenuto di fibra e la capacità di moderare l’assorbimento dei grassi, la rendono utile per un’assunzione personalizzata dei due/tre cucchiai consigliati, pura, con yogurt, macedonia o altri alimenti naturali. La Pitaya Gialla è ideale per il benessere dell’intestino. Tutti i prodotti con il marchio Prodigi della Terra sono sottoposti a test scrupolosi in laboratori italiani e a un disciplinare di raccolta e lavorazione rigoroso. In farmacia. www. p ro d i g i d e l l a t e r ra . i t Dicloreum antinfiammatorio locale 3% schiuma cutanea, comodo da portare con sé, maneggevole e pratico da utilizzare, è il pronto intervento appositamente formulato per gli sportivi e per chi pratica attività fisica, ideale per la stagione estiva, grazie al suo rapido assorbimento che non lascia tracce sulla pelle. È indicato per il trattamento locale del dolore e dell’infiammazione di natura traumatica di articolazioni, muscoli, tendini e legamenti, che si verificano generalmente durante la pratica sportiva, sia agonistica che occasionale, più frequente durante le vacanze. Dicloreum antinfiammatorio locale 3% schiuma cutanea è un medicinale da automedicazione a cui si affiancano Dicloreum antinfiammatorio locale 180mg cerotti medicati e Dicloreum Actigel 1% per il trattamento locale del mal di schiena. Da Alfa Wassermann in farmacia. Vitasnella Cereal Breakfast è il biscotto con 5 cereali per la prima colazione in 3 gustose varianti, con il 50% di grassi saturi in meno rispetto alla media, nato dopo 15 anni di ricerca e 9 studi clinici. La confezione riporta, dal 1 luglio 2014, il claim “Energia per tutta la mattina”e “Il consumo di prodotti ad alto contenuto di amido lentamente digeribile (SDS, slowly digestible starch) determina un aumento della concentrazione di glucosio nel sangue dopo i pasti inferiore rispetto a quella dei prodotti a basso contenuto di amido lentamente digeribile”, approvato e pubblicato dalla Commissione Europea previa opinione positiva dell’EFSA, European Food Safety Authority. Vitasnella Cereal Breakfast è infatti l’unico biscotto per il quale è stato scientificamente provato un rilascio regolare di carboidrati per 4 ore nell’ambito di una colazione bilanciata. 40 Sport Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Rossoneri Inzaghi disegna un Milan super offensivo per trovare un posto a Torres Autografi Fernando Torres (Ap) MILANO — Riflessioni sotto l’ombrellone. Dopo la partitella in famiglia giocata ieri mattina a Milanello fra i superstiti delle nazionali contro la Primavera (5-0 il risultato finale: doppietta di Saponara e gol di Torres, Bonaventura e Niang), Filippo Inzaghi è volato a Formentera approfittando dei due giorni e mezzo di riposo concessi alla squadra. Pur nel relax delle Baleari, l’allenatore milanista si è portato i compiti in spiaggia. Dopo la bella prestazione dell’attacco rossonero con la Lazio e le discussioni avute venerdì a Milanello con il presidente Berlusconi e Adriano Galliani, il tecnico sta meditando su un cambio di modulo. I movimenti di Honda, le accelerazioni di El Shaarawy e il lavoro di Menez da falso nove lo hanno convinto a tal punto che ora non vorrebbe togliere dal campo nessuno dei tre giocatori per far posto a Torres che si propone ovviamente come titolare del Milan che verrà. Ecco perché nel centro sportivo rossonero venerdì pomeriggio è stato affrontato l’argomento riguardante un mutamento di schema. Pippo è tentato infatti di passare dal 43-3 attuale al 4-2-3-1 per mandare in campo tutta l’artiglieria pesante a disposizione. Difficile sapere se con pochi allenamenti a disposizione, il nuovo Milan si vedrà già domenica sera allo stadio Tardini nel posticipo con il Parma (anche perché fra i tanti ragionamenti maturati nel vertice con i dirigenti si è considerata anche l’eventualità di non mandare subito allo sbaraglio Torres: l’esempio di Ibra, in campo nello 0-2 a Cesena del settembre del 2010 induce prudenza). Di certo Inzaghi (ieri impressionato Doppietta Bonaventura Il tecnico impressionato da Bonaventura, che si muove bene e in partitella segna una doppietta dall’allenamento di Bonaventura) sta vagliando anche l’ipotesi del modulo ultra offensivo, apprezzato anche dal presidente. Galliani intanto evita di rispondere a Piero Ausilio che nei giorni scorsi aveva sottolineato che il giocatore dell’Atalanta era passato ai cugini solo dopo che era stato liberato dall’Inter. «Forse fino alle 20.30 il Milan nemmeno sapeva che il giocatore fosse sul mercato». Replica dell’ad: «Nessuna polemica con Ausilio che mi è pure simpatico, noi a quell’ora stavamo cercando di prendere Biabiany». Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA Nazionale Il difensore, infortunato, non seguirà più la squadra in Norvegia Juve, uno sgarbo a Conte Chiellini richiamato a casa Dopo il sì, la società ha cambiato idea nella notte Oriali ironico, i bianconeri: «Scelta di buon senso» DAL NOSTRO INVIATO Il caso Buffon: «Lotito? Niente di male se ci sta vicino» DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — (a.b.) La frase è a effetto. «Nello spogliatoio non è entrato e non c’è niente di male se sta vicino alla squadra. Non mi dava fastidio prima, non vedo perché debba darmelo adesso. Eppoi, ha sempre fatto così, l’ho visto spesso vicino alla Nazionale». Parola di Gigi Buffon e il soggetto è sempre lui, Claudio Lotito. Il capitano azzurro non diventa portavoce del malcontento evidenziato da alcuni suoi compagni per l’ingombrante presenza del presidente della Lazio che a Bari è stato a bordo campo durante l’allenamento della vigilia, nell’androne degli spogliatoi dopo la partita e in sala stampa ad ascoltare Conte. Lotito non annuncia passi indietro. «Da consigliere del comitato di presidenza Figc ho il diritto di stare al seguito del gruppo. E i giocatori non li ho mai avvicinati». Anche Luciano Moggi, squalificato a vita, interviene in questo balletto deprimente: «Lotito è uno che ci sa fare». Oriali, team manager azzurro, conferma come il presidente della Lazio non sia entrato nello spogliatoio: «È un luogo sacro e serve l’autorizzazione mia o di Conte. Inoltre, nessun giocatore è venuto da me per lamentarsi». Sul presenzialismo di Lotito interviene anche Antonello Valentini, il d.g. della Federcalcio: «Mi sembra esagerato sostenere che spacchi l’Italia. Per lui l’ambiente della Nazionale è nuovo, da persona intelligente saprà capire l’opportunità di certe presenze». Intanto Buffon applaude il nuovo corso Conte: «È lo stesso della Juve, lui e Sacchi sono i più pignoli che ho avuto» e rende giustizia a Prandelli sull’esclusione di Rossi dal Mondiale: «So quanto ha sofferto Pepito e spero possa farci vincere l’Europeo, ma è arrivato il momento di rivalutare le scelte di Cesare». Infine, frena l’avanzata degli stranieri: «Qualcosa bisogna fare, magari mettere dei paletti sugli undici che vanno in campo». Sarebbe bello, ma pare impossibile. © RIPRODUZIONE RISERVATA FIRENZE — Dopo appena sei giorni di lavoro Antonio Conte ha sperimentato sulla propria pelle quanto sia difficile far collimare gli interessi della Nazionale con quelli dei club. Il primo caso, o per meglio dire la prima contrapposizione forte, riguarda Giorgio Chiellini. Venerdì sera, alle 19.09, la Federcalcio ha emesso un bollettino medico per annunciare che il difensore non sarebbe stato disponibile contro la Norvegia, martedì sera a Oslo, ma che «in accordo con il c.t. e con la società di appartenenza» sarebbe rimasto nel gruppo azzurro sino al termine del ritiro. Ieri, alle 14.06, la stessa Federazione ha annunciato con un altro comunicato che Chiellini sarebbe rientrato subito a Torino. «Su richiesta del proprio club», la specifica che ha fatto calare il gelo tra le parti e aperto una polemica a distanza tra i bianconeri e Gabriele Oriali, il team manager azzurro. Il quadro è cambiato nello spazio di una notte. E la Juve, proprio la sua Juve, si è resa protagonista del primo sgarbo al nuovo commissario tecnico. «Giorgio poteva essere utile anche senza giocare» ha spiegato Oriali. Perché è molto inserito nel gruppo (è il terzo per presenze dopo Buffon e De Rossi) e conosce alla perfezione Conte avendolo avuto tre anni alla Juventus. Inoltre, sempre parole di Gruppo H Martedì 9/9 Azerbaig.-Bulgaria Croazia-Malta Norvegia-Italia Venerdì 10/10 Bulgaria-Croazia Italia-Azerbaigian Malta-Norvegia Lunedì 13/10 Croazia-Azerbaig. Malta-Italia Norvegia-Bulgaria Domenica 16/11 Azerbaig.-Norvegia Bulgaria-Malta Italia-Croazia Sabato 28/3 Azerbaigian-Malta Croazia-Norvegia Bulgaria-Italia Venerdì 12/6 Croazia-Italia Malta-Bulgaria Norvegia-Azerbaig. Giovedì 3/9 Azerbaig.-Croazia Bulgaria-Norvegia Italia-Malta Domenica 6/9 Malta-Azerbaigian Norvegia-Croazia Italia-Bulgaria Sabato 10/10 Azerbaigian-Italia Norvegia-Malta Croazia-Bulgaria Martedì 13/10 Bulgaria-Azerbaig. Italia-Norvegia Malta-Croazia Oriali, «a Coverciano abbiamo dottori e fisioterapisti in grado di curarlo». Ma non c’è stato niente da fare. Alle 16.45, mentre i suoi compagni prendevano la via degli spogliatoi per l’allenamento del pomeriggio, Chiellini ha lasciato il ritiro, dribblando domande imbarazzanti: «È tutto tranquillo», ha detto dietro un sorriso forzato. Era stato lui a chiedere di rimanere in gruppo e Conte l’aveva accontentato, dopo che i federali avevano chiesto e ottenuto il benestare di Marotta. Ma cosa è cambiato? Il sì della Juve è stato forse un po’ frettoloso. Ieri mattina, dopo un vertice con lo staff medico, i bianconeri hanno deciso di far rientrare il difensore alla base. Chiellini salterà per squalifica l’anticipo di campionato contro l’Udinese, in programma sabato 13 settembre, ma l’obiettivo della Juventus è recuperarlo per la successiva partita con il Malmoe, martedì 16, nell’esordio del girone di Champions League. La questione si presta a molte considerazioni. La società di Andrea Agnelli ha il diritto sacrosanto di richiamare alla base un giocatore infortunato. E il caso non sarebbe neppure nato se così fosse successo venerdì pomeriggio. Prima di Chiellini se ne sono andati Osvaldo (Inter) e Paletta (Parma), anche lo squalificato Marchisio (Juve). Il primo sì, contraddetto nel giro di una notte, ha alimentato sospetti e turbato il clima di armonia che Conte intende impostare con le società e i colleghi. «Sinora abbiamo incontrato massima disponibilità da parte degli allenatori, ma a Torino non ci siamo ancora andati», ha spiegato con un filo di ironia Oriali, che alla domanda se la Juve si è ripresa il difensore per non fare un piacere alla Nazionale, ha risposto con «traducete voi...». A Torino non l’hanno presa bene e nel giro di qualche ora hanno risposto al team manager con un comunicato apparso sul sito della società. «Le dichiarazioni di Oriali non cambiano l’orientamento della Juventus a collaborare con la Figc, ma questo orientamento non può entrare in aperto contrasto né con il buon senso, né con le esigenze di recupero di un giocatore». Nel comunicato non si fanno riferimenti a Conte, l’allenatore dei tre scudetti che, in ogni caso, c’è rimasto male per la piega che ha preso la vicenda. Chiellini è ancora una volta il protagonista involontario e forse imbarazzato di una lite. Era successo La novità Osteggiata dalla Spagna, la più piccola nazione dell’Uefa ha una Federazione fondata nel 1895 e in Portogallo ospita la Polonia Gibilterra, 30 mila abitanti e debutto in Europa Il suo eroe si chiama Kyle Casciaro, l’uomo che il 4 giugno scorso ha segnato il gol della vittoria, la prima di sempre: 1-0 su Malta. I suoi assi dovrebbero essere Scott Wiseman e Jake Gosling, del Preston North End (terza serie inglese), gli unici professionisti della rosa. La guida tecnica e spirituale è senz’altro Allen Bula, un signore di 49 anni convinto che in queste qualificazioni a Euro 2016 i Rock Boys non faranno la fine dei materassi: «È un sogno che si avvera, ma non siamo qui solo per partecipare. Puntiamo ad arrivare quarti, o al peggio quinti nel girone. E comunque a giocarcela con tutti». Cioè con Germania (!), Polonia, Irlanda, Georgia e Scozia, una specie di derby: «Quando ho visto il sorteggio sono saltato sulla sedia — racconta felice Bula —. Mio nipote è mezzo scozzese e il mio vice è di Glasgow. Non è fantastico?». E allora welcome to Gibilterra, che oggi gioca la prima partita ufficiale della sua storia contro la Polonia. Purtroppo non lo fa nel piccolo e inadatto Victoria Stadium, incastrato com’è fra le montagne e l’aeroporto (quello nuovo, da 8 mila posti, per ora è solo un progetto). E non lo fa naturalmente in Spagna, visto il no iberico a fornire uno stadio ai vicini inglesi. Dunque, trasferta in Portogallo, a Faro, in Algarve, proprio là dove nella prima amichevole della sua storia (novembre 2013, quattro mesi dopo l’ ingresso nella Uefa, 54° e ultimo membro), Gibilterra ha pareggiato 0-0 con la Slovacchia, sostenuta da 500 tifosi in delirio. «Fu un giorno incredibile», dice Bula, ma quel ricordo sarà niente dopo stasera. Con 30 mila abitanti, Gibilterra è infatti la più piccola nazione dentro la Uefa. Con il pallone però convive da sempre: la sua Federcalcio, una delle più vecchie del mondo, è stata fondata Le 8 gare di oggi Allenamento Gibilterra al lavoro (Afp) Via alle qualificazioni Oggi partono le qualificazioni a Euro 2016, con otto partite (gruppi D, F e I). Si qualificano le prime due dei 9 gironi (18), la migliore terza, le quattro vincitrici dei playoff fra le terze più la Francia già qualificata. Gruppo D ore 18: Georgia-Irlanda ore 20.45: Germania-Scozia ore 20.45: Gibilterra-Polonia Gruppo F ore 18: Ungheria-Nord Irlanda ore 20.45: Far Oer-Finlandia ore 20.45: Grecia-Romania Gruppo I ore 18: Danimarca-Portogallo ore 20.45: Serbia-Albania nel 1895; un pareggio in amichevole tra la Nazionale e il Real Madrid nel 1949 viene ancora raccontato con toni epici da età dell’oro; il campionato, che si gioca dal 1907, si chiama ovviamente Premier League, otto squadre, una stagione di 14 partite e un club dominante, il Lincoln Red Imps FC: ha il record di convocati in Nazionale (dieci), in aprile ha vinto il suo 20° titolo e a luglio ha partecipato per la prima volta alla Champions League, eliminato nel primo turno dei preliminari dall’Havnar Bóltfelag, squadrone delle Isole Far Oer. Per questi motivi, l’ingresso nel calcio ufficiale viene visto come un naturale approdo tecnico. Ma c’è altro: è la pesante vittoria politica sulla Spagna che si è sempre opposta all’indipendenza calcistica di Gibilterra e che tuttavia ha dovuto accettarla il 24 maggio 2013, quando la svolta è stata ratificata Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Sport 41 italia: 51575551575557 Nerazzurri Palacio rincuora Mazzarri: nella partitella corsa, assist e voglia di rientro Atteso Rodrigo Palacio, 32 anni (Inter.it) MILANO — Prove tecniche di rientro per Rodrigo Palacio. Per valutare le condizioni della caviglia dell’ argentino, che gli sta creando problemi da prima del Mondiale, Walter Mazzarri ieri mattina ha organizzato una partitella alla Pinetina. Due tempi di 20’ tra due squadre miste composte anche con parecchi ragazzi della Primavera. Palacio ha giocato insieme a Icardi e non ha dimenticato le buone abitudini: suo, infatti, è stato l’assist per il gol del bomber argentino. Applaudito anche Pietro Volpi, responsabile dello staff medico interista che, a bordo campo, si è intrattenuto col medico della nazionale argentina, venuto apposta ad Appiano Gentile per valutare le condizioni di Palacio. I due hanno visionato gli esami ai quali si è sottoposto il giocatore: tutto ok. Chiaro: le condizioni di forma di Palacio, che solo negli ultimi giorni ha iniziato a lavorare in gruppo, non possono essere al top, però Mazzarri confida, dopo un’altra settimana di lavoro, di poterlo schierare domenica contro il Sassuolo. Dopo la partitella del mattino, Hernanes, Dodò, Juan Jesus, Vidic e Andreolli sono andati all’ autodromo di Monza per assistere alle prove del Gp d’Italia. Simpatico il siparietto degli interisti ai box della Mercedes con Nico Rosberg, attuale leader del Mondiale. Prima di andarsene Vidic e soci sono andati a trovare anche Felipe Massa, pilota della Williams. «Sono da sempre un gran appassionato di Formula 1 — ha spiegato Dodò — : io non ho mai visto correre Senna, il primo pilota che ho Dodò suona la carica «Il Sassuolo è una squadra che gioca un buon calcio. Non sarà facile, ma noi dobbiamo vincere a tutti i costi» ammirato è stato Barrichello e mi svegliavo sempre all’ alba per vederlo in tv». L’ ex romanista ha fatto sapere che non vede l’ora di debuttare a San Siro «uno stadio che ha davvero un gran fascino. Nel ritorno contro lo Stjarnan a Milano ero in tribuna ma domenica contro il Sassuolo dovrei proprio essere in campo. No, non sarà facile perché quella di Di Francesco è una squadra che gioca un buon calcio, però noi dobbiamo vincere a tutti i costi». E con Palacio, magari, in campo dall’ inizio potrebbe essere meno complicato. Franco Fiocchini © RIPRODUZIONE RISERVATA Debuttanti Non solo Conte: il post Mondiale ha portato novità Il mondo è cambiato Dunga guida la carica dei nuovi selezionatori Bene Martino, tocca a Ranieri e Petkovic lo scorso marzo, prima di ItaliaSpagna, tra Prandelli e Conte, allora bianconero. Ora la cosa si ripete. Marotta ha annunciato ieri a mezzogiorno il dietro front. «Senza nessuna spiegazione, peraltro non gliel’abbiamo neppure chiesta», ha raccontato Oriali. La tensione è alta e la stagione non è ancora entrata nel vivo. La verità è che il Divisi Giorgio Chiellini, 30 anni, e Antonio Conte, 45: il difensore della Juventus è stato richiamato a Torino dalla sua società (Sport Image) rapporto tra la Nazionale e la serie A corre sul filo del rasoio perché gli interessi divergono e il calendario è affollatissimo. Conte intende cambiare l’andazzo e presto andrà a trovare Allegri. Ma intanto ha perso la prima battaglia e non per colpa sua. Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA Qualificazioni europee e mondiali con un solo altro voto contrario, quello della Bielorussia. Nonostante i proclami di Bula, per i ragazzi della Rocca sarà ovviamente durissima. Oggi, per esempio, tocca affrontare uno come Lewandowski. A lui si opporrà simbolicamente Adam Priestley, alias Mister Gibilterra. Nato laggiù quando papà era in servizio nella Raf, anche Adam gioca in Inghilterra, da dilettante, in nona serie. In Nazionale è stato convocato dopo che, scoperta l’esistenza della squadra su Twitter, aveva inviato alla Federcalcio i video con le sue performance (27 gol in campionato, mica male). Ma perché Mr. Gibraltar? «Mi chiamano così i miei studenti di Leeds». Dove lui, insegnante, lavora, e dove sarà di nuovo in cattedra martedì alle 6 di mattina. È la famosa differenza tra professionista e professore. Che però magari, hai visto mai, tra poche ore potrebbe raccontare di aver fatto un gol a Szczesny, il portiere dell’Arsenal. Sarebbe la lezione più bella della sua carriera. Alessandro Pasini © RIPRODUZIONE RISERVATA Sky, divieto di sosta In tv altre 500 partite Non c’è più la sosta per la Nazionale. Questo lo slogan di Sky che, fino a oggi soffriva per il vuoto di partite ogni volta che i vari campionati si fermavano per le gare di qualificazione, agli Europei (come in questo caso) o ai Mondiali. E invece su Sky Sport HD, con tanto di studio (condotto da Anna Billò) e canale diretta gol, inizia una scorpacciata di gare di qualificazione, 500 partite, quelle per Euro 2016 e per i Mondiali 2018. Fino a ora il mercato era selvaggio, ma Michel Platini ha centralizzato la produzione (come per la Champions) consentendo la vendita di un pacchetto ad alto livello. Un modello unico, insomma. Non più grandi produzioni da una parte e la telecamera fissa dall’altra. Si parte oggi con Danimarca-Armenia e Georgia-Irlanda (ore 18). Alle 20.45: Germania-Scozia, PortogalloAlbania e l’amichevole Francia-Serbia. Altra novità: in differita l’Italia con commento di Caressa e Bergomi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dopo il Mondiale, è un altro mondo. Succede ogni quattro anni, perché la coppa è il vero spartiacque per federazioni e c.t. e stavolta i cambi sono stati ancora più decisi. La disfatta del Brasile con la Germania in semifinale (1-7) ha travolto Felipao Scolari; la Cbf ha richiamato Carlos Dunga, 50 anni, già in panchina nel 2010 (fuori nei quarti con l’Olanda), che è ripartito dalla vittoria sulla Colombia (confermato Pekerman, Falcao in campo nell’ultimo quarto d’ora) a Miami, in amichevole: 1-0, gol di Neymar su punizione a otto minuti dalla fine, espulso Cuadrado al 3’ della ripresa. È molto cambiata anche l’Argentina, seconda al Mondiale: il presidente Julio Grondona è morto a fine luglio; il c.t. Sabella ha lasciato per stress; al suo posto, è stato scelto Gerardo «El Tata» Martino, che si è presentato con il 4-2 di mercoledì ad Hannover ai campioni del mondo della Germania, con Di Maria strepitoso e da ieri anche polemico: «Alle 11 del mattino del 13 luglio, è arrivata nel ritiro dell’Argentina una lettera del Real, che mi impediva di giocare la finale del Mondiale. Ho dovuto interrompere subito le cure che stavo facendo per recuperare». Per l’Europa sono giorni particolari, perché cominciano oggi (Germania campione del mondo contro la Scozia, senza Lahm, che ha lasciato la Mannschaft) le qualificazioni al campionato continentale 2016, con il passaggio da 16 a 24 squadre nella fase finale del torneo (in Francia), un numero giudicato da molti ec- cessivo perché avvicina il 50% delle nazionali partecipanti (54). Polemiche che Platini ha liquidato così: «Nel 2016 vedremo otto nazionali in più e saranno tutte di alto livello». La Spagna è uscita subito dal Mondiale (eliminata da Olanda e Cile), ma ha deciso di andare avanti con Vicente Del Bosque (era più perplesso lui dei suoi critici), che ha avviato una difficile fase di Ritorno Carlos Dunga, 50 anni, è tornato sulla panchina del Brasile dopo aver guidato la Seleçao dal 2006 al 2010 (Ap) Novità Dall’alto: Claudio Ranieri, c.t. della Grecia; Tata Martino, Argentina; Vladimir Petkovic, Svizzera (Reuters, Epa) rinnovamento, dopo l’addio alla Roja di Xabi Alonso e di Xavi. L’inizio ha coinciso con la sconfitta in amichevole con la Francia (0-1) e con l’infortunio di Diego Costa, ma non è il talento che manca ai campioni d’Europa. Ha cambiato tutto l’Italia, seconda nel 2012; l’Olanda, che due anni fa era reduce dal secondo posto al Mondiale ed era uscita subito dall’Europeo, è passata da Van Gaal (terzo in Brasile) a Hiddink, che ha cominciato male a Bari. Una delle sorprese della coppa del mondo è stata la Grecia, eliminata ai rigori negli ottavi: Fernando Santos ha lasciato e al suo posto, ecco Claudio Ranieri, che debutta oggi allo stadio Karaiskakis di Atene contro la Romania. E c’è l’esordio in gare ufficiali anche per un altro allenatore, che ha lavorato in Italia: Vladimir Petkovic, l’uomo con tre nazionalità (corata, bosniaca e svizzera), ha preso il posto di Hitzfeld, in base al contratto siglato prima del Mondiale e che gli era costato l’esonero da parte della Lazio. Il debutto è fissato a Basilea contro l’Inghilterra, che invece ha deciso di proseguire con Roy Hodgson, nonostante il pessimo Mondiale. Ha deciso di lasciare Gerrard e Rooney è diventato capitano. Sono molti i c.t. che sono riusciti a difendere la propria panchina. Il Portog a l l o , re d u ce d a u n Mondiale deludente, continua a credere nelle qualità di Bento come c.t. (esordio oggi contro l’Albania di De Biasi): non ci sarà Cristiano Ronaldo, che zoppicava anche al Mondiale. E non ha cambiato c.t. nemmeno la Russia, che affronta le qualificazione europee, in attesa di ospitare il Mondiale 2018, nel segno di Capello, ancora in attesa degli arretrati dello stipendio. Anche Susic non ha perso il posto alla guida della nazionale bosniaca, dopo un discreto Mondiale, così come Erik Hamren, c.t. della Svezia che ha mancato il Brasile perdendo il playoff con il Portogallo e Morten Olsen, riconfermato dalla dirigenza danese subito dopo l’eliminazione pre-mondiale. Con loro è solidissimo in panchina Fatih Terim. La Turchia non si era nemmeno qualificata per il Mondiale, ma gli «imperatori» non si discutono. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA Serie B: seconda giornata Il Latina vince Brescia k.o. Oggi la sfida Bari-Perugia Seconda giornata del campionato di B.Ieri, nei due anticipi, il Latina ha battuto il Crotone (10, gol-partita di Sforzini a 11’ dal termine); vittoria del Livorno a Brescia (1-0 gol di Djokovic, 33’ s.t.), nonostante il portiere bresciano Minelli avesse parato un rigore. Così oggi, ore 15: Bologna-Entella; Carpi-Varese; Cittadella-Avellino; Spezia-Frosinone; Ternana-Pescara; TrapaniVicenza; V. Lanciano-Modena; ore 18: Pro Vercelli-Catania; ore 20.30: Bari-Perugia. Classifica: Livorno* p. 4; Bari, Ternana, Perugia, Avellino, Frosinone e Latina 3; Varese (-1) 2; Catania, Virtus Lanciano, Modena, Carpi, Cittadella, Trapani e Pescara 1; Vicenza**, Spezia, Bologna, Pro Vercelli, Crotone*, Entella e Brescia* 0. (*) una partita in più; (**) una in meno. Inizia oggi (a Trapani) il campionato per il Vicenza, ammesso alla B per il Siena (fallito) il 29 agosto e con mercato aperto fino al 15. © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 italia: 51575551575557 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 43 italia: 51575551575557 CorriereSalute LE PAGINE DEL VIVERE BENE www.corriere.it/salute Medicina Diritto Medicina Alimentazione Medicina Per tornare in forma basta camminare? Percorsi di cura necessari ai malati cronici Come si manifesta l’infiammazione del nervo ottico Il crollo della dieta mediterranea nel nostro Paese I trattamenti «fai da te» contro l’acne a pagina 47 a pagina 48 a pagina 51 a pagina 49 LA SCELTA GIUSTA DOPO LA SECCHIATA a pagina 46 A che cosa serve l’osteopatia di LUIGI RIPAMONTI S ulle secchiate d’acqua gelata si è detto di tutto e di più. Come qualcuno ha osservato quest’anno sono state loro, e non la classica canzone, il vero tormentone dell’estate. C’è chi le ha salutate come un fenomeno simpatico e utile, chi le bollate come una forma a buon mercato (offerta libera) di autopromozione, chi le ha catalogate alla voce «narcisismo». Comunque la si voglia vedere rimane un fatto: pecunia non olet. E se si sono raccolti soldi, pochi o tanti che siano, per la ricerca sulla Sclerosi laterale amiotrofica, ben venga qualche raffreddore o qualche esibizione che può aver fatto arricciare il naso a qualcuno. Piuttosto questo fenomeno offre lo spunto per qualche altra riflessione. La prima è sul come e sul dove destinare le donazioni dopo le secchiate d’acqua gelata. Perché se è vero che i soldi per la ricerca sono comunque ben spesi, è anche vero che, trattandosi di una forma di investimento, è legittimo preoccuparsi di quanto rende. In questo caso il rendimento non si può misurare in termini economici crudi, però un’unità di misura da prendere come riferimento c’è, ed è rappresentata dalla quantità e, soprattutto, dalla qualità della produzione Valutare la qualità scientifica della onlus cui si destina la propria della produzione donazione. Si tratta di un parametro che sarebbe scientifica abituarsi a per far «rendere» opportuno considerare e che non è le donazioni molto difficile da valutare: ogni ente che fa ricerca scientifica può renderlo ben visibile sul proprio sito Internet o sui documenti che produce. Renderlo facilmente leggibile e comprensibile a tutti è un indizio di serietà e trasparenza che può aiutare a scegliere come e dove indirizzare i nostri soldi. Una seconda riflessione riguarda la deducibilità delle donazioni. C’è chi ha notato che negli Stati Uniti, dove è iniziato il fenomeno delle secchiate, sono stati elargiti molti più soldi che in Italia. È probabilmente vero, anche tenendo conto della differenza di popolazione. Ma va tenuto presente che negli Usa la deducibilità fiscale per questo tipo di donazione è decisamente maggiore rispetto a quanto accade in Italia. Con i problemi di bilancio che attanagliano il nostro Paese potrebbe far sorridere l’invocazione a incoraggiare questo genere di gesto con uno «sconto» sulle tasse . Ma se si tiene conto che i soldi per la ricerca non fanno bene solo ai malati ma, a medio e lungo termine, anche al Pil, forse andrebbe considerata la possibilità di agire anche in questa direzione. ❜❜ di RUGGIERO CORCELLA alle pagine 44-45 © RIPRODUZIONE RISERVATA Il numero Ricetta elettronica in ritardo Solo cinque regioni a regime Si fa presto a dire “ricetta elettronica”: solo cinque regioni (Sicilia, Valle d’Aosta, Trentino, Basilicata e Veneto) sono a regime e stanno raggiungendo l’obiettivo di emettere l’80% delle ricette mediche “dematerializzate” entro il 2014, come previsto dall’agenda digitale del governo Monti. Altre regioni sono in fase di sperimentazione. Tra queste: Molise, Campania, Liguria, Piemonte, ToÈ il numero di ricette scana, Friuli Vemediche erogate nezia Giulia, ogni anno in Italia. Lombardia, EmiDi queste, facendo lia Romagna, Puuna proiezione su base glia, Marche. Le annua, attualmente rimanenti sono solo 90 milioni ancora «in fase di sono elettroniche preparazione». ( ) 600 milioni Insomma, al palo. A fare il punto sulla ricetta medica elettronica è Promofarma, la società di Federfarma che si occupa di monitorare il passaggio della ricetta medica dal cartaceo all’elettronico. In Italia, secondo la stima di Promofarma, ogni anno vengono erogate oltre 600 milioni di ricette mediche. Di queste, facendo una proiezione su base annua, attualmente solo 90 milioni sono elettroniche. Nel dettaglio, secondo i dati della società: 50 milioni in Sicilia, 800 mila in Valle d’Aosta, 3 milioni in Trentino, 5 milioni in Basilicata e, in proiezione, 32 milioni l’anno in Veneto. Il resto è ancora tutto cartaceo. PER SAPERNE DI PIÙ Il sito di Promofarma www.promofarma.it 44 Salute Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 dossier medicina di Ruggiero Corcella L’origine del nome Il “padre” dell’osteopatia è Andrew Taylor Still, medico della Virginia (USA). Secondo Still, molte malattie possono essere curate senza l’utilizzo di farmaci e la chiave sta nel trovare e correggere le malposizioni anatomiche che interferiscono con la circolazione sanguigna e l’attività nervosa. Still comincia a trattare i suoi pazienti con successo utilizzando questa metodica e il 22 giugno 1874 enuncia i principi dell’osteopatia. Spiega lui stesso il perché del nome: «Le ossa sono il punto di partenza che ritengo sia la causa delle condizioni patologiche. Ho combinato ostèon (osso) con pathos (sofferenza) e ho ottenuto come risultato osteopatia». Nel 1892, Still fonda la prima scuola di osteopatia. Medicine non convenzionali Una disciplina che all’estero è «normata» da tempo e con precisione Osteopati italiani alla ricerca di riconoscimento professionale Per dare più garanzie ai pazienti I n oltre trent’anni, ne ha fatta di strada l’osteopatia italiana. Da iniziativa personale di pochi pionieri, entusiasti degli studi seguiti in Inghilterra o in Francia soprattutto, la disciplina manuale nata negli Stati Uniti a fine Ottocento si è organizzata in scuole e associazioni di categoria e ha conquistato sempre maggiori spazi e considerazione tra il pubblico: dati Istat ed Eurispes dicono che circa il 7-8% della popolazione si rivolge agli osteopati, con un grado di soddisfazione del 78%. Adesso l’osteopatia tenta il «grande salto» del riconoscimento come professione sanitaria. Sì, perché, ancora oggi, i circa 5 mila osteopati (7 mila, secondo alcune stime) che operano nel nostro Paese non han- no un inquadramento specifico. E la strada appare ancora accidentata (vedi articoli sotto, ndr). «Questo del riconoscimento è il nodo fondamentale rispetto al quale ci stiamo muovendo — spiega Paola Sciomachen, presidente del Registro degli osteopati d’Italia (ROI), il primo, nel 1989, a introdurre una serie di criteri di autoregolamentazione del settore —. A fi- La richiesta L’obiettivo è l’inserimento tra i profili sanitari, dopo cinque anni di formazione ne luglio sono stati presentati tre emendamenti al Disegno di legge del ministro Lorenzin sul riordino delle professioni sanitarie, che prevedono l’inserimento dell’osteopata con un profilo professionale sanitario specifico e un percorso formativo di 5 anni paragonabile a quello di odontoiatria». Cerchiamo di capire meglio. Allo stato attuale, la professione di osteopata non è regolamentata dalla legge italiana, se non per quanto riguarda il regime fiscale, e rientra tra le professioni non riconosciute. «C’è un vuoto legislativo — sottolinea Carlo Broggini, presidente dell’Associazione professionale degli osteopati (APO), una settantina di soci, nata due anni fa per coordinare gli osteopati e fissare requisiti formativi, deontologici e pro- fessionali adeguati a garantire uno standard elevato nel servizio —. Chiunque può aprire una scuola e rilasciare un diploma di osteopata con criteri che più o meno può inventarsi lui. Certo, ci sono i riferimenti agli standard europei e dell’Organizzazione mondiale della sanità, ma non sta scritto da nessuna parte che uno debba per forza osservarli. In realtà, da noi basta ottemperare alle leggi esistenti per l’apertura di uno studio professionale». In mancanza di uno status giuridico, è stato appunto il Registro in prima battuta a cercare di mettere i «paletti» e a fornire gli orientamenti per la formazione e lo svolgimento della professione. «Tutti i nostri iscritti hanno un percorso certificato, a garanzia dell’utente — specifica Paola Sciomachen La ricerca erboristica, per il tuo benessere quotidiano. — . Però l’iscrizione è facoltativa. Quindi ci sono scuole che sicuramente hanno standard formativi ottimi, ma c’è stato anche un proliferare di situazioni un po’ fuori controllo». Così, accanto alle nove Scuole a tempo pieno e alle diciannove a tempo parziale riconosciute e accreditate dallo stesso ROI, ce ne sono almeno una ventina non meglio identificate. Una situazione di incertezza e di ambiguità, che forse a una parte del mondo dell’osteopatia ha anche fatto — e continua a fare — comodo. «Nell’osteopatia c’è chi agisce in modo serio e chi invece lo fa solo come business — ammette Carmine Castagna, direttore generale dell’Istituto superiore di osteopatia di Milano, la prima scuola a tempo pieno in Italia, nata nel 1993 —. Il sentore è che anche tra gli osteopati qualcuno volesse mantenere la situazione in un limbo. Chi guarda solo agli affari ha tutto l’interesse a rifiutare un profilo professionale delineato e adeguato. Questo ha creato un enorme danno di immagine a tutti noi». L’obiettivo dichiarato delle associazioni che spingono per un pieno riconoscimento è dunque la trasparenza e la chiarezza. A partire dalla formazione, dove si punta a far crescere il livello di preparazione delle scuole fino a quello raggiunto dalle 4 o 5 che possono competere con le migliori in Europa. Oggi, nel nostro Paese, chi vuole diventare osteopata può seguire l’iter della laurea in campo sanitario e poi frequentare un master specifico. Oppure, se sceglie la scuola privata, ha due possibilità: il percorso a tempo pieno o quello a tempo parziale. Il primo, al quale si accede dopo la maturità, dura 5 anni. «Gli insegnamenti preve- dono tutte le scienze biomediche di base e poi le scienze di tipo osteopatico — racconta Marco Giardino, direttore dell’Accademia italiana di medicina osteopatica di Saronno, una delle associate all’APO —. Si tratta di circa 3.000-3.500 ore di lezioni frontali, più altre 1.200 ore di tirocinio clinico su pazienti, come è richiesto dai documenti internazionali e dagli standard europei. Il tirocinio deve essere svolto in un centro attrezzato e la pratica degli studenti deve svolgersi sotto la supervisione di personale medico e soprattutto di tutor osteopati». Il percorso a tempo parziale è invece riservato a chi ha già una laurea in campo sanitario, quantomeno triennale e prevede 1.500 ore di lezione più 1.000 ore di tirocinio clinico in sei anni. Le scuole più serie professionale in Italia — dice Paola Sciomachen — non aggiunge nulla di più». Le famiglie degli studenti dei corsi a tempo pieno, dunque, oltre a un investimento consistente (dai 35 ai 40 mila euro in tutto), devono così affrontare anche le incertezze e i rischi legati alla situazione di vuoto normativo. «La speranza è che finalmente l’osteopatia venga riconosciuta — ribadisce Alfonso Mandara, presidente della Federazione sindacale italiana osteopati (FeSIOs) —. Se gli emendamenti al ddl Lorenzin dovessero finire in un nulla di fatto, allora proporremmo lo studio di una legge ad hoc per l’Osteopatia e la Chiropratica, che possa in tempi brevi normare entrambe le professioni». Unica «consolazione» è che, secondo gli addetti, nessuno resta disoccupato. «I nostri stu- Operatori Per sopperire all’assenza di norme è stato creato un Registro del settore Ammissione Anche in questo campo c’è chi agisce in modo serio e chi lo fa solo come business hanno poi accordi di gemellaggio con alcune scuole di formazione estere a livello universitario, principalmente in Inghilterra e in Francia, che consentono agli studenti italiani di ottenere oltre al diploma in osteopatia anche un titolo accademico (bachelor). «Dal punto di vista legale — tiene a precisare Broggini — il diploma italiano è carta straccia, purtroppo». La certificazione di università o istituti esteri è un titolo accademico, «ma sotto l’aspetto dell’abilitazione denti si rendono tutti autonomi entro tre anni dal diploma e il settore offre spazi enormi» assicura Castagna. Il lavoro poi è ben retribuito: «Non abbiamo un tariffario di riferimento — spiega Marco Giardino — . In media però il costo di un trattamento, dai 30 minuti a un’ora, può variare dai 40-50 euro ai 100, a seconda del professionista. Un osteopata con uno studio avviato, come minimo visita dai 40 ai 50 pazienti alla settimana». Il conto è presto fatto. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ruoli Si discute dei confini fra diverse competenze Secondo i medici il nodo è la diagnosi L ANTICA E PROFONDA CONOSCENZA DELLA NATURA. FORMULE ESCLUSIVE CON FITOESTRATTI SELEZIONATI. GARANZIE DI MASSIMA EFFICACIA E SICUREZZA. Siamo presenti al SANA. Bologna, dal 6 al 9 settembre 2014. Pad. 35 – Stand C35. biosline.com a «linea Maginot» è la diagnosi. Amedeo Bianco, presidente della Federazione nazionale ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (FNOMCeO) non ha dubbi: «La competenza della diagnosi è esclusivamente medica, perché i medici sono preparati a questo sulla base di una metodologia cognitiva che è diversa da quella degli osteopati e attraverso una formazione che dura dagli 11 ai 12 anni». Insomma, secondo Bianco, il paziente può rivolgersi a un’osteopata solo dopo una valutazione clinica della patologia e dei sintomi da parte di un me- dico. «Dobbiamo decidere chi vogliamo preparare alla diagnosi e come lo prepariamo — aggiunge —. Se pensiamo che esistano 50 mila modi di fare una diagnosi, che possano essere attribuiti a figure diverse, poi prepariamoci anche a qualche brutta sorpresa». Insomma, sull’osteopatia l’approccio dell’ente che disciplina la professione medica è di estrema cautela: «Andiamoci coi piedi di piombo, — ribadisce Bianco — non per spirito conservatore, perché ci siamo spesi molto anche per l’omeopatia, la fitoterapia e l’agopuntura, ma per un principio di garanzia del cittadino». L’invito alla cautela riguarda anche il riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria. «Sono molto perplesso sull’eventualità che l’osteopata diventi una figura di primo approccio per i cittadini. Lo dico nell’interesse dei cittadini stessi» aggiunge Amedeo Bianco. Quanto al ddl Lorenzin, la posizione della Federazione sarà di cercare di migliorare la proposta degli emendamenti «in senso garantista — dice il presidente FNOMCeO —, evitando di creare situazioni che ci facciano tornare indietro nel tempo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Salute 45 italia: 51575551575557 D’ARCO Nel nostro Paese, come in altri Paesi europei, l’osteopatia non è vietata ma il processo di riconoscimento è ancora in corso 4-5 mila Gli osteopati in Italia Circa È già riconosciuta, invece, in questi Paesi: Francia, Regno Unito, Belgio, USA, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Svizzera, Norvegia, Finlandia, Russia 3 mila Circa La quota di italiani che ricorre a medicine non convenzionali Da il Colpo della strega Nevralgie, artralgie e dolori reumatici 3 a 6 anni Spasmi e crampi muscolari La durata dei corsi formativi (riservati a medici e infermieri, o per persone con laurea non sanitaria, o per chi ha solo diploma di scuola superiore) Di questi 21,5% Cervico e lombo algie Colpo di frusta 14,5% il L’osteopatia L’os ste è utilizzata per trattare i seguenti disturbi 50 tiaa Le Scuole italiane di osteopatia orre) (di cui 30 di associazioni di settore) 21 I CAMPI CA C DI APPLICAZIONE Quelli inseriti nell’elenco delle associazioni di settore (iscrizione non obbligatoria) 21% 19 il 17 17,2% 15 Ricorre Ricorre Ricorre all’osteopatia all’agopuntura alla chiropratica Da Capsulite adesiva Sindrome dell'intestino irritabile 40 a 100 euro urro Costipazione Il costo di una seduta di osteopatia oppatiaa Da Asma 30 a 60 minuti nu utii Cefalee La durata di una seduta Emicranie Fonte: EURISPES - RAPPORTO ITALIA 2012 Otiti L’efficacia è provata con evidenza scientifica soltanto per: Sinusiti Problemi muscolo-scheletrici Disfunzioni circolatorie periferiche Disfunzioni temporomandibolari (lombalgia, cervicalgia) Studi di efficacia sono in corso per questi disturbi: Prolassi o spasmi del pavimento pelvico Dolori mestruali Lombalgie di gravidanza Cistiti Incontinenza Disfunzioni endocrine Cefalee, patologie di tipo infiammatorio o irritativo (come la gastrite o la sindrome del colon irritabile) Incontinenza urinaria Indicazioni Al di là delle «evidenze» pratiche ora ci sono anche studi scientifici che ne valutano l’efficacia Quando (e con quali prove) si fanno le manovre A beneficiarne sono soprattutto le patologie muscolo-scheletriche C he cos’è l’osteopatia e soprattutto a cosa serve? L’Organizzazione mondiale della sanità la definisce una «medicina manuale», ne riconosce il valore al fine del mantenimento della salute, la inserisce fra le Medicine non convenzionali e ne auspica l’integrazione nei Sistemi sanitari nazionali. Gli osteopati concordano nel definire l’osteopatia una medicina: «Perché — spiega Alfonso Mandara, fondatore e presidente dell’Icom College di Milano — come le altre discipline che usano la manipolazione dei tessuti per ripristinare la corretta funzione delle strutture, l’osteopatia pur non utilizzando farmaci e apparecchiature elettromedicali innesca processi di autoguarigione, propri dell’essere umano o animale». L’osteopatia considera l’uomo come un’unità di corpo, mente e spirito, in cui ogni singola parte interagisce con l’insieme. La connessione tra le diverse parti è assicurata dal movimento. La qualità del movimento rispecchia quindi la qualità della vita e d e l l a s a l u te . At t r ave r s o un’analisi della postura del corpo e la palpazione, l’osteopata valuta la presenza di disturbi, che interessano non solo l’apparato neuromuscoloscheletrico, ma anche craniosacrale (legame tra il cranio, la colonna vertebrale e l’osso sacro) e viscerale (azioni sulla mobilità degli organi viscerali). Si interviene quindi su un eventuale squilibrio con manipolazioni e manovre specifiche, con l’obiettivo è di ristabilire le condizioni fisiologiche del movimento. Basi teoriche La qualità del movimento rispecchia quella della vita e della salute Gli osteopati inoltre rivendicano alla propria disciplina l’esistenza di una «diagnosi osteopatica». Quello della diagnosi è uno dei punti più controversi della «querelle» con fisioterapisti e medici, contrari al riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria. Secondo questi ultimi, la diagnosi è atto medico per eccellenza e gli osteopati non hanno le competenze per farlo. «In realtà l’osteopata non è in grado di fare una diagnosi perfetta del problema, ma di accorgersene — puntualizza Carmine Castagna, direttore generale dell’Istituto superiore di osteopatia di Milano — . Poi però demanda alla figura medica competente. Possiamo prendere atto di alcune condizioni patologiche presenti, ma dobbiamo fare un’analisi della funzione, cioè di come il corpo eventualmente com- Il trattamento Con particolari manipolazioni si mira a ristabilire le condizioni fisiologiche pensa determinate patologie, per poi intervenire sulle disfunzioni. Quindi facciamo diagnosi in quella zona d’ombra che sta tra la fisiologia e la patologia». Con quali risultati? Negli ultimi 15 anni, l’osteopatia ha imboccato a pieno titolo la strada della ricerca sia in Italia che all’estero per avere validazioni ed essere ben accettata nel mondo scientifico e anche per crescere all’interno della stessa professione. Se gli ambiti di applicazione sono svariati (vedi grafico, ndr)le «prove scientifiche» sull’efficacia riguardano al momento un numero ristretto di disturbi. «I campi dove abbiamo ormai molte evidenze — risponde Marco Giardino, direttore dell’Accademia italiana di medicina osteopatica — sono nell’ambito muscoloscheletrico, soprattutto sulla lombalgia e sulla cervicalgia. Dobbiamo ancora dimostrare l’efficacia su altre patologie come ad esempio la cefalea, patologie di tipo infiammatorio o irritativo come la gastrite o la sindrome del colon irritabile o altre patologie come l’incontinenza urinaria». «Ci sono moltissimi campi di applicazione in cui la ricerca va avanti — continua Giardino —. Ancora non si è raggiunto il risultato, non perché non si è efficaci, ma perché stiamo raccogliendo i dati. L’osteopatia è ormai pienamente inserita, anche nell’ambito scientifico. Non siamo in un angolino, anzi. Penso che la nostra sia una delle discipline sanitarie dove è più fervente l'attività di ricerca a livello internazionale. È molto interessante quello che sta succedendo nel mondo e noi italiani siamo pienamente inseriti in questo contesto». L’osteopatia sta anche en- I fisioterapisti La Settimana di iniziative a difesa della loro specificità Il rischio di creare doppioni che possono generare confusione A ssicurano che la loro non è una chiusura preconcetta,né un’opposizione dettata da interessi di bottega: «L’osteopatia è già materia di approfondimento professionale e quindi di formazione avanzata per quanto riguarda medici e fisioterapisti. Perciò ne riconosciamo il valore dal punto di vista clinico, osteggiamo invece la figura dell’osteopata, perché non è regolamentata». Così Antonio Bortone, presidente dell’Associazione italiana fisioterapisti (AIFI), precisa il senso della battaglia contro il riconoscimento dell’osteopatia come professione sanitaria. «Oggi la formazione è fatta da enti privati e quindi non è certificabile — aggiunge — né accreditata sul piano istituzionale. Di fatto c’è un business di strutture private che erogano questa formazione e soprattutto ne fanno un cammino aperto a tutti, anche a studenti che hanno finito il liceo». Secondo AIFI, la via maestra della formazione deve passare dall’università. I fisioterapisti sono convinti che anche il loro percorso, tuttavia, debba essere riformato, passando dagli attuali tre anni ai quattro anni, come avviene nell’80% dei Paesi europei. «Proprio martedì scorso — dice Bortone — abbiamo sottoposto una proposta formale al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e intendiamo presentare un disegno di legge». Il riconoscimento dell’osteopatia come figura professionale in ambito sanitario, a detta di AIFI, rischierebbe poi di creare doppioni e sovrapposizioni in contrasto con le leggi vigenti. «Il rischio è che il cittadino si perda in una vera e propria giungla — aggiunge Bortone —. Da tempo auspichiamo invece un disegno di legge che istituisca un albo definito per tutte le professioni sanitarie, fisioterapista incluso. Speravamo che ciò avvenisse con il ddl Lorenzin. Se però que- sto dovesse contemplare storture e devianze, come la creazione di nuove professioni, preferiremmo fosse cancellato». Sulla stessa linea, anche il Sindacato italiano fisioterapisti e professioni area riabilitativa (Spif AR). Intanto, dall’ 8 al 12 settembre, AIFI rilancia la campagna «Giù le mani», contro il fenomeno dell’abusivismo. I cittadini potranno ricevere informazioni chiamando il numero verde 800.03.60.77 (orario 15-17). La campagna si concluderà il 13 settembre con il “Fisio-day”, con l’apertura degli studi fisioterapici per consulti gratuiti con prenotazione al numero verde. © RIPRODUZIONE RISERVATA trando negli ospedali: «Ci sono grossi studi e grosse collaborazioni, che iniziano nell’ambito neonatale — dice Carlo Broggini, presidente dell’Associazione professionale degli osteopati — nei reparti di pediatria, anche su patologie gravi. Non si ha la pretesa di curare, ma si può aiutare». In alcuni Stati dove la pratica osteopatica è inserita come professione sanitaria, è stata anche misurata la sua efficacia in termini di costo-beneficio. «Si è riscontrata una riduzione dei giorni di assenza dal lavoro per dolore muscolo-scheletrico — sottolinea Alfonso Mandara —. Nel Regno Unito, c’è un risparmio del Sistema sanitario nazionale, nella sola Inghilterra, stimato in circa 3 mila sterline annue per cittadino con lombalgia, relativo all’uso della terapia osteopatica in termini di miglioramento dell’indice QALY (quality adjusted life years, durata della vita e qualità della stessa, ndr)». © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 medicina WEB L’esperto risponde alle domande dei lettori sui problemi di pelle, capelli e unghie all’indirizzo http://forum.corriere.it/dermatologia L'acne è una malattia della pelle caratterizzata da un processo infiammatorio del follicolo pilifero e della ghiandola sebacea annessa Pelle sana Comedone chiuso Comedone aperto Papula Pustola Nodulo Ciste 1 2 3 4 (punto bianco) Il bilancio L’utilità e i limiti dei rimedi fai-da-te contro l’acne Pubertà precoce Di pari passo con la progressiva anticipazione della pubertà, sta scendendo anche l’età della prima comparsa dell’acne: già a partire dai 10 anni qualche bambino si ritrova coi primi brufoletti, poi durante l’adolescenza la percentuale di ragazzi e ragazze alle prese con l’acne arriva all’80%. La malattia è provocata dall’infiammazione del follicolo pilifero e della ghiandola sebacea: questa produce grasso in eccesso, per lo più in concomitanza della “tempesta ormonale” che si scatena con lo sviluppo sessuale; i “tappi di sebo” sui follicoli creano l’ambiente adatto per la proliferazione del Propionibacterium acnes, il batterio che contribuisce alla malattia, e favoriscono l’infiammazione cutanea che porta alle lesioni. (punto nero) Dermatologia I prodotti al vaglio degli specialisti Uno studio analizza i pro e i contro di preparati molto diffusi I primi brufoli già a partire dai dieci anni Corriere della Sera / Mirco Tangherlini 46 Salute L’ acne è il cruccio di moltissimi adolescenti, ma anche di adulti alle prese con foruncoli che non accennano a scomparire o con le cicatrici di brufoli mal curati. Al primo affacciarsi del problema l’opzione è spesso il “fai-da-te”: ampia la scelta di prodotti contro l’acne acquistabili senza prescrizione, in farmacia ma anche nei supermercati. Se si vuole provarli però occorre un po’ di attenzione, come ha segnalato di recente la Food and Drug Administration statunitense dopo alcuni casi di reazioni allergiche gravi, che non si sa ancora se dipendano dai principi attivi anti-acne contenuti nei prodotti o dagli eccipienti. Gli esperti raccomandano di provare sempre i nuovi prodotti in una piccola area cutanea per tre giorni e di sospendere ogni trattamento se si manifestano segni di un’ipersensibilità severa (non arrossamenti, bruciori o secchezza della pelle, ma fenomeni più seri, come sensazione di svenire, fiato corto, gonfiori al viso, alle labbra o alla lingua). Anche taluni prodotti naturali, come ad esempio l’olio dell’albero del tè, sono “da prendere con le pinze” perché, oltre a non esistere prove certe della loro efficacia, possono provocare allergie. Lo sottolinea un documento dell’American Academy of Dermatology, per il quale, Emmy Graber, direttrice del Cosmetic and Laser Center dell’Università di Bo- Precauzioni Chi soffre di dermatite atopica dovrebbe sempre rivolgersi al medico ston, ha passato in rassegna creme, lozioni e altri preparati acquistabili senza prescrizione medica. Secondo Graber, possono essere invece validi gli scrub, che rimuovono le cellule morte e il primo strato dell’epidermide facendo “respirare” i pori, nonché i panni e le salviette detergenti, che puliscono a fondo la pelle. «Le salviette sono più delicate degli scrub e andrebbero scelte fra quelle con ingredienti attivi contro l’acne, come benzoil perossido e acido salicilico — dice Graber —. Gli scrub possono essere troppo aggressivi; meglio quelli non troppo “ruvidi” a base di palline di polietilene, anziché i più irritanti ossidi di alluminio o semi di frutta. Anche le spazzoline per la pulizia del viso possono essere eccessive: si usano pensando che l’igiene profonda serva a far penetrare meglio i principi attivi antiacne di creme e lozioni, ma ciò Dal punto di vista della morfologia delle lesioni ecco come l'acne può essere classificata 1 Comedonica 2 È caratterizzata dalla comparsa di comedoni: chiusi, quando il dotto pilifero è chiuso e il sebo non è più in grado di fuoriuscire; aperti, quando il dotto pilifero non è chiuso del tutto e quindi il sebo può uscire verso l’esterno 3 Papulo-pustolosa Dall’evoluzione infiammatoria dei comedoni, perlopiù da quelli aperti, derivano lesioni rotondeggianti rosee-rosse (papule) che possono trasformarsi in foruncoli (pustole) 4 Nodulare In presenza, intorno al follicolo, di fenomeni infiammatori intensi, estesi e profondi, si possono formare lesioni nodulari dolorose di colore rosso-violaceo, che possono contenere pus Conglobata È una forma rara di acne che si caratterizza per la comparsa, oltre che delle lesioni papulo-pustolose e di quelle nodulari, di formazioni cistiche che lasciano spesso cicatrici non è affatto dimostrato». «Questi metodi possono essere utili per la prima fase dell’acne, quella “comedonica” in cui si hanno soltanto punti neri e microcisti — commenta Giampiero Girolomoni, direttore della Sezione di dermatologia e venereologia dell’Università di Verona —. In questi casi il “fai da te” è ammesso e, se la malattia resta di grado lieve, può essere sufficiente. Creme o lozioni che contengano sostanze antisettiche, ad esempio il benzoil perossido, e principi attivi esfolianti, come i derivati della vitamina A, possono essere efficaci su un’acne iniziale, in cui non ci sia una grossa componente infiammatoria». Quando si sceglie un prodotto anti-acne da banco bisogna perciò accertarsi che contenga uno dei composti attivi: il benzoil perossido, perché elimina i batteri che concorrono a provocare l’acne e può così tenerla sotto controllo; l’acido salicilico, perché funziona come esfoliante liberando i pori da cellule morte e grasso di troppo, che li “ingolfano” infiammandoli; lo zolfo, perché soppri- me i batteri e pulisce i pori, ma che deve essere usato solo sui brufoli e non su tutto il viso (sì quindi ai prodotti “spot”, utilità dubbia per le saponette). Utilizzabili anche le creme che contengono alfaidrossiacidi, per esfoliare la pelle, o i derivati della vitamina A come il retinolo, che liberano i pori. «Possono servire inoltre antibiotici topici, come clindamicina, eritromicina o le tetracicline; non si deve usare invece la gentamicina, il primo antibiotico a cui tanti pensano, perché non ha alcun effetto sul batterio che provoca l’acne — dice Girolomoni —. Ma attenzione: tutti questi prodotti possono rivelarsi irritanti, soprattutto se la pelle è sensibile, in caso di allergie o se usati senza moderazione. Se la cute appare arrossata, secca e desquamata è meglio interrompere qualsiasi trattamento e chiedere consiglio al medico. Chi soffre di dermatite atopica, inoltre, per scongiurare problemi dovrebbe comunque evitare di prendere iniziative senza rivolgersi allo specialista». Dal dermatologo bisogna andare anche se dopo un trattamento “fai da te” di uno o due mesi non si vede nessun risultato. «Purtroppo molti pensano che l’acne sia un accadimento inevitabile legato alla pubertà: in realtà è una patologia infiammatoria cronica con una componente ormonale e non è così “benevola” come si potrebbe pensare, non deve essere sottovalutata — avverte Girolomoni —. Da sola non passa facilmente, tanto che una piccola quota di pazienti continua a soffrirne perfino dopo i 40 anni; inoltre, se non viene curata in modo adeguato può lasciare cicatrici evidenti e praticamente impossibili da eliminare». «I prodotti da banco — conclude lo specialista — non bastano per affrontare l’acne al secondo stadio, quando compaiono le pustole, i brufoli arrossati; men che meno possono essere sufficienti contro l’acne di stadio più grave, in cui si hanno grossi noduli infiammatori, cisti e cicatrici». Elena Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA Terapia Soluzioni efficaci, anche per le forme più serie Gli ormoni servono solo in pochi casi I l rischio vero delle terapie anti-acne “fai da te”? «Provare due o tre prodotti e credere di aver già fatto tutto il possibile per risolvere il problema, scoraggiandosi e lasciando che la malattia faccia il suo corso». Giampiero Girolomoni, dermatologo dell’Università di Verona, sottolinea l’importanza di non darsi per vinti: «Cure efficaci esistono, anche per i casi più seri. Accanto alle terapie locali e agli antibiotici, si possono impiegare farmaci come l’isotretinoina, derivato della vitamina A molto valido, che può “spegnere” l’acne per un lungo periodo — spiega Girolomoni —. Si tratta, però, di un medicinale che può indurre malformazioni del feto, per cui i medici a volte sono titubanti a impiegarlo. È chiaro che bisogna prendere le dovute precauzioni se la paziente è in età fertile». La terapia dell’acne in media dura qualche mese, ma a volte si protrae per anni; gli antibiotici in genere si assumono per periodi brevi. Lo stesso accade con i trattamenti topici locali, per disinfettare e sfiammare la cute: in genere si usano per 20 o 30 giorni e si intraprendono al bisogno, quando l’acne ha una recidiva. Quando servono gli ormoni? «Bisogna chiarire che alterazioni ormonali importanti, tali da Luogo comune Non esiste dimostrazione certa che alcuni cibi facciano male alla pelle richiedere una correzione con un trattamento vero e proprio, sono rare e si riconoscono facilmente: se gli ormoni sono “sballati” si hanno irsutismo, obesità e nelle donne anomalie del ciclo mestruale, prima fra tutte la scomparsa delle mestruazioni — dice Girolomoni —. In questi casi è opportuno indagare con dosaggi ormonali specifici; in tutti gli altri i test, spesso sono molto costosi, sono inutili». Altrettanto superfluo, stando al dermatologo, cercare di tenere sotto controllo l’acne privandosi di certi cibi, come cioccolato o patatine fritte: «Non esiste dimostrazione inequivocabile che certi cibi facciano male alla pelle; ad esempio, non ci sono prove definitive che ridurre il consumo di latticini (accusati spesso di aumentare le lesioni) abbia un effetto positivo. L’acne non si combatte, né si previene, con consigli dietetici, né per ora è provata un’azione benefica da parte dei fermenti lattici, sperimentati sia con somministrazione per bocca sia per uso topico. È invece certo il legame fra fumo e acne: le sigarette aumentano il rischio di problemi cutanei» conclude Girolomoni. E. M. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Salute 47 italia: 51575551575557 Per saperne di più sui temi che riguardano il sistema nervoso si può consultare www.corriere.it/salute/neuroscienze medicina pratica Mi spieghi dottore Che cos’è la neurite ottica e come si presenta? Lo specialista La neurite ottica è un’infiammazione del nervo ottico ed è la più comune neuropatia ottica che colpisce i giovani adulti (di età inferiore ai 50 anni). Può essere causata da numerose patologie che è importante distinguere per consentire una gestione ottimale Il nervo ottico «soffre» e la visione diventa confusa CRISTALLINO LE CAUSE In relazione ai fattori che l’hanno indotta, la neurite ottica può essere distinta in alcune forme principali di ANTONELLA SPARVOLI FORME ASSOCIABILI A SCLEROSI MULTIPLA La neurite ottica è il più comune disturbo visivo associato a sclerosi multipla ed è spesso il primo sintomo di questa patologia demielinizzante in cui il sistema immunitario attacca la guaina mielinica che ricopre le fibre nervose nel cervello e nel midollo spinale, con conseguente infiammazione e danni alle cellule nervose coinvolte L a neurite ottica è un’infiammazione del nervo ottico che può avere diverse cause. «La neurite ottica si associa a malattie infettive, a patologie autoimmuni con sofferenze neurologiche (neuromielite ottica) o sistemiche (lupus eritematoso Stefania sistemico, connettiviti, ecc.). Spesso Bianchi è il sintomo d’esordio della sclerosi Marzoli multipla (Sm) e si ripresenta molto Neuroftalmologia spesso nelle fasi di riacutizzazione. Ist. Auxologico Esistono anche forme isolate in cui Italiano, Milano non si riesce a stabilire un fattore scatenante. In questi casi l’episodio infiammatorio può essere unico (forme isolate vere e proprie) o ripetuto (forme isolate ricorrenti e recidivanti)» spiega Stefania Bianchi Marzoli, responsabile del Servizio di Neuroftalmologia dell’Irccs Istituto Auxologico Italiano di Milano. Quali sono i sintomi tipici? «L’esordio è sempre improvviso. I sintomi caratteristici sono dolore nella parte posteriore dell’occhio, offuscamento della parte centrale della visione e riduzione della percezione dei colori. Nelle forme associate a sclerosi multipla, l’infiammazione riguarda in genere un solo occhio, in altre patologie possono essere coinvolti entrambi gli occhi». Come si fa la diagnosi ? «Un attento inquadramento neuroftalmologico è fondamentale per orientare la diagnosi e la terapia. Con alcuni esami di base è possibile escludere che i sintomi siano dovuti a neuropatie ottiche di origine diversa o a malattie della retina che si presentano con sintomi simili. Bisogna poi identificare la causa con l’aiuto di risonanza magnetica di encefalo e nervo ottico, esami del sangue mirati e radiografia del torace. In alcuni casi possono essere utili risonanza magnetica del midollo e l’analisi del liquor. Infine è sempre buona regola eseguire alcuni esami elettrofunzionali per stabilire fino a che punto è stato danneggiato il nervo ottico». Quali sono le cure? « Le forme immunomediate vanno trattate tempestivamente con cortisone per via endovenosa per 3-5 giorni. La stessa terapia è utilizzata anche nelle forme correlate a sclerosi multipla, mentre se la neurite ottica è determinata da una malattia infettiva, va prescritta una terapia mirata. Una volta regredita l’infiammazione, è utile avviare una terapia preventiva a lungo termine di nuovi episodi. Nel caso di forme associate alla sclerosi multipla in genere si usano farmaci immunomodulatori, mentre per le forme immunomediate e quelle isolate ricorrenti e recidivanti si ricorre a immunosoppressori. Nelle forme di neurite ottica associabili a sclerosi multipla la prognosi visiva è buona: dopo un primo episodio oltre il 90% dei pazienti recupera una normale acuità visiva. Le forme immunomediate possono avere una prognosi visiva meno prevedibile che molto dipende dalla risposta a un adeguato e tempestivo trattamento con cortisone». ❜❜ RETINA NERVO OTTICO SANO In genere colpisce un occhio solo (monolaterale) CORNEA COROIDE SCLERA FORME IMMUNOIMMEDIATE NERVO OTTICO INFIAMMATO Queste forme di neurite ottica possono essere associate o meno a patologie sistemiche. Tra le malattie autoimmuni che possono causare l’infiammazione del nervo ottico ci sono: neuromielite ottica, Lupus eritematoso sistemico, sarcoidosi e alcune connettiviti (malattie del connettivo) I SINTOMI I sintomi, che insorgono all’improvviso, possono essere più o meno evidenti. I più tipici sono FORME INFETTIVE Offuscamento della vista oppure presenza di un’area centrale di visione non perfetta, come una nuvola grigia La neurite ottica può essere causata anche da malattie infettive come, per esempio, varicella, rosolia, morbillo, Herpes, tubercolosi, sifilide. La neurite ottica da infezioni virali si verifica più spesso nei bambini Riduzione della percezione dei colori, che appaiono sbiaditi e privi di vivacità, soprattutto il rosso (discromatopsia) FORME ISOLATE Dolore, in genere lieve, dietro l’occhio nella parte superiore, che peggiora con i movimenti oculari. Di solito questo dolore precede di 2 o 3 giorni o accompagna la comparsa di sintomi visivi Sono forme di neurite ottica di cui non si riesce a stabilire un fattore scatenante. L’episodio può essere unico (forme isolate) oppure possono esserci più eventi (forme isolate ricorrenti e recidivanti) Queste forme possono riguardare entrambi gli occchi (bilaterali) visione normale visione con neurite ottica Il deterioramento della funzione visiva può essere monolaterale (forme associate a sclerosi multipla) o, meno di frequente bilaterale (altre forme di neurite ottica), soprattutto in età pediatrica La maggior parte delle persone recupera una buona capacità visiva rapidamente entro il primo mese e il miglioramento si completa entro alcuni mesi. Talvolta, la perdita della vista può però persistere anche dopo la regressione dell’infiammazione LA DIAGNOSI Un corretto inquadramento della neurite ottica sin dal suo esordio è molto importante perché consente di orientare meglio la diagnosi (eseguendo esami di laboratorio e strumentali mirati) e la terapia nonché di migliorare la prognosi 1 Il primo passo è una visita neuroftalmologica con alcuni esami di base come il campo visivo computerizzato e la tomografia a luce coerente (Oct) del nervo ottico e della macula. Queste indagini permettono di inquadrare in modo corretto la patologia, di escludere la presenza di altre forme di neuropatia ottica (ischemiche, compressive, infiltrative, ecc) esordite in modo acuto, eventuali malattie della retina che possono presentarsi in modo simile (per esempio coroidite, distrofia maculare, malattie infiammatorie della retina), nonchè di fotografare la neurite al suo esordio © RIPRODUZIONE RISERVATA 2 Una volta fatta la diagnosi di neurite ottica bisogna capirne la causa. A questo scopo occorre eseguire una risonanza magnetica dell’encefalo (permette di capire se l’infiammazione è legata o meno alla sclerosi multipla) e del nervo ottico (permette di visualizzare l’infiammazione e di escludere altre cause di neuropatia ottica acuta), alcuni esami del sangue (per valutare parametri infiammatori, indagare su possibili malattie autoimmuni o ricercare segni di malattie infettive) e una radiografia del torace (per escludere malattie infettive che potrebbero essere riattivate dalla terapia con cortisone) 3 In alcuni casi è utile eseguire anche la risonanza magnetica del midollo perché nei casi di sclerosi multipla possono essere presenti lesioni midollari. Il riconoscimento di queste lesioni permette di identificare un quadro di neuromielite ottica. Un altro esame che può rivelarsi utile è l’analisi del liquor (liquido cerebrospinale), che permette di confermare anche l’eventuale presenza di una patologia infettiva 4 Una volta inquadrata la neurite e stabilita la causa conviene eseguire anche alcuni esami elettrofunzionali come, per esempio, il potenziale evocato visivo (Pev) e l’elettroretinogramma da Pattern (Perg). Queste indagini permettono di stabilire fino a che punto è stato danneggiato il nervo ottico, informazione utile nel caso dovessero verificarsi nuovi episodi di neurite ottica in cui la neurite ottica manifestazione di sclerosi multipla 25% Iècasila prima LE CURE MIRKO TANGHERLINI Altri sintomi sono un dolore improvviso nella parte posteriore dell’occhio, e riduzione della percezione dei colori Nella maggioparte dei casi di neurite ottica, anche quando è correlata alla sclerosi multipla, la visione può tornare alla normalità entro 4-12 settimane, anche in assenza di trattamento. Tuttavia una terapia con cortisone per via endovenosa per 3-5 giorni accelera il recupero visivo e consente di evitare che l’infiammazione causi danni permanenti alla struttura del nervo ottico. Il trattamento con cortisone per vena è invece indispensabile in tutte le forme di neurite ottica immunomediate e deve essere iniziato molto precocemente Se la neurite ottica è determinata da una malattia infettiva, può essere prescritta una terapia mirata contro l’agente infettivo implicato. Questo approccio, di solito, previene ulteriori episodi Una volta passata la fase acuta, può essere necessario impostare una terapia preventiva a lungo termine di nuovi attacchi. Nel caso di forme associate alla sclerosi multipla in genere si usano farmaci immunomodulatori (per esempio interferone, copaxone, ecc.). Per le forme immunomediate e quelle isolate ricorrenti e recidivanti si opta invece per una terapia immunosoppressiva (per esempio con azatioprina, metotrexato, ecc.), mentre nelle forme isolate non servono ulteriori terapie, ma solo un monitoraggio clinico ed eventualmente con risonanza magnetica Mentre il monitoraggio della funzione del nervo ottico è di competenza neuroftalmologica, la diagnosi e il trattamento di malattia sistemica che ha causato la neurite ottica richiede la collaborazione di specialisti in ambito neurologico, immunologico e infettivologico 48 Salute alimentazione Strategie Il punto sugli obiettivi che si possono conseguire mangiando «bene» L a dieta mediterranea è in crisi da tempo, colpa della recessione. Così si ingrossa l’esercito degli obesi e riemerge il rischio di malattie cardiovascolari che le abitudini alimentari, tipiche dell’Italia e dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, stavano tenendo a bada. Iscritta nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità dall’Unesco nel 2010, oggi sta per essere surclassata da hamburger e patatine fritte, kebab e cibi in scatola, panini e merendine. Perché le verdure fresche e il pesce, capisaldi della dieta mediterranea, sono molto più costosi del cibo spazzatura. La documentazione degli effetti collaterali della crisi a tavola arriva da una ricerca, pubblicata sul British Medical Journal: quanto più è elevato il reddito e il livello di istruzione delle persone tanto più queste sono propense a seguire la dieta mediterranea e tanto meno soffrono di obesità. Un secon- Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 The Future of Science 2014 sulla fame La decima edizione della Conferenza mondiale The Future of Science si terrà a Venezia dal 18 al 20 settembre 2014. Il titolo di quest’anno è: «Per un mondo senza fame». I maggiori esperti affronteranno i temi relativi alla fame nel mondo e alle strategie per contrastarla. Per saperne di più si può visitare il sito ufficiale della Conferenza www.thefutureofscience.org Prevenzione/1 Nuove ricerche lo confermano La dieta Mediterranea è anche antinfiammatoria Ma noi non la seguiamo più do studio, in pubblicazione su Nutrition, metabolism and cardiovascular diseases conferma: a partire dal 2007 hanno dovuto rinunciare, per ragioni economiche, agli alimenti più sani soprattutto gli anziani, i meno abbienti e coloro che vivono nelle zone urbane. I due lavori sono firmati da un gruppo di ricercatori italiani, fra cui Maria Benedetta Donati, e i dati emergono da un progetto chiamato Moli-sani, una sorta di studio Framingham italiano. Quest’ultimo è partito negli Stati Uniti alla fine degli anni Quaranta e da allora sta tenendo sotto controllo l’intera popolazione di una cittadina del Massachusetts, Framingham appunto, alla ricerca di fattori di rischio cardiovascolare. È grazie a questa ricerca se noi oggi sappiamo che il colesterolo in eccesso nel sangue e la pressione alta predispongono a infarto e ictus. Lo studio Moli-sani sta facendo qualcosa di analogo: il suo obiettivo è quello di analizzare WEB L’allarme Le difficoltà economiche ci stanno allontanando dai cibi più sani La prospettiva Lo studio «Moli-sani» ha già verificato vantaggi contro il rischio di diabete quanto giocano i fattori genetici e quelli ambientali (compresa appunto la dieta) nel determinare malattie cardiovascolari e certi tipi di tumore. Così un’intera regione si è trasformata in un grande laboratorio scientifico. «Lo studio Moli-sani è partito nel 2002, promosso dalla sede di Campobasso dell’Università Cattolica del Sacro Cuore — spiega Maria Benedetta Donati, che lo coordina e ne parlerà in occasione della decima Conferenza mondiale sul futuro della scienza, promossa dalla Fondazione Veronesi (Venezia, 18-20 settembre) — con l’idea di coinvolgere 25 mila persone dai 35 anni in su, il 10 per cento degli abitanti del Molise: il reclutamento è avvenuto fra il 2005 e il 2010. Poi, l’anno scorso, l’Università ha chiuso i battenti a Campobasso. Si rischiava di compromettere anni di lavoro, ma il gruppo di ricercatori coinvolti nello studio sono stati accolti all’Istituto Neuromed di Pozzilli, a Venafro, sem- L’esperto risponde alle domande dei lettori sui temi che riguardano la nutrizione all’indirizzo forum.corriere.it/nutrizione La Piramide e la crisi GLI ALIMENTI DELLA DIETA MEDITERRANEA I principali sono: ortaggi, frutta fresca, pesce, olio d’oliva, latte e derivati, legumi e cereali integrali. Cibi grassi da evitare. Carne da consumare con parsimonia. Non eccedere comunque con pasta e pane LE REGOLE La dieta si basa sul consumo di diversi tipi di alimenti, che devono essere presenti nell’alimentazione in quantità decrescenti a partire da quelli alla base della piramide, fino a quelli al vertice Dolci Burro Insaccati Latte Formaggio Frutta Carni magre Pesce Verdure Pasta Il calo dei consumi di frutta e verdura in Italia dal 2000 al 2014 La quantità di frutta acquistata 4,2 milioni di tonnellate in Italia nel 2013 La quantità di ortaggi acquistati 3,6 milioni di tonnellate in Italia nel 2013 -2% Il calo dei consumi di prodotti ortofrutticoli nel 1° semestre del 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013 18,4% Gli italiani che nel 2013 hanno consumato almeno 4 porzioni tra frutta, verdura e legumi freschi ogni giorno La quota di bambini e adolescenti che consuma frutta e verdura a ogni pasto 37% nel 2012 35% nel 2013 La quota di bambini e adolescenti che consuma frutta e verdura una volta al giorno Pane Cereali -30% Riso 39% nel 2012 35% nel 2013 Fonti : Coldiretti; Istat-Cnel 2013 pre in Molise, un istituto di eccellenza che si occupa di ricerca sulle malattie cerebrovascolari, e hanno potuto continuare l’indagine». Di ogni partecipante allo studio, i medici hanno raccolto un prelievo di sangue e dati relativi a peso e altezza. Non solo: hanno sottoposto tutti i volontari a una spirometria e a un elettrocardiogramma e hanno compilato due questionari, uno sulla loro storia clinica e uno sulle abitudini alimentari e di vita. Ora è il momento di richiamare tutti, uno per uno, e di valutare che cosa è cambiato nelle loro abitudini e nel loro stato di salute. Il progetto è una miniera d’oro di informazioni che ha già permesso una serie di osservazioni interessanti, pubblicate in letteratura (su Medline, la banca dati degli studi scientifici, ne sono censiti una trentina). «Chi aderisce alla dieta mediterranea — continua Donati — è più protetto nei confronti di stimoli infiammatori perché quest’ultima è ricca di sostanze antiossidanti. E questo è un vantaggio dal momento che l’infiammazione cronica è alla base di molte pa- tologie come il diabete o la sindrome metabolica». Un altro dato interessante riguarda i diabetici (2000 sui 25 mila partecipanti all’indagine): se consumano cibi sani hanno una mortalità inferiore rispetto agli altri. «Le buone abitudini alimentari si stanno però perdendo — conclude Bernardi — e ci stiamo adeguando alle abitudini d’ oltreoceano che, purtroppo, sono le più ricercate dai giovani». Adriana Bazzi [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Prevenzione/2 Si può contrastare una condizione che aumenta il rischio di cancro La relazione pericolosa tra sindrome metabolica e tumori L’ In farmacia Organizzazione mondiale della sanità ha ormai lanciato l’allarme da diversi anni: l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo. I chili in eccesso sono collegati a morte prematura e ormai universalmente riconosciuti come fattori di rischio per malattie cardiovascolari, ictus, diabete, tumori. Senza considerare che il sovrappeso spesso è associato a numerosi altri problemi di salute (ipertensione, ipercolesterolemia, apnea notturna e problemi respiratori, asma, complicanze in gravidanza, solo per citarne alcuni) e che un numero crescente di ricerche scientifiche dimostra un legame anche con gravi disturbi dell’umore, fino alla depressione. Ciononostante, le ultime fotografie scattate alle bilance dei cittadini dell’Unione Europea mostrano un preoccupante aumento del peso, in atto da tempo. «I casi di obesità e sindrome metabolica sono in crescita in tutto il mondo, mentre il legame tra obesità e cancro diventa sempre più evidente» conferma Antonio Moschetta, professore associato di Medicina interna all’Università Aldo Moro di Bari e ricercatore all’Istituto tumori Giovanni Paolo II. Moschetta interverrà alla decima Conferenza mondiale sul futuro della scienza, nella sessione sostenuta dall’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) proprio per illustrare il legame ormai scientificamente dimostrato fra tumori e nutrienti. Il cibo e le abitudini relative all’attività fisica possono avere ripercussioni sul nostro Dna, perché giorno dopo giorno modificano il metabolismo dell’organismo e il normale funzionamento di ormoni e geni, influenzando la regolare attività delle nostre cellule che possono così finire per trasformarsi in cancerose. «Cambiamenti sostanziali delle nostre abitudini alimentari e dello stile di vita hanno contribuito alla nostra attuale maggiore suscettibilità all’insorgenza di vari tipi di tumori, mento della circonferenza dell’addome (superiore a 88 centimetri nelle donne e a 96 negli uomini), ipertensione arteriosa, ipertrigliceridemia (oltre 150 milligrammi di trigliceridi per decilitro di sangue), ridotti livelli di colesterolo “ buono” HDL (meno di 50 nelle femmine e 45 nei maschi) e aumento della glicemia a digiuno (maggiore di 100). Se si hanno anche solo tre su cinque di queste caratteristiche si soffre di sindrome metabolica e sale il rischio di cancro (oltre a quello di diabete e malattie cardiovascolari) Il meccanismo Eccessi a tavola e sedentarietà possono avere ripercussioni sul nostro Dna La scoperta Il colesterolo è usato come «cemento» dalle cellule cancerose per crescere primi fra tutti quelli di seno e colon retto — spiega Moschetta —. Ma appare sempre più evidente un legame anche con quelli di prostata, ovaio, pancreas, fegato, rene e persino cervello. Offriamo al cancro la possibilità di crescere più velocemente perché gli forniamo la “benzina” di cui ha bisogno: glucosio per produrre energia e insulina per proliferare». Generalmente, per semplificare, si parla di una «relazione pericolosa» fra neoplasie e obesità, ma la vera responsabile è la sindrome metabolica: «Una patologia — chiarisce il ricercatore — caratterizzata da au- perché si crea un microambiente favorevole alle cellule cancerose per svilupparsi e prolificare». Diversi studi su ampi numeri di persone sane e malate di cancro, così come numerosi test di laboratorio, hanno dimostrato chiaramente che uno stesso tipo di tumore si sviluppa con maggiore frequenza in persone che soffrono di sindrome metabolica rispetto a soggetti sani. Inoltre, è ormai certo che, fra i pazienti oncologici, le probabilità di ricadute e la mortalità per tumore sono più elevate in chi è sovrappeso e ha un girovita superiore al dovuto. In pratica, la sindrome metabolica interviene in tutte le fasi del tumore, dalla formazione alla progressione, dalla resistenza alle terapie fino all’insorgenza di recidive. «Acidi grassi, colesterolo, retinoidi e vitamina D presenti negli alimenti possono interferire con il Dna e indurre le cellule tumorali ad aumentare o bloccare la loro crescita — conclude Moschetta —. In particolare, abbiamo recentemente scoperto nuove prove del ruolo negativo giocato dal colesterolo, impiegato come “cemento” dalle cellule malate per crescere: se è poco concentrato mancano al tumore gli elementi per proliferare, proprio come sarebbe per noi impossibile costruire il secondo piano di una casa. Tradotto nella realtà di ogni giorno tutto questo significa che bisogna impegnarsi per restare normopeso: fare regolarmente movimento e seguire abitudini alimentari sane, limitando il consumo di cibi ad alto contenuto di grassi e zuccheri». Regole semplici, che appaiono però in via di scomparsa anche in Italia, dove, secondo recenti statistiche, circa un bambino di 8 anni su quattro è già vittima dei chili di troppo, uno su otto è addirittura obeso e un quarto dei connazionali ha peso in eccesso. E c’è di peggio: nel nostro Paese si contano già quasi 5 milioni di obesi che troppo spesso dichiarano «di star bene così», incuranti dei molti danni causati dalla sovrabbondanza di cellule adipose. Vera Martinella © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 diritto Paradossi Oggi, 7 settembre, prima Giornata mondiale di sensibilizzazione sulla Distrofia muscolare di Duchenne, malattia genetica degenerativa che colpisce in media nel mondo 1 su 3.500 nuovi nati. Aiuta a capire che cosa significa convivere con questa patologia il video, realizzato dalle Associazioni, «I tanti volti della Duchenne» che si può vedere in rete su www.worldduchenneawarenessday.org e https://www. facebook.com/worldduchenneawarenessday. L’indagine Analizzate le prestazioni ricevute da oltre 100 mila persone in 11 Asl Migliori percorsi assistenziali studiati per i malati cronici S In Emilia-Romagna progetto per pazienti «complessi» Percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali, Pdta, “su misura” per chi soffre di più malattie croniche. Li stanno attivando in Emilia-Romagna. La sperimentazione, partita in una Casa della Salute a Parma, si estenderà nelle altre province. Individuata la popolazione più a rischio tramite appositi algoritmi, i pazienti sono contattati dal medico di famiglia e viene predisposto un percorso personalizzato: oltre alle condizioni di salute dell’assistito si valuta la sua “vulnerabilità” sociale, per esempio se vive da solo, se è anziano, se ha reddito basso. Per saperne di più Lo studio Fiaso-Cergas Bocconi «Ptda standard per patologie croniche» http://www.fiaso.it Giornata per la Distrofia di Duchenne Si spende per esami inutili e non se ne eseguono altri, indispensabili Pluripatologie Salute 49 italia: 51575551575557 eguire la terapia giusta, essere “monitorati” con controlli periodici per prevenire complicazioni e ricoveri inutili, non dover peregrinare da una struttura all’altra per farsi rinnovare il piano terapeutico dallo specialista, raccontando ogni volta la propria storia clinica al medico di turno. Insomma, ricevere cure e trattamenti appropriati, dalla diagnosi all’accesso alle terapie e alla riabilitazione, grazie a “Percorsi diagnostici, terapeutici, assistenziali” (Pdta). Ad analizzarne luci e ombre con l’obiettivo di individuare “Pdta standard per patologie croniche” è una ricerca condotta per tre anni dalla Fiaso-Federazione italiana di Asl e aziende ospedaliere e dal Cergas dell’Università Bocconi. Le 11 Asl che hanno partecipato allo studio, coinvolgendo complessivamente più di centomila pazienti, hanno esaminato i modelli di presa in carico per cinque condizioni croniche che possono essere trattate nel contesto territoriale, salvo episodi acuti per cui è necessario il ricovero: broncopneumopatia cronica ostruttiva (bpco), artrite reumatoide, tumore al polmone (in fase terminale), scompenso cardiaco e ictus (entrambi nell’anno di riabilitazione successivo all’evento acuto). Partendo dal codice fiscale dei pazienti, tramite i database amministrativi aziendali sono state individuate tutte le tipologie di prestazioni — ricoveri, accessi al Pronto soccorso, bisogni farmaceutici, assi- I problemi denunciati Alcuni dei principali problemi dei malati cronici, secondo il XII Rapporto sulle politiche della cronicità, del Coordinamento nazionale delle Associazioni dei malati cronici - Cittadinanzattiva (2013) Ritardi diagnostici Difficoltà ad accedere a visite specialistiche o esami Difficoltà di accesso all’assistenza farmaceutica Spesa elevata per farmaci non rimborsati; limitazioni da parte dell’ospedale o della Asl per motivi di budget Assistenza domiciliare carente Mancanza di alcune figure professionali; numero di ore insufficiente Riabilitazione non adeguata Tempi di attesa incompatibili; mancanza di posti letto e strutture; durata limitata CORRIERE DELLA SERA ❜❜ Lo scopo è indicare strumenti ottimali, di diagnosi e di cura stenza domiciliare, prestazioni specialistiche o protesiche — ricevute dai malati cronici del campione selezionato per le singole malattie nel territorio di competenza. Lo studio ha così evidenziato gli aspetti critici, ma anche gli interventi messi in atto dalle aziende per correggerli (vedi box a destra). «Non sempre i pazienti ricevono le prestazioni raccomandate dalla comunità scientifica, come la spirometria nel caso della bpco o le lastre alla mano per la diagnosi di artrite reumatoide — afferma Valeria Tozzi, responsabile dell’area “Ricerca su Ptda e governo clinico” del Cergas — . In altri casi, invece, sono eseguiti esami non indicati per quella specifica patologia. Lo studio, però, dimostra che, se le aziende sanitarie dispongono di flussi informativi, possono sapere quali e quanti pazienti hanno con una determinata patologia, se soffrono anche di altre malattie, se ricevono cure appropriate. Per esempio, è possibile verificare se il paziente diabetico fa almeno una visita cardiologica e l’esame del fondo oculare ogni anno». La ricerca evidenzia inoltre che l’attivazione di Percorsi diagnostici, terapeutici, assistenziali ha permesso, tra l’altro, il controllo della progressione della malattia, un miglioramento della qualità di vita dei pazienti, la riduzione dei ricoveri e anche risparmi. «I Pdta — sottolinea il presidente di Fiaso, Francesco Ripa Di Meana — favoriscono anche il coordinamento tra medici di famiglia, specialisti, strutture territoriali, assicurando così la continuità delle cure». Ma le esperienze di Pdta sono ancora scarse, soprattutto al Sud. «Possono essere un’occasione per garantire equità e appropriatezza delle cure anche in Regioni sottoposte a piani di rientro — fa notare il presidente di Fiaso — . Per far fronte all’aumento dei malati cronici, spesso anziani con più patologie (vedi box a sinistra), ottimizzando gli interventi si utilizzano al meglio anche le risorse disponibili». Maria Giovanna Faiella © RIPRODUZIONE RISERVATA Esperienze positive Buone pratiche da condividere per «esportarle» «Condividere le buone pratiche delle strutture sanitarie è lo scopo del “laboratorio Fiaso sul governo del territorio”» dice Nicola Pinelli, direttore della Federazione italiana Asl e aziende ospedaliere. Tra le esperienze virtuose di Pdta, per il tumore al polmone c’è quella dell’Ausl di Bologna: oltre a piano terapeutico stilato da un team multidisciplinare, prevede supporto psicologico per pazienti e familiari, assistenza domiciliare integrata, rete di cure palliative nella fase terminale. L’Azienda Usl di Ferrara ha attivato un Pdta per la Bpco dopo aver rilevato nel 2009 che circa l’80% dei pazienti non aveva eseguito la spirometria per indagare lo stadio della malattia: un gruppo di lavoro ha elaborato linee guida aziendali per uniformare i comportamenti dei medici. L’Azienda per i servizi sanitari triestina (con la popolazione di età media più alta d’Italia) ha puntato a un Ptda che integri ospedale-territorio per lo scompenso cardiaco: dopo la dimissione dall’ospedale viene attivato un percorso “protetto” per ogni singolo paziente, preso in carico, secondo la gravità, dal medico di famiglia, dal cardiologo del distretto, dal Centro cardiovascolare, o da una struttura intermedia. 50 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 S P E C I A L E a cura di RCS MediaGroup Pubblicità graficocreativo CAPELLI Esposta durante l’estate agli agenti esterni, la capigliatura ha bisogno in questo periodo di un aiuto in più È il momento giusto per cure su misura premuti per eliminare l’eccesso d’acqua. Non vanno nemmeno strofinati, ma anzi tamponati con cura. I trattamenti che si trovano nei migliori saloni sono studiati proprio per tutelare salute e bellezza del capello L a ripresa delle attività dopo le vacanze in teoria non dovrebbe essere troppo faticoso: in fondo si ha avuta l’occasione di riposarsi, rilassarsi, vedere posti nuovi e passare tempo ad assecondare le proprie passioni. Chi può aver patito sono le parti più esposte, ovvero la pelle e i capelli, che, anche se adeguatamente protetti, hanno dovuto fare i conti con il sole, la salsedine, il vento. Può capitare così, che, soprattutto se le cure non sono state adeguate e i trattamenti cosmetici troppo aggressivi o ravvicinati, in anticipo sul fisiologico ricambio stagionale dell’autunno, si assista a una caduta più evidente e che la capigliatura assuma un aspetto opaco, fragile e sia difficile da pettinare. La prima cosa da fare è ricorrere alle mani dell’esperto: il parrucchiere sa come rimediare agli eventuali danni grazie all’impiego di prodotti specifici, studiati per restituire loro luce e morbidezza e offrendo il giusto nutrimento al cuoio capelluto, impedendo che i capelli crescano più fragili e fini o facendo sì che, rafforzati, tendano di meno a spezzarsi. MANI ESPERTE Presso i migliori saloni viene poi offerta anche l’opportunità di proseguire a casa i trattamenti con i prodotti usati dal parrucchiere, e che, con i suoi giusti consigli, permetteranno di riavere presto una testa più disciplinata e meno a rischio “cadute”. Non va sottovalutata l’importanza di uno shampoo corretto: meglio dedicare ai capelli tutto il tempo necessario, e non limitarsi a una brusca lavata sotto la doccia, scegliendo uno shampoo adatto alle loro esigenze. Per districarli, meglio pettinarli prima, dato che da asciutti offrono Anche a casa bisogna trattarli con mille attenzioni più resistenza e si spezzano con minor facilità. Una volta bagnati in abbondanza si devono applicare piccole noci del detergente scelto in vari punti della testa, e massaggiare con delicatezza. Mai usare le unghie, per non correre il rischio di lesionare il cuoio capelluto, ma sempre e solo i polpastrel- li, con movimenti circolari e con l’energia sufficiente ad eliminare le impurità. Si può poi fare un secondo shampoo con meno prodotto per poi sciacquarli abbondantemente, resistendo alla tentazione di strizzarli come se fossero uno straccio: vanno infatti avvolti in un telo di spugna e Vitalità e potenza per stimolare la ricrescita Durante il periodo estivo, così come nel prossimo momento dell’autunno, il fenomeno di indebolimento della capigliatura può manifestarsi in diverse modalità. Medavita, storica azienda del settore trico-cosmetico professionale, pietra miliare dei trattamenti coadiuvanti nella prevenzione della caduta dei capelli grazie alla ineguagliata efficacia della formula brevettata Lotion Concentrée, mette a disposizione la sua esperienza e la sua innovazione, all’interno di selezionati saloni di acconciatura, per far sì che le chiome restino forti e voluminose. Lo Shampoo trattante anticaduta pH 5.5 previene l’indebolimento del capello e la successiva caduta, favorendo l’ossigenazione e gli scambi metabolici. Contribuisce a rinforzare il sistema di ancoraggio del capello al follicolo, permettendo l’ideale trofismo del bulbo nella sua fase di crescita vitale. La formazione di una microguaina naturale apporta forza, resistenza e pettinabilità al capello. Il Trattamento intensivo anticaduta pH 3.5, frutto di un unico ed esclusivo processo di preparazione, stimola il microcircolo ed inibisce gli enzimi responsabili delle modificazioni funzionali alla base della caduta. Le sue proprietà vasoattive, antiossidanti ed ossigenanti, permettono di stimolare la ricrescita, rinforzare il sistema di ancoraggio del capello al follicolo pilifero e allungare la fase di vita del capello, permettendo l’ideale trofismo del bulbo nella sua fase di crescita vitale. Nei punti vendita autorizzati è inoltre disponibile una speciale edizione limitata degli astucci fiale di Lotion Concentrée, Lotion Concentrée Super e Lotion Concentrée Homme, contenenti rispettivamente, in omaggio: LC e LC Super – Shampoo trattante anticaduta + Fluido cationico; LCH – Shampoo anticaduta uomo + Crema da barba idratante e protettiva + Balsamo rinfrescante dopobarba. Numero Verde: 800 017561, www.medavita.it COCCOLE SU MISURA L’uso di un condizionante, un balsamo, una maschera, secondo le esigenze del capello e le sue caratteristiche che si vogliono accentuare o ridimensionare, è poi d’obbligo, anche per gli uomini, dato che favorisce la chiusura delle squame di cui è composto il fusto, evitando che fra di esse si possano insinuare agenti esterni e nel contempo si richiudano meglio facendo in modo che assumano un aspetto più compatto. Si può anche scegliere una maschera rinforzante, antiossidante e volumizzante, che potrà gradatamente, con un uso regolare, farli tornare morbidi e lucenti o una lozione specifica indicata per rinforzare la naturale fisiologia del bulbo pilifero: le migliori lozioni professionali, che spesso si trovano solo nei saloni in cui è alta l’attenzione alla salute del sistema capello, sfruttando in sinergia l’azione di numerosi principi attivi, hanno un effetto nutriente, rinforzante e antiossidante, che permettono di stimolare la ricrescita, rinforzare il sistema di ancoraggio del capello al follicolo pilifero e allungarne la fase di vita, permettendone l’ideale trofismo nella sua fase di crescita vitale. E con qualche coccola in più, non sarà difficile riavere una chioma soffice e docile. Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Salute 51 italia: 51575551575557 corriere.it/salute Inviate le vostre segnalazioni, i vostri quesiti, i vostri dubbi, all’indirizzo di posta elettronica a cura di Daniela Natali [email protected] WEB Chiedete agli esperti Oltre 160 medici specialisti rispondono online alle domande dei lettori in 50 forum VIVERE CON IL WEB Segnalato da voi Dai forum dei nostri esperti A un settantenne sovrappeso basta camminare per tornare in forma? Ho quasi 70 anni, sono in buona salute, ma in sovrappeso di circa una decina di chili dei quali vorrei tanto «liberarmi». Penso che nel mio caso la migliore attività aerobica per perdere peso sia la camminata. Ho ragione? E se volessi iniziare a camminare: con quanti minuti dovrei iniziare? E con quale frequenza settimanale? Se lei ritiene invece che, visto il mio sovrappeso, sia più utile qualche altro tipo di sport, a che cosa potrei dedicarmi? Risponde Gianfranco Beltrami Docente corso di laurea in Scienze motorie, Università di Parma www.corriere.it/salute/forum Ritengo che effettivamente la camminata veloce sia un ottimo esercizio aerobico per una persona che come lei, all’età di 70 anni, desidera perdere i chili in sovrappeso e mantenersi in buona efficienza fisica. Riguardo alla sua domanda sul «quanto», va sottolineato che è necessa- Il sito della settimana www.fondazione-mariani.org Bimbi con handicap neurologici È dedicato ai bimbi con problemi neurologici il sito della Fondazione Mariani www.fondazione-mariani.org. In home page si trovano le informazioni sulle iniziative promosse o patrocinate dalla Fondazione: dagli incontri su progetti e studi appena conclusi, a quelli focalizzati sulla «metodologia Feurstein» per la riabilitazione dei ragazzi con difficoltà cognitive; dalle nuove pubblicazioni, ai corsi di formazione. Nella sezione «assistenza» si possono consultare le attività che la Fondazione svolge sia per supportare i centri clinici che si occupano di neurologia infantile, sia per alleviare i disagi della malattia o della disabilità neurologica, come i progetti per offrire ai bambini con disabilità motorie e cognitive momenti ricreativi, quali feste, vacanze e weekend che li avvicinano alla vita dei loro coetanei. Un’area specifica è dedicata alla «Neuromusic»: qui si trovano le segnalazioni sui congressi organizzati con gli esperti mondiali nel campo della neurobiologia, psicologia, neuropsicologia applicate alla musica, ma anche le pubblicazioni in questo settore emergente delle neuroscienze. Per tenersi aggiornati, si può accedere alla newsletter «Neuromusic news» effettuando il login. La più cliccata Oncologia Cancro al seno, studio italiano svela il meccanismo delle metastasi Scienziati dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano hanno scoperto un nuovo meccanismo all’origine delle metastasi nel tumore al seno. C’è di mezzo una proteina chiave, la osteopontina, che protegge le cellule tumorali che stanno formando le metastasi dall’attacco delle cellule di difesa. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Cancer Research, svela un importante tassello del puzzle metastasi. Il video Reumatologia Le cause e le terapie della polimialgia reumatica Da domani su Corriere.it/salute videointervista con il professor Carlo Maurizio Montecucco, ordinario di Reumatologia all’Università di Pavia e primario all’Ospedale San Matteo di Pavia, su una malattia che colpisce muscoli, borse sierose e articolazioni soprattutto di spalle, parte posteriore del collo, cosce, glutei, e che non esordisce quasi mai prima dei 50 anni. ria una certa gradualità, come in tutti i casi quando si inizia un’attività fisica, per evitare il rischio di traumatismi, abbastanza frequenti se si è in sovrappeso, e abituare l’apparto cardiorespiratorio allo sforzo. Le consiglierei, dunque, di iniziare con un’attività a giorni alterni, cominciando, se è completamente sedentario, con una ventina di minuti e incrementando gli allenamenti ogni settimana di cinque-dieci minuti, fino ad arrivare a percorrere un’ora di marcia continua. Anche il ritmo della camminata andrà gradualmente incrementato, magari controllando il battito cardiaco, che non dovrà superare i 130 battiti al minuto. Per ottenere il massimo del beneficio da questo impegno potrà poi arrivare a fare attività anche tutti i giorni, ma questo solo quando sarà ben allenato e si renderà conto di recuperare bene lo sforzo del giorno precedente. Una validissima alternativa alla marcia veloce è anche il nordic walking, utilizzando quindi i bastoncini che favoriscono una corretta postura e un maggior lavoro anche del distretto superiore del corpo. Disturbi del sonno Sogni sempre agitati e notti senza pace, che fare? Mio marito di notte fa sogni agitati e, a furia di «litigare» con le persone che sogna, spesso arriva a cadere dal letto. Si può fare qualcosa per ridare pace al suo riposo? Risponde Lino Nobili Centro medicina del sonno, Dip. neuroscienze, Osp. Niguarda, Milano Probabilmente suo marito soffre di un «disturbo comportamentale in sonno REM» (RBD , sigla per Rem sleep Behavior Disorder ). Il sonno REM (Rapid Eye Movements, cioè Movimenti rapidi dell’occhio) è quella fase del sonno, maggiormente rappresentata nella seconda parte della notte, in cui si assiste a una quasi completa perdita di tono della muscolatura volontaria (si è come immobilizzati) e durante la quale più spesso si sogna. Il disturbo di suo marito è caratterizzato dalla perdita di questa atonia muscolare. Per tale motivo, questi pazienti presentano una eccessiva attività motoria, spesso contrassegnata da comportamenti bruschi (come urlare, tirare pugni e calci), in rapporto al contenuto dei loro sogni. Spesso, infatti, i pazienti riferiscono sogni a contenuto negativo, che essi «agiscono» compiendo azioni violente. Tali manifestazioni comportano un alto rischio di traumi sia per il paziente sia per chi gli sta vicino. La diagnosi di RBD viene formulata sulla base delle caratteristiche degli episodi riportate dal paziente e dal partner di letto ed essere confermata dalla esecuzione di una videopolisonnografia. Esistono trattamenti farmacologici che possono essere efficaci nel ridurre la frequenza e l’intensità delle manifestazioni notturne. 52 italia: 51575551575557 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 Luciano Fontana è vicino a Francesco in questo momento di grande dolore per la scomparsa della madre Serenamente, così come è sempre vissuta, ci ha lasciato Anna Giavazzi Marini Prof. Carlo Bernasconi - Milano, 6 settembre 2014. Daniele è vicino allamico Francesco, in questo tristissimo momento, per la scomparsa della madre Anna Giavazzi Marini Corrado Ferri partecipa con profonda tristezza al lutto della famiglia e del Collegio Ghislieri per la perdita del suo Presidente - Milano, 6 settembre 2014. Partecipano al lutto: Franca Zauli. Adriano e Luciana Binda Beschi. Peppino e Vittoria Daveri. Federica Gavotti Percival Mazza e Giulio. Barbara Stefanelli abbraccia Francesco Giavazzi nel dolore per la perdita della madre I nipoti Matteo, Maria con Federico e Anna con Giovanni ricordano con affetto e nostalgia la Mario e Elsa sono vicini con affetto a Francesco e ai suoi famigliari nel grande dolore per la scomparsa della cara mamma prof. Carlo Bernasconi Anna Giavazzi Marini della cui amicizia è stato sempre onorato fino dalla nomina a rappresentante della istituzione.È testimone della alta eticità e della acuta intelligenza attuata dal Presidente nello svolgersi delle sue funzioni e a tutela del Collegio Ghislieri, sempre nel sentimento di appartenenza comune alla secolare istituzione. - Pavia, 6 settembre 2014. - Milano, 6 settembre 2014. nonna Anna Anna Maria Giavazzi Marini la sua generosità, la sua pazienza e il suo carattere solare. - Milano, 6 settembre 2014. - Milano, 6 settembre 2014. Andrea e Laura Belvedere ricordano con affetto il Alvise e Giovanna Rossi di Schio rattristati per la perdita della signora Il fratello Giovanni con Eva, e le figlie Evamaria con Matteo e Ianamaria con Philip, ricorda la cara sorella e sono vicini ai suoi familiari in questo tristissimo momento. - Pavia, 6 settembre 2014. sono affettuosamente vicini a Francesco, Giovannella, Maria e Anna nel loro grande dolore. - Vicenza, 6 settembre 2014. Il Collegio Ghislieri e la Fondazione Sandra Bruni annunciano con grande tristezza la scomparsa del loro Presidente Alessandro e Simonetta sono vicini con affetto a Maria Teresa per la scomparsa della mamma I cugini Mariagrazia, Franco, Antonio, Marco con le loro famiglie sono vicini con affetto a Francesco e Maria Teresa nel ricordo della che per oltre trentanni ne ha retto le sorti con infinita dedizione e lungimiranza. - Pavia, 6 settembre 2014. - Milano, 6 settembre 2014. Andrea e Bonnie Sironi sono vicini a Francesco nel dolore per la scomparsa della mamma Silvio, Giovanni con Marcella, Stefano con Silvia, Andrea con Betta, Monica con Herry ricordano la carissima Partecipano al lutto: Andrea Belvedere. Giuseppina Motta. Francesco Andreoni. Anna Maria Giavazzi - Milano, 6 settembre 2014. zia Anna Ci mancheranno tantissimo la sua vitalità, la sua allegria, il suo grande senso di una famiglia unita. - Bergamo, 6 settembre 2014. Italo Ambrogio Alberto Folonari esprimono a Francesco, Giovanni e familiari le più sentite e affettuose condoglianze nel ricordo e nel rimpianto della cara Franca, Marisa e Romolo De Bartolomeis con familiari sono vicini a Mariateresa e Francesco nel ricordo della cara - Milano, 7 settembre 2014. LAssociazione Alunni del Collegio Ghislieri annuncia con cordoglio la perdita dellinsigne alunno Prof. Carlo Bernasconi Anna Giavazzi Marini zia Anna per oltre trentanni Presidente del Collegio Ghislieri e componente del Consiglio Direttivo dellassociazione. - Pavia, 6 settembre 2014. Nel triste momento della scomparsa di Floriana e Roberto con Alvise e Ludovica si stringono affettuosamente a Francesco ed a tutta la famiglia. - Castelfranco, 6 settembre 2014. Annamaria e Bruno sono vicini a Maria Teresa per la perdita della carissima mamma Anna Maria Sandra, Lino e Silvia, Sara e Marco, Carlotta con molto affetto abbracciano Francesco, Giovannella, Maria e Anna ricordando la signora - Milano, 6 settembre 2014. Anna Giavazzi Mariuccia Albini e figli partecipano al dolore della famiglia Giavazzi e loro cari per la perdita della loro cara mamma - Milano, 6 settembre 2014. Anna Bruna con Ettore e Caterina, Andrea e Elena, partecipa con molto affetto al dolore di Francesco e Giovannella, Maria Teresa e Giorgio e familiari tutti nel ricordo della cara mamma Il Presidente Mario Monti, il Vice Presidente Luigi Guatri, il Rettore Andrea Sironi, il Consigliere Delegato Bruno Pavesi, il Consiglio di Amministrazione, il Collegio dei Revisori dei Conti, il corpo docente e il personale dellUniversità Bocconi partecipano commossi al grave lutto che ha colpito il professore Francesco Giavazzi per la scomparsa della madre Anna Giavazzi Anna Maria Giavazzi Marini - Bergamo, 6 settembre 2014. - Milano, 7 settembre 2014. - Milano, 6 settembre 2014. Elisabetta e Francesco sono affettuosamente vicini ad Anna, Maria, Francesco e Giovannella per la scomparsa della nonna Bruno Pavesi partecipa con affetto al grande dolore dellamico Francesco per la scomparsa della sua cara mamma - Milano, 6 settembre 2014. Angelo e Rory Provasoli si stringono commossi a Maria Teresa, Francesco e familiari tutti nel ricordo della cara I docenti ed il personale tecnico amministrativo del Dipartimento di Economia Politica dellUniversità Bocconi partecipano commossi al lutto del Professor Francesco Giavazzi per la scomparsa della mamma Anna Giavazzi Anna Giavazzi Marini - Milano, 6 settembre 2014. Anna Giavazzi Marini Paola Balestreri Grazia, Valeria con Andrea, Federico con Gabriella, Giulia e Michele sono affettuosamente vicini ad Isabella e Franco, a Titti e Tano con i loro figli e nipoti nella dolorosa circostanza della prematura morte della loro cara Paola Balestreri - Milano, 6 settembre 2014. I Consiglieri e lAmministratore del condominio Giardini della Moscova 40, Milano, partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa del Antonio Bloise - Milano, 6 settembre 2014. Carissimo Lello ci hai lasciati in silenzio circondato dallaffetto delle tue amatissime figlie.- Sei stato guida e maestro di dottrina e di vita, uomo e amico indimenticabile.- Un abbraccio forte.- Lallo e Vittoria. - Milano, 6 settembre 2014. CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] È serenamente mancata allaffetto dei suoi cari Mariuccia Corti ved. Fossati Lello Maurizio con Giovanna, Chicca con Sandra e Camilla. - Monza, 5 settembre 2014. SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ Gianni e Giliola Randelli con Pietro e Michela, Filippo e Laura e Gemma commossi partecipano al dolore per la scomparsa del Prof. Mario Borroni famoso medico e chirurgo ortopedico e maestro dalle innate qualità umane. - Milano, 6 settembre 2014. TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 Emma Zerboni Speranza - Buenos Aires, 5 settembre 2014. L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Renata con Monica e Vitaliano, Vitaliano con Giorgia e Fredy con Massimiliano, Fabrizio e Antonella si uniscono al dolore di Claudio e Federico per la perdita della loro mamma Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Emma Zerboni Speranza che avranno sempre nel cuore ricordandone la forza, lo spirito e la gioia di vivere. - Milano, 5 settembre 2014. Servizio sportello da lunedì a venerdì Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”). Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità, finalità e ambito di comunicazione e diffusione dei Suoi dati personali e sui Suoi diritti, in conformità all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003. Per permetterle di usufruire dei servizi offerti da RCS MediaGroup S.p.A., la stessa deve trattare alcuni Suoi dati. I dati personali che Lei fornirà al Titolare, verranno registrati e conservati su supporti elettronici protetti e trattati con adeguate misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A. esclusivamente con modalità e procedure necessarie per fornirLe il servizio da Lei richiesto. I dati non saranno diffusi ma potranno essere comunicati, sempre per la predetta finalità, a RCS MediaGroup S.p.A., oltre che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od organizzativa strumentali alla fornitura del servizio richiesto, e che sono stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano. "Chi ci ha lasciato non è assente... colui che non vedete è con voi". (SantAgostino) È mancato allaffetto dei suoi cari Gianluigi (Gigi) Bracchi Lo annunciano la moglie Licia, le figlie Veronica con Marco e i nipoti Pietro e Gabriele e Camilla con Simone, Fabio con Michela e il fratello Don Massimo.- Per i funerali contattare lo 02.39313380.- Sono gradite in memoria donazioni a Fondo Ambiente Italiano (FAI). - Milano, 5 settembre 2014. Alberto e Antonella, Sara e Jacopo con Emanuela Curci e Fabio Bonomo si stringono a Mirando e ad Emanuela ricordando con affetto profondo la carissima Laura Zini - Milano, 5 settembre 2014. Il Tempo ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 Marisa Dagrada - Milano, 6 settembre 2014. e abbracciano forte Paola e Costanza nel ricordo del loro meraviglioso papà.- Marisa, Luciana, Bruna, Edo, Carla, Giancesare, Rossana, Valeria, Cici, Emiliana, Cochi, Sandro. - Osmate, 6 settembre 2014. Dott. Massimo Buffetti - Milano, 6 settembre 2014. SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE Manfredo e Maria Paola Lavizzari annunciano con profonda tristezza la scomparsa della cara amica L Ne danno lannuncio la mamma, il papà, le sorelle, i fratelli.- I funerali avranno luogo in Monza, martedì 9 settembre alle ore 15.30 nel Duomo. - Monza, 7 settembre 2014. I condomini, lamministratore del condominio di via Maiocchi 23, Milano sono profondamente vicini alla famiglia Bloise Donadeo per la perdita del caro papà Ferruccio ed Elisabetta de Bortoli si stringono a Francesco e partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa di Carissimi Orietta Dario e Chiara, vi abbracciamo con affetto ricordando i lunghi periodi trascorsi insieme con Aldo, allinsegna della gioia e spensieratezza.- Vi siamo vicini con lamicizia di sempre.- Edvige, Marco, Francesca con Pietro, Riccardo con Chiara. - Como, 6 settembre 2014. Prof. Mario Borroni - Milano, 6 settembre 2014. ci ha lasciato.- Lo piangono con tanto dolore Silvia Stefania Mario Chiara e Federica, Selma Mariane e Andrea, Etienne e Gisella.- Grazie di cuore al dottor Binda di Milano e al dottor Beltran di Borgo Valsugana. - Milano, 6 settembre 2014. Ci ha lasciati per un lungo viaggio Emilio Cazzaniga Aldo Pullici Avv. Carlo (Carletto) Longhi Partecipano al lutto: Anna Malacrida. Paola Bernardi. Lo annunciano i figli Massimo e Silvia, la nuora Tiziana, il genero Paolo e i nipoti.- La camera ardente è allestita presso la Casa Funeraria San Siro in via Amantea dalle ore 8 alle ore 19.- Per il giorno e lora dei funerali si prega chiamare il numero 02.32867. - Milano, 6 settembre 2014. Piergaetano e Ada Marchetti sono vicini con affetto a Francesco e alla sua famiglia nel momento della scomparsa della madre signora RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano - Milano, 6 settembre 2014. I Primari dellOspedale Galeazzi: Max Paleari, Herbert Schonhuber, Giampiero Pasolini e Antonio Croce sono vicini a Paola e Costanza per la perdita del papà Prof. Mario Borroni straordinaria figura di Presidente e scienziato. - Pavia, 7 settembre 2014. Giovanni Fumagalli Con immutato affetto e infinita nostalgia.- Lia con Alberto e Monica. - Milano, 7 settembre 2014. Sergio e si stringono affettuosamente a Paola e Costanza. - Pietrasanta, 6 settembre 2014. Claudio e Federico annunciano la perdita delladorata mamma Prof. Carlo Bernasconi 2000 - 2014 Riccardo Bellati - Milano, 6 settembre 2014. Il Collegio Nuovo Fondazione Sandra e Enea Mattei partecipa con commozione al lutto del Collegio Ghislieri e di tutta la comunità ghisleriana per la perdita del È mancato allaffetto dei suoi cari Modomodo ricorda con grande affetto nel primo anniversario della sua scomparsa. - Milano, 7 settembre 2014. Gli amici e collaboratori della Divisione di Ortopedia della Casa di Cura San Pio X si stringono con affetto alla famiglia per la scomparsa del indimenticabile interprete dello spirito del Collegio Ghislieri. - Pavia, 6 settembre 2014. - Milano, 6 settembre 2014. Partecipano al lutto: Sergio, Gianpaolo, Luca e collaboratori di Futura. Lello Borroni Prof. Giuseppe Fichera sei sempre nei nostri cuori e nei nostri pensieri.La tua famiglia. - Sesto San Giovanni, 7 settembre 2014. Prof. Mario Borroni Prof. Carlo Bernasconi Anna Maria Giavazzi Marini amica di tanti anni sereni della nostra gioventù. - Milano, 6 settembre 2014. Andrea e tutta la Direzione Finanza di Telecom Italia si stringono commossi a Francesca per la scomparsa dellamato 2007 - 2014 Tiziano Badone - Milano, 6 settembre 2014. Gli amici Pii Quinti Sodales si stringono con affetto ai famigliari del Anna Maria Giavazzi Marini Anna Marini - Milano, 7 settembre 2014. Max, Veronica, Federico, Gianluigi, Tommaso Paleari piangono la scomparsa dellamico di una vita 7 settembre 2010 - 7 settembre 2014 Ogni giorno mi manca la tua presenza, ti ho sempre nel cuore.- Giancarla. - Segrate, 7 settembre 2014. Il Primario Giorgio Maria Calori con i medici e tutto il personale della Chirurgia Ortopedica Riparativa dellIstituto Gaetano Pini piange la perdita del grande Maestro Partecipano al lutto: Emilio Girino. Arianna Arisi Rota. Simone Aibino. Roberto Chittolina. Luisa Colicchio. Laura Convertino. Ignazio Danisi. Adriano De Maio. Federico Focher. Riccardo Goggi. Maurizio Harari. Walter Joffrain. Ileana Maestroni. Matteo Mannino. Paolo Mazzarello. Anna Marini - Milano, 6 settembre 2014. Sergio Bussi Ne dà lannuncio la moglie Francesca.- La cerimonia sarà celebrata domani 8 settembre alle ore 14.30 nella cappella interna alla camera mortuaria dellOspedale Policlinico Gemelli.Non fiori ma offerte alla Fondazione Francesca Rava - N.P.H. Italia Onlus, c/c postale n. 17775230. - Roma, 7 settembre 2014. Gli amici di una vita ricordano con grande affetto Prof. Carlo Bernasconi Anna Maria Giavazzi zia Anna Giavazzi Marini - Milano, 6 settembre 2014. Il giorno 5 settembre 2014 è venuto improvvisamente a mancare allaffetto dei suoi cari Prof. Mario Borroni papà affettuoso e medico appassionato.- Lo annunciano le figlie Paola e Costanza con Guido e Jerry e gli amati nipoti.- I funerali si terranno lunedi presso la parrocchia di San Vittore.- Per lorario contattare limpresa Magenta 02.468281. - Milano, 6 settembre 2014. Prof. Carlo Bernasconi Anna Giavazzi Marini Anna - Brescia, 6 settembre 2014. Si è spento serenamente accompagnato dallamore della sua famiglia il Ha raggiunto la sua amata Stefania il Lo annunciano i figli Paolo, Giorgio, Michele con Francesca, Luisella, Anna e i nipoti Tommaso, Filippo, Lucia, Carlotta, Cesare e Sofia.- La salma riposa presso la Casa Funeraria B.B.M. - Bonizzoni e Frattini di Pavia in via Ciapessoni, 21.- Il funerale si svolgerà lunedì 8 settembre alle ore 11 nella Basilica di Santa Maria del Carmine. - Pavia, 6 settembre 2014. Anna Giavazzi Marini Lo annunciano con grande dolore i figli Francesco con Giovannella e Maria Teresa con Pier Giorgio.- Un ringraziamento particolare a Graciela, Stefano e Caterina e a tutti i medici e le infermiere del Centro Cure Palliative e Terapia del Dolore dellOspedale Buzzi.- Il funerale si svolgerà nella chiesa di San Vittore al Corpo lunedì 8 settembre alle ore 14.45. - Milano, 6 settembre 2014. 53 italia: 51575551575557 - Milano, 7 settembre 2014. Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 598 ,*,5 5!> ,*9 5 5 ,* 4 58! ,*95 5!> ,*8! 5 > ,* , 5 9 ,* , 584 ,*8* 5!9 ,*!, 5!8 ,*!, -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" -233%+) 3:'' )+372 )%3+' %) %3+ :()7+ "2)7%2 "%+2)7 %) -2<')= 37%'% 3: "2) -27 '' 2"%+)% '()+ %)+ (27&. 1%)37%'%7 2%":22 )' +23+ ' -+(2%""%+ 3+-277:77+ % 2%'%<% %7'%)%. (-27:2 %) %3+ :()7+ -%<+'()7 37%<. 2+'& "%+<& "%:)"2 :) -27:2=%+) 7(-+2'3 $ -+272 :) -""%+2()7+ ' 7(-+ --2%( ' +2 -+% )$ 3:'' 2"%+)% )72'%. ,+5"$ %*(..( -" *($" 2&:-( $"-" +37 +2%)+ )+< +'+") +( (-+33+ . '2% 7)% %')+ 2)7+ )=% 2%37 %2)= 2:"% )+) 0/:%' -+'% 2% +7)= 7) $-%( '2(+ '"$2+ "'%2% :2 % '% +' :<+'+ +-27+ %+""% +<3% (-+2'% < +27+ +27 +'7+ +27 '(+ %8 )+) +37 2% +'+") +'=)+ 23% "'%2% ) ) ) )0 ) ) )' 4 4 43 4/ 4 4/ 4' 2)+ %+""% %8 )0 ) )' ) ) 4) 44 ) 4 4 4 4' 4/ 3) :<+'+3+ 0/:%' 33%) %')+ -+'% '% '2(+ (-+2' %"& %8 ) ) 4) )/ 4; )' 4 43 4) 40 40 43 4' 4 +-27+ $."&#" .$( -$"&( %.2-% -.6" - (&- "6 5$"&( (*&!& "%5-( 2(($% "&& $-( -"" "$&( &#- 5-.2 -" ".(& (% -$$(& "-& 2& 5&"." $-" "%77+ %"& (-+33+ 7)% 2+7+) :)+ %2)= )+< (-2% +33+ %"& +' % : (-% % '7 -233%+) :)+ +2+<37 ' ")+ )%7+ '1'72+ 3:% 377+2% +2 +2%)7'% :2+-% +2()+ :) )' -27:27+ +< 3% %)3%): :) -233%+) $ -+27 %)37%'%7 %:3 3:' 2 ' +2. (-+ -%; 37%' 3:' %722)+ )72' 3:'' -") "2=% ''1:()7+ '' -233%+) +<:7+ '' -23)= % :) -233%+) <37 ' +27+"''+. (2&: 2( 2:"% 32 %3 +7)= . '2% %(%)% < %"& %8 ) )0 )' )/ ) 4; )' 4/ 4 43 40 )/ 4' 4/ +<3% +( +2%)+ 2)7+ 2%37 %) )=% 2+) % %"& %8 )' ) )0 4) )/ )' )' 3; 40 40 4 4 4/ 4/ $!" !&!" (#9( &#(# -. ((2 5$ !"&( 9&9 &2"( 7 (-# "22 $ .."( !"( & -&".( (. &$. "-2 $ "-( "% &(56- .$& "( &"-( 5&(. "-. "-(" (. 5& "22 $ *( 54 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER CAPIRE PER DISTRARSI Iacona: reportage Sfida in viaggio sulla prostituzione con due soli euro Torna il programma di inchieste di Riccardo Iacona ( foto) con quattro puntate speciali (altre dodici a gennaio). Stasera un reportage sulla prostituzione minorile. Tutti noi ci ricordiamo lo scandalo dei Parioli: l’inchiesta della Procura di Roma su quelle centinaia di uomini che hanno avuto rapporti sessuali con ragazzine di 14/15 anni. Il programma ha cercato di capire come è fatto il mondo delle giovanissime che si vendono per una ricarica di cellulare o per un ingresso in discoteca. E chi sono i clienti. Da Mandalay otto coppie in un viaggio on the road alla scoperta di quattro Paesi asiatici: Myanmar, Malaysia, Singapore e Indonesia. Totale: 8.000 km. Doppio appuntamento stasera e domani sera con l’adventure - reality condotto da Costantino della Gherardesca (foto). Budget limitato di due euro al giorno: per trasporto e alloggio dovranno contare sull’ospitalità delle popolazioni locali. Tra i personaggi famosi in gara: Eva Grimaldi, La Pina, la modella e principessa Sofia Odescalchi. Presadiretta Rai3, ore 21.05 Pechino Express Rai2, ore 21.05 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ >>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ Ì>>£ >Ç /Û À>°Ì À>°Ì À>°Ì i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì °äx ,- ," Óä£Î° VÕiÌ>À £ä°ää " /1" " ° VÕiÌ>À £ä°Îä -1 ° ÌÌÕ>ÌD £ä°xx - / -- - " - ", <" ",° ,i}i £Ó°ää , / ½ 1-° ,i}i £Ó°Óä 6, -//° VÕiÌ £Î°£ä , *," ½/ ",1 £\ *i *ÃÌ >À> £Ç°ää / £° £Ç°£ä 66/° -iÀi £n°xä ,<" / ° 6>ÀiÌD Óä°ää /", ° Óä°Îx , /1"° 6>ÀiÌD -, Ó£°Îä ,-/1,/", Ó° ÃiÀi° >` Õââ>V>] > ->vÀV] *> >>LÀið i «À}À>>\ /} £ Èä ÃiV` Óΰ{ä -* /£° ÌÌÕ>ÌD ä°{x / £ "//° £ä°{ä 6 -" 6/ ° i`>] iÀ>>] Óään®° >ÃØÀ}i /}i £Ó°£ä "-/, ,"° /iiv £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "/",° ÌÌ° £Î°{x *--" *--/"° À>>ÌV] iÀ>>] Óä£Ó®° iÕÌ iÌâ}iÀ £x°£x ½1/ "-- ,° / ÀiÀ] >>`>] Óä£ä®° i> >Õ`i À` £È°{ä -+1, -* *-° /iiv £Ç°Óx /Ó ,/ -/", 6 <° ÌÌ° £°Îx -+1, -* ", ££° /iiv° / iV] À`}> Ì>>Þ Óä°Îä / Ó Óä°Îä° °Îä +1 , - *, - *",° i`>] À>ÉÌ>] £ÈÇ®° iÀ>À` /ÕL>VV i ££°£ä *" ,"-° /v° £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx -"-/ " ° ÕÃV>i £{°ää / ," ° £{°£x / ΰ £{°Îä *,-° À>>ÌV] À>ÉÌ>] £ÇÇ®° ,i}> ` ,ð 6] >ÃÃ> £È°£x /" *--° À>>ÌV] Óäää®° >ÀV /Õ À`>> £n°ää äc 1/" -, ° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> £°ää / Î É / ," ° Óä°ää " 6 < Óä£{° ÌÌÕ>ÌD Óä°äx 1 -" *, 1° /iiv £ä°ää - / -- £ä°xä * / ,° ÌÌ° ££°Îä / { /", £Ó°ää * / ,° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää -/", 6° ÌÌÕ>ÌD £Î°xx " 66 /1,° ÌÌÕ>ÌD £{°£x </" /1//° i`>] 1Ã>] £xx®° ,i}> ` >Àià 7>ÌiÀð À> ->ÌÀ> £È°xx "", ° *âiÃV] iÀÉÌ>] £n®° -Ìi° Õ` -«iViÀ £n°xx / { £°Îx - ", " **1 / /" " ",/° >] 1Ã>] Óäää®° ,i}> ` Ì Þ *Õi - >Ü °{x 1", - " ° i`>] Ì>>] Óääή° ,i}> ` Û> ÀÀVi° >Õ`> iÀ £Ó°ää 6,° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x £Î°{ä ½, "° ÌÌÕ>ÌD £{°ää ",< *," "° }À>vV] 1Ã>] Óä£ä®° ,i}> ` Ài}} >«° LiÀÞ 7>Ã*>ÃiÞ £x°{x ",1 -* Îä ° ÌÌÕ>ÌD £°xx / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää / x Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD° `ÕVi À}> *>>Ã] 6ÌÌÀ ÀÕÌÌ £Ó°Óx -/1" *,/"° £Ó°{x , *,8 -1*, ,\ « -«>}> >À> Ó 7-° £Î°xä 1", ,° ,ÕLÀV> £{°£ä 9 , 1 ", " ,/° i`>] 1Ã>] £{®° ,i}> ` *>ÌÀV ,i>` à £È°£ä 1/° ÛÛiÌÕÀ>] 1Ã>] ÓääÈ®° ,i}> ` >i ->° *>Õ 7iÃiÞ £Ç°xä *,"6 ", ,9° -iÀi £n°Óä "6 1-° -iÀi £n°Îä -/1" *,/"° £°£x "6 1-° -iÀi £°Îä 1/ /,, /,° À>>ÌV] 1Ã>] Óää®° ££°Îä 66 /1,, " " "° ÛÛiÌÕÀ>] 1Ã>] £nή° ,i}> ` À> ° ÕÌÌ° / -iiV £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä * /, ,"- - ½-*//", "1-1° i`>] LÉÕÃ>] £ÇÈ®° ,i}> ` >i `Ü>À`ð *iÌiÀ -iiÀà £È°Îä , - " 1 //"° >] 1Ã>] Óään®° ,i}> ` >À ÀvvÌ Ã° >ÀÀµÕiÌÌi] >ÌÌ ÕÌâ] >ÀÌ> Õð £n°£ä ½-*//", , 9° /iiv Óä°ää / Ç° £n°£ä "6 -*"-° 6>ÀiÌD £°£ä - ,"° 6>ÀiÌD £°xä 1/9 - ""° 6>ÀiÌD Óä°£ä "1- " "" *, * / 1 ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä " *"° i`>] 1Ã>] Óääή° ,i}> ` >Û` <ÕViÀ° Ã Ì ÕÌV iÀ Óΰää /, È ° ÀÀÀ] 1Ã>] ££®° ,i}> ` ,>V i />>>Þ° ,LiÀÌ }Õ`] Ã> <>i Ó£°äx * " 8*,-- ΰ ,i>ÌÞ° `ÕVi ÃÌ>Ì `i> iÀ>À`iÃV> Óΰ£x " -*",/6° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> £°ää / Ó° £°Óä -", / 6/° ÌÌÕ>ÌD Ó£°äx *,- ,//° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ,VV>À` >V> Óΰ£x / ΰ ÓΰÓx / ," ° ÓΰÎä - " "- 1/ " /" ° ,i>ÌÞ° `ÕVi Õ -V>À«>Ì £°£ä / ΰ Ó£°Îä ° /iiv° iÌ >Û`] >ÀÜ - >Ü ÓΰÓx " ½/,/ ° i`>] 1Ã>] ÓääÇ®° ,i}> ` -ÌiÛi -`iÀLiÀ} ° iÀ}i iÞ] À>` *ÌÌ Ó£°£ä -,/"° /iiÛi>° i}> Ì>iÀ] iÝ >`i>] >À> Õâ>à ÓΰÓä 1,<" "-/ <" -"7° /> à ܰ `ÕVi >ÕÀâ ÃÌ>â £°Óä / x "//° Ó£°£ä -, ° ÀÀÀ] ÕÃÌÀ>>ÉV>] Óä£Ó®° ,i}> ` Li ,i`>° ,V >À` À>V>ÌÃ>] 8>ÛiÀ ->Õi] Àà iÌÌð i «À}À>>\ /}V Óä°Îä ,"<< º-/» 6>ÀiÌD Ó£°£ä " ½" ",° À>>ÌV] 1Ã>] £Ó®° ,i}> ` ,L ,iiÀ° / ÀÕÃi] >V V Ã] i Ài° /*" ° £°£ä , "" +1 " 1- ," / ,-¶ ÌÌÕ>ÌD Ó°ää ,<<" " " ½"," Î ,/", " " ,-" ° âi] Ì>>É1Ã>] ££® £°Óä 1", ",,"° "- ® 6-/° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀV iââ° i «À}À>>\ >ÃÃ> >Ài> Ó°£ä " / " "- " *5 ",° i`>] Ì>>] £nä®° ,i}> ` -iÀ} ÀLÕVV £°xä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD Ó°Óx 6,-" ½ ° À>>ÌV] À>ÉÀiÉÌ>] Óää®° ÃÌ>>ÛÀ>ð Óΰäx *,9 *,/° À>>ÌV] -Õ`>vÀV>ÉÕÃ>] ÓääÇ®° ,i}> ` >ÀÀi ,`Ì Óΰxä / Ç° ä°£ä -*", " -,/"° À>>ÌV] 1Ã>] £®° iÀ}i Vi«iÀ >Ãà /Û >Ý ii>Þ /6 £È°xx 9 /° £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää /9° /iiv £n°xx 9 /° £°ää " " "° VÕiÌ>À Óä°ää *- -/ Ó° VÕ,i>ÌÞ Óä°Îä **- / " -/ /"1,° 6>ÀiÌD Ó£°ää -/, 8 Ó° -iÀi° >Ý *iââ> ÓÓ°ää ,"" -/ "° 6>ÀiÌD 2 -/$/ ?$! $/!2 "*1/ Film e programmi Golino sparisce a Lampedusa Festa dei 30 anni per Palombelli ,>{ ,>x À>°Ì Grazia (Valeria Golino, foto) vive a Lampedusa con il marito pescatore e i suoi tre figli, ma non si è mai adattata alla vita monotona dell’isola. Un giorno la donna sparisce. Respiro Iris, ore 21 Il «tribunale» della tv festeggia i 30 anni con una puntata speciale. Con Barbara Palombelli (foto) l’occasione per rivedere alcuni dei momenti più importanti e non solo. Forum - Speciale 30 anni Canale 5, ore 15.45 Un gruppo di ragazzi L’amore contrastato affronta gli squali di Megan e Álex Un’onda anomala travolge la tranquilla vita di un paese in Australia: alcuni ragazzi restano intrappolati in un supermercato insieme a due squali bianchi. Shark Italia 1, ore 21.10 Nuovo appuntamento con la soap spagnola che racconta la contrastata e romantica storia d’amore tra Pepa e Tristan (Megan Gracìa Montañer e Álex Gadea). Il segreto Canale 5, ore 21.10 °{ä £ä°Óx ££°£ä £Ó°ää £Ó°xä £{°Óä £È°ää £È°Îx £Ç°Óä £n°äx £n°£ä £n°xx £°{ä Óä°Óx Ó£°£ä ÓÓ°{ä Óΰää ,1-° /iiv -*" /° -iÀi " /", 7"° -iÀi " /", 7"° -iÀi / ",,° / "° 1//""9 ,/ *,/ Ó° VÕiÌ>À 1*° -iÀi 1*° -iÀi , 7- ", "° ,"/,- E --/,-° /iiv ,"/,- E --/,- º "," - ,» /iiv "-/ 7-*,,° -iÀi "-/ 7-*,,° -iÀi ½, 1 6"/° -iÀi -/,° ÌÌÕ>ÌD " -/° âi®° ,i}> ` "ÛiÀ 6> vÃÌ>`Ì° À>°Ì £n°£ä 6 //, -"7° /> Ã Ü £°ää 1 "//° ÕÃV> Óä°Îx *** 6,"° VÕiÌ>À Ó£°£x , "° VÕiÌ>À ÓÓ°£ä ,/ "°°°, ° VÕiÌ>À ,> -ÌÀ> £n°äx ,7 ° VÕiÌ £°Îä ,°°° VÕiÌ Óä°Îä ", " -/",° VÕiÌ Óä°xä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°Îä // */ "° VÕiÌ ÓÓ°ää ,7 ° VÕiÌ ÓΰÎä /*" -/",° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £È°£x /1// *<< *, ",° -iÀi £Ç°Óä , 7- ", "° £Ç°Óx 1", /*-/° £°£x , " /° -iÀi Óä°£ä , " /° -iÀi Ó£°£ä *-/° 6>ÀiÌD ÓΰÎx ½/, " ° £°Óä , 7- "//° À>°Ì À>°Ì £n°£x , 7- ", "° £n°Óä /-"," -" ,-/,// "° £°{ä ½*,/", *,° Ó£°£x " \ -° Óΰ£ä ",7 *, Î " ", /1 ° -iÀi ,> Õ« À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £°£ä / ,1-° /iiv £°Îx / "6° Óä°xä 7 8 1° >ÀÌ Ó£°{ä ,<< -1 --"° >ÀÌ ÓÓ°äx 1 1 * ° >ÀÌ ÓÓ°Îä 1 1 * ° >ÀÌ £°£ä *<< *, " Óä°£ä " ,"--" ,--" /," " *-9 1-° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä "-/," * "" , ",° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°£ä "-/," * "" , ",° ÌÌÕ>ÌD £Ç°ää / ,-/ 1° £°ää 7E",,° /iiv Óä°xä 6, //, "° Óΰ£ä -* "-/, 6 <° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÎä /6 "° ÌÌÕ>ÌD Ó£°Îx , /1// "-/° VÕiÌ>À ÓÓ°ää *,1/"¶ 6 1/"t VÕiÌ>À ÓÓ°Óx *,1/"¶ 6 1/"t VÕiÌ>À ÓÓ°xä , 6° VÕiÌ>À Óΰ£x , 6° VÕiÌ>À £n°Óx /,6-/ ,, ° /> Ã Ü £n°xx / Ç° £°ää 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä ,"<< *- ,6° 6>ÀiÌD ÓÓ°Îä * -/° ä°xä "6 -° ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì Óä°äx ,/" " < " ½","° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°£x "6° >ÀÌ Ó£°Îä 1"6 66 /1, */, * ° >ÀÌ Ó£°xä 1"6 66 /1, */, * ° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì £Ó°xä ,/,//" - ",° £x°ÓÇ - ""° £n°ää "/ 6 <° 6>ÀiÌD £n°£ä 7/,7",° Ó£°ää ,-*,"° ÓÓ°xä /8-° ä°{x 7-° ä°xä ,,° ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì Óä°Îä , ° 6>ÀiÌD Ó£°ää //"-° ÀÀÀ] 1Ã>] Óä£Î®° ,i}> ` iÝ>`iÀ 9ii° À>} - ivviÀ Óΰää - "- ° À>>ÌV] Ì>>] £nx®° Óä°£ä " /" -*"-° VÕiÌ>À Ó£°£ä 1 "] 1 *,"--° i «À}À>>\ /} Æ iÌi°Ì ÓÎ°ä£ *½ /1 ° /iiv Ó{°ää 6/ -*"-\ -/,1<" *, ½1-"° ÌÛÓäää°Ì £n°Îä 6/ < ° ÌÌÕ>ÌD £°ää ½-*//", ,, ° /iiv Óä°ää ,"-," "1,-° ,i}i Óä°Îä 1° ÓÓ°£ä ," ** , - "° ,i}i Corriere della Sera Domenica 7 Settembre 2014 55 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Vin Diesel contro i predatori alieni Terzo capitolo della saga di fantascienza: tradito dal suo stesso popolo e lasciato quasi morto su un pianeta desolato, l’antieroe Richard B. Riddick (Vin Diesel, foto) deve combattere contro predatori alieni. Riddick Sky Cinema 1, ore 21.10 Il futuro apocalittico che spaventa Cruise -Þ i> -«ÀÌ £{°xä " "/ -"<" -1 -iV` V>«Ì `ii >ÛÛiÌÕÀi ` L i}}à i> ÃÕ> VÀÃ> «iÀ Ã>Û>Ài Ài} «iÀ`ÕÌ ` ÀiLÀ° Ãii > Õ] >`>v i / À° -Þ i> £ £x°Óä ,/1, V>Û>iÀ `i> Ì>Û> ÀÌ`> `vi` «>iÃi `> ->Ãà i ÃVi} ÀÌÙ Vi À Ài° ÃÌÀV V ° "Üi i ° } ÌiÞ° -Þ i> >Ý £È°Óä << i ÌÀV ` Õ iÀi >LiÀ ` >L>L] ÃÕ LÀ` ` Õ> V>ÃV>Ì>] à ÌÀÛ> <>Liâ>] VÌÌD ÛÛ>Vi >LÌ>Ì> à `> ÕVVi° -Þ i> >Þ £Ç°{ä -// 1 / µÕi «iÀÃi V i à VÃV à V >>Ì `> Õ Ì>° ¢ V i ÕÃVi m Õ «>`Ài > VÃVÕÌ i > ÃÕ> iÀi`ÌD° -Þ i> Ìà £n°äx , 1 iÀ>Li > vi vÕ}> ÌVViÌÌ> ` -° V+Õii] i> «iV> `ÀiÌÌ> `> ° -ÌÕÀ}ið >Ìà >} "ÃV>À° -Þ i> >ÃÃVà £°£x "* 1 > ÃÌÀ> ` Õ «ÃV >ÌÀ> V i à v}i «ÀiÌi i ` Õ `«>ÌV V i «iÀ`i > ÌiÃÌ> «iÀ Õ> «iÃVÛi`> «iÀ À>VVÌ>Ài ½>Ài > «À> ÛÃÌ>° -Þ i> £ Ó£°ää *, 6//", 1> >Ì >} "ÃV>À «iÀ À>VVÌ `i> Ài>âi >iÀV>> > *i>À ÀLÀ° ° 7>Þi i ° Õ}>ð -Þ i> >ÃÃVà ,- >ÃÌ>À Ì iÀ} i iÌ -V iÞ Ài>ââ> À«ÀiÃi V i ÃÌÀ> > ÛÌ> `i} Àà LÀÕ V i ÛÛ i Ì>}i i i L>i `i½>Ã>° -Þ i> >Þ 6"1 - VVÕ`i > Ûi`iÌÌ> ` >V >L> 1° / ÕÀ>®° ,iÃVi v>iÌi > ÃV«Ài `Ûi à ÌÀÛ> ½`>Ì iÝ ° >ÀÀ>`i®° -Þ i> >Ý ,-9 , "i ° vviV®] «ÕLLVÌ>À iÜÞÀiÃi ` ÃÕVViÃÃ] «ÀÛÛÃ>iÌi à ÀÌÀÛ> `ÃVVÕ«>Ì i «>`Ài Ã}i° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä , ,``V] VÀ>}}à }ÕiÀÀiÀ] Ûii >LL>`>Ì ÃÕ Õ «>iÌ> ÃÌi° ÃÕ `iÃÌ ÃiLÀ> Ãi}>Ì] > ½Õ >vvÀÌ> iV ` } Ì«° -Þ i> £ ½1"" *" i ëiÀ>âi i > Ìi>V> ` ,Õ`Þ >ÞÀ ° >®] }Û>i >ÛÛV>Ì V i >VViÌÌ> ` Ãv`>Ài Õ½>ÃÃVÕÀ>âi VÀÀÌÌ>° ° ° ««>° -Þ i> ÕÌ ÓÓ°Óx --/, / Ó *5 -6// -iµÕi Ãi«Ài ÌiÀ«ÀiÌ>Ì `> 7° `LiÀ}° ÃÌ>Ìi > vÀ>}ÌD `i> ÌÀ>>] ½>ÌÌÀVi ÀiÃVi > `>Ài VÀi`LÌD >> «iV>° -Þ i> >Þ ÓÓ°xä 6 /" *," " ,° ,i`vÀ`] ° «iâ i ° Àii> > ViÌÀ ` Õ> ÛVi`> v>}>Ài] >LiÌ>Ì> Õ À>V `i 7Þ}° -Þ i> *>Ãà Óΰää /" *"-/6" -6, - *9"" iÃà `>½Ã«i`>i «ÃV >ÌÀV i `iVà > ÀVµÕÃÌ>Ài ½iÝ }i] *>Ì Ã L>ÌÌi /vv>Þ°°° "ÃV>À > iviÀ >ÜÀiVi° -Þ i> Ìà Óΰ£x 7",,- *," / /1//" /Ài }Û> «ÀiV>À À>VVÌ> i `Ã>ÛÛiÌÕÀi i i ëiÀ>âi `i `ÃVVÕ«>Ì Ì>>] ¼«ÀÌ > ÌÕÌ̽] «ÕÀ ` ÌÀÛ>Ài Õ >ÛÀ° -Þ i> £ ÓΰÓä °° " 6 // -iV` V>«Ì° "ÌÀi >½>ViÀÀ iV LÀ>] °° i à ÌÀÛiÀ> > VL>ÌÌiÀi VÌÀ <>ÀÌ>° -Þ i> >Ý ÓΰÎä " ,9 -] }Û>i i>À}>Ì] VÌÀ> iÀÞ] VÛÌ ` iÃÃiÀi Õ «iÌ>° +ÕiÃÌ ÃV>Ìi> - Õ> LiÀÌD VÀi>ÌÛ> V i vÀÌvV>° -Þ i> ÕÌ £{°ää 1/""-"\ * / £ >À>° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ £{°Îä *° 1,"* 1 , Óä ,>-«ÀÌ £ £x°ää +1/<" \ -/" 7À` µÕiÃÌÀ> >ið ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Ç°ää -"\ "6" " "6" ° £xÓ 6ÕiÌ> ` -«>}>° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Ç°{x / -\ - - 1"«i ÕÀëÀÌ £n°ää "\ , , +Õ>vV>â ÕÀ«i Óä£È° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ £n°£x ,19\ 1-/, -1, / i ,Õ}LÞ >«Ã « -Þ -«ÀÌ Ó £n°Îä *6""\ - \ *° " Óä£{ , 6- *",/" , " ,>-«ÀÌ £ Óä°Îä / -\ - 1- "«i ÕÀëÀÌ Óä°{x "\ , - "< +Õ>vV>â ÕÀ«i Óä£È° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ Ó£°ää "\ 1- * /"1, 7 >«Ã «° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó ÓÓ°Îx / -\ 1"«i° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ ä°Îä 1/""-"\ , £ Ó /Àvi L>ÀÌ xää -Þ -«ÀÌ Ó -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°ää £x°Óx £È°Îä £Ç°£ä £n°äx £n°£ä £°£ä Óä°ää Óä°£ä Ó£°ää £{°Óx "-- - -Þ 1 £x°{x 1 ", -/, / -Þ 1 £È°Îä £ä *5 "6 1-/, £Ç°{ä ,/ ½- "/ / / -Þ 1 £n°Óä 1 " "<, " Ý vi Óä°ää +1//," /," / Ý vi Óä°Óä ½- / 1- -Þ 1 Ó£°ää 1 1" Ý vi Ó£°£ä ½- / / -Þ 1 ÓÓ°ää 1 1" Ý vi ÓÓ°äx ½- / / -Þ 1 ÓÓ°Óx /"1, ÃiÞ >i ÓÓ°xx ,/ ½- "/ / / -Þ 1 ä°Óx * / 1 * i`à £{°£x "9 // - , i`à £x°äx /" i`à £x°{ä / // - "t >ÀÌ iÌÜÀ £È°£ä < E -," iÀ>} £È°Îx / "" 9 /1 - -"7 iÀ>} £È°{x / 1 "" ,> Õ« £Ç°Óx *"1 *1**- 1 " iÀ>} £°Îä 7 8 1 i`à Óä°Îx ," "" " +1-/ -,7"" i`à Óä°{x /" Ó Óä°xä 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} Ó£°äx / // - "t >ÀÌ iÌÜÀ £{°£x , " , ÃVÛiÀÞ -ViVi £x°Óx *, /1//" ½"," " " >Ì> i}À>« V £È°£ä /,<" /*" ÃVÛiÀÞ -ViVi £Ç°£ä 1 -1,66 ÃVÛiÀÞ >i £n°äx 1"6/ " 1", >Ì> i}À>« V £°Óä , " , \ * / - -/ ÃVÛiÀÞ -ViVi Óä°ää ,6, " -/,-\ £ä // 1 ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää - ÃÌÀÞ >i Ó£°£ä - /1 /t ÃVÛiÀÞ -ViVi Ó£°Óx -*, / -*"-6 >Ì> i}À>« V £Ç°{Ç , *, ° /iiv 9 £n°£ä *," / , / £° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°££ -*""-° /iiv /" £n°{ä , *, ° /iiv 9 £n°{ä *,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°££ -*""-° /iiv /" £°ÓÎ +1 "° - Ü " £°ÎÓ / 6*, ,-° /iiv 9 £°Î{ ,° "1- 6-" ° /iiv " £°ÎÈ - 1 /° *ÀiÕ i> Óä°ÓÎ / 6*, ,-° /iiv 9 Óä°Ó{ ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°Óx "-/-° /iiv /" Óä°Îä "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óä°{x / , --,¶° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x "6" ° *ÀiÕ i> Ó£°£x "-/-° /iiv /" Ó£°£x / 6*, ,-° /iiv 9 Ó£°£x " 1-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> In un futuro apocalittico, la Terra è devastata dalla guerra contro gli alieni. Fra i sopravvissuti c’è Tom Cruise: le sue certezze crollano quando incontra una donna (Olga Kurylenko, foto con Tom Cruise). Oblivion Premium Cinema, ore 21.15 La principessa e Siani Amore per i tabloid Letizia (Sarah Felberbaum) è una principessa trascurata dai sudditi e dai tabloid. Per attirare l’attenzione della stampa si invaghirà per finta di un disoccupato scroccone (Alessandro Siani, foto insieme). Il principe abusivo Sky Cinema Hits, ore 21.10 Ó£°{x Ó£°xä Ó£°xx ÓÓ°£x ÓÓ°Îx ÓÓ°{x ÓÓ°xä 6 ÃiÞ >i - Ý Ài , Ý ,9½- /"9 Ý vi /- ÃiÞ >i -- ÃiÞ >i -*-" Ý / /",9 Ý - "- - Ý Ài , - /""9 Ý Ài /- ÃiÞ >i , Ý , - /""9 Ý Ài , Ý "97"" ÃiÞ >i *** <1 i`à /- ÃiÞ >i Come è stato ucciso Osama Bin Laden i`>ÃiÌ *ÀiÕ Il film è la ricostruzione dell’azione che ha portato all’individuazione e all’uccisione di Osama Bin Laden. Maya (Jessica Chastain) fa parte della squadra che lo ha inseguito per anni. Zero Dark Thirty Cinema Energy, ore 21.15 £È°Îä ", --/,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°Î{ -1/-° /iiv " £È°Î , ° /iiv /" £È°xn , *, ° /iiv 9 £Ç°ÓÈ -1/-° /iiv " £Ç°ÓÇ , ° /iiv /" £Ç°Ó **1 / /" " ½",° *ÀiÕ i> I Classici dell'estate di Maurizio Porro Lo Cascio e la mafia secondo Giordana Q uattordici anni fa la Mostra di Venezia scattò in piedi di fronte al film di Marco Tullio Giordana I cento passi che ricordava la giovane vittima della mafia Peppino Impastato, lanciando un attore siciliano di teatro che avrebbe fatto altri mille passi, Luigi Lo Cascio. Nello stesso modo oggi rivediamo il film, alla fine di questa carrellata di classici iniziata con Monicelli mentre sempre a Venezia s’è imposto il bellissimo film di Francesco Munzi Anime nere, in uscita il 18 settembre, analisi ancestrale di un’altra fetta di criminalità organizzata, ma in Calabria. Impastato era un giovane siciliano di provincia nella Cinisi anni 70 e s’illude di combattere la prepotenza dei boss col ciclostile e la satira alla radio libera, denunciando intrighi, compromessi, trattative poco pulite. Ma il padre (gran caratterista, non inteso come riduzione, Luigi Maria Burruano) fa parte di quella filiera omertosa che il figlio denuncia: anche qui la famiglia, come al solito, che si contrappone alla «famiglia» con le virgolette, quella del boss Tano Badalamenti (un altro potente voce volto, Tony Sperandeo). Tra le due case c’è la distanza di un mondo, ma solo cento passi. Il 9 maggio '78, Peppino, candidato per Democrazia Proletaria, vien fatto saltare in aria col tritolo, destino di Falcone, Borsellino ed altri eroi, ma solo nel ’97 si apre un processo a carico del padrino mandante e come sempre si scoprono con ritardo depistaggi all’itaIntenso Luigi Lo Cascio nel film liana, ma è tragedia non una commedia. Il film di Giordana, premiato alla Mostra per la sceneggiatura scritta con Claudio Fava e Monica Zappelli, riscopriva i valori civili in un momento in cui il nostro cinema, a parte la voce solista e profetica di Rosi, batteva altre strade, toccando il fondo televisivo, ma trovò un pubblico pronto a solidarizzare con la storia, la società, con la morale di cui il cinema si fa carico anche con una scorciatoia finale un po’ alla Bertolucci che spinge prima ai fazzoletti e poi all’applauso: funerale con pugni chiusi e bandiere rosse, oggi un pezzo politicamente vintage. A parte pretestuose polemiche (metti, su «Volare» di Modugno) I cento passi, buon successo, rilancia l’organizzato talento ex sessantottino di Giordana che nel ‘95 aveva girato un documentario su Pasolini e tre anni firmerà il monumentale capolavoro La meglio gioventù (oggi su Rai Premium dalle 11 alle 14.30), storia di una famiglia Made in Italy che si ramifica dagli anni 50 al Duemila con Lo Cascio e Alessio Boni come il Romolo e Remo di 50 anni di illusioni e delusioni. I cento passi Rai 3 ore 16.15 © RIPRODUZIONE RISERVATA Ó£°Óä " // " ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°ä{ / 6*, ,-° /iiv 9 ÓÓ°xä " /° /iiv /" ÓÓ°xÓ ,/ " 8° /iiv 9 ÓÓ°x 1-/ - ", /,1° /iiv " ÓΰÓÈ "7"9- E -° *ÀiÕ i> Óΰ{£ / ,, ,-° /iiv 9 Óΰ{ -1*, /1,° /iiv /" Óΰx 1-/ - ", /,1° /iiv " ä°ä{ -* "7"9-° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ä°Ó " /, ° /iiv 9 ä°Îx "-/-° /iiv /" ä°xÇ 1-/ - ", /,1° /iiv " 56 italia: 51575551575557 Domenica 7 Settembre 2014 Corriere della Sera