Giornalino dell’Associazione Astrofili Agordini “Cieli Dolomitici” anno 2006 N°6
Eclisse parziale di Sole del 29/3/2006. La foto di Alvise Tomaselli, ottenuta attraverso
il telescopio solare Coronado PST, di proprietà dell’Associazione, mette in luce, oltre al fenomeno, alcune protuberanze che si alzano dalla superficie della nostra stella
Sommario:
Editoriale
di Claudio Pra pag. 2
Storia di un mistero poco misterioso pag. 3
Luna quasi piena
di Domenico Zanin pag. 3
Pillole di saggezza popolare
di Alvise Tomaselli pag. 4
Vivere una favola
di Claudio Pra pag. 6
Più vicini al cielo
di Eva Gabrieli pag. 8
Astrotest pag. 9
Gli astrofili di “Cieli Dolomitici” pag. 10
La formica e il cielo
di Ezio Del Favero pag. 10
Altri mondi
Di Claudio Pra pag. 11
Lo spazio... del sorriso pag. 14
Sito internet dell’Associazione:
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Claudio Pra:
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Rocca Pietore (Bl)
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EDITORIALE
di Claudio Pra
I primi mesi del 2006 ci hanno visti impegnati in una battaglia di civiltà. Sulla cima della Marmolada era stato
acceso un grande faro che illuminava a giorno buona parte del ghiacciaio e attirava l’attenzione perché fuori
luogo in quello splendido contesto montano che non aveva certo bisogno di una cosa simile. Spedite le lettere
ai sindaci di Rocca Pietore e Canazei per segnalare la bruttura, l’inquinamento luminoso e lo spreco di energia
provocato in un momento in cui da più parti il comune cittadino veniva invitato a risparmiare kilowatt in ogni
modo, abbiamo in seguito portato la questione sulla stampa che fortunatamente ha dato grande risalto alla notizia. Anche il sito dell’ UAI (Unione Astrofili Italiani) ci ha dato spazio. In breve tempo il problema si è risolto
grazie anche alla sensibilità del gestore della funivia della regina delle Dolomiti (titolare dell’impianto di illuminazione), che ha accolto le nostre rimostranze facendo immediatamente spegnere il faro. E’ stata una grande
vittoria sottolineata da stampa locale, mensili astronomici nazionali e perfino da Radio Due Rai. In un contesto
sempre più compromesso per il cielo, un segnale di speranza. Ora amministratori e popolazione agordina, se
non lo sapevano, sono a conoscenza che qualcuno ha a cuore l’ integrità del cielo stellato e di tutto l’ambiente
che lo circonda. Purtroppo bisogna sempre ricordarlo e per una battaglia vinta molte sono quelle perse.
L’inquinamento luminoso aumenta sempre più e con esso lo spreco. Perché è questo che bisogna capire; illuminare si, ma dove serve e indirizzando il fascio in maniera intelligente, utilizzando quindi tecnologie appropriate.
Quante luci poi potrebbero essere spente dopo un certo orario? Una battaglia di civiltà, come dicevo all’inizio,
che non va lasciata combattere ai soli astrofili. Mi domando ad esempio perché gli ambientalisti non si pronunciano mai sulla questione, così come molti altri soggetti e in primis proprio quelli che ci domandano di risparmiare energia. Salvaguardare il buio, una cosa naturale in via di estinzione. Ci sarà per qualche scopo credo.
Certamente per permettere la visione del firmamento lasciando a bocca aperta e gli occhi pieni di stupore chi si
prende il tempo di ammirarlo.
Per il resto l’Associazione è entrata nel suo terzo anno di vita. Gli associati, pur in leggero calo al momento
della stesura di questo editoriale, (ma credo sia inevitabile), si mantengono numerosi. Noi non proponiamo
feste campestri o raduni gastronomici. Essere astrofilo significa spingere lo sguardo oltre, aprire la mente su
temi che magari non sono così immediati.
In quanto ad attività a gennaio, a Caviola, abbiamo organizzato un osservazione pubblica della Luna che è riuscita solo in parte. Le nuvole erano in agguato anche in un periodo di solito favorevole, a parte il freddo. Così,
in presenza di un pubblico numeroso e interessato, dopo poco più di mezz’ora il nostro satellite naturale è
scomparso inesorabilmente, coperto da un sipario calato da qualcuno non certo nostro amico. Mi ha colpito la
delusione di qualcuno che si aspettava di poter vedere nonostante le nubi. Purtroppo non esiste ancora uno strumento capace di “perforare” le nubi ma con il progresso non si sa mai: vista la sfortuna che ci perseguita saremo certamente i primi a comperarlo, costasse anche una follia.
Per fortuna a fine marzo ci siamo rifatti con la manifestazione organizzata in occasione dell’eclisse parziale di
Sole ad Agordo: all’ istituto tecnico e industriale “U. Follador”, in una mattinata contrassegnata dal cielo azzurrissimo, gli studenti e chiunque abbia voluto partecipare hanno preso d’assalto i nostri telescopi ammirando il
disco solare invaso da quello lunare. La speranza sempre presente è che qualcuno degli intervenuti si innamori
come noi del cielo, dei suoi oggetti e dei suoi fenomeni. Solo se succederà questo l’Associazione avrà un futuro.
Sempre in marzo, in sede, si è tenuta la serata dedicata agli associati che ha visto la presenza di un buon numero di soci. Le ultime tenute nel 2005 ci avevano un po’ scoraggiato vista la scarsa partecipazione. E’ importante
capire che interesse e frequentazione sono sinonimo di Associazione viva altrimenti si vivacchia e chi si da da
fare lavorando molto per la preparazione delle attività proposte può pensare che non valga la pena spendere
molto tempo e fatica se il risultato è la partecipazione di uno sparuto manipolo di associati.
Probabilmente altro sarà stato proposto nel momento in cui il giornalino vi arriverà in mano, ma di questo ci
occuperemo magari nel prossimo.
Ora arriva l’estate e l’attività sarà intensa. C’è molta carne al fuoco. Vi informeremo e vi consigliamo di tenervi
informati per poter partecipare. Oltre che vedervi partecipare agli incontri dell’Associazione speriamo sempre
sbuchi qualche osservatore indipendente che arricchisca l’esigua truppa di frequentatori del cielo. Anche questo
è importante e non è poi così complicato come magari molti temono. Notiamo un po’ di ritrosia a uscire a guardare il cielo, forse per pigrizia o paura di non essere all’altezza. In fondo basta passione, voglia di apprendere,
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di stare sotto alle stelle e per cominciare nessuno strumento impegnativo ma dapprima solo i propri occhi e in
seguito un piccolo binocolo. Solo fatti questi passi, eventualmente, si passerà al telescopio e sarà per chi lo
compera un passo naturale. Rinunciamo a qualche serata davanti al televisore o a qualche ora di sonno e troviamo un posto buio vicino a casa. Magari ogni tanto facciamo qualche chilometro fino a uno dei nostri passi dolomitici o comunque saliamo in alto, sopra alle luci che spengono le stelle. Sarà come entrare in un mondo incredibile e ci parrà che il nostro ci stia stretto. Anche “solo” un tramonto o la visione di qualche pianeta sopra
una delle nostre montagne ci ripagheranno. Se non si trovano gli stimoli adesso, in inverno sarà dura…
STORIA DI UN MISTERO
POCO MISTERIOSO
LUNA QUASI PIENA
Marzo 2006: veniamo contattati dalla radio locale per un parere
su un oggetto che alcuni testimoni hanno notato nel cielo di La
Valle Agordina in una limpido mattinata.
Sono in molti ad affermare di aver visto sopra il Monte Cielo
una “palla” molto luminosa per un discreto lasso di tempo. A
infittire il mistero l’arrivo di alcuni aerei militari nella zona.
Una guardia forestale ha azzardato possa trattarsi del pianeta
Venere, ma proprio la presenza degli aerei ha innescato l’ipotesi
di qualcosa d’altro, magari un oggetto volante non identificato.
Il nostro parere, sulla base dei racconti, è che la guardia forestale possa avere ragione. Infatti Venere è visibile in pieno giorno
con il cielo limpido ma non spicca di certo e se l’oggetto visto è
molto luminoso e facilmente visibile allora potrebbe trattarsi di
un pallone aerostatico che rifletteva il Sole in maniera molto
marcata. Razionalmente abbiamo scartato l’ipotesi di un eventuale UFO perché prima di arrivare a una simile conclusione molte sono le verifiche da fare.
Alcuni giorni dopo scende in campo un ufologo che dalle colonne del Gazzettino contesta le nostre certezze.
A questo punto prendiamo contatto con alcuni testimoni e dal
loro racconto esce che l’oggetto visto non è poi così appariscente, anzi, è stato avvistato solo perché si stavano seguendo le
evoluzioni degli aerei militari con il binocolo e casualmente è
entrato nel campo dello strumento. Solo in seguito, conoscendo
la sua posizione, lo si è rintracciato a occhio nudo. In più si era
mostrato anche nei giorni seguenti nello stesso punto, non mostrando un movimento significativo nel breve periodo.
In pratica era la descrizione di Venere. Così il giallo era risolto
con buona pace dell’ufologo.
Sicuramente ci sono avvistamenti difficili da interpretare, ma
nella stragrande maggioranza dei casi sono invece spiegabili
senza ricorrere a UFO o chissà cosa. Ad esempio i satelliti Iridium, per le telefonia satellitare, muniti di tre antenne molto
riflettenti, in determinati casi emettono un flash che può essere
anche molto intenso verso un eventuale osservatore, un lampo
di luce improvviso che tra l’altro si può prevedere conoscendo
un sito specializzato che li segnala. Noi ne abbiamo visti moltissimi e sono davvero spettacolari. Ebbene, se qualcuno non sa di
tutto questo e vede una cosa del genere cosa può pensare? A un
UFO no? Altri casi potremmo citare ma ci fermiamo qui.
Se non fosse esistita la nostra Associazione sicuramente sarebbe
passata la tesi dell’UFO. Intendiamoci, non sarebbe morto nessuno ma anche questa è una piccola soddisfazione.
La Luna è quasi piena
Lassù nel cielo
e le stelle brillano lontano
a milioni
e milioni sono gli uomini
e le donne di questa Terra
miliardi…
Eppure…
Qualcuno è solo
Solo e derelitto:
niente baci
nessun abbraccio
nessuna carezza
nessuna donna che lo aspetta
perché è ancora cattivo
incattivito da un mondo
quasi pieno di rifiuti
e lui rifiuto tra i rifiuti
lui sogna ancora il grande amore
che gli darà tanta gioia
e capisca il suo valore.
Ma quanto vale la vita
di un uomo?
E che cos’è
che gli da valore?
Poi l’uomo smette di sognare
e guarda lassù
quella Luna quasi piena
e pensa…
Pensa: “Lassù è quella…
L’unica che mi ama!”
di Domenico Zanin
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PILLOLE DI SAGGEZZA POPOLARE
di Alvise Tomaselli
La Luna. Il solo satellite naturale del pianeta Terra, ha sempre trasmesso un fascino particolare ai
suoi osservatori. Fin dalla notte dei tempi esistono testimonianze che la bellezza discreta dell’astro
notturno per eccellenza è stato, non solo oggetto di studio, ma anche musa ispiratrice per scrittori,
poeti e origine di storie e leggende.
Anche nelle nostre valli Dolomitiche la Luna è entrata a far parte degli usi e dei costumi dei sui abitanti, talora condizionandone direttamente le attività (periodo della semina, raccolto, taglio della legna ecc.) in qualche caso associandola ad una discutibile analisi demografica (previsione legata alle
nascite) o come riferimento per la formulazione di improbabili previsioni meteorologiche.
Quelli che seguono sono solo alcuni dei modi di dire o dei proverbi di origine popolare tipici
dell’Agordino e che fanno esplicito riferimento alla Luna. Molti di essi sono ancora in uso, specie fra
le persone di una certa età ma tutti rappresentano soprattutto un segno di “saggezza antica” e testimoniano un pezzo di storia e di vita delle nostri valli.
“Luna nova”, “Nia de Luna” = Luna nuova ( assenza di Luna)
“ Kolm de Luna”, “Tondo del Luna” = Luna piena (plenilunio)
“ Pikol de Luna” = primo e ultimo quarto
“’L crése de Luna” = Luna cresente
“’L calà de Luna” = Luna calante
“’L levà de Luna” = sorgere della Luna
“Luna bòna” = ultimo quarto
“Otà (oltà) de Luna” = cambiamento di Luna
“Se fa la Luna” = inizia il novilunio
“El zerkol de la Luna” = alone lunare
“Sul Kolm de Luna nò se à sòn da dormì, se rèsta dèsmisiài” = con Luna piena non si dorme bene
“ A semenà se varda la Luna” = per la semina si seguono le fasi lunari
“ Le patate’lè da semenàle sul kolmo de Luna, le fa manko ganbe e le laòra de sòt tèra” = la
semina delle patate per ottenere una buona resa va effettuata con Luna piena
“La ròba che vièn ‘n su kò la Luna la krès, la ròba che va ‘n dò kò la Luna la kala” = gli ortaggi
che crescono in superficie vanno seminati con Luna crescente, quello che cresce sotto terra con luna
calante
“La lèňa se la taia su ‘l ultim kuart de Luna” = la legna va tagliata con ultimo quarto di Luna ( Luna
calante)
“Sul kalà de Luna ‘l fàzile ke le vake le fae” = il parto del bestiame è più probabile con Luna calante
“Ge vul sèt Lune par ‘n part” = sono necessari sette fasi lunari per completare la gestazione
“Luna setembrina sèt lune la indovina” = la Luna di settembre condizionerà il tempo per almeno
sette cicli lunari
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“S’à fat la Luna su la piòva, fin ke nò vièn n’àotra Luna, el tènp nò ‘l kanbia” = il novilunio con la
pioggia favorirà tempo piovoso fino alla prossima Luna
“Avè la luna de travèrs”, “Avè la Luna” = essere di cattivo umore
“ El fa le Lune”, “Elò va kò la Luna” = ...è strano, lunatico
“Ese de bòna Luna” = …di buonumore
“Oňi mès se fa la Luna, oňi dì se ge ‘n sènt una” = ogni mese si si ha il novilunio, ogni giorno c’è
qualche novità
“Se ‘l quarto dì de Luna el buta, tuta la Luna la è burta” = se il quarto giorno dal novilunio è brutto
tempo, per tutto il ciclo lunare sarà brutto
“Se la Luna l’à la karpèta, el tènp ‘l ne la pèta = se la luna ha l’alone il tempo sarà brutto (pioggia o
neve).
Molti altri sicuramente saranno sfuggiti, ogni realtà locale avrà poi i sui “detti”, le forme lessicali potranno essere diverse, ma rimane comunque la curiosità che possono suscitare al giorno d’oggi questi esempi di saggezza popolare in un contesto di vita sociale basato sull’ iper-tecnologia. La Luna è
qualcosa da guardare attraverso uno schermo di un computer e al massimo, ci ricordiamo del nostro
satellite nelle rare occasioni astronomiche pubblicizzate dai media ( eclissi ). Sono rimasti in pochi gli
arditi che sfidano i rigori del freddo e trascorrono le notti ad osservarla nei dettagli con specifici strumenti. Per gli astrofili e per coloro che ancora si fanno conquistare dal fascino della Luna, esiste un
antico e curioso proverbio che…calza a pennello :
“Ki ke varda la Luna. Nò i ge ‘n conbina ňanka una” = coloro che osservano la Luna non combinano nulla (sono fannulloni)!!
……Buona Luna a tutti!
Riferimenti bibliografici:
“Vocabolario dei dialetti ladino-veneti dell’Agordino” G.B. Rossi -1992-
RIVISTE DI ASTRONOMIA
Le quattro riviste di astronomia che ogni mese gli appassionati possono trovare in edicola: da sinistra
Coelum, Nuovo Orione, L’Astronomia e Le Stelle
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All’interno di “Cieli Dolomitici” è nata una sezione denominata
“CLIMBERS OF THE SKY”
(SCALATORI DEL CIELO).
I prossimi due articoli raccontano l’attività ma
soprattutto lo spirito che accomuna gli aderenti.
Molto materiale sotto forma di racconti e fotografie potete trovarlo al sito dell’Associazione
www.cielidolomitici.it
Pensiamo valga la pena di darci un occhiata…
A sinistra il logo dei
CLIMBERS OF THE SKY
VIVERE UNA FAVOLA
di Claudio Pra
Stiamo camminando da poco più di un ora. La marcia si svolge ora in cresta dopo essersi snodata lungo ripidi
prati. Il cielo è quello azzurro limpidissimo che alcune giornate autunnali concedono. Siamo a metà ottobre ma
fa ancora molto caldo. Da qualche minuto però calpestiamo un cospicuo strato di neve ghiacciata, segno che si
sta andando verso la stagione fredda. Il Sole è molto basso e prossimo al tramonto. La meta è il Nuvolau, autentico balcone sul cielo a 2575 metri di quota. Lo raggiungeremo fra una quindicina di minuti. Con me c’è Eva
Gabrieli, come il sottoscritto grande appassionata di montagna e di stelle. Ci doveva essere anche Alvise Tomaselli che però, causa impegni, forse ci raggiungerà più tardi.
L’escursione è stata pianificata nella tarda mattinata. Un mio messaggino telefonico con la proposta di approfittare della giornata e della Luna piena per portarsi in cima al Nuvolau e una volta sceso il buio osservare il cielo
e scattare delle fotografie, era stato recepito subito positivamente da Eva. Alvise, come detto impegnato, vedrà
se ce la fa a raggiungerci.
C’è una figura là in basso che sta salendo sulle nostre tracce. A quest’ora chi può essere? Un matto come noi
che sale sui monti quando gli altri rientrano o proprio Alvise. Si è lui!
Mentre lo attendiamo, girandoci verso il versante del passo Falzarego veniamo folgorati da una stupenda Luna
piena che sta spuntando da dietro il Sorapis illuminato dall’ultimo Sole. Che visione magnifica!
Una volta raggiunti da Alvise ci incamminiamo verso la destinazione che raggiungiamo in breve e dove riempiamo gli occhi e la memoria della macchina fotografica digitale con immagini che definire incredibilmente
belle e suggestive non rende l’idea.
Dopo tanta bellezza eccoci ripercorrere il tragitto fatto all’andata dal lato opposto aiutandoci con le pile frontali
che però servono a poco con il chiaro di luna che c’è.
E’ cominciato tutto così, con questa escursione organizzata senza starci troppo a pensare. Dopo il Nuvolau è
arrivato il Lagazuoi e dopo il Mesola. Poi cose sempre più impegnative della durata di molte ore, difficili da
compiere per dislivelli da superare e anche per il sopraggiungere dell’inverno e della neve, tanto che da semplici passeggiate notturne si sono trasformate in vere escursioni alpinistiche. Il Sasso Nero, il Tissi, il Col di Lana,
il Piz Boè..Avventure incredibili tra montagne e stelle. Ma perché?
Perché l’attrazione, una volta provata l’ebbrezza di una cosa così particolare, è stata irresistibile e ci ha reso
felici.
Già, la felicità, quello stato mentale in cima alla lista dei nostri desideri che ci fa stare così bene. La inseguiamo
sempre, ogni tanto la raggiungiamo facendo le cose che ci piacciono di più. Altre volte si presenta inaspettata o
in occasione di eventi particolari. In tutti i casi non ci accompagna per molto tempo. Si può definire un eccezione.
Salire su una delle nostre montagne in inverno con ai piedi le ciàspe, immersi in luoghi da fiaba bianchissimi,
oppure nelle altre stagioni che presentano scenari diversi e altrettanto belli e dopo la fatica arrivare a destinazione un po’ prima che il Sole tramonti. Ammirare le cime dipinte di un arancione intenso che via via scolora,
assistere a quello spettacolo di colori che si presentano in cielo quando l’astro del giorno va morire. Aspettare
le stelle, i pianeti, le costellazioni che sembrano trovare il loro habitat ideale in quelle praterie celesti ancora
immacolate dove la Via Lattea non può passare inosservata. Osservare le maestose Dolomiti solcate e illuminate dalla Luna o seguire il loro profilo nell’oscurità. Rimanere estasiati dall’osservazione del cielo con un piccolo binocolo, che mostra quel che in città non si riesce a vedere con un grosso telescopio. Guardare le luci dei
paesini a valle, laggiù lontane. Provare un brivido rendendosi conto che è notte e ci si trova su una montagna, ma non voler essere in altro posto. Ritornare poi sui propri passi con l’aiuto di una pila frontale e della
Luna se c’è. Vivere la montagna anche di notte. Tutto questo per noi è un modo per essere felici. L’amore per
la montagna e per il cielo stellato fusi insieme. Qualcosa di incredibilmente appagante e suggestivo. Viviamo
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l’ascesa alla cima come una simbolica arrampicata verso il cielo. Non crediamo di essere bravi o coraggiosi.
Nemmeno matti. Le nostre escursioni sono pianificate e anche la preparazione è adeguata a quel che ci aspetta.
Naturalmente qualche rischio lo prendiamo ma crediamo e speriamo senza esagerare. Inseguiamo la felicità che
lassù troviamo puntualmente. Spirito d’avventura e molta voglia di sognare a occhi aperti sono il nostro carburante.
Delle escursioni fatte finora, sicuramente quella al rifugio Tissi è da mettere tra le primissime per fascino, incognite e difficoltà: voglio concludere proprio con il racconto di quella giornata, una giornata da Climbers Of The
Sky:
Sono passati appena quattro giorni dopo il Sasso Nero e decidiamo di puntare a un altro grande obbiettivo che
ci eravamo prefissati, o meglio avevamo sognato. Il rifugio Tissi ai piedi del Civetta. L’escursione si presenta
molto impegnativa non tanto per il dislivello ma per la lunghezza e inoltre qualche incognita è riservata da
diversi passaggi da affrontare, in primis i lunghissimi ghiaioni alla base del Civetta e delle cime vicine. Le sere
prima, a immaginarci lassù al buio, ci corre qualche brivido lungo la schiena. Ma il sogno è più grande della
paura.
Ci siamo ancora una volta io ed Eva. Partenza alle 10.30 da Col Dei Baldi, quasi 2000 metri, arrivo della seggiovia che sale dai Piani di Pezzè raggiunti a loro volta per mezzo della Cabinovia che parte da Alleghe.
Dopo un breve tratto di discesa seguendo la pista da sci che porta in Zoldo, ecco subito un pendio impegnativo
che ci porterà al rifugio Coldai. Seguiamo una pista già tracciata che però si ferma poco più in alto. Si comincia a faticare sul serio! Si sprofonda molto nella neve e per di più non troviamo il sentiero. Così saliamo un
po’ a caso ritrovandoci in mezzo ai baranci (piante di alta montagna piuttosto basse) che al nostro passaggio
si piegano facendoci sprofondare anche di tutta la gamba. Con grandissima fatica usciamo da quell’intrico e
raggiungiamo finalmente il sentiero dove nessuno è passato.
L’ultimo tratto per raggiungere il Coldai ci fa perdere moltissimo tempo ed energie. C’è della neve ghiacciata
alternata a neve soffice e ciò ci mette molto in difficoltà.
Finalmente raggiungiamo il pianoro che porta al rifugio Coldai (camminiamo già da un ora e venti). Tiriamo
dritto perché la strada è lunga, superando alcuni saliscendi prima di affrontare il pezzo che porta alla forcella
di “Col Negher”. Da quassù si apre la vista sui ghiaioni che dovremo affrontare e lì in fondo, arrampicato su
uno sperone roccioso si vede una piccola costruzione; il rifugio Tissi, la nostra meta.
Decidiamo di non fermarci per lo spuntino ma di continuare ancora per un pezzo. Bisogna però stare attenti a
non andare in crisi altrimenti la pagheremmo cara.
Eccoci sui ghiaioni. La neve è soffice e a ogni passo si sprofonda di una quindicina di centimetri. Una grande
fatica. Avevamo deciso di portarci bassi per evitare il pericolo di valanghe, ma scendere vorrebbe dire poi
dover risalire e tra l’altro laggiù c’è un labirinto di pietre che ci metterebbe in difficoltà. Così andiamo avanti
stando alti, quasi a contatto con la roccia sovrastante. E’ impressionante guardare una grande montagna da
sotto. Ci fermiamo a metà ghiaioni. Finalmente si mangia il panino e si beve del thè caldo. Fa molto freddo e
stare fermi ci porta in breve ad avere le mani congelate. Tra l’altro il Sole non arriva nonostante la tarda mattinata, nascosto dietro le cime.
Riprendiamo il cammino. Il rifugio si avvicina ma è come un miraggio. Siamo anche molto stanchi; forse anche la fatica di pochi giorni prima si fa sentire. Eva come al solito non si lamenta. Si vede che soffre ma sa che
la ricompensa la ripagherà di tutto.
Andiamo avanti con determinazione giungendo alla fine dei ghiaioni. Ora ci sarà da portarsi sotto il rifugio
per salire l’ultimo tratto che è davvero ripido.
Camminando piano ( non c’è alternativa) saliamo allo stremo. Ogni passo è davvero un calvario. Poi..eccolo
là, a 300 metri. Pochi in condizioni normali ma tanti in quel momento. La vista del rifugio ci dà energia e arriviamo finalmente alla meta. Sono le 15.40. Oltre cinque ore ci sono volute!
Apriamo il bivacco e posiamo gli zaini. Poi andiamo sulla cima dove si può ammirare un panorama incantevole. Alleghe è laggiù a picco! Siamo a oltre 2300 metri. Abbiamo davanti la parete nord-ovest del Civetta, quella più bella. E poi tutto attorno le più belle cime delle Dolomiti (Pelmo, Marmolada, Sorapis, Antelao, Tofana
di Rozes e altre ancora).
Aspettiamo il tramonto guardando la nostra traccia lungo i ghiaioni. È come un binario che dovremo ripercorrere fra non molto. Porca miseria! Speriamo di avere le energie per farlo! Dobbiamo averle!
La Luna piena è appena sopra il Pelmo illuminato dall’ultimo Sole. Sono istantanee stupende. In quei momenti
non c’è posto più bello dove desidereresti essere.
La cima del Civetta arancione! E’ la foto che sognavo pensando a questa escursione! Farla da sotto, quasi
toccando la montagna. Ecco comparire la rosacea “Cinta di Venere”, confine dell’ombra della Terra che sorge opposta al Sole. Che colori! Che meraviglia! Scattiamo diverse foto e sorseggiamo un ottimo thè caldo.
Cala il buio. A cinque ore da casa, su una cima in inverno fa un certo effetto. Lì ci sei tu, le tue forze e la tua
volontà. Pure le tue paure. Venere è il solito faro e Marte è appena oltre la cima del Civetta. Il “triangolo estivo” è fuori luogo in un contesto tutto bianco.
Dopo aver indugiato fino alle 17.30 scendiamo al bivacco dove mangiamo un altro panino, della cioccolata e
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dei biscotti. Serve benzina per il motore. Tra l’altro la strada del ritorno è più lunga visto che la seggiovia è
chiusa e dovremo raggiungere la macchina scendendo lungo la pista da sci nell’ultimo tratto.
Siamo pronti per partire. Riscendiamo il Col Rean che ospita il rifugio illuminati dalla Luna e ritorniamo sui
ghiaioni ripercorrendo i nostri passi. Lì la Luna è nascosta dalle cime. La pista già tracciata ci fa camminare
abbastanza spediti. Ci fermiamo spesso per delle foto. Le nostre pile frontali ci illuminano il cammino. Se è
impressionante passare sotto una montagna di oltre 3000 metri di giorno figurarsi di notte! Sarà un ricordo
indelebile quello dei ghiaioni del Civetta in notturna.
Arrivati al Coldai ormai è fatta! Invece no! Il pezzo che scende verso Malga Pioda, già difficoltoso all’andata,
ci mette in difficoltà anche al ritorno. Specialmente Eva va un po’ nel panico e spesso scivola. Finalmente si
arriva in fondo! Ora raggiungeremo la pista da sci e poi i Piani Di Pezzè. Ancora una mezz’oretta.
Dopo cinque ore (dieci in totale considerando l’andata) siamo alla macchina stanchissimi.
Ce l’abbiamo fatta! E’ stata la più difficile e incredibile delle escursioni fin qui effettuate. A ripensarci siamo
stati un po’ folli ma ora siamo molto felici. Poche volte ho provato emozioni simili. Guardiamo lassù, dove fino
a poche ore fa camminavamo al buio e un brivido ci corre lungo la schiena!
Eva apre la grappa che abbiamo rinunciato a bere in cima. Abbiamo rimandato perché non ci giocasse brutti
scherzi sulla strada del ritorno. Ora si può bere!
PIU’ VICINI AL CIELO
di Eva Gabrieli
Rileggendo l’articolo che avevo scritto nell’ultimo numero del giornalino, mi sembra passato un sacco
di tempo. La stagione invernale, che normalmente non è affatto avara di notti serene, quest’anno ha
fatto un po’ penare noi astrofili, ma rispetto alle prime esperienze descritte nell’articolo di allora, un
po’ di strada con il mio telescopio l’ho fatta. Quando sfoglio il quaderno, sul quale annoto i racconti
delle mie osservazioni, leggo di serate più o meno soddisfacenti ma sempre importanti, dalle quali
ogni volta traggo degli insegnamenti preziosi. Ogni uscita osservativa è una storia a se. Sono tanti i
fattori che influiscono sulla buona riuscita dell’osservazione, ma poi la soddisfazione di trovare
l’oggetto prefissato ripaga di qualsiasi insuccesso. E allora, ecco che tra le pagine di questo “libretto
di campagna” riassaporo la felicità di quando, per esempio, ho individuato M1, il resto di una
supernova esplosa nel lontano 1054 nella costellazione del Toro, ora è una nebulosa chiamata
“Granchio”. Si tratta di un oggetto che mi era sfuggito spesso, ma quella sera, complice anche una
buona condizione di visibilità, è entrato a far parte del mio bottino di caccia. E’ così che mi piace definire gli oggetti che di volta in volta mi prefiggo di trovare.
A questo punto però, se dovessi raccontare quale è stata la mia serata osservativa più bella, senza
dubbio aprirei il quaderno sulla pagina dove c’è la data 29 ottobre 2005.
Tutto è cominciato qualche giorno prima, quando con Claudio abbiamo pensato di abbinare
un’escursione in montagna con un’ osservazione del cielo. Come meta abbiamo optato per il Lagazuoi a quota 2756 metri, un autentico balcone sul cielo.
Così il sabato seguente, nel tardo pomeriggio, siamo partiti dal Passo Falzarego. La cosa che mi
colpì subito erano gli sguardi curiosi che ci rivolgevano le persone che a quell’ora rientravano dalle
loro escursioni, mentre noi, ci incamminavamo verso la cima. In quel momento ho capito che stavamo per fare qualcosa di veramente particolare!
La salita è andata bene, anche se nell’ultimo tratto abbiamo trovato della neve ghiacciata, ma una
volta in cima abbiamo potuto godere di un tramonto meraviglioso. Colori indescrivibili tutt’attorno che
andavano via via scemando, ma che sarebbero rimasti impressi nella nostra mente per lungo tempo.
Il primo oggetto che abbiamo osservato era per me una novità, il pianeta Mercurio. Lo ricordo benissimo, appena percettibile ad occhio nudo, sopra l’inconfondibile profilo della Marmolada, ancora immerso nei colori caldi del tramonto.
Ma lo spettacolo per noi astrofili iniziava con il sopraggiungere della notte; Claudio aveva portato il
suo binocolo 20x90, uno strumento perfetto per questo tipo di osservazioni perché non grandissimo
e quindi facile da trasportare e che consente, a differenza del telescopio, di avere una visione con
entrambi gli occhi degli oggetti del cielo.
Abbiamo iniziato con le costellazioni del Sagittario e dello Scorpione e di seguito tutte le altre, passando da galassie appena percettibili a spettacolari ammassi globulari, ai più semplici e visibili oggetti del catalogo Messier come la galassia di Andromeda bellissima già ad occhio nudo, poi i deboli
NGC, oggetti che normalmente si riescono a scorgere solo con il telescopio, ma complici il sito privo
di inquinamento luminoso e l’atmosfera particolarmente limpida, si potevano ammirare anche negli
oculari del binocolo.
Credo non dimenticherò la spettacolarità di due nebulose del Cigno, la “Velo” e la “Nord America”. In
8
quest’ ultima era molto evidente la nebulosa oscura che delinea il suggestivo contorno del “Golfo del
Messico”, dandole appunto la caratteristica forma del continente americano, da cui prende il nome.
Alle undici e mezza, a malincuore, abbiamo deciso di terminare l’osservazione; su un foglio avevamo
annotato tutti gli oggetti individuati, ben 53, un bottino niente male…
Ma le emozioni non erano finite, quel cielo che già ci aveva regalato un così grandioso spettacolo
attraverso il binocolo, ci ha sorpresi di nuovo quando, prima di andare via, abbiamo deciso di stenderci a terra per osservarlo in silenzio ad occhio nudo. E’ davvero splendido da guardare anche così.
La Via Lattea, per esempio, era spettacolare, si vedevano bene i suoi dettagli e le bande di polveri
scure che l’attraversano.
Abbandonare quello scenario era davvero difficile ma ci attendeva ancora un’ora di cammino prima
di raggiungere l’auto ed era ormai mezzanotte.
E’ stata davvero una serata indimenticabile, ho avuto la fortuna di poter osservare con facilità tanti
oggetti del profondo cielo che probabilmente da casa con il telescopio difficilmente rivedrò così. Soprattutto ho potuto realizzare un desiderio che avevo da sempre, vedere il cielo stellato dalla cima di
una montagna, un’esperienza che consiglio a tutti gli astrofili e non solo.
ASTROTEST
Rispondi alle domande e controlla poi le risposte in fondo alla pagina
1) Quale astronomo italiano nel 1609 utilizzò per primo un telescopio?
2) Quali pianeti nel sistema solare sono privi di lune?
3) Perché vediamo il Sole spostarsi in cielo durante il giorno?
4) Quale stagione inizia Il 21 di giugno in Australia?
5) Quante sono le costellazioni zodiacali?
6) Che stella si trova sopra la testa un abitante ipotetico esattamente al Polo Nord?
6) La stella Polare. Essa è praticamente in linea con l’asse di rotazione terrestre che passa dai due poli
5) Ufficialmente dodici ( Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario e Pesci). In queste costellazioni transita il Sole nel corso dell’anno. In verità il Sole passa
anche per una tredicesima costellazione, l’Ofiuco.
4) L’inverno. L’inclinazione dell’asse terrestre porta i due emisferi a essere esposti al Sole in maniera differente nel corso di un orbita intorno alla nostra stella. Così il 21 giugno l’emisfero nord è posizionato in maniera
più favorevole rispetto a quello sud per essere riscaldato
3) Per effetto della rotazione terrestre che ci “inganna” mostrandoci un movimento apparente del Sole che in
effetti non c’è
2) Mercurio e Venere, i due più vicini al Sole
1) Galileo Galilei
Risposte:
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GLI ASTROFILI DI “CIELI DOLOMITICI”
Ospite della nostra rubrica è stavolta Fatima Crose, una delle associate più presenti alle iniziative di “Cieli Dolomitici”
Quando e perché è nata la tua passione per il cielo?
Avevo più o meno sette o otto anni e mio padre, la sera, aveva l’abitudine di andare a chiudere a chiave la porta
di garage e cantina. Una sera andai con lui e non mi è tanto chiaro il perché rivolgemmo lo sguardo verso il
cielo. Mi fece vedere Venere e l’Orsa Maggiore. Da quella sera tutti quei puntini luminosi iniziarono ad affascinarmi e cominciai a pormi delle domande che restavano senza risposta: un grande enigma…
Che aspetto ti piace approfondire di più?
La mitologia mi affascina molto e viene sicuramente al primo posto
Possiedi strumenti e osservi la volta stellata con frequenza?
Sono molto pigra (soprattutto in inverno) per quanto riguarda l’osservazione del cielo. Qualche volta però un
occhiata la do e qualche costellazione so riconoscerla. Possiedo un piccolo binocolo 7x50 e mi capita di osservare qualche stella, la Luna, la Nebulosa di Orione. Non molto altro perché la pigrizia di cui parlavo prima, mi
porta a guardare la foto dei magnifici oggetti che si trovano lassù sulle riviste e sull’enciclopedia
Ritieni importante la nascita di un associazione di astrofili nel tuo territorio per avvicinarti di più al cielo?
Ho scoperto che esisteva “Cieli Dolomitici” un anno e mezzo fa e mi sono iscritta subito! C’è tanto da scoprire
in questo campo ed è quindi importante che ci sia il supporto di un Associazione valida anche in mezzo ai nostri paesini di montagna
Cosa desidereresti che in Associazione venisse proposto che ancora non lo è stato?
Difficile rispondere..l’Associazione si impegna già tanto proponendo molta attività per gli iscritti ma anche per
tutta la popolazione. Ci tengo a sottolineare che questo è possibile grazie a persone come Claudio, Alvise, Tomaso ed Eva che comunque lavorano e hanno famiglia. Non saprei come potrebbero impegnarsi di più
Una cosa che ti affascina guardando cielo?
Emozionante è assistere a fenomeni banali quali rivedere spuntare Venere alla mattina oppure, quando vado nel
meridione, vedere il Sole al tramonto enorme e arancione. Anche se non sono una grande osservatrice mi è
comunque istintivo, quando esco, rivolgere lo sguardo al cielo e fermarmi ad ammirare ciò che esso ci regala,
pensare a quello che siamo noi in confronto a tutto questo…
LA FORMICA E IL CIELO
di Ezio Del Favero
C’era un formicaio ai piedi di un vecchio abete. Milioni di formiche nere correvano senza sosta, perfettamente
organizzate: sezione trasporto aghi e foglie, suddivisione ricerca semi, squadra insetti, riparazione larve, reparto
allevamento e cura piccoli, comitato difesa dagli assalti…
Un giorno la formica numero 123.456 si fermò. Ansimando, s’appoggiò al lungo ago che stava trascinando e
alzò lo sguardo. Si sentì svenire dallo stupore…
Abituata a guardare a terra per scansare i fili d’erba, i sassolini, i bruchi, ora i suoi occhi si smarrivano nell’
azzurro immenso del cielo, il cuore le scoppiava d’emozione guardando il gran tronco, i rami ordinati, il verde
brillante. < numero 123.456- urlò il capo settore- gli altri sgobbano e tu poltrisci! T’assegno un ora supplementare!>
La sera, mentre tutte le formiche si infilavano nelle tane, la numero 123.456 restò fuori e scoprì le stelle. Un
incanto! Tutta la notte ebbe gli occhi pieni di luce. D’allora i turni supplementari aumentarono, ma lei non si
preoccupava. Diceva a tutti: <Alzate gli occhi! C’è qualcosa di grande sopra di noi, non possiamo portare solo
larve e semi. Non avete mai guardato nemmeno l’abete!>. La prendevano in giro; < Tu guardi e guardi, ma
come riempiamo le riserve di cibo? Chi ripara la casa quando piove?>.
La formica numero 123.456 lavorava, s’impegnava, rendeva bello il suo formicaio…Eppure le altre brontolavano lo stesso; <Se guardare il cielo fosse utile, dovresti essere più ricca di noi, invece sei anche tu come noi. Le
stelle non servono a niente!>
***
Il cielo non vale nulla, non serve a niente, non è quantificabile in termini di denaro. E’ fatto per chi ha il coraggio e la fortuna di scoprirlo e desidera investire in una ricchezza diversa: è troppo, per chi si accontenta di poco…
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ALTRI MONDI
di Claudio Pra
Nel numero 3 del nostro giornalino ho parlato di osservazioni del cielo profondo o deep-sky; con il nostro
strumento cioè, ci spingiamo a scrutare oggetti molto al di fuori del sistema solare, addirittura fuori dalla nostra
galassia. In questa occasione vorrei invece parlare dell’osservazione attraverso piccoli telescopi di mondi più
vicini, astronomicamente parlando. Diamo infatti un occhiata al nostro giardino di casa, al sistema solare, limitandoci a parlare dei pianeti che ne fanno parte insieme al nostro. Cinque sono più o meno proficuamente osservabili, due non si discostano molto da stelline e infine uno è alla portata di grossi strumenti sotto cieli molto
bui. Siamo poi in attesa della decisione se considerare o meno pianeta un oggetto molto distante ma di dimensioni rilevanti, quasi sicuramente maggiori di Plutone, al momento ultimo pianeta del nostro “giardino” e il più
piccolo.
Se per il deep-sky è indispensabile un cielo davvero buio, per i cinque pianeti più luminosi, già visibili a occhio
nudo, l’osservazione potrà essere effettuata anche da una città. Per questo tipo di osservazioni infatti, non serve
tanto il buio, quanto la calma atmosferica che ci darà immagini ferme, prerogativa indispensabile per cogliere i
piccoli dettagli visibili. Altrimenti sarà come osservare il fondo di un laghetto dopo aver tirato un sasso:
l’immagine risulterà mossa e confusa. In condizioni di turbolenza atmosferica (cattivo seeing) meglio lasciar
perdere perché, tra l’altro, tutto verrebbe amplificato dalla necessità di ingrandire l’immagine. Indice che non è
il caso di eseguire una sessione osservativa per la turbolenza elevata è lo scintillare delle stelle. Per avere buone
immagini bisogna anche osservare il corpo quando è abbastanza alto in cielo. In caso contrario la luce attraverserebbe gli strati più densi dell’atmosfera con conseguente degradazione dell’immagine.
Per ammirare con soddisfazione i piccoli dettagli sui dischi planetari serve molto allenamento e quindi bisogna
avere costanza. Quello che alla prima osservazione pare un disco senza particolari dopo qualche tempo si mostrerà invece diverso, credetemi.
Ci sono schemi ottici più indicati per osservazioni di questo tipo ma in ogni caso per cominciare va bene qualsiasi strumento.
Passiamo in rassegna dunque i fratelli della Terra nel sistema solare, indicando i dettagli più facilmente percepibili:
MERCURIO
E’ il pianeta che orbita più vicino al Sole e per la nostra prospettiva terrestre non si allontana mai troppo da
esso, muovendosi velocemente e lasciando quindi una finestra osservativa limitata. E’ visibile per pochi giorni
intorno alla sua massima elongazione (quando cioè appare alla nostra vista alla massima distanza dall’astro
diurno) e comunque non tutte sono favorevoli. Non si vede praticamente mai in un cielo completamente buio
ma nel crepuscolo serale o mattutino. L’unico dettaglio interessante osservabile è la sua fase. Infatti, essendo
come Venere pianeta interno rispetto alla Terra, mostra a seconda della posizione che occupa nei confronti del
nostro pianeta e del Sole, la sua superficie illuminata percentualmente in modo differente (come la Luna). Osservarlo è comunque molto difficoltoso causa anche le sue piccole dimensioni e la sua scarsa altezza
sull’orizzonte quando lo si rintraccia poco dopo il tramonto o poco prima della levata del Sole, circostanza che
ci impedisce di avere a disposizione un buon seeing. Non sempre comunque il pianeta è facilmente rintracciabile a occhio nudo e per avvistarlo servirà in ogni caso un orizzonte molto sgombro a est o a ovest a seconda
che si trovi da una parte o l’altra del Sole.
VENERE
Pianeta che si mostra luminosissimo (il più luminoso di tutti) a causa della sua atmosfera che riflette molto efficacemente i raggi solari. Sapendo dove cercarlo e avendo a disposizione un cielo terso, lo si può vedere bene a
occhio nudo in pieno giorno. A me è capitato più volte. Con il cielo buio è impressionante e molti lo scambiano
per un UFO. Venere è più facile da osservare di Mercurio perché si allontana maggiormente dal Sole e verso la
congiunzione inferiore (quando passa tra noi e il Sole) si presenta di dimensioni molto buone. Impossibile non
notarlo poco dopo il tramonto o prima dell’alba, quando è abbastanza distante dall’astro diurno. Mostra facilmente le fasi (anche al binocolo quando si presenta molto ridotta), ma non i dettagli della sua atmosfera (è infatti ricoperto da spesse nubi che celano la superficie) che rimangono prerogativa di osservatori esperti. Sono
infatti talmente poco contrastati che riconoscerli non è affatto facile anche con l’ausilio di filtri. Un momento
spettacolare e interessante per l’osservazione è la congiunzione inferiore, quando è posto tra noi e il Sole, prospetticamente molto vicino a esso e i giorni immediatamente prima e dopo. La fase è ridottissima e appare come una falcetta di Luna. Purtroppo la vicinanza al Sole rende difficoltosa l’osservazione di questo interessante
momento, ma con pazienza, esperienza e un metodo appropriato che presuppone l’acquisto di un filtro solare
per partire proprio dal Sole nella ricerca di Venere nascosto nell’abbagliante luce, lo si può gustare in modo
soddisfacente. Proprio la vicinanza del pianeta alla nostra stella in quel periodo deve far scattare la massima at11
tenzione perché se per errore la luce solare dovesse arrivare al nostro occhio ci
potrebbero essere gravi conseguenze sulla vista.
Nella foto Venere si mostra illuminato per meno del 50% del suo emisfero
visibile da Terra)
MARTE
Il pianeta rosso. Famosissimo ma molto difficile da osservare al telescopio. Se a un amico privo di esperienza
osservativa faccio vedere Giove o Saturno, riconoscerà subito dettagli evidenti dei due pianeti. Se provo con
Marte, al novanta per cento, mi dirà di vedere solo una stella rossa. Infatti, i suoi famosi “mari”(zone ricoperte
da poca sabbia e per questo più scure), o molti altri dettagli anche atmosferici, sono poco contrastati e necessitano di ore di allenamento per poter essere riconosciuti. Più facile vedere le calotte polari in determinati momenti. Bisogna aspettare che Marte si avvicini abbastanza alla Terra per poter vedere tutto questo, in modo che
presenti un disco di dimensioni sufficienti (questo si verifica soprattutto nelle grandi opposizioni, ogni dodici
anni circa). Naturalmente lo si osserva anche in opposizioni più sfavorevoli, ma essendo più lontano da noi, il
suo disco può essere notevolmente più piccolo e quindi più difficoltoso da scrutare. La variabilità della distanza
Marte-Terra dipende dall’ orbita del pianeta rosso nemmeno lontanamente circolare intorno al Sole ma fortemente ellittica (quella della Terra invece, pur essendo ellittica a sua volta come sono ellittiche quelle di tutti i
pianeti lo è comunque molto meno). Gli incontri Marte-Terra avvengono così in punti differenti dove le distanze sono molto diverse. Per un breve periodo, quando ci è molto vicino, Marte diventa il pianeta più luminoso
dopo Venere. Lontano dalle opposizioni è inutile osservarlo con strumenti perché si presenterà come una stella
rossastra senza dettagli. Le grandi opposizioni sono favorevoli per le dimensioni del disco ma sfavorevoli per
noi italiani soprattutto del nord, perché si verificano con il pianeta molto basso sull’orizzonte e di conseguenza
con probabili problemi di cattivo seeing. Marte resta osservabile per alcuni mesi a cavallo dell’opposizione,
dopodichè bisogna aspettare circa un paio di anni per quella successiva.
GIOVE
Il pianeta gigante del sistema solare. Senza dubbio è quello che sul piano osservativo dà più soddisfazione per
la grande quantità di dettagli osservabili. Già a occhio nudo spicca tra le stelle per la sua luminosità elevata.
Con un semplice binocolo si vedono le sue quattro lune principali ma il pianeta rimane una “stellona”. Con il
telescopio risultano visibili moltissimi dettagli della sua turbolenta atmosfera. Dalle due bande equatoriali,
sempre facilmente osservabili, ad altre bande e zone meno evidenti (le bande e le zone sono strisce più o meno
larghe trasversali al pianeta. Le prime scure mentre le altrechiare). Talvolta festoni, scure “strisce” fini che
partono dalle bande equatoriale e si tuffano nella bianca zona equatoriale, condensazioni scure, ovali chiari e
anche la grande macchia rossa quando si scurisce. Essa varia di intensità con il tempo e pertanto la si può
trovare più scura e quindi meglio visibile o chiara e molto difficile da “staccare”. Non è comunque facilissima
da vedere con strumenti piccoli. Molto di quel che si osserva non è immutabile e può variare a distanza di poco
o anche pochissimo tempo. Quindi un osservazione prolungata o condotta sistematicamente può svelare cambiamenti che un osservatore occasionale non può notare. Impressionante su Giove è seguire il movimento dei
particolari osservabili. In poco tempo si nota chiaramente il loro spostamento dovuto alla veloce rotazione del
pianeta. Interessanti e spettacolari i fenomeni a cui danno luogo i satelliti principali, che possono sparire o comparire dietro Giove (occultazione) o essere eclissati. Ci sono poi i transiti sul disco sia dei satelliti che della
loro ombra. Un autentico spasso per l’osservatore planetario.
SATURNO
Se Giove è il più soddisfacente sul piano osservativo, Saturno è il pianeta che alla prima visione, e non solo, ti
lascia senza parole. Il merito naturalmente è dei famosi anelli (quando sono abbastanza aperti visto che a seconda della sua posizione nell’ orbita intorno al Sole Saturno ci mostra gli anelli più aperti o più chiusi o addirittura quasi invisibili quando ci appaiono di taglio). Davvero un qualcosa di diverso da tutti gli altri suoi compagni.
Passato l’effetto, si mostra però molto meno ricco di dettagli di Giove e molto statico. Scrutando bene il sistema anulare si nota che è formato da tre elementi. Ben osservabile anche la divisione di Cassini, un filo nero
che taglia gli anelli. Anche gli emisferi si rendono meglio visibili alternativamente. Altro dettaglio osservabile
l’ombra degli anelli sul globo e quella del globo sugli anelli. Riconoscibile facilmente la zona equatoriale e le
bande equatoriali. Non c’è molto di più da vedere anche se potrebbero comparire ad esempio macchie chiare
sul disco e monitorare Saturno è consigliabile in ogni caso. Sono osservabili anche quattro lune del pianeta:
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A destra Giove. Il pianeta più grande del sistema solare è probabilmente il più soddisfacente da osservare. A destra Saturno: è il pianeta che sicuramente colpisce di più l’osservatore. I suoi anelli sono visibili
facilmente anche con piccoli strumenti
facilissima Titano, la più luminosa. Meno agevoli ma alla portata di piccoli strumenti Teti, Dione e Rea. Anche
una quinta a volte è visibile (Giapeto) che però va osservata quando presenta il suo emisfero più riflettente rivolto a noi. Saturno, comodamente visibile a occhio nudo: vale sempre la pena di puntarlo con un telescopio.
URANO
Poche parole per questo lontano e debole pianeta. A parte la grande soddisfazione di rintracciarlo fra le stelle,
già comodamente con un piccolo binocolo e una cartina dettagliata, a livello osservativo non dà soddisfazione
nemmeno con grandi telescopi. Ci si deve “accontentare” quindi di notare abbastanza facilmente il suo colore
verdognolo e ad alti ingrandimenti il suo dischetto che lo differenzia dalle stelle.
NETTUNO
Praticamente vale il discorso fatto per Urano sia per localizzarlo che per quanto riguarda l’osservazione. Il suo
colore è però azzurro ed è meno luminoso.
PLUTONE
Eccoci all’ultimo pianeta. A dire il vero è fuori portata per i telescopi piccoli ma vogliamo completare il viaggio. Si perde in un mare di stelline e rintracciarlo non è affatto facile. Con uno strumento di almeno venti centimetri, una cartina dettagliatissima, un buon seeing, un cielo perfetto, un’ottima vista e molta, moltissima pazienza possiamo dargli la caccia. l’identificazione di questo remoto pianeta necessita il più delle volte di molto
tempo. In quei casi è un osservazione snervante. Te lo vedi comparire per pochi istanti e poi più niente. Un
autentico fantasma. Ti domandi se te lo sei sognato. Ma poi ricompare per un altro attimo e avanti così, finché
hai la conferma, vedendolo più volte, che non ti puoi essere sbagliato. Insomma un osservazione estrema. Non
è niente più che una stellina appena percepibile ma non importa, è il più distante e l’ultimo dei fratelli della
Terra e solo questo vale l’osservazione.
Ho finito. Ora tocca a voi. Si parte! Per Marte o per Giove, per Saturno o per Mercurio. Buon viaggio!
Pianeta
Raggio in
km
Mercurio
2.439
Distanza
media dal
Sole in
milioni
di km
58
Venere
6.051
108
Terra
6.378
150
Marte
3.393
228
Giove
71.492
778
Saturno
60.268
1427
Urano
25.559
2869
Nettuno
24.764
4497
Plutone
1.142
5900
SOLE
VENERE
MARTE
MERCURIO
TERRA
SATURNO
GIOVE
NETTUNO
URANO
PLUTONE
Le dimensioni in scala dei pianeti del sistema solare.
Le distanze sono invece puramente indicative
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LO SPAZIO...DEL SORRISO
Astrofili guardoni
Maledette nuvole...
Vignette di
Silvano Ganz
Gli astrofili sono sempre più condizionati
nelle loro osservazioni da un inquinamento luminoso crescente e preoccupante. Anche nei nostri paesi di montagna
l’osservazione di alcune porzioni di cielo
sono rese quasi impossibili per la presenza di aloni luminosi diffusi dai centri
abitati o da illuminazione stradale non a
norma....molti appassionati sono ormai
costretti a salire in quota ( passi alpini,
cime ) alla ricerca del cielo stellato....
Vignette di Valerio Zuffi
Vi invitiamo a collaborare alla realizzazione del giornalino. Potete inviare il vostro materiale a Claudio Pra
e-mail : [email protected]
Indirizzo: via Saviner Di Calloneghe 22 32020 Rocca Pietore (Bl)
Telefono: 0437/523186
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Cieli Dolomitici n°6