Poste Italiane s.p.a.
Spedizione in Abbonamento Postale
D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 nº 46)
art. 1, comma 2, DCB Bergamo
Anno XLIV - N. 8
Ottobre 2005
Spedito nel mese di ottobre 2005
Paverano
Ventennale
della Visita di
Giovanni Paolo II
2005 anno della Eucaristia
Eucaristia: il mio sacramento
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A
MOTIVI
lmeno: dovrebbe esserlo. Gesù prepara alla
grande il dono del suo corpo e del suo sangue facendolo precedere dalla moltiplicazione dei pani e da un discorso da manuale. Prima di compiere il miracolo, Gesù chiede agli
apostoli di dare loro stessi il cibo alla folla. Bella
pretesa! Essi si barcamenano dicendo di un ragazzetto che aveva cinque pani d’orzo e due pesci. Gesù li prese e con quelli sfamò tutti i presenti. Dove e come sarà finito quel giovinetto?
Avrà seguito Gesù o sarà stato a far confusione
sotto la tribuna di Pilato quando lo volevano
morto? E quanta strada avrà mai fatto col timore
magari di doversi ancora privare del suo pane!?
Come capita a me. Mi ritrovo davanti al tabernacolo e mi rivedo ragazzetto con la miseria di
neanche cinque pani d’orzo: una miseria che Gli
è venuta comoda. Ma quanta strada mi ha fatto
fare, accidenti! E che fatica ora cavar della mia
bisaccia l’ultimo pane d’orzo! Ma Quello, Quello
del tabernacolo, è ancora lì che chiede, come ai
discepoli presso il lago di Tiberiade: “Non hai
qualcosa da mangiare?”. Ma ha sempre fame
Quello lì? Allora l’Eucaristia è il mio sacramento
perché è l’incontro di due affamati: lui ed io. Non
per niente è chiamata “viatico”, ossia il cibo che
serve per il viaggio. È bello essere in due a consumare qualcosa per riprendere il cammino.
“Accontentati del Dio della tua vita e taci. Se a
qualcuno non basta Dio, quale altra realtà potrà
mai bastargli nella comunità, nel mondo?”, ripeto a me stesso, rifacendomi a K. Barth. A mia volta lo dico a Lui, a Gesù: “Accontentati di me e taci”. Certamente Gesù è unico col Padre e con lo
Spirito; certamente è l’unico figlio di una Madre
unica; certamente è l’anima della sua Chiesa;
certamente è al centro di Dio: nulla esiste senza
di Lui; tutto per merito di lui; tutto è suo. Ma
questo Lui adesso è lì, davanti a me, nell’eucaristia e vuole soltanto me. Gli altri aspettino. Stanchi, col morale a pezzi, i due discepoli di Emmaus vengono raggiunti dal Pellegrino che apre
loro il cuore. Quando fa per andarsene gli dicono: “Resta con noi, le ombre della sera si allungano”. Nell’intimità di quella cena si sono sentiti
rinascere. Cari fratelli che mi leggete, da un po’
di tempo vedo l’ombra della mia sera allungarsi
ed allora, quando alzo il calice consacrato, mi aggrappo al gambo: se fa tanto di andare troppo
su, mi dovrà tirar dietro perché non lo mollo. Ma
che cosa dico al mio Sacramento? Farfuglio, ciàcolo senza capo né coda. La colpa alla fin fine è
sua, di Gesù. Ti va ad inventare un sacramento
durante la cena! Di che cosa si chiacchiera durante una cena? Certo: quando dico messa ho
bellissime preghiere e delle sintesi meravigliose
di teologia e di ascetica, capaci di incantarti. Se
poi ho la disgrazia di trovare dei brani di letture
pieni di linch, come si dice oggi, c’è tanto da fare un pontificale tutte le volte. Ma ho pure tanta
discrezionalità che lo riempio col mio niente.
Nello stemma del nuovo Papa c’è anche l’orso di
San Corbiniano, fondatore della diocesi di Monaco di Baviera. Dovendo andare a Roma il santo preparò il cavallo. Nella notte l’orso glielo
sbranò ed egli lo punì imponendogli il basto e
cavalcandolo fino alla meta, dove lo lasciò libero.
Commenta il Papa: “Io ho portato il mio bagaglio a Roma e ormai da diversi anni cammino col
mio carico per le strade della Città Eterna. Quando sarò lasciato libero, non lo so, ma so che anche per me vale: “Sono divenuto una bestia da
soma e proprio così io sono vicino a te”. Appro-
3
vo a due mani perché mi sento interpretato.
Arrangiando il salmista dico: “Di te ha sete l’anima mia; a te anela la mia carne come terra deserta, arida, senz’acqua. La tua grazia vale più
della vita, le mie labbra diranno la tua lode. Così
ti benedirò finché io viva, nel tuo nome alzerò le
mie mani. Mi sazierò come a lauto convito e con
voci di gioia ti loderà la mia bocca. Nel mio giaciglio di te mi ricordo; tu sei stato il mio aiuto;
esulto di gioia all’ombra delle tue ali. A te si stringe l’anima mia, la forza della tua destra mi sostiene”.
È il mio sacramento. Dopo i giorni di eroici furori, durante i quali Elia ha fatto sfracelli, egli si
sente quasi afflosciare: non ha più la carica e vien
preso da un immenso senso di smarrimento.
Scappa nel deserto, vuole lasciarsi andare e,
mentre dorme, un angelo lo sveglia e gli dice per
due volte “Alzati e mangia!”. Riluttante il vecchio
leone obbedisce e si sente rifluire la voglia di vivere.
Capita a me tutte le volte che vado a rapporto da Lui, in chiesa.
G.C.
Domenica 30 ottobre, ore 10
Raduno Amici a Paverano
INCONTRI
Celebrerà la S. Messa e presiederà la successiva assemblea il Rev.mo
Don SILVESTRO SOWIZDRZAL
Consigliere Generale
che ha accettato con molta gioia di essere in mezzo a noi. E quale occasione migliore? Il 22
settembre di vent’anni fa Giovanni Paolo II (polacco, suo conterraneo) visitava il Paverano. Desideriamo farne memoria per il cuore di chi visse l’evento.
Chi desidera fermarsi a pranzo ricordi di prenotarsi almeno tre giorni prima al Tel. 0105229334.
Sabato 5 novembre, ore 10,30
Santa Messa al Cimitero Monumentale di Staglieno
in suffragio degli Amici e Benefattori defunti
Si rinnova il tradizionale gesto di riconoscenza del Piccolo Cottolengo Genovese per quanti
con esso hanno cooperato a “servire negli uomini il Figlio dell’Uomo”. Con San Luigi Orione
apriamo gli occhi alla luce della fede per riconoscere che “la terra dei morti è la terra della speranza, in cui la croce sta per guardia e il cielo per volta”.
✆
Attenzione
All’Istituto di QUARTO-CASTAGNA sono cambiati i numeri di telefono.
Ora sono: Tel. 010-8598001 – Fax 010-8598099
Ed è ivi variato anche il Direttore. Ora è Don Giannino Malaman.
A lui i nostri migliori auguri.
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PER NON DIMENTIC ARE
Confidando di fare cosa gradita,
riportiamo dal bollettino Amici
di ottobre 1984
Discrs del
Nella chiesa dell’istituto,
nel momento in cui la visita
del S. Padre a Paverano si
concludeva, dopo le parole di
saluto del Direttore Generale,
il Papa rivolgeva agli ospiti del
Piccolo Cottolengo e a tutta la
famiglia di Don Orione, le
seguenti preziose parole.
Sia lodato Gesù Cristo
LA GIOIA DI QUESTO INCONTRO che ho vivamente
desiderato vuole esprimersi
prima di tutto attraverso i saluti. Con piena effusione di cuore vi saluto e idealmente abbraccio tutti ad uno ad uno,
carissimi fratelli e sorelle variamente provati dalla malattia e
dalla infermità ospiti dei diciotto distinti reparti che formano il vasto complesso di
questa benemerita istituzione
e quanti sono accolti nelle altre quattro sedi di cui si compone il Piccolo Cottolengo di
Genova.
Nel farmi prossimo a ciascuno di voi, mi inchino commosso dinanzi al vostro dolore e vi
invoco dalla bontà del Signore
ogni consolazione in conformità ai bisogni e ai desideri
che custodite nell’anima.
Mi è caro parimenti rivolgere il mio cordiale saluto a coloro che si prodigano nella vostra assistenza, medici, infermieri, inservienti, volontari, impiegati e in modo particolare
ai Religiosi e Religiose della
Piccola Opera della Divina
Provvidenza che tra queste
mura con apprezzata dedizione rendono costantemente viva la presenza del loro grande
pastore, il Beato Luigi Orione.
Snt Pdre
Qui invero tutto parla di Lui,
dell’umile e fervido sacerdote
che nel 1933 fondò e aprì personalmente l’Istituto Paverano,
a conforto dei fratelli più poveri e bisognosi, quasi all’ombra
del Santuario di Nostra Signora della Guardia, dopo aver
trascorso una notte in preghiera dinanzi alla cappella dell’Apparizione.
In questo centro, come negli istituti ad esso collegati, rivive il genio della carità che in
Don Orione si tradusse, come
peculiare carisma, nella fiducia
nella Divina Provvidenza.
Si respira così un clima di intensa spiritualità, di quella spiritualità tanto eloquente che
nasce dal dolore accettato nella luce di Cristo Crocifisso e inserita nel misterioso disegno di
Dio, il quale, nella sua insondabile grandezza di cuore, tutto
conduce a buon fine. Poiché
Dio «non turba mai la gioia dei
suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più
grande» (A. Manzoni, I Promessi Sposi, VIII).
«Nulla è più caro al Signore
che la fiducia in Lui. E noi vorremmo avere una fede, un coraggio, una confidenza tanto
grande, quanto è grande il
cuore di Gesù, che ne è il fondamento»: così scriveva Don
Orione da Buenos Aires dando
vita al Piccolo Cottolengo nella
capitale argentina. E insisteva:
«Il Piccolo Cottolengo si regge
in Domino, sulla fede; vive in
Domino, della Divina Provvidenza e della vostra generosità; si governa in Domino,
cioè con la carità di Cristo ...
Tutto dipende dalla Divina
Provvidenza: chi fa tutto è la
Divina Provvidenza e la carità
di cuori misericordiosi, mossi
dal desiderio di fare il bene,
come il Vangelo insegna, a
quelli che ne hanno più bisogno».
Se il Paverano si è sviluppato fino ad essere oggi il più
grande Istituto del genere in
Liguria, con una popolazione
che supera complessivamente
il migliaio, dotato di moderne
strutture sanitarie, è anche
perché Genova ha fatto proprio l’insegnamento e l’esempio di Don Orione, ed ha efficacemente collaborato con la
Provvidenza. Io sono particolarmente lieto di rendere
omaggio alla generosità dei
Genovesi, nella certezza che
essa continuerà ad espandersi
in una sempre più ampia dilatazione di carità.
Il retaggio spirituale dell’insigne sacerdote, che ho avuto
il privilegio di ascrivere nell’Albo dei Beati, costituisce uno
stimolo speciale a che l’assistenza sia sempre scrupolosamente praticata come esercizio di quella sublime carità che
è medicina delle anime ed alleata al sollievo delle membra
sofferenti.
In una memorabile conferenza tenuta all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano
nel dicembre 1937, Don Orione ebbe queste appassionate
e ferme espressioni: «Nel più
misero degli uomini brilla l’immagine di Dio: siamo apostoli
di carità ... Seminiamo a larga
mano sui nostri passi opere di
carità e di amore; asciughiamo
le lacrime di chi piange; sentiamo il grido angoscioso di tanti
nostri fratelli che soffrono e
anelano a Cristo; andiamo loro
incontro da buoni samaritani».
Sono parole di grande attualità.
Esse anticipano una delle
più profonde dimensioni del
Concilio Vaticano II, che Paolo
VI condensò sagacemente nella formula «Per conoscere l’uomo bisogna conoscere Dio».
«Se noi ricordiamo – affermò
quel mio indimenticabile Predecessore – come nel volto
d’ogni uomo, specialmente se
reso trasparente dalle sue lacrime e dai suoi dolori, possiamo e dobbiamo ravvisare il
volto di Cristo..., e se nel volto
di Cristo possiamo e dobbiamo ravvisare il volto del Padre
celeste ... il nostro umanesimo
si fa cristianesimo e il nostro
cristianesimo si fa teocentrico;
tanto che possiamo altresì
enunciare: per conoscere Dio
bisogna conoscere l’uomo »
(Insegnamenti di Paolo VI, III,
1965, p. 731).
Nella densità di questi concetti si profila con chiarezza il
valore umano e cristiano di
ogni sofferenza, e, d’altra parte, l’obiettivo finale di chi alle
umane sofferenze si accosta
con lo spirito del Samaritano.
Qui con voi, sotto il tetto
del vostro dolore, amatissimi
ammalati, quelle parole di Paolo VI, che formano una parte
cospicua della eredità del Concilio, avvicinate agli aneliti di
Don Orione, assumono nell’a-
nima mia vibrazioni particolari.
Venti anni fa le ascoltai come
uno dei padri conciliari. Oggi
vado dispiegando l’impegno
di approfondirne l’applicazione come Pastore della Chiesa
universale.
Perciò, mentre addito a voi,
nelle angustie della malattia o
dell’infermità, le alte mète della fede, vi domando anche di
essermi vicini spiritualmente,
offrendo le vostre sofferenze
come preghiera vissuta, con la
particolare intenzione di ottenere dal Signore che il prossimo Sinodo straordinario dei
Vescovi favorisca «l’ulteriore
approfondimento e il costante
inserimento del Vaticano II nella vita della Chiesa, alla luce
anche delle nuove esigenze»
(O. R. 27-1-1985), come precisai all’atto dell’indizione il 25
gennaio scorso.
In tale fiducia, rinnovandovi
i miei affettuosi sentimenti, imparto di cuore la Benedizione
Apostolica, propiziatrice di
ogni desiderato bene.
Prima di impartire la benedizione ha detto ancora:
Il Superiore generale mi ha
incoraggiato a parlare, anche
in polacco, perché ci sono presenti qui alcuni miei connazionali, un gruppo di circa cin-
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quanta persone. Voglio dire loro, nella nostra lingua, quello
che si riferisce alla circostanza
di essere nella Casa di Don
Orione.
E in polacco ha proseguito:
Carissimi Fratelli e Sorelle!
È giusto che siate venuti
qui. Qui siete vicini ad un grande amico della Polonia e dei
polacchi.
Don Orione è uno di quei figli della terra italiana e uno di
quei grandi figli della Chiesa,
che capiva bene la grande e
difficile missione del nostro
popolo e la espresse in diversi
momenti, specie in momenti
difficili e decisivi per la nostra
patria. Fu sempre vicino a noi.
La sua opera si sviluppa in
Polonia. Ne sono testimonianza le vocazioni alla Congregazione del Beato Don Orione.
C’è l’Arcivescovo Bronislaw
Dabrowski, segretario dell’Epi-
COSTRUIAMO
INSIEME
scopato Polacco, qui presente.
In questo luogo vi auguro
che la via, che ci conduce «dalla terra italiana a quella polacca» – come cantiamo nell’inno
nazionale – sia sempre per voi
aperta. Aperta non solo per i
vostri cuori, ma anche per il vostro destino. Non può mancare
posto in Polonia per i polacchi.
Ora vi unisco tutti a questa
benedizione che concluderà il
discorso rivolto all’Istituto intero, nel quale ci troviamo.
Chiesa di
San Giovanni
Battista
Ricordiamo che, partecipando a questa iniziativa, il nome dell’offerente, la cifra e il nome dell’eventuale persona che si intende ricordare saranno scritti su apposite
cartoline (foto a lato) ed inserite in una nicchia murata
nell’abside.
Per le offerte oltre i 500 € è prevista la scritta su lapidi di marmo, che saranno collocate
sulle pareti della chiesa, del nome di un proprio caro o di se stessi. Nella rubrica detti nomi appariranno in neretto.
Fondo precedente
FERRANDO Susanna, a ricordo di Vincenzo e Mimma Bongioanni
MENINI Eleonora
TOCCO Anna
N. N.
ROSA GIOVANNA PINASCO – i familiari
LAGOMARSINO Maria Teresa
BORZONE MORERA Gabriella, a ricordo dei propri cari defunti
DE MARZIANI rag. Carlo
SATTA Roberto
BORZONE MORERA Gabriella, a ricordo del nonno G.B. Sartori
Totale
€ 176.353,28
100,00
25,00
20,00
15,00
614,40
50,00
15,00
25,00
100,00
15,00
€ 177.332,68
Festa di reparto a “Santa Caterina”
M
Festa nel
reparto
Don Orione
G
iovedì 28 aprile noi volontari del Reparto Don Orione abbiamo organizzato
una festa-merenda per le ospiti
che seguiamo con amore da vari anni.
Ci siamo divisi i compiti per
l’organizzazione, chi ha preparato i salatini, chi la pizza, chi le
torte e alle 15 tutto era pronto
nel salone per festeggiare con
Suor Eugenia le nonnine e le ragazze che vivono nel Reparto.
Hanno tutte dimostrato molto interesse e gioia per la festicciola mangiando con gusto tutto quello che abbiamo preparato e facendo vari bis....
Verso la fine della festa è
stato consegnato a ciascuna
ospite un dono ed è stato molto bello vedere nei loro occhi
la gioia della sorpresa mentre
si aprivano i pacchetti contenenti collane, bracciali e gioiel-
li vari... tutto ciò dimostra ancora una volta che a noi donne
i gioielli piacciono tanto a tutte
le età!
Le ospiti che seguiamo ci
hanno insegnato ancora una
volta che basta poco per farle
felici, dedicare loro qualche
Don Orione: e che la festa cominci.
ora, organizzare una merenda
con amore e questo ci deve
spronare a trascorrere più spesso un pomeriggio tutti insieme
in allegria.
Stefania
Festicciola nel reparto
San VincenZo
Ai
primi di maggio: festa di
reparto. Un’occasione per
tenere riunite le ospiti ed intrattenerle in vario modo, ed
anche per incontrarci tra volontarie. Una collega, entrando
in reparto, esclama spontaneamente: “Com’è bello vedere,
qui da noi, tante cappe rosa
tutte insieme!”. È vero, i rapporti tra noi, cordiali da anni, si
sono rafforzati col passare del
tempo.
Ci guardiamo attorno: le nostre amiche-ospiti osservano un
po’ stupite l’insolita animazione. Molte di loro sono al S. Vincenzo da anni e ci dispiace vederle così invecchiate; vorremmo che fossero attive e capaci
d’interessi come una volta. Purtroppo le stagioni passate han
lasciato il segno. Tuttavia, mettendoci a cantare, riusciamo a
trascinare nell’improvvisato coro molte di queste nostre anziane amiche. Non importa se le
San Vincenzo: partecipare
malgrado le stagioni.
ercoledì 8 Giugno, pomeriggio. C’è aria di festa nel
reparto “Santa Caterina”:
tanta musica allegra, un gruppo nutrito di volontari, le ospiti
pronte a partecipare con entusiasmo. Le belle canzoni – anche se non proprio ... recentissime – hanno suscitato piacevoli ricordi (Wanda, ,per esempio, ha ricordato i bei tempi
della sua giovinezza ... ), e
qualche coro, magari non tanto “professionale”, ma tanto,
tanto spontaneo.
Alcune volontarie hanno
provveduto ad addolcire il pomeriggio con torte, canestrelli,
caramelle, cioccolatini e bibite
rinfrescanti. Ma il più “gettonato” è stato certamente il ge-
voci sono un po’ stentate ed i
canti appartenenti ad un repertorio ormai dimenticato. L’importante è partecipare.
L’atmosfera va riscaldandosi
soprattutto con la distribuzione
di bibite e di appetitose golosità: focaccia alla salvia, pizzette, dolci di vario tipo (tra cui una
torta di “alta pasticceria”). I parenti delle ospiti si uniscono alla
festicciola con sentita partecipazione ... . Il tempo scorre in
fretta; non si riesce nemmeno
ad organizzare un gioco o a
preparare uno scherzo ... .
Usciamo, noi colleghe, in
gruppo, scambiandoci impressioni e abbozzando qualche
idea per la prossima volta. Dopo
un incontro, interessante e vivace, con la capo-responsabile
Adriana usciamo soddisfatte. La
nostra cordialità è testimone
d’uno stato d’animo particolarmente sereno e lietamente
espansivo. Eravamo venute per
“dare”: come spesso succede
abbiamo finito col “ricevere” ... .
Marisa
lato (quante ospiti hanno richiesto il bis? Mah! Ho perso il
conto ... ).
Non è mancato neppure il
servizio fotografico, realizzato
da Adriana, che certo merita il
titolo di “fotografa ad honorem”! Né si può dimenticare la
collaborazione cortese e competente di tutto il personale,
cui va un sentito ringraziamento. Per concludere, una brevissima riflessione: per me, che
svolgo questo servizio da poco
tempo, è una grande gioia vedere la partecipazione serena
delle ospiti, incontrarmi con i
colleghi volontari, ma, soprattutto, sento di dovere io ringraziare tutti, perché proprio
questo servizio e questo ambiente mi hanno fatto capire
che si può sempre vivere la vita
con un sorriso, che illumina le
fatiche quotidiane e che nessuno potrà cancellare.
Rosanna M.
Un sorriso ad illuminare il quotidiano.
Festa al reparto Isola
C
hissà cosa avrebbe detto il
Prof. Isola nel vedere,
mercoledì 18 maggio, il
reparto a lui intestato in festa
per merito della fruttuosa collaborazione fra volontarie e
personale! Forse avrebbe partecipato con entusiasmo alla
vivace tombola che ha offerto
premi a tutte, o gustato briciole delle tante gustose torte
per non offendere nessuna
delle volenterose cuoche.
Magari avrebbe sorriso del
tempo che spendiamo per dividere insieme alle nostre
ospiti, ormai care amiche, la
gioia dei ritrovarci insieme per
scambiare un reciproco grazie.
Non c’è, poveretto: niente
torta né tombola. Ma è contento anche lui, in modo diverso.
Va in galera! (vita al Cottolengo)
11 CRONAC A
(I nomi sono di fantasia in parte mescolati per evitare di individuare i soggetti)
Un
altro punto di ritrovo
del mio mondo è la
chiesa. È in chiesa che convengono chi con me abita sotto il
medesimo tetto. Ci sono fior di
professoresse, donne di cultura, madri e nonne di famiglia,
gente che ha fatto della strada
nella vita ed altre che sono rimaste al palo per uno dei tanti
misteri che ci avvolgono. Tutti
abbiamo una caratteristica in
comune: il nostro avvenire lo
abbiamo alle spalle. Ma è commovente il ritrovarci insieme,
tra le braccia delle sacre colonne. Qualche volta vedo un noto direttore d’orchestra e son
preso non tanto della musica
che dirige, ma dal modo in cui
lo fa. Si agita, flette sulle gambe, fa torsioni col tronco ma, è
soprattutto la chioma che partecipa visceralmente alle emozioni. È morbida, flessuosa,
che par dipinta da Pier Della
Francesca: avverte anche l’impercettibile movimento delle
sopracciglia. Ma chi è questo
direttore d’orchestra a confronto di Aurora? Quando l’organo attacca un canto ella
prende il braccio di Mario o
dell’Anna o di tutti e due e comincia a dimenarli e a sbatacchiarli sulla tavoletta della carrozzella, seguendo a modo
suo il ritmo. Ogni tanto interviene con un grido che per lei
è la più alta espressione di
compiacimento. Quando attaccano “Noi vogliam Dio” e il
ritmo si fa marziale, quelle
braccia diventano mulinelli impazziti: sembra l’attacco finale
al Palazzo d’Inverno dei Romanov. Il bavaglino che ha davanti è la terza vittima del raptus
eroico. Se le dici qualcosa lei risponde: “Va in galera!” In alternativa “Va a lavorare!” e accompagna l’imperativo con
epiteti irripetibili. Chissà le ri-
sate lassù tra il coro degli angeli! A funzione finita ti guarda
come dire: “C’è più niente?”.
Nella parte diametralmente
opposta di solito staziona Pierina che mi da il suo consenso
per imbrattare il foglio. Ella
porta con grande dignità i suoi
limiti fisici. Deve mettersi sempre delle gonne abbondanti
per nascondere l’aggeggio
che le tiene più salda la gamba
che ella si porta a spasso. Dà il
braccio alla suora e pian piano
si muove. Con gli occhi par
chiedere scusa a tutti della sua
lentezza. Spesso la sorprendo
parlottare confidenzialmente
con la suora. Di che cosa parlerà? Non è difficile indovinare.
“Pierina, non correre!”, le dico
per incoraggiarla a prendere
sorridendo la sua disgrazia. Lei
non se ne ha a male, anzi, si
aspetta che glielo dica tutte le
volte che l’incontro. Mi guarda
e non me lo dice, ma lo pensa
che sono una birba. Scompare
dentro l’ascensore portandosi
dentro i suoi sogni.
E non è finita.
Davanti all’ambone si assestano come la falange macedone anzi, essendo tutte carrozzate, come una unità di carri falcati persiani quattro bei tipi. Sono lì quasi a prender nota di quanto dirò nella predica.
C’è l’Anna a bocca aperta che
non aspetta altro che il momento della comunione. Allora
comincia a sobbalzare con frenesia. Io attendo l’attimo giusto per deporle nella bocca
mai ferma un frammento di
Ostia. Qualcuno avrà da ridire,
ma io penso che Gesù stia meglio con lei che nella pisside
del tabernacolo. C’è la Teresa.
Sa tutte le preghiere e tutte le
strofe dei canti del tempo
avanti Cristo. Per forza: ha sessantasei anni ed è da noi da ol-
tre trenta. “Sono nata il tre ottobre e sono entrata qui il tre
ottobre”. Sbaglia, ma glielo lascio credere. Le chiedo perché
proprio il tre ottobre? Non sa
che è il giorno di Santa Teresa,
proprio come l’hanno chiamata. Va là Teresa, che non avremo paura di rimanere a secco a
metà di un canto, ci sarai sempre tu a suggerirci il seguito.
La terza è la Giuseppina. È
la vice superiora perché suor
Michelina, con lei in reparto,
può stare tranquilla: non si
muove una foglia senza che lei
non lo venga a sapere. Canta e
prega a squarciagola e parte
sempre con due sillabe di vantaggio: un modo come un altro
per imporre la sua autorità.
L’ultima a chiudere la falange è
la Giuliana che sorride sempre
con dolcezza; la bocca spalancata e due occhi pieni di stupore. Ora è stata ingaggiata
nel laboratorio ed è sempre intenta a carteggiare. Chi viene
a visitare il laboratorio si rende
conto che i nostri oggetti sono
veramente artigianali: basta
osservare la Giuliana prestatrice d’opera altamente specializzata.
Per imbastire la predica ho
scomodato esegesi e concordanze bibliche; ho fatto scorribande in qualche manuale di
predicazione, ho spiluccato articoletti di giornali e, prima di
finire, guardo il mio pubblico,
Anna, Teresa, Giuseppina, Giuliana e tutte le altre e dico “Sia
lodato Gesù Cristo”. Non mi
chiedo neppure perché debba
lodarlo; perché è evidente: mi
ha dato da arringare le sue
truppe scelte d’assalto, anche
se ho più di un dubbio di essere stato capito. Che m’importa! Se ci sono loro va tutto bene.
G.C.
Festa del Papa e di “Viva i Nonni 2005”
omenica 19 Giugno al Paverano si è celebrata la Giornata di preghiera – la festa del Papa – secondo la Regola dei Figli
della Divina Provvidenza che
fanno del Papa il loro Credo come ci insegna la vita di San Luigi Orione.
Al mattino tutta la Comunità
del Paverano si è riunita per la
solenne Concelebrazione presieduta dal Direttore Don Germano Corona.
Il piazzale, sotto lo sguardo
sorridente del nostro Padre
Don Orione, si è riempito di
ospiti, anche in carrozzella, accompagnate dai nostri Volontari, dalle animatrici e da fedeli
amici.
Abbiamo vissuto un intenso
momento di preghiera per il Papa Benedetto XVI, la cui immagine era posta accanto all’altare. Al termine, in clima della Festa di “Viva i Nonni”, si è svolto
un breve programma di canti e
danze per introdurci allo spettacolo del pomeriggio.
Al Teatro Von Pauer è stato
organizzato il IV “Festival Canoro Don Orione” abbinato agli
anziani ricchi di anni e di esperienze.
Tra i Nonni: la Signora Adriana Giorgi, maestra di musica,
D
19 giugno a Paverano. Festa del Papa e coro.
avviata al canto delle lodi del Signore da Don Sterpi nel lontano 1945.
Il Signor Orazio Diamante
nativo di Gela approdato a Genova nel 1937 a fare il pastaio e
calzolaio; ora è ospite della casa
Moresco di Bogliasco circondato da figli, nipoti e pronipoti cui
offre ancora tanta forza e coraggio.
E ancora Maria Bambina
Intermezzo cantato e ballato
L’IstitutodiCastagnaaRomail28e29giugno
per “la Festa del Papa”
enova ore 17. Tutto sembra
pronto per la partenza di domani ... direzione Roma per la
Festa del Papa organizzata dall’Opera di Don Orione nella ricorrenza dei Santi Pietro e Paolo.
28 giugno ore 6 del mattino
ora siamo veramente pronti per
partire.
Ci siamo svegliati tutti presto
e dopo la preghiera recitata dal
nostro Direttore Don Parodi, ci
appisoliamo per un po’ allietati
dal nostro Gianluca, il più piccolo del gruppo!
Abbiamo anche altri amici da
recuperare a Perolla, ma riusciamo ad arrivare in orario nel nostro albergo nelle vicinanze di
Roma. Ci sistemiamo nelle ca-
G
Fontana ospite del Paverano
dal lontano 1938 accolta da
Don Orione stesso, esempio di
attività – imboccava le amiche e
sempre ordinava il reparto –
malgrado i suoi gravi limiti. Insieme a tante altre nostre ospiti
alle quali insieme alla motivazione di elogio è stato offerta la
medaglia ricordo.
Lo spettacolo è proseguito
sotto la guida di Don Ferdinando e la Giuria per stabilire il migliore dei Cantanti che è risultata la Signora Paola Alberghi collaboratrice nel Reparto San Vincenzo.
Il Direttore al termine ha ringraziato tutti i partecipanti:
Nonni, Cantanti e i generosi
sponsors: Onama, Credito Bergamasco, Omniser, Ing. Ottonello, Endofap Liguria e la Fenice, dando fin d’ora appuntamento al prossimo anno.
Viva i nonni
Adriana Giorgi
mega nonna,
i cantanti vincenti.
Mariolino,
da Bogliasco,
a Don Corona:
“Fatti da parte,
ora comando io!”
BOSCHETTO
Centro diurno
per anziani
Don Ferdinando Dall’Ovo
L’ANTICA ABBAZIA
DEL BOSCHETTO
DELL’OPERA DON ORIONE
Il complesso dell’Abbazia sorge nella località del Boschetto di
Genova Cornigliano. Il “Boschetto” definiva nel 1300 una zona
disseminata di torri, palazzi e ville
caratterizzata dalla presenza di
un boschetto di cui esistono ancore le tracce. La prima chiesetta
venne affidata intorno al 1400 ai
Benedettini che la trasformarono
in una chiesa conventuale, venne
poi aggiunto il grande complesso del monastero.
Nel 1960 il complesso passa
alla Congregazione Piccola Opera della Divina Provvidenza di
Don Orione che ospitò la casa di
accoglienza. Attualmente l’Abbazia offre i suoi spazi per svolgere attività culturali quali
conferenze, mostre,
concerti. Inoltre nella
Foresteria si offre un
servizio di accoglienza in camere di diverse tipologie, rivolto a
lavoratori che si trovano occasionalmente a Genova e a quanti vengono
per visitare l’Abbazia o partecipare ad eventi che si svolgono all’interno della stessa.
Per informazioni:
Tel: 010.7490815 oppure Fax:
010.7406097
e-mail: [email protected]
IL CENTRO DIURNO
Inserito all’interno dell’Abbazia dell’Opera don Orione il Centro Diurno nasce dall’esigenza di
creare uno spazio di incontro e di
servizi destinato alle persone anziane e alle loro famiglie. In
un’ottica di integrazione vera e
di pedagogia territoriale, ossia rivolta alle persone e ai loro bisogni, si va a collocare il Centro
Diurno Boschetto. Diviene uno
spazio di socializzazione e ricreazione che rende l’anziano protagonista del proprio tempo in
quanto persona capace di “progettarsi”. In un ambiente sereno
la persona trova spazio per il
mantenimento e sviluppo delle
proprie capacità.
• Attività di riattivazione motoria, orientamento alla realtà,
rinforzo dell’identità, musicoterapia
• Attività ricreative e animative
• Assistenza infermieristica e
geriatrica, rinforzo delle autonomie personali, bagno assistito,
parrucchiere, podologo
• Servizio mensa e Trasporto
• Consulenza e sostegno alle
famiglie: orientamento nel mondo dei servizi dedicati agli anziani, incontri e dibattiti sui temi inerenti la Terza età.
mere e pranziamo per riprendere subito il cammino verso il
centro città. L’appuntamento è
l’aula Paolo VI per dare inizio alla festa intitolata “Tanti cuori attorno al Papa, messaggero di
pace”.
Gli striscioni riempiono la sala e tutti ci guardiamo intorno
per vedere facce conosciute
della grande famiglia orionina.
Il pubblico ha salutato il Papa
con un grande caloroso applauso e gli striscioni hanno di nuovo riempito di colori la stupenda sala.
Dopo la cerimonia del martedì, le celebrazioni per la Festa
del Papa sono proseguite mercoledì mattina con la Messa in
Santa Maria degli Angeli e la reIL PERSONALE
E L’ASSISTENZA
Lavorare con e per gli anziani
non significa imporre progetti
senza prendere in considerazione
attitudini, desideri, interessi e
motivazioni degli anziani stessi.
Il lavoro dell’equipe multidisciplinare del centro sarà dunque
adattare e ricalibrare modelli,
nell’ottica della ricerca-azione:
rendere la persona protagonista
del proprio progetto di vita. Solo
così l’azione diviene scientifica e
professionale.
Le attività ricreative-animative, occupazionali e riabilitative
del centro diurno svolgono un
ruolo fondamentale in quanto
possono intervenire e avere efficacia di prevenzione di quei processi degenerativi, psicologici e
motori, caratteristici della terza
età. Fulcro del lavoro del personale specializzato è il benessere
della persona, il raggiungimento
e/o il mantenimento della sua autonomia, e dare un costante e attento sostegno alla famiglia, rendendola partecipe di tutto il processo di presa in carico della persona.
DONO SOCIETÀ
COOPERATIVA SOCIALE
La Dono Società Cooperativa
Sociale è la realizzazione della
vocazione di un gruppo di persone, tutte impegnate nel campo dell’educazione, della riabilitazione e dell’assistenza. L’impegno di ciascuno di loro è la volontà di portare nel mondo lavorativo il carisma di San Luigi
Orione.
La Cooperativa nasce giuridicamente il 25 marzo 1999. Già
dall’inizio ha cercato di ... “porsi
alla testa dei tempi...” (per parafrasare il Fondatore dell’Opera,
volendo configurare con forza il
progetto educativo ed assistenziale da attuare nelle singole
realtà che avrebbe gestito sempre nell’ottica di una progettazione partecipata ed individualizzata.
Dono Società Cooperativa Sociale
Sede Legale
Via A.G. Barrili, 8/44
E-mail: [email protected]
CENTRO DIURNO
Via al Boschetto, 29
Tel. 010.7490899 oppure 347.1441502
cita dell’Angelus e naturalmente, c’eravamo anche noi, nonostante il gran caldo.
È la mattina di giovedì ... si fa
colazione, si preparano i bagagli, Barbara e Mario fanno il solito appello che ci tormenta da
giorni e si parte per Perolla dove ci aspetta un lauto pranzo
preparato dagli amici rimasti a
casa!
L’accoglienza è veramente
calorosa e mentre si aspetta di
sedere a tavola si curiosa in giro.
Ci sono i cinghialini e le paperette che attirano l’attenzione di tutti, il buon vino fatto da
loro (naturalmente non ce ne
andiamo a mani vuote!).
Finito il pranzo, si canta tutti
insieme ma arriva il momento
dei saluti con un po’ di malinconia perché abbiamo conosciuto
docente; sempre presenti,
inoltre, corsi di pittura e disegno, decoupage, cartonaggio,
decorazione su stoffa e vetro,
creazione di gioielli.
L’area lingue oltre ai “tradizionali” corsi di inglese, francese, spagnolo e tedesco da
quest’anno propone i più originali corsi di arabo, polacco,
russo.
Da non perdere sono i corsi
dedicati alla nostra Genova:
“Andar per carruggi” è un invito a intraprendere insieme un
affascinante viaggio nel cuore
dei nuovi amici e chissà quando
li rivedremo! Magari a Roma il
prossimo anno!
L’animatrice
Barbara Parasiliti
Incominciate la vostra avventura insieme a noi...
Le nostre proposte formative vogliono essere uno “stimolo culturale” in grado di promuovere bisogni educativi in
quelle persone che per pigrizia
o perché in possesso di poche
informazioni pensano che la loro voglia di sapere non possa
essere coltivata e alimentata.
Proposte interessanti ci sono per tutti giovani, adulti, anziani, casalinghe, pensionati...
L’area informatica ripropone, visto il successo dello scorso anno, “Informatica per casalinghe” corso base e, per i
più esperti, corso avanzato; chi
desideri perfezionare le proprie conoscenze potrà sceglie-
contri, dibattiti ... associarsi
vuol dire far parte dell’elite di
quei cittadini che hanno deciso
“di non smettere mai d’imparare” ...
Le novità non finiscono qui,
altre si potranno trovare consultando il libretto disponibile
gratuitamente presso la nostra sede
... VI ASPETTIAMO
IN VIA CELLINI 17 DA LUNEDI’ A VENERDI’ IN ORARIO
8.30-12.30 14.00-17.30
15 IN MEMORIA
UNIVERSITÀ POPOLARE DON ORIONE
Anno accademico 2005-2006
Un nuovo anno accademico
è alle porte ... l’Università Popolare anche quest’anno vi dà
la possibilità di scegliere tra
tante nuove proposte e iniziative, ognuno troverà quella che
fa per sé!
Per chi ancora non ci conoscesse l’Università Popolare
concorre alla realizzazione di
iniziative di incontro, di dibattito, di informazione e di formazione, promuovendo l’educazione degli adulti con corsi, seminari, conferenze e quant’altro fosse necessario per dotare
il territorio di un’offerta formativa aperta a tutti i cittadini a
prezzi davvero concorrenziali.
della città ricercando gli scorci
inconsueti e i paesaggi più
suggestivi, “Alla scoperta della
nostra città...” per conoscerne
la storia e le bellezze artistiche.
Inoltre è sempre possibile
attivare percorsi individuali di
lingue e informatica, permettendo un apprendimento personalizzato nei tempi e mirato
nei programmi.
Vogliamo avvicinare un numero sempre maggiore di cittadini all’UPDOGE, perché oltre ai corsi è possibile partecipare visite guidate, feste, in-
re tra corsi di posta elettronica,
internet, autocad, dreamweaver, fotoritocco, HTML...
Proposte curiose ci sono
nell’area cultura e benessere
dove oltre ai consolidati corsi
di iridologia e fiori di Bach, potrete scegliere tra corsi di aromaterapia, autodifesa, neorealismo, poesia del 900, storia
dell’arte, espressione creativa,
letteratura poliziesca...
L’area manualità, viste le
tante richieste, propone il corso “Dipingiamo insieme” dando la possibilità di lavorare in
compagnia perfezionando e
arricchendo le varie tecniche
pittoriche sotto la giuda del
Raccomandiamo alle preghiere dei nostri lettori gli amici, i benefattori e gli assistiti
mancati da poco o dei quali ricorre l’anniversario della morte: sig.a Caterina Pedemonte,
sig.a Elisa Pescetto in Capurro,
avv. Domingo Rapallo, mons.
Raffaellangelo Palazzi, sig.a
Edelweiss Mark, sig.a Fiorentina Rossi Magna, sig.a Nelide
Questa, don Alberto Zambarbieri, sig. Nilo Pozzi, sig.a Rachele Prestini, suor M. Onoria,
sig. Domenico Carpi, sig. Pietro Ravano, don Mario Schiavini, sig. Giovanni Battista Franzoni, suor M. Cesaria, sig.a
Ines Vegni Minoliti, suor M.
Antonia, dott. Santino Richeri,
can. Elia Marini, don Giuseppe
Dutto, sig.a Lolla Marchese,
sig.a Maria Lanza, sig.a Caterina Sappa, cav. rag. Enrico De
Lucchi, sig.a Angela Scrollavezza, asp. Mauro Montagna,
sig. Raffaele Poggio, sig.a Maria Brindasso, suor M. Placida,
don Valdemaro Boggiano Pico, sig. Tito Gherardi, sig.a
Maria Rivelli ved. Aureli, sig.a
Rachele Sciaccaluga, don Giuseppe Masiero, don Angelo Riva, sig. Antonio Rossi, suor M.
Gaetana, sig. Luigi Bacigalupo,
cav. Giuseppe Capurro, sig.a
Tina Accame, suor M. Eufrasia,
sig.a Maria Figari, sig. Giuseppe Macciò, don Severino Ghiglione, sig. Ambrogio Salviati,
sig.a Artemisia Soracco ved.
Veloce, sig.a Germaine Clerc,
sig. Virgilio Schiavini, prof. Leonardo Grossi, don Pietro Boselli, comm. G.B. Chiarella,
sig.a Paola Solenghi, sig.a
Adele Carbone, com.te Giuseppe Bancalari, suor M. Deodata, sig. Angelo Mantelli,
sig.a Giovanna Gambaro Ravano, sig.a Anita Serra Galli, sig.a
Mania De Veris, sig. Guido
Sammito, dott. Silvio Patrone,
fratel Ambrogio Pavesi, m.se
Mingo Raggio, suor M. Germana, sig. Vincenzo De Marco,
don Pietro Parodi, padre Raffaele Giachino, sig. Angelo Tononi, sig. Duilio Bellomo, sig.a
Vincenzina Galluccio, sig. Ugo
Cannella, sig. Guglielmo Cortemiglia, ing. Luigi Voena, sig.a
Adelina Torre in Sammito, sig.
Alessandro Bertuzzo, sig. Pietro Schiavini, sig.a Antonietta
Avanzino, sig.a Maria Salviati,
sig.a Anna Piazza ved. Arena,
sig.a Raimondina Cervetti,
dott. Giovanni Casaccia, don
Albino Cesaro, prof. Luigi Rolla, sig. Domenico Canepa,
prof. dott. Felice Geriola, sig.a
Luigia Folcio ved. Turati, sig.a
Adalgisa Speroni, don Pietro
Andreani, don Giuseppe Nava,
dott. Agostino Cogorno, sig.
Luigi Ameri, dott. Ubaldo Zoboli, prof. Maura Faraggi, cap.
Giuseppe Caruso, sig.a Benedetta Ravenna, avv. Giuseppe
Garaventa, c.te Camillo Gigli
Molinari, sig. Filippo Borni,
sig.a Dina Gandilio, don Giuseppe Granelli, comm. rag.
Ferdinando Francardo, sig.a
Santa Chiappori, sig.a Angela
Guazzone Ghiazza, cav. Armando Ferrari, sig. Giacomo
Bernardi, sig.a Elena Costa,
sig.a Evelina Tanfulla ved. Canini, sig.a Lilla Lopez de Gonzalo, sig. Vittorio Dapelo, don
Giuseppe Aureli, sig.a Linda
D’Ancona, Asp. Alfredo Divano, sig.a Maria Bambina Fontana, sig.a Maria Meloni, sig.a
Erminia Masnata, sig.a Maddalena Ravaglia, sig.a Teresa Andronaco, sig.a Michelina Benzan, sig.a Vanda Caviglia, sig.a
Pasqualina Bignasco, sig. Antonino Saba.
16
COME AIU TARE IL PICCOLO COTTOLENGO
AULE (€ 500)
(concorre all’ordinaria manutenzione delle sedi dei Piccoli Cottolengo)
BORSA MISSIONARIA (€ 250)
(concorre all’acquisto di materiale – protesi, carrozzelle, ecc. - per le missioni)
ROMILDA PIETRAFRACCIA SANGUINETI – il figlio ing. Manlio Pietrafraccia
MARIA EUGENIA PIETRAFRACCIA – il fratello ing. Manlio Pietrafraccia
BORSA FARMACEUTICA (€ 200)
(concorre all’acquisto di medicinali, protesi e presidi sanitari ai nostri ospiti)
BORSA DI STUDIO (€ 100)
(concorre a mantenere agli studi chi si prepara alla vita religiosa)
MARIA TI COSTA – la sig.a Bernadette Costa
Famiglia BROZZI GAVAZZI – il sig. Augusto Brozzi
BORSA DI PANE (€ 75)
(integra la retta di chi non riesce ad arrivare alla quota stabilita)
LETTINI (€ 50)
(per la biancheria e il vestiario degli ospiti)
San LUIGI ORIONE – (2) la sig.a Maria Scuderi
BERTIN RIVARA – la sig.a Fulvia Salvi
ALESSANDRO TRAVI – il papà Francesco
San LUIGI ORIONE – il sig. Pasquale Serrano
ROBERTO SGUANCI – la famiglia Donato
San LUIGI ORIONE – (2) la sig.a Maria Scuderi
SANTO e AMALIA – A.M.R.
San LUIGI ORIONE – la sig.a Santina Martini Gerardi
GIUSEPPE GENTILE – Paolo Maria Gentile
MARIA LUISA BOZZO CEVASCO – le famiglie Cattani e Martinelli
EMANUELA POSELLI SIRCHIA – le famiglie Cattani e Martinelli
San LUIGI ORIONE – l’avv. Filippo De Gregori
BANCHI (€ 25)
(serve per l’acquisto e il riordino delle suppellettili)
San LUIGI ORIONE – il sig. Renato Giomarelli
ANNA CAROSSINO ved. DRAGO – la sig.a Rosetta Filippini
San LUIGI ORIONE – la sig.a Patrizia Cerasoli
PER DONAZIONI E LASCITI
Chi volesse disporre di donazioni, lasciti o
espressioni di liberalità a favore dell’Istituto è
pregato di farlo usando esclusivamente la seguente dicitura: «Lascio (o Dono) alla Provincia
Religiosa San Benedetto – Piccolo Cottolengo
di Don Orione con sede in Genova - Via Paverano 55 - per le proprie finalità caritative e assistenziali in Genova. Per maggiori informazioni
e/o chiarimenti rivolgersi all’Ufficio Tecnico Successioni: telefoni 010/5229343 - 010/5229313.
Rivista inviata a nome dei nostri assistiti
in omaggio a benefattori, simpatizzanti, amici
e a quanti ne facciano richiesta.
16143 GENOVA - Via Paverano, 55
Tel. 010/5229.1 - Conto Cor. Post. N. 00201160
Autorizz. della Cancelleria del Trib. di Tortona
in data 26-6-'61 - n. 42 del Reg.
Direttore: Don GERMANO CORONA
([email protected])
Responsabile: Sac. Carlo Matricardi
Realizzazione a cura della
Editrice Velar - Gorle (Bergamo)
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Paverano Ventennale della Visita di Giovanni Paolo II