Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 nº 46) art. 1, comma 2, DCB Bergamo Anno XLIV - N. 8 Ottobre 2005 Spedito nel mese di ottobre 2005 Paverano Ventennale della Visita di Giovanni Paolo II 2005 anno della Eucaristia Eucaristia: il mio sacramento 2 A MOTIVI lmeno: dovrebbe esserlo. Gesù prepara alla grande il dono del suo corpo e del suo sangue facendolo precedere dalla moltiplicazione dei pani e da un discorso da manuale. Prima di compiere il miracolo, Gesù chiede agli apostoli di dare loro stessi il cibo alla folla. Bella pretesa! Essi si barcamenano dicendo di un ragazzetto che aveva cinque pani d’orzo e due pesci. Gesù li prese e con quelli sfamò tutti i presenti. Dove e come sarà finito quel giovinetto? Avrà seguito Gesù o sarà stato a far confusione sotto la tribuna di Pilato quando lo volevano morto? E quanta strada avrà mai fatto col timore magari di doversi ancora privare del suo pane!? Come capita a me. Mi ritrovo davanti al tabernacolo e mi rivedo ragazzetto con la miseria di neanche cinque pani d’orzo: una miseria che Gli è venuta comoda. Ma quanta strada mi ha fatto fare, accidenti! E che fatica ora cavar della mia bisaccia l’ultimo pane d’orzo! Ma Quello, Quello del tabernacolo, è ancora lì che chiede, come ai discepoli presso il lago di Tiberiade: “Non hai qualcosa da mangiare?”. Ma ha sempre fame Quello lì? Allora l’Eucaristia è il mio sacramento perché è l’incontro di due affamati: lui ed io. Non per niente è chiamata “viatico”, ossia il cibo che serve per il viaggio. È bello essere in due a consumare qualcosa per riprendere il cammino. “Accontentati del Dio della tua vita e taci. Se a qualcuno non basta Dio, quale altra realtà potrà mai bastargli nella comunità, nel mondo?”, ripeto a me stesso, rifacendomi a K. Barth. A mia volta lo dico a Lui, a Gesù: “Accontentati di me e taci”. Certamente Gesù è unico col Padre e con lo Spirito; certamente è l’unico figlio di una Madre unica; certamente è l’anima della sua Chiesa; certamente è al centro di Dio: nulla esiste senza di Lui; tutto per merito di lui; tutto è suo. Ma questo Lui adesso è lì, davanti a me, nell’eucaristia e vuole soltanto me. Gli altri aspettino. Stanchi, col morale a pezzi, i due discepoli di Emmaus vengono raggiunti dal Pellegrino che apre loro il cuore. Quando fa per andarsene gli dicono: “Resta con noi, le ombre della sera si allungano”. Nell’intimità di quella cena si sono sentiti rinascere. Cari fratelli che mi leggete, da un po’ di tempo vedo l’ombra della mia sera allungarsi ed allora, quando alzo il calice consacrato, mi aggrappo al gambo: se fa tanto di andare troppo su, mi dovrà tirar dietro perché non lo mollo. Ma che cosa dico al mio Sacramento? Farfuglio, ciàcolo senza capo né coda. La colpa alla fin fine è sua, di Gesù. Ti va ad inventare un sacramento durante la cena! Di che cosa si chiacchiera durante una cena? Certo: quando dico messa ho bellissime preghiere e delle sintesi meravigliose di teologia e di ascetica, capaci di incantarti. Se poi ho la disgrazia di trovare dei brani di letture pieni di linch, come si dice oggi, c’è tanto da fare un pontificale tutte le volte. Ma ho pure tanta discrezionalità che lo riempio col mio niente. Nello stemma del nuovo Papa c’è anche l’orso di San Corbiniano, fondatore della diocesi di Monaco di Baviera. Dovendo andare a Roma il santo preparò il cavallo. Nella notte l’orso glielo sbranò ed egli lo punì imponendogli il basto e cavalcandolo fino alla meta, dove lo lasciò libero. Commenta il Papa: “Io ho portato il mio bagaglio a Roma e ormai da diversi anni cammino col mio carico per le strade della Città Eterna. Quando sarò lasciato libero, non lo so, ma so che anche per me vale: “Sono divenuto una bestia da soma e proprio così io sono vicino a te”. Appro- 3 vo a due mani perché mi sento interpretato. Arrangiando il salmista dico: “Di te ha sete l’anima mia; a te anela la mia carne come terra deserta, arida, senz’acqua. La tua grazia vale più della vita, le mie labbra diranno la tua lode. Così ti benedirò finché io viva, nel tuo nome alzerò le mie mani. Mi sazierò come a lauto convito e con voci di gioia ti loderà la mia bocca. Nel mio giaciglio di te mi ricordo; tu sei stato il mio aiuto; esulto di gioia all’ombra delle tue ali. A te si stringe l’anima mia, la forza della tua destra mi sostiene”. È il mio sacramento. Dopo i giorni di eroici furori, durante i quali Elia ha fatto sfracelli, egli si sente quasi afflosciare: non ha più la carica e vien preso da un immenso senso di smarrimento. Scappa nel deserto, vuole lasciarsi andare e, mentre dorme, un angelo lo sveglia e gli dice per due volte “Alzati e mangia!”. Riluttante il vecchio leone obbedisce e si sente rifluire la voglia di vivere. Capita a me tutte le volte che vado a rapporto da Lui, in chiesa. G.C. Domenica 30 ottobre, ore 10 Raduno Amici a Paverano INCONTRI Celebrerà la S. Messa e presiederà la successiva assemblea il Rev.mo Don SILVESTRO SOWIZDRZAL Consigliere Generale che ha accettato con molta gioia di essere in mezzo a noi. E quale occasione migliore? Il 22 settembre di vent’anni fa Giovanni Paolo II (polacco, suo conterraneo) visitava il Paverano. Desideriamo farne memoria per il cuore di chi visse l’evento. Chi desidera fermarsi a pranzo ricordi di prenotarsi almeno tre giorni prima al Tel. 0105229334. Sabato 5 novembre, ore 10,30 Santa Messa al Cimitero Monumentale di Staglieno in suffragio degli Amici e Benefattori defunti Si rinnova il tradizionale gesto di riconoscenza del Piccolo Cottolengo Genovese per quanti con esso hanno cooperato a “servire negli uomini il Figlio dell’Uomo”. Con San Luigi Orione apriamo gli occhi alla luce della fede per riconoscere che “la terra dei morti è la terra della speranza, in cui la croce sta per guardia e il cielo per volta”. ✆ Attenzione All’Istituto di QUARTO-CASTAGNA sono cambiati i numeri di telefono. Ora sono: Tel. 010-8598001 – Fax 010-8598099 Ed è ivi variato anche il Direttore. Ora è Don Giannino Malaman. A lui i nostri migliori auguri. 4 PER NON DIMENTIC ARE Confidando di fare cosa gradita, riportiamo dal bollettino Amici di ottobre 1984 Discrs del Nella chiesa dell’istituto, nel momento in cui la visita del S. Padre a Paverano si concludeva, dopo le parole di saluto del Direttore Generale, il Papa rivolgeva agli ospiti del Piccolo Cottolengo e a tutta la famiglia di Don Orione, le seguenti preziose parole. Sia lodato Gesù Cristo LA GIOIA DI QUESTO INCONTRO che ho vivamente desiderato vuole esprimersi prima di tutto attraverso i saluti. Con piena effusione di cuore vi saluto e idealmente abbraccio tutti ad uno ad uno, carissimi fratelli e sorelle variamente provati dalla malattia e dalla infermità ospiti dei diciotto distinti reparti che formano il vasto complesso di questa benemerita istituzione e quanti sono accolti nelle altre quattro sedi di cui si compone il Piccolo Cottolengo di Genova. Nel farmi prossimo a ciascuno di voi, mi inchino commosso dinanzi al vostro dolore e vi invoco dalla bontà del Signore ogni consolazione in conformità ai bisogni e ai desideri che custodite nell’anima. Mi è caro parimenti rivolgere il mio cordiale saluto a coloro che si prodigano nella vostra assistenza, medici, infermieri, inservienti, volontari, impiegati e in modo particolare ai Religiosi e Religiose della Piccola Opera della Divina Provvidenza che tra queste mura con apprezzata dedizione rendono costantemente viva la presenza del loro grande pastore, il Beato Luigi Orione. Snt Pdre Qui invero tutto parla di Lui, dell’umile e fervido sacerdote che nel 1933 fondò e aprì personalmente l’Istituto Paverano, a conforto dei fratelli più poveri e bisognosi, quasi all’ombra del Santuario di Nostra Signora della Guardia, dopo aver trascorso una notte in preghiera dinanzi alla cappella dell’Apparizione. In questo centro, come negli istituti ad esso collegati, rivive il genio della carità che in Don Orione si tradusse, come peculiare carisma, nella fiducia nella Divina Provvidenza. Si respira così un clima di intensa spiritualità, di quella spiritualità tanto eloquente che nasce dal dolore accettato nella luce di Cristo Crocifisso e inserita nel misterioso disegno di Dio, il quale, nella sua insondabile grandezza di cuore, tutto conduce a buon fine. Poiché Dio «non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande» (A. Manzoni, I Promessi Sposi, VIII). «Nulla è più caro al Signore che la fiducia in Lui. E noi vorremmo avere una fede, un coraggio, una confidenza tanto grande, quanto è grande il cuore di Gesù, che ne è il fondamento»: così scriveva Don Orione da Buenos Aires dando vita al Piccolo Cottolengo nella capitale argentina. E insisteva: «Il Piccolo Cottolengo si regge in Domino, sulla fede; vive in Domino, della Divina Provvidenza e della vostra generosità; si governa in Domino, cioè con la carità di Cristo ... Tutto dipende dalla Divina Provvidenza: chi fa tutto è la Divina Provvidenza e la carità di cuori misericordiosi, mossi dal desiderio di fare il bene, come il Vangelo insegna, a quelli che ne hanno più bisogno». Se il Paverano si è sviluppato fino ad essere oggi il più grande Istituto del genere in Liguria, con una popolazione che supera complessivamente il migliaio, dotato di moderne strutture sanitarie, è anche perché Genova ha fatto proprio l’insegnamento e l’esempio di Don Orione, ed ha efficacemente collaborato con la Provvidenza. Io sono particolarmente lieto di rendere omaggio alla generosità dei Genovesi, nella certezza che essa continuerà ad espandersi in una sempre più ampia dilatazione di carità. Il retaggio spirituale dell’insigne sacerdote, che ho avuto il privilegio di ascrivere nell’Albo dei Beati, costituisce uno stimolo speciale a che l’assistenza sia sempre scrupolosamente praticata come esercizio di quella sublime carità che è medicina delle anime ed alleata al sollievo delle membra sofferenti. In una memorabile conferenza tenuta all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano nel dicembre 1937, Don Orione ebbe queste appassionate e ferme espressioni: «Nel più misero degli uomini brilla l’immagine di Dio: siamo apostoli di carità ... Seminiamo a larga mano sui nostri passi opere di carità e di amore; asciughiamo le lacrime di chi piange; sentiamo il grido angoscioso di tanti nostri fratelli che soffrono e anelano a Cristo; andiamo loro incontro da buoni samaritani». Sono parole di grande attualità. Esse anticipano una delle più profonde dimensioni del Concilio Vaticano II, che Paolo VI condensò sagacemente nella formula «Per conoscere l’uomo bisogna conoscere Dio». «Se noi ricordiamo – affermò quel mio indimenticabile Predecessore – come nel volto d’ogni uomo, specialmente se reso trasparente dalle sue lacrime e dai suoi dolori, possiamo e dobbiamo ravvisare il volto di Cristo..., e se nel volto di Cristo possiamo e dobbiamo ravvisare il volto del Padre celeste ... il nostro umanesimo si fa cristianesimo e il nostro cristianesimo si fa teocentrico; tanto che possiamo altresì enunciare: per conoscere Dio bisogna conoscere l’uomo » (Insegnamenti di Paolo VI, III, 1965, p. 731). Nella densità di questi concetti si profila con chiarezza il valore umano e cristiano di ogni sofferenza, e, d’altra parte, l’obiettivo finale di chi alle umane sofferenze si accosta con lo spirito del Samaritano. Qui con voi, sotto il tetto del vostro dolore, amatissimi ammalati, quelle parole di Paolo VI, che formano una parte cospicua della eredità del Concilio, avvicinate agli aneliti di Don Orione, assumono nell’a- nima mia vibrazioni particolari. Venti anni fa le ascoltai come uno dei padri conciliari. Oggi vado dispiegando l’impegno di approfondirne l’applicazione come Pastore della Chiesa universale. Perciò, mentre addito a voi, nelle angustie della malattia o dell’infermità, le alte mète della fede, vi domando anche di essermi vicini spiritualmente, offrendo le vostre sofferenze come preghiera vissuta, con la particolare intenzione di ottenere dal Signore che il prossimo Sinodo straordinario dei Vescovi favorisca «l’ulteriore approfondimento e il costante inserimento del Vaticano II nella vita della Chiesa, alla luce anche delle nuove esigenze» (O. R. 27-1-1985), come precisai all’atto dell’indizione il 25 gennaio scorso. In tale fiducia, rinnovandovi i miei affettuosi sentimenti, imparto di cuore la Benedizione Apostolica, propiziatrice di ogni desiderato bene. Prima di impartire la benedizione ha detto ancora: Il Superiore generale mi ha incoraggiato a parlare, anche in polacco, perché ci sono presenti qui alcuni miei connazionali, un gruppo di circa cin- 7 quanta persone. Voglio dire loro, nella nostra lingua, quello che si riferisce alla circostanza di essere nella Casa di Don Orione. E in polacco ha proseguito: Carissimi Fratelli e Sorelle! È giusto che siate venuti qui. Qui siete vicini ad un grande amico della Polonia e dei polacchi. Don Orione è uno di quei figli della terra italiana e uno di quei grandi figli della Chiesa, che capiva bene la grande e difficile missione del nostro popolo e la espresse in diversi momenti, specie in momenti difficili e decisivi per la nostra patria. Fu sempre vicino a noi. La sua opera si sviluppa in Polonia. Ne sono testimonianza le vocazioni alla Congregazione del Beato Don Orione. C’è l’Arcivescovo Bronislaw Dabrowski, segretario dell’Epi- COSTRUIAMO INSIEME scopato Polacco, qui presente. In questo luogo vi auguro che la via, che ci conduce «dalla terra italiana a quella polacca» – come cantiamo nell’inno nazionale – sia sempre per voi aperta. Aperta non solo per i vostri cuori, ma anche per il vostro destino. Non può mancare posto in Polonia per i polacchi. Ora vi unisco tutti a questa benedizione che concluderà il discorso rivolto all’Istituto intero, nel quale ci troviamo. Chiesa di San Giovanni Battista Ricordiamo che, partecipando a questa iniziativa, il nome dell’offerente, la cifra e il nome dell’eventuale persona che si intende ricordare saranno scritti su apposite cartoline (foto a lato) ed inserite in una nicchia murata nell’abside. Per le offerte oltre i 500 € è prevista la scritta su lapidi di marmo, che saranno collocate sulle pareti della chiesa, del nome di un proprio caro o di se stessi. Nella rubrica detti nomi appariranno in neretto. Fondo precedente FERRANDO Susanna, a ricordo di Vincenzo e Mimma Bongioanni MENINI Eleonora TOCCO Anna N. N. ROSA GIOVANNA PINASCO – i familiari LAGOMARSINO Maria Teresa BORZONE MORERA Gabriella, a ricordo dei propri cari defunti DE MARZIANI rag. Carlo SATTA Roberto BORZONE MORERA Gabriella, a ricordo del nonno G.B. Sartori Totale € 176.353,28 100,00 25,00 20,00 15,00 614,40 50,00 15,00 25,00 100,00 15,00 € 177.332,68 Festa di reparto a “Santa Caterina” M Festa nel reparto Don Orione G iovedì 28 aprile noi volontari del Reparto Don Orione abbiamo organizzato una festa-merenda per le ospiti che seguiamo con amore da vari anni. Ci siamo divisi i compiti per l’organizzazione, chi ha preparato i salatini, chi la pizza, chi le torte e alle 15 tutto era pronto nel salone per festeggiare con Suor Eugenia le nonnine e le ragazze che vivono nel Reparto. Hanno tutte dimostrato molto interesse e gioia per la festicciola mangiando con gusto tutto quello che abbiamo preparato e facendo vari bis.... Verso la fine della festa è stato consegnato a ciascuna ospite un dono ed è stato molto bello vedere nei loro occhi la gioia della sorpresa mentre si aprivano i pacchetti contenenti collane, bracciali e gioiel- li vari... tutto ciò dimostra ancora una volta che a noi donne i gioielli piacciono tanto a tutte le età! Le ospiti che seguiamo ci hanno insegnato ancora una volta che basta poco per farle felici, dedicare loro qualche Don Orione: e che la festa cominci. ora, organizzare una merenda con amore e questo ci deve spronare a trascorrere più spesso un pomeriggio tutti insieme in allegria. Stefania Festicciola nel reparto San VincenZo Ai primi di maggio: festa di reparto. Un’occasione per tenere riunite le ospiti ed intrattenerle in vario modo, ed anche per incontrarci tra volontarie. Una collega, entrando in reparto, esclama spontaneamente: “Com’è bello vedere, qui da noi, tante cappe rosa tutte insieme!”. È vero, i rapporti tra noi, cordiali da anni, si sono rafforzati col passare del tempo. Ci guardiamo attorno: le nostre amiche-ospiti osservano un po’ stupite l’insolita animazione. Molte di loro sono al S. Vincenzo da anni e ci dispiace vederle così invecchiate; vorremmo che fossero attive e capaci d’interessi come una volta. Purtroppo le stagioni passate han lasciato il segno. Tuttavia, mettendoci a cantare, riusciamo a trascinare nell’improvvisato coro molte di queste nostre anziane amiche. Non importa se le San Vincenzo: partecipare malgrado le stagioni. ercoledì 8 Giugno, pomeriggio. C’è aria di festa nel reparto “Santa Caterina”: tanta musica allegra, un gruppo nutrito di volontari, le ospiti pronte a partecipare con entusiasmo. Le belle canzoni – anche se non proprio ... recentissime – hanno suscitato piacevoli ricordi (Wanda, ,per esempio, ha ricordato i bei tempi della sua giovinezza ... ), e qualche coro, magari non tanto “professionale”, ma tanto, tanto spontaneo. Alcune volontarie hanno provveduto ad addolcire il pomeriggio con torte, canestrelli, caramelle, cioccolatini e bibite rinfrescanti. Ma il più “gettonato” è stato certamente il ge- voci sono un po’ stentate ed i canti appartenenti ad un repertorio ormai dimenticato. L’importante è partecipare. L’atmosfera va riscaldandosi soprattutto con la distribuzione di bibite e di appetitose golosità: focaccia alla salvia, pizzette, dolci di vario tipo (tra cui una torta di “alta pasticceria”). I parenti delle ospiti si uniscono alla festicciola con sentita partecipazione ... . Il tempo scorre in fretta; non si riesce nemmeno ad organizzare un gioco o a preparare uno scherzo ... . Usciamo, noi colleghe, in gruppo, scambiandoci impressioni e abbozzando qualche idea per la prossima volta. Dopo un incontro, interessante e vivace, con la capo-responsabile Adriana usciamo soddisfatte. La nostra cordialità è testimone d’uno stato d’animo particolarmente sereno e lietamente espansivo. Eravamo venute per “dare”: come spesso succede abbiamo finito col “ricevere” ... . Marisa lato (quante ospiti hanno richiesto il bis? Mah! Ho perso il conto ... ). Non è mancato neppure il servizio fotografico, realizzato da Adriana, che certo merita il titolo di “fotografa ad honorem”! Né si può dimenticare la collaborazione cortese e competente di tutto il personale, cui va un sentito ringraziamento. Per concludere, una brevissima riflessione: per me, che svolgo questo servizio da poco tempo, è una grande gioia vedere la partecipazione serena delle ospiti, incontrarmi con i colleghi volontari, ma, soprattutto, sento di dovere io ringraziare tutti, perché proprio questo servizio e questo ambiente mi hanno fatto capire che si può sempre vivere la vita con un sorriso, che illumina le fatiche quotidiane e che nessuno potrà cancellare. Rosanna M. Un sorriso ad illuminare il quotidiano. Festa al reparto Isola C hissà cosa avrebbe detto il Prof. Isola nel vedere, mercoledì 18 maggio, il reparto a lui intestato in festa per merito della fruttuosa collaborazione fra volontarie e personale! Forse avrebbe partecipato con entusiasmo alla vivace tombola che ha offerto premi a tutte, o gustato briciole delle tante gustose torte per non offendere nessuna delle volenterose cuoche. Magari avrebbe sorriso del tempo che spendiamo per dividere insieme alle nostre ospiti, ormai care amiche, la gioia dei ritrovarci insieme per scambiare un reciproco grazie. Non c’è, poveretto: niente torta né tombola. Ma è contento anche lui, in modo diverso. Va in galera! (vita al Cottolengo) 11 CRONAC A (I nomi sono di fantasia in parte mescolati per evitare di individuare i soggetti) Un altro punto di ritrovo del mio mondo è la chiesa. È in chiesa che convengono chi con me abita sotto il medesimo tetto. Ci sono fior di professoresse, donne di cultura, madri e nonne di famiglia, gente che ha fatto della strada nella vita ed altre che sono rimaste al palo per uno dei tanti misteri che ci avvolgono. Tutti abbiamo una caratteristica in comune: il nostro avvenire lo abbiamo alle spalle. Ma è commovente il ritrovarci insieme, tra le braccia delle sacre colonne. Qualche volta vedo un noto direttore d’orchestra e son preso non tanto della musica che dirige, ma dal modo in cui lo fa. Si agita, flette sulle gambe, fa torsioni col tronco ma, è soprattutto la chioma che partecipa visceralmente alle emozioni. È morbida, flessuosa, che par dipinta da Pier Della Francesca: avverte anche l’impercettibile movimento delle sopracciglia. Ma chi è questo direttore d’orchestra a confronto di Aurora? Quando l’organo attacca un canto ella prende il braccio di Mario o dell’Anna o di tutti e due e comincia a dimenarli e a sbatacchiarli sulla tavoletta della carrozzella, seguendo a modo suo il ritmo. Ogni tanto interviene con un grido che per lei è la più alta espressione di compiacimento. Quando attaccano “Noi vogliam Dio” e il ritmo si fa marziale, quelle braccia diventano mulinelli impazziti: sembra l’attacco finale al Palazzo d’Inverno dei Romanov. Il bavaglino che ha davanti è la terza vittima del raptus eroico. Se le dici qualcosa lei risponde: “Va in galera!” In alternativa “Va a lavorare!” e accompagna l’imperativo con epiteti irripetibili. Chissà le ri- sate lassù tra il coro degli angeli! A funzione finita ti guarda come dire: “C’è più niente?”. Nella parte diametralmente opposta di solito staziona Pierina che mi da il suo consenso per imbrattare il foglio. Ella porta con grande dignità i suoi limiti fisici. Deve mettersi sempre delle gonne abbondanti per nascondere l’aggeggio che le tiene più salda la gamba che ella si porta a spasso. Dà il braccio alla suora e pian piano si muove. Con gli occhi par chiedere scusa a tutti della sua lentezza. Spesso la sorprendo parlottare confidenzialmente con la suora. Di che cosa parlerà? Non è difficile indovinare. “Pierina, non correre!”, le dico per incoraggiarla a prendere sorridendo la sua disgrazia. Lei non se ne ha a male, anzi, si aspetta che glielo dica tutte le volte che l’incontro. Mi guarda e non me lo dice, ma lo pensa che sono una birba. Scompare dentro l’ascensore portandosi dentro i suoi sogni. E non è finita. Davanti all’ambone si assestano come la falange macedone anzi, essendo tutte carrozzate, come una unità di carri falcati persiani quattro bei tipi. Sono lì quasi a prender nota di quanto dirò nella predica. C’è l’Anna a bocca aperta che non aspetta altro che il momento della comunione. Allora comincia a sobbalzare con frenesia. Io attendo l’attimo giusto per deporle nella bocca mai ferma un frammento di Ostia. Qualcuno avrà da ridire, ma io penso che Gesù stia meglio con lei che nella pisside del tabernacolo. C’è la Teresa. Sa tutte le preghiere e tutte le strofe dei canti del tempo avanti Cristo. Per forza: ha sessantasei anni ed è da noi da ol- tre trenta. “Sono nata il tre ottobre e sono entrata qui il tre ottobre”. Sbaglia, ma glielo lascio credere. Le chiedo perché proprio il tre ottobre? Non sa che è il giorno di Santa Teresa, proprio come l’hanno chiamata. Va là Teresa, che non avremo paura di rimanere a secco a metà di un canto, ci sarai sempre tu a suggerirci il seguito. La terza è la Giuseppina. È la vice superiora perché suor Michelina, con lei in reparto, può stare tranquilla: non si muove una foglia senza che lei non lo venga a sapere. Canta e prega a squarciagola e parte sempre con due sillabe di vantaggio: un modo come un altro per imporre la sua autorità. L’ultima a chiudere la falange è la Giuliana che sorride sempre con dolcezza; la bocca spalancata e due occhi pieni di stupore. Ora è stata ingaggiata nel laboratorio ed è sempre intenta a carteggiare. Chi viene a visitare il laboratorio si rende conto che i nostri oggetti sono veramente artigianali: basta osservare la Giuliana prestatrice d’opera altamente specializzata. Per imbastire la predica ho scomodato esegesi e concordanze bibliche; ho fatto scorribande in qualche manuale di predicazione, ho spiluccato articoletti di giornali e, prima di finire, guardo il mio pubblico, Anna, Teresa, Giuseppina, Giuliana e tutte le altre e dico “Sia lodato Gesù Cristo”. Non mi chiedo neppure perché debba lodarlo; perché è evidente: mi ha dato da arringare le sue truppe scelte d’assalto, anche se ho più di un dubbio di essere stato capito. Che m’importa! Se ci sono loro va tutto bene. G.C. Festa del Papa e di “Viva i Nonni 2005” omenica 19 Giugno al Paverano si è celebrata la Giornata di preghiera – la festa del Papa – secondo la Regola dei Figli della Divina Provvidenza che fanno del Papa il loro Credo come ci insegna la vita di San Luigi Orione. Al mattino tutta la Comunità del Paverano si è riunita per la solenne Concelebrazione presieduta dal Direttore Don Germano Corona. Il piazzale, sotto lo sguardo sorridente del nostro Padre Don Orione, si è riempito di ospiti, anche in carrozzella, accompagnate dai nostri Volontari, dalle animatrici e da fedeli amici. Abbiamo vissuto un intenso momento di preghiera per il Papa Benedetto XVI, la cui immagine era posta accanto all’altare. Al termine, in clima della Festa di “Viva i Nonni”, si è svolto un breve programma di canti e danze per introdurci allo spettacolo del pomeriggio. Al Teatro Von Pauer è stato organizzato il IV “Festival Canoro Don Orione” abbinato agli anziani ricchi di anni e di esperienze. Tra i Nonni: la Signora Adriana Giorgi, maestra di musica, D 19 giugno a Paverano. Festa del Papa e coro. avviata al canto delle lodi del Signore da Don Sterpi nel lontano 1945. Il Signor Orazio Diamante nativo di Gela approdato a Genova nel 1937 a fare il pastaio e calzolaio; ora è ospite della casa Moresco di Bogliasco circondato da figli, nipoti e pronipoti cui offre ancora tanta forza e coraggio. E ancora Maria Bambina Intermezzo cantato e ballato L’IstitutodiCastagnaaRomail28e29giugno per “la Festa del Papa” enova ore 17. Tutto sembra pronto per la partenza di domani ... direzione Roma per la Festa del Papa organizzata dall’Opera di Don Orione nella ricorrenza dei Santi Pietro e Paolo. 28 giugno ore 6 del mattino ora siamo veramente pronti per partire. Ci siamo svegliati tutti presto e dopo la preghiera recitata dal nostro Direttore Don Parodi, ci appisoliamo per un po’ allietati dal nostro Gianluca, il più piccolo del gruppo! Abbiamo anche altri amici da recuperare a Perolla, ma riusciamo ad arrivare in orario nel nostro albergo nelle vicinanze di Roma. Ci sistemiamo nelle ca- G Fontana ospite del Paverano dal lontano 1938 accolta da Don Orione stesso, esempio di attività – imboccava le amiche e sempre ordinava il reparto – malgrado i suoi gravi limiti. Insieme a tante altre nostre ospiti alle quali insieme alla motivazione di elogio è stato offerta la medaglia ricordo. Lo spettacolo è proseguito sotto la guida di Don Ferdinando e la Giuria per stabilire il migliore dei Cantanti che è risultata la Signora Paola Alberghi collaboratrice nel Reparto San Vincenzo. Il Direttore al termine ha ringraziato tutti i partecipanti: Nonni, Cantanti e i generosi sponsors: Onama, Credito Bergamasco, Omniser, Ing. Ottonello, Endofap Liguria e la Fenice, dando fin d’ora appuntamento al prossimo anno. Viva i nonni Adriana Giorgi mega nonna, i cantanti vincenti. Mariolino, da Bogliasco, a Don Corona: “Fatti da parte, ora comando io!” BOSCHETTO Centro diurno per anziani Don Ferdinando Dall’Ovo L’ANTICA ABBAZIA DEL BOSCHETTO DELL’OPERA DON ORIONE Il complesso dell’Abbazia sorge nella località del Boschetto di Genova Cornigliano. Il “Boschetto” definiva nel 1300 una zona disseminata di torri, palazzi e ville caratterizzata dalla presenza di un boschetto di cui esistono ancore le tracce. La prima chiesetta venne affidata intorno al 1400 ai Benedettini che la trasformarono in una chiesa conventuale, venne poi aggiunto il grande complesso del monastero. Nel 1960 il complesso passa alla Congregazione Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione che ospitò la casa di accoglienza. Attualmente l’Abbazia offre i suoi spazi per svolgere attività culturali quali conferenze, mostre, concerti. Inoltre nella Foresteria si offre un servizio di accoglienza in camere di diverse tipologie, rivolto a lavoratori che si trovano occasionalmente a Genova e a quanti vengono per visitare l’Abbazia o partecipare ad eventi che si svolgono all’interno della stessa. Per informazioni: Tel: 010.7490815 oppure Fax: 010.7406097 e-mail: [email protected] IL CENTRO DIURNO Inserito all’interno dell’Abbazia dell’Opera don Orione il Centro Diurno nasce dall’esigenza di creare uno spazio di incontro e di servizi destinato alle persone anziane e alle loro famiglie. In un’ottica di integrazione vera e di pedagogia territoriale, ossia rivolta alle persone e ai loro bisogni, si va a collocare il Centro Diurno Boschetto. Diviene uno spazio di socializzazione e ricreazione che rende l’anziano protagonista del proprio tempo in quanto persona capace di “progettarsi”. In un ambiente sereno la persona trova spazio per il mantenimento e sviluppo delle proprie capacità. • Attività di riattivazione motoria, orientamento alla realtà, rinforzo dell’identità, musicoterapia • Attività ricreative e animative • Assistenza infermieristica e geriatrica, rinforzo delle autonomie personali, bagno assistito, parrucchiere, podologo • Servizio mensa e Trasporto • Consulenza e sostegno alle famiglie: orientamento nel mondo dei servizi dedicati agli anziani, incontri e dibattiti sui temi inerenti la Terza età. mere e pranziamo per riprendere subito il cammino verso il centro città. L’appuntamento è l’aula Paolo VI per dare inizio alla festa intitolata “Tanti cuori attorno al Papa, messaggero di pace”. Gli striscioni riempiono la sala e tutti ci guardiamo intorno per vedere facce conosciute della grande famiglia orionina. Il pubblico ha salutato il Papa con un grande caloroso applauso e gli striscioni hanno di nuovo riempito di colori la stupenda sala. Dopo la cerimonia del martedì, le celebrazioni per la Festa del Papa sono proseguite mercoledì mattina con la Messa in Santa Maria degli Angeli e la reIL PERSONALE E L’ASSISTENZA Lavorare con e per gli anziani non significa imporre progetti senza prendere in considerazione attitudini, desideri, interessi e motivazioni degli anziani stessi. Il lavoro dell’equipe multidisciplinare del centro sarà dunque adattare e ricalibrare modelli, nell’ottica della ricerca-azione: rendere la persona protagonista del proprio progetto di vita. Solo così l’azione diviene scientifica e professionale. Le attività ricreative-animative, occupazionali e riabilitative del centro diurno svolgono un ruolo fondamentale in quanto possono intervenire e avere efficacia di prevenzione di quei processi degenerativi, psicologici e motori, caratteristici della terza età. Fulcro del lavoro del personale specializzato è il benessere della persona, il raggiungimento e/o il mantenimento della sua autonomia, e dare un costante e attento sostegno alla famiglia, rendendola partecipe di tutto il processo di presa in carico della persona. DONO SOCIETÀ COOPERATIVA SOCIALE La Dono Società Cooperativa Sociale è la realizzazione della vocazione di un gruppo di persone, tutte impegnate nel campo dell’educazione, della riabilitazione e dell’assistenza. L’impegno di ciascuno di loro è la volontà di portare nel mondo lavorativo il carisma di San Luigi Orione. La Cooperativa nasce giuridicamente il 25 marzo 1999. Già dall’inizio ha cercato di ... “porsi alla testa dei tempi...” (per parafrasare il Fondatore dell’Opera, volendo configurare con forza il progetto educativo ed assistenziale da attuare nelle singole realtà che avrebbe gestito sempre nell’ottica di una progettazione partecipata ed individualizzata. Dono Società Cooperativa Sociale Sede Legale Via A.G. Barrili, 8/44 E-mail: [email protected] CENTRO DIURNO Via al Boschetto, 29 Tel. 010.7490899 oppure 347.1441502 cita dell’Angelus e naturalmente, c’eravamo anche noi, nonostante il gran caldo. È la mattina di giovedì ... si fa colazione, si preparano i bagagli, Barbara e Mario fanno il solito appello che ci tormenta da giorni e si parte per Perolla dove ci aspetta un lauto pranzo preparato dagli amici rimasti a casa! L’accoglienza è veramente calorosa e mentre si aspetta di sedere a tavola si curiosa in giro. Ci sono i cinghialini e le paperette che attirano l’attenzione di tutti, il buon vino fatto da loro (naturalmente non ce ne andiamo a mani vuote!). Finito il pranzo, si canta tutti insieme ma arriva il momento dei saluti con un po’ di malinconia perché abbiamo conosciuto docente; sempre presenti, inoltre, corsi di pittura e disegno, decoupage, cartonaggio, decorazione su stoffa e vetro, creazione di gioielli. L’area lingue oltre ai “tradizionali” corsi di inglese, francese, spagnolo e tedesco da quest’anno propone i più originali corsi di arabo, polacco, russo. Da non perdere sono i corsi dedicati alla nostra Genova: “Andar per carruggi” è un invito a intraprendere insieme un affascinante viaggio nel cuore dei nuovi amici e chissà quando li rivedremo! Magari a Roma il prossimo anno! L’animatrice Barbara Parasiliti Incominciate la vostra avventura insieme a noi... Le nostre proposte formative vogliono essere uno “stimolo culturale” in grado di promuovere bisogni educativi in quelle persone che per pigrizia o perché in possesso di poche informazioni pensano che la loro voglia di sapere non possa essere coltivata e alimentata. Proposte interessanti ci sono per tutti giovani, adulti, anziani, casalinghe, pensionati... L’area informatica ripropone, visto il successo dello scorso anno, “Informatica per casalinghe” corso base e, per i più esperti, corso avanzato; chi desideri perfezionare le proprie conoscenze potrà sceglie- contri, dibattiti ... associarsi vuol dire far parte dell’elite di quei cittadini che hanno deciso “di non smettere mai d’imparare” ... Le novità non finiscono qui, altre si potranno trovare consultando il libretto disponibile gratuitamente presso la nostra sede ... VI ASPETTIAMO IN VIA CELLINI 17 DA LUNEDI’ A VENERDI’ IN ORARIO 8.30-12.30 14.00-17.30 15 IN MEMORIA UNIVERSITÀ POPOLARE DON ORIONE Anno accademico 2005-2006 Un nuovo anno accademico è alle porte ... l’Università Popolare anche quest’anno vi dà la possibilità di scegliere tra tante nuove proposte e iniziative, ognuno troverà quella che fa per sé! Per chi ancora non ci conoscesse l’Università Popolare concorre alla realizzazione di iniziative di incontro, di dibattito, di informazione e di formazione, promuovendo l’educazione degli adulti con corsi, seminari, conferenze e quant’altro fosse necessario per dotare il territorio di un’offerta formativa aperta a tutti i cittadini a prezzi davvero concorrenziali. della città ricercando gli scorci inconsueti e i paesaggi più suggestivi, “Alla scoperta della nostra città...” per conoscerne la storia e le bellezze artistiche. Inoltre è sempre possibile attivare percorsi individuali di lingue e informatica, permettendo un apprendimento personalizzato nei tempi e mirato nei programmi. Vogliamo avvicinare un numero sempre maggiore di cittadini all’UPDOGE, perché oltre ai corsi è possibile partecipare visite guidate, feste, in- re tra corsi di posta elettronica, internet, autocad, dreamweaver, fotoritocco, HTML... Proposte curiose ci sono nell’area cultura e benessere dove oltre ai consolidati corsi di iridologia e fiori di Bach, potrete scegliere tra corsi di aromaterapia, autodifesa, neorealismo, poesia del 900, storia dell’arte, espressione creativa, letteratura poliziesca... L’area manualità, viste le tante richieste, propone il corso “Dipingiamo insieme” dando la possibilità di lavorare in compagnia perfezionando e arricchendo le varie tecniche pittoriche sotto la giuda del Raccomandiamo alle preghiere dei nostri lettori gli amici, i benefattori e gli assistiti mancati da poco o dei quali ricorre l’anniversario della morte: sig.a Caterina Pedemonte, sig.a Elisa Pescetto in Capurro, avv. Domingo Rapallo, mons. Raffaellangelo Palazzi, sig.a Edelweiss Mark, sig.a Fiorentina Rossi Magna, sig.a Nelide Questa, don Alberto Zambarbieri, sig. Nilo Pozzi, sig.a Rachele Prestini, suor M. Onoria, sig. Domenico Carpi, sig. Pietro Ravano, don Mario Schiavini, sig. Giovanni Battista Franzoni, suor M. Cesaria, sig.a Ines Vegni Minoliti, suor M. Antonia, dott. Santino Richeri, can. Elia Marini, don Giuseppe Dutto, sig.a Lolla Marchese, sig.a Maria Lanza, sig.a Caterina Sappa, cav. rag. Enrico De Lucchi, sig.a Angela Scrollavezza, asp. Mauro Montagna, sig. Raffaele Poggio, sig.a Maria Brindasso, suor M. Placida, don Valdemaro Boggiano Pico, sig. Tito Gherardi, sig.a Maria Rivelli ved. Aureli, sig.a Rachele Sciaccaluga, don Giuseppe Masiero, don Angelo Riva, sig. Antonio Rossi, suor M. Gaetana, sig. Luigi Bacigalupo, cav. Giuseppe Capurro, sig.a Tina Accame, suor M. Eufrasia, sig.a Maria Figari, sig. Giuseppe Macciò, don Severino Ghiglione, sig. Ambrogio Salviati, sig.a Artemisia Soracco ved. Veloce, sig.a Germaine Clerc, sig. Virgilio Schiavini, prof. Leonardo Grossi, don Pietro Boselli, comm. G.B. Chiarella, sig.a Paola Solenghi, sig.a Adele Carbone, com.te Giuseppe Bancalari, suor M. Deodata, sig. Angelo Mantelli, sig.a Giovanna Gambaro Ravano, sig.a Anita Serra Galli, sig.a Mania De Veris, sig. Guido Sammito, dott. Silvio Patrone, fratel Ambrogio Pavesi, m.se Mingo Raggio, suor M. Germana, sig. Vincenzo De Marco, don Pietro Parodi, padre Raffaele Giachino, sig. Angelo Tononi, sig. Duilio Bellomo, sig.a Vincenzina Galluccio, sig. Ugo Cannella, sig. Guglielmo Cortemiglia, ing. Luigi Voena, sig.a Adelina Torre in Sammito, sig. Alessandro Bertuzzo, sig. Pietro Schiavini, sig.a Antonietta Avanzino, sig.a Maria Salviati, sig.a Anna Piazza ved. Arena, sig.a Raimondina Cervetti, dott. Giovanni Casaccia, don Albino Cesaro, prof. Luigi Rolla, sig. Domenico Canepa, prof. dott. Felice Geriola, sig.a Luigia Folcio ved. Turati, sig.a Adalgisa Speroni, don Pietro Andreani, don Giuseppe Nava, dott. Agostino Cogorno, sig. Luigi Ameri, dott. Ubaldo Zoboli, prof. Maura Faraggi, cap. Giuseppe Caruso, sig.a Benedetta Ravenna, avv. Giuseppe Garaventa, c.te Camillo Gigli Molinari, sig. Filippo Borni, sig.a Dina Gandilio, don Giuseppe Granelli, comm. rag. Ferdinando Francardo, sig.a Santa Chiappori, sig.a Angela Guazzone Ghiazza, cav. Armando Ferrari, sig. Giacomo Bernardi, sig.a Elena Costa, sig.a Evelina Tanfulla ved. Canini, sig.a Lilla Lopez de Gonzalo, sig. Vittorio Dapelo, don Giuseppe Aureli, sig.a Linda D’Ancona, Asp. Alfredo Divano, sig.a Maria Bambina Fontana, sig.a Maria Meloni, sig.a Erminia Masnata, sig.a Maddalena Ravaglia, sig.a Teresa Andronaco, sig.a Michelina Benzan, sig.a Vanda Caviglia, sig.a Pasqualina Bignasco, sig. Antonino Saba. 16 COME AIU TARE IL PICCOLO COTTOLENGO AULE (€ 500) (concorre all’ordinaria manutenzione delle sedi dei Piccoli Cottolengo) BORSA MISSIONARIA (€ 250) (concorre all’acquisto di materiale – protesi, carrozzelle, ecc. - per le missioni) ROMILDA PIETRAFRACCIA SANGUINETI – il figlio ing. Manlio Pietrafraccia MARIA EUGENIA PIETRAFRACCIA – il fratello ing. Manlio Pietrafraccia BORSA FARMACEUTICA (€ 200) (concorre all’acquisto di medicinali, protesi e presidi sanitari ai nostri ospiti) BORSA DI STUDIO (€ 100) (concorre a mantenere agli studi chi si prepara alla vita religiosa) MARIA TI COSTA – la sig.a Bernadette Costa Famiglia BROZZI GAVAZZI – il sig. Augusto Brozzi BORSA DI PANE (€ 75) (integra la retta di chi non riesce ad arrivare alla quota stabilita) LETTINI (€ 50) (per la biancheria e il vestiario degli ospiti) San LUIGI ORIONE – (2) la sig.a Maria Scuderi BERTIN RIVARA – la sig.a Fulvia Salvi ALESSANDRO TRAVI – il papà Francesco San LUIGI ORIONE – il sig. Pasquale Serrano ROBERTO SGUANCI – la famiglia Donato San LUIGI ORIONE – (2) la sig.a Maria Scuderi SANTO e AMALIA – A.M.R. San LUIGI ORIONE – la sig.a Santina Martini Gerardi GIUSEPPE GENTILE – Paolo Maria Gentile MARIA LUISA BOZZO CEVASCO – le famiglie Cattani e Martinelli EMANUELA POSELLI SIRCHIA – le famiglie Cattani e Martinelli San LUIGI ORIONE – l’avv. Filippo De Gregori BANCHI (€ 25) (serve per l’acquisto e il riordino delle suppellettili) San LUIGI ORIONE – il sig. Renato Giomarelli ANNA CAROSSINO ved. DRAGO – la sig.a Rosetta Filippini San LUIGI ORIONE – la sig.a Patrizia Cerasoli PER DONAZIONI E LASCITI Chi volesse disporre di donazioni, lasciti o espressioni di liberalità a favore dell’Istituto è pregato di farlo usando esclusivamente la seguente dicitura: «Lascio (o Dono) alla Provincia Religiosa San Benedetto – Piccolo Cottolengo di Don Orione con sede in Genova - Via Paverano 55 - per le proprie finalità caritative e assistenziali in Genova. Per maggiori informazioni e/o chiarimenti rivolgersi all’Ufficio Tecnico Successioni: telefoni 010/5229343 - 010/5229313. Rivista inviata a nome dei nostri assistiti in omaggio a benefattori, simpatizzanti, amici e a quanti ne facciano richiesta. 16143 GENOVA - Via Paverano, 55 Tel. 010/5229.1 - Conto Cor. Post. N. 00201160 Autorizz. della Cancelleria del Trib. di Tortona in data 26-6-'61 - n. 42 del Reg. Direttore: Don GERMANO CORONA ([email protected]) Responsabile: Sac. Carlo Matricardi Realizzazione a cura della Editrice Velar - Gorle (Bergamo)