49 FEDIC, le persone e i fatti BERGAMO: L’AVVENTURA DA CINE CLUB A CINEVIDEO CLUB di Ermanno Comuzio e Pierantonio Leidi Se in ambito FEDIC si nomina Cineclub Bergamo il pensiero va a ritroso sino a Paolo Capoferri, se si parla di Cinevideo Club Bergamo, il referente è Pierantonio Leidi. Capoferri ha portato, per diversi anni il Club ai vertici della FEDIC, Leidi, dopo la pausa forzata degli Anni ’80, si è adoperato alla ricostruzione del “nuovo” Club con varie attività finalizzate alla divulgazione e promozione del cortometraggio. E’ interessante ripercorrere, gli stentati e pionieristici inizi fino alla triplice affermazione come miglior cineclub d’Italia, al Concorso nazionale di Montecatini, le classifiche sono significative: 1955, sedicesimo; 1956, decimo; 1957, quinto; 1958, secondo; 1959, primo; 1960, primo; 1961, primo; 1962, primo. Le opere di questi “giovani autori” hanno portato il nome di Bergamo, inserito nelle didascalie dei film, in tutto il mondo: Tokyo, Montreal, New York, Belgrado, Parigi, Madrid, Barcellona, Cannes, Helsinki, Copenaghen, Monaco, Londra, Varsavia, Moulhuse, Zurigo, Basilea, Carcassonne, Santiago del Cile, Buenos Aires, San Paolo, e tante altre città hanno ospitato serate e festival con le opere dei cineamatori bergamaschi. CRONACA E STORIA DELL’ATTIVITÀ Era l’anno 1952, un organismo di derivazione romana stava costruendo a Bergamo un nuovo moderno locale cinematografico, il San Marco. Il comm. Spiaggia, genero di Tito Marconi, presidente di Cinecittà e presidente della FEDIC, federazione che riuniva tutti i cineclub d’Italia allora in funzione, ebbe occasione di avvicinare l’architetto Tito Spini di Bergamo che subito si sentì stimolato da queste proposizioni, per cui si infervorò all’idea di costituire un fattivo circolo cinematografico che colmasse i vuoti lasciati da altre iniziative e/o cessate per diverse ragioni. L’idea circolò in un primo nucleo di amici, poi la parola passò da uno all’altro, finché si costituì un primo gruppo di entusiasti che decise di costituirsi ufficialmente in associazione e il 3 novembre del 1952, un gruppo di diciannove persone decise di costituire un Club di cineamatori, col nome di «Cineclub Bergamo», aderente alla FEDIC. I propositi erano grossi. Organizzare la proiezione di film, riunioni, conferenze, discussioni interessanti tra i cineamatori, allestire complessi tecnici da mettere a disposizione dei soci, creare una biblioteca e una cineteca, assistere detti soci ai concorsi nazionali ed internazionali ed appoggiarli nella realizzazione dei loro films; così si leggeva nell’atto di costituzione. Ma come «allestire complessi tecnici» se i fondatori non possedevano neppure la più ridotta delle macchine da presa a formato ridotto? Spini risolse questa prima necessità impellente recandosi a Roma nel gennaio del 1953 per presenziare all’Assemblea dei presidenti di Cine-Club e per perorare la causa del nuovissimo sodalizio, ricco d’entusiasmo ma non di «complessi tecnici». Gli fu assegnata una macchina da presa 16 mm., che Spini portò trionfalmente a Bergamo: il primo strumento indispensabile per l’inizio dell’attività, c’era! Tito Spini il collante tra Fedic e CCB La prima «uscita» pubblica, avvenne il 7 febbraio 1953, non ci sono ancora film bergamaschi da proiettare, per cui di ciò si incarica il Cineclub Milano. Di questo sodalizio sono presenti il presidente Leonida Gafforio (poi divenuto direttore della rivista “L’altro cinema»); il presidente onorario Darvino Battistella, prematuramente scomparso (al suo nome venne intitolata la Coppa destinata al miglior Cineclub d’Italia durante le competizioni di Montecatini, quella stessa Coppa assegnata per tre volte consecutive al nostro Cineclub); il regista Piero Lamperti, ed altri soci. Alla presenza di tutti i soci fondatori, vengono proiettati i seguenti corto: Il manichino ammalato e Quando l’uomo aiuta Madre Natura di Lamperti (Milano), Il viaggio di papà, di Traldi (Milano), Colori sul Lario di Rizzotti e De Paoli (Milano), Un’isola semplice di Nascimben (Treviso), e Absolve Domine, girato dal giovanissimo Jean-Gabriel Albicocco. 50 E finalmente, è il tempo dei primi film veramente “bergamaschi”. Ne fu primo autore il dott. Fredy Legler, industriale di Ponte S. Pietro, con un gruppo di sue opere girate «privatamente»: Volo sulle Alpi - Volo a New York e Racers a Sarnico (corsa motonautica del Sebino). Il Cineclub, dunque, c’era, e c’erano anche i primi film. La febbre di «fare del cinema» si impadronì di tutti i soci e sorsero i primi problemi: sapere come utilizzare la macchina da presa e riuscire a dividerla fra coloro che avanzavano la richiesta d’uso. Il socio Sandro Da Re (fotografo d’arte) fornì spiegazioni varie sul meccanismo della macchina, dal congegno di caricamento, all’uso con luce naturale e luce artificiale. Da Federico Rampini, che si era formato nel C.C.U. (Cineclub Universitario e che dopo lo scioglimento passò al CCB), appresero i primi rudimenti della macchina da presa e sul modo di eseguire le inquadrature. Gli “allievi”, intanto, si preparavano con esercitazioni e studi. In breve ecco i primi lavori: due documentari sportivi realizzati da Gianni Mantelli; seguirono Isola Tavolara, di Claudio Brazzola e Un giorno di sole di Osvaldo Prandoni. La lotta per accaparrarsi la macchina da presa proseguiva senza esclusione di colpi. L’aggeggio doveva essere prenotato per tempo e chi l’aveva in consegna doveva restituirlo entro un determinato periodo. I primi a lavorare secondo lo spirito «d’équipe», che doveva poi diventare la caratteristica principale del sodalizio, furono i due giovani Claudio Nani e Pino Vitali (figli d’arte: pittori e scultori ed artisti essi stessi). Per invogliare specialmente i novellini, nel febbraio del 1954 (a un anno e tre mesi dalla fondazione), fu dunque promulgato il primo dei Concorsi, riservato ai soci del Cineclub. Vi parteciparono coloro che si erano avvalsi della cinepresa in dotazione al sodalizio ed anche alcuni che potevano contare su una macchina di proprietà, come Capoferri (16mm,) e Antonio Salvi (8 mm.). Tra i “ragazzi di ieri” si notavano già nomi come: Romeo Fontana, Pino Vitali, Tito Spini, Piero Nava, Antonio Salvi, Romeo Fontana, Sandro Da Re e Paolo Capoferri. Dal concorso “in camera caritatis” al Concorso nazionale di Montecatini il passo non è stato né breve e né facile, ma il Cineclub Bergamo lo compì con baldanza. Giunto alla sua quinta edizione, il Concorso cineamatoriale di Montecatini si teneva quell’anno (1954) dal 4 al 10 luglio, e vedeva in lizza 220 film provenienti da tutta Italia. Il Cineclub Milano dominò, schiacciando superbamente ogni concorrenza: era il miglior cineclub, e dimostrava di saperlo. I risultati per Bergamo furono ovviamente modesti, ma il ghiaccio era rotto. La passione verso il cinema amatoriale non diminuiva anzi, la voglia di imparare, di conoscere il linguaggio filmico, non solo per fare cinema ma, soprattutto, per utilizzare questo strumento, come elemento di comunicazione, di espressione verso la società era tanta. E mentre ci si impegnava al Concorso Nazionale FEDIC di Montecatini, nascevano nel 1955 all’interno del C.C.B., grazie all’originale iniziativa del Presidente Capoferri, le «Cronache bergamasche». Una sorta di «cinegiornale» a carattere locale, sulla vita della città. Si trattava di girare un vero e proprio giornale filmato, che documentasse le principali attività della città (politica, cronaca, cultura, sport) e al tempo stesso servisse di esercizio ai soci i quali si sarebbero assunti un compito specifico e avrebbero lavorato insieme, con spirito d’«équipe». La proposta fu accettata con entusiasmo e subito furono divisi i compiti: Piero Nava si sarebbe assunto la sezione Sport, Sandro Da Re la Cronaca, Tito Spini la Cultura, Stefano Mosconi e lo stesso Paolo Capoferri avrebbero curato il montaggio del materiale girato, in seguito si aggiunse anche Federico Rampini. La politica intesa come tendenza partitica non fu presa in considerazione. I responsabili dell’iniziativa girarono in una sola settimana un primo numero piuttosto brillante e ben articolato che, dotato di un acconcio commento sonoro e montato con buon ritmo, fu presentato in pubblico nella seduta del 16 dicembre. Fu un successo che rinsaldò la volontà di proseguire nel cammino e che sarebbe servito a fissare per la prima volta su pellicola, sistematicamente gli aspetti più meritevoli della vita cittadina. Seguirono quindi altri numeri, nei quali trovarono spazio varie iniziative anche originali ma (non osservati con spirito frettoloso alla «Settimana 51 FEDIC, le persone e i fatti Incom») indagati nelle caratteristiche del loro lavoro e nella tecnica delle loro fatiche. Dopo sette numeri si pensò che al Comune avrebbe potuto interessare questa nuova forma di documentazione, per cui, attraverso il Consiglio Comunale, si arrivò al Sindaco che accettò di acquistare i servizi futuri, purché si fossero chiamati «Cronache del Comune». Sandro Da Re, Federico Rampini, Domenico Lucchetti, Piero Nava, Carlo Ciocca, Romeo Fontana, Tommaso Ghigliazza, Fausto Asperti con lo speaker Renato Cortesi si sono adoperati realizzando così una trentina di servizi dal 1958 al 1960. Se da un lato il Gruppo-Lavoro si era qualificato passando da una iniziativa privata e dilettantistica ad una realizzazione semi-professionale, non trascorse molto tempo che dalla Federazione Italiana dei Cineclub, arrivò tempestivamente un comunicato: “fate i cineamatori e soltanto i cineamatori” dissero a Roma e l’impegno con il Comune di Bergamo dovette smettere. Un’altra idea del Cineclub Bergamo ma che non vide la luce, causa una sovrapposizione di eventi, è stato il Festival Internazionale del Cinema d’Amatore. Se ne parlò per la prima volta nel 1957, si annunciò l’iniziativa, si presentò il bozzetto del Trofeo, il regolamento, si cercarono i patrocinatori, si reperirono i liquidi, si ottenne l’approvazione della FEDIC e l’adesione all’UNICA per la preparazione dei notiziari in varie lingue. Il Trofeo riproduceva l’Arlecchino (maschera bergamasca della Commedia dell’Arte), scultura artistica che era da attribuire alla migliore opera in Concorso (Arlecchino d’oro) e al secondo premio (l’Arlecchino d’argento). Tutto era ormai al nastro di partenza, quando si ebbe la notizia di un’altra iniziativa cinematografica, pure a carattere internazionale anche se rivolta al settore professionale, che avrebbe avuto Bergamo come sede: si trattava del Festival del Film d’Arte e sull’Arte. Così l’idea dovette essere accantonata per sempre. Le produzioni dei singoli autori come quelle in “équipe” continuavano con successo raggiungendo anno dopo anno il vertice di Montecatini con le opere: Bach di Rampini; Sette minuti di Capoferri; Noa Noa e Anima delle cose di Spini; Incontro con la luna di Bongiovanni e Asperti; Pensieri sull’abisso di Spini; L’album dei Mille di Fontana e Rampini; Tramonto all’alba di Bongiovanni, Capoferri, Rampini; e ancora Orzaiolo di Rampini con la moglie Rosi; Nati così di Funiciello; Sant’Agata di Aymon; La via crucis di Da Re, Rampini; A tuffo nell’oceano di Conghi. Naturalmente sono stati riportati gli autori relativi ai primi premi delle varie categorie ma altri soci del C.C. Bergamo hanno ottenuto importanti riconoscimenti ufficiali: Medaglie d’oro, d’argento, bronzo nonchè i Diplomi di 1°GRADO (in ordine alfabetico): Alfredo Buizza, Mario Coccoli, Romeo Fontana, Guido Francolini, Bruno Funiciello, Domenico Lucchetti, Gianni Mantelli, Gianni Montemezzi, Giacinto Muciaccia, Franco Offredi, Enrico Triaca, Gianpietro Trovesi. Nel 1961 Paolo Capoferri presidente del C.C.B. promuove col Patrocinio della FEDIC il «Convegno di studio sul cinema d’amatore». Tre giorni di «incontri - scontri» sotto il controllo di Claudio Bertieri presidente del Convegno con le discussioni sulle relazioni di Ezio Pecora, Tito Spini, Aldo Serio e Leonardo Autera. Alla riunione di aprile erano presenti: gli Osservatori Internazionali, la Stampa Nazionale, i Presidenti dei Cineclub, i Cineamatori. Sessantasei richieste di interventi, con una raccolta degli Atti del Convegno di 119 pagine. “Il convegno ha voluto essere una palestra che offrisse la possibilità di esprimere opinioni e idee da sottoporre al dibattito dei competenti e degli appassionati per contribuire a trovare un orientamento più aggiornato alle esigenze sociali del cinema amatoriale” Paolo Capoferri, dalla relazione finale del Convegno. I presidenti dal Cine Club al Cinevideo Club Bergamo 1952/1954 Tito Spini 1955 Osvaldo Prandoni 1956/1967 Paolo Capoferri 1968/1979 Pino Tiani 1980/1992 Paolo Galizzi dal 1993 Pierantonio Leidi Verso la fine degli Anni ‘60 Pino Tiani diviene il presidente del Cine Club. Un grande appassionato di cinema, 52 quella riscontrata anno dopo anno dall’attuale presidente Massimo Maisetti. Una persona disponibile e amica del Cinevideo Club Bergamo. Dagli Anni ’80 vi è stata una svolta decisiva nell’attività del Club: la collaborazione attiva con l’Unione Artigiani di Bergamo e Provincia per organizzare il Trofeo “Arti e Mestieri” (da questo momento il Cineclub può contare su un locale per programmare le proprie atttività) che in seguito diventerà “Trofeo Nino Galizzi”. un autore, un critico. Lo si capisce dai suoi cortometraggi, dove la fotografia e i ritratti in b/n interpretano la vita e il costume della sua Calabria. Un presidente intellettuale, non tanto coordinatore tra soci-autori (come l’«équipe» delle Cronache…), ma grande organizzatore di serate, di incontri con autori, grazie, alla nuova sede con una comoda sala per il pubblico e la cabina per le proiezioni completa di giuntatrici, moviole, proiettori per i vari formati delle pellicole... Ho avuto modo di conoscerlo alla fine degli Anni ’70 quando mi presentai con il primo lavoro in Super8 “Bergamo ieri-oggi”, e da quel giorno continuai a frequentare il Cine Club Il dott. Giuseppe Tiani, giudice di tribunale, dopo alcuni anni divenne presidente della Corte d’Assise di Bergamo reso famoso per il maxi processo alle Brigate Rosse. Per questo importante impegno negli incontri programmati in sede, il pubblico veniva perquisito sera dopo sera (per il ruolo così delicato, aveva una “scorta” 24 ore su 24). Alcuni “ignoti” incendiarono la sede per: …stupido gioco, …furto fallito, …reazione politica… in ogni caso anche la Digos indagò ma la sede del Cine Club non c’era più! Dal 1979 al 1983 il Club rimane senza sede, il ritrovo si limitava ad una cadenza mensile, solo per aggiornamenti inerenti i concorsi e per qualche proiezione sporadica in casa di amici per visionare le ultime realizzazioni. Il presidente divenne Paolo Galizzi, il decano dei soci, vicepresidenti Gianni Scarpellini e Pierantonio Leidi. Con tale carica, Leidi, iniziò a rappresentare, dopo tanti anni, il Cine Club BG alle Assemblee di Montecatini della FEDIC (dal 1991 iniziò a far parte del Direttivo). Una nuova esperienza. Il presidente Adriano Asti e tutti i consiglieri lo accolsero come un vecchio amico, probabilmente ricordava, come bergamasco, Paolo Capoferri. Lo stesso trattamento l’ha avuto con Giovanni Icardi, entrambi, per manifestazioni diverse, sono stati ospiti a Bergamo. Un altro calore con una presenza continua è invece Alla fine degli Anni ’80 una drastica notizia tra i cinematori: il tramonto della pellicola e l’avvento della videoregistrazione. I “vecchi” cineamatori decidono di “appendere” la macchina da presa al chiodo. Il Club si trova decimato. Ma la tecnologia e lo sviluppo non guarda in faccia al singolo cineamatore o al singolo Cineclub, un aiuto morale e tecnico ci viene fornito dalla Federazione, che invia ad alcuni Club, dietro specifica richiesta, una videocamera VHS Hitachi. Una proposta che sprona i soci rimasti a prendere contatto con il nuovo mezzo di ripresa. Grazie ad alcuni giovani promettenti si sperimenta la videocamera, l’interesse avvicina altri soci, si costituisce un Gruppo di lavoro (più tardi prenderà forma il “Gruppo Video-Lab”) e si realizza il primo mediometraggio “Maschere in bergamasca”, un’azione teatrale nata da una ricerca di Franz Cancelli (autore poliedrico) e trasportata in ambiente naturale tra castelli e palazzi d’epoca. E’ un periodo di mutamenti e di proposte: il Cineclub diventa Cinevideo Club, si festeggia il 40° di fondazione con retrospettive di film storici, Pierantonio Leidi viene nominato presidente; si formano nuove collaborazioni con vari Gruppi locali, si rilancia la divulgazione del cortometraggio con Rassegne, Concorsi, Festival e serate grazie all’impegno degli autori Fedic che da subito hanno accettato questo mezzo espressivo realizzando anche opere sperimentali. Periodicamente si propongono le retrospettive e personali d’autore, specialmente negli anniversari come il 45° o il 50°, lo scopo è duplice: far incontrare i soci di “ieri” (oggi vi è un termine simpatico “rimpatriata”) e far conoscere ai nuovi iscritti, amici e simpatizzanti le opere realizzate in 16, 8mm e Superotto. Ma è anche l’occasione di proporre agli autori di ieri le nuove produzioni proprio con la videocamera. Per ufficializzare l’incontro si indice il concorso provinciale “Non Solo Bergamo”. L’iniziativa viene accolta favorevolmente infatti nella sala c’è fermento: gli “autori di ieri” si interessano sulle tecniche della videocamera, sul montaggio, sulla sonorizzazione. Per i premiati, Massimo Alborghetti, le domande sono sul contrasto del colore (effetto controluce), per Pierantonio Leidi, la curiosità dei presenti è rivolta sulla tecnica del FEDIC, le persone e i fatti videoclip (dove l’immagine è abbinata ad una colonna sonora già preparata). Pierantonio Leidi, vicino ormai alla sua nomina a presidente, inizia la raccolta degli avvenimenti del club: programmi, schede ospiti, varie iniziative, concorsi, compilando anno dopo anno dispense riassuntive incluse la Rassegna stampa. Il Gruppo Video-Lab viene costituito con l’avvento della videocamera e la realizzazione del primo lavoro (già citato) “Maschere in bergamasca”. Lo scopo era, ed è quello di abbinare ai video-corsi teorici una parte pratica partendo proprio dall’idea sino alla sonorizzazione. La partecipazione è seguita con interesse. Si realizza così lo spot per il Club e altri cortometraggi (una decina) utili per conoscere e vivere il dietro le quinte o meglio il “dentro” un set cinematografico (anche se a carattere indipendente) con tutti i problemi che ne possono conseguire dall’organizzazione tecnica e artistica e grazie, anche alla collaborazione di alcuni amici-professionisti, l’esperienza e le produzioni continuano. Alcune tappe che hanno dato un ulteriore sviluppo al club: 1997 si svolge al Centro Congressi Papa Giovanni XXIII alla presenza della Presidenza della FEDIC, la premiazione dell’ultima edizione del Trofeo Nino Galizzi. Nell’occasione essendo presenti i rappresentanti dei Club della regione si costituisce la Consulta Fedic Lombardia. 1999 il CVC BG rimane nuovamente senza sede, causa la vendita dell’immobile dell’Unione Artigiani. Ini-zia così un girovagare da Biblioteche a Circoscrizioni, da Circoli culturali a librerie, con programmi legati alle varie realtà ospitanti. Non potendo utilizzare armadietti in loco il materiale deve essere montato e smontato sera dopo sera e depositato nelle varie abitazione dei soci. 2000 Il Club collabora alla realizzazione del manuale “Appunti per un Videomaker”, manuale teorico con nozioni, consigli per il neofita e altri suggerimenti, inerenti il linguaggio filmico. Gli incontri avvengono nelle case dei soci o nei locali del Comune, grazie all’Assessorato alla Cultura. 2001 Per ricordare il 40° del Convegno di Studio sul Cinema d’Amatore del 1961, voluto da Paolo Capoferri, Leidi riorganizza, grazie all’intervento della Federazione e all’Istituto scolastico Vittorio Emanuele II, il Convegno "La Fedic tra reale e virtuale" una giornata di lavoro in cui oltre a ricordare il percorso della FEDIC è anche l’occasione per proporre nuove 53 prospettive con vari interventi di soci, autori, presidenti, critici e giornalisti, ma anche di persone care alla FEDIC come: Pino Tiani, Franco Colombo, Ermanno Comuzio e Bruno Bozzetto. 2002 Mezzo secolo di vita, un tempo lontano, ma ricostruendo l’evoluzione del Club è sembrato di vivere in tempo reale la magnifica avventura del Cine Club, questo, grazie anche alla memoria di un veterano: Federico Rampini che nonostante abbia superato le 80 primavere si è “convertito” da qualche anno al sistema digitale (con videocamera 3CCD, computer e tutti gli accessori connessi), e per il Club una sicura testimonianza. Per festeggiare l’anniversario, Teamitalia ha ospitato nel 1° Festival Internazionale d’Arte “Premio Le Mura d’Oro” Città di Bergamo, una serata di cortometraggi realizzati dal Cine Club e dal Cinevideo Club Bergamo. Sono seguite altre serate, in varie sedi, con retrospettive curate dai giornalisti Franco Colombo ed Ermanno Comuzio, critici storici del Circolo orobico. 2006 Oltre alle dispense annuali, periodicamente si accludono delle ricerche a tema come la documentazione “La Musica è… elementi, forme, suono”, lo sviluppo nei vari generi dalle origini al XXI secolo 2009 Si ricorda il “Presidentissimo” nel 35° dalla scomparsa. Si onora questa importante figura con un libretto “Il Cinevideo Club ricorda Paolo Capoferri” con testimonianze di amici. Si organizza il Trofeo Capoferri: concorso per autori FEDIC (per ricordare anche la sua vicepresidenza nella Federazione). Si collabora all’allestimento della Mostra fotografica “La Città Invisibile” dedicata a Domenico Lucchetti (genero di Paolo Capoferri) dove i soci del Club hanno curato la parte inerente i film d’epoca e un cortometraggio su Domenico Lucchetti. Nella dispensa oltre alle consuete attività vi è riportata una raccolta storica-fotografica sul 60° della FEDIC 54 e la sintesi del Convegno organizzato a Montecatini con la presidenza di Franco Piavoli. 2010 Benchè sia ancora in corso, il Cinevideo Club è grato al “Circolo Culturale/Fotografico Giuseppe Greppi” che da gennaio lo ospita nei suoi locali e permette ai soci e simpatizzanti di partecipare in modo continuativo e fisso a tutte le attività proposte dal Club: “Il Corto Vive, Vivi il Corto” con opere nazionali e internazionali, riproporre corsi-video con la pratica del Gruppo Video Lab e tutto quanto concerne la divulgazione del cortometraggio e lo sviluppo dei mezzi di ripresa. Ci fa piacere terminare con una citazione di Carlo Lizzani (regista e sceneggiatore cinematografico) che racchiude con due frasi il principio della presenza e funzione di un club: "Ai giovani posso solo consigliare di «fare gruppo», di stare insieme, di frequentarsi, di inventarsi degli spettacoli, dei piccoli film ..." "Oggi, invece, sembra che tutti debbano agire in solitudine, non tenendo conto del fatto che il cinema è un impegno (o hobby), di gruppo (…persone) di un Club!" Questo articolo è stato stralciato dalla rivista “Carte di Cinema” N° 28 / 2010 Periodico di cultura cinematografica edito dalla FEDIC (Federazione Italiana dei Cineclub)