49
FEDIC, le persone e i fatti
BERGAMO: L’AVVENTURA DA CINE CLUB A CINEVIDEO CLUB
di Ermanno Comuzio e Pierantonio Leidi
Se in ambito FEDIC si nomina Cineclub Bergamo il
pensiero va a ritroso sino a Paolo Capoferri, se si parla
di Cinevideo Club Bergamo, il referente è Pierantonio
Leidi.
Capoferri ha portato, per diversi anni il Club ai
vertici della FEDIC, Leidi, dopo la pausa forzata degli
Anni ’80, si è adoperato alla ricostruzione del “nuovo”
Club con varie attività finalizzate alla divulgazione e
promozione del cortometraggio.
E’ interessante ripercorrere, gli stentati e pionieristici
inizi fino alla triplice affermazione come miglior
cineclub d’Italia, al Concorso nazionale di Montecatini,
le classifiche sono significative: 1955, sedicesimo;
1956, decimo; 1957, quinto; 1958, secondo; 1959,
primo; 1960, primo; 1961, primo; 1962, primo.
Le opere di questi “giovani autori” hanno portato il
nome di Bergamo, inserito nelle didascalie dei film, in
tutto il mondo: Tokyo, Montreal, New York, Belgrado,
Parigi, Madrid, Barcellona, Cannes, Helsinki, Copenaghen, Monaco, Londra, Varsavia, Moulhuse, Zurigo,
Basilea, Carcassonne, Santiago del Cile, Buenos Aires,
San Paolo, e tante altre città hanno ospitato serate e
festival con le opere dei cineamatori bergamaschi.
CRONACA E STORIA DELL’ATTIVITÀ
Era l’anno 1952, un organismo di derivazione romana stava costruendo a Bergamo un nuovo moderno
locale cinematografico, il San Marco. Il comm.
Spiaggia, genero di Tito Marconi, presidente di
Cinecittà e presidente della FEDIC, federazione che
riuniva tutti i cineclub d’Italia allora in funzione, ebbe
occasione di avvicinare l’architetto Tito Spini di
Bergamo che subito si sentì stimolato da queste
proposizioni, per cui si infervorò all’idea di costituire
un fattivo circolo cinematografico che colmasse i vuoti
lasciati da altre iniziative e/o cessate per diverse
ragioni. L’idea circolò in un primo nucleo di amici, poi
la parola passò da uno all’altro, finché si costituì un
primo gruppo di entusiasti che decise di costituirsi
ufficialmente in associazione e il 3 novembre del 1952,
un gruppo di diciannove persone decise di costituire un
Club di cineamatori, col nome di «Cineclub Bergamo»,
aderente alla FEDIC.
I propositi erano grossi. Organizzare la proiezione di
film, riunioni, conferenze, discussioni interessanti tra i
cineamatori, allestire complessi tecnici da mettere a
disposizione dei soci, creare una biblioteca e una
cineteca, assistere detti soci ai concorsi nazionali ed
internazionali ed appoggiarli nella realizzazione dei loro
films; così si leggeva nell’atto di costituzione. Ma come
«allestire complessi tecnici» se i fondatori non
possedevano neppure la più ridotta delle macchine da
presa a formato ridotto? Spini risolse questa prima
necessità impellente recandosi a Roma nel gennaio del
1953 per presenziare all’Assemblea dei presidenti di
Cine-Club e per perorare la causa del nuovissimo
sodalizio, ricco d’entusiasmo ma non di «complessi
tecnici». Gli fu assegnata una macchina da presa 16
mm., che Spini portò trionfalmente a Bergamo: il primo
strumento indispensabile per l’inizio dell’attività, c’era!
Tito Spini il collante tra Fedic e CCB
La prima «uscita» pubblica, avvenne il 7 febbraio
1953, non ci sono ancora film bergamaschi da
proiettare, per cui di ciò si incarica il Cineclub Milano.
Di questo sodalizio sono presenti il presidente Leonida
Gafforio (poi divenuto direttore della rivista “L’altro
cinema»); il presidente onorario Darvino Battistella,
prematuramente scomparso (al suo nome venne
intitolata la Coppa destinata al miglior Cineclub d’Italia
durante le competizioni di Montecatini, quella stessa
Coppa assegnata per tre volte consecutive al nostro
Cineclub); il regista Piero Lamperti, ed altri soci.
Alla presenza di tutti i soci fondatori, vengono
proiettati i seguenti corto: Il manichino ammalato e
Quando l’uomo aiuta Madre Natura di Lamperti
(Milano), Il viaggio di papà, di Traldi (Milano), Colori
sul Lario di Rizzotti e De Paoli (Milano), Un’isola
semplice di Nascimben (Treviso), e Absolve Domine,
girato dal giovanissimo Jean-Gabriel Albicocco.
50
E finalmente, è il tempo dei primi film veramente
“bergamaschi”. Ne fu primo autore il dott. Fredy
Legler, industriale di Ponte S. Pietro, con un gruppo di
sue opere girate «privatamente»: Volo sulle Alpi - Volo
a New York e Racers a Sarnico (corsa motonautica del
Sebino).
Il Cineclub, dunque, c’era, e c’erano anche i primi
film. La febbre di «fare del cinema» si impadronì di
tutti i soci e sorsero i primi problemi: sapere come
utilizzare la macchina da presa e riuscire a dividerla fra
coloro che avanzavano la richiesta d’uso.
Il socio Sandro Da Re (fotografo d’arte) fornì
spiegazioni varie sul meccanismo della macchina, dal
congegno di caricamento, all’uso con luce naturale e
luce artificiale. Da Federico Rampini, che si era formato
nel C.C.U. (Cineclub Universitario e che dopo lo
scioglimento passò al CCB), appresero i primi
rudimenti della macchina da presa e sul modo di
eseguire le inquadrature.
Gli “allievi”, intanto, si preparavano con esercitazioni e studi. In breve ecco i primi lavori: due
documentari sportivi realizzati da Gianni Mantelli;
seguirono Isola Tavolara, di Claudio Brazzola e Un
giorno di sole di Osvaldo Prandoni.
La lotta per accaparrarsi la macchina da presa proseguiva senza esclusione di colpi. L’aggeggio doveva
essere prenotato per tempo e chi l’aveva in consegna
doveva restituirlo entro un determinato periodo. I primi
a lavorare secondo lo spirito «d’équipe», che doveva
poi diventare la caratteristica principale del sodalizio,
furono i due giovani Claudio Nani e Pino Vitali (figli
d’arte: pittori e scultori ed artisti essi stessi).
Per invogliare specialmente i novellini, nel febbraio
del 1954 (a un anno e tre mesi dalla fondazione), fu
dunque promulgato il primo dei Concorsi, riservato ai
soci del Cineclub. Vi parteciparono coloro che si erano
avvalsi della cinepresa in dotazione al sodalizio ed
anche alcuni che potevano contare su una macchina di
proprietà, come Capoferri (16mm,) e Antonio Salvi (8
mm.). Tra i “ragazzi di ieri” si notavano già nomi
come: Romeo Fontana, Pino Vitali, Tito Spini, Piero
Nava, Antonio Salvi, Romeo Fontana, Sandro Da Re e
Paolo Capoferri.
Dal concorso “in camera caritatis” al Concorso
nazionale di Montecatini il passo non è stato né breve e
né facile, ma il Cineclub Bergamo lo compì con
baldanza. Giunto alla sua quinta edizione, il Concorso
cineamatoriale di Montecatini si teneva quell’anno
(1954) dal 4 al 10 luglio, e vedeva in lizza 220 film
provenienti da tutta Italia. Il Cineclub Milano dominò,
schiacciando superbamente ogni concorrenza: era il
miglior cineclub, e dimostrava di saperlo. I risultati per
Bergamo furono ovviamente modesti, ma il ghiaccio
era rotto.
La passione verso il cinema amatoriale non
diminuiva anzi, la voglia di imparare, di conoscere il
linguaggio filmico, non solo per fare cinema ma,
soprattutto, per utilizzare questo strumento, come
elemento di comunicazione, di espressione verso la
società era tanta. E mentre ci si impegnava al Concorso
Nazionale FEDIC di Montecatini, nascevano nel 1955
all’interno del C.C.B., grazie all’originale iniziativa del
Presidente Capoferri, le «Cronache bergamasche».
Una sorta di «cinegiornale» a carattere locale, sulla vita
della città. Si trattava di girare un vero e proprio
giornale filmato, che documentasse le principali attività
della città (politica, cronaca, cultura, sport) e al tempo
stesso servisse di esercizio ai soci i quali si sarebbero
assunti un compito specifico e avrebbero lavorato
insieme, con spirito d’«équipe». La proposta fu
accettata con entusiasmo e subito furono divisi i
compiti: Piero Nava si sarebbe assunto la sezione Sport,
Sandro Da Re la Cronaca, Tito Spini la Cultura,
Stefano Mosconi e lo stesso Paolo Capoferri avrebbero
curato il montaggio del materiale girato, in seguito si
aggiunse anche Federico Rampini. La politica intesa
come tendenza partitica non fu presa in considerazione.
I responsabili dell’iniziativa girarono in una sola
settimana un primo numero piuttosto brillante e ben
articolato che, dotato di un acconcio commento sonoro
e montato con buon ritmo, fu presentato in pubblico
nella seduta del 16 dicembre. Fu un successo che
rinsaldò la volontà di proseguire nel cammino e che
sarebbe servito a fissare per la prima volta su pellicola,
sistematicamente gli aspetti più meritevoli della vita
cittadina. Seguirono quindi altri numeri, nei quali
trovarono spazio varie iniziative anche originali ma
(non osservati con spirito frettoloso alla «Settimana
51
FEDIC, le persone e i fatti
Incom») indagati nelle caratteristiche del loro lavoro e
nella tecnica delle loro fatiche.
Dopo sette numeri si pensò che al Comune avrebbe
potuto
interessare
questa
nuova
forma
di
documentazione, per cui, attraverso il Consiglio
Comunale, si arrivò al Sindaco che accettò di acquistare
i servizi futuri, purché si fossero chiamati «Cronache
del Comune».
Sandro Da Re, Federico Rampini, Domenico
Lucchetti, Piero Nava, Carlo Ciocca, Romeo Fontana,
Tommaso Ghigliazza, Fausto Asperti con lo speaker
Renato Cortesi si sono adoperati realizzando così una
trentina di servizi dal 1958 al 1960. Se da un lato il
Gruppo-Lavoro si era qualificato passando da una
iniziativa privata e dilettantistica ad una realizzazione
semi-professionale, non trascorse molto tempo che dalla
Federazione Italiana dei Cineclub, arrivò tempestivamente un comunicato: “fate i cineamatori e soltanto i
cineamatori” dissero a Roma e l’impegno con il
Comune di Bergamo dovette smettere.
Un’altra idea del Cineclub Bergamo ma che non
vide la luce, causa una sovrapposizione di eventi, è stato il Festival Internazionale del Cinema d’Amatore.
Se ne parlò per la prima volta nel 1957, si annunciò
l’iniziativa, si presentò il bozzetto del Trofeo, il
regolamento, si cercarono i patrocinatori, si reperirono i
liquidi, si ottenne l’approvazione della FEDIC e
l’adesione all’UNICA per la preparazione dei notiziari
in varie lingue.
Il Trofeo riproduceva l’Arlecchino (maschera bergamasca della Commedia dell’Arte), scultura artistica che
era da attribuire alla migliore opera in Concorso
(Arlecchino d’oro) e al secondo premio (l’Arlecchino
d’argento). Tutto era ormai al nastro di partenza,
quando si ebbe la notizia di un’altra iniziativa
cinematografica, pure a carattere internazionale anche
se rivolta al settore professionale, che avrebbe avuto
Bergamo come sede: si trattava del Festival del Film
d’Arte e sull’Arte. Così l’idea dovette essere
accantonata per sempre.
Le produzioni dei singoli autori come quelle in
“équipe” continuavano con successo raggiungendo
anno dopo anno il vertice di Montecatini con le opere:
Bach di Rampini; Sette minuti di Capoferri; Noa Noa e
Anima delle cose di Spini; Incontro con la luna di
Bongiovanni e Asperti; Pensieri sull’abisso di Spini;
L’album dei Mille di Fontana e Rampini; Tramonto
all’alba di Bongiovanni, Capoferri, Rampini; e ancora
Orzaiolo di Rampini con la moglie Rosi; Nati così di
Funiciello; Sant’Agata di Aymon; La via crucis di Da
Re, Rampini; A tuffo nell’oceano di Conghi.
Naturalmente sono stati riportati gli autori relativi ai
primi premi delle varie categorie ma altri soci del C.C.
Bergamo hanno ottenuto importanti riconoscimenti
ufficiali: Medaglie d’oro, d’argento, bronzo nonchè i
Diplomi di 1°GRADO (in ordine alfabetico): Alfredo
Buizza, Mario Coccoli, Romeo Fontana, Guido
Francolini, Bruno Funiciello, Domenico Lucchetti,
Gianni Mantelli, Gianni Montemezzi, Giacinto
Muciaccia, Franco Offredi, Enrico Triaca, Gianpietro
Trovesi.
Nel 1961 Paolo Capoferri presidente del C.C.B.
promuove col Patrocinio della FEDIC il «Convegno di
studio sul cinema d’amatore». Tre giorni di «incontri
- scontri» sotto il controllo di Claudio Bertieri presidente del Convegno con le discussioni sulle relazioni di
Ezio Pecora, Tito Spini, Aldo Serio e Leonardo
Autera. Alla riunione di aprile erano presenti: gli
Osservatori Internazionali, la Stampa Nazionale, i
Presidenti dei Cineclub, i Cineamatori. Sessantasei
richieste di interventi, con una raccolta degli Atti del
Convegno di 119 pagine.
“Il convegno ha voluto essere una palestra che offrisse la
possibilità di esprimere opinioni e idee da sottoporre al dibattito dei
competenti e degli appassionati per contribuire a trovare un orientamento più aggiornato alle esigenze sociali del cinema amatoriale”
Paolo Capoferri, dalla relazione finale del Convegno.
I presidenti dal Cine Club al Cinevideo Club Bergamo
1952/1954 Tito Spini
1955 Osvaldo Prandoni
1956/1967 Paolo Capoferri
1968/1979 Pino Tiani
1980/1992 Paolo Galizzi
dal 1993 Pierantonio Leidi
Verso la fine degli Anni ‘60 Pino Tiani diviene il
presidente del Cine Club. Un grande appassionato di cinema,
52
quella riscontrata anno dopo anno dall’attuale presidente Massimo Maisetti. Una persona disponibile e amica
del Cinevideo Club Bergamo.
Dagli Anni ’80 vi è stata una svolta decisiva
nell’attività del Club: la collaborazione attiva con
l’Unione Artigiani di Bergamo e Provincia per
organizzare il Trofeo “Arti e Mestieri” (da questo
momento il Cineclub può contare su un locale per
programmare le proprie atttività) che in seguito
diventerà “Trofeo Nino Galizzi”.
un autore, un critico. Lo si capisce dai suoi cortometraggi,
dove la fotografia e i ritratti in b/n interpretano la vita e il
costume della sua Calabria. Un presidente intellettuale,
non tanto coordinatore tra soci-autori (come l’«équipe»
delle Cronache…), ma grande organizzatore di serate,
di incontri con autori, grazie, alla nuova sede con una
comoda sala per il pubblico e la cabina per le proiezioni
completa di giuntatrici, moviole, proiettori per i vari
formati delle pellicole...
Ho avuto modo di conoscerlo alla fine degli Anni
’70 quando mi presentai con il primo lavoro in Super8
“Bergamo ieri-oggi”, e da quel giorno continuai a
frequentare il Cine Club
Il dott. Giuseppe Tiani, giudice di tribunale, dopo
alcuni anni divenne presidente della Corte d’Assise di
Bergamo reso famoso per il maxi processo alle Brigate
Rosse. Per questo importante impegno negli incontri
programmati in sede, il pubblico veniva perquisito sera
dopo sera (per il ruolo così delicato, aveva una “scorta”
24 ore su 24). Alcuni “ignoti” incendiarono la sede per:
…stupido gioco, …furto fallito, …reazione politica…
in ogni caso anche la Digos indagò ma la sede del Cine
Club non c’era più!
Dal 1979 al 1983 il Club rimane senza sede, il
ritrovo si limitava ad una cadenza mensile, solo per
aggiornamenti inerenti i concorsi e per qualche
proiezione sporadica in casa di amici per visionare le
ultime realizzazioni. Il presidente divenne Paolo
Galizzi, il decano dei soci, vicepresidenti Gianni
Scarpellini e Pierantonio Leidi. Con tale carica, Leidi,
iniziò a rappresentare, dopo tanti anni, il Cine Club BG
alle Assemblee di Montecatini della FEDIC (dal 1991
iniziò a far parte del Direttivo). Una nuova esperienza.
Il presidente Adriano Asti e tutti i consiglieri lo
accolsero come un vecchio amico, probabilmente
ricordava, come bergamasco, Paolo Capoferri. Lo
stesso trattamento l’ha avuto con Giovanni Icardi,
entrambi, per manifestazioni diverse, sono stati ospiti a
Bergamo.
Un altro calore con una presenza continua è invece
Alla fine degli Anni ’80 una drastica notizia tra i
cinematori: il tramonto della pellicola e l’avvento della
videoregistrazione. I “vecchi” cineamatori decidono di
“appendere” la macchina da presa al chiodo. Il Club si
trova decimato. Ma la tecnologia e lo sviluppo non
guarda in faccia al singolo cineamatore o al singolo
Cineclub, un aiuto morale e tecnico ci viene fornito
dalla Federazione, che invia ad alcuni Club, dietro
specifica richiesta, una videocamera VHS Hitachi. Una
proposta che sprona i soci rimasti a prendere contatto
con il nuovo mezzo di ripresa. Grazie ad alcuni giovani
promettenti si sperimenta la videocamera, l’interesse
avvicina altri soci, si costituisce un Gruppo di lavoro
(più tardi prenderà forma il “Gruppo Video-Lab”) e si
realizza il primo mediometraggio “Maschere in
bergamasca”, un’azione teatrale nata da una ricerca di
Franz Cancelli (autore poliedrico) e trasportata in
ambiente naturale tra castelli e palazzi d’epoca.
E’ un periodo di mutamenti e di proposte: il
Cineclub diventa Cinevideo Club, si festeggia il 40° di
fondazione con retrospettive di film storici, Pierantonio
Leidi viene nominato presidente; si formano nuove
collaborazioni con vari Gruppi locali, si rilancia la
divulgazione del cortometraggio con Rassegne,
Concorsi, Festival e serate grazie all’impegno degli
autori Fedic che da subito hanno accettato questo mezzo
espressivo realizzando anche opere sperimentali.
Periodicamente si propongono le retrospettive e
personali d’autore, specialmente negli anniversari come
il 45° o il 50°, lo scopo è duplice: far incontrare i soci di
“ieri” (oggi vi è un termine simpatico “rimpatriata”) e
far conoscere ai nuovi iscritti, amici e simpatizzanti le
opere realizzate in 16, 8mm e Superotto. Ma è anche
l’occasione di proporre agli autori di ieri le nuove
produzioni proprio con la videocamera. Per
ufficializzare l’incontro si indice il concorso provinciale
“Non Solo Bergamo”. L’iniziativa viene accolta
favorevolmente infatti nella sala c’è fermento: gli
“autori di ieri” si interessano sulle tecniche della
videocamera, sul montaggio, sulla sonorizzazione. Per i
premiati, Massimo Alborghetti, le domande sono sul
contrasto del colore (effetto controluce), per Pierantonio
Leidi, la curiosità dei presenti è rivolta sulla tecnica del
FEDIC, le persone e i fatti
videoclip (dove l’immagine è abbinata ad una colonna
sonora già preparata).
Pierantonio Leidi, vicino ormai alla sua nomina a
presidente, inizia la raccolta degli avvenimenti del club:
programmi, schede ospiti, varie iniziative, concorsi,
compilando anno dopo anno dispense riassuntive
incluse la Rassegna stampa.
Il Gruppo Video-Lab viene costituito con l’avvento
della videocamera e la realizzazione del primo lavoro
(già citato) “Maschere in bergamasca”. Lo scopo era, ed
è quello di abbinare ai video-corsi teorici una parte
pratica partendo proprio dall’idea sino alla
sonorizzazione. La partecipazione è seguita con
interesse. Si realizza così lo spot per il Club e altri
cortometraggi (una decina) utili per conoscere e vivere
il dietro le quinte o meglio il “dentro” un set
cinematografico (anche se a carattere indipendente) con
tutti i problemi che ne possono conseguire dall’organizzazione tecnica e artistica e grazie, anche alla collaborazione di alcuni amici-professionisti, l’esperienza e
le produzioni continuano.
Alcune tappe che hanno dato un ulteriore sviluppo al
club:
1997 si svolge al Centro Congressi Papa Giovanni
XXIII alla presenza della Presidenza della FEDIC, la
premiazione dell’ultima edizione del Trofeo Nino
Galizzi.
Nell’occasione
essendo
presenti
i
rappresentanti dei Club della regione si costituisce la
Consulta Fedic Lombardia.
1999 il CVC BG rimane nuovamente senza sede,
causa la vendita dell’immobile dell’Unione Artigiani.
Ini-zia così un girovagare da Biblioteche a Circoscrizioni, da Circoli culturali a librerie, con programmi
legati alle varie realtà ospitanti. Non potendo utilizzare
armadietti in loco il materiale deve essere montato e
smontato sera dopo sera e depositato nelle varie
abitazione dei soci.
2000 Il Club collabora alla realizzazione del
manuale “Appunti per un Videomaker”, manuale
teorico con nozioni, consigli per il neofita e altri
suggerimenti, inerenti il linguaggio filmico. Gli incontri
avvengono nelle case dei soci o nei locali del Comune,
grazie all’Assessorato alla Cultura.
2001 Per ricordare il 40° del Convegno di Studio
sul Cinema d’Amatore del 1961, voluto da Paolo
Capoferri, Leidi riorganizza, grazie all’intervento della
Federazione e all’Istituto scolastico Vittorio Emanuele
II, il Convegno "La Fedic tra reale e virtuale" una
giornata di lavoro in cui oltre a ricordare il percorso
della FEDIC è anche l’occasione per proporre nuove
53
prospettive con vari interventi di soci, autori, presidenti,
critici e giornalisti, ma anche di persone care alla
FEDIC come: Pino Tiani, Franco Colombo, Ermanno
Comuzio e Bruno Bozzetto.
2002 Mezzo secolo di vita, un tempo lontano, ma
ricostruendo l’evoluzione del Club è sembrato di vivere
in tempo reale la magnifica avventura del Cine Club,
questo, grazie anche alla memoria di un veterano:
Federico Rampini che nonostante abbia superato le 80
primavere si è “convertito” da qualche anno al sistema
digitale (con videocamera 3CCD, computer e tutti gli
accessori connessi), e per il Club una sicura
testimonianza.
Per festeggiare l’anniversario, Teamitalia ha ospitato
nel 1° Festival Internazionale d’Arte “Premio Le Mura
d’Oro” Città di Bergamo, una serata di cortometraggi
realizzati dal Cine Club e dal Cinevideo Club Bergamo.
Sono seguite altre serate, in varie sedi, con
retrospettive curate dai giornalisti Franco Colombo ed
Ermanno Comuzio, critici storici del Circolo orobico.
2006 Oltre alle dispense annuali, periodicamente si
accludono delle ricerche a tema come la documentazione
“La Musica è… elementi, forme, suono”, lo sviluppo nei
vari generi dalle origini al XXI secolo
2009 Si ricorda il “Presidentissimo” nel 35° dalla
scomparsa. Si onora questa importante figura con un
libretto “Il Cinevideo Club ricorda Paolo Capoferri”
con testimonianze di amici.
Si organizza il Trofeo Capoferri: concorso per
autori FEDIC (per ricordare anche la sua vicepresidenza
nella Federazione).
Si collabora all’allestimento della Mostra fotografica
“La Città Invisibile” dedicata a Domenico Lucchetti
(genero di Paolo Capoferri) dove i soci del Club hanno
curato la parte inerente i film d’epoca e un
cortometraggio su Domenico Lucchetti.
Nella dispensa oltre alle consuete attività vi è riportata una raccolta storica-fotografica sul 60° della FEDIC
54
e la sintesi del Convegno organizzato a Montecatini con
la presidenza di Franco Piavoli.
2010 Benchè sia ancora in corso, il Cinevideo Club
è grato al “Circolo Culturale/Fotografico Giuseppe
Greppi” che da gennaio lo ospita nei suoi locali e
permette ai soci e simpatizzanti di partecipare in modo
continuativo e fisso a tutte le attività proposte dal Club:
“Il Corto Vive, Vivi il Corto” con opere nazionali e
internazionali, riproporre corsi-video con la pratica del
Gruppo Video Lab e tutto quanto concerne la
divulgazione del cortometraggio e lo sviluppo dei mezzi
di ripresa.
Ci fa piacere terminare con una citazione di Carlo
Lizzani (regista e sceneggiatore cinematografico) che
racchiude con due frasi il principio della presenza e
funzione di un club:
"Ai giovani posso solo consigliare di «fare gruppo»,
di stare insieme, di frequentarsi, di inventarsi degli spettacoli, dei piccoli film ..."
"Oggi, invece, sembra che tutti debbano agire in solitudine, non tenendo conto del fatto che il cinema è un
impegno (o hobby), di gruppo (…persone) di un Club!"
Questo articolo è stato stralciato dalla rivista “Carte di Cinema” N° 28 / 2010
Periodico di cultura cinematografica edito dalla FEDIC (Federazione Italiana dei Cineclub)
Scarica

l`avventura da cine club a cinevideo club dal 1952 al 2010