CLUB ALPINO ITALIANO
COLLIO V.T.
Domenica 5 giugno 2011
Camminata sul sentiero Minatori
dedicata a “Burtol Blachì”
Seguirà il gemellaggio con il CAI Vestone che ci raggiungerà
in Pezzeda provenendo da Forno d’Ono
Ad un anno dall’inaugurazione del sentiero, il CAI di Collio
con questa camminata vuole ricordare persone storiche
per il nostro paese
Partenza ore 8.00 presso la miniera Tassara
Abbigliamento escursionistico
Programma dettagliato presso la Sede CAI di Collio
Estratto dal libro che il CAI di Collio V.T. ecc. ecc. ecc.
Quest’anno l’iniziativa è dedicata al “Burtol” primogenito
di una famiglia, i “Blachì”, che con la loro attività di un tempo,
dedicata al trasporto con cavalli e muli,
ci riportano con la memoria all’epoca in cui quel sentiero
era percorso dai trasportatori di “ferrazze” per Forno d’Ono.
A sinistra il nonno Pietro (19-2-1906) e a destra Bortolo (15-3-1935) durante i lavori per la costruzione della seggiovia.
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Il sentiero minatori è già una realtà. Inaugurato il 2 giugno 2010, dopo circa
due anni di lavoro, è ormai percorso da molte persone come sottolinea “Fetta”
“uccellatore” (e non cacciatore come si definisce) che è sempre possibile incontrare presso il suo “Roccolo” a Passo Croce (Canaloch in dialetto) quasi per
tutto il periodo dell’anno.
2 giugno 2010: gita inaugurale del sentiero.
Il sentiero minatori è già una realtà. Inaugurato il 2 giugno 2010, dopo circa
due anni di lavoro, è ormai percorso da molte persone come sottolinea “Fetta”
“uccellatore” (e non cacciatore come si definisce) che è sempre possibile incontrare presso il suo “Roccolo” a Passo Croce (Canaloch in dialetto) quasi per
tutto il periodo dell’anno.
2009: lavori di sistemazione del sentiero
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Ma perché intitolare questa camminata a “Burtol Blachì”?
Abbiamo deciso come CAI di ripercorrere annualmente il sentiero con una gita
di gruppo e di dedicarla idealmente ogni anno ad un personaggio diverso, legato storicamente alla filosofia di questo sentiero.
Quest’anno abbiamo voluto ricordare “Burtol”, primogenito di Pietro (classe
1906) , perché dei componenti della Famiglia Blachi (che hanno saputo con
arte e maestria continuare e potenziare l’attività intrapresa dal padre Pietro), è
colui che, anche se prematuramente scomparso, può essere considerato il rappresentante storico della Famiglia stessa, che è stata e continuerà ad essere linfa
vitale della storia del paese di Collio V.T.
A Collio il nome “Blachì” evoca una famiglia che da generazioni è presente e
Burtol classe 1935 è un personaggio ancora nel ricordo dei vivi e non relegato
ad una fredda fotografia.
La famiglia ha alle spalle una tradizione di cavalli e muli utilizzati per un tipo
di lavoro che resta ormai un ricordo storico, riportandoci però con la memoria
all’epoca in cui quel sentiero era percorso dai trasportatori di “ferrazze” a Forno
d’Ono.
Qui sta il legame con il sentiero dei minatori chiamato anticamente via Caalera.
Fasi del lavoro per la costruzione della seggiovia.
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Sono tanti i figli e i nipoti di quel Pietro Lazzari meglio conosciuto come “el
Blachì” che ha amato profondamente le montagne di Collio e, a dorso di mulo,
vi ha trasportato quel materiale che è servito per installare i tralicci dell’ENEL
o gli impianti della prima seggiovia.
Lo scorso anno, nel periodo in cui il sentiero dei minatori è stato inaugurato,
abbiamo proiettato lo storico filmato, depositato presso il museo Nazionale del
Cinema di Torino, in cui si vede il lavoro della costruzione della linea elettrica
per Pezzeda e dove i protagonisti sono proprio Burtol e il padre Pietro che con
il loro muli effettuano il trasporto dei tralicci in Pezzeda.
Il trasporto a valle dei tronchi (Burtol).
Il fido mulo.
Tale documentario era stato prodotto dall’Enel ed utilizzato nelle varie scuole
a dimostrazione di come veniva costruita una linea elettrica.
Erano gli anni cinquanta ed ancora la motorizzazione era poco sviluppata specie quella di montagna e quindi il trasporto era effettuato ancora con metodi
tradizionali che comportava “tanto lavoro fisico”.
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Una nota particolare che rende ancora più significativa la dedica: lungo il percorso con piccole deviazioni (vedi la descrizione del percorso) incontriamo i
due rifugi Blachiì1 e Blachì2 gestiti proprio da questa grande famiglia.
Un ringraziamento particolare alla famiglia che ha contribuito con documentazione a questo piccolo libretto.
Un piccolo intermezzo piacevole per questa gita sarà l’incontro presso il rifugio
Blachì2 (dove faremo pranzo) con il CAI di Vestone che invece percorrerà la
parte Valsabbina del sentierro che i trasportatori carichi percorrevano in discesa fino a Forno D’Ono.
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DESCRIZIONE SENTIERO
Caratteristiche del percorso: il sentiero è stato inaugurato in occasione del 50°
di fondazione del CAI di Collio V.T.il 2 giugno 2010 e si svolge nei comuni di
Bovegno e Collio V.T.
Partenza: Miniera Tassara (m 763) - Prati di Piazze Alto (m 1186) - Passo Croce
(m 1441) - Pezzeda (m 1615) - Vezale (m 1168) - Prati di Piazze Alto (m 1186)
- Miniera Tassara (m 763).
Dislivello: in salita m 852.
Interessi paesaggistici: ampi panorami sull’Alta Valtrompia.
Interessi naturalistici: presenza di medoli ed esemplari di noccioli di straordinaria dimensione.
Periodo propizio: da giugno ad ottobre con la fioritura ai massimi livelli in
luglio.
Difficoltà: media.
Tempi di percorrenza: salita ore 3.40 - discesa ore 3.20 - periplo ore 7.
Abbigliamento: media montagna.
Segnaletica: CAI n° 348 e variante 348a.
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La nascita di gran parte del sentiero minatori si perde nel tempo, quando il
ferro estratto nell’alta Val Trompia era trasportato in Val Sabbia e precisamente a Forno d’Ono.
Camminandoci dentro si ha l’impressione che le pietre e gli alberi
sussurrino piano, raccontando una
storia fatta di fatiche, di miserie, di
imprecazioni da parte di chi transitandovi, sicuramente non per diletto, era impegnato in un duro lavoro.
Vita dura e sacrificata, quella dei
contadini/minatori di una volta: i
ritmi di lavoro non erano certo ritagliati sulla necessità e sulle possibilità personali, ma venivano imposti
dall’incalzare delle stagioni e dalla
variabilità degli eventi climatici.
Antica stampa che rappresenta il trasporto tramite muli.
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Documento del 1700 (relazione dei Deputati alle miniere del Consiglio dei Dieci - Venezia Archivio
di Stato) dove è ritratta la miniera Re (calcificazione del minerale di ferro).
Il trasporto del materiale ferroso “Ferrazze” avveniva con cavalli e/o muli (tale
sentiero era chiamato Via Caalera, proprio perché praticato per trasportare il
minerale a mezzo di animali da soma) fino al Passo Croce e quindi a Forno
d’Ono.
La bellezza di questa porzione di tracciato sta sopratutto nel tragitto che da
Piazze porta al Passo Croce. E’ un percorso a trincea che, serpeggiando nel
bosco fitto, guadagna lentamente quota.
Altro tratto che merita una particolare attenzione (non è ancora tracciato in
modo completo dal CAI) dal punto di vista storico e paesaggistico è quello che
da Collio porta a Piazze (Strada alta) in quanto è citato sia in un documento
datato 1857 dove sono riportati i medoli Oliva, Razzano, Stella, Re, Carcasso,
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sia in un documento del 1700 (relazione dei Deputati alle miniere del
Consiglio dei Dieci - Venezia Archivio di Stato) dove è ritratta la miniera Re
(calcificazione del minerale di ferro).
Questo segmento di strada è veramente bello e in alcuni tratti esiste ancora il
selciato originale.
Spesso lungo il percorso, si trovano le “jal” ovvero piani creati artificialmente
ed utilizzati per ottenere il carbone con la legna.
1° tratto: Parcheggio miniera Tassara – prati di Piazze
La miniera Tassara: punto di partenza del sentiero Minatori.
Si parte dal parcheggio della Tassara. Imboccato il ponte si gira a destra per un
breve tratto di sterrato di circa 200 metri.
Si approda alla strada asfaltata della Miniera, si svolta a destra e dopo 100 metri
si imbocca la mulattiera a sinistra, dove una sbarra indica il divieto di transito
per mezzi a motore.
La si percorre per circa 1 Km fino a giungere all’incrocio, in località Piazze, con
il sentiero che proviene dal Trampolino di Collio (detto Strada alta, in contrapposizione a quello da noi percorso detto strada Bassa e che conduce ai
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medoli, Razzano, Stella, Re che, come detto è percorribile con molta attenzione) e con i prati di Piazze.
2° tratto: Piazze Basso - Piazze Alto.
Si continua a percorre per circa 300 m la mulattiera proveniente dalla Miniera
Tassara, quindi prima del piano che immette nel prato di Piazze Alto si devia a
destra e si imbocca il tratto di sentiero che caratterizza, per la sua conformazione, gran parte del percorso.
29 maggio 2011: “spolverata” di neve sulle Colombine, vista dai prati di Piazze.
Questo, nel prato di Piazze, è uno dei tratti allo scoperto da cui è possibile
ammirare tutta la parte alta della Val Trompia: Guglielmo, Muffetto, Crestoso,
Colombine, Maniva ecc; oppure, ad una linea più bassa, Memmo, la Valle di
Serramando, Ivino ecc.
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3° tratto: Piazze - Passo Croce
Lasciata quindi la mulattiera si entra
in un bel bosco di abeti, larici e
querce affrontando la parte più suggestiva di tutto il percorso: un sentiero a forma di “U” (come una pista
da Bob) utilizzato in passato per
trasportare il materiale di ferro
estratto dalle miniere.
Si sale a zig-zag sempre immersi nel
bosco arrivando, dopo circa 30
minuti, al Passo Croce, dove incrociando la strada per Irma è possibile
dissetarsi.
4° tratto: Passo Croce - Scalvine Pezzeda
Abbandonata subito la carrozzabile
per Irma, si scende a destra dalla
fonte per circa 30 m sulla carrozzabile e si sale a sinistra, dove, si segue
il sentiero tracciato dal CAI di
Bovegno.
Dopo pochi metri si incontra il roccolo “Fetta” che si lascia a sinistra. Si
transita dopo poco davanti al serbatoio ASM, arrivando in pochi minuti ad una pozza dove, poco dopo, il
sentiero si divide. Il tratto a destra è
ancora il sentiero del CAI di
Bovegno che porta al Monte Ario
e/o all’incrocio con il 3V, mentre il
nostro sentiero prosegue a sinistra,
tagliando orizzontalmente la montagna ed attraversando la località
“Scalvine”.
Appena superate le Scalvine si incro1
cia il sentiero Gaetano Castiglioni: con una deviazione di circa 20 minuti è possibile arrivare al cippo che bne ricorda il sacrificio.
In una decina di minuti di cammino, peraltro pianeggiante, ci si porta nei pressi del Pozzo delle Lesche vecchio abbeveratoio, per le mucche, ormai in disuso
ed utilizzato dai malghesi della Malga Pezzeda Sera di Sopra.
Arrivati al limitare del bosco, con una piccola deviazione a destra (vedi palo
segnaletico) è possibile arrivare al Rifugio Tonassi (Larice) e al Rifugio Blachì
2, dove si può sostare, essendo aperti tutto l’anno.
Ritornando al nostro sentiero invece si scende a sinistra fino a raggiungere un
tratto delle piste da sci che se seguite portano al rifugio Blachì1 da cui si può
raggiungere eventualmente Collio a piedi o in seggiovia.
5° tratto: Pezzeda - Vezale
Arrivati all’incrocio con le piste da sci di Pezzeda un palo segnaletico ci indica
di prendere il sentiero che scende a sinistra.
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Transitati in fianco a Malga Pezzeda Sera di Sopra (la si lascia a destra) dopo un
breve tratto in mezzo al bosco si arriva alla località “Tre Scodele” dove si passa
in fianco ad una casetta in legno.
Proseguendo ancora per circa 300 metri si giunge all’imbocco del prato di
Vezale da dove, per chi desidera ritornare a Collio si può procedere per imboccare la mulattiera che proviene da Pezzeda e che ci porta alla località
Trampolino oppure, entrare nel prato dove, percorse poche decine di metri,
all’altezza di un rudere è possibile imboccare il sentiero che ci riporta in località Piazze.
Particolare attenzione si deve porre a questo doppio incrocio per imboccare
correttamente il sentiero per Piazze che si imbocca esattamente dove c’è il rudere.
6° tratto: Vezale - Piazze Alto
Inizia in questo tratto una tipologia di sentiero diversa da quelli tipici della
zona, legati ai pascoli delle Colombine o alle rocce della Corna Blacca.
Qui la natura selvaggia ha preso il sopravvento: da anni il bosco non è ceduato. Lo si nota dalle dimensioni eccezionali dei noccioli che possono raggiungere diametri di 30 cm ed altezze di 10-15 metri.
Nei primi anni 50 alla mattina presto tali boschi (località Bordegnes) brulicavano di persone che con il “bastarel” sulle spalle (il bastarel era un sacco che si
appoggiava sulla testa e sulle spalle e serviva per trasportare più comodamente
la legna, o altro carico ed era tipico della montagna) venivano a raccogliere la
legna percorrendo parte del sentiero.
Come detto, al palo segnaletico (presso la cascina diroccata) svoltare a sinistra
e abbandonare la mulattiera per seguire per circa 200 metri in piano il tracciato a mezza costa ed entrare quindi nel bosco.
Qui inizia il sentiero all’interno del bosco (circa 500 metri) che in orizzontale
porta al “bait del Tenda”.
Lasciato il “bait” in basso a destra e percorsi circa un centinaio di metri si incrocia un sentiero ( da qui è possibile scendere a Collio con la variante 348b del
sentiero) che si abbandona quasi subito per scendere a destra per circa 100
metri. Si attraversa quindi un canale ed infine si prosegue orizzontalmente per
un centinaio di metri quindi altra piccola discesa fino ad una deliziosa ed
inconfondibile “Jal”.
Scavalcati altri due canali, denominati Valdar e Verzilì, dopo circa 20 minuti si
transita davanti al gruppo di case Piazze Alto e Stalle e si devia quindi a sini1
stra imboccando il sentiero a mezza costa (la mulattiera a destra è privata come
anche tutti i prati) che si percorre per circa 100 metri raggiungendo in breve il
sentiero percorso all’andata e la mulattiera proveniente dalla Miniera Tassara.
Ripercorso quindi l’ultimo tratto dell’andata si scende fino al parcheggio dove
si termina.
CONCLUSIONI
Ci sono tratti del sentiero che ben si adattano al caldo dell’estate, altri ai colori dell’autunno ed altri al paesaggio candido dell’inverno. Si alternano tratti
quasi pianeggianti a tratti in salita. Lo si può accorciare o allungare a proprio
piacere senza comprometterne la bellezza.
E’ autunno e questi sono i tipici colori che si incontrano sul sentiero.
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Dosso Alto in versione invernale visto dal sentiero minatori attraverso una finestra nel fitto bosco.
LA VEGETAZIONE DEL SENTIERO
Il sentiero dei minatori si snoda sulla parte del versante orografico sinistro della
Valle Trompia che va dalla Miniera Tassara fino alla località Trampolino a
Collio V.T.
E’ questo un ambiente che, esclusi i prati di Piazze, è caratterizzato da pendii
molto ripidi e scoscesi, tant’è che ha visto la presenza dell’uomo esclusivamente per l’approvvigionamento del legname.
Dagli anni 1950 in poi nei versanti sopracitati, dato l’abbandono dell’attività
di ceduazione, è ripresa la crescita spontanea di piante che hanno infittito i boschi. Ed è per questo che ci sono esemplari di alberi di straordinaria dimensione. Si incontrano lungo l’escursione, ad esempio, noccioli (Corylus avellana)
con tronchi di circa 30 cm. La vegetazione è dominata dalla presenza di abeti
(Picea excelsa) con sporadica apparizione di zone a faggio (Fagus sylvatica).
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La prima neve imbianca il sentiero in località Piazze.
Non è da trascurare, sopratutto nelle vicinanze dell’alveo del fiume Mella, la
presenza di salici ed ontani, per citare solo le specie più diffuse.
Il sottobosco con poca luce non permette una facile diffusione delle specie
erbacee. Si incontra comunque il ciclamino (Cyclamen purpurascens), il geranio (Geranium nodosum), il giglio (Lilium martagon), il narciso (Narcissus
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poeticus) e tante altre specie tipiche dei suoli acidi.
In conclusione è doveroso sottolineare che ciò che più affascina è proprio il sentire attorno a sé un habitat che da più di mezzo secolo non ha visto l’intervento dell’uomo.
Rifugio Blachì2 in versione estiva e invernale.
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Il rifugio è gestito dai due fratelli di Bortolo, Adriano e Dino, che assieme ad
Alberto (gestore del bar in piazza di Collio) ed alle sorelle Iriana e Rosalia formano la 2° generazione dei Blachì. La prima era il nonno Petro.
L’altro rifugio, il Blachì1 posto all’arrivo della seggiovia, è gestito dai figli e dalla
moglie di Bortolo.
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