n.168 luglio/agosto 2011 distribuzione gratuita il mensile del vivere naturale c'e` di che essere orgogliosi / cambiamenti climatici e proiezioni future anche l'elettricita` si puo` immagazzinare / luciano coraggioso paladino parliamo di taxi e tassisti / Gli appuntamenti di luglio e agosto 3 Konrad luglio/agosto 2011 Dedichiamo questo numero di Konrad a Eynulla Fatullayev, uno dei più noti giornalisti dell’Azerbaigian, che è stato rilasciato il 26 maggio 2011. Amnesty International lo aveva dichiarato prigioniero di opinione e adottato nel 2007, avviando una campagna per la sua scarcerazione, dopo che era stato condannato per diffamazione e terrorismo unicamente a causa dei suoi articoli. Eynulla Fatullayev fu condannato per diffamazione dopo che ebbe scritto due articoli in cui contestava la versione ufficiale delle uccisioni di massa di civili dell’Azerbaigian nella città di Khojaly durante il conflitto tra Azerbaigian e Armenia nella regione del Nagorno-Karabakh nel 1992. Egli fu successivamente condannato per terrorismo avendo pubblicato un articolo di critica alle decisioni in politica estera dell’Azerbaigian. Quando la Corte Europea per i Diritti Umani chiese nel 2010 di liberarlo, le autorità lo condannarono a una nuova pena di due anni e mezzo sulla base di false accuse di possesso di droga. Alla campagna per la sua liberazione ha partecipato anche il Gruppo di Trieste di Amnesty International. Ecco quanto ha scritto appena liberato: “Sono molto felice di essere di nuovo in libertà. Sono estremamente grato ad Amnesty International, che dall’inizio si è presa cura del mio caso. Dico semplicemente che mi avete salvato!” konrad 168 - luglio/agosto 2011 SOMMARIO 4 5 6 8 C'è di che essere orgogliosi Anche l'elettricità si può immagazzinare Cambiamenti climatici e proiezioni future Libri Una donna virtuosa 8 In ricordo di Claudio H. Martelli 9 Luciano, coraggioso paladino 12 Marte sott'acqua 13 Prepararsi alla prova costume: meglio senza lampade 14 Primo anno di WWF universitario 14 CAI: e l'ambiente? 16 Alimentazione Estate in salute 17 Agricoltura biologica questa sconosciuta Ma se è tutto inquinato? 17 Siamo tutti intelligenti 18 Trasporti e ambiente Parliamo di taxi e tassisti 19 Perù: la vittoria di Ollanta Humala 20 Cinema Fanta-spionaggio e capricci del destino 21 Teatri di confine Il ponte mai nato Mittelfest 21 Maremetraggio 22 Percorsi d'arte Aldilà 22 Bogdan Grom ambasciatore della cultura slovena 23 Il maestro Muti. La musica da chiesa. 24 Chiaulis ˇ ˇ 25 La Ciceria (Cicarija). 2° parte 26 Colonna vertebrale Torcicollo: centra forse l'aria condizionata? 27 È storia: il Medio Evo nella Russia di Putin 28 Green spot festival 2011 29 Annunci di luglio e agosto Konrad Mensile di informazione di Naturalcubo s.n.c. Redatto dall’Associazione Konrad via Corti 2a - 34123 Trieste Fax 1782090961 [email protected] www.konradnews.it Aut. Trib. di Udine n. 485 del 5/9/80 Aut. fil. di Trieste Direttore editoriale: Roberto Valerio Direttore responsabile: Dario Predonzan Pubblicità: Alex Cibin cell. 340 4000934 [email protected] Hanno collaborato: Sara Alzetta, Annelore Bezzi, Nadia e Giacomo Bo, Francesco Breda, Giulia Canziani, Walter Chiereghin, Michele Colucci, Rami Cosulich, Stefano Crisafulli, Adriana De Caro, Giorgio Dendi, Giorgia Facis, Sergio Franco, Graziano Ganzit, Alessandro Giadrossi, Francesco Gizdic, Marco Modotti, Luisella Pacco, Tiziana Peressutti, Giuliano Prandini, Riccardo Redivo, Lino Santoro, Marco Segina, Gianni Ursini, Severino Zannerini. Progetto grafico e impaginazione: Erratacorrige, Trieste www.erratacorrige.org Stampa: Tip. Villaggio del Fanciullo - Opicina Trieste [email protected] Konrad non è responsabile della mancata pubblicazione degli annunci o di eventuali inesattezze. 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Ai sensi dell’art. 13 della legge 675/96 i dati potranno essere cancellati dietro semplice richiesta da inviare alla redazione. editoriale [email protected] 4 Konrad luglio/agosto 2011 decidesse – sulla spinta di clamorosi ribaltoni in alcune elezioni regionali – che le loro centrali nucleari, ormai vecchiotte, saranno sostituite da una strategia fondata 12 e 13 giugno sul risparmio e le fonti rinnovabili. Non stanno meglio inglesi, spagnoli, belgi, ecc., sia perché i rispettivi Governi non danno concreti segnali di ripensamento sul nucleare, sia perché ardua appare la strada del ricorso a strumenti di democrazia diretta, come il referendum abrogativo esistente in Italia. E i vicini sloveni? Il Governo di Lubiana ha annunciato di recente il nuovo Piano energetico nazionale, rinviando al 2030 la decisione sul raddoppio della centrale di Krško, che però rimarrebbe in funzione fino al 2043, quando avrà superato i 60 anni di età. Eppure non c’è notizia di reazioni nell’opinione pubblica slovena. È istruttivo quanto accaduto alla fine di maggio: vari gruppi ambientalisti e antinucleari italiani avevano organizzato e annunciato una marcia pacifica a Krško, concordata con gli omologhi sloveni, i quali però alla vigilia comunicarono improvvisamente di aver cambiato idea e l’iniziativa abortì. Va poi detto che gli italiani, famiglie, imprese (piccole e medie soprattutto) e pubbliche amministrazioni (di nuovo soprattutto i Comuni medio-piccoli), sono i veri “motori” di uno dei primati più positivi – uno dei pochi – della nostra economia: quello che ci pone al quarto posto nel mondo al secondo posto nel mondo per potenza fotovoltaica installata e al sesto per quella eolica. Primati stimolati anche dagli incentivi statali, certo, e arrivati dopo un ventennio di sostanziale inerzia, ma impossibili senza l’impegno “dal basso” di tanti italiani. C’è di che essere orgogliosi, insomma. C'è di che essere orgogliosi Le opportunità aperte dai referendum del Disse Tremonti (sabato 11 giugno all’assemblea dei giovani industriali): “Non fate lo sport nazionale di parlare male dell’Italia, in Italia e all’estero”. Per una volta si può essere d’accordo col ministro dell’economia, anche se spesso è proprio il Governo di cui Tremonti fa parte a stimolare l’istinto auto - denigratorio di tanti italiani verso il proprio Paese... Queste parole pronunciate proprio alla vigilia dei referendum, a ben vedere, assumono un valore quasi profetica. La fantastica vittoria dei SI, infatti, dimostra senza equivoci che gli italiani, smentendo certi facili cliché (troppo spesso ripetuti a mo’ di comodo alibi): – ragionano e non sono devastati dalla TV spazzatura – decidono a prescindere da quanto gli dicono di fare, o di non fare, i leader politici (anche quelli per i quali hanno votato) – sanno organizzarsi, al di fuori dei partiti, e condurre una campagna referendaria fino alla vittoria finale – sanno essere cittadini attivi, insomma, anche se c’è chi fa di tutto per renderli sudditi passivi. Non tutti gli italiani, certo, ma la maggioranza sì ed è questo che conta. Certo, occorrerà un’analisi approfondita sui dati del referendum (gli specialisti in questo campo potranno fornire elementi utili), ma intanto alcuni dati balzano agli occhi. Innanzitutto le percentuali della partecipazione al voto. Il 57% a livello nazionale deriva infatti da percentuali regionali differenziate, poiché alle “rosse” Emilia-Romagna e Toscana (poco più del 64% la prima, poco sotto questa cifra la seconda) si affiancano il record del TrentinoAlto Adige (64,6%) e le Marche (61,5%), mentre alquanto distanziata è la Lombardia (poco più del 54%). Nel complesso è il centro-nord a trainare, mentre – non a caso – in fondo classifica sono le Regioni dove il “controllo del territorio” è in gran parte in mano alla criminalità organizzata: Sicilia, Campania e Puglia (malgrado Vendola) fanno registrare infatti percentuali poco sopra il 52%, mentre la Calabria supera di poco il 50. Anche in queste Regioni, tuttavia, il quorum è stato superato. È degno di nota che nel nord le percentuali delle Regioni governate dal centro-destra (Veneto poco meno del 59%, Piemonte 59%, Friuli-Venezia Giulia poco più del 58%) e dal centro sinistra (Liguria 59,4%), siano quasi identiche: segno che i temi referendari hanno coinvolto “trasversalmente” gli elettori e indice di incoraggiante maturità democratica. Il confronto con il resto d’Europa Quanti in Europa possono dire altrettanto? Chi altro, ad esempio, ha inciso sulla politica energetica utilizzando strumenti democratici come hanno saputo fare gli italiani? Solo gli austriaci, a ben vedere, nel 1978 (prima di Chernobyl), con un referendum dissero NO al nucleare, benché una centrale fosse pronta ad entrare in funzione. E non ci hanno mai ripensato. I francesi, invece (oltralpe un referendum come i nostri non è neppure previsto dall’ordinamento), hanno subìto per decenni la politica nucleare dei loro governanti ed ora si ritrovano con 58 reattori, in buona parte ormai vecchi (e pericolosi), ma senza le risorse per sostituirli o smaltirli in sicurezza. I tedeschi hanno dovuto attendere Fukushima perché il Governo Il problema è la classe politica La classe politica non pare invece aver tratto alcun insegnamento dall’accaduto: Berlusconi, dopo aver cercato di disincentivare la partecipazione al voto con ogni mezzo e sotterfugio, visti i risultati dichiarava che “ora bisogna impegnarsi per le fonti rinnovabili”. Spiazzando così alcuni fedelissimi, come il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Tondo, che invece resiste – patetico – nel credo nuclearista, riducendosi però a chiedere un coinvolgimento nella gestione della centrale di Krško, non più per un improbabile raddoppio, ma “per avere maggiori garanzie sulla sicurezza”. Non sono note le reazioni slovene. Basta un fugace accenno alle irose invettive di esponenti locali del centro-destra (tra cui quelle del vescovo di Trieste, Crepaldi, sul giornale diocesano “Vita Nuova”) dopo i risultati del 13 giugno; il centro-sinistra, invece, saltato sul “carro” dei referendum – tranne poche eccezioni – solo negli ultimi giorni di campagna, si è distinto solo nel tentativo di usare la vittoria dei SI come arma polemica contro gli avversari politici. Mancano del tutto, per ora, segnali di una nuova strategia energetica, che coniughi innovazione tecnologica, sicurezza, rispetto per l’ambiente e benefici socio-economici. Una strategia che può avere solo nell’efficienza degli usi energetici la chiave di volta. Così come manca una riflessione sul cosa fare nella gestione dell’acqua (eppure una proposta di legge presentata dagli stessi movimenti che hanno promosso il referendum giace in Parlamento fin dal 2007…). Toccherà agli italiani, nuovamente, imporre “dal basso” queste scelte, magari aggiungendovi anche una campagna referendaria – c’è chi ci sta lavorando – per modificare il “Porcellum”, cioè l’ignobile legge elettorale che è al tempo stesso effetto e concausa del degrado della politica nel Paese. Dario Predonzan 5 Konrad luglio/agosto 2011 Anche l’elettricità si può immagazzinare E distribuire con le reti intelligenti “Cosa brucerà al posto del carbone?” domanda Pencroff, “L’acqua” risponde Cyrus Smith. Così Jules Verne ne L’isola misteriosa, originale romanzo di fantascienza del 1874. E Cyrus continua: “Sì amici, io credo che… l’idrogeno e l’ossigeno di cui è composta l’acqua… offriranno una sorgente di energia inesauribile… l’acqua è il carbone dell’avvenire”. I risultati dei referendum di giugno e in particolare il referendum sul nucleare, che almeno per cinque anni impedirà che qualcuno si sogni di riproporre questa alternativa energetica in Italia, stimolerà l’accelerazione verso la ricerca e lo sviluppo tecnologico nel campo delle fonti rinnovabili, l’ingegnerizzazione di impianti e di processi più raffinati nell’ambito del risparmio energetico e nell’utilizzo dell’energia solare nella sua forma diretta (irraggiamento) e in quelle indirette come vento, maree, biomassa, bacini idrici, etc. Un dilemma è stato agitato da quegli illustri scienziati che vedono nel nucleare la soluzione energetica per il futuro, ovvero la discontinuità nella produzione dal fotovoltaico e dall’eolico, che dipendono dal sole e dal vento. Strano che non siano informati che la tecnologia sta marciando speditamente anche nel settore dello stoccaggio dell’energia, da cui attingere nei picchi di richiesta. Vero è che se non si impiegano risorse nella ricerca, il processo di affinamento dei sistemi di immagazzinamento dell’energia e di gestione intelligente della rete di distribuzione elettrica marcerà più lentamente del necessario. Nella letteratura scientifica internazionale, nelle principali riviste dove sono riportati i risultati delle ricerche della comunità scientifica, nei bollettini dei dipartimenti dell’energia e negli atti dei Congressi nazionali e internazionali, vengono proposte diverse tecniche di stoccaggio e di distribuzione dell’energia. Alcune sono ben che collaudate come il pompaggio, ovvero il trasferimento di acqua da un bacino più basso a uno più alto quando viene prodotto un surplus di energia da recuperare in seguito per caduta con produzione idroelettrica. E a proposito di Verne l’elettrolisi dell’acqua per ricavare ossigeno e soprattutto idrogeno utilizzando l’elettricità in surplus da recuperare successivamente attraverso celle a combustibile. Nel primo caso la tecnologia si sta affinando per quanto riguarda le pompe e le turbine, soprattutto nella riduzione delle perdite per attrito meccanico nella rotazione e per l’uso di materiali particolarmente resistenti all’usura e alle deformazioni. Nel secondo l’efficienza del processo dipende dalla riduzione delle perdite termiche, dalla tipologia degli elettrodi, dal tipo di elettrolita utilizzato, dalla temperatura di esercizio, dai sistemi di immagazzinamento dell’idrogeno prodotto e dalle caratteristiche chimico-fisiche delle celle a combustibile. Altre tipologie di impianti e di processi che sono in fase di studio e di sperimentazione sono i supercondensatori, che sfruttano le proprietà delle nanostrutture di carbonio (come il grafene, struttura monostrato della grafite e i suoi derivati nanotubulari semplici o multistrato) per aumentare la capacità di immagazzinamento di energia elettrica. Nell’ambito delle metodologie di stoccaggio va annoverato l’immagazzinamento nel sottosuolo di aria compressa (Compressed Air Energy Storage) o di metano: l’energia viene recuperata attraverso la rotazione di turbine. L’energia elettrica in surplus può essere trasformata in meccanica attraverso volani a bassa o alta velocità di modernissima concezione in cui sono praticamente assenti gli attriti e sono utilizzati materiali innovativi. L’energia meccanica viene recuperata come energia elettrica. L’energia solare può essere invece immagazzinata come energia termica in acquiferi isolati nel sottosuolo (Underground Thermal Energy Storage) e trasformata al momento opportuno in energia elettrica. Per continuare l’elenco delle alternative di immagazzinamento va annoverato Schema di una Smart Grid il sistema SMES (Superconducting Magnetic Energy Storage), in cui viene stoccata energia elettrica come energia magnetica attraverso la circolazione di una corrente stazionaria in un superconduttore a temperatura inferiore a –200°C, in modo da evitare la dissipazione. Un’analisi comparativa fra le diverse opzioni deve tener conto di tre aspetti essenziali: l’impatto ambientale, i costi e l’efficienza del processo. I valori che elenchiamo in tabella relativamente ai costi d’investimento per unità di energia prodotta e ai costi di processo sono dati in euro/megawattora, l’efficienza (ovvero il rapporto energia recuperata/energia immagazzinata) è data in percentuale. Per quanto riguarda i supercondensatori i dati di capacità si riferiscono ad un singolo elemento, tale valore va moltiplicato per il numero di elementi che costituiscono batteria. La rassegna presentata considera diverse tecnologie di stoccaggio dell’energia elettrica. Affinché i diversi sistemi contribuiscano però ad un uso efficiente del contributo delle diverse fonti e in particolare alla diffusione di quelle rinnovabili, non si può prescindere da un’efficiente distribuzione in rete ottimizzando e dislocando opportunamente la produzione, per limitare le perdite, e regolando il sistema con benefici per l’ambiente, attraverso l’informatizzazione della rete di distribuzione. Tutto ciò si traduce in Smart Grids, ovvero Reti Intelligenti, il che significa affidare la gestione, l’operatività, la risoluzione dei problemi all’Information Technology. La rete di computer dovrebbe mantenere sotto controllo i punti nevralgici della rete, diagnosticare i guasti e prevenire i sovraccarichi. Il tutto non può però prescindere da una dislocazione programmata e quindi intelligente delle centrali elettriche e della produzione sul territorio, ovvero ridurre le dimensioni delle maglie della rete, perché ogni chilometro di linea comporta perdite di potenza dovute alla resistenza dei conduttori. Si stima che se la rete fosse solo del 5% più efficiente la riduzione di emissioni di gas serra sarebbe pari a quelle prodotte da 53 milioni di automobili. Esiste il problema dell’attacco cibernetico alle Smart Grids. Strutturando opportunamente il sistema, ripartendo il controllo sui numerosi computer, ognuno dei quali gestisce un tronco della rete, interconnettendo i diversi tronchi e proteggendo l’accesso a ciascun sistema e soprattutto non delegando completamente all’informatica la gestione dei singoli nodi, il pericolo può essere ben arginato. Lino Santoro Metodo di stoccaggio Celle a combustibile Volano a bassa velocità Volano ad alta velocità UTES Pompaggio Aria compressa SMES Supercondensatori Costi d'investimento €/MWh 10.500 210.000 17.000.000 390 4.900 1.400 7.000 19.600.000 Costi di processo €/MWh 7 2,1 2,8 10,5 2,8 2,1 0,7 3,5 Efficienza % 45-80 90 93 80 80 85 97 95 Capacità kWh 0,3-2000 50 750 400.000 22.000.000 2.400.000 0,8 0,5 6 Konrad luglio/agosto 2011 Cambiamenti climatici e proiezioni future Intervista al professor Filippo Giorgi, direttore della sezione di Fisica della Terra del Centro Internazionale di Fisica Teorica (ICTP) di Trieste e membro dell’organo esecutivo del Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici (IPCC) Cosa ci dice il rapporto IPCC del 2007? Per quanto riguarda il fenomeno del riscaldamento, per la prima volta si è detto che esso è inequivocabile. Questa sicurezza è basata non solo sul trend di temperatura, ma anche su una serie di altre evidenze, ad esempio l’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento della neve e dei ghiacciai. Potrebbe trattarsi di un riscaldamento dovuto al normale ciclo di cambiamento di temperatura? In passato sulla terra ci sono stati dei cambiamenti di temperatura repentini, dovuti però a mutazioni fondamentali del sistema climatico che possono avvenire normalmente, senza nessun forcing esterno. Non è quello che sta accadendo adesso. Per capire la causa del riscaldamento si utilizzano dei modelli climatici. All’interno di questi modelli vengono inseriti i cosiddetti forzanti naturali, che sono sostanzialmente due: la variazione della radiazione solare e l’attività vulcanica. Viene quindi inserito anche il forzante antropogenico, che consiste fondamentalmente nelle emissioni di gas serra. In questo modo si può vedere se il riscaldamento può essere giustificato esclusivamente dai forzanti naturali o meno. La conclusione è che l’unico modo di spiegare il riscaldamento del pianeta a partire dalla seconda metà del XX secolo è che esso sia dovuto all’aumento dei gas serra. Di ciò non si ha la certezza assoluta, perché i modelli e i dati non sono perfetti, ma vi è una probabilità tra il 90 e il 95% che sia così. Ci sono poi tanti altri fattori che influenzano il clima terrestre. Il clima può variare naturalmente e il riscaldamento è prodotto anche da altri processi. Ad esempio riscaldando gli oceani l’acqua evapora in quantità maggiori aumentando l’effetto serra. Con lo scioglimento dei ghiacci la quantità di radiazione solare riflessa è minore ed il riscaldamento aumenta. Quale di questi fattori “vince”? Essendo il sistema climatico molto complesso, la risposta non è ovvia. Tutti i modelli però danno una risposta di innalzamento della temperatura con i gas serra, e questa è l’evidenza. L’evidenza poi riguarda anche tanti altri elementi. Ad esempio il riscaldamento globale sta causando un riscaldamento della stratosfera, dove c’è l’ozono. Ciò avviene perché il riscaldamento viene trattenuto nella troposfera, la bassa atmosfera, e le radiazioni che arrivano in alto sono di meno. Se si trattasse di riscaldamento dovuto al sole, si avrebbe un riscaldamento di tutta l’atmosfera. Si possono fare delle previsioni per il futuro? Non si tratta di previsioni ma di proiezioni o scenario. Nel creare uno scenario di cambiamento climatico si fanno delle supposizioni di base: se i gas serra continuano ad aumentare ad un certo ritmo, come mi aspetto che risponda il clima terrestre? Esistono delle ipotesi plausibili di sviluppo a cui si associano varie ipotesi di emissioni. Tenendo conto di tutte queste ipotesi si ottiene un range di riscaldamento che va da 1°C a 6°C, un range amplissimo che ci pone di fronte a due climi completamente diversi. Ciò significa che c’è ancora grande incertezza sugli scenari che si fanno, ma anche molta possibilità di azione. L’obiettivo oggi è di stabilizzare il riscaldamento sotto ai 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Perché proprio 2°C? Il riscaldamento produce un certo impatto che ha un certo costo in termini di politiche di adattamento. Valutando l’insieme dei danni prodotti dai cambiamenti climatici, la Comunità Europea è arrivata alla stima che con un riscaldamento superiore ai 2°C rispetto all’epoca preindustriale (1850), le conseguenze dei cambiamenti climatici non sarebbero più gestibili nel nostro sistema economico globale. Questa soglia è stata accettata a livello internazionale, ed ora il dibattito verte su come ridurre le emissioni al punto di non superare questa soglia. Bisognerà stabilizzare la concentrazione di CO2 ad un livello di 450-500 parti per milione entro la fine del secolo. Oggi siamo a circa 380 parti per milione. Si dovrà attuare quindi una riconversione energetica e agricola, i cui costi fino al 2050 sono stati stimati intorno al 4% del GDP (prodotto nazionale lordo) globale. Si parla di una cifra astronomica, certo, ma percentualmente bassa. Tenendo conto del fatto che il GDP cresce ogni anno del 2-3%, sarebbe come fermare il GDP per un paio d’anni, come succede durante una crisi economica neanche troppo grave. Proiezione sul cambio di disponibilità dell’acqua alla fine del XXI secolo in percentuale rispetto alla fine del XX secolo. Da: Climate Change Synthesis Report, An Assessement of Intergoventamental Panel on Climate Change, 2007 7 Konrad luglio/agosto 2011 Il riscaldamento globale colpisce tutta la Terra allo stesso modo? No. Osservando il trend di riscaldamento dal 1979 al 2003, si nota come in alcune zone ci sono stati addirittura piccoli raffreddamenti, soprattutto negli oceani, a causa del cambiamento delle circolazioni oceaniche. Ma ci sono anche zone in cui il riscaldamento è stato più forte, come in alcune zone della Cina, dell’America Centrale o la zona mediterranea europea. Secondo le proiezioni, la zona del Mediterraneo è quella dove il riscaldamento sarà maggiore. Questo perché? Perché si sta verificando uno spostamento delle perturbazioni verso i poli e verso la zona equatoriale, dove c’è la convergenza tra le correnti dei poli. Nelle zone a metà ci sarà una diminuzione di precipitazioni. Il Mediterraneo è una delle zone che dovrebbe riscaldarsi più delle altre ed avere una diminuzione delle precipitazioni, soprattutto in estate. Il sud del Mediterraneo avrà questo problema anche in inverno, e zone come ad esempio l’Italia meridionale saranno a rischio di desertificazione. Le piogge inoltre diventeranno più concentrate e meno frequenti. Ciò si tradurrà in eventi sia siccitosi sia alluvionali più intensi, come sta già succedendo in molte aree del mondo. In molti non percepiscono il riscaldamento perché ci sono anni in cui ad esempio nevica molto. Ma il riscaldamento globale non si vede nei singoli anni, bisogna guardare le cose nel loro complesso e su periodi lunghi. Il 2010 è stato l’anno più caldo da quando si prendono misure a livello globale, però in Italia non è stato così. Anche in questo caso non bisogna guardare un luogo specifico ma la media globale. Nel 2010 in molte zone tropicali, ad esempio in Africa e in India, ci sono state delle anomalie di 10 gradi in più rispetto alla media per tutta l’estate. Il riscaldamento globale non è quello che è successo a Trieste l’anno scorso. Studio sul cambio di temperatura globale su modelli che comprendono solo forzanti naturali e modelli che comprendono sia forzanti naturali sia antropogenici. Da: Climate Change Synthesis Report, An Assessement of Intergoventamental Panel on Climate Change, 2007 Quali sono le soluzioni più immediate per fermare il riscaldamento? Ci sarà una carenza d’acqua dovuta alla diminuzione delle precipitazioni ed allo scioglimento dei ghiacciai, uno dei principali magazzini d’acqua. E poi ci sarà la difficoltà di utilizzare l’acqua, che arriverà con scrosci tremendi. Tutto ciò andrà ad aggiungersi all’aumento della domanda legato all’aumento della popolazione: per il 2050 ci si aspetta che saremo in 9 miliardi. La prima cosa da fare sul breve termine è migliorare l’efficienza energetica. Oggi sprechiamo circa il 60% dell’energia tra produzione, distribuzione e uso. Ad esempio, nelle piattaforme petrolifere prima di arrivare al petrolio in genere si trovano delle sacche di metano, che vengono bruciate perché è la cosa più facile da fare. Se questo metano venisse utilizzato si ridurrebbero gli sprechi. La British Petroleum sta attuando una politica di raccolta del metano riuscendo a diminuire le emissioni del 5%, oltre che ad aumentare i guadagni. Come viene utilizzata l’acqua? Invece quali si stimano essere le politiche a lungo termine più efficaci? Una grande quantità di acqua viene utilizzata per l’uso domestico, si parla di 400 litri di acqua al giorno a testa, ma la maggior parte di essa viene utilizzata per l’agricoltura. E ne servirà sempre di più. Basti pensare che per produrre un chilo di manzo servono 13.000 litri di acqua. Tutto il cibo che viene sprecato è quindi anche un enorme spreco di acqua. Infine c’è l’acqua che serve per la produzione di energia. Oltre che per la produzione di energia idroelettrica, l’acqua viene usata anche per il raffreddamento di tutte le centrali termiche, convenzionali e nucleari. Le rinnovabili sono l’opzione principale. Bisogna inoltre tener conto del fatto che i Paesi in via di sviluppo stanno superando quelli già industrializzati anche sul piano delle emissioni. Si sta cercando quindi di dare a questi Paesi delle soluzioni energetiche alternative per uno sviluppo più pulito a prezzi fattibili, e ciò può avvenire solo con uno scambio di tecnologie. Giorgia Facis Quali conseguenze avranno questi mutamenti sulla disponibilità d’acqua? L'IPCC L’IPCC, Intergovernamental Panel on Climate Change, è composto dai Paesi che formano le Nazioni Unite. Si tratta di un progetto nato nel 1988, che tra i suoi mandati ha quello di pubblicare a intervalli regolari dei rapporti sui cambiamenti climatici delegandone la stesura ad un gruppo di scienziati. L’organo esecutivo dell’IPCC è composto da 30 membri eletti per zone e con a capo un chairman. Quest’organo coordina le attività di stesura dei rapporti, proponendo ad esempio gli autori, il tipo di rapporto, l’indice e così via. Le proposte dovranno poi essere accettate da tutte le nazioni dell’IPCC. I rapporti sono stati pubblicati ogni 6 anni a partire dal 1990, con il contributo di una media di 40-50 scienziati per ogni capitolo. Per ciascun rapporto vengono fatte 4 revisioni, le ultime 3 delle quali vengono pubblicate sul web dove chiunque può commentarle e dove a ciascun commento viene fornita una risposta adeguata. Dai rapporti vengono estratti il “Technical summary” ed il “Summary for Policy Makers”. Quest’ultimo è il documento che viene letto dai governi e su cui si basano gli statement principali. Dev’essere approvato da tutto l’IPCC parola per parola, in modo da raggiungere il consenso completo. Si può dire che si tratta del testo più controllato ed autorevole sull’argomento. libri 8 Konrad luglio/agosto 2011 immagina, sconvolto affamato arruffato e depresso, bussare alla porta di amici per intrufolarsi da loro a cena. Così, Ruby riempie il freezer di cibo. Porzioni chepossano durare a Jack per almeno tre mesi dopo che lei sarà morta. È mia abitudine intitolare l’articolo esattamente come il Ho impacchettato insieme carne di maiale e granturco, libro di cui sto parlando, ma questa volta avrei voluto fare manzo e fagioli e altre cose del genere, così Jack non diversamente. Avrei voluto scrivere qualcosa che riguardovrà far altro che metter mano al congelatore per tirar dasse l’amore, quello muto invisibile ma vero, che senti fuori un pasto semplice e gustoso. Credo che questo anche sulle pareti, come se i mattoni stessi ne fossero lo aiuterà. Stamattina, mentre ero in veranda, sul retro, intrisi; quello che resta in una casa anche dopo che la e preparavo quei pacchetti, mi è venuto in mente che morte ne ha travolto la famiglia. qualcuno, specialmente chi non ci conosce bene, potrebIn questo terribile periodo (ho perduto mio padre), mentre be dire: “È pazzesco, è l’idea più malsana che abbia mai cercavo un’idea per Konrad, un’idea che fosse coerente sentito”. Altri, però direbbero: “Certo che è davvero in con quello che provo e proverò, mi è venuto in mente gamba, quella Ruby, a fare in modo che il marito mangi questo romanzo, letto qualche anno fa e mai dimenticato. anche quando lei non ci sarà più”. Mah! Non posso fare L’autrice è Kaye Gibbons. un granché, ma qualcosa sì. Certo, una donna non può Nata nel 1960 nella Carolina del Nord, orfana di fare molto, una volta sottoterra.” Una donna virtuosa di Kaye Gibbons padre e madre a nove anni, viene allevata da parenti A capitoli alterni – voce di lui, voce di lei – si dipana ai Universale Economica Feltrinelli ,1996 poverissimi e a ventun’anni le viene diagnosticata una nostri occhi la loro storia, fatta di piccole cose buone, 144 pp., € 5,68 sindrome maniaco-depressiva con la previsione di non gesti semplici, tenerezza. guarire mai più... Prima di Jack, giovanissima, Ruby aveva sposato John, attaccabrighe, Eppure, entra nell’Olimpo dei grandi narratori americani southern (tra violento e rozzo. E come spesso accade, è forse grazie a questo errore William Faulkner, Eudora Welty, Flannery O’Connor) con il primo romanzo, madornale che poi Ruby può riconoscere il valore di Jack, tanto più grande Ellen Foster (1987), protagonista una ragazzina undicenne, che ne passa di lei, non bello, non brillante, timido ma dall’animo gentile, e con uno scondi tutti i colori e mette a nudo col suo linguaggio cinico e saggio la società finato e rispettoso amore per lei. Jack la proteggerà: cosa chiedere di più? razzista, ottusa e ipocrita del Sud. Un esordio folgorante, premiatissimo. Senza sentimentalismo, senza sdolcinatezze, con pennellate di sola Ma gli esordi, si sa, sono difficili da misurare. La sapienza che sembra verità, Kaye Gibbons compie il miracolo di raccontare ciò che è umile e uscire dalla penna di Kaye potrebbe essere solo un caso: dopotutto, in quotidiano, e per questo prezioso. Ellen, la scrittrice descrive se stessa, l’infanzia triste, il dovere di crescere e Chiunque abbia perduto una persona cara, non potrà non commuoverdi capire anzitempo. si... Probabilmente chi abbiamo perso non riempiva il congelatore con Occorre una conferma. E la conferma arriva, col secondo romanzo, che è l’arrosto. Ma non importa: il dono – in altre forme, altri sapori – ci è stato quello di cui vi parlo: Una donna virtuosa (1989). preparato ugualmente, e con moltissima cura. I protagonisti sono Jack, quarant’ anni, e Ruby, venti, che si sposano e Non debba mai arrivare il giorno in cui non riusciremo più ad aprire la mevivono insieme venticinque anni finché Ruby, a quarantacinque, è condanmoria, proprio come fosse il congelatore di Jack, per recuperare i nostri nata da un cancro al polmone. pacchetti. Porzioni d’amore e di insegnamento, senza alcuna scadenza. Lei, più che del proprio destino, inizia a preoccuparsi di quello del marito. Dopo che sarà rimasto solo, il suo Jack non saprà arrangiarsi in nulla. Già se lo Luisella Pacco UNA DONNA VIRTUOSA In ricordo di Claudio H. Martelli Il 10 giugno, presso il Centro d’Arte e Cultura Škerk di Ternova (Duino Aurisina) si è tenuto, per iniziativa della rivista Trieste ArteCultura e del PEN Club Trieste, un incontro pubblico per ricordare Claudio H. Martelli, critico, poeta, giornalista, organizzatore di cultura, scomparso lo scorso 14 marzo. Ne hanno parlato alcuni amici dello scomparso, coordinati da Walter Chiereghin, che è succeduto a Martelli nella direzione di Trieste Arte Cultura. “Nel giro di pochi mesi – ha affermato – la cultura triestina ha perduto, con Sergio Molesi, Claudio Martelli e Luciano Comida, tre autorevoli voci di intellettuali diversi tra loro, ma accomunati dall’aver inteso come servizio per gli altri la loro attività, tutti e tre rifuggendo da una scrittura motivata da un intento narcisistico fine a se stesso, per offrire invece alla società che li circondava motivi di riflessione circa i diversi ambiti dei quali si sono proficuamente occupati”. Il poeta Ezio Giust ha ricordato, anche con una sua poesia in dialetto, l’amico scomparso, mentre un altro poeta di lingua slovena, Marko Kravos, ha rievocato il periodo nel quale, fin dagli anni Sessanta, Martelli è stato tra gli intellettuali italiani che per primi hanno ricercato momenti d’incontro con la cultura slovena, secondo una visione unitaria della società triestina, troppo a lungo divisa dall’invalicabile diaframma in cui contrapposti nazionalismi e una tragica catena di eventi l’aveva coartata. Si sono quindi alternati al microfono Marco Menato, direttore della Biblioteca Statale Isontina, che ha ricordato le attività di promozione culturale messe in cantiere da Martelli anche nel Goriziano, Antonio La Rocca, che ha rievocato la gestazione e la nascita del PEN Club Trieste, fortemente voluta e organizzata dallo scomparso, quindi Claudio Senardi, italianista e collaboratore di Trieste ArteCultura, che, commentando l’ultima silloge poetica di Martelli, ne ha ricordato anche il profilo spirituale, intinto in una religiosità che lo poneva senza mediazioni di fronte alla propria coscienza e allo stordente rapporto col Divino, senza intralciare per questo una sua visione profondamente laica dei rapporti sociali. Ha poi preso la parola il professor Fulvio Salimbeni, storico dell’Università di Udine, che, parlando dell’ultimo libro di Martelli La Boheme triestina, ha tracciato un profilo di quanto è stato personalmente testimone e protagonista lo scomparso nella società e nella cultura della città. Ha concluso la serie degli interventi, tutti assai intensi, il giornalista Saša Rudolf il quale, in italiano e in sloveno, ha brevemente ricordato la perdita che ha dovuto subire la cultura delle nostre terre per la ravvicinata scomparsa di due personalità quali quelle di Martelli e di Comida. Tra il folto pubblico che ha seguito con partecipazione l’evento una quantità di artisti e uomini di cultura, da Miroslav Košuta, recentemente insignito del prestigioso premio Prešeren per la sua opera di poeta, a Claudio Grisancich, dalla preside della Facoltà di Lettere Cristina Benussi al dirigente dell’area Cultura del Comune di Trieste Adriano Dugulin, che assieme agli altri ospiti si sono poi intrattenuti nel giardino con i familiari e gli amici dello scrittore. Martelli ha lasciato un’impronta decisa e profonda con la sua opera di scrittore, di critico e di giornalista: basti pensare, oltre ai volumi da lui pubblicati, agli editoriali di Trieste ArteCultura, da lui personalmente redatti lungo tutti i quattordici anni di vita della rivista, che costituiscono una prolungata riflessione circa quanto si muoveva nella società in quell’intervallo di tempo, oppure al suo Dizionario degli artisti, giunto alla quarta edizione, opera preziosa ed apprezzata da studiosi, critici, galleristi e collezionisti, veramente unica nel suo genere, frutto di una paziente ricerca e di un costante aggiornamento riguardante tutte le presenze nel mondo delle arti figurative giuliane. Rimangono inediti due altri testi di Martelli: un libro sulle sue riflessioni circa Cristianesimo e Islam e un altro Dizionario, intrapreso a quattro mani con Chiereghin negli ultimi mesi della sua esperienza umana, riguardante stavolta gli scrittori dell’area geografica compresa tra Gorizia, Trieste, l’Istria, Fiume e la Dalmazia. C. W 9 Konrad luglio/agosto 2011 Luciano, coraggioso paladino l a v ig n e t t a d i c o lucci L’abbiamo studiato a scuola. L’Orlando furioso è un poema cavalleresco di Ludovico Ariosto, scritto, in primissima stesura tra il 1504 e il 1506 e pubblicato, nella sua definitiva edizione, che presenta ampie differenze, nel 1532. Composto da 46 canti in ottave, quasi quarantamila versi in totale, ruota attorno al personaggio di Orlando, prode paladino senza macchia e senza paura, ma profondamente inadeguato nell’affrontare la misteriosa avventura dell’amore. Tre i pilastri attorno al quale l’immensa opera si muove: la guerra tra pagani e cristiani, che si conclude con la vittoria dei secondi; l’amore folle di Orlando per la bellissima Angelica che però sposa Medoro; l’amore a lieto fine tra Ruggero, guerriero pagano, e Bradamante, guerriera cristiana. Ma innumerevoli altri personaggi colorano l’Orlando regalandogli uno spessore di storie, di ironia, di eroismo, di fantasia e di passioni che non può esser riassunto in alcun modo. “Il Furioso è un libro unico nel suo genere e può essere letto senza far riferimento a nessun altro libro precedente o seguente; è un universo a sé in cui si può viaggiare in lungo e in largo, entrare, uscire, perdercisi”. Così scriveva Italo Calvino. E così più o meno mi disse Luciano Comida, a febbraio, durante la nostra ultima telefonata. Lo avevo chiamato per chiedergli come stava. Le notizie sulla sua salute erano assai preoccupanti. Confesso che, prima di comporre il numero, ero imbarazzata. Lo avrei disturbato? E poi, cosa gli avrei detto, come avrei riempito i probabili silenzi di una persona malata che può legittimamente mostrarsi seccata o malinconica? Come mi sbagliavo... Luciano era in ospedale, sì, consapevole della gravità di un male che lo avrebbe derubato di una gamba ma non della vita (così speravamo tutti), ma era disponibile cortese e curioso come sempre, traboccante di idee. In quella stanza Luciano non guardava certo il soffitto, né si lagnava. Leggeva, con la sua bramosia di mangiar le pagine. Pensava. Scriveva. Dispensava e riceveva affetto. Vivo più che mai, felice di ogni suo respiro, entusiasta di tutto, quasi persino dell’esperienza difficile che lo attendeva (“La gamba scomparsa... è una bella idea!... ne farò un pretesto narrativo”). “Ti disturbo?” chiesi timidamente. “Stavo leggendo l’Orlando Furioso”, rispose con naturalezza, e iniziò a parlarmene con trasporto. Oh sì, c’era anche la malattia, invadente e ineducata, come un’ospite brutta che in quel momento stava seduta sul suo letto. Ma perché darle peso? Parliamo d’altro... Vuoi mettere quei versi (“Aspetta! li cerco e te li leggo, sono troppo belli!”) che racchiudono un universo? Mentre lo ascoltavo leggere ciò che lo aveva colpito, mi sentivo misera, colpevole. Perché mai, dopo i doveri scolastici, non avevo mai più letto, e goduto come lui, l’Orlando Furioso? E mi sentivo anche incredibilmente fortunata. Perché è una benedizione conoscere qualcuno in grado di rinnovare istantaneamente la curiosità per un poema, romanzo, poesia... per un’idea. Non ricordo più con quali parole si chiuse la telefonata. Avrò detto “... auguri, coraggio, guarisci presto” o altre banalità. So solo che da quel momento l’Orlando è per me inestricabilmente legato a Luciano Comida. Spesso in poveri alberghi e in picciol tetti, ne le calamitadi e nei disagi, meglio s’aggiungon d’amicizia i petti Come scrive Ariosto nel quarantaquattresimo canto, è nelle calamità e nei disagi che l’amicizia si rinsalda. La calamità che ha colpito Luciano non poteva essere più atroce, e la sua amicizia non poteva rivelarmisi più preziosa. Se esiste un aldilà - e io voglio che esista – Luciano ci va a zonzo stringendo sottobraccio almeno quattro o cinque libri, sorride sotto la barba e ci ripete quello che aveva straordinariamente compreso. Che non ci si deve abbattere né piangere addosso, mai, sia quel che sia. Bisogna essere paladini coraggiosi, come Orlando, pronti alla battaglia alla disgrazia e alla fortuna. Bisogna prestare attenzione e meraviglia a questa vita, sghemba furiosa ingiusta e stupenda. Bisogna correrla, con due gambe, con una o con nessuna. Correrla col cuore, e cantarla. Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto... Luisella Pacco 10 Konrad luglio/agosto 2011 non aveva né il volto scocciato da “ti sei scordato ancora una volta la lavatrice?” né quello severo destinato ad andarsene solo dopo innumerevoli e quantitative badilate di scuse. A dire la verità aveva un tipo di volto che come moglie senza segreti non aveva mai avuto. Ed a conferma dell’unicità del suo volto sentii nettamente partire dalle sue labbra: - Ti lascio. Ecco, è stato allora, in quel preciso istante, mentre fuori di me una donna che per me non aveva segreti smontava ogni mia certezza e dentro di me cercavo le battute giuste da dire, che ho deciso: scriverò un saggio sulla felicità. ...” Paolo Gallina La formula matematica della felicità Mondadori 140 pagine, 16,50 euro La formula della felicità esiste. Ed è un’equazione. La felicità, spiega il professor Paolo Gallina, è “la variazione rispetto al tempo dello stato di una persona”. In altre parole, la felicità è il passaggio da una condizione peggiore a una migliore, ed è tanto più intensa quanto più in fretta avviene questo cambiamento. La felicità non è la bella casa o il televisore a 350 pollici in sé, ma il momento in cui li hai avuti, in cui te li sei goduti la prima volta. Come ogni formula matematica il concetto è cristallino ed elegante, le sue conseguenze implacabili. La prima è che “la felicità non dura. E se si vuole farla durare le cose non sono così semplici”. L’altra è che “è molto difficile incrementare il proprio stato con costanza. Nella maggior parte dei casi, dato che gli stati non possono essere incrementati all’infinito, a un picco di felicità segue una fase di stasi, di aspettativa, di non-felicità sostanziale”. Oppure, parlando di shopping e consumismo, tocca rilevare che “se qualcuno sceglie di essere felice entrando e uscendo da centri commerciali, concessionarie e boutique, con pacchi e pacchi di roba, necessita di molta disciplina per rimanere immerso a un livello di felicità accettabile”. Il ragionamento è rigoroso, fra gradienti, costanti, derivate, teoremi... Ma niente paura, il professor Gallina si sa spiegare molto bene, sa fare esempi inconsueti e illuminanti, alleggerire la lettura con spassose narrazioni, usare le formule e i grafici solo quando servono, riportare sempre i suoi discorsi al grado zero della nostra esperienza quotidiana. E segue scrupoloso quella regola per cui “chi discute di felicità, per risultare credibile dovrebbe perlomeno sforzarsi di essere divertente”. Ecco che alla fine di questa brillante, godibilissima trattazione, dopo aver risolto certi nostri dilemmi esistenziali, potremo finalmente capire a cosa è servito, nella vita, studiare matematica. Paolo Gallina insegna meccanica applicata alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Trieste ed è un esperto di robotica. Ha sospeso per due anni la sua attività per vivere in una piccola missione del Sudan e costruire una scuola professionale per i ragazzi del posto. Oltre a numerosi articoli scientifici, ha pubblicato, con lo pseudonimo di Tulio Ampez, La riscossa dei baroni (Aracne, 2004) e Ho sposato Lilli Gruber e altri racconti inventati (Mobydick, 2008). Affermare che l’incipit del saggio La formula matematica della felicità, scritto da Paolo Gallina ed edito da Mondadori presenta significative contaminazioni di bizzarra ironia e spiazzante originalità è forse riduttivo. Niente di meglio allora che gettare l’occhio su di un piccolo stralcio. ... Mia moglie non ha segreti per me. Di giorno lavora dietro ad una scrivania. Di pomeriggio esegue metà dei lavori di casa (metà spettano a me che sono la metà di una famiglia democratica che suddivide equamente i compiti). Durante le pause sfoglia “Vanity Fair” o telefona ad un’amica o... a cena racconta del lavoro; ci sono cene in cui si lascia scappare un conclusivo “oggi niente di speciale” ed altre in cui arrivo a sapere e dimenticare quasi prima della fine della zuppa che caio ha fatto quello e tizio gli ha detto e caio ha ribattuto e che perfino tizio si è permesso quando, secondo lei, non doveva permettersi. Dopocena sorvola sopra caio, tizio e sempronio e guardiamo assieme un film. Una sera decide lei ed una sera decido io, sempre per quella faccenda della democrazia in casa. Ed è quasi sempre lei a svegliarmi mentre sto russando in divano alle nove e mezza e sussurrarmi all’orecchio che è ora di andare a letto. Ma sono sempre io, di notte, nella penombra, mentre sorvolo come un condor il suo collo fragile di donna senza segreti, a darle un bacio. La settimana scorsa mia moglie è tornata a casa come al solito. Io ero già in casa. Ciao – le ho lanciato dal divano, mentre con una matita tentavo di lavorare su un'equazione. Silenzio. Ciao cara, sono in salotto. Niente. A quel punto, io, che conosco quella donna senza segreti a menadito e so che quando non mi saluta significa che ho fatto qualcosa di sbagliato o (molto più probabile) non ho fatto la cosa che doveva esser fatta, sono scattato come una molla. Nel tragitto dal divano all'ingresso, sfruttando anche il tempo per infilarmi le ciabatte (una era finita sotto il tavolino), ho spuntato mentalmente: lavatrice? Fatta, tovaglia? Sbattuta. Tasche dei pantaloni messi a lavare? Svuotati. Bolletta della luce? Non c'era. Qualche battuta infelice del giorno prima che aveva avuto vagamente a che fare con la sua mancanza di ambizione? Forse. Ho oltrepassato la libreria. E mi sono fermato a cinque metri dall’ingresso. Lei era là. Lei Cosa ci si può aspettare da un saggio che inizia così? ART DIRECTOR: GIACOMO CALLO GRAPHIC DESIGNER: GIUSEPPE SARTORIO � Ci si può aspettare esattamente quanto espresso nel titolo. Si ritroveranno all’interno riflessioni, pensieri, chicche di vita comune riguardanti la felicità. Nulla più, nulla meno. In sovraccoperta: Illustrazione di Dandydaddy 00,00 L’autore, Paolo Gallina, docente di Meccanica Applicata all’Università di Trieste ha saputo coniugare le sue due grandi passioni: la narrativa e la matematica. Il punto di vista che elabora durante il saggio è che la felicità non è altro che il passaggio da uno stato peggiore a uno migliore, ovvero l’incremento fra due stati. La formula recita Fe = k dS/ dT, ma niente paura, il prof. Gallina si sa spiegare molto bene, sa fare esempi inconsueti e illuminanti, usare formule e grafici solo quando servono. Per privilegiare l’aspetto divulgativo, i concetti matematici vengono narrati in prima persona dall’improbabile Mirko Galimberti, il matematico protagonista. Mirko attinge a piene mani dagli esempi della propria vita con disarmante simpatia guidando il lettore a seguirne le sfortunate vicende con crescente coinvolgimento. Il finale è addirittura imprevedibile. All’ultima lettera il lettore si chiederà: si tratta di un saggio camuffato da romanzo o di un romanzo camuffato da saggio? Ma se lo chiederà con il sorriso sulle labbra. Note sull’autore: Paolo Gallina insegna Meccanica Applicata alla facoltà di Ingegneria dell’Università di Trieste ed è un esperto di robotica. Ha sospeso per due anni la sua attività per lavorare in una piccola missione del Sud Sudan per collaborare alla costruzione di una scuola professionale per i ragazzi del posto. Conosci i migliori prodotti bio? erboristeria Il Fiore dell’arte di sanare del dott. Dario Blasich Ronchi dei Legionari (GO) - Via Carducci 21 - Tel. 0481 475545 Essenze, fiori di Bach, aura-soma, incensi, cristalli, fitocosmesi, miele, alimenti biologici, libri... 12 Konrad luglio/agosto 2011 Marte sott'acqua Un tempo si pensava che Marte fosse solcato da canali, e si fantasticava delle civiltà che li avrebbero scavati e delle fiorenti città abitate dai marziani. Con l’avvento di strumenti migliori e di osservazioni più attente i canali sparirono, rivelandosi il frutto di un banale effetto ottico. Più di recente è stata trovata una meteorite in Antartide – la celebre ALH 84001 – proveniente da Marte e divenuta una delle più allettanti e controverse scoperte, a causa del suo contenuto di possibili nanobatteri fossili. Ormai è stato accertato con un buon grado di sicurezza che i presunti nanobatteri non sono altro che delle strutture minerali. Anche la sonda Spirit, in sei anni di permanenza sul pianeta rosso, non ha trovato omini verdi con il naso a trombetta né batteri (con o senza naso a trombetta). In compenso abbiamo scoperto il nostro Marte proprio qui, sulla Terra, o meglio sul fondo degli oceani. Vi sono zone negli abissi marini dalle condizioni assolutamente proibitive: niente luce (oltre i 1.000 metri c’è il buio totale), pochissimo ossigeno e con bocche vulcaniche, denominate caldere, che eruttano prodotti tossici come il solfuro di idrogeno, ovvero acido solfidrico (H2S). Anni fa si sono scoperti batteri che in questo inferno ci stanno benissimo, anzi, che si fanno grandi scorpacciate di solfuro di idrogeno e vivono anche a temperature di centinaia di gradi. In effetti sulla Terra sono stati trovati batteri un po’ ovunque, ad esempio nelle Dry Valleys dell’Antartide, deserti ghiacciati e inospitali dove non piove da due milioni di anni, nei deserti di sale, nella crosta terrestre a venti chilometri di profondità e perfino nei serbatoi di sostanze radioattive. Ma gli abissi nascondono tesori ancora più preziosi e inaspettati di quattro germi con la passione per gli sport estremi. In anni recenti è stata fatta quella che definirei senza esagerazione una delle scoperte del secolo: un intero ecosistema – con animali abbastanza “superiori” – che prolifera attorno alle caldere sottomarine e alle loro emissioni tossiche e roventi. Nel 1977 il sommergibile Alvin scoprì al largo delle Galapagos quello che è stato chiamato “Rose Garden”, una sorta di Eden sottomarino, che prospera in una zona che pochi anni prima sarebbe stata giudicata del tutto inadatta alla vita. Alla base di tutto ci sono i suddetti batteri, che grazie alle caldere proliferano in misura eccezionale, giungendo a costituire una coltre spessa alcuni centimetri. Ma ciò che balza subito all’occhio è la foresta di pogonofori, in particolare Riftia pachyptila, che tappezza il fondo marino. Si tratta di animali ancorati al fondo, dotati di un astuccio rigido e di un corpo vermiforme dotato di tentacoli che spuntano all’esterno. Vivono grazie ai suddetti batteri, con i quali vivono in stretta simbiosi: i batteri permettono loro di metabolizzare i nutrienti, mentre loro forniscono il nutrimento e l’ossigeno necessario alle reazioni di ossidazione. Sono, tra l’altro, gli unici animali non parassiti ad essere privi di apparato digerente: assimilano infatti il cibo direttamente con i tentacoli. Possono crescere, a seconda delle condizioni, da 1-2 cm a 80 cm l’anno, arrivando a raggiungere i 2,40 metri di altezza. Nella zona si trovano poi bivalvi giganti, che possono raggiungere i 30 cm di lunghezza, nonché mitili, gamberetti e granchi. Vi sono perfino pesci, che si sono adattati in modo particolare per sopravvivere alle sostanze tossiche disciolte nell’acqua. Un organismo da Guinness dei Primati è l’Alvinella pompeiana, un verme che sopravvive fino a 105 °C. Si tratta dell’organismo superiore più resistente al calore che si conosca. Un’ulteriore particolarità che contraddistingue il “Rose Garden”: è un ecosistema esclusivamente animale, non vi sono tracce di organismi vegetali, né di alghe, che peraltro non potrebbero vivere per l’impossibilità di realizzare la fotosintesi. Oggi si conoscono decine di siti analoghi sia nel Pacifico sia nell’Oceano Atlantico, sempre in prossimità delle dorsali oceaniche, ovvero le fratture sottomarine della crosta terrestre. Di tanto in tanto un’eruzione sottomarina distrugge un’intera zona, ma nel giro di un paio d’anni l’ecosistema si riforma ancora più lussureggiante di prima. Tornando a Marte, nel 2008 la sonda Phoenix analizzandone la superficie ha trovato finalmente tracce d’acqua. Inoltre i rilevamenti radar danno per molto probabile l’esistenza di una vasta riserva d’acqua – per lo più ghiacciata – al di sotto della calotta polare marziana. Anche Europa, una delle lune di Giove, potrebbe possedere un oceano di acqua salmastra al di sotto della sua superficie ghiacciata, mentre su Enceladus, un satellite di Saturno, sono stati osservati geyser e acqua liquida. Alla luce di queste scoperte le probabilità di trovare la vita su Marte o altri corpi del sistema solare quindi aumentano. Alla fin dei conti gli alieni potrebbero essere molto più vicini di quanto pensiamo: secondo la teoria della panspermia, la vita potrebbe essere giunta sulla Terra portata da una cometa o a cavallo di qualche meteora. Potrebbe anche essere che i veri terrestri siano i vermi sottomarini e i batteri golosi di zolfo, mentre noi abitatori della crosta terrestre siamo coloni venuti dalle stelle. Più mi guardo in giro, più penso che questa teoria sia quella giusta. Per le strade e nelle case, negli uffici e alle fermate, in ascensore, in TV e perfino in Parlamento: ecco gli alieni, sono fra noi. Siamo noi. Francesco Gizdic www.bazardelbizzarro.net da sinistra: – Questi pennacchi bluastri e inquietanti sono le emissioni sulfuree provenienti dai vulcani sottomarini, fonte di sostentamento di ecosistemi fantastici come il “Rose garden” al largo delle isole Galapagos – Una distesa di Riftia pachyptila, vermi tubolari che vivono in simbiosi con i batteri che si cibano di zolfo – Mitili giganti (Calyptogena magnifica), ripresi nel 2002 dal batiscafo Alvin presso le Galapagos 13 Konrad luglio/agosto 2011 Prepararsi alla prova costume: meglio senza lampade Ma c’è un aspetto in più, di cui tener conto. Se pensiamo che i lettini abbronzanti ci possano aiutare a preparare la pelle per l’estate, con un’abbronzatura graduale che ci permetta poi di esporci al sole con maggior tranquillità, possiamo incorrere in un grosso, quanto rischioso equivoco. Lo ha messo in evidenza uno studio pubblicato da un gruppo di ricercatori statunitensi e tedeschi su una rivista specializzata a settembre del 2010. I ricercatori hanno condotto una sperimentazione per verificare se un’abbronzatura ottenuta con piccole successive esposizioni alle radiazioni tipiche dei lettini abbronzanti, potesse davvero “preparare” la pelle alle esposizioni successive. La luce naturale del sole è fatta per la maggior parte (circa il 94%) di radiazioni ultraviolette del tipo UVA e solo in minima parte del tipo UVB, che sono le più dannose per la pelle. I comuni lettini abbronzanti utilizzano prevalentemente la radiazione UVA. L’esperimento si è svolto su sette volontari. In una prima fase, piccole zone della loro pelle sono state esposte ai raggi UVA, oppure UVB, in dosi ritenute non dannose. La pigmentazione, ossia l’abbronzatura che ne è derivata è stata la stessa nei due casi, almeno in apparenza. In realtà solo le radiazioni UVB avevano aumentato la produzione della melanina, cioè del pigmento che di solito è responsabile della colorazione della nostra pelle quando ci esponiamo la sole. Le radiazioni UVA invece avevano provocato solo un effetto visibile di “foto-ossidazione”, avevano cioè solo “colorato” la melanina che era già presente. I volontari, in una seconda fase, sono stati esposti a una luce molto simile a quella solare, in dosi due volte maggiori di quelle necessarie a provocare un eritema. Ciò per verificare se le due diverse “abbronzature” ottenute, proteggessero in maniera diversa nei confronti di successive esposizioni al sole. I risultati hanno rivelato come, in entrambi i casi, l’esposizione a una dose eccessiva di luce solare avesse provocato dei danni alle cellule della pelle. I danni maggiori sono stati quelli per le cellule che nella prima fase erano state esposte agli UVA, mentre le pelli pre-trattate con UVB mostravano un modesto effetto protettivo. Un tipo di lampade abbronzanti oggi molto diffuso sono le UVA ad alta pressione, dove la radiazione (esclusivamente UVA) può essere anche 5-10 volte superiore al valore massimo di quella solare alla nostra latitudine. Un’abbronzatura ottenuta con questo tipo di lampade non fornisce alcun tipo di garanzia protettiva. Non averne consapevolezza può indurre ad essere meno prudenti nelle successive esposizioni al sole, aumentando i rischi per la salute, soprattutto per lo sviluppo di tumori della pelle. I melanomi in Italia ogni anno provocano la morte di circa 1.500 persone; sono tumori purtroppo molto frequenti in Friuli Venezia Giulia, come in altre aree geografiche molto soleggiate e abitate da popolazioni con la pelle chiara. Tornando alla nostra tintarella estiva (quella col sole vero!), alla quale non vogliamo rinunciare, è molto importante evitare di scottarsi; infatti le ustioni solari ripetute tra i 5 e i 18 anni di età, è ormai provato, aumentano il rischio di melanoma nell’età adulta. I consigli da seguire sono sempre gli stessi ma sempre validi: conoscere il proprio fototipo, ponendo particolare attenzione se si hanno pelli sensibili e occhi e capelli chiari, utilizzare creme solari protettive, utilizzare cappelli e altri indumenti protettivi, evitare le ore più calde della giornata, non esporre i bambini al di sotto di 1 anno alla luce diretta del sole. Annelore Bezzi Toni lamponi Estate: voglia di mare, di sole e di tintarella. Il sole da nostro amico e compagno di piacevoli giornate all’aria aperta, può però trasformarsi in un elemento dannoso per la nostra salute. Esporsi troppo e in maniera sbagliata al sole può provocare dei danni alla nostra pelle e aumentare molto il rischio di andare incontro a tumori, come il melanoma. Ma se arriviamo alla “prova costume” già belli abbronzati, grazie all’aiuto delle lampade abbronzanti ? Negli ultimi anni questa abitudine si è molto diffusa, anche tra i giovanissimi, che utilizzano i lettini abbronzanti durante l’inverno o la primavera per avere un bel colorito e non arrivare pallidi alle prime uscite in costume. I rischi connessi a questo tipo di pratica sono già stati dichiarati dal nostro Ministero della Salute. È dell’11 maggio infatti il decreto che ne vieta l’utilizzo ai minori di 18, alle donne incinte e ad altre categorie considerate “a rischio”. gelateria Campo Belvedere 14 Konrad luglio/agosto 2011 PRIMO ANNO DI WWF UNIVERSITARIO Il primo anno accademico del WWF Universitario sta arrivando agli sgoccioli. Il corso “IN NATURA” si è concluso con un’immersione nel meraviglioso mondo sommerso della Riserva marina di Miramare, dopo sei lezioni ed escursioni: all’Isola della Cona, tra Lokev e Pese, sui monti Vroce e Cocusso, al Museo del Mare, sul Monte Valerio, ad Aurisina e in Val Rosandra. È stato affrontato lo studio dell’ambiente lagunare, di quello boschivo, degli usi del Golfo di Trieste con approfondimenti sulla flora, la geologia carsica e l’ambiente marino. Il WWF Universitario ha partecipato anche al festival delle associazioni, l’Univillage, organizzato per la prima volta all’Università di Trieste dall’Arci - Casa dello Studente e dalla Lista di Sinistra. L’Ateneo si è animato in queste due giornate, grazie alla partecipazione di varie associazioni che hanno organizzato varie attività, conferenze, eventi e concerti. Il WWF Universitario era presente con un ricco banchetto sulle proprie attività in ateneo, informazioni sulla campagna referendaria e sulla Riserva marina di Miramare. In quest’occasione è stata organizzata la conferenza “Cambia il clima: deve cambiare il modo di produrre energia. Come?”, tenuta dal prof. Maurizio Fermeglia. Durante il festival l’associazione ha anche sperimentato una raccolta differenziata dei rifiuti con risultati soddisfacenti! Ultima, ma per questo non meno importante, è stata l’organizzazione di un flash-mob lungo la riviera di Barcola, allo scopo di sensibilizzare la gente sul voto ai referendum del 12/13 giugno. Con una performance vari studenti hanno rappresentato il tema della privatizzazione dell’acqua. Volantini informativi sono stati distribuiti ai bagnanti, molto attenti ai quesiti referendari. Molti hanno applaudito e confermato la loro partecipazione al CAI: E L’AMBIENTE? Il Club Alpino Italiano persegue nelle sue finalità di associazione, anche la tutela dell’ambiente montano con tanto di organi e commissioni istituite ad hoc. Purtroppo, capita che qualcuno all’interno del sodalizio se ne dimentichi e si lasci andare a commenti e prese di posizione lontane dagli ideali che ha abbracciato nell’associarsi; se poi, il soggetto in questione ricopre cariche all’interno del CAI e parla nel nome del club, allora la cosa è inammissibile. È quanto è successo per il tanto discusso progetto di collegamento tra Pontebba (Ud) e passo Pramollo sul confine italoaustriaco, dove portavoce delle sezioni locali si sono espressi a favore di investimenti e interventi ad alto impatto ambientale. È ora che gli organi centrali del Club Alpino Italiano prendano una posizione ufficiale e che osteggino con tutti i mezzi a loro disposizione questi tipi di interventi. Il progetto di collegamento Pontebba-Passo Pramollo, prevede, nella sua voto. La Rai e il Primorski Dnevnik hanno dato ampio spazio all’iniziativa. La campagna referendaria non si è limitata a questa manifestazione, ma è proseguita con la partecipazione al banchetto universitario per la sensibilizzazione degli studenti dal 6 al 10 giugno. Si è concluso così il primo anno accademico del WWF Universitario. Tutto questo è stato possibile grazie all’attiva collaborazione di Alessandro Giadrossi, Paolo Utmar, Nicola Bressi, Livio Poldini, Bruno Grego, Marino Vocci, Marco Riosa, Carlo Franzosini, Maurizio Fermeglia, Nevia Iud e degli studenti che hanno partecipato alle nostre iniziative, ai quali va un sentito ringraziamento. Il prossimo anno, oltre a organizzare nuovi corsi e conferenze per avvicinare sempre di più i giovani alle tematiche ambientali, è stata presa in considerazione l’idea di collaborare con il Consiglio degli Studenti per cercare di ridurre l’impatto del nostro Ateneo, prendendo spunto dai suggerimenti dati nella tesi triennale, “Linee guida per la redazione di un bilancio ambientale dell’Università di Trieste” di Marta Mancin. Si punterà sulla raccolta differenziata in tutti gli edifici, posizionando delle aiuole ecologiche ai piani e togliendo i cestini dalle aule, e progettando la graduale sostituzione dell’illuminazione a neon con quella a led. Un ulteriore obiettivo è la collaborazione con l’associazione studentesca Paesaggi Veneti SOS dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Uno spunto interessante potrebbe essere quello di un partenariato in un progetto internazionale sullo slow tourism. WWF Universitario Trieste [email protected] facebook: wwf universitario trieste L'area di Passo Pramollo interessata dal progetto di collegamento. ultima revisione, un impianto funiviario articolato in tre tratte, 10km di piste, un parcheggio di interscambio a valle e uno presso la stazione intermedia, strutture commerciali e di servizio complementari, e per finire strutture ricettive per 600 posti letto a Pontebba. Dal progetto originale è sparita, per fortuna, la creazione di 800 posti letto sul versante italiano del passo. Già, dal versante italiano però, perché dall’altra parte del confine, sul territorio di Hermagor, comune austriaco sul quale sorgono gli impianti e le strutture della “Nassfeld Ski Arena” di passo Pramollo, investitori come Pucher e Falkensteiner sono pronti a farsi carico delle cubature necessarie allo sviluppo immobiliare che risulta essere così il cuore dello sviluppo sciistico della zona. Ad aggiungersi a questo, il dubbio che, nonostante sia stato cancellato dal progetto il villaggio in quota, il comune di Pontebba non abbia proceduto a modificare il suo piano regolatore, lasciando l’incertezza e la paura, di una futura cementificazione delle aree intorno al valico alpino. Continuando a parlare dell’impatto ambientale delle opere previste dal progetto, non possiamo non parlare degli effetti che una serie di impianti a fune, come quella progettata dalla Doppelmayr, porterebbe al territorio pontebbano e del passo. Enormi tralicci sarebbero necessari nella prima tratta per superare un’ orografia difficile, e ben tre stazioni a monte (una di scambio, una intermedia e una di arrivo) deturperebbero in maniera consistente il particolare paesaggio di queste zone. I 10km di piste da sci previsti, inoltre, nonostante il relativo corto sviluppo, costituiscono un pesante impatto sul territorio: con una larghezza media di 50 metri, queste larghe fasce disboscate hanno notevoli ripercussioni su un’ area di forte valenza floristica e naturalistica. Basti pensare alla Wulfenia carinthiaca una pianta perenne dai caratteristici fiori azzurri con toni blu-violacei che vive solo in particolari e ristrette zone del mondo tanto da essere dichiarata specie protetta. Oltre che nei Balcani e sulla catena dell’Himalaya, questo splendido fiore, sboccia nei prati attorno a Passo Pramollo e vede minacciato il suo habitat non solo dagli interventi previsti dal progetto, ma anche dalla loro gestione. In questi anni, infatti, si è assistito in quasi tutti i comprensori sciistici, a una notevole diminuzione delle precipitazioni nevose con conseguente aumento dell’utilizzo di innevamento artificiale. Senza scendere nei particolari, perché l’argomento richiederebbe molte pagine di approfondimento, si sappia che l’utilizzo di impianti per la produzione di neve artificiale, provoca numerosi danni e rilevanti conseguenze come per esempio l’erosione del suolo (in un territorio già provato da numerose frane e alluvioni), l’inquinamento atmosferico e delle falde acquifere, il disturbo della fauna selvatica e danni alla flora; per non parlare poi dell’enorme consumo di acqua e di energia necessari al funzionamento dei cannoni sparaneve non raramente illuminati anche di giorno. Non sono solo gli aspetti ambientali a far storcere il naso, ma anche quelli economici, ed è giusto interrogarsi se il collegamento PontebbaPasso Pramollo possa effettivamente portare a una rinascita della cittadina e dell’intera Valcanale. Per accorgersi che questo progetto vende illusioni di crescita e sviluppo, basta spostarsi di qualche chilometro, ed andare a Sella Nevea (Ud) dove la costruzione di un nuovo impianto, che ha permesso il collegamento tra il demanio sciabile italiano e quello sloveno alle pendici del monte Canin, non ha portato ad un aumento considerevole delle presenze turistiche. I dati parlano di un + 4-5% nella stagione passata, quella di lancio, a fronte di un notevole investimento economico e di danni ambientali in un territorio carsico di alto prestigio. Perché le cose dovrebbero andare diversamente sul versante italiano di passo Pramollo? Come si è visto, un ruolo centrale nel progetto viene ricoperto dal settore immobiliare alberghiero che vedrebbe, a opere finite, un aumento di 600 posti letto. Ma se attualmente le strutture ricettive di Pontebba sono utilizzate al 15%, e gli investitori austriaci sono pronti ad aggiungere altri 800 posti letto in quota alla loro già affermata ospitalità, come pensano gli operatori turistici pontebbani di riempire i loro alberghi? Se l’aumento delle presenze sarà anche solo parzialmente simile a quello a cui ha assistito Sella Nevea, Pontebba si ritroverà a fare i conti con hotel vuoti e infrastrutture sovradimensionate che nel giro di qualche anno rischierebbero la chiusura andando ad aumentare il degrado del paese. Altro grosso nodo da sciogliere è quello dei finanziamenti pubblici che la regione Friuli Venezia Giulia dovrebbe erogare a favore di queste opere; opere che vorrebbero andare a creare un sistema integrato PontebbaPramollo o addirittura, Pontebba-Sella Nevea-Tarvisio, ma che necessiterebbe di capacità e competenze imprenditoriali mai dimostrate fino ad ora. Inoltre, nell’eventualità che questo accada, si creerebbe un polo sciistico concorrenziale a quelli già pubblicamente finanziati, tramite la società Promotur, a Piancavallo (Pn) e sul monte Zoncolan (Ud). Investire su un mercato in crisi, come quello della neve, è inaccettabile per una Anche la fauna è a rischio regione che deve già sostenere gli enormi costi ordinari della controllata Promotur: si parla di 23 milioni di euro all’anno senza contare eventuali futuri investimenti. Se si pensa poi, che se per ogni euro investito nello sci vengono garantiti forse tre euro di reddito, viene da chiedersi perché la regione investa per l’intero sistema delle aree naturali protette meno di 3 milioni di euro (cifra stimata per la realizzazione del solo parcheggio per la funivia di Sella Nevea) a fronte di un rapporto 1 a 7 tra euro investiti e reddito generale prodotto. L’ ultima decisione sul collegamento PontebbaPasso Pramollo spetta alla commissione tecnica regionale che aveva promesso di chiudere l’iter di approvazione entro luglio 2010, ma che ad oggi non si è ancora espressa, segno evidente che ci sono più dubbi e perplessità che certezze. E non si parla di campanilismo, ma di valutazioni tecnico-ambientali-economiche che, si spera, annullino la tanto declamata validità del progetto che vorrebbe sfruttare un territorio invece di valorizzarlo. Perché è proprio sulla valorizzazione dell’ambiente che Pontebba e la Valcanale dovrebbero puntare: non a caso l’unico intervento previsto dal comune di Pontebba, e già finanziato dal progetto INTERREG IV ITA-AUS, è quello riguardante la sistemazione delle rete sentieristica esistente sul versante italiano del Passo Pramollo e di vari collegamenti turistici con piste ciclabili e viabilità minore. È in questa direzione che bisogna muoversi, proponendo soluzioni per un turismo meno invasivo e più di immersione in un territorio che presenta bellezze e particolarità uniche. I nuovi trend del turismo montano, sia estivo che invernale, vedono turisti alla ricerca di posti incontaminati, di contatto con la natura e riscoperta dei ritmi lenti. Sfruttare e rovinare l’ambiente montano vuol dire perdere l’unica potenzialità attrattiva che le zone di montagna hanno: quanta gente andrebbe sui laghi di Fusine se venissero trasformati in due pozzanghere fangose a causa di uno scellerato sfruttamento delle acque? Chi salirebbe alle malghe del Montasio se i suoi piani fossero trasformati in un grande parcheggio asfaltato? Quanti pernotterebbero al rifugio Gilberti se il massiccio del Canin venisse sbriciolato per far spazio a enormi piste da sci? Rispettare l’ambiente è l’unica strada percorribile dalle comunità montane per salvarsi, ed è ora che le amministrazioni locali e regionali lo capiscano. Il Club Alpino Italiano, assieme a tutte le altre associazioni ambientaliste, deve vigilare e prodigarsi affinché questo non venga mai dimenticato o accantonato per far spazio a politiche di sfruttamento e distruzione. Marco Modotti Società Alpina Friulana Sottosezione di Tricesimo alimentazione Estate in salute I colori e i profumi del benessere Eccoci in piena estate! Profumi, colori e sapori insuperabili che inebriano i nostri sensi e ci riempiono di salute. La frutta estiva in modo particolare non trova paragone in nessun’altra stagione dell’anno. Stiamo parlando di pesche, pomodori, ciliegie, angurie, meloni, albicocche, prugne, fichi… un vero paradiso per il palato e per la salute. L’anguria ad esempio rinfresca, disseta, idrata e depura l’organismo. E tutto senza incidere sulla linea. Con il suo 95% per cento di acqua infatti ha il più basso contenuto di calorie (15-26 calorie ogni 100 g). Il suo gusto dolce non dipende dagli zuccheri ma da alcune sostanze aromatiche presenti in grandi quantità. E non è solo dietetica, è anche ricca di virtù. Tra queste, in particolare, le proprietà diuretiche e drenanti, che aiutano ad eliminare le tossine in eccesso e a ridurre il rischio di cellulite e ritenzione idrica. L’anguria, poi, secondo l’antica tradizione orientale, avrebbe potere antidolorifico e antiedema. Secondo uno studio eseguito dai ricercatori dell’Università della Florida, l’ipertensione può essere migliorata mangiando l’anguria. Infatti sembrerebbe che questo frutto possieda una sostanza, chiamata L-citrullina , un amminoacido che una volta penetrato nell’organismo si trasforma in un altro amminoacido, la L-arginina importantissimo per la formazione dell’ossido nitrico. Questa sostanza è indispensabile per l’equilibrio della pressione e per il mantenimento dell’elasticità delle pareti arteriose. Il melone, suo stretto parente, ha anch’esso grandi proprietà: Mangiare una fetta di melone oltre che a soddisfare il palato serve a proteggere dallo stress. Lo evidenzia uno studio dell’Istituto nazionale francese per la ricerca agricola (Inra), secondo cui un supplemento quotidiano di antiossidanti super-ossido dismutasi enzimatici (Sod) come quelli contenuti nel melone può abbassare nell’intestino i livelli delle proteine da stress, quelle cioè che in caso di forti stimoli vengono prodotte grazie a un accelerazione del processo di riproduzione cellulare. I meloni inoltre forniscono energia grazie ad una buona dose di vitamine del gruppo B; grazie poi alla notevole presenza del Licopene, un potentissimo antiossidante, aiutano a prevenire diverse forme di tumore e migliorano le funzioni cardiache, abbassano la pressione arteriosa (grazie al potassio), aiutano l’organismo a produrre insulina (sempre grazie al potassio e al magnesio) abbassando il livello di zucchero nel sangue, sono ricchi di Beta-carotene (precursore della Vitamina A) che rafforza la vista e protegge la pelle dal sole. 16 Konrad luglio/agosto 2011 La pesca è un’ottima medicina naturale contro la tensione addominale e l’iper-sudorazione perché ricca in vitamine e sali minerali. Il frutto aiuta chi ha problemi intestinali e stimola la vescica, dunque è un ottimo metabolizzante del sistema drenante del corpo. È particolarmente indicata per chi soffre di costipazione intestinale e stipsi, ma anche per chi ha problemi d’insufficienza renale o di calcoli urinari. Le pesche funzionano da integratore naturale di sali minerali: in 100 grammi di frutto si trovano 260 milligrammi di potassio. Mangiare tre pesche al giorno durante la stagione calda protegge non solo da debolezza e stanchezza ma da altri disturbi comuni, come insonnia e nervosismo. D’estate la pesca è ideale anche perché favorisce l’abbronzatura e protegge la pelle. Possiede 27 microgrammi di carotenoidi (per 100 grammi di parte commestibile), i precursori della vitamina A che stimolano la produzione di melanina e combattono i radicali liberi, proteggendo la pelle dall’invecchiamento precoce. Le albicocche sono particolarmente ricche di vitamine e minerali. Contengono vitamina B e, in misura minore, vitamina C. Buono anche il contenuto di fibre, principalmente Pectine, ben tollerate dall’intestino e utili per l’abbassamento del colesterolo LDL (colesterolo cattivo). Le albicocche sono un ottimo alimento per la prevenzione dei tumori. Uno studio pubblicato dall’American Cancer Society sostiene che le albicocche, e altri alimenti ricchi di carotene come le carote, possono ridurre il rischio di cancro alla laringe, esofago e polmoni. Una manciata di albicocche contiene il 100% della dose giornaliera raccomandata di beta-carotene, un potente antiossidante che il nostro corpo converte in vitamina A. Le albicocche aiutano a prevenire la formazione di placche sulla parete interna delle arterie, rafforzano il sistema immunitario e contribuiscono alla salute degli occhi, della pelle, dei capelli, delle gengive e delle ghiandole e al bilanciamento della pressione sanguigna e della funzionalità cardiaca. Sono un’ottima fonte di potassio (240mg per 100g) e (ferro 0,4 mg per 100g), essenziale per i globuli rossi. Oltre al ferro e al potassio, il cobalto e il rame rendono le albicocche il frutto ideale per combattere l’anemia. Questo frutto è anche particolarmente ricco di boro, una elemento che è stato recentemente riconosciuto come fattore di prevenzione contro l’osteoporosi, in quanto in grado di limitare il livello di estrogeni nelle donne in post-menopausa. Insomma, nella frutta estiva c’è tanta di quella salute da vivere quasi di rendita per tutto l’anno, per cui il nostro consiglio è di gustarla liberamente, stando attenti ad alcune semplici indicazioni: mai mangiarla dopo i pasti (perché fermenta nello stomaco), preferire quella biologica perché priva di pesticidi (e si può quindi consumare anche la buccia), mangiarla matura e possibilmente raccolta direttamente dalla pianta. Nadia e Giacomo Bo www.ricerchedivita.it Elisir di Elisabetta Turati Trieste Via Crispi, 17 tel 040 3480704 [email protected] agricoltura biologica questa sconosciuta 17 Konrad luglio/agosto 2011 Ma se è tutto inquinato? Una delle domande che mi vengono poste più frequentemente, quando qualcuno viene a conoscenza del lavoro che svolgo, è come si possa essere sicuri che un prodotto sia realmente biologico quando il campo del vicino viene coltivato con metodi convenzionali, usando cioè tutti i prodotti che la moderna chimica mette a disposizione degli agricoltori per salvaguardare le proprie coltivazioni. Com’è possibile che la lattuga coltivata secondo l’agricoltura biologica non venga contaminata dai prodotti utilizzati per coltivare il mais nel campo limitrofo? Lo so, per mancanza di spazio sto in maniera semplicistica riducendo l’agricoltura biologica alla sola assenza di residui chimici nei prodotti. Il discorso sarebbe ben più complesso. In ogni caso la risposta è: piano delle misure o piano di gestione o relazione tecnica. Molti nomi ma un’unica cosa: l’agricoltore che intende entrare nel sistema di produzione biologico deve redigere una relazione in cui, tra molte altre cose, elenca tutti i confini della sua azienda a rischio di contaminazione esterna e propone alcune misure precauzionali da adottare per evitare che le sue coltivazioni siano inquinate dalle coltivazioni chimiche limitrofe o da eventuali potenziali fonti d’inquinamento (autostrade, industrie...). La fascia di rispetto è la misura più comune. Sul confine a rischio l’agricoltore si impegna a definire una fascia, ovvero una porzione di terreno, di larghezza tanto più ampia quanto più “pericolose” sono le possibili fonti di inquinamento limitrofe. Questa fascia di rispetto può essere lasciata incolta, può essere coltivata con colture diverse dalla coltura coltivata nel restante appezzamento, oppure può essere coltivata con la stessa coltura presente su tutto l’appezzamento. In ogni caso tutto il prodotto ottenuto su quella porzione di terreno deve essere destinato al mercato convenzionare (declassando cioè il prodotto e non indicando in etichetta che è biologico). L’agricoltore può inoltre predisporre delle siepi, composte da alberi ed arbusti, per creare una vera e propria barriera protettiva che avrà anche la funzione di aumentare la biodiversità della sua azienda e di favorire l’insediamento di predatori naturali degli insetti nocivi. Può inoltre prendere degli accordi con gli agricoltori confinanti affinché sui loro terreni, nei pressi dei confini con i terreni biologici, vengano utilizzati solo prodotti consentiti in agricoltura biologica, in modo tale che anche un’eventuale deriva di prodotto non rappresenti un problema per l’agricoltore biologico. Questo sistema viene spesso adottato nei vigneti o frutteti e solitamente è l’agricoltore biologico stesso che, effettua i trattamenti, a sue spese, nei filari del vicino. Sta poi all’organismo di controllo, attraverso il tecnico, valutare sul campo se le misure adottate sono adeguate, verificare che vengano effettivamente messe in pratica dall’agricoltore e, nel caso lo ritenga opportuno, decidere di far analizzare in laboratorio del prodotto o del terreno a ridosso di questi confini a rischio, per verificare in maniera inequivocabile se le misure adottate dall’agricoltore sono sufficienti o meno. Qualora non lo fossero, viene chiesto all’agricoltore biologico di potenziare queste misure in modo da ottenere un prodotto biologico privo di residui derivanti da contaminazioni esterne accidentali. Francesco Breda [email protected] siamo tutti intelligenti La ruota della fortuna A scuola, durante le ore più noiose, si usava giocare all’impiccato. Di una parola da indovinare venivano indicate la prima e l’ultima lettera, e una serie di puntini ci dava l’indicazione del numero di lettere della parola scelta. I tempi sono cambiati, e ora questo giochino viene presentato in televisione con il nome di “Ruota della fortuna”. Non si deve indovinare più una sola parola, ma un’intera frase, mediante un titolo che porta sulla buona strada. I concorrenti a tali quiz vengono selezionati, e poi possono richiedere le consonanti, comperare le vocali spendendo qualcosa del loro montepremi, e solo quando c’è quasi tutto scritto, vengono loro concessi cinque secondi per studiare la frase. Ma forse si può indovinare la frase anche senza tante lettere… che ne so? forse anche senza una sola lettera palesata. Questa è la mia proposta: proviamo a risolvere una frase senza troppi indizi? Ecco gli esercizi da risolvere (ad ogni asterisco corrisponde una lettera). ***** *** ***, * ******: “** ******!” CLIENTE ABITUALE *’ **** ** ********* ******** HA 80 ANNI, E 20 CANDELINE SULLA TORTA ** **** ********: **, **, **, **, ***, **, ** ?????????? Ecco, come se non bastasse la difficoltà, nell’ultimo esempio non c’è neppure l’indizio. Eppure vi assicuro che si può risolvere: l’abbiamo sperimentato in parecchie scuole con studenti scettici all’inizio. Diamo un aiutino, comunque. Basta immaginare la scena, e ad esempio vedere questo cliente abituale, che si trova, penso, in un negozio (probabilmente non dal concessionario di automobili, dove di solito non si è clienti abituali…) e vedendo che ci sono i due punti e le virgolette, supporre che dica una frase fatta di due parole, una di due e una di sei lettere… cosa mai potrà dire un cliente abituale, che va forse giornalmente in quel locale, dove è conosciuto lui e sono risapute le cose che acquista abitualmente? Poi, cosa deve accadere perché uno ad ottant’anni festeggi il compleanno e faccia mettere solo 20 candeline sulla torta? Attenzione, che quel segno dopo la prima lettera è un accento, e non un apostrofo. Per risolvere il terzo quesito, basta contare le paroline separate dalle virgole, e immaginare quale elenco potrebbe esser formato da termini tutti di due lettere, tranne uno, di tre lettere. Se avete piacere, potere comunicare le soluzioni che trovate alla nostra redazione, mediante mail ([email protected]). A noi farà piacere sapere che… siamo tutti intelligenti. Se invece non trovate la soluzione, non ci saranno problemi, perché gli aiuti erano veramente scarsi, ma… noi siamo ottimisti. A presto! Giorgio Dendi trasporti e ambiente 18 Konrad luglio/agosto 2011 Parliamo di taxi e tassisti Anche il taxi fa parte del trasporto pubblico, seppure sia affidato a privati. Perciò abbiamo pensato di porre alcune domande al presidente del la cooperativa Radio Taxi Trieste, che comprende la stragrande maggioranza dei tassisti triestini sig. Mauro Detela. È un signore alto e massiccio, classe 1957, con una maturità classica al liceo Petrarca e quattro anni di medicina. È presidente da nove anni e pare ben disposto a ricoprire anche in futuro questa responsabilità. A prima vista direi che si tratta di una persona equilibrata ed ottimista. Quanto contribuisce il servizio taxi alla mobilità urbana nella nostra città? In misura abbastanza rilevante, anche se è difficile determinare una percentuale sul traffico totale. Per quanto riguarda il servizio di taxi collettivo penso sia di assai difficile attuazione nella nostra città. Alle volte è persino difficile mettere d’accordo due persone per un tragitto in comune. Per fortuna esistono provvedimenti di favore sia per disabili che per giovanissimi (questi ultimi esposti al rischio di incidenti in ore notturne). Per quanto riguarda i disabili, otto taxi sono riservati al trasporto dei disabili dalle 6 del mattino alle 22 della sera. La Provincia ha contribuito in modo determinante all’acquisto delle apposite automobili. Per quanto riguarda il servizio c.d. “overnight” per i giovani dai 16 ai 25 anni vengono forniti 3 biglietti di 5 euro ciascuno da utilizzare il sabato notte. Data la Sua esperienza vorrebbe darmi un giudizio sullo stato della viabilità cittadina, e quali sarebbero le Sue proposte per un miglioramento della situazione? Ritiene sufficiente il numero attuale di taxi a Trieste? Ne auspicherebbe l’aumento o la diminuizione, anche se questa domanda può apparire ingenua? Attualmente i taxi in esercizio sono 250. Devo ammettere che ci sono circa 50 taxi in eccedenza sull’effettivo fabbisogno. Se prendiamo ad esempio una città all’incirca delle dimensioni di Trieste, Brescia ne conta non più di un centinaio. Certamente ciò è dipeso in passato da politiche di tipo clientelare. Quali sono i rapporti della categoria da Lei rappresentata con il Comune e gli altri enti pubblici? Direi sostanzialmente buoni sia con il Comune che con la Provincia e la Regione. Quali sono le Vostre principali richieste, rimaste insoddisfatte? In particolare per quanto riguarda l’aumento delle corsie preferenziali? E l’ubicazione dei posteggi? Le corsie preferenziali sono veramente poche e si dovrebbero studiare nuovi percorsi privilegiati per il nostro servizio. Ma il problema più grave è rappresentato dalla sosta selvaggia delle automobili e dall’ingombro che ne deriva. Circa l’ubicazione dei posteggi bisognerebbe evitare di sacrificare postazioni di taxi veramente utili per dare spazio a zone pedonali di dimensioni insignificanti. L’esempio è la centralissima via Gallina, che, se non più riservata al posteggio dei taxi, creerebbe un problema di traffico non indifferente. Un altro punto dolente dei nostri rapporti con il Comune è rappresentato dal divieto assoluto di entrare nelle zone pedonali, anche se solo per il tempo necessario a raccogliere il passeggero (spesso una vecchietta impossibilitata a percorrere a piedi una distanza anche modesta). Se violiamo il divieto, possiamo venir multati. Quale è la Sua opinione e dei Suoi rappresentati a proposito dell’introduzione in città di un servizio di taxi collettivo? E circa altre forme di “trasporto agevolato” per es. per quanto riguarda le categorie svantaggiate (disabili, invalidi, residenti fuori città). Ristoro Agrituristico aria di primavera, prime passeggiate poi uno spuntino o un buon pranzo genuino ti aspettiamo tel./fax 040 226901 cell. 333 7798338 - www.alselvadigo.com a 2 km da Basovizza direzione Pesek loc. Basovizza 338 34149 Trieste Ho già espresso il mio parere nelle risposte precedenti. Come avrà capito il nostro giudizio è comunque critico e siamo sempre in attesa di provvedimenti atti a migliorare la situazione esistente. A chiusura dell’intervista, mi sembra opportuno commentare il parere negativo del presidente Detela in merito alla introduzione del taxi collettivo. Devo ammettere che il problema è complesso e ne parla diffusamente Guido Viale nel suo libro Vita e morte dell’automobile (già citato a suo tempo in questa rubrica), ed. Bollati Boringhieri, e ne raccomando la lettura a chi ne sia interessato alle pagine 159 e seguenti. Qui mi limiterò a dire che il servizio implica l’introduzione di un sistema informatico di rilevante complessità (pag.165 e segg.). Diciamo allora, almeno per quanto riguarda la nostra città, che si tratta di musica dell’avvenire. Sergio Franco 19 Konrad luglio/agosto 2011 PERÙ: LA VITTORIA DI OLLANTA HUMALA Nel ballottaggio delle elezioni presidenziali peruviane il 5 giugno, Ollanta Humala ha vinto per poco (51,5% dei voti) contro la figlia dell’ex-dittatore Fujimori, anche perchè molte persone erano decise a non votare in nessun caso per la figlia dell’ex-presidente incarcerato per violazioni dei diritti umani e per corruzione. Il periodo di dittatura Fujimorista degli anni ‘90 è infatti ricordato per crimini come l’incarcerazione di 22.000 peruviani innocenti e la sterilizzazione forzata di 250.000 donne nelle zone andine più povere. Ollanta si è distinto come il candidato che enfatizzava la necessità di cambio del modello economico, considerando che un terzo della popolazione vive ancora in povertà nonostante gli alti tassi di crescita economica. I grandi gruppi di potere economico che temono le sue proposte di riforma hanno quindi implementato una forte campagna anti-Ollanta nei mezzi di comunicazione. Il premio Nobel Mario Vargas Llosa ha chiuso la sua collaborazione con l’importante giornale El Comercio accusandolo di essersi trasformato in una macchina propagandistica contro Ollanta, violando i più elementari principi dell’etica giornalistica con la manipolazione dell’informazione. Anche se Ollanta nella campagna elettorale del 2006 proponeva politiche economiche radicali simili a quelle del presidente venezuelano Chávez, nella campagna 2011 ha ripetuto che il modello al quale si ispirerà è quello più moderato di centro-sinistra del presidente brasiliano Lula. Inoltre, per tranquillizzare le classi benestanti e vincere le elezioni, arrivato alla campagna pre-ballottaggio Ollanta ha sottolineato che in molti ambiti il suo governo continuerà a promuovere gli investimenti privati e il libero mercato. Per questi cambi nelle sue proposte è stato definito dalla rivista The Economist “Il Camaleonte Andino”. Anche se il futuro presidente è stato quindi accusato di essere contraddittorio, bisogna considerare che la capacità di mediazione tra interessi molto diversi è importante in un paese come il Perù spaccato dalle disuguaglianze. Il giorno dopo la vittoria di Ollanta Humala nelle elezioni presidenziali, la borsa in Perù è caduta del 12,5%, soprattutto a causa dei titoli legati all’attività mineraria, anche se è poi risalita. Infatti Ollanta vuole imporre alle miniere una tassa sui profitti extra causati dall’aumento dei prezzi dei metalli, cosa che è normale in Cile. Negli ultimi anni i prezzi dei metalli e dunque i profitti delle miniere sono aumentati considerevolmente. Ollanta ha anche ricevuto il sostegno delle più importanti organizzazioni indigene, perchè ha promesso che approverà un progetto di legge sul diritto delle popolazioni indigene ad essere consultate prima dell’approvazione di progetti energetici nelle loro terre, che è un diritto riconosciuto dalle Nazioni Unite, ma fino ad ora non è stato rispettato in Perù. Un maggiore dialogo ed una maggiore considerazione dei reclami delle popolazioni indigene e dei campesinos è importante, dato che la metà dei conflitti sociali nel Perù avviene per temi ambientali. Ollanta Humala ha anche promesso che aumenterà il salario minimo da 550 soles (139 euro) a 750 soles (189 euro). Mentre alcuni economisti sostengono che questo ostacolerà la formalizzazione delle imprese in un paese in cui metà dell’economia è informale, altri fanno notare che l’aumento del salario minimo, che è ancora lo stesso di dieci anni fa, aiuterà i lavoratori di tante imprese nazionali e multinazionali i cui profitti rimarranno comunque considerevoli. Inoltre, Ollanta ha promesso una pensione minima di 250 soles (63 euro) per tutti gli anziani in condizione di povertà. Sostiene che finanzierà il programma con i fondi ricavati dalle tasse aggiuntive alle imprese minerarie e dalla lotta all’evasione fiscale e alla corruzione. Nonostante non sia mai stato condannato, Ollanta è un ex militare, indagato per torture ed abusi avvenuti nella zona dov’era comandante, e per tale motivo parte dell’elettorato teme che non rispetti le istituzioni democratiche e i diritti umani. Tuttavia in campagna elettorale Ollanta ha giurato solennemente che rispetterà la democrazia. È importante che la popolazione vigili attentamente sulle sue promesse elettorali, che, se mantenute, potrebbero portare a cinque anni di riforme importanti per una crescita economica con maggiore inclusione sociale. Rami Cosulich Casco Bianco nella Commissione dei Diritti Umani di Ica, Perù Banca Etica nella regione Friuli Venezia Giulia Promotori finanziari Alice Pesiri - Via Donizetti 5/A, Trieste - tel. 040 638472 - 347 2690400 - [email protected] Dario Francescutto - Via S.Francesco 37 - Udine - tel. 0432 500744 - [email protected] Punti informativi Gorizia – Referente Rita Calligaris (Staranzano) tel. 348 7722120 - [email protected] Pordenone – c/o “L’altra metà”, Via della Motta - tel. 0434 524228 - [email protected] Trieste – Via Donizetti 5/A - tel. 040 638472 - [email protected] - www.bancaetica.org/trieste Udine – Via San Francesco, 37 - tel. 0432 500744 - www.bancaetica.org/udine Tolmezzo – c/o Comunità di Rinascita - Via G.Bonanni 15 - tel 0433 40461 cinema I film di spionaggio vanno sempre forte. Il più interessante sul mercato è attualmente RED di Robert Schwentke. Tratto da una storia a fumetti di Warren Ellis e Cully Hammer, RED è un film che parla di pensionati, ma sono pensionati assai particolari. La parola “Red” ha molti significati, ma nel film vuol dire “ Retired Extremely Dangerous”, cioè in italiano “Pensionati (della CIA) ESTREMAMENTE PERICOLOSI”. Si tratta di una satira intelligente dei film di spionaggio, a tratti molto piacevole e divertente. Siccome i protagonisti del film rispondono ai nomi di Bruce Willis, John Malkovich, Morgan Freeman ed Helen Mirren, ed il regista dimostra di saper fare molto bene il suo mestiere, simpatia e divertimento sono assicurati. Nella prima parte 20 Konrad luglio/agosto 2011 denti fino a farli sanguinare, e veste impeccabilmente come un agente della polizia nazista). La lotta senza quartiere fra le due donne accompagnerà lo spettatore in tutta la seconda parte del film, fino alla cruciale conclusione. Insomma, in Hanna la contaminazione fra il genere spionistico e la fantascienza raggiunge i massimi livelli, con una netta prevalenza di quest’ultima. Rimaniamo nel campo della science fiction con I guardiani del destino di George Nolfi.Un bel racconto fantascientifico dove gli occulti personaggi che controllano le nostre vite sembrano dei grigi impiegati di banca con tanto di soprabito e cappello floscio in testa. Tratto da un vecchio racconto dell’americano Philp K. Dick (Adjustment Team – 1954), I guardiani del destino narra la storia di David (Matt Damon) ed Elise (Emily Blunt), il cui incontro fortuito non è previsto dai FANTA-SPIONAGGIO E CAPRICCI DEL DESTINO ci sono solo Bruce Willis e Morgan Freeman, i quali per difendersi dai loro ex colleghi piuttosto invadenti sono costretti a fare fuori un numero impressionate di persone. Sembrerebbe uno dei soliti film d’azione spionistici ed iper-tecnologici. E invece no. Tutto cambia quando entra in scena John Malkovich mimetizzato da pollo gigante. Egli interpreta un genialoide paranoico che ruba continuamente la scena a Bruce Willis, dimostrando di possedere un insospettabile talento comico che da solo vale la visione di tutto il film. Ancora meglio quando i nostri arrivano in una elegantissima magione ottocentesca abitata da una gentile signora (Helen Mirren), che si rivela essere una raffinata assassina. In seguito la trama si dipana fra colpi di scena e situazioni ai limiti della credibilità, ma senza mai oltrepassare i confini della decenza e del buon gusto. Tutto questo e molto altro ancora in un film che io non esito a definire come uno dei più belli e simpatici apparsi nell’attuale stagione cinematografica. Stesse tematiche ma nulla da ridere in Hanna di Joe Wright. Prodotto da USA, Gran Bretagna e Germania, il film si svolge quasi tutto in Africa ed in Europa e trasporta gli spettatori dalle algide distese nevose della Svezia al caldissimo deserto del Marocco, e poi attraverso la Spagna e la Francia fino alla conclusione sanguinosa nella Berlino del 21° secolo. Hanna (Saoirse Ronan) è una bambina sopravvissuta a un esperimento genetico dove hanno trovato la morte centinaia di persone. Incredibilmente forte, agilissima e molto intelligente, Hanna doveva essere il primo esemplare di una nuova generazione di super-soldati quasi invulnerabili e virtualmente immortali. Ma i vertici militari hanno bruscamente deciso di terminare l’esperimento. Ciò ha comportato l’eliminazione fisica di decine di bambini innocenti e di tutte le persone coinvolte. Responsabile principale del massacro è una donna, Marissa Siebert (Cate Blanchett), un agente della CIA che sa eseguire i propri compiti con spietata efficienza (ed anche con una certa dose di sadismo). Ottime le prove di tutti i protagonisti, a cominciare dalla giovanissima attrice irlandese (ma è nata a New York) Saoirse Ronan, già quasi una stella di prima grandezza nel mondo del cinema nonostante abbia solo 17 anni. I capelli biondissimi, quasi bianchi, che porta nel film fanno risaltare i suoi splendidi occhi azzurri che guardano il mondo con sconcertante innocenza. Splendida pure l’interpretazione di Cate Blanchett, mai vista così odiosa nei panni un personaggio malvagio, spietato e maniaco della pulizia personale (si gratta i palinsesti cosmici, e crea delle pericolose lacerazioni nella stessa trama dello spazio-tempo. Catturato da un gruppo di personaggi vestiti di scuro, il terrorizzato David viene trasportato in un altro universo tramite una porta dimensionale, e gli viene intimato di non cercare mai più Elise, perché le conseguenze potrebbero essere spaventose. I Guardiani del Destino saranno anche virtualmente onnipotenti, ma non conoscono bene la psicologia umana, perché non appena ritornato sulla Terra, David non può liberarsi della sua ossessione per Elise, ed incomincia a cercarla per ogni dove, anche se non sa nemmeno il suo cognome ed indirizzo. Alla fine la ritrova casualmente dopo un paio d’anni, e scopre che nemmeno lei si è mai dimenticata di lui, dopodiché i due riescono finalmente a stabilire una relazione duratura. Questo farà arrabbiare parecchio gli occulti controllori, che cercheranno in tutti i modi di separarli, ma l’Amore, quello vero, è una forza alla quale nemmeno i Guardiani del Destino possono opporsi, e dopotutto non è vero che il futuro sia assolutamente immutabile, e con qualche strappo al regolamento tutto si può aggiustare. Un “happy end” abbastanza convenzionale per una favola nera a tratti molto cupa ed angosciosa che si regge soprattutto sull’interpretazione del bravissimo Matt Damon. Se David ed Elise riescono a modificare il loro destino, nonostante l’opposizione ultraterrena, non altrettanto fortunato è Mitchell (Colin Farrell), protagonista del film London Boulevard di William Monahan. Siamo a Londra al giorno d’oggi. Uscito di prigione dopo essersi fatto tre anni per aggressione a mano armata, Mitchell è fermamente deciso a rifarsi una vita, e trova lavoro come guardia del corpo presso Charlotte (Keira Knightley), una giovane attrice perseguitata dai paparazzi, che, al top del successo e con un marito tanto ricco quanto distante, ha deciso di lasciare il mondo del cinema. Ma è molto difficile liberarsi del proprio passato che ti insegue e non ti dà mai tregua come un’ombra maligna, e Mitchell alla fine non ce la farà Nel film ci sono chiari riferimenti al capolavoro di Billy Wilder Viale del Tramonto (Sunset Boulevard – 1950) a cominciare dallo stesso titolo, ma evidentemente simili paragoni sono improponibili. Nel vecchio film di Wilder recitavano attori del calibro di Gloria Swanson, William Holden, ed Erich Von Stroheim, che si sarebbero mangiati gente come Colin Farrell e Keira Knightley a colazione. Gianni Ursini teatri di confine Il ponte sullo stretto di Messina: un’opera ciclopica, l’ottava meraviglia del mondo e chi più ne ha più ne metta. Solo che quest’opera non è mai nata e, per come procedono i lavori, difficilmente nascerà. A raccontare una delle più grandi panzane italiane ci ha pensato Claudio Fava nello spettacolo ‘Lavori in corso’, prodotto da Nutrimenti Terrestri e andato in scena al Rossetti mercoledì 1/6. Figlio di quel Giuseppe assassinato dalla mafia e coautore della sceneggiatura del film ‘I cento passi’, Fava ha potuto contare sulla regia di Ninni Bruschetta, sulle prove attoriali di Maurizio Marchetti, David Coco, Antonio Alveario e Faisal Taher e sulla chitarra e la voce di Toni Canto. Funzionale la scena di Mariella Bellantone, che costruisce sul palco un luogo sopraelevato, da raggiungere con scalinate apposite, per evocare la struttura non finita o, meglio, mai iniziata, del ponte stesso. A sentire le cifre, che tra l’altro sono a carico della collettività, viene la pelle d’oca: sette miliardi di appalto, quaranta gli anni passati inutilmente, novantatré i milioni di euro per il costo di massima del progetto (che oggi sono diventati centodieci). E se il progetto, un giorno, dovesse prendere forma, che cosa potrebbe impedire alla mafia di ricevere soldi e appalti, come del resto ha già fatto in altre occasioni? Senza contare poi gli 21 Konrad luglio/agosto 2011 IL PONTE MAI NATO espropri, le discariche da realizzare per il materiale di scarto, lo sfacelo naturale e paesaggistico, il rischio sismico, la forza dei venti e la mancanza di infrastrutture su entrambi i versanti per i treni ad alta velocità previsti. Tutto questo chiede uno dei due personaggi principali, Raffaele Frisina, ferroviere in pensione che ama guardare i treni, all’altro, un ministro in giacca, cravatta e cellulare, che alle obiezioni sulla fattibilità dell’opera balbetta mezze risposte, abbacinato dal gigantismo del Grande Progetto. Alle nude cifre, che comprendono anche la mostruosa lunghezza del ponte (3.300 metri), si alternano canzoni e siparietti comici non sempre adatti al racconto. La tragica realtà che circonda i protagonisti, infatti, viene a galla solo a tratti, come nel riferimento all’uccisione di Don Puglisi. Eppure questo non basta per dare a ‘Lavori in corso’ quella secchezza e precisione che il teatro civile richiede: a volte la leggerezza annacqua le intenzioni. Stefano Crisafulli MITTELFEST DI SERA... ...bel teatro si spera. Sul tema ‘Nazioni e identità’, anche quest’anno il Mittelfest di Cividale allieterà la lunga estate calda di tutti coloro che non sono ancora andati in ferie (o, causa crisi, non ci vanno proprio...). Tra il 9 e il 24 luglio ci saranno, dunque, una quantità notevole di spettacoli, secondo quella tripartizione in teatro, musica e danza già sperimentata con successo l’anno scorso. Per quanto riguarda il teatro, nel giorno dell’inaugurazione, il 9/7, c’è già una gradita sorpresa: ad aprire il festival sarà una nuova produzione di Luca Ronconi, ‘La modestia’, da un testo di Rafael Spregelburd, drammaturgo argentino. Si tratta di una rielaborazione dei sette peccati capitali di Bosch in chiave teatrale. Interessante, poi, la prova d’attrice di Isabella Ragonese, che il 16 luglio si confronterà con l’opera di Will Eno ‘Lady Gray’. La Storia sarà presente al Mittelfest con il racconto di Biljana Srbljanovic dei bombardamenti su Belgrado in ‘Giochi di famiglia’ e con ‘Goli Otok’ di Renato Sarti con Paolo Bonacelli. Da segnalare, inoltre, per la musica, ‘Notte trasfigurata’ di Schönberg, il 21/7, con Mario Brunello al violoncello e Marco Paolini voce narrante, e, per la danza, la ‘Taranta dell’ultima luna’ del coreografo Walter Matteini. S.C. MAREMETRAGGIO Dal 1 al 9 luglio a Trieste si rinnova l’appuntamento con il festival di Maremetraggio, giunto ormai alla dodicesima edizione e sempre più noto a livello nazionale e internazionale. Questa volta, oltre alle sedi tradizionali del cinema estivo nel Giardino Pubblico e del Teatro Miela, il Festival si allargherà al Grand Hotel Savoia Excelsior, sede di tutti gli incontri festivalieri sul lungomare triestino. Anche nel 2011 il festival proporrà nove giorni dedicati alle nuove promesse del cinema italiano e internazionale, con numerosi premi in palio per le opere in concorso. In proiezione 79 tra i migliori cortometraggi europei ed extraeuropei (sezione Maremetraggio) e 8 opere prime tra i più significativi lungometraggi inediti del panorama cinematografico italiano (sezione Ippocampo). Come ogni anno ci saranno poi tanti ospiti importanti, a cominciare da Andrea Bosca, giovane attore piemontese tra gli interpreti del film “Si può fare” di Giulio Manfredonia sulla cooperativa del Noncello, ma anche Daniele Liotti, Francesca Inaudi, Christiane Filangieri, Luca Lucini, Vinicio Marchioni, Donatella Finocchiaro, Luca Ward, Giulia Bevilacqua e Mario Martone, il regista del monumentale film sul Risorgimento italiano “Noi credevamo”. La proverbiale testardaggine del gruppo di donne che dirigono l’iniziativa, capitanate da Maddalena Mayneri, è riuscita ad ottenere il sostegno di numerose istituzioni, tra cui il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Ministero della Gioventù, l’Unesco, la CEI, la Regione Friuli Venezia Giulia, la Provincia ed il Comune di Trieste. In questo modo, nonostante i famigerati tagli alla cultura operati dal governo negli anni scorsi, si è potuta realizzare un’edizione perfettamente all’altezza di quelle degli anni precedenti . G. U. percorsi d'arte 22 Konrad luglio/agosto 2011 ALDILÀ’ Illegio, Provincia di Udine. Aria di antica purezza si respira tra la pietra viva delle case costruite dai capostipiti della progenie degli abitanti che hanno fondato la loro dimora tra i monti e i cui discendenti tuttora le abitano. Illegio, antico borgo che conta meno di 400 abitanti. Salendo tra i monti, arrancando su una ripida strada tagliata dall’uomo nella roccia, appare all’improvviso, in una conca che lo nasconde ad occhi curiosi dalla valle del But. L’anima si rilassa, si pregna di monti, di cento tonalità di verde, di cielo, di vastità e si incammina verso la sua meta, diretta in questo piccolo gioiello costruito da mano umana ma che ricerca un’elevazione verso il divino. Scavi recenti si intercalano a case di pietra, portando a testimonianza di un passato troppo lontano per essere ricordato: in quest’area è tornato alla luce il sito paleocristiano di San Paolo risalente al IV secolo, una chiesa carolingia piccola e preziosa, una fortificazione longobarda e alcuni resti di dimore medievali dei castellani. L’arroccamento montano, forse e probabilmente l’inespugnabile fortezza ricordata da Paolo Diacono come l’ultima resistenza dei Longobardi, la leggendaria fortezza di Ibligo, è contornata da un alone di spirituale bellezza. Percorrendo sentieri nel silenzio l’anima giunge a un’antica pieve, dedicata a San Floriano, di origine medievale; si staglia a 750 metri e irradia pace e spiritualità in un contesto di armonia tra uomo e natura. Usi alla vita cittadina in un contesto di superficiale noncuranza del mondo, non è facile per noi comprendere l’importanza di una piccola pieve, parola derivante dal latino plebs, plebe, che designa una chiesa rurale dotata di battistero. La pieve parla di comunità, di fratellanza, di dolori e gioie condivise, di guerre e di pace, di pellegrini, di abitanti del luogo e di viandanti, di uomini uniti in un unico cammino. Cammino di cui ormai tanti hanno perso l’orientamento e vagano in una continua ricerca di un effimero piacere introvabile. Antiche armonie aleggiano nell’aria tra i Vespri e le Ave Maria, primitive melodie arcaiche parlano all’anima viandante che ricerca un senso nel suo vivere. E non importa credere. L’anima sa e riconosce una spiritualità originaria non percependo le differenze umane di nomi diversi ricongiunti ad un’unica fonte. Il Comitato di San Floriano, nato in questo contesto di apertura spirituale al mondo in questo piccolo borgo di antiche melodie, offre ogni anno la possibilità di ammirare opere provenienti da tutto il mondo di inestimabile valore. Non importa essere credenti o atei. L’immensità delle opere parla all’anima sopita dell’uomo assordato dai frastuoni accecanti della modernità. Perdendosi in un’estasi contemplativa, sorge spontaneo chiedersi come mai la genetica odierna con la sua ricerca impazzita e senza controllo dell’origine, non sia in grado di produrre menti illuminate come nell’antichità, quando dipingere Incredulità di San Tommaso, Guercino, 1621 era un mestiere che si imparava in lunghi anni e i quadri narravano grandi eventi non agli occhi ma all’anima. In questa era dove scienza e ragione predominano su tutto, visitare una mostra che parla di aldilà, di morte, di resurrezione è una fonte di piacere per lo spirito, per chi ama ricercare un senso a domande senza risposta nei secoli. Opere piccole, grandi, oli su tela, su tavola, legni intagliati, marmi, ceramiche, mosaici e disegni narrano tutti di un unico tema profondo e forte, forse il più sentito e il meno affrontato per le paure che invoca e che non vogliamo affrontare, ma che prima o poi si presenterà forzatamente a noi, come la morte, il passaggio. Sono arrivati grandissimi nella loro totalità da luoghi come la Galleria degli Uffizi di Firenze, i Musei Vaticani, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il Museo Paleocristiano di Aquileia, la Galleria Borghese di Roma e si sono ritrovati in questo angolo di ricerca e di pace per mostrarsi alle anime erranti e vagabonde. Jacopo Negretti detto Palma il Giovane con la Risurrezione di Cristo del 1615, Giovan Francesco Barbieri detto Guercino con l’Incredulità di San Tommaso del 1621, Jacobello Alberegno con il Polittico dell’Apocalisse del 1380 e Federico Barocci con Noli me tangere del 1590 sono alcuni nomi dei grandi presenti. La mostra sarà visitabile fino al 30 ottobre 2011, presso la Casa delle Esposizioni di Illegio, con orario da martedì a sabato dalle 10 alle 19 e domenica dalle 9.30 alle 19.30 e con visita guidata gratuita per tutti i visitatori con inizio ogni 20 minuti. Non importa credere. Basta ammirare. Adriana De Caro Foto di Arjana Bravin Bogdan Grom ambasciatore della cultura slovena Bogdan Grom, artista triestino nato a Devinščina, in provincia di Trieste, nel 1918 ed emigrato negli Stati Uniti nel 1957, è stato insignito (assieme all’autore Peter Kovačič Peršin) dell’Onorificenza per merito alla carriera della Repubblica della Slovenia. L’Onorificenza, con la motivazione: “ambasciatore d’eccellenza e conoscitore della cultura slovena”, è stata consegnata dal Presidente della Repubblica Slovena Danilo Türk alle Nazioni Unite in occasione della celebrazione dei 20 anni d’indipendenza della Slovenia (25 giugno). Doveroso annuncio che la città di Trieste continua, intenzionalmente o no, a non dare: ci permettiamo quindi di essere fra i primi a comunicarlo in italiano (il Primorski dnevnik e la Rai Tv Slovena ne hanno già dato notizia). Chi volesse approfondire il personaggio può leggerne l’intervista fatta da Konrad nel febbraio 2011 (n.163). Riccardo Redivo 23 Konrad luglio/agosto 2011 Il Maestro Muti, la musica da chiesa, le strimpellate, Pier Luigi Da Palestrina e tante altre note.... Sabato 28 maggio ho assistito, nella Sala del Consiglio del Comune di Trieste, alla cerimonia di conferimento al Maestro Riccardo Muti della cittadinanza onoraria in virtù dello storico Concerto estivo eseguito in Piazza Unità, che rimane sicuramente un avvenimento unico che, speriamo, non sia irripetibile nella storia musicale e civile della città. Dopo le parole di benvenuto del Sindaco Dipiazza, il Maestro risponde prima leggendo un testo, poi a braccio, con un personale e significativo commento alla serata, dal concerto, all’atmosfera, all’entusiasmo dei giovani partecipanti del Coro e dell’orchestra, sul suo lavoro di concertazione per la preparazione del programma e così via. Traspare dalle sue parole la soddisfazione per il risultato ottenuto che attraverso la musica ed oltre rimanda un messaggio di pace e di unione fra i popoli. Poi... dopo aver accennato al recupero del FUS (Fondo Unico dello Spettacolo), dopo una “chiaccherata positiva”... con il Ministro Tremonti, che aveva praticamente quasi dimezzato il contributo alla musica italiana, il discorso, forse inavvertitamente scivola sull’educazione musicale scolastica. E se la prende con i flauti dolci, con il loro suono flebile, stonato, che praticamente non insegna nulla sull’educazione musicale. Ma il Maestro si toglie altri sassolini dalla scarpa... e qui arriva il bello!!! Altro che sassolino... direi ciottolo!! Parla della musica in chiesa, argomento sempre musicale... e si rivolge all’arcivescovo Crepaldi... ”queste strimpellate di chitarre durante la messa... con canzoni brutte... sbagliate... e così via”. La Chiesa - aggiunge il Maestro- che è sempre stata la base della nostra musica, dovrebbe eseguire parte del suo enorme patrimonio artistico per arricchire la messa ecc. E l’intervento inatteso strappa un vigoroso applauso di una parte del pubblico, un’altra parte invece ammutolisce stupita! Poi, probabilmente, il Maestro capisce di aver toccato un tasto delicato e chiude l’argomento un po’ bruscamente, non senza aver ottenuto dall’Arcivescovo, presente in prima fila, un giudizio concorde sull’argomento. Beh, con tutta sincerità, il tema della musica in chiesa è un filo di corrente scoperto, oggetto di storiche e tentate “Riforme musicali”. Si iniziò con il Concilio di Trento... per arrivare alle ultime di qualche decina di anni fa, ma la musica non trova più, come nel passato, la sua giusta valorizzazione e importanza. È sempre stata la Chiesa stessa a coordinare la “musica giusta”, ma spesso la scelta è contraddittoria. Sostenere per esempio che Mozart, o Beethoven - che assieme ai loro capolavori di musica sacra hanno composto capolavori teatrali - non possano essere considerati “autori sacri” e quindi non eseguibili durante le funzioni religiose, è la più evidente contraddizione. Da vari decenni le chitarre hanno sostituito prima gli strumenti ad arco, poi l’organo, nell’accompagnare i canti della messa; non è cosa sbagliata, anzi, se le chitarre sono ben accordate (purtroppo non lo sono sempre...) il coro dei fedeli, unito a un Coro della Parrocchia può produrre un bell’assieme. Ma il vero nocciolo è uno solo: il programma dei canti, ovvero che musica si dovrebbe cantare in chiesa? Tenendo conto del livello dei vari cori, spesso dei chitarristi o organisti che accompagnano, e soprattutto del livello musicale di alcuni parroci, i quali danno poca importanza alla musica che accompagna il rito, il risultato è molte volte deprimente. Certamente il sogno di Riccado Muti, sarebbe un bel mottetto del Palestrina... cantato da... angeli... che potrebbe sicuramente redimere anche i più incalliti peccatori, ma non è così. Chi canta sono ragazzi e ragazze, diretti alla meglio da qualche volenteroso, e soprattutto con brani di dubbio gusto musicale e anche con errori foto Sergio Paoletti madornali di accenti della parola disconnessi alla musica, oppure, ancora peggio, la mancanza di preparazione di qualche giovane... o vecchio maestro che non sceglie le tonalità più adatte per la tessitura corale, affinché tutti siano messi in grado di cantare con estensioni vocali appropriate. E allora? Qualche proposta? Molte, non c’è che l’imbarazzo della scelta... oculata. L’organo deve riprendere l’importanza che ha: alla fine della messa un buon organista è bene che suoni il “Re degli strumenti”, lasciando perdere il canto finale che viene eseguito dal coro e quasi mai ascoltato; dopo la prima strofa, infatti, la gente fa rumore, si saluta, parla già del pomeriggio, cosa farà... delle cose umane di tutti, e il coro canta nella disattenzione più generale. E un semplice canto gregoriano, anche un “Pater Noster” sarebbe scandaloso cantarlo senza un accompagnamento con le voci scoperte, come per secoli si è cantato?... Cosa dite?... Sarebbe sbagliato?... E uno Spiritual? Cosa ne penserebbero i fedeli più tradizionali?... E qualche canzone di Fabrizio De Andrè della “Buona Novella”, non sono brani nati per la chiesa ma si sono sempre ispirati al suo messaggio!!!... Idee come tante altre... ma l’argomento è sempre lo stesso... La Chiesa ha un secolare patrimonio musicale, non resta che l’imbarazzo della scelta! Ma a partire dall’inizio del ‘900 la musica della Chiesa, radice musicale in assoluto, ha varcato le porte e si è aperta al mondo, e gli autori di talento - anche se non sacri - riconducono comunque ad essa... la base di S. Gregorio è ancora viva... e si è solo un po’ trasformata e rivestita di contemporanei fiori musicali... questa è la forza e la bellezza della musica. Emozioni e sensazioni della vecchia Europa La fotografa triestina Olga Micol offre alla città uno scorcio di Polonia. La mostra si propone come una sintesi visiva di tre città storiche: Varsavia, Cracovia e Breslavia e sono corredate di un testo di presentazione in cui si ricordano sinteticamente le distruzioni e le tragiche vicende persecutorie della Seconda Guerra Mondiale. Ma l’autrice, quasi per contrastare le tristezze del passato, presenta gli aspetti più seducenti della contemporaneita’. L’attenzione della fotografa è così rivolta agli ambienti architettonici delle città sopra citate, ai mercatini, agli stilemi tipici delle vetrate istoriate e alle insegne dei locali di ritrovo più raffinati. La mostra Emozioni e sensazioni della vecchia Europa si inaugurerà il primo agosto presso il Caffè Storico Tommaseo con la presentazione del critico architetto Marianna Accerboni. Lunedì 22 agosto alle 18.30 al verranno presentate altre foto di Olga Micol inerenti lo stesso tema (in sostituzione di quelle già esposte) e sarà proiettato il video intitolato Emozioni e sensazioni dalla vecchia Europa della stessa autrice. ADC Severino Zannerini CHIAULIS 24 Konrad luglio/agosto 2011 La nostra rigenerazione dipende da una, per così dire, ultrafilosofia, che conoscendo l’intiero e l’intimo delle cose, ci ravvicini alla natura. Giacomo Leopardi Nell’estate del 2008 il fotografo Gian Paolo Faustini mi fece conoscere Chiaulis di Paularo, un piccolo paese della Carnia. Le persone che trovammo furono così spontanee, umanamente ricche, e il contesto naturale in cui vivevano così vivo, che nel 2009 vi dedicammo un libretto. Oggi, due anni dopo la nostra avventura, sono ancora che ne parlo e so che continuerò a farlo. Capitare in un luogo grazie all’amicizia è uno dei modi migliori per esplorarlo; e così è successo a me con Chiaulis. L’ospitalità della gente di mare e quella del Carso è grande, ma credo tenda a relegarsi alle generazioni che mi hanno preceduto. Se ciò valga anche per la montagna in generale, non lo so, ma posso constatare che a Chiaulis le persone conosciute, nate minimo due generazioni prima della mia, sono ospitali (la loro porta non conosce chiave) e genuine. L’autenticità si è vista negli occhi, nella stretta di mano, nel frico, nella disponibilità al ricordo. Andare a Chiaulis significa semplicemente venire a conoscenza di questi valori che scorrono nei prati, nei mattoni e nel cuore dei suoi abitanti. Le persone che hanno riflesso il paese attraverso i loro occhi sono state per me quattro: tre sorelle (Gilda, Gisella e Lucina) e un’amica (Margherita): se il loro sguardo era diverso, il loro calore era unanime. A queste se ne sono ovviamente aggiunte altre il cui viso e la cui voce parlano più del loro nome (fra tutti, Maria). La Gomera è una piccola isola delle Canarie che ha varie peculiarità, una delle quali ci interessa: il silbo gomero è uno straordinario linguaggio fischiato, talmente potente che lo si può udire a 5 km di distanza; è molto articolato e si possono trasmettere fischiando numerose informazioni. È stato proposto perché l’Unesco lo riconosca come Capolavoro del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità. Bene, senza scomodare l’Unesco, vorrei fare il possibile affinché un bene, sia materiale che immateriale, continui a vivere, proprio come quel fischio delle lontane Canarie: la gente non dovrebbe lasciar morire i racconti e le favole dei nonni o degli avi, non dovrebbe lasciar scomparire le antiche usanze, siano esse contadine, artigiane, culinarie, o culturali in senso lato, per un mondo sempre più omologato, consumistico e freddo. Non sta a me qui dire se questo modo di vivere debba essere di riferimento ma, questo sì lo posso dire, deve almeno “essere”: Chiaulis, e ciò che rappresenta, non può, o non dovrebbe diventare un paese disabitato: tanto ha dato (con il suo vivere antico), tanto sta dando (con le poche ma squisite voci) e tanto potrebbe dare. Molto dipende da noi. La straordinarietà del paese è data dalla sua antica ordinarietà: la vita che vi si svolge non è slegata dal tempo, anzi, a mio avviso vi è assolutamente inserita dentro: un tempo naturale, lento e faticoso, che ha forgiato le persone che ho conosciuto e da cui ho ricevuto tanto, persino quel tempo poco vissuto dagli abitanti di città. Non possiamo dimenticarci che, come ha detto Silvia Pérez-Vitoria, “più contadini ci sono in una società, più probabilità avrà la società di sopravvivere”. Parlare di un paese non è un atto eroico, lo so, ma può essere la preparazione di un atto che voi deciderete se far diventare propositivo o inesistente. Io, intanto, cerco di far conoscere un paesino assolutamente degno di essere preservato: parlare con alcuni dei suoi rappresentanti è già un aiuto alla sua salvaguardia. I confini del paese non distano più di cinque minuti fra loro, le case sono più delle persone e la sua delicatezza si confonde come una pietra in montagna, ma all’incontrario della pietra, Fotografie di Gian Paolo Faustini Far conoscere questo paesino non serve solo a diffondere un sistema di vita fondato su altri pilastri, ma serve soprattutto affinché questi pilastri non cedano e scompaiano: qui sono solamente 40 gli abitanti, quasi come le case. Una proporzione che non va bene e che testimonia un abbandono tristemente sociale: perdere una diversità, di cui questo paese è portatore, fa perdere il confronto con altri sistemi di vita diverso da quello imperante. E ciò è un pericolo. Non sono il solo, per fortuna o sensibilità e forse intelligenza, a comprendere ciò: per fare un esempio abbastanza recente, il Premio Nonino Risit d’âur di due anni fa è stato assegnato ai “Malgari di Carnia”, gli ultimi depositari di un mestiere antico (descritti nel libro di Giorgio Ferigo Malghe e Malgari, Forum Editrice, mosso più o meno con gli stessi principi che hanno governato la stesura del nostro libretto). Claudio Magris in quell’occasione ha detto, riferendosi a zone simili a queste, che possiamo “arricchire il nostro mondo con una parte di mondo dimenticata”. E quant’è ricordato, e quindi vissuto, il paese di Chiaulis e le sue usanze fuori da Chiaulis? L’ultima nata di qui ha già quindici anni; in paese non ha coetanei e, ovviamente, nemmeno amici più piccoli: per giocare e socializzare deve inevitabilmente allontanarsi. Ma se l’ultima piccola speranza se ne va, per motivi più che comprensivi, a far vivere il paese rimarranno solamente le pietre e gli alberi, e ciò è da impedire, nonostante non poche case assomiglino a dei grossi scheletri preistorici che affascinerebbero il viandante occasionale. questo paese può scomparire facilmente e irrimediabilmente. Il paese è fatto dagli abitanti che l’hanno costruito e dagli abitanti che ora vi risiedono e che con il loro fare costruiscono un altro tipo di case, senza legno e senza pietra. Ecco, io sono stato inglobato, se non proprio fagocitato, da alcuni abitanti di Chiaulis, diventando un mattone metaforico per una buona frequentazione. Una volta inseriti in questo contesto, cioè sia nel paese reale che in quello dell’anima, non si può più andar via, nemmeno quando si ha un’altra vita, magari vicino al mare. La descrizione e la storia del paese l’ho lasciata alle immagini di Faustini che vogliono essere, assieme alle mie parole, un invito (che giro a tutta la redazione di Konrad) alla sua scoperta. Ho scritto di questo paese perché sono convinto che possa piacere, o almeno interessare, non tanto ai suoi vicini carnici, che già lo apprezzano, né ai chiaulisani che vi ci abitano, a cui va tutta la nostra amicizia e solidarietà e da cui siamo già stati ricambiati, ma alle persone che di questo posto non hanno mai sentito parlare. È a questi ultimi che rivolgo l’invito a viaggiare per scoprire Chiaulis, le sue case (alcune delle quali del XVIII secolo), i suoi dintorni (i sentieri, la Costa dei venti, il fiume Chiarsò), i vecchi gradini, gli orti e i recinti, i proverbi (“se la prima farfalla è chiara l’annata sarà buona”), la polenta compatta, le erbe, gli alberi (come i gattici, cioè il vimini), i cervi… Riccardo Redivo 25 Konrad luglio/agosto 2011 LA CICERIA (CicARIJA) Itinerari in un paesaggio intatto - 2a parte II PERCORSO BERGOZZA (BRGUDAC) (749 m.) MONTE ZUPANO (ŽUPANJ) (1136 m.) DIFFICOLTA’: T LUNGHEZZA DEL PERCORSO: un´ora e venticinque minuti dall'alto: – Il monte Braico (1091 m.) – Il Tavolo del prefetto a Colmo – Monumenti glagolitici a Colmo Da qui, presa alla sua destra la carrareccia, la si percorre brevemente e dopo pochi metri, trascurando l´indicazione per Orljak, si procede ancora a destra (freccia per Županj Vrh). Si scende dapprima per un breve tratto per poi procedere in leggera salita attraverso uno splendido bosco di faggi e raggiungere in mezz´ora il monte. Dalla cima (quaderno per le firme) si ammireranno il Monte Maggiore (Učka), l´Alpe Grande (Planik), l´Istria nordorientale. COME RAGGIUNGERE L´INIZIO DEL PERCORSO Si arriva a Bergozza (Brgudac) lasciando la strada Pinguente - Fiume (Buzet - Rijeka), deviando a sinistra una volta giunti a Lupogliano (Lupoglav) e poi a destra dopo sei chilometri. DESCRIZIONE: Entriamo nel Parco Naturale del Monte Maggiore (Park Prirode Učka). Il sentiero passa attraverso terreni carsici e flyschoidi. Si raggiunge una sorgente che alimenta dieci vasche in legno di quercia. Lì vicino troviamo un rifugio (Kuča na Koritima, m. 1010) dal quale si sale attraverso un ampio bosco di faggi, utilizzato per il legnatico, al monte Zupano (Županj). BERGOZZA (BRGUDAC) è un paese con pochi abitanti, dall´aspetto abbandonato. Fu quasi totalmente distrutto durante la seconda guerra mondiale; ben nove monumenti ricordano i caduti, i drammi di quel periodo. Il percorso inizia alla fine del paese, alla sinistra dell´acquedotto. Fatti pochi passi su una comoda mulattiera, la si lascia (indicazione per Kuča na Koritima) e si sale a sinistra lungo un bel e faticoso sentiero, gradinato all´inizio. Attraversato un bosco di querce e carpini si arriva dopo 40 minuti all´abbeveratoio (korita) sotto la pittoresca Rupe del Monte Braico (Brajkov Vrh). Nella zona sono presenti volpi, tassi, vipere, pipistrelli; orsi e cinghiali sono stati frequentemente avvistati in Ciceria. L´ambiente è suggestivo; fatta una breve sosta si raggiunge il vicino rifugio. DA NON PERDERE ROZZO (ROČ): Notevoli la Porta d´ingresso e le mura medievali con torri. All´interno la Chiesa parrocchiale di San Bartolomeo del XIV sec. Accanto la chiesa di Sant´Antonio Abate dell´XI sec. con graffiti che riportano l´abbecedario glagolitico (antica scrittura slava risalente al IX sec.) di Rozzo del XIII sec. Alla fine del Medio Evo l´abitato è stato il centro della stampa croata che faceva uso del glagolitico. Da Rozzo un viale di 7 km porta a Colmo; lungo il percorso sono presenti numerosi monumenti al glagolitico. COLMO (HUM) È una suggestiva struttura fortificata ben conservata. Oltre al Castello dell´XI sec. si visita la Cappella di San Geronimo del XII sec. con graffiti in caratteri glagolitici, il Tavolo dove il prefetto amministrava la giustizia. Dal Belvedere la vista sulla valle è splendida. Giuliano Prandini La Bottega delle Spezie erboristeria dott. Manuela Zippo spezie e tè dal mondo - cioccolate selezionate integratori alimentari - fitocosmesi via combi 12 - trieste - tel. 040 303555 dott. Majaron Leonarda Bilanciamento craniosacrale - Cromopuntura Test intolleranze alimentari - Fiori di Bach Dieta Psicosomatica Associazione Regionale Via San Lazzaro, 7 - Trieste Biodinamica Cranio Sacrale 347 6910549 www.bcstrieste.it Centro Trattamento e Formazione [email protected] ESERCIZIO FARMACEUTICO dott. Marco Esposito FARMACI SENZA OBBLIGO DI RICETTA OMEOPATIA - ERBORISTERIA - ARTICOLI SANITARI Misurazione della pressione, glicemia e colesterolo. Convenzionato A.S.S. per alimenti per celiaci www.parafarmaciaesposito.wpeople.it Trieste - via Giulia, 61/a - tel 040 5708329 colonna vertebrale 26 Konrad luglio/agosto 2011 TORCICOLLO: C’entra forse l’aria condizionata? Il torcicollo è una forma particolare di cervicalgia acuta... scopriamo perché compare, come prevenirlo e come curarlo: Il termine torcicollo indica comunemente una condizione estremamente fastidiosa e dolorosa della zona cervicale (cervicalgia) che limita fortemente i normali movimenti del capo; tale condizione è tipicamente provocata dalla contrattura spesso monolaterale di alcuni muscoli del collo. I fattori scatenanti il torcicollo possono essere diversi: 1. La contrattura può essere provocata da un raffreddamento dei tessuti muscolari (il tipico “colpo d’aria”); in questo caso non è il freddo in sé ad originare la contrattura, ma il brusco raffreddamento dei tessuti, come avviene nel passaggio da un ambiente caldo ed umido ad uno eccessivamente freddo e secco o come nel caso di un getto d’aria troppo direzionato ad una sola regione del corpo. 2. Può esserci un vero e proprio processo infiammatorio (che può avvenire a diverse strutture) ad innescare contratture acute della muscolatura cervicale; 3. Per una patologia specifica, come per esempio un’ernia del disco a livello cervicale, un trauma distorsivo oppure, molto spesso, il sovraccari- co delle articolazioni provocato da una posizione non corretta mantenuta per un periodo di tempo eccessivo. Nella sua fase acuta, la contrattura dei fasci muscolari può essere molto intensa e il dolore può irradiarsi in altre parti del corpo come le spalle e le braccia. In questo periodo più che in altri quindi è particolarmente importante ricordare che l’aria condizionata quand’è troppo intensa e troppo direzionata può provocare questi sintomi in diversi distretti corporei (rachide cervicale, dorsale o lombare), specie se già sofferenti o con delle patologie latenti. È bene dunque evitare sbalzi termici eccessivi soprattutto se si è molto sudati. Esistono altre forme di torcicollo di una certa gravità come per esempio il torcicollo congenito che viene distinto in torcicollo congenito miogeno e torcicollo congenito osteogeno. due condizioni patologiche dei neonati dovute ad una malformazione muscolare (a carico del muscolo sternocleidomastoideo) od ossea (dovuta alla malformazione delle vertebre cervicali). come curarlo: Le cure per il torcicollo sono estremamente variabili da caso a caso e sono fortemente dipendenti da ciò che lo ha originato. Se il dolore è provocato da una contrattura si proverà sollievo tenendo il collo al caldo; bisogna invece utilizzare un rimedio di tipo contrario se all’origine del torcicollo c’è un processo di tipo infiammatorio. Nella maggior parte delle volte in cui ricadiamo in un nuovo episodio, il rimedio da utilizzare è sempre lo stesso scoperto essere valido perché, nello stesso soggetto, il torcicollo ricorre quasi sempre per gli stessi motivi. Sebbene l’istinto suggerisca il contrario, è molto importante muovere il capo anche in fase acuta (tranne in caso di un trauma serio o di una patologia specifica che lo controindica); è vero che l’immobilità dà, nell’immediato, una sensazione di riduzione del dolore, ma, alla lunga, provoca un ulteriore irrigidimento dei muscoli con conseguente aumento delle sensazioni dolorose. È quindi consigliabile, effettuare movimenti della testa in tutte le direzioni a intervalli di circa 60 minuti; ovviamente senza forzare in modo eccessivo. Quando arriva il momento di coricarsi è meglio utilizzare un cuscino che non costringa la testa sollevata in una posizione non naturale e trovare una posizione che attenua i sintomi. Occorre una certa cautela nel ricorrere al massaggio o all’auto-massaggio, non è detto infatti che il rilassamento del muscolo sia sempre la cosa corretta da fare, in alcune circostanze infatti, come per esempio nel caso di un colpo di frusta o di un “instabilità”, la contrazione dei muscoli è un vero e proprio processo di difesa messo in atto per proteggere le articolazioni sottostanti. Dal punto di vista medico-farmacologico esistono terapie a base di farmaci miorilassanti e/o di antinfiammatorio o analgesico che però vanno correttamente prescritti ed utilizzati. Ovviamente i rimedi “fai da te” vanno effettuati solamente quando si soffre di torcicollo in modo assai sporadico. Se la frequenza degli episodi di torcicollo è elevata o se l’episodio corrente si protrae oltre ad un paio di giorni ed è particolarmente intenso è opportuno rivolgersi ad uno specialista. Anche in fase acuta, determinate manovre o terapie decontratturanti possono fornire sollievo immediato. Marco Segina èStoria: Il Medio Evo nella Russia di Putin Durante la conversazione a Gorizia (nellambito della manifestazione èStoria) su “Colpo su colpo: il dramma ceceno, tra guerra e terrorismo, Nicolai Lilin scherzando ha detto che i Russi “vivono in un neofeudalesimo con una leggera sfumatura tecnologica”. Non diversamente Arkadij Babčenko: “La Russia è un paese povero, basta andare cento chilometri da Mosca e ci si trova nel XIV secolo...Per i Russi l’unico vero problema è sopravvivere”. Intervistati da Sergio Canciani i due ex soldati russi, che hanno combattuto in Cecenia, hanno dato al pubblico di èStoria una descrizione impietosa del loro Paese. Gli ospedali e le scuole sono in condizioni miserevoli, la corruzione è capillare, la magistratura asservita al potere politico lascia impunite le violazioni dei diritti umani. E il cittadino russo, disonesto e ignorante, è nel suo intimo uno schiavo incapace di reagire. Babčenko è giornalista alla "Novaja Gazeta", lo stesso periodico al quale lavorava Anna Politkovskaja, uccisa nel 2006 quasi certamente a causa delle sue denunce sulle violazioni dei diritti umani in Cecenia e in Russia. I giornalisti sono liberi di scrivere quello che vogliono, c’è completa libertà di espressione perché semplicemente le parole non contano nulla e le autorità non si sentono toccate dalle denunce di atti criminali. Salvo in due casi: quando il giornalista diventa inviso al potere o quando vengono rivelate informazioni su traffici che colpiscono gli interessi di qualcuno. E negli ultimi dieci anni sei giornalisti sono stati uccisi al giornale. In Cecenia lo stato di guerra è cessato, non si parla più di indipendenza e Putin ha affidato la guida della piccola repubblica a Ramzan Kadyrov, violento e spregiudicato capo clan locale. Ma è una normalizzazione apparente: sparizioni, esecuzioni extra giudiziarie, tortura, continuano a essere documentate e si sono estese alle altre repubbliche del Caucaso del Nord. Mentre il fondamentalismo islamico si alimenta della disperazione dei giovani senza lavoro, della corruzione di politici e militari, della mancanza di democrazia. Cremlino, servizi segreti, chiesa ortodossa sono i centri del potere; Lilin non ha esitato a definire Medvedev un bamboccio politico: alle prossime elezioni Putin si ricandiderà o farà eleggere un suo candidato. Nel vuoto ideologico dopo la caduta del comunismo, lo spazio è stato colmato dal nazionalismo che si sta diffondendo tra le persone meno colte e anche tra i giovani. La Russia di oggi ricorda per certi aspetti la Germania dei primi anni trenta. Babčenko ha ammesso che è una sua interpretazione personale, ma la Russia rischia la guerra civile, “ ...tutta la nostra società è costruita sulla violenza. La Russia al giorno d’oggi non ha un governo, non è uno stato, ma semplicemente un territorio abitato da popolazioni con rapporti tra gli individui che sono basati sull’odio”. E ha concluso: “Non vedo attualmente alcuna possibilità di uscita da questa crisi”. 27 Konrad luglio/agosto 2011 Aleksei Sokolov, detenuto dal maggio 2009 Né c’è da aspettarsi molto dalla comunità internazionale, che ha solo timidamente criticato le gravi violazioni dei diritti umani nel Caucaso del Nord e nel resto del Paese. Le risposte dei due ex soldati hanno lasciato tutti interdetti, non hanno offerto alcuna speranza, un accenno ad una via d’uscita. E sì che Mukhmed Gazdiev, padre di Ibragim Gazdiev, scomparso forzatamente in Inguscezia nel 2007, ha ringraziato per l’aiuto che riceve dai tanti corrispondenti e li invita a non desistere. Giulia Sokolova, moglie di Aleksei Sokolov, detenuto dal maggio 2009, capo di Pravovaia Osnova (Base legale), organizzazione che conduce campagne contro la tortura e altri maltrattamenti inflitti ai detenuti, ha affermato di aver fiducia e fa affidamento sul sostegno delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Igor Sutyagin, scienziato nucleare, liberato lo scorso anno dopo aver trascorso quasi undici anni in carcere, ha dichiarato che è riuscito a sopravvivere durante tutti quegli anni grazie all’aiuto di associazioni umanitarie. In Russia ecologisti, difensori per i diritti umani, avvocati e giornalisti indipendenti lottano contro la corruzione, le violazioni, le restrizioni alla libertà. Tra questi anche il giornalista della Novaya Gazeta, Babčenko. È difficile operare in Russia, ma la richiesta di aiuto delle vittime e dei loro famigliari non deve rimanere inascoltata. Giuliano Prandini 28 Konrad luglio/agosto 2011 GREEN SPOT FESTIVAL 2011: PARTE IL CONCORSO GO GREEN PER GLI STUDENTI UNIVERSITARI Green Spot Festival, l’evento dedicato alle tematiche della green economy, della comunicazione ambientale e sociale, giunge quest’anno alla sua terza edizione. Per la prima volta, il 2011 vedrà il festival sbarcare anche a Trieste, con un’iniziativa interamente dedicata agli studenti universitari: Go Green. Go Green è un concorso che vede la collaborazione tra l’Università di Trieste e quella di Udine per premiare i migliori progetti proposti da singoli o da gruppi di studenti sul tema della sostenibilità e del green marketing in campo aziendale. La modifica dei sistemi produttivi, di trasporto e di comunicazione da parte di un’azienda richiede continue attenzioni per quanto riguarda l’aspetto economico, gestionale ed ecologico. La sostenibilità ambientale è fondamentale perché si affermi nella politica aziendale un’idea di sostenibilità dell’azienda stessa. Pensiamo ad esempio ad un’impresa che produce mobili. Il legno è una risorsa fondamentale e se tale industria non considera la salvaguardia di questo materiale e della sua produzione, difficilmente potrà reperirla con il passare del tempo e quindi anche l’azienda sarà destinata a terminare la sua attività. Per uscire da questa trappola sarà quindi fondamentale mantenere attivo il motore della produzione diminuendo il nostro impatto sugli ecosistemi. La componente ambientale non va considerata un semplice metodo per migliorare l’immagine dell’azienda, anche se questa è una conseguenza inevitabile, ma va integrata nella politica ambientale, nelle scelte tecnologiche e strategiche dell’impresa stessa. Per contrastare il dilagante fenomeno del green washing e adottare iniziative efficaci ed effettive per l’innovazione aziendale è necessario il contributo di chi può guardare ai cicli produttivi ed ai prodotti con uno sguardo attento alle novità, obiettivo e consapevole. Quali migliori innovatori degli studenti universitari? L’obiettivo principale del concorso Go Green è quello di coinvolgere gli studenti nella formulazione di progetti di innovazione che propongano soluzioni favorevoli per le aziende da un punto di vista ambientale ed economico. In questo modo gli stessi studenti potranno trovare l’occasione di lavorare in gruppi misti, provenienti da diversi corsi di laurea e anche da un diverso ateneo, per unire competenze ed esperienze ed avvicinarsi alla realtà aziendale e al mondo del lavoro con il comune obiettivo di rendere possibile lo sviluppo nel presente senza compromettere l’ambiente e dando quindi la possibilità alle generazioni future di poter usufruire ancora delle risorse di questo pianeta. Grazie al confronto sulle tematiche della sostenibilità gli studenti avranno anche la possibilità di avvicinarsi ad un mondo imprenditoriale in continua evoluzione, imparando a sviluppare una creatività comunicativa e tecnologica e avendo la possibilità di accrescere e valorizzare il proprio percorso formativo. Straordinario partner di quest’anno la Danieli di Buttrio – impresa leader nel settore della siderurgia - che sarà l’azienda oggetto di analisi dell’edizione 2011. Dopo una prima edizione che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di IKEA Italia e Valcucine, GO GREEN continua quest’anno a coinvolgere aziende rappresentative del territorio per sviluppare in modo concreto delle sinergie continue tra il mondo della ricerca, quello dell’imprenditoria e delle amministrazioni pubbliche attraverso il filo “verde” della sostenibilità. Il bando del concorso è disponibile online all’indirizzo www.greenspotfestival.com e le premiazioni si svolgeranno durante lo stesso Green Spot Festival nel mese di Novembre. GREEN SPOT FESTIVAL – suoni, immagini e parole sulla pubblicità sociale e l’ambiente, desidera esplorare le problematiche ambientali attraverso il linguaggio nuovo, dinamico e creativo della comunicazione sociale, prefiggendosi di raggiungere diversi obiettivi: educare i più piccoli, sensibilizzare i giovani del territorio attraverso il linguaggio dinamico ed immediato della pubblicità, coinvolgere il mondo accademico per esplorare nuovi sistemi produttivi ecosostenibili, promuovere il confronto tra amministrazioni pubbliche, associazioni ambientaliste e imprese per individuare possibili soluzioni ai problemi relativi alla tutela ambientale, raggiungere un’ampia fascia di pubblico attraverso nuove e accattivanti iniziative culturali. Sulla scia degli importanti risultati raggiunti nel corso delle passate edizioni, la terza edizione del festival sarà caratterizzata da una programmazione ricca e diversificata capace di coinvolgere un pubblico ancor più ampio ed eterogeneo, con l’obiettivo finale di rendere GREEN SPOT FESTIVAL il più importante appuntamento regionale dedicato all’ambiente ed alla comunicazione sociale. Sara Alzetta [email protected] realizzazione e se r v izio a Auto ll’umanità Meditazione - Ser vizio so ciale i Y Corsi d oga e cucina v e g e t ariana Cene indiane per benefic en z a Ananda Marga Organizzazione Umanitaria Cordenons PN - Piazza San Pietro 10 Tel. 0434 931364 - Cell. 348 9035858 www.apnu.net Via San Giuliano, 35 - Pordenone tel./fax: 0434 28043 - [email protected] 29 Konrad luglio/agosto 2011 APPUNTAMENTI DI luglio/agosto Trieste Luglio 1 venerdì - 31 mercoledì ingresso libero Antistress Il “TaoCenter” è un luogo accogliente, per tutti da usare anche per pochi minuti in completo abbandono: in silenzio, leggendo, con musica classica, con mantra, con massaggio defaticante, parlando di te se ne hai voglia per individuare il meccanismo delle sofferenze. E l’immancabile tisana. A richiesta incontri e corsi su: “La riscoperta del valore della Parola-una forza potentissima che plasma la nostra vita” - “Aldilà delle credenze” - “Lasciare i condizionamenti” e vivere nel Benessere PsicoFisico. Info Claudia 347 3319227, [email protected] 2 sabato Colora la tua vita ...con emozioni e libertà, ritrova la scintilla che ti accende! Seminario esperienziale condotto dalla Dr. Lucia Rigo (Ligth Coach, NLP Counselor). Via Vittorino da Feltre 6 alle ore 10-19. Info 348 9515928. 3 domenica ingresso libero Apertura centro visite Il Centro didattico naturalistico di Basovizza (loc. Basovizza 224, Trieste) sarà aperto dalle 14 alle 20. All’interno prosegue la mostra “Grottenarbeiter – i lavoratori delle grotte”, realizzata dal Club alpinistico triestino. Info 040 3773677, 366 6867882. Il centro visite è inoltre aperto il lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 9 alle 13 e il martedì dalle 14 alle 20. 4 lunedì WWF Miramare - appuntamenti Impronte nel mare, visita laboratorio per i più piccoli Una passeggiata virtuale sul fondo del mare all’interno del Centro Visite e un’escursione in spiaggetta per osservare dal vivo la vita del bagnasciuga: basterà togliere le scarpe e avventurarsi prima tra le vasche acquario del Centro Visite e poi... spingersi fino sul bagnasciuga reale. Con i piedi immersi nell’acqua bassa e con degli speciali visori scopriremo la vita marina che popola l’acqua bassa della spiaggetta e osserveremo la vita fuori e dentro l’acqua della Riserva marina. Per partecipare è sufficiente presentarsi nei giorno stabiliti alle 16 al Castelletto di Miramare! In caso di meteo non favorevole, l’attività verrà ridotta alla sola parte al coperto. Info 040 224147 interno 3, info@ riservamarinamiramare.it - Costo: 6 euro. 4-25 ogni lunedì ingresso libero Meditazione di luce per la terra Un invito di cuore a tutti e a chi si chiede il perchè dei cambiamenti in atto, dove stiamo andando, perchè siamo qui ora? Il Salto quantico 2012, meditazione di Luce per la Terra e l’ Umanità, guidata da Arleen Sidhe, in connessione i regni della natura e rete di luce del pianeta; l’incontro sarà introdotto da una breve spiegazione a titolo informativo, e dopo la meditazione seguirà un aggiornamento sull’Ascensione, la situazione attuale del passaggio di frequenza e cambiamento di coscienza della Terra. Ogni lunedì alle 20.30 presso Assoc. Lam-Il Sentiero, in piazza Benco 4. Info ArtLight 347 2154583, [email protected] martedì 5 e giovedì 28 Tai chi Nelle serate di luglio a S. Giusto, aspettando il tramonto, dalle 18.30 in poi, corso di taichi per principianti e a seguire, dalle 19:30, per intermedi: mar 5/7 e gio 14-2128/7. Info 328 4253103. 7 giovedì ingresso libero WWF Miramare - appuntamenti “Gino, piccolo grande girino”, fiaba animata presso lo stagno di Contovello. L’incontro è parte delle rete di iniziative SPURG (Spazi Urbani in Gioco) promosse dal Comune di Trieste. Un fiaba sul bordo dello stagno, un intero ecosistema da osservare e scoprire, e infine un piccolo origami salterino da portare via. L’appuntamento gratuito è dedicato ai bambini e alle loro famiglie e dura dalle ore 17 alle ore 19 presso l’area verde di Contovello. Info 040 224147 interno 3 [email protected] 7-28 ogni giovedì ingressolibero Mamme & papà separati Associazione per la tutela dei diritti dei figli nella separazione, rivolge i propri servizi a chiunque sia coinvolto direttamente o indirettamente nelle problematiche inerenti le separazioni coniugali in presenza di figli, offre gratuitamente sostegno psicologico e legale servendosi del volontariato di professionisti quali psicologi, avvocati e pedagogisti, nonché della presenza di Soci che già hanno vissuto in prima persona le esperienze della separazione. Incontri ogni giovedì alle ore 20.30 nella sede di Banca Etica in via Donizetti 5/a. Info 040 9896736, trieste@mammepapaseparati. org, www.mammepapaseparati.org 8 venerdì WWF Miramare - appuntamenti Fiabe e riciclo creativo – spiaggia Santa Croce. Dalle 16 lo staff del WWF Miramare sarà presente presso la spiaggia per censire e raccogliere i rifiuti spiaggiati coinvolgendo i bagnanti nella operazione di pulizia della spiaggia e distribuendo ai partecipanti del materiale informativo sui tempi necessari ai rifiuti per degradarsi nell’ambiente. Il pomeriggio si concluderà con la lettura animata di una fiaba per i più piccoli, per far riflettere sul ciclo di vita dei rifiuti e sulle pericolose conseguenze sulla vita marina, e alla fine dell’attività verranno organizzati dei laboratori creativi di riciclo e riutilizzo dei rifiuti che sono stati trovati in spiaggia e non solo. 9 sabato WWF Miramare - appuntamenti “Dal mare al Carso, lungo il Sentiero Natura” La passeggiata naturalistica parte dal promontorio di Miramare e si snoda lungo il sentiero Natura che permette di raggiungere Contovello, borgo sull’orlo dell’altopiano carsico attraverso la boscaglia carsica e i terrazzamenti coltivati a vigneto, con splendidi scorci sul Golfo e sul Castello di Miramare. Il percorso, della dura di due ore totali circa, permette di prender visione di numerosi ambienti naturali del Carso e del Golfo: dal bagnasciuga, attraverso il Parco botanico demaniale e verso la rada boscaglia carsica (caratterizzata da carpino nero, roverella, biancospini, ecc) fino al ciglione carsico, dove ampie zone sono dedicate a vigne e olivi. Costi: 8 € /5€ bambini fino a 12 anni /sotto i 6 anni gratis info e prenotazioni in italiano: 0039 333 933 9060 – giovanna@riservamarinamiramare. it. Info e prenotazioni in tedesco: 0039 340 710 8735 - [email protected] Attenzione: le attività vengono svolte solo al raggiungimento di un numero minimo di partecipanti. su www.konradnews.it gli annunci di settembre entro il 21 agosto da sabato 9 a venerdì 22 ingresso libero Tai chi in movimento Nei più bei parchi di Trieste alle 19,30 pratica gratuita per tutti: 9/7 Barcola, 11/7 Giardino pubblico, 13/7 Villa Revoltella, 20/7 piazzale Rosmini, 22/7 Villa Cosulich. Info 328 4253103. 10 domenica ingresso libero WWF Miramare - appuntamenti WWF Miramare organizza per tutto luglio e agosto appuntamenti, passeggiate e tanto altro, per tutti. Visitate il sito www. riservamarinamiramare.it per tutte le informazioni. 12 martedì ingresso libero La sorgente del benessere Illustrazione e pratica del chi kung curativo cino-tibetano: l’energia vitale per la salute. Conferenza e serata sperimentale ore 20.30 presso l’ass. Espande, v. del Coroneo 15, Info 328 4253103. 15 venerdì ingresso libero 2012 e ascensione planetaria Continuano gli incontri mensili sul 2012, aperti a tutti: Cosa accadrà? I grossi cambiamenti a livello individuale, sociale e planetario, segnali di risveglio di coscienza e spirituale. Messaggi guida di condivisione per vivere al meglio questi momenti di trasformazione interiore, nel corpo, nell’ anima, nel quotidiano. Conduce Arleen Sidhe, operatrice per l’ Ascensione planetaria e trasformazione quantica, terapeuta del Suono, riequilibri energetici esseni e lattura dell’ Aura. Alle ore 20.30 presso Associazione LAM-Il Sentiero, in piazza Benco 4. Info: ArtLight 347 2154583, [email protected] da venerdì 15 a domenica 17 Arte / Scuola del Vedere Stage intensivo di disegno e pittura del nudo (con modella) diretto dal noto artista parigino Christian Hache. In francese con interprete. Un’occasione artistica e didattica imperdibile. Info. Scuola del Vedere, via Ciamician 9, 347 8554008, www.scuoladelvedere.it 19 martedì La medicina dei colori-two feather William Two Feather - Uomo Medicina Apache. William Twofeather condividerà con noi alcuni degli Insegnamenti Iradizionali propi della sua cultura;in particolare, ci parlerà della “medicina dei colori” nella visione del mondo nativo americano. 20.30 al Joy Center in via san Francesco 34. Costo 40 euro. Info 00386 40241131 Jazna. ingresso libero 23 sabato Festa sciamanica del Sol Leone Dalle 15.30, con Umai Tenzin Dolma una festa caratterizzata da vari incontri: viaggio sciamanico alla ricerca degli animali guida, cerimonia di offerta alle entità, purificazione di gruppo, purificazione di coppia, o personale su prenotazione. Tutto gratuito. Puoi partecipare anche ad un solo incontro. Info e prenotazioni 335 5409328, www. tecnichedelbenessere.com 24 domenica Femal Energetic Fluid Alle ore 10-12 un incontro per sole donne. il FEF è una tecnica antichissima di sblocco energetico per donne di ogni età favorendo il ripristino del benessere femminile. Alle ore 15-18: Terapia Con Gli Alberi, il popolo in piedi ci può insegnare molto e noi possiamo interagire con loro attivamente. Info 335 5409328 Spachtholz, www.tecnichedelbenessere.com 30 sabato - 31 domenica Pranic Healing: corso base Il Pranic Healing è una tecnica che utilizza il Prana o Energia Vitale per migliorare la salute fisica ed emozionale. In questo corso esperienziale imparerete a conoscere l’anatomia sottile dell’essere umano, percepire le aure ed i centri energetici del corpo, trattare i disturbi più comuni. Presso KRUT via Cicerone 8/B. Info Nadia 339 3185960, Elisa 340 6858339. Trieste Agosto 1 venerdì - 31 mercoledì ingresso libero Antistress Il “TaoCenter” è un luogo accogliente, per tutti da usare anche per pochi minuti in completo abbandono: in silenzio, leggendo, con musica classica, con mantra, con massaggio defaticante, parlando di te se ne hai voglia per individuare il meccanismo delle sofferenze. E l’immancabile tisana. A richiesta incontri e corsi su: “La riscoperta del valore della Parola-una forza potentissima che plasma la nostra vita” - “Aldilà delle credenze” - “Lasciare i condizionamenti” e vivere nel Benessere PsicoFisico. Info Claudia 347 3319227, [email protected] ingresso libero 1 ogni lunedì Meditazione di luce per la terra Un invito di cuore a tutti e a chi si chiede il perchè dei cambiamenti in atto, dove stiamo andando, perchè siamo qui ora? Il Salto quantico 2012, meditazione di Luce per la Terra e l’ Umanità, guidata da Arleen Sidhe, in connessione i regni della natura e rete di luce del pianeta; l’incontro sarà introdotto da una breve spiegazione a titolo informativo, e dopo la meditazione seguirà un aggiornamento sull’Ascensione, la situazione attuale del passaggio di frequenza e cambiamento di coscienza della Terra. Ogni lunedì alle 20.30 presso Assoc. Lam-Il Sentiero, in piazza Benco 4. Info ArtLight 347 2154583, [email protected] 5 venerdì ingresso libero Lombosciatalgia? Terapie innovative Conferenza dalle ore 18 al Poliambulatorio Fisiosan (Centro rieducazione Colonna Vertebrale). Gli specialisti del Centro illustreranno le nuove tecniche e metodiche conservative utilizzate dal Centro per la cura delle sciatalgie di varia natura ed origine. (Il concetto RAM ed i macchinari DBC). Gradita la conferma, posti limitati. Via Genova 21. Info 040 3478678, [email protected] 5 venerdì ingresso libero Concerto di Adriano Doronzo Alle ore 20.45 ai Giardini di Via San Michele concerto di Adriano Doronzo. Con Franco Trisciuzzi, Irene Brigitte, Bruno Prodan, Michel Petronio e Max Cernecca. 7 domenica ingresso libero Apertura centro visite Il Centro didattico naturalistico di Basovizza (loc. Basovizza 224, Trieste) sarà aperto dalle 14 alle 20. All’interno prosegue la mostra “Grottenarbeiter – i lavoratori delle grotte”, realizzata dal Club alpinistico triestino. Info 040 3773677, 366 6867882. Il centro visite è inoltre aperto il lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 9 alle 13 e il martedì dalle 14 alle 20. 30 Konrad luglio/agosto 2011 APPUNTAMENTI DI luglio/agosto Trieste Agosto 16 martedì ingresso libero Tibetan Pulsing Amorevole antico metodo che ci libera dalla sofferenza del vivere portandoci verso la saggezza. Presenta la dott. ssa Sargam Olga. Ore 20.30 luogo da destinarsi. Sucessivi incontri 19 - 20 - 21 agosto. Info 0481 413011, 320 0625651 Linda (ore pranzo), 334 7704439 Sargam Olga (luglio). Settimane artistiche estive L’Associazione reg. di volontariato per la promoz.della Pedagogia Steineriana in collaborazione con la coop.sociale Metamorphosis, organizza le settimane artistiche estive presso la sede di Sgonico n.44 per bambini fino agli 11 anni. Info 040 229474. Tarocchi intuitivi Con lo studio di questo mezzo di predizione impareremo ad analizzare le situazioni del presente per proseguire verso un futuro di consapevolezza e conoscenza. Info consulti e corsi 347 1098771. Società Antroposofica di Trieste Le attività del Gruppo F. Pavisi via Mazzini 30 sono sospese nei mesi di luglio e agosto, riprenderanno sabato 3 settembre. A disposizione per eventuali richieste. Info 339 7809778, www.rudolfsteiner.it, [email protected] Ass. agricoltura biodinamica Le attività sono sospese nei mesi di luglio e agosto, riprenderanno mercoledì 7 settembre. Info 333 7864810. Studio di massaggi Aloha Di Raffaella Metlica, propone massaggi hawaiani, ayurvedici, hot stone, indonesiani, thailandesi, rilassanti, decontratturanti, posturali e tanti altri. Si riceve su appuntamento in via Sara Davis 17. Info Raffaella 345 6008286. Riequilibri energetici esseni e aura Un incontro con sè stessi, di guarigione e armonia interiore, fisica e sottile; il sistema dei chakra e relativi organi, la circolazione su www.konradnews.it gli annunci di settembre entro il 21 agosto pranica e sottile dei nadi, il Suono, i campi aurici e i corpi di luce; il legame tra le malattie e le Forme Pensiero; Un aiuto alle problematiche, le disarmonie, i disagi del corpo e dell’anima, secondo gli insegnamenti di Anne e Daniel Merois-Givaudan. Incontri e trattamenti individuali, gruppi di meditazione e guarigione, con Arleen Sidhe, terapeuta certificata e allieva diretta della scuola di formazione di terapeuti di Anne Givaudan e del dott. Antoine Achram. Info ArtLight 347 2154583, [email protected] Latte materno e... dintorni Sei in gravidanza? Hai avuto un bambino? Incontri formativi di sostegno alla genitorialità con Antonella Chiurco IBCLC e Sara Grafitti ostetrica, ogni mercoledì, ore 10.30-12.30, allo studio Therapeia in viale XX Settembre 24. Info 338 9058904. Shiatsu nuevo Uno Shiatsu rinnovato, che mantiene tutto quello che di meglio é emerso dall’espeirenza dei trent’anni di pratica della Scuola di Shiatsu Trieste e che sa innovare, rendere più efficace e più vicino alle esperienze energetiche più moderne,una pratica di terapia energetica che si conferma efficace e coinvolgente. Inizio corsi ottobre 2011. Info Marta Crasnich 328 2487818. Scuola istruttori yoga UISP (CONI) Aperte le iscrizioni alla Scuola Istruttori Yoga “Oriente-Occidente” certificata UISP(CONI). Info dott.ssa Bellen, membro Nazionale YogaUISP; 347 1312034, [email protected], www. metamorfosys.org Nadayoga, il canto il suono la voce L’uso del suono e della voce quale mezzo riequilibrante del benessere psicofisico; NadaYoga e Mantra; Ricerca del proprio Suono fondamentale o tonica individuale; Effetti e uso consapevole delle scale e intervalli musicali; Risonanza corporea e organi interni; Gestualità, voce e corpo; Canti, stili, espressione; Armonizzazione dei chakra e dei corpi sottili; I Suoni creatori di luce, forme e colori; Il Canto Armonico e Overtones. Lezioni individuali, frequenza e orari personalizzati; a richiesta si organizzano corsi, laboratori e seminari di gruppo. Info ArtLight 347 2154583, [email protected] Yoga estivo e corsi da settembre Quest’estate corsi di hathayoga, yoga bambini, poweryoga e ashtangayoga a Barcola, all’Ausonia e in via Milano 18. Info 347 1312034, www.metamorfosys.org Jing Tao® essenza in movimento Nel mese di Luglio lezioni di prova gratuite all’aria aperta, Trainer Sonia Rizzi. Info 338 7592945, www.jingtao.it, [email protected] Cercasi sala per corsi di yoga L’Associazione ENOSIS cerca una sala in centro a Trieste da affittare da settembre per tenere corsi di Yoga. Possibilmente lunedì e giovedì, orario serale dalle 19 in poi. Contattateci al 340 2768293. Bcs - craniosacrale biodinamico È presente a “Ausonia Energia Vitale” per Offrire e per far conoscere il Cranio Sacrale Biodinamico a offerta libera. Vi aspettiamo dalle 19.30 alle 21.30 ogni martedì dei mesi di giugno (escluso il giorno 28), luglio e agosto 2011. Info 345 9226622. Entusiasmo ed interesse cercansi Finalmente una compagnia interessata a prevenzione, rispetto per l’ambiente e che rinuncia ad usare elementi tossici nei prodotti per la cura della persona. Per creare attività indipendente ed etica. Info 334 7963754, [email protected] Corso gratuito di Shiatsu e Tuina Nel mese di settembre ci saranno quattro incontri gratuiti di shiatsu e quattro incontri di tuina (massaggio cinese). Info e iscrizioni 040 3223500, 333 4691092, www. shatsugiardino.it Psych-k seminario 17-18 settembre Si comunica con l’incoscio. Scoprirai l’innata saggezza del tuo corpo e della tua mente e la naturale abilità a cambiare le credenze negative di tutta una vita in positive. Info 335 7029917, [email protected] Gorizia Luglio ingresso libero 14 giovedì Convegno “bene-essere” Convegno promosso dal Centro di Salute Mentale di Gorizia, nell’ambito di “Dolcemente”-approcci olistici alla cura, alla salute psichica e al bene-essere. Interventi e momenti esperienziali condotti da professionisti ed operatori del settore. Dalle ore 16.30 alle ore 21, Parco Basaglia, via Vittorio Veneto 174, Gorizia. Info 0481 594103/01, 333 4857158. Associazione Spazio organizza: Yoga Hatha-Raja: incontri per condividere esperienze di Yoga e Meditazione ed apprendere nuove modalità per favorire l’eliminazione di blocchi e tensioni, nonchè ristabilire un corretto equilibrio mentecorpo, ogni mercoledì di luglio ed agosto dalle ore 20.15 alle ore 22 a Gorizia, nella Palestra Spazio, via Marega 26 Lucinico, con inizio mercoledì 6 luglio. Info 0481 32990 Anna; 339 4716758 Licia. Udine Luglio ingresso libero 5 martedì incontra le costellazioni familiari Vieni a vedere come funziona questo straordinario metodo che fa emergere le dinamiche nascoste alla base dei problemi di vita. Via S. Rocco 142, ore 20.30. Info Giacomo Bo - www.lecostellazionifamiliari.net 7 ogni giovedì Percorsi di stretching Non smettete di allenarvi durante l’estate! Il corpo risente subito di un arresto nell’attività sportiva. Stretching con Gianna Gorza e Stefano Del Degan, tutti i giovedi di luglio a partire dal 7/7, dalle ore 20 alle 21. Presso la sede di Sangha, Viale Tricesimo 103. Info Gianna 340 2233994, giannashanti@ libero.it, Stefano 334 9339366, stefano. [email protected], www.sanghaudine.com 19 martedì ingresso libero Invito alle costellazioni familiari Segui con Giacomo Bo questo particolare metodo che risolve le dinamiche nascoste dietro ai problemi della vita. Via S. Rocco 142, ore 20.30. Info 0432 728071, www. lecostellazionifamiliari.net 22 venerdì ingresso libero Difficoltà scolastiche? Aiutiamo i nostri figli. Vieni a scoprire l’efficacia del Metodo Tomatis. Conferenza a cura del dott. Pillinini, presso: Punto Riflesso-via Veneto 114-Cussignacco (Ud), ore 20.30. Info 333 3215490. Studio L’Associazione GEM di Feletto Umberto (UD) rende disponibili i propri locali ad operatori o enti diversi per attività di natura culturale e iniziative legate al benessere. Info 0432 574002, [email protected] Fuori Regione 1 -14 agosto da lunedì a domenica Ritiro intensivo di illuminazione Uno straordinario ritiro di meditazione nel convento francescano di Monte Illuminato (Lunano - Urbino) dove ritrovare se stessi, riscoprire la gioia di vivere, ritornare a casa in pace e sereni. Info www.intensivodiilluminazione.it - Giacomo Bo. Nasce Safari Job L'INPDAP mette a concorso stage lavorativi in aziende selezionate dell'Unione Europea per giovani figli di iscritti e pensionati. 400 i soggiorni di 4, 5, o 6 mesi con corso di lingue incluso. Bando e modulistica su www.inpdap.gov.it. Scadenza 14/7/2011. Escursioni 17 luglio domenica Piramidi in Friuli Alla scoperta di colline modellate a piramide, di particolari formazioni geologiche forse intagliate dall’uomo e di ipogei utilizzati per il culto della Madre Terra e per scopi terapeutici. Escursione con Valter Maestra a Cividale del Friuli. Info e adesioni Valter 329 2303459.