Altre pericolosità
geologiche
Pericolosità legata ai
ghiacciai e alla neve
PROCESSI GLACIALI
Sono quei processi di modellamento della superficie terrestre operati dai
ghiacciai. I ghiacciai si hanno nelle aree situate al di sopra del limite delle
nevi persistenti (zone di alimentazione dove l’accumulo di neve prevale
sull’ablazione), ma possono protendersi con delle lingue anche a quote inferiori
(zone di ablazione, dove la quantità di neve che si scioglie è maggiore di
quella che si accumula)
Ghiacciaio: massa di ghiaccio che si è formata da accumulo di neve, poi
cristallizzata, e da ricongelamento di acqua di fusione, che si muove sotto
l’azione della forza di gravità
Ablazione = scioglimento
Fronte del ghiacciaio: parte più avanzata, verso valle, delle lingue glaciali
Limite delle nevi persistenti
inversamente proporzionale alla latitudine (maggiori altezze
ai due tropici  zone più calde della Terra)
Andamento curva diverso nei due emisferi. Es: emisfero
australe: limite al livello del mare intorno ai 70° di latitudine;
emisfero boreale: sempre a quote superiori a 0 m s.l.m., il che
fa si che la calotta glaciale del Polo Nord sia in continua
modificazione (differenza dovuta: a) a ragioni astronomiche
che determinano un emisfero australe mediamente più freddo
di quello boreale; b) il Polo Sud è occupato da una massa
continentale (l’Antartide), mentre il Polo Nord è occupato da
un mare (Mar Glaciale Artico) e quindi vi si verificano quelle
condizioni di oceanicità che rendono più “mite” il clima
dell’Artico rispetto a quello dell’Antartide (ove predominano
fattori di continentalità del clima).
I ghiacciai possono essere suddivisi in tre grandi famiglie:

ghiacciai delle alte latitudini o ghiacciai regionali;

ghiacciai delle alte altitudini o ghiacciai locali;

ghiacciai marini.
Ghiacciai regionali o inlandsis (dallo svedese inland, “interno del paese” e is
“ghiaccio”): estreme regioni settentrionali e meridionali della Terra (limite delle nevi
persistenti molto basso); grande estensione territoriale
Inlandsis attuali: quello antartico e quello groenlandese
Ghiacciai locali: dipendenti dall’altitudine (si sviluppano in corrispondenza di rilievi
montuosi); Morfologia condizionata da fattori geografici (estensione, orientamento e
morfologia catene montuose). Dimensioni enormemente più ridotte e tipologie più
complesse rispetto agli inlandsis. A seconda delle situazioni topografiche e della loro
morfologia si distinguono: Ghiacciai di altopiano; Ghiacciai vallivi, Ghiacciai vallivi
composti, Ghiacciai pedemontani, Ghiacciai di circo
Ghiacciai marini: occupano mari freddi boreali e australi. Si formano con
temperature dell’acqua > –2°C e raggiungono spessori di circa 5 m
banchisa o pack: i ghiacci ricoprono completamente la superficie marina. L’azione del vento
e delle correnti può rompere la continuità della banchisa, dando luogo alla formazione di
canali fra i ghiacci
Movimento dei ghiacciai
Nei ghiacciai temperati (dove la temperatura, vicina a 0°c, può
determinare la parziale fusione del ghiaccio posto a contatto con il
substrato roccioso) la presenza di un velo d’acqua alla base facilità
lo slittamento dello stesso ghiacciaio sulla roccia
Nei ghiacciai freddi (temperature molto più basse di 0°c), dove sul
fondo roccia e ghiaccio sono saldati assieme, il movimento si spiega
con deformazioni interne alla massa di ghiaccio (che si comporta
come un corpo plastico in grande) dovute alla pressione del
ghiaccio sovrastante; tale processo prende il nome di estrusione
Ghiaccio morto: ghiaccio rimasto isolato e talvolta ricoperto da
detrito che costituisce una massa né alimentata né spinta
Trasporto
I detriti che i ghiacciai strappano dai fianchi delle valli (o che vi cadono sopra) e trasportano
costituiscono le morene; queste possono essere trasportate dal ghiaccio (morene mobili) e, in seguito a
fasi di ritiro, depositate (morene deposte); a seconda della posizione occupata durante il trasporto si
parla di morene di superficie (morene laterali e mediane), morene interne, morene di fondo e morene
frontali. I depositi morenici deposti allo sbocco delle vallate alpine occupate dai ghiacciai durante il
Pleistocene, hanno sbarrato i corsi d’acqua che successivamente si sono attivati, dando luogo alla
formazione dei grandi laghi prealpini italiani
L’azione di trasporto può essere esercitata anche dai torrenti subglaciali (sotto il ghiaccio) e proglaciali
(zone antistanti alla fronte dei ghiacciai)
Erosione glaciale
Il movimento dei ghiacciai e la loro pressione sulle superfici a contatto, tendono a prendere in carico il
materiale che si incontra e a levigare le rocce sottostanti per l’azione di abrasione che su di esse si
esercita e (esarazione)
L’esarazione glaciale (ossia l’erosione espletata dai ghiacciai) si può quindi suddividere in: 1) rimozione
del materiale già disgregato; 2) abrasione prodotta dallo sfregamento dei detriti in movimento contro
la roccia; 3) sradicamento dei blocchi e di masse rocciose (quarryng o plucking)
Sovraescavazione: escavazione di conche chiuse (si tratta di un effetto dell’erosione glaciale)
pericolosità legata ai ghiacciai
Meno dello 0,1 % dei ghiacciai si trova a contatto con
le zone abitate per cui il rischio glaciale, anche se la
pericolosità è apprezzabile, è basso.
Glaciotettonica: pressione esercitata dai ghiacciai
sulle rocce con produzione di deformazioni
(piegamenti, fessurazioni e spostamenti di rocce)
Conseguenze: dopo l’ultima fase glaciale del
Quaternario, il ritiro dei ghiacciai dalle valli prima
occupate ha determinato un’azione di “stress di
rilascio”, con conseguente innesco di fenomeni franosi
nelle rocce già frantumate dalla pressione delle masse
glaciali
Pericoli legati ai ghiacciai:
Outburst (letteralmente scoppi, getti, esplosioni): getti
improvvisi di acqua sotto pressione che esce da un ghiacciaio
(acqua in pressione che si accumula entro il ghiaccio fino a che
supera la resistenza del ghiaccio, rompendolo)
Jokulhlaup (termine islandese): sono anch’esse scariche di acqua
in pressione associate però ad attività vulcanica
Conseguenze di questi fenomeni: si possono determinare piene
glaciali con onde alte diversi metri
Le piene glaciali possono anche essere dovute ad acque che
sfuggono dai laghi epiglaciali (cioè dagli specchi d’acqua che si
trovano sulla superficie del ghiacciaio) per cedimento per
sifonamento o scioglimento degli argini. Questi fenomeni
generano portate di parecchie migliaia di metri cubi e possono
arrecare danni seri agli insediamenti situati più a valle , tanto
più che sono più frequenti in estate, ovvero durante la stagione
turistica.
Questi tipi di piena sono imprevedibili e inattese
Debacles (uscite di acqua violententemente da laghi
proglaciali dovuti a sbarramento morenico) e aluvions
(piene catastrofiche di fango liquido che trasporta
grandi massi, a prescindere dalle cause che le
determinano): eventi sporadici ma molto pericolosi
Avanzate dei fronti glaciali (se improvvise prendono il
nome di surge): possono ostruire e sbarrare l’alveo di
corsi d’acqua, determinando la genesi di laghi e creando
condizioni di pericolo se avviene il cedimento della diga
(nel 1986 il ghiacciaio Hubbard in Alaska sbarrò un
fiordo e dopo pochi mesi la diga di ghiaccio cedette
liberando in un’ora 380 milioni di metri cubi di acqua –
Mayo, 1989)
pericolosità dovuta a
processi periglaciali
Fenomeni tipici delle regioni a clima freddo (alte latitudini e altitudini);
crioclastismo, geliflusso, crioturbazione (movimenti dello strato attivo
causati dalle pressioni che il materiale “molle”, inzuppato d’acqua,
subisce soprattutto in autunno quando comincia il congelamento),
pipkrakes (azione degli aghetti di ghiaccio in formazione che sollevano i
granuli di roccia più piccoli, i quali ricadendo, se ci si trova in un pendio,
subiscono uno spostamento)
Questi processi sono legati alla presenza di ghiaccio
Permafrost: strato del terreno perennemente ghiacciato
Strato attivo: orizzonte più superficiale del terreno in cui le
temperature variabili che, stagionalmente, raggiungono valori superiori
allo zero; al di sotto di questo strato le temperature sono sempre al di
sotto di 0°c
Strato neutro: strato in cui non si risente delle variazioni termiche
superficiali
Livello neutro; profondità superata la quale, procedendo verso il basso,
le temperature aumentano secondo il gradiente geotermico (3° ogni 100
m)
Lobo da geliflussione
Valanghe: frane di neve miste a ghiaccio, detrito e resti vegetali. Di solito
si innescano su versanti molto acclivi (inclinazioni superiori ai 20°)
(con il termine di slavina di solito vengono indicate le frane di sola neve o
ghiaccio)
effetti provocati dalle valanghe: formazione di canaloni, dovuti ad
erosione, e di accumuli a cono o ventaglio
Le valanghe possono essere:
·
grandi o piccole
·
croniche o impreviste
avvenire in primavera (per il disgelo) o in inverno (aumento del peso a
causa di nuove nevicate) o in qualsiasi altro periodo (per la caduta di massi
o per il passaggio di sciatori o bestiame)
Classificazione delle valanghe di Frazer (1970)
Frazer presenta una classificazione tenendo conto di:
·
caratteristiche della neve (coerenza, spessore ed
umidità)
·
morfologia del versante
·
tipo di movimento
Previsione delle valanghe:
Si basa sulla interpretazione e individuazione di
morfologie particolari (canaloni, accumuli di valanga, segni
lasciati da precedenti valanghe lungo il loro percorso) che
possono essere indicative dell’innesco di nuove valanghe in
quell’area
Pericolosità dovute alla presenza del permafrost
Cedimenti (legati a parziale scioglimento del
ghiaccio sotterraneo)
Sollevamenti del terreno (per effetto del gelo)
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Rischio geologico a4