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TRASMISSIONE FORZATA – OTTO
PUNTATE
copioni delle otto puntate integrati con i
brani
e
gli
sketch
–
cristina
novembre/dicembre 2011
Appunto per Franca: questi sono gli otto copioni
ribattuti presenti nell’archivio on-line. I dvd Fabbri
non contengono le otto puntate, ma una selezione di
sketch e brani recitati, montati non secondo l’ordine
delle puntate. Se nel copione originale era indicato il
titolo del brano da inserire, io l’ho inserito. Ma ci sono
alcuni brani (per es. “Ho fatto la plastica”) che non so
dove posizionare, perchè non ho indicazioni. Quindi ho
messo tutti questi brani in fondo al file, dopo l’ottava
puntata .
Mi servirebbe un girato di tutte le otto
puntate complete: esiste?
TRASMISSIONE
PUNTATA
FORZATA
–
I
Musica con accordi di suspense.
Nello studio deserto e buio (si tratta di un enorme
capannone) transita una guardia (metronotte) che va
controllando tutt’intorno sciabolando l’ambiente con la
luce d’una lampada così da descriverci lo studio per
tutta la sua ampiezza: macchine per la ripresa,
telecamere, monitor, gru, portoni scorrevoli. Alle sue
spalle si muovono strane ombre. All’istante la guardia
viene immobilizzata da una specie di sacco che le viene
calzato dalla testa fino alle ginocchia. Si tratta di un
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mascherone grottesco con una enorme Reagan con tanto
di spalle fino a mezzobusto. La guardia mugola e si agita
impotente. Accorre un’altra guardia che viene bloccata
a sua volta e incappucciata con un mascherone
raffigurante Agnelli. Figure in controluce scoprono le
telecamere e liberano gli strumenti musicali, sistemati su
di una pedana, dai teli di protezione. Si odono accordi e
voci concitate.
DARIO Vai in regia, pronti per la messa in onda.
FRANCA Accendi il monitor.
JANNACCI Il mixer è pronto?
VOCE FUORI CAMPO Sì, sono in regia…cominciate
pure.
Si accendono alcuni spot, un gruppo di musicisti con abiti
e acconciature clownesche, ha preso possesso degli
strumenti e accenna ad una sigla di introduzione.
All’istante si accendono i riflettori sistemati in passerella.
Un gran faro viene puntato in faccia agli intrusi. Così
scopriamo che indossano costumi e maschere di
Superman, Uomo ragno, Batman, donne robot, uomini
scheletro, addobbi del’700, scimmie e leoni, muovendosi
anche accoppiati. Dietro il faro si sono appostati dei
vigilantes armati con fucili spara candelotti. In mezzo a
loro ci sono due dirigenti in borghese.
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CAPO VIGILANTES Fermi tutti o spariamo.
PRIMO DIRIGENTE Chi siete, terroristi? Palestinesi?
Sabotatori agli ordini di Berlusconi? Commandos belgi
incazzati con De Benedetti?
DARIO Ma non dite fesserie…se avete pazienza ci
presentiamo subito.
Si liberano delle maschere e dei mantelli e appaiono
Paolo Rossi, Dario e Enzo che indossano abiti: redingote
settecentesche con jabot. Quindi, ragazze si liberano a
loro volta dei mantelli e tutte appaiono addobbate con
abiti molto succinti, smaglianti, carichi di lustrini e
paillettes. Franca Rame appare oscillando su un’altalena.
Così altre ragazze che dondolano alternandosi per tutto
l’hangar. Saltimbanchi ruotano e zompano.
JANNACCI Ascolta questa musica e capirai.
Eseguono una breve introduzione musicale e cantano in
coro.
CORO Popolo del miracolo, miracolo economico
Oh popol che volendolo puoi far quel che ti par…
Facciam cantare gli orfani, le vedove che piangono…
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PRIMO DIRIGENTE Stop. (Urlando) Stop! Ma siamo
impazziti?
Questa
è
la
sigla
di
una
famosa
“Canzonissima” di vent’anni fa?!
FRANCA Esatto! Prima che si chiamasse “Fantastico”
PRIMO DIRIGENTE Quella dello spettacolo censurato,
bloccato, cancellato.
DARIO
Appunto,
è
rimasta
seppellita
per
25
anni…adesso è finalmente ora che si rifaccia sentire…non
vi pare?
PRIMO DIRIGENTE Risentire? Ma a che scopo?
JANNACCI Scopo culturale e d’informazione.
PAOLO ROSSI E anche di vendetta.
FRANCA Non potete continuare a tenere nascosto, specie
alle nuove generazioni, un fatto culturale così profondo.
JANNACCI (leva la mano per dare il segnale
all’orchestra) Via con la sigla!
PRIMO DIRIGENTE Ma neanche per sogno. E poi lei,
Jannacci, cos’ha da recriminare? Lei non c’era neanche in
quella famosa “Canzonissima”!
JANNACCI …certo, io non c’ero perché non mi ci avete
manco fatto entrare.
PAOLO ROSSI Anche a me non mi ci avete fatto entrare,
con la scusa che ero già piccolo.
JANNACCI Io sono stato proprio la prima vittima!...
PRIMO DIRIGENTE Ma che dice? La vittima di che?
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JANNACCI Ah, finge di non ricordarsi…il cane con i
capelli non vi dice niente?
PRIMO DIRIGENTE Il cane con i capelli?
JANNACCI Sì, era il titolo della mia canzone, mi ero
presentato con’sta canzone, per il provino…Mi ricordo
come fosse adesso…io ero lì al piano …e voi della
commissione esaminatrice lassù, in regia…attacco con la
canzone e subito vedo una mano che fa (Agita la mano.
Riagita la mano nel segnale di “vattene”)
Io: “come?”
Ricomincio. “Stop!” –Guardo lassù …tutta una fila di
mani che si agitano a tempo perfetto: “Via! Vattene!” –
Ma io veramente… - “Via!”- Fatemi almeno finire la
canzone…”Via!” – Almeno il ritornello…”Via!”
F.C. VOCE DALLA REGIA Attacca pure, Enzo…siamo
in diretta, vai!
PRIMO DIRIGENTE No, in diretta no!
Anche al dirigente RAI viene infilato un mascherone che
rappresenta Andreotti e, all’altro dirigente, il mascherone
di Craxi. Parte la sigla. I Vigilantes sparano un paio di
candelotti che diffondono nuvole di fumo e tricchettracche
luminosi con scintillii.
DARIO No, per favore, niente effetti speciali. (Afferra un
candelotto e lo ributta addosso ai vigilantes) Non
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cominciamo con le solite nuvolette fumogene che
avviluppano l’orchestra (Uno dei vigilantes punta un faro
e lo agita) e nemmeno effetti di luce, fasci laser,
pavimenti luminosi.
FRANCA Vorremmo una volta tanto eseguire una
canzone pulita, capirne le parole e perfino la musica…
JANNACCI E PAOLO (gettando a loro volta i
candelotti) Oh che bello, di nuovo il sessantotto...
“Commençon le combat...”
DARIO Silenzio! Oh, grazie!
Le ragazze succinte si apprestano a calzare copricapi
carchi di piume e a sgambettare.
CAPO VIGILANTES Ma niente affatto!
Fa per intervenire ma dall’alto vengono lanciate corde
che acchiappano il capo dei vigilantes e i suoi uomini e li
issano, gambe levate a mezz’aria, così che si troveranno a
dondolare al ritmo della canzone.
Sul
grande
schermo
appare
Dario
giovanissimo.
L’immagine di Dario attuale gli si sovrappone.
DARIO “Popolo del miracolo, miracolo economico o
popolo magnifico campion di libertà.
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Dal fondo avanzano gruppi di vedove, di chierici, operai
con bandiere e soldati. Ancora una volta le immagini in
bianco e nero dell’antica Canzonissima si alternano e si
sovrappongono a quelle dal vivo riprese nello studio.
Sì libertà di transito
Di libertà di canto
Di canto e controcanto, di petto e in falsetto
Chi canta è un uomo libero da qualsivoglia ragionamento.
Chi canta è già contento di quello che non ha.
Su cantiam su cantiam evitiamo di pensar,
per non polemizzar mettiamoci a cantar
faciamo cantare gli orfani, le vedove che piangono
e gli operai in sciopero lasciamoli cantar
( i cassintegrati non c’erano ancora)
facciam cantare gli esuli
quelli che passano le frontiere assieme agli
emigranti
in Svizzera e più al nord.
Su cantiam su cantiam..etc.
O popolo musicomane che adori i dischi in platino
E le musicassette
Aspeti poi “Fantastico” come
Babbonatale
Un babbo senza scrupoli che alleva un sacco
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Di canzonette e poi te le fa correre al posto
Del caval.
E poi te le fa correre al posto del caval.
Viene portata l’immagine della vecchia sigla, i dirigenti
urlano e si agitano. I Vigilantes dondolandosi appesi
cantano. Finita la canzone, tutti a terra. I dirigenti se
tolgono i mascheroni di dosso.
PAOLO Incredibile, io non ero ancora nato, e voi vi
permettevate di fare già di queste satire.
PRIMO DIRIGENTE Bene, ora che vi siete tolti lo sfizio
e vi siete sfogati…vi spiace sgomberare?
DARIO No, non possiamo, dopo la sigla bisogna
forzatamente iniziare con lo spettacolo. E’ un dovere
verso i teleutenti.
FRANCA Certo, ogni sigla prelude a qualcosa…è come
una promessa.
PAOLO Non si può deludere l’attesa del pubblico
PRIMO DIRIGENTE Ma ci mancherebbe altro: degli
abusivi…E poi, che razza di trasmissione avete in mente?
Non potete arrivare qui di punto in bianco e pretendere di
realizzare uno spettacolo…senza nemmeno il visto
dell’apposita Commissione dei programmi.
DARIO Infatti è tutto visionato, accettato, vidimato; ci ha
già pensato Andreotti.
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PRIMO DIRIGENTE Andreotti? Ma che dite, state
scherzando?
DARIO Nient’affatto…se lei ricorda durante l’ottava
puntata di “Fantastico”, Celentano aveva espresso il
desiderio che io fossi il prossimo conduttore di quel
programma.
PRIMO DIRIGENTE Beh, un desiderio…del tutto
personale.
FRANCA Un desiderio di Celentano è un ordine…
PRIMO DIRIGENTE Questo è vero!
DARIO Ad ogni modo…lei si ricorda cosa avevo
risposto? Via con la registrazione.
Il tecnico del gruppo degli abusivi introduce una cassetta
nell’apposito apparecchio. Sul grande schermo appare
Dario che risponde a Celentano.
REGISTRAZIONE DI DARIO Sì, volentieri farei
“Fantastico” se a scrivere i testi con me ci fosse Andreotti.
IL DIRIGENTE S’è trattato evidentemente di una battuta
sarcastica, un paradosso.
DARIO Paradosso per lei ma non per me e Andreotti.
Ecco la prova. Alcuni giorni dopo un telecronista della
prima rete lo ha intervistato; (Parte la registrazione).
Stacco.
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INTERVISTATORE Signor ministro, cosa ne dice di
questa offerta di scrivere testi di varietà per il prossimo
“Fantastico”?
ANDREOTTI E’ una proposta da valutare con molta
attenzione. Non dimentichi che ci troviamo a vivere nella
società dello spettacolo e bisogna adeguarsi; d’altronde mi
è sempre piaciuta l’idea di partecipare ad un varietà
televisivo. Vorrei se ne realizzasse uno al più presto al
quale offrirei senz’altro la mia collaborazione. Anzi, ho
già pronte alcune canzoni satiriche e anche qualche
scenetta sull’attuale governo.
INTERVISTATORE Quindi accetterà...
ANDREOTTI Sicuramente... e non mi si venga a dire che
è indegno per un ministro partecipare ad uno spettacolo
comico... noi del governo abbiamo fatto ridere un sacco di
volte, e nessuno ci ha manco ringraziato. E’ ora che ci
facciamo pagare anche per quello. D’altra parte è risaputo
che, come dice il proverbio: “Il varietà avvilisce solo chi
non lo fa”.
Stacco.
DARIO Allora, che ne dice?
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DIRIGENTE Incredibile! Bisogna che avverta subito il
mio superiore diretto, il direttore generale. (Ha afferrato il
telefono e formato il numero) Pronto...
SECONDO DIRIGENTE Il direttore... mica sarà ancora
in ufficio a quest’ora...
PRIMO DIRIGENTE Il direttore generale è sempre in
ufficio. Pronto, signor direttore...
Vediamo l’immagine del direttore apparire sul monitor.
E’ seduto alla scrivania.
DIRETTORE GENERALE Dica... ah, è lei dottor
Fenazzi. Che c’è?
PRIMO DIRIGENTE Ecco, è arrivato in studio un gruppo
come dire... d’intrusi...
DIRETTORE GENERALE E che vogliono?
PRIMO DIRIGENTE Vorrebbero mandare in onda uno
spettacolo.
DIRETTORE GENERALE Che genere di spettacolo?
PRIMO DIRIGENTE Si tratterebbe di un varietà piuttosto
provocatorio, di rottura.
DIRETTORE GENERALE Beh. è proprio quello che
andiamo cercando, no? Ormai quelli convenzionali non
scuciono più un minimo d’interesse. Li blocchi, gli faccia
un contratto. Cosa aspetta, che arrivi la concorrenza e ce li
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porti via? Ma controlli prima che ci sappiano fare... che
garanzie danno... chi sono gli autori?
PRIMO DIRIGENTE Andreotti.
DIRETTORE GENERALE Cosa? Sta parlando di Giulio
Andreotti? Il ministro?
PRIMO DIRIGENTE Sì, pare abbia scritto di suo pugno
canzonette satiriche e sketch comici sul governo.
DIRETTORE GENERALE Ma i suoi colleghi del
pentapartito che ne dicono?
PRIMO DIRIGENTE Non saprei... ordinerò un’inchiesta.
DARIO Non serve. Abbiamo qui alcuni pareri raccolti dal
TG2.
Intervista a De Mita.
SPEAKER Onorevole De Mita, ha saputo che Andreotti
s’è dato al varietà?
DE MITA Non sono affatto stupito. Di Andreotti non c’è
di che stupirsi mai! Mi stupirei solo se si limitasse a fare il
ministro.
Stacco sull’immagine di Goria.
GORIA
Sono
leggermente
sorpreso.
Sapevo
che
l’onorevole Andreotti era intenzionato ad interpretare la
parte dell’Innominato nel prossimo sceneggiato de “I
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Promessi Sposi”... e anche la parte dell’Azzecca Garbugli
con Craxi nella parte di Don Rodrigo e il presidente
Cossiga nella parte di Don Abbondio... ma non ero al
corrente di questo varietà.
Immagine di Spadolini.
SPADOLINI Bisognerà discuterne in sede governativa.
Non si possono, a mio avviso, recitare ruoli comici e
tragici allo stesso tempo... O uno recita nella commedia
del governo o recita nella commedia della vita... cioè del
varietà.
ANDREOTTI Se non mi lasciano scrivere per il varietà io
faccio cadere il governo.
FANFANI Non è il caso... a mio avviso nulla osta che si
possa operare tanto nel varietà che nel governo... tant’è
vero che io ho già accettato di disegnare le scene e i
costumi per quello spettacolo!
DIRIGENTE SUPERIORE Scene e costumi di Fanfani?
E’ tutto a posto. A ‘sto punto non c’è più nessun dubbio.
Lo spettacolo si fa! Controlli solo che il copione sia
veramente provocatorio e originale... e non mi sti apiù a
seccare che ho altro da faro io!
Il monitor si spegne. Restiamo ancora nella stanza del
direttore generale che fa scorrere la scrivania e ci
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accorgiamo che sta disteso su un letto e spegne la luce. Si
ritorna nel teatro di posa.
PRIMO DIRIGENTE (sfogliando il testo) Vediamo un
po’ quanto è esplosivo ‘sto testo... siamo nell’erotismo
smaccato.
FRANCA Certo l’erotismo è ormai dappertutto. Il sesso è,
per cominciare, il primo ingrediente della pubblicità. Lei
m’insegna, dottore, che non vendi fustino, un formaggino,
un profilattico, o un trattore se non ci metti due poppe che
ballonzolano.
Inserire
le
ragazze
e
dimostrare
che
ormai
si
sostituiscono alla tappezzeria in ogni spettacolo.
DIRIGENTE Qui le devo dar ragione.
FRANCA Un sedere che si agita...
Sullo schermo di fondo appaiono glutei, seni e
molleggiamenti tratti da spot pubblicitari.
JANNACCI Sì, certo, è vero... ormai in televisione tutti
sculettano e ballonzolano: i fustini, i trattori... sculettano...
per non parlare del direttore generale.
SECONDO DIRIGENTE Esagerato, il solito paradosso.
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DARIO Macché paradosso. Guardate qua... ho portato una
video-cassetta. (Schiaccia un pulsante) Vi mostro uno
spot pubblicitario, era stato girato per la promozione di un
profilattico...
Sullo schermo si svolge una pantomima sentimentale–
erotica di una coppia. Luce soffusa, tendaggi mossi dal
vento. I due bevono dallo stesso bicchiere e alla fine,
avvinghiati, passano per una porta che dà in un’alcova.
LEI In amore il momento più tenero è...
DARIO Ebbene, la ditta di prodotti farmaceutici che
l’aveva commissionato, l’ha trovato troppo spinto e l’ha
rifiutato. Lo stesso spot è stato offerto ad altra ditta... per
altro prodotto...
PRIMO DIRIGENTE Biancheria intima immagino... o
spumante...
DARIO Nient’affatto, è stato usato, così com’è, per
un’industria casearia produttrice di formaggini...
CORO Incredibile!
DARIO E’stata cambiata solo la coda... guardate.
Schiaccia il pulsante, sullo schermo si rivede il pre-finale
fino al punto in cui la coppia attraversa la porta,
controcampo: entrano in una cucina dove vengono
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applauditi da una tavolata di bambini e nonni che
esultano issando forchette infilzanti formaggini.
LEI Nell’amore il momento più tenero è ritrovarsi in
famiglia... col formaggino tuttapanna!
DIRIGENTE M’ha convinto, ha ragione. Oggi il sesso
vince su tutto.
Scusate, scusate, ma dobbiamo inserirci in diretta con la
Parigi-Dakar...
FRANCA La Parigi-Dakar?... Ma non s’è svolta già due
mesi fa?
PRIMO DIRIGENTE Sì, ma questa è la seconda edizione.
Ha avuto un tale successo che la ripetono.
FRANCA Come, successo? Con tutti quei morti...
DIRIGENTE E’ proprio quello che ha dato successo: i
morti.
Dall’alto si vedono immagini della corsa nel deserto.
Dario e Paolo Rossi, visti dentro la cabina di un camion,
guidano fra sobbalzi inauditi. Il tutto è intervallato da
immagini di repertorio.
DARIO Pronto, pronto, qui è l’unità 352, Camel – Camel,
ripeto: Camel... sponsorizzata dalla “Latticini Baby”.
FRANCA Niente, abbiamo perso il contatto. Ci proverò
dopo.
DARIO Come stai?
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FRANCA E come vuoi che stia dopo 94 ore di seguito che
guido... Sto male, crollo dal sonno.
DARIO Prenditi ‘sto biberon...
FRANCA Che c’è dentro?
DARIO Simpamina. Metedrina, uno psichedelico, con un
po’ di analgesico e succo d’arancia, bevio e vedrai che tra
5 minuti sarai pimpante come un babbuino.
FRANCA (ingurgita dalla bottiglietta. Sussulta, strabuzza
gli occhi.) Tremendo!... fai qualcosa...
DARIO Che cosa?
FRANCA Aiutami a stare sveglia... parla, canta.
DARIO Sì, canto. Come fa quella tiritera che abbiamo
sentito quella volta in televisione, che parlava del
cammello... Ah, sì: oh che bèl che bèl che bèl! (Grande
sobbalzo preceduto da un tonfo).
FRANCA Cos’è stato?
DARIO Niente, una gazzella. L’hai tirata sotto in pieno...
guarda come si è imbrattato il parabrezza!
FRANCA Povera bestia, mi spiace proprio.
DARIO Non te la prendere, in Africa è del tutto normale.
Spiaccicare le gazzelle qui è come spiaccicare moscerini
sull’autostrada del Sole.
FRANCA Eh sì, è normale. Quanto manca a Dakar?
DARIO (osservando la carta) Non ci pensare, vai.
FRANCA (sporgendosi dal finestrino) Chi è quello?
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DARIO E’ Bejard ... il francese, quello che guida la 328.
Sì, sì, è lui! Ma che fai, rallenti?
FRANCA E’ volato fuori strada... forse non è morto.
Torniamo indietro, forse possiamo aiutarlo.
DARIO Non c’è tempo... siamo in ritardo di tre ore...
stiamo a perdere minuti preziosi per fare i buoni
samaritani? C’è il servizio soccorsi, ci pensi lui. Ecco
l’elicottero... l’hanno visto, adesso scendono. Attenta!
(Grande sobbalzo).
FRANCA Che è stato?
DARIO Un negro. credo... l’hai beccato in pieno.
FRANCA Maledizione!, con tutto il deserto che c’è,
proprio sulla strada doveva venirci quello? Eh sì, stanno
diventando invadenti ‘sti negri, hanno cominciato sulle
nostre spiagge coi vo’ cumprà e adesso fino nel deserto li
trovi. Mi fermo?
DARIO A fare che... a vedere se lo possiamo aiutare? Sei
pazza? Adesso ci fermiamo anche a fare l’operazione
bontà per i negri?
FRANCA Hai ragione... Mi sto comportando come una
femminuccia. E’ che sono stravolta e mi commuovo per
niente.
DARIO Vai, vai che siamo in ritardo. Bevi una Coca e
vai!
FRANCA Sì, ci penserà l’elicottero. (Beve e butta la
lattina vuota).
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DARIO Guarda quante lattine buttate lungo la strada...
Hai visto? C’è un ragazzino negro che le raccoglie... che
ci farà?
FRANCA Le case.
DARIO Come hai detto?
FRANCA Le raccolgono, le uniscono insieme e ci fanno
le pareti per le loro case. Le lattine vuote sono un
materiale coibente perfetto!
DARIO Ma tu guarda, la fortuna che hanno ‘sti negri!
Passa una Parigi-Dakar e gli trasforma la vita... Gli fa le
case di Coca!
FRANCA Accidenti, hai visto là, l’elicottero del pronto
soccorso... è andato giù... andiamo a dargli una mano.
DARIO Ma sei matta? A parte che col botto che c’è stato,
ormai sono fottuti. Mica possiamo fermarci per ogni
fesseria!
FRANCA Non mi pare una fesseria... A parte che sono
bianchi come noi.
DARIO Cosa vuol dire? Facciamo del razzismo adesso, i
bianchi sì negri no. Senti, se vuoi, ci ritiriamo dalla corsa.
Buttiamo via l’insegna dello sponsor e sulle fiancate e sul
tetto ci mettiamo un bel bullone bianco con dentro una
bella croce rossa... Tu ti metti in testa una cuffietta da
crocerossino e facciamo gli umanitari... Oh che bèl che
bèl l’è andare sul camèl... a curare i caduti i piloti e i
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beduini... (Altro sobbalzo). FRANCA Per la miseria! ...
Che è stavolta?
DARIO Un cammello... hai beccato proprio un cammello,
con sopra un beduino. Porca miseria, ma non vedi dove
vai?
FRANCA No che non vedo. Sono tutta stralunata... vedo
tutte le immagini sovrapposte.
DARIO Fermiamoci un attimo.
FRANCA Per medicare il cammello?
DARIO No, è che me la sto facendo addosso. Sono sette
ore che me la tengo.
FRANCA Beh, aspetta che arriviamo in un villaggio
abitato, cos scarichiamo il concime sostanziale a
domicilio, che questi del terzo mondo di sterco
fecondativo ci hanno una gran fame...
DARIO Hai ragione... Sai che non ti facevo così
umanitaria. Bisogna aiutarli ‘sti poveri terzo-mondisti. (Il
camion procede sobbalzando)
FRANCA Orco, c’è qualche cosa che non va, ci ho una
ruota come frenata...
DARIO (affacciandosi) Sì, ti si è incastrata la goba del
cammello fra il mozo e la ruota, proprio quella davanti.
FRANCA E poi dicono che le gobbe portano fortuna... Mi
devo fermare?
DARIO Vai avanti che si staccherà da sola.
FRANCA La ruota o la gobba? Quanto manca a Dakar?
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DARIO Non ci pensare... no, anzi, rallenta... fammi un
po’ vedere. Faccio il punto e te lo dico. Dunque: la strada
è questa... il sole è lì, sono le sei esatte, Dakar è là,
quindi... siamo completamente fuori strada...
FRANCA Come?
DARIO Sì, siamo fuori rotta di almeno 300 miglia...
FRANCA Noo! Ma disgraziato!...
DARIO Calma, niente allarmismi!
FRANCA Oh guarda, meno male... là c’è un negro...
chiediamogli se onosce una scorciatoia per tornare sulla
Dakar.
DARIO Attenta a non tirarlo sotto, è l’unica salvezza che
abbiamo.
FRANCA
Scappa!
...
Sto
disgraziato
scappa!
(Sporgendosi dal finestrino) Fermo, bastardo!
DARIO (sporgendosi a sua volta, grida) Ma cos’hai,
paura di che? Siamo bianchi, uomini bianchi!
FRANCA Siamo esseri civili, vi portiamo le lattine della
Coca per farci le case e anche la cacca per l’orto. Fermati
bastardo! Va come una gazzella impazzita, ci sta
seminando.
Dario estrae una pistola e la punta col braccio fuori dal
finestrino.
FRANCA Ma che fai, gli spari? ...
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DARIO Devo pur fermarlo in qualche modo, vuoi che
restiamo fermi in mezzo al deserto... senza saper niente...
gli sparo solo alle gambe... (Due colpi secchi) L’ho
beccato!
FRANCA Sì, l’hai beccato, ma in testa...
DARIO Per forza, ‘sto disgraziato saltava come un grillo.
FRANCA Adesso che si fa? Siamo perduti.
DARIO Calma, riproviamo a chiamare con la radio.
Pronto, pronto, qui è il convoglo 37 sponsorizzato dalla
“Fermenti lattici baby”. Camel, Camel. Pronto? pronto?
VOCE FUORI CAMPO Sì, pronto, pronto, vi sentiamo.
DARIO Stupendo! Rispondono!
VOCE FUORI CAMPO Siete colegati con “Telepongo”
che segue in diretta la Parigi-Dakar.
FRANCA Stupendo! Rispondono!
VOCE FUORI CAMPO Stiamo svolgendo un quiz a
premi sulla corsa... siete disposti a rispondere?
DARIO Sì, ma quanto si vince?
FRANCA Lascia correre il quiz a premi...
VOCE FUORI CAMPO Il monte premi è di 100 milioni.
DARIO Sì, ma ecco, noi... abbiamo persola strada e...
VOCE FUORI CAMPO Attenti, prima domanda: quanti
erano i concorrenti partiti da Parigi e quati ne sono rimasti
in gara fino ad oggi? Pronto, ci sentite?...
DARIO e FRANCA Sì, vi sentiamo, ma noi...
VOCE FUORI CAMPO Rispondete alla domanda...
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FRANCA Ma non ce ne frega niente della domanda.
DARIO Noi siamo fottuti... fuori strada... e abbiamo
bisogno.... (Grande scossone)
FRANCA Oh, Dio! Ci è scoppiata una gomma!
VOCE FUORI CAMPO Attenzione: avete ancora mezzo
minuto di tempo... (PAM! Altro scossone).
FRANCA Maledizione!, un’altra gomma?
DARIO
Il
radiatore
sta
bollendo!
FRANCA Pronto... abbiamo bisogno di aiuto!
VOCE FUORI CAMPO Pronto, mi spiace, il tempo è
trascorso. Avete perso un milione. Speriamo siate più
fortunati un’altra volta! Vi salutiamo con la nostra sigla: “
Oh che bèl che bèl l’è andare sul camèl!”
La cabina del camion è invasa dal fumo.
DARIO Furoi, fuori!, sta scoppiando!
I due escono a fatica. Il camion si ribalta e brucia sul
canto di:
Oh che bèl, che bèl,
l’è andare sul camèl!
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INTRUSO Scusate, ma qui siamo andati un po’ fuori
argomento: primai discorsi sul sesso, adesso sulla
violenza gratuita.
PRIMO DIRIGENTE Appunto. Ci troviamo in perfetto
argomento:
violenza
ed
erotismo
e
spettacolo
provocatorio in televisione. Guardate là, stanno allestendo
un balletto il cui tema è proprio l’esibizione sexy spinta
delle nuove stars tipo Madonna, Samantha Fox ed altre.
Passano nello spazio prove dove una decina di ragazze si
muovon sinuose e scaracollanti.
SECONDO DIRIGENTE RAI In verità, si tratta di una
danza didattica.
DARIO In che senso didattica?
DIRIGENTE Beh, lo capirete.
Inizia l’esibizione di danza con fumoni, fiamme, ragazze
con camicie da notte e veli. Dall’altra l’ingresso di machi
tutti muscoli, finimenti di cuoio, borchie dappertutto.
Finestre che si spalancano per il vento, sventolare di
tende. La scena allude alla camerata di un collegio con
tanti letti bianchi, baldacchini con zanzariere e tendaggi.
Tutto sventola. Vanno a chiudere le finestre, ma queste si
rispalancano e da esse irrompono i “Machi” che
ricevono scarpate dalle ballerine, per accidente, nei loro
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volteggi. I “Maci” le afferrano, le camicie si strappano;
le ragazze calzano sulla testa dei “machi” i brandelli
delle camicie e li avvolgono con veli specie sul collo: li
strozzano, li impiccano. Sale il fumo, tutti tossiscono. Le
ragazze aggredite si aggrappano alle spalliere dei letti, i
“machi” trascinano anche i letti che vanno a pezzi. Alla
fine i “machi” esausti vengono abbrancati e posseduti
dalle ragazze timide e indifese. Durante il ballo le ragazze
a terra eseguiranno la classica cravatta al collo dei
“machi” con le gambe. Saliranno sui letti e si getteranno
a gambe divaricate sui “machi” avvinghiandoli, così da
farli precipitare. Si potrebbe realizzare il trucco della
testa che si svita e quello della testa del “macho” che si
stacca restando tra le mani di una ragazza, con urlo di
sgomento della medesima. Ma più importante è risolvere
con grandi botte realizzate sempre nel far piroette,
sgambettate leggiadre.
CAPOGRUPPO Sì, bella provocazione... si spinge
sull’osceno, sullo pseudo barzellettiere, e si fa credere che
così si realizzano l’emancipazione e l’anticonformismo.
PRIMO DIRIGENTE Sentili: i rivoluzionari moralisti…
niente parolacce, niente porno. Vorrei vedere voi, che
cosa sareste capaci di combinare.
ALTRO DEL GRUPPO Certo che ve lo mostriamo… un
pezzo clownesco.
26
Due clown si esibiscono in una breve sequenza. I presenti
applaudono fiaccamente.
DARIO Beh, cos’è ‘sto applauso stitico. Mi pare che
meriterebbe un po’ più di entusiasmo.
INTRUSO Eh, ma qui siamo tutti fra di noi… ci vorrebbe
un pubblico…
FRANCA No, no, certo, un pubblico autentico è
indispensabile.
DARIO Se si vuole che il ritmo comico sia sostenuto, ci
vuole un bel pubblico… se no va tutto schifìo.
PRIMO DIRIGENTE Proprio autentico è un po’ difficile
trovarlo.
PAOLO Come sarebbe?
PRIMO DIRIGENTE Beh, una volta per riuscire a vedere
dal vivo e d’appresso un presentatore, un attore comico, la
gente faceva ressa ai nostri studi… oggi, lo stesso
pubblico, per sopportarli, vuole essere pagato.
JANNACCI Beh, gli affezionati, i fans esistono ancora,
no?!
PRIMO DIRIGENTE No, niente fans, fanno disordine…
caciara. Accettiamo solo pubblico scritturato e pagato. Dà
più garanzia…
SECONDO
DIRIGENTE
Sì, certo, solo pubblico
professionista iscritto al sindacato.
27
FRANCA Che sindacato?
PRIMO DIRIGENTE Sindacato spettatori: Cobas.
DARIO Anche qui?
SECONDO DIRIGENTE Avanti il pubblico.
Si spalancano le porte e appare un gruppo nutrito di
persone che vanno a sistemarsi sulle apposite scalinate.
PAOLO ROSSI Accomodatevi.
CORO SPETTATORI (cantano e danzano) Oh che bèl
che bèl
L’è andare sul camèl!
DARIO Bravi! Ingresso molto spiritoso… Ora vedremo se
sarete altrettanto bravi come spettatori. Sarete sottoposti a
un provino, vediamo come reagirete. (Rivolto al pubblico)
Dunque adesso andremo ad eseguire una breve scenetta
comica…
CORO SPETTATORI Bene, bravo! (Applausi).
DARIO Calma, per carità…
CORO SPETTATORI Ahah, bravo, bene!
DARIO E che, facciamo la parodia del Nerone di
Petrolini?! Bravo, bene! “io vi dico!” Ah, bravo… “vi
dico!” Sì, bene!
CORO SPETTATORI Ah, ah, buona questa… simpatico!
Bravo!
28
DARIO Stop… per dio! Ma che stiamo a sfottere? … Il
primo che ride o applaude ancora a sproposito lo caccio
fuori, chiaro? (Silenzio) Oh, non so se l’avete capito, ma
qui in questo momento sta passando un esame… qui non
si tratta di applaudire e ridere da scompisciarsi per ogni
stron… per ogni fesseria.
Per concludere: coloro che rideranno fuori tempo o
applaudiranno a sproposito verranno scartati su due piedi.
Dovrete dimostrare la vostra intelligenza, lo spirito e
l’orecchio comico. Via con il numero. (Entrano i due
clown che eseguono il classico numero con la scala.
Risate e applausi sconnessi del pubblico). Stop! Fermi
così. Lei e quegli altri quattro lassù… e quest’altri tre
quaggiù, fuori, eliminati!
SPETTATORI Ma scusi, perché?
Mimo.
DARIO Perché avete riso anzitempo, prima ancora che il
clown avesse terminato al battuta. Anzi, gliel’avete
tagliata in bocca.
PRIMO SPETTATORE Il fatto è che io l’avevo intuita.
DARIO Niente scuse, fuori. Riprendiamo con l’azione.
Lo spettacolo riprende e il pubblico ricomincia a ridere
sulle gag.
29
DARIO Altò lei, lei e voi cinque, fuori.
Mimo.
SECONDO SPETTATORE Ma io non ho neanche riso.
DARIO Appunto, non ha capito la situazione comica,
quindi:
lento
di
riflessi,
impreparato.
S’accomodi
all’uscita.
Mimo.
SECONDO SPETTATORE No, veramente io l’avevo
capita;… soltanto non mi aveva fatto ridere.
DARIO Andiamoci piano. Qui c’è un equivoco, voi non
siete qui per fare i critici. Non siete pagati per giudicare il
testo e la comicità dei nostri attori, ma solo per
sottolineare le situazioni d’effetto e le intenzioni comiche.
TERZO SPETTATORE Allora voi non cercate la nostra
presenza, ma piuttosto la nostra assenza.
DARIO Bravo, infatti voi vi trovate nello stesso ruolo
degli elettori di fronte al nostro governo: avete un solo
diritto,
quello
di
CORO
SPETTATORI
prorompente) formidabile!
acconsentire
Ah,
ahah…
e
basta!
(Applauso
30
DARIO Fermi! Stop! Lei, lei e voi tre, eliminati! E tutta la
terza fila, eliminati!
QUARTO SPETTATORE
Perché? Abbiamo riso al
punto giusto.
DARIO Sì, ma troppo forte, quasi sguaiati, innaturali.
Una battuta del genere non meritava tanto entusiasmo,
andiamo; fare gli spettatori è un’arte… ci vuole misura,
naturalezza. Via, uscite, siete eliminati.
FRANCA Quanti ne sono rimasti?
CAPOGRUPPO Venticinque in tutto.
DARIO Beh, pochini direi.
PRIMO DIRIGENTE RAI Diciamo che come pubblico è
un po’ ridotto.
DARIO Certo, sembra di stare alla Camera, in
Parlamento, nelle giornate di normale seduta.
PRIMO DIRIGENTE Per favore, evitiamo battute
gratuite.
DARIO Macché gratuite… (Rivolto alla regia) Mi mandi
la bobina 34°. Guardate qua: siamo al dibattito sui profitti
illeciti. Osservate la desolazione.
PRIMO DIRIGENTE E’ sleale. Questa è la giornata in cui
a Roma nevicava…
DARIO Ha ragione. Invece in questa pioveva… (Scatta
un’altra immagine analoga) In questa c’era troppo sole…
In questa c’era il ponte per il week-end.
31
PRIMO DIRIGENTE Basta! Per favore, mandate la 34 R.
Guardate! Guardate che piena… una folla ed è un lunedì!
INTRUSO (mimo) Di che cosa si sta discutendo?
PRIMO DIRIGENTE Non saprei…
DARIO Ve lo dico io. E’ il giorno del dibattito sulla
proposta di raddoppio del finanziamento ai partiti.
PRIMO DIRIGENTE E in quest’altra, allora? (Scatta una
nuova immagine).
DARIO Qui si discute del progetto d’aumento ai deputati.
PRIMO DIRIGENTE No, non è vero… lei inventa…
DARIO Può darsi. Ma, se non le dispiace, vorrei
tornassimo al nostro problema, cioè il pubblico.
SECONDO DIRIGENTE Io direi di ricorrere al mezzo
tecnologico.
CAPOGRUPPO Sarebbe a dire?
SECONDO DIRIGENTE Questa macchina… detta
“risatofono”,
sono
certo
risolverebbe
ogni
nostro
problema.
PRIMO DIRIGENTE Sì certo, è una meraviglia… gli
americani la usano da anni; infatti, tutte le risate dei
telefilm comici sono inserite con questo sistema.
SECONDO DIRIGENTE E anche gli applausi. State a
sentire.
Appare spezzone con Reagan.
32
PRIMO DIRIGENTE Ma che c’entra… avete sbagliato
bobina.
Ho
chiesto
un
pezzo
comico,
non
melodrammatico.
DARIO Non importa, va bene anche questo. Provate ad
inserirci le risate. Alzate l’audio.
VOCE DI REAGAN Sì, è vero, noi abbiamo venduto
missili molto sofisticati agli Afgani che, non sapendoli
sparare, li anno venduti ai cinesi che, quindi, li hanno
venduti a Khomeini che… li ha sparati contro le nostre
navi… Due lanci, due centri. Questo ci riempie
d’orgoglio… significa che le nostre armi sono le migliori
del mondo, non sbagliano mai! (Risate e applausi).
DARIO Avete ascoltato? Vi sembrano risate? Non hanno
niente di umano… gli applausi poi sono fasulli,
meccanici.
SECONDO DIRIGENTE E allora che si fa?
DARIO Tenterei col gruppo di “rid’arte”.
PRIMO DIRIGENTE Rid’arte?
DARIO Sì, ridere con arte… E’ di là che aspetta, fatelo
passare.
PAOLO ROSSI No, un attimo. Se permetti, prima ascolta
questi. E’ un gruppo di giovani che ho selezionato io
personalmente.
DARIO E sei sicuro che siano spettatori intelligenti?
33
PAOLO ROSSI Non lo so, bisogna vederli allo stato
pratico. Dunque, fatevi tutti intorno a me. Attenti: tu leggi
questo monologo. Vediamo come reagite voi:
RAGAZZO “Ieri sono tornato a casa dalla mia mamma.
Ho bussato e invece è uscito il mio papà…”
PAOLO ROSSI Ehi! Ma voi non ridete?!
PRIMO RAGAZZO Ma cosa c’è da ridere?
SECONDO RAGAZZO Appunto, non si vede il lato
comico…
PAOLO ROSSI Ma che m’importa del lato comico… è
sul ritmo che dovete ridere… Avete mai visto Drive-in?
C’è il comico che dice una frase qualsiasi e tutti… a
tempo ah, ah, ah … si piegano in avanti… oscillando.
DARIO Scusa, ma qui hanno ragione loro… se lui non fa
sentire la cadenza… su cosa ridono di loro… fagli una
prova di come si fa…
PAOLO ROSSI Beh, è semplice… “Ieri sono tornato a
casa dalla mia mamma…” ( I ragazzi ridono) No, mi
dovete fare solo un avvio come d’un motore che si metta
in moto: oh, oh, oh. Daccapo! “Ieri sono tornato a casa
dalla mia mamma…”
CORO Oh, oh, oh.
PAOLO ROSSI “io ho bussato e invece è venuto fuori il
mio papà…”
CORO ah, ah, ah…
34
PAOLO
ROSSI
No,
più
grinta…
Una
risata
a
singhiozzo… e oscillare in avanti. “E invece è venuto
fuori il mio papà…”
CORO Ah, ah, ah…
PAOLO ROSSI “Io gliel’ho detto. Papà non ho suonato
per te ma per la mamma…”
CORO Ah, ah, ah…
PAOLO ROSSI Ah sì, fa lui… scusa ma da un po’ di
tempo sono un po’ suonato e mi sbaglio sempre quando
mi suonano.
CORO Ah, ah, ah…
FRANCA No, no, non va bene…
PAOLO ROSSI Eppure a Drive-in funziona!
DARIO Datemi retta… l’unica è usare i professionisti
della risata. Avanti il coro dei “Rid’arte”.
Entra un gruppo di donne in abito lungo da sera. Segue
un altro gruppo di uomini vestiti in tight. Ogni
componente del coro regger uno spartito. Il coro si
dispone sulle gradinate. Ognuno ha davanti a sé un
leggio.
DARIO (rivolto alle telecamere, portando con sé uno
spartito) Cercherò di introdurvi un attimo sull’intervento
particolare
di
questo
complesso.
Abbiamo
potuto
constatare, tutt’insieme, come ormai sia insopportabile
35
l’apporto falsamente divertito d’un pubblico mercenario…
per di più impreparato, perciò abbiamo deciso di risolvere
il problema con l’impiego di autentici professionisti della
risata e dell’applauso che seguiranno le scene comiche
consultando via via uno spartito… diretti da un maestro
concertatore della risata… che sarò io… (Piccolo
applauso) Per carità. Cominciamo con l’accordare e
scaldare le voci. (Leggendo lo spartito) Signore e signori
del coro, attenzione: cominciamo dalla battuta R13…
risata in falsetto andante in moto… via. (Le donne
eseguono risatine acute) Singhiozzante ma non troppo…
ritmo per favore… forza i bassi. (Ridono gli uomini)
Basso
continuo,
(Eseguono)
prego.
contralto
Ridarella
con
con
strappo…
singhiozzo…
piano…
(Eseguono) Crescendo. Singhiozzante ma non troppo…
(Eseguono) Chiacchiericcio saltellato… Risata solista…
(Eseguono)
duetto
cicaleccio…
Stop.
Melodico…
variegato… (Eseguono) Recitativo.
CORO (dividere) Oh dio, che spacco… Bravo! Che
simpatico, non ce la faccio più.
DARIO Via con l’applauso. (Eseguono) Accennato a
crescere… represso… impetuoso… Silenzio, brusio,
trionfante… con grida… deluso… Silenzio.
PRIMO DIRIGENTE Mi spiace dovervi interrompere, ma
dobbiamo andare in onda col telegiornale.
PAOLO ROSSI Eh no, a sto punto c’era il telequiz.
36
PRIMO DIRIGENTE Bisogna rimandarlo. Spero siate
tanto ragionevoli da rendervi conto che non è possibile
procrastinare…
DARIO D’accordissimo, il telegiornale ha la precedenza
su tutto, deve essere trasmesso, costi quel che costi.
PRIMO DIRIGENTE Oh, meno male. Allora ci
colleghiamo con gli studi del centro…
DARIO Ma non ce n’è bisogno, lo facciamo noi…
direttamente qui, il telegiornale.
PRIMO DIRIGENTE Ma dico, scherzate?!
SECONDO DIRIGENTE Le notizie devono essere
concordate, vagliate.
INTRUSO Con chi?
PRIMO DIRIGENTE Con il direttore del telegiornale, il
quale a sua volta riceve indicazioni da dirigenti superiori.
DARIO Stop. Per carità, non abbiamo bisogno di
indicazioni superiori. Per fortuna il nostro telegiornale lo
redige direttamente il nostro autore Andreotti… che grazie
a Dio non deve ricevere ordini da nessuno. Via con la
sigla!
PRIMO DIRIGENTE Adesso basta di perder tempo…
andiamo con ‘sto telegiornale redatto da Andreotti.
DARIO Senz’altro.
CORO Viva la banda dei saltabecchi.
La società dei forti e dritti trallallà
E noi ce famo
37
E noi ce dimo…
PRIMO DIRIGENTE Ehi, ehi, ma siete impazziti? Che
razza di canzone è questa?
PAOLO ROSSI E’ la sigla di Andreotti…
CORO “Viva la banda dei drittincanna… trallallà…”
PRIMO DIRIGENTE No, no, dovete metter la sigla del
telegiornale.
DARIO Sì, ma non è male neanche questa, sa, di sigla…
fate un po’ sentire come fa?...
PAOLO ROSSI Beh, prima c’è la parte introduttiva che
dice:
“Tu puoi sgarrare e far l’inghippo
sì PERO’
Ma statte attento a non fatte coglie
Sì però
Tu daglie il botto
Fai lo sgambetto
E fatte svelto col malloppo
Sì però
Ce vol lo scatto, ce vol l’inghippo
Sì però
Guarda Andreotti
Quaranta inchieste
E manco una ce l’han colto
Sì però
Che c’ha uno scatto che non lo becchi
38
Ti sguscia via a saponetta…
Come fa?
E’ come un razzo a propulsione
Il presidente è il Giulio nostro
Che scatta rapido come un canguro
Ci ha le reni spostate in su
C’ha le palette di direzione…”
DIRETTORE D’accordo, d’accordo, abbiamo capito. Ma
vi dispiacerebbe dare inizio al telegiornale,per favore?
Il capo orchestra si accomoda davanti a un tavolo. Alle
sue spalle c’è uno schermo e su di un lato un monitor.
DARIO Eccomi a voi. Sono il nuovo speaker del
telegiornale. Piacere… grazie… Tutto bene oggi in Italia e
all’estero… A parte la borsa che va da cani, un vero
disastro, ma a noi non ce ne frega niente… perché non
abbiamo titoli in borsa… neanche un Bot… (Squilla il
telefono) Ah sì, a lei frega… bene… ha comperato…
quanti titoli…? …Ah,ah, un bel fesso… Ma scusi, lei è un
industriale super-iper-multinazionale? No… E gioca in
borsa?... Ma sa che è un bel cretino?... ma davvero
credeva di poter guadagnare… Senta, non si scaldi… lo sa
come li chiamano, nell’ambiente degli operatori bancari,
quelli come lei? Il “parco buoi”… sì, e i buoi, se non le
spiace, son fatti per essere abbattuti… macellati e venduti
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a quarti. Ad ogni modo, su cinquanta milioni di italiani,
solo il tre per cento gioca in borsa e s’è fatto fregare... agli
altri quarantotto milioni e mezzo non gliene frega niente
se la borsa crolla... anzi, da un po’ non succede più niente
di veramente interessante...
Fine prima puntata.
TRASMISSIONE FORZATA - II PUNTATA
Ancora, come nella prima puntata, ci ritroviamo nel
grande hangar. E’ semibuio e s’intravedono sagome di
persone che si danno da fare intorno alle macchine da
ripresa.
FRANCA Forza, sbrigatevi, che siamo in ritardo.
VOCE Siamo già in trasmissione. Pronta l’orchestra?
DARIO Pronta l’orchestra? Pronti in regia… pronto il
balletto? C’è Jannacci? Non c’è. Beh, partiamo lo stesso.
Controluce si intravede il balletto che si accinge a
sistemarsi su di una larga pedana. Le ragazze stanno
spogliandosi dei soprabiti. Accordi dell’orchestra.
40
FRANCA Non si potrebbe avere un po’ più di luce?
VOCE Come no? Eccovi la luce.
Una
sparata
di
fari
accecanti
investe
la
zona
dell’orchestra e del balletto. Grida delle ragazze che
accennano a rivestirsi. Sulle passerelle tutt’intorno
all’hangar appaiono decine di vigilantes armati.
DIRIGENTE RAI Che ve ne pare? (Lo si scopre in cima
ad una torre trabattello) Stavolta non ci avete presi alla
sprovvista! (Rivolto alle guardie) Avanti, prendeteli e
sbatteteli tutti fuori… chi fa resistenza arrestatelo.
DARIO Ma che vi prende? Credevo che ormai ci aveste
accettati… e poi vi siete dimenticati che questa
trasmissione è protetta da Andreotti che ne è anche il
coautore?
DIRIGENTE Non ce ne frega niente di Andreotti, tanto il
governo sta per saltare… e Andreotti per di più in questo
momento è in Sud America.
DARIO Ma quando tornerà lo sentirete!
DIRIGENTE Quando tornerà, se tornerà, ci sarà un nuovo
governo… e lui, di certo, non sarà più ministro.
DARIO Impossibile, un governo senza Andreotti non è
mai successo. Lui è sempre stato ministro di tutti i governi
a cominciare da quello di Giolitti.
DIRIGENTE Governo di Giolitti?
41
DARIO Sì, mio nonno se lo ricordava ancora con i calzoni
corti… la cartella, anzi, la borsa… che gliela portava già
Evangelisti.
DIRIGENTE Può darsi. Ad ogni modo gli ordini sono
ordini… Questo spettacolo non ‘sha da fare!
CORO Ha da veni’ Andreotti!
PAOLO ROSSI E ricordate che c’è di mezzo anche
Fanfani che disegna i costumi!
DARIO La vendetta del piccolo sarà inesorabile!
RAGAZZA I costumi sono di Fanfani? Ecco perché sono
così succinti. Li fa tutti sulla sua misura.
Le guardie scendono e spingono via i musici e gli attori
fra i quali riconosciamo Dario Fo, Franca Rame, Paolo
Rossi. Jannacci è assente. Le ballerine cercano di
sottrarsi alla carica.
FRANCA Permetteteci almeno di tornare nei camerini a
rivestirci… e riprenderci la nostra roba…
CAPO VIGILANTES Niente scuse, fuori!
Alcune ragazze sfondano la fila dei vigilantes e
proseguono verso la zona opposta. I vigilantes le
rincorrono, le afferrano, le issano sulle proprie spalle. Le
42
ragazze si divincolano, sgambettano. Ne nasce una
situazione di pantomima danzata che allude al ratto delle
sabine. Le guardie si trovano spesso con brandelli di
indumenti per le mani, le ragazze si vendicano strappando
loro brandelli di giacche e pantaloni. La rissa si
trasforma in un rock. L’orchestra fin dalle prime
scaramucce ha iniziato a sottolineare a soggetto le azioni;
ora sta improvvisando un sound vivace.
Personaggi: Dario – Capo Orchestra
CAPO ORCHESTRA Stop! Fermi tutti. (Sul grande
schermo di fondo è apparso il viso di Sandra Milo) La
riconoscete questa simpatica signora? Se non mollate
immediatamente le ragazze… vi faccio ascoltare la sua
famosa risata… Come fino a tre!
CORPO DEI VIGILANTES No, la risata della Milo, no!
DIRIGENTE Guai a chi si ritira… tappatevi le orecchie!
Acchiappateli tutti e sbatteteli fuori!
CAPO ORCHESTRA E allora beccatevi ‘sta risata!
Sul grande schermo appare la donna che ride e se ne
sente lo sghignazzo agghiacciante.
CORO VIGILANTES
Oh, no… (Si buttano a terra
coprendosi le orecchie. L’asino ed il cammello scalpitano
43
divenendo rampanti. Sul grande teleschermo appare il
faccione del direttore generale RAI).
DIRETTORE GENERALE Beh, che succede qua dentro?
CORO Il direttore generale?!
Durante il collegamento una zoomata scopre il direttore
generale seduto alla scrivania sulla quale sono il monitor
e il microfono.
DIRETTORE GENERALE Chiedo a lei, dott. Pedruzzi…
mi vuole spiegare cosa sta succedendo?
DIRIGENTE Subito signor direttore… Stavamo tentando
di bloccare l’esibizione di questo gruppo di intrusi.
DIRETTORE GENERALE Sbaglio o sono gli stessi della
settimana scorsa?
DIRIGENTE Sì, dottore… gli stessi che avevano portato
gran disordine e scompiglio.
AIUTO DIRIGENTE Mandando in onda una trasmissione
provocatoria e demenziale.
DIRETTORE GENERALE Lei è al corrente dell’indice di
ascolto ottenuto dalla trasmissione in questione?
DIRIGENTE No, ma immagino abbia toccato un indice
assai basso.
DIRETTORE GENERALE Lei immagina?!
DIRIGENTE Sì.
44
DIRETTORE GENERALE Lei non si deve permettere di
immaginare… lei non è qualificato ad immaginare! Ha
letto forse i dati Auditel?
DIRIGENTE No, ma ci sono arrivate molte telefonate di
protesta,
valanghe
di
lettere
indignate
e
perfino
telegrammi… con insulti.
AIUTO DIRETTORE Una diceva: Basta, vacca RAI!
DIRETTORE GENERALE Ah sì?! Ma dove vivete voi?
Nessuno vi ha mai detto che le proteste sono l’anima della
diffusione? Per poter protestare bisogna pur seguirlo un
programma… non vi pare? Se no, come fa uno ad
indignarsi?
DIRIGENTE Sì signor direttore, è vero.
DIRETTORE GENERALE Chi è molto indignato
telefona anche agli amici e ai parenti… ai colleghi
d’ufficio, perché s’indignino con lui; “Stai vedendo la
televisione?... passa sulla terza rete, guarda che schifezza
stanno
trasmettendo…”.
Insomma,
l’indignato
fa
propaganda! Cresce l’ascolto… monta lo scandalo… ne
parlano anche i giornali.
FRANCA Eh sì, ha ragione il gran capo. Non vi siete
accorti che da qualche tempo i giornali parlano solo degli
spettacoli che il grande pubblico detesta? Di un buon
programma, ben confezionato, non gliene frega niente a
nessuno.
DIRIGENTE Stia zitto lei…
45
DIRETTORE GENERALE No, stia zitto lei dottore.. che
non ha capito niente! Non ha soprattutto capito che oggi la
gente
ama
essere
provocata,
insultata!
Indignarsi
insomma!A noi non interessa che un programma piaccia o
meno … a noi interessa solo quanti spettatori stanno ad
ascoltarlo. Lo capisce? Gli spazi pubblicitari vengono
venduti e ci vengono pagati in rapporto al numero di
spettatori presenti, non della loro qualità, o del loro
gradimento del programma. Chiaro?
DIRIGENTE
Chiaro
signor
direttore…
schifati,
imbestialiti, ma tanti!
DIRETTORE GENERALE Esatto! Quindi si sbrighi a
mandare in onda sto programma sgangherato.
DIRIGENTE Subito.
DIRETTORE GENERALE Badi piuttosto che non
strafacciano…
Controlli
e
non
mi
combini
altri
inciampi… che io sono occupato… ho altro da fare!
(Spegne il monitor. È seduto sulla classica poltrona
girevole. Si volta e lo ritroviamo davanti ad un gran
tavolo riccamente imbandito con portate sulle quali
campeggiano fagiani e altre grasse leccornie. All’altro
capo del tavolo c’è una donna molto, scollacciata ma
elegante, che leva il bicchiere) Scusami l’interruzione,
tesoro… Dove eravamo rimasti? (E solleva il calice a sua
volta).
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PRIMO DIRIGENTE Stia zitta lei! (Sullo schermo appare
l’immagine di Andreotti).
ANDREOTTI No, stia zitto lei dottore, semmai. Non si
permetta di interrompere la signora Rame!
DIRIGENTE Andreotti?
CORO ORCHESTRA (SIGLA DEI FURBACCHIONI)
ANDREOTTI Grazie, grazie: mi sono permesso di
intervenire per ribadire che lei non ha capito niente,
dottore! Non segue la cronaca? Da Celentano ad Arbore,
da 5 mesi a questa parte hanno fatto audience solo
spettacoli che hanno provocato la gente che l’hanno
sconcertata, insultata! Indignata insomma!
PRIMO DIRIGENTE Appunto, signor ministro. Stavo
cercando di spiegare al mio subalterno qua che a noi non
interessa che un programma piaccia o meno… interessa
solo quanti spettatori stanno ad ascoltarlo.
ANDREOTTI Giusto, anch’io non piaccio al pubblico
italiano, eppure sono sempre al comando perché piaccio
agli imprenditori.
DARIO Appunto, sono gli imprenditori quelli che
contano, sono loro che sponsorizzano un programma e
pagano in rapporto alla quantità di gente che sta a
guardare. A loro, non gliene frega niente se gli spettatori
s’indignano, bestemmiano o vomitano!
47
ANDREOTTI Giusto lo stesso rapporto che c’è fra gli
elettori e certi politici. E chi allude alla mia persona è un
maligno! Vi saluto! (Sparisce).
CORO
Addio,
signor
ministro!
(Canzone
dei
Furbacchioni).
DIRETTORE GENERALE E lei, dottore badi piuttosto
che non calino di tono, anzi, faccia in modo che
strafacciano… E non mi venga più a seccare che ho altro
da fare!
Spegne il monitor. E’ seduto sulla classica poltrona
girevole. Si volta e lo ritroviamo davanti a un gran tavolo
riccamente imbandito con portate sulle quali capeggiano
fagiani e altre grasse leccornie. All’alto capo del tavolo
c’è una donna molto bella, scollacciata ma elegante,
eleva il bicchiere.
DIRETTORE
GENERALE
Scusami
l’interruzione,
tesoro,… dove eravamo rimasti? (Solleva il calice a sua
volta).
Stacco nel grande studio.
DIRIGENTE Allora, che aspettiamo a partire con la sigla?
Jannacci… cercate Jannacci perché diriga l’orchestra.
48
CAPO ORCHESTRA No, mi spiace, ma prima dobbiamo
fare un breve riassunto della puntata precedente… se no,
quelli che l’altra volta non c’erano, come fanno a capire?
CORO Giusto.
DIRIGENTE D’accordo, vada con sto spunto… ma
intanto cercate Enzo Jannacci.
CAPO ORCHESTRA Dunque: nella prima puntata un
gruppo di scalmanati…
CAPOGRUPPO Appoggiati al Comitato contro il
rimbambimento di massa, che siamo noi…
Partono le immagini in sintesi dell’accaduto.
CAPO ORCHESTRA …han fatto irruzione in questo
studio ed ha imposto…
DIRIGENTE Con bassa demagogia…
CAPO ORCHESTRA … l’ascolto della sigla di
“Canzonissima”, (Parte la canzone con immagini rapide
in grande sintesi. Allo stesso tempo il balletto esegue
passi di danza dal vivo) di uno spettacolo censurato al
bellezza di 25 anni fa.
(Breve ascolto del ritornello)
Quindi, il gruppo degli interpreti, se pur ostacolato dal qui
presente dirigente RAI, ha mandato in onda cori e coretti.
DIRIGENTE Piuttosto sconclusionati.
CAPO ORCHESTRA Programmi culturali…
DIRIGENTE Altamente diseducativi.
49
CAPO
ORCHESTRA
Telegiornali,
inchieste
scientifiche…
DIRIGENTE Demenziali!
CAPO ORCHESTRA E divagazioni politiche…
DIRIGENTE Da arresto immediato.
Sul grande schermo si susseguono a grande velocità
spezzoni della puntata precedente, mentre scorrono i titoli
di testa.
CORO E non contenti, continuiamo…
CAPO GRUPPO Via con la seconda puntata…
UOMO E’ stato trovato Jannacci?
CAPO ORCHESTRA Un momento, per favore. Dov’è il
gruppo corale Rid’arte?...
DIRIGENTE
Corale
Rid’arte?!
CAPO ORCHESTRA Ma sì, quello che sostituisce il
pubblico per le risate e gli applausi.
AIUTO DIRIGENTE Ah sì… Mi spiace, ma oggi non c’è.
E’ impegnato in un’altra produzione.
CAPO ORCHESTRA E allora come facciamo? Non si
può recitare un pezzo comico nell’assoluto silenzio. Senza
risata manca l’appoggio… l’aria, il respiro!
DIRIGENTE Beh, non vi resta che accettare il solito
pubblico scritturato.
50
CAPO
ORCHESTRA
Figuriamoci,
quei
mercenari
dell’applauso… Li ha sentiti l’altra volta: risate fuori
tempo, forzate, innaturali.
DIRIGENTE Non sono più quelli dell’altra volta. Questo
è un pubblico selezionato, intelligente.
CAPO ORCHESTRA Va beh, vediamolo…
AIUTO DIRIGENTE Avanti il pubblico… guardi che
belle facce, giovani, cordiali, simpatiche.
CAPO ORCHESTRA Sì, ma io non mi fido delle
apparenze. Vorrei fare un provino… quelli che non vanno
si scartano.
DIRIGENTE D’accordo. Ma per non perdere tempo
guardi, abbiamo un sistema elettronico; (Mostra una
consolle) su questo quadrante ci sono dei pulsanti, ogni
pulsante è numerato e corrisponde ad un posto a sedere.
Se lei nota fra il pubblico uno spettatore che non reagisce
o ride fuori tempo, non fa altro che premere il pulsante
corrispondente alla sua poltrona. E guardi cosa succede…
(Preme, la poltrona si ribalta e il ragazzo che la occupa
viene scaraventato fuori).
CAPO ORCHESTRA Stupendo. Ma se lo spettatore da
eliminare si trova al centro della gradinata…
DIRIGENTE In questo caso sparisce in una botola.
Vede?... (Esegue. Una spettatrice scompare) Oppure
viene catapultato per aria… guardi che bello. (Uno
51
spettatore vola appeso ad un cavo. Si può usare anche un
manichino).
CAPO ORCHESTRA Molto divertente…bisognerebbe
impiantarlo anche in teatro questo congegno. Anzi, meglio
ancora sarebbe in Parlamento, proporrò che lo adottino,
così appena un deputato s’abbiocca o interviene a
sproposito… fuori uno! Beh, non divaghiamo. Via con la
trasmissione! Titolo: “FOLKLORE E PROFITTO!”.
SPEAKER Psichiatri, sociologi, imprenditori di cultura
moderna e avanzata, lo vanno
ripetendo da anni: il
nemico più pericoloso della produzione è l’alienazione
dovuta alla ripetitività.
ALTRA VOCE Non c’è niente da fa. Un individuo che si
ritrovi davanti ad un tavolo di ufficio o ad una catena di
montaggio, costretto a ripetere gli stessi gesti, o compiere
le medesime operazioni per centinaia di volte, alla fine
non rende più, alle volte impazzisce. Gli antichi, che
erano già sensibili a questo problema, per evitare di
alienarsi nel ripetere gesti eguali, cantavano… e
abbellivamo la gestualità cercando di renderla armonica…
(Sullo schermo appaiono brevi sequenze di “Ci ragiono e
ci canto”) quando remavano, zappavano, lavoravano ai
telai. In America, per combattere la fatica e l’alienazione,
si è cercato di introdurre la gestualità danzata anche in
fabbrica. Ecco qui un maestro della gestualità organizzata
che dà dimostrazione delle varie tecniche di produzione,
52
dalle primitive alle più robotizzate. In alcune industrie
tessili si sono impiegare addirittura maestre coreografe nel
tentativo di rendere il più armonioso possibile il lavoro.
Stacco. Va in scena “La maestra di ballo: catena di
montaggio”.
La maestra di ballo: catena di montaggio
Da “Grande pantomima per pupazzi piccoli, grandi e
medi”
Personaggi: Maestra di ballo, Alcune operaie, Voce fuori
campo di uno speaker.
SPEAKER
(voce fuori scena) Oggi il ritmo e l’armonia sono
alla base della produzione specie nelle aziende moderne.
Anche da noi, come già da tempo avviene in Giappone, ad
allenare e ad ammaestrare le aspiranti operaie sono state
chiamate delle provette insegnanti di danza.
Nello spazio scenico completamente vuoto entra la
maestra di ballo.
MAESTRA
(verso la quinta) Avanti quelle tre che abbiamo
scelto ieri... (Entrano alcune ragazze un po’ impacciate
che si disporranno in proscenio a lato della maestra di
53
ballo, ed eseguiranno via via i movimenti da lei indicati).
Accomodatevi carine, prego. È inutile che vi facciamo
provare direttamente sulla catena di montaggio vera e
propria, se prima non avrete acquisito, perfettamente, ogni
singolo movimento dei ventiquattro diversi che dovrete
eseguire, con armonia e tempo esatto. È semplice, non è
faticoso, è perfino elegante e divertente... ma dovrete
prestare molta attenzione! Il nostro motto è: “Lavorare
con gioia!” Immaginiamo che qui, a questa altezza, passi
il nastro superiore della catena di montaggio e a questa, il
nastro inferiore. Sul nastro superiore a dieci centimetri
una dall’altra sono sistemate delle viti; ognuna di voi, con
ambo le mani, deve afferrarne due e infilarle con gesto
alternato nei fori del pezzo struttura che passa sul nastro
sottostante. Provate... ecco, così, piano... non affrettatevi...
lentamente... Brave! Non è difficile, vero?... Un due... un
due... Attente adesso: sempre sul nastro superiore passa
una nespola... una specie di sigaro metallico, che dovrete
afferrare con i vostri dentini... così... ahmm... Attenzione
che arriva... Ahmm... brave! Adesso, senza smettere il
lavoro con le mani, infilate la spoletta in un foro situato in
un altro spezzone meccanico che in questo istante vi
passerà sulla sinistra. Saranno due di seguito le spolette da
infilare... Ahmm uno infilare, ahmm due infilare... quindi
con due colpetti della fronte dovete premere le spolette di
scatto... ohpp! Oohpp!... Si riprende con il gesto base...
54
Uno due... calma... non dovete stancarvi... Divertente, no?
Semplice
e
divertente...
Ora,
terzo
movimento:
acchiappare con le narici del vostro nasino due piccoli
gommini che troverete di passaggio sul nastro inferiore...
inspirare, via... infilate veloci... via!... Brave! A questi
gommini sono attaccati dei fili sottili di rame... date due
begli strappi per stenderli... e poi di scatto andate ad
avvolgerli sugli appositi rocchetti del tronco di sezione
montaggio sulla sinistra. Tre giri bastano. Via... uno, due,
tre... basta così. Ora soffiate forte col naso per fare uscire i
gommini... snariggiate forte... brave!... Staccare per un
attimo la mano destra e accompagnare il filo sul rocchetto
del nastro sottostante... via con morbidezza... avvolgerlo
così... con grazia... brave tesorini miei... due strusciate di
palmo per l’avvitamento delle rotelle a vite con la
sinistra... Lento... lungo... uno due! Basta così...
Attenzione... vicino il piede destro c’è il pedale che
comunica con la trancia... attenzione a ritirare le manine
altrimenti zac... un bel colpo secco... e trac, tutte le dita
via, per terra... il padrone non vuole! Fa disordine! Via...
Brave... perfetto! Col fianco bloccate il rotatorio... un
colpo d’anca sul pistone di sinistra... brave... e adesso due
colpi d’anca sul pistone di destra... come quando si fa la
mossa! Un altro sulla sinistra... zam! Piegare le gambe...
portare avanti il bacino... il ventre... fino a far premere
l’ombelico contro la ventosa applicata sul manubrio della
55
manovella del trapano... premere... là!... Oscillare rotando
il bacino... sì, proprio come nella danza del ventre...
splendido... ancora!... Retrocedere di scatto col bacino... e
battere i glutei... (aria interrogativa delle operaie)... sì,
insomma, una sederata sulla sbarra timone che vi sta
proprio di dietro e che provoca la chiusura del ciclo e
l’inizio di quello nuovo. Forza con ’sta sederata!!!...
Ohpp!
Avete visto com’è semplice? In più ha il vantaggio di
rassodare i muscoli dei pettorali ed eliminare la cellulite.
Chissà quante signore pagherebbero per essere al vostro
posto!
Allora da capo: ripassiamo con calma. Afferrate le viti
sopra e avvitate le viti sotto... uno due, uno due... arrivano
le nespole... attenti con i dentini... ahmm!... Subito infilate
sulla sinistra... ohpp! Altra spoletta... uno... op... due
colpetti con la fronte... vai... vai... perfetto!... Pronti con le
narici del naso, infilare i due gommini.. op, op... strappi
numero due... stendere... avvolgere sul rocchetto alla
sinistra... tre giri... op vai... stop! Snariggiata... due sniffsniff... accompagnare i fili con la destra... dolcezza...
unooo! Avvolgere... dueeee... treeee! Via con il palmo
della sinistra... strusciare lungo sulla rotella, opp! Pronti
per il colpo secco al pedale della trancia... via... zan!
Bloccare col fianco due volte sul pistone di destra, uno
sinistra... la mossa!... Uno... la mossa! Due... trimossa!
56
Sinistra! Braaaave! Avanti col bacino... preciso con
l’ombelico santo, sulla manopola ventosa... Gira gira...
(canta) la-la-la laìlaìlalalala... oriente misterioso e
sensuale. Pronti per la sederata all’indietro arrestaciclo...
vai! Bravee!... No, non vi fermate: riprendiamo da capo...
Uno, due... forza che se non sbagliate siete assunte! Uno
due, uno due con le mani alle viti... afferrate le spolette
con i dentini... uno due a sinistra... uno due a sinistra...
infila... colpetto con la fronte... due... op op... pronto il
nasino prensile... prendi i gommini due... due strattoni
tendifilo, op op... avvolgere a sinistra sul rocchetto... vrr
vrr... oh che meraviglia! Snariggiata sgniff sgniff... vai
con la destra... dolce... uuunooo duuueeee... avvolgere...
duuueee treeee. Palmo a struscio con la sinistra sulla
rotella... op, pedale trancia secco zamm!... la mossa!...
Due destra... mossa trapani... mossa trapam... sinistra
tratapram! Magnifico!... Via col pancino ombelico e
pancino...
gira
la
danza...
vai
orientale-
morbosa-sensuale-vai... gluteo veloce pronti... fuori uno...
perfetto!
Riprendono con ritmi ormai ossessivi mentre la voce dello
speaker dice:
VOCE SPEAKER
operaie
In una fabbrìca di Milano, la Siemens, le
della
catena
di
montaggio
compiono
57
quarantamilacinquecento movimenti in una sola giornata,
di cui tremila con il pedale e colpo d’anca relativo, per la
trancia.
Tutte le operaie sono ammalate alle ovaie per il
contraccolpo che scuote violentemente il bacino nello
scatto al pedale.
Quasi tutte soffrono di disturbi all’apparato genitale:
infiammazione, uretriti, ecc.
Alcune di loro hanno dovuto sottoporsi a interventi
chirurgici che le hanno private definitivamente della
possibilità di avere figli.
Stacco. Riprende la puntata.
FRANCA Ma nessuno ha mai pensato all’alienazione
degli impiegati statali, parastatali… dei bancari. (Sul
fondo immagini di uffici bancari) Ci hanno pensato per
primi in questi anni i giapponesi che hanno introdotto veri
e propri inni durante il lavoro nei loro uffici. Ogni banca,
ogni ministero, ha il proprio canto. Anzi, più canti, a
seconda della situazione. Al segnale convenuto, gli
impiegati vi partecipano in un immenso coro. Anche da
noi… nel grande Palazzo della Borsa… (Partono le
immagini dell’interno) gli impiegati hanno scritto una
canzone-inno
proponiamo.
con
azione
mimico-danzata
che
vi
58
Sul fondo appaiono impiegati, cambiavalute, agenti
supervisori, che si sbracciano nei loro classici segnali.
Agitano mani e braccia spalancando le dita e battendole
sul palmo della mano. In primo piano cantori e mimi si
muovono realizzando in grottesco gli stessi gesti.
Nel centro dell’hangar è stato costruito il cerchio facsimile della borsa con balaustra per il cosiddetto “parco
buoi”. Sul fondo le lavagne luminose e cabine telefoniche.
Si useranno anche le passerelle sulle quali si muoveranno
altri operatori gesticolanti che al momento debito
lanceranno fogli mandati a pezzi come coriandoli. Dalle
passerelle si butteranno alcuni manichini. Ogni tanto
nelle cabine telefoniche qualcuno si strangola col telefono
o si spara un colpo. Durante la canzone interverranno
anche le ballerine in veste di donne manager ed agenti di
cambio che a loro volta gesticolano, danno ordini,
telefonano, sventolano fogli . Inizia una danza frenetica
che termina con la catastrofe: tutti crollano di schianto al
suolo.
CANZONE
Voglio la borsa calda.
Forza comprate i CCT
59
Dan tre punti in più del BOT
Ci si guadagna un tot
Smobilizzate i FIM
Offro i Fondinvest a tre
Affrettatevi, fra un po’ non ce n’è più
Ci guadagnate cinque punti o giù di lì
Comprate FIAT, stanno andando su
No, mi spiace, Acqua Marcia non ce n’è più
Che pacchia, è proprio un gioco da ragazzi
Tu compri e poi raddoppi in un sol botto
In quattro giorni ho fatto sei milion.
Io pianto lì di lavorare
Io mi licenzio dalla ditta
Mi faccio dare la liquidazion
E poi me la gioco tutta: BANG.
Cos’è successo?... Aiuto! C’è stato un crollo bestia Wall
Street
Dio santo: tutte le azioni vanno giù di botto
In tre minuti ho perso sei milion
Forza svendete i CCT
Son tre punti sotto i BOT
60
Perdon già un tot
Buttate svelti i FIM
I BTB son senza quotazion
Offro a un terzo i CCT
Sbrigatevi a dar via quegli ONNY STAR
No, la Bastogni non si compra più
No, l’Acqua Macia è ormai da vomitar
Svendete tutto, è il patatrac
Sei morto! La Borsa o la vita mi darai
La vita ti darò, la Borsa mai!
Stacco.
DIRIGENTE RAI Oh, finalmente, avete chiuso con sta
danza a sfottò!
CAPO ORCHESTRA Perché, non v’è piaciuta?
DIRIGENTE Qui ci stanno i telefoni che scottano… C’è
un sacco di gente che telefona indignata… gente che in
Borsa ci gioca davvero e si sente presa in giro, oltre che
c’è rimasta bruciata.
ASSISTENTE
CAPO
ORCHESTRA
Va
bene,
eseguiremo un pezzo consolatorio con Reagan che tiene
un discorso tutto in positivo, (Parte l’immagine del
presidente americano) di grande speranza in un prossimo
rialzo vertiginoso.
61
DIRIGENTE Lo conosco questo discorso. Appena ha
parlato lui, la Borsa, che stava riprendendosi, è crollata da
far paura.
VOCE
Bisogna staccare.
Ci chiamano
per un
collegamento molto importante col Parlamento. C’è un
intervento sul problema della tensione internazionale
dell’onorevole Pietro Arlecco.
DIRIGENTE Tocca a Jannacci… dov’è?
AIUTO DIRIGENTE Non c’è, non si trova.
CAPO ORCHESTRA(DARIO) Va beh, niente paura,
l’on. Arlecco lo faccio io… Vai con l’immagine del
Parlamento.
Stacco sul parlamento gremito. La telecamera passa in
rassegna tutti i grossi personaggi del mondo politico.
NILDE JOTTI (doppiata) La parola all’onorevole Pietro
Arlecco. Ne ha facoltà.
ONOREVOLE ARLECCO (interpretato da Dario) ( è nel
banco dei deputati, prende a parlare. Durante la sua
orazione vediamo il suo discorso contrappuntato dalle
immagini dei vari onorevoli eccellenti di volta in volta
attenti, stupiti, perplessi, seccati, accigliati o addirittura
vocianti. Tutto il montaggio dipenderà dalle immagini di
repertorio che riusciremo a reperire)
Titolo: “Elogio della guerra totale”.
62
Cari onorevoli, è inutile nascondersi con la testa, e pure
con il sedere, sotto la sabbia: dobbiamo ammetterlo,
siamo entrati in un clima di guerra! E allora io vi dico
che… a sto punto ben venga la guerra… No, non (FILE
DEL
VECCHIO
COPIONE
DANNEGGIATO
MANCA UN PEZZO)(…) bande sempre più straripanti
di “verdi”, “arancioni”, “violetti” e “ a strisce azzurre e
marrone”, che urlano coi gorgheggi “ Pace! Pace!; dal
momento che gruppi sempre più numerosi di cattolici
credenti, protestanti effervescenti, mistici raggianti, vanno
intorno con candide colombe rampanti dipinte sul petto,
affiancati
da
masse
organizzate
da
partiti
momentaneamente all’opposizione che, a scadenze quasi
fisse, si svegliano al grido di: “Abbiamo il fuoco al
sedere, siamo all’ultima spiaggia…”, allora noi, che siamo
intellettuali
spregiudicati,
cinici
figli
del
riflusso
stagnante, noi, pur di sentirci diversi e originali, che si fa?
Gli si sbatte tutto all’aria col paradosso, e gli si
pernacchia: “Basta, ci avete scocciato con le vostre lagne
catastrofiche e piagnone. Viva la guerra che lava, rinnova
e, soprattutto, ammazza i rompiscatole”. No, non siamo
così imbecilli. Anzi, è il caso di ribadire ancora e ben
chiaro che riteniamo la guerra del tutto spaventosa, di
cattivo gusto e triviale, ma attenti, non inutile! No, no, per
favore, niente mormorii da scandalizzati. Se le cose non si
analizzano con un minimo di distacco e di scientificità,
63
allora è inutile… si cade nel solito manicheismo stupido e
brutale.
Allora vediamo: cercheremo di dimostrare che anche il
massacro di massa ha i suoi lati positivi. Prima di tutto il
conflitto con strage multipla fa nascere all’istante un gran
senso di solidarietà fra i colpiti, i brutalizzati. La gente si
ama… rinascono sensibilità assopite… scarseggiano cibo,
tabacco, caffè… cos’ la gente ricomincia ad apprezzare i
piccoli piaceri che il facile consumismo della pace aveva
distrutto. Un piatto di pasta condita con olio genuino e un
pezzo di pane vero… diventano una leccornia in paradiso.
EE poiché con la guerra, è risaputo, sorgono i più
imbecilli moralismi conditi con censure d’ogni tipo…
diventa una pazza follia anche un paio di calze di seta..
una ballerina che sculetta, e un vecchio filmetto osé è il
nirvana! Sì, perché diciamocelo francamente in faccia: la
pace, con il conseguente benessere, è un enorme rullo di
burro che appiattisce e ammorbidisce, fino ad annullarli, i
contrasti più sottili e intelligenti. La pace è noia, è
mediocrità, quindi porta alla ricerca di sensazioni sempre
più violente, spesso mortali, come l’uso spropositato
dell’alcool e della droga. Vogliamo debellare questo
mostruoso flagello della droga? Facciamo scoppiare una
guerra, i giovani sarebbero salvi dalla noia. I giovani che
oggi non sanno più come passare le serate e si buttano alla
scorribanda omicida, le bande di teppisti che percorrono le
64
città organizzando stupri, pestaggi… avrebbero di che
sfogare in modo legale, anzi eroico, la propria ottusa
violenza. E la domenica cesserebbero gli scontri
spaventosi fra tifosi… e gli imbecilli incidenti stradali con
ammucchiate giganti di catorci di macchine. La guerra ha
il grande pregio di rendere omogeneo e proficuo ogni
sfogo insensato e criminale, incanala il bisogno di
brutalità… la voglia incontenibile di sangue che scorre…
Tutti ammazzano, finalmente, con la santa convinzione di
migliorare l’umanità. La guerra è speranza e vitalità.
Soprattutto, la guerra ci libera all’istante di uno dei più
tragici problemi che assillano l’economia della nostra
società… la disoccupazione. Con la guerra le industrie di
materiale bellico centuplicano la produzione. Nasce una
ricerca spasmodica della mano d’opera… la maggior parte
dei disoccupati cronici… i giovani… viene arruolata e
sbattuta al fronte. Le donne acquistano la desiderata parità
rimpiazzando i maschi di leva anche nei lavori più pesanti
e pericolosi. Splendido! Si vedono le fragili ragazze
guidare bulldozer, domare incidenti e svuotare latrine. E si
riciclano perfino i vecchi. Una vanga, un piccone, e via,
vai nonno! Si svuotano, finalmente, quei lager immondi
che sono i pensionati per gli anziani. Nel grande massacro
i vecchi tornano a vivere, si sentono utili, riacquistano una
dignità.
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Sì, sì, conosco l’obiezione, è quasi ovvia: attenti che
stavolta, scoppiasse una guerra, non si tratterebbe del
massacro patetico in stile primi del secolo. Le decine di
milioni di morti dell’ultimo conflitto sarebbero un ricordo
di misericordiosa dolcezza umana. Si tratterebbe davvero
di una guerra lampo… un fuoco d’artificio con gran botto
a concludere… e l’umanità: PAM! BOUM! Finita! Tutta
l’umanità… salvo, forse, alcuni superstiti… pochi…
soli… i veri fortunati di una immane lotteria… forse
leggermente contaminati, certo coi giorni contati… ma, si
sa, non si può avere tutto, proprio tutto, dalla vita.
SIGLA DEL TELEGIORNALE
Titolo: I GRANDI SERVIZI DEL TELEGIORNALE
In America, esattamente a New York, si sta conducendo
un esperimento di educazione civile molto interessante. In
seguito all’accordo fra il Ministero della Giustizia ed il
Ministero scolastico, si arrestano e si portano in prigione
ragazzine e ragazzini dagli otto ai dieci anni d’età… non
perché abbiano commesso reati, ma anzi assolutamente
innocenti.. presi a caso per la strada o in una classe
scolastica. (Parte il documentario. Un poliziotto afferra
un bambino e lo costringe con la faccia al muro) No, non
è una trovata pazza inventata da un maniaco sessuale; è un
66
metodo ideato da esimi sociologi per educare i minori
all’idea che in questa società chi sbaglia, paga.
(Continuano ad apparire le immagini appositamente
girate a parte). Il bambino, o la bambina, viene portato di
peso alla Centrale di polizia, viene spogliato, fotografato,
gli si impone di dare le proprie generalità e si rilevano le
impronte digitali. Si effettua il prelievo del sangue per gli
esami medici, per scoprire se si droga, etc.
L’azione di dressing va sotto il nome di “Non è mai
troppo presto”. Quindi, al piccolo detenuto viene fatto
indossare il pigiama del carcerato e rinchiuso fra le sbarre
in isolamento.
Per evitare che i ragazzini messi in carcere prendano
l’azione educativa come un gioco, spesso i poliziotti di
servizio
nella
prigione
non
vengono
avvertiti
dell’esperimento… in modo che si comportino come è
loro solito quando si trovano a trattare con
piccoli
delinquenti, di cui, del resto, la città di New York pullula.
Ora, un comitato per l’educazione civica sorto da qualche
mese in Italia, visto il grande successo raggiunto dal
metodo americano sui minori, ha pensato di applicarlo nel
nostro Paese anche agli adulti, specie a quegli individui
che hanno raggiunto una certa posizione sociale, un certo
potere. Così, se la proposta verrà accettata dal Parlamento,
ogni mese verrà un centinaio di nomi di personaggi
illustri: banchieri industriali, giudici, dentisti, chirurghi…
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presidi scolastici, assessori comunali, ministri in carica.
Costoro, una volta arrestati, verranno tradotti in galera,
dove dovranno restare per un certo tempo… una
settimana… un mese… a seconda. Il comitato suddetto si
sta già organizzando per raccogliere le firme per un
referendum propositivo. In questo giorni il Ministero della
Giustizia,
per
conto
proprio,
sta
compiendo
un
esperimento pratico per valutare se questo metodo
educativo possa essere davvero realizzato nella realtà.
Cioè
a
dire:
sarà
arrestato
qualche
personaggio
altolocato… scelto a caso… e portato in carcere, così da
(FILE DANNEGGIATO)
DIRIGENTE Siamo sotto finale, avete trovato Enzo
Jannacci?
Sul grande schermo appare la faccia dell’aiuto dirigente.
AIUTO DIRIGENTE Sì dottore… l’abbiamo trovato
Jannacci…
DIRIGENTE E dove si trova?
AIUTO DIRIGENTE All’ospedale…
CAPO ORCHESTRA Che ospedale?
AIUTO DIRIGENTE Di pronto intervento, dove appunto
io mi trovo.
DIRIGENTE S’è fatto male? E’ ferito?
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AIUTO DIRIGENTE Non so… mi hanno detto che è in
sala operatoria per un trapianto.
CAPO ORCHESTRA Oddio. E’ grave allora. Che gli
trapiantano?
AIUTO DIRIGENTE (accanto a lui sullo schermo appare
anche un’infermiera) Scusi un attimo dottore… mi stanno
dicendo che è lui che trapianta… è lui che opera.
DIRIGENTE Ah, già che è chirurgo… me n’ero
dimenticato. E adesso che si fa…
CAPO ORCHESTRA E no, per la miseria… Enzo non
può farmi una roba simile, piantarmi in asso proprio nel
finale. Per favore, lei mi faccia un favore.
AIUTO DIRIGENTE (dal grande schermo) Dice a me?
CAPO ORCHESTRA Sì, mi faccia un favore… entri nella
sala operatoria… passi il microfono ad Enzo Jannacci, che
gli debbo parlare…
AIUTO DIRIGENTE Ma che dice… impossibile, è
proibito.
CAPO ORCHESTRA Non me ne importa un fico se è
proibito… si spicci per favore!
DIRIGENTE Faccia come le dice!
AIUTO DIRIGENTE Va bene… vedrò cosa posso fare…
DIRIGENTE Certo, sto benedetto ragazzo dovrebbe
decidersi: o fa il cantante o il chirurgo, non può cimentarsi
in due mestieri così diversi.
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CAPO ORCHESTRA Certo, mica è un ministro che una
volta può occuparsi di marina mercantile… e la volta
dopo
dirigere
tranquillamente
il
ministero
della
medicina… e senza capire niente né dell’uno né dell’altro.
Se non altro Jannacci se ne intende di tutti e due.
DIRIGENTE Allora… quello è arrivato?
AIUTO DIRIGENTE Eccomi, sono qui in sala operatoria.
Vediamo lo staff dei chirurghi intorno al paziente.
ENZO JANNACCI Pronti con l’anestesia…
CAPO ORCHESTRA Enzo… pronto Enzo, mi senti?
JANNACCI Sì, ti sento, chi sei… cosa vuoi…
CAPO ORCHESTRA Come chi sono, sono Dario… ti sei
dimenticato che hai da cantare la chiusura dello
spettacolo…
JANNACCI Ah sì?... Beh, mi spiace… ma io adesso ci ho
il trapianto. (Al chirurgo assistente) E’ arrivato l’organo?
ASSISTENTE Sì, è qui, è … pronto, pulsa ancora…
CAPO ORCHESTRA Enzo non puoi… fregarmi così…
tu devi cantare.
JANNACCI Come faccio… ho qui l’organo che pulsa.
CAPO ORCHESTRA E va bene… arrangiati… fai il
trapianto e canta.
JANNACCI E va beh… proviamo. Vai con la base… che
canzone devo esguire?
CAPO ORCHESTRA “El purtava i scarp de tenis”.
70
JANNACCI Va benem vai… intanto voi preparatemi i
ferri… disinfezione… anestesia…El purtava i scarp de
tenis…bisturi… el parlava de per 10.. tapone… L’era el
prim a menà via… perché l’era un barbun… forza col
coaugulante.
Ecc. ad libitum
Presi dal ritmo gli assistenti ancheggiano e compiono
qualche passo con giravolta. Mimano di cucire con gesti
molto ampi. Il paziente viene sollevato, rivoltato, buttato
per aria e ripreso al volo. Dal ventre del paziente salgono
palloncini che si librano per aria.
Il paziente viene
appeso per la rieducazione degli arti a fili con carrucola.
Gli assistenti tirano via i cavi. Il paziente si muove con
una marionetta. Di conseguenza, tutti si muovono
esasperando quei gesti. Danza finale.
FINE SECONDA PUNTATA.
TRASMISSIONE FORZATA – III PUNTATA.
Angar con gente in movimento. Appare il dirigente.
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PRIMO DIRIGENTE Vedo con piacere che la lezione
dell’altra settimana ha sortito il suo effetto.
SECONDO DIRIGENTE Finalmente siete tutti presenti e
puntuali.
DARIO Sì ci siamo tutti.
FRANCA C’è anche Jannacci.
PRIMO DIRIGENTE Mi fa piacere.
NICOLA Ma non è per timore degli arresti che siamo qui
tutti e puntuali.
SECONDO DIRIGENTE Ah no, e per che ragione, di
grazia?
DARIO Ci ha convocati Andreotti.
DIRIGENTE Il Ministro in persona?
FRANCA Sì, eccolo!
Sullo schermo appare il viso di Andreotti.
CORO Buon giorno Giulio!
“Evviva Giulio che è un furbacchione
che ci ha uno scatto da gran campione
sì però
e il giovedì sta qua
e il venerdì sta là
il sabato sta su
ma noi si ritorna giù
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soltanto la domenica non sta né su né giù”
ANDREOTTI Per carità… grazie… sono commosso…
FRANCA (gridando) Giulio sei bello!
ANDREOTTI Vi prego, io sono qui purtroppo per darvi
una cattiva notizia… vi devo lasciare…
JANNACCI Come lasciare?
DARIO Vuol dire che non scrive più i testi per noi?
ANDREOTTI Appunto… cercate di capirmi, ho ricevuto
delle pressioni.
CORO Da chi?
ANDREOTTI Voi sapete che a parte voi, io ho dei
supporter… diciamo dei fans molto accesi…nei ragazzi di
Comunione e Liberazione…
FRANCA Come no… li ho sentiti nei loro convegni
gridare: ‘Giulio! Giulio! Ti amiamo!’ E si sbracciavano…
urlavano… cantavano perfino la nostra canzone.
CORO Evviva Giulio…
DARIO Silenzio! Ma ci dica Onorevole, cos’è successo?
Non mi dirà che quelli di Comunione e Liberazione le
hanno imposto di abbandonare la trasmissione…
ANDREOTTI Sì purtroppo… è così
JANNACCI Non gli piacciamo?
ANDREOTTI Pare di no. Non gradiscono la vostra
ironia… ad ogni modo vi prego di non prendervela a
male… ne riparleremo… vedremo… ma per ora… addio!
(Scompare l’immagine).
73
DARIO Ci ha lasciati!
CORO Addio Andreotti Giulio
tu ci hai lasciati al doglio
senza il tuo saggio consiglio
abbandonati nel cordoglio.
FRANCA Come faremo senza la sua guida?
DIRIGENTE Certo vi trovate in un gran guaio!
DARIO Non disperate sono certo che tornerà come a suo
tempo tornò Prete Liprando.
NICOLA Prete che?
JANNACCI Prete Liprando.
NICOLA E chi è?
FRANCA E’ un prete milanese del 1.100.
NICOLA Cosa c’entra con Andreotti.
DARIO Sì, in verità non c’entra niente… In quanto questo
prete stava sempre da una parte sola… quella dei
poveracci, non era duttile e spregiudicato come il nostro
Giulio.
CORO Che il giovedì sta qua e il venerdì sta là…
JANNACCI Sì, non era uno svelto furbacchione…
NICOLA Appunto allora che c’entra… Giulio col Prete
Liprando.
DARIO Non so, perché mi sia venuto in mente, forse sarà
perché oggi è l’anniversario di quando gli hanno tagliato
le orecchie e il naso.
NICOLA A Giulio?...
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DARIO Come no, infatti non lo sai che Andreotti ha le
orecchie finte… per non parlar del naso.
NICOLA A ecco mi pareva.
FRANCA Non scherzare… è a Prete Liprando che hanno
tagliato le orecchie e il naso… per fargli uno sfregio…
che così non avrebbe più potuto dire messa…
NICOLA Ma va? Che bella storia. Racconta… racconta.
CORO Sì, racconta… racconta…
DIRIGENTE Un momento… se non vi spiace, prima
manderei in onda la sigla della trasmissione… poi
riprenderete col racconto della storia di Prete Liprando.
DARIO Giusto… via con la sigla.
CORO A fra poco.
Sigla.
Applauso del coro. Sopra i costumi da clown degli uomini
e quelli da ballo delle donne, i componenti del coro
indossano stracci, mantelli, tuniche, copricapi a cuffia,
qualcuno impuga pertiche da pellegrino, calzano in capo
capelli di paglia e di stoffa. C’è un guerriero sul cavallo
monumento, alcuni clown hanno il capo e il busto
ricoperto da maglie di ferro, calzano elmi, impugnano
lance. C’è il personaggio del Vescovo Medioevale
circondato da alcuni chierici.
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DARIO Ma come vi siete conciati?
NICOLA Ci siamo preparati per il racconto di Prete
Liprando.
DARIO Ho capito… bravi! Dunque i fatti che andiamo a
narrare sono accaduti all’inizio del 1100.
FRANCA (GOBBO) A Milano si fronteggiavano due
grandi fazioni… Quella dei nobili, dei grandi mercanti, e
quella dei patari… cioè dei poveracci… artigiani, servi,
contadini sfuggiti al servaggio della
gleba. Prete
Liprando… e lo sconciarono mozzandogli naso e
orecchie… così non avrebbe più potuto dir messa.
CORO Come mai?
DARIO E’ una legge del clero da sempre: storpi, orbi, o
sconciati in genere non possono né servire né dir messa.
FRANCA E nemmeno tenere le prediche e le omelie del
pulpito, in cattedrale… come appunto Prete Liprando
faceva quasi tutti i giorni.
JANNACCI In poche parole, così se l’erano tolto di
mezzo.
NICOLA Ma a ‘sto punto, scusate, non facevano più in
fretta ad ammazzarlo addirittura?
FRANCA E no, perché se l’avessero ucciso rischiavano di
far diventare Prete Liprando un martire se non addirittura
un santo… Così, invece, con quella faccia resa grottesca e
macabra al tempo, Liprando, era messo completamente
fuori gioco. (Appare la testa bendata di Liprando) Ma i
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patari non si diedero per vinti e partirono alla volta di
Roma a piedi: una processione di cinquemila straccioni
che raggiunse la città del Papa per implorarlo di concedere
l’eccezione per Prete Liprando. Gli chiesero che gli fosse
accordato di dir messa anche con la faccia così sconciata.
Ma il Papa disse di no.
I cinquemila restarono in
ginocchio davanti al palazzo del Papa per 5 giorni e 5
notti finché il Pontefice non si decise ad acconsentire che
Prete Liprando celebrasse la messa. Ma avrebbe dovuto
calzare sul viso sconciato una maschera. I patari tornarono
a Milano e la prima domenica di Pasqua Prete Liprando,
in Santa Maria del Popolo gremita all’inverosimile uscì
con una maschera di cuoio sul viso. Dalla Sacrestia
s’inginocchiò all’altare, poi si voltò verso i fedeli… e
rimase stupefatto, sbigottito… tutto il pubblico calzava
maschere. Migliaia di facce mascherate… tutti! Perché
Prete Liprando non si sentisse diverso da loro… anzi
uguale a tutti i patari di Milano. (Appaiono in
controcampo i patari mascherati. Applaudono e gettano
cappelli).
NICOLA Bellissima storia, ma scusate, Enzo e Dario,
questo Prete Liprando non è lo stesso di quella vostra
canzone…
JANNACCI Sì, è lui…
CORO E allora cantatecela…
JANNACCI Siamo qui per quello…
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DARIO ed ENZO (cantano. Durante la canzone sul blu
saranno proiettate le immagini dell’interno ed esterno
della cattedrale di Sant’Ambrogio. Appariranno fissi
come bassorilievi romanici i personaggi della storia.)
“Prete Liprando
ben visto dai poveri cristi
ancdò dall’arcivescovo crosolano(?) in Sant’Ambrogio
“Sei ladro e simoniaco” gli disse “Venduto all’imperatore
quel porco!”
“Cosa?!” rispose l’arcivescovo infuriato
come ti permetti prete, sono ex combattente
ho fatto la prima crociata
e anche la terza
la seconda no perché ero malato…”
Prete Liprando rispose: “Lo so,
più di una città hai saccheggiato, lo so,
più di una città hai insanguinata
e ora Milano tu vuoi inchiodata
vederla prostrata!”
“Liprando, a sto punto esigo il giudizio di Dio.
Dovrai camminare sui carboni e s’intende ardenti
Le fascine di legna quaranta, quaranta,
s’intende le pago io,
se tu ne uscirai per niente arrostito
io me ne andrò solo via da questa città
solo e appiedato”.
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Prete Liprando domani alla calata del sole
Affronterà il giudizio di Dio in piazza Sant’Ambrogio!
Quaranta fascine furono approntate
In una catasta
La gente veniva fin da Venegono e da Biandrate
“indietro, su, non spingete, per diana, c’è fumo…
non lo vedete?... ma io non vedo niente, non vedo un
accidente
son
venuto
da
Como
per
niente…”
“Tornate tutti a casa, non se ne fa niente,
il Papa da Roma ha proibito, lo spettacolo è finito.”
“E io lo faccio lo stesso – disse il prete Liprandoma le fascine quaranta io non ce l’ho”.
La gente portava le fascine da Biandrate,
facevano un sacco di fumo,
la gente tossiva tossiva piangeva
ma non si muoveva, che popolo pio!,
voleva vedere il giudizio di Dio.
Ecco il giudizio, Liprando
È
già
pronto,
dov’è?
E’
là
E’ bianco, ha paura, oh com’è magro
Ha i piedi spogliati, che piedi lunghi!
La brace è rossa e rosse son tutte le facce
son tutti con gli occhi sbarrati
anch’io li ho sbarrati
però non vedo niente.
in
fondo!
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E’ entrato dentro i carboni senza guardare
In mezzo è tutto sudato
Ma non è bruciato
Tre donen son svenute
Una ha partorito ma in buona salute
“dai, non spingete!”; “ ma io non vedo niente!”
ecco, è arrivato; Dio l’ha salvato
gloria a Liprando che Milano ha salvato
l’arcivescovo è scappato
gloria a Liprando
ecco è cascato, s’è mezzo massacrato
gloria a Liprando
e io non ho visto niente
non ho visto un accidente
sono venuto da Como per niente!
(Terminata la canzone i ragazzi clown applaudono)
PRIMO DIRIGENTE Scusate c’è una chiamata per voi
sul grande schermo…
FRANCA Sarà senz’altro Giulio.
DARIO
Lo
sapevo
che
sarebbe
tornato!
Invece appare sullo schermo il viso di Craxi. Marchetti??
CRAXI Scusate se mi sono permesso…
CORO Bettino Craxi?!
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CRAXI … se mi sono permesso di interrompere lo
spettacolo…ma ho saputo che Andreotti ha dato forfait…
se non avete niente in contrario potrei subentrare io al suo
posto.
DARIO Vorrebbe scrivere i testi dello spettacolo con noi?
CRAXI Ecco appunto… e anche recitarvi qualche
scenetta…
DARIO No, la ringrazio, ma recitare, no, non si offenda
Bettino… ma lei fa troppe pause… delle pause che ci
passa un treno merci di quarantacinque vagoni fra una
parola e l’altra.
Fuori campo.
CRAXI … beh, non esageriamo.
DARIO Eh no… eh no…
CORO E’ la verità, è la verità. Le pause di Bettino durano
un’eternità.
FRANCA Bettino mi sciolga una curiosità, lei quando
tiene un qualsiasi discorso continua a guardare di qua e di
là come aspettasse l’imboccata da qualcuno… ma a chi si
rivolge?
CRAXI Beh, le dirò, a Martelli. E’ lui che mi dà i tempi,
tant’è vero che se ne sta sempre acquattato fra le quinte.
E’ lui che mi dirige…
CORO Martelli dirige?
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DARIO E’ vero… adesso che mi viene in mente… l’ho
visto una volta… stava nascosto dietro la macchina da
presa e si sbracciava… lo dirigeva… (Pantomima).
CRAXI Sì, è così… d’altra parte non sono il solo, tutti gli
uomini politici che si rispettino hanno… (da questa frase
in poi è tutto fuori campo) qualcuno che li dirige… che gli
fa da suggeritore.
JANNACCI Sì, vallo a raccontare ad un altro, Bettino.
FRANCA No, no, posso testimoniare che l’onorevole ha
detto la verità: infatti nel P.C.I. Occhetto suggerisce a
Natta come si rinuncia, nel P.S.D.I. Tanassi suggerisce a
Nicolazzi come si tangenzia.
DARIO Franca certe battute non sono proprio degne di te.
Quando siamo stati in America tu stessa hai potuto
renderti conto di persona che laggiù ogni uomo politico
si vale di un suggeritore…Reagan per esempio… tutti
avrete notato quel leggio a bussolotto che si tiene
davanti… durante le conferenza stampa.
A che gli serve? Non ci appoggia i fogli da leggere… non
ha microfoni… infatti ne tiene uno al bavero come il
mio…E allora a che cosa serve sto bussolotto? E’ che
dentro
ci
sta
nascosta
sua
moglie
Nancy
tutta
raggomitolata… così…
PRIMO DIRIGENTE Attento lei sta scherzando sulla
moglie di un Capo di Stato.
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DARIO Ma è la verità. E’ lei che gli suggerisce… ché lui,
diciamolo pure… è completamente svampito… l’avrete
visto:
(Alterando la voce) “Scusi signor Presidente…
“Dice a me?
“Sì a lei… Ronald
“Sono Presidente? Io?... Ah, sì?... Di
cosa? Dell’America? Ah, ah che bello… come mi fa
piacere!
SECONDO DIRIGENTE Ci vada piano… si tratta del
Presidente degli USA.
DARIO Ebbene… Nancy… gli suggerisce tutto… quando
i giornalisti gli pongono una certa domanda Nancy gli tira
il pantalone sinistro e lui risponde sì, quando deve
rispondere no, gli tira il pantalone destro e per finire
quando deve tergiversare… ché gli hanno posto una
domanda scabrosa e deve rispondere né sì né no… lei tira
in mezzo… pare sia quella la ragione per cui Reagan ha
avuto problemi alla prostata… (Tutti ridono).
FRANCA Dario mi meraviglio di te…
PRIMO DIRIGENTE Lei sta rischiando un grave reato, lo
sa?
DARIO Ma no, Reagan è spiritoso…
PRIMO DIRIGENTE Può darsi.
DARIO Però a Craxi è piaciuto… vero? Bettino… è
sparito… Bettino!
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DIRETTORE SUP. E’ inutile che urliate… se n’è
andato… e piuttosto offeso.
JANNACCI Perché offeso… che gli abbiamo fatto?
DIRETTORE SUP. Ma dico scherziamo?Uno come Craxi
si offre di collaborare con voi… e voi lo andate trattando
con sufficienza.
JANNACCI Oeu, ma che permaloso!
DIRETTORE Eh sì… vorrei vedere. Craxi non permette a
nessuno che lo si snobbi, nemmeno a De Mita…
figuriamoci a una banda di teatranti.
FRANCA Beh, adesso è lei direttore che ci sta
offendendo.
DIRETTORE Eh sì, vi credete chissacché per quattro
spiritosaggini che andate sciorinando.
DARIO Beh, a parte… che si può suscitare sghignazzo…e
dire cose tragiche… Ad ogni buon conto siamo in grado
di sciorinare anche cose assolutamente serie… se ci vuol
scommettere…
FRANCA E senza trombonare con la solita retorica
pallosa.
JANNACCI E magari restando spiritosi…
DIRETTORE Seri e spiritosi? Be, vediamo, vi voglio
proprio mettere alla prova…
JANNACCI Siamo pronti, ci dia lei un tema.
84
DIRETTORE Ecco… oggi è il giorno ventisei Aprile, ieri
era il venticinque d’Aprile… e come ben sapete in tutta
Italia s’è celebrato l’anniversario della Resistenza…
FRANCA Già e con le solite sfilate, discorsi e bla bla…
Fanfare e tromboni politici… e poi ci si meraviglia se ai
giovani la Resistenza non frega un bel niente.
DIRETTORE Appunto… vediamo se voi siete capaci di
trattare della resistenza senza fanfare… sbandieramenti…
e retorica.
JANNACCI Beh potremo provarci… tanto per cominciare
a proposito di fanfare le proporrei, signor direttore
generale di ascoltare questa marcia… mai eseguita in
nessuna commemorazione ufficiale…
DIRETTORE Sentiamo, di che si tratta?
NICOLA E’ una canzonaccia… anarcoide della banda
Galimberti.
FRANCA Ah, quella che fa “Siamo banditi non siamo
soldà…” E’ bellissima.
DARIO Si la conosco anch’io è una tirata provocatoria…
scritta e cantata in polemica con la formazione
Garibaldina dove vigeva il mito dell’organizzazione e
della disciplina di ferro.
DIRETTORE per favore veniamo al sodo cantate:
CORO – SIAMO BANDITI NON SIAMO SOLDA’
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Durante la canzone carrellata sulla ipotetica banda
Galimberti. I componenti appaiono come descritti nella
canzone… c’è anche qualche donna.
Il comandante della mia banda
Ex ufficiale al servizio del re
Ci ha le paturnie fa suonare la tromba
E tutti quanti ci ha mandato a chiamà
Voi mi parete un po’ strapenati
Parete dei zingari e no dei soldà
C’è chi ha il berretto
E chi ha il purillo
C’è chi ha il panizza
E chi non ce l’ha
La giacca a vento
Ce l’hanno in quattro
Due col giaccotto
Tre col paltò
Lui col calzone alla zuava di velluto a coste larghe tipo
quelli dei magut
Lui coi braconi a cavallerizza
Lui quelli corti
E lui non ce l’ha
Tre con le scarpe
Da militare
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Due ci scarponi
Da montagnan
Uno coi sandali di gomma
Lui con le scarpe di vernice con le ghette da lifrock.
Dio che banda di scombinati, siete banditi no dei soldà.
Comandar voi l’è un disonore
Non può scacciare così l’invasor
Trenta divise in grigio-verde
Sono arrivate mettetele su.
Niente divise
L’è la risposta
Siamo banditi
Non siamo soldà.
Noi combattiamo
Ma senza paga
E scombinati
Vogliamo restar.
Noi combattiamo anche per quello
Contro il tedesco contro il regime borghese militare
Di quel nano contro i preti e contro il re
Contro sua legge e regolamento
E ogni divisa
Noi combattiam;
noi combattiamo
per l’uguaglianza
noi combattiam
87
per la libertà.
Per l’eguaglianza non è il caso
Che i vestiti siano uguali tutti verdi di color.
Siamo banditi di questo stato
Siamo banditi non siamo soldà.
Noi combattiamo ma senza paga
Non abbiam regole e non vogliam padron.
Applausi.
DIRETTORE Sì, spassosa, ma voglio ricordarvi che
quella banda che voi presentate così buffa… s’è fatta
grande onore contro i nazisti.
FRANCA Appunto. E senza tante bardature da guerrieri
gloriosi.
JANNACCI Il fatto è, caro signor direttore che come al
solito le storie e le canzoni che valgono qualcosa che
hanno un valore veramente popolare…non te le trovi mai
nei riti ufficiali.
FRANCA Ah no di certo, guarda un po’ se in una
celebrazione in presenza delle Autorità hai mai sentito
parlare dell’Epopea di Trarego… per esempio.
NICOLA A beh che discorsi… figurati una storia in
dialetto che parla di sterco, di fogne… e di preti con la
pistola che sparano sui tedeschi…
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DIRETTORE Avanti, sentiamo sta storia di Trarego.
M’incuriosisce…
FRANCA Subito: ecco a voi… (Indica un cartello) il
racconto autentico scritto da Angiolino Bertoli detto
panetée (panettiere) di Trarego, Val Cannobina.
“E ti, allora, non ci hai mai provato a pianger in de la
merda…Sì, dico…esserci dentro infino al col… in de la
merda e piangere got a gutuni… come un bambin… beh,
son robbe che succedeva solamente in quei tempi là.
Tempi dei partigiani.
(il testo originale sarà recitato italianizzandolo così da
renderlo più comprensibile).
DIRETTORE Complimenti… vi devo dire che mi sono
commosso… questo monologo m’ha fatto venire
in
mente… come clima e autenticità… quella sua splendida
canzone Jannacci… quella della fucilazione all’alba…
come fa?
JANNACCI Ah quella che ho scritto insieme a Dario.
DARIO Beh, le dirò che in quella canzone c’è una grossa
parte autobiografica… infatti a mia volta come il
personaggio
della
canzone
sono
stato
sbandato…
disertore… in fuga sulle montagne, braccato ripreso
arruolato a forza… scappato di nuovo… allora avevo 18
anni… e come tanti ragazzi della mia età ho rischiato
anch’io da incosciente di finire al muro senza capire bene
il perché…
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FRANCA Dai forza Enzo, cantacela…
CANZONE – SEI MINUTI ALL’ALBA (musica di E.
Jannacci – 1965)
Sei minuti all’alba
El gh’è gnanca ciar
Sei minuti all’alba
Il prete è pronto già.
L’è giamò mes’ura
Ch’el va dré a parlà
“Sì, ma non è il momento
un pu’ d’educasiun”.
Mi anca piangi aria
Il groppo è pronto già;
piangere, d’accordo, e perché,
mi han da fucilà.
Vott setember suntscapà
Ù finì de fa el suldà
Al paes mi sunt turnà
Disertore m’han ciamà.
De sul treno caregà
N’altra volta sunt scapà
In montagna sono andato
Ma l’altr’er,
cui ribelli m’han ciapà.
90
Entra un ufficiale
Mi offre da fumar
“Grazie, ma non fumo
prima di mangiar”.
Fa la faccia offesa
Mi tocca di accettar
Traduzione
Sei minuti all’alba
non è neanche chiaro
Sei minuti all’alba
Il prete è pronto già.
È già mezz’ora
che continua a parlare
“Sì, ma non è il momento
un po’ d’educazione
Io anche piangerei
piangere, d’accordo, e perché,
mi han da fucilà.
Otto settembre sono scappato
ho finito di fare il soldato
al paese sono tornato
Disertore mi hanno chiamato
Da sul treno caricato
Un’altra volta sono scappato
91
In montagna sono andato
Ma l’altro ieri
Con i ribelli mi hanno preso.
Entra un’ufficiale
Mi offre da fumar
“Grazie ma non fumo
prima di mangiar”.
Fa la faccia offesa
Mi tocca di accettar.
Applausi e complimenti.
DIRIGENTE Bravo davvero.
FRANCA Avete notato, anche in quest’occasione noi
donne siamo sempre messe a far da cornice… comparse…
dite di voler raccontare una storia diversa sulla resistenza
e poi…vi comportate a vostra volta come tromboni
maschilisti.
DARIO Hai ragione… è che è difficile ritrovare
argomenti, interessanti testimonianze sulle donne che…
FRANCA Ma fammi il piacere… il guaio sta a monte. Il
fatto è che la mancanza di volontà a ritrovarne ce l’avete
nel cranio. Guarda qua, a proposito di testimonianze: la
Risola, Nadia Pasini, mamma Togni…
NICOLA Racconti di donne?
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FRANCA Certo tutte storie stupende di donne… che
manco vi sognate.
JANNACCI Ma tu guarda… e tu ci assicuri che davvero
sono belle?
FRANCA Enzo, non sto manco a risponderti.
DIRETTORE Non se la prenda signora Rame… ce ne
rappresenti qualcuna.
FRANCA Volentieri.
Cartello a stendardo. “ Storia della Risola. Foce del Po
di Coldigoro Polesine”.
Sullo schermo vengono proiettate le immagini del film
“Paisà” di Rossellini, rispondente all’episodio sulla
resistenza nelle valli di Comacchio.
Franca inizia a raccontare sui lati della scena uomini e
donne addobbati alla maniera dei contadini del polesine,
ascoltano. Sullo schermo gigante vengono proiettate le
immagini dei film “Paisà” di Rossellini (l’episodio sul
Polesine appunto).
LA RISOLA
CORO – Canzone delle valli Chioggiote
Avii! Sareee! Avi-aviii-Meri-mori
Taij! Taij…iie’ Sare’eee!
La nostra vita l’è zu par le vale
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Copar le anguile in sale e infuocarle
E nostro amore l’è dentro le vale
Imbraso a le putee come anguille intorsicae
Avii! Sareee! Avi-aviii-Meri-mori
Taij! Taij…iie’ Sare’eee!
E po le anguille so nel nostro pane
Anco de morti che sotera in acqua
In meso anguile marse e le stopasse ingragigade
Avii! Sareee! Avi-aviii-Meri-mori
Taij! Taij…iie’ Sare’eee!
La fiocinina (Nel copione originale “La Risola”)
Prologo
FRANCA
Della nascita di una banda organizzata da rossi e
composta al completo da rossi ci parla una donna delle
valli fra Comacchio e Chioggia. Di lei conosciamo
soltanto il soprannome, che è quello rimastole dalla lotta
partigiana: “Risola”. Anche qui la donna parla in dialetto:
il chioggiotto, un dialetto che è il più antico del mondo...
dal quale sia nato, dicono, sia il veneziano che il ferrarese.
Il racconto è stato ricavato da una registrazione su nastro,
eseguita dalla protagonista della storia.
CORO
Avii! Sareee! Avi-avii-Mori-mori
94
Taij Taij...iiee’. Sare’ee!
La nostra vita l’è zu par le vale
copàr le anguile in sale e infumicàrle
e nostro amore l’è dentro la vale
imbraso a le putee come anguile intorsicàe.
Avii! Sareee! Avi-avii-Mori-mori
Taij! Taij...iie’. Sare’eee!
E po’ le anguile son nostra menèstra
e anco’ le anguile son el nostro pane
anco de morti ghe sotèra in acqua
in meso anguile marse e le stopàsse infragigàde.
Avii! Sareee! Avi-avii-Mori-mori
Taij! Taij...iie’. Sare’eee!
FRANCA
Ai primi ziorni de otobre proprio del quarantatré,
noi se jera ai casoni de la Maria Negra, a l’isola bassa a
lavorare, tuti: omeni, done, putej... tajévemo le teste a le
anguile, par po’ infumigàrle e mèterle a secàre. Séremo là
fora, in corte che se tajva coi coltelòni e eco che i te ariva
par acqua una barcheta con un capitani... Ol se capiva
sùbeto che a l’eva vun de tera, quel: ogni colpo de paradèl
che ol dava el dondulava foraquilibri me n’imbriago.
L’évemo ben recognosciudo, ’sto capitani, da po’ che
l’eva ancora lointàn, picco me una formìgola, c’ol vegniva
avanti e ol se ingrosìva piano pian. Noialtri ol se savéa de
un toco co el sarès rivào quel... Sévemo che l’andava
95
intorno per le isole e i casoni a dimandarne omeni che
andese con lu’ a farghe de “bativale”, de guidarlo lu’ e i
so’ ribeli co’ e barche de noialtri. Par quelo che quando
l’è desendùo a riva nisciùn l’ha guardao, nemanco i putèi,
nisciùn l’ha saludato... G’ha ditto che gh’avaria anco
pagào, che i soldi ghe i deva i inglesi... Lu’ ol parlava e
noialtri se continuava a tajarghe teste a le anguile, sgniach
sgniach, e a védar attorciliarse le anguile a ’sta condisio’ a
se storciché puranco la lèngua in boca a ol capitani... Ol
spudava, ma ol segutàva a parlarghe: “Imbraciate le armi
co’ noialtri! – ghe disea. – per la patria contro l’invasore
todesco! Liberate il sacro suolo da lo straniero”... e gió
tüto un rosario de parole iguali spudàe a quele che i g’ha i
putèi stampai su i so’ libri de scola.
Me patre ol l’ha lasào sfogarse de polito e po’ ol g’ha
responduo, e come l’ha scominzà a parlarghe lu’, tüti han
desmetùo de tajarghe teste a le anguile, tüti i ’scoltava.
“Mi, sior capitani, ho fait la guera del quindese-desdoto, –
ol disea, – de tüta ’sta vale semo tornadi indrio in tre, de
ventidòj che séremo partidi a combàter e descasàr
l’invasor, come disei vui, ma l’invasore, tornadi che
séremo, se semo incorgiùdi che ghe l’évemo qui, in le
vali... in le nostre case: i padroni de’ e riserve che i aveva
comprà tüto, acqua e tera dal demanio e noi se jera tuti
fregà! E alora basta de farghe de minchióni, sior capitani!
Dovémo scanarghe un’altra volta per descasàr tedeschi e
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far venir i inglesi? E cossa ol scàmbia por noialtri se ol
padron ol ghe resta sempre iguali?”
“Ma non si può razionar de ’sta manera! – ol criava ol
capitani. – S’è un discorso egoista!... Come potete
starvene ’pasibili e indiferenti davanti ai fascisti, quei
criminali?” “Oh sor capitani! – g’ha fait me patre. – Ma
chi li g’ha mitùo su i fascisti? No’ l’è sempre stait ’sti
nostri patroni a far le squadre che i ghe vegniva a picàr in
di scioperi? Queli del mesmo esercito indove vui set
capitani? E adeso che no ’ i ve và pi’ ben, vegnìt a
domandarghe de liberarghe!” E par la contentessa de ’sti
paroli, tüti emo recominzà a tajar teste a le anguile con un
frecasso grando... e le anguile e zigava e criéveno che e
pareva rigolasseno de contento! O l’è andao via ol
capitani inrabìdo... el biastemava e ghe disea dei bruti
paroli: “Bestie, fiocinini... mentalità da contrabbandieri!”
e ol sciungulàva foraquilibri in su la barca, pejòr de
quando a o l’eva rivào!
Doj ziorni co’ o l’eva pasàdi, ’riva ’n’altro, ’riva un
borghese che n’ol eva né capitani nemanco soldao...
Sbianco in facia, smorto... ol parlava pian e n’ol montava
mai de vose. Quel che o l’eva ’rivào con lu’, che ol
menava la barca, ol cognosevo ben: l’eva ol Togno de la
Rosa, guardiavale, bravo cristian, comunista.
Ghe vosevo ben mi, al Togno... s’éremo amisi, anco se ’na
volta g’ha sparào a me fradèlo co’ol fiocinava anguile in
97
riserva. Ol Togno g’ha contà sùbeto chi l’eva quel omo
che parlava pian. G’ha ditto che quel, l’eva sortìo de poch
de la galera: dódese ani gh’aveva faito!! L’eva un
comisari del popolo! E anco lu’, ’sto scomissario, el ghe
domandava ai nostri omeni de ’gnir a fare i ribelli.
“Io non ho ancora visto né mia moglie, né le mie figlie, –
ol disea, – mi hanno comandato di vegnire subito qui in de
le valli a organisare delle bande par l’esperienza che ci ho
della guerra di Spagna... Gli uomini ci sono: sbandati,
prigionieri di guerra scapati, neozelandesi, russi, disertori,
cecoslovacchi, ma se non viene qualcuno di voialtri a farci
strada in mezzo a ’ste cane, a ’ste paludi, ci troviamo
come i gati ne l’acqua... al primo rastrelamento ci
’chiapano tutti!”
“E parché a dovarissimo far i ribelli, noialtri? – g’ha
responso me patre. – I inglesi a venzeranno de sigùro
iguàle, anco senza de noialtri... ne sit convènso anco vui?”
“Sì, ne son convenso sì”, l’ha fait ol comisari. “E alora
speciémo che i faga lori che i g’ha i ’rioplani... i bombi, i
canoni... e i scatoli de carne in scatola... che i se copa lori
che a son inglesi e no’ noialtri disgrasià che po’ sempre
disgrasià restemo!” Alora ol comisari l’ha valsào un poco
la vose: “Ma l’è proprio per no’ restàr disgraziati che
bisogna farla ’sta bataglia... prender le armi adesso, se
vogliamo contar qualche cosa dopo, al momento che
98
saremo liberi!” El me patre ol dondava la testa... “Parol de
libri de scola – ol bisigava – paroli stampade!”
“Prima descasémo i fascisti e i todeschi, – l’ha dito ol
Togno de la Rosa, – da po’ descaserémo i padroni co’ i
stesi fusili! Mi no’ sarìsa chì a ristciàr la pele se no’
gh’avese ’sta convinziòn che un ziorno non gh’avarò pi’
de spararghe ai fiocinini... parché saresmo noialtri tòti, i
patron de le anguile e de la vale!” Gh’è stait un grand
silensio ben longo... e quand che lori doj si è rimontàj in
barca, me fradel Peo o l’è saltàd sovra ol so’ barchirèl e
l’è andait cun lori... Me patre no’ l’ha dit parola... mia
mama la piagneva de nascundìo...
Dieze ziorni co’ i eva pasati, me fradèl Peo ol torna a le
casone de la Maria Negra: ol gh’avea la barca impiegnìda
de sachi... roba robàda ai magazeni de Argenta e a
Cumagg, roba co’ e l’eva dei proprietari. A noialtri ghe ha
lasadi, oh!, madre Maria!, un sacon de melega, un sacheto
de sale e un meso de sùchero... E po’ l’è andàito avanti e
per la casona di Franconi e per quela de Mànzer, che
anche a lori, ’sta poera zente, ghe portava sachi. Po’ emo
savùdo che i proprietari di magazeni i se son inrabìdi e
che prima, i spetavano i inglesi liberatori, e adeso che i
éveno tocadi in de la roba i éveno dimandàt svelti aiuto ai
briganti neri e ai todeschi che hano comenzào andàr
d’intorna a zercàr ribeli.
99
E cossì i primi ziorni doj colpi e doj tedeschi i son restadi
morti su l’argine, tacàd a Filo. E a Filo i todeschi han faito
un macelo! Diese omeni han fusilàdo e anco l’Agilde
Cavalli, sorela de la mia mama, che l’eva tegnùdo fora de
la casa a spintoni i todeschi, par dagh ol tempo al so’ fiol
de scapare... puranco ela l’han masada, poareta! Quel
ziorno ol me patre l’è saltait su la sua barca, l’ùnega che o
l’eva restada a la riva. Mi ghe son andada corendo a drio:
“Fame ’gnir con ti, pare, at poi spìgner sul paradèl par ti!”
Ma lu’ no’ me vorséva: “No, le fiole no’ e va ben de ’ste
bande... o l’è guera, o l’è gran periculo”. “Ma se ’riva i
todeschi e ghe brusa e ghe massa come a Filo? Alora no’ è
periculo?” E cossì sont andàita con me patre, in quela
banda che steva in la vale de Codigoro in le capane di
fiocinini. Ol cap ol ciamaveno Manazza, l’era vun de
Mulino. Pena che son ’rivada ol me patre ol vorseva
mandarme in drio, parché tutì i omeni i me picava co’ i
ògì a sbatusciò co’ mi gh’aveva desdòto ani, e i rotondi a
me stciopaveno davanti e de drio.
Son restàda però. I me mandava intorno fino a Borgo
Caprile, Riva, Ostelato, a véder cosa i feva i todeschi e i
fascisti... e fevo la stafetta a portar ordini par la banda
Gordini a le vali d’Argenta... e portavo anco robba da
magnàr. Magnàre l’era poco, pi’ pochi éveno i
armamenti... de novanta che se jera sojamente ’na metà
gh’avéveno fusili e trenta cartuce par un. Se speciàveno
100
un lancio, ma n’ol ’riva, parché i inglesi no’ i butava
volantieri i armi ai comunista. Un ziorno a stevo de
ritorno de casa Balladora dove era la banda Garavini e
drio al bosco Tràveo me vego vegnir incontro quattro
briganti neri... I me tira baso dela bicicleta, e i coménza a
spalpignàrme de partuto... Mi no’ vorséva che i me
tocasse, parché in de le mutande gh’aveo nascondùo le
carte co’ e postasión che m’aveano dato de consegnàr al
Manazza. E cossì ho scomensà a piàgnere e a dirghe che
jero fidansaa d’on todesco del comando de Ostellato, che
se ol savesse lu’ che i me vorséva far la festa i masava
tuti. Loro, i briganti neri i son sbianchigniai d’un boto e i
son andadi che i no’ se voltava gnanca... Ma quela sera mi
avevo adoso un spragagnàsso de spavento tal che pena che
son ’rivada a le capane dei fiocinini, me son butada a
piàgner desperada adoso al Nane rosso... lu’ ol me ha
embrasado forte... A o l’eva ben belo ol Nane rosso... e a
mi ol me piaseva che lu’ me embrasase cossì... e alora da
la comosion piagnevo anco pi’ forte... mi.
In quele carte che gh’avevo nascondùo in de le mutande,
gh’era in meso anco una letera che ghe visavano c’ol serìa
’rivao un capitani inglese per ispezionarne e védar se i ghe
podeva mandarghe e armi.
Ghe se deva l’ordine de far sparire tutti i fasolèti rossi
d’intorno al colo e le bandiere rosse, de tajarse i caveli e le
barbasse longhe, de meterse de polito e de formàr il CLN.
101
Insoma, in d’ol comando, oltra che un comunista doveva
entrarghe
anco
un
republican,
un
socialista,
un
democristo, un liberale, e magàra anco un régio... Ma no’
gh’eva nisciùn de questi in de la banda... évemo tuti rossi
e basta. Alora ol Manazza l’ha ditto: “Ti Greco, de ’sto
momento
sarèit
republicano,
ti
Anguila,
faret
el
socialista... e ti Bagnolli, ol partito da azione!” Ma
nisciùno dico nisciùno vorséva fare el democristiano e
alora emo fato sensa!
Tutti han cominsà a intopàrse un poch i vestiménti... a
tajarse barbe e cavej, a mèterse cocarde tricolore dapertuto
che adeso i parea tanti bersaglieri, no’ partisani!
Mi i me hano mandào in canonica a borgo Caprile a
dirghe al pievàn, che o a l’eva Don Raganò, de ’gnir
sùbeto de spresa a le capane che a gh’eva Nane rosso
morbibondo e ol vorséva confesàrse e morir de cristiàn.
Don Raganà no’ a l’eva contente de ’gnir, n’ol se vorséva
mòverse, ma l’è ’gnudo istesso parché gh’avevo dito che
ol sarésero ’gnudo a torlo ol Manazza con me fradèlo, de
persona, che jera cativi. E cossì el don Raganà l’ha dovuto
vegnire a farghe de capelan par do’ ziorni. E ol fato che
noialtri gh’avèsemo ol capelan oltre che le cocarde e i
cavej tajadi, g’ha fait massa bona impresion a inglesi
ispetori che so’ arivadi... cossì che i g’hano mandao armi
par doe o tre tonelade de robba co’ i motobarconi de
marina che i vegniva de Pescara. Adeso sì, che évemo
102
incominzao a farghe balàr el saltingòto ai fascisti e ai
todeschi... no’ gh’eva né casa del fascio né caserma che o
la steva tranquila.
Ogni note ne saltava una par aria! Derénto a un mese de la
Romea no’ se passava pi’ tanto comodi.
In quei ziorni ol se spetàva che i inglesi spacase ol fronte
che no’ eva lontan, l’eva pena de drio de Rimini... e
invece no, l’Alexander, ol general de inglesi a ne manda a
dire che no’ se fa niente... che le linee de i todeschi le
sfonderano l’ano che viene, in primavera... che adeso no’ i
pol... Ti g’ha capio? Lori no’ i g’ha voja! E noialtri
disgrasià, dove pasemo l’inverno, con tüte le vali lagàde
che se giassa? Andemo in rivera? “Andit a le vostre case,
– ol ghe dise l’Alexander... proprio cossì... – Sciogliete le
bande e tornate a casa”.
Porca de to mare! In quale casa? Noialtri a semo, ne e
nostre case... e co’ i todeschi che ghe scasìga come
anguile, se a disfémo la banda i ghe cata pi’ fazile, un par
un... No Alexander, ti pol andar par ortighe col cul par
aria... noialtri a restémo tüti in le vali... e unidi!
E i todeschi i ha incomonzà a bàter le valli co’ i barconi a
motor impiegnìdi de soldài armà de mitraglie grose come
canoni. E i eva tanti barcon, i arivava slargàdi e i se seràva
a ramasàrghe. Cossì han catào tüti i partesani de Bendo,
che steva in d’ol cason Manzer... i ha copati tüti, anco la
vècia dei Manzer, un fiolìn e ol can.
103
“Qui, se no’ se movemo noialtri par primi, la devénta de
requiem”, se diséa,, e così, tüte le bande i se son reunìde a
vale de Mulino. Evemo in dosento... jemo ’spetato un
ziorno che jera gran vento e le onde i ’rivava alte anche ne
e vali... e al momento che i todeschi i pasava par ol canal
Mezan che i feva servizio de guardia par i ponti, da l’isola
dei Franconi che a l’è a co’de canali, i nostri i g’ha
comenzà a tirarghe co’ un mortaio, e l’eva come dirghe ai
todeschi: “Vegnid a torme!” e i todeschi i son vegnùdi.
Oto barconi a motor i jera... son sortii de canal... i se son
piasài slargadi, come i feva sempre... e via a marciàr.
Sojamente che stavolta no’ jera fazile... che gh’eva le
onde a rotoloni, proprio in faza de contro e quei barconi
gh’avevano fondo piato, e onde e catava a stciafò... e cossì
balavano. Jemo lasàdi balare per un po’, e po’ de tüte le
cane che jera intorno son saltàe fora tüte le barghe...
tante... ’na mugia... saràn stae quarante... svelte che tajava
le onde cossì sùtile che jé, e anco mi, a jero su la barca de
me fradèlo Peo, a spìgner ’me ’na mata sul paradèl... e tüti
criava a la manera co’ se infiòcina i tonn: “Aviì, saré!...
Avi avii mori moriii... tajj tajj iiieee sare eeee!”
D’un boto tüto lo spègio de la vale l’eva impegnìdo de
barche, negre, svelte, e criàr, e colpi... e i todeschi che i
balava e no’ erano boni de ciapàr mira... co’ i ondi che i
sbatasciàva da par tüto, e i nostri che sparaveno giusto,
slongài in ponta a le barghe nascondùe dentro i onde,
104
sbusàe par ogni colp de paradèl, e i criàva tüti: “Avii,
saréee avii avii mori mori tajj tajj...” Ai todeschi ’rivaveno
da par tüto colpi, e bombe, e criàr... e i no’ capivano pi’
gniente... e i barconi catài de indrisàda i se ribaltàveno e i
andèva sotto co’ e mitraglie, omeni e tüto, a negare.
“Avìi saréee avii avviiii tajj tajj!” Po’ son ’gniudi i inglesi,
po’ i canadesi, po’ i americani, po’ son andati via tutti, e
son restài i patron... e noialtri ne e vali al cason de la
Maria Negra, come prima a tajar teste a le anguile...
anguile par minestra, anguile par pan...
E ogni ano vien un de Roma a mèterghe una corona a la
lapide de Filo... un general... el dise discorsi... tüti i sta
sull’atenti, e mi me regòrdo de mi pare che biasegàva
sémper: “Parole de libri, parole stampade”.
Entrano in scena quattro cantori con strumenti musicali e
cantano:
ECCO
S’AVANZA
UNO
STRANO SOLDATO
Ecco s’avanza uno strano
soldato
porta il fucile come una
vanga
105
come
la
vanga
di
un
contadino
ha la mantella del birocciaio
ha gli stivali del fiocinino
va in bicicletta lungo le
strade
va con le barche dentro i
canali
suo
portaordini
è
un
ragazzino
e la sua donna gli fa da
staffetta
e la sua mamma gli fa sempre
avere
un pacchettino con dentro il
mangiare.
Uno
straccio
rosso
è
il
fazzoletto
uno straccio rosso è la sua
bandiera.
Ieri ne ho visto un altro
impiccato
non l’hanno preso è arrivato
da solo
e ai tedeschi si è consegnato
106
sono i tedeschi che l’hanno
avvisato:
“Se
non
si
presenta
ne
ammazziamo altri trenta”.
Ora quei trenta lo stanno a
guardare
guardano in piazza lo strano
soldato
che al loro posto s’è fatto
impiccare
sotto che piange c’è un
ragazzino
c’è la sua donna che continua
a chiamare
e c’è una vecchia con un
pacchettino
un pacchettino con dentro il
mangiare.
E sopra i tetti ci sono nascosti
strani soldati che stanno a
guardare.
Portan fucili come le vanghe
come le vanghe dei contadini
han le mantelle dei birocciai
e gli stivali dei fiocinini
e son venuti per vendicare
107
e son venuti per vendicare...
Traduzione
CORO
Aprite! Chiudete! Aprite-Muori-muori
Tagliate... Chiudete!
La nostra vita è su, per la valle
accoppare anguille, metterle sotto sale e affumicarle
e il nostro amore è dentro la valle
in braccio alle ragazze come anguille attorcigliate.
Aprite! Chiudete! Aprite-Muori-muori
Tagliate... Chiudete!
E poi le anguille sono la nostra minestra
e ancora le anguille sono il nostro pane
anche da morti ci sotterrano nell’acqua
in mezzo alle anguille marce e alle stoppie fradice.
Aprite! Chiudete! Aprite-Muori-muori
Tagliate... Chiudete!
FRANCA
Ai primi giorni di ottobre proprio del ’43, noi si era
ai casoni della Maria Negra, all’isola bassa a lavorare,
tutti: uomini, donne, bambini... tagliavamo la testa alle
anguille per poi affumicarle e metterle a seccare. Eravamo
là fuori in cortile che si tagliava con i coltelloni ed ecco
che ti arriva dall’acqua una barchetta con un capitano. Si
capiva subito che era uno di terra, quello: ogni colpo di
108
paradello (lunga pertica per spingere la barca) che dava,
perdeva l’equilibrio come un ubriaco. L’avevamo ben
riconosciuto, questo capitano, da quando era ancora
lontano, piccolo come una formica, che veniva avanti e si
ingrossava piano piano. Noialtri lo sapevamo da un pezzo
che sarebbe arrivato quello... Sapevamo che andava
intorno per le isole e i casoni a cercare uomini che
andassero con lui a fargli da “battivalle” per guidare lui e i
ribelli con le nostre barche. Per quello che quando è sceso
a riva nessuno lo ha guardato, nemmeno i bambini,
nessuno l’ha salutato... ci ha detto che ci avrebbe anche
pagato, che i soldi glieli dava gli inglesi... Lui parlava e
noialtri si continuava a tagliare teste alle anguille, sgniach,
sgniach, e a vedere contorcerci le anguille in quel modo si
attorcigliava la lingua in bocca anche al capitano...
sputava, ma continuava a parlarci: “Imbracciate le armi
con noi! – diceva. – Per la patria, contro l’invasore
tedesco! Liberate il sacro suolo dallo straniero...” e giù,
tutto un rosario di parole uguali sputate a quelle che hanno
i ragazzini stampate sui loro libri di scuola. Mio padre l’ha
lasciato sfogare bene e poi gli ha risposto, e come ha
incominciato a parlare lui, tutti hanno smesso di tagliare
teste alle anguille, tutti ascoltavano. “Io, signor capitano,
ho fatto la guerra del ’15-’18, – diceva, – di tutta questa
valle siamo tornati indietro in tre, di ventidue che eravamo
partiti a combattere e scacciare l’invasore, come dite voi,
109
ma l’invasore, tornati che siamo, ci siamo accorti che
l’avevamo qui, nelle valli, nelle nostre case: i padroni
delle riserve che avevano comprato tutto, acqua e terra dal
demanio e noi si era tutti fregati! E allora basta di
considerarci minchioni, signor capitano! Dobbiamo
scannarci un’altra volta per scacciare i tedeschi e far
venire gli inglesi? E cosa cambia per noialtri se il padrone
resta sempre ugualmente?” “Ma non si può ragionare in
questo modo, – gridava il capitano. – Questo è un discorso
egoista... Come potete starvene impassibili e indifferenti
davanti ai fascisti, quei criminali?” “Oh, signor capitano!
– gli ha detto mio padre. – Ma chi li ha messi su, ’sti
fascisti? Non sono sempre stati questi nostri padroni a fare
le squadre che ci venivano a picchiare durante gli
scioperi?... Quelli del medesimo esercito dove voi siete
capitano? E adesso che non vi vanno più bene venite a
chiederci di liberarvi!” E per la contentezza di queste
parole tutti abbiamo ricominciato a tagliare teste alle
anguille con un fracasso grande... e le anguille si
dibattevano
e
gridavano
che
pareva
ridessero
di
contentezza. È andato via il capitano, arrabbiato...
bestemmiava e ci diceva delle brutte parole: “Bestie,
fiocinini... mentalità da contrabbandieri!” e traballava
perdendo l’equilibrio sulla barca, peggio di quando era
arrivato! Due giorni dopo arriva un altro, un borghese che
non era né capitano e nemmeno soldato... Bianco in
110
faccia, pallido... parlava piano, non alzava mai la voce.
Quello che era arrivato con lui, che portava la barca, lo
conoscevo bene: era Togno della Rosa... guardiavalle,
bravo cristiano, comunista. Gli volevo bene, io, al
Togno... Eravamo amici, anche se una volta ha sparato a
mio fratello che fiocinava anguille nella riserva. Il Togno
ci ha raccontato subito chi era quell’uomo che parlava
piano. Ci ha detto che quello era uscito da poco dalla
galera: dodici anni aveva fatto! Era un commissario del
popolo!... E anche lui, ’sto commissario, domandava ai
nostri uomini di andare a fare i ribelli. “Io non ho ancora
visto né mia moglie, né le mie figlie, – diceva, – mi hanno
comandato di venire subito qui, nelle valli, ad organizzare
delle bande per l’esperienza che ho della guerra di
Spagna... Gli uomini ci sono: sbandati, prigionieri di
guerra
scappati,
neozelandesi,
russi,
disertori,
cecoslovacchi, ma se non viene qualcuno di voialtri a farci
strada in mezzo a queste canne, queste paludi, ci troviamo
come gatti nell’acqua... Al primo rastrellamento ci
acchiappano tutti!” “E perché dovremmo fare i ribelli,
noialtri? – gli ha risposto mio padre. – Gli inglesi
vinceranno di sicuro egualmente, anche senza noialtri... ne
siete convinto anche voi?” “Sì, ne sono convinto, sì”, ha
detto il commissario. “E allora aspettiamo che facciano
loro, che hanno gli aeroplani... le bombe, i cannoni... e le
scatole di carne in scatola... che si ammazzino loro che
111
sono inglesi, e non noialtri disgraziati, che poi sempre
disgraziati restiamo!” Allora il commissario ha alzato un
poco la voce: “Ma è proprio per non restare disgraziati
che bisogna farla questa battaglia... prendere le armi
adesso, se vogliamo contare qualcosa dopo, al momento
che saremo liberi!” Mio padre scuoteva la testa... “Parole
da libri di scuola, – biascicava, – parole stampate!”
“Prima scacciamo i fascisti e i tedeschi, – ha detto il
Togno della Rosa, – poi scacceremo i padroni con gli
stessi fucili! Io non sarei qui a rischiare la pelle se non
avessi la convinzione che un giorno non dovrò più sparare
ai fiocinini... perché saremo noialtri tutti i padroni delle
anguille e della valle!” C’è stato un gran silenzio, ben
lungo... e quando loro due sono rimontati in barca mio
fratello Peo è saltato sopra la sua barchetta ed è andato
con loro. Mio padre non ha detto parola... mia madre
piangeva di nascosto... Dieci giorni dopo mio fratello Peo
torna alla casona della Maria Negra: aveva la barca piena
di sacchi... roba rubata ai magazzini di Argenta e di
Comacchio, roba che era dei proprietari terrieri. A noialtri
ha lasciato, oh!, madre Maria!, un sacco di farina di
granoturco, un sacchetto di sale e un mezzo sacchetto di
zucchero... E poi è andato avanti per la casona dei
Franconi e per quella dei Manzer, che anche a loro, ’sta
povera gente, gli portava sacchi. Poi abbiamo saputo che i
proprietari dei magazzini si sono arrabbiati e che prima
112
aspettavano gli inglesi liberatori, ma adesso che li
avevano toccati nella roba, avevano domandato svelti
aiuto ai briganti neri e ai tedeschi, che hanno incominciato
ad andare intorno a cercare ribelli. E così i primi giorni,
due colpi e due tedeschi son rimasti morti sull’argine
presso Filo. E a Filo i tedeschi hanno fatto un macello!
Dieci uomini hanno fucilato e anche l’Agilde Cavalli,
sorella della mia mamma, che aveva tenuto fuori dalla sua
casa a spintoni i tedeschi per dare il tempo a suo figlio di
scappare... pure lei l’hanno ammazzata, poveretta! Quel
giorno, mio padre è saltato sulla sua barca, l’unica che era
rimasta a riva. Io gli sono andata dietro, correndo;
“Fammi venire con te, padre, io posso spingere il
paradello per te!” Ma lui non mi voleva: “No, le ragazze
non vanno bene in queste bande... è guerra... è gran
pericolo”. “Ma se arrivano i tedeschi e ci bruciano le case
e ci ammazzano come a Filo? Allora non è pericolo?” E
così sono andata con mio padre, in quella banda che stava
nella valle di Codigoro, nelle capanne dei fiocinini. Il
capo lo chiamavano Manazza, era uno di Mulino. Appena
sono arrivata mio padre voleva mandarmi indietro, perché
tutti gli uomini mi puntavano con gli occhi, sbattendo le
palpebre ché io ci avevo diciotto anni, e le rotondità mi
scoppiavano davanti e di dietro. Sono restata però. Mi
mandavano intorno, fino a Borgo Caprile, Riva, Ostellato,
a vedere cosa facevano i tedeschi e i fascisti... Facevo
113
anche la staffetta a portare ordini per la banda Gordini alle
valli d’Argenta... e portavo anche roba da mangiare. Il
mangiare era poco, e ancora meno erano gli armamenti...
Di novanta che si era, solo una metà avevano i fucili e
trenta cartucce a testa. Si aspettava un lancio, ma non
arrivava perché gli inglesi non buttavano volentieri le
armi ai comunisti. Un gìorno stavo tornando da casa
Balladora, dove c’era la banda Garavin, e dietro al bosco
Travego mi vedo venire incontro quattro briganti neri...
Mi tirano giù dalla bicicletta e cominciano a palpeggiarmi
dappertutto... lo non volevo che mi toccassero perché
nelle mutande ci avevo nascosto le carte con le postazioni
che mi avevano dato da consegnare al Manazza. E così ho
incominciato a piangere e a dire che ero fidanzata con un
tedesco del comando di Ostellano, che se lo avesse saputo
lui che volevano farmi la festa li avrebbe ammazzati tutti.
Loro, i briganti neri, sono impalliditi di colpo e se ne sono
andati e non si voltavano nemmeno... Ma quella sera
avevo addosso un tremore di spavento tale che appena
sono arrivata alla capanna dei fiocinini, mi sono buttata a
piangere disperata addosso al Nane il rosso... Lui mi ha
abbracciata forte... Era bello Nane il rosso... A me piaceva
che lui mi abbracciasse così... e allora dalla commozione
piangevo ancora più forte... io.
In quelle carte che avevo nascosto nelle mutande c’era in
mezzo anche una lettera che ci avvisava che sarebbe
114
arrivato un capitano inglese per ispezionarci e vedere se ci
potevano mandare le armi. Ci si dava l’ordine di far
sparire tutti i fazzoletti rossi intorno al collo e le bandiere
rosse, di tagliarci i capelli e le barbacce lunghe, di
metterci puliti e di formare il CLN. Insomma, nel
comando, oltre che un comunista doveva esserci anche un
repubblicano, un socialista, un democristo, un liberale e
magari anche un regio... Ma non c’era nessuno di questi
nella banda... eravamo tutti rossi e basta. Allora il
Manazza ha detto: “Tu, Greco, da questo momento sarai
repubblicano, tu Anguilla, farai il socialista, e tu Bagnoli,
il partito d’azione!” Ma nessuno, dico nessuno, voleva
fare il democristiano e allora abbiamo fatto senza! Tutti
hanno incominciato a rattopparsi un po’ i vestiti... a
tagliarsi barba e capelli, a mettersi coccarde tricolori
dappertutto, che adesso sembravano tanti bersaglieri e non
dei partigiani! A me, mi hanno mandato in canonica a
Borgo Caprile a dire al pievano, che era don Raganò, di
venire subito con premura alle capanne, che c’era Nane il
rosso moribondo che voleva confessarsi e morire da
cristiano. Don Raganò non era contento di venire, non si
voleva muovere, ma è venuto lo stesso perché gli avevo
detto che sarebbero venuti a prenderlo il Manazza e mio
fratello, di persona, che erano cattivi. E così don Raganò è
dovuto venire a farci da cappellano per due giorni. E il
fatto che noi avessimo il cappellano, oltre alle coccarde e
115
ai capelli tagliati, ha fatto molta buona impressione agli
inglesi ispettori che sono arrivati... così che ci hanno
mandato armi per due o tre tonnellate di roba con i
motobarconi della marina militare che venivano da
Pescara. Adesso sì che avevamo incominciato a fargli
ballare il saltingoto (salto nel bicchiere, espressione
popolare per indicare il terrore) ai fascisti e ai tedeschi...
non c’era né casa del fascio né caserma che stesse
tranquilla. Ogni notte ne saltava una in aria! Entro un
mese sulla strada Romea non si passava più tanto comodi.
In quei giorni si aspettava che gli inglesi sfondassero il
fronte che non era lontano, era appena dietro a Rimini... e
invece no, Alexander, il generale degli inglesi, ci manda a
dire che non se ne fa niente... che le linee dei tedeschi le
sfonderanno l’anno venturo, in primavera... che adesso
non possono... Hai capito? Loro non ne hanno voglia!... E
noialtri disgraziati dove passiamo l’inverno, con tutte le
valli allagate che si ghiacciano? Andiamo in riviera?
“Andate alle vostre case, – ci dice Alexander... proprio
così... – Sciogliete le bande e tornate a casa”. Porca di tua
madre! In quali case? Noialtri siamo nelle nostre case... e
con i tedeschi che ci schiacciano come anguille, se
disfiamo la banda ci prendono più facilmente uno per
uno... No, Alexander, puoi andare per ortiche col culo per
aria... noialtri restiamo tutti nelle valli... e uniti! E i
tedeschi hanno cominciato a setacciare le valli con i
116
barconi a motore pieni di soldati armati di mitragliere
grosse come cannoni. Ed erano tanti barconi, arrivavano
allargati e si chiudevano a rastrellarci. Così hanno preso
tutti i partigiani della formazione Bendo che stavano nel
casone Manzer... li hanno uccisi tutti, anche la vecchia dei
Manzer, un bambino e un cane! “Qui, se non ci muoviamo
noialtri per primi, diventa una messa da requiem”, si
diceva, e così tutte le bande si sono riunite a Valle di
Mulino. Eravamo in duecento... Abbiamo aspettato un
giorno che c’era un gran vento e le onde arrivavano alte
anche nelle valli... e al momento che i tedeschi passavano
per il canale Mezzan, che facevano servizio di guardia per
i ponti, dall’isola dei Franconi che è a capo dei canali, i
nostri hanno cominciato a tirargli con un mortaio, ed era
come dire ai tedeschi: “Venite a prenderci!” e i tedeschi
son venuti... Otto barconi a motore erano... sono usciti dai
canali... si sono piazzati allargati come facevano sempre...
e via, a marciare. Solamente che questa volta non era
facile... che c’erano i marosi proprio in faccia, contro le
barche, e quei barconi avevano il fondo piatto e le onde li
pigliavano di fiancata... e così ballavano... Li abbiamo
lasciati ballare per un po’ e poi da tutte le canne che
c’erano intorno sono saltate fuori tutte le barche... tante...
un mucchio... saran state quaranta... svelte che tagliavano
le onde, così sottili che sono, e anch’io ero sulla barca di
mio fratello Peo a spingere come una matta sul
117
paradello... e tutti gridavano alla maniera di quando si
infiocinano i tonni (grido della mattanza): “Aprite!
Serrate!... aprite, aprite... muori, muori... ammazza,
ammazza... tagliate... Tagliate... eeeeh... chiudi, chiudi!”
Di colpo tutto lo specchio della valle era pieno di barche
nere, svelte, e di grida, e di colpi... e i tedeschi ballavano e
non erano capaci di prendere la mira... con le onde che li
sbattevano dappertutto, e i nostri che sparavano giusto,
distesi sulla prua delle barche nascoste dentro alle onde,
bucate da ogni colpo di paradello, e gridavano tutti:
“Aprite... serrate... aprite, aprite... muori... muori...
tagliate... tagliate...” Ai tedeschi arrivavano da ogni parte
colpi e bombe e gridare... e non capivano più niente... e i
barconi colpiti frontalmente si ribaltavano e andavano
sotto con le mitragliatrici, uomini e tutto, ad annegare...
“Aprite... serrate... avanti... tagliate... tagliate...!” Poi sono
venuti gli inglesi, poi i canadesi, poi gli americani, poi
sono andati via tutti e sono restati i padroni... e noialtri al
casone della Maria Negra a tagliare teste alle anguille
come prima... anguille per minestra, anguille per pane... E
ogni anno viene uno da Roma a mettere una corona alla
lapide di Filo... un generale... pronuncia discorsi... tutti
stanno sull’attenti, e io mi ricordo di mio padre che
biascicava sempre: “Parole da libri, parole stampate”.
Applausi.
118
DIRETTORE GENERALE Brava signora Rame! Un
pezzo straordinario davvero… quel finale poi con
l’accento sulle celebrazioni retoriche… era proprio
azzeccato.
DARIO Senta, se lei è d’accordo direttore io le propongo
una danza proprio sullo sbrago monumentale.
DIRIGENTE Sullo sbrago di che?
DARIO Sul fatto che dopo ogni guerra s’impiastrano
immancabilmente le piazze di caterve di monumenti fra i
più assurdi: Vittorie alate, uomini donne nudi in pose
erotiche… ammassi contorti di figure urlanti… insomma
un bel campionario della più ampollosa e stupida
retorica… e la musica per questo balletto satirico è stata
scritta appositamente dal maestro Fiorenzo Carpi… via
con il brano dal titolo: “Monumenti monumentali”.
Balletto con esplosioni e sventolio di tuniche e bandiere,
tamburi e trombe.
Applausi. Appare il dirigente di persona.
DIRIGENTE Mi complimento…
FRANCA Che piacere vederla finalmente dal vivo.
Saluti dagli altri dirigenti inferiori.
119
DIRIGENTE Sono sceso dal mio ufficio per comunicarvi
qualcosa di molto delicato.
DARIO Ho capito, siamo stati chiamati da Giudice.
DIRIGENTE
Ma
vede
lei
è
l’antiretorico
per
antonomasia…
JANNACCI E già, poi lì sei un maestro e tu hai il senso
della misura… l’ironia… che a loro manca.
FRANCA Io dico che dovresti accettare… sarebbe
un’esperienza interessantissima.
DARIO Ma a chi è venuta st’idea?
DIRIGENTE Beh, l’idea è partita da Bettino Craxi che
infatti qualche minuto fa aveva tentato di parlarle… ma lei
l’aveva snobbato…
FRANCA Eh, sì sei stato eccessivo… a parte che non ti
capisco proprio: ogni conduttore di spettacolo farebbe
carte false pur di avere nel proprio programma un
personaggio come Craxi.
JANNACCI Eh sì, ha ragione Franca… non si possono
buttar via certe occasioni!
DIRIGENTE Senza contare poi che lei ha pure la fortuna
inaudita di poterseli gestire tutti in blocco.
DARIO Tutti chi?
DIRIGENTE Tutti i Ministri rappresentanti del Governo
al completo compreso qualcuno dell’opposizione.
FRANCA Un corso governativo al completo!
JANNACCI Gli è presa l’actormania!
120
DARIO Va bene, accetto! Insegnerò loro come si tengono
i comizi.
CORO Evviva!
DARIO Ma ad una condizione… che si sottopongono ad
un esame di prova.
DIRIGENTE SUPERIORE Sono già pronti… hanno già
preparato un testo da recitare.
DARIO Un momento, dovranno eseguire coralmente un
unico comizio… sullo stesso tema.
DIRIGENTE Incredibile!
DARIO Cos’è incredibile?
DIRIGENTE E’ proprio ciò che hanno preparato, si
alterneranno sul podio… uno appresso all’altro.
DARIO Bene, attenti, esigo che il discorso sia
spregiudicato, sincero… al limite dell’autodenuncia…
senza pietà.
DIRIGENTE Esatto… giudicherete tutti voi… state a
vedere… anzi a sentire… (Afferra un telefono) “Pronti
signori ministri, onorevoli e senatori a voi la parola.”
Sullo schermo si susseguono i vari oratori.
CRAXI Ci avete sempre contestato, a noi politici, di
essere ambigui e tendenzialmente ipocriti, ebbene oggi vi
parlerò con la massima franchezza. E’ vero in questi
giorni
!
‘L’Istituto
statistiche’
ha
pubblicato
un
121
documento dove si asserisce che i partiti italiani e i loro
componenti, sono colpevoli d’aver frodato, rapinato,
sottratto allo stato negli ultimi 10 anni attraverso vere e
proprie truffe, concussioni, estorsioni di tangenti, la
bellezza di 150.000 miliardi di lire.
DE MITA Si tratta indubbiamente della più grande rapina
del secolo…
ANDREOTTI
150.000
miliardi
corrispondono
esattamente all’ammontare del debito nazionale.
ALTISSIMO Cioè a dire che siamo noi politici il vero
debito dello Stato…
ZANONE Senza di voi l’Italia sarebbe sicuramente in
attivo…
NICOLAZZI Ma, che volete? Che pretendete? Di
eliminarci di sciogliere i partiti? Solo per questo? I partiti
che sono il simbolo della democrazia del nostro paese?
DE MITA Questo qualunquismo… peggio è fascismo!
CRAXI LA democrazia è un privilegio… che non ha
prezzo, per questo ve lo facciamo pagare caro!
SPADOLINI Sì è vero, i partiti costano una cifra
esorbitante ai contribuenti perché oltre i miliardi che
debbono versare per legge direttamente ai partiti, si
aggiunge questa voragine continua di miliardi sottratti con
l’arraffo.
122
FANFANI Il ché non è certo un buon esempio per le
nuove generazioni, per i giovani che oltretutto non
trovano lavoro…
MARTELLI
E’
come
dire
loro…
arrangiatevi…
coglioncini… datevi da fare… fatevi furbi… chi non ruba
è fesso!
DONAT-CATTIN Ma noi li avvertiamo i giovani: attenti
a voi, il primo che prova ad imitarci lo sbattiamo in
galera. Perché sia chiaro che da noi le galere, funzionano
benissimo.
OCCHETTO Ad ogni modo… non facciamo di ogni erba
un fascio… siamo dialettici e corretti: non tutti i partiti
rubano allo stesso modo.
DE MITA Ecco dei dati dell’Istituto ricerche: la DC è in
testa all’esproprio organizzato statale continuo, con 3.700
procedimenti penali a proprio carico.
ANDREOTTI Siamo un partito di maggioranza non solo
relativa, siamo il partito all’avanguardia in ogni campo.
COLOMBO Specie nel settore amministrativo.
DE MICHELIS Segue il PSI… che pur contando su poco
più dell’11 per cento alle elezioni è riuscito a farsi
incriminare per più del 30 per cento degli ammanchi.
NICOLAZZI
Quindi
nell’elenco
appariamo
noi
Socialdemocratici che siamo quasi inesistenti come
partito, ma che possiamo vantare una grande tradizione
tangenziale.
123
SPADOLINI Così noi Repubblicani che tradizionalmente
vantiamo un continuo sforzo di rinnovamento della
morale amministrativa, sappiamo dimostrarci presenti
nelle più importanti operazioni di appropriazioni indebita
– in connessione mafiosa.
NATTA Noi del PCI… siamo stati accusati di essere
anche in questo campo piuttosto in ritardo, solo 1.200
procedimenti
a
nostro
carico…
ma
ci
stiamo
riprendendo… specie ora che siamo riusciti a sganciarci
dal complesso stalinista.
CRAXI Ad ogni modo noi del PSI abbiamo deciso di fare
totale pulizia al nostro interno: bruceremo tutte le
immondizie, le scorie venefiche del nostro partito…
MARTELLI Ma dobbiamo muoverci con cautela, non
possiamo fare un unico falò, rischieremmo di inquinare
totalmente l’atmosfera, per secoli.
DE MITA Noi della DC, da credenti quali siamo, ci
impegnamo a rimettere tutte le nostre colpe ai nostri
elettori…
così
impareranno
a
votarci
senza
discernimento…
NATTA Noi del PCI siamo un partito che viene da
lontano… e va lontano… dateci tempo.
OCCHETTO
E’ vero il nostro motto è sempre stato:
“Abbiamo le mani pulite… non lo smentiamo il fatto è
che personalmente abbiamo imparato a sottrarre le nostre
124
tangenti servendoci delle dita dei piedi… di quelle non si
prendono mai le impronte.
Applauso finale sia di folle “oceaniche” che del pubblico
presente. Appaiono in sequenza le immagini degli oratori
che ringraziano e salutano la folla.
DIRIGENTE Che ve ne pare?
DARIO Non c’è male… anzi vi dirò che non credo di
poter insegnare niente a questi nostri dirigenti… sono già
degli artisti inimitabili per loro conto.
SECONDO DIRIGENTE Scusate se vi interrompo, ma
c’è il telegiornale.
SPEAKER Oggi è esplosa in parlamento la discussione
sulla nuova legge sui contraccettivi; naturalmente s’è
trattato ancora dell’aborto, dei cosiddetti clinici obiettori,
cioè dei medici che si rifiutano di prestare la propria opera
e delle pressioni di carattere morale al limite del riscatto
psicologico che alcuni di questi medici userebbero nei
riguardi delle donne che si presentano per abortire. Gruppi
di donne hanno manifestato davanti al parlamento.
A nostra volta vogliamo offrire il nostro contributo al
dibattito in corso con questo breve atto unico il cui tema è:
“L’aborto del maschio”.
Stacco.
125
L’UOMO INCINTO
Personaggi: Figlia, Madre, Industriale, Professore,
Infermiera.
L'impianto scenico è prettamente teatrale. La prima
scena rappresenta il soggiorno della casa
dell'industriale, la seconda, lo spaccato di uno
studio medico.
Telefonata della Figlia al suo ragazzo.
FIGLIA Sì ti dico, ne sono sicura... sono incinta...
sì incinta!... E parla, di qualcosa!... Lo so che mi
ami, ma adesso che c'entra? Sì, voglio dire, c'entra,
ma cosa risolve... Ma se lo dico a mia madre
quella mi ammazza... Abortire? Ma dove? Chi? E
mi ci porti tu? Ah, vedi, scantoni... Eccolo qui il
tuo amore!... Mi sposi? Ah questa è ancora più
bella... Quando? Fra quattro anni? Me lo vedo già
tuo padre: “Disgraziato! Ti mando in città, sborso
un sacco di quattrini per mandarti all'università per
126
farti prendere una laurea e lui va a farsi incastrare
con la prima smorfiosa che incontra “. (Si sente
l'aprirsi e chiudersi di una porta). Zitto, ti devo
salutare... sta tornando mia madre... sì, dopo...
ciao.
Entra la Madre piangendo.
FIGLIA Che c'è Mamma, perché piangi?
MADRE Niente, niente piccola mia... non è
niente... piuttosto... anche tu piangi... Perché?
FIGLIA Così, perché... piangevi tu...
MADRE Oh, mi doveva capitare anche questa!
FIGLIA Cosa mamma?
MADRE Niente, niente...
FIGLIA Ecco vedi, è sempre niente...
MADRE Ma cara vorrei poterti dire... confidarmi
almeno con te... Ma come dirlo... purtroppo...
FIGLIA Già, purtroppo sono una bambina e alle
bambine non si parla di cose serie... E se ti dicessi
che io...
127
MADRE Lo so, lo so, hai ragione... dovrei avere
più... come dire... darti più fiducia...
considerarti...
FIGLIA ... una donnina! Mamma vuoi capire che
ho diciotto anni e che tu a diciotto anni...
MADRE Certo a diciotto anni aspettavo già un
figlio.
FIGLIA E anch'io!
MADRE Anch'io cosa?
FIGLIA Dico anch'io... potrei già aspettarlo...
MADRE Certo, certo,... Ma tu non sei ancora
sposata cara, e io invece a diciassette anni, capisci...
ero così oca sapessi... niente sapevo, niente!
FIGLIA E invece io so.
MADRE Sì, è vero, tu sei più sveglia... bambina
mia.
FIGLIA Mamma basta con questa bambina mia.
Ma vuoi capire che io voglio che tu mi tratti come
una persona par tuo, un'amica con la quale parlare,
raccontare i propri problemi.
MADRE Hai ragione... parliamo... bisogna
sfogarsi, vieni qua bambina... voglio dire... sì
insomma... con qualcuno bisogna pure che parli...
128
che con tuo padre, è come stare in una tomba di
famiglia. Hai proprio ragione sì, ho sbagliato tutto,
ma da questo momento voglio essere un'amica per
te.
FIGLIA Ed io per te.
MADRE Sì... tutte e due... Allora parliamo.
FIGLIA Oh mamma... non so come cominciare.
MADRE Appunto, non cominciare, comincio io...
allora senti, ti devo dire una cosa.
FIGLIA No, mamma lasciala dire a me per prima, ti
prego.
MADRE No, no ti prego io... devi lasciar parlare
me per prima... che se no scoppio.
FIGLIA Ecco vedi... questa è proprio prepotenza.
La prima volta che parliamo, subito lei...
MADRE Ma vuoi capire che è una cosa disperata,
una tragedia!?
FIGLIA Perché la mia allora?... Che sai tu che
non sia una tragedia più grande della tua... che i
miei problemi...
MADRE Ma che problemi vuoi avere tu, cara...
problemi innocenti... piccoli drammi che
sbocciano...
129
FIGLIA Certo, che sbocciano.
MADRE Da neonato...
FIGLIA Appunto l'hai detto.
MADRE Che ho detto?
FIGLIA Niente, niente... cioè anzi... insomma
mamma io aspetto...
MADRE Ecco brava, aspetta che adesso ti dico
tutto...
FIGLIA Ma mamma lo so già cosa mi verrai a
raccontare.
MADRE Lo sai? Chi te lo ha detto?
FIGLIA Nessuno... voglio dire che lo posso
intuire: avrai Scoperto che papà s'è fatta un'altra
donna.
MADRE No. Mi sono già informata... ha sempre
quella di prima, sempre la stessa. È un uomo
fondamentalmente fedele... Ha un'amica
d'accordo, ma io non me la prendo lo sai, non sono
gelosa... per lui è solo un diversivo. A me, non mi
lascerà mai! Perché io sono la moglie e lui è un
uomo di principi sani... la moglie è sempre la
moglie! Non mi ha mai fatto mancare niente... è
lui che paga tutto, pensa a tutto lui... e torna
130
sempre da me... anche se il week-end lo fa sempre
fuori casa con lei... il lunedì ritorna sempre con un
regalino... un piccolo pensiero... (si commuove)
Come è delicato!
FIGLIA Lo so, lo so... ma allora se non è un'altra
donna, perché te la prendi? Perché ti disperi.
MADRE Cara, cara non so come dirtelo...
Guardami bene negli occhi... Figlia mia, tua madre
è madre!
FIGLIA Lo so che sei madre... e con questo?
MADRE Ma non capisci: di nuovo... sono madre!,
sono incinta!
FIGLIA Anche tu?!
MADRE Come anche tu?!
FIGLIA No, voglio dire siccome ho saputo... ieri
mi dicevi... che tua sorella aspetta un bambino...
io dicevo: “ anche tu “?
MADRE Sì, ma lei ha 30 anni, io invece ne ho 45
suonati... Capisci, dopo 5 figli che ho avuto, alla
mia età, aspettarne un sesto...
FIGLIA Beh, ma il papà sarà contento.
MADRE Già, lui figurati... non gli sembrerà
vero... inviterà tutti i suoi amici... andrà al circolo
131
della caccia a far festa: “ Sono potente! Sono
ancora un uomo! “ Ma io come faccio!?
FIGLIA Beh mamma, sei ancora giovane... vedrai
che...
MADRE Cosa devo vedere? Ma che ne sai tu di
cosa voglia dire aspettare un figlio?
FIGLIA Lo so, mamma lo so!
MADRE Certo, lo sai per sentito dire...
FIGLIA No, anche fare...
MADRE Sì, lo sai... Fammi ridere, per quelle
quattro lezioni sui problemi sessuali che ti sei
sorbita a scuola.
FIGLIA Beh ti dirò che ho fatto anche qualche
corso supplementare... d'aggiornamento...
MADRE E non essere volgare ti prego! Questo è
proprio spirito fuori luogo... ma lo vuoi capire, sì o
no, che è una cosa seria. Che dopo l'operazione ai
reni dell'anno scorso mi aspetta una gravidanza da
suicidio... per otto mesi mi toccherà stare a letto
imbalsamata come una mummia... e c'è pure il
rischio che ci rimanga.
FIGLIA Oh mamma ti prego...
132
MADRE Sì c'è proprio 'sto rischio bambina mia...
c'è il rischio che ci crepi... il ginecologo me l'ha
detto chiaro e netto più di un'ora fa.
FIGLIA In poche parole ti ha consigliato di
abortire...
MADRE Già... ma te lo immagini tuo padre con i
suoi principi, la sua morale...
FIGLIA E sì certo, perché tanto non tocca a lui farsi
i figli. Il fatto è, che il nostro caro padre e marito se
ne frega, lui è il padrone!
MADRE Ti prego non parlare così di tuo padre!
Ricordati che è tuo padre!
FIGLIA Per carità, lo so e melo ricordo: mio padre
è la persona più onesta e generosa di questa terra.
Paga le tasse... qualche volta. t adorato dai suoi
operai... quando non lo vedono... lavora come
una bestia per la sua famiglia...
MADRE Beh perché, hai qualcosa da dire in
merito?
FIGLIA Certo che ho da dire, perché non gliene
frega niente, pur di salvare la sua “ morale “, di farti
crepare.
133
MADRE Beh, ha la testa fatta così... anche se il
ginecologo gli va a dire che c'è pericolo, lui non
molla, che ci vuoi fare. “ È la natura, – dice, – e chi
è contro la natura è una bestia, un'infanticida! “
FIGLIA Beh allora sai che ti dico mamma, che se a
te va bene così... fatti pure tutti i figli che vuole
tuo marito, ma non pretendere che io mi rovini la
vita a fare la ragazza madre sfottuta e umiliata.
MADRE Ma cosa stai dicendo...
Squilla il telefono.
FIGLIA Rispondo io. (Corre al telefono).
MADRE Forse è tuo padre...
FIGLIA Pronto... (Alla madre) No è Aldo un mio
compagno di scuola.
MADRE Chi, Aldo Bennini il figlio del socio di tuo
padre? Chiedigli se sa qualcosa del papà... è una
settimana che non si fa vivo, manco ha telefonato
una volta... sarà con quella gatta smorfiosa... È
un week-end un po' lungo stavolta... Bevo un
goccio se no crepo... (Si allontana verso un mobile
bar).
134
FIGLIA (abbassa la voce) Si sì... ti ascolto... ma
c'era qui mia madre. No, non gliel'ho detto ancora...
non ci sono riuscita... A chi glielo vai a dire? A
mio padre? Tu... Ma fai il piacere! Beh vediamo
se davvero ce l'hai 'sto coraggio... No, in ufficio
non c'è... non si fa trovare... Sì, è più di una
settimana che non lo vediamo... sparito!... E
chiedilo a tuo padre... sono così amici... lui lo sa
di sicuro... Ma chi sfotte... Che stupido... ha
riattaccato... e si offende pure... manco fosse lui
incinto.
MADRE (torna dalla Figlia con un bicchiere
ricolmo di whisky) Sai cosa faccio? Io le telefono.
FIGLIA A chi?
MADRE Alla sua amica.
FIGLIA Per dirle che? Che sei incinta? Capirai che
gliene importa a quella.
MADRE (con i nervi a fior di pelle) Beh voglio
almeno sapere se ha intenzione di tenerselo in casa
ancora per molto, mio marito.
FIGLIA Ma non fare stupidaggini andiamo... dove
è finito tutto il tuo orgoglio, mamma!
135
Squilla un'altra volta il telefono; la Figlia si
precipita a rispondere.
FIGLIA Pronto? Si, chi parla?
MADRE (molto ansiosa) tuo padre?
FIGLIA Pronto... buona sera... (Alla madre) è un
professo re... (Al telefono) ripeta scusi? Sì sono la
figlia...
S'illumina lo spaccato dello studio medico.
PROFESSORE (dall'altra parte dell'apparecchio)
Dicevo che sono il professore Bignardi, c'è sua
madre?
FIGLIA Sì, è qui, gliela passo.
PROFESSORE Buona sera signora... volevo
rassicurarla a proposito di suo marito: sta
benissimo, è qui da me... nel mio studio... si
scusa se non si è fatto vivo in tutti questi giorni ma
era come dire frastornato...
MADRE Perché frastornato? La ringrazio
professore... come si chiama... non ho capito
bene il suo nome...
136
PROFESSORE Non ha importanza... importante
invece è che lei si tranquillizzi: suo marito è in
ottima salute.
MADRE Grazie. Ma non le dispiacerebbe
passarmelo un attimo?
PROFESSORE Attenda. (Rivolto all'Industriale
che se ne sta seduto abbioccato su una poltrona
dello studio) Non vuole proprio dare nemmeno un
saluto?
INDUSTRIALE No, no, guardi non me la sento...
la prego me la saluti lei e basta così.
PROFESSORE Come crede. (Al telefono) No
signora, mi dispiace ma non è nello stato d'animo
adatto... non vuole parlarle.
MADRE Come non vuol parlarmi... cosa gli è
preso? Professore... sono la moglie, io!
PROFESSORE Stia tranquilla signora, va tutto per
il meglio... arrivederla a presto.
Lo spaccato dell'appartamento dell'Industriale,
scompare.
137
INDUSTRIALE Allora professore tagliando corto,
cosa dicono 'sti esami? Cos'ho. Sono pronto a tutto.
Dica la verità... sono spacciato vero?
PROFESSORE Stia calmo, lei sta benissimo, le
dirò tutto... ma prima devo farle ancora qualche
domanda.
INDUSTRIALE E va bene, forza con 'ste
domande... sono pronto.
PROFESSORE Quando ha iniziato a sentire queste
nausee?
INDUSTRIALE Beh è stato quasi un mese fa...
stavo in consiglio di amministrazione e a un certo
punto uno dei miei soci ha acceso un sigaro e io
trac, scusi la volgarità, gli ho vomitato addosso. E
da quel momento se entro in un posto dove c'è
odore di fumo mi si rivolta lo stomaco.
PROFESSORE E gli svenimenti, da quando sono
cominciati?
INDUSTRIALE Nello stesso periodo. Ero in
seduta con quelli del sindacato per via di una
vertenza, quando uno della commissione interna mi
fa: “ No dottore, su questi punti noi non molliamo...
piuttosto le occupiamo la fabbrica” e io gli sono
138
svenuto in braccio. Capisce svenuto in braccio a
uno della commissione interna, che poi l'ha
raccontato a tutti gli operai... che figurarsi,
credevano fosse stato per lo spavento... tant’é che
hanno scritto sui muri: “Occupazione occupazione,
che al padrone gli viene il coccolone”.
PROFESSORE E gli altri sintomi?
INDUSTRIALE Beh, una settimana dopo ero dalla
mia amica e mi sono svegliato in piena notte con
una gran voglia di anguria.
PROFESSORE Anguria?
INDUSTRIALE Sì, di melone rosso capisce,
anguria di novembre! E dove la trovo l'anguria
d'inverno? Una voglia che non le dico! Sono pazzo
– mi dicevo... e intanto la voglia di anguria
cresceva... vedevo fette di anguria dappertutto!
Sono uscito e sono andato in piena notte come un
matto a girare per la città in cerca di bancarelle
d'anguria.
PROFESSORE Bancarelle d'anguria a novembre?
INDUSTRIALE Sì!
PROFESSORE E l'ha trovata?
139
INDUSTRIALE No, ma ho trovato una vecchietta
che lavorava a maglia... alla stazione centrale,
nella sala d'aspetto... Era lì che sferruzzava
svolgendo un gran gomitolo di lana rossa... io le
ho afferrato il gomitolo di lana...
PROFESSORE E se l'è mangiato?
INDUSTRIALE No... m'è venuto di colpo una
gran voglia di mettermi a lavorare a maglia...
PROFESSORE Fantastico! E cosa ha fatto?
INDUSTRIALE Ho tirato fuori di tasca due
biglietti da diecimila e le ho comprato il gomitolo,
gli aghi e il pezzettino di maglia che aveva appena
fatto.
PROFESSORE E poi?
INDUSTRIALE Poi mi sono messo lì seduto sulla
poltrona della sala d'aspetto a sferrugliare come un
matto tutta la notte... e ho fatto una sciarpetta che
se vedesse... un'amore...
PROFESSORE Non avrei mai pensato che lei, un
industriale sapesse lavorare a maglia.
INDUSTRIALE Neanch’ io lo sapevo... mi sono
così... ma sapesse come mi piace! (Estrae dalla
borsa un golf) Guardi, questo golfino, l'ho fatto io...
140
PROFESSORE Bellissimo.
INDUSTRIALE Se vuole gliene faccio uno anche
per lei professore.
PROFESSORE Grazie.
IDNUSTRIALE Glielo faccio volentieri. (Nel
gesticolare si batte una mano sul petto) Ahi.
PROFESSORE Che c'è.
INDUSTRIALE Non so... ma mi fa male... sì,
qui sul petto... i capezzoli, mi si sono gonfiate le
glandole...
PROFESSORE Già, le glandole mammarie.
INDUSTRIALE Mammarie?! Ma che dice
professore...
PROFESSORE (prende un flaconcino dalla
scrivania) E adesso mi dica un po' da quando
prende queste pillole?
INDUSTRIALE Quali?
PROFESSORE Queste che aveva in tasca.
INDUSTRIALE Quando?
PROFESSORE La settimana scorsa quando è
venuto qui per la prima serie di analisi... sono loro
che hanno combinato tutto il guaio.
141
INDUSTRIALE Che guaio? Ad ogni modo
professore me le ha ordinate lei.
PROFESSORE lo le ho ordinato delle pillole
antifecondative?
INDUSTRIALE Antifecondative?! Faccia un po'
vedere... e già mi sono sbagliato... le avevo
trovate in un cassetto di mia moglie e gliele avevo
portate via perché lei sa... i miei principi... io non
posso permettere che mia moglie vada contro
natura.
PROFESSORE E così contro natura c'è andato lei.
INDUSTRIALE Cosa? Come, contro natura?
PROFESSORE Lei si è dimenticato di aver
sottratto le pillole a sua moglie e siccome i flaconi
che le contengono sono pressoché identici, lei ha
continuato a inghiottirsi gli antifecondativi,
convinto di prendersi un regolatore per il fegato.
INDUSTRIALE Eh già, e già, che rimbambito! Sì,
va beh, ma che cosa mi avrebbero combinato dopo
tutto... tanto io mica sono una donna.
PROFESSORE Una trasvicomenzione
pletovalicale, le hanno combinato.
INDUSTRIALE E cosa sarebbe?
142
PROFESSORE Vede, lei stava già facendo una
cura molto pericolosa che io in verità le avevo
sconsigliato.
INDUSTRIALE Quale, quella dimagrante? Sì beh,
ma mi ha fatto benissimo. Guardi qua ho perso
dieci chili in un mese...
PROFESSORE Già una cura a base di ormoni
femminili attivi e con questo, grazie all'aggiunta
degli antifecondativi le si è sviluppato un processo
ovarico completo.
INDUSTRIALE Ovarico?!
PROFESSORE Sì, sì ovarico... in parole povere le
sono venute le ovaie.
INDUSTRIALE Le ovaie a me? Come a una
donna...
PROFESSORE Sì.
INDUSTRIALE Sono diventato una donna... ?
PROFESSORE No, si tranquillizzi... è sempre un
uomo... ma un uomo incinto.
INDUSTRIALE Professore ripeta scusi...
PROFESSORE Sì, glielo ripeto... Lei sta
aspettando un figlio...
143
INDUSTRIALE Cosa? Ma professore lei è
impazzito!
PROFESSORE Senta, vorrei davvero poterle dire
che sì, sono impazzito... ma è una settimana che le
sto facendo esami, analisi, controlli, lastre e
controlastre... Ho perfino usato per la prima volta
il trascremmilaster... non si ricorda quando l'ho
disteso su quella macchina?
INDUSTRIALE Si e con questo?
PROFESSORE Ecco qua... in poche parole le ho
fotografato il figlio in gestazione. (Mostra alcune
lastre).
INDUSTRIALE Il figlio?!
PROFESSORE Sì, lo guardi di profilo... di
fronte... dal basso.
INDUSTRIALE Mio figlio... E chi sarebbe il
padre?
PROFESSORE Lei stesso... autogenesi
naturalmente. Il fatto eccezionale è stato catalizzato
da una ripetuta conseminazione femminile
coadiuvante.
INDUSTRIALE Non capisco...
144
PROFESSORE In poche parole sua moglie o la sua
amica...
INDUSTRIALE Mi hanno messo incinto...
PROFESSORE Beh... quasi... nel senso che
hanno favorito, come dire...
INDUSTRIALE Basta così professore... Oddio mi
sento male!!
PROFESSORE Aspetti che le do un calmante.
INDUSTRIALE No, no... lasci correre i
calmanti... Potrei avere piuttosto una bella coppa
di gelato fragola e limone?
PROFESSORE Gelato fragola e limone?!
INDUSTRIALE Sì, me ne è venuta una voglia! La
prego professore... Mi sento morire se non ho la
fragola e limone.
PROFESSORE Va bene va bene adesso chiamo
l'infermiera e glielo mando a prendere.
INDUSTRIALE Grazie... (Cambia tono, di colpo
spaventato) Per la miseria!
PROFESSORE Che c'è, che le prende adesso?!
INDUSTRIALE Per nascere 'sto mio figlio...
come fa, per nascere?
145
PROFESSORE Beh, è semplicissimo, col parto
cesareo.
INDUSTRIALE Parto cesareo?... Ah è
semplicissimo!!
PROFESSORE Beh, mille donne lo fanno.
INDUSRTIALE Beh ma io mica sono una donna...
io mica son nato per soffrire... e per partorire con
dolore! lo non ho rubato la mela, io non ho trescato
col demonio...
Entra l'Infermiera. Mentre si svolge il dialogo tra il
Professore e l'Infermiera, l'Industriale estrae dalla
sua borsa, un lavoro a maglia e sferruzza.
INFERMIERA Mi ha Chiamato professore?
PROFESSORE Sì, per favore mi vada a prendere
una coppa di gelato fragola e limone.
INFERMIERA Gelato fragola e limone?!
INDUSTRIALE Sì, sì... una coppa grande...
INFERMIERA Una coppa grande... ma siamo in
gennaio!
146
PROFESSORE Non stia a discutere signorina...
anzi ne porti due, una anche per me che a forza di
parlarne me ne è venuta voglia...
INFERMIERA Va bene professore. (Esce).
PROFESSORE Cosa fa adesso?
INDUSTRIALE E non vede faccio un po' di
maglia... sono così disperato... e sferrucchiare mi
calma un po'... ho deciso che faccio una cuffietta.
PROFESSORE Beh, non si disperi... ne sia felice
invece... i figli sono la benedizione del cielo...
non l'ha sempre detto anche lei?
INDUSTRIALE Sì, ma io dicevo i figli fatti dalle
donne... non da me che sono un uomo...
PROFESSORE Non bestemmi per favore: i figli
sono sempre i figli e bisogna accoglierli come il più
bel dono del creato,
INDUSTRIALE Ma che dono! Questa è una
beffa... Ma se lo immagina io che arrivo al
consiglio di amministrazione in premaman... e le
risate dei miei operai... ai quali dicevo di essere
per loro più che un padre... adesso che sono
incinto mi chiameranno mamma, mammona,
147
mammana, mammasantissima. No, no, non posso...
Professore ho deciso... io abortisco.
PROFESSORE Cosa?! Proprio lei... lei che è
presidente della lega contro l'aborto!
INDUSTRIALE Sì, contro l'aborto... ma delle
donne!
PROFESSORE Ah ecco... bella coerenza... se la
sentisse sua moglie alla quale ha imposto cinque
figli, anche quando lei non E voleva! Dovrebbe
essere orgoglioso di ritrovarsi ad essere il primo
uomo a generare in proprio.
INDUSTRIALE Me ne importa a me
dell'orgoglio... Professore io non ci sto... io
abortisco... e se non mi fa abortire lei vado in
Svizzera, in Inghilterra... vado non importa dove...
io voglio l'aborto!
Finale: “Qui così è sempre festa alla RAI”.
Fine terza puntata.
148
TRASMISSIONE FORZATA – IV PUNTATA
Ancora l’hangar con luci di taglio. Figure in controluce
che si agitano.
VOCI Sì, ci siamo… però manca Jannacci…
DIRIGENTE Ancora?! Eh no, non si può andare avanti
così… se ogni volta…
AIUTO DIRIGENTE Se è per quello, mancano anche Fo
e la Rame… e pure il balletto al completo.
DIRIGENTE No!? E’ impossibile… Ma cosa succede?
AIUTO DIRIGENTE Hanno detto che basta, non
vogliono più saperne di questa trasmissione.
DIRIGENTE E perché?
AIUTO DIRIGENTE Non lo so…
DIRIGENTE
Bisogna
avvisare
subito
il
direttore
generale… (Al microfono) Pronto, signorina…
Sul grande schermo appare la ragazza.
SEGRETARIA Sì, dica, qui è l’ufficio del direttore
generale, dica pure…
DIRIGENTE E’ urgente, devo parlargli.
SEGRETARIA Impossibile… sta in bagno, sotto la
doccia.
149
DIRIGENTE Devo assolutamente parlargli… mi sta
saltando al trasmissione… e io non so che fare.
SEGRETARIA Va bene, proverò… ma l’avverto che si
arrabbierà moltissimo. (Va verso una porta, bussa) E’
permesso, signor direttore… è una cosa urgente.
DIRETTORE GENERALE Ma non si può mai stare
tranquilli in ‘sto ufficio del cavolo… Pronto, che c’è…
Appare il direttore generale spaparanzato dentro una
vasca con bagno di schiuma. Presso alla vasca c’è un
monitor, la segretaria lo accende, appare il dirigente RAI.
DIRIGENTE Signor direttore, è un disastro… i consuttori
della trasmissione si rifiutano…
DIRETTORE Lo so, lo so, è per quello che li ho mandati
a prendere dalla polizia…
DIRIGENTE Dalla polzia?!
DIRETTORE Sì, col cellulare… ballerine comprese. Non
sono ancora arrivati?
DIRIGENTE No… anzi… (Ululato di sirena) mi pare che
stiano arrivando proprio adesso, in questo momento.
Si spalanca il grande portone d’accesso all’hangar e
fanno il loro ingresso due cellulari della polizia.
DIRIGENTE Sì, sì, sono loro…
150
DIRETTORE (sempre dentro la vasca mentre si annaffia
con la doccia)
Quando saranno a disposizione mi ci
faccia parlare.
Scendono con strepiti e recalcitrando le ballerine, alcune
di loro sono in camicia da notte, in sottoveste o con
addosso accappatoi.
VOCE DI UNA BALLERINA Ma roba da pazzi… mi
hanno tirata giù dal letto come una delinquente…
ALTRA VOCE Io stavo facendo il mio numero al night…
FRANCA Ma che è successo, dico… è un colpo di Stato?
PAOLO Manco più tranquilli in teatro si può campare…
DARIO A me mi hanno tirato giù dal palcoscenico come
un delinquente comune. (Rivolto al dirigente RAI) Ah,
ecco il responsabile del rastrellamento. Adesso mi
spiegherà…
DIRETTORE No signore… il responsabile della vostra
cattura sono io.
DARIO E come s’è permesso?
DIRETTORE Caro mio, voi non vi potete permettere di
arrivare qui in televisione, un bel giorno… decidere di
imporci una vostra trasmissione… e poi due settimane
dopo piantarla lì, come niente fosse.
DIRGENTE Certo, una volta iniziato un programma non
si può disertare.
151
FRANCA Ma se a noi non va più… siamo in un Paese
democratico… a parte che non abbiamo firmato nessun
contratto.
DIRETTORE
Il
contratto
l’avete
firmato
con
i
telespettatori, cari miei… contratto normale. La TV di
Stato è un mezzo pubblico ed è un reato abbandonare un
servizio di pubblica utilità.
FRANCA Ma che pubblica utilità… non mi direte che è
pubblica utilità propagandare fustini… rincretinire la
gente con i giochini a premi, mostrarci le facce a
tormentoni dei nostri governanti e farci ascoltare i loro
discorsi pallosi…
DIRIGENTE Moderi i termini lei…
DARIO E’ proprio per queste ragioni… proprio perché
abbiamo capito che con il nostro spettacolo tanto non
risolviamo niente… anzi, vi regaliamo pure l’alibi di
essere democratici e polivalenti, che non ci va più di
recitare…
DIRETTORE (pestando manate sull’acqua della vasca) E
allora sappiate che io vi faccio sbattere tutti in galera…
per turbamento di mezzo d’espressione pubblica.
DIRIGENTE Giusto! (Alle guardie) Manette.
DARIO Un momento (A Franca) qui ci conviene
abbozzare. Va bene, ci avete convinti, recitiamo…
DIRIGENTE Oh, finalmente!... Pronti con la sigla?
152
DIRETTORE E non mi seccate più con queste cavolate…
che ho ben altro da fare io! (Spegne il monitor che sta
presso la vasca poi, volto alla segretaria: E MANCA UN
PEZZO DI TESTO nel copione originale: questa è la
gag del direttore con la segretaria nella vasca da
bagno, che si ritrova poi nel testo.
Resta nuda, di schiena, entra nella vasca. Stacco di nuovo
nell’hangar. Via vai di ballerine, entra il pubblico.
FRANCA (a Dario) Mi meraviglio di te, per come hai
calato le braghe… non ti riconosco più…
PAOLO ROSSI Neanch’io lo riconosco… chi è?
DARIO Dopo vi spiegherò…
FRANCA Sì, mi spiegherai?! Mi pari Natta nei suoi crolli
migliori…
DIRIGENTE Allora ‘sta sigla? C’è Jannacci?
DARIO No, ma arriverà… me l’ha giurato. Allora, breve
sunto delle puntate precedenti.
FRANCA
No, per favore, siamo in ritardo… Niente
riassunto. Eseguiamo la sigla ma stringiamo, per favore.
Dobbiamo recuperare il tempo perduto.
IL GRAMMELOT MUSICALE
L’orchestra esegue a ritmo indiavolato, ballerine e coro si
muovono a grande velocità, tipo film di Ridolini.
153
DARIO Daremo inizio a questa puntata con una lezione...
sì, avete capito giusto: una lezione vera e propria
sull’improvvisazione musicale. Un momento… scusi
direttore, sbaglio o il pubblico che vedo qui sulle
gradinate… non è più lo stesso dell’altra volta?...
Durante la sigla si vedono le scene in questione.
DARIO Invece questi sono disposti a farsi eliminare
meccanicamente?...
DIRIGENTE Sì, ma abbiamo dovuto istituire un premio.
DARIO Un premio… anche qui?
DIRIGENTE Sì, alla fine dello spettacolo… coloro che
risulteranno non eliminati, cioè saranno rimasti integri
sulla propria poltrona, vinceranno un milione a testa in
buoni acquisto al supermercato; mezzo milione se
riusciranno a superare metà della trasmissione.
DARIO Ma roba dell’altro mondo…
FRANCA Ormai non ti resta che abbozzare, caro. Vai,
che fra poco vincerai anche tu un fustino ieno di buoni
acquisto, tre profilattici e un formaggino.
DARIO Allora, dicevo che cercherò di darvi una
dimostrazione sulla tecnica di improvvisazione canora.
Voglio dimostrarvi che gli elementi essenziali di una
canzone non sono le parole, né la musica per se stessa, ma
l’allusione che i suoni, specie quelli onomatopeici e le
154
melopee, sanno suggerire. Non è chiaro? Bene, faccio un
esempio pratico: i russi amano la canzone classica
napoletana da impazzire, così come gli americani del
resto. Forse che capiscono e apprezzano il significato
delle parole? No di certo… non intuiscono manco un
verso. Spesso non ne ricordano nemmeno l’aria. Infatti,
quando provano a canticchiare una canzona napoletana…
miagolano in maniera insopportabile… da pelle d’oca. E
allora cos’è che li prende… cosa li affascina tanto… Sono
le situazioni festose e melodrammatiche sottintese dal
ritmo e dalla gestualità. E’ quel connubio- contrasto fra
l’allegria
sfrenata
e il patetico-appassionato che li
travolge… li incanta. Attenzione: ora eseguirò un canto
pseudo-napoletano … vi avverto, non ci troverete che
qualche parola isolata che assomiglia al napoletano… il
resto
saranno
puri
suoni
interamente
inventati,
onomatopeici, naturalmente con gestualità appropriata.
Via, prego, maestro… Jannacci non c’è? Va beh… faremo
senza… prego.
Inizia il pianoforte ed entra l’orchestra possibilmente con
violini, chitarre e mandolini. Dario canta parole
sconclusionate con tono discorsivo classico dei prologhi
napoletani. Quindi accelera in una filastrocca tipo
tarantella. All’istante si blocca e diventa tristissimo e
accorato, inizia
sull’aria da romanza; si intuiscono
155
parole come: “core ingrato… acciso… ‘n’aria fa murì…
tu m’ha strumbato l’anema… scurunso l’uocchi sparuli…
facimme sta malìa ch no’ se po’ scurdà… O mamma
mia… engrata a Santa Lucia… ‘Na palombella scàrola
me fa sugnà accussì…”.
Quindi riprende con finale accelerato ancora fra la
tarantella e la tammurata. Nell’applauso finali alcuni
spettatori vengono scaraventati fuori dalle gradinate. Fra
questi anche il dirigente che s’era accomodato in prima
fila.
DARIO Secondo esempio: la canzone francese classica.
Qui si parte dal presupposto risaputo che chi ascolta una
canzone interpretata nello stile originale, anche se conosce
il francese perfettamente, difficilmente riesce a capirci
una sola parola. Si intuisce che il cantore sta facendo
l’elenco delle bellezze della sua città… quasi sempre
Parigi. Infatti, a gran velocità, sfarfugliando suoni, passa
in rassegna i vari ponti sulla Senna… Notre Dame… i vari
quartieri, le fermate del metrò, i monumenti più
importanti. Insomma, è un depliant turistico cantato. Poi,
all’istante, dice che non gliene importa niente… non si sa
di che… je m’en fout… Oppure: offre alla sua bella raggi
di luna… gocce di rugiada, sospiri del vento, tutta roba
che notoriamente non ha prezzo… nel senso che non vale
un accidente. Anche qui, come nel canto napoletano, le
156
parole non contano… è l’allusività che è importante.
Anzi, il grande fascino sta proprio lì… guai se uno capisce
una sola parola… cessa l’incanto, è un disastro, la
canzone non significa più niente.
L’orchestar attacca: c’è la solita fisarmonica, il
pianoforte con batteria e basso. Dario
inizia a
sproloquiare in grammelot a soggetto una specie di
tiritera. Poi, ricordando Jaqus Brel, inizia un recitativo
accorato, quindi riprende con un crescendo alla Piaf.
Applausi. Gli spettatori al completo sono scaraventati in
tutte le direzioni.
DIRIGENTE Ma che succede?!... Chi ha schiacciato i
pulsanti?
JANNACCI Io…
DARIO Accidenti Enzo, non ci sei mai e, come arrivi,
combini disastri.
JANNACCI Beh, insomma… ma lo chiami un pubblico
serio, quello lì… Non c’è personalità… diversità se pure
nell’unità.
DARIO Beh… lascia correre… Piuttosto, giacché ci sei,
vieni
al
piano
e
accompagnami
in
quest’ultima
dimostrazione… improvvisazione su ritmo rock… con
interventi dialogati…
JANNACCI Va bene, io ci sono… introduci.
157
DARIO Non c’è nessuna introduzione da fare. Sarà tutto
chiaro in quello che facciamo. Vai!
Jannacci inizia al piano con un ritmo molto scandito e
accenna sbrodolamenti bofonchiati. Dario canta in
grammelot pseudo slang americano, in tono molto
scandito. Poi si rivolge a Jannacci redarguendolo in
inglese. Jannacci risponde bofonchiando. Entrambi
iniziano un contraddittorio musicale, ripetendo fino alla
ossessione una stessa frase. Chiude abbassando il tono,
fino a sussurrare le parole. Gli spettatori, maschi e
femmine, iniziano a muoversi sul posto, quindi invadono
la pedana. Applausi.
DIRIGENTE Stop! Basta così… sigla… applausi.
DARIO Ma scusi, come si permette di interrompere lei?!
DIRIGENTE Io interrompo perché ne ho la facoltà… la
responsabilità della trasmissione è mia.
DARIO E allora sa cosa le dico? Noi ce ne andiamo.
FRANCA Bravo, adesso finalmente ti riconosco.
PAOLO Anch’io… ciao Dario, che piacere.
DIRIGENTE (rivolto alle guardie che già si stanno
avvicinando) Maresciallo, li arresti.
DARIO Come non detto… (Voltandosi di scatto verso il
pubblico) Ed ecco a voi un programma inchiesta davvero
interessante… che investe il problema degli anziani.
158
SPEACKER Gli anziani aumentano di numero ogni
anno…
ALTRA VOCE Fra poco l’umanità sarà composta per più
della metà da anziani. Ancora fino a 50 anni fa, l’età
media dell’uomo e della donna non superava i 65 anni;
oggi la media della vita supera abbondantemente i 70
anni. Ciò significa che un buon 30% degli anziani supera
gli 85 anni. I vecchi oltretutto sono vitali… hanno capito
che il segreto della loro longevità è legato al sentirsi utili a
sé e agli altri, soprattutto a sé; perciò, pur trovandosi in
pensione… cercano altre attività, non importa se di lavoro
sottobanco, lavoro nero… importante è sentirsi attivi. Così
rubano il lavoro ai giovani che restano disoccupati e
giustamente li odiano. In America migliaia di anziani
hanno
stipulato
un
contratto
con
compagnie
di
assicurazione alle quali cedono tutta la pensione e i loro
risparmi in cambio di un vitalizio… cioè, le compagnie si
impegnano a mantenerli fino all’ultimo giorno della loro
esistenza. Soltanto che molte di queste compagnie si
trovano oggi sull’orlo del fallimento in quanto questi loro
mantenuti a termine non si decidono mai a chiudere con la
vita. Campano all’infinito. Forse per questo da un po’ di
tempo in America vengono organizzati viaggi per
comitive di anziani sugli altopiani del Mapucio, sulle
Ande, a tre-quattromila metri di altezza. Questi viaggi
costano pochissimo. Molti vecchietti, appena scendono
159
dall’aereo, grazie all’altitudine con il terribile sbalzo di
pressione che lassù è bassissima… Trach! Restano secchi.
Qualche giornalista americano sospetta che siano le
compagnie di assicurazione stesse ad organizzare quei
viaggi quasi gratis per liberarsi di qualcuno di quegli
ospiti duraturi… Così come pare siano ancora le
compagnie di assicurazione ad offrire ai loro ospiti una
estate in bungalow situati su spiagge di sogno nella
Florida o nelle isole del Pacifico, dove – è risaputo –
periodicamente arrivano uragani terrificanti che spazzano
case, alberi e… vecchietti a centinaia. (Immagini di
repertorio) Un altro metodo efficace adottato dalle
compagnie assicuratrici per la decimazione degli anziani
pervicaci pare sia quello d’invitarli a grandi feste…
magari in crociera. Spumante a volontà... mangiate
terribili... gioco d’azzardo con vincite favolose... da
infarto. Compagnie di donne vivaci e allegre, e
soprattutto... cotillons e danze sfrenate... E qualche volta i
vecchietti schiattano, ma non sempre.
Sulla didascalia parte una danza fra ragazze e ballerini
con maschere da vecchietti. L’orchestra ci da dentro.
Ogni tanto un vecchietto stramazza ma ce n’è subito un
altro che lo rimpiazza. Alla fine l’intera orchestra
schiatta, le ballerine pure. Alcuni vecchietti insistono nela
160
danza coinvolgendo anche il pubblico degli spettatori
professionisti. Applausi.
SPEAKER Stop! Ci colleghiamo con Montecitorio... Zitti,
per favore, c’è l’intervento dell’on. Arlecco.
Sul grande schermo scorre la panoramica dell’aula del
Parlamento.
ON. JOTTI Il deputato On. Arlecco ha chiesto di prendere
la parola. Ne ha la facoltàARLECCO Onorevoli colleghi, signori ministri, voglio
ricordarvi
un
fatto
storico
sconvolgente
accaduto
trent’anni fa: la famosa invasione dei conigli in Australia.
No, non è una divagazione da cantuccio dei bambini, la
mia, ma un avvenimento davvero tragico. Trent’anni fa,
appunto, un allevatore della regione di Sidney si lasciò
scappare un centinaio di conigli che si dispersero per la
prateria. Quei conigli, allo stato selvatico, trovarono una
condizione
straordinariamente
favorevole
alla
riproduzione e cominciarono così a moltiplicarsi in
maniera inaudita... in pochi anni si centuplicarono,
divennero milioni e milioni. Sbranavano letteralmente i
pascoli... radevano a zero le piantagioni. Le vacche e le
pecore non trovarono più di che brucare. Non solo, così
dolci e timidi che sono presi singolarmente, raccolti in
161
branchi sterminati trovarono l’ardire di assalire addirittura
le fattorie... svuotavano i granai e i silos del foraggio. Era
il flagello dell’apocalisse.
Il governo australiano, per porre argine ai conigli famelici,
fu costretto a far intervenire l’esercito al completo... ma
non era sufficiente. Istituì un corpo volontari di cacciatori
liberi. Questi free-lance non ricevevano uno stipendio ma
un premio cospicuo per ogni cento code di coniglio che
erano in grado di presentare alle autorità competenti. Ebbe
inizio la famosa mattanza del coniglio dell’apocalisse. In
tutta l’Australia, dal mattino al tramonto, non si sentiva
che sparare... Vedo già gli occhi lucidi degli amici
dell’ARCI-caccia! Vi sarebbe piaciuto, eh?! Dopo cinque
anni di guerra spietata, non rimaneva più un coniglio...
nenache di pezza, in tutta l’Australia. Vedo le vostre facce
attonite, onorevoli colleghi... mi penserete pazzo. Già,
perchè vi avrei raccontato questo aneddoto? Ebbene, è per
avvertirvi che oggi altri conigli molto più famelici e
nuemrosi hanno invaso il nostr pianeta. Non li vedete?...
Per forza... hanno cambiando sembiante. I coniglia
dell’Apocalisse stavolta siamo noi! Siamo noi il nuovo
flagello di Dio! Noi che distruggiamo la terra giorno per
giorno... siamo famelici e sporcaccioni... mangiamo oltre
misura, consumiamo, e poi spargiamo le nostre zozzerie
dappertutto... appestiamo l’aria, l’acqua il terreno.
Bisogna fermarci! Come? Organizziamo a nostra volta i
162
free-lance, l’Arci-caccia all’uomo-coniglio. Caccia libera:
ogni cento code... pardon, ogni cento orecchie di essere
umano... un premio. E ‘sto conocrso lo faciamo indire da
Fantastico sponsorizzato da un detersivo? No, non
possiamo? E’ contro la nostra etica... la nostra cultura? Lo
so, lo so già cosa
mi risponderanno alcuni di voi:
basterebbe piantarla con l’incentivare i consumi...
basterebbe piantarla con l’incentivare i consumi...
basterebbe piantarla con la logica criminale dell’iper
benessere e del profitto a tutti i costi. E’ una filastrocca
che sentiamo da anni: basta con i diserbanti, con i
detersivi inquinanti, con i carburanti tossici e le
immondizie... con l’inutile spreco. Facciamo un mondo
più pulito... No, errore... terribile errore. Fate bene, voi
ministri del governo, a non cadere in questa trappola, a
non varare leggi serie conto l’inquinamento. Migliorare la
qualità della vita significherebbe incentivare a dismisura
la
crescita
numerica
dell’umanità...
Nel
duemila
arriveremmo pigiati come in un tram all’ora di punta! Ma
non lo avete ancora capito... il problema tragico è proprio
questo: siamo in troppi... l’umanità scoppia... stiamo
riproducendoci come conigli. Cinque miliardi di roditori
inarrestabili... sono una catastrofe per un pianeta così
angusto... bisogna farne scendere qualcuno... qualche
miliardo almeno!
163
Purtroppo, grazie ad una scienza medico-biologica che
abbiamo permesso si sviluppasse in modo selvaggio, oggi
le
grandi
pestilenze
con
relative
stragi
che
ridimensionavano le popolazioni sono scese allo zero. Per
fortuna, gli elementi cancerogeni sparsi nei cibi e nell’aria
riequilibrarono
notevolmente
facendo
discreto
massacro... ma bisogna incentivarli. Si liberalizzi l’uso dei
coloranti e dei preservanti nei cibi. C’è l’idea di togliere il
piombo dalla benzina? Per carità... lasciatecelo! Il piombo
da solo, aggiunto al merurio che ci mangiamo coi pesci,
procura una eliminazione d’eccesso d’umanità di milioni
all’anno. Vogliamo perderlo? Proprio qui in Parlamento
gira la proposta di abbassare ulteriormente il limite di
velocità delle macchine sulle strade e autostrade. No, no!,
erore! Lasciatelo lbero, per carità! Velocità ad libitum...
anzi, incentivate il turbo... Multe tremende a chi scende
sotto i 120 all’ora... con ritiro immediato della patente
sotto i 100. Al contrario, mettere premi d’alta velocità.
Chi riesce a raggiungere Milano, partendo da Roma, in
emno di quattro ore, non paga il pedaggio dell’autostrada.
Lasciate viaggiare i TIR la domenica... alla velocità che
gli pare... magari sulla corsia contraria. Oh, che bella
ecatombe! Lo stress e il colesterolo sono cause prime
dell’infarto?... Ebbene, esasperiamo la vita... proibiamo
gli oli vegetali... specie l’olio d’oliva... fuorilegge come la
droga. E a proposito di droga, liberalizziamola per dio... al
164
posto dell’ora di religione mettiamo l’ora della pera, dello
spinello e della sniffata! Incentiviamo la violenza per la
strada e negli stadi... alle partite distribuiamo armi
contundenti, razzi ed esplosivi ai tifosi... specie agli ultrà.
Alleggeriamo l’umanità. Quindi, basta con ‘sta farsa del
mercato sotterraneo delle armi... Abbiamo il coraggio di
realizzarlo alla luce del sole... vogliamo davvero sbattere
in una strada di 150 mila lavoratori delle industrie
belliche? No, è l’industria che tira di più... incentiviamola!
Diamo soprattutto uno sviluppo alle piccole guerre locali
che per ora producono solo qualche milione d’ammazzati
l’anno... sviluppiamo i focolai tra i popoli sottosviluppati.
Per ultimo, nostra unica grande speranza: le centrali
atomiche a grande rischio. Ma vi rendete conto che guaio
avete combinato, signori onorevoli tutti per la costruzione
in
massa
di
centrali
pericolosissime,
e
poi
all’istante...dopo Chernobyl, per timore dell’opinione
pubblica, ve la siete fatta sotto! Vergogna! Ebbene,
riprendetevi! Dovete imporre che si costruiscano centrali
in grande quatità... specie del tipo superfix, solo così le
probabilità di disastro totale aumenteranno. Una buona
fuga di radiazioni al plutonio ogni mese e di qui a qualche
anno finalmente resteremo... o resteranno... in numero
accettabile...
Gli scienziati hanno calcolato che per vivere sereni
dovremmo eguagliare la popolazione a quella già esistente
165
nel primo medioevo... come a dire che in Italia non si
dovrebbero superare i cinque milioni di abitanti! Forza
allora! diamoci da fare... forza con le centrali... prego:
livellateci l’umanità!
Stacco musicale.
DIRETTORE STUDIO Attenzione: va in onda il
telegiornale.
DARIO Ah, finalmente, un attimo di respiro!
DIRIGENTE Macchè respiro... siete voi che dovete
trasmetterlo...
PAOLO ROSSI Ma come, l’altra volta ce l’avevate quasi
proibito...
DARIO Noi invece siamo dialettici, quasi trasformisti.
Siamo così dialettici che non sappiamo più dove ci
troviamo.
DIRIGENTE Per favore, non è il momento di rivanare il
prima o il dopo... i tempi cambiano... e le opinioni pure...
E poi... proprio voi della sinistra parlate, con quei vostri
partiti che non stanno mai fermi su una posizione: filonucleari, anti-nucleari, per la Nato... ma contro la Nato,
contro la strage di selvaggina ma ci avete l’Arci-caccia,
per una famiglia sana ma siete per il divorzio, per gli
anticoncezionali e per l’Arci-gay.
DARIO Va bene, come non detto, via col telegiornale.
166
SPEAKER Il titolo di questo nostro servizio è: “Pericolo
in Valtellina”. (Immagini di repertorio) Vi ricorderete
senza’altro, in occasione del disastro, le bordate di critiche
con cui fu letteralmente aggredito il governo dai
giornalisti... in particolare il Presidente del Consiglio
Goria... soprannominato per l’occasione “il Presidente
inesistente”. Vi ricordate? Lo si accusava di indolenza per
non essersi recato immediatamente di persona sul luogo
della sciagura... e soprattutto di aver minimizzato la
portata della catastrofe, peggio ancora, di aver tentato di
rassicurare l’opinione pubblica dicharando che tutto stava
andando per il meglio. Ebbene... oggi noi giornalisti, tutti,
ci troviamo costretti a fare ammenda... sì, abbiamo
sbagliato e in modo imperdonabile. Primo: abbiamo
potuto constatare che il presidente Goria in verità si recò
immediatamente nella valle devastata dalle frane e
dall’alluvione... da solo... senza alcun seguito, per evitare
una pubblicità disdicevole e per meglio verificare de visu,
senza sviamenti di sorta.
ALTRA VOCE Appena giunto nell’alta Valtellina,
l’onorevole Goria vide un vecchio immerso nel fango fino
al collo. Il Presidente accorse immediatamente, lo afferrò
per un braccio e tirò con tutte le forze. “Tieni duro, nonno,
che ti salvo!” – “Ma che mi salvi?! Porca vacca!, urlò il
vecchio, molla, deficiente!, è tutta la vita che sogno di
farmi i fanghi, che ci ho un’artrosi artritica boia... e adesso
167
che mi capita la fortuna di averci i fanghi qui sotto casa e
gratis...
arrivate
voi
del
governo
a
rompermi
i
cosìddetti!?” – “Ma sì, tornatevene a Roma e non
scocciate!”, fa una vecchietta seduta dentor una jeep dei
carabinieri con un basco in testa tutto di sghimbescio,
“lasciateci in pace... ”- “Ma noi siamo qui per aiutari”, fa
il Gioria, “se non altro per darvi una parola di conforto e
manifestarvi il nostro cordoglio...”. Poi si guarda atorno
ed esclama: “Dio che disastro! Le vostre case distrutte...”“ Ma che case... erano catapecchie schifose,” dice la
vecchietta, “meno male che la frana ce le ha buttate giù...
che erano vecchie e marce, e rischiavamo sempre di
vedercele cascare in testa. Adesso il governo ce le dovrà
ricostruire tutte nuove... bellissime, con doppi servizi, ‘sto
governo pirlostrato! S’è rifiutato per anni di sborsare una
decina di miliardi per far su gli argini e adesso gli tocca di
tirarne fuori duemila di miliardi, per rifarci tutta la valle...
Ho sentito dire che c’è un’impresa americana che s’è
offerta di rifare tutta la valle in cemento armato, con i
canaloni in plexiglass... i prati di moquette... i sentieri di
tartan... i ghiaioni di vetro-resina e i boschi con gli alberi
tutti in plastica, profumati con l’air-sresh! E per finire al
lago che ci abbiamo sulla testa ci mettono un gran tappo a
sifone... che quando vogliamo un po’ di movimento
festoso... tiriamo la catena e Bran!, viene giù ‘sto gran
sciacquone!”.
168
“Ah, ah, che pacchia!”grida il sindaco di Gomio
Superiore, seduto sulla sua carrozzella... per via che è
rimasto con le gambe spappolate. “Fino a poco fa la nostra
era una valle di terza categoria, con un turismo di seconda
classe, tipo famiglia a basso reddito... bambini malaticci e
vecchietti acciaccati. Adesso abbiamo un turismo super.
Arrivano
valanghe
di
appassionati
dell’avventura,
industriali, manager amanti del grande rischio... arrivano
con i fuoristrada da cento milioni, congolati a turbo, tute
mimetiche... caschi anti-frana... sembrano tanti Rambo...
Una volta andavano in Amazzonia, adesso vengono qui...
che c’è più brivido”. (Scorrono immagini di repertorio
con fuoristrada ripresi nel deserto e gommoni sui torrenti
dell’Amazzonia) Noi del telegiornale abbiamo condotto
un’inchiesta, interrogando direttamente qualche superstite.
Stacco all’aperto.
SPEAKER (rivolgendosi ad un valligiano) Cosa mi dice
della situazione oggi in Valtellina?
VALLIGIANO Va bèn, va tuto bèn.
SPEAKER Ma dico, avete subìto danni gravi, e il governo
fino a questo momento ha fatto qualcosa?
VALLIGIANO Sì, ha fatto qualcosa. Guardi... ha fatto un
gran casino... soprattutto un gran casino, ma fatti pochi.
Però va bèn, va tuto bèn.
169
SPEAKER Lei sta scherzando... Tanto per cominciare,
avete dovuto lamentare ventuno morti, per non parlare dei
feriti.
VALLIGIANO E beh? E l’hanno scorso, allora, che non
c’è stato il disastro, vogliamo fare i conti? Allora, l’anno
passato ci sono stati dieci escursionisti morti... precipitati
o travolti da slavine e valanghe. Quest’anno il terreno è
impraticabile, niente sentieri... niente rifugi alpini... niente
escursioni... niente morti. L’anno passato, morti per
funghi due, più una intera famiglia di svizzeri alla quale i
funghi li abbiamo avvelenati noi... Quest’anno, con
l’alluvione, tutti i funghi spazzati via... niente morti.
Moricati dalle vipere, l’anno scorso, tre. Morti secchi.
Quest’anno le vipere tutte annegate. Neanche un morto.
L’anno scorso, il solito caccia supersonico dell’aviazione
militare che fa le acrobazie... passa rasoterra nel vallone e
strappa via cavi dell’alta tensione... del telefono e della
teleferica... la cabina con dentro quindici eprsone
precipita... marmellata: otto morti, il resto storpi.
Quest’anno le frane hanno tirato giù tutto: cavi, piloni,
cabine... niente teleferica, niente morti. L’anno passato,
per incidenti in macchina sulle nostre strade strette e tutte
curve e torniquet... un massacro: venti morti, più un
pullman che è precipitato giù da un vecchio ponte a
schiena d’asino: otto morti. Quest’anno, la piena ha
spazzato via tutto: strade, torniquet, ponte... e anche
170
l’asino con la sua schiena... niente morti. Alla fine, fai un
po’ il conto: l’anno scorso ci abbiamo avuto la bellezza di
cinquantatre morti... Ne abbiamo risparmiati trentadue...
Guarda che n’abbiamo di fortuna, veh!... Tanto che adesso
c’è un modo di dire in Italia... che quando uno ci va bene,
ma proprio bene, si dice: eh, ma che fortuna che ci hai, ci
hai più sedere d’un valtellinese!”.
STACCO MUSICALE.
SPEAKER Ed ora bbiamo un bel gruppo di Pon-Pon girls
decorative...
Entrano a passo di danza le ballerine.
FRANCA Mai un telequiz con sponsor in questa
trasmissione... Figurati Dario e Enzo Jannacci poi...
piuttosto che accettare una simile proposta sarebbero
pronti a...
VOCE DARIO Forza, dateci una mano...
JANNACCI Spingiamola laggiù nel centro...
Dario, Enzo Jannacci e Paolo Rossi stanno spingendo
una enorme macchina da museo, molto appariscente, tipo
Bugatti, con grandi parafanghi, capotte mobile, fanali in
gran numero, tubi di scappamento esterni cromati.
171
FRANCA Ma che fate con ‘sto reperto da museo?...
DARIO Cosa, da museo? E’ un’opera d’arte... la
mettiamo in palio!
FRANCA In palio di che?!
PAOLO ROSSI Beh, se vogliamo fare un gioco a premi...
ci vorrà pure un premio...
JANNACCI Premio vistoso, accattivante, appariscente...
FRANCA Che, avete in mente un telequiz?! Vi prostituite
allora?...
PAOLO ROSSI Macchè prostiturirci, cosa cianci? Guarda
che gioiello... (Apre la portiera, gli resta in mano, la
butta).
DARIO Ma stai attento, è roba delicata... (Spazzola il
fanale, si stacca, lo butto).
FRANCA Dunque, avete calato le braghe a quanto
pare!?...
DIRIGENTE Io trovo invece che stiano cominciando a
ragionare.
FRANCA Ma funziona, almeno? (Si accinge a salire in
macchina).
DARIO Non lo so... l’abbiamo trovata in cortile, è lì da un
mese.
FRANCA Va bhe... vediamo subito. (Appoggia il piede
sulla predella che si stacca). Dov’è il freno a mano? Ah,
eccolo. (Tira e strappa letteralmente il freno).
172
DARIO Ehi, vacci piano, sei la solita energumena! Su,
non
perdiamo
tempo,
cominciamo
‘sto
telequiz...
(Partono le rahazze Pon-Pon danzando) Il monte premi è
rappresentato da questa stupenda macchina... (Le ragazze
fanno ala alla macchina con mosse stereotipate) di valore
inestimabile!
FRANCA Sì, che manco si mette in moto...
JANNACCI Forse manca la benzina.
FRANCA Siete sicuri ci sia il motore?
PAOLO ROSSI Solleva un po’ il cofano... cominciamo
col telequiz... (Rivolto al pubblico) Chi vuol partecipare?
(Alcuni spettatori alzano la mano. Le ragazze Pon-Pon si
agitano
freneticamente.
Paolo
Rossi
e
Jannacci
armeggiano intorno alla macchina, staccano di netto il
grande coperchio del cofano) Ma siete pazzi? Me la
smontate tutta... una macchina nuova fiammeggiante.
Andiamo, via... tiratevi via di lì.
FRANCA (scendendo) Per me è un catorcio.
DARIO Allora... chi partecipa? Ecco lei... e lei... (Indica
un ragazzo e una ragazza) Venite avanti, piazzateli lì. (Le
ragazze Pon-Pon prelevano i concorrenti e li sollevano
per aria).
DIRIGENTE Ci vuole un notaio...
DARIO Bravo,lo faccia lei. Si segga dietro quel tavolo, si
procuri un’enciclopedia sui trattati storici... il gioco sarà
difficilissimo... (Si sente uno scoppio. Esce una nuvoletta
173
di fumo dal motore. Le ragazze gridano spaventate. Si
ritrova con una ragazza in braccio) Che è...
FRANCA Il motore... s’è messo in moto da sé ... (La
macchina sussulta, altro scoppio). Tu però approfitti di
ogni situazione, eh?...
DARIO M’è capitata in braccio… (Alludendo alla
macchina) Però, visto che funziona?! Altro che catorcio!
…Ad ogni buon conto, per adesso sarebbe meglio
spegnerla.
JANNACCI Subito.
Armeggia con Franca intorno al cruscotto.
DARIO Dunque, via con la prima domanda…
Ogni
risposta esatta vi darà diritto a ritirare un pezzo della
macchina. Pronti? Attenzione! Quesito storico: Pietro il
Grande, zar di tutte le Russie, era detto il grande per via
della statura o.. per la sua grandezza d’animo?
RAGAZZO No, Pietro il Grande fin da ragazzo era detto
il grande, lo chiamavano così ancor prima che diventasse
zar in quanto già a diciotto anni misurava la bellezza di
due metri e due centimetri di altezza.
DARIO Perfetto, bravo. (Le ragazze pon-pon esultano e
danzano) Hai vinto un fanale della macchina. Dagli un
fanale… (Jannacci e Paolo Rossi staccano di forza un
fanale dall’auto).
174
FRANCA Ma no… c’era già quello che aveva staccato
Dario.
PAOLO ROSSI Beh, gliene regaliamo due.
Depositano i due fanali su di un gran tavolo che sta
davanti ai concorrenti. La macchina scoppietta e continua
a sussultare.
DARIO (si ritrova ancora con una ragazza fra le braccia)
Per favore… allora è un vizio! Seconda domanda: quando
ci fu il pauroso crollo in borsa, qualche mese fa, quale
altro fatto tragico di verificò in concomitanza nel mondo
degli affari?
RAGAZZO (dopo essersi consultato con la ragazza) Il
presidente Agnelli si ruppe una gamba…
DARIO Bravo, e crollò la Borsa! Via con la danza delle
ragazze Pon-Pon . Il concorrente vince il paraurti e lo
spinterogeno. (La macchina scoppietta. Scatta la capotte
che si richiude da sola. Altro scoppio: si stacca una
portiera. Jannacci e Paolo Rossi consegnano una valanga
di rottami ai vincitori.) Fermi… non è finita. In
conseguenza di quell’incidente capitato all’avvocato…
alla Borsa di New York scoppiò il panico. Perché?
RAGAZZA Perché l’agenzia d’informazione ANSA
divulgò la notizia: “Crollo Agnelli causa sua borsa
inciampata fra i piedi rottura femore caduta tutta FIAT
175
sconvolta”. Purtroppo il cervellone dati di New York
aveva sintetizzato “caduta borsa Fiat crollo”. Di qui il
panico in tutte le Borse dal mondo e il disastro.
DARIO Brava! La macchina è tutta vostra. (Le ragazze
pon-pon esultano e danzano) Ecco le chiavi. (La
macchina sussulta e scoppietta in modo terrificante. Ora
si muove e avanza verso il centro. Fuga generale. Le
ragazze gridano. Di nuovo Dario si ritrova una ragazza
fra le braccia).
FRANCA Tu approfitti sempre, vero?
DARIO (passa la ragazza a Jannacci) Me la reggi un
attimo? – Fermatela per favore…
La macchina abbatte colonne e fiancate, sfonda una
parete di polistirolo, prosegue, di là si sente un gran
frastuono, polvere, fumo, schioppettìi. Entra in scena un
poliziotto.
POLIZIOTTO Di chi è ‘sta macchina?
FRANCA E’ loro… (Indica i due ragazzi). L’hanno vinta
adesso.
POLIZIOTTO Siete in arresto. Questa automobile è stata
impiegata un mese fa per compiere una rapina.
RAGAZZO E RAGAZZA Ma noi l’abbiamo vinta in ‘sto
momento!
176
POLIZIOTTO A me non interessa, lo racconterete al
giudice. Venite! (Li trascina fuori).
Le ragazze pon-pon eseguono la danza al rallenty in
silenzio.
Fine quarta puntata.
TRASMISSIONE FORZATA - V PUNTATA
L’hangar è trasformato in una specie di galera con tanto
di sbarre a formare grandi gabbie stipate di clown,
ballerine, attori. Fumi e nubi di vapore salgono dal
pavimento. La luce è di taglio con zone d’ombra.
Poliziotti e vigilantes transitano con lampade e battono
sulle sbarre coi loro bastoni.
VOCE CLOWN Voglio il mio avvocato
VOCE FRANCA Non potete tenerci ingabbiati in questo
modo… senza dirci il perché.
DARIO Vuoi vedere che c’è stato un colpo di Stato… e
noi manco ce ne siamo accorti?
177
CORO (battono le gavette sulle sbarre) Libertà!
Vogliamo la libertà! Abbasso al TV di Stato aguzzina e
tiranna!
VIGILANTES (menando colpi di frusta) Silenzio!
PRIMO DIRIGENTE Accendete le luci. (La luce viene
accesa) Calma, non c’è nessun colpo di Stato… Vi
abbiamo trattenuti solo per precauzione.
VOCE CORO Come per precauzione? Ci state anche a
sfottere?
VOCE MARIO Vogliamo un avvocato!
SECONDO DIRIGENTE Eccolo il vostro avvocato!
NICOLA –AVVOCATO: Buongiorno a tutti: sono
l’avvocato dell’associazione attori e artisti in genere.
CORO Oh, finalmente!
AVVOCATO Chi è il dirigente superiore qui?
PRIMO DIRIGENTE Sono io.
AVVOCATO Bene!
Piacere… vorrei conoscere la
ragione di questo sequestro in massa.
PRIMO DIRIGENTE Che sequestro? Li abbiamo solo
trattenuti.
DARIO Sì, trattenuti… in gabbia: da una settimana, cioè
dall’ultima puntata… senza dirci né il perché né il
percome!
AVVOCATO Appunto vorrei sapere con che diritto la
RAI imprigioni attori e artisti vari?
178
SECONDO DIRIGENTE Beh, è facile da immaginare…
dopo la defezione in massa dell’altra volta…
PRIMO DIRIGENTE Lei capisce… dovevamo pur
cautelarci…
AVVOCATO Che defezione?
PRIMO DIRIGENTE Ah, ma lei non sa niente. Per favore
mandate in onda la bobina riguardante l’inizio della
puntata precedente.
SECONDO DIRIGENTE (mentre scorrono le immagini
velocizzate) Questi nostri clienti, avvocato, ci avevano
costretti a farli ricercare e arrestare uno per uno… nei vari
teatri della città… e Jannacci all’ospedale… in sala
operatoria…
PRIMO DIRIGENTE Ora capisce che non possiamo
permetterci una operazione di ricerche e rastrellamento
per ogni puntata.
ACCOCATO Eh, beh, certo che…
DARIO Ma cosa: “Certo che?” Noi avevamo dato
garanzia che saremmo tornati puntuali per questa puntata.
AVVOCATO Appunto sono persone serie, di parola. Non
c’era proprio bisogno di sequestrarli a ‘sto modo.
PRIMO DIRIGENTE Ah, gente di parola… tanto per
cominciare guardi un po’ se c’è Jannacci… L’abbiamo
lasciato libero, perché ci aveva giurato che sarebbe tornato
puntuale… Ebbene… chi l’ha più visto?
179
FRANCA Ecco stai attento che adesso per colpa di Enzo
ci andiamo di mezzo noi.
AVVOCATO Un momento, cerchiamo di risolvere il
problema in modo pacifico. I miei clienti sono disposti a
portare a termine la puntata. In cambio voi li lascerete
liberi finita la puntata.
PRIMO DIRIGENTE Sì ma solo a trasmissione ultimata,
d’accordo?
CORO D’accordo!
PRIMO DIRIGENTE Bene via con la sigla. (Applauso da
parte dei vigilantes e da dentro le gabbie dei clown).
SECONDO DIRIGENTE Volete mostrarmi la scaletta
dello spettacolo che ci organizziamo?
DARIO (Da dentro la gabbia) Eccola!
FRANCA Ma non pretenderete che si reciti da dietro le
sbarre?
SECONDO DIRIGENTE Per carità. Ecco: per questa
prima esibizione lei signor Fo… può uscire… e anche la
Witz Orchestra. Oh, guarda è arrivato anche Jannacci.
CORO Finalmente.
PRIMO DIRIGENTE (ai vigilantes) Fate uscire anche dei
ragazzi e delle ragazze. Non più di venti. Dovranno
assistere alla lezione di musica e di canto all’improvviso.
FRANCA E io?
SECONDO DIRIGENTE Lei uscirà quando sarà il suo
turno.
180
LA BUSINATA INSERIRE (non trovato)
DARIO Se siete d’accordo, approfitteremmo della
presenza preziosa di Enzo, prima che sparisca un’altra
volta per mostrarvi come scriviamo, inventiamo musica e
parole delle nostre canzoni.
JANNACCI Beh, l’altra volta avevamo già dimostrato di
non avere nessun metodo.
NICOLA Scusate, qui c’è la lettera di uno spettatore che
ci lancia una sfida: cioè è curioso di vedere se riusciamo a
trattare in una canzone di erotismo e sessualità senza
scadere nel triviale o peggio nell’ovvio-banale.
DARIO E’ la nostra specialità.
JANNACCI Certo: sesso e poesia… guarda Veronica.
DARIO E JANNACCI “Veronica il primo amore di tutta
via Canonica
Ti concedevi per una cifra modica
Veronica: in pe’
Ti lasciavi andare senza domandare
Cosa io pensasi di te…”
JANNACCI Io direi di riprovarci un’altra volta, e tirare
fuori
una
canzone
dedicata
ad
un'altra
ragazza
rigogliosa… come una cornucopia.
NICOLA Una ragazza cornucopia? Cosa vuol dire?
181
JANNACCI Ignorante… la cornucopia è una specie di
conchiglia gigante, stracolma di frutta e fiori.
DARIO Visione poetica di altissima classe. Vai Enzo che
sei un fenomeno. Fermi tutti! Sono rimasto folgorato da
un’idea poetico-musicale a mia volta. Senti un po’… “Oh
Lucia… La ragazza si chiama Lucia. Oh Lucia innocente
creatura, tu non sai che sia il pudore.”
NICOLA Mi piace… Lucia… innocente creatura. Lucia è
la mia ragazza… lo sapevate? Lucia tu sei un’espressione
pura della natura.
JANNACCI Scusa eh, ma con tutto il rispetto per la tua
ragazza… non è che andiamo troppo sul melenso?
DARIO No, no… c’è subito il risvolto erotico: “oh Lucia
tutta cosce, polpe e zinne per parlar delle tue natiche…”
NICOLA Ehi, vacci piano… stai parlando della mia
ragazza…
DARIO Scusami, mi dispiace, se vuoi cambio nome al
nostro personaggio.
NICOLA Non servirebbe, tanto tutti capirebbero lo stesso
che è lei. Dì la verità, tu la consoci…
DARIO Chi, la tua Lucia? No, non l’ho mai vista.
NICOLA E allora com’è che le hai fatto ‘sto ritratto così
sputato?
DARIO Che ritratto?
182
NICOLA Eh sì… “tutta cosce e polpa e zinne, per non
parlar delle natiche…” questa è la mia Lucia. Dove l’hai
conosciuta?
DARIO Ma io, veramente…
NICOLA Da quanto dura sta tresca?
JANNACCI Per favore, Nicola… stai dando i numeri?
Allora vogliamo continuare?
NICOLA Va beh, per adesso lasciamo correre. Dove
eravamo rimasti?... Ah sì: “Per non parlar delle tue
natiche… oh Lucia! No, io non esagero, tu sei una
scorpacciata splendida…”
JANNACCI Bravo! Di frutta stramatura!
DARIO Ottimo, ma basta così. Bisogna tornare al poetico.
“Far l’amor con te è come cascar dentro un frullatore…”
NICOLA La mia Lucia un frullatore?
DARIO Sì, e centrifugarsi in una marmellata…
JANNACCI “Io impazzisco e faccio capriole, e vado
rotolando, fra tondi pomodori”
NICOLA Ehi dico… che è Lucia adesso un ortomercato?
Non ti permetto di rotolare con la mia ragazza…
JANNACCI La tua ragazza? Se manco la conosco.
DARIO Dovresti presentargliela… “tutta cosce polpe e
zinne”.
NICOLA Basta, e veniamo alla canzone… Cantiamola.
183
INSERIRE CANZONE ma non viene detto quale, bisogna
avere il video della puntata.
Applausi. Finita la canzone intervengono i vigilantes.
VIGILANTES
Prego
signori
da
questa
parte,
accomodatevi.
DARIO Ma che vi prende?
PRIMO DIRIGENTE Dovete tornare nelle vostre gabbie.
AVVOCATO Ma come… direttore voi vi eravate
impegnati a lasciarli liberi.
PRIMO DIRIGENTE Sì, ma solo al termine della
trasmissione.
FRANCA No, ci liberate subito o noi non si fa più niente.
JANNACCI Incrociamo le braccia… e anche la lingua…
FRANCA Per carità, la lingua no, che già tu ce l’hai tutta
intorcinata per suo conto.
CORO Sciopero! Non si lavora!
DIRIGENTE SUPERIORE (appare sul grande schermo)
Che succede laggiù.
PRIMO DIRIGENTE Zitti. Il direttore generale!
DARIO Succede che qui ci sembra d’essere in una
galera… ci tirano fuori, si fa il nostro numero, ci ribattono
dentro.
PRIMO DIRIGENTE Il fatto è che voi non date fiducia.
184
FRANCA E nemmeno voi ci date fiducia. Fateci parlare
con Andreotti…
CORO Fiducia. Fiducia, Andreotti vuol dire fiducia!
DIRIGENTE SUPERIORE Va bene, farò in modo di
ritrovarlo e di far sì che possiate parlargli. Ma intanto… vi
prego, andate avanti con lo spettacolo…
CORO No, non si ride, non si canta, non si recita, non si
danza.
PRIMO DIRIGENTE E invece si danza eccome… Perché
questo è il momento del numero di danza. Come da
scaletta.
SECONDO DIRIGENTE (alle guardie) Fuori il balletto.
(Spintoni, strappi) Avanti ballare.
CORO BALLERINI Ma neanche se ci accoppate.
PRIMO DIRIGENTE E allora mollate il vapore bollente
dal pavimento. (Rivolto agli agenti) E voi forza con gli
estintori… sparateglieli addosso.
PRIMO DIRIGENTE Avanti saltare, fate piroette…!
Danzare. (Dalle gabbie lanciano piatti di plastica,
bicchieri d’alluminio).
CORO Guardie maledette… lasciateci stare! Basta
smettetela!
DARIO E’ bellissimo fare il capodanno, quando a
mezzanotte si getta tutta la monnezza dalle finestre.
185
Si ascoltano rimi a percussione: casseruole e barattoli.
Dall’alto
cadono
rifiuti
d’ogni
genere:
cartacce,
barattoli, bottiglie di plastica, rotoli di carta igienica. Da
mucchi di spazzatura spunta Jannacci con i suoi musici:
suonano e cantano. In seguito affiorerà anche il balletto
con costumi fatti di stracci, barattoli appesi, sacchetti.
JANNACCI Forza con l’orchestra: suonate!
CANZONE
Butta via, via sta mondezza
Alla fine d’ogni anno si sparano razzi
BANG!
Senti che botto
A Capodanno
Ognuno butta tutto di sotto:
cocci di piatti
e vecchie marmitte
e tazze rotte
e si sparano razzi
BANG
Senti che botto
Ma oggi siamo sempre a Capodanno
Tanta è la roba da buttare
Tra fustini e bottigliette
186
E poi barattoli e sacchetti
Frigoriferi scassati
Lampadine fulminate
Lavatrici e frullatori
Più gli stereo e i televisori.
Butta via, via sto mondezza
Butta via sto vecchio capello
Attento! C’è rimasto attaccato anche il cervello.
Non importa. Butta, butta, è tutto vuoto a perdere.
Applausi.
CAPO VIGILANTES Bravi davvero, complimenti, ma
adesso fate il favore di rientrare nelle vostre gabbie.
BALLERINA E non spingete… ma che modi.
DIRIGENTE SUPERIORE (apparendo sullo schermo)
Scusate… volete ascoltarmi per favore!
DARIO Zitti, c’è il direttore generale… dica dottore. Ha
rintracciato Giulio Andreotti?
DIRIGENTE SUPERIORE Purtroppo … è fuori sede…
non si sa se in Medio Oriente, in Africa o in America…
CORO E’ qua è là, è su e giù e non lo becchi manco se
schiatta…
FRANCA Silenzio! E non ha rintracciato almeno qualcun
altro… che so Craxi, De Mita…
187
DIRIGENTE SUPERIORE Sì, sì li ho rintracciati tutti…
vi metto immediatamente in contatto con ognuno di loro.
Sul grande schermo appaiono uno dietro l’altro, i grani
dirigenti della politica italiana.
DE MITA Cari signori Fo, Rame, Jannacci, nonché il
balletto e la Wita orchestra, mi dico completamente
all’oscuro di tutto… come sempre e mi ritrovo
letteralmente sconvolto per ciò che è accaduto… non mi
capacito di come vi ritroviate imprigionati negli studi
della TV.
CRAXI Oltretutto la RAI non mi pare abbia ancora
acquisito il diritto di sequestrare uomini di cultura e
spettacolo a meno che Martelli in mia assenza non abbia
realizzato una sua vecchia idea sull’organizzazione dello
spettacolo.
MINISTRI DEGLI INTERNI A mia volta sono indignato
perché se la RAI si arroga il diritto di trasformarsi in
galera noi a ‘sto punto ci riteniamo in diritto di
trasformarci in mezzo di comunicazione… formando la
Radio Carcere TV.
SPADOLINI Il che, determinerebbe il caos ministeriale e
nazionale. Ad ogni buon conto dovremmo riunire
immediatamente la commissione sui rapporti autori-attori,
188
carcere, diritto d’antenna diritto alla diretta e aborto
libero.
NATTA Credo che il vostro imprigionamento sia
ingiusto.
Sto recandomi appositamente a Mosca per
incontrarmi con il comitato attori e autori incarcerati al
tempo di Stalin e studiare con loro un’azione d’intervento
all’ONU. Non disperate non vi lasceremo soli. A presto.
FRANCA Ah, bell’intervento!
DARIO Ma come, se ne vanno così? Non disperate… e
via!
PRIMO DIRIGENTE Sentite. Vi faccio una proposta: vi
concediamo una mezz’ora d’aria, se ci promettete di non
tentare la fuga e se via accollate l’onere di ripulire lo
studio di tutta ‘sta schifezza che avete combinato.
DARIO D’accordo… dateci qualche scopa.
PRIMO DIRIGENTE Lei, signora Rame e Nicola Del
Buono, preparatevi per lo sketch dei clown.
FRANCA Quale?
PRIMO DIRIGENTE Come quale… non conoscete
nemmeno la scaletta che avete steso voi stessi.
FRANCA Ah, quello degli spaccapiatti.
PRIMO DIRIGENTE Appunto, presentatelo.
FRANCA Ma non c’è bisogno di presentazione, con tutta
sta roba in frantumi… siamo proprio in argomento. Quella
che andiamo a presentare è la storia allegorica di una
famiglia di clown… mamma, nonno, babbo e figlio,
189
travolti dalla psicosi dell’usa e butta… del rompi-spaccaconsuma e getta…
DARIO
(apparendo
già
in
costume)
Possiamo
cominciare… vai a prepararti a tua volta. Piuttosto dov’è
Paolo Rossi… senza di lui che recita la parte del
ragazzino, come si fa?
NICOLA (appare anche lui già truccato come clown)
Non ti preoccupare… Paolo Rossi… è di là ce si infila il
costume, vai pure.
DARIO Bene: prego l’orchestra una breve sigla
introduttiva.
Butta Butta!
Cocci di piatti. Vecchie marmitte
Ban Ban
Butta la vecchia tolleranza… etc…
I PIATTI
Personaggi:
Nonno
Madre
Padre
Figlio
Garzoni
190
AMBIENTE: Una casa popolare in un quartieredormitorio alla periferia di una grande città. Tutti i
personaggi sono vestiti da clown.
Entra in scena nell’appartamento un vecchio ancora
piuttosto
arzillo.
Porta
in
spalla
una
bicicletta
completamente scassata, ruota svirgolata, manubrio
divelto, carter penzoloni. Il nipote, un ragazzo sui
vent’anni, gli viene incontro preoccupato.
FIGLIO Cos’è successo?
NONNO
Mi
sono
venuti
contro!
FIGLIO Chi?
NONNO Un tram e un pulmann.
FIGLIO Si sono fatti male?... .Volevo dire, tu, ti sei fatto
male?
NONNO No, niente; soltanto una sbucciatura qui…ma
adesso chissà cosa me ne diranno la mamma e il papà.
Vai, nascondila…ma non in casa…portala dal meccanico,
anzi dalla a me che ci vado io.
Entra la madre trascinando un motorino completamente
distrutto: manca della ruota posteriore; il telaio è
ripiegato; il motore è squarciato.
191
NONNO E MADRE (all’unisono ) Cosa è successo?
Sempre all’unisono nonno e madre raccontano, ognuno
per conto suo, una storia di scontri, frenate, capitomboli e
terminano esclamando di nuovo all’unisono
NONNO E MADRE Deficiente! Ti sei fatto niente? No!
Meno male che non ti sei fatto niente!
MADRE (scongiurando) Ma non dite niente a mio marito,
per carità!
Entra il marito. Tiene sottobraccio una portiera della
macchina e fa rotolare una ruota con il copertone
squarciato. Di nuovo tutti si mettono a parlare
all’unisono.
Padre: Oh!
MADRE, NONNO, FIGLIO (all’unisono) Che ti è
successo? (Ricominciano a parlare all’unisono).
PADRE Stop! Uno alla volta. Comincio io: mi è venuto
addosso con la sua macchina…veniva da sinistra e mi ha
ammaccato tutta la portiera. Io scendo calmo, neanche un
po’ arrabbiato…sono rassicurato…anche lui è rassicurato.
Lui ha sfasciato solo un fanale…sorridiamo, ci dia la
mano, poi gli do il mio libretto, perché copi i dati, lui mi
192
da il suo…A un certo punto mi fa: “Ma la sua è
un’assicurazione bidone!”
“Cosa dice?!”
“Sì, non vale niente…i proprietari e il direttore di questa
assicurazione – c’è stato su tutti i giornali- sono stati
arrestati perché non hanno pagato assicurazioni per
diciotto miliardi…e mi spiace, se hanno bidonato lei, caro
signore…ma non vorrà mica che sia bidonato anch’io!”
E lì sono cominciate a volare parole grosse, da “Come si
permette?!”
fino
a
“delinquente
comune…bandito
rapinatore!”.
Io mollo un calcio alla sua macchina…lui tira fuori un
crick e mi dà un botto sul cofano…io tiro fuori il tubo del
giunto
che
avevo
appena
fatto
saltare
e
giù
anch’io…Arriva sparata un’altra macchina…si incatorcia
proprio nel mucchio delle nostre due…altra caciara,
spintoni, botti, mazzate e per finire: ecco che cosa mi sono
avanzato della macchina.
CORO Non ti sei fatto niente?
PADRE, CORO: No! Meno male che non mi sono fatto
niente!
NONNO Beh, l’importante è che siamo tutti qui vivi sani
e vegeti. L’importante è la salute, come si dice.
FIGLIO
Sì,
ma
che
disturbo!
MADRE Mettiamoci a tavola e non pensiamoci più.
193
PADRE A proposito di sfasciare, vorrei sapere che cosa
gli è successo all’ascensore, che è di nuovo fermo.
Oltretutto mi sono dovuto fare tre rampe di scale a piedi.
Tutti guardano il ragazzo…
MADRE, PADRE, NONNO (guardano il ragazzo e
parlano in coro) Sono ‘sta banda di manigoldi qui…te e i
tuoi amici del caseggiato, che vi divertite ad andare su e
giù. Ma certo, voi ci trovate una tal goduria a sfasciare
tutto..siete una generazione id vandali! Spaccano le
vetrine,
sfasciano
i
semafori,
le
cabine
telefoniche…(Ammucchiano i resti dell’automobile, del
motorino e della bicicletta in un angolo della stanza. Poi
preparano la tavola).
MADRE (al nonno) Vai piano che è di carta ‘sta tovaglia!
Il padre ha un sussulto da allocchito.
PADRE La tovaglia di carta? No, per favore, mi fa
schifo…lo sapete che mi fa schifo mangiare su quella
roba; mi fa venire la pelle d’oca.
MADRE Non fare storie. Io la tovaglia di tela non la meto
più, perché quando è zozza tocca lavarla a me, capito?
I
due
cominciano
a
discutere
animatamente
e
nell’azzuffarsi urtano il nonno, che ha in mano una
194
zuppiera. Il nonno urta contro il buffet e rompe la
zuppiera.
Il padre si siede a tavola e scopre di avere davanti un
piatto di carta.
PADRE (sbraitando) CARTA?! Siamo diventati pazzi in
questa casa? Un piatto di carta? Mi fa schifo! Mi rifiuto di
mangiare in un piatto di carta!
MADRE Ma caro, sono più economici, si buttano dopo
averli usati, costano solo 15 lire l’uno…
Padre Ma sempre di carta sono!
MADRA Già, ma chi li lava, poi, i piatti di maiolica??!
Tocca a me lavarli, sempre a me!
PADRE No! C’è la lavatrice…
MADRE Non funziona.
PADRE Come “non funziona”?! Ho fatto gli straordinari
per comprarla. Non abbiamo ancora finito di pagare le
cambiali…
GAGS DA ESEGUIRE
PADRE E perché non la fai aggiustare?
MADRE Già, ho chiamato il tecnico, appena l’ha vista si
è rifiutato perfino di guardarci dentro. Dice che i pezzi di
ricambio per quel modello non li fanno neanche più.
PADRE Beh, ti dimostro che quel tecnico era un furbastro
che ti voleva rifilare un’altra baracca. Adesso ti faccio
vedere io cosa ci vuole per farla funzionare. (Prende un
195
paio di attrezzi e dopo averci armeggiato un po’,
riempiono la macchina di piatti. La macchina freme come
presa
dal
singhiozzo
e
comincia
a
sobbalzare,
muovendosi per casa come una trottola, facendo
fracasso).
MADRE Stupendo! Guarda! Basterebbe metterci un
volante e una targa e ci puoi andare in autostrada.
Dalla macchina escono dapprima zampilli e fumi di
vapore, poi, di scatto, escono i piatti alla maniera dei
toast dl tostapane, o meglio come una macchina dal tiro
ai piattelli, e si fracassano al suolo. La madre, il padre, il
figlio e il vecchio nonno cercano di prenderli al volo. Si
tenta di fermare la lavatrice schiacciando i tasti dello
stop, ma il ritmo di uscita dei piatti aumenta. Il nonno e il
figlio esultano perché sono riusciti ad afferrare al volo
qualche piatto. Per liberarsi le mani, però passano al volo
i piatti alla madre e al padre, che immancabilmente li
lasciano cadere a terra. La madre e il padre decidono di
tagliare i fili che portano la corrente alla lavatrice, ma si
sbagliano e strappano i fili del televisore, della radio,
dell’antenna, ala fine tagliano quelli del telefono.
MADRE: Fermala!
PADRE Non si ferma! E’ impazzita! Taglia i fili, staccali!
196
MADRE
Ma
no!
Non
quello!
Era
quello
del
televisore!No, fermo…era il cavo del telefono!
Pur di fermare la macchina impazzita, il padre afferra
una
spranga
(un
tubo
residuato
dallo
sfascio
dell’automobile), lo solleva sopra la testa, pronto a
colpire la macchina impazzita, ma la lavatrice ha uno
scarto e si sottrae al colpo di spranga, colpo che invece
va a finire sul tavolo, mandando in frantumi alcuni
bicchieri e una brocca.
Finalmente la lavatrice è
circondata…ognuno ha un’arma in mano. La sollevano
per colpirla ma sentono gridare “Pietà! Pietà!”: è il
televisore, che è stato acceso dal nonno. Causa delle
grida è il solito sceneggiato western, dove una donna
chiede aiuto e pietà per se stessa.
VOCE DI DONNA Pietà! Pietà! No! Non uccidetemi!
Sono disarmata!
VOCE DA UOMO No, nessuna pietà! Per te è finita,
bastarda!
MADRE Ma è la televisione!
VOCE DI DONNA No! Non ancora (La donna in tv
lancia una bottiglia, che esce dal televisore e va a
spaccare un piatto che sta fra le mani del nonno).
PADRE Spegni! Spegni! Che quella matta ci sfascia tutto!
197
La lavastoviglie ricomincia a ballare, il padre l’afferra e
la butta dalla finestra.
PADRE Oh! Finalmente un po’ di pace. E adesso tutti a
tavola!
Si rimettono tutti a tavola.
MADRE Mettiamoci a tavola, e si mangia nei piatti di
carta!
PADRE (riprende a imprecare contro i piatti di carta) Ho
detto di no! Nei piatti di carta io non mangio. (Afferra il
suo piatto e lo butta sul pavimento. Il piatto va in frantumi
perché era l’unico di coccio rimasto). Ma era di coccio!
MADRE
Era
l’ultimo
del
servizio!
PADRE Beh, se non sbaglio c’è ancora il servizio buono.
MADRE Quello non si tocca! Serve per le occasioni
importanti!
PADRE (urlando) L’unica occasione importante è quando
io sono a tavola!
MADRE (porta in tavola una gran pila di piatti) Tiè!
Però poi te li lavi tu! Mica sono la tua serva io! Lavoro
anch’io come te! Anch’io ho le mie nevrosi!
PADRE Calma, me li lavo io! A cominciare d’adesso,
perché sono pieni di ???
198
MADRE Lava, lava, vediamo come tela cavi, ma attento a
te se ne rompi uno! Ricordati che è il servizio buono, e sai
cosa costa un piatto di quelli, maiolica speciale, pregiata,
tedesca!
PADRE E chi se ne frega se è tedesca…già a me la
maiolica fa schifo! E poi, anche se li rompo, perdio! Li ho
pagati no? Ho fatto fior di straordinari per pagarli…
MADRE Anche io li ho pagati, mica solo te…
PADRE Beh io rompo i miei, tu rompi i tuoi!
MADRE E va bene!
PADRE Allora, secondo te, questo qua è mio o tuo?
MADRE Per carità, è tuo!
PADRE E allora toh! (Rompe il piatto sbattendolo sulla
sedia).
MADRE Aah, come credi …mica mi fai paura, sai!
PADRE No, non hai paura, ma sei lì che diventi smorta
dalla rabbia! Perché sei attaccata al tuo servizio buono,
per far bella figura quando vengono qua i tuoi parenti.
“Oh, ma che bel servizio”. “Roba tedesca”! e tiè! (Rompe
un altro piatto sul tavolo).
MADRE
Non
me
ne
importa
niente!
PADRE Sì che te ne importa, perché sei imbesuita dalla
pubblicità, dal bianco smagliante “Oh che belli, candidi,
stralucidi!” L’imbesuimento che ci fanno con quella
cassetta da stregoni lì (Indica il televisore). “Che buon
199
profumo, sa di limone…con che cosa l’hai lavato?..E
allora (Fa il gesto di spezzare il piatto).
MADRE (gli toglie dalle mani il piatto) Fermati!
PADRE Ah! Hai visto che ti rode?
MADRE No! Questo lo voglio spaccare io…anzi, guarda,
ne spacco due! (Afferra un secondo piatto e li sbatte uno
contro l’altro come se fossero due piatti da banda
musicale. Figlio e nonno applaudono).
PADRE Capirai la bravura! Guarda, ti faccio vedere io!
(Afferra due piatti, ne butta all’aria un terzo e rompe tutti
e tre i piatti come in un gioco di prestigio).
FIGLIO Anch’io! Anch’io! (Afferra un piatto, lo butta per
aria, il padre lo afferra al volo e gli molla uno schiaffo).
PADRE Come ti permetti tu, vandalo sfascia-vetrine!
Sfasciatore di semafori! Ecco come si comincia!
NONNO Anch’io, anch’io! Date un piatto da rompere
anche a me!
MADRE Va bene, nonno, divertiti anche tu! (Gli danno
un piatto ma quando prova a romperlo il piatto non va in
pezzi).
NONNO E’ di metallo!
PADRE Impossibile, fai vedere!
Il nonno consegna il piatto al padre, che lo sbatte su un
angolo del tavolo. Il piatto va in mille pezzi.
200
NONNO (sbarra gli occhi) E’ impossibile! Per me è di
ferro, per te di coccio! E’ un’ingiustizia!Un’altro, ne
voglio un altro! (Gli danno un altro piatto, lui lo esamina,
lo morde e lo fa suonare). Questo sì che è di porcellana!
Il nonno cerca di rompere il piatto sull’angolo del tavolo,
che si rompe di netto, mentre il piatto rimane intatto.
Allora passa il piatto al padre, che lo rompe con facilità.Il
nonno, ormai piangendo isterico, afferra un altro piatto e
lo scaraventa contro la parete. Il piatto attraversa la
stanza e va a colpire un quadro appeso alla parete:è un
ritratto di Garibaldi. Il piatto si conficca nella tela e
fuoriesce a metà, proprio in cima alla testa dell’eroe, a
mo’ di cappello. Garibaldi rotea gli occhi indignato. Il
vecchio butta allora un piatto per aria, ma il piatto non
scende. Ne lancia un altro ma nemmeno questo torna. Il
nonno si accascia sulla sedia singhiozzando. I due piatti
ridiscendono lentissimi, posandosi al suolo come foglie
d’autunno. Il nonno afferra un grosso martello, il piatto
sfugge. Il padre lo cattura mettendoci sopra un piede. Il
nonno vuole colpire il piatto con il martello ma prende il
piede del padre, che urla imbestialito, afferra i piatti e li
rompe con rabbia. Il nonno, con l’aiuto del nipote, riesce
ad afferrare il piatto, lo colpisce con il martello, il
martello va in frantumi, il piatto resta intatto. Il nipote
201
afferra il piatto e lo rompe. Il padre gli sferra uno
schiaffo.
FIGLIO (indignato) Solo tu puoi rompere!? Questa è
un’ingiustizia! E poi vi meravigliate se andiamo a vivere
fuori di casa!
MADRE Non si risponde così al proprio padre (Gli rompe
un piatto un testa).
NONNO Non si educano così i figli! Non si spaccano i
piatti in testa ai ragazzi!
MADRE Il figlio è mio e gli spacco in testa i piatti che
voglio! (Gli spacca in testa un altro piatto).
NONNO E allora, siccome tuo marito è mio figlio, gli
spacco in testa un piatto anch’io. (Esegue. Stavolta il
piatto va in frantumi. Il nonno urla di gioia) S’è rotto! S’è
rotto!
In
testa
si
rompono!
(Afferra un altro piatto e lo rompe in testa al nipote.
Stavolta il piatto, staccatosi il fondo, resta incastrato nel
cranio del ragazzo, come le teste di un cappello. Cercano
di staccarglielo, ma non c’è niente da fare).
FIGLIO Come faccio ad andare in giro adesso?
PADRE (gli mette sulla nuca una scodella) Ecco, così
puoi andare, può passare per un cappello.
FIGLIO Un cappello bianco? Mi rifiuto!
202
PADRE E allora resta in casa, per quello che vai a
combinar fuori …a far caciara con quella banda di balordi
sfascia tutto dei tuoi amici…che siete peggio dei teppisti!
FIGLIO Non siamo teppisti. Teppisti se mai sono quelli
che spaccano i piatti in testa ai nipoti!
MADRE Non ti permettere di rivolgerti così a tuo nonno,
rispettalo quando parli con lui togliti il cappello!
Maleducato!(Gli spacca in testa un piatto).
PADRE Peccato, un cappello nuovo!
NONNO Certo che la roba che fanno oggi mom resiste a
niente! E’ roba fatta in serie. Se pensi che io un cappello
l’ho portato per trent’anni!
PADRE Che discorsi, questa è la civiltà dei consumi, è la
cultura dello spreco. La roba la fanno apposta in modo
che duri poco, che si rompa per niente…(Spacca un
piatto) Guarda qua, vuoi mettere con i piatti di una volta.
MADRE Certo, mia madre quando s’è sposata ha portato
in dote i piatti che erano ancora di sua nonna, piatti che li
potevi sbattere così che manco si sbeccavano e guarda
questi. (Rompe un altro piatto) .
PADRE Siamo noi i fessi che ci caschiamo: compriamo,
compriamo…E’ che va tutto in malora. (Spinge un altro
piatto pian piano verso l’angolo del tavolo, lo fa
inavvertitamente cadere, il nonno lo afferra al volo e poi
lo rompe sulla propria testa, ridendo soddisfatto).
203
MADRE Tutto va a rotoli! (Fa rotolare un piatto sul
pavimento, il nonno lo schiaccia).
PADRE Tutto si sfascia! Come dice la scienza: tutto si
crea, e tutto si distrugge!
MADRE Certo…E’ tutto un cimitero: cimitero di
macchine, cimitero di frigoriferi, cimitero di lavatrici,
cimitero degli ideali! Si campa alla giornata, senza
prospettive, come la va la va.
Butta per aria un piatto.
PADRE Hai ragione! E’ come buttare per aria una
moneta.
(Butta
un
piatto
per
aria
che
ricade
sfracellandosi). Testa o croce? Testa! La gente ha in
mente soltanto il gioco, le lotterie, i concorsi a premi. (Fa
girare un piatto come una trottola) Come se la vita fosse
una roulette…Vincerò? Perderò?
MADRE (schiaccia il piatto che gira con un altro piatto)
Hai perso!
PADRE Già! E poi per uno che vince ci sono milioni di
fessi che restano fregati. T’hanno ridotto tutto al gioco
delle tre carte (Armeggia con i piatti sul tavolo). Il piatto
bianco vince, il piatto rotto perde! Indovinare il piatto
rotto, puntare, prego! E’ questo! (Afferra un piatto, lo
butta per terra) No! E’ questo! (Altro piatto in frantumi)
Il Signore ha perso! Chi perde paga e i cocci sono suoi.
Prego, continuare, il gioco riprende, puntare
(Spacca un piatto) Il piatto piange!
prego!
204
MADRE E’ uno schifo!C’è solo egoismo! Ognuno si fa i
piatti propri…E intanto la barca affonda. I ricchi pensano
solo a fregarsi più piatti che possono e se li portano in
Svizzera, non pagano le tasse…voglio dire le tazze e poi
pretendono che si paghi tutto noi…poveri cristi. Loro
rompono e noi si deve pagare?
PADRE Giusto! Noi si deve aggiustare…Eh no! Un po’ di
giustizia per la miseria! Un po’ per uno a rompere!
(Rompe anche lui un piatto).
MADRE E li aggiustino loro i piatti!
PADRE No, no…piano…questo è un discorso da luddisti,
blanquisti, da estremisti senza prospettiva…del “Tanto
peggio, tanto meglio”. E’ la politica del caos, della
distruzione, del “Più piatti si rompono, ecc ecc.” Invece è
proprio col discernimento, con la difesa del piatto che
possiamo venirne fuori da ‘sto disastro.
MADRE Hai ragione. Bisogna mettere tutto sul
piatto..come si dice “Piatti chiari, ecc.ecc”, prima che lo
facciano loro, imponendoci il loro sistema di piatti di ferro
o gavette
PADRE Cioè battersi noi, per primi, per l’ordine, per la
difesa
delle
istituzioni,
contro
lo
sperpero,
per
un’amministrazione più oculata, seria, onesta. Andare in
giù piatto, come si dice.
205
MADRE Oh, questo sì che è un discorso di uno che
ragiona. E allora su le maniche, fuori le scope, si fa piazza
pulita. Si tira su tutto. E si comincia di bel nuovo!
PADRE Ordine,ordine… e facciamo ragionare la testa
…un po’ di sacrifici. Più sacrifici e più pulizia morale!
Anzi prima si mangia…e poi si pulisce! Distribuisci i
piatti.
MADRE Ci sono rimasti quelli di carta!
PADRE E no! Ho detto che su quelli non ci mangio!
MADRE Eccolo lì l’uomo del sacrificio e della pulizia
morale!
PADRE Possibile che non se ne sia salvato neanche uno?
(Va a cercare tra i detriti e spacca con rabbia i cocci
rimasti).
Entrano due garzoni con due grossi scatoloni con la
scritta FRAGILE.
PRIMO GARZONE Buongiorno. Casa Mangelli?
PADRE Sì.
SECONDO GARZONE C’è un collo per voi.
MADRE Che cos’è?
PRIMO GARZONE Avete vinto un premio: concorso
“Casa Linda”.
MADRE Aah! Quello delle figurine…E cos’ho vinto?
206
SECONDO GARZONE Ha vinto un servizio per 46
persone.
PRIMO GARZONE 46 piatti, 46 fondine!
SECONDO GARZONE Complimenti signora!
PADRE (prende uno scatolone dalle mani del secondo
garzone e lo porta sul tavolo, arrabbiato) Anche tu, anche
tu ti sei lasciata beccare, influenzare, imbesuire da questi
concorsi maledetti (Apre lo scatolone con foga), questi
concorsi che ti portano via il cervello…
MADRE Ma che maledetti…46 piatti, 46 fondine…Potrai
mangiare nei piatti piatti finchè campi!
PADRE No, no, no! Mi rifiuto! Mai, dico, mai!, mangerò
in un piatto vinto in un concorso! Piuttosto in quelli di
carta!
NONNO (distribuendo dei piatti di carta) Sì, certo, molto
meglio mangiare nei piatti di carta!
MADRE (ride sarcastica) Ah! Contenti voi, contenti tutti!
PADRE, NONNO, FIGLIO Sì! Abbasso i concorsi,
evviva la dignità! (Lanciano i piatti, prima in aria, poi
contro le pareti, distruggendoli).
Fino alla gettata della lavastoviglie di una delle pareti.
DARIO E’ cascata su un camion carico di piatti di coccio!
207
Applauso dei ragazzi delle attrazioni, che stanno
terminando di spazzare l’immondizia.
Fine quinta puntata.
TRASMISSIONE FORZATA VI PUNTATA
La scena si apre nell’hangar, dove regna il silenzio.
Entrano i vigilantes con lampade, seguiti dal primo
dirigente.
PRIMO DIRIGENTE Ma dove si sono cacciati? C’è
nessuno? (Parla al grande orecchio) Rispondete, dove
siete?
Dappertutto all’istante spuntano le attrazioni e gli attori.
CORO Siamo qua! Evviva!
DIRIGENTE Che vi prende?
CORO (buttano coriandoli e stappano bottiglie) Si
festeggia!
PRIMO DIRIGENTE Che cosa?
208
FRANCA Ma come? Non lo sa? Dopo il successo della
partita a poker che ha fatto vincere alla RAI qualche
miliardo ci hanno riabilitati.. si va fino in fondo alle
puntate.
PRIMO DIRIGENTE Mi fa piacere…
DARIO E allora: via con la sigla.
DIRIGENTE No, un momento, prima mostratemi la
scaletta della puntata. Cosa succede?
NICOLA Beh, come scena d’entrata abbiamo un dialogo
in chiave culturale con Enzo Jannacci.
PRIMO DIRIGENTE Va bene, sentiamolo… dov’è
Jannacci?
DARIO Era qui adesso… Ah, eccolo là!
DARIO, FRANCA E NICOLA (cantano, sventolando
giornali) Qui si parla di assessori piuttosto compromessi
Tutta brava, tutta brava, tutta brava gente
E qui ci saltan fuori almeno sei processi
Per ammanchi a questo stato
Ch’è così indigente.
Qui si parla di un banchiere
Avvelenato / con l’espresso
Qui di un altro rilasciato
Sol perché è un po’ depresso.
Qui d’un altro latitante
Solo grazie all’inquirente
Assegnati quattro appalti ad una impresa inesistente
209
Concessioni sotto banco contro assegni dati in bianco
Truffe sui medicinali, sulle mutue e gli ospedali
Bombe e mine a vagonate e diossina a tonnellate
Oh che pacchia che cuccagna
Bella è la vita per chi la sa far
Ma tu miracolato del ceto medio basso
Tu devi tener duro; accetta ‘sto salasso
Ingoiati gli estrogeni
Respirati il carbonio
Se vuoi che noi si resti
Quinta potenzia industrial.
DARIO Bella no? Che gliene pare?
PRIMO DIRIGENTE Per carità… siamo a livello di un
cabaret anni ’60… Per favore… rinnoviamoci.
FRANCA Allora guardi le propongo un pezzo breve ma
di grande attualità… C’è una donna in cucina, che poi
sarei io, che prepara da mangiare… un gran pranzo…
tutta bardata con tanto di grembiule guanti di gomma
cuffia in testa… coltelli e coltellacci e trinciaossa… è
intenta a spezzare un pollo: gnach,… zam… afferra la
mannaia… sgnach! Tira… stacca… intorcia… La
televisione è accesa e sta dando le notizie: “Altro
massacro oggi in palestina… fracassate braccia e gambe a
giovani manifestanti…”.
E lei, la donna, continua a tranciare il pollo, poi passa a
coniglio… lo scuoia… Gnià… gnià… tutta la pelle…
210
DIRIGENTE Oh che impressione!
VOCE DALLA TELEVISIONE “Di nuovo una strage in
Pakistan in seguito ad un’esplosione di un altro deposito.
Migliaia di corpi divelti… maciullati.
FRANCA La donna batte bistecche con forza… sgnach!
Quindi gira il tritacarne… stragn… scram…
INSERTO Già GIRATO SU DANTE E IL REP..?? Non
ho capito quale sia.
PRIMO DIRIGENTE Divertente… mi piace questo gusto
dell’ironico giocato sull’attualità diretta.
DARIO Allora le piacerà anche quest’altro… presto
Franca entriamo nella porta di Fregoli per cambiarci
d’abito…
PRIMO DIRIGENTE Di che si tratta?
FRANCA Ah, sì ho capito quale… faccio in un attimo
(Esce e rientra in scena vestita da odalisca) Eccomi
pronta…
DARIO Ma no, ma come ti sei combinata…
FRANCA … per la telenovela… quando il vescovo di
“Uccelli di Rovo” ha una crisi mistica e si fa
mussulmano… e mette su un harem…
DARIO Ma no, non quella telenovela… l’altra…
(Bisbiglia ad un orecchio).
211
FRANCA Ah, quella… faccio subito. (Esce e rientra
vestita) Eccomi pronta!... azione…
DARIO Dai un’occhiata a ‘sta foto. Che ne dici?
FRANCA Ma è lui! E’ mio marito! E chi è ‘sta puttanella
che tiene per la vita?
DARIO Non è una puttanella, è la figlia del suo più caro
amico, anzi del suo socio.
FRANCA Chi? Tom?
DARIO Sì lui. Puoi giurarci che se Tom scopre che sua
figlai si rotola tutti i pomeriggi nel letto del suo più caro
amico, lo squarta vivo!
FRANCA Dove ti sei procurato ‘sta foto?
DARIO L’ha scattata uno dell’Agenzia Argo.
FRANCA Un’agenziadi investigazione? E tu hai messo
alle calcagna di mio marito uno di quegli spioni infami?
DARIO No, io lo spione l’avevo messo alle calcagna di
lei, di Elsa, la figlia di Tom. E’ stata una sorpresa anche
per me ritrovarmi fra i piedi tuo marito.
FRANCA Ha capito quel bstardo?! Ma a te come ti è
saltato in testa di far pedinare questa Elsa?
DARIO Ti avevo raccontato che prima che noi due si
cominciasse ad amarci, avevo una relazione con una
ragazza... ebbene la ragazza era proprio lei, Elsa. Ma ad
un certo punto m’è nato il sospetto che, pur continuando
con me, lei se la facesse anche con un altro, e l’altro era
appunto tuo marito.
212
FRANCA Anthony, ‘sto infame! Però mi fa piacere che
proprio lui te l’abbia soffiata quella smorfiosa.
DARIO Bene, allora ti farà piacere venire a sapere che
questa tresca con Elsa è tutta una copertura.
FRANCA Una copertura di che?
DARIO L’investigatore ha pedinato anche il socio di tuo
marito, e così è arrivato a scoprire che Tom e il suo
Anthony sono amanti!
FRANCA OH NO
DARIO Beh, allora fatti anche ‘sta bella risata: Tom ha
l’AIDS.
FRANCA No, non è vero è una porcata!
DARIO Sì, è stata davvero una porcata l’averli spiati fin
dentro l’ospedale dove hanno fatto il test... ma ne è valsa
la pena, perché così ho scoperto che anche tua marito ha
l’AIDS.
FRANCA Beh, anche questo lo sapevo: gliel’ho attaccato
io!
DARIO Cosa?
FRANCA Sì, io ho l’AIDS, caro John... e l’ho attaccata
anche a te!
DARIO Ma ne sei sicura? Forse non me l’ha attaccata.
FRANCA Basta che ti guardi allo specchio... hai la pelle a
macchie che sembri una giraffa senza collo.
DARIO E’ vero... speravo che si trattasse di una semplice
lebbra. E com’è che a te non si vede una chiazza?
213
FRANCA Io sono portatrice sana.
DARIO E Tom ed Anthony?
FRANCA Anche loro sono portatori sani... tu solo sei
portatore marcio. Addio John!
DARIO Ma io ti amo... non lasciarmi... io ti amo!
FRANCA Anch’io ti amo John... ma non sono io che ti
lascio, sei tu che ci lasci.
DARIO Io vi lascio?
FRANCA Sì, lasci me, lasci il mondo... stai morendo
John... Addio...
PRIMO DIRIGENTE Non male... ducativo! Cosa c’è
dopo?
DARIO A ‘sto punto si dovrebbe pensare al gioco
d’azzardo.
FRANCA Tipo il poker dell’atra volta? No, non sono
d’accordo! Con tutte le telefonate di protesta che abbiamo
ricevuto.
NICOLA Scusate, la’altra volta durante il gioco d’azzardo
io non c’ero... cos’è successo?
FRANCA Aspetta che ti facciamo un sunto veloce. (Viene
mandato in onda il pezzo del poker a grande velocità con
didascalia esplicativa).
PRIMO DIRIGENTE Sono d’accordo, non si può ripetere
un gioco del genere, bisogna trovare un altro espediente...
SECONDO DIRIGENTE Va bene, discutiamone ma
intanto facciamo partire la sigla.
214
CORO Vai con la sigla!
Sigla.
PRIMO DIRIGENTE Via col balletto: che aspettate?
Ragazze muoversi. Partite con la base.
BALLERINA (mentre si sente la musica registrata per la
danza) C’è il fatto che noi si potrebbe discutere.
PRIMO DIRIGENTE Discutere di che?
PRIMO RAGAZZO Ecco, non siamo molto d’accordo sul
ruolo che ci avete dato… e sul modo con cui veniamo
ripresi durante le esibizioni.
SECONDO RAGAZZO Tanto per cominciare, si vedono
le nostre gambe, i nostri glutei… ma le nostre facce, poco.
Inoltre si parla poco dei problemi che ci interessano.
FRANCA Infatti si parla della violenza sulle donne ma
c’è una malia di stupido pudore quando si parla della
sessualità e del’erotismo.
RAGAZZO E non si fa nessun accenno al mondo del
lavoro femminile.
PRIMO DIRIGENTE A ‘sto punto facciamo una cosa:
prendetevi al gestione della puntata.. avanti, fate vedere
cosa sapete combinare.
FRANCA La prendiamo in parola. (I ballerini si
esibiscono in salti e volteggi).
NICOLA Bisogna ammettere che ci sanno fare…
215
DARIO Accomodatevi… sfogatevi pure come volete… lo
studio è a vostra disposizione.
FRANCA Grazie. Ma un momento… come nelle altre
puntate noi siamo state al nostro servizio, voi stavolta vi
metterete a nostra disposizione.
NICOLA E DARIO D’accordo.
PRIMO DIRIGENTE Un momento, prima devo chiedere
il benestare al direttore generale. Pronto signorina…
(Appare la segretaria sullo schermo).
SEGRETARIA Dica…
PRIMO DIRIGENTE Vorrei parlare con il direttore.
SEGRETARIA E’ occupato sta dentro la vasca. Dica a
me…
PRIMO DIRIGENTE E’ per lo spettacolo gestito
direttamente dagli acrobati e dalle ragazze…
SEGRETARIA Ah, sì, il direttore è già al corrente… un
momento che chiedo… sì, ha detto che sta bene…
Gag già registrata del direttore dentro al vasca che viene
sommerso. ma il copione è danneggiato e non c’è la parte
di quetsa gag.
FRANCA Bene, si parte allora! Cominciamo con la donna
e il lavoro. Voi andate a prepararvi che io introduco con il
risveglio dell’operaia.
216
IL RISVEGLIO
Nello spazio scenico, un monolocale, sono posti un letto
matrimoniale, un comodino con sveglia e abat-jour, un
attaccapanni, un armadio, una credenza sulla quale sono
posati vari barattoli, un tavolo, una cucina a gas, un
frigorifero, una lavatrice, un lavello. Appeso bene in
evidenza un calendario. C’è anche un lettino con dentro
un bambino (bambolotto), ecc. Sul letto dormono un
uomo e una donna. L’uomo, dal momento che non ha
battute, può essere sostituito con un pupazzo. Nella luce
bassa la donna sogna come in un incubo.
Questo brano viene attualmente recitato da Franca Rame
con un unico elemento di scena, una sedia o una panca, a
indicare il letto.
L’arredamento scenico è stato soppresso, per motivi
pratici, lungo il corso delle recite tenute durante gli
scioperi e le occupazioni delle fabbriche. Ne è nata una
versione, quella attuale, completamente mimata, in cui gli
oggetti sono sostituiti dai gesti che li indicano.
DONNA
Tre pezzi, una saldatura, un colpo di trapano... due
bulloni, una saldatura, un colpo di trancia... (Urlo).
Oddio! Mi sono tranciata le dita! Le mie dita... fammele
tirare su... il padrone non vuole... fanno disordine! (Si
217
sveglia di soprassalto: è ancora sotto l’incubo del sogno)
Le mie dita... non potrò più metterle nel naso... (Si guarda
la mano) Ce le ho!!... Ho sognato!... Porca miseria, adesso
mi sogno di lavorare anche quando dormo, non basta in
fabbrica? Che ore sono? (Guarda la sveglia) Le sei e
mezza?! (Si alza dal letto infilandosi velocemente
pantofole e vestaglia) Non ha suonato ’sta bastarda! Oh
mamma, come è tardi! (Corre al lettino e prende tra le
braccia il bambino) Forza bambino, forza! Che comincia
la nostra giornata. (Si dirige verso il tavolo che sta vicino
al lavello) Sveglia! Sveglia, bel topolino della tua
mamma, andiamo! La pipì, ti sei fatto la pipì addosso...
saranno tre ore che ti ho cambiato! Pisone di un pisone...
con la premura che ho! Dobbiamo correre all’asilo-nido,
che se arriviamo dopo le sette la suorina ci rimanda a
casina! (Spoglia il bambolotto) Adesso la tua mamma ti
lava il culascino... (Apre il rubinetto dell’acqua) L’acqua
calda... macché, non c’è acqua calda... Vuoi vedere che
quel rintronato del Luigi ieri sera ha spento il boiler? No,
non è rintronato, ecco l’acqua calda... (Prende il bimbo in
braccio e va al lavello) Laviamoci il faccettino, zitto, non
piangere che se no svegli il papà... lasciamolo dormire per
una mezz’oretta ancora, beato lui! Che poi deve scattare
alla Sandokan: aaaaaaaaahhaahh! (Si rende conto di aver
urlato, ripete l’urlo sottovoce) Aaahhh... correre a
prendere il tram, il treno, e poi in fabbrica, (depone il
218
bimbo sul tavolo e con un asciugamano lo asciuga) e via a
far ginnastica come una scimmia ammaestrata, alla catena
di montaggio (esegue i movimenti della catena di
montaggio): un due tre... (Ride) Ah, ah come ride il mio
bambino... ti piace la tua mamma che fa la scimmia
ammaestrata. Ora ti asciugo bene... (Prende un barattolo
di borotalco e ne versa abbondantemente sul culetto del
bambino) Una bella spolveratina di... (si blocca allibita)
formaggio grattugiato!! Chi mi ha messo il formaggio
grattugiato al posto del borotalco?! Mamma mia che
disordine! Aspetta che lo tiro su... con quello che costa!!
(Mima di raccogliere dal sedere del bambolotto il
formaggio versato) Tanto il sedere del mio bambino è
bello pulito! (Veste velocemente il bambino) Presto,
presto, pisottone mio! Eccolo pronto! Che ore sono?
Oddio com’è tardi! Stai tranquillo un attimo che anche la
tua mamma si dà una lavatina. (Va al lavello e apre il
rubinetto; mimando d’insaponarsi mani e viso, canta)
Camaj,
sapone
delle
stelle.
Camaj,
sapone...
(S’interrompe) L’acqua, non c’è più acqua! Maledizione!
Una famiglia come questa, che sta in una casa come
questa, con trecento famiglie come questa... con tutti che
hanno la mania di lavarsi alla stessa ora!! Con che cosa mi
sciacquo adesso!? Accidentaccio... come brucia il Camaj,
nell’occhio... questo la pubblicità non lo dice. (Afferra un
asciugamano e si libera del sapone) Beh, mi laverò
219
un’altra volta, tanto a me chi mi guarda... (Si dà una
pettinata veloce) Non mi guardano ma mi annusano... Mi
darò un po’ di spray... (Prende un barattolo di spray) Che
bella invenzione lo spray! Mettiamoci un po’ di spray.
(Esegue) Come brucia!! Che ho messo? (Legge sul
barattolo)
Vernice
per
termosifoni!!
Ho
l’ascella
d’argento?! Come me la tolgo? Me la toglierò in fabbrica
col solvente. (Indossa velocemente gli abiti. Raccoglie il
figlio, lo avvolge in una coperta e si avvia alla porta)
Presto, via in fretta, correre! Le sei e quaranta... ce
l’abbiamo fatta. Prendiamo la borsetta della mamma... la
giacchetta della mamma... (Si dirige verso la porta. Si
blocca) La chiave? La chiave? Dove ho messo la chiave?
Tutte le mattine il dramma della chiave! Devo passare il
tempo a cercar la chiave... coi minuti contati che ho...
(Rovista freneticamente nelle tasche, si guarda intorno)
Calma, stiamo calme, cerchiamo di ricostruire tutto quello
che ho fatto ieri sera. Dunque, sono arrivata a casa, il
Luigi non c’era. Ho aperto io la porta. Il bambino era nel
braccio destro della mamma, la borsetta e la chiave nella
sinistra della mamma. La borsetta e la giacchetta le metto
qui (indica l’attaccapanni), il bambino lo metto nella
culla. Torno fuori. Prendo le borse della spesa, la chiave
sempre in mano... il pacchetto del latte sotto l’ascella...
entro in casa... la borsa la metto qua... il latte lo metto nel
frigorifero... Vuoi vedere che nel frigorifero ci ho messo
220
pure la chiave? (Va al frigorifero e lo apre) No, non c’è...
neanche nel portauovo, nel portaburro... ma non c’è
nemmeno il latte... in compenso ci ho messo il detersivo al
limone per la lavastoviglie... È giusto: il limone si mette
sempre nel frigorifero, altrimenti “va a male”! Sono
pazza! Sono pazza!! Se ho messo il detersivo nel
frigorifero, il latte l’avrò messo nella lavastoviglie...
(Guarda nella lavastoviglie) Non c’è... meno male... Dove
ho messo il latte? Sul gas... sì, per la pappa del bambino...
tant’è vero che per avere libere le mani, per poter aprire il
cartone, mi sono messa la chiave tra i denti e mai saprò
perché ho messo la chiave tra i denti e non sul tavolo.
Prendo il pentolino... verso il latte nel pentolino per la
pappa del bambino... accendo il pentolino... accendo il
bambino, voglio dire, accendo il latte... accendo il gas!
Lascio il latte lì a bollire e, sempre con la chiave tra i
denti, vado a sfasciare il banbino... nel senso che gli tolgo
le fasce. (Va verso la culla, mima quanto dice) Prendo il
bambino, lo metto sul tavolo... anzi no, col bambino in
braccio vado all’armadio e prendo la vaschetta per fare il
bagno, la chiave sempre tra i denti... metto la vaschetta
qui, cerco il bambino... non c’è più il bambino! Ho perso
il bambino! Dove ho messo il bambino? (Corre verso i
vari mobili che nomina, apre e chiude velocemente gli
sportelli)
Nel
frigorifero...
nella
lavastoviglie...
nell’armadio! Avevo messo il bambino nell’armadio!! Per
221
fortuna si è messo a piangere, altrimenti chissà quando
l’avrei trovato! Povero il mio bambino! Ho preso uno
spavento tale, che mi sono precipitata a bere un bicchier
d’acqua... (Si blocca di colpo, deglutisce spaventata) Ho
ingoiato la chiave! E già... se ce l’avevo tra i denti... No,
non posso averla inghiottita... la mia chiave ha il buco,
avrei fischiato tutta la notte e il Luigi chissà che scenata
mi avrebbe fatto... Dove ho messo la chiave... Calma,
stiamo calme. (C.s.) Prendo la bacinella, vado a riempirla
d’acqua calda, prendo il bicarbonato (prende un
barattolo), che io ci metto sempre due cucchiai di
bicarbonato per il bagno del mio bambino... Fosse caduta
qua dentro? (Guarda il contenuto del barattolo con
attenzione) Zucchero!! Chi ha messo lo zucchero nel
barattolo del bicarbonato... (controlla in un altro
barattolo) e il bicarbonato in quello dello zucchero?
Quanti giorni sono che faccio il bagno al bambino con lo
zucchero? Ecco perché la suora all’asilo mi ha detto:
“Devo tenere il suo bambino sempre chiuso, come lo
metto all’aperto api, calabroni e mosche gli volano
adosso...” Povero bambino... E il Luigi, la scenata che mi
ha fatto per il caffè... ci aveva messo il bicarbonato! Certi
rutti! E la chiave, dove ho messo la chiave? Ma che
scema... no, sbagliato, tutto sbagliato. Non ho mai tirato la
chiave fuori dalla toppa... eh sììì, perché quando stavo
facendo il bagno al bambino ho sentito il Luigi ravanare
222
nella serratura, perché io quando sono entrata avevo
richiuso la porta, lasciando la chiave nella toppa... così lui
non poteva aprire... ravanava ravanava e cominciava a
tirare santi.
Ho tolto la chiave dalla porta... lui è entrato... gridava
come un pazzo, io la chiave l’avevo in mano, sono
sicura... gli sono andata sotto il naso e gliela ho messa tra
gli occhi... che quasi volevo levargliene uno... e ho detto:
“Ho dimenticato la chiave nella serratura... e allora?
Uccidimi moglicida!!!” “Lasciami stare, – mi fa lui, – non
è per la chiave che sono arrabbiato... è che ’sto maledetto
treno dei pendolari m’ha fatto un ritardo di un’ora...
un’ora e mezza per fare 20 chilometri! Tutto tempo che il
padrone mica mi paga... né mi paga il viaggio d’andata, né
quello di ritorno, né mi paga il tram. Tutti viaggi che io
faccio per lui, mica per villeggiatura!”
“E te la vieni a prendere con me? – gli faccio io, sempre
con la chiave in mano. – A parte che il padrone non si
chiama più “padrone”, si chiama “multinazionale!” Oggi
il padrone ce l’hanno soltanto i cani! Noi siamo esseri
liberi, oggi! Il padrone multinazionale ti frega le ore che
viaggi e te la prendi... ma non te la prendi per le ore che
frega a me... a me, che oltre a lavorare per otto ore come
una bestia per lui, ti faccio anche la serva gratis! Per lui,
per il multinazionale!” E intanto ho dato il latte al
bambino. (Va alla culla) L’ho preso in braccio... (Prende
223
il bambino in braccio e cerca nella culla) Mi fosse caduta
qui... No, non c’è... (Nel riporre il bimbo nella culla gli
tasta il sedere) Oh mamma, l’ha fatta! L’ha fatta, l’ha
fatta un’altra volta! Cagone di un cagone... (Tenendo il
bimbo tra le braccia va al tavolo vicino al lavello) Quante
volte ti devo dire che tu la cacca devi farla all’asilo! Alle
sette e due minuti devi farla, così ti cambia la suorina!
(Così dicendo spoglia velocemente il bambino e lo lava)
Che ore sono?... Oddio com’è tardi... non ce la faccio, non
ce la faccio... perdo la giornata... Cagone di un cagone...
io poi non capisco come si faccia con un sedere così
piccolo a fare una cacca così grossa!! (Riprende, mentre
lava il bambino, la sua tirata polemica col marito) “La
famiglia, la sacra famiglia... l’hanno inventata apposta
perché tutti quelli come te, sballati dalla nevrosi dei ritmi
bestiali di lavoro, ritrovino in noi mogli tuttofare, il
materasso su cui sfogarsi! (Ha finito di lavare il
bambolotto, l’asciuga e lo riveste) Noi, vi rigeneriamo...
per lui, gratis! Per essere pronti all’indomani a tornare
belli
e
scaricati
a
produrre
meglio
per
lui,
il
multinazionale! Lui è il padreterno! È lui che fa boom, poi
fa il contro-boom! Poi la deflessione, poi l’inflazione, la
crisi galoppante, la crisi strisciante... la caduta della lira, il
dollaro, l’eurodollaro, il petrodollaro... poi spalanca le
braccia e grida: “Che ci posso fare? È fatalità! È
fatalità!”” Il Luigi si mette a ridere: “Ehi, ci ho una
224
moglie femminista-estremista e non lo sapevo... Da
quando è che vai a scuola dalle femministe?” “Senti
deficiente, – gli faccio io, – mica ho bisogno di andare a
scuola dalle femministe per capire che la vita che
facciamo è una vita di merda! Lavoriamo come due cani e
mai un attimo per scambiarci due parole, mai un attimo
per noi. Mi chiedi mai: “Sei stanca? Vuoi una mano?” Chi
fa il mangiare? Io. Chi lava i piatti? Io. Chi fa la spesa? Io.
Chi fa i salti mortali per arrivare a fine mese? Io, io, io!
Eppure lavoro anch’io! Le calze che sporchi tu, chi le
lava? Io! Quante volte hai lavato le mie calze? È questo
qui il matrimonio? Io voglio poter parlare con te. Io voglio
“VIVERE” con te... non ABITARE con te! Ti viene mai in
mente che anch’io possa avere dei problemi? Mi va bene
che i “tuoi” problemi siano i miei, ma vorrei che anche i
“miei” problemi fossero i “tuoi” e non soltanto i “tuoi” i
miei, e i miei sempre i miei!! Io voglio poter parlare,
parlare con te... ma quando torni dal lavoro ti butti a
dormire. La sera: TELEVISIONE! Alla domenica PARTITA!,
a vederti ventidue cretini in mutande, che si dànno
scarpate intorno a un pallone, con in mezzo un altro
ritardato dell’oratorio, anche lui in mutande, ma con la
giacca e il fischietto!” Lui, il Luigi, paonazzo, offeso
come se gli avessi parlato male della sua mamma, mi fa:
“Ma cosa vuoi capire tu di sport!” Che non era proprio la
risposta giusta! Non ci ho visto più! Gridavo come una
225
matta! Ho tirato fuori tutto! Gridavo io, gridava lui... io
pesante, lui più pesante, più pesante io... ancora più
pesante lui... finché ho detto: “Se questo è il matrimonio,
vuol dire che ho commesso un errore...” Ho tirato su il
mio errore... (Prende in braccio il bambino e si avvia
decisa alla porta) e via che me ne sono andata. A questo
punto la chiave, sono sicura, ce l’avevo io, perché ho
aperto la porta. Il Luigi viene lì... ci aveva una faccia,
povero Luigi, era bianco, col magone... Mai avevo fatto
una scenata così e mica scherzavo... e lui l’aveva capito.
Mi tira dentro in casa: “Su, non fare così, aspetta...”
“Lasciami stare!” “Parliamo, prima parliamo, se poi te ne
vuoi andare va bene... ma prima parliamo! C’è la
dialettica no? C’è la dialettica, per dio!”... e mi spingeva
verso il (si siede sul letto) “dialettico”... e mi dice che sì,
avevo ragione... ma che lui era abituato con la sua
MAMMA...
che credeva che fossi anch’io come la sua
MAMMA...
che aveva sbagliato, che doveva cambiare...
insomma, si è fatto la... cosiddetta “AUTOCRITICA”. Ma
così bene, così bene... che io piangevo... E più si
autocriticava e più io piangevo, e più piangevo e più si
autocriticava... come era bello piangere ieri sera! E la
chiave? (Guarda per l’ennesima volta l’orologio) Non ce
la faccio... (Di colpo si ricorda) Sicuro... me l’ha presa lui
sono sicura... nella tasca della giacca... se l’è messa in
tasca... (Scorge la giacca appesa all’attaccapanni, fruga
226
nelle tasche) Eccola, la mia e la sua! Che ore sono? Sette
meno dieci, forse ce la facciamo ancora... Forza patanino
che ce la facciamo! (Prende il bambino in braccio, si
muove freneticamente) Il bambino della mamma, la
giacchetta della mamma, la borsetta della mamma, (sta
per uscire, si blocca di colpo) il tesserino del tram...
Aspetta bambino, fammi cercare il tesserino, che se poi il
tram è pieno mi tocca metterti per terra e ti schiacciano
tutto... (Fruga in borsetta) Eccolo... Bello, il mio bel
tesserino! (Lo guarda distrattamente) Sei buchi? Sei buchi
di andata e sei buchi di ritorno! (È allibita) Sei buchi di
andata sei buchi di ritorno?! Chi m’ha bucato così il mio
tesserino? Sei buchi... Ma che giorno è oggi... (Guarda il
calendario appeso alla parete, non apre bocca... è
stravolta, avvilita. Quasi senza voce dice) Domenica!?
(Gridando) Domenica!! (Al bambino) E tu non mi dici
niente! È domenica! Roba da pazzi, volevo andare a
lavorare anche di domenica! Sono pazza!! (Cantando) Di
domenica non si lavora e fino a tarda ora si sta a dormire!
A letto, bambino, a letto! Dormire!! (Depone il bambino
nel letto matrimoniale, corre in proscenio e si rivolge
direttamente al pubblico) Voglio fare un sogno dove c’è
un mondo che tutti i giorni è domenica! Tutta una vita di
domeniche! È la fine del mondo... È scoppiata la
domenica eterna! Non cì sono più gli altri giorni della
settimana... Il lunedì l’hanno impiccato, il giovedì
227
fucilato, il venerdì affettato!... Tutti i giorni sono
domenica... (Corre al letto, s’infila sotto le coperte)
Dormire bambino! Dormire! E se mi sogno un’altra volta
di lavorare, mi strozzo da sola! Dormire! (Sulle ultime
parole, con il lenzuolo si copre tutta, testa compresa).
Buio. Stacco musicale. Canzone:
IL SOGNO
L’altra notte mi sono sognata
che ero in fabbrica a lavorare
e vicino al mio telaio
lavorava anche l’ingegnere
e io gli insegnavo come si fa andare il pettinile,
e lui perfino mi ringraziava,
lui perfino era gentile.
Non c’era quel gran baccano
e non c’era il puzzo di tintoria,
i tempi li dava una mia zia,
si andava comodi, si andava piano.
Senza neanche domandare sono andata
perfino in gabinetto
e seduta comoda ho perfino letto
228
un gran giornale
dove c’era un titolo fenomenale:
“Lavorare poco, vivere molto”.
Poi sono andata
a farmi un giretto
in un gran parco pieno di bambini
e dentro un giardino
c’era che giocava il mio bambino;
il mio bambino mi ha preso per mano
e mi ha portato nella nostra casa,
al primo piano,
che però non era nel casermone
dove stiamo adesso, come in prigione.
Mio marito era già tornato,
era di festa e faceva il bucato
faceva il bucato e non era arrabbiato
m’ha portato al cinema come da fidanzato
e c’era il cinema, ma nella pellicola
non recitavano degli artisti,
eravamo noi i protagonisti.
Recitava tutta la gente che sta nel mio quartiere:
uno s’alzava e ci chiedeva
quello di cui aveva bisogno;
tutti si discuteva,
229
e poi ogni cosa, tranquillamente
si risolveva.
Non c’era nessuno che faceva il prepotente,
nessuno con l’aria di comandare,
ognuno era sorridente.
E c’era un gran cartello da guardare
con su scritto: “proibito proibire”
e ho notato così che la gente parlava perfino diverso
nessuno diceva: “questo è mio e quest’altro è tuo”
non c’era più né mio né tuo
era tutto nostro, nostro di tutti,
perfino l’amore era diverso
non era pìù una roba
fra me e te contro gli altri
era con gli altri,
amore per stare più insieme all’amore degli altri...
non c’era più l’egoismo,
c’era proprio
il comunismo.
Non c’era più l’egoismo,
c’era proprio
il comunismo.
La maestra di ballo: catena di montaggio
230
Personaggi: Maestra di ballo, Alcune operaie, Voce fuori
campo di uno speaker.
SPEAKER
(voce fuori scena) Oggi il ritmo e l’armonia sono
alla base della produzione specie nelle aziende moderne.
Anche da noi, come già da tempo avviene in Giappone, ad
allenare e ad ammaestrare le aspiranti operaie sono state
chiamate delle provette insegnanti di danza.
Nello spazio scenico completamente vuoto entra la
maestra di ballo.
SPEAKER Finalmente anche noi donne abbiamo accesso
alla catena di montaggio come l’operaio maschio. Il
lavoro alla catena ormai abbisogna di gestualità armonica
ed
elegante,
al
punto
che
in
alcune
imprese
tecnologicamente avanzate, ad ammaestrare i giovani
operai sono state chiamate vere e proprie maestre di
danza.
FRANCA Avanti il gruppo selezionato dopo il primo stage.
(Entrano una decina di ragazze in salopette) Pronta la
band per l’accompagnamento ritmico (La Witz Orchestra
si dispone su un lato) Accomodatevi carine, prego. E’
inutile che vi facciamo provare direttamente sulla catena
di montaggio vera e propria, se prima non avete acquisito
231
perfettamente ogni singolo movimento dei ventiquattro
diversi che dovrete eseguire, con armonia e tempo esatto.
E’ semplice non è faticoso, è perfino elegante e divertente,
ma dovrete prestare molta attenzione! Il nostro motto è:
“lavorare con gioia!”. Immaginiamo che qui, a questa
altezza passi il nastro superiore della catena di montaggio,
e a questa il nastro inferiore. Sul nastro superiore a dieci
centimetri una dall’altra sono sistemate delle viti; ognuna
di voi, con ambo le mani, deve afferrarne due e infilarle
con gesto alternato nei fori del pezzo struttura che passa
nel nastro sottostante. Provate… ecco così, piano… non
affrettatevi… lentamente… brave! Non è difficile vero?...
un due… un due… Attente adesso: sempre sul nastro
superiore passa una nespola… Una specie di sigaro
metallico , che dovrete afferrare con i dentini…
così…ahmn! Attenzione che arriva… ahmn! Brave!
Adesso, senza smettere il lavoro con le mani, infilate la
spoletta in un foro situato in un altro spezzone meccanico,
che in quest’istante vi passerà sulla sinistra. Saranno due
di seguito le spolette da infilare… ahmn uno infilare,
ahmn due infilare… quindi con due colpetti della fronte
dovete premere le spolette di scatto… ohpp! Ohpp!... Si
riprende con il gesto base… uno due… calma… non
dovete
stancarvi…
divertente,
no?
Semplice
e
divertente… Ora terzo movimento: acchiappare con le
narici del vostro nasino due piccoli gommini che troverete
232
di passaggio sul nastro inferiore… inspirare, via… infilare
veloci… via!... brave! A questi gommini sono attaccati dei
fili sottili di rame… date due begli strappi per stenderli…
e poi di scatto andate ad avvolgerli sugli appositi rocchetti
del tronco di sezione montaggio sulla sinistra. Tre giri
bastano. Via… uno, due, tre… basta così. Ora soffiate
forte il naso per fare uscire i gommini… snarigiate forte…
brave!... staccate per un attimo la mano destra e
accompagnate il filo sul rocchetto del nastro sottostante…
via con morbidezza... avvolgerlo così... con grazia... brave
tesorini miei... due strusciate di palmo per l’avvitamento
delle rotelle a vite con la sinistra... Lento... lungo... uno
due! Basta così... Attenzione... vicino il piede destro c’è il
pedale che comunica con la trancia... attenzione a ritirare
le manine altrimenti zac... un bel colpo secco... e trac,
tutte le dita via, per terra... il padrone non vuole! Fa
disordine! Via... Brave... perfetto! Col fianco bloccate il
rotatorio... un colpo d’anca sul pistone di sinistra...
brave... e adesso due colpi d’anca sul pistone di destra...
come quando si fa la mossa! Un altro sulla sinistra... zam!
Piegare le gambe... portare avanti il bacino... il ventre...
fino a far premere l’ombelico contro la ventosa applicata
sul manubrio della manovella del trapano... premere...
là!... Oscillare rotando il bacino... sì, proprio come nella
danza del ventre... splendido... ancora!... Retrocedere di
scatto col bacino... e battere i glutei... (aria interrogativa
233
delle operaie)... sì, insomma, una sederata sulla sbarra
timone che vi sta proprio di dietro e che provoca la
chiusura del ciclo e l’inizio di quello nuovo. Forza con
’sta sederata!!!... Ohpp!
Avete visto com’è semplice? In più ha il vantaggio di
rassodare i muscoli dei pettorali ed eliminare la cellulite.
Chissà quante signore pagherebbero per essere al vostro
posto!
Allora da capo: ripassiamo con calma. Afferrate le viti
sopra e avvitate le viti sotto... uno due, uno due... arrivano
le nespole... attenti con i dentini... ahmm!... Subito infilate
sulla sinistra... ohpp! Altra spoletta... uno... op... due
colpetti con la fronte... vai... vai... perfetto!... Pronti con le
narici del naso, infilare i due gommini.. op, op... strappi
numero due... stendere... avvolgere sul rocchetto alla
sinistra... tre giri... op vai... stop! Snariggiata... due sniffsniff... accompagnare i fili con la destra... dolcezza...
unooo! Avvolgere... dueeee... treeee! Via con il palmo
della sinistra... strusciare lungo sulla rotella, opp! Pronti
per il colpo secco al pedale della trancia... via... zan!
Bloccare col fianco due volte sul pistone di destra, uno
sinistra... la mossa!... Uno... la mossa! Due... trimossa!
Sinistra! Braaaave! Avanti col bacino... preciso con
l’ombelico santo, sulla manopola ventosa... Gira gira...
(canta) la-la-la laìlaìlalalala... oriente misterioso e
sensuale. Pronti per la sederata all’indietro arrestaciclo...
234
vai! Bravee!... No, non vi fermate: riprendiamo da capo...
Uno, due... forza che se non sbagliate siete assunte! Uno
due, uno due con le mani alle viti... afferrate le spolette
con i dentini... uno due a sinistra... uno due a sinistra...
infila... colpetto con la fronte... due... op op... pronto il
nasino prensile... prendi i gommini due... due strattoni
tendifilo, op op... avvolgere a sinistra sul rocchetto... vrr
vrr... oh che meraviglia! Snariggiata sgniff sgniff... vai
con la destra... dolce... uuunooo duuueeee... avvolgere...
duuueee treeee. Palmo a struscio con la sinistra sulla
rotella... op, pedale trancia secco zamm!... la mossa!...
Due destra... mossa trapani... mossa trapam... sinistra
tratapram! Magnifico!... Via col pancino ombelico e
pancino...
gira
la
danza...
vai
orientale-
morbosa-sensuale-vai... gluteo veloce pronti... fuori uno...
perfetto!
Riprendono con ritmi ormai ossessivi mentre la voce dello
speaker dice:
VOCE SPEAKER
operaie
In una fabbrìca di Milano, la Siemens, le
della
catena
di
montaggio
compiono
quarantamilacinquecento movimenti in una sola giornata,
di cui tremila con il pedale e colpo d’anca relativo, per la
trancia.
235
Tutte le operaie sono ammalate alle ovaie per il
contraccolpo che scuote violentemente il bacino nello
scatto al pedale.
Quasi tutte soffrono di disturbi all’apparato genitale:
infiammazione, uretriti, ecc.
Alcune di loro hanno dovuto sottoporsi a interventi
chirurgici che le hanno private definitivamente della
possibilità di avere figli.
Buio. Stacco musicale con balletto con passi robotizzati.
Si usa la stessa chiave di “Ci ragiono e ci canto”, con i
bastoni che formano la macchina del telaio meccanico,
per poi sfasciarsi e riformare altre macchine (vapore in
un ambiente di stireria meccanicizzata). Applausi alla fine
della danza.
FRANCA Adesso tocca ad Enzo… dove sta?
VOCE Eccolo è laggiù al pianoforte.
Canzone : “Vincenzina davanti alla fabbrica”. Manca.
Applausi.
L’UOMO INCINTO.
Personaggi:
236
Madre
Figlia
Industriale
Professore
Infermiera
L'impianto scenico è prettamente teatrale. La prima scena
rappresenta il soggiorno della casa dell'industriale, la
seconda, lo spaccato di uno studio medico.
Telefonata della Figlia al suo ragazzo.
FIGLIA Sì ti dico, ne sono sicura... sono incinta... sì
incinta!... E parla, di qualcosa!... Lo so che mi ami, ma
adesso che c'entra? Sì, voglio dire, c'entra, ma cosa
risolve... Ma se lo dico a mia madre quella mi ammazza...
Abortire? Ma dove? Chi? E mi ci porti tu? Ah, vedi,
scantoni... Eccolo qui il tuo amore!... Mi sposi? Ah questa
è ancora più bella... Quando? Fra quattro anni? Me lo
vedo già tuo padre: «Disgraziato! Ti mando in città,
sborso un sacco di quattrini per mandarti all'università per
farti prendere una laurea e lui va a farsi incastrare con la
prima smorfiosa che incontra ». (Si sente l'aprirsi e
chiudersi di una porta). Zitto, ti devo salutare... sta
tornando mia madre... sì, dopo... ciao.
237
Entra la Madre piangendo.
FIGLIA Che c'è Mamma, perché piangi?
MADRE Niente, niente piccola mia... non è niente...
piuttosto... anche tu piangi... Perché?
FIGLIA Così, perché... piangevi tu...
MADRE Oh, mi doveva capitare anche questa!
FIGLIA Cosa mamma?
MADRE Niente, niente...
FIGLIA Ecco vedi, è sempre niente...
MADRE Ma cara vorrei poterti dire... confidarmi almeno
con te... Ma come dirlo... purtroppo...
FIGLIA Già, purtroppo sono una bambina e alle bambine
non si parla di cose serie... E se ti dicessi che io...
MADRE Lo so, lo so, hai ragione... dovrei avere più...
come dire... darti più fiducia... considerarti...
FIGLIA ... una donnina! Mamma vuoi capire che ho
diciotto anni e che tu a diciotto anni...
MADRE Certo a diciotto anni aspettavo già un figlio.
FIGLIA E anch'io!
MADRE Anch'io cosa?
FIGLIA Dico anch'io... potrei già aspettarlo...
MADRE Certo, certo,... Ma tu non sei ancora sposata
cara, e io invece a diciassette anni, capisci... ero così oca
sapessi... niente sapevo, niente!
FIGLIA E invece io so.
238
MADRE Sì, è vero, tu sei più sveglia... bambina mia.
FIGLIA Mamma basta con questa bambina mia. Ma vuoi
capire che io voglio che tu mi tratti come una persona par
tuo, un'amica con la quale parlare, raccontare i propri
problemi.
MADRE Hai ragione... parliamo... bisogna sfogarsi, vieni
qua bambina... voglio dire... sì insomma... con qualcuno
bisogna pure che parli... che con tuo padre, è come stare in
una tomba di famiglia. Hai proprio ragione sì, ho sbagliato
tutto, ma da questo momento voglio essere un'amica per
te.
FIGLIA Ed io per te.
MADRE Sì... tutte e due... Allora parliamo.
FIGLIA Oh mamma... non so come cominciare.
MADRE Appunto, non cominciare, comincio io... allora
senti, ti devo dire una cosa.
FIGLIA No, mamma lasciala dire a me per prima, ti
prego.
MADRE No, no ti prego io... devi lasciar parlare me per
prima... che se no scoppio.
FIGLIA Ecco vedi... questa è proprio prepotenza. La
prima volta che parliamo, subito lei...
MADRE Ma vuoi capire che è una cosa disperata, una
tragedia!?
FIGLIA Perché la mia allora?... Che sai tu che non sia
una tragedia più grande della tua... che i miei problemi...
239
MADRE Ma che problemi vuoi avere tu, cara... problemi
innocenti... piccoli drammi che sbocciano...
FIGLIA Certo, che sbocciano.
MADRE Da neonato...
FIGLIA Appunto l'hai detto.
MADRE Che ho detto?
FIGLIA Niente, niente... cioè anzi... insomma mamma io
aspetto...
MADRE Ecco brava, aspetta che adesso ti dico tutto...
FIGLIA Ma mamma lo so già cosa mi verrai a raccontare.
MADRE Lo sai? Chi te lo ha detto?
FIGLIA Nessuno... voglio dire che lo posso intuire: avrai
Scoperto che papà s'è fatta un'altra donna.
MADRE No. Mi sono già informata... ha sempre quella di
prima, sempre la stessa. È un uomo fondamentalmente
fedele... Ha un'amica d'accordo, ma io non me la prendo
lo sai, non sono gelosa... per lui è solo un diversivo. A me,
non mi lascerà mai! Perché io sono la moglie e lui è un
uomo di principi sani... la moglie è sempre la moglie! Non
mi ha mai fatto mancare niente... è lui che paga tutto,
pensa a tutto lui... e torna sempre da me... anche se il
week-end lo fa sempre fuori casa con lei... il lunedì ritorna
sempre con un regalino... un piccolo pensiero... (si
commuove) Come è delicato!
FIGLIA Lo so, lo so... ma allora se non è un'altra donna,
perché te la prendi? Perché ti disperi.
240
MADRE Cara, cara non so come dirtelo... Guardami bene
negli occhi... Figlia mia, tua madre è madre!
FIGLIA Lo so che sei madre... e con questo?
MADRE Ma non capisci: di nuovo... sono madre!, sono
incinta!
FIGLIA Anche tu?!
MADRE Come anche tu?!
FIGLIA No, voglio dire siccome ho saputo... ieri mi
dicevi... che tua sorella aspetta un bambino... io dicevo: «
anche tu »?
MADRE Sì, ma lei ha 30 anni, io invece ne ho 45
suonati... Capisci, dopo 5 figli che ho avuto, alla mia età,
aspettarne un sesto...
FIGLIA Beh, ma il papà sarà contento.
MADRE Già, lui figurati... non gli sembrerà vero...
inviterà tutti i suoi amici... andrà al circolo della caccia a
far festa: « Sono potente! Sono ancora un uomo! » Ma io
come faccio!?
FIGLIA Beh mamma, sei ancora giovane... vedrai che...
MADRE Cosa devo vedere? Ma che ne sai tu di cosa
voglia dire aspettare un figlio?
FIGLIA Lo so, mamma lo so!
MADRE Certo, lo sai per sentito dire...
FIGLIA No, anche fare...
MADRE Sì, lo sai... Fammi ridere, per quelle quattro
lezioni sui problemi sessuali che ti sei sorbita a scuola.
241
FIGLIA Beh ti dirò che ho fatto anche qualche corso
supplementare... d'aggiornamento...
MADRE E non essere volgare ti prego! Questo è proprio
spirito fuori luogo... ma lo vuoi capire, sì o no, che è una
cosa seria. Che dopo l'operazione ai reni dell'anno scorso
mi aspetta una gravidanza da suicidio... per otto mesi mi
toccherà stare a letto imbalsamata come una mummia... e
c'è pure il rischio che ci rimanga.
FIGLIA Oh mamma ti prego...
MADRE Sì c'è proprio 'sto rischio bambina mia... c'è il
rischio che ci crepi... il ginecologo me l'ha detto chiaro e
netto più di un'ora fa.
FIGLIA In poche parole ti ha consigliato di abortire...
MADRE Già... ma te lo immagini tuo padre con i suoi
principi, la sua morale...
FIGLIA E sì certo, perché tanto non tocca a lui farsi i
figli. Il fatto è, che il nostro caro padre e marito se ne
frega, lui è il padrone!
MADRE Ti prego non parlare così di tuo padre! Ricordati
che è tuo padre!
FIGLIA Per carità, lo so e melo ricordo: mio padre è la
persona più onesta e generosa di questa terra. Paga le
tasse... qualche volta. t adorato dai suoi operai... quando
non lo vedono... lavora come una bestia per la sua
famiglia...
MADRE Beh perché, hai qualcosa da dire in merito?
242
FIGLIA Certo che ho da dire, perché non gliene frega
niente, pur di salvare la sua « morale », di farti crepare.
MADRE Beh, ha la testa fatta così... anche se il
ginecologo gli va a dire che c'è pericolo, lui non molla,
che ci vuoi fare. « È la natura, – dice, – e chi è contro la
natura è una bestia, un'infanticida! »
FIGLIA Beh allora sai che ti dico mamma, che se a te va
bene così... fatti pure tutti i figli che vuole tuo marito, ma
non pretendere che io mi rovini la vita a fare la ragazza
madre sfottuta e umiliata.
MADRE Ma cosa stai dicendo...
Squilla il telefono.
FIGLIA Rispondo io. (Corre al telefono).
MADRE Forse è tuo padre...
FIGLIA Pronto... (Alla madre) No è Aldo un mio
compagno di scuola.
MADRE Chi, Aldo Bennini il figlio del socio di tuo
padre? Chiedigli se sa qualcosa del papà... è una settimana
che non si fa vivo, manco ha telefonato una volta... sarà
con quella gatta smorfiosa... È un week-end un po' lungo
stavolta... Bevo un goccio se no crepo... (Si allontana
verso un mobile bar).
FIGLIA (abbassa la voce) Si sì... ti ascolto... ma c'era qui
mia madre. No, non gliel'ho detto ancora... non ci sono
243
riuscita... A chi glielo vai a dire? A mio padre? Tu... Ma
fai il piacere! Beh vediamo se davvero ce l'hai 'sto
coraggio... No, in ufficio non c'è... non si fa trovare... Sì, è
più di una settimana che non lo vediamo... sparito!... E
chiedilo a tuo padre... sono così amici... lui lo sa di
sicuro... Ma chi sfotte... Che stupido... ha riattaccato... e si
offende pure... manco fosse lui incinto.
MADRE (torna dalla Figlia con un bicchiere ricolmo di
whisky) Sai cosa faccio? Io le telefono.
FIGLIA A chi?
MADRE Alla sua amica.
FIGLIA Per dirle che? Che sei incinta? Capirai che gliene
importa a quella.
MADRE (con i nervi a fior di pelle) Beh voglio almeno
sapere se ha intenzione di tenerselo in casa ancora per
molto, mio marito.
FIGLIA Ma non fare stupidaggini andiamo... dove è finito
tutto il tuo orgoglio, mamma!
Squilla un'altra volta il telefono; la Figlia si precipita a
rispondere.
FIGLIA Pronto? Si, chi parla?
MADRE (molto ansiosa) tuo padre?
FIGLIA Pronto... buona sera... (Alla madre) è un professo
re... (Al telefono) ripeta scusi? Sì sono la figlia...
244
S'illumina lo spaccato dello studio medico.
PROFESSORE (dall'altra parte dell'apparecchio) Dicevo
che sono il professore Bignardi, c'è sua madre?
FIGLIA Sì, è qui, gliela passo.
PROFESSORE Buona sera signora... volevo rassicurarla a
proposito di suo marito: sta benissimo, è qui da me... nel
mio studio... si scusa se non si è fatto vivo in tutti questi
giorni ma era come dire frastornato...
MADRE Perché frastornato? La ringrazio professore...
come si chiama... non ho capito bene il suo nome...
PROFESSORE Non ha importanza... importante invece è
che lei si tranquillizzi: suo marito è in ottima salute.
MADRE Grazie. Ma non le dispiacerebbe passarmelo un
attimo?
PROFESSORE Attenda. (Rivolto all'Industriale che se ne
sta seduto abbioccato su una poltrona dello studio) Non
vuole proprio dare nemmeno un saluto?
INDUSTRIALE No, no, guardi non me la sento... la prego
me la saluti lei e basta così.
PROFESSORE Come crede. (Al telefono) No signora, mi
dispiace ma non è nello stato d'animo adatto... non vuole
parlarle.
MADRE Come non vuol parlarmi... cosa gli è preso?
Professore... sono la moglie, io!
245
PROFESSORE Stia tranquilla signora, va tutto per il
meglio... arrivederla a presto.
Lo spaccato dell'appartamento dell'Industriale, scompare.
INDUSTRIALE Allora professore tagliando corto, cosa
dicono 'sti esami? Cos'ho. Sono pronto a tutto. Dica la
verità... sono spacciato vero?
PROFESSORE Stia calmo, lei sta benissimo, le dirò
tutto... ma prima devo farle ancora qualche domanda.
INDUSTRIALE
E va bene, forza con 'ste domande...
sono pronto.
PROFESSORE Quando ha iniziato a sentire queste
nausee?
INDUSTRIALE Beh è stato quasi un mese fa... stavo in
consiglio di amministrazione e a un certo punto uno dei
miei soci ha acceso un sigaro e io trac, scusi la volgarità,
gli ho vomitato addosso. E da quel momento se entro in
un posto dove c'è odore di fumo mi si rivolta lo stomaco.
PROFESSORE E gli svenimenti, da quando sono
cominciati?
INDUSTRIALE Nello stesso periodo. Ero in seduta con
quelli del sindacato per via di una vertenza, quando uno
della commissione interna mi fa: « No dottore, su questi
punti noi non molliamo... piuttosto le occupiamo la
fabbrica» e io gli sono svenuto in braccio. Capisce
246
svenuto in braccio a uno della commissione interna, che
poi l'ha raccontato a tutti gli operai... che figurarsi,
credevano fosse stato per lo spavento... tant’é che hanno
scritto sui muri: «Occupazione occupazione, che al
padrone gli viene il coccolone».
PROFESSORE E gli altri sintomi?
INDUSTRIALE Beh, una settimana dopo ero dalla mia
amica e mi sono svegliato in piena notte con una gran
voglia di anguria.
PROFESSORE Anguria?
INDUSTRIALE Sì, di melone rosso capisce, anguria di
novembre! E dove la trovo l'anguria d'inverno? Una
voglia che non le dico! Sono pazzo – mi dicevo... e
intanto la voglia di anguria cresceva... vedevo fette di
anguria dappertutto! Sono uscito e sono andato in piena
notte come un matto a girare per la città in cerca di
bancarelle d'anguria.
PROFESSORE Bancarelle d'anguria a novembre?
INDUSTRIALE Sì!
PROFESSORE E l'ha trovata?
INDUSTRIALE No, ma ho trovato una vecchietta che
lavorava a maglia... alla stazione centrale, nella sala
d'aspetto... Era lì che sferruzzava svolgendo un gran
gomitolo di lana rossa... io le ho afferrato il gomitolo di
lana...
PROFESSORE E se l'è mangiato?
247
INDUSTRIALE No... m'è venuto di colpo una gran voglia
di mettermi a lavorare a maglia...
PROFESSORE Fantastico! E cosa ha fatto?
INDUSTRIALE Ho tirato fuori di tasca due biglietti da
diecimila e le ho comprato il gomitolo, gli aghi e il
pezzettino di maglia che aveva appena fatto.
PROFESSORE E poi?
INDUSTRIALE Poi mi sono messo lì seduto sulla
poltrona della sala d'aspetto a sferrugliare come un matto
tutta la notte... e ho fatto una sciarpetta che se vedesse...
un'amore...
PROFESSORE Non avrei mai pensato che lei, un
industriale sapesse lavorare a maglia.
INDUSTRIALE Neanch’ io lo sapevo... mi sono così...
ma sapesse come mi piace! (Estrae dalla borsa un golf)
Guardi, questo golfino, l'ho fatto io...
PROFESSORE Bellissimo.
INDUSTRIALE Se vuole gliene faccio uno anche per lei
professore.
PROFESSORE Grazie.
IDNUSTRIALE Glielo faccio volentieri. (Nel gesticolare
si batte una mano sul petto) Ahi.
PROFESSORE Che c'è.
INDUSTRIALE Non so... ma mi fa male... sì, qui sul
petto... i capezzoli, mi si sono gonfiate le glandole...
PROFESSORE Già, le glandole mammarie.
248
INDUSTRIALE Mammarie?! Ma che dice professore...
PROFESSORE (prende un flaconcino dalla scrivania) E
adesso mi dica un po' da quando prende queste pillole?
INDUSTRIALE Quali?
PROFESSORE Queste che aveva in tasca.
INDUSTRIALE Quando?
PROFESSORE La settimana scorsa quando è venuto qui
per la prima serie di analisi... sono loro che hanno
combinato tutto il guaio.
INDUSTRIALE Che guaio? Ad ogni modo professore me
le ha ordinate lei.
PROFESSORE
lo
le
ho
ordinato
delle
pillole
antifecondative?
INDUSTRIALE Antifecondative?! Faccia un po' vedere...
e già mi sono sbagliato... le avevo trovate in un cassetto di
mia moglie e gliele avevo portate via perché lei sa... i miei
principi... io non posso permettere che mia moglie vada
contro natura.
PROFESSORE E così contro natura c'è andato lei.
INDUSTRIALE Cosa? Come, contro natura?
PROFESSORE Lei si è dimenticato di aver sottratto le
pillole a sua moglie e siccome i flaconi che le contengono
sono pressoché identici, lei ha continuato a inghiottirsi gli
antifecondativi, convinto di prendersi un regolatore per il
fegato.
249
INDUSTRIALE Eh già, e già, che rimbambito! Sì, va beh,
ma che cosa mi avrebbero combinato dopo tutto... tanto io
mica sono una donna.
PROFESSORE Una trasvicomenzione pletovalicale, le
hanno combinato.
INDUSTRIALE E cosa sarebbe?
PROFESSORE Vede, lei stava già facendo una cura
molto pericolosa che io in verità le avevo sconsigliato.
INDUSTRIALE Quale, quella dimagrante? Sì beh, ma mi
ha fatto benissimo. Guardi qua ho perso dieci chili in un
mese...
PROFESSORE Già una cura a base di ormoni femminili
attivi
e
con
questo,
grazie
all'aggiunta
degli
antifecondativi le si è sviluppato un processo ovarico
completo.
INDUSTRIALE Ovarico?!
PROFESSORE Sì, sì ovarico... in parole povere le sono
venute le ovaie.
INDUSTRIALE Le ovaie a me? Come a una donna...
PROFESSORE Sì.
INDUSTRIALE Sono diventato una donna...?
PROFESSORE No, si tranquillizzi... è sempre un uomo...
ma un uomo incinto.
INDUSTRIALE Professore ripeta scusi...
PROFESSORE Sì, glielo ripeto... Lei sta aspettando un
figlio...
250
INDUSTRIALE Cosa? Ma professore lei è impazzito!
PROFESSORE Senta, vorrei davvero poterle dire che sì,
sono impazzito... ma è una settimana che le sto facendo
esami, analisi, controlli, lastre e controlastre... Ho perfino
usato per la prima volta il trascremmilaster... non si
ricorda quando l'ho disteso su quella macchina?
INDUSTRIALE Si e con questo?
PROFESSORE Ecco qua... in poche parole le ho
fotografato il figlio in gestazione. (Mostra alcune lastre).
INDUSTRIALE Il figlio?!
PROFESSORE Sì, lo guardi di profilo... di fronte... dal
basso.
INDUSTRIALE Mio figlio... E chi sarebbe il padre?
PROFESSORE Lei stesso... autogenesi naturalmente. Il
fatto eccezionale è stato catalizzato da una ripetuta
conseminazione femminile coadiuvante.
INDUSTRIALE Non capisco...
PROFESSORE In poche parole sua moglie o la sua
amica...
INDUSTRIALE Mi hanno messo incinto...
PROFESSORE Beh... quasi... nel senso che hanno
favorito, come dire...
INDUSTRIALE Basta così professore... Oddio mi sento
male!!
PROFESSORE Aspetti che le do un calmante.
251
INDUSTRIALE No, no... lasci correre i calmanti... Potrei
avere piuttosto una bella coppa di gelato fragola e limone?
PROFESSORE Gelato fragola e limone?!
INDUSTRIALE Sì, me ne è venuta una voglia! La prego
professore... Mi sento morire se non ho la fragola e
limone.
PROFESSORE Va bene va bene adesso chiamo
l'infermiera e glielo mando a prendere.
INDUSTRIALE
Grazie... (Cambia
tono, di colpo
spaventato) Per la miseria!
PROFESSORE Che c'è, che le prende adesso?!
INDUSTRIALE Per nascere 'sto mio figlio... come fa, per
nascere?
PROFESSORE Beh, è semplicissimo, col parto cesareo.
INDUSTRIALE Parto cesareo?... Ah è semplicissimo!!
PROFESSORE Beh, mille donne lo fanno.
INDUSRTIALE Beh ma io mica sono una donna... io
mica son nato per soffrire... e per partorire con dolore! lo
non ho rubato la mela, io non ho trescato col demonio...
Entra l'Infermiera. Mentre si svolge il dialogo tra il
Professore e l'Infermiera, l'Industriale estrae dalla sua
borsa, un lavoro a maglia e sferruzza.
INFERMIERA Mi ha Chiamato professore?
252
PROFESSORE Sì, per favore mi vada a prendere una
coppa di gelato fragola e limone.
INFERMIERA Gelato fragola e limone?!
INDUSTRIALE Sì, sì... una coppa grande...
INFERMIERA Una coppa grande... ma siamo in gennaio!
PROFESSORE Non stia a discutere signorina... anzi ne
porti due, una anche per me che a forza di parlarne me ne
è venuta voglia...
INFERMIERA Va bene professore. (Esce).
PROFESSORE Cosa fa adesso?
INDUSTRIALE E non vede faccio un po' di maglia...
sono così disperato... e sferrucchiare mi calma un po'... ho
deciso che faccio una cuffietta.
PROFESSORE Beh, non si disperi... ne sia felice invece...
i figli sono la benedizione del cielo... non l'ha sempre
detto anche lei?
INDUSTRIALE Sì, ma io dicevo i figli fatti dalle donne...
non da me che sono un uomo...
PROFESSORE Non bestemmi per favore: i figli sono
sempre i figli e bisogna accoglierli come il più bel dono
del creato,
INDUSTRIALE Ma che dono! Questa è una beffa... Ma
se
lo
immagina
io
che
arrivo
al
consiglio
di
amministrazione in premaman... e le risate dei miei
operai... ai quali dicevo di essere per loro più che un
padre... adesso che sono incinto mi chiameranno mamma,
253
mammona, mammana, mammasantissima. No, no, non
posso... Professore ho deciso... io abortisco.
PROFESSORE Cosa?! Proprio lei... lei che è presidente
della lega contro l'aborto!
INDUSTRIALE Sì, contro l'aborto... ma delle donne!
PROFESSORE Ah ecco... bella coerenza... se la sentisse
sua moglie alla quale ha imposto cinque figli, anche
quando lei non E voleva! Dovrebbe essere orgoglioso di
ritrovarsi ad essere il primo uomo a generare in proprio.
INDUSTRIALE Me ne importa a me dell'orgoglio...
Professore io non ci sto... io abortisco... e se non mi fa
abortire lei vado in Svizzera, in Inghilterra... vado non
importa dove... io voglio l'aborto!
FRANCA Guardate che splendide immagini, qualche
bacchettone ipocrita ha il coraggio di parlare di sconcio,
di osceno. E allora è il caso di parlare un attimo della
sessualità e dell’erotismo. La sessualità, lo ribadiamo, è
un dono della natura: è salute, felicità del proprio corpo,
così l’erotismo… è gioia, soddisfazione, è il sentimento
primo essenziale dell’amore. Un bel corpo che si muove
con armonia, con sapienza, è qualcosa di esaltante, è
danza, musica, ritmo, respiro… è vita!
Niente a che vedere con la pornografia che è la negazione
d’ogni fantasia sessuale… ma di questo tratteremo fra
254
poco… fateci caso, quando si parla di sesso e sessualità…
i primi a tendere le orecchie preoccupati sono sempre i
maschi, certi maschi… i moralisti che temono si metta in
piazza il loro dominio… il sesso mascolo è lui il
protagonista imposto, il despota di ogni momento erotico.
Sì, il sesso mascolo… che non è qui in carne ed ossa,
perché non sta bene presentarlo in televisione, ma lo è
presente. In questo caso s’infuriano, impazziscono. E
allora rincariamo la dose: Dario ci parlerà dell’erotismo e
della pornografia.
DARIO E’ un problema che ho studiato a fondo e
lungamente ed ho scoperto che la differenza tra sessualità,
erotismo da una parte e la pornografia dall’altra sta
nell’umorismo. Come diceva Franca: “L’erotismo, la
sessualità per essere espressione felice ha bisogno di
fantasia… di poesia addirittura… Al contrario la
pornografia si fonda esclusivamente sull’osceno gratuito,
il triviale… per meglio studiare il valore io stesso mi sono
recato a visionare film porno di quelli hard-core…
terribili. Mi ricordo la prima volta ero a Bologna… ci
sono andato con un amico… sa solo mi vergognavo
troppo. Mi sono piazzato davanti al cinema a luce rossa
dove proiettavano una di quelle pellicole… tipo “le
infermiere vogliose la chirurgia calda”…. A parte, avete
255
notato che i personaggi chiave di questi film osé sono
sempre donne con un ben determinato ruolo di comando:
infermiere, dottoresse, maestre, vigilesse, professoresse, il
massimo è la dentista femmina. Sempre donne che a
bambini ci hanno incusso timore, rispetto, soggezione… E
adesso: via con la grande rivalsa erotica ci vendichiamo…
Oh ma quanto siamo imbecilli… Ma continuiamo: io e il
mio amico ci piazziamo davanti al cinema, osservando gli
abituè, per imparare come si entra… non si vede nessuno.
Chiedo alla maschera… dice che il cinema è gremito. Da
dove passano? Come si travestono? Cappotto cappello e
sciarpa anche d’estate, valigia, borsa. Per non dare
nell’occhio velocità nell’infilarsi fra la porta di vetro e la
vetrata… vetrata in fronte. La cassiera mi riconosce
subito: “Anche lei, zozzone” – “No, io sono qui a scopo di
studio” risata da farsela addosso. Entriamo: buio pesto…
non si vedono le teste, ho il dubbio che le spalliere delle
poltrone
siano
molto
alte…
sono
tutti
affondati
immobili… molti gli anziani… avrete letto sui giornali di
vecchi trovati secchi alla fine di queste proiezioni… la
donna delle pulizie li ha trovati… “Signore,sveglia”…
niente… erano morti… beati con un certo sorriso.
A
Torino 3 in un settimana; 4 a Milano; 2 a Roma; 6 a
Palermo… c’erano sui giornali… Certo si evita di farne
molta
pubblicità…
altrimenti:
“Nonno
quanto
sei
noioso… perché non vai a vederti un filmetto porno… che
256
ti calmi… secco”. Non c’è intervallo… cioè c’è ma non si
accende mai la luce, anzi finito il primo tempo… si
abbassa. Mica vogliono essere riconosciuti… “Ehi,
ragioniere, anche lei qui?!” e uno è rovinato nella
reputazione. Non c’è nemmeno il ragazzino che vende
noccioline, gelati, bibite… tantomeno i gelati figurati…
sarebbe una provocazione: “ Vuole un cono ghiacciato?!”.
Il particolare che ci ha colpiti di più è stato il silenzio…
nessuno che ridesse, commentasse… respirasse… alle
prime immagini credevamo di aver sbagliato film…
dev’essere uno di fantascienza: razzi enormi, missili… poi
ci siamo resi conto che i missili non avevano le scritte né
marchi tipo stelle, frecce… erano nature. Ma che
ingrandimenti… Ad un certo punto m’è preso lo spavento:
che è?! Sullo schermo è apparsa l’immagine di un sesso
femminile ingrandito duemilaseicento volte… Dio che
spavento! Sono rimasto senza fiato! E lì ho capito come
muoiono i vecchietti… Ah, ah! Gli prende l’infarto! Ma la
cosa che mi ha addirittura stravolto è la velocità con cui
sullo schermo si eseguono gli approcci… è tutta gente che
ha fretta, ha il treno che gli parte fra mezz’ora… entrano
in scena e non si salutano nemmeno… non dialogano.
Nessuno che dica: “Come sta signora? La vedo bene… sa
lei mi è tanto simpatica… grazie, vuole un caffè?”. No,
nessun preambolo… entrano in scena… e subito lui si cala
i pantaloni… trun.. trun… tran… aho, aho, ohooooo!
257
Finito. E i rumori: i gemiti… niente di naturale… sono
lamenti che di sicuro registrano negli ospedali, reparto
traumatizzati gravi… anzi incurabili. Infatti ogni tanto in
mezzo agli aihuahaah si sente… suora! Din din
infermiere!
Che
INTERROTTO
normalmente
non
COPIONE
RIPRENDE CON eh, io e quel mio
amico abbiamo incominciato a ridere a fare commenti
divertiti
a
voce
alta.
Loro,
gli
spettatori:
“
Silenzio…zitti!”. A noi è preso il fout-rire e loro: “Zitti,
fuori, fuori gli zozzoni!” Hai capito, eravamo noi gli
zozzoni. Insomma è chiaro che nella pornografia non
esiste alcun barlume di umorismo. E’ tetra, ottusa e
bieca… Quanto al contrario per esprimersi nel gioco
erotico anche il più farsesco, per intendersi, bisogna
impastarsi di immaginazione, di fantasia… al limite del
metafisico. A dimostrazione di quanto vado dicendo vi
eseguirò un brano classico della commedia dell’arte, per
eseguire il quale avrò bisogno di travestirmi e truccarmi
d’arlecchino. Il più antico degli arlecchini quello di
Cristiano Martinelli. L’arlecchino di Enrico IV re di
Francia.
Introduzione del personaggio il magnifico con esibizione di
maschera. Usare il bussolotto dei travestimenti e fare
uscire una ragazza nelle vesti della “signora gran-
258
prostituta” poi la fattucchiera. Si racconta la storia della
pozione miracolosa che dà forza erotica. Arlecchino beve
la pozione, ubriaco.
L’Arlecchino fallotropo, cioè esibitore di fallo. Ecco la
storia: Arlecchino deve eseguire un ordine del Magnifico,
suo padrone. Magnifico è un appellativo ironico. Infatti
questo suo padrone non ha assolutamente nulla dello
splendore dei signori delle corti italiane di quel tempo. E’
un nobile decaduto, spiantato, spompato e stitico. Il
Magnifico si è innamorato di una prostituta la quale cerca
di sfruttarlo finché può, soffiandogli i pochi quattrini che
gli rimangono. La prostituta dà l’appuntamento: si
vedranno a casa di lei e faranno l’amore, finalmente. Ma il
magnifico teme di non ritrovarsi all’altezza dell’incontro
sul piano della propria tenuta sessuale e di fare una magra
terribile. Perciò decide di ricorrere a una fattucchiera che
gli
appronterà
una
pozione
magica
capace
di
somministrare vigore e aitanza. Arlecchino viene mandato
a prelevare la fiaschetta col liquido miracoloso. La
fattucchiera lo avverte che se il Magnifico ingoierà più di
un cucchiaino concentrato, rischierà di farsi esplodere il
fallo. Arlecchino arriva dalla fattucchiera e, impunito
com’è, gira e rigira la contrattazione finché riesce a
pagare la metà della cifra pattuita. Con i soldi restanti va
in osteria a comperare alcune fiaschette di vino che
259
tracanna. Canta, salta, ride e, sbronzo e rintronato com’è,
si ritrova ad ingoiarsi anche il contenuto della fiaschetta
magica. Se ne rende conto inorridito. Si sente crescere un
gran calore dal basso verso l’alto. Nota che qualche cosa
di superfluo sta crescendo oltre misura, in modo
esasperato, tanto che le dimensioni delle braghe non
riescono a contenerlo: saltano i bottoni, si stacca la
cintura. Alcune donne stanno a arrivando nello slargo.
Arlecchino non sa come mascherare quella gobba fuori
posto. Scorge una pelle di gatto appesa ad essiccare e
l’indossa per nascondere lo “strabordante”. Una ragazzina
vorrebbe accarezzare il gatoo, Arlecchino la scaccia. Entra
in scena un cane che lo aggredisce azzannando il gatto.
Getta lontano la pelle del gatto, rincorsa subito dal cane.
Sopraggiungono altre donne. Come mascherare il
“tremendo”? Arlecchino ricorre ad alcune fasce per
fantolino appese, se la avvolge tutt’intorno al “tremendo”,
come si fa con un bambino, trova anche la cuffietta, non
sa distinguere il davanti e il retro del fantolino e finge di
ninnarlo. Passano alcune ragazze che, intenerite da quello
che credono un bambino, tentano di prenderlo in braccio
per spupazzarselo. Arlecchino cerca disperatamente di
scantonare. Le ragazze afferrano caparbiamente il
fantolino, lo tirano di qua e di là. Arlecchino è disperato.
Eseguirò la pantomima recitando uno pseudo grammelot
bergamasco. (Si calza la maschera dell’Arlecchino
260
primordiale) Ecco Arlecchino che canta brillo e si rende
conto di aver trangugiato la pozione.
ARLECCHINO FALLOTROPO
Cojùn, gh’ho bevùt la posión tüta, la vaschèta del vin,
boja che calór che végne... Fermo!, basta così, fermo
ahhahha! Va che göba! Pom! M’ha stacà i botón, no!, te
me stròset! Strosàt dal proprio figlio! Dóe ghe nascondo
‘sta göba... ah, pelle di gatto appesa a essiccare... va che
bela pela, va che bel gatto, proprio de la mia misura
MMIIAAAO!
MMIIIIAAAOO!
Bongiorno
segnóra,
gh’ho un gato, me piàse i gati, vo’ mato mi per i gati,
gh’ha una cóa ‘sto gato, ve piàse i gati siòra? Bambìn, no’
tocàre i gati, no!, le fiolete no’ toca i gati! Questo po’ l’è
un gato rognóso tremendo, l’è un selvatigo che, se te ghe
det una carèssa, tira su tüto ol pelo, no’ lo podo dare in
brasso a nissuno... un can, boja un can UAA! UUAAA!
UAAAA! Aiuto!! Ahiaiaiaiaiaaa! Via la pel! Ohi, ahia che
sgagnàda! Ma perchè i can ghe l’han tanto coi gati, m’ha
sgagnà dapartüto! Ariva de l’altra énte, ariva dòne, arivan
dòne dapartuto... se son date l’apuntamento proprio qua
per vedé i gati. Varda come son fortunado... bende de
fantolino, le fasse, no’ gh’ho mai fassa’ un fantolin, sarà
cussì, me l’avessero insegnat... va che bela fassadüra,
adesso che fo una gala... Ahiaa! Boja! Che male... Miiaaa!
261
Miaaa! Ah no, boja no’ fa miaa ol bambin.... (Canta)
Nana bobo’, nana bobo’, tüti i bambini dorme ma questo
no!... Anca la cua... Bongiorno signora... ol me’ bambin,
apena nato, no’ so se me asomegia, l’è un mastcio?... Sì, sì
l’è un mastcio! No’ se nina cussì? E come si nina. Se sta
fermo col busto e se nina soltanto co’ le brassa? Ma mi
ghe son cussì taca’ a ‘sto bambìn che no’ pòdo... Ma
fiolèta, prima te vulévet el gato adèso ol bambìn? Ma no’
te vergogni? Va via, su, no’ se tócan i bambin! No’
signora no’ ghe lo dago in brasso a nisciùno! No! No!
Signora! Ferme! Boja! No! Nooo! BUAAAM! A mè
sctiopà ol bambìn! Come è bello viver de castrato!
TRADUZIONE
“ARLECCHINO FALLOTROPO”
(Canto) Vai, che buono ‘sto vino, dolce e corposo che mi
solletica le budella e che mi scivola lungo le interiora fino
ai testicoli con il “bindorlone” fino ai bernoccoli (bozzi)
con i coglioni...(Rivolto al pubblico)
secolo,
bergamasco
per
ubriachi
Canto del XVII
solisti.
(Suoni
onomatopeici) ... (Si rende conto dell’equivoco)... Ohi,
boja (accidenti), la pozione, la pozione dov’è... l’ho
bevuta, l’ho bevuta... uhi, uhi, uhi... non mi sento niente...
ohi, mi cresce, spacca la cintura! Sta fermo brigante
(Mima lo sforzo di arrestare la tremenda crescita del
fallo)... ohè ho una gobba davanti, sotto lo stomaco...
262
(Suoni onomatopeici). Come lo nascondo ‘sto birbante
borioso? Ohi, qui c’è... una pelle di gatto... (mima di
avvolgere il fallo con la pelle del gatto)... ohi, ecco un bel
gattino... mi piacciono i gatti, miaoooo... se a uno gli
piacciono i gattini, ohè! un gattino, ohè... (Si siede su uno
sgabello e tenta di accavallare la gamba ma l’ingombro
del fallo e della sua appendice, non glielo permettono)...
che gattaccio! (Suoni onomatopeici. Con azioni mimiche
fa immaginare l’arrivo di un gruppo di donne) No, donna,
mi dispiace ma ‘sto gatto non si tocca, anche tu,
ragazzina... è selvatico! Via cane, via boja, via, via, via,
vaohè... (Mima di subire l’aggressione di un cane) Ahia,
oahia, ahaaa! Boja, che morsicata! Ahia, che male! Ohi,
che dolore! Maledizione! (Mima di gettare lontano la
pelle del gatto)... Una fascia per bambino... ahoa, ahoe...
(Finge di afferrare una lunga fascia appesa
fantomatico
filo.
Mima
di
avvolgere
il
a un
bambino
rivolgendosi a qualcuno che gli sta intorno) ... La madre è
andata via, sempre il padre deve stare con i bambini, i
bambini sempre col padre... (lo culla) nanna oho nanna
oho... anche la cuffietta... quale sarà il davanti e il dietro?
(Si siede sullo sgabello. Come sopra)
Buona sera,
signora... il mio bambino, sì... no, non so se è maschio o
femmina. Sarà maschio... sì, sono il padre, sì anche la
madre. Non so se mi assomiglia. Cosa? Non lo cullo
giusto? Perché, come si fa? Si sta fermi col busto e si
263
muove solo il bambino di qua e di là... Ma io sono troppo
attaccato a ‘sto bambino. (Mima di essere aggredito dalle
donne che insistono per prendersi in braccio il fantolino)
Lasciate, non c’è più, andate via... iah, iha, pfah. Oh, boja,
ohia, mi è scoppiato il bambino! Come si sta bene da
castrati!
Fine sesta puntata.
TRASMISSIONE FORZATA – VII PUNTATA
Scena gremita di mimi e attrazioni. Ricompaiono l’asino,
il leone e qualche mascherone imparruccato. Inizio con
un ballo di tipo settecentesco, fondo scenografico
appropriato. Maschere a copia di quelle del film
Amadeus.
PRIMO DIRIGENTE Che è questo carnevale?
FRANCA E’ una prova per l’Amadeus.
PRIMO DIRIGENTE Ah, il film di Mozart Wolfango
Amadeus…
DARIO No, è su Enzo Amadeus Jannacci…
PRIMO DIRIGENTE Non capisco.
264
FRANCA Il trisnonno di Enzo, emigrato a Strasburgo nel
‘700, aveva storpiato il proprio soprannome di Mozzaro in
Mozart per non dare nell’occhio ed evitare di essere
espulso dall’Austria.
DIRIGENTE Era un sovversivo?
FRANCA no, musicista… ma Salieri, il compositore di
corte, consigliere musicale dell’imperatore. Un italiano
gelosissimo, non voleva concorrenza di suoi connazionali
musici…
PRIMO DIRIGENTE Il trisnonno di Jannacci… Mozzaro
musicista… ma non raccontiamo frottole…
NICOLA Abbiamo le prove di quanto andiamo asserendo,
in questo film che è stato girato qualche anno prima
dell’Amadeus che tutti conoscono. Ci sono scene che non
lasciano dubbi, noterete anche come il trisnonno Mozzaro
detto Enzo Amadeo, assomiglia sputato al nostro Enzo
Jannacci.
PRIMO DIRIGENTE Va bene, lo visioneremo senz’altro,
ma intanto andiamo con al sigla d‘apertura… via con la
sigla!
SIGLA
DARIO Ed ora pronti con la scena dell’ingresso a corte
del giovane Amadeus Jannacci.
265
DIRIGENTE
No
scusate,
ma
prima
dobbiamo
organizzarci per il gioco d’azzardo.
NICOLA Un’altra volta?
DARIO Ah, vi ha fatto piacere vincere tutti quei miliardi!
FRANCA Ancora il poker? Ma siete pazzi? Dopo tutte le
grane che ci sono capitate!
NICOLA Ah… certo, molti spettatori ci hanno accusato di
aver addirittura barato.
DARIO Siamo stati denunciati anche alla corte dell’Aja.
PRIMO DIRIGENTE Nn temete avrete la copertura del
Ministero delle Poste.
DARIO Sentite al posto del Poler potrei proporvi un altro
gioco con premi non in denaro. Chessò l’arredamento di
un intero appartamento con mobili e suppellettili di
grande pregio. Se me li procurate il gioco è fatto.
PRIMO DIRIGENTE D’accordo ci provo.
FRANCA Allora si riprenda con l’ingresso a corte di
Mozart-Jannacci!
DIRIGENTE Un momento, c’è una grana. Zitti il direttore
generale vi vuol parlare.
CORO Zitti ascoltiamo.
DIRETTORE GENERALE Scusate ma ho ricevuto delle
proteste…
FRANCA Lo sappiamo, per via del gioco d’azzardo.
DIRETTORE GENERALE No, si tratta di proteste
riguardanti la vostra idea di inscenare l’Amadeus. Gruppi
266
di intellettuali democratici hanno fatto rilevare che Salieri,
il musicista che odia e di fatto fu causa della morte di
Mozart, era mezzo ebreo… da parte di padre.
DARIO Ma non è vero… era cattolico osservante, quasi
bigotto…
DIRETTORE GENERALE Lasciatemi finire, ora si
sospetta che con questo pretesto voi vogliate colpire
satiricamente gli israeliani.
FRANCA Ma questa è pura caccia alle streghe, non ci
pensiamo nemmeno, bisogna piantarla con ‘sta coda di
paglia, non si può fare una battuta di spirito su Israele che
subito ti puntano il dito, ti accusano di volere la
cancellazione dello Stato di Tel Aviv e il linciaggio di
tutti gli ebrei…
PRIMO DIRIGENTE Zitti, c’è il telegiornale…
Ripresa del telegiornale con immagini di repertorio.
SPEAKER (Dario) Ed ora una notizia sensazionale. Un
grupp di archeologi e d antropologi ha scoperto che gli
Atzetruz, prima degli Etruschi, abitarono le coste della
Romagna fino alla foce del Po; nell’interno fino a
Bologna, Forlì, Lugo di Romagna, Ferrara. Gli Atztruz
erano ebrei, facevano parte della grande deportazione
operata venti secoli avanti Cristo dagli Egizi. Queste tribù
267
fuggirono dall’Egitto dove erano tenute in schiavitù, con
Mosè. Ma, dopo l’attraversamento del Mar Rosso,
raggiunsero le coste del Mediterraneo e scelsero la via del
mare su imbarcazioni imrpovvisate che furono trascinate
dai venti nell’Adriatico. Già prima del sedicesimo secolo
a.C. presero terra sul litorale che va da Rimini a Goro.
Fondarono i primi agglomerati urbani e chiamarono
queste terre: “ Le terre donate da Dio”. Molti secoli dopo
gli Atzetruz ebrei furono cacciati da un popolo di origine
forse assiro-babilonese, chiamato “Etruschi”, che li
costrinsero ad una nuova diaspora: le tribù Atzetruz si
sparpagliarono per tutto il continente. “Finalmente
abbiamo scoperto la nostra primitiva terra promessa, la
vera terra del signore” ha esclamato qualche giorno fa
Rabin in Parlamento a Tel Aviv.
“Sarebbe giusto tornare su quelle nostre terre!”ha
esclamato Imhail Sheroc, rappreentante del Centro “Una,
dieci, cento patrie per Israele”.
E Sharon
ha aggiunto: “Visto che a questi Arabi gli
stiamo tanto sulle scatole e continuano a tirarci i sassi,
torniamo alla Romagna dei nostri Padri, gli Atzetruz!”. In
una manifestazione svoltasi ieri a Gerusalemmehanno
gridato in massa: “Torniamo alla terra promessa!”, che
ormai tutti gli Israeliani chiamano “Romagna mia”, e
cantano:
“ Romagna, Romagna mia,
268
brilla sul tuo cielo
la stella di Davide.
Romagna mia,
Romagna in fiore,
tu sei la terra che il mio Signore
ha regalato agli Atzetruz,
ora ritorno al mio kibbutz.
L’elmetto in testa ed il manganello,
io ritorno al mio antico ostello,
coi romagnoli che stan di stanza
noi troveremo una convivenza,
filo spinato c’è in abbondanza,
tre o quattro campi saran abbastanza.
Farem Bologna la capitale,
con sinagoga e tribunale,
il campoprofughi sarà a Forlì,
un altro a Lugo e giù fi lì.
Romagna mia,
Romagna santa,
filo spinato ce n’è abbastanza,
il muro del pianto sarà innalzato
per farci piangere quel di Forlì.
Anche a Bagnocavallo
i romagnoli ci piangeranno”.
269
PRIMO DIRIGENTE Pronti con i musici che introducono
la scena di Mozart.
NICOLA Dite a Dario di prepararsi per la parte del
consigliere dell’imperatore.
FRANCA (già vestita da imperatrice) Dario ha dovuto
correre al Parlamento per un intervento molto importante.
PRIMO DIRGENTE Zitti, parla l’onorevole Fo.
INSERIRE PEZZO SU DISARMO GENERALE. Non so
quale sia.
Entrano facchini che portano e scaricano mobili per il
gioco a scommessa. Montano l’ambiente.
PRIMO DIRIGENTE Metteteli da parte. Vogliamo
iniziare con Mozart.
FRANCA (osservando i mobili) Qui potrei recitare il mio
pezzo sulla nonna incinta. (Impone che quei mobili, alcuni
bassorilievi e statue, siano disposte in modo che lei possa
recitare. Si cambia).
La nonna incinta.
Personaggi: Speaker, Intervistatore, Franca.
270
Apparato scenico: la pagina sciwntifica del Telegiornale.
Titolo: “La nonna incinta”.
SPEAKER Alcuni mesi fa ha destato scalpore in tutto il
mondo la notizia che una signora dell’età di
quarantacinque anni, di Johannesburg, avesse accettato di
accogliere nel proprio ventre un ovulo trapiantato dal
ventre della propria figlia un ovulo fecondato dal genero.
La figlia non era in grado di gestire la gravidanza, così la
donna, di nome Pat Anthony, dopo una gravidanza del
tutto nrmale, ha partorito addirittura tre maschietti. Anche
da noi, in Italia, si sta verificando un fatto analogo. Vi
presentiamo la nostra mamma-nonna...
Appare sul teleschermo Franca intenta a restaurare una
statua nel suo laboratorio.
INTERVISTATORE Buona sera signora, vuol dire il suo
nome ai nostri telespettatori? Guardi là, verso la
telecamera.
FRANCA Mi chiamo Anna... Anna Spessi.
INTERVISTATORE Brava, e aspetta un bambino, vero?
FRANCA (mostrando il ventre rigonfio) Beh sì...
ammenoché non sia una gravidanza isterica, ormai siamo
al sesto mese e passa...
INTERVISTATORE E la salute come va?...
271
FRANCA Sto bene, in via di massima... l’unico guaio è
che non posso più fumare.
INTERVISTATORE Gliel’ha ordinato il medico,
immagino.
FRANCA Immagina male... non fumo più perchè come
accendouna sigaretta tiro su l’anima. Anche se fuma un
altro vomito. E mi danno fastidio anche gli odori un po’
strani...BUACH... (accenna un conato di vomito).
INTERVISTATORE Evidentemente gli odori le si
stravolgono completamente. Starò distante, ma ci racconti
com’è arrivata a questa gravidanza...
FRANCA Beh, vede, mia figlia s’è sposata... poi è rimasta
incinta... si uò dire in televisione?
INTERVISTATORE Che è rrimasta incinta? Sì, si può
dire... vada avanti.
FRANCA Beh, loro, i due sposini... soprattutto lui il mio
genero, che guardi io non lo posso soffrire, che per me è
anche un po’ frocio... Si può dire in televisione?
INTERVISTATORE No, non si può dire...
FRANCA Mi scusi... ma ormai l’ho detto... Dicevo che lui
non voleva. Doveva sentirlo: “ Ma cosa vai a fare un
figlio che poi in quei nove mesi t’ingrassi come una foca,
ti sformi tutta, ti vengono delle zinne a fiasco, che poi
dopo il parto resti tutta sformata che fai schifo...” Pensare
che lei invece, al mia piccolina, appena è rimasta
gravida... Si può dire gravida?
272
INTERVISTATORE Sì, si può dire...
FRANCA Ah, ma se ne possono dire dico se in
televisione, però! Dicevo che appena gravida, suo marito
le ha detto: “Abortisci!” e lei gli ha risposto: “ Vai a farti
fottere...”
INTEVRISTATORE Ci vada piano, signora, moderi...
FRANCA Ah, fottere non si può dire?Beh, gli ha detto:
“Io, il figlio me lo tengo, caro il mio rotto in ...” (lo
Speaker batte una manata sul tavolo). Ho capito, non si
può dire. Io ero d’una contentezza... capirà, il mio primo
nipotino. Soltanto che lei va dal ginecologo e quello le
dice. “Niente da fare... lei, signora, ci ha una
malformazione... quindi, da qui a un mese questa creatura
la perde”...Vacca bestia... si può dire?
INTERVISTATORE Sì, si può dire.
FRANCA Vah, che strano... bestia si può dire... rotto in,
no... Beh, ci ho avuto un dolore... Però sul giornale mia
figlia legge ‘sto fatto della nonna di Johannesburg e mi fa:
“Mamma... perchè non te lo prendi tu il mio bambino?...”.
“Nella pancia?! Ma cosa dici, io, la nonna, che fa la
mamma?”, “Ma se c’è riuscita una sudafricana... che sono
pure razzisti, linciano i negri, e ci hanno la televisione di
stato con soltanto un canale, non devi riuscirci tu... che sei
lombarda!, “Ma io ci ho cinquant’anni... ti rendi conto”,
“Il dotore m’ha detto che non c’è età per gestire un
ovulo...” Insomma, a farla corta, mi portano dal
273
ginecologo e dopo una settimana mi fanno l’innesto
dell’ovulo di mia figlia. Devo dire, un intervento
semplicissimo.
INTERVISTATORE Niente complicazioni?
FRANCA No, tutto perfetto: la pancia mi si gonfia
regolare... svengo per niente.. vomito a volontà... tutto
regolare. Ma una settimana fa è scoppiata la tragedia.
INTERVISTATORE Che tragedia?
FRANCA Al terzo mese scopro del tradimento... ‘sto
figlio di... ‘sta faccia di... ‘sto bast... ma come fate a farvi
cpaire voi in televisione?
INTERVISTATORE Vada avanti, il tradimento di chi?
FRANCA Aspetti che le spiego... è stata una roba!... E’
succeso così, che io vado all’ospedale per una visita di
controllo, e per caso non ti incontro il primario che io non
conoscevo e che mi fa un sacco di complimenti? “Ma che
donna generosa... accettare di diventare mamma a
cinquant’anni al posto di sua figlia, brava!”, “Beh, è stato
per non perdere il nipotino, -faccio io, - che oltretutto, se
perdeva questo, poi nn ne avrebbe potuti avere più”. “Ma
chi gliel’ha detto? – m i fa il primario, - Non c’era nessun
pericolo di perdere il bambino per sua figlia”. “Ma la
malformazione?...”, “Che malformazione... sua figlia è
sanissima. Personalmente ho accettato il trasferimento
dell’ovulo solo perchè lei mi aveva raccontato di non
sentirsi in grado di gestire la gravidanza per via di un
274
terribile blocco psicologico... e che era lei, signora, ad
offrirsi spontaneamente ...”, “Io?!... ‘sti bast... rott...
insomma... mi hanno fregata!” Vado a casa sparata, li
becco tutti e due e faccio una scenata: “Figli di... ecc..., mi
avete incastrata come l’ultima cretina... mi avete
adoperata come il forno della vicina, ci si porta la torta da
far cuocere: “Signora, me la fa infilare nel suo forno che
appena è cotta la vengo a ritirare?”. Figlia e genero
cercano di scantonare ma alla fine smarronano. E’ stato
lui, quel bastardo, che l’ha convinta: “Dài, passa l’ovulo a
tua madre, che tanto lei non ci ha niente da fare... ce lo
spupazza per nove mesi... ce lo ingrassa, ce lo ingrossa...
tu eviti pure i dolori e i traumi del parto. Poi, lei ce lo
allatta pure il marmocchio, che nel frattempo le è montata
tutta la latteria. E tu ti tieni le tue belle zinnettine fresche e
pimpanti... la tua pancettina senza smagliature, non ti
sformi... Si sforma solo tua madre, e chi se ne frega poi, se
farà schifo... tanto di figli lei ce ne ha già avuti quattro,
uno più uno meno...”. Hai capito, ‘sto balordo? “E allora
sapete che faccio io? Vado ad abortire!”, “No!”, “Sì! Non
sono mica il vostro forno, io! Il vostro ‘portenfant’ di
pezza!” La figlia scoppia a piangere disperata e mi giura
che a lei il blocco psichico era venuto davvero... un terrore
del parto, da morire. Ma che lei quel figlio adesso lo
voleva, che se no s’ammazzava! Insomma, alla fine
275
m’hanno fregata un’altra volta. Eccomi qua! Fra due mesi
e mezzo...sforno il nipotino.
INTERVISTATORE Sa già di sicuro che sarà un
maschio?
FRANCA Certo, sono andata a vedermelo con l’ecografia.
Vedesse che carino che è... già tutto formato che sembra
un ranocchio. Sono contenta, l’unica roba che mi fa
andare in bestia, è l’idea di trovarmi incinta di questo mio
genero... ‘Sto spocchioso... Ipocrita, che la sfrutta anche,
mia figlia. Eh sì, perchè mia figlia ha un posto d’alto
livello sa: direttrice alle vendite del supermercato
generale. Ci ha uno stipendio da regina. E lui ha paura che
col fatto di restar incinta , deve starsene a casa e le si
bloccherebbe la carriera.
INTERVISTATORE Ah, ecco perchè le hanno dato da
gestire il nipotino.
FRANCA Già. Senti come sgambetta... Prepotente! Ma
giuro che se assomiglia a lui, come nasce lo strozzo.
INTERVISTATORE Signora, la prego... certe espressioni
in televisione...
FRANCA Non si dice strozzo? Pensare che a me sarebbe
piaciuto che mia figlia si fosse sposata con un altro... un
bel ragazzo, sapesse, intelligente... gentile... che moriva
per lei. E invece è andata a innamorarsi di ‘sto pappone.
Ma lei, adesso se ne sta rendendo conto eh... E ho saputo
che s’è rivista con questo suo ragazzo di prima, il timido
276
dolce... Che, guardi, spero proprio gli faccia le corna al
pappone. Io è da quel tempo che la spingo... anzi, ci ho
messo la buona parola... sono riuscita a procurarle le
prove, a mia figlia, che lui la tradisce con un’altra. Lei
cara mia... le è preso un giramento... imperiale! Ed è lì che
ha ricominciato a vedersi con il timido-dolce. Sa, lo dico
solo a lei, resti fra di noi e ‘sto milione di telespettatori, io
ci ho la speranza che il bambino non sia del balordo, ma
di quell’altro... eh sì, istinto di madre.
INTERVISTATORE Ma cosa mi dice?! Allora, se non ho
mal inteso, la relazione con questo altro innamorato dura
da tempo...
FRANCA Eh sì... perchè io non ho mai smesso di
farglielo ritrovare in casa ‘sto ragazzo così imbranato...
prendevo tutte le scuse possibili per farglielo ritrovare
come per caso. Lei arrivava qui, lo incontrava...
s’arrabbiava, ma poi.... insomma, ci ha fatto l’abitudine.
Certo che se il ranocchietto fosse di lui, del timido, ci
avrei una tal contentezza... Ma se salta fuori che fosse
proprio il figlio del balordo... quando mi si attacca alla
zinna... che mi succhia il latte, così avido che di sicuro è...
cioch-cioch... ma io non posso, me lo strappo via, mi
faccio andar via il latte... non posso, non posso. E il
grottesco sarà che a me mi chiamerà nonna e a lei
mammina. (Squilla il telefono) Scusi un attimo...
Pronto?... Chi? No, non insista... ma neanche per sogno.
277
Glil’ho già detto: NO! Basta, la saluto. (Riattacca) Sa chi
era? Una signora che è venuta a farmi visita ieri, è qui del
palazzo. Molto ricca, moglie di u industriale. “Senta, - mi
fa, - appena sfornato questo suo nipotino, quanto vuole
per tenersi in gestazione un mio figlio... compreso
l’allattamento si intende. Sa, io devo fare un lungo viaggio
all’estero e non mi spiacerebbe, tornando, di ritrovarmi il
pupo già pronto e svezzato... Sono disposta a pagarle un
buon prezzo... come l’affitto di un appartamento
superattico, tripli servizi, per un anno...” Hai capito, il mio
ventre è diventato un appartamento... Metterò
un’insrzione sul giornale: “Ventre affittasi! Pensione
completa! Tutti i comfort: colazione con latteda mungere
in proprio... self-service”.
Stacco. Entra Dario finalmente pronto per la scena di
Mozart.
Prima sequenza (Salieri assomiglia a Gaber).
Sequenza di Mozart che rincorre la sua ragazza sotto i
tavoli. Poi viene presentato all’imperatore. Franca è in
scena su una poltrona: è nei panni dell’imperatrice. Dario
è un consigliere della sovrana. Mozart viene invitato a
cantare “Ho visto un re”. Dario, Franca e i consiglieri
278
musicali fanno da coro: di volta in volta stupiti, perplessi
indignati o divertiti.
JANNACCI Ho visto un re.
FRANCA-IMPERATRICE Se l’ha vist cus’è?
JANNACCI Ho visto un re.
CORO Ah beh…
JANNACCI Un re che piangeva seduto sulla sella
piangeva tante lacrime, ma tante che bagnava anche il
cavallo.
IMPERATRICE Povero re.
CORO E povero anche il cavallo…
Seconda sequenza della storia di Mozart (interpretato da
Jannacci) . In scena c’è una maschera per volare
leonardesca.
DARIO Icaro, lo sapete, era figlio di Dedalo e Dedalo era
riconosciuto come uno dei più grandi cervelli del mondo
arcaico mediterraneo. Era anche un grande architetto e
urbanista, suo sarebbe il progetto per il “labrinto” di
Cnosso, una delle macchine da lui inventate rendendo
impossibile l’ingresso ad eventuali nemici esterni. Ma fu
usato come prigione per rinchiuderci e ridurre alla follia i
nemici interni di Minosse, re di Cnosso. Un’altra delle
macchine da lui inventate e costruite di cui facilmente ci
279
si dimentica, anche perché nei libri di testo non viene
ricordata, è la “vacca-trappola” pe il toro sacro. Minosse
re di Creta, avev una moglie bellissima: Persife, o
Persifae. Questa moglie, donna curiosa e sessualmente
emancipata, s’invaghì perdutamente di un toro. Un toro
sacro tutto bianco. Tori simili li avrete già visti dipinti
sulle pareti del palazzo di Cnosso dove sono raccontate
esibizioni straordinarie di ragazze, che nell’arena, si
buttano letteralmente contro il toro, lo afferrano per le
corna e si fanno proiettare in aria, come catapultate dal
toro stesso. Eseguono capriole nel vuoto, quindi scendono
sulla groppa del toro e di nuovo si fanno rilanciare in aria.
Il toro in questione era la più bella bestia della collezione
reale e veniva portato nell’arena soltanto durante le più
importanti feste rituali. La regina, dicevamo, si innamorò
del toro, ma il toro pare non corrispondesse alle effusioni,
alle carezze che la regina gli elargiva durante le sue visite
alla stanza sacra. D’altronde è risaputo che i tori sono
piuttosto moralisti.
raccogliere
‘Sto toro non solo si rifiutava di
accogliere le effusioni di Persifae, ma
scocciato, caricava, gli giravano ogni volta i cosiddetti…
che si sa, nei tori sono piuttosto abbondanti. La regina
caparbia, pensò di rivolgersi a Dedalo. Dedalo, inventore
di macchine incredibili, di trappole, si mise subito al
lavoro per soddisfare i desideri erotico-sentimentali della
regina. Non sto a farvi il disegno della posizione che
280
avrebbe assunto Persifae vogliosa… insomma un po’ di
immaginazione porno-ginnica l’avrete pure anche voi…
non esagerate con i contorcimenti fantastici vi prego,
stiamo sempre parlando di una signora. Questa vacca era
ricoperta di pellame vero… naturalmente, preso in prestito
da una vacca autentica; non so come abbia reagito la
vacca in questione al momento dello strappo. La vacca
finta era articolata e semovente, cioè era costruita con
snodi alle congiunture, cosicchè, appena il toro si fosse
appoggiato, diciamo così col proprio peso alla trappola...
tutta la macchina si sarebbe messa a sussultare e a
dondolare... molto sessualdanzante... Inutile dire che il
toro ebbe grandissima soddisfazione, quanta non ne ebbe
mai montando giovenche vere, in quel connubio e anche
Persifae, che stva dentro la finta giovena. Perdipù rimase
incinta! Nacque unbambino che aveva una strana testa,
testa da torello, con tanto di piccole corna. Parto
complesso.
Un adulatore di corte, un cortigiano, disse: “Tutto suo
padre!” Minosse si ndignò abbastanza e pare fosse questa
la ragione per la quale dedalo venne imprigionato con suo
figlio, proprio dentro il labirinto che aveva costruito egli
stesso per altri. Illustri storici imputano l’imprigionamento
ad altre ragioni, forse politiche. Ma a noi non interessa.
Piuttosto vglio ancora ricordare che in quel labirinto
venne imprigionato anche il povero Minotauro, che
281
divenne adulto proprio dentro a questa prigione; che poi ci
fu teseo che arrivò anche lui a ritrovarsi prigioniero, ma
riuscì a tagliare la testa, dicono, al Minotauro, e in
seguito, ad uscire grazie all’aiuto fornitogli da Arianna...
quella del filo, con tanto di enorme gomitolo. Altri
raccontano, invece, che Teseo vendette Arianna al
Minotauro pur di guadagnarsi la libertà e che il filo gli
servì per far entrare nella trappola la candida Arianna.
Quel bastardo la tirò come una trota, spezzò il filo e la
lasciò dentro. Questa è la seconda versione. Ed ora
veniamo alla rappresentazione. Ho usato un linguaggio
piuttosto arcaico, ma partendo dal dialetto che mi è più
congeniale, quello della Val padana, lo stesso impiegato
per riproporre i tesi dei giullari medioevali durante le
rappresentazioni dei Misteri Buffi.
manca
pezzo
testo
...
nuovo
libretto
d’opera.
L’imperatore e Mozart discutono se sia più degno scrivere
le parole in tedesco o in milanese.
Riprende terza scena Mozart.
Salieri
sfoglia
le
partiture
dell’opera
“La
forza
dell’amore”... e ne è entusiasta... in contrappunto vediamo
Jannacci che dirige l’opera con balletto e il coro che
canta: “Mio nonno tampinava el ghisa”.
inserire scena AUDITEL.
282
Si inizia col gioco dei mobili e dell’arredamento.
PRIMO DIRIGENTE Scusate, vi spiace passare tutti nello
spazio adiacente? E’ tutto pronto per il gioco a premi.
DARIO Ah, ci risiamo. Allora è un vizio!
FRANCA Capirai, l’altra volta gli hai fatto vincere tutti
quei miliardi alla RAI... adesso ci hanno fattola bocca
buona e chi li ferma più.
RAGAZZE PON PON Qui, così, è semrpe festa alla RAI!
Che pacchia alla RAI!
DARIO Per favore, zitti! No, basta, io non me la sento di
rapinare un’altra volta i telespettatori con un gioco
d’azzardo.
FRANCA In un modo o nell’altro li rapinano lo stesso.
PRIMO DIRIGENTE A parte che potrebbero anche
guadagnare stavolta.
JANNACCI No, no, neanch’io sono d’accordo... mica
voglio rischiare un’altra volta di perderci il mio pianoforte
e la mia chitarra...
PRIMO
DIRIGENTE
Voi
non
dovrete
rischiare
assolutamente nulla perchè la RAI è disposta a coprire
tutta l’eventuale perdita.
DARIO Ah, sì... ma dopo la scopola che si son beccati a
centinaia i telespettatori che hanno puntato, dove ne trovi
altri tanto fessi da abboccare un’altra volta.
283
JANNACCI Non hai fiducia nell’umanità: i fessi
pullulano.
PRIMO DIRIGENTE Al contrario, tutti quelli che hanno
scommesso l’altra volta sono ansiosi di ritentare per
rifarsi.
DARIO Ha ragione Andreotti quando dice: i giocatori
sono come gli elettori, più li stanghi e li bidoni, più
tornano in massa a farsi fregare.
FRANCA
Va
bene...
se
la
RAI
ci
copre
finanziariamente... sbrighiamoci a fare sto gioco... A che
gioco giochiamo?
PRIMO DIRIGENTE (passando un foglio a Dario) Noi
proporremmo questo...
DARIO Ottimo,però con una variante.
PRIMO DIRIGENTE Quale?
DARIO Lo scoprirà a tempo debito. Allora, signore e
signori (Rivolto al pubblico che sta sulle gradinate), chi
vuole partecipare al gioco... (Rivolto ai macchinisti)
Intanto voi fate rotare l’appartamento. (Alcuni spettatori
levano in alto le mani. Alle spalle di Dario la base
rotante, muovendosi, presenta un appartamento di tre
vani interamente arredato).
FRANCA Ecco qua il premio in palio. (Meraviglia del
pubblico).
UNO SPETTATORE Si vince tutta quella roba? E cosa
bisogna indovinare?
284
DARIO Niente. Chi concorre entra all’istante in possesso
di tutto l’appartamento: cucina, salotto, camera da letto.
VOCI Io! Io! Faccia giocare me.
DARIO Calma, calma, prima di tutto ho bisogno non di
un singolo giocatore, ma di una famiglia di almeno tre
persone... padre, madre e figlio o figlia. Se c’è pure il
nonno o la nonna, ancora meglio.
VOCE Noi, noi siamo una famiglia con anche il nonno.
ALTRA VOCE Noi ci abbiamo anche la nonna.
FRANCA Bravi... accomodatevi voi. (Li accompagna nel
salotto e li fa accomodare sul largo divano) Vi piace?
LA MADRE DI FAMIGLIA Davvero è già tutto nostro?
DARIO Sì, fin da questo istante... però, per potervelo
portare via intero, dovrete indovinare un certo numero di
domande.
Ogni
volta
che
non
rispondete
esatto
esattamente vi viene sottratto un pezzo... una volta il
televisore, un’altra volta una sedia... etc.
FRANCA E’ un gioco crudele, però... Ma come, prima si
illude la gente di possedere una fortuna, e poi...
DARIO Sì, crudele, ma fortemente educativo... ci si abitua
alle tasse...
JANNACCI Scusa, mi dai una mano a spostare un po’ più
in là il mio pianoforte...
DARIO Allora, pronti? Ora Jannacci suonerà il motivo di
una sua famosa canzone...
285
Jannacci esegue il motivo.
IL CAPO FAMIGLIA La conosco... è l’Armadio!
DARIO Bravo... non mi ha neanche lasciato formulare la
domanda... e si ricorda come fa il primo verso... ci pensi
con calma.
IL RAGAZZINO Io, io lo so... “Era quasi verso sera,
s’ero dietro, stavo andando... mi si è aperta la portiera.. è
caduto giù l’Armadio”.
CORO Bravo!...
DARIO Cantiamola insieme (Tutti seguono la canzone)
Terza domanda... Vai Enzo. (Jannacci esegue un altro
brano).
MADRE E NONNA Son sciupà!
DARIO Brave, avete indivinato!
RAGAZZE PON PON Qui, così, è sempre festa alla RAI
Che pacchia alla RAI!
FRANCA Oltre all’appartamento, che è già tutto vostro,
vincete anche un mega-mangianastri con cassa acustica da
svegliarci tutto il palazzo (Il medesimo viene portato in
scena), un frullatore per trenta uova... ci potete frullare
anche un pollo con le ossa e tutto... e anche i calzini rotti
quando non sapete dove buttarli. E per finire vincete
questo asciugacapelli con tre tubi... potrete asciugarvi i
capelli tutta la famiglia insieme, e una carrozzina a tre
piani: nel primo piano ci sistemate il bambino, nel
286
secondo la spesa del supermercato, e nel piano superiore
tutti i depliants, i tagliandi e i buoni omaggio che vi
consegneranno... Complimenti.
DARIO Andiamo avanti con il gioco... attenzione.
Newton ricevette una mela in testa, Guglielmo Tell mise
una mela ad Adamo... quante altre mele di favole o storie
mitiche sapete elencarmi? Forza, cinque secondi...
rispondete.
Non vi viene in mente?...
Zitto fra il pubblico... quello laggiù ha suggerito “la mela
della strega di Biancaneve”. Eliminato! (Spinge un tasto
sul
quadrante,
lo
spettatore
viene
letteralmente
scaraventato fuori dalla gradinata) Credete di aiutare la
famiglia in gara, e invece la boicottate... perchè da questo
momento, la mela della strega non conta più come
risposta.
JANNACCI Ecco là un altro... (Indica fra il pubblico) Ha
suggerito “la mela di Paride”.
DARIO Ma come, l’ho appena detto... (Prende il
pulsante, lo spettatore vola via) Allora, cara famiglia, qui
i secondi passano, ogni cinque secondi perdete un oggetto
o un mobile...
FRANCA Forza, provate a caso...
DARIO Stop. Mi spiace, avete perduto venti secondi.
Sono quattro pezzi da eliminare. (Fa cenno a quattro
energumeni che entrano nell’appartamento armati di
287
scuri e mazze)Via il televisore, il buffet, quel tavolino e il
comò in camera da letto. (I quattro energumeni sfasciano
i quattro pezzi).
FRANCA Ma che fate?! Ma no, è da criminali!
IL CAPO FAMIGLIA Che peccato!
DARIO Vi avevo avvertiti che si trattava di un gioco
altamente educativo... siamo nella civiltà dei consumi,
dello spreco e dello sfascio! Allegri. (I componenti della
famiglia guardano lo scempio. Le ragazze pon-pon
cantano e danzano).
RAGAZZE PON-PON Qui, così, è sempre festa alla
RAI...
DARIO Ripartiamo con il gioco. Attenzione: chi
suggerisce sarà appeso al soffitto e schiaffeggiato dalqui
presente manone (Indica un energumeno che presenta una
mano di misure eccezionali, naturalmente finta).
FRANCA Io mi rifiuto di assistere... questo non è un
gioco, è unìesercitazione della violenza.
DARIO Per favore, silenzio. Attenzione: questa domanda,
così come le risposte, vale il doppio. Gli antichi abitatori
dell’America conoscevano la ruota? Attenzione, è ua
domanda trabocchetto... Laggiù, fermi fermi con le mani...
cosa gesticolate? Appendeteli. (Scatta la trappola: due
spettatori vengono issati per i piedi) Allora, cosa mi
rispondete? I secondi passano... vi ho chiesto se i pre-
288
colombiani, i Maya, gl Incas... su su fino agli Indios e agli
Indiani, conoscevano la ruota...
IL CAPO FAMIGLIA No, non la conoscevano...
DARIO Ne è sicuro?
MADRE Beh... abbiamo sempre visto gli indiani nei films
che trasportano la roba con le pertiche attaccate ai
cavalli...
NONNA Sì, la trascinano...
DARIO E’ vero, gli indiani non usavano la ruota.
CORO Evviva!
RAGAZZE PON-PON Qui, così, è sempre festa alla
RAI...
DARIO Stop! Cosa fate festa?!
SPETTATORE Beh, hanno indovinato...
DARIO (rivolto all’energumeno manone) Dagli uno
schiaffo a quello. (L’energumeno esegue. Il malcapitato si
ritrova proiettato in aria in un salto mortale sul posto e
sputa decine di denti) La risposta doveva essere un’altra,
perchè unaltra era la domanda!, e vi avevo anche avvertiti
che c’era il trabocchetto. Io vi avevo chiesto se gli antichi
abitatori delle Americhe, compresi Indios e Indiani,
conoscevano la ruota... non se l’adoperavano... Infatti, è
vero, non l’adoperavano, ma la conoscevano eccome!
Ecco qua... prego, proiettate le immagini... (Sul grande
schermo appare un bassorilievo inca nel quale si vedono
chiaramente alcune ruote) Osservate, si tratta di sculture
289
di un tempio Incas, cosa sono quelle? Ruote, non c’è
dubbio. Archeologi e antropologi si sono chiesti stupefatti
come mai gli antichi abitanti delle Americhe non usassero
la ruota, pur ocnoscendola. Si sono scervellati ma non
sono stati in grado di darci una risposta. Mi spiace, avete
perso. Avete sprecato trenta secondi, sono sei pezzi
perduti... moltiplicati per due... dodici pezzi da eliminare.
(Gli energumeni avanzano e cominciano a sfasciare) Fate
in fretta che siamo in ritardo con il programma.
FRANCA Ma no, no! Cos’è sto scempio!...
DARIO Ci soffro anch’io... ma è la logica della nostra
società:
“Spettacolo
Altamente
Educativo”
(Gli
energumeni sfasciano tutto. Uno di loro avanza con un
lanciafiamme e inizia a bruciare un mobile).
FRANCA Attenti... che non prenda fuoco tutto quanto...
DARIO Niente paura, è tutto sotto controllo. Sono tecnici,
sanno come si distrugge... (Un energumeno estrae una
bomba a mano e la tira contro un mobile. Esplosione,
grida,
fuggi-fuggi.
Si
sprigiona
un
gran
fumo.
Intervengono alcuni vigili del fuoco con bombole
antincendio) Perdio!, il fuoco! Spegnete!
FRANCA Meno male che era tutto sotto controllo!...
JANNACCI La famiglia... salvate la famiglia! (Viene
investito da un getto d’acqua. Dario interviene per
sorreggerlo ma viene annaffiato a sua volta. Finalmente il
fumo si dirada e riappare il “gruppo di famiglia”: sono
290
ancora seduti imperterriti, composti, così come li
avevamo
lasciati.
Sono
affumicati,
con
gli
abiti
bruciacchiati a brandelli).
FRANCA Sono salvi, sono salvi!
Tutti applaudono.
DARIO Meno male... Siete leggermente abrustoliti... ma
salvi. E non tutto s’è perduto nello sconquasso. (Porge
alcuni oggetti) Una saliera... un macinino per il caffè...
elettrico, un guanto di lana... una cassettiera... con dieci
cucchiaini da caffè, e un vaso... (Gli sfugge, casca e si
rompe) No, niente vaso! Ma non lasciamoci abbattere... i
beni mobili e dimmobili non sono tutto nella vita...
importante non è vincere, ma giocare...
CORO Gioca, gioca, gioca!
Avanzano le ragazze pon-pon a loro volta abbrustolite,
con le piume e gli abiti a pezzi. Anche gli altri ospiti sono
sgualciti, bruciacchiati e stracciati. tutti danzano e cantano
diretti da Janancci: “Son sciupà, son sciupà”
oppure “ El polveron”:
“ Per un basin i ricordo
quella sera sarei andato a Como
in moto
e po’ saria turnà a ca a pè”.
291
Alla fine s’inserisce CARNEVALE tratto da Amadeus.
Con stesse maschere e con Janancci che invece di rifare il
verso a ack, fa il verso a Toto Cotugno, Zucchero e
Cocciante.
Quindi gran sarabanda con (se è possibile) maschera tolta
e appaiono: Gaber, Celentano, Paoli ed altri.
Fine settima puntata.
TRASMISSIONE FORZATA VIII PUNTATA
Scena gremita di mini e attrazioni. Ricompare l’asino, il
leone e qualche mascherone imparruccato. Portare
maschere. Inizio con un ballo di tipo settecentesco, fondo
scenografico appropriato. Maschere a copia di quelle di
film Amadeus. Il tavolo è ancora imbandito.
PRIMO DIRIGENTE Ancora un altro pranzo?
SECONDO DIRIGENTE Sta diventando un vizio!
DARIO No, stavolta è un carnevale.
SECONDO DIRIGENTE Che carnevale?
FRANCA Quello di Vienna. E’ una prova per l’Amadeus.
Alcuni passaggi danzati. Qualche gag.
292
PRIMO DIRIGENTE Amadeus?
SECONDO DIRIGENTE Ah; il film su Mozart wolfango
Amadeus...
DARIO No, è su Enzo Amadeus- Jannacci...
PRIMO DIRIGENTE Amadeus Jannacci...
SECONDO DIRIGENTE Non capisco, è forse un
calambour?
NICOLA No, è un fatto storico.
FRANCA Il trisnonno di Enzo, emigrato a Strasburgo nel
‘700, aveva storpiato il proprio soprannome di Mozzaro in
Mozart per non dare nell’occhio ed evitare di essere
espulzo dall’Austria.
PRIMO DIRIGENTE Era un sovversivo?
FRANCA No, musicista... ma Salieri, ecco guardi qua sul
monitor, il compositore di corte, consigliere musicale
dell’imperatore, un italiano gelosissimo, non voleva
concorrenza
dis
uoi
connazionali
musici...
(Viene
proiettata sul fondo o sul monitor l’immagine di Salieri
che parla con l’imperatore.).
PRIMO DIRIGENTE Il trisnonni di Jannacci... Mozzaro
musicista...? MA non diciamo assurdità.
SECONDO DIRIGENTE Ci volete prendere in giro?
NICOLA (sul monitor partono alcune scene) Abbiamo le
prove di quanto andiamo asserendo. In questo film che è
stato girato qualche anno prima dell’Amadeus più famoso,
quello degli otto oscar, ci sono scene che non lasciano
293
dubbi, a parte che il trisnonno Mozzaro detto Enzo
Amadeo, assomiglia sputato al nostro Enzo Jannacci.
PRIMO DIRIGENTE Va bene. Non interrompete per
favore, lo visioneremo più tardi, prima andiamo con la
sigla.
SIGLA
DARIO Ed ora pronti con la scena dell’ingresso a corte
del giovane Amadeus Jannacci.
PRIMO DIRIGENTE No, scusate, ma prima dobbiamo
organizzarci per il gioco d’azzardo.
NICOLA Un’altra volta?
FRANCA Avevate deciso di non farne più.
PRIMO DIRIGENTE Ma stavolta non si tratterebbe di un
gioco d’azzardo con premi in denaro. Metteremo in palio
tutti i mobili dell’arredamento delle varie puntate.
DARIO Può essere un’idea. Facciamo un gran Telequiz.
FRANCA Ok, s’ mi piace tanto il telequiz.
DARIO Però propongo una variante...
DIRIGENTE Che variante?
DARIO
Ve
ne
parlerò
dopo
la
presentazione
dell’Amadeus Jannacci.
SECONDO DIRIGENTE Signor Fo la vogliono... c’è una
macchina fuori che l’aspetta... è urgente.
294
DARIO Ah, sì quasi me ne dimenticavo... voi guardatevi
pure il film... io torno subito.
FRANCA Ma dove vai? Dario... Non mi dice mai niente!
Tutti si portano davanti al monitor ad ottagono. Parte il
film: si vede Salieri in parte ridoppiato, si sente la voce di
Salieri, poi fuori campo.
SALIERI Sì, di certo ero impazzito... ero geloso di lui fin
dalle prime canzoni che avevo ascoltato questo Jannacci
detto Mozzaro, mi aveva sconvolto: avevo capito di
trovarmi di frotne ad un vero genio musicale. (Sequenza
di Salieri che legge gli spartiti di mozart) Le avevo
imparate tutte a memoria quelle canzoni...
“El purtava i scarp de tenis...” (Voce di Enzo che canta).
“Per un basin...” (Ancora Enzo che canta, con silvet
controluce e mani che corrono sulla tastiera di un
clavicembalo) Conoscevo tutta la sua musica, ma, lui di
persona non era mai riuscito a conoscerlo. Un giormno
seppi che a Strasburgo avrebbe dato un concerto dinnanzi
al principe cardinale, mi ci recai appositamente. (Ci
ritroviamo nei saloni del palazzo di Strasburgo. Si tratta
di scene del film originale) Andavo vagando per corridoi e
stanze alla ricerca di Jannacci Amedeo. Chi potevo essere
tra tutti quegli invtati? Finalmente il caso volle che lo
incontrassi in una strana situazione (Sequenza del gioco a
295
rincorrersi fra Mozart e la ragazza. Il viso di Enzo di
volta in volta si sovrappone a quello di Mozart).
JANNACCI (canta) Oh, Lucia, innocente creatura
Tu non sai
tu non sai che sia il pudore
Oh, Lucia tu sei un’espressione pura
tutta cosce poppe e zinne per non parlar
delle tue natiche.
No, non esagero tu sei una scorpacciata
splendida di frutta stramatura...
io impazzisco e faccio capriole...
e giù mi spaparanzo ... etc...
Applausi e commenti dei due dirigenti, di Franca e di
Nicola.
FRANCA E’ una storia così avvincente... ma perchè avete
interrotto... ? Scusate!
PRIMO DIRIGENTE Appunto... mi piacerebbe vedere il
seguito, ch’è successo?
SECONDO DIRIGENTE C’è un’interferenza... chiedono
la linea per un collegamento con il Parlamento.
PRIMO DIRIGENTE Signora Rame... c’è suo marito che
fa un’intervento.
FRANCA Ah ecco perchè se n’è andato così in fretta.
CORO Zitti, fateci ascoltare.
296
INTERVENTO DI DARIO
Applausi.
FRANCA Bravo... Un discorso davvero coraggioso...
speriamo non me l’abbiano malmenato troppo. Nel
frattempo vi piacerebbe riprendere con il film?
PRIMO DIRIGENTE Sono d’accordo, via con JannacciAmadeus! (Riparte la sequenza sui monitor).
SALIERI (inquadratura sul suo volto) Pur di conoscerlo
più da vicino arrivai a farlo ricevere dall’imperatore di cui
ero il consigliere musicale... anzi gli presentai una musica
dello Jannacci, inventando che Jannacci l’aveva scritta
apposta per lui.
Scena in cui l’imperatore suona al piano l’aria di “Ho
visto un re”. Jannacci viene presentato all’imperatore..
Franca è in scena su una poltrona: è nei panni
dell’imperatrice. Dario è un consigliere della sovrana.
Amadeus Jannacci Mozart viene invitato a cantare: “Ho
visto un re”. Dario, Franca e i consiglieri musicali fanno
da coro: di volta in volta stupiti, perplessi indignati o
divertiti.
JANNACCI (seduto al clavicembalo canta) Ho visto un
re
FRANCA- IMPERATRICE Se l’ha vist cus’è?
297
JANNACCI Un re che piangeva seduto sulla sella
piangeva tante lacrime , ma tante che bagnava anche il
cavallo.
IMPERATRICE Povero re.
CORO E povero anche il cvavallo...
VOCE DI SALIERI “Mi ero rovinato da solo: la canzone
piacque tanto all’imperatore e all’imperatrice che Janacci
fu invitato a svilupparla e farne un’opera. A finale sul
palcoscenico con artigiani e contadini che cantano:
“E sempre allegri bisogna stare
che il nostro piangere fa male al re
fa male al ricco al caridnale
diventan tristi e noi piangiam”.
Sequenza di pubblico festante e Salieri che si rde di
rabbia.
L’imperatore
applaude
felice;
Franca-
imperatrice e Dario-cardinale su poltrone, i potenti
cantano e applaudono. La scena prosegue con balletto
finale su aria “La forza dell’amore”
La visione del film è interrotta dall’ingresso dei mobili
portati a spalla dai giocolieri e dagli acrobati. Già
qualche mobile va in pezzi nello scontro, o causa caduta
da passerella.
FRANCA Che succede ancora?!
PRIMO DIRIGENTE Sono i mobili per la grande disfida.
298
DARIO Magnifico... non c’è tempo da perdere, metteteli
laggiù che si comincia immediatamente.
SIGLA Gioca, gioca.
Scenografia: un appartamento.
NICOLA E si vince tutta quella roba?
MARIO Ma avte rovinato Aiazzone?
DARIO La regola del gioco è questa che ci concorre entra
in possesso all’istante dell’intero appartamento: salotto,
cucina; camera da letto... con tutti i suppellettili.
VOCI Io, io! Faccia giocare me.
DARIO Calma, calma, prima di tutto ho bisogno non di
un singolo giocatore, ma di una coppia, due giovani che
abbiano intenzione di mettersi a vivere insieme.
VOCE Noi, noi siamo fidanzati.
ALTRA VOCE Anche noi...
ALTRA VOCE Noi abbiamo già fattole carte di
matrimonio guardi qua.
FRANCA Bravi... accomodatevi voi. (Li accompagna nel
salotto e li fa accomodare sul largo divano) Vi piace?
RAGAZZA Davvero è già tutto nostro?
DARIO Sì, fin da questo istante... però, per poterlo
portare via intero, dovrete indovinare un certo numero di
domande. Ogni volta che non risponderete esatto vi verrà
299
sottratto un pezzo... una volta il televisore, un’altra volta
una sedia... etc.
FRANCA E’ un gioco crudele, però... ma coma, prima si
illude la gente e poi...
DARIO Sì, crudele, ma fortemente educativo... Via col
gioco... attenzione. Newton ricevette una mela in testa,
Guglielmo Tell mise una mela in testa al suo bambino,
Eva fece mangiare una mela ad Adamo... quante altre
mele di favole o storie mitiche sapete elencarmi? Forza,
cinque secondi... rispondete. Non vi viene in mente? Zitti
fra il pubblico... Quello laggiù hs suggerito “la mela della
strega di Biancaneve”. Spaccategli in testa sei piatti di
porcellana di Sevres. (Eseguono) Credete di aiutare la
famiglia in gara, e invece la boicottate... perchè da questo
momento, la mela della strega non conta più come
risposta.
NICOLA Ecco là un altro... (Indica fra il pubblico) Ha
suggerito “La mela di Parde”. Una serie di dieci piatti.
(Preme il pulsante, lo spettatore vola via).
DARIO Allora, cari coniugi, qui i secondi passano; ogni
cinque secondi perdete un oggetto o un mobile...
FRANCA Forza, provatea caso...
DARIO Stop. Mi spiace,a vete perduto venti secondi.
Sono quattro pezzi da eliminare (Fa cenno a quattro
energumeni che entrano nell’appartamento armati di
scudi e mazze) Via il televisore, il buffet, quel tavolino e il
300
comò in camera da letto (I quattro energumeni sfasciano i
pezzi).
FRANCA Ma che fate? Ma no, è da criminali!
MARIO Che peccato!
DARIO Vi avevo avvertiti che si trattava di un gioco
altamente educativo... siamo nella civiltà dei consumi,
dello spreco e dello sfascio! Allegri (La coppia guarda lo
scempio. Le ragazze pon pon cantano e danzano).
RAGAZZE PON PON Qui, così è sempre festa alla RAI...
DARIO
Ripartiamo con il gioco. Attenzione: a chi
suggerisce verrà sfasciato in testa un intero servizio di
marmitte di coccio.
FRANCA Io mi rifiuto di assistere... questo non è un
gioco, è un’esrcitazione della violenza.
DARIO Invece di fare la suffragette tutta tenerezze
preparati a recitare il pezzo che segue (Rivolto ai
concorrenti) Attenzione voi due... fnita la scenetta vi verrà
posta una domanda pertinente alla situazione che ora
andiamo ad ilustrare.
IL FIGLIO IN PROVETTA.
Personaggi: Presentatore, Moglie, Marito.
PRESENTATORE Buonasera a tutti. Questa
seratratteremo della fecondazione artificiale... detta anche
301
in vitro. Parleremo cioè dell’ormai tanto discusso “figlio
della provetta”. Ascoltiamo il dialogo diretto fra un marito
e una moglie che discutono del problema.
Interno casa borghese.
MOGLIE Ma capisci, è un blocco terribile per me... no,
per favore, non tirare fuori ancora che sono remore
religiose... non è solo per quello. E’ l’idea di allevare nel
mio ventre un filgio che non sia tuo...
MARITO Ma ti capisco, anch’io all’inizio ero perplesso...
anzi, contrario... ma poi ho suprato...
MOGLIE Come hai superato?!
MARITO Con la ragione. Mi sono detto: il vero padre non
è quello che ti genera... ma è colui che ti alleva. Come
dicono a Napoli... “O padre a me, è chillo che dà o pane!
A pappa!”.
MOGLIE No, se mai la pappa e la poppa gliela darò io...
Mica sei tu che lo allatti.
MARITO Sì, d’accordo, ma per pappa non si intende solo
il dargli da mangiare... è il cibo dell’affetto che conta, il
tepore di quando me lo spupazzo ‘sto figlio... gli
insegnamenti che riesco a dargli, la protezione, la fiducia
nella vita...
MOGLIE Sì, ma vederti spupazzare appunto un figlio o
una figlia che non ti assomiglia per niente...
302
MARITO No, errore, una eguale fisionomia non è
determinata solo dai geni... un figlio ti viene ad
assomigliare giorno per giorno, man mano che imita i tuoi
gesti, le tue articolazioni espressioni facciali, la tua voce...
E’ scientificamente provato che i figli adottivi spesso
assomigliano più al padre putativo di quelli naturali.
Perfino gli animali...
MOGLIE Senti, per favore, non accomunare nostro figlio
ad un animale!
MARITO E’ solo per darti una prova scientfica.
Prendiamo un cane. Non hai mai notato che i cani dopo un
po’ assomigliano ai loro padroni?
MOGLIE Sì, è vero... tuo fratello, con quel suo molosso...
di giorno ha sempre di più la sua faccia...
MARITO Vedi? Così come i servi via via assomigliano ai
loro padroni... i portaborse ai loro ministri... e i bambini ai
loro padri... anche se non sono figli loro.
MOGLIE (commossa) Sei un uomo straordinario...
generoso...
MARITO No, per carità... è che ragiono. Cerco di
superare l’egoismo, i blocchi culturali.
MOGLIE Eh, ma non è facile... sono pochi sai quelli che
riescono , come te, a mettere davanti la ragione.
MARITO Non è solo la ragione, è anche il sentimento...
Dal momento che lo desideriamo ‘sto figlio... e io non
sono in grado di dartelo...
303
MOGLIE Oh sì... un figlio nostro... quasi... nostro...
MARITO Vedrai, non avremo neanche bisogno di
raccontare che è nato in vitro... mi assomiglierà
moltissimo.
MOGLIE E se nascesse con i capelli rossi... in famiglia
noi non abbiamo nesun rosso. Cosa raccontiamo alla
gente?
MARITO Ma che vuol dire? Il rosso può affiorare fino
alla settima generazione... basta un trisnonno rosso...
MOGLIE Ah, sì, è vero... a parte che hai ragione:
l’importante è che da te prenda il carattere, che ti
assomigli nella generosità... Sì, sì, mi hai convinta.
Guarda, che nasca con i capelli rossi o neri... con la faccia
chiara, con le lentiggini... o scuro come un mulatto...
MARITO Cosa hai detto? Mulatto?!
MOGLIE Eh sì, se il seme fosse puta caso di un nero...
nasce mulatto.
MARITO Eh no, scusa...
MOGLIE Ma sì, caro... è scientifico, è così.
MARITO No, dico... nero, mi secca...
MOGLIE Ma caro... sei tu che parli così?!... Tu che ti
batti per l’eguaglianza razziale...
MARITO Che c’entra adesso il fatto di razza... a me i
negri sono simpaticissimi...
MOGLIE Già... ma non come eventuali padri di nostro
figlio.
304
MARITO Certo... mi secca... Dimmi pure che sono un
piccolo sentimentale, ma mi piacerebbe dire a tutti che il
bambino è proprio mio, e non essere costretto ogni volta a
dare delle spiegazioni: “Sa, non è che mia moglie mi
abbia fatto le corna... è che è un figlio della provetta... E te
la vedi la reazione? Mica tutti sono di mentalità aperta
come noi... la maggior parte, di sicuro, fa la faccia
incredula, qualcuno potrebbe anche canticchiarmi a sfottò:
“Sì, na provetta sì, sì, nato in vitro sì, chillo è fatto niro,
niro, niro niro come a ché”.
MOGLIE Oh che delusione... non dirmi che sei tu che
parli così... come l’ultimo di meschini piccolo-borghesi.
Sei microscopico!
MARITO Sì, hai ragione.... ma è più forte di me... tutto mi
va bene, ma nero... non ce la faccio.
MOGLIE Ad ogni modo stai tranquillo, non ci sarà né
rosso né nero... perchè il professore mi ha assicurato che il
donatore sarà selezionato fra i tipi similari.
MARITO Tipi similari?
MOGLIE Sì, il seme sarà di un donatore bianco, di razza
mediterranea.
MARITO Del nord o del sud?
MOGLIE Ehi, stiamo esagerando, mi pare!
MARITO No, chiedevo così, per curiosità.
305
MOGLIE Perchè non metti un annuncio... seme di
settentrionale bella presenza cercasi... Ci hai qualcosa
anche contro i meridionali?
MARITO Per carità... basta che non sia troppo basso,
olivastro e crespo di capelli.
MOGLIE Dimmi che stai scherzando...
MARITO Certo, sto scherzando... anch meridionale mi va
bene... che sia di Bologna, anche di Rimini. Sto
scherzando.
MOGLIE Meno male... Ah, dimenticavo... il metodo
ormai tradizionale Kinsmer della fecondazione in provetta
con me non può attecchire...
MARITO Come?!
MOGLIE Me l’ha detto stamattina il medico, dopo che ha
studiato i miei esami. Niente Kinsmer.
MARITO Niente Kinsmer? Beh, un metodo vale l’altro.
MOGLIE Appunto: con me si dovrà usare il metodo
naturale.
MARITO Sarebbe a dire?....
MOGLIE Niente vitro... devo essere fecondata
naturalmente...
MARITO Cioè dal vero... senza vetro?! Dovrai giacerti
con un uomo...
MOGLIE Beh, si può fare anche in piedi... con tutto che è
un po’ più scomodo.
MARITO Mi stai a sfottere?
306
MOGLIE Ma cosa sono tutt’a un tratto ‘sti blocchi da
bacchettone quacquero? A parte che è una cosa asettica,
dal momento cheio non partecipo...
MARITO Tu, ma lui, di sicuro, sì!
MOGLIE Non essere volgare!
MARITO E poi, io lo so come vanno ‘ste cose... tu sarai
costretta a partecipare... collaborare... se no lui si blocca e
la cosa va a monte.
MOGLIE Lui non si blocca...
MARITO Che ne sai tu, lo conosci? Vi siete già
incontrati... siete usciti a cena insieme?...
MOGLIE Senti, sei pazzo... non l’ho mai visto, lo sceglie
il dottore... ci incontreremo per la prima volta nello studio
di fecondazione...
MARITO Vi incontrate soli?
MOGLIE Certo.
MARITO Ma ci saranno il medico e gli assistenti che vi
guarderanno da dietro il vetro...
MOGLIE No, niente vero... anzi, ho chiesto che ci si
incontri al buio... Beh, non sarà proprio buio-buio, nella
penombra...
MARITO No, niente penombra. Lui deve essere bendato.
MOGLIE D’accordo, sarà bendato.
MARITO E anche tu bendata.
307
MOGLIE Già, certo... e sai cosa faccio? Io entro anche
con le mani legate, e i piedi legati... e un tampone in
bocca. Contento?
MARITO Non scherzare... Eh no... eh no... figurati, non
gli sembrerà vero al fecondatore sconosciuto... bendato...
al buio, senza conoscere la partner, tutto mistero... Vuoi
mettere la situazione eccitante? No, niente... ci vengo io!
MOGLIE Tu?!
MARITO Sì! Mi bendo, ci incontriamo nella penombra,
tu fingi di non conoscermi... io pure... “Dove sei cara...
come ti chiami... no, non parlare...”, e ci amiamo come
pazzi.
MOGLIE Sì, ma... il figlio?
MARITO Ma che vada a morì ammazzato lui e tutte le
provette. Che? Mi devo rovinare la vita e il fegato per un
figlio ad ogni costo? Ma lasciamole fare agli americani
‘ste robe da mostri! E che? Sono Frankenstein io?
Stacco.
DARIO E adesso torniamo a noi... al quiz in scena era
presente in bella evidenza una macchina per volare?
Quella di Leonardo.
RAGAZZO Sì, l’abbiamo vista.
DARIO Bene, ecco la domanda... alla base della
macchina, non so se avete notato... c’era un carrello
308
scorrevole su ruote... Ora vi chiedo: quel marchingegno
era parte integrale del progetto originale di Leonardo?
RAGAZZA Sì.
DARIO Brava: vincete due mobili un lampadario...
Aspetta, aspetta... la domanda non è finita... Rimanendo
sempre in tema di ruote, attenti che è una domanda
trabocchetto, i Pre-colombiani, i Maya, gli Incas... su su
fino agli Indios e agli Indiani, conoscevano la ruota?...
RAGAZZA No, non la conoscevano...
DARIO Ne è sicura?
RAGAZZA Beh... abbiamo sempre visto gli indiani nei
films che trasportano la roba con le pertiche attaccate ai
cavalli...
RAGAZZO Sì, la trascinano...
DARIO E’ vero gli indiani non usavano la ruota.
CORO Evviva!
RAGAZZE PON PON Qui, così, è sempre festa alla
RAI...
DARIO Stop. Cosa fate festa?!...
SPETTATORE Beh, hanno indovinato...
DARIO (rivolo all’energumeno manone) Spaccagli una
marmitta di Caolino sul cranio. (L’energumeno esegue. Il
malcapitato sputa decine di denti) La risposta doveva
essere un’altra, perchè un’altra era la domanda! E vi
avevo anche avvertito che c’era il trabocchetto. io vi
avevo chiesto se gli antichiabitatori delle Americhe,
309
compresi Indios e Indiani recenti, conoscevano la ruota...
non se l’adoperavano... Infatti, è vero, non l’adoperavano,
ma la conoscevano eccome! E’ più che documentato .
Ecco qua... prego, proiettare le immagine... (Sul grande
schermo appare un bassorilievo Incas nel quale si vedono
chiaramente alcune ruote) Mi spiace avete perso. Avete
sprecato trenta secondi, sono sei pezzi perduti...
moltiplicati per due... dodici pezzi da eliminare (Gli
energumeni avanzano e cominciano a sfasciare) Fate in
fretta che siamo in ritardo con il programma.
FRANCA Ma no, no! Cos’è questo scempio!...
DARIO Ci soffro anch’io... ma è la logica della nostra
società.
“
Spettacolo
altamente
educatico”
(Gli
energumeni sfasciano un grande numero di mobili).
FRANCA Basta non è possibile!
DARIO Va bene... basta. Arriviamo alle ultima due
domande se le azzeccate tutto quello che s’è salvato è
vostro. Prima domanda; cos’è l’Auditel ? No, no un
momento... la risposta ve la diciamo noi attraverso lo
speaker e uno sketch... poi arriverà la domanda. Via con la
scenetta già registrata (sull’auditel?).
Ed ora ecco al
domanda: Se le famiglie selezionate dall’aufitel son circa
1.200 su 25.000.000 di teleutenti, quante saranno le
familie auditel in una città come Bologna?
RAGAZZA Beh, dal momento che Bologna fa circa
250mila abitanti, avremmo 12 famiglie e mezzo.
310
DARIO Brava! E quanti sono i programmi che si possono
ricevere a Bologna?
RAGAZZO Lo so perchè è la mia città, sono 24... i canali
che si possono vedere.
DARIO Bravo!... Ma allora come possono 12 famiglie e
mezza visionaria 24 programmi nello stesso tempo?
RAGAZZA Non saprei... mi pare impossibile.
DARIO Brava!... E’
impossibile... ma i poteri
dell’Auditel sono infiniti! Vincete altri mobili nuovi
fiammanti! (Ragazzi acrobati trasportano e sistemano
divani, tavoli, armadi ) Ultima domanda... attenti: cos’è il
trono Ludovisi...? Non rispondete subito... quali sono gli
altri più grandi falsi storici dell’arte italiana... fermi dove
siete risponderete dopo questa mia breve lezione.
Inserire conferenza su Leonardo già registrata.
DARIO Ben assimilato? Attenti allora: Leonardo scriveva
tanto con la mano sinistra che con la destra, usava
travestire giovani maschi con abiti e calzature femminili
per ritirarli nelle sembianze di madonne e di gran dame.
Suonava parecchi strumenti musicali scrisse anche un
canzone... me la sapreste canticchiare? E recitare le
parole?
Via col cronometro: vi vedo sperduti per questa ultima
risposta potete anche suggerire voi del pubblico, ma vi
311
avverto più il tempo passa più la strage di mobilio finale
sarà disastrosa. Stop... il tempo a vostra disposizione è
terminato. Eccovi la canzone d’amore scritta da Leonardo
da Vinci. E nel frattempo preparatevi a sfasciare i mobili.
Canzone.
Un energumeno estrae una bomba a mano e la tira contro
un mobile. Esplosione, grifa, fuggi fuggi. Si sprigiona un
gran fumo. Intervengono alcuni vigili del fuoco con
bombole antincendio.
DARIO Presto, il fuoco! Spegnete!
FRANCA Meno male che era tutto sotto controllo!
JANANCCI Le coppie! Salvate le coppie!
Jannacci viene investito da un getto d’acqua. Dario
interviene per sorreggerlo ma viene innaffiato a sua volta.
Finalmente il fumo si dirada e riappaiono i concorrenti:
sono ancora seduti imperterriti, composti, così come li
avevano lasciati.
Sono affumicati, con gli abiti
bruciacchiati a brandelli.
FRANCA Sono salvi, sono salvi!
Tutti applaudono.
312
DARIO Meno male...Siete leggermente abbrustoliti... ma
salvi. E non tutto è perduto nello sconquasso (Porge
alcuni oggetti). Una saliera... un macinino per il caffè...
elettrico, una cassettiera... con dieci cucchiaini da caffè, e
un vaso... (Gli sfugge, casca e si rompe) No, niente vaso!
Ma non lasciamoci abbattere... i beni mobili ed immobili
non sono tutto nella vita... l’importante non è vincere ma
giocare...
CORO Gioca, gioca, gioca!
Avanzano le ragazze pon pon a loro volta abbrustolite,
con le piume e gli abiti a pezzi. Anche glia ltri ospiti sono
sgualciti, bruciacchiati e stracciati.
Riprendiamo con l’ultima scena del film di Jannacci
Amadeus Mozart.
Scena del carnevale. Danza su musica de “El polveron”.
“Per un basin ricordo
quella sera sarei andato a Como in moto
e po’ saria turnà a ca’ a pé”.
Dopo l’Amadeus viene presentato il doppiatore che si
esibisce nel doppiare Andreotti, Craxi, Spadolini che
salutano commossi. Quindi viene presentato tutt’intero il
Direttore Generale.
313
GRAMMELOT MUSICALE. (di nuovo?)
BRANI
UTILIZZATI
IN
TRASMISSIONE
FORZATA.
Questi brani sono quelli raccolti dalla Fabbri e
pubblicati sui dvd. Nei copioni che ho ribattuto non c’è
l’indicazione di dove vadano inseriti.
Bisognerebbe avere una registrazione completa delle
otto puntate, per capire dove inserirli e per completare
i pezzi di copione mancanti, le sigle e alcune canzoni.
LA MAMMA DEL MIO AMICO
VOCE Franca, c’è tuo figlio Jacopo disperato che ti vuole parlare.
FRANCA Dov’è?
VOCE E’ lì sul monitor.
FRANCA (preoccupata, raggiunge il monitor) Jacopo, cosa sta
capitando?
JACOPO Papà, mamma.... aiuto!
FRANCA Ma sono qua, parlami, che t’è successo?!
JACOPO Sono disperato, mamma!
FRANCA Perchè?!
JACOPO Ti ricordi l’Aldo, quel mio compagno di scuola che veniva
sempre a casa nostra, quello con i capelli rossi?
FRANCA Vagamente... cosa gli è capitato?
JACOPO Si è innamorato!
314
FRANCA Ma mi fai prendere uno spavento così perchè questo qua
con i capelli rossi s’è innamorato...Fa niente! E’ bellissimo
innamorarsi... anche se uno ha i capelli rossi! No?
JACOPO Ma non è una cosa normale, lui è completamente
impazzito mamma... E’ andato fuori di testa, si vuole suicidare, si
vuole buttare sotto un treno...
FRANCA Ma perchè mai, forse perché la ragazza di cui è
innamorato non lo vuole?!
JACOPO Beh, innanzitutto non è che sia una ragazza... è una
donna... Poi non so se lei lo ama o no... dobbiamo ancora
chiederglielo...
FRANCA Cos’è, avete fatto un comitato?
JACOPO No mamma... il problema è che questa ragazza, insomma...
questa donna... sei tu mamma! L’Aldo s’è innamorato di te,
mamma!
FRANCA (ride, incredula) ma cosa stai dicendo, ma sei impazzito?
JACOPO No! Non sono io ad essere impazzito, è impazzito l’Aldo...
dice che è sempre stato innamorato di te... fin da quando da
piccolo veniva a casa nostra a fare i compiti... ma poi, avendoti
vista in televisione in questa trasmissione, ha perso completamente
la testa!
FRANCA Ma cosa stai dicendo, ha perso completamente la testa...
ma non ti preoccupare, sono sbandate da ragazzi, dai... mi vede lì,
in televisione, gli sketch, la madre, bionda... gli passa, gli passa...
JACOPO E’ quello che gli ho detto io, vedrai che ti passa... ma il
problema è che non gli passa mamma... anzi, peggiora di giorno in
giorno... non mangia più, non beve più... non dorme più... sta
sempre davanti al videoregistratore, continua a vedere e rivedere
tutte le tue trasmissioni... tutti i vecchi film che facevi vent’anni
315
fa... sospira... Poi dice che ti assomiglio, mi piange sulla spalla,
invoca te... Pensa che ha comprato una parrucca bionda, me l’ha
messa in testa e ha tentato di baciarmi! E urla... da’ in
escandescenze, dice che ti vuole...
FRANCA Mi chiama anche, magari...
JACOPO Sì! Continua a urlare... Franca, Franca, ti amo! Ti amo!
(Urla).
FRANCA Adesso basta, devo tornare a lavorare... smettila Jacopo,
per piacere! Non so se arrabbiarmi, offendermi o ridere... e avanti!
JACOPO Ma perchè?!
FRANCA Ma come perchè... è un’infatuazione da paranoia... Ma è
matto il tuo amico Aldo? Innamorarsi di una donna attraverso
degli sketch... televisivi per di più! Per di più potrei avere l’età di
sua madre...
JACOPO Sì, grosso modo avete la stessa età. Lei è nera di capelli,
anche lei è molto dolce, molto bella, molto gentile... vi
assomigliate.
FRANCA Grazie, grazie... allora si tratta del classico transfert
edipico. In realtà il tuo amico Aldo è innamorato pazzo della
madre, e senza rendersene conto si ritrova a riversare su di me
tutto il suo amore inconscio.
JACOPO Ecco, sì, è giustissimo! Se tu glielo dicessi... basterebbe
una giornata, che voi vi incontrate, vi parlate, magari lo tieni per
mano un po’... io sono sicuro che tu lo aiuti a uscire da questa
situazione.
FRANCA Ma pensa te! Mica faccio l’analista scarica-passioni, io!
JACOPO Ma che c’entra, dai...
FRANCA No, no... non me la sento... tenerlo per mano, andare a
passeggiare con lui... Non me lo ricordo neanche! Poi magari
316
dovrei dargli qualche bacetto... E poi mi lascio anche abbracciare,
stringere... ma non ti vergogni!? Jacopo, andiamo! Fare certe
proposte alla tua mamma! Chiedere che si conceda al tuo migliore
amico...
JACOPO Ma io non ho parlato di concedersi al mio migliore amico...
Io chiedo semplicemente un po’ di rapporto umano, una parola
gentile, a volte è quello che serve...
FRANCA Senti... perché non se le fa dare dalla sua mamma le parole
gentili, e i rapporti umani... e le tenerezze... le chieda alla sua
mamma!
JACOPO Ecco, quello lì è l’altro grosso dramma, perchè da quando
la sua mamma si è lasciata con suo marito... che poi sarebbe il
padre dell’Aldo... lui ha un blocco che non riesce più...ad avere
delle tenerezze... Non accetta più niente da sua madre! Io sono
andato anche da lei, a casa sua, per vedere se si poteva aiutare
questo mio amico... Insomma, è una donna completamente
disperata. Appena sono entrato e ho detto due parole, è scoppiata a
piangere, mi ha abbracciato, mi ha inondato di lacrime... e poi mi
ha asciugato, poi è scoppiata ancora a piangere... non riuscivo più
a fermarla e... e poi ci siamo baciati.
FRANCA Ma cosa vuol dire vi siete baciati... un bacetto, così, sulla
guancia, vero?
JACOPO No mamma, ci siamo baciati... io sono innamorato della
mamma di Aldo.
FRANCA Parli seriamente?! Sei innamorato? Innamorato in che
senso, Jacopo!?
JACOPO Nel senso che ho perso la testa... Non dormo più, non bevo
più, non mangio più... Ho anche comprato una parrucca nera e ho
317
cercato di metterla in testa ad Aldo, che assomiglia alla sua
mamma... ho cercato di baciarlo ma lui non vuole.
FRANCA Stiamo calmi, stiamo calmi... rilassati un attimo! Forse tu
stai così male e sei così disperato perché da quando la mamma
dell’altro ha scoperto che sei innamorato di lei non vuol più
vederti... giusto?!
JACOPO No, no... anche lei è innamorata pazza di me...
FRANCA Innamorata?!
JACOPO Tantissimo! Io voglio sposarla, lei è la donna della mia
vita...
FRANCA Oddio, oddio ma è un disastro... è una disgrazia tremenda
questa, Jacopo!
JACOPO No ma il disastro non è questo mamma... tra me e lei va
tutto bene, il problema è un altro! E’ che lei dice che non riesce a
vivere con me quando pensa che io sono il migliore amico di suo
figlio... e che la mamma del migliore amico del suo amante...
praticamente non vuole aiutare suo figlio, non vuole più avere
nessun rapporto... se tu potessi incontrarla e dire due parole...
provaci almeno!
FRANCA La mamma o il figlio? Incontrare l’Aldo?
JACOPO Sì mamma!
FRANCA Ma io mi vergogno per te, ma cosa fai, mi stai spingendo a
buttarmi nelle braccia del tuo migliore amico... vergognati! Pensa
a tuo padre, cosa gli posso raccontare?
JACOPO Io sono sicuro che il papà capirebbe, il papà è generoso...
In fondo è per la mia felicità... Ma poi cosa ti costa, insomma... un
po’ di gentilezza... magari ti accorgi che ti piace anche! (La
implora)Mamma dai, se no la sua mamma non mi ama più!
318
Mamma io amo la mamma dell’Aldo, lui ama la mia mamma! Se
non fate qualche cosa io sono distrutto, mamma!
FRANCA (portandosi una mano alla testa) Mi sento male...
HO FATTO LA PLASTICA
Personaggi:
Presentatore
Franca
PRESENTATORE: Ed ora, veniamo ad un discorso sulla
medicina, esattamente sul problema della chirurgia estetica. Oggi
il lifting in alcuni paesi viene praticato anche ambulatorialmente.
Ci sono donne, e anche uomini, che entrano in clinica a farsi
“tirare”, come si dice in gergo, ogni tre-quattro anni. Da noi, in
Italia, siamo ancora pervasi da stupidi moralismi. Molte donne si
sottopongono ad interventi di plastica facciale…
pettorale…
gluteale… ecc., di nascosto, come se si trattasse di un peccato, una
vergogna orrenda, da confidare solo ad una cara amica.
Interno elegante, sofisticato.
FRANCA: (si muove davanti ad una telecamera di tipo
amatoriale in funzione) Cara…registro questa cassetta perché tu
mi possa vedere come sono venuta. Spero che le immagini della
ripresa ti diano l’idea… Forse c’è un po’ poca luce… (Armeggia
intorno ad un riflettore, accende tutte le lampade del soggiorno)
Ecco, così va meglio… Come ti sembro? …Mi riconosci? Ma
319
certo, sono io, Eleonora. Sì, sono appena tornata dalla Svizzera.
No, no, sto bene…anzi benissimo… vorrei tu mi vedessi al
naturale, un’altra sono! Aspetta, vengo in primo piano…di’ la
verità: come mi trovi…bella, vero? Mi fa ridere il restauro della
Cappella Sistina…Mi sento di una bellezza un po’ disumana, se
vogliamo, un po’ 2011 ritorno dallo spazio… tutta così tirata. Non
ho più un segno, vorrei tu mi sentissi, ho la pelle lunare… e ci ho
un seno che, guarda, punta in su come i fiori dell’ippocastano. No,
non uno solo, tutti e due guardano in su, perfetti. Ho la pancia
piatta, me la vedi, come quella di una mannequin di Versace…
Sentissi poi qui…ho le cosce di Kabausoki, sì, il recordman
keniota dei diecimila, affusolate, stagne. Per non parlare dei glutei
da negra, di più: hai in mente i guerrieri di Riace? Ebbene, i loro
glutei sono la brutta copia dei miei. Bella sono… bella e con
l’anima.
Mio marito… certo che m’ha vista…ma non mi ha riconosciuta.
Ho dovuto mostrargli la carta d’identità e le impronte dei pollici
per convincerlo che ero io.
L’intervento? Ah, guarda…una stupidaggine…otto ore. Sì, è
durato otto ore, ma cosa vuoi che sia…per una messa in piega,
decolorazione, ceretta, pulizia del viso, maschera, mani e piedi,
lampada ti tengono sotto per sei ore. Ecco, onestamente il tutto è
stato un po’ traumatizzante…perché vedersi davanti e dietro
cinque chirurghi travestiti da extra-terrestri, uno messicano, uno
indiano, due brasiliani, uno stregone svizzero, che ti disegnano
tutta…ti fanno le “pences”, ti tirano, ti staccano, ti scuoiano, ti
ritagliano, ti cuciono e ricuciono… Sì, ero molto nervosa,
preoccupata…poi, io ho l’anestesia difficile, ho il terrore di
addormentarmi e non svegliarmi più. Mamma, e se poi muoio
320
sotto ricucitura?... Ma lo svizzero mi ha tranquillizzata: «Faccio te
nuovo anestetico di America… droga fantastica…tu vai dritta in
paradiso…pardon,
tu senti come in paradiso… niente senti…
quando sveglio tu… bellissimo». Bellissimo? Eh, dico, mica avrà
in mente di cambiarmi sesso?
Ad ogni modo sono entrata in sala operatoria tranquilla e su di
giri, canticchiando «Tu sei per me la più bella del mondo».
Accidenti, devo smetterla con queste canzoni datate, uno fa il
conto e… scopre subito l’età che hai.
Dunque dove eravamo rimaste… ah, alla mia entrata in sala… col
mio lettino scorrevole ho incrociato quello di un famoso uomo
politico tutto incerottato… s’era fatto fare il lifting… Ormai è di
moda nell’ambiente… Reagan se lo fa fare un mese sì e un mese
no. Dicono che ormai è talmente tirato che se appena sorride gli si
strizza il sedere… gli viene il singhiozzo. Chi era chi? Ah, l’uomo
politico… Mi è sembrato Donat Cattin, sai quello della Sanità…
Sì, lo tengono alla Sanità proprio perché dà fiducia agli ammalati.
Se sta al mondo quello, dicono… c’è speranza anche per noi. Ad
ogni modo a lui il lifting non ha tenuto. Ho saputo che gli si è
smollato un filo ed è crollato tutto. Adesso ha il doppio mento
ripiegato sull’ombelico.
Ah sì, hai ragione… basta divagare. Ecco, appena sistemata sul
tavolo operatorio, mi han tolto anche la camiciola… tutta nuda mi
sono trovata. Tutta l’équipe armata di pennarelli di vari colori ha
cominciato a disegnarmi dappertutto: righe che andavano di qua e
di là… si incrociavano sull’addome, si superavano sui fianchi…
fin sulle spalle. E poi zone tratteggiate… evidentemente erano le
fette di pelle da ritagliare, togliere, congiungere… Una zona
tratteggiata in azzurro, l’altra in violetto, l’altra in arancione…
321
parevo la carta d’Italia divisa per regioni, coi fiumi, i laghi…
Roma era l’ombelico… il capezzolo sinistro Torino… quello
destro Venezia… Speriamo non mi si allaghi la Valtellina… e non
mi frani la Calabria, pensavo. Ero tutta presa ad osservare l’opera
pittorica, ogni tanto squittivo per il solletico… e sobbalzavo,
specie quando, sistemata a pancia in giù, hanno cominciato a
percorrermi la schiena e i glutei di ricami… lungo le reni…
Ridevo! Anzi, più che ridere, gemevo… era piacevolissimo.
Ahioo… Uhiooho… Così non mi sono neanche accorta che mi
stavano iniettando la droga americana… Mi sono addormentata a
picco, sognante… Sognavo che dei bambini giocavano con le
palline di vetro al giro d’Italia… sul mio corpo. Sentivo rotolare le
biglie lungo le righe disegnate… Ma ahimè!, te l’avevo detto, io
ho il sonno ribelle anche con l’anestesia… Di colpo mi sono
risvegliata… a metà lifting… Oddio! Che è quello!? Un orecchio!
Ho visto il mio orecchio posato sul mio décolléte… l’ombelico
tirato su… all’altezza dei capezzoli… i seni sotto le ascelle… e i
glutei… sentivo i glutei spostati sopra le reni…
« Frankenstein! Che m’avete combinato?! … La donna ragno!?»
Urlavo come una pazza «Assassini! Non voglio fare la tela… non
sono la malmignatta rossa!» Hanno dovuto farmi un’overdose di
Pentothal…
Poi l’intervento è durato otto ore, come ti dicevo, ma io mi sono
svegliata diciotto ore dopo…tutta una benda, fasciata e
rifasciata… Hai in mente la mummia di Nefertiti? … Ecco, io ero
così. In più con tutta una orpellatura di tubi e tubicini che mi
entravano e uscivano dappertutto. Due infilati nel naso… uno nella
bocca… due nelle orecchie…Ti risparmio dove si infilavano gli
altri più a sud. E poi, sopra la mia testa, bottiglie di flebo con altri
322
tubicini, appesi su aste tutt’intorno che parevano alberi di Natale.
Le reni sollevate da due fasce che salivano ad agganciarsi a due
sbarre sopra il letto. Sotto il collo un’altra fascia che mi appendeva
di trenta centimetri.
I glutei appoggiavano su di una ciambella per via dei punti… le
gambe ripiegate e sollevate per via delle cosce ricucite a punto
croce… sulla pancia un sacchetto di sabbia per tenerla pressata…
boules di ghiaccio appoggiate un po’ dappertutto… come un tonno
prima di metterlo in scatola. Anche sul dorso delle mani e sul collo
dei piedi avevo borse di ghiaccio: fatto il lifting anche lì… Per
forza: le mani e i piedi tradiscono l’età più di qualsiasi altra parte
del corpo. Oddio… mi pareva d’avere su i guanti e le calze di
amianto. Che tortura… non mi han lasciato neanche un millimetro
di pelle normale… non un muscolo.
Dalla fessura strettissima degli occhi, ad un certo punto ti indovino
la sagoma dello stregone svizzero. «Tu, fatto anche cura
dimagrante rapida… spolpapa dieci chili…buttato via».
Non avrà esagerato?! Speriamo di dimostrare non meno di 38
anni… altrimenti avrei dei guai col passaporto…
Ma certo, son già dieci giorni che son fuori, dovrò tornare dallo
stregone solo per farmi togliere gli ultimi dieci metri di punti…
No,
non
è
doloroso…
vedessi,
si
sfilano
come
per
un’imbastitura… tiri un capo del filo e: trrrr… me ne ha già sfilati
una quindicina di metri, manco me ne sono accorta. Hai in mente
una scorlera alle calze… frrrr! Cammino ancora un po’ rigida, ho
il collo teso… le reni che mi costringono impettita… guarda, mi
muovo con le gambe rigide da fenicottero… ecco sì, sembro
piuttosto un cavallo da circo. No, in città non ci posso ancora
tornare… dovrei raccontare che sono stata travolta da un camion
323
con rimorchio… sono ancora tutta un livido. Così ho preferito
andare a nascondermi da mia figlia. Sai che abita in campagna…
una fattoria con cavalli… il cane… Beh, hai in mente il ritorno di
Ulisse a Itaca… ecco, tutto l’opposto. Tanto per cominciare, il
vecchio cane non mi ha affatto riconosciuta… anzi, mi ha
ringhiato e per poco non mi sbrana viva… Il fattore idem… «Ehi,
che fa qui lei… guardi che è proprietà privata… cerca qualcuno?
…».
Invece la mia nipotina, due anni e mezzo, che fino a qualche mese
prima biascicava qualche parola, mi vede… mi punta un dito
contro, e grida: « Nonna, nonna! Rivata nonna tutta “Findus” …
» Ma guarda ‘sta stronzettina… è la pubblicità che li rovina! Sì,
d’accordo, sono un po’ pallida, vorrei vedere… ho qualche livido,
peraltro ben ritruccato col fondotinta, ma c’è bisogno di
sottolinearlo?... Fra l’altro c’era un sacco di gente, invitata per non
so quale festa… C’è la nonna « Findus»! Mi ha fatto sussultare
tutte le cicatrici… Per la rabbia mi sono saltati almeno tre punti…
Non contenta, la bimba si infila i piedini in un paio di scarpe col
tacco, mi strappa la sciarpa e se la avvolge intorno alla testa. E mi
fa strada in mezzo agli invitati, per fortuna tutta gente che non
conoscevo cantilenando: « E’ arrivata la nonna mascherata da
ragazza! » - Ah, nana maledetta!… E anche mia figlia che mi
viene incontro: «Mamma, ma che t’è successo? ...» Dico, a parte
che l’avevo pregata e ripregata: «Per favore, abitua la bambina a
non chiamarmi nonna; dille che mi chiami Titty, o Muffy…
Bamby… Non farle mai nominare quella parola orrenda: nonna, ti
scongiuro!, specie di fronte ad estranei…» Perché, vedi, io batto
sulla svampita incosciente sposata a sedici anni, incinta subito, con
la figlia che sul mio esempio resta incinta a diciassette anni,
324
matrimonio riparatore a diciotto, nipote nata due anni fa… quindi
io mi ritrovo con 37 anni, massimo 38… Invece arriva quel
serpente truccato da bambina, coi tacchi alti, che si dà intorno a
presentarmi: «Questa è la mia nonna ... guarda fotografia…», e
dalla sua corsettina tira fuori e distribuisce un mazzetto di
fotografie di me bambina vestita da piccola italiana…
Ma dove le ha prese?... Chi gliele ha date? Candore, dici? No,
quella l’ha fatto apposta, scientemente, per rovinarmi.
Pensare che mia figlia, che ha 28 anni, per darmi una mano si era
vestita talmente giovanile che sembrava infilata in un portenfant…
Prendiamo il tè, sono un po’ più serena… sto spaparanzata dentro
una gran poltrona di vimini… Sono stanca, mi sento assopire, gli
invitati chiacchierano… cerco di resistere perché so che non mi
riesce di abbassare completamente le palpebre… forse lo svizzero
mi ha tirato un po’ troppo gli occhi… forse quello destro…
Sembro un orientale in cattività;… ma quel brusio mi concilia il
sonno… e mi addormento… con gli occhi aperti… specie il
destro. Capisco che debbono fare un po’ impressione… La mia
dolce nipotina…che già l’ho diseredata, si mette a urlare: «Nonna
morta… bambola…baccalà!» E tutti a grappolo che mi vengono
intorno a scuotermi. E io una vergogna!... mi son sentita scucire
una fila intiera di punti! Scappo. Mi vado a nascondere in camera
mia. Vorrei piangere ma non posso… Lo stregone mi ha avvertita:
«No piangere, no ridere, se no… tutto strappa…» Di là sul
terrazzo stanno facendo della musica… ballano. Mi faccio
coraggio. Mi rifaccio il trucco, m’infilo un abito da schianto, e
rientro tra gli ospiti… C’è gente nuova, arrivata adesso non
conosco nessuno. C’è soprattutto un giovanottone che mi punta…
mi prende subito la mano…cerca di farmi ballare…Io sono come
325
ingessata…
barcollo.
«Sbaglio
o
sei
un
po’
sbronza,
bambolona…» mi fa. Che devo dire?... faccio cenno di sì. «Avrei
bisogno di aria fresca», sussurro. Detto fatto… mi porta fuori. Mi
carica in macchina, fa cento metri, butta giù i sedili. «Dài,
scavezzati che ci buttiamo al ludibrio!» fa lui. Mi manipola come
fossi un attrezzo per il body-building. Mi ritrovo con la gamba
sinistra fuori dal finestrino, il piede destro incastrato tra il cambio
e il freno a mano; un braccio infilato nel volante, la testa fra il
pedale del freno e l’acceleratore… ingrippata… come la rana di
Alessandro Volta. Non mi muovo più… un crampo totale. Non
riesco più ad articolare manco un dito. Il giovanotto si spaventa…
chiama aiuto. Arriva gente, rimorchiano la macchina al Pronto
soccorso.
Per tirarmi fuori devono iniettarmi non so quante fiale di
«Despiason» disarticolante… Che vergogna… sono in una crisi da
morire. Non posso più circolare che se qualcuno mi guarda e mi
riconosce scoppio a piangere. Forse entrerò in convento… o andrò
a curare i lebbrosi in India… O piuttosto farò la mannequin,
mannequin ferma, da vetrina.
NADA PASINI.
A Porta Lame il 7 novembre ’44 ci fu una grande battaglia, migliaia
di tedeschi e fascisti furono attaccati dalle forze partigiane di
Bologna al completo. I nazifascisti ebbero una grossa batosta.
Anche da parte dei partigiani ci furono morti e un certo numero di
feriti. Diciassette di loro, i più gravi, furono portati in una
infermeria ben nascosta dalle parti di via Duca d’Aosta. Ma
326
servendosi di spie la polizia fascista riuscì a scoprire quel
nascondiglio e a piombare di sorpresa in quei locali. Parte dei feriti
furono ammazzati subito dalle SS: legati alle sbarre delle finestre,
furono bastonati a morte. Gli altri, inservienti e infermiere
comprese, furono torturati e seviziati.
Poi è toccato a me... due militi mi hanno portata sopra in uno
stanzone dove c’erano dei fascisti vestiti da borghesi, a quello con
gli occhiali e con i righini sul vestito tutti gli parlavano in
tedesco... e ci aveva i guanti di pelle.
E poi c’era uno che chiamavano dottore.
Prima mi hanno dato una sigaretta, di quelle col bocchino d’oro,
che non mi piacciono neanche tanto perché sanno di paglia, ma ci
ho detto grazie lo stesso. E appena che me l’hanno accesa mi
hanno dato una gran sberla che me l’hanno fatta saltar via, la
sigaretta, e mi è andato tutto il fumo di traverso. Una tosse! E così
mi è venuto alla mente il mio povero marito che, almeno a lui, la
sigaretta gliel’avevano lasciata fumare quasi tutta prima di
sparargli. “Adesso parli, che è meglio per te”, mi hanno detto, e io
ho detto: “Ma io non so mica niente...” però parlavo in dialetto del
mio paese che loro non capivano, così c’era lì un brigante nero di
Bagnacavallo che ha incominciato a fargli l’interprete di quello
che io gli dicevo... e poi io facevo anche mostra di non capire
quando il “dottore” mi parlava... che lui è meridionale, e io
davvero ci facevo un po’ fatica... così mi traducevano anche a me.
È che loro sapevano già tutto di quello che io facevo, e me lo
dicevano tranquilli: che avevo fatto la staffetta per il Gap del
Mario e l’infermiera dei partigiani, che ero qui che ero là...
327
“Ma no, – gli dicevo io, sempre in dialetto, – io sono la cameriera
del dottor Mario Bonora, chiedeteglielo a lui, se non mi credete!”
Il fatto è che dovevano prima prenderlo, A Mario, per dopo
domandarglielo... E allora quello con gli occhiali e il vestito a
righini e i guanti s’è arrabbiato e mi ha dato un pugno, proprio sul
naso, che mi ha fatto venire giù tutto il sangue... Ohi, aveva capito
senza neanche la traduzione quello lì! Poi dopo hanno aperto una
porta e hanno fatto venire dentro uno di quelli che era ferito
all’infermeria della settima brigata dove lavoravo io, gli avevano
strappato via tutte le bende ed era tutto viola e gonfiato sulla
faccia... e gli occhi, non ci vedeva per il gonfio, e gli hanno detto:
“La conosci questa qua?” e gli hanno aperto gli occhi con le dita...
e lui faceva segno di no, con la testa... Poi l’hanno portato via e gli
davano spintoni e botte che lui non diceva neanche ahi!
Poi mi hanno messo una corda intorno al collo e mi tiravano su
come per impiccarmi, con gli strapponi...: “Dicci i nomi dei dottori
dell’infermeria e dove stanno”, mi gridavano... e io appena mi
smollavano la corda parlavo: “Ma io non sapevo che erano dei
partigiani quelli che venivano a casa del dottore, che se lo sapevo
li denunciavo tutti!”
A ’sto punto mi hanno tirato su le sottane e tutto il vestito fino alla
testa e con un nerbo di bue hanno incominciato a picchiarmi, come
se fossi una bestia, sulla pancia, sul sedere e anche qui, sul petto,
di continuo..., proprio come a una bestia...
Quando sono state verso le sette, che si erano levati tutti la giacca
che erano sudati, mi hanno buttato addosso una secchiata di acqua
gelida... Io ero lunga tirata sul pavimento e mi veniva fuori il
sangue dalla bocca... subito ho avuto paura che fosse dai polmoni,
328
invece era che mi avevano spaccato due denti... questi qua, vede,
che adesso sono finti...
Mi hanno tirata su e mi hanno messa seduta sulla sedia, ed ero lì
tutta nuda che ormai i vestìti me li avevano stracciati. Loro mi
domandavano, e c’era uno che scriveva a macchina, io rispondevo,
sempre in dialetto, e con ’sto fatto dell’interprete veniva un po’
lunga.
E allora il dottore ha detto: “Qui stiamo perdendo del gran tempo,
non vedete che questa è una povera scema? È una matta... se
sapeva qualcosa a quest’ora aveva già parlato”, ha tirato via il
foglio dalla macchina da scrivere e l’ha stracciato. “Portatela via”,
e hanno chiamato: “Antonietta!” È venuta dentro una donna
grande e grossa, che doveva essere l’Antonietta, e mi ha preso su
di peso e mi ha portato in una camera tutta chiusa dove c’era
anche un letto tutto sporco, ma a me mi pareva il letto da sposa.
Passa una mezz’ora e viene dentro quello con il vestito a righini...
quello lì, dopo tutte le botte che mi aveva dato... adesso voleva
stare lì con me... sì, insomma, voleva... hai capito cosa voleva...
“Ma non posso neanche darci un bacio, – gli faccio io con la
delicatezza, – ci ho tutta la bocca spaccata, con fuori due denti...”
Ma lui mi veniva addosso a farmi le carezze e baciarmi... e io non
potevo neanche muovermi che ero rotta dappertutto... e gli dicevo:
“Ma non ha pietà? Pensi se fosse una sua figlia in questo stato...”
Ma era come parlarci a una bestia!...
Quando che è andato via mi sono messa a piangere... roba che non
avevo pianto neanche quando m’impiccavano... ma adesso avevo
proprio voglia di morire... E piangevo... Poi ho sentito che mi
chiamavano... proprio col mio nome vero... “Luisa, Luisa”, volto
la testa in su, verso un finestrino, e lì che spuntava c’era la testa di
329
quel giovanotto che gli avevano strappato le bende e che aveva
detto che non mi conosceva...
“Che fai lì?” “Eh, sono dentro chiuso...” mi fa... “Da tanto?” “Sì
da prima... ma se è per quello che ti ha fatto quel maiale che ti sei
messa a piangere... non te la prendere, pagheranno anche questa!”
Ho fatto uno sforzo e mi sono tirata su, così gli sono venuta più
vicina e l’ho visto bene in faccia... ci aveva gli occhi gonfi come
due uova... e gli veniva fuori il sangue. C’è lì un lavandino... sono
andata giù dal letto... camminavo attaccata al muro... c’è perfino
una salvietta... l’ho messa sotto l’acqua... lui che capisce che gli
voglio bagnare gli occhi mi fa: “Lascia stare, sei già lì mezza
morta...” Poi quando gli lavo il sangue mi fa: “Tante grazie, mi fa
proprio bene... E adesso ci riesco a vedere anche un po’”. Allora
mi è venuto in mente che sono lì nuda, ma non m’è neanche
importato, non ho fatto nemanco la mossa di coprirmi con la
mano.
“Domani mi fucilano, – mi ha detto, – vedrai che invece te ti
salvi... Mi spiace proprio che non ci sarò, il giorno della
liberazione... dovrà essere proprio un bel giorno... ma il più bello
sarà ancora dopo...”
“Quando dopo?” gli domando io... e allora lui quasi si arrabbia e
fa: “Ma Luisa, cosa credi, che stiamo qui a farci pestare come
codighe, a crepare per cosa? Per dopo, no, per quando che saremo
liberi! Allora verrà il comunismo sul serio... proprio come in
Russia... lo faremo noialtri! Ma non sarà mica facile... Orco se mi
piacerebbe esserci ancora... Ci sarà ancora da farne di battaglie
perché i padroni e compagnia mica diranno: “Prego si
accomodi”... Ne faranno di manovre per arrampicarsi sui vetri...
330
ma stavolta, noi, ci avremo i fucili... è un’altra musica... stavolta
rivoluzione, rivoluzione la vincerà!” e quasi si metteva a cantare...
Poi lui l’hanno ammazzato la mattina dopo che era ancora scuro...
A me mi hanno messa nel manicomio di San Giovanni in Monte,
che proprio mi han presa per scema demente... Il giorno della
liberazione sono venuta fuori... Che giorno! Che giorno!... Ma ci
aveva ragione quel giovanotto fucilato... che non ho neanche mai
saputo il nome... fare il comunismo non è mica facile, perché i
padroni non ci dicono: “Prego si accomodi!” Io però ci ho ancora
speranza, se no perché, perché, sono sempre comunista?
IL PARTIGIANO LUNA (NON trovo testo )
DARIO Ed ora passiamo ad una storia, quella del partigiano Luna,
un partigiano delle montagne di Treviso. E’ una storia vera che io
ho raccolto e che vi racconto. Cominciamo.
IL FLIRT
Personaggi: Giornalista (Ennio Fantastichini), Franca
Sigla Tg - edizione forzata.
GIORNALISTA Franca Rame, che stava recitando a sua volta a
Roma, ha vista la sua esibizione addirittura interrotta dalla polizia.
Stacco.
331
FRANCA (recita indossando una vestaglia, tenendo in mano le
scarpe) ... mio figlio se ne intende: “Mamma, se vuoi trovare un
altro che ti ami devi cambiare. Devi dimagrire! Devi diventare
appetibile!” Cosa sono, una tacchina?! La gallina faraona...
“Appetibile, mamma!” Correre! Footing...footing... (mima una
corsetta) dalla mattina alla sera, via, che correvo. E poi a un certo
punto mi fa: “ Mamma non t’offendere ma... t’è crollato il gluteo”.
Sappiatelo, donne, che dopo i 37 il gluteo ha un crollo tremendo...
Devi camminare sulle punte, rassodare il gluteo... E io via, che
camminavo sulle punte... Dalla mattina alla sera, sembravo uno
dei tre remagi. E poi flessioni! E uno, e due... Mi sbattevo giù da
rompere il pavimento col sedere. E anche quando andavo dal
salumaio, non perdevo tempo. Un chilo di grana, PAM! (Si
abbassa facendo una flessione con le gambe) E il salumaio:
“Dove?” (Si rialza agitando la mano) “Sono qui! Sono qui!Sto
rassodando il gluteo!”. Tutto il quartiere ormai era con me “Come
va il gluteo oggi?” “Abbastana bene”. Tutte le donne a camminare
sulle punte. E insomma dvo dire che quando sono dimagrita e mi
sono rifatta un po’ carina, incredibile che trovavo. Sì, trovavo...
Trovavo... Quanto mai non l’ho saputo prima! Quante lacrime mi
sarei risparmiata! Soltanto che mi cascavan le braccia, perch eran
tutti giovani... Troppo più giovani di me, ce n’erano addirittura
dell’età di mio figlio. Ma cosa cercavano, la seconda mamma?!
Col rapporto edipico? Via, per l’amor di Dio! Soltanto una volta
devo dire che ci sono cascata... No, no calma. Non pensate troppo
male di me. Ci sono cascata nel senso che c’era questo ragazzo, un
compagno di scuola di mio figlio, che veniva in casa nostra dalle
elementari, a fare la merenda e i compiti, sapete come funziona...
Bene, poi ha continuato a venire anche durante le medie... E anche
332
durante il liceo... e anche durante l’università... Lui andava
all’università e veniva a fare merenda a casa mia, con mio figlio.
Dopo si è laureato e ha continuato a venire a far merenda a casa
mia... Soltanto che io non l’ho mai guardato come uomo: era il
compagno di scuola di mio figlio! Un giorno son lì in cucina, nella
mia cucinetta, preparo un panino, di spalle... Lui era là. Ad un
certo punto ho sentito come... il richiamo della foresta (Urla
battendosi la mano sulla bocca, a imitazione dei pellerossa)
silenzioso. Un feeling! Mi giro, era lì, che mi guardava: bello, con
questo occhio blu, che c’ha un occhio! No, ne ha due di occhi... è
un mio modo di dire l’occhio blu... e questi centoquarantanove
denti che io non ho mai visto tanti denti tutti insieme nella stessa
bocca. Mi sorrideva tristemente, apreva il Caimano, pareva... E a
me mi veniva da dirgli “Mordimi, mordimi, mordimi!” . Arrivo lì,
col mio panino, tutta emozionata... l’amore non ha età... Gli do il
panino, lui mi prende la mano con il panino e io “Ma cosa fai?” .
Ma la mano gliela lasciavo lì... ferma! A un certo punto mi guarda,
sempre tenendomi la mano e mi fa “Ti amo! Ti amo, ti amo, ti
amo, ti amo! Fin dalle elementari!” Ma dico... Ma perchè non me
l’hai detto prima... (Improvvisamente si guarda intorno allarmata.
Entrano in scena tre poliziotti, che salgono sul palco).
PRIMO POLIZIOTTO Signora Rame, lei è in arresto!
FRANCA MA come sarebbe a dire in arresto?!
SECONDO POLIZIOTTO Venga, venga con noi, poi le
spieghermo...
FRANCA (infilandosi le scarpe si lascia accompagnare) Ma dove
mi portate?!
333
Si divincola e scappa, mentre il pubblico si alza in piedi e inveisce
contro i poliziotti, accerchiandoli.
La prima volta.
DARIO (entra da una porta con i vestiti di scena, si leva
la parrucca e si precipita verso lo schermo) Eccomi
Jacopo, sono qui!
JACOPO Papà, mamma! Aiutatemi!
DARIO Che c’è? Che succede? Spiega!
JACOPO Sono disperato, con l’Anna sta andando tutto a
rotoli! Ci lasciamo!
DARIO Ma come vi lasciate?! Eravate così innamorati...
JACOPO (prova a spiegarsi in modo agitato e confuso)
Eh sì...ma... tutto è iniziato la prima volta, che per me era
la prima volta... che io...
DARIO (lo incalza) Quando?
JACOPO Ero in camera sua...in casa sua...mi aveva detto
di accompagnarla... Eravamo lì in camera sua, non c’era
nessuno e ad un certo punto mi dice “Vado un attimo a
prendere una Coca Cola”... ritorna nuda! con la Coca Cola
in mano...
DARIO Cosa t’ha fatto, paura?!
JACOPO Ma... era completamente nuda papà, m’è preso
un colpo! Avessi visto! Sono rimasto lì completamente
fermo così, non riuscivo a muovermi! Allora lei mi dice
334
“Ma cos’hai, ti senti male?” e io non dicevo niente... io
dentro la mia testa smoccolavo contro il Ministero della
Pubblica Istruzione e contro gli esami scolastici...
DARIO Perchè? Perchè contro il Ministero?
JACOPO Ma dico, con tutti gli anni che ho fatto ad
andare a scuola... non un cane che mi abbia detto che cosa
fare quando una ragazza rientra nuda con la Coca Cola!
Ma a me cosa me ne frega di Giulio Cesare e Ottaviano se
non mi spiegano le cose fondamentali della vita?!
DARIO Certo, non lo mettono sui libri... E allora?
JACOPO E allora niente, lei mi ha fatto una carezza sui
capelli, mi ha detto “Ma no, non fare così, ti voglio
bene...”... alla fine stavamo facendo l’amore...
DARIO Ah! L’avete fatto alllora!
JACOPO Era bellissimo, bellissimo papà, mi sembrava di
volare... Ooooooh... Atterrato. Subito... così. Lei mi dice
“Come? Già finito?” E io le dico “Già finito. Mi passeresti
un po’ di Coca Cola?”. Mi sentivo malissimo, sentivo
tutte le voci che mi dicevano “Sei un coniglio! Sei un
lemure! Brutto sporco maschio sciovinista!”
DARIO Beh, non esageriamo...
JACOPO “Sciovinista! Non ti interessa niente del piacere
di lei!” ... Ma io non so... Ma voi, papà, scusami... perchè
non mi avete mai detto qualcosa?
DARIO Ma se ti abbiamo spiegato tutto del fatto di come
si viene al mondo, non scherziamo!
335
JACOPO Ah, beh... mi avete detto che i bambini non li
porta la cicogna e che le donne restano incinta...
DARIO Certo, la cosa fondamentale!
JACOPO Va bene, ma qualche particolare, non so... Siete
anti-nucleare, siete contro la fame nel mondo, siete di
sinistra, siete democratici, sono figlio unico, parliamo tutti
l’italiano... ma ditemi qualche cosa di più!
DARIO Ma sono cose delicate... è difficile dirle anche a
un figlio... Anche a me da ragazzo, non hanno spiegato
quello che avrei dovuto fare una volta diventato padre,
con mio figlio...
JACOPO Tant’è che io pensavo che fosse una malattia di
famiglia... che anche tu... che era ereditario... che era una
roba normale e che non c’era niente da fare!
DARIO (balbettando imbarazzato) Io?... beh, sì... in
verità... da ragazzo, come tutti i ragazzi, ho sempre avuto
quel problema... ma non deve diventare un dramma,
andiamo! E cos’hai fatto allora?
JACOPO Cos’ho fatto... sono andato in un bar. C’era uno
in un bar che dicevano che tutte le donne bionde, brune, in
autobus, sott’acqua, in corteo, dappertutto...
DARIO Tutte?!
JACOPO Tutte! Non si capiva come trova il tempo per
venire al bar, questo qui! E così mi dice “Guarda, non
preoccuparti, no c’è problema... la matematica”.
DARIO La matematica?!
336
JACOPO La matematica. Lui mi dice “Quando tu sei lì,
sul culmine... della passione, del piacere... (Dario lo segue
sempre più interessato, incalzandolo con gesti e parole ad
andare avanti) inizi a fare 327, meno 12, più 18, alla
terza, meno 14, per 328... e praticamente ti distrai e...
funziona!
DARIO Ah, bello!
JACOPO E allora io corro, e son subito dall’Anna, e le
grido “Anna, ti amo! Vedrai, funzionerà tutto!” Così
inizio subito, un po’ di matematica... 327, meno 18, alla
secondaaaaaa... finito.
DARIO Di nuovo?
JACOPO Sono tornato da questo del bar e gli ho detto
“Ma scusami... è stato peggio dei cento metri...”
DARIO Appunto!
JACOPO Lui m’ha detto “Di che segno sei?” e io “ Come
di che segno sono? Sono ariete, ascendente cancro!” , “
Ariete ascendente cacro non funziona, sei refrattario... per
te ci vuole l’incidente d’auto!”
DARIO Ma come?! Devi fare un incidente per poter far
l’amore, adesso?!
JACOPO No! Lui mi voleva dire che, mentre faccio
l’amore, devo immaginarmi l’autostrada del Sole... il 15
di agosto... con tutte le macchine rovesciate... un disastro!
Sangue per terra... la benzina... le budella... i morti, i feriti,
337
i contusi... e questa cosa qui (Imita il rumore di una
frenata e di auto che si scontrano).
DARIO Che succede!?
JACOPO Praticamente ti si blocca tutto, tale è lo shock...
per l’autostrada del Sole, col sangue... allora io sono corso
subito dall’Anna e le ho detto “ Anna, Anna, amore mio,
spogliati! Vedrai, adesso sarà una cosa meravigliosa!” E
lì, in effetti, stupendo! Una cosa... Due ore, tra le lamiere
contorte, e a lei piaceva moltissimo!
DARIO Bravo!
JACOPO Una cosa... che lei diceva, “Ma cos’hai
mangiato oggi?” Io mi sentivo un tritasassi proprio... Solo
che nel momento in cui lei era soddisfatta e che io... io
avrei voluto anch’io... non riuscivo più a spostarmi! Ero
prigioniero delle lamiere contorte sull’autostrada!
C’avevo il sangue, il puzzo di benzina, le sirene... Un
cadevere qua, una lamiera spiaccicata sulla faccia...
DARIO E allora cosa hai fatto?
JACOPO Sono andato da quello del bar e gli ho detto
“Scusi, adesso lei è felice, è meraviglioso, siamo tutti
contenti... però adesso io ho il problema dell’autostrada,
c’ho la nevrosi...
DARIO E lui?
JACOPO E lui mi dice “Guarda, questo qui è il minore
dei problemi... perchè quando tu ti rendi conto che lei è
felice...
338
DARIO Soddisfatta...
JACOPO Soddisfatta...
DARIO (lo incalza)Che fai tu...?!
JACOPO “Fai uscire dai tuoi pensieri l’incidente
d’auto...e dall’altra parte entrano in scena venti hawaiiane
bellissime... che ballano... (Imita i loro movimenti di
danza) Tutte nude... coperte di fiori... che ti fanno delle
cose che neanche nei film di fantascienza...
DARIO (lo riprende) Siamo in televisione...
JACOPO Va bene... allora io, detto fatto, torno da lei...
Fantastico! Bellissimo!
DARIO E allora di cosa ti lamenti?!
JACOPO Il problema è stato dopo... Perchè dopo un po’
di tempo che tutto andava bene, ero lì che la stavo
baciando sul collo... mi sono distratto un attimo... e le ho
detto (Fa un tono di voce carezzevole) 327 meno 19... Poi,
dopo un altro po’... (Fa il verso di una sirena) La sirena
dei pompieri!
DARIO Lei s’è un po’ arrabbiata...
JACOPO Lei... sì! Anche perchè alla fine non facevo più
l’amore con lei... non la riconoscevo neanche più! (Tono
disperato) Mi ha piantato, capisci! Sono qui, da solo...
sull’autostrada... anche le hawaiane se ne sono andate,
sono salite su un pullman di svizzeri... sono andate via! Io
sono da solo sull’autostrada, almeno venitemi a prendere!
DARIO Calma... calmati... A che casello sei?
339
JACOPO 325! Mamma, papà! Venitequi! Aiuto! ....
DARIO Vengo subito, stai lì fermo, non piangere! Il tuo
papà arriva! Arriva!
JACOPO Papà!... Mamma!...
Applausi.
Non si paga! Non si paga!
Due atti
di
Dario Fo, Franca Rame , Jacopo Fo
340
A cura di Franca Rame
Questo spettacolo è stato rappresentato per la prima volta il 3
ottobre 1974 alla Palazzina Liberty di Milano ed è stato in
cartellone fino al 10 ottobre 1980. Il testo è stato aggiornato
all’ultima rappresentazione.
341
Prologo
DARIO Lo spettacolo che reciteremo fra poco andò in scena, per
la prima volta, nel 1974.
Quando debuttammo, la storia appariva piuttosto impossibile,
addirittura surreale; infatti raccontavamo di avvenimenti che non
erano ancora accaduti. Narravamo di donne che nella periferia di
Milano si recavano a fare la spesa in un supermercato e si
ritrovavano, all’improvviso, coi prezzi saliti a dismisura; furenti,
decidevano in un primo tempo di pagare metà prezzo rispetto alla
cifra imposta sulla merce esposta, indi, di non pagare del tutto. Il
nostro racconto era pura fantasia.
Ricordo il particolare che all’inizio, quando recitavamo qui in
Palazzina questa commedia, l’appropriazione indebita l’avevamo
battezzata: «spesa proletaria», «disobbedienza civile».
Qualche critico ci accusò di fare del teatro fantapolitico, di
immaginare delle storie esageratamente paradossali e improbabili.
Evidentemente si trattava di giornalisti disinformati sulla realtà
delle cose, gente che non ascolta e non legge nemmeno il giornale
su cui scrive, e quindi non può prevedere.
Qualche mese dopo esplose esattamente quello che noi
raccontiamo sulla scena. Esattamente! Gli avventori che avevano
applicato la spesa proletaria furono arrestati e processati.Nei giorni
del dibattimento «il Giornale» diretto da Indro Montanelli invitò il
giudice a incriminarci perché con questa nostra commedia
avevamo ispirato e istigato gli operai a compiere il reato di
appropriazione
indebita.
342
Personaggi
ANTONIA, operaia
GIOVANNI, marito di ANTONIA
MARGHERITA, operaia
LUIGI, marito di MARGHERITA
APPUNTATO di Pubblica Sicurezza
BRIGADIERE dei carabinieri
BECCHINO
VECCHIO, padre di GIOVANNI
ALCUNI CARABINIERI E POLIZIOTTI
I ruoli dell’Appuntato di Pubblica Sicurezza, del BRIGADIERE
dei carabinieri, del BECCHINO e del VECCHIO sono interpretati
da un unico attore.
343
Atto Primo
Una casa modesta di operai. Sul lato destro della scena, una
credenza con alzata, con ante di vetro, un letto (branda). Sul lato
sinistro un attaccapanni, un armadio a un’anta. Al centro, un
tavolo. Sul fondo, un’altra credenza con piattaia. Un frigorifero,
una cucina a gas e, poco distante, due bombole abbinate per
saldature.
All’alzarsi della luce entra in scena ANTONIA (la padrona di
casa) seguita da MARGHERITA: (un’amica piú giovane). Sono
cariche di sacchetti vari di plastica rigonfi di merce, che posano
sul tavolo.
ANTONIA: Meno male che ti ho incontrata, altrimenti non so
proprio come ce l’avrei fatta a trasportare tutta ’sta roba...
MARGHERITA: Ma si può sapere dove hai trovato i soldi per
comperarla?
ANTONIA: Te l’ho già detto: l’ho vinta... coi punti qualità! In un
pacchetto di detersivo ci ho trovato persino una moneta d’oro...
con su il Papa, di profilo, che scia!
MARGHERITA: Sí, valla a raccontare a un’altra... la moneta
d’oro!
ANTONIA: Perché, non ci credi?
MARGHERITA Eh no!
ANTONIA Be’, allora te ne racconto un’altra... (MARGHERITA,
seccata, se ne sta andando). Dove vai?
MARGHERITA Ti saluto!
ANTONIA Vieni qua... permalosa! Siediti che ti racconto la
verità.
MARGHERITA (sedendosi) Avanti, racconta.
344
ANTONIA Questa mattina vado a fare la spesa, giornata speciale
di mercatini rossi1... giornata di sconti. Ero tutta eccitata. C’ero io
e non so quante altre donne del quartiere. Eravamo lì, che già
facevamo i conti per capire quanta roba avremmo potuto
comperare con i quattro soldi che avevamo in tasca, quando non ti
arrivano i vigili dell’annonaria? Requisiscono tutto! «Proibito! –
gridavano. – Proibito!» Ci portano via ’sto ben di dio sotto al
naso! Arrabbiate nere gridiamo: «Ci impedite di comperare la roba
scontata! Adesso basta! Si va al supermarket! Ci facciamo fare i
prezzi del mese scorso!» Ci mettiamo in corteo, arriviamo al
supermarket... non so in quante fossimo... c’erano già lí altre
donne e qualche uomo, che facevano una gran cagnara perché i
prezzi del giorno prima erano aumentati ancora. Roba da pazzi!
(Mentre parla guarda nei sacchetti e, andando avanti e indietro, ne
ripone alcuni nella credenza) E il direttore che cercava di calmarci:
«Ma io non ci posso fare niente, – diceva, – è la direzione che
mette i prezzi, è lei che ha deciso l’aumento». «Ha deciso? Col
permesso di chi?», dice una donna. «Col permesso di nessuno: è
legale, c’è libero commercio, la libera concorrenza!» «Libera
concorrenza contro chi? Contro di noi e noi si deve sempre
abbozzare? Ci licenziate i mariti... ci aumentate i prezzi...» «O la
borsa o la vita!» E io: «Siete dei rapinatori!» E poi mi sono
nascosta, perché ci avevo una paura che non ti dico!
MARGHERITA Brava!
ANTONIA Poi una ha detto: «Ma adesso basta! Stavolta i prezzi li
facciamo noi. Paghiamo quello che si pagava il mese scorso. E se
fate i prepotenti, ce ne andiamo con la roba, senza pagare il becco
di un quattrino! Capito? Prendere o lasciare!» Dovevi vedere: il
direttore è diventato bianco come uno straccio: «Ma voi siete
345
pazze! Io chiamo la polizia!» Va come un razzo alla cassa per
telefonare... ma il telefono non funziona. Qualcuno aveva
strappato il filo. «Permesso, fatemi andare nel mio ufficio!
Permesso... fatemi passare!» Ma non riusciva a passare... tutte le
donne intorno... lui spinge... spintona lui... spintoniamo noi e una
donna fa finta di prendersi un pugno nella pancia, casca per terra e
fa la svenuta.
MARGHERITA Ah, ah... che bello!
ANTONIA Tu dovevi vedere che artista! Pareva vero... C’era lí un
donnone grande grosso, anziana, tira su un dito che pareva una
mitragliatrice... lo punta contro il direttore e gli fa: «Vigliacco! Te
la prendi con una povera donna, che magari è anche incinta. Se
adesso perde il bambino vedi che cosa ti capita! In galera ti
mandiamo! Assassino!» E poi tutte in coro: in-fan-ti-ci-da! in-fanti-ci-da! in-fan-ti-ci-da! (Scoppia a ridere) Da piegarsi in due dalle
risate!
MARGHERITA E poi, com’è andata a finire?
ANTONIA Be’, è andata a finire che quel pirla del direttore, tutto
terrorizzato, ha mollato... e noi abbiamo pagato quello che
avevamo deciso. Devo dire che qualcuna ha un po’ esagerato: ha
voluto addirittura farsi fare credito... e senza neanche dare il nome:
«No, non mi fido a dire dove abito, – diceva, – perché poi lei, caro
direttore, è anche capace di denunciarmi... vi conosco! Deve
fidarsi sulla fiducia. La fiducia è l’anima del commercio... non lo
dite sempre voi? Dunque, arrivederci. E buona fiducia!»
MARGHERITA (ride divertita) Ah! Ah!
ANTONIA «Arriva la polizia!», s’è messo a gridare qualcuno, ma
era un falso allarme, però tutte noi donne a scappare... chi mollava
i sacchetti per terra, chi addirittura era scoppiata a piangere per lo
346
spavento. «Calma! Calma! – si sono messi a gridare degli operai
che erano appena arrivati da una fabbrica lí vicino. – Cos’è questo
cagasotto, ’sta paura che vi prende della polizia? Perdio! Siete nel
vostro diritto di pagare quello che è giusto! Questo è come uno
sciopero, anzi, è meglio di uno sciopero perché negli scioperi ci
rimettiamo sempre la paga noi operai... questo invece è uno
sciopero dove finalmente chi ci rimette è il padrone! Anzi, si fa di
meglio: a zero ore anche lui! Quindi: non si paga! non si paga! E
questo va per tutti i soldi che ci avete rubato in anni e anni che
veniamo qui a fare la spesa!» E via che se ne vanno carichi di
roba. E allora io ci ho ripensato... ho combattuto una battaglia con
me stessa... una battaglia tremenda e poi... ho fatto la spesa tutta da
capo. «Non si paga! Non si paga!», gridavo anch’io. E tutte le altre
anche loro: «Non si paga! Non si paga!» Quella svenuta ha ripreso
subito i sensi! Via come una saetta ai banchi: «Non si paga! Non si
paga!» Pareva l’assalto a Porta Pia!
MARGHERITA Ah, ah, che bello! E porco cane, io che non c’ero!
ANTONIA Ma intanto è arrivata davvero la polizia, quella vera...
tutta mascherata... non ti dico lo spavento! Tremavo... tremavamo
noi, tremavano i sacchetti, un rumore di plastica che non ti dico!
Però stavolta, nessuna di noi donne si è messa a scappare. Poi, a
un cenno degli operai, siamo uscite dal supermercato, con delle
facce decise, ma cosí decise, cosí oneste, che sembravamo Gui e
Tanassi al processo della Lockheed2... E gridavamo: «Oh,
finalmente siete arrivati! Bravi! Evviva la polizia! Avanti, andate
dentro ad arrestarli ’sti ladroni accaparratori!» E via che ce ne
andavamo, con gli operai che ci facevano cordone per farci
prendere il tram in tutta tranquillità.
MARGHERITA Che bello!
347
ANTONIA È poco dire bello! Una roba d’entusiasmo! Tremo
ancora tutta! Sono qui eccitata... Guarda, ne farei una al giorno, io,
di queste spese qua! Non tanto per il fatto che non abbiamo pagato
la merce, ma perché di colpo ci siamo trovati tutti insieme, donne
e uomini, a fare una roba proprio giusta... di coraggio, contro i
padroni. E li abbiamo presi davvero in contropiede! Che adesso
sono loro che incominciano ad avere paura, tanto che, l’ho sentito
dire in tram, in qualche supermercato hanno messo in funzione il
«paniere calmierato».
MARGHERITA Certo, certo, avete fatto bene... ma adesso cosa
gli racconti a tuo marito? Non sbolognerai anche a lui la storia che
l’hai vinta coi punti qualità...
ANTONIA Perché, dici che non la beve?
MARGHERITA Io dico di no.
ANTONIA Eh già... forse è troppo grossa. Il guaio è che
legalitario com’è... quello chissà che scenata mi fa. Già c’è il fatto
che oggi ho speso tutti i soldi che mi restavano e domani non ho
una lira per pagare il gas, la luce, per l’affitto a equo canone... E
chi se ne sbatte... non lo pago da non so quanti mesi...
MARGHERITA Be’, se è per quello, nemmeno io li ho... e
l’affitto non lo pago da cinque mesi...e non sono riuscita neanche a
fare la spesa che hai fatto tu.
ANTONIA Si fa presto a rimediare... qui c’è roba che basterebbe
per un orfanotrofio... te ne prendi un po’ e te la porti a casa.
MARGHERITA No, no, per carità... grazie, ma io non la voglio...
a parte che, te l’ho già detto, non ho un soldo per pagartela.
ANTONIA (seria) Be’, se non hai i soldi per pagarla... (Cambia
tono) Ma sei cretina! Io me la sono autoregalata... e dovrei farla
348
pagare a te!? Ma per chi mi prendi? Oggi si fa credito! Su, portala
via!
MARGHERITA Già, e poi cosa racconto a mio marito? «Sai, è
roba mezzo rubata!» Quello mi ammazza! No, no.
ANTONIA (mentre parla, toglie varie scatole da un sacchetto) Il
mio no, non mi ammazza, perché è proibito dalla legge... ma mi fa
crepare a furia di scenate! Si affaccia alla finestra e grida: «Mia
moglie è una ladra!» Tira fuori l’onorabilità del suo nome
infangato: «Piuttosto crepare di fame, ma guai andare contro la
legge! Io ho pagato sempre tutto fino all’ultimo centesimo...
Povero, ma onesto! Hai gettato il mio nome onorato nel fango!» E
via che s’infila nell’armadio!
MARGHERITA (meravigliata) Nell’armadio?
ANTONIA Ma sí! Ogni volta che si litiga... da ventotto anni... si
chiude nell’armadio... suda come da morire, ma non esce.
Organizzaaato! Ha la sua lucettina, il suo seggiolino... si mette lí e
si legge tutta la «piattaforma» del progetto sindacale... se la impara
a memoria. Apre solo per continuare a insultarmi. (Guarda con
attenzione una scatola che ha in mano) Ma cosa ho preso qui?
(Legge) Carne composta per cani e gatti? Oh, ma tu guarda! (Passa
la scatola a MARGHERITA).
MARGHERITA (legge) Omogeneizzati a gusti diversi! Ma perché
l’hai preso?
ANTONIA Ma no, non l’ho scelta! Si vede che nella confusione
ho afferrato quello che capitava... (Prende un’altra scatola) E
guarda questo!
MARGHERITA (legge) Miglio per canarini?!
349
ANTONIA (altra scatola) Be’, meno male che è tutta roba che non
ho pagato, altrimenti mi mangiavo una (legge) «Testa di coniglio
surgelata»!
MARGHERITA Ma cosa dici? Testa di coniglio?! Surgelano le
teste di coniglio?!
ANTONIA Eh, c’è scritto qua: «Per arricchire il pastone dei vostri
polli... cinque teste di coniglio duecento lire!» Costano poco, però!
(Con disappunto) E non posso nemmeno andare a cambiarle che,
come mi vedono, mi arrestano. Pazienza...
MARGHERITA (ride divertita) Ah, ah, ma roba dell’altro mondo!
E tu vorresti che mi portassi a casa ’sta porcheria qua?
ANTONIA Ah, no! Alle teste di coniglio ci tengo troppo... le
mangio io...Tu ti porti via la roba usuale: olio, pasta... Su, muoviti,
che tanto tuo marito fa il turno di notte e hai tutto il tempo di
nasconderla (Riempie vari sacchetti per l’amica).
MARGHERITA Sí, nasconderla, che se poi la polizia viene a fare
la perquisizione casa per casa?
ANTONIA Ma non dire scemate: la polizia! C’era tutto il
quartiere oggi al supermercato... e qui ci saranno almeno diecimila
famiglie... te la immagini la polizia che arriva a farci il
rastrellamento uno per uno... e quando finisce, a Pasqua? (La
donna si affaccia a sbirciare a una immaginaria finestra, centro
proscenio) Porco cane, mio marito! Sta salendo, è già lí di sotto.
Non ho ancora nascosto la spesa... Via, prenditi ’sta roba...
MARGHERITA (spaventata) Dove la metto?
ANTONIA
Sotto
al
cappotto!
(MARGHERITA
sistema
velocemente i sacchetti sotto il cappotto all’altezza del grembo).
Aiutami a mettere i miei sotto al letto... (Freneticamente, prende
tutti i sacchetti che stanno sul tavolo e nella credenza e li ficca
350
sotto il letto. Lo scatolame col mangime per gli animali lo ripone
sulla credenza in fondo. Mentre esegue queste azioni, dice) Il
GIOVANNI se mi scopre va a chiamare i carabinieri:
«Maresciallo, arresti mia moglie! È una ladra! È un’assassina!» Fa
ripristinare la pena di morte! Vai, corri... fermalo! Raccontagli
qualche teleromanzo...
MARGHERITA si avvia alla porta d’uscita e s’incrocia con il
marito di ANTONIA, GIOVANNI, che sta entrando in casa.
MARGHERITA (di fretta, molto imbarazzata) Buongiorno,
GIOVANNI.
GIOVANNI Oh, buongiorno Margherita... come va?
MARGHERITA Bene grazie... ciao Antonia ci vediamo... (Esce).
GIOVANNI rimane perplesso a guardare Margherita col pancione
che se ne va.
ANTONIA Allora GIOVANNI, cosa fai lí imbambolato? A parte
che era ora che tornassi! Dove sei stato fino adesso? (Prepara il
tavolo per la cena. Tovaglia di plastica, piatti, posate, ecc.).
GIOVANNI Ma che cos’ha la Margherita?
ANTONIA Perché, cosa dovrebbe avere?
GIOVANNI Mah... è tutta grossa lí davanti: un pancione!
ANTONIA E allora? È la prima volta che ti capita di vedere una
donna sposata, con il pancione?
GIOVANNI Vuoi dire che è incinta?
ANTONIA Be’, è il minimo che possa capitare a una che fa
l’amore.
GIOVANNI Ma di quanti mesi è? Domenica scorsa l’ho vista e
non mi pareva...
351
ANTONIA E quando mai hai capito qualcosa tu delle donne? A
parte che domenica scorsa è già una settimana fa... e in una
settimana, hai voglia che cosa può capitare!
GIOVANNI Senti, sarò cretino, ma non fino a ’sto punto... E poi
LUIGI, suo marito, lavora alla mia stessa linea, mi racconta
sempre tutto di lui e di sua moglie... e non me lo aveva detto che
lei aspettava un bambino...
ANTONIA (non sa come uscirne) Be’... ci sono cose che magari a
uno... gli secca di raccontare in giro.
GIOVANNI Come gli secca? Ma sei scema? Gli secca di dire che
sua moglie aspetta un figlio?! È una vergogna? «Oddio, ho messo
incinta mia moglie!»
ANTONIA (cercando le parole) Forse... non te lo ha detto
perché... non lo sa ancora. (GIOVANNI la guarda sbalordito. La
donna continua imperterrita) E se non lo sa lui, come fa a venirlo a
raccontare a te?
GIOVANNI Come non lo sa?!
ANTONIA Eh sí, si vede che lei non gliel’ha voluto dire!
GIOVANNI Come, non gliel’ha voluto dire?!
ANTONIA Eh sí, perché lei... quella ragazza lí... è molto
riservata... E anche perché lui, il LUIGI... dice sempre alla
Margherita che è ancora presto, che non è il momento, con la crisi
che c’è in ballo, che prima si devono sistemare... che se resta
incinta poi la ditta dove lei lavora la licenzia. Tant’è vero che lui le
faceva sempre prendere la pillola.
GIOVANNI E se lui le faceva prendere la pillola, com’è che lei è
rimasta incinta lo stesso?
ANTONIA Be’... si vede che non ha fatto effetto! Capita sai!
352
GIOVANNI E se capita, allora perché l’ha tenuto nascosto al
marito? Che colpa ne ha lei?
ANTONIA Be’, forse la pillola non le ha fatto effetto per il fatto...
che lei la pillola non la prendeva... E se una la pillola non la
prende... (non sa piú cosa dire) poi capita che la pillola... non
faccia effetto.
GIOVANNI Ma cosa dici?!
ANTONIA (tossisce nervosamente) La Margherita è molto
cattolica...e siccome il Papa ha detto che la pillola è peccato
mortale...
GIOVANNI Ma dico, sei scema? Parli come una matta! La pillola
che non fa effetto perché non la prende... Il Papa! Lei con un
pancione di nove mesi e il marito che manco se ne accorge?
ANTONIA (sempre piú in difficoltà) Forse il LUIGI non se ne
accorgeva... perché la MARGHERITA... si fasciava!
GIOVANNI Si fasciava?!
ANTONIA Sí, si legava tutta stretta, strettissima... per non dare
nell’occhio! Tanto che proprio oggi quando l’ho incontrata m’è
venuto in mente: «Ma MARGHERITA, sei ancora fasciata!»
Gliel’ho detto in una maniera che lei quasi si sfasciava lì... in
strada.«Ma tu sei matta, vuoi perdere il bambino? Va a finire che
lo soffochi! Sfasciati subito, e fregatene se ti licenziano! È piú
importante il bambino!» Ho fatto bene?
GIOVANNI Certo che hai fatto bene! Hai fatto bene sí!
ANTONIA Sono stata brava?
GIOVANNI Sí, sí... brava.
ANTONIA Cosí, lei, la Margherita, è venuta in casa e s’è decisa a
sfasciarsi: ploff!! Un pancione!! Dovevi vedere, GIOVANNI!
GIOVANNI Ho visto!
353
ANTONIA E le ho anche detto: «E se poi tuo marito fa delle
storie, digli di venire a casa mia, che c’è il mio GIOVANNI che
gli dice quattro paroline come si deve!» Ho fatto bene?
GIOVANNI Sicuro che hai fatto bene.
ANTONIA Sono stata brava?
GIOVANNI (distratto) Ma sí, ma sí...
ANTONIA Ecco: «Ma sí, ma sí...» ti sembra la maniera di
rispondere? Dico, ce l’hai con me? Avanti, cos’ho fatto? (Prende
una scopa e si mette a spazzare la casa).
GIOVANNI Ma no, non ce l’ho con te... ce l’ho con quello che è
successo oggi in fabbrica.
ANTONIA Perché, cos’è successo?
GIOVANNI Ce l’ho con la tensione che c’è in giro... con la Fiat
che licenzia... che hanno licenziato perfino quattro morti... Sí,
quattro morti! Erano morti da due mesi... quattro operai... li hanno
licenziati... per assenteismo! Con lo sbaracco che c’è in giro,
dicevo, invece di star tranquilli... nossignore: cinque operai... solo
cinque, alla mensa hanno fatto una cagnara per il mangiare: «È
una schifezza! È una porcata, roba di scarto!»
ANTONIA Invece era roba buona: rancio ottimo e abbondante?
GIOVANNI No, no... era proprio una schifezza... ma non c’era
bisogno di mettersi tutti in massa a fare ’sta cagnara!
ANTONIA Be’, tutti in massa... hai detto che erano cinque!
GIOVANNI Al principio! Ma poi si son buttati tutti... hanno
mangiato e poi sono usciti senza pagare!
ANTONIA Anche loro?
GIOVANNI Come: anche loro?
ANTONIA Sí, dico, non solo quei cinque... anche tutti gli altri...
354
GIOVANNI Sí, anche i delegati di fabbrica... che, almeno quelli,
dovrebbero dare il buon esempio... non buttarsi con gli estremisti!
ANTONIA (finge di essere indignata) Eh, dico!
GIOVANNI Ma non è finita: vengo fuori per andare a prendere il
tram, passo davanti al supermercato lí della zona e ti vedo un
sacco di donne... saranno state trecento, che urlavano... e uscivano
tutte cariche di roba e gridavano: «Questa roba l’abbiamo pagata
quello che abbiamo deciso noi!» Hai capito?!
ANTONIA (piú che mai indignata) Oeh, ma che roba!
GIOVANNI Non solo, avevano assaltato anche i banconi della
merce e la maggior parte se ne stava andando senza pagare!
ANTONIA Anche loro?!
GIOVANNI Cosa, anche loro?
ANTONIA Eh sí, dico, come gli scalmanati della tua fabbrica, che
non hanno pagato la mensa.
GIOVANNI Eh sí, anche loro! E hanno anche malmenato il
direttore.
ANTONIA Quale direttore? Quello del supermercato o quello
della mensa?
GIOVANNI Tutti e due!!
ANTONIA (come sopra) Oeh, ma che roba! Guarda, sono qua che
sono stravolta!
GIOVANNI Eh, ci credo! ’Sti sottoproletari del porco giuda,
incivili e provocatori, che fanno il gioco dei padroni... che poi cosí
possono andare in giro a dire che gli operai rubano, che siamo
degli avanzi di galera.
ANTONIA Ma cosa c’entrano gli operai? Al supermercato erano
le mogli che portavano via la roba a prezzo modico, no?
355
GIOVANNI Sí, ma a casa sono loro, i mariti... gli operai, che
fingono di niente! E che magari dicono anche: «Brava, hai fatto
bene a fare manbassa!» invece di spaccargli in testa scatola per
scatola... sacchetto per sacchetto. (ANTONIA, istintivamente, si
tocca la testa preoccupata). Che, guarda, se mia moglie mi
combinasse una cosa simile, io le faccio mangiare anche la scatola
di lamierino, compresa la chiavetta per aprirla! E che a te non
venga in mente di sgarrare a ’sto modo perché, guarda, io se solo
vengo a sapere che hai fatto l’arraffo al supermercato, o che
appena ti sei permessa di pagare sottocosto anche una scatola di
acciughe, io... io...
ANTONIA ...tu me la fai mangiare con la chiavetta compresa!
Lo so!
GIOVANNI No, peggio! Io me ne vado da questa casa... faccio
fagotto e non mi vedi piú! Anzi, prima ti ammazzo e poi chiedo il
divorzio! Che se non altro, abbiamo vinto il referendum per
qualche cosa!
ANTONIA (furente) Senti, se la metti su ’sto tono, te ne puoi
andare anche subito... anche senza divorzio! Ma come ti permetti
di insinuare che io?... Guarda... piuttosto di portare a casa della
roba non pagata quello che è di legge, io... io... ti faccio morire di
fame!
GIOVANNI Preferisco! (Cambia tono) A proposito di fame, cosa
c’è per cena? Con ’sto fatto del casino in mensa, oggi ho perfino
saltato il pasto. (Si siede al tavolo) Allora, cosa si mangia?
ANTONIA Questo! (Gli sbatte sul tavolo, con rabbia, la scatoletta
di carne per cani e gatti).
GIOVANNI Che roba è?
ANTONIA Non sai leggere? È carne composta per cani e gatti.
356
GIOVANNI Cosa?!
ANTONIA È buonissima!
GIOVANNI Sarà buonissima per i cani!
ANTONIA Non c’era altro. E poi costa poco, è nutriente... ed è
piena di proteine... è anche senza estrogeni... così non t’ingrassi
come un vitello! È squisita! Guarda, c’è anche scritto!
GIOVANNI Ma stai a sfottere?!
ANTONIA E chi sfotte? Ma tu ci vai mai a fare la spesa? Sai a che
prezzi sono andati l’olio, la pasta, il riso, lo zucchero? Costa tutto
il doppio, e poi manco lo trovi! Hanno imboscato tutto, per fare la
borsa nera. Siamo peggio che in guerra.
GIOVANNI Be’, non esageriamo... in guerra! Ad ogni modo io
non sono ancora un cane! E ’sta schifezza te la mangi tu!
ANTONIA Ah sí! Io la mangio sí. (Si mette ad abbaiare).
GIOVANNI Io piuttosto mangio una tazza di latte e basta così!
ANTONIA Mi spiace, ma latte non ce n’è.
GIOVANNI Come, non ce n’è?
ANTONIA Ah, non lo sai? Stamattina è arrivato il camion del
latte e subito è girata la voce che l’avevano aumentato un’altra
volta... e allora quattro o cinque scalmanati, incoscienti... ma
dovevi vedere... sono saltati sul camion... dei provocatori erano!
Te lo dico io: provocatori!! C’erano anche dei «tuoi» compagni
del Pci.
GIOVANNI Come... «tuoi» compagni! Perché, tu non sei del Pci?
ANTONIA Sí, ma quelli lí erano i compagni «tuoi». (Fa con la
mano un gesto di disprezzo).
GIOVANNI Tu, per favore, quando dici Pci e tuoi compagni, non
fai cosí! (Ripete il gesto di ANTONIA) Perché cosí (come sopra)
lo fai quando dici: Psdi o Psi. Quando dici Pci fai (con voce dolce)
357
Pci! (Riprende il discorso) Dei provocatori! L’hai detto! Magari
con «l’Unità» in tasca! Socialisti craxiani! Ne fanno di tutti i
colori quelli lí per sputtanarci. Craxi: l’omogeneizzato diverso!
Adesso fa il matrimonio col minotauro... Pietro Longo3.
ANTONIA Sí, erano dei provocatori! Pensa che hanno distribuito
il latte alle donne a cento lire il litro! Ma cosa pretendevi... che io
andassi a comperare della merce mezzo rubata?
GIOVANNI Ma figurati!
ANTONIA L’avresti fatto, tu?
GIOVANNI No!
ANTONIA L’avresti poi bevuto?
GIOVANNI Ah no, no di certo!
ANTONIA Bravo: e allora non berlo!
GIOVANNI Ma non c’è qualcos’altro?
ANTONIA Sí, ti posso fare una minestrina...
GIOVANNI Di che cosa?
ANTONIA (prende dalla credenza un pacchetto di miglio) Miglio
scelto per canarini.
GIOVANNI Miglio per canarini?! Sfotti?
ANTONIA Sí, è buono, sai... è ottimo contro il diabete!
GIOVANNI Ma io non ho il diabete!
ANTONIA Be’, mica è colpa mia se non ce l’hai ancora... e poi
costa metà del riso. A parte che di riso non ce n’era piú. C’era solo
del risone, ma a te il risone non piace... e allora ho comperato il
miglio che costa la metà del risone.
GIOVANNI Senti, ti devi decidere: o cane o canarino!
ANTONIA Oehu, quante storie!... La Michela qui davanti dice che
lo fa tutti i giorni per suo marito... e giura che è buonissimo...
358
GIOVANNI Per suo marito? Infatti l’ho visto: gli stanno
crescendo le piume! Era lí oggi, alla fermata del tram e ad un certo
punto fa cosí con la zampa. (Mima la camminata di una gallina)
Poi il tram non arrivava... allora fa: «Chicchirichí!» (Imita
l’incedere impettito del gallo) «Chicchirichí! Me ne vado con i
mezzi miei!» (Mima lo svolazzare di un gallo ruspante).
ANTONIA Smettila di scherzare. Il miglio è una bontà! Tutto il
segreto è nel brodo... vedi, ho preso anche le teste di coniglio
surgelate. (Gli mette sotto al naso la scatola con le teste di
coniglio).
GIOVANNI Teste di coniglio?!
ANTONIA Certo! Come sei ignorante! La minestra di miglio si fa
con le teste di coniglio! Solo le teste: surgelate! Non sarai
prevenuto contro la roba surgelata adesso?
GIOVANNI (infilandosi la giacca e dirigendosi verso la porta di
uscita) Va bene, va bene... ho capito... Ti saluto!
ANTONIA Dove vai?
GIOVANNI E dove vuoi che vada? Vado giú, in qualche trattoria.
ANTONIA E i soldi?
GIOVANNI Giusto, dammi i soldi.
ANTONIA Quali?
GIOVANNI Come, quali? Non mi dirai che sei già rimasta senza...
ANTONIA No, ma ti sei dimenticato che domani c’è da pagare la
luce, il gas e l’affitto. O vuoi che ci diano lo sfratto, e che ci
tolgano la luce e il gas!?
GIOVANNI Per carità! «Il proletariato, digiuno, ma sempre
illuminato». (ANTONIA si infila il cappotto). Dove vai?
ANTONIA Dalla Margherita; lei ha fatto la spesa grossa oggi, mi
faccio prestare qualcosa. Vado e vengo.
359
GIOVANNI Non tornare con altre teste di coniglio!
ANTONIA No, ti porto solo le zampe! (Esce).
GIOVANNI Sí, fai la spiritosa... che io ho una fame... che mi
mangerei anche... (ha preso in mano una scatoletta e se la rigira fra
le mani. Legge) «Una leccornia per i vostri amici cani e gatti!
Omogeneizzato, gustoso...» Guarda, voglio proprio sentire che
odore ha! Come si apre? Ecco, come al solito, si è dimenticata di
farsi dare la chiavetta. Oh, guarda, è a vite. Per i cani e i gatti
fanno le scatole a vite. (Apre la scatola, annusa) Be’, l’odore non è
male... sa come di marmellata sott’aceto con un fondo di rognone
trifolato, corretto con olio di fegato di merluzzo. (Avvicina la
scatola all’orecchio. Ridendo) Si sente il mare! (Ride disgustato)
Devono essere proprio dei gran deficienti i cani e i gatti per
mangiare ’sta porcheria. (Cambia tono) Guarda, la voglio proprio
assaggiare! Però con due gocce di limone per via del colera. (Dal
di fuori arriva l’ululato di una sirena della polizia, grida di uomini
e di donne, e ordini militari). Cos’è ’sto casino? (S’affaccia
all’immaginaria finestra in palcoscenico e fa cenni verso qualcuno
che sta dall’altra parte, nel palazzo di fronte) Aldo! Ehi, Aldo!
Cos’è che sta succedendo? Sí, vedo che è la polizia... ma cosa
vogliono? Oeuh, quanti gipponi! Cos’è? Rastrellamento?!... Cosa,
contro il supermercato? Quale supermercato?... Ah, anche qui?...
Questo del quartiere?! Ma quando è successo?... Oggi? Ma chi?...
Tutti? Come tutti?... Oehu, esagerato! Mille donne!... No, mia
moglie non c’era di sicuro. Lei è d’un contrario a ’ste ruberie che
piuttosto mi fa mangiare le teste di coniglio surgelate!... Solo le
teste... il resto si butta. Sono buonissime... si spaccano a metà, due
gocce di limone e... (mima d’ingoiarle) ostriche! Si diventa
fosforescenti!...No, no, non insistere... mia moglie oggi non è
360
neanche uscita di casa. Ha dovuto sfasciare la pancia a una sua
amica... Ma no «sfasciargliela-rompergliela»... sfasciare nel senso
di togliere le bende... per via che suo marito, il Luigi, non vuole
che resti incinta... tant’è vero che le faceva prendere la pillola...
Ma lei ha dato retta al Papa e cosí la pillola non ha fatto effetto,
tanto che si è gonfiata in una settimana... Una roba!! Come, non
capisci? (Guarda in basso nella strada. Si risentono ordini e grida).
Eh, ma è proprio un rastrellamento! Ma cosa hanno intenzione di
andare davvero casa per casa? Ah, se vengono anche qui da me gli
faccio vedere io! Perché questa è una provocazione bella e buona!
Per sputtanarci, sicuro: «Gli operai pelandroni, ladri e balordi!»
Bussano alla porta
VOCE (fuori campo) Permesso?
GIOVANNI Chi è?
voce (fuori campo) Apra, polizia!
GIOVANNI (aprendo la porta) Polizia? E che cosa volete da me?
Entra un APPUNTATO di Pubblica Sicurezza.
APPUNTATO Perquisizione. Ecco il mandato. Perquisizione in
tutto il caseggiato.
GIOVANNI Perché, cosa andate cercando?
APPUNTATO Senta, non cada dalle nuvole. Lo saprà anche lei, lo
sanno tutti che oggi qui c’è stato un assalto al supermercato.
Migliaia di donne e anche uomini, hanno acquistato sottoprezzo
quintali di merce... e molti non hanno nemmeno pagato. Stiamo
cercando la refurtiva o, se preferisce, la merce acquistata a prezzo
fortemente ribassato.
361
GIOVANNI E la venite a cercare qui da me? Come dire che io
sarei un ladro, teppista e balordo!
APPUNTATO Senta, la prenda come le pare. Io non c’entro. Io ho
ricevuto degli ordini e devo eseguirli.
GIOVANNI Esegua, esegua pure... ma l’avverto che questa è una
provocazione, anzi peggio: è una presa per il sedere! Venite qui
anche a sfotterci oltre che ci fate crepare di fame. Guardi qua cosa
mi tocca di mangiare: omogeneizzato per cani e gatti! (Porge la
scatoletta all’Appuntato).
APPUNTATO Cosa?!
GIOVANNI Guardi, guardi... annusi che porcheria! Noi non
possiamo permettercela la roba da cristiani... anche perché
sparisce... la imboscano! Perché tutto costa un occhio della testa...
testa di coniglio! (Mette sotto il naso dell’Appuntato la scatola che
contiene le teste surgelate).
APPUNTATO Ma lei davvero mangia ’sta roba?
GIOVANNI Non è male, sa! Vuole favorire? Senza complimenti...
due gocce di limone e va giú come sterco di gatto omogeneizzato!
Assaggi! Fa bene per la sciatica.
APPUNTATO No, grazie... non vomito mai prima dei pasti.
GIOVANNI Capisco... Forse preferisce che le faccia una bella
minestrina di miglio per canarini?
APPUNTATO Miglio per canarini? Ma sta a sfottere?
GIOVANNI Ma neanche per idea, eccolo qua: costa solo duecento
lire al chilo... mangia questo... e poi cinguetta: pio, pio! Poi fa cosí
con la zampa. (Imita il ruspare del gallo) Diventa un vero PS
ruspante! Detto anche «poulé»4! Poliziotto. Ecco, cosí diventa un
vero poulé!
362
APPUNTATO Certo che siete ridotti proprio male, eh! Del resto,
anche noi col nostro stipendio non si scherza; mia moglie anche
lei, poveraccia... con tutto che io mangio in caserma... Guardi,
proprio la capisco. E... non dovrei dirlo, ma capisco anche tutte
’ste donne del quartiere che oggi hanno imposto la svendita.
Hanno ragione... personalmente hanno tutta la mia comprensione:
contro il furto non c’è altra difesa che l’esproprio!
GIOVANNI (sbalordito, lo guarda incredulo) Come, come... gli dà
ragione?!
APPUNTATO Eh, sí, andiamo... cosí non si può andare avanti.
Lei non ci crederà, ma io ho il disgusto di venire qui a fare il
poliziotto... a fare ’sta porcata di rastrellamento. E per chi poi? Per
dei porci speculatori che affamano, che arraffano, che rubano...
Sono loro che rubano! (Si toglie il cappello).
GIOVANNI (come sopra) Scusi, signor APPUNTATO... ho detto
giusto, è APPUNTATO, lei?
APPUNTATO Sí, sono appuntato.
GIOVANNI Autonomia PS5? Ma le sembrano cose da dire? Un
poliziotto, andiamo! Ma sa che questi sono discorsi da estremista?
APPUNTATO Macché estremista, io sono uno che ragiona. E che
s’incazza pure! Perché dovete piantarla di vederci, a noi poliziotti
della truppa, come una massa di deficienti che basta fargli un
fischio e: «agli ordini, scattare, abbaiare, mordere» come tanti cani
da guardia! E guai a chi si permette di parlare, di discutere... di
esprimere le proprie idee... «Zitto! Cuccia lí!»
GIOVANNI Ma allora, se la pensa cosí, perché ha scelto di entrare
nella polizia, scusi?
363
APPUNTATO Ma chi ha scelto? Perché, lei ha forse scelto di
mangiare ’sta porcheria per cani e gatti, le teste di coniglio e
’st’altra schifezza per canarini?
GIOVANNI No! È stato il mio dietista! (Torna serio) Non c’era
altro!
APPUNTATO Ecco, e anche per me non c’era altro... o prendere o
crepare. Inter nos: io sono laureato, caro signore...
GIOVANNI Laureato?... È per questo che dice «inter nos»?
VOCE MASCHILE (fuori campo) Appuntato... noi qui avremmo
finito... che facciamo, andiamo avanti?
APPUNTATO (ad alta voce, verso l’esterno) Ma sí! Non state a
rompere le scatole... Andate avanti per l’altra scala... che dopo vi
raggiungo. (Riprende il dialogo con GIOVANNI) Stavo dicendo
che io sono laureato. Mio padre ha tirato la cinghia per anni e anni
per farmi studiare... e alla fine cos’ho trovato? Niente: o emigrare,
o un posto di spazzino municipale, o vai nella polizia! A me mi ci
hanno obbligato... caro signore! «Vieni nella polizia e conoscerai
il mondo!» E io l’ho conosciuto il mondo. Bel mondo! Un mondo
di bastardi, di furbi e di fregati!
GIOVANNI (interdetto) Be’, ma mica tutti la pensano come lei. Ci
sono quelli che si trovano bene nella polizia.
APPUNTATO Sí, quelli imbesuiti dalla propaganda, dal senso
dell’onore e del sacrificio! Quelli che per sentirsi qualcuno hanno
bisogno di reprimere gli altri, di dare ordini... che quando dei loro
colleghi vengono accoppati come cani, al bar, mentre bevono una
tazzina di caffè, a loro basta l’encomio del ministro... la medaglia
alla vedova. I figli deficienti del popolo bue!
GIOVANNI (sbalordito) Ma roba dell’altro mondo! Scusi, ma lei
è un poliziotto davvero? Se mi sta prendendo in giro, me lo dica!
364
Che poi a me tocca di essere qui a fare la difesa della polizia... che
se lo sanno in fabbrica, mi fanno dei pernacchi! Ma insomma, la
polizia ci vuole, no? Magari un po’ piú democratica, ma ci vuole.
Se no, è il caos! Uno, perché gli viene in testa che sia giusto cosí,
non può fare di testa sua... e andare a fare la spesa pagando quello
che gli salta in mente! Bisogna attenersi alla legge!
APPUNTATO Già, e se la legge è infame? Se è una copertura alla
rapina?
GIOVANNI Eh be’, allora ci sono metodi di lotta democratici...
c’è il Parlamento, ci sono i partiti... i metodi di lotta democratici..
e si riformano le leggi.
APPUNTATO Ma dove riforma? Che cosa riforma? Dove sono le
riforme? Bidoni, ecco quello che sono le riforme! Ce le
promettono da vent’anni... e poi le uniche che ci hanno partorito
sono quelle per tirare in piedi i baracconi del sottogoverno, le
riforme per il rincaro della benzina, delle tasse... e quelle per
distribuirsi quaranta miliardi fra tutti i partiti compreso quello
fascista. Prima rubano, e poi per punirsi, ’sti fottuti ladri del
governo, decidono di autofinanziarsi... fanno un’altra rapina,
legalizzata stavolta! E dentro c’è anche il Pci!
GIOVANNI (come se avesse ricevuto una coltellata) Il Pci?
APPUNTATO Sí!
GIOVANNI (risentito) Lo so! Non è piaciuta neanche a me ’sta
porcata!
APPUNTATO Mi creda, le uniche riforme serie la gente, se
comincia a ragionare, se le deve fare per proprio conto. Perché
finché la gente delega, dà fiducia, ha pazienza, senso di
responsabilità, comprensione, autocontrollo, autodisciplina... e via
di ’sto passo... niente si muove! E adesso scusi, ma devo andare a
365
fare il mio mestiere. (Si rimette il cappello in testa e si dirige verso
l’uscita).
GIOVANNI (sghignazza sfottente) Me l’aspettavo io. Ecco, vede,
prima fa tanto il maoista sovversivo e poi, nella pratica, si rimette
il cappello e torna a fare il poliziotto.
APPUNTATO Ha ragione. Sono uno che è capace soltanto di fare
delle parole... Mi sfogo e via. Evidentemente mi mancano ancora
il coraggio e la coscienza. Sono uno che per adesso è bravo solo a
far chiacchiere.
GIOVANNI Ecco, bravo! Solo delle chiacchiere... Il laureato
poveraccio che deve fare il poliziotto perché non ha altro da
scegliere. Ma cosa credeva, di farmi piangere? «Ma non posso
mica emigrare... sa, io sono laureato!» E sí che doveva emigrare
anche lei invece, fare lo spazzino piuttosto, come fanno tanti in
Meridione... che loro sí, hanno fatto la scelta da uomini... perché
hanno la dignità! Ha capito? È solo questione di dignità! E invece i
suoi sono discorsi di quelli che hanno sempre la scusa pronta per
non arrischiare mai un bel niente! E domani scommetto che io la
ritrovo, lei... davanti alla mia fabbrica, mentre faccio i picchetti...
Lei arriva e: «Scusi... cerchi di capire... io sono a sinistra... sono
molto piú a sinistra di lei... cerchi di capire...» Bang! (Mima di
dare una manganellata in testa) «Laureato!» (Cambia tono) Lei è
un privilegiato!
APPUNTATO Macché privilegiato! Lavoriamo sottopaga, gli
straordinari gratis, in galera se scioperiamo, e al camposanto con
un buco nella testa senza sapere per chi né perché! Privilegiati! Se
si va avanti di questo passo, può anche darsi che uno di questi
giorni le capiti di venire a sapere che dei poliziotti si sono rifiutati
366
di andare a fare i pestaggi per i padroni... anzi, che si sono magari
buttati dall’altra parte!
GIOVANNI (ride sgangherato) Ah, vorrei proprio vederla una
roba simile! Prima voglio vedere papa Wojtyla che benedice gli
scioperanti... gli operai della Fiat di Torino come ha fatto con
quelli di Danzica6.
APPUNTATO Guardi che il mondo sta cambiando, sa! E se
cambia... (Fa per uscire) Saluti e buon appetito!
GIOVANNI (lo blocca) Be’, adesso se ne va cosí, senza fare
neanche un po’ di perquisizione? Eh, allora mi offende! Dia
almeno un’occhiata tanto per gradire.. che so, sotto il letto,
nell’armadio...
APPUNTATO E per farci che? Per trovarci anche qualche
sacchetto di mangime per maiali e un barattolo di pastone per trote
di allevamento? Grazie, ma proprio non è il caso. Saluti e buon
appetito! (Esce).
GIOVANNI E buona sera! Ma guarda che al mondo non si finisce
mai di incontrarne di balenghi! Pure il PS autonomia sovversivo,
tutto rosso. Di solito ne incontravo solo di fascisti, gnucchi e
prepotenti... e adesso... pure quelli rossi! Ecco dove sono finiti gli
opposti estremismi: nella polizia! E mi viene anche a fare le
critiche da sinistra al Pci! Che se lo viene a sapere Pecchioli7...
altro che figli del popolo! Ah, ma io ho capito... quello lí è un
provocatore. Lui, il furbo, è venuto qui per cercare di farmi
parlare: «Bisogna assaltare i supermercati... la rivolta nella
polizia!» che se io da fesso ci cascavo e gli davo ragione... lui
«Altolà... Brigate rosse! Sei in arresto! Fammi sentire la voce che
la registriamo e la mandiamo in America da un nostro tecnico
particolare, che ci dice al novanta per cento che la tua senz’altro è
367
quella che ha telefonato alla vedova Moro...» (Ride divertito; grida
in direzione della porta) L’hai trovato il merlo che abbocca...
(afferra soprapensiero il pacchetto del miglio) il merlo che mangia
il boccone con l’amo... (Realizza il contenuto del pacchetto) No,
qui il merlo mangia solo il becchime per canarini!
Entra ANTONIA trafelata.
ANTONIA Sono stati anche qui?
GIOVANNI Chi?
ANTONIA Ma non hai saputo cosa sta succedendo? Stanno
perquisendo casa per casa!
GIOVANNI Sí, lo so.
ANTONIA Hanno arrestato anche i Mambetti e i Fossani... hanno
trovato roba in un sacco di famiglie e gliel’hanno confiscata tutta!
GIOVANNI Hanno fatto bene, cosí imparano a fare i furbi!
ANTONIA Ma gli hanno portato via anche roba pagata
regolarmente.
GIOVANNI Certo, succede sempre cosí quando ci sono dei
balordi che fanno manbassa; poi ci vanno sempre di mezzo anche
quelli che non c’entrano! Si fa per dire, perché ad esempio qui
sono venuti e...
ANTONIA (spaventatissima) Sono venuti qui?
GIOVANNI Certo.
ANTONIA E cosa hanno trovato?
GIOVANNI (meravigliato) Perché, cosa dovevano trovare?
ANTONIA (cerca di riaversi, cambia tono) Niente. No, dico... non
si sa mai... uno magari è convinto di non averci in casa niente, e
invece... magari...
GIOVANNI Magari...?
368
ANTONIA Te la mettono loro, i poliziotti, la roba... per
incastrarti! Non è la prima volta... al figlio della Rosa, per
esempio, gli hanno fatto una perquisizione e intanto che nessuno
guardava, track, gli hanno infilato una pistola sotto il cuscino e un
pacco di ciclostilati sotto il letto.
GIOVANNI Ma che brava! E quelli vengono a metterci i sacchetti
di pasta e di zucchero sotto il letto?!
ANTONIA Be’, proprio sotto il letto no... si fa per dire...
GIOVANNI Hai ragione... Vuoi vedere che quel figlio di puttana
intanto che parlava mi ha messo... fammi dare un’occhiata... (Con
molta decisione si dirige verso il letto).
ANTONIA (lo afferra da dietro bloccandolo violentemente) No!
GIOVANNI Ma che fai? Sei impazzita? M’hai spaccato una
vertebra!
ANTONIA Ti proibisco di toccare la mia coperta! L’ho appena
lavata... ce la do io l’occhiata sotto il letto... Tu, piuttosto, fai
entrare la Margherita.
GIOVANNI La Margherita? E dov’è?
ANTONIA È lí, dietro la porta. (Finge di guardare sotto il letto)
No, non c’è niente.
GIOVANNI (va alla porta) Ma sei pazza a lasciare una povera
donna incinta fuori? Oh, santo cielo, Margherita , cosa fai lí?
Vieni, vieni dentro! (MARGHERITA entra singhiozzando). Cosa
ti è successo? Perché piangi?
ANTONIA (va incontro a MARGHERITA e la fa sedere sul letto)
Vieni MARGHERITA... (Al marito) Eh, poverina, era tutta sola in
casa... e a vedersi tutti quei poliziotti piombare dentro, le è preso
uno spavento! Pensa che c’era un maresciallo che voleva palparle
la pancia.
369
GIOVANNI ’Sto bastardo! E perché?
ANTONIA Perché s’era messo in testa che invece del bambino ci
avesse dentro dei sacchetti di pasta e compagnia bella!
GIOVANNI Ma che figlio di puttana!
ANTONIA Eh, l’hai detto... E allora io le ho detto di venire qui a
casa nostra. Ho fatto bene?
GIOVANNI
Certo
che
hai
fatto
bene!
(Si
avvicina
a
MARGHERITA e cerca di aiutarla a sfilarsi il cappotto) Stai qui
tranquilla Margherita... togliti il cappotto...
MARGHERITA (spaventata) No!
GIOVANNI Mettiti a tuo agio...
MARGHERITA No!
ANTONIA si precipita a bloccare GIOVANNI trattenendolo per le
spalle.
GIOVANNI (lancia un urlo, quindi, furente, ad ANTONIA) Se tu
mi dài ancora un colpo alla vertebra, mi porto il sunto della
piattaforma dell’EUR nell’armadio e non esco piú!
ANTONIA Se lei vuole tenersi il cappotto addosso, tu glielo lasci
addosso! Vuol dire che ha freddo.
GIOVANNI Ma qui fa caldo!
ANTONIA Fa caldo per te, ma la donna gravida ha sempre
freddo! Forse avrà pure la febbre!
GIOVANNI La febbre? Sta male?
ANTONIA Certo, ha le doglie!
GIOVANNI Di già?!
ANTONIA Come, di già? Cosa ne sai tu? Mezz’ora fa non sapevi
neanche che era incinta e adesso ti meravigli che abbia le doglie!
GIOVANNI Be’, mi pare che, come dire... mi sembravano un po’
premature!
370
ANTONIA E ridalli! Cosa ne sai tu se sono premature o no? Vuoi
sapere piú di lei che ce le ha?
GIOVANNI Però, se ha le doglie, sarebbe meglio chiamare il
dottore, anzi, un’autoambulanza.
ANTONIA va all’armadio, estrae due cuscini che sistema sul letto
cosí che MARGHERITA possa stendersi comodamente.
ANTONIA Eh già, fa presto lui: un’autoambulanza, e cosí le
facciamo fare una bella scarrozzata in giro per tutti gli ospedali
della città... avanti e indietro... perché voglio ridere se trovi un
posto libero! Allora sí che le nasce bene il bambino! Non lo sai
che col casino che c’è negli ospedali, per noi della mutua bisogna
prenotarsi almeno un mese prima?
GIOVANNI Ma perché non s’è prenotata?
ANTONIA (esasperata) Ahoohoo! E perché, e perché!Tutto noi
dobbiamo fare? Noi correre, noi fare i figli, noi prenotarci! E
perché non l’ha fatto suo marito?
GIOVANNI Ma se suo marito non lo sapeva! Come poteva
immaginare? «Io prenoto! Oggi mi va di prenotare!»
ANTONIA Buona scusa: «Non lo sapeva... non immaginava...»
Sempre cosí voi: comodi! Ci date la busta paga e poi dite:
«Pensaci tu, arrangiati!» Fate all’amore, perché avete bisogno del
vostro sfogo sacrosanto... ci mettete incinte e poi: «Pensaci tu!
Prendi la pillola». E chi se ne frega se poi una povera ragazza,
cattolica fervente, si sogna tutte le notti il Papa che dice: «Fai
peccato, devi procreare!» Lei procrea... e adesso è incastrata!
GIOVANNI A parte il Papa che va in giro a fare propaganda
anche di notte, nei sogni... ma di quanti mesi è incinta Margherita?
ANTONIA Che te ne frega a te?
371
GIOVANNI No, dicevo: siccome si sono sposati da neanche
cinque mesi...
ANTONIA E allora, non potrebbero aver fatto l’amore prima di
sposarsi... o sei un moralista del porco giuda anche tu, peggio del
Papa?
GIOVANNI Avrebbero potuto... ma non l’hanno fatto! Il LUIGI
mi ha detto che loro l’amore per la prima volta l’hanno fatto solo
dopo sposati!
MARGHERITA Il mio LUIGI le ha raccontato tutte ’ste cose?!
GIOVANNI (imbarazzato) Si stava giocando al bigliardo...
ANTONIA Pazzesco! Hai capito Margherita?... Il Luigi va al
bigliardo e mentre gioca... Roba da Sacra Rota! Annullamento!
Cancellamento immediato del matrimonio!
GIOVANNI Ma non esagerare...
ANTONIA Ma come, non esagerare! Andare in giro a raccontare
cose riservate... private, intime, personali, al «primo» che capita!
GIOVANNI (molto risentito) Io non sono il «primo» che capita!
Io sono il suo amico! Il suo migliore amico! E a me racconta
sempre tutto, mi stima, mi chiede consigli... perché io sono piú
anziano, e ho piú esperienza!
ANTONIA (gli oppone uno sguardo carico di ironia) Oh, oh, lui
ha piú esperienza!! Ma sta’ zitto! Coglioncione!! (GIOVANNI sta
per reagire quando bussano nuovamente alla porta). Chi è?
voce (fuori campo) Polizia, aprite!
GIOVANNI Un’altra volta?
MARGHERITA Oh, mio dio!
GIOVANNI va ad aprire la porta, riappare lo stesso attore che
abbiamo visto interpretare la parte dell’Appuntato di PS. Ora è in
372
divisa da BRIGADIERE dei carabinieri e porta i baffi. Con lui
entrano altri due Carabinieri.
GIOVANNI Ah, buona sera... ancora lei?
BRIGADIERE Come, ancora lei?
GIOVANNI Oh, scusi, l’avevo preso per quello di prima.
BRIGADIERE Chi, quello di prima?
GIOVANNI Un APPUNTATO di PS.
BRIGADIERE E invece io sono un brigadiere dei carabinieri.
GIOVANNI Lo vedo, lei poi ha anche i baffi, quindi è un altro.
Cosa desidera?
BRIGADIERE Dobbiamo fare una perquisizione.
GIOVANNI Me l’hanno già fatta poco fa i suoi colleghi della
Pubblica Sicurezza.
BRIGADIERE Non ha nessuna importanza! La rifacciamo anche
noi.
GIOVANNI Non vi fidate... fate bene a non fidarvi della PS. Siete
tornati per verificare che non abbiano combinato qualche gabola?
Poi, magari, arriverà la Finanza per controllare su di voi, poi verrà
la Digos8... poi i corpi separati della Marina... (Mima una remata
grottesca).
BRIGADIERE (molto secco) Senta, non faccia lo spiritoso, si
faccia in là e ci lasci fare il nostro lavoro.
ANTONIA (sbotta imbestialita) Ma certo, ognuno deve fare il
proprio lavoro! Noi sgobbiamo in fabbrica otto ore ai telai... tu
otto ore alla catena come bestie, e loro lavorano a controllare che
noi si faccia giudizio: che si paghi la merce ai padroni quello che
loro vogliono! (I Carabinieri aprono armadio e credenza). Non vi
capita mai di controllare, per caso, che i padroni rispettino i
contratti, che non ci strozzino con il cottimo, che non ci sbattano
373
in cassa integrazione, che applichino le regole antinfortuni, che
non tirino su i prezzi, che non ci sfrattino, che non ci mettano alla
fame!
GIOVANNI, durante questa tirata della moglie, cerca di calmarla.
GIOVANNI No, non devi dire cosí... perché anche a loro disgusta!
Vero, BRIGADIERE che vi disgusta fare i rastrellamenti per i
padroni? Glielo dica lei a mia moglie che voi della polizia ce ne
avete piene le scatole di farvi comandare col fischio: «Agli ordini!
Scattare! Abbaiare! Mordere come cani da guardia... e guai a chi
discute, cuccia lì!» (Accenna ad un ululato di cane alla catena).
BRIGADIERE Ripeta, ripeta, scusi? Cos’è ’sto fatto dei cani da
guardia?
GIOVANNI Sí: dicevo che voi mica siete figli del popolo come
dice Pecchioli... voi siete servi del potere... sbirri del padrone!
BRIGADIERE (rivolto ai due carabinieri) Mettetegli le manette!
I due Carabinieri eseguono.
GIOVANNI Le manette? Perché, scusi?
BRIGADIERE Per offesa e insulti a pubblico ufficiale.
GIOVANNI Ma che insulti! Mica le ho dette io quelle cose lì, le
ha dette poco fa un suo collega della PS... È lui che ha detto che
voi vi sentite come gli sbirri del potere, servi del padrone!
BRIGADIERE Voi chi? Noi carabinieri?
GIOVANNI No, lui diceva voi nel senso di loro... loro... della PS.
BRIGADIERE Ah be’, se si sentono servi loro della PS, è un altro
discorso. Toglietegli le manette. Ma attento a come parla!
GIOVANNI Sí, sí, sto attento... (A parte) Orco, come sono
separati ’sti corpi separati!
I Carabinieri proseguono nella perlustrazione. Ora si stanno
avvicinando al letto.
374
ANTONIA (a MARGHERITA sottovoce) Lamentati, su, piangi.
MARGHERITA Ahiooaoo!
ANTONIA Piú forte!
MARGHERITA (lamentandosi in modo straziante) Ahiouua!
Ahiaaooioo!
BRIGADIERE Che c’è, che le prende?
ANTONIA Sta male, malissimo... povera ragazza... ha le doglie!
GIOVANNI Parto prematuro, cinque mesi, non di piú.
ANTONIA Le è presa una crisi poco fa... per via che dei poliziotti
volevano palparle la pancia, poveraccia!
BRIGADIERE Palparle la pancia?!
GIOVANNI Certo, per vedere se magari, invece del bambino,
avesse lí qualche pacco di riso o di pasta. Avanti, accomodatevi
anche voi: toccare per credere! Tanto è una povera operaia e non
vi succederà niente... è tutto permesso! Non è la moglie di Pirelli o
Agnelli, che se vi permettete vi sbattono fuori dal Corpo sui due
piedi... e senza mani. Qui non c’è pericolo: è un’operaia.
Accomodatevi, una palpata per uno non fa male a nessuno!
BRIGADIERE Senta, la smetta! Lei ci sta provocando!
ANTONIA Eh sí, GIOVANNI, stai esagerando! Smettila!
MARGHERITA (sopratono) Ahiuaaihiiaaiihhii! Auhiaaa!
ANTONIA (sottovoce) E non esagerare anche tu!
BRIGADIERE Ma avete chiamato un’ambulanza?
ANTONIA Un’ambulanza? Perché?
BRIGADIERE Eh sí, ’sta povera donna mica la potete lasciare qui
a rischiare che crepi. A parte che se è prematuro come dite, rischia
di perdere il figlio.
375
GIOVANNI Ha ragione! Vedi, vedi com’è umano il signor
BRIGADIERE. Te l’avevo detto anch’io che bisognava chiamare
un’ambulanza.
ANTONIA E io t’ho detto che se non c’è la prenotazione, poi
all’ospedale non te l’accettano. Te la fanno girare per tutti gli
ospedali della città, cosí ti crepa in macchina!
Dall’esterno arriva l’ululato di una sirena.
BRIGADIERE (andando a sbirciare dalla finestra) Ecco, sta
arrivando l’ambulanza che abbiamo chiamato per quell’altra
donna che s’è sentita male al piano di sotto. (Rivolto ai due
Carabinieri) Avanti, aiutatemi, carichiamo anche lei.
ANTONIA (opponendosi) No, per carità... non si disturbi.
MARGHERITA (piange spaventata) No, non voglio andare
all’ospedale!
ANTONIA Vede, non vuole.
MARGHERITA Voglio mio marito, mio marito... Ahio!
Ahiuuaoo!
ANTONIA Sente? Vuole suo marito... che mica può essere qui
perché fa il turno di notte. Mi spiace, ma senza il consenso del
marito, noi questa responsabilità mica ce la pigliamo.
GIOVANNI Eh no, non ce la pigliamo.
BRIGADIERE Ah, non ve la prendete? In compenso vi prendete
la responsabilità di farla crepare qui?
ANTONIA Perché all’ospedale, invece?
BRIGADIERE All’ospedale potranno salvarla, e forse anche il
bambino!
GIOVANNI Ma è prematuro, gliel’ho detto!
MARGHERITA Sí, sí, sono prematura... Auhiai! Aohiiu!
376
ANTONIA È prematura! E con gli scossoni della macchina questa
mi partorisce! E poi, come fa a sopravvivere un bambino di cinque
mesi?
BRIGADIERE Evidentemente lei non ha idea dei progressi che ha
fatto la medicina oggi. Non ha mai letto del parto in vitro?
ANTONIA Sí, l’ho letto, ma che c’entra il vitro? Se nasce di
cinque mesi, mica lo puoi rincalcare nel vitro... e non puoi
neanche metterlo sotto la tenda ad ossigeno.
GIOVANNI Eh sí, sotto la tenda cosí piccolo... e che fa, il
campeggio?! Poi, a cinque mesi, non lo prendono nei boys-scouts!
BRIGADIERE Come si vede che siete proprio a digiuno di tutto!
GIOVANNI Io sí, sono proprio a digiuno del tutto!
BRIGADIERE Ma dove vivete voi? Ma non siete mai stati a
vedere che razza di macchinari hanno adesso qui a Milano... al
Centro ginecologico? Io ci sono stato a prestare servizio lí dentro,
cinque mesi fa, e ho visto che sono arrivati addirittura a fare un
trapianto.
GIOVANNI e ANTONIA Un trapianto di che?
BRIGADIERE Un trapianto di prematuro! Hanno preso un
bambino di quattro mesi e mezzo dal ventre di una donna che non
lo poteva piú tenere e l’hanno sistemato dentro al ventre di
un’altra donna.
GIOVANNI Nel ventre?!
BRIGADIERE Eh sí: taglio cesareo; gliel’hanno innestato con la
placenta e tutto... ricucito e dopo quattro mesi... proprio il mese
scorso, è rinato bello, sano come un pesce!
GIOVANNI (incredulo) Come un pesce...?
BRIGADIERE Sí!
GIOVANNI Per me c’è il trucco.
377
ANTONIA Macché trucco, te l’ho detto anch’io. Certo che è roba
da non crederci: un bambino che nasce due volte... un bambino
con due mamme!
MARGHERITA Non voglio, non voglio, non do il consenso!
ANTONIA Ecco, sente... lei non dà il consenso... e allora mica la
possiamo portare via di qui.
BRIGADIERE Be’, il consenso glielo do io: mi prendo io la
responsabilità! Mica voglio avere grane per mancata assistenza!
ANTONIA Eh, ma BRIGADIERE, questa è prepotenza bella e
buona! Entrate in casa, ci perquisite dappertutto, ci mettete le
manette... adesso ci volete caricare anche sull’autoambulanza!
Non ci lasciate vivere, d’accordo, ma almeno lasciateci crepare
dove ci pare e piace!
BRIGADIERE No, voi non potete crepare dove vi pare e piace!
GIOVANNI Certo, noi dobbiamo crepare come decide la legge!
(Si dirige all’armadio).
BRIGADIERE E lei ci vada piano a sfottere! Le ho già detto...
Dove va?
GIOVANNI (apre l’anta dell’armadio, ci entra e si riaffaccia
appena) Sono nel mio ufficio...
ANTONIA Esci! Smettila! Non è giornata. Avanti, portiamola giú.
BRIGADIERE Faccio venire la barella?
ANTONIA No, no, scende da sola... Vero che puoi camminare?
MARGHERITA Sí, sí... (Si alza in piedi. Subito porta le mani al
ventre per sorreggere la refurtiva) Oh no, no... mi scivola...!
ANTONIA Porco cane! Vi spiace uscire un attimo...
BRIGADIERE Perché?
378
ANTONIA Cose da donne! (Tutti gli uomini escono. A
Margherita con grande rabbia) Deficiente! (Le rifà il verso) Mi
scivola!... (Cambia tono) Questo BRIGADIERE ci fa impiccare!
MARGHERITA Se mi scivola mi scivola, no?
ANTONIA Ma stai zitta, cretina! E poi, ti pare la maniera di
camminare? Non hai mai visto come camminano le donne incinte?
Camminano cosí? (Imita, in grottesco, MARGHERITA) Ma dico!
Il portamento della madre... hai in mente la Madonna? (Procede in
un incedere maestoso).
MARGHERITA Lo sapevo io che andava a finire cosí! Cosa
succede all’ospedale quando si accorgono che sono incinta di
pasta e riso e scatolame?
ANTONIA Non succede niente, perché noi all’ospedale manco ci
arriviamo.
MARGHERITA Certo, perché ci arresteranno prima!
ANTONIA E piantala di frignare! Appena siamo dentro
all’autoambulanza, glielo diciamo subito ai lettighieri di come
stanno le cose... È gente che lavora come noi quella... ci aiuta di
sicuro.
MARGHERITA E se non ci aiutano invece, e ci denunciano?
ANTONIA Piantala, non ci denunciano! E tira su ’sta pancia!
(L’aiuta).
MARGHERITA Mi scivola un altro sacchetto, mi esce!
ANTONIA Tienilo! Oh, che impiastro!
MARGHERITA No, non schiacciare... Accidenti, mi si è spaccato
un sacchetto con le olive in salamoia! Ahh!!!
Entrano, richiamati dalle grida, GIOVANNI e il BRIGADIERE.
379
GIOVANNI Che succede adesso?
MARGHERITA Mi esce, mi esce tutto!
GIOVANNI Le esce il figlio, le esce il figlio! Presto,
BRIGADIERE, mi aiuti a prenderla in braccio!
Eseguono.
BRIGADIERE (sfilando una mano da sotto la schiena di
MARGHERITA) Ma cos’è ’sto bagnato?
ANTONIA Starà perdendo le acque!
GIOVANNI Ohe! Ma tu guarda l’acqua... (Solleva i piedi,
mimando d’essersi impantanato) Presto, se no partorisce qui!
MARGHERITA Mi esce, mi esce!
La donna viene portata fuori scena. GIOVANNI rientra subito.
GIOVANNI (verso l’esterno) Aspettate, prendo la giacca e vengo
anch’io.
ANTONIA Dove vai?
GIOVANNI A vedere il prematuro che nasce...
ANTONIA No, tu stai a casa! Queste sono cose da donna. Ci vado
io! (S’infila il cappotto) Piuttosto, prendi uno straccio e asciuga il
pavimento che si è tutto bagnato. (Esce).
GIOVANNI Ecco, sí... io prendo lo straccio e asciugo... che queste
sí che sono cose da uomini! (Prende uno strofinaccio e si affaccia
alla finestra) Ma tu guarda che casino, chissà come ci resta il
LUIGI quando domani viene a casa dal turno e si ritrova padre
tutto d’un botto. Gli prenderà un colpo! E se poi il figlio se lo
trova trapiantato nella pancia di un’altra donna, gli prende un
contraccolpo... e ci rimane secco! Bisognerà che gli parli prima io,
devo prepararlo piano piano... prenderla alla larga. Eh sí...
comincerò col parlargli del Papa... (imitando la voce del Papa)
«Fratelli in Cristo...!» (S’è buttato carponi ad asciugare per terra
380
con lo strofinaccio) Oeuh, ma quant’acqua! Però, che strano
odore... sa come di aceto... (Annusa lo strofinaccio) È salamoia
questa! (Allibito) Salamoia!? Però, mica lo sapevo io che, prima di
nascere, stavamo per nove mesi in salamoia!? (Continua ad
asciugare il pavimento) Oh, tu guarda... ma cos’è ’sta roba?
Un’oliva? Stiamo in salamoia con le olive? Oh, questa poi! No,
no, ma sono scemo? L’oliva non c’entra! (Si sente un nuovo
ululato della sirena, si alza e ritorna alla finestra) Be’, se ne stanno
andando. Speriamo che vada tutto bene. Ma da dove verrà
’st’oliva? Oh, guardane un’altra! Due olive? Se non fosse perché
sono di provenienza un po’ incerta me le mangerei... m’è venuta
una fame! (Posa le due olive su di un piatto che sta sulla tavola)
Quasi quasi, mi faccio davvero una minestra col miglio. Magari è
pure buona. L’acqua è già su, ci metto dentro due dadi, una testa di
cipolla... (Apre il frigorifero) Ecco, lo sapevo... dadi non ce ne
sono e neanche le teste di cipolla... dovrò metterci per forza le
teste di coniglio! Porco cane, mi pare di essere diventato la strega
di Biancaneve quando preparava l’intruglio velenoso... poi, vedrai,
mi mangio la minestrina... e trach: mi trasformo in una rana! Una
rana gigante... una rana bue... di quelle con gli occhi qua, come
Pietro Longo9. (Soprapensiero afferra il cannello del saldatore)
Ma quante volte glielo devo dire a quella deficiente dell’Antonia
che questo è un saldatore autogeno, non è un accendino per il gas.
È pericoloso! Un giorno o l’altro mi salta in aria la casa!
Alla porta s’affaccia Luigi, il marito di Margherita.
LUIGI Si può? C’è qualcuno?
381
GIOVANNI Oh, Luigi! Ma cosa fai qui a quest’ora? Non dovevi
arrivare domani mattina tu?
LUIGI È successo che... dopo ti spiego... piuttosto, sai qualcosa di
mia moglie? Sono stato a casa, è tutto aperto, ma non c’è nessuno.
GIOVANNI (imbarazzato) Ah sí, tua moglie era qui dieci minuti
fa, è andata via con l’Antonia.
LUIGI È andata dove? A fare che?
GIOVANNI Be’, sai... sono cose da donne.
LUIGI E cosa sarebbero queste cose da donne?
GIOVANNI Sarebbero che sono cose che a noi non devono
interessare! Noi ci dobbiamo interessare solo di cose da uomini.
LUIGI Ma come non mi deve interessare? Mi deve interessare sí!
GIOVANNI Ah sí, ti deve interessare? E allora perché non ti sei
interessato di prenotare un letto almeno un mese fa come di
regola?
LUIGI Un letto? Un letto per fare che?
GIOVANNI Ah, certo, quelle sono cose da donne, eh? È la solita
solfa! Noi le molliamo la busta paga, e poi le diciamo:
«Arrangiati!» Facciamo all’amore perché abbiamo bisogno del
nostro sfogo sessuale... e le diciamo: «Prendi la pillola!» La
mettiamo incinta e «Arrangiati». Il bambino se lo spupazzano loro,
loro se lo devono portare all’asilo, andarselo a riprendere...
LUIGI Ma cosa stai dicendo?
GIOVANNI Sto dicendo che hanno ragione loro: siamo proprio
dei menefreghisti! Siamo anche noi degli sfruttatori a nostra
volta... con la stessa mentalità dei padroni!
LUIGI Ma cosa c’entra ’sto discorso col fatto che lei, la
Margherita, mi pianta lí la casa aperta, senza neanche lasciarmi un
biglietto, sparisce cosí...!
382
GIOVANNI E perché avrebbe dovuto lasciarti un biglietto? Tu
non dovevi essere in fabbrica per il turno di notte? Piuttosto,
com’è che sei già tornato?
LUIGI Il treno è stato bloccato.
GIOVANNI Da chi?!
LUIGI
Da
noi
operai!
Capirai,
vogliono
aumentarci
l’abbonamento del trenta per cento!
GIOVANNI E cosí voi avete bloccato il treno?!
LUIGI Certo, abbiamo tirato l’allarme e poi ci siamo stesi sui
binari! Abbiamo bloccato tutta la linea. Anche il Settebello e
l’espresso per Parigi! Dovevi vedere i commendatori: incazzati!
GIOVANNI Ah, ah... che bella festa! Che bell’impresa! (Serio) È
una coglionata, perdio!, che fa il gioco dei padroni e dei
reazionari! Con la tensione che c’è, andare a fare una cazzata di
questo genere: sdraiarsi sui binari!
LUIGI Certo, certo, sono d’accordo anch’io che sono cazzate! Io
gliel’avevo detto anche agli altri compagni: «È inutile che stiamo
qui
a
fare
’sta
cagnara
per
farci
ribassare
il
prezzo
dell’abbonamento...»
GIOVANNI Bravo!
LUIGI Noi l’abbonamento non dobbiamo pagarlo proprio per
niente!
GIOVANNI Ma t’è dato di volta il cervello? Non pagare
l’abbonamento?!
LUIGI Sicuro, ce lo deve pagare la ditta il viaggio! E ci deve
pagare anche il tempo che passiamo in treno, perché noi, quelle
ore, mica le perdiamo cosí, per farci il turismo... le perdiamo per il
padrone: ci alziamo due ore prima per lui, e rientriamo a casa due
ore dopo, sempre per lui!
383
GIOVANNI Ma dico, parli seriamente? Da chi ti sei fatto montare
la testa? Dall’Autonomia, scommetto... che poi sono tutti degli
infiltrati, oltre ad essere dei provocatori! Pagati sono!
LUIGI Ma non dire stronzate: provocatori! Adesso il Tonino è un
infiltrato?
GIOVANNI Chi Tonino, quello che sta alle presse?
LUIGI Sí...
GIOVANNI Che c’entra... mi fai l’esempio proprio sballato...
LUIGI E il Marco?
GIOVANNI No, Marco neanche...
LUIGI E i tre calabresi compaesani miei?
GIOVANNI I fedayn! Ah, ti sei fatto mettere su da loro? Bravo!
LUIGI No, ci sono arrivato da me, per conto mio. Perché non è
difficile capire che cosí non puoi piú andare avanti: che bisogna
muoversi! Che non puoi aspettare che ci sia la buona volontà del
governo, l’intervento del sindacato, la spinta del partito. ’Sti figli
di puttana degli imprenditori, quando gli conviene: «Basta, basta
di lavorare la terra! Venite tutti al nord: emancipatevi!» Poi: «C’è
la crisi, ve ne potete tornare a casa». No GIOVANNI, basta,
bisogna muoverci noi... dobbiamo piantarla di dare la delega anche
per andare a fare pipí! Dobbiamo cambiare noi le cose... e guarda
che le cose stanno cambiando! Ah, come cambiano! (Prende
un’oliva e se la mangia).
GIOVANNI Di’, sbaglio o tu hai parlato con quell’appuntato di
PS senza baffi che assomiglia sputato al BRIGADIERE dei
carabinieri coi baffi?
LUIGI Con chi?
384
GIOVANNI Sí, con quel poliziotto maoista provocatore che dice
che bisogna far manbassa nei supermercati... ecco, quello lì fa
proprio gli stessi discorsi da esaltato incosciente che fai tu!
LUIGI Ma chi lo conosce. (Assaggia il contenuto del barattolo
aperto) Uhm! Buona ’sta specie di paté... cos’è?
GIOVANNI Ma dico, hai mangiato la roba di quella scatola?
LUIGI Sí, non è male. Scusa, ma avevo fame.
GIOVANNI Senza limone?
LUIGI Perché, bisognava metterci il limone?
GIOVANNI Be’, non lo so... Ma sei sicuro che è buona?
LUIGI Buonissima.
GIOVANNI Fa’ assaggiare. Ottimo! È quasi piú buona del
concentrato di cagnotti per la pesca del cavedano. Ti spiace aprire
anche quest’altra scatola?
LUIGI Volentieri, ma cos’è?
GIOVANNI È una specie di paté per cani e gatti ricchi.
LUIGI Paté per cani e gatti? Ma, dico, sei matto?
GIOVANNI No, sono un eccentrico... un buongustaio! Piuttosto,
assaggia anche questa.(Gli porge un piatto di minestra) Assaggia,
assaggia!
LUIGI Ehi, mica male! Cos’è?
GIOVANNI È una mia specialità: minestra di miglio per
canarini... con brodo di teste di coniglio surgelate!
LUIGI Miglio per canarini e teste di coniglio?
GIOVANNI Sí, è una specialità cinese; si chiama pappa di Puan
Fen. Pertini, in Cina... ne andava pazzo! «Non torno più in Italia!
Sto qui, mangio sempre questa pappa!» Hanno dovuto far crollare
il governo!
LUIGI Però il miglio è un po’ crudo...
385
GIOVANNI Pilaf! È miglio Pilaff... va sempre al dente... Il miglio
al dente e le teste di coniglio all’occhio... è cosí che è cominciata
la controrivoluzione culturale in Cina! (Sbigottito) Scusa, hai
mangiato tu le olive che c’erano lí?
LUIGI Sí. Perché? Non dovevo?
GIOVANNI (quasi isterico) Eh no che non dovevi! Erano le olive
di tua moglie! Incosciente! Che va a fregarsi anche il mangiare del
bambino neonato!
LUIGI Cosa... le olive di mia moglie... il figlio neonato?
GIOVANNI Ma dove vivi tu?! Perché, non sai che quando il
bambino nasce... la salamoia perde? Prima scivola!... Be’,
lasciamo correre... meglio arrivarci per gradi, se no... C’è il
problema delle pillole che non fanno effetto... siccome c’è il
Wojtyla che non sta mai fermo... sempre in giro... ormai non ha
piú nemmeno il senso del tempo... notte... giorno... arriva in
Africa... poi in Brasile... poi in India... bacia la terra... poi fa il
footing... poi nuota nella piscina santa, nell’acqua santa! Scia!
Viene giú da ’ste discese... che ho visto un documentario: scvum...
scvumm! Senza neanche le racchette... per poter benedire la gente!
(Mima l’azione descritta).
LUIGI Senti, GIOVANNI, guarda che tu mica devi stare tanto
bene... ma che razza di discorso fai? Il Papa... le olive...
GIOVANNI Ah, perché tu li fai belli i discorsi: il padrone che ci
dovrebbe pagare il biglietto perché viaggiamo per lui e ci
dovrebbe anche pagare le ore che perdiamo in treno perché mica
andiamo in villeggiatura. Allora, di ’sto passo, ci dovrebbe pagare
anche le ore che dormiamo, perché ci riposiamo per lui, per essere
piú freschi il giorno dopo sul lavoro; e dovrebbe pagarci pure il
cinema e la televisione perché ’sta roba ci serve a scaricarci di
386
tutta la nevrastenia che ci viene dalla catena. E dovrebbe pagare un
tanto anche a nostra moglie quando con lei facciamo l’amore...
perché con l’amore ci rigeneriamo per lui, e poi gli rendiamo di
piú!
LUIGI Certo, l’hai detto! E non è forse vero che, oltretutto, le
nostre donne gli fanno da serve gratis al padrone? E che su di loro
andiamo a sfogare tutta l’incazzatura, l’alienazione che ci viene
dalla fabbrica... Che qui in casa ci veniamo a nascondere come
bestie dentro la tana, a leccarci le ferite... a grattarci i pidocchi e la
rogna l’un l’altro: moglie e marito... di tutta la tristezza, il vuoto,
la miseria di ’sta vita di merda che ci fa fare.
GIOVANNI Be’, adesso non esageriamo. Non è poi ’sta gran vita
di merda... Si sta meglio di prima: una casa, per quanto schifosa,
ce l’abbiamo quasi tutti... qualcuno ci ha perfino la macchina... tu
ce l’hai, io non ce l’ho...il frigorifero ce l’abbiamo tutti! La
televisione... tu ce l’hai, io non ce l’ho...D’accordo che c’è chi fa
doppio lavoro...
LUIGI Ma cosa me ne frega a me del frigorifero, della macchina e
della televisione... quando, porco cane, mi fa schifo la vita che
faccio... un lavoro che è roba da scimmie ammaestrate (mima i
movimenti robotizzati alla catena di montaggio): una saldatura, un
botto, un colpo di trapano, una saldatura, un botto, via un pezzo,
avanti un altro... una saldatura... (meccanicamente anche
GIOVANNI comincia a mimare il lavoro alla catena) un botto...
stringi il cottimo... una saldatura...
GIOVANNI Un botto, un colpo di trapano... via ’sto pezzo, avanti
un altro... una saldatura... (S’arresta all’istante) Ma, perdio, cosa
mi fai fare? Stai facendo diventar scemo anche me!
387
LUIGI No, non sono io che ti faccio diventare scemo: è il
padrone! Lo stesso padrone che ti imbesuisce dappertutto: al
cinema con storie di scopate impossibili, con culi che vanno e
vengono dappertutto. Con donne che sembrano pantere sempre
arrazzate... donne che parlano e muovono la bocca e la lingua
come se leccassero il gelato! Leccano il gelato e non ti dico che
cosa fanno... E poi la chiamano la cultura dell’eros!
GIOVANNI Ti do ragione a proposito di cinema. Devi dire anche
che, quando poi vieni fuori, tanto per distenderti, ti trovi a sfilare
davanti ai cartelloni della pubblicità: altri culi per la reclame dei
reggiseni, culi e seni per quelli delle penne biro, dei dentifrici e dei
formaggini... Tua moglie è lí che cammina vicino a te... la guardi...
non ha i capelli lavati con Diopp «Oh, come fa soffice e
vaporoso», non ha la lacca «Oh, come traspira», non ha il profumo
«Amami conturbante!», non ha la collana che tintinna, non ha il
vestito trasparente come ali di farfalle! I seni sono una roba cosí...
rotonda... che non danzano nemmeno. Il sedere è soltanto un
sedere... non è un «culo»! Non lo fa palpitare! Ha i piedi gonfi, le
mani screpolate, è stanca, ha le occhiaie. La guardo bene e mi vien
voglia di sbatterla nel primo canale che incontro!
LUIGI Ecco, bravo! E a me sai cosa mi succede poi, quando vado
a casa e faccio l’amore con mia moglie? Mica faccio l’amore con
lei: faccio l’amore con la birra Wurer bionda e frizzante e con la
carne in scatola tutta polpa magra! E col «nano ghiacciato»10!
GIOVANNI Ah, certo, è uno schifo!
LUIGI È uno schifo perché loro, i padroni, te l’hanno fatto
diventare cosí. Ti hanno impestato tutto. Ti hanno impestato l’aria,
ti impestano i fiumi, il mare te lo riducono a una fogna. Ti
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riducono anche l’amore a una fogna, i rapporti con la gente, la
roba che mangi!
GIOVANNI Be’, non tutto, per esempio ’sta minestrina di miglio
non è male!
LUIGI E sta andando a schifo tutto quanto... Guarda: fabbriche
che chiudono una dietro l’altra, licenziamenti, cassa integrazione.
Hai visto anche in Germania, alla Volkwagen, la Fiat, l’Italcasse...
E il crack di Sindona, l’hai sentito... ci teneva i miliardi nella
banca di Sindona anche il Papa!
GIOVANNI E gli sta bene a ’sto fanatico in bianco che va a
rompere le scatole alle donne col fatto che si deve restare incinte!
LUIGI Cos’è ’sta storia del Papa che vuol restare incinto? (Ride
divertito).
GIOVANNI No, non lui, incinto... sto parlando di tua moglie.
LUIGI Cosa c’entra mia moglie col Papa?
GIOVANNI Ah, fai finta di non saperlo?
LUIGI No, che non lo so! Cos’è ’sta storia del papa?
GIOVANNI Ecco, se tu, invece di fare all’amore col «nano
ghiacciato»... e con la carne in scatola, stessi attento a quello che
sogna la notte tua moglie, quando arriva il Papa in bianco e
comincia: «Fratelli in Cristo... io sono venuto a dirvi che la pillola
è la maledizione di Dio... non prendete la pillola in Cristo!»
LUIGI E infatti MARGHERITA... la pillola non la prende.
GIOVANNI Ah, lo sai anche tu? Chi te l’ha detto?
LUIGI E chi doveva dirmelo? È inutile che la prenda perché tanto
non può avere bambini, per via d’una malformazione che adesso
non mi ricordo...
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GIOVANNI Sei tu che ce l’hai la malformazione! Nella testa! Tua
moglie è sanissima, e ne può avere eccome di bambini... tant’è
vero che ce l’ha.
LUIGI Ha un bambino? Da quando?
GIOVANNI Adesso! Anzi, può darsi che a quest’ora sia già nato:
prematuro di cinque mesi!
LUIGI Ma non dire fesserie: cinque mesi! Se non aveva neanche
la pancia!
GIOVANNI (trattiene a stento la risata) Non ce l’aveva perché si
fasciava... ma poi l’Antonia l’ha fatta sfasciare e allora: plaff... un
pancione che pareva di nove mesi... e forse anche undici!
LUIGI Ma di’, mi stai a sfottere?
GIOVANNI Be’, se non ci credi... Mia moglie, se proprio vuoi
saperlo, è andata ad accompagnarla con l’autoambulanza
all’ospedale... che quasi stava per partorire qui!
LUIGI Partoriva qui?!
GIOVANNI Perdeva già le acque!... Le ho raccolte io!
LUIGI Hai raccolto tu le acque di mia moglie?
GIOVANNI Be’, proprio acque... «salamoia»... con qualche
oliva... che sono poi quelle che hai mangiato tu!
LUIGI Senti, piantala di sfottere! Dov’è mia moglie?
GIOVANNI Te l’ho detto, è all’ospedale.
LUIGI Quale ospedale?
GIOVANNI E chi lo sa? Se tu avessi prenotato un mese prima,
come da regolamento, adesso lo sapremmo. Ma cosí... capace che
li stia girando tutti... e poi il bambino nasce in macchina, poverino,
in mezzo a tutte le olive!
390
LUIGI Senti, piantala di fare il fesso! ’Sta mania di fare sempre lo
spiritoso e di sfottere anche sulle cose serie... Dimmi in che
ospedale l’hanno portata o ti do un pugno!
GIOVANNI Ehi calma! T’ho già detto che non lo so... No, ecco,
forse sono andate al coso, lí, come si chiama... al Centro
ginecologico.
LUIGI Al Centro ginecologico?
GIOVANNI Sí, dove fanno i trapianti dei bambini prematuri da
una pancia all’altra.
LUIGI I trapianti dei bambini da una pancia all’altra?!...
GIOVANNI Sí, proprio... ma dove vivi tu? Come si vede che sei
digiuno del parto prematuro! Perché, non lo sai che al
Ginecologico, quando arriva tua moglie... fanno cosí: c’è una
macchina, un’autoclave... con la tenda tutta ossigenata... prendono
la donna che ha il prematuro di quattro mesi e mezzo, anche
cinque... poi prendono una donna, che è la seconda madre... le
fanno il cesareo... le mettono nel ventre il bambino, ricuciono
placenta e tutto... e dopo quattro mesi (pausa): un pesce!
LUIGI Piantala, non me ne frega niente della tua macchina, del
trapianto e del cesareo... voglio sapere dov’è ’sto Centro
ginecologico del porco giuda... Prendi la guida telefonica che
guardiamo dov’è questo Centro ginecologico...
GIOVANNI Non ho il telefono, mi tengo la guida? (Ironico)
Voglio sapere chi c’è in città!
LUIGI Be’, andiamo al bar di sotto... lí ce l’hanno il telefono...
GIOVANNI Adesso che mi viene in mente, il Ginecologico è a
Niguarda!
LUIGI A Niguarda? Ma Niguarda è dall’altra parte della città.
GIOVANNI Eh, sí... sarà come minimo a venti chilometri da qui.
391
LUIGI Ma perché sono andate cosí lontane?
GIOVANNI E te l’ho detto... Dio che testone! È l’unico posto
dove fanno il trapianto! Prendono un’altra donna, la prima che ci
sta... (Si blocca di colpo, folgorato da un’idea) Un’altra donna?
Mia moglie!? L’Antonia ci sta certamente... È lei la prima donna
che ci sta! È talmente scema! Quella si fa fare di sicuro il
trapianto, e mi torna a casa incinta! Presto, andiamo! (Escono
correndo).
Stacco musicale.
Fine del primo atto.
392
Atto secondo
Scena prima
Le due donne stanno rientrando. La piú giovane, MARGHERITA,
ha ancora il pancione; piagnucola.
ANTONIA Su, su, Margherita, vieni avanti. (Chiamando verso la
camera da letto) Giovanni, Giovanni! Non c’è. Vuoi vedere che è
già andato a lavorare? Che ore sono? (Dà un’occhiata alla sveglia
sulla credenza) Le cinque e mezza! Accidenti, fra una balla e
l’altra, siamo state fuori piú di quattro ore. (Sbircia nell’altra
stanza) Eh già, è proprio andato. E non ha toccato neanche il letto,
poveraccio.
MARGHERITA È tutta colpa nostra; quando mai t’ho dato retta!
Guarda che casino abbiamo tirato in piedi!
ANTONIA E piantala di frignare... accidenti, sei proprio una
piaga! Cos’è successo alla fine dei conti? È andato tutto liscio
come l’olio, no? Hai visto come sono stati gentili quelli
dell’ambulanza? È bastato dirgli: “State attenti che la ragazza qui
non è incinta... ma è piena di refurtiva...” che subito non gli è
parso vero di darci una mano. Ci hanno fatto perfino festa! “Ah,
ah, che brave! Avete fatto bene! Ma certo, bisogna mazzolarli quei
ladri strozzini dei supermercati!” E tu che eri tanto preoccupata... è
inutile, bisogna avere fiducia nella gente! Io ho fiducia nella
gente! (Guarda nel frigorifero) Il burro? Ehi, chi m’ha fregato il
burro? Ah, no, è qua; adesso ti faccio una minestrina. Ah, il riso...
dammi un pacchetto di riso. (MARGHERITA estrae dal sacchetto
nascosto sotto al cappotto un pacco di riso. ANTONIA (va al
fornello. Vede la pentola che aveva usato GIOVANNI per
393
cucinare) Ma che è ’sta roba? Il miglio? Quel deficiente del
Giovanni s’è cucinato davvero la minestra col miglio e... con le
teste di coniglio! Ma ti dico io! Non puoi raccontargli una balla
che lui subito se la beve! E la mangia! Ma dio...! E poi si lamenta
di come cucino io! Ah, ma da adesso in poi... gliela faccio vedere
io: gli faccio teste di coniglio in tutte le salse... anche ripiene di
miglio!
MARGHERITA Senti, se stai a fare la minestra solo per me lascia
correre, io non ho fame... mi si è chiuso lo stomaco in una
maniera!
ANTONIA Be’, te lo fai riaprire, lo stomaco! Guarda se una deve
farsi prendere dalla strizza fino a ’sto punto?! (MARGHERITA
estrae dal suo ventre i vari pacchetti). Cosa stai facendo?
MARGHERITA Mi tiro fuori la roba... Cosa pretendi, che me la
tenga addosso vita natural durante?
ANTONIA Roba rubata in casa mia non ne voglio! Chiaro? E mi
fai il piacere... anche quella sotto il letto ti porti via. Non voglio
andare in prigione per le tue storie. E per far prima, mi faccio un
bel pancione anch’io. (Prende da un cassetto delle federe; con
spille e fettuccia prepara due sacchi da appendere al collo).
MARGHERITA E dove la portiamo?
ANTONIA La portiamo qua, dietro alla ferrovia... (mentre parla
infila nelle due federe parte della refurtiva) c’è un gabbiotto di mio
suocero, con dieci metri di terreno... giusto per tirarci su un po’ di
insalata. Quello è un nascondiglio perfetto.
MARGHERITA No, senti, basta, io non ce la faccio piú... e ne ho
anche piene le scatole delle tue pensate da matta. Scusami, ma io
pianto qua tutto: non voglio neanche un sacchetto di pasta, guarda.
ANTONIA E va bene, come vuoi... Sai cosa sei?Sei una scema!
394
MARGHERITA Ah, sono scema? E allora, tu che sei tanto
intelligente e furba... voglio sapere cosa gli andrò a raccontare io a
mio marito, quando mi rivedrà senza piú la pancia... e senza il
bambino!
ANTONIA Ah, ci ho già pensato: gli diremo che hai avuto una
gravidanza isterica.
MARGHERITA Isterica?
ANTONIA Sí, è successo già tante volte che una crede di essere
incinta... le cresce la pancia e poi, quando va a partorire, le viene
fuori soltanto aria. Solo aria! Fanno una figura!
MARGHERITA Ma va’, soltanto aria? E come mi sarebbe venuta
’sta gravidanza isterica?
ANTONIA Per via del papa. È lui che ti veniva sempre in sogno a
dirti: “Fai il bambino, fai il bambino!” E tu gli hai ubbidito: hai
fatto un bambino... d’aria. Soltanto l’anima del bambino!
MARGHERITA Eh, brava, tira in ballo anche il Papa!
ANTONIA Be’, una volta per uno, no? Sapessi quante volte lui ha
tirato in ballo noi! (Riempita una federa se l’appende al collo e la
nasconde sotto al cappotto) Ecco fatto. Allora senti: tu dài
un’occhiata alla pentola che c’è sul gas, dieci minuti e io torno...
MARGHERITA Ma perché non ti prendi anche un paio di sporte e
ci carichi tutto in una volta sola, invece di fare tutta ’sta manfrina
della madre incinta, avanti e indietro?
ANTONIA Perché mica sono scema come te, che ti faresti beccare
subito. Guarda giú, lì davanti, nella strada... vieni qui, vedi quella?
È una camionetta della polizia. E cosa credi che ci stiano a fare i
“poulé” a quest’ora? Stanno lí apposta ad aspettare i merli come te
che se ne vanno in giro con le sporte a nascondere la roba di
mattino presto... e track, li pescano al volo! (Torna un attimo verso
395
la stufa a gas) Ah, stai attenta, che se si spegne il gas, qui c’è il
saldatore autogeno del GIOVANNI. Vedi, si fa cosí... si accende...
MARGHERITA Ma non diventa rovente?
ANTONIA Eh no, perché mica è ferro... è una roba speciale che si
chiama antimonio, va su fino a duemila gradi ma non diventa mai
rosso... e serve appunto per accendere il gas!
MARGHERITA (stando a sbirciare dalla finestra) Guarda, là c’è
la Maria del terzo piano, anche lei s’è messa incinta... eccola lí che
attraversa.
ANTONIA Ma qui ci fregano tutti l’idea, vedrai che fra un po’
vedremo passare anche dei cani incinti col loro bel paltoncino, e
gli uomini... già li vedo... tutti gobbi! Donne incinte, uomini
gobbi... Cosa penserà di noi la polizia!
MARGHERITA Senti, ci ho ripensato, vengo con te. (Sistema i
sacchetti nella seconda federa, a sua volta se l’appende al collo e
la nasconde sotto il cappotto).
ANTONIA Ehi, che t’è successo?... T’è venuto il coraggio... sono
contenta. Lo sapevo che ci avresti ripensato... anche le pisciasotto
come te viene il momento che si svegliano. (Affettuosa) Muoviti
scemona! (Si accarezza il ventre) Sai una cosa, mi fa una
commozione sentirmi ’sto pancione, mi fa venire in mente il mio
bambino.
MARGHERITA Il tuo bambino? (Ride sfottendo).
ANTONIA Cosa ridi?... Sí, il mio bambino!... So benissimo che
ha venticinque anni... che è lungo come la fame, ma per me è
sempre il mio bambino. Pronta?
MARGHERITA Sí.
ANTONIA Andiamo. Questa è la giornata della mamma!
396
Scena seconda
Scorre un siparietto lungo il proscenio.
I due operai entrano in scena come camminassero per strada.
LUIGI estrae un berretto e se lo calca in testa, GIOVANNI lo
imita.
LUIGI Ecco, adesso comincia anche a piovere. A proposito, chissà
perché si dice sempre: “Piove, governo ladro!”
GIOVANNI Be’, forse per ricordarti che quando invece c’è il sole,
il governo è pure assassino!
LUIGI Ma porco cane, tu ancora hai voglia di far battute e di
ridere?
GIOVANNI Io no, ma i miei piedi sí, stanno addirittura
scoppiando dal ridere! Ci ho proprio le scarpe piene di piedi: “su
da un tram, giú dall’altro... corri che lo perdiamo...” poi la
baraonda di tutti quelli che non volevano pagare il biglietto perché
è rincarato... e i pestoni... gli spintoni... Tu e la tua bella idea di
fare il giro degli ospedali. Se per telefono ti dicono che tua moglie
non risulta ricoverata, che bisogno c’era di farci ’sta scarpinata!?
LUIGI Capirai, con quel casino d’amministrazione che c’è negli
ospedali, chi si va a fidare?
GIOVANNI Be’, ad ogni modo, adesso basta! Adesso io vado alla
stazione, prendo il treno e vado a lavorare... che già mi scaleranno
un’ora. (Si sposta di colpo e guarda in platea verso destra) Guarda!
Là! Cos’è successo? Porco cane, che disastro!
LUIGI (si avvicina a GIOVANNI) È un camion, anzi due... di
quelli a otto assi! Si sono ribaltati!
397
GIOVANNI Per forza, con quest’acqua, una frenata sul bagnato...
e pataplunfete!
Entra l’Appuntato di Pubblica Sicurezza che già conosciamo.
APPUNTATO Indietro, indietro! State alla larga... è pericoloso...
può darsi che siano carichi di materiale infiammabile... può
scoppiare da un momento all’altro!
GIOVANNI Salve appuntato... ci si incontra sempre in belle
occasioni, eh?
APPUNTATO Certo! Ah, è lei... salve! Vede che bella vita ci
tocca fare? (Rivolto al fondo della sala) Ehi, laggiú, voi sulla
scarpata! Ma che fanno ’sti incoscienti? Indietro... anche voi...
(rivolto al fondo sinistra) da quella parte... circolare... andate via...
andate a lavorare! Non ne avete già abbastanza degli incidenti che
vi capitano sul lavoro? Li venite a cercare anche qui?
GIOVANNI Masochisti, siamo!
LUIGI Ma di’, lo conosci davvero quello?
GIOVANNI Certo, è un amicone... un maoista di quelli tremendi...
per me è un infiltrato.
LUIGI Un infiltrato nella polizia?
GIOVANNI Eh sí. Ehi, appuntato... guardi che lí, sul cassone del
camion c’è scritto “soda caustica”, e quella è mica roba che
scoppia.
APPUNTATO Lo so, ma “soda caustica” sta scritto fuori; bisogna
vedere quello che ci sta dentro.
GIOVANNI Ah, ma è sempre malfidente lei, appuntato! Sono due
Tir quelli, trasporto internazionale... roba che va all’estero... con
tutti i controlli che fanno... figurati se scrivono una roba per
un’altra! Vedrà che non scoppia!
398
APPUNTATO Sí, sí, non scoppierà il camion, ma in compenso a
me, fra poco, scoppieranno i coglioni! Lo sa che fra una balla e
l’altra... sono in piedi da ieri mattina?
GIOVANNI Ah, perché noi invece... correre di qua, scattare,
muoversi, agli ordini!
APPUNTATO Ecco, bravo, lei è già pronto per venire nella
polizia... Perché non prende il mio posto?
GIOVANNI Be’, al suo posto io, tanto per cominciare, farei
sgomberare quei sacchetti che si sono rovesciati sulla scarpata.
Ché, se c’è soda caustica, con l’acqua che viene giú, fra poco
comincerà a bollire e verrà fuori un tal polentone fumante che hai
voglia che disastro! Guardi che caustico vuol dire che brucia, lo
sa?
APPUNTATO Bravo, ha ragione, e allora datemi una mano... mi è
sempre piaciuta la gente piena di iniziativa e di buona volontà! Su,
scattare!
GIOVANNI Mi venisse un accidente, a me e a tutte le idee che mi
vengono!
LUIGI L’hai detto: tu ci hai proprio ’sto difetto, che hai troppe
idee... stronze!
APPUNTATO (rivolto al fondo sala) Forza, anche voi: dateci una
mano! Salviamo ’sti sacchetti! Fatelo per i vostri compagni
camionisti... Bisogna essere solidali nella disgrazia.
Inizia l’azione del passamano dei pacchi; ai due operai si
affiancano due o tre altri attori che salgono dalla platea in
proscenio e passano i sacchi direttamente al pubblico che sta al
gioco, rendendo paradossale il passamano.
399
GIOVANNI Ha visto, guardi, lei che è tanto pessimista... guardi:
stanno scendendo tutti ad aiutarci. E pensi che rischiano di arrivare
tardi al lavoro... e di farsi scalare la paga.
APPUNTATO Non ho mai detto che la gente non sia generosa, io!
GIOVANNI No, lei dice che bisogna arrangiarsi, che siccome è un
mondo di ladri... non bisogna fidarsi di nessuno. Lei mi fa proprio
venire in mente quel mio padrone di prima: un vecchio malfidente
che aveva un cane piú vecchio di lui... mezzo sordo... ma
tremendo per la guardia. E siccome non si fidava che di quello, gli
ha fatto fare un apparecchio acustico, apposta.
APPUNTATO L’apparecchio acustico per un cane?
GIOVANNI Sí, potentissimo, a batteria. Glielo ha legato
all’interno della coscia. Soltanto che, appena ’sto cane ha alzato la
gamba per pisciare... s’è pisciato sulla batteria: cortocircuito,
gnacchete! È rimasto fulminato!
APPUNTATO Be’, io cercherò di non alzare la gamba! Piuttosto,
voi che siete arrivati prima di me, sapete qualcosa dei camionisti?
LUIGI Giusto! Porco cane!... Mica saranno rimasti dentro,
schiacciati nelle cabine?
APPUNTATO No, non sono rimasti schiacciati, si sono salvati.
GIOVANNI Meno male!
APPUNTATO Si sono salvati scappando subito come dei razzi!
GIOVANNI Perché scappati?
APPUNTATO Perché questi sacchetti, che stiamo salvando con
tanto amore e generosità, mica hanno dentro soda caustica, ma
zucchero raffinato!
GIOVANNI Zucchero? C’è dentro zucchero?
LUIGI (ha aperto un sacchetto e verifica) Eh sí, è proprio
zucchero.
400
APPUNTATO Zucchero questi, questi altri farina di grano duro, e
gli altri che arrivano, riso Maratello e Vialone!
GIOVANNI Ma che bastardi! E dove li trasportavano?
APPUNTATO Il primo carico andava in Svizzera e l’altro in
Germania. Era lei che diceva che questi non scrivono mai una cosa
per l’altra... gente a posto: “Sa, con tutti i controlli che hanno!”
GIOVANNI Appunto, come fanno per il controllo? Non ce
l’hanno?
APPUNTATO Sí, ne hanno uno alla partenza, e basta. Piombano e
via, non li ferma piú nessuno!
LUIGI Già, a meno che non gli capiti di ribaltarsi per strada.
GIOVANNI Be’, un dio che stanga i furbi c’è sempre... dài un
occhio a come ti ha lavorato Sindona1! Il furbacchione aveva
messo in piedi un crack bancario... d’accordo con la mafia ha fatto
ammazzare l’avvocato di Stato che lo stava incastrando, ha
pensato di tagliare la corda... è andato in America, dove aveva
combinato già un altro crack... È l’uomo dei crack. Lì l’hanno
messo subito in galera... lui ha pagato una cauzione di qualche
milione di dollari, appena uscito s’è fatto rapire... e per far credere
a una disperata resistenza, s’è fatta una iniezione di anestetico e
poi... zam... s’è sparato nella gamba. (Ride) Ah, ah... l’hanno
beccato dopo un mese, in Sicilia... gli hanno dato venticinque anni.
L’hanno trattato bene: camera singola più servizi, televisione,
pasto ottimo e abbondante compreso il caffè... senza zucchero ma
con stricnina.C’è rimasto secco! È tremendo quel dio... dio
polacco! Che però non tocca gli industriali e i commercianti. ’Sti
figli di puttana fanno sparire la roba dai negozi... “non ce n’è piú”
dicono... e poi eccola qui dove va. Già non gli basta mandare i
401
soldi che guadagnano sulle nostre spalle in Svizzera, adesso pure il
nostro mangiare ci fregano, ’sti banditi!
APPUNTATO
Ecco,
bravo:
si
sfoghi,
si
indigni!
Che
l’indignazione è proprio l’arma piú terribile del coglione.
GIOVANNI Sono stato riconosciuto! E lei cosa fa, oltre che
sfottere, per la legge?
APPUNTATO Io sequestro! Sequestro e confisco. Grazie al vostro
aiuto, salviamo la merce dalla distruzione, poi faremo un bel
rapporto... spiccheremo denuncia e stasera stessa la televisione
darà notizia dell’avvenuta brillante operazione di polizia.
Cosicché, avvisati in anticipo, grazie a questa bella soffiata
televisiva, gli industriali responsabili avranno tutto il tempo di
tagliare la corda all’estero. Il magistrato li condannerà a quattro
mesi in contumacia, il Consiglio superiore, però, archivia la
pratica. E tutto è a posto.
GIOVANNI Ah sí, è a posto! E la merce?
APPUNTATO Quella verrà riconsegnata ai proprietari, previo
pagamento di una forte multa, contro la quale gli stessi industriali
ricorreranno però tante volte, finché non gli verrà concesso di
pagare solo il deposito!
GIOVANNI No, non ci credo... sarebbe troppo una schifezza!
APPUNTATO Certo, neanch’io ci credo!
GIOVANNI Ecco, vede?
APPUNTATO Mi è proibito crederci, me lo impongono la divisa e
il grado che porto! Ma per lei è un’altra questione... lei non ci può
credere perché...
GIOVANNI Perché sono un coglione... ho capito!
APPUNTATO Se lei insiste! (Spostandosi di qualche passo verso
destra-proscenio) Ehi, ma dove vanno quelli? Porco cane, si
402
fregano i sacchetti! Hanno scoperto che c’è dentro zucchero e
farina! (Ride) Ah, ah, ah...
GIOVANNI Scusi, ma lei fa il “palo”? Doppio lavoro, eh? Se non
si sbriga a intervenire quelli fra poco si fregano anche il camion.
LUIGI Ma cosa interessa a te, ti metti anche a fare la spia adesso?
Ma sei proprio un coglione!
GIOVANNI Eh no! Tu no!
APPUNTATO Vede, vede: le idee corrono! E poi perché farsi
tante scalmane per due o tre miserabili sacchetti di soda caustica?
GIOVANNI Ma che soda, lei sa benissimo...
APPUNTATO No, io non so niente... io mi attengo a quello che
sta scritto sul camion: “soda caustica”. Non spetta a me
verificare... il controllo lo deve fare il mio diretto superioreresponsabile, che arriverà fra un paio d’ore. È il regolamento! E io
mi attengo! Anzi, siccome il regolamento dice anche che, in caso
di incidente stradale, primario dovere del capo-servizio è quello di
recarsi sul luogo onde occuparsi dello svincolo del traffico... e di
nessun altro specifico aleatorio, io vi saluto, vi affido all’aleatorio
e raggiungo lo specifico primario di svincolo! (Esce di scena).
GIOVANNI Ma dove se ne va? Ma quello è proprio stcentrato!
LUIGI No, siamo noi gli stcentrati! E pure fessi, siamo, che
restiamo qui a fare i facchini per salvare la roba a quei bastardiladri! Sai cosa ti dico? Che io, quasi quasi, mi prendo su un paio di
’sti sacchi e me li porto a casa!
GIOVANNI Sei matto? Mica ti vorrai mettere alla stregua di quei
balordi, pelandroni-sottoproletari, che te lo dico io, quelli non sono
mica operai, quelli sono degli scioperati!
403
LUIGI Scioperati? Ha parlato il “Cavaliere del Lavoro!” Ma lo sai
cosa vuol dire scioperati? Vuol dire che quelli fanno sciopero! E
non fai sciopero tu?
GIOVANNI Sí, faccio sciopero, ma non frego la roba che non è
mia!
LUIGI Ah, non è tua? E chi la fa ’sta roba allora? Chi la semina?
Chi fa le macchine per lavorarla? Chi la lavora? Non siamo noi?
Sempre e soltanto noi? E loro, i cosiddetti imprenditori, non sono
quelli che sempre, invece, ce la fregano?
GIOVANNI Ecco, e allora, siccome siamo in un paese di ladri,
mettiamoci a rubare anche noi: “Alè! Il piú furbo è quello che
arraffa di piú! E chi non frega è un coglione”! E allora, sai cosa ti
dico? Che io sono orgoglioso di essere un coglione in un mondo di
furbi e di ladri!
LUIGI Giusto! Lo so, si chiama appunto l’orgoglio del coglione!
GIOVANNI L’hai detto: perché il tuo è un parlare da
sottoproletari, da disperati, che non vedono altra soluzione che
quella di arrangiarsi. Ognuno per sé, tutti per ciascuno! E allora,
caro il mio rivoluzionario da strapazzo, questa è soltanto la
cagnara, il casino... che è proprio quello che vogliono i padroni per
poi arrivare, poveracci, alla “necessità imprescindibile” di dover
mettere ordine coi generali!
LUIGI No, i generali e il fascismo arrivano solo quando noi operai
siamo col culo per terra! Non quando ci muoviamo per prenderci
quello che è nostro!
GIOVANNI E per questo ci sono appunto le lotte che si fanno coi
sindacati! (Reazione con fare scocciato di LUIGI). Oh, per carità,
che ho detto? “I sindacati”?! Ma i sindacati dormono, non fanno
404
niente. La classe operaia non ha bisogno di quei tirapiedi, ci va da
sola al potere: “organizzato dal basso”!
LUIGI Infatti, come hanno fatto a Danzica!
GIOVANNI (ironico) Ah, certo: i sindacati della madonna!
LUIGI Io ci credo ai sindacati, ma quando siamo noi a dirigerli,
non loro che ci vengono a sotterrare le lotte, a svenderle per non
compromettere l’equilibrio governativo! Che si fanno ricattare dai
partiti coi loro maneggi e dall’unità ad ogni costo dentro la logica
della governabilità e della pace sociale.
GIOVANNI (abbacchiato) Ma va’...
Entra in scena il BRIGADIERE dei carabinieri.
BRIGADIERE Be’, ma che succede qui?
LUIGI Succede che stiamo facendo i facchini, salviamo la patria!
BRIGADIERE Macché salvare la patria! Qui si sta facendo razzia!
GIOVANNI Oh, chi si rivede! Il signor BRIGADIERE coi baffi!
Hai visto come assomiglia all’appuntato dello svincolo aleatorio di
traffico?
I due operai che stavano aiutando nel passamano se la battono con
dei sacchi.
BRIGADIERE (estrae la pistola) Ehi, voi due: fermi lí, mettete giú
quella roba! Mettete giù quei sacchi o sparo! Vigliacchi, maledetti,
se la sono svignata! (Si rivolge repentinamente a GIOVANNI e
LUIGI, puntandogli contro la pistola) E a voi, chi vi ha dato il
permesso di toccare quei sacchi?
LUIGI Ecco, adesso ci becchiamo una pistolettata!
GIOVANNI Ordine di Agnelli... brigadiere stia attento a non
inciampare con quella pistola, che voi carabinieri, quando
inciampate, ammazzate sempre qualcuno. Ci avete l’inciamp-armfacile!
405
BRIGADIERE Non faccia tanto lo spiritoso lei! Gliel’ho già
detto!
GIOVANNI D’accordo, ma noi qui stiamo facendo un favore...
che se no marcisce tutto.
BRIGADIERE Non abbiamo bisogno di nessun favore... via,
sloggiare!
GIOVANNI Volentieri, ma guardi che ce l’aveva detto
l’appuntato lassú!
BRIGADIERE Quale appuntato lassú?
GIOVANNI Quello che sta facendo lo specifico aleatorio dello
svincolo.
BRIGADIERE Be’, allora continuate... No, anzi, state fermi...
Aspettate che vada a controllare. Ehi, appuntato! (Esce).
LUIGI Ordine! Contr’ordine! Hai visto? Siamo già intruppati!
GIOVANNI Sí, sembra un po’ carogna... ma guarda che invece
sotto sotto è una brava persona: è lui che ha caricato tua moglie
sull’autoambulanza con il bambino, le olive e tutto! E lui non he
ha mangiata neanche una!
LUIGI Finiscila!... Ma io stavo per dirti una cosa prima.
GIOVANNI Che cosa?
LUIGI È una cosa che riguarda proprio la piattaforma del
sindacato, i sacrifici e la mobilità del lavoro. Da domani siamo
tutti in cassa integrazione!
GIOVANNI Chi te l’ha detto?
LUIGI L’ho saputo ieri in treno: ci sbattono tutti seimila che
siamo a ventisei ore... e poi, fra un paio di mesi chiudono!
GIOVANNI Chiudono la fabbrica? E perché dovrebbero
chiuderla? Mica siamo in crisi, noi. Anzi, abbiamo commesse per
almeno due anni!
406
LUIGI Gliene frega assai delle commesse a quelli! Dal momento
che se portano tutto in Argentina guadagnano di piú... e in Brasile
ancora meglio...
GIOVANNI Per via della mano d’opera, eh?
LUIGI Non solo: i salari bloccati, niente scioperi, un governo di
fascisti che gli garantisce la pace sociale... vuoi mettere?
GIOVANNI (si precipita a prendere dei sacchi) Aiutami, tira su la
roba, dài, andiamo... caricatene piú che puoi... muoviti!
LUIGI E l’orgoglio di essere un coglione democratico legalitario!?
GIOVANNI Arriva il momento che anche i coglioni si svegliano!
Via, andiamo!
Escono carichi come muli dal lato sinistro del siparietto. Il
BRIGADIERE urla da fuori scena.
BRIGADIERE Ehi, voi due... dove andate? Fermatevi... Fermi o
sparo! Sparo!
GIOVANNI (rientra per un attimo) Sí, spara! Sparati sui coglioni!
(Esce).
BRIGADIERE (entrando in scena trafelato) ’Sti bastardi! E
facevano finta di lavorare... “salviamo la merce... facciamo un
favore!” E poi dicono tanto di Napoli! (Esce rincorrendoli).
Buio. Cambio di scena. Il siparietto resta chiuso. C’è solo una
variazione nelle luci a indicare che l’ambiente-strada è un altro.
Dal lato sinistro rientrano i due operai sempre coi loro sacchi.
GIOVANNI Dài, forza, ancora cento metri e ci siamo. Fermo, c’è
una camionetta della polizia... davanti a casa mia...
LUIGI Guarda quelle due donne che attraversano la strada, non
saranno mica le nostre mogli?
407
GIOVANNI Ma no, non possono essere loro.
LUIGI Come no, guarda, stanno entrando nello stesso casermone
dove abiti tu. E una è pure incinta.
GIOVANNI No, guardale meglio... sono tutte e due incinte.
LUIGI Eh sí, allora non sono loro.
GIOVANNI (indicando alle sue spalle) Porco cane, siamo
incastrati. Guarda dall’altra parte... laggiú!
LUIGI Cosa?
GIOVANNI Non vedi? Quel BRIGADIERE dei carabinieri, ci è
venuto dietro! ’Sto figlio di puttana, ti dico io, con tutti quelli che
hanno fregato roba, proprio solo con noi se la viene a prendere!
Perché abbiamo fregato troppo poco!
LUIGI Per forza, quello sa dove abiti... e vedrai, viene diritto a
cercarti in casa tua!
GIOVANNI E noi, invece, lo freghiamo e andiamo a casa tua!
LUIGI Giusto, muoviti, passiamo per di qua che lo seminiamo.
Escono dal centro del siparietto. Il BRIGADIERE entrando da
sinistra attraversa tutta la scena ed esce sulla destra.
BRIGADIERE Scappa, scappa... tanto lo so dove abiti! Conosco
le strade!... So leggere, io!
Sul buio scorre il siparietto e ci ritroviamo nella casa di
GIOVANNI e ANTONIA. Entrando le due donne col pancione,
sono stravolte dalla stanchezza.
ANTONIA Voglio morire... voglio morire... (Si va a sedere,
affranta, sulla branda).
408
MARGHERITA Carica, scarica, mi sembra di essere diventata un
camion!
ANTONIA Voglio morire... Oddio, che pancia! Oddio, la
stanchezza della gravidanza... (Cambia tono) Sempre a lamentarti
stai! Non ho mai conosciuto una “zabetta” come te! Noiooosa!
Meno male che non ti ho sposata io! Dio! Che donna pedante!
MARGHERITA (durante la battuta di ANTONIA s’è slacciata il
cappotto e toglie dalla federa foglie d’insalata e qualche cavolo)
Guarda, guarda quanta insalata abbiamo qui! Abbiamo da
mangiare insalata per un anno!
ANTONIA E parla... e parla! Non si poteva fare a meno di
rimpinzarci a ’sto modo! Con la polizia lí sotto, non potevamo
uscire col pancione, rientrare senza pancione... riuscire col
pancione... ritornare... Per quanto addormentati, alla fine mangiano
la foglia anche loro! Mi spiace giusto per mio suocero che non
troverà piú neanche una foglia di insalata! (Di colpo, urlando) La
minestra! (Va di corsa, preoccupata, al fornello) Mi sono
dimenticata la minestra... sarà bruciato tutto! Dio mio, con la fame
che mi ritrovo... (Solleva il coperchio della pentola) Meno male,
non ha neanche bollito... (Interdetta) Perché non ha bollito? È su
da quattro ore!? Il gas! ’Sti bastardi, m’hanno tolto il gas perché
non ho pagato la bolletta! Bestie, schifosi, assassini, ladri! E mi
toglieranno anche la luce...
MARGHERITA Ti hanno tolto il gas?!
ANTONIA Sí! Era venuto ieri quello del controllo... (È disperata;
si sente bussare alla porta). Chi è?
VOCE (fuori campo) Amici.
ANTONIA Che amici?
409
VOCE (fuori campo) Sono un compagno di lavoro di suo marito.
M’ha detto di venire a dirle una cosa.
ANTONIA Oh, mio dio! Cosa gli sarà successo? (Va per aprire).
MARGHERITA Aspetta un attimo, che mi rimetto dentro
l’insalata. (Esegue).
ANTONIA Abbia pazienza un momento... che sono spogliata.
(Apre la porta e appare il BRIGADIERE). Ancora lei?! Che
scherzi sono questi?
BRIGADIERE Ferme lí dove siete! Ah, stavolta vi ho beccate!
Eccole qua, tutte e due incinte, adesso! Ma come crescono, ’ste
pance!? L’avevo capito subito io, che c’era il trucco!
ANTONIA Ma lei è matto! Di che trucco sta parlando?
MARGHERITA (lasciandosi ricadere sul letto distrutta) Ecco,
adesso ci siamo, lo sapevo, lo sapevo!
BRIGADIERE (a MARGHERITA) Vedo con piacere che lei non
l’ha poi perso il suo pargoletto. (Ad ANTONIA) In compenso, lei,
signora... complimenti! In cinque ore ha fatto l’amore, è diventata
mamma ed è già arrivata al nono mese... Che velocità!
ANTONIA Guardi, signor brigadiere che lei sta prendendo un
granchio...
BRIGADIERE No, il granchio l’ho preso prima... quando ci sono
cascato con la sceneggiata delle doglie e del parto prematuro! Ma
adesso non ci casco piú, basta! Fuori la refurtiva!
ANTONIA Ma di che refurtiva parla? È impazzito?
BRIGADIERE E non facciamo le furbe, che tanto non attacca piú!
Il giochetto ormai è troppo scoperto: i mariti vanno fuori a fare
razzia, poi passano i sacchetti alle mogli che si fanno un pancione
e via! È tutto il giorno che vedo passare donne incinte! Ma
possibile che tutte le donne di ’sto quartiere siano rimaste in stato
410
interessante allo stesso tempo? Capisco la proverbiale prolificità
delle donne del popolo... ma qui si esagera! Donne mature,
ragazze, ragazzine, perfino una vecchietta di ottant’anni ho visto
passare incinta oggi: un pancione che pareva avesse due gemelli!
ANTONIA Lo so, ma non è mica per quello che crede lei sa... ma
per via della festa... della santa Patrona... santa Eulalia.
BRIGADIERE Cos’è ’st’altra storia della santa Patrona?
ANTONIA Non la conosce? Che santa! Santissima! Una donna
brava... che... che voleva avere dei figli... Si era fissata ’sta povera
santa... voleva restare incinta... Ne faceva! Ne faceva!! Ma non
riusciva mai... fino a che, a un certo punto... il Padreterno di lassú
ci ha avuto pietà e: pscium! È rimasta incinta..., all’età di
sessant’anni! Un miracolo!
BRIGADIERE A sessant’anni?
ANTONIA Già, e pensi che suo marito ne aveva piú di ottanta!
BRIGADIERE La forza della fede!
ANTONIA Dicono però che lui, il marito sia morto quasi subito.
Ad ogni modo, per ricordare ’sto miracolo, tutte le donne del
quartiere vanno in giro per tre giorni con il pancione finto.
BRIGADIERE Oh, che bella tradizione! Brave!Allora è per quello
che svuotate i negozi del supermercato... soltanto per potervi
procurare la roba da mettervi in pancia! Ma guarda cosa fa la
religiosità del popolo. Avanti! Piantiamola con ’sta pagliacciata!
Faccia vedere cos’ha lí sotto, altrimenti perdo la pazienza!
ANTONIA Perde la pazienza, e cosa fa? Ci strappa i vestiti?
L’avverto che se solo ci tocca con un dito e se insiste a voler
vedere, le capita una disgrazia!
BRIGADIERE Ma mi faccia ridere!(All’istante, preoccupato) Che
disgrazia?
411
ANTONIA La stessa che è capitata al marito incredulo di santa
Eulalia! Questo vecchio era un miscredente e non ci credeva:
“Santa Eulalia, vieni qui subito che ti devo parlare. Apriti il
vestito, e fammi vedere che cosa hai sotto la pancia, e ti avverto
che, se veramente sei incinta, ti strozzo, perché vuol dire che quel
bambino non è il mio!” Allora lei, la santa Eulalia, di colpo si è
aperta il vestito (molto ispirata) e, secondo miracolo: dal ventre
sono venute fuori delle rose... una cascata di rose!
BRIGADIERE Oh, senti senti, che bel miracolo!
ANTONIA Sí, ma la storia non è finita... al VECCHIO s’è fatto
subito buio negli occhi: “Non ci vedo piú, non ci vedo piú! –
gridava. – Sono cieco! Dio mi ha punito!” “E ci credi adesso, o
miscredente?”, gli ha detto santa Eulalia. “Sí, ci credo!” E allora,
terzo miracolo: dalle rose è spuntato un bambino già di dieci mesi
che parlava e ha detto: “Papà, papà, il Signore ti perdona, adesso
puoi morire in pace!” L’ha toccato con una manina sulla testa e il
VECCHIO è morto di un colpo!
BRIGADIERE Basta con le storielle e fatemi vedere le rose...
voglio dire... insomma sbrigatevi, che ho già perso fin troppo
tempo e sono un po’ nervoso!
ANTONIA Allora lei non crede nel miracolo?
BRIGADIERE Proprio no.
ANTONIA Non ha paura della disgrazia?
BRIGADIERE No, ho detto!!
ANTONIA Bene, come vuole! Poi non mi venga a dire che non
l’ho avvisata. (A MARGHERITA) Avanti, alzati e scopriamoci
insieme (all’unisono, recitano enfatiche):
Santa Eulalia dal pancione
a chi non crede nel miracolo
412
fai venire la maledizione
a chi non crede nell’oracolo
fai venire il mal bastardo
nero e buio nel suo sguardo
santa Eulalia santa Pia
dàgli la botta
e cosí sia!
Le due donne spalancano i propri cappotti.
BRIGADIERE Cos’è quella roba?
ANTONIA Quale roba? (Lancia grida di meraviglia) Oh, tu
guarda!? Pare insalata!
BRIGADIERE Insalata?
ANTONIA Eh sí, è proprio insalata: cicoria, indivia, ricciolina...
anche un cavolo!
MARGHERITA Anch’io, anch’io ho un cavolo!
BRIGADIERE Ma cos’è ’sta storia? Perché vi siete nascosta tutta
’sta verdura nella pancia?
ANTONIA Ma noi mica l’avevamo nascosta! Vuoi vedere che è
un miracolo?!
BRIGADIERE Sí, il miracolo del cavolo!
ANTONIA Be’, i miracoli uno li fa con la verdura che ha
sottomano! Ad ogni modo, che lei ci creda o no, è forse proibito?
C’è qualche legge che dice che il cittadino italiano, specie se di
sesso femminile, non può portare cicoria, indivia e cavoli sul
ventre? È proibito?
BRIGADIERE No...
ANTONIA C’è una legge?
413
BRIGADIERE No.
ANTONIA Addio! (Fa per salutarlo).
BRIGADIERE Macché addio! Io voglio sapere perché vi siete
messe tutta ’sta roba addosso.
ANTONIA Ma gliel’ho detto, per farci la pancia, secondo la
credenza del miracolo di santa Eulalia! Dobbiamo portarla per tre
giorni! E a chi non ci crede gli capita la disgrazia!
La luce si abbassa piano piano.
ANTONIA e MARGHERITA Santa Eulalia dal pancione, a chi
non crede nel... (ripetono la “preghiera” a santa Eulalia, notando
con grande preoccupazione l’abbassarsi della luce).
BRIGADIERE Che succede adesso? Va via la luce?
ANTONIA (con molta calma) Che dice signor brigadiere?
BRIGADIERE
Ma
non
vede
che
si
sta
abbassando...
(Preoccupato) Sta venendo buio!...
ANTONIA Va via la luce? No, guardi che lei si sbaglia... io ci
vedo benissimo. (A MARGHERITA (sferrandole un calcio) Ci
vedi tu?
MARGHERITA Sí, sí... ci vedo...
ANTONIA Noi ci vediamo come prima. Forse a lei si sta
abbassando la vista.
MARGHERITA (si avvicina a tastoni ad ANTONIA, sottovoce)
Ci hanno tagliato i fili della luce...
ANTONIA Taci!
BRIGADIERE Ma non facciamo scherzi! L’interruttore, dov’è
l’interruttore?
414
ANTONIA (muovendosi a suo agio, seppure nel buio) È qua, non
lo
vede?
Aspetti
che
faccio
io...
(Si
sente
lo
scatto
dell’interruttore). Ecco, vede, adesso è spenta, adesso è accesa...
Madonna, che luce in casa mia! Non la vede?
BRIGADIERE No, non vedo...
ANTONIA Oh, mio dio, è diventato cieco! Gli è capitata la
disgrazia! Il Signore l’ha punito! Oh, poveraccio!
BRIGADIERE Piantatela! Aprite la finestra... voglio vedere di
fuori!
ANTONIA Ma è aperta la finestra!
MARGHERITA Sí, la finestra è aperta, non vede?
ANTONIA Venga, venga a vedere. (Lo afferra per una manica)
Ecco, di qua. (Gli piazza davanti una sedia) Attento alla sedia!
Il BRIGADIERE ci va a sbattere.
BRIGADIERE Ahia... huo: che botta!
ANTONIA E stia attento a dove mette i piedi!
BRIGADIERE Ma come faccio se non ci vedo?
ANTONIA Eh già che è cieco, poverino!
BRIGADIERE (furioso e spaventato) Macché cieco!...
ANTONIA Venga... ecco qua la finestra... (Lo conduce davanti
alla credenza e apre le due ante superiori) Stia attento... ecco qui,
apriamo i vetri... tocchi, tocchi... (Il BRIGADIERE esegue a
tentoni). Guardi fuori... Che panorama! Io me lo dimentico
sempre... Bello! Speriamo che il padrone di casa non se ne
accorga, altrimenti mi aumenta l’affitto! Quante luci! Che
luminarie! Che festa! Tutto per santa Eulalia! Non vede?
BRIGADIERE (è disperato) No, no, non vedo! Non vedo niente!
Maledizione, ma che cosa m’è successo? Un fiammifero...
accendete un fiammifero!
415
ANTONIA (preoccupata) Un fiammifero?... Ho qualcosa di
meglio di un fiammifero... (Va al fornello, afferra la canna del
saldatore) Stia lí, non si muova, ché non conosce la casa, può farsi
male... glielo porto io... ho un bruciatore a fiamma... (Accende)
Guardi, guardi che bella fiamma... rossa!
BRIGADIERE Non vedo nessuna fiamma... mi faccia toccare...
ANTONIA No, no, guardi che è rovente...
BRIGADIERE (prepotente) Voglio toccare, ho detto! Glielo
ordino! (ANTONIA ubbidisce). Ah, ah, iaohoo! La mano, mi sono
bruciato la mano, dio, dio che male... come brucia!
ANTONIA Eh, per forza! Ha visto, ha visto, a non voler mai
credere!
BRIGADIERE (piange disperatamente) Allora sono cieco
davvero? Sono cieco!
ANTONIA È un’ora che glielo stiamo dicendo! Non pianga cosí...
su... coraggio... Ma cosa è successo in fin dei conti... non è
successo niente... è diventato un po’ cieco...
BRIGADIERE Voglio uscire... voglio uscire! (È sempre piú
disperato) Voglio andare a casa... dai miei superiori...
ANTONIA Aspetti, aspetti che l’accompagno alla porta... Ecco,
qui... è qui la porta. (Apre l’anta dell’armadio).
Il BRIGADIERE si lancia come un forsennato e sbatte all’interno;
retrocede barcollando e cade riverso al suolo.
MARGHERITA S’è spaccato la testa!
BRIGADIERE Ahi! Che botta! Chi è stato? (Solleva appena la
testa).
416
ANTONIA (cerca disperatamente una risposta) Il bambino... È il
bambino della santa Eulalia che l’ha toccato in fronte con la sua
manina!
BRIGADIERE Ammazza che manina! (Stramazza privo di sensi).
ANTONIA
BRIGADIERE!...
BRIGADIERE!
Accidenti,
è
svenuto. (Si inginocchia accanto al carabiniere).
MARGHERITA Forse è morto!
ANTONIA Sempre ottimista, eh! Macché morto... Prendi la pila...
lí nel cassetto. (Sempre a tentoni MARGHERITA esegue). No,
non è morto... gli è preso un malore.. un “lieve malore” come al
generale Malizia al processo di Catanzaro... Sta benissimo...
respira...
MARGHERITA È morto, è morto, non respira piú!
ANTONIA (auscultandolo) Ma no... credi a me... respira...
respira... Non respira! E non gli batte nemmeno il cuore!
MARGHERITA Oddio! Abbiamo ammazzato un carabiniere!
ANTONIA Eh sí, forse ho esagerato un po’... Cosa facciamo
adesso?!
MARGHERITA Ah, e lo domandi a me? Cosa c’entro io? Hai
fatto tutto tu... Mi dispiace ma io me ne vado a casa mia... Le
chiavi!... Dove ho messo le chiavi di casa?
ANTONIA Bella amica sei: mi pianti qua, cosí! Bella solidarietà!
MARGHERITA (ritrova un mazzo di chiavi sulla credenza) Ah,
eccole! Ma ne ho un altro paio in tasca, due mazzi di chiavi! Ma
queste sono quelle di mio marito! Allora è stato qui... è venuto a
cercarmi... e se le è dimenticate!
ANTONIA (urlando) Cosa me ne frega a me! Son qui con un
BRIGADIERE morto... mi parla di chiavi!...
417
MARGHERITA Vuol dire che mio marito ha incontrato il tuo che,
figurati, gli avrà spifferato tutto sul fatto che io ero incinta!E io
cosa gli racconto adesso? Io mica sono brava come te a cacciar
balle!... Ah, mi spiace, ma di qui io non mi muovo. Adesso ci
pensi tu a tirarmi fuori da ’sto pasticcio... gli racconti tutto tu!
ANTONIA (si rende conto di quanto le stia capitando) Sono
disperata.
(Piangendo,
parla
col
BRIGADIERE
svenuto)
BRIGADIERE... non faccia cosí... facciamo la pace... È stato solo
un
colpo
di
porta...
BRIGADIERE...
si
svegli...
(A
MARGHERITA, furente) E va bene, faccio io! Faccio io!
Bell’amica sei! Risolvo tutto da me... tanto io ho le spalle grosse!
(Solleva un braccio del BRIGADIERE e lo lascia andare. Il
braccio ricade pesantemente, senza vita). È morto! Questo è morto
per davvero!
MARGHERITA Hai visto tu a scherzare con i miracoli?
ANTONIA No, è lui che ci ha scherzato... io l’avevo anche
avvertito: attento alla maledizione, che la santa Eulalia è una santa
tremenda! (Lo afferra per le spalle, lo solleva e lo riabbassa
costringendolo a flessioni burattinesche).
MARGHERITA E adesso, che stai combinando?
ANTONIA Respirazione artificiale!
MARGHERITA Ma cosa gli fa quella roba? Non si usa piú...
Bisogna fargli la respirazione bocca a bocca, come per gli
annegati.
ANTONIA Adesso io, secondo te, mi metto a baciare un
carabiniere? Col mio passato politico! Che se poi lo viene a sapere
GIOVANNI... No, non lo bacio!... (Pausa).MARGHERITA...
bacialo tu...
418
MARGHERITA Io no, veh! Ci vorrebbe piuttosto una bombola
dell’ossigeno.
ANTONIA (riflette un attimo) Ce l’ho! Ho questa dell’autogeno,
che è proprio d’ossigeno. Una è di idrogeno, e l’altra è di
ossigeno...
Vieni
qua,
aiutami...
chiudo
la
manopola
dell’idrogeno... cosí... e apro quella dell’ossigeno... (Esegue)
Stiamo calme... è come un’operazione... vedrai... come gli entra
l’ossigeno, si rimette! Sarà anche contento! Come fare un mese in
alta montagna!
MARGHERITA Ma sei sicura che funzioni?
ANTONIA Oh, altro che... l’ho visto fare anche al cinema. (Si
china appresso al carabiniere e gli infila il cannello in bocca).
MARGHERITA Ah, se l’hai visto fare al cinema, allora!
ANTONIA Vedrai... come gli entra l’ossigeno nello stomaco...
vedrai che il torace si solleva... poi si riabbassa... ecco, ecco...
comincia ad alzarsi, comincia a respirare... Guarda come si solleva
bene... ecco, vedrai che adesso si riabbassa.
MARGHERITA A me pare che si stia soltanto sollevando... anche
la pancia, guarda... fermati! Lo stai gonfiando tutto!
Le due donne si precipitano a fermare la macchina infernale,
ANTONIA leva anche il cannello di bocca al BRIGADIERE.
ANTONIA Maledizione! Ho sbagliato tutto... gli ho dato
l’idrogeno invece dell’ossigeno!... Oddio che pancione... che
pancione! Ho messo incinto un carabiniere!
Buio. Scorre il siparietto in proscenio e sale lentamente la
luce.
419
Scena terza
In scena, GIOVANNI e LUIGI si trovano sul ballatoio
dell’appartamento di quest’ultimo. I sacchi rubati stanno a terra.
GIOVANNI Ma non possiamo continuare a star qui ad aspettare
per delle ore sul ballatoio tu e io come due tarlocchi. Senti, io
guardo se riesco a buttar giú la porta con qualche spallata.
LUIGI Ma no, l’hai visto, ci ho provato io, che mi sono sfasciato
mezzo, non c’è niente da fare: ci sono due serrature.
GIOVANNI Ma perché tutto ’st’armamento?
LUIGI È lei, mia moglie, che l’ha fatto mettere, ha il terrore dei
ladri.
GIOVANNI Ecco, e adesso che i ladri, quelli veri, hanno bisogno
di entrare in casa, siamo fottuti... qui fuori dalla porta come dei
mammalucchi! Ma anche tu, porca vacca: un ladro che va a
perdere le chiavi di casa.
LUIGI Piantala con ’sto ladro! (Cambia tono) Orco cane! Adesso
che mi viene in mente, non le ho perse le chiavi... le ho lasciate a
casa tua... eh già... sul tavolo.
GIOVANNI Sei sicuro?
LUIGI Sicurissimo, avanti, dammi le chiavi di casa tua che vado a
riprendermele.
GIOVANNI Sí, bravo fesso, col BRIGADIERE che è là che ci
aspetta sul ballatoio di casa mia come un falco: trach! Ti arresta!
LUIGI Ma no, a quest’ora si sarà già stufato da un pezzo e se ne
sarà andato.
GIOVANNI Sí, stai fresco, quello è peggio di un molosso... non
molla. Te lo dico io, quello si è piazzato lí vita natural durante... e
420
aspetta; non potrò neanche far finta di tornare a casa... mi toccherà
emigrare! (Si sente rumore di passi). Accidenti, arriva qualcuno...
LUIGI Calma, chi vuoi che sia, sarà qualche inquilino.
GIOVANNI Macché inquilino, è il BRIGADIERE... (Si
preoccupa di nascondere i sacchetti).
VOCE DI UOMO (fuori campo) Scusino, avrei bisogno di
un’informazione.
GIOVANNI Porco cane il BRIGADIERE! Siamo fregati.
LUIGI Ma no, non è lui, ci assomiglia ma non è lui.
GIOVANNI No, hai ragione, non è lui.
Entra in scena il BECCHINO: è lo stesso attore che ha
impersonato sia l’Appuntato che il Carabiniere.
BECCHINO (entrando in scena) Diceva scusi? Assomiglio a chi?
GIOVANNI Accidenti, come gli assomiglia!... Assomiglia sputato
anche all’appuntato di Pubblica Sicurezza senza baffi... Ah, ah,
scusi se rido, ma mi sembra di essere in una commedia che ho
visto quando ero ragazzo... sa, una di quelle compagnie un po’
sbraghellate... dove, siccome avevano scarsità di interpreti, a un
attore gli facevano fare tutte le parti dei poliziotti che c’erano nella
commedia.
BECCHINO Ma io, veramente, non sono un poliziotto.
GIOVANNI Ah, e cosa fa lei?
BECCHINO Io sono uno delle pompe funebri.
GIOVANNI e LUIGI Mamma li turchi! (Con gesto rapido, i due
operai si toccano i testicoli).
GIOVANNI Scusi, ma ci è venuto d’istinto.
421
BECCHINO Oh, per carità... vi capisco... lo fanno tutti appena mi
vedono... e lo faccio anch’io tutte le volte che mi guardo allo
specchio.
GIOVANNI Simpatico...
BECCHINO Grazie. Piuttosto, mi sapreste dire se abita qui un
certo Prampolini Sergio?
LUIGI Sí, sta sopra, al terzo piano. Ma so di sicuro che non è in
casa. È all’ospedale! È sempre ammalato, poveraccio... una brutta
vita!
BECCHINO Infatti è morto. Sapete mica se in giornata torna qui
qualcuno della famiglia? Dovrei consegnargli la cassa che ho giú
da basso.
LUIGI Be’, guardi, sicuramente il figlio torna a casa stasera, ma
forse la cassa le conviene portargliela addirittura all’ospedale, se è
morto lí.
BECCHINO Vengo proprio adesso dall’ospedale, ma purtroppo la
salma non c’è piú, speravo di trovarla qui, e invece si vede che
l’hanno trasportata a casa di qualche altro parente... chissà dove.
GIOVANNI Eh be’, la lasci giú nell’atrio... con un biglietto
sopra... quando torna il figlio: “Oh, è il babbo!” (Mima il gesto di
caricarsi la cassa in spalla).
BECCHINO Una cassa da morto giú nell’atrio? Lí abbandonata?...
Con tutta la gente che passa... i bambini che immancabilmente ci
vanno dentro a giocare agli indiani che vanno in canoa? No, non
posso. E poi io ho bisogno di farmi firmare la bolletta di consegna
da qualcuno fidato.
GIOVANNI Mi dispiace, ma qui “fidati”, non ne trova.
BECCHINO Voi mi sembrate delle persone fidate. Abitate qui,
vero?
422
LUIGI Sí, io abito proprio qui.
BECCHINO Bene, allora è tutto risolto: io le consegno la cassa, la
sistemiamo in casa sua e... quando stasera arriva il figlio del
defunto...
GIOVANNI (allibito) Una cassa da morto in casa?
BECCHINO Non è mica un oggetto ingombrante, sa... e poi se
vogliamo, se si prescinde dalla funzione un po’ macabra, è perfino
decorativa.
GIOVANNI Certo, un centrino sopra: mobile bar!
BECCHINO Basta farci l’occhio!
GIOVANNI Sí, l’occhio da morto.
LUIGI (tagliando corto) Sí, sì... capisco.. ma c’è il fatto che vede...
non possiamo entrare per via che non ho le chiavi... siamo chiusi
fuori anche noi.
BECCHINO Oh, che peccato! Allora, purtroppo, non mi resta
altro che riportarmela al deposito.
GIOVANNI No, senta... forse una soluzione ci sarebbe: la
portiamo a casa mia, io sto appena dall’altra parte della strada... se
lei si fida, la ritiro io. Però dovrebbe permetterci di caricare questi
sacchetti dentro alla cassa... sa, col fatto che piove... siccome è
roba delicata, guai se si bagna. La cassa ha il coperchio spero!?
BECCHINO Sì, sí, è una cassa regolamentare... da poveri, ma il
coperchio, quello almeno, non glielo facciamo mancare!
GIOVANNI Che Comune abbiamo! Fa le casse e anche i
coperchi.
BECCHINO Sí, sí, andiamo: io vado avanti a farvi scaricare la
cassa. (Esce).
Si caricano i sacchi.
423
GIOVANNI E voglio vedere se i poliziotti avranno il coraggio di
venire a mettere il naso in una cassa da morto!
LUIGI Porco cane, devo dire che hai avuto una bella pensata, ma
come t’è venuta in mente, di’?
GIOVANNI I Vietcong, me l’hanno fatta venire in mente i
Vietcong. Oggi non sono piú di moda i Vietcong... Ti ricordi
quando hanno fatto passare tutte le armi coi carri da morto nelle
città... che poi t’hanno piantato in piedi quel casino?
LUIGI Ah, sí, per il “teth”4.
GIOVANNI Ecco, bravo. È inutile, i Vietcong ti insegnano, ti
insegnano sempre...
LUIGI Be’, allora dai Vietcong fatti insegnare anche come
facciamo a entrare in casa, se c’è lí il BRIGADIERE che ti aspetta.
GIOVANNI Ma tu sei amico di Kissinger5? (Si riprende allegro)
Come i Vietcong!... I Vietcong mica le casse le lasciavano vuote,
sí, voglio dire, nel fondo c’erano le armi, ma sopra, a coprirle,
c’era sempre un morto!
LUIGI E chi sarebbe il morto?
GIOVANNI Io, io farò il morto, e tu farai uno delle pompe funebri
che porta la cassa. Speriamo non mi venga da ridere.
Escono.Buio.
Scena quarta
Via il siparietto. Ritroviamo le due donne in casa. Il
BRIGADIERE è sempre disteso a terra. ANTONIA sta
riempiendo il suo sacco con scatole e pacchetti nascosti sotto il
letto. MARGHERITA è furiosa.
424
MARGHERITA Be’, io dico che sei un’incosciente, oltre che
matta! Ma, la miseria, siamo qui con un morto in casa e lei pensa
ancora a fare il trasbordo della pasta e del riso.
ANTONIA Ma sono gli ultimi viaggi... e poi cosa ci possiamo
fare: se è morto è morto.Se è vivo vedrai che appena riprende i
sensi va di corsa in pellegrinaggio a piedi fino al santuario di Santa
Eulalia e si butta in ginocchio e fa il ringraziamento per grazia
ricevuta, vista acquistata, salute ottima, seppure incinto!
MARGHERITA Continua a scherzare, vedrai cosa ci capita.
ANTONIA Piú di quello che ci è già capitato in queste
ventiquattro ore non ci potrà capitare. Vieni qua piuttosto, e
aiutami a tirarlo su... che lo mettiamo via.
MARGHERITA Dove lo mettiamo?
ANTONIA Nell’armadio.
MARGHERITA Nell’armadio?!
ANTONIA E in che posto, se no? Non hai mai visto nei film
gialli? I morti sempre negli armadi si mettono!
Alzano in piedi il Carabiniere. ANTONIA se lo carica sulle spalle.
MARGHERITA Dio, come pesa!
ANTONIA Lo dici a me che lo sto portando, scusa? È un
carabiniere, eh! (Manovrano il Carabiniere come fosse un pupazzo
e lo sistemano nell’armadio) Ecco fatto. Aspetta che gli infiliamo
l’attaccapanni sotto la giacca... cosí... ecco, adesso tiralo su che lo
appendiamo alla stanga... (Eseguono). Perfetto! Accidenti, ha la
pancia talmente gonfia che l’anta manco si chiude. Spingi anche
tu! Là! Guarda come è dentro bene! Comodo!Pare il Bambin
Gesú!
Chiudono l’anta dell’armadio.
425
MARGHERITA Sta venendo chiaro... (Mima d’aprire la finestra)
Sta venendo giú un’acqua da diluvio.
ANTONIA Torno subito... vado un attimo di là... fatti la tua
pancia.. avremo ancora un due viaggi... poi abbiamo finito... Che
stanchezza! (Esce verso l’altra stanza).
Si apre la porta, entra LUIGI. Ha in testa il cappello del
BECCHINO.
LUIGI (sbirciando appena, sottovoce) Ehi, c’è nessuno? C’è il
brigadiere?
MARGHERITA Chi è... (Spaventata, imbarazzata) Luigi, sei tu?
Ma cosa fai cosí conciato?
LUIGI (abbracciandola) Cara la mia Margherita, finalmente...
come stai?... Fatti vedere! Ma non hai la pancia!? E il bambino?
Dov’è il bambino? Come sta? L’hai perduto?
MARGHERITA No, no... stai tranquillo, è andato tutto bene...
LUIGI Davvero tutto bene? E tu stai bene? Raccontami qualcosa...
MARGHERITA Dopo, dopo... è meglio che te lo racconti
l’Antonia... ti racconta tutto lei...
LUIGI Perché l’Antonia?
BECCHINO (fuori campo) Ehi, questa cassa è pesante, che
facciamo... si entra o no?
LUIGI Sì, sì, entrate pure... il brigadiere non c’è, non c’è nessuno.
(In quel momento si apre l’anta dell’armadio in modo che si
scopra
il
Carabiniere
appeso;
MARGHERITA
chiude
rapidissima). Dài, Giovanni, vieni fuori dalla cassa... che per farla
entrare in casa bisogna metterla di traverso.
MARGHERITA corre nell’altra stanza.
426
GIOVANNI (fuori campo) Peccato, stavo cosí bene qui dentro...
mi ero perfino addormentato... (entra in scena con il becchino;
portano una grande cassa da morto) e mi ero sognato che il
brigadiere era morto e che l’Antonia l’aveva gonfiato con la
bombola dell’idrogeno, cosí che la pancia gli cresceva, e s’è messo
a volare come un pallone. (Di nuovo si apre l’anta dell’armadio.
Senza rendersi conto, Giovanniche sta entrando di schiena
sorreggendo la cassa, aiutato da Luigi, la richiude. La bara viene
posata sul tavolo). Ma ti dico io i sogni!
MARGHERITA (dall’altra stanza) Antonia, Antonia, vieni fuori...
sbrigati.
ANTONIA (di dentro) Che c’è?... Per la miseria, non si può
neanche fare un po’ di pipí in pace?
GIOVANNI Sono tornate tutte e due?
LUIGI Sí, sí, è andato tutto bene... stanno benissimo.
GIOVANNI Meno male... chiudi, chiudi il coperchio... (A quello
delle pompe funebri) Grazie, grazie di tutto.
LUIGI (sempre al BECCHINO) Arrivederci. Oh, il vostro
cappello... (Lo consegna) Grazie anche di quello.
BECCHINO Si figuri. (Esce).
GIOVANNI E adesso come la trucchiamo ’sta cassa?... Non ho
neanche un centrino da metterci sopra!
LUIGI Senti, ho un’idea. Chiudiamo la porta della camera, le
blocchiamo dentro per un po’, e intanto noi sbaracchiamo tutto. La
roba la nascondiamo sotto il letto e la cassa la mettiamo
all’impiedi dentro l’armadio.
GIOVANNI Giusto, vai a girare la chiave.
GIOVANNI e LUIGI eseguono e si danno da fare a togliere i
sacchetti dalla cassa. Quindi li infilano sotto il letto.
427
MARGHERITA (dall’altra stanza) Allora Antonia, ti sbrighi? Ti
devo dire una cosa.
ANTONIA (come sopra) Eh, vengo, mi sto rivestendo... mi casca
tutto qua!
GIOVANNI Ecco fatto... i sacchetti sono tutti sistemati. Spingi,
spingiamoli piú sotto.
LUIGI Sistemati un corno... guarda qua: a forza di spingere li
abbiamo messi dentro da una parte... e sono venuti fuori
dall’altra... (Si china a guardare sotto il letto) Ma quanta roba!
Dentro alla cassa non sembrava fosse così tanta! Sembra diventata
il doppio!
GIOVANNI Per forza, se guardi con la testa in giú... tutto poi ti
sembra esagerato... Si chiama appunto effetto yoga... Dài, aiutami
a tirar su la cassa... No, aspetta, togliamole prima il coperchio, che
se no fa troppo spessore.
Sollevano la cassa e la sistemano nell’armadio, dopo aver
appoggiato il coperchio alla parete. Hanno infilato giusto giusto la
cassa a calzare il BRIGADIERE.
LUIGI Hai ragione... ma che cos’è ’sto fatto dell’effetto yoga che
dicevi?
GIOVANNI Eh, lo adoperano gli indiani, poveracci; quando non
hanno niente da mangiare... e ne hanno di fame arretrata quelli... si
mettono a testa in giú... e quando sono a testa in giú si
immaginano quello che vogliono... roba da mangiare, da bere...
sempre di piú... e mangiano, mangiano... Gliel’ha insegnano
Kissinger.
LUIGI E gli va via la fame?
GIOVANNI No, quella resta. Dài che ci siamo... spingi.
LUIGI Ah, si accontentano della suggestione... insomma.
428
GIOVANNI Eh sí... (Tenta di chiudere l’anta dell’armadio).
LUIGI Sai che dopo che mi sono messo a testa in giú m’è venuta
anche a me la suggestione?
GIOVANNI Eh, me l’hai detto.
LUIGI No, no, un’altra... m’è sembrato di vedere il brigadiere
dentro l’armadio.
GIOVANNI Il brigadiere? (Spalanca rapidamente l’anta) Meno
male che era proprio una suggestione... Guai a te se ti vedo
un’altra volta a testa in giú, eh... Ma lasciale fare agli indiani
quelle cretinate lí. Porco cane, non si chiude. (Spinge inutilmente
l’anta che resta semiaperta).
MARGHERITA (fuori campo) Senti Antonia, io sono stufa...
t’aspetto di là e peggio per te!
GIOVANNI Vai a riaprire che io non mi posso muovere...
Luigi corre ad aprire. Entra Margherita.
MARGHERITA Oh grazie, che gentile... (Vede GIOVANNI) Oh
Giovanni... salve.
GIOVANNI Ehilà, m’ha detto tuo marito che è andato tutto bene...
Allora è nato o no ’sto bambino?
ANTONIA (entra sparata) Ma si può sapere cosa avevi da dirmi di
tanto urgente? (Vedendo i due uomini, si blocca come paralizzata.
Cerca di nascondere come può il pancione e lentamente, piegata in
due, retrocede verso la porta d’uscita).
GIOVANNI (la blocca con un urlo) Antonia! La pancia! Ti sei
fatta fare il trapianto?!
LUIGI Il trapianto?!
ANTONIA Abbastanza!
429
GIOVANNI (fa per staccarsi dall’anta ma deve subito tornare a
bloccarla) T’han fatto il taglio cesareo?
ANTONIA Piccolo.
GIOVANNI Come piccolo?
ANTONIA Be’, insomma, una cosa giusta.
LUIGI (a MARGHERITA) E anche a te ti han fatto il taglio
cesareo?
MARGHERITA Eh sí, cioè non so... Antonia me l’han fatto?
LUIGI Perché lo domandi a lei... tu non lo sai?
ANTONIA Eh no, poverina, lei, l’hanno addormentata. E da
addormentata come faceva a saperlo?
GIOVANNI Perché, a te t’hanno operata da sveglia, invece?
ANTONIA Ma insomma, basta! Cos’è ’sto interrogatorio di terzo
grado? (A turno
ANTONIA e GIOVANNI accorrono a bloccare l’anta che si riapre
in continuazione). Lascia stare il mio armadio, eh! (A un certo
punto, quasi per simpatia, si aprono anche le ante della credenza e
le porte di casa. Ne nasce un carosello assurdo). Vigliacco se si
informa di come sto di salute, se siamo vive o stiamo crepando.
Roba che noi, per non farvi stare in pensiero, ci siamo tirate su
come due cretine dal letto... che quelli dell’ospedale non volevano.
E poi cosa avrei dovuto fare, secondo te... Questa perdeva il
figlio... io glielo potevo salvare. E dov’è, se no, la solidarietà...
Non sei tu che dici sempre che ci si deve aiutare... e che un
comunista... deve essere uno...
Si spalanca l’anta dell’armadio, GIOVANNI le urla contro, l’anta,
come spaventata si richiude. Aturno si spalancano ante, porte,
cassetti, compreso il coperchio della pattumiera.
430
GIOVANNI Sí, sí, hai ragione... scusa... forse hai fatto bene... anzi
senz’altro.
LUIGI Grazie, ANTONIA, per quello che hai fatto: sei proprio
una brava donna.
GIOVANNI Sí, sí, sei proprio una brava donna!
LUIGI (a MARGHERITA) Diglielo anche tu... andiamo...
MARGHERITA Sí, sí, Antonia (con intenzione): sei proprio una
buona donna!
ANTONIA Be’, adesso basta... che mi fate piangere.
GIOVANNI Vieni... vieni qui... non stare in piedi... (la fa sedere
sul letto) che col cesareo sai... forse avresti fatto meglio a restare
ancora là, all’ospedale.
ANTONIA Ma figurati... poi, guarda, sto benissimo... non me ne
sono neanche accorta!
GIOVANNI Sí, sí... dalla faccia... stai proprio bene... Oh, ma tu
guarda che bel pancione! (Le accarezza il ventre commosso.Si
blocca.Pausa).Sarà l’impressione ma mi pare che faccia vrrr... Si
muove di già!...
LUIGI Si muove? Scusa, Antonia, fai toccare anche a me?
MARGHERITA No, tu non tocchi un bel niente!
LUIGI Ehi, è anche mio figlio, sai?
GIOVANNI Eh, già... adesso siamo parenti stretti!
MARGHERITA E io non conto piú niente! Sono diventata di
colpo una scamorza? Tutte le feste all’Antonia! E io?
ANTONIA Giusto, fate le feste un po’ anche a lei... Su, tiratevi via
di dosso... che poi io devo anche uscire. (Si alza e va velocemente
verso l’uscita).
431
GIOVANNI (bloccandola) Uscire... a fare? Ma tu sei matta. Tu
non ti muovi di qui... ti metti subito a letto, al caldo... anzi
spostiamo il letto lí, vicino alla stufa. (Fa per spostare il letto).
LUIGI Fermo, ma che fai? (Tutti accorrono). ’Sto incosciente!
GIOVANNI Avete ragione... spostarlo è troppo pericoloso, è
troppo pericoloso... ci sono le bombole... (Riporta ANTONIA al
letto).
ANTONIA (si blocca: ha visto il coperchio della bara appoggiato
alla parete) Giovanni... cos’è?
GIOVANNI (continua a parlare a ruota libera, cercando di
prendere tempo cosí da trovare una risposta plausibile) Ci sono...
le bombole... Ma tu non potevi almeno avvisare... invece di farmi
stare in pensiero... non facevi altro che telefonare...
ANTONIA Giovanni, cos’è...
GIOVANNI Ti facevi dare un gettone... lo chiedevi a
un’infermiera... dicevi: “Guardi, telefoni a casa mia... no, sotto a
casa mia c’è un bar... e lí dice... “Pronto... senta, dica a mio
marito...”.
ANTONIA (cerca d’interromperlo) Scusa, Giovanni, cos’è questa
roba...
GIOVANNI (geme tra sé e sé, disperato. Non sa piú cosa dire)
Pronto, dica a mio marito che tutto è andato bene!
ANTONIA Scusa, Giovanni, cos’è questa roba di legno marrone?!
GIOVANNI Il bambino è salvo, e anche tutte e due le madri...
ANTONIA Giovanni...
GIOVANNI Pronto? Senta... Pronto... parlo col bar qui sotto?
(Grida esasperato) Pronto?... Non rispondono mai! Cosa mettono
il telefono a fare?
ANTONIA (decisa) Giovanni, cos’è questa cosa marrone!
432
GIOVANNI Non cercare di cambiare discorso! Ma come, invece
di telefonarmi... per il bambino... continui a parlarmi di questo
pezzo di legno schifoso... che lo brucerei! Quando mai l’ho
comprato... che... è...
ANTONIA (esasperata) Giovanni cos’èèèè?! Dimmelo!Mi fa
anche un po’ impressione...mi ricorda qualcosa...
GIOVANNI Ma non l’hai ancora capito? Non guardi mai la
televisione? Un bambino... lo capirebbe subito anche un bambino!
Guarda la televisione... la pubblicità... soprattutto quando si vede
la spuma... le onde...
ANTONIA Ma cos’è, Giovanni?...
GIOVANNI È un asse da surf. Li vendono in fabbrica... davanti ai
cancelli. Adesso ci mettono a zero ore fino a gennaio... dico... in
dicembre... cosa facciamo? Andiamo sull’Atlantico a fare surf!
Passa il motoscafo: “Agnelli salute!” Ci divertiamo insieme! Lo
so, lo so... non ci credi... infatti è un’altra cosa.
ANTONIA (decisa e minacciosa) Giovanni, dimmi cos’è!
GIOVANNI Oh, ma non si può nemmeno scherzare! Hai proprio
poca fantasia... È la culla! Quando ho detto a Luigi: “Luigi, guarda
che tua moglie aspetta un bambino...”, lui subito: “La culla, la
culla!” È entrato nel primo negozio di culle moderne che ha
incontrato: “Mi dia la piú moderna che c’è!” Il commesso: “Fa
niente se è giapponese?” Gli ha dato questa che è un prodotto della
Lissan... Lissan-Alfaromeo... giapponese. (LUIGI e GIOVANNI
hanno afferrato per i due lati il coperchio e lo fanno oscillare).
Vedi, qui ai lati ci sono quattro buchi, due per parte... si appende al
soffitto con due cavi di acciaio... si mette dentro il bambino...
basta toccarla appena, ed ecco che la culla dondola per delle ore...
Poi, quando il bambino piange, si dà un colpo: zach! Giro della
433
morte! E il bambino per una settimana... (mima lo stato di terrore
del bambino) come ingessato: non respira piú.
ANTONIA (osservando le dimensioni del coperchio) Mi pare un
po’ lunga...
GIOVANNI Ma i bambini crescono!
ANTONIA (si stende sul letto, non troppo convinta. Un
VECCHIO si affaccia all’uscio; è sempre il solito attore-jolly,
truccato, con in capo una parrucca bianca e il viso segnato da una
ragnatela di rughe).
VECCHIO È permesso, disturbo?
GIOVANNI Oh papà, che piacere. Entra, entra.
ANTONIA Ciao, papà!
GIOVANNI Conosci i miei amici? Questo è mio padre.
VECCHIO Piacere.
LUIGI Giovanni, avevi già notato che tuo padre... assomiglia al
brigadiere e al poliziotto?
GIOVANNI Non andarglielo a dire, che è già rincoglionito per
conto suo...
VECCHIO Non cominciare tu... non sono affatto rincoglionito...
(Rivolto a MARGHERITA) Come sta la mia Antonia...
GIOVANNI No papà, lei non è Antonia... Antonia... è lei.
VECCHIO Ah sí?
ANTONIA Sì papà, sono io.
VECCHIO Che cosa fai lí sul letto? Stai male?
GIOVANNI No, aspetta un figlio.
VECCHIO Ah sí... e dov’è andato?... Stai tranquilla, vedrai che
tornerà. (Guarda LUIGI e lo scambia per il nipote) Oh, eccolo che
è tornato... Ohi, s’è fatto un giovanotto! Però non dovresti far
aspettare la mamma...
434
GIOVANNI Papà, questo è un amico.
VECCHIO Bravo! Bisogna essere sempre amici dei figli!
Piuttosto, ero venuto qui ad avvisarvi che vi cacceranno di casa.
GIOVANNI Chi?
VECCHIO Il padrone di questo casermone. Per sbaglio hanno
mandato la lettera di sfratto a casa mia. Eccola qua. Dice che sono
quattro mesi che non pagate l’affitto.
GIOVANNI Ma figurati, ti sbagli, fai vedere. Antonia... ha sempre
pagato ogni mese, vero ANTONIA?
ANTONIA (sulle spine) Sí, certo.
VECCHIO Ad ogni modo faranno sgomberare tutto il caseggiato,
perché qui da mesi non paga quasi piú nessuno... e quei pochi che
pagano, versano solo metà della pigione.
GIOVANNI Chi te l’ha detto?
VECCHIO
Il
commissario
che
sta
facendo
sgomberare
appartamento per appartamento... brava persona!
Si sente quasi impercettibilmente un vociare frammisto a qualche
ordine gridato.
LUIGI (affacciandosi all’immaginaria finestra) Date un’occhiata
giú nella strada che razza di schieramento di polizia che c’è...
GIOVANNI È vero... guarda che roba... pare di essere in guerra. E
guarda quanti camion.
VECCHIO Sicuro, per portare via i mobili e il resto. Tutto gratis!
Il vociare cresce, si sente anche qualche pianto di donna e di
ragazzini, e altri ordini.
voce di poliziotto (fuori campo) Avanti... muoversi... portare fuori
la roba... sgomberare!
435
GIOVANNI Ehi, ma ’sta lettera di sfratto è proprio per noi...
ANTONIA, perdio! Cos’è ’sta storia?! Parla!
ANTONIA E non gridare, che spaventi il bambino!
GIOVANNI Va bene, parlo piano. Qui dice che non paghiamo da
quattro mesi. ANTONIA, rispondi, mi vuoi spiegare?
ANTONIA E va bene: sí è vero, non pago l’affitto da quattro mesi,
e non pago neanche la luce e il gas... tant’è vero che ce li hanno
bloccati.
GIOVANNI Ci hanno bloccati il gas e la luce! Ma perché non hai
pagato?
ANTONIA Perché con tutti i soldi che guadagnamo in due, ce la
faccio appena a farti mangiare male e a tirare a campare.
MARGHERITA Luigi, ti devo dire un cosa: anch’io non ce l’ho
fatta a pagare l’affitto.
LUIGI Ma bene!
ANTONIA Vedi, vedi, noi donne siamo tutte delle disgraziate...
anche tutte le altre che stanno in ’sto caseggiato e in quello di
fronte e in quell’altro... tutte!
GIOVANNI Ma roba dell’altro mondo... ma perdio, ma perché
non me l’hai detto che ti mancavano i soldi?
ANTONIA Perché, tu cosa avresti fatto... saresti andato a rubare?
GIOVANNI Ah no, di certo... (imbarazzato) ma insomma...
ANTONIA Ma insomma... ti saresti messo a tirar madonne... a
dire appunto che sono una disgraziata...e urlarmi: maledetto il
giorno che ti ho sposata! (Singhiozza).
LUIGI (a MARGHERITA) E tu, hai pagato almeno la luce e il
gas?
MARGHERITA Sí, sí, la luce e il gas sí!
LUIGI Meno male.
436
GIOVANNI Su, su, non piangere, che oltretutto fa male al
bambino.
VECCHIO Ma sí, ma sí, andrà tutto bene. (Cambia tono) Adesso
che mi viene in mente, io ero venuto qui per portare della roba.
Aspetta, che l’ho lasciata fuori, sul ballatoio. (Esce e rientra
all’istante con un gran sacco che mette sul tavolo) Certe volte sono
proprio svanito, ecco qua. L’ho trovata dentro al mio gabbiotto. È
certamente roba vostra.
LUIGI (si avvicina al sacco e ci guarda dentro) Ma cos’è? Burro,
farina, pelati?
ANTONIA Ah, stavolta io non c’entro.
GIOVANNI Ma no, papà, non può essere roba nostra.
VECCHIO Ma sí che è roba vostra, ho visto io l’Antonia che
usciva dal gabbiotto stamattina!
GIOVANNI (incredulo) Antonia...? (Tonante) Antonia...!
ANTONIA E smettila di chiamarmi!Va bene, sí, è roba che ho
comperato ieri a prezzo ridotto...
GIOVANNI Al supermercato?
ANTONIA Sí, ma solo una metà l’ho pagata.
GIOVANNI E l’altra?
ANTONIA Fregata!
GIOVANNI Fregata? Ti sei messa a rubare?
ANTONIA Sí!
LUIGI (a MARGHERITA) Anche tu?
MARGHERITA Sí, anch’io...
ANTONIA No, non è vero... è una bugiarda... lei non c’entra! Mi
ha soltanto aiutata.
Entrano le due Guardie di Pubblica Sicurezza.
poliziotto Permesso? Famiglia Bardi... Siete voi?
437
GIOVANNI Sì...
poliziotto Ecco qua l’ordine di sgombero. Tempo mezz’ora,
preparatevi! Torneremo a darvi una mano fra poco...
Escono.
GIOVANNI Grazie...molto gentile.(Furente) Ma roba dell’altro
mondo... io divento matto!
LUIGI Calmati, Giovanni... sul fatto della roba rubata è meglio
che stiamo zitti.
GIOVANNI Ma che sto zitto! Cosa c’entra? Quella ci ha
rovinati...ci ha sbattuto in mezzo a una strada, non capisci? ’Sta
disgraziata... ’sta incosciente disonesta... balorda!
ANTONIA (molto seria) Certo, hai ragione... di’ pure puttana già
che ci sei, che ti disonora... che sbatte nel fango il tuo nome
“povero ma onorato”!... Che gioca anche con i tuoi sentimenti piú
delicati di padre... perché... devi saperlo... neanche il figlio è
vero... è una balla anche questa... ecco qua... (si toglie dal ventre i
vari pacchetti) nella pancia ci nascondevo pasta, e riso, e
zucchero...
LUIGI Ma come?... Allora il bambino, il trapianto...il cesareo...
(Alla moglie) Margherita?!
GIOVANNI Eh no, eh... questo è troppo! No, io l’ammazzo,
l’ammazzo! (Fa per scagliarsi contro ANTONIA, ma viene
bloccato da LUIGI).
VECCHIO Be’, visto che ho fatto le mie commissioni... io ragazzi
vi saluto. E mi raccomando, sempre su con la vita! (Esce).
Cresce sempre di piú il vociare di donne e uomini dal di fuori.
Ordini urlati, ululati di sirena.
438
GIOVANNI Disgraziata, bugiarda, disonesta...venirmi anche a
sfottere con la storia del figlio. (L’amico lo tiene con forza). E
lasciami andare anche tu.
ANTONIA Ha ragione, lascialo andare... lascia pure che mi
ammazzi, ma davvero! Che anch’io sono stufa di ’sta vita
bastarda! Sono stufa... di te!... E sono stufa soprattutto dei tuoi
discorsi da trombone... sul senso di responsabilità, del sacrificio...
della dignità di tirarsi la cinghia, orgoglio della classe operaia!
E chi è ’sta classe operaia, chi sono ’sti operai? Siamo noi, sai?
Con la nostra incazzatura, la nostra miseria, con la stessa
disperazione di tutti quelli che stanno sbattendo fuori di casa...
Guardali, guardali... (col groppo in gola) laggiú... peggio dei
deportati! (Il frastuono cresce ancora). Ma tu non vedi niente... te
ne stai lì bello come il sole con la bocca piena di bla-bla-bla, con
gli occhi bendati a moscacieca!
Sai cosa ti dico? Tu non sei più un compagno... nossignore!...Non
sei più neanche un comunista...sei diventato un sacrestano di
sinistra!
Un coglione!
GIOVANNI Oh! Finalmente!Ero in pensiero! Da mezz’ora non
me lo diceva più nessuno! Ecco, adesso il ciclo è concluso! Se
vuoi accomodarti anche tu, MARGHERITA... senza complimenti!
(Ad ANTONIA, dopo una breve pausa) Un coglione eh? Hai
ragione... sembro proprio un coglione, ma non lo sono.
Lo vedo e lo capisco anch’io come vanno davvero le cose: che la
politica di questo mio partito assomiglia sempre di piú a un gran
pancotto... e che ’ste manfrine del tira e molla con la Dc... per
andare al governo. Prima erano all’opposizione...La Dc? Un
partito di bastardi e ladri, di mafiosi...Ora che c’è la possibilità di
439
andare al governo con loro, si scopre che la Dc ha un’anima
popolare...che ha fatto la resistenza e forse anche la rivoluzione!
Ed è giusto che tanti operai siano incazzati! E anch’io m’incazzo e
ci ragiono. E la rabbia che ci ho mica ce l’ho con te... ce l’ho
soprattutto con me, con l’impotenza che mi sento addosso... col
fatto che mi sento fottuto. Perché il Partito non è qui, in questo
momento... con noi... non è giú in strada coi disperati! E domani,
sul giornale, scriverà magari che siamo una massa di facinorosi!
ANTONIA Ma che ti succede, Giovanni? Sei proprio tu che parli?
Ti si è rivoltato il cervello?
GIOVANNI No, l’ho sempre pensato... soltanto che forse hai
ragione tu, ANTONIA: ho il complesso del sacrestano... e non ho
mai avuto il coraggio di dirlo... e facevo il bastian-contrario da
fesso. E ti dirò anche una cosa già che ci siamo: che anch’io, con il
Luigi, ho rubato! (Va al letto e mostra la refurtiva) Guarda qua
sotto il letto... sacchetti di zucchero e farina!
ANTONIA (veramente meravigliata) Hai rubato?!
LUIGI (gli si avvicina e l’aiuta) Sí, ma per lui c’è voluta
l’incazzatura di sapere che ci stanno sbattendo in cassa
integrazione!
GIOVANNI No, quella è stata soltanto l’ultima goccia... perché il
vaso era già pieno zeppo da un pezzo. (Ad ANTONIA) Guarda...
guarda quanta roba... Oheu, quanta! Adesso mi sta funzionando
l’effetto yoga anche stando all’impiedi!
Ma non è finita... devi sapere che questa non è una culla, ma è il
coperchio di una cassa da morto! Eccolo qua, dammi una mano
Luigi, è stata mia l’idea, per trasportare la roba! (Va verso
l’armadio).
440
ANTONIA e MARGHERITA cercano di fermarlo.
ANTONIA No, fermo, cosa fai?!
GIOVANNI Faccio quello che devo fare... devi saperle tutte le
cose... (Aiutato da LUIGI, estrae la cassa da morto).
Appare il BRIGADIERE che sta rinvenendo.
GIOVANNI e LUIGI Il brigadiere!!
BRIGADIERE Ci vedo! (Esce dall’armadio) Ci vedo! Santa
Eulalia mi ha perdonato... m’ha fatto la grazia!... (Si accorge del
pancione) La pancia?! Sono incinto! Oh, santa Eulalia benedetta...
ti ringrazio anche per questo... sono madre... sono madre! (Esce
correndo) Grazie, santa Eulalia! Grazie!
GIOVANNI Ma che giorno è oggi? Il giorno degli zombi! Un
carabiniere incinto!! Ecco perché lo chiamano l’Arma Benemerita!
(Si sentono spari e grida dall’esterno.
Tutti corrono alla finestra) Guardate, le donne stanno tirando giú
la loro roba dai camion. La polizia sta sparando!
LUIGI Sí, ma guardate quei ragazzi dai tetti... tirano giú tutto...
tegole... mattoni!
ANTONIA E là... là... guarda quella donna col fucile da caccia...
là, da quella finestra... spara!
GIOVANNI I poliziotti stanno sparando ad altezza d’uomo...
hanno beccato un ragazzo...
MARGHERITA Ma questi hanno intenzione di ammazzare
davvero, come a Reggio Emilia!
I quattro lanciano insulti.
441
CORO (alternandosi) Assassini... bastardi... maledetti... Andate
via!
GIOVANNI Giú... giú... buttiamogli in testa la cassa da morto!
ANTONIA
(blocca
GIOVANNI)
Scappano...
i
poliziotti
scappano!
MARGHERITA Hanno piantato lí camion e tutto!
ANTONIA E le donne tirano giú la loro roba dai camion!
GIOVANNI Brave! Bravi! Avete fatto bene! Cosí bisogna fare!
ANTONIA Quel povero ragazzo... lo stanno portando via...
speriamo che se la cavi.
GIOVANNI Bastardi: eccoli lí, i figli del popolo!... E poi vengono
a dire a noi che usiamo la violenza.
LUIGI L’hai capita finalmente!
GIOVANNI Ma certo che l’ho capita! È da un pezzo che l’ho
capita.Non possiamo più andare avanti così... seduti, ingessati,
spaventati... con il dito puntato. “Non muovetevi, non agitatevi,
non fate lotte, per carità! In questo momento non è il caso, fareste
il
gioco
dei
terroristi;
diventereste
oggettivamente
dei
fiancheggiatori”.
Terrorismo? Chi fa il terrorismo in questo momento? Quello che
sta combinando Agnelli con questa specie di massacro, come lo
chiamate? Cinquemila licenziati, ventimila in cassa integrazione.
Non è una strage questa?
Lentamente si portano in proscenio, parlando direttamente al
pubblico.
442
ANTONIA Il sangue non lo vedi scorrere, ma c’è, eccome: lo vedi
nelle migliaia e migliaia di uomini e donne sbattuti all’aria come
stracci.
MARGHERITA Questo massacro non c’è nelle cronache dei
giornali. Nessuno proclama calamità nazionale.
ANTONIA No, signori.Il presidente della Repubblica non verrà
certo con i corazzieri e con le corone.
GIOVANNI Anzi, ci sarà qualcuno che dirà: state tranquilli,
guardatevi dalle provocazioni. Non agitatevi, lasciate fare a noi,
noi andiamo a Roma adesso, ci mettiamo tutti attorno a un tavolo e
discuteremo sulla mobilità del lavoro.
LUIGI Certo il posto di lavoro va, viene, è fatalità... come il gioco
della roulette: roulette russa.
GIOVANNI No, no, no! A noi questo gioco non va bene. Scusate,
ne preferiamo un altro.
Sorridete, eh?
Certo, certo, avete ragione.
In verità noi operai siamo un po’ a livello basso, siamo infatti con
il culo per terra.
Ma attenti, può darsi che pian piano ci si metta prima in ginocchio,
poi ci si sollevi in piedi.
E vi avvertiamo: all’impiedi facciamo sempre il nostro
bell’effetto!
Si abbassa lentamente la luce fino a spegnersi completamente.
Stacco musicale.
Buio.
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