1 TRASMISSIONE FORZATA – OTTO PUNTATE copioni delle otto puntate integrati con i brani e gli sketch – cristina novembre/dicembre 2011 Appunto per Franca: questi sono gli otto copioni ribattuti presenti nell’archivio on-line. I dvd Fabbri non contengono le otto puntate, ma una selezione di sketch e brani recitati, montati non secondo l’ordine delle puntate. Se nel copione originale era indicato il titolo del brano da inserire, io l’ho inserito. Ma ci sono alcuni brani (per es. “Ho fatto la plastica”) che non so dove posizionare, perchè non ho indicazioni. Quindi ho messo tutti questi brani in fondo al file, dopo l’ottava puntata . Mi servirebbe un girato di tutte le otto puntate complete: esiste? TRASMISSIONE PUNTATA FORZATA – I Musica con accordi di suspense. Nello studio deserto e buio (si tratta di un enorme capannone) transita una guardia (metronotte) che va controllando tutt’intorno sciabolando l’ambiente con la luce d’una lampada così da descriverci lo studio per tutta la sua ampiezza: macchine per la ripresa, telecamere, monitor, gru, portoni scorrevoli. Alle sue spalle si muovono strane ombre. All’istante la guardia viene immobilizzata da una specie di sacco che le viene calzato dalla testa fino alle ginocchia. Si tratta di un 2 mascherone grottesco con una enorme Reagan con tanto di spalle fino a mezzobusto. La guardia mugola e si agita impotente. Accorre un’altra guardia che viene bloccata a sua volta e incappucciata con un mascherone raffigurante Agnelli. Figure in controluce scoprono le telecamere e liberano gli strumenti musicali, sistemati su di una pedana, dai teli di protezione. Si odono accordi e voci concitate. DARIO Vai in regia, pronti per la messa in onda. FRANCA Accendi il monitor. JANNACCI Il mixer è pronto? VOCE FUORI CAMPO Sì, sono in regia…cominciate pure. Si accendono alcuni spot, un gruppo di musicisti con abiti e acconciature clownesche, ha preso possesso degli strumenti e accenna ad una sigla di introduzione. All’istante si accendono i riflettori sistemati in passerella. Un gran faro viene puntato in faccia agli intrusi. Così scopriamo che indossano costumi e maschere di Superman, Uomo ragno, Batman, donne robot, uomini scheletro, addobbi del’700, scimmie e leoni, muovendosi anche accoppiati. Dietro il faro si sono appostati dei vigilantes armati con fucili spara candelotti. In mezzo a loro ci sono due dirigenti in borghese. 3 CAPO VIGILANTES Fermi tutti o spariamo. PRIMO DIRIGENTE Chi siete, terroristi? Palestinesi? Sabotatori agli ordini di Berlusconi? Commandos belgi incazzati con De Benedetti? DARIO Ma non dite fesserie…se avete pazienza ci presentiamo subito. Si liberano delle maschere e dei mantelli e appaiono Paolo Rossi, Dario e Enzo che indossano abiti: redingote settecentesche con jabot. Quindi, ragazze si liberano a loro volta dei mantelli e tutte appaiono addobbate con abiti molto succinti, smaglianti, carichi di lustrini e paillettes. Franca Rame appare oscillando su un’altalena. Così altre ragazze che dondolano alternandosi per tutto l’hangar. Saltimbanchi ruotano e zompano. JANNACCI Ascolta questa musica e capirai. Eseguono una breve introduzione musicale e cantano in coro. CORO Popolo del miracolo, miracolo economico Oh popol che volendolo puoi far quel che ti par… Facciam cantare gli orfani, le vedove che piangono… 4 PRIMO DIRIGENTE Stop. (Urlando) Stop! Ma siamo impazziti? Questa è la sigla di una famosa “Canzonissima” di vent’anni fa?! FRANCA Esatto! Prima che si chiamasse “Fantastico” PRIMO DIRIGENTE Quella dello spettacolo censurato, bloccato, cancellato. DARIO Appunto, è rimasta seppellita per 25 anni…adesso è finalmente ora che si rifaccia sentire…non vi pare? PRIMO DIRIGENTE Risentire? Ma a che scopo? JANNACCI Scopo culturale e d’informazione. PAOLO ROSSI E anche di vendetta. FRANCA Non potete continuare a tenere nascosto, specie alle nuove generazioni, un fatto culturale così profondo. JANNACCI (leva la mano per dare il segnale all’orchestra) Via con la sigla! PRIMO DIRIGENTE Ma neanche per sogno. E poi lei, Jannacci, cos’ha da recriminare? Lei non c’era neanche in quella famosa “Canzonissima”! JANNACCI …certo, io non c’ero perché non mi ci avete manco fatto entrare. PAOLO ROSSI Anche a me non mi ci avete fatto entrare, con la scusa che ero già piccolo. JANNACCI Io sono stato proprio la prima vittima!... PRIMO DIRIGENTE Ma che dice? La vittima di che? 5 JANNACCI Ah, finge di non ricordarsi…il cane con i capelli non vi dice niente? PRIMO DIRIGENTE Il cane con i capelli? JANNACCI Sì, era il titolo della mia canzone, mi ero presentato con’sta canzone, per il provino…Mi ricordo come fosse adesso…io ero lì al piano …e voi della commissione esaminatrice lassù, in regia…attacco con la canzone e subito vedo una mano che fa (Agita la mano. Riagita la mano nel segnale di “vattene”) Io: “come?” Ricomincio. “Stop!” –Guardo lassù …tutta una fila di mani che si agitano a tempo perfetto: “Via! Vattene!” – Ma io veramente… - “Via!”- Fatemi almeno finire la canzone…”Via!” – Almeno il ritornello…”Via!” F.C. VOCE DALLA REGIA Attacca pure, Enzo…siamo in diretta, vai! PRIMO DIRIGENTE No, in diretta no! Anche al dirigente RAI viene infilato un mascherone che rappresenta Andreotti e, all’altro dirigente, il mascherone di Craxi. Parte la sigla. I Vigilantes sparano un paio di candelotti che diffondono nuvole di fumo e tricchettracche luminosi con scintillii. DARIO No, per favore, niente effetti speciali. (Afferra un candelotto e lo ributta addosso ai vigilantes) Non 6 cominciamo con le solite nuvolette fumogene che avviluppano l’orchestra (Uno dei vigilantes punta un faro e lo agita) e nemmeno effetti di luce, fasci laser, pavimenti luminosi. FRANCA Vorremmo una volta tanto eseguire una canzone pulita, capirne le parole e perfino la musica… JANNACCI E PAOLO (gettando a loro volta i candelotti) Oh che bello, di nuovo il sessantotto... “Commençon le combat...” DARIO Silenzio! Oh, grazie! Le ragazze succinte si apprestano a calzare copricapi carchi di piume e a sgambettare. CAPO VIGILANTES Ma niente affatto! Fa per intervenire ma dall’alto vengono lanciate corde che acchiappano il capo dei vigilantes e i suoi uomini e li issano, gambe levate a mezz’aria, così che si troveranno a dondolare al ritmo della canzone. Sul grande schermo appare Dario giovanissimo. L’immagine di Dario attuale gli si sovrappone. DARIO “Popolo del miracolo, miracolo economico o popolo magnifico campion di libertà. 7 Dal fondo avanzano gruppi di vedove, di chierici, operai con bandiere e soldati. Ancora una volta le immagini in bianco e nero dell’antica Canzonissima si alternano e si sovrappongono a quelle dal vivo riprese nello studio. Sì libertà di transito Di libertà di canto Di canto e controcanto, di petto e in falsetto Chi canta è un uomo libero da qualsivoglia ragionamento. Chi canta è già contento di quello che non ha. Su cantiam su cantiam evitiamo di pensar, per non polemizzar mettiamoci a cantar faciamo cantare gli orfani, le vedove che piangono e gli operai in sciopero lasciamoli cantar ( i cassintegrati non c’erano ancora) facciam cantare gli esuli quelli che passano le frontiere assieme agli emigranti in Svizzera e più al nord. Su cantiam su cantiam..etc. O popolo musicomane che adori i dischi in platino E le musicassette Aspeti poi “Fantastico” come Babbonatale Un babbo senza scrupoli che alleva un sacco 8 Di canzonette e poi te le fa correre al posto Del caval. E poi te le fa correre al posto del caval. Viene portata l’immagine della vecchia sigla, i dirigenti urlano e si agitano. I Vigilantes dondolandosi appesi cantano. Finita la canzone, tutti a terra. I dirigenti se tolgono i mascheroni di dosso. PAOLO Incredibile, io non ero ancora nato, e voi vi permettevate di fare già di queste satire. PRIMO DIRIGENTE Bene, ora che vi siete tolti lo sfizio e vi siete sfogati…vi spiace sgomberare? DARIO No, non possiamo, dopo la sigla bisogna forzatamente iniziare con lo spettacolo. E’ un dovere verso i teleutenti. FRANCA Certo, ogni sigla prelude a qualcosa…è come una promessa. PAOLO Non si può deludere l’attesa del pubblico PRIMO DIRIGENTE Ma ci mancherebbe altro: degli abusivi…E poi, che razza di trasmissione avete in mente? Non potete arrivare qui di punto in bianco e pretendere di realizzare uno spettacolo…senza nemmeno il visto dell’apposita Commissione dei programmi. DARIO Infatti è tutto visionato, accettato, vidimato; ci ha già pensato Andreotti. 9 PRIMO DIRIGENTE Andreotti? Ma che dite, state scherzando? DARIO Nient’affatto…se lei ricorda durante l’ottava puntata di “Fantastico”, Celentano aveva espresso il desiderio che io fossi il prossimo conduttore di quel programma. PRIMO DIRIGENTE Beh, un desiderio…del tutto personale. FRANCA Un desiderio di Celentano è un ordine… PRIMO DIRIGENTE Questo è vero! DARIO Ad ogni modo…lei si ricorda cosa avevo risposto? Via con la registrazione. Il tecnico del gruppo degli abusivi introduce una cassetta nell’apposito apparecchio. Sul grande schermo appare Dario che risponde a Celentano. REGISTRAZIONE DI DARIO Sì, volentieri farei “Fantastico” se a scrivere i testi con me ci fosse Andreotti. IL DIRIGENTE S’è trattato evidentemente di una battuta sarcastica, un paradosso. DARIO Paradosso per lei ma non per me e Andreotti. Ecco la prova. Alcuni giorni dopo un telecronista della prima rete lo ha intervistato; (Parte la registrazione). Stacco. 10 INTERVISTATORE Signor ministro, cosa ne dice di questa offerta di scrivere testi di varietà per il prossimo “Fantastico”? ANDREOTTI E’ una proposta da valutare con molta attenzione. Non dimentichi che ci troviamo a vivere nella società dello spettacolo e bisogna adeguarsi; d’altronde mi è sempre piaciuta l’idea di partecipare ad un varietà televisivo. Vorrei se ne realizzasse uno al più presto al quale offrirei senz’altro la mia collaborazione. Anzi, ho già pronte alcune canzoni satiriche e anche qualche scenetta sull’attuale governo. INTERVISTATORE Quindi accetterà... ANDREOTTI Sicuramente... e non mi si venga a dire che è indegno per un ministro partecipare ad uno spettacolo comico... noi del governo abbiamo fatto ridere un sacco di volte, e nessuno ci ha manco ringraziato. E’ ora che ci facciamo pagare anche per quello. D’altra parte è risaputo che, come dice il proverbio: “Il varietà avvilisce solo chi non lo fa”. Stacco. DARIO Allora, che ne dice? 11 DIRIGENTE Incredibile! Bisogna che avverta subito il mio superiore diretto, il direttore generale. (Ha afferrato il telefono e formato il numero) Pronto... SECONDO DIRIGENTE Il direttore... mica sarà ancora in ufficio a quest’ora... PRIMO DIRIGENTE Il direttore generale è sempre in ufficio. Pronto, signor direttore... Vediamo l’immagine del direttore apparire sul monitor. E’ seduto alla scrivania. DIRETTORE GENERALE Dica... ah, è lei dottor Fenazzi. Che c’è? PRIMO DIRIGENTE Ecco, è arrivato in studio un gruppo come dire... d’intrusi... DIRETTORE GENERALE E che vogliono? PRIMO DIRIGENTE Vorrebbero mandare in onda uno spettacolo. DIRETTORE GENERALE Che genere di spettacolo? PRIMO DIRIGENTE Si tratterebbe di un varietà piuttosto provocatorio, di rottura. DIRETTORE GENERALE Beh. è proprio quello che andiamo cercando, no? Ormai quelli convenzionali non scuciono più un minimo d’interesse. Li blocchi, gli faccia un contratto. Cosa aspetta, che arrivi la concorrenza e ce li 12 porti via? Ma controlli prima che ci sappiano fare... che garanzie danno... chi sono gli autori? PRIMO DIRIGENTE Andreotti. DIRETTORE GENERALE Cosa? Sta parlando di Giulio Andreotti? Il ministro? PRIMO DIRIGENTE Sì, pare abbia scritto di suo pugno canzonette satiriche e sketch comici sul governo. DIRETTORE GENERALE Ma i suoi colleghi del pentapartito che ne dicono? PRIMO DIRIGENTE Non saprei... ordinerò un’inchiesta. DARIO Non serve. Abbiamo qui alcuni pareri raccolti dal TG2. Intervista a De Mita. SPEAKER Onorevole De Mita, ha saputo che Andreotti s’è dato al varietà? DE MITA Non sono affatto stupito. Di Andreotti non c’è di che stupirsi mai! Mi stupirei solo se si limitasse a fare il ministro. Stacco sull’immagine di Goria. GORIA Sono leggermente sorpreso. Sapevo che l’onorevole Andreotti era intenzionato ad interpretare la parte dell’Innominato nel prossimo sceneggiato de “I 13 Promessi Sposi”... e anche la parte dell’Azzecca Garbugli con Craxi nella parte di Don Rodrigo e il presidente Cossiga nella parte di Don Abbondio... ma non ero al corrente di questo varietà. Immagine di Spadolini. SPADOLINI Bisognerà discuterne in sede governativa. Non si possono, a mio avviso, recitare ruoli comici e tragici allo stesso tempo... O uno recita nella commedia del governo o recita nella commedia della vita... cioè del varietà. ANDREOTTI Se non mi lasciano scrivere per il varietà io faccio cadere il governo. FANFANI Non è il caso... a mio avviso nulla osta che si possa operare tanto nel varietà che nel governo... tant’è vero che io ho già accettato di disegnare le scene e i costumi per quello spettacolo! DIRIGENTE SUPERIORE Scene e costumi di Fanfani? E’ tutto a posto. A ‘sto punto non c’è più nessun dubbio. Lo spettacolo si fa! Controlli solo che il copione sia veramente provocatorio e originale... e non mi sti apiù a seccare che ho altro da faro io! Il monitor si spegne. Restiamo ancora nella stanza del direttore generale che fa scorrere la scrivania e ci 14 accorgiamo che sta disteso su un letto e spegne la luce. Si ritorna nel teatro di posa. PRIMO DIRIGENTE (sfogliando il testo) Vediamo un po’ quanto è esplosivo ‘sto testo... siamo nell’erotismo smaccato. FRANCA Certo l’erotismo è ormai dappertutto. Il sesso è, per cominciare, il primo ingrediente della pubblicità. Lei m’insegna, dottore, che non vendi fustino, un formaggino, un profilattico, o un trattore se non ci metti due poppe che ballonzolano. Inserire le ragazze e dimostrare che ormai si sostituiscono alla tappezzeria in ogni spettacolo. DIRIGENTE Qui le devo dar ragione. FRANCA Un sedere che si agita... Sullo schermo di fondo appaiono glutei, seni e molleggiamenti tratti da spot pubblicitari. JANNACCI Sì, certo, è vero... ormai in televisione tutti sculettano e ballonzolano: i fustini, i trattori... sculettano... per non parlare del direttore generale. SECONDO DIRIGENTE Esagerato, il solito paradosso. 15 DARIO Macché paradosso. Guardate qua... ho portato una video-cassetta. (Schiaccia un pulsante) Vi mostro uno spot pubblicitario, era stato girato per la promozione di un profilattico... Sullo schermo si svolge una pantomima sentimentale– erotica di una coppia. Luce soffusa, tendaggi mossi dal vento. I due bevono dallo stesso bicchiere e alla fine, avvinghiati, passano per una porta che dà in un’alcova. LEI In amore il momento più tenero è... DARIO Ebbene, la ditta di prodotti farmaceutici che l’aveva commissionato, l’ha trovato troppo spinto e l’ha rifiutato. Lo stesso spot è stato offerto ad altra ditta... per altro prodotto... PRIMO DIRIGENTE Biancheria intima immagino... o spumante... DARIO Nient’affatto, è stato usato, così com’è, per un’industria casearia produttrice di formaggini... CORO Incredibile! DARIO E’stata cambiata solo la coda... guardate. Schiaccia il pulsante, sullo schermo si rivede il pre-finale fino al punto in cui la coppia attraversa la porta, controcampo: entrano in una cucina dove vengono 16 applauditi da una tavolata di bambini e nonni che esultano issando forchette infilzanti formaggini. LEI Nell’amore il momento più tenero è ritrovarsi in famiglia... col formaggino tuttapanna! DIRIGENTE M’ha convinto, ha ragione. Oggi il sesso vince su tutto. Scusate, scusate, ma dobbiamo inserirci in diretta con la Parigi-Dakar... FRANCA La Parigi-Dakar?... Ma non s’è svolta già due mesi fa? PRIMO DIRIGENTE Sì, ma questa è la seconda edizione. Ha avuto un tale successo che la ripetono. FRANCA Come, successo? Con tutti quei morti... DIRIGENTE E’ proprio quello che ha dato successo: i morti. Dall’alto si vedono immagini della corsa nel deserto. Dario e Paolo Rossi, visti dentro la cabina di un camion, guidano fra sobbalzi inauditi. Il tutto è intervallato da immagini di repertorio. DARIO Pronto, pronto, qui è l’unità 352, Camel – Camel, ripeto: Camel... sponsorizzata dalla “Latticini Baby”. FRANCA Niente, abbiamo perso il contatto. Ci proverò dopo. DARIO Come stai? 17 FRANCA E come vuoi che stia dopo 94 ore di seguito che guido... Sto male, crollo dal sonno. DARIO Prenditi ‘sto biberon... FRANCA Che c’è dentro? DARIO Simpamina. Metedrina, uno psichedelico, con un po’ di analgesico e succo d’arancia, bevio e vedrai che tra 5 minuti sarai pimpante come un babbuino. FRANCA (ingurgita dalla bottiglietta. Sussulta, strabuzza gli occhi.) Tremendo!... fai qualcosa... DARIO Che cosa? FRANCA Aiutami a stare sveglia... parla, canta. DARIO Sì, canto. Come fa quella tiritera che abbiamo sentito quella volta in televisione, che parlava del cammello... Ah, sì: oh che bèl che bèl che bèl! (Grande sobbalzo preceduto da un tonfo). FRANCA Cos’è stato? DARIO Niente, una gazzella. L’hai tirata sotto in pieno... guarda come si è imbrattato il parabrezza! FRANCA Povera bestia, mi spiace proprio. DARIO Non te la prendere, in Africa è del tutto normale. Spiaccicare le gazzelle qui è come spiaccicare moscerini sull’autostrada del Sole. FRANCA Eh sì, è normale. Quanto manca a Dakar? DARIO (osservando la carta) Non ci pensare, vai. FRANCA (sporgendosi dal finestrino) Chi è quello? 18 DARIO E’ Bejard ... il francese, quello che guida la 328. Sì, sì, è lui! Ma che fai, rallenti? FRANCA E’ volato fuori strada... forse non è morto. Torniamo indietro, forse possiamo aiutarlo. DARIO Non c’è tempo... siamo in ritardo di tre ore... stiamo a perdere minuti preziosi per fare i buoni samaritani? C’è il servizio soccorsi, ci pensi lui. Ecco l’elicottero... l’hanno visto, adesso scendono. Attenta! (Grande sobbalzo). FRANCA Che è stato? DARIO Un negro. credo... l’hai beccato in pieno. FRANCA Maledizione!, con tutto il deserto che c’è, proprio sulla strada doveva venirci quello? Eh sì, stanno diventando invadenti ‘sti negri, hanno cominciato sulle nostre spiagge coi vo’ cumprà e adesso fino nel deserto li trovi. Mi fermo? DARIO A fare che... a vedere se lo possiamo aiutare? Sei pazza? Adesso ci fermiamo anche a fare l’operazione bontà per i negri? FRANCA Hai ragione... Mi sto comportando come una femminuccia. E’ che sono stravolta e mi commuovo per niente. DARIO Vai, vai che siamo in ritardo. Bevi una Coca e vai! FRANCA Sì, ci penserà l’elicottero. (Beve e butta la lattina vuota). 19 DARIO Guarda quante lattine buttate lungo la strada... Hai visto? C’è un ragazzino negro che le raccoglie... che ci farà? FRANCA Le case. DARIO Come hai detto? FRANCA Le raccolgono, le uniscono insieme e ci fanno le pareti per le loro case. Le lattine vuote sono un materiale coibente perfetto! DARIO Ma tu guarda, la fortuna che hanno ‘sti negri! Passa una Parigi-Dakar e gli trasforma la vita... Gli fa le case di Coca! FRANCA Accidenti, hai visto là, l’elicottero del pronto soccorso... è andato giù... andiamo a dargli una mano. DARIO Ma sei matta? A parte che col botto che c’è stato, ormai sono fottuti. Mica possiamo fermarci per ogni fesseria! FRANCA Non mi pare una fesseria... A parte che sono bianchi come noi. DARIO Cosa vuol dire? Facciamo del razzismo adesso, i bianchi sì negri no. Senti, se vuoi, ci ritiriamo dalla corsa. Buttiamo via l’insegna dello sponsor e sulle fiancate e sul tetto ci mettiamo un bel bullone bianco con dentro una bella croce rossa... Tu ti metti in testa una cuffietta da crocerossino e facciamo gli umanitari... Oh che bèl che bèl l’è andare sul camèl... a curare i caduti i piloti e i 20 beduini... (Altro sobbalzo). FRANCA Per la miseria! ... Che è stavolta? DARIO Un cammello... hai beccato proprio un cammello, con sopra un beduino. Porca miseria, ma non vedi dove vai? FRANCA No che non vedo. Sono tutta stralunata... vedo tutte le immagini sovrapposte. DARIO Fermiamoci un attimo. FRANCA Per medicare il cammello? DARIO No, è che me la sto facendo addosso. Sono sette ore che me la tengo. FRANCA Beh, aspetta che arriviamo in un villaggio abitato, cos scarichiamo il concime sostanziale a domicilio, che questi del terzo mondo di sterco fecondativo ci hanno una gran fame... DARIO Hai ragione... Sai che non ti facevo così umanitaria. Bisogna aiutarli ‘sti poveri terzo-mondisti. (Il camion procede sobbalzando) FRANCA Orco, c’è qualche cosa che non va, ci ho una ruota come frenata... DARIO (affacciandosi) Sì, ti si è incastrata la goba del cammello fra il mozo e la ruota, proprio quella davanti. FRANCA E poi dicono che le gobbe portano fortuna... Mi devo fermare? DARIO Vai avanti che si staccherà da sola. FRANCA La ruota o la gobba? Quanto manca a Dakar? 21 DARIO Non ci pensare... no, anzi, rallenta... fammi un po’ vedere. Faccio il punto e te lo dico. Dunque: la strada è questa... il sole è lì, sono le sei esatte, Dakar è là, quindi... siamo completamente fuori strada... FRANCA Come? DARIO Sì, siamo fuori rotta di almeno 300 miglia... FRANCA Noo! Ma disgraziato!... DARIO Calma, niente allarmismi! FRANCA Oh guarda, meno male... là c’è un negro... chiediamogli se onosce una scorciatoia per tornare sulla Dakar. DARIO Attenta a non tirarlo sotto, è l’unica salvezza che abbiamo. FRANCA Scappa! ... Sto disgraziato scappa! (Sporgendosi dal finestrino) Fermo, bastardo! DARIO (sporgendosi a sua volta, grida) Ma cos’hai, paura di che? Siamo bianchi, uomini bianchi! FRANCA Siamo esseri civili, vi portiamo le lattine della Coca per farci le case e anche la cacca per l’orto. Fermati bastardo! Va come una gazzella impazzita, ci sta seminando. Dario estrae una pistola e la punta col braccio fuori dal finestrino. FRANCA Ma che fai, gli spari? ... 22 DARIO Devo pur fermarlo in qualche modo, vuoi che restiamo fermi in mezzo al deserto... senza saper niente... gli sparo solo alle gambe... (Due colpi secchi) L’ho beccato! FRANCA Sì, l’hai beccato, ma in testa... DARIO Per forza, ‘sto disgraziato saltava come un grillo. FRANCA Adesso che si fa? Siamo perduti. DARIO Calma, riproviamo a chiamare con la radio. Pronto, pronto, qui è il convoglo 37 sponsorizzato dalla “Fermenti lattici baby”. Camel, Camel. Pronto? pronto? VOCE FUORI CAMPO Sì, pronto, pronto, vi sentiamo. DARIO Stupendo! Rispondono! VOCE FUORI CAMPO Siete colegati con “Telepongo” che segue in diretta la Parigi-Dakar. FRANCA Stupendo! Rispondono! VOCE FUORI CAMPO Stiamo svolgendo un quiz a premi sulla corsa... siete disposti a rispondere? DARIO Sì, ma quanto si vince? FRANCA Lascia correre il quiz a premi... VOCE FUORI CAMPO Il monte premi è di 100 milioni. DARIO Sì, ma ecco, noi... abbiamo persola strada e... VOCE FUORI CAMPO Attenti, prima domanda: quanti erano i concorrenti partiti da Parigi e quati ne sono rimasti in gara fino ad oggi? Pronto, ci sentite?... DARIO e FRANCA Sì, vi sentiamo, ma noi... VOCE FUORI CAMPO Rispondete alla domanda... 23 FRANCA Ma non ce ne frega niente della domanda. DARIO Noi siamo fottuti... fuori strada... e abbiamo bisogno.... (Grande scossone) FRANCA Oh, Dio! Ci è scoppiata una gomma! VOCE FUORI CAMPO Attenzione: avete ancora mezzo minuto di tempo... (PAM! Altro scossone). FRANCA Maledizione!, un’altra gomma? DARIO Il radiatore sta bollendo! FRANCA Pronto... abbiamo bisogno di aiuto! VOCE FUORI CAMPO Pronto, mi spiace, il tempo è trascorso. Avete perso un milione. Speriamo siate più fortunati un’altra volta! Vi salutiamo con la nostra sigla: “ Oh che bèl che bèl l’è andare sul camèl!” La cabina del camion è invasa dal fumo. DARIO Furoi, fuori!, sta scoppiando! I due escono a fatica. Il camion si ribalta e brucia sul canto di: Oh che bèl, che bèl, l’è andare sul camèl! 24 INTRUSO Scusate, ma qui siamo andati un po’ fuori argomento: primai discorsi sul sesso, adesso sulla violenza gratuita. PRIMO DIRIGENTE Appunto. Ci troviamo in perfetto argomento: violenza ed erotismo e spettacolo provocatorio in televisione. Guardate là, stanno allestendo un balletto il cui tema è proprio l’esibizione sexy spinta delle nuove stars tipo Madonna, Samantha Fox ed altre. Passano nello spazio prove dove una decina di ragazze si muovon sinuose e scaracollanti. SECONDO DIRIGENTE RAI In verità, si tratta di una danza didattica. DARIO In che senso didattica? DIRIGENTE Beh, lo capirete. Inizia l’esibizione di danza con fumoni, fiamme, ragazze con camicie da notte e veli. Dall’altra l’ingresso di machi tutti muscoli, finimenti di cuoio, borchie dappertutto. Finestre che si spalancano per il vento, sventolare di tende. La scena allude alla camerata di un collegio con tanti letti bianchi, baldacchini con zanzariere e tendaggi. Tutto sventola. Vanno a chiudere le finestre, ma queste si rispalancano e da esse irrompono i “Machi” che ricevono scarpate dalle ballerine, per accidente, nei loro 25 volteggi. I “Maci” le afferrano, le camicie si strappano; le ragazze calzano sulla testa dei “machi” i brandelli delle camicie e li avvolgono con veli specie sul collo: li strozzano, li impiccano. Sale il fumo, tutti tossiscono. Le ragazze aggredite si aggrappano alle spalliere dei letti, i “machi” trascinano anche i letti che vanno a pezzi. Alla fine i “machi” esausti vengono abbrancati e posseduti dalle ragazze timide e indifese. Durante il ballo le ragazze a terra eseguiranno la classica cravatta al collo dei “machi” con le gambe. Saliranno sui letti e si getteranno a gambe divaricate sui “machi” avvinghiandoli, così da farli precipitare. Si potrebbe realizzare il trucco della testa che si svita e quello della testa del “macho” che si stacca restando tra le mani di una ragazza, con urlo di sgomento della medesima. Ma più importante è risolvere con grandi botte realizzate sempre nel far piroette, sgambettate leggiadre. CAPOGRUPPO Sì, bella provocazione... si spinge sull’osceno, sullo pseudo barzellettiere, e si fa credere che così si realizzano l’emancipazione e l’anticonformismo. PRIMO DIRIGENTE Sentili: i rivoluzionari moralisti… niente parolacce, niente porno. Vorrei vedere voi, che cosa sareste capaci di combinare. ALTRO DEL GRUPPO Certo che ve lo mostriamo… un pezzo clownesco. 26 Due clown si esibiscono in una breve sequenza. I presenti applaudono fiaccamente. DARIO Beh, cos’è ‘sto applauso stitico. Mi pare che meriterebbe un po’ più di entusiasmo. INTRUSO Eh, ma qui siamo tutti fra di noi… ci vorrebbe un pubblico… FRANCA No, no, certo, un pubblico autentico è indispensabile. DARIO Se si vuole che il ritmo comico sia sostenuto, ci vuole un bel pubblico… se no va tutto schifìo. PRIMO DIRIGENTE Proprio autentico è un po’ difficile trovarlo. PAOLO Come sarebbe? PRIMO DIRIGENTE Beh, una volta per riuscire a vedere dal vivo e d’appresso un presentatore, un attore comico, la gente faceva ressa ai nostri studi… oggi, lo stesso pubblico, per sopportarli, vuole essere pagato. JANNACCI Beh, gli affezionati, i fans esistono ancora, no?! PRIMO DIRIGENTE No, niente fans, fanno disordine… caciara. Accettiamo solo pubblico scritturato e pagato. Dà più garanzia… SECONDO DIRIGENTE Sì, certo, solo pubblico professionista iscritto al sindacato. 27 FRANCA Che sindacato? PRIMO DIRIGENTE Sindacato spettatori: Cobas. DARIO Anche qui? SECONDO DIRIGENTE Avanti il pubblico. Si spalancano le porte e appare un gruppo nutrito di persone che vanno a sistemarsi sulle apposite scalinate. PAOLO ROSSI Accomodatevi. CORO SPETTATORI (cantano e danzano) Oh che bèl che bèl L’è andare sul camèl! DARIO Bravi! Ingresso molto spiritoso… Ora vedremo se sarete altrettanto bravi come spettatori. Sarete sottoposti a un provino, vediamo come reagirete. (Rivolto al pubblico) Dunque adesso andremo ad eseguire una breve scenetta comica… CORO SPETTATORI Bene, bravo! (Applausi). DARIO Calma, per carità… CORO SPETTATORI Ahah, bravo, bene! DARIO E che, facciamo la parodia del Nerone di Petrolini?! Bravo, bene! “io vi dico!” Ah, bravo… “vi dico!” Sì, bene! CORO SPETTATORI Ah, ah, buona questa… simpatico! Bravo! 28 DARIO Stop… per dio! Ma che stiamo a sfottere? … Il primo che ride o applaude ancora a sproposito lo caccio fuori, chiaro? (Silenzio) Oh, non so se l’avete capito, ma qui in questo momento sta passando un esame… qui non si tratta di applaudire e ridere da scompisciarsi per ogni stron… per ogni fesseria. Per concludere: coloro che rideranno fuori tempo o applaudiranno a sproposito verranno scartati su due piedi. Dovrete dimostrare la vostra intelligenza, lo spirito e l’orecchio comico. Via con il numero. (Entrano i due clown che eseguono il classico numero con la scala. Risate e applausi sconnessi del pubblico). Stop! Fermi così. Lei e quegli altri quattro lassù… e quest’altri tre quaggiù, fuori, eliminati! SPETTATORI Ma scusi, perché? Mimo. DARIO Perché avete riso anzitempo, prima ancora che il clown avesse terminato al battuta. Anzi, gliel’avete tagliata in bocca. PRIMO SPETTATORE Il fatto è che io l’avevo intuita. DARIO Niente scuse, fuori. Riprendiamo con l’azione. Lo spettacolo riprende e il pubblico ricomincia a ridere sulle gag. 29 DARIO Altò lei, lei e voi cinque, fuori. Mimo. SECONDO SPETTATORE Ma io non ho neanche riso. DARIO Appunto, non ha capito la situazione comica, quindi: lento di riflessi, impreparato. S’accomodi all’uscita. Mimo. SECONDO SPETTATORE No, veramente io l’avevo capita;… soltanto non mi aveva fatto ridere. DARIO Andiamoci piano. Qui c’è un equivoco, voi non siete qui per fare i critici. Non siete pagati per giudicare il testo e la comicità dei nostri attori, ma solo per sottolineare le situazioni d’effetto e le intenzioni comiche. TERZO SPETTATORE Allora voi non cercate la nostra presenza, ma piuttosto la nostra assenza. DARIO Bravo, infatti voi vi trovate nello stesso ruolo degli elettori di fronte al nostro governo: avete un solo diritto, quello di CORO SPETTATORI prorompente) formidabile! acconsentire Ah, ahah… e basta! (Applauso 30 DARIO Fermi! Stop! Lei, lei e voi tre, eliminati! E tutta la terza fila, eliminati! QUARTO SPETTATORE Perché? Abbiamo riso al punto giusto. DARIO Sì, ma troppo forte, quasi sguaiati, innaturali. Una battuta del genere non meritava tanto entusiasmo, andiamo; fare gli spettatori è un’arte… ci vuole misura, naturalezza. Via, uscite, siete eliminati. FRANCA Quanti ne sono rimasti? CAPOGRUPPO Venticinque in tutto. DARIO Beh, pochini direi. PRIMO DIRIGENTE RAI Diciamo che come pubblico è un po’ ridotto. DARIO Certo, sembra di stare alla Camera, in Parlamento, nelle giornate di normale seduta. PRIMO DIRIGENTE Per favore, evitiamo battute gratuite. DARIO Macché gratuite… (Rivolto alla regia) Mi mandi la bobina 34°. Guardate qua: siamo al dibattito sui profitti illeciti. Osservate la desolazione. PRIMO DIRIGENTE E’ sleale. Questa è la giornata in cui a Roma nevicava… DARIO Ha ragione. Invece in questa pioveva… (Scatta un’altra immagine analoga) In questa c’era troppo sole… In questa c’era il ponte per il week-end. 31 PRIMO DIRIGENTE Basta! Per favore, mandate la 34 R. Guardate! Guardate che piena… una folla ed è un lunedì! INTRUSO (mimo) Di che cosa si sta discutendo? PRIMO DIRIGENTE Non saprei… DARIO Ve lo dico io. E’ il giorno del dibattito sulla proposta di raddoppio del finanziamento ai partiti. PRIMO DIRIGENTE E in quest’altra, allora? (Scatta una nuova immagine). DARIO Qui si discute del progetto d’aumento ai deputati. PRIMO DIRIGENTE No, non è vero… lei inventa… DARIO Può darsi. Ma, se non le dispiace, vorrei tornassimo al nostro problema, cioè il pubblico. SECONDO DIRIGENTE Io direi di ricorrere al mezzo tecnologico. CAPOGRUPPO Sarebbe a dire? SECONDO DIRIGENTE Questa macchina… detta “risatofono”, sono certo risolverebbe ogni nostro problema. PRIMO DIRIGENTE Sì certo, è una meraviglia… gli americani la usano da anni; infatti, tutte le risate dei telefilm comici sono inserite con questo sistema. SECONDO DIRIGENTE E anche gli applausi. State a sentire. Appare spezzone con Reagan. 32 PRIMO DIRIGENTE Ma che c’entra… avete sbagliato bobina. Ho chiesto un pezzo comico, non melodrammatico. DARIO Non importa, va bene anche questo. Provate ad inserirci le risate. Alzate l’audio. VOCE DI REAGAN Sì, è vero, noi abbiamo venduto missili molto sofisticati agli Afgani che, non sapendoli sparare, li anno venduti ai cinesi che, quindi, li hanno venduti a Khomeini che… li ha sparati contro le nostre navi… Due lanci, due centri. Questo ci riempie d’orgoglio… significa che le nostre armi sono le migliori del mondo, non sbagliano mai! (Risate e applausi). DARIO Avete ascoltato? Vi sembrano risate? Non hanno niente di umano… gli applausi poi sono fasulli, meccanici. SECONDO DIRIGENTE E allora che si fa? DARIO Tenterei col gruppo di “rid’arte”. PRIMO DIRIGENTE Rid’arte? DARIO Sì, ridere con arte… E’ di là che aspetta, fatelo passare. PAOLO ROSSI No, un attimo. Se permetti, prima ascolta questi. E’ un gruppo di giovani che ho selezionato io personalmente. DARIO E sei sicuro che siano spettatori intelligenti? 33 PAOLO ROSSI Non lo so, bisogna vederli allo stato pratico. Dunque, fatevi tutti intorno a me. Attenti: tu leggi questo monologo. Vediamo come reagite voi: RAGAZZO “Ieri sono tornato a casa dalla mia mamma. Ho bussato e invece è uscito il mio papà…” PAOLO ROSSI Ehi! Ma voi non ridete?! PRIMO RAGAZZO Ma cosa c’è da ridere? SECONDO RAGAZZO Appunto, non si vede il lato comico… PAOLO ROSSI Ma che m’importa del lato comico… è sul ritmo che dovete ridere… Avete mai visto Drive-in? C’è il comico che dice una frase qualsiasi e tutti… a tempo ah, ah, ah … si piegano in avanti… oscillando. DARIO Scusa, ma qui hanno ragione loro… se lui non fa sentire la cadenza… su cosa ridono di loro… fagli una prova di come si fa… PAOLO ROSSI Beh, è semplice… “Ieri sono tornato a casa dalla mia mamma…” ( I ragazzi ridono) No, mi dovete fare solo un avvio come d’un motore che si metta in moto: oh, oh, oh. Daccapo! “Ieri sono tornato a casa dalla mia mamma…” CORO Oh, oh, oh. PAOLO ROSSI “io ho bussato e invece è venuto fuori il mio papà…” CORO ah, ah, ah… 34 PAOLO ROSSI No, più grinta… Una risata a singhiozzo… e oscillare in avanti. “E invece è venuto fuori il mio papà…” CORO Ah, ah, ah… PAOLO ROSSI “Io gliel’ho detto. Papà non ho suonato per te ma per la mamma…” CORO Ah, ah, ah… PAOLO ROSSI Ah sì, fa lui… scusa ma da un po’ di tempo sono un po’ suonato e mi sbaglio sempre quando mi suonano. CORO Ah, ah, ah… FRANCA No, no, non va bene… PAOLO ROSSI Eppure a Drive-in funziona! DARIO Datemi retta… l’unica è usare i professionisti della risata. Avanti il coro dei “Rid’arte”. Entra un gruppo di donne in abito lungo da sera. Segue un altro gruppo di uomini vestiti in tight. Ogni componente del coro regger uno spartito. Il coro si dispone sulle gradinate. Ognuno ha davanti a sé un leggio. DARIO (rivolto alle telecamere, portando con sé uno spartito) Cercherò di introdurvi un attimo sull’intervento particolare di questo complesso. Abbiamo potuto constatare, tutt’insieme, come ormai sia insopportabile 35 l’apporto falsamente divertito d’un pubblico mercenario… per di più impreparato, perciò abbiamo deciso di risolvere il problema con l’impiego di autentici professionisti della risata e dell’applauso che seguiranno le scene comiche consultando via via uno spartito… diretti da un maestro concertatore della risata… che sarò io… (Piccolo applauso) Per carità. Cominciamo con l’accordare e scaldare le voci. (Leggendo lo spartito) Signore e signori del coro, attenzione: cominciamo dalla battuta R13… risata in falsetto andante in moto… via. (Le donne eseguono risatine acute) Singhiozzante ma non troppo… ritmo per favore… forza i bassi. (Ridono gli uomini) Basso continuo, (Eseguono) prego. contralto Ridarella con con strappo… singhiozzo… piano… (Eseguono) Crescendo. Singhiozzante ma non troppo… (Eseguono) Chiacchiericcio saltellato… Risata solista… (Eseguono) duetto cicaleccio… Stop. Melodico… variegato… (Eseguono) Recitativo. CORO (dividere) Oh dio, che spacco… Bravo! Che simpatico, non ce la faccio più. DARIO Via con l’applauso. (Eseguono) Accennato a crescere… represso… impetuoso… Silenzio, brusio, trionfante… con grida… deluso… Silenzio. PRIMO DIRIGENTE Mi spiace dovervi interrompere, ma dobbiamo andare in onda col telegiornale. PAOLO ROSSI Eh no, a sto punto c’era il telequiz. 36 PRIMO DIRIGENTE Bisogna rimandarlo. Spero siate tanto ragionevoli da rendervi conto che non è possibile procrastinare… DARIO D’accordissimo, il telegiornale ha la precedenza su tutto, deve essere trasmesso, costi quel che costi. PRIMO DIRIGENTE Oh, meno male. Allora ci colleghiamo con gli studi del centro… DARIO Ma non ce n’è bisogno, lo facciamo noi… direttamente qui, il telegiornale. PRIMO DIRIGENTE Ma dico, scherzate?! SECONDO DIRIGENTE Le notizie devono essere concordate, vagliate. INTRUSO Con chi? PRIMO DIRIGENTE Con il direttore del telegiornale, il quale a sua volta riceve indicazioni da dirigenti superiori. DARIO Stop. Per carità, non abbiamo bisogno di indicazioni superiori. Per fortuna il nostro telegiornale lo redige direttamente il nostro autore Andreotti… che grazie a Dio non deve ricevere ordini da nessuno. Via con la sigla! PRIMO DIRIGENTE Adesso basta di perder tempo… andiamo con ‘sto telegiornale redatto da Andreotti. DARIO Senz’altro. CORO Viva la banda dei saltabecchi. La società dei forti e dritti trallallà E noi ce famo 37 E noi ce dimo… PRIMO DIRIGENTE Ehi, ehi, ma siete impazziti? Che razza di canzone è questa? PAOLO ROSSI E’ la sigla di Andreotti… CORO “Viva la banda dei drittincanna… trallallà…” PRIMO DIRIGENTE No, no, dovete metter la sigla del telegiornale. DARIO Sì, ma non è male neanche questa, sa, di sigla… fate un po’ sentire come fa?... PAOLO ROSSI Beh, prima c’è la parte introduttiva che dice: “Tu puoi sgarrare e far l’inghippo sì PERO’ Ma statte attento a non fatte coglie Sì però Tu daglie il botto Fai lo sgambetto E fatte svelto col malloppo Sì però Ce vol lo scatto, ce vol l’inghippo Sì però Guarda Andreotti Quaranta inchieste E manco una ce l’han colto Sì però Che c’ha uno scatto che non lo becchi 38 Ti sguscia via a saponetta… Come fa? E’ come un razzo a propulsione Il presidente è il Giulio nostro Che scatta rapido come un canguro Ci ha le reni spostate in su C’ha le palette di direzione…” DIRETTORE D’accordo, d’accordo, abbiamo capito. Ma vi dispiacerebbe dare inizio al telegiornale,per favore? Il capo orchestra si accomoda davanti a un tavolo. Alle sue spalle c’è uno schermo e su di un lato un monitor. DARIO Eccomi a voi. Sono il nuovo speaker del telegiornale. Piacere… grazie… Tutto bene oggi in Italia e all’estero… A parte la borsa che va da cani, un vero disastro, ma a noi non ce ne frega niente… perché non abbiamo titoli in borsa… neanche un Bot… (Squilla il telefono) Ah sì, a lei frega… bene… ha comperato… quanti titoli…? …Ah,ah, un bel fesso… Ma scusi, lei è un industriale super-iper-multinazionale? No… E gioca in borsa?... Ma sa che è un bel cretino?... ma davvero credeva di poter guadagnare… Senta, non si scaldi… lo sa come li chiamano, nell’ambiente degli operatori bancari, quelli come lei? Il “parco buoi”… sì, e i buoi, se non le spiace, son fatti per essere abbattuti… macellati e venduti 39 a quarti. Ad ogni modo, su cinquanta milioni di italiani, solo il tre per cento gioca in borsa e s’è fatto fregare... agli altri quarantotto milioni e mezzo non gliene frega niente se la borsa crolla... anzi, da un po’ non succede più niente di veramente interessante... Fine prima puntata. TRASMISSIONE FORZATA - II PUNTATA Ancora, come nella prima puntata, ci ritroviamo nel grande hangar. E’ semibuio e s’intravedono sagome di persone che si danno da fare intorno alle macchine da ripresa. FRANCA Forza, sbrigatevi, che siamo in ritardo. VOCE Siamo già in trasmissione. Pronta l’orchestra? DARIO Pronta l’orchestra? Pronti in regia… pronto il balletto? C’è Jannacci? Non c’è. Beh, partiamo lo stesso. Controluce si intravede il balletto che si accinge a sistemarsi su di una larga pedana. Le ragazze stanno spogliandosi dei soprabiti. Accordi dell’orchestra. 40 FRANCA Non si potrebbe avere un po’ più di luce? VOCE Come no? Eccovi la luce. Una sparata di fari accecanti investe la zona dell’orchestra e del balletto. Grida delle ragazze che accennano a rivestirsi. Sulle passerelle tutt’intorno all’hangar appaiono decine di vigilantes armati. DIRIGENTE RAI Che ve ne pare? (Lo si scopre in cima ad una torre trabattello) Stavolta non ci avete presi alla sprovvista! (Rivolto alle guardie) Avanti, prendeteli e sbatteteli tutti fuori… chi fa resistenza arrestatelo. DARIO Ma che vi prende? Credevo che ormai ci aveste accettati… e poi vi siete dimenticati che questa trasmissione è protetta da Andreotti che ne è anche il coautore? DIRIGENTE Non ce ne frega niente di Andreotti, tanto il governo sta per saltare… e Andreotti per di più in questo momento è in Sud America. DARIO Ma quando tornerà lo sentirete! DIRIGENTE Quando tornerà, se tornerà, ci sarà un nuovo governo… e lui, di certo, non sarà più ministro. DARIO Impossibile, un governo senza Andreotti non è mai successo. Lui è sempre stato ministro di tutti i governi a cominciare da quello di Giolitti. DIRIGENTE Governo di Giolitti? 41 DARIO Sì, mio nonno se lo ricordava ancora con i calzoni corti… la cartella, anzi, la borsa… che gliela portava già Evangelisti. DIRIGENTE Può darsi. Ad ogni modo gli ordini sono ordini… Questo spettacolo non ‘sha da fare! CORO Ha da veni’ Andreotti! PAOLO ROSSI E ricordate che c’è di mezzo anche Fanfani che disegna i costumi! DARIO La vendetta del piccolo sarà inesorabile! RAGAZZA I costumi sono di Fanfani? Ecco perché sono così succinti. Li fa tutti sulla sua misura. Le guardie scendono e spingono via i musici e gli attori fra i quali riconosciamo Dario Fo, Franca Rame, Paolo Rossi. Jannacci è assente. Le ballerine cercano di sottrarsi alla carica. FRANCA Permetteteci almeno di tornare nei camerini a rivestirci… e riprenderci la nostra roba… CAPO VIGILANTES Niente scuse, fuori! Alcune ragazze sfondano la fila dei vigilantes e proseguono verso la zona opposta. I vigilantes le rincorrono, le afferrano, le issano sulle proprie spalle. Le 42 ragazze si divincolano, sgambettano. Ne nasce una situazione di pantomima danzata che allude al ratto delle sabine. Le guardie si trovano spesso con brandelli di indumenti per le mani, le ragazze si vendicano strappando loro brandelli di giacche e pantaloni. La rissa si trasforma in un rock. L’orchestra fin dalle prime scaramucce ha iniziato a sottolineare a soggetto le azioni; ora sta improvvisando un sound vivace. Personaggi: Dario – Capo Orchestra CAPO ORCHESTRA Stop! Fermi tutti. (Sul grande schermo di fondo è apparso il viso di Sandra Milo) La riconoscete questa simpatica signora? Se non mollate immediatamente le ragazze… vi faccio ascoltare la sua famosa risata… Come fino a tre! CORPO DEI VIGILANTES No, la risata della Milo, no! DIRIGENTE Guai a chi si ritira… tappatevi le orecchie! Acchiappateli tutti e sbatteteli fuori! CAPO ORCHESTRA E allora beccatevi ‘sta risata! Sul grande schermo appare la donna che ride e se ne sente lo sghignazzo agghiacciante. CORO VIGILANTES Oh, no… (Si buttano a terra coprendosi le orecchie. L’asino ed il cammello scalpitano 43 divenendo rampanti. Sul grande teleschermo appare il faccione del direttore generale RAI). DIRETTORE GENERALE Beh, che succede qua dentro? CORO Il direttore generale?! Durante il collegamento una zoomata scopre il direttore generale seduto alla scrivania sulla quale sono il monitor e il microfono. DIRETTORE GENERALE Chiedo a lei, dott. Pedruzzi… mi vuole spiegare cosa sta succedendo? DIRIGENTE Subito signor direttore… Stavamo tentando di bloccare l’esibizione di questo gruppo di intrusi. DIRETTORE GENERALE Sbaglio o sono gli stessi della settimana scorsa? DIRIGENTE Sì, dottore… gli stessi che avevano portato gran disordine e scompiglio. AIUTO DIRIGENTE Mandando in onda una trasmissione provocatoria e demenziale. DIRETTORE GENERALE Lei è al corrente dell’indice di ascolto ottenuto dalla trasmissione in questione? DIRIGENTE No, ma immagino abbia toccato un indice assai basso. DIRETTORE GENERALE Lei immagina?! DIRIGENTE Sì. 44 DIRETTORE GENERALE Lei non si deve permettere di immaginare… lei non è qualificato ad immaginare! Ha letto forse i dati Auditel? DIRIGENTE No, ma ci sono arrivate molte telefonate di protesta, valanghe di lettere indignate e perfino telegrammi… con insulti. AIUTO DIRETTORE Una diceva: Basta, vacca RAI! DIRETTORE GENERALE Ah sì?! Ma dove vivete voi? Nessuno vi ha mai detto che le proteste sono l’anima della diffusione? Per poter protestare bisogna pur seguirlo un programma… non vi pare? Se no, come fa uno ad indignarsi? DIRIGENTE Sì signor direttore, è vero. DIRETTORE GENERALE Chi è molto indignato telefona anche agli amici e ai parenti… ai colleghi d’ufficio, perché s’indignino con lui; “Stai vedendo la televisione?... passa sulla terza rete, guarda che schifezza stanno trasmettendo…”. Insomma, l’indignato fa propaganda! Cresce l’ascolto… monta lo scandalo… ne parlano anche i giornali. FRANCA Eh sì, ha ragione il gran capo. Non vi siete accorti che da qualche tempo i giornali parlano solo degli spettacoli che il grande pubblico detesta? Di un buon programma, ben confezionato, non gliene frega niente a nessuno. DIRIGENTE Stia zitto lei… 45 DIRETTORE GENERALE No, stia zitto lei dottore.. che non ha capito niente! Non ha soprattutto capito che oggi la gente ama essere provocata, insultata! Indignarsi insomma!A noi non interessa che un programma piaccia o meno … a noi interessa solo quanti spettatori stanno ad ascoltarlo. Lo capisce? Gli spazi pubblicitari vengono venduti e ci vengono pagati in rapporto al numero di spettatori presenti, non della loro qualità, o del loro gradimento del programma. Chiaro? DIRIGENTE Chiaro signor direttore… schifati, imbestialiti, ma tanti! DIRETTORE GENERALE Esatto! Quindi si sbrighi a mandare in onda sto programma sgangherato. DIRIGENTE Subito. DIRETTORE GENERALE Badi piuttosto che non strafacciano… Controlli e non mi combini altri inciampi… che io sono occupato… ho altro da fare! (Spegne il monitor. È seduto sulla classica poltrona girevole. Si volta e lo ritroviamo davanti ad un gran tavolo riccamente imbandito con portate sulle quali campeggiano fagiani e altre grasse leccornie. All’altro capo del tavolo c’è una donna molto, scollacciata ma elegante, che leva il bicchiere) Scusami l’interruzione, tesoro… Dove eravamo rimasti? (E solleva il calice a sua volta). 46 PRIMO DIRIGENTE Stia zitta lei! (Sullo schermo appare l’immagine di Andreotti). ANDREOTTI No, stia zitto lei dottore, semmai. Non si permetta di interrompere la signora Rame! DIRIGENTE Andreotti? CORO ORCHESTRA (SIGLA DEI FURBACCHIONI) ANDREOTTI Grazie, grazie: mi sono permesso di intervenire per ribadire che lei non ha capito niente, dottore! Non segue la cronaca? Da Celentano ad Arbore, da 5 mesi a questa parte hanno fatto audience solo spettacoli che hanno provocato la gente che l’hanno sconcertata, insultata! Indignata insomma! PRIMO DIRIGENTE Appunto, signor ministro. Stavo cercando di spiegare al mio subalterno qua che a noi non interessa che un programma piaccia o meno… interessa solo quanti spettatori stanno ad ascoltarlo. ANDREOTTI Giusto, anch’io non piaccio al pubblico italiano, eppure sono sempre al comando perché piaccio agli imprenditori. DARIO Appunto, sono gli imprenditori quelli che contano, sono loro che sponsorizzano un programma e pagano in rapporto alla quantità di gente che sta a guardare. A loro, non gliene frega niente se gli spettatori s’indignano, bestemmiano o vomitano! 47 ANDREOTTI Giusto lo stesso rapporto che c’è fra gli elettori e certi politici. E chi allude alla mia persona è un maligno! Vi saluto! (Sparisce). CORO Addio, signor ministro! (Canzone dei Furbacchioni). DIRETTORE GENERALE E lei, dottore badi piuttosto che non calino di tono, anzi, faccia in modo che strafacciano… E non mi venga più a seccare che ho altro da fare! Spegne il monitor. E’ seduto sulla classica poltrona girevole. Si volta e lo ritroviamo davanti a un gran tavolo riccamente imbandito con portate sulle quali capeggiano fagiani e altre grasse leccornie. All’alto capo del tavolo c’è una donna molto bella, scollacciata ma elegante, eleva il bicchiere. DIRETTORE GENERALE Scusami l’interruzione, tesoro,… dove eravamo rimasti? (Solleva il calice a sua volta). Stacco nel grande studio. DIRIGENTE Allora, che aspettiamo a partire con la sigla? Jannacci… cercate Jannacci perché diriga l’orchestra. 48 CAPO ORCHESTRA No, mi spiace, ma prima dobbiamo fare un breve riassunto della puntata precedente… se no, quelli che l’altra volta non c’erano, come fanno a capire? CORO Giusto. DIRIGENTE D’accordo, vada con sto spunto… ma intanto cercate Enzo Jannacci. CAPO ORCHESTRA Dunque: nella prima puntata un gruppo di scalmanati… CAPOGRUPPO Appoggiati al Comitato contro il rimbambimento di massa, che siamo noi… Partono le immagini in sintesi dell’accaduto. CAPO ORCHESTRA …han fatto irruzione in questo studio ed ha imposto… DIRIGENTE Con bassa demagogia… CAPO ORCHESTRA … l’ascolto della sigla di “Canzonissima”, (Parte la canzone con immagini rapide in grande sintesi. Allo stesso tempo il balletto esegue passi di danza dal vivo) di uno spettacolo censurato al bellezza di 25 anni fa. (Breve ascolto del ritornello) Quindi, il gruppo degli interpreti, se pur ostacolato dal qui presente dirigente RAI, ha mandato in onda cori e coretti. DIRIGENTE Piuttosto sconclusionati. CAPO ORCHESTRA Programmi culturali… DIRIGENTE Altamente diseducativi. 49 CAPO ORCHESTRA Telegiornali, inchieste scientifiche… DIRIGENTE Demenziali! CAPO ORCHESTRA E divagazioni politiche… DIRIGENTE Da arresto immediato. Sul grande schermo si susseguono a grande velocità spezzoni della puntata precedente, mentre scorrono i titoli di testa. CORO E non contenti, continuiamo… CAPO GRUPPO Via con la seconda puntata… UOMO E’ stato trovato Jannacci? CAPO ORCHESTRA Un momento, per favore. Dov’è il gruppo corale Rid’arte?... DIRIGENTE Corale Rid’arte?! CAPO ORCHESTRA Ma sì, quello che sostituisce il pubblico per le risate e gli applausi. AIUTO DIRIGENTE Ah sì… Mi spiace, ma oggi non c’è. E’ impegnato in un’altra produzione. CAPO ORCHESTRA E allora come facciamo? Non si può recitare un pezzo comico nell’assoluto silenzio. Senza risata manca l’appoggio… l’aria, il respiro! DIRIGENTE Beh, non vi resta che accettare il solito pubblico scritturato. 50 CAPO ORCHESTRA Figuriamoci, quei mercenari dell’applauso… Li ha sentiti l’altra volta: risate fuori tempo, forzate, innaturali. DIRIGENTE Non sono più quelli dell’altra volta. Questo è un pubblico selezionato, intelligente. CAPO ORCHESTRA Va beh, vediamolo… AIUTO DIRIGENTE Avanti il pubblico… guardi che belle facce, giovani, cordiali, simpatiche. CAPO ORCHESTRA Sì, ma io non mi fido delle apparenze. Vorrei fare un provino… quelli che non vanno si scartano. DIRIGENTE D’accordo. Ma per non perdere tempo guardi, abbiamo un sistema elettronico; (Mostra una consolle) su questo quadrante ci sono dei pulsanti, ogni pulsante è numerato e corrisponde ad un posto a sedere. Se lei nota fra il pubblico uno spettatore che non reagisce o ride fuori tempo, non fa altro che premere il pulsante corrispondente alla sua poltrona. E guardi cosa succede… (Preme, la poltrona si ribalta e il ragazzo che la occupa viene scaraventato fuori). CAPO ORCHESTRA Stupendo. Ma se lo spettatore da eliminare si trova al centro della gradinata… DIRIGENTE In questo caso sparisce in una botola. Vede?... (Esegue. Una spettatrice scompare) Oppure viene catapultato per aria… guardi che bello. (Uno 51 spettatore vola appeso ad un cavo. Si può usare anche un manichino). CAPO ORCHESTRA Molto divertente…bisognerebbe impiantarlo anche in teatro questo congegno. Anzi, meglio ancora sarebbe in Parlamento, proporrò che lo adottino, così appena un deputato s’abbiocca o interviene a sproposito… fuori uno! Beh, non divaghiamo. Via con la trasmissione! Titolo: “FOLKLORE E PROFITTO!”. SPEAKER Psichiatri, sociologi, imprenditori di cultura moderna e avanzata, lo vanno ripetendo da anni: il nemico più pericoloso della produzione è l’alienazione dovuta alla ripetitività. ALTRA VOCE Non c’è niente da fa. Un individuo che si ritrovi davanti ad un tavolo di ufficio o ad una catena di montaggio, costretto a ripetere gli stessi gesti, o compiere le medesime operazioni per centinaia di volte, alla fine non rende più, alle volte impazzisce. Gli antichi, che erano già sensibili a questo problema, per evitare di alienarsi nel ripetere gesti eguali, cantavano… e abbellivamo la gestualità cercando di renderla armonica… (Sullo schermo appaiono brevi sequenze di “Ci ragiono e ci canto”) quando remavano, zappavano, lavoravano ai telai. In America, per combattere la fatica e l’alienazione, si è cercato di introdurre la gestualità danzata anche in fabbrica. Ecco qui un maestro della gestualità organizzata che dà dimostrazione delle varie tecniche di produzione, 52 dalle primitive alle più robotizzate. In alcune industrie tessili si sono impiegare addirittura maestre coreografe nel tentativo di rendere il più armonioso possibile il lavoro. Stacco. Va in scena “La maestra di ballo: catena di montaggio”. La maestra di ballo: catena di montaggio Da “Grande pantomima per pupazzi piccoli, grandi e medi” Personaggi: Maestra di ballo, Alcune operaie, Voce fuori campo di uno speaker. SPEAKER (voce fuori scena) Oggi il ritmo e l’armonia sono alla base della produzione specie nelle aziende moderne. Anche da noi, come già da tempo avviene in Giappone, ad allenare e ad ammaestrare le aspiranti operaie sono state chiamate delle provette insegnanti di danza. Nello spazio scenico completamente vuoto entra la maestra di ballo. MAESTRA (verso la quinta) Avanti quelle tre che abbiamo scelto ieri... (Entrano alcune ragazze un po’ impacciate che si disporranno in proscenio a lato della maestra di 53 ballo, ed eseguiranno via via i movimenti da lei indicati). Accomodatevi carine, prego. È inutile che vi facciamo provare direttamente sulla catena di montaggio vera e propria, se prima non avrete acquisito, perfettamente, ogni singolo movimento dei ventiquattro diversi che dovrete eseguire, con armonia e tempo esatto. È semplice, non è faticoso, è perfino elegante e divertente... ma dovrete prestare molta attenzione! Il nostro motto è: “Lavorare con gioia!” Immaginiamo che qui, a questa altezza, passi il nastro superiore della catena di montaggio e a questa, il nastro inferiore. Sul nastro superiore a dieci centimetri una dall’altra sono sistemate delle viti; ognuna di voi, con ambo le mani, deve afferrarne due e infilarle con gesto alternato nei fori del pezzo struttura che passa sul nastro sottostante. Provate... ecco, così, piano... non affrettatevi... lentamente... Brave! Non è difficile, vero?... Un due... un due... Attente adesso: sempre sul nastro superiore passa una nespola... una specie di sigaro metallico, che dovrete afferrare con i vostri dentini... così... ahmm... Attenzione che arriva... Ahmm... brave! Adesso, senza smettere il lavoro con le mani, infilate la spoletta in un foro situato in un altro spezzone meccanico che in questo istante vi passerà sulla sinistra. Saranno due di seguito le spolette da infilare... Ahmm uno infilare, ahmm due infilare... quindi con due colpetti della fronte dovete premere le spolette di scatto... ohpp! Oohpp!... Si riprende con il gesto base... 54 Uno due... calma... non dovete stancarvi... Divertente, no? Semplice e divertente... Ora, terzo movimento: acchiappare con le narici del vostro nasino due piccoli gommini che troverete di passaggio sul nastro inferiore... inspirare, via... infilate veloci... via!... Brave! A questi gommini sono attaccati dei fili sottili di rame... date due begli strappi per stenderli... e poi di scatto andate ad avvolgerli sugli appositi rocchetti del tronco di sezione montaggio sulla sinistra. Tre giri bastano. Via... uno, due, tre... basta così. Ora soffiate forte col naso per fare uscire i gommini... snariggiate forte... brave!... Staccare per un attimo la mano destra e accompagnare il filo sul rocchetto del nastro sottostante... via con morbidezza... avvolgerlo così... con grazia... brave tesorini miei... due strusciate di palmo per l’avvitamento delle rotelle a vite con la sinistra... Lento... lungo... uno due! Basta così... Attenzione... vicino il piede destro c’è il pedale che comunica con la trancia... attenzione a ritirare le manine altrimenti zac... un bel colpo secco... e trac, tutte le dita via, per terra... il padrone non vuole! Fa disordine! Via... Brave... perfetto! Col fianco bloccate il rotatorio... un colpo d’anca sul pistone di sinistra... brave... e adesso due colpi d’anca sul pistone di destra... come quando si fa la mossa! Un altro sulla sinistra... zam! Piegare le gambe... portare avanti il bacino... il ventre... fino a far premere l’ombelico contro la ventosa applicata sul manubrio della 55 manovella del trapano... premere... là!... Oscillare rotando il bacino... sì, proprio come nella danza del ventre... splendido... ancora!... Retrocedere di scatto col bacino... e battere i glutei... (aria interrogativa delle operaie)... sì, insomma, una sederata sulla sbarra timone che vi sta proprio di dietro e che provoca la chiusura del ciclo e l’inizio di quello nuovo. Forza con ’sta sederata!!!... Ohpp! Avete visto com’è semplice? In più ha il vantaggio di rassodare i muscoli dei pettorali ed eliminare la cellulite. Chissà quante signore pagherebbero per essere al vostro posto! Allora da capo: ripassiamo con calma. Afferrate le viti sopra e avvitate le viti sotto... uno due, uno due... arrivano le nespole... attenti con i dentini... ahmm!... Subito infilate sulla sinistra... ohpp! Altra spoletta... uno... op... due colpetti con la fronte... vai... vai... perfetto!... Pronti con le narici del naso, infilare i due gommini.. op, op... strappi numero due... stendere... avvolgere sul rocchetto alla sinistra... tre giri... op vai... stop! Snariggiata... due sniffsniff... accompagnare i fili con la destra... dolcezza... unooo! Avvolgere... dueeee... treeee! Via con il palmo della sinistra... strusciare lungo sulla rotella, opp! Pronti per il colpo secco al pedale della trancia... via... zan! Bloccare col fianco due volte sul pistone di destra, uno sinistra... la mossa!... Uno... la mossa! Due... trimossa! 56 Sinistra! Braaaave! Avanti col bacino... preciso con l’ombelico santo, sulla manopola ventosa... Gira gira... (canta) la-la-la laìlaìlalalala... oriente misterioso e sensuale. Pronti per la sederata all’indietro arrestaciclo... vai! Bravee!... No, non vi fermate: riprendiamo da capo... Uno, due... forza che se non sbagliate siete assunte! Uno due, uno due con le mani alle viti... afferrate le spolette con i dentini... uno due a sinistra... uno due a sinistra... infila... colpetto con la fronte... due... op op... pronto il nasino prensile... prendi i gommini due... due strattoni tendifilo, op op... avvolgere a sinistra sul rocchetto... vrr vrr... oh che meraviglia! Snariggiata sgniff sgniff... vai con la destra... dolce... uuunooo duuueeee... avvolgere... duuueee treeee. Palmo a struscio con la sinistra sulla rotella... op, pedale trancia secco zamm!... la mossa!... Due destra... mossa trapani... mossa trapam... sinistra tratapram! Magnifico!... Via col pancino ombelico e pancino... gira la danza... vai orientale- morbosa-sensuale-vai... gluteo veloce pronti... fuori uno... perfetto! Riprendono con ritmi ormai ossessivi mentre la voce dello speaker dice: VOCE SPEAKER operaie In una fabbrìca di Milano, la Siemens, le della catena di montaggio compiono 57 quarantamilacinquecento movimenti in una sola giornata, di cui tremila con il pedale e colpo d’anca relativo, per la trancia. Tutte le operaie sono ammalate alle ovaie per il contraccolpo che scuote violentemente il bacino nello scatto al pedale. Quasi tutte soffrono di disturbi all’apparato genitale: infiammazione, uretriti, ecc. Alcune di loro hanno dovuto sottoporsi a interventi chirurgici che le hanno private definitivamente della possibilità di avere figli. Stacco. Riprende la puntata. FRANCA Ma nessuno ha mai pensato all’alienazione degli impiegati statali, parastatali… dei bancari. (Sul fondo immagini di uffici bancari) Ci hanno pensato per primi in questi anni i giapponesi che hanno introdotto veri e propri inni durante il lavoro nei loro uffici. Ogni banca, ogni ministero, ha il proprio canto. Anzi, più canti, a seconda della situazione. Al segnale convenuto, gli impiegati vi partecipano in un immenso coro. Anche da noi… nel grande Palazzo della Borsa… (Partono le immagini dell’interno) gli impiegati hanno scritto una canzone-inno proponiamo. con azione mimico-danzata che vi 58 Sul fondo appaiono impiegati, cambiavalute, agenti supervisori, che si sbracciano nei loro classici segnali. Agitano mani e braccia spalancando le dita e battendole sul palmo della mano. In primo piano cantori e mimi si muovono realizzando in grottesco gli stessi gesti. Nel centro dell’hangar è stato costruito il cerchio facsimile della borsa con balaustra per il cosiddetto “parco buoi”. Sul fondo le lavagne luminose e cabine telefoniche. Si useranno anche le passerelle sulle quali si muoveranno altri operatori gesticolanti che al momento debito lanceranno fogli mandati a pezzi come coriandoli. Dalle passerelle si butteranno alcuni manichini. Ogni tanto nelle cabine telefoniche qualcuno si strangola col telefono o si spara un colpo. Durante la canzone interverranno anche le ballerine in veste di donne manager ed agenti di cambio che a loro volta gesticolano, danno ordini, telefonano, sventolano fogli . Inizia una danza frenetica che termina con la catastrofe: tutti crollano di schianto al suolo. CANZONE Voglio la borsa calda. Forza comprate i CCT 59 Dan tre punti in più del BOT Ci si guadagna un tot Smobilizzate i FIM Offro i Fondinvest a tre Affrettatevi, fra un po’ non ce n’è più Ci guadagnate cinque punti o giù di lì Comprate FIAT, stanno andando su No, mi spiace, Acqua Marcia non ce n’è più Che pacchia, è proprio un gioco da ragazzi Tu compri e poi raddoppi in un sol botto In quattro giorni ho fatto sei milion. Io pianto lì di lavorare Io mi licenzio dalla ditta Mi faccio dare la liquidazion E poi me la gioco tutta: BANG. Cos’è successo?... Aiuto! C’è stato un crollo bestia Wall Street Dio santo: tutte le azioni vanno giù di botto In tre minuti ho perso sei milion Forza svendete i CCT Son tre punti sotto i BOT 60 Perdon già un tot Buttate svelti i FIM I BTB son senza quotazion Offro a un terzo i CCT Sbrigatevi a dar via quegli ONNY STAR No, la Bastogni non si compra più No, l’Acqua Macia è ormai da vomitar Svendete tutto, è il patatrac Sei morto! La Borsa o la vita mi darai La vita ti darò, la Borsa mai! Stacco. DIRIGENTE RAI Oh, finalmente, avete chiuso con sta danza a sfottò! CAPO ORCHESTRA Perché, non v’è piaciuta? DIRIGENTE Qui ci stanno i telefoni che scottano… C’è un sacco di gente che telefona indignata… gente che in Borsa ci gioca davvero e si sente presa in giro, oltre che c’è rimasta bruciata. ASSISTENTE CAPO ORCHESTRA Va bene, eseguiremo un pezzo consolatorio con Reagan che tiene un discorso tutto in positivo, (Parte l’immagine del presidente americano) di grande speranza in un prossimo rialzo vertiginoso. 61 DIRIGENTE Lo conosco questo discorso. Appena ha parlato lui, la Borsa, che stava riprendendosi, è crollata da far paura. VOCE Bisogna staccare. Ci chiamano per un collegamento molto importante col Parlamento. C’è un intervento sul problema della tensione internazionale dell’onorevole Pietro Arlecco. DIRIGENTE Tocca a Jannacci… dov’è? AIUTO DIRIGENTE Non c’è, non si trova. CAPO ORCHESTRA(DARIO) Va beh, niente paura, l’on. Arlecco lo faccio io… Vai con l’immagine del Parlamento. Stacco sul parlamento gremito. La telecamera passa in rassegna tutti i grossi personaggi del mondo politico. NILDE JOTTI (doppiata) La parola all’onorevole Pietro Arlecco. Ne ha facoltà. ONOREVOLE ARLECCO (interpretato da Dario) ( è nel banco dei deputati, prende a parlare. Durante la sua orazione vediamo il suo discorso contrappuntato dalle immagini dei vari onorevoli eccellenti di volta in volta attenti, stupiti, perplessi, seccati, accigliati o addirittura vocianti. Tutto il montaggio dipenderà dalle immagini di repertorio che riusciremo a reperire) Titolo: “Elogio della guerra totale”. 62 Cari onorevoli, è inutile nascondersi con la testa, e pure con il sedere, sotto la sabbia: dobbiamo ammetterlo, siamo entrati in un clima di guerra! E allora io vi dico che… a sto punto ben venga la guerra… No, non (FILE DEL VECCHIO COPIONE DANNEGGIATO MANCA UN PEZZO)(…) bande sempre più straripanti di “verdi”, “arancioni”, “violetti” e “ a strisce azzurre e marrone”, che urlano coi gorgheggi “ Pace! Pace!; dal momento che gruppi sempre più numerosi di cattolici credenti, protestanti effervescenti, mistici raggianti, vanno intorno con candide colombe rampanti dipinte sul petto, affiancati da masse organizzate da partiti momentaneamente all’opposizione che, a scadenze quasi fisse, si svegliano al grido di: “Abbiamo il fuoco al sedere, siamo all’ultima spiaggia…”, allora noi, che siamo intellettuali spregiudicati, cinici figli del riflusso stagnante, noi, pur di sentirci diversi e originali, che si fa? Gli si sbatte tutto all’aria col paradosso, e gli si pernacchia: “Basta, ci avete scocciato con le vostre lagne catastrofiche e piagnone. Viva la guerra che lava, rinnova e, soprattutto, ammazza i rompiscatole”. No, non siamo così imbecilli. Anzi, è il caso di ribadire ancora e ben chiaro che riteniamo la guerra del tutto spaventosa, di cattivo gusto e triviale, ma attenti, non inutile! No, no, per favore, niente mormorii da scandalizzati. Se le cose non si analizzano con un minimo di distacco e di scientificità, 63 allora è inutile… si cade nel solito manicheismo stupido e brutale. Allora vediamo: cercheremo di dimostrare che anche il massacro di massa ha i suoi lati positivi. Prima di tutto il conflitto con strage multipla fa nascere all’istante un gran senso di solidarietà fra i colpiti, i brutalizzati. La gente si ama… rinascono sensibilità assopite… scarseggiano cibo, tabacco, caffè… cos’ la gente ricomincia ad apprezzare i piccoli piaceri che il facile consumismo della pace aveva distrutto. Un piatto di pasta condita con olio genuino e un pezzo di pane vero… diventano una leccornia in paradiso. EE poiché con la guerra, è risaputo, sorgono i più imbecilli moralismi conditi con censure d’ogni tipo… diventa una pazza follia anche un paio di calze di seta.. una ballerina che sculetta, e un vecchio filmetto osé è il nirvana! Sì, perché diciamocelo francamente in faccia: la pace, con il conseguente benessere, è un enorme rullo di burro che appiattisce e ammorbidisce, fino ad annullarli, i contrasti più sottili e intelligenti. La pace è noia, è mediocrità, quindi porta alla ricerca di sensazioni sempre più violente, spesso mortali, come l’uso spropositato dell’alcool e della droga. Vogliamo debellare questo mostruoso flagello della droga? Facciamo scoppiare una guerra, i giovani sarebbero salvi dalla noia. I giovani che oggi non sanno più come passare le serate e si buttano alla scorribanda omicida, le bande di teppisti che percorrono le 64 città organizzando stupri, pestaggi… avrebbero di che sfogare in modo legale, anzi eroico, la propria ottusa violenza. E la domenica cesserebbero gli scontri spaventosi fra tifosi… e gli imbecilli incidenti stradali con ammucchiate giganti di catorci di macchine. La guerra ha il grande pregio di rendere omogeneo e proficuo ogni sfogo insensato e criminale, incanala il bisogno di brutalità… la voglia incontenibile di sangue che scorre… Tutti ammazzano, finalmente, con la santa convinzione di migliorare l’umanità. La guerra è speranza e vitalità. Soprattutto, la guerra ci libera all’istante di uno dei più tragici problemi che assillano l’economia della nostra società… la disoccupazione. Con la guerra le industrie di materiale bellico centuplicano la produzione. Nasce una ricerca spasmodica della mano d’opera… la maggior parte dei disoccupati cronici… i giovani… viene arruolata e sbattuta al fronte. Le donne acquistano la desiderata parità rimpiazzando i maschi di leva anche nei lavori più pesanti e pericolosi. Splendido! Si vedono le fragili ragazze guidare bulldozer, domare incidenti e svuotare latrine. E si riciclano perfino i vecchi. Una vanga, un piccone, e via, vai nonno! Si svuotano, finalmente, quei lager immondi che sono i pensionati per gli anziani. Nel grande massacro i vecchi tornano a vivere, si sentono utili, riacquistano una dignità. 65 Sì, sì, conosco l’obiezione, è quasi ovvia: attenti che stavolta, scoppiasse una guerra, non si tratterebbe del massacro patetico in stile primi del secolo. Le decine di milioni di morti dell’ultimo conflitto sarebbero un ricordo di misericordiosa dolcezza umana. Si tratterebbe davvero di una guerra lampo… un fuoco d’artificio con gran botto a concludere… e l’umanità: PAM! BOUM! Finita! Tutta l’umanità… salvo, forse, alcuni superstiti… pochi… soli… i veri fortunati di una immane lotteria… forse leggermente contaminati, certo coi giorni contati… ma, si sa, non si può avere tutto, proprio tutto, dalla vita. SIGLA DEL TELEGIORNALE Titolo: I GRANDI SERVIZI DEL TELEGIORNALE In America, esattamente a New York, si sta conducendo un esperimento di educazione civile molto interessante. In seguito all’accordo fra il Ministero della Giustizia ed il Ministero scolastico, si arrestano e si portano in prigione ragazzine e ragazzini dagli otto ai dieci anni d’età… non perché abbiano commesso reati, ma anzi assolutamente innocenti.. presi a caso per la strada o in una classe scolastica. (Parte il documentario. Un poliziotto afferra un bambino e lo costringe con la faccia al muro) No, non è una trovata pazza inventata da un maniaco sessuale; è un 66 metodo ideato da esimi sociologi per educare i minori all’idea che in questa società chi sbaglia, paga. (Continuano ad apparire le immagini appositamente girate a parte). Il bambino, o la bambina, viene portato di peso alla Centrale di polizia, viene spogliato, fotografato, gli si impone di dare le proprie generalità e si rilevano le impronte digitali. Si effettua il prelievo del sangue per gli esami medici, per scoprire se si droga, etc. L’azione di dressing va sotto il nome di “Non è mai troppo presto”. Quindi, al piccolo detenuto viene fatto indossare il pigiama del carcerato e rinchiuso fra le sbarre in isolamento. Per evitare che i ragazzini messi in carcere prendano l’azione educativa come un gioco, spesso i poliziotti di servizio nella prigione non vengono avvertiti dell’esperimento… in modo che si comportino come è loro solito quando si trovano a trattare con piccoli delinquenti, di cui, del resto, la città di New York pullula. Ora, un comitato per l’educazione civica sorto da qualche mese in Italia, visto il grande successo raggiunto dal metodo americano sui minori, ha pensato di applicarlo nel nostro Paese anche agli adulti, specie a quegli individui che hanno raggiunto una certa posizione sociale, un certo potere. Così, se la proposta verrà accettata dal Parlamento, ogni mese verrà un centinaio di nomi di personaggi illustri: banchieri industriali, giudici, dentisti, chirurghi… 67 presidi scolastici, assessori comunali, ministri in carica. Costoro, una volta arrestati, verranno tradotti in galera, dove dovranno restare per un certo tempo… una settimana… un mese… a seconda. Il comitato suddetto si sta già organizzando per raccogliere le firme per un referendum propositivo. In questo giorni il Ministero della Giustizia, per conto proprio, sta compiendo un esperimento pratico per valutare se questo metodo educativo possa essere davvero realizzato nella realtà. Cioè a dire: sarà arrestato qualche personaggio altolocato… scelto a caso… e portato in carcere, così da (FILE DANNEGGIATO) DIRIGENTE Siamo sotto finale, avete trovato Enzo Jannacci? Sul grande schermo appare la faccia dell’aiuto dirigente. AIUTO DIRIGENTE Sì dottore… l’abbiamo trovato Jannacci… DIRIGENTE E dove si trova? AIUTO DIRIGENTE All’ospedale… CAPO ORCHESTRA Che ospedale? AIUTO DIRIGENTE Di pronto intervento, dove appunto io mi trovo. DIRIGENTE S’è fatto male? E’ ferito? 68 AIUTO DIRIGENTE Non so… mi hanno detto che è in sala operatoria per un trapianto. CAPO ORCHESTRA Oddio. E’ grave allora. Che gli trapiantano? AIUTO DIRIGENTE (accanto a lui sullo schermo appare anche un’infermiera) Scusi un attimo dottore… mi stanno dicendo che è lui che trapianta… è lui che opera. DIRIGENTE Ah, già che è chirurgo… me n’ero dimenticato. E adesso che si fa… CAPO ORCHESTRA E no, per la miseria… Enzo non può farmi una roba simile, piantarmi in asso proprio nel finale. Per favore, lei mi faccia un favore. AIUTO DIRIGENTE (dal grande schermo) Dice a me? CAPO ORCHESTRA Sì, mi faccia un favore… entri nella sala operatoria… passi il microfono ad Enzo Jannacci, che gli debbo parlare… AIUTO DIRIGENTE Ma che dice… impossibile, è proibito. CAPO ORCHESTRA Non me ne importa un fico se è proibito… si spicci per favore! DIRIGENTE Faccia come le dice! AIUTO DIRIGENTE Va bene… vedrò cosa posso fare… DIRIGENTE Certo, sto benedetto ragazzo dovrebbe decidersi: o fa il cantante o il chirurgo, non può cimentarsi in due mestieri così diversi. 69 CAPO ORCHESTRA Certo, mica è un ministro che una volta può occuparsi di marina mercantile… e la volta dopo dirigere tranquillamente il ministero della medicina… e senza capire niente né dell’uno né dell’altro. Se non altro Jannacci se ne intende di tutti e due. DIRIGENTE Allora… quello è arrivato? AIUTO DIRIGENTE Eccomi, sono qui in sala operatoria. Vediamo lo staff dei chirurghi intorno al paziente. ENZO JANNACCI Pronti con l’anestesia… CAPO ORCHESTRA Enzo… pronto Enzo, mi senti? JANNACCI Sì, ti sento, chi sei… cosa vuoi… CAPO ORCHESTRA Come chi sono, sono Dario… ti sei dimenticato che hai da cantare la chiusura dello spettacolo… JANNACCI Ah sì?... Beh, mi spiace… ma io adesso ci ho il trapianto. (Al chirurgo assistente) E’ arrivato l’organo? ASSISTENTE Sì, è qui, è … pronto, pulsa ancora… CAPO ORCHESTRA Enzo non puoi… fregarmi così… tu devi cantare. JANNACCI Come faccio… ho qui l’organo che pulsa. CAPO ORCHESTRA E va bene… arrangiati… fai il trapianto e canta. JANNACCI E va beh… proviamo. Vai con la base… che canzone devo esguire? CAPO ORCHESTRA “El purtava i scarp de tenis”. 70 JANNACCI Va benem vai… intanto voi preparatemi i ferri… disinfezione… anestesia…El purtava i scarp de tenis…bisturi… el parlava de per 10.. tapone… L’era el prim a menà via… perché l’era un barbun… forza col coaugulante. Ecc. ad libitum Presi dal ritmo gli assistenti ancheggiano e compiono qualche passo con giravolta. Mimano di cucire con gesti molto ampi. Il paziente viene sollevato, rivoltato, buttato per aria e ripreso al volo. Dal ventre del paziente salgono palloncini che si librano per aria. Il paziente viene appeso per la rieducazione degli arti a fili con carrucola. Gli assistenti tirano via i cavi. Il paziente si muove con una marionetta. Di conseguenza, tutti si muovono esasperando quei gesti. Danza finale. FINE SECONDA PUNTATA. TRASMISSIONE FORZATA – III PUNTATA. Angar con gente in movimento. Appare il dirigente. 71 PRIMO DIRIGENTE Vedo con piacere che la lezione dell’altra settimana ha sortito il suo effetto. SECONDO DIRIGENTE Finalmente siete tutti presenti e puntuali. DARIO Sì ci siamo tutti. FRANCA C’è anche Jannacci. PRIMO DIRIGENTE Mi fa piacere. NICOLA Ma non è per timore degli arresti che siamo qui tutti e puntuali. SECONDO DIRIGENTE Ah no, e per che ragione, di grazia? DARIO Ci ha convocati Andreotti. DIRIGENTE Il Ministro in persona? FRANCA Sì, eccolo! Sullo schermo appare il viso di Andreotti. CORO Buon giorno Giulio! “Evviva Giulio che è un furbacchione che ci ha uno scatto da gran campione sì però e il giovedì sta qua e il venerdì sta là il sabato sta su ma noi si ritorna giù 72 soltanto la domenica non sta né su né giù” ANDREOTTI Per carità… grazie… sono commosso… FRANCA (gridando) Giulio sei bello! ANDREOTTI Vi prego, io sono qui purtroppo per darvi una cattiva notizia… vi devo lasciare… JANNACCI Come lasciare? DARIO Vuol dire che non scrive più i testi per noi? ANDREOTTI Appunto… cercate di capirmi, ho ricevuto delle pressioni. CORO Da chi? ANDREOTTI Voi sapete che a parte voi, io ho dei supporter… diciamo dei fans molto accesi…nei ragazzi di Comunione e Liberazione… FRANCA Come no… li ho sentiti nei loro convegni gridare: ‘Giulio! Giulio! Ti amiamo!’ E si sbracciavano… urlavano… cantavano perfino la nostra canzone. CORO Evviva Giulio… DARIO Silenzio! Ma ci dica Onorevole, cos’è successo? Non mi dirà che quelli di Comunione e Liberazione le hanno imposto di abbandonare la trasmissione… ANDREOTTI Sì purtroppo… è così JANNACCI Non gli piacciamo? ANDREOTTI Pare di no. Non gradiscono la vostra ironia… ad ogni modo vi prego di non prendervela a male… ne riparleremo… vedremo… ma per ora… addio! (Scompare l’immagine). 73 DARIO Ci ha lasciati! CORO Addio Andreotti Giulio tu ci hai lasciati al doglio senza il tuo saggio consiglio abbandonati nel cordoglio. FRANCA Come faremo senza la sua guida? DIRIGENTE Certo vi trovate in un gran guaio! DARIO Non disperate sono certo che tornerà come a suo tempo tornò Prete Liprando. NICOLA Prete che? JANNACCI Prete Liprando. NICOLA E chi è? FRANCA E’ un prete milanese del 1.100. NICOLA Cosa c’entra con Andreotti. DARIO Sì, in verità non c’entra niente… In quanto questo prete stava sempre da una parte sola… quella dei poveracci, non era duttile e spregiudicato come il nostro Giulio. CORO Che il giovedì sta qua e il venerdì sta là… JANNACCI Sì, non era uno svelto furbacchione… NICOLA Appunto allora che c’entra… Giulio col Prete Liprando. DARIO Non so, perché mi sia venuto in mente, forse sarà perché oggi è l’anniversario di quando gli hanno tagliato le orecchie e il naso. NICOLA A Giulio?... 74 DARIO Come no, infatti non lo sai che Andreotti ha le orecchie finte… per non parlar del naso. NICOLA A ecco mi pareva. FRANCA Non scherzare… è a Prete Liprando che hanno tagliato le orecchie e il naso… per fargli uno sfregio… che così non avrebbe più potuto dire messa… NICOLA Ma va? Che bella storia. Racconta… racconta. CORO Sì, racconta… racconta… DIRIGENTE Un momento… se non vi spiace, prima manderei in onda la sigla della trasmissione… poi riprenderete col racconto della storia di Prete Liprando. DARIO Giusto… via con la sigla. CORO A fra poco. Sigla. Applauso del coro. Sopra i costumi da clown degli uomini e quelli da ballo delle donne, i componenti del coro indossano stracci, mantelli, tuniche, copricapi a cuffia, qualcuno impuga pertiche da pellegrino, calzano in capo capelli di paglia e di stoffa. C’è un guerriero sul cavallo monumento, alcuni clown hanno il capo e il busto ricoperto da maglie di ferro, calzano elmi, impugnano lance. C’è il personaggio del Vescovo Medioevale circondato da alcuni chierici. 75 DARIO Ma come vi siete conciati? NICOLA Ci siamo preparati per il racconto di Prete Liprando. DARIO Ho capito… bravi! Dunque i fatti che andiamo a narrare sono accaduti all’inizio del 1100. FRANCA (GOBBO) A Milano si fronteggiavano due grandi fazioni… Quella dei nobili, dei grandi mercanti, e quella dei patari… cioè dei poveracci… artigiani, servi, contadini sfuggiti al servaggio della gleba. Prete Liprando… e lo sconciarono mozzandogli naso e orecchie… così non avrebbe più potuto dir messa. CORO Come mai? DARIO E’ una legge del clero da sempre: storpi, orbi, o sconciati in genere non possono né servire né dir messa. FRANCA E nemmeno tenere le prediche e le omelie del pulpito, in cattedrale… come appunto Prete Liprando faceva quasi tutti i giorni. JANNACCI In poche parole, così se l’erano tolto di mezzo. NICOLA Ma a ‘sto punto, scusate, non facevano più in fretta ad ammazzarlo addirittura? FRANCA E no, perché se l’avessero ucciso rischiavano di far diventare Prete Liprando un martire se non addirittura un santo… Così, invece, con quella faccia resa grottesca e macabra al tempo, Liprando, era messo completamente fuori gioco. (Appare la testa bendata di Liprando) Ma i 76 patari non si diedero per vinti e partirono alla volta di Roma a piedi: una processione di cinquemila straccioni che raggiunse la città del Papa per implorarlo di concedere l’eccezione per Prete Liprando. Gli chiesero che gli fosse accordato di dir messa anche con la faccia così sconciata. Ma il Papa disse di no. I cinquemila restarono in ginocchio davanti al palazzo del Papa per 5 giorni e 5 notti finché il Pontefice non si decise ad acconsentire che Prete Liprando celebrasse la messa. Ma avrebbe dovuto calzare sul viso sconciato una maschera. I patari tornarono a Milano e la prima domenica di Pasqua Prete Liprando, in Santa Maria del Popolo gremita all’inverosimile uscì con una maschera di cuoio sul viso. Dalla Sacrestia s’inginocchiò all’altare, poi si voltò verso i fedeli… e rimase stupefatto, sbigottito… tutto il pubblico calzava maschere. Migliaia di facce mascherate… tutti! Perché Prete Liprando non si sentisse diverso da loro… anzi uguale a tutti i patari di Milano. (Appaiono in controcampo i patari mascherati. Applaudono e gettano cappelli). NICOLA Bellissima storia, ma scusate, Enzo e Dario, questo Prete Liprando non è lo stesso di quella vostra canzone… JANNACCI Sì, è lui… CORO E allora cantatecela… JANNACCI Siamo qui per quello… 77 DARIO ed ENZO (cantano. Durante la canzone sul blu saranno proiettate le immagini dell’interno ed esterno della cattedrale di Sant’Ambrogio. Appariranno fissi come bassorilievi romanici i personaggi della storia.) “Prete Liprando ben visto dai poveri cristi ancdò dall’arcivescovo crosolano(?) in Sant’Ambrogio “Sei ladro e simoniaco” gli disse “Venduto all’imperatore quel porco!” “Cosa?!” rispose l’arcivescovo infuriato come ti permetti prete, sono ex combattente ho fatto la prima crociata e anche la terza la seconda no perché ero malato…” Prete Liprando rispose: “Lo so, più di una città hai saccheggiato, lo so, più di una città hai insanguinata e ora Milano tu vuoi inchiodata vederla prostrata!” “Liprando, a sto punto esigo il giudizio di Dio. Dovrai camminare sui carboni e s’intende ardenti Le fascine di legna quaranta, quaranta, s’intende le pago io, se tu ne uscirai per niente arrostito io me ne andrò solo via da questa città solo e appiedato”. 78 Prete Liprando domani alla calata del sole Affronterà il giudizio di Dio in piazza Sant’Ambrogio! Quaranta fascine furono approntate In una catasta La gente veniva fin da Venegono e da Biandrate “indietro, su, non spingete, per diana, c’è fumo… non lo vedete?... ma io non vedo niente, non vedo un accidente son venuto da Como per niente…” “Tornate tutti a casa, non se ne fa niente, il Papa da Roma ha proibito, lo spettacolo è finito.” “E io lo faccio lo stesso – disse il prete Liprandoma le fascine quaranta io non ce l’ho”. La gente portava le fascine da Biandrate, facevano un sacco di fumo, la gente tossiva tossiva piangeva ma non si muoveva, che popolo pio!, voleva vedere il giudizio di Dio. Ecco il giudizio, Liprando È già pronto, dov’è? E’ là E’ bianco, ha paura, oh com’è magro Ha i piedi spogliati, che piedi lunghi! La brace è rossa e rosse son tutte le facce son tutti con gli occhi sbarrati anch’io li ho sbarrati però non vedo niente. in fondo! 79 E’ entrato dentro i carboni senza guardare In mezzo è tutto sudato Ma non è bruciato Tre donen son svenute Una ha partorito ma in buona salute “dai, non spingete!”; “ ma io non vedo niente!” ecco, è arrivato; Dio l’ha salvato gloria a Liprando che Milano ha salvato l’arcivescovo è scappato gloria a Liprando ecco è cascato, s’è mezzo massacrato gloria a Liprando e io non ho visto niente non ho visto un accidente sono venuto da Como per niente! (Terminata la canzone i ragazzi clown applaudono) PRIMO DIRIGENTE Scusate c’è una chiamata per voi sul grande schermo… FRANCA Sarà senz’altro Giulio. DARIO Lo sapevo che sarebbe tornato! Invece appare sullo schermo il viso di Craxi. Marchetti?? CRAXI Scusate se mi sono permesso… CORO Bettino Craxi?! 80 CRAXI … se mi sono permesso di interrompere lo spettacolo…ma ho saputo che Andreotti ha dato forfait… se non avete niente in contrario potrei subentrare io al suo posto. DARIO Vorrebbe scrivere i testi dello spettacolo con noi? CRAXI Ecco appunto… e anche recitarvi qualche scenetta… DARIO No, la ringrazio, ma recitare, no, non si offenda Bettino… ma lei fa troppe pause… delle pause che ci passa un treno merci di quarantacinque vagoni fra una parola e l’altra. Fuori campo. CRAXI … beh, non esageriamo. DARIO Eh no… eh no… CORO E’ la verità, è la verità. Le pause di Bettino durano un’eternità. FRANCA Bettino mi sciolga una curiosità, lei quando tiene un qualsiasi discorso continua a guardare di qua e di là come aspettasse l’imboccata da qualcuno… ma a chi si rivolge? CRAXI Beh, le dirò, a Martelli. E’ lui che mi dà i tempi, tant’è vero che se ne sta sempre acquattato fra le quinte. E’ lui che mi dirige… CORO Martelli dirige? 81 DARIO E’ vero… adesso che mi viene in mente… l’ho visto una volta… stava nascosto dietro la macchina da presa e si sbracciava… lo dirigeva… (Pantomima). CRAXI Sì, è così… d’altra parte non sono il solo, tutti gli uomini politici che si rispettino hanno… (da questa frase in poi è tutto fuori campo) qualcuno che li dirige… che gli fa da suggeritore. JANNACCI Sì, vallo a raccontare ad un altro, Bettino. FRANCA No, no, posso testimoniare che l’onorevole ha detto la verità: infatti nel P.C.I. Occhetto suggerisce a Natta come si rinuncia, nel P.S.D.I. Tanassi suggerisce a Nicolazzi come si tangenzia. DARIO Franca certe battute non sono proprio degne di te. Quando siamo stati in America tu stessa hai potuto renderti conto di persona che laggiù ogni uomo politico si vale di un suggeritore…Reagan per esempio… tutti avrete notato quel leggio a bussolotto che si tiene davanti… durante le conferenza stampa. A che gli serve? Non ci appoggia i fogli da leggere… non ha microfoni… infatti ne tiene uno al bavero come il mio…E allora a che cosa serve sto bussolotto? E’ che dentro ci sta nascosta sua moglie Nancy tutta raggomitolata… così… PRIMO DIRIGENTE Attento lei sta scherzando sulla moglie di un Capo di Stato. 82 DARIO Ma è la verità. E’ lei che gli suggerisce… ché lui, diciamolo pure… è completamente svampito… l’avrete visto: (Alterando la voce) “Scusi signor Presidente… “Dice a me? “Sì a lei… Ronald “Sono Presidente? Io?... Ah, sì?... Di cosa? Dell’America? Ah, ah che bello… come mi fa piacere! SECONDO DIRIGENTE Ci vada piano… si tratta del Presidente degli USA. DARIO Ebbene… Nancy… gli suggerisce tutto… quando i giornalisti gli pongono una certa domanda Nancy gli tira il pantalone sinistro e lui risponde sì, quando deve rispondere no, gli tira il pantalone destro e per finire quando deve tergiversare… ché gli hanno posto una domanda scabrosa e deve rispondere né sì né no… lei tira in mezzo… pare sia quella la ragione per cui Reagan ha avuto problemi alla prostata… (Tutti ridono). FRANCA Dario mi meraviglio di te… PRIMO DIRIGENTE Lei sta rischiando un grave reato, lo sa? DARIO Ma no, Reagan è spiritoso… PRIMO DIRIGENTE Può darsi. DARIO Però a Craxi è piaciuto… vero? Bettino… è sparito… Bettino! 83 DIRETTORE SUP. E’ inutile che urliate… se n’è andato… e piuttosto offeso. JANNACCI Perché offeso… che gli abbiamo fatto? DIRETTORE SUP. Ma dico scherziamo?Uno come Craxi si offre di collaborare con voi… e voi lo andate trattando con sufficienza. JANNACCI Oeu, ma che permaloso! DIRETTORE Eh sì… vorrei vedere. Craxi non permette a nessuno che lo si snobbi, nemmeno a De Mita… figuriamoci a una banda di teatranti. FRANCA Beh, adesso è lei direttore che ci sta offendendo. DIRETTORE Eh sì, vi credete chissacché per quattro spiritosaggini che andate sciorinando. DARIO Beh, a parte… che si può suscitare sghignazzo…e dire cose tragiche… Ad ogni buon conto siamo in grado di sciorinare anche cose assolutamente serie… se ci vuol scommettere… FRANCA E senza trombonare con la solita retorica pallosa. JANNACCI E magari restando spiritosi… DIRETTORE Seri e spiritosi? Be, vediamo, vi voglio proprio mettere alla prova… JANNACCI Siamo pronti, ci dia lei un tema. 84 DIRETTORE Ecco… oggi è il giorno ventisei Aprile, ieri era il venticinque d’Aprile… e come ben sapete in tutta Italia s’è celebrato l’anniversario della Resistenza… FRANCA Già e con le solite sfilate, discorsi e bla bla… Fanfare e tromboni politici… e poi ci si meraviglia se ai giovani la Resistenza non frega un bel niente. DIRETTORE Appunto… vediamo se voi siete capaci di trattare della resistenza senza fanfare… sbandieramenti… e retorica. JANNACCI Beh potremo provarci… tanto per cominciare a proposito di fanfare le proporrei, signor direttore generale di ascoltare questa marcia… mai eseguita in nessuna commemorazione ufficiale… DIRETTORE Sentiamo, di che si tratta? NICOLA E’ una canzonaccia… anarcoide della banda Galimberti. FRANCA Ah, quella che fa “Siamo banditi non siamo soldà…” E’ bellissima. DARIO Si la conosco anch’io è una tirata provocatoria… scritta e cantata in polemica con la formazione Garibaldina dove vigeva il mito dell’organizzazione e della disciplina di ferro. DIRETTORE per favore veniamo al sodo cantate: CORO – SIAMO BANDITI NON SIAMO SOLDA’ 85 Durante la canzone carrellata sulla ipotetica banda Galimberti. I componenti appaiono come descritti nella canzone… c’è anche qualche donna. Il comandante della mia banda Ex ufficiale al servizio del re Ci ha le paturnie fa suonare la tromba E tutti quanti ci ha mandato a chiamà Voi mi parete un po’ strapenati Parete dei zingari e no dei soldà C’è chi ha il berretto E chi ha il purillo C’è chi ha il panizza E chi non ce l’ha La giacca a vento Ce l’hanno in quattro Due col giaccotto Tre col paltò Lui col calzone alla zuava di velluto a coste larghe tipo quelli dei magut Lui coi braconi a cavallerizza Lui quelli corti E lui non ce l’ha Tre con le scarpe Da militare 86 Due ci scarponi Da montagnan Uno coi sandali di gomma Lui con le scarpe di vernice con le ghette da lifrock. Dio che banda di scombinati, siete banditi no dei soldà. Comandar voi l’è un disonore Non può scacciare così l’invasor Trenta divise in grigio-verde Sono arrivate mettetele su. Niente divise L’è la risposta Siamo banditi Non siamo soldà. Noi combattiamo Ma senza paga E scombinati Vogliamo restar. Noi combattiamo anche per quello Contro il tedesco contro il regime borghese militare Di quel nano contro i preti e contro il re Contro sua legge e regolamento E ogni divisa Noi combattiam; noi combattiamo per l’uguaglianza noi combattiam 87 per la libertà. Per l’eguaglianza non è il caso Che i vestiti siano uguali tutti verdi di color. Siamo banditi di questo stato Siamo banditi non siamo soldà. Noi combattiamo ma senza paga Non abbiam regole e non vogliam padron. Applausi. DIRETTORE Sì, spassosa, ma voglio ricordarvi che quella banda che voi presentate così buffa… s’è fatta grande onore contro i nazisti. FRANCA Appunto. E senza tante bardature da guerrieri gloriosi. JANNACCI Il fatto è, caro signor direttore che come al solito le storie e le canzoni che valgono qualcosa che hanno un valore veramente popolare…non te le trovi mai nei riti ufficiali. FRANCA Ah no di certo, guarda un po’ se in una celebrazione in presenza delle Autorità hai mai sentito parlare dell’Epopea di Trarego… per esempio. NICOLA A beh che discorsi… figurati una storia in dialetto che parla di sterco, di fogne… e di preti con la pistola che sparano sui tedeschi… 88 DIRETTORE Avanti, sentiamo sta storia di Trarego. M’incuriosisce… FRANCA Subito: ecco a voi… (Indica un cartello) il racconto autentico scritto da Angiolino Bertoli detto panetée (panettiere) di Trarego, Val Cannobina. “E ti, allora, non ci hai mai provato a pianger in de la merda…Sì, dico…esserci dentro infino al col… in de la merda e piangere got a gutuni… come un bambin… beh, son robbe che succedeva solamente in quei tempi là. Tempi dei partigiani. (il testo originale sarà recitato italianizzandolo così da renderlo più comprensibile). DIRETTORE Complimenti… vi devo dire che mi sono commosso… questo monologo m’ha fatto venire in mente… come clima e autenticità… quella sua splendida canzone Jannacci… quella della fucilazione all’alba… come fa? JANNACCI Ah quella che ho scritto insieme a Dario. DARIO Beh, le dirò che in quella canzone c’è una grossa parte autobiografica… infatti a mia volta come il personaggio della canzone sono stato sbandato… disertore… in fuga sulle montagne, braccato ripreso arruolato a forza… scappato di nuovo… allora avevo 18 anni… e come tanti ragazzi della mia età ho rischiato anch’io da incosciente di finire al muro senza capire bene il perché… 89 FRANCA Dai forza Enzo, cantacela… CANZONE – SEI MINUTI ALL’ALBA (musica di E. Jannacci – 1965) Sei minuti all’alba El gh’è gnanca ciar Sei minuti all’alba Il prete è pronto già. L’è giamò mes’ura Ch’el va dré a parlà “Sì, ma non è il momento un pu’ d’educasiun”. Mi anca piangi aria Il groppo è pronto già; piangere, d’accordo, e perché, mi han da fucilà. Vott setember suntscapà Ù finì de fa el suldà Al paes mi sunt turnà Disertore m’han ciamà. De sul treno caregà N’altra volta sunt scapà In montagna sono andato Ma l’altr’er, cui ribelli m’han ciapà. 90 Entra un ufficiale Mi offre da fumar “Grazie, ma non fumo prima di mangiar”. Fa la faccia offesa Mi tocca di accettar Traduzione Sei minuti all’alba non è neanche chiaro Sei minuti all’alba Il prete è pronto già. È già mezz’ora che continua a parlare “Sì, ma non è il momento un po’ d’educazione Io anche piangerei piangere, d’accordo, e perché, mi han da fucilà. Otto settembre sono scappato ho finito di fare il soldato al paese sono tornato Disertore mi hanno chiamato Da sul treno caricato Un’altra volta sono scappato 91 In montagna sono andato Ma l’altro ieri Con i ribelli mi hanno preso. Entra un’ufficiale Mi offre da fumar “Grazie ma non fumo prima di mangiar”. Fa la faccia offesa Mi tocca di accettar. Applausi e complimenti. DIRIGENTE Bravo davvero. FRANCA Avete notato, anche in quest’occasione noi donne siamo sempre messe a far da cornice… comparse… dite di voler raccontare una storia diversa sulla resistenza e poi…vi comportate a vostra volta come tromboni maschilisti. DARIO Hai ragione… è che è difficile ritrovare argomenti, interessanti testimonianze sulle donne che… FRANCA Ma fammi il piacere… il guaio sta a monte. Il fatto è che la mancanza di volontà a ritrovarne ce l’avete nel cranio. Guarda qua, a proposito di testimonianze: la Risola, Nadia Pasini, mamma Togni… NICOLA Racconti di donne? 92 FRANCA Certo tutte storie stupende di donne… che manco vi sognate. JANNACCI Ma tu guarda… e tu ci assicuri che davvero sono belle? FRANCA Enzo, non sto manco a risponderti. DIRETTORE Non se la prenda signora Rame… ce ne rappresenti qualcuna. FRANCA Volentieri. Cartello a stendardo. “ Storia della Risola. Foce del Po di Coldigoro Polesine”. Sullo schermo vengono proiettate le immagini del film “Paisà” di Rossellini, rispondente all’episodio sulla resistenza nelle valli di Comacchio. Franca inizia a raccontare sui lati della scena uomini e donne addobbati alla maniera dei contadini del polesine, ascoltano. Sullo schermo gigante vengono proiettate le immagini dei film “Paisà” di Rossellini (l’episodio sul Polesine appunto). LA RISOLA CORO – Canzone delle valli Chioggiote Avii! Sareee! Avi-aviii-Meri-mori Taij! Taij…iie’ Sare’eee! La nostra vita l’è zu par le vale 93 Copar le anguile in sale e infuocarle E nostro amore l’è dentro le vale Imbraso a le putee come anguille intorsicae Avii! Sareee! Avi-aviii-Meri-mori Taij! Taij…iie’ Sare’eee! E po le anguille so nel nostro pane Anco de morti che sotera in acqua In meso anguile marse e le stopasse ingragigade Avii! Sareee! Avi-aviii-Meri-mori Taij! Taij…iie’ Sare’eee! La fiocinina (Nel copione originale “La Risola”) Prologo FRANCA Della nascita di una banda organizzata da rossi e composta al completo da rossi ci parla una donna delle valli fra Comacchio e Chioggia. Di lei conosciamo soltanto il soprannome, che è quello rimastole dalla lotta partigiana: “Risola”. Anche qui la donna parla in dialetto: il chioggiotto, un dialetto che è il più antico del mondo... dal quale sia nato, dicono, sia il veneziano che il ferrarese. Il racconto è stato ricavato da una registrazione su nastro, eseguita dalla protagonista della storia. CORO Avii! Sareee! Avi-avii-Mori-mori 94 Taij Taij...iiee’. Sare’ee! La nostra vita l’è zu par le vale copàr le anguile in sale e infumicàrle e nostro amore l’è dentro la vale imbraso a le putee come anguile intorsicàe. Avii! Sareee! Avi-avii-Mori-mori Taij! Taij...iie’. Sare’eee! E po’ le anguile son nostra menèstra e anco’ le anguile son el nostro pane anco de morti ghe sotèra in acqua in meso anguile marse e le stopàsse infragigàde. Avii! Sareee! Avi-avii-Mori-mori Taij! Taij...iie’. Sare’eee! FRANCA Ai primi ziorni de otobre proprio del quarantatré, noi se jera ai casoni de la Maria Negra, a l’isola bassa a lavorare, tuti: omeni, done, putej... tajévemo le teste a le anguile, par po’ infumigàrle e mèterle a secàre. Séremo là fora, in corte che se tajva coi coltelòni e eco che i te ariva par acqua una barcheta con un capitani... Ol se capiva sùbeto che a l’eva vun de tera, quel: ogni colpo de paradèl che ol dava el dondulava foraquilibri me n’imbriago. L’évemo ben recognosciudo, ’sto capitani, da po’ che l’eva ancora lointàn, picco me una formìgola, c’ol vegniva avanti e ol se ingrosìva piano pian. Noialtri ol se savéa de un toco co el sarès rivào quel... Sévemo che l’andava 95 intorno per le isole e i casoni a dimandarne omeni che andese con lu’ a farghe de “bativale”, de guidarlo lu’ e i so’ ribeli co’ e barche de noialtri. Par quelo che quando l’è desendùo a riva nisciùn l’ha guardao, nemanco i putèi, nisciùn l’ha saludato... G’ha ditto che gh’avaria anco pagào, che i soldi ghe i deva i inglesi... Lu’ ol parlava e noialtri se continuava a tajarghe teste a le anguile, sgniach sgniach, e a védar attorciliarse le anguile a ’sta condisio’ a se storciché puranco la lèngua in boca a ol capitani... Ol spudava, ma ol segutàva a parlarghe: “Imbraciate le armi co’ noialtri! – ghe disea. – per la patria contro l’invasore todesco! Liberate il sacro suolo da lo straniero”... e gió tüto un rosario de parole iguali spudàe a quele che i g’ha i putèi stampai su i so’ libri de scola. Me patre ol l’ha lasào sfogarse de polito e po’ ol g’ha responduo, e come l’ha scominzà a parlarghe lu’, tüti han desmetùo de tajarghe teste a le anguile, tüti i ’scoltava. “Mi, sior capitani, ho fait la guera del quindese-desdoto, – ol disea, – de tüta ’sta vale semo tornadi indrio in tre, de ventidòj che séremo partidi a combàter e descasàr l’invasor, come disei vui, ma l’invasore, tornadi che séremo, se semo incorgiùdi che ghe l’évemo qui, in le vali... in le nostre case: i padroni de’ e riserve che i aveva comprà tüto, acqua e tera dal demanio e noi se jera tuti fregà! E alora basta de farghe de minchióni, sior capitani! Dovémo scanarghe un’altra volta per descasàr tedeschi e 96 far venir i inglesi? E cossa ol scàmbia por noialtri se ol padron ol ghe resta sempre iguali?” “Ma non si può razionar de ’sta manera! – ol criava ol capitani. – S’è un discorso egoista!... Come potete starvene ’pasibili e indiferenti davanti ai fascisti, quei criminali?” “Oh sor capitani! – g’ha fait me patre. – Ma chi li g’ha mitùo su i fascisti? No’ l’è sempre stait ’sti nostri patroni a far le squadre che i ghe vegniva a picàr in di scioperi? Queli del mesmo esercito indove vui set capitani? E adeso che no ’ i ve và pi’ ben, vegnìt a domandarghe de liberarghe!” E par la contentessa de ’sti paroli, tüti emo recominzà a tajar teste a le anguile con un frecasso grando... e le anguile e zigava e criéveno che e pareva rigolasseno de contento! O l’è andao via ol capitani inrabìdo... el biastemava e ghe disea dei bruti paroli: “Bestie, fiocinini... mentalità da contrabbandieri!” e ol sciungulàva foraquilibri in su la barca, pejòr de quando a o l’eva rivào! Doj ziorni co’ o l’eva pasàdi, ’riva ’n’altro, ’riva un borghese che n’ol eva né capitani nemanco soldao... Sbianco in facia, smorto... ol parlava pian e n’ol montava mai de vose. Quel che o l’eva ’rivào con lu’, che ol menava la barca, ol cognosevo ben: l’eva ol Togno de la Rosa, guardiavale, bravo cristian, comunista. Ghe vosevo ben mi, al Togno... s’éremo amisi, anco se ’na volta g’ha sparào a me fradèlo co’ol fiocinava anguile in 97 riserva. Ol Togno g’ha contà sùbeto chi l’eva quel omo che parlava pian. G’ha ditto che quel, l’eva sortìo de poch de la galera: dódese ani gh’aveva faito!! L’eva un comisari del popolo! E anco lu’, ’sto scomissario, el ghe domandava ai nostri omeni de ’gnir a fare i ribelli. “Io non ho ancora visto né mia moglie, né le mie figlie, – ol disea, – mi hanno comandato di vegnire subito qui in de le valli a organisare delle bande par l’esperienza che ci ho della guerra di Spagna... Gli uomini ci sono: sbandati, prigionieri di guerra scapati, neozelandesi, russi, disertori, cecoslovacchi, ma se non viene qualcuno di voialtri a farci strada in mezzo a ’ste cane, a ’ste paludi, ci troviamo come i gati ne l’acqua... al primo rastrelamento ci ’chiapano tutti!” “E parché a dovarissimo far i ribelli, noialtri? – g’ha responso me patre. – I inglesi a venzeranno de sigùro iguàle, anco senza de noialtri... ne sit convènso anco vui?” “Sì, ne son convenso sì”, l’ha fait ol comisari. “E alora speciémo che i faga lori che i g’ha i ’rioplani... i bombi, i canoni... e i scatoli de carne in scatola... che i se copa lori che a son inglesi e no’ noialtri disgrasià che po’ sempre disgrasià restemo!” Alora ol comisari l’ha valsào un poco la vose: “Ma l’è proprio per no’ restàr disgraziati che bisogna farla ’sta bataglia... prender le armi adesso, se vogliamo contar qualche cosa dopo, al momento che 98 saremo liberi!” El me patre ol dondava la testa... “Parol de libri de scola – ol bisigava – paroli stampade!” “Prima descasémo i fascisti e i todeschi, – l’ha dito ol Togno de la Rosa, – da po’ descaserémo i padroni co’ i stesi fusili! Mi no’ sarìsa chì a ristciàr la pele se no’ gh’avese ’sta convinziòn che un ziorno non gh’avarò pi’ de spararghe ai fiocinini... parché saresmo noialtri tòti, i patron de le anguile e de la vale!” Gh’è stait un grand silensio ben longo... e quand che lori doj si è rimontàj in barca, me fradel Peo o l’è saltàd sovra ol so’ barchirèl e l’è andait cun lori... Me patre no’ l’ha dit parola... mia mama la piagneva de nascundìo... Dieze ziorni co’ i eva pasati, me fradèl Peo ol torna a le casone de la Maria Negra: ol gh’avea la barca impiegnìda de sachi... roba robàda ai magazeni de Argenta e a Cumagg, roba co’ e l’eva dei proprietari. A noialtri ghe ha lasadi, oh!, madre Maria!, un sacon de melega, un sacheto de sale e un meso de sùchero... E po’ l’è andàito avanti e per la casona di Franconi e per quela de Mànzer, che anche a lori, ’sta poera zente, ghe portava sachi. Po’ emo savùdo che i proprietari di magazeni i se son inrabìdi e che prima, i spetavano i inglesi liberatori, e adeso che i éveno tocadi in de la roba i éveno dimandàt svelti aiuto ai briganti neri e ai todeschi che hano comenzào andàr d’intorna a zercàr ribeli. 99 E cossì i primi ziorni doj colpi e doj tedeschi i son restadi morti su l’argine, tacàd a Filo. E a Filo i todeschi han faito un macelo! Diese omeni han fusilàdo e anco l’Agilde Cavalli, sorela de la mia mama, che l’eva tegnùdo fora de la casa a spintoni i todeschi, par dagh ol tempo al so’ fiol de scapare... puranco ela l’han masada, poareta! Quel ziorno ol me patre l’è saltait su la sua barca, l’ùnega che o l’eva restada a la riva. Mi ghe son andada corendo a drio: “Fame ’gnir con ti, pare, at poi spìgner sul paradèl par ti!” Ma lu’ no’ me vorséva: “No, le fiole no’ e va ben de ’ste bande... o l’è guera, o l’è gran periculo”. “Ma se ’riva i todeschi e ghe brusa e ghe massa come a Filo? Alora no’ è periculo?” E cossì sont andàita con me patre, in quela banda che steva in la vale de Codigoro in le capane di fiocinini. Ol cap ol ciamaveno Manazza, l’era vun de Mulino. Pena che son ’rivada ol me patre ol vorseva mandarme in drio, parché tutì i omeni i me picava co’ i ògì a sbatusciò co’ mi gh’aveva desdòto ani, e i rotondi a me stciopaveno davanti e de drio. Son restàda però. I me mandava intorno fino a Borgo Caprile, Riva, Ostelato, a véder cosa i feva i todeschi e i fascisti... e fevo la stafetta a portar ordini par la banda Gordini a le vali d’Argenta... e portavo anco robba da magnàr. Magnàre l’era poco, pi’ pochi éveno i armamenti... de novanta che se jera sojamente ’na metà gh’avéveno fusili e trenta cartuce par un. Se speciàveno 100 un lancio, ma n’ol ’riva, parché i inglesi no’ i butava volantieri i armi ai comunista. Un ziorno a stevo de ritorno de casa Balladora dove era la banda Garavini e drio al bosco Tràveo me vego vegnir incontro quattro briganti neri... I me tira baso dela bicicleta, e i coménza a spalpignàrme de partuto... Mi no’ vorséva che i me tocasse, parché in de le mutande gh’aveo nascondùo le carte co’ e postasión che m’aveano dato de consegnàr al Manazza. E cossì ho scomensà a piàgnere e a dirghe che jero fidansaa d’on todesco del comando de Ostellato, che se ol savesse lu’ che i me vorséva far la festa i masava tuti. Loro, i briganti neri i son sbianchigniai d’un boto e i son andadi che i no’ se voltava gnanca... Ma quela sera mi avevo adoso un spragagnàsso de spavento tal che pena che son ’rivada a le capane dei fiocinini, me son butada a piàgner desperada adoso al Nane rosso... lu’ ol me ha embrasado forte... A o l’eva ben belo ol Nane rosso... e a mi ol me piaseva che lu’ me embrasase cossì... e alora da la comosion piagnevo anco pi’ forte... mi. In quele carte che gh’avevo nascondùo in de le mutande, gh’era in meso anco una letera che ghe visavano c’ol serìa ’rivao un capitani inglese per ispezionarne e védar se i ghe podeva mandarghe e armi. Ghe se deva l’ordine de far sparire tutti i fasolèti rossi d’intorno al colo e le bandiere rosse, de tajarse i caveli e le barbasse longhe, de meterse de polito e de formàr il CLN. 101 Insoma, in d’ol comando, oltra che un comunista doveva entrarghe anco un republican, un socialista, un democristo, un liberale, e magàra anco un régio... Ma no’ gh’eva nisciùn de questi in de la banda... évemo tuti rossi e basta. Alora ol Manazza l’ha ditto: “Ti Greco, de ’sto momento sarèit republicano, ti Anguila, faret el socialista... e ti Bagnolli, ol partito da azione!” Ma nisciùno dico nisciùno vorséva fare el democristiano e alora emo fato sensa! Tutti han cominsà a intopàrse un poch i vestiménti... a tajarse barbe e cavej, a mèterse cocarde tricolore dapertuto che adeso i parea tanti bersaglieri, no’ partisani! Mi i me hano mandào in canonica a borgo Caprile a dirghe al pievàn, che o a l’eva Don Raganò, de ’gnir sùbeto de spresa a le capane che a gh’eva Nane rosso morbibondo e ol vorséva confesàrse e morir de cristiàn. Don Raganà no’ a l’eva contente de ’gnir, n’ol se vorséva mòverse, ma l’è ’gnudo istesso parché gh’avevo dito che ol sarésero ’gnudo a torlo ol Manazza con me fradèlo, de persona, che jera cativi. E cossì el don Raganà l’ha dovuto vegnire a farghe de capelan par do’ ziorni. E ol fato che noialtri gh’avèsemo ol capelan oltre che le cocarde e i cavej tajadi, g’ha fait massa bona impresion a inglesi ispetori che so’ arivadi... cossì che i g’hano mandao armi par doe o tre tonelade de robba co’ i motobarconi de marina che i vegniva de Pescara. Adeso sì, che évemo 102 incominzao a farghe balàr el saltingòto ai fascisti e ai todeschi... no’ gh’eva né casa del fascio né caserma che o la steva tranquila. Ogni note ne saltava una par aria! Derénto a un mese de la Romea no’ se passava pi’ tanto comodi. In quei ziorni ol se spetàva che i inglesi spacase ol fronte che no’ eva lontan, l’eva pena de drio de Rimini... e invece no, l’Alexander, ol general de inglesi a ne manda a dire che no’ se fa niente... che le linee de i todeschi le sfonderano l’ano che viene, in primavera... che adeso no’ i pol... Ti g’ha capio? Lori no’ i g’ha voja! E noialtri disgrasià, dove pasemo l’inverno, con tüte le vali lagàde che se giassa? Andemo in rivera? “Andit a le vostre case, – ol ghe dise l’Alexander... proprio cossì... – Sciogliete le bande e tornate a casa”. Porca de to mare! In quale casa? Noialtri a semo, ne e nostre case... e co’ i todeschi che ghe scasìga come anguile, se a disfémo la banda i ghe cata pi’ fazile, un par un... No Alexander, ti pol andar par ortighe col cul par aria... noialtri a restémo tüti in le vali... e unidi! E i todeschi i ha incomonzà a bàter le valli co’ i barconi a motor impiegnìdi de soldài armà de mitraglie grose come canoni. E i eva tanti barcon, i arivava slargàdi e i se seràva a ramasàrghe. Cossì han catào tüti i partesani de Bendo, che steva in d’ol cason Manzer... i ha copati tüti, anco la vècia dei Manzer, un fiolìn e ol can. 103 “Qui, se no’ se movemo noialtri par primi, la devénta de requiem”, se diséa,, e così, tüte le bande i se son reunìde a vale de Mulino. Evemo in dosento... jemo ’spetato un ziorno che jera gran vento e le onde i ’rivava alte anche ne e vali... e al momento che i todeschi i pasava par ol canal Mezan che i feva servizio de guardia par i ponti, da l’isola dei Franconi che a l’è a co’de canali, i nostri i g’ha comenzà a tirarghe co’ un mortaio, e l’eva come dirghe ai todeschi: “Vegnid a torme!” e i todeschi i son vegnùdi. Oto barconi a motor i jera... son sortii de canal... i se son piasài slargadi, come i feva sempre... e via a marciàr. Sojamente che stavolta no’ jera fazile... che gh’eva le onde a rotoloni, proprio in faza de contro e quei barconi gh’avevano fondo piato, e onde e catava a stciafò... e cossì balavano. Jemo lasàdi balare per un po’, e po’ de tüte le cane che jera intorno son saltàe fora tüte le barghe... tante... ’na mugia... saràn stae quarante... svelte che tajava le onde cossì sùtile che jé, e anco mi, a jero su la barca de me fradèlo Peo, a spìgner ’me ’na mata sul paradèl... e tüti criava a la manera co’ se infiòcina i tonn: “Aviì, saré!... Avi avii mori moriii... tajj tajj iiieee sare eeee!” D’un boto tüto lo spègio de la vale l’eva impegnìdo de barche, negre, svelte, e criàr, e colpi... e i todeschi che i balava e no’ erano boni de ciapàr mira... co’ i ondi che i sbatasciàva da par tüto, e i nostri che sparaveno giusto, slongài in ponta a le barghe nascondùe dentro i onde, 104 sbusàe par ogni colp de paradèl, e i criàva tüti: “Avii, saréee avii avii mori mori tajj tajj...” Ai todeschi ’rivaveno da par tüto colpi, e bombe, e criàr... e i no’ capivano pi’ gniente... e i barconi catài de indrisàda i se ribaltàveno e i andèva sotto co’ e mitraglie, omeni e tüto, a negare. “Avìi saréee avii avviiii tajj tajj!” Po’ son ’gniudi i inglesi, po’ i canadesi, po’ i americani, po’ son andati via tutti, e son restài i patron... e noialtri ne e vali al cason de la Maria Negra, come prima a tajar teste a le anguile... anguile par minestra, anguile par pan... E ogni ano vien un de Roma a mèterghe una corona a la lapide de Filo... un general... el dise discorsi... tüti i sta sull’atenti, e mi me regòrdo de mi pare che biasegàva sémper: “Parole de libri, parole stampade”. Entrano in scena quattro cantori con strumenti musicali e cantano: ECCO S’AVANZA UNO STRANO SOLDATO Ecco s’avanza uno strano soldato porta il fucile come una vanga 105 come la vanga di un contadino ha la mantella del birocciaio ha gli stivali del fiocinino va in bicicletta lungo le strade va con le barche dentro i canali suo portaordini è un ragazzino e la sua donna gli fa da staffetta e la sua mamma gli fa sempre avere un pacchettino con dentro il mangiare. Uno straccio rosso è il fazzoletto uno straccio rosso è la sua bandiera. Ieri ne ho visto un altro impiccato non l’hanno preso è arrivato da solo e ai tedeschi si è consegnato 106 sono i tedeschi che l’hanno avvisato: “Se non si presenta ne ammazziamo altri trenta”. Ora quei trenta lo stanno a guardare guardano in piazza lo strano soldato che al loro posto s’è fatto impiccare sotto che piange c’è un ragazzino c’è la sua donna che continua a chiamare e c’è una vecchia con un pacchettino un pacchettino con dentro il mangiare. E sopra i tetti ci sono nascosti strani soldati che stanno a guardare. Portan fucili come le vanghe come le vanghe dei contadini han le mantelle dei birocciai e gli stivali dei fiocinini e son venuti per vendicare 107 e son venuti per vendicare... Traduzione CORO Aprite! Chiudete! Aprite-Muori-muori Tagliate... Chiudete! La nostra vita è su, per la valle accoppare anguille, metterle sotto sale e affumicarle e il nostro amore è dentro la valle in braccio alle ragazze come anguille attorcigliate. Aprite! Chiudete! Aprite-Muori-muori Tagliate... Chiudete! E poi le anguille sono la nostra minestra e ancora le anguille sono il nostro pane anche da morti ci sotterrano nell’acqua in mezzo alle anguille marce e alle stoppie fradice. Aprite! Chiudete! Aprite-Muori-muori Tagliate... Chiudete! FRANCA Ai primi giorni di ottobre proprio del ’43, noi si era ai casoni della Maria Negra, all’isola bassa a lavorare, tutti: uomini, donne, bambini... tagliavamo la testa alle anguille per poi affumicarle e metterle a seccare. Eravamo là fuori in cortile che si tagliava con i coltelloni ed ecco che ti arriva dall’acqua una barchetta con un capitano. Si capiva subito che era uno di terra, quello: ogni colpo di 108 paradello (lunga pertica per spingere la barca) che dava, perdeva l’equilibrio come un ubriaco. L’avevamo ben riconosciuto, questo capitano, da quando era ancora lontano, piccolo come una formica, che veniva avanti e si ingrossava piano piano. Noialtri lo sapevamo da un pezzo che sarebbe arrivato quello... Sapevamo che andava intorno per le isole e i casoni a cercare uomini che andassero con lui a fargli da “battivalle” per guidare lui e i ribelli con le nostre barche. Per quello che quando è sceso a riva nessuno lo ha guardato, nemmeno i bambini, nessuno l’ha salutato... ci ha detto che ci avrebbe anche pagato, che i soldi glieli dava gli inglesi... Lui parlava e noialtri si continuava a tagliare teste alle anguille, sgniach, sgniach, e a vedere contorcerci le anguille in quel modo si attorcigliava la lingua in bocca anche al capitano... sputava, ma continuava a parlarci: “Imbracciate le armi con noi! – diceva. – Per la patria, contro l’invasore tedesco! Liberate il sacro suolo dallo straniero...” e giù, tutto un rosario di parole uguali sputate a quelle che hanno i ragazzini stampate sui loro libri di scuola. Mio padre l’ha lasciato sfogare bene e poi gli ha risposto, e come ha incominciato a parlare lui, tutti hanno smesso di tagliare teste alle anguille, tutti ascoltavano. “Io, signor capitano, ho fatto la guerra del ’15-’18, – diceva, – di tutta questa valle siamo tornati indietro in tre, di ventidue che eravamo partiti a combattere e scacciare l’invasore, come dite voi, 109 ma l’invasore, tornati che siamo, ci siamo accorti che l’avevamo qui, nelle valli, nelle nostre case: i padroni delle riserve che avevano comprato tutto, acqua e terra dal demanio e noi si era tutti fregati! E allora basta di considerarci minchioni, signor capitano! Dobbiamo scannarci un’altra volta per scacciare i tedeschi e far venire gli inglesi? E cosa cambia per noialtri se il padrone resta sempre ugualmente?” “Ma non si può ragionare in questo modo, – gridava il capitano. – Questo è un discorso egoista... Come potete starvene impassibili e indifferenti davanti ai fascisti, quei criminali?” “Oh, signor capitano! – gli ha detto mio padre. – Ma chi li ha messi su, ’sti fascisti? Non sono sempre stati questi nostri padroni a fare le squadre che ci venivano a picchiare durante gli scioperi?... Quelli del medesimo esercito dove voi siete capitano? E adesso che non vi vanno più bene venite a chiederci di liberarvi!” E per la contentezza di queste parole tutti abbiamo ricominciato a tagliare teste alle anguille con un fracasso grande... e le anguille si dibattevano e gridavano che pareva ridessero di contentezza. È andato via il capitano, arrabbiato... bestemmiava e ci diceva delle brutte parole: “Bestie, fiocinini... mentalità da contrabbandieri!” e traballava perdendo l’equilibrio sulla barca, peggio di quando era arrivato! Due giorni dopo arriva un altro, un borghese che non era né capitano e nemmeno soldato... Bianco in 110 faccia, pallido... parlava piano, non alzava mai la voce. Quello che era arrivato con lui, che portava la barca, lo conoscevo bene: era Togno della Rosa... guardiavalle, bravo cristiano, comunista. Gli volevo bene, io, al Togno... Eravamo amici, anche se una volta ha sparato a mio fratello che fiocinava anguille nella riserva. Il Togno ci ha raccontato subito chi era quell’uomo che parlava piano. Ci ha detto che quello era uscito da poco dalla galera: dodici anni aveva fatto! Era un commissario del popolo!... E anche lui, ’sto commissario, domandava ai nostri uomini di andare a fare i ribelli. “Io non ho ancora visto né mia moglie, né le mie figlie, – diceva, – mi hanno comandato di venire subito qui, nelle valli, ad organizzare delle bande per l’esperienza che ho della guerra di Spagna... Gli uomini ci sono: sbandati, prigionieri di guerra scappati, neozelandesi, russi, disertori, cecoslovacchi, ma se non viene qualcuno di voialtri a farci strada in mezzo a queste canne, queste paludi, ci troviamo come gatti nell’acqua... Al primo rastrellamento ci acchiappano tutti!” “E perché dovremmo fare i ribelli, noialtri? – gli ha risposto mio padre. – Gli inglesi vinceranno di sicuro egualmente, anche senza noialtri... ne siete convinto anche voi?” “Sì, ne sono convinto, sì”, ha detto il commissario. “E allora aspettiamo che facciano loro, che hanno gli aeroplani... le bombe, i cannoni... e le scatole di carne in scatola... che si ammazzino loro che 111 sono inglesi, e non noialtri disgraziati, che poi sempre disgraziati restiamo!” Allora il commissario ha alzato un poco la voce: “Ma è proprio per non restare disgraziati che bisogna farla questa battaglia... prendere le armi adesso, se vogliamo contare qualcosa dopo, al momento che saremo liberi!” Mio padre scuoteva la testa... “Parole da libri di scuola, – biascicava, – parole stampate!” “Prima scacciamo i fascisti e i tedeschi, – ha detto il Togno della Rosa, – poi scacceremo i padroni con gli stessi fucili! Io non sarei qui a rischiare la pelle se non avessi la convinzione che un giorno non dovrò più sparare ai fiocinini... perché saremo noialtri tutti i padroni delle anguille e della valle!” C’è stato un gran silenzio, ben lungo... e quando loro due sono rimontati in barca mio fratello Peo è saltato sopra la sua barchetta ed è andato con loro. Mio padre non ha detto parola... mia madre piangeva di nascosto... Dieci giorni dopo mio fratello Peo torna alla casona della Maria Negra: aveva la barca piena di sacchi... roba rubata ai magazzini di Argenta e di Comacchio, roba che era dei proprietari terrieri. A noialtri ha lasciato, oh!, madre Maria!, un sacco di farina di granoturco, un sacchetto di sale e un mezzo sacchetto di zucchero... E poi è andato avanti per la casona dei Franconi e per quella dei Manzer, che anche a loro, ’sta povera gente, gli portava sacchi. Poi abbiamo saputo che i proprietari dei magazzini si sono arrabbiati e che prima 112 aspettavano gli inglesi liberatori, ma adesso che li avevano toccati nella roba, avevano domandato svelti aiuto ai briganti neri e ai tedeschi, che hanno incominciato ad andare intorno a cercare ribelli. E così i primi giorni, due colpi e due tedeschi son rimasti morti sull’argine presso Filo. E a Filo i tedeschi hanno fatto un macello! Dieci uomini hanno fucilato e anche l’Agilde Cavalli, sorella della mia mamma, che aveva tenuto fuori dalla sua casa a spintoni i tedeschi per dare il tempo a suo figlio di scappare... pure lei l’hanno ammazzata, poveretta! Quel giorno, mio padre è saltato sulla sua barca, l’unica che era rimasta a riva. Io gli sono andata dietro, correndo; “Fammi venire con te, padre, io posso spingere il paradello per te!” Ma lui non mi voleva: “No, le ragazze non vanno bene in queste bande... è guerra... è gran pericolo”. “Ma se arrivano i tedeschi e ci bruciano le case e ci ammazzano come a Filo? Allora non è pericolo?” E così sono andata con mio padre, in quella banda che stava nella valle di Codigoro, nelle capanne dei fiocinini. Il capo lo chiamavano Manazza, era uno di Mulino. Appena sono arrivata mio padre voleva mandarmi indietro, perché tutti gli uomini mi puntavano con gli occhi, sbattendo le palpebre ché io ci avevo diciotto anni, e le rotondità mi scoppiavano davanti e di dietro. Sono restata però. Mi mandavano intorno, fino a Borgo Caprile, Riva, Ostellato, a vedere cosa facevano i tedeschi e i fascisti... Facevo 113 anche la staffetta a portare ordini per la banda Gordini alle valli d’Argenta... e portavo anche roba da mangiare. Il mangiare era poco, e ancora meno erano gli armamenti... Di novanta che si era, solo una metà avevano i fucili e trenta cartucce a testa. Si aspettava un lancio, ma non arrivava perché gli inglesi non buttavano volentieri le armi ai comunisti. Un gìorno stavo tornando da casa Balladora, dove c’era la banda Garavin, e dietro al bosco Travego mi vedo venire incontro quattro briganti neri... Mi tirano giù dalla bicicletta e cominciano a palpeggiarmi dappertutto... lo non volevo che mi toccassero perché nelle mutande ci avevo nascosto le carte con le postazioni che mi avevano dato da consegnare al Manazza. E così ho incominciato a piangere e a dire che ero fidanzata con un tedesco del comando di Ostellano, che se lo avesse saputo lui che volevano farmi la festa li avrebbe ammazzati tutti. Loro, i briganti neri, sono impalliditi di colpo e se ne sono andati e non si voltavano nemmeno... Ma quella sera avevo addosso un tremore di spavento tale che appena sono arrivata alla capanna dei fiocinini, mi sono buttata a piangere disperata addosso al Nane il rosso... Lui mi ha abbracciata forte... Era bello Nane il rosso... A me piaceva che lui mi abbracciasse così... e allora dalla commozione piangevo ancora più forte... io. In quelle carte che avevo nascosto nelle mutande c’era in mezzo anche una lettera che ci avvisava che sarebbe 114 arrivato un capitano inglese per ispezionarci e vedere se ci potevano mandare le armi. Ci si dava l’ordine di far sparire tutti i fazzoletti rossi intorno al collo e le bandiere rosse, di tagliarci i capelli e le barbacce lunghe, di metterci puliti e di formare il CLN. Insomma, nel comando, oltre che un comunista doveva esserci anche un repubblicano, un socialista, un democristo, un liberale e magari anche un regio... Ma non c’era nessuno di questi nella banda... eravamo tutti rossi e basta. Allora il Manazza ha detto: “Tu, Greco, da questo momento sarai repubblicano, tu Anguilla, farai il socialista, e tu Bagnoli, il partito d’azione!” Ma nessuno, dico nessuno, voleva fare il democristiano e allora abbiamo fatto senza! Tutti hanno incominciato a rattopparsi un po’ i vestiti... a tagliarsi barba e capelli, a mettersi coccarde tricolori dappertutto, che adesso sembravano tanti bersaglieri e non dei partigiani! A me, mi hanno mandato in canonica a Borgo Caprile a dire al pievano, che era don Raganò, di venire subito con premura alle capanne, che c’era Nane il rosso moribondo che voleva confessarsi e morire da cristiano. Don Raganò non era contento di venire, non si voleva muovere, ma è venuto lo stesso perché gli avevo detto che sarebbero venuti a prenderlo il Manazza e mio fratello, di persona, che erano cattivi. E così don Raganò è dovuto venire a farci da cappellano per due giorni. E il fatto che noi avessimo il cappellano, oltre alle coccarde e 115 ai capelli tagliati, ha fatto molta buona impressione agli inglesi ispettori che sono arrivati... così che ci hanno mandato armi per due o tre tonnellate di roba con i motobarconi della marina militare che venivano da Pescara. Adesso sì che avevamo incominciato a fargli ballare il saltingoto (salto nel bicchiere, espressione popolare per indicare il terrore) ai fascisti e ai tedeschi... non c’era né casa del fascio né caserma che stesse tranquilla. Ogni notte ne saltava una in aria! Entro un mese sulla strada Romea non si passava più tanto comodi. In quei giorni si aspettava che gli inglesi sfondassero il fronte che non era lontano, era appena dietro a Rimini... e invece no, Alexander, il generale degli inglesi, ci manda a dire che non se ne fa niente... che le linee dei tedeschi le sfonderanno l’anno venturo, in primavera... che adesso non possono... Hai capito? Loro non ne hanno voglia!... E noialtri disgraziati dove passiamo l’inverno, con tutte le valli allagate che si ghiacciano? Andiamo in riviera? “Andate alle vostre case, – ci dice Alexander... proprio così... – Sciogliete le bande e tornate a casa”. Porca di tua madre! In quali case? Noialtri siamo nelle nostre case... e con i tedeschi che ci schiacciano come anguille, se disfiamo la banda ci prendono più facilmente uno per uno... No, Alexander, puoi andare per ortiche col culo per aria... noialtri restiamo tutti nelle valli... e uniti! E i tedeschi hanno cominciato a setacciare le valli con i 116 barconi a motore pieni di soldati armati di mitragliere grosse come cannoni. Ed erano tanti barconi, arrivavano allargati e si chiudevano a rastrellarci. Così hanno preso tutti i partigiani della formazione Bendo che stavano nel casone Manzer... li hanno uccisi tutti, anche la vecchia dei Manzer, un bambino e un cane! “Qui, se non ci muoviamo noialtri per primi, diventa una messa da requiem”, si diceva, e così tutte le bande si sono riunite a Valle di Mulino. Eravamo in duecento... Abbiamo aspettato un giorno che c’era un gran vento e le onde arrivavano alte anche nelle valli... e al momento che i tedeschi passavano per il canale Mezzan, che facevano servizio di guardia per i ponti, dall’isola dei Franconi che è a capo dei canali, i nostri hanno cominciato a tirargli con un mortaio, ed era come dire ai tedeschi: “Venite a prenderci!” e i tedeschi son venuti... Otto barconi a motore erano... sono usciti dai canali... si sono piazzati allargati come facevano sempre... e via, a marciare. Solamente che questa volta non era facile... che c’erano i marosi proprio in faccia, contro le barche, e quei barconi avevano il fondo piatto e le onde li pigliavano di fiancata... e così ballavano... Li abbiamo lasciati ballare per un po’ e poi da tutte le canne che c’erano intorno sono saltate fuori tutte le barche... tante... un mucchio... saran state quaranta... svelte che tagliavano le onde, così sottili che sono, e anch’io ero sulla barca di mio fratello Peo a spingere come una matta sul 117 paradello... e tutti gridavano alla maniera di quando si infiocinano i tonni (grido della mattanza): “Aprite! Serrate!... aprite, aprite... muori, muori... ammazza, ammazza... tagliate... Tagliate... eeeeh... chiudi, chiudi!” Di colpo tutto lo specchio della valle era pieno di barche nere, svelte, e di grida, e di colpi... e i tedeschi ballavano e non erano capaci di prendere la mira... con le onde che li sbattevano dappertutto, e i nostri che sparavano giusto, distesi sulla prua delle barche nascoste dentro alle onde, bucate da ogni colpo di paradello, e gridavano tutti: “Aprite... serrate... aprite, aprite... muori... muori... tagliate... tagliate...” Ai tedeschi arrivavano da ogni parte colpi e bombe e gridare... e non capivano più niente... e i barconi colpiti frontalmente si ribaltavano e andavano sotto con le mitragliatrici, uomini e tutto, ad annegare... “Aprite... serrate... avanti... tagliate... tagliate...!” Poi sono venuti gli inglesi, poi i canadesi, poi gli americani, poi sono andati via tutti e sono restati i padroni... e noialtri al casone della Maria Negra a tagliare teste alle anguille come prima... anguille per minestra, anguille per pane... E ogni anno viene uno da Roma a mettere una corona alla lapide di Filo... un generale... pronuncia discorsi... tutti stanno sull’attenti, e io mi ricordo di mio padre che biascicava sempre: “Parole da libri, parole stampate”. Applausi. 118 DIRETTORE GENERALE Brava signora Rame! Un pezzo straordinario davvero… quel finale poi con l’accento sulle celebrazioni retoriche… era proprio azzeccato. DARIO Senta, se lei è d’accordo direttore io le propongo una danza proprio sullo sbrago monumentale. DIRIGENTE Sullo sbrago di che? DARIO Sul fatto che dopo ogni guerra s’impiastrano immancabilmente le piazze di caterve di monumenti fra i più assurdi: Vittorie alate, uomini donne nudi in pose erotiche… ammassi contorti di figure urlanti… insomma un bel campionario della più ampollosa e stupida retorica… e la musica per questo balletto satirico è stata scritta appositamente dal maestro Fiorenzo Carpi… via con il brano dal titolo: “Monumenti monumentali”. Balletto con esplosioni e sventolio di tuniche e bandiere, tamburi e trombe. Applausi. Appare il dirigente di persona. DIRIGENTE Mi complimento… FRANCA Che piacere vederla finalmente dal vivo. Saluti dagli altri dirigenti inferiori. 119 DIRIGENTE Sono sceso dal mio ufficio per comunicarvi qualcosa di molto delicato. DARIO Ho capito, siamo stati chiamati da Giudice. DIRIGENTE Ma vede lei è l’antiretorico per antonomasia… JANNACCI E già, poi lì sei un maestro e tu hai il senso della misura… l’ironia… che a loro manca. FRANCA Io dico che dovresti accettare… sarebbe un’esperienza interessantissima. DARIO Ma a chi è venuta st’idea? DIRIGENTE Beh, l’idea è partita da Bettino Craxi che infatti qualche minuto fa aveva tentato di parlarle… ma lei l’aveva snobbato… FRANCA Eh, sì sei stato eccessivo… a parte che non ti capisco proprio: ogni conduttore di spettacolo farebbe carte false pur di avere nel proprio programma un personaggio come Craxi. JANNACCI Eh sì, ha ragione Franca… non si possono buttar via certe occasioni! DIRIGENTE Senza contare poi che lei ha pure la fortuna inaudita di poterseli gestire tutti in blocco. DARIO Tutti chi? DIRIGENTE Tutti i Ministri rappresentanti del Governo al completo compreso qualcuno dell’opposizione. FRANCA Un corso governativo al completo! JANNACCI Gli è presa l’actormania! 120 DARIO Va bene, accetto! Insegnerò loro come si tengono i comizi. CORO Evviva! DARIO Ma ad una condizione… che si sottopongono ad un esame di prova. DIRIGENTE SUPERIORE Sono già pronti… hanno già preparato un testo da recitare. DARIO Un momento, dovranno eseguire coralmente un unico comizio… sullo stesso tema. DIRIGENTE Incredibile! DARIO Cos’è incredibile? DIRIGENTE E’ proprio ciò che hanno preparato, si alterneranno sul podio… uno appresso all’altro. DARIO Bene, attenti, esigo che il discorso sia spregiudicato, sincero… al limite dell’autodenuncia… senza pietà. DIRIGENTE Esatto… giudicherete tutti voi… state a vedere… anzi a sentire… (Afferra un telefono) “Pronti signori ministri, onorevoli e senatori a voi la parola.” Sullo schermo si susseguono i vari oratori. CRAXI Ci avete sempre contestato, a noi politici, di essere ambigui e tendenzialmente ipocriti, ebbene oggi vi parlerò con la massima franchezza. E’ vero in questi giorni ! ‘L’Istituto statistiche’ ha pubblicato un 121 documento dove si asserisce che i partiti italiani e i loro componenti, sono colpevoli d’aver frodato, rapinato, sottratto allo stato negli ultimi 10 anni attraverso vere e proprie truffe, concussioni, estorsioni di tangenti, la bellezza di 150.000 miliardi di lire. DE MITA Si tratta indubbiamente della più grande rapina del secolo… ANDREOTTI 150.000 miliardi corrispondono esattamente all’ammontare del debito nazionale. ALTISSIMO Cioè a dire che siamo noi politici il vero debito dello Stato… ZANONE Senza di voi l’Italia sarebbe sicuramente in attivo… NICOLAZZI Ma, che volete? Che pretendete? Di eliminarci di sciogliere i partiti? Solo per questo? I partiti che sono il simbolo della democrazia del nostro paese? DE MITA Questo qualunquismo… peggio è fascismo! CRAXI LA democrazia è un privilegio… che non ha prezzo, per questo ve lo facciamo pagare caro! SPADOLINI Sì è vero, i partiti costano una cifra esorbitante ai contribuenti perché oltre i miliardi che debbono versare per legge direttamente ai partiti, si aggiunge questa voragine continua di miliardi sottratti con l’arraffo. 122 FANFANI Il ché non è certo un buon esempio per le nuove generazioni, per i giovani che oltretutto non trovano lavoro… MARTELLI E’ come dire loro… arrangiatevi… coglioncini… datevi da fare… fatevi furbi… chi non ruba è fesso! DONAT-CATTIN Ma noi li avvertiamo i giovani: attenti a voi, il primo che prova ad imitarci lo sbattiamo in galera. Perché sia chiaro che da noi le galere, funzionano benissimo. OCCHETTO Ad ogni modo… non facciamo di ogni erba un fascio… siamo dialettici e corretti: non tutti i partiti rubano allo stesso modo. DE MITA Ecco dei dati dell’Istituto ricerche: la DC è in testa all’esproprio organizzato statale continuo, con 3.700 procedimenti penali a proprio carico. ANDREOTTI Siamo un partito di maggioranza non solo relativa, siamo il partito all’avanguardia in ogni campo. COLOMBO Specie nel settore amministrativo. DE MICHELIS Segue il PSI… che pur contando su poco più dell’11 per cento alle elezioni è riuscito a farsi incriminare per più del 30 per cento degli ammanchi. NICOLAZZI Quindi nell’elenco appariamo noi Socialdemocratici che siamo quasi inesistenti come partito, ma che possiamo vantare una grande tradizione tangenziale. 123 SPADOLINI Così noi Repubblicani che tradizionalmente vantiamo un continuo sforzo di rinnovamento della morale amministrativa, sappiamo dimostrarci presenti nelle più importanti operazioni di appropriazioni indebita – in connessione mafiosa. NATTA Noi del PCI… siamo stati accusati di essere anche in questo campo piuttosto in ritardo, solo 1.200 procedimenti a nostro carico… ma ci stiamo riprendendo… specie ora che siamo riusciti a sganciarci dal complesso stalinista. CRAXI Ad ogni modo noi del PSI abbiamo deciso di fare totale pulizia al nostro interno: bruceremo tutte le immondizie, le scorie venefiche del nostro partito… MARTELLI Ma dobbiamo muoverci con cautela, non possiamo fare un unico falò, rischieremmo di inquinare totalmente l’atmosfera, per secoli. DE MITA Noi della DC, da credenti quali siamo, ci impegnamo a rimettere tutte le nostre colpe ai nostri elettori… così impareranno a votarci senza discernimento… NATTA Noi del PCI siamo un partito che viene da lontano… e va lontano… dateci tempo. OCCHETTO E’ vero il nostro motto è sempre stato: “Abbiamo le mani pulite… non lo smentiamo il fatto è che personalmente abbiamo imparato a sottrarre le nostre 124 tangenti servendoci delle dita dei piedi… di quelle non si prendono mai le impronte. Applauso finale sia di folle “oceaniche” che del pubblico presente. Appaiono in sequenza le immagini degli oratori che ringraziano e salutano la folla. DIRIGENTE Che ve ne pare? DARIO Non c’è male… anzi vi dirò che non credo di poter insegnare niente a questi nostri dirigenti… sono già degli artisti inimitabili per loro conto. SECONDO DIRIGENTE Scusate se vi interrompo, ma c’è il telegiornale. SPEAKER Oggi è esplosa in parlamento la discussione sulla nuova legge sui contraccettivi; naturalmente s’è trattato ancora dell’aborto, dei cosiddetti clinici obiettori, cioè dei medici che si rifiutano di prestare la propria opera e delle pressioni di carattere morale al limite del riscatto psicologico che alcuni di questi medici userebbero nei riguardi delle donne che si presentano per abortire. Gruppi di donne hanno manifestato davanti al parlamento. A nostra volta vogliamo offrire il nostro contributo al dibattito in corso con questo breve atto unico il cui tema è: “L’aborto del maschio”. Stacco. 125 L’UOMO INCINTO Personaggi: Figlia, Madre, Industriale, Professore, Infermiera. L'impianto scenico è prettamente teatrale. La prima scena rappresenta il soggiorno della casa dell'industriale, la seconda, lo spaccato di uno studio medico. Telefonata della Figlia al suo ragazzo. FIGLIA Sì ti dico, ne sono sicura... sono incinta... sì incinta!... E parla, di qualcosa!... Lo so che mi ami, ma adesso che c'entra? Sì, voglio dire, c'entra, ma cosa risolve... Ma se lo dico a mia madre quella mi ammazza... Abortire? Ma dove? Chi? E mi ci porti tu? Ah, vedi, scantoni... Eccolo qui il tuo amore!... Mi sposi? Ah questa è ancora più bella... Quando? Fra quattro anni? Me lo vedo già tuo padre: “Disgraziato! Ti mando in città, sborso un sacco di quattrini per mandarti all'università per 126 farti prendere una laurea e lui va a farsi incastrare con la prima smorfiosa che incontra “. (Si sente l'aprirsi e chiudersi di una porta). Zitto, ti devo salutare... sta tornando mia madre... sì, dopo... ciao. Entra la Madre piangendo. FIGLIA Che c'è Mamma, perché piangi? MADRE Niente, niente piccola mia... non è niente... piuttosto... anche tu piangi... Perché? FIGLIA Così, perché... piangevi tu... MADRE Oh, mi doveva capitare anche questa! FIGLIA Cosa mamma? MADRE Niente, niente... FIGLIA Ecco vedi, è sempre niente... MADRE Ma cara vorrei poterti dire... confidarmi almeno con te... Ma come dirlo... purtroppo... FIGLIA Già, purtroppo sono una bambina e alle bambine non si parla di cose serie... E se ti dicessi che io... 127 MADRE Lo so, lo so, hai ragione... dovrei avere più... come dire... darti più fiducia... considerarti... FIGLIA ... una donnina! Mamma vuoi capire che ho diciotto anni e che tu a diciotto anni... MADRE Certo a diciotto anni aspettavo già un figlio. FIGLIA E anch'io! MADRE Anch'io cosa? FIGLIA Dico anch'io... potrei già aspettarlo... MADRE Certo, certo,... Ma tu non sei ancora sposata cara, e io invece a diciassette anni, capisci... ero così oca sapessi... niente sapevo, niente! FIGLIA E invece io so. MADRE Sì, è vero, tu sei più sveglia... bambina mia. FIGLIA Mamma basta con questa bambina mia. Ma vuoi capire che io voglio che tu mi tratti come una persona par tuo, un'amica con la quale parlare, raccontare i propri problemi. MADRE Hai ragione... parliamo... bisogna sfogarsi, vieni qua bambina... voglio dire... sì insomma... con qualcuno bisogna pure che parli... 128 che con tuo padre, è come stare in una tomba di famiglia. Hai proprio ragione sì, ho sbagliato tutto, ma da questo momento voglio essere un'amica per te. FIGLIA Ed io per te. MADRE Sì... tutte e due... Allora parliamo. FIGLIA Oh mamma... non so come cominciare. MADRE Appunto, non cominciare, comincio io... allora senti, ti devo dire una cosa. FIGLIA No, mamma lasciala dire a me per prima, ti prego. MADRE No, no ti prego io... devi lasciar parlare me per prima... che se no scoppio. FIGLIA Ecco vedi... questa è proprio prepotenza. La prima volta che parliamo, subito lei... MADRE Ma vuoi capire che è una cosa disperata, una tragedia!? FIGLIA Perché la mia allora?... Che sai tu che non sia una tragedia più grande della tua... che i miei problemi... MADRE Ma che problemi vuoi avere tu, cara... problemi innocenti... piccoli drammi che sbocciano... 129 FIGLIA Certo, che sbocciano. MADRE Da neonato... FIGLIA Appunto l'hai detto. MADRE Che ho detto? FIGLIA Niente, niente... cioè anzi... insomma mamma io aspetto... MADRE Ecco brava, aspetta che adesso ti dico tutto... FIGLIA Ma mamma lo so già cosa mi verrai a raccontare. MADRE Lo sai? Chi te lo ha detto? FIGLIA Nessuno... voglio dire che lo posso intuire: avrai Scoperto che papà s'è fatta un'altra donna. MADRE No. Mi sono già informata... ha sempre quella di prima, sempre la stessa. È un uomo fondamentalmente fedele... Ha un'amica d'accordo, ma io non me la prendo lo sai, non sono gelosa... per lui è solo un diversivo. A me, non mi lascerà mai! Perché io sono la moglie e lui è un uomo di principi sani... la moglie è sempre la moglie! Non mi ha mai fatto mancare niente... è lui che paga tutto, pensa a tutto lui... e torna 130 sempre da me... anche se il week-end lo fa sempre fuori casa con lei... il lunedì ritorna sempre con un regalino... un piccolo pensiero... (si commuove) Come è delicato! FIGLIA Lo so, lo so... ma allora se non è un'altra donna, perché te la prendi? Perché ti disperi. MADRE Cara, cara non so come dirtelo... Guardami bene negli occhi... Figlia mia, tua madre è madre! FIGLIA Lo so che sei madre... e con questo? MADRE Ma non capisci: di nuovo... sono madre!, sono incinta! FIGLIA Anche tu?! MADRE Come anche tu?! FIGLIA No, voglio dire siccome ho saputo... ieri mi dicevi... che tua sorella aspetta un bambino... io dicevo: “ anche tu “? MADRE Sì, ma lei ha 30 anni, io invece ne ho 45 suonati... Capisci, dopo 5 figli che ho avuto, alla mia età, aspettarne un sesto... FIGLIA Beh, ma il papà sarà contento. MADRE Già, lui figurati... non gli sembrerà vero... inviterà tutti i suoi amici... andrà al circolo 131 della caccia a far festa: “ Sono potente! Sono ancora un uomo! “ Ma io come faccio!? FIGLIA Beh mamma, sei ancora giovane... vedrai che... MADRE Cosa devo vedere? Ma che ne sai tu di cosa voglia dire aspettare un figlio? FIGLIA Lo so, mamma lo so! MADRE Certo, lo sai per sentito dire... FIGLIA No, anche fare... MADRE Sì, lo sai... Fammi ridere, per quelle quattro lezioni sui problemi sessuali che ti sei sorbita a scuola. FIGLIA Beh ti dirò che ho fatto anche qualche corso supplementare... d'aggiornamento... MADRE E non essere volgare ti prego! Questo è proprio spirito fuori luogo... ma lo vuoi capire, sì o no, che è una cosa seria. Che dopo l'operazione ai reni dell'anno scorso mi aspetta una gravidanza da suicidio... per otto mesi mi toccherà stare a letto imbalsamata come una mummia... e c'è pure il rischio che ci rimanga. FIGLIA Oh mamma ti prego... 132 MADRE Sì c'è proprio 'sto rischio bambina mia... c'è il rischio che ci crepi... il ginecologo me l'ha detto chiaro e netto più di un'ora fa. FIGLIA In poche parole ti ha consigliato di abortire... MADRE Già... ma te lo immagini tuo padre con i suoi principi, la sua morale... FIGLIA E sì certo, perché tanto non tocca a lui farsi i figli. Il fatto è, che il nostro caro padre e marito se ne frega, lui è il padrone! MADRE Ti prego non parlare così di tuo padre! Ricordati che è tuo padre! FIGLIA Per carità, lo so e melo ricordo: mio padre è la persona più onesta e generosa di questa terra. Paga le tasse... qualche volta. t adorato dai suoi operai... quando non lo vedono... lavora come una bestia per la sua famiglia... MADRE Beh perché, hai qualcosa da dire in merito? FIGLIA Certo che ho da dire, perché non gliene frega niente, pur di salvare la sua “ morale “, di farti crepare. 133 MADRE Beh, ha la testa fatta così... anche se il ginecologo gli va a dire che c'è pericolo, lui non molla, che ci vuoi fare. “ È la natura, – dice, – e chi è contro la natura è una bestia, un'infanticida! “ FIGLIA Beh allora sai che ti dico mamma, che se a te va bene così... fatti pure tutti i figli che vuole tuo marito, ma non pretendere che io mi rovini la vita a fare la ragazza madre sfottuta e umiliata. MADRE Ma cosa stai dicendo... Squilla il telefono. FIGLIA Rispondo io. (Corre al telefono). MADRE Forse è tuo padre... FIGLIA Pronto... (Alla madre) No è Aldo un mio compagno di scuola. MADRE Chi, Aldo Bennini il figlio del socio di tuo padre? Chiedigli se sa qualcosa del papà... è una settimana che non si fa vivo, manco ha telefonato una volta... sarà con quella gatta smorfiosa... È un week-end un po' lungo stavolta... Bevo un goccio se no crepo... (Si allontana verso un mobile bar). 134 FIGLIA (abbassa la voce) Si sì... ti ascolto... ma c'era qui mia madre. No, non gliel'ho detto ancora... non ci sono riuscita... A chi glielo vai a dire? A mio padre? Tu... Ma fai il piacere! Beh vediamo se davvero ce l'hai 'sto coraggio... No, in ufficio non c'è... non si fa trovare... Sì, è più di una settimana che non lo vediamo... sparito!... E chiedilo a tuo padre... sono così amici... lui lo sa di sicuro... Ma chi sfotte... Che stupido... ha riattaccato... e si offende pure... manco fosse lui incinto. MADRE (torna dalla Figlia con un bicchiere ricolmo di whisky) Sai cosa faccio? Io le telefono. FIGLIA A chi? MADRE Alla sua amica. FIGLIA Per dirle che? Che sei incinta? Capirai che gliene importa a quella. MADRE (con i nervi a fior di pelle) Beh voglio almeno sapere se ha intenzione di tenerselo in casa ancora per molto, mio marito. FIGLIA Ma non fare stupidaggini andiamo... dove è finito tutto il tuo orgoglio, mamma! 135 Squilla un'altra volta il telefono; la Figlia si precipita a rispondere. FIGLIA Pronto? Si, chi parla? MADRE (molto ansiosa) tuo padre? FIGLIA Pronto... buona sera... (Alla madre) è un professo re... (Al telefono) ripeta scusi? Sì sono la figlia... S'illumina lo spaccato dello studio medico. PROFESSORE (dall'altra parte dell'apparecchio) Dicevo che sono il professore Bignardi, c'è sua madre? FIGLIA Sì, è qui, gliela passo. PROFESSORE Buona sera signora... volevo rassicurarla a proposito di suo marito: sta benissimo, è qui da me... nel mio studio... si scusa se non si è fatto vivo in tutti questi giorni ma era come dire frastornato... MADRE Perché frastornato? La ringrazio professore... come si chiama... non ho capito bene il suo nome... 136 PROFESSORE Non ha importanza... importante invece è che lei si tranquillizzi: suo marito è in ottima salute. MADRE Grazie. Ma non le dispiacerebbe passarmelo un attimo? PROFESSORE Attenda. (Rivolto all'Industriale che se ne sta seduto abbioccato su una poltrona dello studio) Non vuole proprio dare nemmeno un saluto? INDUSTRIALE No, no, guardi non me la sento... la prego me la saluti lei e basta così. PROFESSORE Come crede. (Al telefono) No signora, mi dispiace ma non è nello stato d'animo adatto... non vuole parlarle. MADRE Come non vuol parlarmi... cosa gli è preso? Professore... sono la moglie, io! PROFESSORE Stia tranquilla signora, va tutto per il meglio... arrivederla a presto. Lo spaccato dell'appartamento dell'Industriale, scompare. 137 INDUSTRIALE Allora professore tagliando corto, cosa dicono 'sti esami? Cos'ho. Sono pronto a tutto. Dica la verità... sono spacciato vero? PROFESSORE Stia calmo, lei sta benissimo, le dirò tutto... ma prima devo farle ancora qualche domanda. INDUSTRIALE E va bene, forza con 'ste domande... sono pronto. PROFESSORE Quando ha iniziato a sentire queste nausee? INDUSTRIALE Beh è stato quasi un mese fa... stavo in consiglio di amministrazione e a un certo punto uno dei miei soci ha acceso un sigaro e io trac, scusi la volgarità, gli ho vomitato addosso. E da quel momento se entro in un posto dove c'è odore di fumo mi si rivolta lo stomaco. PROFESSORE E gli svenimenti, da quando sono cominciati? INDUSTRIALE Nello stesso periodo. Ero in seduta con quelli del sindacato per via di una vertenza, quando uno della commissione interna mi fa: “ No dottore, su questi punti noi non molliamo... piuttosto le occupiamo la fabbrica” e io gli sono 138 svenuto in braccio. Capisce svenuto in braccio a uno della commissione interna, che poi l'ha raccontato a tutti gli operai... che figurarsi, credevano fosse stato per lo spavento... tant’é che hanno scritto sui muri: “Occupazione occupazione, che al padrone gli viene il coccolone”. PROFESSORE E gli altri sintomi? INDUSTRIALE Beh, una settimana dopo ero dalla mia amica e mi sono svegliato in piena notte con una gran voglia di anguria. PROFESSORE Anguria? INDUSTRIALE Sì, di melone rosso capisce, anguria di novembre! E dove la trovo l'anguria d'inverno? Una voglia che non le dico! Sono pazzo – mi dicevo... e intanto la voglia di anguria cresceva... vedevo fette di anguria dappertutto! Sono uscito e sono andato in piena notte come un matto a girare per la città in cerca di bancarelle d'anguria. PROFESSORE Bancarelle d'anguria a novembre? INDUSTRIALE Sì! PROFESSORE E l'ha trovata? 139 INDUSTRIALE No, ma ho trovato una vecchietta che lavorava a maglia... alla stazione centrale, nella sala d'aspetto... Era lì che sferruzzava svolgendo un gran gomitolo di lana rossa... io le ho afferrato il gomitolo di lana... PROFESSORE E se l'è mangiato? INDUSTRIALE No... m'è venuto di colpo una gran voglia di mettermi a lavorare a maglia... PROFESSORE Fantastico! E cosa ha fatto? INDUSTRIALE Ho tirato fuori di tasca due biglietti da diecimila e le ho comprato il gomitolo, gli aghi e il pezzettino di maglia che aveva appena fatto. PROFESSORE E poi? INDUSTRIALE Poi mi sono messo lì seduto sulla poltrona della sala d'aspetto a sferrugliare come un matto tutta la notte... e ho fatto una sciarpetta che se vedesse... un'amore... PROFESSORE Non avrei mai pensato che lei, un industriale sapesse lavorare a maglia. INDUSTRIALE Neanch’ io lo sapevo... mi sono così... ma sapesse come mi piace! (Estrae dalla borsa un golf) Guardi, questo golfino, l'ho fatto io... 140 PROFESSORE Bellissimo. INDUSTRIALE Se vuole gliene faccio uno anche per lei professore. PROFESSORE Grazie. IDNUSTRIALE Glielo faccio volentieri. (Nel gesticolare si batte una mano sul petto) Ahi. PROFESSORE Che c'è. INDUSTRIALE Non so... ma mi fa male... sì, qui sul petto... i capezzoli, mi si sono gonfiate le glandole... PROFESSORE Già, le glandole mammarie. INDUSTRIALE Mammarie?! Ma che dice professore... PROFESSORE (prende un flaconcino dalla scrivania) E adesso mi dica un po' da quando prende queste pillole? INDUSTRIALE Quali? PROFESSORE Queste che aveva in tasca. INDUSTRIALE Quando? PROFESSORE La settimana scorsa quando è venuto qui per la prima serie di analisi... sono loro che hanno combinato tutto il guaio. 141 INDUSTRIALE Che guaio? Ad ogni modo professore me le ha ordinate lei. PROFESSORE lo le ho ordinato delle pillole antifecondative? INDUSTRIALE Antifecondative?! Faccia un po' vedere... e già mi sono sbagliato... le avevo trovate in un cassetto di mia moglie e gliele avevo portate via perché lei sa... i miei principi... io non posso permettere che mia moglie vada contro natura. PROFESSORE E così contro natura c'è andato lei. INDUSTRIALE Cosa? Come, contro natura? PROFESSORE Lei si è dimenticato di aver sottratto le pillole a sua moglie e siccome i flaconi che le contengono sono pressoché identici, lei ha continuato a inghiottirsi gli antifecondativi, convinto di prendersi un regolatore per il fegato. INDUSTRIALE Eh già, e già, che rimbambito! Sì, va beh, ma che cosa mi avrebbero combinato dopo tutto... tanto io mica sono una donna. PROFESSORE Una trasvicomenzione pletovalicale, le hanno combinato. INDUSTRIALE E cosa sarebbe? 142 PROFESSORE Vede, lei stava già facendo una cura molto pericolosa che io in verità le avevo sconsigliato. INDUSTRIALE Quale, quella dimagrante? Sì beh, ma mi ha fatto benissimo. Guardi qua ho perso dieci chili in un mese... PROFESSORE Già una cura a base di ormoni femminili attivi e con questo, grazie all'aggiunta degli antifecondativi le si è sviluppato un processo ovarico completo. INDUSTRIALE Ovarico?! PROFESSORE Sì, sì ovarico... in parole povere le sono venute le ovaie. INDUSTRIALE Le ovaie a me? Come a una donna... PROFESSORE Sì. INDUSTRIALE Sono diventato una donna... ? PROFESSORE No, si tranquillizzi... è sempre un uomo... ma un uomo incinto. INDUSTRIALE Professore ripeta scusi... PROFESSORE Sì, glielo ripeto... Lei sta aspettando un figlio... 143 INDUSTRIALE Cosa? Ma professore lei è impazzito! PROFESSORE Senta, vorrei davvero poterle dire che sì, sono impazzito... ma è una settimana che le sto facendo esami, analisi, controlli, lastre e controlastre... Ho perfino usato per la prima volta il trascremmilaster... non si ricorda quando l'ho disteso su quella macchina? INDUSTRIALE Si e con questo? PROFESSORE Ecco qua... in poche parole le ho fotografato il figlio in gestazione. (Mostra alcune lastre). INDUSTRIALE Il figlio?! PROFESSORE Sì, lo guardi di profilo... di fronte... dal basso. INDUSTRIALE Mio figlio... E chi sarebbe il padre? PROFESSORE Lei stesso... autogenesi naturalmente. Il fatto eccezionale è stato catalizzato da una ripetuta conseminazione femminile coadiuvante. INDUSTRIALE Non capisco... 144 PROFESSORE In poche parole sua moglie o la sua amica... INDUSTRIALE Mi hanno messo incinto... PROFESSORE Beh... quasi... nel senso che hanno favorito, come dire... INDUSTRIALE Basta così professore... Oddio mi sento male!! PROFESSORE Aspetti che le do un calmante. INDUSTRIALE No, no... lasci correre i calmanti... Potrei avere piuttosto una bella coppa di gelato fragola e limone? PROFESSORE Gelato fragola e limone?! INDUSTRIALE Sì, me ne è venuta una voglia! La prego professore... Mi sento morire se non ho la fragola e limone. PROFESSORE Va bene va bene adesso chiamo l'infermiera e glielo mando a prendere. INDUSTRIALE Grazie... (Cambia tono, di colpo spaventato) Per la miseria! PROFESSORE Che c'è, che le prende adesso?! INDUSTRIALE Per nascere 'sto mio figlio... come fa, per nascere? 145 PROFESSORE Beh, è semplicissimo, col parto cesareo. INDUSTRIALE Parto cesareo?... Ah è semplicissimo!! PROFESSORE Beh, mille donne lo fanno. INDUSRTIALE Beh ma io mica sono una donna... io mica son nato per soffrire... e per partorire con dolore! lo non ho rubato la mela, io non ho trescato col demonio... Entra l'Infermiera. Mentre si svolge il dialogo tra il Professore e l'Infermiera, l'Industriale estrae dalla sua borsa, un lavoro a maglia e sferruzza. INFERMIERA Mi ha Chiamato professore? PROFESSORE Sì, per favore mi vada a prendere una coppa di gelato fragola e limone. INFERMIERA Gelato fragola e limone?! INDUSTRIALE Sì, sì... una coppa grande... INFERMIERA Una coppa grande... ma siamo in gennaio! 146 PROFESSORE Non stia a discutere signorina... anzi ne porti due, una anche per me che a forza di parlarne me ne è venuta voglia... INFERMIERA Va bene professore. (Esce). PROFESSORE Cosa fa adesso? INDUSTRIALE E non vede faccio un po' di maglia... sono così disperato... e sferrucchiare mi calma un po'... ho deciso che faccio una cuffietta. PROFESSORE Beh, non si disperi... ne sia felice invece... i figli sono la benedizione del cielo... non l'ha sempre detto anche lei? INDUSTRIALE Sì, ma io dicevo i figli fatti dalle donne... non da me che sono un uomo... PROFESSORE Non bestemmi per favore: i figli sono sempre i figli e bisogna accoglierli come il più bel dono del creato, INDUSTRIALE Ma che dono! Questa è una beffa... Ma se lo immagina io che arrivo al consiglio di amministrazione in premaman... e le risate dei miei operai... ai quali dicevo di essere per loro più che un padre... adesso che sono incinto mi chiameranno mamma, mammona, 147 mammana, mammasantissima. No, no, non posso... Professore ho deciso... io abortisco. PROFESSORE Cosa?! Proprio lei... lei che è presidente della lega contro l'aborto! INDUSTRIALE Sì, contro l'aborto... ma delle donne! PROFESSORE Ah ecco... bella coerenza... se la sentisse sua moglie alla quale ha imposto cinque figli, anche quando lei non E voleva! Dovrebbe essere orgoglioso di ritrovarsi ad essere il primo uomo a generare in proprio. INDUSTRIALE Me ne importa a me dell'orgoglio... Professore io non ci sto... io abortisco... e se non mi fa abortire lei vado in Svizzera, in Inghilterra... vado non importa dove... io voglio l'aborto! Finale: “Qui così è sempre festa alla RAI”. Fine terza puntata. 148 TRASMISSIONE FORZATA – IV PUNTATA Ancora l’hangar con luci di taglio. Figure in controluce che si agitano. VOCI Sì, ci siamo… però manca Jannacci… DIRIGENTE Ancora?! Eh no, non si può andare avanti così… se ogni volta… AIUTO DIRIGENTE Se è per quello, mancano anche Fo e la Rame… e pure il balletto al completo. DIRIGENTE No!? E’ impossibile… Ma cosa succede? AIUTO DIRIGENTE Hanno detto che basta, non vogliono più saperne di questa trasmissione. DIRIGENTE E perché? AIUTO DIRIGENTE Non lo so… DIRIGENTE Bisogna avvisare subito il direttore generale… (Al microfono) Pronto, signorina… Sul grande schermo appare la ragazza. SEGRETARIA Sì, dica, qui è l’ufficio del direttore generale, dica pure… DIRIGENTE E’ urgente, devo parlargli. SEGRETARIA Impossibile… sta in bagno, sotto la doccia. 149 DIRIGENTE Devo assolutamente parlargli… mi sta saltando al trasmissione… e io non so che fare. SEGRETARIA Va bene, proverò… ma l’avverto che si arrabbierà moltissimo. (Va verso una porta, bussa) E’ permesso, signor direttore… è una cosa urgente. DIRETTORE GENERALE Ma non si può mai stare tranquilli in ‘sto ufficio del cavolo… Pronto, che c’è… Appare il direttore generale spaparanzato dentro una vasca con bagno di schiuma. Presso alla vasca c’è un monitor, la segretaria lo accende, appare il dirigente RAI. DIRIGENTE Signor direttore, è un disastro… i consuttori della trasmissione si rifiutano… DIRETTORE Lo so, lo so, è per quello che li ho mandati a prendere dalla polizia… DIRIGENTE Dalla polzia?! DIRETTORE Sì, col cellulare… ballerine comprese. Non sono ancora arrivati? DIRIGENTE No… anzi… (Ululato di sirena) mi pare che stiano arrivando proprio adesso, in questo momento. Si spalanca il grande portone d’accesso all’hangar e fanno il loro ingresso due cellulari della polizia. DIRIGENTE Sì, sì, sono loro… 150 DIRETTORE (sempre dentro la vasca mentre si annaffia con la doccia) Quando saranno a disposizione mi ci faccia parlare. Scendono con strepiti e recalcitrando le ballerine, alcune di loro sono in camicia da notte, in sottoveste o con addosso accappatoi. VOCE DI UNA BALLERINA Ma roba da pazzi… mi hanno tirata giù dal letto come una delinquente… ALTRA VOCE Io stavo facendo il mio numero al night… FRANCA Ma che è successo, dico… è un colpo di Stato? PAOLO Manco più tranquilli in teatro si può campare… DARIO A me mi hanno tirato giù dal palcoscenico come un delinquente comune. (Rivolto al dirigente RAI) Ah, ecco il responsabile del rastrellamento. Adesso mi spiegherà… DIRETTORE No signore… il responsabile della vostra cattura sono io. DARIO E come s’è permesso? DIRETTORE Caro mio, voi non vi potete permettere di arrivare qui in televisione, un bel giorno… decidere di imporci una vostra trasmissione… e poi due settimane dopo piantarla lì, come niente fosse. DIRGENTE Certo, una volta iniziato un programma non si può disertare. 151 FRANCA Ma se a noi non va più… siamo in un Paese democratico… a parte che non abbiamo firmato nessun contratto. DIRETTORE Il contratto l’avete firmato con i telespettatori, cari miei… contratto normale. La TV di Stato è un mezzo pubblico ed è un reato abbandonare un servizio di pubblica utilità. FRANCA Ma che pubblica utilità… non mi direte che è pubblica utilità propagandare fustini… rincretinire la gente con i giochini a premi, mostrarci le facce a tormentoni dei nostri governanti e farci ascoltare i loro discorsi pallosi… DIRIGENTE Moderi i termini lei… DARIO E’ proprio per queste ragioni… proprio perché abbiamo capito che con il nostro spettacolo tanto non risolviamo niente… anzi, vi regaliamo pure l’alibi di essere democratici e polivalenti, che non ci va più di recitare… DIRETTORE (pestando manate sull’acqua della vasca) E allora sappiate che io vi faccio sbattere tutti in galera… per turbamento di mezzo d’espressione pubblica. DIRIGENTE Giusto! (Alle guardie) Manette. DARIO Un momento (A Franca) qui ci conviene abbozzare. Va bene, ci avete convinti, recitiamo… DIRIGENTE Oh, finalmente!... Pronti con la sigla? 152 DIRETTORE E non mi seccate più con queste cavolate… che ho ben altro da fare io! (Spegne il monitor che sta presso la vasca poi, volto alla segretaria: E MANCA UN PEZZO DI TESTO nel copione originale: questa è la gag del direttore con la segretaria nella vasca da bagno, che si ritrova poi nel testo. Resta nuda, di schiena, entra nella vasca. Stacco di nuovo nell’hangar. Via vai di ballerine, entra il pubblico. FRANCA (a Dario) Mi meraviglio di te, per come hai calato le braghe… non ti riconosco più… PAOLO ROSSI Neanch’io lo riconosco… chi è? DARIO Dopo vi spiegherò… FRANCA Sì, mi spiegherai?! Mi pari Natta nei suoi crolli migliori… DIRIGENTE Allora ‘sta sigla? C’è Jannacci? DARIO No, ma arriverà… me l’ha giurato. Allora, breve sunto delle puntate precedenti. FRANCA No, per favore, siamo in ritardo… Niente riassunto. Eseguiamo la sigla ma stringiamo, per favore. Dobbiamo recuperare il tempo perduto. IL GRAMMELOT MUSICALE L’orchestra esegue a ritmo indiavolato, ballerine e coro si muovono a grande velocità, tipo film di Ridolini. 153 DARIO Daremo inizio a questa puntata con una lezione... sì, avete capito giusto: una lezione vera e propria sull’improvvisazione musicale. Un momento… scusi direttore, sbaglio o il pubblico che vedo qui sulle gradinate… non è più lo stesso dell’altra volta?... Durante la sigla si vedono le scene in questione. DARIO Invece questi sono disposti a farsi eliminare meccanicamente?... DIRIGENTE Sì, ma abbiamo dovuto istituire un premio. DARIO Un premio… anche qui? DIRIGENTE Sì, alla fine dello spettacolo… coloro che risulteranno non eliminati, cioè saranno rimasti integri sulla propria poltrona, vinceranno un milione a testa in buoni acquisto al supermercato; mezzo milione se riusciranno a superare metà della trasmissione. DARIO Ma roba dell’altro mondo… FRANCA Ormai non ti resta che abbozzare, caro. Vai, che fra poco vincerai anche tu un fustino ieno di buoni acquisto, tre profilattici e un formaggino. DARIO Allora, dicevo che cercherò di darvi una dimostrazione sulla tecnica di improvvisazione canora. Voglio dimostrarvi che gli elementi essenziali di una canzone non sono le parole, né la musica per se stessa, ma l’allusione che i suoni, specie quelli onomatopeici e le 154 melopee, sanno suggerire. Non è chiaro? Bene, faccio un esempio pratico: i russi amano la canzone classica napoletana da impazzire, così come gli americani del resto. Forse che capiscono e apprezzano il significato delle parole? No di certo… non intuiscono manco un verso. Spesso non ne ricordano nemmeno l’aria. Infatti, quando provano a canticchiare una canzona napoletana… miagolano in maniera insopportabile… da pelle d’oca. E allora cos’è che li prende… cosa li affascina tanto… Sono le situazioni festose e melodrammatiche sottintese dal ritmo e dalla gestualità. E’ quel connubio- contrasto fra l’allegria sfrenata e il patetico-appassionato che li travolge… li incanta. Attenzione: ora eseguirò un canto pseudo-napoletano … vi avverto, non ci troverete che qualche parola isolata che assomiglia al napoletano… il resto saranno puri suoni interamente inventati, onomatopeici, naturalmente con gestualità appropriata. Via, prego, maestro… Jannacci non c’è? Va beh… faremo senza… prego. Inizia il pianoforte ed entra l’orchestra possibilmente con violini, chitarre e mandolini. Dario canta parole sconclusionate con tono discorsivo classico dei prologhi napoletani. Quindi accelera in una filastrocca tipo tarantella. All’istante si blocca e diventa tristissimo e accorato, inizia sull’aria da romanza; si intuiscono 155 parole come: “core ingrato… acciso… ‘n’aria fa murì… tu m’ha strumbato l’anema… scurunso l’uocchi sparuli… facimme sta malìa ch no’ se po’ scurdà… O mamma mia… engrata a Santa Lucia… ‘Na palombella scàrola me fa sugnà accussì…”. Quindi riprende con finale accelerato ancora fra la tarantella e la tammurata. Nell’applauso finali alcuni spettatori vengono scaraventati fuori dalle gradinate. Fra questi anche il dirigente che s’era accomodato in prima fila. DARIO Secondo esempio: la canzone francese classica. Qui si parte dal presupposto risaputo che chi ascolta una canzone interpretata nello stile originale, anche se conosce il francese perfettamente, difficilmente riesce a capirci una sola parola. Si intuisce che il cantore sta facendo l’elenco delle bellezze della sua città… quasi sempre Parigi. Infatti, a gran velocità, sfarfugliando suoni, passa in rassegna i vari ponti sulla Senna… Notre Dame… i vari quartieri, le fermate del metrò, i monumenti più importanti. Insomma, è un depliant turistico cantato. Poi, all’istante, dice che non gliene importa niente… non si sa di che… je m’en fout… Oppure: offre alla sua bella raggi di luna… gocce di rugiada, sospiri del vento, tutta roba che notoriamente non ha prezzo… nel senso che non vale un accidente. Anche qui, come nel canto napoletano, le 156 parole non contano… è l’allusività che è importante. Anzi, il grande fascino sta proprio lì… guai se uno capisce una sola parola… cessa l’incanto, è un disastro, la canzone non significa più niente. L’orchestar attacca: c’è la solita fisarmonica, il pianoforte con batteria e basso. Dario inizia a sproloquiare in grammelot a soggetto una specie di tiritera. Poi, ricordando Jaqus Brel, inizia un recitativo accorato, quindi riprende con un crescendo alla Piaf. Applausi. Gli spettatori al completo sono scaraventati in tutte le direzioni. DIRIGENTE Ma che succede?!... Chi ha schiacciato i pulsanti? JANNACCI Io… DARIO Accidenti Enzo, non ci sei mai e, come arrivi, combini disastri. JANNACCI Beh, insomma… ma lo chiami un pubblico serio, quello lì… Non c’è personalità… diversità se pure nell’unità. DARIO Beh… lascia correre… Piuttosto, giacché ci sei, vieni al piano e accompagnami in quest’ultima dimostrazione… improvvisazione su ritmo rock… con interventi dialogati… JANNACCI Va bene, io ci sono… introduci. 157 DARIO Non c’è nessuna introduzione da fare. Sarà tutto chiaro in quello che facciamo. Vai! Jannacci inizia al piano con un ritmo molto scandito e accenna sbrodolamenti bofonchiati. Dario canta in grammelot pseudo slang americano, in tono molto scandito. Poi si rivolge a Jannacci redarguendolo in inglese. Jannacci risponde bofonchiando. Entrambi iniziano un contraddittorio musicale, ripetendo fino alla ossessione una stessa frase. Chiude abbassando il tono, fino a sussurrare le parole. Gli spettatori, maschi e femmine, iniziano a muoversi sul posto, quindi invadono la pedana. Applausi. DIRIGENTE Stop! Basta così… sigla… applausi. DARIO Ma scusi, come si permette di interrompere lei?! DIRIGENTE Io interrompo perché ne ho la facoltà… la responsabilità della trasmissione è mia. DARIO E allora sa cosa le dico? Noi ce ne andiamo. FRANCA Bravo, adesso finalmente ti riconosco. PAOLO Anch’io… ciao Dario, che piacere. DIRIGENTE (rivolto alle guardie che già si stanno avvicinando) Maresciallo, li arresti. DARIO Come non detto… (Voltandosi di scatto verso il pubblico) Ed ecco a voi un programma inchiesta davvero interessante… che investe il problema degli anziani. 158 SPEACKER Gli anziani aumentano di numero ogni anno… ALTRA VOCE Fra poco l’umanità sarà composta per più della metà da anziani. Ancora fino a 50 anni fa, l’età media dell’uomo e della donna non superava i 65 anni; oggi la media della vita supera abbondantemente i 70 anni. Ciò significa che un buon 30% degli anziani supera gli 85 anni. I vecchi oltretutto sono vitali… hanno capito che il segreto della loro longevità è legato al sentirsi utili a sé e agli altri, soprattutto a sé; perciò, pur trovandosi in pensione… cercano altre attività, non importa se di lavoro sottobanco, lavoro nero… importante è sentirsi attivi. Così rubano il lavoro ai giovani che restano disoccupati e giustamente li odiano. In America migliaia di anziani hanno stipulato un contratto con compagnie di assicurazione alle quali cedono tutta la pensione e i loro risparmi in cambio di un vitalizio… cioè, le compagnie si impegnano a mantenerli fino all’ultimo giorno della loro esistenza. Soltanto che molte di queste compagnie si trovano oggi sull’orlo del fallimento in quanto questi loro mantenuti a termine non si decidono mai a chiudere con la vita. Campano all’infinito. Forse per questo da un po’ di tempo in America vengono organizzati viaggi per comitive di anziani sugli altopiani del Mapucio, sulle Ande, a tre-quattromila metri di altezza. Questi viaggi costano pochissimo. Molti vecchietti, appena scendono 159 dall’aereo, grazie all’altitudine con il terribile sbalzo di pressione che lassù è bassissima… Trach! Restano secchi. Qualche giornalista americano sospetta che siano le compagnie di assicurazione stesse ad organizzare quei viaggi quasi gratis per liberarsi di qualcuno di quegli ospiti duraturi… Così come pare siano ancora le compagnie di assicurazione ad offrire ai loro ospiti una estate in bungalow situati su spiagge di sogno nella Florida o nelle isole del Pacifico, dove – è risaputo – periodicamente arrivano uragani terrificanti che spazzano case, alberi e… vecchietti a centinaia. (Immagini di repertorio) Un altro metodo efficace adottato dalle compagnie assicuratrici per la decimazione degli anziani pervicaci pare sia quello d’invitarli a grandi feste… magari in crociera. Spumante a volontà... mangiate terribili... gioco d’azzardo con vincite favolose... da infarto. Compagnie di donne vivaci e allegre, e soprattutto... cotillons e danze sfrenate... E qualche volta i vecchietti schiattano, ma non sempre. Sulla didascalia parte una danza fra ragazze e ballerini con maschere da vecchietti. L’orchestra ci da dentro. Ogni tanto un vecchietto stramazza ma ce n’è subito un altro che lo rimpiazza. Alla fine l’intera orchestra schiatta, le ballerine pure. Alcuni vecchietti insistono nela 160 danza coinvolgendo anche il pubblico degli spettatori professionisti. Applausi. SPEAKER Stop! Ci colleghiamo con Montecitorio... Zitti, per favore, c’è l’intervento dell’on. Arlecco. Sul grande schermo scorre la panoramica dell’aula del Parlamento. ON. JOTTI Il deputato On. Arlecco ha chiesto di prendere la parola. Ne ha la facoltàARLECCO Onorevoli colleghi, signori ministri, voglio ricordarvi un fatto storico sconvolgente accaduto trent’anni fa: la famosa invasione dei conigli in Australia. No, non è una divagazione da cantuccio dei bambini, la mia, ma un avvenimento davvero tragico. Trent’anni fa, appunto, un allevatore della regione di Sidney si lasciò scappare un centinaio di conigli che si dispersero per la prateria. Quei conigli, allo stato selvatico, trovarono una condizione straordinariamente favorevole alla riproduzione e cominciarono così a moltiplicarsi in maniera inaudita... in pochi anni si centuplicarono, divennero milioni e milioni. Sbranavano letteralmente i pascoli... radevano a zero le piantagioni. Le vacche e le pecore non trovarono più di che brucare. Non solo, così dolci e timidi che sono presi singolarmente, raccolti in 161 branchi sterminati trovarono l’ardire di assalire addirittura le fattorie... svuotavano i granai e i silos del foraggio. Era il flagello dell’apocalisse. Il governo australiano, per porre argine ai conigli famelici, fu costretto a far intervenire l’esercito al completo... ma non era sufficiente. Istituì un corpo volontari di cacciatori liberi. Questi free-lance non ricevevano uno stipendio ma un premio cospicuo per ogni cento code di coniglio che erano in grado di presentare alle autorità competenti. Ebbe inizio la famosa mattanza del coniglio dell’apocalisse. In tutta l’Australia, dal mattino al tramonto, non si sentiva che sparare... Vedo già gli occhi lucidi degli amici dell’ARCI-caccia! Vi sarebbe piaciuto, eh?! Dopo cinque anni di guerra spietata, non rimaneva più un coniglio... nenache di pezza, in tutta l’Australia. Vedo le vostre facce attonite, onorevoli colleghi... mi penserete pazzo. Già, perchè vi avrei raccontato questo aneddoto? Ebbene, è per avvertirvi che oggi altri conigli molto più famelici e nuemrosi hanno invaso il nostr pianeta. Non li vedete?... Per forza... hanno cambiando sembiante. I coniglia dell’Apocalisse stavolta siamo noi! Siamo noi il nuovo flagello di Dio! Noi che distruggiamo la terra giorno per giorno... siamo famelici e sporcaccioni... mangiamo oltre misura, consumiamo, e poi spargiamo le nostre zozzerie dappertutto... appestiamo l’aria, l’acqua il terreno. Bisogna fermarci! Come? Organizziamo a nostra volta i 162 free-lance, l’Arci-caccia all’uomo-coniglio. Caccia libera: ogni cento code... pardon, ogni cento orecchie di essere umano... un premio. E ‘sto conocrso lo faciamo indire da Fantastico sponsorizzato da un detersivo? No, non possiamo? E’ contro la nostra etica... la nostra cultura? Lo so, lo so già cosa mi risponderanno alcuni di voi: basterebbe piantarla con l’incentivare i consumi... basterebbe piantarla con l’incentivare i consumi... basterebbe piantarla con la logica criminale dell’iper benessere e del profitto a tutti i costi. E’ una filastrocca che sentiamo da anni: basta con i diserbanti, con i detersivi inquinanti, con i carburanti tossici e le immondizie... con l’inutile spreco. Facciamo un mondo più pulito... No, errore... terribile errore. Fate bene, voi ministri del governo, a non cadere in questa trappola, a non varare leggi serie conto l’inquinamento. Migliorare la qualità della vita significherebbe incentivare a dismisura la crescita numerica dell’umanità... Nel duemila arriveremmo pigiati come in un tram all’ora di punta! Ma non lo avete ancora capito... il problema tragico è proprio questo: siamo in troppi... l’umanità scoppia... stiamo riproducendoci come conigli. Cinque miliardi di roditori inarrestabili... sono una catastrofe per un pianeta così angusto... bisogna farne scendere qualcuno... qualche miliardo almeno! 163 Purtroppo, grazie ad una scienza medico-biologica che abbiamo permesso si sviluppasse in modo selvaggio, oggi le grandi pestilenze con relative stragi che ridimensionavano le popolazioni sono scese allo zero. Per fortuna, gli elementi cancerogeni sparsi nei cibi e nell’aria riequilibrarono notevolmente facendo discreto massacro... ma bisogna incentivarli. Si liberalizzi l’uso dei coloranti e dei preservanti nei cibi. C’è l’idea di togliere il piombo dalla benzina? Per carità... lasciatecelo! Il piombo da solo, aggiunto al merurio che ci mangiamo coi pesci, procura una eliminazione d’eccesso d’umanità di milioni all’anno. Vogliamo perderlo? Proprio qui in Parlamento gira la proposta di abbassare ulteriormente il limite di velocità delle macchine sulle strade e autostrade. No, no!, erore! Lasciatelo lbero, per carità! Velocità ad libitum... anzi, incentivate il turbo... Multe tremende a chi scende sotto i 120 all’ora... con ritiro immediato della patente sotto i 100. Al contrario, mettere premi d’alta velocità. Chi riesce a raggiungere Milano, partendo da Roma, in emno di quattro ore, non paga il pedaggio dell’autostrada. Lasciate viaggiare i TIR la domenica... alla velocità che gli pare... magari sulla corsia contraria. Oh, che bella ecatombe! Lo stress e il colesterolo sono cause prime dell’infarto?... Ebbene, esasperiamo la vita... proibiamo gli oli vegetali... specie l’olio d’oliva... fuorilegge come la droga. E a proposito di droga, liberalizziamola per dio... al 164 posto dell’ora di religione mettiamo l’ora della pera, dello spinello e della sniffata! Incentiviamo la violenza per la strada e negli stadi... alle partite distribuiamo armi contundenti, razzi ed esplosivi ai tifosi... specie agli ultrà. Alleggeriamo l’umanità. Quindi, basta con ‘sta farsa del mercato sotterraneo delle armi... Abbiamo il coraggio di realizzarlo alla luce del sole... vogliamo davvero sbattere in una strada di 150 mila lavoratori delle industrie belliche? No, è l’industria che tira di più... incentiviamola! Diamo soprattutto uno sviluppo alle piccole guerre locali che per ora producono solo qualche milione d’ammazzati l’anno... sviluppiamo i focolai tra i popoli sottosviluppati. Per ultimo, nostra unica grande speranza: le centrali atomiche a grande rischio. Ma vi rendete conto che guaio avete combinato, signori onorevoli tutti per la costruzione in massa di centrali pericolosissime, e poi all’istante...dopo Chernobyl, per timore dell’opinione pubblica, ve la siete fatta sotto! Vergogna! Ebbene, riprendetevi! Dovete imporre che si costruiscano centrali in grande quatità... specie del tipo superfix, solo così le probabilità di disastro totale aumenteranno. Una buona fuga di radiazioni al plutonio ogni mese e di qui a qualche anno finalmente resteremo... o resteranno... in numero accettabile... Gli scienziati hanno calcolato che per vivere sereni dovremmo eguagliare la popolazione a quella già esistente 165 nel primo medioevo... come a dire che in Italia non si dovrebbero superare i cinque milioni di abitanti! Forza allora! diamoci da fare... forza con le centrali... prego: livellateci l’umanità! Stacco musicale. DIRETTORE STUDIO Attenzione: va in onda il telegiornale. DARIO Ah, finalmente, un attimo di respiro! DIRIGENTE Macchè respiro... siete voi che dovete trasmetterlo... PAOLO ROSSI Ma come, l’altra volta ce l’avevate quasi proibito... DARIO Noi invece siamo dialettici, quasi trasformisti. Siamo così dialettici che non sappiamo più dove ci troviamo. DIRIGENTE Per favore, non è il momento di rivanare il prima o il dopo... i tempi cambiano... e le opinioni pure... E poi... proprio voi della sinistra parlate, con quei vostri partiti che non stanno mai fermi su una posizione: filonucleari, anti-nucleari, per la Nato... ma contro la Nato, contro la strage di selvaggina ma ci avete l’Arci-caccia, per una famiglia sana ma siete per il divorzio, per gli anticoncezionali e per l’Arci-gay. DARIO Va bene, come non detto, via col telegiornale. 166 SPEAKER Il titolo di questo nostro servizio è: “Pericolo in Valtellina”. (Immagini di repertorio) Vi ricorderete senza’altro, in occasione del disastro, le bordate di critiche con cui fu letteralmente aggredito il governo dai giornalisti... in particolare il Presidente del Consiglio Goria... soprannominato per l’occasione “il Presidente inesistente”. Vi ricordate? Lo si accusava di indolenza per non essersi recato immediatamente di persona sul luogo della sciagura... e soprattutto di aver minimizzato la portata della catastrofe, peggio ancora, di aver tentato di rassicurare l’opinione pubblica dicharando che tutto stava andando per il meglio. Ebbene... oggi noi giornalisti, tutti, ci troviamo costretti a fare ammenda... sì, abbiamo sbagliato e in modo imperdonabile. Primo: abbiamo potuto constatare che il presidente Goria in verità si recò immediatamente nella valle devastata dalle frane e dall’alluvione... da solo... senza alcun seguito, per evitare una pubblicità disdicevole e per meglio verificare de visu, senza sviamenti di sorta. ALTRA VOCE Appena giunto nell’alta Valtellina, l’onorevole Goria vide un vecchio immerso nel fango fino al collo. Il Presidente accorse immediatamente, lo afferrò per un braccio e tirò con tutte le forze. “Tieni duro, nonno, che ti salvo!” – “Ma che mi salvi?! Porca vacca!, urlò il vecchio, molla, deficiente!, è tutta la vita che sogno di farmi i fanghi, che ci ho un’artrosi artritica boia... e adesso 167 che mi capita la fortuna di averci i fanghi qui sotto casa e gratis... arrivate voi del governo a rompermi i cosìddetti!?” – “Ma sì, tornatevene a Roma e non scocciate!”, fa una vecchietta seduta dentor una jeep dei carabinieri con un basco in testa tutto di sghimbescio, “lasciateci in pace... ”- “Ma noi siamo qui per aiutari”, fa il Gioria, “se non altro per darvi una parola di conforto e manifestarvi il nostro cordoglio...”. Poi si guarda atorno ed esclama: “Dio che disastro! Le vostre case distrutte...”“ Ma che case... erano catapecchie schifose,” dice la vecchietta, “meno male che la frana ce le ha buttate giù... che erano vecchie e marce, e rischiavamo sempre di vedercele cascare in testa. Adesso il governo ce le dovrà ricostruire tutte nuove... bellissime, con doppi servizi, ‘sto governo pirlostrato! S’è rifiutato per anni di sborsare una decina di miliardi per far su gli argini e adesso gli tocca di tirarne fuori duemila di miliardi, per rifarci tutta la valle... Ho sentito dire che c’è un’impresa americana che s’è offerta di rifare tutta la valle in cemento armato, con i canaloni in plexiglass... i prati di moquette... i sentieri di tartan... i ghiaioni di vetro-resina e i boschi con gli alberi tutti in plastica, profumati con l’air-sresh! E per finire al lago che ci abbiamo sulla testa ci mettono un gran tappo a sifone... che quando vogliamo un po’ di movimento festoso... tiriamo la catena e Bran!, viene giù ‘sto gran sciacquone!”. 168 “Ah, ah, che pacchia!”grida il sindaco di Gomio Superiore, seduto sulla sua carrozzella... per via che è rimasto con le gambe spappolate. “Fino a poco fa la nostra era una valle di terza categoria, con un turismo di seconda classe, tipo famiglia a basso reddito... bambini malaticci e vecchietti acciaccati. Adesso abbiamo un turismo super. Arrivano valanghe di appassionati dell’avventura, industriali, manager amanti del grande rischio... arrivano con i fuoristrada da cento milioni, congolati a turbo, tute mimetiche... caschi anti-frana... sembrano tanti Rambo... Una volta andavano in Amazzonia, adesso vengono qui... che c’è più brivido”. (Scorrono immagini di repertorio con fuoristrada ripresi nel deserto e gommoni sui torrenti dell’Amazzonia) Noi del telegiornale abbiamo condotto un’inchiesta, interrogando direttamente qualche superstite. Stacco all’aperto. SPEAKER (rivolgendosi ad un valligiano) Cosa mi dice della situazione oggi in Valtellina? VALLIGIANO Va bèn, va tuto bèn. SPEAKER Ma dico, avete subìto danni gravi, e il governo fino a questo momento ha fatto qualcosa? VALLIGIANO Sì, ha fatto qualcosa. Guardi... ha fatto un gran casino... soprattutto un gran casino, ma fatti pochi. Però va bèn, va tuto bèn. 169 SPEAKER Lei sta scherzando... Tanto per cominciare, avete dovuto lamentare ventuno morti, per non parlare dei feriti. VALLIGIANO E beh? E l’hanno scorso, allora, che non c’è stato il disastro, vogliamo fare i conti? Allora, l’anno passato ci sono stati dieci escursionisti morti... precipitati o travolti da slavine e valanghe. Quest’anno il terreno è impraticabile, niente sentieri... niente rifugi alpini... niente escursioni... niente morti. L’anno passato, morti per funghi due, più una intera famiglia di svizzeri alla quale i funghi li abbiamo avvelenati noi... Quest’anno, con l’alluvione, tutti i funghi spazzati via... niente morti. Moricati dalle vipere, l’anno scorso, tre. Morti secchi. Quest’anno le vipere tutte annegate. Neanche un morto. L’anno scorso, il solito caccia supersonico dell’aviazione militare che fa le acrobazie... passa rasoterra nel vallone e strappa via cavi dell’alta tensione... del telefono e della teleferica... la cabina con dentro quindici eprsone precipita... marmellata: otto morti, il resto storpi. Quest’anno le frane hanno tirato giù tutto: cavi, piloni, cabine... niente teleferica, niente morti. L’anno passato, per incidenti in macchina sulle nostre strade strette e tutte curve e torniquet... un massacro: venti morti, più un pullman che è precipitato giù da un vecchio ponte a schiena d’asino: otto morti. Quest’anno, la piena ha spazzato via tutto: strade, torniquet, ponte... e anche 170 l’asino con la sua schiena... niente morti. Alla fine, fai un po’ il conto: l’anno scorso ci abbiamo avuto la bellezza di cinquantatre morti... Ne abbiamo risparmiati trentadue... Guarda che n’abbiamo di fortuna, veh!... Tanto che adesso c’è un modo di dire in Italia... che quando uno ci va bene, ma proprio bene, si dice: eh, ma che fortuna che ci hai, ci hai più sedere d’un valtellinese!”. STACCO MUSICALE. SPEAKER Ed ora bbiamo un bel gruppo di Pon-Pon girls decorative... Entrano a passo di danza le ballerine. FRANCA Mai un telequiz con sponsor in questa trasmissione... Figurati Dario e Enzo Jannacci poi... piuttosto che accettare una simile proposta sarebbero pronti a... VOCE DARIO Forza, dateci una mano... JANNACCI Spingiamola laggiù nel centro... Dario, Enzo Jannacci e Paolo Rossi stanno spingendo una enorme macchina da museo, molto appariscente, tipo Bugatti, con grandi parafanghi, capotte mobile, fanali in gran numero, tubi di scappamento esterni cromati. 171 FRANCA Ma che fate con ‘sto reperto da museo?... DARIO Cosa, da museo? E’ un’opera d’arte... la mettiamo in palio! FRANCA In palio di che?! PAOLO ROSSI Beh, se vogliamo fare un gioco a premi... ci vorrà pure un premio... JANNACCI Premio vistoso, accattivante, appariscente... FRANCA Che, avete in mente un telequiz?! Vi prostituite allora?... PAOLO ROSSI Macchè prostiturirci, cosa cianci? Guarda che gioiello... (Apre la portiera, gli resta in mano, la butta). DARIO Ma stai attento, è roba delicata... (Spazzola il fanale, si stacca, lo butto). FRANCA Dunque, avete calato le braghe a quanto pare!?... DIRIGENTE Io trovo invece che stiano cominciando a ragionare. FRANCA Ma funziona, almeno? (Si accinge a salire in macchina). DARIO Non lo so... l’abbiamo trovata in cortile, è lì da un mese. FRANCA Va bhe... vediamo subito. (Appoggia il piede sulla predella che si stacca). Dov’è il freno a mano? Ah, eccolo. (Tira e strappa letteralmente il freno). 172 DARIO Ehi, vacci piano, sei la solita energumena! Su, non perdiamo tempo, cominciamo ‘sto telequiz... (Partono le rahazze Pon-Pon danzando) Il monte premi è rappresentato da questa stupenda macchina... (Le ragazze fanno ala alla macchina con mosse stereotipate) di valore inestimabile! FRANCA Sì, che manco si mette in moto... JANNACCI Forse manca la benzina. FRANCA Siete sicuri ci sia il motore? PAOLO ROSSI Solleva un po’ il cofano... cominciamo col telequiz... (Rivolto al pubblico) Chi vuol partecipare? (Alcuni spettatori alzano la mano. Le ragazze Pon-Pon si agitano freneticamente. Paolo Rossi e Jannacci armeggiano intorno alla macchina, staccano di netto il grande coperchio del cofano) Ma siete pazzi? Me la smontate tutta... una macchina nuova fiammeggiante. Andiamo, via... tiratevi via di lì. FRANCA (scendendo) Per me è un catorcio. DARIO Allora... chi partecipa? Ecco lei... e lei... (Indica un ragazzo e una ragazza) Venite avanti, piazzateli lì. (Le ragazze Pon-Pon prelevano i concorrenti e li sollevano per aria). DIRIGENTE Ci vuole un notaio... DARIO Bravo,lo faccia lei. Si segga dietro quel tavolo, si procuri un’enciclopedia sui trattati storici... il gioco sarà difficilissimo... (Si sente uno scoppio. Esce una nuvoletta 173 di fumo dal motore. Le ragazze gridano spaventate. Si ritrova con una ragazza in braccio) Che è... FRANCA Il motore... s’è messo in moto da sé ... (La macchina sussulta, altro scoppio). Tu però approfitti di ogni situazione, eh?... DARIO M’è capitata in braccio… (Alludendo alla macchina) Però, visto che funziona?! Altro che catorcio! …Ad ogni buon conto, per adesso sarebbe meglio spegnerla. JANNACCI Subito. Armeggia con Franca intorno al cruscotto. DARIO Dunque, via con la prima domanda… Ogni risposta esatta vi darà diritto a ritirare un pezzo della macchina. Pronti? Attenzione! Quesito storico: Pietro il Grande, zar di tutte le Russie, era detto il grande per via della statura o.. per la sua grandezza d’animo? RAGAZZO No, Pietro il Grande fin da ragazzo era detto il grande, lo chiamavano così ancor prima che diventasse zar in quanto già a diciotto anni misurava la bellezza di due metri e due centimetri di altezza. DARIO Perfetto, bravo. (Le ragazze pon-pon esultano e danzano) Hai vinto un fanale della macchina. Dagli un fanale… (Jannacci e Paolo Rossi staccano di forza un fanale dall’auto). 174 FRANCA Ma no… c’era già quello che aveva staccato Dario. PAOLO ROSSI Beh, gliene regaliamo due. Depositano i due fanali su di un gran tavolo che sta davanti ai concorrenti. La macchina scoppietta e continua a sussultare. DARIO (si ritrova ancora con una ragazza fra le braccia) Per favore… allora è un vizio! Seconda domanda: quando ci fu il pauroso crollo in borsa, qualche mese fa, quale altro fatto tragico di verificò in concomitanza nel mondo degli affari? RAGAZZO (dopo essersi consultato con la ragazza) Il presidente Agnelli si ruppe una gamba… DARIO Bravo, e crollò la Borsa! Via con la danza delle ragazze Pon-Pon . Il concorrente vince il paraurti e lo spinterogeno. (La macchina scoppietta. Scatta la capotte che si richiude da sola. Altro scoppio: si stacca una portiera. Jannacci e Paolo Rossi consegnano una valanga di rottami ai vincitori.) Fermi… non è finita. In conseguenza di quell’incidente capitato all’avvocato… alla Borsa di New York scoppiò il panico. Perché? RAGAZZA Perché l’agenzia d’informazione ANSA divulgò la notizia: “Crollo Agnelli causa sua borsa inciampata fra i piedi rottura femore caduta tutta FIAT 175 sconvolta”. Purtroppo il cervellone dati di New York aveva sintetizzato “caduta borsa Fiat crollo”. Di qui il panico in tutte le Borse dal mondo e il disastro. DARIO Brava! La macchina è tutta vostra. (Le ragazze pon-pon esultano e danzano) Ecco le chiavi. (La macchina sussulta e scoppietta in modo terrificante. Ora si muove e avanza verso il centro. Fuga generale. Le ragazze gridano. Di nuovo Dario si ritrova una ragazza fra le braccia). FRANCA Tu approfitti sempre, vero? DARIO (passa la ragazza a Jannacci) Me la reggi un attimo? – Fermatela per favore… La macchina abbatte colonne e fiancate, sfonda una parete di polistirolo, prosegue, di là si sente un gran frastuono, polvere, fumo, schioppettìi. Entra in scena un poliziotto. POLIZIOTTO Di chi è ‘sta macchina? FRANCA E’ loro… (Indica i due ragazzi). L’hanno vinta adesso. POLIZIOTTO Siete in arresto. Questa automobile è stata impiegata un mese fa per compiere una rapina. RAGAZZO E RAGAZZA Ma noi l’abbiamo vinta in ‘sto momento! 176 POLIZIOTTO A me non interessa, lo racconterete al giudice. Venite! (Li trascina fuori). Le ragazze pon-pon eseguono la danza al rallenty in silenzio. Fine quarta puntata. TRASMISSIONE FORZATA - V PUNTATA L’hangar è trasformato in una specie di galera con tanto di sbarre a formare grandi gabbie stipate di clown, ballerine, attori. Fumi e nubi di vapore salgono dal pavimento. La luce è di taglio con zone d’ombra. Poliziotti e vigilantes transitano con lampade e battono sulle sbarre coi loro bastoni. VOCE CLOWN Voglio il mio avvocato VOCE FRANCA Non potete tenerci ingabbiati in questo modo… senza dirci il perché. DARIO Vuoi vedere che c’è stato un colpo di Stato… e noi manco ce ne siamo accorti? 177 CORO (battono le gavette sulle sbarre) Libertà! Vogliamo la libertà! Abbasso al TV di Stato aguzzina e tiranna! VIGILANTES (menando colpi di frusta) Silenzio! PRIMO DIRIGENTE Accendete le luci. (La luce viene accesa) Calma, non c’è nessun colpo di Stato… Vi abbiamo trattenuti solo per precauzione. VOCE CORO Come per precauzione? Ci state anche a sfottere? VOCE MARIO Vogliamo un avvocato! SECONDO DIRIGENTE Eccolo il vostro avvocato! NICOLA –AVVOCATO: Buongiorno a tutti: sono l’avvocato dell’associazione attori e artisti in genere. CORO Oh, finalmente! AVVOCATO Chi è il dirigente superiore qui? PRIMO DIRIGENTE Sono io. AVVOCATO Bene! Piacere… vorrei conoscere la ragione di questo sequestro in massa. PRIMO DIRIGENTE Che sequestro? Li abbiamo solo trattenuti. DARIO Sì, trattenuti… in gabbia: da una settimana, cioè dall’ultima puntata… senza dirci né il perché né il percome! AVVOCATO Appunto vorrei sapere con che diritto la RAI imprigioni attori e artisti vari? 178 SECONDO DIRIGENTE Beh, è facile da immaginare… dopo la defezione in massa dell’altra volta… PRIMO DIRIGENTE Lei capisce… dovevamo pur cautelarci… AVVOCATO Che defezione? PRIMO DIRIGENTE Ah, ma lei non sa niente. Per favore mandate in onda la bobina riguardante l’inizio della puntata precedente. SECONDO DIRIGENTE (mentre scorrono le immagini velocizzate) Questi nostri clienti, avvocato, ci avevano costretti a farli ricercare e arrestare uno per uno… nei vari teatri della città… e Jannacci all’ospedale… in sala operatoria… PRIMO DIRIGENTE Ora capisce che non possiamo permetterci una operazione di ricerche e rastrellamento per ogni puntata. ACCOCATO Eh, beh, certo che… DARIO Ma cosa: “Certo che?” Noi avevamo dato garanzia che saremmo tornati puntuali per questa puntata. AVVOCATO Appunto sono persone serie, di parola. Non c’era proprio bisogno di sequestrarli a ‘sto modo. PRIMO DIRIGENTE Ah, gente di parola… tanto per cominciare guardi un po’ se c’è Jannacci… L’abbiamo lasciato libero, perché ci aveva giurato che sarebbe tornato puntuale… Ebbene… chi l’ha più visto? 179 FRANCA Ecco stai attento che adesso per colpa di Enzo ci andiamo di mezzo noi. AVVOCATO Un momento, cerchiamo di risolvere il problema in modo pacifico. I miei clienti sono disposti a portare a termine la puntata. In cambio voi li lascerete liberi finita la puntata. PRIMO DIRIGENTE Sì ma solo a trasmissione ultimata, d’accordo? CORO D’accordo! PRIMO DIRIGENTE Bene via con la sigla. (Applauso da parte dei vigilantes e da dentro le gabbie dei clown). SECONDO DIRIGENTE Volete mostrarmi la scaletta dello spettacolo che ci organizziamo? DARIO (Da dentro la gabbia) Eccola! FRANCA Ma non pretenderete che si reciti da dietro le sbarre? SECONDO DIRIGENTE Per carità. Ecco: per questa prima esibizione lei signor Fo… può uscire… e anche la Witz Orchestra. Oh, guarda è arrivato anche Jannacci. CORO Finalmente. PRIMO DIRIGENTE (ai vigilantes) Fate uscire anche dei ragazzi e delle ragazze. Non più di venti. Dovranno assistere alla lezione di musica e di canto all’improvviso. FRANCA E io? SECONDO DIRIGENTE Lei uscirà quando sarà il suo turno. 180 LA BUSINATA INSERIRE (non trovato) DARIO Se siete d’accordo, approfitteremmo della presenza preziosa di Enzo, prima che sparisca un’altra volta per mostrarvi come scriviamo, inventiamo musica e parole delle nostre canzoni. JANNACCI Beh, l’altra volta avevamo già dimostrato di non avere nessun metodo. NICOLA Scusate, qui c’è la lettera di uno spettatore che ci lancia una sfida: cioè è curioso di vedere se riusciamo a trattare in una canzone di erotismo e sessualità senza scadere nel triviale o peggio nell’ovvio-banale. DARIO E’ la nostra specialità. JANNACCI Certo: sesso e poesia… guarda Veronica. DARIO E JANNACCI “Veronica il primo amore di tutta via Canonica Ti concedevi per una cifra modica Veronica: in pe’ Ti lasciavi andare senza domandare Cosa io pensasi di te…” JANNACCI Io direi di riprovarci un’altra volta, e tirare fuori una canzone dedicata ad un'altra ragazza rigogliosa… come una cornucopia. NICOLA Una ragazza cornucopia? Cosa vuol dire? 181 JANNACCI Ignorante… la cornucopia è una specie di conchiglia gigante, stracolma di frutta e fiori. DARIO Visione poetica di altissima classe. Vai Enzo che sei un fenomeno. Fermi tutti! Sono rimasto folgorato da un’idea poetico-musicale a mia volta. Senti un po’… “Oh Lucia… La ragazza si chiama Lucia. Oh Lucia innocente creatura, tu non sai che sia il pudore.” NICOLA Mi piace… Lucia… innocente creatura. Lucia è la mia ragazza… lo sapevate? Lucia tu sei un’espressione pura della natura. JANNACCI Scusa eh, ma con tutto il rispetto per la tua ragazza… non è che andiamo troppo sul melenso? DARIO No, no… c’è subito il risvolto erotico: “oh Lucia tutta cosce, polpe e zinne per parlar delle tue natiche…” NICOLA Ehi, vacci piano… stai parlando della mia ragazza… DARIO Scusami, mi dispiace, se vuoi cambio nome al nostro personaggio. NICOLA Non servirebbe, tanto tutti capirebbero lo stesso che è lei. Dì la verità, tu la consoci… DARIO Chi, la tua Lucia? No, non l’ho mai vista. NICOLA E allora com’è che le hai fatto ‘sto ritratto così sputato? DARIO Che ritratto? 182 NICOLA Eh sì… “tutta cosce e polpa e zinne, per non parlar delle natiche…” questa è la mia Lucia. Dove l’hai conosciuta? DARIO Ma io, veramente… NICOLA Da quanto dura sta tresca? JANNACCI Per favore, Nicola… stai dando i numeri? Allora vogliamo continuare? NICOLA Va beh, per adesso lasciamo correre. Dove eravamo rimasti?... Ah sì: “Per non parlar delle tue natiche… oh Lucia! No, io non esagero, tu sei una scorpacciata splendida…” JANNACCI Bravo! Di frutta stramatura! DARIO Ottimo, ma basta così. Bisogna tornare al poetico. “Far l’amor con te è come cascar dentro un frullatore…” NICOLA La mia Lucia un frullatore? DARIO Sì, e centrifugarsi in una marmellata… JANNACCI “Io impazzisco e faccio capriole, e vado rotolando, fra tondi pomodori” NICOLA Ehi dico… che è Lucia adesso un ortomercato? Non ti permetto di rotolare con la mia ragazza… JANNACCI La tua ragazza? Se manco la conosco. DARIO Dovresti presentargliela… “tutta cosce polpe e zinne”. NICOLA Basta, e veniamo alla canzone… Cantiamola. 183 INSERIRE CANZONE ma non viene detto quale, bisogna avere il video della puntata. Applausi. Finita la canzone intervengono i vigilantes. VIGILANTES Prego signori da questa parte, accomodatevi. DARIO Ma che vi prende? PRIMO DIRIGENTE Dovete tornare nelle vostre gabbie. AVVOCATO Ma come… direttore voi vi eravate impegnati a lasciarli liberi. PRIMO DIRIGENTE Sì, ma solo al termine della trasmissione. FRANCA No, ci liberate subito o noi non si fa più niente. JANNACCI Incrociamo le braccia… e anche la lingua… FRANCA Per carità, la lingua no, che già tu ce l’hai tutta intorcinata per suo conto. CORO Sciopero! Non si lavora! DIRIGENTE SUPERIORE (appare sul grande schermo) Che succede laggiù. PRIMO DIRIGENTE Zitti. Il direttore generale! DARIO Succede che qui ci sembra d’essere in una galera… ci tirano fuori, si fa il nostro numero, ci ribattono dentro. PRIMO DIRIGENTE Il fatto è che voi non date fiducia. 184 FRANCA E nemmeno voi ci date fiducia. Fateci parlare con Andreotti… CORO Fiducia. Fiducia, Andreotti vuol dire fiducia! DIRIGENTE SUPERIORE Va bene, farò in modo di ritrovarlo e di far sì che possiate parlargli. Ma intanto… vi prego, andate avanti con lo spettacolo… CORO No, non si ride, non si canta, non si recita, non si danza. PRIMO DIRIGENTE E invece si danza eccome… Perché questo è il momento del numero di danza. Come da scaletta. SECONDO DIRIGENTE (alle guardie) Fuori il balletto. (Spintoni, strappi) Avanti ballare. CORO BALLERINI Ma neanche se ci accoppate. PRIMO DIRIGENTE E allora mollate il vapore bollente dal pavimento. (Rivolto agli agenti) E voi forza con gli estintori… sparateglieli addosso. PRIMO DIRIGENTE Avanti saltare, fate piroette…! Danzare. (Dalle gabbie lanciano piatti di plastica, bicchieri d’alluminio). CORO Guardie maledette… lasciateci stare! Basta smettetela! DARIO E’ bellissimo fare il capodanno, quando a mezzanotte si getta tutta la monnezza dalle finestre. 185 Si ascoltano rimi a percussione: casseruole e barattoli. Dall’alto cadono rifiuti d’ogni genere: cartacce, barattoli, bottiglie di plastica, rotoli di carta igienica. Da mucchi di spazzatura spunta Jannacci con i suoi musici: suonano e cantano. In seguito affiorerà anche il balletto con costumi fatti di stracci, barattoli appesi, sacchetti. JANNACCI Forza con l’orchestra: suonate! CANZONE Butta via, via sta mondezza Alla fine d’ogni anno si sparano razzi BANG! Senti che botto A Capodanno Ognuno butta tutto di sotto: cocci di piatti e vecchie marmitte e tazze rotte e si sparano razzi BANG Senti che botto Ma oggi siamo sempre a Capodanno Tanta è la roba da buttare Tra fustini e bottigliette 186 E poi barattoli e sacchetti Frigoriferi scassati Lampadine fulminate Lavatrici e frullatori Più gli stereo e i televisori. Butta via, via sto mondezza Butta via sto vecchio capello Attento! C’è rimasto attaccato anche il cervello. Non importa. Butta, butta, è tutto vuoto a perdere. Applausi. CAPO VIGILANTES Bravi davvero, complimenti, ma adesso fate il favore di rientrare nelle vostre gabbie. BALLERINA E non spingete… ma che modi. DIRIGENTE SUPERIORE (apparendo sullo schermo) Scusate… volete ascoltarmi per favore! DARIO Zitti, c’è il direttore generale… dica dottore. Ha rintracciato Giulio Andreotti? DIRIGENTE SUPERIORE Purtroppo … è fuori sede… non si sa se in Medio Oriente, in Africa o in America… CORO E’ qua è là, è su e giù e non lo becchi manco se schiatta… FRANCA Silenzio! E non ha rintracciato almeno qualcun altro… che so Craxi, De Mita… 187 DIRIGENTE SUPERIORE Sì, sì li ho rintracciati tutti… vi metto immediatamente in contatto con ognuno di loro. Sul grande schermo appaiono uno dietro l’altro, i grani dirigenti della politica italiana. DE MITA Cari signori Fo, Rame, Jannacci, nonché il balletto e la Wita orchestra, mi dico completamente all’oscuro di tutto… come sempre e mi ritrovo letteralmente sconvolto per ciò che è accaduto… non mi capacito di come vi ritroviate imprigionati negli studi della TV. CRAXI Oltretutto la RAI non mi pare abbia ancora acquisito il diritto di sequestrare uomini di cultura e spettacolo a meno che Martelli in mia assenza non abbia realizzato una sua vecchia idea sull’organizzazione dello spettacolo. MINISTRI DEGLI INTERNI A mia volta sono indignato perché se la RAI si arroga il diritto di trasformarsi in galera noi a ‘sto punto ci riteniamo in diritto di trasformarci in mezzo di comunicazione… formando la Radio Carcere TV. SPADOLINI Il che, determinerebbe il caos ministeriale e nazionale. Ad ogni buon conto dovremmo riunire immediatamente la commissione sui rapporti autori-attori, 188 carcere, diritto d’antenna diritto alla diretta e aborto libero. NATTA Credo che il vostro imprigionamento sia ingiusto. Sto recandomi appositamente a Mosca per incontrarmi con il comitato attori e autori incarcerati al tempo di Stalin e studiare con loro un’azione d’intervento all’ONU. Non disperate non vi lasceremo soli. A presto. FRANCA Ah, bell’intervento! DARIO Ma come, se ne vanno così? Non disperate… e via! PRIMO DIRIGENTE Sentite. Vi faccio una proposta: vi concediamo una mezz’ora d’aria, se ci promettete di non tentare la fuga e se via accollate l’onere di ripulire lo studio di tutta ‘sta schifezza che avete combinato. DARIO D’accordo… dateci qualche scopa. PRIMO DIRIGENTE Lei, signora Rame e Nicola Del Buono, preparatevi per lo sketch dei clown. FRANCA Quale? PRIMO DIRIGENTE Come quale… non conoscete nemmeno la scaletta che avete steso voi stessi. FRANCA Ah, quello degli spaccapiatti. PRIMO DIRIGENTE Appunto, presentatelo. FRANCA Ma non c’è bisogno di presentazione, con tutta sta roba in frantumi… siamo proprio in argomento. Quella che andiamo a presentare è la storia allegorica di una famiglia di clown… mamma, nonno, babbo e figlio, 189 travolti dalla psicosi dell’usa e butta… del rompi-spaccaconsuma e getta… DARIO (apparendo già in costume) Possiamo cominciare… vai a prepararti a tua volta. Piuttosto dov’è Paolo Rossi… senza di lui che recita la parte del ragazzino, come si fa? NICOLA (appare anche lui già truccato come clown) Non ti preoccupare… Paolo Rossi… è di là ce si infila il costume, vai pure. DARIO Bene: prego l’orchestra una breve sigla introduttiva. Butta Butta! Cocci di piatti. Vecchie marmitte Ban Ban Butta la vecchia tolleranza… etc… I PIATTI Personaggi: Nonno Madre Padre Figlio Garzoni 190 AMBIENTE: Una casa popolare in un quartieredormitorio alla periferia di una grande città. Tutti i personaggi sono vestiti da clown. Entra in scena nell’appartamento un vecchio ancora piuttosto arzillo. Porta in spalla una bicicletta completamente scassata, ruota svirgolata, manubrio divelto, carter penzoloni. Il nipote, un ragazzo sui vent’anni, gli viene incontro preoccupato. FIGLIO Cos’è successo? NONNO Mi sono venuti contro! FIGLIO Chi? NONNO Un tram e un pulmann. FIGLIO Si sono fatti male?... .Volevo dire, tu, ti sei fatto male? NONNO No, niente; soltanto una sbucciatura qui…ma adesso chissà cosa me ne diranno la mamma e il papà. Vai, nascondila…ma non in casa…portala dal meccanico, anzi dalla a me che ci vado io. Entra la madre trascinando un motorino completamente distrutto: manca della ruota posteriore; il telaio è ripiegato; il motore è squarciato. 191 NONNO E MADRE (all’unisono ) Cosa è successo? Sempre all’unisono nonno e madre raccontano, ognuno per conto suo, una storia di scontri, frenate, capitomboli e terminano esclamando di nuovo all’unisono NONNO E MADRE Deficiente! Ti sei fatto niente? No! Meno male che non ti sei fatto niente! MADRE (scongiurando) Ma non dite niente a mio marito, per carità! Entra il marito. Tiene sottobraccio una portiera della macchina e fa rotolare una ruota con il copertone squarciato. Di nuovo tutti si mettono a parlare all’unisono. Padre: Oh! MADRE, NONNO, FIGLIO (all’unisono) Che ti è successo? (Ricominciano a parlare all’unisono). PADRE Stop! Uno alla volta. Comincio io: mi è venuto addosso con la sua macchina…veniva da sinistra e mi ha ammaccato tutta la portiera. Io scendo calmo, neanche un po’ arrabbiato…sono rassicurato…anche lui è rassicurato. Lui ha sfasciato solo un fanale…sorridiamo, ci dia la mano, poi gli do il mio libretto, perché copi i dati, lui mi 192 da il suo…A un certo punto mi fa: “Ma la sua è un’assicurazione bidone!” “Cosa dice?!” “Sì, non vale niente…i proprietari e il direttore di questa assicurazione – c’è stato su tutti i giornali- sono stati arrestati perché non hanno pagato assicurazioni per diciotto miliardi…e mi spiace, se hanno bidonato lei, caro signore…ma non vorrà mica che sia bidonato anch’io!” E lì sono cominciate a volare parole grosse, da “Come si permette?!” fino a “delinquente comune…bandito rapinatore!”. Io mollo un calcio alla sua macchina…lui tira fuori un crick e mi dà un botto sul cofano…io tiro fuori il tubo del giunto che avevo appena fatto saltare e giù anch’io…Arriva sparata un’altra macchina…si incatorcia proprio nel mucchio delle nostre due…altra caciara, spintoni, botti, mazzate e per finire: ecco che cosa mi sono avanzato della macchina. CORO Non ti sei fatto niente? PADRE, CORO: No! Meno male che non mi sono fatto niente! NONNO Beh, l’importante è che siamo tutti qui vivi sani e vegeti. L’importante è la salute, come si dice. FIGLIO Sì, ma che disturbo! MADRE Mettiamoci a tavola e non pensiamoci più. 193 PADRE A proposito di sfasciare, vorrei sapere che cosa gli è successo all’ascensore, che è di nuovo fermo. Oltretutto mi sono dovuto fare tre rampe di scale a piedi. Tutti guardano il ragazzo… MADRE, PADRE, NONNO (guardano il ragazzo e parlano in coro) Sono ‘sta banda di manigoldi qui…te e i tuoi amici del caseggiato, che vi divertite ad andare su e giù. Ma certo, voi ci trovate una tal goduria a sfasciare tutto..siete una generazione id vandali! Spaccano le vetrine, sfasciano i semafori, le cabine telefoniche…(Ammucchiano i resti dell’automobile, del motorino e della bicicletta in un angolo della stanza. Poi preparano la tavola). MADRE (al nonno) Vai piano che è di carta ‘sta tovaglia! Il padre ha un sussulto da allocchito. PADRE La tovaglia di carta? No, per favore, mi fa schifo…lo sapete che mi fa schifo mangiare su quella roba; mi fa venire la pelle d’oca. MADRE Non fare storie. Io la tovaglia di tela non la meto più, perché quando è zozza tocca lavarla a me, capito? I due cominciano a discutere animatamente e nell’azzuffarsi urtano il nonno, che ha in mano una 194 zuppiera. Il nonno urta contro il buffet e rompe la zuppiera. Il padre si siede a tavola e scopre di avere davanti un piatto di carta. PADRE (sbraitando) CARTA?! Siamo diventati pazzi in questa casa? Un piatto di carta? Mi fa schifo! Mi rifiuto di mangiare in un piatto di carta! MADRE Ma caro, sono più economici, si buttano dopo averli usati, costano solo 15 lire l’uno… Padre Ma sempre di carta sono! MADRA Già, ma chi li lava, poi, i piatti di maiolica??! Tocca a me lavarli, sempre a me! PADRE No! C’è la lavatrice… MADRE Non funziona. PADRE Come “non funziona”?! Ho fatto gli straordinari per comprarla. Non abbiamo ancora finito di pagare le cambiali… GAGS DA ESEGUIRE PADRE E perché non la fai aggiustare? MADRE Già, ho chiamato il tecnico, appena l’ha vista si è rifiutato perfino di guardarci dentro. Dice che i pezzi di ricambio per quel modello non li fanno neanche più. PADRE Beh, ti dimostro che quel tecnico era un furbastro che ti voleva rifilare un’altra baracca. Adesso ti faccio vedere io cosa ci vuole per farla funzionare. (Prende un 195 paio di attrezzi e dopo averci armeggiato un po’, riempiono la macchina di piatti. La macchina freme come presa dal singhiozzo e comincia a sobbalzare, muovendosi per casa come una trottola, facendo fracasso). MADRE Stupendo! Guarda! Basterebbe metterci un volante e una targa e ci puoi andare in autostrada. Dalla macchina escono dapprima zampilli e fumi di vapore, poi, di scatto, escono i piatti alla maniera dei toast dl tostapane, o meglio come una macchina dal tiro ai piattelli, e si fracassano al suolo. La madre, il padre, il figlio e il vecchio nonno cercano di prenderli al volo. Si tenta di fermare la lavatrice schiacciando i tasti dello stop, ma il ritmo di uscita dei piatti aumenta. Il nonno e il figlio esultano perché sono riusciti ad afferrare al volo qualche piatto. Per liberarsi le mani, però passano al volo i piatti alla madre e al padre, che immancabilmente li lasciano cadere a terra. La madre e il padre decidono di tagliare i fili che portano la corrente alla lavatrice, ma si sbagliano e strappano i fili del televisore, della radio, dell’antenna, ala fine tagliano quelli del telefono. MADRE: Fermala! PADRE Non si ferma! E’ impazzita! Taglia i fili, staccali! 196 MADRE Ma no! Non quello! Era quello del televisore!No, fermo…era il cavo del telefono! Pur di fermare la macchina impazzita, il padre afferra una spranga (un tubo residuato dallo sfascio dell’automobile), lo solleva sopra la testa, pronto a colpire la macchina impazzita, ma la lavatrice ha uno scarto e si sottrae al colpo di spranga, colpo che invece va a finire sul tavolo, mandando in frantumi alcuni bicchieri e una brocca. Finalmente la lavatrice è circondata…ognuno ha un’arma in mano. La sollevano per colpirla ma sentono gridare “Pietà! Pietà!”: è il televisore, che è stato acceso dal nonno. Causa delle grida è il solito sceneggiato western, dove una donna chiede aiuto e pietà per se stessa. VOCE DI DONNA Pietà! Pietà! No! Non uccidetemi! Sono disarmata! VOCE DA UOMO No, nessuna pietà! Per te è finita, bastarda! MADRE Ma è la televisione! VOCE DI DONNA No! Non ancora (La donna in tv lancia una bottiglia, che esce dal televisore e va a spaccare un piatto che sta fra le mani del nonno). PADRE Spegni! Spegni! Che quella matta ci sfascia tutto! 197 La lavastoviglie ricomincia a ballare, il padre l’afferra e la butta dalla finestra. PADRE Oh! Finalmente un po’ di pace. E adesso tutti a tavola! Si rimettono tutti a tavola. MADRE Mettiamoci a tavola, e si mangia nei piatti di carta! PADRE (riprende a imprecare contro i piatti di carta) Ho detto di no! Nei piatti di carta io non mangio. (Afferra il suo piatto e lo butta sul pavimento. Il piatto va in frantumi perché era l’unico di coccio rimasto). Ma era di coccio! MADRE Era l’ultimo del servizio! PADRE Beh, se non sbaglio c’è ancora il servizio buono. MADRE Quello non si tocca! Serve per le occasioni importanti! PADRE (urlando) L’unica occasione importante è quando io sono a tavola! MADRE (porta in tavola una gran pila di piatti) Tiè! Però poi te li lavi tu! Mica sono la tua serva io! Lavoro anch’io come te! Anch’io ho le mie nevrosi! PADRE Calma, me li lavo io! A cominciare d’adesso, perché sono pieni di ??? 198 MADRE Lava, lava, vediamo come tela cavi, ma attento a te se ne rompi uno! Ricordati che è il servizio buono, e sai cosa costa un piatto di quelli, maiolica speciale, pregiata, tedesca! PADRE E chi se ne frega se è tedesca…già a me la maiolica fa schifo! E poi, anche se li rompo, perdio! Li ho pagati no? Ho fatto fior di straordinari per pagarli… MADRE Anche io li ho pagati, mica solo te… PADRE Beh io rompo i miei, tu rompi i tuoi! MADRE E va bene! PADRE Allora, secondo te, questo qua è mio o tuo? MADRE Per carità, è tuo! PADRE E allora toh! (Rompe il piatto sbattendolo sulla sedia). MADRE Aah, come credi …mica mi fai paura, sai! PADRE No, non hai paura, ma sei lì che diventi smorta dalla rabbia! Perché sei attaccata al tuo servizio buono, per far bella figura quando vengono qua i tuoi parenti. “Oh, ma che bel servizio”. “Roba tedesca”! e tiè! (Rompe un altro piatto sul tavolo). MADRE Non me ne importa niente! PADRE Sì che te ne importa, perché sei imbesuita dalla pubblicità, dal bianco smagliante “Oh che belli, candidi, stralucidi!” L’imbesuimento che ci fanno con quella cassetta da stregoni lì (Indica il televisore). “Che buon 199 profumo, sa di limone…con che cosa l’hai lavato?..E allora (Fa il gesto di spezzare il piatto). MADRE (gli toglie dalle mani il piatto) Fermati! PADRE Ah! Hai visto che ti rode? MADRE No! Questo lo voglio spaccare io…anzi, guarda, ne spacco due! (Afferra un secondo piatto e li sbatte uno contro l’altro come se fossero due piatti da banda musicale. Figlio e nonno applaudono). PADRE Capirai la bravura! Guarda, ti faccio vedere io! (Afferra due piatti, ne butta all’aria un terzo e rompe tutti e tre i piatti come in un gioco di prestigio). FIGLIO Anch’io! Anch’io! (Afferra un piatto, lo butta per aria, il padre lo afferra al volo e gli molla uno schiaffo). PADRE Come ti permetti tu, vandalo sfascia-vetrine! Sfasciatore di semafori! Ecco come si comincia! NONNO Anch’io, anch’io! Date un piatto da rompere anche a me! MADRE Va bene, nonno, divertiti anche tu! (Gli danno un piatto ma quando prova a romperlo il piatto non va in pezzi). NONNO E’ di metallo! PADRE Impossibile, fai vedere! Il nonno consegna il piatto al padre, che lo sbatte su un angolo del tavolo. Il piatto va in mille pezzi. 200 NONNO (sbarra gli occhi) E’ impossibile! Per me è di ferro, per te di coccio! E’ un’ingiustizia!Un’altro, ne voglio un altro! (Gli danno un altro piatto, lui lo esamina, lo morde e lo fa suonare). Questo sì che è di porcellana! Il nonno cerca di rompere il piatto sull’angolo del tavolo, che si rompe di netto, mentre il piatto rimane intatto. Allora passa il piatto al padre, che lo rompe con facilità.Il nonno, ormai piangendo isterico, afferra un altro piatto e lo scaraventa contro la parete. Il piatto attraversa la stanza e va a colpire un quadro appeso alla parete:è un ritratto di Garibaldi. Il piatto si conficca nella tela e fuoriesce a metà, proprio in cima alla testa dell’eroe, a mo’ di cappello. Garibaldi rotea gli occhi indignato. Il vecchio butta allora un piatto per aria, ma il piatto non scende. Ne lancia un altro ma nemmeno questo torna. Il nonno si accascia sulla sedia singhiozzando. I due piatti ridiscendono lentissimi, posandosi al suolo come foglie d’autunno. Il nonno afferra un grosso martello, il piatto sfugge. Il padre lo cattura mettendoci sopra un piede. Il nonno vuole colpire il piatto con il martello ma prende il piede del padre, che urla imbestialito, afferra i piatti e li rompe con rabbia. Il nonno, con l’aiuto del nipote, riesce ad afferrare il piatto, lo colpisce con il martello, il martello va in frantumi, il piatto resta intatto. Il nipote 201 afferra il piatto e lo rompe. Il padre gli sferra uno schiaffo. FIGLIO (indignato) Solo tu puoi rompere!? Questa è un’ingiustizia! E poi vi meravigliate se andiamo a vivere fuori di casa! MADRE Non si risponde così al proprio padre (Gli rompe un piatto un testa). NONNO Non si educano così i figli! Non si spaccano i piatti in testa ai ragazzi! MADRE Il figlio è mio e gli spacco in testa i piatti che voglio! (Gli spacca in testa un altro piatto). NONNO E allora, siccome tuo marito è mio figlio, gli spacco in testa un piatto anch’io. (Esegue. Stavolta il piatto va in frantumi. Il nonno urla di gioia) S’è rotto! S’è rotto! In testa si rompono! (Afferra un altro piatto e lo rompe in testa al nipote. Stavolta il piatto, staccatosi il fondo, resta incastrato nel cranio del ragazzo, come le teste di un cappello. Cercano di staccarglielo, ma non c’è niente da fare). FIGLIO Come faccio ad andare in giro adesso? PADRE (gli mette sulla nuca una scodella) Ecco, così puoi andare, può passare per un cappello. FIGLIO Un cappello bianco? Mi rifiuto! 202 PADRE E allora resta in casa, per quello che vai a combinar fuori …a far caciara con quella banda di balordi sfascia tutto dei tuoi amici…che siete peggio dei teppisti! FIGLIO Non siamo teppisti. Teppisti se mai sono quelli che spaccano i piatti in testa ai nipoti! MADRE Non ti permettere di rivolgerti così a tuo nonno, rispettalo quando parli con lui togliti il cappello! Maleducato!(Gli spacca in testa un piatto). PADRE Peccato, un cappello nuovo! NONNO Certo che la roba che fanno oggi mom resiste a niente! E’ roba fatta in serie. Se pensi che io un cappello l’ho portato per trent’anni! PADRE Che discorsi, questa è la civiltà dei consumi, è la cultura dello spreco. La roba la fanno apposta in modo che duri poco, che si rompa per niente…(Spacca un piatto) Guarda qua, vuoi mettere con i piatti di una volta. MADRE Certo, mia madre quando s’è sposata ha portato in dote i piatti che erano ancora di sua nonna, piatti che li potevi sbattere così che manco si sbeccavano e guarda questi. (Rompe un altro piatto) . PADRE Siamo noi i fessi che ci caschiamo: compriamo, compriamo…E’ che va tutto in malora. (Spinge un altro piatto pian piano verso l’angolo del tavolo, lo fa inavvertitamente cadere, il nonno lo afferra al volo e poi lo rompe sulla propria testa, ridendo soddisfatto). 203 MADRE Tutto va a rotoli! (Fa rotolare un piatto sul pavimento, il nonno lo schiaccia). PADRE Tutto si sfascia! Come dice la scienza: tutto si crea, e tutto si distrugge! MADRE Certo…E’ tutto un cimitero: cimitero di macchine, cimitero di frigoriferi, cimitero di lavatrici, cimitero degli ideali! Si campa alla giornata, senza prospettive, come la va la va. Butta per aria un piatto. PADRE Hai ragione! E’ come buttare per aria una moneta. (Butta un piatto per aria che ricade sfracellandosi). Testa o croce? Testa! La gente ha in mente soltanto il gioco, le lotterie, i concorsi a premi. (Fa girare un piatto come una trottola) Come se la vita fosse una roulette…Vincerò? Perderò? MADRE (schiaccia il piatto che gira con un altro piatto) Hai perso! PADRE Già! E poi per uno che vince ci sono milioni di fessi che restano fregati. T’hanno ridotto tutto al gioco delle tre carte (Armeggia con i piatti sul tavolo). Il piatto bianco vince, il piatto rotto perde! Indovinare il piatto rotto, puntare, prego! E’ questo! (Afferra un piatto, lo butta per terra) No! E’ questo! (Altro piatto in frantumi) Il Signore ha perso! Chi perde paga e i cocci sono suoi. Prego, continuare, il gioco riprende, puntare (Spacca un piatto) Il piatto piange! prego! 204 MADRE E’ uno schifo!C’è solo egoismo! Ognuno si fa i piatti propri…E intanto la barca affonda. I ricchi pensano solo a fregarsi più piatti che possono e se li portano in Svizzera, non pagano le tasse…voglio dire le tazze e poi pretendono che si paghi tutto noi…poveri cristi. Loro rompono e noi si deve pagare? PADRE Giusto! Noi si deve aggiustare…Eh no! Un po’ di giustizia per la miseria! Un po’ per uno a rompere! (Rompe anche lui un piatto). MADRE E li aggiustino loro i piatti! PADRE No, no…piano…questo è un discorso da luddisti, blanquisti, da estremisti senza prospettiva…del “Tanto peggio, tanto meglio”. E’ la politica del caos, della distruzione, del “Più piatti si rompono, ecc ecc.” Invece è proprio col discernimento, con la difesa del piatto che possiamo venirne fuori da ‘sto disastro. MADRE Hai ragione. Bisogna mettere tutto sul piatto..come si dice “Piatti chiari, ecc.ecc”, prima che lo facciano loro, imponendoci il loro sistema di piatti di ferro o gavette PADRE Cioè battersi noi, per primi, per l’ordine, per la difesa delle istituzioni, contro lo sperpero, per un’amministrazione più oculata, seria, onesta. Andare in giù piatto, come si dice. 205 MADRE Oh, questo sì che è un discorso di uno che ragiona. E allora su le maniche, fuori le scope, si fa piazza pulita. Si tira su tutto. E si comincia di bel nuovo! PADRE Ordine,ordine… e facciamo ragionare la testa …un po’ di sacrifici. Più sacrifici e più pulizia morale! Anzi prima si mangia…e poi si pulisce! Distribuisci i piatti. MADRE Ci sono rimasti quelli di carta! PADRE E no! Ho detto che su quelli non ci mangio! MADRE Eccolo lì l’uomo del sacrificio e della pulizia morale! PADRE Possibile che non se ne sia salvato neanche uno? (Va a cercare tra i detriti e spacca con rabbia i cocci rimasti). Entrano due garzoni con due grossi scatoloni con la scritta FRAGILE. PRIMO GARZONE Buongiorno. Casa Mangelli? PADRE Sì. SECONDO GARZONE C’è un collo per voi. MADRE Che cos’è? PRIMO GARZONE Avete vinto un premio: concorso “Casa Linda”. MADRE Aah! Quello delle figurine…E cos’ho vinto? 206 SECONDO GARZONE Ha vinto un servizio per 46 persone. PRIMO GARZONE 46 piatti, 46 fondine! SECONDO GARZONE Complimenti signora! PADRE (prende uno scatolone dalle mani del secondo garzone e lo porta sul tavolo, arrabbiato) Anche tu, anche tu ti sei lasciata beccare, influenzare, imbesuire da questi concorsi maledetti (Apre lo scatolone con foga), questi concorsi che ti portano via il cervello… MADRE Ma che maledetti…46 piatti, 46 fondine…Potrai mangiare nei piatti piatti finchè campi! PADRE No, no, no! Mi rifiuto! Mai, dico, mai!, mangerò in un piatto vinto in un concorso! Piuttosto in quelli di carta! NONNO (distribuendo dei piatti di carta) Sì, certo, molto meglio mangiare nei piatti di carta! MADRE (ride sarcastica) Ah! Contenti voi, contenti tutti! PADRE, NONNO, FIGLIO Sì! Abbasso i concorsi, evviva la dignità! (Lanciano i piatti, prima in aria, poi contro le pareti, distruggendoli). Fino alla gettata della lavastoviglie di una delle pareti. DARIO E’ cascata su un camion carico di piatti di coccio! 207 Applauso dei ragazzi delle attrazioni, che stanno terminando di spazzare l’immondizia. Fine quinta puntata. TRASMISSIONE FORZATA VI PUNTATA La scena si apre nell’hangar, dove regna il silenzio. Entrano i vigilantes con lampade, seguiti dal primo dirigente. PRIMO DIRIGENTE Ma dove si sono cacciati? C’è nessuno? (Parla al grande orecchio) Rispondete, dove siete? Dappertutto all’istante spuntano le attrazioni e gli attori. CORO Siamo qua! Evviva! DIRIGENTE Che vi prende? CORO (buttano coriandoli e stappano bottiglie) Si festeggia! PRIMO DIRIGENTE Che cosa? 208 FRANCA Ma come? Non lo sa? Dopo il successo della partita a poker che ha fatto vincere alla RAI qualche miliardo ci hanno riabilitati.. si va fino in fondo alle puntate. PRIMO DIRIGENTE Mi fa piacere… DARIO E allora: via con la sigla. DIRIGENTE No, un momento, prima mostratemi la scaletta della puntata. Cosa succede? NICOLA Beh, come scena d’entrata abbiamo un dialogo in chiave culturale con Enzo Jannacci. PRIMO DIRIGENTE Va bene, sentiamolo… dov’è Jannacci? DARIO Era qui adesso… Ah, eccolo là! DARIO, FRANCA E NICOLA (cantano, sventolando giornali) Qui si parla di assessori piuttosto compromessi Tutta brava, tutta brava, tutta brava gente E qui ci saltan fuori almeno sei processi Per ammanchi a questo stato Ch’è così indigente. Qui si parla di un banchiere Avvelenato / con l’espresso Qui di un altro rilasciato Sol perché è un po’ depresso. Qui d’un altro latitante Solo grazie all’inquirente Assegnati quattro appalti ad una impresa inesistente 209 Concessioni sotto banco contro assegni dati in bianco Truffe sui medicinali, sulle mutue e gli ospedali Bombe e mine a vagonate e diossina a tonnellate Oh che pacchia che cuccagna Bella è la vita per chi la sa far Ma tu miracolato del ceto medio basso Tu devi tener duro; accetta ‘sto salasso Ingoiati gli estrogeni Respirati il carbonio Se vuoi che noi si resti Quinta potenzia industrial. DARIO Bella no? Che gliene pare? PRIMO DIRIGENTE Per carità… siamo a livello di un cabaret anni ’60… Per favore… rinnoviamoci. FRANCA Allora guardi le propongo un pezzo breve ma di grande attualità… C’è una donna in cucina, che poi sarei io, che prepara da mangiare… un gran pranzo… tutta bardata con tanto di grembiule guanti di gomma cuffia in testa… coltelli e coltellacci e trinciaossa… è intenta a spezzare un pollo: gnach,… zam… afferra la mannaia… sgnach! Tira… stacca… intorcia… La televisione è accesa e sta dando le notizie: “Altro massacro oggi in palestina… fracassate braccia e gambe a giovani manifestanti…”. E lei, la donna, continua a tranciare il pollo, poi passa a coniglio… lo scuoia… Gnià… gnià… tutta la pelle… 210 DIRIGENTE Oh che impressione! VOCE DALLA TELEVISIONE “Di nuovo una strage in Pakistan in seguito ad un’esplosione di un altro deposito. Migliaia di corpi divelti… maciullati. FRANCA La donna batte bistecche con forza… sgnach! Quindi gira il tritacarne… stragn… scram… INSERTO Già GIRATO SU DANTE E IL REP..?? Non ho capito quale sia. PRIMO DIRIGENTE Divertente… mi piace questo gusto dell’ironico giocato sull’attualità diretta. DARIO Allora le piacerà anche quest’altro… presto Franca entriamo nella porta di Fregoli per cambiarci d’abito… PRIMO DIRIGENTE Di che si tratta? FRANCA Ah, sì ho capito quale… faccio in un attimo (Esce e rientra in scena vestita da odalisca) Eccomi pronta… DARIO Ma no, ma come ti sei combinata… FRANCA … per la telenovela… quando il vescovo di “Uccelli di Rovo” ha una crisi mistica e si fa mussulmano… e mette su un harem… DARIO Ma no, non quella telenovela… l’altra… (Bisbiglia ad un orecchio). 211 FRANCA Ah, quella… faccio subito. (Esce e rientra vestita) Eccomi pronta!... azione… DARIO Dai un’occhiata a ‘sta foto. Che ne dici? FRANCA Ma è lui! E’ mio marito! E chi è ‘sta puttanella che tiene per la vita? DARIO Non è una puttanella, è la figlia del suo più caro amico, anzi del suo socio. FRANCA Chi? Tom? DARIO Sì lui. Puoi giurarci che se Tom scopre che sua figlai si rotola tutti i pomeriggi nel letto del suo più caro amico, lo squarta vivo! FRANCA Dove ti sei procurato ‘sta foto? DARIO L’ha scattata uno dell’Agenzia Argo. FRANCA Un’agenziadi investigazione? E tu hai messo alle calcagna di mio marito uno di quegli spioni infami? DARIO No, io lo spione l’avevo messo alle calcagna di lei, di Elsa, la figlia di Tom. E’ stata una sorpresa anche per me ritrovarmi fra i piedi tuo marito. FRANCA Ha capito quel bstardo?! Ma a te come ti è saltato in testa di far pedinare questa Elsa? DARIO Ti avevo raccontato che prima che noi due si cominciasse ad amarci, avevo una relazione con una ragazza... ebbene la ragazza era proprio lei, Elsa. Ma ad un certo punto m’è nato il sospetto che, pur continuando con me, lei se la facesse anche con un altro, e l’altro era appunto tuo marito. 212 FRANCA Anthony, ‘sto infame! Però mi fa piacere che proprio lui te l’abbia soffiata quella smorfiosa. DARIO Bene, allora ti farà piacere venire a sapere che questa tresca con Elsa è tutta una copertura. FRANCA Una copertura di che? DARIO L’investigatore ha pedinato anche il socio di tuo marito, e così è arrivato a scoprire che Tom e il suo Anthony sono amanti! FRANCA OH NO DARIO Beh, allora fatti anche ‘sta bella risata: Tom ha l’AIDS. FRANCA No, non è vero è una porcata! DARIO Sì, è stata davvero una porcata l’averli spiati fin dentro l’ospedale dove hanno fatto il test... ma ne è valsa la pena, perché così ho scoperto che anche tua marito ha l’AIDS. FRANCA Beh, anche questo lo sapevo: gliel’ho attaccato io! DARIO Cosa? FRANCA Sì, io ho l’AIDS, caro John... e l’ho attaccata anche a te! DARIO Ma ne sei sicura? Forse non me l’ha attaccata. FRANCA Basta che ti guardi allo specchio... hai la pelle a macchie che sembri una giraffa senza collo. DARIO E’ vero... speravo che si trattasse di una semplice lebbra. E com’è che a te non si vede una chiazza? 213 FRANCA Io sono portatrice sana. DARIO E Tom ed Anthony? FRANCA Anche loro sono portatori sani... tu solo sei portatore marcio. Addio John! DARIO Ma io ti amo... non lasciarmi... io ti amo! FRANCA Anch’io ti amo John... ma non sono io che ti lascio, sei tu che ci lasci. DARIO Io vi lascio? FRANCA Sì, lasci me, lasci il mondo... stai morendo John... Addio... PRIMO DIRIGENTE Non male... ducativo! Cosa c’è dopo? DARIO A ‘sto punto si dovrebbe pensare al gioco d’azzardo. FRANCA Tipo il poker dell’atra volta? No, non sono d’accordo! Con tutte le telefonate di protesta che abbiamo ricevuto. NICOLA Scusate, la’altra volta durante il gioco d’azzardo io non c’ero... cos’è successo? FRANCA Aspetta che ti facciamo un sunto veloce. (Viene mandato in onda il pezzo del poker a grande velocità con didascalia esplicativa). PRIMO DIRIGENTE Sono d’accordo, non si può ripetere un gioco del genere, bisogna trovare un altro espediente... SECONDO DIRIGENTE Va bene, discutiamone ma intanto facciamo partire la sigla. 214 CORO Vai con la sigla! Sigla. PRIMO DIRIGENTE Via col balletto: che aspettate? Ragazze muoversi. Partite con la base. BALLERINA (mentre si sente la musica registrata per la danza) C’è il fatto che noi si potrebbe discutere. PRIMO DIRIGENTE Discutere di che? PRIMO RAGAZZO Ecco, non siamo molto d’accordo sul ruolo che ci avete dato… e sul modo con cui veniamo ripresi durante le esibizioni. SECONDO RAGAZZO Tanto per cominciare, si vedono le nostre gambe, i nostri glutei… ma le nostre facce, poco. Inoltre si parla poco dei problemi che ci interessano. FRANCA Infatti si parla della violenza sulle donne ma c’è una malia di stupido pudore quando si parla della sessualità e del’erotismo. RAGAZZO E non si fa nessun accenno al mondo del lavoro femminile. PRIMO DIRIGENTE A ‘sto punto facciamo una cosa: prendetevi al gestione della puntata.. avanti, fate vedere cosa sapete combinare. FRANCA La prendiamo in parola. (I ballerini si esibiscono in salti e volteggi). NICOLA Bisogna ammettere che ci sanno fare… 215 DARIO Accomodatevi… sfogatevi pure come volete… lo studio è a vostra disposizione. FRANCA Grazie. Ma un momento… come nelle altre puntate noi siamo state al nostro servizio, voi stavolta vi metterete a nostra disposizione. NICOLA E DARIO D’accordo. PRIMO DIRIGENTE Un momento, prima devo chiedere il benestare al direttore generale. Pronto signorina… (Appare la segretaria sullo schermo). SEGRETARIA Dica… PRIMO DIRIGENTE Vorrei parlare con il direttore. SEGRETARIA E’ occupato sta dentro la vasca. Dica a me… PRIMO DIRIGENTE E’ per lo spettacolo gestito direttamente dagli acrobati e dalle ragazze… SEGRETARIA Ah, sì, il direttore è già al corrente… un momento che chiedo… sì, ha detto che sta bene… Gag già registrata del direttore dentro al vasca che viene sommerso. ma il copione è danneggiato e non c’è la parte di quetsa gag. FRANCA Bene, si parte allora! Cominciamo con la donna e il lavoro. Voi andate a prepararvi che io introduco con il risveglio dell’operaia. 216 IL RISVEGLIO Nello spazio scenico, un monolocale, sono posti un letto matrimoniale, un comodino con sveglia e abat-jour, un attaccapanni, un armadio, una credenza sulla quale sono posati vari barattoli, un tavolo, una cucina a gas, un frigorifero, una lavatrice, un lavello. Appeso bene in evidenza un calendario. C’è anche un lettino con dentro un bambino (bambolotto), ecc. Sul letto dormono un uomo e una donna. L’uomo, dal momento che non ha battute, può essere sostituito con un pupazzo. Nella luce bassa la donna sogna come in un incubo. Questo brano viene attualmente recitato da Franca Rame con un unico elemento di scena, una sedia o una panca, a indicare il letto. L’arredamento scenico è stato soppresso, per motivi pratici, lungo il corso delle recite tenute durante gli scioperi e le occupazioni delle fabbriche. Ne è nata una versione, quella attuale, completamente mimata, in cui gli oggetti sono sostituiti dai gesti che li indicano. DONNA Tre pezzi, una saldatura, un colpo di trapano... due bulloni, una saldatura, un colpo di trancia... (Urlo). Oddio! Mi sono tranciata le dita! Le mie dita... fammele tirare su... il padrone non vuole... fanno disordine! (Si 217 sveglia di soprassalto: è ancora sotto l’incubo del sogno) Le mie dita... non potrò più metterle nel naso... (Si guarda la mano) Ce le ho!!... Ho sognato!... Porca miseria, adesso mi sogno di lavorare anche quando dormo, non basta in fabbrica? Che ore sono? (Guarda la sveglia) Le sei e mezza?! (Si alza dal letto infilandosi velocemente pantofole e vestaglia) Non ha suonato ’sta bastarda! Oh mamma, come è tardi! (Corre al lettino e prende tra le braccia il bambino) Forza bambino, forza! Che comincia la nostra giornata. (Si dirige verso il tavolo che sta vicino al lavello) Sveglia! Sveglia, bel topolino della tua mamma, andiamo! La pipì, ti sei fatto la pipì addosso... saranno tre ore che ti ho cambiato! Pisone di un pisone... con la premura che ho! Dobbiamo correre all’asilo-nido, che se arriviamo dopo le sette la suorina ci rimanda a casina! (Spoglia il bambolotto) Adesso la tua mamma ti lava il culascino... (Apre il rubinetto dell’acqua) L’acqua calda... macché, non c’è acqua calda... Vuoi vedere che quel rintronato del Luigi ieri sera ha spento il boiler? No, non è rintronato, ecco l’acqua calda... (Prende il bimbo in braccio e va al lavello) Laviamoci il faccettino, zitto, non piangere che se no svegli il papà... lasciamolo dormire per una mezz’oretta ancora, beato lui! Che poi deve scattare alla Sandokan: aaaaaaaaahhaahh! (Si rende conto di aver urlato, ripete l’urlo sottovoce) Aaahhh... correre a prendere il tram, il treno, e poi in fabbrica, (depone il 218 bimbo sul tavolo e con un asciugamano lo asciuga) e via a far ginnastica come una scimmia ammaestrata, alla catena di montaggio (esegue i movimenti della catena di montaggio): un due tre... (Ride) Ah, ah come ride il mio bambino... ti piace la tua mamma che fa la scimmia ammaestrata. Ora ti asciugo bene... (Prende un barattolo di borotalco e ne versa abbondantemente sul culetto del bambino) Una bella spolveratina di... (si blocca allibita) formaggio grattugiato!! Chi mi ha messo il formaggio grattugiato al posto del borotalco?! Mamma mia che disordine! Aspetta che lo tiro su... con quello che costa!! (Mima di raccogliere dal sedere del bambolotto il formaggio versato) Tanto il sedere del mio bambino è bello pulito! (Veste velocemente il bambino) Presto, presto, pisottone mio! Eccolo pronto! Che ore sono? Oddio com’è tardi! Stai tranquillo un attimo che anche la tua mamma si dà una lavatina. (Va al lavello e apre il rubinetto; mimando d’insaponarsi mani e viso, canta) Camaj, sapone delle stelle. Camaj, sapone... (S’interrompe) L’acqua, non c’è più acqua! Maledizione! Una famiglia come questa, che sta in una casa come questa, con trecento famiglie come questa... con tutti che hanno la mania di lavarsi alla stessa ora!! Con che cosa mi sciacquo adesso!? Accidentaccio... come brucia il Camaj, nell’occhio... questo la pubblicità non lo dice. (Afferra un asciugamano e si libera del sapone) Beh, mi laverò 219 un’altra volta, tanto a me chi mi guarda... (Si dà una pettinata veloce) Non mi guardano ma mi annusano... Mi darò un po’ di spray... (Prende un barattolo di spray) Che bella invenzione lo spray! Mettiamoci un po’ di spray. (Esegue) Come brucia!! Che ho messo? (Legge sul barattolo) Vernice per termosifoni!! Ho l’ascella d’argento?! Come me la tolgo? Me la toglierò in fabbrica col solvente. (Indossa velocemente gli abiti. Raccoglie il figlio, lo avvolge in una coperta e si avvia alla porta) Presto, via in fretta, correre! Le sei e quaranta... ce l’abbiamo fatta. Prendiamo la borsetta della mamma... la giacchetta della mamma... (Si dirige verso la porta. Si blocca) La chiave? La chiave? Dove ho messo la chiave? Tutte le mattine il dramma della chiave! Devo passare il tempo a cercar la chiave... coi minuti contati che ho... (Rovista freneticamente nelle tasche, si guarda intorno) Calma, stiamo calme, cerchiamo di ricostruire tutto quello che ho fatto ieri sera. Dunque, sono arrivata a casa, il Luigi non c’era. Ho aperto io la porta. Il bambino era nel braccio destro della mamma, la borsetta e la chiave nella sinistra della mamma. La borsetta e la giacchetta le metto qui (indica l’attaccapanni), il bambino lo metto nella culla. Torno fuori. Prendo le borse della spesa, la chiave sempre in mano... il pacchetto del latte sotto l’ascella... entro in casa... la borsa la metto qua... il latte lo metto nel frigorifero... Vuoi vedere che nel frigorifero ci ho messo 220 pure la chiave? (Va al frigorifero e lo apre) No, non c’è... neanche nel portauovo, nel portaburro... ma non c’è nemmeno il latte... in compenso ci ho messo il detersivo al limone per la lavastoviglie... È giusto: il limone si mette sempre nel frigorifero, altrimenti “va a male”! Sono pazza! Sono pazza!! Se ho messo il detersivo nel frigorifero, il latte l’avrò messo nella lavastoviglie... (Guarda nella lavastoviglie) Non c’è... meno male... Dove ho messo il latte? Sul gas... sì, per la pappa del bambino... tant’è vero che per avere libere le mani, per poter aprire il cartone, mi sono messa la chiave tra i denti e mai saprò perché ho messo la chiave tra i denti e non sul tavolo. Prendo il pentolino... verso il latte nel pentolino per la pappa del bambino... accendo il pentolino... accendo il bambino, voglio dire, accendo il latte... accendo il gas! Lascio il latte lì a bollire e, sempre con la chiave tra i denti, vado a sfasciare il banbino... nel senso che gli tolgo le fasce. (Va verso la culla, mima quanto dice) Prendo il bambino, lo metto sul tavolo... anzi no, col bambino in braccio vado all’armadio e prendo la vaschetta per fare il bagno, la chiave sempre tra i denti... metto la vaschetta qui, cerco il bambino... non c’è più il bambino! Ho perso il bambino! Dove ho messo il bambino? (Corre verso i vari mobili che nomina, apre e chiude velocemente gli sportelli) Nel frigorifero... nella lavastoviglie... nell’armadio! Avevo messo il bambino nell’armadio!! Per 221 fortuna si è messo a piangere, altrimenti chissà quando l’avrei trovato! Povero il mio bambino! Ho preso uno spavento tale, che mi sono precipitata a bere un bicchier d’acqua... (Si blocca di colpo, deglutisce spaventata) Ho ingoiato la chiave! E già... se ce l’avevo tra i denti... No, non posso averla inghiottita... la mia chiave ha il buco, avrei fischiato tutta la notte e il Luigi chissà che scenata mi avrebbe fatto... Dove ho messo la chiave... Calma, stiamo calme. (C.s.) Prendo la bacinella, vado a riempirla d’acqua calda, prendo il bicarbonato (prende un barattolo), che io ci metto sempre due cucchiai di bicarbonato per il bagno del mio bambino... Fosse caduta qua dentro? (Guarda il contenuto del barattolo con attenzione) Zucchero!! Chi ha messo lo zucchero nel barattolo del bicarbonato... (controlla in un altro barattolo) e il bicarbonato in quello dello zucchero? Quanti giorni sono che faccio il bagno al bambino con lo zucchero? Ecco perché la suora all’asilo mi ha detto: “Devo tenere il suo bambino sempre chiuso, come lo metto all’aperto api, calabroni e mosche gli volano adosso...” Povero bambino... E il Luigi, la scenata che mi ha fatto per il caffè... ci aveva messo il bicarbonato! Certi rutti! E la chiave, dove ho messo la chiave? Ma che scema... no, sbagliato, tutto sbagliato. Non ho mai tirato la chiave fuori dalla toppa... eh sììì, perché quando stavo facendo il bagno al bambino ho sentito il Luigi ravanare 222 nella serratura, perché io quando sono entrata avevo richiuso la porta, lasciando la chiave nella toppa... così lui non poteva aprire... ravanava ravanava e cominciava a tirare santi. Ho tolto la chiave dalla porta... lui è entrato... gridava come un pazzo, io la chiave l’avevo in mano, sono sicura... gli sono andata sotto il naso e gliela ho messa tra gli occhi... che quasi volevo levargliene uno... e ho detto: “Ho dimenticato la chiave nella serratura... e allora? Uccidimi moglicida!!!” “Lasciami stare, – mi fa lui, – non è per la chiave che sono arrabbiato... è che ’sto maledetto treno dei pendolari m’ha fatto un ritardo di un’ora... un’ora e mezza per fare 20 chilometri! Tutto tempo che il padrone mica mi paga... né mi paga il viaggio d’andata, né quello di ritorno, né mi paga il tram. Tutti viaggi che io faccio per lui, mica per villeggiatura!” “E te la vieni a prendere con me? – gli faccio io, sempre con la chiave in mano. – A parte che il padrone non si chiama più “padrone”, si chiama “multinazionale!” Oggi il padrone ce l’hanno soltanto i cani! Noi siamo esseri liberi, oggi! Il padrone multinazionale ti frega le ore che viaggi e te la prendi... ma non te la prendi per le ore che frega a me... a me, che oltre a lavorare per otto ore come una bestia per lui, ti faccio anche la serva gratis! Per lui, per il multinazionale!” E intanto ho dato il latte al bambino. (Va alla culla) L’ho preso in braccio... (Prende 223 il bambino in braccio e cerca nella culla) Mi fosse caduta qui... No, non c’è... (Nel riporre il bimbo nella culla gli tasta il sedere) Oh mamma, l’ha fatta! L’ha fatta, l’ha fatta un’altra volta! Cagone di un cagone... (Tenendo il bimbo tra le braccia va al tavolo vicino al lavello) Quante volte ti devo dire che tu la cacca devi farla all’asilo! Alle sette e due minuti devi farla, così ti cambia la suorina! (Così dicendo spoglia velocemente il bambino e lo lava) Che ore sono?... Oddio com’è tardi... non ce la faccio, non ce la faccio... perdo la giornata... Cagone di un cagone... io poi non capisco come si faccia con un sedere così piccolo a fare una cacca così grossa!! (Riprende, mentre lava il bambino, la sua tirata polemica col marito) “La famiglia, la sacra famiglia... l’hanno inventata apposta perché tutti quelli come te, sballati dalla nevrosi dei ritmi bestiali di lavoro, ritrovino in noi mogli tuttofare, il materasso su cui sfogarsi! (Ha finito di lavare il bambolotto, l’asciuga e lo riveste) Noi, vi rigeneriamo... per lui, gratis! Per essere pronti all’indomani a tornare belli e scaricati a produrre meglio per lui, il multinazionale! Lui è il padreterno! È lui che fa boom, poi fa il contro-boom! Poi la deflessione, poi l’inflazione, la crisi galoppante, la crisi strisciante... la caduta della lira, il dollaro, l’eurodollaro, il petrodollaro... poi spalanca le braccia e grida: “Che ci posso fare? È fatalità! È fatalità!”” Il Luigi si mette a ridere: “Ehi, ci ho una 224 moglie femminista-estremista e non lo sapevo... Da quando è che vai a scuola dalle femministe?” “Senti deficiente, – gli faccio io, – mica ho bisogno di andare a scuola dalle femministe per capire che la vita che facciamo è una vita di merda! Lavoriamo come due cani e mai un attimo per scambiarci due parole, mai un attimo per noi. Mi chiedi mai: “Sei stanca? Vuoi una mano?” Chi fa il mangiare? Io. Chi lava i piatti? Io. Chi fa la spesa? Io. Chi fa i salti mortali per arrivare a fine mese? Io, io, io! Eppure lavoro anch’io! Le calze che sporchi tu, chi le lava? Io! Quante volte hai lavato le mie calze? È questo qui il matrimonio? Io voglio poter parlare con te. Io voglio “VIVERE” con te... non ABITARE con te! Ti viene mai in mente che anch’io possa avere dei problemi? Mi va bene che i “tuoi” problemi siano i miei, ma vorrei che anche i “miei” problemi fossero i “tuoi” e non soltanto i “tuoi” i miei, e i miei sempre i miei!! Io voglio poter parlare, parlare con te... ma quando torni dal lavoro ti butti a dormire. La sera: TELEVISIONE! Alla domenica PARTITA!, a vederti ventidue cretini in mutande, che si dànno scarpate intorno a un pallone, con in mezzo un altro ritardato dell’oratorio, anche lui in mutande, ma con la giacca e il fischietto!” Lui, il Luigi, paonazzo, offeso come se gli avessi parlato male della sua mamma, mi fa: “Ma cosa vuoi capire tu di sport!” Che non era proprio la risposta giusta! Non ci ho visto più! Gridavo come una 225 matta! Ho tirato fuori tutto! Gridavo io, gridava lui... io pesante, lui più pesante, più pesante io... ancora più pesante lui... finché ho detto: “Se questo è il matrimonio, vuol dire che ho commesso un errore...” Ho tirato su il mio errore... (Prende in braccio il bambino e si avvia decisa alla porta) e via che me ne sono andata. A questo punto la chiave, sono sicura, ce l’avevo io, perché ho aperto la porta. Il Luigi viene lì... ci aveva una faccia, povero Luigi, era bianco, col magone... Mai avevo fatto una scenata così e mica scherzavo... e lui l’aveva capito. Mi tira dentro in casa: “Su, non fare così, aspetta...” “Lasciami stare!” “Parliamo, prima parliamo, se poi te ne vuoi andare va bene... ma prima parliamo! C’è la dialettica no? C’è la dialettica, per dio!”... e mi spingeva verso il (si siede sul letto) “dialettico”... e mi dice che sì, avevo ragione... ma che lui era abituato con la sua MAMMA... che credeva che fossi anch’io come la sua MAMMA... che aveva sbagliato, che doveva cambiare... insomma, si è fatto la... cosiddetta “AUTOCRITICA”. Ma così bene, così bene... che io piangevo... E più si autocriticava e più io piangevo, e più piangevo e più si autocriticava... come era bello piangere ieri sera! E la chiave? (Guarda per l’ennesima volta l’orologio) Non ce la faccio... (Di colpo si ricorda) Sicuro... me l’ha presa lui sono sicura... nella tasca della giacca... se l’è messa in tasca... (Scorge la giacca appesa all’attaccapanni, fruga 226 nelle tasche) Eccola, la mia e la sua! Che ore sono? Sette meno dieci, forse ce la facciamo ancora... Forza patanino che ce la facciamo! (Prende il bambino in braccio, si muove freneticamente) Il bambino della mamma, la giacchetta della mamma, la borsetta della mamma, (sta per uscire, si blocca di colpo) il tesserino del tram... Aspetta bambino, fammi cercare il tesserino, che se poi il tram è pieno mi tocca metterti per terra e ti schiacciano tutto... (Fruga in borsetta) Eccolo... Bello, il mio bel tesserino! (Lo guarda distrattamente) Sei buchi? Sei buchi di andata e sei buchi di ritorno! (È allibita) Sei buchi di andata sei buchi di ritorno?! Chi m’ha bucato così il mio tesserino? Sei buchi... Ma che giorno è oggi... (Guarda il calendario appeso alla parete, non apre bocca... è stravolta, avvilita. Quasi senza voce dice) Domenica!? (Gridando) Domenica!! (Al bambino) E tu non mi dici niente! È domenica! Roba da pazzi, volevo andare a lavorare anche di domenica! Sono pazza!! (Cantando) Di domenica non si lavora e fino a tarda ora si sta a dormire! A letto, bambino, a letto! Dormire!! (Depone il bambino nel letto matrimoniale, corre in proscenio e si rivolge direttamente al pubblico) Voglio fare un sogno dove c’è un mondo che tutti i giorni è domenica! Tutta una vita di domeniche! È la fine del mondo... È scoppiata la domenica eterna! Non cì sono più gli altri giorni della settimana... Il lunedì l’hanno impiccato, il giovedì 227 fucilato, il venerdì affettato!... Tutti i giorni sono domenica... (Corre al letto, s’infila sotto le coperte) Dormire bambino! Dormire! E se mi sogno un’altra volta di lavorare, mi strozzo da sola! Dormire! (Sulle ultime parole, con il lenzuolo si copre tutta, testa compresa). Buio. Stacco musicale. Canzone: IL SOGNO L’altra notte mi sono sognata che ero in fabbrica a lavorare e vicino al mio telaio lavorava anche l’ingegnere e io gli insegnavo come si fa andare il pettinile, e lui perfino mi ringraziava, lui perfino era gentile. Non c’era quel gran baccano e non c’era il puzzo di tintoria, i tempi li dava una mia zia, si andava comodi, si andava piano. Senza neanche domandare sono andata perfino in gabinetto e seduta comoda ho perfino letto 228 un gran giornale dove c’era un titolo fenomenale: “Lavorare poco, vivere molto”. Poi sono andata a farmi un giretto in un gran parco pieno di bambini e dentro un giardino c’era che giocava il mio bambino; il mio bambino mi ha preso per mano e mi ha portato nella nostra casa, al primo piano, che però non era nel casermone dove stiamo adesso, come in prigione. Mio marito era già tornato, era di festa e faceva il bucato faceva il bucato e non era arrabbiato m’ha portato al cinema come da fidanzato e c’era il cinema, ma nella pellicola non recitavano degli artisti, eravamo noi i protagonisti. Recitava tutta la gente che sta nel mio quartiere: uno s’alzava e ci chiedeva quello di cui aveva bisogno; tutti si discuteva, 229 e poi ogni cosa, tranquillamente si risolveva. Non c’era nessuno che faceva il prepotente, nessuno con l’aria di comandare, ognuno era sorridente. E c’era un gran cartello da guardare con su scritto: “proibito proibire” e ho notato così che la gente parlava perfino diverso nessuno diceva: “questo è mio e quest’altro è tuo” non c’era più né mio né tuo era tutto nostro, nostro di tutti, perfino l’amore era diverso non era pìù una roba fra me e te contro gli altri era con gli altri, amore per stare più insieme all’amore degli altri... non c’era più l’egoismo, c’era proprio il comunismo. Non c’era più l’egoismo, c’era proprio il comunismo. La maestra di ballo: catena di montaggio 230 Personaggi: Maestra di ballo, Alcune operaie, Voce fuori campo di uno speaker. SPEAKER (voce fuori scena) Oggi il ritmo e l’armonia sono alla base della produzione specie nelle aziende moderne. Anche da noi, come già da tempo avviene in Giappone, ad allenare e ad ammaestrare le aspiranti operaie sono state chiamate delle provette insegnanti di danza. Nello spazio scenico completamente vuoto entra la maestra di ballo. SPEAKER Finalmente anche noi donne abbiamo accesso alla catena di montaggio come l’operaio maschio. Il lavoro alla catena ormai abbisogna di gestualità armonica ed elegante, al punto che in alcune imprese tecnologicamente avanzate, ad ammaestrare i giovani operai sono state chiamate vere e proprie maestre di danza. FRANCA Avanti il gruppo selezionato dopo il primo stage. (Entrano una decina di ragazze in salopette) Pronta la band per l’accompagnamento ritmico (La Witz Orchestra si dispone su un lato) Accomodatevi carine, prego. E’ inutile che vi facciamo provare direttamente sulla catena di montaggio vera e propria, se prima non avete acquisito 231 perfettamente ogni singolo movimento dei ventiquattro diversi che dovrete eseguire, con armonia e tempo esatto. E’ semplice non è faticoso, è perfino elegante e divertente, ma dovrete prestare molta attenzione! Il nostro motto è: “lavorare con gioia!”. Immaginiamo che qui, a questa altezza passi il nastro superiore della catena di montaggio, e a questa il nastro inferiore. Sul nastro superiore a dieci centimetri una dall’altra sono sistemate delle viti; ognuna di voi, con ambo le mani, deve afferrarne due e infilarle con gesto alternato nei fori del pezzo struttura che passa nel nastro sottostante. Provate… ecco così, piano… non affrettatevi… lentamente… brave! Non è difficile vero?... un due… un due… Attente adesso: sempre sul nastro superiore passa una nespola… Una specie di sigaro metallico , che dovrete afferrare con i dentini… così…ahmn! Attenzione che arriva… ahmn! Brave! Adesso, senza smettere il lavoro con le mani, infilate la spoletta in un foro situato in un altro spezzone meccanico, che in quest’istante vi passerà sulla sinistra. Saranno due di seguito le spolette da infilare… ahmn uno infilare, ahmn due infilare… quindi con due colpetti della fronte dovete premere le spolette di scatto… ohpp! Ohpp!... Si riprende con il gesto base… uno due… calma… non dovete stancarvi… divertente, no? Semplice e divertente… Ora terzo movimento: acchiappare con le narici del vostro nasino due piccoli gommini che troverete 232 di passaggio sul nastro inferiore… inspirare, via… infilare veloci… via!... brave! A questi gommini sono attaccati dei fili sottili di rame… date due begli strappi per stenderli… e poi di scatto andate ad avvolgerli sugli appositi rocchetti del tronco di sezione montaggio sulla sinistra. Tre giri bastano. Via… uno, due, tre… basta così. Ora soffiate forte il naso per fare uscire i gommini… snarigiate forte… brave!... staccate per un attimo la mano destra e accompagnate il filo sul rocchetto del nastro sottostante… via con morbidezza... avvolgerlo così... con grazia... brave tesorini miei... due strusciate di palmo per l’avvitamento delle rotelle a vite con la sinistra... Lento... lungo... uno due! Basta così... Attenzione... vicino il piede destro c’è il pedale che comunica con la trancia... attenzione a ritirare le manine altrimenti zac... un bel colpo secco... e trac, tutte le dita via, per terra... il padrone non vuole! Fa disordine! Via... Brave... perfetto! Col fianco bloccate il rotatorio... un colpo d’anca sul pistone di sinistra... brave... e adesso due colpi d’anca sul pistone di destra... come quando si fa la mossa! Un altro sulla sinistra... zam! Piegare le gambe... portare avanti il bacino... il ventre... fino a far premere l’ombelico contro la ventosa applicata sul manubrio della manovella del trapano... premere... là!... Oscillare rotando il bacino... sì, proprio come nella danza del ventre... splendido... ancora!... Retrocedere di scatto col bacino... e battere i glutei... (aria interrogativa 233 delle operaie)... sì, insomma, una sederata sulla sbarra timone che vi sta proprio di dietro e che provoca la chiusura del ciclo e l’inizio di quello nuovo. Forza con ’sta sederata!!!... Ohpp! Avete visto com’è semplice? In più ha il vantaggio di rassodare i muscoli dei pettorali ed eliminare la cellulite. Chissà quante signore pagherebbero per essere al vostro posto! Allora da capo: ripassiamo con calma. Afferrate le viti sopra e avvitate le viti sotto... uno due, uno due... arrivano le nespole... attenti con i dentini... ahmm!... Subito infilate sulla sinistra... ohpp! Altra spoletta... uno... op... due colpetti con la fronte... vai... vai... perfetto!... Pronti con le narici del naso, infilare i due gommini.. op, op... strappi numero due... stendere... avvolgere sul rocchetto alla sinistra... tre giri... op vai... stop! Snariggiata... due sniffsniff... accompagnare i fili con la destra... dolcezza... unooo! Avvolgere... dueeee... treeee! Via con il palmo della sinistra... strusciare lungo sulla rotella, opp! Pronti per il colpo secco al pedale della trancia... via... zan! Bloccare col fianco due volte sul pistone di destra, uno sinistra... la mossa!... Uno... la mossa! Due... trimossa! Sinistra! Braaaave! Avanti col bacino... preciso con l’ombelico santo, sulla manopola ventosa... Gira gira... (canta) la-la-la laìlaìlalalala... oriente misterioso e sensuale. Pronti per la sederata all’indietro arrestaciclo... 234 vai! Bravee!... No, non vi fermate: riprendiamo da capo... Uno, due... forza che se non sbagliate siete assunte! Uno due, uno due con le mani alle viti... afferrate le spolette con i dentini... uno due a sinistra... uno due a sinistra... infila... colpetto con la fronte... due... op op... pronto il nasino prensile... prendi i gommini due... due strattoni tendifilo, op op... avvolgere a sinistra sul rocchetto... vrr vrr... oh che meraviglia! Snariggiata sgniff sgniff... vai con la destra... dolce... uuunooo duuueeee... avvolgere... duuueee treeee. Palmo a struscio con la sinistra sulla rotella... op, pedale trancia secco zamm!... la mossa!... Due destra... mossa trapani... mossa trapam... sinistra tratapram! Magnifico!... Via col pancino ombelico e pancino... gira la danza... vai orientale- morbosa-sensuale-vai... gluteo veloce pronti... fuori uno... perfetto! Riprendono con ritmi ormai ossessivi mentre la voce dello speaker dice: VOCE SPEAKER operaie In una fabbrìca di Milano, la Siemens, le della catena di montaggio compiono quarantamilacinquecento movimenti in una sola giornata, di cui tremila con il pedale e colpo d’anca relativo, per la trancia. 235 Tutte le operaie sono ammalate alle ovaie per il contraccolpo che scuote violentemente il bacino nello scatto al pedale. Quasi tutte soffrono di disturbi all’apparato genitale: infiammazione, uretriti, ecc. Alcune di loro hanno dovuto sottoporsi a interventi chirurgici che le hanno private definitivamente della possibilità di avere figli. Buio. Stacco musicale con balletto con passi robotizzati. Si usa la stessa chiave di “Ci ragiono e ci canto”, con i bastoni che formano la macchina del telaio meccanico, per poi sfasciarsi e riformare altre macchine (vapore in un ambiente di stireria meccanicizzata). Applausi alla fine della danza. FRANCA Adesso tocca ad Enzo… dove sta? VOCE Eccolo è laggiù al pianoforte. Canzone : “Vincenzina davanti alla fabbrica”. Manca. Applausi. L’UOMO INCINTO. Personaggi: 236 Madre Figlia Industriale Professore Infermiera L'impianto scenico è prettamente teatrale. La prima scena rappresenta il soggiorno della casa dell'industriale, la seconda, lo spaccato di uno studio medico. Telefonata della Figlia al suo ragazzo. FIGLIA Sì ti dico, ne sono sicura... sono incinta... sì incinta!... E parla, di qualcosa!... Lo so che mi ami, ma adesso che c'entra? Sì, voglio dire, c'entra, ma cosa risolve... Ma se lo dico a mia madre quella mi ammazza... Abortire? Ma dove? Chi? E mi ci porti tu? Ah, vedi, scantoni... Eccolo qui il tuo amore!... Mi sposi? Ah questa è ancora più bella... Quando? Fra quattro anni? Me lo vedo già tuo padre: «Disgraziato! Ti mando in città, sborso un sacco di quattrini per mandarti all'università per farti prendere una laurea e lui va a farsi incastrare con la prima smorfiosa che incontra ». (Si sente l'aprirsi e chiudersi di una porta). Zitto, ti devo salutare... sta tornando mia madre... sì, dopo... ciao. 237 Entra la Madre piangendo. FIGLIA Che c'è Mamma, perché piangi? MADRE Niente, niente piccola mia... non è niente... piuttosto... anche tu piangi... Perché? FIGLIA Così, perché... piangevi tu... MADRE Oh, mi doveva capitare anche questa! FIGLIA Cosa mamma? MADRE Niente, niente... FIGLIA Ecco vedi, è sempre niente... MADRE Ma cara vorrei poterti dire... confidarmi almeno con te... Ma come dirlo... purtroppo... FIGLIA Già, purtroppo sono una bambina e alle bambine non si parla di cose serie... E se ti dicessi che io... MADRE Lo so, lo so, hai ragione... dovrei avere più... come dire... darti più fiducia... considerarti... FIGLIA ... una donnina! Mamma vuoi capire che ho diciotto anni e che tu a diciotto anni... MADRE Certo a diciotto anni aspettavo già un figlio. FIGLIA E anch'io! MADRE Anch'io cosa? FIGLIA Dico anch'io... potrei già aspettarlo... MADRE Certo, certo,... Ma tu non sei ancora sposata cara, e io invece a diciassette anni, capisci... ero così oca sapessi... niente sapevo, niente! FIGLIA E invece io so. 238 MADRE Sì, è vero, tu sei più sveglia... bambina mia. FIGLIA Mamma basta con questa bambina mia. Ma vuoi capire che io voglio che tu mi tratti come una persona par tuo, un'amica con la quale parlare, raccontare i propri problemi. MADRE Hai ragione... parliamo... bisogna sfogarsi, vieni qua bambina... voglio dire... sì insomma... con qualcuno bisogna pure che parli... che con tuo padre, è come stare in una tomba di famiglia. Hai proprio ragione sì, ho sbagliato tutto, ma da questo momento voglio essere un'amica per te. FIGLIA Ed io per te. MADRE Sì... tutte e due... Allora parliamo. FIGLIA Oh mamma... non so come cominciare. MADRE Appunto, non cominciare, comincio io... allora senti, ti devo dire una cosa. FIGLIA No, mamma lasciala dire a me per prima, ti prego. MADRE No, no ti prego io... devi lasciar parlare me per prima... che se no scoppio. FIGLIA Ecco vedi... questa è proprio prepotenza. La prima volta che parliamo, subito lei... MADRE Ma vuoi capire che è una cosa disperata, una tragedia!? FIGLIA Perché la mia allora?... Che sai tu che non sia una tragedia più grande della tua... che i miei problemi... 239 MADRE Ma che problemi vuoi avere tu, cara... problemi innocenti... piccoli drammi che sbocciano... FIGLIA Certo, che sbocciano. MADRE Da neonato... FIGLIA Appunto l'hai detto. MADRE Che ho detto? FIGLIA Niente, niente... cioè anzi... insomma mamma io aspetto... MADRE Ecco brava, aspetta che adesso ti dico tutto... FIGLIA Ma mamma lo so già cosa mi verrai a raccontare. MADRE Lo sai? Chi te lo ha detto? FIGLIA Nessuno... voglio dire che lo posso intuire: avrai Scoperto che papà s'è fatta un'altra donna. MADRE No. Mi sono già informata... ha sempre quella di prima, sempre la stessa. È un uomo fondamentalmente fedele... Ha un'amica d'accordo, ma io non me la prendo lo sai, non sono gelosa... per lui è solo un diversivo. A me, non mi lascerà mai! Perché io sono la moglie e lui è un uomo di principi sani... la moglie è sempre la moglie! Non mi ha mai fatto mancare niente... è lui che paga tutto, pensa a tutto lui... e torna sempre da me... anche se il week-end lo fa sempre fuori casa con lei... il lunedì ritorna sempre con un regalino... un piccolo pensiero... (si commuove) Come è delicato! FIGLIA Lo so, lo so... ma allora se non è un'altra donna, perché te la prendi? Perché ti disperi. 240 MADRE Cara, cara non so come dirtelo... Guardami bene negli occhi... Figlia mia, tua madre è madre! FIGLIA Lo so che sei madre... e con questo? MADRE Ma non capisci: di nuovo... sono madre!, sono incinta! FIGLIA Anche tu?! MADRE Come anche tu?! FIGLIA No, voglio dire siccome ho saputo... ieri mi dicevi... che tua sorella aspetta un bambino... io dicevo: « anche tu »? MADRE Sì, ma lei ha 30 anni, io invece ne ho 45 suonati... Capisci, dopo 5 figli che ho avuto, alla mia età, aspettarne un sesto... FIGLIA Beh, ma il papà sarà contento. MADRE Già, lui figurati... non gli sembrerà vero... inviterà tutti i suoi amici... andrà al circolo della caccia a far festa: « Sono potente! Sono ancora un uomo! » Ma io come faccio!? FIGLIA Beh mamma, sei ancora giovane... vedrai che... MADRE Cosa devo vedere? Ma che ne sai tu di cosa voglia dire aspettare un figlio? FIGLIA Lo so, mamma lo so! MADRE Certo, lo sai per sentito dire... FIGLIA No, anche fare... MADRE Sì, lo sai... Fammi ridere, per quelle quattro lezioni sui problemi sessuali che ti sei sorbita a scuola. 241 FIGLIA Beh ti dirò che ho fatto anche qualche corso supplementare... d'aggiornamento... MADRE E non essere volgare ti prego! Questo è proprio spirito fuori luogo... ma lo vuoi capire, sì o no, che è una cosa seria. Che dopo l'operazione ai reni dell'anno scorso mi aspetta una gravidanza da suicidio... per otto mesi mi toccherà stare a letto imbalsamata come una mummia... e c'è pure il rischio che ci rimanga. FIGLIA Oh mamma ti prego... MADRE Sì c'è proprio 'sto rischio bambina mia... c'è il rischio che ci crepi... il ginecologo me l'ha detto chiaro e netto più di un'ora fa. FIGLIA In poche parole ti ha consigliato di abortire... MADRE Già... ma te lo immagini tuo padre con i suoi principi, la sua morale... FIGLIA E sì certo, perché tanto non tocca a lui farsi i figli. Il fatto è, che il nostro caro padre e marito se ne frega, lui è il padrone! MADRE Ti prego non parlare così di tuo padre! Ricordati che è tuo padre! FIGLIA Per carità, lo so e melo ricordo: mio padre è la persona più onesta e generosa di questa terra. Paga le tasse... qualche volta. t adorato dai suoi operai... quando non lo vedono... lavora come una bestia per la sua famiglia... MADRE Beh perché, hai qualcosa da dire in merito? 242 FIGLIA Certo che ho da dire, perché non gliene frega niente, pur di salvare la sua « morale », di farti crepare. MADRE Beh, ha la testa fatta così... anche se il ginecologo gli va a dire che c'è pericolo, lui non molla, che ci vuoi fare. « È la natura, – dice, – e chi è contro la natura è una bestia, un'infanticida! » FIGLIA Beh allora sai che ti dico mamma, che se a te va bene così... fatti pure tutti i figli che vuole tuo marito, ma non pretendere che io mi rovini la vita a fare la ragazza madre sfottuta e umiliata. MADRE Ma cosa stai dicendo... Squilla il telefono. FIGLIA Rispondo io. (Corre al telefono). MADRE Forse è tuo padre... FIGLIA Pronto... (Alla madre) No è Aldo un mio compagno di scuola. MADRE Chi, Aldo Bennini il figlio del socio di tuo padre? Chiedigli se sa qualcosa del papà... è una settimana che non si fa vivo, manco ha telefonato una volta... sarà con quella gatta smorfiosa... È un week-end un po' lungo stavolta... Bevo un goccio se no crepo... (Si allontana verso un mobile bar). FIGLIA (abbassa la voce) Si sì... ti ascolto... ma c'era qui mia madre. No, non gliel'ho detto ancora... non ci sono 243 riuscita... A chi glielo vai a dire? A mio padre? Tu... Ma fai il piacere! Beh vediamo se davvero ce l'hai 'sto coraggio... No, in ufficio non c'è... non si fa trovare... Sì, è più di una settimana che non lo vediamo... sparito!... E chiedilo a tuo padre... sono così amici... lui lo sa di sicuro... Ma chi sfotte... Che stupido... ha riattaccato... e si offende pure... manco fosse lui incinto. MADRE (torna dalla Figlia con un bicchiere ricolmo di whisky) Sai cosa faccio? Io le telefono. FIGLIA A chi? MADRE Alla sua amica. FIGLIA Per dirle che? Che sei incinta? Capirai che gliene importa a quella. MADRE (con i nervi a fior di pelle) Beh voglio almeno sapere se ha intenzione di tenerselo in casa ancora per molto, mio marito. FIGLIA Ma non fare stupidaggini andiamo... dove è finito tutto il tuo orgoglio, mamma! Squilla un'altra volta il telefono; la Figlia si precipita a rispondere. FIGLIA Pronto? Si, chi parla? MADRE (molto ansiosa) tuo padre? FIGLIA Pronto... buona sera... (Alla madre) è un professo re... (Al telefono) ripeta scusi? Sì sono la figlia... 244 S'illumina lo spaccato dello studio medico. PROFESSORE (dall'altra parte dell'apparecchio) Dicevo che sono il professore Bignardi, c'è sua madre? FIGLIA Sì, è qui, gliela passo. PROFESSORE Buona sera signora... volevo rassicurarla a proposito di suo marito: sta benissimo, è qui da me... nel mio studio... si scusa se non si è fatto vivo in tutti questi giorni ma era come dire frastornato... MADRE Perché frastornato? La ringrazio professore... come si chiama... non ho capito bene il suo nome... PROFESSORE Non ha importanza... importante invece è che lei si tranquillizzi: suo marito è in ottima salute. MADRE Grazie. Ma non le dispiacerebbe passarmelo un attimo? PROFESSORE Attenda. (Rivolto all'Industriale che se ne sta seduto abbioccato su una poltrona dello studio) Non vuole proprio dare nemmeno un saluto? INDUSTRIALE No, no, guardi non me la sento... la prego me la saluti lei e basta così. PROFESSORE Come crede. (Al telefono) No signora, mi dispiace ma non è nello stato d'animo adatto... non vuole parlarle. MADRE Come non vuol parlarmi... cosa gli è preso? Professore... sono la moglie, io! 245 PROFESSORE Stia tranquilla signora, va tutto per il meglio... arrivederla a presto. Lo spaccato dell'appartamento dell'Industriale, scompare. INDUSTRIALE Allora professore tagliando corto, cosa dicono 'sti esami? Cos'ho. Sono pronto a tutto. Dica la verità... sono spacciato vero? PROFESSORE Stia calmo, lei sta benissimo, le dirò tutto... ma prima devo farle ancora qualche domanda. INDUSTRIALE E va bene, forza con 'ste domande... sono pronto. PROFESSORE Quando ha iniziato a sentire queste nausee? INDUSTRIALE Beh è stato quasi un mese fa... stavo in consiglio di amministrazione e a un certo punto uno dei miei soci ha acceso un sigaro e io trac, scusi la volgarità, gli ho vomitato addosso. E da quel momento se entro in un posto dove c'è odore di fumo mi si rivolta lo stomaco. PROFESSORE E gli svenimenti, da quando sono cominciati? INDUSTRIALE Nello stesso periodo. Ero in seduta con quelli del sindacato per via di una vertenza, quando uno della commissione interna mi fa: « No dottore, su questi punti noi non molliamo... piuttosto le occupiamo la fabbrica» e io gli sono svenuto in braccio. Capisce 246 svenuto in braccio a uno della commissione interna, che poi l'ha raccontato a tutti gli operai... che figurarsi, credevano fosse stato per lo spavento... tant’é che hanno scritto sui muri: «Occupazione occupazione, che al padrone gli viene il coccolone». PROFESSORE E gli altri sintomi? INDUSTRIALE Beh, una settimana dopo ero dalla mia amica e mi sono svegliato in piena notte con una gran voglia di anguria. PROFESSORE Anguria? INDUSTRIALE Sì, di melone rosso capisce, anguria di novembre! E dove la trovo l'anguria d'inverno? Una voglia che non le dico! Sono pazzo – mi dicevo... e intanto la voglia di anguria cresceva... vedevo fette di anguria dappertutto! Sono uscito e sono andato in piena notte come un matto a girare per la città in cerca di bancarelle d'anguria. PROFESSORE Bancarelle d'anguria a novembre? INDUSTRIALE Sì! PROFESSORE E l'ha trovata? INDUSTRIALE No, ma ho trovato una vecchietta che lavorava a maglia... alla stazione centrale, nella sala d'aspetto... Era lì che sferruzzava svolgendo un gran gomitolo di lana rossa... io le ho afferrato il gomitolo di lana... PROFESSORE E se l'è mangiato? 247 INDUSTRIALE No... m'è venuto di colpo una gran voglia di mettermi a lavorare a maglia... PROFESSORE Fantastico! E cosa ha fatto? INDUSTRIALE Ho tirato fuori di tasca due biglietti da diecimila e le ho comprato il gomitolo, gli aghi e il pezzettino di maglia che aveva appena fatto. PROFESSORE E poi? INDUSTRIALE Poi mi sono messo lì seduto sulla poltrona della sala d'aspetto a sferrugliare come un matto tutta la notte... e ho fatto una sciarpetta che se vedesse... un'amore... PROFESSORE Non avrei mai pensato che lei, un industriale sapesse lavorare a maglia. INDUSTRIALE Neanch’ io lo sapevo... mi sono così... ma sapesse come mi piace! (Estrae dalla borsa un golf) Guardi, questo golfino, l'ho fatto io... PROFESSORE Bellissimo. INDUSTRIALE Se vuole gliene faccio uno anche per lei professore. PROFESSORE Grazie. IDNUSTRIALE Glielo faccio volentieri. (Nel gesticolare si batte una mano sul petto) Ahi. PROFESSORE Che c'è. INDUSTRIALE Non so... ma mi fa male... sì, qui sul petto... i capezzoli, mi si sono gonfiate le glandole... PROFESSORE Già, le glandole mammarie. 248 INDUSTRIALE Mammarie?! Ma che dice professore... PROFESSORE (prende un flaconcino dalla scrivania) E adesso mi dica un po' da quando prende queste pillole? INDUSTRIALE Quali? PROFESSORE Queste che aveva in tasca. INDUSTRIALE Quando? PROFESSORE La settimana scorsa quando è venuto qui per la prima serie di analisi... sono loro che hanno combinato tutto il guaio. INDUSTRIALE Che guaio? Ad ogni modo professore me le ha ordinate lei. PROFESSORE lo le ho ordinato delle pillole antifecondative? INDUSTRIALE Antifecondative?! Faccia un po' vedere... e già mi sono sbagliato... le avevo trovate in un cassetto di mia moglie e gliele avevo portate via perché lei sa... i miei principi... io non posso permettere che mia moglie vada contro natura. PROFESSORE E così contro natura c'è andato lei. INDUSTRIALE Cosa? Come, contro natura? PROFESSORE Lei si è dimenticato di aver sottratto le pillole a sua moglie e siccome i flaconi che le contengono sono pressoché identici, lei ha continuato a inghiottirsi gli antifecondativi, convinto di prendersi un regolatore per il fegato. 249 INDUSTRIALE Eh già, e già, che rimbambito! Sì, va beh, ma che cosa mi avrebbero combinato dopo tutto... tanto io mica sono una donna. PROFESSORE Una trasvicomenzione pletovalicale, le hanno combinato. INDUSTRIALE E cosa sarebbe? PROFESSORE Vede, lei stava già facendo una cura molto pericolosa che io in verità le avevo sconsigliato. INDUSTRIALE Quale, quella dimagrante? Sì beh, ma mi ha fatto benissimo. Guardi qua ho perso dieci chili in un mese... PROFESSORE Già una cura a base di ormoni femminili attivi e con questo, grazie all'aggiunta degli antifecondativi le si è sviluppato un processo ovarico completo. INDUSTRIALE Ovarico?! PROFESSORE Sì, sì ovarico... in parole povere le sono venute le ovaie. INDUSTRIALE Le ovaie a me? Come a una donna... PROFESSORE Sì. INDUSTRIALE Sono diventato una donna...? PROFESSORE No, si tranquillizzi... è sempre un uomo... ma un uomo incinto. INDUSTRIALE Professore ripeta scusi... PROFESSORE Sì, glielo ripeto... Lei sta aspettando un figlio... 250 INDUSTRIALE Cosa? Ma professore lei è impazzito! PROFESSORE Senta, vorrei davvero poterle dire che sì, sono impazzito... ma è una settimana che le sto facendo esami, analisi, controlli, lastre e controlastre... Ho perfino usato per la prima volta il trascremmilaster... non si ricorda quando l'ho disteso su quella macchina? INDUSTRIALE Si e con questo? PROFESSORE Ecco qua... in poche parole le ho fotografato il figlio in gestazione. (Mostra alcune lastre). INDUSTRIALE Il figlio?! PROFESSORE Sì, lo guardi di profilo... di fronte... dal basso. INDUSTRIALE Mio figlio... E chi sarebbe il padre? PROFESSORE Lei stesso... autogenesi naturalmente. Il fatto eccezionale è stato catalizzato da una ripetuta conseminazione femminile coadiuvante. INDUSTRIALE Non capisco... PROFESSORE In poche parole sua moglie o la sua amica... INDUSTRIALE Mi hanno messo incinto... PROFESSORE Beh... quasi... nel senso che hanno favorito, come dire... INDUSTRIALE Basta così professore... Oddio mi sento male!! PROFESSORE Aspetti che le do un calmante. 251 INDUSTRIALE No, no... lasci correre i calmanti... Potrei avere piuttosto una bella coppa di gelato fragola e limone? PROFESSORE Gelato fragola e limone?! INDUSTRIALE Sì, me ne è venuta una voglia! La prego professore... Mi sento morire se non ho la fragola e limone. PROFESSORE Va bene va bene adesso chiamo l'infermiera e glielo mando a prendere. INDUSTRIALE Grazie... (Cambia tono, di colpo spaventato) Per la miseria! PROFESSORE Che c'è, che le prende adesso?! INDUSTRIALE Per nascere 'sto mio figlio... come fa, per nascere? PROFESSORE Beh, è semplicissimo, col parto cesareo. INDUSTRIALE Parto cesareo?... Ah è semplicissimo!! PROFESSORE Beh, mille donne lo fanno. INDUSRTIALE Beh ma io mica sono una donna... io mica son nato per soffrire... e per partorire con dolore! lo non ho rubato la mela, io non ho trescato col demonio... Entra l'Infermiera. Mentre si svolge il dialogo tra il Professore e l'Infermiera, l'Industriale estrae dalla sua borsa, un lavoro a maglia e sferruzza. INFERMIERA Mi ha Chiamato professore? 252 PROFESSORE Sì, per favore mi vada a prendere una coppa di gelato fragola e limone. INFERMIERA Gelato fragola e limone?! INDUSTRIALE Sì, sì... una coppa grande... INFERMIERA Una coppa grande... ma siamo in gennaio! PROFESSORE Non stia a discutere signorina... anzi ne porti due, una anche per me che a forza di parlarne me ne è venuta voglia... INFERMIERA Va bene professore. (Esce). PROFESSORE Cosa fa adesso? INDUSTRIALE E non vede faccio un po' di maglia... sono così disperato... e sferrucchiare mi calma un po'... ho deciso che faccio una cuffietta. PROFESSORE Beh, non si disperi... ne sia felice invece... i figli sono la benedizione del cielo... non l'ha sempre detto anche lei? INDUSTRIALE Sì, ma io dicevo i figli fatti dalle donne... non da me che sono un uomo... PROFESSORE Non bestemmi per favore: i figli sono sempre i figli e bisogna accoglierli come il più bel dono del creato, INDUSTRIALE Ma che dono! Questa è una beffa... Ma se lo immagina io che arrivo al consiglio di amministrazione in premaman... e le risate dei miei operai... ai quali dicevo di essere per loro più che un padre... adesso che sono incinto mi chiameranno mamma, 253 mammona, mammana, mammasantissima. No, no, non posso... Professore ho deciso... io abortisco. PROFESSORE Cosa?! Proprio lei... lei che è presidente della lega contro l'aborto! INDUSTRIALE Sì, contro l'aborto... ma delle donne! PROFESSORE Ah ecco... bella coerenza... se la sentisse sua moglie alla quale ha imposto cinque figli, anche quando lei non E voleva! Dovrebbe essere orgoglioso di ritrovarsi ad essere il primo uomo a generare in proprio. INDUSTRIALE Me ne importa a me dell'orgoglio... Professore io non ci sto... io abortisco... e se non mi fa abortire lei vado in Svizzera, in Inghilterra... vado non importa dove... io voglio l'aborto! FRANCA Guardate che splendide immagini, qualche bacchettone ipocrita ha il coraggio di parlare di sconcio, di osceno. E allora è il caso di parlare un attimo della sessualità e dell’erotismo. La sessualità, lo ribadiamo, è un dono della natura: è salute, felicità del proprio corpo, così l’erotismo… è gioia, soddisfazione, è il sentimento primo essenziale dell’amore. Un bel corpo che si muove con armonia, con sapienza, è qualcosa di esaltante, è danza, musica, ritmo, respiro… è vita! Niente a che vedere con la pornografia che è la negazione d’ogni fantasia sessuale… ma di questo tratteremo fra 254 poco… fateci caso, quando si parla di sesso e sessualità… i primi a tendere le orecchie preoccupati sono sempre i maschi, certi maschi… i moralisti che temono si metta in piazza il loro dominio… il sesso mascolo è lui il protagonista imposto, il despota di ogni momento erotico. Sì, il sesso mascolo… che non è qui in carne ed ossa, perché non sta bene presentarlo in televisione, ma lo è presente. In questo caso s’infuriano, impazziscono. E allora rincariamo la dose: Dario ci parlerà dell’erotismo e della pornografia. DARIO E’ un problema che ho studiato a fondo e lungamente ed ho scoperto che la differenza tra sessualità, erotismo da una parte e la pornografia dall’altra sta nell’umorismo. Come diceva Franca: “L’erotismo, la sessualità per essere espressione felice ha bisogno di fantasia… di poesia addirittura… Al contrario la pornografia si fonda esclusivamente sull’osceno gratuito, il triviale… per meglio studiare il valore io stesso mi sono recato a visionare film porno di quelli hard-core… terribili. Mi ricordo la prima volta ero a Bologna… ci sono andato con un amico… sa solo mi vergognavo troppo. Mi sono piazzato davanti al cinema a luce rossa dove proiettavano una di quelle pellicole… tipo “le infermiere vogliose la chirurgia calda”…. A parte, avete 255 notato che i personaggi chiave di questi film osé sono sempre donne con un ben determinato ruolo di comando: infermiere, dottoresse, maestre, vigilesse, professoresse, il massimo è la dentista femmina. Sempre donne che a bambini ci hanno incusso timore, rispetto, soggezione… E adesso: via con la grande rivalsa erotica ci vendichiamo… Oh ma quanto siamo imbecilli… Ma continuiamo: io e il mio amico ci piazziamo davanti al cinema, osservando gli abituè, per imparare come si entra… non si vede nessuno. Chiedo alla maschera… dice che il cinema è gremito. Da dove passano? Come si travestono? Cappotto cappello e sciarpa anche d’estate, valigia, borsa. Per non dare nell’occhio velocità nell’infilarsi fra la porta di vetro e la vetrata… vetrata in fronte. La cassiera mi riconosce subito: “Anche lei, zozzone” – “No, io sono qui a scopo di studio” risata da farsela addosso. Entriamo: buio pesto… non si vedono le teste, ho il dubbio che le spalliere delle poltrone siano molto alte… sono tutti affondati immobili… molti gli anziani… avrete letto sui giornali di vecchi trovati secchi alla fine di queste proiezioni… la donna delle pulizie li ha trovati… “Signore,sveglia”… niente… erano morti… beati con un certo sorriso. A Torino 3 in un settimana; 4 a Milano; 2 a Roma; 6 a Palermo… c’erano sui giornali… Certo si evita di farne molta pubblicità… altrimenti: “Nonno quanto sei noioso… perché non vai a vederti un filmetto porno… che 256 ti calmi… secco”. Non c’è intervallo… cioè c’è ma non si accende mai la luce, anzi finito il primo tempo… si abbassa. Mica vogliono essere riconosciuti… “Ehi, ragioniere, anche lei qui?!” e uno è rovinato nella reputazione. Non c’è nemmeno il ragazzino che vende noccioline, gelati, bibite… tantomeno i gelati figurati… sarebbe una provocazione: “ Vuole un cono ghiacciato?!”. Il particolare che ci ha colpiti di più è stato il silenzio… nessuno che ridesse, commentasse… respirasse… alle prime immagini credevamo di aver sbagliato film… dev’essere uno di fantascienza: razzi enormi, missili… poi ci siamo resi conto che i missili non avevano le scritte né marchi tipo stelle, frecce… erano nature. Ma che ingrandimenti… Ad un certo punto m’è preso lo spavento: che è?! Sullo schermo è apparsa l’immagine di un sesso femminile ingrandito duemilaseicento volte… Dio che spavento! Sono rimasto senza fiato! E lì ho capito come muoiono i vecchietti… Ah, ah! Gli prende l’infarto! Ma la cosa che mi ha addirittura stravolto è la velocità con cui sullo schermo si eseguono gli approcci… è tutta gente che ha fretta, ha il treno che gli parte fra mezz’ora… entrano in scena e non si salutano nemmeno… non dialogano. Nessuno che dica: “Come sta signora? La vedo bene… sa lei mi è tanto simpatica… grazie, vuole un caffè?”. No, nessun preambolo… entrano in scena… e subito lui si cala i pantaloni… trun.. trun… tran… aho, aho, ohooooo! 257 Finito. E i rumori: i gemiti… niente di naturale… sono lamenti che di sicuro registrano negli ospedali, reparto traumatizzati gravi… anzi incurabili. Infatti ogni tanto in mezzo agli aihuahaah si sente… suora! Din din infermiere! Che INTERROTTO normalmente non COPIONE RIPRENDE CON eh, io e quel mio amico abbiamo incominciato a ridere a fare commenti divertiti a voce alta. Loro, gli spettatori: “ Silenzio…zitti!”. A noi è preso il fout-rire e loro: “Zitti, fuori, fuori gli zozzoni!” Hai capito, eravamo noi gli zozzoni. Insomma è chiaro che nella pornografia non esiste alcun barlume di umorismo. E’ tetra, ottusa e bieca… Quanto al contrario per esprimersi nel gioco erotico anche il più farsesco, per intendersi, bisogna impastarsi di immaginazione, di fantasia… al limite del metafisico. A dimostrazione di quanto vado dicendo vi eseguirò un brano classico della commedia dell’arte, per eseguire il quale avrò bisogno di travestirmi e truccarmi d’arlecchino. Il più antico degli arlecchini quello di Cristiano Martinelli. L’arlecchino di Enrico IV re di Francia. Introduzione del personaggio il magnifico con esibizione di maschera. Usare il bussolotto dei travestimenti e fare uscire una ragazza nelle vesti della “signora gran- 258 prostituta” poi la fattucchiera. Si racconta la storia della pozione miracolosa che dà forza erotica. Arlecchino beve la pozione, ubriaco. L’Arlecchino fallotropo, cioè esibitore di fallo. Ecco la storia: Arlecchino deve eseguire un ordine del Magnifico, suo padrone. Magnifico è un appellativo ironico. Infatti questo suo padrone non ha assolutamente nulla dello splendore dei signori delle corti italiane di quel tempo. E’ un nobile decaduto, spiantato, spompato e stitico. Il Magnifico si è innamorato di una prostituta la quale cerca di sfruttarlo finché può, soffiandogli i pochi quattrini che gli rimangono. La prostituta dà l’appuntamento: si vedranno a casa di lei e faranno l’amore, finalmente. Ma il magnifico teme di non ritrovarsi all’altezza dell’incontro sul piano della propria tenuta sessuale e di fare una magra terribile. Perciò decide di ricorrere a una fattucchiera che gli appronterà una pozione magica capace di somministrare vigore e aitanza. Arlecchino viene mandato a prelevare la fiaschetta col liquido miracoloso. La fattucchiera lo avverte che se il Magnifico ingoierà più di un cucchiaino concentrato, rischierà di farsi esplodere il fallo. Arlecchino arriva dalla fattucchiera e, impunito com’è, gira e rigira la contrattazione finché riesce a pagare la metà della cifra pattuita. Con i soldi restanti va in osteria a comperare alcune fiaschette di vino che 259 tracanna. Canta, salta, ride e, sbronzo e rintronato com’è, si ritrova ad ingoiarsi anche il contenuto della fiaschetta magica. Se ne rende conto inorridito. Si sente crescere un gran calore dal basso verso l’alto. Nota che qualche cosa di superfluo sta crescendo oltre misura, in modo esasperato, tanto che le dimensioni delle braghe non riescono a contenerlo: saltano i bottoni, si stacca la cintura. Alcune donne stanno a arrivando nello slargo. Arlecchino non sa come mascherare quella gobba fuori posto. Scorge una pelle di gatto appesa ad essiccare e l’indossa per nascondere lo “strabordante”. Una ragazzina vorrebbe accarezzare il gatoo, Arlecchino la scaccia. Entra in scena un cane che lo aggredisce azzannando il gatto. Getta lontano la pelle del gatto, rincorsa subito dal cane. Sopraggiungono altre donne. Come mascherare il “tremendo”? Arlecchino ricorre ad alcune fasce per fantolino appese, se la avvolge tutt’intorno al “tremendo”, come si fa con un bambino, trova anche la cuffietta, non sa distinguere il davanti e il retro del fantolino e finge di ninnarlo. Passano alcune ragazze che, intenerite da quello che credono un bambino, tentano di prenderlo in braccio per spupazzarselo. Arlecchino cerca disperatamente di scantonare. Le ragazze afferrano caparbiamente il fantolino, lo tirano di qua e di là. Arlecchino è disperato. Eseguirò la pantomima recitando uno pseudo grammelot bergamasco. (Si calza la maschera dell’Arlecchino 260 primordiale) Ecco Arlecchino che canta brillo e si rende conto di aver trangugiato la pozione. ARLECCHINO FALLOTROPO Cojùn, gh’ho bevùt la posión tüta, la vaschèta del vin, boja che calór che végne... Fermo!, basta così, fermo ahhahha! Va che göba! Pom! M’ha stacà i botón, no!, te me stròset! Strosàt dal proprio figlio! Dóe ghe nascondo ‘sta göba... ah, pelle di gatto appesa a essiccare... va che bela pela, va che bel gatto, proprio de la mia misura MMIIAAAO! MMIIIIAAAOO! Bongiorno segnóra, gh’ho un gato, me piàse i gati, vo’ mato mi per i gati, gh’ha una cóa ‘sto gato, ve piàse i gati siòra? Bambìn, no’ tocàre i gati, no!, le fiolete no’ toca i gati! Questo po’ l’è un gato rognóso tremendo, l’è un selvatigo che, se te ghe det una carèssa, tira su tüto ol pelo, no’ lo podo dare in brasso a nissuno... un can, boja un can UAA! UUAAA! UAAAA! Aiuto!! Ahiaiaiaiaiaaa! Via la pel! Ohi, ahia che sgagnàda! Ma perchè i can ghe l’han tanto coi gati, m’ha sgagnà dapartüto! Ariva de l’altra énte, ariva dòne, arivan dòne dapartuto... se son date l’apuntamento proprio qua per vedé i gati. Varda come son fortunado... bende de fantolino, le fasse, no’ gh’ho mai fassa’ un fantolin, sarà cussì, me l’avessero insegnat... va che bela fassadüra, adesso che fo una gala... Ahiaa! Boja! Che male... Miiaaa! 261 Miaaa! Ah no, boja no’ fa miaa ol bambin.... (Canta) Nana bobo’, nana bobo’, tüti i bambini dorme ma questo no!... Anca la cua... Bongiorno signora... ol me’ bambin, apena nato, no’ so se me asomegia, l’è un mastcio?... Sì, sì l’è un mastcio! No’ se nina cussì? E come si nina. Se sta fermo col busto e se nina soltanto co’ le brassa? Ma mi ghe son cussì taca’ a ‘sto bambìn che no’ pòdo... Ma fiolèta, prima te vulévet el gato adèso ol bambìn? Ma no’ te vergogni? Va via, su, no’ se tócan i bambin! No’ signora no’ ghe lo dago in brasso a nisciùno! No! No! Signora! Ferme! Boja! No! Nooo! BUAAAM! A mè sctiopà ol bambìn! Come è bello viver de castrato! TRADUZIONE “ARLECCHINO FALLOTROPO” (Canto) Vai, che buono ‘sto vino, dolce e corposo che mi solletica le budella e che mi scivola lungo le interiora fino ai testicoli con il “bindorlone” fino ai bernoccoli (bozzi) con i coglioni...(Rivolto al pubblico) secolo, bergamasco per ubriachi Canto del XVII solisti. (Suoni onomatopeici) ... (Si rende conto dell’equivoco)... Ohi, boja (accidenti), la pozione, la pozione dov’è... l’ho bevuta, l’ho bevuta... uhi, uhi, uhi... non mi sento niente... ohi, mi cresce, spacca la cintura! Sta fermo brigante (Mima lo sforzo di arrestare la tremenda crescita del fallo)... ohè ho una gobba davanti, sotto lo stomaco... 262 (Suoni onomatopeici). Come lo nascondo ‘sto birbante borioso? Ohi, qui c’è... una pelle di gatto... (mima di avvolgere il fallo con la pelle del gatto)... ohi, ecco un bel gattino... mi piacciono i gatti, miaoooo... se a uno gli piacciono i gattini, ohè! un gattino, ohè... (Si siede su uno sgabello e tenta di accavallare la gamba ma l’ingombro del fallo e della sua appendice, non glielo permettono)... che gattaccio! (Suoni onomatopeici. Con azioni mimiche fa immaginare l’arrivo di un gruppo di donne) No, donna, mi dispiace ma ‘sto gatto non si tocca, anche tu, ragazzina... è selvatico! Via cane, via boja, via, via, via, vaohè... (Mima di subire l’aggressione di un cane) Ahia, oahia, ahaaa! Boja, che morsicata! Ahia, che male! Ohi, che dolore! Maledizione! (Mima di gettare lontano la pelle del gatto)... Una fascia per bambino... ahoa, ahoe... (Finge di afferrare una lunga fascia appesa fantomatico filo. Mima di avvolgere il a un bambino rivolgendosi a qualcuno che gli sta intorno) ... La madre è andata via, sempre il padre deve stare con i bambini, i bambini sempre col padre... (lo culla) nanna oho nanna oho... anche la cuffietta... quale sarà il davanti e il dietro? (Si siede sullo sgabello. Come sopra) Buona sera, signora... il mio bambino, sì... no, non so se è maschio o femmina. Sarà maschio... sì, sono il padre, sì anche la madre. Non so se mi assomiglia. Cosa? Non lo cullo giusto? Perché, come si fa? Si sta fermi col busto e si 263 muove solo il bambino di qua e di là... Ma io sono troppo attaccato a ‘sto bambino. (Mima di essere aggredito dalle donne che insistono per prendersi in braccio il fantolino) Lasciate, non c’è più, andate via... iah, iha, pfah. Oh, boja, ohia, mi è scoppiato il bambino! Come si sta bene da castrati! Fine sesta puntata. TRASMISSIONE FORZATA – VII PUNTATA Scena gremita di mimi e attrazioni. Ricompaiono l’asino, il leone e qualche mascherone imparruccato. Inizio con un ballo di tipo settecentesco, fondo scenografico appropriato. Maschere a copia di quelle del film Amadeus. PRIMO DIRIGENTE Che è questo carnevale? FRANCA E’ una prova per l’Amadeus. PRIMO DIRIGENTE Ah, il film di Mozart Wolfango Amadeus… DARIO No, è su Enzo Amadeus Jannacci… PRIMO DIRIGENTE Non capisco. 264 FRANCA Il trisnonno di Enzo, emigrato a Strasburgo nel ‘700, aveva storpiato il proprio soprannome di Mozzaro in Mozart per non dare nell’occhio ed evitare di essere espulso dall’Austria. DIRIGENTE Era un sovversivo? FRANCA no, musicista… ma Salieri, il compositore di corte, consigliere musicale dell’imperatore. Un italiano gelosissimo, non voleva concorrenza di suoi connazionali musici… PRIMO DIRIGENTE Il trisnonno di Jannacci… Mozzaro musicista… ma non raccontiamo frottole… NICOLA Abbiamo le prove di quanto andiamo asserendo, in questo film che è stato girato qualche anno prima dell’Amadeus che tutti conoscono. Ci sono scene che non lasciano dubbi, noterete anche come il trisnonno Mozzaro detto Enzo Amadeo, assomiglia sputato al nostro Enzo Jannacci. PRIMO DIRIGENTE Va bene, lo visioneremo senz’altro, ma intanto andiamo con al sigla d‘apertura… via con la sigla! SIGLA DARIO Ed ora pronti con la scena dell’ingresso a corte del giovane Amadeus Jannacci. 265 DIRIGENTE No scusate, ma prima dobbiamo organizzarci per il gioco d’azzardo. NICOLA Un’altra volta? DARIO Ah, vi ha fatto piacere vincere tutti quei miliardi! FRANCA Ancora il poker? Ma siete pazzi? Dopo tutte le grane che ci sono capitate! NICOLA Ah… certo, molti spettatori ci hanno accusato di aver addirittura barato. DARIO Siamo stati denunciati anche alla corte dell’Aja. PRIMO DIRIGENTE Nn temete avrete la copertura del Ministero delle Poste. DARIO Sentite al posto del Poler potrei proporvi un altro gioco con premi non in denaro. Chessò l’arredamento di un intero appartamento con mobili e suppellettili di grande pregio. Se me li procurate il gioco è fatto. PRIMO DIRIGENTE D’accordo ci provo. FRANCA Allora si riprenda con l’ingresso a corte di Mozart-Jannacci! DIRIGENTE Un momento, c’è una grana. Zitti il direttore generale vi vuol parlare. CORO Zitti ascoltiamo. DIRETTORE GENERALE Scusate ma ho ricevuto delle proteste… FRANCA Lo sappiamo, per via del gioco d’azzardo. DIRETTORE GENERALE No, si tratta di proteste riguardanti la vostra idea di inscenare l’Amadeus. Gruppi 266 di intellettuali democratici hanno fatto rilevare che Salieri, il musicista che odia e di fatto fu causa della morte di Mozart, era mezzo ebreo… da parte di padre. DARIO Ma non è vero… era cattolico osservante, quasi bigotto… DIRETTORE GENERALE Lasciatemi finire, ora si sospetta che con questo pretesto voi vogliate colpire satiricamente gli israeliani. FRANCA Ma questa è pura caccia alle streghe, non ci pensiamo nemmeno, bisogna piantarla con ‘sta coda di paglia, non si può fare una battuta di spirito su Israele che subito ti puntano il dito, ti accusano di volere la cancellazione dello Stato di Tel Aviv e il linciaggio di tutti gli ebrei… PRIMO DIRIGENTE Zitti, c’è il telegiornale… Ripresa del telegiornale con immagini di repertorio. SPEAKER (Dario) Ed ora una notizia sensazionale. Un grupp di archeologi e d antropologi ha scoperto che gli Atzetruz, prima degli Etruschi, abitarono le coste della Romagna fino alla foce del Po; nell’interno fino a Bologna, Forlì, Lugo di Romagna, Ferrara. Gli Atztruz erano ebrei, facevano parte della grande deportazione operata venti secoli avanti Cristo dagli Egizi. Queste tribù 267 fuggirono dall’Egitto dove erano tenute in schiavitù, con Mosè. Ma, dopo l’attraversamento del Mar Rosso, raggiunsero le coste del Mediterraneo e scelsero la via del mare su imbarcazioni imrpovvisate che furono trascinate dai venti nell’Adriatico. Già prima del sedicesimo secolo a.C. presero terra sul litorale che va da Rimini a Goro. Fondarono i primi agglomerati urbani e chiamarono queste terre: “ Le terre donate da Dio”. Molti secoli dopo gli Atzetruz ebrei furono cacciati da un popolo di origine forse assiro-babilonese, chiamato “Etruschi”, che li costrinsero ad una nuova diaspora: le tribù Atzetruz si sparpagliarono per tutto il continente. “Finalmente abbiamo scoperto la nostra primitiva terra promessa, la vera terra del signore” ha esclamato qualche giorno fa Rabin in Parlamento a Tel Aviv. “Sarebbe giusto tornare su quelle nostre terre!”ha esclamato Imhail Sheroc, rappreentante del Centro “Una, dieci, cento patrie per Israele”. E Sharon ha aggiunto: “Visto che a questi Arabi gli stiamo tanto sulle scatole e continuano a tirarci i sassi, torniamo alla Romagna dei nostri Padri, gli Atzetruz!”. In una manifestazione svoltasi ieri a Gerusalemmehanno gridato in massa: “Torniamo alla terra promessa!”, che ormai tutti gli Israeliani chiamano “Romagna mia”, e cantano: “ Romagna, Romagna mia, 268 brilla sul tuo cielo la stella di Davide. Romagna mia, Romagna in fiore, tu sei la terra che il mio Signore ha regalato agli Atzetruz, ora ritorno al mio kibbutz. L’elmetto in testa ed il manganello, io ritorno al mio antico ostello, coi romagnoli che stan di stanza noi troveremo una convivenza, filo spinato c’è in abbondanza, tre o quattro campi saran abbastanza. Farem Bologna la capitale, con sinagoga e tribunale, il campoprofughi sarà a Forlì, un altro a Lugo e giù fi lì. Romagna mia, Romagna santa, filo spinato ce n’è abbastanza, il muro del pianto sarà innalzato per farci piangere quel di Forlì. Anche a Bagnocavallo i romagnoli ci piangeranno”. 269 PRIMO DIRIGENTE Pronti con i musici che introducono la scena di Mozart. NICOLA Dite a Dario di prepararsi per la parte del consigliere dell’imperatore. FRANCA (già vestita da imperatrice) Dario ha dovuto correre al Parlamento per un intervento molto importante. PRIMO DIRGENTE Zitti, parla l’onorevole Fo. INSERIRE PEZZO SU DISARMO GENERALE. Non so quale sia. Entrano facchini che portano e scaricano mobili per il gioco a scommessa. Montano l’ambiente. PRIMO DIRIGENTE Metteteli da parte. Vogliamo iniziare con Mozart. FRANCA (osservando i mobili) Qui potrei recitare il mio pezzo sulla nonna incinta. (Impone che quei mobili, alcuni bassorilievi e statue, siano disposte in modo che lei possa recitare. Si cambia). La nonna incinta. Personaggi: Speaker, Intervistatore, Franca. 270 Apparato scenico: la pagina sciwntifica del Telegiornale. Titolo: “La nonna incinta”. SPEAKER Alcuni mesi fa ha destato scalpore in tutto il mondo la notizia che una signora dell’età di quarantacinque anni, di Johannesburg, avesse accettato di accogliere nel proprio ventre un ovulo trapiantato dal ventre della propria figlia un ovulo fecondato dal genero. La figlia non era in grado di gestire la gravidanza, così la donna, di nome Pat Anthony, dopo una gravidanza del tutto nrmale, ha partorito addirittura tre maschietti. Anche da noi, in Italia, si sta verificando un fatto analogo. Vi presentiamo la nostra mamma-nonna... Appare sul teleschermo Franca intenta a restaurare una statua nel suo laboratorio. INTERVISTATORE Buona sera signora, vuol dire il suo nome ai nostri telespettatori? Guardi là, verso la telecamera. FRANCA Mi chiamo Anna... Anna Spessi. INTERVISTATORE Brava, e aspetta un bambino, vero? FRANCA (mostrando il ventre rigonfio) Beh sì... ammenoché non sia una gravidanza isterica, ormai siamo al sesto mese e passa... INTERVISTATORE E la salute come va?... 271 FRANCA Sto bene, in via di massima... l’unico guaio è che non posso più fumare. INTERVISTATORE Gliel’ha ordinato il medico, immagino. FRANCA Immagina male... non fumo più perchè come accendouna sigaretta tiro su l’anima. Anche se fuma un altro vomito. E mi danno fastidio anche gli odori un po’ strani...BUACH... (accenna un conato di vomito). INTERVISTATORE Evidentemente gli odori le si stravolgono completamente. Starò distante, ma ci racconti com’è arrivata a questa gravidanza... FRANCA Beh, vede, mia figlia s’è sposata... poi è rimasta incinta... si uò dire in televisione? INTERVISTATORE Che è rrimasta incinta? Sì, si può dire... vada avanti. FRANCA Beh, loro, i due sposini... soprattutto lui il mio genero, che guardi io non lo posso soffrire, che per me è anche un po’ frocio... Si può dire in televisione? INTERVISTATORE No, non si può dire... FRANCA Mi scusi... ma ormai l’ho detto... Dicevo che lui non voleva. Doveva sentirlo: “ Ma cosa vai a fare un figlio che poi in quei nove mesi t’ingrassi come una foca, ti sformi tutta, ti vengono delle zinne a fiasco, che poi dopo il parto resti tutta sformata che fai schifo...” Pensare che lei invece, al mia piccolina, appena è rimasta gravida... Si può dire gravida? 272 INTERVISTATORE Sì, si può dire... FRANCA Ah, ma se ne possono dire dico se in televisione, però! Dicevo che appena gravida, suo marito le ha detto: “Abortisci!” e lei gli ha risposto: “ Vai a farti fottere...” INTEVRISTATORE Ci vada piano, signora, moderi... FRANCA Ah, fottere non si può dire?Beh, gli ha detto: “Io, il figlio me lo tengo, caro il mio rotto in ...” (lo Speaker batte una manata sul tavolo). Ho capito, non si può dire. Io ero d’una contentezza... capirà, il mio primo nipotino. Soltanto che lei va dal ginecologo e quello le dice. “Niente da fare... lei, signora, ci ha una malformazione... quindi, da qui a un mese questa creatura la perde”...Vacca bestia... si può dire? INTERVISTATORE Sì, si può dire. FRANCA Vah, che strano... bestia si può dire... rotto in, no... Beh, ci ho avuto un dolore... Però sul giornale mia figlia legge ‘sto fatto della nonna di Johannesburg e mi fa: “Mamma... perchè non te lo prendi tu il mio bambino?...”. “Nella pancia?! Ma cosa dici, io, la nonna, che fa la mamma?”, “Ma se c’è riuscita una sudafricana... che sono pure razzisti, linciano i negri, e ci hanno la televisione di stato con soltanto un canale, non devi riuscirci tu... che sei lombarda!, “Ma io ci ho cinquant’anni... ti rendi conto”, “Il dotore m’ha detto che non c’è età per gestire un ovulo...” Insomma, a farla corta, mi portano dal 273 ginecologo e dopo una settimana mi fanno l’innesto dell’ovulo di mia figlia. Devo dire, un intervento semplicissimo. INTERVISTATORE Niente complicazioni? FRANCA No, tutto perfetto: la pancia mi si gonfia regolare... svengo per niente.. vomito a volontà... tutto regolare. Ma una settimana fa è scoppiata la tragedia. INTERVISTATORE Che tragedia? FRANCA Al terzo mese scopro del tradimento... ‘sto figlio di... ‘sta faccia di... ‘sto bast... ma come fate a farvi cpaire voi in televisione? INTERVISTATORE Vada avanti, il tradimento di chi? FRANCA Aspetti che le spiego... è stata una roba!... E’ succeso così, che io vado all’ospedale per una visita di controllo, e per caso non ti incontro il primario che io non conoscevo e che mi fa un sacco di complimenti? “Ma che donna generosa... accettare di diventare mamma a cinquant’anni al posto di sua figlia, brava!”, “Beh, è stato per non perdere il nipotino, -faccio io, - che oltretutto, se perdeva questo, poi nn ne avrebbe potuti avere più”. “Ma chi gliel’ha detto? – m i fa il primario, - Non c’era nessun pericolo di perdere il bambino per sua figlia”. “Ma la malformazione?...”, “Che malformazione... sua figlia è sanissima. Personalmente ho accettato il trasferimento dell’ovulo solo perchè lei mi aveva raccontato di non sentirsi in grado di gestire la gravidanza per via di un 274 terribile blocco psicologico... e che era lei, signora, ad offrirsi spontaneamente ...”, “Io?!... ‘sti bast... rott... insomma... mi hanno fregata!” Vado a casa sparata, li becco tutti e due e faccio una scenata: “Figli di... ecc..., mi avete incastrata come l’ultima cretina... mi avete adoperata come il forno della vicina, ci si porta la torta da far cuocere: “Signora, me la fa infilare nel suo forno che appena è cotta la vengo a ritirare?”. Figlia e genero cercano di scantonare ma alla fine smarronano. E’ stato lui, quel bastardo, che l’ha convinta: “Dài, passa l’ovulo a tua madre, che tanto lei non ci ha niente da fare... ce lo spupazza per nove mesi... ce lo ingrassa, ce lo ingrossa... tu eviti pure i dolori e i traumi del parto. Poi, lei ce lo allatta pure il marmocchio, che nel frattempo le è montata tutta la latteria. E tu ti tieni le tue belle zinnettine fresche e pimpanti... la tua pancettina senza smagliature, non ti sformi... Si sforma solo tua madre, e chi se ne frega poi, se farà schifo... tanto di figli lei ce ne ha già avuti quattro, uno più uno meno...”. Hai capito, ‘sto balordo? “E allora sapete che faccio io? Vado ad abortire!”, “No!”, “Sì! Non sono mica il vostro forno, io! Il vostro ‘portenfant’ di pezza!” La figlia scoppia a piangere disperata e mi giura che a lei il blocco psichico era venuto davvero... un terrore del parto, da morire. Ma che lei quel figlio adesso lo voleva, che se no s’ammazzava! Insomma, alla fine 275 m’hanno fregata un’altra volta. Eccomi qua! Fra due mesi e mezzo...sforno il nipotino. INTERVISTATORE Sa già di sicuro che sarà un maschio? FRANCA Certo, sono andata a vedermelo con l’ecografia. Vedesse che carino che è... già tutto formato che sembra un ranocchio. Sono contenta, l’unica roba che mi fa andare in bestia, è l’idea di trovarmi incinta di questo mio genero... ‘Sto spocchioso... Ipocrita, che la sfrutta anche, mia figlia. Eh sì, perchè mia figlia ha un posto d’alto livello sa: direttrice alle vendite del supermercato generale. Ci ha uno stipendio da regina. E lui ha paura che col fatto di restar incinta , deve starsene a casa e le si bloccherebbe la carriera. INTERVISTATORE Ah, ecco perchè le hanno dato da gestire il nipotino. FRANCA Già. Senti come sgambetta... Prepotente! Ma giuro che se assomiglia a lui, come nasce lo strozzo. INTERVISTATORE Signora, la prego... certe espressioni in televisione... FRANCA Non si dice strozzo? Pensare che a me sarebbe piaciuto che mia figlia si fosse sposata con un altro... un bel ragazzo, sapesse, intelligente... gentile... che moriva per lei. E invece è andata a innamorarsi di ‘sto pappone. Ma lei, adesso se ne sta rendendo conto eh... E ho saputo che s’è rivista con questo suo ragazzo di prima, il timido 276 dolce... Che, guardi, spero proprio gli faccia le corna al pappone. Io è da quel tempo che la spingo... anzi, ci ho messo la buona parola... sono riuscita a procurarle le prove, a mia figlia, che lui la tradisce con un’altra. Lei cara mia... le è preso un giramento... imperiale! Ed è lì che ha ricominciato a vedersi con il timido-dolce. Sa, lo dico solo a lei, resti fra di noi e ‘sto milione di telespettatori, io ci ho la speranza che il bambino non sia del balordo, ma di quell’altro... eh sì, istinto di madre. INTERVISTATORE Ma cosa mi dice?! Allora, se non ho mal inteso, la relazione con questo altro innamorato dura da tempo... FRANCA Eh sì... perchè io non ho mai smesso di farglielo ritrovare in casa ‘sto ragazzo così imbranato... prendevo tutte le scuse possibili per farglielo ritrovare come per caso. Lei arrivava qui, lo incontrava... s’arrabbiava, ma poi.... insomma, ci ha fatto l’abitudine. Certo che se il ranocchietto fosse di lui, del timido, ci avrei una tal contentezza... Ma se salta fuori che fosse proprio il figlio del balordo... quando mi si attacca alla zinna... che mi succhia il latte, così avido che di sicuro è... cioch-cioch... ma io non posso, me lo strappo via, mi faccio andar via il latte... non posso, non posso. E il grottesco sarà che a me mi chiamerà nonna e a lei mammina. (Squilla il telefono) Scusi un attimo... Pronto?... Chi? No, non insista... ma neanche per sogno. 277 Glil’ho già detto: NO! Basta, la saluto. (Riattacca) Sa chi era? Una signora che è venuta a farmi visita ieri, è qui del palazzo. Molto ricca, moglie di u industriale. “Senta, - mi fa, - appena sfornato questo suo nipotino, quanto vuole per tenersi in gestazione un mio figlio... compreso l’allattamento si intende. Sa, io devo fare un lungo viaggio all’estero e non mi spiacerebbe, tornando, di ritrovarmi il pupo già pronto e svezzato... Sono disposta a pagarle un buon prezzo... come l’affitto di un appartamento superattico, tripli servizi, per un anno...” Hai capito, il mio ventre è diventato un appartamento... Metterò un’insrzione sul giornale: “Ventre affittasi! Pensione completa! Tutti i comfort: colazione con latteda mungere in proprio... self-service”. Stacco. Entra Dario finalmente pronto per la scena di Mozart. Prima sequenza (Salieri assomiglia a Gaber). Sequenza di Mozart che rincorre la sua ragazza sotto i tavoli. Poi viene presentato all’imperatore. Franca è in scena su una poltrona: è nei panni dell’imperatrice. Dario è un consigliere della sovrana. Mozart viene invitato a cantare “Ho visto un re”. Dario, Franca e i consiglieri 278 musicali fanno da coro: di volta in volta stupiti, perplessi indignati o divertiti. JANNACCI Ho visto un re. FRANCA-IMPERATRICE Se l’ha vist cus’è? JANNACCI Ho visto un re. CORO Ah beh… JANNACCI Un re che piangeva seduto sulla sella piangeva tante lacrime, ma tante che bagnava anche il cavallo. IMPERATRICE Povero re. CORO E povero anche il cavallo… Seconda sequenza della storia di Mozart (interpretato da Jannacci) . In scena c’è una maschera per volare leonardesca. DARIO Icaro, lo sapete, era figlio di Dedalo e Dedalo era riconosciuto come uno dei più grandi cervelli del mondo arcaico mediterraneo. Era anche un grande architetto e urbanista, suo sarebbe il progetto per il “labrinto” di Cnosso, una delle macchine da lui inventate rendendo impossibile l’ingresso ad eventuali nemici esterni. Ma fu usato come prigione per rinchiuderci e ridurre alla follia i nemici interni di Minosse, re di Cnosso. Un’altra delle macchine da lui inventate e costruite di cui facilmente ci 279 si dimentica, anche perché nei libri di testo non viene ricordata, è la “vacca-trappola” pe il toro sacro. Minosse re di Creta, avev una moglie bellissima: Persife, o Persifae. Questa moglie, donna curiosa e sessualmente emancipata, s’invaghì perdutamente di un toro. Un toro sacro tutto bianco. Tori simili li avrete già visti dipinti sulle pareti del palazzo di Cnosso dove sono raccontate esibizioni straordinarie di ragazze, che nell’arena, si buttano letteralmente contro il toro, lo afferrano per le corna e si fanno proiettare in aria, come catapultate dal toro stesso. Eseguono capriole nel vuoto, quindi scendono sulla groppa del toro e di nuovo si fanno rilanciare in aria. Il toro in questione era la più bella bestia della collezione reale e veniva portato nell’arena soltanto durante le più importanti feste rituali. La regina, dicevamo, si innamorò del toro, ma il toro pare non corrispondesse alle effusioni, alle carezze che la regina gli elargiva durante le sue visite alla stanza sacra. D’altronde è risaputo che i tori sono piuttosto moralisti. raccogliere ‘Sto toro non solo si rifiutava di accogliere le effusioni di Persifae, ma scocciato, caricava, gli giravano ogni volta i cosiddetti… che si sa, nei tori sono piuttosto abbondanti. La regina caparbia, pensò di rivolgersi a Dedalo. Dedalo, inventore di macchine incredibili, di trappole, si mise subito al lavoro per soddisfare i desideri erotico-sentimentali della regina. Non sto a farvi il disegno della posizione che 280 avrebbe assunto Persifae vogliosa… insomma un po’ di immaginazione porno-ginnica l’avrete pure anche voi… non esagerate con i contorcimenti fantastici vi prego, stiamo sempre parlando di una signora. Questa vacca era ricoperta di pellame vero… naturalmente, preso in prestito da una vacca autentica; non so come abbia reagito la vacca in questione al momento dello strappo. La vacca finta era articolata e semovente, cioè era costruita con snodi alle congiunture, cosicchè, appena il toro si fosse appoggiato, diciamo così col proprio peso alla trappola... tutta la macchina si sarebbe messa a sussultare e a dondolare... molto sessualdanzante... Inutile dire che il toro ebbe grandissima soddisfazione, quanta non ne ebbe mai montando giovenche vere, in quel connubio e anche Persifae, che stva dentro la finta giovena. Perdipù rimase incinta! Nacque unbambino che aveva una strana testa, testa da torello, con tanto di piccole corna. Parto complesso. Un adulatore di corte, un cortigiano, disse: “Tutto suo padre!” Minosse si ndignò abbastanza e pare fosse questa la ragione per la quale dedalo venne imprigionato con suo figlio, proprio dentro il labirinto che aveva costruito egli stesso per altri. Illustri storici imputano l’imprigionamento ad altre ragioni, forse politiche. Ma a noi non interessa. Piuttosto vglio ancora ricordare che in quel labirinto venne imprigionato anche il povero Minotauro, che 281 divenne adulto proprio dentro a questa prigione; che poi ci fu teseo che arrivò anche lui a ritrovarsi prigioniero, ma riuscì a tagliare la testa, dicono, al Minotauro, e in seguito, ad uscire grazie all’aiuto fornitogli da Arianna... quella del filo, con tanto di enorme gomitolo. Altri raccontano, invece, che Teseo vendette Arianna al Minotauro pur di guadagnarsi la libertà e che il filo gli servì per far entrare nella trappola la candida Arianna. Quel bastardo la tirò come una trota, spezzò il filo e la lasciò dentro. Questa è la seconda versione. Ed ora veniamo alla rappresentazione. Ho usato un linguaggio piuttosto arcaico, ma partendo dal dialetto che mi è più congeniale, quello della Val padana, lo stesso impiegato per riproporre i tesi dei giullari medioevali durante le rappresentazioni dei Misteri Buffi. manca pezzo testo ... nuovo libretto d’opera. L’imperatore e Mozart discutono se sia più degno scrivere le parole in tedesco o in milanese. Riprende terza scena Mozart. Salieri sfoglia le partiture dell’opera “La forza dell’amore”... e ne è entusiasta... in contrappunto vediamo Jannacci che dirige l’opera con balletto e il coro che canta: “Mio nonno tampinava el ghisa”. inserire scena AUDITEL. 282 Si inizia col gioco dei mobili e dell’arredamento. PRIMO DIRIGENTE Scusate, vi spiace passare tutti nello spazio adiacente? E’ tutto pronto per il gioco a premi. DARIO Ah, ci risiamo. Allora è un vizio! FRANCA Capirai, l’altra volta gli hai fatto vincere tutti quei miliardi alla RAI... adesso ci hanno fattola bocca buona e chi li ferma più. RAGAZZE PON PON Qui, così, è semrpe festa alla RAI! Che pacchia alla RAI! DARIO Per favore, zitti! No, basta, io non me la sento di rapinare un’altra volta i telespettatori con un gioco d’azzardo. FRANCA In un modo o nell’altro li rapinano lo stesso. PRIMO DIRIGENTE A parte che potrebbero anche guadagnare stavolta. JANNACCI No, no, neanch’io sono d’accordo... mica voglio rischiare un’altra volta di perderci il mio pianoforte e la mia chitarra... PRIMO DIRIGENTE Voi non dovrete rischiare assolutamente nulla perchè la RAI è disposta a coprire tutta l’eventuale perdita. DARIO Ah, sì... ma dopo la scopola che si son beccati a centinaia i telespettatori che hanno puntato, dove ne trovi altri tanto fessi da abboccare un’altra volta. 283 JANNACCI Non hai fiducia nell’umanità: i fessi pullulano. PRIMO DIRIGENTE Al contrario, tutti quelli che hanno scommesso l’altra volta sono ansiosi di ritentare per rifarsi. DARIO Ha ragione Andreotti quando dice: i giocatori sono come gli elettori, più li stanghi e li bidoni, più tornano in massa a farsi fregare. FRANCA Va bene... se la RAI ci copre finanziariamente... sbrighiamoci a fare sto gioco... A che gioco giochiamo? PRIMO DIRIGENTE (passando un foglio a Dario) Noi proporremmo questo... DARIO Ottimo,però con una variante. PRIMO DIRIGENTE Quale? DARIO Lo scoprirà a tempo debito. Allora, signore e signori (Rivolto al pubblico che sta sulle gradinate), chi vuole partecipare al gioco... (Rivolto ai macchinisti) Intanto voi fate rotare l’appartamento. (Alcuni spettatori levano in alto le mani. Alle spalle di Dario la base rotante, muovendosi, presenta un appartamento di tre vani interamente arredato). FRANCA Ecco qua il premio in palio. (Meraviglia del pubblico). UNO SPETTATORE Si vince tutta quella roba? E cosa bisogna indovinare? 284 DARIO Niente. Chi concorre entra all’istante in possesso di tutto l’appartamento: cucina, salotto, camera da letto. VOCI Io! Io! Faccia giocare me. DARIO Calma, calma, prima di tutto ho bisogno non di un singolo giocatore, ma di una famiglia di almeno tre persone... padre, madre e figlio o figlia. Se c’è pure il nonno o la nonna, ancora meglio. VOCE Noi, noi siamo una famiglia con anche il nonno. ALTRA VOCE Noi ci abbiamo anche la nonna. FRANCA Bravi... accomodatevi voi. (Li accompagna nel salotto e li fa accomodare sul largo divano) Vi piace? LA MADRE DI FAMIGLIA Davvero è già tutto nostro? DARIO Sì, fin da questo istante... però, per potervelo portare via intero, dovrete indovinare un certo numero di domande. Ogni volta che non rispondete esatto esattamente vi viene sottratto un pezzo... una volta il televisore, un’altra volta una sedia... etc. FRANCA E’ un gioco crudele, però... Ma come, prima si illude la gente di possedere una fortuna, e poi... DARIO Sì, crudele, ma fortemente educativo... ci si abitua alle tasse... JANNACCI Scusa, mi dai una mano a spostare un po’ più in là il mio pianoforte... DARIO Allora, pronti? Ora Jannacci suonerà il motivo di una sua famosa canzone... 285 Jannacci esegue il motivo. IL CAPO FAMIGLIA La conosco... è l’Armadio! DARIO Bravo... non mi ha neanche lasciato formulare la domanda... e si ricorda come fa il primo verso... ci pensi con calma. IL RAGAZZINO Io, io lo so... “Era quasi verso sera, s’ero dietro, stavo andando... mi si è aperta la portiera.. è caduto giù l’Armadio”. CORO Bravo!... DARIO Cantiamola insieme (Tutti seguono la canzone) Terza domanda... Vai Enzo. (Jannacci esegue un altro brano). MADRE E NONNA Son sciupà! DARIO Brave, avete indivinato! RAGAZZE PON PON Qui, così, è sempre festa alla RAI Che pacchia alla RAI! FRANCA Oltre all’appartamento, che è già tutto vostro, vincete anche un mega-mangianastri con cassa acustica da svegliarci tutto il palazzo (Il medesimo viene portato in scena), un frullatore per trenta uova... ci potete frullare anche un pollo con le ossa e tutto... e anche i calzini rotti quando non sapete dove buttarli. E per finire vincete questo asciugacapelli con tre tubi... potrete asciugarvi i capelli tutta la famiglia insieme, e una carrozzina a tre piani: nel primo piano ci sistemate il bambino, nel 286 secondo la spesa del supermercato, e nel piano superiore tutti i depliants, i tagliandi e i buoni omaggio che vi consegneranno... Complimenti. DARIO Andiamo avanti con il gioco... attenzione. Newton ricevette una mela in testa, Guglielmo Tell mise una mela ad Adamo... quante altre mele di favole o storie mitiche sapete elencarmi? Forza, cinque secondi... rispondete. Non vi viene in mente?... Zitto fra il pubblico... quello laggiù ha suggerito “la mela della strega di Biancaneve”. Eliminato! (Spinge un tasto sul quadrante, lo spettatore viene letteralmente scaraventato fuori dalla gradinata) Credete di aiutare la famiglia in gara, e invece la boicottate... perchè da questo momento, la mela della strega non conta più come risposta. JANNACCI Ecco là un altro... (Indica fra il pubblico) Ha suggerito “la mela di Paride”. DARIO Ma come, l’ho appena detto... (Prende il pulsante, lo spettatore vola via) Allora, cara famiglia, qui i secondi passano, ogni cinque secondi perdete un oggetto o un mobile... FRANCA Forza, provate a caso... DARIO Stop. Mi spiace, avete perduto venti secondi. Sono quattro pezzi da eliminare. (Fa cenno a quattro energumeni che entrano nell’appartamento armati di 287 scuri e mazze)Via il televisore, il buffet, quel tavolino e il comò in camera da letto. (I quattro energumeni sfasciano i quattro pezzi). FRANCA Ma che fate?! Ma no, è da criminali! IL CAPO FAMIGLIA Che peccato! DARIO Vi avevo avvertiti che si trattava di un gioco altamente educativo... siamo nella civiltà dei consumi, dello spreco e dello sfascio! Allegri. (I componenti della famiglia guardano lo scempio. Le ragazze pon-pon cantano e danzano). RAGAZZE PON-PON Qui, così, è sempre festa alla RAI... DARIO Ripartiamo con il gioco. Attenzione: chi suggerisce sarà appeso al soffitto e schiaffeggiato dalqui presente manone (Indica un energumeno che presenta una mano di misure eccezionali, naturalmente finta). FRANCA Io mi rifiuto di assistere... questo non è un gioco, è unìesercitazione della violenza. DARIO Per favore, silenzio. Attenzione: questa domanda, così come le risposte, vale il doppio. Gli antichi abitatori dell’America conoscevano la ruota? Attenzione, è ua domanda trabocchetto... Laggiù, fermi fermi con le mani... cosa gesticolate? Appendeteli. (Scatta la trappola: due spettatori vengono issati per i piedi) Allora, cosa mi rispondete? I secondi passano... vi ho chiesto se i pre- 288 colombiani, i Maya, gl Incas... su su fino agli Indios e agli Indiani, conoscevano la ruota... IL CAPO FAMIGLIA No, non la conoscevano... DARIO Ne è sicuro? MADRE Beh... abbiamo sempre visto gli indiani nei films che trasportano la roba con le pertiche attaccate ai cavalli... NONNA Sì, la trascinano... DARIO E’ vero, gli indiani non usavano la ruota. CORO Evviva! RAGAZZE PON-PON Qui, così, è sempre festa alla RAI... DARIO Stop! Cosa fate festa?! SPETTATORE Beh, hanno indovinato... DARIO (rivolto all’energumeno manone) Dagli uno schiaffo a quello. (L’energumeno esegue. Il malcapitato si ritrova proiettato in aria in un salto mortale sul posto e sputa decine di denti) La risposta doveva essere un’altra, perchè unaltra era la domanda!, e vi avevo anche avvertiti che c’era il trabocchetto. Io vi avevo chiesto se gli antichi abitatori delle Americhe, compresi Indios e Indiani, conoscevano la ruota... non se l’adoperavano... Infatti, è vero, non l’adoperavano, ma la conoscevano eccome! Ecco qua... prego, proiettate le immagini... (Sul grande schermo appare un bassorilievo inca nel quale si vedono chiaramente alcune ruote) Osservate, si tratta di sculture 289 di un tempio Incas, cosa sono quelle? Ruote, non c’è dubbio. Archeologi e antropologi si sono chiesti stupefatti come mai gli antichi abitanti delle Americhe non usassero la ruota, pur ocnoscendola. Si sono scervellati ma non sono stati in grado di darci una risposta. Mi spiace, avete perso. Avete sprecato trenta secondi, sono sei pezzi perduti... moltiplicati per due... dodici pezzi da eliminare. (Gli energumeni avanzano e cominciano a sfasciare) Fate in fretta che siamo in ritardo con il programma. FRANCA Ma no, no! Cos’è sto scempio!... DARIO Ci soffro anch’io... ma è la logica della nostra società: “Spettacolo Altamente Educativo” (Gli energumeni sfasciano tutto. Uno di loro avanza con un lanciafiamme e inizia a bruciare un mobile). FRANCA Attenti... che non prenda fuoco tutto quanto... DARIO Niente paura, è tutto sotto controllo. Sono tecnici, sanno come si distrugge... (Un energumeno estrae una bomba a mano e la tira contro un mobile. Esplosione, grida, fuggi-fuggi. Si sprigiona un gran fumo. Intervengono alcuni vigili del fuoco con bombole antincendio) Perdio!, il fuoco! Spegnete! FRANCA Meno male che era tutto sotto controllo!... JANNACCI La famiglia... salvate la famiglia! (Viene investito da un getto d’acqua. Dario interviene per sorreggerlo ma viene annaffiato a sua volta. Finalmente il fumo si dirada e riappare il “gruppo di famiglia”: sono 290 ancora seduti imperterriti, composti, così come li avevamo lasciati. Sono affumicati, con gli abiti bruciacchiati a brandelli). FRANCA Sono salvi, sono salvi! Tutti applaudono. DARIO Meno male... Siete leggermente abrustoliti... ma salvi. E non tutto s’è perduto nello sconquasso. (Porge alcuni oggetti) Una saliera... un macinino per il caffè... elettrico, un guanto di lana... una cassettiera... con dieci cucchiaini da caffè, e un vaso... (Gli sfugge, casca e si rompe) No, niente vaso! Ma non lasciamoci abbattere... i beni mobili e dimmobili non sono tutto nella vita... importante non è vincere, ma giocare... CORO Gioca, gioca, gioca! Avanzano le ragazze pon-pon a loro volta abbrustolite, con le piume e gli abiti a pezzi. Anche gli altri ospiti sono sgualciti, bruciacchiati e stracciati. tutti danzano e cantano diretti da Janancci: “Son sciupà, son sciupà” oppure “ El polveron”: “ Per un basin i ricordo quella sera sarei andato a Como in moto e po’ saria turnà a ca a pè”. 291 Alla fine s’inserisce CARNEVALE tratto da Amadeus. Con stesse maschere e con Janancci che invece di rifare il verso a ack, fa il verso a Toto Cotugno, Zucchero e Cocciante. Quindi gran sarabanda con (se è possibile) maschera tolta e appaiono: Gaber, Celentano, Paoli ed altri. Fine settima puntata. TRASMISSIONE FORZATA VIII PUNTATA Scena gremita di mini e attrazioni. Ricompare l’asino, il leone e qualche mascherone imparruccato. Portare maschere. Inizio con un ballo di tipo settecentesco, fondo scenografico appropriato. Maschere a copia di quelle di film Amadeus. Il tavolo è ancora imbandito. PRIMO DIRIGENTE Ancora un altro pranzo? SECONDO DIRIGENTE Sta diventando un vizio! DARIO No, stavolta è un carnevale. SECONDO DIRIGENTE Che carnevale? FRANCA Quello di Vienna. E’ una prova per l’Amadeus. Alcuni passaggi danzati. Qualche gag. 292 PRIMO DIRIGENTE Amadeus? SECONDO DIRIGENTE Ah; il film su Mozart wolfango Amadeus... DARIO No, è su Enzo Amadeus- Jannacci... PRIMO DIRIGENTE Amadeus Jannacci... SECONDO DIRIGENTE Non capisco, è forse un calambour? NICOLA No, è un fatto storico. FRANCA Il trisnonno di Enzo, emigrato a Strasburgo nel ‘700, aveva storpiato il proprio soprannome di Mozzaro in Mozart per non dare nell’occhio ed evitare di essere espulzo dall’Austria. PRIMO DIRIGENTE Era un sovversivo? FRANCA No, musicista... ma Salieri, ecco guardi qua sul monitor, il compositore di corte, consigliere musicale dell’imperatore, un italiano gelosissimo, non voleva concorrenza dis uoi connazionali musici... (Viene proiettata sul fondo o sul monitor l’immagine di Salieri che parla con l’imperatore.). PRIMO DIRIGENTE Il trisnonni di Jannacci... Mozzaro musicista...? MA non diciamo assurdità. SECONDO DIRIGENTE Ci volete prendere in giro? NICOLA (sul monitor partono alcune scene) Abbiamo le prove di quanto andiamo asserendo. In questo film che è stato girato qualche anno prima dell’Amadeus più famoso, quello degli otto oscar, ci sono scene che non lasciano 293 dubbi, a parte che il trisnonno Mozzaro detto Enzo Amadeo, assomiglia sputato al nostro Enzo Jannacci. PRIMO DIRIGENTE Va bene. Non interrompete per favore, lo visioneremo più tardi, prima andiamo con la sigla. SIGLA DARIO Ed ora pronti con la scena dell’ingresso a corte del giovane Amadeus Jannacci. PRIMO DIRIGENTE No, scusate, ma prima dobbiamo organizzarci per il gioco d’azzardo. NICOLA Un’altra volta? FRANCA Avevate deciso di non farne più. PRIMO DIRIGENTE Ma stavolta non si tratterebbe di un gioco d’azzardo con premi in denaro. Metteremo in palio tutti i mobili dell’arredamento delle varie puntate. DARIO Può essere un’idea. Facciamo un gran Telequiz. FRANCA Ok, s’ mi piace tanto il telequiz. DARIO Però propongo una variante... DIRIGENTE Che variante? DARIO Ve ne parlerò dopo la presentazione dell’Amadeus Jannacci. SECONDO DIRIGENTE Signor Fo la vogliono... c’è una macchina fuori che l’aspetta... è urgente. 294 DARIO Ah, sì quasi me ne dimenticavo... voi guardatevi pure il film... io torno subito. FRANCA Ma dove vai? Dario... Non mi dice mai niente! Tutti si portano davanti al monitor ad ottagono. Parte il film: si vede Salieri in parte ridoppiato, si sente la voce di Salieri, poi fuori campo. SALIERI Sì, di certo ero impazzito... ero geloso di lui fin dalle prime canzoni che avevo ascoltato questo Jannacci detto Mozzaro, mi aveva sconvolto: avevo capito di trovarmi di frotne ad un vero genio musicale. (Sequenza di Salieri che legge gli spartiti di mozart) Le avevo imparate tutte a memoria quelle canzoni... “El purtava i scarp de tenis...” (Voce di Enzo che canta). “Per un basin...” (Ancora Enzo che canta, con silvet controluce e mani che corrono sulla tastiera di un clavicembalo) Conoscevo tutta la sua musica, ma, lui di persona non era mai riuscito a conoscerlo. Un giormno seppi che a Strasburgo avrebbe dato un concerto dinnanzi al principe cardinale, mi ci recai appositamente. (Ci ritroviamo nei saloni del palazzo di Strasburgo. Si tratta di scene del film originale) Andavo vagando per corridoi e stanze alla ricerca di Jannacci Amedeo. Chi potevo essere tra tutti quegli invtati? Finalmente il caso volle che lo incontrassi in una strana situazione (Sequenza del gioco a 295 rincorrersi fra Mozart e la ragazza. Il viso di Enzo di volta in volta si sovrappone a quello di Mozart). JANNACCI (canta) Oh, Lucia, innocente creatura Tu non sai tu non sai che sia il pudore Oh, Lucia tu sei un’espressione pura tutta cosce poppe e zinne per non parlar delle tue natiche. No, non esagero tu sei una scorpacciata splendida di frutta stramatura... io impazzisco e faccio capriole... e giù mi spaparanzo ... etc... Applausi e commenti dei due dirigenti, di Franca e di Nicola. FRANCA E’ una storia così avvincente... ma perchè avete interrotto... ? Scusate! PRIMO DIRIGENTE Appunto... mi piacerebbe vedere il seguito, ch’è successo? SECONDO DIRIGENTE C’è un’interferenza... chiedono la linea per un collegamento con il Parlamento. PRIMO DIRIGENTE Signora Rame... c’è suo marito che fa un’intervento. FRANCA Ah ecco perchè se n’è andato così in fretta. CORO Zitti, fateci ascoltare. 296 INTERVENTO DI DARIO Applausi. FRANCA Bravo... Un discorso davvero coraggioso... speriamo non me l’abbiano malmenato troppo. Nel frattempo vi piacerebbe riprendere con il film? PRIMO DIRIGENTE Sono d’accordo, via con JannacciAmadeus! (Riparte la sequenza sui monitor). SALIERI (inquadratura sul suo volto) Pur di conoscerlo più da vicino arrivai a farlo ricevere dall’imperatore di cui ero il consigliere musicale... anzi gli presentai una musica dello Jannacci, inventando che Jannacci l’aveva scritta apposta per lui. Scena in cui l’imperatore suona al piano l’aria di “Ho visto un re”. Jannacci viene presentato all’imperatore.. Franca è in scena su una poltrona: è nei panni dell’imperatrice. Dario è un consigliere della sovrana. Amadeus Jannacci Mozart viene invitato a cantare: “Ho visto un re”. Dario, Franca e i consiglieri musicali fanno da coro: di volta in volta stupiti, perplessi indignati o divertiti. JANNACCI (seduto al clavicembalo canta) Ho visto un re FRANCA- IMPERATRICE Se l’ha vist cus’è? 297 JANNACCI Un re che piangeva seduto sulla sella piangeva tante lacrime , ma tante che bagnava anche il cavallo. IMPERATRICE Povero re. CORO E povero anche il cvavallo... VOCE DI SALIERI “Mi ero rovinato da solo: la canzone piacque tanto all’imperatore e all’imperatrice che Janacci fu invitato a svilupparla e farne un’opera. A finale sul palcoscenico con artigiani e contadini che cantano: “E sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re fa male al ricco al caridnale diventan tristi e noi piangiam”. Sequenza di pubblico festante e Salieri che si rde di rabbia. L’imperatore applaude felice; Franca- imperatrice e Dario-cardinale su poltrone, i potenti cantano e applaudono. La scena prosegue con balletto finale su aria “La forza dell’amore” La visione del film è interrotta dall’ingresso dei mobili portati a spalla dai giocolieri e dagli acrobati. Già qualche mobile va in pezzi nello scontro, o causa caduta da passerella. FRANCA Che succede ancora?! PRIMO DIRIGENTE Sono i mobili per la grande disfida. 298 DARIO Magnifico... non c’è tempo da perdere, metteteli laggiù che si comincia immediatamente. SIGLA Gioca, gioca. Scenografia: un appartamento. NICOLA E si vince tutta quella roba? MARIO Ma avte rovinato Aiazzone? DARIO La regola del gioco è questa che ci concorre entra in possesso all’istante dell’intero appartamento: salotto, cucina; camera da letto... con tutti i suppellettili. VOCI Io, io! Faccia giocare me. DARIO Calma, calma, prima di tutto ho bisogno non di un singolo giocatore, ma di una coppia, due giovani che abbiano intenzione di mettersi a vivere insieme. VOCE Noi, noi siamo fidanzati. ALTRA VOCE Anche noi... ALTRA VOCE Noi abbiamo già fattole carte di matrimonio guardi qua. FRANCA Bravi... accomodatevi voi. (Li accompagna nel salotto e li fa accomodare sul largo divano) Vi piace? RAGAZZA Davvero è già tutto nostro? DARIO Sì, fin da questo istante... però, per poterlo portare via intero, dovrete indovinare un certo numero di domande. Ogni volta che non risponderete esatto vi verrà 299 sottratto un pezzo... una volta il televisore, un’altra volta una sedia... etc. FRANCA E’ un gioco crudele, però... ma coma, prima si illude la gente e poi... DARIO Sì, crudele, ma fortemente educativo... Via col gioco... attenzione. Newton ricevette una mela in testa, Guglielmo Tell mise una mela in testa al suo bambino, Eva fece mangiare una mela ad Adamo... quante altre mele di favole o storie mitiche sapete elencarmi? Forza, cinque secondi... rispondete. Non vi viene in mente? Zitti fra il pubblico... Quello laggiù hs suggerito “la mela della strega di Biancaneve”. Spaccategli in testa sei piatti di porcellana di Sevres. (Eseguono) Credete di aiutare la famiglia in gara, e invece la boicottate... perchè da questo momento, la mela della strega non conta più come risposta. NICOLA Ecco là un altro... (Indica fra il pubblico) Ha suggerito “La mela di Parde”. Una serie di dieci piatti. (Preme il pulsante, lo spettatore vola via). DARIO Allora, cari coniugi, qui i secondi passano; ogni cinque secondi perdete un oggetto o un mobile... FRANCA Forza, provatea caso... DARIO Stop. Mi spiace,a vete perduto venti secondi. Sono quattro pezzi da eliminare (Fa cenno a quattro energumeni che entrano nell’appartamento armati di scudi e mazze) Via il televisore, il buffet, quel tavolino e il 300 comò in camera da letto (I quattro energumeni sfasciano i pezzi). FRANCA Ma che fate? Ma no, è da criminali! MARIO Che peccato! DARIO Vi avevo avvertiti che si trattava di un gioco altamente educativo... siamo nella civiltà dei consumi, dello spreco e dello sfascio! Allegri (La coppia guarda lo scempio. Le ragazze pon pon cantano e danzano). RAGAZZE PON PON Qui, così è sempre festa alla RAI... DARIO Ripartiamo con il gioco. Attenzione: a chi suggerisce verrà sfasciato in testa un intero servizio di marmitte di coccio. FRANCA Io mi rifiuto di assistere... questo non è un gioco, è un’esrcitazione della violenza. DARIO Invece di fare la suffragette tutta tenerezze preparati a recitare il pezzo che segue (Rivolto ai concorrenti) Attenzione voi due... fnita la scenetta vi verrà posta una domanda pertinente alla situazione che ora andiamo ad ilustrare. IL FIGLIO IN PROVETTA. Personaggi: Presentatore, Moglie, Marito. PRESENTATORE Buonasera a tutti. Questa seratratteremo della fecondazione artificiale... detta anche 301 in vitro. Parleremo cioè dell’ormai tanto discusso “figlio della provetta”. Ascoltiamo il dialogo diretto fra un marito e una moglie che discutono del problema. Interno casa borghese. MOGLIE Ma capisci, è un blocco terribile per me... no, per favore, non tirare fuori ancora che sono remore religiose... non è solo per quello. E’ l’idea di allevare nel mio ventre un filgio che non sia tuo... MARITO Ma ti capisco, anch’io all’inizio ero perplesso... anzi, contrario... ma poi ho suprato... MOGLIE Come hai superato?! MARITO Con la ragione. Mi sono detto: il vero padre non è quello che ti genera... ma è colui che ti alleva. Come dicono a Napoli... “O padre a me, è chillo che dà o pane! A pappa!”. MOGLIE No, se mai la pappa e la poppa gliela darò io... Mica sei tu che lo allatti. MARITO Sì, d’accordo, ma per pappa non si intende solo il dargli da mangiare... è il cibo dell’affetto che conta, il tepore di quando me lo spupazzo ‘sto figlio... gli insegnamenti che riesco a dargli, la protezione, la fiducia nella vita... MOGLIE Sì, ma vederti spupazzare appunto un figlio o una figlia che non ti assomiglia per niente... 302 MARITO No, errore, una eguale fisionomia non è determinata solo dai geni... un figlio ti viene ad assomigliare giorno per giorno, man mano che imita i tuoi gesti, le tue articolazioni espressioni facciali, la tua voce... E’ scientificamente provato che i figli adottivi spesso assomigliano più al padre putativo di quelli naturali. Perfino gli animali... MOGLIE Senti, per favore, non accomunare nostro figlio ad un animale! MARITO E’ solo per darti una prova scientfica. Prendiamo un cane. Non hai mai notato che i cani dopo un po’ assomigliano ai loro padroni? MOGLIE Sì, è vero... tuo fratello, con quel suo molosso... di giorno ha sempre di più la sua faccia... MARITO Vedi? Così come i servi via via assomigliano ai loro padroni... i portaborse ai loro ministri... e i bambini ai loro padri... anche se non sono figli loro. MOGLIE (commossa) Sei un uomo straordinario... generoso... MARITO No, per carità... è che ragiono. Cerco di superare l’egoismo, i blocchi culturali. MOGLIE Eh, ma non è facile... sono pochi sai quelli che riescono , come te, a mettere davanti la ragione. MARITO Non è solo la ragione, è anche il sentimento... Dal momento che lo desideriamo ‘sto figlio... e io non sono in grado di dartelo... 303 MOGLIE Oh sì... un figlio nostro... quasi... nostro... MARITO Vedrai, non avremo neanche bisogno di raccontare che è nato in vitro... mi assomiglierà moltissimo. MOGLIE E se nascesse con i capelli rossi... in famiglia noi non abbiamo nesun rosso. Cosa raccontiamo alla gente? MARITO Ma che vuol dire? Il rosso può affiorare fino alla settima generazione... basta un trisnonno rosso... MOGLIE Ah, sì, è vero... a parte che hai ragione: l’importante è che da te prenda il carattere, che ti assomigli nella generosità... Sì, sì, mi hai convinta. Guarda, che nasca con i capelli rossi o neri... con la faccia chiara, con le lentiggini... o scuro come un mulatto... MARITO Cosa hai detto? Mulatto?! MOGLIE Eh sì, se il seme fosse puta caso di un nero... nasce mulatto. MARITO Eh no, scusa... MOGLIE Ma sì, caro... è scientifico, è così. MARITO No, dico... nero, mi secca... MOGLIE Ma caro... sei tu che parli così?!... Tu che ti batti per l’eguaglianza razziale... MARITO Che c’entra adesso il fatto di razza... a me i negri sono simpaticissimi... MOGLIE Già... ma non come eventuali padri di nostro figlio. 304 MARITO Certo... mi secca... Dimmi pure che sono un piccolo sentimentale, ma mi piacerebbe dire a tutti che il bambino è proprio mio, e non essere costretto ogni volta a dare delle spiegazioni: “Sa, non è che mia moglie mi abbia fatto le corna... è che è un figlio della provetta... E te la vedi la reazione? Mica tutti sono di mentalità aperta come noi... la maggior parte, di sicuro, fa la faccia incredula, qualcuno potrebbe anche canticchiarmi a sfottò: “Sì, na provetta sì, sì, nato in vitro sì, chillo è fatto niro, niro, niro niro come a ché”. MOGLIE Oh che delusione... non dirmi che sei tu che parli così... come l’ultimo di meschini piccolo-borghesi. Sei microscopico! MARITO Sì, hai ragione.... ma è più forte di me... tutto mi va bene, ma nero... non ce la faccio. MOGLIE Ad ogni modo stai tranquillo, non ci sarà né rosso né nero... perchè il professore mi ha assicurato che il donatore sarà selezionato fra i tipi similari. MARITO Tipi similari? MOGLIE Sì, il seme sarà di un donatore bianco, di razza mediterranea. MARITO Del nord o del sud? MOGLIE Ehi, stiamo esagerando, mi pare! MARITO No, chiedevo così, per curiosità. 305 MOGLIE Perchè non metti un annuncio... seme di settentrionale bella presenza cercasi... Ci hai qualcosa anche contro i meridionali? MARITO Per carità... basta che non sia troppo basso, olivastro e crespo di capelli. MOGLIE Dimmi che stai scherzando... MARITO Certo, sto scherzando... anch meridionale mi va bene... che sia di Bologna, anche di Rimini. Sto scherzando. MOGLIE Meno male... Ah, dimenticavo... il metodo ormai tradizionale Kinsmer della fecondazione in provetta con me non può attecchire... MARITO Come?! MOGLIE Me l’ha detto stamattina il medico, dopo che ha studiato i miei esami. Niente Kinsmer. MARITO Niente Kinsmer? Beh, un metodo vale l’altro. MOGLIE Appunto: con me si dovrà usare il metodo naturale. MARITO Sarebbe a dire?.... MOGLIE Niente vitro... devo essere fecondata naturalmente... MARITO Cioè dal vero... senza vetro?! Dovrai giacerti con un uomo... MOGLIE Beh, si può fare anche in piedi... con tutto che è un po’ più scomodo. MARITO Mi stai a sfottere? 306 MOGLIE Ma cosa sono tutt’a un tratto ‘sti blocchi da bacchettone quacquero? A parte che è una cosa asettica, dal momento cheio non partecipo... MARITO Tu, ma lui, di sicuro, sì! MOGLIE Non essere volgare! MARITO E poi, io lo so come vanno ‘ste cose... tu sarai costretta a partecipare... collaborare... se no lui si blocca e la cosa va a monte. MOGLIE Lui non si blocca... MARITO Che ne sai tu, lo conosci? Vi siete già incontrati... siete usciti a cena insieme?... MOGLIE Senti, sei pazzo... non l’ho mai visto, lo sceglie il dottore... ci incontreremo per la prima volta nello studio di fecondazione... MARITO Vi incontrate soli? MOGLIE Certo. MARITO Ma ci saranno il medico e gli assistenti che vi guarderanno da dietro il vetro... MOGLIE No, niente vero... anzi, ho chiesto che ci si incontri al buio... Beh, non sarà proprio buio-buio, nella penombra... MARITO No, niente penombra. Lui deve essere bendato. MOGLIE D’accordo, sarà bendato. MARITO E anche tu bendata. 307 MOGLIE Già, certo... e sai cosa faccio? Io entro anche con le mani legate, e i piedi legati... e un tampone in bocca. Contento? MARITO Non scherzare... Eh no... eh no... figurati, non gli sembrerà vero al fecondatore sconosciuto... bendato... al buio, senza conoscere la partner, tutto mistero... Vuoi mettere la situazione eccitante? No, niente... ci vengo io! MOGLIE Tu?! MARITO Sì! Mi bendo, ci incontriamo nella penombra, tu fingi di non conoscermi... io pure... “Dove sei cara... come ti chiami... no, non parlare...”, e ci amiamo come pazzi. MOGLIE Sì, ma... il figlio? MARITO Ma che vada a morì ammazzato lui e tutte le provette. Che? Mi devo rovinare la vita e il fegato per un figlio ad ogni costo? Ma lasciamole fare agli americani ‘ste robe da mostri! E che? Sono Frankenstein io? Stacco. DARIO E adesso torniamo a noi... al quiz in scena era presente in bella evidenza una macchina per volare? Quella di Leonardo. RAGAZZO Sì, l’abbiamo vista. DARIO Bene, ecco la domanda... alla base della macchina, non so se avete notato... c’era un carrello 308 scorrevole su ruote... Ora vi chiedo: quel marchingegno era parte integrale del progetto originale di Leonardo? RAGAZZA Sì. DARIO Brava: vincete due mobili un lampadario... Aspetta, aspetta... la domanda non è finita... Rimanendo sempre in tema di ruote, attenti che è una domanda trabocchetto, i Pre-colombiani, i Maya, gli Incas... su su fino agli Indios e agli Indiani, conoscevano la ruota?... RAGAZZA No, non la conoscevano... DARIO Ne è sicura? RAGAZZA Beh... abbiamo sempre visto gli indiani nei films che trasportano la roba con le pertiche attaccate ai cavalli... RAGAZZO Sì, la trascinano... DARIO E’ vero gli indiani non usavano la ruota. CORO Evviva! RAGAZZE PON PON Qui, così, è sempre festa alla RAI... DARIO Stop. Cosa fate festa?!... SPETTATORE Beh, hanno indovinato... DARIO (rivolo all’energumeno manone) Spaccagli una marmitta di Caolino sul cranio. (L’energumeno esegue. Il malcapitato sputa decine di denti) La risposta doveva essere un’altra, perchè un’altra era la domanda! E vi avevo anche avvertito che c’era il trabocchetto. io vi avevo chiesto se gli antichiabitatori delle Americhe, 309 compresi Indios e Indiani recenti, conoscevano la ruota... non se l’adoperavano... Infatti, è vero, non l’adoperavano, ma la conoscevano eccome! E’ più che documentato . Ecco qua... prego, proiettare le immagine... (Sul grande schermo appare un bassorilievo Incas nel quale si vedono chiaramente alcune ruote) Mi spiace avete perso. Avete sprecato trenta secondi, sono sei pezzi perduti... moltiplicati per due... dodici pezzi da eliminare (Gli energumeni avanzano e cominciano a sfasciare) Fate in fretta che siamo in ritardo con il programma. FRANCA Ma no, no! Cos’è questo scempio!... DARIO Ci soffro anch’io... ma è la logica della nostra società. “ Spettacolo altamente educatico” (Gli energumeni sfasciano un grande numero di mobili). FRANCA Basta non è possibile! DARIO Va bene... basta. Arriviamo alle ultima due domande se le azzeccate tutto quello che s’è salvato è vostro. Prima domanda; cos’è l’Auditel ? No, no un momento... la risposta ve la diciamo noi attraverso lo speaker e uno sketch... poi arriverà la domanda. Via con la scenetta già registrata (sull’auditel?). Ed ora ecco al domanda: Se le famiglie selezionate dall’aufitel son circa 1.200 su 25.000.000 di teleutenti, quante saranno le familie auditel in una città come Bologna? RAGAZZA Beh, dal momento che Bologna fa circa 250mila abitanti, avremmo 12 famiglie e mezzo. 310 DARIO Brava! E quanti sono i programmi che si possono ricevere a Bologna? RAGAZZO Lo so perchè è la mia città, sono 24... i canali che si possono vedere. DARIO Bravo!... Ma allora come possono 12 famiglie e mezza visionaria 24 programmi nello stesso tempo? RAGAZZA Non saprei... mi pare impossibile. DARIO Brava!... E’ impossibile... ma i poteri dell’Auditel sono infiniti! Vincete altri mobili nuovi fiammanti! (Ragazzi acrobati trasportano e sistemano divani, tavoli, armadi ) Ultima domanda... attenti: cos’è il trono Ludovisi...? Non rispondete subito... quali sono gli altri più grandi falsi storici dell’arte italiana... fermi dove siete risponderete dopo questa mia breve lezione. Inserire conferenza su Leonardo già registrata. DARIO Ben assimilato? Attenti allora: Leonardo scriveva tanto con la mano sinistra che con la destra, usava travestire giovani maschi con abiti e calzature femminili per ritirarli nelle sembianze di madonne e di gran dame. Suonava parecchi strumenti musicali scrisse anche un canzone... me la sapreste canticchiare? E recitare le parole? Via col cronometro: vi vedo sperduti per questa ultima risposta potete anche suggerire voi del pubblico, ma vi 311 avverto più il tempo passa più la strage di mobilio finale sarà disastrosa. Stop... il tempo a vostra disposizione è terminato. Eccovi la canzone d’amore scritta da Leonardo da Vinci. E nel frattempo preparatevi a sfasciare i mobili. Canzone. Un energumeno estrae una bomba a mano e la tira contro un mobile. Esplosione, grifa, fuggi fuggi. Si sprigiona un gran fumo. Intervengono alcuni vigili del fuoco con bombole antincendio. DARIO Presto, il fuoco! Spegnete! FRANCA Meno male che era tutto sotto controllo! JANANCCI Le coppie! Salvate le coppie! Jannacci viene investito da un getto d’acqua. Dario interviene per sorreggerlo ma viene innaffiato a sua volta. Finalmente il fumo si dirada e riappaiono i concorrenti: sono ancora seduti imperterriti, composti, così come li avevano lasciati. Sono affumicati, con gli abiti bruciacchiati a brandelli. FRANCA Sono salvi, sono salvi! Tutti applaudono. 312 DARIO Meno male...Siete leggermente abbrustoliti... ma salvi. E non tutto è perduto nello sconquasso (Porge alcuni oggetti). Una saliera... un macinino per il caffè... elettrico, una cassettiera... con dieci cucchiaini da caffè, e un vaso... (Gli sfugge, casca e si rompe) No, niente vaso! Ma non lasciamoci abbattere... i beni mobili ed immobili non sono tutto nella vita... l’importante non è vincere ma giocare... CORO Gioca, gioca, gioca! Avanzano le ragazze pon pon a loro volta abbrustolite, con le piume e gli abiti a pezzi. Anche glia ltri ospiti sono sgualciti, bruciacchiati e stracciati. Riprendiamo con l’ultima scena del film di Jannacci Amadeus Mozart. Scena del carnevale. Danza su musica de “El polveron”. “Per un basin ricordo quella sera sarei andato a Como in moto e po’ saria turnà a ca’ a pé”. Dopo l’Amadeus viene presentato il doppiatore che si esibisce nel doppiare Andreotti, Craxi, Spadolini che salutano commossi. Quindi viene presentato tutt’intero il Direttore Generale. 313 GRAMMELOT MUSICALE. (di nuovo?) BRANI UTILIZZATI IN TRASMISSIONE FORZATA. Questi brani sono quelli raccolti dalla Fabbri e pubblicati sui dvd. Nei copioni che ho ribattuto non c’è l’indicazione di dove vadano inseriti. Bisognerebbe avere una registrazione completa delle otto puntate, per capire dove inserirli e per completare i pezzi di copione mancanti, le sigle e alcune canzoni. LA MAMMA DEL MIO AMICO VOCE Franca, c’è tuo figlio Jacopo disperato che ti vuole parlare. FRANCA Dov’è? VOCE E’ lì sul monitor. FRANCA (preoccupata, raggiunge il monitor) Jacopo, cosa sta capitando? JACOPO Papà, mamma.... aiuto! FRANCA Ma sono qua, parlami, che t’è successo?! JACOPO Sono disperato, mamma! FRANCA Perchè?! JACOPO Ti ricordi l’Aldo, quel mio compagno di scuola che veniva sempre a casa nostra, quello con i capelli rossi? FRANCA Vagamente... cosa gli è capitato? JACOPO Si è innamorato! 314 FRANCA Ma mi fai prendere uno spavento così perchè questo qua con i capelli rossi s’è innamorato...Fa niente! E’ bellissimo innamorarsi... anche se uno ha i capelli rossi! No? JACOPO Ma non è una cosa normale, lui è completamente impazzito mamma... E’ andato fuori di testa, si vuole suicidare, si vuole buttare sotto un treno... FRANCA Ma perchè mai, forse perché la ragazza di cui è innamorato non lo vuole?! JACOPO Beh, innanzitutto non è che sia una ragazza... è una donna... Poi non so se lei lo ama o no... dobbiamo ancora chiederglielo... FRANCA Cos’è, avete fatto un comitato? JACOPO No mamma... il problema è che questa ragazza, insomma... questa donna... sei tu mamma! L’Aldo s’è innamorato di te, mamma! FRANCA (ride, incredula) ma cosa stai dicendo, ma sei impazzito? JACOPO No! Non sono io ad essere impazzito, è impazzito l’Aldo... dice che è sempre stato innamorato di te... fin da quando da piccolo veniva a casa nostra a fare i compiti... ma poi, avendoti vista in televisione in questa trasmissione, ha perso completamente la testa! FRANCA Ma cosa stai dicendo, ha perso completamente la testa... ma non ti preoccupare, sono sbandate da ragazzi, dai... mi vede lì, in televisione, gli sketch, la madre, bionda... gli passa, gli passa... JACOPO E’ quello che gli ho detto io, vedrai che ti passa... ma il problema è che non gli passa mamma... anzi, peggiora di giorno in giorno... non mangia più, non beve più... non dorme più... sta sempre davanti al videoregistratore, continua a vedere e rivedere tutte le tue trasmissioni... tutti i vecchi film che facevi vent’anni 315 fa... sospira... Poi dice che ti assomiglio, mi piange sulla spalla, invoca te... Pensa che ha comprato una parrucca bionda, me l’ha messa in testa e ha tentato di baciarmi! E urla... da’ in escandescenze, dice che ti vuole... FRANCA Mi chiama anche, magari... JACOPO Sì! Continua a urlare... Franca, Franca, ti amo! Ti amo! (Urla). FRANCA Adesso basta, devo tornare a lavorare... smettila Jacopo, per piacere! Non so se arrabbiarmi, offendermi o ridere... e avanti! JACOPO Ma perchè?! FRANCA Ma come perchè... è un’infatuazione da paranoia... Ma è matto il tuo amico Aldo? Innamorarsi di una donna attraverso degli sketch... televisivi per di più! Per di più potrei avere l’età di sua madre... JACOPO Sì, grosso modo avete la stessa età. Lei è nera di capelli, anche lei è molto dolce, molto bella, molto gentile... vi assomigliate. FRANCA Grazie, grazie... allora si tratta del classico transfert edipico. In realtà il tuo amico Aldo è innamorato pazzo della madre, e senza rendersene conto si ritrova a riversare su di me tutto il suo amore inconscio. JACOPO Ecco, sì, è giustissimo! Se tu glielo dicessi... basterebbe una giornata, che voi vi incontrate, vi parlate, magari lo tieni per mano un po’... io sono sicuro che tu lo aiuti a uscire da questa situazione. FRANCA Ma pensa te! Mica faccio l’analista scarica-passioni, io! JACOPO Ma che c’entra, dai... FRANCA No, no... non me la sento... tenerlo per mano, andare a passeggiare con lui... Non me lo ricordo neanche! Poi magari 316 dovrei dargli qualche bacetto... E poi mi lascio anche abbracciare, stringere... ma non ti vergogni!? Jacopo, andiamo! Fare certe proposte alla tua mamma! Chiedere che si conceda al tuo migliore amico... JACOPO Ma io non ho parlato di concedersi al mio migliore amico... Io chiedo semplicemente un po’ di rapporto umano, una parola gentile, a volte è quello che serve... FRANCA Senti... perché non se le fa dare dalla sua mamma le parole gentili, e i rapporti umani... e le tenerezze... le chieda alla sua mamma! JACOPO Ecco, quello lì è l’altro grosso dramma, perchè da quando la sua mamma si è lasciata con suo marito... che poi sarebbe il padre dell’Aldo... lui ha un blocco che non riesce più...ad avere delle tenerezze... Non accetta più niente da sua madre! Io sono andato anche da lei, a casa sua, per vedere se si poteva aiutare questo mio amico... Insomma, è una donna completamente disperata. Appena sono entrato e ho detto due parole, è scoppiata a piangere, mi ha abbracciato, mi ha inondato di lacrime... e poi mi ha asciugato, poi è scoppiata ancora a piangere... non riuscivo più a fermarla e... e poi ci siamo baciati. FRANCA Ma cosa vuol dire vi siete baciati... un bacetto, così, sulla guancia, vero? JACOPO No mamma, ci siamo baciati... io sono innamorato della mamma di Aldo. FRANCA Parli seriamente?! Sei innamorato? Innamorato in che senso, Jacopo!? JACOPO Nel senso che ho perso la testa... Non dormo più, non bevo più, non mangio più... Ho anche comprato una parrucca nera e ho 317 cercato di metterla in testa ad Aldo, che assomiglia alla sua mamma... ho cercato di baciarlo ma lui non vuole. FRANCA Stiamo calmi, stiamo calmi... rilassati un attimo! Forse tu stai così male e sei così disperato perché da quando la mamma dell’altro ha scoperto che sei innamorato di lei non vuol più vederti... giusto?! JACOPO No, no... anche lei è innamorata pazza di me... FRANCA Innamorata?! JACOPO Tantissimo! Io voglio sposarla, lei è la donna della mia vita... FRANCA Oddio, oddio ma è un disastro... è una disgrazia tremenda questa, Jacopo! JACOPO No ma il disastro non è questo mamma... tra me e lei va tutto bene, il problema è un altro! E’ che lei dice che non riesce a vivere con me quando pensa che io sono il migliore amico di suo figlio... e che la mamma del migliore amico del suo amante... praticamente non vuole aiutare suo figlio, non vuole più avere nessun rapporto... se tu potessi incontrarla e dire due parole... provaci almeno! FRANCA La mamma o il figlio? Incontrare l’Aldo? JACOPO Sì mamma! FRANCA Ma io mi vergogno per te, ma cosa fai, mi stai spingendo a buttarmi nelle braccia del tuo migliore amico... vergognati! Pensa a tuo padre, cosa gli posso raccontare? JACOPO Io sono sicuro che il papà capirebbe, il papà è generoso... In fondo è per la mia felicità... Ma poi cosa ti costa, insomma... un po’ di gentilezza... magari ti accorgi che ti piace anche! (La implora)Mamma dai, se no la sua mamma non mi ama più! 318 Mamma io amo la mamma dell’Aldo, lui ama la mia mamma! Se non fate qualche cosa io sono distrutto, mamma! FRANCA (portandosi una mano alla testa) Mi sento male... HO FATTO LA PLASTICA Personaggi: Presentatore Franca PRESENTATORE: Ed ora, veniamo ad un discorso sulla medicina, esattamente sul problema della chirurgia estetica. Oggi il lifting in alcuni paesi viene praticato anche ambulatorialmente. Ci sono donne, e anche uomini, che entrano in clinica a farsi “tirare”, come si dice in gergo, ogni tre-quattro anni. Da noi, in Italia, siamo ancora pervasi da stupidi moralismi. Molte donne si sottopongono ad interventi di plastica facciale… pettorale… gluteale… ecc., di nascosto, come se si trattasse di un peccato, una vergogna orrenda, da confidare solo ad una cara amica. Interno elegante, sofisticato. FRANCA: (si muove davanti ad una telecamera di tipo amatoriale in funzione) Cara…registro questa cassetta perché tu mi possa vedere come sono venuta. Spero che le immagini della ripresa ti diano l’idea… Forse c’è un po’ poca luce… (Armeggia intorno ad un riflettore, accende tutte le lampade del soggiorno) Ecco, così va meglio… Come ti sembro? …Mi riconosci? Ma 319 certo, sono io, Eleonora. Sì, sono appena tornata dalla Svizzera. No, no, sto bene…anzi benissimo… vorrei tu mi vedessi al naturale, un’altra sono! Aspetta, vengo in primo piano…di’ la verità: come mi trovi…bella, vero? Mi fa ridere il restauro della Cappella Sistina…Mi sento di una bellezza un po’ disumana, se vogliamo, un po’ 2011 ritorno dallo spazio… tutta così tirata. Non ho più un segno, vorrei tu mi sentissi, ho la pelle lunare… e ci ho un seno che, guarda, punta in su come i fiori dell’ippocastano. No, non uno solo, tutti e due guardano in su, perfetti. Ho la pancia piatta, me la vedi, come quella di una mannequin di Versace… Sentissi poi qui…ho le cosce di Kabausoki, sì, il recordman keniota dei diecimila, affusolate, stagne. Per non parlare dei glutei da negra, di più: hai in mente i guerrieri di Riace? Ebbene, i loro glutei sono la brutta copia dei miei. Bella sono… bella e con l’anima. Mio marito… certo che m’ha vista…ma non mi ha riconosciuta. Ho dovuto mostrargli la carta d’identità e le impronte dei pollici per convincerlo che ero io. L’intervento? Ah, guarda…una stupidaggine…otto ore. Sì, è durato otto ore, ma cosa vuoi che sia…per una messa in piega, decolorazione, ceretta, pulizia del viso, maschera, mani e piedi, lampada ti tengono sotto per sei ore. Ecco, onestamente il tutto è stato un po’ traumatizzante…perché vedersi davanti e dietro cinque chirurghi travestiti da extra-terrestri, uno messicano, uno indiano, due brasiliani, uno stregone svizzero, che ti disegnano tutta…ti fanno le “pences”, ti tirano, ti staccano, ti scuoiano, ti ritagliano, ti cuciono e ricuciono… Sì, ero molto nervosa, preoccupata…poi, io ho l’anestesia difficile, ho il terrore di addormentarmi e non svegliarmi più. Mamma, e se poi muoio 320 sotto ricucitura?... Ma lo svizzero mi ha tranquillizzata: «Faccio te nuovo anestetico di America… droga fantastica…tu vai dritta in paradiso…pardon, tu senti come in paradiso… niente senti… quando sveglio tu… bellissimo». Bellissimo? Eh, dico, mica avrà in mente di cambiarmi sesso? Ad ogni modo sono entrata in sala operatoria tranquilla e su di giri, canticchiando «Tu sei per me la più bella del mondo». Accidenti, devo smetterla con queste canzoni datate, uno fa il conto e… scopre subito l’età che hai. Dunque dove eravamo rimaste… ah, alla mia entrata in sala… col mio lettino scorrevole ho incrociato quello di un famoso uomo politico tutto incerottato… s’era fatto fare il lifting… Ormai è di moda nell’ambiente… Reagan se lo fa fare un mese sì e un mese no. Dicono che ormai è talmente tirato che se appena sorride gli si strizza il sedere… gli viene il singhiozzo. Chi era chi? Ah, l’uomo politico… Mi è sembrato Donat Cattin, sai quello della Sanità… Sì, lo tengono alla Sanità proprio perché dà fiducia agli ammalati. Se sta al mondo quello, dicono… c’è speranza anche per noi. Ad ogni modo a lui il lifting non ha tenuto. Ho saputo che gli si è smollato un filo ed è crollato tutto. Adesso ha il doppio mento ripiegato sull’ombelico. Ah sì, hai ragione… basta divagare. Ecco, appena sistemata sul tavolo operatorio, mi han tolto anche la camiciola… tutta nuda mi sono trovata. Tutta l’équipe armata di pennarelli di vari colori ha cominciato a disegnarmi dappertutto: righe che andavano di qua e di là… si incrociavano sull’addome, si superavano sui fianchi… fin sulle spalle. E poi zone tratteggiate… evidentemente erano le fette di pelle da ritagliare, togliere, congiungere… Una zona tratteggiata in azzurro, l’altra in violetto, l’altra in arancione… 321 parevo la carta d’Italia divisa per regioni, coi fiumi, i laghi… Roma era l’ombelico… il capezzolo sinistro Torino… quello destro Venezia… Speriamo non mi si allaghi la Valtellina… e non mi frani la Calabria, pensavo. Ero tutta presa ad osservare l’opera pittorica, ogni tanto squittivo per il solletico… e sobbalzavo, specie quando, sistemata a pancia in giù, hanno cominciato a percorrermi la schiena e i glutei di ricami… lungo le reni… Ridevo! Anzi, più che ridere, gemevo… era piacevolissimo. Ahioo… Uhiooho… Così non mi sono neanche accorta che mi stavano iniettando la droga americana… Mi sono addormentata a picco, sognante… Sognavo che dei bambini giocavano con le palline di vetro al giro d’Italia… sul mio corpo. Sentivo rotolare le biglie lungo le righe disegnate… Ma ahimè!, te l’avevo detto, io ho il sonno ribelle anche con l’anestesia… Di colpo mi sono risvegliata… a metà lifting… Oddio! Che è quello!? Un orecchio! Ho visto il mio orecchio posato sul mio décolléte… l’ombelico tirato su… all’altezza dei capezzoli… i seni sotto le ascelle… e i glutei… sentivo i glutei spostati sopra le reni… « Frankenstein! Che m’avete combinato?! … La donna ragno!?» Urlavo come una pazza «Assassini! Non voglio fare la tela… non sono la malmignatta rossa!» Hanno dovuto farmi un’overdose di Pentothal… Poi l’intervento è durato otto ore, come ti dicevo, ma io mi sono svegliata diciotto ore dopo…tutta una benda, fasciata e rifasciata… Hai in mente la mummia di Nefertiti? … Ecco, io ero così. In più con tutta una orpellatura di tubi e tubicini che mi entravano e uscivano dappertutto. Due infilati nel naso… uno nella bocca… due nelle orecchie…Ti risparmio dove si infilavano gli altri più a sud. E poi, sopra la mia testa, bottiglie di flebo con altri 322 tubicini, appesi su aste tutt’intorno che parevano alberi di Natale. Le reni sollevate da due fasce che salivano ad agganciarsi a due sbarre sopra il letto. Sotto il collo un’altra fascia che mi appendeva di trenta centimetri. I glutei appoggiavano su di una ciambella per via dei punti… le gambe ripiegate e sollevate per via delle cosce ricucite a punto croce… sulla pancia un sacchetto di sabbia per tenerla pressata… boules di ghiaccio appoggiate un po’ dappertutto… come un tonno prima di metterlo in scatola. Anche sul dorso delle mani e sul collo dei piedi avevo borse di ghiaccio: fatto il lifting anche lì… Per forza: le mani e i piedi tradiscono l’età più di qualsiasi altra parte del corpo. Oddio… mi pareva d’avere su i guanti e le calze di amianto. Che tortura… non mi han lasciato neanche un millimetro di pelle normale… non un muscolo. Dalla fessura strettissima degli occhi, ad un certo punto ti indovino la sagoma dello stregone svizzero. «Tu, fatto anche cura dimagrante rapida… spolpapa dieci chili…buttato via». Non avrà esagerato?! Speriamo di dimostrare non meno di 38 anni… altrimenti avrei dei guai col passaporto… Ma certo, son già dieci giorni che son fuori, dovrò tornare dallo stregone solo per farmi togliere gli ultimi dieci metri di punti… No, non è doloroso… vedessi, si sfilano come per un’imbastitura… tiri un capo del filo e: trrrr… me ne ha già sfilati una quindicina di metri, manco me ne sono accorta. Hai in mente una scorlera alle calze… frrrr! Cammino ancora un po’ rigida, ho il collo teso… le reni che mi costringono impettita… guarda, mi muovo con le gambe rigide da fenicottero… ecco sì, sembro piuttosto un cavallo da circo. No, in città non ci posso ancora tornare… dovrei raccontare che sono stata travolta da un camion 323 con rimorchio… sono ancora tutta un livido. Così ho preferito andare a nascondermi da mia figlia. Sai che abita in campagna… una fattoria con cavalli… il cane… Beh, hai in mente il ritorno di Ulisse a Itaca… ecco, tutto l’opposto. Tanto per cominciare, il vecchio cane non mi ha affatto riconosciuta… anzi, mi ha ringhiato e per poco non mi sbrana viva… Il fattore idem… «Ehi, che fa qui lei… guardi che è proprietà privata… cerca qualcuno? …». Invece la mia nipotina, due anni e mezzo, che fino a qualche mese prima biascicava qualche parola, mi vede… mi punta un dito contro, e grida: « Nonna, nonna! Rivata nonna tutta “Findus” … » Ma guarda ‘sta stronzettina… è la pubblicità che li rovina! Sì, d’accordo, sono un po’ pallida, vorrei vedere… ho qualche livido, peraltro ben ritruccato col fondotinta, ma c’è bisogno di sottolinearlo?... Fra l’altro c’era un sacco di gente, invitata per non so quale festa… C’è la nonna « Findus»! Mi ha fatto sussultare tutte le cicatrici… Per la rabbia mi sono saltati almeno tre punti… Non contenta, la bimba si infila i piedini in un paio di scarpe col tacco, mi strappa la sciarpa e se la avvolge intorno alla testa. E mi fa strada in mezzo agli invitati, per fortuna tutta gente che non conoscevo cantilenando: « E’ arrivata la nonna mascherata da ragazza! » - Ah, nana maledetta!… E anche mia figlia che mi viene incontro: «Mamma, ma che t’è successo? ...» Dico, a parte che l’avevo pregata e ripregata: «Per favore, abitua la bambina a non chiamarmi nonna; dille che mi chiami Titty, o Muffy… Bamby… Non farle mai nominare quella parola orrenda: nonna, ti scongiuro!, specie di fronte ad estranei…» Perché, vedi, io batto sulla svampita incosciente sposata a sedici anni, incinta subito, con la figlia che sul mio esempio resta incinta a diciassette anni, 324 matrimonio riparatore a diciotto, nipote nata due anni fa… quindi io mi ritrovo con 37 anni, massimo 38… Invece arriva quel serpente truccato da bambina, coi tacchi alti, che si dà intorno a presentarmi: «Questa è la mia nonna ... guarda fotografia…», e dalla sua corsettina tira fuori e distribuisce un mazzetto di fotografie di me bambina vestita da piccola italiana… Ma dove le ha prese?... Chi gliele ha date? Candore, dici? No, quella l’ha fatto apposta, scientemente, per rovinarmi. Pensare che mia figlia, che ha 28 anni, per darmi una mano si era vestita talmente giovanile che sembrava infilata in un portenfant… Prendiamo il tè, sono un po’ più serena… sto spaparanzata dentro una gran poltrona di vimini… Sono stanca, mi sento assopire, gli invitati chiacchierano… cerco di resistere perché so che non mi riesce di abbassare completamente le palpebre… forse lo svizzero mi ha tirato un po’ troppo gli occhi… forse quello destro… Sembro un orientale in cattività;… ma quel brusio mi concilia il sonno… e mi addormento… con gli occhi aperti… specie il destro. Capisco che debbono fare un po’ impressione… La mia dolce nipotina…che già l’ho diseredata, si mette a urlare: «Nonna morta… bambola…baccalà!» E tutti a grappolo che mi vengono intorno a scuotermi. E io una vergogna!... mi son sentita scucire una fila intiera di punti! Scappo. Mi vado a nascondere in camera mia. Vorrei piangere ma non posso… Lo stregone mi ha avvertita: «No piangere, no ridere, se no… tutto strappa…» Di là sul terrazzo stanno facendo della musica… ballano. Mi faccio coraggio. Mi rifaccio il trucco, m’infilo un abito da schianto, e rientro tra gli ospiti… C’è gente nuova, arrivata adesso non conosco nessuno. C’è soprattutto un giovanottone che mi punta… mi prende subito la mano…cerca di farmi ballare…Io sono come 325 ingessata… barcollo. «Sbaglio o sei un po’ sbronza, bambolona…» mi fa. Che devo dire?... faccio cenno di sì. «Avrei bisogno di aria fresca», sussurro. Detto fatto… mi porta fuori. Mi carica in macchina, fa cento metri, butta giù i sedili. «Dài, scavezzati che ci buttiamo al ludibrio!» fa lui. Mi manipola come fossi un attrezzo per il body-building. Mi ritrovo con la gamba sinistra fuori dal finestrino, il piede destro incastrato tra il cambio e il freno a mano; un braccio infilato nel volante, la testa fra il pedale del freno e l’acceleratore… ingrippata… come la rana di Alessandro Volta. Non mi muovo più… un crampo totale. Non riesco più ad articolare manco un dito. Il giovanotto si spaventa… chiama aiuto. Arriva gente, rimorchiano la macchina al Pronto soccorso. Per tirarmi fuori devono iniettarmi non so quante fiale di «Despiason» disarticolante… Che vergogna… sono in una crisi da morire. Non posso più circolare che se qualcuno mi guarda e mi riconosce scoppio a piangere. Forse entrerò in convento… o andrò a curare i lebbrosi in India… O piuttosto farò la mannequin, mannequin ferma, da vetrina. NADA PASINI. A Porta Lame il 7 novembre ’44 ci fu una grande battaglia, migliaia di tedeschi e fascisti furono attaccati dalle forze partigiane di Bologna al completo. I nazifascisti ebbero una grossa batosta. Anche da parte dei partigiani ci furono morti e un certo numero di feriti. Diciassette di loro, i più gravi, furono portati in una infermeria ben nascosta dalle parti di via Duca d’Aosta. Ma 326 servendosi di spie la polizia fascista riuscì a scoprire quel nascondiglio e a piombare di sorpresa in quei locali. Parte dei feriti furono ammazzati subito dalle SS: legati alle sbarre delle finestre, furono bastonati a morte. Gli altri, inservienti e infermiere comprese, furono torturati e seviziati. Poi è toccato a me... due militi mi hanno portata sopra in uno stanzone dove c’erano dei fascisti vestiti da borghesi, a quello con gli occhiali e con i righini sul vestito tutti gli parlavano in tedesco... e ci aveva i guanti di pelle. E poi c’era uno che chiamavano dottore. Prima mi hanno dato una sigaretta, di quelle col bocchino d’oro, che non mi piacciono neanche tanto perché sanno di paglia, ma ci ho detto grazie lo stesso. E appena che me l’hanno accesa mi hanno dato una gran sberla che me l’hanno fatta saltar via, la sigaretta, e mi è andato tutto il fumo di traverso. Una tosse! E così mi è venuto alla mente il mio povero marito che, almeno a lui, la sigaretta gliel’avevano lasciata fumare quasi tutta prima di sparargli. “Adesso parli, che è meglio per te”, mi hanno detto, e io ho detto: “Ma io non so mica niente...” però parlavo in dialetto del mio paese che loro non capivano, così c’era lì un brigante nero di Bagnacavallo che ha incominciato a fargli l’interprete di quello che io gli dicevo... e poi io facevo anche mostra di non capire quando il “dottore” mi parlava... che lui è meridionale, e io davvero ci facevo un po’ fatica... così mi traducevano anche a me. È che loro sapevano già tutto di quello che io facevo, e me lo dicevano tranquilli: che avevo fatto la staffetta per il Gap del Mario e l’infermiera dei partigiani, che ero qui che ero là... 327 “Ma no, – gli dicevo io, sempre in dialetto, – io sono la cameriera del dottor Mario Bonora, chiedeteglielo a lui, se non mi credete!” Il fatto è che dovevano prima prenderlo, A Mario, per dopo domandarglielo... E allora quello con gli occhiali e il vestito a righini e i guanti s’è arrabbiato e mi ha dato un pugno, proprio sul naso, che mi ha fatto venire giù tutto il sangue... Ohi, aveva capito senza neanche la traduzione quello lì! Poi dopo hanno aperto una porta e hanno fatto venire dentro uno di quelli che era ferito all’infermeria della settima brigata dove lavoravo io, gli avevano strappato via tutte le bende ed era tutto viola e gonfiato sulla faccia... e gli occhi, non ci vedeva per il gonfio, e gli hanno detto: “La conosci questa qua?” e gli hanno aperto gli occhi con le dita... e lui faceva segno di no, con la testa... Poi l’hanno portato via e gli davano spintoni e botte che lui non diceva neanche ahi! Poi mi hanno messo una corda intorno al collo e mi tiravano su come per impiccarmi, con gli strapponi...: “Dicci i nomi dei dottori dell’infermeria e dove stanno”, mi gridavano... e io appena mi smollavano la corda parlavo: “Ma io non sapevo che erano dei partigiani quelli che venivano a casa del dottore, che se lo sapevo li denunciavo tutti!” A ’sto punto mi hanno tirato su le sottane e tutto il vestito fino alla testa e con un nerbo di bue hanno incominciato a picchiarmi, come se fossi una bestia, sulla pancia, sul sedere e anche qui, sul petto, di continuo..., proprio come a una bestia... Quando sono state verso le sette, che si erano levati tutti la giacca che erano sudati, mi hanno buttato addosso una secchiata di acqua gelida... Io ero lunga tirata sul pavimento e mi veniva fuori il sangue dalla bocca... subito ho avuto paura che fosse dai polmoni, 328 invece era che mi avevano spaccato due denti... questi qua, vede, che adesso sono finti... Mi hanno tirata su e mi hanno messa seduta sulla sedia, ed ero lì tutta nuda che ormai i vestìti me li avevano stracciati. Loro mi domandavano, e c’era uno che scriveva a macchina, io rispondevo, sempre in dialetto, e con ’sto fatto dell’interprete veniva un po’ lunga. E allora il dottore ha detto: “Qui stiamo perdendo del gran tempo, non vedete che questa è una povera scema? È una matta... se sapeva qualcosa a quest’ora aveva già parlato”, ha tirato via il foglio dalla macchina da scrivere e l’ha stracciato. “Portatela via”, e hanno chiamato: “Antonietta!” È venuta dentro una donna grande e grossa, che doveva essere l’Antonietta, e mi ha preso su di peso e mi ha portato in una camera tutta chiusa dove c’era anche un letto tutto sporco, ma a me mi pareva il letto da sposa. Passa una mezz’ora e viene dentro quello con il vestito a righini... quello lì, dopo tutte le botte che mi aveva dato... adesso voleva stare lì con me... sì, insomma, voleva... hai capito cosa voleva... “Ma non posso neanche darci un bacio, – gli faccio io con la delicatezza, – ci ho tutta la bocca spaccata, con fuori due denti...” Ma lui mi veniva addosso a farmi le carezze e baciarmi... e io non potevo neanche muovermi che ero rotta dappertutto... e gli dicevo: “Ma non ha pietà? Pensi se fosse una sua figlia in questo stato...” Ma era come parlarci a una bestia!... Quando che è andato via mi sono messa a piangere... roba che non avevo pianto neanche quando m’impiccavano... ma adesso avevo proprio voglia di morire... E piangevo... Poi ho sentito che mi chiamavano... proprio col mio nome vero... “Luisa, Luisa”, volto la testa in su, verso un finestrino, e lì che spuntava c’era la testa di 329 quel giovanotto che gli avevano strappato le bende e che aveva detto che non mi conosceva... “Che fai lì?” “Eh, sono dentro chiuso...” mi fa... “Da tanto?” “Sì da prima... ma se è per quello che ti ha fatto quel maiale che ti sei messa a piangere... non te la prendere, pagheranno anche questa!” Ho fatto uno sforzo e mi sono tirata su, così gli sono venuta più vicina e l’ho visto bene in faccia... ci aveva gli occhi gonfi come due uova... e gli veniva fuori il sangue. C’è lì un lavandino... sono andata giù dal letto... camminavo attaccata al muro... c’è perfino una salvietta... l’ho messa sotto l’acqua... lui che capisce che gli voglio bagnare gli occhi mi fa: “Lascia stare, sei già lì mezza morta...” Poi quando gli lavo il sangue mi fa: “Tante grazie, mi fa proprio bene... E adesso ci riesco a vedere anche un po’”. Allora mi è venuto in mente che sono lì nuda, ma non m’è neanche importato, non ho fatto nemanco la mossa di coprirmi con la mano. “Domani mi fucilano, – mi ha detto, – vedrai che invece te ti salvi... Mi spiace proprio che non ci sarò, il giorno della liberazione... dovrà essere proprio un bel giorno... ma il più bello sarà ancora dopo...” “Quando dopo?” gli domando io... e allora lui quasi si arrabbia e fa: “Ma Luisa, cosa credi, che stiamo qui a farci pestare come codighe, a crepare per cosa? Per dopo, no, per quando che saremo liberi! Allora verrà il comunismo sul serio... proprio come in Russia... lo faremo noialtri! Ma non sarà mica facile... Orco se mi piacerebbe esserci ancora... Ci sarà ancora da farne di battaglie perché i padroni e compagnia mica diranno: “Prego si accomodi”... Ne faranno di manovre per arrampicarsi sui vetri... 330 ma stavolta, noi, ci avremo i fucili... è un’altra musica... stavolta rivoluzione, rivoluzione la vincerà!” e quasi si metteva a cantare... Poi lui l’hanno ammazzato la mattina dopo che era ancora scuro... A me mi hanno messa nel manicomio di San Giovanni in Monte, che proprio mi han presa per scema demente... Il giorno della liberazione sono venuta fuori... Che giorno! Che giorno!... Ma ci aveva ragione quel giovanotto fucilato... che non ho neanche mai saputo il nome... fare il comunismo non è mica facile, perché i padroni non ci dicono: “Prego si accomodi!” Io però ci ho ancora speranza, se no perché, perché, sono sempre comunista? IL PARTIGIANO LUNA (NON trovo testo ) DARIO Ed ora passiamo ad una storia, quella del partigiano Luna, un partigiano delle montagne di Treviso. E’ una storia vera che io ho raccolto e che vi racconto. Cominciamo. IL FLIRT Personaggi: Giornalista (Ennio Fantastichini), Franca Sigla Tg - edizione forzata. GIORNALISTA Franca Rame, che stava recitando a sua volta a Roma, ha vista la sua esibizione addirittura interrotta dalla polizia. Stacco. 331 FRANCA (recita indossando una vestaglia, tenendo in mano le scarpe) ... mio figlio se ne intende: “Mamma, se vuoi trovare un altro che ti ami devi cambiare. Devi dimagrire! Devi diventare appetibile!” Cosa sono, una tacchina?! La gallina faraona... “Appetibile, mamma!” Correre! Footing...footing... (mima una corsetta) dalla mattina alla sera, via, che correvo. E poi a un certo punto mi fa: “ Mamma non t’offendere ma... t’è crollato il gluteo”. Sappiatelo, donne, che dopo i 37 il gluteo ha un crollo tremendo... Devi camminare sulle punte, rassodare il gluteo... E io via, che camminavo sulle punte... Dalla mattina alla sera, sembravo uno dei tre remagi. E poi flessioni! E uno, e due... Mi sbattevo giù da rompere il pavimento col sedere. E anche quando andavo dal salumaio, non perdevo tempo. Un chilo di grana, PAM! (Si abbassa facendo una flessione con le gambe) E il salumaio: “Dove?” (Si rialza agitando la mano) “Sono qui! Sono qui!Sto rassodando il gluteo!”. Tutto il quartiere ormai era con me “Come va il gluteo oggi?” “Abbastana bene”. Tutte le donne a camminare sulle punte. E insomma dvo dire che quando sono dimagrita e mi sono rifatta un po’ carina, incredibile che trovavo. Sì, trovavo... Trovavo... Quanto mai non l’ho saputo prima! Quante lacrime mi sarei risparmiata! Soltanto che mi cascavan le braccia, perch eran tutti giovani... Troppo più giovani di me, ce n’erano addirittura dell’età di mio figlio. Ma cosa cercavano, la seconda mamma?! Col rapporto edipico? Via, per l’amor di Dio! Soltanto una volta devo dire che ci sono cascata... No, no calma. Non pensate troppo male di me. Ci sono cascata nel senso che c’era questo ragazzo, un compagno di scuola di mio figlio, che veniva in casa nostra dalle elementari, a fare la merenda e i compiti, sapete come funziona... Bene, poi ha continuato a venire anche durante le medie... E anche 332 durante il liceo... e anche durante l’università... Lui andava all’università e veniva a fare merenda a casa mia, con mio figlio. Dopo si è laureato e ha continuato a venire a far merenda a casa mia... Soltanto che io non l’ho mai guardato come uomo: era il compagno di scuola di mio figlio! Un giorno son lì in cucina, nella mia cucinetta, preparo un panino, di spalle... Lui era là. Ad un certo punto ho sentito come... il richiamo della foresta (Urla battendosi la mano sulla bocca, a imitazione dei pellerossa) silenzioso. Un feeling! Mi giro, era lì, che mi guardava: bello, con questo occhio blu, che c’ha un occhio! No, ne ha due di occhi... è un mio modo di dire l’occhio blu... e questi centoquarantanove denti che io non ho mai visto tanti denti tutti insieme nella stessa bocca. Mi sorrideva tristemente, apreva il Caimano, pareva... E a me mi veniva da dirgli “Mordimi, mordimi, mordimi!” . Arrivo lì, col mio panino, tutta emozionata... l’amore non ha età... Gli do il panino, lui mi prende la mano con il panino e io “Ma cosa fai?” . Ma la mano gliela lasciavo lì... ferma! A un certo punto mi guarda, sempre tenendomi la mano e mi fa “Ti amo! Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo! Fin dalle elementari!” Ma dico... Ma perchè non me l’hai detto prima... (Improvvisamente si guarda intorno allarmata. Entrano in scena tre poliziotti, che salgono sul palco). PRIMO POLIZIOTTO Signora Rame, lei è in arresto! FRANCA MA come sarebbe a dire in arresto?! SECONDO POLIZIOTTO Venga, venga con noi, poi le spieghermo... FRANCA (infilandosi le scarpe si lascia accompagnare) Ma dove mi portate?! 333 Si divincola e scappa, mentre il pubblico si alza in piedi e inveisce contro i poliziotti, accerchiandoli. La prima volta. DARIO (entra da una porta con i vestiti di scena, si leva la parrucca e si precipita verso lo schermo) Eccomi Jacopo, sono qui! JACOPO Papà, mamma! Aiutatemi! DARIO Che c’è? Che succede? Spiega! JACOPO Sono disperato, con l’Anna sta andando tutto a rotoli! Ci lasciamo! DARIO Ma come vi lasciate?! Eravate così innamorati... JACOPO (prova a spiegarsi in modo agitato e confuso) Eh sì...ma... tutto è iniziato la prima volta, che per me era la prima volta... che io... DARIO (lo incalza) Quando? JACOPO Ero in camera sua...in casa sua...mi aveva detto di accompagnarla... Eravamo lì in camera sua, non c’era nessuno e ad un certo punto mi dice “Vado un attimo a prendere una Coca Cola”... ritorna nuda! con la Coca Cola in mano... DARIO Cosa t’ha fatto, paura?! JACOPO Ma... era completamente nuda papà, m’è preso un colpo! Avessi visto! Sono rimasto lì completamente fermo così, non riuscivo a muovermi! Allora lei mi dice 334 “Ma cos’hai, ti senti male?” e io non dicevo niente... io dentro la mia testa smoccolavo contro il Ministero della Pubblica Istruzione e contro gli esami scolastici... DARIO Perchè? Perchè contro il Ministero? JACOPO Ma dico, con tutti gli anni che ho fatto ad andare a scuola... non un cane che mi abbia detto che cosa fare quando una ragazza rientra nuda con la Coca Cola! Ma a me cosa me ne frega di Giulio Cesare e Ottaviano se non mi spiegano le cose fondamentali della vita?! DARIO Certo, non lo mettono sui libri... E allora? JACOPO E allora niente, lei mi ha fatto una carezza sui capelli, mi ha detto “Ma no, non fare così, ti voglio bene...”... alla fine stavamo facendo l’amore... DARIO Ah! L’avete fatto alllora! JACOPO Era bellissimo, bellissimo papà, mi sembrava di volare... Ooooooh... Atterrato. Subito... così. Lei mi dice “Come? Già finito?” E io le dico “Già finito. Mi passeresti un po’ di Coca Cola?”. Mi sentivo malissimo, sentivo tutte le voci che mi dicevano “Sei un coniglio! Sei un lemure! Brutto sporco maschio sciovinista!” DARIO Beh, non esageriamo... JACOPO “Sciovinista! Non ti interessa niente del piacere di lei!” ... Ma io non so... Ma voi, papà, scusami... perchè non mi avete mai detto qualcosa? DARIO Ma se ti abbiamo spiegato tutto del fatto di come si viene al mondo, non scherziamo! 335 JACOPO Ah, beh... mi avete detto che i bambini non li porta la cicogna e che le donne restano incinta... DARIO Certo, la cosa fondamentale! JACOPO Va bene, ma qualche particolare, non so... Siete anti-nucleare, siete contro la fame nel mondo, siete di sinistra, siete democratici, sono figlio unico, parliamo tutti l’italiano... ma ditemi qualche cosa di più! DARIO Ma sono cose delicate... è difficile dirle anche a un figlio... Anche a me da ragazzo, non hanno spiegato quello che avrei dovuto fare una volta diventato padre, con mio figlio... JACOPO Tant’è che io pensavo che fosse una malattia di famiglia... che anche tu... che era ereditario... che era una roba normale e che non c’era niente da fare! DARIO (balbettando imbarazzato) Io?... beh, sì... in verità... da ragazzo, come tutti i ragazzi, ho sempre avuto quel problema... ma non deve diventare un dramma, andiamo! E cos’hai fatto allora? JACOPO Cos’ho fatto... sono andato in un bar. C’era uno in un bar che dicevano che tutte le donne bionde, brune, in autobus, sott’acqua, in corteo, dappertutto... DARIO Tutte?! JACOPO Tutte! Non si capiva come trova il tempo per venire al bar, questo qui! E così mi dice “Guarda, non preoccuparti, no c’è problema... la matematica”. DARIO La matematica?! 336 JACOPO La matematica. Lui mi dice “Quando tu sei lì, sul culmine... della passione, del piacere... (Dario lo segue sempre più interessato, incalzandolo con gesti e parole ad andare avanti) inizi a fare 327, meno 12, più 18, alla terza, meno 14, per 328... e praticamente ti distrai e... funziona! DARIO Ah, bello! JACOPO E allora io corro, e son subito dall’Anna, e le grido “Anna, ti amo! Vedrai, funzionerà tutto!” Così inizio subito, un po’ di matematica... 327, meno 18, alla secondaaaaaa... finito. DARIO Di nuovo? JACOPO Sono tornato da questo del bar e gli ho detto “Ma scusami... è stato peggio dei cento metri...” DARIO Appunto! JACOPO Lui m’ha detto “Di che segno sei?” e io “ Come di che segno sono? Sono ariete, ascendente cancro!” , “ Ariete ascendente cacro non funziona, sei refrattario... per te ci vuole l’incidente d’auto!” DARIO Ma come?! Devi fare un incidente per poter far l’amore, adesso?! JACOPO No! Lui mi voleva dire che, mentre faccio l’amore, devo immaginarmi l’autostrada del Sole... il 15 di agosto... con tutte le macchine rovesciate... un disastro! Sangue per terra... la benzina... le budella... i morti, i feriti, 337 i contusi... e questa cosa qui (Imita il rumore di una frenata e di auto che si scontrano). DARIO Che succede!? JACOPO Praticamente ti si blocca tutto, tale è lo shock... per l’autostrada del Sole, col sangue... allora io sono corso subito dall’Anna e le ho detto “ Anna, Anna, amore mio, spogliati! Vedrai, adesso sarà una cosa meravigliosa!” E lì, in effetti, stupendo! Una cosa... Due ore, tra le lamiere contorte, e a lei piaceva moltissimo! DARIO Bravo! JACOPO Una cosa... che lei diceva, “Ma cos’hai mangiato oggi?” Io mi sentivo un tritasassi proprio... Solo che nel momento in cui lei era soddisfatta e che io... io avrei voluto anch’io... non riuscivo più a spostarmi! Ero prigioniero delle lamiere contorte sull’autostrada! C’avevo il sangue, il puzzo di benzina, le sirene... Un cadevere qua, una lamiera spiaccicata sulla faccia... DARIO E allora cosa hai fatto? JACOPO Sono andato da quello del bar e gli ho detto “Scusi, adesso lei è felice, è meraviglioso, siamo tutti contenti... però adesso io ho il problema dell’autostrada, c’ho la nevrosi... DARIO E lui? JACOPO E lui mi dice “Guarda, questo qui è il minore dei problemi... perchè quando tu ti rendi conto che lei è felice... 338 DARIO Soddisfatta... JACOPO Soddisfatta... DARIO (lo incalza)Che fai tu...?! JACOPO “Fai uscire dai tuoi pensieri l’incidente d’auto...e dall’altra parte entrano in scena venti hawaiiane bellissime... che ballano... (Imita i loro movimenti di danza) Tutte nude... coperte di fiori... che ti fanno delle cose che neanche nei film di fantascienza... DARIO (lo riprende) Siamo in televisione... JACOPO Va bene... allora io, detto fatto, torno da lei... Fantastico! Bellissimo! DARIO E allora di cosa ti lamenti?! JACOPO Il problema è stato dopo... Perchè dopo un po’ di tempo che tutto andava bene, ero lì che la stavo baciando sul collo... mi sono distratto un attimo... e le ho detto (Fa un tono di voce carezzevole) 327 meno 19... Poi, dopo un altro po’... (Fa il verso di una sirena) La sirena dei pompieri! DARIO Lei s’è un po’ arrabbiata... JACOPO Lei... sì! Anche perchè alla fine non facevo più l’amore con lei... non la riconoscevo neanche più! (Tono disperato) Mi ha piantato, capisci! Sono qui, da solo... sull’autostrada... anche le hawaiane se ne sono andate, sono salite su un pullman di svizzeri... sono andate via! Io sono da solo sull’autostrada, almeno venitemi a prendere! DARIO Calma... calmati... A che casello sei? 339 JACOPO 325! Mamma, papà! Venitequi! Aiuto! .... DARIO Vengo subito, stai lì fermo, non piangere! Il tuo papà arriva! Arriva! JACOPO Papà!... Mamma!... Applausi. Non si paga! Non si paga! Due atti di Dario Fo, Franca Rame , Jacopo Fo 340 A cura di Franca Rame Questo spettacolo è stato rappresentato per la prima volta il 3 ottobre 1974 alla Palazzina Liberty di Milano ed è stato in cartellone fino al 10 ottobre 1980. Il testo è stato aggiornato all’ultima rappresentazione. 341 Prologo DARIO Lo spettacolo che reciteremo fra poco andò in scena, per la prima volta, nel 1974. Quando debuttammo, la storia appariva piuttosto impossibile, addirittura surreale; infatti raccontavamo di avvenimenti che non erano ancora accaduti. Narravamo di donne che nella periferia di Milano si recavano a fare la spesa in un supermercato e si ritrovavano, all’improvviso, coi prezzi saliti a dismisura; furenti, decidevano in un primo tempo di pagare metà prezzo rispetto alla cifra imposta sulla merce esposta, indi, di non pagare del tutto. Il nostro racconto era pura fantasia. Ricordo il particolare che all’inizio, quando recitavamo qui in Palazzina questa commedia, l’appropriazione indebita l’avevamo battezzata: «spesa proletaria», «disobbedienza civile». Qualche critico ci accusò di fare del teatro fantapolitico, di immaginare delle storie esageratamente paradossali e improbabili. Evidentemente si trattava di giornalisti disinformati sulla realtà delle cose, gente che non ascolta e non legge nemmeno il giornale su cui scrive, e quindi non può prevedere. Qualche mese dopo esplose esattamente quello che noi raccontiamo sulla scena. Esattamente! Gli avventori che avevano applicato la spesa proletaria furono arrestati e processati.Nei giorni del dibattimento «il Giornale» diretto da Indro Montanelli invitò il giudice a incriminarci perché con questa nostra commedia avevamo ispirato e istigato gli operai a compiere il reato di appropriazione indebita. 342 Personaggi ANTONIA, operaia GIOVANNI, marito di ANTONIA MARGHERITA, operaia LUIGI, marito di MARGHERITA APPUNTATO di Pubblica Sicurezza BRIGADIERE dei carabinieri BECCHINO VECCHIO, padre di GIOVANNI ALCUNI CARABINIERI E POLIZIOTTI I ruoli dell’Appuntato di Pubblica Sicurezza, del BRIGADIERE dei carabinieri, del BECCHINO e del VECCHIO sono interpretati da un unico attore. 343 Atto Primo Una casa modesta di operai. Sul lato destro della scena, una credenza con alzata, con ante di vetro, un letto (branda). Sul lato sinistro un attaccapanni, un armadio a un’anta. Al centro, un tavolo. Sul fondo, un’altra credenza con piattaia. Un frigorifero, una cucina a gas e, poco distante, due bombole abbinate per saldature. All’alzarsi della luce entra in scena ANTONIA (la padrona di casa) seguita da MARGHERITA: (un’amica piú giovane). Sono cariche di sacchetti vari di plastica rigonfi di merce, che posano sul tavolo. ANTONIA: Meno male che ti ho incontrata, altrimenti non so proprio come ce l’avrei fatta a trasportare tutta ’sta roba... MARGHERITA: Ma si può sapere dove hai trovato i soldi per comperarla? ANTONIA: Te l’ho già detto: l’ho vinta... coi punti qualità! In un pacchetto di detersivo ci ho trovato persino una moneta d’oro... con su il Papa, di profilo, che scia! MARGHERITA: Sí, valla a raccontare a un’altra... la moneta d’oro! ANTONIA: Perché, non ci credi? MARGHERITA Eh no! ANTONIA Be’, allora te ne racconto un’altra... (MARGHERITA, seccata, se ne sta andando). Dove vai? MARGHERITA Ti saluto! ANTONIA Vieni qua... permalosa! Siediti che ti racconto la verità. MARGHERITA (sedendosi) Avanti, racconta. 344 ANTONIA Questa mattina vado a fare la spesa, giornata speciale di mercatini rossi1... giornata di sconti. Ero tutta eccitata. C’ero io e non so quante altre donne del quartiere. Eravamo lì, che già facevamo i conti per capire quanta roba avremmo potuto comperare con i quattro soldi che avevamo in tasca, quando non ti arrivano i vigili dell’annonaria? Requisiscono tutto! «Proibito! – gridavano. – Proibito!» Ci portano via ’sto ben di dio sotto al naso! Arrabbiate nere gridiamo: «Ci impedite di comperare la roba scontata! Adesso basta! Si va al supermarket! Ci facciamo fare i prezzi del mese scorso!» Ci mettiamo in corteo, arriviamo al supermarket... non so in quante fossimo... c’erano già lí altre donne e qualche uomo, che facevano una gran cagnara perché i prezzi del giorno prima erano aumentati ancora. Roba da pazzi! (Mentre parla guarda nei sacchetti e, andando avanti e indietro, ne ripone alcuni nella credenza) E il direttore che cercava di calmarci: «Ma io non ci posso fare niente, – diceva, – è la direzione che mette i prezzi, è lei che ha deciso l’aumento». «Ha deciso? Col permesso di chi?», dice una donna. «Col permesso di nessuno: è legale, c’è libero commercio, la libera concorrenza!» «Libera concorrenza contro chi? Contro di noi e noi si deve sempre abbozzare? Ci licenziate i mariti... ci aumentate i prezzi...» «O la borsa o la vita!» E io: «Siete dei rapinatori!» E poi mi sono nascosta, perché ci avevo una paura che non ti dico! MARGHERITA Brava! ANTONIA Poi una ha detto: «Ma adesso basta! Stavolta i prezzi li facciamo noi. Paghiamo quello che si pagava il mese scorso. E se fate i prepotenti, ce ne andiamo con la roba, senza pagare il becco di un quattrino! Capito? Prendere o lasciare!» Dovevi vedere: il direttore è diventato bianco come uno straccio: «Ma voi siete 345 pazze! Io chiamo la polizia!» Va come un razzo alla cassa per telefonare... ma il telefono non funziona. Qualcuno aveva strappato il filo. «Permesso, fatemi andare nel mio ufficio! Permesso... fatemi passare!» Ma non riusciva a passare... tutte le donne intorno... lui spinge... spintona lui... spintoniamo noi e una donna fa finta di prendersi un pugno nella pancia, casca per terra e fa la svenuta. MARGHERITA Ah, ah... che bello! ANTONIA Tu dovevi vedere che artista! Pareva vero... C’era lí un donnone grande grosso, anziana, tira su un dito che pareva una mitragliatrice... lo punta contro il direttore e gli fa: «Vigliacco! Te la prendi con una povera donna, che magari è anche incinta. Se adesso perde il bambino vedi che cosa ti capita! In galera ti mandiamo! Assassino!» E poi tutte in coro: in-fan-ti-ci-da! in-fanti-ci-da! in-fan-ti-ci-da! (Scoppia a ridere) Da piegarsi in due dalle risate! MARGHERITA E poi, com’è andata a finire? ANTONIA Be’, è andata a finire che quel pirla del direttore, tutto terrorizzato, ha mollato... e noi abbiamo pagato quello che avevamo deciso. Devo dire che qualcuna ha un po’ esagerato: ha voluto addirittura farsi fare credito... e senza neanche dare il nome: «No, non mi fido a dire dove abito, – diceva, – perché poi lei, caro direttore, è anche capace di denunciarmi... vi conosco! Deve fidarsi sulla fiducia. La fiducia è l’anima del commercio... non lo dite sempre voi? Dunque, arrivederci. E buona fiducia!» MARGHERITA (ride divertita) Ah! Ah! ANTONIA «Arriva la polizia!», s’è messo a gridare qualcuno, ma era un falso allarme, però tutte noi donne a scappare... chi mollava i sacchetti per terra, chi addirittura era scoppiata a piangere per lo 346 spavento. «Calma! Calma! – si sono messi a gridare degli operai che erano appena arrivati da una fabbrica lí vicino. – Cos’è questo cagasotto, ’sta paura che vi prende della polizia? Perdio! Siete nel vostro diritto di pagare quello che è giusto! Questo è come uno sciopero, anzi, è meglio di uno sciopero perché negli scioperi ci rimettiamo sempre la paga noi operai... questo invece è uno sciopero dove finalmente chi ci rimette è il padrone! Anzi, si fa di meglio: a zero ore anche lui! Quindi: non si paga! non si paga! E questo va per tutti i soldi che ci avete rubato in anni e anni che veniamo qui a fare la spesa!» E via che se ne vanno carichi di roba. E allora io ci ho ripensato... ho combattuto una battaglia con me stessa... una battaglia tremenda e poi... ho fatto la spesa tutta da capo. «Non si paga! Non si paga!», gridavo anch’io. E tutte le altre anche loro: «Non si paga! Non si paga!» Quella svenuta ha ripreso subito i sensi! Via come una saetta ai banchi: «Non si paga! Non si paga!» Pareva l’assalto a Porta Pia! MARGHERITA Ah, ah, che bello! E porco cane, io che non c’ero! ANTONIA Ma intanto è arrivata davvero la polizia, quella vera... tutta mascherata... non ti dico lo spavento! Tremavo... tremavamo noi, tremavano i sacchetti, un rumore di plastica che non ti dico! Però stavolta, nessuna di noi donne si è messa a scappare. Poi, a un cenno degli operai, siamo uscite dal supermercato, con delle facce decise, ma cosí decise, cosí oneste, che sembravamo Gui e Tanassi al processo della Lockheed2... E gridavamo: «Oh, finalmente siete arrivati! Bravi! Evviva la polizia! Avanti, andate dentro ad arrestarli ’sti ladroni accaparratori!» E via che ce ne andavamo, con gli operai che ci facevano cordone per farci prendere il tram in tutta tranquillità. MARGHERITA Che bello! 347 ANTONIA È poco dire bello! Una roba d’entusiasmo! Tremo ancora tutta! Sono qui eccitata... Guarda, ne farei una al giorno, io, di queste spese qua! Non tanto per il fatto che non abbiamo pagato la merce, ma perché di colpo ci siamo trovati tutti insieme, donne e uomini, a fare una roba proprio giusta... di coraggio, contro i padroni. E li abbiamo presi davvero in contropiede! Che adesso sono loro che incominciano ad avere paura, tanto che, l’ho sentito dire in tram, in qualche supermercato hanno messo in funzione il «paniere calmierato». MARGHERITA Certo, certo, avete fatto bene... ma adesso cosa gli racconti a tuo marito? Non sbolognerai anche a lui la storia che l’hai vinta coi punti qualità... ANTONIA Perché, dici che non la beve? MARGHERITA Io dico di no. ANTONIA Eh già... forse è troppo grossa. Il guaio è che legalitario com’è... quello chissà che scenata mi fa. Già c’è il fatto che oggi ho speso tutti i soldi che mi restavano e domani non ho una lira per pagare il gas, la luce, per l’affitto a equo canone... E chi se ne sbatte... non lo pago da non so quanti mesi... MARGHERITA Be’, se è per quello, nemmeno io li ho... e l’affitto non lo pago da cinque mesi...e non sono riuscita neanche a fare la spesa che hai fatto tu. ANTONIA Si fa presto a rimediare... qui c’è roba che basterebbe per un orfanotrofio... te ne prendi un po’ e te la porti a casa. MARGHERITA No, no, per carità... grazie, ma io non la voglio... a parte che, te l’ho già detto, non ho un soldo per pagartela. ANTONIA (seria) Be’, se non hai i soldi per pagarla... (Cambia tono) Ma sei cretina! Io me la sono autoregalata... e dovrei farla 348 pagare a te!? Ma per chi mi prendi? Oggi si fa credito! Su, portala via! MARGHERITA Già, e poi cosa racconto a mio marito? «Sai, è roba mezzo rubata!» Quello mi ammazza! No, no. ANTONIA (mentre parla, toglie varie scatole da un sacchetto) Il mio no, non mi ammazza, perché è proibito dalla legge... ma mi fa crepare a furia di scenate! Si affaccia alla finestra e grida: «Mia moglie è una ladra!» Tira fuori l’onorabilità del suo nome infangato: «Piuttosto crepare di fame, ma guai andare contro la legge! Io ho pagato sempre tutto fino all’ultimo centesimo... Povero, ma onesto! Hai gettato il mio nome onorato nel fango!» E via che s’infila nell’armadio! MARGHERITA (meravigliata) Nell’armadio? ANTONIA Ma sí! Ogni volta che si litiga... da ventotto anni... si chiude nell’armadio... suda come da morire, ma non esce. Organizzaaato! Ha la sua lucettina, il suo seggiolino... si mette lí e si legge tutta la «piattaforma» del progetto sindacale... se la impara a memoria. Apre solo per continuare a insultarmi. (Guarda con attenzione una scatola che ha in mano) Ma cosa ho preso qui? (Legge) Carne composta per cani e gatti? Oh, ma tu guarda! (Passa la scatola a MARGHERITA). MARGHERITA (legge) Omogeneizzati a gusti diversi! Ma perché l’hai preso? ANTONIA Ma no, non l’ho scelta! Si vede che nella confusione ho afferrato quello che capitava... (Prende un’altra scatola) E guarda questo! MARGHERITA (legge) Miglio per canarini?! 349 ANTONIA (altra scatola) Be’, meno male che è tutta roba che non ho pagato, altrimenti mi mangiavo una (legge) «Testa di coniglio surgelata»! MARGHERITA Ma cosa dici? Testa di coniglio?! Surgelano le teste di coniglio?! ANTONIA Eh, c’è scritto qua: «Per arricchire il pastone dei vostri polli... cinque teste di coniglio duecento lire!» Costano poco, però! (Con disappunto) E non posso nemmeno andare a cambiarle che, come mi vedono, mi arrestano. Pazienza... MARGHERITA (ride divertita) Ah, ah, ma roba dell’altro mondo! E tu vorresti che mi portassi a casa ’sta porcheria qua? ANTONIA Ah, no! Alle teste di coniglio ci tengo troppo... le mangio io...Tu ti porti via la roba usuale: olio, pasta... Su, muoviti, che tanto tuo marito fa il turno di notte e hai tutto il tempo di nasconderla (Riempie vari sacchetti per l’amica). MARGHERITA Sí, nasconderla, che se poi la polizia viene a fare la perquisizione casa per casa? ANTONIA Ma non dire scemate: la polizia! C’era tutto il quartiere oggi al supermercato... e qui ci saranno almeno diecimila famiglie... te la immagini la polizia che arriva a farci il rastrellamento uno per uno... e quando finisce, a Pasqua? (La donna si affaccia a sbirciare a una immaginaria finestra, centro proscenio) Porco cane, mio marito! Sta salendo, è già lí di sotto. Non ho ancora nascosto la spesa... Via, prenditi ’sta roba... MARGHERITA (spaventata) Dove la metto? ANTONIA Sotto al cappotto! (MARGHERITA sistema velocemente i sacchetti sotto il cappotto all’altezza del grembo). Aiutami a mettere i miei sotto al letto... (Freneticamente, prende tutti i sacchetti che stanno sul tavolo e nella credenza e li ficca 350 sotto il letto. Lo scatolame col mangime per gli animali lo ripone sulla credenza in fondo. Mentre esegue queste azioni, dice) Il GIOVANNI se mi scopre va a chiamare i carabinieri: «Maresciallo, arresti mia moglie! È una ladra! È un’assassina!» Fa ripristinare la pena di morte! Vai, corri... fermalo! Raccontagli qualche teleromanzo... MARGHERITA si avvia alla porta d’uscita e s’incrocia con il marito di ANTONIA, GIOVANNI, che sta entrando in casa. MARGHERITA (di fretta, molto imbarazzata) Buongiorno, GIOVANNI. GIOVANNI Oh, buongiorno Margherita... come va? MARGHERITA Bene grazie... ciao Antonia ci vediamo... (Esce). GIOVANNI rimane perplesso a guardare Margherita col pancione che se ne va. ANTONIA Allora GIOVANNI, cosa fai lí imbambolato? A parte che era ora che tornassi! Dove sei stato fino adesso? (Prepara il tavolo per la cena. Tovaglia di plastica, piatti, posate, ecc.). GIOVANNI Ma che cos’ha la Margherita? ANTONIA Perché, cosa dovrebbe avere? GIOVANNI Mah... è tutta grossa lí davanti: un pancione! ANTONIA E allora? È la prima volta che ti capita di vedere una donna sposata, con il pancione? GIOVANNI Vuoi dire che è incinta? ANTONIA Be’, è il minimo che possa capitare a una che fa l’amore. GIOVANNI Ma di quanti mesi è? Domenica scorsa l’ho vista e non mi pareva... 351 ANTONIA E quando mai hai capito qualcosa tu delle donne? A parte che domenica scorsa è già una settimana fa... e in una settimana, hai voglia che cosa può capitare! GIOVANNI Senti, sarò cretino, ma non fino a ’sto punto... E poi LUIGI, suo marito, lavora alla mia stessa linea, mi racconta sempre tutto di lui e di sua moglie... e non me lo aveva detto che lei aspettava un bambino... ANTONIA (non sa come uscirne) Be’... ci sono cose che magari a uno... gli secca di raccontare in giro. GIOVANNI Come gli secca? Ma sei scema? Gli secca di dire che sua moglie aspetta un figlio?! È una vergogna? «Oddio, ho messo incinta mia moglie!» ANTONIA (cercando le parole) Forse... non te lo ha detto perché... non lo sa ancora. (GIOVANNI la guarda sbalordito. La donna continua imperterrita) E se non lo sa lui, come fa a venirlo a raccontare a te? GIOVANNI Come non lo sa?! ANTONIA Eh sí, si vede che lei non gliel’ha voluto dire! GIOVANNI Come, non gliel’ha voluto dire?! ANTONIA Eh sí, perché lei... quella ragazza lí... è molto riservata... E anche perché lui, il LUIGI... dice sempre alla Margherita che è ancora presto, che non è il momento, con la crisi che c’è in ballo, che prima si devono sistemare... che se resta incinta poi la ditta dove lei lavora la licenzia. Tant’è vero che lui le faceva sempre prendere la pillola. GIOVANNI E se lui le faceva prendere la pillola, com’è che lei è rimasta incinta lo stesso? ANTONIA Be’... si vede che non ha fatto effetto! Capita sai! 352 GIOVANNI E se capita, allora perché l’ha tenuto nascosto al marito? Che colpa ne ha lei? ANTONIA Be’, forse la pillola non le ha fatto effetto per il fatto... che lei la pillola non la prendeva... E se una la pillola non la prende... (non sa piú cosa dire) poi capita che la pillola... non faccia effetto. GIOVANNI Ma cosa dici?! ANTONIA (tossisce nervosamente) La Margherita è molto cattolica...e siccome il Papa ha detto che la pillola è peccato mortale... GIOVANNI Ma dico, sei scema? Parli come una matta! La pillola che non fa effetto perché non la prende... Il Papa! Lei con un pancione di nove mesi e il marito che manco se ne accorge? ANTONIA (sempre piú in difficoltà) Forse il LUIGI non se ne accorgeva... perché la MARGHERITA... si fasciava! GIOVANNI Si fasciava?! ANTONIA Sí, si legava tutta stretta, strettissima... per non dare nell’occhio! Tanto che proprio oggi quando l’ho incontrata m’è venuto in mente: «Ma MARGHERITA, sei ancora fasciata!» Gliel’ho detto in una maniera che lei quasi si sfasciava lì... in strada.«Ma tu sei matta, vuoi perdere il bambino? Va a finire che lo soffochi! Sfasciati subito, e fregatene se ti licenziano! È piú importante il bambino!» Ho fatto bene? GIOVANNI Certo che hai fatto bene! Hai fatto bene sí! ANTONIA Sono stata brava? GIOVANNI Sí, sí... brava. ANTONIA Cosí, lei, la Margherita, è venuta in casa e s’è decisa a sfasciarsi: ploff!! Un pancione!! Dovevi vedere, GIOVANNI! GIOVANNI Ho visto! 353 ANTONIA E le ho anche detto: «E se poi tuo marito fa delle storie, digli di venire a casa mia, che c’è il mio GIOVANNI che gli dice quattro paroline come si deve!» Ho fatto bene? GIOVANNI Sicuro che hai fatto bene. ANTONIA Sono stata brava? GIOVANNI (distratto) Ma sí, ma sí... ANTONIA Ecco: «Ma sí, ma sí...» ti sembra la maniera di rispondere? Dico, ce l’hai con me? Avanti, cos’ho fatto? (Prende una scopa e si mette a spazzare la casa). GIOVANNI Ma no, non ce l’ho con te... ce l’ho con quello che è successo oggi in fabbrica. ANTONIA Perché, cos’è successo? GIOVANNI Ce l’ho con la tensione che c’è in giro... con la Fiat che licenzia... che hanno licenziato perfino quattro morti... Sí, quattro morti! Erano morti da due mesi... quattro operai... li hanno licenziati... per assenteismo! Con lo sbaracco che c’è in giro, dicevo, invece di star tranquilli... nossignore: cinque operai... solo cinque, alla mensa hanno fatto una cagnara per il mangiare: «È una schifezza! È una porcata, roba di scarto!» ANTONIA Invece era roba buona: rancio ottimo e abbondante? GIOVANNI No, no... era proprio una schifezza... ma non c’era bisogno di mettersi tutti in massa a fare ’sta cagnara! ANTONIA Be’, tutti in massa... hai detto che erano cinque! GIOVANNI Al principio! Ma poi si son buttati tutti... hanno mangiato e poi sono usciti senza pagare! ANTONIA Anche loro? GIOVANNI Come: anche loro? ANTONIA Sí, dico, non solo quei cinque... anche tutti gli altri... 354 GIOVANNI Sí, anche i delegati di fabbrica... che, almeno quelli, dovrebbero dare il buon esempio... non buttarsi con gli estremisti! ANTONIA (finge di essere indignata) Eh, dico! GIOVANNI Ma non è finita: vengo fuori per andare a prendere il tram, passo davanti al supermercato lí della zona e ti vedo un sacco di donne... saranno state trecento, che urlavano... e uscivano tutte cariche di roba e gridavano: «Questa roba l’abbiamo pagata quello che abbiamo deciso noi!» Hai capito?! ANTONIA (piú che mai indignata) Oeh, ma che roba! GIOVANNI Non solo, avevano assaltato anche i banconi della merce e la maggior parte se ne stava andando senza pagare! ANTONIA Anche loro?! GIOVANNI Cosa, anche loro? ANTONIA Eh sí, dico, come gli scalmanati della tua fabbrica, che non hanno pagato la mensa. GIOVANNI Eh sí, anche loro! E hanno anche malmenato il direttore. ANTONIA Quale direttore? Quello del supermercato o quello della mensa? GIOVANNI Tutti e due!! ANTONIA (come sopra) Oeh, ma che roba! Guarda, sono qua che sono stravolta! GIOVANNI Eh, ci credo! ’Sti sottoproletari del porco giuda, incivili e provocatori, che fanno il gioco dei padroni... che poi cosí possono andare in giro a dire che gli operai rubano, che siamo degli avanzi di galera. ANTONIA Ma cosa c’entrano gli operai? Al supermercato erano le mogli che portavano via la roba a prezzo modico, no? 355 GIOVANNI Sí, ma a casa sono loro, i mariti... gli operai, che fingono di niente! E che magari dicono anche: «Brava, hai fatto bene a fare manbassa!» invece di spaccargli in testa scatola per scatola... sacchetto per sacchetto. (ANTONIA, istintivamente, si tocca la testa preoccupata). Che, guarda, se mia moglie mi combinasse una cosa simile, io le faccio mangiare anche la scatola di lamierino, compresa la chiavetta per aprirla! E che a te non venga in mente di sgarrare a ’sto modo perché, guarda, io se solo vengo a sapere che hai fatto l’arraffo al supermercato, o che appena ti sei permessa di pagare sottocosto anche una scatola di acciughe, io... io... ANTONIA ...tu me la fai mangiare con la chiavetta compresa! Lo so! GIOVANNI No, peggio! Io me ne vado da questa casa... faccio fagotto e non mi vedi piú! Anzi, prima ti ammazzo e poi chiedo il divorzio! Che se non altro, abbiamo vinto il referendum per qualche cosa! ANTONIA (furente) Senti, se la metti su ’sto tono, te ne puoi andare anche subito... anche senza divorzio! Ma come ti permetti di insinuare che io?... Guarda... piuttosto di portare a casa della roba non pagata quello che è di legge, io... io... ti faccio morire di fame! GIOVANNI Preferisco! (Cambia tono) A proposito di fame, cosa c’è per cena? Con ’sto fatto del casino in mensa, oggi ho perfino saltato il pasto. (Si siede al tavolo) Allora, cosa si mangia? ANTONIA Questo! (Gli sbatte sul tavolo, con rabbia, la scatoletta di carne per cani e gatti). GIOVANNI Che roba è? ANTONIA Non sai leggere? È carne composta per cani e gatti. 356 GIOVANNI Cosa?! ANTONIA È buonissima! GIOVANNI Sarà buonissima per i cani! ANTONIA Non c’era altro. E poi costa poco, è nutriente... ed è piena di proteine... è anche senza estrogeni... così non t’ingrassi come un vitello! È squisita! Guarda, c’è anche scritto! GIOVANNI Ma stai a sfottere?! ANTONIA E chi sfotte? Ma tu ci vai mai a fare la spesa? Sai a che prezzi sono andati l’olio, la pasta, il riso, lo zucchero? Costa tutto il doppio, e poi manco lo trovi! Hanno imboscato tutto, per fare la borsa nera. Siamo peggio che in guerra. GIOVANNI Be’, non esageriamo... in guerra! Ad ogni modo io non sono ancora un cane! E ’sta schifezza te la mangi tu! ANTONIA Ah sí! Io la mangio sí. (Si mette ad abbaiare). GIOVANNI Io piuttosto mangio una tazza di latte e basta così! ANTONIA Mi spiace, ma latte non ce n’è. GIOVANNI Come, non ce n’è? ANTONIA Ah, non lo sai? Stamattina è arrivato il camion del latte e subito è girata la voce che l’avevano aumentato un’altra volta... e allora quattro o cinque scalmanati, incoscienti... ma dovevi vedere... sono saltati sul camion... dei provocatori erano! Te lo dico io: provocatori!! C’erano anche dei «tuoi» compagni del Pci. GIOVANNI Come... «tuoi» compagni! Perché, tu non sei del Pci? ANTONIA Sí, ma quelli lí erano i compagni «tuoi». (Fa con la mano un gesto di disprezzo). GIOVANNI Tu, per favore, quando dici Pci e tuoi compagni, non fai cosí! (Ripete il gesto di ANTONIA) Perché cosí (come sopra) lo fai quando dici: Psdi o Psi. Quando dici Pci fai (con voce dolce) 357 Pci! (Riprende il discorso) Dei provocatori! L’hai detto! Magari con «l’Unità» in tasca! Socialisti craxiani! Ne fanno di tutti i colori quelli lí per sputtanarci. Craxi: l’omogeneizzato diverso! Adesso fa il matrimonio col minotauro... Pietro Longo3. ANTONIA Sí, erano dei provocatori! Pensa che hanno distribuito il latte alle donne a cento lire il litro! Ma cosa pretendevi... che io andassi a comperare della merce mezzo rubata? GIOVANNI Ma figurati! ANTONIA L’avresti fatto, tu? GIOVANNI No! ANTONIA L’avresti poi bevuto? GIOVANNI Ah no, no di certo! ANTONIA Bravo: e allora non berlo! GIOVANNI Ma non c’è qualcos’altro? ANTONIA Sí, ti posso fare una minestrina... GIOVANNI Di che cosa? ANTONIA (prende dalla credenza un pacchetto di miglio) Miglio scelto per canarini. GIOVANNI Miglio per canarini?! Sfotti? ANTONIA Sí, è buono, sai... è ottimo contro il diabete! GIOVANNI Ma io non ho il diabete! ANTONIA Be’, mica è colpa mia se non ce l’hai ancora... e poi costa metà del riso. A parte che di riso non ce n’era piú. C’era solo del risone, ma a te il risone non piace... e allora ho comperato il miglio che costa la metà del risone. GIOVANNI Senti, ti devi decidere: o cane o canarino! ANTONIA Oehu, quante storie!... La Michela qui davanti dice che lo fa tutti i giorni per suo marito... e giura che è buonissimo... 358 GIOVANNI Per suo marito? Infatti l’ho visto: gli stanno crescendo le piume! Era lí oggi, alla fermata del tram e ad un certo punto fa cosí con la zampa. (Mima la camminata di una gallina) Poi il tram non arrivava... allora fa: «Chicchirichí!» (Imita l’incedere impettito del gallo) «Chicchirichí! Me ne vado con i mezzi miei!» (Mima lo svolazzare di un gallo ruspante). ANTONIA Smettila di scherzare. Il miglio è una bontà! Tutto il segreto è nel brodo... vedi, ho preso anche le teste di coniglio surgelate. (Gli mette sotto al naso la scatola con le teste di coniglio). GIOVANNI Teste di coniglio?! ANTONIA Certo! Come sei ignorante! La minestra di miglio si fa con le teste di coniglio! Solo le teste: surgelate! Non sarai prevenuto contro la roba surgelata adesso? GIOVANNI (infilandosi la giacca e dirigendosi verso la porta di uscita) Va bene, va bene... ho capito... Ti saluto! ANTONIA Dove vai? GIOVANNI E dove vuoi che vada? Vado giú, in qualche trattoria. ANTONIA E i soldi? GIOVANNI Giusto, dammi i soldi. ANTONIA Quali? GIOVANNI Come, quali? Non mi dirai che sei già rimasta senza... ANTONIA No, ma ti sei dimenticato che domani c’è da pagare la luce, il gas e l’affitto. O vuoi che ci diano lo sfratto, e che ci tolgano la luce e il gas!? GIOVANNI Per carità! «Il proletariato, digiuno, ma sempre illuminato». (ANTONIA si infila il cappotto). Dove vai? ANTONIA Dalla Margherita; lei ha fatto la spesa grossa oggi, mi faccio prestare qualcosa. Vado e vengo. 359 GIOVANNI Non tornare con altre teste di coniglio! ANTONIA No, ti porto solo le zampe! (Esce). GIOVANNI Sí, fai la spiritosa... che io ho una fame... che mi mangerei anche... (ha preso in mano una scatoletta e se la rigira fra le mani. Legge) «Una leccornia per i vostri amici cani e gatti! Omogeneizzato, gustoso...» Guarda, voglio proprio sentire che odore ha! Come si apre? Ecco, come al solito, si è dimenticata di farsi dare la chiavetta. Oh, guarda, è a vite. Per i cani e i gatti fanno le scatole a vite. (Apre la scatola, annusa) Be’, l’odore non è male... sa come di marmellata sott’aceto con un fondo di rognone trifolato, corretto con olio di fegato di merluzzo. (Avvicina la scatola all’orecchio. Ridendo) Si sente il mare! (Ride disgustato) Devono essere proprio dei gran deficienti i cani e i gatti per mangiare ’sta porcheria. (Cambia tono) Guarda, la voglio proprio assaggiare! Però con due gocce di limone per via del colera. (Dal di fuori arriva l’ululato di una sirena della polizia, grida di uomini e di donne, e ordini militari). Cos’è ’sto casino? (S’affaccia all’immaginaria finestra in palcoscenico e fa cenni verso qualcuno che sta dall’altra parte, nel palazzo di fronte) Aldo! Ehi, Aldo! Cos’è che sta succedendo? Sí, vedo che è la polizia... ma cosa vogliono? Oeuh, quanti gipponi! Cos’è? Rastrellamento?!... Cosa, contro il supermercato? Quale supermercato?... Ah, anche qui?... Questo del quartiere?! Ma quando è successo?... Oggi? Ma chi?... Tutti? Come tutti?... Oehu, esagerato! Mille donne!... No, mia moglie non c’era di sicuro. Lei è d’un contrario a ’ste ruberie che piuttosto mi fa mangiare le teste di coniglio surgelate!... Solo le teste... il resto si butta. Sono buonissime... si spaccano a metà, due gocce di limone e... (mima d’ingoiarle) ostriche! Si diventa fosforescenti!...No, no, non insistere... mia moglie oggi non è 360 neanche uscita di casa. Ha dovuto sfasciare la pancia a una sua amica... Ma no «sfasciargliela-rompergliela»... sfasciare nel senso di togliere le bende... per via che suo marito, il Luigi, non vuole che resti incinta... tant’è vero che le faceva prendere la pillola... Ma lei ha dato retta al Papa e cosí la pillola non ha fatto effetto, tanto che si è gonfiata in una settimana... Una roba!! Come, non capisci? (Guarda in basso nella strada. Si risentono ordini e grida). Eh, ma è proprio un rastrellamento! Ma cosa hanno intenzione di andare davvero casa per casa? Ah, se vengono anche qui da me gli faccio vedere io! Perché questa è una provocazione bella e buona! Per sputtanarci, sicuro: «Gli operai pelandroni, ladri e balordi!» Bussano alla porta VOCE (fuori campo) Permesso? GIOVANNI Chi è? voce (fuori campo) Apra, polizia! GIOVANNI (aprendo la porta) Polizia? E che cosa volete da me? Entra un APPUNTATO di Pubblica Sicurezza. APPUNTATO Perquisizione. Ecco il mandato. Perquisizione in tutto il caseggiato. GIOVANNI Perché, cosa andate cercando? APPUNTATO Senta, non cada dalle nuvole. Lo saprà anche lei, lo sanno tutti che oggi qui c’è stato un assalto al supermercato. Migliaia di donne e anche uomini, hanno acquistato sottoprezzo quintali di merce... e molti non hanno nemmeno pagato. Stiamo cercando la refurtiva o, se preferisce, la merce acquistata a prezzo fortemente ribassato. 361 GIOVANNI E la venite a cercare qui da me? Come dire che io sarei un ladro, teppista e balordo! APPUNTATO Senta, la prenda come le pare. Io non c’entro. Io ho ricevuto degli ordini e devo eseguirli. GIOVANNI Esegua, esegua pure... ma l’avverto che questa è una provocazione, anzi peggio: è una presa per il sedere! Venite qui anche a sfotterci oltre che ci fate crepare di fame. Guardi qua cosa mi tocca di mangiare: omogeneizzato per cani e gatti! (Porge la scatoletta all’Appuntato). APPUNTATO Cosa?! GIOVANNI Guardi, guardi... annusi che porcheria! Noi non possiamo permettercela la roba da cristiani... anche perché sparisce... la imboscano! Perché tutto costa un occhio della testa... testa di coniglio! (Mette sotto il naso dell’Appuntato la scatola che contiene le teste surgelate). APPUNTATO Ma lei davvero mangia ’sta roba? GIOVANNI Non è male, sa! Vuole favorire? Senza complimenti... due gocce di limone e va giú come sterco di gatto omogeneizzato! Assaggi! Fa bene per la sciatica. APPUNTATO No, grazie... non vomito mai prima dei pasti. GIOVANNI Capisco... Forse preferisce che le faccia una bella minestrina di miglio per canarini? APPUNTATO Miglio per canarini? Ma sta a sfottere? GIOVANNI Ma neanche per idea, eccolo qua: costa solo duecento lire al chilo... mangia questo... e poi cinguetta: pio, pio! Poi fa cosí con la zampa. (Imita il ruspare del gallo) Diventa un vero PS ruspante! Detto anche «poulé»4! Poliziotto. Ecco, cosí diventa un vero poulé! 362 APPUNTATO Certo che siete ridotti proprio male, eh! Del resto, anche noi col nostro stipendio non si scherza; mia moglie anche lei, poveraccia... con tutto che io mangio in caserma... Guardi, proprio la capisco. E... non dovrei dirlo, ma capisco anche tutte ’ste donne del quartiere che oggi hanno imposto la svendita. Hanno ragione... personalmente hanno tutta la mia comprensione: contro il furto non c’è altra difesa che l’esproprio! GIOVANNI (sbalordito, lo guarda incredulo) Come, come... gli dà ragione?! APPUNTATO Eh, sí, andiamo... cosí non si può andare avanti. Lei non ci crederà, ma io ho il disgusto di venire qui a fare il poliziotto... a fare ’sta porcata di rastrellamento. E per chi poi? Per dei porci speculatori che affamano, che arraffano, che rubano... Sono loro che rubano! (Si toglie il cappello). GIOVANNI (come sopra) Scusi, signor APPUNTATO... ho detto giusto, è APPUNTATO, lei? APPUNTATO Sí, sono appuntato. GIOVANNI Autonomia PS5? Ma le sembrano cose da dire? Un poliziotto, andiamo! Ma sa che questi sono discorsi da estremista? APPUNTATO Macché estremista, io sono uno che ragiona. E che s’incazza pure! Perché dovete piantarla di vederci, a noi poliziotti della truppa, come una massa di deficienti che basta fargli un fischio e: «agli ordini, scattare, abbaiare, mordere» come tanti cani da guardia! E guai a chi si permette di parlare, di discutere... di esprimere le proprie idee... «Zitto! Cuccia lí!» GIOVANNI Ma allora, se la pensa cosí, perché ha scelto di entrare nella polizia, scusi? 363 APPUNTATO Ma chi ha scelto? Perché, lei ha forse scelto di mangiare ’sta porcheria per cani e gatti, le teste di coniglio e ’st’altra schifezza per canarini? GIOVANNI No! È stato il mio dietista! (Torna serio) Non c’era altro! APPUNTATO Ecco, e anche per me non c’era altro... o prendere o crepare. Inter nos: io sono laureato, caro signore... GIOVANNI Laureato?... È per questo che dice «inter nos»? VOCE MASCHILE (fuori campo) Appuntato... noi qui avremmo finito... che facciamo, andiamo avanti? APPUNTATO (ad alta voce, verso l’esterno) Ma sí! Non state a rompere le scatole... Andate avanti per l’altra scala... che dopo vi raggiungo. (Riprende il dialogo con GIOVANNI) Stavo dicendo che io sono laureato. Mio padre ha tirato la cinghia per anni e anni per farmi studiare... e alla fine cos’ho trovato? Niente: o emigrare, o un posto di spazzino municipale, o vai nella polizia! A me mi ci hanno obbligato... caro signore! «Vieni nella polizia e conoscerai il mondo!» E io l’ho conosciuto il mondo. Bel mondo! Un mondo di bastardi, di furbi e di fregati! GIOVANNI (interdetto) Be’, ma mica tutti la pensano come lei. Ci sono quelli che si trovano bene nella polizia. APPUNTATO Sí, quelli imbesuiti dalla propaganda, dal senso dell’onore e del sacrificio! Quelli che per sentirsi qualcuno hanno bisogno di reprimere gli altri, di dare ordini... che quando dei loro colleghi vengono accoppati come cani, al bar, mentre bevono una tazzina di caffè, a loro basta l’encomio del ministro... la medaglia alla vedova. I figli deficienti del popolo bue! GIOVANNI (sbalordito) Ma roba dell’altro mondo! Scusi, ma lei è un poliziotto davvero? Se mi sta prendendo in giro, me lo dica! 364 Che poi a me tocca di essere qui a fare la difesa della polizia... che se lo sanno in fabbrica, mi fanno dei pernacchi! Ma insomma, la polizia ci vuole, no? Magari un po’ piú democratica, ma ci vuole. Se no, è il caos! Uno, perché gli viene in testa che sia giusto cosí, non può fare di testa sua... e andare a fare la spesa pagando quello che gli salta in mente! Bisogna attenersi alla legge! APPUNTATO Già, e se la legge è infame? Se è una copertura alla rapina? GIOVANNI Eh be’, allora ci sono metodi di lotta democratici... c’è il Parlamento, ci sono i partiti... i metodi di lotta democratici.. e si riformano le leggi. APPUNTATO Ma dove riforma? Che cosa riforma? Dove sono le riforme? Bidoni, ecco quello che sono le riforme! Ce le promettono da vent’anni... e poi le uniche che ci hanno partorito sono quelle per tirare in piedi i baracconi del sottogoverno, le riforme per il rincaro della benzina, delle tasse... e quelle per distribuirsi quaranta miliardi fra tutti i partiti compreso quello fascista. Prima rubano, e poi per punirsi, ’sti fottuti ladri del governo, decidono di autofinanziarsi... fanno un’altra rapina, legalizzata stavolta! E dentro c’è anche il Pci! GIOVANNI (come se avesse ricevuto una coltellata) Il Pci? APPUNTATO Sí! GIOVANNI (risentito) Lo so! Non è piaciuta neanche a me ’sta porcata! APPUNTATO Mi creda, le uniche riforme serie la gente, se comincia a ragionare, se le deve fare per proprio conto. Perché finché la gente delega, dà fiducia, ha pazienza, senso di responsabilità, comprensione, autocontrollo, autodisciplina... e via di ’sto passo... niente si muove! E adesso scusi, ma devo andare a 365 fare il mio mestiere. (Si rimette il cappello in testa e si dirige verso l’uscita). GIOVANNI (sghignazza sfottente) Me l’aspettavo io. Ecco, vede, prima fa tanto il maoista sovversivo e poi, nella pratica, si rimette il cappello e torna a fare il poliziotto. APPUNTATO Ha ragione. Sono uno che è capace soltanto di fare delle parole... Mi sfogo e via. Evidentemente mi mancano ancora il coraggio e la coscienza. Sono uno che per adesso è bravo solo a far chiacchiere. GIOVANNI Ecco, bravo! Solo delle chiacchiere... Il laureato poveraccio che deve fare il poliziotto perché non ha altro da scegliere. Ma cosa credeva, di farmi piangere? «Ma non posso mica emigrare... sa, io sono laureato!» E sí che doveva emigrare anche lei invece, fare lo spazzino piuttosto, come fanno tanti in Meridione... che loro sí, hanno fatto la scelta da uomini... perché hanno la dignità! Ha capito? È solo questione di dignità! E invece i suoi sono discorsi di quelli che hanno sempre la scusa pronta per non arrischiare mai un bel niente! E domani scommetto che io la ritrovo, lei... davanti alla mia fabbrica, mentre faccio i picchetti... Lei arriva e: «Scusi... cerchi di capire... io sono a sinistra... sono molto piú a sinistra di lei... cerchi di capire...» Bang! (Mima di dare una manganellata in testa) «Laureato!» (Cambia tono) Lei è un privilegiato! APPUNTATO Macché privilegiato! Lavoriamo sottopaga, gli straordinari gratis, in galera se scioperiamo, e al camposanto con un buco nella testa senza sapere per chi né perché! Privilegiati! Se si va avanti di questo passo, può anche darsi che uno di questi giorni le capiti di venire a sapere che dei poliziotti si sono rifiutati 366 di andare a fare i pestaggi per i padroni... anzi, che si sono magari buttati dall’altra parte! GIOVANNI (ride sgangherato) Ah, vorrei proprio vederla una roba simile! Prima voglio vedere papa Wojtyla che benedice gli scioperanti... gli operai della Fiat di Torino come ha fatto con quelli di Danzica6. APPUNTATO Guardi che il mondo sta cambiando, sa! E se cambia... (Fa per uscire) Saluti e buon appetito! GIOVANNI (lo blocca) Be’, adesso se ne va cosí, senza fare neanche un po’ di perquisizione? Eh, allora mi offende! Dia almeno un’occhiata tanto per gradire.. che so, sotto il letto, nell’armadio... APPUNTATO E per farci che? Per trovarci anche qualche sacchetto di mangime per maiali e un barattolo di pastone per trote di allevamento? Grazie, ma proprio non è il caso. Saluti e buon appetito! (Esce). GIOVANNI E buona sera! Ma guarda che al mondo non si finisce mai di incontrarne di balenghi! Pure il PS autonomia sovversivo, tutto rosso. Di solito ne incontravo solo di fascisti, gnucchi e prepotenti... e adesso... pure quelli rossi! Ecco dove sono finiti gli opposti estremismi: nella polizia! E mi viene anche a fare le critiche da sinistra al Pci! Che se lo viene a sapere Pecchioli7... altro che figli del popolo! Ah, ma io ho capito... quello lí è un provocatore. Lui, il furbo, è venuto qui per cercare di farmi parlare: «Bisogna assaltare i supermercati... la rivolta nella polizia!» che se io da fesso ci cascavo e gli davo ragione... lui «Altolà... Brigate rosse! Sei in arresto! Fammi sentire la voce che la registriamo e la mandiamo in America da un nostro tecnico particolare, che ci dice al novanta per cento che la tua senz’altro è 367 quella che ha telefonato alla vedova Moro...» (Ride divertito; grida in direzione della porta) L’hai trovato il merlo che abbocca... (afferra soprapensiero il pacchetto del miglio) il merlo che mangia il boccone con l’amo... (Realizza il contenuto del pacchetto) No, qui il merlo mangia solo il becchime per canarini! Entra ANTONIA trafelata. ANTONIA Sono stati anche qui? GIOVANNI Chi? ANTONIA Ma non hai saputo cosa sta succedendo? Stanno perquisendo casa per casa! GIOVANNI Sí, lo so. ANTONIA Hanno arrestato anche i Mambetti e i Fossani... hanno trovato roba in un sacco di famiglie e gliel’hanno confiscata tutta! GIOVANNI Hanno fatto bene, cosí imparano a fare i furbi! ANTONIA Ma gli hanno portato via anche roba pagata regolarmente. GIOVANNI Certo, succede sempre cosí quando ci sono dei balordi che fanno manbassa; poi ci vanno sempre di mezzo anche quelli che non c’entrano! Si fa per dire, perché ad esempio qui sono venuti e... ANTONIA (spaventatissima) Sono venuti qui? GIOVANNI Certo. ANTONIA E cosa hanno trovato? GIOVANNI (meravigliato) Perché, cosa dovevano trovare? ANTONIA (cerca di riaversi, cambia tono) Niente. No, dico... non si sa mai... uno magari è convinto di non averci in casa niente, e invece... magari... GIOVANNI Magari...? 368 ANTONIA Te la mettono loro, i poliziotti, la roba... per incastrarti! Non è la prima volta... al figlio della Rosa, per esempio, gli hanno fatto una perquisizione e intanto che nessuno guardava, track, gli hanno infilato una pistola sotto il cuscino e un pacco di ciclostilati sotto il letto. GIOVANNI Ma che brava! E quelli vengono a metterci i sacchetti di pasta e di zucchero sotto il letto?! ANTONIA Be’, proprio sotto il letto no... si fa per dire... GIOVANNI Hai ragione... Vuoi vedere che quel figlio di puttana intanto che parlava mi ha messo... fammi dare un’occhiata... (Con molta decisione si dirige verso il letto). ANTONIA (lo afferra da dietro bloccandolo violentemente) No! GIOVANNI Ma che fai? Sei impazzita? M’hai spaccato una vertebra! ANTONIA Ti proibisco di toccare la mia coperta! L’ho appena lavata... ce la do io l’occhiata sotto il letto... Tu, piuttosto, fai entrare la Margherita. GIOVANNI La Margherita? E dov’è? ANTONIA È lí, dietro la porta. (Finge di guardare sotto il letto) No, non c’è niente. GIOVANNI (va alla porta) Ma sei pazza a lasciare una povera donna incinta fuori? Oh, santo cielo, Margherita , cosa fai lí? Vieni, vieni dentro! (MARGHERITA entra singhiozzando). Cosa ti è successo? Perché piangi? ANTONIA (va incontro a MARGHERITA e la fa sedere sul letto) Vieni MARGHERITA... (Al marito) Eh, poverina, era tutta sola in casa... e a vedersi tutti quei poliziotti piombare dentro, le è preso uno spavento! Pensa che c’era un maresciallo che voleva palparle la pancia. 369 GIOVANNI ’Sto bastardo! E perché? ANTONIA Perché s’era messo in testa che invece del bambino ci avesse dentro dei sacchetti di pasta e compagnia bella! GIOVANNI Ma che figlio di puttana! ANTONIA Eh, l’hai detto... E allora io le ho detto di venire qui a casa nostra. Ho fatto bene? GIOVANNI Certo che hai fatto bene! (Si avvicina a MARGHERITA e cerca di aiutarla a sfilarsi il cappotto) Stai qui tranquilla Margherita... togliti il cappotto... MARGHERITA (spaventata) No! GIOVANNI Mettiti a tuo agio... MARGHERITA No! ANTONIA si precipita a bloccare GIOVANNI trattenendolo per le spalle. GIOVANNI (lancia un urlo, quindi, furente, ad ANTONIA) Se tu mi dài ancora un colpo alla vertebra, mi porto il sunto della piattaforma dell’EUR nell’armadio e non esco piú! ANTONIA Se lei vuole tenersi il cappotto addosso, tu glielo lasci addosso! Vuol dire che ha freddo. GIOVANNI Ma qui fa caldo! ANTONIA Fa caldo per te, ma la donna gravida ha sempre freddo! Forse avrà pure la febbre! GIOVANNI La febbre? Sta male? ANTONIA Certo, ha le doglie! GIOVANNI Di già?! ANTONIA Come, di già? Cosa ne sai tu? Mezz’ora fa non sapevi neanche che era incinta e adesso ti meravigli che abbia le doglie! GIOVANNI Be’, mi pare che, come dire... mi sembravano un po’ premature! 370 ANTONIA E ridalli! Cosa ne sai tu se sono premature o no? Vuoi sapere piú di lei che ce le ha? GIOVANNI Però, se ha le doglie, sarebbe meglio chiamare il dottore, anzi, un’autoambulanza. ANTONIA va all’armadio, estrae due cuscini che sistema sul letto cosí che MARGHERITA possa stendersi comodamente. ANTONIA Eh già, fa presto lui: un’autoambulanza, e cosí le facciamo fare una bella scarrozzata in giro per tutti gli ospedali della città... avanti e indietro... perché voglio ridere se trovi un posto libero! Allora sí che le nasce bene il bambino! Non lo sai che col casino che c’è negli ospedali, per noi della mutua bisogna prenotarsi almeno un mese prima? GIOVANNI Ma perché non s’è prenotata? ANTONIA (esasperata) Ahoohoo! E perché, e perché!Tutto noi dobbiamo fare? Noi correre, noi fare i figli, noi prenotarci! E perché non l’ha fatto suo marito? GIOVANNI Ma se suo marito non lo sapeva! Come poteva immaginare? «Io prenoto! Oggi mi va di prenotare!» ANTONIA Buona scusa: «Non lo sapeva... non immaginava...» Sempre cosí voi: comodi! Ci date la busta paga e poi dite: «Pensaci tu, arrangiati!» Fate all’amore, perché avete bisogno del vostro sfogo sacrosanto... ci mettete incinte e poi: «Pensaci tu! Prendi la pillola». E chi se ne frega se poi una povera ragazza, cattolica fervente, si sogna tutte le notti il Papa che dice: «Fai peccato, devi procreare!» Lei procrea... e adesso è incastrata! GIOVANNI A parte il Papa che va in giro a fare propaganda anche di notte, nei sogni... ma di quanti mesi è incinta Margherita? ANTONIA Che te ne frega a te? 371 GIOVANNI No, dicevo: siccome si sono sposati da neanche cinque mesi... ANTONIA E allora, non potrebbero aver fatto l’amore prima di sposarsi... o sei un moralista del porco giuda anche tu, peggio del Papa? GIOVANNI Avrebbero potuto... ma non l’hanno fatto! Il LUIGI mi ha detto che loro l’amore per la prima volta l’hanno fatto solo dopo sposati! MARGHERITA Il mio LUIGI le ha raccontato tutte ’ste cose?! GIOVANNI (imbarazzato) Si stava giocando al bigliardo... ANTONIA Pazzesco! Hai capito Margherita?... Il Luigi va al bigliardo e mentre gioca... Roba da Sacra Rota! Annullamento! Cancellamento immediato del matrimonio! GIOVANNI Ma non esagerare... ANTONIA Ma come, non esagerare! Andare in giro a raccontare cose riservate... private, intime, personali, al «primo» che capita! GIOVANNI (molto risentito) Io non sono il «primo» che capita! Io sono il suo amico! Il suo migliore amico! E a me racconta sempre tutto, mi stima, mi chiede consigli... perché io sono piú anziano, e ho piú esperienza! ANTONIA (gli oppone uno sguardo carico di ironia) Oh, oh, lui ha piú esperienza!! Ma sta’ zitto! Coglioncione!! (GIOVANNI sta per reagire quando bussano nuovamente alla porta). Chi è? voce (fuori campo) Polizia, aprite! GIOVANNI Un’altra volta? MARGHERITA Oh, mio dio! GIOVANNI va ad aprire la porta, riappare lo stesso attore che abbiamo visto interpretare la parte dell’Appuntato di PS. Ora è in 372 divisa da BRIGADIERE dei carabinieri e porta i baffi. Con lui entrano altri due Carabinieri. GIOVANNI Ah, buona sera... ancora lei? BRIGADIERE Come, ancora lei? GIOVANNI Oh, scusi, l’avevo preso per quello di prima. BRIGADIERE Chi, quello di prima? GIOVANNI Un APPUNTATO di PS. BRIGADIERE E invece io sono un brigadiere dei carabinieri. GIOVANNI Lo vedo, lei poi ha anche i baffi, quindi è un altro. Cosa desidera? BRIGADIERE Dobbiamo fare una perquisizione. GIOVANNI Me l’hanno già fatta poco fa i suoi colleghi della Pubblica Sicurezza. BRIGADIERE Non ha nessuna importanza! La rifacciamo anche noi. GIOVANNI Non vi fidate... fate bene a non fidarvi della PS. Siete tornati per verificare che non abbiano combinato qualche gabola? Poi, magari, arriverà la Finanza per controllare su di voi, poi verrà la Digos8... poi i corpi separati della Marina... (Mima una remata grottesca). BRIGADIERE (molto secco) Senta, non faccia lo spiritoso, si faccia in là e ci lasci fare il nostro lavoro. ANTONIA (sbotta imbestialita) Ma certo, ognuno deve fare il proprio lavoro! Noi sgobbiamo in fabbrica otto ore ai telai... tu otto ore alla catena come bestie, e loro lavorano a controllare che noi si faccia giudizio: che si paghi la merce ai padroni quello che loro vogliono! (I Carabinieri aprono armadio e credenza). Non vi capita mai di controllare, per caso, che i padroni rispettino i contratti, che non ci strozzino con il cottimo, che non ci sbattano 373 in cassa integrazione, che applichino le regole antinfortuni, che non tirino su i prezzi, che non ci sfrattino, che non ci mettano alla fame! GIOVANNI, durante questa tirata della moglie, cerca di calmarla. GIOVANNI No, non devi dire cosí... perché anche a loro disgusta! Vero, BRIGADIERE che vi disgusta fare i rastrellamenti per i padroni? Glielo dica lei a mia moglie che voi della polizia ce ne avete piene le scatole di farvi comandare col fischio: «Agli ordini! Scattare! Abbaiare! Mordere come cani da guardia... e guai a chi discute, cuccia lì!» (Accenna ad un ululato di cane alla catena). BRIGADIERE Ripeta, ripeta, scusi? Cos’è ’sto fatto dei cani da guardia? GIOVANNI Sí: dicevo che voi mica siete figli del popolo come dice Pecchioli... voi siete servi del potere... sbirri del padrone! BRIGADIERE (rivolto ai due carabinieri) Mettetegli le manette! I due Carabinieri eseguono. GIOVANNI Le manette? Perché, scusi? BRIGADIERE Per offesa e insulti a pubblico ufficiale. GIOVANNI Ma che insulti! Mica le ho dette io quelle cose lì, le ha dette poco fa un suo collega della PS... È lui che ha detto che voi vi sentite come gli sbirri del potere, servi del padrone! BRIGADIERE Voi chi? Noi carabinieri? GIOVANNI No, lui diceva voi nel senso di loro... loro... della PS. BRIGADIERE Ah be’, se si sentono servi loro della PS, è un altro discorso. Toglietegli le manette. Ma attento a come parla! GIOVANNI Sí, sí, sto attento... (A parte) Orco, come sono separati ’sti corpi separati! I Carabinieri proseguono nella perlustrazione. Ora si stanno avvicinando al letto. 374 ANTONIA (a MARGHERITA sottovoce) Lamentati, su, piangi. MARGHERITA Ahiooaoo! ANTONIA Piú forte! MARGHERITA (lamentandosi in modo straziante) Ahiouua! Ahiaaooioo! BRIGADIERE Che c’è, che le prende? ANTONIA Sta male, malissimo... povera ragazza... ha le doglie! GIOVANNI Parto prematuro, cinque mesi, non di piú. ANTONIA Le è presa una crisi poco fa... per via che dei poliziotti volevano palparle la pancia, poveraccia! BRIGADIERE Palparle la pancia?! GIOVANNI Certo, per vedere se magari, invece del bambino, avesse lí qualche pacco di riso o di pasta. Avanti, accomodatevi anche voi: toccare per credere! Tanto è una povera operaia e non vi succederà niente... è tutto permesso! Non è la moglie di Pirelli o Agnelli, che se vi permettete vi sbattono fuori dal Corpo sui due piedi... e senza mani. Qui non c’è pericolo: è un’operaia. Accomodatevi, una palpata per uno non fa male a nessuno! BRIGADIERE Senta, la smetta! Lei ci sta provocando! ANTONIA Eh sí, GIOVANNI, stai esagerando! Smettila! MARGHERITA (sopratono) Ahiuaaihiiaaiihhii! Auhiaaa! ANTONIA (sottovoce) E non esagerare anche tu! BRIGADIERE Ma avete chiamato un’ambulanza? ANTONIA Un’ambulanza? Perché? BRIGADIERE Eh sí, ’sta povera donna mica la potete lasciare qui a rischiare che crepi. A parte che se è prematuro come dite, rischia di perdere il figlio. 375 GIOVANNI Ha ragione! Vedi, vedi com’è umano il signor BRIGADIERE. Te l’avevo detto anch’io che bisognava chiamare un’ambulanza. ANTONIA E io t’ho detto che se non c’è la prenotazione, poi all’ospedale non te l’accettano. Te la fanno girare per tutti gli ospedali della città, cosí ti crepa in macchina! Dall’esterno arriva l’ululato di una sirena. BRIGADIERE (andando a sbirciare dalla finestra) Ecco, sta arrivando l’ambulanza che abbiamo chiamato per quell’altra donna che s’è sentita male al piano di sotto. (Rivolto ai due Carabinieri) Avanti, aiutatemi, carichiamo anche lei. ANTONIA (opponendosi) No, per carità... non si disturbi. MARGHERITA (piange spaventata) No, non voglio andare all’ospedale! ANTONIA Vede, non vuole. MARGHERITA Voglio mio marito, mio marito... Ahio! Ahiuuaoo! ANTONIA Sente? Vuole suo marito... che mica può essere qui perché fa il turno di notte. Mi spiace, ma senza il consenso del marito, noi questa responsabilità mica ce la pigliamo. GIOVANNI Eh no, non ce la pigliamo. BRIGADIERE Ah, non ve la prendete? In compenso vi prendete la responsabilità di farla crepare qui? ANTONIA Perché all’ospedale, invece? BRIGADIERE All’ospedale potranno salvarla, e forse anche il bambino! GIOVANNI Ma è prematuro, gliel’ho detto! MARGHERITA Sí, sí, sono prematura... Auhiai! Aohiiu! 376 ANTONIA È prematura! E con gli scossoni della macchina questa mi partorisce! E poi, come fa a sopravvivere un bambino di cinque mesi? BRIGADIERE Evidentemente lei non ha idea dei progressi che ha fatto la medicina oggi. Non ha mai letto del parto in vitro? ANTONIA Sí, l’ho letto, ma che c’entra il vitro? Se nasce di cinque mesi, mica lo puoi rincalcare nel vitro... e non puoi neanche metterlo sotto la tenda ad ossigeno. GIOVANNI Eh sí, sotto la tenda cosí piccolo... e che fa, il campeggio?! Poi, a cinque mesi, non lo prendono nei boys-scouts! BRIGADIERE Come si vede che siete proprio a digiuno di tutto! GIOVANNI Io sí, sono proprio a digiuno del tutto! BRIGADIERE Ma dove vivete voi? Ma non siete mai stati a vedere che razza di macchinari hanno adesso qui a Milano... al Centro ginecologico? Io ci sono stato a prestare servizio lí dentro, cinque mesi fa, e ho visto che sono arrivati addirittura a fare un trapianto. GIOVANNI e ANTONIA Un trapianto di che? BRIGADIERE Un trapianto di prematuro! Hanno preso un bambino di quattro mesi e mezzo dal ventre di una donna che non lo poteva piú tenere e l’hanno sistemato dentro al ventre di un’altra donna. GIOVANNI Nel ventre?! BRIGADIERE Eh sí: taglio cesareo; gliel’hanno innestato con la placenta e tutto... ricucito e dopo quattro mesi... proprio il mese scorso, è rinato bello, sano come un pesce! GIOVANNI (incredulo) Come un pesce...? BRIGADIERE Sí! GIOVANNI Per me c’è il trucco. 377 ANTONIA Macché trucco, te l’ho detto anch’io. Certo che è roba da non crederci: un bambino che nasce due volte... un bambino con due mamme! MARGHERITA Non voglio, non voglio, non do il consenso! ANTONIA Ecco, sente... lei non dà il consenso... e allora mica la possiamo portare via di qui. BRIGADIERE Be’, il consenso glielo do io: mi prendo io la responsabilità! Mica voglio avere grane per mancata assistenza! ANTONIA Eh, ma BRIGADIERE, questa è prepotenza bella e buona! Entrate in casa, ci perquisite dappertutto, ci mettete le manette... adesso ci volete caricare anche sull’autoambulanza! Non ci lasciate vivere, d’accordo, ma almeno lasciateci crepare dove ci pare e piace! BRIGADIERE No, voi non potete crepare dove vi pare e piace! GIOVANNI Certo, noi dobbiamo crepare come decide la legge! (Si dirige all’armadio). BRIGADIERE E lei ci vada piano a sfottere! Le ho già detto... Dove va? GIOVANNI (apre l’anta dell’armadio, ci entra e si riaffaccia appena) Sono nel mio ufficio... ANTONIA Esci! Smettila! Non è giornata. Avanti, portiamola giú. BRIGADIERE Faccio venire la barella? ANTONIA No, no, scende da sola... Vero che puoi camminare? MARGHERITA Sí, sí... (Si alza in piedi. Subito porta le mani al ventre per sorreggere la refurtiva) Oh no, no... mi scivola...! ANTONIA Porco cane! Vi spiace uscire un attimo... BRIGADIERE Perché? 378 ANTONIA Cose da donne! (Tutti gli uomini escono. A Margherita con grande rabbia) Deficiente! (Le rifà il verso) Mi scivola!... (Cambia tono) Questo BRIGADIERE ci fa impiccare! MARGHERITA Se mi scivola mi scivola, no? ANTONIA Ma stai zitta, cretina! E poi, ti pare la maniera di camminare? Non hai mai visto come camminano le donne incinte? Camminano cosí? (Imita, in grottesco, MARGHERITA) Ma dico! Il portamento della madre... hai in mente la Madonna? (Procede in un incedere maestoso). MARGHERITA Lo sapevo io che andava a finire cosí! Cosa succede all’ospedale quando si accorgono che sono incinta di pasta e riso e scatolame? ANTONIA Non succede niente, perché noi all’ospedale manco ci arriviamo. MARGHERITA Certo, perché ci arresteranno prima! ANTONIA E piantala di frignare! Appena siamo dentro all’autoambulanza, glielo diciamo subito ai lettighieri di come stanno le cose... È gente che lavora come noi quella... ci aiuta di sicuro. MARGHERITA E se non ci aiutano invece, e ci denunciano? ANTONIA Piantala, non ci denunciano! E tira su ’sta pancia! (L’aiuta). MARGHERITA Mi scivola un altro sacchetto, mi esce! ANTONIA Tienilo! Oh, che impiastro! MARGHERITA No, non schiacciare... Accidenti, mi si è spaccato un sacchetto con le olive in salamoia! Ahh!!! Entrano, richiamati dalle grida, GIOVANNI e il BRIGADIERE. 379 GIOVANNI Che succede adesso? MARGHERITA Mi esce, mi esce tutto! GIOVANNI Le esce il figlio, le esce il figlio! Presto, BRIGADIERE, mi aiuti a prenderla in braccio! Eseguono. BRIGADIERE (sfilando una mano da sotto la schiena di MARGHERITA) Ma cos’è ’sto bagnato? ANTONIA Starà perdendo le acque! GIOVANNI Ohe! Ma tu guarda l’acqua... (Solleva i piedi, mimando d’essersi impantanato) Presto, se no partorisce qui! MARGHERITA Mi esce, mi esce! La donna viene portata fuori scena. GIOVANNI rientra subito. GIOVANNI (verso l’esterno) Aspettate, prendo la giacca e vengo anch’io. ANTONIA Dove vai? GIOVANNI A vedere il prematuro che nasce... ANTONIA No, tu stai a casa! Queste sono cose da donna. Ci vado io! (S’infila il cappotto) Piuttosto, prendi uno straccio e asciuga il pavimento che si è tutto bagnato. (Esce). GIOVANNI Ecco, sí... io prendo lo straccio e asciugo... che queste sí che sono cose da uomini! (Prende uno strofinaccio e si affaccia alla finestra) Ma tu guarda che casino, chissà come ci resta il LUIGI quando domani viene a casa dal turno e si ritrova padre tutto d’un botto. Gli prenderà un colpo! E se poi il figlio se lo trova trapiantato nella pancia di un’altra donna, gli prende un contraccolpo... e ci rimane secco! Bisognerà che gli parli prima io, devo prepararlo piano piano... prenderla alla larga. Eh sí... comincerò col parlargli del Papa... (imitando la voce del Papa) «Fratelli in Cristo...!» (S’è buttato carponi ad asciugare per terra 380 con lo strofinaccio) Oeuh, ma quant’acqua! Però, che strano odore... sa come di aceto... (Annusa lo strofinaccio) È salamoia questa! (Allibito) Salamoia!? Però, mica lo sapevo io che, prima di nascere, stavamo per nove mesi in salamoia!? (Continua ad asciugare il pavimento) Oh, tu guarda... ma cos’è ’sta roba? Un’oliva? Stiamo in salamoia con le olive? Oh, questa poi! No, no, ma sono scemo? L’oliva non c’entra! (Si sente un nuovo ululato della sirena, si alza e ritorna alla finestra) Be’, se ne stanno andando. Speriamo che vada tutto bene. Ma da dove verrà ’st’oliva? Oh, guardane un’altra! Due olive? Se non fosse perché sono di provenienza un po’ incerta me le mangerei... m’è venuta una fame! (Posa le due olive su di un piatto che sta sulla tavola) Quasi quasi, mi faccio davvero una minestra col miglio. Magari è pure buona. L’acqua è già su, ci metto dentro due dadi, una testa di cipolla... (Apre il frigorifero) Ecco, lo sapevo... dadi non ce ne sono e neanche le teste di cipolla... dovrò metterci per forza le teste di coniglio! Porco cane, mi pare di essere diventato la strega di Biancaneve quando preparava l’intruglio velenoso... poi, vedrai, mi mangio la minestrina... e trach: mi trasformo in una rana! Una rana gigante... una rana bue... di quelle con gli occhi qua, come Pietro Longo9. (Soprapensiero afferra il cannello del saldatore) Ma quante volte glielo devo dire a quella deficiente dell’Antonia che questo è un saldatore autogeno, non è un accendino per il gas. È pericoloso! Un giorno o l’altro mi salta in aria la casa! Alla porta s’affaccia Luigi, il marito di Margherita. LUIGI Si può? C’è qualcuno? 381 GIOVANNI Oh, Luigi! Ma cosa fai qui a quest’ora? Non dovevi arrivare domani mattina tu? LUIGI È successo che... dopo ti spiego... piuttosto, sai qualcosa di mia moglie? Sono stato a casa, è tutto aperto, ma non c’è nessuno. GIOVANNI (imbarazzato) Ah sí, tua moglie era qui dieci minuti fa, è andata via con l’Antonia. LUIGI È andata dove? A fare che? GIOVANNI Be’, sai... sono cose da donne. LUIGI E cosa sarebbero queste cose da donne? GIOVANNI Sarebbero che sono cose che a noi non devono interessare! Noi ci dobbiamo interessare solo di cose da uomini. LUIGI Ma come non mi deve interessare? Mi deve interessare sí! GIOVANNI Ah sí, ti deve interessare? E allora perché non ti sei interessato di prenotare un letto almeno un mese fa come di regola? LUIGI Un letto? Un letto per fare che? GIOVANNI Ah, certo, quelle sono cose da donne, eh? È la solita solfa! Noi le molliamo la busta paga, e poi le diciamo: «Arrangiati!» Facciamo all’amore perché abbiamo bisogno del nostro sfogo sessuale... e le diciamo: «Prendi la pillola!» La mettiamo incinta e «Arrangiati». Il bambino se lo spupazzano loro, loro se lo devono portare all’asilo, andarselo a riprendere... LUIGI Ma cosa stai dicendo? GIOVANNI Sto dicendo che hanno ragione loro: siamo proprio dei menefreghisti! Siamo anche noi degli sfruttatori a nostra volta... con la stessa mentalità dei padroni! LUIGI Ma cosa c’entra ’sto discorso col fatto che lei, la Margherita, mi pianta lí la casa aperta, senza neanche lasciarmi un biglietto, sparisce cosí...! 382 GIOVANNI E perché avrebbe dovuto lasciarti un biglietto? Tu non dovevi essere in fabbrica per il turno di notte? Piuttosto, com’è che sei già tornato? LUIGI Il treno è stato bloccato. GIOVANNI Da chi?! LUIGI Da noi operai! Capirai, vogliono aumentarci l’abbonamento del trenta per cento! GIOVANNI E cosí voi avete bloccato il treno?! LUIGI Certo, abbiamo tirato l’allarme e poi ci siamo stesi sui binari! Abbiamo bloccato tutta la linea. Anche il Settebello e l’espresso per Parigi! Dovevi vedere i commendatori: incazzati! GIOVANNI Ah, ah... che bella festa! Che bell’impresa! (Serio) È una coglionata, perdio!, che fa il gioco dei padroni e dei reazionari! Con la tensione che c’è, andare a fare una cazzata di questo genere: sdraiarsi sui binari! LUIGI Certo, certo, sono d’accordo anch’io che sono cazzate! Io gliel’avevo detto anche agli altri compagni: «È inutile che stiamo qui a fare ’sta cagnara per farci ribassare il prezzo dell’abbonamento...» GIOVANNI Bravo! LUIGI Noi l’abbonamento non dobbiamo pagarlo proprio per niente! GIOVANNI Ma t’è dato di volta il cervello? Non pagare l’abbonamento?! LUIGI Sicuro, ce lo deve pagare la ditta il viaggio! E ci deve pagare anche il tempo che passiamo in treno, perché noi, quelle ore, mica le perdiamo cosí, per farci il turismo... le perdiamo per il padrone: ci alziamo due ore prima per lui, e rientriamo a casa due ore dopo, sempre per lui! 383 GIOVANNI Ma dico, parli seriamente? Da chi ti sei fatto montare la testa? Dall’Autonomia, scommetto... che poi sono tutti degli infiltrati, oltre ad essere dei provocatori! Pagati sono! LUIGI Ma non dire stronzate: provocatori! Adesso il Tonino è un infiltrato? GIOVANNI Chi Tonino, quello che sta alle presse? LUIGI Sí... GIOVANNI Che c’entra... mi fai l’esempio proprio sballato... LUIGI E il Marco? GIOVANNI No, Marco neanche... LUIGI E i tre calabresi compaesani miei? GIOVANNI I fedayn! Ah, ti sei fatto mettere su da loro? Bravo! LUIGI No, ci sono arrivato da me, per conto mio. Perché non è difficile capire che cosí non puoi piú andare avanti: che bisogna muoversi! Che non puoi aspettare che ci sia la buona volontà del governo, l’intervento del sindacato, la spinta del partito. ’Sti figli di puttana degli imprenditori, quando gli conviene: «Basta, basta di lavorare la terra! Venite tutti al nord: emancipatevi!» Poi: «C’è la crisi, ve ne potete tornare a casa». No GIOVANNI, basta, bisogna muoverci noi... dobbiamo piantarla di dare la delega anche per andare a fare pipí! Dobbiamo cambiare noi le cose... e guarda che le cose stanno cambiando! Ah, come cambiano! (Prende un’oliva e se la mangia). GIOVANNI Di’, sbaglio o tu hai parlato con quell’appuntato di PS senza baffi che assomiglia sputato al BRIGADIERE dei carabinieri coi baffi? LUIGI Con chi? 384 GIOVANNI Sí, con quel poliziotto maoista provocatore che dice che bisogna far manbassa nei supermercati... ecco, quello lì fa proprio gli stessi discorsi da esaltato incosciente che fai tu! LUIGI Ma chi lo conosce. (Assaggia il contenuto del barattolo aperto) Uhm! Buona ’sta specie di paté... cos’è? GIOVANNI Ma dico, hai mangiato la roba di quella scatola? LUIGI Sí, non è male. Scusa, ma avevo fame. GIOVANNI Senza limone? LUIGI Perché, bisognava metterci il limone? GIOVANNI Be’, non lo so... Ma sei sicuro che è buona? LUIGI Buonissima. GIOVANNI Fa’ assaggiare. Ottimo! È quasi piú buona del concentrato di cagnotti per la pesca del cavedano. Ti spiace aprire anche quest’altra scatola? LUIGI Volentieri, ma cos’è? GIOVANNI È una specie di paté per cani e gatti ricchi. LUIGI Paté per cani e gatti? Ma, dico, sei matto? GIOVANNI No, sono un eccentrico... un buongustaio! Piuttosto, assaggia anche questa.(Gli porge un piatto di minestra) Assaggia, assaggia! LUIGI Ehi, mica male! Cos’è? GIOVANNI È una mia specialità: minestra di miglio per canarini... con brodo di teste di coniglio surgelate! LUIGI Miglio per canarini e teste di coniglio? GIOVANNI Sí, è una specialità cinese; si chiama pappa di Puan Fen. Pertini, in Cina... ne andava pazzo! «Non torno più in Italia! Sto qui, mangio sempre questa pappa!» Hanno dovuto far crollare il governo! LUIGI Però il miglio è un po’ crudo... 385 GIOVANNI Pilaf! È miglio Pilaff... va sempre al dente... Il miglio al dente e le teste di coniglio all’occhio... è cosí che è cominciata la controrivoluzione culturale in Cina! (Sbigottito) Scusa, hai mangiato tu le olive che c’erano lí? LUIGI Sí. Perché? Non dovevo? GIOVANNI (quasi isterico) Eh no che non dovevi! Erano le olive di tua moglie! Incosciente! Che va a fregarsi anche il mangiare del bambino neonato! LUIGI Cosa... le olive di mia moglie... il figlio neonato? GIOVANNI Ma dove vivi tu?! Perché, non sai che quando il bambino nasce... la salamoia perde? Prima scivola!... Be’, lasciamo correre... meglio arrivarci per gradi, se no... C’è il problema delle pillole che non fanno effetto... siccome c’è il Wojtyla che non sta mai fermo... sempre in giro... ormai non ha piú nemmeno il senso del tempo... notte... giorno... arriva in Africa... poi in Brasile... poi in India... bacia la terra... poi fa il footing... poi nuota nella piscina santa, nell’acqua santa! Scia! Viene giú da ’ste discese... che ho visto un documentario: scvum... scvumm! Senza neanche le racchette... per poter benedire la gente! (Mima l’azione descritta). LUIGI Senti, GIOVANNI, guarda che tu mica devi stare tanto bene... ma che razza di discorso fai? Il Papa... le olive... GIOVANNI Ah, perché tu li fai belli i discorsi: il padrone che ci dovrebbe pagare il biglietto perché viaggiamo per lui e ci dovrebbe anche pagare le ore che perdiamo in treno perché mica andiamo in villeggiatura. Allora, di ’sto passo, ci dovrebbe pagare anche le ore che dormiamo, perché ci riposiamo per lui, per essere piú freschi il giorno dopo sul lavoro; e dovrebbe pagarci pure il cinema e la televisione perché ’sta roba ci serve a scaricarci di 386 tutta la nevrastenia che ci viene dalla catena. E dovrebbe pagare un tanto anche a nostra moglie quando con lei facciamo l’amore... perché con l’amore ci rigeneriamo per lui, e poi gli rendiamo di piú! LUIGI Certo, l’hai detto! E non è forse vero che, oltretutto, le nostre donne gli fanno da serve gratis al padrone? E che su di loro andiamo a sfogare tutta l’incazzatura, l’alienazione che ci viene dalla fabbrica... Che qui in casa ci veniamo a nascondere come bestie dentro la tana, a leccarci le ferite... a grattarci i pidocchi e la rogna l’un l’altro: moglie e marito... di tutta la tristezza, il vuoto, la miseria di ’sta vita di merda che ci fa fare. GIOVANNI Be’, adesso non esageriamo. Non è poi ’sta gran vita di merda... Si sta meglio di prima: una casa, per quanto schifosa, ce l’abbiamo quasi tutti... qualcuno ci ha perfino la macchina... tu ce l’hai, io non ce l’ho...il frigorifero ce l’abbiamo tutti! La televisione... tu ce l’hai, io non ce l’ho...D’accordo che c’è chi fa doppio lavoro... LUIGI Ma cosa me ne frega a me del frigorifero, della macchina e della televisione... quando, porco cane, mi fa schifo la vita che faccio... un lavoro che è roba da scimmie ammaestrate (mima i movimenti robotizzati alla catena di montaggio): una saldatura, un botto, un colpo di trapano, una saldatura, un botto, via un pezzo, avanti un altro... una saldatura... (meccanicamente anche GIOVANNI comincia a mimare il lavoro alla catena) un botto... stringi il cottimo... una saldatura... GIOVANNI Un botto, un colpo di trapano... via ’sto pezzo, avanti un altro... una saldatura... (S’arresta all’istante) Ma, perdio, cosa mi fai fare? Stai facendo diventar scemo anche me! 387 LUIGI No, non sono io che ti faccio diventare scemo: è il padrone! Lo stesso padrone che ti imbesuisce dappertutto: al cinema con storie di scopate impossibili, con culi che vanno e vengono dappertutto. Con donne che sembrano pantere sempre arrazzate... donne che parlano e muovono la bocca e la lingua come se leccassero il gelato! Leccano il gelato e non ti dico che cosa fanno... E poi la chiamano la cultura dell’eros! GIOVANNI Ti do ragione a proposito di cinema. Devi dire anche che, quando poi vieni fuori, tanto per distenderti, ti trovi a sfilare davanti ai cartelloni della pubblicità: altri culi per la reclame dei reggiseni, culi e seni per quelli delle penne biro, dei dentifrici e dei formaggini... Tua moglie è lí che cammina vicino a te... la guardi... non ha i capelli lavati con Diopp «Oh, come fa soffice e vaporoso», non ha la lacca «Oh, come traspira», non ha il profumo «Amami conturbante!», non ha la collana che tintinna, non ha il vestito trasparente come ali di farfalle! I seni sono una roba cosí... rotonda... che non danzano nemmeno. Il sedere è soltanto un sedere... non è un «culo»! Non lo fa palpitare! Ha i piedi gonfi, le mani screpolate, è stanca, ha le occhiaie. La guardo bene e mi vien voglia di sbatterla nel primo canale che incontro! LUIGI Ecco, bravo! E a me sai cosa mi succede poi, quando vado a casa e faccio l’amore con mia moglie? Mica faccio l’amore con lei: faccio l’amore con la birra Wurer bionda e frizzante e con la carne in scatola tutta polpa magra! E col «nano ghiacciato»10! GIOVANNI Ah, certo, è uno schifo! LUIGI È uno schifo perché loro, i padroni, te l’hanno fatto diventare cosí. Ti hanno impestato tutto. Ti hanno impestato l’aria, ti impestano i fiumi, il mare te lo riducono a una fogna. Ti 388 riducono anche l’amore a una fogna, i rapporti con la gente, la roba che mangi! GIOVANNI Be’, non tutto, per esempio ’sta minestrina di miglio non è male! LUIGI E sta andando a schifo tutto quanto... Guarda: fabbriche che chiudono una dietro l’altra, licenziamenti, cassa integrazione. Hai visto anche in Germania, alla Volkwagen, la Fiat, l’Italcasse... E il crack di Sindona, l’hai sentito... ci teneva i miliardi nella banca di Sindona anche il Papa! GIOVANNI E gli sta bene a ’sto fanatico in bianco che va a rompere le scatole alle donne col fatto che si deve restare incinte! LUIGI Cos’è ’sta storia del Papa che vuol restare incinto? (Ride divertito). GIOVANNI No, non lui, incinto... sto parlando di tua moglie. LUIGI Cosa c’entra mia moglie col Papa? GIOVANNI Ah, fai finta di non saperlo? LUIGI No, che non lo so! Cos’è ’sta storia del papa? GIOVANNI Ecco, se tu, invece di fare all’amore col «nano ghiacciato»... e con la carne in scatola, stessi attento a quello che sogna la notte tua moglie, quando arriva il Papa in bianco e comincia: «Fratelli in Cristo... io sono venuto a dirvi che la pillola è la maledizione di Dio... non prendete la pillola in Cristo!» LUIGI E infatti MARGHERITA... la pillola non la prende. GIOVANNI Ah, lo sai anche tu? Chi te l’ha detto? LUIGI E chi doveva dirmelo? È inutile che la prenda perché tanto non può avere bambini, per via d’una malformazione che adesso non mi ricordo... 389 GIOVANNI Sei tu che ce l’hai la malformazione! Nella testa! Tua moglie è sanissima, e ne può avere eccome di bambini... tant’è vero che ce l’ha. LUIGI Ha un bambino? Da quando? GIOVANNI Adesso! Anzi, può darsi che a quest’ora sia già nato: prematuro di cinque mesi! LUIGI Ma non dire fesserie: cinque mesi! Se non aveva neanche la pancia! GIOVANNI (trattiene a stento la risata) Non ce l’aveva perché si fasciava... ma poi l’Antonia l’ha fatta sfasciare e allora: plaff... un pancione che pareva di nove mesi... e forse anche undici! LUIGI Ma di’, mi stai a sfottere? GIOVANNI Be’, se non ci credi... Mia moglie, se proprio vuoi saperlo, è andata ad accompagnarla con l’autoambulanza all’ospedale... che quasi stava per partorire qui! LUIGI Partoriva qui?! GIOVANNI Perdeva già le acque!... Le ho raccolte io! LUIGI Hai raccolto tu le acque di mia moglie? GIOVANNI Be’, proprio acque... «salamoia»... con qualche oliva... che sono poi quelle che hai mangiato tu! LUIGI Senti, piantala di sfottere! Dov’è mia moglie? GIOVANNI Te l’ho detto, è all’ospedale. LUIGI Quale ospedale? GIOVANNI E chi lo sa? Se tu avessi prenotato un mese prima, come da regolamento, adesso lo sapremmo. Ma cosí... capace che li stia girando tutti... e poi il bambino nasce in macchina, poverino, in mezzo a tutte le olive! 390 LUIGI Senti, piantala di fare il fesso! ’Sta mania di fare sempre lo spiritoso e di sfottere anche sulle cose serie... Dimmi in che ospedale l’hanno portata o ti do un pugno! GIOVANNI Ehi calma! T’ho già detto che non lo so... No, ecco, forse sono andate al coso, lí, come si chiama... al Centro ginecologico. LUIGI Al Centro ginecologico? GIOVANNI Sí, dove fanno i trapianti dei bambini prematuri da una pancia all’altra. LUIGI I trapianti dei bambini da una pancia all’altra?!... GIOVANNI Sí, proprio... ma dove vivi tu? Come si vede che sei digiuno del parto prematuro! Perché, non lo sai che al Ginecologico, quando arriva tua moglie... fanno cosí: c’è una macchina, un’autoclave... con la tenda tutta ossigenata... prendono la donna che ha il prematuro di quattro mesi e mezzo, anche cinque... poi prendono una donna, che è la seconda madre... le fanno il cesareo... le mettono nel ventre il bambino, ricuciono placenta e tutto... e dopo quattro mesi (pausa): un pesce! LUIGI Piantala, non me ne frega niente della tua macchina, del trapianto e del cesareo... voglio sapere dov’è ’sto Centro ginecologico del porco giuda... Prendi la guida telefonica che guardiamo dov’è questo Centro ginecologico... GIOVANNI Non ho il telefono, mi tengo la guida? (Ironico) Voglio sapere chi c’è in città! LUIGI Be’, andiamo al bar di sotto... lí ce l’hanno il telefono... GIOVANNI Adesso che mi viene in mente, il Ginecologico è a Niguarda! LUIGI A Niguarda? Ma Niguarda è dall’altra parte della città. GIOVANNI Eh, sí... sarà come minimo a venti chilometri da qui. 391 LUIGI Ma perché sono andate cosí lontane? GIOVANNI E te l’ho detto... Dio che testone! È l’unico posto dove fanno il trapianto! Prendono un’altra donna, la prima che ci sta... (Si blocca di colpo, folgorato da un’idea) Un’altra donna? Mia moglie!? L’Antonia ci sta certamente... È lei la prima donna che ci sta! È talmente scema! Quella si fa fare di sicuro il trapianto, e mi torna a casa incinta! Presto, andiamo! (Escono correndo). Stacco musicale. Fine del primo atto. 392 Atto secondo Scena prima Le due donne stanno rientrando. La piú giovane, MARGHERITA, ha ancora il pancione; piagnucola. ANTONIA Su, su, Margherita, vieni avanti. (Chiamando verso la camera da letto) Giovanni, Giovanni! Non c’è. Vuoi vedere che è già andato a lavorare? Che ore sono? (Dà un’occhiata alla sveglia sulla credenza) Le cinque e mezza! Accidenti, fra una balla e l’altra, siamo state fuori piú di quattro ore. (Sbircia nell’altra stanza) Eh già, è proprio andato. E non ha toccato neanche il letto, poveraccio. MARGHERITA È tutta colpa nostra; quando mai t’ho dato retta! Guarda che casino abbiamo tirato in piedi! ANTONIA E piantala di frignare... accidenti, sei proprio una piaga! Cos’è successo alla fine dei conti? È andato tutto liscio come l’olio, no? Hai visto come sono stati gentili quelli dell’ambulanza? È bastato dirgli: “State attenti che la ragazza qui non è incinta... ma è piena di refurtiva...” che subito non gli è parso vero di darci una mano. Ci hanno fatto perfino festa! “Ah, ah, che brave! Avete fatto bene! Ma certo, bisogna mazzolarli quei ladri strozzini dei supermercati!” E tu che eri tanto preoccupata... è inutile, bisogna avere fiducia nella gente! Io ho fiducia nella gente! (Guarda nel frigorifero) Il burro? Ehi, chi m’ha fregato il burro? Ah, no, è qua; adesso ti faccio una minestrina. Ah, il riso... dammi un pacchetto di riso. (MARGHERITA estrae dal sacchetto nascosto sotto al cappotto un pacco di riso. ANTONIA (va al fornello. Vede la pentola che aveva usato GIOVANNI per 393 cucinare) Ma che è ’sta roba? Il miglio? Quel deficiente del Giovanni s’è cucinato davvero la minestra col miglio e... con le teste di coniglio! Ma ti dico io! Non puoi raccontargli una balla che lui subito se la beve! E la mangia! Ma dio...! E poi si lamenta di come cucino io! Ah, ma da adesso in poi... gliela faccio vedere io: gli faccio teste di coniglio in tutte le salse... anche ripiene di miglio! MARGHERITA Senti, se stai a fare la minestra solo per me lascia correre, io non ho fame... mi si è chiuso lo stomaco in una maniera! ANTONIA Be’, te lo fai riaprire, lo stomaco! Guarda se una deve farsi prendere dalla strizza fino a ’sto punto?! (MARGHERITA estrae dal suo ventre i vari pacchetti). Cosa stai facendo? MARGHERITA Mi tiro fuori la roba... Cosa pretendi, che me la tenga addosso vita natural durante? ANTONIA Roba rubata in casa mia non ne voglio! Chiaro? E mi fai il piacere... anche quella sotto il letto ti porti via. Non voglio andare in prigione per le tue storie. E per far prima, mi faccio un bel pancione anch’io. (Prende da un cassetto delle federe; con spille e fettuccia prepara due sacchi da appendere al collo). MARGHERITA E dove la portiamo? ANTONIA La portiamo qua, dietro alla ferrovia... (mentre parla infila nelle due federe parte della refurtiva) c’è un gabbiotto di mio suocero, con dieci metri di terreno... giusto per tirarci su un po’ di insalata. Quello è un nascondiglio perfetto. MARGHERITA No, senti, basta, io non ce la faccio piú... e ne ho anche piene le scatole delle tue pensate da matta. Scusami, ma io pianto qua tutto: non voglio neanche un sacchetto di pasta, guarda. ANTONIA E va bene, come vuoi... Sai cosa sei?Sei una scema! 394 MARGHERITA Ah, sono scema? E allora, tu che sei tanto intelligente e furba... voglio sapere cosa gli andrò a raccontare io a mio marito, quando mi rivedrà senza piú la pancia... e senza il bambino! ANTONIA Ah, ci ho già pensato: gli diremo che hai avuto una gravidanza isterica. MARGHERITA Isterica? ANTONIA Sí, è successo già tante volte che una crede di essere incinta... le cresce la pancia e poi, quando va a partorire, le viene fuori soltanto aria. Solo aria! Fanno una figura! MARGHERITA Ma va’, soltanto aria? E come mi sarebbe venuta ’sta gravidanza isterica? ANTONIA Per via del papa. È lui che ti veniva sempre in sogno a dirti: “Fai il bambino, fai il bambino!” E tu gli hai ubbidito: hai fatto un bambino... d’aria. Soltanto l’anima del bambino! MARGHERITA Eh, brava, tira in ballo anche il Papa! ANTONIA Be’, una volta per uno, no? Sapessi quante volte lui ha tirato in ballo noi! (Riempita una federa se l’appende al collo e la nasconde sotto al cappotto) Ecco fatto. Allora senti: tu dài un’occhiata alla pentola che c’è sul gas, dieci minuti e io torno... MARGHERITA Ma perché non ti prendi anche un paio di sporte e ci carichi tutto in una volta sola, invece di fare tutta ’sta manfrina della madre incinta, avanti e indietro? ANTONIA Perché mica sono scema come te, che ti faresti beccare subito. Guarda giú, lì davanti, nella strada... vieni qui, vedi quella? È una camionetta della polizia. E cosa credi che ci stiano a fare i “poulé” a quest’ora? Stanno lí apposta ad aspettare i merli come te che se ne vanno in giro con le sporte a nascondere la roba di mattino presto... e track, li pescano al volo! (Torna un attimo verso 395 la stufa a gas) Ah, stai attenta, che se si spegne il gas, qui c’è il saldatore autogeno del GIOVANNI. Vedi, si fa cosí... si accende... MARGHERITA Ma non diventa rovente? ANTONIA Eh no, perché mica è ferro... è una roba speciale che si chiama antimonio, va su fino a duemila gradi ma non diventa mai rosso... e serve appunto per accendere il gas! MARGHERITA (stando a sbirciare dalla finestra) Guarda, là c’è la Maria del terzo piano, anche lei s’è messa incinta... eccola lí che attraversa. ANTONIA Ma qui ci fregano tutti l’idea, vedrai che fra un po’ vedremo passare anche dei cani incinti col loro bel paltoncino, e gli uomini... già li vedo... tutti gobbi! Donne incinte, uomini gobbi... Cosa penserà di noi la polizia! MARGHERITA Senti, ci ho ripensato, vengo con te. (Sistema i sacchetti nella seconda federa, a sua volta se l’appende al collo e la nasconde sotto il cappotto). ANTONIA Ehi, che t’è successo?... T’è venuto il coraggio... sono contenta. Lo sapevo che ci avresti ripensato... anche le pisciasotto come te viene il momento che si svegliano. (Affettuosa) Muoviti scemona! (Si accarezza il ventre) Sai una cosa, mi fa una commozione sentirmi ’sto pancione, mi fa venire in mente il mio bambino. MARGHERITA Il tuo bambino? (Ride sfottendo). ANTONIA Cosa ridi?... Sí, il mio bambino!... So benissimo che ha venticinque anni... che è lungo come la fame, ma per me è sempre il mio bambino. Pronta? MARGHERITA Sí. ANTONIA Andiamo. Questa è la giornata della mamma! 396 Scena seconda Scorre un siparietto lungo il proscenio. I due operai entrano in scena come camminassero per strada. LUIGI estrae un berretto e se lo calca in testa, GIOVANNI lo imita. LUIGI Ecco, adesso comincia anche a piovere. A proposito, chissà perché si dice sempre: “Piove, governo ladro!” GIOVANNI Be’, forse per ricordarti che quando invece c’è il sole, il governo è pure assassino! LUIGI Ma porco cane, tu ancora hai voglia di far battute e di ridere? GIOVANNI Io no, ma i miei piedi sí, stanno addirittura scoppiando dal ridere! Ci ho proprio le scarpe piene di piedi: “su da un tram, giú dall’altro... corri che lo perdiamo...” poi la baraonda di tutti quelli che non volevano pagare il biglietto perché è rincarato... e i pestoni... gli spintoni... Tu e la tua bella idea di fare il giro degli ospedali. Se per telefono ti dicono che tua moglie non risulta ricoverata, che bisogno c’era di farci ’sta scarpinata!? LUIGI Capirai, con quel casino d’amministrazione che c’è negli ospedali, chi si va a fidare? GIOVANNI Be’, ad ogni modo, adesso basta! Adesso io vado alla stazione, prendo il treno e vado a lavorare... che già mi scaleranno un’ora. (Si sposta di colpo e guarda in platea verso destra) Guarda! Là! Cos’è successo? Porco cane, che disastro! LUIGI (si avvicina a GIOVANNI) È un camion, anzi due... di quelli a otto assi! Si sono ribaltati! 397 GIOVANNI Per forza, con quest’acqua, una frenata sul bagnato... e pataplunfete! Entra l’Appuntato di Pubblica Sicurezza che già conosciamo. APPUNTATO Indietro, indietro! State alla larga... è pericoloso... può darsi che siano carichi di materiale infiammabile... può scoppiare da un momento all’altro! GIOVANNI Salve appuntato... ci si incontra sempre in belle occasioni, eh? APPUNTATO Certo! Ah, è lei... salve! Vede che bella vita ci tocca fare? (Rivolto al fondo della sala) Ehi, laggiú, voi sulla scarpata! Ma che fanno ’sti incoscienti? Indietro... anche voi... (rivolto al fondo sinistra) da quella parte... circolare... andate via... andate a lavorare! Non ne avete già abbastanza degli incidenti che vi capitano sul lavoro? Li venite a cercare anche qui? GIOVANNI Masochisti, siamo! LUIGI Ma di’, lo conosci davvero quello? GIOVANNI Certo, è un amicone... un maoista di quelli tremendi... per me è un infiltrato. LUIGI Un infiltrato nella polizia? GIOVANNI Eh sí. Ehi, appuntato... guardi che lí, sul cassone del camion c’è scritto “soda caustica”, e quella è mica roba che scoppia. APPUNTATO Lo so, ma “soda caustica” sta scritto fuori; bisogna vedere quello che ci sta dentro. GIOVANNI Ah, ma è sempre malfidente lei, appuntato! Sono due Tir quelli, trasporto internazionale... roba che va all’estero... con tutti i controlli che fanno... figurati se scrivono una roba per un’altra! Vedrà che non scoppia! 398 APPUNTATO Sí, sí, non scoppierà il camion, ma in compenso a me, fra poco, scoppieranno i coglioni! Lo sa che fra una balla e l’altra... sono in piedi da ieri mattina? GIOVANNI Ah, perché noi invece... correre di qua, scattare, muoversi, agli ordini! APPUNTATO Ecco, bravo, lei è già pronto per venire nella polizia... Perché non prende il mio posto? GIOVANNI Be’, al suo posto io, tanto per cominciare, farei sgomberare quei sacchetti che si sono rovesciati sulla scarpata. Ché, se c’è soda caustica, con l’acqua che viene giú, fra poco comincerà a bollire e verrà fuori un tal polentone fumante che hai voglia che disastro! Guardi che caustico vuol dire che brucia, lo sa? APPUNTATO Bravo, ha ragione, e allora datemi una mano... mi è sempre piaciuta la gente piena di iniziativa e di buona volontà! Su, scattare! GIOVANNI Mi venisse un accidente, a me e a tutte le idee che mi vengono! LUIGI L’hai detto: tu ci hai proprio ’sto difetto, che hai troppe idee... stronze! APPUNTATO (rivolto al fondo sala) Forza, anche voi: dateci una mano! Salviamo ’sti sacchetti! Fatelo per i vostri compagni camionisti... Bisogna essere solidali nella disgrazia. Inizia l’azione del passamano dei pacchi; ai due operai si affiancano due o tre altri attori che salgono dalla platea in proscenio e passano i sacchi direttamente al pubblico che sta al gioco, rendendo paradossale il passamano. 399 GIOVANNI Ha visto, guardi, lei che è tanto pessimista... guardi: stanno scendendo tutti ad aiutarci. E pensi che rischiano di arrivare tardi al lavoro... e di farsi scalare la paga. APPUNTATO Non ho mai detto che la gente non sia generosa, io! GIOVANNI No, lei dice che bisogna arrangiarsi, che siccome è un mondo di ladri... non bisogna fidarsi di nessuno. Lei mi fa proprio venire in mente quel mio padrone di prima: un vecchio malfidente che aveva un cane piú vecchio di lui... mezzo sordo... ma tremendo per la guardia. E siccome non si fidava che di quello, gli ha fatto fare un apparecchio acustico, apposta. APPUNTATO L’apparecchio acustico per un cane? GIOVANNI Sí, potentissimo, a batteria. Glielo ha legato all’interno della coscia. Soltanto che, appena ’sto cane ha alzato la gamba per pisciare... s’è pisciato sulla batteria: cortocircuito, gnacchete! È rimasto fulminato! APPUNTATO Be’, io cercherò di non alzare la gamba! Piuttosto, voi che siete arrivati prima di me, sapete qualcosa dei camionisti? LUIGI Giusto! Porco cane!... Mica saranno rimasti dentro, schiacciati nelle cabine? APPUNTATO No, non sono rimasti schiacciati, si sono salvati. GIOVANNI Meno male! APPUNTATO Si sono salvati scappando subito come dei razzi! GIOVANNI Perché scappati? APPUNTATO Perché questi sacchetti, che stiamo salvando con tanto amore e generosità, mica hanno dentro soda caustica, ma zucchero raffinato! GIOVANNI Zucchero? C’è dentro zucchero? LUIGI (ha aperto un sacchetto e verifica) Eh sí, è proprio zucchero. 400 APPUNTATO Zucchero questi, questi altri farina di grano duro, e gli altri che arrivano, riso Maratello e Vialone! GIOVANNI Ma che bastardi! E dove li trasportavano? APPUNTATO Il primo carico andava in Svizzera e l’altro in Germania. Era lei che diceva che questi non scrivono mai una cosa per l’altra... gente a posto: “Sa, con tutti i controlli che hanno!” GIOVANNI Appunto, come fanno per il controllo? Non ce l’hanno? APPUNTATO Sí, ne hanno uno alla partenza, e basta. Piombano e via, non li ferma piú nessuno! LUIGI Già, a meno che non gli capiti di ribaltarsi per strada. GIOVANNI Be’, un dio che stanga i furbi c’è sempre... dài un occhio a come ti ha lavorato Sindona1! Il furbacchione aveva messo in piedi un crack bancario... d’accordo con la mafia ha fatto ammazzare l’avvocato di Stato che lo stava incastrando, ha pensato di tagliare la corda... è andato in America, dove aveva combinato già un altro crack... È l’uomo dei crack. Lì l’hanno messo subito in galera... lui ha pagato una cauzione di qualche milione di dollari, appena uscito s’è fatto rapire... e per far credere a una disperata resistenza, s’è fatta una iniezione di anestetico e poi... zam... s’è sparato nella gamba. (Ride) Ah, ah... l’hanno beccato dopo un mese, in Sicilia... gli hanno dato venticinque anni. L’hanno trattato bene: camera singola più servizi, televisione, pasto ottimo e abbondante compreso il caffè... senza zucchero ma con stricnina.C’è rimasto secco! È tremendo quel dio... dio polacco! Che però non tocca gli industriali e i commercianti. ’Sti figli di puttana fanno sparire la roba dai negozi... “non ce n’è piú” dicono... e poi eccola qui dove va. Già non gli basta mandare i 401 soldi che guadagnano sulle nostre spalle in Svizzera, adesso pure il nostro mangiare ci fregano, ’sti banditi! APPUNTATO Ecco, bravo: si sfoghi, si indigni! Che l’indignazione è proprio l’arma piú terribile del coglione. GIOVANNI Sono stato riconosciuto! E lei cosa fa, oltre che sfottere, per la legge? APPUNTATO Io sequestro! Sequestro e confisco. Grazie al vostro aiuto, salviamo la merce dalla distruzione, poi faremo un bel rapporto... spiccheremo denuncia e stasera stessa la televisione darà notizia dell’avvenuta brillante operazione di polizia. Cosicché, avvisati in anticipo, grazie a questa bella soffiata televisiva, gli industriali responsabili avranno tutto il tempo di tagliare la corda all’estero. Il magistrato li condannerà a quattro mesi in contumacia, il Consiglio superiore, però, archivia la pratica. E tutto è a posto. GIOVANNI Ah sí, è a posto! E la merce? APPUNTATO Quella verrà riconsegnata ai proprietari, previo pagamento di una forte multa, contro la quale gli stessi industriali ricorreranno però tante volte, finché non gli verrà concesso di pagare solo il deposito! GIOVANNI No, non ci credo... sarebbe troppo una schifezza! APPUNTATO Certo, neanch’io ci credo! GIOVANNI Ecco, vede? APPUNTATO Mi è proibito crederci, me lo impongono la divisa e il grado che porto! Ma per lei è un’altra questione... lei non ci può credere perché... GIOVANNI Perché sono un coglione... ho capito! APPUNTATO Se lei insiste! (Spostandosi di qualche passo verso destra-proscenio) Ehi, ma dove vanno quelli? Porco cane, si 402 fregano i sacchetti! Hanno scoperto che c’è dentro zucchero e farina! (Ride) Ah, ah, ah... GIOVANNI Scusi, ma lei fa il “palo”? Doppio lavoro, eh? Se non si sbriga a intervenire quelli fra poco si fregano anche il camion. LUIGI Ma cosa interessa a te, ti metti anche a fare la spia adesso? Ma sei proprio un coglione! GIOVANNI Eh no! Tu no! APPUNTATO Vede, vede: le idee corrono! E poi perché farsi tante scalmane per due o tre miserabili sacchetti di soda caustica? GIOVANNI Ma che soda, lei sa benissimo... APPUNTATO No, io non so niente... io mi attengo a quello che sta scritto sul camion: “soda caustica”. Non spetta a me verificare... il controllo lo deve fare il mio diretto superioreresponsabile, che arriverà fra un paio d’ore. È il regolamento! E io mi attengo! Anzi, siccome il regolamento dice anche che, in caso di incidente stradale, primario dovere del capo-servizio è quello di recarsi sul luogo onde occuparsi dello svincolo del traffico... e di nessun altro specifico aleatorio, io vi saluto, vi affido all’aleatorio e raggiungo lo specifico primario di svincolo! (Esce di scena). GIOVANNI Ma dove se ne va? Ma quello è proprio stcentrato! LUIGI No, siamo noi gli stcentrati! E pure fessi, siamo, che restiamo qui a fare i facchini per salvare la roba a quei bastardiladri! Sai cosa ti dico? Che io, quasi quasi, mi prendo su un paio di ’sti sacchi e me li porto a casa! GIOVANNI Sei matto? Mica ti vorrai mettere alla stregua di quei balordi, pelandroni-sottoproletari, che te lo dico io, quelli non sono mica operai, quelli sono degli scioperati! 403 LUIGI Scioperati? Ha parlato il “Cavaliere del Lavoro!” Ma lo sai cosa vuol dire scioperati? Vuol dire che quelli fanno sciopero! E non fai sciopero tu? GIOVANNI Sí, faccio sciopero, ma non frego la roba che non è mia! LUIGI Ah, non è tua? E chi la fa ’sta roba allora? Chi la semina? Chi fa le macchine per lavorarla? Chi la lavora? Non siamo noi? Sempre e soltanto noi? E loro, i cosiddetti imprenditori, non sono quelli che sempre, invece, ce la fregano? GIOVANNI Ecco, e allora, siccome siamo in un paese di ladri, mettiamoci a rubare anche noi: “Alè! Il piú furbo è quello che arraffa di piú! E chi non frega è un coglione”! E allora, sai cosa ti dico? Che io sono orgoglioso di essere un coglione in un mondo di furbi e di ladri! LUIGI Giusto! Lo so, si chiama appunto l’orgoglio del coglione! GIOVANNI L’hai detto: perché il tuo è un parlare da sottoproletari, da disperati, che non vedono altra soluzione che quella di arrangiarsi. Ognuno per sé, tutti per ciascuno! E allora, caro il mio rivoluzionario da strapazzo, questa è soltanto la cagnara, il casino... che è proprio quello che vogliono i padroni per poi arrivare, poveracci, alla “necessità imprescindibile” di dover mettere ordine coi generali! LUIGI No, i generali e il fascismo arrivano solo quando noi operai siamo col culo per terra! Non quando ci muoviamo per prenderci quello che è nostro! GIOVANNI E per questo ci sono appunto le lotte che si fanno coi sindacati! (Reazione con fare scocciato di LUIGI). Oh, per carità, che ho detto? “I sindacati”?! Ma i sindacati dormono, non fanno 404 niente. La classe operaia non ha bisogno di quei tirapiedi, ci va da sola al potere: “organizzato dal basso”! LUIGI Infatti, come hanno fatto a Danzica! GIOVANNI (ironico) Ah, certo: i sindacati della madonna! LUIGI Io ci credo ai sindacati, ma quando siamo noi a dirigerli, non loro che ci vengono a sotterrare le lotte, a svenderle per non compromettere l’equilibrio governativo! Che si fanno ricattare dai partiti coi loro maneggi e dall’unità ad ogni costo dentro la logica della governabilità e della pace sociale. GIOVANNI (abbacchiato) Ma va’... Entra in scena il BRIGADIERE dei carabinieri. BRIGADIERE Be’, ma che succede qui? LUIGI Succede che stiamo facendo i facchini, salviamo la patria! BRIGADIERE Macché salvare la patria! Qui si sta facendo razzia! GIOVANNI Oh, chi si rivede! Il signor BRIGADIERE coi baffi! Hai visto come assomiglia all’appuntato dello svincolo aleatorio di traffico? I due operai che stavano aiutando nel passamano se la battono con dei sacchi. BRIGADIERE (estrae la pistola) Ehi, voi due: fermi lí, mettete giú quella roba! Mettete giù quei sacchi o sparo! Vigliacchi, maledetti, se la sono svignata! (Si rivolge repentinamente a GIOVANNI e LUIGI, puntandogli contro la pistola) E a voi, chi vi ha dato il permesso di toccare quei sacchi? LUIGI Ecco, adesso ci becchiamo una pistolettata! GIOVANNI Ordine di Agnelli... brigadiere stia attento a non inciampare con quella pistola, che voi carabinieri, quando inciampate, ammazzate sempre qualcuno. Ci avete l’inciamp-armfacile! 405 BRIGADIERE Non faccia tanto lo spiritoso lei! Gliel’ho già detto! GIOVANNI D’accordo, ma noi qui stiamo facendo un favore... che se no marcisce tutto. BRIGADIERE Non abbiamo bisogno di nessun favore... via, sloggiare! GIOVANNI Volentieri, ma guardi che ce l’aveva detto l’appuntato lassú! BRIGADIERE Quale appuntato lassú? GIOVANNI Quello che sta facendo lo specifico aleatorio dello svincolo. BRIGADIERE Be’, allora continuate... No, anzi, state fermi... Aspettate che vada a controllare. Ehi, appuntato! (Esce). LUIGI Ordine! Contr’ordine! Hai visto? Siamo già intruppati! GIOVANNI Sí, sembra un po’ carogna... ma guarda che invece sotto sotto è una brava persona: è lui che ha caricato tua moglie sull’autoambulanza con il bambino, le olive e tutto! E lui non he ha mangiata neanche una! LUIGI Finiscila!... Ma io stavo per dirti una cosa prima. GIOVANNI Che cosa? LUIGI È una cosa che riguarda proprio la piattaforma del sindacato, i sacrifici e la mobilità del lavoro. Da domani siamo tutti in cassa integrazione! GIOVANNI Chi te l’ha detto? LUIGI L’ho saputo ieri in treno: ci sbattono tutti seimila che siamo a ventisei ore... e poi, fra un paio di mesi chiudono! GIOVANNI Chiudono la fabbrica? E perché dovrebbero chiuderla? Mica siamo in crisi, noi. Anzi, abbiamo commesse per almeno due anni! 406 LUIGI Gliene frega assai delle commesse a quelli! Dal momento che se portano tutto in Argentina guadagnano di piú... e in Brasile ancora meglio... GIOVANNI Per via della mano d’opera, eh? LUIGI Non solo: i salari bloccati, niente scioperi, un governo di fascisti che gli garantisce la pace sociale... vuoi mettere? GIOVANNI (si precipita a prendere dei sacchi) Aiutami, tira su la roba, dài, andiamo... caricatene piú che puoi... muoviti! LUIGI E l’orgoglio di essere un coglione democratico legalitario!? GIOVANNI Arriva il momento che anche i coglioni si svegliano! Via, andiamo! Escono carichi come muli dal lato sinistro del siparietto. Il BRIGADIERE urla da fuori scena. BRIGADIERE Ehi, voi due... dove andate? Fermatevi... Fermi o sparo! Sparo! GIOVANNI (rientra per un attimo) Sí, spara! Sparati sui coglioni! (Esce). BRIGADIERE (entrando in scena trafelato) ’Sti bastardi! E facevano finta di lavorare... “salviamo la merce... facciamo un favore!” E poi dicono tanto di Napoli! (Esce rincorrendoli). Buio. Cambio di scena. Il siparietto resta chiuso. C’è solo una variazione nelle luci a indicare che l’ambiente-strada è un altro. Dal lato sinistro rientrano i due operai sempre coi loro sacchi. GIOVANNI Dài, forza, ancora cento metri e ci siamo. Fermo, c’è una camionetta della polizia... davanti a casa mia... LUIGI Guarda quelle due donne che attraversano la strada, non saranno mica le nostre mogli? 407 GIOVANNI Ma no, non possono essere loro. LUIGI Come no, guarda, stanno entrando nello stesso casermone dove abiti tu. E una è pure incinta. GIOVANNI No, guardale meglio... sono tutte e due incinte. LUIGI Eh sí, allora non sono loro. GIOVANNI (indicando alle sue spalle) Porco cane, siamo incastrati. Guarda dall’altra parte... laggiú! LUIGI Cosa? GIOVANNI Non vedi? Quel BRIGADIERE dei carabinieri, ci è venuto dietro! ’Sto figlio di puttana, ti dico io, con tutti quelli che hanno fregato roba, proprio solo con noi se la viene a prendere! Perché abbiamo fregato troppo poco! LUIGI Per forza, quello sa dove abiti... e vedrai, viene diritto a cercarti in casa tua! GIOVANNI E noi, invece, lo freghiamo e andiamo a casa tua! LUIGI Giusto, muoviti, passiamo per di qua che lo seminiamo. Escono dal centro del siparietto. Il BRIGADIERE entrando da sinistra attraversa tutta la scena ed esce sulla destra. BRIGADIERE Scappa, scappa... tanto lo so dove abiti! Conosco le strade!... So leggere, io! Sul buio scorre il siparietto e ci ritroviamo nella casa di GIOVANNI e ANTONIA. Entrando le due donne col pancione, sono stravolte dalla stanchezza. ANTONIA Voglio morire... voglio morire... (Si va a sedere, affranta, sulla branda). 408 MARGHERITA Carica, scarica, mi sembra di essere diventata un camion! ANTONIA Voglio morire... Oddio, che pancia! Oddio, la stanchezza della gravidanza... (Cambia tono) Sempre a lamentarti stai! Non ho mai conosciuto una “zabetta” come te! Noiooosa! Meno male che non ti ho sposata io! Dio! Che donna pedante! MARGHERITA (durante la battuta di ANTONIA s’è slacciata il cappotto e toglie dalla federa foglie d’insalata e qualche cavolo) Guarda, guarda quanta insalata abbiamo qui! Abbiamo da mangiare insalata per un anno! ANTONIA E parla... e parla! Non si poteva fare a meno di rimpinzarci a ’sto modo! Con la polizia lí sotto, non potevamo uscire col pancione, rientrare senza pancione... riuscire col pancione... ritornare... Per quanto addormentati, alla fine mangiano la foglia anche loro! Mi spiace giusto per mio suocero che non troverà piú neanche una foglia di insalata! (Di colpo, urlando) La minestra! (Va di corsa, preoccupata, al fornello) Mi sono dimenticata la minestra... sarà bruciato tutto! Dio mio, con la fame che mi ritrovo... (Solleva il coperchio della pentola) Meno male, non ha neanche bollito... (Interdetta) Perché non ha bollito? È su da quattro ore!? Il gas! ’Sti bastardi, m’hanno tolto il gas perché non ho pagato la bolletta! Bestie, schifosi, assassini, ladri! E mi toglieranno anche la luce... MARGHERITA Ti hanno tolto il gas?! ANTONIA Sí! Era venuto ieri quello del controllo... (È disperata; si sente bussare alla porta). Chi è? VOCE (fuori campo) Amici. ANTONIA Che amici? 409 VOCE (fuori campo) Sono un compagno di lavoro di suo marito. M’ha detto di venire a dirle una cosa. ANTONIA Oh, mio dio! Cosa gli sarà successo? (Va per aprire). MARGHERITA Aspetta un attimo, che mi rimetto dentro l’insalata. (Esegue). ANTONIA Abbia pazienza un momento... che sono spogliata. (Apre la porta e appare il BRIGADIERE). Ancora lei?! Che scherzi sono questi? BRIGADIERE Ferme lí dove siete! Ah, stavolta vi ho beccate! Eccole qua, tutte e due incinte, adesso! Ma come crescono, ’ste pance!? L’avevo capito subito io, che c’era il trucco! ANTONIA Ma lei è matto! Di che trucco sta parlando? MARGHERITA (lasciandosi ricadere sul letto distrutta) Ecco, adesso ci siamo, lo sapevo, lo sapevo! BRIGADIERE (a MARGHERITA) Vedo con piacere che lei non l’ha poi perso il suo pargoletto. (Ad ANTONIA) In compenso, lei, signora... complimenti! In cinque ore ha fatto l’amore, è diventata mamma ed è già arrivata al nono mese... Che velocità! ANTONIA Guardi, signor brigadiere che lei sta prendendo un granchio... BRIGADIERE No, il granchio l’ho preso prima... quando ci sono cascato con la sceneggiata delle doglie e del parto prematuro! Ma adesso non ci casco piú, basta! Fuori la refurtiva! ANTONIA Ma di che refurtiva parla? È impazzito? BRIGADIERE E non facciamo le furbe, che tanto non attacca piú! Il giochetto ormai è troppo scoperto: i mariti vanno fuori a fare razzia, poi passano i sacchetti alle mogli che si fanno un pancione e via! È tutto il giorno che vedo passare donne incinte! Ma possibile che tutte le donne di ’sto quartiere siano rimaste in stato 410 interessante allo stesso tempo? Capisco la proverbiale prolificità delle donne del popolo... ma qui si esagera! Donne mature, ragazze, ragazzine, perfino una vecchietta di ottant’anni ho visto passare incinta oggi: un pancione che pareva avesse due gemelli! ANTONIA Lo so, ma non è mica per quello che crede lei sa... ma per via della festa... della santa Patrona... santa Eulalia. BRIGADIERE Cos’è ’st’altra storia della santa Patrona? ANTONIA Non la conosce? Che santa! Santissima! Una donna brava... che... che voleva avere dei figli... Si era fissata ’sta povera santa... voleva restare incinta... Ne faceva! Ne faceva!! Ma non riusciva mai... fino a che, a un certo punto... il Padreterno di lassú ci ha avuto pietà e: pscium! È rimasta incinta..., all’età di sessant’anni! Un miracolo! BRIGADIERE A sessant’anni? ANTONIA Già, e pensi che suo marito ne aveva piú di ottanta! BRIGADIERE La forza della fede! ANTONIA Dicono però che lui, il marito sia morto quasi subito. Ad ogni modo, per ricordare ’sto miracolo, tutte le donne del quartiere vanno in giro per tre giorni con il pancione finto. BRIGADIERE Oh, che bella tradizione! Brave!Allora è per quello che svuotate i negozi del supermercato... soltanto per potervi procurare la roba da mettervi in pancia! Ma guarda cosa fa la religiosità del popolo. Avanti! Piantiamola con ’sta pagliacciata! Faccia vedere cos’ha lí sotto, altrimenti perdo la pazienza! ANTONIA Perde la pazienza, e cosa fa? Ci strappa i vestiti? L’avverto che se solo ci tocca con un dito e se insiste a voler vedere, le capita una disgrazia! BRIGADIERE Ma mi faccia ridere!(All’istante, preoccupato) Che disgrazia? 411 ANTONIA La stessa che è capitata al marito incredulo di santa Eulalia! Questo vecchio era un miscredente e non ci credeva: “Santa Eulalia, vieni qui subito che ti devo parlare. Apriti il vestito, e fammi vedere che cosa hai sotto la pancia, e ti avverto che, se veramente sei incinta, ti strozzo, perché vuol dire che quel bambino non è il mio!” Allora lei, la santa Eulalia, di colpo si è aperta il vestito (molto ispirata) e, secondo miracolo: dal ventre sono venute fuori delle rose... una cascata di rose! BRIGADIERE Oh, senti senti, che bel miracolo! ANTONIA Sí, ma la storia non è finita... al VECCHIO s’è fatto subito buio negli occhi: “Non ci vedo piú, non ci vedo piú! – gridava. – Sono cieco! Dio mi ha punito!” “E ci credi adesso, o miscredente?”, gli ha detto santa Eulalia. “Sí, ci credo!” E allora, terzo miracolo: dalle rose è spuntato un bambino già di dieci mesi che parlava e ha detto: “Papà, papà, il Signore ti perdona, adesso puoi morire in pace!” L’ha toccato con una manina sulla testa e il VECCHIO è morto di un colpo! BRIGADIERE Basta con le storielle e fatemi vedere le rose... voglio dire... insomma sbrigatevi, che ho già perso fin troppo tempo e sono un po’ nervoso! ANTONIA Allora lei non crede nel miracolo? BRIGADIERE Proprio no. ANTONIA Non ha paura della disgrazia? BRIGADIERE No, ho detto!! ANTONIA Bene, come vuole! Poi non mi venga a dire che non l’ho avvisata. (A MARGHERITA) Avanti, alzati e scopriamoci insieme (all’unisono, recitano enfatiche): Santa Eulalia dal pancione a chi non crede nel miracolo 412 fai venire la maledizione a chi non crede nell’oracolo fai venire il mal bastardo nero e buio nel suo sguardo santa Eulalia santa Pia dàgli la botta e cosí sia! Le due donne spalancano i propri cappotti. BRIGADIERE Cos’è quella roba? ANTONIA Quale roba? (Lancia grida di meraviglia) Oh, tu guarda!? Pare insalata! BRIGADIERE Insalata? ANTONIA Eh sí, è proprio insalata: cicoria, indivia, ricciolina... anche un cavolo! MARGHERITA Anch’io, anch’io ho un cavolo! BRIGADIERE Ma cos’è ’sta storia? Perché vi siete nascosta tutta ’sta verdura nella pancia? ANTONIA Ma noi mica l’avevamo nascosta! Vuoi vedere che è un miracolo?! BRIGADIERE Sí, il miracolo del cavolo! ANTONIA Be’, i miracoli uno li fa con la verdura che ha sottomano! Ad ogni modo, che lei ci creda o no, è forse proibito? C’è qualche legge che dice che il cittadino italiano, specie se di sesso femminile, non può portare cicoria, indivia e cavoli sul ventre? È proibito? BRIGADIERE No... ANTONIA C’è una legge? 413 BRIGADIERE No. ANTONIA Addio! (Fa per salutarlo). BRIGADIERE Macché addio! Io voglio sapere perché vi siete messe tutta ’sta roba addosso. ANTONIA Ma gliel’ho detto, per farci la pancia, secondo la credenza del miracolo di santa Eulalia! Dobbiamo portarla per tre giorni! E a chi non ci crede gli capita la disgrazia! La luce si abbassa piano piano. ANTONIA e MARGHERITA Santa Eulalia dal pancione, a chi non crede nel... (ripetono la “preghiera” a santa Eulalia, notando con grande preoccupazione l’abbassarsi della luce). BRIGADIERE Che succede adesso? Va via la luce? ANTONIA (con molta calma) Che dice signor brigadiere? BRIGADIERE Ma non vede che si sta abbassando... (Preoccupato) Sta venendo buio!... ANTONIA Va via la luce? No, guardi che lei si sbaglia... io ci vedo benissimo. (A MARGHERITA (sferrandole un calcio) Ci vedi tu? MARGHERITA Sí, sí... ci vedo... ANTONIA Noi ci vediamo come prima. Forse a lei si sta abbassando la vista. MARGHERITA (si avvicina a tastoni ad ANTONIA, sottovoce) Ci hanno tagliato i fili della luce... ANTONIA Taci! BRIGADIERE Ma non facciamo scherzi! L’interruttore, dov’è l’interruttore? 414 ANTONIA (muovendosi a suo agio, seppure nel buio) È qua, non lo vede? Aspetti che faccio io... (Si sente lo scatto dell’interruttore). Ecco, vede, adesso è spenta, adesso è accesa... Madonna, che luce in casa mia! Non la vede? BRIGADIERE No, non vedo... ANTONIA Oh, mio dio, è diventato cieco! Gli è capitata la disgrazia! Il Signore l’ha punito! Oh, poveraccio! BRIGADIERE Piantatela! Aprite la finestra... voglio vedere di fuori! ANTONIA Ma è aperta la finestra! MARGHERITA Sí, la finestra è aperta, non vede? ANTONIA Venga, venga a vedere. (Lo afferra per una manica) Ecco, di qua. (Gli piazza davanti una sedia) Attento alla sedia! Il BRIGADIERE ci va a sbattere. BRIGADIERE Ahia... huo: che botta! ANTONIA E stia attento a dove mette i piedi! BRIGADIERE Ma come faccio se non ci vedo? ANTONIA Eh già che è cieco, poverino! BRIGADIERE (furioso e spaventato) Macché cieco!... ANTONIA Venga... ecco qua la finestra... (Lo conduce davanti alla credenza e apre le due ante superiori) Stia attento... ecco qui, apriamo i vetri... tocchi, tocchi... (Il BRIGADIERE esegue a tentoni). Guardi fuori... Che panorama! Io me lo dimentico sempre... Bello! Speriamo che il padrone di casa non se ne accorga, altrimenti mi aumenta l’affitto! Quante luci! Che luminarie! Che festa! Tutto per santa Eulalia! Non vede? BRIGADIERE (è disperato) No, no, non vedo! Non vedo niente! Maledizione, ma che cosa m’è successo? Un fiammifero... accendete un fiammifero! 415 ANTONIA (preoccupata) Un fiammifero?... Ho qualcosa di meglio di un fiammifero... (Va al fornello, afferra la canna del saldatore) Stia lí, non si muova, ché non conosce la casa, può farsi male... glielo porto io... ho un bruciatore a fiamma... (Accende) Guardi, guardi che bella fiamma... rossa! BRIGADIERE Non vedo nessuna fiamma... mi faccia toccare... ANTONIA No, no, guardi che è rovente... BRIGADIERE (prepotente) Voglio toccare, ho detto! Glielo ordino! (ANTONIA ubbidisce). Ah, ah, iaohoo! La mano, mi sono bruciato la mano, dio, dio che male... come brucia! ANTONIA Eh, per forza! Ha visto, ha visto, a non voler mai credere! BRIGADIERE (piange disperatamente) Allora sono cieco davvero? Sono cieco! ANTONIA È un’ora che glielo stiamo dicendo! Non pianga cosí... su... coraggio... Ma cosa è successo in fin dei conti... non è successo niente... è diventato un po’ cieco... BRIGADIERE Voglio uscire... voglio uscire! (È sempre piú disperato) Voglio andare a casa... dai miei superiori... ANTONIA Aspetti, aspetti che l’accompagno alla porta... Ecco, qui... è qui la porta. (Apre l’anta dell’armadio). Il BRIGADIERE si lancia come un forsennato e sbatte all’interno; retrocede barcollando e cade riverso al suolo. MARGHERITA S’è spaccato la testa! BRIGADIERE Ahi! Che botta! Chi è stato? (Solleva appena la testa). 416 ANTONIA (cerca disperatamente una risposta) Il bambino... È il bambino della santa Eulalia che l’ha toccato in fronte con la sua manina! BRIGADIERE Ammazza che manina! (Stramazza privo di sensi). ANTONIA BRIGADIERE!... BRIGADIERE! Accidenti, è svenuto. (Si inginocchia accanto al carabiniere). MARGHERITA Forse è morto! ANTONIA Sempre ottimista, eh! Macché morto... Prendi la pila... lí nel cassetto. (Sempre a tentoni MARGHERITA esegue). No, non è morto... gli è preso un malore.. un “lieve malore” come al generale Malizia al processo di Catanzaro... Sta benissimo... respira... MARGHERITA È morto, è morto, non respira piú! ANTONIA (auscultandolo) Ma no... credi a me... respira... respira... Non respira! E non gli batte nemmeno il cuore! MARGHERITA Oddio! Abbiamo ammazzato un carabiniere! ANTONIA Eh sí, forse ho esagerato un po’... Cosa facciamo adesso?! MARGHERITA Ah, e lo domandi a me? Cosa c’entro io? Hai fatto tutto tu... Mi dispiace ma io me ne vado a casa mia... Le chiavi!... Dove ho messo le chiavi di casa? ANTONIA Bella amica sei: mi pianti qua, cosí! Bella solidarietà! MARGHERITA (ritrova un mazzo di chiavi sulla credenza) Ah, eccole! Ma ne ho un altro paio in tasca, due mazzi di chiavi! Ma queste sono quelle di mio marito! Allora è stato qui... è venuto a cercarmi... e se le è dimenticate! ANTONIA (urlando) Cosa me ne frega a me! Son qui con un BRIGADIERE morto... mi parla di chiavi!... 417 MARGHERITA Vuol dire che mio marito ha incontrato il tuo che, figurati, gli avrà spifferato tutto sul fatto che io ero incinta!E io cosa gli racconto adesso? Io mica sono brava come te a cacciar balle!... Ah, mi spiace, ma di qui io non mi muovo. Adesso ci pensi tu a tirarmi fuori da ’sto pasticcio... gli racconti tutto tu! ANTONIA (si rende conto di quanto le stia capitando) Sono disperata. (Piangendo, parla col BRIGADIERE svenuto) BRIGADIERE... non faccia cosí... facciamo la pace... È stato solo un colpo di porta... BRIGADIERE... si svegli... (A MARGHERITA, furente) E va bene, faccio io! Faccio io! Bell’amica sei! Risolvo tutto da me... tanto io ho le spalle grosse! (Solleva un braccio del BRIGADIERE e lo lascia andare. Il braccio ricade pesantemente, senza vita). È morto! Questo è morto per davvero! MARGHERITA Hai visto tu a scherzare con i miracoli? ANTONIA No, è lui che ci ha scherzato... io l’avevo anche avvertito: attento alla maledizione, che la santa Eulalia è una santa tremenda! (Lo afferra per le spalle, lo solleva e lo riabbassa costringendolo a flessioni burattinesche). MARGHERITA E adesso, che stai combinando? ANTONIA Respirazione artificiale! MARGHERITA Ma cosa gli fa quella roba? Non si usa piú... Bisogna fargli la respirazione bocca a bocca, come per gli annegati. ANTONIA Adesso io, secondo te, mi metto a baciare un carabiniere? Col mio passato politico! Che se poi lo viene a sapere GIOVANNI... No, non lo bacio!... (Pausa).MARGHERITA... bacialo tu... 418 MARGHERITA Io no, veh! Ci vorrebbe piuttosto una bombola dell’ossigeno. ANTONIA (riflette un attimo) Ce l’ho! Ho questa dell’autogeno, che è proprio d’ossigeno. Una è di idrogeno, e l’altra è di ossigeno... Vieni qua, aiutami... chiudo la manopola dell’idrogeno... cosí... e apro quella dell’ossigeno... (Esegue) Stiamo calme... è come un’operazione... vedrai... come gli entra l’ossigeno, si rimette! Sarà anche contento! Come fare un mese in alta montagna! MARGHERITA Ma sei sicura che funzioni? ANTONIA Oh, altro che... l’ho visto fare anche al cinema. (Si china appresso al carabiniere e gli infila il cannello in bocca). MARGHERITA Ah, se l’hai visto fare al cinema, allora! ANTONIA Vedrai... come gli entra l’ossigeno nello stomaco... vedrai che il torace si solleva... poi si riabbassa... ecco, ecco... comincia ad alzarsi, comincia a respirare... Guarda come si solleva bene... ecco, vedrai che adesso si riabbassa. MARGHERITA A me pare che si stia soltanto sollevando... anche la pancia, guarda... fermati! Lo stai gonfiando tutto! Le due donne si precipitano a fermare la macchina infernale, ANTONIA leva anche il cannello di bocca al BRIGADIERE. ANTONIA Maledizione! Ho sbagliato tutto... gli ho dato l’idrogeno invece dell’ossigeno!... Oddio che pancione... che pancione! Ho messo incinto un carabiniere! Buio. Scorre il siparietto in proscenio e sale lentamente la luce. 419 Scena terza In scena, GIOVANNI e LUIGI si trovano sul ballatoio dell’appartamento di quest’ultimo. I sacchi rubati stanno a terra. GIOVANNI Ma non possiamo continuare a star qui ad aspettare per delle ore sul ballatoio tu e io come due tarlocchi. Senti, io guardo se riesco a buttar giú la porta con qualche spallata. LUIGI Ma no, l’hai visto, ci ho provato io, che mi sono sfasciato mezzo, non c’è niente da fare: ci sono due serrature. GIOVANNI Ma perché tutto ’st’armamento? LUIGI È lei, mia moglie, che l’ha fatto mettere, ha il terrore dei ladri. GIOVANNI Ecco, e adesso che i ladri, quelli veri, hanno bisogno di entrare in casa, siamo fottuti... qui fuori dalla porta come dei mammalucchi! Ma anche tu, porca vacca: un ladro che va a perdere le chiavi di casa. LUIGI Piantala con ’sto ladro! (Cambia tono) Orco cane! Adesso che mi viene in mente, non le ho perse le chiavi... le ho lasciate a casa tua... eh già... sul tavolo. GIOVANNI Sei sicuro? LUIGI Sicurissimo, avanti, dammi le chiavi di casa tua che vado a riprendermele. GIOVANNI Sí, bravo fesso, col BRIGADIERE che è là che ci aspetta sul ballatoio di casa mia come un falco: trach! Ti arresta! LUIGI Ma no, a quest’ora si sarà già stufato da un pezzo e se ne sarà andato. GIOVANNI Sí, stai fresco, quello è peggio di un molosso... non molla. Te lo dico io, quello si è piazzato lí vita natural durante... e 420 aspetta; non potrò neanche far finta di tornare a casa... mi toccherà emigrare! (Si sente rumore di passi). Accidenti, arriva qualcuno... LUIGI Calma, chi vuoi che sia, sarà qualche inquilino. GIOVANNI Macché inquilino, è il BRIGADIERE... (Si preoccupa di nascondere i sacchetti). VOCE DI UOMO (fuori campo) Scusino, avrei bisogno di un’informazione. GIOVANNI Porco cane il BRIGADIERE! Siamo fregati. LUIGI Ma no, non è lui, ci assomiglia ma non è lui. GIOVANNI No, hai ragione, non è lui. Entra in scena il BECCHINO: è lo stesso attore che ha impersonato sia l’Appuntato che il Carabiniere. BECCHINO (entrando in scena) Diceva scusi? Assomiglio a chi? GIOVANNI Accidenti, come gli assomiglia!... Assomiglia sputato anche all’appuntato di Pubblica Sicurezza senza baffi... Ah, ah, scusi se rido, ma mi sembra di essere in una commedia che ho visto quando ero ragazzo... sa, una di quelle compagnie un po’ sbraghellate... dove, siccome avevano scarsità di interpreti, a un attore gli facevano fare tutte le parti dei poliziotti che c’erano nella commedia. BECCHINO Ma io, veramente, non sono un poliziotto. GIOVANNI Ah, e cosa fa lei? BECCHINO Io sono uno delle pompe funebri. GIOVANNI e LUIGI Mamma li turchi! (Con gesto rapido, i due operai si toccano i testicoli). GIOVANNI Scusi, ma ci è venuto d’istinto. 421 BECCHINO Oh, per carità... vi capisco... lo fanno tutti appena mi vedono... e lo faccio anch’io tutte le volte che mi guardo allo specchio. GIOVANNI Simpatico... BECCHINO Grazie. Piuttosto, mi sapreste dire se abita qui un certo Prampolini Sergio? LUIGI Sí, sta sopra, al terzo piano. Ma so di sicuro che non è in casa. È all’ospedale! È sempre ammalato, poveraccio... una brutta vita! BECCHINO Infatti è morto. Sapete mica se in giornata torna qui qualcuno della famiglia? Dovrei consegnargli la cassa che ho giú da basso. LUIGI Be’, guardi, sicuramente il figlio torna a casa stasera, ma forse la cassa le conviene portargliela addirittura all’ospedale, se è morto lí. BECCHINO Vengo proprio adesso dall’ospedale, ma purtroppo la salma non c’è piú, speravo di trovarla qui, e invece si vede che l’hanno trasportata a casa di qualche altro parente... chissà dove. GIOVANNI Eh be’, la lasci giú nell’atrio... con un biglietto sopra... quando torna il figlio: “Oh, è il babbo!” (Mima il gesto di caricarsi la cassa in spalla). BECCHINO Una cassa da morto giú nell’atrio? Lí abbandonata?... Con tutta la gente che passa... i bambini che immancabilmente ci vanno dentro a giocare agli indiani che vanno in canoa? No, non posso. E poi io ho bisogno di farmi firmare la bolletta di consegna da qualcuno fidato. GIOVANNI Mi dispiace, ma qui “fidati”, non ne trova. BECCHINO Voi mi sembrate delle persone fidate. Abitate qui, vero? 422 LUIGI Sí, io abito proprio qui. BECCHINO Bene, allora è tutto risolto: io le consegno la cassa, la sistemiamo in casa sua e... quando stasera arriva il figlio del defunto... GIOVANNI (allibito) Una cassa da morto in casa? BECCHINO Non è mica un oggetto ingombrante, sa... e poi se vogliamo, se si prescinde dalla funzione un po’ macabra, è perfino decorativa. GIOVANNI Certo, un centrino sopra: mobile bar! BECCHINO Basta farci l’occhio! GIOVANNI Sí, l’occhio da morto. LUIGI (tagliando corto) Sí, sì... capisco.. ma c’è il fatto che vede... non possiamo entrare per via che non ho le chiavi... siamo chiusi fuori anche noi. BECCHINO Oh, che peccato! Allora, purtroppo, non mi resta altro che riportarmela al deposito. GIOVANNI No, senta... forse una soluzione ci sarebbe: la portiamo a casa mia, io sto appena dall’altra parte della strada... se lei si fida, la ritiro io. Però dovrebbe permetterci di caricare questi sacchetti dentro alla cassa... sa, col fatto che piove... siccome è roba delicata, guai se si bagna. La cassa ha il coperchio spero!? BECCHINO Sì, sí, è una cassa regolamentare... da poveri, ma il coperchio, quello almeno, non glielo facciamo mancare! GIOVANNI Che Comune abbiamo! Fa le casse e anche i coperchi. BECCHINO Sí, sí, andiamo: io vado avanti a farvi scaricare la cassa. (Esce). Si caricano i sacchi. 423 GIOVANNI E voglio vedere se i poliziotti avranno il coraggio di venire a mettere il naso in una cassa da morto! LUIGI Porco cane, devo dire che hai avuto una bella pensata, ma come t’è venuta in mente, di’? GIOVANNI I Vietcong, me l’hanno fatta venire in mente i Vietcong. Oggi non sono piú di moda i Vietcong... Ti ricordi quando hanno fatto passare tutte le armi coi carri da morto nelle città... che poi t’hanno piantato in piedi quel casino? LUIGI Ah, sí, per il “teth”4. GIOVANNI Ecco, bravo. È inutile, i Vietcong ti insegnano, ti insegnano sempre... LUIGI Be’, allora dai Vietcong fatti insegnare anche come facciamo a entrare in casa, se c’è lí il BRIGADIERE che ti aspetta. GIOVANNI Ma tu sei amico di Kissinger5? (Si riprende allegro) Come i Vietcong!... I Vietcong mica le casse le lasciavano vuote, sí, voglio dire, nel fondo c’erano le armi, ma sopra, a coprirle, c’era sempre un morto! LUIGI E chi sarebbe il morto? GIOVANNI Io, io farò il morto, e tu farai uno delle pompe funebri che porta la cassa. Speriamo non mi venga da ridere. Escono.Buio. Scena quarta Via il siparietto. Ritroviamo le due donne in casa. Il BRIGADIERE è sempre disteso a terra. ANTONIA sta riempiendo il suo sacco con scatole e pacchetti nascosti sotto il letto. MARGHERITA è furiosa. 424 MARGHERITA Be’, io dico che sei un’incosciente, oltre che matta! Ma, la miseria, siamo qui con un morto in casa e lei pensa ancora a fare il trasbordo della pasta e del riso. ANTONIA Ma sono gli ultimi viaggi... e poi cosa ci possiamo fare: se è morto è morto.Se è vivo vedrai che appena riprende i sensi va di corsa in pellegrinaggio a piedi fino al santuario di Santa Eulalia e si butta in ginocchio e fa il ringraziamento per grazia ricevuta, vista acquistata, salute ottima, seppure incinto! MARGHERITA Continua a scherzare, vedrai cosa ci capita. ANTONIA Piú di quello che ci è già capitato in queste ventiquattro ore non ci potrà capitare. Vieni qua piuttosto, e aiutami a tirarlo su... che lo mettiamo via. MARGHERITA Dove lo mettiamo? ANTONIA Nell’armadio. MARGHERITA Nell’armadio?! ANTONIA E in che posto, se no? Non hai mai visto nei film gialli? I morti sempre negli armadi si mettono! Alzano in piedi il Carabiniere. ANTONIA se lo carica sulle spalle. MARGHERITA Dio, come pesa! ANTONIA Lo dici a me che lo sto portando, scusa? È un carabiniere, eh! (Manovrano il Carabiniere come fosse un pupazzo e lo sistemano nell’armadio) Ecco fatto. Aspetta che gli infiliamo l’attaccapanni sotto la giacca... cosí... ecco, adesso tiralo su che lo appendiamo alla stanga... (Eseguono). Perfetto! Accidenti, ha la pancia talmente gonfia che l’anta manco si chiude. Spingi anche tu! Là! Guarda come è dentro bene! Comodo!Pare il Bambin Gesú! Chiudono l’anta dell’armadio. 425 MARGHERITA Sta venendo chiaro... (Mima d’aprire la finestra) Sta venendo giú un’acqua da diluvio. ANTONIA Torno subito... vado un attimo di là... fatti la tua pancia.. avremo ancora un due viaggi... poi abbiamo finito... Che stanchezza! (Esce verso l’altra stanza). Si apre la porta, entra LUIGI. Ha in testa il cappello del BECCHINO. LUIGI (sbirciando appena, sottovoce) Ehi, c’è nessuno? C’è il brigadiere? MARGHERITA Chi è... (Spaventata, imbarazzata) Luigi, sei tu? Ma cosa fai cosí conciato? LUIGI (abbracciandola) Cara la mia Margherita, finalmente... come stai?... Fatti vedere! Ma non hai la pancia!? E il bambino? Dov’è il bambino? Come sta? L’hai perduto? MARGHERITA No, no... stai tranquillo, è andato tutto bene... LUIGI Davvero tutto bene? E tu stai bene? Raccontami qualcosa... MARGHERITA Dopo, dopo... è meglio che te lo racconti l’Antonia... ti racconta tutto lei... LUIGI Perché l’Antonia? BECCHINO (fuori campo) Ehi, questa cassa è pesante, che facciamo... si entra o no? LUIGI Sì, sì, entrate pure... il brigadiere non c’è, non c’è nessuno. (In quel momento si apre l’anta dell’armadio in modo che si scopra il Carabiniere appeso; MARGHERITA chiude rapidissima). Dài, Giovanni, vieni fuori dalla cassa... che per farla entrare in casa bisogna metterla di traverso. MARGHERITA corre nell’altra stanza. 426 GIOVANNI (fuori campo) Peccato, stavo cosí bene qui dentro... mi ero perfino addormentato... (entra in scena con il becchino; portano una grande cassa da morto) e mi ero sognato che il brigadiere era morto e che l’Antonia l’aveva gonfiato con la bombola dell’idrogeno, cosí che la pancia gli cresceva, e s’è messo a volare come un pallone. (Di nuovo si apre l’anta dell’armadio. Senza rendersi conto, Giovanniche sta entrando di schiena sorreggendo la cassa, aiutato da Luigi, la richiude. La bara viene posata sul tavolo). Ma ti dico io i sogni! MARGHERITA (dall’altra stanza) Antonia, Antonia, vieni fuori... sbrigati. ANTONIA (di dentro) Che c’è?... Per la miseria, non si può neanche fare un po’ di pipí in pace? GIOVANNI Sono tornate tutte e due? LUIGI Sí, sí, è andato tutto bene... stanno benissimo. GIOVANNI Meno male... chiudi, chiudi il coperchio... (A quello delle pompe funebri) Grazie, grazie di tutto. LUIGI (sempre al BECCHINO) Arrivederci. Oh, il vostro cappello... (Lo consegna) Grazie anche di quello. BECCHINO Si figuri. (Esce). GIOVANNI E adesso come la trucchiamo ’sta cassa?... Non ho neanche un centrino da metterci sopra! LUIGI Senti, ho un’idea. Chiudiamo la porta della camera, le blocchiamo dentro per un po’, e intanto noi sbaracchiamo tutto. La roba la nascondiamo sotto il letto e la cassa la mettiamo all’impiedi dentro l’armadio. GIOVANNI Giusto, vai a girare la chiave. GIOVANNI e LUIGI eseguono e si danno da fare a togliere i sacchetti dalla cassa. Quindi li infilano sotto il letto. 427 MARGHERITA (dall’altra stanza) Allora Antonia, ti sbrighi? Ti devo dire una cosa. ANTONIA (come sopra) Eh, vengo, mi sto rivestendo... mi casca tutto qua! GIOVANNI Ecco fatto... i sacchetti sono tutti sistemati. Spingi, spingiamoli piú sotto. LUIGI Sistemati un corno... guarda qua: a forza di spingere li abbiamo messi dentro da una parte... e sono venuti fuori dall’altra... (Si china a guardare sotto il letto) Ma quanta roba! Dentro alla cassa non sembrava fosse così tanta! Sembra diventata il doppio! GIOVANNI Per forza, se guardi con la testa in giú... tutto poi ti sembra esagerato... Si chiama appunto effetto yoga... Dài, aiutami a tirar su la cassa... No, aspetta, togliamole prima il coperchio, che se no fa troppo spessore. Sollevano la cassa e la sistemano nell’armadio, dopo aver appoggiato il coperchio alla parete. Hanno infilato giusto giusto la cassa a calzare il BRIGADIERE. LUIGI Hai ragione... ma che cos’è ’sto fatto dell’effetto yoga che dicevi? GIOVANNI Eh, lo adoperano gli indiani, poveracci; quando non hanno niente da mangiare... e ne hanno di fame arretrata quelli... si mettono a testa in giú... e quando sono a testa in giú si immaginano quello che vogliono... roba da mangiare, da bere... sempre di piú... e mangiano, mangiano... Gliel’ha insegnano Kissinger. LUIGI E gli va via la fame? GIOVANNI No, quella resta. Dài che ci siamo... spingi. LUIGI Ah, si accontentano della suggestione... insomma. 428 GIOVANNI Eh sí... (Tenta di chiudere l’anta dell’armadio). LUIGI Sai che dopo che mi sono messo a testa in giú m’è venuta anche a me la suggestione? GIOVANNI Eh, me l’hai detto. LUIGI No, no, un’altra... m’è sembrato di vedere il brigadiere dentro l’armadio. GIOVANNI Il brigadiere? (Spalanca rapidamente l’anta) Meno male che era proprio una suggestione... Guai a te se ti vedo un’altra volta a testa in giú, eh... Ma lasciale fare agli indiani quelle cretinate lí. Porco cane, non si chiude. (Spinge inutilmente l’anta che resta semiaperta). MARGHERITA (fuori campo) Senti Antonia, io sono stufa... t’aspetto di là e peggio per te! GIOVANNI Vai a riaprire che io non mi posso muovere... Luigi corre ad aprire. Entra Margherita. MARGHERITA Oh grazie, che gentile... (Vede GIOVANNI) Oh Giovanni... salve. GIOVANNI Ehilà, m’ha detto tuo marito che è andato tutto bene... Allora è nato o no ’sto bambino? ANTONIA (entra sparata) Ma si può sapere cosa avevi da dirmi di tanto urgente? (Vedendo i due uomini, si blocca come paralizzata. Cerca di nascondere come può il pancione e lentamente, piegata in due, retrocede verso la porta d’uscita). GIOVANNI (la blocca con un urlo) Antonia! La pancia! Ti sei fatta fare il trapianto?! LUIGI Il trapianto?! ANTONIA Abbastanza! 429 GIOVANNI (fa per staccarsi dall’anta ma deve subito tornare a bloccarla) T’han fatto il taglio cesareo? ANTONIA Piccolo. GIOVANNI Come piccolo? ANTONIA Be’, insomma, una cosa giusta. LUIGI (a MARGHERITA) E anche a te ti han fatto il taglio cesareo? MARGHERITA Eh sí, cioè non so... Antonia me l’han fatto? LUIGI Perché lo domandi a lei... tu non lo sai? ANTONIA Eh no, poverina, lei, l’hanno addormentata. E da addormentata come faceva a saperlo? GIOVANNI Perché, a te t’hanno operata da sveglia, invece? ANTONIA Ma insomma, basta! Cos’è ’sto interrogatorio di terzo grado? (A turno ANTONIA e GIOVANNI accorrono a bloccare l’anta che si riapre in continuazione). Lascia stare il mio armadio, eh! (A un certo punto, quasi per simpatia, si aprono anche le ante della credenza e le porte di casa. Ne nasce un carosello assurdo). Vigliacco se si informa di come sto di salute, se siamo vive o stiamo crepando. Roba che noi, per non farvi stare in pensiero, ci siamo tirate su come due cretine dal letto... che quelli dell’ospedale non volevano. E poi cosa avrei dovuto fare, secondo te... Questa perdeva il figlio... io glielo potevo salvare. E dov’è, se no, la solidarietà... Non sei tu che dici sempre che ci si deve aiutare... e che un comunista... deve essere uno... Si spalanca l’anta dell’armadio, GIOVANNI le urla contro, l’anta, come spaventata si richiude. Aturno si spalancano ante, porte, cassetti, compreso il coperchio della pattumiera. 430 GIOVANNI Sí, sí, hai ragione... scusa... forse hai fatto bene... anzi senz’altro. LUIGI Grazie, ANTONIA, per quello che hai fatto: sei proprio una brava donna. GIOVANNI Sí, sí, sei proprio una brava donna! LUIGI (a MARGHERITA) Diglielo anche tu... andiamo... MARGHERITA Sí, sí, Antonia (con intenzione): sei proprio una buona donna! ANTONIA Be’, adesso basta... che mi fate piangere. GIOVANNI Vieni... vieni qui... non stare in piedi... (la fa sedere sul letto) che col cesareo sai... forse avresti fatto meglio a restare ancora là, all’ospedale. ANTONIA Ma figurati... poi, guarda, sto benissimo... non me ne sono neanche accorta! GIOVANNI Sí, sí... dalla faccia... stai proprio bene... Oh, ma tu guarda che bel pancione! (Le accarezza il ventre commosso.Si blocca.Pausa).Sarà l’impressione ma mi pare che faccia vrrr... Si muove di già!... LUIGI Si muove? Scusa, Antonia, fai toccare anche a me? MARGHERITA No, tu non tocchi un bel niente! LUIGI Ehi, è anche mio figlio, sai? GIOVANNI Eh, già... adesso siamo parenti stretti! MARGHERITA E io non conto piú niente! Sono diventata di colpo una scamorza? Tutte le feste all’Antonia! E io? ANTONIA Giusto, fate le feste un po’ anche a lei... Su, tiratevi via di dosso... che poi io devo anche uscire. (Si alza e va velocemente verso l’uscita). 431 GIOVANNI (bloccandola) Uscire... a fare? Ma tu sei matta. Tu non ti muovi di qui... ti metti subito a letto, al caldo... anzi spostiamo il letto lí, vicino alla stufa. (Fa per spostare il letto). LUIGI Fermo, ma che fai? (Tutti accorrono). ’Sto incosciente! GIOVANNI Avete ragione... spostarlo è troppo pericoloso, è troppo pericoloso... ci sono le bombole... (Riporta ANTONIA al letto). ANTONIA (si blocca: ha visto il coperchio della bara appoggiato alla parete) Giovanni... cos’è? GIOVANNI (continua a parlare a ruota libera, cercando di prendere tempo cosí da trovare una risposta plausibile) Ci sono... le bombole... Ma tu non potevi almeno avvisare... invece di farmi stare in pensiero... non facevi altro che telefonare... ANTONIA Giovanni, cos’è... GIOVANNI Ti facevi dare un gettone... lo chiedevi a un’infermiera... dicevi: “Guardi, telefoni a casa mia... no, sotto a casa mia c’è un bar... e lí dice... “Pronto... senta, dica a mio marito...”. ANTONIA (cerca d’interromperlo) Scusa, Giovanni, cos’è questa roba... GIOVANNI (geme tra sé e sé, disperato. Non sa piú cosa dire) Pronto, dica a mio marito che tutto è andato bene! ANTONIA Scusa, Giovanni, cos’è questa roba di legno marrone?! GIOVANNI Il bambino è salvo, e anche tutte e due le madri... ANTONIA Giovanni... GIOVANNI Pronto? Senta... Pronto... parlo col bar qui sotto? (Grida esasperato) Pronto?... Non rispondono mai! Cosa mettono il telefono a fare? ANTONIA (decisa) Giovanni, cos’è questa cosa marrone! 432 GIOVANNI Non cercare di cambiare discorso! Ma come, invece di telefonarmi... per il bambino... continui a parlarmi di questo pezzo di legno schifoso... che lo brucerei! Quando mai l’ho comprato... che... è... ANTONIA (esasperata) Giovanni cos’èèèè?! Dimmelo!Mi fa anche un po’ impressione...mi ricorda qualcosa... GIOVANNI Ma non l’hai ancora capito? Non guardi mai la televisione? Un bambino... lo capirebbe subito anche un bambino! Guarda la televisione... la pubblicità... soprattutto quando si vede la spuma... le onde... ANTONIA Ma cos’è, Giovanni?... GIOVANNI È un asse da surf. Li vendono in fabbrica... davanti ai cancelli. Adesso ci mettono a zero ore fino a gennaio... dico... in dicembre... cosa facciamo? Andiamo sull’Atlantico a fare surf! Passa il motoscafo: “Agnelli salute!” Ci divertiamo insieme! Lo so, lo so... non ci credi... infatti è un’altra cosa. ANTONIA (decisa e minacciosa) Giovanni, dimmi cos’è! GIOVANNI Oh, ma non si può nemmeno scherzare! Hai proprio poca fantasia... È la culla! Quando ho detto a Luigi: “Luigi, guarda che tua moglie aspetta un bambino...”, lui subito: “La culla, la culla!” È entrato nel primo negozio di culle moderne che ha incontrato: “Mi dia la piú moderna che c’è!” Il commesso: “Fa niente se è giapponese?” Gli ha dato questa che è un prodotto della Lissan... Lissan-Alfaromeo... giapponese. (LUIGI e GIOVANNI hanno afferrato per i due lati il coperchio e lo fanno oscillare). Vedi, qui ai lati ci sono quattro buchi, due per parte... si appende al soffitto con due cavi di acciaio... si mette dentro il bambino... basta toccarla appena, ed ecco che la culla dondola per delle ore... Poi, quando il bambino piange, si dà un colpo: zach! Giro della 433 morte! E il bambino per una settimana... (mima lo stato di terrore del bambino) come ingessato: non respira piú. ANTONIA (osservando le dimensioni del coperchio) Mi pare un po’ lunga... GIOVANNI Ma i bambini crescono! ANTONIA (si stende sul letto, non troppo convinta. Un VECCHIO si affaccia all’uscio; è sempre il solito attore-jolly, truccato, con in capo una parrucca bianca e il viso segnato da una ragnatela di rughe). VECCHIO È permesso, disturbo? GIOVANNI Oh papà, che piacere. Entra, entra. ANTONIA Ciao, papà! GIOVANNI Conosci i miei amici? Questo è mio padre. VECCHIO Piacere. LUIGI Giovanni, avevi già notato che tuo padre... assomiglia al brigadiere e al poliziotto? GIOVANNI Non andarglielo a dire, che è già rincoglionito per conto suo... VECCHIO Non cominciare tu... non sono affatto rincoglionito... (Rivolto a MARGHERITA) Come sta la mia Antonia... GIOVANNI No papà, lei non è Antonia... Antonia... è lei. VECCHIO Ah sí? ANTONIA Sì papà, sono io. VECCHIO Che cosa fai lí sul letto? Stai male? GIOVANNI No, aspetta un figlio. VECCHIO Ah sí... e dov’è andato?... Stai tranquilla, vedrai che tornerà. (Guarda LUIGI e lo scambia per il nipote) Oh, eccolo che è tornato... Ohi, s’è fatto un giovanotto! Però non dovresti far aspettare la mamma... 434 GIOVANNI Papà, questo è un amico. VECCHIO Bravo! Bisogna essere sempre amici dei figli! Piuttosto, ero venuto qui ad avvisarvi che vi cacceranno di casa. GIOVANNI Chi? VECCHIO Il padrone di questo casermone. Per sbaglio hanno mandato la lettera di sfratto a casa mia. Eccola qua. Dice che sono quattro mesi che non pagate l’affitto. GIOVANNI Ma figurati, ti sbagli, fai vedere. Antonia... ha sempre pagato ogni mese, vero ANTONIA? ANTONIA (sulle spine) Sí, certo. VECCHIO Ad ogni modo faranno sgomberare tutto il caseggiato, perché qui da mesi non paga quasi piú nessuno... e quei pochi che pagano, versano solo metà della pigione. GIOVANNI Chi te l’ha detto? VECCHIO Il commissario che sta facendo sgomberare appartamento per appartamento... brava persona! Si sente quasi impercettibilmente un vociare frammisto a qualche ordine gridato. LUIGI (affacciandosi all’immaginaria finestra) Date un’occhiata giú nella strada che razza di schieramento di polizia che c’è... GIOVANNI È vero... guarda che roba... pare di essere in guerra. E guarda quanti camion. VECCHIO Sicuro, per portare via i mobili e il resto. Tutto gratis! Il vociare cresce, si sente anche qualche pianto di donna e di ragazzini, e altri ordini. voce di poliziotto (fuori campo) Avanti... muoversi... portare fuori la roba... sgomberare! 435 GIOVANNI Ehi, ma ’sta lettera di sfratto è proprio per noi... ANTONIA, perdio! Cos’è ’sta storia?! Parla! ANTONIA E non gridare, che spaventi il bambino! GIOVANNI Va bene, parlo piano. Qui dice che non paghiamo da quattro mesi. ANTONIA, rispondi, mi vuoi spiegare? ANTONIA E va bene: sí è vero, non pago l’affitto da quattro mesi, e non pago neanche la luce e il gas... tant’è vero che ce li hanno bloccati. GIOVANNI Ci hanno bloccati il gas e la luce! Ma perché non hai pagato? ANTONIA Perché con tutti i soldi che guadagnamo in due, ce la faccio appena a farti mangiare male e a tirare a campare. MARGHERITA Luigi, ti devo dire un cosa: anch’io non ce l’ho fatta a pagare l’affitto. LUIGI Ma bene! ANTONIA Vedi, vedi, noi donne siamo tutte delle disgraziate... anche tutte le altre che stanno in ’sto caseggiato e in quello di fronte e in quell’altro... tutte! GIOVANNI Ma roba dell’altro mondo... ma perdio, ma perché non me l’hai detto che ti mancavano i soldi? ANTONIA Perché, tu cosa avresti fatto... saresti andato a rubare? GIOVANNI Ah no, di certo... (imbarazzato) ma insomma... ANTONIA Ma insomma... ti saresti messo a tirar madonne... a dire appunto che sono una disgraziata...e urlarmi: maledetto il giorno che ti ho sposata! (Singhiozza). LUIGI (a MARGHERITA) E tu, hai pagato almeno la luce e il gas? MARGHERITA Sí, sí, la luce e il gas sí! LUIGI Meno male. 436 GIOVANNI Su, su, non piangere, che oltretutto fa male al bambino. VECCHIO Ma sí, ma sí, andrà tutto bene. (Cambia tono) Adesso che mi viene in mente, io ero venuto qui per portare della roba. Aspetta, che l’ho lasciata fuori, sul ballatoio. (Esce e rientra all’istante con un gran sacco che mette sul tavolo) Certe volte sono proprio svanito, ecco qua. L’ho trovata dentro al mio gabbiotto. È certamente roba vostra. LUIGI (si avvicina al sacco e ci guarda dentro) Ma cos’è? Burro, farina, pelati? ANTONIA Ah, stavolta io non c’entro. GIOVANNI Ma no, papà, non può essere roba nostra. VECCHIO Ma sí che è roba vostra, ho visto io l’Antonia che usciva dal gabbiotto stamattina! GIOVANNI (incredulo) Antonia...? (Tonante) Antonia...! ANTONIA E smettila di chiamarmi!Va bene, sí, è roba che ho comperato ieri a prezzo ridotto... GIOVANNI Al supermercato? ANTONIA Sí, ma solo una metà l’ho pagata. GIOVANNI E l’altra? ANTONIA Fregata! GIOVANNI Fregata? Ti sei messa a rubare? ANTONIA Sí! LUIGI (a MARGHERITA) Anche tu? MARGHERITA Sí, anch’io... ANTONIA No, non è vero... è una bugiarda... lei non c’entra! Mi ha soltanto aiutata. Entrano le due Guardie di Pubblica Sicurezza. poliziotto Permesso? Famiglia Bardi... Siete voi? 437 GIOVANNI Sì... poliziotto Ecco qua l’ordine di sgombero. Tempo mezz’ora, preparatevi! Torneremo a darvi una mano fra poco... Escono. GIOVANNI Grazie...molto gentile.(Furente) Ma roba dell’altro mondo... io divento matto! LUIGI Calmati, Giovanni... sul fatto della roba rubata è meglio che stiamo zitti. GIOVANNI Ma che sto zitto! Cosa c’entra? Quella ci ha rovinati...ci ha sbattuto in mezzo a una strada, non capisci? ’Sta disgraziata... ’sta incosciente disonesta... balorda! ANTONIA (molto seria) Certo, hai ragione... di’ pure puttana già che ci sei, che ti disonora... che sbatte nel fango il tuo nome “povero ma onorato”!... Che gioca anche con i tuoi sentimenti piú delicati di padre... perché... devi saperlo... neanche il figlio è vero... è una balla anche questa... ecco qua... (si toglie dal ventre i vari pacchetti) nella pancia ci nascondevo pasta, e riso, e zucchero... LUIGI Ma come?... Allora il bambino, il trapianto...il cesareo... (Alla moglie) Margherita?! GIOVANNI Eh no, eh... questo è troppo! No, io l’ammazzo, l’ammazzo! (Fa per scagliarsi contro ANTONIA, ma viene bloccato da LUIGI). VECCHIO Be’, visto che ho fatto le mie commissioni... io ragazzi vi saluto. E mi raccomando, sempre su con la vita! (Esce). Cresce sempre di piú il vociare di donne e uomini dal di fuori. Ordini urlati, ululati di sirena. 438 GIOVANNI Disgraziata, bugiarda, disonesta...venirmi anche a sfottere con la storia del figlio. (L’amico lo tiene con forza). E lasciami andare anche tu. ANTONIA Ha ragione, lascialo andare... lascia pure che mi ammazzi, ma davvero! Che anch’io sono stufa di ’sta vita bastarda! Sono stufa... di te!... E sono stufa soprattutto dei tuoi discorsi da trombone... sul senso di responsabilità, del sacrificio... della dignità di tirarsi la cinghia, orgoglio della classe operaia! E chi è ’sta classe operaia, chi sono ’sti operai? Siamo noi, sai? Con la nostra incazzatura, la nostra miseria, con la stessa disperazione di tutti quelli che stanno sbattendo fuori di casa... Guardali, guardali... (col groppo in gola) laggiú... peggio dei deportati! (Il frastuono cresce ancora). Ma tu non vedi niente... te ne stai lì bello come il sole con la bocca piena di bla-bla-bla, con gli occhi bendati a moscacieca! Sai cosa ti dico? Tu non sei più un compagno... nossignore!...Non sei più neanche un comunista...sei diventato un sacrestano di sinistra! Un coglione! GIOVANNI Oh! Finalmente!Ero in pensiero! Da mezz’ora non me lo diceva più nessuno! Ecco, adesso il ciclo è concluso! Se vuoi accomodarti anche tu, MARGHERITA... senza complimenti! (Ad ANTONIA, dopo una breve pausa) Un coglione eh? Hai ragione... sembro proprio un coglione, ma non lo sono. Lo vedo e lo capisco anch’io come vanno davvero le cose: che la politica di questo mio partito assomiglia sempre di piú a un gran pancotto... e che ’ste manfrine del tira e molla con la Dc... per andare al governo. Prima erano all’opposizione...La Dc? Un partito di bastardi e ladri, di mafiosi...Ora che c’è la possibilità di 439 andare al governo con loro, si scopre che la Dc ha un’anima popolare...che ha fatto la resistenza e forse anche la rivoluzione! Ed è giusto che tanti operai siano incazzati! E anch’io m’incazzo e ci ragiono. E la rabbia che ci ho mica ce l’ho con te... ce l’ho soprattutto con me, con l’impotenza che mi sento addosso... col fatto che mi sento fottuto. Perché il Partito non è qui, in questo momento... con noi... non è giú in strada coi disperati! E domani, sul giornale, scriverà magari che siamo una massa di facinorosi! ANTONIA Ma che ti succede, Giovanni? Sei proprio tu che parli? Ti si è rivoltato il cervello? GIOVANNI No, l’ho sempre pensato... soltanto che forse hai ragione tu, ANTONIA: ho il complesso del sacrestano... e non ho mai avuto il coraggio di dirlo... e facevo il bastian-contrario da fesso. E ti dirò anche una cosa già che ci siamo: che anch’io, con il Luigi, ho rubato! (Va al letto e mostra la refurtiva) Guarda qua sotto il letto... sacchetti di zucchero e farina! ANTONIA (veramente meravigliata) Hai rubato?! LUIGI (gli si avvicina e l’aiuta) Sí, ma per lui c’è voluta l’incazzatura di sapere che ci stanno sbattendo in cassa integrazione! GIOVANNI No, quella è stata soltanto l’ultima goccia... perché il vaso era già pieno zeppo da un pezzo. (Ad ANTONIA) Guarda... guarda quanta roba... Oheu, quanta! Adesso mi sta funzionando l’effetto yoga anche stando all’impiedi! Ma non è finita... devi sapere che questa non è una culla, ma è il coperchio di una cassa da morto! Eccolo qua, dammi una mano Luigi, è stata mia l’idea, per trasportare la roba! (Va verso l’armadio). 440 ANTONIA e MARGHERITA cercano di fermarlo. ANTONIA No, fermo, cosa fai?! GIOVANNI Faccio quello che devo fare... devi saperle tutte le cose... (Aiutato da LUIGI, estrae la cassa da morto). Appare il BRIGADIERE che sta rinvenendo. GIOVANNI e LUIGI Il brigadiere!! BRIGADIERE Ci vedo! (Esce dall’armadio) Ci vedo! Santa Eulalia mi ha perdonato... m’ha fatto la grazia!... (Si accorge del pancione) La pancia?! Sono incinto! Oh, santa Eulalia benedetta... ti ringrazio anche per questo... sono madre... sono madre! (Esce correndo) Grazie, santa Eulalia! Grazie! GIOVANNI Ma che giorno è oggi? Il giorno degli zombi! Un carabiniere incinto!! Ecco perché lo chiamano l’Arma Benemerita! (Si sentono spari e grida dall’esterno. Tutti corrono alla finestra) Guardate, le donne stanno tirando giú la loro roba dai camion. La polizia sta sparando! LUIGI Sí, ma guardate quei ragazzi dai tetti... tirano giú tutto... tegole... mattoni! ANTONIA E là... là... guarda quella donna col fucile da caccia... là, da quella finestra... spara! GIOVANNI I poliziotti stanno sparando ad altezza d’uomo... hanno beccato un ragazzo... MARGHERITA Ma questi hanno intenzione di ammazzare davvero, come a Reggio Emilia! I quattro lanciano insulti. 441 CORO (alternandosi) Assassini... bastardi... maledetti... Andate via! GIOVANNI Giú... giú... buttiamogli in testa la cassa da morto! ANTONIA (blocca GIOVANNI) Scappano... i poliziotti scappano! MARGHERITA Hanno piantato lí camion e tutto! ANTONIA E le donne tirano giú la loro roba dai camion! GIOVANNI Brave! Bravi! Avete fatto bene! Cosí bisogna fare! ANTONIA Quel povero ragazzo... lo stanno portando via... speriamo che se la cavi. GIOVANNI Bastardi: eccoli lí, i figli del popolo!... E poi vengono a dire a noi che usiamo la violenza. LUIGI L’hai capita finalmente! GIOVANNI Ma certo che l’ho capita! È da un pezzo che l’ho capita.Non possiamo più andare avanti così... seduti, ingessati, spaventati... con il dito puntato. “Non muovetevi, non agitatevi, non fate lotte, per carità! In questo momento non è il caso, fareste il gioco dei terroristi; diventereste oggettivamente dei fiancheggiatori”. Terrorismo? Chi fa il terrorismo in questo momento? Quello che sta combinando Agnelli con questa specie di massacro, come lo chiamate? Cinquemila licenziati, ventimila in cassa integrazione. Non è una strage questa? Lentamente si portano in proscenio, parlando direttamente al pubblico. 442 ANTONIA Il sangue non lo vedi scorrere, ma c’è, eccome: lo vedi nelle migliaia e migliaia di uomini e donne sbattuti all’aria come stracci. MARGHERITA Questo massacro non c’è nelle cronache dei giornali. Nessuno proclama calamità nazionale. ANTONIA No, signori.Il presidente della Repubblica non verrà certo con i corazzieri e con le corone. GIOVANNI Anzi, ci sarà qualcuno che dirà: state tranquilli, guardatevi dalle provocazioni. Non agitatevi, lasciate fare a noi, noi andiamo a Roma adesso, ci mettiamo tutti attorno a un tavolo e discuteremo sulla mobilità del lavoro. LUIGI Certo il posto di lavoro va, viene, è fatalità... come il gioco della roulette: roulette russa. GIOVANNI No, no, no! A noi questo gioco non va bene. Scusate, ne preferiamo un altro. Sorridete, eh? Certo, certo, avete ragione. In verità noi operai siamo un po’ a livello basso, siamo infatti con il culo per terra. Ma attenti, può darsi che pian piano ci si metta prima in ginocchio, poi ci si sollevi in piedi. E vi avvertiamo: all’impiedi facciamo sempre il nostro bell’effetto! Si abbassa lentamente la luce fino a spegnersi completamente. Stacco musicale. Buio.