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13/10/2014
I PRECARI DELLA SCUOLA FANNO CAUSA A RENZI (M.Villosio)
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19
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13/10/2014
Int. a S.Costa: "SEI DIPLOMATI SU DIECI TROVANO SUBITO UN
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3
21
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13/10/2014
"FONDI ALLE SCUOLE PER L'AUTOGESTIONE DELLA
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4
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13/10/2014
PREMIO NOBEL PER LA PACE 2014, MESSAGGIO DI SPERANZA CHE
UN FUTURO MIGLIORE PER CHI NON HA DIRITTI E
5
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LAVERASCUOLA.IT: PARTE OGGI IL SITO DOVE INSERIRE LE IDEE
ALTERNATIVE DI RIFORMA
9
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13/10/2014
150MILA IMMISSIONI RUOLO. 26.685 DOCENTI GRADUATORIE
ESAURIMENTO NON HANNO SERVIZIO NEGLI ULTIMI 3 A
11
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13/10/2014
SE GLI UFFICI PERIFERICI SONO IMPEGNATI NELLA "SETTIMANA
PER LA BUONA SCUOLA", ALLE NOMINE DEI PRECA
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SUPPLENZE. CON L'ALBO PRETORIO ON LINE E' POSSIBILE
CONTROLLARE LE CHIAMATE
15
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GIANNINI: CON INTERNET IN TUTTE LE CLASSI CAMBIERA' IL
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17
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13/10/2014
IL DURO SCONTRO SU 'LA BUONA SCUOLA'
18
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TRASPARENZA: IL MIUR APRE O CHIUDE?
19
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QUOTA 96 SCUOLA E PENSIONI, NEWS DEL 12/10 DA COBAS: CHIESTA 20
LA PROROGA DEI TERMINI
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CISL SCUOLA: "SBLOCCARE I CONTRATTI E PIANIFICARE GLI
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LA CORSA A OSTACOLI DEI GIOVANI (F.Barbieri/M.Biscella)
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IL DECALOGO DELLA UE PER L'ALTERNANZA TRA SCUOLA E
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"BIRMINGHAM NON E' MALALA SIAMO NOI ISLAMICI LE
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Premio Nobel per la Pace 2014, messaggio di
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Rai: Slc-Cgil a Giacomelli,
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“No ai licenziamenti di
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Radiocor: Fnsi, “Urge ripresa
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“Un bambino, un insegnante, un libro,
una penna possono cambiare il mondo”.
Era il 12 luglio del 2013. Nel giorno del
suo sedicesimo compleanno Malala
Yousafzai interveniva all’ONU per
lanciare la sua campagna per il diritto
all’istruzione. Il 9 ottobre del 2012 era
stata gravemente ferita alla testa e al
collo da un commando di talebani saliti a
bordo del bus su cui lei tornava a casa
da scuola.
Per me Malala all’epoca era già un
Premio Nobel per la Pace. Anzi ancor
prima.
Malala sapeva i rischi che correva
lottando per poter studiare. Aveva solo
tredici anni quando su un blog curato per
la BBC documentava i soprusi del regime dei talebani pakistani, contrari ai diritti delle
donne, e alle violenze perpetrate con l’occupazione militare del distretto dello Swat dove lei
viveva.
Ecco chi è Malala.
Ricordo ogni passaggio del suo speech al Palazzo di vetro. Indossava lo scialle
appartenuto a Benazir Bhutto, aveva lo sguardo limpido, la voce ferma, mente lanciava il
suo appello all’istruzione per i bambini di tutto il mondo.
Erano passati solo nove mesi dall’attentato che l’aveva ridotta in fin di vita, non sapeva cosa il mondo si aspettasse da lei, ma era risoluta nel suo convincimento: chiunque avesse
voce avrebbe dovuto agire affinché il ‘Malala Day’ fosse il giorno di ogni donna, ogni
ragazzo e ogni ragazza che avessero la forza di ‘alzare’ la voce per i loro diritti perché,
come lei ha ricordato durante il suo intervento all’Onu, centinaia di attivisti per i diritti umani
e assistenti sociali lottano quotidianamente per raggiungere un fondamentale obiettivo di
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pace, istruzione e uguaglianza per tutti.
Lei si è sempre definita ‘una ragazza tra i tanti’, sottolineando che migliaia di persone
erano state uccise e milioni ferite dai terroristi. Lei era solo una di loro che non parlava per
sé, ma per chi non aveva voce per essere ascoltato e chiedere l’opportunità, il diritto, di
essere educato.
Quando il 9 ottobre del 2012 i talebani le hanno sparato alla testa pensavano che le
pallottole l’avrebbero fatta tacere, ma hanno fallito.
I terroristi pensavano di cambiare i suoi obiettivi e fermare le sue ambizioni. Ma, come lei ha
ribadito più volte, nulla era cambiato nella sua vita tranne che le sue debolezze, le sue
paure e la sua disperazione erano svanite dando vita a una nuova forza, una
consapevolezza potente e coraggiosa. E nessuna traccia di odio o di volontà di vendetta.
L’esempio di Malala, che ha fatto sua la filosofia della non violenza di Gandhi, Bacha Khan
e Madre Teresa, vincitori e non di premi Nobel, ha dimostrato come il perdono sia l’unico
sentimento che permetta di far proliferare messaggi di pace e di speranza per un futuro
migliore possibile.
“Cii rendiamo conto dell’importanza della luce quando vediamo l’oscurità. Ci rendiamo
conto dell’importanza della nostra voce quando ci costringono a tacere”.
Questo è ciò che ha lasciato a Malala la terribile esperienza del tentato omicidio di cui è
stata vittima.
Quell’episodio le ha permesso di capire l’importanza di penne e libri.
Gli estremisti li temono. Il potere dell’educazione li spaventa. Hanno paura delle donne. La
forza della voce delle donne li spaventa. Questo è il motivo per cui hanno trucidato 14
studenti innocenti a Quetta, pochi mesi dopo l’attentato a Malala. Ed è per questo che i
talebani uccidono insegnanti, soprattutto donne, e distruggono le poche scuole attive in
Pakistan.
Questi terroristi, come gli omologhi dell’Isis in Siria e Iraq, abusano dei nome dell’Islam per il
proprio beneficio personale.
Quella islamica è una religione di pace, umanità e fratellanza. Ed è ciò che ispira tanti
musulmani moderati come Malala, che lottano affinché l’educazione sia per ogni bambino
un diritto e per ogni governo un dovere e una responsabilità.
Proprio per ribadire l’importanza dell’istruzione nella vita dei popoli, la giovane e coraggiosa
studentessa pachistana e l’altro vincitore del Nobel per la pace di quest’anno, l’attivista
indiano Kailash Satyarthi, da decenni impegnato a liberare i bambini dalla schiavitù, sono
stati scelti dall’Accademia svedese per questo premio.
Dopo tre anni di designazioni discutibili, almeno a parere di chi scrive, la scelta per il 2014
è stata senza dubbio più efficace e dignitosa: una musulmana di 17 anni, simbolo dei diritti
delle donne, e un operatore sociale indù di 60 anni, che in decenni di lotta non violenta ha
salvato almeno 80.000 bambini-schiavi.
Un segnale importante, che accomuna due realtà costantemente in conflitto.
La speranza che tutti noi dovremmo augurarci si trasformi in un primo passo concreto, è
che il ‘messaggio’ a pachistani e indiani – con il riconoscimento ai loro illustri connazionali –
li esorti a sfruttare questa opportunità per cercare di risolvere le loro controversie per il
Kashmir non con le armi ma con il dialogo.
di Dazebao
12 ottobre 2014
di Libertà di Stampa, Diritto
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In fuga dall’Isis, a
Erbil si cerca di
allentare la
tensione degli
sfollati
Roma 10 ottobre
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Stampa
presentazione
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Libertà religiosa:
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di Confronti
“Pomeriggio5″.
Giornalista e
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di Ossigeno per l'Informazione
New York Times:
cosa insegnano le
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Forum RAI. Partecipa al Forum di
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Parlando di welfare a
“Servizio pubblico” di Valerio Valentini
L’Emilia Romagna e le mafie di Nicola Tranfaglia
Michele Santino Testa,
schiacciato dal trattore a soli 23
anni. La piaga delle morti sul
lavoro non si ferma di Carlo Soricelli
Presidente, non firmi una
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– Lettera aperta di Massimo Marnetto
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dovrebbe coinvolgerci tutti di Sabrina Ancarola
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confiscato ai
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Jim Boumelha (Ifj)
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“Calcio, carogne e gattopardi” –
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novembre, con una vasta
programmazione […]
“Il suono della voce” di Nevio
Casadio
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Un Amleto in più Data
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E’ uscito il nuovo
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http://www.sonymusic.it/it/news/esceoggi-il-suono-della-voce-ilnuovo-album-di-tosca Un disco
molto bello di world music, ma
al tempo stesso è una sorta di
inno all’accoglienza. Il libretto
inserito nel cd propone una
presentazione di Nevio Casadio
che Articolo21 vi propone di
seguito. “Tutta la notte la chitarra
tuonò, laggiù, in testa. Nei […]
Pasolini, di Abel
Ferrara di Roberta
Ronconi La casa
dell’Eur, il suo
letto, i giornali, la
sua mammetta, la
cugina, l’amica
Laura Betti. In
testa un film da realizzare al più
presto (“Porno-teo-kolossal”)
con Eduardo De Filippo e un
libro, “Petrolio”, sulla borghesia
romana. Gli amici della periferia,
il calcetto in un campo spoglio,
un’intervista con Furio Colombo
(dal […]
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Blasting News > News lavoro > 2014 > 10 > Laverascuola.it: parte oggi il sito dove inserire le idee alternative di riforma
Laverascuola.it: parte oggi il sito
dove inserire le idee alternative
di riforma
13-10-2014 - Bruno Ventura
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alternativo alla buona scuola
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Il nuovo sito verascuola.it
Da quest'oggi sarà possibile partecipare
attivamente alla costruzione di un
progetto alternativo alla Buona Scuola di
Renzi con il varo di laverascuola.it
aperto alla collaborazione di scuole,
università, docenti, alunni e semplici
osservatori che abbiano idee per una
riforma che sia veramente in grado di
risollevare la scuola italiana.
Laversascuola.itè un progetto
democratico e alternativo di riforma del
settore nato grazie all'iniziativa di alcuni
docenti precari.
Ebola, primo contagio in Usa,e'
infermiera paziente zero
Il comunicato
È su Facebook il comunicato del
comitato relativo all'avvio del sito in
questione nel quale si richiamano i tempi
e i modi di iscrizione. Basterà
Draghi: ripresa piu' debole di attese
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LAVORO
IN PRIMO PIANO
Questo farà sì che, una volta che sia stata ricevuta la e mail di benvenuto, si possano
ricevere i materiali informativi sullo svolgimento del progetto quali un manuale
operativo contenente le indicazioni per l'organizzazione delle assemblee, le schede e
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Pensioni lavoratori precoci,
prepensionamento e APA: governo
Renzi al bivio, verità vicina
di M.CALAMUNERI
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andare sul sito www.laverascuola.it
fare click sulla voce "Adesioni" nella barra del menù in alto;
selezionare scuola o università a seconda dell'istituzione aderente;
registrarsi al form, indicando denominazione scuola/istituto; grado; indirizzo;
cap e città; nominativo del dirigente scolastico; indirizzo di posta elettronica.
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semplicemente seguire questi passaggi:
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i contenuti necessari alla discussione.
Un progetto aperto a tutti
La democraticità del progetto assume maggiore rilevanza in quanto è consentita la
partecipazione di tutti coloro che abbiano suggerimenti utili alla causa. Oltre agli
insegnanti, ai dirigenti scolastici e al personale ATA potranno aggiungersi gli studenti
superiori e universitari, i genitori, il personale delle università tutto semplicemente
aggregandosi come singoli utenti. Si potrà scegliere di aderire come collaboratori
provinciali o semplici partecipanti. Per maggiori informazioni sul progetto si può
scrivere alla casella di posta elettronica dedicata: [email protected].
Poste Italiane, 1452 nuove
assunzioni: come e quando
candidarsi al concorso delle Poste
di A.EMME
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I tempi
Le due settimane di ottobre saranno impiegate per raccogliere tutte le adesioni e per
organizzare il calendario degli appuntamenti. La fase operativa vera e propria del
progetto, con la raccolta delle proposte da riunire in un unico documento
programmatico, sarà sviluppata nel mese di novembre. Indicativamente, il percorso si
dovrebbe chiudere entro la prima settimana di dicembre, con la consegna al Miur
della riforma scaturita dalla Vera Scuola.
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Riforma pensioni 2014, precoci,
esodati e Quota 96 Scuola: governo
Renzi all’atto finale
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Graduatoria III fascia personale ATA 2014: scadenza domanda allegato D3 da
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Tfa 2014 seconda prova scritta, iscrizione su Cineca: Miur proroga la data di
scadenza
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rottamazione pensionati
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Home » 150mila immissioni ruolo. 26.685 docenti graduatorie esaurimento non hanno servizio negli ultimi 3
anni
150mila immissioni ruolo. 26.685 docenti graduatorie
esaurimento non hanno servizio negli ultimi 3 anni
di Paolo Damanti
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Un dato che precisa quanto ipotizzato dal Governo
nel documento "La Buona scuola" e che apre molte
questioni legate alle prossime immissioni in ruolo. In
attesa del censimento, da effettuare entro dicembre
2014.
Sono 26.685 in tutti gli ordini di scuola i docenti che negli ultimi tre anni (2011 - 2014) non
hanno inserito punteggio nelle graduatorie ad esaurimento, quasi il 20%.
Un dato significativo, fornitoci da VoglioIlRuolo.it, e che tornerà utile per il censimento con il
quale si vorrà verificare la disponibilità degli insegnanti precari ad essere assunti a tempo
indeterminato sulla base delle condizioni indicate dal Miur.
Infatti nel censimento si dovrà dichiarare la disponibilità all'assunzione e questo 20% potrebbe
essere composto da persone che hanno già altri lavori o non interessati all'insegnamento. Tra
altri aspetti da dichiarare, anche la possibilità di essere assunti in altra provincia della stessa
regione o regione diversa e la possibilità di allargare le classi di concorso per materie affini, o
come organico funzionale ad una scuola o rete di scuole.
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Tutti aspetti che potrebbero essere un deterrente e far calare il numero di pretendenti
provenienti dalle graduatorie ad esaurimento.
Il Governo, nel suo dossier "La Buona scuola" aveva fornito come dato 43mila persone iscritte
nelle GAE che non hanno effettuato né supplenze annuali o sino al termine delle attività
didattiche n supplenze brevi.
Un dato che, come lo stesso documento riporta poco dopo, che bisogna prendere con
cautela, poiché sono stati considerati i docenti iscritti in graduatoria ma che lavorano in scuole
paritarie. Probabilmente il dato delle 43mila persone è stato desunto dai contratti sottoscritti e
rilevabili dal SIDI.
In realtà, il dato di quanti non hanno inserito punteggi, e che quindi non hanno lavorato negli
ultimi tre anni, è di 26.685 persone.
A queste bisogna aggiungere che il 17% ha lavorato su un arco temporale che va da 2 anni e
mezzo a metà anno, mentre il 63% ha maturato punteggio pieno nell'arco dei 3 anni da un
aggiornamento all'altro.
A dicembre sapremo, quindi, quanti docenti saranno effettivamente interessati alle immissioni
in ruolo e se il numero sarà inferiore a 148mila, la differenza potrà essere colmata inserendo i
laureati di SFP vecchio ordinamento e i congelati SSIS, la cui somma è di 9.500 unità.
Il grafico fornitoci da VoglioIlRuolo
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Home » Se gli uffici periferici sono impegnati nella "settimana per la buona scuola", alle nomine dei precari chi
pensa?
Se gli uffici periferici sono impegnati nella "settimana per la
buona scuola", alle nomine dei precari chi pensa?
di redazione
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Secondo i sindacalisti della Puglia l'impiego di risorse umane degli Uffici scolastici per la
divulgazione del progetto #labuonascuola è ingente rispetto alle vere esigenze del territorio,
prima fra tutte le nomine di supplenza ancora da completare, per assicurare il diritto allo
studio.
"Nell’ambito di questa campagna si svolgerà la “settimana per la buona scuola”, tra il 20 e il 25
ottobre, affermano i sindacalisti pugliesi - però, molti non sanno che nella buona scuola non ci
saranno probabilmente tutti i docenti necessari sui posti di sostegno, anche a causa della
decisione dell’Amministrazione di precettare alcuni funzionari nella realizzazione della
campagna. Insomma, come se quella che stiamo vivendo quest’anno (e ormai da qualche
anno a questa parte) non sia una situazione di piena e grave emergenza per alunni e lavoratori
precari (specie docenti di sostegno, penalizzati da tempi e modalità di assegnazione dei “posti
in deroga”) l’Amministrazione decide che le priorità sono altre e, in questo frangente, che la
priorità sia la propaganda a supporto del piano per la #buonascuola."
In realtà l'intento è quello di porre l'accento sulla grave mancanza di personale che
caratterizza gli uffici periferici del Miur, che a metà ottobre si ritrovano a non aver completato le
operazioni di avvio anno scolastico, con gravissimi disagi per il personale interessato (i precari
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devono far ricorso all'indennità di disoccupazione, quando possibile), nonchè delle famiglie
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(spesso in attesa dell'assegnazione dell'insegnante di sostegno), e del diritto allo studio degli
alunni.
Una realtà che cozza con l'immagine della buona scuola, a meno che non li si pensi come
due argomenti separati. La "politica scolastica" e la prassi di amministrazione.
Una provocazione, da parte dei sindacalisti pugliesi, volta ad interessare l'Amministrazione
anche su queste questioni pratiche.
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Home » Supplenze. Con l'albo pretorio on line è possibile controllare le chiamate
Supplenze. Con l'albo pretorio on line è possibile controllare le
chiamate
di Lalla
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Un quesito ricorrente nella nosta rubrica di
consulenza www.chiediloalalla.orizzontescuola.it
riguarda la possibilità di capire fino a quale
nominativo le singole scuole hanno scorso le
graduatorie di loro competenza, evitando di
telefonare alle segreterie, già oberate di lavoro.
L'Albo Pretorio è stato, finora, un luogo fisico, una
bacheca nella scuola, dove si affiggeva ogni atto, documento o avviso che dovesse essere
reso pubblico, cioè diffuso e portato a conoscenza di tutti i cittadini.
Dal 1° gennaio 2011 la legge 69/2009 obbliga tutte le pubbliche amministrazioni (comprese le
Scuole) a pubblicare online tutti gli atti che precedentemente venivano pubblicati nel vecchio
albo cartaceo. A partire da tale data gli obblighi di pubblicazione degli atti e dei provvedimenti
amministrativi si intendono assolti con la pubblicazione sui rispettivi siti istituzionali. La forma
cartacea rimane solo in originale mentre è fatto espressamente obbligo di pubblicare sul sito
internet istituzionale tali documentazioni.
Segui su Facebook le news della scuola e partecipa alle conversazioni. Siamo in 145mila
Pertanto, tutto ciò che gli insegnanti prima controllavano girando per ogni singola scuola,
adesso devono poterlo visionare attraverso un'apposita sezione del sito delle scuole
denominata "Albo pretorio".
Già molte scuole hanno pubblicato on line le graduatorie di istituto, come avevamo richiesto.
Il passo successivo è che la maggior parte delle scuole (se non tutte!) pubblichino on line
anche i contratti stipulati (dai quali bisogna eliminare i dati sensibili). Richiesta sindacato
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Bisogna anche sottolineare che, nonostante la normativa sia ormai consolidata, manca da
parte del Ministero un regolamento in materia. Non è previsto ad es. un periodo minimo di
affissione per ogni tipologia di atto, che molte scuole hanno quantificato nella durata dell'anno
scolastico di riferimento.
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Se tutte le scuole utilizzassero in maniera sistematica e tempestiva l'albo pretorio gli aspiranti
delle graduatorie di istituto sarebbero sempre nella condizione di conoscere tutti i dettagli delle
supplenze conferite, in nome della trasparenza delle operazioni di affidamento delle
supplenze.
In questo modo sarà possibile anche intervenire in eventuali errori nell'attribuzione delle
supplenze, nonchè essere sufficientemente informati della posizione occupata di volta in volta
nelle scuole scelte.
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Politica scolastica
Giannini: con internet in tutte le classi
cambierà il modello d’insegnamento
Alessandro Giuliani Lunedì, 13 Ottobre 2014
Il Ministro: abbiamo chiesto 45 milioni per far sì che l'accesso a
internet sia patrimonio di tutti. Un concetto su cui nessuno può
ormai dissentire. Pochi mesi fa, però, il rapporto Glocus indicava
ben 400 milioni come necessari per introdurre la banda larga
nelle 140mila aule che oggi ne sono ancora prive.
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Stefania Giannini
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''Digitalizzazione significa far cambiare il modello dell'insegnamento
tenendo conto che i ragazzi sono nativi digitali. La mia persona in
sostanza è al centro di un'operazione complessa che abbiamo cercato di
fare in modo molto articolato e i sindacati interagiscono con noi per
capire gli aspetti critici ma anche quelli veramente innovativi''. Le parole
sono quelle del ministro dell'istruzione, Stefania Giannini, intervenuto
telefonicamente ad un dibattito sull'agenda digitale all'Internet festival di
Pisa.
A dire il vero, Giannini avrebbe dovuto intervenire personalmente ma
impegni personali improvvisi le hanno fatto declinare l'invito. All'esterno
dell'arena dove si svolgeva il dibattito si erano anche radunate poche
decine di contestatori dei centri sociali e della sinistra radicale, giunti per
manifestare contro la riforma della scuola del Governo Renzi, ma se ne
sono andati subito dopo avere appreso che Stefania Giannini non sarebbe
stata presente.
''Il nostro impegno sulla digitalizzazione - ha sottolineato il Ministro - è un
fatto complesso e per questo ci vuole un impegno corale. In concreto
abbiamo chiesto 45 milioni per poter far sì che l'accesso a internet sia
patrimonio di tutti. Se arriveranno avremmo centrato l'obiettivo''.
Insomma, anche il Ministro, come sottolineato di recente dalla Tecnica
della Scuola, si rende conto dell’importanza di ampliare nelle non solo le
tecnologie, ma anche e soprattutto il mezzo primario utile per farle
interagire. Su questo punto siamo tutti d’accordo.
Il dubbio, piuttosto, è forte quando Giannini sembra voler indicare 45
milioni di euro come sufficienti per riuscire a far navigare ad alta velocità
tutte le scuole italiane: in estate, attraverso il rapporto ‘Glocus’ è emerso
che nella Penisola, dove meno del 20% delle scuole detiene la banda
larga, per riuscire nell’impresa di connettere le 140mila aule scolastiche
mancanti occorrerebbe una cifra circa dieci volte superiore: circa 400
milioni di euro.
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Forse la dialettica interna al Pd è risultata più visibile in queste settimane sul
terreno del Jobs Act, con la minaccia ancora non rientrata di una spaccatura sul
voto di fiducia al governo (si vedrà alla Camera) ma anche sulla politica
scolastica lo scontro è duro.
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A una affermazione come quella di Francesca Puglisi, responsabile scuola del
Pd, che per difendere la renziana ‘Buona Scuola’ mette sotto accusa “la politica
che negli scorsi dieci anni ha tagliato invece che investire in istruzione e coloro che
si sono chiusi in un dibattito autoreferenziale senza rendersi conto che il mercato
del lavoro intanto cambiava e soprattutto cambiavano i ragazzi che oggi hanno un
modo diverso di apprendere che esige una vera innovazione didattica”, o a un Luigi
Berlinguer che parla del documento governativo come di una “grande occasione”,
fa da contraltare la posizione assunta da Mimmo Pantaleo, segretario della Flc
Cgil, a cui giudizio “il piano scuola non risponde alle vere criticità della istruzione
pubblica” e “si intende piegare la scuola pubblica al mercato e agli interessi delle
imprese”.
Quanto alla giornata del 10 ottobre, puntualizza il sindacalista, “La Flc Cgil è
stata insieme agli studenti in tutte le piazze per costruire con loro un vero
cambiamento del sistema di istruzione e formazione del nostro Paese. Il Governo
Renzi invece vuole eliminare i diritti nel lavoro con la cancellazione dell’articolo 18,
precarizzare ulteriormente il lavoro, ridurre i salari e continuare a tagliare risorse alla
scuola e alle università pubbliche”.
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Non si vede quale punto non diciamo di dialogo, ma neppure di contatto, possa
esserci tra il Pd di Renzi e un soggetto politico sociale che unisce contro la sua
politica scolastica i Cobas, il Partito della Rifondazione Comunista, il Movimento
5 Stelle e alcune organizzazioni studentesche come l’UdS e Rete della
Conoscenza che scrivono nei loro siti che “come ne #labuonascuola non c’è una
parola su diritto allo studio e lotta alla dispersione scolastica – se non una postilla
preoccupante sulla possibilità di ‘finanziarizzare’ tali obiettivi - nell’orizzonte del
Governo non c’è alcuna idea che non sia regressiva sulla costruzione di un nuovo
ruolo del pubblico nella società”.
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Conoscere i dati del sistema di istruzione non è mera curiosità: significa
partecipare e contribuire in qualche modo a rilevarne potenzialità e criticità, a
migliorare la scuola. Al contrario, la non trasparenza consente di detenere il
potere di chi ne dispone.
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Ogni anno il Miur raccoglie milioni di dati, una miniera vera e propria che, per la
maggior parte, resta purtroppo chiusa negli archivi.
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Ma tra poco, in nome della trasparenza, le cose cambieranno o, per essere più
prudenti, dovrebbero cambiare, come dice la ‘Buona Scuola’: “Il Ministero
lavorerà per fare in modo che già entro la fine dell’anno sia pubblicata una parte
quantitativamente e qualitativamente molto rilevante di dati raccolti per scopi
amministrativi e gestionali” e ancora: “lanceremo in autunno il primo hackathon
sui dati del Ministero, dalle stanze del Ministero”.
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L’autunno è già arrivato e la fine dell’anno si avvicina a grandi passi, ma di
quella trasparenza dei dati che giacciono negli archivi informatici del Miur non
c’è ancora traccia visibile né annunci di una loro imminente pubblicazione,
nonostante l’impegno della Buona Scuola: “Questi (dati) saranno pubblicati in
formato aperto e con la maggiore granularità possibile. Non è un lavoro semplice,
perché le nostre banche dati non erano state costruite, nel tempo, per essere
pubbliche.”
Sarà, ma a tutt’oggi segnali di cambiamento non se ne vedono. Anzi, sembra
che il nuovo direttore generale dei sistemi informativi abbia disposto l’embargo
di tutti i dati verso l’interno e l’esterno del palazzo. Se fosse vero sarebbe un
segnale contrario all’affermazione solenne della Buona Scuola, secondo cui: il
tempo di aprire il Ministero è arrivato.
Per il momento, insomma, le pareti del palazzo non sono trasparenti: uno
strato spesso e grigio non consente di vederne l’interno. Quando verrà
rimosso?
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domenica 12 ottobre 2014
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Droga sotto il banco: la scuola non è all’anno zero
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Un premio Nobel per l'istruzione e per l'infanzia
Puglisi (Pd): Da governo ascolto e risposte concrete sulla scuola
La giornata della sicurezza di Cittadinanzattiva (21-22/11)
M5S, Cobas e PRC con gli studenti contro la ‘Buona Scuola’
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Ricerca: unanimità sulla nuova governance degli enti
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Blasting News > News lavoro > 2014 > 10 > Quota 96 scuola e pensioni, news del 12/10 da Cobas: chiesta la proroga dei termini
Quota 96 scuola e pensioni,
news del 12/10 da Cobas:
chiesta la proroga dei termini
12-10-2014 - Iasac Ovasim
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I quota 96 nella scuola potrebbero essersi ridotti del 25%
grazie a recenti salvaguardie. Cobas chiedono nuova proroga
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Nuovi importanti aggiornamenti sulla
vicenda dei quota 96 nella scuola e del
loro mancato pensionamento. Per chi
non lo sapesse stiamo parlando di
lavoratori ATA e insegnanti che
avrebbero già raggiunto il diritto alle
Quota 96 scuola arrivati a 3000. Chiesta
tutele previdenziali dell'Inps con 35 anni
proroga
di contribuzione e 61 anni di età,
oppure 36 anni di contrizione e 60
anni di età (la terminologia "quota 96"
deriva appunto dalla somma dei due
parametri). Purtroppo a causa di una
svista nella Riforma Fornero del 2011
questi lavoratori pubblici sono di fatto
rimasti bloccati su lavoro, per un periodo
di tempo che talvolta può raggiungere
persino i 7 anni. Da qui sono partite le
proteste di circa 4000 persone, che
non chiedono come altri lavoratori di
poter avere una facilitazione attraverso la
concessione della pensione anticipata, ma piuttosto il semplice rispetto del diritto al
pensionamento cancellato in modo retroattivo.
Cobas scuola: i Quota 96 si sono ridotti del 25% grazie alle salvaguardie della
104
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Nella scorsa settimana è arrivato il racconto di Francesco Martino, membro del
comitato Q96 cobas, che ha avuto un incontro diretto con i tecnici del Ministero
dell'istruzione presso la sede del Miur. Purtroppo il risultato della riunione non è stato
del tutto positivo, poiché non sembra esserci stata la volontà politica di mettere
finalmente la parola fine sull'annosa vicenda. Secondo i dati forniti dai tecnici la
platea dei quota 96 si ridurrà comunque entro il mese di settembre 2015 del 25%,
grazie alle tutele offerte dalla legge 104. Probabile poi che per l'anno prossimo si
possa trovare anche una soluzione definitiva, che però spetta ai legislatori. D'altra
parte, il Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini aveva già spiegato che nel caso
di salvaguardia parlamentare il Governo non si sarebbe opposto.
Cobas scuola chiedono proroga dei termini per cessazione del servizio
Nel frattempo sono gli stessi Cobas Scuola a chiedere una proroga sui termini utili
alla presentazione della domanda di cessazione del servizio. L'Inps ha infatti
completato in questi giorni l'elenco completo degli aventi diritto al pensionamento
secondo l'art. 11 e qq bis della legge 124/13 (nella pratica stiamo parlando dei
beneficiari della legge 104). A causa delle segreterie e dell'organizzazione
scolastica, sembrerebbe che molti insegnanti non abbiano avuto il tempo materiale
per inserirsi nella graduatoria.
12-10-2014
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Tfa, un solo esame basterà per
abilitarsi anche per le classi affini
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Opzione donna, Prestito Inps,
pensioni precoci e usuranti: novità
in arrivo?
di E.VENDITTI
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Quota 96 e nuovo anno scolastico: difficile soluzione nel breve termine
Sembra invece difficile che i professori e i lavoratori ATA possano ricevere una
soluzione ad hoc utile al pensionamento immediato. A tal proposito, lo stesso
Ministro dell'istruzione Giannini è intervenuta durante un'intervista su Repubblica Tv,
in risposta alla domanda diretta di un docente: "nessun intervento è previsto per
mandare in pensione i Quota 96 prima del termine previsto dalla legge Fornero.
Saranno destinati a mansioni diverse […] A questo punto un quota 96 nel piano de
#labuonascuola può rientrare non andando in pensione, ma entrando nell'organico
funzionale per essere destinato a mansioni organizzative, non alla didattica frontale.
Non si tratta di esodati appesi al filo della disperazione". E voi cosa pensate al
riguardo? Fateci sapere la vostra opinione con un commento all'articolo; se invece
siete interessati agli aggiornamenti sull'argomento Quota 96, potete utilizzare il
tasto "segui" in alto a destra.
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Poste Italiane, 1452 nuove
assunzioni: come e quando
candidarsi al concorso delle Poste
di A.EMME
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Riforma pensioni 2014, precoci,
esodati e Quota 96 Scuola: governo
Renzi all’atto finale
di M.CALAMUNERI
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