REGIONE ABRUZZO
UFFICIO STAMPA
Dott. ssa MAURA DEL GIOVINE
10 Febbraio 2005
On-line su Internet: www.aslteramo.it
Ufficio Stampa
Tel. e fax 0861 -420248
e-mail [email protected] cell. 3478889256
CRONACHE
L'IDEA — L'aspetto
I migliori bisturi italiani per
più rivoluzionario
un intervento di bypass si trovadell'operazione (alno negli ospedali di Cuneo,
meno per il nostro
Trento, Trieste e alla clinica HePaese) è la decisiosperia di Modena. Questi quatne di mettere tutti i
tro reparti, secondo una dettarisultati a disposigliata analisi dell'Istituto supezione anche del pubriore di sanità, rappresentano
il benchmark (termine di riferi- blico. Tutto è cominciato con
del ministro della Salumento ottimale). Risultati mol- un'idea
to buoni, anche se meno pro- te, Girolamo Sirchia, che nel
banti perché il volume di inter- 2001 aveva chiesto all'Istituto
venti eseguiti è minore, si ri- superiore di sanità di misurare
scontrano anche a Brescia (cll- le riuscite (in termini tecnici si
nica San Rocco Franciacorta), parla di esiti) di alcuni intervenal San Raffaele di Milano, agli ti chirurgici rilevanti, proprio
l'intento di renderle pubbliospedali di Manto va e di Legna- con
Si è proceduto prima con i
no. Se la distribuzione geografi- che.
e in questo caso il
ca di queste eccellenze non sor- trapianti,
prende, meno scontata è quella compito era reso più facile dal
delle maglie nere. Nessuno si sa- ratto che 1 centri autorizzati sorebbe aspettato di trovare nel- no pochi e tutta l'attività risulcoordinata e sistematicale posizioni di coda due centri ta
lombardi: l'ospedale San Dona- mente monitorata sin dalle prito, la cui pessima riuscita è molto attendibile per l'alto numero
di interventi, e un policlinico
Il rischio di morte
privato di Monza. Oli altri indidurante
rizzi con performance nettamente al di
rinterventopuò
sotto della media Punteggio calcolato
sono concentrati al
variare
dallo 03
a partire dai
Sud: uno a Roma
all'8%.
«Ora
(San Filippo Neri),
risultati raggiunti
uno a Napoli (ospeservono correttivi»
dale Monaldi), uno
Fra i peggiori
:
a Palermo (Villa Madue strutture
ria Eleonora) e due
a Catania (ospedalombarde
le Vittorio Emanuele e casa di cura
Morgagni). Per tutti questi sorprende e allarma soprattutto
l'entità dello scostamento: la
mortalità, corretta per la gravita dei malati operati, risulta
I centri sopra la media: villa
doppia o addirittura tripla riMaria Cecilia, Congnola (Ra);
spetto alla media nazionale.
ospedale Maggiore di Verona;
San Cannilo in Roma; San
LA CLASSIFICA — Va detto subito
Cantillo de Lellis, Chietì; dioica
che le classifiche di cui si parla
Mediterranea. Napoli; ospedale
meritano di essere prese molto
Pasquinucci, Massa; Monzino,
sul serio. Sono il risultato di tre
Milano; ospedale Maggiore,
anni di lavoro di esperti ricercaPanna; San Sortolo, Vicenza;
tori dell'Iss, in collaborazione
Sant'Anna, Calamaro; Sacco,.
con le società scientifiche inteMilano; Humanitas, Renano
ressate, in particolare quella
(Mi); via Anthea; policlinico
Le Scotte, Siena; Santa Maria
dei cardiochirurghi. I risultati
della Misericordia, Udine;
completi riguardano 64 centri
Poliambulanza, Brescia; San
(sugli 88 censiti) e verranno
Martino, Genova; villa Maria
messi a disposizione dei cittadiBeatrice, Firenze; Sant'Orsola,
ni da domani sul sito dell'IstituBologna; ospedale Brotzu,
to (Mtp://bpac.iss.it/risultatiCagliari; Papardo, Messina;
studio/mdnol). Ma già dalla mepoliclinico Gemelli, Roma; casa
tà dello scorso dicembre, dopo
di cura Santa Maria, Bari;
un convegno di presentazione
Mauriziano, Torino; villa
per addetti ai lavori, tutti i dati
Azzurra, Rapallo; Umberto I,
sono stati girati alle singole
Roma; ospedale Mazzini,
équipe chirurgiche e ai responTeramo; villa Bianca, Bari; villa
sabili regionali, che sono i veri
Torri, Bologna; Santa Maria dei
protagonisti e i destinatali prinbattuti, Traviso; ospedale di
cipali dell'intera operazione.
Circolo, Varese; San Matteo,
Adesso spetta a lora trarre conPavia; Consorziale, Bari
siderazioni, indicazioni, spunti per le
azioni correttive o
migliorative.
Gli altri centri
di qualità
risultano troppo vistose. Come
si spiega? Certo non con una diversa gravita dei malati, perché
questo fattore, come si è detto,
è stato «corretto». Anzi, laddove i risultati sono scadenti, paradossalmente tendono a pegnon ha fatto scalpore perché giorare dopo la «correzione». In
normalmente i malati non scel- altre parole, alcuni centri megono dove farsi trapiantare. Di- diocri tendono a selezionare
verso è il discorso per il bypass, malati meno gravi (o forse an' sia riguardo alla difficoltà nella che a fare interventi non necesraccolta e nell'interpretaaione • sari?) e nonostante ciò registradei dati, sia per l'onda d'urto, i no un maggior numero di morpositiva o negativa, che potrà i ti,. Alcune delle punte sono
avere su malati, chirurghi e am- drammatiche: nei sette centri
ministratori. Le tabelle che sa- con riuscite peggiori della meranno disponibili non vanno let- dia, si sono contati complessite come «pagelle» agli operato- vamente 141 morti in più di
ri, né come strumento per sce- quanti erano attesi, su un totagliere dove rivolgersi: oltre che le di 851 decessi complessivasbagliato e controproducente, mente registrati nello studio.
sarebbe prematuro perché, coCONCLUSIONI — In questo mome scrivono gli auImento in Italia funzionano retori dello studio,
marti di cardiochirurgia dove
«per ottenere una
hin cittadino ignaro corre un rivalutatone attendiischio di decesso del 7-8%, o anbile occorre raccoche più alto, per un
gliere dati continua; bypass semplice.
tivamente per molti
i La speranza è che i
anni», n vero scopo
responsabili, aliveldella pubblicaziolo di istituzione e di
ne, insomma, non è
Regione, siano già
creare una «guida
al lavoro per IndiviMichelin» della carduare le cause di
diochirurgia italiaqueste anomalie e
na, ma stimolare un circuito virper rimuoverle. La
tuoso di miglioramento, come
cosa è fattibile. Una
è già accaduto in altri Paesi.
decina di anni fa
l'ospedale San CaRISULTATI A CONFRONTO — Tanto
per cominciare, il risultato com- ntillo di Roma risultava avere
plessivo è rassicurante. Con una mortalità da bypass fuori
quel 2,61% di mortalità naziona- scala rispetto agli altri nosocole le nostre cardiochirurgie si mi (nel 1996 aveva toccato addicollocano in buona posizione rittura il 15 per cento). L'effetnel confronto europeo e mon- to di questa osservazione — aldiale . Ma se oggi è del tutto inu- lora non divulgata al pubblico
tile andare all'estero per farsi — fu però una sferzata positiva:
operare alle coronarie, preoccu- venne chiamato un nuovo carpano molto le differenze da cen- diochirurgo, e i buoni risultati
tro a centrò, che in alcuni casi , non si fecero attendere, in breve tempo l'attività di bypass
venne quasi raddoppiata e la
i mortalità ritornò in linea con la
I media.
Roberto Satolli
me esperienze. Dalla primavera del 2004 sul sito del ministero (www.ministerosalute.it) è
possibile confrontare i risultati
dei vari centri italiani in termini di sopravvivenza: la novità
II Sole
Medici, rottura
sul contratto
Al via le proteste
ROMA • Per il momento c'è la rottura delle trattative con l'Aran e la
proclamazione dello stato di agitazione. Ma, nell'aria, c'è già, e in
tempi brevissimi, anche una raffica di scioperi: una giornata di stop
negli ospedali e in tutte le strutture pubbliche tra fine febbraio e il 4
marzo, poi l'adesione allo sciopero del pubblico impiego, la cui data
(forse il 18 marzo) sarà decisa oggi da Cgil, Cisl e Uil. Ancora a bocca
asciutta dopo 38 mesi di attesa del rinnovo del contratto, l'esercito dei
130mila medici e dirigenti del Ssn è pronto alle barricate. Tanto più
spinose — anche per i governatori — perché in vista delle elezioni del
3-4 aprile. Tanto spinose che della "vertenza medici" si parlerà
domani in Consiglio dei ministri.
Si sono ritrovate tutte insieme all'Aran, ieri, le 42 sigle dell'universo della dirigenza, medica e non, del Ssn. Un incontro di pochi minuti,
giusto il tempo per consegnare un documento sottoscritto all'unanimità. Dura la presa di posizione: inutilità del confronto finora effettuato,
stop a un quadro normativo che «peggiora» le condizioni di lavoro,
risorse del tutto inadeguate. Di qui l'altolà: una trattativa a tappe
forzate. E se non ci saranno risultati, sarà sciopero. A meno che, entro
sei giorni, non si arrivi a una mediazione sul filo di lana.
Prendendo atto con «rammarico» della rottura delle trattative,
l'Aran afferma che le richieste economiche per il secondo biennio
«travalicano assolutamente le risorse disponibili per il pubblico impiego». E aggiunge che così si rischia
di «far slittare nel tempo un negoziato molto complesso che stava
proseguendo in maniera costruttiva». Numerose le note dolenti lamentate dai sindacati nella proposta
dell'Aran. Anzitutto l'orario di lavoro, che Governo e Regioni vogliono allungare di due ore, togliendole da quelle oggi dedicate all'aggiornamento. L'aumento servirebbe ad abbattere le liste d'attesa, ma
i sindacati affermano che per aumentare il monte orari servono più
risorse. Altra richiesta: il coinvolgimento a pieno titolo nella contrattazione decentrata. Non piace poi la
proposta sul recesso, che aumenterebbe in modo ingiustificato la precarietà del posto di lavoro. Ultimi
punti di contrasto: le verifiche obbligatorie (annuali e quinquennali) per
tutta la dirigenza; l'organizzazione
delle guardie mediche, da svolgere
per i sindacati solo nell'orario di
lavoro e con adeguati incentivi.
È un coro compatto di «no» quello dei sindacati. «Un buon contratto si può ancora fare. Ma servono
fatti concreti, non bastano più dichiarazioni di buona volontà», ha
messo in guardia Serafino Zucchelli (Anaao). «O le Regioni chiariranno in pochi giorni le risorse in gioco e proporranno aspetti normativi
idonei, oppure sarà guerra», ha tracciato i confini Stefano Biasioli
(Cimo). «E un gioco al massacro che rischia di ledere l'impegno dei
medici nel Ssn», ha attaccato Massimo Cozza (Cgil), mentre per
Giuseppe Garraffo (Cisl) «adesso" il confronto diventa scontro». E
nessuno sconto promettono Francesco Luca (radiologi), Armando
Masucci (Uil), anestesisti rianimatori deH'Aaroi e la Cumi.
E mentre medici e dirigenti del Ssn vanno allo scontro con Governo
e Regioni, la Conferenza «straordinaria» Stato-Regioni prevista per
oggi sul riparto dei fondi 2005 e sul nuovo «patto» di stabilità, ieri è
stata improvvisamente sconvocata. Troppo distanti le posizioni. Se ne
dovrebbe riparlare il 3 marzo: tempi molto stretti per arrivare a
decisioni in vista del prossimo stop elettorale.
Intanto, in vista dello sciopero dei dipendenti pubblici per il rinnovo
del contratto, il ministro della Funzione pubblica Mario Baccini ha
richiamato i sindacati al senso di responsabilità e ha rinnovato l'impegno per individuare una soluzione.
Oggi Cgil, Cisl e Uil
decidono uno sciopero
del pubblico impiego
R.TU.
Medici, rotte le trattative: il contratto sul tavolo del governo
Gli ospedalieri proclamano lo stato di agitazione. Domani il tema all'attenzione del consiglio dei ministri
ROMA - Sindacati medici di
nuovo uniti sul fronte delle
trattative per il rinnovo del
contratto, scaduto dal 31 dicembre 2001 e ormai, paradossalmente, prossimo alla scadenza, prevista per il prossimo 31 dicembre. Dopo la rottura
delle trattative fra le 15
sigle sindacali della dirigenza medica
el'Aran,èstato proclamato lo stato di
agitazione e
l'ipotesi dello
sciopero sembra ormai trovare sempre
più fondamento.
Domani la vertenza arriverà quasi certamente in Consiglio dei Ministri. Il ministro
della Salute Girolamo Sirchia
ne ha infatti parlato con il
ministro per la Funzione Pubblica Mario Baccini. Insieme
I medici della
sanità pubblica
sono sul
piede di guerra
e non sarà
facile evitare
lo sciopero
L'Aran: i sindacati
hanno chiesto
cifre insostenibili
La replica: «I soldi
ci sono»
La vertenza
si trascina dal 2001
hanno concordato sulla necessità di portare il tema al centro
dell'attenzione dell'intero esecutivo.
Sul fatto che le probabilità
di evitare lo sciopero siano
«bassissime» sono d'accordo
tutti i sindacati, che dopo la
rottura delle trattative hanno
annunciato lo stato di agitazione in una conferenza stampa a
Roma. Nessuna data precisa
per lo sciopero, ma solo l'indicazione che potrebbe essere di
una giornata e che potrebbe
avvenire fra lunedì 28 febbra-
io e venerdì 4 marzo. E indipendentemente dalla protesta
per il mancato rinnovo del
contratto, i medici scenderanno nuovamente in sciopero il
18 marzo, aderendo alla giornata di sciopero del pubblico
impiego.
Per l'Aran la responsabilità
della rottura delle trattative è
stata dei sindacati e in una
nota ha rilevato che il nulla di
fatto è dipeso «essenzialmente
dalla pretesa degli stessi sindacati di concludere un contratto
a condizioni economiche che,
per quanto riguarda il secondo
biennio, travalicano assolutamente le risorse disponibili nel
sistema del lavoro pubblico».
Ma i sindacati non sono
d'accordo e sostengono, anzi,
che «i soldi per il rinnovo del
contratto ci sono» e che sono
compresi all'interno del finanziamento di 90 miliardi di euro ricevuto dalle Regioni. Fortemente critici anche in merito al quadro normativo che,
affermano, finisce con il peggiorare il livello di tutela normativa raggiunta dal contratto
nazionale dell'8 giugno 2000.1
sindacati chiedono «aspetti
normativi più idonei per i professionisti sanitari». I radiologi in particolare sollecitano
l'istituzione della guardia attiva, la presenza cioè, girne e
notte anche nei festivi, di un
radiologo in emergenza.
Oh Rosy al veleno che attacchi Sirchia. Non sei aggressiva, ma solo infelice
di NANTAS SALVALAGGIO
E MARAMALDO è ancora tra noi, porta la gonna?
IL sospetto ci è venuto ieri pomeriggio, durante il
'Question Time' a Montecitorio. La sala era pressoché vuota, ma un gruppetto di deputati ulivisti sedeva
attorno a Rosy Bindi, come i bravi di manzoniana
memoria. Parlottavano sottovoce, quasi preparassero
urta tagliola.
Tra le interrogazioni previste ce n'era una diretta a
Girolamo Sirchia, ministrò della Salute, firmata dalla
pia Rosy, che la poltrona di Sirchia occupò durante il
breve governo Prodi. Il canuto scienziato non immaginava la freccia avvelenata che gli stavano preparando*
ma i 'bravi' sì, E difatti sorridevano, pregustando il
botto.
Rosy Bindi l'ha presa larga criticando il famoso
libretto del Ministero alle famiglie italiane sul 'buon
uso dei medicinali'. C'è un che dì pubblicitario, che
avvolge l'intera operazione, ha insinuato la Bindì.
Dopo di che ha sparato ad alzo zero: 'Siamo anche
curiosi di conoscere il punto di vista del ministro
sull'accusa che gli viene mossa di corruzione e concussione...'
La vicenda è nota ai lettori di Repubblica, il giornale
che ha chiamato in causa il ministro per l'assegno
inviatogli da una fabbrica farmaceutica. Ma questo
assegno non è mai stato riscosso. E dell'intera faccenda Sirehia non sa niente, afferma: l'ha appresa dalla
stampa. A farla breve, c'è solo fumo e niente arrosto;
neppure un avviso di garanzia.
La cronaehetta sul 'Question Time' potrebbe chiudersi qui se non fosse emersa la trama dell'insidia.
'Quando Rosy Bindi inviò il testo dell'interrogazione, si
guardò bene: dal toccare i problemi personali; le domande erano squisitamente tecniche: costo della pubblicazione, spese postali, eccetera. Ma poi, come si
dice, 'in cauda venenum'. Nella coda del quesito, il
colpo basso, la pugnalata alla schiena.
Vista dalla tribuna stampa* la scaramuccia appariva
del tutto surreale. Non si capiva come mai una buona
cristiana come la Bindi aggredisse con tanta ferocia
un rispettabile studioso prestato alla, politica, un vecchio dai capelli bianchi che poteva esserle padre.
Un allievo del dottor Sigismondo Freud potrebbe
spiegare l'affondo maramaldesco con il fatto che Sirchia occupa il posto che la Bindi riteneva suo, per
giudizio divino. Ma in ogni caso l'agguato è parso, a
un osservatore imparziale, del tutto spropositato. In
nessun altro parlamento, eccettuato forse quello del
non rimpianto Saddam Hussein, si sarebbe tollerata
una tale mancanza di fair play.
• La faccenda è tanto più avvilente in quanto la
deputata, sostenuta alle spalle dai gongolanti compiici, non si è accontentata di un primo attacco, al quale
Sirchia ha opposto un paziente silenzio. No, la rosea
Rosy è tornata all'assalto pure nella risposta, con una
voce ancora più agra e tagliente.
Il che spiega il rassegnato sospiro di un suo collega
dì partito: "Rosy non è prepotente, è solò infelice."
S
Sull'etichetta del latte fresco
anche il luogo di mungitura
L'AQUILA — "Finalmente i consumatori
di latte fresco potranno leggere sull'etichetta il luogo di mungitura del prodotto
contenuto nella confezione e potranno
essere prese iniziative più incisive per
valorizzare il latte prodotto da allevatori
locali, che viene pagato dalle famiglie
quattro volte il prezzo riconosciuto alrallevatore". È con questa affermazione del
direttore provinciale dell'Aquila, Giuseppe Colantuoni, che la Coldìretti manifesta la propria soddisfazione per la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del decreto interministeriale sull'etichettatura obbligatoria del latte fresco. Oggi - denuncia la Coldìretti provinciale L'Aquila- una
busta di latte su tré è confezionata in
Italia, ma contiene in realtà prodotto importato dall'estero senza alcuna informazione per i consumatori. Una situazione
destinata a cambiare con il provvedimento che individua te modalità per la realizzazione del "Manuale aziendale per la
rintracciabilità del latte alimentare fresco, finalizzato all'identificazione della
provenienza e all'etichettatura". Il manuale è uno strumento che, senza aggravare
gli adempimenti burocratici a carico delle imprese, garantisce trasparenza dell'in-
formazione ai consumatori e offre agli
allevatori la documentazione necessaria
per certificare l'origine territoriale e i
comportamenti virtuosi nell'attività produttiva nel caso di eventuali frodi o emergenze sanitarie. Sara possibile per il consumatore scegliere consapevolmente tra
il latte prodotto localmente, dove l'alimentazione degli animali avviene senza
l'utilizzo di mangimi sofisticati, ma con
fieno, cereali ed altri alimenti prodotti
direttamente nell'azienda agricola e con
tecniche tradizionali, rispetto al latte proveniente dall'estero hi allevamenti intensivi, come quello munto da mucche bavaresi, austrtache, francesi o slovene, trasportato per lunghi periodi hi cisterna ed
imbustato in Italia. Il decreto è uno dei
tanti risultati ottenuti da Coldiretti a seguito delia grande mobilitazione che ha
raccolto un milione di firme per l'obbligo
di etichettatura di origine degli aumenti,,
di cui diecimila firme nella sola Provincia
dell'Aquila. "Il rilancio della zootecnia è
una priorità assoluta - conclude Colantuoni -. L'allevamento è una attività economica considerevole nell'Aquilano e, con il
suo indotto di mercato, incide fortemente
nel tessuto socioeconomico del territorio
provinciale».
Malattia vescicolare, ancora controlli
Passati al setaccio
dai veterinari Asl
gli allevamenti suini
LANCIANO - Proseguono, in particolare nella
zona frentana, i controlli
dei veterinari dell'Asl
Lanciano-Vasto sui circa
mille allevamenti suini
presenti sul territorio,
alla ricerca di eventuali
nuovi casi di malattia ve-,
.scicolare dei maiali. Due
mesi fa i' primi segni
dell'epidemia, che hanno
portato all'abbattimento
di 60 capi e alla rilevazione del virus in una decina
di allevamenti, quasi tutti
di piccole dimensioni.
Una situazione non pericolosa per l'uomo, ma che
ha causato allarmismo,
tanto da portare al blocco
delle esportazioni di carne suina nostrana all'estero. «Tempo una ventina di giorni al massimo e
avremo terminato il monitoraggio - dice il dirigente veterinario dell'Asl,
Vincenzo Caporale -, I risultati sono incoraggianti,
nel senso che da diversi
giorni ormai non abbiamo
più registrato casi conclamati o anche sospetti. Il
nostro compito era e resta
quello di arrestare l'epi-
Vinccnzo Caporale
demia, in modo da assicurare la ripresa della commercializzazione internazionale della carne suina
di questi allevamenti attraverso
un'opportuna
profilassi. La Regione, comunque, ha autorizzato
la macellazione di questa
carne per il consumo familiare, essendo acclarato
che non esiste rischio di
contagio per le persone».
Marc.Gianc.
Stanziato un milione di euro, previsti tempi brevi
Una nuova sala operatoria
per chirurgia endoscopica
con i fondi della Regione
GIULIANOVA. Arriva finalmente la nuova sala operatoria per la divisione di chirurgia endoscopica, diretta
da Giancarlo Cameli. Una richiesta che Cameli aveva
fatto da più di due anni, ma che la Asl (nonostante le
promesse) non aveva mai esaudito. Ora però è arrivato
il momento grazie ad uno stanziamento regionale di
circa un milione di euro.
«Dalla direzione generale
della Asl mi hanno comunicato che i lavori prenderanno inizio a breve», conferma lo stesso primario di endoscopia, «e ne sono molto
soddisfatto, perché l'esigenza di disporre di locali operatori diversi da quelli di
chirurgia generale è davvero forte». Il nuovo reparto
operatorio sarà ricavato nei
locali già a disposizione di
chirurgia endoscopica, nel
padiglione est dell'ospedale,
sopra al nuovo pronto soccorso. La sala attualmente
destinata alla diagnostica
sarà ristrutturata, ma sarà
ricavata anche una sala
completamente nuova per
gli interventi in endoscopia,
completa di spogliatoi e servizi accessori. Prima dell'estate dovrebbe essere tutto
pronto. «Attualmente ci serviamo della sala operatoria
di chirurgia generale», spiega l'ex sindaco, «così invece
diventeremo autonomi e
avremo i locali per gli interventi vicino a quelli della
diagnostica». La divisione è
nota anche per interventi insoliti: ultimo caso curioso
quello dì una bambina di
tre anni di Penne, alla quale
un paio di settimane fa l'equipe di Cameli ha estratto
dall'esofago una moneta da
due euro inghiottita giocando, (p.b.)
CERIMONIA IN QUESTURA
La polizia raccoglie fondi
per un bambino bulgaro
TERAMO. Cerimonia all'insegna della solidarietà ieri in questura per la consegna di fondi raccolti dal Siulp e destinati a un bambino
bulgaro malato di leucemia. Il piccolo, presente alla cerimonia, è in attesa di trapianto nel
reparto di ematologia all'ospedale di Pescara.
Alla cerimonia hanno partecipato il questore
Giovanni Ferrara e il prefetto Francesco Camerino. La raccolta di fondi è stata avviata
qualche mese fa in questura dal sindacato unitario dei lavoratori di polizia.
La cerimonia in questura
VENETO
I risultati di uno screening su vasta scala
La prevenzione evita
9 tumori al colon su 10
VENEZIA • Prima di tutto la
prevenzione. Il tumore al colon e al retto, seconda causa
di morte in Italia per cancro
dopo quello al polmone, può
essere curato e guarito in nove casi su dieci se individuato precocemente. Provocato
dai comportamenti
tipici della società
del benessere, oggi
uccide in Italia
17.500 persone l'anno, poco più della
metà dei 33mila nuovi casi che si riscontrano, ed è in continua crescita. Uno
screening di massa
partito dal Veneto e
già allargato a undici regioni italiane
sta però dimostrando che si può contrastare efficacemente
l'espansione di questa malattia.
I primi risultati arrivano
dalla più massiccia campagna
di controllo realizzata nell'Ulss veneta n. 7 di Conegliano e Vittorio Veneto. I quasi
52mila residenti fra i 50 e i
69 anni sono stati invitati a
fare un semplice esame del
sangue occulto nelle feci. All'appello hanno risposto in oltre 38mila, grazie anche all'azione di informazione svolta in collaborazione con i medici di base e gli enti locali:
una percentuale, il 74,3%, al-
tissima per questo tipo di indagini. Poco più di 2.800 soggetti sono stati trovati positivi
e invitati a proseguire gli accertamenti con una colonscopia, e ancora la risposta è stata molto elevata: l'ha eseguita
quasi F89% degli interessati.
Poco più di mille persone avevano lesioni non importanti,
1.203 una neoplasia benigna,
154 una neoplasia maligna.
Le neoplasie benigne, possibili anticamere del tumore, sono state asportate per via endoscopica, riducendo del
90% una possibile degenerazione; quelle maligne erano
in buona parte allo stadio iniziale e quindi risolvibili con
un intervento chirurgico. «Abbiamo calcolato — dicono i
sanitari che hanno curato l'ini-
ziativa — che una volta a regime questa forma di prevenzione potrebbe consentire di curare il 90% delle persone affette da neoplasie maligne al
colon e al retto».
«Nel Veneto — aggiunge
l'assessore alla Sanità Fabio
Gava — abbiamo già
allargato lo screening a quasi tutte le
altre Ulss, con un investimento iniziale
di 1,5 milioni di euro
e altre undici regioni
italiane stanno seguendo questa strada. E di un vero e
proprio investimento
si tratta visto che, come verificato nell'indagine dell'Ulss 7, a
fronte di una spesa
locale di 300mila euro c'è un risparmio
sociale nel medio periodo stimato in almeno 3 milioni di euro, dieci
volte tanto». Fondamentali
per la riuscita dell'indagine
sono stati il gioco di squadra
e gli incentivi. I medici di
base hanno avuto un "premio" di 2,5 euro a paziente
purché si superasse la soglia
del 70% delle adesioni, mentre il sistema ospedaliere e
del volontariato ha creato
corsie preferenziali e lavorato anche sull'impatto psicologico di esami e controlli.
CLAUDIO PASQUALETTO
II Sole
8-14 febbraio 2005
CHIARIMENTO MINISTERIALE/ La risposta della Salute ai quesiti delle associazioni
Ecm: l'obbligo vale per tutti
Chiariti i dubbi derivati dalle riflessioni del Tar Lazio sul ricorso Fimmg
A
lTEcm non sfugge nessuno: l'educazione conti- so di equivoci la nota ministeriale da una rispolverata ai
nua è un obbligo per tutti gli operatori sanitari, cardini legislativi su cui poggia il programma nazionale
dipendenti, convenzionati o liberi professionisti Ecm, ricordando che gli articoli 16-bis e 16-ter del decreto
che siano. Suona così la risposta del ministero della Salute legislativo 502 prevedono, in generale, l'obbligo formatialle numerose richieste di chiarimento rivolte daDe associa- vo per tutti gli "operatori sanitari",
zioni professionali degli operatori sanitari alla Commissio«La formazione continua - spiega la nota - è un
ne Ecm in merito all'obbligatorietà della raccolta dei requisito essenziale per il corretto esercizio professionacrediti anche per i liberi professionisti in camice bianco.
le, ossia per il mantenimento nel tempo dell'abilitazione
I dubbi - spiega una nota ufficiale pubblicata nel sito all'esercizio professionale di ciascun operatore sanitadella Commissione - sono sortì in relazione alle riflessioni rio; in quanto tale, deve essere necessariamente obbligasvolte dal Tar Lazio nella premessa alla sentenza del 18 toria per tutti i professionisti e richiedere regole e garannovembre scorso (vedi «II Sole-24 Ore
zie uniformi su tutto il territorio nazioSanità» n. 47/2004) con cui il tribunale
nale. Regole e garanzie che sempre di
amministrativo aveva rigettato il ricorso
più saranno comuni a tutti i Paesi delproposto dalla Fimmg contro il Dm Salu- Costi e verìfiche
l'Ue».
te sulle società scientifiche. Secondo i
«La verifica periodica dell' abilitaziogiudici amministrativi, infatti, per i pro- non incìdono
ne professionale è possibile attraverso
fessionisti che erogano prestazioni sanitavari strumenti - prosegue il documento
rie non coperte dal Ssn, il controllo della
- ma allo stato attuale l'Ecm rappresenprestazione spetta «al mercato e agli Ordita l'unico strumento preordinato all'agrà»: posizione che la nota ministeriale giudica «non condi- giornamento professionale e alla formazione permanenvisibile e infondata». La non obbligatorietà dell'Ecm - te per tutti i professionisti della salute che consente la
spiega il ministero - non può essere sostenuta né in base verifica periodica del mantenimento dell' abilitazione
all'attribuzione dei costi della formazione, né sul professionale». Una convinzione - non manca di rimar"controllo della prestazione sanitaria", dal momento che care la Salute - che permea anche provvedimenti normaquest'ultimo «è comunque compito delle istituzioni e tivi in itinere come il Ddl governativo sulle professioni
dell'Ordine o collegio professionale (organo ausiliario sanitarie non mediche (AC 3236) «che già prevede al
delle istituzioni) ed è diretto a tutelare un prevalente riguardo che "l'abilitazione ali'esercizio della professiointeresse pubblico generale prescindendo dal rapporto che ne sanitaria non medica è sottoposta a verifica periodica
l'operatore sanitario ha
con modalità identiche
con il Ssn e dall'evena quelle previste per la
tuale assunzione anche
professione medica"».
parziale dei relativi oneE senza sconti.
ri da parte delle struttuS.Tod.
re pubbliche». A scan-
Alle Regioni non piace il Testo unico
egioni sul piede di guerra per quanto
R
riguarda il Dlgs sul Testo unico che
riorganizza la normativa sulla sicurezza nei
luoghi di lavoro (vedi n Sole-24 Ore Sanità
n. 45/2004). La nuova proposta di Testo
unico non riconoscerebbe il ruolo svolto
dalle Regioni in questo campo e l'esperienza maturata, interrompendo «un positivo
processo di crescita della prevenzione».
. Le rimostranze regionali sono contenute
in un documento preliminare, "Osservazioni sul riassetto normativo in materia di tutela della salute e sicurezza nei _luoghi di
lavoro", all'esame della Conferenza StatoRegioni. Lo svilimento del ruolo'regionale
in ambito di sicurezza sul lavoro è peraltro
manifesto, secondo il documento, nel disegno di legge costituzionale sulla Devolution (dove un emendamento riporta questa
materia sotto la competenza'eselusiva dello
Stato) e nel Dlgs che riorganizza l'attività
ispettiva del ministero del Lavoro.
Oltre a illustrare le competenze finora
affidate alle Regioni nella prevenzione e la
sicurezza sul lavoro, il documento preliminare evidenzia i punti critici della proposta
di Testo unico che solleva «forti perplessità
e dubbi sul rispetto delxlettato costituziona-.
le, degli assetti istituzionali, dei contenuti
della stessa legge delega e delle direttive
comunitarie». In particolare, l'articolo 1 restringe le funzioni di Regioni e Province
autonome, subordinandole ai principi fondamentali del Dlgs che, in quanto non definiti, rappresentano un forte limite alla legislazione regionale. Un altro limite all'autonomia regionale sarebbe rappresentato dall'articolo 34, in base al quale i monitoraggi
sull'applicazione della normativa possono
essere svolti dalle Regioni solo insieme ad
altri organismi.
In ambito di vigilanza il Testo unico
realizzerebbe inoltre un dualismo tra le
competenze delle Asl e quelle delle Direzioni provinciali del lavoro, sovrapposizione amplificata dall'eliminazione della funzione di coordinamento che le Regioni hanno finora esercitato in base al Dlgs
626/1994.
Critiche sono mosse anche agli art 35,
37 e 40. E primo ridurrebbe il ruolo delle
Regioni aU'intemo della Commissione
permanente per la prevenzione; il secondo le esclude totalmente dai soggetti coinvolti nelle attività promozionali in materia di salute e sicurezza nei luoghi di
lavoro. L'ultimo, infine, ridefinendo i monitoraggi sulle malattie professionali non
terrebbe conto delle sinergie in materia
tra Regione, Inaii e Ispesl.
il Centro
Gli aspiranti genitori arrivano da tutta Italia, il tempo d'attesa è circa un anno e mezzo
Seicento coppie in lista, sperando nella scienza
// Centro di medicina della riproduzione di Cbieti sta per festeggiare il 200° bambino
di Maria Rosa Tomasello
CHIETI. In lista sono milleduecento: 600
coppie di aspiranti genitori che hanno deciso di affidare le loro speranze al Centro di
medicina della riproduzione della cllnica
Universitaria di Chieti, nato nel 1997, ma attivo dal 2000 sotto la direzione di Gian Mario Tiboni. Chi sceglie la strada della proAlla porta di Tiboni bussano
coppie che arrivano prevalentemente dalle regioni limitrofe
— Lazio, Marche, Puglia — ma
anche da aree più lontane, come la Calabria o il Trentino Alto Adige. Chi viene da lontano,
spesso, ha già alle spalle il calvario di numerosi tentativi falliti, ma il desiderio di un figlio
è talmente forte da rendere trascurabili le sofferenze, così come le spese e i disagi di lunghi
viaggi. Del resto tutti sanno
che il tasso di successo delle tecniche più diffuse — Fivet (Fecondazione In Vitro ed Embrio-Transfer) e lesi (Intra-Citoplasmatic Sperm Injection,
iniezione intra-citoplasmàtica
degli spermatpzoi), le stesse
praticate a Chieti assieme alla
più «semplice» inseminazione
intrauterina omologa — hanno un tasso di successo di circa il 30 per cento. Questo significa che 30 donne su 100 riescono a ottenere una gravidanza
cllnica. Ma questa, purtroppo,
non si traduce sempre nella nascita di un bambino.
L'identikit di chi si rivolge a
centri come quello di Chieti è
quasi sempre lo stesso: i problemi nascono dall'età della
donna — la media è 37 anni —
fattore che riduce le possibilità
di gravidanza, da un'alterazione del liquido seminale nell'uomo (30 per cento dei casi), da alterazioni delle tube di Falloppio nella donna (in genere causate da malattie sessualmente
trasmesse), ma anche, in quasi
un terzo dei casi, da problemi
difficili da identificare. Nonostante le numerose difficoltà,
tra poco il centro nato all'interno della cllnica Ginecologica e
Ostetrica dell'ospedale Santissima Annunziata festeggerà il
duecentesimo nato. Sono 196,
infatti, i piccoli venuti alla luce
grazie alle tecniche di fecondazione assistita messe in atto a
Chieti, uno dei due centri pubblici esistenti in Abruzzo. D secondo si trova a Coppito, in
provincia dell'Aquila, e fa capo alla Clinica ostetrico-ginecologica dell'università aquilana. Nella regione esistono poi
creazione assistita si prepara a un percorso
lungo, difficile e spesso doloroso. A Chieti
l'attesa dura un anno, un anno e mezzo, poi
si può cominciare a provare. Ma sono molti
coloro che, per moltipllcare le possibilità, si
mettono il lista contemporaneamente in più
centri, percorrendo strade parallele.
La nursery di un ospedale italiano
centri privati, inseriti nella casa di cura Spatocco, a Chieti, e
nella casa di Cura Villa Serena, a Città Sant'Angelo.
Finora una differenza fondamentale tra pubblico e privato
è stata nei costi: nei centri pubblici, infatti, i trattamenti anti-infertilità sono stati forniti
gratuitamente, essendo a carico del servizio sanitario nazionale, mentre nelle strutture
private i prezzi si aggirano attorno ai 2-3 mila euro per una
singola Fivet o lesi. La nuova
legge, però, cambia le carte in
tavola: la normativa prevede
che lo Stato limiti l'erogazione
dei fondi, attribuendo alle Regioni una cifra proporzionale
al numero delle donne residenti in età. fertile (da 16 a 50 anni).
Nel 2004 dalle casse centrali sono così arrivati in Abruzzo 148
mila euro, una cifra considerata irrisoria rispetto alle effettive necessità.
Adesso la palla tocca alla Regione che, attraverso le linee
guida regionali, dovrà stabilire
se accollarsi interamente l'onere delle procedure, come ha
già deciso di fare la Toscana, o
se dovranno essere i pazienti a
sostenere i costi e, in questo caso, in che misura.
A Chieti, intanto, sta per arrivare fl «frigo» nel quale conservare gli embrioni: una circolare ministeriale, finora, vietava il congelamento degli embrioni per la loro conservazione, ma la legge 40 ha dovuto
prevedere la conservazione in
via temporanea, nel caso in cui
la donna non possa sottoporsi
al trasferimento immediato
per ragioni di salute.
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10 Febbraio 2005