Giornale di informazione e di cultura musicale a cura della Scuola di Musica Giuseppe Bonamici Via Matteucci, 20 - Pisa - Telefono e Fax: 050.540450 Lettera aperta a tutti i Cittadini della città di Pisa e alle Istituzioni che li rappresentano. Ai quotidiani e alle riviste specializzate. Ai colleghi insegnanti e musicisti. Pisa, maggio 2004. La Scuola di Musica Bonamici, nata 25 anni fa per volere di alcuni musicisti legati a Giuseppe Bonamici, è una delle poche Scuole italiane intitolate a un musicista contemporaneo; l'unica intitolata a un musicista pisano; la maggiore della provincia; una delle più interessanti realtà didattiche musicali toscane. A onta delle dimensioni, dei numeri, dei risultati, delle produzioni, tra cui partecipazioni a Festival Internazionali, del ruolo che potrebbe assumere nell'ambito della nuova riforma dei cicli e dei conservatori, di un giornale musicale conosciuto e apprezzato, del contributo che dà alla crescita artistica e morale della città, vive in una situazione economica incredibile anche considerando le grandi difficoltà scontate per chiunque faccia musica in Italia. 397 allievi, 44 corsi, 30 insegnanti, 2 collaboratori, 3 volontari tra cui i Dirigenti, 38 serate per i saggi (care istituzioni, mille volte invitate e mai venute, perché non fate un salto a dare un'occhiata? non costa nulla), 70 allievi in lista d'attesa, persino insegnanti disabili con allievi potenziali che non possono far lezione (con buona pace dell'occupazione e delle politiche sociali) perché da anni ci viene negato un finanziamento per l'abbattimento delle barriere architettoniche; 9.000 € (sic) di finanziamento fra Provincia e Comune (e quello del Comune quest'anno neppure è arrivato), affitto da pagare al comune stesso, che azzera i finanziamenti. Gli insegnanti, tra cui noti concertisti e compositori, collaboratori di musicisti di fama mondiale di ogni stile musicale, compresi in 2 nomination al Grammy Award, prendono di 8,5 Euro a lezione per 8 mesi l'anno; niente ferie, niente malattia, niente paga per 4 mesi l'anno, niente indennità disoccupazione. Nessuna sicurezza di avere il rinnovo dell'incarico. Da 25 anni. Oltre il terzo mondo, in una delle regioni più ricche della 7a potenza mondiale. Non cerchiamo colpevoli. Chiediamo però dichiarazioni sincere e impegni politici. La quota che viene pagata dagli allievi deve bastare per ogni spesa. Dagli 'stipendi' (virgolette d'obbligo) ai danni dei ladri (6 incursioni da ottobre a oggi), dalla manutenzione degli strumenti a luce, acqua, telefono, affitto. La città deve decidersi: se la Scuola Bonamici non viene ritenuta un bene comune, chiudiamola e apriamoci un bel fast food; forse alle istituzioni renderebbe di più e Pisa avrebbe finalmente un altro bel luogo colorato dove si mangia. D'altra parte lo spreco di energie da parte di chi lavora ora nella scuola in queste condizioni è enorme. Quanto possiamo ancora andare avanti? Se invece la Scuola viene ritenuta importante, occorre attivarsi seriamente per ottenere finanziamenti per raggiungere la decenza e fare altre cose, più semplici e assolutamente urgenti, che almeno ci diano la sensazione di non essere presi in giro. continua a pag 7 - [email protected] - Novecentomusica Marco Lenzi tra suoni e colori Per la prima volta Nm parlerà di un compositore della nuova generazione. Dopo Chailly, Petrassi, Berio, Frazzi e Messiaën, ci occuperemo di musica non ancora immortalata in enciclopedie o trattati. Marco Lenzi è una delle figure più interessanti attualmente. Livornese di nascita, egli incarna appieno il musicista moderno: diplomato in chitarra con F. Cucchi; compositore, musicologo, direttore artistico, insegnante. Tra le sue attività, studi teologici e filosofici (laurea in Filosofia con A. Gargani, Uni.Pisa), studi sui rapporti tra musica e pittura “Vie dell'astrattismo. Alcune osservazioni su Feldman, Clementi e la pittura” trad. tedesca di H. Münz e un accostamento al cinema, con musiche d'accompagnamento. Lo abbiamo intervistato per conoscerne meglio personalità ed esperienze musicali. Marco, quali esperienze sono state fondamentali per il tuo approccio alla composizione? Credo che chiunque di noi, a meno che non sia un talento innato e io non penso certo di esserlo debba prima o poi nella vita, come si suol dire, fare di necessità virtù. Fondamentale in questo senso fu per me la visione del film “Il tempo delle mele” quello con Sophie Marceau, te lo ricordi? oggi oggetto di culto per gli amanti del trash. All'epoca avevo quindici anni e fu quel film a farmi capire definitivamente che non ero fatto per competere con i miei coetanei nel look, nel ballo o con i motori, ma che dovevo cercare qualcos'altro per esprimermi. Quel qualcos'altro per me fu l'arte. Non sono infatti arrivato alla composizione da Luglio/Agosto 2004 studi regolari, ma attraverso varie esperienze artistiche. Alla fine degli anni Ottanta, quando iniziai a comporre i primi pezzi, scrivevo poesie e dipingevo, inoltre suonavo la chitarra classica nella Guitar Symphonietta di Firenze e quella elettrica in vari gruppi rock. Ero anche molto interessato alla filosofia, che studiavo all'Università di Pisa, e frequentavo un ambiente artistico promiscuo e variegato, estremamente stimolante… Quindi, come vedi, non è stato tanto lo studio approfondito di qualche manuale di teoria o delle opere di un particolare autore a spingermi verso la composizione, quanto piuttosto un insieme di esperienze, umane ancor prima che artistiche, che mi hanno formato e dalle quali ho tratto e continuo a trarre ispirazione. Comunque, certo, non posso negare l'importanza che hanno avuto alcuni compositori che ho conosciuto personalmente; a tal riguardo, la frequentazione assidua del pianista e compositore livornese Alessandro Amoretti è stata determinante. continua a pagina 4 In questo numero ! Il convegno di Livorno pag.2 ! La presa della Bastiglia pag.3 ! Bonamici: concerti finali pag.3 ! Castagneto Carducci: ecco il teatro pag.4 ! Intermittenti in pericolo pag.4 Aci, Galatea e Polifemo, un esperimento di filologia (continua dal n.10) Scenografia Alla staticità che la forma di aria ch iu sa e r ec ita ti vo ch e s i succedono porta inevitabilmente co n sé , co me su cc ed ev a all'epoca, è stato contrapposto l'utilizzo di parti di scene mobili, come i quattro carri e il fondale mobile di nubi che con i loro spostamenti, entrate e uscite, for nis con o le nec ess ari e variazioni sceniche; altri effetti, co me il pi cc ol o s to rm o d i uc ce ll in i a tt ir at i d al ca nt o lan gui do del past ore llo e i mantelli in co ntinuo legger o movimento. Inoltre le parziali mutazioni sceniche, affidate soprattutto alle onde di seta e alla configurazione delle scene di fondo (composte dal fondale mobile di nubi che si apre su una grottesca e, dietro questa, un fondale a marina, fisso), sono state realizzate sempre a vista (secondo la prassi dell'epoca) senza interruzione n el flusso dell' azion e sceni ca come in quello musicale, per assicurare maggior coesione all'opera e maggior effetto visivo alle m ut az io ni . D at at a 1 70 8, fu ANNO 1 - Numero 11 www.scuolabonamicipisa.it certamente rappresentata a Napoli con scene e decori di gusto italiano, come riportano le cronache. Un gusto che peraltro l'Italia ha esportato all'epoca in tutta l'Europa, dalla Russia fino alla Spagna, non solo nelle sc en e te at ra li ma an ch e nell'architettura; la famiglia Bibiena n e r appresenta l'esempio più illustre. Per l'ambientazione, una marina con scogli e vegetazione, dirupi e creature marine, la scenografa Simona Laureti ed io ci siamo riferiti ad un¹iconografia ben precisa, la raccolta di stampe da disegni del Bonavera e del Mauro per l'allestimento dell'opera 'Il favore degli dei' andata in scena nel 1690 in occasio ne dei festegg iamenti per gli sponsal i di Odoardo Farnese e di Dorotea Sofia di Neuburg. Fil olo gia n ell a tip olo gia d ei materiali, innanzitutto; tele per scenografia (allora di lino, oggi di cotone; inevitabile concessione ad un cambio d'uso tra fibre tessili avvenuto agli inizi dell'800), terre macinate impastate con colla e acqua come colori; legno. Ecco allora in un sistema di quinte, fondale e celetti in tela dipinta a vividi colori, rinforzate secondo l'uso da cantinelle di legno, muoversi in scena quattro carri su binari; uno scoglio, tra onde di seta tese da quinta a quinta e lievemente increspate da un ritmico movimento impartito manualmente fuori scena dai macchinisti, il gran pesce di Nereo, recante sul proprio dorso Galatea, con la coda attorcigliata fuori dal pelo delle onde per tre metri e mezzo in altezza, una montagna alta cinque metri, che entra silenziosamente in scena mossa a mano, incombente sui due innamorati come Polifemo, che su di essa li spia, e infine il carro marino di Oceano (padre di Galatea), che nel finale riporta a Galatea il suo Aci tramutato in fiume. E ancora effetti teatrali nel segno del meraviglioso e dell'artificioso, tanto cari alla sensibilità barocca, come il primo ingresso di Polifemo: un fondale di nubi si apre improvvisamente a scoprire una grottesca che è poi l'antro di Polifemo; continua a pag 5 2 NUMERO 11 ARTICOLI Il convegno di Livorno: prospettive? Poche e ben confuse In un momento di preoccupazione e caos intorno alla riforma dei conservatori che deve 'portarci in Europa', casca a fagiolo il convegno realizzato da Ist. Mascagni, Rotary Club 'Mascagni' e Ass. Amici del Mascagni al Teatro delle Commedie a Livorno il 24 maggio. Molti gli intervenuti: G.Bruno Civello, MIUR; C.F ron ter a, Pre s. Pro vin cia di Liv orn o; D.Matteoni, Pres. Assemblea Consortile Ist. Mascagni; C.Roncaglia, V.Pres. Provincia di Livorno; G.Danesin, Pres. Cons. di Amm. Ist. Mascagni; A.Mannucci, Preside I.S.I.S. Livorno; R.Parrucci, flautista, insegnante Scuola Media Bor si, Liv orn o; G.Bri zzi , Pre s. COP EM, Coordinam. Educaz. Mus.le; A.M.Freschi, esperta in Didattica, Cons. Perugia; M° A.Specchi, Dir. Ist. Mascagni; F.Giomi, centro Tempo Reale, Firenze (fondato da Berio), Cons. di Par ma; F.Suv ini , Pre s. Ass . Ita lia na Professionisti Musicoterapia; S.Fantini, Respons. Attività produttive Scuola di Mus. di Fiesole; M° F.Papi, Dir. Cons. Boccherini di Lucca; M.Bertini, Ass. Commercio, Turismo e Spettacolo Com. Livorno, Amm. Unico Fondaz. Goldoni; A.Paloscia, Dir. Art. CEL; E.Sciarra, Dir. Gen. Maggio Fiorentino Formazione; M.Ricci, Dir. Art. Teatro del Porto, Livorno; C.Rossetti, musi cist a jazz , Lab. Mus. le A.Ba cche lli, Rosignano; A.Pellegrini, musicista jazz, Scuola Bonamici, Pisa. 'Nuovi percorsi formativi e nuove professionalità in campo musicale: strategie in ambi to terr itor iale '. Sta camb iand o tutt o, velocemente, in modo confuso; che dobbiamo fare, noi delle scuole e delle scuole di base? Le istituzioni che risposte danno alle nostre aspettative? Il Pres. Frontera inaugura la mattinata con la notizia che la Provincia destinerà avanzi di bilancio per 250.000E. al Mascagni per varie attrezzature. Come ogni esponente politico intervenuto, appena finito il proprio intervento altri 'impegni urgenti' lo taglieranno fuori da ogni possibile dibattito; per Stefano Agostini, coordinatore del convegno, e il Pres. Danesin, se non arriveranno i 300 mila E. del 2003 e quelli del 2004 il Mascagni non avrà i soldi per gli stipendi: 'a ottobre dovremo chiudere i battenti': ottimo 'nuovo percorso formativo'. E gli insegnanti hanno i contratti scaduti da 2 anni: come può questo non minare l'attuazione della riforma e i suoi risultati? Non giunge risposta. Dopo il mattino radioso è subito sera. Danesin sottolinea l'importanza del ruolo della cultura e dell'arte per il rilancio del paese, vero carattere identitario dell'Italia d'ogni tempo. Su questo deve basarsi ogni azione politica cioè tesa al bene comune, locale e nazionale. La cultura, prima risorsa: una grande visione, comune a molti, inascoltata. Ha sottolineato l'assurdità della pretesa del governo di nominare dall'alto le cariche dirigenziali dei conservatori ed espresso preoccupazione relativamente alla scomparsa della cultura musicale diffusa che contrasta con la pretesa di 'innalzare il livello dei conservatori': 'impossibile alzare la piramide senza allargarne la base'. La Preside Mannucci e la Prof.ssa Lucilla Serchi illustrano il lavoro svolto dal Liceo livornese a indirizzo musicale: allievi del Mascagni (8, ora 20) lo frequentano con profitto realizzando progetti teatrali e musicali multidisciplinari come 'O coronata di viole, divina Saffo' nel centenario della nascita di L. Dalla Piccola e altri lavori in collaborazione con altri paesi europei su temi cari ai giovani quali l'amore, da Shakespeare al Coltrane di 'A Love Supreme', sfruttando la possibilità di ampliare del 15% l'offerta formativa 'senza oneri a carico dello stato': magie, come sempre. La Preside mette a fuoco poi il ruolo della cultura nell'educazione: 'fornire ai ragazzi gli strumenti per comprendere e interpretare l'ambiente che li circonda'. Excursus storico di Gabriella Brizzi che riepiloga le leggi in materia di istruzione musicale dagli anni '60 ev idenziand o la confus ione, l'arretratezza delle impostazioni filosofiche, la cronica povertà di mezzi, e il divario fra le aspet tative di edu cazio ne mus icale della popolazione, l'importanza sempre crescente attribuita alla musica da ogni corrente educativa e la quasi inesistente offerta musicale in Italia. Momento surreale, la proposta di legge del 1-4-2004 n. 4872 tra cui 'Istituire un conservatorio in ogni città che abbia dato i natali a famosi musicisti': alcun interesse per le reali attuali e reali esigenze economiche, strutturali, formative delle scuole di musica, magari nell'ottica dei buoni propositi della riforma (qualcuno ce n'è), e ci si fa beffa di tutto facendo int ers eca re p rop ost e di leg ge d ive rse ! G.B.Civello esprime il parere del Ministero sulle preoccupazioni, sentite in tutta Italia dai docenti: 'insensate'. Non indica soluzioni alle angosce di qu el li ch e re st an o 'p oc hi in se gn an ti ': 'informazioni confuse' (appunto), 'pr eoc cup azi oni esa ger ate e inf ond ate '. Aspettavamo la parola 'comunisti' , non è arrivata. Ammesse mancanza di chiarezza, di uniformità progettuale che sarà però 'punto di forza' che conferirà ai conservatori 'forti identità': alcuni avranno l'identità di essere ricchi, altri poveri, a seconda di sponsor e viottoli privati presso le istituzioni, casuali o meno; alcuni lavoreranno su certi programmi, altri su altri; alcuni avranno certi corsi, avranno rapporti con scuole di base, forse; altri no: bellezza delle diversità. Un chiarimento è arrivato. Alla domanda: come è possibile attivare corsi di laurea di 2° livello senza soldi? La risposta, chiara: licenziate personale di segreteria 'in sovrannumero' (?); appaltate pulizie e servizi: ecco i soldi per i corsi di perfezionamento. Gran cosa l'autonomia. C'è, anzi, una precisa richiesta del ministero: 'superare le polemiche, e crederci'. Per fortuna sono risparmiati altri 2 verbi tradizionali. E' stato poi ammesso lo stato di totale confusione nei criteri di entrata: come può uno studente di un ipotetico liceo musicale raggiungere in 5 anni il l'8vo anno di pianoforte necessario, più o meno, La prima edizione del “Meeting del Jazz in Italia”, fra i più estesi convegni sul jazz italiano mai organizzati, avverrà a Terni dal 25 al 27 giug no 2004 nel parc o citt adin o de “la Passeggiata”, dove sarà allestita una vera e propria cittadella del jazz. “Il Meeting nasce dalla neces sità di reali zzare un appun tamen to annuale sul jazz in Italia, occasione di confronto tra operatori del settore e di riflessione attorno all'attività produttiva, concertistica ed organizzativa”. Saranno ospitate etichette discografiche, associazioni musicali e culturali, scuole di musica, agenzie di c o m u n i c a z i o n e , management & booking. Nell'arco dei 3 giorni, sa ra nn o or ga ni zz at i co nc er ti , di ba tt it i, conferenze ed esposizioni in concomitanza con “Terni in Jazz Fest”. Il “Meeting del jazz in Italia” -Comune di Terni, Provincia di Terni, Camera di Commercio di Terni, Regione dell'Umbria e Comunità Europea- è organizzato in collaborazione con la rivista “Jazzit”, la “Guida al Jazz in Italia”, l'Associazione “Per Terni Città Universitaria” e “Terni in Jazz per accedere al 1mo livello? E se il liceo di cui sopra non c'è? Nessuna risposta. Il M° Specchi ha evidenziato l'esigenza di mantenere il livello artistico dei musicisti che escono dai conservatori, messo in pericolo da alcuni aspetti della riforma: meno soldi, meno strutture, parcellizzazione della programmazione e della distribuzione sul territorio, precarietà. Il sottoscritto ha relazionato sulla storia e sull' incredibile situazione della Bonamici a livello finanziario e strutturale in contraddizione con i risultati conseguiti; è poi intervenuto sulla situazione commerciale: 'L'industria musicale in crisi? Non è esatto: è in crisi il mercato della musica d'arte, perché la gente la conosce sempre meno. E' in crisi l'industria del disco, ma i cachet dei musicisti 'commerciali' sono ancora incredibili perché hanno altre risorse; lo star system è al massimo vigore con i suoi paradossi che i giovani non percepiscono perché incommensurabili (guadagni di rockstar pari al prodotto interno lordo di stati del Nord Africa); li subiscono perché non conoscono e non riconoscono la musica, anche a Livorno e Pisa. Non è in crisi la musica mondiale, è in crisi la musica d'arte mondiale'. Angosciante relazione di Riccardo Parrucci, noto flautista. 'Il monte ore della Scuola Media va da 30 a 27 ore, scompaiono le sperimentazioni musicali, scompare educazione tecnica, tutto è lasciato ora alla scelta dei genitori. Lavorare al mattino con i ragazzi con la musica dava loro la sensazione di fare qualcosa di importante perché inserito nelle ore curricolari; al pomeriggio non sarà la stessa cosa'. Come fa notare A.M. Freschi, la concomitanza fra riforma Moratti e riforma dei Conservatori può essere fatale. A.Paloscia illustra l'attività del CEL. 'CittàLirica (2° polo lirico della Toscana, dice l'Ass. Bertini) lavora da 6 a 8 mesi l'anno': leggo dal contratto di un professore: dal 28.6.03 al 19.2.04 (6 mesi, e 6 mesi a casa): 44 gg. recite, 71 prove, 10 ferie, 39 gg di sospensione non pagati: 125 gg distribuiti in 6 mesi. Paga media lorda giornaliera 39E. Chi studia anni e anni e suona professionalmente ha oggi, qui, questa 'nuova professionalità': 39E lordi 1 giorno su 3 e qualche indennità aggiuntiva. E' chiaro: l'assenza della cultura musicale diffusa costituisce un gravissimo ostacolo alla possibilità di sviluppare l'industria musicale italiana, ormai al lumicino in ogni settore. Dati SIAE 2002: nel 2001 la spesa degli italiani per la lirica è stata 81,4 milioni di E.: 1,4E. a testa; per Classica e Jazz (voci riunite), tremate: ogni italiano ha speso in 1 anno 0,56 Euro. La spesa degli italiani per lo spettacolo è, nell'ordine; 1, ballo (604 milioni di E.); 2, cinema (590); 3, prosa (175); 4, mus. leggera e arte varia (104); 5, piano bar (124); 6 lirica (86); 7, classica e jazz (37); 8, marionette e saggi scolastici (4,6), allo sfascio. Per i concerti classici ogni italiano ha speso in un anno 500 lire. Ci siamo? Ma il Livorno è in A (serve uno stadio nuovo. Miliardi). [email protected] Fest”. I concerti: Archie Shepp, Egberto Gismonti Solo, Maria Joao Mario Laginha Duo, Karl Berger Quartet, Louis Sclavis Quartet, Marco Tamburini, Orchestra Jazz di Terni e molti altri. Workshop: Fotografia Musicale Diretto da Didier Ferry (Meph isto) , Coord inato da Lucia no Rossetti; Giornalismo Musicale, Coordinato da Vincen zo Martor ella; sulla Meccan ica del Sassofono Diretto da Marco Collazioni. Clinics Musicale Diretto da Karl Berger, coord inato da Marco Colla zioni e Bruno Erminero. continua a pag. 4 ARTICOLI La presa della Bastiglia Bonamici: XXV volte concerti di fine anno Ore e ore di treno; un caldo infernale, l'estate più rovente degli ultimi decenni. Parigi appena sveglia: Sylvain, camicione arancione e sigaro di mattinata, passo da batterista (tutti uguali, in tutto il mondo) mi porta a far colazione in una Montmatre irreale (tipica macchina da jazzista: vetri elettrici bloccati, chiusi). Poi, vicino all'Opera Bastille, mi infila in un mini-minilocale da jazzista colto di sorpresa dal mio arrivo mattiniero. Poi il putiferio. Urla, clacson impazziti, slogan, traffico bloccato, tamburi, tanti tamburi. Ho pensato: è la guerra. Mai in Italia si è vista roba simile. Non era la guerra, non erano i metalmeccanici: erano gli artisti. Gli intermittenti. Quelli che lavorano alcuni mesi l'anno e hanno indennità con cui vivono decentemente negli altri mesi. Mi precipito in strada, in 27 secondi sono all'Opera bloccata dallo sciopero degli Intermittents come un sacco di altri teatri e festival francesi, fra i più noti del mondo: Avignone. E Parigi, Aix. Così si fa! Altro che discussioni infinite, e abbassare la testa un'altra volta! Questi hanno bloccato la Francia! Violoncellisti sedicenni, musicisti jazz, professori eleganti, mimi, attori, danzatori, giornalisti musicali: davvero arrabbiati. Puoi giurarci, qualcuno li ascolterà: forse non otterranno tutto; ma otterranno qualcosa. Il sole picchia. Ombrelli. Un gruppo jazz sulle scale dell'Opera; una sassofonista suona il bebop; e soprattutto una cosa: le differenze e l'unità. Non c'era categoria di artisti che non fosse lì. Uno sciopero di artisti. Non sto sognando e Sylvain è eccitatissimo, raccoglie pettegolezzi, informazioni, distribusce adesivi, volantini e giornali. Puoi immaginare: un batterista di jazz, parigino doc, che sciopera! Quando capiremo che oggi gli interessi di chi canta Baglioni sotto la doccia sono ormai gli stessi delle prime parti della Scala? Quando capiremo che con la totale ignoranza musicale che attende il paese tutti hanno da perderci, nessuno da guadagnarci? Due mesi dopo, nella bottega del Liutaio Patrick Seaux, a Padova (un altro amico francese: tengono molto alla propria professione; un gran senso della propria dignità di artisti e artigiani: l'opposto di noi). Leggo sulla rivista Strad: Vincent Catulescu, violoncellista, portavoce degli Intermittents: “non possono farci questo…Sarebbe la differenza tra il mangiare e il non mangiare”. Così commentava i tagli minacciati dal governo. Sì, hai letto bene: rileggi: “Sarebbe la differenza tra il mangiare e il non mangiare”. Noi siamo digiuni da anni. Cosa aspettiamo? Roma è vicina. Urge una mobilitazione nazionale per la musica. Tutta. (Ricordo Sylvain, la sua camicia arancione; sghignazzava e ridacchiando mordeva ferocemente una baguette di un metro. Sudatissima) Andrea Pellegrini Constantini www.andreapellegrini.it L'Orchestra Atipica di Andrea Pellegrini Il Gruppone di nuovo al lavoro Dopo un periodo di meritato riposo seguito all'attività dello scorso anno che l'ha vista tra l'altro incidere il secondo cd 'Interferenze' e inaugurare il 7° Festival Internazionale Instabile 2003 suonando a fianco di Instant Composers Pool, Copenaghen Art Orchestra e Italian Instabile Orchestra, l' Atypical Jazz Orchestra di Andrea Pellegrini 'Gruppone' ('Group-One') riprende il volo. In cantiere il terzo cd, con Pino Minafra, con musica nuova di Andrea Pellegrini, Stefano Franceschini, Giacomo Innocenti. La formazione: Pino Minafra, tromba, flicorno; Lucia Neri, NUMERO 11 Una bellissima festa. Prima di ogni altra cosa, i saggi della Bonamici sono stati una bellissima festa, lunga un mese, che è iniziata il 26 Maggio e terminata il 28 Giugno, ed è passata sopra a San Ranieri come un fuoco d'artificio. Moltissimi sono stati gli appuntamenti (28, tra pomeridiani e serali), centinaia i musicisti coinvolti, maestri e allievi che hanno suonato emozionati fianco a fianco. Possiamo dire che è andata bene, e potremmo aggiungere orgogliosi come sempre, ma quest'anno è stato un po' meglio che come sempre, anzi quest'ann o è stato davvero speciale. Cade infatti nel 2004 il XXV anniversario dalla fondazione della scuola, nata nel 1979 come timida appendice della sezione pisana della Gioventù Musicale d'Italia e cresciuta a dismisura fino ai quasi quattrocento allievi di oggi. Ma ancora, da quest'anno la scuola ha finalmente una sua Sala Concerti con 60 posti a sedere: i musicisti si sono esibiti dall'alto di un palco, e dal buio della sala, alla fine, hanno raccolto gli applausi del pubblico. C'è stata musica per tutti i palati, coronata dal recital del duo Mazziotta-Bacci che ha offerto, il 12 Giugno, un concerto gratuito con musiche originali composte da Carlo Deri. Hanno partecipato le classi dei Dipartimenti di Musica Medievale, Antica, Classica, Jazz ed Etnica; si sono esibiti singoli esecutori e classi di musica d'insieme, spesso accorpati per serate tematiche. Per esempio, ricche sono state la sezione dedicata dai gruppi di Musica Antica di Insieme alle sonate del barocco europeo, diretti da Ottaviano Tenerani e Martino Noferi, e la sezione di Musica d'Insieme Jazz coordinata da Andrea Pellegrini, i cui gruppi hanno reso omaggio a Davis, Mingus, Ellington, Jarrett e persino Satie, ed eseguito molti brani composti dagli allievi stessi tra cui Claudio Fissi (corso di perfezionamento), Giacomo Innocenti e Matteo Rainieri. Ma ricordiamo tutti i maestri e direttori: per ottavino, flauto; Elisa Azzarà, fl au to ; Ma rc o Ba rt al in i, tromba, flicorno; Alessio Bianchi, tromba, flicorno, bombardino; Luigi Pieri, clarinetto, clarinetto basso; Giacomo Innocenti, clarinetto, cl. basso, sax soprano, tenore; Piero Bronzi, sax soprano, alto, baritono, flauto; Stefano Franceschini, sax soprano e tenore; Riccardo Filippi, sax alto; Jo hn ny Gr ie co , sa x te no re , didjeridoo; Giuseppe Maraziti, sax tenore; Davide Dente, pianoforte; Mirco Capec chi, contr abbas so; Marco Mariotti, basso el.; Daniele Paoletti e Riccardo Jenna, batteria e altre diavolerie. Le recensioni e i commenti all'attività dell'orchestra: Disordini al Confine - NJI Nuovo Jazz Italiano 2002 - Materiali Sonori www.matson.com “…polifonie vocianti e contrappunti graffianti cancellano ogni traccia di prevedibilità…” [Musica Jazz] “From the confines of disorder comes captivating music” [Jerry D'Souza, www.allaboutjazz.com] “Questa orchestra è sorprendente” le classi di Pianoforte: David Bacci, Paolo De Felice, Carlo Deri, Chiara Mariani e Ottaviano Tenerani; Clavicembalo: Ottaviano Tenerani; Organo: Simona Casarosa; Flauto Dolce e Oboe Barocco: Martino Noferi; Flauto Traverso: Lucia Neri; Violino: Luisa Di Menna, Gian Pietro Melucci; Violoncello: Roberta Monaco; Chitarra Classica: Andrea Barsali, Stefano Quaglieri, Canto Lirico e Arte Scenica: Niki Mazziotta; Musica da Camera: Ottaviano Tenerani; Musica Antica di Insieme: Martino Noferi, Ottaviano Tenerani; il nuovo Coro del Dipartimento di Musica Antica: Chiara Mariani, Musica d'Insieme per Archi: Gian Pietro Melucci; Tromba e Trombone (classici e jazz) ed Ensemble di Ottoni, Manolo Nardi; Musica Etnica e String Jazz: Pino Marco glies e; Piano forte Jazz: Andre a Pellegrini; Saxofono Jazz: Dimitri Espinoza; Clari netto e Saxo fono J azz: Ste fano Franceschini; Contrabbasso Jazz: Nino Pellegrini; Batteria: Luca Brunelli Felicetti; Batteria Jazz: Filippo Todaro; Percussioni: Massi mo Paole tti; Tecnica del Canto Mod ern o: Ila ria Bel luc ci, Ann ama ria Guard ucci, Giova nna Ianno tti; Music a d'Insieme Jazz: Andrea Pellegrini; Musica d'Insieme Blues: Dimitri Espinoza; Musica d'Insieme Dixieland: Stefano Franceschini; Laboratorio d'Insieme: Antonello Falorni; Prop edeu tica Musi cale : Mari ca Testi, Roberta Monaco. E dopo tutti questi nomi, con la gola un po' secca, veniamo alle battute finali. Allora, grazie. Agli allievi per il loro entusiasmo, a tutti gli insegnanti che li hanno portati per mano, a l pubbl ico che è venut o ad applaudire e a tutti coloro che, lavorando ne ll 'o mb ra , ha nn o re so p os si bi le i l funzionamento dell'intero marchingegno, cioè un altro anno di scuola e questi bei concerti a conclusione. Il bilancio e non quello di cassa è di nuovo positivo. Anzi e per contro, parlando di cose concrete, qui manca sempre qualche pezzo, per esempio le tende alle finestre della Sala Concerti. Ma è così che, alla fine di tutto, quando gli irriducibili spengono le luci per andare a cas a, a q uell e fin estr e sen za te nde appaiono le stelle. Silvia Faggian [Radio Sydney, Australia] “Complimenti; roba molto energica, scr itta mol to b ene ” [Franco D'Andrea] “…pieno di energia. Mi piace l'idea del collettivo musicale, i riferimenti a Mingus e alla musica più libera di quella che oggi dilaga” [Mario Raja] Interferenze - NJI Nuovo Jazz I t a l i a n o 2 0 0 3 www.ravingrecords.com “La musica di Andrea Pellegrini estesa al Gruppone risuona come un'amplificazione dei suoi intenti, tanto personali quanto condivisi... Mi siedo e a momenti canto. Mi sento a casa” [P. Barbetti, Radio TV Svizzera Italiana, Lugano] “The out come, on ce again , is enticing.” [www.allaboutjazz.com] “Come Mingus, l'ispirazione ti viene da qualsiasi luogo… aut ent ica men te jaz z, cal do e potente, con lo swing in cattedra.” [Radio Sydney] “un lavor o interes sante e be n strutturato, dove non mancano felici sortite solistiche” [Jazzit] “... Già documentato dal brillante Cd di esordio, il lavoro di Pellegrini attinge a varie fonti con efficace senso della sintesi.” [Enzo Boddi, www.allaboutjazz.com] “The land of the Italian Instabile Orchestra is home to a range of music that is irreverent, joyous, free, folky and several other posits that reward careful listening. Andrea Pellegrini fits right in” [www.allaboutjazz.com] “...una visione compositiva in bilico tra supe rstr ato afro amer ican o, sub str ato mel odi co ita lia no e patrimonio europeo: una sintesi ispirata tra spunti popolari, l'eredità del 900 e la tradizione orchestrale jazzistica...” [Musica Jazz] Chi volesse prenotare il terzo cd o acquistare i cd precedenti può farlo contattando Johnny Grieco - Ph: +39 348 6001519, 050 810563; Fax: 0584 388959; e-mail: [email protected] . Continuum 3 4 ARTICOLI E INTERVISTE NUMERO 11 Castagneto Carducci: ecco il Teatro Un nuovo teatro si aggiungerà presto alla lista dei luoghi di cultura della nostra regione: a breve, infatti, avverrà l'inaugurazione del Teatro Roma di Castagneto Carducci. La consegna del teatro alla cittadinanza sarebbe dovuta avvenire il 25 aprile, ma, a causa delle elezioni amministrative, ne è stata posticipata l'apertura a giugno. Il Teatro vanta una lunga, gloriosa storia, dal lontano 1864, quando venne ufficialmente inaugurato con la denominazione ufficiale di 'Teatro di Castagneto'. Venne poi rilevato alla fine del secolo da Antonio Balli che ne fu a lungo promotore tanto da meritarsi di veder intitolare il teatro a suo nome. Balli fu un sincero e appassionato cultore dell'opera scenica in tutte le sue manifestazioni tanto da voler garantire una continua offerta di spettacoli, a volte anche con compag nie raffazz onate, al pubbli co entusiasta e numeroso. Il Teatro garantiva (e garantisce) circa 300 posti tra platea, 13 palchi e loggione e, grazie alla passione dei cittadini, era spesso colmo di spettatori. Molti si adoperarono, nel corso del tempo, affinché fosse sempre un luogo vitale e ricco di scambi culturali. I cas tag net ani ric ord ano anc ora il mit ico Tavernello, barbiere del luogo che s'ingegnava anche di stampare volantini e manifesti per gli spettacoli in cartellone e non solo: spesso prestava la sua opera come attore di buon livello nelle varie compagnie che calcavano le scene di quella ridente cittadina. Esisteva naturalmente anche una filod rammatica del l uogo che pre sen tav a ope re scr itt e per occ asi oni particolari della città in cui il canovaccio iniziale poteva però essere via via trasformato e stravolto, per così dire, dagli errori di trascrizione e di pronuncia dei suggeritori, tanto da creare, Novecentomusica Marco Lenzi tra suoni e colori Segue dalla prima pagina alla fine delle rappresentazioni, un'opera nuova rispetto a quella originaria. Una maniera comunque originale e creativa per interpretare l'opera scenica, che peraltro sarebbe stata grandemente apprezzata dai fautori del teatro moderno (sic!). Nel corso del tempo il teatro si è visto assegnare vari nomi: da 'Balli' a 'Sociale' fino a giungere, nel periodo fascista, a 'Teatro del Littorio'. Dal dopoguerra in poi il Teatro ha assunto l'attuale denominazione, derivata dal nome dell'omonima via sulla quale si affaccia. Oggi, risorto a nuova vita, continuerà sicuramente a intrec ciarsi con la v ita dei c astagne tani. Aspettiamo, dunque, impazienti, di poterci accomodare in platea per gustare la nuova stagione del ritrovato Teatro Roma. Francesca Spizzirri Marco Lenzi (Livorno 1967). Diploma di chitarra con il massimo dei voti al “Mascagni” con F. Cucchi. Laurea in Filosofia conA. Gargani. Corsi di Comp. Con A. Clementi e Ferienkurse di Darmstadt. Autore di scritti In quale misura hanno inciso sulla tua attività professionale i corsi di composizione con Aldo Clementi per il G.A.M.O. e i Ferienkurse di Darmstadt, tempio della musica contemporanea? La figura e l'opera di Aldo Clementi hanno esercitato su di me una profonda influenza. I corsi che egli tenne a Firenze nel '90 e '91 mi svelarono un mondo nuovo, un approccio del tutto inedito al fenomeno compositivo e all'arte in genere. Clementi mi fece capire che l'opera, se può, parla “nei suoi stessi termini” senza bisogno che il compositore si affanni per farle dire ciò che essa in fondo non può dire. Mi colpì molto questa sua umiltà, questo suo limitarsi a stabilire dei “codici” come lui chiama i mezzi compositivi che permettessero alla musica di parlare… Lungi dall'essere un atto d'impotenza, tale rinuncia a un dominio forte sul materiale apre una nuova dimensione dell'ascolto e schiude nuovi orizzonti alla ricezione dell'opera musicale. In ciò risiede, a mio avviso, il fascino unico della sua musica, una musica severa che sembra provenire da un altro mondo, caratteristica, quest'ultima, che è peraltro condivisa dalla musica di altri miei idoli come M. Feldman, C. Wolff, G. Ustvolskaja… L'esperienza di Darmstadt invece, devo ammettere, è stata un po' deludente. Vi ero andato per confrontarmi con gli altri, per vedere che cosa facessero i compositori della mia età. Ebbene, vi trovai quattrocento compositori provenienti da quaranta paesi diversi che rincorrevano su e giù per i corridoi della Georg Büchner Schule altrettanti interpreti affinché eseguissero qualche loro pezzo in uno dei tanti concerti organizzati in contemporanea dalle nove di mattina all'una di notte per venti giorni… Insomma, una vera e propria babele. Fatto curioso, alla fine i concerti e i seminari che ho frequentato risultarono piuttosto omogenei: andavo a un concerto di nuova musica giapponese, poi magari ad uno di nuova musica austriaca o portoghese e vi trovavo le stesse musiche, tutte più o meno improntate a un vago internazionalismo, oscillante tra il post-post-seriale, il neo-neo-romantico, il post-complesso o quello che più ti piace… Insomma, dopo cinque giorni mi ero già annoiato. Di ben altra natura furono invece i contatti personali che stabilii; vi conobbi ed ebbi proficui colloqui con Wolff, Pestalozza, Münz, Vaglini, i palermitani Damiani e Crescimanno e molti altri con i quali ho mantenuto stretti rapporti fino ad oggi. Non ebbi alcuna esecuzione ma fui invitato da G. Borio a tenere un seminario su Clementi. Suonando o semplicemente ascoltando alcuni tuoi lavori si ha la percezione di entrare in un mondo senza tempo, dove ogni evento musicale vive di per sé (mi riferisco a Piano piece for Adi Newton del 1992, Besso del 1992/93, Non pervenuto del 2000). Come sei riuscito a conciliare la tua indole musicale con il cinema? Hai scritto musiche d'accompagnamento per alcuni capolavori cinematografici… continua da pag. 2 Meeting del Jazz in Italia Inoltre la mostra fotografica Il Corpo del Jazz, percorso di immagini, installazione fotografica all 'An fit eat ro Fau sto , pro get to originale dell'Associazione Culturale Charlie per il Terniinjaz zfest# 4 in produz ione dopo il successo della mostra “Scatti Jazz: la Tradizione del Nu ov o” . E ' u n' in sta ll az io ne rea liz zata in e scl usi va p er i l Ternii njaz zfes t#4 dal foto graf o Didier Ferry dell'agenzia Mephisto, fr a i mi gl io ri pr of es si on is ti specializzati in fotografia di spettacolo e soprattutto di musica jazz. Tra i dibattiti il tema principale: “Sulla Necessità di una federazione italiana di jazz”. Partecipanti: Luciano Vanni, Rivista JAZZIT, Terni; Maurizio Franco, Ass. Musica Oggi, Milano; Stefano Mastruzzi, Scuola di Musica Saint Louis Music Center, Roma; Paul Gompes/Ernst B as Dutch Jazz Connection, Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, Amsterdam (NL); Franco Caroni, Siena Jazz; Renato Lombardo, Brass Group di Catania Manage ment; R occo Pa triarc a, sulla musica per importanti riviste e case editrici (Il Grande Vetro, LIM…). Svolge attività di musicologo, compositore e didatta. A Livorno ha diretto Musicaobliqua per la diffusione della musica contemporanea. Quel carattere di atemporalità, di staticità assoluta, proprio dei pezzi da te citati e comune a diversi altri, non esaurisce l'intera mia produzione. Mi è sempre piaciuto, fin dall'inizio, fare cose diverse, non costringermi nell'hortus conclusus della “coerenza” e del “rigore” ma rimanere aperto all'imprevisto. In questo senso credo si possano individuare almeno tre tendenze nella mia opera: una di estrema rigidità formale ed espressiva, un'altra più lirica e flessibile, una terza improntata a una certa poetica dell'assurdo. L'esperienza di scrittura per il cinema muto appartiene se vuoi a una quarta categoria, quella dell'improvvisazione, un aspetto del comporre che tengo in alta considerazione. In questi ultimi anni ti stai dedicando allo studio dei rapporti tra musica e pittura. Quali elementi consideri maggiormente responsabili delle “affinità elettive” tra le due espressioni artistiche? Mi ha sempre affascinato cercare, sulla traccia dei suggerimenti di Baudelaire, le corrispondenze tra le arti, e in questo senso le affinità elettive tra musica e pittura sono evidentissime: un compositore può imparare molto dal modo in cui un pittore tratta il colore, la disposizione delle forme, il grado di visibilità del quadro, anzi credo che il porsi delle domande che di solito non si pongono in un determinato ambito disciplinare possa contribuire a liberarlo da molta retorica e a rinnovarne le tecniche, gli stili, i linguaggi. L'esempio della musica di Clementi e di Feldman entrambi compositori profondamente influenzati dalla pittura è, in questo senso, tra i più fulgidi. La tua attività di musicologo è iniziata proprio con lo studio esegetico della musica di Feldman. Che cosa ti ha lasciato questa lunga ricerca dal punto di vista artistico? Insieme a Clementi, Feldman ha costituito per lunghi anni il mio principale punto di riferimento artistico. Oltre alla sua musica, che trovo bellissima, le sue riflessioni sui rapporti tra musica e pittura e in particolare sull'idea di abstract experience di una “esperienza dell'astratto” cioè intesa come esperienza dell'intraducibilità della dimensione trascendentale e metaforica delle opere d'arte mi hanno spinto verso territori vergini di ricerca, territori che considero tuttora fecondi di imprevedibili sviluppi. Paolo De Felice Techni Press & Audio Review, Roma; Biagio Pagano, Via Veneto Jazz, Roma; Gigi Esposito, Onyx Jazz Club/G ezziam oci, Matera ; Roberto casotti ECM/Ducale, Milano; Paolo Damiani, Festival Roccella Jonica Rumori Mediterranei; Claudio Donà, Ass. Culturale Caligola, Mestre (VE); Patrizio Romano EMI / Blue Note, M i l a n o ; An d r e a P e l l e g r i n i , musicista, Dir. Orchestra Atipica Ja zz “G ro up -O ne ”, Gi or na le Musicale Continuum, Dipt.to di Jazz Scuola di Musica Bonamici, Pisa; Stefano Giulian o, Musicat eneo, Orchestra Jazz dell'Università di Salerno; Jennifer Bettanini, La Fam igl ia Man age men t, Rom a; Achille Silipo, Splasc(h) Records, Arcisate (VA); Gabriella Piccolo, Pa do va Su on a i l J az z Associazione Miles, Padova; Fabio Mariani Università della Musica, Roma; Pino Saulo, Radio Rai 3. Or ga ni zz az io ne As so ci az io ne Culturale Charlie & Terni in Jazz Tel /F ax :0 74 4/ 80 12 52 - C el l: 333/4589645- e-mail: [email protected]. Continuum pu bb li ch er à i n s et te mb re un resoconto del convegno. Continuum ARTICOLI E RECENSIONI Aci, Galatea e Polifemo, un esperimento di filologia Segue dalla prima pagina l'ingresso di uno stormo di uccellini richiamati dal canto di Aci, che uno stuolo di mimi, nascosti dalle onde di seta, fa svolazzare intorno al cantante, o ancora il crollo repentino, nel finale, dell'antro di Polifemo, seguito dal ritorno delle onde e dall'ingresso del carro marino e del pesce di Nereo che riportano in scena Aci e Galatea per il terzetto finale. Inoltre tutti i movimenti scenici, affidati principalmente alle varie situazioni create dai carri, dalle onde (colle loro entrate e uscite in opposizione a quelle di Polifemo) e del fondale mobile di nubi, sono a vista, realizzati da uno stuolo di macchinisti fuoriscena e di mimi in scena, fedeli alla pratica teatrale barocca, che nel cambio a vista metteva alla prova il proprio virtuosismo tecnico. Anche per le luci è stato necessario un attento studio che tenesse conto dei mezzi illuminotecnici dell'epoca; essi si basavano soprattutto su lumi a olio o candele, con toni dunque gialli e ambrati, e non erano possibili né effetti di grande o rapida variazione né massimi di intensità troppo elevata; si trattava tuttavia di una luce molto morbida, senza sciabolatore, uniforme, quasi pittorica, per così dire. Oggi le norme di sicurezza rendono inattuabile un'illuminazione con fiamme vive e i toni si sono dovuti ricostruire con filtri e gelatine applicati sull'usuale illuminazione a lampade elettriche. Inoltre, al posto di rapidi effetti di variazione si è preferita l'uniformità e i semplici effetti di crescendo e diminuendo, privilegiando sempre una resa pittorica dalla coloristica morbida e pastosa. I Costumi In anni di studio personale ho maturato una appassionata e approfondita conoscenza di Storia del costume e taglio antico, in particolare in riferimento ai sec. XVII e XVIII, conoscenza messa al servizio dell'insegnamento e più spesso della realizzazione di abiti antichi. Per questo Recensione Pisa, Livorno; musica varia di qualità Ancora grande musica al Goldoni: il 30 aprile un'ORT precisa e sonora con Heinrich Schiff direttore e solista nel Concerto per v.cello in Re di Haydn, vero e proprio standard per i violoncellisti, e direttore nella Kammersymphonie di F. Schreker e nella Prima di Beethoven. Un Haydn suonato con piglio ritmico, agilità e ironia nelle cadenze, con tanto di citazioni del Figaro di Rossini! Nella bellissima Kammersymphonie (1917), echeggiante sonorità p o s t r o m a n t i c h e e impressionistiche trasfigurate, forse si poteva curare meglio il carattere quasi solistico e concertante degli strumenti, coinvolti individualmente e a piccole sezioni al di là dello sfruttamento tradizionale delle masse e dei timbri. Il giorno dopo, in una Festa dei Lavoratori surreale, fra gare di vela, esposizioni di auto di lusso e ospiti d'alto rango, e il 15 maggio al Teatro dei Concordi di Campiglia il gruppo “Acquaforte” del chitarrista livornese Marco Del Giudice ha presentato al Porto Mediceo il cd “Da Un Posto Lontano”: belle canzoni d'autore alla maniera di Conte, de Andrè, i genovesi, armonicamente lavoro però la Storia della moda in sé non basta; bisogna conoscere la storia del costume teatrale. Il baro cco, lung i da qual sias i inte nto di ricostruzione storica fedele, re-interpreta l'abito antico, mitologico, mescolando ad elementi dell'antichità classica altri improntati al gusto coevo, enfatizza le forme e le carica di un significato allegorico che vuole sottolineare esteriormente e immediatamente il ruolo, lo sta tu s e le ca ra tt er is ti ch e i nt er io ri de l personaggio. E' stato necessario consultare assai più iconografia; essendo insufficienti quella riferita agli allestimenti teatrali dell'epoca (in cui il costume è spesso un solo dettaglio accessorio, è la scenografia ad essere in primo piano, e i costumi, spesso appena abbozzati, sono un solo dettaglio di complemento; è uno scenografo a disegnarle) sono state integrate con le più rare raccolte coeve di stampe riproducenti costumi teatrali e maschere, raccolte più che altro francesi (in particolare i lavori di Jean Berain per le feste di Versailles e di Meudon alla fine del XVII secolo), e con fonti scritte, come soprattutto la 'Iconologia' di Cesare Ripa, un testo conosciutissimo all'epoca, un riferimento costante per scenografi, architetti, pittori e decoratori, e essenziale per ricostruire quei significati allegorici tipici del barocco attraverso l'utilizzo degli opportuni elementi visivi nella decorazione e nelle fogge degli abiti. Allora, ad esempio, sull'abito di Polifemo squame a significare natura animalesca, rozza e irruenta, occhi a significare la gelosia sempre in moto, sempre vigile, e spine per le fitte dolorose che essa provoca a se stessa; conchiglie e coralli per Galatea, a sottolineare la sua origine marina (è figlia di Oceano), e così via. Per quanto riguarda la parte tecnico-realizzativa, gli abiti (sarebbe meglio dire, per il tipo di confezione, ricami e rifiniture più da abito che da costume teatrale) sono stati realizzati su tagli dell'epoca in ermesini di seta, tele di lino, pietre in cristallo svarovski, bisa ntin i (le pail lett es del XVII I seco lo), passamanerie, ricami, completati da accessori quali scarpe (fatte realizzare appositamente su complesse e moderne, in odore di jazz e bossanova; testi sinceri, storie pers onal i e evoc azio ni varie, provocazioni intelligenti e sentite, attualità cruda, denunce. Al Verdi, nella bella serie dei Concer ti della Normal e, il 3 maggio il Kronos Quartet ha tenuto un concerto poliedrico, come sempre pluri-epocale e multietnico; in alcune parti, stili già sentiti, piuttosto innocui ma ben eseguiti; discutibili altre, con basi preregistrate di tabla e altri str ume nti (se non pos son o perm ette rsi ques ti grup pi di invitare altri musicisti, quando una ba se p re re gi st ra ta n on è giusti ficata da motiva zioni di ordine sonoro o timbrico, chi può permetterselo?) ma veramente ec ci ta nt e n el Qu ar te tt o d i Schnittke suonato senza interruzioni e nel Triple Quartet di Steve Reich, minimale e vivo, ciclico, poliritmico, magico, oltre che nel bellissimo Children's Hour of Dream di Mingus riletto da Sy Johnson. Tre bis esilaranti con evo caz ion i di Jim i Hen dri x; amp lif ica zio ne mol to cur ata ; effettistica coraggiosa e di qualità, ben usa ta, luc i fo rse poc o approfondite nel design, troppo spesso all'unisono con la musica, a volte curiose e stimolanti; esecutori impeccabili, intonazione, insieme, grande NUMERO 11 disegni dell'epoca), acconciature (realizzate con piume di struzzo e piumacchi vegetali a fiamma, tinte in varie sfumature a mano con appositi colori) e mantelli (in leggerissima seta tempesta, anche questa tinta appositamente a mano) tutti accuratamente rifiniti. Conclusione Come riportare in scena un'opera antica è anzitutto una questione di sensibilità soggettiva, ap pr oc ci o p er so na le , s ce lt a d i p un ti d'osservazione individuali. In questo senso, come è vero per ogni opera teatrale, non c'è mai una soluzione giusta o migliore. Molto dipende dalle suggestioni o bellezza che si riescono a svelare sulla scena. Il vantaggio tuttavia che mi sembra di ravvisare nel metodo di lavoro qui illustrato è di tenere in considerazione alcuni fattori molto importanti, come l'epoca e il clima culturale in cui l'opera nasce, sono necessariamente presenti nel lav oro tan to del lib ret tis ta che del compositore; la filologia consente di lavorare nella stessa loro direzione, di enfatizzare e completare il loro lavoro sulla scena, vivificare molti dettagli che semplicemente letti o ascoltati apparirebbero molto lontani dal nostro modo di pensare, ma che interpretati filologicamente trovano il loro senso e la loro collocazione, proprio come per la musica. E non è archeologia, voler 'ricostruire' ad ogni costo, perché allora come ora ciò che rende bello il teatro è la vitalità, il teatro è fatto di uomini. Ma credo che proprio in questo l'applicazione di un metodo filologico apra molte possibilità; rivitalizzare un libretto, non solo sottolineando le cose che sono vicine alla nostra sensibilità moderna ma anche recuperando quelle tipiche della cultura che le ha prodotte, che danno la cifra dello stile, che si integrano con la parte musicale per fornire un tutto organico che parla sì di noi, ma attraverso altre epoche, questo credo sia il bello del gioco dello spettatore, la possibilità di punti d'osservazione inusuale. Perché è lui che decreta successo e fallimento. abilità, concentrazione, conoscenze di tecniche esecutive a tutto tondo, performance da grandi artisti. Ancora al Goldoni, il 9 maggio una fresca Orchestra dell'Ist. Mascagni, tra qualche gaffe degli stage manager, sedie e leggii birichini, ha suonato musica del '900 (Rota, Milhaud), barocca e classica (bello il IV Brandeburghese, con Stefano Agostini, Mauro Rossi e Ann ama ria For nas ier sol ist i impeccabili; la Musica Funebre Massonica di Mozart un po' opaca) con l'orchestra disposta prima alla viennese (1mi violini, celli, viole, 2ndi vl e bassi), poi più classicamente: (1mi, 2ndi, vle, celli e bassi); la direzione di Daniele Giorgi ha evidenziato un ot ti mo la vo ro di pr ov a e orchestrazione. Fra i musicisti, docenti, professionisti affermati e in erba, allievi esperti e meno, figli d'arte (Laura Falanga, Chandra Ughi, Alice Clara…) e veri e propri talenti: Giacomo Riggi, fra tutti. Un be ll o sp ir it o co mp at ta la formazione, tra trapasso nozioni, condivisione, collaborazione. Un piccolo appunto alla logistica del Teatro: dai palchi si sentono spesso le voci del personale (concerto ORT), e (incredibile) la vocina registrata che annuncia l'arrivo e la partenza dell'ascensore (concerto Orch. Mas cag ni) ! Ma il G old oni , Alessio Rosati - fine. ripetiamo, è bellissimo, ora che c'è. E' bello, la sera, prendere la bici e andare in centro, a Teatro. Continuum! Altri Ensembl e del Mascagn i ha nn o su on at o, ne ll a Sa la Cons ilia re dell a Prov inci a a Livorno il 14 maggio in occasione del la c onf ere nza “Mu sic a e Ambiente”, oltre a una rilettura de ll e S ta gi on i V iv al di an e, 'Paesaggio Cubano con Pioggia' e 'Paesaggio Cubano con Rumba' di Leo Brower e 'Quattro Stagioni' di P iaz zol la ( ela b. N ucc io D'Angelo), prelibata suite in ritmi di tango e habanera, diretta con grande precisione, piglio ritmico e un gesto essenziale da Sara Silingardi. La suite è ricca dei consueti elementi stilistici del grand e musi cista : puls azion e danzante, spazi melodici sognanti e viscerali, grande cura delle parti in te rn e, co no sc en za de gl i strumenti, sorprese. La seconda part e del conc erto ha vist o protagonista il soprano Valentina Valente che, con il pianista Erik Battaglia, ha eseguito “Mädchenblumen” op.22 e i 7 “Sieben Frühe Lieder” di A. Berg. Continuum 5 6 NUMERO 11 ARTICOLI Dalla nostra corrispondente da Parigi, Liliale Comensoli, oboista e commentatrice Intermittents en peril: quelle place pour la culture Deux mois après le raz de marée des élections régionales qui a basculé la totalité des conseils régionaux (sauf un) à gauche, et à la veille de l'été des festivals, il paraît opportun de remettre le dossier brûlant des intermittents à l'ordre du jour. A titre limina ire rappel ons que les festiv als frança is co ns ti tu en t un at ou t ex ce pt io nn el po ur le développement culturel et touristique, et la mise en valeur du patrimoine de notre pays. Ils ont valu à la France sa réputation de « terre de festivals » et représentent 44 millions d'euros de recettes propres printemps 2003. Institué en 1969, au lendemain des grèves de 1968 afin d'aider la création artistique, le régime des intermittents indemnise les professionnels dont l'activité s'exerce de manière discontinue et avec des employeurs multiples. L'artiste doit justifier de 507 heures par an, pour bénéficier de l'allocation sur l'année suivante (contre 606 heures pour les autres salariés). Basé sur le principe de la solidarité interprofessionnelle, ce système garantit la richesse et la pluralité de l'activité culturelle dans notre pays en Intermittenti in pericolo: quale posto per la cultura? Due mesi dopo il maremoto delle elezioni regionali che ha capovolto la totalità dei consigli regionali (eccetto uno) a sinistra e alla vigilia dell'estate dei festival, pare opportuno rimettere all'ordine del giorno la pratica scottante degli intermittenti. A titolo preliminare ricordiamo che i festival francesi costituiscono un vantaggio eccezionale per lo sviluppo culturale e turistico, e per la valorizzazione del patrimonio del nostro paese. Hanno valso alla Francia sua reputazione di “terra dei festival”, e rappresentano 44 milioni di euro d'incasso proprio, impiegando 19.941 artisti tra i quali 2/3 francesi. Secondo il tipo di manifestazione, si stima che il numero di festival oscilla tra 600 e 2000 al anno, tra i quali metà sono festival musicali. Un gran parte dell'attività artistica (teatro, danza, musica...), è effettuata dagli intermittenti, e si trova in pericolo dalla riforma dello statuto iniziata di primavera 2003. Istituito in 1969, all'indomani dei scioperi di 1968 per aiutare la creazione artistica, il regime degli intermittenti indennizza i professionisti la cui attività s'esercita in un modo discontinuo e con datori di lavoro molteplici. L'artsita deve dare prova di 507 ore al anno, per beneficiare dell'indennità nel anno seguente (606 ore per gli altri salariati). Fondato sul principio della solidarietà interprofessionale, questo sistema garantisce la ricchezza e la pluralità dell'attività culturale del nostro paese, permettando a migliaia di persone di vivere della loro arte. Purtroppo il regime di sussidio di disoccupazione degli intermittenti ha visto crescere il deficit fino a 830 milioni di euro in 2002 (217 nel 1991), cioè 1/3 del deficit globale dell'Unedic, organo d'indennizzo. Il numero degli assegnatari è raddoppiato in 10 anni e in 2002 le uscite ammontavano a 952 milioni di euro per entrate di 124 milioni di euro. Dopo molti anni di battaglia contro il MEDEF (equivalente della vostra Cofindustria) che voleva semplicemente sopprimere il sistema, un protocollo d'accordo è stato firmato il 26 giugno 2003 tra il padronato e tre sindicati minoritarii (la CGT, il sindicato maggioritario ne aveva rifiutato le termini). Questa riforma, la cui lettura è molta complessa, prevede che gli artisti dovranno, per pretendere a un indennizzo per 8 mesi (al posto di 12), dare prova di 507 ore di lavoro nei 10,5 mesi precedenti (10 per i tecnici). I congedi per malattia o maternità non saranno più presi in conto nel calcolo delle ore. Lontano di portare il rimedio al deficit, esclude dal sistema d'indennizzo decine di migliaie d'assegnatari (circa 1/3) senza rimediare alle imperfezioni e abusi che ne minano il funzionamento. Effettivamente grandi società audiovisive publiche e private, società di produzione e istituzioni pubbliche (Opera di Parigi, realtà locali), approfittano della deviazione del sistema, segnatamente impiegando intermittenti in un modo permanente, per schivare le costrizione dei contrati di durata determinata. Il regime dell'intermittenza s'applica a 600 professioni differenti. Oltre gli artisti riguarda i tecnici, ma anche segretarie, vigili e autisti. In presenza di un deficit del genere una ridifinizione del campo d'applicazione dell'intermittenza apparisce inevitabile. Per altro il nuovo sistema contiuna di benificiare a coloro che guadagnano il massimo e a coloro la cui attività quasi regolare si avvicina alla permanenza. In nessun modo la riforma tratta quest'effetti perversi del regime, e in mancanza di renderlo più equo, si contenta di astrarne circa 1500 artisti al mese. L'estate scorso i festival i più prestigiosi (Avignon, Aix-en-Provence, la Rochelle...) sono stati annullati in segno di protesta. Da allora, niente evoluzioni. Cosa avverrà quest'estate? Sarà servito un voto di contestazione seguito da un rimaneggiamento ministeriale, e lo spettro dell'estate scorsa perché il governo rivolga un gesto e qualche parola agli attori culturali: il nuovo ministro della cultura ha bandito la creazione di un fondo specifico di 20 milioni di euro per indennizzare gli intermittenti esclusi dalla nuova convenzione. Aldilà della ridefinizione della statuto, s'impone il problema del ruolo dello Stato nel finanziamento del'azione culturale: le carenze in questo campo incitano le società a ricorrere alle derive precitate. Perché il regime dell'intermittenza è diventato una sovvenzione travestita della creazione? E giusto che il sistema riposi unicamente sui salariati del privato? Questo fondo specifico sarà apena una goccia d'acqua nel oceano inaridito da un disimpegno che sorpassa tutti i divari politici. Di fronte alla preminenza di certi eventi mediatici di grande pubblico, è imperioso salvare questa specificità francese ch'è l'intermittenza perché si possa preservare la diversità e la richezza della creazione artistica. Liliane Comensoli dégagées, en employant 19 941 artistes dont deux tiers sont français. Selon le type de manifestation, on estime que le nombre de festivals varie de 600 à 2000 par an, dont la moitié sont des festivals musicaux. Une grande part de l'activité artistique (théâtre, danse, musique…) est assurée par les intermittents, et se voit menacée par la réforme du statut engagée au permettant à des milliers de personnes de vivre de leur art. Malheureusement le régime d'assurance chômage des intermittents a vu croître son déficit jusqu'à 830 millions d'euros en 2002 (contre 217 en 1991), soit un tiers du déficit global de l'Unedic, l'organe d'indemnisation. Le nombre d'allocataires a doublé en 10 ans, et en 2002 les dépenses s'élevaient à 952 millions d'euros pour des recettes de 124 millions d'euros. Après plusieurs années de bataille contre le MEDEF (mouvement des entreprises de France) qui voulait tout simplement supprimer le système, un protocole de réforme a été signé le 26 juin 2003, entre le patronat et trois syndicats minoritaires, (la CGT le syndicat majoritaire en ayant refusé les termes), et agrée le 6 août. Cette réforme dont la lecture est très complexe prévoit que les artistes devront, pour prétendre à une indemnisation pendant 8 mois, justifier de 507 heures de travail dans les 10,5 mois précédents (10 pour les techniciens). Les congés maladie et de maternité ne sont plus pris en compte dans le calcul des heures de travail. Loin d'apporter le remède au déficit, elle exclut du système d'indemnisation des dizaines de milliers d'allocataires (environ un tiers), sans pallier les imperfections et abus qui en plombent le fonctionnement. En effet trop de grandes sociétés audiovisuelles publiques et privées, des sociétés de productions et des institutions publiques (opéra de Paris, collectivités locales), profitent du dévoiement du système, notamment en employant des intermittents de manière permanente, afin d'éviter la contrainte des contrats à durée déterminée. Le régime de l'intermittence s'applique à 600 professions différentes. Outre des artistes sont concernés également des techniciens, mais aussi des secrétaires, des vigiles, et des chauffeurs. En présence d'un tel déficit une redéfinition du champ d'application de l'intermittence apparaît alors comme incontournable. Par ailleurs le nouveau système continuera de bénéficier à ceux qui gagnent le maximum et à ceux dont l'activité quasi régulière se rapproche de la permanence. En aucun cas la réforme ne traite ces effets pervers du régime, et à défaut de le rendre équitable elle se contente d'en abstraire environ 1500 artistes par mois. L'été dernier, les festivals les plus prestigieux (Avignon, Aix-en-Provence, la Rochelle), ont été annulés en signe de protestation. La situation n'a guerre évolué depuis. Qu'adviendra-t-il cette année ? Il aura fallu un vote de contestation suivi d'un remaniement ministériel, et le spectre de l'été dernier pour que le gouvernement adresse un geste et quelques paroles à l'encontre des acteurs culturels : le nouveau ministre de la culture vient d'annoncer la création d'un fonds spécifique de 20 millions d'euro pour indemniser les intermittents exclus par la nouvelle convention. Bien au-delà de la redéfinition du statut, s'impose la question du rôle de l'Etat dans le financement de l'action culturelle : les carences dans ce domaine n'incitent-elles pas les sociétés à recourir aux dérives précitées ? Pourquoi le régime de l'intermittence est-il devenu une subvention déguisée de la création ? N'est-il pas injuste que ce système repose uniquement sur les salariés du privé ? Ce fonds spécifique ne sera qu'une goutte d'eau dans l'océan tari par un désengagement culturel qui dépasse tous les clivages politiques. Face à la prééminence de certains évènements médiatiques grand public il est impérieux de sauver cette spécificité française qu'est l'intermittence pour que nous ayons une chance de préserver la diversité et la richesse de la création artistique. © Liliane Comensoli [email protected] ARTICOLI E RECENSIONI Rino Adamo, vl Loïc Dequit, p Mauro Gargano, cb Fabio Accardi, dr www.splaschrecords.com (cdh 2505.2) acquistabile su www.jazzos.com Disegni di Pascale Goupy Bellac Parigi, Bopcitystudio, e Siena, Audiobytesstudio, 2003 Brani, tutti di Rino Adamo: 1 Prologo; 2 Lillo e La Mosca; 3 Canone Imperfetto; 4 Ottobre; 5 Benko Opening; 6 Un Tono Sopra; 7 Le Cognac Du Dimanche; 8 Anima tripla; 9 Lillo e La Mosca (Epilogo). Un bel lavoro basato fortemente su ll 'i mp ro vv is az io ne e s u u n app roc cio l ibe ro ed eur ope o, complesso dal punto di vista delle trovate compositive, ispirato e fresco : “L'ide a fondam entale é sviluppata su un tema di 8 battute, s viluppato in 7 differenti modi/variazioni sia da un punto di vista strettamente attinente al tema, quindi variazione della metrica/andamento ritmico, sia sugli sviluppi armonici di alcune parti (Canone imperfetto, Ottobre, Un Tono Sopra), sia come “libera interpretazione” utilizzando frammenti e progressioni per imitazione (Anima Tripla). In forma di suite, infatti il prologo e l'epilogo sono basati su un pedale di re semidiminuito con basso di mi, rispettivamente uno su un diminuendo e l'altro su un crescendo. La forma speculare nella quale il lavoro é racchiuso ha una sua ragion d' essere in quanto il tema fondamentale, l'idea base (le 8 battute) utilizza soprattutto strutture palindrome. Tema il cui ritmo “mi é venuto in Lettera aperta m e n t e ” analizzando il r i t m o frenetico d e l l e mascelle del mio cane Lillo intento ad inseguire ed acc hia ppa re u n a fa st id io sa mosca che si aggirava in casa”. In Prologo, al pedale evocativo e f a ta l e , s o v r a p p o s t o a u n intervento del violino freely, segue il tema dopo una cesura, disteso, suddiviso in frammenti intersecati da interventi di basso e batteria che a tratti ricordano Peter Erskine e Gary Peacock di 'Guamba'. Lillo E La Mosca è danzante, il basso altalena fra il do e il mi grave, e il quadro ritmico e armonico è già chiaro, eppure abbastanza vago da suggerire un sacco di idee improvvisative. Il trucco per una buona composizione nel jazz è spesso stabilire delle forme abbastanza rigide da dare sicurezza e confini al contributo del solista, ma abbastanza vaghe da poter essere interpretate a piacere, a volte radicalmente. Così gli standards, così brani di Numero di Iscritti per Anno Scolastico Vorremmo risposte, chiare e immediate: - come è possibile che un gruppo di ragazzi che suona oltre ogni limite di volume e di decenza sia stato mandato a schiamazzare proprio sopra la nostra scuola, creando danni al proprio udito, rendendo il nostro lavoro impossibile? In quale altra parte del mondo oltre che a Pisa accadono cose simili? Abbiamo insonorizzato un'aula con enormi fatiche: non ci possiamo neanche parlare quando al piano di sopra 'suonano'. Perché a noi è stata mandata la Polizia e è stata fatta una denuncia (!) alle ore 21,00, durante le lezioni e questi giovanotti a cui qualcuno ha concesso stanze a titolo gratuito possono invece suonare fino alle 2 di notte massacrando se stessi, noi che lavoriamo e i nostri allievi, oltre che tutto il vicinato? Il quale poi denuncia noi perché nessun altro è rintracciabile ufficialmente? - Perché nell'immobile dei Frati Bigi l'unica associazione che paga l'affitto è la nostra, invece di ricevere finanziamenti come è dovuto a una così grande e importante realtà culturale e artistica? - come è possibile che non si sia trovata in 25 anni, in una città con decine di migliaia di studenti, una sede degna per la nostra scuola? I Cittadini sanno che in molte altre località toscana ci sono piccole scuole di musica che ricevono centinaia di migliaia di €, sede, supporto amministrativo, logistico? Rosignano, Cecina, Capannori, Montopoli in val d'Arno, Lucca, Prato meritano più di Pisa? Evidentemente per chi decide delle sorti di Pisa sì, e forse è vero. - come è possibile che si debba aspettare anni per ottenere il cambio di una lampadina, un chiarimento burocratico, una risposta? - come è possibile che in 25 anni non si sia trovata una forma decente per una gestione in qualche modo pubblica e professionale, seria, di una realtà che nel frattempo cresceva così tanto in qualità e in quantità e che ha sempre tenuto al corrente tutti - istituzioni e cittadini di questa crescita? (Un giornale, un sito, 400 allievi e 40 serate di musica all'anno possono passare inosservati? Per 25 anni?). - perché questa città, il cui colore politico si dice numero iscritti continua dalla prima pagina anno scolastico sia quello della socialità, della giustizia, del rispetto per il lavoro, non investe seriamente nella cultura musicale? Non è forse il primo e il più credibile patrimonio della storia del popolo italiano e toscano in particolare? Cosa vendiamo ai turisti? Un pallone? - quanto dobbiamo aspettare per ricevere un aiuto determinante che dia ai cittadini e agli ospiti di Pisa la sensazione di trovarsi in una città moderna e in linea con le tendenze culturali e sociali più evolute, agli insegnanti il segnale che si rispetta il loro lavoro e lo si riconosce, agli allievi il segnale che il loro impegno è davvero importante per loro e per tutti, ai genitori il segnale che qualcuno li supporta davvero nella fatica di continuare a credere nella cultura e nella musica, ai giovani e a tutti il segnale che indichi che sì, è meglio suonare Bach o Ellington che spaccare vetrine? Ci vengano date risposte chiare. Abbiamo un giornale per pubblicarle. Tra le 600 adesioni pervenute, quasi tutti i Docenti e allievi Scuola Bonamici e Ottaviano Tenerani, Direttore e docente Scuola Bonamici; docenti Ist. Mus.le P.Mascagni Istituzione d'Alta Cultura, Livorno; Franco D'Andrea, Tino Tracanna, Stefano Bollani, Marty D.Werner; 30 Professori d'Orchestra, CittàLirica Orchestra; docenti della Scuola di Musica della Soc. Filarmonica Pisana; ex allievi, pensionati, professionisti, docenti universitari; allievi, docenti e funzionari della Scuola Normale Superiore, insegnanti della scuola pubblica, persone da Madrid, Egitto, Usa, Olanda, Inghilterra, Francia. Alcuni messaggi: “Questo paese cerchiamo di farlo andare avanti e non indietro. Sono con voi”; “ho un figlio e mi piacerebbe che andasse a lezione di musica diversissima estrazione come questi, non tonali, non modali, “non” un sacco di cose, e molto musicali. In Ottobre il basso svolge un bel solo partendo da incipit ricorrenti la-mi sviluppati liberamente in varie suggestioni, a cui segue il solo del violino in ¾ e del piano: un bel controllo, un approccio con una grande attenzione al timbro. In Benko Opening l'unisono violinopianoforte (esistono violinisti ben intonati anche nel jazz 'd'avanguardia', e lasciano l'Italia: qu an d' è ch e co mi nc ia mo a chiederci qualcosa?) precede un delirio violinistico e un bel solo del basso con l'arco - anche a 2 con il violino, a tratti (avrei amato un' approfondimento di quest'idea!), prudente ma caldo e evocativo. Le Cognac Du Dimanche ha spunti swinganti. Un gran bel pianista, e un viol inis ta che amer emmo incontr are per v edere se … parafrasando A. de Sai ntExup éry: chis sà se Lill o ha mangiato la mosca? APC piuttosto che in qualche sala giochi!"; “…la ciliegina sulla torta rappresentata dal patrocinio comunale ad imperdibili appuntamenti culturali quali le sfilate di miss Pisa"; “La Scuola Bonamici è un bene comune”; “Com'è che CittàLirica spende 30 mila Euro in pochi giorni per le audizioni? Perché Bocelli prende 200 mila Euro per un concerto e nello stesso concerto i professori d'orchestra prendono 40 Euro lordi?”; “Un' autorevole rivista scientifica inglese pubblicò un articolo secondo il quale il diploma di pianoforte equivale, in termini di impegno psicofisico, a 2 lauree in giurisprudenza e una in ingegneria. 2 ore di concerto equivalgono, in termini di metabolismo, a 8 ore in una catena di montaggio”; “Colgo l'occasione per denunciare la medesima situazione di indifferenza nei confronti della Scuola di Musica presso la Filarmonica Pisana”; “solidarietà per la gloriosa Bonamici, unico esempio di diffusione di cultura musicale moderna nei dintorni di Livorno e Pisa”; “Ho trovato maggiore attenzione alla cultura nel deserto del Cairo”; “gli enti Locali si sentano responsabili del futuro di una realtà già consolidata”; “E' veramente incredibile, a volte basta fare 10 km per ritrovarsi un altro mondo”. La raccolta delle adesioni continua: fax: 050 540450; email: [email protected]; personalmente o per posta ordinaria: Scuola Bonamici, Via Matteucci 20, 56100 Pisa. Italia. “…E' come bruciare libri in piazza. Solidarietà alla Bonamici”. Continuum Numero delle serate di Saggi per Anno Scolastico numero serate Recensione Rino Adamo Fiii Quartet “Variazioni su un tema” 7 NUMERO 11 anno scolastico 8 NUMERO 11 APPUNTAMENTI Cartellone „ 12 Giugno 2004 David Bacci (piano) e Niki Mazziotta (voce), musiche di C. Deri Scuola Bonamici, Pisa, 050 540450 „ 16 e 18 Luglio 2004 -Festival Opera Barga, Teatro dei Differenti - Barga (Lu) ore 21,00 replica: 29 e 30 Ottobre 2004 Siena, Teatro dei Rozzi ore 21,00 Alessandro Scarlatti: La Caduta de' Decemviri, Dramma per musica in tre atti (1697) Nuovo allestimento e prima rappresentazione in tempi moderni Regia, scene e costumi: Alessio Rosati Orchestra Barocca Il Rossignolo su strumenti originali, Direttore: Ottaviano Tenerani „ Giovedì 22 Luglio 2004 ore 21.00 Concerto per pianoforte e orchestra KV.467 in Do maggiore di W.A. Mozart Orchestra sinfonica della Catalogna Pianoforte: David Bacci Direttore: Sergio Alafont - San Galgano (Siena), info 050 540450 „ Mercoledì 28 Luglio 2004 David Bacci, pianoforte, musiche di Beethoven, Liszt, Chopin Forte dei Marmi (Lucca), info 050 540450 „ 15-20 Settembre Vittorio Silvestri - Andrea Pellegrini - Michel Altier - Eric Bretheau quartet, tour in Francia (Vaison La Romaine, St.Siffret, Uzes, Nimes, Gruissan). „ Il Jazz nelle Terre di Mezzo: Concerti nei Piccoli Comuni della Provincia di Pisa (Provincia di Pisa Comuni di Riparbella, Lajatico, Lorenzana, Crespina, Scuola di Musica Bonamici, Dip.to di Jazz, Pisa Teatro Verdi, Pisa,GoJazzing 2004) email [email protected] , tel 338 63 46 037 30 Luglio Riparbella Gabrio Baldacci Trio “Formica” (Gabrio Baldacci, gtr; Giacomo Riggi, vib; Daniele Paoletti, dr) 11 Agosto Lajatico, Parco Della Chiesa, V. Roma Tino Tracanna “Tre” 15 Agosto Lorenzana, Piazza Tripoli Michela Lombardi Quintet “Small Day Tomorrow” (Michela Lombardi, v; Piero Frassi, p, kb; Luca Giovacchini, gtr; Nino Pellegrini, cb; Riccardo Jenna, dr) 21 Agosto Cenaia (fraz. di Crespina), Piazza Don Minzoni Dinamitri Jazz Folklore (Dimitri G. Espinoza, sax; Mirco Mariottini, cl; Emanuele Parrini, vl; Pewee Durante, kb; Andrea Melani, dr) „ Carta Bianca a Andrea Pellegrini (Provincia di Pisa Comuni di Santa Luce, Guardistallo, Montecatini Val Di Cecina, Scuola di Musica Bonamici, Dip.to di Jazz, Pisa,Teatro Verdi, Pisa,GoJazzing 2004) email [email protected] , tel 338 63 46 037, www.andreapellegrini.it 6 Luglio, Santa Luce, esterno Chiesa di S. Lucia: Paul McCandless,Andrea Pellegrini Ainulindale Duo 17 Luglio, Guardistallo, Piazza del Plebiscito: Stefano Franceschini Andrea Pellegrini New Quartet 10 Agosto, Montecatini Val di Cecina, Piazza Garibaldi: Andrea Pellegrini - Tino Tracanna Quartetto Toscano, Progetto Macchiaioli „ VIII Festival Instabile 2004 (Ministero dei Beni e Attività Culturali, Dipartimento per lo Spettacolo Provincia di Pisa Teatro Verdi, Pisa Associazione Italian Instabile Orchestra GoJazzin' 2004) 8 Dicembre, Cineclub Arsenale, Pisa, Progetto Beuys con Umberto Petrin 9 Dicembre, Cantiere S. Bernardo, Pisa, Progetto Boccioni con Giancarlo Schiaffini e Silvia Schiavoni 10 Dicembre, Teatro Lux, Pisa, Holystone Quartet di Daniele Cavallanti 11 Dicembre, Teatro Verdi, Pisa, Mimmo Rotella, Tiziana Ghiglioni + Quartetto Zeno De Rossi 12 Dicembre, Teatro Verdi, Pisa, Mosaic Orchestra di Giovanni Maier + Anthony Coleman solo 13 Dicembre, Pontasserchio, Teatro Rossini, Lezione Concerto con Giovanni Maier Quintetto e Francesco Martinelli (narratore) „ Volterra Jazz Festival (Provincia di Pisa,Comune di Volterra,Associazione Volterra Jazz,Consorzio Turistico di Volterra,Teatro Verdi, Pisa,GoJazzin' 2004) Volterra, Piazza dei Priori, ingresso 12 Euro tel 050 40963, e-mail: [email protected] 1 Agosto, Stefano Bollani Piano Solo 6 Agosto, Pietro Condorelli "Quasimodo" Quintetto 8 Agosto, Luigi Tessarollo,Rachele Could 10 Agosto, Mauro Negri Jazz Quartet 12 Agosto, Banzigu Big Band + Charlie Mariano, Special Guest GoJazzin' 2004 Pisa casa del jazz Anche quest'anno, fra luglio e dicembre, in tutta la provincia di Pisa sarà realizzato l'ormai noto festival jazz Gojazzin' (direttore artistico Francesco Martinelli), che riunisce concerti di grande spessore finanziate in parte dalla Provincia, in parte dai Comuni, in parte dal Ministero, fortemente incentrati sul Jazz italiano. Ecco il programma (tutti i concerti iniziano alle 21 30 e sono a ingresso libero eccetto quelli del Festival Volterra Jazz, ingresso 12 Euro): „ „ Festival del Lungomonte (Provincia di Pisa Comune di Cascina Comune di San Giuliano Terme Comune di Vicopisano Teatro Verdi, Pisa GoJazzin' 2004) email [email protected] , tel 338 63 46 037 7 Luglio Cascina, Paul McCandless Andrea Pellegrini Ainulindale Duo 15 Luglio San Giuliano Terme, Piazza Italia: Andrea Tofanelli Quartet 22 Luglio San Giuliano Terme, Piazza Italia: Les Italiens 4 Agosto Vicopisano, Torre del Soccorso, V.le Brunelleschi: Vittorio Silvestri Quartet VI Festival Jazz di Montescudaio “Il Nuovo jazz Italiano” NJI (Provincia di Pisa Comune di Montescudaio, Ass.ne Spazio Minerva, Montescudaio Teatro Verdi, Pisa GoJazzin' 2004) email [email protected], www.spaziominervarte.it, tel. 0586.650271 Montescudaio (Pisa) (superstrada Livorno Grosseto, uscita Cecina Nord, poi prendere per Volterra) Piazza del Municipio 5 Agosto Vittorio Silvestri Quartet “Sinestesia” 6 Agosto P. Bronzi S. Ordini Metafonie Duo 8 Agosto E. Rodriguez, S. Zanchini, R. Bartoli “Terre di Mezzo” Trio 12 Agosto Tino Tracanna “Tre” (T. Tracanna, sax; Tito Mangialajo, cb; Cristian Calcagnile, dr) 13 Agosto Quartetto Piero Bronzi (sax), Stefano Franceschini (sax), Alessandro Riccucci (sax), Daniele Nannini (basso el.) Continuum - Anno 1, n° 6 (n° progressivo 11) Direttore responsabile: Francesco Ermini Polacci Direttore di redazione: Ottaviano Tenerani Redattori: Monica Cicu, Paolo De Felice, Davide Dente, Silvia Faggian, Gianna Nuzzo, Andrea Pellegrini Constantini, Elena Talotta Editore: Ottaviano Tenerani Hanno collaborato a questo numero: Liliane Comensoli, Paolo De Felice, Silvia Faggian, Alessio Rosati, Francesca Spizzirri. Sede: Via Matteucci, 20 - Pisa - Tel e Fax 050.540450 Sito internet: www.scuolabonamicipisa.it e-mail: [email protected] Le immagini pubblicate sono copyright degli aventi diritto. 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