MAPPANO
COMUNE
perché Sì!
Pubblicazione informativa
realizzata da Stefano Bongi,
giornalista professionista;
con il contributo di Franceso Grassi,
presidente Comitato Mappano Comune;
e di Gigi Gennaro,
appassionato di storia locale.
Mappano, ottobre 2012
“Dall'accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di Gat;
era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era
rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di
bronzo. Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra
le spalle. […] Appena il Filisteo si mosse avvicinandosi incontro a Davide,
questi corse prontamente al luogo del combattimento incontro al Filisteo.
Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la
fionda e colpì il Filisteo in fronte.”
INTRODUZIONE
MAPPANO COMUNE, PERCHE' SI?
In foto - Mappano oggi
Una frazione divisa in quattro Comuni. Caso unico in Italia,
forse al mondo. Non ci sono precedenti a cui aggrapparsi,
circostanze simili da analizzare, inutile passare al setaccio gli
archivi storici di mezza nazione, una vicenda come quella di
Mappano in letteratura, semplicemente, non esiste. Così come
non esiste, ma non è detto che non ci sarà, il Comune di
Mappano. Una serie di circostanze curiose, intrecciate con la
storia locale e gli interessi particolari, hanno spezzato questo
territorio alle porte di Torino in un puzzle con quattro tessere,
cinque ad essere precisi. Caselle torinese, Borgaro, Leini,
Settimo ai quali va aggiunto un lembo di territorio amministrato
da Torino. E Mappano in mezzo, centro di interessi trasversali.
Crocevia di confini. Che spesso si trasformano in veri e propri
muri, barriere invalicabili anche dalle più elementari norme di
buon senso. Un Comune che non c'è, ma un paese reale, vivo e
dinamico. Con la parrocchia, il campanile e la festa patronale.
Le associazioni culturali e quelle di volontariato, il commercio
sviluppato lungo la strada principale, le cascine storiche ed i
campi sportivi, le scuole ed il mercato settimanale. E poi la
gente: i Mappanesi di vecchia data, i residenti insediati negli
anni '70 ed '80, infine le nuove famiglie in fuga dalla caotica
metropoli e arrivate solo di recente. Tante storie, un solo paese.
Un'identità fondata su mille battaglie per ottenere servizi, un
governo unitario del territorio o quantomeno un pizzico di
attenzione. La stessa che è mancata negli anni del boom
economico, che a Mappano ha coinciso con il boom edilizio
determinando una crescita fulminea. Nel giro di qualche anno da
borgo contadino a periferia urbana, ma non una qualunque. La
periferia di quattro Comuni, più la grande città a poche centinaia
di metri, poco oltre la tangenziale nord. Una crescita disordinata
fino ad arrivare alla soglia di 8 mila abitanti. Un numero appena
stimato. Perché all'anagrafe circa 4 mila e cinquecento cittadini
risultano a Caselle, 3 mila a Borgaro ed i restanti sparsi tra Leini
e Settimo. Questa frammentazione ha portato i Mappanesi a
rivendicare, a più riprese, la propria autonomia. Una battaglia
quasi naturale per chi è di queste parti. Una lotta per la
democrazia ancor prima che politica. Perché il territorio deve
essere governato da chi lo abita, lo vive e lo ama. Mappano
Comune, perché Sì!
ANTONIUS DE AMAPANO
RECTOR SCOLARUM
In foto - Consegnamento del 1604
in cui compare per la prima volta il termine "Mapan"
Questa terra prende il nome da Antonius De Amapano vissuto
tra gli ultimi anni del '400 ed i primi del '500, a lungo
considerato dagli storici locali un ricco possidente terriero, in
realtà secondo gli studi più recenti, un uomo colto,
probabilmente un insegnante presso qualche ricca famiglia
nobiliare della zona. In merito agli Amapano si hanno
pochissime notizie, s'immagina fossero giunti nella provincia
nord di Torino, più esattamente ad Altessano, intorno alla metà
del 1300, al seguito della nobile famiglia dei Guasco (o in alcuni
documenti Vasco) originaria della provincia di Alessandria. Il
primo documento ad oggi conosciuto in cui il nome degli
Amapano è legato alle vicende dell’antica Mappano risale al
1501 ed è conservato presso l'Archivio di Stato Sezioni Riunite
di Via Piave in Torino. Si tratta di un antico Consegnamento
della Comunità di Caselle (atto ufficiale utile ad individuare le
terre concesse in uso dal Comune) in cui egli viene definito
“Rector scolarum” dunque un insegnante venuto in possesso, si
ignora per quale motivo, di alcuni piccoli appezzamenti agricoli
nella regione dei Fanghi di Caselle (antico toponimo di
Mappano). La conduzione di terre nella stessa regione dei
Fanghi compare nuovamente in ulteriori consegnamenti questa
volta del Comune di Borgaro, intestati al figlio Francesco ed ai
successivi discendenti della famiglia. Numerosi riferimenti ad
appartenenti alla casata Amapano sono poi ancora presenti negli
archivi storici della zona (Borgaro, Caselle e Ciriè). In molti di
questi documenti si registrano costanti riferimenti a quelle terre
“che furono di Amapano”. La svolta toponomastica avviene il 2
maggio 1604 quando parte di quelle terre vengono in possesso
di Jacobo Bochiardo, un passaggio di proprietà sancito da un
consegnamento conservato ancora oggi nell'archivio di Caselle
Torinese. Per la prima volta, con l'obiettivo di indicare questa
zona in modo netto e definito, oltre alla consolidata dicitura “ai
Fanghi” si specifica ulteriormente il nome di questa zona con le
parole contrassegnate da un asterisco “o sia al mapan”. Dunque
non ci sono più dubbi, il nome Mapan, radice del moderno ed
attuale Mappano, deriva dall’antica famiglia Amapano ed iniziò
ad essere usato in modo ufficiale sicuramente a partire dal 1604
ma probabilmente nel volgo popolare e contadino anche qualche
decennio prima.
FRAMMENTI DI STORIA
TERRA DI PALUDI, MALARIA E LUPI
In foto – I pannni stesi dei Lavandè
Palude oppure i Fanghi, così questo territorio era chiamato nel
medioevo. Una zona difficile, già in quei tempi. “Da non
esservi possibile andare neanche a cavallo” testimonia un atto
della parrocchia di Caselle di metà '600. Successivamente
prendono il via le bonifiche ad opera della Compagnia dei Padri
Gesuiti che porteranno alla realizzazione del naviglio e dei
canali irrigui artificiali molti di essi ancora esistenti. In questo
modo si creano le condizioni affinché le famiglie della zona
costruiscano le prime tenute agricole, sorgono così le cascine
storiche: Mapanota, Argentera, Canova, Sebastopoli, Vittona,
America, Betlemme e Castellazzo. Grazie al lavoro dei Gesuiti
viene introdotto il mestiere dei Lavandè, ma anche la coltura
del riso (da cui deriva il nome di Cascina Reisina). Ed insieme
alla risaie sopraggiunge anche la malaria. La febbre trasmessa
dalle zanzare miete centinaia di vittime, a tal punto da indurre il
Comune di Caselle a vietare la coltivazione del riso che viene
però tollerata dal Comune di Leini. E' la prima divisione
incomprensibile che frammenta il territorio dal punto di vista
economico e lavorativo. Mappano terra di lavandai, agricoltori
ma anche di lupi. Infatti nei primi anni dell'800 si assiste ad una
pericolosa invasione. “Accadde nel 1818 – scrive Gianni
Rigodanza nel libro “Caselle e la sua storia” – il fenomeno fu
provocato dalla caccia bandita nei cantoni del Vallese e del
Ticino. Questi animali, braccati in Svizzera, arrivarono al di
qua delle Alpi e trovarono facile scampo alle porte di Torino,
nei boschi dell'Abbadia di Stura e nella zona di Mappano”. Gli
abitanti risolvono il problema qualche tempo dopo. Una
soluzione drastica: preparano bocconi di carne avvelenata con
l'arsenico. Dopo aver sconfitto i lupi i tempi sono maturi per la
rinascita del Mappano, poco più tardi infatti, si assiste
all'insediamento di nuove abitazioni e si sviluppa ulteriormente
il tradizionale mestiere dei lavandai. Lunghe distese di panni
stesi al sole, è questa l'immagine scolpita nella mente di coloro
che, fino alla seconda decade del '900, transitano da Mappano a
bordo del trenino a vapore che collegava Leini e Volpiano a
Torino. Quelle terre, un tempo impervie ed ostili, sono state
definitivamente bonificate, producono lavoro e benessere grazie
alla realizzazione di nuovi canali irrigui. In questa frazione tutto
rappresenta una conquista: la terra strappata al fango, il lavoro
frutto della bonifica, i pochi servizi ottenuti dai Comuni vicini e
la regola vale anche per la religione ed i luoghi di culto. Nel
1913 viene eretta in via Parrocchia la Chiesa dedicata a Nostra
Signora del Sacro Cuore di Gesù grazie al contributo economico
delle principali fagmiglie della zona, viene inaugurata il 2
agosto dello stesso anno con la solenne celebrazione del
cardinale di Torino Agostino Richelmy. In frazione è festa
grande, con un lauto pasto e vino a volontà: un litro a testa più
una bottiglia di barbera ogni sei commensali. In un certo senso
Mappano è finalmente unita, o quantomeno le sue anime lo
sono.
In foto - Il Santuario dedicato Nostra Signora
del Sacro Cuore di Gesù (1913)
La Chiesa Cattolica è la prima istituzione a riconoscere
ufficialmente l'autonomia mappanese. Accade qualche decennio
dopo la realizzazione della cappella, con il decreto arcivescovile
della Diocesi di Torino che il 2 settembre 1942 sancisce la
nascita della Parrocchia di Mappano dedicata a Nostra Signora
del Sacro Cuore di Gesù. Nel novembre dello stesso anno sarà
nominato il primo parroco mappanese, l'indimenticato teologo
Don Agostino Amerano.
LA CRESCITA SELVAGGIA
CEMENTO, CASE E POCHI SERVIZI
In foto – uno dei principali condomini edificati a Mappano
Fino agli anni '50 Mappano conserva i tratti di un borgo
contadino, poi i Comuni mettono in atto una smisurata crescita
edilizia. Nella terra dei lavandè prendono forma condomini che
ospitano centinaia di nuovi residenti, in molti casi arrivano dalle
regioni del sud e dal Veneto, in cerca di lavoro alla Fiat, nelle
industrie dell'indotto automobilistico ma anche in numerose
realtà imprenditoriali dell'hinterland torinese. Si costruiscono
case su case, e pure le aree industriali si moltiplicano senza
ordine. Insieme a loro crescono i disservizi. Usl, compagnie e
stazioni dei Carabinieri, tariffe e codici postali sono differenti e
cambiano nel giro di pochi metri. Manca l'acquedotto, i
marciapiedi non ci sono. Mappano è una distesa di case e
palazzi circondati da qualche antica cascina, senza un cimitero e
senza un collegamento diretto i Comuni di Borgaro e Caselle.
Un altro disagio particolarmente sentito in quel periodo sono le
tariffe telefoniche. I residenti di Borgaro applicano la tariffa
urbana, quelli di Caselle la suburbana. Risultato? Per chiamarsi
nello stesso paese si paga di più.
In foto - Mappano tra gli anni '70 e '80
Anche i giornali iniziano ad interessarsi della questione
mappanese
dedicandovi
articoli
ed
approfondimenti.
“Mappano, frazione dimenticata” è il titolo di un reportage,
ingiallito dal tempo, pubblicato nel lontano 23 settembre 1970
sulle colonne della Stampa di Torino. I giornalisti Eleonora
Bertolotto ed Elvio Rossi conducono un'ampia inchiesta su
Caselle ed i disagi prodotti dall'aeroporto, senza tralasciare le
vicende della frazione. Vale la pena riportare alcuni stralci utili a
ricostruire le precarie condizioni dell'epoca. “Mappano è il più
grave problema per l'amministrazione comunale – si legge –
sette chilometri dal centro cittadino, 2.800 abitanti quasi tutti
immigrati. Decine di case cresciute senza criterio urbanistico.
Dice il vice sindaco: <<Ha sofferto assai più di Caselle di un
improvviso
gigantismo,
che
l'ha
sorpresa
impreparata
all'enorme afflusso di abitanti>>. Il nucleo urbano è cresciuto
intorno ad un complesso di vecchie cascine abitate da un
centinaio di famiglie di lavandai: <<Era la lavanderia di
Torino – dice il dott. Garambois – innumerevoli lavatoi in pietra
immancabili in ogni casolare. Si passava per i prati e si
vedevano file di panni stesi al sole. Questo fino a vent'anni fa.
Poi tutto è cambiato. Un'immigrazione caotica che ha creato
problemi insolvibili di urbanistica>>. Le lamentele non si
contano, innanzitutto non c'è l'acquedotto”. I giornalisti inviati
da Torino annotano scrupolosamente le lamentele dei residenti.
“Pensi qualche tempo fa hanno scoperto un filo di scorrimento
che collega il pozzo nero con quelli da cui si attinge l'acqua” si
sfoga un mappanese davanti ai taccuini de La Stampa
ricordando il rischio d'infezione della sua famiglia. Circostanze
confermate anche dal vice sindaco: “Si sono registrati molti casi
di epatite virale, una evidente conseguenza delle condizioni
igieniche spaventose. Neppure le fosse biologiche sono
adeguate alle esigenze dei condomini che sono cresciuti come
funghi”. E poi mancano i locali per le scuole, l'edificio esistente
risale all'ottocento ed è troppo piccolo, senza contare la
mancanza di trasporti con il Comune di riferimento dove i
mappanesi devono rinnovare i documenti o chiedere permessi
comunali.
Un
disagio
parzialmente
sopperito
dall'amministrazione: “Si è dovuti ricorrere ad una soluzione di
compromesso – dice ancora Garambois – ogni giorno un Vigile
si reca nella sede dell'ambulatorio e ritira le varie richieste dei
cittadini che riguardano il Comune”.
Nel 1983 tocca al compianto Giampiero Paviolo, sulle colonne
di Stampa Sera, raccontare i disagi del territorio con l'articolo
“Mappano, frazione sfortunata è spartita tra 4 Comuni...”. Nel
resoconto giornalistico si mettono in luce i disservizi patiti dai
mappanesi: “Oltre ai problemi spiccioli legati a certificati e
documenti (cambiar casa a Mappano può voler dire cambiare
anche carta d'identità, patente, libretto sanitario) esistono
anche quelli che coinvolgono enti ed istituzioni: due unità
sanitarie, due compagnie dei Carabinieri (con ben tre stazioni
interessate), quattro postini sarebbero veramente un po' troppi”.
Pochi anni dopo le cronache locali rendono conto dei propositi
autonomisti, così la Stampa del 7 dicembre 1985: “Mappano
vuole essere Comune, lo chiedono 5 mila abitanti”. Già ai tempi
si parlava di referendum da estendere a tutti i comuni interessati
e dei veti contrapposti tra le diverse fazioni politiche tutte
formalmente favorevoli all'unificazione amministrativa del
territorio.
IL PRIMO COMITATO? NEL 1887
LE PROTESTE CONTRO CASELLE
In foto – il treno che passava da Mappano fino agli anni '20 del '900
Il primo Comitato mappanese? Risale al lontano 1887. Ai tempi
alcune famiglie nucleo storico (le attuali via Parrocchia, via
Canova, via Goretta e via Mappano) costituirono un consorzio
per realizzare autonomamente una nuova arteria stradale
(l'attuale via Mappano). Il primo di una lunga serie di interventi
sostenuti unicamente con il sudore della fronte e la
determinazione dei mappanesi, senza attendere finanziamenti e
prebende delle amministrazioni pubbliche. Terminata l'opera il
Comune di Caselle si rifiutò di prendere in carico la strada per
l'ordinaria manutenzione. Così i residenti si videro costretti a
chiedere l'intervento del Prefetto di Torino attraverso una lettera
che tocca temi ancora oggi di stretta attualità. In un passo
significativo della missiva i Mappanesi ricordano come:
“Equità e giustezza vuole che non dissimile dagli altri
amministrati dal
Comune
siano classificati
quelli
che
posseggono nelle regioni Fanghi e Mappano e mentre essi, da
tanti anni pagano i contributi per la manutenzione e
conservazione d'altre strade d'assai minore importanza e per
molte altre opere ad essi affatto sconosciute, almeno, sebben
tardi,
si
obblighi
questo
comune
ad
aggiustare
convenientemente la strada di cui qui si tratta per porre così gli
utenti limitrofi nella possibilità di accedere al loro capoluogo”.
Poche righe dopo si aggiungono ulteriori rivendicazioni: “Si
potrebbe ancora domandare all'onorevole consiglio comunale
di Caselle che indichi, se può, quale frazione esista nel
territorio, che per estensione, popolazione e fabbricazione
agguagli o soltanto possa lontanamente competere con questa e
che sia affatto priva di comunicazione e con il capoluogo e con
il locale della scuola?”.
A tratti stupefacente il passo in cui i firmatari del documento
invocano l'istituzione di un Consorzio per la gestione dei servizi
scolastici, proprio come avverà oltre un secolo dopo con il Cim.
“Sarebbe equo – auspicano i mappanesi – un concorso degli
stessi Comuni nella manutenzione della scuola” ricordando
inoltre che la struttura veniva utlizzata anche da molti alunni
provenienti da tutte le cascine della zona.
La lettera riporta le firme di Federico Ricardi, Carla Turina,
Giovanni Antoniotti e Pio Cambiano, qualificati come
rappresentanti del consorzio mappanese. Le istanze vennero
successivamente accolte dal Prefetto che, di fatto, obbligò il
Comune di Caselle ad occuparsi di tale strada mantenendola in
condizioni decorose. Si tratta della prima vittoria di una
comunità abituata da quasi un secolo e mezzo a lottare per
ottenere ciò che in altre parti del territorio era, e rimane,
scontato e dovuto.
I COMITATI
DA BORSELLO A GRASSI
I cittadini si organizzano in vari comitati già nella seconda metà
degli anni '70, guidati da Antonio Zappia invocano maggiori
servizi ai Comuni del territorio ed agli enti sovraordinati. Il
ritrovo abituale è in via Argentera, nei locali dell'ex Cinema
Jolly, e sarà lo stesso per molti anni fino alla costruzione del
salone polifunzionale di piazza Don Amerano a metà anni '90. Il
Comitato prende una forma definita nel 2001 quando sotto la
guida dell'Ingegnere Franco Borsello si aggiunge la chiara
denominazione “per Mappano Comune”. Sono anni in cui la
questione mappanese approda per la prima volta a Palazzo
Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte, attraverso
ripetuti appelli e proposte delle più svariate forze politiche con
l'obiettivo di raggiungere l'autonomia amministrativa. Nel 2007
la presidenza del Comitato passa al professor Francesco Grassi
che rilancia le iniziative referendarie e porta il Comitato
mappanese oltre la soglia delle 2 mila adesioni, raccogliendo
oltre 6 mila firme per la proposta di legge istitutiva del Comune
di Mappano.
In foto – Il referendum autogestito dal Comitato
REFERENDUM
IL DOPPIO STOP DEL TAR
Nel corso degli anni, a più riprese, i Comitati autonomisti hanno
avviato diverse iniziative per giungere all'istituzione del
Comune di Mappano, o quantomeno alla unificazione sotto
un'unica municipalità (nel 1992), ma solo negli ultimi anni si è
giunti alla presentazione di una legge istitutiva in Consiglio
regionale, arrivando ad un passo dalla tanto attesa consultazione
popolare.
Nel 2009 e nel 2010 la Regione piemonte indice due referendum
sull'autonomia mappanese, ma entrambi vengono sospesi in
extremis dai ricorsi dei Comuni di Leini e Settimo. Entrambe le
richieste
di
sospensiva
vengono
accolte
dal
Tribunale
amministrativo piemontese, ma in tutti e due i casi il Consiglio
di Stato e la Corte Costituzionale riaffermano la legittimità del
referendum dando nuova linfa alla battaglia autonomista. Il 15
novembre 2009, a fronte dell'ultimo stop dettato dal Tar circa
duemila mappanesi scendono in strada per riaffermare il proprio
diritto ad esprimersi democraticamente.
Così ha raccontato la manifestazione Nadia Bergamini sulle
colonne della Stampa: “Uomini, donne, giovani, anziani e
bambini. Tutti uniti in una suggestiva fiaccolata cui hanno
partecipato quasi duemila persone. I mappanesi hanno voluto,
scendendo in piazza e riversandosi per le strade, in particolare
sulla provinciale Leinì-Torino, dove allibiti automobilisti sono
rimasti bloccati al passaggio dell'infinito corteo, ribadire il loro
diritto all'esistenza. Nel folcloristico, ma ordinato e civile
corteo, anche una bara, quella della democrazia che non ha
potuto esprimersi con il voto dei cittadini e della libertà
violata”.
In foto – fiaccolata per Mappano Comune 15 novembre 2009
Lo stesso giorno, in cui si sarebbe dovuto tenere il referendum,
il Comitato mappanese organizza una consultazione popolare
con gazebo disposti in diversi punti della frazione, urne
elettorali e schede.
La risposta della gente non si fa attendere. Circa 2.500 persone
vanno a votare marcando la casella del Sì a Mappano Comune.
Al termine della lunga giornata di lotta il presidente Francesco
Grassi dichiara: “Non è il giorno della rabbia e della
rassegnazione, è il giorno in cui tutti insieme e con una sola
voce diciamo 'non ci arrenderemo', noi continueremo a
combattere per il nostro diritto di esistere. Dimostriamo al
mondo di essere una vera comunità coesa e unita nei propositi”.
Infatti, tre anni dopo, grazie alla testardaggine di molti
mappanesi, la Regione Piemonte indice un nuovo referendum in
calendario per domenica 11 novembre 2012.
MAPPANO COMUNE, PERCHE' SI!
I MOTIVI DELLA CAUSA AUTONOMISTA
Mappano, con i suoi circa 8.000 abitanti, oltre ad essere
potenzialmente tra i più grandi comuni della provincia di Torino
(l’87% dei comuni del torinese è più piccolo di Mappano)
rappresenta una anomalia amministrativa unica in tutta Italia.
Infatti, nonostante una evidente unità socioeconomica e
territoriale, è ancora suddiviso in quattro frazioni, con gravi
conseguenze per la sua specifica identità, come evidenziato
negli studi del suo territorio.
In foto – Monumento ai Lavandè mappanesi
La frammentazione amministrativa di Mappano ha causato
disagi e confusioni nell'ambito dei servizi e della omogeneità di
sviluppo del paese. Esempi ne sono: i servizi anagrafici separati;
la gestione frammentata degli edifici scolastici; la confusione
nello smistamento della posta (Cap diversi); la carenza di medici
pediatri sul territorio; l'assenza di un centro di conferimento di
rifiuti (ecocentro); i servizi di consultorio ridotti; la presenza
frammentata delle forze dell'ordine; le tasse e le imposte
comunali differenti; le date non coincidenti delle Feste Patronali
dei concentirci e di Mappano; l'applicazione differenziata delle
misure contro l'inquinamento, come le cosiddette "targhe
alterne" o divieti di transito, per cui la stessa strada può essere
transitabile o no a seconda del Comune di appartenenza.
L'aspetto più importante e paradossale è la gestione complessiva
del territorio, con Piani Regolatori scoordinati tra loro, che non
tengono conto dei servizi in modo unitario privando la comunità
di Mappano di un unico ed organico disegno di sviluppo
urbanistico. Questo ha causato uno sviluppo disarmonico con la
vicinanza di grandi impianti di smaltimento dei rifiuti e la
presenza di impianti industriali con elevato impatto e rischio
ambientale: quattro aree industriali a ridosso dell'abitato, alle
quali va aggiunto l'impianto di compostaggio Amiat. Abbiamo
qui
voluto
richiamare
solo
alcune
motivazioni
della
irragionevole situazione amministrativa, essendo questa ben
conosciuta dall'Autorità Regionale, che nel 2003 ha dato
incarico all'Ires (Istituto ricerche economiche e sociali per il
Piemonte) di effettuare uno studio del territorio, dal quale il
disagio è emerso in tutte le sue forme. Il problema principale
riguarda la rappresentanza democratica della comunità di
Mappano, non risiede nella scarsa propensione dei cittadini alla
partecipazione alla vita pubblica, ma principalmente nella loro
divisione in diversi distretti elettorali (sia comunali che
provinciali). La diretta conseguenza della suddivisione in diversi
Comuni è stata quella di impedire ai cittadini di Mappano di
essere numericamente determinanti nella scelta dei propri
rappresentanti politici nelle rispettive amministrazioni. Questa
situazione ha reso deboli le istanze dei mappanesi, causandone di fatto – l'emarginazione. Contrariamente a quanto pensano
alcune persone il Comune di Mappano sarà una risorsa e un
investimento, e non provocherà un aggravio di costi per i
contribuenti. Il comune di Mappano verrà insediato in un
edificio già esistente, quello del Consorzio Intercomunale di
Mappano che verrebbe sciolto (con i rispettivi costi che non
saranno più a carico dei concentrici). L’istituzione del Comune
di
Mappano
permetterà
inoltre,
secondo
il
principio
costituzionale di sussidiarietà, di liberare energie e creatività che
fino ad ora sono rimaste inespresse; inoltre un grosso vantaggio
che avrà Mappano sarà quello che partendo da zero potrà darsi
una struttura snella ed efficiente in linea con le migliori
esperienze in circolazione. Una somma di buone pratiche prese
in prestito dalle altre amministrazioni italiane. Mappano
Comune è un libro bianco da riempire, una porta aperta verso il
futuro, fermarsi ora sarebbe davvero sprecare una grande
opportunità.
FONTI
Archivio storico Città di Caselle Torinese
Archivio storico Città di Borgaro Torinese
Archivio di Stato Sezioni Riunite di Torino
Archivio storico on line La Stampa
“Il Pastore fra le sue genti” - Davide Aimonetto
“Caselle e la sua Storia” - Gianni Rigodanza
“Storia del Mappano” - F. Miniotti C. Novero
Scarica

MAPPANO COMUNE