MAPPANO COMUNE perché Sì! Pubblicazione informativa realizzata da Stefano Bongi, giornalista professionista; con il contributo di Franceso Grassi, presidente Comitato Mappano Comune; e di Gigi Gennaro, appassionato di storia locale. Mappano, ottobre 2012 “Dall'accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo. Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle. […] Appena il Filisteo si mosse avvicinandosi incontro a Davide, questi corse prontamente al luogo del combattimento incontro al Filisteo. Davide cacciò la mano nella bisaccia, ne trasse una pietra, la lanciò con la fionda e colpì il Filisteo in fronte.” INTRODUZIONE MAPPANO COMUNE, PERCHE' SI? In foto - Mappano oggi Una frazione divisa in quattro Comuni. Caso unico in Italia, forse al mondo. Non ci sono precedenti a cui aggrapparsi, circostanze simili da analizzare, inutile passare al setaccio gli archivi storici di mezza nazione, una vicenda come quella di Mappano in letteratura, semplicemente, non esiste. Così come non esiste, ma non è detto che non ci sarà, il Comune di Mappano. Una serie di circostanze curiose, intrecciate con la storia locale e gli interessi particolari, hanno spezzato questo territorio alle porte di Torino in un puzzle con quattro tessere, cinque ad essere precisi. Caselle torinese, Borgaro, Leini, Settimo ai quali va aggiunto un lembo di territorio amministrato da Torino. E Mappano in mezzo, centro di interessi trasversali. Crocevia di confini. Che spesso si trasformano in veri e propri muri, barriere invalicabili anche dalle più elementari norme di buon senso. Un Comune che non c'è, ma un paese reale, vivo e dinamico. Con la parrocchia, il campanile e la festa patronale. Le associazioni culturali e quelle di volontariato, il commercio sviluppato lungo la strada principale, le cascine storiche ed i campi sportivi, le scuole ed il mercato settimanale. E poi la gente: i Mappanesi di vecchia data, i residenti insediati negli anni '70 ed '80, infine le nuove famiglie in fuga dalla caotica metropoli e arrivate solo di recente. Tante storie, un solo paese. Un'identità fondata su mille battaglie per ottenere servizi, un governo unitario del territorio o quantomeno un pizzico di attenzione. La stessa che è mancata negli anni del boom economico, che a Mappano ha coinciso con il boom edilizio determinando una crescita fulminea. Nel giro di qualche anno da borgo contadino a periferia urbana, ma non una qualunque. La periferia di quattro Comuni, più la grande città a poche centinaia di metri, poco oltre la tangenziale nord. Una crescita disordinata fino ad arrivare alla soglia di 8 mila abitanti. Un numero appena stimato. Perché all'anagrafe circa 4 mila e cinquecento cittadini risultano a Caselle, 3 mila a Borgaro ed i restanti sparsi tra Leini e Settimo. Questa frammentazione ha portato i Mappanesi a rivendicare, a più riprese, la propria autonomia. Una battaglia quasi naturale per chi è di queste parti. Una lotta per la democrazia ancor prima che politica. Perché il territorio deve essere governato da chi lo abita, lo vive e lo ama. Mappano Comune, perché Sì! ANTONIUS DE AMAPANO RECTOR SCOLARUM In foto - Consegnamento del 1604 in cui compare per la prima volta il termine "Mapan" Questa terra prende il nome da Antonius De Amapano vissuto tra gli ultimi anni del '400 ed i primi del '500, a lungo considerato dagli storici locali un ricco possidente terriero, in realtà secondo gli studi più recenti, un uomo colto, probabilmente un insegnante presso qualche ricca famiglia nobiliare della zona. In merito agli Amapano si hanno pochissime notizie, s'immagina fossero giunti nella provincia nord di Torino, più esattamente ad Altessano, intorno alla metà del 1300, al seguito della nobile famiglia dei Guasco (o in alcuni documenti Vasco) originaria della provincia di Alessandria. Il primo documento ad oggi conosciuto in cui il nome degli Amapano è legato alle vicende dell’antica Mappano risale al 1501 ed è conservato presso l'Archivio di Stato Sezioni Riunite di Via Piave in Torino. Si tratta di un antico Consegnamento della Comunità di Caselle (atto ufficiale utile ad individuare le terre concesse in uso dal Comune) in cui egli viene definito “Rector scolarum” dunque un insegnante venuto in possesso, si ignora per quale motivo, di alcuni piccoli appezzamenti agricoli nella regione dei Fanghi di Caselle (antico toponimo di Mappano). La conduzione di terre nella stessa regione dei Fanghi compare nuovamente in ulteriori consegnamenti questa volta del Comune di Borgaro, intestati al figlio Francesco ed ai successivi discendenti della famiglia. Numerosi riferimenti ad appartenenti alla casata Amapano sono poi ancora presenti negli archivi storici della zona (Borgaro, Caselle e Ciriè). In molti di questi documenti si registrano costanti riferimenti a quelle terre “che furono di Amapano”. La svolta toponomastica avviene il 2 maggio 1604 quando parte di quelle terre vengono in possesso di Jacobo Bochiardo, un passaggio di proprietà sancito da un consegnamento conservato ancora oggi nell'archivio di Caselle Torinese. Per la prima volta, con l'obiettivo di indicare questa zona in modo netto e definito, oltre alla consolidata dicitura “ai Fanghi” si specifica ulteriormente il nome di questa zona con le parole contrassegnate da un asterisco “o sia al mapan”. Dunque non ci sono più dubbi, il nome Mapan, radice del moderno ed attuale Mappano, deriva dall’antica famiglia Amapano ed iniziò ad essere usato in modo ufficiale sicuramente a partire dal 1604 ma probabilmente nel volgo popolare e contadino anche qualche decennio prima. FRAMMENTI DI STORIA TERRA DI PALUDI, MALARIA E LUPI In foto – I pannni stesi dei Lavandè Palude oppure i Fanghi, così questo territorio era chiamato nel medioevo. Una zona difficile, già in quei tempi. “Da non esservi possibile andare neanche a cavallo” testimonia un atto della parrocchia di Caselle di metà '600. Successivamente prendono il via le bonifiche ad opera della Compagnia dei Padri Gesuiti che porteranno alla realizzazione del naviglio e dei canali irrigui artificiali molti di essi ancora esistenti. In questo modo si creano le condizioni affinché le famiglie della zona costruiscano le prime tenute agricole, sorgono così le cascine storiche: Mapanota, Argentera, Canova, Sebastopoli, Vittona, America, Betlemme e Castellazzo. Grazie al lavoro dei Gesuiti viene introdotto il mestiere dei Lavandè, ma anche la coltura del riso (da cui deriva il nome di Cascina Reisina). Ed insieme alla risaie sopraggiunge anche la malaria. La febbre trasmessa dalle zanzare miete centinaia di vittime, a tal punto da indurre il Comune di Caselle a vietare la coltivazione del riso che viene però tollerata dal Comune di Leini. E' la prima divisione incomprensibile che frammenta il territorio dal punto di vista economico e lavorativo. Mappano terra di lavandai, agricoltori ma anche di lupi. Infatti nei primi anni dell'800 si assiste ad una pericolosa invasione. “Accadde nel 1818 – scrive Gianni Rigodanza nel libro “Caselle e la sua storia” – il fenomeno fu provocato dalla caccia bandita nei cantoni del Vallese e del Ticino. Questi animali, braccati in Svizzera, arrivarono al di qua delle Alpi e trovarono facile scampo alle porte di Torino, nei boschi dell'Abbadia di Stura e nella zona di Mappano”. Gli abitanti risolvono il problema qualche tempo dopo. Una soluzione drastica: preparano bocconi di carne avvelenata con l'arsenico. Dopo aver sconfitto i lupi i tempi sono maturi per la rinascita del Mappano, poco più tardi infatti, si assiste all'insediamento di nuove abitazioni e si sviluppa ulteriormente il tradizionale mestiere dei lavandai. Lunghe distese di panni stesi al sole, è questa l'immagine scolpita nella mente di coloro che, fino alla seconda decade del '900, transitano da Mappano a bordo del trenino a vapore che collegava Leini e Volpiano a Torino. Quelle terre, un tempo impervie ed ostili, sono state definitivamente bonificate, producono lavoro e benessere grazie alla realizzazione di nuovi canali irrigui. In questa frazione tutto rappresenta una conquista: la terra strappata al fango, il lavoro frutto della bonifica, i pochi servizi ottenuti dai Comuni vicini e la regola vale anche per la religione ed i luoghi di culto. Nel 1913 viene eretta in via Parrocchia la Chiesa dedicata a Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù grazie al contributo economico delle principali fagmiglie della zona, viene inaugurata il 2 agosto dello stesso anno con la solenne celebrazione del cardinale di Torino Agostino Richelmy. In frazione è festa grande, con un lauto pasto e vino a volontà: un litro a testa più una bottiglia di barbera ogni sei commensali. In un certo senso Mappano è finalmente unita, o quantomeno le sue anime lo sono. In foto - Il Santuario dedicato Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù (1913) La Chiesa Cattolica è la prima istituzione a riconoscere ufficialmente l'autonomia mappanese. Accade qualche decennio dopo la realizzazione della cappella, con il decreto arcivescovile della Diocesi di Torino che il 2 settembre 1942 sancisce la nascita della Parrocchia di Mappano dedicata a Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù. Nel novembre dello stesso anno sarà nominato il primo parroco mappanese, l'indimenticato teologo Don Agostino Amerano. LA CRESCITA SELVAGGIA CEMENTO, CASE E POCHI SERVIZI In foto – uno dei principali condomini edificati a Mappano Fino agli anni '50 Mappano conserva i tratti di un borgo contadino, poi i Comuni mettono in atto una smisurata crescita edilizia. Nella terra dei lavandè prendono forma condomini che ospitano centinaia di nuovi residenti, in molti casi arrivano dalle regioni del sud e dal Veneto, in cerca di lavoro alla Fiat, nelle industrie dell'indotto automobilistico ma anche in numerose realtà imprenditoriali dell'hinterland torinese. Si costruiscono case su case, e pure le aree industriali si moltiplicano senza ordine. Insieme a loro crescono i disservizi. Usl, compagnie e stazioni dei Carabinieri, tariffe e codici postali sono differenti e cambiano nel giro di pochi metri. Manca l'acquedotto, i marciapiedi non ci sono. Mappano è una distesa di case e palazzi circondati da qualche antica cascina, senza un cimitero e senza un collegamento diretto i Comuni di Borgaro e Caselle. Un altro disagio particolarmente sentito in quel periodo sono le tariffe telefoniche. I residenti di Borgaro applicano la tariffa urbana, quelli di Caselle la suburbana. Risultato? Per chiamarsi nello stesso paese si paga di più. In foto - Mappano tra gli anni '70 e '80 Anche i giornali iniziano ad interessarsi della questione mappanese dedicandovi articoli ed approfondimenti. “Mappano, frazione dimenticata” è il titolo di un reportage, ingiallito dal tempo, pubblicato nel lontano 23 settembre 1970 sulle colonne della Stampa di Torino. I giornalisti Eleonora Bertolotto ed Elvio Rossi conducono un'ampia inchiesta su Caselle ed i disagi prodotti dall'aeroporto, senza tralasciare le vicende della frazione. Vale la pena riportare alcuni stralci utili a ricostruire le precarie condizioni dell'epoca. “Mappano è il più grave problema per l'amministrazione comunale – si legge – sette chilometri dal centro cittadino, 2.800 abitanti quasi tutti immigrati. Decine di case cresciute senza criterio urbanistico. Dice il vice sindaco: <<Ha sofferto assai più di Caselle di un improvviso gigantismo, che l'ha sorpresa impreparata all'enorme afflusso di abitanti>>. Il nucleo urbano è cresciuto intorno ad un complesso di vecchie cascine abitate da un centinaio di famiglie di lavandai: <<Era la lavanderia di Torino – dice il dott. Garambois – innumerevoli lavatoi in pietra immancabili in ogni casolare. Si passava per i prati e si vedevano file di panni stesi al sole. Questo fino a vent'anni fa. Poi tutto è cambiato. Un'immigrazione caotica che ha creato problemi insolvibili di urbanistica>>. Le lamentele non si contano, innanzitutto non c'è l'acquedotto”. I giornalisti inviati da Torino annotano scrupolosamente le lamentele dei residenti. “Pensi qualche tempo fa hanno scoperto un filo di scorrimento che collega il pozzo nero con quelli da cui si attinge l'acqua” si sfoga un mappanese davanti ai taccuini de La Stampa ricordando il rischio d'infezione della sua famiglia. Circostanze confermate anche dal vice sindaco: “Si sono registrati molti casi di epatite virale, una evidente conseguenza delle condizioni igieniche spaventose. Neppure le fosse biologiche sono adeguate alle esigenze dei condomini che sono cresciuti come funghi”. E poi mancano i locali per le scuole, l'edificio esistente risale all'ottocento ed è troppo piccolo, senza contare la mancanza di trasporti con il Comune di riferimento dove i mappanesi devono rinnovare i documenti o chiedere permessi comunali. Un disagio parzialmente sopperito dall'amministrazione: “Si è dovuti ricorrere ad una soluzione di compromesso – dice ancora Garambois – ogni giorno un Vigile si reca nella sede dell'ambulatorio e ritira le varie richieste dei cittadini che riguardano il Comune”. Nel 1983 tocca al compianto Giampiero Paviolo, sulle colonne di Stampa Sera, raccontare i disagi del territorio con l'articolo “Mappano, frazione sfortunata è spartita tra 4 Comuni...”. Nel resoconto giornalistico si mettono in luce i disservizi patiti dai mappanesi: “Oltre ai problemi spiccioli legati a certificati e documenti (cambiar casa a Mappano può voler dire cambiare anche carta d'identità, patente, libretto sanitario) esistono anche quelli che coinvolgono enti ed istituzioni: due unità sanitarie, due compagnie dei Carabinieri (con ben tre stazioni interessate), quattro postini sarebbero veramente un po' troppi”. Pochi anni dopo le cronache locali rendono conto dei propositi autonomisti, così la Stampa del 7 dicembre 1985: “Mappano vuole essere Comune, lo chiedono 5 mila abitanti”. Già ai tempi si parlava di referendum da estendere a tutti i comuni interessati e dei veti contrapposti tra le diverse fazioni politiche tutte formalmente favorevoli all'unificazione amministrativa del territorio. IL PRIMO COMITATO? NEL 1887 LE PROTESTE CONTRO CASELLE In foto – il treno che passava da Mappano fino agli anni '20 del '900 Il primo Comitato mappanese? Risale al lontano 1887. Ai tempi alcune famiglie nucleo storico (le attuali via Parrocchia, via Canova, via Goretta e via Mappano) costituirono un consorzio per realizzare autonomamente una nuova arteria stradale (l'attuale via Mappano). Il primo di una lunga serie di interventi sostenuti unicamente con il sudore della fronte e la determinazione dei mappanesi, senza attendere finanziamenti e prebende delle amministrazioni pubbliche. Terminata l'opera il Comune di Caselle si rifiutò di prendere in carico la strada per l'ordinaria manutenzione. Così i residenti si videro costretti a chiedere l'intervento del Prefetto di Torino attraverso una lettera che tocca temi ancora oggi di stretta attualità. In un passo significativo della missiva i Mappanesi ricordano come: “Equità e giustezza vuole che non dissimile dagli altri amministrati dal Comune siano classificati quelli che posseggono nelle regioni Fanghi e Mappano e mentre essi, da tanti anni pagano i contributi per la manutenzione e conservazione d'altre strade d'assai minore importanza e per molte altre opere ad essi affatto sconosciute, almeno, sebben tardi, si obblighi questo comune ad aggiustare convenientemente la strada di cui qui si tratta per porre così gli utenti limitrofi nella possibilità di accedere al loro capoluogo”. Poche righe dopo si aggiungono ulteriori rivendicazioni: “Si potrebbe ancora domandare all'onorevole consiglio comunale di Caselle che indichi, se può, quale frazione esista nel territorio, che per estensione, popolazione e fabbricazione agguagli o soltanto possa lontanamente competere con questa e che sia affatto priva di comunicazione e con il capoluogo e con il locale della scuola?”. A tratti stupefacente il passo in cui i firmatari del documento invocano l'istituzione di un Consorzio per la gestione dei servizi scolastici, proprio come avverà oltre un secolo dopo con il Cim. “Sarebbe equo – auspicano i mappanesi – un concorso degli stessi Comuni nella manutenzione della scuola” ricordando inoltre che la struttura veniva utlizzata anche da molti alunni provenienti da tutte le cascine della zona. La lettera riporta le firme di Federico Ricardi, Carla Turina, Giovanni Antoniotti e Pio Cambiano, qualificati come rappresentanti del consorzio mappanese. Le istanze vennero successivamente accolte dal Prefetto che, di fatto, obbligò il Comune di Caselle ad occuparsi di tale strada mantenendola in condizioni decorose. Si tratta della prima vittoria di una comunità abituata da quasi un secolo e mezzo a lottare per ottenere ciò che in altre parti del territorio era, e rimane, scontato e dovuto. I COMITATI DA BORSELLO A GRASSI I cittadini si organizzano in vari comitati già nella seconda metà degli anni '70, guidati da Antonio Zappia invocano maggiori servizi ai Comuni del territorio ed agli enti sovraordinati. Il ritrovo abituale è in via Argentera, nei locali dell'ex Cinema Jolly, e sarà lo stesso per molti anni fino alla costruzione del salone polifunzionale di piazza Don Amerano a metà anni '90. Il Comitato prende una forma definita nel 2001 quando sotto la guida dell'Ingegnere Franco Borsello si aggiunge la chiara denominazione “per Mappano Comune”. Sono anni in cui la questione mappanese approda per la prima volta a Palazzo Lascaris, sede del Consiglio regionale del Piemonte, attraverso ripetuti appelli e proposte delle più svariate forze politiche con l'obiettivo di raggiungere l'autonomia amministrativa. Nel 2007 la presidenza del Comitato passa al professor Francesco Grassi che rilancia le iniziative referendarie e porta il Comitato mappanese oltre la soglia delle 2 mila adesioni, raccogliendo oltre 6 mila firme per la proposta di legge istitutiva del Comune di Mappano. In foto – Il referendum autogestito dal Comitato REFERENDUM IL DOPPIO STOP DEL TAR Nel corso degli anni, a più riprese, i Comitati autonomisti hanno avviato diverse iniziative per giungere all'istituzione del Comune di Mappano, o quantomeno alla unificazione sotto un'unica municipalità (nel 1992), ma solo negli ultimi anni si è giunti alla presentazione di una legge istitutiva in Consiglio regionale, arrivando ad un passo dalla tanto attesa consultazione popolare. Nel 2009 e nel 2010 la Regione piemonte indice due referendum sull'autonomia mappanese, ma entrambi vengono sospesi in extremis dai ricorsi dei Comuni di Leini e Settimo. Entrambe le richieste di sospensiva vengono accolte dal Tribunale amministrativo piemontese, ma in tutti e due i casi il Consiglio di Stato e la Corte Costituzionale riaffermano la legittimità del referendum dando nuova linfa alla battaglia autonomista. Il 15 novembre 2009, a fronte dell'ultimo stop dettato dal Tar circa duemila mappanesi scendono in strada per riaffermare il proprio diritto ad esprimersi democraticamente. Così ha raccontato la manifestazione Nadia Bergamini sulle colonne della Stampa: “Uomini, donne, giovani, anziani e bambini. Tutti uniti in una suggestiva fiaccolata cui hanno partecipato quasi duemila persone. I mappanesi hanno voluto, scendendo in piazza e riversandosi per le strade, in particolare sulla provinciale Leinì-Torino, dove allibiti automobilisti sono rimasti bloccati al passaggio dell'infinito corteo, ribadire il loro diritto all'esistenza. Nel folcloristico, ma ordinato e civile corteo, anche una bara, quella della democrazia che non ha potuto esprimersi con il voto dei cittadini e della libertà violata”. In foto – fiaccolata per Mappano Comune 15 novembre 2009 Lo stesso giorno, in cui si sarebbe dovuto tenere il referendum, il Comitato mappanese organizza una consultazione popolare con gazebo disposti in diversi punti della frazione, urne elettorali e schede. La risposta della gente non si fa attendere. Circa 2.500 persone vanno a votare marcando la casella del Sì a Mappano Comune. Al termine della lunga giornata di lotta il presidente Francesco Grassi dichiara: “Non è il giorno della rabbia e della rassegnazione, è il giorno in cui tutti insieme e con una sola voce diciamo 'non ci arrenderemo', noi continueremo a combattere per il nostro diritto di esistere. Dimostriamo al mondo di essere una vera comunità coesa e unita nei propositi”. Infatti, tre anni dopo, grazie alla testardaggine di molti mappanesi, la Regione Piemonte indice un nuovo referendum in calendario per domenica 11 novembre 2012. MAPPANO COMUNE, PERCHE' SI! I MOTIVI DELLA CAUSA AUTONOMISTA Mappano, con i suoi circa 8.000 abitanti, oltre ad essere potenzialmente tra i più grandi comuni della provincia di Torino (l’87% dei comuni del torinese è più piccolo di Mappano) rappresenta una anomalia amministrativa unica in tutta Italia. Infatti, nonostante una evidente unità socioeconomica e territoriale, è ancora suddiviso in quattro frazioni, con gravi conseguenze per la sua specifica identità, come evidenziato negli studi del suo territorio. In foto – Monumento ai Lavandè mappanesi La frammentazione amministrativa di Mappano ha causato disagi e confusioni nell'ambito dei servizi e della omogeneità di sviluppo del paese. Esempi ne sono: i servizi anagrafici separati; la gestione frammentata degli edifici scolastici; la confusione nello smistamento della posta (Cap diversi); la carenza di medici pediatri sul territorio; l'assenza di un centro di conferimento di rifiuti (ecocentro); i servizi di consultorio ridotti; la presenza frammentata delle forze dell'ordine; le tasse e le imposte comunali differenti; le date non coincidenti delle Feste Patronali dei concentirci e di Mappano; l'applicazione differenziata delle misure contro l'inquinamento, come le cosiddette "targhe alterne" o divieti di transito, per cui la stessa strada può essere transitabile o no a seconda del Comune di appartenenza. L'aspetto più importante e paradossale è la gestione complessiva del territorio, con Piani Regolatori scoordinati tra loro, che non tengono conto dei servizi in modo unitario privando la comunità di Mappano di un unico ed organico disegno di sviluppo urbanistico. Questo ha causato uno sviluppo disarmonico con la vicinanza di grandi impianti di smaltimento dei rifiuti e la presenza di impianti industriali con elevato impatto e rischio ambientale: quattro aree industriali a ridosso dell'abitato, alle quali va aggiunto l'impianto di compostaggio Amiat. Abbiamo qui voluto richiamare solo alcune motivazioni della irragionevole situazione amministrativa, essendo questa ben conosciuta dall'Autorità Regionale, che nel 2003 ha dato incarico all'Ires (Istituto ricerche economiche e sociali per il Piemonte) di effettuare uno studio del territorio, dal quale il disagio è emerso in tutte le sue forme. Il problema principale riguarda la rappresentanza democratica della comunità di Mappano, non risiede nella scarsa propensione dei cittadini alla partecipazione alla vita pubblica, ma principalmente nella loro divisione in diversi distretti elettorali (sia comunali che provinciali). La diretta conseguenza della suddivisione in diversi Comuni è stata quella di impedire ai cittadini di Mappano di essere numericamente determinanti nella scelta dei propri rappresentanti politici nelle rispettive amministrazioni. Questa situazione ha reso deboli le istanze dei mappanesi, causandone di fatto – l'emarginazione. Contrariamente a quanto pensano alcune persone il Comune di Mappano sarà una risorsa e un investimento, e non provocherà un aggravio di costi per i contribuenti. Il comune di Mappano verrà insediato in un edificio già esistente, quello del Consorzio Intercomunale di Mappano che verrebbe sciolto (con i rispettivi costi che non saranno più a carico dei concentrici). L’istituzione del Comune di Mappano permetterà inoltre, secondo il principio costituzionale di sussidiarietà, di liberare energie e creatività che fino ad ora sono rimaste inespresse; inoltre un grosso vantaggio che avrà Mappano sarà quello che partendo da zero potrà darsi una struttura snella ed efficiente in linea con le migliori esperienze in circolazione. Una somma di buone pratiche prese in prestito dalle altre amministrazioni italiane. Mappano Comune è un libro bianco da riempire, una porta aperta verso il futuro, fermarsi ora sarebbe davvero sprecare una grande opportunità. FONTI Archivio storico Città di Caselle Torinese Archivio storico Città di Borgaro Torinese Archivio di Stato Sezioni Riunite di Torino Archivio storico on line La Stampa “Il Pastore fra le sue genti” - Davide Aimonetto “Caselle e la sua Storia” - Gianni Rigodanza “Storia del Mappano” - F. Miniotti C. Novero