Attualità 3 Italia 4 Como 15 Sondrio 28 Unione Europea. Tendere la mano... 17 marzo. L’Unità d’Italia e i cattolici Numero verde contro la violenza sulle donne Salesiani e Acli: incontri formativi ituazione ancora S incerta in Libia. Affanno per i profughi in al giurista Ire intervista Giuseppe Della Torin occasione della ri- ttivato uno sportelA lo telefonico aperto a quante sono vitti- l via una serie di A conferenze dedicate al tema dell’impegno Tunisia e a Lampedusa. correnza del 17 marzo. me di maltrattamenti. sociale della Chiesa. 10 contiene inserto Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale | D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como Anno XXXV - 12 marzo 2011 - € 1,20 Editoriale Testamento spirituale di Shahbaz Bhatti “I l mio nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica. Mio padre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno educato secondo i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che hanno influenzato la mia infanzia. Fin da bambino ero solito andare in chiesa e trovare profonda ispirazione negli insegnamenti, nel sacrificio, e nella crocifissione di Gesù. Fu l’amore di Gesù che mi indusse ad offrire i miei servizi alla Chiesa. Le spaventose condizioni in cui versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero. Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico. Mi è stato richiesto di porre fine alla mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora - in questo mio battagliero sforzo di aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan - Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo Paese. Molte volte gli estremisti hanno desiderato uccidermi, imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Io dico che, finché avrò vita, fino al mio ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri. Credo che, qualunque sia la loro religione, siano parte del mio corpo in Cristo, che siano la parte perseguitata e bisognosa del corpo di Cristo. Se noi portiamo a termine questa missione, allora ci saremo guadagnati un posto ai piedi di Gesù ed io potrò guardarLo senza provare vergogna”. “Voglio solo un posto ai piedi di Gesù” Il 2 marzo a Islamabad è stato barbaramente ucciso il ministro pakistano per le minoranze religiose, il cattolico Shahbaz Bhatti. Pubblichiamo come editoriale il suo “testamento spirituale” estratto da una raccolta di suoi testi (“Cristiani in Pakistan”) editi da Marcianum Press. L’arcivescovo di Firenze mons. Betori ha invitato i suoi preti a leggerlo in chiesa in questa domenica. 9 Libretto Benedizione delle famiglie 2011 Cultura 7 Gesù di Nazareth: una bella notizia. Pubblicato il nuovo libro del Papa Fino Mornasco24 “Radici e Ali”: lo sfogo di una realtà partita con grandi progetti... Sondalo 33 In arrivo un nuovo defibrillatore per il Morelli Quaresima 10 - 11 Un periodo per ricentrare lo sguardo su Gesù Per prenotare: 031-263533 da lunedì a venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 18.00 uaranta giorni da vivere come Q tempo di conversione e condivisione. La proposta diocesana non è valida solo per i ragazzi del catechismo, ma è un invito per tutti. Le ultime notizie dalle missioni diocesane in Camerun e in Perù. Idee e opinioni 2 Sabato, 12 marzo 2011 P er molti il termine “Quaresima” richiama contenuti quali penitenza, mortificazione, sacrifici… Aspetti che meritano rispetto,ma ad una condizione: che siano collocati in una prospettiva biblicamente fondata. Diversamente si corre il rischio di rimanere in una logica precettistica: fare o non fare certe cose! L’orizzonte è dato dal contemplare, innanzitutto e prima di tutto, come e quanto Dio ha fatto per l’uomo. Occorre ritornare ad ascoltare, con cuore disponibile, il racconto della storia biblica capace di aprire impensati orizzonti. Partire dall’uomo, dai suoi limiti, dalle sue infedeltà non porta a nulla; conduce solo all’ennesima constatazione della debolezza dell’uomo. Non è vero che più si sottolinea la debolezza dell’uomo e più questi sarebbe invitato a comprendere la “necessità” della salvezza che viene da Dio! La constatazione del proprio limite può benissimo portare ✎ FUORI DAL CORO | di Arcangelo Bagni Quaresima: la gratuità di Dio prima dei “sacrifici” dell’uomo alla disperazione e non alla domanda verso Dio. Perché la domanda sorga è necessario avere la memoria di un Dio che “anticipa” questa domanda, di un Dio che non attende le parole dell’uomo ma che, per primo, dice all’uomo le proprie parole. Occorre guardare a Dio: egli prende l’iniziativa e indica all’uomo la strada da seguire. Quando la Bibbia parla di peccato chiama non rimanda alle singole azioni dell’uomo ma un modo di vivere, una logica che si rivela opposta a quella dell’Alleanza. Allora la fonte prima per comprendere cristianamente che cosa è peccato non è ciò l’uomo sperimenta a livello di mancanza, di vergogna o di colpevolezza (anche se questi aspetti hanno la loro importanza); la fonte prima è, sempre e comunque, la parola di Dio in quanto capace di svelare all’uomo profondità non comprensibili subito. Ecco perché possiamo riscontrare nella vicenda biblica un dato significativo: Dio fa comprendere agli uomini che peccato non è, spesso, ciò che essi pensano; è peccato, invece, ciò che la loro tranquilla coscienza o le loro leggi non immaginano neppure essere peccato perché esse ignorano la gratuità di Dio. L’esistenza umana è una risposta a una chiamata. E se c’è risposta è perché qualcuno chiama. Il credente è chiamato ad assumersi le sue responsabilità sapendo di essere, appunto, chiamato ad un’esistenza che è vocazione e convocazione. Il costante riferimento al Dio dell’Alleanza rende l’esistenza del credente personalizzata e personalizzante perché è radicalmente un’esistenza in relazione. Il peccato non è allora un disobbedire a una legge, non è neppure venire meno a se stessi; più profondamente: è un venire meno nei confronti di Qualcuno che, per primo e gratuitamente, ha instaurato con il credente una relazione nella linea della gratuità. L’insistenza eccessiva sulla Legge, sul dovere, sull’obbedienza, sulla virtù ha ✎ Granaio / 4 COLPO D’OCCHIO | di Piero Isola La Chiesa e il mistero dei numeri Q L’Annuario statistico uanti sono nel mondo i sacerdoti? E i religiosi? Le ammette chiaramente che suore? Le claustrali? Solo i totali mondiali circa il Dio lo sa. Può sembrare numero dei preti e delle paradossale, ma è così. Nell’epoca dei computer e di Internet, degli suore hanno carattere archivi informatici, delle schedature indicativo perché sono elettroniche, delle misurazioni precise al miliardesimo, il numero approssimati per difetto. esatto del personale dedito all’apostolato attiene al mistero. prime pagine che i totali mondiali Impossibile conoscerlo. Attenzione: hanno soltanto carattere indicativo il numero esatto, per dire che nel perché sono approssimati per difetto. conteggio del totale non si “salti” Vale a dire che vi sono nel mondo preti, neppure un prete o una suora. Non è religiosi e religiose che “sfuggono” questione d’insufficienza di mezzi o di a qualsiasi censimento. I motivi di deficienze nella rilevazione. L’Ufficio tale lacuna sono molteplici. Vi sono centrale di statistica della Chiesa è in innanzitutto difficoltà di ordine questo campo uno degli organismi più “politico”, ad esempio nel computo accreditati per scrupolosità e rigore di delle circoscrizioni ecclesiastiche metodo. Ma l’Annuario statistico (e va censite mancano quelle della Cina e precisato “statistico”, non l’Annuario della Corea del Nord dalle quali ancora pontificio che essenzialmente privilegia non è possibile ricevere dati sicuri e i nomi delle persone piuttosto aggiornati. Vi è anche la difficoltà a che i numeri), considerato tra le “fotografare” una realtà complessa pubblicazioni “ufficiali” della Santa come quella della vita consacrata, Sede, è un bell’esempio di onestà articolata in forme e istituzioni diverse quando ammette chiaramente nelle delle quali la Santa Sede (a livello Aforismi ■ Gómez Dávila L’amore non è mistero, ma luogo in cui il mistero si dissolve. Amare è comprendere la ragione che Dio aveva per creare quel che amiamo. Nicolás Gómez Dávila (Cajicá 1913 - Bogotá 1994) Scrittore e aforista colombiano In margine a un testo implicito, Adelphi 2001, pagina 117. 122 C erchi la felicità? Ovvio, chi non vuole essere felice? Deve essersene accorto anche il premier cinese Wen Jiabao, forse infastidito da un sondaggio del portale china. com.cn secondo cui solo il 6% dei cittadini della Repubblica Popolare dichiara di essere felice, mentre il 49% assicura con certezza di non esserlo. La cosa deve aver infastidito non poco anche il segretario del Partito comunista Hu Jantao, grande sostenitore del progetto della “società armoniosa”: che armonia può mai esserci in un popolo senza la felicità dei cittadini? Ecco, allora, negli ultimi mesi, il moltiplicarsi dei pronunciamenti, con cui le autorità cinesi assicurano che il Partito comunista cinese ha deciso di promuovere la felicità. Solo uno slogan per arginare il malumore dilagante soprattutto nella classe media? No, c’è di più. è il pervicace convincimento dell’ideologia populista e statalista di poter portato più di un credente a mettere in secondo piano ciò che è essenziale: il dialogo, la relazione tra Dio e l’uomo. Riscoprirsi peccatori non significa, dunque, confrontarsi con qualche «catalogo» -per quanto rinnovato possa esseredi precetti o di divieti; significa, invece, riscoprire la distanza che ci separa dall’amore e dalla comunione che gratuitamente viene da Dio e che ci interpella. Nel “Credo” i cristiani affermano di credere non al peccato, ma alla “remissione dei peccati”. E proclamano anche: “Non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa”: questa invocazione attesta che il contrario del peccato non è la virtù, ma la fede. Allora la consapevolezza del peccato si trasforma in umile confessione di lode a Dio, e la constatazione della “miseria umana” cede il posto alla povertà diventando la prima delle beatitudine cristiane. Che è poi il volto della gratuità del Dio biblico. di strutture centrali) non sempre ha il diretto controllo. Si pensi ai circa 1.800 istituti di diritto diocesano (maschili e femminili) sparsi nei cinque continenti, che dipendono dal vescovo locale. Come che sia, è straordinario e insieme consolante sapere che anche in questo momento in qualche angolo sperduto del mondo un sacerdote celebra messa o una claustrale alza la sua lode a Dio dal silenzio di un monastero pur essendo entrambi non conteggiati e non conteggiabili, ignoti dunque alle statistiche e ai rilevamenti. Esistono, vivono, pregano, lavorano ma non entrano a far parte del numero, anzi dei numeri. È pure questo un segno dell’universalità della Chiesa. Universalità troppo grande per poter essere definita dalle cifre. Siamo nella dimensione alta del mistero che mal si concilia con la pretesa, tutta terrena, di contare, incasellare e tirare le somme. ✎ Corsivo | Voglia il cielo che voi siate la gioia della vostra madre, la Chiesa. Ma temo che, ancora nel dolore e nei gemiti la Chiesa partorisca i suoi figli. Forse che essa non è triste e non geme quando voi non venite ad ascoltare la parola di Dio, e vi radunate in chiesa a malapena nei giorni festivi, e non tanto perché sentite bisogno della parola, ma per desiderio di solennità e per ottenere in qualche modo un perdono partecipando a un rito pubblico? Che dovrei fare io, cui è stato affidato il servizio della parola? Io che, per quanto sia «servo inutile», ho ricevuto dal Signore «perché la distribuissi ai servi del Signore, la porzione di frumento». Ma guarda che cosa aggiunge la parola del Signore: «la porzione di frumento da distribuire a tempo opportuno». Che fare? Dove e quando troverò il tempo opportuno in voi? La maggior parte di esso, anzi pressoché tutto, voi lo consumate in occupazioni mondane: una parte nel foro, una parte negli affari; uno ha tempo per il campo, un altro per le liti, ma nessuno, o deI tutto pochi, hanno tempo per ascoltare la parola di Dio. Ma perché rinfaccio a voi le vostre occupazioni? Perché mi lamento degli assenti? Anche quando siete presenti e siete seduti in chiesa, non state attenti, vi perdete in chiacchiere solite, e voltate le spalle alla parola di Dio e alle letture divine. Temo che anche a voi il Signore dica ciò che è stato detto dal profeta: «Verso di me hanno voltato la schiena, non il volto» (Ger. 18, 17). Che farò io cui è stato affidato il servizio della parola? Le cose lette sono di argomento mistico e bisogna illustrarle traducendole, attraverso l’allegoria, in realtà sacre. Posso introdurre in orecchie sorde e distratte le «perle» della parola di Dio? ORIGENE Omelie sulla Genesi, X,1 di Agostino Clerici La “felicità” di Stato: ricette e pasticci... raggiungere un obiettivo, imponendolo come un dovere civico. Vuoi essere felice? Ti obbligo ad esserlo! Del resto, che cosa ti manca? Sei governato da un regime comunista, che ti garantisce il necessario e ti “suggerisce” anche che cosa non è necessario (togliendotelo!). Ben diverso quanto sancisce la Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America (1776): in quel documento si parla di “diritto alla vita, alla liberta e al perseguimento della felicità”, dando per scontato, quindi, che la vita e la libertà sono il fondamento su cui il cittadino costruisce la sua ricerca della felicità. Verrebbe da aggiungere un altro pilastro, questo sì affidato al buon funzionamento dello Stato, e tale da garantire una base di partenza nel perseguimento della felicità: la giustizia. Benjamin Constant, quasi due secoli fa, sosteneva proprio questo: “L’autorità si limiti ad essere giusta, noi ci incaricheremo di essere felici”. Notizia recente, invece, è quella che viene dal Brasile, ove si chiede l’aggiunta del diritto alla ricerca della felicità all’articolo 6 della Costituzione, che elenca già altri diritti sociali come “educazione, salute, alimentazione, lavoro, abitazione, divertimento, sicurezza, previdenza sociale, protezione della maternità e dell’infanzia, assistenza ai meno fortunati”. Invero, non si capisce come l’aborto - tanto per fare l’esempio più lampante - costituisca una difesa del diritto alla ricerca della felicità, di cui è portatore anche... l’abortito. E ciò lo pone in contrasto sia alla Dichiarazione d’indipendenza americana, sia alla Costituzione brasiliana. Come si può vedere, è un problema che accomuna il liberismo, il comunismo e le democrazie cosiddette “avanzate” (come la nostra). Tornando alla ricetta di felicità della Cina, come la mettiamo con la politica del figlio unico, preferibilmente maschio, con tanto di aborto selettivo di milioni di bambine? Lo so che di queste cose non si parla mai nelle decine di incontri economici e finanziari con la super-potenza Cina. Forse per garantire la nostra felicità? Attualità Sabato, 12 marzo 2011 Unione Europea. Tendere la mano... O re drammatiche, ore febbrili, a seconda di dove le si vive. Chi è nato e cresciuto in Libia - o in Egitto, Tunisia, Algeria – si trova nel cuore di eventi rivoluzionari che vorrebbero portare, nelle migliori intenzioni, libertà, democrazia e pace nella propria terra. Chi osserva dalla sponda nord del Mediterraneo cerca di comprendere gli eventi e di prevederne gli sviluppi, con una certezza: quanto accade in nord Africa avrà conseguenze per l’Europa. E non solo. Più e più volte in queste settimane si è fatto appello all’Europa perché “faccia qualcosa”, conferendo in particolare alle istituzioni Ue un possibile e inedito ruolo strategico. Così, mentre si assiste alle proteste di piazza e alla violenza delle armi, si discute di aiuti umanitari, sbarchi di immigrati, sanzioni, ultimatum, “soluzioni militari”; al contempo risuonano sempre più minacciose le parole del colonnello Gheddafi. Quali strade intraprendere – è la domanda di fondo - per accompagnare questa fase potenzialmente nuova della storia africana e mediorientale? Risposte chiare e certe non ce ne sono, almeno non preconfezionate. A livello di Unione europea si torna a ragionarci questa settimana: nelle capitali dei paesi membri, durante la sessione plenaria dell’Europarlamento (7-10 marzo), nel corso del vertice straordinario dei 27 capi di Stato e di governo, convocati a Bruxelles per l’11 marzo. Un intervento dei giorni scorsi del presidente della Commissione, José In Libia, come richiesto dal Una priorità per l’Egitto è certamente la ripresa economica Il presente e il futuro della Libia Manuel Barroso, ha ben sintetizzato vicario apostolico di Tripoli, che ha nel turismo un volano importante. Il blocco delle sono ancora incerti. È invece i punti attorno ai quali sembra mons. Giovanni Innocenzo scorse settimane ha provocato danni economici importanti certa la presenza, al confine concentrarsi l’Ue. Martinelli, ci sono 2.000 rifugiati al comparto turistico, ma ora si sta recuperando. Ci sono tra Libia e Tunisia, di decine di Anzitutto la Libia. “Le azioni del eritrei da salvare. L’Italia ha diversi tour operator che stanno lavorando con offerte migliaia di profughi, soprattutto tutto inaccettabili del regime libico annunciato di voler accogliere incoraggianti. Ma in Egitto non ci sono solo luoghi storici egiziani, che stanno cercando di nel corso delle ultime settimane 54 persone. Anche molti africani e resort ma anche simboli della cristianità con relative fare ritorno al loro Paese. Alcune hanno reso dolorosamente evidente dell’Africa sub-sahariana “sono comunità locali. “Quello che auspico - dice padre Luciano agenzie umanitarie si sono già che il colonnello Gheddafi è parte costretti a rimanere chiusi in Verdoscia, missionario conboniano da sedici anni in Egitto mobilitate per portare tende e del problema, non parte della casa per timore di rappresaglie, - è una nuova forma di turismo religioso ed etico. Sarebbe aiuti, soprattutto a Ras Jedir, in soluzione. È tempo per Gheddafi quindi non si possono spostare bello che i pellegrini in Egitto possano conoscere anche Tunisia. Anche il governo italiano di partire e consegnare il paese al verso i confini né riescono a la minoranza cristiana e cattolica, come vive, opera a realizzerà il campo profughi popolo della Libia, consentendo alle procurarsi il cibo necessario per livello di dialogo interreligioso ed ecumenico, a servizio tunisino di Choucha, nei pressi di forze democratiche di delineare un andare avanti”. Sono in corso delle fasce più deboli della popolazione, nell’istruzione, Ras Jedir, che servirà da centro di percorso per il futuro”. contatti con Niger e Nigeria per nella sanità e nella formazione. L’Egitto è il Paese che ha coordinamento delle operazioni In secondo luogo, gli aiuti umanitari. provvedere anche al rimpatrio di radici sia per il cristianesimo sia per l’ebraismo”. Intanto i di assistenza umanitaria per i “L’Onu ha dichiarato una situazione queste persone. La piccola Caritas manifestanti continuano a vedersi ogni venerdì in piazza profughi in fuga dalla Libia. La di emergenza. Siamo di fronte ad Tunisia ha inviato tre religiose Tahrir e si registrano piccole manifestazioni sparse nel struttura è destinata ad essere almeno 140mila” rifugiati. Da qui la verso il confine tra Libia e Paese e soprattutto degli scioperi in alcuni settori del utilizzata congiuntamente con richiesta per un intervento deciso e Tunisia, e anche Caritas Egitto ha pubblico e del privato. Fasce di lavoratori, operai in primis, le Organizzazioni Internazionali concreto da parte dell’Onu, dell’Ue e organizzato una missione. cominciano a rivendicare i loro diritti. presenti in loco. dei paesi aderenti. Quando un popolo rimane senza casa e muore di fame l’unica azione possibile è quella di tendere la mano, sembra osservare Barroso. Terzo argomento, le migrazioni. “L’Agenzia europea per il controllo dei confini (Frontex) e l’Italia stanno già conducendo un’operazione congiunta denominata Hermes 2011”. Questa operazione dovrebbe aiutare l’Italia “a far fronte ai flussi migratori opo le manifestazioni di massa si è aperta la fase più attuali e potenziali dal nord Africa”. delicata della rivoluzione egiziana, da cui dipenderà il Ma si tratta anche di prevedere e futuro del Paese. Le modalità della transizione sono nelle “guidare” una situazione che domani mani dell’esercito che ha accentrato il potere e che sembra uscito potrebbe chiamare in causa tutti rafforzato dalla rivolta popolare avendo, secondo molti analisti, gli altri paesi d’Europa. “Per fornire intelligentemente gestito la ulteriore aiuto, la Commissione è di tenere a giugno le elezioni collera della piazza, rivolta a Sharm el Sheik, assistito l’angolo. Ci sono i Fratelli pronta a mobilitare un’assistenza politiche e sei settimane contro il presidente Mubarak e dai suoi familiari, dopo la musulmani che hanno fondato finanziaria straordinaria tramite fondi dopo quelle presidenziali. Si l’élite affaristica rappresentata notifica del divieto di espatrio un nuovo partito, ‘Democrazia come il Fondo per le frontiere esterne parla anche di un accordo tra dal figlio Gamal. Comincia ora e di congelamento dei beni e libertà’, il cui nome è di per e il Fondo europeo per i rifugiati”. il movimento giovanile “25 a definirsi il quadro politico: comunicatogli il 1° marzo dalla sé già un programma. Da Qualcosa è già stato stanziato, ma si gennaio”, protagonista della secondo quanto riferito il 2 procura del Cairo. Ravvede quello che ho potuto capire può e si deve fare di più. caduta del regime, e il Consiglio marzo dalla tv satellitare alrischi circa l’introduzione, seguendo discussioni in tv e Quarto punto: le riforme politiche militare al potere per ottenere le nella Costituzione, della Arabiya, le autorità egiziane leggendo articoli sui giornali ed economiche della regione. dimissioni del premier Ahmad avrebbero fissato per il 19 legge islamica? “Rischi di stanno emergendo segnali Per Barroso “non dobbiamo solo Shafiq e dei suoi ministri. Su marzo la data del referendum introduzione della Sharia non incoraggianti che indicano affrontare le conseguenze di queste Mubarak, malato di cancro, sulle riforme costituzionali, cui ne vedo al momento - dice che si sta andando verso una crisi: dobbiamo contribuire ad si alternano notizie, spesso sta lavorando la commissione il missionario comboniano, forma di governo laico. E se ciò affrontare le ragioni profonde di contrastanti, che lo vogliono nominata dal Consiglio padre Luciano Verdoscia dovesse avvenire si avrebbero questo processo. Abbiamo bisogno ricoverato ora in un ospedale supremo delle forze armate. La anche se in Medio Oriente le ripercussioni positive su altri di un nuovo paradigma politico a Tobruk, Arabia Saudita, ora giunta militare avrebbe deciso sorprese sono sempre dietro Paesi della regione”. nei rapporti con i nostri vicini meridionali”. Il presidente della Commissione parla di una “Patto per la democrazia e la prosperità “Sarebbe un atto di grande responsabilità neanche accordar loro incondizionatamente condivisa”, a metà strada tra una garantire la protezione umanitaria l’asilo in quanto non sussistono i requisiti lungimirante politica di vicinato, un temporanea, come previsto dal nostro testo richiesti dalla Convenzione di Ginevra”. “Su “piano Marshall” per il Maghreb, unico sull’immigrazione”, ai profughi in cosa accadrà nei prossimi mesi è difficile fare una più convinta azione per la arrivo in Italia dalle coste del Nord Africa. previsioni - dice -. Senza dubbio, dobbiamo cooperazione allo sviluppo, la Lo dice al SIR mons. Vittorio Nozza, aspettarci un considerevole aumento degli democrazia, la pace e i diritti umani. direttore di Caritas italiana. I nordafricani arrivi, soprattutto di richiedenti asilo dal Su questi temi gli Stati membri e che sbarcheranno in Italia, osserva, non sono Corno d’Africa e dalla Africa sub sahariana, l’Europa comunitaria si giocano oggi semplici “clandestini”, “quindi non si può per anni bloccati in Libia”. Perciò, avverte, buona parte della loro credibilità pensare di rimpatriarli tout court, dato che “nei prossimi mesi dovremo fare i conti con internazionale. gli accordi stipulati con i Paesi d’origine sono un piano di accoglienza straordinaria che, GIANNI BORSA - Strasburgo oggi assai difficilmente applicabili. Non si può probabilmente, coinvolgerà tutto il Paese”. Il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, ha ben sintetizzato i punti attorno ai quali sembra concentrarsi l’Ue Libia Ci sono 2000 rifugiati eritrei da salvare Turismo in Egitto: si riparte Sarebbe bello conoscere anche i cristiani... Egitto verso un governo laico? D caritas Tunisia La missione del governo italiano a Ras Jedir 3 4 Sabato, 12 marzo 2011 Italia 17 marzo. “Non devono stupire il sostegno e la sottolineatura della Chiesa a questo significativo anniversario”, ha detto il giurista Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa. L’Unità d’Italia e i cattolici I l Risorgimento è nato in ambito principalmente anticlericale, eppure oggi sono proprio i cattolici i maggiori sostenitori del 150° dello Stato unitario. Perché? “Non esiste solo un Risorgimento ‘scomunicato’. Indubbiamente c’è stato un serio conflitto tra Stato e Chiesa, ma insistervi eccessivamente – come spesso ha fatto la storiografia – conduce ad una lettura parziale che non fa cogliere a pieno la profondità e complessità dei processi che hanno portato all’Unità, e fa dimenticare quel moto risorgimentale ‘cattolico’ che conta esponenti come Pellico, Manzoni, Rosmini e Gioberti. I cattolici hanno offerto un contributo fondamentale a ‘fare gli italiani’, ossia la base dell’unità politica. Senza questa identità comune l’unità politica non avrebbe retto”. Dopo il Forum del progetto culturale dedicato all’Unità, la Messa del card. Bagnasco il 17 marzo. Come se lo spiega? “La Chiesa italiana auspica che questa commemorazione non abbia funzione meramente evocativa o celebrativa, ma sia un richiamo per il presente e il futuro. Di fronte ad una società che rischia di vedere attenuati il senso di identità e appartenenza, mi sembra che la preoccupazione della Cei sia quella di far riscoprire nelle radici comuni le ragioni dello stare insieme oggi e domani per rinsaldarle. Il discorso investe due aspetti. Nell’attuale contesto italiano multietnico e multiculturale occorre un’identità nazionale ben forte. Ma vi sono anche implicazioni interne. I fenomeni dei localismi, di per sé non negativi, debbono essere orientati verso profili di autentica solidarietà per rafforzare l’unità nazionale scongiurando il rischio di disgregazioni”. Quale, secondo lei, il ruolo dei cattolici nel Risorgimento, soprattutto a livello di territorio accanto alla gente comune? “Il conflitto verificatosi a livello istituzionale – non a livello di società – tra Stato e Chiesa ha portato tra l’altro al non expedit. Con l’astensione dei cattolici dalla vita politica il loro impegno e le loro energie si sono convogliate nel sociale: istituzioni educative, caritative, assistenziali. Negli anni dello Stato liberale i cattolici hanno lavorato intensamente in questo ambito, in maniera capillare e con un fortissimo radicamento sul territorio, immettendo un capitale di esperienza, idee e pensiero che nel secondo dopoguerra ha concorso in modo rilevante alla creazione di una società nuova e diversa, sostanzialmente ispirata ai grandi valori della solidarietà, della socialità e della sussidiarietà”. Il 17 marzo si celebra il 150° dell’Unità d’Italia. Per l’occasione il presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco, presiederà una Messa nella basilica di santa Maria degli Angeli a Roma. Abbiamo intervistato Giuseppe Dalla Torre. 8 marzo Giornata della donna: non è il vociare degli slogan “N on è il vociare degli slogan o le discusse performance negli scenari massmediatici a dar conto, oggi, del ruolo insostituibile della donna sia in ambito privato, nel cuore della famiglia, sia in quello pubblico quando le si offre l’opportunità di mettere a frutto la sua competenza e la sua creatività”. È quando scrive Paola Sindoni Ricci in occasione dell’8 marzo. “È piuttosto il terreno dei tanti gesti quotidiani, quelli che raccontano la vita – aggiunge la docente universitaria di filosofia - a disegnare la sua fisionomia identitaria, che non teme di rischiare il fallimento, quando ci sono di mezzo valori irrinunciabili da difendere e da potenziare”. Aggiunge Paola Ricci Sindoni: “Alle tante Sakineh, vittime della brutalità fondamentalista, alle molte Teresa di Calcutta, alle tante Rigoberta Menchù che traducono in difficili scelte di vita il metodo non violento come vessillo di promozione umana nelle minoranze schiacciate e dimenticate, alle mamme di figli malati o disabili, lasciate sole con la loro disperata voglia di riscatto, vada il nostro pensiero grato”. Qualche esempio, al di là degli episodi più noti legati alle istituzioni religiose o al nascente associazionismo cattolico? “Un evento marginale ma significativo: nel 1865 venne introdotto il matrimonio civile obbligatorio. Di lì partì l’impegno sociale dei parroci di informazione e sollecitudine nei confronti delle masse rurali incolte, per le quali il matrimonio era solo quello celebrato in chiesa, per convincerle a recarsi anche in Comune, pena il non riconoscimento degli effetti civili. Un impegno particolarmente prezioso in caso di guerra, quando i mariti solo ‘canonici’ avrebbero lasciato vedove non riconosciute come tali. E ancora, il prezioso ruolo dei cappellani militari. Durante la prima guerra mondiale in cui centinaia di migliaia di poveri contadini analfabeti hanno conosciuto la tremenda vita di trincea, l’unico a tenere per loro i contatti con la famiglia, a scrivere e leggere loro le lettere, ad ottenere e trasmettere informazioni tentando di mantenere una dimensione di umanità in quel contesto disumano, era il cappellano militare. Ancora una volta l’espressione dell’impegno della Chiesa, attraverso i suoi uomini, per l’animazione umana oltre che religiosa della società civile”. Quale il contributo dei cattolici nel vuoto politico-istituzionale del 1943? “La Chiesa è stata la ‘levatrice saggia’ della transizione dal regime precedente al nuovo Stato. I cattolici sono riusciti a favorire un passaggio che ha visto convergere le diverse posizioni politiche e culturali e ha costituito la premessa per l’assunzione, da parte loro, della guida del Paese nel secondo dopoguerra. Illuminanti le parole di Guido Gonella, al primo convegno Dc del 1945, sulla volontà di ‘costruire il nuovo Stato’ con il concorso di tutte le forze politiche. Uno stile che rivela lo spessore di responsabilità dei cattolici nei confronti del Paese”. In che modo la ricorrenza del 17 marzo interpella oggi il mondo cattolico? “Chiamandolo ad una duplice responsabilità. Anzitutto di tipo sostanziale: la religione non demonizza la politica, ma prevede un impegno concreto. Per il credente, quindi, essere un buon cittadino e offrire il proprio contributo alla crescita della società civile è un dovere ‘religioso’. Il secondo compito attiene alla pedagogia: mi sembra che le agenzie educative – scuola, parrocchia, associazione e oratorio – dovrebbero imprimere nuovo vigore alla formazione delle nuove generazioni all’amore di patria, al senso di cittadinanza e allo spendersi per il bene comune”. intervista a cura di GIOVANNA PASQUALIN TRAVERSA “Italia grassa, vecchia e pigra” “L a salute degli italiani, per quanto ancora discreta, si va sgretolando a colpi di cattivi comportamenti (in fatto di alimentazione, sedentarietà e consumo di alcol in eccesso soprattutto tra i giovani). Queste abitudini sbagliate, oltretutto, sembrano divenute “normali” (e accettate per tali) agli occhi dei cittadini del Bel Paese che, quindi, non si applicano per cambiarle”: si apre con queste considerazioni non troppo ottimistiche il “Rapporto nelle Regioni italiane”. è emerso Osservasalute 2010”, presentato – ad esempio – che “anche martedì a Roma, presso il policlinico la salute delle donne perde universitario “Agostino Gemelli”, terreno, infatti ha smesso di dell’Università Cattolica del Sacro crescere la loro aspettativa di Cuore. Il rapporto è frutto del lavoro vita”. Dal punto di vista della di 203 esperti di sanità pubblica, spesa sanitaria, il rapporto che operano università e istituzioni evidenzia che tre regioni pubbliche nazionali, regionali e da sole (Lazio, Campania e aziendali. Lo scopo – ha spiegato il Sicilia) hanno generato il 69% coordinatore Walter Ricciardi – “è di dei disavanzi accumulati dal fornire un’approfondita analisi dello Servizio sanitario nazionale stato di salute della popolazione e nel periodo 2001-2009. Tra i della qualità dell’assistenza sanitaria dati più significativi rilevati dal rapporto c’è quello che l’Italia è un “Paese in crescita”, grazie principalmente alla componente migratoria ma anche a un leggero aumento dal tasso di fecondità. Benché inferiore a quello ottimale, di 2,1 figli per donna, il tasso italiano è cresciuto a 1,4, con differenze da regione a regione. Il livello più alto si è registrato in Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta (1,6), mentre il più basso in Sardegna e Molise (1,2). Europa A In Spagna siglato un documento tra cattolici e anglicani Brevi dall’Europa ■ Eurobarometro Parlamento Ue poco conosciuto dai cittadini Il Parlamento europeo continua a godere della fiducia dei cittadini Ue, benché l’immagine che essi hanno dell’Assemblea non risponde pienamente ai suoi poteri e compiti istituzionali. Eurobarometro ha intervistato, tra la fine di novembre e la metà dello scorso dicembre, 27mila persone di tutti gli Stati aderenti. I risultati, resi noti in settimana, mostrano che gli europei hanno la percezione di un accresciuto potere dell’Eurocamera, grazie all’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, e in maggioranza la ritengono una istituzione “democratica” ed “efficiente”, ma pochi fra di essi pensano che sia anche “dinamica” e capace di porsi “in ascolto dei cittadini”. Rispetto a precedenti indagini, “le risposte tendono a polarizzarsi maggiormente”, si legge nel rapporto finale. “Più uomini che donne dichiarano di essere al corrente dei temi affrontati dal Parlamento Ue; i cittadini di classi sociali più agiate mostrano una migliore conoscenza del Parlamento”. I più informati risultano essere i soggetti che hanno un’età compresa fra 40 e 54 anni, invece - è il dato che Eurobarometro sottolinea con preoccupazione - i meno informati appaiono i giovani. Interrogati sui valori che il Parlamento dovrebbe impegnarsi a difendere con priorità, ai primi posti figurano “la difesa dei diritti umani” (60% di preferenze), “l’uguaglianza di genere e la libertà di espressione” (entrambi con il 36%). Alcune domande riguardavano il tipo di informazione che i cittadini ricevono dai media sull’attività del Parlamento dell’Unione: solo il 28% dei cittadini ritiene di essere ben informato. ■ Eurostat Molte case sovraffollate nell’Unione Europea Nell’Ue27 il 42% della popolazione vive in appartamento, il 34% in un’abitazione individuale (o familiare) e il 23% in case bifamiliari o “a schiera”. Lo rende noto Eurostat con un’indagine sugli alloggi che si riferisce alla situazione di fine 2009 e che sottolinea “notevoli differenze tra un Paese e l’altro dell’Unione”. Dalla ricerca emerge un elemento preoccupante: “Il 18% della popolazione vive in una casa sovraffollata”, calcolando tale condizione in base ad alcuni criteri di riferimento (numero di stanze, numero delle persone residenti, presenza di bambini…). Inoltre “il 16% delle case mostrano problemi di umidità”, il 7% risultano poco illuminate, il 4% presentano la toilette all’esterno dell’abitazione, il 3% delle case non dispone di vasca da bagno o doccia. Il problema del sovraffollamento delle abitazioni è particolarmente marcato - nell’ordine - in Lettonia, Romania, Ungheria, Polonia, Lituania e Bulgaria. Tale problematica è invece quasi assente a Cipro, nei Paesi Bassi, in Spagna, Irlanda, Belgio e Malta. nglicani e cattolici di Spagna hanno siglato un documento che sancisce il riconoscimento reciproco dei riti del battesimo nelle due confessioni e che avrà valore, ma solo nel Paese iberico, per entrambe le Chiese. La storica firma è stata apposta nella sede della Conferenza episcopale spagnola dal vescovo di Almería e presidente della delegazione per le Relazioni ecumeniche dell’episcopato locale, mons. Adolfo González Montes Sabato, 12 marzo 2011 (nella foto), e dal vescovo della Chiesa spagnola Riformata episcopale, Carlos López Lozano, alla presenza del vescovo di Vic, mons. Roman Casanova, e di un rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury. È un risultato molto importante raggiunto dal dialogo ecumenico che “ha aiutato a rafforzare la convinzione del carattere fondamentale del battesimo nell’opera di edificazione della Chiesa”; rappresenta il “compimento alle raccomandazioni 5 che questo riconoscimento della sacralità del battesimo e la sua valida amministrazione” e conclude di fatto un lungo cammino avviato negli anni Ottanta. La dichiarazione non si esprime, invece, sulla differenza relativa alla natura sacramentale della Confermazione. Dopo la firma, nella cattedrale anglicana del Salvatore di Madrid, ha avuto luogo un atto di rendimento di grazie con un solenne Te Deum. Il retaggio cristiano è al cuore stesso dell’identità europea: la questione è come poter imparare una politica radicata in un profondo senso delle piene dimensioni della vita. Vedere noi stessi come ci vedono gli altri S e volete sapere perché gli europei appartengono ad un’unica comunità, visitate una delle grandi cattedrali medievali della Gran Bretagna”. Questa non è una frase dei capi religiosi cattolici che insistono sul retaggio cristiano dell’Europa, ma di Jonathan Jones, corrispondente per l’arte del Guardian, quotidiano inglese “liberale” secondo la tradizione europea classica, cioè non particolarmente amico del cattolicesimo. Jones evoca la “Cristianità”, l’”arte, l’architettura e la filosofia che hanno valicato i confini degli Stati nascenti” e che da allora è praticamente alla base di tutti i movimenti artistici e letterari. Anche oggi, nell’ euroscettica Gran Bretagna, l’Uk Art Fund è impegnato in una campagna per trattenere un dipinto di Breughel in Inghilterra. “Perché? Perché fa parte del nostro patrimonio. Perché siamo europei”. In modo evidentemente paradossale, Jones sostiene inoltre che il concetto stesso di nazionalismo è comune e distintivo dell’Europa. Infatti, un documento fondativo dell’Europa, il Trattato di Westfalia del 1648, rende gli Stati nazionali pressoché assoluti. Soltanto i governi degli Stati possiedono la “sovranità”; soltanto loro sono autorizzati a condurre gli affari internazionali; loro - e soltanto loro - possono dichiarare guerra come mezzo legittimo per la risoluzione delle divergenze; e così via. Questo retaggio modella ancora oggi la tendenza intergovernativa all’interno dell’Unione europea. Gli ultimi Papi hanno insistito su come il retaggio cristiano dell’Europa sia al cuore stesso dell’identità europea. I Papi non vogliono restaurare la “Cristianità” - che aveva un lato oscuro e terrificante di persecuzione al suo interno e di conquista verso l’esterno. Essi lodano il cristianesimo. Essi richiamano l’Europa non ad una sorta di restaurazione del passato ma ad un nuovo senso di umanità, a un umanesimo consapevole delle fonti trascendenti della sua dignità. Leggere, unitamente alla riflessione di Jonathan Jones, una potente critica dell’ethos europeo proveniente dall’esterno dell’Unione europea, dal romanziere turco e premio Nobel Orhan Pamuk, è quindi una cosa che ci deve far riflettere. L’Europa, sostiene Pamuk, “cerca di conservare le proprie grandi tradizioni culturali, approfittare delle ricchezze che agogna nel mondo non occidentale, e conservare i privilegi conquistati in tanti secoli di conflitto di classe, colonialismo e guerre intestine”. Chiaramente, lo zenit della cultura celebrata da Jones precede la costruzione degli imperi e il colonialismo, che hanno avuto inizio nel sedicesimo secolo. Tuttavia, difendere oggi quella cultura implica il duro rifiuto tramite “muri più alti, restrizioni più dure alle concessioni dei visti e navi a pattugliare i confini” degli immigrati bisognosi provenienti da terre che l’Europa ha sfruttato per arricchirsi. Per Pamuk, “le politiche anti-immigrazione e i pregiudizi stanno distruggendo i valori di base che hanno fatto dell’Europa quella che era”. Sembra di avere a che fare in questo caso con almeno due “retaggi” - quello della cultura (inclusa la religione) e quello della pratica politica. Nessuno dei due è puro. La questione è come poter imparare a praticare una politica radicata in un profondo senso delle piene dimensioni della vita umana, e come riuscire a dar forma ad una cultura così sicura da poter essere generosamente aperta al resto del mondo, e capace di responsabilità politica globale. FRANK TURNER - Europe Infos A Cipro le Chiese del Medio Oriente L e chiese del Medio Oriente devono lavorare insieme per far prevalere la pace. È questo il messaggio lanciato dall’arcivescovo Crisostomo di Cipro nel discorso di apertura dell’incontro straordinario del Comitato esecutivo del Consiglio delle chiese del Medio Oriente (MECC), tenutosi lo scorso 18 febbraio proprio nell’isola famiglie cristiane che del Mediterraneo. “È davvero compongono il MECC giunto il momento di unire le forze - ha dichiarato Crisostomo ortodossi di rito bizantino, ortodossi precalcedoniani, - e lavorare per una soluzione cattolici e protestanti dei tanti problemi della nostra per preparare l’assemblea regione che porti alla pace e generale del prossimo agosto, lontano dal fanatismo religioso. ma anche per confrontarsi Per fare questo dobbiamo sui sommovimenti che essere in grado di affrontare stanno travolgendo l’Africa direttamente ogni questione e settentrionale. Proprio a superare, con amore cristiano causa dei moti di piazza e e reciproca comprensione, dell’incertezza politica di i nostri disaccordi interni”. questi giorni, i rappresentanti All’incontro hanno partecipato delle chiese egiziane non le delegazioni delle quattro hanno potuto raggiungere l’incontro. “Siamo tutti a favore di riforme politiche ed economiche - ha dichiarato all’agenzia ENI il pastore Munib Younan, vescovo della Chiesa evangelica luterana in Terra Santa e Giordania e presidente della Federazione luterana mondiale (FLM) -, ma allo stesso tempo vogliamo far sapere ai movimenti che promuovono la protesta che ci attendiamo da loro moderazione, come pure la promozione dei diritti umani, della libertà religiosa e di espressione. Vogliamo chiedere alla popolazione di usare non solo le frustrazioni ma anche la saggezza per costruire una nuova società”. Sulla situazione in Medio Oriente e in particolare sulle violenze che si stanno verificando in Libia è intervenuto il Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), riunitosi a Ginevra dal 16 al 22 febbraio scorso. 6 Mondo Sabato, 12 marzo 2011 Notizie flash ■ Costa d’Avorio Sei donne uccise durante una manifestazione ■ Tra la crescita del ruolo sociale e la violenza imperante. Essere donna in America Latina N L a scorsa settimana almeno sei donne sono state uccise e altre decine ferite dalle Forze di sicurezza (Fds) intervenute nel quartiere di Abobo per disperdere una manifestazione organizzata dalle donne in sostegno di Alassane Ouattara, vincitore delle elezioni. Abobo, quartiere ‘caldo’ della capitale economica della Costa d’Avorio Abidjan, è stato teatro di scontri, anche con artiglieria pesante, tra le forze di sicurezza di Laurent Gbgabo ex presidente che non intende lasciare la carica e sostenitori pro-Ouattara. Secondo un bilancio diffuso dall’Onu, gli ultimi scontri hanno fatto almeno 26 morti, decine di feriti e portato alla fuga più di 200.000 persone. egli ultimi 10 anni, almeno sulla carta, le donne latinoamericane hanno ottenuto grandi progressi grazie a legislazioni mirate a favorire il pieno rispetto dei loro diritti: norme, che, tuttavia, nella pratica non vengono applicate con il rigore necessario ad impedire che la violenza ‘machista’ continui a crescere, secondo un rapporto della Commissione economica dell’Onu per l’America Latina (Cepal). L’impunità di chi si macchia di abusi contro le donne resta di fatto comprovata nella maggior parte dei paesi del Sudamerica, Centroamerica e dei Caraibi, che pure hanno progressivamente dato sempre più accesso alle donne nella vita politica nazionale. In America Latina si contano finora nove donne a cui è stata affidata la presidenza della Repubblica, tre sono al momento in carica in Argentina, Brasile e Costa Rica (la responsabile della nuova agenzia dell’Onu dedicata alle donne, Un Women, è l’ex-presidente cilena Michelle Bachelet), e si è moltiplicato il numero delle parlamentari. Incoraggianti anche i dati Afghanistan Cina: le vittime della politica del figlio unico A borti forzati, sterilizzazione, congegni intrauterini, multe: in occasione della Giornata della donna, l’agenzia Asianews ha pubblicato sul proprio sito (www.asianews.it) un articolo di denuncia di Wang Songlian, attivista dei diritti umani, che analizza la situazione della politica di pianificazione familiare in Cina. Una legge che nel corso dei decenni ha coperto centinaia di milioni di omicidi. La legge lanciata nel 1979 impone alle coppie urbane di avere un solo Gli occhi delle donne U na mostra fotografica per raccontare l’Afghanistan con gli occhi delle donne. E’ “on-line” la prima mostra fotografica virtuale “Women to be”, realizzata dalle studentesse del master in giornalismo dell’Università di Herat, realizzati per investigare la realtà sociale con particolare riferimento alla condizione della donna afghana. La mostra è “visitabile” sul sito (www. fondazionefondiariasai.it) . Il progetto, nato nel giugno 2010, è promosso dall’Università Cattolica con il sostegno di Fondazione Fondiaria-Sai. ■ Nazioni Unite Una campagna contro le mutilazioni genitali S pingere l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ad approvare una risoluzione che metta al bando le mutilazioni genitali femminili (MGF). E’ questo l’obiettivo di una campagna lanciata da un comitato sostenuto da associazioni di tutto il mondo. Quella delle MGF è una pratica che ogni giorno viene inflitta a 8mila bambine nel mondo e che, fino ad oggi, ha coinvolto circa 150 milioni di donne. Le MGF sono praticate prevalentemente in 28 paesi africani ma anche nella penisola araba, nel Medio Oriente e nel sudest asiatici. ■ Cuba Non si ferma la protesta delle “Donne en Blanco” L e “ Donne en Blanco” continuano a manifestare per la liberazione degli ultimi dissidenti politici ancora nelle carceri cubane. Il movimento – formato da mogli, madri, parenti e sostenitrici dei dissidenti arrestati e contraddistinto dall’abbigliamento bianco con cui manifestano – è nato nel 2003 a seguito della “primavera nera” di Cuba, quando il regime di Fidel Castro arrestò 75 dissidenti. Da allora ogni domenica – non senza minacce ed intimidazioni - le “Damas” continuano a marciare silenziosamente per le vie de L’Avana chiedendo la liberazione dei dissidenti e attirando l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale. sull’istruzione: il 55% delle ragazze fra i 20 e i 24 anni ha completato la scuola secondaria, a fronte del 49% dei ragazzi; un dato che si riscontra anche nelle zone rurali. Allo stesso tempo, fondi destinati a politiche ‘ad hoc’ in paesi come Venezuela, Argentina, Brasile, Ecuador o Bolivia, hanno contribuito ad abbassare l’indice di povertà estrema migliorando le condizioni di vita di bambini e bambine. Questo, secondo la Cepal, non impedisce che l’America Latina resti la regione del mondo con più disuguaglianze e tra le più pericolose per le donne, per il numero di omicidi, i ‘feminicidios’, gravi maltrattamenti, abusi sessuali in ambito familiare, mortalità materna, aborti illegali (quattro milioni l’anno con 4000 vittime). Le donne oggetto di violenza sono il 35% in Messico, il 39% in Colombia, il 31% in Ecuador, il 52% in Bolivia. In Centroamerica due omicidi su tre sono di donne. Nel migliore dei casi, dice la Cepal, una donna su dieci nell’intera America Latina soffre una qualche forma di violenza. (fonte www.misna.org) figlio; quelle rurali possono arrivare a due, ma soltanto in alcuni casi decisi dalle autorità. Le donne devono chiedere un “permesso di nascita” prima che venga concesso loro di dare la vita. Quindi, raggiunta la propria quota, vengono “persuase” dai rappresentanti comunisti ad essere sterilizzate. Le donne non sposate, o quelle che hanno già dato la vita a un figlio, possono essere costrette a effettuare degli aborti forzati. l’iniziativa Il premio Nobel per la pace alla donna africana L’appello è stato rilanciato da CISPI e Chiama L’Africa due Organizzazioni Non Governative in occasione dell’8 marzo scorso. “ L’ Africa cammina con i piedi delle donne”. Si apre così l’appello della Campagna Noppaw (Nobel Peace Prize for African Women) per l’attribuzione alla donna africana del premio Nobel per la pace 2011. L’iniziativa è stata lanciata da due realtà italiane: CIPSI, coordinamento di 48 associazioni di solidarietà internazionale, e ChiAma l’Africa, associazione nata in Senegal, nel 2008,durante il seminario internazionale per un Nuovo patto di solidarietà tra Europa e Africa. Non una campagna per l’attribuzione del Nobel a una singola persona o a un’associazione, ma una sorta di Nobel collettivo – spiegano i promotori -, una proposta atipica che vogliamo perseguire, conoscendone le difficoltà, per far conoscere il protagonismo delle donne africane e per privilegiare nei rapporti di cooperazione proprio le donne e le loro organizzazioni. “Le donne africane sono protagoniste trainanti dell’Africa intera, sia nella vita quotidiana che nell’attività politica e sociale”, sottolinea Guido Barbera, presidente di Solidarietà e Cooperazione Cipsi . “Donne imprenditrici - continua - impegnate in politica, donne che si assumono il ruolo di promotrici dei diritti, della salute, della pace, della convivevza. Non è possibile immaginare il futuro dell’Africa senza avere davanti agli occhi le tante donne comuni che quotidianamente portano il peso di questo pezzo di terra. Ne assumono i drammi e ne vivono le speranze. Donne feriali fondamentali per la vita del continente. Donne che gridano al mondo intero: non vogliamo più allattare i nostri figli, per vederli morire in guerra!”. Sono in maggioranza le donne a lavorare i campi in una terra che quasi mai appartiene a loro, solo perché donne. Ad esse che controllano il 70% della produzione agricola, che producono l”80% dei beni di consumo e assicurano il 90% della loro commercializzazione, è quasi sempre impedito di possedere un pezzo di terra. E sono le donne quelle che con più coerenza, assicurano, nell’Africa troppo spesso segnata dal malgoverno e dalla corruzione, la speranza del cambiamento e della democrazia. Sono le donne africane che, di fronte alle prevaricazioni del potere, sanno alzarsi in piedi per difendere i diritti calpestati. Dentro al dramma della guerra soffrono le pene dei padri, dei fratelli, dei mariti e dei figli votati al massacro. Per loro poi, per i loro corpi e le loro persone, se vengono risparmiate dalla morte, spesso è pronta la peggiore delle violenze, che salva forse la vita, ma colpisce per sempre l’anima. Le donne sono la spina dorsale che sorregge l’Africa. In tutti i settori della vita: dalla cura della casa e dell’infanzia, all’economia, alla politica, all’arte, alla cultura, all’impegno ambientale. Per questo, in Africa, non è pensabile alcun futuro umano, senza la loro partecipazione attiva e responsabile. Senza l’oggi delle donne non ci sarebbe nessun domani per l’Africa. “Bisognerebbe ascoltare queste storie “minime” – commenta Elisa Kidané, suora comboniana eritrea che sostiene la Campagna Noppaw fin dalla sua nascita - ma nessun telegiornale sembra volerle riferire. Facile e comodo sbattere in prima pagina la miseria altrui e tacere sulle cause che l’hanno generata. Semplice e sbrigativo pubblicare un poster strappalacrime di una mamma con il figlio che succhia un seno avvizzito, e non raccontare le faticose battaglie e le piccole vittorie ottenute – ogni giorno, caparbiamente – da milioni di donne a piedi scalzi e mani nude”. Mani come quelle di mami Monica, incontrata a Kafue, piccola città dello Zambia. E come lei tante altre del progetto Home Based Care – carezze a domicilio – donne che ogni giorno portavano assistenza ai malati del loro quartiere, trovando il tempo di aiutare gli altri nonostante condividessero con loro le difficoltà di una vita, giocata giorno per giorno. Il premio Nobel andrebbe anche a loro. Cultura Sabato, 12 marzo 2011 Il nuovo libro del Papa. Abbiamo chiesto a padre Innocenzo Gargano di commentare alcune affermazioni di papa Benedetto XVI contenute nel libro “Gesù di Nazareth”. Gesù. Una bella notizia L ebrei perché dovevano far loro scontare il male che avevano fatto. Aver rovesciato tutto, aver trasformato quell’affermazione da invettiva a profezia, è molto importante. Se passa questo messaggio e passa con l’autorevolezza di un Papa che si chiama Joseph Ratzinger e diventa opinione pubblica, finalmente riusciremo come cristiani a leggere il Vangelo a partire dall’elezione di Israele e non più dalla sua sostituzione”. a morte di Gesù letta non come “maledizione” ma come via di “redenzione” e “salvezza” per tutti; e il passaggio sull’identità degli accusatori di Gesù chiarendo una volta per tutte che in ogni caso nei Vangeli, “non è indicato il popolo degli ebrei come tale”. Abbiamo chiesto a padre Innocenzo Gargano di commentarci a caldo queste affermazioni di papa Benedetto XVI contenute nel libro “Gesù di Nazareth” nei loro risvolti sul dialogo della Chiesa cattolica con gli ebrei. Il libro è stato presentato in Vaticano giovedì 10 marzo ma alcuni capitoli sono stati anticipati il 2 marzo alla stampa. Padre Gargano, una sua prima reazione? “La mia prima reazione è che si tratta di una bella notizia. Mi ha colpito soprattutto il passaggio in cui il Papa afferma che in base alla fede dobbiamo leggere in modo totalmente nuovo l’affermazione di Caifa circa la necessità della morte di Gesù, circa la famosa automaledizione: ‘Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli’. Il Papa scrive che tutti noi abbiamo bisogno della forza purificatrice dell’amore e che tale forza è il suo sangue. Non è dunque una maledizione ma redenzione e salvezza. Non è una novità. Ma il fatto che il Papa condivida questo rovesciamento è veramente una bella notizia. Significa che di fatto quella che è stata intesa come una maledizione in realtà è una profezia: il sangue di Cristo è portatore di salvezza per noi e per i nostri figli, così come il sangue dell’agnello dipinto sugli stipiti delle porte aveva sottratto le famiglie degli ebrei dall’Angelo sterminatore durante l’epopea dell’esodo dall’Egitto”. Cosa dire invece sulla parte del testo relativa all’identità Secondo lei, quale recezione avrà questo testo dalla comunità ebraica attuale? “Secondo me, lo prenderanno come una buona notizia, ma diranno anche che è un problema dei cristiani perché gli ebrei da sempre hanno creduto di essere e restare il popolo scelto da Dio per la salvezza del mondo. Le conseguenze sul dialogo saranno sicuramente positive. Il testo del Papa, comunque, si rivolge soprattutto al mondo Il libro - che completa quello apparso nel 2007 è stato presentato giovedì 10 marzo. degli accusatori di Gesù? “È certamente un’interpretazione accattivante che serve ad operare delle distinzioni per ridimensionare le affermazioni che poi sono diventate tradizionali nella storia cristiana. Quella, per esempio, di Matteo che dice che tutto il popolo era d’accordo nella condanna di Gesù. Liberare quindi il popolo in quanto tale e ricondurre l’accusa soltanto ad un gruppo di potere (in realtà anch’esso non totale al suo interno perché si fa l’eccezione di Nicodemo) aiuta a rendersi conto che non è così semplice Ma c’era ancora bisogno di una parola del Papa per ricordarlo? “Dal punto di vista della ricerca, la problematicità è ormai un dato acquisito. Il fatto che però anche il Papa metta davanti al mondo la problematicità di questo processo è molto importante. Che poi il Papa condivida determinate soluzioni è altrettanto importante. Mi chiederei piuttosto se l’opinione pubblica sia stata davvero raggiunta da queste conclusioni degli addetti ai lavori. Questo purtroppo rimane un interrogativo aperto. E questo mi fa dire che è La sintesi armonica di san Tommaso Nove incontri per iniziativa della “Cattedra san Tomaso d’Aquino e il pensiero contemporaneo” ”E Un libro rivolto ai cristiani, che sarà comunque accolto dagli ebrei come una buona notizia. attribuire al popolo giudaico in quanto tale la richiesta della condanna a morte di Gesù. E comunque, come dice il Papa, non può essere stato tutto il popolo ad avanzare questa richiesta”. sempio di una mente aperta, capace di dialogare con le scienze, ma di ricondurre tutto in una sintesi armonica, che è la sintesi teologica”. Così mons. Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense (Pul), ha definito san Tommaso, al centro di un ciclo di incontri promossi dall’”ateneo del Papa” sul tema: “San Tommaso e il XX secolo”. L’Aquinate - ha proseguito il rettore, introducendo il 3 marzo il primo dei 9 incontri che si estremamente positivo che il Papa abbia assunto le tesi dei grandi ricercatori su questo problema e abbia aperto ad una interpretazione che si spera, diventi anche mentalità comune. Questo vale sia per ciò che riguarda gli accusatori di Gesù, sia soprattutto per quella famosissima auto-invettiva: ‘Il suo sangue cada su di noi e sui nostri figli’. Su questa automaledizione purtroppo si è costruita tutta la persecuzione degli ebrei, portando addirittura i cristiani a sentirsi in dovere di far soffrire gli svolgeranno fino al 26 maggio - è stato capace di comprendere che “la ragione che si ripiega su se stessa non serve, e anzi apre alle aberrazioni più grandi. Solo una ragione che si apre alla fede può condurre a comprendere il mistero di Dio e dell’uomo”. Il SIR ha intervistato mons. Gianfranco Basti, decano della Facoltà di filosofia e professore di filosofia della natura e della scienza della Pul, relatore del primo incontro. Perché “riscoprire” san Tommaso oggi? “Di fronte all’attuale riscoperta, in campo scientifico, dell’impostazione aristotelica, considerata adeguata agli ultimi sviluppi in campo biologico e della fisica fondamentale, san Tommaso - tramite la sua ontologia e la nozione di ‘potenza creativa’ - ci dimostra invece che l’ontologia è compatibile con la teoria dell’evoluzione, perché l’essere è partecipazione e creazione”. C’è una grande consonanza tra la concezione di ragione in san Tommaso e il ripetuto invito del Papa ad “allargare gli spazi della razionalità”. Che margine ha cristiano. Ma non dobbiamo dimenticare che se i cattolici, dopo il Concilio Vaticano II, e il mondo protestante, dal XIX al XX secolo, hanno fatto questo tipo di itinerario, non altrettanto lo hanno fatto le altre Chiese cristiane. Non è così semplice: l’interpretazione di auto-maledizione si è talmente solidificata all’interno delle tradizioni cristiane che veramente per cambiare questo cuore di pietra in cuore di carne dei cristiani, ci vuole tempo e lavoro di scalpello”. a cura di MARIA CHIARA BIAGIONI di essere accolto dalla temperie culturale attuale? “Per san Tommaso, la res è la misura della verità dell’intelletto, però la verità della nostra conoscenza non dipende dall’adeguamento alla norma divina, ma alla res in quanto tale. L’immanentismo, l’ateismo, lo scientismo, il fideismo, nella concezione tomistica sono tutti errori da evitare. Ancora oggi, sono proprio gli ‘ismi’ da cui ci dobbiamo difendere, in quanto sono tutti sinonimo di fondamentalismo, che non è altro che la versione postmoderna delle ideologie di una volta”. Rigore del pensiero, coerenza, sistematicità, impegno a “riportare all’unità”. Come rendere questi tratti tipici dell’impostazione filosofica tomista “contemporanei” ai giovani di oggi? “Io credo che la strada maestra da proporre oggi alle nuove generazioni sia quello di spronarli, ed educarli, alla fatica del pensare, ad un amore per la cultura che non esclude la ricerca della verità, a tutti i livelli e in tutte le sue espressioni”. 7 Economia 8 Sabato, 12 marzo 2011 U na riflessione a più voci, come un discernimento comunitario a largo spettro, sul bene comune e la sua problematicità nella terra umbra, è approdata alle pagine di un libro, che è stato presentato il 28 febbraio in una pubblica affollata assemblea a Perugia, alla presenza delle maggiori autorità regionali e di alcuni vescovi delle diocesi umbre. Si è trattato della presentazione di un volume edito da Il Mulino, titolato “Poliarchia e bene comune. Chiesa, economia e politica per la crescita dell’Umbria”, a cura di Silvia Angeletti e Giorgio Armillei, con un saggio introduttivo di Vincenzo Paglia. Il volume raccoglie le relazioni svolte in un convegno ecclesiale, aperto a tutte le realtà sociali, che si è tenuto nel dicembre 2009 nel Convento di S. Francesco di Assisi. Mons. Paglia ha detto le ragioni di questa iniziativa nella sua introduzione con un discorso illuminato in cui ha inteso dimostrare che la Chiesa non può e non vuole rimanere ✎ poliarchia e bene comune | di Elio Bromuri Dall’Umbria una riflessione per il Paese. Nella città per amore. confinata nelle zone del sacro e tanto meno nelle sacrestie, perché è chiamata a stare nella piazza della città, al centro della vita collettiva, non per conquistare un potere, ma per amore. La Chiesa, infatti, è interessata all’uomo e a tutte le sue esigenze, le sue aspirazioni, i suoi problemi. Ha citato l’incipit della “Gaudium et spes”, dove si dice che “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo” (Gs 1). Ma come fare questo se non interessandosi concretamente alle condizioni della vita di tutti? Quando nella Bibbia si parla di salvezza - afferma mons. Paglia non si fa un discorso spiritualistico quasi si riferisse alla salvezza dell’anima del singolo, ma si intende la salvezza dell’intera città. In essa nessuno è padrone esclusivo e nessuno può essere escluso. La città è per sua natura plurale, non monarchica, né di una parte o dell’altra. Nella piazza della città c’è spazio per tutti e tutti possono concorrere al bene comune. La Chiesa non si può tirar fuori, in disparte, ma deve lasciarsi coinvolgere e coinvolgere a sua volta gli altri poteri, in un sistema, appunto, “poliarchico”. In questa prospettiva la Chiesa può entrare nel merito delle questioni in discussione, senza pretendere di dire l’ultima parola, ma senza complessi d’inferiorità, mettendosi a confronto leale con le istituzioni e la società civile, sentendosi dentro e parte di essa. Non si può ragionare con la categoria del dentro e del fuori: siamo tutti dentro. Sulla linea del discorso del vescovo si è inoltrato Giuliano Amato, invitato a presentare il libro insieme a Galli della Loggia. Amato ha ribadito la necessaria e fisiologica distinzione tra potere politico e potere religioso. Si è ritenuto da molti, e si ritiene tutt’oggi, che la religione sia un fatto privato e che debba essere tenuta fuori della sfera pubblica. Questa è una palese ingiustizia perché mentre il laico può entrare nella politica portando tutto il bagaglio del proprio pensiero e delle proprie convinzioni, per una cattiva interpretazione della laicità dello Stato, il credente dovrebbe comportarsi “come se” non fosse credente, come se non avesse un proprio corredo di principi e valori derivati dalla sua fede religiosa. In qualche modo deve entrare culturalmente “nudo” nella sfera pubblica, e ciò segna una palese ingiustizia. Oggi l’unico futuro sicuro che i giovani avranno è quello del debito pubblico che nessuno vuol pagare. Ma il futuro non si costruisce senza un’etica sociale che spinga cittadini e governanti ad assumere responsabilmente sacrifici, limitazioni e rinunce. Ma poi si è domandato se possa sostenersi un’etica senza una motivazione religiosa, che provochi quell’”innalzamento” dei sentimenti e dei pensieri degli uomini, di cui parla mons. Paglia, sottraendoli all’angusta prospettiva di quell’eterno presente che Amato ha chiamato “il presente dei nostri peccati”. Il legame tra politica e morale ha ancora senso L’etica, però, non sono parole, ma fatti. E le regole dell’economia hanno bisogno di essere ispirate da obiettivi sociali e culturali. H o sollecitato, con vari articoli, i cattolici a vivere, come indicato da san Tommaso, da liberi e non da schiavi. Non più legati al carro dei partiti e dei movimenti politici, di opposizione e di governo. La crisi economica, politica e finanziaria ha la sua matrice nel nullismo dell’intelligenza, nella mancanza di ideali, di etica e di valori spirituali. Un dubbio potrebbe intrigare il lettore e portarlo a chiedersi: in un contesto politico sempre più deteriorato e rissoso, in presenza di un mercato sempre più competitivo, in cui l’aumento dell’efficienza gestionale è condizione di sopravvivenza, ha senso parlare di legame fra politica e morale, fra economia e morale? Direi di sì. Non dimentichiamo che la capacità concorrenziale delle imprese produce posti di lavoro, benessere e ricchezza. Assumere comportamenti etici nell’ambito dell’economia, della politica e della cultura, significa accettare di adempiere i propri doveri, fissati dagli ordinamenti e dagli obiettivi di sviluppo politico, economico e culturale che la comunità nazionale si è data. La questione morale non concerne solo l’etica pubblica, ma anche quella personale, che deve essere improntata a rigore, dignità e costumi irreprensibili. Intendo dire che nichilismo, consumismo, egoismo e nullismo dell’intelligenza hanno prodotto, relativismo morale e civile, decadenza e degrado culturale; questo insieme di cose ha favorito il diffondersi di forme di corruzione, falso in bilancio, truffe immobiliari e finanziarie, evasione fiscale, collusione con la criminalità organizzata. Per non restare nel vago ricordo che le inchieste giudiziarie di questi anni hanno fatto emergere che dietro l’economia si nascondono azioni e comportamenti in contrasto con le regole del mercato, I cattolici devono lottare per inserire i valori etici nella politica e nell’economia; devono dare il loro fattivo contributo alla formazione di una nuova classe dirigente, attraverso la scuola cattolica, le parrocchie, i movimenti e le associazioni; devono ridare alla famiglia, costituita da un uomo e una donna, il ruolo educativo, politico e culturale che le compete; battersi perché la scuola sia luogo, ove disciplina e responsabilità siano regole indiscutibili. di Gianni Munarini dell’etica e della morale cattolica. Sostenere che la questione morale non può essere sottovalutata, rimandata e trascurata, non significa ignorare le esigenze tecniche del mercato, ovvero non fa dimenticare che lo sviluppo compatibile a medio/lungo periodo richiede un contesto sociale ordinato e infrastrutture adeguate. L’etica non è una parola, ma fatti. In assenza di norme all’altezza dei mercati finanziari e della complessità del mercato globalizzato, nonché di sistemi di vigilanza e controlli interni ed esterni alle imprese, al mercato e alle istituzioni, i rischi di crisi, provocate da azioni disoneste o scriteriate, sono sempre in agguato. I controlli di vigilanza debbono essere rispettosi dell’autonomia d’impresa, ma non possono essere neutrali rispetto alle regole di governo e alle azioni operative dell’impresa, al fine della trasparenza delle gestioni, a tutela dei consumatori e del mercato. Lo scenario del momento è preoccupante, le forze di opposizione e i mass media, sono appiattiti sulle vicende del Presidente del Consiglio e ignorano problemi, che, se non affrontati, porteranno il Paese fuori dall’Ue. Per chiarire il concetto, richiamo la recente intervista a Marchionne, la quale può essere condivisa o combattuta, ma non ignorata. L’italocanadese ha sostenuto con parole chiare e risolute che, nel caso si intenda agganciare i mercati globalizzati e uscire dalla crisi, si dovranno ridefinire, nella forma e nella sostanza, le relazioni industriali, lo stato sociale, i ruoli e le competenze della rappresentanza sindacale, il rapporto capitale/lavoro. A detto discorso si somma la mancanza di un’autentica politica economica. Ci dimentichiamo inoltre che l’aumento della spesa pubblica va ricercato nel fatto che, il consenso elettorale è diventato il fine dell’attività politica e la spesa pubblica è lo strumento per poterlo acquisire. La democrazia acquisitiva pone a disposizione del settore politico potere e reddito, a tutto danno della società civile, ovvero dei cittadini. E’ urgente rendere operative e imperative le regole costituzionali che vincolano le decisioni politiche di spesa, alla copertura reale delle stesse. Per non restare alla denuncia, invito i cattolici a lottare per i seguenti obiettivi: inserire i valori etici e morali nella politica e nell’economia; formare una nuova classe dirigente, attraverso la scuola cattolica, le parrocchie, i movimenti e le associazioni; ridare alla famiglia, costituita da un uomo e una donna, il ruolo educativo, politico e culturale che le compete; battersi perché la scuola sia luogo di studio severo, ove disciplina, dovere, buona educazione e responsabilità siano regole indiscutibili; formare i giovani ad un modello politico e ad una militanza indirizzata al bene comune e non alla carriera; far capire che il modello sindacale e i criteri di lotta degli anni ‘70 e ’80 - scioperi, blocchi stradali, picchetti e così via - sono divenuti obsoleti e impotenti. Nell’era della globalizzazione l’egemonia operaia è diventata arcaica, roba da casa di riposo, ora bisogna saper valutare l’innovazione dei piani industriali, attirare investimenti, avere operai e tecnici altamente qualificati, strutture sufficienti e ad alta tecnologia. Se il sindacato e i suoi iscritti possiederanno dette qualità, potranno valutare e negoziare con il singolo imprenditore e con Confindustria, a livello di parità. L’avvenire è degli arditi non dei pavidi. Pace e libertà religiosa Sabato, 12 marzo 2011 Pakistan: ucciso Bhatti, il ministro cattolico Shahbaz Bhatti, ministro per le minoranze religiose, assassinato il 2 marzo scorso a Islamabad in una barbara aggressione da parte di un commando armato. I l ministro pakistano per le minoranze religiose, il cattolico Shahbaz Bhatti, è stato ucciso il 2 marzo a Islamabad da un commando armato. L’attentato è stato compiuto da un gruppo di uomini mascherati, che lo hanno tirato fuori dalla sua auto e lo hanno crivellato di colpi prima di fuggire su un’automobile. Gli assassini hanno lasciato sul luogo del delitto un manifestino: “Tehrik-e-Taliban Pakistan” (Ttp), una organizzazione di militanti islamici che rivendica l’assassinio di Bhatti per aver parlato contro la legge sulla blasfemia. Aveva difeso con coraggio Asia Bibi, la cristiana condannata a morte per blasfemia in base a false accuse. Apparteneva al Ppp, il partito progressista al governo, ed aveva lavorato con Benazir Bhutto. Era sul convoglio insieme alla Bhutto al momento dell’attentato alla leader pakistana. Dopo l’uccisione di Salman Taseer, governatore del Punjab, il 4 gennaio scorso, anche Bhatti era stato accusato dai fondamentalisti islamici di aver difeso Asia Bibi, ed era considerato “il bersaglio più alto” dei radicali. Voleva cambiare la legge sulla blasfemia. Il SIR aveva incontrato Bhatti nel suo ufficio di Islamabad lo scorso novembre. In quell’occasione aveva annunciato l’intenzione di cambiare la legge sulla blasfemia, per evitarne gli abusi: “Questa legge, con false accuse di blasfemia, ha già fatto troppe vittime”, diceva. Il suo ministero aveva anche istituito da poco “Interfaith cell”, un numero verde contro le discriminazioni religiose. Secondo la Commissione nazionale giustizia e pace dei vescovi pakistani, dal 1987 al 2009 almeno 1.032 persone sono state incriminate per aver diffamato il profeta Maometto o profanato il Corano, compresi centinaia di musulmani. In Pakistan i cattolici sono circa 1 milione (su 185 milioni di abitanti). Aveva difeso con coraggio Asia Bibi, la cristiana condannata a morte per blasfemia in base a false accuse, ed era considerato “il bersaglio più alto” dei radicali, dopo l’uccisione di Salman Taseer, governatore del Punjab, il 4 gennaio scorso. Era stato ricevuto dal Santo Padre nello scorso settembre e aveva dato testimonianza del suo impegno per la pacifica convivenza fra le comunità religiose del suo Paese. a cura di Patrizia Caiffa Questo sacrificio svegli le coscienze! Anche il Papa ha ricordato il “commovente sacrificio della vita di Bhatti”. “L a voce della verità non sarà mai ridotta al silenzio. E non permetteremo che l’oscurità prenda il sopravvento sulla luce. Il suo lavoro non si fermerà con la sua morte, lo continueremo noi”. Queste le parole di mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad e vicepresidente della Conferenza episcopale pakistana, durante le esequie del ministro delle minoranze religiose, Shahbaz Bhatti. I funerali sono stati celebrati venerdì 4 marzo a Kushphur (che significa “città Un fatto di terribile gravità. Questo assassinio “è un nuovo fatto di violenza di terribile gravità. Esso dimostra quanto siano giusti gli interventi insistenti del Papa a proposito della violenza contro i cristiani e contro la libertà religiosa in generale”. È il commento di padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa vaticana. “Bhatti – ha ricordato – era il primo cattolico a ricoprire un tale incarico. Ricordiamo che era stato ricevuto dal Santo Padre nello scorso settembre e aveva dato testimonianza del suo impegno per la pacifica convivenza fra le comunità religiose del suo Paese”. “Alla preghiera per la vittima, alla condanna per l’inqualificabile atto di violenza, alla vicinanza ai cristiani pakistani così colpiti dall’odio – ha concluso – si unisce l’appello perché tutti si rendano conto dell’urgenza drammatica della difesa della libertà religiosa e dei cristiani oggetto di violenza e persecuzione”. Una giornata veramente nera. “È un giornata veramente nera per i cristiani in Pakistan”, una notizia “terribile che pone tutti noi in una situazione di gravissima emergenza”. È questo il commento a caldo rilasciato al SIR da mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad e vicepresidente della Conferenza episcopale pakistana. “I cristiani non sono solo tristi – dice – ma anche arrabbiati, dovremo fare qualcosa per organizzarci da soli”. Secondo mons. Coutts, “oggi è una giornata veramente nera per i cristiani del Pakistan. Questo omicidio della gioia”), il villaggio cattolico dove Bhatti era nato. Il Pakistan è “un Paese molto particolare, sapere la verità sull’omicidio di Bhatti sarà un po’ difficile. I servizi segreti ci sono e lavorano, per cui tutte le ipotesi sono possibili. Stamattina i giornali dicevano che la polizia, in seguito all’attentato, ha arrestato 60 persone, poi ne ha rilasciate 30”. Lo racconta al SIR Roberto Pietrolucci, rappresentante della Comunità di S.Egidio in Pakistan. Pietrolucci aveva incontrato il ministro Bhatti il 1° marzo, la sera prima dell’assassinio, e la mattina stessa dell’attentato lo aveva sentito al telefono. Per i cristiani in Pakistan la morte di Bhatti “è stata una grossa perdita – dice Pietrolucci – perché Bhatti credeva nel dialogo con i musulmani, era alla ricerca dell’amicizia con tutti”. “Purtroppo – osserva Pietrolucci –, anche in Europa, è in corso una tendenza a radicalizzare il dibattito e lo scontro, ma non è quella la strada. Se si vuole fare qualcosa bisogna insistere sul dialogo”. Ora, dopo la sua morte, “la situazione è molto bloccata – ammette –. Tutti hanno paura. Ultimamente il governo era più forte, perché dimostra che nemmeno un ministro è al sicuro. Prima è stato ucciso il governatore del Punjab, ora il ministro Bhatti: questo ci dice quanto forte sia il fanatismo, mentre il governo non è in grado di arginarlo”. “Il ministro Bhatti – ricorda il vescovo di Faisalabad – è stato sempre chiaro e onesto sulle sue posizioni, ha sempre detto la verità, ha sempre saputo di essere in pericolo perché riceveva continue minacce. Eppure, nonostante ciò, ha sempre parlato a voce alta per difendere la verità. Questo è il motivo per cui i fanatici hanno voluto ridurlo al silenzio”. Mons. Coutts è un po’ sfiduciato nei confronti del governo pakistano, perché “non è in grado di proteggere la sua gente”. Un martire della Chiesa perseguitata. Il ministro Shahbaz Bhatti “è un martire cattolico della Chiesa perseguitata del Pakistan”. Lo pensa Shahid Mobeen, pakistano, docente di pensiero e religione islamica alla Pontificia Università Lateranense, amico del ministro Bhatti. Mobeen, scioccato dalla notizia, riferisce al SIR di aver parlato al telefono con Bhatti la sera prima dell’attentato: “Era un cattolico molto attivo nella difesa dei diritti umani. Mi ha detto: ‘Sto rischiando la vita ma non smetterò di lavorare, perché credo in Cristo e qualcuno deve parlare con coraggio in difesa dei cristiani’. L’ho sentito molto sereno e tranquillo, ma da un anno riceveva forti pressioni e minacce dagli estremisti per non revisionare la legge”. Sul luogo del delitto è stato trovato un volantino dei talebani pakistani, ma Mobeen dubita fortemente che siano stati loro. A suo parere l’assassinio di Bhatti “è un messaggio indiretto al Papa, un forte segnale per ridurre al silenzio la Chiesa sulla questione della legge sulla blasfemia”. Per i cristiani del Pakistan questa morte “è una grande perdita. Hanno perso un grande difensore dei loro diritti e della loro dignità”. avevano ridotto il numero dei ministeri. Bhatti era più sereno e fiducioso, aveva speranza che si potesse costruire qualcosa”. Il governo in questi giorni “ha fatto molte dichiarazioni di condanna dell’assassinio – dice Pietrolucci – ma dovevano pensarci un po’ prima. Togliendogli la scorta l’hanno condannato a morte. Non è vero che non la voleva, questa è un’altra mistificazione che circola. Quando l’ho incontrato un mese fa a casa sua, era molto preoccupato per la sua sicurezza. C’era infatti chi chiedeva di togliergli la scorta. E così hanno fatto”. Anche sui giornali pakistani “ci sono pochi articoli sull’assassinio di Bhatti, nonostante fosse ministro. Qui un cristiano non fa molta notizia”. Anche Benedetto XVI, dopo la recita dell’Angelus da piazza San Pietro, domenica scorsa, ha pregato per Bhatti: “Chiedo al Signore Gesù che il commovente sacrificio della vita del ministro pakistano Shahbaz Bhatti svegli nelle coscienze il coraggio e l’impegno a tutelare la libertà religiosa di tutti gli uomini e, in tal modo, a promuovere la loro uguale dignità”. 9 Vita diocesana 10 Sabato, 12 marzo 2011 Il Vescovo “Un periodo per ricentrare lo sguardo su Gesù e condividere quello che abbiamo con i fratelli” Un itinerario verso Dio e gli altri “I l tempo di Quaresima inizia con un invito del profeta Isaia a dividere il pane con l’affamato e culmina nel solenne triduo pasquale con un pane spezzato che sarà per sempre il segno della presenza del Signore tra noi”. Inizia così il messaggio del Vescovo di Como per la quaresima di quest’anno. Mons. Coletti ci guida in un itinerario ben preciso per “ricentrare lo sguardo su Gesù, trovando momenti di preghiera e ascolto della Parola”, ma anche un impegno preciso a condividere fraternamente quello che abbiamo con i fratelli. Da qui la scelta dell’Ufficio missionario di invitarci a conoscere e sostenere le missioni diocesane in Camerun e in Perù. “La presenza di una diocesi in terra di missione – continua il Vescovo - serve solo e sempre per ricordarci l’universalità della Chiesa e mai per chiudere interessi e aiuti a poche persone. Questo sia allora un tempo di riscoperta della vocazione missionaria di ciascun battezzato; un tempo di conoscenza delle missioni diocesane: i volti dei missionari, il loro servizio di annuncio del Vangelo, il loro impegno per la giustizia, la pace, la vita”. I soldi raccolti nelle nostre comunità serviranno a sostenere i progetti nelle cinque parrocchie dove sono presenti i nostri fidei donum (6 sacerdoti e tre laici) ma soprattutto a permettere loro di continuare a camminare con la gente. Solo per citarne alcuni avremo in Camerun l’allargamento del liceo di Mogodé, la costruzione di 20 pozzi, il sostegno scolastico a quasi duecento studenti, corsi di alfabettizzazione, sostegno ai carcerati, alla scuola dei sordomuti e al cen- tro disabili. In Perù, invece, si contribuirà alla costruzione della nuova casa parrocchiale di Carabayllo dove si stabiliranno i nostri missionari. Contribuire a questi progetti, conclude il Vescovo, vuole essere un modo per “educarsi e per educare ad una vita sobria che sa vivere in una logica di condivisione e della solidarietà; un tempo che diventa il tentativo di ridurre le distanze tra ricchi e poveri con gesti che partono dalle scelte quotidiane di ciascuno. Se sapremo accogliere e vivere insieme questo itinerario di conversione la luce del Risorto risplenderà per me, per te, per tutti noi, per i fratelli del Camerun e del Perù, per il mondo intero”. Per maggiori info www.centromissionariocomo.it LA RIFLESSIONE L’impegno a vivere la quaresima come tempo di conversione e condivisione non è valido solo per i ragazzi del catechismo ma è un invito per tutti. Quaresima: “Non è solo un cosa da ragazzi” U na locandina appesa alle porte delle nostre chiese, un volantino in questo numero de “Il Settimanale”, un salvadanaio distribuito ai bambini durante il catechismo… sono segni che ritornano da anni nel tempo di quaresima e che richiamano la fraternità e la missione. Mi è capitato, poche settimane fa, in un incontro di adolescenti a cui sono stata invitata, di sentire uno di loro esclamare: “Che bello quando la catechista ci dava il salvadanaio…!” Questa espressione mi ha fatto riflettere. Perché sembra che la rinuncia, la condivisione, la preparazione alla Pasqua siano solo una questione da ragazzi durante il catechismo. La Quaresima tempo di missione da vivere nella fraternità, giorni in cui pregare, digiunare, fare l’elemosina, periodo per condividere quello che abbiamo con chi è povero, è l’occasione che ci è data per maturare quella consapevolezza missionaria ecclesiale che già ci appartiene per vocazione, ma che ha bisogno di momenti propri per crescere e per esprimersi. Ci guida la liturgia della domenica, un percorso catecumenale alla riscoperta del Battesimo, per giungere alla Veglia pasquale ed entrare nel mistero di Cristo che muore e risorge perché ogni uomo rinasca in Lui. Ci ricorda la missione un viaggio in Africa e in Perù (che i sussidi proposti dall’Ufficio Missionario ci aiutano a fare) dove, nelle diocesi di Maroua-Mokolò e di Carabayllo, 9 missionari prestano il loro servizio come fidei donum. A ciascuno di noi il dovere di interrogarsi e di verificarsi sulla vocazione missionaria, su questa chiamata che non è di pochi eletti, è di tutti, in forza del Battesimo ricevuto, è per tutti grazie all’universalità a cui le missioni diocesane aprono. Ci educano alla fraternità con chi è più povero e con i missionari che stanno lavorando in Camerun e in Perù per la promozione di una vita più umana e giusta per tutti alcuni gesti proposti come rinuncia e condivisione. La scelta fatta quest’anno di conoscenza e sostegno alle missioni diocesane non vuole escludere gli altri missionari, originari della diocesi o vicini ai vari progetti di gruppi e associazioni. A noi l’accoglienza di un invito: quello di sentirci parte di una Chiesa che rende visibile la sua missionarietà con le diocesi di Maroua-Mokolò e di Carabayllo. La particolarità della Chiesa non esclude, se mai ci fa imparare uno stile universale attraverso la gratuità dell’impegno dei missionari, la concretezza dei progetti, lo scambio di ricchezze materiali e spirituali. Ci accompagna un bellissimo brano del Vangelo: l’avventura dei discepoli di Emmaus alle prese con quel Pellegrino che si ferma con loro e spezza il pane. Il tema del pane è quello che l’Ufficio Missionario Nazionale ha proposto per quest’anno in preparazione al Congresso Eucaristico che sarà celebrato in settembre ad Ancona. A noi il compito di percorrere lo stesso itinerario di riscoperta del Signore Gesù per “partire senza indugio” ad annunciare quel dono del pane spezzato per tutti. La quaresima di fraternità non è una questione di ragazzi alle prese con il salvadanaio dato a catechismo: è il cammino di conversione del cuore e della vita ad uno stile evangelico. E forse anche i 12.566 salvadanai distribuiti in queste settimane per i ragazzi al catechismo, servono per maturare nella fraternità e nella missione. GABRIELLA RONCORONI direttore Ufficio Missionario ✎ Su Facebook Il cammino di Quaresima corre anche sui nuovi media. E’ stato lo stesso Benedetto XVI ad invitare la Chiesa ad abitare anche il continente digitale ed è quello che l’Ufficio Missionario vuole provare a fare in questa Quaresima. Apri facebook , cerca la pagina del “Centro Missionario Diocesano Como”. Potrete trovare, quotidianamente, spunti di riflessione per vivere il cammino di quaresima. Inizia il cammino che ci porterà a riconoscere Gesù “nello spezzare il pane”. Come i due discepoli di Emmaus da lì partiremo senza indugio per portare a tutti il Suo Vangelo. Ogni giorno il Centro Missionario proporrà un percorso che diventerà tale se diventerà vita: un verbo: per decidere, al mattino, come dargli concretezza con un’azione, un atteggiamento, un gesto o per gustare un dono ricevuto gratuitamente; Un versetto tratto dalle letture della S.Messa del giorno: per accogliere, meditare, vivere la Parola; Una testimonianza missionaria oppure un dato: per uno stile di vita che condivide, che accoglie, che si apre alla fraternità e alla missione; Una foto per uno sguardo sul mondo. ufficio diocesano san fermo tre pievi veglie in diocesi A disposizione per testimonianze e incontri Un incontro sulla libertà religiosa con P. Piero Gheddo Con P. Caligari alla scoperta del nuovo Sud Sudan Giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri L’ P N A ufficio missionario diocesano è a disposizione di parrocchie e zone pastorali per l’organizzazione di incontri di conoscenza delle attività missionarie promosse dalla diocesi, delle missioni diocesane in Perù e Camerun ed eventuali altre tematiche missionarie. Per info 031242193 . Piero Gheddo, missionario del Pime e giornalista, sarà presente giovedì 17 marzo, alle 21.00, alla chiesa di San Fermo per un incontro sul tema della “Libertà religiosa e delle persecuzioni anticristiane”. L’incontro è organizzato dalle parrocchie di San Fermo della Battaglia e Cavallasca. el Sud Sudan indipendente: quali rapporti tra mussulmani e cristiani? E’ questo il tema dell’incontro promosso dalla zona “Tre Pievi”. L’appuntamento è all’oratorio di Gravedona, giovedì 10 marzo, alle ore 20.45. Sarà presente padre Eugenio Caligari, missionario nativo di Chiavenna da anni in Sudan. nche quest’anno nelle zone pastorali si terranno diverse veglie di preghiera. Nella ricorrenza di giovedì 24 marzo: in Valtellina Superiore a Pedenosso, località Pradelle, ore 21.00; nella zona Como Centro e Sud a Como da San Rocco alla Croce dei Martiri ore 20.45; nelle Prealpi a Rodero alle 20.45; Tre Pievi a Dongo alle 20.30; Valli Varesine a Bedero Valcuvia alle 20.30. Venerdì 25 marzo, zona Bisbino a Rovenna alle 21.00. Quaresima Sabato, 12 marzo 2011 11 La storia di Sci. Storie di missione. C iao a tutti! Qui tutto bene. Don Angelo sta lavorando sodo per la traduzione della Bibbia. Don Alessandro si specializza nella lingua kapsiki e nell’arte culinaria. Laura sta trasformando la seria aumonerie in un gioioso oratorio. Alda e Brunetta, a Mokolo, fanno i geometri: stanno prendendo le misure. Io... sono qui. Il caldo è arrivato con prepotenza: l’acqua partirà presto. Le sessioni di formazione sono alle porte... Dopo 13 mesi dalla visita dei Vicari episcopali a Mogodé abbiamo ubbidito. Commenti della gente: “Che bello! C’è anche l’acqua! ...Ma, a cosa serve?” Ecco il primo water con sciacquone della zona Kapsiki! Eh, il progresso! Dal Camerun ci scrive don Corrado Necchi. Una lettera che parla di uno dei tanti, belli ed imprevedibili volti della missione. ● In Camerun continuano le attività tra vecchi e nuovi progetti ● In Perù dopo una fase di ambietamento inizia l’attività pastorale ● Non manca il sostegno ai trecento missionari comaschi nel mondo Le ultime notizie dalle parrocchie d’oltremare S ono cinque le parrocchie della diocesi di Como presenti in altri continenti: quattro in Camerun e una in Perù. E proprio a loro saranno rivolti i progetti della Quaresima Missionaria di quest’anno. Una scelta che, come ha spiegato il Vescovo mons. Diego Coletti, “non vuole essere una scelta che restringe l’orizzonte alle esperienze di casa nostra, smentendo le scelte fatte negli scorsi anni, quanto proprio il tempo di quaresima faceva arrivare lo sguardo delle nostre comunità a tutti i missionari nativi della diocesi”. La decisione dell’Ufficio Missionario di focalizzare questa Quaresima alle nostre missioni nasce da una considerazione pratica: l’apertura di una nuova missione in Perù, nella diocesi di Carabayllo, comporta un grande impegno – anche economico - da parte della nostra Diocesi per mettere i nostri missionari in condizione di iniziare al meglio la propria missione. PERU’ Don Umberto Gosparini e don Savio Castelli sono arrivati a Lima nel novembre scorso. Dopo una prima fase di ambientamento, ospiti dal Vescovo della diocesi di Carabayllo, alla periferia nord della capitale peruviana, hanno scelto – in accordo con il vescovo locale – la parrocchia in cui svolgere il proprio ministero: San Pedro de Carabayllo, una delle parrocchie più antiche della diocesi dove vivono circa 60 mila persone. Nei mesi successivi i nostri fidei donum hanno iniziato a conoscere il territorio mentre erano ospitati da un sacerdote spagnolo con il quale collaboreranno per la gestione della parrocchia. Nelle scorse settimane si sono trasferiti in una casa presa in affitto vicino alla loro nuova chiesa (nella parrocchia si trovano diverse cappelle), sprovvista di casa parrocchiale, e hanno iniziato l’attività pastorale con i primi incontri con la comunità. Per rendere possibile il loro ministero è stata acquistata una piccola jeep. Nei prossimi mesi, invece, si avvierà la costruzione di quella che diventerà la casa parrocchiale accanto alla chiesa. Al progetto, realizzato dalla diocesi di Carabayllo, contribuirà anche la diocesi di Como. CAMERUN Dopo il rientro di don Giusto Della Valle e l’arrivo di don Alessandro Alberti continua l’attività dei nostri Un dispensario per Nguétchéwé U n nuovo centro medico per la comunità di Nguétchéwé, parrocchia nel nord del Camerun (dove è presente don Felice Cantoni - nella foto), è stato inaugurato la scorsa settimana con una grande festa. La struttura comprende un ambulatorio, una farmacia, una sala parto, un laboratorio per le analisi e alcune stanze di degenza per un totale di trenta letti. “La missionari in Camerun nelle parrocchie di Nguétchéwé (don Felice Cantoni), Mogode (Don Angelo Mazzucchi, don Alezzadro Alberti e Laura Pellizzari ), Mokolo-Mbua (Brunetta Cincerna e Alda Vola) e Rhumzu (don Corrado Necchi). Diversi i progetti sostenuti in vari settori: acqua (scavo di 20 pozzi normali e di 3 pozzi artesiani); educazione (3 aule scolastiche a Rhumzu, pagamento salari insegnanti, sostegno alle biblioteche di Mogodé, Mboua e Rhumzu, costruzione campi sportivi per il liceo di Mogodé, sostegno a 12 universitari e 50 studenti delle scuole superiori, corsi di alfabetizzazione). Capitolo a parte riguarda il liceo di Mogodé con il sostegno al funzionamento, la costruzione di nuove classi e di capanne alloggio per gli studenti; adozioni a distanza (74 alunni sordomuti e 33 ciechi); sostegno alle prigioni di Mokolo e Maroua; costruzione di una cappella a Mayo Legga, ristrutturazione chiesa Mogodé, costruzione cappelle e di un distretto parrocchiale a Nguétchéwé; area handicap (aiuto famiglie bambini epilettici, 25 progetti di riabilitazione, costruzione tricicli per disabili). La spesa totale prevista è di 142.260 euro. NEL MONDO Sono quasi trecento i missionari nativi della diocesi nel mondo. Seppur non sia previsto il finanziamento di progetti specifici di altri missionari per questa Quaresima, l’ufficio missionario continuerà a sostenere i progetti pluriennali avviati negli scorsi anni e in via di completamento. A tutti i missionari non mancherà comunque il sostegno del Centro Missionario Diocesano. Per maggiori info www.centromissionariocomo.it M.L. cosa più bella - ci aveva confidato don Felice durante l’ultimo soggiorno in Italia - è stata la collaborazione al progetto della popolazione musulmana che dopo un primo momento di diffidenza ha scelto di contribuire”. Il nord del Camerun è una zona di prima evangelizzazione dove il cristianesimo è arrivato negli anni ‘50. La maggioranza della popolazione è musulmana. I cristiani nella parrocchia, divisa in diverse comunità di base, sono circa mille e 350 sono le persone che hanno avviato il percorso di catecumenato. “Sono le 22.30. Sto preparando le ultime cose per la domenica. Il computer mi avverte che è ora di smettere. Il vento soffia lieve questa sera. Oggi ha fatto caldo. Sento dei passi sulla ghiaia davanti a casa. Non può essere una visita: è tardi. Accanto ai passi, a tempo, il rumore di un bastone. Ora capisco. Sento l’ospite arrivare sotto la veranda. Il bastone cade sul pavimento di cemento. Lui anche. Passerà lì la notte. Per terra, sul cemento. Un letto ambito. Fresco. E’ Sci! In kapsiki sci è il nonno, ma anche il più piccolo della famiglia. Gli estremi si toccano! Sci è un ragazzo di una ventina d’anni. Sci, diremmo noi, è un ragazzo con problemi mentali. Sci, di solito, è vestito come Mosè. Una tunica bianca... beh, sì, era bianca. Un grande bastone in mano. Manca solo la barba. Il sorriso è da bambino. Sci è un grande viaggiatore. E’ sempre sulla strada. Chiede di salire sulle macchine e viaggia. Sci è un ottimo claxon. In piedi, sul cassone della Toyota, più solenne del Papa. “Biiit Biiit!” Tutti si scansano. A volte bussa sul tetto della cabina: “Ehi! Ehi! Fermo!” C’è qualcuno sulla strada che, secondo lui, va caricato. Sci è capace di far sorridere tutti quelli che incontra. E’ conosciuto in ogni villaggio kapsiki, sia camerunese, sia della vicina Nigeria. Tutti lo salutano. Sci è capace di arrabbiarsi quando lo prendono in giro. Di solito bambini delle elementari. Agita il suo inseparabile bastone. E, allora, è meglio stargli alla larga... Ma gli passa subito. E’ fatto così. Sci è rispettoso. “Bonjour, mon père”. “Bonjour, madame”. Sci è gentile. E’ pronto ad aiutarti se ti vede al lavoro. Anche se non dura molto. Sci ha le mani... un po’ lunghe. Tutto quello che vede, lo vuole. Ma si tratta di piccole cose: una scatola di tonno vuota, una bottiglia di plastica, un limone. Sci è un ragazzo libero. Sci... è Sci! La mattina dopo sono le 7.00 del mattino. Sono già nello studio. Bussano alla porta. E’ Sci. Anche lui si è svegliato. “Mon père, mi dai 10.000F ? “No!” “Dammi 500F ” “No!” “Dammi 25F per comprare i bigné?” “Ok!” “Mon père, vai a Mogode?” “Mon père, posso salire in macchina?” La giornata è iniziata bene. Sci mi ha messo di buon umore. Oggi tutto andrà bene! Mi ritorna alla mente un’esperienza di Jean Vanier... “Ho raccontato spesso questa storia di un uomo normale. Sapete: le persone normali sono molto tristi. Quando si è normali, si hanno dei problemi. Quando si hanno dei problemi, si è tristi. Problemi in famiglia, problemi di bambini che crescono, problemi finanziari, politici, di lavoro. Un giorno, il Signor Normale è venuto da me perché aveva molti problemi. Da noi c’è un ragazzo che si chiama Jean-Claude, un tipo molto calmo. Ci sono persone che lo chiamano mongoloide, ma lui è JeanClaude. Ed è molto calmo. Scherza. Forse passa il suo tempo a scherzare un po’ troppo. Ma scherza: non gli piace molto lavorare. Viviamo insieme da 14 anni e ci conosciamo bene. Ero con il Signor Normale e bussarono alla porta. JeanClaude entra. Scherza. Mi dà la mano. Dà la mano al Signor Normale e poi se ne va ridacchiando. E il Signor Normale si volta verso di me e dice: “Com’è triste vedere dei bambini così!” Per poter dire questo bisogna essere veramente handicappati! Era talmente accecato dai suoi progetti, dalla sua tristezza e dalle sue lacrime. Talmente accecato dai suoi pregiudizi, da non vedere Jean-Claude. Ma, dietro questa corazza del Signor Normale, c’è anche un bambino che piange, un bambino che ha paura. Se è incapace di guardare Jean-Claude è perché, da qualche parte, ha paura. In qualche modo, non osa essere se stesso”. Siamo tutti questo popolo fragile. Quando non sarò più così... Normale, penso che avrò il coraggio di aprire la porta di casa e fargli più posto... Vita diocesana 12 Sabato, 15 marzo 2011 Agenda del Vescovo Da venerdì 18 a domenica 20 marzo ministri eucaristia La riunione generale dei ministri straordinari della Comunione per i quali parroci e superiori delle case religiose hanno inviato all’Ordinario Diocesano domanda di rinnovo per il triennio 2010/ 2013 si terrà: - a Sondrio, presso l’Oratorio Sacro Cuore, via Gianoli, domenica 20 marzo dalle ore 9.30 alle ore 12.30 (non è prevista la partecipazione 150 anni di italia unita Visita pastorale alla Zona Bassa Valtellina: parrocchie di Campovico, Desco, Paniga, Piantedo. Ecumenismo: viaggio in Ucraina dal 27 aprile al 1° maggio ■ Famiglie Disponibile il libretto per la benedizione 2011 È possibile prenotare il libretto per la benedizione delle famiglie, intitolato “Famiglia, testimone di vita”. Il testo offre riflessioni e approfondimenti a partire dal documento sull’educare pubblicato dalla Cei per il decennio 2010-2020. Oltre al testo introduttivo del Vescovo, ci sono le preghiere scritte dalle monache della Visitazione in Como e immagini di santità familiare. Telefonare da lunedì a venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 18.00, allo 031-263533. ■ Clero diocesano Incontro di aggiornamento a Morbegno il 22 marzo Ci sarà un incontro unico di tutto il clero diocesano martedì 22 marzo a Morbegno presso il Centro San Giuseppe. Ecco il programma: - ore 9.45: arrivi e prenotazioni per il pranzo; - ore 10.00: ora media; - ore 10.10: relazione di monsignor Franco Giulio Brambilla: “Formazione dei fedeli laici. Educazione della coscienza cristiana e abilitazione pastorale”; - ore 11.15: pausa; - ore 11.30: discussione a gruppi; - ore 13.00: pranzo; - ore 14.30: assemblea: relazioni dei gruppi e risposte del relatore; - ore 16.00: conclusioni del vescovo monsignor Diego Coletti. ■ Quaresima Incontri sulla Parola al monastero di Grandate In Quaresima al Monastero benedettino di Grandate (Co) è possibile partecipare a incontri serali sulla Parola di Dio. Appuntamento, alle ore 20.30, venerdì 11, 18, 25 marzo; 1, 8, 15 aprile. insieme alla Celebrazione Eucaristica); - a Como, presso l’Istituto Canossiano, via Balestra 10, domenica 27 marzo dalle ore 14.00 alle ore 17.00. Chi non avesse ancora inviato domanda di rinnovo è invitato a farlo al più presto. Si ricorda che è necessario inoltrare domanda di rinnovo per tutti i ministri, anche per coloro che avessero ricevuto il mandato nell’ ultima parte del triennio appena trascorso. In occasione del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, la Fondazione diocesana Cardinal Ferrari, propone un ciclo di conferenze dedicate a “Unità d’Italia e coscienza cattolica”. Il prossimo incontro, presso l’aula magna della Biblioteca comunale di Como, in piazzetta Venosto Lucati 1, si svolgerà venerdì 11 marzo, alle ore 20.45, su “Alessandro Manzoni, la letteratura del Risorgimento, l’Unità d’Italia”, con il professor Giuseppe Langella, docente di Letteratura italiana in Cattolica a Milano. L’Ufficio diocesano per l’ecumenismo, in collaborazione con Azione cattolica diocesana di Como, organizza un pellegrinaggio a Kiev, Pochayev e Leopoli alla scoperta della vita e della spiritualità della Chiesa ortodossa Ucraina, che ha una significativa presenza a Como. L’iniziativa nasce dall’invito dei rappresentanti della comunità Ortodossa Ucraina nella nostra Diocesi. Il viaggio sarà preparato da due incontri di approfondimento sull’Ortodossia (a Como: il 17 aprile, alle ore 20.30, presso il Centro Pastorale; a Morbegno: il 7 aprile, alle ore 20.45, presso il Centro Giuseppe). Il viaggio prevede la partenza da Milano il 27 aprile (alle ore 13.30) e il rientro il 1 maggio (alle ore 12.30). Necessario passaporto (no visto). Iscrizioni presso l’Azione cattolica diocesana, telefono 031.265181, [email protected]. Quota: 550 euro (da versare all’iscrizione: 200 euro). ■ Guanella Pellegrinaggio a Roma per la canonizzazione Il segretariato diocesano pellegrinaggi, in collaborazione con l’Opera don Guanella, in occasione della canonizzazione del beato il prossimo 23 ottobre, propone un pellegrinaggio a Roma, guidato dal vescovo monsignor Diego Coletti, con tre possibilità: - dal 19 al 24 ottobre (in pullman): sono previsti, il primo giorno, la sosta, la visita e il pernottamento ad Assisi; dopo la celebrazione della Santa Messa nella basilica dedicata a san Francesco e la visita della cittadina umbra, nel pomeriggio si prosegue per Roma. Il pellegrinaggio prevede un articolato programma di visita (con la Messa, venerdì 21, nella basilica di san Paolo fuori le mura) e la veglia di preghiera nella serata del 22, la canonizzazione il 23, la Santa Messa di ringraziamento in San Pietro la mattina del 24, con la visita alla basilica, l’omaggio alle tombe di Giovanni Paolo II e di Innocenzo XI, pontefice comasco di cui quest’anno ricorrono i 400 anni dalla nascita; - dal 21 al 24 ottobre (in pullman): vedi il programma di Roma; - dal 22 al 24 ottobre (in treno): vedi gli ultimi tre giorni a Roma. Info: Ufficio Segretariato Pellegrinaggi, aperto tutti i mercoledì non festivi dalle 9.30 alle 12.00 - telefono: 031-3312232, segretariatopellegrinaggidiocesano@ diocesidicomo.it; I Viaggi di Oscar, telefono: 031-304524. ■ Benedetto XVI all’Angelus di domenica 6 marzo Attenzione e apprensione del Papa L e vittime, i morti, ma soprattutto la crescente crisi umanitaria, nelle parole del Papa all’Angelus di domenica scorsa. La preoccupazione dei nuovi scontri in terra libica, i rivolgimenti che toccano alcune nazioni del nord Africa e il problema dei profughi che si affollano ai confini della Libia, hanno spinto Benedetto XVI a levare la sua voce per chiedere un impegno dei governi per trovare una soluzione alla difficile crisi. Così il Papa, nel dopo Angelus, dice di seguire “continuamente e con grande apprensione le tensioni che, in questi giorni, si registrano in diversi Paesi dell’Africa e dell’Asia”. Nelle parole del Papa anche un pensiero al ministro per le minoranze del governo pakistano, Shahbaz Bhatti, cattolico, ucciso il 3 marzo scorso. Bhatti, nella sua lotta per la libertà religiosa contro il fanatismo violento, si opponeva alla legge sulla blasfemia. Per questo è stato ucciso; e per questo la Conferenza episcopale pakistana avanzerà la proposta di chiedere al Vaticano che venga riconosciuto ufficialmente il suo martirio, in pratica, l’avvio della causa di beatificazione. Papa Benedetto lo ricorda chiedendo al Signore che “il commovente sacrificio” della sua vita “svegli nelle coscienze il coraggio e l’impegno a tutelare la libertà religiosa di tutti gli uomini e, in tal modo, a promuovere la loro uguale dignità”. C’è molta assonanza tra la testimonianza del ministro pakistano e il messaggio che troviamo nella liturgia domenicale, che proponeva la conclusione del discorso della montagna, e la parabola delle due case, costruite una sulla roccia e l’altra sulla sabbia. È il tema della coerenza, dell’uomo che cerca di dare prosecuzione pratica ai valori che professa, alla fede che lo ispira. Valori quali onestà, giustizia, libertà, fedel- tà esistono incarnati nelle esistenze di uomini e donne che accettano di servirli fino a pagarne le conseguenze, anche quelle estreme. L’aver dimenticato questa verità elementare è uno dei motivi della crisi morale che si vive in molti ambienti della nostra società. Nel Vangelo c’è l’invito “ad ascoltare le sue parole e a metterle in pratica”. È proprio attraverso il dono della Parola che Dio entra in comunicazione con l’uomo. Commenta il Papa: “Ogni uomo appare come il destinatario della Parola di Dio, interpellato e chiamato ad entrare in tale dialogo d’amore con una risposta libera. Gesù è la Parola vivente di Dio”. Quella Parola affascina, ed è la base solida su cui edificare la vita. Quella Parola è eterna e definitiva e “non fa temere ogni sorta di avversità, ogni difficoltà, ogni disagio”. Quella Parola è ciò che ci chiede di essere coerenti con i valori proclamati e professati. FABIO ZAVATTARO Parola fra noi Domenica 13 marzo I l Figlio rimane tale anche davanti alle tentazioni, anzi proprio perché resta Figlio può respingere e scacciare il tentatore. E figli lo siamo anche noi. Le tentazioni provate da Gesù sono quelle di Israele verso la terra promessa e sono le tentazioni per noi oggi. A differenza di Israele, Gesù esce vincitore, rimanendo fedele a Dio. La figura di Giobbe mostra la tentazione come un momento Gn 2, 7-9; 3, 1-7; delicato, rischioso, ma non solo negativo perché l’uomo, con Rm 5, 12-19; tutte le sue debolezze e fragilità, non si trova solamente davanti al nemico, ma in certo senso Mt 4, 1-11 anche davanti a Dio. Anche per di Dio vive della Parola. Dio è il Gesù, fu lo Spirito a condurlo suo cibo. La povertà in spirito nel deserto. Siamo sempre nella vuol dire essere niente e avere relazione tra Padre e Figlio. niente, ma anche non volere Nel superamento delle altro che la Parola nella quale tentazioni Gesù svela alcune è tutto. La seconda è l’umiltà. perle del suo rapporto filiale L’uomo non può tentare Dio, che valgono anche per noi. La non può metterlo alla prova. La prima è la povertà, essenziale fede chiede abbandono totale nella vita secondo Dio. Il Figlio e infinita fiducia nel Dio che ci viene incontro e che accogliamo con umile abbandono. La seconda tentazione si svolge sul cornicione del tempio, luogo dove si pensava sarebbe avvenuta la manifestazione del Messia. Gesù annuncia che non ci si può servire di Dio, strumentalizzandolo per i propri fini, allo scopo di rendere sicura la propria vita. La terza è la beatitudine dei puri di cuore, è lo splendore del nostro rapporto – in povertà e umiltà – con lo Sposo, unico Signore. Tutto questo sempre a partire da quel “se sei figlio di Dio”. Nella scena conclusiva Gesù è nutrito dagli angeli, ricevendo come dono di Dio e in risposta alla sua fedeltà, quel pane che aveva rifiutato di ottenere col potere messianico. Anche noi siamo condotti in quaresima a rinnovare la scelta di fondo, Dio come unico Signore, ricordando che la tentazione fa parte della nostra vita di uomini. ANGELO SCEPPACERCA Vita diocesana ● La parrocchia ha invitato attorno ad un tavolo la società civile Sabato, 12 marzo 2011 13 ● Presente anche il ● Dai presenti l’invito Vescovo a Morbegno per a lavorare insieme la visita pastorale per il bene comune Diocesi Di como Visita Pastorale La parrocchia e la città ✎ La cronaca P Diocesi Di como Visita Pastorale artecipato l’incontro promosso dalla parrocchia in occasione della visita pastorale: “Morbegno oggi: Città per l’uomo?”. Un’originale occasione di confronto tra la società civile e la Chiesa, la cui composizione è stata affidata ad alcuni osservatori privilegiati. Il primo intervento, affidato all’arciprete don Andrea Salandi, ha inquadrato una “Morbegno operosa, vivace, ricca di tradizione civile e religiosa, cittadina che mantiene il volto di comunità”. Passando attraverso le numerose realtà presenti l’arciprete ha voluto sottolineare il ruolo educativo della parrocchia: “Perché la nostra è una fede incarnata e l’uomo, in ogni sua dimensione e ambito, va aiutato a crescere”. Dall’autorità religiosa a quella civile, il sindaco Alba Rapella ha spostato l’obiettivo sui numeri e fenomeni salienti che si muovono negli anni dentro la città: “Che nel suo piccolo vive tutte le problematiche nazionali, dalla difficoltà a trovare lavoro, a quelle del tempo libero dei giovani, abuso di sostanze, la crisi economica e del commercio, come pure lo scandalo politico estivo”, che il primo cittadino cita come occasione per riflettere sul tema della legalità, domandandosi: “Qual è il prezzo del bene?”. Punti di vista sulla città che sono stati completati dall’intervento dell’operatrice sociale, Lucia Angelini, soffermatasi sui temi relativi al disagio nei minori e negli adulti, l’immigrazione, significativa con i 70/80 nuovi immigrati ogni anno a Morbegno, e la notevole ricchezza del terzo settore, tra cooperative e volontariato. E’ stata poi la volta di Marco Deghi, direttore della Latteria Sociale Valtellina Delebio che ha tratteggiato due significative realtà di intervento. Anzitutto quella dello sviluppo sostenibile: “L’esperienza che mi ha fatto crescere a Morbegno e conoscere questa comunità nel profondo, attraverso l’azione dell’associazione Venti Venti (di cui Deghi è vicepresidente ndr) tesa a portare cultura e azioni che ciascuno è invitato a valorizzare nei rispettivi ambiti e in cui si tenda alla costruzione di un benessere che non sia a discapito del proprio futuro, delle altre popolazioni e della salute del pianeta”. Deghi ha quindi sottolineato l’importante presenza della cooperazione agricola: “Settore che gode di un benessere spesso superiore a quello di molte realtà più evocate”. Mondo del lavoro che è stato descritto anche dal sindacalista Guglielmo Zamboni, che ha allargato i confini di Morbegno, sottolineandone il ruolo mandamentale e la capacità avuta negli anni di costruirsi da sé le proprie ricchezze. L’intervento del professor Pier Luigi Labbadia, nel mettere in evidenza la realtà dei 3400 alunni che ogni giorno varcano i cancelli scolastici della città, ha sottolineato le precarie condizioni della scuola a seguito dei recenti tagli e ha soprattutto invitato ad “aiutare i giovani a guardarsi in prospettiva futura dal momento che fanno fatica a vedersi oltre il sabato sera”. “Una sensazione chiara di grande umanità e interesse per la qualità della vita umana e la solidarietà” è quanto ne ha ricavato l’attento osservatore, il Vescovo, che nel chiudere la mattinata, ha rilanciato ciascuno dei temi. Nel confermare i morbegnesi nelle proprie responsabilità monsignor Coletti ha ricambiato all’album di fotografie ricevute della città con una lettera consegnata a tutti i presenti: “E liberaci dal male”, non dopo aver invitato la parrocchia a fare la propria parte, esponendosi alle difficoltà in prima persona. (c.d.b) L a Parrocchia di Morbegno si è sempre sentita parte integrante e protagonista della vita sociale della propria città e come tale aperta all’ascolto ed al dialogo e al confronto con tutti i soggetti sociali e civili. Proprio per aderire a questa scelta la Parrocchia ha deciso di confrontarsi direttamente con la città anche in occasione della Visita Pastorale, incontrando, insieme al Vescovo, il Sindaco Alba Rapella e alcuni rappresentanti della società civile. Un confronto sullo stato della città partendo dall’uomo, dalla dignità della persona umana, intesa come soggetto e fine della vita sociale. Per giungere ad individuare proposte e piste di lavoro che potessero favorire il perseguimento del bene comune. Bene comune che come ha detto il Santo Padre Benedetto XVI in occasione della 46ma Settimana Sociale dei Cattolici: “è ciò che costruisce e qualifica la città degli uomini, il criterio fondamentale della vita sociale e politica, il fine dell’agire umano e del progresso”. “Quale ruolo può svolgere - allora - la Parrocchia in relazione al bene comune?” Dai relatori sono emerse diverse suggestioni che hanno rafforzato la consapevolezza del ruolo importante che può svolgere la Parrocchia. L’intervento dell’Arciprete, don Andrea Salandi, ha evidenziato la tradizionale attenzione della parrocchia alla dimensione educativa mediante le attività dell’oratorio e delle associazioni cattoliche. “Oggi - ha sottolineato – è necessario recuperare la dimensione della comunità educante caratterizzata dal dialogo e collaborazione. La Parrocchia anche per questo ha creduto prioritario il completamento del complesso di San Giuseppe, proprio per garantire la presenza di spazi educativi anche nella Morbegno Nord dove negli ultimi anni si è concentrata l’espansione edilizia con l’insediamento di nuove famiglie”. Un tema condiviso da quasi tutti i relatori, in particolare Guglielmo Zamboni, rappresentante della CGIL. “Certi valori ha detto - me li ha insegnati il parroco prima del sindacato e su quelli sono fermo nelle mie convinzioni. Sogno una Chiesa più aperta e più inclusiva che si modernizzi senza rinunciare alla difesa di valori che nella società e anche tra i lavoratori stanno cadendo verticalmente”. Ha poi precisato: “Non c’è nessun mio riferimento ai fatti di attualità, se mai parlo del valore della solidarietà dell’accoglienza dell’integrazione e agli stimoli che la Chiesa è in grado di far partire dal basso creando movimenti di opinione.” Temi quest’ultimi, ripresi da Lucia Angelini, assistente sociale, Responsabile del Servizio delle Politiche Sociali della Provincia di Sondrio, che ha sottolineato il ruolo che la parrocchia può svolgere sul tema del bisogno e dell’accoglienza a partire dalle “badanti” che dovrebbero essere identificate con la corretta denominazione di “assistenti famigliari”. Zamboni ha inoltre definito indispensabile a suo avviso l’azione educativa a favore delle nuove generazioni: “I giovani rappresentano il nostro futuro e vanno allontanati da quei modelli effimeri ed illusori privi di valori reali ed avvicinate di più al concreto pur permettendogli di continuare a sognare”. Urgenza condivisa da Pierluigi Labbadia, docente di diritto all’Istituto Tecnico Commerciale P. Saraceno: “ogni istituzione scenda in campo, faccia la propria parte, si confronti e collabori con le altre per migliorare la condizione dei nostri giovani i cui talenti non vanno sprecati: dobbiamo pensare a Morbegno non come la città che abbiamo ereditato da chi ci ha preceduto, ma la città che abbiamo avuto in prestito dai nostri giovani ai quali la dobbiamo restituire con gli interessi ovvero meglio di come l’abbiamo trovata e con più opportunità”. In particolare ha espresso l’importanza del ruolo della Chiesa locale: “La Parrocchia accolga, annunci, formi, testimoni, faccia sentire la propria voce quando nota che qualcosa non va magari lo faccia anche la Diocesi perché è una voce che conforta e viene ascoltata volentieri anche dai laici quando indica e richiama al bene comune -, sia vicina alle famiglie soprattutto a quelle più in difficoltà, continui ad offrire ai giovani percorsi alternativi a quelli dello sballo (oratorio, campi scuola, ed altre attività ricreative e formative)”. Il Sindaco Alba Rapella ha invitato tutti a rivolgere l’attenzione alla generazione dei trentenni e quarantenni chiedendo di rivolgere a loro nuove iniziative di laboratorio culturale: “sono coloro che hanno la capacità di leggere il cambiamento, vivere il cambiamento e proiettarsi per il nuovo, quindi la provocazione che mi sto ponendo come sindaco e giro alla Parrocchia è come coinvolgere queste grandissime risorse che ci sono sul nostro territorio perché portino il loro patrimonio e vivificono anche la nostra città?” . Il Vescovo: “Educare i trenta-quarantenni” el rispondere agli N interventi il Vescovo si è ricollegato all’esigenza di formazione degli adulti: “...il tema dell’educare lo dovremmo focalizzare sulla fascia dei trentenni e quarantenni, perché oggi c’è un certo modo di impostare la vita e vivere il rapporto lavoro e riposo che li stritola! Che li condiziona pesantissisamente, eppure quella è la fascia nella quale ancora un processo educativo di queste persone si rivela essenziale”. Altra tematica sottolineata è il ruolo sociale che può svolgere la Parrocchia sui temi dell’ambiente, della cooperazione e dello sviluppo sostenibile. Su questo tema in particolare si è soffermato il Marco Deghi, Direttore della Latteria Sociale Valtellina: “necessita che ciascuno, anche la parrocchia, nell’originalità e specificità del proprio agire si impegnino sui contenuti che caratterizzano il tema dello sviluppo sostenibile, nell’intento di costruire insieme una società più giusta e consapevole e trasmettere, ai giovani soprattutto oggi nell’era della globalizzazione e di crescenti tensioni sociali, la necessità di una più equa distribuzione delle ricchezze”. Affascinante la proposta finale rivolta all’Arciprete don Andrea dal prof. Labbadia che facendo riferimento alle periodiche classifiche pubblicate sulla qualità della vita, e alla possibilità di riflettere sugli aspetti non sempre presi in considerazioni dalle statistiche ufficiali, ha proposto: “Ci potremmo trovare qui ogni anno, a riflettere su due aspetti: a che punto siamo con l’attuazione di quel “vangelo laico” che è la Costituzione della nostra Repubblica, e per la Parrocchia, magari, a che punto siamo con l’attuazione del Concilio. Attuare la Costituzione, attuare il Concilio: sono impegni ancora attuali.” Al termine dell’incontro il Vescovoi ha ringraziato la Parrocchia per aver dato l’opportunità ai presenti di ritagliare del tempo da dedicare all’ascolto, al dialogo; l’ha definita una iniziativa utile a compensare il deficit di pensiero che si sta diffondendo. Proseguendo ha concluso l’incontro invitando a “... leggere, riflettere e maturare quindi una indignazione motivata e profonda nata sulla base del pensiero dopo una lunga gestazione e poi esprimerla.” (…) “E’ necessario che le nostre comunità cristiane esprimano uomini e donne che con libera e cosciente responsabilità civile e politica si occupino seriamente del bene comune e quando è necessario possano esprimere la loro proposta positiva e la loro indignazione su quello che non funziona”. DANILO RONCONI 1 Sabato, 22 gennaio 2011 Vita diocesana ComoCronaca 14 Sabato, 12 marzo 2011 La ricerca. I numeri dello studio del Politecnico di Milano commissionato da Cisl e Sicet S ul territorio lombardo, e il comasco non fa eccezione, si continuano a costruire case (e ancora se ne costruiranno) di livello medio alto, alloggi a prezzi di mercato, per rispondere ad una domanda che, su questo fronte, non c’è. Un eccesso di edilizia “libera”, dunque, a fronte di una richiesta crescente, invece non soddisfatta, di edilizia sociale e convenzionata. Si riassume in queste poche righe l’indagine sull’offerta e sul fabbisogno di abitazioni in Lombardia realizzata dal Dipartimento di Architettura e pianificazione del Politecnico di Milano, sotto la direzione del professor Antonello Boatti e per conto della Cisl e del Sicet regionale. Un’analisi minuziosa che ha abbracciato le province di Bergamo, Brescia, Como, Milano e Pavia partendo dal consumo del suolo, per arrivare a fotografare eccessi e carenze sul fronte abitativo. Un primo dato interessante della ricerca riguarda proprio il consumo di suolo, determinato (fonte Cresme 2009) per il 52% della produzione edilizia nazionale, da abitazioni. La regione in cui la capacità di consumare il suolo è ben più elevata rispetto al resto del Paese è, guarda caso, la Lombardia, con un dato 7 volte maggiore rispetto alla media nazionale. Dunque in Lombardia si costruisce molto. Troppo. Nel periodo 1999-2004 il dato medio annuo di consumo di suolo nella nostra regione è stato di 4.948 ettari. In provincia di Como si “occupano”, in media, 243 nuovi ettari l’anno. Il dato provinciale è il più basso rispetto alle province analizzate, ciò in virtù della particolare conformazione territoriale del Comasco, per una buona fetta occupata dall’area lacustre e da montagne. I numeri cambiano se l’obiettivo si concentra sulla città in cui il 51,3% del territorio risulta urbanizzato, a fronte del 17,83% della provincia. Como si prefigura, dunque, come una città caratterizzata da un elevatissimo consumo del suolo. Come correre ai ripari? Il suggerimento generale della ricerca, valido, ovviamente anche per il comasco, è di invertire la tendenza edificatoria, Intervento ■ Sindacato Luisa Romano, Cisl: «Affittare le case vuote» «I dati a disposizione - spiega Luisa Romano, segretario territoriale della Cisl di Como - emerge chiaramente come non ci sia incontro tra domanda ed offerta di abitazioni, e non perchè non ci siano case sul mercato, ma perchè l’offerta non risponde alle fasce sociali che per condizioni e capacità di reddito hanno bisogno di altro. I dati dimostrano che la domanda di edilizia sociale, più la convenzionata sono comunque superiori alla domanda libera. Bisogna allora ricominciare ad invertire la rotta: costruire meno incrementando fortemente la presenza di edilizia sociale convenzionata, recuperare le aree in disuso; individuare strumenti, anche legislativi, per convin cere coloro che hanno case vuote ad affittarle». ✎ Cosa fare Case: troppe e poco “sociali” In città il 51,3% del territorio risulta urbanizzato a fronte del 17,83% della provincia puntando a risparmiare suolo e a recuperare, invece, il recuperabile (aree dismesse) così da far fronte alle richieste, pressanti, avanzate dalle fasce più deboli della popolazione che necessitano di risposte abitative fornite dall’edilizia sociale e, in primis, dall’edilizia residenziale pubblica. In Italia, oggi, il patrimonio pubblico, sul totale del residenziale, è stimato attorno al 4,5% (è invece al 34,6% nei Paesi Bassi, al 21% in Svezia, al 20% in Danimarca, 17% in Francia) . Considerando che l’80% degli italiani vive in case di proprietà o di proprietà di parenti rimane forte il problema del 20% che vive in affitto (circa 12 milioni di persone). A fronte di questo 20% e dell’elevato costo degli affitti appare evidente quanto sia risicato e misero quel 4,5%, dato insufficiente a soddisfare il fabbisogno di edilizia sociale e convenzionata. Forbice resa ancora più ampia da diffuse politiche che tendono a smantellare quartieri di edilizia popolare, privatizzandoli. E il futuro, se non si correrà ai ripari, rischia di essere ancora più preoccupante. Proiettando il fabbisogno al 2018 la ricerca rivela come, a quella data, l’urgenza generata dall’edilizia sociale sfiorerà quota 10 mila vani per la città di Como e 45 mila vani per l’intera provincia (compresa Como). Alla stessa data sarà di poco più 5344 vani il fabbisogno di edilizia convenzionata in città e di 27405 in Provincia. Sempre nel 2018 il fabbisogno di edilizia libera sarà pari a zero, mentre i vani in eccesso su questo fronte risulteranno 5501 per il comune capoluogo e quasi 66 mila per l’intera provincia (compresa la città). L’analisi dei dati nel periodo 2002-2008 ha permesso anche di “leggere” le caratteristiche dei richiedenti di un alloggio, riscontrando una crescente espressione di disagio abitativo da parte di stranieri. Sempre in questo periodo il fabbisogno di edilizia sociale espresso sull’intera provincia è stato calcolato in 21702 vani, 12745 vani quello sull’edilizia convenzionata e zero il fabbisogno di edilizia libera, a fronte di un’offerta in eccesso di 26734 vani. pagina a cura di marco gatti Le conclusioni tratte dal rapporto: - Esiste un fabbisogno forte e crescente dal 2008 al 2018 di edilizia sociale intesa come Edilizia Pubblica Residenziale (ERP) o edilizia realizzata da privati e ceduta all’Amministrazione pubblica da destinare all’affitto. - La domanda prevalente di abitazioni sociali proviene da cittadini stranieri che risiedono nelle grandi concentrazioni metropolitane ed urbane e su tale domanda va verificata la congruenza della legislazione nazionale e delle norme regionali. - La realizzazione di nuova Edilizia Pubblica Residenziale può comportare la necessità di ricorrere all’esproprio: l’Housing sociale da solo può rispondere in parte alla domanda di edilizia convenzionata e solo molto marginalmente a quella di edilizia sociale. - Occorre rilanciare gli interventi edilizi non solo residenziali, ma dedicati alle attività produttive ed un riequlibrio di quelli destinati alla residenza aumentando fortemente la produzione di edilizia sociale, dando la preferenza al recupero delle aree abbandonate, degli scali ferroviari, delle ex caserme e delle industrie dismesse e insieme occorre creare strumenti, anche legislativi, per convincere le proprietà a locare lo sfitto. - I quartieri di edilizia popolare esistenti nelle città che contribuiscono a garantire quella quota pur bassa di edilizia pubblica (4,5% a livello nazionale) vanno mantenuti nella loro destinazione, rivitalizzati e resi abitabili. Da sapere La ricerca ha utilizzato i seguenti parametri: edilizia pubblica (vi accede chi ha un reddito netto inferiore A 17 mila euro annue per famiglie monocomponenti, 20 mila per coppie); edilizia convenzionata (reddito netto compreso tra 17 mila e 40 mila annui per famiglie monoparentalie e tra i 20 e i 40 mila per coppie); edilizia libera: reddito superiore ai 40 mila euro annui. ❚❚ I numeri dell’Azienda lombarda di edilizia residenziale Aler: oltre 2300 richieste giacenti T ra le realtà più titolate ad occuparsi di edilizia residenziale pubblica si distingue, ovviamente, l’Aler (Azienda lombarda edilizia residenziale). «L’Aler Como spiega il suo presidente, Alessandro Turati - dispone di un patromonio abitativo, sull’intera provincia, di circa 3000 appartamenti. A questi ne vanno aggiunti altri 1200 di cui curiamo la gestione, ma che sono di proprietà comunali». Un patrimonio complessivo, tra beni di proprietà e in gestione, di 4200 appartamenti. Il dato più interessante, però, riguarda la domanda inevasa. Al 31 dicembre dello scorso anno le richieste di alloggi Aler ammontavano a 2307 di cui 609 presentate in como città, 358 a Cantù, 313 nel Marianese, 386 in Bassa comasca, 281 nell’Erbese, 33 sul lago. Ma quali sono le caratteristiche delle persone che avanzano queste domande? «Per lo più le richieste sono presentate da anziani, egiovani coppie. In grande crescita, negli ultimi anni, abbiamo trovato le richieste di nuclei monoparentali (divorziati o separati). Il 56% dei richiedenti - spiega Turati - ha un reddito Isee inferiore ai 9 mila euro. Nel 40% dei casi i richiedenti hanno subito uno sfratto legato all’impossibilità di pagare il mutuo. Un buon 30% di domande è avanzato da immigrati. Non mancano anche single provenienti dal carcere o comunità protette». «Per fare fronte a queste richieste si fa quello che si può - prosegue Turati - cercando di intercettare i pochi bandi presenti e collaborando con le Amministrazioni locali disponibili che ci mettono a disposizione, a canoni agevolati, edifici da sistemare e ristrutturare». «Altro problema non irrisorio per noi è la gestione del patrimonio abitativo di cui disponiamo, soggetto all’usura del tempo. Tutti gli appartamenti necessitano di manutenzioni importanti che si aggiungono a quella ordinaria. Opere per le quali non vi sono finanziamenti e che ci obbligano ad intaccare il patrimonio Aler». Tra le realtà cooperative più interessanti sul territorio impegnate sul fronte della residenzialità popolare spicca la Cooperativa Edificatrice, nata nel 1901 e oggi titolare di un patrimonio di circa 1000 appartamenti in città. Anche per lei non mancano i problemi «900 appartamenti sono attualmente occupati da famiglie socie - spiega il presidente Silvano Molteni - altri 100 sono in ristrutturazione. Le ultime realizzazioni della cooperativa risalgono al 1986. Abbiamo circa 150-200 domande giacenti e ne soddisfiamo circa 40-50 l’anno. Qualcuno, dunque, resta sempre fuori. Ogni anno ristrutturiamo tra i 35 e i 40 appartamenti. Attualmente stiamo sistemando una trentina di alloggi in via Zezio e una ventina in via Perlasca per un costo di 7 milioni di euro». ComoCronaca 656 . 6 6 1 . 0 80 Un vero e proprio sportello telefonico aperto a quante sono vittime di maltrattamenti fisici e psicologici Un numero verde contro la violenza sulle donne è attivo da alcuni giorni il nuovo numero verde unico (800.166.656) per la Provincia di Como contro la violenza sulle donne. Un vero e proprio sportello telefonico aperto a tutte le donne vittime di maltrattamenti, non solo fisici ma anche psicologici. Chiamando il numero verde – gratuito - sarà possibile mettersi in contatto con gli operatori delle associazioni comasche impegnate nel sostegno alle donne vittime di violenza e trovare un sostegno psicologico e Chiamandolo sarà possibile mettersi in contatto con gli operatori delle realtà attive sul territorio legale. E’ questa l’ultima iniziativa della rete di coordinamento provinciale contro la violenza sulle donne, un equipe, nata nel marzo 2009, che raggruppa varie realtà del territorio: Prefettura, forze dell’ordine, ospedali, alcuni Comuni, realtà del volontariato, della scuola e la Provincia con il ruolo di ente coordinatore. “L’obiettivo di questa rete – spiega l’assessore ai Servizi Sociali della Provincia, Simona Saladini – è quello di dare risposte concrete ad una problematica che è reale, fuggendo dalla demagogia che spesso accompagna gli interventi in questo settore. La nascita di questo numero verde dimostra la bontà di un lavoro di rete che portiamo avanti da due anni”. Un impegno che appare ancora più urgente guardando ai dati sulle violenze di genere nel nostro territorio. Dal 1 gennaio 2009 al 30 giugno 2010 sono state 600 le donne vittime di maltrattamenti. I casi complessivi sono stati, invece, oltre mille segno che alcune donne sono state vittime di più abusi. Le segnalazioni sono arrivate principalmente dagli Ospedali, da Telefono Donna e dalle Forze minori o ultracinquantenni. Violenze che hanno sempre più spesso come teatro le mura domestiche e vengono commesse dai partner. Abusi di cui sono vittime indirette anche i minori costretti ad assistervi. Situazioni che costringono, in alcuni casi, a dover abbandonare la propria casa e cercare rifugio in strutture protette. Una di queste è gestita in Provincia Un numero verde Il numero verde 800.166.656 sarà sempre attivo con una segreteria telefonica. Gli operatori saranno, invece, presenti nei seguenti orari: Telefono Donna risponderà il lunedì, mercoledì e venerdì dalle 15 alle 18 e il martedì, giovedì e sabato dalle 9 alle 12. Al mercoledì mattina, dalle 10 alle 13.30, risponderanno, invece, gli operatori dell’associazione InfraMente, specializzati nelle tematiche dello Stalking. dell’ordine. A colpire è anche la nazionalità delle vittime al 65% italiane. “Questo dato – continua l’Assessore Saladini – dovrebbe far riflettere quanti pensano che la violenza contro le donne sia un problema legato ad altre culture. Il problema è, invece, quanto mai nostro”. Sempre guardando ai numeri emerge come le donne più colpite sono quelle tra 28 e 37 anni anche se non mancano casi di di Como da Telefono Donna, realtà impegnata da 20 anni a Como con un centro antiviolenza (l’anniversario ricorrerà nel mese di aprile), ma i posti scarseggiano. “In molti casi – spiega l’assessore Saladini – sono gli Ospedali a farsi carico di queste situazioni di emergenza, dando rifugio a donne che non necessiterebbero di un reale ricovero sanitario. Nel corso del 2010 gli ospedali hanno segnalato 96 giornata Le donne al lavoro per l’Italia Alcuni stralci del documento reealizzato dal Coordinamento Donne Acli I n relazione alla festività dell’8 marzo il Coordinamento donne Acli ha diffuso un documento, riguardante il rapporto tra donne e mondo del lavoro in Italia, di cui pubblichiamo alcuni stralci. “In questo 8 marzo le donne delle Acli intendono sottolineare i benefici sociali della partecipazione femminile al mondo del lavoro. Benefici che non sono solo economici, dunque, ma anche di progresso civile e sociale per l’intera comunità nazionale. Nell’anno in cui si celebra il di degenza impropria di donne ricoverate perché non ci sono spazi alternativi di immediata disponibilità”. A gestire il numero verde – finanziato dalla Provincia con 20 mila euro per il 2011 - sarà proprio Telefono Donna insieme all’associazione InfraMente che gestisce il nuovo sportello contro lo stalking che è stata inaugurato, in via sperimentale al Comune di Mariano Comense. “Quello tra maltrattamenti e stalking – spiega Francesca Ballabio dell’associazione InfraMente – è un confine molto labile. Oggi sentiamo molto parlare di stalking ma in realtà se ne sa poco. E’ importante dare alle vittime un sostegno psicologico ma anche legale per capire in quali casi vi è realmente la possibilità di intraprendere un’azione legale”. Una realtà quella dello stalking che in una piccola percentuale, circa il 6%, colpisce anche gli uomini. michele luppi La rete Oltre alla costituzione del numero verde, durante il 2010, la rete contro la violenza sulle donne ha organizzato attività di formazione per operatori di associazioni, istituzioni pubbliche, ospedali e forze dell’ordine. Sono state organizzate 120 ore di formazione su tematiche relative al tema della violenza di genere a cui hanno partecipato 430 operatori. Altri incontri sono stati organizzati negli otto Ambiti Territoriali permettendo di raggiungere altri 300 operatori di quasi 180 enti del territorio. suo 150° anniversario, evidenziando il contributo decisivo che le donne hanno dato alla nascita e all’affermazione dell’Italia unita e della democrazia. E anche alla sua rinascita democratica nella tragica circostanza della Seconda Guerra Mondiale… Il lavoro è fondamento dell’esperienza democratica, volano che consente di uscire dal bisogno materiale, ma, specie per le donne, anche strumento di partecipazione ed emancipazione sociale, leva che consente innovazione culturale, che crea capitale sociale, che accresce l’autostima, che permette crescita personale e collettiva. È per questo che la mancanza di lavoro femminile è causa di povertà, non solo economica, per le donne, ma ancor più è motivo di impoverimento economico, culturale e civile per tutta la collettività. Oltre al contributo alla ricchezza del Paese l’interazione tra donne e lavoro ha dato luogo e dà luogo a risultati che possono trasformare tutta la società. È sotto gli occhi di tutti quanto la donna al lavoro stia modificando l’organizzazione sociale Sabato, 12 marzo 2011 15 Notizie flash ■ S. Abbondio Tre incontri e una visita alla scoperta del Patrono Tre incontri e una visita guidata per insegnanti e guide turistiche alla scoperta del Santo Patrono di Como, organizzati dal Centro Studi “Nicolò Rusca”, dalla Diocesi di Como e dall’associazione Mondo Turistico. Si partirà il 28 marzo con “S.Abbondio Vescovo: vita, fonti, devozione”, a cura di don Andrea Straffi; si proseguirà il 31 marzo con una lezione di Alberto Rovi sul tema “Un capolavoro del Morazzone: lo stendardo di S.Abbondio per il Duomo di Como”; e si chiuderà il ciclo il 4 aprile con “L’iconografia di S.Abbondio nelle opere d’arte comasche”. Gli incontri avranno luogo presso la Sala Arti e Mestieri dell’UPCTS di via Ballarini 12, a Como. Sabato 9 aprile, invece, ci sarà la visita guidata alla Chiesa di S.Abbondio a Mezzegra, a cura di Marta Miuzzo. Inscrizioni e informazioni: Mondo turistico: 339-4163108. ■ Giussani S. Messa in ricordo con mons. Coletti Il vescovo di Como mons. Diego Coletti, ha celebrato la S. Messa ricordando il VI anniversario della morte di don Luigi Giussani. Citando Don Giussani ci ha richiamati all’essenziale: “uno che dice -Vieni Signore!- , uno che guarda certi suoi compagni per i quali è già diventato più abituale, questo costui può cominciare a sentire che cosa voglia dire vivere con Gesù, vivere con lui.” “ Si può dire in un altro modo: vivere come lui”. Concludendo la celebrazione il vescovo ha ricordato il nuovo santo della chiesa comasca, don Luigi Guanella e riprendendo il canto 33° del Paradiso di Dante, versi 7-9 “Nel ventre tuo si raccese l’amore - per lo cui caldo nell’etterna pace - cosí è germinato questo fiore” ha augurato a tutti i presenti di ardere dell’amore di Cristo come Maria e così far germogliare il fiore di Cristo nella Chiesa e nel mondo. ■ Biblioteca Marinetti e il Lario, Martedì 15 marzo alle ore 17.30 nel salone della Biblioteca Comunale, Giorgio Gandola, direttore del quotidiano La Provincia ,commenterà: “ Marinetti e il Lario “ di Alberto Longatti, libro edito dalla Famiglia Comasca. Sarà presente l’autore. Letture di Laura Negretti. e del lavoro rendendola più rispettosa delle esigenze delle persone, della società, dell’ambiente, semplicemente portandovi dentro la propria esperienza femminile. Senza contare il prezioso lavoro svolto da sempre dalle donne nel sociale, in tante organizzazioni come la nostra, dove grazie alla cura di legami e relazioni ogni giorno rinnovano la trama del tessuto sociale, favorendone la coesione e la tenuta… Certo non ci nascondiamo le difficoltà ancora esistenti: le donne sono tuttora le più discriminate nell’accesso al lavoro, nel trattamento contrattuale e nei percorsi di carriera. E tuttavia sono pronte ad investire i propri talenti, a mettere in gioco risorse personali e situazionali. Partecipare e lavorare per il bene del Paese è un’aspirazione che nelle donne, malgrado gli ostacoli e i modelli fuorvianti proposti dalla tv, non è ancora sopita. Per questo, come donne delle Acli, ci proponiamo di promuovere un dibattito che consenta una riflessione più complessiva sul ruolo che la risorsa femminile riveste nell’ambito della società...” ComoCronaca 16 Sabato, 12 marzo 2011 Notizie flash mo Villa Ol ■ Bilanci Polizia doganale: un anno di attività Boldini e la Belle èpoque: l’ottava grande mostra U n’intensa attività che quotidianamente permette di collaborare sul fronte della sicurezza per i cittadini italiani e svizzeri. E’ questo, in estrema sintesi, quanto dal 2003 svolge il Centro di Coordinamento Polizia Doganale di Chiasso, istituito sulla base dell’Accordo tra la Svizzera e l’Italia al fine di coordinare l’attività in materia, appunto, di polizia e di transiti doganali. Composto da agenti delle due nazioni, e sempre a disposizione delle autorità competenti, il CCPD ha appena presentato il bilancio dell’attività svolta nel corso del 2010. L’analisi dei dati fa emergere alcuni aspetti particolari al centro dell’attenzione delle Polizie italiana e svizzera. La casistica dei casi affrontati l’anno scorso resta dominata dalle infrazioni alla circolazione stradale che dopo un calo registrato nel 2009 sembrano essersi stabilizzate (2488 nel 2009 e 2365 nel 2010). Bisogna infatti sottolineare che da qualche mese la Polizia Cantonale Ticinese dispone di un accesso diretto al Pubblico Registro Automobilistico Italiano. I reati preponderanti risultano quelli contro le persone, in particolare i casi di spaccio di stupefacenti, truffa e furto (rispettivamente 297,260 e 457 casi). Per quel che concerne le persone controllate in frontiera (il cui numero negli ultimi anni è di fatto dimezzato in applicazione del trattato di Schengen) è stata osservata una ripresa dell’aumento dei controlli pari al 37%. Ciò è per lo più giustificato dall’eliminazione dei controlli sistematici alle frontiere e quale azione preventiva in relazione ad azioni contro furti, rapine ed altri reati correlati alla criminalità transfrontaliera. L’evoluzione dell’attività del CCPD mese per mese ha evidenziato un calo abbastanza drastico delle richieste durante il mese di dicembre, in corrispondenza del periodo natalizio. Sembra anche confermarsi un calo delle richieste verso il mese di giugno con un aumento nel mese di novembre. Tra i casi più eclatanti di collaborazione del 2010, l’accoltellamento avvenuto in giugno al cantiere Alptransit di Sigirino ad opera di un rumeno, residente in Italia, fermato dai Carabinieri, e il riconoscimento di un uomo, ritrovato morto dopo diversi mesi dal decesso a Zurigo, che grazie alla collaborazione tra le Polizie del Canton Zurigo e la polizia italiana ha permesso di risalire alla sua identità. Concretamente l’attività ha visto una leggera flessione dell’intervento da parte svizzera ed un incremento di quella italiana. La riduzione dei mezzi pesanti lungo quest’asse potrebbe interessare anche il comasco Al via il prossimo 26 marzo nella splendida cornice ottocentesca. La soddisfazione di Gaddi D opo mesi e settimane passati a discutere, con opinioni pro o contro, alla fine la grande mostra 2011 si farà, sarà dedicata a Giovanni Boldini ed alla Belle èpoque ed aprirà tra tre settimane. Il via libera è stato dato dalla giunta, con approvazione unanime, la scorsa settimana: “Non posso che esprimere soddisfazione – ha spiegato l’assessore Sergio Gaddi, che è anche curatore della nuova rassegna Le grandi mostre sono Vi saranno esposti 110 dipinti povenienti da alcuni dei più importanti musei e collezionisti italiani un progetto che portano grande ricchezza alla città: in termini culturali, in primo luogo, ma anche in termini economici per l’indotto che esse generano, indotto che è di gran lunga superiore agli investimenti. Il principale ringraziamento va agli sponsor che, recuperati direttamente dall’assessorato, renderanno possibile festeggiare quest’anno l’ottavo traguardo delle grandi mostre a Como”. “L’assessore Gaddi ha fatto un buon lavoro – ha commentato il sindaco Stefano Bruni - e gli impegni formalizzati coprono la spesa. Sarebbe stato sciocco, del resto, non volere un evento che è una buona cosa per la città, soprattutto in un momento di crisi come questo”. A presentare all’esecutivo di Palazzo Cernezzi, riunito per la consueta seduta settimanale, il piano economico-finanziario della mostra è stato l’assessore alla Cultura Sergio Gaddi. Il piano economicofinanziario prevede un investimento di un milione e 100 mila euro, coperti dalle sponsorizzazioni private con 271mila euro, dal Comune di Como con 57mila euro, e per la parte restante dall’incasso dei biglietti (che quest’anno passano da 9 a 10 euro, mentre resta fisso a 5 euro il costo del biglietto per gli studenti), delle visite guidate, dei laboratori, della vendita dei cataloghi. L’inaugurazione della mostra è stata fissata per il 25 marzo alle 18.30. L’esposizione, che resterà aperta fino al 24 luglio, presenterà al pubblico 100 capolavori di Giovanni Boldini e di artisti legati alla belle èpoque. La prima rassegna che ha dato il via alle grandi mostre organizzate dal Comune di Como è stata inaugurata nel 2004 ed era dedicata a Mirò. Sono poi seguite le esposizioni dedicate a Picasso (2005), a Magritte (2006), ai capolavori del Museo Nazionale di Belgrado con Gli Impressionisti, i Simbolisti e le Avanguardie russe (2007), a Klimt, Schiele e i capolavori del Belvedere con L’Abbraccio di Vienna (2008), a Chagall, Kandinsky, e Malevic (2009), e, infine, Rubens e i fiamminghi (2010). In occasione della mostra gli Assessorati alla Cultura ed alle Politiche Giovanili, hanno indetto il bando per il “Corso teorico – pratico per animatore culturale addetto ai grandi eventi” indirizzato a studenti universitari, che avranno la possibilità di effettuare un percorso formativo in occasione della Grande Mostra 2011 presso Villa Olmo, che comprenderà due fasi, teorica e pratica. La finalità che il corso si propone è quella di dare l’opportunità a studenti universitari di acquisire nozioni relative all’organizzazione, la promozione, la gestione e la comunicazione di un grande evento e allo stesso tempo di lavorare all’interno del contesto della mostra 2011 di Villa Olmo. Le domande, indirizzate all’attenzione dell’Assessorato alle Politiche Giovanili, dovranno pervenire al protocollo del Comune di Como entro e non oltre le ore 12.00 del giorno 14 marzo 2011 o essere spedite, per raccomandata r.r., sempre entro la stessa data (farà fede il timbro postale). Informazioni: Informa Giovani - tel. 031 252442 nelle ore d’ufficio; oppure inviare un messaggio di posta elettronica all’indirizzo cultura@ comune.como.it. Il bando completo è pubblicato sul sito internet: www.comune. como.it. pagina a cura di Luigi clerici S. Gottardo: merci su rotaia dal 2020? Il dato 1,25 milioni di camion attraverso le Alpi Nel 2010, circa 1,25 milioni di camion hanno attraversato le Alpi svizzere. Si tratta del doppio dei transiti previsti dalla legge svizzera sul trasferimento del traffico merci entro il 2018/2019 (l’obiettivo annuo era fissato a 650’000 unità). Il numero di camion che hanno valicato le Alpi è superiore anche all’obiettivo intermedio di 1 milione di transiti entro fine 2011. Grazie alla ripresa economica nel 2010 il numero dei transiti attraverso le Alpi è aumentato di 77’000 unità rispetto all’anno precedente. C hiudere il tunnel stradale del San Gottardo durante la fase dei lavori di risanamento senza costruire una seconda galleria è possibile. Lo si può fare trasferendo il traffico, sia quello delle merci sia quello delle auto, su rotaia. Lo sostiene un documento, pubblicato in Canton Ticino nella scorsa settimana, che analizza gli scenari che si aprono con l’apertura dei lavori di ristrutturazione alla galleria autostradale, previsti a partire dal 2020 e che, anzi, sostiene che se tale esperimento dovesse funzionare da temporaneo potrebbe assumere il carattere di definitivo, almeno per ciò che concerne il trasporto delle merci. Secondo l’Iniziativa delle Alpi, l’associazione svizzera che da anni si batte per una riduzione del traffico su gomma nel paese rossocrociato, un simile scenario consentirebbe di rivedere pure il contenuto dei lavori di risanamento limitando gli interventi (ad esempio con la rinuncia all’ampliamento delle volte) e riducendo di conseguenza il periodo di chiusura della galleria (dai 900 giorni ipotizzati ad un massimo di 600/750 giorni) ciò comporterebbe anche un contenimento dei costi. L’ipotesi illustrata dallo studio prevede l’organizzazione di treni-navetta per le auto utilizzando il traforo “storico” tra Airolo e Göschenen (nel Canton Uri) e per il traffico pesante la creazione di un sistema di autostrada viaggiante tra Biasca ed Erstfeld, sfruttando la nuova galleria di base di ALptransit che dovrebbe entrare in funzione nel 2018, al più tardi. Sul fronte del transito delle merci la proposta pratica sarà affiancata dall’introduzione di un sistema di controllo del traffico pesante in Ticino, in quanto solo attraverso una consistente riduzione del numero dei mezzi pesanti (dagli attuali 650mila a circa 500mila) l’alternativa rappresentata dall’autostrada viaggiante può reggere. Secondo lo studio, infatti, sarà possibile far circolare tre treni senza ostacolare il transito dei convogli che già oggi percorrono la galleria ferroviaria del Gottardo. La riduzione dei mezzi pesanti lungo l’asse del San Gottardo potrebbe determinare anche ripercussioni a Como in quanto si assisterebbe ad una diminuzione dell’attività non solo doganale ma anche, e soprattutto, delle ditte di trasporto con evidenti strascichi anche per il profilo occupazionale. ComoCronaca Un’iniziativa de “L’isola che c’è” - rete comasca di economia solidale Al via il terzo Gruppo di acquisto Fortovoltaico V uoi posizionare un impianto fotovoltaico sul tetto di casa tua? C’è un Gas pronto per te. Sulla scorta del positivo successo ottenuto nelle edizioni precedenti l’associazione “L’isola che c’è”, rete comasca di economia solidale, propone il 3° Gruppo d’Acquisto Solidale Fotovoltaico (GASFV), rivolto a quanti siano interessati all’installazione di un impianto di piccola taglia sulla propria abitazione (fino a 5kw di potenza). L’iniziativa è stata realizzata all’interno del progetto EnergiCOMO - Esperimenti di co-partecipazione nella filiera energetica, articolato in collaborazione con la Camera di Commercio di Como e co-finanziato tramite il bando di Fondazione Cariplo “Educare alla sostenibilità”. Gli obiettivi sono di rafforzare la cultura dell’efficienza energetica delle abitazioni e coinvolgere i cittadini in forme di co-partecipazione nella filiera per produrre, acquistare e consumare “insieme” energia elettrica da fonti rinnovabili. Il 3° Gas si fonda, come detto, sul successo delle edizioni precedenti con risultati e interesse andati ampiamente al di là dei confini provinciali. I primi due gruppi di acquisto, realizzati nel 2009 e nel 2010, hanno infatti portato all’installazione di oltre 70 impianti fotovoltaici (per la precisione 29 nel 2009 e 43 nel 2010) per una potenza complessiva superiore a 200 Kw e un totale di investimenti oltre il milione Notizie flash ■ Natura Corso avanzato di frutticultura biologica e t n e i b am La proposta si fonda sul successo delle edizioni precedenti, realizzate nel 2009 e 2010, che hanno portato all’installazione di oltre 70 impianti fotovoltaici, per oltre 200 kwp Sabato, 12 marzo 2011 17 di euro. Impianti che sono stati installati, oltre che nel comasco, anche nelle provincie di Milano, Varese, Monza, Lecco e Bergamo, con il coinvolgimento complessivo di circa 200 persone. Il terzo Gruppo d’acquisto è stato strutturato per offrire una proposta di acquisto e installazione ancora più completa rispetto al passato, attraverso un patto di economia solidale che coinvolga un gruppo di privati cittadini, tre diversi installatori di impianti fotovoltaici (Equa: www.equaenergia. it; Esedra Energia: www.esedraenergia.it; Elettrica Rogeno: www. elettricarogeno.it), un produttore di moduli fotovoltaici: Soldaray: www. soldaray.it e una cooperativa finanziaria solidale: MAG2, www.mag2.it). A promuovere e coordinare il tutto l’associazione “L’isola che c’è”. Tra i punti forti 1200 impianti in Provincia Gli impianti fotovoltaici oggi installati in Lombardia sono circa 24 mila, di cui 1200 nella nostra provincia. A livello regionale sono quasi 300 mila le tonnellate di CO2 non immesse in atmosfera grazie all’energia pulita prodotta dai pannelli solari. Per aderire al 3° Gas fotovoltaico occorre compilare l’apposita scheda dati e inviarla entro il 5 aprile all’indirizzo energia@ lisolachece.org; inviare copia cartacea firmata al nr di fax 0314451155, oppure una copia firmata scansionata all’indirizzo mail di cui sopra. Si sarà, così, inseriti in una mailing list si riceveranno informazioni utili per l’installazione. Sostenibilità di questa terza edizione del GASFV la stipula di una convenzione con gli installatori su un prezzo trasparente e uguale per tutti i membri del Gas; il rispetto della sicurezza sul lavoro (d’intesa con l’Università dell’Insubria si sta lavorando alla definizione di una guida in cui siano indicati i basilari sulla sicurezza cui attenersi); filiera corta e qualità controllata; promozione di relazione tra cittadini e autoproduttori; promozione di energia pulita; una convenzione con il produttore italiano di moduli fotovoltaici (Soldaray) su un prezzo di fabbrica scontato e una fornitura garantita dal 15 marzo al 30 giugno; una convenzione Mag2 per un finanziamento (non obbligatorio né vincolante) sull’importo per una durata massima di 8 anni; uno standard di garanzia e producibilità dell’impianto (10 anni con rendimento non inferiore al 90%, 25 anni con rendimento non inferiore all’80%). Costi: dagli 11 al 13 mila euro circa per un impianto della potenza di 2,77 Kwp. Spesa ammortizzabile in circa 7 anni. Per saperne di più: tel. 031-4451154, 331-6336995, oppure www.lisolachece.org. pagina a cura di Marco Gatti Un lavoro per il futuro? Scendi in campo! Ha preso il via, lo scorso 10 marzo, il corso avanzato di “Frutticultura biologica” proposto dalla Cooperativa Corto Circuito, in collaborazione con l’associazione “L’isola che c’è”, AIAB Lombardia, la Fondazione Minoprio e la Cooperativa Sociale Il Seme. Continuano, in questo modo, le iniziative legate alla “Scuola d’Agricoltura Biologica”, cominciata nel 2010. Attraverso questa scuola ci si prefigge di sostenere nuove possibilità di lavoro per chiunque sia interessato al settore agricolo: per rilanciare il suo ruolo “primario” di soddisfacimento dei bisogni di un’alimentazione di qualità; di cura e protezione del nostro territorio deturpato dall’elevata urbanizzazione; e anche di lavoro concreto e dignitoso. Di seguito il calendario del corso:” (costo 250 euro) : Lunedì 14 marzo (h. 18 - 21): Le lavorazioni. Lavori preparatori, lavorazioni di produzione manuali e meccaniche, concimazioni, potature Mercoledì 16 marzo (h. 18 - 21): Le piante da frutto e l’ambiente. Principali caratteristiche delle maggiori cultivar, frutti minori, scelte varietali, terreni, terricci e substrati Sabato 19 marzo (h. 9 - 13): Il frutteto. Sesti d’impianto, scelta porta-innesto, scelta dei supporti, ambiente e gestione del sottofrutteto Lunedì 21 marzo (h. 18 - 21): La riproduzione. Cenni sulle semine, tecniche e tipologie di innesto, i vivai bio. Giovedì 24 marzo (h. 18 - 21): La difesa delle colture. Tipologie di prodotto, tecniche agronomiche Sabato 26 marzo (h. 8 - 13): Laboratorio pratico Visita dell’Azienda Agricola Barbafruttificanto di Travedona Monate e Comabbio (VA) Lunedì 28 marzo (h. 18 - 21): La raccolta e i trasformati Tecniche e periodi di raccolta, tipologie di confezionamento, tipologia e caratteristiche della trasformazione del prodotto biologico, le tecniche, la filiera di trasformazione Giovedì 31 marzo (h. 18 - 21): La commercializzazione. Etichettatura dei prodotti, mercato di riferimento, filiera corta, certificazione, GAS e territorialità. Sedi del corso: Vertemate con Minoprio, Fondazione Minoprio - via Raimondi 54 e (solo sabato 19 marzo) Como, Coop. Soc. Il Seme - Via Lissi 2 (ingresso da Via Oslavia). Informazioni: 0314451154 - 331.6336995 - produttori@ cooperativacortocircuito.it - www. lisolachece.org. è on-line da pochi giorni un nuovo sito per incentivare ad un uso razionale del mezzo Comocarpooling: insieme in auto C ittà intasate dal traffico, inquinamento alle stelle. Si chiama www.comocarpooling.it l’ultima iniziativa dell’associazione comasca “L’isola che c’è” studiata per favorire modalità di circolazione sostenibili. Il sistema è semplice: basta registrarsi gratuitamente sul sito, inserire il proprio tragitto preferito e iniziare a cercare compagni di viaggio, anch’essi registrati, interessati al medesimo percorso. Il servizio si rivolge a tutti i cittadini che, avendo un percorso compatibile, vogliano condividere i propri viaggi quotidiani, settimanali o sporadici. Il sito è realizzato all’interno del progetto “Como Car Pooling Kilometri Kondivisi”, un’iniziativa di mobilità sostenibile avviata nel 2010 dall’associazione “L’isola che c’è” e da “Urbano Creativo”, in collaborazione con diversi comuni del territorio e con il contributo di Fondazione Cariplo. Per chi non lo sapesse il car-pooling è un’inizia- tiva di mobilità sostenibile finalizzata a diminuire il numero di veicoli privati circolanti lungo le principali direttrici di traffico, attraverso la condivisione di un’automobile da parte di più persone per percorrere un medesimo tragitto o parte di esso. Ovvi i vantaggi connessi all’attuazione di questa pratica, assai diffusa nei paesi del nord Europa e negli Stati Uniti: - divisione dei costi di trasporto tra gli utilizzatori del veicolo. Se, per esempio, stimando come costo base 0,2€/km, 3 persone - che percorrono tutti i giorni, per recarsi al lavoro, 40km con la propria auto - scelgono di fare carpooling, impiegando quotidianamente a turno ciascuno il proprio mezzo, ognuna potrebbe risparmiare annualmente circa 2.346€. Infatti, la spesa per un tragitto andata e ritorno sarebbe di 16€ e il costo annuale di 3.520€, ma, grazie alla turnazione e alla suddivisione delle spese, ognuno pagherebbe solo 1.173€; - benefici ambientali: un’auto emette circa 160g di CO2 per km percorso. Su 40km di tragitto, per 220 giorni di lavoro, emette quindi ogni anno nell’atmosfera 2.816kg di CO2. Se si pratica il carpooling in queste condizioni con altre 2 persone, usando solo una vettura, invece di 3, si diffondono nell’ambiente più di 5 tonnellate di CO2 in meno all’anno! - priorità d’accesso per i car poolers, ai parcheggi a pagamento, possibilità di disporre di aree di sosta riservate nei parcheggi di interscambio, previi accordi con gli enti di competenza. E allora che cosa aspettiamo? Iscriviamoci a www.comocarpooling.it. ComoCronaca Il saluto di S. Fermo a don Radaelli Domenica 6 marzo la comunità parrocchiale ha festeggiato don Aldo dopo otto anni di cammino condotto insieme D omenica 6 marzo la comunità parrocchiale di San Fermo della Battaglia si è stretta attorno a don Aldo Radaelli per elevare a Dio la lode e il ringraziamento per gli otto anni trascorsi insieme. Prima di lasciare la parrocchia, il nuovo pastore di Domaso e Vercana ha avuto modo di sperimentare l’affetto e il calore dei sanfermini. In molti hanno voluto stringergli la mano per salutarlo personalmente e lui si è congedato rivolgendo loro parole dirette, non dettate dalla circostanza, ma frutto di un’amicizia e di una conoscenza personale. Un grazie è stato espresso anche a don Marco Nogara, vicario parrocchiale e ora – nell’attesa del nuovo parroco – amministratore parrocchiale, che ha seguito i lavori per la ristrutturazione dell’oratorio e a quanti hanno realizzato l’opera, in particolare l’arch. Rudi Gasparini. Il saluto al parroco è stato semplice, così come richiesto espressamente dallo stesso don Aldo: ringraziare Dio celebrando insieme l’Eucarestia domenicale e fare memoria del lavoro svolto insieme benedicendo e Il sacerdote guiderà le comunità di Domaso e Vercana. Anche il sindaco del paese ha voluto esprimere il grazie della comunità inaugurando l’oratorio dopo il rifacimento degli spazi esterni. Don Aldo ha così potuto completare quella lunga, ma necessaria, opera iniziata dal suo predecessore di riqualificazione delle strutture parrocchiali. A San Fermo sono infatti presenti due chiese molto belle, restaurate di recente, e una grande struttura oratoriana con diverse aule, un salone ampio, un campetto da calcetto a cinque in sintetico e uno per la pallavolo. Durante l’omelia, in una chiesa gremita di persone, don Aldo ha ricordato a tutti che «solo un cuore che ama è capace di compiere vere opere buone», vincendo e annullando quella distanza che può insinuarsi tra le parole e le nostre opere, o peggio tra il nostro fare il bene e le vere intenzioni per cui agiamo in un determinato modo. Con la solita lucidità, ha riconosciuto la reale condivisione di vita con la gente che ha caratterizzato il suo essere a San Fermo: «abbiamo imparato a conoscerci, a stimarci reciprocamente, ma anche a compatirci. Sì, perché bisogna imparare anche a compatirsi a vicenda, oltre che ad apprezzare i doni presenti». Al termine della santa Messa, un membro del consiglio pastorale, a nome dell’intera parrocchia, ha espresso a don Aldo la propria riconoscenza: «abbiamo fatto con Lei un cammino lungo otto anni nei quali abbiamo condiviso gioie e fatiche. Vogliamo ringraziare il Signore e Lei, per la crescita umana e spirituale di quanti l’hanno avvicinata. Del suo ministero, oltre alla pastorale parrocchiale, ricordiamo l’attenzione agli ospiti della Villa San Fermo. Assieme a Lei abbiamo costituito il gruppo Caritas, anello di congiunzione tra la comunità e chi è nel bisogno. Pure i campetti dell’oratorio sono oggi una splendida realtà. Ci perdoni se qualche volta non siamo stati all’altezza delle sue aspettative». Anche il sindaco, Pierluigi Mascetti, ha voluto manifestare i suoi sentimenti di gratitudine: «il Suo modo di fare semplice e schietto è piaciuto molto ai sanfermini: in fondo don Aldo non ha fatto altro che fare il parroco, svolgere la sua missione andando semplicemente a visitare i malati, gli anziani, i più deboli. Ha aperto la parrocchia spesso a chi ne aveva bisogno raccogliendo fondi e dedicando domeniche ad associazioni ed enti di carattere diocesano. La sua schiettezza e semplicità sono state le medesime anche a livello istituzionale: in fondo sia lui che noi amministratori abbiamo uno scopo simile: lavorare per i cittadini. E questo è molto chiaro a don Aldo. Mai una sola volta ho avuto la sensazione che il suo operato fosse per scopi diversi che per servire. Così ha chiesto che la Caritas parrocchiale e i servizi sociali del comune operassero insieme per aiutare i più deboli e gli anziani: i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ha dimostrato la sua totale disponibilità in tantissime occasioni, dalla festa di San Fermo alle varie iniziative paesane. Penso di interpretare il sentimento di tutti dicendo un grosso grazie a don Aldo proprio per questo. A san Fermo ha fatto il prete con semplicità e schiettezza, parlando dritto alla gente», raggiungendone il cuore, e lavorando per i parrocchiani. Al grazie si accompagnano gli auguri, perché lasciando San Fermo possa trovare a Domaso e Vercana lo stesso calore, lo stesso affetto e la stessa gratitudine che noi gli riconosciamo. Grazie di cuore don Aldo». F.N. Sabato, 12 marzo 2011 19 Notizie flash ■ Cernobbio Corso di giardinaggio dal 15 marzo Il Comune di Cernobbio, in collaborazione con la Società Ortofloricola Comense e il Consorzio Florovivaistico lombardo, organizza un corso di giardinaggio in cinque incontri, che si terranno il martedì sera, a partire dal 15 marzo, dalle ore 20.30 alle ore 22.30, presso la sala consiliare del Comune di Cernobbio. Durante le lezioni si approfondiranno le basi strutturali del giardino (movimenti terra, irrigazione, drenaggi, illuminazione); le piante da scegliere; come progettare un giardino; i tappeti erbosi; il roseto. I docenti saranno Leo Magatti (paesaggista), Lorenzo Moretti (esperto in analisi del terreno), Francesco Carcano (tecnico del verde), Carolina Carcano (vivaista esclusivista produzione rose Meilland). La quota di partecipazione è di 30 euro; il ricavato sarà devoluto all’Associazione “Il Giardino della Valle”. Per informazioni ed iscrizioni: Ufficio cultura Comune di Cernobbio, tel. 031.343234, e-mail: [email protected]. co.it; Carolina, tel. 347.9031788. (s.fa.) Lenno Corso di orticultura biologica Il Comune di Lenno, in collaborazione con l’associazione “OrtiCultura” di San Fedele Intelvi e il patrocinio della Comunità Montana Lario Intelvese, organizza un corso gratuito di orticultura biologica, con relatore Antonio Cavalleri, in cui verranno illustrate le tecniche per realizzare un orto biologico, quali la lavorazione del terreno, la concimazione, la semina, la pacciamatura, la produzione di piantine, il compostaggio. Il corso sarà strutturato in quattro incontri che si svolgeranno nei giorni di martedì 15 marzo, 22 marzo, 29 marzo e 5 aprile a partire dalle ore 20.45, presso la sede della Biblioteca Comunale “V. Antonini” di Lenno. Per informazioni ed iscrizioni: tel. 0344-5583400; 0344-5583415. ■ Visite Vita in campagna di Montichiari Notizie flash ■ Meic 12 marzo “Gaudium et Spes” Proseguono, sabato 12 marzo, alle ore 16.30, presso il Centro “Cardinal Ferrari”, a Como, in viale C. Battisti 8, gli incontri, promossi dal MEIC (Movimento Ecclesiale Impegno Culturale), per rileggere e attualizzare la costituzione conciliare “Gaudium et Spes”. Sotto la guida di don Ivan Salvadori, si continuerà l’esame di alcune “questioni urgenti”, ed in particolare dei paragrafi (i numeri 6376) dedicati alla vita economica e all’impegno politico. L’invito è rivolto a chiunque sia interessato fare un cammino di riflessione e di approfondimento. Ronago ricorda padre Ambrosoli La Santa Messa per il 24 ° anniversario della morte del Servo di Dio padre Giuseppe Ambrosoli, verrà celebrata a Ronago, presso la chiesa parrocchiale alle ore 18 di lunedì 28 marzo 20011. L’associazione “OrtiCultura”, con il patrocinio del Comune di San Fedele Intelvi e della Comunità Montana Lario Intelvese, organizza per sabato 19 marzo una gita alla Fiera “Vita in Campagna” di Montichiari (BS). È la prima fiera con un’ampia scelta di eventi e corsi pratici gratuiti tenuti da esperti e da aziende specializzate per “coltivare” la propria passione per il giardinaggio, l’orticoltura, la frutticoltura e gli animali. Il ritrovo è fissato per le ore 7.00 in piazza G. B. Carminati a San Fedele Intelvi; il ritorno è previsto per le ore 20.00. La quota di partecipazione, comprensiva di trasporto, ingresso alla fiera e assicurazione è di 30 euro per i non soci; per i soci di 25 euro. Per informazioni e prenotazioni (obbligatorie): tel. 031-830741; 333-4109564; indirizzo e-mail: [email protected]. ComoCronaca 20 Sabato, 12 marzo 2011 Preti patrioti. Un’altra figura da ricordare Il ritratto del sacerdote presente nell’asilo di Civiglio. foto william A nno 1865. Firenze. per l’assistenza ai feriti”. La nuova capitale del Dovette togliersi la veste e Regno d’Italia accoglie gli diedero una divisa da la gara nazionale di sergente. Imparò subito tiro a segno. Tutto è pronto come agire e riorganizzò per le premiazioni: una gran l’ambulanza di Tirano, con folla è assiepata in Piazza della grande soddisfazione del Signoria ai piedi del palco dott. Bertani, che lo mandò reale, dove siede sul trono a quella di Bormio. Lassù Vittorio Emanuele II. sentiva parlare dei fatti “L’araldo, dopo squilli di d’arme nei dintorni: posti buccina, chiama a gran voce: che conosceva bene, per Categoria prima, riservata ai averli percorsi in battute di soci nazionali. Sezione prima: caccia al camoscio e alla Italia. Armi da guerra: distanza lepre. Fremeva dalla voglia metri 200; diametro del disco di unirsi ai combattenti. 30 centimetri. Tre soli colpi. Prese la carabina e si mise Primo: Bernasconi Giuseppe, alla ricerca dei garibaldini. sacerdote da Como. Bandiera Alla seconda cantoniera udì d’onore, coppa d’argento del un crepitio di fucileria. Si valore di lire 1.500, dono della abbassò a spiare tra i rovi: provincia di Firenze. gli austriaci occupavano Io esco di tra la folla e mi il limitare del bosco in avanzo verso il palco reale, posizione dominante, vacillando. Un applauso pronti a scaricare le armi su unanime arriva fino alle un centinaio di garibaldini, stelle. La mia sottana e la mia che avanzavano sulla strada. carabina, in quel momento, Senza sapere bene cosa e con quello che c’era in aria, facesse, puntò la carabina costituivano un simbolo di rara Era stato ordinato sacerdote nel maggio del 1848, nel fervore della prima e, carponi sotto gli alberi, eloquenza. Il re mi porse la sparò alle spalle del nemico coppa e mi strinse la mano. una decina di colpi. I soldati guerra di indipendenza. Si prodigò per i feriti in battaglia – Mi rallegro molto con voi – mi austriaci pensarono di disse – Avete già concorso in essere stati anche aggirati altre gare? stato ordinato sacerdote il 21 maggio al vicario generale mons. Calcaterra per e lasciarono la posizione vantaggiosa, per Risposi, o meglio balbettai: – Signor sì. 1848, nel fervore della prima guerra di esporgli la sua intenzione. ripiegare nel bosco e sfuggire al supposto Un vicino, che doveva essere un ministro, indipendenza. Nel 1850 fu mandato – E vuoi andare con Garibaldi? – schiacciamento. “Da allora continuai la mi urtò col gomito suggerendomi: – Dica come vicario coadiutore a Lenno, dove – Monsignore, sì. Ho promesso – campagna come combattente, finché la ‘Maestà!’ frequentava un gruppo di cacciatori, Dopo un istante di perplessità il vicario pace di Villafranca non intervenne a farci E come il Re tornò ad interrogarmi: – Siete giacché anch’egli, per tradizione di generale: – Figlio, guarda quello che fai. E deporre i fucili liberatori”. proprio di Como? – trionfalmente risposi: famiglia, era appassionato cacciatore. Iddio ti benedica. – Il nostro don Giuseppe si ripresentò a – Maestà no: sono di Brunate, un paesello All’approssimarsi della seconda guerra “Mi benedisse anche lui, il buon uomo – mons. Calcaterra: – Monsignore, sono qui. sopra Como. di indipendenza agli inizi del 1859, i ricordava don Giuseppe – e non mi parve Intendo riprendere il mio ufficio a Lenno, Quindi ritornai al mio posto fra nuovi baldanzosi giovani di Lenno durante le molto scontento”. Dopo lunghi e strani e vi prego di revocare la sospensione. fragorosi applausi”. libagioni in compagnia si infiammavano: giri alla ricerca di Garibaldi, raggiunse – Ma, figliolo mio, io non ti ho mai Non sembra che ci siano parole migliori “Se vegn la guera mi m’aroli!”. Don i Cacciatori delle Alpi in Valtellina. “A sospeso. Torna pure a Lenno e resta di queste sue – espresse nel 1915 in Giuseppe taceva. Ma un giorno, trascinato Tirano mi imbattei in Garibaldi e nel tranquillo. un’intervista di Francesco Maratea su “La a bere, anche lui si lasciò andare: “Se viene suo Stato maggiore. Fermo sulla strada Dopo qualche mese fu mandato a Bellagio Provincia di Como” ripresa da Venosto la guerra mi arruolo anch’io”. E quando lo vidi passare: era biondo, bellissimo: S. Giacomo, perché i bellagini avevano Lucati in “Pagine del Cinquantanove e del la guerra venne, don Giuseppe, da prete, richiamava l’immagine di Gesù. (…) Più cacciato un prete austriacante. E don Sessanta” – per presentare un patriota, fu l’unico a mantenere la parola: decise tardi mi presentai al dott. Bertani, che Giuseppe parve il giusto antidoto. Vi quale fu don Giuseppe Bernasconi. Era di arruolarsi. Lasciò Lenno e si presentò dirigeva le ambulanze. Mi offrii volontario rimase per sei o sette mesi. Don Giuseppe, patriota Preti patrioti. La vita di don Giuseppe Bernasconi si concluse nel 1922. è sepolto a Brunate Gli ultimi passi a Civiglio, dove fondò l’asilo Il dott. Agostino Bertani A missione compiuta, don Giuseppe si ritirò a San Donato, giacché sua sorella aveva comprato come abitazione l’ex-convento, che era da restaurare. Non poté per ragioni di salute imbarcarsi con i “Mille”, come avrebbe desiderato. In quel periodo non mancò di dedicarsi al tiro a segno: nel 1862 cominciò a vincere nelle gare a Como, dove fu premiato da Nino Bixio. Ne avrebbe vinte altre a Torino, a Milano e, come si è visto, a Firenze. Prestava servizio religioso a Civiglio. Venne il 1866, con la terza guerra di indipendenza. Don Giuseppe si apprestava ad arruolarsi. Come sacerdote non poteva che assumere le funzioni di cappellano o entrare nella Sanità. Ma decise di iscriversi nel corpo dei Bersaglieri Lombardi, che non aveva cappellani né squadre di sanità; perciò partì come semplice volontario. “Era l’unico modo per compire il mio dovere”. E combatté sul serio in Valcamonica e a Vezza d’Oglio. Al suo ritorno non c’era più a riceverlo la buon’anima di mons. Calcaterra, defunto. Il nuovo vicario generale lo considerò in scomunica, “avendo sparso sangue cristiano”. – Cosa diranno gli abitanti di Civiglio, quando verranno a conoscere che non posso dir Messa? Diranno: don Giuseppe è stato colpito da scomunica, perché è corso a difendere la patria… “Questo argomento fece impressione. Passò una settimana, e venne da Roma per telegrafo una disposizione assolutoria che mi autorizzava a dir Messa. Così ripresi il mio ufficio di prete, ora in questa ora in quella parrocchia della diocesi, finché mi ritirai qui, a San Tomaso, a trascinare su una gamba sola la mia tarda vecchiezza”. Gli Don Giuseppe Bernasconi in una foto tratta dal libro: “Faggeto Lario ieri: Palanzo, Lemna, Molina” di G. Gatti era stato amputato un piede per gangrena. Fu economo spirituale a Brinzio (1866), parroco a Palanzo (1867-74); quindi dal 1874 a Civiglio, dove fondò l’asilo e morì nel 1922. È sepolto a Brunate nella tomba di famiglia. Mario Mascetti/4 Confine S. fedele intelvi regione como Le giornate insubriche del verde pulito Imparare a potare le rose e gli arbusti in fiore Cittadella sanitaria a Camerlata Concerto d’organo in S. Fedele Nelle giornate del 25, 26 e 27 marzo avrà luogo la quarta edizione delle Giornate Insubriche del Verde Pulito, indette dal Gruppo di Lavoro della Regio Insubrica, unione transfrontaliera che come noto è composta dalle province di Como e Varese e dai comuni di Valmorea, Chiasso e Coldrerio. L’associazione “OrtiCultura”, con il patrocinio del Comune di San Fedele Intelvi e della Comunità Montana Lario Intelvese, organizza per sabato 12 marzo alle ore 20.45, presso la sede della Comunità Montana Lario Intelvese a San Fedele Intelvi, una lezione con dimostrazione pratica di potatura delle rose e degli arbusti da fiore, a cura di Tiziano Terzoli. L’evento è gratuito, offerto dal Vivaio “Amica Flora” di Castiglione Intelvi. Info: tel. 031-830596. E’ stato firmato il 1° marzo in Regione l’atto integrativo all’accordo di programma relativo alla valorizzazione dell’area Napoleona-Camerlta, dove ha sede il vecchio S.Anna. La ratifica dovrà avvenire in Consiglio comunale entro 30 giorni, per poi procedere alla fase attuativa dell’intervento. La Cappella Musicale di San Fedele, a Como, con il patrocinio dell’Associazione Italiana Organisti di Chiesa, organizza sei eventi, con musiche per organo, che si terranno tutti i sabati di Quaresima dalle 17.30 alle 18, per l’esecuzione degli organisti Mattia Marelli (12 marzo), Stefano Gorla (19 marzo), Elena Donegani (26 marzo), Stefano Venturini (2 aprile), Simone Ratti (aprile) e don Nicholas Negrini (16 aprile). ComoCronaca 22 Sabato, 12 marzo 2011 Api Colf Acai Servizi: più attenzione alla persona Una nuova struttura operativa ha preso vita dalla collaborazione di due realtà, a diverso titolo, fortemente impegnatenel sociale e ispirate alla Dottrina sociale della Chiesa I l mercato dei servizi alla persona si è arricchito di una nuova struttura operativa. Si chiama Apicolf Acai Servizi. Abbiamo interpellato il presidente Ettore Zanotti per aver maggior informazioni sui servizi che vengono proposti. Cosa vi ha indotto a dar vita a questa nuova struttura? «Il bisogno di rinvigorire una esperienza di servizi alla persona, soprattutto sole ed anziane, già attuato dalla Associazione Api Colf fino dagli anni ’80 e le attività dell’ACAI in favore del mondo dell’artigianato». Da cosa ha preso avvio la vostra iniziativa? «Nella nostra provincia sono operanti da tempo due organismi: Apicolf (Associazione professionale italiana collaboratrici familiari) e Acai (Associazione cristiana artigiani italiani). Il primo raccoglie e rappresenta i lavoratori che collaborano con la famiglia e gli operatori che lavorano a diretto servizio della persona. Il secondo rappresenta ed associa i titolari delle imprese artigiane e delle piccole e medie imprese. Si tratta di associazioni libere e senza scopo di lucro, con finalità sindacali e di rappresentanza delle categorie di lavoro indicate. Sono fortemente impegnate nel sociale e si ispirano, nel loro operare, ai principi della Dottrina sociale della Chiesa. Privilegiano, nel loro agire, le ragioni dell’uomo su quelle di mercato e antepongono la difesa dei valori cristiani. Entrambe si avvalgono dell’attività pastorale con il sostegno dei consulenti ecclesiastici, così che le loro scelte operative siano in sintonia con l’insegnamento evangelico e la dottrina sociale della Chiesa; in tal modo si pongono come collaboratori della pastorale sociale e del lavoro». Cosa vi ha spinto alla collaborazione? «La convergenza degli obiettivi, l’uniformità La convergenza degli obiettivi, l’uniformità del modo di operare e il comune richiamo ai principi cristiani hanno spinto queste due organizzazioni a unire le energie per dare vita ad una nuova associazione del modo di operare, il comune richiamo ai principi cristiani hanno spinto le due organizzazioni a mettere assieme le loro energie per creare la nuova associazione, denominata Apicolf Acai Servizi della provincia di Como.Essa è impegnata a porre in essere attività per la crescita umana, sociale, culturale e professionale dei propri associati. L’esigenza di istituire una struttura operativa aggiuntiva rispetto ai due enti promotori è nata dalla consapevolezza che le organizzazioni sindacali non possono svolgere attività di natura economica, mentre oggi gli associati chiedono servizi di mercato». Come si presenta il nuovo organismo? «Apicolf Acai Servizi è una associazione non profit ch e si presenta come il braccio operativo delle due associazioni che l’hanno promossa. Queste ultime svolgono sempre il loro compito di rappresentanza sindacale,mentre la nuova struttura è chiamata ad identificare, organizzare e proporre servizi in favore degli associati». Chi sono i potenziali utenti? «Possono aderirei ad Apicolf Acai Servizi i titolari o i soci delle imprese artigiane,i lavoratori autonomi in genere,coloro che esercitano le attività artistiche e professionali,i lavoratori al servizio delle famiglie e delle convivenze di tipo familiare e al servizio delle persone,nonché tutti coloro che intendono utilizzare i servizi dei collaboratori familiari». In concreto quali sono le attività peculiari che svolge? «Essa mette a disposizione servizi in due ambiti di attività:il primo è legato al mondo dei collaboratori ed assistenti familiari ed il secondo al sistema imprenditoriale dell’artigianato,delle piccole imprese e del lavoro autonomo. Per le colf, in particolare, l’associazione offre informazioni e consulenze in materia di avviamento al lavoro, mette in rapporto domanda e offerta di lavoro,redige pratiche di assunzione,compila buste paga, intrattiene rapporti con gli enti assistenziali e previdenziali, si occupa dei permessi di soggiorno e cittadinanza e attua corsi di formazione professionale. Per quanto riguarda invece il complesso del lavoro autonomo, è stato attivato il patronato collegato all’ACAI nazionale per le pratiche di previdenza ed assistenza e per la compilazione del RED e dell’ISEE. E’ inoltre operativo il servizio CAF per la raccolta e l’elaborazione dei modelli UNICO e 730». Oggi il costo della vita preoccupa anziani e artigiani. Cosa pensate di fare? «La nostra struttura aderisce al Movimento nazionale Consumatori ACAI che rappresenta, tutela e difende i cittadini nelle loro attività di consumo. Siamo in grado di tutelare gli utenti dalle truffe, dai raggiri e dalle illecite richieste». Dove rivolgersi per usufruire dei vostri servizi? «La nuova sede dell’Apicolf Acai Servizi posta in via Maurizio Monti 37 a Como è operante dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle 12.30 e al pomeriggio su appuntamento». Per informazioni chiamare il numero 031272239, oppure 031-3319303, è anche fax; l’e-mail è [email protected] Breccia. Il 12 marzo il prestigioso Coro dell’Accademia Filarmonica Romana A S.Cassiano concerto per la Quaresima S Coro dell’Accademia Filarmonicaq Romana sulla scalinata della parrocchiale di San Cassiano di Breccia abato 12 marzo, presso la chiesa parrocchiale di San Cassiano di Breccia, si vivrà un significativo appuntamento musicale che promosso dalla parrocchia e dalla locale Associazione Musicale degli Amici dell’organo vuole essere un momento di elevazione spirituale di introduzione alla Santa Quaresima. Sarà infatti a Breccia il prestigioso Coro dell’Accademia Filarmonica Romana diretto da mons. Pablo Colino, Maestro di Cappella emerito della Basilica di San Pietro in Vaticano. Il programma, è stato predisposto con sensibilità dallo stesso mons. Colino per sottolineare il tempo di Quaresima che ci apprestiamo a vivere ed in occasione del X anniversario della scomparsa del breccese Luigi Grisoni. è articolato in tre parti: un momento di apertura riservata al canto gregoriano con l’esecuzione di Attende,Domine e dell’inno Audi Benigne Conditor. La seconda parte prevede invece l’esecuzione di due corali bachiani per il tempo di Quaresima in cui la voce del coro romano si alternerà alla voce del poderoso organo Balbiani Vegezzi Bossi della parrocchiale di San Cassiano. Verranno appunto eseguiti con alternanza coro e organo i corali Wer nur den lieben Gott e Jesu meine Freude. Una terza parte prevede invece l’esecuzione di brani dei più autorevoli autori della musica polifonica da G.Pierluigi da Palestrina al vivente Domernico Bartolucci, Maestro emerico della Pontificia Cappella sistina elevato alla porpora cardinalizia nel corso dell’ultimo concistoro da Papa Benedetto XVI, a riconoscimento di una vita spesa per la musica sa- cra: G.P. da Palestrina - Derelinquat impius, T.L. de Victoria - Vere Languores nostros, D. Bartolucci - Crux fidelis; A. Bruckner - Christus factus est; L. Perosi - Libera me, Domine. Il coro dell’Accademia Filarmonica Romana sarà sabato a Breccia in una formazione composta da circa trenta elementi con i giovani organisti Lorenzo Macri e Alessio Pacchiarotti. Soprano Giulia Cignoni. L’appuntamento di sabato 12 sarà ad ingresso libero con inizio alle ore 21. Per facilitare l’accesso al pubblico che si prevede numeroso, l’Associazione Musicale degli Amici dell’organo ha organizzato un servizio di pullmino-navetta per il trasferimento da e per il parcheggio di via Rimembranze (adiacente al locale cimitero) sino alla parrocchiale. ComoCronaca Sabato, 12 marzo 2011 23 ❚❚ Dalla parrocchia di San Bartolomeo, in Como, all’isola di San Giulio (Lago d’Orta) Professione perpetua di suor Maria Samuela E ra la domenica di Pentecoste del 2006 quando gli amici della parrocchia di san Bartolomeo in Como accompagnavano la giovane Cristina Cattaneo all’isola di san Giulio sul lago d’Orta: bussava alla porta del monastero benedettino di clausura Mater Ecclesiae per esservi ammessa come novizia. Era il 2 febbraio del 2008 quando tornavano sull’isola per la prima professione religiosa di Cristina, ormai diventata suor Maria Samuela. Pochi giorni fa, il 5 marzo, alcuni amici sono di nuovo sbarcati a san Giulio (ora come Comunità pastorale beato Scalabrini) per condividere la gioia e la grazia della sua professione perpetua. La cerimonia, carica di suggestioni e di intensi significati, è stata vissuta in un solenne clima di fede e di quotidiana familiarità: due ore trascorse quasi in assenza di tempo, tanto forte è stato il coinvolgimento dei partecipanti. Una giovane che sceglie la clausura non è un evento comune. Questa esperienza ha lasciato, nella mente e nel cuore di chi l’ha vissuta, alcune riflessioni. La prima è il desiderio di approfondire il significato della verginità consacrata, non solo come tale, ma in relazione al matrimonio. L’anello nuziale, che la monaca riceve come sposa di Cristo, invita a comprendere meglio il senso ed il valore della teologia nuziale. Matrimonio e verginità sono forme diverse che, nel proprio specifico, esprimono l’amore, vivono di amore e per l’amore. Vocazioni estremamente complementari, pur nella differente forma di vita, entrambe segnate dal sigillo dell’Amore di Dio. Vocazioni che si illuminano a vicenda in un reciproco confronto. Un’altra riflessione ci aiuta a comprendere il senso della clausura; il nome farebbe pensare ad una totale chiusura, mentre essa si rivela un vero ponte, una porta spa- lancata sul mondo e sull’uomo. La forza della preghiera, che anima e dà spessore alla vita monastica, affida a Dio “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi”, di un’umanità sempre in cammino ed in ricerca. Le monache sono vigili e premurose sentinelle del mondo e degli uomini. Il messaggio di Cristo è tesoro universale. Chi è stato a san Giulio ha vissuto questa globalità: insieme con suor Maria Samuela, anche suor Maria Rosa, originaria del Burundi, è entrata a far parte della grande famiglia benedettina. Si è sperimentato come veramente tutti gli uomini siano convocati nella Chiesa, ognuno con il proprio specifico tesoro di umanità e di cultura, per un arricchimento reciproco. Si è riscoperto il valore del silenzio e della misura. Pur nella gioiosa e un poco rumorosa invasione del monastero, si è percepito e gustato come l’uomo abbia bisogno di silenzio interiore, necessiti di un sereno confronto con se stesso, con la dimensione dei propri limiti e con le aspettative più fondamentali della vita dello spirito. Tutto questo è stato trasmesso dalle monache con la loro stessa esistenza. Nell’incontro che chi l’ha raggiunta da S. Bartolomeo ha potuto vivere con lei nel primo pomeriggio, suor Maria Samuela ha confidato che, nel giorno del suo ingresso in monastero, le è sorto nel cuore un interrogativo: “Chi si ricorderà di me?” A cinque anni da quella domanda, suor Maria Samuela ringrazia della costante vicinanza di chi ha ancora vivo il suo ricordo e anche S. Bartolomeo ringrazia lei del suo essere monaca: non è stata dimenticata, anzi è una presenza viva e radicata nella comunità da cui è partita. Una comunità, infatti, nasce e si sostiene certamente con la prossimità fisica, ma soprattutto con una vicinanza spirituale, con una forte condivisione di valori, con un’attenzione umana che vince ogni distanza. Giorgio Mondelli Biblioteca comunale. L’ultimo incontro della rassegna dedicata al tema della “responsabilità educativa” ha permesso di mettere a fuoco tematiche chiave relative al mondo giovanile e al suo rapporto con quello degli adulti. La fragilità dei giovani N on è facile essere giovani oggi, in un contesto di grave crisi culturale dove il mondo degli adulti ha smarrito il vero senso dell’educare. Non è facile crescere in una società dove le generazioni più grandi sono infeconde perché non hanno nulla di significativo da trasmettere a quelle più piccole. Una carenza che ha i suoi effetti sul percorso di crescita in termini di difficoltà, malessere e disagio, a volte profondo e drammatico. Si tratta di una vera e propria “emergenza” che richiama gli adulti alla responsabilità educativa nei confronti delle nuove generazioni. Se ne è parlato, mercoledì della scorsa settimana, in Biblioteca a Como, nell’ambito dell’ultimo incontro della rassegna dedicata al tema della “Responsabilità educativa”, organizzata dall’associazione “Q/S qualità e innovazione nella scuola”, in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Educative del Comune di Como. Il prof. Emilio Russo, presidente dell’Associazione, ha intervistato la psicopedagogista Valerie Moretti, che da alcuni anni collabora con l’Assessore Anna Veronelli nella realizzazione di alcuni importanti progetti educativi che hanno coinvolto centinaia di genitori e alunni delle scuole comasche. Ne è emerso un lucido profilo dell’odierno mondo giovanile che, se da un lato non ignora risorse e potenzialità delle nuove generazioni, dall’altro ne mette a nudo debolezze e difficoltà. Un valido contributo che ci obbliga a riflettere sul nostro modo di essere adulti ed educatori, di cui riportiamo qui una sintesi. Ai giovani di oggi, fin da bambini, la società adulta chiede di essere altamente competitivi nel saper fare: a scuola, nello sport, nell’apprendimento delle lingue straniere. Poca attenzione si presta al loro mondo emotivo: quali sono i loro vissuti quando studiano, mentre vivono la quotidianità o sono ✎ ...adulti evanescenti con gli amici. Ci sono mamme che in prima elementare chiedono ai figli “tutti dieci”. Devono fare sempre “tutto giusto”. Il parametro minimo di rendimento è, paradossalmente, la perfezione. Non è consentito loro di sbagliare. E’ così che il bambino, anziché essere aiutato dall’adulto a vedere nell’errore un’occasione di apprendimento e a tollerare l’esperienza del limite, non impara a gestire l’insuccesso. “Stiamo crescendo una generazione di persone fragilissime, incapaci di gestire la frustrazione” – ha commentato la dott. ssa Moretti. “Alla prima frustrazione avranno reazioni spropositate” e anomale. L’incremento delle sindromi depressive e dei tentativi di suicidio silenzioso, non preannunciato, tra i preadolescenti deve far pensare a come stiamo crescendo i nostri ragazzi. Le richieste eccessive in termini efficientistici, l’insopportabilità del fallimento, la riduzione della stima di sé a parametri esclusivamente produttivistici (“valgo quanto produco”, “se non prendo dieci, non valgo niente”) sono una miscela pericolosa che può risultare autodistruttiva. Anziché irrobustire la personalità, aiutando la persona ad accettare l’insuccesso, mistifichiamo la realtà. Abbiamo eliminato le strategie educative di “sana competizione”, rispettose degli altri e del proprio limite. “Siamo arrivati a premiare anche la mediocrità – ha detto Valerie Moretti- . Distribuiamo coccarde a tutti ”, anche a chi non si è distinto per bravura e capacità. Il “buonismo degli adulti” premia tutti, allo stesso modo. Il messaggio deviato che arriva ai ragazzi è che non si può mai perdere. Gli esempi di questo deragliamento della “competizione salutare” non mancano. Ci sono papà che insultano allenatore e arbitro durante la partita di calcio; zie che dispensano consigli del taglione che lasciano senza parole. “Ricordo il pianto disperato di una ragazza che era stata lasciata dal fidanzato – ha commentato -. La zia le aveva consigliato di rigargli la macchina!” MANUELA GIANI Ad oscurare, nel mondo dei giovani non vi sono solo il “relativismo etico” e il “politeismo dei valori” che ci impediscono di trovare un orientamento valoriale comune e condiviso. “Abbiamo dimenticato l’ethos” – ha sottolineato il prof. Russo -, la dimensione etica dell’agire individuale e sociale. Non solo manca il dialogo, mancano anche regole chiare. “La teoria del Dott. Spock dei ‘genitori amici’ - ha detto la dott.ssa Moretti - ha creato ragazzi fragilissimi senza regole”. Oggi i genitori hanno perso il buon senso comune che portava le nostre nonne a vivere con naturalezza alcune verità pedagogiche. Sono in crisi i principi della buona educazione: l’autorevolezza, le regole chiare, la coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa, il valore dell’esempio. “Nella società degli adulti buonisti”, dove “si può commettere un reato con conseguenze irrilevanti”, “sdoganiamo comportamenti” che negano il rispetto di sé e dell’altro. Occorre investire nell’educazione con una strategia sinergica di interventi educativi da parte del mondo adulto. Aiutare i giovani a capire il valore della vita, il rispetto di sé e degli altri, è una condizione imprescindibile per arrivare a modificare gli stili di vita. Colpisce nelle ultime generazione la diffusione dell’abuso di alcol, non adeguatamente stigmatizzato, con conseguenze dirette e indirette. Una parte dei giovani vive la cultura dello sballo. Fanno il pieno di bottiglie al supermercato e bevono come spugne prima di entrare in discoteca. Sono convinti di non dipendere dall’utilizzo di sostanze e si illudono di saper gestire certi comportamenti; in realtà non sono in grado di farne a meno per divertirsi. I giovani sono più esposti alla deriva nichilista del nostro tempo, “l’ospite inquietante” di cui parla Umberto Galimberti. In una cultura tutta concentrata sul “qui e ora”, si è perso di vista la dimensione utopica dell’esistenza. Una perdita che tarpa le ali alla possibilità di immaginare il futuro. Fanno pensare gli angusti orizzonti in cui rimane ingabbiata l’illusione di una felicità individualistica da parte di chi chiede, e ottiene, come regalo per i 18 anni un intervento di chirurgia plastica. Figlia di una deriva morale ed edonista, una parte delle nuove generazioni sembra incapace di comportamento reattivo nei confronti di una società di adulti evanescenti, che le ha derubate dei loro sogni. ComoCronaca 24 Sabato, 12 marzo 2011 Fino Mornasco. La testimonianza, la denuncia, l’appello E siste una quotidianità che nasconde tra le proprie pieghe un Paese capace di una generatività diffusa ancorché soffusa, non gridata, portatrice di una ricchezza che si misura non solo su elementi quantitativi, ma capace di agire dal basso quella “cittadinanza attiva” e partecipata che rimane alla base di ogni democrazia sana. Ed è nel solco di questa generatività che si colloca l’opera di “Radici e Ali”, associazione familiare presente sul territorio di Fino Mornasco dal settembre 2003, quale momento di concretizzazione di un progetto che aveva preso avvio alcuni anni prima. Un progetto che fa perno sulla prossimità di vita di sei famiglie, convinte che in tale prossimità si annidi la capacità di alimentare risorse da spendere, da rimettere in un circolo virtuoso, in quegli ambiti dove la fragilità di vita rischia di cicatrizzare situazioni di povertà, di sfilacciamento e rarefazione. Innanzitutto il progetto di generare accoglienza… Accoglienza in appositi spazi (nella struttura abitativa sono stati previsti 5 bilocali) di maggiorenni dimessi da comunità per minori per accompagnarne la progressiva autonomizzazione concreta ed emotiva. Accoglienza di nuclei familiari in difficoltà, come ragazze-madri, genitori separati con minori, piccoli nuclei familiari. Ma accoglienza che si declina anche nella capacità di porsi in ascolto del territorio, con l’attenzione di captare quelle problematiche soffuse che difficilmente acquistano visibilità mediatica ed istituzionale. Offerta di spazi e tempi dove bambini e famiglie possano ritrovarsi per momenti di convivialità, condivisione e formazione; attività pomeridiane per scolari; attività di animazione estiva per bambini e ragazzi. Il tutto avvalendosi del contributo puramente volontario dei soci dell’Associazione e persone del territorio che, attratte dall’esperienza di prossimità espressa, si sono avvicinate all’Associazione offrendo la propria preziosa collaborazione. Collaborazione che si è meglio definita con alcuni organismi, Notizie flash ■ Monguzzo Visita guidata a Villa Sierra L a Società Ortofloricola Comense propone per sabato 19 marzo una visita guidata a Villa Sierra di Monguzzo, a cura del proprietario. Il giardino privato ai piedi del Castello di Monguzzo è impostato su un singolare schema a “stanze” che riesce a garantire una ininterrotta alternanza di colori, forme e volumi per tutto l’arco dell’anno. Il ritrovo è alle ore 14.30 presso l’area di parcheggio Las Vegas di Lipomo, con mezzo proprio. Per informazioni e prenotazioni (indispensabile entro giovedì 17 marzo): Società Ortofloricola Comense, via Ferabosco 11, Sagnino (Como); tel. 031.572177; e-mail: info@ ortofloricola.it; sito internet: www. ortofloricola.it. Radici e Ali e... il senso di abbandono radici e ali (qui sotto) e la struttura accanto in fase di realizzazione. Foto William Lo sfogo di una realtà partita con grandi progetti che oggi si sente “scollata” dal contesto in cui è inserita quali la Parrocchia di Fino Mornasco, la Caritas Diocesana, il Coordinamento Comasco delle comunità di accoglienza Minori, altre associazioni familiari. Per una necessaria chiarezza occorre sottolineare che l’Associazione Radici e Ali non è arrivata a Fino Mornasco per un caso fortuito, ma fu coinvolta in un progetto a più ampio respiro una decina di anni fa, dalla Cooperativa Arca di Como che aveva rilevato dal Comune di Fino Mornasco un’area – la Bricoletta – fino ad allora destinata ad uso agricolo e riconvertita dal Comune ad uso Servizi alla Persona. Dalla Cooperativa Arca, l’Associazione Radici e Ali acquistò – a proprie spese – una porzione di terreno, in eccedenza per la Cooperativa, ed iniziò la costruzione di una struttura abitativa che prevedesse sei appartamenti per le famiglie componenti l’Associazione, cinque bilocali per l’accoglienza e spazi comuni per la gestione delle attività connesse alle finalità associative (un salone ed un ampio prato). Il tutto senza avvalersi di un solo euro pubblico, ma attingendo ai fondi privati dei soci (che non sono proprietari di nulla: proprietaria della struttura è l’Associazione) e ricevendo unicamente dei contributi da un’altra Associazione familiare – Alle Querce di Mamre di Como – e dalla Congregazione delle Suore Dorotee, con le quali aveva articolato dei progetti di collaborazione per l’accoglienza. Radici e Ali doveva quindi essere una piccola parte di un progetto più ampio, che prevedesse lo sviluppo di un’area destinata ad attività sociali di sostegno a persone in difficoltà e di prevenzione del disagio, soprattutto giovanile. Doveva… Gli anni sono trascorsi e l’Associazione Radici e Ali è rimasta unico avamposto, non solo fisico, a perseguire questo progetto. Sola tra le difficoltà facilmente immaginabili, legate alla gestione di attività complesse e perseguite in ottica professionale, pur potendo avvalersi unicamente di contributo volontario e di risorse economiche scarse. La Cooperativa Arca s’è ritirata subito dal progetto iniziale. Il Comune, dopo anni di abbandono dell’area adiacente alla struttura dell’Associazione, ha modificato la destinazione del terreno – da Servizi alla persona a Commerciale – e venduto lo stesso ai migliori offerenti: una scuola elitaria, una catena di discount alimentari, un autolavaggio… Dell’originario progetto di servizio nulla! Nulla rispetto alla ventilata ipotesi di costruzione di una struttura di accoglienza per anziani del territorio… Nulla rispetto ad una possibile risposta istituzionale – in ottica preventiva – del disagio giovanile… Nulla rispetto alla possibile riqualificazione dell’offerta formativa scolastica del Comune, oggi relegata per Riprendono gli incontri Astrofili Osservatorio Galbiga: le novità Iubilantes per gli antichi cammini V R enerdì 11 marzo, alle ore 21.00, presso il Centro Civico “Rosario Livatino” di Tavernerio, in via Risorgimento 21, il Gruppo Astrofili Lariani propone un incontro dal titolo “La nuova strumentazione astronomica dell’Osservatorio Monte Galbiga: schede e caratteristiche tecniche”, a cura di Luca Parravicini e Marco Papi. L’ingresso è libero. Per informazioni, la sede del Gruppo Astrofili Lariani si trova in via Risorgimento 21 a Tavernerio, presso il Centro Civico “Rosario Livatino”; tel. 328.0976491 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 21); e-mail: [email protected]; sito web: www.astrofililariani.org. quanto concerne la realtà della Scuola Primaria di primo grado in spazi obsoleti ed inadeguati alle nuove esigenze territoriali e formative. Scuola elitaria, supermercato ed autolavaggio… E Radici e Ali si ritrova ad essere realtà alienata e privata di un senso organico in un territorio che – per quanto concerne le Istituzioni – non la riconosce, nè la tutela. La viabilità della zona è stata modificata per essere adeguata alle esigenze commerciali e non più residenziali, nonostante in quella porzione di territorio si abiti e si continuino a portare avanti progetti di sostegno alla persona, dei quali le istituzioni stesse si avvalgono. La prospettiva è che l’emarginazione fisica nella quale Radici e Ali è stata relegata divenga ben presto un’emarginazione esistenziale, con una progressiva erosione di senso e possibilità concreta di operare rispetto alle finalità originarie. Certamente non si vuole, nè si può ignorare che il Comune di Fino Mornasco è condizionato da un deficit di bilancio importante e preoccupante e non si può contestare agli amministratori il tentativo di far fronte a questa emergenza (emergenza che comunque non si è generata da sé o per caso). Quello che si contesta è – ancora una volta – un’azione politicoamministrativa priva di ogni prospettiva futura. E priva di ogni dimensione partecipativa, che consenta una gestione della cosa pubblica condivisa e progettuale. Sappiamo ancora indignarci? La realtà della “Bricoletta” di Fino Mornasco è sotto gli occhi di tutti… E’ possibile domandare ragione di un’azione amministrativa di cui non si comprendono le progettualità, né le finalità? E se alla fine, dopo una corretta e puntuale informazione e coinvolgimento, al territorio andranno bene i centri commerciali piuttosto che scuole (per tutti), spazi di aggregazione e prevenzione del disagio, centri di accoglienza per anziani e persone in difficoltà, ebbene sia. Nella consapevolezza che ciascuno è responsabile delle proprie scelte o non-scelte. Associazione Radici e Ali onlus iprendono gli incontri dell’associazione Iubilantes dedicati agli antichi cammini e agli appassionati della riscoperta dei luoghi con il passo e sulle vie dei pellegrini. Giovedì 10 marzo il sodalizio comasco organizza a Como un doppio evento: una presentazione e un incontro di formazione e informazione. Si inizierà alle ore 18.00, alla libreria UBIK, dove Iubilantes presenta il nuovo volume fotografico “La Via Francigena” (Ed Touring, 2010 ) di Fabrizio Ardito, scrittore, pellegrino, fotografo, giornalista. Dialogheranno con l’autore Ambra Garancini, presidente Iubilantes e Carla Colmegna, giornalista de “La Provincia”. Si proseguirà quindi alle ore 21.00, presso il Centro di Pastorale Giovanile dell’Opera don Guanella (via L. Guanella, parcheggio interno), con l’incontro “Mettersi in cammino: si può, sulla Via Francigena?” dedicato alla formazione/ informazione degli aspiranti “pellegrini”. L’incontro vedrà ancora, come ospite e testimonial d’eccezione della serata, Fabrizio Ardito. La documentazione video e le “istruzioni per l’uso” saranno a cura di Iubilantes. Tutti gli incontri sono liberi e gratuiti. Per informazioni: Iubilantes, via G. Ferrari 2, Como; tel. 031-279684; www.iubilantes.eu. (s.fa.) Villa Grumello 19 marzo “La Casa della Poesia di Como” Vivian Lamarque, Patrizia Valduga, Milo De Angelis. Tre dei maggiori poeti italiani saranno a Como – nella splendida Villa del Grumello sabato 19 marzo in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, in un evento organizzato dall’Associazione Culturale “La Casa della Poesia di Como” con l’obiettivo di offrire una giornata in cui la poesia sia protagonista, ed emerga come forma di espressione privilegiata in grado di promuovere il dialogo tra diverse culture proprio perché è un linguaggio universale. Il programma prevede un concerto alle 16.30, la presentazione dei poeti alle 17 e un recital di poesia dalle 17.30. ComoCronaca Sabato, 12 marzo 2011 25 Notizie flash A Rovellasca conferenza di don Andrea Straffi Il Crocifisso nella devozione e nell’arte del XVI secolo ■ Corso Il volontariato nelle cure palliative a casa oria t s e e fed Una serata per elevare il cuore alla Croce di Cristo attraverso il linguaggio dell’arte e della musica. Presente il responsabile diocesano dell’Ufficio Arte Sacra U na serata per elevare il cuore alla Croce di Cristo attraverso il linguaggio dell’arte e della musica: l’ha vissuta la comunità di Rovellasca lo scorso venerdì in preparazione alla tradizionale Festa del Crocifisso. Don Andrea Straffi, responsabile diocesano dell’Ufficio Arte Sacra, ha proposto una riflessione sulla “Devotio crucis. Il Crocifisso nella devozione e nell’arte del XVI secolo”. Lo ha accompagnato all’organo il musicista di Ardenno Stefano Civetta, che ha eseguito brani di Kodaly, Bach, Mozart. Nella chiesa parrocchiale di Rovellasca si trova un Crocifisso ligneo del primo Cinquecento riportato al suo antico splendore l’anno scorso dopo un lungo restauro: si tratta di un “Cristo spirante” con l’innesto di braccia e capo, che poteva dunque essere rimosso dalla croce e posato a terra, in mezzo ai fedeli, come il Cristo morto da adorare. Questa scultura si inserisce nel clima della “devotio moderna”, che si sviluppò tra il XIV ed il XVI secolo all’insegna di una partecipazione ai misteri della Croce con tutte le facoltà umane, l’intelligenza, la volontà, il cuore e le emozioni. Anche per noi oggi la “devotio crucis” non dovrebbe ridursi a curiosità estetizzante, per quanto erudita, ma coincidere con uno sguardo adorante, desideroso di immedesimarsi nel dolore di Cristo. Don Straffi ha commentato dipinti e sculture del Cinquecento, alcuni più famosi, altri dislocati nelle belle chiese del nostro territorio e nel Canton Ticino. Ad esempio ha messo in sequenza La sepoltura di Cristo del pittore fiammingo Rogier van der Weyden - in cui il Cristo morto, appena tolto dalla croce, rimanda alle sculture come il Crocifisso ligneo di Rovellasca -, un compianto ligneo conservato a Torno ed il compianto in terracotta del modenese Guido Mazzoni, che sono come la trasposizione tridimensionale di quel dipinto, e riproducono nel loro patetismo enfatizzato le sacre rappresentazioni dell’epoca. “Si tu non piangi quando questo vedi, non so se a Gesù Cristo vero credi”: questa idea, propria del teatro religioso, che la fede è fatta di intelletto e di cuore, è molto profonda. Illuminante il paragone suggerito da don Straffi tra il “gruppo di Maria” della Crocifissione di Una tradizione da 503 anni La Festa del Crocifisso ha compiuto - secondo la tradizione - 503 anni. Nei tre giorni precedenti il Triduo ci sono stati momenti di preghiera per tutti, una celebrazione penitenziale comunitaria il giovedì, venerdì l’elevazione spirituale, sabato l’adorazione e la veglia di preghiera. Domenica 6 marzo l’ostensione del Crocifisso. Lunedì la Messa per gli ammalati. Martedì 8 la Messa solenne presieduta da mons. Giuliano Zanotta, nel pomeriggio la processione per le vie del paese, alla sera la reposizione del Crocifisso. Aler: 14 alloggi a Rovellasca L’inaugurazione e la cerimonia di consegna degli stabili programmata per il 12 marzo alle 11 S Giovanni Angelo del Maino e la fotografia, scattata nel 1997, nota come “La Madonna d’Algeria”: il confronto svela l’abilità di quegli artisti del passato nella resa del sentimento, ma anche la bellezza di un’arte che nell’aderire alla verità di un avvenimento educa alla lettura di quell’avvenimento stesso. “Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi” si legge in Isaia. Il Crocifisso di Rovellasca, cui il restauro non ha volutamente restituito barba e capelli, sembra un “Cristo chemioterapico”. Terribile, sfigurato, il Cristo in croce dipinto da Mathias Grunewald nel 1515 per la chiesa dell’Ospedale degli Incurabili, destinato ai malati di peste. “Come si può non sentirsi coinvolti da un Cristo così?” - si è chiesto don Andrea Straffi. Ed ha affidato la conclusione dell’elevazione spirituale alla melodia di Mozart “Tu mi guardi dalla croce” ed alle parole del Patriarca di Venezia, card. Angelo Scola: “Per vedere Gesù occorre lasciarsi guardare da Lui. Non più la nostra ricerca del volto di Dio, ma il Suo sguardo sul nostro volto! E così nel Volto di Gesù che ci guarda prende forma il nostro volto”. elena clerici abato 12 marzo alle ore 11 saranno inaugurati e consegnati 14 nuovi alloggi Aler in Rovellasca, via Cavour 18: 11 bilocali e 3 monolocali in locazione a canone sociale, destinati prevalentemente ad anziani e giovani coppie. Interverranno alla cerimonia il presidente di Aler Como, Alessandro Turati, il sindaco di Rovellasca, Sergio Zauli, e Rocco Pezzano in rappresentanza dell’Assessorato Casa di Regione Lombardia. L’intervento di recupero ha riguardato il vecchio complesso a corte chiusa, che oggi offre al suo interno un piacevole spazio verde con percorsi pedonali, fioriere e un’area coperta L’Associazione Palma organizza un ciclo di incontri con ingresso libero finalizzati alla formazione di volontari nelle cure palliative domiciliari. Titolo del percorso sarà: “Essere uno di casa. L’esperienza del volontariato nelle cure palliative domiciliari”. Gli incontri si svolgeranno nelle seguenti serate presso la sala “Arcobaleno” dell’Opera Don Guanella - Como, via Tommaso Grossi, 18 - (con possibilità di parcheggio interno). Giovedì 10 marzo dalle ore 21 alle ore 22.30. Le cure palliative a domicilio: come si caratterizzano, chi le fornisce chi ne può usufruire. L’esperienza di assistenza domiciliare dell’Associazione Palma nel territorio comasco Giovedì 17 marzo dalle ore 21 alle ore 22.30. Il malato curato a casa e la sua famiglia: aspetti relazionali e comunicativi. L’esperienza dei volontari dell’Associazione Palma. Sabato 26 marzo ore 9.30 - 16.30 Giornata di formazione per aspiranti volontari. Si prevedono lavori di gruppo, discussioni, testimonianze dei volontari. ■ S. Agostino Festorazzi e la Risurrezione di Cristo Si terrà alle ore 21 di martedì 15 marzo, presso la sede della delegazione di Como dei Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme, nella chiesa di S. Agostino, a Como, l’incontro con l’arcivescovo emerito di Ancona-Osimo mons. Franco Festorazzi sul tema: “La Risurrezione di Gesù Cristo”, cui seguirà un dibattito moderato dal delegato della delegazione cav. Maurizio Ponti. ■ Unione Ciechi Aperitivo al buio in Cà d’Industria Sabato 12 marzo, alle 19, presso la Cà d’Industria in via Brambilla a Como, torna “Aperitivo al buio”, tradizionale iniziativa organizzata dalla sezione comasca dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti. Il costo dell’ingresso è di 10 euro, con obbligo di prenotazione, effettuabile telefonando in sezione allo 031-570565, in relazione al limitato numero di posti. per le biciclette: sarà la “Corte dei Quattro Mori”. L’intervento risponde all’obiettivo di conciliare esigenze di carattere architettonico, funzionale e sociale, mantenendo le caratteristiche morfologiche e tipologiche dell’insediamento preesistente. Le opere, finanziate con contributo di Regione Lombardia per circa 880.000 euro e con fondi ALER per circa 500.000 euro sono state eseguite dall’impresa I.M.E.I. srl di Milano, su progetto dell’arch. Marzio Negri del Servizio Tecnico dell’ALER di Como. Gli immobili, ceduti in proprietà dal Comune di Rovellasca all’ALER, prima della ristrutturazione si presentavano in generale stato di degrado essendo abbandonati da anni, e precedentemente erano in prevalenza ad uso residenziale, mentre al piano terra del fabbricato posto a sud lungo la via Cavour vi erano locali a destinazione commerciale di barristorante, attualmente convertiti in alloggi.La ristrutturazione edilizia è stata eseguita mediante il consolidamento delle murature portanti partendo dal piano delle fondazioni, creazione dei vespai areati al piano terra, rifacimento completo delle coperture, degli intonaci, dei serramenti e degli impianti. Infine sono state eseguite tutte le opere di finitura per rendere gli edifici abitabili. Personaggi 26 Sabato, 12 marzo 2011 lutto Nato nel 1941 era stato ordinato nel 1976, vicario a M.Olimpino, Grandate, parroco di Olcio e Mandello S.L. L’ultimo saluto a don Carlo Massina V entidue anni fa la maestra mi chiese di fare un tema in classe descrivendo l’ingresso del nuovo arciprete. Ora sono chiamato non più a mettere per iscritto le attese e i sogni di un bambino delle elementari nei confronti di quell’uomo forte e simpatico che veniva accolto con fiaccole e canti di festa, ma vengo invitato a riconoscere i doni che quel fanciullo, nel frattempo diventato prete, ha ricevuto dal sacerdote che lo ha accompagnato nella crescita fino ai primi anni di ministero presbiterale. Era la sera del 7 dicembre 1989 quando vidi per la prima volta don Carlo. Veniva da Olcio, una delle parrocchie del comune di Mandello del Lario, ma pur sempre un’altra parrocchia, per cui c’era tanta attesa nei confronti di questo prete nuovo, noto soprattutto per il suo passato da pasticcere. Con gli occhi di un bambino vidi il sacerdote che si spese per la riapertura dell’oratorio, dapprima creando un gruppo di giovani; con il prezioso aiuto delle suore di santa Giovanna Antida si assicurò, poi, che i ragazzi avessero dei punti di riferimento certi, per arrivare infine a consegnare alla comunità di Mandello delle strutture oratoriali completamente rinnovate, a disposizione della formazione integrale della persona umana: preghiera, catechesi, attività caritative attraverso la San Vincenzo, cultura, musica e sport. Da chierichetto ho assistito alla trasformazione del presbiterio della mia chiesa, nonché a innumerevoli lezioni di liturgia. Don Carlo ha curato il rifacimento dell’altare maggiore della chiesa parrocchiale e ha voluto il restauro di numerose opere d’arte conservate nelle chiese o nel museo della parrocchia. Un senso del bello che non è stato imprigionato nei tesori che man mano venivano alla luce, ma che è stato profuso anche nei parrocchiani che hanno imparato a godere anche dell’aspetto estetico della fede e della liturgia, dalla scelta dei paramenti alla riscoperta di un patrimonio musicale consegnato poi alla corale parrocchiale. A questo si deve aggiungere l’importanza attribuita da don Carlo alla storia della comunità. Ricordo la collaborazione con il prof. Oleg Zastrow per lo studio della storia della parrocchia di San Lorenzo in Mandello e il desiderio che i mandellesi conoscessero le proprie origini. Da adolescente mi colpiva la sua insistenza per l’Eucarestia. Non ne capivo il senso ma intuivo l’importanza di alcuni gesti che lui ci proponeva. La genuflessione davanti al Santissimo, la visita frequente, l’adorazione durante il vespro domenicale, prima della partita di calcio: una serie di gesti che solo più tardi hanno manifestato il loro significato e, soprattutto, la loro fecondità. L’amore di don Carlo per l’Eucarestia era noto a tutti: ai sacristi, così come anche ai fedeli che sovente si sentivano invitati ad inginocchiarsi in preghiera. Con la scusa del restauro di alcune edicole mariane, ha diffuso una sana devozione alla Madre di Dio: dalla recita del santo rosario ad ogni ora della giornata in occasione della Madonna di Lourdes fino alle serate del mese di maggio (che poi si prolungavano fino all’inizio dell’estate) o alla preparazione alla festa della Madonna del Rosario, che aveva inizio di fatto con la memoria della natività di Maria per concludersi con l’ottavario dei morti. Preghiera e misericordia. Oltre a vedere un uomo di preghiera, i miei occhi hanno potuto incontrare anche un fedele strumento della Divina Misericordia. Spesso in confessionale, incurante delle temperature invernali della chiesa o dei dolori che sempre più segnavano la schiena e le gambe, e quando la fragilità fisica ha iniziato ad avere la meglio, il divanetto posto all’ingresso della sua casa si è trasformato in una nuova penitenzieria. Da seminarista ebbi la fortuna di avere accanto un prete umano. Sapevo di alcuni colleghi di seminario che venivano letteralmente “rapiti e imprigionati” dalla gelosia dei propri parroci. A me disse soltanto: «non voglio che tu viva quello che ho passato io», ricordandomi pagine cariche di sofferenza della sua vita. Mi ha insegnato che si può patire anche a causa delle fragilità degli uomini di Chiesa, mentre con la libertà e l’affetto paterno mi ha educato ad assolvere ai miei doveri (prima di seminarista, ora di presbitero) non per obbligo ma semplicemente perché costituiscono il modo più naturale e semplice per corrispondere all’amore di Dio: questo vale per ogni uomo e per ogni vocazione. Le comunità di Monte Olimpino (sua parrocchia di origine e di inizio del ministero, 1976-1982), di Grandate (1982-1984) e di Mandello hanno potuto apprezzare la sua attenzione verso i malati e gli anziani. Negli ultimi mesi, mentre a fatica percorreva a piedi il tratto di strada che separa la casa arcipretale dalla chiesa, la sua preoccupazione era quella di raggiungere ancora tutti gli infermi per poter portare loro la Parola di Dio e l’Eucarestia. Incurante del giudizio dei medici o delle preoccupazione dei suoi fratelli, appena poteva, fuggiva e completava il “giro malati”. A don Carlo devo il mio essere prete oggi. A Dio il mio grazie e quello della mia comunità parrocchiale d’origine per averci inviato un prete-prete, un pastore che con la sua umanità, segnata da fragilità come chiunque altro, ci ha educati a riconoscere Cristo nella vita di ogni giorno, a vivere in modo straordinario il nostro ordinario, a pretendere che tutto il nostro essere sia raggiunto dalla bellezza dell’essere amati dal Padre. Tanto ha offerto e pregato per noi. Grati e fiduciosi lo affidiamo alla Trinità Misericordiosa, attraverso le mani dolci e materne della Beata Vergine Maria. don Marco Nogara Vieni servo buono e fedele, entra nel gaudio del tuo Signore (Mt. 25, 20.21) La parrocchia di Monte Olimpino ricorda con affetto Don Carlo Massina che è cresciuto come cristiano e sacerdote nel suo grembo e qui, per sei anni, ha prestato il suo servizio come Vicario. Colonno e Sala. L’ultimo saluto al sacerdote A Dio, don Perego M i è stato chiesto di scrivere due righe su mio cugino don Federico e ho accettato volentieri non per presentare un necrologio secondo i canoni classici, ma semplicemente per portare la mia esperienza di vita vissuta con lui e soprattutto per esprimere la mia riconoscenza per l’affetto che ha sempre manifestato nei miei confronti e di chi gli è stato vicino nel corso della sua vita. Vorrei narrare brevemente gli incontri più significativi avuti con Don Federico in ordine di tempo e le sfumature del suo buon cuore di cui erano sempre intrisi i suoi modi di fare, non sempre convenzionali e quindi non sempre compresi anche dagli stessi amici. II mio primo incontro con lui fu nel lontano 1953 in occasione della morte di mio padre Francesco, zio di Federico. La tragedia che ha colpito la nostra numerosa famiglia (11 fratelli) ha trovato nell’allora giovane chierico guanelliano Federico un intraprendente suggeritore per trovare a due nostri fratelli un sostegno presso qualche istituto. La sorte è toccata al sottoscritto e a mio fratello Silvio che fummo così inviati presso il collegio guanelliano “A Manzoni” di Lecco. Scelta felice perché lì nacque la mia prima conoscenza dell’Opera Don Guanella e il mio primo desiderio di diventare sacerdote guanelliano, grazie allo spirito di famiglia che vi regnava in quella casa. Dopo tre anni di Istituto, sempre mio cugino mi fece un’altra proposta: a ottobre 1956 lui sarebbe entrato in teologia a Chiavenna e, ricordando che lassù era presente anche un pre-seminario per ragazzi, mi fece la proposta di andare con lui a Chiavenna, così mi sarebbe stato vicino per terminare la scuola elementare e iniziare la prima media. Detto fatto. A Chiavenna Federico mi fece da tutore a tutti gli effetti e devo dire che, se il mio cammino verso la vita religiosa e sacerdotale guanelliana è stato sereno e ricco di tante gratificazioni, lo devo in particolare a lui, oltre che ai miei educatori. * Anno 1960. Don Federico viene ordinato sacerdote a Como da mons. Bonomini, insieme ai suoi compagni di seminario. La gioia dei familiari e in particolare di mamma Palmira, donna religiosissima, fu immensa. Don Federico ebbe la prima obbedienza di educatore all’Istituto San Gaetano di Milano, poi a Lecco, Ferentino, Velletri, di nuovo a Lecco, infine a Como dove coprì il prestigioso incarico di prefetto dei ragazzi, * Natale 1971, giunge anche per me il grande momento dell’Ordinazione Sacerdotale. Ancora una volta si vede la capacità organizzativa di don Federico. I mici parenti non sapevano come fare per i preparativi e lui senza esitazione risolse il tutto. * Pochi anni dopo arrivano anche per don Federico momenti difficili: muore la mamma e poco dopo la zia Ernesta, inseparabili sorelle, amate da tutti per il loro buon cuore. Che succede a don Federico? Incomprensioni con i superiori e familiari lo hanno portato a una svolta inaspettata: lasciare la Congregazione ed entrare in Diocesi. Scelta sofferta ma accompagnata dal conforto di amici e confratelli. Tra gli amici lo stesso vescovo di Como, mons. Ferraroni, che già aveva conosciuto a Lecco. Un distacco meno doloroso, perché don Federico era ancora in terra guanelliana, sul lago di Como, e precisamente a Colonno. E lì dal 1976 farà il parroco per ben 35 anni. * Quante volte scendendo a Como per commissioni varie passava dal “Don Guanella” per una visitina al Santuario e al suo caro amico Don Italo Colombara! Durante le mie annuali visite a Colonno, mi chiedeva dei confratelli, delle mie nuove destinazioni e cariche, delle case guanelliane, dei superiori e coglieva l’occasione per rivivere con me i suoi ricordi di seminario a Fara e in seguito a Gozzano, a Chiavenna e nelle altre case guanelliane dove aveva lavorato. E inoltre non ha mancato di venirmi a trovare a Naro, a Bari, ad Alberobello e a Roma Seminario Teologico. Tutto perché nel suo cuore si considerava sempre guanelliano. E che dire della sua amicizia con i suoi compagni di ordinazione e con i confratelli che venivano ad aiutarlo per le Quarantore o le confessioni? Sempre accogliente, amichevole e disposto a trascorrere con loro qualche momento di svago. Come pastore d’anime, don Federico era preso da zelo e fedeltà al suo dovere davvero ammirevoli, senza badare al sacrificio e aiutato, con lo stesso impegno, dalla fedelissima Amalia, sua domestica. L’unica vacanza se la prendeva all’inizio dell’estate, quando andava al mare per curarsi qualche suo disturbo fisico. Ma il 2 marzo 2011 il suo cuore ha cessato improvvisamente di battere. Ora don Federico riposa nel cimitero del suo paesello d’adozione, Colonno, come desiderava lui, perché quando si guida una comunità per tanti anni ci si sente padre e un padre non abbandona mai i suoi figli. “Riposa in pace Don Federico in questo angolo di paradiso che è il lago di Como che ci ricorda il tuo vero Paradiso, dove ti crediamo presente, per far festa senza fine nel Signore, accanto ai tuoi cari genitori, ai tuoi parrocchiani, ai tuoi amici e al prossimo santo don Luigi Guanella tuo e nostro Protettore”. Don Mario Cogliati Valli Varesine Un convegno e incontri di approfondimento la chiesa di azzio L’edificio, dedicato ai santi Antonio ed Eusebio, risale al XVII secolo e ospitò una comunità di frati minori. Oggi necessita di forti interventi di conservazione. U no degli edifici sacri più interessanti del territorio valcuviano è sicuramente la chiesa dell’ex convento francescano di Azzio, un grande edificio – dedicato a sant’Antonio e a sant’Eusebio - risalente al XVII secolo quando in quella località si insediò una comunità di frati minori che prosperò sino alla soppressione avvenuta una prima volta ad opera di Napoleone e una seconda nel corso del XIX secolo. Le strutture del vecchio convento furono vendute a privati che ancora le posseggono, mentre la chiesa arrivò alla parrocchia di Azzio che ancora l’annovera nel suo patrimonio. L’edificio “a capanna” rispecchia la tradizionale architettura francescana ed è arricchito all’interno da belle ed interessanti decorazioni: lignee, pittoriche e decorative. L’edificio oggi, però, necessita di lavori di restauro e manutenzione per evitare un degrado che il tempo rende quasi inevitabile. Per questo la comunità di Azzio, già parecchi anni fa, si è mobilitata costituendo Dopo il passaggio il “Comitato Amici della Chiesa del Convento”, con l’intento di intervenire diocesano, il sulla chiesa e compierne il restauro progetto è stato completo per riportare l’edificio sottoposto alla agli antichi splendori. All’interno di questo cammino la parrocchia di Soprintendenza Azzio ha beneficiato di recente di un ed è in attesa di significativo contributo elargito dalla autorizzazione, Fondazione Cariplo e che è servito per per un restauro finanziare un interessante studio sulle strutture della chiesa, studio che potrà che seguirà un tornare utile nella definizione di un ordine di priorità programma di interventi strutturali di di intervento nella foto: la chiesa del convento di azzio restauro dell’edificio sacro. I risultati di tale studio verranno presentati al pubblico in occasione di uno Sabato 12 marzo: ore 9.00 – 10.00 – conoscenza del patrimonio”; ore 11.00 specifico convegno che la parrocchia architetto Roberto Segattini: “L’attività – 13.00 - architetto Elena Lucchi: “La di Azzio ha programmato presso dell’ufficio tecnico della diocesi di diagnostica energetica e il benessere la sala parrocchiale di via Cavour, Como e la tutela dei beni culturali”; delle opere d’arte”. 2 per il prossimo sabato 19 marzo. ore 10.00 – 11.00 - don Andrea Straffi: I lavori di diagnostica compiuti e Titolo dell’incontro: “Progettare e “La catalogazione come operazione di l’analisi dei risultati sono stati svolti programmare la manutenzione – La conoscenza del patrimonio”; ore 11.00 in collaborazione con il Dipartimento chiesa di Sant’Antonio e Sant’Eusebio – 13.00 - architetto Andrea Bonavita: Best del Politecnico di Milano. “Il lavoro ad Azzio: attività di studio per “La ricerca storica propedeutica di analisi ha permesso di pervenire intraprendere una strategia di all’intervento di restauro”; ore 14.00 ad una conoscenza approfondita del conservazione programmata”. Il – 16.00 - architetto Matteo Scaltritti: bene – ci spiega uno dei progettisti, programma è così ripartito: ore 9.00 “Il rilievo e l’analisi stratigrafica degli Gianni Pozzi di Gemonio - e di - Eugenio Piotto sindaco di Azzio e elevati”; ore 16.00 – 18.00 - professor ottenere un inquadramento delle don Emanuele Borroni parroco di Lorenzo Jurina: “Diagnostica attività necessarie per la conservazione Azzio: saluti; ore 9.30 – 10.30 - prof. strutturale: metodi e tecniche”. dello stesso in un programma di Paolo Gasparoli: “Il caso di Azzio nel Sabato 19 marzo: ore 9.00 – 13.00 gestione delle risorse disponibili, in programma dei progetti Cariplo”; convegno; ore 14.00 – 16.00 - architetto funzione delle priorità degli interventi. ore 10.30 – 13.00 – architetti Roberto Alfredo Castiglioni: “Il ruolo delle Partendo dalla conoscenza dello Segattini e Gianni Pozzi: “Programmare stato di conservazione dell’edificio e la conservazione attraverso l’assunzione attività analitiche negli interventi sugli edifici storici: casi studio”; ore 16.00 dall’individuazione dei fenomeni di degli esiti dell’attività diagnostica: il – 18.00 - architetto Elisabetta Rosina: degrado rilevati si è inteso affrontare il caso della chiesa di Azzio”. Al termine Diagnostica e tecniche di diagnosi. processo di conservazione all’interno visita alla chiesa. Il convegno – che è Sabato 26 marzo: ore 9.00 – 11.00 di una lettura complessiva del bene”. Il aperto a tutti – è a sua volta inserito ed architetto Fabiana Pianezze: “L’analisi progetto - dopo il passaggio diocesano – è parte di un corso più approfondito, prestazionale come strumento di è stato approvato dalla Soprintendenza destinato agli operatori più interessati in novembre e attende ora la prossima che si ritroveranno nelle giornate del 12, valutazione del costruito”; ore 10.00 – 11.00 - don Andrea Straffi: “La attuazione. 19 e 26 marzo per un’attività formativa catalogazione come operazione di ANTONIO CELLINA sulle seguenti tematiche. ❚❚ Al via il 19 marzo Corso di Storia dell’Arte con l’Aimc I l prossimo sabato 19 marzo avrà inizio il XVIII corso di aggiornamento di Storia dell’Arte, organizzato dall’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC) della provincia di Varese, sezione “Maria Beltramini” di Besozzo. Titolo degli incontri per il 2011 sarà: “Il tempo delle cattedrali: il Romanico e il Gotico in Europa - Proposte didattiche di lettura delle immagini”. Il calendario degli incontri è il seguente: 19 marzo – “Un bianco mantello di chiese”: la nascita dell’architettura romanica; 26 marzo – “Sulle strade del Romanico”: la diffusione dei modelli, l’intreccio delle influenze; 9 aprile – “La pietra e la luce”: L’Europa delle cattedrali; 16 aprile – Lo stile “oltremontano”: l’Italia e l’arte gotica; 17 aprile: lezione itinerante con visita guidata di una giornata in Liguria: Noli e Genova. La quota di partecipazione è fissata in 32 euro per i soci Aimc e in 38 euro per i non soci (ammessi gratuitamente gli studenti di Scuola Media Superiore e gli Universitari nonché le suore insegnanti). I 4 incontri si svolgeranno dalle ore 15.00 alle Sabato, 12 marzo 2011 27 Notizie flash ■ Cavona Pellegrinaggio vocazionale Sabato 19 marzo, sesto appuntamento col pellegrinaggio vocazionale di zona. Ritrovo al mattino, alle ore 7.00, presso la cappelletta di Santa Teresa per la recita del Santo Rosario. Alle 7.30 Messa in Santa Casa a Cavona. Animeranno l’incontro le parrocchie di Bedero e Masciago. ■ Cittiglio Prima serata con la rassegna dialettale Anche quest’anno la rassegna teatrale dialettale “Ra Sciloria”, promossa dalla provincia porta per il nono anno consecutivo, in diversi teatri del varesotto, le compagnie teatrali locali che presentano spettacoli in vernacolo. Il teatro dell’oratorio di Cittiglio è ancora nell’elenco e in esso si avolgeranno quattro spettacoli distribuiti tra marzo e novembre. La prima rappresentazione ci sarà venerdì 11 marzo alle ore 21.00, quando la Compagnia Teatrale Varesina porterà in scena lo spettacolo “Chiamatemi pure professore”. ■ Ciclismo Presentato il circuito di gare femminili La Cycling Sport Promotion, con la collaborazione di Comunità Montana Valli Del Verbano, GAL “delle Valli del Luinese”, GAL “dei laghi e della montagna” e Strada dei sapori delle Valli Varesine, ha presentato la 1° prova di Coppa del Mondo di ciclismo Femminile 2011 - “13° Trofeo A. Binda” - che si correrà il 27 marzo prossimo, con partenza ed arrivo a Cittiglio, lungo un circuito che interesserà il territorio delle Comunità Montane Valli del Verbano e Piambello. All’incontro è stato ufficializzato il nuovo percorso della gara che per la prima volta oltre alla Valcuvia e al Luinese, toccherà – seppur in minima parte – anche il territorio della Valmarchirolo (Comunità Montana del Piambello). La tabella di marcia della gara prevede la partenza alle ore 13.00 da Cittiglio (davanti al museo Binda), il passaggio dal lungolago di Luino, poi il ritorno sino a Mesenzana, la salita della Grantola – inedita per questa corsa – il passaggio da Cunardo e Bedero, il transito da Brinzio, e da qui la discesa su Cittiglio passando da Cabiaglio, Orino e Gemonio, dopo di che quattro giri in circuito lungo il collaudato anello Valcuviano: Brenta, Cuveglio, Comacchio, Orino, Gemonio, Cittiglio, per un totale complessivo di circa 120 km. Il traguardo sarà posto in via Valcuvia. Già tante squadre provenienti da tutto il mondo hanno inviato l’iscrizione alla corsa che, come tradizione vedrà gareggiare le campionesse del momento, tra cui l’italiana Giorgia Bronzini. La corsa sarà preceduta dalla cena di gala e dalla presentazione delle squadre la sera del 26 marzo, sotto il tendone del parco San Giulio a Cittiglio. ■ Varese Elena Sartorio alla Consulta Femminile ore 17.30 presso la Casa Sacro Cuore - in via Lago, 89 - a Bogno di Besozzo (Va). Relatrice sarà la prof.ssa Paola Viotto, docente di Storia dell’Arte nei Licei varesini. Al termine del corso i partecipanti riceveranno un attestato di frequenza. Il corso di aggiornamento gode del riconoscimento ministeriale ed i docenti che intendono parteciparvi possono usufruire dell’esonero del servizio. Info: Laura Gavazzeni Contini. tel. e fax. 0332-970761, oppure e-mail: [email protected]. (A.C.) Elena Sartorio è il nuovo presidente della Consulta femminile della Provincia di Varese. La Sartorio ha fissato alcuni obiettivi per il prossimo biennio: «La Consulta lavora da anni ed è un ottimo punto di riferimento. Mi appresto ad assumere questo incarico con umiltà e altrettanta determinazione, ma soprattutto con la volontà di mettere in campo progetti significativi e che possano avere una continuità nel tempo. Il primo obiettivo sarà quello di approfondire il tema della conciliazione dei tempi». Sondrio Cronaca 28 Sabato, 12 marzo 2011 salesiani e acli Si è aperto a Sondrio con don Rossano Sala il ciclo di conferenze dedicate all’impegno sociale della Chiesa: una riflessione profonda La nostra società distrutta dal narcisismo “I n questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l’amore di Dio? Figlioli non amiamo a parole, né con la lingua, ma con i fatti e nella verità”: questi versetti della prima lettera di san Giovanni (I - 3, 16-18) possono essere posti a sintesi della conferenza tenuta a Sondrio nei giorni scorsi presso il teatro salesiano da don Rossano Sala, docente di teologia dogmatica presso l’Università Salesiana di Torino-Crocetta, sul tema “Perché Cristiano è sinonimo di Sociale?”, la prima delle quattro promosse dall’Opera salesiana di Sondrio in collaborazione col Circolo Acli. Con la sua esposizione don Sala ha cercato di predisporre un “buon piedistallo” per le argomentazioni dei successivi relatori, fondandolo sugli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa. In un primo passaggio, per delineare l’orizzonte in cui oggi viviamo e «la situazione avvilente in cui la nostra società si trova, proprio sul tema dell’impegno sociale e politico», ha accennato a tre libri. Nel primo, “La cultura del narcisismo. L’individuo in fuga dal sociale in un’età di disillusioni collettive” di Christopher Lasch, «Vediamo che Prometeo e Dioniso, icone della modernità orgogliosa e contraddetta ha affermato -, hanno lasciato il posto a Narciso, icona dell’autoreferenzialità vanitosa e dell’autocompiacimento mortifero. È il tempo dell’io minimo: “In una cultura al tramonto, il narcisismo sembra incarnare - sotto le spoglie della crescita personale e della consapevolezza - la più alta conquista dell’illuminismo spirituale” scrive Lasch, soggiungendo che “sembra rappresentare realisticamente il modo migliore di tenere testa alle tensioni e alle ansie della vita moderna”. Il concetto di narcisismo “ci fornisce un ritratto accettabilmente curato della personalità ‘liberata’ del nostro tempo... Il narcisismo sembra rappresentare realisticamente il modo migliore di tenere testa alle tensioni e alle ansie della vita moderna”. Icona di questo nostro vivere può ben essere la ragazza della fotografia vincitrice del secondo premio World Press 2011: seduta sul letto davanti al computer aperto, si fotografa col cellulare, simbolo di tante realtà dello stesso genere». Caduti i grandi ideali, non c’è più nulla per cui valga la pena di morire e, per converso, nulla per cui valga la pena di vivere. Nel mondo occidentale, ricco e appagato, sono sempre meno le persone disposte a riconoscere che qualcosa possa valere più della vita e, di pari passo, soprattutto tra i giovani sono sempre I fondamenti della Dsc. Cristo principio di vita. L’amore di Dio e l’amore cristiano N el secondo passaggio della conferenza don Sala ha esposto i fondamenti della dottrina sociale cristiana. «Per il cristiano Gesù Cristo è il principio della vita sociale, civile e politica - ha detto - con la Sua incarnazione, la Sua parola, passione, morte e resurrezione e la presenza oggi nell’umiltà dell’Eucarestia e nella testimonianza della sua Chiesa. In prima e radicale istanza il cristianesimo dovrebbe essere una scuola di visione dell’uomo, del mondo e di Dio “secondo Gesù”. Solo partendo da Lui prende corpo l’esperienza cristiana, nella logica della sequela e dell’imitazione; da Lui prende sostanza la nostra identità di figli amati da Dio di un amore gratuito. È la lieta notizia per ogni uomo e, L’Incarnazione come avvenimento che si radica nell’agire umano e dona nuovo senso all’impegno gratuito per tutti i fratelli. senza avere alle spalle questa esperienza e consapevolezza, non c’è un’azione politica e sociale cristiana. Solo chi vive l’esperienza e la gioia di avere incontrato l’unico Maestro, può seguirne fedelmente le orme come discepolo leale e appassionato. Allora, tutte le problematiche sopra esposte - ha proseguito don Sala - vengono a cadere: in presenza di Lui che offre se stesso perché la nostra vita sia piena e abbondante, non sono più immaginabili né il narcisismo di sé, né il dispotismo della religione, né la morte del prossimo. Invece che uccidere, il cristiano offre la propria vita in nome di Dio, amando sino alla fine e testimoniando che Dio è Padre, Abbà, Papà, come ha insegnato Gesù. L’amore al prossimo è il cuore del suo messaggio e bene lo ricorda papa Benedetto XVI nell’Enciclica Deus caritas est, dove scrive che “Amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili, sono un unico comandamento. Entrambi però vivono dell’amore preveniente di Dio che ci ha amati per primo. Così non si tratta più di un comandamento dall’esterno che ci impone l’impossibile, bensì di un’esperienza dell’amore donata dall’interno, un amore che, per sua natura, deve essere ulteriormente partecipato ad altri. L’amore cresce attraverso l’amore”». A completare il quadro, è stata citata la prima lettera di Giovanni (si veda l’inizio di questa pagina), dove si leggono le caratteristiche di un’azione sociale, politica e civile cristiana. «Noi abbiamo conosciuto l’iniziativa dell’amore di Dio - ha continuato don Sala - più diffuse depressione, anoressia, bulimia, quando non il suicidio, dopo aver affogato nell’alcol e nella droga il dolore di un’esistenza priva di senso. Il secondo testo, “La terza morte di Dio” del filosofo francese André Glucksmann, introduce il tema del dispotismo del sacro: «La fede, intesa come felice e giusta relazione personale e sociale con Dio - ha detto Sala -, non ci mette al riparo da deviazioni e stravolgimenti. Tant’è che, pur davanti alla prova della sua incarnazione storica e concreta, gli uomini sono stati capaci di infliggere a Dio una triplice morte: “una prima volta Dio muore in croce. Una seconda, nei libri e nelle imprecazioni. Una terza, in mezzo al fango dei secoli che passano”. Anche se la venuta di Cristo ha tolto agli uomini ogni giustificazione alla loro violenza in nome di Dio e li pone unici responsabili del loro operato malvagio, la ‘copertura’ teologica alla violenza non sembra per nulla cessare... “Quando tutto è permesso in nome della razza, si ottiene Hitler. Quando tutto è permesso in nome della classe, Lenin passa all’azione. Quando tutto è permesso in nome di Dio, si moltiplicano gli Antar Zouabri” (terrorista algerino capo del Gruppo Islamico Armato, ndr.)». Infine, il libro di Luigi Zoia, “La morte del prossimo”, esprime l’esito dello stravolgimento dell’umano e del religioso: «Il prossimo viene ucciso da una religione dispotica ed espulso da quella narcisistica - ha spiegato Sala - “Dopo la morte di Dio, la morte del prossimo è la scomparsa della seconda relazione fondamentale dell’uomo. L’uomo cade in una fondamentale solitudine. È un orfano senza precedenti nella storia. Lo è in senso verticale è morto il suo Genitore Celeste - ma anche in senso orizzontale: è morto chi gli stava vicino. È orfano dovunque volga lo sguardo”. Al punto che, secondo il sociologo francese Alain Touraine, addirittura “Ciò che stiamo vivendo è la distruzione della società, ovvero della visione sociale della vita sociale”». Davanti a una rete sociale così disgregata qual è il compito del cristiano? Cosa possono dire i cristiani a un mondo che li ha messi da parte? Perché impegnarsi nella vita civile sociale e politica? pagina a cura di PIERANGELO MELGARA nel fatto dell’incarnazione, passione e morte di suo Figlio. In questo, che non è né un sistema religioso, né una filosofia, né un’ideologia, ma un avvenimento, si radica l’agire del cristiano che dona la vita per i fratelli in un amore che include “Tutto l’uomo e tutti gli uomini”. Un dono che comprende le ricchezze materiali, ma anche il tempo, l’intelligenza, la conoscenza, la saggezza, perché l’amore carità apre il portafoglio e non teme di sporcarsi le mani nel donare tutto di sé. A questo richiama ancora Giovanni: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. Se uno dice: Io amo Dio e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. È questo il comandamento che abbiamo da Lui: chi ama Dio ami anche suo fratello”». Dunque, il nuovo comandamento di Gesù è “Amatevi gli uni gli altri, come Io vi ho amati”, dando anche noi la nostra vita: vedendo questo, il mondo saprà che siamo suoi discepoli. Quindi, don Sala ha concluso ricordando una preghiera molto bella, tratta dal diario di don Giuseppe Quadrio, di cui è in corso la causa di beatificazione: in essa il giovane chierico “oltre a sentire di appartenere in modo profondamente intimo al Padre e di essere unito a lui in dolce amplesso spirituale, sente l’esigenza di comunicare questa sua esperienza a tutto il mondo, cioè si evidenzia che la sua missione sulla terra fu solo quella di dire la sublimità di Gesù Cristo e dimostrare che Egli è tutto”. Questo è il compito che attende il cristiano. Valchiavenna Sabato, 12 marzo 2011 29 ■ Un progetto per conoscere sei piccole realtà ■ Statale 36 Nuovi interventi per migliorare la viabilità Alla scoperta della Valchiavenna “V olta la carta, scopri la Piana”, una guida per scoprire sei comuni della Valchiavenna. è stata presentata la scorsa settimana presso Villa Gallia di Como nella giornata dedicata al progetto “Capacities”. All’incontro ha partecipato anche il sindaco di Prata Camportaccio Maria Laura Branda, che ha illustrato il progetto portato avanti in Valchiavenna con sei comuni - Verceia, Novate Mezzola, Samolaco, Gordona, Mese e chiaramente Prata -, un’iniziativa che ha portato alla realizzazione di una guida. «Una piana, sei comuni,un unico paesaggio: questa è la sfida del progetto. Salvaguardare le singole identità, favorendo il più possibile la valorizzazione dell’unità del paesaggio». La consultazione della guida permette di scoprire le peculiarità del territorio, passando dalle realtà più conosciute a quelle nascoste. Per il momento non è ancora stato possibile stamparla per una diffusione fra i cittadini, ma vista la quali- Castelli e fortificazioni lungo il corso dell’Adda tà del prodotto sembra opportuno un ulteriore impegno in questa direzione. «Abbiamo coniugato la bellezza del paesaggio, la cultura, la tradizione e l’identità culturale alpina - ha detto l’assessore regionale ai Sistemi verdi e paesaggio Alessandro Colucci - grazie anche al contributo di Prata Camportaccio e gli altri comuni della piana di Chiavenna. Abbiamo sfruttato la grande forza complessiva del paesaggio, valorizzando le peculiarità dei vari territori. Un lavoro corale di impegno e ascolto e un esempio da far conoscere, una guida per i lavori futuri di tutti i partner che hanno lavorato con noi». Durante la conferenza, alla quale hanno partecipato numerosi esponenti di tutti gli enti coinvolti, si è parlato anche di sviluppo sostenibile delle Alpi e del ruolo dei piccoli centri urbani. Sono stati approfonditi alcuni esempi come 1’hintermunicipalità in Valchiavenna e interesanti esperienze europee. S. BAR. La Comunità Montana della Valchiavenna ha comunicato che oltre ai lavori di ampliamento e miglioramento della viabilità iniziati in febbraio sulla Statale 36, sono state prese ulteriori decisioni sulle modifiche da apportare alla strada: fra queste l’allargamento della carreggiata verso valle (a salire), dopo l’abitato di Bette. Il cantiere dovrebbe aprire con la fine di marzo. L’intervento sarà realizzato a spese dell’Anas, mentre la Comunità Montana seguirà l’iter di acquisizione delle aree e il rilascio dei permessi. Anas, intanto, ha dato in appalto i lavori sul ponte di Gallivaggio e in febbraio sono iniziate le opere a Conoia, Mescolana e Vignola. Il costo complessivo di quest’ultima operazione è di 800mila euro: 500mila dalla Comunità montana, 300mila da Provincia e comuni di San Giacomo Filippo, Campodolcino, Madesimo. I castelli di Grosio: foto Mauro Lanfranchi Si tratta di una pubblicazione che raccoglie una quindicina di studi approfonditi, curata e realizzata da storici considerati fra i più grandi esperti in Italia in materia. C urato dai professori Graziella Colmuto Zanella, Luciano Roncai e Guido Scaramellini, tra i maggiori esperti di architettura fortificata in Lombardia, ed edito dalla sezione lombarda dell’Istituto italiano dei castelli, il libro raccoglie gli atti del convegno sulle fortificazioni nel bacino dell’Adda, organizzato dall’ente presso la villa Monastero di Varenna il 15 ottobre 2005. Alla pubblicazione del volume, stampato lo scorso settembre dalla tipolitografia Polaris di Sondrio, hanno contribuito Regione Lombardia, le province di Bergamo, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano e Sondrio, il Bim Adda-Mera, i parchi Adda nord e sud, le cinque comunità montane della provincia di Sondrio, i comuni di Tovo di Sant’Agata, Tirano e Chiavenna e il Rotary club di Colico. Tra le quindici relazioni pubblicate, due riguardano le difese di Valtellina e Valchiavenna. Nella prima Scaramellini, attuale presidente della sezione lombarda dell’istituto, si sofferma sulle fortificazioni smantellate nelle due vallate, mentre nella seconda l’architetto Graziano Tognini parla dei restauri parziali delle mura sforzesche di Tirano. Conclusi nel 2003 e condotti dallo stesso Tognini e dagli architetti Sara Beatriz Gavazzi e Giampaolo Rinaldi, gli interventi hanno interessato il castello di Santa Maria e la porta Milanese. Dopo una sintesi bibliografica sugli studi incentrati sulle fortificazioni della provincia di Sondrio, Guido Scaramellini parla delle difese valtellinesi e valchiavennasche costruite prima del 1639 quando, con il Capitolato di Milano sancito tra il re di Spagna Filippo IV d’Asburgo e la Repubblica delle Tre Leghe, si smantellarono e resero inservibili le fortificazioni delle due vallate. Tra le difese medievali più antiche della provincia, di cui rimangono preziose testimonianze, ci sono i resti dei castelli di Chiavenna e Dopo Milano e varie località della Lombardia, il libro sarà presentato in provincia venerdì 18 marzo a Chiavenna, con inizio alle ore 17.30 nel salone al piano nobile del palazzo Pestalozzi Luna in via Carlo Pedretti 2, a cura della sezione lombarda dell’Istituto italiano dei castelli in collaborazione con il comune di Chiavenna e il Centro di studi storici valchiavennaschi. di Cristian Copes soprattutto di Grosio, del Dosso a Tirano, di San Pietro a Bormio e di quello di Tresivio, sede del capitano di Valtellina che fu riattato nella seconda metà del Quattrocento dagli Sforza e che oggi rivela pochissimi resti. Tra le torri più antiche, ci sono quelle di Castionetto di Chiuro, di Pedenale a Mazzo, dei De Simoni e Bruni a Bormio e quella di Albosaggia, inglobata nel Cinquecento nel palazzo Paribelli. Al XII secolo potrebbe risalire la casaforte in località Madonna delle Grazie a Mese, mentre nel Duecento sorsero probabilmente il castello Masegra di Sondrio, ampliato due secoli dopo, quello recinto di Mancapane a Montagna e le torri di Teglio, di Carona e le due a Fraéle. Al Medioevo risalgono pure la torre di segnalazione sul dosso di Segname a Gordona, donata vent’anni fa dalla signora Ennia Biavaschi all’amministrazione comunale, e il palazzo Balbiani di Chiavenna, residenza castellata nel XV secolo per i feudatari del duca di Milano. Con l’avvento nel 1335 della signoria dei Visconti furono edificate la torre comunale delle Ore a Bormio, quelle di Castello dell’Acqua e del Colombée a San Pietro di Samòlaco e i castelli di Caspoggio, di Santa Caterina a Gordona, del Larice a Castione, di Bellaguarda a Tovo di Sant’Agata, dei Visconti a Grosio e di Domòfole nel comune di Mello, di cui rimane la torre e parte della chiesa romanica. Temendo un’ulteriore incursione da parte della milizia grigione, verso la fine del Quattrocento Ludovico il Moro fece cingere di mura Chiavenna e Tirano, riattando, oltre al castello di Tresivio, anche la torre di Piattamala all’ingresso sud della val Poschiavo. Egli volle anche una muraglia a Serravalle all’imbocco del contado di Bormio, andata completamente distrutta a seguito della frana del monte Coppetto nel 1987. Nella sua relazione il prof. Scaramellini parla anche dell’importanza di un recupero e delle caratteristiche costruttive e tipologiche delle fortificazioni valtellinesi e valchiavennasche, così come delle maestranze impegnate alla loro costruzione. Tra costoro ci fu il noto ingegnere ducale Giovanni Antonio Amadeo, che soprintese all’edificazione delle mura di Chiavenna, progettate dall’ingegnere Ambrogio Ferrari. Nonostante il trattato del 1639, nelle due vallate della provincia di Sondrio anche dopo quella data sorsero alcune torri e colombaie, annesse a palazzi e fattorie che, tuttavia, non avevano più una funzione difensiva. Tra queste si distingue la torre nella fattoria alla Cesura nel comune di Gordona, fatta costruire a partire dal 1673 da Caterina Picenoni di Bondo, vedova di un Pestalozzi di Chiavenna. Per quanto riguarda le difese più recenti, costruite poco prima e nel corso della grande guerra, si segnalano i forti Venina a Oga in Valdisotto e Sertoli a Canali di Tirano. Tra gli altri contributi pubblicati nel volume, il dottor Gian Luigi Daccò parla del castello di Lecco, mentre, soffermandosi sulle carte inedite conservate all’Österreichisches Kriegsarchiv di Vienna, la dottoressa Michela Fior indaga sull’importanza strategica del Pian di Spagna e del forte di Fuentes, costruito all’imbocco della Valtellina e della Valchiavenna al principio del Seicento, come baluardo dello Stato di Milano al confine con i Grigioni. Il libro sarà presentato venerdì 18 marzo a Chiavenna alle ore 17.30 a palazzo Pestalozzi Luna in via Carlo Pedretti 2. Sondrio Cronaca 30 Sabato, 12 marzo 2011 A morbegno serata sul volontariato Un progetto regionale che può trasformarsi in un’opportunità per le comunità locali, in un’ottica di sicurezza L’associazione “Irff Onlus Adozioni a distanza” promuove un incontro sul tema del volontariato giovanile dal titolo “Storie dell’altromondo... un’immersione nel volontariato”. L’incontro si terrà venerdì 18 marzo alle ore 20.30, presso la Lavops di Morbegno, “Casa delle Associazioni”, in via Morelli, 16. Nel corso della serata tre giovani, due ragazze e un ragazzo, racconteranno l’esperienza di volontariato, che hanno vissuto in Moldavia lo scorso anno, dove hanno svolto attività di animazione con bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni, che vivono all’interno di due orfanotrofi a Chisianu e Oras Balti e dove hanno conosciuto una realtà diversa. L’esperienza in Moldavia è stata promossa nel 2010 all’interno del progetto di Lavops “Io ci sono estero! Un’esperienza nel volontariato”. A seguire verrà proiettato il video realizzato da Lavops dal titolo “Volontariato giovanile”, che descrive nella prima parte - “In Moldavia per crescere” l’esperienza vissuta dai giovani volontari in questo Paese e le attività dell’Associazione Irff. Il presidente Sergio Valgoi, inoltre, presenterà le iniziative dell’associazione per quest’anno. Innanzitutto il prossimo viaggio dei genitori adottivi in Moldavia in visita ai bambini e ragazzi adottati, che si terrà nel mese di aprile 2011. Poi la proposta di una nuova esperienza di volontariato in Moldavia, nel mese di luglio 2011, rivolta anche a giovani che abbiano voglia di conoscere un’altra realtà e vivere con i bambini e i ragazzi moldavi per qualche giorno, sperimentando un’esperienza di volontariato, di sostegno e di amicizia. Per maggiori dettagli sull’associazione e le sue attività potete consultare il sito web www.irffitaly.org oppure contattare Sergio Valgoi via mail su [email protected]. Restituire nuova vita alle stazioni ferroviarie dismesse Trasferimento Nuova sede per la guardia medica. La direzione generale dell’Asl di Sondrio comunica che a partire dal prossimo 14 marzo il medico di continuità assistenziale, fino a oggi presente presso la sede dell’Azienda sanitaria in via Stelvio, sarà trasferito al piano terra del corpo di collegamento fra i padiglioni nord e sud dell’Azienda Ospedaliera di Valtellina e Valchiavenna. Tale iniziativa, finalizzata alle esigenze dell’utenza, si è potuta realizzare grazie alla collaborazione con la direzione generale dell’Aovv. R ecuperare e far rivivere 417 stazioni ferroviarie di Lombardia favorendo la loro cessione in comodato gratuito per 5 anni ad associazioni culturali, opere sociali, società non profit, o in comodato oneroso a società commerciali. È la sostanza dell’accordo denominato “Stazioni in Comune” sottoscritto da Regione, Rfi, Ferrovie Nord e Anci (Associazione dei Comuni). Il 3 marzo è stato pubblicato un bando in merito. Le associazioni ed i Comuni interessati si facciano avanti. Le stazioni interessate in provincia di Sondrio sono: Bianzone, Dubino, Morbegno, Novate Mezzola, Poggiridenti-Tresivio, San Cassiano Valchiavenna, San Giacomo di Teglio, San Pietro Berbenno, Samolaco, Tirano, Tresenda-Aprica Teglio, Verceia e Villa di Tirano. «Far rifiorire le stazioni, farle rivivere, significa restituire un bene e un’opportunità alle comunità locali. E anche presidiarle e renderle più sicure, tenendo lontano teppisti e malintenzionati - ha sottolineato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni -. Nel giro di pochi anni e senza gravare sulle finanze pubbliche rimetteremo a nuovo questi spazi, rendendoli più decorosi e accoglienti. I progetti pilota realizzati hanno già dato ottimi risultati, con il protagonismo di Comuni e associazioni che si sono inventati soluzioni anche molto originali e creative». Sono ben 122 stazioni (85 di Rfi e 37 di Ferrovienord) le stazioni già coinvolte nel programma. Ora l’operazione si estende alle altre 269 (185 di Rfi e 84 di Ferrovienord), completando così il piano su tutto il territorio lombardo. In tutti questi spazi si potranno svolgere attività sociali, istituzionali e di pubblico interesse oltre che a favore dei viaggiatori. Nelle stazioni e fermate dovrà essere assicurata l’ordinaria manutenzione, la pulizia e la piccola manutenzione delle aree ferroviarie di stazione aperte al pubblico, l’apertura e la chiusura delle sale d’attesa, degli ingressi di stazione, dei varchi dei sottopassaggi e dei locali in cui sono situati i servizi igienici, la sorveglianza sul funzionamento di ascensori e montascale in servizio pubblico, la gestione e sorveglianza di impianti di videocontrollo. I Comuni potranno presentare le domande a Regione e gestore dell’infrastruttura entro il 3 maggio. Sondrio Cronaca ● La sfilata ha visto la partecipazione in corteo di almeno 1500 persone ● Oltre ai gruppi cittadini sono intervenuti carri dai paesi confinanti ● Quello degli oratori è un potere trainante che dà una sana aggregazione A Sondrio il «Carnevale dei ragazzi» è stato un successo U n corteo di quasi 1500 persone, 16 carri e 6 gruppi mascherati: sono questi i numeri del Carnevale dei Ragazzi, manifestazione organizzata dagli oratori Angelo Custode, Don Maccani, San Rocco e Sacro Cuore di Sondrio, oltre che dall’oratorio Santissima Trinità di Ponchiera, la scorsa domenica 27 febbraio. “Renza la diligenza”, il carro allegorico preparato dai ragazzi dell’oratorio San Rocco, si è aggiudicato il premio per il carro più bello tra quelli che hanno preso parte alla sfilata. Il comitato organizzatore, raccogliendo i voti dei carristi, ha scelto di premiare il grande cavallo azzurro – un po’ in stile “Cocco Bill” di Jacovitti – che trainava una carrozza carica di animatori alla guida di un folto gruppo di indiani e cowboy. Ma la scelta è stata difficile, perché ogni gruppo presente al Carnevale dei Ragazzi si è impegnato per offrire un grande spettacolo alle tantissime famiglie che hanno affollato le vie della sfilata e piazza Garibaldi, dove il corteo si è concluso sotto il palco allestito davanti a Palazzo Lambertenghi. Il colpo d’occhio sui colori delle tantissime maschere che affollavano piazza Garibaldi indicava chiaramente che il carnevale a Sondrio è tornato quello di una volta. A cinquant’anni dal primo “Carnevale dei Ragazzi”, organizzato nel 1961 da don Cantù, sacerdote salesiano che improvvisò una sfilata coi ragazzi di San Rocco, l’edizione 2011 è infatti tornata ad essere una manifestazione a livello cittadino. Dopo anni sono stati coinvolti tutti gli oratori della città, che hanno lavorato per la realizzazione della sfilata guidati da un comitato costituitosi lo scorso anno. Importante il sostegno del Comune, con l’assessore Francesco Ferrara, e delle parrocchie con l’arciprete, monsignor Marco Zubiani, ma anche quello dei numerosi sponsor che hanno sostenuto la manifestazione. «Non c’è bisogno del sole per avere una splendida giornata – ha affermato Francesco Ferrara, assessore al commercio e attività produttive –, perché il lavoro degli oratori nelle settimane e mesi scorsi ha reso possibile tutto questo. La funzione sociale degli oratori è ancora più evidente in anni come questi, in cui sono scomparsi i cortili e i ragazzi corrono il rischio di essere soli con videogame e computer». Un quadro, quello descritto dall’assessore, che è stato spezzato dai tanti ragazzi che sono scesi in piazza per sfilare con il proprio oratorio o per assistere al corteo dei carri. «Il potere trainante degli oratori – ha aggiunto Ferrara – ha fatto sì che la nostra città riavesse un’iniziativa che era scomparsa». Oltre ai gruppi e ai carri degli oratori organizzatori, hanno preso parte alla sfilata le maschere del «Carneval Vecc» e il gruppo delle «galline» di Grosio, l’oratorio di Albosaggia col carro – costruito interamente in legno dai ragazzi – ispirato al cartone animato “Up”, le maschere di Pinocchio e Peter Pan della Pro Loco di Castello dell’Acqua e quelle multietniche degli oratori San Giorgio e San Giuseppe di Montagna. Con un carro che riproduceva il famoso letto della sitcom “Casa Vianello”, un gruppo di Lanzada in costume da “Sbirulino” ha voluto rendere omaggio a Sandra e Raimondo. Il carro col draghetto “Grisù” ha ispirato i costumi da vigili del fuoco del gruppo di Caiolo, mentre quello di Torre di Santa Maria ha proposto un gruppo di personaggi ispirati a “Robin Hood” attorno al carro con la torre del castello della contea di Torringan. Gli Amici di Triangia hanno proposto il carro “Kaos mascherato” su cui ha suonato il duo musicale della Compagnia Solidale. Castione ha proposto il carro “The Flinstone’s car”, che precedeva quello di Pacman realizzato dall’oratorio Sacro Cuore di Sondrio e accompagnato da maschere che ricordavano famosi videogame. Gli altri oratori della città hanno proposto il carro “Arca di Noé” (Angelo Custode) e “Facciamo Festa” (Centro Giovanile Don Maccani), molto apprezzato per i movimenti automatizzati della grande torta e della rappresentazione dell’orso di peluche che costituivano gli elementi della festa assieme al gruppo mascherato da pacchi regalo. L’oratorio di Ponchiera ha proposto la “Dei Parade”: rappresentava un tempio greco gremito da bambini e ragazzi mascherati da divinità dell’Olimpo. a cura di ALBERTO GIANOLI «La parte più bella è il lavoro insieme nella preparazione» Al termine della sfilata, tirando un sospiro di sollievo per la buona riuscita dell’evento, il presidente del comitato, Paolo Delfino, ha espresso un commento semplice ma eloquente: «È stato bellissimo, tutto perfetto». A fargli eco è stato don Stefano D’Aprile, direttore dell’oratorio San Rocco, che ha portato sei carri alla sfilata, seguendo il tema principale di indiani e cowboy. «La parte più bella del carnevale – le parole di don Stefano – non è però questa, ma il mese di lavoro precedente con giovani e adulti alla costruzione del carro, le mamme a confezionare i costumi e gli animatori a preparare le coreografie. Quella che abbiamo vissuto è un’esperienza di comunione in ciascun oratorio e tra gli oratori della città, segno che ci vogliamo bene e che il cammino di unità cominciato qualche mese fa porta i primi frutti». In questa direzione hanno lavorato anche i volontari del Centro Giovanile Don Maccani, che sul proprio carro hanno posto un orsacchiotto con un colletto da sacerdote. «Il dono speciale della nostra festa è il vicario don Claudio – hanno detto –, assieme agli altri sacerdoti della città, soprattutto quelli che sono arrivati tra noi da pochi mesi». . Chiavenna in maschera con tante famiglie in festa Sabato, 12 marzo 2011 31 Notizie flash ■ Appuntamenti Gli incontri nella Zona Media Valtellina - Domenica 13 marzo – Piateda, ore 15.00: Santa Messa e ringraziamento a don Fausto Passerini (portare camice e stola viola); - martedì 15 marzo – Sondrio/Sacro Cuore, ore 21.00: “Il Mistero visibile. Il volto di Cristo nell’arte”, con don Andrea Straffi; - domenica 20 marzo – Boffetto, ore 15.00: Santa Messa e accoglienza di don Samuele Fogliada (portare camice e stola viola); - martedì 22 marzo – Sondrio/Sacro Cuore, ore 21.00: “Passio Christi, Passio Hominis. Immagini della croce e del crocifisso”, con don Andrea Straffi; - mercoledì 23 marzo – Sondrio/Sala Vitali, ore 21.00: “Le dispute teologiche tra cattolici e riformati nella Rezia del tardo Cinquecento”, con F. Valenti, G. Scaramellini, don A. Bormolini e mons. V. Modenesi - giovedì 24 marzo – Castione Andevenno, ore 21.00: Veglia di preghiera per i missionari martiri; - martedì 29 marzo – Sondrio/Sacro Cuore, ore 21.00: “Rex tremendae maiestatis. Iconografia e teologia della Sistina”, con don Andrea Straffi; - mercoledì 30 marzo – Sondrio/Angelo Custode, ore 20.45: “Pastorale familiare Scuola diocesana - Parrocchia e Vicariati”, con monsignor Italo Mazzoni; - martedì 5 aprile – Sondrio/Sacro Cuore, ore 21.00: “Presentazione del nuovo libro di papa Benedetto XVI”, con don Ezio Prato; - sabato 16 aprile – Chiesa Valmalenco: Via crucis zonale per i giovani; - martedì 19 aprile – Sondrio/Sacro Cuore, ore 21.00: “Lo scatenarsi delle passioni umane nella passione di Gesù. Il racconto della passione nel vangelo di Giovanni”, con don Ivan Salvadori. ■ Sondrio Una mostra su monete e medaglie dell’Unità La Banca Popolare di Sondrio, attraverso la propria biblioteca Luigi Credaro, per ricordare l’Unità d’Italia organizza una mostra intitolata “Le monete e le medaglie raccontano l’Unità d’Italia”, con la collaborazione del Circolo Culturale Filatelico Numismatico Morbegnese. L’inaugurazione sarà venerdì 11 marzo, alle ore 17.30, a Sondrio, in Lungo Mallero Armando Diaz 18, nei locali della biblioteca stessa, con entrata libera, e le visite potranno avvenire dal martedì al sabato, fino al 30 marzo. ■ Poggiridenti Iniziativa Alomar per il carnevale L’associazione Alomar Onlus (per i malati reumatici) sezione provinciale di Sondrio organizza per domenica 13 marzo la terza edizione di “Mascheriamo i dolori” con la “Pizzoccherata in Maschera”, alle ore 12.15 presso il Centro Educativo San Fedele a Poggiridenti Piano. La pizzoccherata è aperta a tutti: nel pomeriggio ci saranno intrattenimenti e la premiazione della maschera più originale. Una sfilata di carnevale ben organizzata e riuscita quella di domenica 6 marzo a Chiavenna, ricca della presenza di tanti bambini e famiglie. Il tradizionale percorso dal piazzale dell’oratorio della chiesa di san Fedele fino in piazza Bertacchi, ha visto numerosi gruppi mascherati ed alcuni carri, pur di ridotte dimensioni, ma ben allestiti dai volonterosi gruppi. Una nota di festa e sana allegria che si è diffusa in un bel pomeriggio di sole per l’intera città. I gruppi mascherati ed i carri avevano soggetti diversi : da “Il lago dei cigni” a “I Pirati, “Lo sbarco degli alieni”, “La banda Bassotti”, “Barbapapà”, “Le principesse”, “Personaggi fantastici”. Gran finale con musica e applausi per tutti in piazza del Comune dove si è attribuito un riconoscimento particolare al carro “Paperino”con i più famosi personaggi disneyani. L’iniziativa è stata promossa dai due oratori chiavennaschi - San Fedele e San Luigi - in collaborazione con l’associazione genitori “Giochiantoci” e con l’aiuto della Pro Chiavenna. Sondrio Cultura 32 Sabato, 12 marzo 2011 Notizie flash ■ Valgerola Serate culturali promosse dal locale «Ecomuseo» La prima di quattro serate culturali su temi inediti di storia, cultura e tradizioni della Valgerola organizzate dall’Ecomuseo della Valgerola si terrà nella sala consiliare del Comune di Pedesina venerdì 25 marzo alle ore 20.45 e avrà per tema “Lo sfruttamento e la protezione dei boschi, la produzione del carbone e la costituzione dei tensi”. Relatori saranno i professori Cirillo Ruffoni ed Ettore Acquistapace. ■ Sondrio Incontro con padre Sorge sui temi sociali della Caritas in Veritate Il secondo degli incontri promossi dall’Opera salesiana in collaborazione col Circolo Acli (vedi pagina 28 di questo numero), avrà ospite il gesuita padre Bartolomeo Sorge, già direttore della prestigiosa rivista Civiltà Cattolica e del Centro San Fedele di Milano, il quale presenterà il tema “Il mondo di oggi: una sfida al cristianesimo? Riflessioni alla luce della Caritas in Veritate di Benedetto XVI”. L’incontro, rivolto alla popolazione, ma in particolare ai giovani, allo scopo di rinnovare la qualità della partecipazione politica, si svolgerà a Sondrio presso il teatro San Rocco lunedì 14 marzo a partire dalle ore 20.30. ■ Sondrio Le montagne secondo Franco Rota Candiani A Sondrio, fino a domenica 13 marzo, presso Palazzo Pretorio, si svolge la mostra “Montagne di Valtellina ed Engadina”, con dipinti di Franco Rota Candiani. L’esposizione è visitabile tutti i giorni, dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00. Franco Rota Candiani è nato nel 1939 a Milano, dove vive e lavora. Inizia a dipingere sin dall’adolescenza con il padre Gian Giacomo, anch’egli pittore, e durante il liceo coltiva studi ed esperienze di scultura e di pittura partecipando in seguito a diverse mostre personali e collettive. Predilige la pittura ad olio a cui ha dedicato le sue maggiori ricerche ed esperienze con mostre in numerose sedi lombarde. Nel 1997 inizia parallelamente la produzione di opere a tecnica mista esibite in diverse realtà italiane e nel mondo. L’esposizione in mostra a Sondrio è stata già esposta a Lugano e a Milano. drio n o S e r t i Un L’interessante conferenza con Edoardo Boncinelli. Non una “boutade” ma una riflessione sulla biomedicina. La scienza potrà renderci davvero (quasi) immortali? I l titolo della conferenza è di quelli che hanno la capacità di farci sobbalzare sulla sedia: “Come la scienza ci renderà (quasi) immortali”. Chi ha il coraggio di fare un’affermazione simile? Uno scrittore di fantascienza? Un neoilluminista fanatico? Un ciarlatano? Nulla di tutto questo. Edoardo Boncinelli è uno scienzato molto serio, che lavora nelle frontiere più avanzate della ricerca biomedica e della genetica. Recentemente ha scritto L’esposizione chiara, lineare e scientifica ha permesso di affrontare un argomento delicato e molto interessante. alcuni libri che hanno ottenuto notevole successo, come: “Le forme della vita, Perché non possiamo non dirci darvinisti, Lettera a un bambino che vivrà cento anni” (Rizzoli, 2010). Proprio i temi sviluppati in quest’ultima opera hanno costituito l’argomento della conferenza che l’autore ha tenuto presso l’Unitre di Sondrio, venerdì 4 marzo: un discorso senza fronzoli e tutta sostanza, ordinato e chiarissimo, da vero scienziato. «Il libro è nato da una domanda molto semplice che l’uomo si è sempre posto – ha esordito Edoardo Boncinelli -: perché invecchiamo e moriamo? Le ricerche sviluppate negli ultimi trent’anni ci hanno permesso di dare una risposta seria. Si invecchia Chiavenna Un premio ai... «superlettori» Lo scorso 19 febbraio si è concluso il concorso di lettura “Superelle 2010-2011”, promosso dalla Biblioteca della Valchiavenna in collaborazione col Sistema Bibliotecario Nord-Est Milano e riservato agli alunni della Scuola Primaria. Un centinaio i partecipanti impegnati a leggere, valutare, illustrare i libri del fascicolo “Un due tre… Libro!” e numerosi altri scelti dalla “Sezione Ragazzi”. Dalle moltissime schede di lettura pervenute i commenti migliori sono stati riportati sulle copertine dei libri come passa-parola; molti anche i disegni esposti in mostra in Biblioteca. Una settantina di lettori, avendo superato il traguardo dei 10 libri letti, sono stati promossi Superlettori e tra loro parecchi provengono dai Comuni della Valle. Infine, per i genitori il Concorso è un’occasione per motivare i figli alla lettura, per i bibliotecari un osservatorio sui gusti e i comportamenti. In questi giorni i partecipanti riceveranno per posta la lettera di invito alla premiazione, che avverrà a Chiavenna nella sede della Biblioteca, venerdì 18 marzo alle ore 16.00: in programma intrattenimento, premiazione e merenda per tutti. perché alla natura interessa la nostra salute fino all’età riproduttiva, poi, in un certo senso, essa ci abbandona e lascia che subentri un progressivo disordine». Alcuni procedimenti fisiologici che sono utili fino ad una certa età, infatti, come la mineralizzazione delle ossa o il rivestimento di mielina dei collegamenti nervosi (assoni), in seguito finiscono per diventare fattori negativi. Nel nostro organismo, inoltre, fin dalla nascita si verificano degli errori, che siamo in grado di autocorreggere, da giovani in modo molto veloce e con il passare dell’età in modo sempre più lento. Dagli studi effettuati sui moscerini si è scoperto che, modificando alcuni geni, la vita può prolungarsi di tre o di quattro volte. «Anche senza modificare i geni dell’uomo, tuttavia, negli ultimi cento anni la vita è praticamente raddoppiata; si calcola che noi in media guadagnamo un trimestre ogni anno che passa; dei bambini che nascono oggi (in particolare le bambine) uno su due raggiungerà i cento anni». Ciò è dovuto a molteplici fattori: un’alimentazione più abbondante e più varia; stili di vita più salutari; il crollo della mortalità infantile; il controllo sistematico di alcuni parametri, come la pressione (solo questo elemento ha prolungato la vita di dieci anni). Lo studio dei geni ha inoltre permesso alla medicina di compiere importanti progressi nella cura delle malattie ereditarie e dei tumori. Oggi non possiamo certo dire di avere vinto la battaglia, ma la diagnosi sempre più precoce di alcune forme ci permette di debellarle. Il relatore si è poi soffermato su altri temi importanti, come le malattie degenerative, i trapianti e la scoperta delle cellule staminali. Queste offrono potenzialità enormi, ma bisogna ancora apprendere il modo di utilizzarle. Il loro studio riserva comunque delle continue sorprese. Si pensava che le staminali fossero solamente negli embrioni o nel cordone ombelicale, invece si è scoperto che si trovano anche negli adulti, persino nel cervello e che è possibile ricavarle dalle cellule della pelle attraverso un procedimento particolare. Solo rosee prospettive, quindi? Assolutamente no. L’aumento della durata della vita sta modificando le componenti della società. «Avremo pochi giovani, sempre più viziati e masse di anziani scontenti, perché non sanno più cosa fare - ha affermato il relatore. Poi ecco la conclusione realistica: l’immortalità non esiste, non la raggiungeremo mai. Dobbiamo però continuare la ricerca nei campi più disparati, perché le scoperte, a volte, sono imprevedibili. Forme di immortalità (in un’ottica terrena) possono essere la continuazione della vita nei nostri figli, i ricordi, le opere, la fama che lasciamo dopo di noi». Questi sono gli aspetti da curare maggiormente. E infine un consiglio pratico: «dobbiamo usare il cervello il più possibile, perché fa bene a tutto l’organismo». CIRILLO RUFFONI Incontri di Unitre Sondrio e Tirano Q uesti gli appuntamenti di Unitre Sondrio nella terza settimana di marzo: lunedì 14, Leandro Schena, coordinatore scientifico del Centro linguistico dell’Università Bocconi a Milano, don Saverio Xeres, teologo e docente di Storia della Chiesa alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, e Cristina Pedrana, docente di italiano e latino nei licei, terranno una tavola rotonda aperta al pubblico sul tema “Lo spione chinese: l’esotismo avventure in “Antartide in narrativo francese del Settecento barca a vela, Terre di Graham e in un romanzo epistolare del South Georgia”; domenica 20 valtellinese don Ignazio Bardea” alle ore 20.00, quanti si sono (oltre che storico, si interessò anche iscritti potranno assistere al di botanica); mercoledì 16, Cristina Teatro alla Scala di Milano alla Galbusera, componente del Consiglio rappresentazione dell’opera Il di Amministrazione di Galbusera SpA flauto magico di W. A. Mozart, e vice presidente di Confindustria di diretta da Roland Boer; lunedì Sondrio e della Lombardia, parlerà 21, Chiara Sciolis, docente di di “Tradizione, innovazione e cultura filosofia e psicologia, proporrà d’impresa: un esempio di eccellenza le “Riflessioni di Sigmund italiana”; venerdì 18, la guida Freud sul disagio della civiltà”. alpina Jacopo Merizzi narrerà le sue Tutti gli incontri si tengono presso la sede di Unitre a partire dalle ore 15.30. Due gli incontri della settimana di Unitre a Tirano: martedì 15 alle ore 15.00, lo psicologo Mario Garbellini parlerà di “Fraternità e angoscia: alla ricerca di sicurezze”; mercoledì 16 alle ore 13.00, il socio Dante Compagnoni guiderà la visita a “La centrale del teleriscaldamento della SEM (Società elettrica morbegnese)”. (Pi. Me.) Sondrio Cronaca Sabato, 12 marzo 2011 33 Sondalo-Morelli: defibrillatore Adolescenza In Bassa Valle ciclo di incontri per i genitori “Il doppio volto dell’adolescente – Solo nel branco”. È questo il titolo di un nuovo ciclo di serate formative sul tema dell’adolescenza proposte dai comuni di Traona, Cino, Cercino e Mantello nell’ambito del progetto R-Accordi 2010-2012. Le serate sono state pensate ed organizzate da un gruppo di lavoro che coinvolge le agenzie educative (amministratori, parrocchie, scuola etc.) dei quattro comuni coinvolti. Il progetto R-Accordi è ormai attivo nel mandamento di Morbegno dal 2002, gestito dalla “Cooperativa sociale Insieme”, che coinvolge 20 comuni in attività educative e formative rivolte a bambini, adolescenti, giovani, genitori e adulti della comunità locale. La serata di apertura sarà venerdì 18 marzo alle ore 20.30 presso l’Auditorium di Traona sul tema “Suicidio tra i giovani i dati della ricerca in Valtellina”. Relatore dell’incontro, aperto a tutti, sarà Aldo Bonomi, direttore dell’Istituto di ricerca Aaster e consulente del Cnel. I suoi studi riguardano in particolare lo sviluppo locale, il mutamento della composizione sociale, i processi di inclusione/esclusione. Lunedì 14 marzo, alle ore 11.00, presso l’ospedale Morelli di Sondalo sarà consegnato al direttore generale dell’Azienda Ospedaliera della Valtellina e Valchiavenna, Luigi Gianola, un defibrillatore comprensivo di accessori vari e di carrello antistatico, destinato a essere utilizzato nel reparto DH OncoEmatologico Internistico dell’Ospedale di Sondalo. La donazione è stata possibile grazie alla collaborazione tra la onlus “Cancro Primo Aiuto” e ambientali. Ogni anno e l’associazione “Insieme per organizza manifestazioni di un Sorriso - Alta Valtellina” di diverso tipo il cui ricavato Valdisotto, che hanno devoluto viene utilizzato per finanziare quanto raccolto in occasione del differenti progetti benefici. secondo “memorial” in ricordo di Dal 1995, invece, “Cancro Alessandro Abbate tenutosi lo scorso Primo Aiuto” lavora luglio 2010 presso il Centro Sportivo intensamente sul territorio di Semogo. realizzando progetti di vera Nata nell’aprile 2008, l’associazione e concreta: acquisto di “Insieme per un sorriso – Alta apparecchiature medicali, Valtellina” intende adoperarsi a ristrutturazioni di reparti scopo benefico nella promozione di oncologia e radioterapia, di attività sociali, culturali, sportive creazione di hospice, organizzazione di convegni medico psicologici ad hoc, acquisto di automezzi destinati all’assistenza domiciliare, sostegno economico per medici/psicologi e fisici ubicati presso le strutture ospedaliere collegate alla Onlus stessa, borse di studio e soprattutto supporto concreto ed effettivo ai malati e alle loro famiglie in termini logistici, reali e sostanziali con azioni mirate a 360 gradi. Sondrio. Ha preso avvio nel capoluogo il nuovo servizio comunale di “bike sharing” A l via il servizio di “Bike Sharing” del Comune di Sondrio. Il progetto “Bicincittà” è stato presentato dal sindaco, Alcide Molteni, e dagli assessori Michele Iannotti, Lavori pubblici, Francesco Ferrara, Attività produttive, e Alfio Sciaresa, Ambiente. «Venticinque biciclette di proprietà del Comune sono a disposizione dei cittadini - ha affermato Michele Iannotti - in cinque diverse postazioni dislocate in altrettanti punti strategici della città. Sarà possibile trovare le bici davanti alla stazione ferroviaria, al piano strada del centro commerciale “La Piastra”, vicino al cimitero, nei pressi dell’ospedale cittadino e dietro a Palazzo Lambertenghi. In ogni postazione è presente un totem informativo nel quale gli utenti possono trovare tutte le informazioni necessarie per accedere al servizio e il numero verde (800 619 191) da chiamare per qualsiasi necessità». Attraverso l’utilizzo di una tessera elettronica, rilasciata a coloro che si abbonano al servizio, si può prelevare la bicicletta in qualunque ciclo-posteggio presente sul territorio e riconsegnarla ovunque ne trovi uno libero, anche in un luogo diverso da quello di origine. «Questo consente una fruizione molto rapida e flessibile - si legge nella brochure informativa -. L’utente può utilizzare la bicicletta solo per il periodo di tempo di cui ne necessita, non inquinando l’aria e contribuendo alla diffusione di una logica di spostamento che, specie nei brevi tragitti, è dimostrato essere più rapida ed efficace. In tal modo, la bicicletta che viene riconsegnata diviene Progetto «Bicincittà» Come nelle grandi realtà europee ora si potranno utilizzare le due ruote per muoversi nel centro abitato: un’opportunità a basso costo e decisamente ecologica Formazione contro la dispersione scolastica Incontro a Morbegno sabato 12 marzo Il “Gruppo della Gioia” di Talamona, in collaborazione con la cooperativa “Insieme” di Morbegno, ricorda l’ultimo incontro formativo per genitori, insegnanti, educatori dal titolo “Tutti in pista per la scuola” , che si tiene sabato 12 marzo presso l’auditorium delle scuole medie di Morbegno. L’incontro si svolge dalle ore 15.00 alle ore 17.30. Il tema è quel- lo della costruzione di un “ponte” tra famiglia e scuola per cercare di aiutare i ragazzi nell’affrontare la scuola con maggior benessere e fiducia in sé stessi. L’incontro sarà condotto dalla dott.ssa Maria Rosa Del Buono, consulente psicologa esperta in tematiche psicopedagogiche e didattiche, in collaborazione con gli educatori della cooperativa sociale “Insieme”. La conferenza rientra all’interno del progetto “Sali in cattedra, diventa protagonista della scuola!” che mira a mettere in atto pratiche di prevenzione al fenomeno dispersione scolastica attraverso la rete degli istituti scolastici, dei genitori, dei comuni, delle parrocchie, delle organizzazioni di volontariato per gli alunni delle scuole secondarie (primo e secondo grado) del territorio del distretto di Morbegno finanziato dalla legge regionale 23 della Lombardia e che prevede delle azioni di contrasto alla dispersione scolastica. Per ulteriori informazioni: telefonare allo 0342-614587 (Piero Luzzi – cooperativa sociale “Insieme”). subito disponibile per un altro utente, che potrà spostarsi in città riconsegnandola in qualsiasi colonnina libera: il risultato che otteniamo è di un utilizzo rapido, con potenziale interazione tra i diversi punti della città, con buona disponibilità di mezzi». Ci si può iscrivere al servizio attraverso lo sportello del cittadino del Comune (aperto nei giorni feriali dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.30 alle ore 16.30). È sufficiente aver compiuto 15 anni, presentare un documento di identità valido, versare la quota di abbonamento prescelto (2 euro per l’abbonamento giornaliero, 7 euro per quello mensile, 20 euro per l’annuale), fare la prima pre-carica e sottoscrivere l’accordo per l’utilizzo del servizio. Si entrerà così in possesso della tessera elettronica che dà accesso al servizio. «Per prelevare la bicicletta - si legge ancora nella brochure - si accosta la tessera al lettore presente sulla colonnina, che sblocca la bici e comunica al sistema quale utente ha iniziato ad utilizzare il servizio. Sul sito internet www.bicincitta. com si potrà verificare in tempo reale la disponibilità di biciclette nelle diverse stazioni e prenotarne una, oppure controllare di volta in volta quanti sono i chilometri percorsi, quante calorie si sono consumate, e ancora, quanta CO2 è stata “risparmiata”». Oltre all’abbonamento sarà necessario pre-caricare la tessera di un importo di almeno 5 euro per l’abbonamento annuale e 3 euro per gli altri. L’utilizzo della bicicletta è sempre gratuito per tutte le corse di durata inferiore ai trenta minuti, anche più volte al giorno. La seconda mezz’ora costerà 0,50 euro, la terza 1 euro, la quarta e successive 1,50 euro. Il servizio sarà attivo dalle 6.00 a mezzanotte. Il progetto ha un costo complessivo di 70mila euro, metà dei quali finanziati dal Comune, l’altra metà stanziati attraverso il bando regionale “Distretti del commercio” nell’ambito del quale è stato anche realizzato, tra l’altro, il rialzo di corso Italia. SIMONA VIGANò per www.vaol.it Valmalenco e sport Chiavenna Vetrina mondiale per snowboard e free style A Pratogiano si rimuovono i binari A partire dalla settimana tra il 14 ed il 20 marzo le specialità snowboarder cross e slalom gigante parallelo saranno da “starter” della la Coppa del Mondo, proseguendo con i Mondiali Juniores dal 27 marzo al 4 aprile per terminare con gli assoluti Italiani dal 5 al 8 aprile, la Valmalenco si candida regina Mondiale dello snowboard. A parte un indiscusso valore atletico, già da oggi sono confermati tutti i migliori gli atleti cinque specialità delle 25 nazioni per ora iscritte, capeggiate sia per numero di atleti che per accompagnatori dagli Usa (oltre 48 persone ) subito seguita da Italia, Germania, Francia e Svizzera. Un numero totale di oltre 2200 persone si alterneranno nel periodo nelle strutture ricettive, rappresentando un reale valore economico per la Valle e non solo, soprattutto in un periodo in cui tendenzialmente i flussi turistici stagionali infrasettimanali cominciano a mostrare i naturali cenni di flessione. Il “popolo” degli snowboarder è in costante crescita e coinvolge più persone di diverse età, in Svizzera ed Austria, ad esempio, l’intera generazione di giovani sembra ignorare lo sci tradizionale. Sono iniziati martedì 8 marzo, i lavori per la rimozione dei binari a Chiavenna nella zona di Pratogiano, sul tratto di strada che collega il piazzale a corso Garibaldi. Le opere dureranno alcuni giorni e per questa fase iniziale, il traffico in transito è stato interdetto nella zona, obbligando gli automobilisti a servirsi dei due accessi alla città: viale Risorgimento o via Maurizo Quadrio. L’intervento fa seguito alla rimozione dei binari già svolta nei mesi scorsi lungo il tratto di fine corsa, situato a fianco del posteggio che ospita il mercato settimanale del sabato. Spettacoli 34 Sabato, 12 marzo 2011 ✎ il telecomando | Scelti per voi Il sapore della vittoria Cast: Denzel Washington, Will Patton, Wood Harris, Regia Boaz Yakin Nel 1971, ad Alexandria, in Virginia, il football studentesco è molto di più che un semplice sport, è uno stile di vita. Quando il dipartimento scolastico decide di accorpare due scuole, si crea una situazione che cambierà la vita di alcune persone. Le due scuole sono frequentate una da bianchi e l’altra da neri. Herman Boone, che arriva dalla Carolina del sud, è nominato allenatore capo dei T.C. Williams High Titans. La tenacia del nuovo e del vecchio allenatore faranno amalgamare i giocatori, nasceranno amicizie e cambieranno il volto della loro città. Tratto da una storia vera il film emoziona e coinvolge come solo gli americani sanno fare. L’ottimo cast contribuisce al successo di questo film che è un inno all’uguaglianza contro ogni razzismo e al valore dello sport come strumento per temprare il carattere e per unire le persone. Venerdì 18 marzo Rai2; Ore 2,05 T. R. Domenica 13. F.d.Spirito. C5, 8,50. Testimoni della fede: Etty Hillesum. Racconti di vita, Rai3, 12,55, Martiri della mafia. La vera storia di Biancaneve, It1,14,00. Film tv. Padre Pio tra cielo e terra, Tv2000, 15,00. 1° parte. Pleasantville, It1, 15,55. Commedia originale sul potere della televisione e delle soap operas. Edda Ciano e il comunista, Rai1,21,30. Film tv drammatico con Stefania Rocca. Presa diretta, Rai3, 21,30. Solo per ricchi. L’università. Inchiesta. The producer, Iris, 21,00. Piacevole commedia sui musical. Speciale Tg1, Rai1, 23,40. I 150 anni dell’Unità d’Italia. Lunedì 14. 150 anni: anni di piombo, Rai Storia 21,00. Doc. il commissario Montalbano, Rai1, 21,10. Ritorno con 4 nuovi episodi. Il campo del vasaio. L’infedele, La7, 21,10. Attualità. Correva l’anno, Rai3, 23,00. di Tiziano Raffaini Indro Montanelli- un elegante provocatore. Doc. Martedì 15. Revolution, La7, 13,55. Film drammatico con Al Pacino. Australia, C5, 21,10. Bel film d’avventura con N. Kidman. Paesaggi mozzafiato. L’arte del sogno, Rai5, 21,00. Film geniale, tenero, sconclusionato e poetico. Effetto cinema, Tv2000, 21,20. Rubrica di cinema. Mercoledì 16. Chi l’ha visto?, Rai3, 21,05. Attualità. Centocinquanta. Rai1, 21,10. Spettacolo con Baudo e Vespa. Debito di sangue, Rai4, 21,10. Film giallo di C. Eastwood. Coinvolgente. Le iene show, It1, 21,10. Sempre pungenti. Gli spietati, R4, 23,40. Film di Eastwood che reinventa il western. Giovedì 17. Il colore viola, Iris,21,00. Capolavoro di Spielberg. Per adulti. Ottimo. Nabucco, Rai 3, 20,30. Opera diretta da Muti. Il cavaliere oscuro, It1,21,10. Ultimo film di Batman con C. Bale. Merita. Il grande silenzio, Rai1, 2,35. Film doc da vedere,quasi 3 ore. Venerdì 18. Zelig, C5, 21,10. Varietà con Bisio. Il grande talk, Tv2000, 21,20. Talk che analizza la tv. Michael Palin new Europe, Rai5, 22,05. Documentario BBC. Leone per agnelli, Rai3 21,05. Film drammatico. Ottimo R. Redford. Il sapore della vittoria, Rai2, 2,05 (Vedi scheda). Sabato 19. Sulla via di Damasco, Rai2, 10,15. Hardball, la7, 14,20. Film con Keanu Reeves. Storia ben congeniata. Lo sport come metafora della vita. Tv Talk, Rai3, 14,50. Padre Pio tra cielo e terra, Tv2000, 21,00. Fiction. Ultima parte Ulisse, Rai3, 21,30. Le diverse età del sesso. Documentario. Alla ricerca dell’isola di Nim, It1, 21,10. Film d’avventura per ragazzi con J. Foster. Tg2 dossier, Rai2, 23,35. Attualità. Analisi. Quale attesa per il 17 marzo? Il 150° d’Italia visto dalla TV. I anniversario Sono le testate dicheunnon può essere in alcun modo locali a dedicare sottovalutato. Tutti quasi) d’accordo maggiore spazio a (osull’importanza di questa festa, questa ricorrenza. ma sui media - l 17 marzo 2011, ormai vicinissimo, è una scadenza di cui si è parlato molto per le polemiche che la data ha suscitato (anche all’interno del Governo) tra chi voleva che fosse una festa vera, con scuole e uffici chiusi, e chi invece non riteneva la ricorrenza tanto importante da essere celebrata come festa nazionale. Hanno vinto i primi e i secondi si sono dovuti adeguare. Ma quanti saprebbero rispondere se venisse chiesto loro cosa è successo il 17 marzo 1861, esattamente 150 anni fa? Pochi, temiamo, soprattutto fra i più giovani. Eppure si tratta della data che segna la nascita ufficiale del Regno d’Italia, con la proclamazione di re Vittorio Emanuele II. In quel momento il Regno d’Italia era una sorta di espansione geografico-politica del Regno di Sardegna, ma da lì in poi il cammino di affrancamento dal centralismo piemontese e di allargamento dell’Italia non ha conosciuto soste, pur fra gli alti e bassi della Storia. Non è questo il luogo per tracciare un bilancio dell’eredità politica o sociale lasciata da questo processo storico, ma certamente il momento per le celebrazioni moderne grancasse di qualunque evento importante - a pochi giorni dall’appuntamento gli spazi dedicati alla data del 17 marzo e a ciò che essa significa sono ancora scarsi. Qualche quotidiano ha proposto sporadiche pagine monografiche sui momenti salienti della spedizione dei Mille o sulle svolte storiche dell’epoca risorgimentale, alcuni periodici hanno prodotto sintetici inserti ad hoc, la tv di Stato ha “targato” con il logo del 150° una serie di trasmissioni speciali, la bandiera tricolore è comparsa qua e là ma la sensazione complessiva è che, in fondo, questo anniversario non desti nella popolazione italiana più di tanto interesse. Una veloce ricognizione sugli argomenti prevalenti in queste settimane negli spazi delle cronache nostrane, meno importanti ma più coinvolgenti dal punto di vista emotivo, conferma questa indicazione. A livello locale non mancano le iniziative e le proposte, soprattutto nelle città che sono state più direttamente coinvolte nel cammino verso l’unificazione. Per questo, paradossalmente, sono le testate giornalistiche e televisive locali a dedicare i maggiori spazi ai 150 anni dell’Unità. Ci si potrebbe aspettare il contrario, con le testate a diffusione nazionale impegnate a ribadire i principi fondamentali di questa Unità, a maggior ragione in un periodo come quello attuale in cui l’attenzione si concentra troppo spesso sulle differenze e sulle contrapposizioni, non soltanto di campanile. Finora il tributo più alto, mediaticamente parlando, alla celebrazione del 150° è stato il monologoshow di Roberto Benigni al Festival di Sanremo. Non si può pretendere che l’attore toscano o chi per lui siano impegnati quotidianamente in simili performance, ma qualche spazio in più si potrebbe recuperare, soprattutto nella ripresa dei valori fondamentali del Risorgimento. Come ricorda il sito ufficiale dedicato alla ricorrenza - www.italiaunita150.it - questi valori si riassumono intorno ad alcune parole che meritano la maiuscola iniziale: Libertà, Patria, Nazione, Democrazia, Gioventù. Sono termini tanto semplici quanto densi di significato, in una fase storica in cui proprio la massificante azione dei media e la loro tendenza a spettacolarizzare tutto, insieme a una distorta retorica politica e sociale, hanno finito per svuotarle ampiamente di significato o per trasformarle in slogan a fini propagandistici e commerciali. Ai lettori di queste righe, se ne avranno voglia e tempo, l’invito a provare a restituire a queste parole il loro significato proprio, per riscoprire nell’Unità d’Italia quella parte di memoria collettiva e di appartenenza personale che ci rende “popolo” e non semplicemente “audience”. MARCO DERIU DRAMMATICO storico drammatico commedia teatro Il gioiellino Il discorso del re Amore e altri rimedi Manuale d’Amore 3 Lipomo e Maslianico La Leda è una delle maggiori aziende agro-alimentari del Paese che però, a causa di una dirigenza inadeguata, finisce con il collassare. Un film che ricorda il crack Parmalat. Il film è in programma all’Astra di Como dal 11 al 13 marzo e il 16 e 17 marzo. Nella sala della comunità di Sondrio dall’11 al 15 marzo. L’impegno di Re Giorgio VI per superare una balbuzie nervosa con l’aiuto del logopedista Lionel Logue. Vincitore di 4 premi Oscar tra cui quelli per miglior film. L’incredibile e commovente storia d’amore tra Maggie e Jamie, una donna affetta dal morbo di Parkinson. Con la partecipazione straordinaria di Robert De Niro, il terzo (e forse peggiore) capitolo del manuale focalizza lo sguardo sulle diverse età dell’amore. Il film è in programma a Menaggio dal 11 al 15 marzo. Sempre a Menaggio giovedì 17 andrà in scena “Noi credevamo” Sabato 12 marzo a Lipomo andrà in scena la commedia semidialettale “Una vigiglia muvimentada” della compagnia teatrale “Svitol”. Il film nelle sale della Comunità. A Livigno venerdì 11 marzo a domenica 13 marzo. Il film è in programmazione alla sala della comunità di Chiavenna dal 12 al 14 marzo. Sempre a Chiavenna il 17 marzo andrà in scena “La versione di Barney” Sempre sabato 12 marzo alle ore 21 a Maslianico si terrà lo spettacolo “Il viaggio del cuore” realizzato dalla compagnia “I ragazzi in Gamba” . Lettere e Rubriche PAROLE PAROLE / 81 Pudicizia Dal verbo latino pudère, vergognarsi. Nel Genesi si legge che Adamo ed Eva, dopo il peccato di superbia, che fece loro perdere la amicizia con Dio, cominciarono ad “avere vergogna”, perché si accorsero di essere nudi. Prima no, perché la loro volontà aveva il pieno controllo degli istinti, che non si ribellavano alla ragione. Sembrerebbe un discorso fondato solo sulle Scritture. Invece no. Il grande poeta e scrittore Sabato, 12 marzo 2011 35 greco Esiodo, nel VII secolo avanti Cristo, descrive il fenomeno della decadenza morale della umanità, dalla “età dell’oro”, in varie fasi, fino alla “età del ferro”, quando la Pudicizia insieme alla gemella Giustizia se ne partì dalla terra per diventare astro della costellazione della Vergine. Ciò viene raccontato da Virgilio con dovizia di particolari nelle Georgiche. Per lui le due virtù che fiorivano nella “età dell’oro” in Italia, chiamata ”Saturnia Tellus”,dovettero appunto rifugiarsi tra le stelle della Vergine. Si noti la stretta associazione delle due virtù negli scritti di due poeti pagani,prima del cristianesimo. Oggi entrambe le virtù sembrano ancora saldamente tra le stelle, dopo che vi sono state rimandate dai cattivi maestri del “vietato vietare”. Che sia questa la spiegazione dei fatti di Sara e Yara? ATTILIO SANGIANI La festa dell’unità d’Italia. 17 marzo ✎ Una bella festa Quando la retorica supera la banalità F I inalmente. Oramai siamo certi, giovedì 17 marzo è un giorno di festa. Le scuole e le fabbriche saranno chiuse per festeggiare la ricorrenza dei 150 anni dell’unità d’Italia. L’unità politica e geografica di una nazione è rappresentata dalla volontà di procedere e progredire nella omogeneità della sua popolazione. Purtroppo, però, questa volontà non sempre viene espressa in modo unanime, ancorché uniforme. Certo, gli artefici dell’unità d’Italia, 150 anni fa erano convinti, o quanto meno desideravano, che il progresso di una parte della nazione fosse il progresso di tutta la nazione. In questi 150 anni lo sviluppo industriale ed economico non è stato certo uniforme. Né può bastare, per essere uniti, la stessa lingua, la stessa cultura o la stessa moneta, se la “ricchezza” di una nazione non viene prodotta e distribuita uniformemente. Ma c’è di più. Una nazione è unita quando i suoi abitanti guardano nella stessa direzione. Oggi però, non sembra esserci questa comunità di intenti, soprattutto se si guarda ad alcuni atteggiamenti della «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Anche a noi, come a Maria, Dio vuole svelare quanto ha pensato su ciascuno di noi, vuol farci conoscere la nostra vera identità. «Vuoi che io faccia di te e della tua vita un capolavoro? – sembra dirci – Segui la strada che ti indico e diverrai chi da sempre sei nel mio cuore. Io, infatti, da tutta l’eternità ti ho pensato ed amato, ho pronunciato il tuo nome. Dicendoti la mia volontà rivelo il tuo vero io». Ecco allora che la sua volontà non è un’imposizione che ci coarta, ma lo svelamento del suo amore per noi, del suo progetto su di noi; ed è sublime come Dio stesso, affascinante ed estasiante come il suo volto: è lui stesso che si dona. La volontà di Dio è un filo d’oro, una divina trama che tesse tutta la nostra vita terrena e oltre; va dall’eternità all’eternità: nella mente di Dio dapprima, su questa terra dopo, e infine in Paradiso. Ma, perché il disegno di Dio si compia in pienezza Dio chiede il mio, il tuo assenso, come lo ha Editrice de Il Settimanale della Diocesi Soc. Coop. a r.l. Sede (direzione, redazione e amministrazione): V.le Cesare Battisti, 8 - 22100 Como Telefono 031-26.35.33 Fax Redazione 031-30.00.33 E-mail Redazione [email protected] Fax Segreteria 031-31.09.325 E-mail Segreteria [email protected] conto corrente postale classe politica. Al di là di alcuni principi, come la libertà e la democrazia, sono molti i punti di contrasto tra i diversi schieramenti, dovuti più ad una ostilità preconcetta che, ad un confronto costruttivo sui problemi reali del Paese. Prima di essere di destra, di centro e di sinistra, dobbiamo ricordarci di essere italiani. Il linguaggio di taluni, anche in sedi istituzionali, esprime più livore che va verso l’odio, piuttosto che quello di un confronto sereno e pacato, nel bene e nell’interesse di tutta la nazione. E poi, c’è un altro aspetto che non deve essere ignorato, se davvero vogliamo ricordare i 150 anni dell’unità d’Italia. Certo, è bello vedere tanta gente che si commuove davanti alla prolusione di Benigni sui valori della bandiera e sul significato dell’inno nazionale, ma questo serve a poco se poi non si rispettano le più elementari leggi della convivenza civile. Chi non paga le tasse, chi è colluso con la delinquenza e la criminalità, chi usa la televisione e i giornali per denigrare e offendere, chi sfrutta la posizione del proprio ruolo nella pubblica amministrazio- ne per interessi propri o dei suoi amici, chi usa l’odio come arma politica, non è un buon italiano. Come non è un buon italiano chi ha favorito, e in qualche modo coperto, il terrorismo. Gli italiani, hanno il diritto-dovere di sapere chi c’era dietro le stragi degli anni 70 e 80, chi ha coperto la fuga di Cesare Battisti prima in Francia e poi in Brasile, chi ha interesse che non sconti le sue colpe nelle carceri italiane. Se si vuole davvero che la ricorrenza dell’unità d’Italia non sia una semplice retorica, si cerchi di dare risposte a questi ed altri interrogativi che ancora necessitano di una risposta, a cominciare da chi sa e no dice. Pensiamo, per esempio, ai parenti delle tante vittime degli anni di piombo, a quanti attendono giustizia a causa di lungaggini procedurali, o peggio, di depistaggi più o meno intenzionali, con quale spirito si possono preparare a festeggiare il 17 marzo? FRANCESCO MASCOLO ✎ parola di vita | l 17 marzo deve essere un momento bello, d’entusiasmo, di grande orgoglio, di essere italiani, di appartenenza ad un’Italia meravigliosa. Cari cittadini dobbiamo essere uniti nel riconoscere gli immensi sacrifici, ed il grande lavoro che hanno fatto tanti personaggi della politica, della cultura e tanti cittadini comuni, nel portare avanti grandi ideali. Noi tutti insieme dobbiamo continuare questo percorso, portando dentro il grande valore dell’unità d’Italia. Cari cittadini dobbiamo essere uniti nel difendere, migliorare, la nostra bella costituzione, che è un patrimonio di ottimi principi. Uniti nel difendere, migliorare, il nostro servizio sanitario nazionale, i suoi principi universalistici, di uguaglianza di trattamento, e di solidarietà. Uniti nel difendere e migliorare la scuola, la cultura, la formazione, il sapere, la ricerca. Uniti nel risolvere i tanti problemi che hanno i nostri giovani. Uniti nel riprendere l’unità sindacale, l’unità del mondo del lavoro, per cercare tutti insieme di risolvere i problemi esistenti. Uniti nel difendere la dignità , la sicurezza sui posti di lavoro e ovunque. Uniti nel difendere la dignità delle persone, in questo momento particolare di malcostume. Uniti nel rispettare e difendere l’ambiente, il territorio dalla speculazione edilizia e dagli inquinamenti. Uniti nel fare di più per aiutare i cittadini più deboli, anziani, bambini, diversamente abili. Uniti nel difendere l’acqua perché resti un bene pubblico. Uniti nel combattere le mafie,le falsità, le corruzioni. Cari cittadini, allora io dico, uniti tutti insieme a festeggiare l’unità d’Italia, ma anche uniti tutti i giorni con più impegno, per costruire una società migliore FRANCESCO LENA di Chiara Lubich Marzo 2011: Fare bene, per intero, ogni momento, quell’azione che la volontà di Dio ci chiede chiesto a Maria. Solo così si realizza la parola che ha pronunciato su di me, su di te. Allora anche noi, come Maria, siamo chiamati a dire: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». Certamente la sua volontà non ci è sempre chiara. Come Maria anche noi dovremo domandare luce per capire quello che Dio vuole. Occorre ascoltare bene la sua voce dentro di noi, in piena sincerità, consigliandoci se occorre con chi può aiutarci. Ma una volta compresa la sua volontà, subito vogliamo dirgli di sì. Se, infatti, abbiamo capito che la sua volontà è quanto di più grande e di più bello possa esserci nella nostra vita, non ci rassegneremo a n. 20059226 intestato a: Il Settimanale della Diocesi di Como Redazione di Sondrio: Via Gianoli, 18 - 23100 Sondrio Telefono e Fax 0342-21.00.43 E-mail [email protected] Stampa: A. G. Bellavite S.r.l. Missaglia (Lc) Registrazione Tribunale di Como numero 24/76 del 23.12.1976 Pubblicità: “dover” fare la volontà di Dio, ma saremo contenti di “poter” fare la volontà di Dio, di poter seguire il suo progetto, così che avvenga quello che lui ha pensato per noi. È il meglio che possiamo fare, la cosa più intelligente. Le parole di Maria – «Eccomi, sono la serva del Signore» – sono dunque la nostra risposta d’amore all’amore di Dio. Esse ci mantengono sempre rivolti a lui, in ascolto, in obbedienza, con l’unico desiderio di compiere il suo volere per essere come lui ci vuole. A volte tuttavia quello che lui ci chiede può apparirci assurdo. Ci sembrerebbe meglio fare diversamente, vorremmo essere noi a prendere in mano la nostra vita. Ci verrebbe addirittura voglia di consigliare Dio, di dirgli noi come fare e come non fare. Ma se credo che Dio è amore e mi fido di lui, so che quanto predispone nella mia vita e nella vita di quanti mi sono accanto è per il mio bene, per il loro bene. Allora mi consegno a lui, mi abbandono con piena fiducia alla sua volontà e la voglio con tutto me stesso, fino ad essere uno con essa, sapendo che accogliere la sua volontà è accogliere lui, abbracciare lui, nutrirsi di lui. Nulla, lo dobbiamo credere, succede a caso. Nessun avvenimento gioioso, indifferente o doloroso, nessun incontro, nessuna situazione di famiglia, di lavoro, di scuola, nessuna condizione di salute fisica o morale è senza Direttore responsabile: Agostino Clerici La Provincia Essepiemme Pubblicità Via Pasquale Paoli, 21 - 22100 Como Telefono 031-58.22.11 Fax 031-52.64.50 Tariffe: euro 31 a modulo commerciale Prezzo abbonamenti 2011: Annuale euro 50 Europeo ed extraeuropeo euro 50 più spese postali La testata Il settimanale della diocesi di Como fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. Questo giornale è associato alla FISC (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) e all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana) senso. Ma ogni cosa – avvenimenti, situazioni, persone – è portatrice di un messaggio da parte di Dio, ogni cosa contribuisce al compimento del disegno di Dio, che scopriremo a poco a poco, giorno per giorno, facendo come Maria, la volontà di Dio. Come vivere allora questa Parola? Il nostro sì alla Parola di Dio significa concretamente fare bene, per intero, ogni momento, quell’azione che la volontà di Dio ci chiede. Essere tutti lì in quell’opera, eliminando ogni altra cosa, perdendo pensieri, desideri, ricordi, azioni che riguardano altro. Di fronte ad ogni volontà di Dio dolorosa, gioiosa, indifferente, possiamo ripetere: «Avvenga di me quello che hai detto», oppure, come ci ha insegnato Gesù nel “Padre nostro”: «Sia fatta la tua volontà». Diciamolo prima di ogni nostra azione: «Avvenga», «Sia fatta». E compiremo attimo dopo attimo, tassello per tassello, il meraviglioso, unico e irrepetibile mosaico della nostra vita che il Signore da sempre ha pensato per ciascuno di noi. (Città Nuova n. 22/2002) Informativa per gli abbonati: La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. 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