Attualità
3
Italia
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Como
15
Sondrio
28
Unione Europea.
Tendere la
mano...
17 marzo.
L’Unità d’Italia
e i cattolici
Numero verde
contro la violenza
sulle donne
Salesiani e
Acli: incontri
formativi
ituazione ancora
S
incerta in Libia. Affanno per i profughi in
al giurista
Ire intervista
Giuseppe Della Torin occasione della ri-
ttivato uno sportelA
lo telefonico aperto a quante sono vitti-
l via una serie di
A
conferenze dedicate al tema dell’impegno
Tunisia e a Lampedusa.
correnza del 17 marzo.
me di maltrattamenti.
sociale della Chiesa.
10
contiene inserto
Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale |
D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como
Anno XXXV - 12 marzo 2011 - € 1,20
Editoriale
Testamento spirituale
di Shahbaz Bhatti
“I
l mio nome è Shahbaz
Bhatti. Sono nato in una
famiglia cattolica. Mio padre,
insegnante in pensione, e
mia madre, casalinga, mi hanno educato
secondo i valori cristiani e gli insegnamenti
della Bibbia, che hanno influenzato la mia
infanzia. Fin da bambino ero solito andare
in chiesa e trovare profonda ispirazione
negli insegnamenti, nel sacrificio, e nella
crocifissione di Gesù. Fu l’amore di Gesù
che mi indusse ad offrire i miei servizi
alla Chiesa. Le spaventose condizioni
in cui versavano i cristiani del Pakistan
mi sconvolsero. Ricordo un venerdì di
Pasqua quando avevo solo tredici anni:
ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù
per la nostra redenzione e per la salvezza
del mondo. E pensai di corrispondere a
quel suo amore donando amore ai nostri
fratelli e sorelle, ponendomi al servizio
dei cristiani, specialmente dei poveri, dei
bisognosi e dei perseguitati che vivono in
questo paese islamico. Mi è stato richiesto
di porre fine alla mia battaglia, ma io ho
sempre rifiutato, persino a rischio della
mia stessa vita. La mia risposta è sempre
stata la stessa. Non voglio popolarità, non
voglio posizioni di potere. Voglio solo un
posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia
vita, il mio carattere, le mie azioni parlino
per me e dicano che sto seguendo Gesù
Cristo. Tale desiderio è così forte in me che
mi considererei privilegiato qualora - in
questo mio battagliero sforzo di aiutare i
bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati
del Pakistan - Gesù volesse accettare il
sacrificio della mia vita. Voglio vivere per
Cristo e per Lui voglio morire. Non provo
alcuna paura in questo Paese. Molte volte
gli estremisti hanno desiderato uccidermi,
imprigionarmi; mi hanno minacciato,
perseguitato e hanno terrorizzato la mia
famiglia. Io dico che, finché avrò vita, fino
al mio ultimo respiro, continuerò a servire
Gesù e questa povera, sofferente umanità,
i cristiani, i bisognosi, i poveri. Credo che,
qualunque sia la loro religione, siano parte
del mio corpo in Cristo, che siano la parte
perseguitata e bisognosa del corpo di Cristo.
Se noi portiamo a termine questa missione,
allora ci saremo guadagnati un posto ai
piedi di Gesù ed io potrò guardarLo senza
provare vergogna”.
“Voglio
solo un
posto
ai piedi
di Gesù”
Il 2 marzo a Islamabad è stato
barbaramente ucciso il ministro
pakistano per le minoranze
religiose, il cattolico Shahbaz
Bhatti. Pubblichiamo come
editoriale il suo “testamento
spirituale” estratto da una
raccolta di suoi testi (“Cristiani
in Pakistan”) editi da
Marcianum Press. L’arcivescovo
di Firenze mons. Betori ha
invitato i suoi preti a leggerlo in
chiesa in questa domenica.
9
Libretto Benedizione
delle famiglie 2011
Cultura
7
Gesù di Nazareth:
una bella notizia.
Pubblicato il nuovo
libro del Papa
Fino Mornasco24
“Radici e Ali”:
lo sfogo di una
realtà partita con
grandi progetti...
Sondalo
33
In arrivo
un nuovo
defibrillatore
per il Morelli
Quaresima
10 - 11
Un periodo per ricentrare
lo sguardo su Gesù
Per prenotare:
031-263533
da lunedì a venerdì,
dalle ore 9.00 alle ore 18.00
uaranta giorni da vivere come
Q
tempo di conversione e condivisione. La proposta diocesana non
è valida solo per i ragazzi del catechismo, ma è un invito per tutti. Le ultime notizie dalle missioni diocesane
in Camerun e in Perù.
Idee e opinioni
2 Sabato, 12 marzo 2011
P
er molti il termine
“Quaresima” richiama
contenuti quali
penitenza, mortificazione,
sacrifici… Aspetti che meritano
rispetto,ma ad una condizione:
che siano collocati in una
prospettiva biblicamente fondata.
Diversamente si corre il rischio
di rimanere in una logica
precettistica: fare o non fare
certe cose! L’orizzonte è dato
dal contemplare, innanzitutto
e prima di tutto, come e quanto
Dio ha fatto per l’uomo. Occorre
ritornare ad ascoltare, con cuore
disponibile, il racconto della
storia biblica capace di aprire
impensati orizzonti. Partire
dall’uomo, dai suoi limiti, dalle
sue infedeltà non porta a nulla;
conduce solo all’ennesima
constatazione della debolezza
dell’uomo. Non è vero che più si
sottolinea la debolezza dell’uomo
e più questi sarebbe invitato
a comprendere la “necessità”
della salvezza che viene da Dio!
La constatazione del proprio
limite può benissimo portare
✎ FUORI DAL CORO |
di Arcangelo Bagni
Quaresima: la gratuità di Dio
prima dei “sacrifici” dell’uomo
alla disperazione e non alla
domanda verso Dio. Perché la
domanda sorga è necessario
avere la memoria di un Dio che
“anticipa” questa domanda,
di un Dio che non attende le
parole dell’uomo ma che, per
primo, dice all’uomo le proprie
parole. Occorre guardare a Dio:
egli prende l’iniziativa e indica
all’uomo la strada da seguire.
Quando la Bibbia parla di peccato
chiama non rimanda alle singole
azioni dell’uomo ma un modo
di vivere, una logica che si rivela
opposta a quella dell’Alleanza.
Allora la fonte prima per
comprendere cristianamente che
cosa è peccato non è ciò l’uomo
sperimenta a livello di mancanza,
di vergogna o di colpevolezza
(anche se questi aspetti hanno
la loro importanza); la fonte
prima è, sempre e comunque, la
parola di Dio in quanto capace
di svelare all’uomo profondità
non comprensibili subito. Ecco
perché possiamo riscontrare
nella vicenda biblica un dato
significativo: Dio fa comprendere
agli uomini che peccato non è,
spesso, ciò che essi pensano; è
peccato, invece, ciò che la loro
tranquilla coscienza o le loro leggi
non immaginano neppure essere
peccato perché esse ignorano la
gratuità di Dio. L’esistenza umana
è una risposta a una chiamata. E
se c’è risposta è perché qualcuno
chiama. Il credente è chiamato ad
assumersi le sue responsabilità
sapendo di essere, appunto,
chiamato ad un’esistenza che
è vocazione e convocazione.
Il costante riferimento al Dio
dell’Alleanza rende l’esistenza
del credente personalizzata
e personalizzante perché è
radicalmente un’esistenza in
relazione. Il peccato non è allora
un disobbedire a una legge,
non è neppure venire meno a
se stessi; più profondamente:
è un venire meno nei confronti
di Qualcuno che, per primo e
gratuitamente, ha instaurato con
il credente una relazione nella
linea della gratuità. L’insistenza
eccessiva sulla Legge, sul dovere,
sull’obbedienza, sulla virtù ha
✎ Granaio / 4
COLPO D’OCCHIO | di Piero Isola
La Chiesa e il
mistero dei numeri
Q
L’Annuario statistico
uanti sono nel mondo i
sacerdoti? E i religiosi? Le
ammette chiaramente che
suore? Le claustrali? Solo
i totali mondiali circa il
Dio lo sa. Può sembrare
numero dei preti e delle
paradossale, ma è così. Nell’epoca
dei computer e di Internet, degli
suore hanno carattere
archivi informatici, delle schedature
indicativo perché sono
elettroniche, delle misurazioni
precise al miliardesimo, il numero
approssimati per difetto.
esatto del personale dedito
all’apostolato attiene al mistero.
prime pagine che i totali mondiali
Impossibile conoscerlo. Attenzione:
hanno soltanto carattere indicativo
il numero esatto, per dire che nel
perché sono approssimati per difetto.
conteggio del totale non si “salti”
Vale a dire che vi sono nel mondo preti,
neppure un prete o una suora. Non è
religiosi e religiose che “sfuggono”
questione d’insufficienza di mezzi o di
a qualsiasi censimento. I motivi di
deficienze nella rilevazione. L’Ufficio
tale lacuna sono molteplici. Vi sono
centrale di statistica della Chiesa è in
innanzitutto difficoltà di ordine
questo campo uno degli organismi più
“politico”, ad esempio nel computo
accreditati per scrupolosità e rigore di
delle circoscrizioni ecclesiastiche
metodo. Ma l’Annuario statistico (e va
censite mancano quelle della Cina e
precisato “statistico”, non l’Annuario
della Corea del Nord dalle quali ancora
pontificio che essenzialmente privilegia non è possibile ricevere dati sicuri e
i nomi delle persone piuttosto
aggiornati. Vi è anche la difficoltà a
che i numeri), considerato tra le
“fotografare” una realtà complessa
pubblicazioni “ufficiali” della Santa
come quella della vita consacrata,
Sede, è un bell’esempio di onestà
articolata in forme e istituzioni diverse
quando ammette chiaramente nelle
delle quali la Santa Sede (a livello
Aforismi
■ Gómez Dávila
L’amore non è mistero,
ma luogo in cui
il mistero si dissolve.
Amare è comprendere
la ragione che Dio
aveva per creare quel
che amiamo.
Nicolás Gómez Dávila
(Cajicá 1913 - Bogotá 1994)
Scrittore e aforista colombiano
In margine a un testo implicito,
Adelphi 2001, pagina 117. 122
C
erchi la felicità? Ovvio,
chi non vuole essere
felice? Deve essersene
accorto anche il premier cinese
Wen Jiabao, forse infastidito da
un sondaggio del portale china.
com.cn secondo cui solo il 6%
dei cittadini della Repubblica
Popolare dichiara di essere
felice, mentre il 49% assicura
con certezza di non esserlo. La
cosa deve aver infastidito non
poco anche il segretario del
Partito comunista Hu Jantao,
grande sostenitore del progetto
della “società armoniosa”: che
armonia può mai esserci in
un popolo senza la felicità dei
cittadini? Ecco, allora, negli
ultimi mesi, il moltiplicarsi
dei pronunciamenti, con cui
le autorità cinesi assicurano
che il Partito comunista cinese
ha deciso di promuovere la
felicità. Solo uno slogan per
arginare il malumore dilagante
soprattutto nella classe media?
No, c’è di più. è il pervicace
convincimento dell’ideologia
populista e statalista di poter
portato più di un credente a
mettere in secondo piano ciò
che è essenziale: il dialogo,
la relazione tra Dio e l’uomo.
Riscoprirsi peccatori non
significa, dunque, confrontarsi
con qualche «catalogo» -per
quanto rinnovato possa esseredi precetti o di divieti; significa,
invece, riscoprire la distanza
che ci separa dall’amore e dalla
comunione che gratuitamente
viene da Dio e che ci interpella.
Nel “Credo” i cristiani affermano
di credere non al peccato, ma
alla “remissione dei peccati”.
E proclamano anche: “Non
guardare ai nostri peccati, ma
alla fede della tua Chiesa”:
questa invocazione attesta che
il contrario del peccato non è
la virtù, ma la fede. Allora la
consapevolezza del peccato si
trasforma in umile confessione
di lode a Dio, e la constatazione
della “miseria umana” cede il
posto alla povertà diventando la
prima delle beatitudine cristiane.
Che è poi il volto della gratuità
del Dio biblico.
di strutture centrali) non sempre ha
il diretto controllo. Si pensi ai circa
1.800 istituti di diritto diocesano
(maschili e femminili) sparsi nei cinque
continenti, che dipendono dal vescovo
locale. Come che sia, è straordinario e
insieme consolante sapere che anche
in questo momento in qualche angolo
sperduto del mondo un sacerdote
celebra messa o una claustrale alza
la sua lode a Dio dal silenzio di un
monastero pur essendo entrambi non
conteggiati e non conteggiabili, ignoti
dunque alle statistiche e ai rilevamenti.
Esistono, vivono, pregano, lavorano ma
non entrano a far parte del numero,
anzi dei numeri. È pure questo un
segno dell’universalità della Chiesa.
Universalità troppo grande per poter
essere definita dalle cifre. Siamo nella
dimensione alta del mistero che mal si
concilia con la pretesa, tutta terrena, di
contare, incasellare e tirare le somme.
✎ Corsivo |
Voglia il cielo che voi siate la gioia della
vostra madre, la Chiesa. Ma temo che,
ancora nel dolore e nei gemiti la Chiesa
partorisca i suoi figli. Forse che essa non è
triste e non geme quando voi non venite ad
ascoltare la parola di Dio, e vi radunate in
chiesa a malapena nei giorni festivi, e non
tanto perché sentite bisogno della parola,
ma per desiderio di solennità e per ottenere
in qualche modo un perdono partecipando
a un rito pubblico? Che dovrei fare io, cui
è stato affidato il servizio della parola?
Io che, per quanto sia «servo inutile», ho
ricevuto dal Signore «perché la distribuissi ai
servi del Signore, la porzione di frumento».
Ma guarda che cosa aggiunge la parola
del Signore: «la porzione di frumento
da distribuire a tempo opportuno». Che
fare? Dove e quando troverò il tempo
opportuno in voi? La maggior parte di esso,
anzi pressoché tutto, voi lo consumate in
occupazioni mondane: una parte nel foro,
una parte negli affari; uno ha tempo per il
campo, un altro per le liti, ma nessuno, o deI
tutto pochi, hanno tempo per ascoltare la
parola di Dio. Ma perché rinfaccio a voi le
vostre occupazioni? Perché mi lamento degli
assenti? Anche quando siete presenti e siete
seduti in chiesa, non state attenti, vi perdete in chiacchiere solite, e voltate le spalle alla
parola di Dio e alle letture divine. Temo che
anche a voi il Signore dica ciò che è stato detto
dal profeta: «Verso di me hanno voltato la
schiena, non il volto» (Ger. 18, 17). Che farò io
cui è stato affidato il servizio della parola? Le
cose lette sono di argomento mistico e bisogna
illustrarle traducendole, attraverso l’allegoria,
in realtà sacre. Posso introdurre in orecchie
sorde e distratte le «perle» della parola di Dio?
ORIGENE
Omelie sulla Genesi, X,1
di Agostino Clerici
La “felicità” di Stato:
ricette e pasticci...
raggiungere un obiettivo,
imponendolo come un
dovere civico. Vuoi essere
felice? Ti obbligo ad esserlo!
Del resto, che cosa ti manca?
Sei governato da un regime
comunista, che ti garantisce
il necessario e ti “suggerisce”
anche che cosa non è
necessario (togliendotelo!).
Ben diverso quanto sancisce la
Dichiarazione d’indipendenza
degli Stati Uniti d’America
(1776): in quel documento si
parla di “diritto alla vita, alla
liberta e al perseguimento della
felicità”, dando per scontato,
quindi, che la vita e la libertà
sono il fondamento su cui il
cittadino costruisce la sua
ricerca della felicità. Verrebbe
da aggiungere un altro pilastro,
questo sì affidato al buon
funzionamento dello Stato, e
tale da garantire una base di
partenza nel perseguimento
della felicità: la giustizia.
Benjamin Constant, quasi
due secoli fa, sosteneva
proprio questo: “L’autorità
si limiti ad essere giusta, noi
ci incaricheremo di essere
felici”. Notizia recente, invece,
è quella che viene dal Brasile,
ove si chiede l’aggiunta del
diritto alla ricerca della felicità
all’articolo 6 della Costituzione,
che elenca già altri diritti
sociali come “educazione,
salute, alimentazione, lavoro,
abitazione, divertimento,
sicurezza, previdenza sociale,
protezione della maternità
e dell’infanzia, assistenza ai
meno fortunati”. Invero, non si
capisce come l’aborto - tanto
per fare l’esempio più lampante
- costituisca una difesa del
diritto alla ricerca della felicità,
di cui è portatore anche...
l’abortito. E ciò lo pone in
contrasto sia alla Dichiarazione
d’indipendenza americana, sia
alla Costituzione brasiliana.
Come si può vedere, è un
problema che accomuna il
liberismo, il comunismo e
le democrazie cosiddette
“avanzate” (come la nostra).
Tornando alla ricetta di felicità
della Cina, come la mettiamo
con la politica del figlio unico,
preferibilmente maschio, con
tanto di aborto selettivo di
milioni di bambine? Lo so che
di queste cose non si parla
mai nelle decine di incontri
economici e finanziari con la
super-potenza Cina. Forse per
garantire la nostra felicità?
Attualità
Sabato, 12 marzo 2011
Unione Europea. Tendere la mano...
O
re drammatiche, ore febbrili, a seconda di dove le si vive. Chi
è nato e cresciuto in Libia - o in Egitto, Tunisia, Algeria – si
trova nel cuore di eventi rivoluzionari che vorrebbero portare,
nelle migliori intenzioni, libertà, democrazia e pace nella
propria terra. Chi osserva dalla sponda nord del Mediterraneo cerca di
comprendere gli eventi e di prevederne gli sviluppi, con una certezza:
quanto accade in nord Africa avrà conseguenze per l’Europa. E non solo.
Più e più volte in queste settimane si è fatto appello all’Europa perché
“faccia qualcosa”, conferendo in
particolare alle istituzioni Ue un
possibile e inedito ruolo strategico.
Così, mentre si assiste alle proteste
di piazza e alla violenza delle armi,
si discute di aiuti umanitari, sbarchi
di immigrati, sanzioni, ultimatum,
“soluzioni militari”; al contempo
risuonano sempre più minacciose le
parole del colonnello Gheddafi. Quali
strade intraprendere – è la domanda
di fondo - per accompagnare questa
fase potenzialmente nuova della
storia africana e mediorientale?
Risposte chiare e certe non ce ne
sono, almeno non preconfezionate.
A livello di Unione europea si torna
a ragionarci questa settimana:
nelle capitali dei paesi membri,
durante la sessione plenaria
dell’Europarlamento (7-10 marzo),
nel corso del vertice straordinario
dei 27 capi di Stato e di governo,
convocati a Bruxelles per l’11 marzo.
Un intervento dei giorni scorsi del
presidente della Commissione, José
In Libia, come richiesto dal
Una priorità per l’Egitto è certamente la ripresa economica
Il presente e il futuro della Libia
Manuel Barroso, ha ben sintetizzato
vicario apostolico di Tripoli,
che ha nel turismo un volano importante. Il blocco delle
sono ancora incerti. È invece
i punti attorno ai quali sembra
mons. Giovanni Innocenzo
scorse settimane ha provocato danni economici importanti
certa la presenza, al confine
concentrarsi l’Ue.
Martinelli, ci sono 2.000 rifugiati
al comparto turistico, ma ora si sta recuperando. Ci sono
tra Libia e Tunisia, di decine di
Anzitutto la Libia. “Le azioni del
eritrei da salvare. L’Italia ha
diversi tour operator che stanno lavorando con offerte
migliaia di profughi, soprattutto
tutto inaccettabili del regime libico
annunciato di voler accogliere
incoraggianti. Ma in Egitto non ci sono solo luoghi storici
egiziani, che stanno cercando di
nel corso delle ultime settimane
54 persone. Anche molti africani
e resort ma anche simboli della cristianità con relative
fare ritorno al loro Paese. Alcune
hanno reso dolorosamente evidente
dell’Africa sub-sahariana “sono
comunità locali. “Quello che auspico - dice padre Luciano
agenzie umanitarie si sono già
che il colonnello Gheddafi è parte
costretti a rimanere chiusi in
Verdoscia, missionario conboniano da sedici anni in Egitto
mobilitate per portare tende e
del problema, non parte della
casa per timore di rappresaglie,
- è una nuova forma di turismo religioso ed etico. Sarebbe
aiuti, soprattutto a Ras Jedir, in
soluzione. È tempo per Gheddafi
quindi non si possono spostare
bello che i pellegrini in Egitto possano conoscere anche
Tunisia. Anche il governo italiano
di partire e consegnare il paese al
verso i confini né riescono a
la minoranza cristiana e cattolica, come vive, opera a
realizzerà il campo profughi
popolo della Libia, consentendo alle
procurarsi il cibo necessario per
livello di dialogo interreligioso ed ecumenico, a servizio
tunisino di Choucha, nei pressi di
forze democratiche di delineare un
andare avanti”. Sono in corso
delle fasce più deboli della popolazione, nell’istruzione,
Ras Jedir, che servirà da centro di
percorso per il futuro”.
contatti con Niger e Nigeria per
nella sanità e nella formazione. L’Egitto è il Paese che ha
coordinamento delle operazioni
In secondo luogo, gli aiuti umanitari.
provvedere anche al rimpatrio di
radici sia per il cristianesimo sia per l’ebraismo”. Intanto i
di assistenza umanitaria per i
“L’Onu ha dichiarato una situazione
queste persone. La piccola Caritas
manifestanti continuano a vedersi ogni venerdì in piazza
profughi in fuga dalla Libia. La
di emergenza. Siamo di fronte ad
Tunisia ha inviato tre religiose
Tahrir e si registrano piccole manifestazioni sparse nel
struttura è destinata ad essere
almeno 140mila” rifugiati. Da qui la
verso il confine tra Libia e
Paese e soprattutto degli scioperi in alcuni settori del
utilizzata congiuntamente con
richiesta per un intervento deciso e
Tunisia, e anche Caritas Egitto ha
pubblico e del privato. Fasce di lavoratori, operai in primis,
le Organizzazioni Internazionali
concreto da parte dell’Onu, dell’Ue e
organizzato una missione.
cominciano a rivendicare i loro diritti.
presenti in loco.
dei paesi aderenti. Quando un popolo
rimane senza casa e muore di fame
l’unica azione possibile è quella di
tendere la mano, sembra osservare
Barroso.
Terzo argomento, le migrazioni.
“L’Agenzia europea per il controllo
dei confini (Frontex) e l’Italia stanno
già conducendo un’operazione
congiunta denominata Hermes 2011”.
Questa operazione dovrebbe aiutare
l’Italia “a far fronte ai flussi migratori
opo le manifestazioni di massa si è aperta la fase più
attuali e potenziali dal nord Africa”.
delicata della rivoluzione egiziana, da cui dipenderà il
Ma si tratta anche di prevedere e
futuro del Paese. Le modalità della transizione sono nelle
“guidare” una situazione che domani
mani dell’esercito che ha accentrato il potere e che sembra uscito
potrebbe chiamare in causa tutti
rafforzato dalla rivolta popolare avendo, secondo molti analisti,
gli altri paesi d’Europa. “Per fornire
intelligentemente gestito la
ulteriore aiuto, la Commissione è
di tenere a giugno le elezioni
collera della piazza, rivolta
a Sharm el Sheik, assistito
l’angolo. Ci sono i Fratelli
pronta a mobilitare un’assistenza
politiche e sei settimane
contro il presidente Mubarak e
dai suoi familiari, dopo la
musulmani che hanno fondato
finanziaria straordinaria tramite fondi
dopo quelle presidenziali. Si
l’élite affaristica rappresentata
notifica del divieto di espatrio
un nuovo partito, ‘Democrazia
come il Fondo per le frontiere esterne
parla anche di un accordo tra
dal figlio Gamal. Comincia ora
e di congelamento dei beni
e libertà’, il cui nome è di per
e il Fondo europeo per i rifugiati”.
il movimento giovanile “25
a definirsi il quadro politico:
comunicatogli il 1° marzo dalla
sé già un programma. Da
Qualcosa è già stato stanziato, ma si
gennaio”, protagonista della
secondo quanto riferito il 2
procura del Cairo. Ravvede
quello che ho potuto capire
può e si deve fare di più.
caduta del regime, e il Consiglio
marzo dalla tv satellitare alrischi circa l’introduzione,
seguendo discussioni in tv e
Quarto punto: le riforme politiche
militare al potere per ottenere le nella Costituzione, della
Arabiya, le autorità egiziane
leggendo articoli sui giornali
ed economiche della regione.
dimissioni del premier Ahmad
avrebbero fissato per il 19
legge islamica? “Rischi di
stanno emergendo segnali
Per Barroso “non dobbiamo solo
Shafiq e dei suoi ministri. Su
marzo la data del referendum
introduzione della Sharia non
incoraggianti che indicano
affrontare le conseguenze di queste
Mubarak, malato di cancro,
sulle riforme costituzionali, cui
ne vedo al momento - dice
che si sta andando verso una
crisi: dobbiamo contribuire ad
si alternano notizie, spesso
sta lavorando la commissione
il missionario comboniano,
forma di governo laico. E se ciò
affrontare le ragioni profonde di
contrastanti, che lo vogliono
nominata dal Consiglio
padre Luciano Verdoscia dovesse avvenire si avrebbero
questo processo. Abbiamo bisogno
ricoverato ora in un ospedale
supremo delle forze armate. La
anche se in Medio Oriente le
ripercussioni positive su altri
di un nuovo paradigma politico
a Tobruk, Arabia Saudita, ora
giunta militare avrebbe deciso
sorprese sono sempre dietro
Paesi della regione”.
nei rapporti con i nostri vicini
meridionali”. Il presidente della
Commissione parla di una “Patto
per la democrazia e la prosperità
“Sarebbe un atto di grande responsabilità
neanche accordar loro incondizionatamente
condivisa”, a metà strada tra una
garantire la protezione umanitaria
l’asilo in quanto non sussistono i requisiti
lungimirante politica di vicinato, un
temporanea, come previsto dal nostro testo
richiesti dalla Convenzione di Ginevra”. “Su
“piano Marshall” per il Maghreb,
unico sull’immigrazione”, ai profughi in
cosa accadrà nei prossimi mesi è difficile fare
una più convinta azione per la
arrivo in Italia dalle coste del Nord Africa.
previsioni - dice -. Senza dubbio, dobbiamo
cooperazione allo sviluppo, la
Lo dice al SIR mons. Vittorio Nozza,
aspettarci un considerevole aumento degli
democrazia, la pace e i diritti umani.
direttore di Caritas italiana. I nordafricani
arrivi, soprattutto di richiedenti asilo dal
Su questi temi gli Stati membri e
che sbarcheranno in Italia, osserva, non sono
Corno d’Africa e dalla Africa sub sahariana,
l’Europa comunitaria si giocano oggi
semplici “clandestini”, “quindi non si può
per anni bloccati in Libia”. Perciò, avverte,
buona parte della loro credibilità
pensare di rimpatriarli tout court, dato che
“nei prossimi mesi dovremo fare i conti con
internazionale.
gli accordi stipulati con i Paesi d’origine sono
un piano di accoglienza straordinaria che,
GIANNI BORSA - Strasburgo
oggi assai difficilmente applicabili. Non si può probabilmente, coinvolgerà tutto il Paese”.
Il presidente della
Commissione, José
Manuel Barroso,
ha ben sintetizzato
i punti attorno
ai quali sembra
concentrarsi l’Ue
Libia
Ci sono 2000
rifugiati eritrei
da salvare
Turismo in Egitto: si riparte
Sarebbe bello conoscere
anche i cristiani...
Egitto verso un
governo laico?
D
caritas
Tunisia
La missione del
governo italiano
a Ras Jedir
3
4 Sabato, 12 marzo 2011
Italia
17 marzo. “Non devono stupire il sostegno e la sottolineatura della Chiesa a questo
significativo anniversario”, ha detto il giurista Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa.
L’Unità d’Italia e i cattolici
I
l Risorgimento è nato in
ambito principalmente
anticlericale, eppure oggi
sono proprio i cattolici i
maggiori sostenitori del 150°
dello Stato unitario. Perché?
“Non esiste solo un
Risorgimento ‘scomunicato’.
Indubbiamente c’è stato
un serio conflitto tra Stato
e Chiesa, ma insistervi
eccessivamente – come
spesso ha fatto la storiografia
– conduce ad una lettura
parziale che non fa cogliere
a pieno la profondità e
complessità dei processi che
hanno portato all’Unità, e
fa dimenticare quel moto
risorgimentale ‘cattolico’ che
conta esponenti come Pellico,
Manzoni, Rosmini e Gioberti.
I cattolici hanno offerto un
contributo fondamentale a
‘fare gli italiani’, ossia la base
dell’unità politica. Senza
questa identità comune l’unità
politica non avrebbe retto”.
Dopo il Forum del progetto
culturale dedicato all’Unità,
la Messa del card. Bagnasco il
17 marzo. Come se lo spiega?
“La Chiesa italiana auspica
che questa commemorazione
non abbia funzione
meramente evocativa o
celebrativa, ma sia un
richiamo per il presente e
il futuro. Di fronte ad una
società che rischia di vedere
attenuati il senso di identità
e appartenenza, mi sembra
che la preoccupazione della
Cei sia quella di far riscoprire
nelle radici comuni le ragioni
dello stare insieme oggi e
domani per rinsaldarle. Il
discorso investe due aspetti.
Nell’attuale contesto italiano
multietnico e multiculturale
occorre un’identità nazionale
ben forte. Ma vi sono anche
implicazioni interne. I
fenomeni dei localismi, di
per sé non negativi, debbono
essere orientati verso profili
di autentica solidarietà per
rafforzare l’unità nazionale
scongiurando il rischio di
disgregazioni”.
Quale, secondo lei, il ruolo
dei cattolici nel Risorgimento,
soprattutto a livello di territorio
accanto alla gente comune?
“Il conflitto verificatosi a livello
istituzionale – non a livello di
società – tra Stato e Chiesa ha
portato tra l’altro al non expedit.
Con l’astensione dei cattolici dalla
vita politica il loro impegno e le
loro energie si sono convogliate
nel sociale: istituzioni educative,
caritative, assistenziali. Negli
anni dello Stato liberale i cattolici
hanno lavorato intensamente
in questo ambito, in maniera
capillare e con un fortissimo
radicamento sul territorio,
immettendo un capitale di
esperienza, idee e pensiero
che nel secondo dopoguerra
ha concorso in modo rilevante
alla creazione di una società
nuova e diversa, sostanzialmente
ispirata ai grandi valori della
solidarietà, della socialità e della
sussidiarietà”.
Il 17 marzo si celebra il 150°
dell’Unità d’Italia. Per l’occasione
il presidente della Cei, card. Angelo
Bagnasco, presiederà una Messa
nella basilica di santa Maria
degli Angeli a Roma. Abbiamo
intervistato Giuseppe Dalla Torre.
8 marzo
Giornata della
donna: non è il
vociare degli slogan
“N
on è il vociare
degli slogan
o le discusse
performance negli scenari
massmediatici a dar conto,
oggi, del ruolo insostituibile
della donna sia in ambito
privato, nel cuore della famiglia, sia in quello pubblico quando le
si offre l’opportunità di mettere a frutto la sua competenza e la sua
creatività”. È quando scrive Paola Sindoni Ricci in occasione dell’8
marzo. “È piuttosto il terreno dei tanti gesti quotidiani, quelli che
raccontano la vita – aggiunge la docente universitaria di filosofia - a
disegnare la sua fisionomia identitaria, che non teme di rischiare
il fallimento, quando ci sono di mezzo valori irrinunciabili da
difendere e da potenziare”. Aggiunge Paola Ricci Sindoni: “Alle tante
Sakineh, vittime della brutalità fondamentalista, alle molte Teresa
di Calcutta, alle tante Rigoberta Menchù che traducono in difficili
scelte di vita il metodo non violento come vessillo di promozione
umana nelle minoranze schiacciate e dimenticate, alle mamme di
figli malati o disabili, lasciate sole con la loro disperata voglia di
riscatto, vada il nostro pensiero grato”.
Qualche esempio, al di là
degli episodi più noti legati
alle istituzioni religiose o al
nascente associazionismo
cattolico?
“Un evento marginale ma
significativo: nel 1865 venne
introdotto il matrimonio
civile obbligatorio. Di lì partì
l’impegno sociale dei parroci
di informazione e sollecitudine
nei confronti delle masse rurali
incolte, per le quali il matrimonio
era solo quello celebrato in
chiesa, per convincerle a recarsi
anche in Comune, pena il non
riconoscimento degli effetti civili.
Un impegno particolarmente
prezioso in caso di guerra,
quando i mariti solo ‘canonici’
avrebbero lasciato vedove non
riconosciute come tali. E ancora,
il prezioso ruolo dei cappellani
militari. Durante la prima guerra
mondiale in cui centinaia di
migliaia di poveri contadini
analfabeti hanno conosciuto la
tremenda vita di trincea, l’unico
a tenere per loro i contatti con
la famiglia, a scrivere e leggere
loro le lettere, ad ottenere
e trasmettere informazioni
tentando di mantenere una
dimensione di umanità in
quel contesto disumano, era il
cappellano militare. Ancora una
volta l’espressione dell’impegno
della Chiesa, attraverso i suoi
uomini, per l’animazione umana
oltre che religiosa della società
civile”.
Quale il contributo dei cattolici
nel vuoto politico-istituzionale
del 1943?
“La Chiesa è stata la ‘levatrice
saggia’ della transizione dal
regime precedente al nuovo
Stato. I cattolici sono riusciti a
favorire un passaggio che ha visto
convergere le diverse posizioni
politiche e culturali e ha costituito
la premessa per l’assunzione,
da parte loro, della guida del
Paese nel secondo dopoguerra.
Illuminanti le parole di Guido
Gonella, al primo convegno
Dc del 1945, sulla volontà di
‘costruire il nuovo Stato’ con
il concorso di tutte le forze
politiche. Uno stile che rivela lo
spessore di responsabilità dei
cattolici nei confronti del Paese”.
In che modo la ricorrenza del 17
marzo interpella oggi il mondo
cattolico?
“Chiamandolo ad una duplice
responsabilità. Anzitutto di
tipo sostanziale: la religione
non demonizza la politica, ma
prevede un impegno concreto.
Per il credente, quindi, essere
un buon cittadino e offrire il
proprio contributo alla crescita
della società civile è un dovere
‘religioso’. Il secondo compito
attiene alla pedagogia: mi sembra
che le agenzie educative – scuola,
parrocchia, associazione e
oratorio – dovrebbero imprimere
nuovo vigore alla formazione
delle nuove generazioni all’amore
di patria, al senso di cittadinanza
e allo spendersi per il bene
comune”.
intervista a cura di
GIOVANNA PASQUALIN
TRAVERSA
“Italia grassa,
vecchia e pigra”
“L
a salute degli italiani, per quanto ancora discreta,
si va sgretolando a colpi di cattivi comportamenti
(in fatto di alimentazione, sedentarietà e consumo
di alcol in eccesso soprattutto tra i giovani). Queste abitudini
sbagliate, oltretutto, sembrano divenute “normali” (e accettate
per tali) agli occhi dei cittadini del Bel Paese che, quindi, non si
applicano per cambiarle”: si apre
con queste considerazioni non
troppo ottimistiche il “Rapporto
nelle Regioni italiane”. è emerso
Osservasalute 2010”, presentato
– ad esempio – che “anche
martedì a Roma, presso il policlinico
la salute delle donne perde
universitario “Agostino Gemelli”,
terreno, infatti ha smesso di
dell’Università Cattolica del Sacro
crescere la loro aspettativa di
Cuore. Il rapporto è frutto del lavoro
vita”. Dal punto di vista della
di 203 esperti di sanità pubblica,
spesa sanitaria, il rapporto
che operano università e istituzioni
evidenzia che tre regioni
pubbliche nazionali, regionali e
da sole (Lazio, Campania e
aziendali. Lo scopo – ha spiegato il
Sicilia) hanno generato il 69%
coordinatore Walter Ricciardi – “è di
dei disavanzi accumulati dal
fornire un’approfondita analisi dello
Servizio sanitario nazionale
stato di salute della popolazione e
nel periodo 2001-2009. Tra i
della qualità dell’assistenza sanitaria
dati più significativi rilevati
dal rapporto c’è quello che
l’Italia è un “Paese in crescita”,
grazie principalmente alla
componente migratoria ma
anche a un leggero aumento
dal tasso di fecondità. Benché
inferiore a quello ottimale,
di 2,1 figli per donna, il tasso
italiano è cresciuto a 1,4, con
differenze da regione a regione.
Il livello più alto si è registrato
in Trentino-Alto Adige e Valle
d’Aosta (1,6), mentre il più basso
in Sardegna e Molise (1,2).
Europa
A
In Spagna
siglato un
documento
tra cattolici
e anglicani
Brevi dall’Europa
■ Eurobarometro
Parlamento Ue poco
conosciuto dai cittadini
Il Parlamento europeo continua a godere
della fiducia dei
cittadini Ue, benché
l’immagine che essi
hanno dell’Assemblea
non risponde
pienamente ai suoi
poteri e compiti
istituzionali. Eurobarometro ha
intervistato, tra la fine di novembre e
la metà dello scorso dicembre, 27mila
persone di tutti gli Stati aderenti. I
risultati, resi noti in settimana,
mostrano che gli europei hanno la
percezione di un accresciuto potere
dell’Eurocamera, grazie all’entrata in
vigore del Trattato di Lisbona, e in
maggioranza la ritengono una
istituzione “democratica” ed
“efficiente”, ma pochi fra di essi
pensano che sia anche “dinamica” e
capace di porsi “in ascolto dei
cittadini”. Rispetto a precedenti
indagini, “le risposte tendono a
polarizzarsi maggiormente”, si legge
nel rapporto finale. “Più uomini che
donne dichiarano di essere al corrente
dei temi affrontati dal Parlamento Ue; i
cittadini di classi sociali più agiate
mostrano una migliore conoscenza del
Parlamento”. I più informati risultano
essere i soggetti che hanno un’età
compresa fra 40 e 54 anni, invece - è il
dato che Eurobarometro sottolinea con
preoccupazione - i meno informati
appaiono i giovani. Interrogati sui
valori che il Parlamento dovrebbe
impegnarsi a difendere con priorità, ai
primi posti figurano “la difesa dei
diritti umani” (60% di preferenze),
“l’uguaglianza di genere e la libertà di
espressione” (entrambi con il 36%).
Alcune domande riguardavano il tipo di
informazione che i cittadini ricevono
dai media sull’attività del Parlamento
dell’Unione: solo il 28% dei cittadini
ritiene di essere ben informato.
■ Eurostat
Molte case sovraffollate
nell’Unione Europea
Nell’Ue27 il 42% della popolazione
vive in appartamento, il 34% in
un’abitazione individuale (o familiare)
e il 23% in case bifamiliari o “a
schiera”. Lo rende noto Eurostat con
un’indagine sugli alloggi che si riferisce
alla situazione di fine 2009 e che
sottolinea “notevoli differenze tra un
Paese e l’altro dell’Unione”. Dalla ricerca
emerge un elemento preoccupante:
“Il 18% della popolazione vive in una
casa sovraffollata”, calcolando tale
condizione in base ad alcuni criteri di
riferimento (numero di stanze, numero
delle persone residenti, presenza di
bambini…). Inoltre “il 16% delle
case mostrano problemi di umidità”,
il 7% risultano poco illuminate, il
4% presentano la toilette all’esterno
dell’abitazione, il 3% delle case non
dispone di vasca da bagno o doccia.
Il problema del sovraffollamento delle
abitazioni è particolarmente marcato
- nell’ordine - in Lettonia, Romania,
Ungheria, Polonia, Lituania e Bulgaria.
Tale problematica è invece quasi assente
a Cipro, nei Paesi Bassi, in Spagna,
Irlanda, Belgio e Malta.
nglicani e cattolici di Spagna
hanno siglato un documento
che sancisce il riconoscimento
reciproco dei riti del battesimo nelle
due confessioni e che avrà valore, ma
solo nel Paese iberico, per entrambe le
Chiese. La storica firma è stata apposta
nella sede della Conferenza episcopale
spagnola dal vescovo di Almería e
presidente della delegazione per le
Relazioni ecumeniche dell’episcopato
locale, mons. Adolfo González Montes
Sabato, 12 marzo 2011
(nella foto), e dal vescovo della
Chiesa spagnola Riformata episcopale,
Carlos López Lozano, alla presenza
del vescovo di Vic, mons. Roman
Casanova, e di un rappresentante
dell’arcivescovo di Canterbury. È un
risultato molto importante raggiunto
dal dialogo ecumenico che “ha aiutato
a rafforzare la convinzione del carattere
fondamentale del battesimo nell’opera di
edificazione della Chiesa”; rappresenta
il “compimento alle raccomandazioni
5
che questo riconoscimento della
sacralità del battesimo e la sua valida
amministrazione” e conclude di fatto
un lungo cammino avviato negli
anni Ottanta. La dichiarazione non
si esprime, invece, sulla differenza
relativa alla natura sacramentale della
Confermazione. Dopo la firma, nella
cattedrale anglicana del Salvatore
di Madrid, ha avuto luogo un atto di
rendimento di grazie con un solenne Te
Deum.
Il retaggio cristiano è al
cuore stesso dell’identità
europea: la questione è
come poter imparare una
politica radicata in un
profondo senso delle piene
dimensioni della vita.
Vedere noi
stessi come
ci vedono
gli altri
S
e volete sapere perché gli europei
appartengono ad un’unica
comunità, visitate una delle
grandi cattedrali medievali della
Gran Bretagna”. Questa non è una frase
dei capi religiosi cattolici che insistono
sul retaggio cristiano dell’Europa, ma
di Jonathan Jones, corrispondente per
l’arte del Guardian, quotidiano inglese
“liberale” secondo la tradizione europea
classica, cioè non particolarmente
amico del cattolicesimo. Jones evoca
la “Cristianità”, l’”arte, l’architettura e la
filosofia che hanno valicato i confini
degli Stati nascenti” e che da allora
è praticamente alla base di tutti i
movimenti artistici e letterari. Anche oggi,
nell’ euroscettica Gran Bretagna, l’Uk
Art Fund è impegnato in una campagna
per trattenere un dipinto di Breughel in
Inghilterra. “Perché? Perché fa parte del
nostro patrimonio. Perché siamo europei”.
In modo evidentemente paradossale,
Jones sostiene inoltre che il concetto
stesso di nazionalismo è comune e
distintivo dell’Europa. Infatti,
un documento fondativo
dell’Europa, il Trattato di
Westfalia del 1648, rende gli
Stati nazionali pressoché
assoluti. Soltanto i governi degli
Stati possiedono la “sovranità”;
soltanto loro sono autorizzati
a condurre gli affari internazionali; loro
- e soltanto loro - possono dichiarare
guerra come mezzo legittimo per la
risoluzione delle divergenze; e così via.
Questo retaggio modella ancora oggi la
tendenza intergovernativa all’interno
dell’Unione europea. Gli ultimi Papi
hanno insistito su come il retaggio
cristiano dell’Europa sia al cuore stesso
dell’identità europea. I Papi non vogliono
restaurare la “Cristianità” - che aveva un
lato oscuro e terrificante di persecuzione
al suo interno e di conquista verso
l’esterno. Essi lodano il cristianesimo. Essi
richiamano l’Europa non ad una sorta
di restaurazione del passato ma ad un
nuovo senso di umanità, a un umanesimo
consapevole delle fonti trascendenti della
sua dignità. Leggere, unitamente alla
riflessione di Jonathan Jones, una potente
critica dell’ethos europeo proveniente
dall’esterno dell’Unione europea, dal
romanziere turco e premio Nobel Orhan
Pamuk, è quindi una cosa che ci deve
far riflettere. L’Europa, sostiene Pamuk,
“cerca di conservare le proprie grandi
tradizioni culturali, approfittare delle
ricchezze che agogna nel mondo non
occidentale, e conservare i privilegi
conquistati in tanti secoli di conflitto di
classe, colonialismo e guerre intestine”.
Chiaramente, lo zenit della cultura
celebrata da Jones precede la costruzione
degli imperi e il colonialismo, che hanno
avuto inizio nel sedicesimo secolo.
Tuttavia, difendere oggi quella cultura
implica il duro rifiuto tramite “muri più
alti, restrizioni più dure alle concessioni
dei visti e navi a pattugliare i confini”
degli immigrati bisognosi provenienti
da terre che l’Europa ha sfruttato per
arricchirsi. Per Pamuk, “le politiche
anti-immigrazione e i pregiudizi stanno
distruggendo i valori di base che hanno
fatto dell’Europa quella che era”.
Sembra di avere a che fare in questo caso
con almeno due “retaggi” - quello della
cultura (inclusa la religione) e quello
della pratica politica. Nessuno dei due è
puro. La questione è come poter imparare
a praticare una politica radicata in un
profondo senso delle piene dimensioni
della vita umana, e come riuscire a dar
forma ad una cultura così sicura da poter
essere generosamente aperta al resto
del mondo, e capace di responsabilità
politica globale.
FRANK TURNER - Europe Infos
A Cipro le Chiese
del Medio Oriente
L
e chiese del Medio Oriente devono lavorare insieme
per far prevalere la pace. È questo il messaggio lanciato
dall’arcivescovo Crisostomo di Cipro nel discorso di apertura
dell’incontro straordinario del Comitato esecutivo del Consiglio
delle chiese del Medio Oriente (MECC), tenutosi lo scorso 18
febbraio proprio nell’isola
famiglie cristiane che
del Mediterraneo. “È davvero
compongono il MECC giunto il momento di unire le
forze - ha dichiarato Crisostomo ortodossi di rito bizantino,
ortodossi precalcedoniani,
- e lavorare per una soluzione
cattolici e protestanti dei tanti problemi della nostra
per preparare l’assemblea
regione che porti alla pace e
generale del prossimo agosto,
lontano dal fanatismo religioso.
ma anche per confrontarsi
Per fare questo dobbiamo
sui sommovimenti che
essere in grado di affrontare
stanno travolgendo l’Africa
direttamente ogni questione e
settentrionale. Proprio a
superare, con amore cristiano
causa dei moti di piazza e
e reciproca comprensione,
dell’incertezza politica di
i nostri disaccordi interni”.
questi giorni, i rappresentanti
All’incontro hanno partecipato
delle chiese egiziane non
le delegazioni delle quattro
hanno potuto raggiungere
l’incontro. “Siamo tutti a
favore di riforme politiche ed
economiche - ha dichiarato
all’agenzia ENI il pastore
Munib Younan, vescovo della
Chiesa evangelica luterana
in Terra Santa e Giordania e
presidente della Federazione
luterana mondiale (FLM) -,
ma allo stesso tempo vogliamo
far sapere ai movimenti che
promuovono la protesta
che ci attendiamo da loro
moderazione, come pure la
promozione dei diritti umani,
della libertà religiosa e di
espressione. Vogliamo chiedere
alla popolazione di usare non
solo le frustrazioni ma anche
la saggezza per costruire
una nuova società”. Sulla
situazione in Medio Oriente
e in particolare sulle violenze
che si stanno verificando in
Libia è intervenuto il Comitato
centrale del Consiglio
ecumenico delle chiese (CEC),
riunitosi a Ginevra dal 16 al 22
febbraio scorso.
6
Mondo
Sabato, 12 marzo 2011
Notizie flash
■ Costa d’Avorio
Sei donne uccise durante
una manifestazione
■ Tra la crescita del ruolo sociale e la violenza imperante.
Essere donna in America Latina
N
L
a scorsa settimana almeno
sei donne sono state uccise e
altre decine ferite dalle Forze
di sicurezza (Fds) intervenute nel
quartiere di Abobo per disperdere
una manifestazione organizzata
dalle donne in sostegno di Alassane
Ouattara, vincitore delle elezioni.
Abobo, quartiere ‘caldo’ della capitale
economica della Costa d’Avorio
Abidjan, è stato teatro di scontri,
anche con artiglieria pesante, tra le
forze di sicurezza di Laurent Gbgabo
ex presidente che non intende lasciare
la carica e sostenitori pro-Ouattara.
Secondo un bilancio diffuso dall’Onu,
gli ultimi scontri hanno fatto almeno
26 morti, decine di feriti e portato alla
fuga più di 200.000 persone.
egli ultimi 10 anni, almeno sulla carta, le
donne latinoamericane hanno ottenuto
grandi progressi grazie a legislazioni mirate a favorire il pieno rispetto dei loro diritti: norme, che, tuttavia, nella pratica non vengono
applicate con il rigore necessario ad impedire che
la violenza ‘machista’ continui a crescere, secondo
un rapporto della Commissione economica dell’Onu per l’America Latina (Cepal). L’impunità di chi
si macchia di abusi contro le donne resta di fatto
comprovata nella maggior parte dei paesi del Sudamerica, Centroamerica e dei Caraibi, che pure
hanno progressivamente dato sempre più accesso
alle donne nella vita politica nazionale. In America
Latina si contano finora nove donne a cui è stata
affidata la presidenza della Repubblica, tre sono
al momento in carica in Argentina, Brasile e Costa
Rica (la responsabile della nuova agenzia dell’Onu
dedicata alle donne, Un Women, è l’ex-presidente
cilena Michelle Bachelet), e si è moltiplicato il numero delle parlamentari. Incoraggianti anche i dati
Afghanistan
Cina: le vittime della politica del figlio unico
A
borti forzati, sterilizzazione, congegni intrauterini,
multe: in occasione della Giornata della donna,
l’agenzia Asianews ha pubblicato sul proprio sito
(www.asianews.it) un articolo di denuncia di Wang
Songlian, attivista dei diritti umani, che analizza la
situazione della politica di pianificazione familiare in
Cina. Una legge che nel corso dei decenni ha coperto
centinaia di milioni di omicidi. La legge lanciata
nel 1979 impone alle coppie urbane di avere un solo
Gli occhi delle donne
U
na mostra fotografica per raccontare
l’Afghanistan con gli occhi delle
donne. E’ “on-line” la prima mostra
fotografica virtuale “Women to be”,
realizzata dalle studentesse del master
in giornalismo dell’Università di Herat,
realizzati per investigare la realtà
sociale con particolare riferimento alla
condizione della donna afghana. La
mostra è “visitabile” sul sito (www.
fondazionefondiariasai.it) . Il progetto,
nato nel giugno 2010, è promosso
dall’Università Cattolica con il sostegno
di Fondazione Fondiaria-Sai.
■ Nazioni Unite
Una campagna contro
le mutilazioni genitali
S
pingere l’Assemblea generale delle
Nazioni Unite ad approvare una
risoluzione che metta al bando le
mutilazioni genitali femminili (MGF).
E’ questo l’obiettivo di una campagna
lanciata da un comitato sostenuto da
associazioni di tutto il mondo. Quella
delle MGF è una pratica che ogni
giorno viene inflitta a 8mila bambine
nel mondo e che, fino ad oggi, ha
coinvolto circa 150 milioni di donne.
Le MGF sono praticate prevalentemente
in 28 paesi africani ma anche nella
penisola araba, nel Medio Oriente e nel
sudest asiatici.
■ Cuba
Non si ferma la protesta
delle “Donne en Blanco”
L
e “ Donne en Blanco” continuano a
manifestare per la liberazione degli
ultimi dissidenti politici ancora
nelle carceri cubane. Il movimento
– formato da mogli, madri, parenti
e sostenitrici dei dissidenti arrestati
e contraddistinto dall’abbigliamento
bianco con cui manifestano – è nato
nel 2003 a seguito della “primavera
nera” di Cuba, quando il regime di Fidel
Castro arrestò 75 dissidenti. Da allora
ogni domenica – non senza minacce ed
intimidazioni - le “Damas” continuano
a marciare silenziosamente per le vie
de L’Avana chiedendo la liberazione
dei dissidenti e attirando l’attenzione
dell’opinione pubblica internazionale.
sull’istruzione: il 55% delle ragazze fra i 20 e i 24
anni ha completato la scuola secondaria, a fronte
del 49% dei ragazzi; un dato che si riscontra anche
nelle zone rurali. Allo stesso tempo, fondi destinati
a politiche ‘ad hoc’ in paesi come Venezuela, Argentina, Brasile, Ecuador o Bolivia, hanno contribuito ad abbassare l’indice di povertà estrema migliorando le condizioni di vita di bambini e bambine. Questo, secondo la Cepal, non impedisce che
l’America Latina resti la regione del mondo con più
disuguaglianze e tra le più pericolose per le donne, per il numero di omicidi, i ‘feminicidios’, gravi
maltrattamenti, abusi sessuali in ambito familiare,
mortalità materna, aborti illegali (quattro milioni
l’anno con 4000 vittime). Le donne oggetto di violenza sono il 35% in Messico, il 39% in Colombia, il
31% in Ecuador, il 52% in Bolivia. In Centroamerica
due omicidi su tre sono di donne. Nel migliore dei
casi, dice la Cepal, una donna su dieci nell’intera
America Latina soffre una qualche forma di violenza. (fonte www.misna.org)
figlio; quelle rurali possono arrivare a due, ma
soltanto in alcuni casi decisi dalle autorità. Le
donne devono chiedere un “permesso di nascita”
prima che venga concesso loro di dare la vita.
Quindi, raggiunta la propria quota, vengono
“persuase” dai rappresentanti comunisti ad essere
sterilizzate. Le donne non sposate, o quelle che
hanno già dato la vita a un figlio, possono essere
costrette a effettuare degli aborti forzati.
l’iniziativa
Il premio Nobel
per la pace alla
donna africana
L’appello è stato rilanciato da
CISPI e Chiama L’Africa due
Organizzazioni Non Governative
in occasione dell’8 marzo scorso.
“ L’
Africa cammina con i piedi
delle donne”. Si apre così
l’appello della Campagna
Noppaw (Nobel Peace Prize for
African Women) per l’attribuzione
alla donna africana del premio Nobel
per la pace 2011. L’iniziativa è stata
lanciata da due realtà italiane: CIPSI,
coordinamento di 48 associazioni di
solidarietà internazionale, e ChiAma
l’Africa, associazione nata in Senegal, nel
2008,durante il seminario internazionale
per un Nuovo patto di solidarietà tra
Europa e Africa. Non una campagna per
l’attribuzione del Nobel a una singola
persona o a un’associazione, ma una
sorta di Nobel collettivo – spiegano i
promotori -, una proposta atipica che
vogliamo perseguire, conoscendone
le difficoltà, per far conoscere il
protagonismo delle donne africane e per
privilegiare nei rapporti di cooperazione
proprio le donne e le loro organizzazioni.
“Le donne africane sono protagoniste
trainanti dell’Africa intera, sia nella
vita quotidiana che nell’attività politica
e sociale”, sottolinea Guido Barbera,
presidente di Solidarietà e Cooperazione
Cipsi . “Donne imprenditrici - continua
- impegnate in politica, donne che si
assumono il ruolo di promotrici dei
diritti, della salute, della pace, della
convivevza. Non è possibile immaginare
il futuro dell’Africa senza avere davanti
agli occhi le tante donne comuni che
quotidianamente portano il peso di
questo pezzo di
terra. Ne assumono i
drammi e ne vivono
le speranze. Donne
feriali fondamentali
per la vita del continente. Donne che
gridano al mondo intero: non vogliamo
più allattare i nostri figli, per vederli
morire in guerra!”. Sono in maggioranza
le donne a lavorare i campi in una terra
che quasi mai appartiene a loro, solo
perché donne. Ad esse che controllano
il 70% della produzione agricola,
che producono l”80% dei beni di
consumo e assicurano il 90% della loro
commercializzazione, è quasi sempre
impedito di possedere un pezzo di terra.
E sono le donne quelle che con più
coerenza, assicurano, nell’Africa troppo
spesso segnata dal malgoverno e dalla
corruzione, la speranza del cambiamento
e della democrazia. Sono le donne
africane che, di fronte alle prevaricazioni
del potere, sanno alzarsi in piedi per
difendere i diritti calpestati. Dentro al
dramma della guerra soffrono le pene
dei padri, dei fratelli, dei mariti e dei
figli votati al massacro. Per loro poi, per
i loro corpi e le loro persone, se vengono
risparmiate dalla morte, spesso è pronta
la peggiore delle violenze, che salva forse
la vita, ma colpisce per sempre l’anima.
Le donne sono la spina dorsale che
sorregge l’Africa. In tutti i settori della
vita: dalla cura della casa e dell’infanzia,
all’economia, alla politica, all’arte,
alla cultura, all’impegno ambientale.
Per questo, in Africa, non è pensabile
alcun futuro umano, senza la loro
partecipazione attiva e responsabile.
Senza l’oggi delle donne non ci
sarebbe nessun domani per l’Africa.
“Bisognerebbe ascoltare queste storie
“minime” – commenta Elisa Kidané,
suora comboniana eritrea che sostiene
la Campagna Noppaw fin dalla sua
nascita - ma nessun telegiornale sembra
volerle riferire. Facile e comodo sbattere
in prima pagina la miseria altrui e
tacere sulle cause che l’hanno generata.
Semplice e sbrigativo pubblicare un
poster strappalacrime di una mamma
con il figlio che succhia un seno avvizzito,
e non raccontare le faticose battaglie e
le piccole vittorie ottenute – ogni giorno,
caparbiamente – da milioni di donne
a piedi scalzi e mani nude”. Mani come
quelle di mami Monica, incontrata a
Kafue, piccola città dello Zambia. E
come lei tante altre del progetto Home
Based Care – carezze a domicilio – donne
che ogni giorno portavano assistenza
ai malati del loro quartiere, trovando
il tempo di aiutare gli altri nonostante
condividessero con loro le difficoltà di
una vita, giocata giorno per giorno. Il
premio Nobel andrebbe anche a loro.
Cultura
Sabato, 12 marzo 2011
Il nuovo libro del Papa. Abbiamo chiesto a padre Innocenzo Gargano di commentare
alcune affermazioni di papa Benedetto XVI contenute nel libro “Gesù di Nazareth”.
Gesù. Una bella notizia
L
ebrei perché dovevano far loro
scontare il male che avevano
fatto. Aver rovesciato tutto, aver
trasformato quell’affermazione
da invettiva a profezia, è
molto importante. Se passa
questo messaggio e passa con
l’autorevolezza di un Papa che
si chiama Joseph Ratzinger e
diventa opinione pubblica,
finalmente riusciremo come
cristiani a leggere il Vangelo a
partire dall’elezione di Israele e
non più dalla sua sostituzione”.
a morte di Gesù
letta non come
“maledizione” ma come
via di “redenzione”
e “salvezza” per tutti; e il
passaggio sull’identità degli
accusatori di Gesù chiarendo
una volta per tutte che in
ogni caso nei Vangeli, “non è
indicato il popolo degli ebrei
come tale”. Abbiamo chiesto a
padre Innocenzo Gargano di
commentarci a caldo queste
affermazioni di papa Benedetto
XVI contenute nel libro “Gesù
di Nazareth” nei loro risvolti sul
dialogo della Chiesa cattolica
con gli ebrei. Il libro è stato
presentato in Vaticano giovedì
10 marzo ma alcuni capitoli
sono stati anticipati il 2 marzo
alla stampa.
Padre Gargano, una sua
prima reazione?
“La mia prima reazione è che
si tratta di una bella notizia.
Mi ha colpito soprattutto il
passaggio in cui il Papa afferma
che in base alla fede dobbiamo
leggere in modo totalmente
nuovo l’affermazione di Caifa
circa la necessità della morte
di Gesù, circa la famosa automaledizione: ‘Il suo sangue
ricada su di noi e sui nostri
figli’. Il Papa scrive che tutti noi
abbiamo bisogno della forza
purificatrice dell’amore e che
tale forza è il suo sangue. Non
è dunque una maledizione
ma redenzione e salvezza.
Non è una novità. Ma il fatto
che il Papa condivida questo
rovesciamento è veramente
una bella notizia. Significa che
di fatto quella che è stata intesa
come una maledizione in realtà
è una profezia: il sangue di
Cristo è portatore di salvezza
per noi e per i nostri figli, così
come il sangue dell’agnello
dipinto sugli stipiti delle porte
aveva sottratto le famiglie degli
ebrei dall’Angelo sterminatore
durante l’epopea dell’esodo
dall’Egitto”.
Cosa dire invece sulla parte
del testo relativa all’identità
Secondo lei, quale recezione
avrà questo testo dalla
comunità ebraica attuale?
“Secondo me, lo prenderanno
come una buona notizia,
ma diranno anche che è un
problema dei cristiani perché
gli ebrei da sempre hanno
creduto di essere e restare
il popolo scelto da Dio per
la salvezza del mondo. Le
conseguenze sul dialogo
saranno sicuramente positive.
Il testo del Papa, comunque, si
rivolge soprattutto al mondo
Il libro - che
completa quello
apparso nel 2007 è stato presentato
giovedì 10 marzo.
degli accusatori di Gesù?
“È certamente
un’interpretazione accattivante
che serve ad operare delle
distinzioni per ridimensionare
le affermazioni che poi sono
diventate tradizionali nella
storia cristiana. Quella, per
esempio, di Matteo che
dice che tutto il popolo era
d’accordo nella condanna di
Gesù. Liberare quindi il popolo
in quanto tale e ricondurre
l’accusa soltanto ad un gruppo
di potere (in realtà anch’esso
non totale al suo interno
perché si fa l’eccezione di
Nicodemo) aiuta a rendersi
conto che non è così semplice
Ma c’era ancora bisogno
di una parola del Papa per
ricordarlo?
“Dal punto di vista della
ricerca, la problematicità è
ormai un dato acquisito. Il
fatto che però anche il Papa
metta davanti al mondo la
problematicità di questo
processo è molto importante.
Che poi il Papa condivida
determinate soluzioni è
altrettanto importante.
Mi chiederei piuttosto se
l’opinione pubblica sia stata
davvero raggiunta da queste
conclusioni degli addetti ai
lavori. Questo purtroppo
rimane un interrogativo aperto.
E questo mi fa dire che è
La sintesi armonica
di san Tommaso
Nove incontri per iniziativa della “Cattedra san
Tomaso d’Aquino e il pensiero contemporaneo”
”E
Un libro rivolto ai
cristiani, che sarà
comunque accolto
dagli ebrei come una
buona notizia.
attribuire al popolo giudaico
in quanto tale la richiesta della
condanna a morte di Gesù. E
comunque, come dice il Papa,
non può essere stato tutto il
popolo ad avanzare questa
richiesta”.
sempio di una mente aperta,
capace di dialogare con le
scienze, ma di ricondurre
tutto in una sintesi armonica, che è la
sintesi teologica”. Così mons. Enrico dal
Covolo, rettore della Pontificia Università
Lateranense (Pul), ha definito san
Tommaso, al centro di un ciclo di incontri
promossi dall’”ateneo del Papa” sul tema:
“San Tommaso e il XX secolo”. L’Aquinate
- ha proseguito il rettore, introducendo
il 3 marzo il primo dei 9 incontri che si
estremamente positivo che il
Papa abbia assunto le tesi dei
grandi ricercatori su questo
problema e abbia aperto ad
una interpretazione che si
spera, diventi anche mentalità
comune. Questo vale sia per ciò
che riguarda gli accusatori di
Gesù, sia soprattutto per quella
famosissima auto-invettiva:
‘Il suo sangue cada su di noi e
sui nostri figli’. Su questa automaledizione purtroppo si è
costruita tutta la persecuzione
degli ebrei, portando
addirittura i cristiani a sentirsi
in dovere di far soffrire gli
svolgeranno fino al 26 maggio - è stato
capace di comprendere che “la ragione
che si ripiega su se stessa non serve, e anzi
apre alle aberrazioni più grandi. Solo una
ragione che si apre alla fede può condurre a
comprendere il mistero di Dio e dell’uomo”. Il
SIR ha intervistato mons. Gianfranco Basti,
decano della Facoltà di filosofia e professore
di filosofia della natura e della scienza della
Pul, relatore del primo incontro.
Perché “riscoprire” san Tommaso oggi?
“Di fronte all’attuale riscoperta, in campo
scientifico, dell’impostazione aristotelica,
considerata adeguata agli ultimi sviluppi in
campo biologico e della fisica fondamentale,
san Tommaso - tramite la sua ontologia e la
nozione di ‘potenza creativa’ - ci dimostra
invece che l’ontologia è compatibile con
la teoria dell’evoluzione, perché l’essere è
partecipazione e creazione”.
C’è una grande consonanza tra la
concezione di ragione in san Tommaso e
il ripetuto invito del Papa ad “allargare gli
spazi della razionalità”. Che margine ha
cristiano. Ma non dobbiamo
dimenticare che se i cattolici,
dopo il Concilio Vaticano II,
e il mondo protestante, dal
XIX al XX secolo, hanno fatto
questo tipo di itinerario, non
altrettanto lo hanno fatto le
altre Chiese cristiane. Non è
così semplice: l’interpretazione
di auto-maledizione si è
talmente solidificata all’interno
delle tradizioni cristiane che
veramente per cambiare
questo cuore di pietra in cuore
di carne dei cristiani, ci vuole
tempo e lavoro di scalpello”.
a cura di
MARIA CHIARA BIAGIONI
di essere accolto dalla temperie culturale
attuale?
“Per san Tommaso, la res è la misura
della verità dell’intelletto, però la verità
della nostra conoscenza non dipende
dall’adeguamento alla norma divina, ma
alla res in quanto tale. L’immanentismo,
l’ateismo, lo scientismo, il fideismo, nella
concezione tomistica sono tutti errori da
evitare. Ancora oggi, sono proprio gli ‘ismi’
da cui ci dobbiamo difendere, in quanto
sono tutti sinonimo di fondamentalismo,
che non è altro che la versione postmoderna delle ideologie di una volta”.
Rigore del pensiero, coerenza,
sistematicità, impegno a “riportare
all’unità”. Come rendere questi tratti
tipici dell’impostazione filosofica tomista
“contemporanei” ai giovani di oggi?
“Io credo che la strada maestra da proporre
oggi alle nuove generazioni sia quello
di spronarli, ed educarli, alla fatica del
pensare, ad un amore per la cultura che non
esclude la ricerca della verità, a tutti i livelli
e in tutte le sue espressioni”.
7
Economia
8 Sabato, 12 marzo 2011
U
na riflessione a più voci,
come un discernimento
comunitario a largo
spettro, sul bene
comune e la sua problematicità
nella terra umbra, è approdata
alle pagine di un libro, che è stato
presentato il 28 febbraio in una
pubblica affollata assemblea
a Perugia, alla presenza delle
maggiori autorità regionali e di
alcuni vescovi delle diocesi umbre.
Si è trattato della presentazione
di un volume edito da Il Mulino,
titolato “Poliarchia e bene comune.
Chiesa, economia e politica per
la crescita dell’Umbria”, a cura di
Silvia Angeletti e Giorgio Armillei,
con un saggio introduttivo di
Vincenzo Paglia. Il volume
raccoglie le relazioni svolte in un
convegno ecclesiale, aperto a tutte
le realtà sociali, che si è tenuto
nel dicembre 2009 nel Convento
di S. Francesco di Assisi. Mons.
Paglia ha detto le ragioni di questa
iniziativa nella sua introduzione
con un discorso illuminato in cui
ha inteso dimostrare che la Chiesa
non può e non vuole rimanere
✎ poliarchia e bene comune |
di Elio Bromuri
Dall’Umbria una riflessione per il Paese.
Nella città per amore.
confinata nelle zone del sacro e
tanto meno nelle sacrestie, perché
è chiamata a stare nella piazza della
città, al centro della vita collettiva,
non per conquistare un potere,
ma per amore. La Chiesa, infatti,
è interessata all’uomo e a tutte le
sue esigenze, le sue aspirazioni, i
suoi problemi. Ha citato l’incipit
della “Gaudium et spes”, dove si
dice che “le gioie e le speranze, le
tristezze e le angosce degli uomini
d’oggi, dei poveri soprattutto e di
tutti coloro che soffrono, sono le
gioie e le speranze, le tristezze e
le angosce dei discepoli di Cristo”
(Gs 1). Ma come fare questo se
non interessandosi concretamente
alle condizioni della vita di tutti?
Quando nella Bibbia si parla di
salvezza - afferma mons. Paglia non si fa un discorso spiritualistico
quasi si riferisse alla salvezza
dell’anima del singolo, ma si
intende la salvezza dell’intera
città. In essa nessuno è padrone
esclusivo e nessuno può essere
escluso. La città è per sua natura
plurale, non monarchica, né di
una parte o dell’altra. Nella piazza
della città c’è spazio per tutti e
tutti possono concorrere al bene
comune. La Chiesa non si può
tirar fuori, in disparte, ma deve
lasciarsi coinvolgere e coinvolgere
a sua volta gli altri poteri, in un
sistema, appunto, “poliarchico”. In
questa prospettiva la Chiesa può
entrare nel merito delle questioni
in discussione, senza pretendere
di dire l’ultima parola, ma senza
complessi d’inferiorità, mettendosi
a confronto leale con le istituzioni
e la società civile, sentendosi
dentro e parte di essa. Non si
può ragionare con la categoria
del dentro e del fuori: siamo tutti
dentro. Sulla linea del discorso
del vescovo si è inoltrato Giuliano
Amato, invitato a presentare il
libro insieme a Galli della Loggia.
Amato ha ribadito la necessaria e
fisiologica distinzione tra potere
politico e potere religioso. Si è
ritenuto da molti, e si ritiene
tutt’oggi, che la religione sia un
fatto privato e che debba essere
tenuta fuori della sfera pubblica.
Questa è una palese ingiustizia
perché mentre il laico può entrare
nella politica portando tutto il
bagaglio del proprio pensiero e
delle proprie convinzioni, per una
cattiva interpretazione della laicità
dello Stato, il credente dovrebbe
comportarsi “come se” non fosse
credente, come se non avesse un
proprio corredo di principi e valori
derivati dalla sua fede religiosa.
In qualche modo deve entrare
culturalmente “nudo” nella sfera
pubblica, e ciò segna una palese
ingiustizia. Oggi l’unico futuro
sicuro che i giovani avranno è quello
del debito pubblico che nessuno
vuol pagare. Ma il futuro non si
costruisce senza un’etica sociale
che spinga cittadini e governanti
ad assumere responsabilmente
sacrifici, limitazioni e rinunce.
Ma poi si è domandato se possa
sostenersi un’etica senza una
motivazione religiosa, che
provochi quell’”innalzamento”
dei sentimenti e dei pensieri
degli uomini, di cui parla mons.
Paglia, sottraendoli all’angusta
prospettiva di quell’eterno
presente che Amato ha chiamato
“il presente dei nostri peccati”.
Il legame
tra politica
e morale ha
ancora senso
L’etica, però, non sono parole, ma fatti.
E le regole dell’economia hanno bisogno di
essere ispirate da obiettivi sociali e culturali.
H
o sollecitato, con vari articoli, i
cattolici a vivere, come indicato
da san Tommaso, da liberi e
non da schiavi. Non più legati al
carro dei partiti e dei movimenti politici,
di opposizione e di governo. La crisi
economica, politica e finanziaria ha la sua
matrice nel nullismo dell’intelligenza, nella
mancanza di ideali, di etica e di valori
spirituali. Un dubbio potrebbe intrigare
il lettore e portarlo a chiedersi: in un
contesto politico sempre più deteriorato
e rissoso, in presenza di un mercato
sempre più competitivo, in cui l’aumento
dell’efficienza gestionale è condizione
di sopravvivenza, ha senso parlare di
legame fra politica e morale, fra economia
e morale? Direi di sì. Non dimentichiamo
che la capacità concorrenziale delle
imprese produce posti di lavoro, benessere
e ricchezza. Assumere comportamenti
etici nell’ambito dell’economia, della
politica e della cultura, significa accettare
di adempiere i propri doveri, fissati
dagli ordinamenti e dagli obiettivi di
sviluppo politico, economico e culturale
che la comunità nazionale si è data. La
questione morale non concerne solo l’etica
pubblica, ma anche quella personale, che
deve essere improntata a rigore, dignità
e costumi irreprensibili. Intendo dire
che nichilismo, consumismo, egoismo e
nullismo dell’intelligenza hanno prodotto,
relativismo morale e civile, decadenza
e degrado culturale; questo insieme di
cose ha favorito il diffondersi di forme
di corruzione, falso in bilancio, truffe
immobiliari e finanziarie, evasione fiscale,
collusione con la criminalità organizzata.
Per non restare nel vago ricordo che le
inchieste giudiziarie di questi anni hanno
fatto emergere che dietro l’economia si
nascondono azioni e comportamenti
in contrasto con le regole del mercato,
I cattolici devono
lottare per inserire i
valori etici nella politica
e nell’economia;
devono dare il loro
fattivo contributo alla
formazione di una
nuova classe dirigente,
attraverso la scuola
cattolica, le parrocchie,
i movimenti e le
associazioni; devono
ridare alla famiglia,
costituita da un uomo
e una donna, il ruolo
educativo, politico e
culturale che le compete;
battersi perché la scuola
sia luogo, ove disciplina
e responsabilità siano
regole indiscutibili.
di Gianni Munarini
dell’etica e della morale
cattolica. Sostenere che
la questione morale non
può essere sottovalutata,
rimandata e trascurata,
non significa ignorare
le esigenze tecniche del
mercato, ovvero non
fa dimenticare che lo
sviluppo compatibile
a medio/lungo periodo
richiede un contesto
sociale ordinato e
infrastrutture adeguate.
L’etica non è una parola,
ma fatti. In assenza di
norme all’altezza dei mercati finanziari e
della complessità del mercato globalizzato,
nonché di sistemi di vigilanza e controlli
interni ed esterni alle imprese, al mercato e
alle istituzioni, i rischi di crisi, provocate da
azioni disoneste o scriteriate, sono sempre
in agguato. I controlli di vigilanza debbono
essere rispettosi dell’autonomia d’impresa,
ma non possono essere neutrali rispetto
alle regole di governo e alle azioni operative
dell’impresa, al fine della trasparenza
delle gestioni, a tutela dei consumatori e
del mercato. Lo scenario del momento è
preoccupante, le forze di opposizione e i
mass media, sono appiattiti sulle vicende
del Presidente del Consiglio e ignorano
problemi, che, se non affrontati, porteranno
il Paese fuori dall’Ue. Per chiarire il
concetto, richiamo la recente intervista a
Marchionne, la quale può essere condivisa
o combattuta, ma non ignorata. L’italocanadese ha sostenuto con parole chiare e
risolute che, nel caso si intenda agganciare
i mercati globalizzati e uscire dalla crisi,
si dovranno ridefinire, nella forma e
nella sostanza, le relazioni industriali, lo
stato sociale, i ruoli e le competenze della
rappresentanza sindacale, il rapporto
capitale/lavoro. A detto discorso si somma
la mancanza di un’autentica politica
economica. Ci dimentichiamo inoltre che
l’aumento della spesa pubblica va ricercato
nel fatto che, il consenso elettorale è
diventato il fine dell’attività politica e la
spesa pubblica è lo strumento per poterlo
acquisire. La democrazia acquisitiva pone
a disposizione del settore politico potere
e reddito, a tutto danno della società
civile, ovvero dei cittadini. E’ urgente
rendere operative e imperative le regole
costituzionali che vincolano le decisioni
politiche di spesa, alla copertura reale delle
stesse. Per non restare alla denuncia, invito
i cattolici a lottare per i seguenti obiettivi:
inserire i valori etici e morali nella politica
e nell’economia; formare una nuova classe
dirigente, attraverso la scuola cattolica, le
parrocchie, i movimenti e le associazioni;
ridare alla famiglia, costituita da un uomo
e una donna, il ruolo educativo, politico e
culturale che le compete; battersi perché
la scuola sia luogo di studio severo, ove
disciplina, dovere, buona educazione e
responsabilità siano regole indiscutibili;
formare i giovani ad un modello politico
e ad una militanza indirizzata al bene
comune e non alla carriera; far capire che
il modello sindacale e i criteri di lotta degli
anni ‘70 e ’80 - scioperi, blocchi stradali,
picchetti e così via - sono divenuti obsoleti
e impotenti. Nell’era della globalizzazione
l’egemonia operaia è diventata arcaica,
roba da casa di riposo, ora bisogna saper
valutare l’innovazione dei piani industriali,
attirare investimenti, avere operai e tecnici
altamente qualificati, strutture sufficienti
e ad alta tecnologia. Se il sindacato e i
suoi iscritti possiederanno dette qualità,
potranno valutare e negoziare con il singolo
imprenditore e con Confindustria, a livello
di parità. L’avvenire è degli arditi non dei
pavidi.
Pace e libertà religiosa
Sabato, 12 marzo 2011
Pakistan:
ucciso Bhatti,
il ministro
cattolico
Shahbaz Bhatti, ministro per le minoranze
religiose, assassinato il 2 marzo scorso a
Islamabad in una barbara aggressione da parte
di un commando armato.
I
l ministro pakistano per le minoranze
religiose, il cattolico Shahbaz Bhatti,
è stato ucciso il 2 marzo a Islamabad
da un commando armato. L’attentato
è stato compiuto da un gruppo di uomini
mascherati, che lo hanno tirato fuori
dalla sua auto e lo hanno crivellato di
colpi prima di fuggire su un’automobile.
Gli assassini hanno lasciato sul luogo del
delitto un manifestino: “Tehrik-e-Taliban
Pakistan” (Ttp), una organizzazione di
militanti islamici che rivendica l’assassinio
di Bhatti per aver parlato contro la legge
sulla blasfemia. Aveva difeso con coraggio
Asia Bibi, la cristiana condannata a morte
per blasfemia in base a false accuse.
Apparteneva al Ppp, il partito progressista
al governo, ed aveva lavorato con Benazir
Bhutto. Era sul convoglio insieme alla
Bhutto al momento dell’attentato alla leader
pakistana. Dopo l’uccisione di Salman
Taseer, governatore del Punjab, il 4 gennaio
scorso, anche Bhatti era stato accusato dai
fondamentalisti islamici di aver difeso Asia
Bibi, ed era considerato “il bersaglio più
alto” dei radicali.
Voleva cambiare la legge sulla blasfemia.
Il SIR aveva incontrato Bhatti nel suo
ufficio di Islamabad lo scorso novembre.
In quell’occasione aveva annunciato
l’intenzione di cambiare la legge sulla
blasfemia, per evitarne gli abusi: “Questa
legge, con false accuse di blasfemia, ha
già fatto troppe vittime”, diceva. Il suo
ministero aveva anche istituito da poco
“Interfaith cell”, un numero verde contro
le discriminazioni religiose. Secondo la
Commissione nazionale giustizia e pace dei
vescovi pakistani, dal 1987 al 2009 almeno
1.032 persone sono state incriminate
per aver diffamato il profeta Maometto o
profanato il Corano, compresi centinaia di
musulmani. In Pakistan i cattolici sono circa
1 milione (su 185 milioni
di abitanti).
Aveva difeso con
coraggio Asia Bibi, la
cristiana condannata
a morte per blasfemia
in base a false accuse,
ed era considerato
“il bersaglio più alto”
dei radicali, dopo
l’uccisione di Salman
Taseer, governatore del
Punjab, il 4 gennaio
scorso. Era stato
ricevuto dal Santo
Padre nello scorso
settembre e aveva
dato testimonianza del
suo impegno per la
pacifica convivenza fra
le comunità religiose
del suo Paese.
a cura di Patrizia Caiffa
Questo sacrificio
svegli le coscienze!
Anche il Papa ha ricordato il “commovente
sacrificio della vita di Bhatti”.
“L
a voce della verità non sarà
mai ridotta al silenzio. E non
permetteremo che l’oscurità
prenda il sopravvento sulla luce. Il suo
lavoro non si fermerà con la sua morte,
lo continueremo noi”. Queste le parole di
mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad
e vicepresidente della Conferenza
episcopale pakistana, durante le esequie del
ministro delle minoranze religiose, Shahbaz
Bhatti. I funerali sono stati celebrati venerdì
4 marzo a Kushphur (che significa “città
Un fatto di terribile
gravità. Questo assassinio
“è un nuovo fatto di
violenza di terribile
gravità. Esso dimostra
quanto siano giusti gli
interventi insistenti del
Papa a proposito della
violenza contro i cristiani
e contro la libertà religiosa
in generale”. È il commento
di padre Federico
Lombardi, direttore della
sala stampa vaticana. “Bhatti – ha ricordato
– era il primo cattolico a ricoprire un tale
incarico. Ricordiamo che era stato ricevuto
dal Santo Padre nello scorso settembre e
aveva dato testimonianza del suo impegno
per la pacifica convivenza fra le comunità
religiose del suo Paese”. “Alla preghiera per
la vittima, alla condanna per l’inqualificabile
atto di violenza, alla vicinanza ai cristiani
pakistani così colpiti dall’odio – ha concluso
– si unisce l’appello perché tutti si rendano
conto dell’urgenza drammatica della difesa
della libertà religiosa e dei cristiani oggetto di
violenza e persecuzione”.
Una giornata veramente nera. “È un
giornata veramente nera per i cristiani in
Pakistan”, una notizia “terribile che pone
tutti noi in una situazione di gravissima
emergenza”. È questo il commento a caldo
rilasciato al SIR da mons. Joseph Coutts,
vescovo di Faisalabad e vicepresidente
della Conferenza episcopale pakistana. “I
cristiani non sono solo tristi – dice – ma
anche arrabbiati, dovremo fare qualcosa
per organizzarci da soli”. Secondo mons.
Coutts, “oggi è una giornata veramente nera
per i cristiani del Pakistan. Questo omicidio
della gioia”), il villaggio cattolico dove Bhatti
era nato. Il Pakistan è “un Paese molto
particolare, sapere la verità sull’omicidio di
Bhatti sarà un po’ difficile. I servizi segreti ci
sono e lavorano, per cui tutte le ipotesi sono
possibili. Stamattina i giornali dicevano
che la polizia, in seguito all’attentato, ha
arrestato 60 persone, poi ne ha rilasciate
30”. Lo racconta al SIR Roberto Pietrolucci,
rappresentante della Comunità di S.Egidio
in Pakistan. Pietrolucci aveva incontrato
il ministro Bhatti il 1° marzo, la sera
prima dell’assassinio, e la mattina stessa
dell’attentato lo aveva sentito al telefono.
Per i cristiani in Pakistan la morte di Bhatti
“è stata una grossa perdita – dice Pietrolucci
– perché Bhatti credeva nel dialogo con i
musulmani, era alla ricerca dell’amicizia
con tutti”. “Purtroppo – osserva Pietrolucci
–, anche in Europa, è in corso una tendenza
a radicalizzare il dibattito e lo scontro,
ma non è quella la strada. Se si vuole fare
qualcosa bisogna insistere sul dialogo”. Ora,
dopo la sua morte, “la situazione è molto
bloccata – ammette –. Tutti hanno paura.
Ultimamente il governo era più forte, perché
dimostra che nemmeno un ministro è al
sicuro. Prima è stato ucciso il governatore
del Punjab, ora il ministro Bhatti: questo ci
dice quanto forte sia il fanatismo, mentre
il governo non è in grado di arginarlo”.
“Il ministro Bhatti – ricorda il vescovo di
Faisalabad – è stato sempre chiaro e onesto
sulle sue posizioni, ha sempre detto la verità,
ha sempre saputo di essere in pericolo
perché riceveva continue minacce. Eppure,
nonostante ciò, ha sempre parlato a voce alta
per difendere la verità. Questo è il motivo
per cui i fanatici hanno voluto ridurlo al
silenzio”. Mons. Coutts è un po’ sfiduciato nei
confronti del governo pakistano, perché “non
è in grado di proteggere la sua gente”.
Un martire della Chiesa perseguitata.
Il ministro Shahbaz Bhatti “è un martire
cattolico della Chiesa perseguitata del
Pakistan”. Lo pensa Shahid Mobeen,
pakistano, docente di pensiero e religione
islamica alla Pontificia Università
Lateranense, amico del ministro Bhatti.
Mobeen, scioccato dalla notizia, riferisce al
SIR di aver parlato al telefono con Bhatti la
sera prima dell’attentato: “Era un cattolico
molto attivo nella difesa dei diritti umani.
Mi ha detto: ‘Sto rischiando la vita ma non
smetterò di lavorare, perché credo in Cristo
e qualcuno deve parlare con coraggio in
difesa dei cristiani’. L’ho sentito molto sereno
e tranquillo, ma da un anno riceveva forti
pressioni e minacce dagli estremisti per non
revisionare la legge”. Sul luogo del delitto
è stato trovato un volantino dei talebani
pakistani, ma Mobeen dubita fortemente che
siano stati loro. A suo parere l’assassinio di
Bhatti “è un messaggio indiretto al Papa, un
forte segnale per ridurre al silenzio la Chiesa
sulla questione della legge sulla blasfemia”.
Per i cristiani del Pakistan questa morte “è
una grande perdita. Hanno perso un grande
difensore dei loro diritti e della loro dignità”.
avevano ridotto il numero dei ministeri.
Bhatti era più sereno e fiducioso, aveva
speranza che si potesse costruire qualcosa”.
Il governo in questi giorni “ha fatto molte
dichiarazioni di condanna dell’assassinio
– dice Pietrolucci – ma dovevano pensarci
un po’ prima. Togliendogli la scorta l’hanno
condannato a morte. Non è vero che non la
voleva, questa è un’altra mistificazione che
circola. Quando l’ho incontrato un mese
fa a casa sua, era molto preoccupato per
la sua sicurezza. C’era infatti chi chiedeva
di togliergli la scorta. E così hanno fatto”.
Anche sui giornali pakistani “ci sono pochi
articoli sull’assassinio di Bhatti, nonostante
fosse ministro. Qui un cristiano non fa
molta notizia”. Anche Benedetto XVI,
dopo la recita dell’Angelus da piazza
San Pietro, domenica scorsa, ha pregato
per Bhatti: “Chiedo al Signore Gesù che
il commovente sacrificio della vita del
ministro pakistano Shahbaz Bhatti svegli
nelle coscienze il coraggio e l’impegno
a tutelare la libertà religiosa di tutti gli
uomini e, in tal modo, a promuovere la loro
uguale dignità”.
9
Vita diocesana
10 Sabato, 12 marzo 2011
Il Vescovo
“Un periodo per ricentrare lo sguardo su Gesù
e condividere quello che abbiamo con i fratelli”
Un itinerario verso Dio e gli altri
“I
l tempo di Quaresima inizia con un invito del profeta Isaia a dividere il pane con
l’affamato e culmina nel solenne triduo
pasquale con un pane spezzato che sarà per
sempre il segno della presenza del Signore tra
noi”. Inizia così il messaggio del Vescovo di
Como per la quaresima di quest’anno. Mons.
Coletti ci guida in un itinerario ben preciso
per “ricentrare lo sguardo su Gesù, trovando
momenti di preghiera e ascolto della Parola”,
ma anche un impegno preciso a condividere
fraternamente quello che abbiamo con i fratelli. Da qui la scelta dell’Ufficio missionario
di invitarci a conoscere e sostenere le missioni
diocesane in Camerun e in Perù.
“La presenza di una diocesi in terra di missione – continua il Vescovo - serve solo e sempre per ricordarci l’universalità della Chiesa
e mai per chiudere interessi e aiuti a poche
persone. Questo sia allora un tempo di
riscoperta della vocazione missionaria di ciascun battezzato; un tempo di
conoscenza delle missioni diocesane:
i volti dei missionari, il loro servizio di
annuncio del Vangelo, il loro impegno
per la giustizia, la pace, la vita”. I soldi
raccolti nelle nostre comunità serviranno a sostenere i progetti nelle cinque
parrocchie dove sono presenti i nostri
fidei donum (6 sacerdoti e tre laici) ma
soprattutto a permettere loro di continuare a camminare con la gente. Solo
per citarne alcuni avremo in Camerun
l’allargamento del liceo di Mogodé, la
costruzione di 20 pozzi, il sostegno scolastico a quasi duecento studenti, corsi
di alfabettizzazione, sostegno ai carcerati, alla scuola dei sordomuti e al cen-
tro disabili. In Perù, invece, si contribuirà alla costruzione della nuova casa
parrocchiale di Carabayllo dove si stabiliranno i nostri missionari. Contribuire a questi progetti, conclude il Vescovo, vuole essere un modo per “educarsi
e per educare ad una vita sobria che
sa vivere in una logica di condivisione
e della solidarietà; un tempo che diventa il tentativo di ridurre le distanze
tra ricchi e poveri con gesti che partono dalle scelte quotidiane di ciascuno.
Se sapremo accogliere e vivere insieme
questo itinerario di conversione la luce
del Risorto risplenderà per me, per te,
per tutti noi, per i fratelli del Camerun
e del Perù, per il mondo intero”.
Per maggiori info
www.centromissionariocomo.it
LA RIFLESSIONE
L’impegno a vivere
la quaresima come tempo
di conversione e condivisione
non è valido solo per
i ragazzi del catechismo
ma è un invito per tutti.
Quaresima:
“Non è solo
un cosa
da ragazzi”
U
na locandina appesa alle
porte delle nostre chiese, un
volantino in questo numero de
“Il Settimanale”, un salvadanaio
distribuito ai bambini durante il
catechismo… sono segni che ritornano
da anni nel tempo di quaresima e che
richiamano la fraternità e la missione.
Mi è capitato, poche settimane fa, in un
incontro di adolescenti a cui sono stata
invitata, di sentire uno di loro esclamare:
“Che bello quando la catechista ci dava
il salvadanaio…!” Questa espressione
mi ha fatto riflettere. Perché sembra
che la rinuncia, la condivisione, la
preparazione alla Pasqua siano solo
una questione da ragazzi durante il
catechismo. La Quaresima tempo di
missione da vivere nella fraternità,
giorni in cui pregare, digiunare, fare
l’elemosina, periodo per condividere
quello che abbiamo con chi è povero, è
l’occasione che ci è data per maturare
quella consapevolezza missionaria
ecclesiale che già ci appartiene per
vocazione, ma che ha bisogno di
momenti propri per crescere e
per esprimersi. Ci guida la liturgia
della domenica, un percorso
catecumenale alla riscoperta del
Battesimo, per giungere alla Veglia
pasquale ed entrare nel mistero di
Cristo che muore e risorge perché
ogni uomo rinasca in Lui.
Ci ricorda la missione un viaggio in
Africa e in Perù (che i sussidi proposti
dall’Ufficio Missionario ci aiutano a fare)
dove, nelle diocesi di Maroua-Mokolò
e di Carabayllo, 9 missionari prestano
il loro servizio come fidei donum. A
ciascuno di noi il dovere di interrogarsi e
di verificarsi sulla vocazione missionaria,
su questa chiamata che non è di pochi
eletti, è di tutti, in forza del Battesimo
ricevuto, è per tutti grazie all’universalità
a cui le missioni diocesane aprono.
Ci educano alla fraternità con chi è più
povero e con i missionari che stanno
lavorando in Camerun e in Perù per
la promozione di una vita più umana
e giusta per tutti alcuni gesti proposti
come rinuncia e condivisione. La
scelta fatta quest’anno di conoscenza e
sostegno alle missioni diocesane non
vuole escludere gli altri missionari,
originari della diocesi o vicini ai vari
progetti di gruppi e associazioni. A
noi l’accoglienza di un invito: quello
di sentirci parte di una Chiesa che
rende visibile la sua missionarietà
con le diocesi di Maroua-Mokolò e di
Carabayllo. La particolarità della Chiesa
non esclude, se mai ci fa imparare
uno stile universale attraverso la
gratuità dell’impegno dei missionari, la
concretezza dei progetti, lo scambio di
ricchezze materiali e spirituali.
Ci accompagna un bellissimo brano
del Vangelo: l’avventura dei discepoli di
Emmaus alle prese con quel Pellegrino
che si ferma con loro e spezza il pane.
Il tema del pane è quello che l’Ufficio
Missionario Nazionale ha proposto per
quest’anno in preparazione al Congresso
Eucaristico che sarà celebrato in
settembre ad Ancona. A noi il compito
di percorrere lo stesso itinerario di riscoperta del Signore Gesù per “partire
senza indugio” ad annunciare quel dono
del pane spezzato per tutti.
La quaresima di fraternità non è una
questione di ragazzi alle prese con il
salvadanaio dato a catechismo: è il
cammino di conversione del cuore e
della vita ad uno stile evangelico. E forse
anche i 12.566 salvadanai distribuiti
in queste settimane per i ragazzi al
catechismo, servono per maturare nella
fraternità e nella missione.
GABRIELLA RONCORONI
direttore Ufficio Missionario
✎ Su Facebook
Il cammino di Quaresima corre anche
sui nuovi media. E’ stato lo stesso
Benedetto XVI ad invitare la Chiesa ad
abitare anche il continente digitale ed
è quello che l’Ufficio Missionario vuole
provare a fare in questa Quaresima.
Apri facebook , cerca la pagina del
“Centro Missionario Diocesano Como”.
Potrete trovare, quotidianamente, spunti
di riflessione per vivere il cammino
di quaresima. Inizia il cammino che
ci porterà a riconoscere Gesù “nello
spezzare il pane”. Come i due discepoli di
Emmaus da lì partiremo senza indugio
per portare a tutti il Suo Vangelo. Ogni
giorno il Centro Missionario proporrà
un percorso che diventerà tale se
diventerà vita: un verbo: per decidere,
al mattino, come dargli concretezza
con un’azione, un atteggiamento, un
gesto o per gustare un dono ricevuto
gratuitamente; Un versetto tratto dalle
letture della S.Messa del giorno: per
accogliere, meditare, vivere la Parola;
Una testimonianza missionaria oppure
un dato: per uno stile di vita che
condivide, che accoglie, che si apre alla
fraternità e alla missione; Una foto per
uno sguardo sul mondo.
ufficio diocesano
san fermo
tre pievi
veglie in diocesi
A disposizione per
testimonianze e incontri
Un incontro sulla libertà
religiosa con P. Piero Gheddo
Con P. Caligari alla scoperta
del nuovo Sud Sudan
Giornata di preghiera e digiuno
per i missionari martiri
L’
P
N
A
ufficio missionario diocesano
è a disposizione di
parrocchie e zone pastorali
per l’organizzazione di incontri di
conoscenza delle attività missionarie
promosse dalla diocesi, delle missioni
diocesane in Perù e Camerun ed
eventuali altre tematiche missionarie.
Per info 031242193
. Piero Gheddo, missionario del
Pime e giornalista, sarà presente
giovedì 17 marzo, alle 21.00, alla
chiesa di San Fermo per un incontro
sul tema della “Libertà religiosa e delle
persecuzioni anticristiane”.
L’incontro è organizzato dalle
parrocchie di San Fermo della Battaglia
e Cavallasca.
el Sud Sudan indipendente:
quali rapporti tra mussulmani
e cristiani? E’ questo il tema
dell’incontro promosso dalla zona “Tre
Pievi”. L’appuntamento è all’oratorio
di Gravedona, giovedì 10 marzo,
alle ore 20.45. Sarà presente padre
Eugenio Caligari, missionario nativo
di Chiavenna da anni in Sudan.
nche quest’anno nelle zone
pastorali si terranno diverse veglie
di preghiera. Nella ricorrenza di
giovedì 24 marzo: in Valtellina Superiore a Pedenosso, località Pradelle, ore
21.00; nella zona Como Centro e Sud a Como da San Rocco alla Croce dei
Martiri ore 20.45; nelle Prealpi a Rodero alle 20.45; Tre Pievi a Dongo alle
20.30; Valli Varesine a Bedero Valcuvia alle 20.30. Venerdì 25 marzo, zona
Bisbino a Rovenna alle 21.00.
Quaresima
Sabato, 12 marzo 2011 11
La storia di Sci. Storie di missione.
C
iao a tutti! Qui tutto bene. Don Angelo sta lavorando sodo per la traduzione della
Bibbia. Don Alessandro si specializza nella lingua kapsiki e nell’arte culinaria.
Laura sta trasformando la seria aumonerie in un gioioso oratorio. Alda e Brunetta,
a Mokolo, fanno i geometri: stanno prendendo le misure. Io... sono qui. Il caldo è
arrivato con prepotenza: l’acqua partirà presto. Le sessioni di formazione sono alle
porte... Dopo 13 mesi dalla visita dei Vicari episcopali a Mogodé abbiamo ubbidito.
Commenti della gente: “Che bello! C’è anche l’acqua! ...Ma, a cosa serve?” Ecco il primo
water con sciacquone della zona Kapsiki! Eh, il progresso!
Dal Camerun ci scrive
don Corrado Necchi.
Una lettera che parla
di uno dei tanti, belli
ed imprevedibili volti
della missione.
● In Camerun continuano
le attività tra vecchi
e nuovi progetti
● In Perù dopo una fase
di ambietamento inizia
l’attività pastorale
● Non manca il sostegno
ai trecento missionari
comaschi nel mondo
Le ultime notizie dalle
parrocchie d’oltremare
S
ono cinque le parrocchie della
diocesi di Como presenti in altri
continenti: quattro in Camerun e
una in Perù. E proprio a loro saranno
rivolti i progetti della Quaresima
Missionaria di quest’anno. Una scelta
che, come ha spiegato il Vescovo mons.
Diego Coletti, “non vuole essere una
scelta che restringe l’orizzonte alle
esperienze di casa nostra, smentendo
le scelte fatte negli scorsi anni, quanto
proprio il tempo di quaresima faceva
arrivare lo sguardo delle nostre
comunità a tutti i missionari nativi
della diocesi”. La decisione dell’Ufficio
Missionario di focalizzare questa
Quaresima alle nostre missioni nasce da
una considerazione pratica: l’apertura
di una nuova missione in Perù, nella
diocesi di Carabayllo, comporta un
grande impegno – anche economico - da
parte della nostra Diocesi per mettere
i nostri missionari in condizione di
iniziare al meglio la propria missione.
PERU’
Don Umberto Gosparini e don Savio
Castelli sono arrivati a Lima nel
novembre scorso. Dopo una prima fase
di ambientamento, ospiti dal Vescovo
della diocesi di Carabayllo, alla periferia
nord della capitale peruviana, hanno
scelto – in accordo con il vescovo locale
– la parrocchia in cui svolgere il proprio
ministero: San Pedro de Carabayllo, una
delle parrocchie più antiche della diocesi
dove vivono circa 60 mila persone. Nei
mesi successivi i nostri fidei donum
hanno iniziato a conoscere il territorio
mentre erano ospitati da un sacerdote
spagnolo con il quale collaboreranno
per la gestione della parrocchia. Nelle
scorse settimane si sono trasferiti in
una casa presa in affitto vicino alla
loro nuova chiesa (nella parrocchia si
trovano diverse cappelle), sprovvista
di casa parrocchiale, e hanno iniziato
l’attività pastorale con i primi incontri
con la comunità. Per rendere possibile
il loro ministero è stata acquistata una
piccola jeep. Nei prossimi mesi, invece,
si avvierà la costruzione di quella che
diventerà la casa parrocchiale accanto
alla chiesa. Al progetto, realizzato dalla
diocesi di Carabayllo, contribuirà anche
la diocesi di Como.
CAMERUN
Dopo il rientro di don Giusto Della
Valle e l’arrivo di don Alessandro
Alberti continua l’attività dei nostri
Un dispensario
per Nguétchéwé
U
n nuovo centro medico per la comunità di
Nguétchéwé, parrocchia nel nord del Camerun
(dove è presente don Felice Cantoni - nella
foto), è stato inaugurato la scorsa settimana
con una grande festa. La struttura comprende
un ambulatorio, una farmacia, una sala parto,
un laboratorio per le analisi e alcune stanze
di degenza per un totale di trenta letti. “La
missionari in Camerun nelle parrocchie
di Nguétchéwé (don Felice Cantoni),
Mogode (Don Angelo Mazzucchi, don
Alezzadro Alberti e Laura Pellizzari ),
Mokolo-Mbua (Brunetta Cincerna e Alda
Vola) e Rhumzu (don Corrado Necchi).
Diversi i progetti sostenuti in vari settori:
acqua (scavo di 20 pozzi normali e di
3 pozzi artesiani); educazione (3 aule
scolastiche a Rhumzu, pagamento salari
insegnanti, sostegno alle biblioteche
di Mogodé, Mboua e Rhumzu,
costruzione campi sportivi per il liceo
di Mogodé, sostegno a 12 universitari
e 50 studenti delle scuole superiori,
corsi di alfabetizzazione). Capitolo
a parte riguarda il liceo di Mogodé
con il sostegno al funzionamento, la
costruzione di nuove classi e di capanne
alloggio per gli studenti; adozioni a
distanza (74 alunni sordomuti e 33
ciechi); sostegno alle prigioni di Mokolo
e Maroua; costruzione di una cappella
a Mayo Legga, ristrutturazione chiesa
Mogodé, costruzione cappelle e di un
distretto parrocchiale a Nguétchéwé;
area handicap (aiuto famiglie bambini
epilettici, 25 progetti di riabilitazione,
costruzione tricicli per disabili). La spesa
totale prevista è di 142.260 euro.
NEL MONDO
Sono quasi trecento i missionari nativi
della diocesi nel mondo. Seppur non
sia previsto il finanziamento di progetti
specifici di altri missionari per questa
Quaresima, l’ufficio missionario
continuerà a sostenere i progetti
pluriennali avviati negli scorsi anni
e in via di completamento. A tutti i
missionari non mancherà comunque
il sostegno del Centro Missionario
Diocesano. Per maggiori info
www.centromissionariocomo.it
M.L.
cosa più bella - ci aveva confidato don
Felice durante l’ultimo soggiorno in Italia
- è stata la collaborazione al progetto
della popolazione musulmana che dopo un
primo momento di diffidenza ha scelto di
contribuire”.
Il nord del Camerun è una zona di prima
evangelizzazione dove il cristianesimo è
arrivato negli anni ‘50. La maggioranza della
popolazione è musulmana. I cristiani nella
parrocchia, divisa in diverse comunità di base,
sono circa mille e 350 sono le persone che
hanno avviato il percorso di catecumenato.
“Sono le 22.30. Sto preparando le ultime
cose per la domenica. Il computer mi
avverte che è ora di smettere. Il vento soffia
lieve questa sera. Oggi ha fatto caldo. Sento
dei passi sulla ghiaia davanti a casa. Non
può essere una visita: è tardi. Accanto ai
passi, a tempo, il rumore di un bastone.
Ora capisco. Sento l’ospite arrivare sotto la
veranda. Il bastone cade sul pavimento di
cemento. Lui anche. Passerà lì la notte. Per
terra, sul cemento. Un letto ambito. Fresco.
E’ Sci! In kapsiki sci è il nonno, ma anche
il più piccolo della famiglia. Gli estremi si
toccano!
Sci è un ragazzo di una ventina d’anni.
Sci, diremmo noi, è un ragazzo con
problemi mentali.
Sci, di solito, è vestito come Mosè. Una
tunica bianca... beh, sì, era bianca. Un
grande bastone in mano. Manca solo la
barba. Il sorriso è da bambino.
Sci è un grande viaggiatore. E’ sempre sulla
strada. Chiede di salire sulle macchine e
viaggia. Sci è un ottimo claxon. In piedi, sul
cassone della Toyota, più solenne del Papa.
“Biiit Biiit!” Tutti si scansano. A volte bussa
sul tetto della cabina: “Ehi! Ehi! Fermo!” C’è
qualcuno sulla strada che, secondo lui, va
caricato. Sci è capace di far sorridere tutti
quelli che incontra. E’ conosciuto in ogni
villaggio kapsiki, sia camerunese, sia della
vicina Nigeria. Tutti lo salutano.
Sci è capace di arrabbiarsi quando lo
prendono in giro. Di solito bambini delle
elementari. Agita il suo inseparabile
bastone. E, allora, è meglio stargli alla
larga... Ma gli passa subito. E’ fatto così. Sci
è rispettoso. “Bonjour, mon père”. “Bonjour,
madame”. Sci è gentile. E’ pronto ad aiutarti
se ti vede al lavoro. Anche se non dura
molto. Sci ha le mani... un po’ lunghe. Tutto
quello che vede, lo vuole. Ma si tratta di
piccole cose: una scatola di tonno vuota,
una bottiglia di plastica, un limone.
Sci è un ragazzo libero. Sci... è Sci!
La mattina dopo sono le 7.00 del mattino.
Sono già nello studio. Bussano alla porta. E’
Sci. Anche lui si è svegliato. “Mon père, mi
dai 10.000F ? “No!” “Dammi 500F ” “No!”
“Dammi 25F per comprare i bigné?” “Ok!”
“Mon père, vai a Mogode?” “Mon père,
posso salire in macchina?” La giornata
è iniziata bene. Sci mi ha messo di buon
umore. Oggi tutto andrà bene! Mi ritorna
alla mente un’esperienza di Jean Vanier...
“Ho raccontato spesso questa storia di
un uomo normale. Sapete: le persone
normali sono molto tristi. Quando si è
normali, si hanno dei problemi. Quando si
hanno dei problemi, si è tristi. Problemi in
famiglia, problemi di bambini che crescono,
problemi finanziari, politici, di lavoro. Un
giorno, il Signor Normale è venuto da me
perché aveva molti problemi. Da noi c’è
un ragazzo che si chiama Jean-Claude,
un tipo molto calmo. Ci sono persone che
lo chiamano mongoloide, ma lui è JeanClaude. Ed è molto calmo. Scherza. Forse
passa il suo tempo a scherzare un po’
troppo. Ma scherza: non gli piace molto
lavorare. Viviamo insieme da 14 anni
e ci conosciamo bene. Ero con il Signor
Normale e bussarono alla porta. JeanClaude entra. Scherza. Mi dà la mano. Dà
la mano al Signor Normale e poi se ne va
ridacchiando. E il Signor Normale si volta
verso di me e dice: “Com’è triste vedere
dei bambini così!” Per poter dire questo
bisogna essere veramente handicappati! Era
talmente accecato dai suoi progetti, dalla
sua tristezza e dalle sue lacrime. Talmente
accecato dai suoi pregiudizi, da non vedere
Jean-Claude. Ma, dietro questa corazza
del Signor Normale, c’è anche un bambino
che piange, un bambino che ha paura. Se è
incapace di guardare Jean-Claude è perché,
da qualche parte, ha paura. In qualche
modo, non osa essere se stesso”.
Siamo tutti questo popolo fragile.
Quando non sarò più così... Normale,
penso che avrò il coraggio di aprire la porta
di casa e fargli più posto...
Vita diocesana
12 Sabato, 15 marzo 2011
Agenda
del Vescovo
Da venerdì 18
a domenica 20 marzo
ministri eucaristia
La riunione generale dei ministri
straordinari della Comunione per
i quali parroci e superiori delle case
religiose hanno inviato all’Ordinario
Diocesano domanda di rinnovo per il
triennio 2010/ 2013 si terrà:
- a Sondrio, presso l’Oratorio Sacro
Cuore, via Gianoli, domenica 20
marzo dalle ore 9.30 alle ore 12.30
(non è prevista la partecipazione
150 anni
di italia unita
Visita pastorale alla Zona Bassa
Valtellina: parrocchie di Campovico,
Desco, Paniga, Piantedo.
Ecumenismo:
viaggio
in Ucraina
dal 27 aprile
al 1° maggio
■ Famiglie
Disponibile il libretto
per la benedizione 2011
È possibile prenotare il libretto per la
benedizione delle famiglie, intitolato
“Famiglia, testimone di vita”. Il testo
offre riflessioni e approfondimenti a
partire dal documento sull’educare
pubblicato dalla Cei per il decennio
2010-2020. Oltre al testo introduttivo
del Vescovo, ci sono le preghiere scritte
dalle monache della Visitazione in
Como e immagini di santità familiare.
Telefonare da lunedì a venerdì,
dalle ore 9.00 alle ore 18.00, allo
031-263533.
■ Clero diocesano
Incontro di aggiornamento
a Morbegno il 22 marzo
Ci sarà un incontro unico di tutto il
clero diocesano martedì 22 marzo
a Morbegno presso il Centro San
Giuseppe. Ecco il programma:
- ore 9.45: arrivi e prenotazioni per il
pranzo;
- ore 10.00: ora media;
- ore 10.10: relazione di monsignor
Franco Giulio Brambilla: “Formazione
dei fedeli laici. Educazione della
coscienza cristiana e abilitazione
pastorale”;
- ore 11.15: pausa;
- ore 11.30: discussione a gruppi;
- ore 13.00: pranzo;
- ore 14.30: assemblea: relazioni dei
gruppi e risposte del relatore;
- ore 16.00: conclusioni del vescovo
monsignor Diego Coletti.
■ Quaresima
Incontri sulla Parola al
monastero di Grandate
In Quaresima al Monastero benedettino
di Grandate (Co) è possibile partecipare
a incontri serali sulla Parola di Dio.
Appuntamento, alle ore 20.30, venerdì
11, 18, 25 marzo; 1, 8, 15 aprile.
insieme alla Celebrazione Eucaristica);
- a Como, presso l’Istituto
Canossiano, via Balestra 10, domenica
27 marzo dalle ore 14.00 alle ore
17.00.
Chi non avesse ancora inviato domanda
di rinnovo è invitato a farlo al più
presto. Si ricorda che è necessario
inoltrare domanda di rinnovo per tutti i
ministri, anche per coloro che avessero
ricevuto il mandato nell’ ultima parte
del triennio appena trascorso.
In occasione del centocinquantesimo
anniversario dell’Unità d’Italia, la Fondazione
diocesana Cardinal Ferrari, propone un ciclo
di conferenze dedicate a “Unità d’Italia e
coscienza cattolica”. Il prossimo incontro,
presso l’aula magna della Biblioteca
comunale di Como, in piazzetta Venosto
Lucati 1, si svolgerà venerdì 11 marzo,
alle ore 20.45, su “Alessandro Manzoni, la
letteratura del Risorgimento, l’Unità d’Italia”,
con il professor Giuseppe Langella, docente
di Letteratura italiana in Cattolica a Milano.
L’Ufficio diocesano per
l’ecumenismo, in collaborazione con
Azione cattolica diocesana di Como,
organizza un pellegrinaggio a Kiev,
Pochayev e Leopoli alla scoperta
della vita e della spiritualità della
Chiesa ortodossa Ucraina, che ha
una significativa presenza a Como.
L’iniziativa nasce dall’invito dei
rappresentanti della comunità
Ortodossa Ucraina nella nostra
Diocesi. Il viaggio sarà preparato
da due incontri di approfondimento
sull’Ortodossia (a Como: il 17
aprile, alle ore 20.30, presso il
Centro Pastorale; a Morbegno: il
7 aprile, alle ore 20.45, presso
il Centro Giuseppe). Il viaggio
prevede la partenza da Milano
il 27 aprile (alle ore 13.30) e il
rientro il 1 maggio (alle ore 12.30).
Necessario passaporto (no visto).
Iscrizioni presso l’Azione cattolica
diocesana, telefono 031.265181,
[email protected]. Quota: 550 euro
(da versare all’iscrizione: 200 euro).
■ Guanella
Pellegrinaggio a Roma
per la canonizzazione
Il segretariato diocesano pellegrinaggi,
in collaborazione con l’Opera
don Guanella, in occasione della
canonizzazione del beato il prossimo 23
ottobre, propone un pellegrinaggio a
Roma, guidato dal vescovo monsignor
Diego Coletti, con tre possibilità:
- dal 19 al 24 ottobre (in pullman):
sono previsti, il primo giorno, la sosta,
la visita e il pernottamento ad Assisi;
dopo la celebrazione della Santa Messa
nella basilica dedicata a san Francesco
e la visita della cittadina umbra, nel
pomeriggio si prosegue per Roma. Il
pellegrinaggio prevede un articolato
programma di visita (con la Messa,
venerdì 21, nella basilica di san Paolo
fuori le mura) e la veglia di preghiera
nella serata del 22, la canonizzazione
il 23, la Santa Messa di ringraziamento
in San Pietro la mattina del 24, con la
visita alla basilica, l’omaggio alle tombe
di Giovanni Paolo II e di Innocenzo XI,
pontefice comasco di cui quest’anno
ricorrono i 400 anni dalla nascita;
- dal 21 al 24 ottobre (in pullman):
vedi il programma di Roma;
- dal 22 al 24 ottobre (in treno): vedi
gli ultimi tre giorni a Roma.
Info: Ufficio Segretariato Pellegrinaggi,
aperto tutti i mercoledì non festivi dalle
9.30 alle 12.00 - telefono: 031-3312232,
segretariatopellegrinaggidiocesano@
diocesidicomo.it; I Viaggi di Oscar,
telefono: 031-304524.
■ Benedetto XVI all’Angelus di domenica 6 marzo
Attenzione e apprensione del Papa
L
e vittime, i morti, ma soprattutto la crescente crisi umanitaria, nelle parole del
Papa all’Angelus di domenica scorsa. La
preoccupazione dei nuovi scontri in terra libica, i rivolgimenti che toccano alcune nazioni
del nord Africa e il problema dei profughi che
si affollano ai confini della Libia, hanno spinto
Benedetto XVI a levare la sua voce per chiedere un impegno dei governi per trovare una
soluzione alla difficile crisi. Così il Papa, nel
dopo Angelus, dice di seguire “continuamente e con grande apprensione le tensioni che,
in questi giorni, si registrano in diversi Paesi
dell’Africa e dell’Asia”. Nelle parole del Papa
anche un pensiero al ministro per le minoranze del governo pakistano, Shahbaz Bhatti, cattolico, ucciso il 3 marzo scorso. Bhatti,
nella sua lotta per la libertà religiosa contro il
fanatismo violento, si opponeva alla legge sulla blasfemia. Per questo è stato ucciso; e per
questo la Conferenza episcopale pakistana
avanzerà la proposta di chiedere al Vaticano che venga riconosciuto ufficialmente il suo martirio, in pratica, l’avvio della
causa di beatificazione. Papa Benedetto lo
ricorda chiedendo al Signore che “il commovente sacrificio” della sua vita “svegli
nelle coscienze il coraggio e l’impegno a
tutelare la libertà religiosa di tutti gli uomini e, in tal modo, a promuovere la loro
uguale dignità”.
C’è molta assonanza tra la testimonianza
del ministro pakistano e il messaggio che
troviamo nella liturgia domenicale, che
proponeva la conclusione del discorso
della montagna, e la parabola delle due case, costruite una sulla roccia e l’altra sulla
sabbia. È il tema della coerenza, dell’uomo
che cerca di dare prosecuzione pratica ai
valori che professa, alla fede che lo ispira.
Valori quali onestà, giustizia, libertà, fedel-
tà esistono incarnati nelle esistenze di uomini
e donne che accettano di servirli fino a pagarne le conseguenze, anche quelle estreme.
L’aver dimenticato questa verità elementare
è uno dei motivi della crisi morale che si vive in molti ambienti della nostra società. Nel
Vangelo c’è l’invito “ad ascoltare le sue parole
e a metterle in pratica”. È proprio attraverso il
dono della Parola che Dio entra in comunicazione con l’uomo. Commenta il Papa: “Ogni
uomo appare come il destinatario della Parola
di Dio, interpellato e chiamato ad entrare in
tale dialogo d’amore con una risposta libera.
Gesù è la Parola vivente di Dio”. Quella Parola
affascina, ed è la base solida su cui edificare
la vita. Quella Parola è eterna e definitiva e
“non fa temere ogni sorta di avversità, ogni
difficoltà, ogni disagio”. Quella Parola è ciò che
ci chiede di essere coerenti con i valori proclamati e professati.
FABIO ZAVATTARO
Parola fra noi
Domenica 13 marzo
I
l Figlio rimane tale anche davanti alle tentazioni, anzi proprio
perché resta Figlio può respingere e scacciare il tentatore. E figli
lo siamo anche noi. Le tentazioni provate da Gesù sono quelle di
Israele verso la terra promessa e sono le tentazioni per noi oggi. A
differenza di Israele, Gesù esce vincitore, rimanendo fedele a Dio.
La figura di Giobbe mostra la
tentazione come un momento
Gn 2, 7-9; 3, 1-7;
delicato, rischioso, ma non solo
negativo perché l’uomo, con
Rm 5, 12-19;
tutte le sue debolezze e fragilità,
non si trova solamente davanti
al nemico, ma in certo senso
Mt 4, 1-11
anche davanti a Dio. Anche per
di Dio vive della Parola. Dio è il
Gesù, fu lo Spirito a condurlo
suo cibo. La povertà in spirito
nel deserto. Siamo sempre nella
vuol dire essere niente e avere
relazione tra Padre e Figlio.
niente, ma anche non volere
Nel superamento delle
altro che la Parola nella quale
tentazioni Gesù svela alcune
è tutto. La seconda è l’umiltà.
perle del suo rapporto filiale
L’uomo non può tentare Dio,
che valgono anche per noi. La
non può metterlo alla prova. La
prima è la povertà, essenziale
fede chiede abbandono totale
nella vita secondo Dio. Il Figlio
e infinita fiducia nel Dio che ci
viene incontro e che accogliamo
con umile abbandono. La
seconda tentazione si svolge
sul cornicione del tempio,
luogo dove si pensava sarebbe
avvenuta la manifestazione
del Messia. Gesù annuncia
che non ci si può servire di
Dio, strumentalizzandolo per i
propri fini, allo scopo di rendere
sicura la propria vita. La terza
è la beatitudine dei puri di
cuore, è lo splendore del nostro
rapporto – in povertà e umiltà
– con lo Sposo, unico Signore.
Tutto questo sempre a partire
da quel “se sei figlio di Dio”.
Nella scena conclusiva Gesù è
nutrito dagli angeli, ricevendo
come dono di Dio e in risposta
alla sua fedeltà, quel pane che
aveva rifiutato di ottenere col
potere messianico. Anche noi
siamo condotti in quaresima a
rinnovare la scelta di fondo, Dio
come unico Signore, ricordando
che la tentazione fa parte della
nostra vita di uomini.
ANGELO SCEPPACERCA
Vita diocesana
● La parrocchia ha
invitato attorno ad un
tavolo la società civile
Sabato, 12 marzo 2011 13
● Presente anche il
● Dai presenti l’invito
Vescovo a Morbegno per
a lavorare insieme
la visita pastorale
per il bene comune
Diocesi Di como
Visita
Pastorale
La parrocchia e la città
✎ La cronaca
P
Diocesi Di como
Visita
Pastorale
artecipato l’incontro promosso dalla
parrocchia in occasione della visita pastorale:
“Morbegno oggi: Città per l’uomo?”. Un’originale
occasione di confronto tra la società civile e la
Chiesa, la cui composizione è stata affidata
ad alcuni osservatori privilegiati. Il primo
intervento, affidato all’arciprete don Andrea
Salandi, ha inquadrato una “Morbegno
operosa, vivace, ricca di tradizione civile e
religiosa, cittadina che mantiene il volto di
comunità”. Passando attraverso le numerose
realtà presenti l’arciprete ha voluto sottolineare
il ruolo educativo della parrocchia: “Perché
la nostra è una fede incarnata e l’uomo, in
ogni sua dimensione e ambito, va aiutato a
crescere”. Dall’autorità religiosa a quella civile,
il sindaco Alba Rapella ha spostato l’obiettivo
sui numeri e fenomeni salienti che si muovono
negli anni dentro la città: “Che nel suo piccolo
vive tutte le problematiche nazionali, dalla
difficoltà a trovare lavoro, a quelle del tempo
libero dei giovani, abuso di sostanze, la crisi
economica e del commercio, come pure lo
scandalo politico estivo”, che il primo cittadino
cita come occasione per riflettere sul tema della
legalità, domandandosi: “Qual è il prezzo del
bene?”. Punti di vista sulla città che sono stati
completati dall’intervento dell’operatrice sociale,
Lucia Angelini, soffermatasi sui temi relativi al
disagio nei minori e negli adulti, l’immigrazione,
significativa con i 70/80 nuovi immigrati ogni
anno a Morbegno, e la notevole ricchezza del
terzo settore, tra cooperative e volontariato.
E’ stata poi la volta di Marco Deghi, direttore
della Latteria Sociale Valtellina Delebio che
ha tratteggiato due significative realtà di
intervento. Anzitutto quella dello sviluppo
sostenibile: “L’esperienza che mi ha fatto crescere
a Morbegno e conoscere questa comunità nel
profondo, attraverso l’azione dell’associazione
Venti Venti (di cui Deghi è vicepresidente ndr)
tesa a portare cultura e azioni che ciascuno è
invitato a valorizzare nei rispettivi ambiti e in
cui si tenda alla costruzione di un benessere che
non sia a discapito del proprio futuro, delle altre
popolazioni e della salute del pianeta”. Deghi
ha quindi sottolineato l’importante presenza
della cooperazione agricola: “Settore che gode
di un benessere spesso superiore a quello di
molte realtà più evocate”. Mondo del lavoro che è
stato descritto anche dal sindacalista Guglielmo
Zamboni, che ha allargato i confini di Morbegno,
sottolineandone il ruolo mandamentale e la
capacità avuta negli anni di costruirsi da sé
le proprie ricchezze. L’intervento del professor
Pier Luigi Labbadia, nel mettere in evidenza la
realtà dei 3400 alunni che ogni giorno varcano
i cancelli scolastici della città, ha sottolineato
le precarie condizioni della scuola a seguito dei
recenti tagli e ha soprattutto invitato ad “aiutare
i giovani a guardarsi in prospettiva futura dal
momento che fanno fatica a vedersi oltre il
sabato sera”.
“Una sensazione chiara di grande umanità e
interesse per la qualità della vita umana e la
solidarietà” è quanto ne ha ricavato l’attento
osservatore, il Vescovo, che nel chiudere la
mattinata, ha rilanciato ciascuno dei temi.
Nel confermare i morbegnesi nelle proprie
responsabilità monsignor Coletti ha ricambiato
all’album di fotografie ricevute della città con
una lettera consegnata a tutti i presenti: “E
liberaci dal male”, non dopo aver invitato la
parrocchia a fare la propria parte, esponendosi
alle difficoltà in prima persona. (c.d.b)
L
a Parrocchia di Morbegno si è
sempre sentita parte integrante e
protagonista della vita sociale della
propria città e come tale aperta
all’ascolto ed al dialogo e al confronto
con tutti i soggetti sociali e civili. Proprio
per aderire a questa scelta la Parrocchia
ha deciso di confrontarsi direttamente
con la città anche in occasione della
Visita Pastorale, incontrando, insieme
al Vescovo, il Sindaco Alba Rapella e
alcuni rappresentanti della società
civile. Un confronto sullo stato della città
partendo dall’uomo, dalla dignità della
persona umana, intesa come soggetto e
fine della vita sociale. Per giungere ad
individuare proposte e piste di lavoro
che potessero favorire il perseguimento
del bene comune. Bene comune che
come ha detto il Santo Padre Benedetto
XVI in occasione della 46ma Settimana
Sociale dei Cattolici: “è ciò che costruisce
e qualifica la città degli uomini, il criterio
fondamentale della vita sociale e politica,
il fine dell’agire umano e del progresso”.
“Quale ruolo può svolgere - allora - la
Parrocchia in relazione al bene comune?”
Dai relatori sono emerse diverse
suggestioni che hanno rafforzato la
consapevolezza del ruolo importante che
può svolgere la Parrocchia. L’intervento
dell’Arciprete, don Andrea
Salandi, ha evidenziato la
tradizionale attenzione della
parrocchia alla dimensione
educativa mediante le
attività dell’oratorio e delle
associazioni cattoliche. “Oggi
- ha sottolineato – è necessario
recuperare la dimensione
della comunità educante
caratterizzata dal dialogo e
collaborazione. La Parrocchia
anche per questo ha creduto
prioritario il completamento
del complesso di San Giuseppe,
proprio per garantire la
presenza di spazi educativi
anche nella Morbegno Nord
dove negli ultimi anni si è
concentrata l’espansione edilizia con
l’insediamento di nuove famiglie”. Un
tema condiviso da quasi tutti i relatori,
in particolare Guglielmo Zamboni,
rappresentante della CGIL. “Certi valori
ha detto - me li ha insegnati il parroco
prima del sindacato e su quelli sono
fermo nelle mie convinzioni. Sogno una
Chiesa più aperta e più inclusiva che si
modernizzi senza rinunciare alla difesa
di valori che nella società e anche tra i
lavoratori stanno cadendo verticalmente”.
Ha poi precisato: “Non c’è nessun
mio riferimento ai fatti di attualità, se
mai parlo del valore della solidarietà
dell’accoglienza dell’integrazione e agli
stimoli che la Chiesa è in grado di far
partire dal basso creando movimenti
di opinione.” Temi quest’ultimi, ripresi
da Lucia Angelini, assistente sociale,
Responsabile del Servizio delle Politiche
Sociali della Provincia di Sondrio, che
ha sottolineato il ruolo che la parrocchia
può svolgere sul tema del bisogno e
dell’accoglienza a partire dalle “badanti”
che dovrebbero essere identificate
con la corretta denominazione di
“assistenti famigliari”. Zamboni ha inoltre
definito indispensabile a suo avviso
l’azione educativa a favore delle nuove
generazioni: “I giovani rappresentano il
nostro futuro e vanno allontanati da quei
modelli effimeri ed illusori privi di valori
reali ed avvicinate di più al concreto pur
permettendogli di continuare a sognare”.
Urgenza condivisa da Pierluigi Labbadia,
docente di diritto all’Istituto Tecnico
Commerciale P. Saraceno: “ogni
istituzione scenda in campo, faccia la
propria parte, si confronti e collabori
con le altre per migliorare la condizione
dei nostri giovani i cui talenti non vanno
sprecati: dobbiamo pensare a Morbegno
non come la città che abbiamo ereditato
da chi ci ha preceduto, ma la città che
abbiamo avuto in prestito dai nostri
giovani ai quali la dobbiamo restituire
con gli interessi ovvero meglio di come
l’abbiamo trovata e con più opportunità”.
In particolare ha espresso l’importanza
del ruolo della Chiesa locale: “La
Parrocchia accolga, annunci, formi,
testimoni, faccia sentire la propria voce
quando nota che qualcosa non va magari lo faccia anche la Diocesi perché
è una voce che conforta e viene ascoltata
volentieri anche dai laici quando indica
e richiama al bene comune -, sia vicina
alle famiglie soprattutto a quelle più in
difficoltà, continui ad offrire ai giovani
percorsi alternativi a quelli dello sballo
(oratorio, campi scuola, ed altre attività
ricreative e formative)”.
Il Sindaco Alba Rapella ha invitato
tutti a rivolgere l’attenzione
alla generazione dei trentenni
e quarantenni chiedendo di
rivolgere a loro nuove iniziative
di laboratorio culturale: “sono
coloro che hanno la capacità di
leggere il cambiamento, vivere il
cambiamento e proiettarsi per il
nuovo, quindi la provocazione che
mi sto ponendo come sindaco
e giro alla Parrocchia è come
coinvolgere queste grandissime
risorse che ci sono sul nostro
territorio perché portino il loro
patrimonio e vivificono anche la
nostra città?” .
Il Vescovo: “Educare i trenta-quarantenni”
el rispondere agli
N
interventi il Vescovo si
è ricollegato all’esigenza
di formazione degli adulti:
“...il tema dell’educare lo
dovremmo focalizzare
sulla fascia dei trentenni
e quarantenni, perché
oggi c’è un certo modo di
impostare la vita e vivere il
rapporto lavoro e riposo che
li stritola! Che li condiziona
pesantissisamente, eppure
quella è la fascia nella quale
ancora un processo educativo
di queste persone si rivela
essenziale”.
Altra tematica sottolineata
è il ruolo sociale che può
svolgere la Parrocchia sui
temi dell’ambiente, della
cooperazione e dello sviluppo
sostenibile.
Su questo tema in particolare
si è soffermato il Marco
Deghi, Direttore della Latteria
Sociale Valtellina: “necessita
che ciascuno, anche la
parrocchia, nell’originalità e
specificità del proprio agire
si impegnino sui contenuti
che caratterizzano il tema
dello sviluppo sostenibile,
nell’intento di costruire
insieme una società più giusta
e consapevole e trasmettere,
ai giovani soprattutto oggi
nell’era della globalizzazione
e di crescenti tensioni sociali,
la necessità di una più equa
distribuzione delle ricchezze”.
Affascinante la proposta
finale rivolta all’Arciprete
don Andrea dal prof.
Labbadia che facendo
riferimento alle periodiche
classifiche pubblicate sulla
qualità della vita, e alla
possibilità di riflettere sugli
aspetti non sempre presi
in considerazioni dalle
statistiche ufficiali, ha
proposto: “Ci potremmo
trovare qui ogni anno, a
riflettere su due aspetti: a che
punto siamo con l’attuazione
di quel “vangelo laico”
che è la Costituzione della
nostra Repubblica, e per la
Parrocchia, magari, a che
punto siamo con l’attuazione
del Concilio. Attuare la
Costituzione, attuare il
Concilio: sono impegni
ancora attuali.”
Al termine dell’incontro il
Vescovoi ha ringraziato la
Parrocchia per aver dato
l’opportunità ai presenti
di ritagliare del tempo
da dedicare all’ascolto, al
dialogo; l’ha definita una
iniziativa utile a compensare
il deficit di pensiero che si sta
diffondendo.
Proseguendo ha concluso
l’incontro invitando a “...
leggere, riflettere e maturare
quindi una indignazione
motivata e profonda nata
sulla base del pensiero
dopo una lunga gestazione
e poi esprimerla.” (…)
“E’ necessario che le
nostre comunità cristiane
esprimano uomini e donne
che con libera e cosciente
responsabilità civile e politica
si occupino seriamente del
bene comune e quando è
necessario possano esprimere
la loro proposta positiva e la
loro indignazione su quello
che non funziona”.
DANILO RONCONI
1
Sabato, 22 gennaio 2011
Vita diocesana
ComoCronaca
14 Sabato, 12 marzo 2011
La ricerca. I numeri dello studio del Politecnico di Milano commissionato da Cisl e Sicet
S
ul territorio lombardo,
e il comasco non fa
eccezione, si continuano
a costruire case (e ancora
se ne costruiranno) di livello
medio alto, alloggi a prezzi di
mercato, per rispondere ad una
domanda che, su questo fronte,
non c’è. Un eccesso di edilizia
“libera”, dunque, a fronte di
una richiesta crescente, invece
non soddisfatta, di edilizia
sociale e convenzionata. Si
riassume in queste poche
righe l’indagine sull’offerta e
sul fabbisogno di abitazioni
in Lombardia realizzata dal
Dipartimento di Architettura e
pianificazione del Politecnico
di Milano, sotto la direzione del
professor Antonello Boatti e
per conto della Cisl e del Sicet
regionale. Un’analisi minuziosa
che ha abbracciato le province
di Bergamo, Brescia, Como,
Milano e Pavia partendo dal
consumo del suolo, per arrivare
a fotografare eccessi e carenze
sul fronte abitativo. Un primo
dato interessante della ricerca
riguarda proprio il consumo
di suolo, determinato (fonte
Cresme 2009) per il 52% della
produzione edilizia nazionale,
da abitazioni. La regione in
cui la capacità di consumare il
suolo è ben più elevata rispetto
al resto del Paese è, guarda
caso, la Lombardia, con un
dato 7 volte maggiore rispetto
alla media nazionale. Dunque
in Lombardia si costruisce
molto. Troppo. Nel periodo
1999-2004 il dato medio
annuo di consumo di suolo
nella nostra regione è stato
di 4.948 ettari. In provincia
di Como si “occupano”, in
media, 243 nuovi ettari
l’anno. Il dato provinciale
è il più basso rispetto alle
province analizzate, ciò
in virtù della particolare
conformazione territoriale del
Comasco, per una buona fetta
occupata dall’area lacustre
e da montagne. I numeri
cambiano se l’obiettivo si
concentra sulla città in cui
il 51,3% del territorio risulta
urbanizzato, a fronte del
17,83% della provincia. Como
si prefigura, dunque, come
una città caratterizzata da
un elevatissimo consumo
del suolo. Come correre
ai ripari? Il suggerimento
generale della ricerca,
valido, ovviamente anche
per il comasco, è di invertire
la tendenza edificatoria,
Intervento
■ Sindacato
Luisa Romano, Cisl:
«Affittare le case vuote»
«I dati a disposizione - spiega Luisa
Romano, segretario territoriale della
Cisl di Como - emerge chiaramente
come non ci sia incontro tra domanda
ed offerta di abitazioni, e non perchè
non ci siano case sul mercato, ma
perchè l’offerta non risponde alle fasce
sociali che per condizioni e capacità di
reddito hanno bisogno di altro. I dati
dimostrano che la domanda di edilizia
sociale, più la convenzionata sono
comunque superiori alla domanda libera.
Bisogna allora ricominciare ad invertire
la rotta: costruire meno incrementando
fortemente la presenza di edilizia
sociale convenzionata, recuperare le
aree in disuso; individuare strumenti,
anche legislativi, per convin cere coloro
che hanno case vuote ad affittarle».
✎ Cosa fare
Case: troppe
e poco “sociali”
In città il 51,3%
del territorio
risulta urbanizzato
a fronte
del 17,83%
della provincia
puntando a risparmiare suolo
e a recuperare, invece, il
recuperabile (aree dismesse)
così da far fronte alle richieste,
pressanti, avanzate dalle fasce
più deboli della popolazione
che necessitano di risposte
abitative fornite dall’edilizia
sociale e, in primis, dall’edilizia
residenziale pubblica. In Italia,
oggi, il patrimonio pubblico,
sul totale del residenziale,
è stimato attorno al 4,5% (è
invece al 34,6% nei Paesi Bassi,
al 21% in Svezia, al 20% in
Danimarca, 17% in Francia) .
Considerando che l’80% degli
italiani vive in case di proprietà
o di proprietà di parenti rimane
forte il problema del 20% che
vive in affitto (circa 12 milioni
di persone). A fronte di questo
20% e dell’elevato costo degli
affitti appare evidente quanto
sia risicato e misero quel 4,5%,
dato insufficiente a soddisfare
il fabbisogno di edilizia sociale
e convenzionata. Forbice resa
ancora più ampia da diffuse
politiche che tendono a
smantellare quartieri di edilizia
popolare, privatizzandoli. E
il futuro, se non si correrà ai
ripari, rischia di essere ancora
più preoccupante. Proiettando
il fabbisogno al 2018 la ricerca
rivela come, a quella data,
l’urgenza generata dall’edilizia
sociale sfiorerà quota 10 mila
vani per la città di Como e 45
mila vani per l’intera provincia
(compresa Como). Alla stessa
data sarà di poco più 5344
vani il fabbisogno di edilizia
convenzionata in città e di
27405 in Provincia. Sempre nel
2018 il fabbisogno di edilizia
libera sarà pari a zero, mentre
i vani in eccesso su questo
fronte risulteranno 5501 per
il comune capoluogo e quasi
66 mila per l’intera provincia
(compresa la città). L’analisi dei
dati nel periodo 2002-2008 ha
permesso anche di “leggere” le
caratteristiche dei richiedenti
di un alloggio, riscontrando
una crescente espressione di
disagio abitativo da parte di
stranieri. Sempre in questo
periodo il fabbisogno di edilizia
sociale espresso sull’intera
provincia è stato calcolato in
21702 vani, 12745 vani quello
sull’edilizia convenzionata e
zero il fabbisogno di edilizia
libera, a fronte di un’offerta in
eccesso di 26734 vani.
pagina a cura
di marco gatti
Le conclusioni tratte dal rapporto:
- Esiste un fabbisogno forte e
crescente dal 2008 al 2018 di
edilizia sociale intesa come Edilizia
Pubblica Residenziale (ERP) o
edilizia realizzata da privati e
ceduta all’Amministrazione
pubblica da destinare all’affitto.
- La domanda prevalente di
abitazioni sociali proviene da
cittadini stranieri che risiedono
nelle grandi concentrazioni
metropolitane ed urbane e su
tale domanda va verificata la
congruenza della legislazione
nazionale e delle norme regionali.
- La realizzazione di nuova
Edilizia Pubblica Residenziale
può comportare la necessità di
ricorrere all’esproprio: l’Housing
sociale da solo può rispondere in
parte alla domanda di edilizia
convenzionata e solo molto
marginalmente a quella di edilizia
sociale.
- Occorre rilanciare gli interventi
edilizi non solo residenziali, ma
dedicati alle attività produttive ed
un riequlibrio di quelli destinati
alla residenza aumentando
fortemente la produzione
di edilizia sociale, dando la
preferenza al recupero delle aree
abbandonate, degli scali ferroviari,
delle ex caserme e delle industrie
dismesse e insieme occorre creare
strumenti, anche legislativi, per
convincere le proprietà a locare lo
sfitto.
- I quartieri di edilizia
popolare esistenti nelle città
che contribuiscono a garantire
quella quota pur bassa di edilizia
pubblica (4,5% a livello nazionale)
vanno mantenuti nella loro
destinazione, rivitalizzati e resi
abitabili.
Da sapere
La ricerca ha utilizzato i
seguenti parametri: edilizia
pubblica (vi accede chi ha un
reddito netto inferiore A 17
mila euro annue per famiglie
monocomponenti, 20 mila per
coppie); edilizia convenzionata
(reddito netto compreso tra 17
mila e 40 mila annui per famiglie
monoparentalie e tra i 20 e i 40
mila per coppie); edilizia libera:
reddito superiore ai 40 mila euro
annui.
❚❚ I numeri dell’Azienda lombarda di edilizia residenziale
Aler: oltre 2300 richieste giacenti
T
ra le realtà più titolate ad occuparsi di
edilizia residenziale pubblica si distingue, ovviamente, l’Aler (Azienda lombarda edilizia residenziale). «L’Aler Como spiega il suo presidente, Alessandro Turati
- dispone di un patromonio abitativo, sull’intera provincia, di circa 3000 appartamenti. A
questi ne vanno aggiunti altri 1200 di cui curiamo la gestione, ma che sono di proprietà
comunali». Un patrimonio complessivo, tra
beni di proprietà e in gestione, di 4200 appartamenti. Il dato più interessante, però, riguarda la domanda inevasa. Al 31 dicembre
dello scorso anno le richieste di alloggi Aler
ammontavano a 2307 di cui 609 presentate
in como città, 358 a Cantù, 313 nel Marianese, 386 in Bassa comasca, 281 nell’Erbese, 33
sul lago. Ma quali sono le caratteristiche delle
persone che avanzano queste domande? «Per
lo più le richieste sono presentate da anziani, egiovani coppie. In grande crescita, negli
ultimi anni, abbiamo trovato le richieste
di nuclei monoparentali (divorziati o separati). Il 56% dei richiedenti - spiega Turati - ha un reddito Isee inferiore ai 9 mila
euro. Nel 40% dei casi i richiedenti hanno
subito uno sfratto legato all’impossibilità
di pagare il mutuo. Un buon 30% di domande è avanzato da immigrati. Non mancano anche single provenienti dal carcere
o comunità protette».
«Per fare fronte a queste richieste si fa
quello che si può - prosegue Turati - cercando di intercettare i pochi bandi presenti e collaborando con le Amministrazioni
locali disponibili che ci mettono a disposizione, a canoni agevolati, edifici da sistemare e ristrutturare».
«Altro problema non irrisorio per noi è la
gestione del patrimonio abitativo di cui
disponiamo, soggetto all’usura del tempo. Tutti gli appartamenti necessitano di
manutenzioni importanti che si aggiungono
a quella ordinaria. Opere per le quali non vi
sono finanziamenti e che ci obbligano ad intaccare il patrimonio Aler».
Tra le realtà cooperative più interessanti sul
territorio impegnate sul fronte della residenzialità popolare spicca la Cooperativa Edificatrice, nata nel 1901 e oggi titolare di un patrimonio di circa 1000 appartamenti in città.
Anche per lei non mancano i problemi «900
appartamenti sono attualmente occupati da
famiglie socie - spiega il presidente Silvano
Molteni - altri 100 sono in ristrutturazione.
Le ultime realizzazioni della cooperativa risalgono al 1986. Abbiamo circa 150-200 domande giacenti e ne soddisfiamo circa 40-50
l’anno. Qualcuno, dunque, resta sempre fuori.
Ogni anno ristrutturiamo tra i 35 e i 40 appartamenti. Attualmente stiamo sistemando una
trentina di alloggi in via Zezio e una ventina in
via Perlasca per un costo di 7 milioni di euro».
ComoCronaca
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Un vero e proprio sportello telefonico aperto a quante
sono vittime di maltrattamenti fisici e psicologici
Un numero verde contro
la violenza sulle donne
è
attivo da alcuni
giorni il nuovo
numero verde
unico (800.166.656)
per la Provincia di Como
contro la violenza sulle
donne. Un vero e proprio
sportello telefonico aperto
a tutte le donne vittime di
maltrattamenti, non solo
fisici ma anche psicologici.
Chiamando il numero verde
– gratuito - sarà possibile
mettersi in contatto con gli
operatori delle associazioni
comasche impegnate nel
sostegno alle donne vittime
di violenza e trovare un
sostegno psicologico e
Chiamandolo sarà
possibile mettersi
in contatto con gli
operatori delle realtà
attive sul territorio
legale. E’ questa l’ultima
iniziativa della rete di
coordinamento provinciale
contro la violenza sulle
donne, un equipe, nata nel
marzo 2009, che raggruppa
varie realtà del territorio:
Prefettura, forze dell’ordine,
ospedali, alcuni Comuni,
realtà del volontariato, della
scuola e la Provincia con il
ruolo di ente coordinatore.
“L’obiettivo di questa rete –
spiega l’assessore ai Servizi
Sociali della Provincia,
Simona Saladini – è quello
di dare risposte concrete
ad una problematica che
è reale, fuggendo dalla
demagogia che spesso
accompagna gli interventi
in questo settore. La nascita
di questo numero verde
dimostra la bontà di un
lavoro di rete che portiamo
avanti da due anni”. Un
impegno che appare ancora
più urgente guardando ai
dati sulle violenze di genere
nel nostro territorio. Dal 1
gennaio 2009 al 30 giugno
2010 sono state 600 le donne
vittime di maltrattamenti.
I casi complessivi sono
stati, invece, oltre mille
segno che alcune donne
sono state vittime di più
abusi. Le segnalazioni sono
arrivate principalmente
dagli Ospedali, da Telefono
Donna e dalle Forze
minori o ultracinquantenni.
Violenze che hanno sempre
più spesso come teatro le
mura domestiche e vengono
commesse dai partner. Abusi
di cui sono vittime indirette
anche i minori costretti ad
assistervi. Situazioni che
costringono, in alcuni casi,
a dover abbandonare la
propria casa e cercare rifugio
in strutture protette. Una di
queste è gestita in Provincia
Un numero verde
Il numero verde 800.166.656 sarà sempre attivo con una
segreteria telefonica. Gli operatori saranno, invece, presenti
nei seguenti orari: Telefono Donna risponderà il lunedì,
mercoledì e venerdì dalle 15 alle 18 e il martedì, giovedì e
sabato dalle 9 alle 12. Al mercoledì mattina, dalle 10 alle
13.30, risponderanno, invece, gli operatori dell’associazione
InfraMente, specializzati nelle tematiche dello Stalking.
dell’ordine. A colpire è anche
la nazionalità delle vittime
al 65% italiane. “Questo
dato – continua l’Assessore
Saladini – dovrebbe far
riflettere quanti pensano che
la violenza contro le donne
sia un problema legato ad
altre culture. Il problema
è, invece, quanto mai
nostro”. Sempre guardando
ai numeri emerge come
le donne più colpite sono
quelle tra 28 e 37 anni anche
se non mancano casi di
di Como da Telefono Donna,
realtà impegnata da 20
anni a Como con un centro
antiviolenza (l’anniversario
ricorrerà nel mese di aprile),
ma i posti scarseggiano. “In
molti casi – spiega l’assessore
Saladini – sono gli Ospedali
a farsi carico di queste
situazioni di emergenza,
dando rifugio a donne che
non necessiterebbero di un
reale ricovero sanitario. Nel
corso del 2010 gli ospedali
hanno segnalato 96 giornata
Le donne al lavoro
per l’Italia
Alcuni stralci del documento reealizzato
dal Coordinamento Donne Acli
I
n relazione alla festività dell’8 marzo il
Coordinamento donne Acli ha diffuso un
documento, riguardante il rapporto tra
donne e mondo del lavoro in Italia, di cui
pubblichiamo alcuni stralci.
“In questo 8 marzo le donne delle Acli
intendono sottolineare i benefici sociali
della partecipazione femminile al mondo
del lavoro. Benefici che non sono solo
economici, dunque, ma anche di progresso
civile e sociale per l’intera comunità
nazionale. Nell’anno in cui si celebra il
di degenza impropria di
donne ricoverate perché non
ci sono spazi alternativi di
immediata disponibilità”.
A gestire il numero
verde – finanziato dalla
Provincia con 20 mila euro
per il 2011 - sarà proprio
Telefono Donna insieme
all’associazione InfraMente
che gestisce il nuovo
sportello contro lo stalking
che è stata inaugurato, in via
sperimentale al Comune di
Mariano Comense. “Quello
tra maltrattamenti e stalking
– spiega Francesca Ballabio
dell’associazione InfraMente
– è un confine molto labile.
Oggi sentiamo molto parlare
di stalking ma in realtà se
ne sa poco. E’ importante
dare alle vittime un sostegno
psicologico ma anche legale
per capire in quali casi vi
è realmente la possibilità
di intraprendere un’azione
legale”. Una realtà quella
dello stalking che in una
piccola percentuale, circa
il 6%, colpisce anche gli
uomini.
michele luppi
La rete
Oltre alla costituzione del
numero verde, durante il
2010, la rete contro la
violenza sulle donne ha
organizzato attività di
formazione per operatori
di associazioni, istituzioni
pubbliche, ospedali e forze
dell’ordine. Sono state
organizzate 120 ore di formazione su tematiche relative al tema della violenza
di genere a cui hanno
partecipato 430 operatori.
Altri incontri sono stati organizzati negli otto Ambiti
Territoriali permettendo
di raggiungere altri 300
operatori di quasi 180 enti
del territorio.
suo 150° anniversario, evidenziando il
contributo decisivo che le donne hanno
dato alla nascita e all’affermazione
dell’Italia unita e della democrazia. E
anche alla sua rinascita democratica
nella tragica circostanza della Seconda
Guerra Mondiale… Il lavoro è fondamento
dell’esperienza democratica, volano che
consente di uscire dal bisogno materiale,
ma, specie per le donne, anche strumento
di partecipazione ed emancipazione
sociale, leva che consente innovazione
culturale, che crea capitale sociale, che
accresce l’autostima, che permette crescita
personale e collettiva.
È per questo che la mancanza di lavoro
femminile è causa di povertà, non solo
economica, per le donne, ma ancor più
è motivo di impoverimento economico,
culturale e civile per tutta la collettività.
Oltre al contributo alla ricchezza del Paese
l’interazione tra donne e lavoro ha dato
luogo e dà luogo a risultati che possono
trasformare tutta la società. È sotto gli
occhi di tutti quanto la donna al lavoro
stia modificando l’organizzazione sociale
Sabato, 12 marzo 2011 15
Notizie flash
■ S. Abbondio
Tre incontri e una visita
alla scoperta del Patrono
Tre incontri e una visita guidata per
insegnanti e guide turistiche alla
scoperta del Santo Patrono di Como,
organizzati dal Centro Studi “Nicolò
Rusca”, dalla Diocesi di Como e
dall’associazione Mondo Turistico. Si
partirà il 28 marzo con “S.Abbondio
Vescovo: vita, fonti, devozione”, a cura
di don Andrea Straffi; si proseguirà il 31
marzo con una lezione di Alberto Rovi
sul tema “Un capolavoro del Morazzone:
lo stendardo di S.Abbondio per il Duomo
di Como”; e si chiuderà il ciclo il 4
aprile con “L’iconografia di S.Abbondio
nelle opere d’arte comasche”. Gli
incontri avranno luogo presso la Sala
Arti e Mestieri dell’UPCTS di via Ballarini
12, a Como. Sabato 9 aprile, invece,
ci sarà la visita guidata alla Chiesa di
S.Abbondio a Mezzegra, a cura di Marta
Miuzzo. Inscrizioni e informazioni:
Mondo turistico: 339-4163108.
■ Giussani
S. Messa in ricordo
con mons. Coletti
Il vescovo di Como mons. Diego Coletti,
ha celebrato la S. Messa ricordando
il VI anniversario della morte di don
Luigi Giussani. Citando Don Giussani ci
ha richiamati all’essenziale: “uno che
dice -Vieni Signore!- , uno che guarda
certi suoi compagni per i quali è già
diventato più abituale, questo costui
può cominciare a sentire che cosa voglia
dire vivere con Gesù, vivere con lui.”
“ Si può dire in un altro modo: vivere
come lui”. Concludendo la celebrazione
il vescovo ha ricordato il nuovo santo
della chiesa comasca, don Luigi Guanella
e riprendendo il canto 33° del Paradiso
di Dante, versi 7-9 “Nel ventre tuo
si raccese l’amore - per lo cui caldo
nell’etterna pace - cosí è germinato
questo fiore” ha augurato a tutti i
presenti di ardere dell’amore di Cristo
come Maria e così far germogliare il fiore
di Cristo nella Chiesa e nel mondo.
■ Biblioteca
Marinetti e il Lario,
Martedì 15 marzo alle ore 17.30 nel
salone della Biblioteca Comunale,
Giorgio Gandola, direttore del quotidiano
La Provincia ,commenterà:
“ Marinetti e il Lario “ di Alberto
Longatti, libro edito dalla Famiglia
Comasca. Sarà presente l’autore.
Letture di Laura Negretti.
e del lavoro rendendola più rispettosa
delle esigenze delle persone, della società,
dell’ambiente, semplicemente portandovi
dentro la propria esperienza femminile.
Senza contare il prezioso lavoro svolto da
sempre dalle donne nel sociale, in tante
organizzazioni come la nostra, dove grazie
alla cura di legami e relazioni ogni giorno
rinnovano la trama del tessuto sociale,
favorendone la coesione e la tenuta…
Certo non ci nascondiamo le difficoltà
ancora esistenti: le donne sono tuttora le
più discriminate nell’accesso al lavoro, nel
trattamento contrattuale e nei percorsi
di carriera. E tuttavia sono pronte ad
investire i propri talenti, a mettere in
gioco risorse personali e situazionali.
Partecipare e lavorare per il bene del Paese
è un’aspirazione che nelle donne, malgrado
gli ostacoli e i modelli fuorvianti proposti
dalla tv, non è ancora sopita.
Per questo, come donne delle Acli, ci
proponiamo di promuovere un dibattito che
consenta una riflessione più complessiva
sul ruolo che la risorsa femminile riveste
nell’ambito della società...”
ComoCronaca
16 Sabato, 12 marzo 2011
Notizie flash
mo
Villa Ol
■ Bilanci
Polizia doganale:
un anno di attività
Boldini e la Belle èpoque:
l’ottava grande mostra
U
n’intensa attività che
quotidianamente permette di
collaborare sul fronte della
sicurezza per i cittadini italiani e
svizzeri. E’ questo, in estrema sintesi,
quanto dal 2003 svolge il Centro
di Coordinamento Polizia Doganale
di Chiasso, istituito sulla base
dell’Accordo tra la Svizzera e l’Italia al
fine di coordinare l’attività in materia,
appunto, di polizia e di transiti
doganali. Composto da agenti delle due
nazioni, e sempre a disposizione delle
autorità competenti, il CCPD ha appena
presentato il bilancio dell’attività svolta
nel corso del 2010. L’analisi dei dati
fa emergere alcuni aspetti particolari
al centro dell’attenzione delle Polizie
italiana e svizzera. La casistica dei casi
affrontati l’anno scorso resta dominata
dalle infrazioni alla circolazione stradale
che dopo un calo registrato nel 2009
sembrano essersi stabilizzate (2488
nel 2009 e 2365 nel 2010). Bisogna
infatti sottolineare che da qualche mese
la Polizia Cantonale Ticinese dispone
di un accesso diretto al Pubblico
Registro Automobilistico Italiano. I
reati preponderanti risultano quelli
contro le persone, in particolare i casi
di spaccio di stupefacenti, truffa e
furto (rispettivamente 297,260 e 457
casi). Per quel che concerne le persone
controllate in frontiera (il cui numero
negli ultimi anni è di fatto dimezzato in
applicazione del trattato di Schengen) è
stata osservata una ripresa dell’aumento
dei controlli pari al 37%. Ciò è per lo
più giustificato dall’eliminazione dei
controlli sistematici alle frontiere e
quale azione preventiva in relazione
ad azioni contro furti, rapine ed
altri reati correlati alla criminalità
transfrontaliera. L’evoluzione dell’attività
del CCPD mese per mese ha evidenziato
un calo abbastanza drastico delle
richieste durante il mese di dicembre,
in corrispondenza del periodo natalizio.
Sembra anche confermarsi un calo delle
richieste verso il mese di giugno con
un aumento nel mese di novembre. Tra
i casi più eclatanti di collaborazione
del 2010, l’accoltellamento avvenuto in
giugno al cantiere Alptransit di Sigirino
ad opera di un rumeno, residente in
Italia, fermato dai Carabinieri, e il
riconoscimento di un uomo, ritrovato
morto dopo diversi mesi dal decesso a
Zurigo, che grazie alla collaborazione
tra le Polizie del Canton Zurigo e la
polizia italiana ha permesso di risalire
alla sua identità. Concretamente
l’attività ha visto una leggera flessione
dell’intervento da parte svizzera ed un
incremento di quella italiana.
La riduzione dei
mezzi pesanti lungo
quest’asse potrebbe
interessare anche
il comasco
Al via il prossimo 26 marzo nella splendida cornice
ottocentesca. La soddisfazione di Gaddi
D
opo mesi e
settimane passati
a discutere, con
opinioni pro o
contro, alla fine la grande
mostra 2011 si farà, sarà
dedicata a Giovanni
Boldini ed alla Belle
èpoque ed aprirà tra tre
settimane. Il via libera è
stato dato dalla giunta, con
approvazione unanime,
la scorsa settimana: “Non
posso che esprimere
soddisfazione – ha spiegato
l’assessore Sergio Gaddi,
che è anche curatore
della nuova rassegna Le grandi mostre sono
Vi saranno esposti
110 dipinti povenienti
da alcuni dei più
importanti musei
e collezionisti italiani
un progetto che portano
grande ricchezza alla città:
in termini culturali, in
primo luogo, ma anche
in termini economici per
l’indotto che esse generano,
indotto che è di gran lunga
superiore agli investimenti.
Il principale ringraziamento
va agli sponsor che,
recuperati direttamente
dall’assessorato, renderanno
possibile festeggiare
quest’anno l’ottavo
traguardo delle grandi
mostre a Como”. “L’assessore
Gaddi ha fatto un buon
lavoro – ha commentato
il sindaco Stefano Bruni
- e gli impegni formalizzati
coprono la spesa. Sarebbe
stato sciocco, del resto, non
volere un evento che è una
buona cosa per la città,
soprattutto in un momento
di crisi come questo”. A
presentare all’esecutivo di
Palazzo Cernezzi, riunito
per la consueta seduta
settimanale, il piano
economico-finanziario della
mostra è stato l’assessore
alla Cultura Sergio Gaddi.
Il piano economicofinanziario prevede un
investimento di un milione
e 100 mila euro, coperti
dalle sponsorizzazioni
private con 271mila euro,
dal Comune di Como con
57mila euro, e per la parte
restante dall’incasso dei
biglietti (che quest’anno
passano da 9 a 10 euro,
mentre resta fisso a 5 euro
il costo del biglietto per
gli studenti), delle visite
guidate, dei laboratori,
della vendita dei cataloghi.
L’inaugurazione della
mostra è stata fissata per
il 25 marzo alle 18.30.
L’esposizione, che resterà
aperta fino al 24 luglio,
presenterà al pubblico 100
capolavori di Giovanni
Boldini e di artisti legati
alla belle èpoque. La
prima rassegna che ha
dato il via alle grandi
mostre organizzate dal
Comune di Como è stata
inaugurata nel 2004 ed
era dedicata a Mirò. Sono
poi seguite le esposizioni
dedicate a Picasso (2005),
a Magritte (2006), ai
capolavori del Museo
Nazionale di Belgrado
con Gli Impressionisti, i
Simbolisti e le Avanguardie
russe (2007), a Klimt,
Schiele e i capolavori del
Belvedere con L’Abbraccio
di Vienna (2008), a Chagall,
Kandinsky, e Malevic
(2009), e, infine, Rubens
e i fiamminghi (2010). In
occasione della mostra gli
Assessorati alla Cultura
ed alle Politiche Giovanili,
hanno indetto il bando per il
“Corso teorico – pratico per
animatore culturale addetto
ai grandi eventi” indirizzato
a studenti universitari,
che avranno la possibilità
di effettuare un percorso
formativo in occasione
della Grande Mostra 2011
presso Villa Olmo, che
comprenderà due fasi,
teorica e pratica. La finalità
che il corso si propone è
quella di dare l’opportunità
a studenti universitari di
acquisire nozioni relative
all’organizzazione, la
promozione, la gestione
e la comunicazione di
un grande evento e allo
stesso tempo di lavorare
all’interno del contesto
della mostra 2011 di
Villa Olmo. Le domande,
indirizzate all’attenzione
dell’Assessorato alle
Politiche Giovanili,
dovranno pervenire al
protocollo del Comune di
Como entro e non oltre
le ore 12.00 del giorno 14
marzo 2011 o essere spedite,
per raccomandata r.r.,
sempre entro la stessa data
(farà fede il timbro postale).
Informazioni: Informa
Giovani - tel. 031 252442 nelle ore d’ufficio; oppure
inviare un messaggio
di posta elettronica
all’indirizzo cultura@
comune.como.it. Il bando
completo è pubblicato sul
sito internet: www.comune.
como.it.
pagina a cura
di Luigi clerici
S. Gottardo: merci
su rotaia dal 2020?
Il dato
1,25 milioni di camion
attraverso le Alpi
Nel 2010, circa 1,25 milioni di camion
hanno attraversato le Alpi svizzere. Si
tratta del doppio dei transiti previsti
dalla legge svizzera sul trasferimento
del traffico merci entro il 2018/2019
(l’obiettivo annuo era fissato a
650’000 unità). Il numero di camion
che hanno valicato le Alpi è superiore
anche all’obiettivo intermedio di 1
milione di transiti entro fine 2011.
Grazie alla ripresa economica nel
2010 il numero dei transiti attraverso
le Alpi è aumentato di 77’000 unità
rispetto all’anno precedente.
C
hiudere il tunnel stradale del San
Gottardo durante la fase dei lavori
di risanamento senza costruire una
seconda galleria è possibile. Lo si può
fare trasferendo il traffico, sia quello delle
merci sia quello delle auto, su rotaia. Lo
sostiene un documento, pubblicato in
Canton Ticino nella scorsa settimana,
che analizza gli scenari che si aprono con
l’apertura dei lavori di ristrutturazione
alla galleria autostradale, previsti a partire
dal 2020 e che, anzi, sostiene che se tale
esperimento dovesse funzionare da
temporaneo potrebbe assumere il carattere
di definitivo, almeno per ciò che concerne
il trasporto delle merci. Secondo l’Iniziativa
delle Alpi, l’associazione svizzera che da
anni si batte per una riduzione del traffico
su gomma nel paese rossocrociato, un
simile scenario consentirebbe di rivedere
pure il contenuto dei lavori di risanamento
limitando gli interventi (ad esempio con
la rinuncia all’ampliamento
delle volte) e riducendo di
conseguenza il periodo di
chiusura della galleria (dai
900 giorni ipotizzati ad un
massimo di 600/750 giorni)
ciò comporterebbe anche
un contenimento dei costi.
L’ipotesi illustrata dallo studio prevede
l’organizzazione di treni-navetta per le
auto utilizzando il traforo “storico” tra
Airolo e Göschenen (nel Canton Uri) e
per il traffico pesante la creazione di un
sistema di autostrada viaggiante tra Biasca
ed Erstfeld, sfruttando la nuova galleria di
base di ALptransit che dovrebbe entrare in
funzione nel 2018, al più tardi. Sul fronte del
transito delle merci la proposta pratica sarà
affiancata dall’introduzione di un sistema
di controllo del traffico pesante in Ticino,
in quanto solo attraverso una consistente
riduzione del numero dei mezzi pesanti
(dagli attuali 650mila a circa 500mila)
l’alternativa rappresentata dall’autostrada
viaggiante può reggere. Secondo lo studio,
infatti, sarà possibile far circolare tre treni
senza ostacolare il transito dei convogli che
già oggi percorrono la galleria ferroviaria
del Gottardo. La riduzione dei mezzi pesanti
lungo l’asse del San Gottardo potrebbe
determinare anche ripercussioni a Como in
quanto si assisterebbe ad una diminuzione
dell’attività non solo doganale ma anche,
e soprattutto, delle ditte di trasporto con
evidenti strascichi anche per il profilo
occupazionale.
ComoCronaca
Un’iniziativa de “L’isola che c’è” - rete comasca di economia solidale
Al via il terzo
Gruppo di acquisto
Fortovoltaico
V
uoi posizionare
un impianto
fotovoltaico sul
tetto di casa tua? C’è
un Gas pronto per te. Sulla
scorta del positivo successo
ottenuto nelle edizioni
precedenti l’associazione
“L’isola che c’è”, rete
comasca di economia
solidale, propone il 3°
Gruppo d’Acquisto Solidale
Fotovoltaico (GASFV),
rivolto a quanti siano
interessati all’installazione di
un impianto di piccola taglia
sulla propria abitazione
(fino a 5kw di potenza).
L’iniziativa è stata realizzata
all’interno del progetto
EnergiCOMO - Esperimenti
di co-partecipazione
nella filiera energetica,
articolato in collaborazione
con la Camera di
Commercio di Como e
co-finanziato tramite il
bando di Fondazione
Cariplo “Educare alla
sostenibilità”. Gli obiettivi
sono di rafforzare la
cultura dell’efficienza
energetica delle abitazioni
e coinvolgere i cittadini in
forme di co-partecipazione
nella filiera per produrre,
acquistare e consumare
“insieme” energia elettrica
da fonti rinnovabili.
Il 3° Gas si fonda, come
detto, sul successo delle
edizioni precedenti con
risultati e interesse andati
ampiamente al di là dei
confini provinciali. I primi
due gruppi di acquisto,
realizzati nel 2009 e nel
2010, hanno infatti portato
all’installazione di oltre 70
impianti fotovoltaici (per la
precisione 29 nel 2009 e 43
nel 2010) per una potenza
complessiva superiore
a 200 Kw e un totale di
investimenti oltre il milione
Notizie flash
■ Natura
Corso avanzato di
frutticultura biologica
e
t
n
e
i
b
am
La proposta si fonda sul successo
delle edizioni precedenti, realizzate
nel 2009 e 2010, che hanno portato
all’installazione di oltre 70 impianti
fotovoltaici, per oltre 200 kwp
Sabato, 12 marzo 2011 17
di euro. Impianti che sono
stati installati, oltre che
nel comasco, anche nelle
provincie di Milano, Varese,
Monza, Lecco e Bergamo,
con il coinvolgimento
complessivo di circa 200
persone. Il terzo Gruppo
d’acquisto è stato strutturato
per offrire una proposta
di acquisto e installazione
ancora più completa rispetto
al passato, attraverso
un patto di economia
solidale che coinvolga un
gruppo di privati cittadini,
tre diversi installatori
di impianti fotovoltaici
(Equa: www.equaenergia.
it; Esedra Energia:
www.esedraenergia.it;
Elettrica Rogeno: www.
elettricarogeno.it), un
produttore di moduli
fotovoltaici: Soldaray: www.
soldaray.it e una cooperativa
finanziaria solidale:
MAG2, www.mag2.it). A
promuovere e coordinare il
tutto l’associazione “L’isola
che c’è”. Tra i punti forti
1200 impianti in Provincia
Gli impianti fotovoltaici oggi installati in Lombardia sono circa
24 mila, di cui 1200 nella nostra provincia. A livello regionale
sono quasi 300 mila le tonnellate di CO2 non immesse in
atmosfera grazie all’energia pulita prodotta dai pannelli solari.
Per aderire al 3° Gas fotovoltaico occorre compilare l’apposita
scheda dati e inviarla entro il 5 aprile all’indirizzo energia@
lisolachece.org; inviare copia cartacea firmata al nr di fax 0314451155, oppure una copia firmata scansionata all’indirizzo
mail di cui sopra. Si sarà, così, inseriti in una mailing list si
riceveranno informazioni utili per l’installazione.
Sostenibilità
di questa terza edizione
del GASFV la stipula di
una convenzione con gli
installatori su un prezzo
trasparente e uguale per tutti
i membri del Gas; il rispetto
della sicurezza sul lavoro
(d’intesa con l’Università
dell’Insubria si sta lavorando
alla definizione di una
guida in cui siano indicati
i basilari sulla sicurezza
cui attenersi); filiera corta
e qualità controllata;
promozione di relazione tra
cittadini e autoproduttori;
promozione di energia
pulita; una convenzione
con il produttore italiano
di moduli fotovoltaici
(Soldaray) su un prezzo
di fabbrica scontato e una
fornitura garantita dal 15
marzo al 30 giugno; una
convenzione Mag2 per
un finanziamento (non
obbligatorio né vincolante)
sull’importo per una durata
massima di 8 anni; uno
standard di garanzia e
producibilità dell’impianto
(10 anni con rendimento
non inferiore al 90%, 25
anni con rendimento non
inferiore all’80%).
Costi: dagli 11 al 13 mila euro
circa per un impianto della
potenza di 2,77 Kwp. Spesa
ammortizzabile in circa 7
anni. Per saperne di più: tel.
031-4451154, 331-6336995,
oppure www.lisolachece.org.
pagina a cura
di Marco Gatti
Un lavoro per il futuro? Scendi in
campo! Ha preso il via, lo scorso
10 marzo, il corso avanzato di
“Frutticultura biologica” proposto
dalla Cooperativa Corto Circuito, in
collaborazione con l’associazione
“L’isola che c’è”, AIAB Lombardia, la
Fondazione Minoprio e la Cooperativa
Sociale Il Seme. Continuano, in questo
modo, le iniziative legate alla “Scuola
d’Agricoltura Biologica”, cominciata
nel 2010. Attraverso questa scuola ci si
prefigge di sostenere nuove possibilità
di lavoro per chiunque sia interessato
al settore agricolo: per rilanciare il suo
ruolo “primario” di soddisfacimento dei
bisogni di un’alimentazione di qualità;
di cura e protezione del nostro territorio
deturpato dall’elevata urbanizzazione; e
anche di lavoro concreto e dignitoso.
Di seguito il calendario del corso:”
(costo 250 euro) :
Lunedì 14 marzo (h. 18 - 21):
Le lavorazioni. Lavori preparatori,
lavorazioni di produzione manuali e
meccaniche, concimazioni, potature
Mercoledì 16 marzo (h. 18 - 21):
Le piante da frutto e l’ambiente.
Principali caratteristiche delle maggiori
cultivar, frutti minori, scelte varietali,
terreni, terricci e substrati
Sabato 19 marzo (h. 9 - 13):
Il frutteto. Sesti d’impianto, scelta
porta-innesto, scelta dei supporti,
ambiente e gestione del sottofrutteto
Lunedì 21 marzo (h. 18 - 21):
La riproduzione. Cenni sulle semine,
tecniche e tipologie di innesto,
i vivai bio.
Giovedì 24 marzo (h. 18 - 21):
La difesa delle colture. Tipologie
di prodotto, tecniche agronomiche
Sabato 26 marzo (h. 8 - 13):
Laboratorio pratico
Visita dell’Azienda Agricola
Barbafruttificanto di Travedona Monate
e Comabbio (VA)
Lunedì 28 marzo (h. 18 - 21): La
raccolta e i trasformati
Tecniche e periodi di raccolta, tipologie
di confezionamento, tipologia e
caratteristiche della trasformazione del
prodotto biologico, le tecniche, la filiera
di trasformazione
Giovedì 31 marzo (h. 18 - 21):
La commercializzazione. Etichettatura
dei prodotti, mercato di riferimento,
filiera corta, certificazione, GAS e
territorialità.
Sedi del corso: Vertemate con Minoprio,
Fondazione Minoprio - via Raimondi 54
e (solo sabato 19 marzo) Como, Coop.
Soc. Il Seme - Via Lissi 2 (ingresso
da Via Oslavia). Informazioni: 0314451154 - 331.6336995 - produttori@
cooperativacortocircuito.it - www.
lisolachece.org.
è on-line da pochi giorni un nuovo sito
per incentivare ad un uso razionale del mezzo
Comocarpooling: insieme in auto
C
ittà intasate dal traffico, inquinamento
alle stelle. Si chiama www.comocarpooling.it l’ultima iniziativa dell’associazione comasca “L’isola che c’è” studiata per
favorire modalità di circolazione sostenibili. Il
sistema è semplice: basta registrarsi gratuitamente sul sito, inserire il proprio tragitto preferito e iniziare a cercare compagni di viaggio,
anch’essi registrati, interessati al medesimo
percorso. Il servizio si rivolge a tutti i cittadini che, avendo un percorso compatibile, vogliano condividere i propri viaggi quotidiani, settimanali o sporadici. Il sito è realizzato
all’interno del progetto “Como Car Pooling
Kilometri Kondivisi”, un’iniziativa di mobilità
sostenibile avviata nel 2010 dall’associazione
“L’isola che c’è” e da “Urbano Creativo”, in collaborazione con diversi comuni del territorio
e con il contributo di Fondazione Cariplo. Per
chi non lo sapesse il car-pooling è un’inizia-
tiva di mobilità sostenibile finalizzata
a diminuire il numero di veicoli privati
circolanti lungo le principali direttrici
di traffico, attraverso la condivisione di
un’automobile da parte di più persone
per percorrere un medesimo tragitto o
parte di esso.
Ovvi i vantaggi connessi all’attuazione
di questa pratica, assai diffusa nei paesi del nord Europa e negli Stati Uniti:
- divisione dei costi di trasporto tra gli
utilizzatori del veicolo. Se, per esempio,
stimando come costo base 0,2€/km, 3
persone - che percorrono tutti i giorni,
per recarsi al lavoro, 40km con la propria auto - scelgono di fare carpooling,
impiegando quotidianamente a turno
ciascuno il proprio mezzo, ognuna potrebbe risparmiare annualmente circa
2.346€. Infatti, la spesa per un tragitto
andata e ritorno sarebbe di 16€ e il costo annuale di 3.520€, ma, grazie alla
turnazione e alla suddivisione delle
spese, ognuno pagherebbe solo 1.173€;
- benefici ambientali: un’auto emette
circa 160g di CO2 per km percorso. Su
40km di tragitto, per 220 giorni di lavoro, emette quindi ogni anno nell’atmosfera 2.816kg di CO2. Se si pratica il carpooling in queste condizioni con altre 2
persone, usando solo una vettura, invece di 3, si diffondono nell’ambiente più
di 5 tonnellate di CO2 in meno all’anno!
- priorità d’accesso per i car poolers, ai
parcheggi a pagamento, possibilità di
disporre di aree di sosta riservate nei
parcheggi di interscambio, previi accordi con gli enti di competenza.
E allora che cosa aspettiamo? Iscriviamoci a www.comocarpooling.it.
ComoCronaca
Il saluto
di S. Fermo
a don Radaelli
Domenica 6 marzo la comunità parrocchiale
ha festeggiato don Aldo dopo otto anni
di cammino condotto insieme
D
omenica 6 marzo la comunità
parrocchiale di San Fermo della
Battaglia si è stretta attorno a don
Aldo Radaelli per elevare a Dio la
lode e il ringraziamento per gli otto anni
trascorsi insieme. Prima di lasciare la
parrocchia, il nuovo pastore di Domaso e
Vercana ha avuto modo di sperimentare
l’affetto e il calore dei sanfermini. In
molti hanno voluto stringergli la mano
per salutarlo personalmente e lui si
è congedato rivolgendo loro parole
dirette, non dettate dalla circostanza,
ma frutto di un’amicizia e di una
conoscenza personale. Un grazie è stato
espresso anche a don Marco Nogara,
vicario parrocchiale e ora – nell’attesa
del nuovo parroco – amministratore
parrocchiale, che ha seguito i lavori per
la ristrutturazione dell’oratorio e a quanti
hanno realizzato l’opera, in particolare
l’arch. Rudi Gasparini.
Il saluto al parroco è stato semplice,
così come richiesto espressamente
dallo stesso don Aldo: ringraziare
Dio celebrando insieme l’Eucarestia
domenicale e fare memoria del
lavoro svolto insieme benedicendo e
Il sacerdote guiderà
le comunità di Domaso
e Vercana. Anche
il sindaco del paese
ha voluto esprimere
il grazie della comunità
inaugurando l’oratorio dopo il
rifacimento degli spazi esterni. Don
Aldo ha così potuto completare
quella lunga, ma necessaria, opera
iniziata dal suo predecessore di
riqualificazione delle strutture
parrocchiali. A San Fermo sono
infatti presenti due chiese molto
belle, restaurate di recente, e una
grande struttura oratoriana con
diverse aule, un salone ampio, un
campetto da calcetto a cinque in
sintetico e uno per la pallavolo.
Durante l’omelia, in una chiesa
gremita di persone, don Aldo ha
ricordato a tutti che «solo un cuore che
ama è capace di compiere vere opere
buone», vincendo e annullando quella
distanza che può insinuarsi tra le parole
e le nostre opere, o peggio tra il nostro
fare il bene e le vere intenzioni per cui
agiamo in un determinato modo. Con la
solita lucidità, ha riconosciuto la reale
condivisione di vita con la gente che ha
caratterizzato il suo essere a San Fermo:
«abbiamo imparato a conoscerci, a
stimarci reciprocamente, ma anche a
compatirci. Sì, perché bisogna imparare
anche a compatirsi a vicenda, oltre che
ad apprezzare i doni presenti».
Al termine della santa Messa, un
membro del consiglio pastorale, a nome
dell’intera parrocchia, ha espresso a don
Aldo la propria riconoscenza: «abbiamo
fatto con Lei un cammino lungo otto
anni nei quali abbiamo condiviso
gioie e fatiche. Vogliamo ringraziare il
Signore e Lei, per la crescita umana e
spirituale di quanti l’hanno avvicinata.
Del suo ministero, oltre alla pastorale
parrocchiale, ricordiamo l’attenzione
agli ospiti della Villa San Fermo. Assieme
a Lei abbiamo costituito il gruppo
Caritas, anello di congiunzione tra la
comunità e chi è nel bisogno. Pure i
campetti dell’oratorio sono oggi una
splendida realtà. Ci perdoni se qualche
volta non siamo stati all’altezza delle
sue aspettative». Anche il sindaco,
Pierluigi Mascetti, ha voluto manifestare
i suoi sentimenti di gratitudine: «il
Suo modo di fare semplice e schietto è
piaciuto molto ai sanfermini: in fondo
don Aldo non ha fatto altro che fare
il parroco, svolgere la sua missione
andando semplicemente a visitare
i malati, gli anziani, i più deboli. Ha
aperto la parrocchia spesso a chi ne
aveva bisogno raccogliendo fondi e
dedicando domeniche ad associazioni
ed enti di carattere diocesano. La sua
schiettezza e semplicità sono state le
medesime anche a livello istituzionale:
in fondo sia lui che noi amministratori
abbiamo uno scopo simile: lavorare
per i cittadini. E questo è molto chiaro
a don Aldo. Mai una sola volta ho avuto
la sensazione che il suo operato fosse
per scopi diversi che per servire. Così
ha chiesto che la Caritas parrocchiale e
i servizi sociali del comune operassero
insieme per aiutare i più deboli e gli
anziani: i risultati sono sotto gli occhi
di tutti. Ha dimostrato la sua totale
disponibilità in tantissime occasioni,
dalla festa di San Fermo alle varie
iniziative paesane. Penso di interpretare
il sentimento di tutti dicendo un grosso
grazie a don Aldo proprio per questo.
A san Fermo ha fatto il prete con
semplicità e schiettezza, parlando dritto
alla gente», raggiungendone il cuore, e
lavorando per i parrocchiani. Al grazie
si accompagnano gli auguri, perché
lasciando San Fermo possa trovare a
Domaso e Vercana lo stesso calore, lo
stesso affetto e la stessa gratitudine che
noi gli riconosciamo. Grazie di cuore don
Aldo».
F.N.
Sabato, 12 marzo 2011 19
Notizie flash
■ Cernobbio
Corso di giardinaggio
dal 15 marzo
Il Comune di Cernobbio, in
collaborazione con la Società
Ortofloricola Comense e il Consorzio
Florovivaistico lombardo, organizza
un corso di giardinaggio in cinque
incontri, che si terranno il martedì
sera, a partire dal 15 marzo, dalle ore
20.30 alle ore 22.30, presso la sala
consiliare del Comune di Cernobbio.
Durante le lezioni si approfondiranno
le basi strutturali del giardino
(movimenti terra, irrigazione, drenaggi,
illuminazione); le piante da scegliere;
come progettare un giardino; i tappeti
erbosi; il roseto. I docenti saranno
Leo Magatti (paesaggista), Lorenzo
Moretti (esperto in analisi del terreno),
Francesco Carcano (tecnico del verde),
Carolina Carcano (vivaista esclusivista
produzione rose Meilland). La quota di
partecipazione è di 30 euro; il ricavato
sarà devoluto all’Associazione “Il
Giardino della Valle”. Per informazioni
ed iscrizioni: Ufficio cultura Comune
di Cernobbio, tel. 031.343234, e-mail:
[email protected].
co.it; Carolina, tel. 347.9031788.
(s.fa.)
Lenno
Corso di orticultura
biologica
Il Comune di Lenno, in collaborazione con
l’associazione “OrtiCultura” di San Fedele
Intelvi e il patrocinio della Comunità
Montana Lario Intelvese, organizza un
corso gratuito di orticultura biologica, con
relatore Antonio Cavalleri, in cui verranno
illustrate le tecniche per realizzare un
orto biologico, quali la lavorazione del
terreno, la concimazione, la semina, la
pacciamatura, la produzione di piantine,
il compostaggio.
Il corso sarà strutturato in quattro incontri
che si svolgeranno nei giorni di martedì
15 marzo, 22 marzo, 29 marzo e 5 aprile
a partire dalle ore 20.45, presso la sede
della Biblioteca Comunale “V. Antonini” di
Lenno. Per informazioni ed iscrizioni: tel.
0344-5583400; 0344-5583415.
■ Visite
Vita in campagna
di Montichiari
Notizie flash
■ Meic
12 marzo “Gaudium
et Spes”
Proseguono, sabato 12 marzo, alle
ore 16.30, presso il Centro “Cardinal
Ferrari”, a Como, in viale C. Battisti
8, gli incontri, promossi dal MEIC
(Movimento Ecclesiale Impegno
Culturale), per rileggere e attualizzare
la costituzione conciliare “Gaudium
et Spes”. Sotto la guida di don Ivan
Salvadori, si continuerà l’esame di
alcune “questioni urgenti”, ed in
particolare dei paragrafi (i numeri 6376) dedicati alla vita economica e
all’impegno politico.
L’invito è rivolto a chiunque sia
interessato fare un cammino di
riflessione e di approfondimento.
Ronago ricorda
padre Ambrosoli
La Santa Messa per
il 24 ° anniversario
della morte del
Servo di Dio padre
Giuseppe Ambrosoli,
verrà celebrata a
Ronago, presso la
chiesa parrocchiale
alle ore 18 di lunedì
28 marzo 20011.
L’associazione “OrtiCultura”, con il
patrocinio del Comune di San Fedele
Intelvi e della Comunità Montana
Lario Intelvese, organizza per sabato
19 marzo una gita alla Fiera “Vita in
Campagna” di Montichiari (BS). È la
prima fiera con un’ampia scelta di
eventi e corsi pratici gratuiti tenuti
da esperti e da aziende specializzate
per “coltivare” la propria passione
per il giardinaggio, l’orticoltura, la
frutticoltura e gli animali. Il ritrovo
è fissato per le ore 7.00 in piazza G.
B. Carminati a San Fedele Intelvi; il
ritorno è previsto per le ore 20.00.
La quota di partecipazione,
comprensiva di trasporto, ingresso alla
fiera e assicurazione è di 30 euro per i
non soci; per i soci di 25 euro.
Per informazioni e prenotazioni
(obbligatorie): tel. 031-830741;
333-4109564; indirizzo e-mail:
[email protected].
ComoCronaca
20 Sabato, 12 marzo 2011
Preti patrioti. Un’altra figura da ricordare
Il ritratto
del sacerdote
presente
nell’asilo
di Civiglio.
foto william
A
nno 1865. Firenze.
per l’assistenza ai feriti”.
La nuova capitale del
Dovette togliersi la veste e
Regno d’Italia accoglie
gli diedero una divisa da
la gara nazionale di
sergente. Imparò subito
tiro a segno. Tutto è pronto
come agire e riorganizzò
per le premiazioni: una gran
l’ambulanza di Tirano, con
folla è assiepata in Piazza della
grande soddisfazione del
Signoria ai piedi del palco
dott. Bertani, che lo mandò
reale, dove siede sul trono
a quella di Bormio. Lassù
Vittorio Emanuele II.
sentiva parlare dei fatti
“L’araldo, dopo squilli di
d’arme nei dintorni: posti
buccina, chiama a gran voce:
che conosceva bene, per
Categoria prima, riservata ai
averli percorsi in battute di
soci nazionali. Sezione prima:
caccia al camoscio e alla
Italia. Armi da guerra: distanza
lepre. Fremeva dalla voglia
metri 200; diametro del disco
di unirsi ai combattenti.
30 centimetri. Tre soli colpi.
Prese la carabina e si mise
Primo: Bernasconi Giuseppe,
alla ricerca dei garibaldini.
sacerdote da Como. Bandiera
Alla seconda cantoniera udì
d’onore, coppa d’argento del
un crepitio di fucileria. Si
valore di lire 1.500, dono della
abbassò a spiare tra i rovi:
provincia di Firenze.
gli austriaci occupavano
Io esco di tra la folla e mi
il limitare del bosco in
avanzo verso il palco reale,
posizione dominante,
vacillando. Un applauso
pronti a scaricare le armi su
unanime arriva fino alle
un centinaio di garibaldini,
stelle. La mia sottana e la mia
che avanzavano sulla strada.
carabina, in quel momento,
Senza sapere bene cosa
e con quello che c’era in aria,
facesse, puntò la carabina
costituivano un simbolo di rara
Era stato ordinato sacerdote nel maggio del 1848, nel fervore della prima e, carponi sotto gli alberi,
eloquenza. Il re mi porse la
sparò alle spalle del nemico
coppa e mi strinse la mano.
una decina di colpi. I soldati
guerra di indipendenza. Si prodigò per i feriti in battaglia
– Mi rallegro molto con voi – mi
austriaci pensarono di
disse – Avete già concorso in
essere stati anche aggirati
altre gare?
stato ordinato sacerdote il 21 maggio
al vicario generale mons. Calcaterra per
e lasciarono la posizione vantaggiosa, per
Risposi, o meglio balbettai: – Signor sì.
1848, nel fervore della prima guerra di
esporgli la sua intenzione.
ripiegare nel bosco e sfuggire al supposto
Un vicino, che doveva essere un ministro,
indipendenza. Nel 1850 fu mandato
– E vuoi andare con Garibaldi? –
schiacciamento. “Da allora continuai la
mi urtò col gomito suggerendomi: – Dica
come vicario coadiutore a Lenno, dove
– Monsignore, sì. Ho promesso –
campagna come combattente, finché la
‘Maestà!’
frequentava un gruppo di cacciatori,
Dopo un istante di perplessità il vicario
pace di Villafranca non intervenne a farci
E come il Re tornò ad interrogarmi: – Siete
giacché anch’egli, per tradizione di
generale: – Figlio, guarda quello che fai. E
deporre i fucili liberatori”.
proprio di Como? – trionfalmente risposi:
famiglia, era appassionato cacciatore.
Iddio ti benedica. –
Il nostro don Giuseppe si ripresentò a
– Maestà no: sono di Brunate, un paesello
All’approssimarsi della seconda guerra
“Mi benedisse anche lui, il buon uomo –
mons. Calcaterra: – Monsignore, sono qui.
sopra Como.
di indipendenza agli inizi del 1859, i
ricordava don Giuseppe – e non mi parve
Intendo riprendere il mio ufficio a Lenno,
Quindi ritornai al mio posto fra nuovi
baldanzosi giovani di Lenno durante le
molto scontento”. Dopo lunghi e strani
e vi prego di revocare la sospensione.
fragorosi applausi”.
libagioni in compagnia si infiammavano:
giri alla ricerca di Garibaldi, raggiunse
– Ma, figliolo mio, io non ti ho mai
Non sembra che ci siano parole migliori
“Se vegn la guera mi m’aroli!”. Don
i Cacciatori delle Alpi in Valtellina. “A
sospeso. Torna pure a Lenno e resta
di queste sue – espresse nel 1915 in
Giuseppe taceva. Ma un giorno, trascinato
Tirano mi imbattei in Garibaldi e nel
tranquillo.
un’intervista di Francesco Maratea su “La
a bere, anche lui si lasciò andare: “Se viene suo Stato maggiore. Fermo sulla strada
Dopo qualche mese fu mandato a Bellagio
Provincia di Como” ripresa da Venosto
la guerra mi arruolo anch’io”. E quando
lo vidi passare: era biondo, bellissimo:
S. Giacomo, perché i bellagini avevano
Lucati in “Pagine del Cinquantanove e del
la guerra venne, don Giuseppe, da prete,
richiamava l’immagine di Gesù. (…) Più
cacciato un prete austriacante. E don
Sessanta” – per presentare un patriota,
fu l’unico a mantenere la parola: decise
tardi mi presentai al dott. Bertani, che
Giuseppe parve il giusto antidoto. Vi
quale fu don Giuseppe Bernasconi. Era
di arruolarsi. Lasciò Lenno e si presentò
dirigeva le ambulanze. Mi offrii volontario
rimase per sei o sette mesi.
Don Giuseppe, patriota
Preti patrioti.
La vita di don
Giuseppe Bernasconi
si concluse nel 1922.
è sepolto a Brunate
Gli ultimi passi a Civiglio,
dove fondò l’asilo
Il dott.
Agostino
Bertani
A
missione compiuta, don Giuseppe
si ritirò a San Donato, giacché
sua sorella aveva comprato come
abitazione l’ex-convento, che era da
restaurare. Non poté per ragioni di salute
imbarcarsi con i “Mille”, come avrebbe
desiderato. In quel periodo non mancò
di dedicarsi al tiro a segno: nel 1862
cominciò a vincere nelle gare a Como, dove
fu premiato da Nino Bixio. Ne avrebbe
vinte altre a Torino, a Milano e, come si è
visto, a Firenze. Prestava servizio religioso
a Civiglio. Venne il 1866, con la terza
guerra di indipendenza. Don Giuseppe si
apprestava ad arruolarsi. Come sacerdote
non poteva che assumere le funzioni di
cappellano o entrare nella Sanità. Ma
decise di iscriversi nel corpo dei Bersaglieri
Lombardi, che non aveva cappellani
né squadre di sanità; perciò partì come
semplice volontario. “Era l’unico modo
per compire il mio dovere”. E combatté sul
serio in Valcamonica e a Vezza
d’Oglio. Al suo ritorno non c’era
più a riceverlo la buon’anima
di mons. Calcaterra, defunto.
Il nuovo vicario generale
lo considerò in scomunica,
“avendo sparso sangue cristiano”.
– Cosa diranno gli abitanti di
Civiglio, quando verranno a
conoscere che non posso dir
Messa? Diranno: don Giuseppe
è stato colpito da scomunica,
perché è corso a difendere la
patria… “Questo argomento
fece impressione. Passò una
settimana, e venne da Roma per telegrafo
una disposizione assolutoria che mi
autorizzava a dir Messa. Così ripresi il mio
ufficio di prete, ora in questa ora in quella
parrocchia della diocesi, finché mi ritirai
qui, a San Tomaso, a trascinare su una
gamba sola la mia tarda vecchiezza”. Gli
Don Giuseppe
Bernasconi in
una foto tratta
dal libro:
“Faggeto Lario
ieri: Palanzo,
Lemna, Molina”
di G. Gatti
era stato amputato un piede per gangrena.
Fu economo spirituale a Brinzio (1866),
parroco a Palanzo (1867-74); quindi dal
1874 a Civiglio, dove fondò l’asilo e morì nel
1922. È sepolto a Brunate nella tomba di
famiglia.
Mario Mascetti/4
Confine
S. fedele intelvi
regione
como
Le giornate insubriche
del verde pulito
Imparare a potare le rose
e gli arbusti in fiore
Cittadella sanitaria
a Camerlata
Concerto d’organo
in S. Fedele
Nelle giornate del 25, 26 e 27
marzo avrà luogo la quarta edizione
delle Giornate Insubriche del Verde
Pulito, indette dal Gruppo di Lavoro
della Regio Insubrica, unione
transfrontaliera che come noto è
composta dalle province di Como
e Varese e dai comuni di Valmorea,
Chiasso e Coldrerio.
L’associazione “OrtiCultura”, con
il patrocinio del Comune di San
Fedele Intelvi e della Comunità
Montana Lario Intelvese, organizza per sabato 12 marzo
alle ore 20.45, presso la sede della Comunità Montana Lario
Intelvese a San Fedele Intelvi, una lezione con dimostrazione
pratica di potatura delle rose e degli arbusti da fiore, a cura di
Tiziano Terzoli. L’evento è gratuito, offerto dal Vivaio “Amica
Flora” di Castiglione Intelvi. Info: tel. 031-830596.
E’ stato firmato il 1° marzo
in Regione l’atto integrativo
all’accordo di programma relativo
alla valorizzazione dell’area Napoleona-Camerlta, dove ha sede il
vecchio S.Anna. La ratifica dovrà
avvenire in Consiglio comunale
entro 30 giorni, per poi procedere
alla fase attuativa dell’intervento.
La Cappella Musicale di San
Fedele, a Como, con il patrocinio
dell’Associazione Italiana Organisti
di Chiesa, organizza sei eventi, con musiche per organo,
che si terranno tutti i sabati di Quaresima dalle 17.30
alle 18, per l’esecuzione degli organisti Mattia Marelli
(12 marzo), Stefano Gorla (19 marzo), Elena Donegani
(26 marzo), Stefano Venturini (2 aprile), Simone Ratti
(aprile) e don Nicholas Negrini (16 aprile).
ComoCronaca
22 Sabato, 12 marzo 2011
Api Colf Acai
Servizi: più
attenzione
alla persona
Una nuova struttura operativa ha preso vita
dalla collaborazione di due realtà, a diverso
titolo, fortemente impegnatenel sociale e
ispirate alla Dottrina sociale della Chiesa
I
l mercato dei servizi alla persona si
è arricchito di una nuova struttura
operativa. Si chiama Apicolf Acai
Servizi.
Abbiamo interpellato il presidente Ettore
Zanotti per aver maggior informazioni sui
servizi che vengono proposti.
Cosa vi ha indotto a dar vita a questa
nuova struttura?
«Il bisogno di rinvigorire una esperienza
di servizi alla persona, soprattutto sole ed
anziane, già attuato dalla Associazione Api
Colf fino dagli anni ’80 e le attività dell’ACAI
in favore del mondo dell’artigianato».
Da cosa ha preso avvio la vostra
iniziativa?
«Nella nostra provincia sono operanti da
tempo due organismi: Apicolf (Associazione
professionale italiana collaboratrici
familiari) e Acai (Associazione cristiana
artigiani italiani). Il primo raccoglie e
rappresenta i lavoratori che collaborano
con la famiglia e gli operatori che lavorano
a diretto servizio della persona. Il secondo
rappresenta ed associa i titolari delle
imprese artigiane e delle piccole e medie
imprese. Si tratta di associazioni libere e
senza scopo di lucro, con finalità sindacali e
di rappresentanza delle categorie di lavoro
indicate. Sono fortemente impegnate nel
sociale e si ispirano, nel loro operare,
ai principi della Dottrina sociale della
Chiesa. Privilegiano, nel loro agire, le
ragioni dell’uomo su quelle di mercato e
antepongono la difesa dei valori cristiani.
Entrambe si avvalgono dell’attività pastorale
con il sostegno dei consulenti ecclesiastici,
così che le loro scelte operative siano in
sintonia con l’insegnamento evangelico e la
dottrina sociale della Chiesa; in tal modo si
pongono come collaboratori della pastorale
sociale e del lavoro».
Cosa vi ha spinto alla collaborazione?
«La convergenza degli obiettivi, l’uniformità
La convergenza degli
obiettivi, l’uniformità
del modo di operare
e il comune richiamo
ai principi cristiani
hanno spinto queste
due organizzazioni
a unire le energie per
dare vita ad una nuova
associazione
del modo di operare,
il comune richiamo
ai principi cristiani
hanno spinto le due
organizzazioni a
mettere assieme le loro
energie per creare la
nuova associazione,
denominata Apicolf Acai
Servizi della provincia di
Como.Essa è impegnata
a porre in essere attività
per la crescita umana,
sociale, culturale e
professionale dei propri
associati.
L’esigenza di istituire
una struttura operativa
aggiuntiva rispetto ai due
enti promotori è nata
dalla consapevolezza
che le organizzazioni
sindacali non possono
svolgere attività di natura
economica, mentre oggi
gli associati chiedono
servizi di mercato».
Come si presenta il nuovo organismo?
«Apicolf Acai Servizi è una associazione
non profit ch e si presenta come il braccio
operativo delle due associazioni che
l’hanno promossa. Queste ultime svolgono
sempre il loro compito di rappresentanza
sindacale,mentre la nuova struttura è
chiamata ad identificare, organizzare e
proporre servizi in favore degli associati».
Chi sono i potenziali utenti?
«Possono aderirei ad Apicolf Acai Servizi
i titolari o i soci delle imprese artigiane,i
lavoratori autonomi in genere,coloro
che esercitano le attività artistiche e
professionali,i lavoratori al servizio delle
famiglie e delle convivenze di tipo familiare
e al servizio delle persone,nonché tutti
coloro che intendono utilizzare i servizi dei
collaboratori familiari».
In concreto quali sono le attività peculiari
che svolge?
«Essa mette a disposizione servizi in
due ambiti di attività:il primo è legato
al mondo dei collaboratori ed assistenti
familiari ed il secondo al sistema
imprenditoriale dell’artigianato,delle
piccole imprese e del lavoro autonomo. Per
le colf, in particolare, l’associazione offre
informazioni e consulenze in materia di
avviamento al lavoro, mette in rapporto
domanda e offerta di lavoro,redige
pratiche di assunzione,compila buste paga,
intrattiene rapporti con gli enti assistenziali
e previdenziali, si occupa dei permessi
di soggiorno e cittadinanza e attua corsi
di formazione professionale. Per quanto
riguarda invece il complesso del lavoro
autonomo, è stato attivato il patronato
collegato all’ACAI nazionale per le pratiche
di previdenza ed assistenza e per la
compilazione del RED e dell’ISEE. E’ inoltre
operativo il servizio CAF per la raccolta e
l’elaborazione dei modelli UNICO e 730».
Oggi il costo della vita preoccupa anziani
e artigiani. Cosa pensate di fare?
«La nostra struttura aderisce al Movimento
nazionale Consumatori ACAI che
rappresenta, tutela e difende i cittadini nelle
loro attività di consumo. Siamo in grado di
tutelare gli utenti dalle truffe, dai raggiri e
dalle illecite richieste».
Dove rivolgersi per usufruire
dei vostri servizi?
«La nuova sede dell’Apicolf Acai Servizi
posta in via Maurizio Monti 37 a Como
è operante dal lunedì al venerdì dalle
ore 9.30 alle 12.30 e al pomeriggio su
appuntamento».
Per informazioni chiamare il numero 031272239, oppure 031-3319303, è anche fax;
l’e-mail è [email protected]
Breccia. Il 12 marzo il prestigioso Coro dell’Accademia Filarmonica Romana
A S.Cassiano concerto per la Quaresima
S
Coro dell’Accademia Filarmonicaq Romana sulla scalinata
della parrocchiale di San Cassiano di Breccia
abato 12 marzo, presso la chiesa parrocchiale di San Cassiano
di Breccia, si vivrà un significativo appuntamento musicale che
promosso dalla parrocchia e dalla
locale Associazione Musicale degli
Amici dell’organo vuole essere un
momento di elevazione spirituale di
introduzione alla Santa Quaresima.
Sarà infatti a Breccia il prestigioso
Coro dell’Accademia Filarmonica
Romana diretto da mons. Pablo Colino, Maestro di Cappella emerito della
Basilica di San Pietro in Vaticano. Il
programma, è stato predisposto con
sensibilità dallo stesso mons. Colino per sottolineare il tempo di Quaresima che ci apprestiamo a vivere
ed in occasione del X anniversario
della scomparsa del breccese Luigi
Grisoni. è articolato in tre parti: un
momento di apertura riservata al
canto gregoriano con l’esecuzione
di Attende,Domine e dell’inno Audi
Benigne Conditor. La seconda parte
prevede invece l’esecuzione di due
corali bachiani per il tempo di Quaresima in cui la voce del coro romano si alternerà alla voce del poderoso organo Balbiani Vegezzi Bossi
della parrocchiale di San Cassiano.
Verranno appunto eseguiti con alternanza coro e organo i corali Wer nur
den lieben Gott e Jesu meine Freude.
Una terza parte prevede invece l’esecuzione di brani dei più autorevoli autori della musica polifonica da
G.Pierluigi da Palestrina al vivente
Domernico Bartolucci, Maestro emerico della Pontificia Cappella sistina
elevato alla porpora cardinalizia nel
corso dell’ultimo concistoro da Papa Benedetto XVI, a riconoscimento
di una vita spesa per la musica sa-
cra: G.P. da Palestrina - Derelinquat
impius, T.L. de Victoria - Vere Languores nostros, D. Bartolucci - Crux
fidelis;
A. Bruckner - Christus factus est; L.
Perosi - Libera me, Domine.
Il coro dell’Accademia Filarmonica
Romana sarà sabato a Breccia in una
formazione composta da circa trenta
elementi con i giovani organisti Lorenzo Macri e Alessio Pacchiarotti.
Soprano Giulia Cignoni.
L’appuntamento di sabato 12 sarà ad
ingresso libero con inizio alle ore 21.
Per facilitare l’accesso al pubblico
che si prevede numeroso, l’Associazione Musicale degli Amici dell’organo ha organizzato un servizio di pullmino-navetta per il trasferimento
da e per il parcheggio di via Rimembranze (adiacente al locale cimitero)
sino alla parrocchiale.
ComoCronaca
Sabato, 12 marzo 2011 23
❚❚ Dalla parrocchia di San Bartolomeo, in Como, all’isola di San Giulio (Lago d’Orta)
Professione perpetua di suor Maria Samuela
E
ra la domenica di Pentecoste del 2006
quando gli amici della parrocchia di san
Bartolomeo in Como accompagnavano
la giovane Cristina Cattaneo all’isola di san
Giulio sul lago d’Orta: bussava alla porta del
monastero benedettino di clausura Mater Ecclesiae per esservi ammessa come novizia.
Era il 2 febbraio del 2008 quando tornavano
sull’isola per la prima professione religiosa di
Cristina, ormai diventata suor Maria Samuela.
Pochi giorni fa, il 5 marzo, alcuni amici sono
di nuovo sbarcati a san Giulio (ora come Comunità pastorale beato Scalabrini) per condividere la gioia e la grazia della sua professione
perpetua. La cerimonia, carica di suggestioni
e di intensi significati, è stata vissuta in un
solenne clima di fede e di quotidiana familiarità: due ore trascorse quasi in assenza di
tempo, tanto forte è stato il coinvolgimento
dei partecipanti.
Una giovane che sceglie la clausura non è un
evento comune. Questa esperienza ha lasciato, nella mente e nel cuore di chi l’ha
vissuta, alcune riflessioni.
La prima è il desiderio di approfondire il
significato della verginità consacrata, non
solo come tale, ma in relazione al matrimonio. L’anello nuziale, che la monaca riceve
come sposa di Cristo, invita a comprendere meglio il senso ed il valore della teologia nuziale. Matrimonio e verginità sono
forme diverse che, nel proprio specifico,
esprimono l’amore, vivono di amore e per
l’amore. Vocazioni estremamente complementari, pur nella differente forma di vita,
entrambe segnate dal sigillo dell’Amore di
Dio. Vocazioni che si illuminano a vicenda
in un reciproco confronto.
Un’altra riflessione ci aiuta a comprendere il senso della clausura; il nome farebbe
pensare ad una totale chiusura, mentre essa si rivela un vero ponte, una porta spa-
lancata sul mondo e sull’uomo. La forza della
preghiera, che anima e dà spessore alla vita
monastica, affida a Dio “le gioie e le speranze,
le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi”, di
un’umanità sempre in cammino ed in ricerca.
Le monache sono vigili e premurose sentinelle
del mondo e degli uomini.
Il messaggio di Cristo è tesoro universale. Chi
è stato a san Giulio ha vissuto questa globalità:
insieme con suor Maria Samuela, anche suor
Maria Rosa, originaria del Burundi, è entrata a
far parte della grande famiglia benedettina. Si
è sperimentato come veramente tutti gli uomini siano convocati nella Chiesa, ognuno con il
proprio specifico tesoro di umanità e di cultura, per un arricchimento reciproco.
Si è riscoperto il valore del silenzio e della misura. Pur nella gioiosa e un poco rumorosa invasione del monastero, si è percepito e gustato
come l’uomo abbia bisogno di silenzio interiore, necessiti di un sereno confronto con se
stesso, con la dimensione dei propri limiti e con
le aspettative più fondamentali della vita dello
spirito. Tutto questo è stato trasmesso dalle monache con la loro stessa esistenza.
Nell’incontro che chi l’ha raggiunta da S. Bartolomeo ha potuto vivere con lei nel primo pomeriggio, suor Maria Samuela ha confidato che, nel
giorno del suo ingresso in monastero, le è sorto nel cuore un interrogativo: “Chi si ricorderà
di me?” A cinque anni da quella domanda, suor
Maria Samuela ringrazia della costante vicinanza di chi ha ancora vivo il suo ricordo e anche S.
Bartolomeo ringrazia lei del suo essere monaca:
non è stata dimenticata, anzi è una presenza viva e radicata nella comunità da cui è partita. Una
comunità, infatti, nasce e si sostiene certamente
con la prossimità fisica, ma soprattutto con una
vicinanza spirituale, con una forte condivisione
di valori, con un’attenzione umana che vince ogni
distanza.
Giorgio Mondelli
Biblioteca comunale. L’ultimo incontro della rassegna dedicata al tema
della “responsabilità educativa” ha permesso di mettere a fuoco tematiche
chiave relative al mondo giovanile e al suo rapporto con quello degli adulti.
La fragilità dei giovani
N
on è facile essere
giovani oggi, in un
contesto di grave
crisi culturale
dove il mondo degli adulti
ha smarrito il vero senso
dell’educare. Non è facile
crescere in una società
dove le generazioni più
grandi sono infeconde
perché non hanno nulla di
significativo da trasmettere
a quelle più piccole. Una
carenza che ha i suoi effetti
sul percorso di crescita
in termini di difficoltà,
malessere e disagio, a volte
profondo e drammatico. Si
tratta di una vera e propria
“emergenza” che richiama
gli adulti alla responsabilità
educativa nei confronti
delle nuove generazioni.
Se ne è parlato, mercoledì
della scorsa settimana,
in Biblioteca a Como,
nell’ambito dell’ultimo
incontro della rassegna
dedicata al tema
della “Responsabilità
educativa”, organizzata
dall’associazione “Q/S qualità e innovazione nella scuola”, in
collaborazione con l’Assessorato alle
Politiche Educative del Comune di
Como. Il prof. Emilio Russo, presidente
dell’Associazione, ha intervistato la
psicopedagogista Valerie Moretti, che
da alcuni anni collabora con l’Assessore
Anna Veronelli nella realizzazione di
alcuni importanti progetti educativi che
hanno coinvolto centinaia di genitori
e alunni delle scuole comasche. Ne è
emerso un lucido profilo dell’odierno
mondo giovanile che, se da un lato
non ignora risorse e potenzialità delle
nuove generazioni, dall’altro ne mette a
nudo debolezze e difficoltà. Un valido
contributo che ci obbliga a riflettere
sul nostro modo di essere adulti ed
educatori, di cui riportiamo qui una
sintesi.
Ai giovani di oggi, fin da bambini, la
società adulta chiede di essere altamente
competitivi nel saper fare: a scuola,
nello sport, nell’apprendimento delle
lingue straniere. Poca attenzione si
presta al loro mondo emotivo: quali
sono i loro vissuti quando studiano,
mentre vivono la quotidianità o sono
✎ ...adulti evanescenti
con gli amici. Ci sono mamme che in
prima elementare chiedono ai figli “tutti
dieci”. Devono fare sempre “tutto giusto”.
Il parametro minimo di rendimento
è, paradossalmente, la perfezione.
Non è consentito loro di sbagliare. E’
così che il bambino, anziché essere
aiutato dall’adulto a vedere nell’errore
un’occasione di apprendimento e a
tollerare l’esperienza del limite, non
impara a gestire l’insuccesso. “Stiamo
crescendo una generazione di persone
fragilissime, incapaci di gestire la
frustrazione” – ha commentato la dott.
ssa Moretti. “Alla prima frustrazione
avranno reazioni spropositate” e
anomale. L’incremento delle sindromi
depressive e dei tentativi di suicidio
silenzioso, non preannunciato, tra
i preadolescenti deve far pensare a
come stiamo crescendo i nostri ragazzi.
Le richieste eccessive in termini
efficientistici, l’insopportabilità del
fallimento, la riduzione della stima
di sé a parametri esclusivamente
produttivistici (“valgo quanto produco”,
“se non prendo dieci, non valgo niente”)
sono una miscela pericolosa che può
risultare autodistruttiva.
Anziché irrobustire la personalità,
aiutando la persona ad accettare
l’insuccesso, mistifichiamo la realtà.
Abbiamo eliminato le strategie
educative di “sana competizione”,
rispettose degli altri e del proprio
limite. “Siamo arrivati a premiare
anche la mediocrità – ha detto
Valerie Moretti- . Distribuiamo
coccarde a tutti ”, anche a chi non
si è distinto per bravura e capacità.
Il “buonismo degli adulti” premia
tutti, allo stesso modo. Il messaggio
deviato che arriva ai ragazzi è
che non si può mai perdere. Gli
esempi di questo deragliamento
della “competizione salutare” non
mancano. Ci sono papà che insultano
allenatore e arbitro durante la partita
di calcio; zie che dispensano consigli
del taglione che lasciano senza
parole. “Ricordo il pianto disperato
di una ragazza che era stata lasciata
dal fidanzato – ha commentato -. La
zia le aveva consigliato di rigargli la
macchina!”
MANUELA GIANI
Ad oscurare, nel mondo dei giovani non
vi sono solo il “relativismo etico” e il
“politeismo dei valori” che ci impediscono di
trovare un orientamento valoriale comune e
condiviso. “Abbiamo dimenticato l’ethos” –
ha sottolineato il prof. Russo -, la dimensione
etica dell’agire individuale e sociale.
Non solo manca il dialogo, mancano anche
regole chiare. “La teoria del Dott. Spock dei
‘genitori amici’ - ha detto la dott.ssa Moretti
- ha creato ragazzi fragilissimi senza regole”.
Oggi i genitori hanno perso il buon senso
comune che portava le nostre nonne a vivere
con naturalezza alcune verità pedagogiche.
Sono in crisi i principi della buona
educazione: l’autorevolezza, le regole chiare,
la coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa, il
valore dell’esempio.
“Nella società degli adulti buonisti”, dove “si
può commettere un reato con conseguenze
irrilevanti”, “sdoganiamo comportamenti”
che negano il rispetto di sé e dell’altro.
Occorre investire nell’educazione con una
strategia sinergica di interventi educativi da
parte del mondo adulto. Aiutare i giovani a
capire il valore della vita, il rispetto di sé e
degli altri, è una condizione imprescindibile
per arrivare a modificare gli stili di vita.
Colpisce nelle ultime generazione la
diffusione dell’abuso di alcol, non
adeguatamente stigmatizzato, con
conseguenze dirette e indirette. Una parte dei
giovani vive la cultura dello sballo. Fanno il
pieno di bottiglie al supermercato e bevono
come spugne prima di entrare in discoteca.
Sono convinti di non dipendere dall’utilizzo
di sostanze e si illudono di saper gestire certi
comportamenti; in realtà non sono in grado
di farne a meno per divertirsi.
I giovani sono più esposti alla deriva
nichilista del nostro tempo, “l’ospite
inquietante” di cui parla Umberto
Galimberti. In una cultura tutta concentrata
sul “qui e ora”, si è perso di vista la
dimensione utopica dell’esistenza. Una
perdita che tarpa le ali alla possibilità di
immaginare il futuro. Fanno pensare gli
angusti orizzonti in cui rimane ingabbiata
l’illusione di una felicità individualistica da
parte di chi chiede, e ottiene, come regalo
per i 18 anni un intervento di chirurgia
plastica. Figlia di una deriva morale ed
edonista, una parte delle nuove generazioni
sembra incapace di comportamento reattivo
nei confronti di una società di adulti
evanescenti, che le ha derubate dei loro
sogni.
ComoCronaca
24 Sabato, 12 marzo 2011
Fino Mornasco. La testimonianza, la denuncia, l’appello
E
siste una quotidianità che
nasconde tra le proprie
pieghe un Paese capace
di una generatività diffusa
ancorché soffusa, non gridata,
portatrice di una ricchezza che
si misura non solo su elementi
quantitativi, ma capace di agire
dal basso quella “cittadinanza
attiva” e partecipata che rimane
alla base di ogni democrazia
sana. Ed è nel solco di questa
generatività che si colloca
l’opera di “Radici e Ali”,
associazione familiare presente
sul territorio di Fino Mornasco
dal settembre 2003, quale
momento di concretizzazione
di un progetto che aveva preso
avvio alcuni anni prima.
Un progetto che fa perno
sulla prossimità di vita di
sei famiglie, convinte che in
tale prossimità si annidi la
capacità di alimentare risorse
da spendere, da rimettere in
un circolo virtuoso, in quegli
ambiti dove la fragilità di vita
rischia di cicatrizzare situazioni
di povertà, di sfilacciamento
e rarefazione. Innanzitutto
il progetto di generare
accoglienza…
Accoglienza in appositi spazi
(nella struttura abitativa
sono stati previsti 5 bilocali)
di maggiorenni dimessi da
comunità per minori per
accompagnarne la progressiva
autonomizzazione concreta
ed emotiva. Accoglienza di
nuclei familiari in difficoltà,
come ragazze-madri, genitori
separati con minori, piccoli
nuclei familiari. Ma accoglienza
che si declina anche nella
capacità di porsi in ascolto del
territorio, con l’attenzione di
captare quelle problematiche
soffuse che difficilmente
acquistano visibilità mediatica
ed istituzionale.
Offerta di spazi e tempi dove
bambini e famiglie possano
ritrovarsi per momenti di
convivialità, condivisione
e formazione; attività
pomeridiane per scolari;
attività di animazione estiva per
bambini e ragazzi.
Il tutto avvalendosi del
contributo puramente
volontario dei soci
dell’Associazione e persone
del territorio che, attratte
dall’esperienza di prossimità
espressa, si sono avvicinate
all’Associazione offrendo la
propria preziosa collaborazione.
Collaborazione che si è meglio
definita con alcuni organismi,
Notizie flash
■ Monguzzo
Visita guidata
a Villa Sierra
L
a Società Ortofloricola Comense
propone per sabato 19 marzo una
visita guidata a Villa Sierra di
Monguzzo, a cura del proprietario. Il
giardino privato ai piedi del Castello di
Monguzzo è impostato su un singolare
schema a “stanze” che riesce a
garantire una ininterrotta alternanza di
colori, forme e volumi per tutto l’arco
dell’anno. Il ritrovo è alle ore 14.30
presso l’area di parcheggio Las Vegas di
Lipomo, con mezzo proprio.
Per informazioni e prenotazioni
(indispensabile entro giovedì 17
marzo): Società Ortofloricola Comense,
via Ferabosco 11, Sagnino (Como);
tel. 031.572177; e-mail: info@
ortofloricola.it; sito internet: www.
ortofloricola.it.
Radici e Ali
e... il senso
di abbandono
radici e ali (qui sotto) e la struttura accanto
in fase di realizzazione. Foto William
Lo sfogo di una
realtà partita con
grandi progetti
che oggi si
sente “scollata”
dal contesto
in cui è inserita
quali la Parrocchia di Fino
Mornasco, la Caritas Diocesana,
il Coordinamento Comasco
delle comunità di accoglienza
Minori, altre associazioni
familiari. Per una necessaria
chiarezza occorre sottolineare
che l’Associazione Radici e Ali
non è arrivata a Fino Mornasco
per un caso fortuito, ma fu
coinvolta in un progetto a più
ampio respiro una decina di
anni fa, dalla Cooperativa Arca
di Como che aveva rilevato
dal Comune di Fino Mornasco
un’area – la Bricoletta – fino ad
allora destinata ad uso agricolo
e riconvertita dal Comune ad
uso Servizi alla Persona.
Dalla Cooperativa Arca,
l’Associazione Radici e Ali
acquistò – a proprie spese –
una porzione di terreno, in
eccedenza per la Cooperativa,
ed iniziò la costruzione di
una struttura abitativa che
prevedesse sei appartamenti
per le famiglie componenti
l’Associazione, cinque bilocali
per l’accoglienza e spazi comuni
per la gestione delle attività
connesse alle finalità associative
(un salone ed un ampio prato).
Il tutto senza avvalersi di un solo
euro pubblico, ma attingendo
ai fondi privati dei soci (che
non sono proprietari di nulla:
proprietaria della struttura è
l’Associazione) e ricevendo
unicamente dei contributi da
un’altra Associazione familiare
– Alle Querce di Mamre di
Como – e dalla Congregazione
delle Suore Dorotee, con le
quali aveva articolato dei
progetti di collaborazione per
l’accoglienza.
Radici e Ali doveva quindi
essere una piccola parte di
un progetto più ampio, che
prevedesse lo sviluppo di
un’area destinata ad attività
sociali di sostegno a persone in
difficoltà e di prevenzione del
disagio, soprattutto giovanile.
Doveva…
Gli anni sono trascorsi e
l’Associazione Radici e Ali è
rimasta unico avamposto, non
solo fisico, a perseguire questo
progetto. Sola tra le difficoltà
facilmente immaginabili,
legate alla gestione di attività
complesse e perseguite in
ottica professionale, pur
potendo avvalersi unicamente
di contributo volontario e di
risorse economiche scarse.
La Cooperativa Arca s’è ritirata
subito dal progetto iniziale.
Il Comune, dopo anni di
abbandono dell’area adiacente
alla struttura dell’Associazione,
ha modificato la destinazione
del terreno – da Servizi alla
persona a Commerciale – e
venduto lo stesso ai migliori
offerenti: una scuola elitaria,
una catena di discount
alimentari, un autolavaggio…
Dell’originario progetto di
servizio nulla!
Nulla rispetto alla ventilata
ipotesi di costruzione di una
struttura di accoglienza per
anziani del territorio…
Nulla rispetto ad una possibile
risposta istituzionale – in
ottica preventiva – del disagio
giovanile…
Nulla rispetto alla possibile
riqualificazione dell’offerta
formativa scolastica del
Comune, oggi relegata per
Riprendono gli incontri
Astrofili
Osservatorio
Galbiga:
le novità
Iubilantes per gli
antichi cammini
V
R
enerdì 11 marzo, alle ore
21.00, presso il Centro
Civico “Rosario Livatino” di
Tavernerio, in via Risorgimento
21, il Gruppo Astrofili Lariani
propone un incontro dal titolo
“La nuova strumentazione
astronomica dell’Osservatorio
Monte Galbiga: schede e
caratteristiche tecniche”, a cura
di Luca Parravicini e Marco Papi.
L’ingresso è libero.
Per informazioni, la sede del
Gruppo Astrofili Lariani si
trova in via Risorgimento 21
a Tavernerio, presso il Centro
Civico “Rosario Livatino”; tel.
328.0976491 (dal lunedì al
venerdì dalle 9 alle 21); e-mail:
[email protected]; sito
web: www.astrofililariani.org.
quanto concerne la realtà della
Scuola Primaria di primo grado
in spazi obsoleti ed inadeguati
alle nuove esigenze territoriali e
formative.
Scuola elitaria, supermercato ed
autolavaggio…
E Radici e Ali si ritrova ad essere
realtà alienata e privata di un
senso organico in un territorio
che – per quanto concerne le
Istituzioni – non la riconosce, nè
la tutela.
La viabilità della zona è stata
modificata per essere adeguata
alle esigenze commerciali e non
più residenziali, nonostante in
quella porzione di territorio si
abiti e si continuino a portare
avanti progetti di sostegno alla
persona, dei quali le istituzioni
stesse si avvalgono.
La prospettiva è che
l’emarginazione fisica nella
quale Radici e Ali è stata
relegata divenga ben presto
un’emarginazione esistenziale,
con una progressiva erosione
di senso e possibilità concreta
di operare rispetto alle finalità
originarie.
Certamente non si vuole, nè si
può ignorare che il Comune di
Fino Mornasco è condizionato
da un deficit di bilancio
importante e preoccupante
e non si può contestare agli
amministratori il tentativo di
far fronte a questa emergenza
(emergenza che comunque non
si è generata da sé o per caso).
Quello che si contesta è – ancora
una volta – un’azione politicoamministrativa priva di ogni
prospettiva futura. E priva di
ogni dimensione partecipativa,
che consenta una gestione
della cosa pubblica condivisa e
progettuale. Sappiamo ancora
indignarci? La realtà della
“Bricoletta” di Fino Mornasco
è sotto gli occhi di tutti… E’
possibile domandare ragione
di un’azione amministrativa
di cui non si comprendono le
progettualità, né le finalità?
E se alla fine, dopo una corretta
e puntuale informazione e
coinvolgimento, al territorio
andranno bene i centri
commerciali piuttosto che
scuole (per tutti), spazi di
aggregazione e prevenzione del
disagio, centri di accoglienza
per anziani e persone in
difficoltà, ebbene sia. Nella
consapevolezza che ciascuno è
responsabile delle proprie scelte
o non-scelte.
Associazione
Radici e Ali onlus
iprendono gli incontri dell’associazione Iubilantes
dedicati agli antichi cammini e agli appassionati
della riscoperta dei luoghi con il passo e sulle vie dei
pellegrini. Giovedì 10 marzo il sodalizio comasco organizza
a Como un doppio evento: una presentazione e un incontro
di formazione e informazione. Si inizierà alle ore 18.00,
alla libreria UBIK, dove Iubilantes presenta il nuovo volume
fotografico “La Via Francigena” (Ed Touring, 2010 ) di
Fabrizio Ardito, scrittore, pellegrino, fotografo, giornalista.
Dialogheranno con l’autore Ambra Garancini, presidente
Iubilantes e Carla Colmegna, giornalista de “La Provincia”.
Si proseguirà quindi alle ore 21.00, presso il Centro di
Pastorale Giovanile dell’Opera don Guanella (via L. Guanella,
parcheggio interno), con l’incontro “Mettersi in cammino:
si può, sulla Via Francigena?” dedicato alla formazione/
informazione degli aspiranti “pellegrini”. L’incontro vedrà
ancora, come ospite e testimonial d’eccezione della serata,
Fabrizio Ardito. La documentazione video e le “istruzioni per
l’uso” saranno a cura di Iubilantes. Tutti gli incontri sono
liberi e gratuiti. Per informazioni: Iubilantes, via G. Ferrari 2,
Como; tel. 031-279684; www.iubilantes.eu. (s.fa.)
Villa Grumello
19 marzo
“La Casa della
Poesia di Como”
Vivian Lamarque, Patrizia
Valduga, Milo De Angelis. Tre
dei maggiori poeti italiani
saranno a Como – nella
splendida Villa del Grumello sabato 19 marzo in occasione
della Giornata Mondiale della
Poesia, in un evento organizzato
dall’Associazione Culturale “La
Casa della Poesia di Como” con
l’obiettivo di offrire una giornata
in cui la poesia sia protagonista,
ed emerga come forma di
espressione privilegiata in grado
di promuovere il dialogo tra
diverse culture proprio perché è
un linguaggio universale.
Il programma prevede un
concerto alle 16.30, la
presentazione dei poeti alle 17 e
un recital di poesia dalle 17.30.
ComoCronaca
Sabato, 12 marzo 2011 25
Notizie flash
A Rovellasca conferenza di don Andrea Straffi
Il Crocifisso nella
devozione e nell’arte
del XVI secolo
■ Corso
Il volontariato nelle
cure palliative a casa
oria
t
s
e
e
fed
Una serata per elevare il cuore
alla Croce di Cristo attraverso
il linguaggio dell’arte e della musica.
Presente il responsabile diocesano
dell’Ufficio Arte Sacra
U
na serata per elevare
il cuore alla Croce
di Cristo attraverso
il linguaggio
dell’arte e della musica:
l’ha vissuta la comunità
di Rovellasca lo scorso
venerdì in preparazione
alla tradizionale Festa del
Crocifisso. Don Andrea
Straffi, responsabile
diocesano dell’Ufficio Arte
Sacra, ha proposto una
riflessione sulla “Devotio
crucis. Il Crocifisso nella
devozione e nell’arte
del XVI secolo”. Lo ha
accompagnato all’organo
il musicista di Ardenno
Stefano Civetta, che ha
eseguito brani di Kodaly,
Bach, Mozart.
Nella chiesa parrocchiale
di Rovellasca si trova un
Crocifisso ligneo del primo
Cinquecento riportato
al suo antico splendore
l’anno scorso dopo un
lungo restauro: si tratta di
un “Cristo spirante” con
l’innesto di braccia e capo,
che poteva dunque essere
rimosso dalla croce e posato
a terra, in mezzo ai fedeli,
come il Cristo morto da
adorare. Questa scultura
si inserisce nel clima della
“devotio moderna”, che
si sviluppò tra il XIV ed
il XVI secolo all’insegna
di una partecipazione ai
misteri della Croce con
tutte le facoltà umane,
l’intelligenza, la volontà, il
cuore e le emozioni. Anche
per noi oggi la “devotio
crucis” non dovrebbe ridursi
a curiosità estetizzante,
per quanto erudita, ma
coincidere con uno sguardo
adorante, desideroso di
immedesimarsi nel dolore
di Cristo. Don Straffi ha
commentato dipinti e
sculture del Cinquecento,
alcuni più famosi, altri
dislocati nelle belle chiese
del nostro territorio e nel
Canton Ticino. Ad esempio
ha messo in sequenza La
sepoltura di Cristo del
pittore fiammingo Rogier
van der Weyden - in cui il
Cristo morto, appena tolto
dalla croce, rimanda alle
sculture come il Crocifisso
ligneo di Rovellasca -,
un compianto ligneo
conservato a Torno ed il
compianto in terracotta
del modenese Guido
Mazzoni, che sono
come la trasposizione
tridimensionale di quel
dipinto, e riproducono nel
loro patetismo enfatizzato
le sacre rappresentazioni
dell’epoca. “Si tu non piangi
quando questo vedi, non
so se a Gesù Cristo vero
credi”: questa idea, propria
del teatro religioso, che la
fede è fatta di intelletto e di
cuore, è molto profonda.
Illuminante il paragone
suggerito da don Straffi
tra il “gruppo di Maria”
della Crocifissione di
Una tradizione da 503 anni
La Festa del Crocifisso ha compiuto - secondo la tradizione
- 503 anni. Nei tre giorni precedenti il Triduo ci sono stati
momenti di preghiera per tutti, una celebrazione penitenziale
comunitaria il giovedì, venerdì l’elevazione spirituale, sabato
l’adorazione e la veglia di preghiera. Domenica 6 marzo
l’ostensione del Crocifisso. Lunedì la Messa per gli ammalati.
Martedì 8 la Messa solenne presieduta da mons. Giuliano
Zanotta, nel pomeriggio la processione per le vie del paese,
alla sera la reposizione del Crocifisso.
Aler: 14 alloggi
a Rovellasca
L’inaugurazione e la cerimonia di consegna
degli stabili programmata per il 12 marzo alle 11
S
Giovanni Angelo del Maino
e la fotografia, scattata
nel 1997, nota come “La
Madonna d’Algeria”: il
confronto svela l’abilità di
quegli artisti del passato
nella resa del sentimento,
ma anche la bellezza di
un’arte che nell’aderire alla
verità di un avvenimento
educa alla lettura di
quell’avvenimento stesso.
“Non ha apparenza né
bellezza per attirare i nostri
sguardi” si legge in Isaia.
Il Crocifisso di Rovellasca,
cui il restauro non ha
volutamente restituito
barba e capelli, sembra un
“Cristo chemioterapico”.
Terribile, sfigurato, il Cristo
in croce dipinto da Mathias
Grunewald nel 1515 per la
chiesa dell’Ospedale degli
Incurabili, destinato ai
malati di peste. “Come si
può non sentirsi coinvolti da
un Cristo così?” - si è chiesto
don Andrea Straffi. Ed ha
affidato la conclusione
dell’elevazione spirituale
alla melodia di Mozart “Tu
mi guardi dalla croce” ed
alle parole del Patriarca di
Venezia, card. Angelo Scola:
“Per vedere Gesù occorre
lasciarsi guardare da Lui.
Non più la nostra ricerca
del volto di Dio, ma il Suo
sguardo sul nostro volto! E
così nel Volto di Gesù che
ci guarda prende forma il
nostro volto”.
elena clerici
abato 12 marzo
alle ore 11 saranno
inaugurati e
consegnati 14 nuovi alloggi
Aler in Rovellasca, via
Cavour 18: 11 bilocali e 3
monolocali in locazione a
canone sociale, destinati
prevalentemente ad
anziani e giovani
coppie. Interverranno alla
cerimonia il presidente
di Aler Como, Alessandro
Turati, il sindaco di
Rovellasca, Sergio
Zauli, e Rocco Pezzano
in rappresentanza
dell’Assessorato Casa
di Regione Lombardia.
L’intervento di recupero
ha riguardato il vecchio
complesso a corte chiusa,
che oggi offre al suo interno
un piacevole spazio verde
con percorsi pedonali,
fioriere e un’area coperta
L’Associazione Palma organizza un
ciclo di incontri con ingresso libero
finalizzati alla formazione di volontari
nelle cure palliative domiciliari. Titolo
del percorso sarà: “Essere uno di casa.
L’esperienza del volontariato nelle cure
palliative domiciliari”.
Gli incontri si svolgeranno nelle
seguenti serate presso la sala
“Arcobaleno” dell’Opera Don Guanella
- Como, via Tommaso Grossi, 18 - (con
possibilità di parcheggio interno).
Giovedì 10 marzo dalle ore 21 alle ore
22.30. Le cure palliative a domicilio:
come si caratterizzano, chi le fornisce
chi ne può usufruire. L’esperienza di
assistenza domiciliare dell’Associazione
Palma nel territorio comasco
Giovedì 17 marzo dalle ore 21 alle
ore 22.30. Il malato curato a casa e
la sua famiglia: aspetti relazionali e
comunicativi. L’esperienza dei volontari
dell’Associazione Palma.
Sabato 26 marzo ore 9.30 - 16.30
Giornata di formazione per aspiranti
volontari. Si prevedono lavori di
gruppo, discussioni, testimonianze dei
volontari.
■ S. Agostino
Festorazzi e la
Risurrezione di Cristo
Si terrà alle ore 21 di martedì 15
marzo, presso la sede della delegazione
di Como dei Cavalieri del Santo
Sepolcro di Gerusalemme, nella chiesa
di S. Agostino, a Como, l’incontro con
l’arcivescovo emerito di Ancona-Osimo
mons. Franco Festorazzi sul tema:
“La Risurrezione di Gesù Cristo”,
cui seguirà un dibattito moderato
dal delegato della delegazione cav.
Maurizio Ponti.
■ Unione Ciechi
Aperitivo al buio
in Cà d’Industria
Sabato 12 marzo, alle 19, presso la Cà
d’Industria in via Brambilla a Como,
torna “Aperitivo al buio”, tradizionale
iniziativa organizzata dalla sezione
comasca dell’Unione Italiana Ciechi e
Ipovedenti. Il costo dell’ingresso è di
10 euro, con obbligo di prenotazione,
effettuabile telefonando in sezione allo
031-570565, in relazione al limitato
numero di posti.
per le biciclette: sarà la
“Corte dei Quattro Mori”.
L’intervento risponde
all’obiettivo di conciliare
esigenze di carattere
architettonico, funzionale
e sociale, mantenendo le
caratteristiche
morfologiche e tipologiche
dell’insediamento
preesistente. Le opere,
finanziate con contributo
di Regione Lombardia
per circa 880.000 euro e
con fondi ALER per circa
500.000 euro sono state
eseguite dall’impresa
I.M.E.I. srl di Milano, su
progetto dell’arch. Marzio
Negri del Servizio Tecnico
dell’ALER di Como.
Gli immobili, ceduti in
proprietà dal Comune di
Rovellasca all’ALER, prima
della ristrutturazione si
presentavano in generale
stato di degrado essendo
abbandonati da anni, e
precedentemente erano
in prevalenza ad uso
residenziale, mentre al
piano terra del fabbricato
posto a sud lungo la
via Cavour vi erano
locali a destinazione
commerciale di barristorante, attualmente
convertiti in alloggi.La
ristrutturazione edilizia è
stata eseguita mediante
il consolidamento
delle murature portanti
partendo dal piano delle
fondazioni, creazione dei
vespai areati al piano terra,
rifacimento completo delle
coperture, degli intonaci,
dei serramenti e degli
impianti. Infine sono state
eseguite tutte le opere di
finitura per rendere gli
edifici abitabili.
Personaggi
26 Sabato, 12 marzo 2011
lutto
Nato nel 1941 era stato
ordinato nel 1976,
vicario a M.Olimpino,
Grandate, parroco
di Olcio e Mandello S.L.
L’ultimo
saluto
a don Carlo
Massina
V
entidue anni fa la maestra mi
chiese di fare un tema in classe
descrivendo l’ingresso del nuovo
arciprete. Ora sono chiamato
non più a mettere per iscritto le attese e
i sogni di un bambino delle elementari
nei confronti di quell’uomo forte e
simpatico che veniva accolto con fiaccole
e canti di festa, ma vengo invitato a
riconoscere i doni che quel fanciullo, nel
frattempo diventato prete, ha ricevuto dal
sacerdote che lo ha accompagnato nella
crescita fino ai primi anni di ministero
presbiterale. Era la sera del 7 dicembre
1989 quando vidi per la prima volta
don Carlo. Veniva da Olcio, una delle
parrocchie del comune di Mandello del
Lario, ma pur sempre un’altra parrocchia,
per cui c’era tanta attesa nei confronti
di questo prete nuovo, noto soprattutto
per il suo passato da pasticcere. Con gli
occhi di un bambino vidi il sacerdote che
si spese per la riapertura dell’oratorio,
dapprima creando un gruppo di giovani;
con il prezioso aiuto delle suore di santa
Giovanna Antida si assicurò,
poi, che i ragazzi avessero dei
punti di riferimento certi, per
arrivare infine a consegnare
alla comunità di Mandello delle
strutture oratoriali completamente
rinnovate, a disposizione della
formazione integrale della persona
umana: preghiera, catechesi,
attività caritative attraverso la
San Vincenzo, cultura, musica e
sport. Da chierichetto ho assistito
alla trasformazione del presbiterio della
mia chiesa, nonché a innumerevoli
lezioni di liturgia. Don Carlo ha curato
il rifacimento dell’altare maggiore della
chiesa parrocchiale e ha voluto il restauro
di numerose opere d’arte conservate
nelle chiese o nel museo della parrocchia.
Un senso del bello che non è stato
imprigionato nei tesori che man mano
venivano alla luce, ma che è stato profuso
anche nei parrocchiani che hanno
imparato a godere anche dell’aspetto
estetico della fede e della liturgia, dalla
scelta dei paramenti alla riscoperta di
un patrimonio musicale consegnato poi
alla corale parrocchiale. A questo si deve
aggiungere l’importanza attribuita da don
Carlo alla storia della comunità. Ricordo
la collaborazione con il prof. Oleg Zastrow
per lo studio della storia della parrocchia
di San Lorenzo in Mandello e il desiderio
che i mandellesi conoscessero le proprie
origini. Da adolescente mi colpiva la
sua insistenza per l’Eucarestia. Non ne
capivo il senso ma intuivo l’importanza di
alcuni gesti che lui ci proponeva. La
genuflessione davanti al Santissimo, la
visita frequente, l’adorazione durante il
vespro domenicale, prima della partita
di calcio: una serie di gesti che solo più
tardi hanno manifestato il loro significato
e, soprattutto, la loro fecondità. L’amore
di don Carlo per l’Eucarestia era noto
a tutti: ai sacristi, così come anche ai
fedeli che sovente si sentivano invitati
ad inginocchiarsi in preghiera. Con la
scusa del restauro di alcune edicole
mariane, ha diffuso una sana devozione
alla Madre di Dio: dalla recita del santo
rosario ad ogni ora della giornata in
occasione della Madonna di Lourdes fino
alle serate del mese di maggio (che poi si
prolungavano fino all’inizio dell’estate)
o alla preparazione alla festa della
Madonna del Rosario, che aveva inizio
di fatto con la memoria della natività di
Maria per concludersi con l’ottavario dei
morti. Preghiera e misericordia. Oltre a
vedere un uomo di preghiera, i miei occhi
hanno potuto incontrare anche un fedele
strumento della Divina Misericordia.
Spesso in confessionale, incurante delle
temperature invernali della chiesa o
dei dolori che sempre più segnavano
la schiena e le gambe, e quando la
fragilità fisica ha iniziato ad avere la
meglio, il divanetto posto all’ingresso
della sua casa si è trasformato in una
nuova penitenzieria. Da seminarista
ebbi la fortuna di avere accanto un prete
umano. Sapevo di alcuni colleghi di
seminario che venivano letteralmente
“rapiti e imprigionati” dalla gelosia dei
propri parroci. A me disse soltanto: «non
voglio che tu viva quello che ho passato io»,
ricordandomi pagine cariche di sofferenza
della sua vita. Mi ha insegnato che si può
patire anche a causa delle fragilità degli
uomini di Chiesa, mentre con la libertà e
l’affetto paterno mi ha educato ad assolvere
ai miei doveri (prima di seminarista,
ora di presbitero) non per obbligo ma
semplicemente perché costituiscono il modo
più naturale e semplice per corrispondere
all’amore di Dio: questo vale per ogni uomo
e per ogni vocazione. Le comunità di Monte
Olimpino (sua parrocchia di origine e di
inizio del ministero, 1976-1982), di Grandate
(1982-1984) e di Mandello hanno potuto
apprezzare la sua attenzione verso i malati
e gli anziani. Negli ultimi mesi, mentre a
fatica percorreva a piedi il tratto di strada che
separa la casa arcipretale dalla chiesa, la sua
preoccupazione era quella di raggiungere
ancora tutti gli infermi per poter portare loro
la Parola di Dio e l’Eucarestia. Incurante del
giudizio dei medici o delle preoccupazione
dei suoi fratelli, appena poteva, fuggiva e
completava il “giro malati”. A don Carlo devo
il mio essere prete oggi. A Dio il mio grazie
e quello della mia comunità parrocchiale
d’origine per averci inviato un prete-prete,
un pastore che con la sua umanità, segnata
da fragilità come chiunque altro, ci ha
educati a riconoscere Cristo nella vita di
ogni giorno, a vivere in modo straordinario
il nostro ordinario, a pretendere che tutto
il nostro essere sia raggiunto dalla bellezza
dell’essere amati dal Padre. Tanto ha
offerto e pregato per noi. Grati e fiduciosi
lo affidiamo alla Trinità Misericordiosa,
attraverso le mani dolci e materne della
Beata Vergine Maria.
don Marco Nogara
Vieni servo buono e fedele,
entra nel gaudio del tuo Signore
(Mt. 25, 20.21)
La parrocchia di Monte Olimpino ricorda
con affetto
Don Carlo Massina
che è cresciuto come cristiano e sacerdote
nel suo grembo e qui, per sei anni, ha prestato il suo servizio come Vicario.
Colonno e Sala. L’ultimo saluto al sacerdote
A Dio, don Perego
M
i è stato chiesto di
scrivere due righe su mio
cugino don Federico
e ho accettato volentieri non
per presentare un necrologio
secondo i canoni classici, ma
semplicemente per portare la
mia esperienza di vita vissuta
con lui e soprattutto per
esprimere la mia riconoscenza
per l’affetto che ha sempre
manifestato nei miei confronti
e di chi gli è stato vicino nel
corso della sua vita. Vorrei
narrare brevemente gli incontri
più significativi avuti con Don
Federico in ordine di tempo
e le sfumature del suo buon
cuore di cui erano sempre
intrisi i suoi modi di fare, non
sempre convenzionali e quindi
non sempre compresi anche
dagli stessi amici. II mio primo
incontro con lui fu nel lontano
1953 in occasione della morte
di mio padre Francesco, zio
di Federico. La tragedia che
ha colpito la nostra numerosa
famiglia (11 fratelli) ha trovato
nell’allora giovane chierico
guanelliano Federico un
intraprendente suggeritore
per trovare a due nostri fratelli
un sostegno presso qualche
istituto. La sorte è toccata al
sottoscritto e a mio fratello
Silvio che fummo così inviati
presso il collegio guanelliano
“A Manzoni” di Lecco. Scelta
felice perché lì nacque la mia
prima conoscenza dell’Opera
Don Guanella e il mio primo
desiderio di diventare sacerdote
guanelliano, grazie allo spirito di
famiglia che vi regnava in quella
casa. Dopo tre anni di Istituto,
sempre mio cugino mi fece
un’altra proposta: a ottobre 1956
lui sarebbe entrato in teologia
a Chiavenna e, ricordando che
lassù era presente anche un
pre-seminario per ragazzi, mi
fece la proposta di andare con
lui a Chiavenna, così mi sarebbe
stato vicino per terminare la
scuola elementare e iniziare
la prima media. Detto fatto. A
Chiavenna Federico mi fece da
tutore a tutti gli effetti e devo dire
che, se il mio cammino verso
la vita religiosa e sacerdotale
guanelliana è stato sereno e
ricco di tante gratificazioni, lo
devo in particolare a lui, oltre
che ai miei educatori.
* Anno 1960. Don Federico viene
ordinato sacerdote a Como da
mons. Bonomini, insieme ai
suoi compagni di seminario.
La gioia dei familiari e in
particolare di mamma Palmira,
donna religiosissima, fu
immensa. Don Federico ebbe la
prima obbedienza di educatore
all’Istituto San Gaetano di
Milano, poi a Lecco, Ferentino,
Velletri, di nuovo a Lecco, infine
a Como dove coprì il prestigioso
incarico di prefetto dei ragazzi,
* Natale 1971, giunge anche
per me il grande momento
dell’Ordinazione Sacerdotale.
Ancora una volta si vede la
capacità organizzativa di don
Federico. I mici parenti non
sapevano come fare per i
preparativi e lui senza esitazione
risolse il tutto.
* Pochi anni dopo arrivano
anche per don Federico
momenti difficili: muore la
mamma e poco dopo la zia
Ernesta, inseparabili sorelle,
amate da tutti per il loro buon
cuore. Che succede a don
Federico? Incomprensioni con
i superiori e familiari lo hanno
portato a una svolta inaspettata:
lasciare la Congregazione ed
entrare in Diocesi. Scelta sofferta
ma accompagnata dal conforto
di amici e confratelli. Tra gli
amici lo stesso vescovo di Como,
mons. Ferraroni, che già aveva
conosciuto a Lecco. Un distacco
meno doloroso, perché don
Federico era ancora in terra
guanelliana, sul lago di Como,
e precisamente a Colonno. E lì
dal 1976 farà il parroco per ben
35 anni.
* Quante volte scendendo a
Como per commissioni varie
passava dal “Don Guanella”
per una visitina al Santuario
e al suo caro amico Don Italo
Colombara! Durante le mie
annuali visite a Colonno, mi
chiedeva dei confratelli, delle
mie nuove destinazioni e
cariche, delle case guanelliane,
dei superiori e coglieva
l’occasione per rivivere con
me i suoi ricordi di seminario
a Fara e in seguito a Gozzano,
a Chiavenna e nelle altre case
guanelliane dove aveva lavorato.
E inoltre non ha mancato di
venirmi a trovare a Naro, a Bari, ad
Alberobello e a Roma Seminario
Teologico. Tutto perché nel suo
cuore si considerava sempre
guanelliano. E che dire della sua
amicizia con i suoi compagni di
ordinazione e con i confratelli
che venivano ad aiutarlo per le
Quarantore o le confessioni?
Sempre accogliente, amichevole
e disposto a trascorrere con loro
qualche momento di svago.
Come pastore d’anime, don
Federico era preso da zelo e fedeltà
al suo dovere davvero
ammirevoli, senza badare al
sacrificio e aiutato, con lo stesso
impegno, dalla fedelissima Amalia,
sua domestica. L’unica vacanza se
la prendeva all’inizio dell’estate,
quando andava al mare per curarsi
qualche suo disturbo fisico. Ma il 2
marzo 2011 il suo cuore ha cessato
improvvisamente di battere.
Ora don Federico riposa nel
cimitero del suo paesello
d’adozione, Colonno, come
desiderava lui, perché quando si
guida una comunità per tanti anni
ci si sente padre e un padre non
abbandona mai i suoi figli.
“Riposa in pace Don Federico in
questo angolo di paradiso che è il
lago di Como che ci ricorda il
tuo vero Paradiso, dove ti crediamo
presente, per far festa senza fine
nel Signore, accanto ai tuoi cari
genitori, ai tuoi parrocchiani, ai tuoi
amici e al prossimo santo don Luigi
Guanella tuo e nostro Protettore”.
Don Mario Cogliati
Valli Varesine
Un convegno e incontri di approfondimento
la chiesa di azzio
L’edificio, dedicato ai santi Antonio ed Eusebio, risale al XVII secolo e ospitò
una comunità di frati minori. Oggi necessita di forti interventi di conservazione.
U
no degli edifici sacri più interessanti del territorio valcuviano
è sicuramente la chiesa dell’ex convento francescano di Azzio,
un grande edificio – dedicato a sant’Antonio e a sant’Eusebio
- risalente al XVII secolo quando in quella località si insediò una
comunità di frati minori che prosperò sino alla soppressione
avvenuta una prima volta ad opera di Napoleone e una seconda
nel corso del XIX secolo. Le strutture del vecchio convento
furono vendute a privati che ancora le posseggono, mentre la
chiesa arrivò alla parrocchia di Azzio che ancora l’annovera nel
suo patrimonio. L’edificio “a capanna” rispecchia la tradizionale
architettura francescana ed è arricchito all’interno da belle ed
interessanti decorazioni: lignee, pittoriche e decorative. L’edificio
oggi, però, necessita di lavori di restauro e manutenzione per
evitare un degrado che il tempo rende quasi inevitabile. Per questo
la comunità di Azzio, già parecchi
anni fa, si è mobilitata costituendo
Dopo il passaggio
il “Comitato Amici della Chiesa del
Convento”, con l’intento di intervenire
diocesano, il
sulla chiesa e compierne il restauro
progetto è stato
completo per riportare l’edificio
sottoposto alla
agli antichi splendori. All’interno di
questo cammino la parrocchia di
Soprintendenza
Azzio ha beneficiato di recente di un
ed è in attesa di
significativo contributo elargito dalla
autorizzazione,
Fondazione Cariplo e che è servito per
per un restauro
finanziare un interessante studio sulle
strutture della chiesa, studio che potrà
che seguirà un
tornare utile nella definizione di un
ordine di priorità
programma di interventi strutturali di
di intervento
nella foto: la chiesa del convento di azzio
restauro dell’edificio sacro. I risultati
di tale studio verranno presentati
al pubblico in occasione di uno
Sabato 12 marzo: ore 9.00 – 10.00 –
conoscenza del patrimonio”; ore 11.00
specifico convegno che la parrocchia
architetto Roberto Segattini: “L’attività
– 13.00 - architetto Elena Lucchi: “La
di Azzio ha programmato presso
dell’ufficio tecnico della diocesi di
diagnostica energetica e il benessere
la sala parrocchiale di via Cavour,
Como e la tutela dei beni culturali”;
delle opere d’arte”.
2 per il prossimo sabato 19 marzo.
ore 10.00 – 11.00 - don Andrea Straffi:
I lavori di diagnostica compiuti e
Titolo dell’incontro: “Progettare e
“La catalogazione come operazione di
l’analisi dei risultati sono stati svolti
programmare la manutenzione – La
conoscenza del patrimonio”; ore 11.00
in collaborazione con il Dipartimento
chiesa di Sant’Antonio e Sant’Eusebio
– 13.00 - architetto Andrea Bonavita:
Best del Politecnico di Milano. “Il lavoro
ad Azzio: attività di studio per
“La ricerca storica propedeutica
di analisi ha permesso di pervenire
intraprendere una strategia di
all’intervento di restauro”; ore 14.00
ad una conoscenza approfondita del
conservazione programmata”. Il
– 16.00 - architetto Matteo Scaltritti:
bene – ci spiega uno dei progettisti,
programma è così ripartito: ore 9.00
“Il rilievo e l’analisi stratigrafica degli
Gianni Pozzi di Gemonio - e di
- Eugenio Piotto sindaco di Azzio e
elevati”; ore 16.00 – 18.00 - professor
ottenere un inquadramento delle
don Emanuele Borroni parroco di
Lorenzo Jurina: “Diagnostica
attività necessarie per la conservazione
Azzio: saluti; ore 9.30 – 10.30 - prof.
strutturale: metodi e tecniche”.
dello stesso in un programma di
Paolo Gasparoli: “Il caso di Azzio nel
Sabato 19 marzo: ore 9.00 – 13.00 gestione delle risorse disponibili, in
programma dei progetti Cariplo”;
convegno; ore 14.00 – 16.00 - architetto
funzione delle priorità degli interventi.
ore 10.30 – 13.00 – architetti Roberto
Alfredo Castiglioni: “Il ruolo delle
Partendo dalla conoscenza dello
Segattini e Gianni Pozzi: “Programmare
stato di conservazione dell’edificio e
la conservazione attraverso l’assunzione attività analitiche negli interventi sugli
edifici storici: casi studio”; ore 16.00
dall’individuazione dei fenomeni di
degli esiti dell’attività diagnostica: il
– 18.00 - architetto Elisabetta Rosina:
degrado rilevati si è inteso affrontare il
caso della chiesa di Azzio”. Al termine
Diagnostica e tecniche di diagnosi.
processo di conservazione all’interno
visita alla chiesa. Il convegno – che è
Sabato 26 marzo: ore 9.00 – 11.00 di una lettura complessiva del bene”. Il
aperto a tutti – è a sua volta inserito ed
architetto Fabiana Pianezze: “L’analisi
progetto - dopo il passaggio diocesano –
è parte di un corso più approfondito,
prestazionale come strumento di
è stato approvato dalla Soprintendenza
destinato agli operatori più interessati
in novembre e attende ora la prossima
che si ritroveranno nelle giornate del 12, valutazione del costruito”; ore 10.00
– 11.00 - don Andrea Straffi: “La
attuazione.
19 e 26 marzo per un’attività formativa
catalogazione come operazione di
ANTONIO CELLINA
sulle seguenti tematiche.
❚❚ Al via il 19 marzo
Corso di
Storia dell’Arte
con l’Aimc
I
l prossimo sabato 19 marzo avrà inizio il
XVIII corso di aggiornamento di Storia
dell’Arte, organizzato dall’Associazione
Italiana Maestri Cattolici (AIMC) della provincia di Varese, sezione “Maria Beltramini”
di Besozzo. Titolo degli incontri per il 2011
sarà: “Il tempo delle cattedrali: il Romanico
e il Gotico in Europa - Proposte didattiche di
lettura delle immagini”. Il calendario degli incontri è il seguente: 19 marzo – “Un bianco
mantello di chiese”: la nascita dell’architettura romanica; 26 marzo – “Sulle strade del
Romanico”: la diffusione dei modelli, l’intreccio delle influenze; 9 aprile – “La pietra e la
luce”: L’Europa delle cattedrali; 16 aprile
– Lo stile “oltremontano”: l’Italia e l’arte
gotica; 17 aprile: lezione itinerante con
visita guidata di una giornata in Liguria:
Noli e Genova.
La quota di partecipazione è fissata in 32
euro per i soci Aimc e in 38 euro per i non
soci (ammessi gratuitamente gli studenti di Scuola Media Superiore e gli Universitari nonché le suore insegnanti). I 4 incontri si svolgeranno dalle ore 15.00 alle
Sabato, 12 marzo 2011 27
Notizie flash
■ Cavona
Pellegrinaggio
vocazionale
Sabato 19 marzo, sesto appuntamento
col pellegrinaggio vocazionale di zona.
Ritrovo al mattino, alle ore 7.00, presso
la cappelletta di Santa Teresa per la
recita del Santo Rosario. Alle 7.30 Messa
in Santa Casa a Cavona. Animeranno
l’incontro le parrocchie di Bedero e
Masciago.
■ Cittiglio
Prima serata con
la rassegna dialettale
Anche quest’anno la rassegna teatrale
dialettale “Ra Sciloria”, promossa
dalla provincia porta per il nono anno
consecutivo, in diversi teatri del
varesotto, le compagnie teatrali locali
che presentano spettacoli in vernacolo.
Il teatro dell’oratorio di Cittiglio è ancora
nell’elenco e in esso si avolgeranno
quattro spettacoli distribuiti tra marzo e
novembre. La prima rappresentazione
ci sarà venerdì 11 marzo alle ore
21.00, quando la Compagnia Teatrale
Varesina porterà in scena lo spettacolo
“Chiamatemi pure professore”.
■ Ciclismo
Presentato il circuito
di gare femminili
La Cycling Sport Promotion, con la
collaborazione di Comunità Montana Valli
Del Verbano, GAL “delle Valli del Luinese”,
GAL “dei laghi e della montagna” e
Strada dei sapori delle Valli Varesine,
ha presentato la 1° prova di Coppa del
Mondo di ciclismo Femminile 2011 - “13°
Trofeo A. Binda” - che si correrà il 27
marzo prossimo, con partenza ed arrivo a
Cittiglio, lungo un circuito che interesserà
il territorio delle Comunità Montane Valli
del Verbano e Piambello. All’incontro
è stato ufficializzato il nuovo percorso
della gara che per la prima volta oltre alla
Valcuvia e al Luinese, toccherà – seppur
in minima parte – anche il territorio
della Valmarchirolo (Comunità Montana
del Piambello). La tabella di marcia della
gara prevede la partenza alle ore 13.00
da Cittiglio (davanti al museo Binda), il
passaggio dal lungolago di Luino, poi il
ritorno sino a Mesenzana, la salita della
Grantola – inedita per questa corsa – il
passaggio da Cunardo e Bedero, il transito
da Brinzio, e da qui la discesa su Cittiglio
passando da Cabiaglio, Orino e Gemonio,
dopo di che quattro giri in circuito lungo
il collaudato anello Valcuviano: Brenta,
Cuveglio, Comacchio, Orino, Gemonio,
Cittiglio, per un totale complessivo di
circa 120 km. Il traguardo sarà posto
in via Valcuvia. Già tante squadre
provenienti da tutto il mondo hanno
inviato l’iscrizione alla corsa che, come
tradizione vedrà gareggiare le campionesse
del momento, tra cui l’italiana Giorgia
Bronzini. La corsa sarà preceduta dalla
cena di gala e dalla presentazione delle
squadre la sera del 26 marzo, sotto il
tendone del parco San Giulio a Cittiglio.
■ Varese
Elena Sartorio alla
Consulta Femminile
ore 17.30 presso la Casa Sacro Cuore - in via
Lago, 89 - a Bogno di Besozzo (Va). Relatrice
sarà la prof.ssa Paola Viotto, docente di Storia dell’Arte nei Licei varesini. Al termine del
corso i partecipanti riceveranno un attestato
di frequenza. Il corso di aggiornamento gode
del riconoscimento ministeriale ed i docenti
che intendono parteciparvi possono usufruire
dell’esonero del servizio. Info: Laura Gavazzeni Contini. tel. e fax. 0332-970761, oppure
e-mail: [email protected]. (A.C.)
Elena Sartorio è il nuovo presidente
della Consulta femminile della Provincia
di Varese. La Sartorio ha fissato alcuni
obiettivi per il prossimo biennio: «La
Consulta lavora da anni ed è un ottimo
punto di riferimento. Mi appresto ad
assumere questo incarico con umiltà e
altrettanta determinazione, ma soprattutto
con la volontà di mettere in campo
progetti significativi e che possano
avere una continuità nel tempo. Il primo
obiettivo sarà quello di approfondire il
tema della conciliazione dei tempi».
Sondrio Cronaca
28 Sabato, 12 marzo 2011
salesiani e acli
Si è aperto a Sondrio
con don Rossano Sala
il ciclo di conferenze
dedicate all’impegno
sociale della Chiesa:
una riflessione profonda
La nostra
società
distrutta dal
narcisismo
“I
n questo abbiamo
conosciuto l’amore, nel
fatto che Egli ha dato la
sua vita per noi; quindi
anche noi dobbiamo dare la nostra
vita per i fratelli. Ma se uno ha
ricchezze di questo mondo e, vedendo
il suo fratello in necessità, gli chiude
il proprio cuore, come rimane in lui
l’amore di Dio? Figlioli non amiamo a
parole, né con la lingua, ma con i fatti
e nella verità”: questi versetti della
prima lettera di san Giovanni (I - 3,
16-18) possono essere posti a sintesi
della conferenza tenuta a Sondrio nei
giorni scorsi presso il teatro salesiano
da don Rossano Sala, docente di
teologia dogmatica presso l’Università
Salesiana di Torino-Crocetta, sul
tema “Perché Cristiano è sinonimo
di Sociale?”, la prima delle quattro
promosse dall’Opera salesiana di
Sondrio in collaborazione col Circolo
Acli. Con la sua esposizione don Sala
ha cercato di predisporre un “buon
piedistallo” per le argomentazioni dei
successivi relatori, fondandolo sugli
insegnamenti della dottrina sociale
della Chiesa. In un primo passaggio,
per delineare l’orizzonte in cui oggi
viviamo e «la situazione avvilente in
cui la nostra società si trova, proprio
sul tema dell’impegno sociale e
politico», ha accennato a tre libri.
Nel primo, “La cultura del narcisismo.
L’individuo in fuga dal sociale in
un’età di disillusioni collettive” di
Christopher Lasch, «Vediamo che
Prometeo e Dioniso, icone della
modernità orgogliosa e contraddetta ha affermato -, hanno lasciato il posto
a Narciso, icona dell’autoreferenzialità
vanitosa e dell’autocompiacimento
mortifero. È il tempo dell’io minimo:
“In una cultura al tramonto, il
narcisismo sembra incarnare - sotto
le spoglie della crescita personale
e della consapevolezza - la più alta
conquista dell’illuminismo spirituale”
scrive Lasch, soggiungendo che
“sembra rappresentare realisticamente
il modo migliore di tenere testa
alle tensioni e alle ansie della vita
moderna”. Il concetto di narcisismo “ci
fornisce un ritratto accettabilmente
curato della personalità ‘liberata’ del
nostro tempo... Il narcisismo sembra
rappresentare realisticamente il modo
migliore di tenere testa alle tensioni e
alle ansie della vita moderna”. Icona di
questo nostro vivere può ben essere la
ragazza della fotografia vincitrice del
secondo premio World Press 2011:
seduta sul letto davanti al computer
aperto, si fotografa col cellulare,
simbolo di tante realtà dello stesso
genere». Caduti i grandi ideali, non
c’è più nulla per cui valga la pena di
morire e, per converso, nulla per cui
valga la pena di vivere. Nel mondo
occidentale, ricco e appagato, sono
sempre meno le persone disposte
a riconoscere che qualcosa possa
valere più della vita e, di pari passo,
soprattutto tra i giovani sono sempre
I fondamenti della Dsc. Cristo principio di vita.
L’amore di Dio
e l’amore cristiano
N
el secondo passaggio
della conferenza
don Sala ha esposto
i fondamenti della
dottrina sociale cristiana.
«Per il cristiano Gesù
Cristo è il principio
della vita sociale, civile
e politica - ha detto - con
la Sua incarnazione, la
Sua parola, passione,
morte e resurrezione e la
presenza oggi nell’umiltà
dell’Eucarestia e nella
testimonianza della sua
Chiesa. In prima e radicale
istanza il cristianesimo
dovrebbe essere una scuola
di visione dell’uomo, del
mondo e di Dio “secondo
Gesù”. Solo partendo da Lui
prende corpo l’esperienza
cristiana, nella logica della
sequela e dell’imitazione; da
Lui prende sostanza la nostra
identità di figli amati da Dio
di un amore gratuito. È la
lieta notizia per ogni uomo e,
L’Incarnazione
come avvenimento
che si radica
nell’agire umano
e dona nuovo
senso all’impegno
gratuito
per tutti i fratelli.
senza avere alle spalle questa
esperienza e consapevolezza,
non c’è un’azione politica e
sociale cristiana. Solo chi vive
l’esperienza e la gioia di avere
incontrato l’unico Maestro,
può seguirne fedelmente
le orme come discepolo
leale e appassionato. Allora,
tutte le problematiche sopra
esposte - ha proseguito don
Sala - vengono a cadere: in
presenza di Lui che offre se
stesso perché la nostra vita
sia piena e abbondante,
non sono più immaginabili
né il narcisismo di sé, né il
dispotismo della religione, né
la morte del prossimo. Invece
che uccidere, il cristiano offre
la propria vita in nome di
Dio, amando sino alla fine
e testimoniando che Dio è
Padre, Abbà, Papà, come
ha insegnato Gesù. L’amore
al prossimo è il cuore del
suo messaggio e bene lo
ricorda papa Benedetto XVI
nell’Enciclica Deus caritas
est, dove scrive che “Amore
di Dio e amore del prossimo
sono inseparabili, sono
un unico comandamento.
Entrambi però vivono
dell’amore preveniente
di Dio che ci ha amati per
primo. Così non si tratta
più di un comandamento
dall’esterno che ci impone
l’impossibile, bensì di
un’esperienza dell’amore
donata dall’interno, un
amore che, per sua natura,
deve essere ulteriormente
partecipato ad altri. L’amore
cresce attraverso l’amore”».
A completare il quadro, è
stata citata la prima lettera
di Giovanni (si veda l’inizio
di questa pagina), dove si
leggono le caratteristiche
di un’azione sociale,
politica e civile cristiana.
«Noi abbiamo conosciuto
l’iniziativa dell’amore di Dio
- ha continuato don Sala -
più diffuse depressione, anoressia,
bulimia, quando non il suicidio, dopo
aver affogato nell’alcol e nella droga il
dolore di un’esistenza priva di senso.
Il secondo testo, “La terza morte
di Dio” del filosofo francese André
Glucksmann, introduce il tema del
dispotismo del sacro: «La fede, intesa
come felice e giusta relazione personale
e sociale con Dio - ha detto Sala -,
non ci mette al riparo da deviazioni e
stravolgimenti. Tant’è che, pur davanti
alla prova della sua incarnazione
storica e concreta, gli uomini sono stati
capaci di infliggere a Dio una triplice
morte: “una prima volta Dio muore in
croce. Una seconda, nei libri e nelle
imprecazioni. Una terza, in mezzo al
fango dei secoli che passano”. Anche se
la venuta di Cristo ha tolto agli uomini
ogni giustificazione alla loro violenza in
nome di Dio e li pone unici responsabili
del loro operato malvagio, la ‘copertura’
teologica alla violenza non sembra
per nulla cessare... “Quando tutto è
permesso in nome della razza, si ottiene
Hitler. Quando tutto è permesso in nome
della classe, Lenin passa all’azione.
Quando tutto è permesso in nome di
Dio, si moltiplicano gli Antar Zouabri”
(terrorista algerino capo del Gruppo
Islamico Armato, ndr.)».
Infine, il libro di Luigi Zoia, “La
morte del prossimo”, esprime l’esito
dello stravolgimento dell’umano e del
religioso: «Il prossimo viene ucciso da
una religione dispotica ed espulso da
quella narcisistica - ha spiegato Sala
- “Dopo la morte di Dio, la morte del
prossimo è la scomparsa della seconda
relazione fondamentale dell’uomo.
L’uomo cade in una fondamentale
solitudine. È un orfano senza precedenti
nella storia. Lo è in senso verticale è morto il suo Genitore Celeste - ma
anche in senso orizzontale: è morto
chi gli stava vicino. È orfano dovunque
volga lo sguardo”. Al punto che, secondo
il sociologo francese Alain Touraine,
addirittura “Ciò che stiamo vivendo è la
distruzione della società, ovvero della
visione sociale della vita sociale”».
Davanti a una rete sociale così disgregata
qual è il compito del cristiano? Cosa
possono dire i cristiani a un mondo che
li ha messi da parte? Perché impegnarsi
nella vita civile sociale e politica?
pagina a cura di
PIERANGELO MELGARA
nel fatto dell’incarnazione, passione
e morte di suo Figlio. In questo,
che non è né un sistema religioso,
né una filosofia, né un’ideologia,
ma un avvenimento, si radica
l’agire del cristiano che dona la
vita per i fratelli in un amore che
include “Tutto l’uomo e tutti gli
uomini”. Un dono che comprende
le ricchezze materiali, ma anche il
tempo, l’intelligenza, la conoscenza,
la saggezza, perché l’amore carità
apre il portafoglio e non teme di
sporcarsi le mani nel donare tutto
di sé. A questo richiama ancora
Giovanni: “Noi amiamo perché egli
ci ha amati per primo. Se uno dice:
Io amo Dio e odia suo fratello, è
un bugiardo. Chi infatti non ama il
proprio fratello che vede, non può
amare Dio che non vede. È questo il
comandamento che abbiamo da Lui:
chi ama Dio ami anche suo fratello”».
Dunque, il nuovo comandamento
di Gesù è “Amatevi gli uni gli altri,
come Io vi ho amati”, dando anche
noi la nostra vita: vedendo questo,
il mondo saprà che siamo suoi
discepoli. Quindi, don Sala ha
concluso ricordando una preghiera
molto bella, tratta dal diario di don
Giuseppe Quadrio, di cui è in corso
la causa di beatificazione: in essa il
giovane chierico “oltre a sentire di
appartenere in modo profondamente
intimo al Padre e di essere unito a lui
in dolce amplesso spirituale, sente
l’esigenza di comunicare questa sua
esperienza a tutto il mondo, cioè si
evidenzia che la sua missione sulla
terra fu solo quella di dire la sublimità
di Gesù Cristo e dimostrare che Egli è
tutto”. Questo è il compito che attende
il cristiano.
Valchiavenna
Sabato, 12 marzo 2011 29
■ Un progetto per conoscere sei piccole realtà
■ Statale 36
Nuovi interventi per
migliorare la viabilità
Alla scoperta della Valchiavenna
“V
olta la carta, scopri la Piana”, una
guida per scoprire sei comuni della
Valchiavenna. è stata presentata la
scorsa settimana presso Villa Gallia di Como nella giornata dedicata al progetto
“Capacities”. All’incontro ha partecipato anche
il sindaco di Prata Camportaccio Maria Laura Branda, che ha illustrato il progetto portato
avanti in Valchiavenna con sei comuni - Verceia, Novate Mezzola, Samolaco, Gordona, Mese e chiaramente Prata -, un’iniziativa che ha
portato alla realizzazione di una guida.
«Una piana, sei comuni,un unico paesaggio:
questa è la sfida del progetto. Salvaguardare le
singole identità, favorendo il più possibile la valorizzazione dell’unità del paesaggio». La consultazione della guida permette di scoprire le
peculiarità del territorio, passando dalle realtà
più conosciute a quelle nascoste. Per il momento non è ancora stato possibile stamparla per
una diffusione fra i cittadini, ma vista la quali-
Castelli e
fortificazioni
lungo il corso
dell’Adda
tà del prodotto sembra opportuno un ulteriore
impegno in questa direzione. «Abbiamo coniugato la bellezza del paesaggio, la cultura, la tradizione e l’identità culturale alpina - ha detto
l’assessore regionale ai Sistemi verdi e paesaggio Alessandro Colucci - grazie anche al contributo di Prata Camportaccio e gli altri comuni
della piana di Chiavenna. Abbiamo sfruttato la
grande forza complessiva del paesaggio, valorizzando le peculiarità dei vari territori. Un lavoro
corale di impegno e ascolto e un esempio da far
conoscere, una guida per i lavori futuri di tutti i
partner che hanno lavorato con noi».
Durante la conferenza, alla quale hanno partecipato numerosi esponenti di tutti gli enti coinvolti, si è parlato anche di sviluppo sostenibile
delle Alpi e del ruolo dei piccoli centri urbani. Sono stati approfonditi alcuni esempi come
1’hintermunicipalità in Valchiavenna e interesanti esperienze europee.
S. BAR.
La Comunità Montana della Valchiavenna
ha comunicato che oltre ai lavori di
ampliamento e miglioramento della
viabilità iniziati in febbraio sulla Statale
36, sono state prese ulteriori decisioni
sulle modifiche da apportare alla strada:
fra queste l’allargamento della carreggiata
verso valle (a salire), dopo l’abitato di
Bette. Il cantiere dovrebbe aprire con la
fine di marzo. L’intervento sarà realizzato
a spese dell’Anas, mentre la Comunità
Montana seguirà l’iter di acquisizione
delle aree e il rilascio dei permessi. Anas,
intanto, ha dato in appalto i lavori sul
ponte di Gallivaggio e in febbraio sono
iniziate le opere a Conoia, Mescolana
e Vignola. Il costo complessivo di
quest’ultima operazione è di 800mila euro:
500mila dalla Comunità montana, 300mila
da Provincia e comuni di San Giacomo
Filippo, Campodolcino, Madesimo.
I castelli di Grosio:
foto Mauro Lanfranchi
Si tratta di una pubblicazione che raccoglie
una quindicina di studi approfonditi, curata
e realizzata da storici considerati fra i più
grandi esperti in Italia in materia.
C
urato dai professori Graziella
Colmuto Zanella, Luciano
Roncai e Guido Scaramellini, tra
i maggiori esperti di architettura
fortificata in Lombardia, ed edito dalla
sezione lombarda dell’Istituto italiano
dei castelli, il libro raccoglie gli atti del
convegno sulle fortificazioni nel bacino
dell’Adda, organizzato dall’ente presso la
villa Monastero di Varenna il 15 ottobre 2005.
Alla pubblicazione del volume, stampato lo
scorso settembre dalla tipolitografia Polaris
di Sondrio, hanno contribuito Regione
Lombardia, le province di Bergamo, Como,
Cremona, Lecco, Lodi, Milano e Sondrio, il
Bim Adda-Mera, i parchi Adda nord e sud,
le cinque comunità montane della provincia
di Sondrio, i comuni di Tovo di Sant’Agata,
Tirano e Chiavenna e il Rotary club di Colico.
Tra le quindici relazioni pubblicate,
due riguardano le difese di Valtellina e
Valchiavenna. Nella prima Scaramellini,
attuale presidente della sezione lombarda
dell’istituto, si sofferma sulle fortificazioni
smantellate nelle due vallate, mentre nella
seconda l’architetto Graziano Tognini parla
dei restauri parziali delle mura sforzesche
di Tirano. Conclusi nel 2003 e condotti
dallo stesso Tognini e dagli architetti Sara
Beatriz Gavazzi e Giampaolo Rinaldi, gli
interventi hanno interessato il castello di
Santa Maria e la porta Milanese. Dopo una
sintesi bibliografica sugli studi incentrati
sulle fortificazioni della provincia di Sondrio,
Guido Scaramellini parla delle difese
valtellinesi e valchiavennasche costruite
prima del 1639 quando, con il Capitolato di
Milano sancito tra il re di Spagna Filippo IV
d’Asburgo e la Repubblica delle Tre Leghe,
si smantellarono e resero inservibili le
fortificazioni delle due vallate. Tra le difese
medievali più antiche della provincia, di
cui rimangono preziose testimonianze,
ci sono i resti dei castelli di Chiavenna e
Dopo Milano
e varie località della
Lombardia, il libro
sarà presentato
in provincia venerdì 18
marzo a Chiavenna,
con inizio alle
ore 17.30 nel salone
al piano nobile
del palazzo Pestalozzi
Luna in via Carlo
Pedretti 2,
a cura della sezione
lombarda dell’Istituto
italiano dei castelli
in collaborazione
con il comune
di Chiavenna e il
Centro di studi storici
valchiavennaschi.
di Cristian Copes
soprattutto di Grosio,
del Dosso a Tirano, di
San Pietro a Bormio e
di quello di Tresivio,
sede del capitano di
Valtellina che fu riattato
nella seconda metà
del Quattrocento dagli
Sforza e che oggi rivela
pochissimi resti. Tra le
torri più antiche, ci sono
quelle di Castionetto di
Chiuro, di Pedenale a
Mazzo, dei De Simoni e
Bruni a Bormio e quella
di Albosaggia, inglobata
nel Cinquecento nel
palazzo Paribelli. Al XII secolo potrebbe
risalire la casaforte in località Madonna
delle Grazie a Mese, mentre nel Duecento
sorsero probabilmente il castello Masegra
di Sondrio, ampliato due secoli dopo,
quello recinto di Mancapane a Montagna
e le torri di Teglio, di Carona e le due a
Fraéle. Al Medioevo risalgono pure la torre
di segnalazione sul dosso di Segname a
Gordona, donata vent’anni fa dalla signora
Ennia Biavaschi all’amministrazione
comunale, e il palazzo Balbiani di
Chiavenna, residenza castellata nel XV
secolo per i feudatari del duca di Milano.
Con l’avvento nel 1335 della signoria dei
Visconti furono edificate la torre comunale
delle Ore a Bormio, quelle di Castello
dell’Acqua e del Colombée a San Pietro di
Samòlaco e i castelli di Caspoggio, di Santa
Caterina a Gordona, del Larice a Castione,
di Bellaguarda a Tovo di Sant’Agata, dei
Visconti a Grosio e di Domòfole nel comune
di Mello, di cui rimane la torre e parte della
chiesa romanica. Temendo un’ulteriore
incursione da parte della milizia grigione,
verso la fine del Quattrocento Ludovico
il Moro fece cingere di mura Chiavenna e
Tirano, riattando, oltre al castello di Tresivio,
anche la torre di Piattamala all’ingresso
sud della val Poschiavo. Egli volle anche
una muraglia a Serravalle all’imbocco del
contado di Bormio, andata completamente
distrutta a seguito della frana del monte
Coppetto nel 1987. Nella sua relazione il prof.
Scaramellini parla anche dell’importanza di
un recupero e delle caratteristiche costruttive
e tipologiche delle fortificazioni valtellinesi
e valchiavennasche, così come delle
maestranze impegnate alla loro costruzione.
Tra costoro ci fu il noto ingegnere ducale
Giovanni Antonio Amadeo, che soprintese
all’edificazione delle mura di Chiavenna,
progettate dall’ingegnere Ambrogio Ferrari.
Nonostante il trattato del 1639, nelle due
vallate della provincia di Sondrio anche
dopo quella data sorsero alcune torri e
colombaie, annesse a palazzi e fattorie che,
tuttavia, non avevano più una funzione
difensiva. Tra queste si distingue la torre
nella fattoria alla Cesura nel comune di
Gordona, fatta costruire a partire dal 1673
da Caterina Picenoni di Bondo, vedova di
un Pestalozzi di Chiavenna. Per quanto
riguarda le difese più recenti, costruite poco
prima e nel corso della grande guerra, si
segnalano i forti Venina a Oga in Valdisotto
e Sertoli a Canali di Tirano. Tra gli altri
contributi pubblicati nel volume, il dottor
Gian Luigi Daccò parla del castello di Lecco,
mentre, soffermandosi sulle carte inedite
conservate all’Österreichisches Kriegsarchiv
di Vienna, la dottoressa Michela Fior indaga
sull’importanza strategica del Pian di Spagna
e del forte di Fuentes, costruito all’imbocco
della Valtellina e della Valchiavenna al
principio del Seicento, come baluardo dello
Stato di Milano al confine con i Grigioni.
Il libro sarà presentato venerdì 18 marzo
a Chiavenna alle ore 17.30 a palazzo
Pestalozzi Luna in via Carlo Pedretti 2.
Sondrio Cronaca
30 Sabato, 12 marzo 2011
A morbegno
serata sul
volontariato
Un progetto regionale
che può trasformarsi
in un’opportunità per
le comunità locali, in
un’ottica di sicurezza
L’associazione “Irff Onlus Adozioni a distanza” promuove
un incontro sul tema del
volontariato giovanile dal titolo
“Storie dell’altromondo...
un’immersione nel
volontariato”. L’incontro si terrà
venerdì 18 marzo alle ore 20.30,
presso la Lavops di Morbegno,
“Casa delle Associazioni”, in
via Morelli, 16. Nel corso della
serata tre giovani, due ragazze
e un ragazzo, racconteranno
l’esperienza di volontariato, che
hanno vissuto in Moldavia lo
scorso anno, dove hanno svolto
attività di animazione con
bambini e ragazzi dai 6 ai 18
anni, che vivono all’interno di
due orfanotrofi a Chisianu e Oras
Balti e dove hanno conosciuto
una realtà diversa. L’esperienza
in Moldavia è stata promossa
nel 2010 all’interno del progetto
di Lavops “Io ci sono estero!
Un’esperienza nel volontariato”.
A seguire verrà proiettato il
video realizzato da Lavops dal
titolo “Volontariato giovanile”,
che descrive nella prima parte
- “In Moldavia per crescere” l’esperienza vissuta dai giovani
volontari in questo Paese e le
attività dell’Associazione Irff.
Il presidente Sergio Valgoi,
inoltre, presenterà le iniziative
dell’associazione per quest’anno.
Innanzitutto il prossimo viaggio
dei genitori adottivi in Moldavia
in visita ai bambini e ragazzi
adottati, che si terrà nel mese di
aprile 2011. Poi la proposta di una
nuova esperienza di volontariato
in Moldavia, nel mese di luglio
2011, rivolta anche a giovani
che abbiano voglia di conoscere
un’altra realtà e vivere con i
bambini e i ragazzi moldavi per
qualche giorno, sperimentando
un’esperienza di volontariato,
di sostegno e di amicizia. Per
maggiori dettagli sull’associazione
e le sue attività potete consultare
il sito web www.irffitaly.org
oppure contattare Sergio Valgoi
via mail su [email protected].
Restituire nuova vita alle
stazioni ferroviarie dismesse
Trasferimento
Nuova sede per la
guardia medica.
La direzione generale dell’Asl di
Sondrio comunica che a partire dal
prossimo 14 marzo il medico di
continuità assistenziale, fino a oggi
presente presso la sede dell’Azienda
sanitaria in via Stelvio, sarà
trasferito al piano terra del corpo
di collegamento fra i padiglioni
nord e sud dell’Azienda Ospedaliera
di Valtellina e Valchiavenna. Tale
iniziativa, finalizzata alle esigenze
dell’utenza, si è potuta realizzare
grazie alla collaborazione con la
direzione generale dell’Aovv.
R
ecuperare e far rivivere 417 stazioni
ferroviarie di Lombardia favorendo
la loro cessione in comodato gratuito
per 5 anni ad associazioni culturali, opere
sociali, società non profit, o in comodato
oneroso a società commerciali. È la
sostanza dell’accordo denominato “Stazioni
in Comune” sottoscritto da Regione, Rfi,
Ferrovie Nord e Anci (Associazione dei
Comuni). Il 3 marzo è stato pubblicato
un bando in merito. Le associazioni ed i
Comuni interessati si facciano avanti. Le
stazioni interessate in provincia di Sondrio
sono: Bianzone, Dubino, Morbegno,
Novate Mezzola, Poggiridenti-Tresivio,
San Cassiano Valchiavenna, San Giacomo
di Teglio, San Pietro Berbenno, Samolaco,
Tirano, Tresenda-Aprica Teglio, Verceia
e Villa di Tirano. «Far rifiorire le stazioni,
farle rivivere, significa restituire un bene
e un’opportunità alle comunità locali. E
anche presidiarle e renderle più sicure,
tenendo lontano teppisti
e malintenzionati - ha
sottolineato il presidente della
Regione Lombardia, Roberto
Formigoni -. Nel giro di pochi
anni e senza gravare sulle
finanze pubbliche rimetteremo
a nuovo questi spazi,
rendendoli più decorosi e
accoglienti. I progetti pilota realizzati hanno
già dato ottimi risultati, con il protagonismo
di Comuni e associazioni che si sono
inventati soluzioni anche molto originali
e creative». Sono ben 122 stazioni (85 di
Rfi e 37 di Ferrovienord) le stazioni già
coinvolte nel programma. Ora l’operazione
si estende alle altre 269 (185 di Rfi e 84 di
Ferrovienord), completando così il piano
su tutto il territorio lombardo. In tutti
questi spazi si potranno svolgere attività
sociali, istituzionali e di pubblico interesse
oltre che a favore dei viaggiatori. Nelle
stazioni e fermate dovrà essere assicurata
l’ordinaria manutenzione, la pulizia e la
piccola manutenzione delle aree ferroviarie
di stazione aperte al pubblico, l’apertura e
la chiusura delle sale d’attesa, degli ingressi
di stazione, dei varchi dei sottopassaggi e
dei locali in cui sono situati i servizi igienici,
la sorveglianza sul funzionamento di
ascensori e montascale in servizio pubblico,
la gestione e sorveglianza di impianti
di videocontrollo. I Comuni potranno
presentare le domande a Regione e gestore
dell’infrastruttura entro il 3 maggio.
Sondrio Cronaca
● La sfilata ha visto la
partecipazione in corteo
di almeno 1500 persone
● Oltre ai gruppi cittadini
sono intervenuti carri
dai paesi confinanti
● Quello degli oratori è un
potere trainante che dà
una sana aggregazione
A Sondrio il «Carnevale dei
ragazzi» è stato un successo
U
n corteo di quasi 1500 persone, 16
carri e 6 gruppi mascherati: sono
questi i numeri del Carnevale dei
Ragazzi, manifestazione organizzata
dagli oratori Angelo Custode, Don
Maccani, San Rocco e Sacro Cuore
di Sondrio, oltre che dall’oratorio
Santissima Trinità di Ponchiera, la
scorsa domenica 27 febbraio. “Renza la
diligenza”, il carro allegorico preparato
dai ragazzi dell’oratorio San Rocco, si
è aggiudicato il premio per il carro più
bello tra quelli che hanno preso parte
alla sfilata. Il comitato organizzatore,
raccogliendo i voti dei carristi, ha scelto
di premiare il grande cavallo azzurro –
un po’ in stile “Cocco Bill” di Jacovitti
– che trainava una carrozza carica di
animatori alla guida di un folto gruppo
di indiani e cowboy. Ma la scelta è stata
difficile, perché ogni gruppo presente
al Carnevale dei Ragazzi si è impegnato
per offrire un grande spettacolo alle
tantissime famiglie che hanno affollato
le vie della sfilata e piazza Garibaldi,
dove il corteo si è concluso sotto il palco
allestito davanti a Palazzo Lambertenghi.
Il colpo d’occhio sui colori delle
tantissime maschere che
affollavano piazza Garibaldi
indicava chiaramente che
il carnevale a Sondrio è
tornato quello di una volta.
A cinquant’anni dal primo
“Carnevale dei Ragazzi”,
organizzato nel 1961 da
don Cantù, sacerdote
salesiano che improvvisò
una sfilata coi ragazzi
di San Rocco, l’edizione
2011 è infatti tornata ad
essere una manifestazione
a livello cittadino. Dopo
anni sono stati coinvolti
tutti gli oratori della città,
che hanno lavorato per la
realizzazione della sfilata
guidati da un comitato
costituitosi lo scorso anno. Importante
il sostegno del Comune, con l’assessore
Francesco Ferrara, e delle parrocchie con
l’arciprete, monsignor Marco Zubiani,
ma anche quello dei numerosi sponsor
che hanno sostenuto la manifestazione.
«Non c’è bisogno del sole per avere
una splendida giornata – ha affermato
Francesco Ferrara, assessore al
commercio e attività produttive –, perché
il lavoro degli oratori nelle settimane
e mesi scorsi ha reso possibile tutto
questo. La funzione sociale degli oratori
è ancora più evidente in anni come
questi, in cui sono scomparsi i cortili
e i ragazzi corrono il rischio di essere
soli con videogame e computer». Un
quadro, quello descritto dall’assessore,
che è stato spezzato dai tanti ragazzi
che sono scesi in piazza per sfilare
con il proprio oratorio o per assistere
al corteo dei carri. «Il potere trainante
degli oratori – ha aggiunto Ferrara –
ha fatto sì che la nostra città riavesse
un’iniziativa che era scomparsa».
Oltre ai gruppi e ai carri degli oratori
organizzatori, hanno preso parte alla
sfilata le maschere del «Carneval Vecc»
e il gruppo delle «galline» di Grosio,
l’oratorio di Albosaggia col carro –
costruito interamente in legno dai
ragazzi – ispirato al cartone animato
“Up”, le maschere di Pinocchio e Peter
Pan della Pro Loco di Castello dell’Acqua
e quelle multietniche degli oratori San
Giorgio e San Giuseppe di Montagna.
Con un carro che riproduceva il famoso
letto della sitcom “Casa Vianello”, un
gruppo di Lanzada in costume da
“Sbirulino” ha voluto rendere omaggio
a Sandra e Raimondo. Il carro col
draghetto “Grisù” ha ispirato i costumi
da vigili del fuoco del gruppo di Caiolo,
mentre quello di Torre di Santa Maria
ha proposto un gruppo di personaggi
ispirati a “Robin Hood” attorno al carro
con la torre del castello della contea di
Torringan. Gli Amici di Triangia hanno
proposto il carro “Kaos mascherato”
su cui ha suonato il duo musicale
della Compagnia Solidale. Castione
ha proposto il carro “The Flinstone’s
car”, che precedeva quello di Pacman
realizzato dall’oratorio Sacro Cuore di
Sondrio e accompagnato da maschere
che ricordavano famosi videogame. Gli
altri oratori della città hanno
proposto il carro “Arca di
Noé” (Angelo Custode) e
“Facciamo Festa” (Centro
Giovanile Don Maccani),
molto apprezzato per i
movimenti automatizzati
della grande torta e della
rappresentazione dell’orso di
peluche che costituivano gli
elementi della festa assieme
al gruppo mascherato da
pacchi regalo. L’oratorio di
Ponchiera ha proposto la
“Dei Parade”: rappresentava
un tempio greco gremito da
bambini e ragazzi mascherati
da divinità dell’Olimpo.
a cura di
ALBERTO GIANOLI
«La parte più bella è il lavoro insieme nella preparazione»
Al termine della sfilata,
tirando un sospiro di sollievo
per la buona riuscita
dell’evento, il presidente del
comitato, Paolo Delfino,
ha espresso un commento
semplice ma eloquente:
«È stato bellissimo, tutto
perfetto». A fargli eco è stato
don Stefano D’Aprile,
direttore dell’oratorio San
Rocco, che ha portato sei
carri alla sfilata, seguendo
il tema principale di indiani
e cowboy. «La parte più
bella del carnevale – le
parole di don Stefano –
non è però questa, ma il
mese di lavoro precedente
con giovani e adulti alla
costruzione del carro, le
mamme a confezionare i
costumi e gli animatori a
preparare le coreografie.
Quella che abbiamo vissuto è
un’esperienza di comunione
in ciascun oratorio e tra gli
oratori della città, segno
che ci vogliamo bene e
che il cammino di unità
cominciato qualche mese fa
porta i primi frutti». In questa
direzione hanno lavorato
anche i volontari del Centro
Giovanile Don Maccani, che
sul proprio carro hanno posto
un orsacchiotto con un colletto
da sacerdote. «Il dono speciale
della nostra festa è il vicario
don Claudio – hanno detto
–, assieme agli altri sacerdoti
della città, soprattutto quelli
che sono arrivati tra noi da
pochi mesi».
.
Chiavenna
in maschera
con tante
famiglie
in festa
Sabato, 12 marzo 2011 31
Notizie flash
■ Appuntamenti
Gli incontri nella
Zona Media Valtellina
- Domenica 13 marzo – Piateda, ore
15.00: Santa Messa e ringraziamento a
don Fausto Passerini (portare camice e
stola viola);
- martedì 15 marzo – Sondrio/Sacro
Cuore, ore 21.00: “Il Mistero visibile. Il
volto di Cristo nell’arte”, con don Andrea
Straffi;
- domenica 20 marzo – Boffetto, ore
15.00: Santa Messa e accoglienza di don
Samuele Fogliada (portare camice e stola
viola);
- martedì 22 marzo – Sondrio/Sacro
Cuore, ore 21.00: “Passio Christi, Passio
Hominis. Immagini della croce e del
crocifisso”, con don Andrea Straffi;
- mercoledì 23 marzo – Sondrio/Sala
Vitali, ore 21.00: “Le dispute teologiche
tra cattolici e riformati nella Rezia del
tardo Cinquecento”, con F. Valenti, G.
Scaramellini, don A. Bormolini e mons. V.
Modenesi
- giovedì 24 marzo – Castione
Andevenno, ore 21.00: Veglia di
preghiera per i missionari martiri;
- martedì 29 marzo – Sondrio/Sacro
Cuore, ore 21.00: “Rex tremendae
maiestatis. Iconografia e teologia della
Sistina”, con don Andrea Straffi;
- mercoledì 30 marzo – Sondrio/Angelo
Custode, ore 20.45: “Pastorale familiare Scuola diocesana - Parrocchia e Vicariati”,
con monsignor Italo Mazzoni;
- martedì 5 aprile – Sondrio/Sacro
Cuore, ore 21.00: “Presentazione del
nuovo libro di papa Benedetto XVI”, con
don Ezio Prato;
- sabato 16 aprile – Chiesa Valmalenco:
Via crucis zonale per i giovani;
- martedì 19 aprile – Sondrio/Sacro
Cuore, ore 21.00: “Lo scatenarsi delle
passioni umane nella passione di Gesù.
Il racconto della passione nel vangelo di
Giovanni”, con don Ivan Salvadori.
■ Sondrio
Una mostra su monete
e medaglie dell’Unità
La Banca Popolare di Sondrio, attraverso
la propria biblioteca Luigi Credaro,
per ricordare l’Unità d’Italia organizza
una mostra intitolata “Le monete e le
medaglie raccontano l’Unità d’Italia”, con
la collaborazione del Circolo Culturale
Filatelico Numismatico Morbegnese.
L’inaugurazione sarà venerdì 11 marzo,
alle ore 17.30, a Sondrio, in Lungo
Mallero Armando Diaz 18, nei locali della
biblioteca stessa, con entrata libera, e le
visite potranno avvenire dal martedì al
sabato, fino al 30 marzo.
■ Poggiridenti
Iniziativa Alomar
per il carnevale
L’associazione Alomar Onlus (per i malati
reumatici) sezione provinciale di Sondrio
organizza per domenica 13 marzo la
terza edizione di “Mascheriamo i dolori”
con la “Pizzoccherata in Maschera”, alle
ore 12.15 presso il Centro Educativo
San Fedele a Poggiridenti Piano.
La pizzoccherata è aperta a tutti: nel
pomeriggio ci saranno intrattenimenti e la
premiazione della maschera più originale.
Una sfilata di carnevale ben organizzata
e riuscita quella di domenica 6 marzo a
Chiavenna, ricca della presenza di tanti
bambini e famiglie. Il tradizionale percorso
dal piazzale dell’oratorio della chiesa di san
Fedele fino in piazza Bertacchi, ha visto
numerosi gruppi mascherati ed alcuni carri,
pur di ridotte dimensioni, ma ben allestiti
dai volonterosi gruppi. Una nota di festa
e sana allegria che si è diffusa in un bel
pomeriggio di sole per l’intera città. I gruppi
mascherati ed i carri avevano soggetti
diversi : da “Il lago dei cigni” a “I Pirati, “Lo
sbarco degli alieni”, “La banda Bassotti”,
“Barbapapà”, “Le principesse”, “Personaggi
fantastici”. Gran finale con musica e applausi
per tutti in piazza del Comune dove si è
attribuito un riconoscimento particolare al
carro “Paperino”con i più famosi personaggi
disneyani. L’iniziativa è stata promossa dai
due oratori chiavennaschi - San Fedele e San
Luigi - in collaborazione con l’associazione
genitori “Giochiantoci” e con l’aiuto della
Pro Chiavenna.
Sondrio Cultura
32 Sabato, 12 marzo 2011
Notizie flash
■ Valgerola
Serate culturali promosse
dal locale «Ecomuseo»
La prima di quattro serate culturali su
temi inediti di storia, cultura e tradizioni
della Valgerola organizzate dall’Ecomuseo
della Valgerola si terrà nella sala consiliare
del Comune di Pedesina venerdì 25
marzo alle ore 20.45 e avrà per tema
“Lo sfruttamento e la protezione dei
boschi, la produzione del carbone e la
costituzione dei tensi”. Relatori saranno
i professori Cirillo Ruffoni ed Ettore
Acquistapace.
■ Sondrio
Incontro con padre Sorge
sui temi sociali della
Caritas in Veritate
Il secondo degli incontri promossi
dall’Opera salesiana in collaborazione col
Circolo Acli (vedi pagina 28 di questo
numero), avrà ospite il gesuita padre
Bartolomeo Sorge, già direttore della
prestigiosa rivista Civiltà Cattolica e del
Centro San Fedele di Milano, il quale
presenterà il tema “Il mondo di oggi: una
sfida al cristianesimo? Riflessioni alla
luce della Caritas in Veritate di Benedetto
XVI”. L’incontro, rivolto alla popolazione,
ma in particolare ai giovani, allo scopo di
rinnovare la qualità della partecipazione
politica, si svolgerà a Sondrio presso il
teatro San Rocco lunedì 14 marzo a
partire dalle ore 20.30.
■ Sondrio
Le montagne secondo
Franco Rota Candiani
A Sondrio, fino a domenica 13 marzo,
presso Palazzo Pretorio, si svolge la
mostra “Montagne di Valtellina ed
Engadina”, con dipinti di Franco Rota
Candiani. L’esposizione è visitabile tutti
i giorni, dalle ore 10.00 alle ore 12.00
e dalle ore 15.00 alle ore 19.00. Franco
Rota Candiani è nato nel 1939 a Milano,
dove vive e lavora. Inizia a dipingere
sin dall’adolescenza con il padre Gian
Giacomo, anch’egli pittore, e durante
il liceo coltiva studi ed esperienze di
scultura e di pittura partecipando in
seguito a diverse mostre personali e
collettive. Predilige la pittura ad olio a cui
ha dedicato le sue maggiori ricerche ed
esperienze con mostre in numerose sedi
lombarde. Nel 1997 inizia parallelamente
la produzione di opere a tecnica mista
esibite in diverse realtà italiane e nel
mondo. L’esposizione in mostra a Sondrio è
stata già esposta a Lugano e a Milano.
drio
n
o
S
e
r
t
i
Un
L’interessante conferenza con Edoardo Boncinelli.
Non una “boutade” ma una riflessione sulla biomedicina.
La scienza potrà renderci
davvero (quasi) immortali?
I
l titolo della conferenza
è di quelli che hanno
la capacità di farci
sobbalzare sulla sedia:
“Come la scienza ci
renderà (quasi) immortali”.
Chi ha il coraggio di
fare un’affermazione
simile? Uno scrittore
di fantascienza? Un
neoilluminista fanatico?
Un ciarlatano? Nulla di
tutto questo. Edoardo
Boncinelli è uno scienzato
molto serio, che lavora
nelle frontiere più
avanzate della ricerca
biomedica e della genetica.
Recentemente ha scritto
L’esposizione chiara,
lineare e scientifica ha
permesso di affrontare
un argomento delicato
e molto interessante.
alcuni libri che hanno
ottenuto notevole successo,
come: “Le forme della vita,
Perché non possiamo non
dirci darvinisti, Lettera
a un bambino che vivrà
cento anni” (Rizzoli, 2010).
Proprio i temi sviluppati in
quest’ultima opera hanno
costituito l’argomento della
conferenza che l’autore ha
tenuto presso l’Unitre di
Sondrio, venerdì 4 marzo:
un discorso senza fronzoli
e tutta sostanza, ordinato
e chiarissimo, da vero
scienziato. «Il libro è nato
da una domanda molto
semplice che l’uomo si è
sempre posto – ha esordito
Edoardo Boncinelli -:
perché invecchiamo e
moriamo? Le ricerche
sviluppate negli ultimi
trent’anni ci hanno
permesso di dare una
risposta seria. Si invecchia
Chiavenna
Un premio ai...
«superlettori»
Lo scorso 19 febbraio si
è concluso il concorso di
lettura “Superelle 2010-2011”,
promosso dalla Biblioteca
della Valchiavenna in
collaborazione col Sistema
Bibliotecario Nord-Est
Milano e riservato agli
alunni della Scuola Primaria. Un centinaio i partecipanti impegnati
a leggere, valutare, illustrare i libri del fascicolo “Un due tre…
Libro!” e numerosi altri scelti dalla “Sezione Ragazzi”. Dalle
moltissime schede di lettura pervenute i commenti migliori sono
stati riportati sulle copertine dei libri come passa-parola; molti
anche i disegni esposti in mostra in Biblioteca. Una settantina di
lettori, avendo superato il traguardo dei 10 libri letti, sono stati
promossi Superlettori e tra loro parecchi provengono dai Comuni
della Valle. Infine, per i genitori il Concorso è un’occasione per
motivare i figli alla lettura, per i bibliotecari un osservatorio sui gusti
e i comportamenti. In questi giorni i partecipanti riceveranno per
posta la lettera di invito alla premiazione, che avverrà a Chiavenna
nella sede della Biblioteca, venerdì 18 marzo alle ore 16.00: in
programma intrattenimento, premiazione e merenda per tutti.
perché alla natura interessa
la nostra salute fino
all’età riproduttiva, poi,
in un certo senso, essa ci
abbandona e lascia che
subentri un progressivo
disordine». Alcuni
procedimenti fisiologici
che sono utili fino ad una
certa età, infatti, come la
mineralizzazione delle
ossa o il rivestimento di
mielina dei collegamenti
nervosi (assoni), in seguito
finiscono per diventare
fattori negativi. Nel nostro
organismo, inoltre, fin
dalla nascita si verificano
degli errori, che siamo in
grado di autocorreggere,
da giovani in modo molto
veloce e con il passare
dell’età in modo sempre
più lento. Dagli studi
effettuati sui moscerini si è
scoperto che, modificando
alcuni geni, la vita può
prolungarsi di tre o di
quattro volte. «Anche
senza modificare i geni
dell’uomo, tuttavia, negli
ultimi cento anni la vita è
praticamente raddoppiata;
si calcola che noi in media
guadagnamo un trimestre
ogni anno che passa; dei
bambini che nascono oggi
(in particolare le bambine)
uno su due raggiungerà i
cento anni». Ciò è dovuto
a molteplici fattori:
un’alimentazione più
abbondante e più varia; stili
di vita più salutari; il crollo
della mortalità infantile;
il controllo sistematico di
alcuni parametri, come
la pressione (solo questo
elemento ha prolungato
la vita di dieci anni). Lo
studio dei geni ha inoltre
permesso alla medicina
di compiere importanti
progressi nella cura delle
malattie ereditarie e dei
tumori. Oggi non possiamo
certo dire di avere vinto la
battaglia, ma la diagnosi
sempre più precoce di
alcune forme ci permette
di debellarle. Il relatore si
è poi soffermato su altri
temi importanti, come
le malattie degenerative,
i trapianti e la scoperta
delle cellule staminali.
Queste offrono potenzialità
enormi, ma bisogna
ancora apprendere il
modo di utilizzarle.
Il loro studio riserva
comunque delle continue
sorprese. Si pensava
che le staminali fossero
solamente negli embrioni
o nel cordone ombelicale,
invece si è scoperto
che si trovano anche
negli adulti, persino nel
cervello e che è possibile
ricavarle dalle cellule
della pelle attraverso un
procedimento particolare.
Solo rosee prospettive,
quindi? Assolutamente
no. L’aumento della durata
della vita sta modificando
le componenti della
società. «Avremo pochi
giovani, sempre più viziati e
masse di anziani scontenti,
perché non sanno più
cosa fare - ha affermato
il relatore. Poi ecco la
conclusione realistica: l’immortalità non esiste,
non la raggiungeremo
mai. Dobbiamo però
continuare la ricerca nei
campi più disparati, perché
le scoperte, a volte, sono
imprevedibili. Forme di
immortalità (in un’ottica
terrena) possono essere la
continuazione della vita
nei nostri figli, i ricordi,
le opere, la fama che
lasciamo dopo di noi».
Questi sono gli aspetti da
curare maggiormente. E
infine un consiglio pratico:
«dobbiamo usare il cervello
il più possibile, perché fa
bene a tutto l’organismo».
CIRILLO RUFFONI
Incontri di Unitre
Sondrio e Tirano
Q
uesti gli appuntamenti di Unitre Sondrio nella terza
settimana di marzo: lunedì 14, Leandro Schena,
coordinatore scientifico del Centro linguistico
dell’Università Bocconi a Milano, don Saverio Xeres,
teologo e docente di Storia della Chiesa alla Facoltà teologica
dell’Italia settentrionale, e Cristina Pedrana, docente di italiano e
latino nei licei, terranno una tavola
rotonda aperta al pubblico sul tema
“Lo spione chinese: l’esotismo
avventure in “Antartide in
narrativo francese del Settecento
barca a vela, Terre di Graham e
in un romanzo epistolare del
South Georgia”; domenica 20
valtellinese don Ignazio Bardea”
alle ore 20.00, quanti si sono
(oltre che storico, si interessò anche
iscritti potranno assistere al
di botanica); mercoledì 16, Cristina
Teatro alla Scala di Milano alla
Galbusera, componente del Consiglio rappresentazione dell’opera Il
di Amministrazione di Galbusera SpA flauto magico di W. A. Mozart,
e vice presidente di Confindustria di
diretta da Roland Boer; lunedì
Sondrio e della Lombardia, parlerà
21, Chiara Sciolis, docente di
di “Tradizione, innovazione e cultura
filosofia e psicologia, proporrà
d’impresa: un esempio di eccellenza
le “Riflessioni di Sigmund
italiana”; venerdì 18, la guida
Freud sul disagio della civiltà”.
alpina Jacopo Merizzi narrerà le sue
Tutti gli incontri si tengono
presso la sede di Unitre a
partire dalle ore 15.30.
Due gli incontri della settimana
di Unitre a Tirano: martedì
15 alle ore 15.00, lo psicologo
Mario Garbellini parlerà
di “Fraternità e angoscia:
alla ricerca di sicurezze”;
mercoledì 16 alle ore 13.00,
il socio Dante Compagnoni
guiderà la visita a “La centrale
del teleriscaldamento della
SEM (Società elettrica
morbegnese)”. (Pi. Me.)
Sondrio Cronaca
Sabato, 12 marzo 2011 33
Sondalo-Morelli:
defibrillatore
Adolescenza
In Bassa Valle
ciclo di incontri
per i genitori
“Il doppio volto
dell’adolescente – Solo
nel branco”. È questo il
titolo di un nuovo ciclo di
serate formative sul tema
dell’adolescenza proposte
dai comuni di Traona, Cino,
Cercino e Mantello nell’ambito del progetto R-Accordi 2010-2012.
Le serate sono state pensate ed organizzate da un gruppo di lavoro
che coinvolge le agenzie educative (amministratori, parrocchie,
scuola etc.) dei quattro comuni coinvolti. Il progetto R-Accordi è
ormai attivo nel mandamento di Morbegno dal 2002, gestito dalla
“Cooperativa sociale Insieme”, che coinvolge 20 comuni in attività
educative e formative rivolte a bambini, adolescenti, giovani,
genitori e adulti della comunità locale. La serata di apertura sarà
venerdì 18 marzo alle ore 20.30 presso l’Auditorium di Traona
sul tema “Suicidio tra i giovani i dati della ricerca in Valtellina”.
Relatore dell’incontro, aperto a tutti, sarà Aldo Bonomi, direttore
dell’Istituto di ricerca Aaster e consulente del Cnel. I suoi studi
riguardano in particolare lo sviluppo locale, il mutamento della
composizione sociale, i processi di inclusione/esclusione.
Lunedì 14 marzo, alle ore 11.00, presso l’ospedale Morelli
di Sondalo sarà consegnato al direttore generale dell’Azienda
Ospedaliera della Valtellina e Valchiavenna, Luigi Gianola, un
defibrillatore comprensivo di accessori vari e di carrello
antistatico, destinato a essere utilizzato nel reparto DH OncoEmatologico Internistico dell’Ospedale di Sondalo.
La donazione è stata possibile
grazie alla collaborazione tra
la onlus “Cancro Primo Aiuto”
e ambientali. Ogni anno
e l’associazione “Insieme per
organizza manifestazioni di
un Sorriso - Alta Valtellina” di
diverso tipo il cui ricavato
Valdisotto, che hanno devoluto
viene utilizzato per finanziare
quanto raccolto in occasione del
differenti progetti benefici.
secondo “memorial” in ricordo di
Dal 1995, invece, “Cancro
Alessandro Abbate tenutosi lo scorso
Primo Aiuto” lavora
luglio 2010 presso il Centro Sportivo
intensamente sul territorio
di Semogo.
realizzando progetti di vera
Nata nell’aprile 2008, l’associazione
e concreta: acquisto di
“Insieme per un sorriso – Alta
apparecchiature medicali,
Valtellina” intende adoperarsi a
ristrutturazioni di reparti
scopo benefico nella promozione
di oncologia e radioterapia,
di attività sociali, culturali, sportive
creazione di hospice,
organizzazione di convegni
medico psicologici ad hoc,
acquisto di automezzi destinati
all’assistenza domiciliare,
sostegno economico per
medici/psicologi e fisici ubicati
presso le strutture ospedaliere
collegate alla Onlus stessa,
borse di studio e soprattutto
supporto concreto ed effettivo
ai malati e alle loro famiglie
in termini logistici, reali e
sostanziali con azioni mirate a
360 gradi.
Sondrio. Ha preso avvio nel capoluogo il nuovo servizio comunale di “bike sharing”
A
l via il servizio di “Bike Sharing”
del Comune di Sondrio. Il progetto
“Bicincittà” è stato presentato dal
sindaco, Alcide Molteni, e dagli assessori
Michele Iannotti, Lavori pubblici,
Francesco Ferrara, Attività produttive, e
Alfio Sciaresa, Ambiente. «Venticinque
biciclette di proprietà del Comune sono
a disposizione dei cittadini - ha affermato
Michele Iannotti - in cinque diverse
postazioni dislocate in altrettanti punti
strategici della città. Sarà possibile trovare
le bici davanti alla stazione ferroviaria,
al piano strada del centro commerciale
“La Piastra”, vicino al cimitero, nei
pressi dell’ospedale cittadino e
dietro a Palazzo Lambertenghi. In
ogni postazione è presente un totem
informativo nel quale gli utenti possono
trovare tutte le informazioni necessarie
per accedere al servizio e il numero verde
(800 619 191) da chiamare per qualsiasi
necessità». Attraverso l’utilizzo di una
tessera elettronica, rilasciata a coloro che
si abbonano al servizio, si può prelevare
la bicicletta in qualunque ciclo-posteggio
presente sul territorio e riconsegnarla
ovunque ne trovi uno libero, anche in
un luogo diverso da quello di origine.
«Questo consente una fruizione molto
rapida e flessibile - si legge nella brochure
informativa -. L’utente può utilizzare la
bicicletta solo per il periodo di tempo
di cui ne necessita, non inquinando
l’aria e contribuendo alla diffusione di
una logica di spostamento che, specie
nei brevi tragitti, è dimostrato essere
più rapida ed efficace. In tal modo, la
bicicletta che viene riconsegnata diviene
Progetto
«Bicincittà»
Come nelle grandi realtà
europee ora si potranno
utilizzare le due ruote per
muoversi nel centro abitato:
un’opportunità a basso costo
e decisamente ecologica
Formazione contro la dispersione scolastica
Incontro a Morbegno
sabato 12 marzo
Il “Gruppo della Gioia” di Talamona, in
collaborazione con la cooperativa “Insieme” di Morbegno, ricorda l’ultimo incontro formativo per genitori, insegnanti,
educatori dal titolo “Tutti in pista per la
scuola” , che si tiene sabato 12 marzo
presso l’auditorium delle scuole medie
di Morbegno. L’incontro si svolge dalle
ore 15.00 alle ore 17.30. Il tema è quel-
lo della costruzione di un “ponte” tra
famiglia e scuola per cercare di aiutare i ragazzi nell’affrontare la scuola
con maggior benessere e fiducia in sé
stessi. L’incontro sarà condotto dalla
dott.ssa Maria Rosa Del Buono, consulente psicologa esperta in tematiche psicopedagogiche e didattiche,
in collaborazione con gli educatori
della cooperativa sociale “Insieme”.
La conferenza rientra all’interno del
progetto “Sali in cattedra, diventa protagonista della scuola!” che
mira a mettere in atto pratiche di
prevenzione al fenomeno dispersione scolastica attraverso la rete degli istituti scolastici, dei genitori, dei comuni,
delle parrocchie, delle organizzazioni di
volontariato per gli alunni delle scuole secondarie (primo e secondo grado)
del territorio del distretto di Morbegno
finanziato dalla legge regionale 23 della Lombardia e che prevede delle azioni
di contrasto alla dispersione scolastica.
Per ulteriori informazioni: telefonare allo
0342-614587 (Piero Luzzi – cooperativa
sociale “Insieme”).
subito disponibile per un altro utente, che
potrà spostarsi in città riconsegnandola
in qualsiasi colonnina libera: il risultato
che otteniamo è di un utilizzo rapido,
con potenziale interazione tra i diversi
punti della città, con buona disponibilità
di mezzi». Ci si può iscrivere al servizio
attraverso lo sportello del cittadino
del Comune (aperto nei giorni feriali
dalle ore 9.00 alle ore 12.00 e dalle
ore 14.30 alle ore 16.30). È sufficiente
aver compiuto 15 anni, presentare un
documento di identità valido, versare
la quota di abbonamento prescelto (2
euro per l’abbonamento giornaliero,
7 euro per quello mensile, 20 euro per
l’annuale), fare la prima pre-carica e
sottoscrivere l’accordo per l’utilizzo del
servizio. Si entrerà così in possesso della
tessera elettronica che dà accesso al
servizio. «Per prelevare la bicicletta - si
legge ancora nella brochure - si accosta la
tessera al lettore presente sulla colonnina,
che sblocca la bici e comunica al sistema
quale utente ha iniziato ad utilizzare il
servizio. Sul sito internet www.bicincitta.
com si potrà verificare in tempo reale la
disponibilità di biciclette nelle diverse
stazioni e prenotarne una, oppure
controllare di volta in volta quanti sono i
chilometri percorsi, quante calorie si sono
consumate, e ancora, quanta CO2 è stata
“risparmiata”». Oltre all’abbonamento
sarà necessario pre-caricare la tessera
di un importo di almeno 5 euro per
l’abbonamento annuale e 3 euro per gli
altri. L’utilizzo della bicicletta è sempre
gratuito per tutte le corse di durata
inferiore ai trenta minuti, anche più
volte al giorno. La seconda mezz’ora
costerà 0,50 euro, la terza 1 euro, la quarta
e successive 1,50 euro. Il servizio sarà
attivo dalle 6.00 a mezzanotte. Il progetto
ha un costo complessivo di 70mila euro,
metà dei quali finanziati dal Comune,
l’altra metà stanziati attraverso il bando
regionale “Distretti del commercio”
nell’ambito del quale è stato anche
realizzato, tra l’altro, il rialzo di corso
Italia.
SIMONA VIGANò per www.vaol.it
Valmalenco e sport
Chiavenna
Vetrina mondiale per
snowboard e free style
A Pratogiano
si rimuovono
i binari
A partire dalla settimana tra il 14 ed il 20 marzo le
specialità snowboarder cross e slalom gigante
parallelo saranno da “starter” della la Coppa del Mondo,
proseguendo con i Mondiali Juniores dal 27 marzo al
4 aprile per terminare con gli assoluti Italiani dal 5 al 8
aprile, la Valmalenco si candida regina Mondiale dello
snowboard. A parte un indiscusso valore atletico, già
da oggi sono confermati tutti i migliori gli atleti cinque
specialità delle 25 nazioni per ora iscritte, capeggiate
sia per numero di atleti che per accompagnatori
dagli Usa (oltre 48 persone ) subito seguita da Italia,
Germania, Francia e Svizzera. Un numero totale di
oltre 2200 persone si alterneranno nel periodo nelle
strutture ricettive, rappresentando un reale valore
economico per la Valle e non solo, soprattutto in un
periodo in cui tendenzialmente i flussi turistici stagionali
infrasettimanali cominciano a mostrare i naturali cenni
di flessione. Il “popolo” degli snowboarder è in costante
crescita e coinvolge più persone di diverse età, in
Svizzera ed Austria, ad esempio, l’intera generazione di
giovani sembra ignorare lo sci tradizionale.
Sono iniziati martedì 8 marzo,
i lavori per la rimozione dei
binari a Chiavenna nella zona
di Pratogiano, sul tratto di
strada che collega il piazzale
a corso Garibaldi. Le opere
dureranno alcuni giorni e per
questa fase iniziale, il traffico
in transito è stato interdetto
nella zona, obbligando gli
automobilisti a servirsi dei
due accessi alla città: viale
Risorgimento o via Maurizo
Quadrio. L’intervento fa
seguito alla rimozione dei
binari già svolta nei mesi
scorsi lungo il tratto di
fine corsa, situato a fianco
del posteggio che ospita il
mercato settimanale del
sabato.
Spettacoli
34 Sabato, 12 marzo 2011
✎ il telecomando |
Scelti per voi
Il sapore della vittoria
Cast: Denzel Washington, Will
Patton, Wood Harris, Regia Boaz
Yakin
Nel 1971, ad Alexandria, in
Virginia, il football studentesco
è molto di più che un semplice
sport, è uno stile di vita. Quando
il dipartimento scolastico decide
di accorpare due scuole, si crea
una situazione che cambierà la
vita di alcune persone. Le due
scuole sono frequentate una da
bianchi e l’altra da neri. Herman
Boone, che arriva dalla Carolina del sud, è nominato allenatore
capo dei T.C. Williams High Titans. La tenacia del nuovo e del
vecchio allenatore faranno amalgamare i giocatori, nasceranno
amicizie e cambieranno il volto della loro città. Tratto da
una storia vera il film emoziona e coinvolge come solo gli
americani sanno fare. L’ottimo cast contribuisce al successo di
questo film che è un inno all’uguaglianza contro ogni razzismo
e al valore dello sport come strumento per temprare il carattere
e per unire le persone.
Venerdì 18 marzo Rai2; Ore 2,05
T. R.
Domenica 13. F.d.Spirito. C5,
8,50. Testimoni della fede: Etty
Hillesum. Racconti di vita,
Rai3, 12,55, Martiri della mafia.
La vera storia di Biancaneve,
It1,14,00. Film tv. Padre Pio tra
cielo e terra, Tv2000, 15,00. 1°
parte. Pleasantville, It1, 15,55.
Commedia originale sul potere
della televisione e delle soap
operas. Edda Ciano e il comunista,
Rai1,21,30. Film tv drammatico
con Stefania Rocca. Presa diretta,
Rai3, 21,30. Solo per ricchi.
L’università. Inchiesta. The
producer, Iris, 21,00. Piacevole
commedia sui musical. Speciale
Tg1, Rai1, 23,40. I 150 anni
dell’Unità d’Italia.
Lunedì 14. 150 anni: anni di
piombo, Rai Storia 21,00. Doc.
il commissario Montalbano,
Rai1, 21,10. Ritorno con 4 nuovi
episodi. Il campo del vasaio.
L’infedele, La7, 21,10. Attualità.
Correva l’anno, Rai3, 23,00.
di Tiziano Raffaini
Indro Montanelli- un elegante
provocatore. Doc.
Martedì 15. Revolution, La7,
13,55. Film drammatico con Al
Pacino. Australia, C5, 21,10. Bel
film d’avventura con N. Kidman.
Paesaggi mozzafiato. L’arte del
sogno, Rai5, 21,00. Film geniale,
tenero, sconclusionato e poetico.
Effetto cinema, Tv2000, 21,20.
Rubrica di cinema.
Mercoledì 16. Chi l’ha
visto?, Rai3, 21,05. Attualità.
Centocinquanta. Rai1, 21,10.
Spettacolo con Baudo e Vespa.
Debito di sangue, Rai4, 21,10.
Film giallo di C. Eastwood.
Coinvolgente. Le iene show,
It1, 21,10. Sempre pungenti.
Gli spietati, R4, 23,40. Film
di Eastwood che reinventa il
western.
Giovedì 17. Il colore viola,
Iris,21,00. Capolavoro di
Spielberg. Per adulti. Ottimo.
Nabucco, Rai 3, 20,30. Opera
diretta da Muti. Il cavaliere oscuro,
It1,21,10. Ultimo film di Batman
con C. Bale. Merita. Il grande
silenzio, Rai1, 2,35. Film doc da
vedere,quasi 3 ore.
Venerdì 18. Zelig, C5, 21,10. Varietà
con Bisio. Il grande talk, Tv2000,
21,20. Talk che analizza la tv. Michael
Palin new Europe, Rai5, 22,05.
Documentario BBC. Leone per
agnelli, Rai3 21,05. Film drammatico.
Ottimo R. Redford. Il sapore della
vittoria, Rai2, 2,05 (Vedi scheda).
Sabato 19. Sulla via di Damasco,
Rai2, 10,15. Hardball, la7, 14,20.
Film con Keanu Reeves. Storia
ben congeniata. Lo sport come
metafora della vita. Tv Talk, Rai3,
14,50. Padre Pio tra cielo e terra,
Tv2000, 21,00. Fiction. Ultima
parte Ulisse, Rai3, 21,30. Le diverse
età del sesso. Documentario. Alla
ricerca dell’isola di Nim, It1, 21,10.
Film d’avventura per ragazzi con
J. Foster. Tg2 dossier, Rai2, 23,35.
Attualità.
Analisi. Quale attesa per il 17 marzo?
Il 150° d’Italia
visto dalla TV.
I
anniversario
Sono le testate dicheunnon
può essere
in alcun modo
locali a dedicare sottovalutato. Tutti
quasi) d’accordo
maggiore spazio a (osull’importanza
di questa festa,
questa ricorrenza. ma sui media -
l 17 marzo 2011, ormai
vicinissimo, è una scadenza
di cui si è parlato molto per
le polemiche che la data ha
suscitato (anche all’interno del
Governo) tra chi voleva che fosse
una festa vera, con scuole e uffici
chiusi, e chi invece non riteneva
la ricorrenza tanto importante
da essere celebrata come festa nazionale.
Hanno vinto i primi e i secondi si sono
dovuti adeguare. Ma quanti saprebbero
rispondere se venisse chiesto loro cosa è
successo il 17 marzo 1861, esattamente
150 anni fa? Pochi, temiamo, soprattutto
fra i più giovani. Eppure si tratta della
data che segna la nascita ufficiale del
Regno d’Italia, con la proclamazione di re
Vittorio Emanuele II. In quel momento il
Regno d’Italia era una sorta di espansione
geografico-politica del Regno di Sardegna,
ma da lì in poi il cammino di affrancamento
dal centralismo piemontese e di
allargamento dell’Italia non ha conosciuto
soste, pur fra gli alti e bassi della Storia.
Non è questo il luogo per tracciare un
bilancio dell’eredità politica o sociale
lasciata da questo processo storico, ma
certamente il momento per le celebrazioni
moderne grancasse
di qualunque evento importante - a
pochi giorni dall’appuntamento gli spazi
dedicati alla data del 17 marzo e a ciò che
essa significa sono ancora scarsi. Qualche
quotidiano ha proposto sporadiche pagine
monografiche sui momenti salienti della
spedizione dei Mille o sulle svolte storiche
dell’epoca risorgimentale, alcuni periodici
hanno prodotto sintetici inserti ad hoc,
la tv di Stato ha “targato” con il logo del
150° una serie di trasmissioni speciali, la
bandiera tricolore è comparsa qua e là
ma la sensazione complessiva è che, in
fondo, questo anniversario non desti nella
popolazione italiana più di tanto interesse.
Una veloce ricognizione sugli argomenti
prevalenti in queste settimane negli spazi
delle cronache nostrane, meno importanti
ma più coinvolgenti dal punto di vista
emotivo, conferma questa indicazione.
A livello locale non mancano le iniziative
e le proposte, soprattutto nelle città che
sono state più direttamente coinvolte
nel cammino verso l’unificazione. Per
questo, paradossalmente, sono le testate
giornalistiche e televisive locali a dedicare
i maggiori spazi ai 150 anni dell’Unità. Ci
si potrebbe aspettare il contrario, con le
testate a diffusione nazionale impegnate
a ribadire i principi fondamentali di
questa Unità, a maggior ragione in
un periodo come quello attuale in cui
l’attenzione si concentra troppo spesso
sulle differenze e sulle contrapposizioni,
non soltanto di campanile. Finora il tributo
più alto, mediaticamente parlando, alla
celebrazione del 150° è stato il monologoshow di Roberto Benigni al Festival di
Sanremo. Non si può pretendere che l’attore
toscano o chi per lui siano impegnati
quotidianamente in simili performance,
ma qualche spazio in più si potrebbe
recuperare, soprattutto nella ripresa dei
valori fondamentali del Risorgimento.
Come ricorda il sito ufficiale dedicato alla
ricorrenza - www.italiaunita150.it - questi
valori si riassumono intorno ad alcune
parole che meritano la maiuscola iniziale:
Libertà, Patria, Nazione, Democrazia,
Gioventù. Sono termini tanto semplici
quanto densi di significato, in una fase
storica in cui proprio la massificante
azione dei media e la loro tendenza a
spettacolarizzare tutto, insieme a una
distorta retorica politica e sociale, hanno
finito per svuotarle ampiamente di
significato o per trasformarle in slogan a fini
propagandistici e commerciali.
Ai lettori di queste righe, se ne avranno
voglia e tempo, l’invito a provare a
restituire a queste parole il loro significato
proprio, per riscoprire nell’Unità d’Italia
quella parte di memoria collettiva e di
appartenenza personale che ci rende
“popolo” e non semplicemente “audience”.
MARCO DERIU
DRAMMATICO
storico
drammatico
commedia
teatro
Il gioiellino
Il discorso del re
Amore e altri rimedi
Manuale d’Amore 3
Lipomo e Maslianico
La Leda è una delle maggiori aziende
agro-alimentari del Paese che però,
a causa di una dirigenza inadeguata,
finisce con il collassare. Un film che
ricorda il crack Parmalat.
Il film è in programma all’Astra di
Como dal 11 al 13 marzo e il 16 e
17 marzo. Nella sala della comunità di
Sondrio dall’11 al 15 marzo.
L’impegno di Re Giorgio VI per superare
una balbuzie nervosa con l’aiuto del
logopedista Lionel Logue. Vincitore di
4 premi Oscar tra cui quelli per miglior
film.
L’incredibile e commovente storia
d’amore tra Maggie e Jamie, una donna
affetta dal morbo di Parkinson.
Con la partecipazione straordinaria
di Robert De Niro, il terzo (e forse
peggiore) capitolo del manuale
focalizza lo sguardo sulle diverse età
dell’amore.
Il film è in programma a Menaggio
dal 11 al 15 marzo.
Sempre a Menaggio giovedì 17 andrà
in scena “Noi credevamo”
Sabato 12 marzo a Lipomo andrà in
scena la commedia semidialettale “Una
vigiglia muvimentada” della compagnia
teatrale “Svitol”.
Il film nelle sale della Comunità.
A Livigno venerdì 11 marzo a
domenica 13 marzo.
Il film è in programmazione alla sala
della comunità di Chiavenna dal 12
al 14 marzo.
Sempre a Chiavenna il 17 marzo andrà
in scena “La versione di Barney”
Sempre sabato 12 marzo alle ore 21
a Maslianico si terrà lo spettacolo “Il
viaggio del cuore” realizzato dalla
compagnia “I ragazzi in Gamba” .
Lettere e Rubriche
PAROLE
PAROLE / 81
Pudicizia
Dal verbo latino pudère, vergognarsi.
Nel Genesi si legge che Adamo ed
Eva, dopo il peccato di superbia, che
fece loro perdere la amicizia con Dio,
cominciarono ad “avere vergogna”,
perché si accorsero di essere nudi.
Prima no, perché la loro volontà
aveva il pieno controllo degli istinti,
che non si ribellavano alla ragione.
Sembrerebbe un discorso fondato solo
sulle Scritture.
Invece no. Il grande poeta e scrittore
Sabato, 12 marzo 2011 35
greco Esiodo, nel VII secolo avanti
Cristo, descrive il fenomeno della
decadenza morale della umanità, dalla
“età dell’oro”, in varie fasi, fino alla
“età del ferro”, quando la Pudicizia
insieme alla gemella Giustizia se ne
partì dalla terra per diventare astro
della costellazione della Vergine.
Ciò viene raccontato da Virgilio con
dovizia di particolari nelle Georgiche.
Per lui le due virtù che fiorivano nella
“età dell’oro” in Italia, chiamata
”Saturnia Tellus”,dovettero appunto
rifugiarsi tra le stelle della Vergine.
Si noti la stretta associazione delle
due virtù negli scritti di due poeti
pagani,prima del cristianesimo. Oggi
entrambe le virtù sembrano ancora
saldamente tra le stelle, dopo che
vi sono state rimandate dai cattivi
maestri del “vietato vietare”. Che sia
questa la spiegazione dei fatti di Sara
e Yara?
ATTILIO SANGIANI
La festa dell’unità d’Italia. 17 marzo
✎ Una bella festa
Quando la retorica
supera la banalità
F
I
inalmente. Oramai siamo certi,
giovedì 17 marzo è un giorno di
festa. Le scuole e le fabbriche saranno chiuse per festeggiare la ricorrenza dei 150 anni dell’unità d’Italia.
L’unità politica e geografica di una nazione è rappresentata dalla volontà di procedere e progredire nella omogeneità della
sua popolazione. Purtroppo, però, questa volontà non sempre viene espressa in
modo unanime, ancorché uniforme.
Certo, gli artefici dell’unità d’Italia, 150
anni fa erano convinti, o quanto meno desideravano, che il progresso di una parte
della nazione fosse il progresso di tutta
la nazione.
In questi 150 anni lo sviluppo industriale
ed economico non è stato certo uniforme. Né può bastare, per essere uniti, la
stessa lingua, la stessa cultura o la stessa moneta, se la “ricchezza” di una nazione non viene prodotta e distribuita
uniformemente.
Ma c’è di più. Una nazione è unita quando i suoi abitanti guardano nella stessa
direzione. Oggi però, non sembra esserci
questa comunità di intenti, soprattutto se
si guarda ad alcuni atteggiamenti della
«Eccomi, sono la serva del
Signore, avvenga di me quello che
hai detto» (Lc 1,38). Anche a noi,
come a Maria, Dio vuole svelare
quanto ha pensato su ciascuno di
noi, vuol farci conoscere la nostra
vera identità. «Vuoi che io faccia di
te e della tua vita un capolavoro? –
sembra dirci – Segui la strada che
ti indico e diverrai chi da sempre
sei nel mio cuore. Io, infatti, da
tutta l’eternità ti ho pensato ed
amato, ho pronunciato il tuo nome.
Dicendoti la mia volontà rivelo il
tuo vero io». Ecco allora che la sua
volontà non è un’imposizione che
ci coarta, ma lo svelamento del suo
amore per noi, del suo progetto
su di noi; ed è sublime come Dio
stesso, affascinante ed estasiante
come il suo volto: è lui stesso che
si dona. La volontà di Dio è un filo
d’oro, una divina trama che tesse
tutta la nostra vita terrena e oltre;
va dall’eternità all’eternità: nella
mente di Dio dapprima, su questa
terra dopo, e infine in Paradiso.
Ma, perché il disegno di Dio si
compia in pienezza Dio chiede
il mio, il tuo assenso, come lo ha
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classe politica.
Al di là di alcuni principi, come la libertà e la democrazia, sono molti i punti di
contrasto tra i diversi schieramenti, dovuti più ad una ostilità preconcetta che,
ad un confronto costruttivo sui problemi
reali del Paese. Prima di essere di destra,
di centro e di sinistra, dobbiamo ricordarci di essere italiani. Il linguaggio di
taluni, anche in sedi istituzionali, esprime più livore che va verso l’odio, piuttosto che quello di un confronto sereno e
pacato, nel bene e nell’interesse di tutta
la nazione.
E poi, c’è un altro aspetto che non deve
essere ignorato, se davvero vogliamo ricordare i 150 anni dell’unità d’Italia.
Certo, è bello vedere tanta gente che si
commuove davanti alla prolusione di Benigni sui valori della bandiera e sul significato dell’inno nazionale, ma questo serve a poco se poi non si rispettano le più
elementari leggi della convivenza civile.
Chi non paga le tasse, chi è colluso con
la delinquenza e la criminalità, chi usa
la televisione e i giornali per denigrare e
offendere, chi sfrutta la posizione del proprio ruolo nella pubblica amministrazio-
ne per
interessi
propri o
dei suoi
amici, chi usa l’odio come arma politica,
non è un buon italiano.
Come non è un buon italiano chi ha favorito, e in qualche modo coperto, il terrorismo. Gli italiani, hanno il diritto-dovere
di sapere chi c’era dietro le stragi degli anni 70 e 80, chi ha coperto la fuga di Cesare
Battisti prima in Francia e poi in Brasile,
chi ha interesse che non sconti le sue colpe nelle carceri italiane.
Se si vuole davvero che la ricorrenza
dell’unità d’Italia non sia una semplice
retorica, si cerchi di dare risposte a questi
ed altri interrogativi che ancora necessitano di una risposta, a cominciare da chi
sa e no dice. Pensiamo, per esempio, ai
parenti delle tante vittime degli anni di
piombo, a quanti attendono giustizia a
causa di lungaggini procedurali, o peggio, di depistaggi più o meno intenzionali,
con quale spirito si possono preparare a
festeggiare il 17 marzo?
FRANCESCO MASCOLO
✎ parola di vita |
l 17 marzo deve essere un momento
bello, d’entusiasmo, di grande orgoglio,
di essere italiani, di appartenenza
ad un’Italia meravigliosa. Cari cittadini
dobbiamo essere uniti nel riconoscere
gli immensi sacrifici, ed il grande lavoro
che hanno fatto tanti personaggi della
politica, della cultura e tanti cittadini
comuni, nel portare avanti grandi ideali.
Noi tutti insieme dobbiamo continuare
questo percorso, portando dentro il grande
valore dell’unità d’Italia. Cari cittadini
dobbiamo essere uniti nel difendere,
migliorare, la nostra bella costituzione,
che è un patrimonio di ottimi principi.
Uniti nel difendere, migliorare, il nostro
servizio sanitario nazionale, i suoi
principi universalistici, di uguaglianza
di trattamento, e di solidarietà. Uniti nel
difendere e migliorare la scuola, la cultura,
la formazione, il sapere, la ricerca. Uniti
nel risolvere i tanti problemi che hanno i
nostri giovani. Uniti nel riprendere l’unità
sindacale, l’unità del mondo del lavoro,
per cercare tutti insieme di risolvere i
problemi esistenti. Uniti nel difendere la
dignità , la sicurezza sui posti di lavoro e
ovunque. Uniti nel difendere la dignità delle
persone, in questo momento particolare di
malcostume. Uniti nel rispettare e difendere
l’ambiente, il territorio dalla speculazione
edilizia e dagli inquinamenti. Uniti nel fare
di più per aiutare i cittadini più deboli,
anziani, bambini, diversamente abili. Uniti
nel difendere l’acqua perché resti un bene
pubblico. Uniti nel combattere le mafie,le
falsità, le corruzioni. Cari cittadini, allora io
dico, uniti tutti insieme a festeggiare l’unità
d’Italia, ma anche uniti tutti i giorni con più
impegno, per costruire una società migliore
FRANCESCO LENA
di Chiara Lubich
Marzo 2011: Fare bene, per intero, ogni momento,
quell’azione che la volontà di Dio ci chiede
chiesto a Maria. Solo così si realizza
la parola che ha pronunciato su
di me, su di te. Allora anche noi,
come Maria, siamo chiamati a
dire: «Eccomi, sono la serva del
Signore, avvenga di me quello
che hai detto». Certamente la sua
volontà non ci è sempre chiara.
Come Maria anche noi dovremo
domandare luce per capire quello
che Dio vuole. Occorre ascoltare
bene la sua voce dentro di noi, in
piena sincerità, consigliandoci se
occorre con chi può aiutarci. Ma
una volta compresa la sua volontà,
subito vogliamo dirgli di sì. Se,
infatti, abbiamo capito che la sua
volontà è quanto di più grande
e di più bello possa esserci nella
nostra vita, non ci rassegneremo a
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Missaglia (Lc)
Registrazione Tribunale di Como
numero 24/76 del 23.12.1976
Pubblicità:
“dover” fare la volontà di Dio, ma
saremo contenti di “poter” fare
la volontà di Dio, di poter seguire
il suo progetto, così che avvenga
quello che lui ha pensato per noi.
È il meglio che possiamo fare, la
cosa più intelligente. Le parole di
Maria – «Eccomi, sono la serva del
Signore» – sono dunque la nostra
risposta d’amore all’amore di Dio.
Esse ci mantengono sempre rivolti
a lui, in ascolto, in obbedienza,
con l’unico desiderio di compiere
il suo volere per essere come lui
ci vuole. A volte tuttavia quello
che lui ci chiede può apparirci
assurdo. Ci sembrerebbe meglio
fare diversamente, vorremmo
essere noi a prendere in mano la
nostra vita. Ci verrebbe addirittura
voglia di consigliare Dio, di dirgli
noi come fare e come non fare. Ma
se credo che Dio è amore e mi fido
di lui, so che quanto predispone
nella mia vita e nella vita di quanti
mi sono accanto è per il mio
bene, per il loro bene. Allora mi
consegno a lui, mi abbandono con
piena fiducia alla sua volontà e la
voglio con tutto me stesso, fino
ad essere uno con essa, sapendo
che accogliere la sua volontà è
accogliere lui, abbracciare lui,
nutrirsi di lui. Nulla, lo dobbiamo
credere, succede a caso. Nessun
avvenimento gioioso, indifferente o
doloroso, nessun incontro, nessuna
situazione di famiglia, di lavoro,
di scuola, nessuna condizione
di salute fisica o morale è senza
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Periodica Italiana)
senso. Ma ogni cosa – avvenimenti,
situazioni, persone – è portatrice di
un messaggio da parte di Dio, ogni
cosa contribuisce al compimento
del disegno di Dio, che scopriremo
a poco a poco, giorno per giorno,
facendo come Maria, la volontà
di Dio. Come vivere allora questa
Parola? Il nostro sì alla Parola di
Dio significa concretamente fare
bene, per intero, ogni momento,
quell’azione che la volontà di
Dio ci chiede. Essere tutti lì in
quell’opera, eliminando ogni altra
cosa, perdendo pensieri, desideri,
ricordi, azioni che riguardano
altro. Di fronte ad ogni volontà di
Dio dolorosa, gioiosa, indifferente,
possiamo ripetere: «Avvenga di me
quello che hai detto», oppure, come
ci ha insegnato Gesù nel “Padre
nostro”: «Sia fatta la tua volontà».
Diciamolo prima di ogni nostra
azione: «Avvenga», «Sia fatta». E
compiremo attimo dopo attimo,
tassello per tassello, il meraviglioso,
unico e irrepetibile mosaico della
nostra vita che il Signore da sempre
ha pensato per ciascuno di noi.
(Città Nuova n. 22/2002)
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